ANNOTATIONI SOPRA LA LETTIONE DELLA SPERA DEL SACRO BOSCO

Doue $i dichiarano tutti e principii Mathematici & Naturali, che in quella $i po$$an’de$iderare. Con alcune qui$tioni Notabili a detta Spera Nece$$arie, & altri notandi & rari $egreti, che in quella $on a$costi. Con le infra$critte co$e, cio, e,

Vna Nuoua & fedele (ad verbum) traduttione di detta Spera.

Vna Spera Theologica Diuina, & Chri$tiana.

Vna Spera Platonica, con Alcune eccitationi mathematiche, Theolo- giche & diuine.

Vna Nuoua inuentione, & A$tronomico in$trumento, per $ubitamente fabricare le dodici ca$e cele$ti della figura a$tronomica, $enza altri ca- noni, o, calculo. Authore M. Mauro Fiorentino, Theo$ebo, Phona$co, & Philopanareto.

C. Mezo di. D. Settentrione occid Ori\~ete. ♀ ♂ Madye. ♐ ♃ Religione ♏ ♄ Norte ♎ < con so ♍ ☿ In$evmi radi ♌ ♀ Fă$iuo$i ♋ ☉ Padve ♊. ♂ Fre$$i ♉ ♃ Riche zze ♈ ♄ Vita ♓ ♀ Inimici ☉ Amici in 10. 9 8. B. 7. 5. 4. 3. 2. 1. A. 12. 11. AL ILLVSTRISSIMO S. COSMODE MEDICI DVCA DI FIRENZE M. MAVRO FIORENTINO SERVI- TA. S. ET FELICITA.

_P_ER E$$er (come dice il philo$opho nella $ua moral philo$ophia) il bene per $ua natura, di $e ste{$s}o communicati- uo, & io uolendo quello imitare ho fatto (per non stare otio$o) come Diogene, uoltando un $a$$o (o Doglio, com’ altri di cono) fra tanti belli, & piu alti di me, academici ingegni. Et e, questo $a$$o à me, la dureza & diffi culta dell’imaginar$i queste co$e Mathematice, abstratte & $eparate dalla materia & dal moui- mento. laqual (s’io non m’inganno) pen$o (per li $tu dio$i giouani) hauer’ alquanto $coperta & molli- ficata. Pen$ando $empre far co$a a uostra Eccel- lenza grata, nel tirare innanzi & incitare, li $tu- dio$i & nobili $piriti della citta alle co$e mathema- tiche. A ogn’altra Scienza & Arte, oportune & nece$$arie. Et non mi occorrendo S. piu grato, ne piu benemerito, & di tuttili altri studii nuouo Mecenate. Ho destinato questa mia (Quale la $i $ia) opera a uo$tra Eccellenza Accio in luce $i- cura & fauorita uada. Quella dunque pigli in$ie- me il buon’animo mio in uer$o di S. Eccellenza. Et quando intenda cio e$$erli grato, m’appa- recchierò piu alte & graui co$e, (a commune utilita) per quella tentare. Della Annuntiata, il primo di Gennaio Del M. D. X L V I _I_.

ANNOTATIONI SOPRA LA Lettione Della Spera del Sacro Bo$co letta a i Nobili & Honorati Scolari Giulio Sca- la, Gi$mondo Martelli, Simone Strozi, Pierfran- ce$co Ginori, & Auerardo da Filicaia. Doue $i dichiara tutti i Principii Mathematici, & Naturali che in quella $i po$sin de$iderare, con alcune Qui- $tioni Notabili à detta Spera nece$$arie, & altri notandi & rari $egreti che in quella $on a$co$ti.

Autore M. Mauro Fiorentino, Theo$ebo, Phona- $co, & Philopanareto.

NEL Principio di cia$cun libro che s’ha da e$porre & dichiarare (come dice il commentatore nel proemio della philo$ophia Natu- rale) Se perfettamente $i vol e$por re & di chiarare: e nece$$ario pri- mieramente Otto co$e dichiara- te, & notare cio, e,

1 L’intentione dell’ autore, Scopo, & Soggetto del libro.

2 L’utilita.

3 L’ordine.

4 La Diui$ione.

5 La Proportione all’altre $cienze.

6 La via della dottrina cio, e, il modo del pro- cedere,

7 Il nome del libro.

8 Il nome dell’ Autore.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

TRACTATVM DE SPERA. ETC. In- Intentione del’ Autore. tende l’autore in que$to libro della $pera, per la $pera materiale (gia po$ta in e$$ere) dimo$trare qual $ia, la $perica, & mondial macchina. Pre$uppon\~edo li a$col tatori beneuoli, & attenti (Hauendo la$ciati i tito- li, iquali nel captar beniuolenza s’u$ono, & manco detto co$a alcuna della difficultà che hanno le ma- thematiche $cienze nel’ab$trahere & $eparare (coll’ immaginatione) le $petie, o, ver forme & figure del le co$e, dalla materia, & mouimento, & $olamente po$to l’ordin del procedere. Diuidendo il $uo libro in quattro parti principali. Come $i vede di $otto. & que$to fa nel proemio, & principio del libro, fin’ al trattato del detto libro, doue dice.

SPERA IGITVR AB EVCLIDE. ETC. Doue pone tre $orti di $pere da con$iderare cio, e.

Spera Imaginaria & \\ Mathematica ## Artificiale & \\ Materiale ## Naturale # Nel far$i & \\ Modo di fabricarla # Nell’e$$er fatta et \\ Posta in e$$ere # Substanziale \\ Et Mondia \\ le macchina # Accidentale # # # Retta # Obliqua

Come $i vedra nel procedere. Et perche il $oggetto in qual $i voglia $cienza, è quello intorno al quale at tende principalmente ogni con$ideration dell’auto- re, per tanto, e, da vedere prima di quello, & donde $ia co$i chiamato. E’dunque nominato $oggetto; Soggetto per e$$er $ottopo$to & $oggetto alle pa$sioni & pro prietà, che di quello nella $cienza $i conchiudono, & perche il corpo cele$te mobile a qualche luogo intorno al centro, o, uer mezo, ê in que$to libro il TRATTATO PRIMO. $oggeto (il quale l’autore chiama Spera) per que$to è con$eguente, che della $pera, parti, & pa$sioni di quella in tutta que$ta opera $i determini. Et è que- $ta con$ideration della $pera, in quattro parti diui$a, come $i vede ne quattro trattatti di quella.

Nel primo dunque trattato de$criue la $pera, & le $ue parti indiui$ibili; cio, e, il centro, l’axe. & i poli di quello, & certi principii d’a$trologia $i dichiara- no, come $on que$ti cio, e, Qual $ia la forma del mõ- do, chel ciel $i muoua, che ei’ $ia $perico, che la terra & l’acqua $ia di figura $perica & tonda, che la terra $ia nel mezo, & centro dell’uniuer$o. ch’ella $ia din- $en$ibil quantità, & com’un punto ri$petto alla $pera chella $ia immobile & fi$$a nelluogo $uo naturale, & finalmente $i dichiara, qual $ia la grandezza della ter ra: & tutte que$te co$e $on prencipii & fondamenti di que$ta quadriuiale $cienza dell’ A$trologia.

La $econda con$ideratione è de circuli, o ver cer- chii, de quali la cele$te $pera (cio e, l’aggregato & ma$$a de i cele$ti corpi) s’imagina e$$er compo$ta, & dice l’autore $pera cele$te, a differenza della mate riale. Imperhò che gliè, doppia $pera, cio e, la cele$te che, e, rappre$entata & immaginata, & la Materiale. (la qual $i fa di qualche corpo, o, di qualche materia inferiore) rappre$entante (& imaginante materiale.) Quella $pera $uperiore & cele$te, & ambe due que- $te $pere $i compongon di $imili cerchii. Il che $i ve- dra nel $econdo trattato doue dice lautore.

HORVM AVTEM CIRCVLORVM. ETC.

La terza con$ideratione, e’nel terzo trattato, & è, del mouimento del primo mobile, cio, e, del na$cim\~e to & tramontar’ de $egni, & qual $ia mezo cielo, $e- condariamente della diuer$ita de i giorni & delle ANNOTATIONI NELLA SPERA notti, quanto alla lungheza & breuita di quelli.

Della qual diuer$ita, è cagione il na$cimento & tra- montare de $egni diuer$o.

Nel terzo luogo, della diui$ion della terra habitabi- le, in climati (cio e, gradi o al no$tro modo $caglio- ni) ne iquali tal’diuer$ita accade, doue dice.

SIGNORVM AVTEM ORTVS

La quarta & vltima $peculatione, e dellaltre $pere dalla prima in giu, cio e, delle $pere de i pianeti, & de mouimenti & pa$sion di quelli, & ma$sime delli eclyp$i. # Nel quarto trattato doue dice.

NOTANDVM QVOD SOL HABET VNICVM CIRCVLVM ETC.

Circa la prima parte adunque, è, da $apere, che dalcu na co$a che s’ha da $apere, $i ha perfetta notitia per tre co$e. Prima per la diffinitione & e$po$itione di quella co$a che s’ha da $apere. Perche se’l $oggetto non $i dichiara$se con quella e$po$ition che ei ricer- ca, niente di quello $i prouerebbe. Secondariamen te per la diui$ione del detto $oggetto nelle $ue parti. Perche la diui$ion $i fa per fuggire la confu$ione, & acqui$tar di$tinta notitia della co$a. # Terzanamen te, per la notification delle parti diuidenti, come vo le il philo$opho nel primo della po$teriora. Perche all’hora e fatta perfetta la $cienza, & la notitia s’ha di$tinta, Quando il detto $oggetto $i $a non $olamen te nel tutto, ma anchora nelle $ue di$tinte parti.

Et percio volendo l’autore dar perfetta & di$tinta notitia della $pera, O$$erua que$te tre co$e cio e; che prima dichiara & diffini$ce che co$a $ia $pera. Secon dariamente quella diuide. Quiui doue dice.

SPERA AVTEM DIVIDITVR ETC. # Nel ter- zoluogo dichiara la proprieta delle parti di quella.

TRATTATO PRIMO.

Quiui doue dice. # VNIVERSALIS AVTEM MVNDI MACHINA. ETC.

La $pera dunque $i con$idera in tre modi com’è det- to. Prima quanto all’imaginar$i detta $pera nella fan ta$ia, $eparata da ogni materia, & que$ta e detta $pe- ra imaginaria, & percio dice. # SPERA EST TRAN SITVS. # ETC.

Secondariamente $i con$idera quanto al modo del fabricar$i & far$i detta Spera. Doue dice

VEL EST TALE ROTVNDVM. ETC.

Perche prima (Secondo l’ordine della natura) deb- be e$$er nellidea & nell’ imagination dell’ artefice, quello che habbi à fabricare, & di poi porlo in e$$ere.

Nel terzo luogo $i con$idera (detta Spera) fatta & po$ta in e$$ere, & percio dice. # SPERA ETIAM A THEODOSIO SIC DESCRIBITVR ETC.

Per la notitia dunque di que$te diffinitioni, è da no tare & $apere primieramente. Che co$a $ia figura. Come s’ha nel principio del primo delli elementi Mathematici da Euclide. Il qual dice. La Figura è vna quantita da vno, o piu termini chiu$a perche non $i da quantita infinita in atto, ma ogni quantita è terminata, & finita. # Tertio Phy$icorum & primo de celo. # Itermini $on di tre $orti. Come dice Euclide nel mede$imo luogo, & Ari, nel libro de i predicamenti, cio, e, Punti # . # . # Linee # ------- # Superficie I punti dunque non’ chiudono ne terminano figura alcuna ne quanti ANNOTATIONI NELLA SPERA ta. Perche $olamente terminan la linea, la qual nõ è fi gura, $eguita dunque che $olamente le linee, & le $u perficie $on termini (terminanti & ab$tratti) che po$ $on chiudere & terminare la figura. I quali termini po$ti nella materia, $i dicon’e$$er termini terminati & naturali: & nõ mathematici a$tratti & $eparati dal la materia. Come alcuni s’imaginauano. adũque ne$- $una figura è primieram\~ete terminata & contenuta da i punti, ma $olo dalle linee o uer dalle $uperficie. Et $e la figura, è terminata dalle linee, $i chiamera fi gura $uperficiale. Come e il cerchio, che da vna $ola linea è contenuto, & è figura perfetta, perche non $i puo (a detta linea) aggiugnere co$a alcuna, & perche il principio è congiunto col fine. Simile, in cio, alla perfettion’ diuina.

Le due linee rette, non conchiudono $uperficie al- cuna, per e$$er la dualita (come dicono i Pythagori- ci & Platonici) numero feminino & $terile, $epara- to & da per $e (dal numero caffo & ma$culino) pre $o. Come $i vede anchor ne i numeri, che tanto fa 2. & 2. quanto 2. vie 2. cio e 4. & niente $i genera, o, accre$ce per tal multiplicatione.

Le due linee dunque non po$$on conchiudere, o, $errare $uperficie alcuna, perche $e $on paralelle o vero equalmente dall’una all’altra di$tanti, non mai concorrono, o, vero s’accozano in$ieme. & $e s’in- ter$egano & attrauer$an luna laltra, in infinito (ti- rate) $i di$co$tano. Come $i vede di $opra per la lor figura.

Le tre linee dũque conchiuderanno la prima $uper ficie, che è il triangolo. Ma $e la figura $ara chiu$a & terminata dalle $uperficie. (per che la $uperficie è ter mine del corpo) $i chiamera figura corporea, & per TRATTATO PRIMO. che non $on piu i termini chelle figure; ne anch or le figure $aran piu che le $opradette, cio e, o $uperficia li o corporee; da vno o piu termini contenute; co- m’è, il circulo, che da vna $ola linea è contenuto, & la Spera, la qual da vna $ola $uperficie, è conchiu$a. Il triangolo $uperficiale da tre linee. Il $olido & rile- uato triangolo da 4. Superficie, & co$i s’intenderà del quadrato, da 4. linee, & il pentagono da cinque. l’exagono da $ei, & co$i in infinito. &c.

E’@da notare anchora, che la $pera Orbiculare è diffe rente dal cerchio, & dalla $pera $olida in que$to, che è cõtenuta da due $uperficie, cio e concaua (di den- tro) & conue$$a, di fora: come $on tutti li orbi & $pe re cele$ti, & elementari, eccetto la terra che è $empli cemente $perica, & l’acqua, $ola orbiculare. &c.

In$egna dunque Euclide in que$ta prima diffinitio- ne (nõ che co$a $ia Spera reale & po$ta in e$$ere, ma co me $i po$$a imaginare & cagionare detta Spera. (com’ e detto di $opra) & però dice. SPERA EST, TRAN SITVS DIMIDII CIRCVLI, VEL CIRCVMFE RENTIAE. ETC. Il che per poter meglio imaginare. Si pongon l’infra$critti termini Mathematici cio e, Imaginan$i i Mathematici, che il punto (per imagi- natione) mo$$o, cagioni la linea, la quale anchor mo$$a, cagioni la $uperficie, o vogliamdire il piano, & detta $uperficie mo$$a produca il corpo, come $i vede nelle figure. &c.

Co$i (al propo$ito) s’imaginano, che mouendo$i la linea d’una meza circunferenza. (per vn’intera reuo lutione) cagioni la $uperficie della Spera, co$i pari- mente $e alcun $i vuole imaginare perfettamente vna rotondita Sperica, Imagini riuoltar$i (per vn’ intera reuolutione) cio e, che doue comincia à vol ANNOTATIONI NELLA SPERA tar quiui ritorni) la circunferenza d’un mezo cer- chio: & hara l’intento. Come $i vede per le $ini$tre figure &c.

Anchora e da $apere (come perle co$e dette è ma- ni$e$to) che quella $ola linea che conchiude il cer- chio, $i chiama circunferenza, & non cerchio. Con cio $ia che il cerchio $ia la $uperficie, & pianeza da detta circũferenza circundata. Il cerchio anchora in duo modi $i puo diuidere, prima, in dua mezi cer- chii, il che $i fa per vna linea che pa$$a per mezo il cerchio & acco$ta le $ue e$tremita’ alla circunferen- za. (Come s’ha nel terzo delli elementi mathemati- ci) & que$ta tal’ retta linea e chiamata diametro in greco, che nella no$tra materna lingua vuol dire mi $ura di dua Semicirculi, o uer mezi cerhii, per che tutti duo li mi$ura equalmente. Da DIA che vuol dir dua, & METROS mi$ura.

Le due dunque parti del cerchio, equali $i chiamon $emicirculi, o vero mezi cerchii, & e (com’e detto) il mezo cerchio, quella parte della $uperficie o pia- no, che e fra il diametro, & la meza circunferenza rinchiu$a (primo elementorum) ma le parti della circunferenza diui$a $i chiamon meze circunferen- ze, o ver mezi cerchii.

Puo$si anchor diuidere il cerchio in dua parti non Semicirculo equali per vna retta linea che non pa$si pel centro, & que$ta linea $i chiama corda, & le parti non equa- li di detto cerchio $i chiameran portioni, o ver parti Spera Parte minore maggiore, & minore, & co$i per le co$e fin’a qui det te, e manife$to in che modo $ia imaginata la figura $perica. cio e per il giramento d’un’intera reuolutio ne, dun mezo cerchio.

Co$i $i debbe imaginare la figura Ouale (cio e, in TRATTATO PRIMO. forma d’uouo) dalla portione, o parte minore del Parte minore Ouato cerchio, riuolta & girata, come di $opra, & la portio ne, o parte maggiore del detto cerchio, riuolta per vn’intera reuolutione cagionera la figura lenticula re, cio e, in forma dilente, (legume & cibo da man giare) come $i vede nelle $ini$tre figure. &c.

Appre$$o, per piu chiara & maggiore intelligenza Lenticulare de i detti termini mathematici, $i porra la diffinitio- ne & dichiaratione di quelli, cominciando dal pun- to mathematico, & indiui$ibile, come $i vede ne i principii del primo dell’elementi mathematici, in Euclide, con altre Qui$tioni notande, & $olutioni d’alcune Sofi$terie dell’auer$ario, di tale $cienza. & perche del Soggetto, $i debbe pre$upporre la noti- tia del nome (cio e, perche e $ia co$i nominato) & della co$a, cio e, Quel che $ia in $e, Per cio diciamo, Che la Spera e co$i nominata & chiamata grecamen te (cio e, Sphera & Spera) che in no$tra lingua vuol dire co$a volubile & atta a facilmente muouer$i, piu ch’altra figura, per e$$er tonda, & toccare il piano $o pra il qual $i muoue) $olamente con vn punto.

E anchor detta Spera per P. & non per F. (perche grecamente. Spira vol dire cerchio inuoluto, & ra- uolto (come fa il $erpe & il cane quando dorme) cio e, non chiu$o; per e$$er la detta Spera di figura anchor circulare, & que$to ba$ti quanto al nome.

La Spera dunque artificiale & reale, che e gia in e$- $ere, po$ta in materia di legno, o altro metallo (Co- me dice Theodo$io) E, vn corpo $olido (cio e, ma- teriale & $en$ibile) & rotondo contenuto da vna $uperficie $perica, nel mezo del quale, e vn punto, dal qual tutte le linee dirittamente tirate alla circun ferenza, $ono equali, Et que$ta e la reale diffinitio- ANNOTATIONI NELLA SPERA ne, Della Spera artificiale po$ta in e$$ere, per la quale s’ imagina & rappre$enta la mondiale & naturale Spera.

E dunque la figura, Mathematica Genere ad ogni $petie di figura come, e, la $perica & tutte l’altre fi- gure, & è, com’è dettoquella che da vno, o, piu ter- mini, e, chiu$a, & terminata.

I termini $on (come è detto di $opra,) punto, Linea, Superficie. Il punto dunque mathematico, e, vn’in diui$ibile, del quale non $i puo far parte alcuna, & e, di due $orti cio, e.

Mathematico. # Na: urale Imaginato. # Posto in materia. Indiui$ibile. # Diui$ibile. Punto.

E da notare per le co$e che s’han da dire, che il ma- thematico, $empre $epara dalla materia & dal moui- mento (colla $ua imaginatiua) le forme, figure, & quantità. A differenza del Natural philo$opho, che le con$idera nella materia, & percio, $eguita & dice che la linea, e, vna quantita imaginata, lunga, $enza largheza, & nõ $inganna in tale imaginatione ab$tra hendo & $eparando dalla materia (come dice il Phi lo$opho) perche e$$endo il punto indiui$ibile, & mouendo$i (com’e, detto) di nece$sita cagiona la li Linea. nea indiui$ibile per la largheza, benche per lunghe- za $i po$$a diuidere. # &c.

La $uperficie, e, vna quantita lunga & larga $enza Superficie. profondita, o, vuoi dire gro$$eza.

Et è, (come è detto di $opra) la linea, termine termi- nãte (cio, e, nõ terminato da materia) della $uperficie o, uer pianeza. Et la $uperficie, termine terminante del corpo, & per cio (com’è detto) $i come $on due TRATTATO PRIMO. $orti di termini, co$i $on due $orti di figure, cio, e, o, $uperficiali, o, corporee.

Il corpo anchora, e, vna quantita (immaginata) lun Corpo. ga, larga, & gro$$a. Il corpo $perico, e, come di $o- pra, e, detto.

Il cerchio, e, vna figura piana, contenuto da vna (in torno) girata linea. Nel mezo del quale, e, vn punto dal qual tutte le linee drittamente tirate alla circun ferenza, $ono equali. Come $i vede nella (di $opra) figura.

La figura piana, e, quella della quale il mezo non Figura Piana e, piu alto che li e$tremi.

La circunferenza del cerchio, e, la linea che contie- Circunferenza ne il cerchio.

Il centro del cerchio, e, quel punto del mezo, dal qual tutte le dritte linee, tirate alla circunferenza $ono equali, & e, detto centro Grecamente, che in no$tra lingua vol dire punto.

Il $emicirculo, e, vna figura piana, contenuta dal diametro del circulo, & dalla meta della circun- ferenza.

E’l Diametro del cerchio (com’e, detto) o, vero a$$e della $pera, e, qualunque linea dritta che pa$$a pel centro & tocca colle $ue e$tremita la circun- ferenza.

La linea, e, Genere, & commune à ogni $petie, & Linea. $orte di linea, cio, e, alla retta & obliqua, o, vuoi dire dritta & torta.

La linea dunque retta, e, da vn punto à vn’altro bre Linea retta ui$sima e$ten$ione, cio, e, piu corta che $ia po$sibile, & ha diuer$i nomi, $econdo la diuer$ita delle figure le quali termina.

Onde, che nel produrre angoli retti, Si chiama ret- Perpendiculare ANNOTATIONI NELLA SPERA ta, & di piu perpendiculare. Sopra vn altra retta ca- Retta dendo. Come $i vede. &c.

Anchora è da notare que$ti prencipii in Geome- tria (à detta Spera nece$$arii) che tutti li angoli $on di tre $orti cio e, Angolo Retto. # Acuto # Ottu$o Diritto. # Stretto # Largo, o, aperto Equale. # Inequale # Inequale # # Coalt erni Sperale # Contingentie. o, u\~er. \\ per un’$ol’punto toccante # Coalterni. $empre equali \\ o, uer contrapo$ti. Appre$$o, e, da notare, che ogni retta linea, che cade $opra vn’altra retta, o, vero inter$eca quella, cagiona dua angoli retti, o, uero a dua retti equali. Paralelle.

Le linee paralelle & equalmente di$tanti (com’e, detto) $on quelle che in infinito tirate, non mai con corrono, o, uer $i ri$controno, & per il cõtrario quel le d’inequale di$tanza. Come $i vede, per le $ini$tre figure. Non paralelle

Anchora, e, danotare (contr’al Sophi$ta) che lango lo dice, & importa dua co$e, cio, e, il contatto delle due linee, o, uer toccamento, ilquale, e, indiui$ibile, & lo $patio rinchiu$o (dal detto angolo) ilquale, e, diui$ibile, & $econdo detto $patio intercepto & rin- chiu$o, con$iderato; puo e$$er maggior & minore TRATTATO PRIMO. l’un dellaltro: & non $econdo il contatto. ilqual $i fa Cerchii. in vn punto che e, indiui$ibile. &c.

Le linee Spirali, o vero circulari, inuolute, o vero a’volte intorno a vn centro, $on quelle che non han no vn mede$imo centro. Com’é detto di $opra del Spirali. Diametro. $erpe & cane quando dorme, che fan $imili linee. Come mo$tra la figura.

La linea dunque retta, Nel cerchio $i chiama dia- metro, per la ragion detta di $opra.

Nella $pera $i chiama axe, o a$$e (ab agendo) cio e da quell’agitar$i della detta $pera intornoli, o vuoi dire dal mouimento che $i fa intorno la $pera.

Nella parte maggiore, o minore nel cerchio, $i Axe. chiama corda, dalla Greca etimologia: ma dalla Latina $i dice fune (a fundendo) cio e, che a modo di $trutto metallo a poco a poco $i componga & fabri- chi$i &c.

Nel triangolo $i chiama cathetto, lato, o $utten$a Chorda. 1. Chatetto. 2. Lato. 3. Ba$a. 1 3 2 3 3 2 2 (cio e contrappo$ta all’angolo) & ba$e, come $i vede.

Nel quadrato o quadrilatero, & altra figura di piu lati: Diagonale è chiamata la detta retta linea, dalla Greca etimologia, cio e vera deriuatione per pa$$a- re per li contrapo$ti angoli.

E' anchor da notare, che la linea e terminata da duoi punti, accidentalmente (com’ e detto) contro al $ophi$ta i quali Nell’a$$e $i chiamon Poli, greca- mente (a Poleo, verto) cio e dal voltar che fa la $pe ra $opra di quelli.

Et per che li accade in detta $pera & libro dell’auto- re, trattare di piu $orti figure, percio, a’maggiore & piu ampia notitia di quel’ che s’ha da dire. Dicia- Diagonale. mo, generalmente e$$ere tre $orti di Figure. cio e, ANNOTATIONI NELLA SPERA Semplici Cerchio. Orbe. Spera. Compo$te Triangolo Equilatio. I$o$cele. Scalenone. Di 3. lati equali. Di 2. lati equali. Di 3. lati i equali. 2 2 2 4 4 2 3 5 4 Et pin che com po$te. Quadrato. Quadrato. Quadri. latio Romboide Rombo Trapezio o Men$ola. Che co$a dunque $ia Cerchio. # Orbe circulare; & orbe $perico, & $pera $imilmente è detto di $opra.

Il triangolo $imilmente di 3. lince compo$to, è di tre TRATTATO PRIMO. $orti come $i vede di $opra; cio è di tre lati, & angoli, Equilatero 2 2 2 equali; & chiama$i equilatero, cio è d’equal’ lati.

Di dua lati & angoli equali, & chiama$i, Grecamen te. I$o$cele, che vuol’dire com’e detto di $opra.

Di tre lati inequali; & chiama$i grecamente, Scale- I$o$cele. 3 5 2 none, cio è gradato, a modo (come $i vede per la fi- gura) di grado, o vero $calione.

Co$i il Quadrato $i dice e$$ere quello, che di 4 linee o vero lati, & angoli equali è compo$to.

Il Quadrilatero, e quello che, e da vna parte piu lun Scaleno. 3 5 4 go, cio è di lati inequali, & angoli equali.

Il Rombo, e vna figura di lati equali, & angoli ine- quali. Come $i vede. &c.

Il Romboide, e vna figura di lati & d’angoli inequa li. Come $i vede per le lor figure.

Le figure, Arabicamente dette Helmuariphe. Hel- Quadrato. 4 4 4 4 muain, & grecam\~ete Trapezii, o ver men$ole in no- ftra lingua; $ono al tutto inregulari; & da ogni ban- da inequali, piu che le dinanzi dette figure, Come $i vede &c.

Appre$$o, e da notare, che le dette figure, $orti$con’ Quadrilatero. tal’ uolta i nomi loro dalla diuer$ita delli angoli (ai quali $on’$empre conrelatiui, & conre$pondenti, i lati delle dette figure; & per cio, alcuna volta $on det te Orthogonie, grecamente, che vol’dire Rettango Rombo. Romboide. le, o ver’ di retto angolo.

Alcuna volta $i chiamano Oxigone, grecam\~ete, che vuol’dire, d’angoli acuti, cio, e apuntati & minori del’Retto.

Alcunal’altra volta $on’dette AMBLIGONIE. gre- Men$ole Orthogonio. Oxigonio. Ambligonio. camente, cio è d’angoli Ottu$i, cio è gro$si, piu aper ti, & maggiori de Retti. Come $i vede per le figure di quelli.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

Et per che gli accade trattare del mouimento dei cieli, & del tempo da quelli ($ubiettiuamente) cagio nato; & del numero, che è mi$ura di detto tempo; Per cio è nece$$ario, hauer’ notitia di quelli, per e$$er’ pa$sioni & accidenti, di detto corpo cele$te mo bile, com’ e detto; & $oggetto di detta $pera.

Per cio diciamo, che il tempo, è vna mi$ura del’ mo Tempo. uimento del primo mobile, con$iderata $econdo il pa$$ato, pre$ente & futuro tempo; & e formalemen- te, & propriamente nell’anima no$tra; perche non con$iderando l’anima (come quando $i dorme) non è tempo alcuno &c.

Et $oggettiuamente e nel cielo; il quale, e $oggetto, & $o$tentamento di detto tempo. Il qual’ (com’ e, detto) e, vn’ accidente del mobile. &c.

Il moto, o ver’ mouimento di detto corpo, & aggre gato cele$te, è vn’atto, & perfettion di quello, non Moto, o ver’mo- uimento. ab$olutamente, ma in quanto che gli è mobile, cio è atto a muouer$i; & è com’ è detto accidente del mobile, Ab$olutamente con$iderato.

El Numero $imilmente, o ver’mi$ura, è di tre $orti cio è.

Numerante # Numerato El’ Anima no$tra humana. \\ Onde le be$tie non numerano, ne \\ cono$con $e uiuere. # Son’le co$e numerate Come $on \\ _3_. Cani, o tre caualli. &c. Numero, o Mi$u ra. Col qual’ $i numera.

Son’le imagini & Idee, de numeri nella mente, & fanta$ia no- $tra. Onde, ne$$una Natione pa$$a dieci, nel numerare ($egia non replica) perche non è Idea d’ altro numero. &c.

TRATTATO PRIMO.

Il numero anchora, o numerato, o ab$trato (& $e pa- Numero. rato dalla materia) che ei $ia, è vn’ aggregato, di piu vnita.

L’unita non, e nnmero, ma principio di numero. Et Vnita. molte $imili co$e $arien’ da notare; ma per e$$er’ det- te Nella no$tra prima traduttione (& $elua mathe- Spera dell’auto- tore. matica) Della, $pera; & per non pa$$are la breuita del compendio, & a’notationi, Rimettiamo li $tudio$i a’ Quella. &c.

Et tanto $ia detto per notitia, & intelligenza di det- ta $pera Mathematica; & reale artificiale.

Re$ta $ciorre & determinare alcune notande Qui- $tioni; & ri$pondere al $ophi$ta, & aduer$ario di tale $cientia. Di poi breuemente e$pediremo l’altre con- $iderationi.

Ma prima è da notare (per dichiaratione di quel che s’ha a’dire, circa il $oggetto, & ordine delle 4. Mathe matiche; & dichiaratione della $perica, $o$tanziale, & natural’ Macchina del mondo) che il $oggetto di que$ta Nobili$sima $cienza della a$trologia, e (com’ è detto) naturale, & nobili$simo per e$$er’ incorrut tibile, & da que$ta parte diciamo, Que$ta $cientia della $pera (& compendiaria a$trologia) e$$ere $cien- za reale, & naturale (benche altrimenti con$ideri il cielo, et tutto l’uniuer$o, il naturale philo$ofo) et per altra formal’ ragione, per il che è di$tinto in que$to dall’a$trologo, che lo con$idera $olo accidentalmen- te, cio, e come, Mobile, & $perico, & in che modo $ituato & po$to; & ogn’altra co$a per reduttione a que$to com’e proprietà d’ogni $oggetto. Et per que $to com’ e detto e $cientia reale & nobili$sima.

Similmente per per il modo del dimo$trare, & pro- uare le $ue ragioni che è Mathematico, pet vna $ola ANNOTATIONI NELLA SPERA formal cagione) & certo; percio, che le $cienze ma- thematiche, tengon’ il primo grado di certeza (& di poi $eguiton le naturali) & que$to è per procedere & dimo$trare per co$e che $ono a’noi & alla natura equalmente note & manife$te (benche nõ per equal’ modo.)

Per que$to dunque $ara’ Nobile, reale; & certi$sima; & auenga che il Mathematico ab$tragga, & $epari le forme (com’è detto) dalla materia & dal mouimen- to. Secondo la con$ideratione, & immagination $ua; niente dimeno, non $i parte ne $epara dalla materia, $econdo l’e$$er di quella. Perche ogni figura, linea, o $uperficie, è in qualche corpo; & co$i applicãdo l’im- magination’ $ua alle co$e cele$ti & $ublunari; cerca & troua la verita, che $i conuerte, & è vna mede$i- ma co$a con l’ente, & con la co$a reale. Come $i dira di $otto ri$pondendo al Sophi$ta.

E' dunque que$ta $cienza dell’A$trologia, grecamen A$trologia che co$a? te co$i detta che nella no$tra lingua vuol’ dire, Par- lare & ragionamento delle $telle; & e diffinita, Scien za del mouimente del primo mobile; & delli altri pia neti inferiori; detta quadriuiale per e$$er’ vna delle quattro Mathematiche.

Ma l’a$trologia giudiciaria, aggiugne a’ que$ta diffi- nitione vn’altra particola, cio e L’a$trologia giudicia ria, e vna $cienza del mouimento del primo mobile, & de i pianeti; PER CONOSCERE LI EFFET- TI, CHE IN QVESTE COSE INFERIORI DA QVELLI SON CAGIONATE: & è di dua $orti, cioè Prattica, & Theorica cio è $peculatiua, degna di piu cõ$ideratione; & piu difficile; & que$ta $i chia ma A$tronomia (grecamente) che vuol dire legge, & $cientia inuariabil delle $telle; & co$i è manife- TRATTATO PRIMO. $to il nome, & la diffinitione dell’A$trologia, & per che co$a, $ia dall’a$tronomia differente. Come $i ve- de nella $eguente diui$ione. &c.

Astrologia. Pratica. # Giudiciaria # Speculatiua. Naturale. # Artificiale # Astronomia # Superstitio$a. # Propriamente detta.

A’maggiore anchor dilucidation di detta, è da ve- der l’ordine delle Mathematiche $cienze; & che gra- do tenga detta A$trologia fra quelle; lequali $on Quattro cio è,

Arithmetica. # Geometria. # Mu$ica # Astrologia. Numerale. # Mi$uratiua, \\ della terra. # Di uoci & \\ Suoni $cientia. # Di parlare. \\ & ragionare \\ di $telle. Scienza.

Diciamo dunque vna $cienza e$$er piu degna che 1. Arithmetica. l’altra. Quando l’a l’oggetto, & $oggetto $uo (intor no al qual’ $i trauaglia (piu $eparato dalla materia, che l’altra; & perche l’Arithmetica (grecamente co$i detta) & $cienza de numeri, ha per oggetto il nume ro (col qual $i numera) $eparato. Ideale; & a$tratto da ogni materia, per cio (come dice il philo$opho) $ara la prima & piu degna dell’altre mathematiche; per hauer tutte l’altre mathematiche bi$ogno di quella, & ella di ne$$un’altra.

Seguita dopo que$ta la Geometria, il $oggetto della 2. Geometria. quale, è la linea, a$$olutamente con$iderata, cio è, $en za applicarla a’materia alcuna; ma per non e$$ere ab $tratta & $eparata dalla materia $ecõdo l’e$$ere (com’ ANNOTATIONI NELLA SPERA e’ detto) que$ta tal’ $cienza percio tiene il $econdo grado, fra le dette mathematiche.

Il terzo luogo tien’la mu$ica, per e$$er’ $ubalternata, 3. Mu$ica. & ordinatamente po$ta $otto l’arithmetica che fu la prima; da la qual’ piglia i $uoi principii: Ni\~ete dime- no, non è $epa rato il $uo $oggetto da materia, ne da mouimento, per e$$er’ l’oggetto $uo numero (nume rato intendi) Sonoro & Relato, cio è comparato a vn’ altro maggior, o minore di $e, in quãtita $onora, cio, e di qualche corpo $onoro. Donde na$con le cõ $onanze mu$icali: & perche il $uono, o voce non $i fa $enza mouimento, & percu$sione di corpo aereo o d’altro minerale: per cio è po$ta nel 3. luogo. Non e$$endo, ne da mouimento, ne da materia ab$tratta & $eperata Ma$simam\~ete parlando della mu$ica pra tica; per e$$er la Theorica, piu degna, piu ab$tratta; & $peculatiua di quella.

Nel 4. luogo vien l’a$trologia, per e$$ere (com’ e, det- 4. A$trologia. to) $econdo il proprio $oggetto, po$ta nella materia de cele$ti, & elementari corpi: & mouim\~eto di quel- li: & e$$ere in que$ta parte naturale, & non mathe- matica, com’ e, detto. &c.

E dunque manife$to l’ordine & dignita di dette Ma thematiche per le co$e dette, accio po$$an’li $tudio$i giouani, conferire & di quelle tal volta ragionare.

Chiaman$i anchora alcune delle dette 4. Mathema- tiche, $cienze $ubalternanti (cio è ordinatamente po $te $opra l’altre) Alcune $ubalternate, cio è ordinata mente po$te $otto l’altre. # Le $ubalternanti $on. Arithmetica; & Geometria. # Le $ubalternate $on’ Mu$ica. A$trologia, & per$pettiua Per hauer com’ è detto illor $oggetto manco puro, & con qualche differenza accidentale, Com’ è detto, per cio che il TRATTATO PRIMO. $oggetto della mu$ica, è Numero, accattato dall’a- rithmetica (dalla qual’ piglia i $uoi prencipii) & di poi li aggiugne la $onorita, differenza accidentale, com’ è detto.

Co$i la Per$pettiua, ha per oggetto la linea, accatta- ta & mendicata dalla Geometria; & di poi v’aggiu- gne vi$uale, che la fa piu materiale. Et è que$ta li- nea vi$uale, la $petie, & forma della co$a vi$ta, $par- ta per tutto il mezo dell’aria ò d’altro corpo diapha- no, & tran$parente, per fino all’occhio no$tro. La qual’ vi$ione $i fa per vna pyramide di linee imagi- nate, in forma triangolare, la cui ba$e è nella co$a vi $ta, & il cono ò ver punta è nel’occhio no$tro; & $e- condo che la co$a vi$ta, vien’ al detto occhio, con’ maggiore ò minore angulo; Alhora maggiore ò mi nore ci pare la detta co$a. Et tanto di cio detto ba$ti per non v$cire della $ommaria A$trologia & mathe- matica. Seguita la diui$ione di dette Mathematiche, come $i vede.

Arithmetica ## Geometria # Mu$ica Pratica. Speculatiua. # A$trologia. # Per$pettiua. # Altrimetria. Mu$ica. Mu$ica. Astrologia Geomantia. Chiromantia. Onomantia. etc.

Appre$$o per hauere anchor’ tal’ volta, lo $tudio$o & eleuato ingegno, a parlar delli elementi, quanto al $ito & la figura loro Orbiculare, & Sperica (com’ è detto di $opra) & accidentalmente; & per e$$er vi- cina alla $cienza naturale (molto de$iderata) diremo breuemente l’ordine della natura circa l’e$$ere, & produttion di quelli, $econdo che communemente, da i dotti Peripatetici $i tiene.

Et primo è da notare che il Philo$ofo po$e la prima Materia. 1. ANNOTATIONI NELLA SPERA materia e$$ere vna, di tutte le co$e ($otto la Luna) elementari, elementate; & mi$te; & a que$ta prima materia tutte le forme e$$ere accidentali (per non ha uere da $e forma alcuna determinata, & $en$ibile) & primieramente accaderli le 4. Qualitadi cio è caldo; freddo; $ecco; & humido; & di que$te far$i li elem\~eti. I quali $on detti da i Philo$ofi, materia $econda, di Materia. 2. tutte le co$e mi$te (come $on’ Minerali, Piante; & Animali; & altri mi$ti perfetti & imperfetti) & a’ que$te tal co$e compo$te & mi$te, $on’le forme e$$en tiali (& non accidentali come alla prima materia) perche pongon tali mi$ti in e$$ere, formalmente, & e$$entialmente.

Que$ti dunque Elementi, & materia $econda, delle co$e mi$te & me$colate; $on’ differenti quanto alla quantità $olamente; per e$$ere piu rari ò piu den$i & $pe$si lun che l’altro, in decupla proportione (cio è dieci volte l’un piu che l’altro) & non per e$$er dieci volte l’un piu dell’altro (Per non e$$ere tutti $perici, ma $olamente la terra $perica, L’acqua Orbiculare & eccentrica. L’aria & il fuoco, Orbiculari & $peri- ci: & percio bi$ogna nel riquadrarli ridurli prima a Spera dell’auto- tore. vna mede$ima forma, Come nella no$tra $pera fu det to; ba$ta che è maggiore lun’ dell’altro (contra li So- phi$ti, & altri openionati) per e$$ere tanto di mate- ria nell’un quanto nell’altro; & e$$endo l’acqua piu rara che la terra, di nece$sita occupera maggior luo- go, & co$i $ara maggiore, Non $on dunque dieci vol te maggiore lun’ dell’altro (Come communemente $i tiene) $e non nel modo detto; & non quanto alla quantita & occupation delluogo. &c. La onde $e- 1 guita, che d’una parte di terra $i fa dieci parti d’ac- qua, per e$$er dieci volte (come dice il Philo$opho) TRATTATO PRIMO. piu rara che la terra; & d’una parte d’acqua dieci d’a ♒ 10 ria; & d’una d’aria, dieci di fuoco, quanto al raro & den$o com’è detto. Donde $eguita che il foco $ia mil le volte piu raro che la terra, non maggiore che la terra, per che non conuengono in figura com’ è det 1000 to; et è tanto di materia nell’un quãto nell’altro $cam bieuolmente; & è il diametro della $pera delli Ele- menti generabili & corruptibili. 33. volte maggio- re che quel’ della terra (& piu 4<_>10) Qual’ poniamo e$$ere 1. & il conue$$o di dette $pere elementari, per fin’ al concauo della Luna, cominciando dal cen- tro della terra; è $emi diametri 33. & 4<_>10. qua$i (per non e$$er proportione preci$a & a’ punto, fra il curuo, & il retto) li quali multiplicando come $i vede fanno.

33 # # 5121 # 4<_>10 # # 141 1321 # # 55125 # 5512000 # 16537500 # 1102500 # 55125 # 1 # 1 # 72810125 # 4 # 10 4 # # 5 # 3 10 # 18202561 # 40 # 11 11 # 1820253 # 245 # 1 Miglia # 165477 # 440 # 2

Et $e il diametro delli detti elementi è Triplo, cio è tre volte piu che quel’ della terra (come vogliono li mathematici Thebit, & Alphagrano) $ara la $pera alla $pera, nella proportione che è 27. a’ 1. come vole Euclide nel’ 12. delli elementi, triplicando il diame- tro, come $i vede {1/3} = {1/3} = {1/3} = fa {1/27} mo.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

Come dicemmo nella no$tra $pera, ma qui è fatta la ragione piu apunto. Come $i vede.

Tanto dunque è dal centro della terra al concauo del ciel della luna, il che non $aria, $el fuoco haue$si tal’proportione millecupla, cio è mille voltepiu che la terra, nella quantita, com’ è detto, ma è tal propor tione $olamente, quanto al raro, & den$o. &c.

Anchora que$ti tali Elementi, $on’generati dalle 4. $opra dette qualita, $econdo le combinationi, & ac- compagnamento, a quelle po$sibili, a’dua per vno; & vna ne tengono in $ommo grado, & l’altra $econ- dariamente.

Come il fuoco, che è caldo & $ecco; caldo in $ommo & intentamente, & $ecco rime$$o & $econdaria- mente.

L’aria $imilmente, calda & humida; hnmida in $om- mo, & calda $econdariamente.

L’acqua fredda & humida; fredda nel $upremo gra- do, & humida $econdariamente.

La terra anchora fredda & $ecca, $ecca in $ommo grado & fredda nel piu ba$$o grado.

Son’ dunque 4. li elementi ($econdo il Philo$ofo) perche 4. $on le combinationi, & accompagnamen- ti di dette qualità po$sibili, & dua impo$sibili cio è caldo & freddo; humido & $ecco: & $on contempe- rati, & proportionati, quanto all’attione, & re$i$ten- za (ò vuoi dire fare, & patire) per fare que$ta bella harmonia nell’vniuer$o.

Per che s’el fuoco ha 4. gradi d’attione (cio è actiuo ò fattiuo, per 4. gradi; egli ha vn grado $olo di re$i- $tenza & per il contrario, la terra ha 4. gradi di re$i- $tenza, & vno d’attiuita, & di poter fare: & co$i $i vanno contemperando, che lun’non de$trugge l’al- TRATTATO PRIMO. tro; & co$i delli altri di$correndo intenderai, dimi- nuendo $empre vn grado d’attiuita all’aria, & all’ac- qua re$petto al fuoco.

Et generan$i, & corrompon$i lun laltro, $econdo al- cuna parte: et nõ mai $econdo il tutto; et delli Asym boli, cio è, che non conuengano in qualita, $e ne ge nera vn terzo elemento, cio è di fuoco, & d’acqua (corrompendo$i lun’laltro) $i genera, ò aria ò terra: & quelli che hanno Symbolo, & conuengono, in qualita, $i generon’ & corrompon’lun’laltro, Come quando $i fa dell’acqua, aria; & dell’aria acqua, come $i vede nella rugiada della notte, generata dall’aria E$$empio. vaporo$a della notte; & dinuouo venendo il Sole la mattina; & dinuouo a$$ottigliandola, ri$olue, & ri- tornala in aria.

Appre$$o è da $apere che la $pera orbiculare, & ele- Spera del’ fuoco. mentare del fuoco, è cagionata dal mouimento del ciel della luna immediate, mo$$o nientedimeno dal primo mobile, il qual’ ne’ corpi atti nati a’ tale altera tione, è cagion del calore, il quale nell’aria vicina a quel’ cielo, a$$ottigliando & fregando produce.

Et è tal calore & fuoco elementare fottili$simo & rari$simo, nutritiuo, & augmentatiuo delle co$e che la natura produce. Ma il fuo co che è appre$$o di noi, non è elementare ma mi$to & me$colato colli altri elementi; & è de$truttiuo, & con$untiuo delle dette co$e della natura; per e$$er (come dicono i Phi lo$ofi) Ecce$$o, & trapa$$amento di fuoco, & non fuoco.

Si come il giaccio, non è acqua, ma ecce$$o & tra- Comparatione. pa$$amento d’acqua, cio è di freddo, & humido; & ne$$un’ ha mai vi$to elemento alcuno nella $ua puri ta, ma mi$to & me$colato &c.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

Ne anchora detti elementi hanno figura, ò colore al cuno, $e non accidentalmente, dalla co$a che gli con tiene eccetto la terra, che è di figura $perica per $ua natura, Perche, per e$$er’ graue, tutte le parti di quel la, equalmente tendon’ al centro, & punto del me- zo: & co$i $i fa da per $e’ tonda: & è come dice il Phi- lo$ofo nel $uo libro (de colori delli elementi) di colo re bianca, ma pare a noi fo$ca, & tetra: per e$$er’ ba- E$$empio. gnata dall’acqua mi$ta, terre$tre, & $al$a.

Come $i vede nella cenere, doue $eparando il fuoco di $ua natura le co$e heterogenee (cio è di diuer$e nature) & ragunando le homogene (cio e di $imil’ na ture) $i vede la parte terre$tre (del mi$to heterogeneo legno) re$tar bianca: & anchora re$terebbe piu can- dida, $e non pa$$a$$e per i pori aperture di quella la fumale, tetra & ob$cura euaporatione. &c.

Et tanto di cio ba$ti, per tal’digre$sione: & breue no Matheora dellau tore. titia delli detti elementi, rimettendo chi piu de$ide- ra$$e, alla no$tra metheora: tanto dico $ia detto, $ol per $uegliare i de$ti, & eleuati ingegni, a’ $peculare & contemplare le miracolo$e co$e della Natura: & il grande Dio, fattore & pla$matore di quella. NON ET NIHILO TANQVAM EX MATERIA: SED ET NIHILO IDEST POST NIHIL.

Della Region cele$te. # I.

Re$ta dire alcuna co$a della parte cele$te, di que$ta mondiale $pera, hauendo detto della elementare. Et per cio è da notare ch’el cielo è detto da i Philo$ofi Quinta e$$enza, ò ver’ quinto corpo, & quinto ele- mento. Diaphano, cio è tra$parente, & $olido; inge- nerabile, incorruptibile: & inalterabile, & non puo riceuere alcuna peregrina & e$tranea impre$sione.

TRATTATO PRIMO.

Non è graue ne leue, duro ne molle, caldo ò freddo $ecco, ne humido. Et alcuni han detto che glie com po$to di materia & della $ua forma (come i Platoni- ci) ma è materia & forma d’altra natura, che quella de i 4. elementi: per che tal materia del cielo $i con- tenta d’una $ol’ forma; & non vi è contrarieta alcuna & per que$to è incorruttibile.

Alcuni altri (come i Peripatetici) dicon’ che non vi è materia ma che con$ta, & è compo$to di natura & $oggetto. Ba$ta à noi hauere che è incorruttibile: & è mo$$o dalla $ua intelligenza ò vero angelo, come da forma a$si$tente di quello (& non informante) come da i dotti Peripatetici communemente $i tie- ne; & per e$$ere in$trumento di detta intelligenza è con$eruatiuo, & produttiuo delle co$e interiori; & non per $ua corporea natura.

Dice$i anchor Dio glorio$o, e$$er primo motore di quello, non efficiente (come l’intelligenza & ange- lo che lo muoue; & come volgar’mente $i $tima) ma (in genere cau$e finalis; cio è) come fine.

Come, noi veggiamo nella pecorella, che dal’ verde E$empio: & Comparatione. ramo è tirata, & mo$$a, come da fine, & co$a a $e con ueniente: de$iderata, & appetibile, per la $ua con$er- uatione, mediante il cibo, Parimente è mo$$o ancho ra il putto & piccol fanciullo, dal pome ò mela, che li $ia mo$tra. &c.

Co$i l’intelligenze, da Dio glorio$o & benedetto, $on mo$$e a muouere detti Cieli. &c. Et tanto ba$ti per la breue di cio Notitia.

Re$ta al pre$ente, ri$pondere all’aduer$ario; & impor Obiettione. 1. tuno Sophi$ta: & di poi $eguitare $econdo l’ordine dato.

Quando dunque il cauillo$o, importuno; & appa- ANNOTATIONI NELLA SPERA rentemente $ciente Sophi$ta dice, che que$ta $cien- za non è demo$tratiua, Ne dalla parte del’ $oggetto ne dal modo del dimo$trare le pa$sioni del detto $o- getto della mondana $pera; per con$iderare $olamen te accidenti, & co$e imaginate & non reali (cio è po $te ine$$ere) & quel che nõ è non $i puo $apere ne di- mo$trare, Adunque &c.

Ri$ponde$i à que$to, che que$ta $cienza pre $uppone Solutione. il $oggetto reale dimo$trato dal Philo$ofo. & proce de per cagioni formali immediate, equalm\~ete a noi & alla natura (com’ è detto) note. # Per cio dunque è reale & dimo$tratiua. Com’ è detto di $opra. Adun que per que$to argumento, niente ha contro dinoi il Sophi$ta. &c.

Qnando anchor dice il detto Sophi$ta, nõ e$$er que- Obiettione. 2. $ta $cienza piu degna che l’altre, per e$$ere d’acciden ti; & co$e immaginate.

Ri$ponde$i (com’ è detto) che il $oggetto $uo è reale Solutione. & Nobili$simo che ê il Cielo, dal qual’ non $i $epara $econdo l’e$$ere reale, ma $olamente $econdo l’imma ginatione; & per il modo anchora del dimo$trare, piu certo che l’altre com’ è detto. # Adunque $egui ta l’intento no$tro, &c.

Quando anchor’ dice, tali $cienze Mathematiche, Obiettione. 3. non e$$er’ vtili, & da e$$er cerche per $e; per e$$er di punti & linee immaginate, &c. # le quali non dan- no alcuna vtilita. &c.

Ri$ponde$i che $on’ vtili & diletteuoli, per applica- Solutione. tione alli corpi, & non in $e con$iderate $olamente, come garriua il Sophi$ta; & non $olamente vtili & deletteuoli, ma nece$$arie; concio $ia, che ogni arte & di$ciplina $enza que$te, $on imperfette. Come è Medicina, Agricoltura, Nauicatoria. Co$mogra- TRATTATO PRIMO. phia Geographia, Hydrographia (cio è de$crittione di Mari, & acque) Altimetria, Architettura, Scultu- ra, Pittura, Poe$ia, Hi$toria, Sacra$crittura: & breue mente tutte l’arti. &c.

Et per hauere illor’ fine e$$a verita, che è vna mede- $ima co$a che l’e$$er delle co$e, percio reali anchor $a ranno, com’ è detto. # Adunque &c.

Quando di poi dice il Sophi$ta, che le non hanno al Obiettione. 4. cun fine, per e$$er’ di co$e infinite; & l’infinito non $i puo $apere, &c.

Ri$ponde$i che l’infinito corporeo in atto (cio è po- Solutione. $to in e$$ere) non $i puo $apere, ma l’infinito in pot\~e- za, cio è che puo e$$ere, per $ucce$sione ò immagina tione, $i puo molto ben’ $apere. Come $ono i nume- ri, & le linee, a i quali $i puo aggiugnere in infinito: & le linee imaginar$i diuidere in infinito. Adunque cede l’argumento &c.

Quando diceua che la diffinition della $pera è mal Obiettione. 5. data quãdo $i dice, SPERA EST TRANSITVS. cio è la $pera è vn’ pa$$aggio; perche il mathematico non con$idera ne mouimento ne materia adunque non puo dire la $pera è vn’mouimento, & vn’ pa$$aggio; d’un $emicirculo &c.

A’ que$to $i ri$ponde, che ê vero che non con$idera Solutione. mouimento reale, & in fatto po$to in e$$ere, ma $i bene immaginato; & percio, l’argumento non val’ niente, &c.

Quando argui$ce & dice, che il punto è indiui$ibile, Obiettione. 6. & non $i puo muouere, percio che cio che $i muoue è corpo, & con$eguentemente diui$ibile (per il Phi- lo$ofo 6. phy$icorum) & co$i dal mouim\~eto del pun to non $i potra far’linea, ne $uperficie, adunque la dif finitione del punto è mal data, & non vale alcuna ANNOTATIONI NELLA SPERA co$a. # &c.

A que$to $i ri$ponde che tal’ mouimento è imagina- Solutione. to, & non reale, & quando anchor $i pone$si nella materia il detto punto, $i potra muouere, per e$$er’ diui$ibile, com’ è detto di $opra, adunque la diffini- tion $ara buona, & ben data, # &c.

Quando anchor’ il cianciator’ Sophi$ta diceua, con- Obiettione. 7. tra$tando alle co$e dette, che que$te $cienze mathe- matiche $on figmenti & ghiribizi delli huomini; & non $on’ reali. # &c.

Si ri$ponde che gli è di dua $orti figmenti, vno è al Solutione. qual non corri$ponde co$a alcuna nella natura, co- me è la chimera o il monte d’oro imaginato che non $i truoua in rerum natura, vn’altro figm\~eto è al qual corri$pondon’le co$e naturali; & in que$to modo pre$o il figmento, le mathematiche $cienze, nõ $on figmenti, ma $on reali; per e$$er’ fondate $opra le co- $e naturali, com’ è detto di $opra, adunque &c.

Quando appre$$o diceua, che la diffinition’ del cir- Obiettione. 8. culo non è ben’ data; per che le parti di quello non $i dicono e$$entialmente di quello, com’ ê la linea. &c.

Ri$ponde$i a’ tutte que$te $imili obiettioni, che le nõ Solutione. $on definitioni, ma de$crittioni, per cio, non con- chiude co$a alcuna per que$to l’importuno Sofi$ta.

Quando vltimamente diceua che la diffinition del- Obiettione. 9. la linea non conuien’ al circulo, per che, nella linea del cerchio, non vi è i termini che $on’ i duo punti po$ti nella diffinition della linea. Adunque &c.

A’ que$to vltimamente $i ri$ponde, che li duoi punti Solutione. po$ti nella diffinition della linea, non $on dell’e$$en- tia & natura della linea in $e ab$olutamente con$ide rata, ma $ono accid\~etali a detta linea, per quanto ell’ è finita & terminata (della quale i termini $on’ duoi TRATTATO PRIMO. punti) per non e$$er’ compo$ta di quelli. E’ dunque l’e$$entia & natura della linea, che la $ia lungheza $enza largheza. Adunque niente ha il Sophi$ta con- tro di noi per que$to $uo argumentare. &c.

Come $e noi (exempli gratia) dice$simo: l’huomo è E$$empio natura le. animale ragioneuole, di dua piedi, & che puo cam- minare, que$to detto vltimo li è accidentale: per che puo e$$er’huomo $enza caminare, & hauer’ duoi pie di. Co$i al propo$ito della linea. &c.

Et co$i, e$pedita la prima co$a nece$$aria, per l’inten- tion’ dellautore, & il $oggetto dellibro: & altre no- tande digre$sioni, per la parte Phy$ica & naturale d’e$$o $oggetto.

Seguita la $econda ($econdo l’ordine dato nel princi pio) che è l’utilita dellibro, & dell’altre mathema- tiche in $ieme. &c.

Qual $ia l’vtilita di que$ta $cienza. # II.

L’utilita di que$ta $cienza dell’A$trologia, per le co- $e gia dette è manife$ta: per che ogni $cienza & arte in qualche parte, ha di bi$ogno e vopo di que$ta (co me è detto) come è la Medicina. Per che Hippocrate & Galeno di$$ono il medico e$$er’cieco, $enza A$tro logia; & che ne$$uno s’ha da confidare in quello.

Co$i anchora è nece$$aria per la geographia, & chro nographia; che $ono $cienze che de$criuono il $ito della terra; & il cor$o de tempi; per l’agricultura, Hi $toria, Poe$ia, Architettura, Sacra $crittura, & per tutte l’altre, com’è detto.

E’ dunque manife$to per que$te co$e, quanto $ia l’v- tilita di que$ta $cienza dell’a$trologia compendiaria & Spera mondana ò vogliam dire Spera, # Come il Piccoluomini. # &c.

ANNOTATIONI NELLA SPERA Qual $ia l’ordine di detta $cienza. # III.

L’ordine che tenga que$ta $cienza, cio è il grado $uo fra le mathematiche, è detto anchor di $opra. Doue la ponemo nel 4. luogo delle mathematiche per e$- $er’ manco a$tratta & $eparata dalla materia (com’ è detto) dalla parte del $oggetto; Ma infra le naturali, & phy$ice; tiene il primo luogo, per parlare di cor- po animato nobili$simo. Com’ è detto di $opra.

Qual $ia la diui$ione del libro: et della $cienza. # IIII.

Diuide$i que$to libro della $pera principalmente, in dua parti, cio è nel Proemio, & nel trattato. Il Proe mio comincia. TRACTATVM DE SPHAERA. &c.

Il trattato del libro comincia quiui doue dice.

SPHAERA IGITVR AB EVCLIDE SIC DE- SCRIBITVR. # &c.

La diui$ion della $cienza, anchor $i vede di $opra, do ue dicemo che è diui$a in prattica & theorica ò $pe- culatiua, & in A$trologia naturale, artificiale; & $u- per$titio$a giudiciaria (quãdo $i parte dalle ragioni, & cagioni naturali) & in A$trologia; & A$trono- mia: & la dichiaratione di tal’ diui$ione, fu po$taqui ui, per cio, non accade altrimenti replicare. &c.

Qual $ia la proportione et conuenienza di quella all’altre, et coll’altre $cienze. # V.

La proportione & conuenienza di que$ta $cienza a tutte l’altre è come quella che ha la parte col tutto; & per che tutte le $cienze $peculatiue $on tre, & co$i li habiti di quelle cio è.

TRATTATO PRIMO. Naturali # Mathematiche. # Diuine

E' ma nife$to, che que$ta $cienza (com’ è detto) com- plette, & abbraccia tutte que$te tre in qualche mo- do, cio è dalla parte del $oggetto è naturale; & con- templando la prima cagione di tal $oggetto (Dio glorio$o) & di dette co$e naturali, $i fa diuina. Ma dal modo del dimo$trare, è $olamente mathematica; & co$i vna delle tre $peculatiue. La$$ando le artificia li & mecchaniche da banda. &c.

Qual $ia la uia della dottrina et modo del’ proceder di quella. # VI.

La via & il modo del procedere di que$ta $cienza è qua$i manife$to per le co$e dette, per e$$er modo ma thematico, & ab$tratto dalla materia; & $olo con$ide ra, & dimo$tra per le cagioni formali, la$$ando la ma teriale, efficiente; & finale, al Philo$ofo naturale, & procede (com’è detto) per cagioni vgualmente à noi & alla natura note, ma non nel mede$imo modo per che noi cono$ciamo in parte, & per li effetti quella in tutto & per vere cagioni. # &c.

Qual $ia il nome del libro. # VII.

Il nome del libro è manife$to per il titolo & in$crit- tione di quello. Il quale è que$to cio è TRATTA- TO DELLA SPERA. Con$iderando la $pera in tre modi. Com’ è detto cio è.

Spera Imaginaria: & \\ Mathematica. # Artificiale ò \\ Materiale # Naturale. \\ Celeste, & mondana. Nel far$i. # Nell’e$$er fatta \\ & posta in e$$ere ANNOTATIONI NELLA SPERA Qual $ia il nome dell’autore. # VIII.

Il nome dell’autore, è Giouanni del $acro bu$to. Al- cuni altri (com è Iacobo Fabro) dicon M. Giouan ni dal $acro bo$co, ma perche que$to poco importa all’intelligenza dell’opera, ba$ti di cio tanto breue- mente detto. # &c.

Epilogo ò uero Raccolto.

E’ manife$to dunque per le co$e di gia dette, quanto nel principio fu prome$$o, cio è qual $ia in que$to li- bro della Spera, l’intentione dellautore, & il $ogget- to dellibro.

L’utilita. 3. L’ordine. 4. La diui$ione. 5. La propor- tione all’altre $cienze. 6. La via della dottrina, cio è il modo del procedere. 7. Il nome dellibro. 8. Il nome dellautore; & in quanti modi s’habbia, a con$idera- re que$ta Spera. # &c.

Et perche il primo trattato dichiara qual’ $ia la for- ma del mondo, $ito & po$itione de cieli, & qualita della terra, per cio di $otto porremo la figura, di tut ta la machina mondiale, colla ragione Arithmetica. Di poi $e altro degno d’annotatione, nelli tre $egu\~e ti trattati occorrera (fuor di quello che dice il Te- $to) annoteremo.

Figura della mondana Spera (pigliando tutto l’aggregato delli orbi $perici) Laqua- le (per e$$ere in piano) $i deue imaginare, co me $e fu$$e vn’ corpo $perico tagliato per mezo, della quale il centro & mezo è il centro dell’aggregato di terra & acqua. Come $i vede. &c. Nella $eguente faccia.

TRATTATO PRIMO.

Nomi de i Caratteri de i Pianeti, per chi non cono- $ce$si quelli; & delli. 4. Elementi.

_Elementi_. 4. 1. ♄. Saturno. 2. ♃. Gioue. 3. ♂ Marte. 4. ☉ Sole. 5. ♀ Venere. 6. ☿ Mercurio. 7. ☾ Luna. Fuoco. Aria. Acqua. Terra. Spera mondana, naturale, & $ubstantiale Settentrione. Occid\~ete. Mezo di. Ori\~ete. Embiroo Imobile Primo mobile 124 hoc Nona S{per}a 79000 Anni Ottaua SPD 17000 ♄ In. 30 ♃ In. 12 ♂ In 2 {1/2} ☉ In. 365 ♀ In Vnunno ☿ In Vnanno ☾ In 27018 10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. 1. ANNOTATIONI NELLA SPERA

Appre$$o è da notare, che per e$$er l’aggregato della terra, & acqua; corpo heterogeneo (cio è di diuer$e nature) nõ puo e$$ere vn mede$imo centro quel del- la grandeza, & quel’ della grauita, di detto aggrega- to; & per que$to naturalmente re$ta $coperta parte della terra; & non per miraculo (come dicono li in- experti delle mathematiche) $e gia non face$sino tut te le co$e della natura miracoli. Il che per e$$empio $i vede in vn coltello, doue è differente il mezo & centro della grandeza, da quel della grauita.

Centro della grauita. Centro della grandeza.

Sopra il qual’ c\~etro $i regge (& è po$to in equilibrio, equilibrato ò cõtrape$ato, che vogliamo dire) ogni co$a & tutto l’uniuer$o, come $i vede per il $en$o ex perimentando. Vede$i anchor mirabilmente nelluo- uo, il qual’ non $i puo mai fermare dritto, $e non $i vni$cono i detti dua centri, per e$$er drento di diuer $e materie, cio è Albume, & Tuorlo (che noi volgar mente co$i diciamo) è nece$$aria dunque que$ta ec- centricita del mare, accio parte della terra re$ti $co- perta (come $i vede) per e$$er’ certo & con$tante (ap- pre$$o i buon Philo$ofi) lacqua tutta in$ieme e$$er’ maggiore della terra. Benche alcuni moderni (non intendendo detta eccentricita) habbin detto il con- trario. &c.

Che detta eccentricita del mare, $ia in ver$o il mezo giorno, & non ad $ettentrione, n’è cagione la eccen- TRATTATO PRIMO. tricita del Sole alla terra, che da quella banda $i pie- ga & abba$$a, tirando & mouendo il mare à quella parte come $i facc ia la Luna, $econdo li moderni o$- $eruatori. Come $i vede nel flu$$o & reflu$$o del ma- re, cio è appre$$amento, & di$co$tamento (come noi diciamo anchora del acce$$o, & rece$$o dell’ottaua Spera) che il Sole _s_’acco$ti piu alla terra, il verno che la $tate, è noto a ogni poco e$$ercitato ingegno: & proua$i dalli per$pettiui, per fare il Sole maggior l’ombra della terra in quel tempo, che d’altro tem- po. Come $i manife$ta per li eclyp$i della Luna che in detto tempo $on’ maggiori, & piu lunghi ($tando l’altre co$e del pari, & rimo$$o ogni altra cagione) & que$$o è cagionato dall’ombra della terra. Adun- que $eguita l’intento no$tro; & la mirabil’ proniden- za di quel $ommo architetto. Et tanto di cio detto al pre$ente ba$ti. # &c.

Son dunque le Spere, & orbi cele$ti noue, $econdo l’autore, il qual’ pon’la nona e$$er’ il primo mobile; & fare il cor$o $uo in vn di naturale cio è in 4. hore, Da leuante a Ponente, fin’che torni in leuante, tiran do $eco tutte le Spere inferiori, con que$to diurno mouimento.

Nientedimeno quelle di contrario mouimento (cio è da ponente in leuante) andar $i $i sforzano, benche allora $ia tal’ mouimento naturale (per non e$$ere in cielo contrarieta alcuna) ma diciamo contrario $e- condo il no$tro modo di con$iderare.

Come è l’ottaua Spera, che va contro al detto moui Spera. 8. Openione. 1. mento diurno, ogni cento anni vn grado, delli 360. che è tutto.

♄. il cielo. Di poi Saturno in 30. anni vel circa.

♃. Gioue in 12.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

♂. Marte in 2 {1/2}

☉. Sole 365. giorni & qua$i 6. hore.

♐. Venere & Mercurio il $imile.

☾. La luna in 27. di & 8. hore: di poi ragiugne il Sole in 29. di & 12. hore. Com’ è detto di $opra. &c. Openione. 2. I moderni o$$eruatori, in$ieme coll’autore delle Theoriche de i Pianeti M. Giorgio Purbacchio, pongon’ dieci Spere, per hauer l’ottaua tre mouim\~e ti, de i quali vn $olo non ha per$e, cio è quel’ della trepidatione ò voglian’ dire appre$$amente & di$co $tamento (dal Settentrione al mezo giorno, & per il contrario) $opra li $uoi piccoli circuli in 7000. anni, gradi 4. minuti 18. che è il $emidiametro di detti pic coli cerchii, cio è quel tanto che $i puo appre$$are, & di$co$tare. Li altri duo mouimenti li $ono acciden- tali cio è quel’ della nona Spera, per il qual’ fa ogni 200. anni vn’ grado, & 38. minuti qua$i; & il 3. è dalla decima Spera cio è primo mobile, in 24. hore, com è detto.

Et que$to dicon co$i e$$ere, per che $econdo il Phi- lo$ofo, vn corpo $olo non puo hauere piu che vn’ mouimento $olo per $e, cio è naturalmente, & $e piu n’ha, li $ono accid\~etali; com’è detto: & co$i fara la det ta 8. Spera (mo$$a dalla nona) il cor$o $uo in 79000. anni: & non in 36000. come diceua la prima ope- nione, laqual’ dauali ogni 100. anni vn’ grado. &c. Openione. 3. Ma il piu moderni, acco$tando$i à Ptolomeo, & al Philo$ofo; pongon l’ottaua e$$er’ il primo mobile, le uando le due Spere $uperiori, & dãdo all’ottaua det- ta, duo a$si, & dua intelligenze $opra l’un’ de i quali (che è quel’ del’ mondo) $i muoue di mouim\~eto diur no; & $opra il $econdo che è quel del’zodiaco, $i muo TRATTATO PRIMO. metro di detta terra, la qual ragione, l’autore fa per vnaltro modo, ma non è apunto, come $i vede ope- rando, dicendo, piglia il ventidue$imo del circuito della terra che è 252000. $tadii, & del rimanente pi- glia la terza parte, & {1/2} & {1/3} d’uno $tadio, & tanto $a- ra il diametro. Come $i vede operando.

$tadii # 252000 22) # 11454 # {6/11} re$ta. # 240545 # {6/11} # {2/3} 3) # 80181 ## Ne viene $tadii. & # {27/33} # {9/11}

Et tanti $tadii $arà il diametro di detta terra. Et l’au tore dice, e$$ere il diametro $tadii 80181. & {1/2} & {1/3} che $on’ {5/6} iquali $on piu di {9/11} {1/66} com’ è manife$to a chi $a maneggiare i rotti operãdo per qual’è piu & quã to o {5/6} ò {9/11} Il che va come trai

# {5/6} di {9/11} # 55 # 54 Re$ta. # {1/66}

Et tanto di cio $ia detto per intelligenza del te$to.

Ecci vn modo piu facile, riduc\~edo li $tadii a miglia come $i vede, percio che $tadii 700. partiti per 8. 700 87. {1/2} fanno miglia 87. {1/2} lequali multiplicate per 360. fanno miglia 31500. Et tanto è la circonferenza della terra. Per hauer di poi il dia metro, parti per 3 {1/7}. come $i vede, harai detto diame tro, & quanto $ia da’leuante a ponente, pigliando meza la circunferenza opera.

31500 # per 3 {1/7} 220500 22)10022 # {8/1} # Fa miglia

Et tanto è il diametro, di poi, per hauere quanto è dal centro alla circonferenza parti detto numero in ANNOTAZIONI NELLA SPERA dua, & harai l’intento.

Opera. # 10022. # {8/18} # {0/3}

2) # 5011.

Son miglia, & {4/11}.

Et tãto $ara il $emidiametro o mezo diametro che vogliamo dire. Come $i vede nell’infra$critta figu- ra. &c.

Miglia. 31500. 100 22 {8/11} 5011 {4/11}

Que$ta dunque è l’openione del’autore, della quan- tita, & grandeza della terra.

Ptolomeo, & li altri moderni, danno a ogni grado Openione. 2. della terra, ne i cerchii maggiori, da Leuante a Po- nente, & da $ettentrione a mezo di. $tadii 500. che ## $on miglia 500. # Qual’ moltiplicate per 360. # 62. {1/2}. vie 360. # 21 600 # 720 # 180 Fanno miglia # 22500. # Et tanto è la circunfe- renza. Di poi opera come di $opra. &c.

Pietro Appiano, & li altri moderni Co$mographi, Openione. 3. & Geographi danno a ogni grado nei cerchii mag giori della terra (cio è quelli che la diuidono in dua TRATTATO PRIMO. ue in cõtrario ogni 100. anni vn’ grado, com’è detto. Leuãdo via il mouimento della trepidatione, o ver dell’appre$$amento & di$co$tamento, qual’ dicono e$$er’ cagionato dal’ mal’ v$o delli in$trumenti mate riali a$tronomici, come $i proua per la Cronogra- phia, & de$crittione delli tempi dalli a$tronomi (per ri$contro di cio) o$$eruati: Et co$i $econdo que$ti fa- ra il cor$o $uo in 36000. anni, come è detto. & c.

Appre$$o è da notare, per maggiore intelligenza di Digre$sione. quel che è detto di $opra delli duoi centri, della gra- uita: & della grandeza, che il centro della grauita (dell’aggregato Sperico della terra & dell’acqua) è il mezo del mondo, & centro dell’uniuer$o; & non il centro della grandeza della terra $ola. &c.

Anchora è da notare che cio, che $i parte dal centro & Sperico della terra, va all’in$u, & non come giudi ca il $enfo & il volgo (delli no$tri antipodi o cõtrap- po$ti) all’ingiu, perche nel corpo Sperico non è diffe renza di po$itione (cio è o in giu o in $u o inanti o in dietro o de$tro o $ini$tro) $e non re$pettiua, & $econ do il no$tro modo di con$iderare, per e$$er’ tutte le parti dello Sperico (regulare & vniforme) equalm\~e- te di$co$tate dal centro. &c.

Potrebbe qualche de$to ingegno qui dubitare, del Obiettione. Iul. Sca. detto, che continouamente e$perimentiamo, che an dando $opra la terra all’erta ci affatichiamo, & $udia mo andando all’in$u, & per il contrario facilmente $cendiamo all’ingiu, Adunque $ara differenza di po $itione in$u’la terra. &c.

A’ que$to $i ri$ponde, che non vale que$to argumen Solutione. to dalla parte altutto, per non e$$er tal parte della ter ra che camminiamo, vniformemente Sperica col tut to della terra (come pre$uppone la no$tra ragione) ANNOTATIONI NELLA SPERA ma disforme & irregolare dal $uo centro particola- re, & con$eguentemente piu eleuata’ (dal detto cen- tro particolare) in vn’luogo (com’ è l’erta) che in vn’ altro, & per cio il corpo no$tro graue, violentemen le va all’in$u, del detto luogo particolare, & natural mente de$cende alba$$o, & tanto per tal digre$sio- ne preterme$$a o trala$$ata ba$ti. & c.

Perche la 3. dunque opinione, & li autori di quella, non $i leggon per anchora, nelli publici Gymna$ii & $tudii, percio $eguiteremo li autori innãti citati, circa i mouimenti dell’ 8. Spera, & tanto di cio det- to ba$ti. Seguita mo$trare la diuer$ita dell’openioni della quantita di detta terra, ponendo la cagion na- turale di quelle, & co$i in$ieme coll’autore, termine remo que$to primo trattato.

Della quantita & grandeza della terra.

La quantita della terra, $ecõdo l’autore, & li altri ma thematici philo$ofi da quello citati è $tadii. 252000. dando a ogni grado $tadi 700. $ecõdo che dice il te- $to la onde$eguita che multiplicando 700. vie 360. che è tutto l’ambito & circonferenza del cielo (co$i diui$o da i mathematici, per piu facilita del partire di detto numero) & co$i della terra. fa $tadii 252000. Liquali partendo per 8. (per e$$ere il miglio Italico & Romano $tadii 8. che $on pa$si 125) tornano 31500. miglia. Di poi per hauere il diametro di detta terre- $tre Spera (ilquale è nella poportion $otto tripla $e- $qui$ettima) $i de’ partire detta circonfer\~eza per 3 {1/7}. & verrãno detto diametro. Come $i vede operando $tadii # 252000 per 3 {1/7}

22) # 1764000

Son $tadii 80181. # {9/11}. # Et tanti $tadii $ara il dia- TRATTATO PRIMO. parti equali (miglia 60. (alcuni altri 70. in $ul’mare) & co$i $arebbon’ 60 360 Per la circonferenza di Modo. 4. detta terra. dipoi opera come di $opra. &c.

Miglia. 21600 # Appre$$o c’è, il 4. modo di mi$u- rar’ la terra, cio è per li eclyp$i del Sole ò della Luna. E$empio.

Sien dua luoghi d’una mede$ima latitudine, & ele- uatione di polo, & o$$eruando vn’ eclyp$e (del Sole ò Luna) $ia differenza dall’un’allaltro luogo vn’hora che $on gradi 15. d’equinottiale, & co$i in terra pari- mente (per e$$er i cerchii che e$con da vn medefimo centro lun allaltro proportioneuoli, per Euclide nel 3. delli elementi) di poi $i mi$uri lo $patio che è fra i detti luoghi, & hara$si l’intento; & volendo il detto $patio per vn grado, parti per 15. & harai il propo- $ito. # &c.

Le cagioni adunque di tanta diuer$ita (della quali- ta della terra) $on’ parte dette nella no$tra Spera ma non à pieno.

Diciamo dunque al pre$ente; che la cagione di tal di uer$ita’ è (come ben’ di$$e il Reuerendi$s. Cu$ano) che vol\~edo noi mi$urare il curuo & torto dello Spe rico corpo, col retto, & diritto delle linee numerali (perche il $emplice numero dice linea) non po$sian ne quãtita di luogo preci$a, in $u’la terra; ne di tem- po cagionato da circular’ mouimento, $apere: Come è manife$to per l’e$peri\~eza che anchor non $i $ia quã to tempo è vn’ di naturale (preci$am\~ete & apunto) à numero; per non e$$er porportione di$creta, fra il torto del Zodiaco, & diritto dell’equinottiale, d’On de il detto giorno è cagionato. Come è detto di $o- pra. Il $imile interuiene della quadratura del circu- Quadr atura del circulo. lo, la qual’ ogni giorno pen$on’ alcuni hauer’ trou a- ANNOTATIONI NELLA SPERA ta, & non è poi niente. Come habbiamo e$perimen- tato in alcuni moderni. Per che $e ben’ $i truoua pro portione continoua fra quattro rette, nõ $eguita di poi la proportione, applicãdo al curuo, Sperico: &c. Et $e il Philo$opho di$$e, detta quadratura poter$i $a pere: ei non di$$e preci$amente, & di$cretamente, ma in qualche modo poter$i $apere, cio è per radice & quantita $orda, & indi$creta, &c. & tanto di cio al pre$ente ba$ti per e$$ere fuor’ del no$tro propo$ito.

Quello dunque puo $olo, mi$urare il cielo, & la ter- ra, che fece il cielo & la terra Dio glorio$o & be- nedetto. # &c.

Alcun’ altri dotti A$tronomi hanno detto (& a$$ai Ragione. 1. apertamente) che la cagion’ di tal’ diuer$ita (di que- $ta quãtita de i gradi della terra) è que$ta: che la terra $econdo le parti non è regolarmente & vgualmente Sperica & tonda (benche $econdo il tutto) & percio non $i potere vgualmente mi$urare; per che doue l’huomo è alto, piu tardi (caminando) $cuopre dell’o rizonte, che quãdo gli è ba$$o. Come è manife$to al $en$o. Adunque &c.

Appre$$o, chi è piu pre$$o al centro $cuopre piu pre Ragione. 2. $to, l’orizonte, che chi vi è di$co$to: per che ogni po- co di mouim\~eto pre$$o al detto c\~etro, fa gran muta tione, & eleuatione d’orizõte. Com’$i vede per il $en $o, nella pres\~ete figura. Di poi e$$endo la terra Ragione. 3. eccentrica, all’aggrega- to di terra & acqua (co- me è detto) non $i potra anchor per que$ta cagio ne, hauer mi$ura preci$a della terra. Che alcuni pi TRATTATO PRIMO. glin’ le miglia diuer$amente (com’ è detto nella no- $tra Spera) que$to non fa difficulta, perche $i po$$on’ ridurre alle no$tre. &c.

E' manife$to dunque per le cagioni dette, qual no- titia $ia po$sibile hauere della quãtita & grandeza della terra: & tanto di cio detto ba$ti, per non v$cire del $ommario in$tituto & ordine dato: & co$i a ho- nore di Dio optimo ma$simo termineremo que$ta prima parte della Spera.

Additioni nece$$arie a que$ta prima parte, per li $tudio$i arithmetici.

Primamente à perfettion delle inanti dette co$e è da no tare (per li mercuriali & de$tri ingegni) alcune $peculationi del’ cerchio, & della Spera; & propor- tion di quello; per chi vole$$e proportionare elemen ti, di$tantie, mouimenti ò grandeze delli cele$ti cor- pi, molto accommodate. Per e$$er $tate mal po$te dalla $tampa nella no$tra Spera. &c.

Et prima è da notare, che la proportion dupla, tripla ò quadrupla, del diametro duna Spera ò circulo, al- l’altra Spera è equale anchora (proportionatamente) nel circulo, & Spera, pigliando $olamente la circon- ferenza, cio è dupla, tripla, & quadrupla, l’un’all’altra come era il diametro, benche in maggior numero, cio è in proportione tripla $e$qui$ettima, $econdo l’appre$$amento.

La proportion’ dunque d’una Spera all’altra dupla in linea, $ara quadrupla nella $uperficie piana; & nel la quadratura $olida, & gro$$a $ara ottupla, cio è ot- to volte piu, come mo$trerra l’e$empio; & in que$to modo s’intende la propo$ition d’Euclide (nel 12. delli $uoi elementi) cio è.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

Quale è la proportion del diametro, all’altro diame- tro: tale è la proportion’ della Spera all’altra Spera, triplicatamente, cio è rinterzata. (Il che intendi nel- la $ua quadratura $olida.) cio è $e è dupla la propor- tion’ del diametro all’altro diametro, $ara ottupla nella Spera, all’altra Spera comparata: perche tre du- ple fanno vn’ ottupla. # E$empio. # 4 # la.

Et tutto que$to negocio breuemente: 2 # 42 # 2 la # 8 la. 1 - # 1 - # 1 # 1 $i mo$tra per il $egu\~ete E$$empio. &c.

E$$empio della $peculation del circulo: & Spera: et proportione (nella $ua quadratura $uperficiale, & $olida) in diametro, & cir- cunferenza.

Sia vn’ cerchio (& Spera) del quale il diametro $ia E$$empio. braccia 7. $ara la circonferenza $ua braccia 22. per la proportione tripla $e$qui$ettima (cio è tre volte piu, & vn’ $ettimo, che ha la circunferenza del cerchio col $uo diametro) cio è multiplicando quel 7. che è il diametro per 3. {1/7} Com’è noto alli Arithm etici.

(22.) # fa. # 22. # 44. # Dupla. 7 Duyla 14

Sara dunq; il diametro del piccol’ cerchio ò Spera. 7.

TRATTATO PRIMO.

La $ua circonferenza. 22.

La $ua quadratura piana, $uperficiale. 38. 21. Quadrupla. 1 4

La quadratura $uperficiale Sperica. 154.

La quadratura $olida, vltimamente $ara. 179. {2/3} Nel cerchio & Spera grande, $ara il diametro. 14.

La circunferenza. # 44.

La $ua quadratura piana, $uperficiale & circu- Quadrupla. 1 4 lare. 154.

La quadratura $uperficiale Sperica. 616.

La quadratura $olida, $ara. 1437. {1/3}. il qual numero Come $i vede è ottuplo (cio è otto volte piu) alla quadratura Sperica del minor cerchio, come $i vede multiplicando quella per 8. vie 179. {2/3}. fa 1437. {1/3}. che la. Proportione 1 8 ê la quadratura $olida del maggior. cerchio & Spe- ra. &c. Et il diametro è 14. che è duplo (ò vogliam di re doppio) al diametro del piccol’ cerchio, che è 7. Come $i uede. &c.

Re$ta, per quelli che non $on molto e$$ercitati nel- l’arithmetica, & Geometria dare, & mo$trare il mo- do del negociare intorno al circulo & Spera: accio non $ien’ defraudati di tal piacere, $tando pure nel mede$imo E$$empio.

Dico adunque che volendo $apere per il diametro Negocio. 1. dun cerchio che $ia 7. quanto il detto cerchio giri al l’intorno, multiplica il detto (& ogni altro) diame- tro, per 3 {1/7}. (per hauere tal proportione, com’ è det- to il cerchio al $uo diametro) & harai l’intento, cio è ne verra ventidua. 22. &c.

Et volendo di poi la quadratura piana & circulare, 2 multiplica il detto diametro 7. in $e mede$imo che fa 49. del qual numero piglia li {11/14}. per hauere tal pro portione la quadratura del cerchio alla quadratura del detto diametro 7. quale è {77/49} come $i vede $chi$an ANNOTATIONI NELLA SPERA 38 {2/1} 77 11 do detti numeri cio è 49 98 14. che $on’ {11/14}: che è proportione $upertripartiente vndecima. &c.

3 Di poi volendo la quadratura $uperficiale S perica multiplica il diametro per la circonferenza; & harai il propo$ito. &c.

4 Vltimamente volendo la quadratura $olida, di det- ta Spera, fa di bi$ogno cubare il diametro $ette (cio è multiplicarlo tre volte) che fa, come $i vede 7. 7. 7. 343. & di que$to numero pigliare li {11/21}. (per e$$e- 49. re tal proportione, fra la quadratura del diametro: & la quadratura $uper$iciale Sperica, cio è $uperdecu- pertiente vndecima) ò vogliam dire, auanza dieci $opra vndici. Secondo lappre$$am\~eto, & non preci- $e. Com’ è manife$to alli mediocremente e$$ercitati Arithmetici:il che per e$$er’ fa$tidio$o all’impre$sio- ne, & $tampa $i pretermette l’e$$empio di detti nume ri. &c.

Potra$si dunque accommodare il detto E$$empio, ad ogni quadratura d’elemento ò altra Spera; a di- $tantie, & grandeze de i cele$ti corpi, per detto dia- metro; & $emidiametro della terra. Com’ è detto nel la no$tra Spera.

Et $imilmente proportionare il Sole, & la Luna alla terra, che $econdo Tolomeo nel $uo Almage$to (& gran compo$itione) co$i chiamato arabicamente.

Hanno tal proportione in$ieme che il diametro del la terra ê 3 {2/5}. quel della ☾ è 1. & quel del ☉ è 18 {4/5} che volendoli proportionare in$ieme fa di bi$ogno primamente ridurli tutti à vna natura di numeri cio è a quinti, come $i vede.

E' dunque la terra {17/55} la ☾ {5/5} il ☉ {94/5} il che intendi nellor’ diametro: per il che $i vede che il diametro TRATTATO PRIMO. del corpo Solare $perico; è maggiore chel diametro della terra cinque volte, & {9/17} & quel dellaterra, è maggiore che quel della ☾ tre volte, & {2/5}.

Multiplicando dunque il diamero della terra (qual’ dicemo e$$ere 10022 {8/11} per 5 {9/47}. & di poi cuban- dolo (com’ è detto) & pigliandone li {11/21} $econdo le regole date (& $apendo chel piglia, va come, il multi plica) harai la quadratura Sperica & $olida, di detto Sole, qual trouerrai e$$er’ maggiore che quella della terra 166. volte vel circa; & co$i farai della Luna. &c. & tanto di cio ba$ti pre$upponendo parlare, con quelli che di abbaco hanno qualche notitia. &c.

Le di$tanze anchor dei detti corpi cele$ti, s’hanno breuemente com’ è detto nella no$tra Spera, per il $e midiametro ò ver mezo diametro della terra il qua- le com’ è detto è 5011. {4/11}. miglia Italiche, il quale mul tiplicato, per l’infra$critti numeri, rende le di$tanze & gro$$eze de i detti cele$ti corpi. &c.

Dalla terra dunque (cio è dal c\~etro di detta terra) al concauo dell’orbe di detta ☾ (come dicemmo) $on $emidiametri 33 {11/20}.

Dalla terra al concauo di ☿ & conue$$o dell’inferio re 64 {1/6}.

Dalla terra al concauo di ♀ 167. &c.

Dalla terra al concauo del ☉ 1120. Semidiametri.

Dalla terra al concauo di ♂ 1220.

Dalla terra al concauo di ♃ 8876.

Dalla terra al concauo di ♄ 14405.

Dalla terra al concauo dell’ottaua Spera 20110.

Dalla terra al concauo della nona 40220. Semidia- metri. # &c.

Riquadran$i anchora li 4. elementi (com’ è detto nel- la no$tra Spera) riquadrando primamente la terra ANNOTATIONI NELLA SPERA Sperica: dipoi pigliãdo, la proportion decupla (cio è dieciuolte piu) della $ua circunfer\~eza, per riquadra- re l’acqua (la quale è orbiculare ecc\~etrica, & nõ Spe rica (per la regola del diametro & circunferenza di $opra mo$trata: & di tutta la quadratura, tratto il tuorlo ò ver’ quadratura di detta terra re$tera la qua dratura dell’acqua la qual non $ara dieci volte quan to la detta terra (benche $ia dieci volte piu rada, & $ottile) come dicon’ alcuni $cioccamente, per e$$ere d’altra figura. &c.

Et co$i farai dell’aria ri$petto, all’acqua; & del fuoco Picc. ri$petto all’aria; $ottrahendo $empre la quadratura delli elem\~eti inferiori; & il re$tante pre$o, ti mo$trer- ra la quadratura dell’elemento, che cerchi quadrare; & la proportion che ha con’ detta terra. &c. & tan- to di cio (per quanto fa al propo$ito) detto, ba$ti. &c. Re$ta a perfettion di que$ta prima parte; & trattato, porre la tauola delli detti mouimenti cele$ti, partico larmente, & minutamente, per e$$ere (come è detto) male $tampata, & po$ta, nella no$tra prima Spera. Acommodita delli $tudio$i de i cele$ti mouimenti, come $eguita. # &c.

TRATTATO PRIMO. Tauola delli mouimenti delli corpi & Spere cele$ti. MOuimenti cele$ti. # S # G # M # 2 # 3 # 4 # 5 # 6 # 7 Il decimo & primo mobile \\ in vn’ hora. # 0 # 15 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 In vn giorno naturale d’hore. 24 # 12 Il nono & 2 mobile, in vn giorno. # # # # # 4 # 20 # 41 # 17 # 21 In vn’ anno # # # # 26 # 25 # 51 # 9 # 38 In anni 48900. # 12 # # # # 4 # 56 # 34 Ottaua Spera, in vn giorno. # # # # # 30 # 24 # 49 In vn’ anno. # # # 3 # 5 # 0 # 58 # 5 In anni 700. # 12 # # # # # 12 # 30 # S # G # M # 2 # 3 # 4 # 5 # 6 # 7 L’orbe di ♄. in vn giorno. # # # 2 # # 35 # 17 # 40 # 21 In vn’ anno. # # 12 # 13 # 34 # 42 # 30 # 27 # 45 In 30. Anni # 12 # 7 # 1 # 25 # 22 # 17 # 34 # 57 In anni 29 & di 163. # 12 # # 1 # 22 # 25 # 44 # 1 # 48 L’orbe di ♃. in vn giorno. # # # 4 # 59 # 15 # 27 # 7 # 23 # 50 In vn’ anno. # 1 # 0 # 20 # 28 # 59 # 59 # 59 # 59 # 10 In anni 12. # 12 # 4 # 20 # 45 # 46 # 21 # 22 # 1 # 30 In anni 11. & di 314. # 12 # 0 # 1 # 24 # 22 # 50 # 57 # 22 # 10 L’orbe di ♂. in vn giorno. # # # 31 # 26 # 38 # 40 # 5 In dua anni. # 12 # 22 # 34 # 10 # 27 # 40 # 50 In vn’ anno, & di 322. # 12 # 0 # 2 # 4 # 44 # 57 # 15 L’orbe del ☉. ♀. ☿. in vn hora. # # # 2 # 27 # 50 # 49 # 3 # 18 # 4 In vn giorno. # # # 59 # 8 # 19 # 37 # 19 # 13 # 56 In vn’ anno. # 11 # 29 # 45 # 39 # 22 # 1 # 59 # 45 # 40 In vn’ anno, & 6. hore qua$i. # 12 # # # 26 # 26 # 56 # 19 # 34 # 4 L’orbe della ☾. in vn’ hora. # # # 32 # 56 # 27 # 33 # 7 # 57 # 41 In vn’ giorno. # # 13 # 10 # 35 # 1 # 15 # 11 # 4 # 35 In 27. di, & 8. hore. # 12 # 0 # 9 # 17 # 14 # 15 # 2 # 45 # 13

Il che, intendi di moto propio. &c.

HORVM AVTEM CIRCVLORVM, QVIDAM SVNT MAIORES QVI- DAM MINORES ETC.

PEr la continouatione di que$to te$to della 2. parte colla prima (la qual’ non $i vede per que$te paro- le del te$to: & manco ne dicono, li e$po$itori) Perche il te$to dice, di que$ti cerchii, alcuni $on’ maggio ri, alcuni minori. &c. Dei quali niente ha parlato di $opra, nella fin’ del te$to, della prima parte.

Et per cio per tal’ continouatione (dico) & ordine, ê da $opplire, & aggiugnere al te$to. Che la Spera materiale (di legno ò altro mineral’ metallo fabrica- ta (è compo$ta di dieci cerchii (ò circuli, come dico no alcun’ moderni accademici) cio è 1. Equinotiale 2. Zodiaco 3. & 4. Duoi coluri 5. & 6. Orizonte, & Meridiano 7. & 8. Artico, & Antartico; 9. & 10. tropico del cancro, e$tiuo: & tropico del capricor- no, hyemale. Que$to $opplito, $i vede la continoua- tione. Secondo che comincia il te$to, cio è DI QVE- STI DIE CI CERCHII SEI NE SON’ MAGGIO RI, ET 4. MINORI: & quelli $i dicon’ e$$ere cer- chii maggiori nella Spera, de i quali la $uperficie pa$- $a per il centro della Spera; & $ono vgualmente dal- l’uno & l’altro polo di$co$tati: & per il contrario, li minor’ cerchii nella Spera e$$ere quelli, la $uperficie de i quali (cio è il piano & l’arca à gui$a d’una cialda) non pa$$a per il centro della Spera; & manco $ono vgualmente dailuno & l’altro polo di$tanti, & di- $co$tati.

TRATTATO SECONDO.

Et tal’ ordine & continouatione $i de’ con$iderare in que$to modo cio è, che hauendo parlato della Spe ra naturale, & mondana manife$ta al $en$o; & piu fa cile; $eguita di parlare della materiale, artificiale, & piu difficile. Po$ta nella materia, per ab$trarne, & $e pararne colla immaginatiua ò vero phanta$ia la Ma- thematica, & indiui$ibile Spera, la qual’ $i ha da por re, & immaginare nella mõdiale & cele$te Spera, &c. Et tutto que$to è da notare, per vera intelligenza del te$to. # Donde $ieno immaginati, & po$ti in cie 1. Equinottiale. lo (nel concauo & cõue$$o di quello) li detti cerchii, ò ver $uperficie (ri$petto al Zodiaco che ha larghe- za dico) è da notare;

Che il punto (come di $opra è detto) mo$$o (per im- maginatione) cagiona la linea; & mo$$o circularmen te, cagiona la circonferenza, che contiene il cerchio com’ è detto. La onde che po$to vn punto nel me- zo della Spera vgualm\~ete di$tante da i poli; & girato & mo$$o allintorno; cagionera detto cerchio equi- nottiale; & co$i il Sole pa$$ando col $uo proprio mo uimento $uper l’eclyttica, & venendo à detto punto de$criuerra per vn giorno, col mouimento del pri- mo mobile (à detto Sole accidentale) chiamato altri menti mouimento violento & rapito) il detto Equi nottial cerchio, benche $piralmente, & nõ come cer chio preci$amente, ma que$to al propo$ito non im- porta (contro al Sophi$ta dico) perche _s_’intende per limaginatione, chel Sole $tia fermo inquel mede$i- mo punto per quel’ giorno.

Et è chiamato & detto cerchio equinottiale ò vero equidiale: perche venendo il Sole al detto punto, r\~ede il giorno alla notte vguale; & que$to è nel prin- cipio dell’ariete, alli 11. di Marzo, vel circa; & nel prin ANNOTATIONI NELLA SPERA cipio della libra, che è circa li 14. di Settembre.

E' detto anchora & nominato (l’Equinottiale cer- chio) equatore cio è pareggiatore del giorno, & del- la notte.

Anchora è chiamato cingolo (ò ver cintura) del pri- mo mobile, perche lo cigne nel mezo, come per me- thaphora & trã$latione $i vede in noi, che $iamo cin ti nel mezo, cio è in $ul bellico; il quale è centro & mezo della grauita, & della grandeza del’huomo, come mo$tra Vitruuio nella $ua architettura, cio è che ponendo il $e$to (ò vuoi dire le $e$te) in $ul’ det- to bellico, & girando intorno arriuera parimente al l’e$tremita de i piedi & delle mani. E' dunque mani- fe$to, donde $ia (nel cielo & cele$te Spera) immagina to il detto cerchio equinottiale; regola & mi$ura di tutti li altri. &c.

Il $econdo cerchio, chiamato Zodiaco; è immagina- Zodiaco. 2. to dal mouimento propio del Sole (intendendo quã to all’eclittica, perche la largheza è immaginata, dal l’errar de i pianeti ò di qua ò dila da detta eclittica per li loro epicicli; & percio grecamente $on’ detti pianeti, che nella no$tra lingua vuol dire, Erranti, & vagabondi. E' dunque immaginato dico da il mo uimento proprio del Sole, da ponente ver$o leuan- te (com’ è detto) ogni giorno qua$i vn grado, per il qual’ mouimento de$criue la detta eclittica; & è di- $tante & di$co$to dal primo cerchio equinottiale ($e condo li moderni o$$eruatori) gradi 23 {1/2}: & inter$e- ca detto equinottiale, per angoli torti & obliqui, cio è acuti, & ottu$i ò larghi, come $i vede per la ma teriale Spera & da tale obliquita’ d’angoli, fu chiama to dal Philo$ofo cerchio obliquo; & nominato an- chor Zodiaco, grecamente, à Zoe, che vuol’ dire vi- TRATTATO SECONDO. ta, perche il Sole appre$$ando$i per quello, à i capi no $tri, porta la vita, à que$te co$e inferiori come $i ve- de nella primauera.

Anchora è co$i chiamato grecamente à Zodion che vuol dire animale, perche porta li 12. $egni, i quali per la maggior’ parte $on’ in figura d’animali, nõ per che iui $ieno animali, ma perche le $telle di quella tal’ parte ($econdo li A$trologi, benche i poeti altrimen @i fentono) delle 12. vna, hanno tal figura, per le linee imaginate nelle $telle che tal figura rappre$entano. Come $i vede manife$tamente nel tauro, & $corpio- ne cele$te. Et perche anchora tali $telle, hãno virtua le influenza $opra tali $petie & $orte d’animali. &c.

Et diuide$i detto Zodiaco, in 12. parti vguali (com’è detto) chiamate $egni; & ogni $egno, & parte; in 30. gradi ò vero particelle; & ogni grado in 60. minuti; & ogni minuto in 60. $econdi; & co$i per ordine fin’ a i 6. ò vero 10. & $olamente il detto cerchio ha $u- perficie, & largheza come $i vede, ma tutti li altri $o no immaginati indiui$ibili, per largheza. Co$i dun- que $ara detto cerchio Zodiaco diui$o in 12. vie 30. 360. parti ò ver’ gradi; & $imilmente ogni altro cer- chio della Spera; ma delli maggior cerchi $aran parti & gradi equali, & nelli minori $aran’ parti & gradi proportionali. Come $i vede nella materiale Spe- ra. Et detti $egni in tre modi $i con$iderano, & imma ginano cio è.

Come piramidi quadrilatere la cui ba$e è nella $uper ficie del $egno, & il cono ò ver’ punta è nel centro della terra. Secondo la qual piramide, cia$cuna parte del Zodiaco che corri$ponde in$u la terrra è $otto qualche $egno. Come mo$tra la figura.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

Come la $corza $ola della fetta del popone $uperfi- ciale, dall’un polo all’altro del’Zodiaco come $i vede.

larghe & $trette # # nel mezo \\ da capo.

Secõdo il qual modo cia$cun’ imagine cele$te ê com pre$a da qualche $egno.

Come fette di popone $olide & piene, terminati nel la linea, & a$$e della Spera, come $i vede.

Secondo il qual’ modo cio che è nel mon- do, è $ot to qualche $egno, & compre$o da quel lo. &c.

Quando dunque $i dice, il Sole ò altro pianeto, e$$e re nel’ $egno dell’ariete, intendi quel nel $egno, per e$$er $otto il detto $egno:per e$$er’ il Zodiaco com’è detto imaginato nella. 8. Spera & il $ole e$$er di $ot- to nel 4. cielo, com’ è detto di $opra & co$i parimen te nella 9. Spera: & decima detto Zodiaco è immagi nato, ben che non vi $ia $telle alcune. I nomi de i $e- gni: & altre proprieta’del Zodiaco detto, $on’ chiare per il te$to; perciò tanto di quel $ia detto à ba$tanza. Son dui altri cerchi maggiori, chiamati Coluri gre- 3. & 4. Coluri. camente, che vuol’ dire cerchii mutilati, & troncati (quãto al vedere no$tro) perche non cene $eruiamo $e nõ per quella parte che è $opra l’orizonte no$tro. Immaginati da i mathematici, & Archimede inuen tor della Spera; per la diui$ione de i duo $ol$titii & dui equinottii. Il primo dunque Coluro pa$$a, per i poli del mondo: & poli del Zodiaco; & per li duoi punti $ol$titiali, cancro, & capricorno, doue il Sol’ ma$simamente declina, & $i di$co$ta dall’equinottia le, ver$o il $ettentrione ò mezo di (come $i vede nel- TRATTATO SECONDO. la materiale Spera) per gradi 23. {1/2}. com’ è detto. Il $econdo Coluro, pa$$a per il poli del’ mondo, & per i primi punti, & grado dell’ ariete, & della libra; & in detti poli del mondo, li detti duoi coluri s’ in- terzano ò vero attrauer$ano, orthogonalmente, cio è per angoli retti Sperali. Com’ è detto, &c.

Li altri duoi maggior’ circuli, chiamati Orizonte, & 5. & 6. Orizonte & Meridiano. meridiano $on’ immaginati & dal termin della vi$ta no$tra, douunque ci trouiamo; & percio co$i greca- mente detto Orizonte che vuol’ dire terminatore, & finitore della vi$ta: & il meridiano $imilmente im maginato pa$$are per i poli del mondo, & Zenith, cio è punto verticale, & perpendiculare $opra il ca- po no$tro (il qual punto è p olo dell’ orizonte detto) & per il detto Orizonte, equalmente diuidendolo, come $i vede nella materiale, & $olida Spera. &c. Et tanto ba$ti detto delli $ei maggior’ circuli.

Li 4. circuli minori $on que$ti cio è circulo del cãcro 7. & 8. Circulo del cancro, & ca- pricorno ò vere tropici. & circulo del capricorno, ò ver’ tropico del’ cancro & tropico del capricorno, grecamente co$i detti, cio è cõuer$iui, & ritorneuoli; perche il Sole da quel li $i cõuerte & ritorna ver$o il no$tro Zenith, la $ta- te, & alli antipodi (& contra noi po$ti) il verno. &c. E' dunq; imaginato, il circulo del cancro ò ver tropi co e$tiuo, da quel’ punto flu\~ete (& per imaginatione mo$$o) per il quale (il Sole $tando nel primo grado del granchio, per il mouimento diurno cio è del pri- mo mobile) detto cerchio imaginariam\~ete de$criue. Et parim\~ete è da imaginare (quãdo è nellaltro pun- to oppo$to del capricorno) de$criuere, & fare detto circulo.

Et li altri giorni dell’anno, de$criuere con detto mo uimento, fra li duoi tropici detti 182. Spire, ò ver’ cir ANNOTATIONI NELLA SPERA culi inuoluti (com’ è detto di $opra) li quali raddop- piati, nel ritorno del Sole, & computato dua volte l’equinottiale (per il qual dua volte pa$$a) $on giorni 365. in tutto l’anno, ben che vi re$ti qua$i 6. hore, me no 11 minuti, che $on {1/100}. di giorno ($econdo la com- mune opinione.) La onde na$ce il bi$e$to, che ogni 4. anni che $on’ qua$i 24. hore, rimette vn’ giorno ma perche non è vn giorno intero, per cio anticipan do fuor’ del douere il detto giorno; habbiamo an- chor’ anticipato dalli anni del Signore 1546. in qua circa 13. giorni. Donde è nato l’exorbitantia & di- $ordine del tempo. Percio che à quel’ tempo, era l’e- quinottio alli 25. di Marzo, ade$$o (anticipando) noi l’habbiamo alli 10. 11. ò 12. di detto al piu. &c.

Et tanto di cio ba$ti, per e$$er fuor dellin$tituto no- 9. & 10. Artico. Antartico. $tro propo$ito. Il circulo Artico (grecamente co$i detto) $econdo noi Or$ino (dalla minore or$a alla quale è propinquo) è immaginato (dal punto & po- lo dell’a$$e del Zodiaco, dal primo mobile circunuo luto & girato) de$criuer$i. Il qual punto & po o, de clina & $i di$co$ta dal polo del mondo per gradi 2; {1/2}. perche tanta è la di$tantia & declinatione del’ Zo- diaco dall’equinottiale, come $i vede per la materia- le Spera. Il $imile è da immaginar$i del circulo an- tartico (grecamente co$i detto, cio è all’artico oppo- $to) che dal punto & polo oppo$to del Zodiaco, gi- rato & circunuoluto è parimente de$critto.

E' dunque per le predette co$e manife$to, donde $ie no immaginati li detti dieci circuli (ò cerchi come tu vuoi) della cele$te Spera (dalla materiale Spera pre $i: & in quella mathemati camente, & per a$tratta im magination’ de$critti. &c.

TRATTATO SECONDO.

Appre$$o è da notare, che dali detti cerchi ò circu- li. Artico, & Antartico, & dalli duoi Tropici, $on’ de$critte cinque di$tanze, $uperficie ò ver fa$ce, & cinture, grecamente dette Zone, le quali $i come li altri circuli) $i debbon’ parimente nella terra, & pal- la geografica immaginare. Come per la pratica della geografia & de$crittion’della terra $i fara noto & ma nife$to; & tanto per il 2. trattato detto, ba$ti. &c. Se- guita la figura, di detta materiale Spera, colli 10. cir- culi & Zone dette, in$ieme colla terre$tre Spera &c.

Seguita la figura di detta materiale Spera colli. 10. circoli & Zone dette in$ieme colla terre$tre Spera.

ANNOTATIONI NELLA SPERA Spera materiale, Cele$te, & Terre$tre. Polo delmõdo Polo Delzodiato Orie Mezo di Occi Circulo Artico Tropico delcancro Eqnotiale Tropico delcapricorno Circulo Antartico ♊ ♉ ♈ ♓ ♒ ♑ ♋ ♌ ♍ ♎ ♏ ♐ SIGNORVM AVTEM ORTVS ET OCCASVS. ETC.

LA continuatione di que$ta parte ter za, colle due precedenti parti, $i ve- de per que$to, che hauendo l’autore parlato della Spera in $e, co$i natura le come materiale (per la quale la ma thematica & imaginata Spera, nella cele$te s’intende e$$er po$ta.)

In que$ta parte comincia à parlare della Spera quan- to à noi cio è ri$petto à noi, & primamente determi- na della parte cele$te, $econdariam\~ete della terrena. Prima dunque del’ na$cimento & cadimento de i $e gni, & que$to è in duoi modi cio è.

### Secondo i Poeti. ## Secondo li Astrologi. Co$mico. # Chronico. # Heliaco # Retto. # Obliquo. Mondano. # Temporale. # Solare. # Diritto. # Torto. _1_. # _2_. # _3_. # _1_. # _2_.

Il na$cimento ò ver leuata de i $egni & pianeti, det- 1. Mondano. to mondano, è quando quel’ $egno ò pianeto vien’ fuor’ dell’orizonte la mattina in$ieme col Sole; & è co$i chiamato il leuar$i di detti $egni, per vna certa eccellenza, & euidenza che ha il mouimento della cele$te Spera, quando $i vede muouere il Sole, di mo uimento rapito & violento (come $i dice volgarm\~e- te, benche propriamente parlando, in ciel non è alcu na violenza) & $imilmente intenderai il Segno oppo $to, tramontare cio è mondanamente.

Temporalmente anchor $i dice quel $egno ò piane- 2. Temporale. to leuar$i ò na$cere, che vien’ fuor’ dell’orizõte la $e- ANNOTATIONI NELLA SPERA ra quando il Sol’ va $otto: & il $egno oppo$to, $imil- mente, tramontera temporalmente; & è detto tal na $cimento temporale. Perche il tempo accommoda- to per ri$guardar le $telle, comincia (alli A$trologi & mathematici) la $era, partendo$i il Sole che l’offu$ca- ua. Adunque &c.

Il na$cimento (de i $egni ò pianeti) $olare, è quando 3. Solare. il $egno ò pianeto, e$ce di $otto i $olari raggi ò da mattina ò da $era che $ia, tanto che’l $i po$$a vedere; $e $ara da mattina, $i chiamera na$cimento mattuti- no, $e da $era ve$pertino; & co$i int\~ederai del $egno ò pianeta che s’acco$tera a i detti raggi $olari ò il So le a quello, $olarmente (per l’oppo$ito) tramontare, cio è perder$i di vi$ta, per la pre$enza & appre$$am\~e to del Sole. Il che nõ $i puo quanto à noi (per ri$pon- dere al Sofi$ta) vedere $e non da $era ò da mattina, Com’ è detto. &c.

Il che non $i intende $e non per le $telle erratiche ò ver’ pianeti, perche le fi$$e tutte $i veggon la $era, per l’ab$enza del Sole: ma impropriamente, $i diranno $o larmente na$cere, per ri$pondere à vna tacita obiet- tione.

Son’ anchor’ detti que$ti tre nomi delleuare & tra- montare de i $egni, per altri greci nomi (com’ è det- to) cio è il primo Co$mico che vuol’ dire mondano, perc he co$mos grecamente, vuol’ dire mondo nella no$tra materna lingua.

Il $econdo chronico vuol’ dire temporale; perche chronos grecamente vuol dire tempo appre$$o di noi. &c.

Il terzo Eliaco, che vuol’ dire $olare, perche Ilios grecamente vuol’ dir’ Sole. &c. Di poi $i forma il de- nominatiuo da quello, che è Eliaco (latinam\~ete trãs TRATTATO TERZO. lato) che vuol’ dire $olare.

Et co$i con que$ta di$tintione de i tre modi detti, delleuare & tramontare de i $egni ò pianeti, Inten- Vergilio Oratio Lucano derai l’autorita de i Poeti, i quali diuer$amente han parlato di quelli, Come $i vede nel te$to. &c.

Et que$ta è la $omma & $entenza di que$to primo modo. Seguita di vedere breuem\~ete il 2. modo, qual (com’ è detto) è $econdo li a$trologi, in dua modi di- ui$o. Cio è in A$cen$ione ò Spera.

Retta. # Obliqua. Spera retta.

Prima è da $apere, che il circulo equinottiale, nell’u na & l’altra Spera (cio è Retta, & Obliqua) $empre $i leua & monta $opra l’orizonte vniformem\~ete, cio è 15. gradi per hora; & co$i vien’ $u tutto in 24. hore, per e$$ere 360. gradi ogni circulo, com’ è detto di $o pra: & 15. vie 24. come $i vede fa 160. Ma le parti del cerchio del Zodiaco, di nece$sita non po$$ono ha- uere (nell’una & l’altra Spera) equale a$cen$ione, & eleuatione. Perche quella parte che vien’$u piu retta ò manco obliqua (che vogliamo dire) vuol piu tem- po nella $ua Eleuatione. Del che è que$to manife- $to $egno, che e$$endo i giorni ò breui ò lunghi, $em pre $i leua $ei $egni, il di artificiale, & $ei la notte. Et il leuare & tramõtare di detti $egni, non è altro che illeuare & tramontare, di quella parte dell’equinot- tiale che vien $u col detto $egno, ò ver’ tramõta. &c. Et quel’ $egno $i dice leuar’ piu rettamente che l’al- tro, col qual’ $i leua piu gradi d’Equinottiale, che nõ è il detto $egno; & co$i per il contrario intendi de i manco retti ò ver’ obliqui, venir con men’ gradi del detto equinottiale. Nella Spera dunque Retta li $e- ANNOTATIONI NELLA SPERA gni oppo$ti, $i leuano equalmente. Ma nell’obliqua. Spere retta.

I $egni che $i leuã piu retti delli altri $on’ que$ti cio è Spera Obliqua. Cãcro. Leone. Vergine. Libra. Scorpione. Sagittario.

♋. # ♌. # ♍. # ♎. # ♏. # ♐.

I $egni manco retti ò ver’ obliqui & torti $on que$ti cio è.

Capricorno. Aquario. Pe$ci. Ariete. Tauro. Gemini.

♃. # ♒. # ♓. # ♈. # ♉. # ♊.

Et quelli che leuon’ retti (cio è meno obliqui) tra- montono obliqui; & per il contrario quelli che leuo no obliqui, tramonton retti; & di qui vien’ la ca- gion’ del variar de i crepu$culi, mattutini, & ve$per- tini. &c.

Et che la quantita del giorno non puo e$$ere preci$a mente nota, per le dette ragioni cio è che il curuo del Zodiaco col’ retto dell’equinottiale (Sperico co me anchor’ rettilineo) non ha proportione di$creta & preci$a: & tanto meno per l’obliquita dell’orizon- te; & mouimento dell’acce$$o è rece$$o, (ò vero ap- pre$$amento, & di$co$tamento) dell’ottaua Spera (ec ci appre$$o l’eccentricita del Sole) che ogni di varia, ne è po$sibile dare duoi giorni equali in tutto il tem po del mondo, ne $apere la quantita d’un giorno pre ci$a, per le cagioni dette. &c.

E' da $apere appre$$o, che nella Spera retta, le quarte del Zodiaco pre$e da i 4. punti cio è dua $oltitiali & dua equinottiali, hanno nel mede$imo tempo vna mede$ima a$c\~e$ione (& leuamento $opra l’orizonte) che hanno le 4. dell’equinottiale, a quelle confinali, pigliando tutta la 4. in$ieme; ma non gia $econdo le parti & gradi di quella. Et $e il Sophi$ta dice$$e, Obiettione. adunque $e le parti di detta 4. del Zodiaco, montan piu pre$to ò inequalmente al meno; adunque il tut- TRATTATO TERZO. to ò piu pre$to ò in equalmente montera.

A' que$to $i ri$ponde, che tale argumento vale n elle Solutione. parti ma non nel tutto della detta 4. per non e$$ere in que$to ca$o parti Homogenie, cio è d’una mede$i ma a$cen$ione; perche quelle parti che nel principio monton’ piu pre$to, dal mezo in la’ van’ piu tardi; & co$i $i ragguaglia detta a$cen$ione, adunque largu- mento tiene nelle parti, com’ è detto, & non nel tut- to. Come $i vede per la materiale Spera. &c.

Et è nella detta Spera retta. Solamente 4. $egni retti, oppo$ti cio è li duoi equidi$tanti, alli duoi punti $ol $titiali. Come $i vede per l’infra$critta Tauola cio è.

# 90 ♈. gradi 30. # ♉. 30. 0 # ♊. 30. 0 # Zodiaco. 27. minuti 54 # 29. 54 # 32. 12 # Equinottiale. # 90 ♋. 30. 0 # ♌. 30. 0 # ♍. 30. 0 32. 12 # 20. 54 # 27. 54 # 90 ♎. 30. 0 # ♏. 30. 0 # ♐. 30. 0 # Zodiaco. 27. 54 # 29. 54 # 32. 12 # Equinottialo. # 90 ♃. 30. 0 # ♒. 30. 0 # ♓. 30. 0 32. 12. # 29. 54 # 27. 54 # 90

Et co$i i $egni oppo$ti lun’ all’altro, nella Spera retta, & equalm\~ete da i detti 4. punti di$tanti, hanno equa le a$cen$ione, come diceua Lucano. NON OBLI- QVE MEANT, NEC TAVRO RECTIOR EXIT SCORPIVS. &c.

L’oppo$itione & ri$contro di detti $egni s’ha per l’in fra$critto ver$o.

Li: Ari. Scor. Tau. Sa. Gemi. Capri. Can. A. Le. Pi$. Vir. Ver$o.

ANNOTATIONI NELLA SPERA

Pigliando le prime lettere delli 12. $egni come $i ve- de, li quali per ordine $on’ que$ti cio è Ariete (ò voi dire montone) Tauro. Gemini. Cancro. Leone. Vergine. Libra. Scorpione. Sagittario. Capricorno. Aquario; & Pe$ci.

L’obiettione che $eguita nellungo te$to, delle parti & del tutto del’ a$cen$ione del Zodiaco ò $oluta di $opra. &c.

Spera obliqua.

Nella Spera obliqua ò ver’ torta, non le quarte, ma la meta del Zodiaco (dalli duoi punti equinottiali cominciando) vien $u, & monta in$ieme colla meta’ dell’equinottiale; & per il contrario, nell’altra meta’ che è dal principio della libra, per fin’ alla fine de i pe $ci; $empre maggior parte $i leua d’equinottiale, che di Zodiaco. Et niente dimeno, le dette metà: in$ie- me colle medietà del’ detto equinottiale (a quelle confinali) $i leuano, & tramontano.

Intendendo in quel mede$imo modo che di $opra è detto delle dette 4. cio è, che quanto $on’ veloci le prime parti di detta metà prima (che $on’ 3. $egni o- bliqui) tanto piu $on tarde l’ultime parti d’e$$a metà (che $on’ 3. $egni retti) & co$i torna detta a$cen$ione con la $ua meta dell’equinottiale ragguagliata, co- me s’ è ri$po$to al Sophi$ta.

Et fanno detti archi del Zodiaco contrarii effetti (nella Spera obliqua che nella retta) perche nella Spe ra obliqua (com’ è detto) li archi dell’ariete che $on dall’ariete al’ fin’ della vergine, vengon’ fuor’ dell’o- rizonte con men’ gradi di equinottiale, che non fan no nella Spera retta.

Et quella metà che è dalla libra fin’ alla fin’ de i pe- TRATTATO TERZO. $ci, ha maggiore a$c\~e$ione (cio è men $u con piu gra di d’equinottiale) nella detta Spera obliqua; & per il contrario, minore nella retta. Come $i vede per e$- $empio. Spera retta. ♈. gradi 28. & ♎ gradi 28. nella Spera obliqua vien’$u l’♈ con gradi 16. & ♎ con gra di 40. Et in quella proportione che diminui$ce l’o- bliqua, cre$ce la retta, come $i vede per que$to E$- $empio, di que$ti duoi oppo$ti $egni, che lun’ & l’al- tro vien con 56. gradi d’equinottiale. Adunque. &c. Delle co$e dette $eguita, che li duoi archi equali & oppo$ti, delle dette medietà, nella Spera obliqua, hanno la mede$ima a$cen$ione in vn’ giorno natura le (pigliandole in$ieme) che nella detta Spera retta, perche com’ è detto, tanto quanto diminui$ce la pri ma meta, tanto cre$ce la $econda; & per il contrario, la Spera retta facendo, torna ragguagliata detta a$c\~e $ione.

E' dunq; vna regola ferma nella Spera obliqua, che cia$cuno arco del’ Zodiaco ò $egno, equalmente di- $tante, & di$co$to dalli duoi punti equinottiali, ha la mede$ima a$c\~e$ione. Come $i vede per l’infra $crit ta Tauola cio è à gradi Polari 43. & 6. per Firenze.

gradi. minuti. 17. 0. - 17. 0. # 20. 30. - 20. 30. # 28. 15. - 28. 15. # Equinottiale. ♈. & ♓. # ♉. & ♒. # ♊. & ♃. hore. minuti. 1. 8. 1. 8. # 1. 22. - 1. 22. # 1. 53. - 1. 53. gradi. minuti. # # # Tempo. 36. 15. - 36. 15. # 29. 15. - 39. 15. # 38. 45. - 38. 45. ♋. & ♐. # ♌. & ♏. # ♍. & ♎. hore. minuti. 2. 25. - 2. 25. # 2. 37. - 2. 37. # 2. 35. - 2. 35.

Nell’inclita dunque citta di Firenze, a$cende & le- ANNOTATIONI NELLA SPERA ua$i $opra il no$tro Orizonte l’ariete, & li altri $egni contãti gradi d’equinottiale, & tante hore, & tanti minuti di tempo. Come $i vede.

Il che puo $eruire per horologio della notte, à chi Horologio. notturno. cono$ce i $egni del Zodiaco in cielo, computando la leuata de i detti $egni, dal $egno che è oppo$to al Sole.

Da que$to (dunque) inte$o è manife$ta la cagione del variare de i giorni, co$i naturali com’ artificiali. Il che per e$$er’ facile per il te$to: non mi e$tendero in que$ta parte, altrimenti. &c.

Per e$$er dunque il giorno naturale (cio è di 24. ho- re) vna reuolutione di tutto il circulo equinottiale con tanta parte di Zodiaco, quanta il Sole in detto tempo, di proprio mouimento, ha pa$$ato (che $on 59. minuti, & 8. $econdi & tanti terzi &c.) & perche le dette parti del Zodiaco, cõperate alle parti & gra di del equinottiale, inequalmente (com’ è detto) a$c\~e dono (per nõ e$$er fra il curuo & retto proportione alcuna) nella Spera retta per vna cagione, cio è per l’obliquita del Zodiaco; & nell’obliqua per doppia cagione cio è per l’obliquita’ del Zodiaco & dell’ori zonte appre$$o (come $i vede per la Spera materiale) $eguita che non $i puo (com’ è detto) hauer’ notitia quanto $ia vn giorno. &c.

Re$taci anchor’ dua altre cagioni. Theoriche & $pe- culatiue (che li giorni in alcun tempo non po$$ono e$$ere equali) la prima è l’eccentricita del Sole. Cio è per muouer$i il Sole nel $uo orbe defer\~ete (cio è che lo porta) $opr’ vn’ centro che è fuor del centro del mondo.

Et per il mouimento anchora dell’ottaua Spera (da mezo di ver$o $ettentrione) chiamato altrimenti ac- TRATTATO TERZO. ce$$o & rece$$o cio è appre$$amento & di$co$tamen to, da dette parti del mondo, il qual continouamen- te muoue & muta l’auge, a$$e, & poli de i pianeti. Co me $i mo$trera di $otto.

La quale 8. Spera hauendo duoi altri mouimenti $o pra il diurno (com’ è detto) per i quali anchora ine- qualmente muoue l’auge (cio è quel punto che piu $i di$co$ta dalla terra) nell’oro cerchio eccentrico, & i poli anchora di tutti li altri pianeti, per e$$ere ima- ginati nell’ 8. Spera, & Zodiaco di quella detto auge & poli, &c.

E' dunque manife$to che per ne$$un modo $i puo da re equalita di giorni in alcun’ tempo: & manco $ape- re la quantita loro: & tanto di cio detto ba$ti. &c.

Potrebbe qualche bello, & eleuato ingegno, circa le dette a$cen$ioni rette & oblique (delle 4. ò {1/2} del Zo- diaco & parti di quello) dubitare dicendo.

Se la linea curua & torta, pre$a da vn’ mede$imo ter Obiettione mine del Zodiaco, cio è delle 4. di detto Zodiaco & equinottiale (ilquale è retto) è piu lunga che non è la retta; & il te$to dice, che i $egni obliqui & torti le uan piu pre$to che il retto equinottiale, come $tara dunque que$ta contrarieta in$ieme, che il torto $ia piu corto che’l diritto?

A' que$to $i ri$ponde, che non è l’obliquo & il torto Solutione de’ $egni che li facci montar’piu pre$to (come pre$up pone il Sophi$ta) ma è che oltre al torto & obliquo vi è aggiunto il trauer$o & il diacente di detta 4. ri- $petto allorizonte obliquo, come $i vede per il $en- $o, doue che leuando in alto vna co$a torta & à dia- cere, piu pre$to verra $u’, che $e $ta diritta: anchora che in $e $ia torta. Adunque. &c.

Appre$$o è da notare, che i $egni ò 4. del Zodiaco, ANNOTATIONI NELLA SPERA non $on’ chiamati retti perche $ien $emplicemente retti $perali (come è l’equinottiale col coluro) ma $on’ co$i chiamati per e$$er’ manco obliqui & torti che li altri $ei piu obliqui di quelli. Debbe$i dunque pigliare il retto ò diritto in que$to luogo, re$pettiua mente & non a$$olutamente. &c.

E' da notare anchora (com’ in parte è detto di $opra) che il Sole partendo$i dal primo punto del capricor- no, & pa$$ando per l’ariete fin’ al primo punto del cã cro de$criue (per il mouimento del rapto del primo mobile) 182. circuli paralelli cio è equalmente qua$i di$tanti perche com’ è detto $ono Spire, cio è circuli auuolti, del numero de i quali $ono li duoi tropici, & l’equinottiale; & ritornando dal cancro (per li mede $imi $egni) fin’ al capricorno, ne de$criue altrettanti, cio è 182. che $on’ 364. circuli, & giorni del’lanno da quelli cagionati; & perche il circulo equinottiale, en tra in que$to numero dua volte (cio è nel montare; & nello $cendere) fini$ce la $omma delli 365. giorni di tutto l’anno: & qua$i $ei hore, com’ è detto di $o- pra. &c.

Ma nella Spera retta, pa$$ando l’orizonte retto per i poli del mondo, diuide tutti li detti archi (& Spire) de igiorni in parti equali percio i giorni $otto quel la, $ono equali.

Et $e alcun dubita$$e in che modo po$s i e$$er’ il gior Dubitatione. no equale à quelli che $on $otto l’equinottiale (che è circulo grãde nella Spera) come quãdo il Sole è fra i tropici, che $on’ circuli piccoli (nella mede$ima Spe- ra retra intendendo).

Si ri$põde a que$to, che in quelli circuli minori, vi $o Solutione. no i mede$imi gradi che nel maggiore equinottiale, ma $on proportionali, & non equali & percio, nella TRATTATO TERZO. Spera retta $tia il Sole doue $i vuole infra i tropici, di nece$sita $on equali per la ragion’ detta.

Ben’ è vero, che fuor’ dell’equinottiale v$cendo, mu tando Zenith, $i muta Orizonte (& obliquo) per e$- $er il Zenith polo dell’orizonte, rationale, ma nõ $en $ibile. &c.

Nella Spera dunq; obliqua, & torta, l’orizonte diui- de folam\~ete l’equinottial’ cerchio in dua parti equa- li (come $i vede per la Spera materiale, percio quel giorno $olo, è a tutta la terra, ma non ab$olutam\~ete (come dice il te$to) ma à tutta la terra & parti del’ mondo, doue l’orizõte di quelli, inter$eca l’equinot- tiale perche di quelli che $on’ $otto il polo, l’orizon- te non inter$eca & diuide, il detto equinottiale, ma è il mede$imo con quello; & pa$$ato il detto punto, cominciono hauere il giorno di $ei me$i continoui; & 6. di notte continoua cio è quando il Sol pa$$a al- l’altre meta del Zodiaco, ver$o il mezo giorno: & co $i il giorno naturale è à quelli vn’ anno, come $i ve- dra di $otto. &c.

Dall’inequalita dunque delli altri circuli gia detti, & $pire, che diuide l’orizonte obliquo, è cagionata la inequalita, & diuer$ità de i giorni in diuer$e parti del mondo: & tãto quãto cre$cono li archi de i gior- ni tanto $cemano quelli delle notti, & per il contra- rio; & il minore ò maggior’ giorno è equale alla mi- nor’ ò maggior notte nei $egni oppo$iti del Zodia- co, come $i vede per detta materiale Spera. &c.

Appre$$o, maggiori archi de$criue il Sole $opra il no $tro orizonte; nelli $ei $egni retti (di $opra citati) & minori nelli obliqui. La onde $eguita, che la $tate, quando habbiamo il maggior’ giorno, venghino $u $ei $egni retti, & quãdo il minore $ei obliqui; & quo ANNOTATIONI NELLA SPERA $to è il verno circa li 13. di Dicembre. &c.

Et quando i giorni ci $on’ equali, al’hor vi\~e $u quel’ giorno 3. $egni retti & 3. obliqui; & co$i per l’altre differenze di$correrai, $econdo il tempo & l’a$cen- $ion di detti $egni. &c.

Per hauer dunque di cio, piu chiara & euidente, no titia $i porra la $eguente Tauola, de i gradi che ten- gono li detti archi de i giorni. Acio che cia$cuno per $uo piacere po$$a à punto vedere quanto $ia cia- $cun maggiore ò minor giorno, i qual’ $i voglia para lello ò clima, piu pre$$o che $ia po$sibile com’ è det- to, dando 15. gradi per hora (come di $opra) & di poi pigliãdo la parte proportionale delli 60. minuti (che è l’hora intera) quando nel’ partimento auãza$si rot- to alcuno. &c.

L’arco dunque del maggior’ giorno qui in Firenze (che è in$ul’ Tredice$imo paralello; nel principio del 6. clima; à gradi di polare eleuatione. 43. minuti. 6. nel qual’ paralello vale il grado della longitudine in $u’la terra (miglia 45. {1/2} vel circa) vale gradi 228. mi- nuti. 40.

Et leua il Sole $opra l’orizonte no$tro. Nel meridia- no del’ detto giorno gradi 60. minuti 21. & nel mino re gradi 22. minuti 39.

Et vale il detto arco, nel principio del detto clima 6. gradi 228. minuti 15. che $ono hore 15. {1/4}. dando à ogni hora gradi 15. d’equinottiale, & 4. minuti di tempo per vn’ minuto di mouimento, del detto equinot- tiale. &c.

Et re$ta, la minor notte della $tate (& il minor di di- uerno) hore 8. minuti 45. che è anchor’ la leuata del Sole di detta notte e$tiua, l’arco $emidiurno, $ara ho re 7. minuti 37. il quale aggiunto addetta leua ta di TRATTATO TERZO. Sole, rende il mezo giorno à hore 16. minuti 22. Co- me $i vede: & co$i delli altri $i puo di$correre. &c.

Seguita la tauola de i Paralelli, & Climati.

In$ieme con’li archi diurni del maggior’ giorno in detti paralelli; & quanti gradi vaglin’ detti archi; & quante hore minuti & $econdi, Appre$$o quanto va glia il grado della longitudine, in detti paralelli & climati) cio è quante miglia $ia detto grado in longi tudine cio è da leuante à ponente pigliando, per e$- $er’ detti gradi ne piccoli circuli della Spera inequa- li (eccetto l’equinottiale) & quelli della latitudine, per circuli grandi (della Sperica terra) equali: come $i vede, nella $eguente Tauola. &c.

Tauola di Tolomeo per la Co$mographia. ANNOTATIONI NELLA SPERA ## _de Paralelli_. ### _Eleuatione_. \\ _polari_ ### _Arco diurno_. ### _Arco diurno_. #### _Gradi della latitudine_ \\ _& ualuta de i gradi_. ## il Numero. # G. # mi. # G. # mi. # Ho. # mi. # Ho. # mi. # 2. # G. # migl. # G. # migl. # 1. # 4. # 10. # 183. # 40. # 12. # 15. # 12. # 14. # 40. # 1. # 60. # 41. # 47. # 2. # 8. # 25. # 187. # 28. # 12. # 30. # 12. # 29. # 52. # 2. # 60. # 42. # 3. # 12. # 30. # 191. # 12. # 12. # 45. # 12. # 44. # 48. # 3. # 60. # 43. # 46. climati. # 4. # 16. # 25. # 149. # 56. # 13. # 0. # 12. # 59. # 44. # 4. # 60. # 44. # 45. 1. # 5. # 20. # 15. # 198. # 44. # 13. # 15. # 13. # 14. # 56. # 5. # 60. # 45. # 44. 2. # 6. # 23. # 50. # 202. # 30. # 13. # 30. # 13. # 30. # 0. # 6. # 60. # 46. # 44. # 7. # 27. # 10. # 206. # 12. # 13. # 45. # 13. # 44. # 48. # 7. # 60. # 47. # 43. 3. # 8. # 30. # 29. # 209. # 58. # 14. # 0. # 13. # 59. # 52. # 8. # 60. # 48. # 43. # 9. # 33. # 15. # 213. # 38. # 14. # 15. # 14. # 14. # 32. # 9. # 60. # 49. # 42. 4. # 10. # 36. # 0. # 217. # 26. # 14. # 30. # 14. # 29. # 44. # 10. # 60. # 50. # 41. # 11. # 38. # 35. # 221. # 14. # 14. # 45. # 14. # 44. # 56. # 11. # 60. # 51. # 40. 5. # 12. # 40. # 55. # 224. # 56. # 15. # 0. # 14. # 59. # 44. # 12. # 59. # 52. # 39. # 13. # 43. # 55. # 228. # 40. # 15. # 15. # 15. # 14. # 40. # 13. # # 53. # 38. 6. # 14. # 45. # 0. # 232. # 26. # 15. # 30. # 15. # 29. # 44. # 14. # # 54. # 37. # 15. # 48. # 0. # 239. # 52. # 16. # 0. # 15. # 59. # 28. # 15. # # 55. # 36. 7. # 16. # 51. # 30. # 247. # 24. # 16. # 30. # 16. # 29. # 36. # 16. # # 56. # 35. # 17. # 54. # 30. # 254. # 54. # 17. # 0. # 16. # 59. # 36. # 17. # # 57. # 34. # 18. # 56. # 0. # 262. # 26. # 17. # 30. # 17. # 29. # 44. # 18. # # 58. # 33. # 19. # 58. # 10. # 272. # 58. # 18. # 0. # 17. # 59. # 52. # 19. # 58. # 59. # 32. # 20. # 60. # 0. # 285. # 10. # 19. # 0. # 19. # 0. # 40. # 20. # # 60. # 31. # 21. # 62. # 55. # 299. # 32. # 20. # 0. # 19. # 58. # 8. # 21. # # 61. # 30. # 22. # 63. # 0. # # # 20. # 49. # 20. # 48. # 32. # 22. # # 62. # 29. # 23. # 64. # 0. # # # 21. # 30. # 21. # 30. # 6. # 23. # 57. # 63. # 28. # 24. # 65. # 0. # # # 23. # 12. # 23. # 11. # 40. # 24. # # 64. # 27. # 25. # 66. # 0. # # # 23. # 24. # 23. # 23. # 5. # 25. # # 65. # 26. # 26. # 66. # 30. # # # 24. # 0. # 24. # 0. # 0. # 26. # 56. # 66. # 25. # # # # # # # # # # # 27. # # 67. # 24. # # # # # # # # # # # 28. # 55. # 68. # 23. # # # # # # # # # # # 29. # # 69. # 22. # # # # # # # # # # # 30. # 54. # 70. # 21. # # # # # # # # # # # 31. # # 71. # 20. # # # # # # # # # # # 32. # 53. # 72. # 19. # # # # # # # # # # # 33. # # 73. # 18. # # # # # # # # # # # 34. # 52. # 74. # 17. # # # # # # # # # # # 35. # # 75. # 16. # # # # # # # # # # # 36. # # 76. # 15. # # # # # # # # # # # 37. # 50. # 77. # 14. # # # # # # # # # # # 38. # # 78. # 13. # # # # # # # # # # # 39. # 49. # 79. # 12. # # # # # # # # # # # 40. # 48. # 80. # 13. TRATTATO TERZO.

HOrologio, pedale, per l’ombra dellhuomo, che è Se$quipedale alla $ua ombra (per e$$ercitare li $tudio$i delle co$e cele$ti) mediante la quale s’ha la proportione di tutte l’altre ombre Orizontali (cio è paralelle al piano) & murali, nel muro; immaginãdo, Ihuomo e$$er’il lato dello gnomone & $tilo, fitto per pendicularmente nel’ piano, in 12. parti diui$o, per il quale $i fa ombra retta; & il re$tãte del detto gnomo ne diui$o, è $empre l’ombra murale, chiamata ombra ver$a. Come $i vede per la $eguente Tauola & figu- ra. &c. L’ombre delli 12. Me$i $on que$te cio è.

### Genaio, & Dicembre. ### Aprile, & Settembre. Hora # 1. & 11. piedi # 29. # Hora # 1. & 11. # 23. # 2. & 10. # 19. # # 2. & 10. # 13. # 3. & 9. # 17. # # 3. & 9. # 11. # 4 & 8. # 15. # # 4. & 8. # 9. # 5. & 7. # 13. # # 5. & 7. # 7. # 6. # 11. # # 6. # 5. ### Febraio, & Nouembre. ### Maggio, & Ago$to. # 1. & 11. # 27. # # 1. & 11. # 21. # 2, & 10. # 17. # # 2. & 10. # 11. # 3. & 9. # 15. # # 3. & 9. # 9. # 4 & 8. # 13. # # 4. & 8. # 7. # 5. & 7. # 11. # # 5. & 7. # 5. # 6. # 9. # # 6. # 3. ### Marzo, & Ottobre. ### Giugno, & Luglio. # 1. & 11. # 25. # # 1. & 11. # 19. # 2. & 10. # 15. # # 2. & 10. # 9. # 3. & 9. # 13. # # 3. & 9. # 7. # 4. & 8. # 11. # # 4. & 8. # 5. # 5 & 7. # 9. # # 5. & 7. # 3. # 6. # 7. # # 6. # 1. ANNOTATIONI NELLA SPERA

E' da notare per l’u$o di tale ombratile Horologio, che le prime 6. hore, $ono l’hore inanzi mezo di; & le $eguenti, $on l’hore doppo mezo di; & $ono hore chiamate planetarie (da predo minio & $ignoria di detti pianeti, $econdo l’ordine & $ucce$sion loro in cielo) altrim\~eti $on’ dette, hore temporali, & inequa li, cio è la 12. parte del giorno ò lungo ò breue che ei $ia. Cominciãdo lor $ignoria la prima hora del gior- no, dal Sol’ leuante, come noi diciamo. La prima dunque hora della Domenica Signoreggia il Sole. Il lunedi la ☾. Il martedi ♂. Il giouedi ♃. Il vener- di ♀. Il $abato ♄. com’ è detto altroue.

Ecci vn’ altro modo breue per hauer’ lhora del pia- neto. Non hauendo ombra, cio è multiplica per (5. lhore di cia$cuno giorno & notte, ò breui ò lunghi che $iano, & harai quanti minuti è lhora del piane- to che $ignoreggia intal’ hora, di poi parti in 60. ò aggiugni fin’ in 60. & harai lhore dellhorologio equali, che $on $empre di 60. minuti. &c.

Volendo dunque cono$cere qual hora $ia ò inanzi ò dopo mezo giorno. Sta diritto in piedi, voltando le reni al Sole, di poi mi$ura quanti piedi $ia la tua ombra; & $econdo il numero de piedi che latruoui, vedi nella $opra notata Tauola, & trouerrai la det- ta hora qual’ cercaui, pigliando la parte proportio- nale quando fu$si piu ò meno de i $opra$critti pie- di. &c.

E$$empio della figura & proportion’ dell’ombre fin gendo lhuomo e$$er lo Gnomone Orizontale, co- me $i vede.

TRATTATO TERZO. gradi 45. mur. orizon c o d e f c b @ e F C

Le dimo$trationi di tal figure $i po$$on vedere nel primo & terzo delli elementi mathematici I quali pre$uppongon’ che ogni lato retto nel Triangolo Orthonio cio è rettangolo g. f. e. è proportionale al maggior’ lato, del detto Triangolo maggiore. c. d. e. & $imilmente la ba$a. f. e. alla ba$a. d. e. il $imile inten di del quadrato. b. f. al quadrato. c. f. pel 2. d’Eucli- de. & c. E' di tutti li circuli che e$con’ da vn’ mede$i- mo centro.

Appre$$o $i pre$uppone douunque l’huomo $ia nel- la $uperficie della terra: e$$ere nel c\~etro di quella, per e$$er’ (com’ è detto) la detta terra d’in$en$ibil qua- lita ri$petto al firmamento, percio non muoua l’im- maginatione. S’e lo gnomone, & lhuomo dipinto è po$to fuor del centro. b. nella linea. d. e. della detta fi- gura. Come $i vede & c.

Operando dunque per la regola delle proportioni de 14. termini (detta volgarmente la regola delle tre co$e: cercante le 4.) & dic\~edo. S’e tanto dalteza quan to è vn’ huomo mi da tanto d’ombra, che mi dara vn’ ANNOTATIONI NELLA SPERA altra alteza ò ver $e nõ fu$si nota tale alteza dirai tã- te braccia dun’altra ombra, da che alteza verra. & c. E$$empli gratia, $e l’alteza del Sole, che è 45. gradi, @$$empio. mi da 6. piedi d’ombra (che è equale all’ombro$o) che mi dara vnaltra alteza, operãdo per la regola à roue- $cio, per che il Sole alzando minui$ce lombra delle co$e: & abba$$ando in manco gradi da piu ombra.

Ma piu facil $ara cõparare la proportion d’una altra ombra, all’ombra propria.

Et perche io pre$uppongo parlare a i volgari nelle mathematiche $cienze e$$ercitati, percio nõ mi e$ten dero altrimenti, per non pa$$are la breuita del com- pendio, & $ommaria annotatione. &c.

Seguita l’orologio manuale ombratile. Come $i uede. Horologio manuale & Canoni di quello. E$$empio nelli Equinottii. Linea Orizontale, à hore 12. Tropico delcancro Equinottiale Tropico delcapricorno 24. 12. {1/2}. 13. 23. 13. {1/2}. 14. 22. 14. {1/2}. 15. 21. 15. {1/2}. 16. 18. 17. 19. 20. TRATTATO TERZO. V$o del $opra delineato horologio.

Primamente $i debbe porre lo gnomone ò vero $tile di paglia, $copa ò altra materia purche $ia diritta: $o- pra la linea orizontal’ della mano Orthogonalmente cio è che facci rett’angolo, di poi voltar$i con detto $tile in ver$o il Sole: & voltare la mano tãto che l’om bra non $i muoua piu voltando: & come è ferma detta ombra dello $tile, alhor’ $ta ben’ la mano, di poi $e è inanzi mezo giorno comincia dalla leuata del Sole (in $u la linea orizontale) à numerar’ lhore: & fia di che tempo $i voglia, come mo$tra lo e$$empio da- to nell’equinottio per e$$er piu facile.

Et $e è dopo mezo di, comincia dalla linea orizon- tal’ detta tornando in dietro, cominciando in detta linea. 24. come $i vede. &c.

Anchora è da $apere, che lo $tile $i de’ tenere $econ- do che $i troua il Sole. Verbi gratia, $e è nell’equinot tiale ò li vicino; tener lo $tile in $u l’equinottiale ò li vicino: & $e è vicino à i tropici, ò ne tropici, $imilm\~e te tenerlo, in detti luoghi, come vedi notato ne i det ti luoghi & titoli $critti. &c. Et tãto di cio ba$ti. &c. Re$taua da dir qualche co$a delli Zenitti, & punti verticali preterme$si & trala$$ati, ma per e$$er’ chia- ri per il te$to non accade molto parlarne, ba$ti e$$em plificare nel no$tro Zenith di Firenze, & per quello $intendera li accidenti di tutti li altri.

A' noi dunque qui in Fiorenza che habbiamo il Zenith fra il tropico del cancro, & circulo artico (in qual’ Zenith è $empre polo del orizonte cio è nel mezo dell’orizonte (che è 180. gradi) la$$ando 90. gradi da $ettentrione & 90. da mezo di) A' noi dunque (dico) accade hauer 3. ombre, cio èle occidentali la mattina al Sol’ leuante, le orien- ANNOTATIONI NELLA SPERA tali la $era al Sol ponente $ettentrionali al mezo di, ne mai meridionali. &c.

Et è la minor’ ombra del maggior’ giorno, vn’ piede $olo cio è {1/6}. dellalteza dello gnomone ombro$o: & la maggiore del minor’ giorno piedi vndici. Come è detto. Il mezo dunque arithmetico fra li 11. & 1. è 6. che è la equalita dellalteza dellhuomo, & corpo, ombro$o. Il $imile $aran’ tutte l’altre ombre propor- tionatamente. &c.

A' quelli che $on’ $otto i tropici per Zenith accade vn’ giorno $olo in tutto l’anno hauer l’ombra perp\~e- diculare, di poi tutto il re$tante dell’anno, hanno le 3. ombre come noi, & c.

A' quelli che hanno il Zenith fra li duoi tropici & $otto l’equinottiale accade due volte l’anno, hauer’ l’ombra perpendiculare; & due e$tati, & dua inuerni ma temperati: & hanno 4. ombre cio è 3. come noi qui di Firenze; & di piu la meridiana, come $i vede per il te$to.

A' quelli che $on vicini al polo; & $otto il polo, acca de l@ombre girarli intorno da ogni banda (detti gre- camente peri$cii, che vuol dire il mede$imo) mentre che hanno giorno continuo, per 1. 2. 3. 4. 5. & fin a $ei me$i: $tando il Sole ne $egni $ettentrionali; & nelli al tri 6. me$i di notte, come è detto. &c.

Et tanto ba$ti (per e$$er’ breue) di que$to 3. trattato, al pre$ente hauer detto. &c.

NOTANDVM QVOD SOL HA- BET VNICVM CIRCVLVM ETC.

HAuendo l’autore nelli 3. preceden ti trattati, determinato della Spe- ra mondana; in que$ta quarta par te determina breuem\~ete, di quel- le co$e che $i muouono in detta Spera, che $ono li orbi $perici, de ferenti, equanti, & epicicli (cio ê piccole Spere) doue s’imaginano infi$si, li Sperici, cele$ti, candidi, & lucidi corpi del Sole, Luna, & li al tri cinque erratici pianeti: & $telle fi$$e, dell’ottaua Spera. Com’ è detto. &c.

La onde che qui porremo breuemente tutti quelli termini Theoricali & $peculatiui a tal parte (per quã to la Spera ricerca)nece$$arii, per vna $ola figura, co me di $otto $i vedra.

E' dunq; da notare che la Spera orbiculare che por- ta il Sole, è immaginata compor$i di tre orbi ($perici $empre intendendo) de i quali il primo, & maggiore è concentrico al mondo, $econdo il conue$$o, cio è di fuori; & eccentrico $econdo il cõcauo di dentro. Il 2. orbe, $econdo l’una & l’altra $uperficie, è eccen- trico (che è il deferente) & è quello che porta il So- le, doue è infi$$o & $aldo, come il nodo nell’abeto. Il terzo, & minore orbe, $ecõdo il conue$$o è eccen- trico; & $econdo il concauo concentrico.

Quello che $ignifichi, e$$ere eccentrico, & concen- trico è detto di $opra, cio è e$$ere fuori del centro (dun’ circulo ò Spera col’ $uo centro) & e$$ere in$ie- me con quello. Come mo$tra la figura. &c.

Che co$a $ia auge (Arabicamente detto) cio è eleua ANNOTATIONI NELLA SPERA tione: & l’oppo$ito del’auge, il cõtrario. Come $i mo- $tra, per la detta figura.

Appre$$o, $on’ li moti & mouimenti del Sole, duoi, vno è il propio nel $uo deferente eccentrico, dall’o- cid\~ete all’oriente ogni giorno 59. minuti, & 8.{2/2}. &c. Meno vn cente- $imo di giorno o 150. di $ei hore che $ono minuti 11. alias minuti. 14. {2/5}. Et in giorni 365. cinque hore & minuti d’ora 49. fa tutto il Zodiaco. Il 2. è $opra i poli del Zodiaco, per il mouimento dell’ 8. Spera, ogni 100. anni vn’ grado, $econdo il te$to dell’autore. Del mouimen- to $uo diurno è detto di $opra. &c.

Oia$cuno de i pianeti, ha 3. circuli ò vero orbi, & vno epiciclo (cio è piccola Spera, eccetto il Sole, che non ha detto epiciclo) cio è.

Equante. # Deferente. # Epiciclo.

Il circulo Equante è vn’ cerchio imaginato, & non Equante. reale, per ridurre la irregolarita del mouimento del centro dell’epiciclo, col centro dèl $uo deferente, a regolarità d’angoli & d’archi equali, del quale il Sol manca, per e$$ere regolare nel $uo deferente.

Il deferente è vn’ orbe reale (com’ è dêtto) che porta Deferente. l’epiciclo, nel quale è infi$$o il pianeto. &c.

L’epiciclo, è vn’ piccolo Sperico (nella gro$$eza del Epiciclo. $uo deferente) doue il pianeto è infi$$o.

L’equante orbe, nella Luna è concentrico al mondo ma ne li altri pianeti, è eccentrico.

Il deferente che inter$eca detto equãte (della Luna) declina da vna parte al $ettentrione, & dall’altra par te al mezo di, & quel’ punto dellinter$ettione, dal 7. ê chiamato dalli a$trologi capo di dragone, l’altro punto dell’inter$ettion ver$o mezo di $i chiama co- da di dragone, per e$$er’ tale inter$ettione & figura TRATTATO QVARTO. in forma di tal’animale cio è larga nel mezo, & $tret- ta da i capi, metaforicamente, & per tra$latione pre $a dal $erpe. Come $i vedra per le lor’ figure.

Il deferente & l’equante di cia$cun’ pianeto, $on cir culi equali infra lor’ duoi, ma non concentrici.

Appre$$o, il deferente & l’equante di ♄. ♃. ♂. ♀. & ☿. Sono eccentrici & fuor’ della $uper$icie dell ecly ptica: niente dimeno e$si duoi $on nella mede$ima $u perficie. &c.

Anchora diciamo, che il detto di $opra epiciclo del- li detti pianeti è vna piccola $pera, $opra la circunfe- renza, della quale è portato il centro del pianeto: & il centro del detto epiciclo, è $empre portato in $u la circunferenza del detto deferente. Come mo$tra la figura. &c.

Che co$a $ia $tation@ prima, per retrogradare & tor- nare in dietro (quanto al mouimento proprio) & $ta tion $econda, per dirizzar$i a detto mouimento pro prio. Che co$a $ia il Pianeto e$$er’ $tationario retro- grado & diretto, è chiaro nel te$to & la figura il mo $trera.

La Luna non retrograda ò torna in dietro (cio è da leuante à ponente) ne ha li altri accidenti detti: per e$ $ere il mouim\~eto del $uo deferente piu veloce $econ do l’ordine de i $egni, che non è il centro dell’epici- clo contro à tal’ ordine & $ucce$sion di detti $egni, cio è da leuante à ponente.

Il Sole anchora per e$$er’ maggior’ della terra, fa vn’ ombra piramidale (fin’ al concauo di ☿) & appunta- ta: $empre alloppo$ito $uo, & quella punta Arabica- mente $i chiama Nadir’ del Sole.

Et percio, quando la Luna è nelle dette interfettio- ni (chiamate capo, & coda di dragone) è anchora $or ANNOTATIONI NELLA SPERA to que$to punto Nadir’: & con$equentemente $otto l’ombra della terra; & non hauendo lume da $e (ma dal’ Sole) & quel’ mancandoli per l’interpo$itione di detta terra diuenta, & $i fa o$cura, benche non $ia pri ua dellume $econdario, & refle$$o del $uo deferente per il qual’ $econdario lume vediamo la $ua rotondi ta. Come ben dicono i per$pettiui.

Perho che glie’ duoi lumi nella natura, cio è prima- rio (per raggi retti) & $econdario per raggi refle$si. La priuation del primo fa ombra (che è lume dimi- nuto) & la priuation’ di tutti duoi, fa le tenebre, to- talmente o$cure; le qual tenebre, non $on niente in $e ($e non $ogettiue nell’aria, che è e$$a aria priua di lume) ma pura & a$$oluta priuation di luce & lume. &c.

E' adunque l’eclyp$e di detta Luna, interpo$ition’ Eclyp$e Lunare. della terra, fra il Sole, & e$$a Luna; & accade natural mente, $ol’ nella 15. & piena Luna, & è vniuer$ale in- tro l’emi$perio; o totale ò partiale che $ia, in detta Luna.

Ma l’eclyp$e del Sole, è interpo$ition’ della Luna, fra Eclyp$e Solare. il veder no$tro, & il Sole (naturalmente in coniun- tione di detta Luna) & non veramente manca di lu me il detto Sole, come fa detta Luna, nevniuer$alm\~e te, ma $olamente $econdo qualche parte dell’ emi$pe rio; per hauere altra veduta (inuer$o’l cielo) & per al- tra linea vi$uale, quelli che $on’ in Firenze, che non han quelli che $ono in Francia ò Spagna, & percio com’ è detto, nõ puo venire in tutto l’emi$perio. &c. Et percio il Solare eclyp$e, che nella pa$sion di no- $tro Signore accadde $u miraculo$o (come $criue Dyoni$io à Policarpo) per e$$er’ alhor la Luna 15. il modo del miracolo, diuer$am\~ete da diuer$i $i recita, TRATTATO QVARTO. à noi (per e$$er’ breui) ba$ta che fu miracolo$o, per- che $uperò & auanzò tutta la po$$anza della natura (ordinaria) creata, per il quale il grande Dioni$io Areopagita di$$e. Il Dio della natura patire; ò la mondial machina di$$oluer$i: & alhor’ fu po$to l’al- tare al Martiale Idolo, in$critto IGNOTO DEO. cio è al Dio non cono$ciuto, dal qual’ Dio illumina to per Paulo, il detto Dioni$io, illumino di poi li al tri colla $ua alta & diuina dottrina. Il qual diuin’ lume ci conceda quella diuina Spera intellettuale. Dio glorio$o & benedetto. Et tanto per dette an- notationi al pre$ente ba$ti. &c.

Seguita la Figura Theoricale per notitia de i Principii, & termini. Theorici, & $peculatiui come $i vede voltando, &c. ANNOTATIONI NELLA SPERA Theorica del Sole, & delli $uperiori. ♄. ♃. ♂. & infe- riori. ♀. ☿. ☾. Imaginando il Sole e$$ere nel luogo dell’epiciclo delli altri Pianeti. Ori\~ete. Occid\~ete. Tavdodi c@@so Ve$ocie dicoro inio A. Centro del mondo. B. Centro del deferente. C. Centro del Equante. D. e. f. g. Epiciclo, colli altri 6. Pianeti G. Statione prima. E. Statione $econda. F. e.g. Arco della direttione. G. d. f. Arco della Retrogradatione. E. g. d. f. Corpo $olare. A. E. linea dellauge, dell’orbe che porta l’epiciclo. A. K. linea delloppo$to dellauge detta L. M. Conue$$o delorbe che porta lauge dellecen trico. E. I. Concauo del dett’orbe. E. I. & D. K. Conue$$o & concauo delorbe. E. K. Circulo Equante. E. Auge del Epiciclo. D. Oppo$to della detta auge. f 187 ♈ 178 ♎ c b a K N M TRATTATO QVARTO.

Theorica delle line e, & de i moti.

D. Centro del mondo. C. Centro del deferente. H. Centro del Equante. H. g. i. f. Epiciclo. Eclitica l’e$tremo circulo. B. N. linea dell’auge. G. Auge media, dell’epici- clo. H. Auge vera dell’epiciclo. A. Principio dell’ariete. A. N. Auge nella $econda $i- gnificatiõe, del’arco A. N. D. L. Linea del mezo moto. A. N. L. Arco del mezo moto. D. K. Linea del vero moto dellepiciclo. A. N. K. Vero moto dell’epi- ciclo. N O K M A L I F H C @ ANNOTATIONI NELLA SPERA

D. M. Linea del vero moto del pianeto.

Il vero moto del pianeto è l’arco. A. N. M.

Mezo centro, è l’arco. N. L.

Centro equato, & ragguagliato, è l’Arco. N. K.

L’equatione del centro nel Zodiaco, è l’arco. K. L.

L’argumento mezano, è l’arco dell’epiciclo. G. F.

L’argumento vero, è l’arco dell’epiciclo. H. F.

L’equation dell’argum\~eto, è l’arco del Zodiaco. M. K.

K. punto dell’auge, vera.

O. punto dell’auge media; & H. O. Linea dell’auge me dia ò ver mezana.

Ma perche noi pa$$eremo l’in$tituto dellintrodutto rio di detti termini theoricali, percio di detti termi- ni (per a$$uefar l’incipi\~eti a quelli; per quanto era ne ce$$ario in que$to 4.) $ia detto a ba$tanza. Re$ta ve- der per alquanta notitia delli eclyp$i, La figura del capo & coda di dracone, con quella di detti eclyp$i, & di poi $ara il fine di que$to 4. trattato, & di tal di- gre$sione.

Appre$$o è danotare, com’ è detto, che il Sole non hauendo epiciclo, non retrograda, ma dice$i tardo di cor$o, dall’ariete fin’ alla libra, nel’ $uo deferente eccentrico: & veloce di cor$o dalla libra, fin’ al fin de i $egni, per pa$$ar il mede$imo $patio in minor’ tem- po (cio è mezo il Zodiaco) di proprio mouimento. Come $i vede nella dinanzi po$ta figura.

Ancora è da notare, che la Luna non retrogradan- do per la ragion’ detta: è niente di meno anchor e$$a veloce & tarda di cor$o (per contrario modo delli al tri pianeti) veloce quando è nella meta inferiore del’ arco del $uo epiciclo; & tarda quando è nel $uperio- re. Seguita la figura. &c.

TRATTATO QVARTO. Settentrione Sole Terra 50 oppo capo ♉ Auge. dellepi- ciclo. Figura delca po & coda Del dracone della $uma Comedisopra Mezo di. Figura dell’eclyp$e Solare particulare nell’e- mi$perio. Figura dell’eclyp$e lunare. Vniuer$ale a tutto l’emi$perio. A. B. Coniuntione vera, & vi$ibile in$ieme. A. D. Coniuntione vera. A. F. Coniuntione vi$ibile. A. C. Cõiuntiõe vera. A. E. Cõiuntiõe vi$ibile, & appar\~ete. F. D. & C. E. Diuer$ita dell’a$petto. @ b c T a EXCITATIONI MATHEMATICHE.

LA ragione della perpetuità del mo to nel’ perfetto $perico è perche ☿. non $i puo far’ quiete $opra l’indi- ui$ibile; & il ba$$o & l’alto coinci- de in vn’indiui$ibile. Cominciato dunque che è il moto non mai ce$ $$era. Perche non puo $tare altri- menti hora che poi, ne variamente $i puo ritrouare (come dice il Philo$opho) dunque $empre $i moue- ra. La forma dunque perfettamente $perica, alla per- petuità del’ moto è atti$sima. Co$i Dio glorio$o $em pre s’intende & $empre opera, per la prouidenza & con$eruatione delle co$e create & per il continouo influ$$o di quel primo, vnico, & vero e$$ere.

Et perche nella materia $ublunare, non $i puo dar’ Moto proprio temporale nella materia $ubluna re. perfetto $perico, ne vniforme al tutto materia, per- cio indarno $i $ono affaticati l’ingegni per trouare il moto perpetuo. &c.

Equiuocamente $i dice muouer$i l’anima, cio è per 6. quanto di$corre & intende, perche da$e mede$ima di$correndo è mo$$a.

Ma nelle ragioni immobili è anchor e$$a immobile. Come per e$$empio $i dice che 4. non $on’ 2. perche 4. ha in $e il 3. il che nõ ha il 2. &c. Et que$ta ragione è immutabile. Ma co$i di$correndo la ragione. Si di- ce (com’ è detto) muouer$i. &c.

Il circulo è vn punto e$plicato (com’ è detto) niente 7. di meno è qua$i il detto punto, vn’ niente, co$i è la materia prima. &c.

EXCITAT. MATHEM.

Dio, & l’anima, è vnita la quale e$plica la moltitudi- 8. ne delle co$e, quanto all’e$$ere; & l’anima quanto al cono$cere, ê creatrice delle co$e notionali & cogno $cibili, come Dio delle e$$entiali. &c. 9.

La virtu $en$itiua nell’huomo non è brutale; & è $o- pra il tempo, perche mi$ura il tempo, & non ê mi$u rata da quello. Augu$tino.

Come per e$$empio recita Augu$tino (14. de Ciuita te Dei) di Re$tituto prete, che à $ua po$ta ritraheua l’ani ma dal corpo; & non li re$taua ne $en$o, ne anhe lito, ne moto anchor’ che fu$si abbruciato, & velli- cato, Adunq; l’anima è $opra il tempo, & circulare. Co$i lo $perico perfetto, è $opra il tempo com’ è det to, perche cagiona il detto tempo, come $oggetto di quello. &c.

Et tanto ba$ti per tali eccitationi & incit amenti alla detta Theologica, & diuina, Platonica Spera.

Potrien$i dir’ molte altre co$e:ma per e$$ere breue $i la$ciano. Hauendo in parte li $uegliati & de$ti inge- gni e$citato, & incitato $econdo che promette il ti- tolo di $opra $critto.

Rimett\~edo il di$cretto (che piu de$idera$si) al Plato nico conuiuio, dal dotto Ficino commentato, & co $i a honor’ dell’immortale, & inui$ibile Dio, & no- $tro Signore Ie$u Chri$to pongo ii $ine. &c,

Delle mathematiche Eccitationi Il Fine.

ANNOTATIONI NELLA SPERA Figura della Spera materiale. Settentrione. Polo del Zodiaco. Ori\~ete. Mezo giorno. Occid\~ete. Coluro & meridiano. Circuloq arrico Tropico del Cancro Eqnottia Terra Capricorno eclip zodiaco Tropicodel xedel Clrculo Co$tno Antartico ♋ ♌ ♍ ♎ ♏ ♐ DELLA NVOVA ET FEDELE (ADVERBVM) TRADVTTIONE DELLA SPERA DI M. GIOVANNI Dal Sacro Bu$to. Proemio.

IL trattato della $pera, in quattro capitoli (o uer trattati) di$tinguia- mo. Dicendo primamente, che co- $a $ia $pera: che co$a $ia il centro di quella, che co$a $ia l’a$$e; che co$a $ia il polo del mondo: quante $ien’ le $pere, & qual $ia la forma del mondo.

Nel $econdo dei circuli, de iquali que$ta $pera ma terial’ $i compone, & quella $upercele$te (la qual per que$ta s’imagina e$$ere compo$ta) s’intende:

Nel terzo del leuamento, & cadimento de i $egni. Della diuer$ita delle notti, & de i giorni, & della di ui$ion’de i climati.

Nel quarto de i circuli, & mouimento de i Pianeti & delle eagioni delli eclyp$i del Sole, & della Lu- na.

Del trattato della Spera Capitolo Primo.

L_a_ Spera dũque, da Euclide co$i è de$critta. La Spe ra è vn pa$$aggio della circunferenza d’un’mezo cir culo, quante volte ($tando fi$$o il diametro) per fin che alluogo $uo ritorni, $i gira all’intorno. O vera- mente. La Spera è vna tal’co$a, rotõda & $olida, che è de$critta dall’ arco del mezo circulo girato all’in- DEL TESTO DELLA SPERA torno. Ma da Theodo$io, la $pera co$i è de$critta. La Spera è vn certo $olido corpo, contenuto da vna $uperficie, nel’ mezo del quale è vn’punto, dal qual tutte le rette linee tirate alla circunferenza $ono equali: & quel punto $i chiama centro della Spera, Ma la linea retta che pa$$a per il centro della Spera, & applica l’e$tremita $ue alla circunferenza dall’una & l’altra parte, $i chiama a$$e della Spera.

I duoi punti che terminan l’a$$e, poli del mondo $on detti: La Spera dunque in dua parti $i diuide, $e cõdo la $ub$tanza, & $econdo l’accidente. Secõdo la $ub$tanza in Spere noue, cio è nella Spera nona, la qual primo moto, o ver primo mobile è detta: & nel la Spera delle $telle fi$$e, laqual firmamento $i nomi- na, & nelle $ette Spere de i $ette pianeti: delle quali alcune $on maggiori, alcune minori, $ecõdo che piu dal firmamento s’acco$tano o di$co$tano. Onde in- fra quelle, la $pera di Saturno è ma$sima. Et la Spera della Luna minima, come nella $equente figura tio- ne $i contiene.

TRATTATO PRIMO. ♊ ♉ ♈ ♓ ♒ ♑ ♐ ♏ ♎ ♍ ♌ ♋ * * * * * * * * * * * * ♄ ♃ ♂ ☉ ♀ ☿ ☾

Secondo l’accidente $i diuide la $pera, nella $pera ret ta, & obliqua. Per che quelli $i dicono hauer la $pe- ra retta, che $tanno $otto l’equinottiale ($e alcuno $tar vi po$$a) & è detta $pera retta, per che ne$$un’ de i duoi poli piu che l’altro à quelli $i leua & alza. O vero per che l’orizonte di quelli inter$eca l’equi- nottiale, & è inter$ecato da quello, per angoli retti $perali. Ma quelli $i dicono hauer la $pera obliqua, qualunque habita o di qua o dila dall’equinottiale. Perche a quelli lun de duoi poli $empre $ta eleuato, ma l’altro $empre abba$$ato. O vero perche l’orizon te di quelli artificiale inter$eca l’equinottiale, & è in in ter$ecato da quello, ad angoli impari, & obliqui.

DEL TESTO DELLA SPERA Qual $ia la forma del mondo.

L’uniuer$al’ dunque macchina, del mondo, in dua parti $i diuide in cele$te & elementare regione. L’ele mentare, alla continoua mutatione e$po$ta, in quat- tro parti $i diuide. Et è la terra come centro nel mezo di tutte po$ta, intorn’alla quale è lacqua, in- torn’al’acqua l’aria, intorn’allaria il foco, & quel pu- ro & non torbido, l’orbe della Luna toccante. Co- me dice Ari$totile nel libro della metheora. Et in tal maniera Dio glorio$o & $ublime li ha di$po$ti. Et que$ti quattro $on chiamati elementi, i quali da $e mede$imi $i alterano, corrompono, & $i rigenerano. Son dunque li elementi, corpi $emplici, iquali in par ti di diuer$e forme, non $i po$$on diuidere, della cõ- mi$tione de i quali, diuer$e $petie delle co$e genera- te $i fanno. De i quali tre cia$cun la terra, orbicular- mente all’intorno circunda. Eccetto quel tanto che la $iccita della terra, all’humido dell’acqua re$i$te. Ogni elemento anchora, eccetto la terra è mobile, la quale come centro del mondo, per la $ua grauezza, fuggendo il grande mouimento delli e$tremi, della rotonda $pera il mezo po$siede.

A. B. Orizonte retto. C. D. Orizonte obliquo. b c c c TRATTATO PRIMO.

Appre$$o all’elem\~etar regione, la regione cele$te: da ogni variatione per $ua immutabile e$$entia, immu- ne & exente, per continouo mouimento circular- mente cammina. Et que$ta da i philo$ophi è quinta e$$entia nominata, della qual noue $on le $pere (co- me poco fa è detto) della Luna di Mercurio, di Ve- nere, del Sole, di Marte, di Gioue, di Saturno, delle $telle fi$$e, & del Ciel vltimo, & di que$te, cia$cuna $uperiore l’inferiore $pericamente circonda.

Delle quali $pere duoi $ono i mouimenti. Vno è del Cielo vltimo, $opra le dua e$tremita dell’A$$e; cio è il polo artico & antartico, dal’ Oriente per Occidente, di nuouo ritornando nell’ Oriente, Il qual’ mouimento l’equinottial’ circulo per mezo diuide.

E anchora vn’altro dell’ inferior $pere mouimento, per l’obliquo cerchio, à que$to oppo$to $opra i $uoi A$si, di$co$tati da i primi. 23. gradi. Ma il primo moui m\~eto, tutte l’altre $pere $eco per il $uo mouim\~eto ra pi$ce fra giorno & notte intorno alla terra vna vol- ta quelli nientedimeno in contrario sforzando$i.

Come l’ottaua $pera in cento anni vn’ grado. Que- $to certamente mouimento $econdo, diuide per me zo il zodiaco, $otto il quale cia$cuno de i $ette pia- neti ha la propria $pera, nella quale di proprio moui mento è portato, contro al mouimento dell’ultimo cielo, & in diuer$i $patii di tempo, e$$o mi$ura. Co- me Saturno in. 30. anni. Gioue in 12, Marte in dua Sole in. 365. giorni & $ei hore. Venere & Mercu rio col Sole $imilmente $on portati. La Luna in. 27. di &. 8. hore.

Della Reuolution del cielo. DEL TESTO DELLA SPERA.

Che il ciel $i muoua dall’oriente all’occidente, il $e gno è tale. Le $telle che $i leuano in Oriente $i leua- no à poco à poco, & $ucce$siuamente, per fin che venghino nel mezo cielo: & $on $empre nella mede $ima di$tanza, & propinquità infra di loro, & co$i $empre $tando, cõtinouamente tendono all’occa$o. E anchora vn’altro $egno. Le $telle che $on pre$$o al polo artico, lequali non mai a noi tramontano, $i muouano continouamente, & vniformemente, in- torn’al polo de$criu\~edo i $uoi circuli: & $on $empre in equal’ di$tanza & propinquità infra di loro. La onde che per que$ti duoi mouimenti continoui del le $telle co$i di quelle che tramontano, come di quelle che non tramontano è manife$to che il fir- mamento $i muoue dall’oriente inuer$o l’occidente.

Della rotondita del cielo.

Che il cielo $ia rotondo, di tre $orte ê la ragione, la $imilitudine, la commodita, & la nece$sita. La $imili- tudine, perche il mondo $en$ibile è fatto à $imilitu- dine del mondo archetipo (cio è e$$emplare) nel quale non è principio ne fine. Onde, a $imilitudi- ne di que$to, il mondo $en$ibile ha forma rotonda, nella quale non è a$$egnar principio, ne fine.

La commodita, perche di tutti i corpi dequal cir- cunferenza, la $pera è il ma$simo. Anchora di tutte le forme, la rotonda è capaci$sima, perche dunque l’è vna co$a ma$sima & rotonda, per cio è capaci$si- ma. La onde, che contenendo il mondo ogni co$a, tal forma fu à quello vtile & commoda.

La nece$sita, perche $e il mondo fu$$e d’altra forma che rotonda, cio è trilatera, ò uer di quattro lati ò TRATTATO PRIMO. uer di molti lati: $eguite rebbon duo inconuenien- ti; cio è che alcuno luogo $arebbe voto ò ver $enza corpo, & corpo $enza luogo delle quali co$e lun’ & l’altra è fal$a: Com’è manife$to nelli angoli eleuati & girati all’intorno.

Anchora, come dice Alfagrano. Se il cielo fu$$e pia- no, alcuna parte $arebbe a’ noi piu propinqua che l’altra. Quella cio è che fu$$e $opra il capo no$tro.

Adũque la $tella quiui $tante, $arebbe à noi piu pro pinqua, che $tando nelleuante ò ponente. Ma quelle co$e che ci paion maggiori $on piu propinque.

Adunque il Sole ò altra $tella $tante nel mezo cielo, maggior $i douerrebbe vedere, che $tante nel na$ci- mento ò cadimento, della qual co$a vediamo il con- trario accadere. Per che maggiore appare il Sole ò altra $tella $tando nell’Oriente, ò occidente, che nel mezo cielo. Come$i vede nelle figure. Ma non e$$en do co$i la verita, di que$ta appar\~eza è la cagione, che nel tempo dell’inuerno ò pluuio$o, certi vapori $i le uan $u’ fra l’a$petto no$tro & il Sole ò altra $tella, & e$$endo quelli vapori corpo diafano, di$gregano & $pargono i raggi no$tri vi$uali, che non cõprendon’ la co$a nella $ua naturale, & vera quantita.

DEL TESTO DELLA SPERA.

Come $i vede d’una moneta, gittata nel fondo d’u- na limpida acqua, laqual per $imile di$gregation di raggi, appari$ce di maggior che di $ua vera quan- tita.

Che la terra $ia rotonda.

Ma che la terra $ia rotonda, co$i è mani fe$to. I $egni & le $telle non equalmente $i leuano & tramonta- no a tutti li huomini che $tan per tutto, ma prima $i leuano, & tramontano a quelli che $on inuer$o l’o riente, & che ad alcuni piu pre$to & piu tardi, na- $cono & caggiono, la cagione è il tumor della terra. Il che ben’è manife$to per l’impre$sione che $i fan- no in alto. Perche vn mede$imo di luna eclyp$e, a nu mero, che à noi nella prim’hora della notte appari- $ce, a quelli che $on orientali (a noi) l’hora della not te terza $i manife$ta. La onde è manife$to che prima a quelli fu notte, & prima à quelli tramontò il Sole che a noi. Della qual co$a, il $perico tumore della terra è cagione.

Che la terra habbia tumoro$ita (& gonfiamento) da Settentrione ver$o il mezo di, & per il contra- rio, in tal maniera è manife$to. Percioche a quelli che $on inuer$o il $ettentrione alcune $telle li $on di continoua vi$ta, quelle (cio è) che s’acco$tano al polo artico. Ma l’altre che al polo antartico $on propinque; li $on per $empre a$co$te.

Se alcun’ dunque, camina$$e dal $ettentrione inuer $o il mezo di, potrebbe tanto caminare, che le $telle lequali prima lierano di continoua vi$ta, gia andreb bono ver$o l’occa$o: & quanto piu s’acco$ta$$e al me zo di, tanto piu $i moueriano inuer$o loccidente.

Quel di nuouo mede$imo huomo, potria vedere TRATTATO PRIMO $telle, lequali prima non hauea mai ui$te. Et per il contrario accadrebbe a qualcun, che cammina$$e dal mezo di ver$o il $ettentrione. Della qual co$a ca gione è il tumore della terra. Adunque etc.

Seguitan le figure delle $opra dette co$e.

luna e orizonte orizõte Terra

Anchora $e la terra fu$$e piana da lleuante fin al po nente, co$i pre$to $i leuerebbon le $telle alli occiden tali, come alli orientali, il che è manife$to e$$ere fal- $o. Appre$$o, $e la terra fu$$e piana, dal $ettentrione ver$o i’l mezo di, & per il contrario, le $telle che fu$ $in ad alcun’di continoua vi$ta, $empre li apparireb- bon douunque egli anda$$e, il che è fal$o. Ma che la $ia piana, per la $ua gran quantita, alla vi$ta delli huomini appari$ce.

Che l’acqua $ia rotonda.

Che l’acqua habbia tumore, & $i appre$si alla roton dita, co$i è manife$to. Ponga$i vn $egno nel lito del mare, & e$ca la naue dal porto, & tanto $i di$co$ti, DEL TESTO DELLA SPERA che l’occhio di quel che $ta a pie del albero della na- ue, non po$$a vedere il $egno. Stando ferma la naue, l’occhio di quel che è nella cima dellalbero, molto ben vedra quel $egno. Ma l’occhio di quel che è a pie dellalbero, meglio dourebbe vedere il $egno, che quel che è nella $ommita. Come è mani$e$to per le linee tirate da l’uno & l’altro $egno. Et ne$$un’al- tra di que$ta co$a è cagione, che il tumor del’acqua (Sieno al pre$ente e$clu$i ognaltro impedimento, come nebbie & vapori che $i leuan’ $u.

Anchora, e$$endo l’acqua corpo homogeneo, il tut to con le parti hara vna mede$ima natura, & ragio- ne. Ma le parti dell’acqua (come nelle gocciole, & rugiada dell’herbe $i vede) naturalmente la roton- da forma appeti$cono. Adunque il tutto, del quale, e$$e $on’parti &c.

Che la terra $ia centro del mondo.

Che la terra $ia nel mezo del’ firmamento po$ta, co- fi $i dichiara. A quelli che $tanno nella $uperficie del la terra, le $telle $empre appari$cono d’una mede$i- ma quantita ò $iano nel mezo del cielo, ò ver appre$ TRATTATO PRIMO. $o al leuante ò uer appre$$o al ponente. Et que$to per cio è per che la terra equalmente è di$co$to da quelli. Perche $e la terra, piu s’appre$$a$$e al firma- mento in vna parte che nell’altra, alcuno $tando nel laltra parte della $uperficie della terra, che piu s’ap- pre$$a$e al firmamento, non vedrebbe la metà del cielo. Ma que$to è contro à Tolomeo, & tutti i phi- lo$ophi, i quali dicono, che douunque l’huomo $tia. Sei $egni à quel $i leuano, & $ei tramontano, & la metà del cielo appari$ce, & la metà $e li occulta.

Il mede$imo $egno è che la terra $ia come vn’ cen- tro, & punto re$petto al firmamento. Per che $e la terra fo$$e d’alcuna quantita re$petto al firmamento non accadrebbe mezo il ciel veder$i.

Anchora, $e s’intenda la $uperficie della terra piana, $opra il centro della terra, diuidendola in dua parti equali, & per con$equente e$$o firmamento. L’oc- chio dunque $tando nel centro della terra, vedreb- be la metà del firmamento. Il mede$imo occhio $tan do nella $uperficie della terra, la mede$ima metà del ciel vedrebbe.

Di que$te co$e dette $i raccoglie, che la quantità del la terra, che è dalla $uperficie al centro: & per con- $equente la quantita di tutta la terra è in$en$ibile, re$petto al firmamento &c.

Dice anchora Alphagrano, che la minima delle $tel- le fi$$e, di ui$ta notabile è maggior’ di tutta la terra. Ma e$$a $tella, re$petto al firmamento è qua$i vno puncto, molto dunque piu forte, la terra $endo mi- nor di quella, & tanto dicio ba$ti.

DEL TESTO DELLA SPERA Della immoblilita & fermezza della terra

Che la terra in mezo di tutte le $pere immobilmen te $i $tia, e$$endo $ommamente graue, co$i pare che $i per$uada e$$er la grauita di quella. Perche cia$cu na co$a graue, naturalmente al $uo centro tende. Il centro è vn punto nel mezo del firmamento. La terra dunque per e$$er $ommamente graue, natural- mente à quel punto $i china. Appre$$o cio che $i muoue dal mezo, inuer$o la circunferenza del cielo va all’in$u, la terra $i muoue dal mezo, adunque va all’in$u, il che, per e$$ere impo$sibile non $i concede.

Della Ab$oluta quantita della terra.

Tutto dunque della terra l’orbe & circuito, per au- torita di Ambro$io, Theodo$io, & Euri$tene, Philo $ophi. 252000. $tadii contenere $i determina, a cia$cu na delle. 360. parti del zodiaco. 700. $tadii depu- tando.

Per cio che pre$o l’a$trolabio, nella chiareza della $tellata (& $erena) notte, & per l’un & l’altro buco della regola guardato il polo (ò polare $tella che noì vogliam dire) noti$i il numero de i gradi nel quale $tara detta regola. Di poi vadi inanzi, il mi$urator del mondo, dal mezo giorno incontro al Settentrio ne, per fin che nella chiareza dell’altra notte (ui$to come prima il polo) $tia la regola per vn grado piu alta. Di poi $ia mi$urato di que$to cammino lo $pa- tio, & trouera$si di $tadii. 700. Di poi dato a cia- $cun de i. 360. gradi, tanti $tadii, Sara del terreno orbe il circuito trouato.

Delle co$e dunque dette, $econdo la regola del cir- TRATTATO SECONDO culo & diametro, il detto della terra diametro puo e$$ere trouato (cio è) leua la ventidue$ima parte del circuito della terra, & del re$tante, la terza par- te cio è. 80181. $tadii & {1/2} & {1/3} d’uno $tadio, $ara del terren orbe il diametro ò ver la gro$$ezza.

Capitol $econdo delli dieci circuli, de i quali la materiale $pera $i cõpone, & quel- la $upercele$te (la qual per que$ta s’imma gina e$$er compo$ta) $i intende.

DI QVESTI DVNQVE DIECI CIRCVLI.

Alcuni $on’ maggiori, alcuni minori, come è mani- fe$to al $en$o. Il maggior dunque circulo nella $pera $i dice e$$er’ quello, ilquale de$critto nella $u- perficie della $pera $opra il centro di quella diuide la $pera in due parti equali. Il minore è quello il qual de$critto nella $uperficie della $pera, quella non di- uide in due parti equali ma in parti inequali, infra i quali circuli maggiori, primamente è da dire, dell’e- quinottiale.

Polo del mondo. Polo del Oriente. Occ. Coluro: Oemeri diano Zcvro Co$uvo Capricorno Eqnotiale Zodiaco orizonte Can cro @no DEL TESTO DELLA SPERA.

E adunque l’equinottiale, vn’certo circulo, che di- uide la $pera in dua parti equali; & $econdo cia$cu- na delle $ue parti è equalmente di$tante dall’ uno & l’altro polo. Et è chiamato equinottiale, perche quã do il Sole pa$$a per quello (il che dua volte l’anno è nel principio cio è dell’ariete & della libra) è equi nottio in tutta la terra. Onde che anchor è nomina to equatore del giorno, & della notte, perche ti pa- reggia il giorno artificiale alla notte, & anchor $i di ce angolo del primo mobile. # La onde che è da $apere, che il primo mouimento $i chiama moui- mento del primo mobile cîo è della nona $pera ò ver del cielo vltimo, che è dall’oriente per l’occiden te, di nuouo tornando nell’oriente. Il quale anchor $i dice moto ragioneuole, à $imilitudine del moto ragioneuole che è nel piccol mondo cio è nel’huo- mo. Come quando $i fa con$ideratione dal creatore per le creature nel creatore quiui fermando$i. Il $e- condo mouimento è del firmamento, & de i Pia- neti a que$to contrario, dal occidente per oriente di nuouo tornando in occidente. Il qual moui- mento $i chiama irrationale ò uer di $en$ualità.

A $imilitudine del mouimento del piccol mondo, ilquale è dalle co$e corruptibili. Al creatore di- nuouo ritornando alle co$e corruptibili. Dice$i dunque angolo del primo moto, per che ci diuide il primo mobile; cio è la nona $pera in dua parti e- quali, equalmente di$tante da i popoli del mondo. La onde che è da notare, che il polo del mondo che à noi $empre appari$ce, $i chiama polo $etten- trionale, artico ò uer boreale, & è co$i detto $etten- trionale, dal Settentrione cio è dalla minore Or$a, la qual $i dice da $ette, & trion che vuol dire boue: per TRATTATO SECONDO. che le $telle, che $on’ in que$ta Or$a, tardamente $i muouano à gui$a di bue, per e$$er’ propinque al Po lo. O uer $on dette quelle $ette $telle, $ettentrione, qua$i $ette terioni (ò tritatori) per cio, che calpe$ta no & triton le parti vicine & intorno al Polo.

Artico anchora è detto, (ab artos) dall’arte, che è la magiore or$a, perche gli è appre$$o alla maggior Or$a.

Ma boreale $i dice, per che è in quella parte dalla qual vien bora. # Et il polo a que$to oppo$to $i di- ce antartico, qua$i contro allartico po$to. Dice$i an- chor meridionale, perche è dalla parte del mezo giorno. Chiama$i anchora Au$trale, per e$$er da quella parte, dalla qual vien’ l’Au$tro. (vento co$i detto)

Que$ti dunque duo punti, nel firmamento $tabili, $on detti poli del mondo, per che terminon l’a$$e del la $pera, & intorno à quelli $i volge il mõdo, de iqua li vno $empre ci appari$ce, & l’altro $empre $i na$con de. Onde Virgilio, il mede$imo $ignificando di$$e. Hic vertex nobis $emper $ublimis, at illum. Sub pe- dibus $tix atra tenet mane$que profundi.

Del circulo Zodiaco.

E anchora vn’altro circulo nella $pera, il quale inter $eca l’equinottiale, & è inter$ecato da quello, in dua parti equali, & vna $ua metà s’inchina ver$o il $etten trione, l’altra inuer$o il mezo di. etc.

Chiama$i que$to circulo Zodiaco, da Zoe, Greca- mente detto, il che vuol dire vita, perche $econdo il mouimento de i pianeti $otto quello ê ogni vita nelle co$e inferiori. O vero $i dice da Zodia, il che DEL TESTO DELLA SPERA vuol dire animale, perche diuidendo$i in 12. parti e quali, cia$cuna parte $i domanda $egno, & ha il no- me particulare, dal nome dell’animale; per alcuna conueniente proprietà, $i a e$$o $egno come all’ani- male. O vero per la di$po$itione (& $ito) delle $tel le fi$$e in quelle parti in gui$a di tal’animali. Que$to ancor circulo Latinamente $i chiama $ignifero, per che porta i $egni, o ver perche $i diuide in quelli. Et da Ari$totile, nel libro della generatione, & corru- ptione, $i chiama circulo obliquo. doue dice, che $e cõdo l’acce$$o & rece$$o, (o vero appre$$amento & di$co$tamento) del Sole nel circulo obliquo $i fan le generationi & corruttioni, nelle co$e inferiori.

Inomi de i $egni, l’ordinatione, & il numero $i mani fe$ta in que$ti ver$i.

Son’ Ariete, Tauro, Gemini, Cancro, Leon Vergi- ne; & Libra, Scorpione, Sagittario, Capricorno. Aquario, Pe$ci;

Et cia$cun $egno $i diuide in 30, gradi. Onde è ma nife$to, che in tutto il Zodiaco $on’ 360. gradi ($e- condo li A$tronomi) & cia$cuno grado $i diuide i 60. minuti, & cia$cuno minuto in 60 $econdi, cia- $cuno $econdo in 60. terzi: & co$i per ordine fin’a i $e$ti.

Et $i come dalli A$trologi $i diuide il Zodiaco, co$i & cia$cuno altro circulo nella $pera ò maggiore o minore, in parti equali, & con$imili;

Appre$$o, intendendo$i ogni circulo nella $pera (ec cetto il Zodiaco) come linea, o vero circumfer\~etia $olo il Zodiaco s’ intende come $uperficie, che ha per larghezza gradi 12. de i quali gradi gia habbia- mo parlato. La onde è manife$to che alcuni mento no in A$trologia che dicono, i $egni e$$er quadrati. TRATTATO SECONDO. $e gia (male v$ando il nome) il mede$imo chiamin’ Quadrato, che Quadrilatero. Perche il $egno ha 30. gradi in lunghezza & 12. nella larghezza.

Ma la linea che diuide il zodiaco nell’intorno, di ma niera che da vna parte la$si $ei gradi, & dellaltra par te (anchor) $ei, $i chiama Linea Ecliptica, per che quando il Sole & la Luna, $on per linea $otto quella. Accade l’ecli$$e del Sole & della Luna.

Dal Sole, come $e $i $a nouilunio, & la Luna s’inter- ponga drittamente fra lo $guardo no$tro, & il corpo $olare.

Della Luna, come è nel plenilunio. Quando il Sole alla Luna diametralmente s’oppone. La onde che l’Eclyp$e della lunaniente altro è che l’interpo$ition’ della terra, fra il corpo del Sole & della luna. Per cio che il Sole $empre tran$corre $otto l’eclittica, tutti li altri Pianeti declinano ò ver inuer$o il $ettentrio- ne ò ver inuer$o il mezo giorno. Alcuna volta an- cora $ono $otto l’eclittica. # Et la parte del Zo- diaco che declina dall’equinottiale in uer$o il $etten trione $i dice $ettentrionale, ò uer boreale ò ver artica; & quelli $egni che $on’ dal principio dell’a- riete, fin della vergine, $i chiamano $egni $ettentrio- nali. L’altra parte del Zodiaco, che declina dall’equi nottiale inuer$o il mezo giorno, $i chiama mezo giornale ò vero au$trale ò vero antartica. Et i $ei $e- gni che $on dal principio della libra in fin al fin del- li pe$ci, $i chiamon Meridionali, ò vero Au$trali.

Quando dunque $i dice che il $ole è in ariete ò uer’ in alcuno altro $egno è da $apere, che que$ta prepo$i tione in $i piglia per $ub (cio è $otto) $econdo il mo do che noi ade$$o pigliamo il $egno.

In vna altra $ignificatione $i chiama $egno. Vna pira DEL TESTO DELLA SPERA mide quadrilatera, della cui la ba$a è quella $uperfi- cie laqual noi chiamiamo $egno, & la punta di quel- la è nel centro della terra: & $econdo que$to, pro. priamente parlando. po$siamo dire i pianeti e$$er ne i $egni.

Nel terzo modo $i dice $egno, accio s’intenda $ei cir culi che pa$sino $opra i poli del Zodiaco, & per i principii delli. 12. $egni. Quelli $ei circuli diuidon’ tutta la $uperficie della $pera in. 12. parti larghe nel mezo, ma piu $trette appre$$o a i Poli del Zodiaco, & cia$cuna tal’ parte $i dice $egno, & ha $petial’ no- me dal nome di quel $egno, che è intercepto (& compre$o) fra le $ue due linee, & $econdo que$to modo di pigliare il $egno, le $telle che $on’pre$$o a i Poli $i dicon’ e$$er’ ne i $egni.

Anchora intenda$i vn certo corpo, la cui ba$a $ia il $egno, $econdo che hora habbiamo pre$o il $egno, & l’acutezza, & il taglio di quello $ia $opra l’a$$e del Zodiaco.

Tale adunque corpo, nella quarta $ignificatione $i dice $egno $econdo il qual modo di pigliare il $egno tutto il mondo $i diuide in. 12. parti equali lequali $i chiaman $egni, & co$i cio che è nel mondo è in al- cun $egno.

Son anchora altri duoi circuli maggiori nella $pera, iquali $on detti Coluri, de iqual l’officio è di$tingue re $ol$titii & equinottii.

Et dice$i coluro à colon grecamente, il che è vn membro, & vros, bue $aluatico, per che in quel mo- do che la coda delbue $aluatico ritta (che è il mem bro) fa vn’ $emicirculo & nõ perfecto, co$i il coluro $empre a noi imperfetto appari$ce, per che $olam\~e- te vna $ua metà appari$ce, & l’altra a noi s’occulta.

TRATTATO SECONDO

Il Coluro dunque che di$tingue i $ol$titii, pa$$a per i poli del mondo, & per i poli del Zodaico, & le magiori del Sol’ declinationi, cio è per i primi gradi del Cancro & Capricorno. Onde che il primo pun- to del cancro doue que$to coluro inter$eca il Zodia co, $i dice il punto del $ol$titio e$tiuale (ò uer della $tate) perche quando il Sole è in quello è il $ol$titio e$tiuo, & non puo il Sole piu al Zenith del capo no $tro acco$tar$i, & è il Zenith vn punto nel firmamen to, dirittamente à i no$tri capi $opra po$to, & l’arco del coluro che è intercepto (& compre$o) fra il pun to del $ol$titio e$tiuale & l’equinottiale, $i chiama la maggior del $ole declinatione: & è $ecõdo Tolomeo gradi. 23, & minuti. 51. Ma $econdo Almeone gradi. 23. & m. 33 Similmente il primo punto del capricor no, doue il mede$imo coluro dall’altra parte inter$e- ga il Zodiaco. Si dice punto del $ol$titio hiemale (cio è dell’inuerno) & l’arco del coluro intercetto (& compre$o) fra quel punto, & l’equinottiale, Si dice & chiama la maggior del Sole declinatione, & ê equale alla prima.

L’altro coluro pa$$a per i poli del mõdo, & periprimi punti dell’ariete & della libra, doue $ono i duoi equi nottii. Donde è chiamato coluro il qual li equinot tii di$tingue. Et que$ti coluri s’inter$ecano l’un l’al- tro $opra i poli del mondo, per anguli retti $perali. I $egni de i $ol$titii & equinottii, Son manife$ti per que$ti ver$i. (com’è detto)

Hæc duo $ol$titia faciunt. Cancer & Capricornus Sed noctes æquant Aries & libra diebus.

Son anchora duoi altri circuli maggiori nella $pera, cio è il meridiano, & l’Orizonte, & è il meridiano, vn certo circulo che pa$$a per i poli del mondo, & DEL TESTO DELLA SPERA Zenith del capo no$tro, & chiama$i Meridiano, per che douunque $ia l’huomo, & i qualunque tempo dell’anno. Quando il $ole per il moto del firmam\~eto peruiene al $uo meridiano ê a quello mezo giorno, per $imil ragione circulo del mezo di $i chiama.

Et è danotare che le citta, delle quali vna $appre$$a piu all’oriente che l’altra, hanno diuer$i meridiani: & l’arco d’ellequinottiale intercetto (& compre$o) fra li duoi meridiani $i chiama la lunghezza delle citta. Se dunque dua città hanno il mede$imo meri- diano, allhora egualmente dal’oriente & occidente $on di$tanti (& di$co$to)

L’orizonte anchora è vn circulo che diuide l’emi$pe rio inferiore dal $uperiore. Donde è detto, & $i chia ma Orizonte (grecamente) cio è terminatore & fi nitore della vi$ta. Dice$i anch or l’orizonte, circulo dellemi$perio.

Et è doppio orizonte cio è retto, & obliquo ò vero decliue (& torto) il retto orizonte & $pera retta, hanno quelli, de iquali il Zenith è nell’equinottiale perche l’orizonte di quelli ê vn’circulo che pa$$a per i poli del mondo, diuidendo l’equinottiale per ango li retti $perali.

Donde $i dice. Orizonte retto, & $pera retta. L’obliquo orizonte ò ver inchinato, hanno quelli, ai quali il popolo del mondo s’eleua $opra l’orizon- te, per che l’orizonte di quelli, inter$eca l’equinot- tiale per anguli impari, & obliqui. La onde $i dice orizõte obliquo, & $pera obliqua ò vero inchinata. Il Zenith dunque del capo no$tro, $empre è polo dell’orizonte. Donde che per le co$e dette è manife- $to, che quanta è l’eleuatione del polo del mondo $o pra l’orizonte. Tanta è la di$tantia del Zenith dall’e- TRATTATO SECONDO. quinottiale. Il che co$i $i dimo$tra. Concio$ia che in- cia$cun’ di naturale, l’un & l’altro coluro due volte $i cõgiunga col meridiano ò ver $ia il mede$imo, che il meridiano, cio che dell’un $i pruoua, anchor dell’al tro $i proua. Pigli$i dũque la quarta parte del coluro che di$tingue i $ol$titii, la quale è dalle quinottiale, fi n’al polo del mondo. Pigli$i di nuouo la quarta parte del mede$imo coluro, laquale è del Zenith fin’allori zonte. E$$endo dunque il Zenith $empre polo dell’o rizonte, & que$te due quarte (per e$$er 4 dun’ mede $imo circulo) infra di loro $on equali. Ma $e dalle co $e equali $i leua co$e equali ò vero il mede$imo com mune a tutte due, le co$e che re$teran $aranno e- quali. Leuato dunque il commune arco (cio è quel che è fra il Zenith & polo del mondo) le co$e che re$teran $aranno equali, cio è l’eleuation del polo del mondo $opra l’orizonte, & la di$tantia del Ze- nith dallequinottiale.

De i quattro circuli minori.

Detto de $ei circuli maggiori è da dire de i quattro minori. # E dunque danotare che il Sole $tando nel primo punto del cancro ò vero nel punto del Sol$ti- tio e$tiuale, per il rapto del firmamento, de$criue vn certo circulo, ilquale vlti mamente è de$critto dal $ole, dalla parte del polo artico. Donde $i chiama cir culo del $ol$titio e$tiuo, per la ragione di $opra det- ta ò uer Tropico e$tiuale, a tropos che vuol dire cõ uer$ione, per che allhora il $ole comincia a conuer- tir$i (& ritornare) all’emi$perio inferiore, & patir$i da noi. Il $ole anchora, $tando nel primo punto del capricorno ò vero $ol$titio Hyemale, per il rapto del DEL TESTO DELLA SPERA firmamento de$criue vn certo circulo, ilquale vlti- mamente è de$critto dal Sole, dalla parte del polo an tartico. Onde $i chiama circulo del $ol$titio Hyema le ò vero tropico Hyemale, perche allhora il Sole $i conuerte ad noi. Declinando dunque il Zodiaco dall’equinottiale, anchora il polo del Zodiaco decli nera dal polo del mondo.

Mouendo$i dunque l’ottaua $pera, anchora il Zodia co che è parte dell’ottaua $pera $i mo@era intorno al l’a$$e del mondo, & il polo del Zodiaco, intorno al polo del mondo $i mouera.

Que$to dũque circulo, il quale il polo del Zodiaco de$criue, intorno al polo del mondo artico, circulo artico $i chiama. Et quel circulo, che l’altro polo del zodiaco de$criue, intorno al polo del mondo antar- tico, circulo antartico $i chiama. Appre$$o, quanta è la maggior del $ole declinatione, cio è dall’equinot- tiale, tanta è la di$tantia del polo del mondo dal po- lo del zodiaco. Il che co$i è manife$to.

Pigli$i il circulo che di$tingue i $ol$titii, il quale pa$ $a per i poli del mondo, & per i poli del zodiaco.

E$$endo dunque tutte le quarte d’un mede$imo cir culo infra di loro equali. La quarta di que$to colu- ro, che è dall’equinottiale in$in’ al polo del mondo, $ara equale alla quarta del mede$imo coluro, che è dal primo pnnto del cancro in$in al polo del zodia- co. Adunque da quelle quarte equali leuato il com- mune arco, il quale è dal punto del cancro fin al po- lo del mondo, i re$tanti $aranno equali, cio è la mag giore del Sole declinatione, & la di$tantia del polo del mondo fin al polo del zodiaco, & e$$endo il cir- culo artico $econdo cia$cuna delle $ua parti dal po- lo del mondo equalmente di$tante è manife$to che TRATTATO SECONDO quella parte del coluro, che è fra il primo punto del cancro, & il circulo artico, è qua$i dupla alla mag- gior del $ole declinatione ò vero all’arco del mede$i mo coluro, che è compre$o fra il circulo artico, & il polo del mondo artico: il quale anchora Arco, alla maggior del Sole declinatione è equale, & e$$endo que$to coluro come li altri circuli nella $pera di. 360. gradi la quarta $ua $ara di. 90. gradi.

E$$endo dunque la maggior del $ole declinatione $econdo Tolomeo di. 23. gradi, &. 51 minuti, & d’al- trettanti gradi $ia l’arco che è fra il circulo artico, & il polo del mondo artico, $e que$te dua co$e in$ieme giunte (lequali fanno qua$i gradi 48) $i $ottragghi no da 90. gradi, il, re$tante $aran 42. gradi, quan- to ê l’arco del coluro, che è fra il primo punto del cancro, & il circulo artico. Et co$i è manife$to, che quello arco è qua$i doppio alla maggior del $ole de clinatione.

E danotare, che l’equinottiale con i quattro circuli minori, $on detti qualche volta paralelli, qua$i equal mente dì$tanti, non perche quanto è di$tante il primo dal $econdo, tanto il $econdo $ia di$tante dal terzo, per che que$to è fal$o come manife$tato: ma per che cia$cuno delli dua circuli in$ieme giunti, $econdo cia$cuna delle $ue parti $ono equalmente l’un all’altro di$tanti.

Et $on detti (& chiamati) Paralello equinottiale. Paralello del $ol$titio e$tiuale. Paralello del $ol$ti- tio Hiemale. Paralello Artico, & Paralello Antar- tico. # Appre$$o, è da notare, che i duo tropici, & il paralello artico, & il Paralello antartico di$tin- guono in cielo cinque Zone ò vero regioni. La on- de Vergilio nella georgica di$$e; Quinque tenent DEL TESTO DELLA SPERA. cœlum zonæ, quarum vna coru$co, $emper Sole ru bet, & torrida $emper ab igne &c.

Di$tinguon$i anchora altrettante zone, & regioni nella terra. diritamente alle predette zone $ottopo- $te. Onde Ouidio nel primo delle $ua transforma- tioni di$$e

Totidemque plagæ tellure promuntur in orbem.

Quarum, quæ media e$t non e$t habitabilis e$tu.

Nix tegit alta duas, tot inter vtra$que locauit

Temperiémque dedit mixta cum frigore flamma.

Quella dunque zona che ê fra i due tropici, $i dice inhabitabile per il calore del Sole, il qual $empre fra i detti tropici di$corre.

Similmente, la region della terra a quella dirittamen te $ottopo$ta $i dice e$$er inhabitabile per il calor del Sole, che $opra quella di$corre. Ma quelle due zo ne che $ono allintorno de$critte dal circulo artico, & circulo antartico intorno a i poli del mondo, $o- no per il troppo freddo inhabitabili; perche il Sole, ma$simam\~ete da quelle è rimo$$o & di$co$tato. Simil mente è da intendere delle regioni della terra a quel le dirittamente $ottopo$te. Et quelle due zone, del- le quali vna è fra il Tropico e$tiuo ò vero del can- cro: & il circulo artico; & l’altra la quale è fra il tro- pico hiemale ò ver del capricorno, & il circulo an- tartico. Sono habitabili & temperate, per la calidita della torrida zona & freddezza delle zone e$treme che $on intorno a i Poli del mondo.

Il mede$imo intendi delle regioni della terra, a quel le dirittamente $ottopo$te.

TRATTATO TERZO. Trattato Terzo, del na$cimento & cadi- mento de i $egni, della diuer$ita de i giorni & delle notti, & della di uer$ita de i Climati.

IL NASCIMENTO ET CADIMENTO DE I SEGNI. In duoi modi $i piglia, perche, quanto a i poeti, & quanto alli a$tronomi.

E dunque il na$cimento & cadimento de i $egni quanto alli poeti, in tre modi cio è co$mico (o uer mondano) chronico (o ver temporale) & Helia- co (o uer $olare)

Il Co$mico dunque ò ver mondano na$cimento è, quando il $egno ò vero $tella $opra l’orizonte, dalla parte d’oriente di giorno vien $opra l’orizonte. Et benche in cia$cun giorno artificiale, $ei $egni na$chi no, nientedimeno per antonoma$ia & certa eccel- lentia, dinome, quel $egno $i dice mondanamente leuare, colquale & nel quale il Sole da mattina $i le- ua, & que$to na$cimento proprio principale, & quo tidiano $i chiama. Di que$to na$cimento, s’ha l’e$$em pio nella Georgica, doue s’in$egna (la $emenza del- le faue, & del miglio e$$er fatta nella prima uera $tan do il Sole nel Tauro) co$i.

Candidus auratis aperit cum cornibus annum,

Taurus, & aduer$o cedens canis occidit a$tro. Ma il cadim\~eto mõdano è re$petto all’oppo$itione del $e gno cio è quando il Sol $i leua con’ alcun’ $egno, del quale il $egno oppo$to, mondanam\~ete tramonta. Di que$to occa$o $i dice nella Georgica, doue s’in$egna la $emenza del grano. Nel fine dell’Autunno $tan te il Sole nello Scorpione, il quale leuando$i col So- DEL TESTO DELLA SPERA le. Il Tauro doue $on le Pleiade tramonta co$i cio è mondanamente. Come dice Vergilio.

Ante tibi eoæ Athlantides ab$condantur.

Debita quàm $ulcis committas $emina Terræ.

Il na$cimento chronico ò ver temporale è quando il $egno ò vero $tella, dopo il cadimento (& tramõ tare) del $ole dalla parte dell’oriente vien $opra l’o- rizonte di notte temporalmente cio è. Et chiama$i temporale, per che il tempo de mathematici (& A$trologi) atto a contemplar le $telle na$ce col tra- montare del Sole.

Di que$to temporal na$cimento, habbiamo in Oui- dio de Ponto, doue $i conduole per la lungheza del $uo e$ilio dicendo.

Quattuor autumnos pleias orta facit.

Significando per quattro Autunni, quattro anni e$ $er pa$$ati, da poi che era mandato in e$ilio.

Ma Virgilio vol$e le pleiade nell’autunno tramonta re, & Ouidio na$cere. Adunque paion contrarii.

Ma la $olutione & ragione di que$ta co$a ê che $e- condo Virgilio tramontono mondanamente, & $e- condo Ouidio $i leuan temporalmente. Il che ben’ puo accadere in vn’ mede$imo giorno. Ma nientedi- meno differentemente, per che il cadimento monda no è ri$petto del tempo della mattina, & il na$cimen to temporale è ri$petto del tempo della $era.

Il temporal occa$o, & cadimento è ri$petto al $egno oppo$to (a quel doue $i troua il Sole) onde Lucano co$i dice.

Tunc nox The$$alicas vrgebat parua $agittas. &c.

Il na$cimento Heliaco ò ver $olare è quando il $e- gno ò $tella per lontananza del $ole da quello, $i puo vedere, ilqual per la propinquita del $ole, vedere nõ TRATTATO TERZO $i poteua. Di que$to pon’l’e$$empio Ouidio de Fa- $ti co$i dicendo.

Iam leuis obliqua $ub$edit aquarius vrna.

Et Virgilio nella Georgica. Gno$iaque ardentis, de- $cendit $tella coronæ. # La qual $tella & $egno, $tan do pre$$o allo Scorpione, mentre che il Sole era nel detto Scorpione, non $i vedeua. Il cadimento Helia- co ò ver Solare, è quando il $ole s’acco$ta al $egno, & quello per la $ua pre$enza non l’a$$a vedere. Di que- $to è l’e$$empio nel’inanti po$to ver$o, cio è.

Taurus & aduer$o cedens canis occidit a$tro.

Del na$cimento & cadimento de i $egni $econdo li A$trologi.

Seguita del leuare & tramontare de i $egni, come pi gliano li A$trologi, & primamente nella $pera retta. E da $apere adunque, che $i nella $pera retta come nell’obliqua, il circulo equinottiale $empre vien $u vniformemente, cio è in tempi equali, equali archi (del detto equinottiale) vengon fuor dell’orizõte. Per che il mouimento del ciclo è vniforme (& re- gulare) & l’angolo ilqual’ fa l’equinottiale coll’ori- zonte obliquo non $i fa mai diuer$o in alcune hore. Ma le parti del zodiaco, nõ di nece$sità hanno equa le a$cen$ione nell’una & l’altra $pera. Perche que$to alcuna parte del zodiaco piu rettamente na$ce, tan- to piu di tempo $i pone nel $uo na$cimento. Di que- $to è il $egno che nel lungo ò breue giorno artificia le, $ei $egni na$cono, & co$i nella notte.

E dunque da notare, che il na$cimento ò cadimen- to d@alcun $egno, niente altro è che quella parte d’e- DEL TESTO DELLA SPERA @quinottial na$cere, la qual’ con quel $egno na$cente ò $opra l’orizonte a$cendente, na$ce, o vero quella parte dell’equinottiale cadere, la quale collaltro $e- gno cadente tramonta, cio è tende all’occa$o $otto l’orizonte.

Et il $egno na$cere rettamente $i dice, con il qual maggior parte dell’equinottial na$ce. Et obliqua- mente co il qual minore. # Similmente è da inten- dere dell@occa$o ò cadimento. &c.

Et è da $apere che nella $pera retta, le quatro quarte del zodiaco cominciate da i quattro punti, cio è i duo $ol$titiali & i duoi equinottiali, s’appareggio- no (& $on equali) nelle loro a$cen$ioni, cio è che quanto di tempo cõ$uma la quarta del zodiaco nel $uo na$cimento; in tanto tempo la quarta dell’equi- nottiale a quella conterminale, $imilmente na$ce.

Ma le parti di quelle quarte $i uariano, ne hanno e- quali a$cen$ioni come pre$to $i manife$tera. Per cio che gli è vna regola che qual’ $i voglin’ duoi archi del zodiaco equali, & equalmente di$tanti da alcu- no de i quatro punti gia detti, hanno equali a$cen- $ioni, & da que$to $eguita che i $egni oppo$ti hanno equale a$cen$ione, & que$to è quello che dice Lu- cano, parlando del cammin’ di Catone ver$o la Li- bia inuer$o l’equinottiale.

Non oblique meant, nec tauro rectior exit

Scorpius, aut aries donat $ua tempora libræ.

Haud a$tréa iubet lentos de$cendere pi$ces.

Par geminis chiron, & idem quod carcinus ardens

Humidus ægoceros, nec plus leo tollitur vrna.

Que$to mede$imo dice Lucano, che a quelli che $tan no $otto l’equinottiale, i $egni oppo$ti hanno equal’ na$cimento & cadimento.

TRATTATO TERZO.

L’oppo$ition de i $egni $i ha per que$to ver$o. cio è. E$t li. Ari. Scor. Tau. Sa. Gemi. Capri. Can. A. Le. Pi$. Vir. # Cio è la Libra è oppo$ta all’ariete, lo Scorpio ne al Tauro. Il Sagittario a’Gemini, il Capricorno al Cancro. L’aquario al Leone. I Pe$ci alla Vergine.

Et è da notare che nõ vale tale argum\~etatione. cio è Que$ti duo archi $on equali, & in$ieme comincio- no a na$cere, & $empre maggior parte na$ce dell’un che dell’altro. Adũque quello arc o piu pre$to $i leue ra $u, del qual maggior parte $empre na$ceua. L in- $tantia & forza di que$ta argumentatione è manife- $ta nelle parti di dette quarte predette. Perche $e $i pi glia la quarta parte del zodiaco che è dal principio dell’ariete in$in’ al fin’ de i Gemini, $empre maggior parte na$ce della quarta del zodiaco, che della quar ta dell’equinottiale a $e conterminale, & ni\~etedime no quelle due quarte in$ieme pre$to na$cano. Il me- de$imo intendi della quarta del zodiaco che è dal principio della libra, infin al $in del $agittario.

Anchora pigliando$i la quarta del zodiaco che è dal principio del cancro, in$in nel fin della vergine. Sem pre maggior parte na$ce, della quarta dell’equinot- tiale, che della quarta del zodiaco a quella confinale & nientedimeno quelle due quarte, in$ieme $i leue. ranno. # Il mede$imo intendi della quarta del zo- diaco, che è dal primo punto del Capricorno, in$in al fin de i Pe$ci.

Ma nella $pera obliqua, ò vero inchinata, le metadi del zodiaco $i pareggiono nelle loro a$cen$ioni. Le meta dico, le quali $i pigliano da i duoi punti equi- nottiali. Perche la meta del zodiaco che è dal princi pio dell’ariete in $in al fin della vergine, na$ce colla medieta dell’equinottiale a $e conterminale.

DEL TESTO DELLA SPERA

Similm\~ete l’altra metà del zodiaco, na$ce colla re$tã- te metà dell’equinotiale. Ma le parti di quelle metà $i uariano $econdo le loro a$cen$ioni, perche in quella metà del zodiaco, laquale è dal principio dell’ariete fin’ al fin’ della vergine, $empre maggior’ parte $i le- ua di zodiaco che d’equinottiale, & niente di meno quelle medietà in$ieme pre$to na$cono. Per il cõtra- rio accade nella re$tante metà del zodiaco, laquale ê dal principio della libra, in$in’al fin de i pe$ci. Perche s\~epre maggior’ parte na$ce d’equinottiale che di zo- diaco, & ni\~etedimeno quelle metà in$ieme pre$to na $cono. La onde che qui è manife$ta l’in$tantia fatta, piu manife$tamente, cõtra all’argumentatione di $o pra detta. # Et li archi che $uccedono all’ariete, in $in al fin della vergine nella $pera obliqua, fan’ mino ri le loro a$ce$ioni, $opra le a$cen$ione de i mede$imi archi nella $pera retta, perche men gradi na$ce dell’e quinottiale. # Et li archi che $uccedono alla libra infin al’fin’de i pe$ci nella $pera obliqua, accre$con le loro a$cen$ioni, $opra l’a$cen$ione de i mede$imi ar- chi nella $pera retta, perche piu na$ce d’equinottia- le. Accre$con dico $ecõdo tanta quantita, in quanta li archi che $uccedono all’ariete minui$cono.

Da que$to è mani$e$to che duoi archi equali & op- po$iti, nella $pera inchinata hanno l’a$cen$ioni $ue congiunte, equali all’a$cen$ioni de i mede$imi archi nella $pera retta in$ieme pre$i, perche quanta è la di minutione da vna parte tanta è l’additione da l’altra parte. # E vna regola certamente, nella $pera obli- qua, che qual $i voglin duo archi del zodiaco equali & equalmente di$tanti dall’un de i duoi punti equi- nottiali, equali anchora hanno a$cen$ioni. &c.

Dalle predette co$e anchora è manife$to, che i gior- ni naturali $ono inequali. Perche il giorno naturale TRATTATO TERZO è la reuolutione dell’equinottiale con tanta parte di zodiaco, quanta in quel mezo il Sole di proprio mo uimento ha trapa$$ato contro al firmamento. Ma e$- $endo l’a$cen$ioni di quelli archi inequali, come per l’inanti dette co$e è manife$to; $i nella $pera retta, co- me nella obliqua, & $econdo li alcre$cimenti di quel le a$cen$ioni $i con$iderino i giorni naturali. Quelli dũque di nece$sità $aranno inequali. Nella $pera ret- ta per vna $ola cagione, cio è per l’obliquità del zo- diaco, & nella $pera obliqua per dua cagioni, cio è per l’obliquità del zodiaco, & per l’obliquità dell’ori zonte obliquo. Per la terza cagione $i $uole a$$egnar l’eccentricita del circul’ deferente del Sole. E da no tare anchora, che il Sole andãdo dal primo pũto del capricorno per l’ariete, in$in’al primo pũto del cãcro per il rapto del firmamento de$criue. 182. paralelli, @ quali anchor che non $ian paralelli circuli, ma Spire, nõ e$$endo in que$to error’ $en$ibile, nõ $i faccia for za in que$to $e $on chiamati circuli. Del numero de i quali circuli, $ono i duoi Tropici, & l’equinottiale. Anchora i gia detti circuli de$criue il Sole per il ra- pto del firmamento, de$cend\~edo dal primo pũto del cãcro perla libra, in$in’al primo pũto del capricorno. Et que$ti circuli, de i giorni naturali circuli $on chia mati. # Et li archi iquali $ono $opra l’orizonte, $on’ li archi de i giorni artificiali, & li archi iquali $ono $otto l’orizonte $on li archi delle notti. # Nella $pe- ra dunque retta, pa$$ando l’orizonte della retta $pe ra per i poli del mondo, diuide tutti que$ti circuli in parti equali. Onde che tanti $ono li archi de i gior ni, quanti $ono li archi delle notti, appre$$o à quelli che $tanno $otto l’equinottiale.

Onde è manife$to, che a quelli che $ono $otto l’equi DEL TESTO DELLA SPERA. nottiale, in qualunque parte del firmamento $ia il So le è $empre equinottio. Ma nella $pera inchinata & obliqua, l’orizonte obliquo diuide $olamente l’equi nottiale in dua parti equali. Onde quando il Sole è nell’un de i punti equinottiali, all’hora l’arco del gior no all’arco della notte è equale, & è equinottio nel- l’uniuer$a terra, & tutti li altri circuli diuide l’orizõ- te obliquo in parti inequali, di maniera che in tutti i circuli, iquali $ono dall’equinottiale fin altropico del cancro et in e$$o tropico del cãcro maggior’ è l’arco del giorno che della notte, cio è l’arco che è $opra l’o rizonte, che quel che è $otto l’orizonte. Onde, in tut to tempo nel quale il Sol’ $i muoue dal principio de l’Ariete per il cancro, in $in al fin della vergine, $i fan’ maggiori i giorni $opra le notti, & tanto piu quan- to piu il Sole al cancro s’acco$ta, & tanto meno quã- to piu $i parte da quello. Et per il contrario $i ha de i giorni & notti, quando il Sole è ne i $egni au$trali. In tutti li altri circuli iquali il $ol de$criue, fra l’equi nottialè, & il tropico del capricorno, maggiore è il circulo $otto l’orizonte & minore $opra. La onde l’arco del giorno è minore che l’arco della notte, & $ecõdo la proportion delli archi, $i fan minori i gior ni $opra le notti, quanto anchora i circuli $on piu propinqui al tropico hiemale, tanto piu i giorni $i fan minori. D’onde $i vede, che pigliando duoi cir- culi dall’equinottiale equidi$tanti da diuer$e parti, quanto è l’arco del giorno in vno, tanto è l’arco del- la notte nell’altro. Onde $i vede da que$to $eguitare che $e $on pre$i nell’anno duo giorni naturali, rimo$ $i da l’un dei duoi equinottii nelle oppo$te parti, quã to è il giorno artificiale dell’ uno, tanta è la notte dell’altro, & per il contrario. Ma quãto è que$to alla TRATTATO TERZO $en$ibilita del volgo, nell’hauer po$to l’orizõte fi$$o. Perche la ragione, per quel che il Sole acqui$ta con- tr’al’firmamento nell’obliquità del zodiaco, piu ve- ramente giudica.

Quando dunque il polo del mondo $i leua $opra l’o rizonte, tanto maggior’ $ono i giorni della e$tate, quando il Sole è ne i $egni $ettentrionali. Ma per il contrario quando il Sole è ne $egni au$trali, perche tanto piu $i fan’ minori i giorni $opra le notti.

E anchor da notare, che i $ei $egni, che $on dal prin- cipio del cancro, per la libra in$in’ al fin’ del $agitta- rio, hanno l’a$cen$ion’loro in$ieme giunte, maggiori dell’ a$cen$ione de i $ei $egni, che $on’ dal principio del capricorno per l’ariete, in$in’ al fin de i gemini.

Onde quelli $ei $egni prima detti, $i dicon rettamen te na$cere, & que$ti obliquamente.

Il mede$imo $i ha per que$ti ver$i.

Recte meant, oblique cadunt a $ydere cancri,

Donec finitur chyron, $ed cætera $igna

Na$cuntur prono, de$cendunt tramite recto.

Quando dunque è a noi il maggior’ giorno nell’e$ta te, cio è $tãdo il Sole nel principio del cãcro, alhor’ $i leuan’$ei $egni di retta a$c\~e$ione, & di notte $ei obli- qui, & per il contrario quãdo a noi è il minimo gior no nell’anno, cio è quando il Sole è nel principio del capricorno, alhora di giorno na$con quelli $ei $egni di obliqua a$cen$ione, ma di notte $ei retti. Et quan do il Sole è in vn’de i duoi pũti equinottiali, di gior no $i leuono tre $egni di retta, & tre d’obliqua a$cen $ione, & di notte $imilmente. Percioche gli è, vna re gola vniuer$ale, che quantunque il giorno ò la not- te $ia breue ò lungo, $ei $egni, $empre $i leuano di DEL TESTO DELLA SPERA giorno, & $ei di notte. Ne per lunghezza ò breuita del giorno ò notte, piu ò men $egni $i leuano.

Da que$te co$e dette $i raccoglie, che e$$endo l’hora vno $patio di tempo, nel quale la metà dun’ $egno $i leua & na$ce, in qual $i voglia giorno artificiale, pa- rimente & nella notte, $ono. 12. hore naturali. Et in tutti quelli circuli che $ono allato dell’equinottia- le ò dalla parte au$trale ò $etttentrionale, $i fan’ mag giori ò minori i giorni ò notti, $econdo che a$$ai ò pochi de i $egni che $i leuan’ retti ò obliqui, di gior no ò ver’ di notte $i leuano.

Della diuer$ita de i giorni & delle notti, qual $i fa alli habitanti in diuer$i luo- ghi della terra.

E da notare, che a quelli de iquali il Zenith è $otto l’equinottiale, il Sole dua volte l’anno pa$$a per il Zenith del capo di quelli cio è quando è nel princi- pio dell’ariete ò nel principio della libra, & all’hor $on’ a quelli duoi alti $ol$titii, perche il Sol diritta- mente pa$$a $opra il capo di quelli. Sono an chora à quelli duo ba$si $ol$titii (cio è) quando il Sole è ne i primi punti del cancro & capricorno. Et chiamã$i ba$si, perche al’hora il Sol ma$simamente $i rimuo- ue dal Zenith, del capo di quelli.

Onde delle predette co$e è manife$to, che hauendo $empre equinottio, nel anno haran’. 4. $ol$titii, duo alti, & duoi ba$si. E manife$to anchora che hanno due e$tati, $tando (cio è) il Sole nell’un de i duoi punti equinottiali ò appre$$o. Dua anchora hanno TRATTATO TERZO. i nuernate $tando, cio è il Sole ne i primi punti del cancro & capricorno, ò quiui appre$$o. Et que$to è quel che dice Alfagrano, che l’e$tate & il verno (cio è no$tri) $ono a quelli d’una mede$ima comple$ $ione. Perche i duoi tempi che $ono a noi $tate, & verno, $ono a quelli duo inuerni. Onde Lucano il mede$imo, recitando di$$e.

Deprehen$um e$t hunc e$$e locũ quo circulus alti

Sol$titii, med@ũ $ignorum percutit orbem. Quiui dũque chiama Lucano il circulo dell’alto $ol$titio, l’e quinottiale, nel’quale accaggiono dua alti Sol$titii, alli habitãti $otto il detto equinottiale. Chiama l’or- be de i $egni il zodiaco, ilquale mezo cio è mediato cio è diui$o in dua medietà l’equinottial percuote cio è diuide. A quelli anchora nell anno accade haue re. 4. ombre. Perche e$$endo il Sole nell’un de i duoi punti equinottiali, alhora la mattina $i getta l’ombra di quelli inuer$o l’occidente, & la $era per il contra- rio. Ma nel mezo giorno è a quelli l’ombra perpen- diculare, e$$endo il Sole $opra il capo di quelli. Et quando il Sole è ne i $egni $ettentrionali, alhor’l’om bra di quelli inuer$o il mezo di $i getta. Quando è nelli au$trali alhor’inuer$o il $ettentrion $i getta. Et a quelli $i leuano & tramõtono le $telle che $on pre$ $o al polo, $i come à qualcun altri che habitano di qua dall’equinottiale. Onde Lucano co$i dice.

Tunc furor extremos mouit Romanus Hore$tas.

Carmeno$que duces quorũ iam flexus in au$trum

AEther non totam, mergi tamen a$picit arcton.

Lucet & exigua, velox ibi nocte bootes.

Adunque s’affonda & poco luce (detta imagine ce le$te) anchora Ouidio della mede$ima $tella.

Tingitur Oceano cu$tos Erymanthidos vr$æ.

DEL TESTO DELLA SPERA

Equorea$que $uo Sydere turbat aquas.

Nel $ito no$tro non mai quelle $telle tramontano.

Onde Virgilio.

Hic vertex nobis $emper $ublimis, at illum

Sub pedibus Styx atra vident mane$que profundi.

Et Lucano dice.

Axis inocciduus, gemina clari$simus arcton.

Anchor Virgilio nella georgica, co$i dice.

Arctos Oceani metuentes equore tingi.

Di quelli che hanno il Zenith fra l’equinottiale & il tropico del cancro.

A quelli de iquali il zenith è fra l’equinottiale & il tropico del cancro accade, dua volte l’anno, che il $ol pa$$a per il zenith del capo loro. Il che co$i è ma- nife$to. Intenda$i ò imagini$i vn’ circulo paralello al l’equinottiale che pa$si per il zenith del capo loro. Quel circulo inter$eghera il zodiaco in duoi luoghi equalmente dal principio del cancro di$tanti. # Il Sole adunque in quelli duo punti $tando, pa$$a per il zenith. del capo loro. # Donde hanno dua e$ta- ti, & dua inuerni, quattro Sol$titii, & tant’ombre, come quelli che nell’ equinottiale $tanno, & in tal $ito dicono alcuni e$$er l’Arabia. # Onde Lucano parlando delli Arabi che in aiuto di Pompeo venno no a Roma, dice il mede$imo.

Ignotum vobis Arabes veni$tis in orbem.

Vmbras mirati nemorum non ire $ini$tras.

Perche nelle parti loro, qualche volta eron’a quelli l’ombre de$tre, qualche volta $ini$tre. Tal volta TRATTATO TERZO perpendiculari, alcuna volta Orientali, qualche volta occidentali. Ma quando eron’ venuti a Roma di qua dal tropico del cancro, alhor $empre haue- uan’ l’ombre $ettentrionali. # A quelli certamente i quali hanno il zenith nel tropico del cancro ac- cade che vna volta l’anno il Sole, per il zenith del capo loro pa$$erà cio è quando è nel primo pun- to del cancro, & alhora in vn’ hora dun’ giorno, di tutto l’anno, hanno l’ombra perpendiculare. # In tal $ito $i dice e$$er’ Syena Citta co$i detta. # Onde Lucano.

Vmbra nu$quam flectente Syene.

Que$to intendi, accadere, nel mezo di d’un giorno $olo, & per il re$to di tutto l’anno, $i getta a quelli l’ombra $ettentrionale.

Et a quelli che hanno il zenith fra il tropico del cancro & il circulo artico, accade che il Sole in $em- piterno non pa$$erà per il zenith del capo loro, & a quelli $empre $i getta l’ombra ver$o il $ettentrione.

Et tale è il $ito no$tro.

E da notare anchor’ che l’Ethiopia ò altra parte di quella è di qua dal tropico del cancro. Onde Lu- cano.

Ethiopumque $olum, quod nõ premeretur ab vlla Signiferi regione poli, ni poplite lap$o.

Vltima curuati, procederet vngula Tauri.

Dicono alcuni che quiui $i piglia il $egno equiuoca mente. 12. parti del zodiaco, & per la forma dell’ani- male, il qual $ecõdo la maggior $ua parte è nel $egno ilqual denomina. Onde e$$endo il Tauro nel zodia- co $ecõdo la maggior’ di $e parte nientedimeno di$t\~e de il pie $uo, di la dal tropico del cancro (re$petto al $ito no$tro intendi) & co$i $tringe l’Ethiopia, b\~eche DEL TESTO DELLA SPERA. ne$$una parte del zodiaco quella $tringa & priema. Perche $e il pie del Toro, del qual parla l’authore, s’e $tende$$e ver$o l’equinottiale, di maniera che fu$$e nel diritto del’ariete ò d’altro $egno, alhor $arebbe pre$$a & $tretta dall’ariete ò vergine, & da li altri $e- gni. Il che è manife$to per vn circulo all´equinottia- le paralello, girato intorno per il Zenith, del capo degli Ethiopi, & l’ariete & vergine ò per altri $egni. Ma e$$endo contraria a que$to la ragion phy$ica & naturale (perche non $arebbon’ co$i denigrati) $e nella temperata habitabil’ zona na$ce$sino.

E da dir dunque che quella parte dell’Ethiopia, del la qual parla Lucano è $otto l’equinottial circulo, & che il pie del Tauro del qual parla, $i di$tende inuer- $o l’equinottiale. Ma di$tinguer debbe$i fra i $egni cardinali, & regioni (del zodiaco) per che i $egni cardinali $on detti li duo $egni ne iquali accaggiano i $ol$titii, & i duoi ne i quali accaggiono li equinot- tii. Ma le regioni $i domandano li $egni intermedii (cio è fra’l mezo di quelli) Et $econdo que$to è ma nife$to, che e$$endo l’Ethiopia $otto l’equinottiale, non è compre$$a da alcuna regione, ma $olamente da i duo $egni cardinali cio è ariete, & libra.

Di quelli che hanno il Zenith nel circulo artico.

A quelli che hanno il zenith nel circulo artico, acca de in cia$cun di dell’anno, che il zenith del capo lo- ro è vna mede$ima co$a col polo del zodiaco, & a- l’hora hanno il zodiaco ò ver l’ecliptica per orizon te. Et que$to è quel che dice Alfagrano. Che qui- TRATTATO TERZO. ui il circul’ del zodiaco $i piega $opra il circul’dell’e- mi$perio (ò vero Orizonte) ma mouendo$i conti- nuamente il firmamento, il circul’ dell’orizonte, in- ter$eca il zodiaco in vn in$tante, & e$$endo circuli maggiori nella $pera, $i inter$egheranno in parti e- quali. Onde che $ubito vna medieta del zodiaco e$ce fuori $opra l’orizonte, & l’altra $ubito è depre$- $a $otto l’orizonte.

Et que$to è quello che dice Alfagrano, che quiui $u bito $ei $egni tramontano, & li altri $ei re$tanti na- $cono con tutto l’equinottiale. Et e$$endo l’eclipti- ca l’orizonte di quelli, $ara il tropico del cancro tut to $opra l’orizonte, & tutto il tropico del capricor- no $otto l’orizonte. Et co$i $tante il Sole nel primo punto del cancro, $ara à quelli vn giorno di. 24. hore & qua$i vn’ in$tante per la notte, perche in vn in$tan te pa$$a il Sole l’orizõte & $ubito e$ce fuori, & quel contatto è in cambio della notte, & per il contrario accade à quelli $tando il Sole nel primo punto del ca pricorno. Perche alhora è a quelli vna notte di. 24. hore, & qua$i vn’ in$tante incambio del giorno.

(Come per la materiale $pera $i vede) &c.

Di quelli che hanno il Zenith fra il circu- lo artico & il polo del mondo, artico.

A quelli de i quali il Zenith è fra il circulo artico & il polo del mondo artico. Accade che l’orizonte di quelli inter$eca il zodiaco in due punti equalmente da’l tropico del cancro di$tanti: & all’hora nella re- uolution’ de’l firmamento accade che quella portio ne ò parte del zodiaco (dalli duo detti punti) inter DEL TESTO DELLA SPERA cetta & compre$a. $empre è la$$ata $opra l’orizonte. La onde è manife$to, che per fin’che il Sole è in quel la portione intercetta; $ara vn’ giorno continouo $enza notte.

A dun que $e quella parte $arà per la quantita d’vn $e gno, $arà quiui il giorno continouo dun’me$e, $en- za notte, $e per la quantita di duoi $egni, $ara di duo me$i, & co$i per ordine.

Anchora, alli mede$imi accade, che la parte del zo- diaco (da quelli duoi punti equalmente dal princi- pio del capricorno di$tanti) intercetta $empre $i la$$a $otto l’orizonte. Onde quando il Sole è in quel la portione intercetta, $ara vna notte $enza giorno, breue ò lunga, $econdo la quantità della portione ò parte intercetta.

Et li altri $egni che à quelli na$cono e caggiono, prepo$teramente, à quelli $i leuano ò tramontano. Leuan$i prepo$teramente, come il Tauro inanti al- all’ariete, l’ariete inanti a i pe$ci, i pe$ci inanti all’a- quario. Et nientedimeno i $egni a quelli oppo$ti (& contrarii) $i leuano con retto ordine, & tramonto- no prepo$teramente, come lo$corpione inanti la li- bra, la libra inanti la vergine, & niente di meno i $e- gni a que$ti oppo$iti dirittamente & per ordine cag giono & tramontano.

Di quelli che hanno il Zenith nel polo artico.

A quelli finalmente, che hanno il Zenith nel polo artico accade, che l’orizonte di quelli è vna mede$i- ma co$a che l’equinottiale. Onde che inter$ecando TRATTATO TERZO l’equinottiale il zodiaco in parti equali, co$i & l’ori- zonte di quelli la$$a la metà del zodiaco $opra & la re$tante metà di $otto. Onde che di$correndo il Sole per quella metà che è dal principio dell’ariete, in $in’ al fin della Vergine $arà vn’ giorno $enza notte con tinouo, & quando il Sol di$corre in quella metà che è dal’ principio della libra in$in’ al fin de i pe$ci, $arà vna continua notte $enza giorno. Per il che vna me tà di tutto l’anno è a quelli vn’ giorno artificiale, & l’altra, metà è vna notte. Onde tutto l’anno quiui ê vn’ di naturale. Ma non s’abba$$ando mai quiui il Sole piu che 23. gradi $otto l’Orizonte, pare che à quelli $ia giorno continuo $enza notte. # Impercio che a noi anchora $i dice e$$er’giorno inanti al leuar del Sole $opra l’orizonte. Ma que$to è quanto alla volgar $en$ibilità. Perche non è giorno artificiale, $e condo la ragion phi$ica & naturale, $e non dal le- uar’ del Sole fin’ al tramontar’ di quello $otto l’ori- zonte. Per que$to nientedimeno che la luce par qui ui perpetua (per che gli è giorno inanti chel Sol $i le ui $opra la terra per 18. gradi, come dice Tolomeo. Ma li altri mae$tri dicon per 30. cio è per la quantità d’un $egno) è da dire che l’aria è quiui nubilo$a & $pe$$a perche quiui il Solar raggio e$$endo di debo- le virtu, maggiormente eleua de i vapori, che quel- li po$$a con$umare, onde che non fa $erena l’aria, & non è giorno.

Della diui$ion de i Climati.

Debba$i imaginare vn’ certo circulo nella $uperfi- cie della terra, dirittamente all’equinottial’ $ottopo- $to. Intenda$i anchora vn’altro circulo che pa$si per DEL TESTO DELLA SPERA l’oriente & occidente, & per i poli del mondo. Que- $ti duoi circuli inter$ecan’l’un l’altro, in duoi luoghi per angoli retti $perali, & tutta la terra in quatro parti diuidono, delle quali vna è la no$tra habitabi- le, quella cio è che fra il $emicirculo tirato dall’orien te nell’occidente per il polo artico è intercetta & cõ pre$a. Ne è nientedimeno quella quarta tutta habi- tabile, perche le parti di quella, all’equinottial pro- pinque, per il troppo calore $ono inhabitabili. Simil mente le parti di quella propinque al polo artico, per il troppo freddo inhabitabil $ono. Intenda$i an chora vn’altra linea equalmente dall’equinottial di $tante che diuida le parti della quarta inhabitabili per il calore, dalle parti habitabili che $on ver$o il $ettentrione. Intenda$i appre$$o vn’altra linea equal mente dal polo artico di$tante, che diuida le parti della quarta inhabitabili per il freddo, lequal $on ver$o il $ettentrione, dalle parti habitabili che $on ver$o l’equinottiale. Fra que$te anchor due linee e- $treme, intenda$i $ei linee paralelle, equalmente dal- l’equinottial di$tanti, lequali colle due prime diui- don’ la totale habitabil parte della detta quarta, in $ette portioni ò parti, lequali $ette climati $i chiama no, come $i vede nella pre$ente figura.

TRATTATO TERZO. Settentrione. Clima. 1. per Meroe. Clima. 2. per Siene. Clima. 3. per Alexandria. Clima. 4. per Rodi Clima. 5. per Roma Clima. 6. per Bori$tene Occi. Clima. 7. per i monti Rifei. Oriente. polo Eqnoziale Mézodi 7 6 5 4 3 2 1

Dice$i dunque vn’ clima tanto $patio di terra, per quanto $en$ibilmente l’horologio $i varia. Perche il mede$imo giorno e$tiuo d’alcuna quantita in vna regione, $en$ibilm\~ete è minore nella region’ piu pro pinqua al mezo giorno. Il $patio dunque tanto, quã to il mede$imo giorno, comincia $en$ibilmente à va riare, $i dice e$$er’ vn’ clima. Ne è il mede$imo horo- logio, col principio & fine di que$to $patio o$$erua- to perche l’hore del giorno $en$ibilmente $i varia no, & percio, anchora l’horologio.

Il mezo dunque del primo clima è doue la maggior’ Clima. 1 lunghezza del giorno è. 13. hore, & l eleuation’ del polo del mondo $opra il circul dell’hemi$perio (ò ve ro orizonte) è gradi. 16. & chiama$i Clima per Me- roe. Il principio di quello è doue la lũgheza del mag gior giorno è 12. hore {3/4} d’hora, & leua$i il polo $o- pra l’orizonte gradi. 12. & {3/4}. Et e$tende$i la $ua lar- ghezza in$in’ alluogo doue la lunghezza del mag- gior giorno è. 13. hore & {1/4} & leua$i il polo $opra l’ori zonte, gradi. 20. {1/2} il quale $patio della terra è mi- glia. 440.

Il mezo del. 2. clima è doue il maggior’ giorno è. 13. 2 DEL TESTO DELLA SPERA hore {1/2} & l’eleuation del polo $opra l’orizonte è di 24. gradi {1/4}. Et è chiamato Clima per Siene, & la lar ghezza di quello è dal termine del primo clima, in- $in’ alluogo doue il maggior’ giorno & piu lungo $i fa di 13 hore {3/4} d’hora, & leua$i il polo, gradi 27. {1/2} & lo $patio della terra è miglia 400.

Il mezo del 3. Clima è doue $i fa la lunghezza del 3 piu lungo giorno 14. hore, & l’eleuation del polo $opra l’orizonte è di gradi 30. {3/4} & chiama$i Clima per Ale$$andria. La larghezza $ua è dal fin’ del 2. Clima in$in’ alluogo doue il piu lungo giorno è di 14. hore & {1/4} & l’altezza del polo è di gradi 33. {2/3} Il quale $patio in terra è di miglia 350.

Il mezo del 4. Clima è doue del maggior’di la lũghez 4 za è di hore 14. {1/2} & l’altezza dell’a$$e è 36. gradi & {2/5} & chiama$i Clima per Rodi, & la larghezza $ua è dal fin’ del 3 Clima in$in doue la lũghezza del maggior’ giorno è 14. hore & {3/4}. L’eleuation’ del Polo è di gra di 39. Ilqual’ $patio della terra è di miglia 300.

Il mezo del 5. Clima è doue il maggior’ giorno è 5 di 15. hora, & l’eleuation del polo è di gradi 41. & {2/3} & dice$i Clima per Roma, & la larghezza di quello è dal fin del 4. Clima in $in’doue la lũghezza del gior no $ia di 15. hore & {1/4}. & l’eleuation dell’ a$$e è gradi 43 {1/2}. Il qual $patio della terra è dimiglia 255.

Il mezo del 6. Clima è doue il piu lungo giorno è 6 hore 15. & {1/2}, & leua$i il polo $opra l’orizonte gradi. 45. & {2/5} & chiama$i Clima, per Bori$tene, & la lar- ghezza $ua è dal fin’ del quinto Clima doue la lun- ghezza del piu lungo giorno è hore 15. & {3/4} & l’ele- uation del a$$e ò Polo è di gradi 47. & {1/4} laqual’ di- $tantia della terra è miglia 212. 7

Il mezo del 7. Clima è doue la lunghezza piu lunga TRATTATO TERZO del giorno è di hore 16. & l’eleuation’ del Polo è di gradi 48. & {2/3} & chiama$i Clima per i Rifei monti, & la larghezza $ua è dal fin’ del 6. Clima, per fin’ do ue il maggior di è di 16. hore & {1/4}. & leuafi il polo del mondo $opra l’orizonte gradi 50 & {1/2} il qual $pa- tio della terra, è di miglia 185.

Et di la dal fin’ di que$to 7. Clima, ben’ che molte $ien’I$ole, & habitationi d’huomini, nientedimeno, cio chel vì $ia (per e$$er di mala & incommoda habi tatione) non $i computa $otto Clima. & c.

Tutta dũque la diuer$ita che è dal termine del prin- cipio de i Climati & del fine di quelli è di hore 3. & {1/2} & l’eleuation del polo $opra l’orizonte, di gradi 38. Co$i dunque è manife$to, di cia$cun Clima la l’ar- ghezza dal principio di quello inuer$o l’equinottia- le, per in$in al fin’ del mede$imo inuer$o il polo arti- co. Et che la larghezza del primo Clima è maggior’ della larghezza del $econdo, & co$i per ordine.

Et la lunghezza del primo Clima $i puo chiamare la linea tirata dall’oriente nel’occidente, equalmen- te di$tante dall’equinottiale. Onde la lunghezza del primo Clima è maggior della lunghezza del $econ- do, & co$i per ordine. Il che, per la $trettezza della $pera accade. & c.

DEL TESTO DELLA SPERA. Capitolo quarto ò uer trattato, de i Cir- culi, & mouimenti De’ Pianeti, & delle cagioni delli Eclip$i del Sole & della Luna.

EDa notare che il Sole ha vn’ $ol’circulo, per il qual’ $i muoue nella $uperficie dell’ecliptica, & è eccentrico.

Eccentrico certamente non ogni circulo $i chiama, ma $ol’ il circulo il qual diuidendo la terra in dua parti equali, non ha il centro $uo, col’ centro della terra, ma fuori. Et il punto in detto eccentrico che piu s’acco$ta al firmamento, $i chiama Auge, il che è interpretato eleuatione. Et il punto oppo$to che è di ma$sima remotione (o che piu $i di$co$ta) dal fir mamento, $i chiama oppo$itione dell’Auge.

Dua $on’ anchora del Sole dal occidente nel orien- te, i mouimenti, de i quali vno è à quel proprio nel fuo circulo eccentrico, per il qual’ $i muoue in ogni giorno & notte 60. minuti qua$i. Et l’altro piu tar di è il mouim\~eto della $ua $pera $opra i poli dell’ A$- $e, del circul’ de i $egni (o uer Zodiaco) & è equale al mouimento della $pera delle $telle fi$$e, cio è in 100. anni per vn’ grado.

Cia$cun Pianeto ha 3. circuli (eccetto il Sole) cio è il circulo Equante, Deferente, & Epiciclo.

L’Equante, certam\~ete, della Luna, è vn circulo col- la terra concentrico, & è nella $uperficie dell’eclitti ca. Et il deferente $uo è vn’ circulo eccentrico, ne è nella $uperficie dell’eclittica, anzi vna $ua metà de- clina inuer$o il $ettentrione, l’altra inuer$o l’au$tro. Et inter$eca il deferente l’equante in duo luoghi: e- TRATTATO QVARTO. la figura dell’ inter$ectione $i chiama Dracone. Per- che è larga nel mezo, & piu $tretta inuer$o il fine. L’inter$ectione dunque quella per laqual $i muoue la luna dall’ au$tro all’aquilone, $i domanda capo del dragone. Et la re$tante inter$ectione per la qual $i muoue dal $ettentrione nell’au$tro. $i chiama Coda di dragone. # Et il deferente et l’equante di cia$cun Pianeto $ono equali.

Et è da $apere che tanto il deferente quanto l’equan te di Saturno, Gioue, Marte, Venere, & Mercurio, $on’ eccentrici, & fuor della $uperficie dell’eclittica; & nientedimeno quelli duoi circuli $ono nella me- de$ima $uperficie, come $i vede nella figura.

Cia$cun’ anchor’ piane- cento He cento Hdnt cento Ho D to, eccetto il Sole, ha l’e- piciclo. Et è l’epiciclo, vn piccol’ circulo, per la circunferenza del quale è portato il corpo del Pia neto, & il centro dell’epi- ciclo, $empre ê portato nella circũferenza del de- ferente.

Se adunque dirittam\~e Orick Occide ceto. Hole delmódo te, dua linee $i tirin dal c\~etro della terra, di ma niera che includin l’e- piciclo, vna dalla par- te d’oriente, & l’altra dalla parte d’occiden- te: il punto del contat to, o toccamento dalla parte d’oriente, $i chia ma $tation prima.

DEL TESTO DELLA SPERA

Et il punto del contatto dalla parte d’occidente, $i chiama $tation $econda: & quando il pianeto è nell’ vna delle dua $tationi, $i chiama Stationario.

Et l’arco dell’epiciclo $uperiore, infra le dua $tatio- ni intercetto, $i chiama Arco della direttione, & quando il pianeto è in quello, dice$i e$$er diretto, & l’arco dell’epiciclo inferiore, fra le dua $tationi in rercetto, $i chiama arco della retrogradatione, & il pianeto quiui $tando $i chiama retrogrado, ò ver re tropedante. # Ma alla Luna non s’a$$egna $tatione, direttione ò retrogradatione. Onde non $i dice la Luna $tationaria, diretta ò retrograda, per la veloci ta del $uo mouimento nell’epiciclo.

E$$endo il Sole (anchora) maggior della Terra è ne ce$$ario, che al men’ la metà della Spera della terra, dal Sole $empre $ia illuminata, & l’ombra della terra di$te$a nell’aria, tornatile & rotonda, $i diminui$ca nella rotondita per fin’che la manchi, nella $uperfi- cie del circul de i $egni (in$eparabile dal Nadir, & punto oppo$to) del Sole.

Et è il Nadir detto, vn’punto dirittamente nel firma mento, al Sole oppo$to. Onde quando nel plenilu- nio, la luna $ara nel capo ò coda del dragone, $otto il nadir del Sole, alhor la terra s’interporrà al Sole & alla luna, & il conio ò ver’ punta dell’ombra della terra, cadrà $opra il corpo della luna, onde che non hauendo la luna lume $e non dal Sole, manca (in ve rità) & in fatto dal lume. Et alhora è ecli$$e genera- le ò totale, $e dirittamente $arà nel capo ò coda del dragone. Et particulare ò ver’ partiale ecli$$e, $e $a- rà appre$$o a i termini determinati all’ecli$si.

& $empre nel plenilunio ò quiui intorno, accade l’e- cli$$e. Onde non e$$endo in cia$cuna oppo$itione TRATTATO QVARTO (cio è nel plenilunio) la luna nel capo, coda del dra gone, ne $otopo$ta al Nadir del Sole, non è nece$$a- rio in cia$cun plenilunio patire Ecli$$e.

Quando e$$a luna $ara nel capo ò coda del dragone ò pre$$o a i termini $opradetti, & nella coniuntio- ne col Sole, alhora il corpo della luna, s’interporra fra l’a$petto no$tro, & il corpo $olare, onde ci obum brerà & o$curerà la chiarezza del Sole, & in que$ta maniera, il Sol patira l’ecli$$e, & difetto di luce: non per che in $e manchi di lume, ma manca à noi per l’interpo$ition della luna, fra il veder no$tro, & il Sole.

Da que$te co$e è mani$e$to, che non $empre debbe e$$er l’ecli$$e del Sole, nella congiuntione ò noui- lunio.

E da notare anchora, che quando è l’ecli$$e della luna, è l’ecli$$e in tutta la terra (ò Emi$perio no- $tro) Ma quando è l’ecli$$e del Sole, non è co$i, an- zi in vn Clima è l’ecli$$e del Sole, & nell’ altro nò: Il che accade per la diuer$ita della$petto (& veder’ no$tro) in diuer$i Climati. Onde Virgilio elegan- ti$simamente, dell’un & l’altro ecli$$e $otto breuita toccò dicendo.

Defectus lunæ varios, $oli$que labores.

Dalle predette co$e è manife$to, che e$$endo l’ecli$$e del Sole, nella pa$sion’ del $ignore, & la mede$ima pa$sione e$$endo nel’ plenilunio, quell’ecli$$e del So le non fu naturale, anzi miracolo$a, & contraria al- la natura, perche l’ecli$$e del Sole, nel’ nouilunio ò quiui intorno debbe accadere. Per il che, $i leg- ge, Dioni$io areopagita hauer detto nella mede- DEL TESTO DELLA SPERA $ima pa$sione.

O il Dio della natura pati$ce ò la mondial macchi- na $i di$truggera.

Della nuoua, & fedele (ad verbum) tra- duttione. Della Spera di M. Gio- uanni dal Sacro Bu$to. IL FINE. EXCITATIONI MA- THEMATICHE, ET INCI TAMENTI ENIGMATICI Nella Spera Platonica Theologica & Diuina.

NELLE $cien ze humanam\~ete acqui $tate, non è altra co$a certa che le mathematiche $cienze, & quelle per cono$cer’ l’opere di Dio, & le mirabili & ineffabili proprieta di quello, $on’ enigmatiche & o$cu- re. Come di$$e l’Apo$tolo. 1. Cor. 13.

(Videmus nunc per $peculum in ænigmate. & c.)

A dunque quel’ $arà piu dotto, che $apra non $i pote re $apere.

E$$endo dunque Dio optimo ma$simo indiui$ibile, bellezza. inui$ibile, infinito, & per tutto, $omma bontà & vni tà, & contenendo tutte le co$e create vnitamente & eminentemente come centro. Di poi comunicando la $ua bonta, & il $uo e$$ere diuino $econdo la capa- cita delle recipienti creature (& non come è in $e $te$$o) nelle dette creature dell’uniuer$o, & e$plican do e$$a vnità ò vero e$$o centro. Fa que$ta bella cir- cunferenza delle creature, nelle quali $ua bellezza riluce.

Per cio, non $i poteua altrimenti tal co$a dimo$tra- re, $e non per le dette mathematiche $cienze, lequa- li per e$$ere ab$tratte & $eparate dalla materia & dal mouimento, piu alle diuine co$e s’acco$tono. Et per cio i Platonici diuinamente con$iderando di$$ono.

EXCITATIONI

La bonta & e$$entia di Dio e$$er come centro del- l’uniuer$o, & la bellezza e$$er’ nella circunferenza, nel modo detto. Perche il circulo, & la Spera non è altro che e$plicatione ò ver $piegamento del punto & centro di quelli. Co$i la bonta di Dio glorio$o, vnita & indiui$ibile, e$plicando$i & communican- do$i con diuer$i gradi di participatione, fa per tal’va rieta delle participate idee que$ta bellezza del’vni- uer$o.

Appre$$o, il punto & centro del circulo, ò altra quã tita è per tutte le co$e quante, & non è niente di quelle.

Dio $imilmente glorio$o è ogni co$a in ogni co$a; & non è niente di quelle.

E dunque e$$o Dio vna Spere intellettuale, il cen- tro della quale è per tutto, & la circunferenza in ne$$un luogo, per e$$er’ (com’è detto) indiui$ibile & infinito & e$$er’ in tutte le co$e non inclu$o ò rin chiu$o, & fuor ditutte le co$e non e$clu$o. Et per e$$er’ ma$simo circulo & $pera infinita, il $uo diame tro & centro anchor $arà ma$simo & infinito.

Et perche non po$$on’ e$$er’ piu infiniti & ma$simi, & e$$er’ cia$cuna parte del’infinito, infinita è tanto vni$simo quel circulo, che il diametro è circũferen- za, & perche il diametro è infinito, ha infinito mezo ilquale è il centro. E dũque manife$to, come in que- $ta $pera diuina, il centro, diametro, & circunferen- za ê vna co$a mede$ima.

Per il che $i manife$ta, & in$egna la ignoranza no- $tra, & e$$ere il ma$simo, & infinito incompren$ibi- le, al quale il minimo non $i oppone. Ma è il centro in quello circunferenza. & c.

Et que$to è quello che propriamente inte$on@ i Pla MATHEMATICE. tonici, quando di$$ono, Dio e$$ere Spera intelligibi le. & c. Principio di tutte le co$e; per cio centro, fine di tutte le co$e per e$$er’ circũferenza, mezo anchor’ di quelle per cio diametro, & come dice l’Apo$tolo Rom. 11. (Ex ip$o, per ip$um, & in ip$o $unt omnia) come circunferenza Diametro, & centro dell’uniuer$o.

Non perche e$$o Dio $ia alcuna di que$te co$e (per e$$ere $olamente ma$simo $implici$simo & infinito) ma perche per que$te enigmatice demo$trationi $i ua inue$tigando. & c. Anchora il ma$@imo, & mini mo, & il curuo, & il retto in que$ta diuina $pera co- incide & conuiene in$ieme, perche il ma$simo retto è il minimo curuo, & il curuo & torto $i fa retto & diritto, come $i vede per la figura & c. Co$i dunque come nella potentia del punto è la lin & nella po- tentia di quella, come finita è il circul@, triangolo, & quadrato, & $pera laqual contiene tutte le figure. Co$i anchora, il ma$simo, & la linea infinita di que $ta Spera diuina è ogni co$a in atto, alle quali, la li- nea è in potentia.

Seguita dunque che la linea infinita $ia ogni figu- ra in atto, alle quali la finita linea è in potentia, & e$$er’ in quella il centro, circulo, diametro, triangu- lo, quadrato, & Spera, infiniti, & con$eguentemen- te il triangulo infinito, e$$er’ di tre linee, & d’una $o la infinita, & il triangulo e$$er’ circulo. & c. Come ben’ proua il dotti$simo Cu$ano lib. 1. de docta igno rantia cap. 13. & 14. cio è per e$$ere (com’è detto) cia$cuna parte dell’infinito infinita, & non $i poter’ dare piu ch’un infinito, & ma$simo virtuale, & non in quantità ne in materia alcuna. & c.

Per dieci anchora proprietà & attributi (della $pe- MATHEMATICHE. rica figura) o piu, $i comprende l’occulte et alte pro prietà di Dio glorio$o & infinito, delle quali diren’ alcune piu $egrete & a$co$te (per non’ far’ co$e fat- te, ne dir co$e dette) & c.

La Sperica dunque figura com’ è detto, è la piu per- fetta dell’altre, perche niente $e li puo aggiugnere, & è@l principio col fine congiunto.

Il perfetto Sperico $i muoue per $e & perpetuam\~e- te (hauuto che ha il primo mouimento, dalla diui- na virtù) Come è il primo mobile. per il quale di poi tutti li altri $i muouono: muoue$i dunque da $e, & in $e ritorna, & tutte le linee che dal centro $i par tano, in quello ritornano, & $i vni$cano.

La Spera è figura capaci$sima, & contien tutte l’al- tre figure, le quali quanto piu à quella s’acco$tano, tanto $on’ piu perfette.

Co$i le creature re$petto à Dio glorio$o & benedet to, & le dette proprietadi & perfettioni dette, in quello eminenti$simamente $i ritruouano.

Il punto & centro e$plicato in infinito, fa la linea in finita, la quale complica & contien tutte l’altre figu re; perche il curuo & il retto (com’ è detto) nella Spera infinita@ circulo, triangolo, & quadrato, coin- cide & è vna co$a mede$ima. Et perche l’infinito vir tuale non puo e$$er’ $e non vno, che è Dio optimo ma$simo, dal qual’ il cielo & tutta la natura depen- de, per cio tutte le figure infinite tornon linea retta infinita. Co$i in Dio, tutte le contrarietà $on vnite, & la diui$ione è ma$sima vnione, & tutte le co$e $on’ vna co$a, doue l’unità è trinità, & per il contra- rio; doue l’accidente è $u$tantia: doue il corpo è $pirito: doue il moto è quiete: & cia$cuna co$a in quello è ogni co$a. & c.

EXCITATIONI

Per cio diceua il padre delle $acre lettere Augu$ti- no. Quando cominci à numerare in quello la trini- ta, tu e$ci della verita. Per che quella è vna trinita $enza numero, cio è tre volte vnita & c.

A noi dunque ba$ta in que$ta no$tra compendio$a Spera, eccitare i nobili & diuini $piriti, à veder tali & tant’ a$co$ti diuini arcani & my$terii, i quali me- dianti le mathematiche $olamente s’attingano. Co- me fu in parte e$$emplificato dal philo$opho quan- do di$$e,

Species rerum $unt $icut numeri.

Volendo dimo$trare la diuer$ità delle co$e: & la ve getatiua & $en$itiua no$tra, e$$er nell’ intellettiua. Come il trigono (o ver’ triangolo) nel quadrato te tragono: cio è à modo di e$$a intellettiua, & $otto piu nobil’ e$$ere che nelli altri bruti animali. & c.

La Spera preci$amente $perica, vna volta mo$$a $em pre $i mouera, & que$to è (com’ è detto) il mouim\~e to del primo mobile, & vltima $pera il qual moui- mento participa cio, che naturalmente $i muoue.

Ne $i muoue detta Spera per e$$o Dio creatore, o $uo $pirito, ma ha creato in e$$a il moto, che $e me- de$imo muoue. Come nell’ anima anchora è creato il moto $e $te$$o mouente, cio è la cagione in $e $te$- $a del $uo mouimento (& tanto è detto dell’anima, per $olutione delli Ari$totelici argumenti) & que- $to mouimento detto è naturale & non accidentale, concreato, con detto cielo & anima. & c.

Spera Platonica. Bellezza Arg dee Ragi@ mi 8560 reile$$igib$i Vire Seminali Fore senlisi Nella meste Nellanimabu mana Nella Natura Nella maa Dio Bonta

Po$on dunque i Theologi Pla tonici la bontà di Dio Opti- mo Maximo (enigmaticam\~e te per cio) e$$er’ com’un’ cen- tro, & la bellezza nella circun- ferenza. Perche (com’è detto) la bontà ditutte le co$e create. e$plicata & cõmunicata è e$$o vno Dio, inui$ibile & indiui$ibi le, per il qual tutte le co$e $on buone. Et e$$er detto c\~etro, c\~e- tro de i quatro circuli, intorno a e$$o reuoluti per la cõmunica ta bellezza, laqual altro non è che vn’ raggio di diuinita ne i detti 4. circuli in$erto, & que- $to tal raggio di diuinita, in tut te le co$e, le forme depinge & & de$criue: lequali forme nel- la mente angelica chiamano Idee. Nell’anima humana ra- gioni ò vero forme intelligibi- li. Nella natura $emi delle co- $e. Nella materia $orme $en$ibi li. Per cio nelli 4. circuli quat- tro $plendori (delle 4. dette co$e) appari$cano. & c.

Spera Theologica Chri$tiana, & diuina. Se Polo delzodiaco Oriente Mezo Giorno Occi rculo Artico Tronico Coluro Del cancro Eqnotiale Delcapricorno Circulo Antartico AL REVERENDO P. M. RAFFAEL LO SANNINO THEOLOGO MINORITA CLA ri$simo, & del’heretica prauita inqui$itore vigilanti$simo M. Mauro Fiorenti- no Seruita Phona$co & Philo- panareto. # S. # D.

PERCHE (come dice l’apo$tolo) cia$cuno nel propio $en$o abonda, & $i puo ingannare, per tanto mi è par$o conueniente ($i per il debito & o$$eruãza qual tengo ver$o $ua R. P. come per no$tra familiare & virtuo$a amicitia) conferire con quella que$ta no$tra (qual $i $ia) Theologica $pe- ra, accio che per la dotta cen$ura & acre giudicio di quella, vada fra li mordaci armata & dife$a. Quella dunque $i degnerà darne & correttione ($e alcuna co$a da corregger’ vi fo$$e) & giudicio, accio che da tanto te$timonio accompagnata, po$$a piu $icura & men colpeuole in luce (e$aminata) andare. A$petto dunque il giudicio & $entenza di $ua R. P. per fuggire al meno le calumnie de mordaci detrattori, del non hauer conferito, & di non e$$er dalli huomi ni graui della profe$sion Theologica approuata. vale.

Ex ædibus no$tris Di. Annunciatæ Kalen. Martiis M. D. XXXXVIII. AL REVERENDO PADRE M. MAV ro Seruit a Phona$co, Philopanareto, & Theo$ebo Raffaello Sannino Theologo Minorita del l’heretica prauita Inqui$itore. S.

_H_Auendo ui$to l’opera Mathematica & Theologica di Vo$tra Reuerenda Pater nita et certamente ($enza adulatione) nõ li uedo $e non co$e catholiche, rare, et diuine, degne delraro & diuino inge- gno di quella. Per che acco$tando$i alli $tud{ij} delle buone lettere, & $pecialmente alle co$e diuine & eterne’, & $pregiando le co$e temporali labili, flu$$e, & $en$uali (come $cmpre hauete fatto) non potete hauer’. $e non animo & concetti diuini. Sarà opera molto utile, & al propo$ito di que $ti tempi, la qual mo$trerà il $uo Au tore non e$$er’ $tato ocio$o ne pigro; & hauere la dottrina de padri altamente inue$tigata & charit atiuamente com- municata. Opera dico, & da Dio optimo maximo in cie lo, & da i ueri cultori di quello & buon Christiani, & da tutti i dotti & eruditi) & per $uffragio anchor’ delli $tu- dio$i) degna di e$$ere approuata & commendata, & tanto di cio ba$ti.

Quella dunque $eguiti felice, il per$euer are in$i lodeuoli ope re andando di bene in meglio. Sapendo certi{$s}imamente per alcuna ingiuria di tempo, il frutto delle $ue fatiche non douer’ perire. # Vale.

Florentiæ. Ex Cænobio no$tro VI. Non. Marti{as}. MDXXXXVIII. More Rhomano. AL ILLVSTRISSIMO ET ECCELLENTISSIMO PRINCIPE, ET S. IL S. COSIMO DE MEDICI DVCA DI FIRENZE. II. M. Mauro Fiorentino Theologo, & Chri- $tiano. S. & F.

HAVENDO per l’adietro (Illu$tri$si mo, & Eccell\~eti$simo Signor mio) in qualche parte di$ciplinato i $en- $i e$teriori della giouentu Fio- rentina, per qu el tanto che delle mathematiche $cienze (da Dio Optimo Maximo) n’è $tato con- ce$$o. Ne volendo manchare (per il Theologico ta- lento a noi da e$$o Dio anchor conce$$o) alli $en$i interiori & ragioneuol’ potenza, particolare & vni- uer$al dell’anima, di cõmunicare il mede$imo Theo logico talento, per non e$$er’ imputato & da Dio & dalli huomini $eruo negligente, e$$endo $tato im- pedito (& dall’e$$ercitio dell’in$trumentale & orga nica mu$ica, & dalla poca voce a noi conce$$a) altri menti detto talento mo$trare & communicare. Per tanto mi è par$o, in que$ta mia Theologica Chri$tia na, & diuina $pera, far’ parte di mio debito, commu- nicando quel tanto che delle co$e diuine anchor’$en tiuo, per vn’ modo ab$tratto & eleuato. Per accen- der’ $imilmente li homini alle co$e diuine, & ab$trar gli dalle co$e $en$ibili. Et ben che i particolar’ gioua ni & nobili della città, accademici $iano come moti- ui di tal’ opera, in quella nominati, niente dimeno il principale intento in ogni mia attione è $empre $ta- to l’honore di Dio optimo maximo, la cõmune vtili ta, & il far co$a, in ciò, a vo$tra Eccellentia grata. Ve dendo l’e$$em pio di quella, la qual’con’ognifauore & gratia del celebre Gymna$io Pi$ano, aiuta & $ollieua ogni gentile $pirito, alle buone lettere & altre vir- tu, & arti inclinato & propen$o. Quella dunque ri- ceua in$ieme col’opera (qual la $i $ia) il buon’ ani- mo mio in ver$o di $ua Eccelentia, & quando inten da cio e$$ergli commendato. & c.

Della Annunciata, l’ultimo di Genaio del 46.

AL NOBILE, DIVINO, ET CHRISTIANO SPIRITO MESSER BARTHOLOMEO PANCIATICHI.

M. Mauro Fiorentino, Theo$ebo, Phona$co, & Philopanareto. _S_.

_C_ONSID ERANDO spe$$e uol- te frame $te$$o (M. Bartholomeo Ho norando) quanto $ia nece$$aria (à un uero cultore di Dio inui$ibile, Padre omnipotente, & à un buono & fedel’ Chri$tiano) l’ab$trattione & $epara- tion’ delle diuine co$e, da queste co$e $en$ibili & mondane, per fuggire ogni$orte, $petie d’idolatria, & $uperstitione; & intender di quelle $ana mente. (Secondo che Dio e$$o li concede, & non per $ue forze humane) Perche niente ui$i bile $i debbe adorare: & per e$$er la propria operation’ dell’ huomo, rettamente di Dio $entire. Et mo$$o da’lmede$imo diuino Spirito, che mo$$e V. S. (per e$$er nel nome $uo in$ie me congregati) a richiedermi, che doue{$s}i fare alcuna uol- ta, una $pera Theologica & Diuina, che parla{$s}i di Dio: et di nostro Signore Ie$u CHRISTO Dio@ humanato, uolentieri accettai tal’impre$a prima per honore & lode de’l magno, inui$ibile, & omnipotente Dio. Secondarta- mente per compiacere al diuino, & Chri$tiano animo di quella. Il che ancora haueuo gran’tempo de$iderato e$pri- mere, uedendo per l’adrieto predicar$i dall’imperfetti una Theologia al tutto à roue$cio, & confu$a, per non di$tingue re li attributi delle due nature in Chri$to, diuina, & huma- na, da l’unione hypostatica, & per$onale come in$egna l’Apo$tolo. # Sempre inculcando, gratia Dei, per Ie$um CHRISTVM: cio è la gratia di Dio per il mediatore (fra li due extremi, che $on Dio, & l’huomo) & per quel- la $anti{$s}ima humanita, (non dico per$ona, perche la per$o na di CHRISTO comprende le due nature, humana & diuina) la qual’ fu ho$tia $acerdote & $acrificio per il peccatore.

Per compiacer dunque al diuino & Chri$tiano animo di V. S. Ho $otto inuolucro & uelame della materiale $pe ra; ab$trahendo ($econdo il co$tume de i Mathematici) dalla materia & dal moto (per intendere la celeste $pera) com- pre$o & abbracciato, tutto quello che della diuina $pera in- telligibile, Dio immortale & inui$ibile ($econdo che quel’ n’ha conce$$o) tutto quello che $otto le co$e $en$ibili ($empre da quelle ab$traendo) $i poteua dire. Di$co$tandomi dalla commune et uolgata Scolastica Theologia: & all’ab$tratta et $ecreta accost andomi; et particularmente di quella $anti$ $imaV nita trina. Del modo dell’union di quella, alla Santi{$s}i ma Humanita di no$tro Signore. Del Sacram\~eto ui$ibile del l’altare. Et ultimam\~ete dell’anima humana, ultima delle for me intellettuali: co$e tutte alte et diuine, $econdo cherichie- deua il diuino et Christiano animo di V. S. et mio de$iderio. come $ua S. uedrà ne’l proce$$o della compendio$a, Theologi- ca et diuina $pera. Della quale il$oggetto $ara, l’ab$trattio ne delle co$e $en$ibili, alle diuine, ma{$s}imamente (com’è, detto) circa le co$e della Santi{$s}ima Vnita trina. A$$un- tion dalla Santi{$s}ima Humanita di nostro Signore dal uer bo, & uirtu diuina. Sacramento dell’altare, & co$e del- l’Anima humana. Le quali ($i come le Mathematiche li nee, & $uperficie abstratte) po$te in materia, peccano & $on diminute & imperfette (per non $i dare circul’perfetto in materia, ne Spera ne Piano, $uperficie ò linea, preci$a- mente regulare.) Co$i le diuine & abstratte, po$te nelle co$e $en$ibili, & percio diuentono imperfette, ma conuenga no all’ imperfetti, & al modo dell’intender di quelli.

Quella dunque accetti in$ieme il puro & $incero animo no- $tro inuer$o di $ua S. in pegno & memoriale di no$tra uir- tuo$a amicitia, & debita unione fraterna & Christiana. Et quando intenda cio e$$erli grato, mi dara animo di per- $euerare nelli stud{ij} delle buone lettere a honore $empre del’immortale & uiuente Dio; & Humanato uerbo no- $tro Signore IESV CHRISTO, & o$$equio delli di uini & Chri$tian’ concetti di quella.

Di Firenze. della Annuntiata, il 15. di Gennaio del 46. (Alcostume di detta città) # Di V. S.

Fratel Christiano. M. Mauro Theo$ebo Phona$co & Philopanareto. Sphera Deus, cuius centrum e$t vbique, circumferentia nu$quam. SPERA THEOLOGICA ET DIVI- NA. AL NOBILE DIVINO ET CHRI- $tiano $pirito M. Bartholomeo Panciatichi.

HAVENDO à parlare di que$ta alta Proemio, & in t\~etione dell’ au tore. $pera intellettuale, Theologica, & Diuina, con $piriti eleuati, & (non per humana $api\~eza vdita, o per $tu dio acqui$tata, ma da Dio) dotti nelle co$e theologiche & Chri$tia ne: & ragionare del’ e$$entia delle co$e, & non de i nomi, voci, o parole.

Voglio mi $ia (di gratia) conce$$o, parlare $econdo il co$tume de i dotti Theologi, Philo$ophi, & Ma- thematici. Dandomi per ade$$o alquanto di luogo, li accidenti delle voci (& della materna lingua) Ac- cademici ($empre con reuerentia parlando) Dante- $chi, & Petrarche$chi. &c.

Pre$upponendo la $pera materiale, colli $uoi dieci Primo pre$upa $ito. circuli (come figura perfetta, alla quale non $i puo aggiugnere, o minuire co$a alcuna, & doue il prin- cipio ê vnito col fine) $ignificare quella diuina & ideale $pera intelligibile, qual’ è la nuda, pura, & in- ui$ibile e$$entia di Dio glorio$o & benedetto. Il quale e$$entialmente $olo ê perfetto, & nõ $e li puo aggiugnere co$a alcuna; & è quel cõ il quale il prin cipio è col fine congiũto, anzi è vn’ i$te$$a co$a, prin cipio & fine di tutte le co$e, non di $e $te$$o, ne da $e $te$$o principiato, per e$$er’ eterno & incompren $ibile. Et co$i il circulo & $pera, $ignificare quella intelligibile, & Platonica, intellettuale $pera, della quale il centro è per tutto, & la circunferentia in DELLA SPERA THEOLOGICA ne$$un’luogo. Cio è doue tutte le creature, che $on per tutto l’uniuer$o $parte, $on’ come centri & pun ti (per l’e$$er’ loro diuino, participato piu & meno $econdo la capacita della natura, & $oggettiua lor materia) comparati all’ in finita $pera intelligibile, & all’infinito, & e$$entiale e$$ere di Dio. Dalli qual punti & centri, po$siamo coll’ab$trattiua & refle$si- ua potentia dell’anima no$tra, de$criuere ò circun- $criuere, detta circunferentia infinita, & da ne$$un’ luogo compre$a intelligibile $pera. Eleuandoci per contemplatione, dalle creature; & con$iderando la infinita omnipotentia, & incircun$crittibilità, del’ magno, glorio$o, & omnipotente Dio. Et tanto $ia detto della $pera & circulo, & $uo $ignificato, per non hauer’ altrimenti à replicare.

Et perche gliè commune $ententia, de i dotti Theo Secondo pre- $uppo$ito. logi & Philo$ophi (a$$olutamente & non $econdo alcune parti dotti) che $enza la notitia di tutte le reali, Phy$ice, & Mathematiche $cientie, non $i puo e$$er’ dotto (come diceua il Diuin’ Platone) parlan do $empre della dottrina & $apientia humana, per audito, ò altro $tudio dalli e$terni, & interni organi ci $en$i, acqui$tata nell’anima no$tra.

Per tanto, $olamente a quelli & con’ quelli in que- $ta opera parlo, quel’ tanto, ch’el Signore per audi- to, per $tudio, & per diuino & theologico influ$$o n’ha conce$$o, delle co$e dico ab$tratte, $eparate, & diuine.

Sara il 3. pre$uppo$ito che ho (colli benigni, candi- Terzo pre$up po$ito. di, & Chri$tiani lettori) à fare. Che l’huomo che per via humana (ò altro $tudio & habito per natural lu me acqui$tato) pen$a $apere qualche co$a nõ $a nien te, perche il vero $apere humano, non è altro che co ET DIVINA TRATTATO PRIMO. no$cere di non $apere co$a alcuna preci$amente, par lando $empre alli intelletti purgati, & da que$te mõ- dane co$e ab$tratti & $eparati, & non a i Theologi & Philo$ophi moderni (di quelli dico che per fa$to dihumana $api\~etia, $i pen$on’e$$er’ qualche co$a) e$$en do vn’niente in que$to ca$o. Et cio accade, perche que$ta fal$a opinione & prome$sione del $apere hu- manamente co$a alcuna, fu prome$$a dall’angelo $a- thanico & aduer$ario no$tro (padre del mendacio) Gen. terzo.. a i primi no$tri padri quãdo li di$$e, $arete come Dei $apienti &c. Et percio in que$ta prome$sione confi dati, quando $iamo vecchi nelli $tudii & in tante $u date vigilie, & pen$iam d’ef$er’ con$umati & perfet- ti in detti $tudii, ci trouian’ delu$i & gabbati confi- dandoci in tal prome$sione, & no$tre humane for- ze. Il che vedendo il $apiente di$$e. Hanc occupa Salomone. Eccle. 1. 8. tionem pe$simam dedit Deus filiis hominum &c. Et altroue di$$e. Inueni quòd omnium operũ Dei nullam po$sit homo inuenire rationem, & quanto plus laborauerit ad quærendũ, tãto minus inueniet. Anchor di$$e. Cunctæ res difficiles, & $ermone in explicabiles. Appre$$o. Ab$condita e$t $apientia, & locum intelligentiæ ab oculis omniũ viuentium, Paulo. 1. cor. 2. Et l’Apo$tolo di$$e. Dei $apîentia ab$condita e$t in my$terio. & nel mede$imo luogo di$$e. Animalis ho mo non percipit quæ $unt $piritus Dei. Et il dotti$- $imo Cu$ano, nel $uo libro (de docta ignorantia) Cu$ano. lib. 1. de docta igno rantia. di$$e. Nihil $e $cire, $cire, verum e$$e $cire. Cio è che’l $apere non $apere co$a alcuna preci$amente è il vero $apere, & il philo$opho di$$e. Vltimæ rerum Philo$opho. differentiæ (ex quibus omnis perfecta con$tat diffi- nitio) $unt nobis ignotæ. Anchora primo me- tafi$icæ di$$e. L’occhio no$tro à quelle co$e che DELLA SPERA THEOLOGICA nella natura $on’ manife$ti$sime e$$er come l’occhio del pipi$trello al lume del Sole, & non e$$endo l’ap- petito naturale in noi vano & fru$tratorio, de$ide- riamo $apere (ma che) e$$ere ignoranti, perche la vera e$$entia delle co$e è inattingibile, il che è la ve- rità delle co$e. Adunque &c. La$cio il vulgato di Socrate. Vnum $cio quòd nihil $cio, Et quel che $i legge di Cicerone, quãdo di$$e al figlio che gli do mandaua quãto tempo doue$si $tudiare, che $tudia$- $e tanto, che cono$ce$si non $apere niente. &c.

Debbiamo dunque voltarci à quella prima verita, la quale parlaua nell’incarnata verita (Ie$u Chri$to no $tro Signore) & al $uo diuino influ$$o humiliati, ri- metterci in quella (di$perati delle proprie humane forze) dalla quale è ogni verita, la$$ando que$ta pe$- $ima occupatione, & ogni the$oro di $cienza, & per amore con quella vnirci, acciò diuentiamo vno $pi- rito con quella, & que$ta verita non ci puo inganna re, & meno e$$ere ingannata. Que$ta $ola è quella Io. 1. che internamente in$egna, & illumina ogn’huomo che viene in que$ta vita. Li altri mae$tri $ol muouo no li e$terni & interni organici $en$i, & quella piu intimam\~ete fa intendere all’anima, & per cio ha det- to in Santo Iacopo. Si quis ve$trum indiget $apien tia, po$tulet a Deo. &c. Et nell’euangelio, che co- $a vuol che impariamo? Non filo$ofia ò $cola$tica $enza $pirito Theologia, & altre mathematiche, $cientie, ma à e$$ere humili di cu ore dicendo. Di$ci te à me quia mitis $um & humilis corde. Et altro- Matth. 11. 10. 13. ue di$$e. In hoc cogno$cent homines, quòd di$ci- puli mei e$tis, $i dilectionem habueritis ad inuicem. Mediante dunque que$ta charita, fede, & amor di Dio veramente $i $a, perche è virtu vnitiua, & e$$en ET DIVINA TRATTATO PRIMO. do noi vno $pirito per quella con e$$o Dio, ilquale è e$$a verita, s’int\~edera tutto quello, che l’huomo vor ra $apere, nece$$ario alla $alute $ua. Quia nemo no- 1. cor. 2. uit, quæ $unt Dei, ni$i $piritus Dei. Ilquale $piri- to per la charita di Dio ne i no$tri cuori diffu$a, per diuina bonta & largita c’è impartito & communica to. Come ben dice il padre delle $acre lettere Augu- Augu$tino San- to P. delle $acre littere. $tino. E dunque per que$to breue di$cor$o, & pre- $uppo$ito, manife$to quel che in que$to mondo do- uiamo imparare. & da chi, & quel che po$siamo, per via humana, & di poi per diuina $apere &c.

Hauendo anchora a parlare delle co$e (com’è detto) alte, & diuine. Com’è, della $anti$sima Trina vnità, 4. Pre$uppo$ito. vnion della diuinita colla $anta humanità di no- $tro Signore Ie$u Chri$to, Sacramento dell’ alta- re, & vltimamente, dell’anima no$tra humana vlti- ma delle forme intellettuali. Ricerco & pre$uppon- go dalli benigni & corte$i lettori (quali pre$uppon go veri cultori di Dio, & buon Chri$tiani) ab$trat- tione $opra tutto dalle co$e $en$ibili (come ben di$$e il padre delle $acre lettere Augu$tino contro alli Accademici al primo) Nihil vi$ibile adorandum, nec id quod corporis $en$ibus percipi pote$t. Cio è non $i douere alcuna co$a (che da coporei & orga- nici $en$i $i po$$a apprendere) adorare. Et nel li- bro de vera religione capitulo vltimo di$$e. Non douere e$$er religione nelli no$tri fanta$mi, per- che Dio è Spirito, & inui$ibile, & tali ricerca li adoratori. Euangelio. Io. 4.

Non intend\~edo mai dir co$a alcuna fuor di quel’ ch’ han’ detto ò $critto i Padri Orthodoxi, dal diuino a- more & $pirito afflati, & in$pirati. Aggiugnendo (a quelli conforme) quel tanto che il mede$imo di- DELLA SPERA THEOLOGICA uino $pirito; in noi operante, n’ha conce$$o.

Co$i dunque come non $i puo, la cele$te & immen- $a $pera, coll’immaginatiua & fanta$ia no$tra cõpren dere, $enza ab$trattione dalla materiale & piccola $pera no$tra.

Co$i $imilmente, non $i puo de la diuina & intellet- tuale $pera ($enza ab$trattione) le proprietati, & per fettion di quella comprendere.

Appre$$o $i pre$uppone, che la no$tra affermatiua Quinto pre$up- po$ito. Theologica è balbutiente, & piu imperfetta della negatiua (come diceua il diuin’ Dioni$io Areopa- Dioni$io. gita, & il dotto Cu$ano) Cu$ano.

Perche piu certamente $appian che Dio, non è que- $ta ne quell’altra co$a, che $apere quella co$a che ei $ia, per cio che come infinito non è ne trino ne vno. Ne $ub$tantia, ne altro accidente di bonta ò $apien- tia ($e gia non intende$si cau$almente) ma $opra tut te que$te co$e. Ne cade $otto alcun predicamento, $e nõ equiuocante & analogicam\~ete cio è per vna cer ta proportione di di$equalita ò di$quiparanza (che ê dal finito all’infinito) ben’ $on in e$$o tutte le co$e vnitamente, & eminentemente, & $otto piu nobile e$$ere, che è il cau$ale & $empiterno e$$emplare, & ideale. Secondo l’euangelico detto. Quod factum Iop. primo. e$t, in ip$o vita erat. &c. Et Boetio anchora il me- de$imo accennò dicendo. Mundum mente gerens, $imili que imagine formans. Ducis ab exem plo pul De con$ol. chrum pulcherrimus ip$e. &c.

Vi$to dunque di $opra che per la mondana $pera, non $i puo ne di tempo ne di moto (ò mouimento che noi vogliam dire) hauer notitia alcuna preci$a; & che’non $i $a $e non, che l’huomo non $a co$a alcu na preci$amente. E $tato conueniente & vtile, per ET DIVINA TRATTATO PRIMO. $atisfare anchora à qualche nobile & diuino $pirito; accio ogni no$tra attione à gloria di Dio (come di- ce l’Apo$tolo) $ia fatta trattar breuemente, & vtil- mente di quella diuina $pera, Ideale, Archetypa, & e$$emplare, che è e$$a diuina e$$entia, perche cio che ê in Dio, è e$$o Dio, Vnico, indiui$ibile: & inui$ibi- le. # La quale diuina $pera mediante quella materia le & $en$ibile della $anti$sima Humanità di no$tro Si gnore Ie$u CHRISTO. # Ab$traendo & $eparan- do dalla materia & dal mouimento: cio è dall’imper fettione & $en$ibilita della carne. Quella Santi$si- ma diuinita, ineffabilmente a quella Santi$sima hu- manita congiunta. # Veniamo in cognitione della grande bonta di Dio. (Come Theologicamente ne moderni tempi, benche per l’adrieto imperfettamen te $i comincia à dichiarare) per Ie$u CHRISTO no$tro Signore, mediatore quanto a l’humanita: & redemptore per l’vnita diuinita: Ho$tia, & Sacerdo te, com’è detto di $opra. &c.

Et que$to è quel’bel fiore, & frutto, che ha cauato, quel’cele$te agricultore; dello $pino$o & $a$$o$o campo delli moderni heretici: perche come omnipo tente, puo, $a: & vuole del male, (à noi apparente) $empre cauar’bene. Il qual’male (come dice il pre- nominato Augu$tino) non permetterebbe, $e non ne caua$$e qualche maggior’ bene; & benche a’ noi $ia occulto tal iudicio, niente dimeno, ê $em- pre giu$to. Per che da vna $omma bontà & iu$titia, non puo venire $e non bene, & co$e giu$te. Et per cio l’animo diuino, & Chri$tiano, di co$a alcuna che in que$te co$e ba$$e accaggia, $i debbe muouere; pre $upponendo tal fondamento della diuina bontà, & cele$te Padre.

DELLA SPERA THEOLOGICA

Et perche dalle co$e dette potrebbe accader’dubita- Dubitatione. tione del’lidee $e $on’vna ò piu in Dio, hauendo det to che cio che ê in Dio, ê e$$o Dio vnico, & indiui- $ibile e$$entialmente, per cõciliare i Platonici i quali pongon piu idee. Diremo in duoi modi, prima che $aran’ nelle menti Angeliche, (quia ab vno non ni$i vnum, vt dicunt) Secondariamente, che non è, $e non vna idea, in Dio, la quale, è la $ua i$te$$a diuina e$$enza, & concetto di detta vnità ma molti $ono i gradi & modi del participar la diuina bonta nelle creature. Secondo la capacita dellor’e$$er’; & in que $to modi diciamo e$$ere piu idee, cio è piu ragioni & modi di participare la diuina bontà detta.

E dunque que$ta no$tra Theologica, Diuina, & Trattato. Chri$tiana $pera la Santi$sima humanità di no$tro Spera Thcologi ca. Signore IESV CHRISTO,

Nella quale continouamente deuiamo intendere & contemplare; & è $perica, circulare. & perfetta, per e$$ere concentrata per vna mede$ima volonta, con quella Diuina: & per cio non $e li puo aggiugnere co$a alcuna: & è congiunto il principio co’l fine.

Dal qual centro & mezo tutte le rette linee: alla cir cumferentia tirate, $on’equali. Cio ê tutte l’opera tioni che procedeuano & procedono, da quella San ti$sima humanità, $on rette giufte & $ante, & equa- li alla volonta della cele$te & diuina $pera, che è il $ommo padre Dio glorio$o & benedetto: & in quel lo come centro terminano.

Il centro, & mezo della $pera è vn’punto indiui$ibi Centro. le (& po$to in materia è diui$ibile).

Et in que$ta diuina & Chri$tiana $pera, è il centro & punto indiui$ibile, vn’ indiu$ibil $oggetto & per $ona. Ma è diui$ibile po$to in materia di carne e$$a ET DIVINA TRATTATO PRIMO. diuinita, per e$$er in CHRISTO Ie$u due nature di$tinte, vna diuina, l’altra humana (d’anima & car ne con $tante) & vna per$ona. Come $i legge nel Simbolo d’Athana$io, & per la volgata & $cola$tica Theologia è noto.

L’a$$e della $pera è vna linea retta, che pa$$a per il A$$e mezo, & applica l’e$tremità $ua alla cir cumferentia. Et in que$ta l’a$$e è quella Santi$sima retta, & giu- $ta humanita che pa$$a per il mezo delle per$one di- uine terminatiue, che è e$$o Verbo, & virtu diuina; & applica alla circumferentia dell’altre due per$one, & circumce$sione (cio è intima pre$entialita) le $ue e$tremita dell’a$$unta humanita. Efficientemente da quelle produtta & generata &c.

I Poli della $pera, $on duo punti che terminan’detta Poli linea retta chiamata diametro, & a$$e della $pera.

Et in que$ta li duo poli, & punti indiui$ibili, $on’le due per$one indiui$ibili, quanto all’e$$entia diuina, che è in quelle.

Le quali terminon detta linea, della Santi$sima hu- manita di no$tro Signore indiui$ibile anchor’ e$$a per larghezza (com’è detto); & co$i li tre indiui$i- bili quanto all’e$$entia, non fanno pluralita, ne $i par ton dal vnità. Perche l’indiui$ibile all’indiui$ibile aggiunto, non fa quantita maggiore. Ma ê diui$i- bile il detto A$$e per lunghezza, cio è per l’a$$unta humana natura, dalla diuina di$tinta, ma non $epa- rata. Come per la regola Theologica del Symbolo è manife$to &c.

Delli dieci circuli della spera.

Nella $pera anchora materiale. Son circuli dieci, $ei DELLA SPERA THEOLOGICA maggiori & 4. minori: de i quali maggiori il primo è l’equinottiale, co$i detto, perche quando il Sole è in quello pareggia il giorno alla notte &c.

Et in que$ta diuina Spera della $anti$sima humanita Equinottiale di Ie$u CHRISTO, vi è e$$a humanita, che è l’ani- ma & la carne, la qual non fa vna per$ona in CHRI STO (come in noi altri) per e$$er hypo$ta$iato & per$onato di 3. co$e cio è d’anima, carne; & diuinità. La qual’ Santi$sima humanita tiene il mezo (in que $ta $pera) fra Dio & l’huomo, per e$$ere mediatore, & cau$a in$trumentale & meritoria, ho$tia, & Sacer dote (in quello mediatore) come dice l’Apo$tolo di no$tra, & per no$tra $alute. E$$endo $olo Dio la cau $a efficiente; & la gratia cau$a formale, per la qual’ $iam’grati a Dio colle no$tre opere le quali $on $uoi doni. La fede cau$a in$trumentale, colle buone opere come frutti & $egni di quella (delli adulti par lando) & co$i $econdariamente in$trumentale, & da que$to anchora è manife$to (come dice il Padre Augu$tino) quel che po$$a il libero arbitrio no$tro $enza la gratia operar. Concorrendo tutte le pre- dette co$e a no$tra giu$tificazione, & meritoria (di vita eterna) operatione. Adunque non la carne, & il $angue di CHRISTO ne la morte di quello ci li- bera dal peccato, morte, & inferno; Ma la virtu di Dio mediante quella morte, Come dicono i pre- Augu$tino Cu$ano fati dottori Augu$tino & Cu$ano.

Appre$$o rende que$to mediatore, il giorno della $ua luce equale alla notte delli no$tri peccati & tene bre d’ignoranza. (per non e$$erci per quello imputa ti, ma perdonati) quando di e$$o ci ve$tiamo, per e$ $ere la luce del mondo, & la $apienza del padre &c. Nella Spera materiale, è il $econdo circulo de i mag @. Zodiaco. ET DIVINA TRATTATO PRIMO. giori, zodiaco chiamato, torto & obliquo, che va dalluno all’altro e$tremo $ol$tititio, pa$$ando il Sole per proprio mouimento per quello, & portando la generatione à que$te co$e inferiori, per il qual mo- to anchora cagiona i duo tropici, com’è detto. &c. In que$ta anchora diuina & humana $pera è il circu Duoi Tropei lo della $anti$sima & perfetta (quanto alla pienez- za della gratia) humanita della qual’ maggior’ crea- ta, non $i puo dare, ma bene equale è il circulo dico obliquato & torto, per li peccati no$tri, pre$i $opra delle $ue $palle, hauendolo (come dice, l’apo$tolo) fatto Dio, per noi peccato, cio è ho$tia & $acrificio per il peccato no$tro.

Pa$$a anchor’ per proprio moto & volontà que$to Sol’ di iu$titia dall’e$tremo della $ua diuinita (per la quale ê coeterno al padre) all’e$tremo dell’in fima hu manita no$tra, portandoci la regeneratione & vita, facendoci figliuoli di Dio, $ua fratelli, & coheredi del cielo. Come dice l’Apo$tolo.

Et per que$to mouimento & pa$$aggio, cagiono i duo tropici circuli cio è conuer$iui, faccendo torna re l’huomo Dio, & Dio huomo, nel modo detto di $opra. Secondo l’euangelico detto. Io. primo.

Dedit eis pote$tatem filios Dei fieri &c.

Nella $pera materiale $ono i duo Coluri 3. & 4. de i 3. 4. Duoi Columna maggiori. I quali $on’ circuli mutilati & imper$etti, perche non appari$con’ mai alla vi$ta no$tra tutti in- teri, i quali inter$ecano i poli del mondo (incrocian doci) per anguli retti $perali, di$tinguendo l’altezza & equalita de i $ol$titii & equinottii. &c.

In que$ta anchora $ono li coluri imperfetti, incrocia ti nella pa$sione, & tolti dalli occhi no$tri, auanti al perfetto circulo, & periodo della vita di $ua $anti$si DELLA SPERA THEOLOGICA ma humanita, & $on duoi, & imperfetti, perche la di uinita nella pa$sione, apparue imperfetta & mutila- ta, & l’humanita nell’opere diuina, pareua diuina; & non pura & mera humanita.

Nella $pera anchor materiale è il meridiano, & l’ori- 5. 6. Meridiano & Orizonte. zonte 5. & 6. de i circuli maggiori, Cagionati dal punto perpendiculare $opra il capo no$tro, mo$$o in cir culo, pa$$ando per l’uno & l’altro polo, & del mõ do, & del zodiaco, & dal termine della no$tra vi$ta: in cielo, & in terra. Il qual orizonte & termine è di dua $orte, cio è rationabile, che piglia $empre mezo il cielo, & $en$ibile in terra, che $i e$tende poco cio è circa à 60. ò 80. miglia.

In que$ta $imilmente diuina $pera è il meridiano del la piena luce, che participa quel che tiene IESV CHRISTO benedetto, per $uo punto verticale, gui da & polo di que$to no$tro orizonte di mi$eria, & eternita dell’anima no$tra. E anchora in que$ta l’o- rizonte della diuinita, che $cuopre piu notitia in in finito, che non fa il $en$ibile dell’humanita, in $u’la terrea carne. Terminando $ol la vi$ta de i $en$i cor- porei, iquali poco $cuoprono di verita. &c.

Delli 4. circuli minori.

Nella no$tra $pera materiale $on’ li 4. circuli minori 7. 8. 9. 10. 4. minori. cio è li duo tropici, & l’artico, & antartico, vicini a i duoi poli del mondo. Freddi, & dal Sole di$co$tati. Cagionati & de$critti da i poli del zodiaco, mo$si & girati dal primo mobile di mouimento rapito & violento. &c.

In que$ta anchor diuina $pera $on li’duoi tropici conuer$iui, com’è detto di $opra, & li duoi piccoli ET DIVINA TRATTATO PRIMO. circuli de$critti dal polo di quel circulo torto zodia co (per le no$tre torte vie de i peccati) nel tempo della $ua pa$sione $anti$sima, il qual fu breue & pic- colo, come quelli, per la freddeza no$tra & remotio ne da quel vero Sol’di iu$titia, per le colpe no$tre le quali e$$o pre$e per $ua. &c. Come di $opra è detto. Son dunque in que$ta Theologica, & diuina $pera Epilogo (come nella materiale) dieci circuli, iquali (com’è detto) $ignifican le diuine perfettioni, le quali con- tengano tutte le create perfettioni, eminentemente & vnitamente. Si come il denario numero compren de tutti li altri numeri. Ne quel $i puo pa$$are $e non $i replica il mede$imo (per la ragion di $opra detta) come è manife$to alli $en$ati Arithmetici. Et tanto di cio detto al pre$ente ba$ti, per quanto $opporta il breue compendio di que$ta theologica & diuina $pera, & per dar luogo à qualche altra co$a, di non minore annotatione degna. &c.

Della Vnità trina, & Trinita vna della Theologica & diuina $pera intel- ligibile.

Volendo dunque li benigni, diuini et Chri$tiani $pi riti, ridurre allo $pirito, & vero culto di Dio, per e$ $er’ e$$o Dio $pirito, & in $pirito ($enza alcun’ fan- ta$ma nella immagination’ formato) douere adorar $i. Diciamo colli prenominati dottori: & ma$sima- m\~ete il padre delle $acre lettere Augu$tino, & il dot ti$simo Cu$ano (Pre$upponend’ anchor la dottrina de i cattholici Scola$tici) Diciamo, dico, che è nece$ $ario leuare i phanta$mi ($e alcun ne forma$$e) delle DELLA SPERA THEOLOGICA diuine per$one. Per e$$er’ (com’ è detto) l’ab$trattio ne dalle co$e $en$ibili, per intender le diuine nece$- $aria. Per che come dice il mede$imo Augu$tino. Quella Trinita è vna pluralità $enza numero: & quelle tre co$e, $ol’ vna co$a, cio è vn $ol’ atto puro, & vna $ola diuina e$$entia, chiamato da noi diuino intelletto, per non cono$cere piu nobil vita dell’in- tellettiua.

Que$ti phanta$mi dunque de i nomi delle per$one diuine (nella mente dell’ imperfetti & animali huo- mini) per e$$er’ mal volentieri da i padri orthodo$- $i introdutti (come $i vede in Riccardo de Trinita- te) i quali con$iderauano, il volgo, & la moltitudi- ne imperita non hauere ab$trattione, ne muouer$i $e non per co$e $en$ibili (ne poter $econdo l’Apo$to lo cibar$i di $olido cibo, ma di latte) E di nece$sita euarli dall’immaginatione, & ogni fanta$ma & ido llo, ò altra imagine. Secondo il diuin’ precetto, che que$to comprende dicendo. Non facies tibi $culpti Exod. 20. le, &c. & come diceua il prenominato Augu$tino. (Hauendo parlato delle per$one diuine) Se ad alcu no de$$e noia tal’ immaginatione di que$to nome per$ona (come $on $tati li Hebrei, li quali (ancor’ che cio $i caui dalli lor’cabali$ti, & theologi) non ne voglian $entir’ niente) corregga la lingua & tenga la $entenza, per che io parlo (diceua quel Santo & diuin’ padre) $econdo che han parlato li altri dotto ri, trouando introdotto tal co$tume.

Puo$si dunque per altri cõcetti piu $pirituali, & ab $tratti, venire in cõtemplatione di que$ta Santi$$ima vnità trina, & trinità vna, cio è tre volte vna, (Quia nõ e$$et maxime vnum, $i nõ e$$et ter vnum) Come ben dice il Termegi$tico Cu$ano. Perche quiui è ET DIVINA TRATTATO PRIMO. $olo la diuina e$$entia, La quale è e$$a vnità. Et quel la ha tutte le co$e vi$ibili, & inui$ibili prodotte & create. Quia omnis multitudinis, vnitas e$t princi pium. Non ex nihilo tanquam ex materia: Sed ex nihilo, ide$t po$t nihil (iuxta phy$icã etiam veritat\~e, quia omne verum primo vero con$onat) vt ex no- cte fit dies. Come noi diciamo il giorno $i fa della notte cio è dopo la notte. &c. E dunque luniuer$o, dell’i dea d’e$$o creato, & della diuina bonta, & o- mnipotente virtu $ua, partecipata, $econdo la capa- cita delle creature, come da cau$a efficiente e$$em- plare. Senza moto ò tempo, $econdo quello detto, Qui viuit in eternum creauit omnia $imul, per crea Eccle$ia 18. tionem (la qual’niente pre$uppone) & non per gene rationem (come i Sophi$ti credono al Philo$opho) Non dell’e$$entia $ua immutabile (come pen$auano li heretici dell’ anima humana) ma della omnipoten te virtu dell’ e$$entia, & diuinità $ua. &c.

Per que$to dun que diciamo que$ta vnità e$$er’ Pa- Cu$a. dre per creatione. Appre$$o à que$ta vnità, vi è l’e- qualita di e$$a vnità, che è mede$imamente vn’ i$te$- $a co$a, qual diciamo figliuolo.

Con que$ta vnità & equalita d’unità vi è vn’indiui $ibil conne$sione & vnione, la quale è fra la detta vnità & equalita d’vnità.

Il mede$imo cauò da que$ta verita Platone. Quan- Plato do di$$e. Monas gignit monadem, & in $e $uum re flectit ardorem.

Ecco dunque che per que$te dette 3. co$e, non $i fa pluralita, ne phanta$ma alcuno nella fanta$ia. Per- che e$$a vnita è totalmente da ogni materia ab$trat- ta (com’ anchor’ dicono i philo$ophi) in $e con$i- derata.

DELLA SPERA THEOLOGICA

L’angelico dottore, anchora per piu contratto & D. Tho. in comp. theolog. $en$ibil modo la circun$cri$$e dicendo. Dio e$$er’vn’ intelletto diuino (altrimenti dalli Scoti$ti detto me moria feconda) qual nominiamo padre, & hauer di $e il concetto, cio è intender’ $e $te$$o per $e $te$$o (e$$entialmente parlando) perche il concetto di Dio non è accidente (come in noi di noi mede$imi) ma $ol’ quiui è vna $ub$tantia, & que$to diciamo il fi gliuolo, con$iderando al modo humano, ma è per ge neratione intellettuale (& per modo d’intelletto) generato: & non $en$ibile, come imagina il volgo.

Et tal’ relatione & con$ideratione, ha introdotto la trinita delle per$one. ($econdo la Theologica rego la la qual dice) E$$entia con$tituit vnitatem, $ola relatio multi plicat trinitatem. # Ma la diuina e$$en tia è vna, & con$titui$ce $olamente la detta vnita.

La conne$sione & l’amore, che è fra l’intelletto diui no, & il concetto di quello ($e concetti ò phanta$mi è lecito dire in quella $anti$sima & indiui$ibile vni ta di Dio) è da noi detto & chiamato $pirito $anto, cio è amor’ $anto, per il qual communica la $ua diui- na bontà, in tutte le prodotte creature. &c.

Appre$$o, per conde$cendere piu al ba$$o, con quel- li che non haue$sino ab$trattion da que$te co$e $en- $ibili, rimo$$o ogni accidente, & imperfettion’ delle co$e create, per non e$$er’repre$entatiuo alcuno, che attinga à quella diuina vnita (qui e$t vnus & omnia, vnitus) ma $olamente quella è vna, l’altre co$e non $on veramente vne, ma ombre, & imitation dell’u- no, & aggregati accidentali. &c.

Diciamo dunque, in ogni co$a creata, e$$er 3. co$e vniuer$almente. cio è.

ET DIVINA TRATTATO PRIMO. cio è E$sem \\ pio. # Nelle co$e uni- \\ uer$almente. # E$$entia & $ubstantia. \\ della co$a. # Virtu di po- \\ tere operare # Operatione. # Ncll’ anima. # Memoria. # Intelletto. # Volontà. # Nel Sole. # Substantia del Sole \\ laqual’ diciamo Padre. # Splendore \\ Figliuolo # Calore. # # " # " # Spir ito Santo.

Lequali co$e $on in Dio vniti$simamente $enza al- cuno accidente perche leuato via la con$ideratione, relatione & cõ peratione dell’intelletto no$tro crea- to. Ogni co$a in Dio è ma$sima vnità, & la di$tintio ne e indi$tintione, & la trinità è vnità. Perche, la di$tintione & indi$tintione non $i debbano, come contradittorii imaginare, ma $otto vn’$emplice con cetto abbracciare, perche i contrarii, in quella infini ta e$$enza, & vnità, coincidono, & $ono vna co$a me de$ima come $ono il ma$simo, & il minimo, la plura lita, & vnità, il curuo, & il retto, & $imili, imaginan do linea infinita. Complette & abbraccia. Circulo Spera, triangolo, & quadrato in finito per e$$er’ cia- $cuna parte dell’infinito, infinita, & nõ $i poter dare piu, che vn’infinito virtuale, & in atto, adũque. &c.

Onde, che $e s’imagina il circulo infinito, che è cur- uo, tornera linea retta, & co$i i contrarii nell’infini- to $i vedon’ coincidere, il che è contro la philo$o- phia naturale, & percio di$si in principio, non $i po- tere tal co$e $enza mathematiche apprendere. Ne $enza quelle e$$er dotto. &c.

La$$o la Scola$tica theologica, a quelli, che voglion per li $en$i e$terni & interni organici, & corruptibi- li, di quella ragionare. # Per laqual pongon di$tin- tion’ reale, fra dette per$one. Ma è (come dicono) realita relatiua formale, & logica non compre$a dal DELLA SPERA THEOLOGICA volgo, $e non per $en $ibile, & phi$ica, & per que$to non $i poter da quelli intendere. Et $imilmente pri- ma & poi, per relation’d’origine, il che pare contro al Symbolo doue dice (nihil prius aut po$terius) ma è come dicono, priorita di natura & non di tempo, & re$petto al no$tro modo di con$iderare (priorita di natura ê quella, quando vna co$a in $e con$idera- ta è prima dell’altra, & cagion’ di quella che da e$$a depende: come è la $ub$tantia prima dell’accidente, ben che po$si e$$ere in vn’ mede$imo tempo (come $i vede nello $plendore & calore dal Sole prodotto, & lume di quello. &c. Et per cio anchor pende la lite $otto il giudice, fra i detti $cola$tici theologi, $o le per$one diuine $on po$te in e$$ere, per co$e re$pet- tiue ò vero per ab$olute cio è per realita relatiua ò vero realita reale, & a$$oluta. Laqual (come dice il dotto Theologo Alfon$o de Ca$tro) la chie$a, non ha determinata, per che $i $alua l’un & l’altra via per certa di$tintione di realita relatiua, & realita reale, formale, ma è il mede$imo che l’e$$enza in $e con$ide rata. Ma perche que$te co$e confondon’ & offu$can’ l’intelletto de i volgari piu pre$to che lo edifichino, percio la$$ando la volgata & $cola$tica Theologia, pa$$eremo alla $ecreta & piu ab$tratta, & diuina: la- qual’ (come dice il prenominato P. delle $acre lette re Augu$tino) meglio s’intende p\~e$andone che par- lãdone (comè di $opra è mo$trato) $enza alcun fanta$ ma ò idolo, come è detto. Sempre int\~edendo Dio glo rio$o & benedetto e$$ere per potentia, pre$entia, & e$$entia (participatiue tamen) intimamente in tutte le co$e, per il continouo influ$$o di quel primo e$$e re, dal quale ogni e$$er’ & ogni co$a depende, & non e$$ere alcuna delle co$e create, & tutte l’altre $e ET DIVINA TRATTATO PRIMO. conde cau$e che e$$equi$cano il Fato, cio è la $erie & ordine delle dette $econde cau$e (detta da i theolo- gi & Chri$tiani, & euangelicamente diuina proui- dentia) dependere dico le dette $econde cau$e, & Arato. operare in virtu di quella prima cau$a. Come dice- ua l’Apo$tolo, pigliando da i gentili po eti que$ta ve rita (per e$$ere ogni vero con$onante & conforme al vero) quando diceua. Dio e$$ere quello nel qual ci mouiamo, viuiamo, & $iamo.

Appre$$o à que$ta verita diceuano i Platonici, e$$er’ Dio l’anima del mondo (a$si$tente intendi & cau$a equiuoca, e$ficiente e$$emplare, & finale) per e$$ere come dicono in ogni co$a non inclu$o, & fuor d’o- gni co$a nõ exclu$o. Anchor diceuano. Omnia plena Ioue, & Deo, & Deus e$t quodcun que vides quod cunque mouetur. Nel modo $opradetto intenden do. &c. Et e$$ere anchor quel centro della no$tra $pera intelligibile (re$petto a noi intellettuale in $e con$iderata) che è per tutto, & la circunferentia & 1. cor. 3. infinità $ua non e$$ere in alcun luogo compre$a. Et l’ Apo$tolo altroue di$$e noi e$$ere templi viui di Dio $antamente viuendo. Di qui na$ce che li huo mini nelle co$e $en$ibili, non po$$on trouare quie- te (come $ono beni d’animo, di corpo, ò di fortu- na) perche cercono fuor di loro, quello che è in loro cio è la participata bontà & e$$er di Dio alla qual $o la acco$tãdo$i per amore, $i puo l’huomo in que$ta vi ta quietare. Et per e$$er’le dette co$e $olo per imagi- ne, nell’anima no$tra, & e$$a e$$er’$ub$tantia. Et tãto ba$ti al pre$ente per quãto il cõp\~edio cõporta hauer detto di que$ta $anti$sima vnità trina, & trinita vna’ ab$tratta, & $eparata da ogni fanta$ma & idolo. &c. Seguita dunque delle co$e dette, che ab$trahendo DELLA SPERA THEOLOGICA dalle co$e $en$ibili, s’ha maggior notitia, & piu di- $tinta delle diuine co$e. Come anchor’ nelle $eguen- ti co$e $i manife$terà, & come li prenominati dotto- ri Augu$tino & Cu$ano, in $ieme col diuin’ Dioni- $io, hanno detto, & con diuino $pirito $critto. &c.

Del qual Cu$ano particularmente è $critto. cio è Vir diuinus Cu$a $ummus fuit interpres & magi- $ter, & cele$tis arcani, Anti$tes, $apienti$simus, & altroue. Fuit enim tanta bonitate & doctrina dum viueret, & vir eo melior neque doctior nu$quàm vel nunquàm $it natus. Que$to certamente fu ab$o lumente dotto perche fu vniuer$ale, & in ogni ge- nere di $cientia dotto. &c.

Et accio che le predette co$e, alli $cola$tici, & li al- tri venerandi Theologi, non paiano nuoue o $can- dalo$e, ne dieno an$a di bia$imare ò lacerare, altrui. a$coltin quello che $eguita cio è.

Tre $orte di theologia, & tremodi di parlare di quel la ritruouo.

cio è Prima & $omma # Seconda & mezana. # Terza & infiuita. Intellettuale # Rationale # Sen$uale & imaginarià.

1 # La prima in pace cerca la verità.

2 # La $econda a fronte $coperta, per via di ragio- ne, dalle co$e vere, il fal$o conuince.

3 # La terza & $ophi$tica, con inganni & alcune co $e fal$e, anzi di cia$cuna co$a fal$a $i sforza d’impu- gnare il vero.

1 # Nella prima la luce maggiore, la minor $upera, & o$cura.

2 # Nella $econda il lume alle tenebre s’oppone.

3 # Nella terza le tenebre al lume.

ET DIVINA TRATTATO PRIMO.

1 # La prima in $ilentio in$egna.

2 # La $econda con mode$tia di parlare.

3 # La terza, in molte parole fa gran romore.

1 # La prima habita nelle co$e alte, & $e tal volta ab ba$$a l’occhio è per far$i via dalle co$e ba$$e, di nuo uo ri$alire ad alto.

2 # La $econda, con l’alie della ragione naturale ar- mata, habita i luoghi del’lume della verita mezani.

3 # La terza per terra reptando, $i rinuolge nell’o$cu rita, & è coperta da tenebre di varii phanta$mi.

1 # Della prima, le tenebre, $on immen$ita di luce, della qual il non $apere è meglio che la $cientia.

2 # Della $econda, il finito lume è lume, la $cientia del quale è precipua po$$e$sione.

3 # Della terza le tenebre appari$con lume, & è di que$ta parte, lopinione $ci\~eza, & molto piu di quel non fapere detto, peggiore.

Et tanto è detto accio li benigni lettori $appino, la theologia del dotti$simo P. Cu$ano à quella prima & intellettual’theologia tutta appartenere, & è quel la della qual piu che di ne$$un’ altra ci vagliamo, per intendere i grandi & $acri $ecreti del diuin’ Dioni- $io areopagita, & di quelli anchora (che piu genero $amente, ce$areamente, & altamente, hanno di Dio philo$ofato) i detti e$pone & ricerca. # &c.

Della $anti$sima humanita di no $tro Signo re, dal uerbo et uirtu diuina a$$umpta.

Appre$$o, il $imile diciamo di que$ta $pera materia- le, della $anti$sima humanita di no$tro Signore dal verbo & virtu diuina (per gratia d’unione Hypo$ta DELLA SPERA THEOLOGICA tica, & relatione di di$quiparanza, di$equalita, & in proportionalita del finito all’infinito. Come dice la comune, volgata, & $cola$tica Theologia) non $i po ter dico intendere, $enza il diuino $pirito, & ab$trat tione dalle co$e $en$ibili & mondane. Per termina- re & porre detta materiale $pera, nella cele$te Theo logica, & dinina della nuda e$$entia di Dio.

Per cio dunque bi$ogna explicar$i & $ciorre da tut- ti l’inuolucri & tropi (cio è figurati modi di parla- re) della Scrittura Sacra. Po$ti (nientedimeno) $a- pientemente da i Padri Orthodo$si & Catholici. Secondo l’euangelico precepto, il qual prohibi$ce le margarite (cio è le diuine co$e) inanzi all’immon di: & nelle co$e $en$ibili inuolti & affettati, e$porre. Per che li animi de i volgari. (come diceua il $apien te Trimegi$to) non po$$ono i raggi delle co$e diui ne, colla lor debol’ vi$ta $opportare.

Et il diuin’ Dioni$io anchor il mede$imo inferiua Areopagita. dicendo.

Impo$sibile e$t nobis aliter lucere diuinum radiũ, ni$i fuerit $acrorum velaminum varietate velatum. Et per cio quando $i dice. Verbum Caro factum e$t &c. Cio è il verbo & virtu diuina, e$$er fatto carne. & di$ce$o di cielo (qual’che non $i muoue & è per tutto) & $imili altri detti, bi$ogna $piritu- almente & ab$trattamente, da que$ta materiale $pe- ra, con i Padri Orthodoxi, cio ê di retta fede, inten dere co$i, cio ê il Verbo & virtu diuina, (qual’dice- mo figliuolo) hauer’a$$umpto quella Santi$sima hu manita, per vna relatione fi$$a & indi$$olubile, de’l diuino $pirito. & fauore: & fatta tanta perfetta, che termina fin’alla diuinità. Come $i vede per e$$em- pio, nelle co$e naturali, che la Calamita per $ua vir ET DIVINA TRATTATO PRIMO. tu $pirituale, r\~ede il ferro per $e graue (quale a$$um me & tira a $e) di ne$$un’ pe$o & grauita, fuor’della natura di detto ferro; & rendelo al tutto $pirituale. $eruata niente dimeno la propria forma del detto ferro. &c.

Et percio è $critto, Quod $emel a$$ump$it nun quã dimi$it. & è di$ce$o non doue prima non era (& $en za mouimento) ma per nuouo modo d’e$$ere, & cõ municata à quella ogni pienezza di gratia, di manio ra che era impo$sibile far’ piu perfetta creatura, ter- minando la perfettion’ di quella fin’ alla diuinita.

Come ben’ dice il dotti$simo prenominato Cu$a- no, & il regio Propheta cio confirmando diceua.

Vnxit eum Deus, præ participibus $uis. & il capo a po$tolico mae$tro della reuelata Theologia diceua. Dauid. P$alm. 44. Quem Deus vnxit $piritu $ancto & virtute. &c. Et Pietro Apo$tolo Act. 10. &. 2. altroue diceua. Hunc Deus $u$citauit à mortuis.

Sempre (nientedimeno) di$tinguendo le due natu- re in Chri$to et di$tintamente parlando. Come hog gi $i comincia alquanto aprire gliocchi nella $crit- tura, & dichiarare.

Et in I$aia il mede$imo di $e mede$imo le$$e dicen- I$aia. 61. do. Spiritus domini $uper me, eo quòd vnxerit me. Et l’hebraica verita nel P$almo 8. Minui$ti eũ pau lo minus à Deo. &c. Pigliandolo detto per la per$o- na et humanita di no$tro Signore. et nõ per lhuomo in commune, & pre$o per li altri huomini, quello Heloim dira ab angelis. interpretando tal’ nome $e condo la materia $ubietta, & non per altra diuer$ita di orthographia, come dicano.

Et Augu$tino nell’ e$po$ition’ del P$almo 21. di$tin guendo diceua. Moriebatur & non moriebatur, re$urrexit, & non re$urrexit, patiebatur, & non pa- DELLA SPERA THEOLOGICA tiebatur & non pateretur nec moreretur, ni$i e$$et homo. & $imili altri detti i quali in$egnan di$tin- guer’ le nature, & lin$tromento dal principale agen te, & ab$trarre’dal’ $en$ibile, la in ui$ibile & diuina natura. Benche alcuna volta li $cola$tici attribui$co no alla per$ona di Chri$to, quello che è delle due na ture, indi$tintamente. Con$iderando la hypo$tatica & indi$$olubile vnione delle due nature humana et diuina per communicationem (come dicono) Idio- matum, come quando $i dice della $ancti$sima hu- manita, i$te puer creauit cœlos’ & manus qui vos fe cere clauis confixe $unt & hi. Il che per non e$$er’ inte$o dal volgo, ne da i volgari predicatori haueua fatto in quelli confu$ione & in di$tintione.

Come ade$$o meglio $i ripiglia & di$tingue, hauen do meglio $tudiata & reni$ta la $crittura che prima: per l’occa$ion’ detta dei moderni heretici. &c.

E dunque detto di $opra comes’intenda quel termi natiue, dell’ humanita nel verbo. Seconda la prima & intellettual’ theologia, il che li $cola$tici, con vna parola $ola, ob$curam\~ete di$$ono, cio è, terminatiue & terminando la depend\~etia, della per$ona di Chri fto, il verbo a$$ump$e la natura humana in vnita d’u na $ola per$ona, ma efficientemente, come è detto, tutta la trina vnità, & diuina e$$entia, & que$to di- co per congruenza di tal relation filiale. &c.

Et $e ad alcuni de$si noia & impedimento nella fan ta$ia (alli imperfetti & $emplici parlo) quelli detti Euangelici (come dauano à i Phari$ei) quando no $tro Signore diceua. Ego & pater vnum $umus, & qui videt me videt & patrem, & $imili. Intenda $em 10. 19. pre colli orthodo$si padri (Ab$trahendo dal $en$ibi le della $anti$sima humanita) detto $econda la per- ET DIVINA TRATTATO SECONDO. $ona di Chri$to, la qual cõplette & abbraccia le due nature, pigliando’l detto $econdo la diuina (& non per la $ola humanita) per la quale, era equale al pa- dre, & quel’ vedere e$$o in carne, $i piglia per il co- no$cere interiore, & $en$o della mente illu$trato dal la fede & dono di Dio, & non per l’e$terior’ $en$o dell’occhio.

Co$i il diuin Thoma$o, & Pietro prima, ab$trahen- do dalla $en$ibile humanita di no$tro Signore, & cõ li occhii della fede vedendo (cio è cono$cendo) 10. 20. di$$e Dominus meus, & Deus meus: perche come dice il moral Gregorio altra co$a vedde, & altra cre dette. Percio che alla $anti$sima humanita qual ved de $en $ibilm\~ete, di$$e Dominus meus. Signor mio, & alla diuinita qual non vidde $en$ibile ma ab$trat- tamente & interiormente, di$$e Deus meus Dio mio $olamente in $pirito adorando. Come l’in$egno e$$o Dio & prima verità incarnata. Et percio da quella gli fu ri$po$to, perche tu m’hai vi$to $en$ibi- le, & hai creduto l’in$en$ibile & inui$ibile diuinita in me. Percio $aran beati quelli, che cio crederan- no, non hauendo in alcuno modo $en$ibile, me vi- $to. Nel mede$imo modo vidde & cognobbe Pietro quãdo di$$e. Tu es Chri$tus filius Dei viui. etc. & fu- Math. 36. gli ri$po$to e$$er beato, perche non da co$a $en$ibile & vi$ibile (carne & $angue) haueua tal cognitione hauuta ma dal cele$te & inui$ibil padre reuelata. &. Sta dunque la no$tra $ententia & conclu$ion ferma & prouata, come gli è nece$$aria a vn vero cultore d’Iddio & buon Chri$tiano, l’ab$trattione & $epara tione da tutte le co$e $en$ibili. Come di$$e il Padre delle $acre lettere Augu$tino. Il $imile è nece$$ario DELLA SPERA THEOLOGICA nell’immagini, per e$$er come imagini tutte repre- $entatiue, & $egni rememoratiui. Ne poter co$a al- cuna $e non l’imaginato, & il repre$entato. &c.

Similmente hanno inte$o, i prenominati dottori Cu$ano. Augu$tino. (ab$trahendo dalle co$e $en$ibili) le pene de i danna ti e$$er pa$sioni d’animo inten$e, ignite, & infocate, cio è ignile, & non ignite $en$ibili. &c. Dubitando de i tropi & modi figurati del parlare della $acra $cri ptura. &c. Si come i premii, per in$trumenti mu- $ici $on’ adombrati. Et tanto ba$ti per il primo, & $econdo trattato della no$tra Theologica $pera, cio è della $anti$sima Trina vnità, & a$$umptione della $anti$sima humanita, dal verbo & virtu diuina. Seguita il terzo, & quarto, del Sacramento vi$ibile dellaltare, & immortalita, della nuda & pura e$$en- tia dell’anima humana.

Del $acramento ui$ibile dell’altare, et me- moria di quel unico $acrificio, et pa$sio ne di no$tro Signor Ie$u Chri$to, $econdo li prefati dottori. Trattato Terzo.

HAuendo a parlar di que$to diuin’ mi$terio, poco dal vulgo inte$o, quanto al modo della pre$entialità & realità, dell’humanità & diuinità di no$tro Signore Ie$u Chri$to.

Diciamo e$$er’ in que$to ma$sime, come nell’altre co $e dette: nece$$aria l’ab$trattione & $eparatione dal le co$e $en$ibili, pigliando le intelligibili, & inui$ibi- li. Pre$upponendo $empre quel tanto, che di cio di- ET DIVINA TRATTATO TERZO. cano li $acri Theologi, & i $acri canoni; ma cercan- do il modo, $econdo la no$tra Theologia ab$tratta, D. Tho. par. 3. Que$t. 76. & intellectuale. Dicon dunque i prefati dottori.

Com’è l’angelico dottore, & li altri $cola$tici, che in que$to $anto Sacramento vi$ibile del’altare, re$ton tutti li accidenti vi$ibili, nell’e$$er’loro naturale, $en- za $ubietto, come ê la quantità, la bianchezza, & la rotondità, & per cio quelli (come co$a vi$ibile) non $i debbano adorare. Perche $olo Dio inui$ibile, $ot- to quelli accidenti, per $acramental realita, & pre$en za $i debbe adorare, come $i dichiarerà di $otto, & $olamente la $ub$tantia del’ pane, conuertir$i per vi- gore & virru diuina, medianti le parole $acramenta li (Hoc e$t enim corpus meum) nella $ub$tantia del Math. 26. corpo di no$tro $ignore, la qual $ub$tantia è indiui$i bile, & inui$ibile, di poi l’altre co$e per concomitan- tia, & indi$$olubile vnione, vnir$i a que$ta com’è l’hu manita & diuinita della per$ona di no$tro Signore Ie$u Chri$to.

Ma il modo di que$ta pre$entialita & realita, alla $e- conda & terza Theologia è $tato inexcogitabile, & ineffabile. Volendo (com’è detto) quelle procede- re, per human di$cor$o, & altri no$tri fanta$mi. &c. Et percio il $anto Padre delle $acre lettere Augu$ti- no, & il dotti$simo interprete de i $ecreti cele$ti Re- uerendi$simo Cu$ano.

Di$$ono Dio vnir$i alle creature, $olo per relatione, $enza mouimento alcuno (come per il contrario & male imagina il volgo) a quelli dico, che in fede & charità vniti in que$to corpo my$tico di Ie$u Chri- $to (mediante que$to $egno $en$ibile di quelli accid\~e ti) lo riceuono, rememorando, quella $anti$sima pa$ $ione della a$$umpta humanità no$tra. Et è que$ta la DELLA SPERA THEOLOGICA pre$entialita & realita dell’ humanita & diuinita di D. Th. 3. part. que. 76. de mo do e$$endiChri $ti in hoc $acra mento. no$tro Signore, come ben dicano. Ma non han’$ati$- fato col modo i $econdi & terzi Theologi. Et per cio, i primi piu altamente eleuati dicano. Quella e$- $er com’è detto vna relatione colli fedeli in charita, & vn’ diuino illap$o & fauore in$tantaneo, $ubito & inui$ibile, per diuina di$po$itione & pacto co$i ordinante in tal’$acramento, & per cio di$$ono, il $a cerdote non conficere ne con$acrare mancandoli l’intentione actuale ò habituale di tal $acramento, il che è il termine di detta relatione. &c.

Que$to dunque è il mangiar la carne, & bere il $an- gue di no$tro Signore di$$e il P. Augu$tino riceuere Chri$to in $ede & charita per $uo mediatore, & $ati$ fattore delle proprìe colpe al padre eterno, nello $to maco della memoria & intelletto $uo $econdo il mo do dellanima no$tra, la quale è inui$ibile, & e$$o co$i $tando in $e hauere & ritenere, altrimenti non li gio uar’ il $en$ibile $acramento pre$o ma nuocerli, per la fitta acce$sione; a tal’ $acramento. &c.

La$$o li moderni heretici i quali hanno equiuocato in que$ta realita, pigliandola reale ab$oluta (& noi diciamo reale $acramentale, nel modo detto) per e$- $ere $tati nella carne del $acramento della $econda & terza Theologia & la$$ato lo $pirito nel modo detto. &c.

Appre$$o è da $apere, come ben dicano i $acri Theo logi, che i $acramenti, $on’ va$i & in$trumenti della gratia, medicinali, all’anima no$tra, & non e$$a gra- tia efficiente ($e non in$trumentalmente) & hanno anchor’ quelli la carne, & lo $pirito, la carne $on le co$e $en$ibili, come è l’acqua nel batte$imo, & il pa- ne nel detto $acramento, & co$i delli altri la lor’ ma- ET DIVINA TRATTATO TERZO. teria, laqual carne, come di$$e il mae$tro della veri- ta, non gioua niente. Hanno anchor’ lo $pirito, & la gratia inherente & e$i$tente che è la forma loro in- ui$ibile, & que$to viuifica, & rende l’anima grata a Dio, nel modo detto, & è quello inui$ibile che noi diciamo douer$i adorare, cio è quella diuina virtu, & quello illap$o & influ$$o diuino in$tantaneo, & cele$te gratia, del diuino $pirito del figliuol’ di Dio habitante in e$$a carne.

Et percio di$$ono li prenominati dottori, che il Sa- cramento era vi$ibil forma, di gratia inui$ibile, ima- gine & cau$a in$trumentale (per diuina di$po$itio- ne & patto co$i ordinante) di no$tra $alute. &c.

E dunque per que$to terzo trattato anchor’ mani- fe$to, la detta ab$trattione dalle co$e $en$ibili nece$- $aria, per intendere il detto mi$terio di tal’$acramen to. Percio che per la forma del pane & del vino $en $ibile & vi$ibile, c’è $ignificato dua co$e inui$ibili, cio è il corpo di Chri$to vero, & que$to primo inui $ibile, $i contiene realmente in que$to $acram\~eto nel modo detto, cio è $piritualmente, & $acram\~etalmen te, $econdo il modo del riceuere dell’anima & men- te no$tra la quale è $pirituale & inui$ibile, & l’altro inui$ibile è l’unità & compagnia de i Chri$tiani in vn’ corpo, & que$to è il corpo di Chri$to Mi$tico, & Chri$to Mi$tico. Et que$to $econdo inui$ibile, non $i contiene $otto la forma del pane & del vino, ma $olamente Chri$to benedetto, ilquale è capo, & cagione di que$ta vnita. &c.

Et tanto di cio $ia detto: per quelli che hanno i $en$i interiori e$$ercitati (come dice l’apo$tolo) & che hanno orrechi interiori da intendere in $pirito, & verita. &c.

DELLA SPERA THEOLOGICA Della immortalità dell’anima humana & & libro Arbitrio, re$olutione & $omma. Trattato Quarto. Supra $en$us ratio: Supra rationem intelle ctus: Supra intellectum Diuinæ Scriptu re auctoritas.

BEnche Platone nel Phedone, & dopo quello, i Platonici per molti argumenti, l’immortalita dell’ anima $i sforzin’ prouare: Della qual di$puta- tione, la $omma complette, & abbraccia Cicerone nel primo delle Tu$culane qui$tioni: In Catone, & nelli altri luoghi. Et Macrobio nel 2. del’ Sognio Scipionico, cap. 12. in $i’ pre$$o al fine del libro re citando li argumenti d’Ari$totile, cõtro à Platone, & la $olution’ di quelli.

Niente dimeno il natural di$cor$o, & humana ra- gione per $e, ne per quelli argumenti puo prouare & per$uader$i, certamente credere, l’anima humana e$$er’ immortale.

Alle $acre dunque lettere, piu pre$to è di bi$ogno Cu$ano. appoggiar$i, & alla diuina autorita, che alle ragio- ni, & probationi de i gentili. Per che il negocio dell’ anima in $e è ineffabile, per e$$ere l’ultima delle for- me, dell’ ab$tratte, & $eparate intelligentie, & dell’ ingre$$o, & egre$$o di detta anima nel corpo no- $tro, non $i poter per natural lume, determinare. Se non quel tanto, che le $acre lettere, & i $anti dotto- ri ne in$egnano (benche di que$to $on’ anchor’ e$si irre$oluti) & è negocio del primo philo$opho, di ET DIVINA TRATTATO QVARTO. quella trattare. per $e $ola con$iderandola & come forma $eparata, & non del philo$opho naturale, co- me dice il mede$imo philo$opho. &c.

Et percio, il mae$tro della verita c’in$egnò la $ua im mortalita dicendo. Nolite timere eos qui occidunt Mat. 10. corpus; animam autem non po$$unt occidere, &c. Et nel Gene$i. Factus e$t homo ad imagin\~e Dei, &c. Al. 1. Et que$to è $econdo l’anima, & non $econdo il cor- po, perche Dio è $pirito & non corpo. Adunque è immortale & infinita, almeno à parte po$t, cioè do- po il primo $uo e$$ere, & è fatta da Dio immediate, adunque incorruptibile, & immortale. come i cieli & l’intelligentie, nel mede$imo modo prodotte. Sa- pien. 2. Fecit Deus homin\~e inexterminabilem. &c. Et anchor di$$e in Santo Giouanni. Qui credit in 10. 11. me nõ morietur in æternum, $ed habebit lumen vi tæ, & vitam æternam. &c. & que$to non è $econdo il corpo come $i vede per la continua morte. Adun que è $econdo l’anima, perche la verita nõ puo men tire, ma prima il ciel’ & la terra mancare.

Et per e$$er’ ancora articol’ di fede nella no$tra reue lata Theologia, doue dice Carnis re$urrectionem, & vitam æternam. &c.

Et principio in tale $cientia nõ $i puo prouare, co$i com’ ogn’altra $cienza, non pruoua i $uoi principii. ma li pre$uppone prouati dalla $cienza $ubalternan te, & $uperiore. Com’ è a noi la Theologia de i bea ti nella cele$te patria. Adunque per natural lume niente $e ne puo $apere,

Li Epicurei, & $ettatori di quello (benche in con- trario $en$o circa la volupta & piacere) & i Com- menti$ti in$ieme, i quali i moderni Philo$ophi $egui tano (quelli dico a i quali par $apere qual co$a) di- DELLA SPERA THEOLOGICA cano finir col’ corpo. Come l’impii nella Sapientia al 2. Dixerunt impii apud $e cogitãtes nõ recte. &c. Que$to mede$imo dicono l’impii del’ tempo moder no, & di cuore. Come dice il volgato ver$o. Ede, bibe, lude, po$t mortem nulla voluptas, neque vllus $en$us. Et altroue. Viue tibi voti$que tuis, & cæ- tera $perne, &c.

Appre$$o, meno $i puo per le parole d’ Ari$totile pro uare detta immortalita, per tener$i lun’ & laltra po- $itione (come dicono) $ecõdo la mente $ua. Per cio, quando dice nel terzo dell’anima. L’intelletto e$$ere eterno, perpetuo & $eparabile, interpretano i mo- 10. Velcur. derni peripatetici. Non alla $ub$tantia dell’anima, do uer$i referire che $ia immortale, ma alla natura & a- gilita d’e$$o intelletto agente, del quale il natural’lu me è perpetuo, & è $empre il mede$imo tanto quan to viue l’huomo. Il che & anchor noi diciamo, $e- condo il p$almo quarto. Signatum e$t $uper nos lu men vultus tui domine &c.

Ma nell’intelletto (come dice patibile, & po$sibile) è la differenza per che pon’quello e$$er’vno intellet- to li huomini, $econdo i commenti$ti, & que$to è contrario a $e nella prima philo$ophia ($eptimo Me thaphy$icæ) doue vuol che vna co$a $ia vna, dalla $ua totale, & e$$entiale forma. Com’è l’anima del corpo. Adunque per le dette co$e niente di con$tante $i ha ra dell’anima da i detti philo$ophi. Perche anchor’ di$$e il philo$opho e$$er’ $eparabile, detto intelletto agente, non dal corpo intendendo, ma non e$$er’ al- ligato a certi & determinati concetti, & è $ufficien- te a concipere & imaginare cia$cuna co$a intelligi- bile. Come vogliono i moderni peripatetici. &c. 10. Velcur. Soli adunque i Chri$tiani & pii, hanno certezza del ET DIVINA TRATTATO QVARTO. l’immortalita dell’anima, & della re$urettione, fon- dati $opra il lume $opranaturale & diuino delle $a- cre $critture.

Dell’origine dell’anima ne Platone, ne li Eccle$ia- $tici (com’ è detto) hanno determinato particular- mente co$a alcuna, $e non che è $ub$tantia intellet- tuale da Dio immediate creata. Ex nihilo. 1. po$t ni hil. Com’è detto di $opra. # &c.

Non po$$o qui non mi marauigliare & condolermi non del poco $apere delli homini (hauendo mo$tra to non $i $apere niente di preci$a verita per via hu- mana) ma del poco iuditio delli huomini, & mag- giormente hau\~edo da i lor’ philo$ophi, che alle co$e manife$ti$sime della natura l’occhio del natural di $cor$o è ob$curo & manco che $ara dunque alle co- $e occulte & diuine? Dira for$e qualcuno, e$si mo- $tron pur d’e$$ere dotti per e$$er’heretici, & fuor’del l’opinion’del vulgo. Ri$pondono che que$ta lor’dot trina $i pruoua, come fa il $oldato la $ua valentigia per be$temmiare. Adunque. &c.

Mal volentieri dunque $i $a parlar’ del’anima de i bruti, laquale re$ulta della temperatura delli 4. hu- mori, & è forma inherente della $ua materia. La quale altro non è che calore & mouimento, dal ui- uifico calore & mouimento del cielo, participato. Voglion dunque que$ti tali philo$ophi e$$er’ be$tie con quelli. Et tanto dicio, ba$ti.

Hauendo dunque detto il dotti$simo Cu$ano, che quanto vno è piu dotto tanto piu $i cono$ce igno- rante ce$si l’humana $uperbia & rimetta$i al vero mae$tro della preci$a verita, quale è $olamente vno, & in cielo (come per piu nobil effetti $i cono$ce) & anchor per tutto Dio benedetto & glorio$o, & DELLA SPERA THEOLOGICA no$tro Signor Ie$u Chri$to Dio humanato.

E dunque anchora per que$to $ommario di$cor$o, confirmata la conclu$ion no$tra cio è che ê nece$$a- ria l’ab$trattion’dal $en$ibile & la cognition delle ma thematiche, per intendere le co$e alte & difficili, co m’è l’e$$entia dell’anima, & di tutte l’altre co$e, come $i vede per li e$$empi addotti dal mede$imo philo$o- pho per tutti i $uoi libri, & ma$simamente doue di- ce. Species rerum $unt $icut numeri. Et altroue dice, Vegetatiua & $en$itiua, e$t intellectiua. Si- cut Trigonum in Tetragono, cio è $otto quel e$$er’ del quadrato è il triangolo in detto quadrato, co$i in propo$ito dell’anima, & co$i delli altri. &c.

Ha$si dunque dico aleuare l’imagination dalle co$e $en$ibili, perche quel che $i vede, non è Mauro, Pie- ro, ò Giouanni: ma è organo & in$trumento del ani ma & $pirito del vero Mauro, ilquale ha parlato in que$ta opera. Alquale $pirito, detta materia & orga no deue $eruire, & non per il contrario, come hog- gi $i fa, & pen$a dal vulgo. Et tanto di cio ($om- mariamente & re$oluto) detto ba$ti. &c.

Seguita la prome$$a re$olutione dellibero arbitrio humano, & di poi $ara il fine. &c.

E $tato gran controuer$ia fra i dotti, $e gli è nell’huo mo il libero arbitrio ò no, & in che modo $ia libera la volonta di quello ò forzata. Benche il philo$opho il mo$tra$si in parte dic\~edo la potentia rationale puo nelli oppo$iti (cio è volere & non volere) & delle $ue operationi è $ignora. &c.

Nientedimeno è di bi$ogno in molte co$e di$tingue re. Et percio in $omma diciamo e$$er manife$to, che il libero arbitrio dell’huomo è in que$te tre co$e.

ET DIVINA TRATTATO QVARTO. cio è # Nelle co$e artificiali. # Nelle co$e mor ali. # Nelle co$e uolontarie. Ma non # Nelle fatali & nece$$arie. # Nelle natur ali. # Nelle fortuite et ca$uali. Come $on’ # La prouidentia di Dio, \\ & il propo$ito della prede \\ $tinatione. # La digestiua, & # Cadere al ba$$o. \\ ò altro fortuito ca$o. # " # Nutritiua. Moto \\ del membro & del cuore. # "

Et è chiamato que$to libero arbitrio dal philo$opho Elettione, il cui fine è render’ l’huomo virtuo$o & commendabile. Perche l’huomo da $e i$te$$o è ca- 10. Chry$o$t. gion del male. Et ne$$un è offe$a $e non da $e mede$i mo $econdo le tre dette co$e doue puo il libero arbi trio. Et per cio i $apienti $econdo quelle han detto. Cia$cuno e$$er fabro della $ua fortuna. Et a cia$cu- Lattant. no finger’ la fortuna i $uoi co$tumi. # Fal$amente dunque in que$te tre co$e s’incolpa Dio ò la fortu- na come di$$e Homero.

Fal$o incu$atur Deus, aut fatum aut fortuna.

O facinus mortale genus numina fal$o.

Incu$at, cau$amque putat fontemque malorum.

Quæ veniunt, $ua $ed pereunt ob facta nephanda.

Qui præter fatum $ibi $ponte incõmoda quærant.

Le co$e dunque volontarie, non $on co$e fatali, ne naturali, ne fortuite, ne co$e che $iano impo$sibili da fare al’huomo. & per cio non è inconueniente in $imil co$e (non $ubiette al libero arbitrio) con$ultar $i con i phi$ici, & mathematici, per quãto po$$on’ le cau$e naturali e$tender$i in $imil co$e, & fuor’della $u Contro alli i- ccntio$i a$tro- logi. per$titione cio ê per co$e corporee, & per quanto porta tal coniettura a$tronomica. Non pa$$ando la regola naturale & theologica. Come ê il mouimen- to delli humori, & temperatura, & $imil co$e, dalle quali naturalm\~ete s’argui$ce l’inclinationi del natu DELLA SPERA THEOLOGICA to. & c. E dunque manife$to nelle co$e naturali quã to, & doue po$$a il libero arbitrio re$olutamente.

Re$ta dire vna parola del meritorio dell’eterna bea- titudine. Et è quel tanto che dice il Padre delle Sa- cre lettere Augu$tino, & non li moderni Theologi oltramontani. cio è Paolo.

Che il libero arbitrio, nel meritorio del eterna beati tudine, non puo niente $enza la diuina gratia, parti- cular’ & gratum faciente, laqual’preceda l’opere gra te & meritorie di vita eterna. La ragione è che non puo fare l’huomo opere giu$te, grate & meritorie, $e prima non è iu$tificato, per fede infu$a (la quale è dono di Dio particulare, re$petto a i chiamati $ecõ- do il propo$ito & efficace prede$tinatione di Dio) come dice l@Apo$tolo perche il frutto non puo far buon’ frutti, $e la radice non è buona, & i buon’ frut ti non fanno la radice buona ma la dimo$tran buo- na, co$i è per il contrario, cio è che la bonta vien’ da la radice, & non da i frutti: & co$i la gratia & fede infu$a è radice. &c.

Et quia voluntas preparatur a domino, vt fideles $i- mus, & non per il contrario, quia non volentis, ne- que currentis, $ed mi$erentis e$t Dei. &c.

Nec $umus $ufficientes cogitare aliquid à nobis qua $i ex nobis. &c.

Et Augu$tino initiũ $alutis no$træ Deo mi$erante ha bemus. Vt aut\~e acquie$camus no$træ pote$tatis e$t.

Et co$i il cooperare a tal gratia. E dũque il libero ar bitrio no$tro, $econdo il prefato dottore potentia (in que$ta parte) pa$siua (come la materia prima è im potentia alle forme di quella, dal’effici\~ete cauate) Ma per e$$er l’huomo in$trum\~eto viuo, coopera inqual che modo cõtro à quelli che diceuan nõ ci far ni\~ete ET DIVINA TRATTATO QVARTO. come dice l’Apo$tolo. Non ego operor, $ed gratia 1. cor. 4. Dei mecum. Et altroue dice. Cooperatores $umus mini$teriorum Dei. Et molte altre $i potrien’addur re autorita, ma per breuità ba$tin que$te. &c.

Et que$ta è (s’io nõ m’inganno) tutta la re$olutione, & di$tintione delli bero arbitrio, circa tutte le $orte dell’operare. # Appre$$o è nece$$ario $apere, che nel la prede$tinatione, & propo$ito di Dio non c’è cau- $a alcuna dalla parte no$tra ri$guardando il prede$ti nante, ma $i ben ri$guardando l’effetto della prede$ti natione (videlicet cau$a $ine qua non) ma è $olo per mera bonta & volonta efficace di Dio, laqual dico- no propo$ito $econdo l’apo$tolico detto. Scimus Ro. 8. quoniam diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum (etiam peccata) his qui $ecundum pro- po$itum vocati $unt $ancti. # Ma $i bene nella re- probatione, pre$entia, & dannatione, ha parte & ca- gione $econdo la $ententia (Perditio tua I$rael e$t O$@@. 13. exte: tantummodo ex me auxilium tuum. &c.

E manife$to dunque anchora in que$ta parte, e$$er’ nece$$aria l’ab$trattione dall’opere $en$ibili, & vol- tar$i all’inui$ibil gratia, fede, & charita, di $e $te$$o di$perando$i, & cooperando alla diuina gratia. Al- trimente non s’intender’ $anamente di quello co- me $i vede per le co$e dette.

Appendici, et additioni alle dette co$e.

Et perche di $opra era accennato della fede & dell’ opere, & non for$e a $ufficienza diciamo come di $opra, cio è. Che prima $i pre$uppone la gratia di Dio, colla qual’ vien la fede viua in$ieme colla cha- DELLA SPERA THEOLOGICA rita & opere (perche l’amor di Dio non è ocio$o) et tal’ opere in fede fatte $on’ meritorie di vita eterna per e$$er’ grate a Dio, per $ua promi$sione, & accet- tatione, & non in $e con$iderate.

Ma $enza fede come dice l’apo$tolo. Omne quod Rom. 14. non e$t ex fide peccatũ e$t. Ilche co$i s’intende, non e$$er peccato che meriti pena (come alcuni a no$tri tempi predicauano) ma peccato cio è defetto, per che mancon tal’ opere di aggiugnere & arriuare al meritorio di vita eterna, ma po$$on’tal’opere merita re qualche premio t\~eporale, ò qualche accettatione, di gratia pa$siua, & $imil co$e. la ragione è $econdo i $acri et $ecreti Theologi, perche e$$endo tal’ opere al men’ morali & $econdo il dittame della ragione. Non $on $enza qualche particulare influ$$o (oltr’al generale) della dinina gratia, ma nõ efficace, benche $ufficiente. Come la pa$sion di no$tro Signor, $i di ce e$$er $tata $ufficiente per tutti, ma $olo efficace per molti, cio è per li prede$tinati, per li quali pregò quando di$$e. Pater pro eis rogo, non pro mundo. Io. 17.

Et co$i per la gratia del Signore (pre$uppo$to li arti coli della fede) principii indemo$trabili della no$tra reuelata theologia, i quali non $i po$$on’ (com’ è det to) prouare, ne in alcun’ altra $cienza, $e non dalla $ubalternante, cio è $uperiore a quella. Com’ è la Theologia de i beati in propo$ito, re$petto alla no- $tra reuelata. &c.

Mi pare in que$ti quattro trattati re$olutamente, & $ommariamente, hauer cõ pre$o (s’io non mi ingan- no) & ri$tretto tutto quello che ê nece$$ario, a vn vero cultor’ di Dio, & buon Chri$tiano $pirito. Si come fu prome$$o, & mo$trato qual’ $ia que$ta no- $tra diuina & theologica Spera, della diuina e$$en- ET DIVINA TRATTATO QVARTO tia vna, & inui$ibile infinita & perfetta, doue il prin cipio è col fin’ congiunto (com’è detto) Et quanto $ia per quella intendere l’ab$trattione dalla $en$ibi- le & materiale Spera della $anti$sima humanita di no$tro Signore (non confundendo le nature ne di- uidendo la per$ona) & altri $en$ibili $acramenti ne- ce$$aria. Non derogando mai per que$to alle $ante cerimonie (in $pirito fatte) & altri $en$ibili $egni et imagini. Per e$$er’ il Pedagogo, & mae$tro dell’in- fermi, & piccoli nella fede, fin’ che peruenghino, all’ in$egnato cammino, dell’ intellettuale, & alta Theo logia, alquanto ri$u$citata: per e$$er l’ingegni de i moderni tempi piu eleuati & alti a’ $imili contem- plationi, & $peculationi.

Et tanto $ia detto, a honore del’ inui$ibile, & omni potente Dio, & humanato verbo & virtu diuina, no$tro Signor Ie$u Chri$to, & cõ$olatione di V. S. & di tutti li altri veri di Dio cultori & buon Chri- $tiani, eleuati, & gentili $piriti (quando cio vadi in luce) dando $empre a Dio quel ch’è $uo, cio è quel che di buono & $anto ci $ara (perche in quello vi- uiamo, ci mouiamo, & $iamo) & $e alcun’ d@fetto (com’è proprio delhuomo) a noi s’attribui$ca, Para ti $empre volontieri a$coltare ogni fraterna & Chri $tiana correttione. Perche $on $empre col Santo Pa- dre Augu$tino in que$to cio è di potere errare, ma non gia mai e$$ere Heretico, per hauer dato bando alla pertinacia. Ma$sime hauendo mo$trato, che il ve ro $apere è cono$cer$i ignorante, & que$ta è quella dotta ignorantia, laqual (con il dotti$simo Cu$a- no) in que$ta opera cerchiamo dimo$trare. &c.

Della Theologica, Chri$tiana, & diuina $pera Il Fine. Terminata à honor di Dio Opti- mo Maximo in Firenze nella Annuntiata, per il mede- $imo Autore. Ann. M. D. XLVII. Men$e Iannuario ulti- mo Nocte $e- quenti. Tauola della pre$ente opera della Spera. Laqual contiene l’infra notate co$e, cio è. Trattato Primo.

1. Quante co$e $i ricerchi, nel principio di cia$cũ libro che s’ha da e$porre.

2. Che co$a $ia Spera, Centro, Axe, & Poli di quel la, & di quale $orte $i dia Spere.

3. Introduttion’ Geometrica, per tutto quel’ che $i po$$a de$iderar, nece$$ario a detta Spera.

4. Diui$ione & ordine delle quattro Mathemati- che.

5. Eccentricita del mare alla terra, & come il cen- tro dell’ aggregato di terra, & acqua, $ia il mezo del mondo.

6. Proportioni, di$tanze, & grandezze delli 4. ele menti, & orbi Sperici, riui$te & ricorrette, con imouimenti di quelli.

7. Introduttion phy$ica, & naturale delli detti 4. elementi.

8. Theorica, & $peculation’ Geometrica, et Arith metica del Circulo & Spera.

Trattato Secondo.

1. Delli dieci circuli de i quali la materiale Spera $i cõpone diffinitione, & accidenti di quelli.

2. In quanti modi $i pigli il $egno nel Zodiaco.

3. Del tra$cor$o del’ tempo, & in che modo, per l’auaritia del’ bi$e$to, $i $ia anticipato. & c.

Trattato Terzo.

1. Del na$cimento & cadimento de i $egni $econ- do i Poeti, & A$trologi.

2. Della diuer$ita de i giorni, & delle notti, di tut- ti li habitatori della terra.

3. Della ragion’ de i climati & paralelli, & diuer$i ta di quelli.

4. A$cen$ion’ de i $egni, retta, et obliqua per Firen ze, quanto al mouimento, & quanto al tem- po di quelli.

5. Tauola grande de i Paralelli, & Climati, Ele- uation’ polare di quelli, Arco diurno del maggiore mezano, & minor’ giorno, & mo- do di trouar tutti li altri. per gradi & minuti di di$tanza de i Paralelli & Climati, & eleua tion polare di quelli. arco diurno, per hore & minuti, & valuta delle miglia di cia$cun grado per lõgitudine, in cia$cuna latitudine.

6. Horologio pedale diurno, per l’ombra del’ huo mo, mi$urando col’ piede. & c.

7. Proportioni dell’ ombre, per mi$urare ogn’ al- tezza, per l’ombra del’ huomo.

8. Horologio manuale, cio è per l’ombre dello $ti le, & Gnomone che $i tiene in mano.

Trattato Quarto.

1. Dichiaratione di tutti i termini Theoricali & Speculatiui, & altre pa$sioni & accidenti de i Pianeti, et altre cagioni delli Eclip$i de i lu minari, & c.

1. Appre$$o vna fedele, ad verbum, traduttione del te$to della Spera di M. Giouanni dal Sa- cro Bu$to.

1. Vna Spera Theologica, Chri$tiana, & Diuina, Doue per vn’ alta & intellettual Theologia Si dichiara & ri$olue la materia & trattato della Trinità, ò uer Triunità; Dell’ a$$umpta humanita di no$tro Signore dal verbo & vir tu diuina: Del Sacramento vi$ibile del’ alta- re; Et dell’ immortalita dell’ anima humana libero arbitrio, prede$tinatione & gratia, Fe de & opere di quello. & c.

Additioni Mathematiche.

1. Ragione d’arco & chorda, per il Paralello 13. di Firenze, per trouare in quella, & ogni altra latitudine, quante miglia vaglia il grado del la longitudine di 33. gradi & {1/2}. Nella latitu- dine di gradi 43. minuti 6. Et d’ogn’altra longitudine & latitudine, di circuli minori della terre$tre Spera, perle Tauole di P. Ap- piano, d’arco & chorda. & c.

2. Altre notande additioni d’A$trologia, Geome- tria, Co$mographia, Arte Nauicatoria, & Altimetria, Si vegghin’ nella no$tra prima Spera volgare & Selua Mathematica. Alla quale (per non e$$er lungho ò tedio$o nel’ re plicare) rimettiamo i di$creti & candidi let- tori.

3. Excitationi Mathematiche, & incitamenti eni gmatici, nella Spera Platonica, Theologica, & Diuina aggiunta, alle $opradette co$e, ma è interme$$a a Carte 67. & c.

4. Vna nuoua inuentione & A$tronomico in$tru mento, per $ubitamente fabricare le dodici ca$e cele$ti dell’ A$tronomica figura, $enza altri canoni, ò calculo.

Nuoua inuentione, & A$tronomico in$trumento, per $ubitamente fabricare le dodici cele$ti ca$e, della Figura A$tronomica $enza altri canoni ò calculo, trouato che $ia il grado a$cendente, & po$ti li piane ti per l’almanach ne i $egni & gradi loro, & nelli lo- ro Orbi (come mo$tra la $eguente figura) piglian- do la parte proportionale del mouimento loro diur no. Secondo il tempo dato. & c. Per e$$ere a li mo- derni la breuità grati$sima. A$cen$ione de i $egni obliqui & retti, di meza hora in mez’hora, all’altez- za del polo di Firenze, di gradi 43. minu. 6. Comin- ciando all’occa$o del Sole, cio è dalle 24. hore à com putare, a$cendendo per hora $eptima gradi. 15. d’e- quinottiale. Et ogni $egno e$$er gradi 30.

A$cen$ione de i $egni per mez’hora in gra di & minuti per hauer l’a$cendente. # # g. # m. ♈. # Ariete, gradi # 14. # 0 # Nel principio, nel mezo, \\ ma nel fine con 13. ò 12. a.@ \\ meno. ♉. # Tauro # 12. # 0 # Nel principio nelmezo cõ \\ 11. nel fine con 10. ♊. # Gemini # 9 # # Nel principio fin’al mezo, \\ di poi 8. per acco$tar$i all’a \\ $cen$ion retta. ♋. # Cancro # 6 # # Nel principio mezo, & fi- \\ ne del $egno. ♌. # Leone # 5 # # Fin’al mezo, di poi 6. per \\ partir$i dal piu retto. & c ♍. # Vergine # 6 # # Nel principio & mezo, \\ ma nel fine 5. ♎. # Libra # 6 # Nelprincipio mezo & fine ♏. # Scorpione # 5 # Nel principio, ma nel me- \\ zo & fine con 6. ♐. # Sagittario # 6 # Nel principio & mezo, \\ ma nel fine con 7. ♄. # Capricorno # 8 # Fin’ al mezo, di poi 9. & \\ nel fine con 10. ♒. # Aquario # 10. # Nel principio, ma nel me- \\ zo & fine gra. 13. ♓. # Pe$ci # 14 # Et piu & meno, $econdo \\ la di$cretione, dellacco$tar \\ $i ò di$co$tar$i al retto ò al \\ l’obliquo. & c.

Vorrei $apere il grado a$cendente alli 16. di Giugno E$$empio del 48. a hore 3. della $eguente notte. Opera trouan do il luogo del Sole nell’almanach, che è il quinto grado di cancro. Del qual $egno & grado, l’oppo$i- to è il quinto grado di Capricorno a$cendente delle 24. hore. Di poi per hauer’ quel delle tre hore che $on $ei meze, piglia tre meze dell’a$cen$ion’del detto capricorno, che $on gradi 26. & tre meze del $eguen te $egno d’Aquario, che $on gradi. 32. Trouerrai a$cendente gradi tre di pe$ci, & co$i farai per tutti li altri tempi dati. Hauendo $empre aduert\~eza di cre- $cere ò $cemare i gradi dell’a$cen$ione del $egno dal mezo in la, $econdo che piu ò meno s’acco$ta alla ret titudine ò obliquita del’a$cen$ione. & c.

El cielo, appre$$o li Sapienti in quattro modi, nelli elemen ti, & mi$ti corpi, & altre organiche potenze, & co$e $ublunari influi$ce (& ha la virtu di conferua- re que$te co$e inferiori da Dio omnipo- tente, & da l’intelligenza che quel muoue & non per $ua natu- ra) cio è per Mouimento. Lume. Influenza. Figura ò uero diuer$ita d’a- $petto. C. Mezo cielo. B. Occi dente d. Ba$$o del cielo. A. O- riëte. * seleile C ⃞ Quadrato Δ Trino SINI@NI desen Oppo$tiare ♊ ♉ ♈ ♓ ♒ ♑ ♐ ♏ ♎ @ @ 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 30 20 10 @ ♄ ♃ ♂ ☉ ♀ ☿ ☾ @ 6 5 4 3 2 1 @ F Significatione naturale, delli 7. pianeti, 12. Segni, & ca$e cele$ti dalla quale $i caua il giudi- cio, & accidenti di tutti i modi, & varieta di quelli nell’altre figure. & c.

Habram. Iudeo.

C. Mezo di. D. Settentrione occid Ori\~ete. ♀ ♂ Madye. ♐ ♃ Religione ♏ ♄ Norte ♎ < con so ♍ ☿ In$evmi radi ♌ ♀ Fă$iuo$i ♋ ☉ Padve ♊. ♂ Fre$$i ♉ ♃ Riche zze ♈ ♄ Vita ♓ ♀ Inimici ☉ Amici in 10. 9 8. B. 7. 5. 4. 3. 2. 1. A. 12. 11. V$o dell’ in$trumento.

Debbe$i mettere que$ta prima figura, nella $econda pigliandone l’e$empio & tagliando all’intorno $i che venga netta, & co$i il concauo del piccol cer- chio, $egnato. E. F.

Di poi in$erirla in quella $econda tagliando doue $i uede $egnato per l’ombra, dalla lettera A. & B. fin’ al conue$$o delli Orbi elementari, di poi rappiccare detto taglio con filo ò cera, come mo$tra il di$egno. Vltimamente, hauendo po$to il grado a$cendente trouatoin Oriente, & li pianeti ne’$egni & gradi loro per il tempo dato $ubito vedrai quali $ieno nell’hemi$perio di $opra ò di $otto, & in che ca$a delle 12. $egnate, $endo dette figure concentrate & $tando rette. & c. Et non hauendo Almanach, & volendo fare a mente, per trouare il detto a$cen- dente & luogo del Sole, farai co$i.

Piglia i giorni del me$e (detto di $opra) che $on 16. & aggiugni $empre 13. per regole ferma che fa 29. di poi guarda la prima lettera della dittione po- $ta $opra li me$i quanta la $ia a nouero, nell’ordine dell’alfabeto, & aggiugni tal numero al detto 29. gittando il 30. quando quel numero pa$$a$$e, & ha- rai l’intento, come $i vede nel $eguito.

Gratum. Ector. Fluuiũ. Fundebat. Eurus. Eorũ.

Genaio. Febraio. Marzo. Aprile. Maggio. Giugno.

♒. ♓. ♈. ♉. ♊. ♋.

Dicta. Diuina. Dei. Cuncta. Diana. Eui.

Luglio. Ago$t. Settemb. Ottob. Nouemb. Decemb.

♌. ♍. ♎. ♏. ♐. ♄.

ADDITIONI MATHEMATICHE

La lettera dunque di Giugno è E che è la quinta nel l’ordine dell’alfabeto, ilqual cinque aggiunto al 29. fa 34. leua il 30. re$ta 4. di cancro per il luogo del So le il detto giorno, & co$i farai di tutti li altri tempi@

Ragione d’arco & chorda, per $apere quante mi- glia vale vn’ grado di longitudine in $ul paralello di Firenze, ilquale è il 13. & principio del 6. clima, nella latitud@ne di gradi polari 43. minuti 6. & in ogni altra longitudine & latitudine.

Opera per le tauole di Pietro Appiano in que$to modo dicendo. Se la meza chorda del ma$simo cir- culo ò arco, che è 100000. mi da 73135. Sino retto, cio è meza chorda del mezo arco di detto paralello che è gradi 47. (la$$ando iminuti) che mi dara vna parte di detto circulo, che è 62. miglia & {1/2} $econdo Tolomeo, dando à cia$cuno grado dei circuli mag- giori in $ulla terra $tadii 500. che $on’ miglia 62. {1/2} co m’è detto.

Opera come $i vede per la regola della proportione dicendo. & c.

Se 100000. 310000 {3/7} 73135. 62. {1/2} 7313500. 125. 1462700 365675 9141875 4570937 {1/2} 100000 62 {1/2} 2 100000 ADDITIONI MATHEMATICHE Chorda {per}a$ello di Firenze 360. 90 90 90 43 47 73135 120 150000 {1/4} 50000 62 {5/7}

Dara come $i vede miglia 45. & {7/10} di miglio qua$i, & tanto vale il grado per longitudine, nel detto pa- ralello di Firenze. Nella la titudine, & polare eleua- tione di gradi 43. $enza al tri minuti, iquali tratti di 90. re$ta grad. 47. per il mezo arco, di detta meza chorda. & c. E$$empio in figura dichiaratiua di tutti i termini. Dell’arco, & chorda.

b G I L N P C d a o M K H F V T S R Q e b a z y x 100000 100000

A. C. Tutto il Diametro del circulo.

A. E. Il Semidiametro.

A. B. C. D. La circunferenza.

F. G. Chorda dell’arco. F. B. G.

F. V. Seno retto primo, dell’arco. F. B.

F. X. Seno retto $econdo, d’e$$o arco. F. B.

B. V. Seno ver$o ò riuolto ò ver’ $aetta dell’ar- co. F. B.

H. I. Chorda del’arco. H. F. B. G. I.

H. T. Seno del’arco. H. B.

H. Y. Seno del compimento ò vero $eno retto $e- condo, dell’arco. H. B.

B. T. Seno riuolto ò ver $aetta dell’arco. H. B.

ADDITTIONI MATHEMATICHE

A. E. Meza chorda ò ver’ $eno retto, dell’arco.

A. B. Diui$a in 100000. parti per piu facilità del partire, & tanto di cio ba$ti. & c.

Que$ta dunque ragione $erue, a $apere la di$tanza delle miglia che è fra duo luoghi in longitudine $o- lamente differenti, in ogni paralello & clima, pre$up po$ta (per le tauole) la notitia de i gradi di detta dif ferenza. & c. Dell’altre differenze è detto nella prima no$tra $pera. & c.

Al Candido & Di$creto Lettore.

NOn ti marauigliare candido Lettore, $e nell’ opera no$tra (qual’ è don di Dio optimo ma ximo) troui lautorita citate latinamente, perche nõ à ogni volgare habbian’ tal’ opera cõmunicata (per e$$er’ à quelli le co$e diuine offu$camento & confu $ione, com’è detto di $opra) Ma $olamente al volgo de ilitterati; i quali, tali autorita facilmente intende ranno: & per che ri$ei bano anchora in $e talmente po$te, piu mae$ta, decoro & grauita. Ce$si dunque il mormorio & l’ammiratione. Hauendo di cio la ca gione, ragione, ò e$cu$atione che voglia dire. Pigliã do il tutto in buona parte, & quel che gli è di buo- no e$$er’ da Dio, & i defetti e$$er’ no$tri, & viui fe- lice. & c.

Appre$$o (quando que$ta li $ia grata) $i daran pre- $to in luce alcun’ altre opere del mede$imo Autore. Le quali $on que$te, cio è.

1. Quadripartito Regio, ò ver’ Selua Ducale, del- le co$e Diuine & Humane.

2. Arithmetica Prattica & Theorica, coll’ intro- duttione Algebratica.

3. Mu$ica Prattica & Theorica, pia@a & figurata con alcune nomi de qui$tioni.

4. Re$olutione di tutte l’altre re$olutioni, delle co $e diuine & humane.

5. Theoremati, & Annotationi quodlibetali in ogni faculta, & genere di Scienze,

Il re$tante delle correttioni. Fa. _44_. # Ver. _30_. # Veranno. # Le. Verranne. # # _8_ # # _8_ Fa. _45_. # Ver. _31_. # _1_ # Le. # _11_ Fa. _204_. # Ver. _4_. # Carte _67_. # Le. _147_. Fa. _205_. # Ver. _13_. # Hora $ettima. # Le. $empre. Fa. _209_. # Ver. _18_. # per regole. # Le. regola. # # _1_ # _5_ Fa. _211_. # Ver. _1_. # _15000. 2_ # Le. _7_ # # _1_ # _1_ Fa. _211_. # Ver. _5_. # _62. 2_ # Le. _31_. # _4_ Fa. _214_. # Ver. 3. # Alcune nomi. # Le. Notande. Errori riuisti & corretti, con altre additioni nece$$arie. #### Faccia _3_. uer$o _8_. aggiugni Illustri{$s}imo, & Eccellen- ti{$s}imo Principe. Fa. _6_. uer. _1_. ### Leggi $phera per tutto il te$to Latino. Fa. _8_. uer. _4_. ### nel terzo. aggiugni anchora Fa. _10_. uer. _3_. ### $uperficie aggiugni, mathematiche Fa. _13_. uer. _6_. ### $inistre. le. destre Fa. _18_. uer. _7_. ### quadrilatio. leggi quadrilatero. Fa. _25_. uer. _21_. ### altrimetria. le. altimetria. Fa. _27_. uer. _9_._410_. le. # _1_ # # # 40 Fa. _28_. uer. _14_. ### intentamente. le. inten$amente Fa. _30_. uer. _23_. ### & nihilo. le. ex nihilo Fa. _31_. uer. _15_. ### interiori. le. inferiori Fa. _39_. linea. _22_. ### Oriente. Occ. le. Occidente. Oriente Fa. _41_. uer. _20_. ### in _4_. le. in _24_. hore Fa. _41_. uer. _26_. ### allora. le. alloro Fa. _41_. uer. _31_. ### che è tutto. le. che è tutto il cielo Fa. _42_. uer. _9_. ### non ha. le. ne ha Fa. _42_. uer. _28_. ### mail. le. mali piu. Fa. _43_. uer. _24_. ### de detto. le. del detto Fa. _47_. uer. _17_. ### della qualita. le. quantita Fa. _51_. uer. _2_.38. _21_. le. _38_ # _1_ # # 2 Fa. _52_. uer. _1. 38_ # & c. le. # _77_ # _11_ _49_ # _98_ # _14_ Fa. _52_. uer. _2_. ### proportione. aggiugni $upertripartiente Fa. _55_. uer. _8_. ### _48900_. le. _49000_ Fa. _55_. uer. _11_. ### _700_. le. _7000_. Fa. _56_. uer. _31_. ### pa$$a. le. pa$$ano Fa. _60_. uer. _7_. ### terminati. le. terminanti Fa. _61_. uer. _4_. s’interzano le. s’inter$egano Fa. _65_. uer. _6. 7_. & imaginata, le, immaginante, & aggiu- gninella celeste & imaginata Fa. _67_. uer. _16_. ### _160_. le. _360_. Fa. _71_. uer. _1_. ### cioè men. le. cio è i uien.

Fæ. _71_. uer. _25_. ♊ & ♃ le. ♊ & ♄

Fa. _76_. uer. _29_. gradi _60_. le. gradi _70_.

Fa. _81_. uer. _2. 4_. Orthonio. le. Orthogonio, & _6_. delli elementi.

Fa. _83_. uer. _29_. in quæl. le. il qual

Fa. _86_. uer. _30_. dal 7. le. dal Settentrione.

Fa. _88_. uer. _19_. intro l’emi$perio. le. in tutto l’herni$perio

Fa. _90_. figur a delle theoriche rimetton$i i di$creti lettori alle the@ che del Melanthone per e$$er mal $egnate le lettere. & c.

Fa. _94_. Principio di Eccitalioni Mathematiche. leggerai cio, per un rime$$o del fine, come mo $trera il contra$egno di ♀

Fa. _110_. uer. _10. 26_. Angolo le. Cingolo

Fa. _111_. uer. _6. 7_. da arte. le. da arctos, che è la minore or$a.

Fa. _111_. uer. _33_. Zodia. le. Zodion

Fa. _116_. uer. _26_. il popolo. le. il Polo

Fa. _123_. uer. _27_. questo. le. quanto.

Fa. _133_. uer. _28. 12_. parti. le. per la duodecima parte

Fa. _137_. uer. _19_. che la luce. le. la luce.

Fa. _145_. uer. _1_. capo, coda. le. capo ò coda

Fa. _151_. uer. _28_. aggiugni questo rirne$$o cio è uedi il restant@ dell’eccitationi nella faccia _94_. al contra$egno di ♀

Fa. _157_. uer. _12_. commendato, leggi grato.

Fa. _159_. uer. _10_. per il peccatore. le. per il peccato.

Fa. _164_. uer. _15_. (la$$ando questa pe$sima occupatione) leggilo, col parente$i come $i uede.

Fa. _166_. uer. _10_. theologica. le. theologia

Fa. _170_. uer. _12_. in quello mediatore. le. (inquanto mediatore)

Fa. _176_. uer. _29_. unitus. le. uniter

Fa. _177_. uer. _29_. theologica. le. tbeologia

Fa. _180_. uer. _8_. & le. ut

Fa. _184_. uer. _26_. & questo dico. le. & que$to dicano

Fa. _192_. uer. _22_. un intelletto li huomini. leg. un’intelletto, in tutti li huomini.

Fa. _193_. uer. _18_. ri$pondono. le. ri$pondo

Fa. _194_. uer. _10_. e$t intell@ctiua. le. e$t in intellectiua

Fa. _195_. uer. _9_. è offe$a. le. è offe$o.

Fa. _197_. uer. _17_. pre$entia. le. pre$cientia

Fa. _179_. uer$o _16_. & c. Aggiugni Diciamo dunque, il grande

Dio ab$olut amente con$iderato, e$$ere in ogni luogo, per e$$en- tia. pre$entia, & potentia, perche l’e$$ere participato di tutte le co$e create depende da quello. Nel far$i, nell’e$$ere, & nell’e$$ere con$erua te, & e$$er ogni co$a nuda & aperta à gliocchi di quello, cio è alla notitia intuitiua & pre$entiale, & ogni co$apotere, (per $ottrai- mento della $ua uirtu) annihilare, et far tornare in niente. Et è in ogni luogo tutto, non come contenuto da il luogo, ma come conte- nente ogni luogo & c.

Et dice$i da noi e$$ere ne i cieli piu che in altro luogo, per l’eccellen- za & nobilta delli effetti quiui prodotti & creati. Perche non in og ni luogo doue è Dio, habita e$$o Dio, ma $olamente $i dice e$$ere & habitare per gratia, nelli beati $piriti Angelici & humani, & $petialmente nella $anti{$s}ima humanita di no$tro Signore Ie$u christo, doue è & habita per $uprema gratia, & con ogni pienez- za di quella. Sopra tutti li altri $anti, nel modo detto di $o- pra & c.

Della pre$entialita et modo della pre$enza di no$tro Signore Ie$u Chri$to nel Sacramento.

Fa. _188_. uer. _26_. Aggiugni. E dunque manife$to, $econdo li pre- fati dottori di $opra nominati come l’ e$$ere di nostro Signore in que$to Sacramento, non è il mede$imo e$$ere di Ie$u Chri$to come che è in cielo, & $otto quelle proprie dimen$ioni, perche dicendo @noi e$$ere $otto questo Sacramento, $ignifica à noi una certa habitudi- ne, ri$petto, & relatione (com’è detto) del corpo & $angue di nostro Signore, à questo Sacramento, per modo reale $pirituale, & $acra- mentale, conueniente alla $pirituale & inui$ibile anima nostra etc. Fa. _193_. uer. _20_. Aggiugni. Diciamo anchora, que$to nome ani ma e$$ere nome d’officio, et non dellanatura & e$$enza di detta ani ma, ilquale è di e$$a quando anima il corpo no$tro & lofauiuo. Ma per natura, piu rettamente parlando, $i debbe chiamare intelligen za, $pirito ò uero mente, perche que$to nome intelletto, dice potentia lita & po{$s}ibilita dell’intendere, & non d: ce e$$o intendere attual- mente, Come anchora il nome delli Angeli, e co$i detto dall’offi- tio, & non dalla natura di quelli per e$$er nuntii me$$aggieri, & mini$tri. Ma per natura $on nominati & definiti intelligentie & non intelletti diuini, perche $empre $ono intelligenti & non in potentia, ò po{$s}ibilita, ne come noi per di$corso. Ma non intendano ogni co$a in un atto $olo. Come $olamente fa il grande Dio, ilqu@- le unico intuitu, & con un $olo atto ogni co$a intende & compren de, intendendo & comprendendo $e mede$imo. Ne puo allegrar ò tri$tar$i di no$tro ben, ò mal fare, ne manco e$$ere offe$o, come pen$a il uolgo quia bonorum no$trorum non indiget & c. masta immobi le l’ordinè di $ua iustitia & mi$ericordia, & in $ommatranquili- ta. Secondo che richieggono i tempi & i luoghi, nel $uo occulto iu dicio, ma con cio $empre giu$to.

Son dunque post@ in Dio glorio$o (dalla $crittura) $imili affetti, in cambio delli effet@i, per metafora, & tran$latione dal modo huma no & c.

Ne$$un dunque è offe$o, & primamente offende $e non $e ste$$o per il peccato, faccendo$i $eruo & $oggetto del peccato, et della iustitia & punition di quello. Et tanto ba$ti per tal digre{$s}ione.

E adunque l’huomo ($econdo l’Apo$tolo, Agustino, & il Cu$ano con li altri Platonici) Tripartito, & in tre parti diui$o, & compo- $to, cioè di corpo, anima, & $pirito, altrimenti, intellig entia, et men se (com’è detto) dalli predetti Theologi & padri Orthodo$si, nomi- nata, & chiamata & c.

Stampato in Firenze. adi 6. di Marzo l’anno. # M D L. Con Priuilegio.

Sonetto in laude del R. M. Mauro Fona$co, di M. Pietro Or$ilago da Pi$a.

Spirto felice, à cui pria uenne in core, Di penetrar $opra gl’eterni chiostri, Creda$i homai, ch’iuit{ij}, & gl’altri nostri Piaceri; indi non u’habbin tratto fuore.

Perche Bacco non uince, o’lcieco ardore Mai diuin petto, non fumo$i rostri, Non ambition, non guerra, ei pen$ier uostri D’oro han la fame in $empiterno horrore.

Poste hauete, Fona$co, l’alte $telle Dauanti à gl’occhi dell’ingegno humano Con le co$e diuine, a$$ai piu belle;

Co$i s’a$cende al ciel per uostra mano Piu ch’O$$a, per Olimpo, e piu che quelle Cime di Pelia; il cui fin tutt’è uano.