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view texts/archimedesOldCVSRepository/archimedes/raw/manuz_eleme_01_it_1557.raw @ 11:35edd67cabf9
Appendix Version 2009-02-14
author | Klaus Thoden <kthoden@mpiwg-berlin.mpg.de> |
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date | Thu, 02 May 2013 11:12:52 +0200 |
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<pb> <C>DE GLI ELEMENTI, E DI MOLTI LORO NOTABILI EFFETTI.</C> <FIG> <C>IN. VENETIA, M. D. LVII. Con priuilegio per anni X.</C> <pb> <C>ALL' HONORATISS. S. IL S. PAOLO GIVSTINIANO, Abbate di S. Andrea di Bu$co, PAOLO MANVTIO.</C> <p>PERCHE potrebbe cader in pen$iero a V. S. che quel- la $eruitù, la quale già pre- $i con e$$olei, mercè della $ua humanità, $e ne anda$- $e mancando col tempo, ma$$imamen- te non e$$endomi lecito di ui$itarla, per que$ta mia piu to$to mole$ta, che pe- riglio$a indi$po$itione de gli occhi: ho uoluto, per mezzo di qualche $egno dell' animo mio, confermarmi nella po$$e$$ione della $ua gratia, facendomi ricono$cere per quell' affettionato $er- uitore, ch io le fui in$ino dal primo gior no, che la mia felice fortuna mi diede occa$ione di cono$cerla. nel qual tem- <pb> po co$i humanamente mi accol$e, che ne porterò $empre $colpita la memo- ria. et hora, perche l' affetto mio in- terno d' alcuno e$trin$eco effetto $i co no$ca, mando in luce $otto il $uo hono rato nome que$to trattato de gli ele- menti: il quale douerà e$$er grato a qualunque il leggerà, e per la breuità, e per la chiarezza. a V. S. rendomi certo che $arà cari$$imo, come a quel- la, cui diletta oltra modo lo $tudio del- le belle $cienze, e, per impiegarui la maggior parte del tempo, $i è ritirata in luogo ameno, e $olitario, e uiue fe- lice uita, accompagnata $empre da' $uoi $anti pen$ieri, lontana dall' ambi- tione, e da molte altre pa$$ioni, che tormentano gli animi di chi nelle fal$e apparenze del mondo giudica e$$er ri- po$to il $ommo bene. Que$to libret- to adunque le mando, per ui$itarla in quel modo, che mi è conce$$o, non po <pb n=III> tendo io uenire per$onalmente: pre- gandola a non mi$urare l' animo mio con co$i picciolo effetto, ma tenere per fermo, che il de$iderio, ch' io ho di ho- norarla, $ia di gran lunga $uperiore al- le forze. e for$e un giorno miglior oc- ca$ione mi $i offerirà, & aprira$$i piu lar go campo, doue io po$$a tra$correre per le $ue lodi, e della $ua nobili$$ima ca$a, onde tanti ualoro$i heroi $ono u- $citi, & e$cono tuttauia, degni di $em- piterna lode. Tra tanto accetti beni- gnamente quel ch' io le porgo; e, quan to a' miei meriti manca, $oppli$ca ella con l' humanità $ua. e co$i e$$a $te$$a in un mede$imo tempo mi obligherà, e farà degno di $eruirla, aiutando la mia imperfettione con quelle parti, che in lei $ono perfette. <pb n=IIII> <C>DE GLI ELEMENTI.</C> <p>SCRIVONO GLI antichi philo$ophi, che l' huomo è compo$to de' quatro ele- menti. e pare ueramente, che la no$tra comple$$ione il confermi, e$$endo in noi i quatro humori, che rappre$entano i quatro elementi, la co lera il fuoco, il $angue l' aria, il fleg- ma l' acqua, la melancolia la terra. la onde è brutta co$a all' huomo, e trop- po indegna di lui, il non $aper ragio- nare di quelle parti, ond' egli è com- po$to. il che mi ha mo$$o a raccorre, e diuolgare, a notitia commune, in lin- gua uolgare Italiana quel che da' dot- ti$$imi philo$ophi intorno a cotale ma- teria è $tato di$putato in diuer$i libri, la$ciando da canto le co$e $ouerchie, e $ciegliendo le piu degne di e$$er inte$e, con quella breuità, e chiarezza, che <pb> ho $aputo maggiore. Venendo adun- que al $oggetto, che ci habbiamo pro- po$to, comincieremo, a u$o de gli an- tichi, dalla definitione, con la quale il tutto $i comprende. poi uerremo alle parti, e cia$cuna con tutto quello, che da cia$cuna dipende, & intorno a cia- $cuna $i con$idera, tratteremo ordina- tamente, in $tile rime$$o, e piano, $en- za ornamenti di parole, de' quali la ma teria, per $e $te$$a nobile, & alta, non ha bi$ogno. Elemento è quello, onde alcuna co$a $i fa, nella quale rimanga: & è indiui$ibile $econdo $pecie. Que$ta è la uera definitione dello elemento: e proua$i di parte in parte con que$te ra- gioni. Se dell' elemento niuna co$a $i face$$e; di niuna co$a potrebbe e$$er e- lemento. percioche, e$$endo quatro $orti di cau$e, la cau$a efficiente, la fi- nale, la materiale, la formale; l' ele- mento $i appartiene alla materiale. Et <pb n=V> ogni materia è nella co$a, della quale è materia: onde nel primo della phi$ica $i uede, che l' elemento è differente dalla priuatione in que$to, che l' ele- mento rimane dopo che la co$a è fatta, e la priuatione non rimane. è dunque l' elemento, come cau$a materiale, nel- la co$a, della quale egli è elemento. et è indiui$ibile $econdo $pecie: perche non $i può diuidere in co$a, la quale habbi forma; e$$endo, che $i diuide im- mediate nella materia prima, la quale di $ua natura è informe; e nella forma, la quale non ha corpo, e per $e non ha forma. onde l' una e l' altra $ono prin- cipio de gli elementi $emplici, ma non $ono già elemento. E$$endo adunque gli elementi compo$ti immediate di ma teria prima, e di forma; ragioneuol- mente $i po$$ono chiamare corpi $em- plici, o corpi primi: perche non $ono compo$ti di altri corpi. Volle Platone, <pb> come $i uede nel Timeo, ($e però fu opinione di lui, e non di Pithagora) che gli ementi fo$$ero compo$ti di $u- perficie, e, per e$$ere primi corpi, di $uperficie prime. e perche le prime $u perficie, ouero figure piane, $ono i tri- angoli, & il circolo: $egue di nece$sità, che fo$$ero compo$ti o di triangoli in- $ieme col circolo, o di triangoli $oli. il circolo non $i può dire che habbi parte nella compo$itione de gli elementi; i quali $ono corpi retti; & egli a' corpi retti non può conuenir$i. re$ta adun- que, che $iano compo$ti di triangoli. e $e di triangoli, di quelle $pecie, che fra i triangoli $ono prime. e le prime $ono quelle, c' hanno l' angolo retto: il qua le precede all' acuto, & all' ottu$o. perche il retto ha natura di unità, non potendo mai e$$er uariato, uedendo$i che tutti gli angoli retti $ono eguali fra loro: ma l'acuto e l' ottu$o po$$ono <pb n=VI> e$$ere piu e meno acuto & ottu$o, ne $o- no tutti eguali fra loro. ele$$e adunque Platone alla compo$itione de gli ele- menti i triangoli rettangoli, cioè l' I$o- $cele, e lo Scaleno. la quale opinione è confutata da Ari$totele in molti luo- ghi, e $opra tutto nel terzo del cielo, & ancora da Galeno nel libro de gli ele menti. Ana$agora credendo chei cor- pi delle parti $imilari fo$$ero la materia di tutte le co$e; e uedendo tutte le co- $e e$$er generate da gli elementi; giudi- cò, che in e$$i elementi fo$$ero le parti $imilari e qua$i i $emi di tutte le co$e, onde elle $i genera$$ero, e na$ce$$ero. la quale opinione è confutata da Ari$to- tele nel primo della phi$ica. Democri- to, al cui parere dipoi $i acco$tò Epicu ro, di$$e che la materia di tutte le co$e erano corpi indiui$ibili, i quali egli chia mò atomi. e di que$ti atomi uolle che fo$$ero compo$ti gli elementi. il che $e <pb> co$i fo$$e; non potrebbono e$$er detti elementi; e$$endo, che $i ri$oluereb- bono in altri corpi, cioè ne gli atomi; e co$i non $arebbono, come dice la diffi- nitione di Ari$totele, indiui$ibili $econ do $pecie. ma ancor que$ta opinione di Democrito è confutata da Ari$totele con molte ragioni & euidenti argomen ti nel terzo libro del cielo, & altroue. Poi che adunque gli elementi non $ono compo$ti ne di triangoli, ne di parti $i- milari, ne di atomi: re$ta, che $iano compo$ti di materia e forma. e proua- $i co$i. Qualunque co$a è in atto; oue- ro è atto per $e e$i$tente; ouero ha l'at- to, per il quale ella è. niuno corpo può e$$er atto per $e e$i$tente: (perche l' at- to per $e e$i$tente è forma a$tratta, e $e- parata da materia) nece$$ario è dunque che gli elementi, i quali $ono corpi in atto, habbino l' atto, per cau$a del qua le $iano elementi. et e$$endo co$i; $e- <pb n=VII> gue, che $iano compo$ti di materia, e di atto, cioè forma $o$tantiale, per cau $a della quale $iano. Veggiamo hora, $e $ono immortali, o generabili e cor- rottibili. Muouon$i di moto retto na- turalmente. i moti retti $ono contrarii l' uno a l'altro. $ono adunque gli ele- menti fra loro contrarii. e perche ogni $o$tanza, che ha contrario, è corrotti- bile; $egue, che gli elementi per la lo- ro contrarietà $iano corpi corrottibili. non dico già, che la $o$tanza habbi al- cuno contrario per $e, e $econdo la $o- $tanza. ma dico, che gli elementi $o- no contrarii quanto alle loro proprie qualità, $enza le quali non po$$ono e$- $ere. Oltre a ciò, $e gli elementi fo$$e- ro incorrottibili; non $i potrebbe di lo ro fare un corpo mi$to, il quale haue$- $e un' altra natura, oltre a quelle, che $ono in atto ne gli elementi. e nondi- meno uede$i, che tutti i corpi mi$ti han <pb> no una natura diuer$a dalle nature de gli elementi. perche qual è quel corpo, il quale habbi in atto le nature di tutti gli elementi, cioè $ia freddo e caldo, hu mido e $ecco? il che $arebbe, $e i cor- pi mi$ti fo$$ero generati de gli elementi incorrotti. ma perche non è; re$ta, che $iano generati de gli elementi corrotti, cioè quando una qualità di$trugge l' al tra: perche la materia rimane la mede $ima. Sono adunque gli elementi la ma teria di tutti i corpi mi$ti: onde è nece$- $ario, che le loro forme $iano le piu im perfette di tutte le forme $o$tantiali. perche di$truggendo$i per riceuere al- tre forme; ne $egue, che $iano piu im- perfette; e$$endo, che al piu nobile ce de il manco nobile. Et è da $apere, co me $i uede nella metaphi$ica, e ne' pri mi trattati della phi$ica, che gli elemen ti, e que$to mondo inferiore, per la im perfettione che hanno per e$$ere lonta- <pb n=VIII> ni$$imi dal primo principio, $ono $otto- po$ti ad ogni mutatione: e mede$ima- mente, perche $ono molto lontani dal- l' uno, il quale è principio & origine di ogni $tato & ordine, hanno in $e gran- de moltitudine, e di$ordine. onde na- $ce, che in molte mi$tioni de gli ele- menti molte co$e auuengono $econdo il ca$o, e non $econdo l' ordine natu- rale, come quando na$ce un mo$tro, o quando $i fanno gli aborti. Dice ancora Ari$totele nelle metheore, che gli ele- menti e que$to mondo inferiore $ono come materia, & i corpi cele$ti e le men ti loro $ono cau$a efficiente. perilche non è marauiglia, $e ne gli elementi $i fanno molte co$e, la cui cagione non $i può riferire alle proprie nature e for- me de gli elementi, ma è nece$$ario che $i riferi$ca a' corpi cele$ti, la uirtù & at- tione de' quali riceuono gli elementi, hauendo hauuto dal fattore uniuer$ale <pb> que$ta legge, che ubbidi$cano a' cieli. Sono gli elementi corpi $emplici: & al corpo $emplice $i conuiene il moto $em plice: & i moti $emplici, come mo$tra Ari$totele nel primo del cielo, $i trag- gono dalle figure $emplici; le quali $o- no due, la retta, e la circolare: e per con$equenza due $ono i moti, il retto, & il circolare. il circolare naturalmen te $i conuiene a' corpi cele$ti; i quali non $ono ne graui, ne lieui, e non $ono ad alcuna generatione o pa$$ione $ot- topo$ti, e di $ua natura $i girano attor- no $enza alcuna fatica. il moto circola- re adunque non $i conuiene a gli ele- menti; i quali hanno grauità, e leggie- rezza. è dunque nece$$ario, che $i con uenga loro il moto retto: il quale è di due $orti, dal mezzo, & al mezzo. e però cia$cheduno elemento natural- mente $i muoue o al mezzo; al quale quando egli è peruenuto, $i ferma; <pb n=IX> ouero dal mezzo, & a$cende uer$o il cielo. Aggionge una ragione Ari$tote le nel primo libro del cielo, per proua- re il moto retto ne gli elementi: che tra due punti po$$ono e$$er piu linee a con- giugner l' uno con l' altro: ma la piu breue è la retta. onde alcuni, nel defi- nire la linea retta, dicono ch' ella è una piccioli$$ima lunghezza tra duo punti. gli elementi adunque, come $ono fuo- ri del proprio luogo, cercano di ritor- narui piu to$to, che $i po$$a; e però $i muouono di moto retto. Il principio di que$to moto retto, $i dubita, s' egli è intrin$eco nell' elemento, o e$trin$e- co. Ari$totele nell' ottauo della phi$i- ca pare che connumeri gli elementi fra quelle co$e, che non $i muouono per lor mede$ime, ma $ono mo$$e da altri: e$$endo, che l' e$$er mo$$o da $e $te$$o, pare che $olo à gli animali $i po$$a attri buire, i quali po$$ono ancora ripo$are <pb> per loro mede$imi. oltre a ciò, quelle co$e, che $i muouono per lor mede$i- me, $i diuidono in una parte, la quale per $e, cioè immediate, muoue; & in una, la quale per $e, cioè immediate, è mo$$a. il che non può conuenir$i à gli elementi: i quali ne per lor mede$i- mi $i fermano, quando uogliono, anzi $i muouono di moto continuo, $e non hanno alcuno impedimento, infin che al proprio loro e naturale luogo non $ono peruenuti; ne $i diuidono, come gli animali, in una parte per $e mouen te, & in una per $e mo$$a, cioè nella for ma immediate mouente, e nel corpo immediate mo$$o: perche $ono compo $ti di forma imperfetti$$ima, e di mate ria prima; la quale è ente in pura po- tenza. onde pare, che gli elementi non per lor mede$imi, ma per cagione e- $trin$eca $i muouano. Contro à que$ta opinione $i può dire, che gli elementi <pb n=X> $i muouono di moto naturale: anzi, che il moto loro è $emplice: perche la forma $emplice è principio di moto $em plice; e $emplice è la forma de gli ele- menti, perche immediate $ono compo $ti di materia e forma. e quella co$a, la quale naturalmente è principio di mo to, è principio di quella, nella quale ella è, come dice Ari$totele nel $econ- do della phi$ica. pare adunque, che gli elementi non per e$trin$eco princi- pio, ma per intrin$eco $i muouano. ol tre a ciò, il mouente pro$simo, & il mo$$o $ono in$ieme, come dimo$tra Ari$totele nel $ettimo della phi$ica. mouendo$i adunque gli elementi gra- ui di$cendendo, & i lieui a$cendendo; niuno principio e$trin$eco, che gli muo ua, ui $i cono$ce. Hora, per e$plicare que$ta que$tione, bi$ogna con$iderare quel che dice Ari$totele nell' ottauo della phi$ica, e nel quarto del cielo. <pb> Prima $en$ibilmente $i cono$ce, che gli elementi non da e$trin$eco principio, ma dalla propria forma, e propria leg- gierezza, o grauezza, come da princi pio di moto, $ono mo$$i. onde per in- trin$eco principio, ma non però, come gli animali; per lor mede$imi $i muo- uono. perche la inclinatione motiua de gli animali l'appetito o rationale, o $en$itiuo, come dimo$tra Ari$totele nel terzo dell'anima. et ogni appetito del- l'animale $egue l'appren$ione o del be ne, o del male. et ogni appren$ione è propria & intrin$eca operatione dell'a- nimale. e però l'animal $i muoue per $e mede$imo, perche egli mede$imo $t è cagione di quella inclinatione, cioè dell'appetito, dal quale egli è mo$$o. ma ne gli elementi niuna co$a è, la qua le po$$a e$$er cagione della leggierez- za, o grauezza; le quali cau$ano il lor moto: e$$endo, che il generante l'ele- <pb n=XI> mento gli diede in$ieme con la forma que$ta inclinatione, la quale egli ha al luogo $uo proprio e naturale. dunque gli elementi non da lor mede$imi, ma da un'altra cagione $ono mo$$i, cioè dal generante, dal quale hanno l'incli- natione à quelluogo, oue naturalmen te tendono. hanno però intrin$ecamen te il principio pro$$imo del moto, cioè quella inclinatione, per la quale cia$- cheduno al $uo luogo tende: la quale inclinatione non è altro, che la loro propria grauezza, o leggierezza, pro$ $imo principio del lor moto. Dubita$i ancora, $e que$ta grauezza, o leggie- rezza, per la quale, come principio in- trin$eco, gli elementi a$cendono o di- $cendono, $ono forme $o$tantiali, o pu re certi accidenti, li quali $eguono le forme e nature de gli elementi. Alcu- ni dicono, che Auerroe fu di opinione, che la grauezza e leggierezza fo$$ero <pb> forme $o$tantiali e $pecifice de gli ele- menti. perche la natura è principio di moto a quella co$a, doue ella è. et e$- $endo la grauezza e leggierezza prin- cipii intrin$eci del moto naturale de gli elementi; $egue, che elle $iano de gli elementi non materia, ma natura: e$- $endo che, quanto alla materia, non $o no differenti, ma $i bene quanto alla grauezza, e leggierezza. Contro a que$ti $i ri$ponde, che ni$$una $o$tanza è $en$ibile per $e $te$$a, come dice Ari- $totele nel $econdo dell'anima. perche i $en$i uer$ano circa le $corze delle $o- $tanze, cioè circa gli accidenti: ma alla midolla, cioè alla $o$tanza, $olo la men te penetra. la grauezza e la leggierez- za da $e $te$$e $ono compre$e dal $en$o, ne $olamente dall'huomo, ma ancora da gli animali irrationali, uedendo$i, che alcuni muli, e qua$i tutti i cameli mo$trano di$entire il troppo pe$o. $o- <pb n=XII> no adunque la grauezza, e la leggierez za non $o$tanze, ma accidenti. oltre a ciò, Ari$totele nel $econdo libro delle parti de gli animali connumera gli acci denti de gli elementi, e dopo la calidi- tà e la frigidità fa mentione della gra- uezza e leggierezza. ne è difficil co$a à ritrouare la ragione, che in contrario è addotta. percioche la natura, oltre al- l'e$$ere principio à quella co$a, doue ella è, e principio intrin$eco; è princi- pio primo, come nella $ua diffinitione $i dice; al qual principio primo è con- giunto l'i$trumento proprio, cioè l'ac cidente proprio, col quale la natura opera. dunque la grauezza e leggie- rezza, perche non $ono principii pri- mi, non $ono nature; ma perche $e- guono la natura, $i può dire che $iano ne gli elementi $econdo la natura; $i co me ancora i moti, i quali da e$$i princi- pii $eguono, $econdo la natura $ono ne <pb> gli elementi. percioche il fuoco $econ- do la natura è lieue, e $econdo la natu ra a$cende. e per contrario la terra è graue, e tende al centro. ne molto mi muouono i luoghi di Auerroe, addot- ti à que$to propo$ito. percioche molte uolte, quando non $appiamo le pro- prie forme, cioè le ultime differenze, u$iamo nell' e$plicare le nature delle co$e, in luogo de'loro proprii nomi, i uocaboli de gli accidenti, i quali ci $o- no piu noti, e piu famigliari al $en$o; onde na$ce la cognitione dell'intellet- to. Quanto al moto de gli elementi, mo$tra Ari$totele nel quarto della phi $ica, ch'egli è piu e meno ueloce $econ do la rarità e den$ità del mezzo. onde alcuni philo$ophi moderni hanno det- to, che gli elementi $i muouono acci- dentalmente, perche $i muouono $e- condo la diui$ione del mezzo. ma la uerità è, che gli elementi $i muouono <pb n=XIII> accidentalmente, non $emplicemente, ma $emplicemente per $e, & in un cer- to modo accidentalmente. perche quel la co$a propriamente e $emplicemente è mo$$a accidentalmente, la quale in quel modo è mo$$a e portata, come co lui, il quale da una carretta o da una na ue uien portato; come $i uede nel quin to della phi$ica. ilche non $i può attri- buire a gli elementi; i quali per lor me- de$imi $i muouono & in $u & in giu; & il moto loro non dipende d'altra cagio ne, che dalla grauezza e leggierezza. onde po$$i affermare con uerità, che $i muouono di moto naturale $emplice- mente, & accidentale in un certo mo- do. perche $i muouono piu e meno ue- locemente per la re$i$tenza, che ritro- uano o maggiore, o minore nel mez- zo. Quanto al numero de gli elemen ti, mo$tra Platone nel Timeo, che non po$$ono e$$ere piu che quatro. ma per- <pb> che la ragione, la quale egli u$a a que- $ta dimo$tratione, non è tolta da i prin cipii proprii, i quali per $e conuenga- no a'corpi naturali, ma è tolta dalle qualità matematice: (e dicono i logi- ci, che nelle argumentationi il pa$$are da genere a genere è uitio: benche Ari $totele mede$imo u'incorra nel primo del cielo; oue, dimo$trando i generi de i moti $emplici, piglia la $ua ragio- ne da le figure geometrice) noi a dimo $trare il numero de gli elementi u$ere- mo una ragione naturale, tolta dalla na tura del moto retto. Due $ono i gene- ri del moto retto, uno al mezzo, l'al- tro dal mezzo. al mezzo $i muoue quell'elemento, che è $emplicemente graue, cioè la terra: dal mezzo quel- lo, che è $emplicemente lieue, cioè il fuoco. hora, perche la natura, quanto po$$ibile è $tato, $i è sforzata ancora ne' generi diuer$i e contrarii di rappre$en- <pb n=XIIII> tare la unità; e con marauiglio$o arti$i cio di maniera ha colligate tutte le co- $e l'una con l'altra, che l'ultimo del genere $uperiore è molto uicino al ge- nere inferiore; accioche in que$to mo- do tutte le co$e $o$$ero in un certo mo- do indiui$e fra $e, e face$$ero una for- ma dell'uniuer$o. per tal cagione alla con$titutione dell'uniuer$o era nece$- $ario che que$ti due e$tremi elementi, cioè la terra & il fuoco, fo$$ero legati in$ieme con un mezzo. il qual mezzo, impo$$ibile era, che fo$$e un $olo ele- mento. percioche e$$endo l'elemento corpo $emplice, bi$ognaua ch'egli ha- ue$$e moto $emplice e retto. et hauen- do moto retto, bi$ognaua che $i mo- ue$$e o al mezzo, o dal mezzo. $e $i mo ueua al mezzo; $i moueua di moto con trario al moto del fuoco. $e $i moueua dal mezzo; bi$ognaua che $i moue$$e di moto contrario al moto della terra. <pb> e co$i douendo e$$ere contrario di ne- ce$$ità alla natura di uno de gli e$tremi, ne $eguiua che non poteua e$$ere mez- zo fra tutti due: e$$endo, che il mez- zo è quello, il quale partecipa della na tura di l'uno el'altro e$tremo. non po tendo adunque e$$ere mezzo un $olo elemento; $egue, che $iano due. l'uno e l'altro de' quali è graue e lieue, e muoue$i e dal mezzo, & al mezzo: nondimeno l'uno è lieue a$$olutamen- te, & $ecundum quid graue; (co$i par- lano i philo$ophi) & il mede$imo a$$o- lutamente $i muoue dal mezzo, & $e- cundum quid tende al mezzo: l'altro a$$olutamente è graue, & $ecundum quid lieue; & il mede$imo a$$olutamen te $i muoue al mezzo, & $ecundum quid al mezzo. ilche di un $olo mezzo fra gli e$tremi non $i può dire. $ono adunque quatro elementi. de' quali, di ce Ari$totele nel quarto del cielo, che <pb n=XV> alla terra, per e$$ere ella totalmente gra ue, in niun luogo $i conuiene la leggie- rezza; & al fuoco, per e$$er egli total- mente lieue, in niun luogo $i conuiene la grauezza: ma all'aria, & all'acqua dice che l'una e l'altra $i conuiene. perche $ono in alcun luogo graui, & in alcuno lieui: e$$endo l'acquagraue nel luogo del fuoco e dell'aria, lieue nel luogo della terra; e l'aria lieue nel luo go dell'acqua e della terra, graue nel luogo del fuoco. Oltre alla ragione da noi po$ta a dimo$trare che gli elementi $iano quatro, Ari$totele ne adduce un' altra nel primo della meteora, tolta dal la proportione, che deue e$$ere fra gli elementi, quanto alla materia. percio- che, e$$endo gli elementi contrarii, $e alcuno di loro fo$$e maggiore del do- uere, con la operatione e forza $ua cor rumperebbe e $truggerebbe gli ele- menti a lui contrarii. onde bi$ogna che <pb> fra que$ti corpi $ia tale proportione, che l'uno non auanzi l'altro di mate- ria. e però, oltre all'acqua e la terra, i quali $ono a'$en$i manife$ti, quel ri- manente di $patio, che è di $otto al cie- lo della Luna, non può e$$ere ripieno di un $ol corpo; ma bi$ogna, che $iano due. Hora, per incominciare a ra- gionare particolarmente intorno a cia- $cheduno elemento, $i può dire che il fuoco $ia piu nobile di tutti, come piu propinquo, e piu $imile al corpo cele- $te. perche, oltre all'hauere una gran di$$ima calidità, la quale di tutte le qua tro qualità prime è la piu attiua, e lei u$a la natura, madre di tutte le co$e, co me principale i$trumento nella genera- tione e con$eruatione di tutti i corpi mi$ti, ma$$ime de gli animati, cioè de' piu perfetti; egli ha in $e meno mate- ria, che tutte le co$e mortali; è di gran dezza $uperiore a gli altri elementi; <pb n=XVI> ha il moto circolare, come il corpo ce le$te. benche que$to moto non è in lui da natura, ne dalla $ua propria forma: ne è ueramente circolare e $emplice, come tengono alcuni: non potendo del fuoco, che è corpo $emplice, e$$e- re piu che un moto $emplice natural- mente, cioè dal mezzo uer$o il cielo. pare adunque, che, $e que$to $uo mo- to circolare non $emplice non è natu- rale, $ia uiolento. ma non è co$i. per- che niuna co$a uiolenta può e$$ere per- petua: et il moto circolare del fuoco è perpetuo: onde non può e$$ere uio- lento. che moto dunque $arà? $arà ne $econdo la natura di e$$o elemento, ne uiolento, ma e fuori della natura $ua, e fuori del uiolento. La cau$a di que$to moto circolare nel fuoco, non è dub- bio, che è il corpo cele$te, circolarmen te mo$$o. ma in che modo il cielo po$$a muouere la sfera del fuoco, hauendo il <pb> $uo moto circolare $emplici$$imo, $en- za inclinare mai in una parte piu che in un'altra; & hauendo la $uperficie con caua, e molli$$ima, $enza alcuna ruga, $enza alcuna eminenza; $i può dubi- tare ragioneuolmente, e nondimeno $oluere la dubitatione in que$to modo. il luogo contiene il locato, & al corpo contenuto è a gui$a della forma alla ma teria, o del tutto alla parte. non deue adunque alcuno marauigliar$i, $e con niuna uiolenza, ma $olo con la con- giuntione, che è fra il fuoco & il con- cauo del cielo, luogo naturale di e$$o fuoco, il cielo muoue circolarmente il fuoco, corpo a lui pro$$imo. è dunque que$to moto cau$ato da principio e- $trin$eco, cioè dal cielo, il quale con- duce $eco il fuoco congiunto. Po$$ia- mo ancora dire, che di que$to moto è cagione quella qualità cele$te, la qua- le pa$$a ne gli elementi, & è cagione <pb n=XVII> della generatione de' corpi mi$ti. per- che girando$i continuamente il cielo, & in$ieme con lui la $ua qualità; non è marauiglia, $e da que$ta qualità il fuo- co circolarmente è mo$$o: dalla quale ancora dipende il moto del mare Ocea no. et in fine per cagione di que$ta qua lità tutti gli elementi imitano il moto circolare del cielo, eccetto la terra, e quella portione de gli elementi, la qua le dentro alle cauerne di e$$a terra è rin chiu$a. perche la terra, parte per e$$er $imile al centro, il quale nel moto del- la sfera è immobile, e parte per e$$er pondero$a e den$a, ad ogni moto è inet ti$$ima, quando ella $i ritruoua nel luo go $uo proprio e naturale. da que$to moto circolare inequale e$$endo gira- ta la sfera del fuoco, è nece$$ario che al cuna uolta qualche parte di e$$o fuoco $i aduni e $i conden$i. la qual parte con- den$ata di $ubito gitta $plendore, e di- <pb> uiene illu$tre. il che prima per la $om- ma rarità del corpo igneo non poteua e$$ere. ma perche il corpo igneo di $ua natura tende alla rarità, & il calore con den$ato ri$olue e rarefa: di nuouo quel la parte dell'elemento conden$ata $i di$$olue, e $pari$ce di$ubito quella fiam ma. Auiene alcuna uolta, che un'esha latione $ecca, ri$oluta dalla terra, do- po ch'è a$ce$a alla regione del fuoco, $i accende per il moto della sfera, & il fuoco dall'uno e$tremo di lei fino al'al tro di $ubito tra$corre: e co$i fanno$i le $telle correnti: che co$i chiamiamo quelle apparenze. alcuna uolta quel- la eshalatione $ecca, ri$tretta e ri$o$pin ta dalla conden$atione dell aria $upe- riore, cioè del uapor freddo, uiene cacciata con impeto uer$o la terra: dal qual moto acce$a, prende $omiglianza di una $tella, che cade. Ma, per torna- re onde partimmo, quando nella sfera <pb n=XVIII> del fuoco $i è talmente conden$ata una parte dell'elemento, che difficilmente $i di$$olue; & in oltre ui $i è aggiunta la eshalatione dalla terra ri$oluta: alho- ra $i forma il cometa, & altre $imili ap- parenze. il cometa è di due $orti. l'u- no $i forma nell'inferior parte dell'ele mento igneo. e que$to non appari$ce mai congiunto ad alcuna delle $telle er ranti, o fi$$e. e benche $i muoua di mo to circolare, nondimeno il $uo moto non è pari al moto cele$te, ma $empre ua perdendo, talmente che que$to co meta non $i uede mai $ottopo$to ad una mede$ima regione del cielo, anzi di con tinuo re$ta piu a dietro. e la cagione è; perche e$$endo la sfera del fuoco gira- ta a torno dalla uertigine del cielo, con moto però differente; è nece$$ario, che la parte dell'elemento inferiore $ia piu tarda della $uperiore del mede$imo ele mento, e molto piu della sfera cele$te. <pb> e perche non è molto, che un cometa di que$ta $orte fu o$$eruato acco$tar$i piu ogni giorno al polo uer$o Setten- trionale: non è marauiglia, $e dalla uertigine del circolo equinottiale e di quella parte che è nel mezzo del cielo, alcu na parte dell'elemento igneo uie- ne $p inta uer$o Settentrione, & alcuna uer$o mezzo di; oue la uertigine cele- $te è minore, che nel mezzo del cielo. L'altro cometa $i forma nella parte $u- periore dell'elemento, piu uicina al cie lo: doue il lume di alcuna $tella fi$$a, o errante ri$plende nel cometa, come in uno $pecchio, il quale non la figura, ma $olo il lume rappre$enti. per la quale ri$plendenza il raggio ritorna in $e $te$- $o, e $i fa ui$ibile: & alhora pare che la $tella errante, o fi$$a habbi aggiunta u- na coda, ouero una chioma. e que$ti cometi $eguono il cor$o di quella $tella, o almeno co$i poco gli re$tano a dietro, <pb n=XIX> che col $en$o, $aluo che dopo un certo $patio di tempo, non $i può compren- dere. e que$ta qua$i parità di cor$o pro cede dalla uicinità, che ha la parte del- l'elemento conden$ata con la sfera ce- le$te; perche come piu uicina piu forte $i muoue di moto circulare, che l'altre parti del mede$imo elemento piu lon- tane dal cielo. E dalla mede$ima cagio ne uuole Ari$totele che $ia formata la uia lattea. la quale opinione non han- no $eguito i Peripatetici, uedendo che la uia lattea è perpetua & immutabile, e parendo loro marauiglia, che la con- $i$tenza del corpo igneo $empre in un modo per$eueri in e$$a uia, ne mai in al cuna parte $i muti. e però $i $ono indot ti à credere piu to$to, che la uia lattea $ia un certo accidente del corpo cele- $te per la moltitudine delle innumera- bili $telle, che $ono in e$$o cielo: le qua- li $ono tanto minute, che i loro corpi <pb> di$tintamente non $i po$$ono uedere: ma ueggon$i in$ieme confu$i turti i lo- ro lumi, i quali ci dimo$trano quel can- dore della uia lattea po$si ancora dire, che quelle parti del cielo $iano piu den- $e, e però piu $plendide; e$$endo pro- prio lo $plendore delle co$e cele$ti. et oltre al $uo $plendore, il lume di quel- le tante minute $telle, refratto in e$$e parti del cielo, ui aggionge chiarezza; $i come luce la luna per la refle$sione del lume del $ole. L'elemento igneo non $i truoua $emplice $aluo che uicino all'orbe cele$te. gli altri elementi non $i truouano $emplici in alcuna parte: $e per auentura non uogliamo dire, che $emplice $ia quella parte della terra, la quale, pre$$o al centro ri$tretta, non ammette la uirtu & attione degli al- tri elementi. E uerò, che quella parte delfuoco $emplice non è $empre $empli ce, ma $i corrompe, non per uicinità <pb n=XX> di contrario alcuno, ma perche la uer- tigine dell'elemento non è uniforme: onde na$ce, che le parti di e$$o elemen to fluttuano, e per la fluttuatione $ono $pinte in giu uer$o l'aria, oue arriuate $i corrompono, e riceuuta dall'aria l'hu midità, la quale di natura è graue, di- $cendono finalmente uer$o la terra: oue $eruono in$ieme con gli altri elementi alla generatione de' i mi$ti. Dopo il fuo co $egue l'aria.nella quale alcuni acci- denti $olamente appari$cono, & in alcu na parte di e$$a aria non hanno con$i$ten za, come l'iride, l'area, i due, e qual- che uolta tre $oli, le uirghe: alcuni appa ri$cono, & $ono ueramente nell'aria, come le nuuole, le pioggie, le grandi- ni, le rugiade, la neue, la pruina, i ful mini, i uenti, e $imili. e $i come di quei primi accidenti è una cau$a generale, cioè la re$le$sione de i raggi del $ole, & alcuna uolta della luna, e degli altri pia <pb> neti, benche rare uolte; co$i di que$ti $econdi accidenti la cau$a è l'e$nalatio- ne $ecca della terra, e l'humida dell'ac qua, l'una e l'altra ri$oluta per la uir- tù del $ole, e delle $telle. ma parliamo prima della cau$a de i primi accidenli. Circa la luna, & alcuna uolta, benche di rado, circa il $ole, $i ferma un'aria caligino$a, mi$ta di e$halatione e di ua- pore, e di co$i piccioli corpi unita, che, riceuendo come $pecchi il lume di quel pianeta, circa il quale $ono, non po$$o- no per la picciolezza loro rappre$enta re la figura del pianeta, ma rappre$en- tano il colore. & alhora $i forma quell' accidente, che è chiamato area: la cui figura è de$critta d'Ari$totele nella Meteora. Alcuna uolta l'aria è tal- mente conden$ata per l'e$halatione, che di tutti quei corpi minuti ri$tretti in$ieme non molti $pecchi $i fanno, ma un $olo. ilquale rappre$enta & il colo- <pb n=XXI> re e la figura di quella $tella, circa la quale è fatta l'e$halatione. onde alcu- na uolta $i ueggono due o tre $oli. il che $criuono gli hi$torici e$$er $tato $pe$$e uolte tenuto per prodigio. L'iride $i forma, quando una nuuola piena di ru giada è oppo$ta al $ole. Le uirghe $ono come iride imperfette. Re$ta, che par liamo de i $econdi accidenti; i quali ap pari$cono, e ueramente $ono nell'aria. Il uapore, dopo ch'è a$ce$o nella par- te $uperiore dell'aria, alcuna uolta ab bandonato da quel calore, dal quale egli era $tato tirato in $u, e rarefatto, a poco a poco $i uni$ce, e per la unione ingro$$ato di$cende in gocciole minu- ti$sime: e chiama$i rugiada. alcuna uol ta que$to uapore per la frigidità dell'a- ria $i raccoglie prima in nuuola, dipoi in acqua, e di molte minute gocciole $i fanno goccie maggiori, le quali dipoi cadono in terra: e chiama$i pioggia. ma <pb> $e occorrerà, che $ia nell'aria co$i gran frigidità, ri$tretta in uno per il calore circo$tante, che, prima che l'acqua cada in terra, $i aggiacci:$i fanno le gran dini. ma $e per la troppa frigidità dell'a ria, non in un $olo luogo unita, ma $par $a per ogni parte dell'aria, il uapore, prima che in acqua $i raccolga, $i con- den$a: $i fanno le neui, e le pruine; le quali hanno fra loro quella proportio- ne, che hanno le rugiade, e le pioggie, $omigliando la pruina alla rugiada, e la neue alla pioggia. nell'aria adunque $i fanno que$ti accidenti per il uapore: il quale di continuo tirato dalla uirtù del $ole, e delle $telle, $i ri$olue dalla ter- ra e dall'acqua, e dipoi mutato nelle forme predette ritorna alla terra & al- l'acqua. Ma quando una e$halatione $ecca, ri$oluta dalla terra, nell'a$cen- dere rincontra uapori freddi, li quali $empre di$cendono uer$o la terra; e me <pb n=XXII> $colata con e$$o loro, non può ne dal pe $o loro e$$er depre$$a in giu, ne con la leggierezza $ua $olleuar$i in $u: $pinta da uiolenza per la mi$tione del $uo con- trario, per trauer$o è portata: & alho- ra $i fanno grandi$simi uenti, quando è nell'aria gran copia di eshalatione, e di uapori: ma $e è picciola, $i fanno aure piaceuoli e leggieri. E quando nelle nu uole e ne i uapori $arà rinchiu$a que$ta eshalatione $ecca, e, $pinte le nuuole di $opra dalla frigidità, $arà cacciata uer$o la terra: alhora uengono a gene- rar$i uenti, che $offiano dalle nuuole. ma $e que$ta mede$ima eshalatione, non bene ri$tretta in uno, ma $par$a e- $ce fuori con impeto per le nuuole; $i accende, e fa i fulguri, & i tuoni. ma quando conden$ata, e me$colata col uapor freddo, con gran forza è caccia- ta: alhora $i fanno i fulmini: i quali, co me $i uede nella Meteora, $ono di piu <pb> $orti. Dopo l'aria ci re$ta a ragionare dell'acqua. il quale elemento, $i come ancora l'aria,non è in alcuna parte $em plice, e$$endo alterato continuamente dall'elemento $uperiore, cioè dall'a- ria, ma molto piu dall'inferiore, cioè dalla terra; laquale, per e$$ere corpo den$o, è piu atta ad operare, che l'a- ria, & a re$i$tere all'operatione dell'e- lemento uicino, cioè a quella parte, che nell'elemento uicino è a lei contraria. onde è piu atta ad alterare, che ad e$$er alterata. L'acqua circonda tutta la terra d'ogni parte: intendendo, che l'aria uicina alla terra $ia acqua per la maggior parte: perche è piena di uapo ri: i quali non $ono altro, che acqua rarefatta. onde di$$e Homero, che un certo fiume Oceano circonda tutta la terra. tutti i mari deriuano dall'Ocea no, eccetto il Ca$pio, il quale d'ogn' intorno è cinto dalla terra. Nell'Ocea <pb n=XXIII> no $i ueggono due moti. l'uno è, che l'acqua continuamente $i muoue da o- riente uer$o occidente, come manife- $tamente comprendono quelli, che na uigano l'Oceano. perche $e $i partono da Nerito, promontorio di Spagna, per arriuare in Inghilterra, fanno la naui- gatione piu tarda, che partendo d'In- ghilterra per arriuare in Spagna. quel- li ancora, che $i pa rtono di Spagna per arriuare a quelle i$ole, le quali a'gior- ni no$tri ritrouò Columbo Genoue$e uer$o ponente, forni$cono il lor uiag- gio in manco di un me$e: ma ritornan- do in Spagna, tardano tre e quattro me$i. il mede$imo moto hanno o$$erua to i Portughe$i nauigando intorno all' Africa per arriuare in India. che, quan tunque habbino il uento in poppe ga- gliar di$simo, nondimeno àa $uperare il promontorio, che $i chiama Capo di buona $peranza, durano infinita fatica, <pb> per il cor$o dell'acqua da oriente in oc cidente. L'altro moto è, che per $ei hore continue cre$ce l'oceano, & al- trettante hore decre$ce. et è co$i gran- de que$to moto, che nella Fiandra $i ueggono alcune uolte ritornare a die- tro i fiumi per il cre$cimento del mare, & à Londra in Inghilterra il fiume Ta- mi$o, che è lontano dal mare intorno a cinquanta miglia, mede$imamente ri- tornare uer$o il $uo fonte, e cre$cere qua$i tre pa$$a. Veggon$i ancora que$ti due moti nel mare mediterraneo, ma non co$i grandi, come nell'oceano. nell'Adriatico $eno quelli, che nauiga- no co$teggiando l'I$tria, la Dalmatia, l'Albania, $entono un continuo moto del mare uer$o occidente: il quale poi nella parte, doue è Venetia, $i riuolge uer$o mezzo di, cioè uer$o la Roma- gna, e di la uer$o oriente, cioè uer$o la Puglia. e que$to moto da'marinari prat <pb n=XXIIII> tichi facilmente è cono$ciuto. onde $i può dire, che $ia circolare il moto del mare mediterraneo. perche dall'Elle $ponto $i muoue uer$o occidente, e col mede$imo moto co$teggia tutto il lido di terra ferma in$ino alle colonne di Hercole: doue riuolgendo$i, per la co $ta dell'Africa, e dell'Egitto $i muoue uer$o oriente, cioè uer$o la Soria. Ho- ra è da con$iderare la cau$a di que$ti moti nell'uno e l'altro mare. Il mo to dell'Oceano uer$o occidente è cau- $ato dal moto diurno de' cieli: i quali infondono parte della loro qualità nel- l'Oceano, onde egli $econdo il moto loro $i muoue. e po$si dire, che il mo- to del mare Adriatico, il quale è parte del mediterraneo, deriui dalla mede- $ima cau$a. perche, non potendo l'ac- qua, per e$$ere rinchiu$a da terra fer- ma d'ogni parte, muouer$i di perpe- tuo moto da oriente in occidente, $e- <pb> condo che la uirtù cele$te la conduce, imita nel modo, che può, il moto cir- colare de' cieli, e co$i ua girando intor no a'lidi di terra ferma nel modo, che $i è detto. Veniamo hora al cre$cimen- to e decre$cimento di $ei in $eihore. il quale ueggiamo continuamente à Ve- netia, ma non co$i grande, come $i ue- de nell'Oceano. Non è dubio, che la cau$a del cre$cimento dell'acqua non è altro, che una rarefattione e tumefat tione, per la quale cre$ce il mare, e $i diffonde uer$o la terra. e parimente la cau$a del decre$cimento non è altro, che una conden$atione di e$$a acqua, per la quale ritorna nella $ua unione, e dalla terra, oue $i era $par$a, $i diparte, percioche, $e que$ta non fu$$e la cau$a, onde uerrebbe tanta copia di acqua per co$i grande cre$cimento, e doue ri tornerebbe nel decre$cimento? poi che dunque que$to principio è manife$to, <pb n=XXV> re$ta che con$ideriamo, onde na$ce que $ta rarefattione, e conden$atione del- l'acqua, l'una cau$a del cre$cimento, l'altra del decre$cimento. E noto ad ogniuno, che ogni rarefattione $i fa per uir tù del calore, e, ce$$ando lui, ce$$a. et all'incontro, ogni conden$atione $i fa per uirtù della frigidità: come $i ue- de nell'acqua, che po$ta al fuoco bol- le, e leuatane ce$$a di bollire poi che a- dunque la cau$a di que$to cre$cimento dell'acqua è una uirtù calida; diciamo, mo$si dall'e$perienza, che que$ta uir- tù, onde $i gon$ia il mare, dipende dal- la Luna, il cui tepore principalmente pare che $ia accommodato à di$porre et alterare l'humore di cie$chadun cor po.diuidiamo poi il cielo in quatro par ti eguali, con due circoli, il meridiano; e l'orizonte retto, il quale diuidi il me ridiano à i poli con anguli retti sferali. e troueremo, che, quando la Luna dal <pb> punto dell'orizonte retto,il quale hab biamo po$to, $i muoue uer$o il meridia no $opra l'orizonte, alhora l'acqua della prima quadra $i gonfia e $i diffun- de. ma quando $i muoue dal meridia- no uer$o l'altro punto dell'orizonte retto, alhora l'acqua decre$ce. quan- do poi da que$to punto dell'orizonte retto $i muoue $otto terra uer$o il meri diano,mede$imamente fa gonfiare à noi e cre$cere l'acqua della detta prima quadra: e pa$$ando il meridiano per gi- re al primo punto dell'orizonte retto, onde incominciò à muouer$i, la mede- $ima acqua decre$ce. e nel mede$imo cõ$iderando $i trouer à la cau$a di cia$cu na quadra. la quale non è altro, che la Luna. il cui lume, et in$ieme quel te- pore, che accompagna il lume, quan- to piu $i auicina alla linea perpendicula re, & a gli anguli retti, fatti da e$$a linea perpendicularmente cadente; tanto ha <pb n=XXVI> maggiore uirtù, e però tanto piu ri$cal da. et all'incontro, quando da la linea perpendiculare, e dall'angulo retto $i diparte, e fra l'angolo ottu$o, ha mi- nor uirtù, e però meno ri$calda: $i co- me ancora prouiamo ne'raggi del So- le, per que$ta cagione, quando la Luna a$cende da oriente uer$o mezzodi, & il $uo lume dall'angulo ottu$o $e ne ua all'angulo retto, alhoral'acqua $i gon fia: e quando ella dipartendo$i dal mez zodi $e ne ua uer$o l'occidente, dal- l'angulo retto all'ottu$o, alhora l'ac- qua $i conden$a e decre$ce. e que$ta è ueri$sima cau$a del moto dell'acqua, mentre che la Luna dall'oriente al- l'occidente camina. ma,dapoi che ella dall'occidente $i parte andando uer$o il punto di mczza notte,per qual cagio ne l'acqua $i gonfii; e, quando ella dal punto di mezza notte partendo $e ne ua uer$o oriente, per qual cagione l'ac <pb> qua $i conden$i; è grandi$sima difficul- tà a $aperne il uero, ma $i riferirà quel che a diligenti $crittori piu probabile è paruto. Dicono, che la parte oppo$i- ta del cielo, ferita da i raggi della Luna, $i altera, e riceue da lei qua$i la mede$i ma uirtù. e però quando la Luna dipar tendo dall'occidente $e ne ua uer$o il punto di mezza notte, allhora quella parte del cielo, che è dal punto del- l'orizonte retto, cioè dall'oriente, al meridiano, fa gonfiare l'acqua della quadra à lei ri$pondente, per il rifle$$o del lume, il quale poi che il cielo ha ri- ceuuto dalla Luna oppo$ita, lo rende a quella parte dell'acqua, che è $ottopo $ta a lui; onde ella per uirtu di quel lu- me $i gonfia. et il mede$imo $i dice, quando la Luna partendo dal punto di mezza notte camina $otto a'i piedi no- $tri uer$o l'oriente, e fa cre$cere quel- la quadra dell'acqua, che è dal meri- <pb n=XXVII> diano no$tro all'occidente, e$$endo fe- rito il cielo $opra$tante a detta quadra da'i raggi oppo$iti di lei. Contro a que- $ta ragione $i oppone, che, e$$endo la Lu na molto minor della terra, la ombra di e$$a terra, la quale na$ce da'i raggi e dal lume della Luna $ottopo$ta, tanto piu cre$ce, quanto piu la Luna perpen- dicularmente $i $ottopone a lei. onde pare, che i raggi di e$$a Luna non po$- $ano ferire la parte oppo$ita del cielo, e però che il cielo da quella parte non po$$a riflettere i raggi lunari uer$o la terra e uer$o il mare, e$$endo che per l'ombra della terra interpo$ta non puo uedere la Luna, ne participare di quel la uirtù, la quale mediante i raggi di lei potrebbe riceuere. A que$ta oppo$itio ne $i ri$ponde co$i. E$$endo la terra, $e $i fa paragone fra lei e'l cielo, $imile al punto; l'ombra $ua, benche grande, non può offu$care $aluo che una mini- <pb> ma parte di e$$o cielo: e però le altre parti uicine alla parte offu$cata po$$ono riceuere il lume da'raggi della Luna, e renderlo alla terra & al mare. e co$i pare che la ragione detta di $opra $i con fermi. e benche co$i paia, nondimeno mi na$ce un dubio, dal quale la mente mia non $i di$$olue: & è que$to. E$- $endo il corpo cele$te diafano e per$pi- cuo, come puo egli rimettere il lume alla terra & all'acqua? e$$endo che quei corpi riflettono il lume, i quali non $ono diafani, ma $ono terminati dalla parte po$teriore da qualche corpo den $o. perche $e noi miriamo in un$pec- chio, la cui parte po$teriore non $ia den$a, ma diafana: lo $pecchio non ri- flette il lume, ne ci dimo$tra la no$tra figura: la quale portata da'raggi del no$tro colore arriua allo $pecchio, e nõ trouando re$i$tenza di corpo den$o op po$ito, trappa$$a $enza fermar$i. ma $e <pb n=XXVIII> al mede$imo $pecchio po$poniamo al- cun corpo den$o: alhora uediamo, che egli ci riflette il lume, e ci rende la no- $tra figura;la quale trouando la re$i$ten za del corpo den$o oppo$ito, non trap- pa$$a, ma $i ferma. oltre a ciò, $e il cie- lo riceuendo il lume dalla Luna oppo$i ta lo communica$$e alla terra & al ma- re, onde auerrebbe, che alcuna uolta le notti a cielo $ereno $ono tanto o$cu- re, che non ueggiamo pur un minimo $egno di que$ta rifie$sione di lume? non è adunque il lume, ma qualche al- tra qualità, con la quale la Luna muo- ue l'acqua, e la quale il cielo riceuen- do dalla Luna, e communicandola al- l'acqua, la fa cre$cere e gonfiare. e co$i mettendo fine a que$ta parte, cioè in- quanto $i appartiene alla uirtù della Lu na cau$ante il moto dell'acqua, di che però non re$tiamo à pieno $odisfatti, $e guiremo dicendo, che il Sole ancor e- <pb> gli con la $ua uirtù alcuna uolta fa il me de$imo effetto: come ogni me$e $i può o$$eruare ne'i quadri della Luna. per- cioche, quando dopo il plenilunio la Luna $i acco$ta al Sole nonanta gradi; è nece$$ario, che nel mede$imo tempo la Luna dal punto di oriente nell'ori- zonte retto, che habbiamo con$tituito, a$cenda uer$o il meridiano, & il Sole dal punto di mezza notte camini uer$o oriente. e nel mede$imo modo, dopo la congiuntione della Luna, quando el la dal mede$imo punto di oriente a- $cende uer$o il meridiano, il Sole dal meridiano de$cende uer$o l'occa$o.nel qual tempo, cioè due uolte al me$e, $i uede che non è il flu$$o e reflu$$o, o al- meno è qua$i in$en$ibile. e chiama$i ac- qua di fiele. onde $i cono$ce, che an- cora il Sole opera in parte a muouere & acquetare l'acqua. E ancora nota- bile co$a, che il moto dell'acqua in- <pb n=XXIX> comincia nel fondo, & a$cende alla $uperficie. perche alla bocca del no- $tro porto, oue $ono edificati i due ca- $telli, $i o$$erua, che entrando per quel- l'adito l'acquain que$te lagune, doue è Venetia, qua$i dopo $ei hore di con- tinuo flu$$o, entrando tuttauia l'ac- qua, nondimeno $i uede l'acqua, che tocca i muri de' ca$telli, e$$er decre- $ciuta qua$i un mezzo piè, prima che incominci il reflu$$o. uedendo$i adun- que, che l'acqua in$ieme e decre$ce, & in quella $uperficie, che $i uede, entra tuttauia; non è da dubitare, che il prin cipio del flu$$o e del reflu$$o $i fa prima nel fondo. E ancora e$traordinario il moto dell'acqua dal Bo$phoro, e dal- l'Elle$ponto. perche $empre fa il flu$- $o, ne mai il reflu$$o. il che auiene per la copia de' fiumi. i quali entrano nel mare. Segue la terra. la quale $i può credere che $ia $emplice pre$$o al cen- <pb> tro del mondo, $i come il fuoco pre$$o al concauo del cielo: intendendo però, che que$ta $implicità non $ia eterna, ma di lunghi$simo tempo. perche una co- $a corro ttibile non può eternamente durare in un mede$imo $tato, onde è credibile, che, oltre a'raggi cele$ti, e la uirtù della qualità cele$te, alcuna for za uiolenta di terremoto conduca fino al centro parte dell'aria, ò dell'acqua, e che di nuouo poi alluogo della prima terra $ucceda altra terra. E perche $e- condo l'ordine di natura deueua l'ac- qua $opra$tar da ogni parte la terra: la mede$ima natura ha alterato l'ordine $uo ratione finis, come dicono i philo- $ophi; acciò che gli animali in que$ta e- minenza della terra pote$$ero uiuere: $i come ancora nel picciolo mondo, cioè nell'animale, $ono molte co$e contra la natura della materia, ratione finis; come quell'o$$o, che $i chiama $inci- <pb n=XXX> put; il quale e$$endo duri$simo, e mol to terreo, e però graue, doueua e$$ere ratione materiæ nella inferior parte del l'huomo, e nondimeno ratione finis fu po$to dalla natura nella $uperiore, per a$sicurare contra gli accidenti la piu nobil parte di e$$o huomo. La terra ha $imilitudine dell'animale. perche $i co me egli ha il $angue, il quale tra$corren do per le uene tutto il corpo nodri$ce: co$i ella ha le acque, le quali o in fiumi, o in fonti, o in altra forma le humetta- no, & nodri$cono: egli ha lo $pirito, el- la il uapore etereo, & l'eshalatione i- gnea; dalli quali fomentata genera e no dri$ce; egli ha le o$$a, ella i monti: i quali la prouida natura produ$$e ancor e$si ratione finis; a fine, che dalla loro $ommità de$cende$$ero i fiumi, e riga$- $ero la terra in $eruitio de gli animali. e perche alcuni credono, che i monti $ia- no eterni: $i può credere, che $iano e- <pb> terni e$$endo $empre monti, ma che $i diminui$cano per la forza dell'acque e de' uenti, e di nuouo $i accre$cano par te per la uirtù del calore etereo, e par- te per l'operatione dell'aria frigida, la quale aggionge materia di$po$ta a con- uertir$i in $a$$o. E que$te co$e ba$tino, quanto alla terra in generale. Quanto a quella parte, che è habitabile, Ari$to- tele, e gli auttori piu antichi credette- ro, tutta quella zona della terra, la qua le è $oggetta al polo artico, e uicina, e$$er inhabitabile per il troppo freddo, e continuo giazzo: perche piu di tutte è lontana dal $ole: il quale la tocca co' $uoi raggi tanto obliqui, che non han- no qua$i forza alcuna a ri$caldare, e ge nerare. all'incontro credettero, tutta quella zona della terra, la quale $oggia ce al circulo equinottiale, & è rinchiu $a da i tropici, per il troppo caldo e$$er inhabitabile: perche il $ole tutta la feri- <pb n=XXXI> $ce co' raggi diretti, o poco obliqui. fra que$te po$ero una zona temperata, & idonea alla generatione; la quale noi habitiamo. e per la mede$ima ragione credettero, uer$o il polo antartico e$- fer pae$e inhabitabile per il troppo fred do, e dipoi una zona temperata qua$i fino al tropico di Capricorno. e nella no $tra zona habitabile tenne Ari$totele il quarto clima e$$er piu temperato; $ot- to'l quale è la maggior parte della Gre cia. que$ta ful'opinione de gli antichi. ma Auicenna dipoi tenne, che il Sole ri$calda$$e la terra non tanto con ferirla co'raggi diretti, quanto con dimorar- ui $opra lungo $patio. perilche, e$$en- do che il $ole dimora a$$ai circa i tropi- ci per l'obliquità e fle$$o del zodiaco, e nel circulo equinottiale pochi$simo dimora, ma di $ubito trappa$$a; giudi- cò Auicenna, $otto il circulo equinot- tiale e$$er pae$e, non per il troppo cal- <pb> do inhabitabile, ma temperati$sima, e molto accommodata all'habitatione, per e$$er iui continuo equinottio. alla qual po$itione benche Auerroe con molte ragioni habbi cõtradetto in quel la paraphra$i, la quale $cri$$e $opra la meteora; nondimeno que$ta que$tio- ne è $tata deci$a a tempi no$tri dall'e- fperienza. perche nella nauigatione de Spagnuoli, e $opra tutto de Portughe $i $i è ritrouato, che $otto il circulo e- quinottiale, e fra i topici ui habitano di molte genti, di colore non nero, come gli Etiopi, ma bruno. onde $i uede, che Auicenna hebbe opinione bona, quan to al credere quella zona e$$er habita- bile: ma s'ingannò, quanto al crede- re che ella fo$$e temperati$sima. il che $i cono$ce dal colore, e dalle operatio- ni di quelle genti: perche $ono imbel- li, e timide, e d'ingegno molto inferio re a'Greci; i quali habitano il quarto <pb n=XXXII> clima. $otto a' tropici $ono regioni piu calde, che $otto il circulo equinottiale, ma non però inhabitabili, eccetto le $o litudini dell'Africa piene di arena: le quali però non $ono in tutto uuote, e$- $endo habitate da gli Etiopi, e dai Tro gloditi. dalla quale e$perienza $i è cono $ciuto, che quell'incommodo, il qua- le ha quella zona per i raggi perpendi- culari del Sole, è ricompen$ato dalla po ca, anzi qua$i niuna dimora del Sole nel circulo equinottiale: perche il zo- diaco iui è diretto, e non torto, come ne i tropici. oltre a ciò, il continuo e- quinottio, e finalmente l'allontananza del Sole dal loro orizonte, il quale di- $cende precipite, e $e ne uà diritto $ot- to i piedi di quei popoli; & all'incon- tro $otto i tropici, e pre$$o ai tropici la dimora del Sole per il fle$$o del zodia- co, i giorni e$tiui piu lunghi, la $ce$a del Sole $otto l'orizonte non co$i grande, <pb> fanno l'e$tate piu calda, che $otto l'e- quinottiale. Quanto a gli Etiopi, la cau $a, perche $olamente in Africa $i ritruo uino, $arebbe a$$ai o$cura, $e non $i con- $idera$$e la qualità del pae$e. perche grandem&etilde;te importa la conditione del la terra $ottopo$ta, cioè, $e è piana, ò montuo$a; $e bagnata da'fiumi, ò $ec- ca; $e $a$$o$a, ò areno$a, ò di gra$$o ter reno. percioche tutte que$te conditio ni po$$ono a$$ai circa la temperie, ò la intemperie di un pae$e. importa anco- ra molto, quali $iano i uenti, e da che luoghi uengano, $e da luoghi paludo$i, ò da caldi, ò da freddi. le quali differen ze hanno forza di dar diuer$a natura a pae$i contermini, e po$ti $otto la mede $ima plaga del cielo: onde $ono alcuni caldi, alcuni freddi; alcuni di aria $alu- bre, alcuni di offen$iua. perilche nella Libia, oue è campagna areno$a, e niu- no fonte, la terra riceue dal Sole gran- <pb n=XXXIII> di$simo calore, e dal canto $uo ri$calda l'aria parimente, onde $i muta la com ple$sione de gli habitanti, e diuengono Etiopi per l'ecce$siuo caldo. il che non auiene ne gli altri luoghi $oggetti, o ui- cini al tropico, per e$$erui copia di fon ti, e di monti, e di paludi: onde gli ha- bitanti non $ono Etiopi, ma bruni. per che alla generatione di tutte le co$e, ol- tra le cau$e cele$ti, è di momento gran de la qualità della materia $oggetta: al- la quale perche non attendono gli a$tro loghi, molte uolte rie$cono bugiardi. Gli elementi, per e$$ere mutabili & al- terabili l'uno con l'altro, fanno tutti i corpi mi$ti. et ogni alteratione dipen- pe dalle loro qualità prime, l'una con- traria all'altra: perche le $econde qua lità dipendono dalle prime, come da principii. le prime $ono cono$cibili dal tatto, e piu attiue di tutte: e $ono qua- tro, calidità, frigidità, humidità, $icci <pb> tà. delle quali po$siamo formare $ei con giuntioni, due impo$sibili, e quatro po$sibili. le impo$sibili $ono, calidità con frigidità, humidità con $iccità: per- che niuno corpo $i ritruoua, nel quale $iano $omma calidità con $omma frigidi tà, o $omma humidità cõ $omma $iccità: non potendo due contrarii e$$er in$ie- me in un $ubietto. le po$sibili $ono, ca- lidità con humidità, calidità con $iccità, frigidità con humidità, frigidità con $ic cità. delle quali quatro qualità e$$endo partecipe ogni corpo mi$to, uiene à par ticipare di tutti quatro gli elementi. Et è d'auertire, che Ale$$andro Aphro- di$eo, e Galeno coetaneo di Ale$$an- dro, e Philopono tennero, che que$te quatro qualità fo$$ero le forme de gli elementi. il che è manife$ti$simo erro- re. perche ogni forma di qual $i uoglia corpo è $o$tanza, per que$ta ragione. $e il fuoco, uerbi gratia, è $o$tanza; & <pb n=XXXIIII> è fuoco per la forma, che gli da l'e$$e- re: $egue, che la forma, la quale lo fa e$$ere $o$tanza, ancor ella fia $o$tanza: perche $e non fo$$e, non potrebbe da- re al fuoco quel che ella non haue$$e. onde u$ano di dire i philo$ophi: pro- pter quod unumquodque tale e$t, & il- lud magis. $e adunque ogni forma è $o $tanza; non po$$ono le qualità e$$er for me, e$$endo, come $a ogniuno, acciden ti:e quello, che è accidente ad un $ubiet to, non può e$$ere $o$tanza all'altro: la quale è propo$itione famo$a & appro- uata, e caua$i dal primo della phi$ica, da quelle parole: Quod uere e$t, acci- dit nulli. onde Auerroe nel commen- tario $opra l'ottauo della metaphi$ica riprende Ale$$andro, per hauer detto, che nel fuoco la calidità è forma $o$tan- tiale. oltre a ciò, $e la materia è nel ge- nere della $o$tanza: ragioneuole mi pa re, che molto piu ui debba e$$ere la for <pb> ma: la quale ogniuno $a che è piu nobi le della materia. Aggiungo: $e ne$$una $o$tanza è per $e $en$ibile, come dice Ari$totele nel $econdo de anima: come po$$ono le prime qualità e$$er $o$tanze, le quali $ono $en$ibili e cono$cibili al tatto? Ecci ancora que$ta ragione, $e le prime qualità $o$$ero forme; $eguireb- be, che ogni elemento hauerebbe due formc; hauendo ogni elemento due qualità. il che è co$a impo$sibile.