tmetadata:
dcterms:identifier ECHO:5QDXYFC1.xml
dcterms:creator (GND:118627252) Vitruvius Pollio
dcterms:title (it) I dieci libri dell' architettvra [architettura]
dcterms:date 1629
dcterms:language ita
text (it) free
http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/ECHOdocuViewfull?mode=imagepath&url=/mpiwg/online/permanent/library/5QDXYFC1/pageimg&viewMode=images
log:
pbsync ok
replacements:
ÿ = ij
SOno in tanto pregio, & in sì gran $tima le
fatiche dell'ingenio$o Vitruuio Architet-
to di celebrata memoria, e di glorio$a per-
petuità, che non è qua$i trà tutto l'ambi-
to della terra Idioma alcuno, che nel $uo
natiuo parlare traportato non I'habbia;
quindiè, che la fama d'vn tanto Sauio correrà co'l cor$o
dell' auree sfere; volerà co'l volo di tuttii $ecoli. Ond'io vo-
lendo dare alla lode d'huomo sì degno quella mercede, ch'è
conueneuole à'$uoi $udori, m'è par$o farne abbondeuol co-
pia co'l trarle di nuouo fuori delle Stampe, apportan dole à
gli occhi dell' Vniuer$o con quella più diligente cura, e più
$ollecita diligenza che mai altre fiate, & in altro tempo ha-
Di Venetia li 10. Marzo 1629. Di V. S. Illu$tri$s. e Reuerendi$s. Deuoti$simo Seruitore Ale$iandr@ de' V@ech@ _V_OLENDO io ristampare il Vitruuio con il Commento del Reuerendi$$i-
mo Mon$ignor Daniel Barbaro Eletto d' Aquileia, $pe$$e fiate $one
stato in pen$iero di non offendere l'animo $uo, $apendo, che $ua Signoria
Reuerendi$$ima era occupata in altri studi, conuenienti al grado, che tie-
ne; però in $ono stato molto tempo à dar principio à quello, che io de$ide-
raua grandemente. Hora che fidandomi nella humanità $ua, & imagi-
nandomi, che gli huomini $tudio$i $empre riuedeno le co$e loro, & cercano di ampliarle, &
ornarle, hò pre$o ardire di $cuoprirle il mio de$iderio: nè mi $ono ingannato della bontà $ua,
perche bauendo$i corte$emente contentato, che io lo ri$tampa$$i, mi di$$e, che baueua anco
apparecchiato il latino, che egli fece già in$ieme col volgare: & che gli baueua aggiunto
molte co$e, & molte figure, che non $ono nel primo; & che mi donarebbe anche il Latino:
la doue hauendo io bauuto più di quello. che baucrei $aputo dimandare, hò voluto (Bcnigni
Iettori) ad vtilità commune, mandar in luce l'vno, & l'altro Vitruuio, & v$are ogni di-
ligenza, per rifarli in forma commoda, & con figure accuratamente, & diligentemente
intagliate da quel fam @$i$$imo, & ingegno$i$$imo inuentore Me$$er Giouanni Chrieger
Alemano, & accomodate à questa nuoua forma, accioche ogn'vno po$$a godere il frut-
to delle dotte fatiche del $opradetto mio Signore. @lquale volto co'l pen$iero à tutte le belle
arti, và $empre ritrouando modi di giouare al Mondo, & $i aff atica di intendere da ogn'vnc
le belle co$e, che $ono nelle arti più nobili, facendo ingenua pro$e$$ione di e$$ere obligato à
chi gli $cuopre qualche bella inuentione, & però hauendo veduto, che nello Analemma di
Vitruuio lo eccellente Me$$er Federico Commandino $i ha portato egreggiamente interpre-
tando lo Analemma di Tolomeo, che è lo iste βo con lo Analemma di Vitruuio, & che il pun-
to è po$to in quello, & che gli altri, che hanno $critto de gli horologi, non hanno dato nel fon-
damento loro, giudicando quella e$$er vera, $ola, & i$pedita via, che in$egna, dimostra, &
pratica vna delle parti principali dell' Architettura, ha voluto leuare dal Nono Libro i di-
$cor$i già fatti $opra gli horologi, & in loro vece riponere que$ti di Tolomeo & del Commar-
dino, aggiungendoui la facilità, che è propria $ua. Però i Lettori del rinouato Vitruuio gli
@ aueranno que$to obligo di più, come anco deuono bauerlo per molte $igure aggiunte; & $pe-
@ialmente quelle dei Cauedi, che $ono difficili, & quelle dei Bagni, & della Pale$tra belli$-
$ me, che portano granlume alle co$e di Vitruuio. Ha $imilmente aggiunti molti di$cor$i,
& molte belle pratiche, eccitando gli $tudio$i della verità a fare qualche bella co$a, & a po-
@ ere le $palle $otto a questa honorata impre$a, nellaqualc molti $i $ono inutilmente affatica-
@i, per e$$ere impre$a di per$one letterate, & pratiche, lequali due conditioni di raro $i ri-
trouano in vn $oggetto, & $ono più che nece$$arie, $e l'huomo vuole hauere, & la co$a, & il
nome di Architetto, & io ho veduto gli $critti di molti, che fanno pro$e $$ione di Architetti,
& non $anno fare di$tintione tra la Theorica, & la Pratica: & in$egnando a tir are le linee
$@mplicemente, $enza le dimostrationi Matematiche, pen$ano, che quella $ia la Theorica, &
a que$to modo non hanno nè Theorica, nè Pratica; perche la Theorica $i riferi$ce alla Prati-
ca, & la Pratica dipende dalla Theorica; & in $omma chi non ba le Matematiche, non ba
_A_L Nome di Dio Glorio$o, io Daniel Barbaro nobile Vi-
nitiano mi $ono po$to ad e$ponere, & interpretare i
dieci Libri dell'architettura di M. Vitruuio. Mia in-
tentione è $tata con qualche honesta fatica di giouare a
gli $tudio$i delle artificio$e inuentioni, e di dare oc-
ca$ione ad altri di $criuere più chiaramente di quelle
co$e (come che molte humanamente auuengono) mi $a-
ranno dalle man@ $uggite. Ecco benigno Lettore, che io non de$idero premio
$enza fatica, ne con ripo$o cerco arricchirmi de'beni altrui: giu$tamente ri-
chiedo la tua gratitu dine: Huomini nati $iamo, e ciò che procede dalla hu-
manit à è atto di noi proprio, e naturale, che ver$o altrui s'eβercita: impe-
roche ad altri viuemo, e l'un l'altro aiutamo. Solo Iddio nella $ua e$$enza
raccolto, bi$ogno non ba di co$a, che non $ia e$$o: ma il tutto è di $ua gratia
bi$ogneuole. Godiamoci adunque di quella, e $enza inuidia porgendoci
mano di pari paβo tentiamo di peruenire a quella bella verità, che nelle de-
gne Arti $i troua: accioche con lo $plendore della virtù, e della gloria, $cac-
ciamo le tenebre dello errore, e della morte. MARCO VI TR VVIO fu al tempo di Giulio Ce$are, vi$$e anche $otto
il buono Augu$to ne gli anni di Roma $ettecento, e venti$ette. Fu di $ta-
tura mediocre, e de beni di fortuna non molto accommodato. Hebbe fe
lice $orte, ri$petto al padre, & alla madre: imperoche cõ diligentia da quel
li nodrito, e bene ammae$trato $i diede alla cognitione di molte Arti, per
lequali peruenne all'a cqui$to dell' Architettura vi$$e molti anni, operò, e
$cri$$e, e virtuo $amente $i condu$$e a'termini della vita: ne altra memoria dilui $i truo
ua, che le proprie compo$itioni, dalle quali $i ha, quanto $in'hora s'è detto, eprima nel-
la dedicatione dell'opera dice. _Ma hauendo il concilio dei Dei, quello con$ecrato a'troni del-_
_la immortalità, & transferito nel poter tuo lo imperio del padre: lo $te$$o mio studio nella memo-_
_ria di lui restando fermo, in te ogni fauore tenne raccolto. Adunque con M. Aurelio, P._
_Minidio, & Gn. Cornelio fui $opra l'apparechio delle Baliste, e de gli Scorpioni, & alla proui$io-_
_ne de gli altri tormenti. i quali, $ubito che mi concede$ti, mol@o bene per la raccommandatione di_
_tua $orella ne $eruasti lo ricono$cimento. Et però e$$endo io per quel bene$icio tenuto, & obliga-_
_to, di modo, che io non baueua a temere ne gli vltimi anni della vita mia la pouertà, io ho comincia-_
_to a $criuere que$te co$e._ Nel proemio del $e$to libro co$i dice. E però io grandi$$ime, & infinite gratie rendo a'miei progenitori, quali approuando la legge
de gli Athenie$i, mi anno nelle Arti ammaestrato, & in quelle $pecialmente, che $enza le tere,
& $enza quella raccomunanza di tutte le dottrine, che in giro $i volge, non puo per alcun mo-
do e$$ere commendata.] _Nel proemio del $econdo libro anchora dice_. Ma a me, o Imp@ratore, la natura non ba dato la grandezza del corpo: e la età mi ba deforma-
ta la faccia, elainfirmità leuate le forze: la doue e$$endo io da co$i fatti pre$idij abbandonato,
io $pero per mozzo della $@ientia, e de gli $critti in qualche grado $alire. Et altroue dimo$tra non e$$ere $tato ambitio$o, ne arrogante, ne auaro, e di$e mode-
$tamente parlando, difende iletterati, riprende i temerarij, ammae$tra gli imperiti, &
ammoni$ce con amore, econ $ede quelli, che vogliono fabbricare, $egni certi$$imi della
bont à dell' animo, e dell' innocenza della vita. Scri$$e dieci libri d'Architettura (come
egli afferma nella fine dell'opera,) e $otto vno a$petto, & in vn corpo la ridu$$e, raunan-
do le parti die$$a a beneficio di tutte le genti, come egli dice nel proemio del quarto li-
bro. Il modo, che v$a Vitruuio nello $criuere è (come $i conuiene) prima ordinato, da-
poi con $implicita di vocaboli, e proprietà di parole. del che egli ne rende la ragione
nel proemio del quinto libro, il quale io de$idero, che letto $ia, prima che ad altro $i ve-
gna. Ma noi hauemo altre difficultà, le quali ouero $pauentano i Letto ri di Vitruuio,
ouero ritardano gli $tudio$i dell'Architettura, e quelle grandi $ono, e potenti. E la pri-
ma è il poco $apere di molti, i quali $i vogliono dare a Vitruuio fenza cognitione di let-
tere. Altri non cono$cono il bi$ogno di $apere, e $ono come So$i$ti, e Vantatori, i difet-
ti de' quali dallo Autore $ono in piu luoghi $coperti. L'altra di$$icultà è po$ta nel man
camento de gli e$empi, sì delle opere antiche citate da Vitruuio, sì delle figure, che egli
ci promette nel fine di cia$cuno de' $uoi dicci Libri. Quelle ci in$egnareb bono molto,
e non ci la$ciarebbeno il carico di piu pre$to indouinare, che approuare la verita delle
co$e. Ma io non vorrei, che per que$te cagionialcuno sbigottito $i rimuoue$$e da sì bella,
e lodata impre$a, nella quale molti di genero$o animo affaticati $i $ono, e tutt'hora
s'affaticano, e s'affaticheranno, $perando, che la fatica, la diligentia dell'huomo $ia
per $uperare ogni humana difficultà. Io per que$ta ragione aiutato dal diletto, edal
lo $tud io, che riuiue in molti, po$to mi $ono a que$ta impre$a, alla quale è homai tempo
dientrare. Per di$ponere adunque gli intelleiti, accioche meglio $ia loro dimo$trato
il $entiero, & il fine, al quale deono peruenire, dirò, che co$a è Arte: onde na$ce: come
cre$ce: a che peruenga. Di$tinguerò le Arti; Ritrouerò l'Architettura, e le parti di e$$a:
dichiarando l'vfficio, & il fine dello Architetto. DIuer$e $ono le qualità delle co$e, tra le quali vna è, che Habito $i domanda $econ
do che $i dice. Far buon'habito, e$$er ben habituato: e $imiglianti modi, che di
notano o prendere, o po$$e dere vna qualità, che di là, doue è, difficilmente $i po$-
$a leuare. Sotto il predetto nome, ogni$cientia, ogniarte, ogni virtù, & ogni vitio $i com
prende. Da que$ta cognitione lo intelletto trahe due co$e. L'una è, che eg li cono$ce
la importanza di apprendere piu vno habito, che vn'altro. L'altra è, che non co$i age-
uolmente s'acqui$tano i belli habiti, ne di leggieri alcuno merita e$$er con i chiari no-
mi diquelli chiamato. Il che co$i e$$endo, l'huomo auueduto s'affatica, e pratica con
le per$one eccellenti, e non $educe $e mede$imo, credendo veramente di $apere, quello
che egli vera mente non $a. Diuidon$i gli habiti in que$to modo, che altri $ono dello in-
telletto, altri della volontà no$tra. Gli ha biti dello intelletto $ono ditre maniere. Al-
cuni non la$ciano lo intelletto piu al vero, che al fal$o piegare, come è la opinione, il $o-
$petto, la credulità: Altri volgono la mente humana dal vero, e di fermo al fal$o la tor-
cono. come $e alcuno da fal$i principij di$po$to, al vero per modo alcuno con$entire nõ
_M_ENTRE, che la tua diuina mente, e Deità, o Ce$are Imperatore, acqui$taua
l'Imperio del mondo, & i cittadini $i gloriauano del trionfo, e della vittoria
tua, e$$endo tutti i nimici dalla tua inuitta virtu à terra battuti: e mentre,
che tutte le nationi domite, e $oggiogate il tuo cenno attendeuano, & il popolo
Romano in$ieme col $enato fuori d'ogni timore, da' tuoi alti$$imi prouuedimenti, e con$igli
era gouernato; io non ardiua mandare in luce le co$e dell Architettura da me $critte,
tra tante occupationi, e con grandi pen$ieri e$plicate: dubitando non fuor di tempo tra-
mettendom@, incorre$$i nell' offe$a dell' animo tuo. Ma poi, che io m'accor$i, che egual cura
teneui, e della $alute d'ognuno con il publico maneggio, e della opportunità de'pubblici
edi$icij: accioche non $olamente fu$$e col fauor tuo la Città di stato fatta maggiore, ma
anchora la maestà dello imperio grandez za haue$$e, eriputatione delle pubbliche fabbricatio-
Il $auio, e prudente lettore potrà per le parole di Vitr. con$iderare la prudenza, e
bontà $ua, come di per$ona, che e$sendo per bene$icij riceuuti obligato, e tenuto, dimo
$tra gratitudine, e nella gratitudine giudicio, offerendo quelle co$e, che po$sono e$ser
grate à chi le riceue, & in vero e$sendo tutto il mondo $otto vn principe, l'armi erano
ce$sate, e le porte di Giano rinchiu$e. Il principe raccolto nella gloria delle belle im-
pre$e da lui fatte, godeua del $uo $plendore, e $ommam\~ete $i dilettaua di fabbricare glo-
riando$i di la$ciar la città (che prima era di pietre cotte) la$tricata di Marmo. fu adot-
tino $igliuolo di Giulio Ce$are, nacque di Accia, e di Ottauio. Al co$tui tempo nacque
no$tro Signore. Fu veramente buono, e grande appoggio de'virtuo$i, per ilche non tan
to per hauere accre $ciuto lo Imperio e$ser deue nominato Augu$to, quanto per hauere
fauorito gli huomini da bene, & aumentato con lode, e premio ogni virtù, e dottrina.
A lui dunque meriteuolmente con$acra Vitruuio le fatiche $ue, e con ingegno di quelle
co$e@, e con quelle pa role lo e$salta, che veramente, e $enza adulatione $e gli conueniua
no. E tanto $ia detto, d'intorno la dedicatione dell'opera. Egli $i legge in alcuni te$ti
non Minidio, ma Numidio, & in alcuni Numidico. Io non truouo altra $ede, che piu
ad uno, che altro modo $i debbia leggere. Ben che in alcune Medaglie $i legga e$sere $ta
to $opra la Cecca vn L. Mu$idio. ma que$to poco c'importa. Ne io $ono curio$o di di-
chiarare che co$a è Bali$ta, e Scorpione, percioche $e ne dirà nel decimo libro al pro-
prio luogo. ne $i deue (per quanto $timo io) confondere l'ordine delle co$e. Verrò
adunque a Vitr. il quale $econdo il precetto dell'Arte diffini$ce, e determina, che co$a è
Architettura, dicendo. _Architettura è $cienza, di molte di$cipline, e di diuer $i ammaestra-_
_menti ornata, dal cui giudicio s'approuano tutte le opere, che dalle altre Arti compiutamente_
_$i fanno_. Prima, che $i e$ponga, e dimo$tri che co$a è Architettura, dirò la forza di que$to no-
me, percioche molto gioua allo intendimento delle co$e, che $i diranno. Architettura è
nome, che dal greco deriua; & è di due voci compo$to. La prima $ignifica principale,
& capo; La $econda fabbro, ò arte$ice. E chi uole$se bene e$primere la forza del detto
nome, direbbe capo mae$tra. E però dice Platone, che lo Architetto non $a me$tieri al-
cuno, ma è $opra$tante à quelli, che gli fanno. La doue potremo dire l'Architetto non
e$$er Fabbro, non mae$tro dilegname, non muratore, non $eparatamente certo, e deter
minato arte$ici, ma capo, $opra$tante, & regolatore di tutti gli arte$icij, come quello,
che non $ia prima, a tanto grado $a lito, che egli non $i habbia prima in molte, e diuer-
$e dottrine, & opere e$ercitato. Sopra$tando adunque dimo$tra, di$egna, di$tribui$ce, or
dina, e comanda, & in que$ti vffici appare la dignità dell' Architet tura e$$er alla $api\~e-
Et da que$te parole $i dimo$tra la vtilità, che era conditione dell'Arte. Ma perche cõ
tanta $ollecitudine di pen$iero affaticar$i, a che $enza intermi$$ione pen$are? certo non
per altro, che per manifeftare in qualche materia e$teriore la forma, che prima era nel
pen$iero, & nella mente, & però dice Vitr. dando fine alla diffinitione della Fabbrica,
quella e$$ere operatione manife$ta in qualche materia fuori di noi, $econdo il pen$iero,
ch'era in noi. Ve ro è, che Fabbrica è nome comune a tutte la parti dell'Architettura,
& molto piu abbraccia, di quello che comunemente $i $tima, come $i dirà poi. _Di$cor$o_
_è quello che le co$e@ fabbricate prontamente, e con ragione di proportione puo dimostrando ma-_
_nifestare_. Il di$cor$o è proprio dell'huomo, & la virtù che di$corre, è quella che con$idera quã-
to $i puo fare con tutte le ragioni all'opere pertin\~eti, & però erra il di$cor$o, quando l'in
telletto non concorda le proprietà delle co$e atte a $are, con quelle che $ono atte a rice-
uere. Di $corre adunque l'huomo, cioè applica il principio al fine per via del mezo, ilche
come s'è detto, è proprio dell'humana $pecie. Au\~ega che gli antichi habbiano a gli altri
animali conce$$o vna parte di ragione, & chiamati gli habbiano mae$tri dell huomo, di
c\~edo, che l'Arte del te$$ere è $tata pre$a dalla Ragna, la di$po$itione della ca$a, dalla For
mica, il gouerno c iuile dall'Api; ma noi trouamo che quelli $ono in$tinti di natura, &
non di$cor$i dell'Arte: & $e Arte@$i deue chiamare la loro naturale, & non auued uta pru
denza, perche non $i potrebbe $imilmente Arte chiamare la virtù, che nelle piante, & nel
le pietre $i troua? Come l'arte dello Elleboro purgar il furore, l'Arte della pietra ne'ni
di dell'Aquile, detta Aetite, rila$ciare i parti? Perche an che non $i potrebbe dire e$$ere
vn'Arte diuina, che regge, & con$erua il mondo? vna Cele$te che regola i mouimenti
de' cieli? vna Mondana, che tramuta gli elementi? Ma la$ciamo la tralatione de'nomi,
fatta per la $imigliãza, & pigliamo la verità, & la proprietà delle co$e. Di$cor$o adunque
è come padre, $econdo che detto hauemo di $opra, dell'Architettura, nel quale vi bi$o-
Si come alla natural generation e $i richiede l'vno, e l'altro $e$$o, $enza vno di loro
niente $i con cepi$ce, cos allo e$$er' Architetto che è vna artificiale generatione vnitam\~e
te il di$cor$o, e la Fabbrica $i richiede. E $e alcuno $i per$uade$$e e$$er' Architetto con la
fabbrica $o la, ouero col di$cor$o $olo, egli s'ingannere bbe, e $arebbe $timato co$a imper
fetta. E di gratia $e vno haue$$e il $apere $olamente, e v $urpare $i vole$se il nome d'Ar-
chitetto, non $arebbe egli $ottopo$to alle offe$e de gli e$perti? non potrebbe ogni ma-
noale (dirò cosi) rimprouerargli, e dirgli che fai tu? dall'altra parte $e per hauere vn
lieue e$ercitio, & alquanto di pratica, di si gran nome degno e$ser $i crede$se, non po-
trebbe vno intelligente, e letterato chiuderglila bocca, dimandandogli conto, e ragio-
ne delle co$e fatte? e però bi$ogna e$ser' ornati, & armati di tutte arme per acqui$tare la
vittoria, & il vanto d'Architetto. Bi$ogna e$$er coperto per dife$a, armato per offe$a,
ornato per gloria, maneggiando la $perienza con l'Arti$icio, perche adunque i puri pra
tichi non hanno acquitato credito? perche l'Archite ttura na$ce da di$cor$o. perche
$olo i letterati? percioche l'Architettura na$ca da Fabbrica. E però dice Vitr. [Dalle det
te co$e.] Cioè dal na$cimento dell'Architettura, che viene da Fabbrica, e da discor$o,
cioè opera, e ragione ne $egue quello, che egli dice. Ma in que$to luogo potrebbe alcu-
no dubbitare, e dire, $e veram\~ete l'Arte è nello intelletto, e nella mente, perche cagione
ha detto Vitr. che quelli, i quali nel sapere $i $ono $idati, l'ombra non la cosa, pare, che
habbiano $eguitato? Ri$pondo, che le co$e dello intelletto alla piu parte ombre paiono,
& il volgo $tima le co$e, in quãto, che a'$en$i & a gli occhi $ottopo$te $ono. e non in quã-
to non appariono, e que$to auuiene perla con$uetudine, perche le g\~eti non sono auuezze
Tra le Arti ne $ono alcune, il fine delle quali non pa$$a oltra la con$ideratione delle co
$e a quelle $oggette, come $ono le Mathematiche. Alcune $ono che oltre la con$ideratio
ne vengono alla operatione, ma ce$$ando l'operatione niente re$ta di fatto. Come è l'ar
te del $uonare, e del $alt are, & altre $imiglianti. Sonoui alcune che dietro a $e la$ciano al
cuna opera, o lauoro, come è l'Arte Fabrile, e l'Arte del fabbricare. Appre$$o ve n'ha che
a prendere, & acqui$tare $i dà, come la caccia delle fiere, l'uccellare, e la pe$cagione, in fi-
ne altre non a con$iderare, non a finire, non a pigliare intente $ono. Ma correggono, &
emendano gli errori, & i danni delle co$e fatte, e quelle racconciano; come for$e è la me
dicina, $econdo Galeno. Con tutte le predette Arti anzi $opra tutte è l'Architettura, co-
me giudice, ch'ella è di cia$cuna. La onde è nece$$ario, che in e$$a $i con$ideri alcuna co-
$a fatta, o da e$$er fatta, e la ragione: E però due co$e $ono, l vna è la $ignificata, e propo-
$ta opera, l'altra è la $ignificante cioè dimo$tratiua ragione. Tutti gli effetti adunque,
tutte le opere, o lauori dell' Arti, tutte le conclu$ioni di tutte le $cienze $ono le co$e $igni-
ficate, ma le ragioni, le proue, le cau$e di quelle $ono le co$e $ignificanti. E que$to è, per-
che il $egno $i riferilce alla co$a $igni$icata: l'effetto alla cau$a: La conclu$ione alla pro-
ua. Ma per dichiaratione dico, che $ignificare è per $egni dimo$trare, e $egnare è impri-
mere il $egno. La doue in ogni opera da ragione drizzata, e con di$egno $inita, è impre$-
so il $egno dell' Artefice, cioè la qualità, e la forma, ch'era nella mente di quello. percio-
che l'Artefice opera prima nello intelleto, e cõcepi$cee nella m\~ete, e $egna poi la materia
e$teriore, dell'habito interiore (Specialmente nell'Architettura.) Percioche ella $opra
ogn'arte $igni$ica, cioè rappre$enta le co$e alla virtù, che cono$ce, e concorre principal-
m\~ete a formare il concetto $econdo la $ua intentione, e que$to è proprio $igni$icare Ma
l'e$$er $ignificato è proprio e$ser rappre$entato al $opra detto modo. De' $egnialcuni
$ono così adentro, che veramente $ono come cagioni delle co$e. Altrifanno vna $oper-
ficiale, e debile i$timatione di quelle. L'Architetto la$cia que$ti vltimi $egni all'oratore,
& al poeta, & in$ieme con la Dialettica, che è modo dell'artificio$o di$cor$o abbraccia
quelli, perche $ono nece$sarij, intimi, e concludenti. _Donde adiuiene, che chi fa profe$$ione_
_di Archi etto pare; che nell'vna, e ne l'altra parte e$$er debbia e$ercitato._ Ogniagente nel grado, ch'egli tiene deue e$ser perfetto, accioche l'opera compita, e
per$etta $ia. Tre $ono gli ag\~eti, Diuino, Naturale, Artificiale: cioè Iddio, la natura, l'huo
mo. Noi parleremo dell huomo. Se adunque l'Architettura è cosi eccellente, che ella
giudica l'opere dell'Arti, bi$ogno fa, che l'Architetto $ia in tal modo formato, che egli
po$sa far l'ufficio del giudicare: E però direi, che l'infra$critte co$e gli $ono nece$sarie.
Prima, ch'egli $ia di natura docile, e per$picace, cioè, che dimo$tratagli vna co$a molto
ageuolmente, e pre$to l'apprenda. L ben che di natura diuina è colui, che d a $e troua, &
_Donde adiuiene, che chi $a profe$$ione d' Architetto pare che nell'vna & l'altra parte eβer deb_
_bia e$ercitato cioè nella co$a $ignificata, & nella $ignificante._ Poi$egue. Doue & ingenio$o, & docile bi$ogna che egli $ia, percioche ne lo ingegno $enza lo ammae$tra-
mento, ne lo ammaestramento $euzalo ingegno puo fare l'huomo eccellente. Lo ingegno $erue & alla inuentione, che fa l'huomo da $e $te$$o, & alla dottrina, che
egli impara da altri. Rare fiate adiuiene, che vno $ia inuentore, & compito fattore d'vn'
arte, cioè, che ritroui, & riduca a perfettione tutto vn corpold'vn'arte. però ben dice
Vitr. che $enza lo ingegno lo ammae$tram\~eto, & $enza lo ammae$tramento lo ingegno
non fa l'huomo eccellente. La $econda conditione dell'Architetto, e la educatione, &
lo e$ercitio da primi anni fatto, nelle prime $cienze. prime chiamo l'Arithmetica, la Geo
metria, & l'altre di$cipline. Que$te hebbe Vitr. per opera de i $uoi progenitori, com'egli
confe$$a nel proemio del $e$to libro. La terza conditione è l'hauere vdito, & letto i piu
eccellenti, & rari huomini, & $crittori, come fece Vitr. il quale atte$ta nel proemio del $e
condo libro, quello, che io dico, dicendo. Io e$ponerò $eguitando gli ingre$$i della prima natura, & di quelli, che i principÿ del con$ortio
humano, & le belle, & fond ate inuentioni, con gli $critti, & regole dedicarono, & però come io
$ono da quelli ammae$trato, dimo$trerò. Et que$to è quanto appartiene a gli $crittori, & alla lettione de i buoni; ma quanto
alla pre$enza, & all'udita dice nel proemio del $e$to libro hauere ha uuto ottimi precet-
tori. La quarta conditione è la toleranza delle fatiche, &@ il continuo pen$iero, & ra-
gionamento delle co$e pertinenti all'arte. Difficilmente $i truoua ingegno eleua to,
& man$ueto. Vitruuio hebbe acuto ingegno, & $offerente: però dice. _Et dilettadomi_
_delle co$e pertinenti al parlare, & alle arti, & delle $critture de' commentarÿ. Fo ho acqui$tato_
_con l'animo quelle po$$e$$ioni, dalle quali ne viene que$ta $omma di tuttii frutti, che io non ho_
_piu alcuna nece$sità, & chè io $timo, quella eβer la proprietà delle ricchezze di de$iderare_
_niente piu_ La quinta conditione è di non de$iderare altro, che la verità, ne altro hauere dinanzi
a gli occhi, & per meglio con$eguirla euui la $e$ta conditione, che con$i$te nello hauere
vna via ragioneuole di ritrouare il vero, & quella via poco ci giouerebbe $enza la $etti-
ma conditione, che è po$ta nell'v$o della detta via, & nell'applicatione di e$$a. Che Vit.
fu$$e $tudio$o del vero, ch'egli haue$$e la regola di trouarlo; & che $inalmente $ape$$e v$a
re la detta regola, molto bene appare nel $uo procedere ord nariamente, nel $ignificar
le co$e, nel dar forma, & per$ettione a tutto il corpo dell'Architettura. Le dette condi-
tioni $i deduceno da i principij detti di$opra, cioè dalla diffinitione dell Architettura,
& dal $uo na$cimento, come $i puo con$iderando vedere. Ma noi a Vitr. il quale narra
quante co$e fanno bi$ogr o all Architetto, & quali, & perche cagione, & in che modo. Appre$$o bi$ogna che egli habbia lettere, perito $ia nel di$egno, erud to nella Geometria, non
ignorante della pro$pettiua $appia l'Arith@e ica, cono$ca molte hi$tor e, vdito habbia con dili-
genzai filo$ofi, di Mu$ica, di Medicina, delle leggi, delle ri$po$te de Iure con$ulti $ia intelligente,
& finalmente rozo non $ia nel conojcere la ragione del cielo, & delle $telle. Poi che Vitruuio ha detto quante, & quali co$e $ono ucce$$arie per formare vn'eccel-
lente Architetto dice perche ragione co$i bi$og no $ia, & partitamente di cia$cuna ne
rende conto dicendo. Ma perche co$i bi$ogno $ia, questa è la ragione. E nece$$ario che lo Architetto habbia lettere,
accioche leggendo gli $critti libri, commentari nominati, la memoria $i faccia piu ferma. Il giudicare è co$a da prudente, la prudenza compara le co$e $eguite con le in$tanti,
& fa $tima delle $eguenti. Le co$e $eguite per memoria $i hanno, però è nece$$ario a quel-
Tutte le Matematiche hanno $ottopo$te alcune arti, le quali, nate da quelle, $i danno
alla pratica, & all'operare. Sotto l'A$tronomia è la nauigatione. Sotto la Mu$ica è quel-
la pratica di cantare, & di $uonare diuer$i in $trumenti, $otto l'Arithmetica, è l'abaco,
& l'algebra. Sotto la Geometria è la perticatione, & l'arte di mi$urare i terreni. Sonno
anche altre arti na te da piu di vna delle predette, come è la pratica della pro$pettiua.
Vitr. vuole che non $olamente habbiamo quelle prime, & communi, che rendono le ra-
gioni delle co$e; ma an che le pratiche, & gli e$ercitij na$ciuti da quelle. & però quanto
al di$egno vuole che habbiamo facilità, & pratica, & la mano pronta a tirar dr itte li-
nee, & vuole, che habbiamo la ragione di quelle: che altro non è che certa, & ferma de-
terminatione concetta nella mente e$pre$$a con linee, & anguli, approuata dal vero, il
cui ufficio è di pre$criuere a gli edificij luogo atto, numero certo, modo degno, & ordi-
ne grato. Que$ta ragione non va dietro alla materia, ma è la i$te$$a in ogni materia. per-
che la ragione del circolo, è la mede$ima nel ferro, nel piombo, in cielo, in terra, & nel-
l'Abi$$o. Fa dunque bi$ogno hauere la perit a de i lineamenti, che Vitr. chiama [Peri-
tiam graphidos] che è peritia de i lineamenti, che $erue a pittori, $cultori, intagliatori, &
$imiglianti. Laquale in quel modo $erue alle arti predette, che le Mathematiche $erue-
no alla Filo$ofia. Q@e$ta peritia contiene la dimen$ione, & la terminatione delle co$e,
cioè la grand ezza, & i contorni. la grandezza s'ha per le $quadre, & per le regole, che in
piedi, & once di$tinte $ono. Il contorno $i piglia con vno in$trumento del Raggio, & del
finitore compo$to, del quale netratta. Leon Batti$ta: & da quello $i piglia le compara-
tioni di tutte le membra alla grandezza di tutto il corpo; le differenze, & le conuenien-
ze di tutte le parti tra $e $te$$e, alle quali la pittura aggiugne i colori, & le ombre. Bi$ogna
adunque, che lo Architetto habbia di$egno. Ilche $i vede per le co$e dette nel quinto li-
bro al $e$to capo, della conformatione del Theatro. Similmente all'ottauo del detto li-
bro, doue $i tratta della di$crittione delle $cene. Et al quarto del $e$to, & in moltiluoghi,
doue $i puo vedere quanto nece$$aria $ia la pratica del di$egno, la qual pratica è pre$a
dalla Geometria, come quãdo bi$ogno è di pigliare vna linea a piombo $opra, vn'altra
formate gli angoli dritti, partirgli, & mi$urargli, & fare le figure di piu lati, trouar il cen
tro di tre punti, partire vn piano, & $imili altre co$e, che giouano a far le piante, & i rilie-
ui, e mi$urare i corpi regolari, & irregolari, le quali tutte co$e alla data aprltura della $e
$ta con ragione, e con opera $i po$$ono dimo$trate, & $are. Et però dice Vitruuio che. _La_
_Geometria gioua molto all'Architetto, perche ella in$egna l'v$o della linea dritta, & circolare,_
_dal che poi ageuolmente ne i piani $i fanno i di$egni de gli edifi: ÿ, & le dritture delle $quadre,_
_dei liuelli, & de i lineamenti._ L'Arte del mi$urare è detta Geometria; e benche il $oggetto delle Matematiche
$ia la quantità intelligibile, il che $e non fu$$e, bi$ognerebbe per ogni quantità naturale
fare vna $cientia di nuouo; non dimeno la Geometria gioua al di$egno, & alla pratica
per la $ua virtu, e forza. come $i vede nella voluta del capitello Ionico, nel compartimen
to delle Metrope, e Trigliphi nell'opera Dorica, & in molte proportionate mi$ure. Ol-
tra dique$to perche egli adiuiene, che è nece$$ario liuellare i piani, quadrare, e drizzare
i terreni, però bi$ogna hauere la Geometria, come $i vede nel liuellar delle acque nell'ot
tauo, nella diui$ione delle opere nel primo, nel mi$urar iterreni nel nono, e finalmente
in ogni parte: doue egli $i puo dire, che la Geometria è madre del di$egno, & è la ragio-
no di quello, la quale è po$ta in $apere la cagione de gli effetti fatti con la regola, e col
compa$$o, che $ono le linee dritte, le piegate, gli archi, i volti, le corde, e le dritture, per
v$are i nomi della pratica. la Geometria adunque dal punto procede, le linee di$te$e, le
torte, le pendenti, le trauer$e, l'equidi$tanti, gli anguli giu$ti, larghi, e $tretti, le punte, i
circoli interi, imper$etti, e compo$ti, le figure di piu lati, le $uperficie, i corpi regolari, &
irregolari, le piramidi, le sfere, l'aguglie, li tagli, & altre co$e che alle colonne, a gli archi-
traui, alle cube, tribune, lanterne, & a molte altre parti appartengono. & a que$to modo
la Geometria è nece$$aria allo Architetto, e que$ta hebbe Vitr. come appare in molti luo
ghi, e $pecialmente nel vj. & viij. libro. _Per la Pro$pettiua anche nelle fabbriche $i pigliano i_
_lumi da certe, e determinate parti del (ielo._ Pro$pettiua è nome del tutto, e nome della parte. Pro$pettiua in generale è quella, che
dimo$tra tre ragioni del vedere, la dritta, la rifle$$a, la rifranta. nella dritta $i compren-
de la cagione de gli effetti che fanno le co$e vi$ibili medianti ilumi po$ti per dritto. la
rifle$$a è la ragione del ri$alimento, e riuerbero de'raggi, che $i fa come da gli $pecchi
piani, caui, ritorti, riuer$ci, & altre figure. La rifrãta è la ragione delle co$e, che appari$co
no per mezzo d'alcuna co$a lucida, e trasparente, come $otto l'acqua, per lo vetro: ol-
tra le nubi, e que$ta pro$pettiua $i chiama pro$pettiua de'lumi naturali, specula tiua, e
di grande conditione tra le parti della Filo$ofia: perche il $uo foggetto è la luce giocon
di$$ima alle vi$te, & a gli animi de mortali. La doue e$$endo noi nelle $tanze rinchiu$i
per dife$a del freddo, e del caldo, nece$$ario è, che habbiamo la diletteuoli$$ima pre$en-
za della luce, e del lume, $ia egli o dritto, o tifle$$o: e però è nece$$ar o che l'Architetto
habbia la prospettiua. Ma quan do que$to nome è nome di parte, egli riguarda alla pra
tica, e $uol fare co$e marauiglio$e dimo$trando ne'p@ani politii rilieui, le di$tanze, il fug
gire, el o $corcio delle co$e corporali però nel terzo libro al $econdo capo vuole Vitru-
uio, che le colonne de'portici, che $tanno $u le cantonate $ieno piu gro$se, che quelle, che
nel mezzo trapo$te $ono: percio che l'aere circon$tante diminui$ce, e leua della vi$ta, e
mangia dirò così della gro$sezza delle colonne angolari. e nel fine del detto libro co-
manda, che tutte le membra $opra i ca pitelli, come $ono Architraui, Fregi, Gocciolatoi,
Fronti$picij $iano inclinati per la duodecima parte cia$cuno della fronte $ua, e que$to
$olo perla veduta, come $i dirà. Vuole altroue che le colonne canellate appari$chino piu
gro$se, che le $chiette, & in somma la pittura delle Scene tutta è po$ta in que$ta parte di
Prospettiua, dal che ella ne prende il nome, e $i chiama Scenografia, come $i dirà nel
quinto libro. Per que$te co$e $i comprende, e che la prospettiua è nece$saria all'Archi-
tetto, e che Vit ruuio diquella non è $tato imperito. _Col mezzo della Arithmetica $i fa la_
_$omma delle $pe$e, $i dimostra laragione delle mi$ure, e con modi & vie ragiontuoli $i trouano le_
_difficili quistioni delle proportionate mi$ure._ Il vulgo $tima quelle pratiche nate dalle Mathematiche, che noi sopra dicemmo,
e$ser vere Arti, & eccellenti$$i me virtuti; il che non è: percioche non rendono le ragioni
delle co$e, benche dimo$trino effetti diletteuoli, e belli. Vitr. (come ho detto) abbraccia,
e la principale, e la meno principale, come $i vede nella Arithmetica, e nella predetta ra-
gione della Geometria, e del di$egno. l'Abaco prima è venuto dalla vera Arithmetica,
La _cognitione della istoria fa, che $i sà la ragione di molti ornamenti che $ogliono fare gli Ar_
_chitettin lle ooere loro_. Vitr. è chiaro per gli e$empi, ch'egli dà, dicendo. Come $e alcuno posto haue$$e in luogo di colonne le statue feminili di marmo, quelle ehe Ca-
riati $ono chiamate, ve$tite di habito lungo, e matronale, e $opra quelle po$to haue$$e i modiglio-
ni, & i goccialatoi, così dit l'opra, a chi ne domanda$$e, ne renderebbe ragione. Caria Città
della Morea $i congiun$e co'Per$iani contrala Grecia, i Greci con la vit oria glorio$amente dalla
guerra liberati di comune con$iglio $i mo$$ero contrai Cariati, e pre$a la loro fortezza, vcci $i gli
buomini, e $pianatala terra, per i$chiaue leuorno le matrone loro, non $opportando, che quelle
depone$$ero gli habiti, e g iornamenti di matrone, accioche non in vno $olo trionfo condotte fu$-
$ero, ma con eterno e$empio di $eruitu da grande $corno oppre$$e, per tutte le (itta loro pare$$ero
portare la pena, gli Architetti di que'tempi ne' publici edificÿ po$ero le imagini di quelle matro-
ne per $o$tenimento de' pe$i, accioche alla memoria de' posteri la cono$ciuta pena de gli errori de'
Cariati commendata fu$$e. Noi adunque dalle parole di Vitr. pr\~ederemo argom\~eto di ornare gli edificij con la
memoria di que'fatti, che grati $aranno a que' Principi, ouero a quelle republiche, le
quali noi vorremo honorare, & honorandole a noi grate rendere, e fauoreuoli. come
$te$sero $otto i pe$i quelle matrone Vitr. non dichiara. prende$i argomento da Athe-
neo dotto, e diletteuole $crittore, che $te$seto col capo $ottopo$to, e con la $ini$tra mano
leuata al$o$tenimento de'pe$i. Ma non ci douemo obligare a credere che $olamente le
Cariati $te$seto in quella maniera. ben lodaremo l'ingegno di Vitr. che dimo$trando
la i$toria e$ser nece$saria all'Architetto, egli habbia voluto narrare con forma, & idea
i$torica, que$to fatto de Greci, & il $eguente de'prigioni Per$iani. Similmentei Lacedemonÿ otto Par$ania figliuolo di Ege$ipolide dopò il fatto d'arme di Pla-
tea, hauendo con poca gente $uperatoil numero$o e$ercito de Per$iani, e con gran gloria trionfa-
to: de' denaritratti delle $poglie, e della preda, fabbricorono in luogo di trofeo della vittoria il
portico Per$iano dimo$tratore dell lode, e della virtù de' cittadini & in quel por ico po$ero i Si-
mulachri de'prigioni con l'ornamento barbaro del ve$tire, che $osteneuano il tetto, hauendo con
meritato dispregio la loro $uperbia ca$tigato: affine che' nimici cagione haue$$ero di temere im-
pauriti della forte za loro, & i cittadini guardando in quell'e$empio di virtù, dalla gloria $olle-
uati alla dife$a della libertà pronti fu$$ero, e preparati: la doue ne gli anni $eguenti molti comin-
Come $i legge della inuentione del capitello Corinthio nel quarto, ed'altrieffetti,
che $i vedranno leggendo, egli $i ha nel primo libro di Tucidide Pau$ania Spartano $i-
La Filo$ofia fa lo Architetto d'animo grande, $enza arroganza, piaceuole, giusto, & fedele,
non auaro; il che è co$a grandi$$ima: la doue $enza fede, & castità niuna co$a veramente $i può
fare. La Filo$o$ia oltra di questo non la$cia entrare la cupidità, nè permette che l'animo $ia occu-
La Filo$ofia dimo$tra allo Architetto il modo di viuere acco$tumatamente; perche
nella Filo$ofia, ch'è amore, & $tudio di $apienza, cioè del bene, & del vero, & la $pecu
latione delle co$e, & la regola delle attioni: l'vna & l'altra è nece$$aria allo Architet-
to. Quanto alla regola delle attioni dice Vitr. che la Filo$ofia è nece$$aria allo Archi
tetto, perche la Filo$ofia va facendo l'Architetto d'animo grande, sì per abbracciare
le grandi impre$e, come per non temere le graui offe$e. Ma perche pare che la gran-
dezza dello animo apporti il di$prezzo altrui, & vna certa $euerità, & arroganza: però
$ia l'Architetto di grando animo $enza arroganza, che è vitio oppo$to alla verità, che
oltra il debito attribui$ce a $e. $ia piaceuole sì nell'vdire, & $atisfare alle dimande de
gli imperiti, sì nel $opportare i loro difetti. Ma perche la facilità di natura, & la piace
uolezza può piegare alla ingiu$titia: però come mae$tro di proportione $ia egli giu-
$to, & eguale ad ognuno, & nella egualità $ia fedele nel con$igliare, non $ia auaro nel
pigliar doni, nè cupido nel de$iderargli. Con que$te conditioni lo Architetto con$er-
uerà il grado, re$terà honorato, & con $ua fatica viuendo accomodato, dopò $e la$cie
rà fama immortale. Et però Vitr hauendo cono$ciuto in $e $te$$o quanto $ia l'orna-
mento delle predette virtu, & brutta la macchia de gli oppo$ti errori, dimo$tra in mol
ti luoghi dell opera $ua $timare più la verità che le ricchezze, più la gloria che l'vtile,
& bia$ima gli adulatori, arroganti, & auari, Architetti, come da j proemi de i libri $uoi
$i può vedere, i quali veramente $e fu$$ero vno proemio $olo a tuttii volumi $i deono
leggere inanti, & molto bene con$iderare. La Filo$ofia adunque ci gioua alla virtù
del co$tumi, $imilmente ci gioua quanto alla parte po$ta nella cognitione del vero,
come dice Vitruuio. Appre$$o la Filo$ofia ci efplica la $cienza delle co$e naturali, che da Greciè detta phy$iologia,
laquale è nece$$ario che lo Architetto con studio maggiore habbia cono$ciuto; come quella che in
$e contenga molte & diuer$e dimande naturali; come anche $i vede nel condurre le acque percio-
che ne i cor$i, nelle volte, & nelle sboccature, & v$cite ne i piani liuellati, gli $piriti natur ali a
molti modi $i fanno, aidanni, & difetti delle quali co$e niuno potrà rimediare $e non chi dalla
Filo$ofia haur ì pre$oi principÿ dalla natura delle co$e. Oltra di que$to chi leggerà i volumi di Cte-
$ibio, o di Archimede, & de gli altri, che hanno la$ciato ne gli $critti preccettidi questa, maniera,
non anderà nella loro opinione, $e prima di co$e tali non $arà da Filo$o$i ammae$trato. Vna parte della Filo$ofia naturale è chiamata i$toria naturale, & l'altra $cienza na-
turale. l'i$toria è $implice narratione de gli effetti di natura. Lo e$$empio $i può da
gli $critti di Plinio commodatamente pigliare, percioche egli narra $emplicemente
tutto quello che $i troua delle co$e fatte dalla natura, cominciãdo dal mondo, & dal-
le $ue parti principali, come $onoi cieli, & gli elementi. Viene poial particolare delle
parti della terra, delle pietre, de i metalli, delle piante, de gli Animali, e del huomo, che
è fine di tutte le co$e. La $cienza naturale è cognitione delle eau$e; & del principij
di tutte le predette co$e, della' quale con ordine, & con dottrina mirab@@e il buon Ari-
$totile netratta. tanto l'@$toria, quanto la $cienza naturale, è vtile allo Arch tetto. Vit.
hebbe l'vna, & l'altra quanto faceua al bi$ogno come $i vede nel quarto capo del pri-
mo libro, doue $i tratta dei principij delle co$e; & nell'ottauo libro, & nel $econdo pri
ma, & $inalmente per tutta l'opera, doue egli parla de gli alberi, delle pietre, delle mi-
nere, de gli animali, della voce, dell'vdito, & del vedere, & di molte opere di natura, le
cagioni delle quali $ono a molti propo$iti ricercate, & $pecialmente nella materia del
le acque, come $i vederà nell'ottauo libro. _Della Mu$ica e$$cr deue intell gente lo Archi-_
_tetto, accioche egli cono$ca la regolataragione, & la Mathematica, & accioche dirittarnente cari-_
_care & temperare $appia gli in$trumenti da pietre o $aette dette baliste, catapulte, & $corpioni._ Dimo$tra Vitr. che & quanto alla pratica, & quanto alla ragione la Mu$ica è vtile
allo Architetto, per quelle parole (Regolata) che nel latino $i dice (Canonica.) &
Imperoche ne i capitelli dalla de$tra, & dalla $ini$tra $ono i buchi de glihomotoni, per liqual<_>i
con na$pi, o molinelli, $ono tratte le torte fune di neruo, i quali non $i $errano, o legano $e prima
non mandano fuori certi, & eguali $uoni alle or ecchie de gli artefici. percioche le braccia, lequali
nel tirare, & in quelle car cature $i $errano, quando poi $i rila$ciano & $i $tendeno, egualmente
deono, & parim nte mandar fuori la perco$$a. La doue $e non $aranno di pari tuoni impediran-
no il tirare dritt amente. Certo è nella Mu$ica, che la egualità del $uono mo$tra egualità di $patio, & quella
proportione ch'è tra $patio, & $patio, $i truoua anche tra $uono, & però e$$en
do il $uono eguale dall'vno & l'altro braccio, $eguita, che'l neruo, il qual tirato rende
il $uono, dentro le braccia $ia eguale. dal che na$ce la bontà dello in$trumento, la giu-
$tezza della carcatura, & il dritto & certo tiro di quello, come prouano gli arcieri, & i
bale$trieri tutto il giorno, & a noi $arà manife$to nel decimo libro, a i diciotto capi.
_Que' va$i anche di rame che nei Theatri $otto i gradi nelle celle con ragione math ematica, & le_
_differenze dei tuoni, che da Greci, Echea, dette $ono, $i compongono a i dolci, & $oaui ri$ueglia-_
_menti Mu$icali, a cella per cella in que' giri con quelle con$onanze, che da mu$ici Diate$$eron, Dia_
_pente, & Diapa$on nominate $ono: accioche la voce de i $uoni $cenici nelle di$po$itioni conuenien-_
_ti, quando toccherà l'udito, più chiara, & piu $oaue peruenga all'orecchie de i $pettatori._ O$curo è Vitr. per la breuità $ua, perche in poche parole vuole e$primere la forza
delle co$e. ma noi nel quinto libro faremo, quanto per noi fi potrà, chiara ogni paro-
la di Vitruuio. _Le machine hydrauliche, & altre che $imili a que$ti organi $i fanno, $enza ragione di mu$ica_
_non $i potranno fare giamai._ Hydraulica è vna machina, che con acqua moue gli $piri-
ti a far $onare vn'organo. della quale ingenio$amente ne tratta Vitr. nel decimo libro. Deue anche lo Architetto hauere notitia della di$ciplina del Medico, per cono$cere le inclinatio-
ni del Cielo, climata, da Greci nominate. & gli aeri de iluoghi $alubri, omal $ani, & per l'u$o del-
le acque: peroche $enza tali ragioni non $i può fare habitatione che $ia $alubre. Le inclinationi, & climi del Cielo $ono $pacij po$ti tra due circoli egualmente di$tã
ti detti paralleli, come $i dirà poi parlando de gli horologij nel nono libro. Vitr vera-
mente hebbe qualche notitia della Medicina, come $i vede nel primo libro doue egli
dimo$tra quali infermità da quali venti $iano generate: & in altri luoghi dello i$te$$o
Qui Vitr. dichiara quello, che egli ha detto di $opra appartenere alla fedeltà & giu
$titia dello Architetto. Dico adunque, che quella parte di Filo$ofia, che ci dà la rego-
la del ben viuere, tratta di diuer$e maniere di beni, tra quali è la virtù de co$tumi po-
$ta nella parte ragioneuole, ouero in quella, che vbidi$ce alla ragione. In que$ta par-
te di Filo$ofia $i tratta de gli affetti humani, delle potenze dell'anima, nelle quali $ono
gli effetti, de gli habiti di quelle potenze, $iano quegli o ecce$$i, o mancamenti, o me-
diocrità. tratta$$i anche dello arbitrio della elettione, del con$iglio, dello appetito,
in cui è la cupidigia, l'ira, & la voglia. tratta $i delle co$e, che vogliono $imigliar$i alla
virtù, ouero che di quella $ono principij. Per le quali tutte co$e l'huomo è ba$teuole
à $e $te$$o. dapoi riguarda il pro$$imo $uo cõgiunto di $angue, o parte di $ua famiglia,
o come parte di vniuer$al gouerno. & nella famiglia ritruoua l'vfficio del patrone, &
del $eruo, della moglie, & del marito, del padre, & del figliuolo, acqui$ta, di$pen$a, v$a,
gouerna, & adorna il tutto. Ma nella ciuile, & publica ammini$tratione contenuta
da vn $olo, o da grandi, o da molti con legittimo reggimento, vede i $aui e$$er in vece
di ragione, i $oldati in luogo della iracondia, & gli artefici per la concupi$centia, che
$i troua in noi. Dei $aui $i fanno i capi, i magi$trati i $acerdoti, i $enatori, i giudici,
ne i quali ha fondamento la ragion ciuile, che è quella, che è fatta da cia$cuna città
$e condo il fine del proprio gouerno. La $omma di que$t a ragione è raccolta ne i li-
bri delle pandette; che co$i chiamate $ono, perche raccoglieno tutte le parti della ra
gion ciuile. La doue $otto il primo titolo $i ragunanoi Principi, $otto il $econdo i
Giudici, $otto il terzo le co$e, $otto il quarto le hypothecationi, $otto'l quinto i te$ta-
menti con le co$e a quelli pertinenti. $otto'l $e$to varij titoli delle po$$e$$ioni, de i beni
cogniti, i danni, le fabbriche rouinate, le in$i die di quelle, la legge delle gronde, & del
l'acqua piouana parte allo Architetto nece$$aria. & finalmente $otto altri capi, che
lungo $arebbe a nominarli. Nell'vltimo titolo $ono le $tipulationi, i contratti, i ma-
leuadori, le opere publiche, i mercati, i cen$i & altre co$e, nei gran volumi de legi$ti
compre$e. delle quali $econdo il bi$ogno ne deue lo Architetto e$$er informato, co-
me di co$e al viuer pacifico, & $enza litigij pertinenti. Ma più alto $alire bi$ogna per be
neficio de gli huomini, & però dice Vitruuio. Dall' A$trologia veramente $i cono$ce il Leuante, il Ponente, il Meriggie, & il Settentrione,
& la ragione del eiel lo Equinottio, il Sol$titio, ico@$i delle Stelle, la notitia delle quali co$e, chi non
po$$iedc, non può $apere la ragione de gli Horologi. Vna delle parti principali dell'Architettura è (come $i vede al terzo capo del primo
libro) cerca l'ombre cau$ate dal $ole, & da gli $tili nece$$arie a fare gli horologij da $o
le, & que$ta parte è detta Gnomonica, benche può importaie maggiore intelligenza
& più ampia che la de$crittione de gli horologi come da Euclide $i può hauere, del-
la cognitione de quali è ripieno con merauiglio$a dottrina il nono libro di Vitruuio,
nel quale anche $i vede l'altra parte dell'a$trologia, che con$idera le eleuationi, & le
di$tanze de i pianeti, & delle $telle, alle quali a$petta la inuentione dello A$trolabio.
Quanto veramente appartiene à quella parte, che da gli a$cendenti nel na$cer no$tro
E$$endo adunque co$i degna di$ciplina ornata, & copio$a di tante, & co$i uarie dottrine, io non
pen$o, che alcuno di $ubito poβa ragioneuolmente far profe$sione, & chiamar$i Architetto, $e
con que$ti gradi di $cienze a poco a poco $alendo fin da i teneri anni nodrito della cognitione di
varie $orti di lettere non peruenir à al colmo dell'Architttura. Quanto vero $ia, chellodar non $i deue co$a alcuna prima, che egli non $i ha dimo-
$trato quello ch'è, chiaramente $i vede per le co$e dichiarate fin hora: percioche niu-
no haurebbe potuto degnamente lodare l'Architettura $enza la cognitione della for-
za & natura $ua, & delle proprietà che le conuengono; & $e $cioccamente egli po$to
s'haue$$e à lodarla; prima non l'haurebbe $aputo fare, poi non gli $arebbe $tato credu
to; & finalmente con$tretto a renderne ragione, fugitto $arebbe, ouero a $e $te$$o ha-
ueria contradetto; & in que$to ca$o di pari con gli ignoranti re$tato $arebbe. Ma proua
mo noi $e cõ ragione potemo lodare l'Architettura: Si veramente, & prima quanto al
la cognitione, poi quanto alle operationi; perche nelcono$cimento, & nel giudicio el
la può e$$ere con la $apienza, & con la prudenza paragonata, & per le operationi tra le
arti come Heroica virtù & regina chiaram\~ete riluce. Mirabil co$a è il potere a cõmun
beneficio raunare gli huomini rozi, & quelli ridurre al culto, & alla di$ciplina $icuri,
& tranquilli nelle città, & nelle fortezze; & poi con maggior violenza fatta alla natu-
ra, tagliar le rupi, forarei monti, empir le valli, a$ciugar le paludi, fabricar le naui, driz-
zare i fiumi, munire i porti, gettar i ponti, & $uperar la natura in quelle co$e, nelle qua-
li noi $iamo dalla natura $uperati leuando pe$i immen$i, & $atisfa c\~edo in parte al di-
$iderio della eternità, dilettando chi non fabbrica, & molto più chi fabbrica; ornan-
do i Regni, le prouincie, e'l mondo. Ma perche alcuno più oltre nõ $apendo può l'in-
finito, & lo impo$$ibile propor$i dinanzi, argomentando che non cape in animo hu-
mano tanta cognitione, & varietà di $cienze: però Vitruuio ci dimo$tra in che mo
do, & in $ino à qual termine, hauer bi$ogna le predette $cienze, & dice. Ma $or$e a gli imperiti può impo$$ibil co$a parere, che la natura apprenda, & tenga a memoria
tanto numero di dottrine. Questa è la dubitatione fondata nel potere della natura humana, come impotente a riceuere, &
ritenere tanta varietà di dotirine. Scioglie Vitr. la predetta dubitatione in questo modo. Ma quando auuertiranno, che tutte le di$cipline tra $e tengono vna certa raccommunanza, &
congiuntione, crederanno quello, che io dico, facilmente poter auuenire, perche quello, che s'impara
a gui$a di corpo di tai membri composto in $e $te$$o $i raggira, & però chi da primi anni $i e$$erci
ta in varie $orti di ammae$tramenti ricono$ce in tutte maniere di lettere i $egni mede $imi, & vede
la raccommunanza delle di$cipline, & per quella facilmente hanno cognitione di tutte le co$e. Il dubbio $i può formare in que$to modo. Quello effetto è impo$$ibile, la cau$a del
quale nõ può e$$ere, però l'huomo nõ può apprendere tante arti, e di$cipline, peroche
la cagione di apprenderle, e$$er non può. la virtù dell'anima in$ufficiente & incapace
è la cagione, la quale impedita non può e$$er cagione dello apprendere tante arti. Ri
$ponde Vitr. & dice argomentando, che po$$ibile è quello effetto, il modo del quale è
po$$ibile, però può e$$ere che l'huomo $ia adornato di molte, e dier$e di$cipline: per-
cio che il modo è po$$ibile. Il modo veram\~ete è che hau\~edo le $ci\~eze vna certa raccõ-
munãza tra $e, e qua$i in giro l'vna nell altra mou\~edo$i, per alcune $imigliãze di co$e,
Et però Pythio vno de gli antichi Arc itetti, quello che in Priene fece co$i nobilmente il tempio
di Minerua, dice ne i $uoi commentari, che lo Architetto più deue operare in tutte l'Arti, & dot-
trine, che quelli, i quali cia$cuna co$a con la loro indu$tria, & e$$ercitio hanno a $omma chiarezza
condotto. Ma que$to con efferto non $i vede chiaro, percioche non deuenè può l'Architetto eβer
Grammatico come Ari$tar, ho, ma bone non $enza letteratura. Nè come Aristoxeno Mu$ico, ma
non lontano dalla Mu$ica. nè pittore come Apelle pure habbia di$egno. nè qual Mirone statuario,
o Policleto lauoratore di $tuchi, ma non ignorante di tale Arte. nè di nuouo Medico come Hippo-
crate, ma non $enza ragione ci Medicina, nè nelle al@re dottrine $ingularmente eccellente, ma in
que$te non $ia nuouo, & imperito percioche non può alcuno in tanta varietà di co$e con$eguire $in
gular $cieltezza, perche apena cade nel potere no$tro il cone$cere, & perfet@amente capire le lor
ragioni, Nè però non tanto gli Architetti non poβono hauere in tutte le co$e gli vltimi effetti,
ma anche quelli, che ad vna $ola $cientia $i danno, & priuatamente tengono le proprietà dclle
Arti, non po$$ono fare, che tutti riportino il $ommo principato della lode. Se adunque non tutti
in cia$cuna dottrina, ma pochi in molti anni apena ottenuto hanno la nobiltà, come l'Architetto,
che e$$er deue in tante arti perito, non farà co$a grande, & merauiglio$a accioche egli non hahbia
bi$ogno di alcuna delle predette co$e? & di più $e egli anderà inanzi à tutti gli. Artefici, i quali
con $omma indu$tri hanno prestato grande $olicitudine in cia$cuna dottrina. Le parole $econdo la inter pretatione $ono chiare proua con argomenti, non e$$er
veroil detto di Pythio. Molto più ragioneuole pare, ch'vn'huomo con$egui$ca la
perfettione d'vna $ola $cienza, che di molte; & pure di raro $i truoua, che que$to aue-
gna, cioè che vno $ia in vn'arte $ola perfetto: però $e non è quello che pare più ragio-
neuole, che $ia meno $arà quello, che manco ci pare, cioè, che vn'huomo $olo otten-
ga il $ommo grado in molte, & diuei$e cognitioni. La onde $i conchiude da Vitru-
uio. (Per il che pare, che in que$to Pythio errato habbia) cioè $e Pythio è $tato ec-
cellente Architetto, $e ha de tto molte belle co$e, in que$to però pare, che errato hab
bia, in que$to non gli do fede, e$$endoci il $en$o, & la ragione contraria. Et per più $ta
bilire i detti $uoi non $i $corda Vitr. delle co$e $opra po$te da lui, quãdo ci di$$e, che nel-
l'Architettura, come in ogni altra peritia erano due co$e da e$$er con$iderate, cioè la
co$a $ignificante, & la $ignificata, però dice il mede$imo con altre parole. Pareadunque, che in questo Pychio habbia errato non hauendo auuertito, che ogni arte parti-
tamente è di due co$e compo$ta, cioè dell opera, & della ragione di quella. & di queste due vna è
propria di coloro, che in cia$cuna co$a parcicolare $i $ono e$$ercitati: & que$to è lo effetto dell ope-
ra. l altra è commune con tutti i dotti, cioè la ra\‘gione. Non è alcuno, che ricordando$i delle co$e dette di $opra non intenda quello, che
dice Vitr. in que$to luogo, & $e egli non haue$$e anchora appre$o bene che co$a è Fab-
brica, & di$cor$o, la coia $ignificante, & la $ignificata, l'opera, & la ragione dell'ope-
ra: legga & con$ideri lo infra$critto e$$empio dell'autore, che intenderà il tutto, e co
no$cerà il giro, & la raccommunanza delle $cienze. dice adunque. Come adiuiene ai Medici, & ai mu$ici, & $opra il numero$o battere de pol$i, & del mouimen-
to de i piedi. Ma $e egli accaderà medicare vna $erita, ò bi$ognerà trarre di pericolo vn amma-
lato, non verrà il Mu$ico, ma $arà opera del Medico propria, così nell organo non il Medico, ma
il Mu$ico canterà, accioche dal $uono le orecchie prendino la dolcezza, & dilettation $ua. Molti e$$empi ci adduce Vitr per li quali $i comprende, come $i $tia la communan-
za delle @cienze, & prima dimo$tra quella tra due $cienze, & poi tra molte. La Mu$i-
@o de$iderio la$ciarmi intendere percioche il Philandro benche fi del mente e$pon
ga le parole dello interprete di Tolomeo; ci la$cia però di$iderio di maggior intellig\~e
za Dico adunque, che volendo gli A$trologi dimo$trare come i corpi cele$ti concor-
dano a mandar qua giu nel centro i diuini loro in$la$$i, hanno pigliato alcune figure
di Geometria tra $e proportionate, & ri$pondenti. La prim@ è quella, che ha tre angu
li, & tre lati eguah, la $econda che ne ha q@ttro, la terz@, che ne ha $ei, hanno poi mi-
$urato gli angoli di quelle figure, & ritronato tra quelli e$$ere proportione, e corri$põ
denza mitabile; & per quelle hanno giu licato la conform ta, & con$o @anza, che hã-
no le $telle nel mindar qua giu le loro diuine virtuti, & per magg@or chiarezza, io di-
co, che gli angoli $imi$urano dalla circon$erenza compre$a, che t\~egono le linee, che
gli fanuo. Dico dapoi, che gli antichi chiamauano A$$e ogni co$i intiera atta ad e$$er
mi$urata, o partita, & la diuideuano in do dici parti. L'vna era detta onza; le due, $e$tã-
te: perche entrauano $ei fiata nel tutto ch'era dodici. Letre quadrante, perche entra-
uano quattro fiate nell'A$$e. Le quattro triente, perche v'intrauano tre fiate, & non
denominauano altrimenti le cinque, che Quincunce, perche non entrauano egual-
mente a far il tutto comele due, le tre, & le quattro. Ma le $ei erano dette $emi$$es, qua
$i la metà dell'A$$e. le $ette, $ettunce, per la i$te$$a ragione delle cinque, le otto, be$$em.
perche alli $ei ne aggiugneno due. Le noue dodrante, le dieci De$tante, & le vndeci
deunce, perche in quelle nõ era multiplicatione, nè aggiũta, che egualm\~ete entra$$e
a finire le dodici. Stã do le co$e nel $opra detto modo, io dico che lo angolo dritto del
quadrato giu$to, & intiero occuperà dodici parti, l'angolo del triãgulo, ch'è maggio-
re, & più largo ne abbraccera $edici, l'angolo della figura di $ei, come più $tretto, ne te-
E con il Geometra della pro$pettiua, & del vede-
re, & co$i in tutte le altre dottrine molte co$e, ò tut-
te $ono communi da eβer di$putate $olamente. Ma-
gli incominciamenti delle opere, che con le mani, &
col trattamento, & e$$er citio alla $ciettezza, & bel-
lezza $i conduceno, à quelli $olamente a$pettano, i
quali in vna Arte propriamente all operare $ono or-
dinati. Oltra il commertio (dirò co$i) che tienel'A
$trologia con la Mu$ica per le $opradette ra-
Et però a$$ai parer à hauer fatto colui, che di cia$cuna dottrina hauer à mediocremente cono$iiu
te le parti, & le ragioni di quelle, & quelle che nece$$arie $ono all' Architettura: accioche egli non
$ia la$ciato, & $i perda & manchi, quando di co$e tali, e di tal' Arti bi$ognerà far giudicio, e proua. Perche non deue, ne può l'Architetto e$$ere perito nella Grãmatica come Ar. $tar
cho, & il re$to, che Vitr. $i ricorda d'hauer detto di $opra, doue di$$e (non deue.) per-
cioche $e bene l'Architetto pote$$e e$$er perfetto in tante arti, nõ però per quella per-
fettione $i douerebbe propriamente chiamare Architetto, perche v$cirebbe fuori de
i termini dell' Architettura; & per que$to molto più forte $i fa l'argomento di Vitr.
contra Pythio, perche prima s'è dimo$trato, che la $ua oppinione per la i$perienza nõ
è vera, poi per ragione non è po$$ibile, & in fine $e bene fu$$e po$$ibile non è conue-
niente. Simili argomenti v$a Platone, Ari$totele & Galeno, ragionando quelli del.
l'Oratore, & que$to del Medico, $econdo il propo$ito loro: & però quiui dirò co$a,
che a me pare degna di con$ideratione per fare auuertiti quelli, che $i danno ad a'cu
na $cienzi; che chi $ape$$e bene quali fu$$ero i termini di cia$cuna $cienza, & cono-
$cer pote$$e quando altri ne v$ci$$ero, $enza dubbio egli cono$cerebbe, & ritrouereb-
be tante, & co$i belle co$e in cia$cuna, che egli ci darebbe da merauig liare; percioche
chi ha bene le proprie tà, & le di$tiontioni delle co$e, puote anche & le raccommunan
ze, & le $imiglianze cono$cere. Ma quelli, a i quali la natura benigna tanta di $olertia, & viuezza d'ingegno, & di memoria ha
uerà conceduto, che po$sino in$ieme, & la Geometria, & l'Astrologia, & la Mu$ica, & le altre di-
$cipline per$ettamente cono$cere, certamente pa$$ano i termini, & gli officÿ dello Architetto, &
$i fanno Mathematici, doue facilmente poβeno di$putare contra quelle di$cipline, perche di piu
arme di $cienze armati $ono. Egli $i $uole di$putare de i principÿ d'vna $cienza, & $i $uole anche di$putare delle co$e con-
tenute $otto que' principÿ contra chiunque le nega$$e. $e egli $i disputa de i principÿ, bi$ogna
v$cire dei termini di quella $cienza, & v$are vna $cienza commune, & vniuer$ale: perche
$e le proue na$ceno dai principÿ, come $i può contra chi gli niega di$putare $tando ne i ter-
mini di quella $cienza, non eβendo co$a inanzi i principÿ? & però dice Vitruuio, che chi è
armato di più armi di $cienze può di$putare contra le $cienze, cioè contra coloro che di quel-
le ne faceβero profe$$ione. & per que$to Ari$totele non come Filo$ofo naturale di$puta con-
tra Parmenide, & Meli$$o, i quali negauano i principÿ della Filo$ofia naturale: ma come Dia-
lettico, & $opra naturale. Ma $e egli $i di$puta delle co$e contenute $otto i principÿ di alcuna
$cienza, può bene alcuno non v$cendo dei termini di quella $cienza di$putare contra chi ra-
giona$$e male delle co$e à quella pertinenti, perche egli $i $eruirebbe de principÿ di quella
$cientia; & però quelli che $ono in molte $cienze periti, $empre armati $ono, & all'offe$a,
& alla dife$a, percioche v$cendo o $tando nella propo$ta qui$tione, $i po$$ono $aluare con
auantagio. Ma rare volte $i truouano $imili huomini, come fu Aristarcho Samio, Philolao, & Archita
Tarentini, Apollonio Pergeo, Erato$thene Cireneo, Archimede, & Scopinas Siracu$ani, i quali
per via dinumeri, & diragioni naturali molte co$e ritrouate circa gli in$trumenti, & le regole &
gli $tili, ai posteri degnamente la$ iorno. Quando adunque $ia, che dalla $olertia naturale non
atutte le genti per tutto, ma a pochi huomim conceduto $ia l'hauere co$i buoni ingegni, & l'vfficio
dello Architetto $ia eβere in tutti gli ammae$tramenti eβercitato, & la ragione della co$a per-
metta, che non $econdo la nece$$ità le $omme, male mediocri cognitioni delle di$cipline egli habbia:
io ò Ce$are, & ate, & a quelli, che leggeranno i miei volumi, dimando, che $e alcuna co$a poco $e-
condo le regole di Grammatica $arà da me e$plicata, egli mi $ia perdonato. perche non come $om-
Conchiude Vitr. con mirabile circondottione, & abbracciamento le dette co$e, te-
nendo lungamente $o$pe$o lo intendimento prima, che venghi al fine, il che è idea, &
forma della grandezza del parlare, che $i $o$tenta con alcune particelle la $ententia,
come $ono, benche, non $olamente, quantunque, auegna Dio, & altre $imiglianti, che
richiedeno altre ri$pondenze. Ecco quanto è ripieno que$to parlare di $entimenti, &
d'Argomenti, & prima dalla natura delle co$e, quando dice (ma pochi huomini cõ-
ceduto $ia.) Da poi dall'Arte, quando dice (& l'vfficio dell'Architetto.) Indi dalle co
$e i$te$$e quando dice. (Et la ragione della co$a permetta.) & finalm\~ete chiude il $en
timento. (Io che o Ce$are.) Propone poi di che egli habbia a trattare di cendo. Quanto veramente ricerca il potere di que$t'. Arte, & le ragioni, che in quello po$te $ono, pro-
metto (come io $pero) in questi libri non $olo à gli cdi$icatori, ma à tuttii $aui $enza dubio con
grandi$$ima autorità poter pre$tare. Pareua la prome$$a di Vitr. grande, & gonfia, però con prudenza egli vi po$e quel-
le parole (come io $pero) per dimo$trare mode$tia. dice adunque che egli promet-
te pre$tare quanto porta la facolta dell'Architettura, non $olamente a gli edi$icanti,
ricordando$i di hauer detto, che l'Architettura na$ce da Fabrica, ma a tutti i periti le
ragioni dell'Arte promette, lequali nel di$cor$o, nella co$a $ignificante, & nella pro-
ua della Fabrica $ono ripo$te, & però $enza dubbio con grandi$$ima autorità o$$erua
le prome$$e, percioche come $auio Architetto fonderà l'Arte $ua $opra veri, efficaci,
vtili, & conformi precetti. Et tanto detto $ia $opra il primo capo. _L_ARCHITETTVRA con$i$te in Ordine, in Di$po$itione, in bel Numero, in
Compartimento, in Decoro, & in Distributione. Chiunque intenderà bene il pre$ente capo, con verità potrà dire $a-
pere, & intendere in che cõ$i$ta la forza dell'Architettura. percioche
le $ei co$e, nelle quali afferma Vitr. che con$i$te l'Architettura, $ono
quelle, che appartengono alla forza, & natura di e$$a; qu lle delle qua
li è l'habito nella mente dello Architetto; & quelle finalmente, $enza le quali niuna
opera può hauer forma, o perfettione. Difficil co$a è dimo$trare la diuer$ità che è tra
le predette co$e: & bella co$a è la$ciar$i intendere, & non fuggire. Percioche a molti
può parere, che Vitr. nel diffinire le dette $ei co$e, dica il mede$imo in più modi: Il che
non è, com'io mi sforzerò di dimo$trare chiaramente. Dico adunque per intelligen-
tia di quello, che $i deue e$ponere, che alcune co$e inquanto all'e$$er loro non $i rife-
ri$cono ad altre, ma libere, & a$$olute $ono. Altre hanno rilatione, & ri$petto, & $e@-
za non $tarebbeno. l huomo, la pietra, la pianta, & finalmente ogni $o$tanza non han-
no riguardo, e cõparatione ad altra co$a, perche da $e $tanuo: ma l'e$$er padre, patro-
ne, mae$tro, amico, fratello, non può $tare da $e, ma di nece$$ità ad altro $i riferi$ce.
perche'l padre ha rilatione al figliuolo, il patrone al $eruo, il mae$tro al di$cipulo, l'a-
mico all'amico, il fratello, al fratello. $imilm\~ete il doppio, il maggiore, il minore, & l'e-
guale $ono co $e, che $ole non po$$ono nè $tare, nè e$$er inte$e. Oltra la predetta di$tin
tione egli è degno di auuertimento, che delle co$e, le quali di loro natura $i riferi$co-
no ad altre, $ono alcuni termini: & que$ti $ono il fondamento, & principio dal quale
s'incomincia la relatione, & il fine nel quale ella termina: come la ragione di e$$er pa-
dre comincia da chi genera, & termina in chi è generato. Lo e$$er mae$tro $i fonda
in colui, che in$egna, & ha il $uo termine in colui, che impara. lo e$$er maggiore co-
Noi di$t intamente ragioneremo di cia$cuna parte, & prima dell'ordine. Ordine è modarata attitudine de imembri dell'opera, partitamente, & ri$petto a tutta la pro-
portione al compartimento, ilquale $i compone di quantita. Perche in molte co$e ritrouamo ordine, di$po$itione, decoro, di$tributione, & le al
tre parti $opradette, però diremo che que$ti termini $ono generali & communi &
come generali, & communi hanno le @ rod ffinitioni nella $cienza generale, & cõ-
mune, che è la prima detta Metaphy$ica. Ma quando alcuno artefice uuole applicare
La $immetria, & compartimento $i compone di molte quãtità ad vno i$te$$o e$$ct
to: la qual quantità è diffinita da Vitr. & da noi con l'e$$empio dichiarata. nel qual e$-
$empi>o prima $i piglia il piano intiero della fronte & quello in parte $i diuide & d'v-
na di quelle parti $e ne fa la regoletta, & il modulo, ilquale tempera & modera i m\~e-
bri, & le parti dell'opera facendo nel tutto vn conueniente effetto. _La di$po$itione è at_
_ta collocatione delle co$e, & nel componimento $cielto effetto con qualità_. La di$po$itione com-
para le parti dell'opere non comegrandezze, & quantità, ma come parti da e$$er col
locate nel proprioluogo. percioche non è a ba$tanza ritrouare vna cõmune mi$ura,
che $ia regula della grandezza delle parti, ma bi$ogna anche ritrouare vn'ordine
di quella co$a che ha parti, non comparando le parti come grandezze, & quantità,
ma comparãdole come co$e da e$$er po$te al $uo luogo. Due maniere ci fa la di$po-
$itione, l'vna dal ca$o procede, oldalla nece$$ità, el'altra dall artificio, odal $apere. Vit.
ragiona di pre$ente di que$ta vltima, ma nel $e$to libro ragiona della prima, & molto
bene $i la$c@a intendere al $econdo Capo del detto libro, cerca le predette co$e dicen
do in quel luogo. _Niuna cura maggiore bauer deue l'Architetto, che fare, che gli edificÿ bab-_
_biano per le proportioni della rata partei componimenti delle loro ragioni, quando adunque $arà_
_fornita la ragione delle mi$ure, & con di$cor$o e$plicate le proportioni_. (Come ricerca l'ordi-
ne, & la $immetria) _all'bora è proprio anche dell'acutezza dello ingegno prouedere alla natura_
_del luogo, all v$o, alla bellezza, & aggiugnendo, o $cemando far conueneuoli temperamenti, accio-_
_che quando $aràlcuato, oaggiunto alcuna co$a alla mi$ura, cio paia eβer $tato drittamenteformato._ Come fa Vitruuio nella di$po$itione delle Bafiliche, nel quinto libro. _In modo che niente più $i di$ideri nell'a$petto_ (Ecco la Eurithmia) _perche altra forma pa-_
_re, che $ia d'appre$$o, & al ba$$o; altra di lontano, & in altezza, nè quella pare in luogo rinchiu$o,_
_che pare in luogo aperto, nelle quali co$e è opera di grande ingegno $apere prendere partito_. Et in fine del detto capo dice più chiaramente, toccando la di$po$itione, che dal
caio, o dalla nece$$ità procede. _Io non pen$o, che bi$ogni dubitare, che alle nature, & nece$$ità_
_dei luogbi, non $i debbiano fare gli accre$cimenti, & le diminutioni, ma in modo, che in $imilope-_
_ra niente $ia di$iderato, & que$to non $olo per dottrina, ma per acutezza d'ingegno $i può fare;_
_& però prima egli $i deue ordinare la ragione delle mi$ure, dalla quale $i po$$a pigliare $enza du-_
_bitatione, il mutamento delle co$e. Dapoi $ia e$plicato lo $patio dal baβo dell opera, che $i deue fa-_
_re, di larghezza & di lunghezza. della qual opera, quando vna fiata $arà determinata la gran-_
_dezza, ne $egua l apparato della proportione alla bellezza, accioche dubbio non $ia lo a$petto del-_
_la con$onanza, a chi vi vorrà $opra con$iderare_. Dalle parole$opra dette chiaramente $i cono$ce il numero, l'ordine, & la natura
delle $ei co$e predette. io ho voluto allegare i luoghi di Vitr. per e$$ere lo int\~eto mio
di e$ponere Vitr. con Vitr. i$te$$o. dice adunque, $eguitando la $ua diffinitione, che la
di$po$itione è atta collocatione delle co$e. Et per co$e intende le $tanze, & le parti di
e$$e nella fabrica, ouero le parti dell'opere fatte dall'Architetto, $ieno quali $i voglia.
da que$ta ben di$po$ta collocatione delle parti, na$ce il vedere in tutta la compo$itio
ne vna bella qualità, che è $ito cõueniente di cia$cuna co$a. & però dice, $cielto effet
to, cioè sbrigato, netto, di$tinto. Alla di$po$itione s'oppone il $uperfluo come all'ordi
ne s'oppone la confu$ione. Et $i può dire, che l'ordine è di$po$itione delle mi$ure alla
$immetria, e la di$po$itione è ordine delle partial luogo, come $i vederà al $e$to capo
del primo, & in molti altti luoghi. _Le idee della di$po$itione $ono que$te la pianta, lo in piè, il_
Nel di$ponere, & collocare le partil Architetto forma nel $uo pen$iero, & poi di-
egna tre maniere, ouero idee delle opere: Vna è de@@a da Greci, ichnografia, cioè de-
$crittione, & di$egno della pianta, per dare ad inter dere la collocatione delle parti,
& la larghezza, e lũghezza de@l'opera. alche fare ci vuole vn moderato v$o della $e$ta
e della regola. L'altra è detta, orthographia, cioè de$crittione, & di$egno delleuato, e
dritto, si ք dimo$trare l'altezza delle opere, come la maniera. deue e$$er lo in piè cõfor
me alla pianta, altrimenti nõ $arebbe vn'i$te$$a co$a quella, che na$ce, e quella, che cre
$ce: ilche è grande errore, & contra la natura delle co$e, percioche nelle piãte, & negli
animali $i vede quello, che na$ce, & quello, che cre$ce e$$er lo i$te$$o, & niuna parte ag
giugner$i da poi. La terza idea è il profilo, detto $ciografia, dal quale gr\~ede vtilità $i pr\~e
de, perche per la de$crittione del profilo $i rende conto delle gro$$ezze de i muri, de gli
$porti, delle ritrattioni d'ogni mempro, & in que$to l'Architetto come Medico dimo
$tra tutte le parti interiori, & e$teriori delle opere e però in que$to officio ha bi$ogno
di grandi$$imo pen$amento, & giudicio, & pratica, come à chi, con$idera gli effetti del
pro$ilo è manife$to: perche la eleuatione della fronte, & la mae$tà nõ dimo$tra gli $por
ti, le ritrationi, le gro$$ezze delle cornici, dei capitelli, de i ba$amenti, delle $cale, & d'al
tre co$e però è nece$$ario il pro$ilo; & con que$te tre maniere di di$po$itione l'Archi-
tetto s'a$$icura della riu$cita dell opera, & fa più certa la $ua intentione, & l'altrui di$i-
derio di far opera lodata, & degna. Et appre$$o può fare il conto della $pe$a, & di mol-
te co$e all'opere pertinenti. Dalle dette idee, che $ono forme concette nella mente, &
e$pre$$e nelle tauole, ocarte, neviene quello effetto $cielto, & elegante, che egli ha det
to. Si deue anche auuertire, che Vitr. e$pon\~edo le nature delle $ei predette co$e, viene
a confermare quelle, che $ono nece$$arie allo Architetto, percioche $i vede nella di$po
$itione, & nelle $ue $pecie, quanto vtile $iail di$egno, & la Geometria. $i vede nell'ordi
ne, quanto commoda $ia l'Arithmetica. & vedera$$i nelle altre parti quanto ci $arà a
propo$ito la Pro$pettiua, la Mu$ica, e quelle co$e, che all i$toria & alle altre qualità del
l'Architetto $ono conuenienti. L'in piè è imagine della fronte. Là doue rappre$enta
$opra il piano d'vna carta, tela, o tauola quello, che na$ce dalla pianta rifei\~edo il tutto
alle ragioni dell opera, che $i deue fa@e $ia ella Dorica, lonica, oqual $i voglia. Vitr. ha
chiamato frõte ogni co$a, che dritta $i vede. Molti $ono, da i quali $i pottà hauere vna
pianta & anche non v$cendo fuori dei termini di quella, farannolo in piè $econdo la
ragione dell'opera $utura, ma non $apranno in ogni ordine della fabbrica dimo$trate
in di$egnolla gro$$ezza de i pareti, quello, che po$a $ul viuo, quello, che e$ce, & quello,
ch'entra; & però mancheranno di que$ta terza $pecie, & Idea della di$po$itione pet la
$ua difficultà. Que$ta vtilità del profilo mi muoue ad interpretare $ciogra$ia, & nõ $ce
nografia. perche $c bene la $cenografia ch'è de$crittione delle $cene, & pro$pettiua, è
nece$$aria nelle co$e dei Theatri, come $i vederà nel quinto libro; nõ però pare, che $ia
$econdo le idee della di$po$itione delle quali $i parla. Altri vogliono, che s'intenda il
modello. ma que$to non corre con il propo$ito no$tro, $e bene egli fa più chiara, & cer
ta la intentione dell' Architetto: oltra che non conuienela diffinitione data da Vitr. al
modello. Potrebbe dite alcuno che la detta diffinitione non quadra al profilo; io ri$põ
do, ch'e$$endo tanto nece$$ario il profilo & molto più, che la pro$pettina, bi$ogna con
$iderar bene la detta diffinitione. Io per me, quãdo haue$$i ad int\~edere in que$to luo-
go la pro$pettiua, vorrei che fuffero quattro le idee della di$po$itione, per ponerui il
profilo; tanto egli mi pare nece$$ario. Ma pare anche di nuouo, che cõuenendo la dif-
finitione della di$po$itione a due delle $ue idee, cioè alla pianta, & allo in pie, perche
Que$te na$ceno da pen$amento, & da Inuentione. Pen$amento è cura piena di $ludio, &
effetto d'indu$tria, & vigilanza d'intorno all'opera propo$ta con dilettatione. Vitruuio in que$to luogo dimo$tra da che na$ceno lepredette maniere, & idee
della di$po$itione: & come huomo, che bene habbia prouato, & $entito in $e $te$$o
quello, che egli dice, v$a alcuni termini efficaci per i$primere la $ua intentione. Se
adunque la natura ci apporta$$e le predette forme & idee, $enza dubio poco ci bi$o-
gnerebbe v@are dello artificio. Ma perche la natura non ci mo$tra le dette co$e: ne-
ce$$ario è ricorrere all'Arte, & perche con l'arte $i cerca di rappre$entare gli effetti
alla natura $imiglianti@, però ci vuole pen$amento: & per e$$er difficile, con arte
con$eguire l'intento no$tro, però grande $tudio, & indu$tria $i richiede: ma poi che
dalla diligenza & indu$tria na $ceno belle, eleggiadre co$e, di $ubito s'accompagna, il
diletto, & il piacere, il quale non èaltro, che riceuere impre$$ione di qualità che $ia
conforme allo appetito, & de$iderio, & però il piacere dello intello è di apprendere
il vero, perche niuna co$a è più conueniente allo intelletto, che la verità, onde
$i dice: Altro diletto ch'imparar non trouo. Il diletto del $en$o è riceuere qua-
lità di qualche oggetto, che conuenga, & corri$ponda al $en$o: come $i pruoua
nelle delicate viuande, nella $uauità de gli odori, nella dolcezza de $uoni, nella va-
Suo proprio dico, peroche $e ri$ponde$$e a i compartimenti, & alle $immetrie conue-
nienti ad altre parti, non $arebbe cono$ciuta la gratio$a maniera, & qui $i deue riferi-
rela Eurithmia allo a$petto, come Vitruuio dichiara in molti luoghi, nel terzo libro
al $econdo Cap. & all'ultimo, & nel $e$to al $econdo. Et perche ogni proportione
è nata dainumeri, però egli $i ha $eruato il nome predetto in ogni co$a, doue $ia pro-
portione, & perche la larghezza, altezza, & lunghezza delle opere, deue e$$er gra-
ta allo a$petto, & que$to non $i fa $enza proporcione, & doue è proportione, è ne-
ce$$ario, che $i truoui numero; però il nome di Eurithmia è $tato pigliat o. Deue ef-
$er adunque ogni arti$icio$o lauoro a gui$a d'un belli$$imo ver$o, il quale $e ne corra
$econdo le ottime con$onanze $ucceden do le parti l'vna all'altra, $in che peruen-
ghiuo all'ordinato fine. Et benche alcuna co$a ottima non $ia, niente di meno può
e$$ere ottima mente ordinata, come egli è manife$to nelle parti, & membra del corpo-
humano, & nelle co$e artificiali, doue è la con$onanza, & l'armonia. Imperoche $e
bene l'occhio è piu nob il co$a del piede, pur $e riguatdamo l'ufficio di cia$cuno, tanto
l'occhio, quanto il piede, $aranno nel corpo ottimamente $ituati, in modo, che ne l'oc-
chio $arà miglior del piede, ne il piede miglior dell'occhio. Similmente è nella citara,
percioche tutte le corde po$$ono e$$er proportionate in modo, che $e alcuna $arà tira-
ta, accioche $e le dia $uono migliore, non re$terà però la con$onanza. Il $imile $i richie-
de nelle opere, nelle quali è nece$$ario, che ci $ia que$to ri$petto di formare con perfetta
ragione tutte le parti, che $ono di lornatura di$tinte, di modo, che tutte concorrino
alla bellezza, & dilettino la vi$ta de riguardanti. Come nel cantare $i richiede $l con-
$erto delle voci, nel quale oltra, che le voci $ono giu$te; oltre, che conuengono nelle con-
$onanze, bi$ogna anche vn cetto temperamento, che faccia dolce, & $oaue tutta la
armonia, come a uiene a quei mu$ici. che cantano con la $olita compagnia, per-
the $i $ono accommodati l'uno all'altro con di$crettione. Que$ta bella maniera si
Il compartimento, & ri$pondenza delle mi$ure detto $immetria, è conueneuole con$entimento
da i membri dell opera, & dalle parti $eparate alla forma di tutta la figura, $econdo la rata-
portione come $i vede nel corpo bumano, il quale con il cubit, co'l piede, col palmo, col dito, &
con le altre parti è commi$urato, co$i adiuiene nelle perfettioni dell'opere. Et prima nei $acri
Tempÿ dalle gro$$ezze delle colonne, ouero dal Triglifo. poi nel forame della bati$ta quella co$as,
che vi entra. detta Peritriton Simigliantemcnte nelle naui dallo $pacio, che è tra vn $chelm al-
l'altro che per eβer di mi$ura di due cubiti, $i cbiama, dipichaic@ i, & co$i nelle altre opere dai
membri loro $i troua la ragione delle $immetrie, & de i compartimenti. La $immetria è la bellezza dell'ordine, come è la Eurithmia la bellezza della di$po-
$itione. Non è a ba$tanza ordinare le mi$ure vna dop ò l'altra, ma nece$$ario è, che quel-
le mi$ure habbiano conuenienza tra $e, cioè $iano in qualche proportione, & però doue
fara proportione, iui non puo e$$ere co$a $uperflua. & $i come il mae$tro della natural
proportione. è lo in$tinto della natura, co$i il mae$tro dell'Artificiale è l'habito dell'Ar-
te, d'onde ne na$ee, che la proportione è propria della forma, & non della materia, e do-
ue non $ono parti, non può e$$ere proportione: perche e$$a na$ce dalle parti compo$te,
& dalla relatione di e$$e, & in ogni relatione è nece$$ario almeno, che $iano due termi-
ni, come s'è detto, ne $i può lodare a ba$tanza lo effetto della proportione, nella quale è
po$ta la gloria dell'Architetto, la bellezza dell'opera, la merauiglia dello artificio. co-
me $i vederà chiaramente quando noi ragionaremo delle proportioni, & apriremoi $e-
creti di que$t'Arte, dimo$trando qual ri$petto è nella proportione, qualli termini, qual
v$o, & quanti effetti, & di che forza ella faccia parere le co$e: però mi riporto al $uo luo-
go. Vit. fin tanto dà lo e$$empio di quello, che egli ha detto. [Secondo la rata portione,]
dicendo. [Come $i vede nel corpo humano.] Hauendo Hercole mi$urato il cor$o, & lo
$pacio di Pi$a, & trouatolo di piedi $eicento dei $uoi, & e$$en do$i poi nelle altre parti del
la Grecia fatti quegli $pacij da correre di piedi $eicento, ma piu breui. il buon Pithago.
ra comparando quelli cor$i l'vno cõ l'altro, titrouò il piede di Hercole e$$ere $tato mag-
giore dei piedi, con i quali i Greci haueuano mi$urato gli altri $pacij, & $apendo qua-
le doueua e$$er la proportione del piede alla giu$ta grandezza dell huomo, compre$e la
$tatura di Hercole e$$ere $tata tanto maggiore della $tatura de gli altri huomini, quanto
il cor$o mi$urato da Hercole eccedeua gli altri cor$i della Grecia. Quaudo adunque le
mi$ure $eranno accommodate alle maniere, non ha dubbio, che dalla grandezza d'vna
parte non $i cono$ca la mi$ura dell'altra, & con$eguentemente la grandezza deltutto.
[Etprima ne i $a cri tempis.] Que$to ho dichiarito di $opra, che dalla gro$$ezza delle co-
lonne, che ci daua il modulo, $i pig$iauano gli $pacij tra le colonne, & le altezze di
quelle. [Ouero dal Triglipho.] que$to è vn membrello, che ha tre canellature come ca-
nali, donde prende il nome, & $i mette $opra l'Architraue nelle opere Doriche, dal qua-
le $i mi$ura l'opera Dorica $i come al terzo capo del quarto libro ci $arà dichiarito. [Pot
nel $oro della Bali$ta.] Nella Bali$ta, ch'e in$trumento da trarte, egli $i fai fori dalle te-
$te, nei quali entra il capo della corda i fori $i cauano dalpe $o della pietra: & da i fori $i
caua la mi$ura di quello, che Vitr. chiama $cutula. nel decimo al cap. XV I. & qui Peri-
triton. come dalla palla $i piglia la mi$ura del pezzo doll'artigliaria, ($imiglian temente
nelle naui, da gli $chelmi, cioè dallo $pacio, ch'è tra il ligamento d'vn remo & l'alti>o, $rpi
glia quella mi$ura, che regola tutto il corpo della galera,) co$i trono, che $i o$$erua nel
$abbricar le galere, & per que$to io ho e$po$to Vitr. in que$to modo. ma $egnitiamo. Decoro è a$petto $enza menda dell opera prouato perle co$e compo$te con autorità. Io e$ponerò deéoro per le co$e che $egueno, ma in vero Vit. lo abbraccia $orto nome
di ornamento, quando egli dice, (a$petto $enza menda,) ben che nella $econ da parte $i
regna al decoro, quando dice, (prouato per le co$e compo$te con autorità.) & l'e$$empio
Dalle parole di Vitr. il prudente Architetto può trarre molti belli documenti cerca
il Decoro, & gliadornamenti, che conuengono alle fabbriche dei no$tri tempi. Impero-
che $e bene noi non hauemo i Dei fal$i, & buggiardi, non manca però l'occa$ione di $er-
uare il Decoro nelle chie$e con$ecrate a i veri amici del vero Dio, & anche alla Maie$ta
di quello, & come che molti $ono, & differenti nello $plendore di diuer$e virtuti, come le
$telle de cielo differenti $ono in chiarezza, egli$i può bene v$are ogni maniera conue-
niente, & propria a gli effetti di cia$cuno. L'Au$terità de i $anti, che nella vita $olitaria
$i $ono macerati in digiuni, vigilie, & orationi ricerca $odi, & inculti lauori. La $emplici-
ta, & purità Virgin ale i piu gentili, & delicati: & $imilmente la moderata vita ricerca la
temperatura dell'vna, & dell'altra parte. Ma non $i deue credere, che $olamente habbia-
no ad e$$ere tre maniere di opere, perche Vitr. ne habbiatre $ole numerate, percioche e-
gli $te$$o nel quarto libro al $ettimo cap. vi aggiunge la To$cana, & dice anche che vi $o-
no altre maniere, & i moderni ne fanno, & la ragione lo richiede, per fare differenza da
no$tri $anti alli Dei fal$i de gli antichi, & è in potere d'uno circon$petto, & prudente Ar-
chitetto di componere con ragione di mi$ure molte altre maniere, $eruando il Decoro,
& non $eruendo a $uoi capricci. Ma le tre $opradette maniere $ono le più nominate. Ma alla con$uetudiue in que$to modo $i exprime il decoro. quando alle parti di dentro de gli edi-
ficÿ magnifiche $i daranno l'entrate, & ine$tibuli conuenienti, & belli, perciochenon $arà di de-
coro, & ornamento, $ele parte interiori $aranno fatte con eleganza, & le intrate ba$$e, & ver-
gogno$e. Simigliantemente $e ne gli Architraui Dorici $i $colpiranno uelle coraici i dentelli,
ouero $e nei capitelli puluinati, one gli architraui Iouichi $aranno cauati gli Trigli$i. traportan-
do$i da vn'altra ragio@ele proprietà in altro lauoro, $i offenderà il vedere, per e$$er primala v-
$a@za altrimenti. Proprio è nel gocciolatoio Ionico $colpire i dentelli; que$ti $e nella opera Dorica $a-
ranno traportati, come fece colui il quale fabbricò il Theatro, che Augu$to fece fare in
nome di Marcello $uo nipote, offenderà gliocchi a$$uefatti ad altra veduta $imilmente
farà colui, il quale ne gli architraui onichi farà membretti canelati, che $i chiamano Tri
glifi. percioche que$ti $ono proprij della maniera Dorica, come Vit. ci dimo$tra nel quar
to libro. lo la$cio al luogo $uo la dichiaratione di molti vocaboli, per non ritardare la iu-
tentione di chi de$idera $apere ordinatamente. Il decoro naturalè $arà, $e prima per fabricare tutti i Tempÿ $i farà elettione di luogbi
$ommamente $ani, & delle fonti delle acque idonee, in quelle parti, doue $i banno a fare le $acre
ca$e $aranno eletti; Et $pecialmento dopò ad E$culapio, alla Salute, & a quegli dei, per le medi-
cme de i quali molti in$ermi pare, che $iano ri$anati; perche quando i corpi ammalati $aranno
traportati di pe$tilenti in luogo $ano, & dalle $onti $alubri $aranno loro le buone acque recate,
molto più pre$to ricouereranno la $annità, & co$i auenirà che dalla natura del luogo, l'opinioue del-
la diuinità con grand@zza, & credito $i faccia maggiore. Appre$$o le dette co$e, il decoro na-
turale $arà, $e perle $tanze, oue $i dorme, & per le librarie $i piglierà i lumi dal leuante, per
libagni, & per li luogbi del verno dalla parte, doue il $ol tramonta la inuernata, per le cancel-
Perche Vitr. nel quinto libro al decimo, & nel $e$to al $ettimo capo ragiona delle det-
te co$e, & $imilmente nel quinto al duodecimo, & in altri luoghi ragiona del decoro, &
della bellezza, io nõ voglio prouertire con dichiaratione di parole la intelligen za alluo-
go $uo. Ba$timi dire, che la beljezza, & decoro è relatione di tutta l'opera all'a$petto, &
a quello, che $ta bene, a che è l'opera indrizzata, $eruando l'v$anza, & la commodità del-
la natura. La di$tributione è commoda, & vtile di$pen$atione delle co$e, che bi$ognano, & delluogo, &
moderato temperamento della fpe$a fatta con ragione. Que$ta $i o$$eruerà $e prima l'Archi-
tetto non cercherà quelle co$e, che non $i po$$ono trouare, o preparare $enz a grandi$$ima $pe$a-
percioche non in ogni luogo $i caua la rena, ne per tutto è copia di cementi, di abeti, di $appine,
di marmi. Ma vna co$a in vn luogo, & altra in altra parte $i truoua, & le condotte di tali co$e
$ono difficili, & di molta $pe$a, & però doue non $ipuo cauare $abbione di fo$$e, v$i$i quello di
fiume, ouero l'arena del mare ben lauata. Fuggiranno$i i bi$ogni de gli abeti, & delle $appine,
v$ando$i il cipre$$o, il proppio l'olmo, ouero il pino. Et in tal maniera $i e$pedirà le altre co$e.
Euui vn'altro grado di di$tributione, quandò $i fabbrica all'v$o dei padri di famiglia, ouero
$econdo la commo dità del dinaro, ouero $econdo la dignità della bellezza. percioche egli pare
che altrimenti s'babbiano a farele ca$e nella città, da quelle, nelle quali s'banno a riponerei frut-
ti delle ville; & non $arà quello i$te$$o il fabbricare per li mercanti gabellieri, & per li dilica-
ti, & quieti. Male habitationi dei grandi, che con i loro graui pen$ieri gouernano la republica
$i deuono fabbricare all'u$o loro, & in $omma le di$tributioni de gli edi$icij conuiene e$$er fatte
$econdo le per$one. Come le maniere del parlare, che $i chiamano idee, $ono qualità dell'oratione conue-
niente alle co$e, & alle per$one, co$i le maniere de gli edificij $ono qualità dell'arte con-
ueniente alle co$e, & alle per$one, & $i come a formare vna idea dell'oratione otto co$e
$ono nece$$arie, cioè la $entenza, ch'è lo intendim@nto dell'huomo, l'artificio, col quale
come con certo in$trumento $i leua il concetto; le parole che e$primono i concetti, la cõ
po$itione di quelle, con i colori, & figure, il mouimento delle parti, che numero $i chia-
ma, & la chiu$a, & il fine della compo$itione, co$i per i$pedire vna maniera delle arti, $ei
co$e $ono nece$$arie, & que$ta già qua$i tutti hanemo e$pedite. Re$ta $olamente la di$tri-
butione, la quale, & nell'arte del dire, & nella cura publica, & priuata è $ommamente
nece$$aria, & molto $i apprezza. Que$ta pare, che con il decoro conuegna riferendo$i al-
le co$e, & alle per$one. ma è differente. perche il decoro $i riferi$ce alle co$e & alle per$o-
ne in quella parte ch'è conueneuole, & d'ornamento, & hone$tà, ma la di$tributione in
quella parte ch è vtile, & commoda, come $i vederà nel $e$to libro all'ottauo cap.nel qua
le Vit. pare, che habbia voluro dichiarare la pre$ente parte. Hora egliè da auuertire, che
$e bene Vitr. ha applicato le predette $ei co$e alla fabbrica de i tempij, & delle ca$e, per
e$$er co$e principali, però egli $i deue applicarle a tutte l'altre co$e, & opere, che $i fanno
come machine, in$trumenti, horologi, & altre co$e $ottopo$te alla Architettura, & tanto
$ia detto dell'habito, & della forma che deue effere d'animo, & nel pen$ioro dell'Archi-
tetto, accioche egli meriti, co$e degno, & cele b@ato nome. L_Ele parti dell Architettura $ono tre Edificatione, Gnomonica, Machinatione_. Tempo è che io $a tisfac cia hormai alla prome$$a di e$ponere le parti della
Architettura; però con quella breuità, che mi $arà conce$$a i$primere inten-
do la forma intiera, & vnita dell'Architettura, & dimo$trare ordinatamen-
te le parti $ue, accioche $i rinchiuda nei termini $uoi tutto il corpo di quella. Il $apere
non è altro, che cono$cere gli effetti per le proprie cau$e. ogni effetto è fatto da alcuna
co$a, di qualche co$a, ad alcun fine, con alcun modo, & forma. Quello, che fa è detto agen
te, la co$a di che $i fa, è chiamata Materia, quella a cui s'indrizza, è detta Fine, quella, che
compie, & rende perfetta in e$$ere è nominata forma. Le caule principali adunque $ono
quattro. Noi dello agente artificio$o, quale egli $i $ia, & di che conditione e$$er debbia
gia detto hauemo quando, & l'ufficio, & le virtù dello Architetto narrammo. La forma
$i milmente in vniuer$ale è $tata e$po$ta. Re$taci a dire della materia, & del fine. Et per
piu chiara intelligenza in $omma dicemo, che ad imitatione delle co$e naturali, con$ide-
ramo nell'arti$iciali due co$e. L'vna èlo e$$ere, l'altra il bene e$$ere. cerca lo e$$ere con$i-
deramo gli adornamenti, & gli acconcia menti delle co$e. Et perche molti $trumenti ci
bi$ognano per componere la materia con la forma, però è nece$$ario trattare de gli in-
$trumenti, e delle ma chine, & la ragione delle $opradette co$e in tal modo $i e$pone. L'ar
te quanto puo imita la natura. Et que$to auiene perche il principio dell'arte, ch'è l'in-
telletto humano, ha gran $imiglianza col principio, che muoue la natura, ch'èvna intel-
ligenza. dalla $imiglianza delle virtù, & dei prin cipij na$ce la $imiglianza dell'operare,
che per hora chiameremo imitatione. Que$ta imitatione $i vede in tutte l'Arti, ma mol-
to maggiormente in quella ch'è giudice ditutte. imitaremo adunque la natura nel trat
tamento dell'Arte. La doue l'Architettura cioè la $cienza dichiara la materia, la forma,
& la compo$itione dell'opere, & imitando la natura per l'occulta virtù del $uo principio
procede dalle co$e meno perfette: & prima pone le co$e in e$$ere, & poileadorna, percio
che non $i puo adornare quello, che non è. Ma perche il principio, che regge la natura, è
d'infinita $apienza, ottimo, & potenti$$imo, però fa le co$e $ue belle, vtili, & durabilicon-
ueneuolmente l'Architetto imitando il fattor della natura deue riguardare alla bellez-
za, vtilità, & fermezza dell'opere. Trattando adũque della forma bi$ogna, ch'egli $appia
ordinare, di$ponere, mi$urare, di$tribuire, ornare, & $atisfare al diletto de gli occhi con
bella, & gratio$a maniera, & per cio fare $ia egli in$tituito con quelle conditioni, che $o-
no contenute nel primo capo, & con quelle, che nel $ecõdo $i leggono. Sotto nome di for
ma compre$i $ono i lineamenti, & i $iti delle co$e, la doue $i con$idera la ragione con tut-
te le $ue qualità, occulte, & manife$te, buone, & ree, il piano, il compartimento di quello,
la eleuatione della fronte, & de'lati, le apriture, i coperti, con ogni lor cõditioue, ammae-
$tramento, & regola, come $i dirà poi. Seguita quella con$ideratione, che appartiene al-
la materia. ma prima, che la materia $ia di$po$ta, & apparecchiata, bi$ogna con$iderare,
che lo ingegno dell'huomo è imper$etto, & di gran lunga inferiore allo intelletto diui-
no. & la materia (come $i dice) è forda, & non ri$ponde alla intentione dell'arte, Et pe-
rò prima, che l'Architetto $i dia a cominciar le opere deue imitare lo agente naturale, il
quale non opera $e non $econdo i $uo pot@re, co$i farà l'Architetto con$iderando l'opera
& la $pe$a. Et perche la natura nelle co$e piu perfette, & piu tempo, & piu diligenza vi
mette però lo Architetto da da pen$ar molto bene; & per fare piu certa la riu$cita delle
opere, col di$egno, & col modello $i mouerà, prima vd\~edo anchei meno e$perti, & la$ciã-
do raffred dare l'affetto, per dar luogo al giuditio, imiterà la natura, che contra il $uo fat
tore nõ opera co$a alcuna, però eglinon cercherà co$e impo$$ibili, & quanto alla mate-
Le parti dell'Architettura $ono tre, Edificatione, Gnomonica, & Machinatione. La edificatio-
ne è diui$a in due parti, vna èla collocatione delle mura, & delle opere communi, ne i luoghi pu-
blici, l'altra è la e$plicatione de i priuati edificij. Dapoi che Vitr. ci ha dimo$trato che co$a e$$er deue nella m\~ete dell'Architetto prima
ch'egli venghi all'opera, hora egli ci mo$tra in quante co$e egli ha da porre le $ei predet
te $orme, & dice, che l'ordine, la $immetria, la di$po$itione, la di$tributione, il decoro, &
la eurithmia $i hanno ad e$$ercitare in tre co$e principalmente, ch'egli chiama parti del
l'Architettura, & $ono parti materiali, & la prima è la Edificatione, & fabbrica, la $econ
da Gnomonica, la terza Machinatione. Fabbrica è nome generale, & particolare, in ge-
nerale fabbrica è arte, & componim\~eto d'alcuna co$a, come latinamente Fabbro è det-
to ogni operario. Similmente machinatione è quell'i$te$$o, ch'è fabbrica in generale, ma
quando l'vno, & l'altro nome è pre$o in particolare, fabbrica s intende edificatione, &
machinatione s'intende arte di fare le machine, della quale $i tratta nel decimo libro. la
edificatione ha due parti, l'vna è la collocatione delle mura, & dell'opere comunine'pu
blici luoghi. di que$ta $i trata ne'primi cinque volumi. L'altra è la e$plicatione de' pri-
uati edificij, delli quali $i tratta nel $e$to. _Le Di$tributioni delle opere publiche $onotre, delle_
_quali vna $i dà alla dife$a, l'altra alla religione, l altra al comodo. Alla dife$a appartiene la ragio-_
_ne di fare le mura della città, & delle torri, & delle porte, le quali co$e $ono ftate ritrouate per $cac-_
_ciare gl'impeti de'nimici continuamente_. E que$ta $i ha ne'$eguenti capi del pre$ente libro. Della religione è la collocatione de i tempij, & delle $acre ca$e, de gli immortal Dei.
Di que$te co$e $i tratta nel quinto libro di$tintamente. _Que$te co$e dital maniera de-_
_uono e$$er di$po$te, che egli $i babbia riguardo alla fermezza, all'vtilità, alla venu$tà. Alla fer-_
_mezza $i riguarderà, quando le fabbriche $aranno ben fondate $in $ul $odo, & $e $enza auari-_
_tia $i $arà elettione, & $cielta della materia d'ogni $orte. All'utilità $i prouederà, quando $en_
_za impedimento al commodo, & u$o de i luoghi, & $enza menda $aranno le co$e di$po$te, & be-_
_ne accompagnate, & partite ad ogni maniera. Alla bellezza $i $atisferà, quando conbella, &_
_gioconda maniera dello a$petto, la compartita dei membri, $arà giu$ta, eguale, & proportionata_. Dellt elettione dei luogbi lani, & quali co$e nuocono alla $auità. NEL fabbricare le mura della città que$ti $onoi principij. Primam\~ete è la elet-
tione di luogo $ani$$imo: Quello $ia lo eleuato, non coperto di nebbie ne ca
rico di freddi vapori, Ma che riguardi quelle parti'del cielo, che nè troppo
calde $ono, nè troppo fredde, ma temperate. Dapoi $e egli $i $chiferà la vicinanza
delle paludi; per che venendo alla città col na $cente $ole l'aure mattutine $e con quel
le $e congiugneranno le na$ciute nebbie, & i fiati delle be$tie palu$tri $pargeranno
nei corpi de gli habitanti i veneno$i vapori me$chiati con le nebbie, & faranno il luo
go mal $ano. Anchora $e le mura $aranno a canto l mare, & riguarderanno al merig
gie, o al ponente, non $aranno i luoghi $alubri. Hauendo Vitr. fondata la trattatione dell'Architettura $opra i principij dichiara-
ti, comincia hora a fabbricarui $opra: & $econdo la $ua diui$ione comincia dalle ope
re publiche, & delle $ei co$e, cheapartengono alla forma, tocca prima la di$tri butio-
ne, & il decoro naturale, e delle tre, che deue hauer ogni fabbrica ragiona prima del
la vtilita, & dirà poi della fermezza, & venu$tà delle opere. Quanto alle opere publi-
che ci viene inanzi la città, che per dife$a della vita della religione, & delle publiche
commodità, $i $uol fare. Sei co$e $ono (come dice il dotto Leon Batti$ta) da e$$er con-
$iderate da chi vuol fabbricare vna città. La prima è l'ampiezza di tutta la terra po$ta
d'intorno & la faccia, doue $i debbe fabbricare, detta regione. La $econda è il campo,
& la piazza, o $patio determinato della regione da e$$er cinto, & rinchiu$o di mura-
La terza. èil compartimento del detto $pacio. La quarta è tutto quello, che $i lie-
na dal piano, parete, o muro nominato. La quinta è tutto quello, che ci $tà $opra il
capo, o ci cuopre in qualunque modo. La $e$ta èl'aprtitura, doue & le per$one, &
co$e entrano, & e$ceno. Vitr. comincia a dire della regione, cioè della elettione de
iluoghi $ani, percioche gran forza, & virtù è po$ta nella natura de i luoghi, & dello
aere, come quello, che da noinon $i puote $eparare; & il luogo è come padre della
generatione, in quanto egli, è affetto dalle qualità cele$ti. & però le co$e natu-
ralmente $i con$eruano più doue na$ceno, che altroue. Egli $i ragiona adunque
della elettione de i luoghi $ani per fabbricare la città, & que$ta è la prima con$ide-
ratione, che $i deue hauere. La regione adunque contiene alcune qualità, delle
qualialtre $ono pale$i, altre a$co$e, & di que$te, & di quelle alcune $ono ree, alcune
buone. Le ree $i cono$ceno dalle buone per lo contrario. Delle buone altre ci $er.
ueno al commodo, come il pae$e abondante diacque, di frutti, di pa$coli, che ha buo
ni vicini, porti, entrate, per commodità del contrattare, e condurre le merci. Altre $o
no buone alla $anità. si perche hãno l'acque mobili, lucide, nõ vi$co$e nõ metalliche,
Perche nella $tate l'aere, ch'è ver$o il meriggie na$cendo il $ole $i ri$calda, nel me-
riggie arde: & quello, che è ver$o il ponente, na$cendo il $ole intepidi $ce, $alendo al
mezo di ri$calda cad\~edo abbruccia: la doue per le mutationi del caldo, & del freddo
i corpi che $ono in que'luoghi s'infermano. e que$to $i può cono$cere dalle co$e ina
nimate, imperoche nelle cantine coperte niuno prende il lume dal meriggie, nè dal
ponente, ma dal $ettentrione: perche quella parte nõ $i vede in alcun tempo mutata,
ma è ferma $empre, & immutabile; & però i Granai, che riguardano al cor$o del $ole
pre$to mutano la bontà loro; & le co$e del mangiare, & i frutti, che non $ono alla par
te oppo$ta al cor$o del $ole, non $i con$eruano lungamente, perche $empre il calore
cocendo leua la fermezza delle co$e, & con i $uoi caldi vapori $uggendo le virtù natu
rali le di$cioglie, & quelle per lo caldo ammollite, r\~ede debili, & inferme, come $i ve-
de nel ferro, il quale benche $ia duro di natura, nondime no dal fuoco ri$caldato nelle
fornaci, s'ammolli$ce in modo, che in ogni forma $i può ageuolmente piegare, & fab
bricare, & lo i$te$$o e$$endo molle, & rouente po$to nell'acqua fredda $i rindura, & ri
torna nella proprietà di prima. Egli $i può ancora cõ$iderare, che co$i $ia, da che nel
t\~epo della $tate tutti i corpi per lo caldo s'indeboli$ceno, non tanto ne i luoghi pe$ti-
lenti, quanto nei $ani, & per lo contrario nel verno, quãtunque le regioni $ieno mol-
to mal $ane, diuentano però $ane, percioche i freddi le fortificano grandemente. Si-
milmente $i vede, che i corpi da luoghi freddi in parti calde traportati poco durano,
& $i di$cioglieno, ma quelli, che $ono di pae$i caldi, $e $taranno nelle fredde regioni
del $ettentrione, non $olamente per la mutatione del luogo non $aranno $ottopo$ti
a malatie, ma $i confermeranno. Et però nel fare e mura delle città bi$ogna guardar
$i da quelle regioni, i quali con i caloriloro po$$ono $pargere i caldi vapori ne i corpi
humani. perche di que'principij, che chiamano elem\~eti, tutti i corpi $ono compo$ti,
cioè di calore, di humore, di terra, & diaere, & dalla me$colanza di que$ti con natura
le me$colamento in $omma formate $ono le qualità di tutti gli animali nel mondo.
in que'corpi adunque, ne i quali di que'principij abonda il calore, $i vede, che il caldo
gli vccide, & di$cioglie tutte le altre co$e, & que$ti difetti $uol fare il feruore del cielo
che viene d'alcune parti, quando egli entrato $iede nelle aperte vene, più di quello,
che può portare il corpo per le ine$colanze della $ua natutal temperatura. parimente
$e l'humore hau rà occupato le vene dei corpi, & quelle hauera fatto di$eguali, e gõ
Vna gran parte del $ettimo della Republica d'Ari$totele tratta di quello che $i cõ
tiene in que$to Capo, & ne gli altri $eguenti del pre$ente libro. Ma noi non volemo
a pompa empire i fogli, nè di$putare $ottilmente delle co$e dette da Vitr. nelle qua-
li egli ha voluto & Medico, & Filo$ofo dimo$trar$i. Io de$criuereil herba A$plenon,
i luoghi di Candia, Rhetimo, & Cortina doue ella na$ce, & dimo$trarei in pittura il
$ito, & la regione, nella quale deue e$$er collocata vna Città, ($e però la pittura può
far que$to) ma perche io intendo, che altri $i pigliano que$to carico, volentieri lo la-
$ciarò a loro. Cerca l'i$torie voglio credere a Vitruuio: perche non pare conuenien-
te confermare i detti di Vitr. con autorità di Plinio, o d'altro, che for$e ha pigliato
da Vitr. quello che egli ha $critto. Ea$$ai, che Leon Batti$ta con ogni diligenza rac-
colto habbia molte, & diuer$e co$e ad vn propo$ito, che po$$ono $atisfare i curio$i di
$aper più oltra leggi al $econdo Capo del quarto iibro del $opra detto. Quella parola
che dice Vitr. Municipium, gli Spagnuoli dicono Villa con giuriditione, & Ca$trum
Villa cercada. QVANDO _adunque con que$te ragioni e$po$ta $aràla $alubrità de luoghi, ne_
_iquali $i ganno a fare le cinte delle mura della Città, & che per $ouuegno, &_
_nutrimento di quella elette $arannole regioni copio$e di frutti, & per gl@ ac-_
_conciamenti delle $trade, dei fiumi, ouero dei porti del mare $i potrà con le_
_condotte delle co$e commodamente uenire, Allbora in que$to modo $i hanno a_
_fare le fondamenta_. Hauendo Vitruuio trattato della regione, & delle $ue qualità, & buone & ree; ac-
cioche la$ciando que$te abbracciamo quelle, hora vuole trattare di quella parte, che
noi dicemmo di $opra e$$er certa, & terminata, nè co$i ampia, come è la Regione, co-
mincia adunque a rinchiuderla con le muraglie, & tratta delle fondamenta di quel-
le, & delle torri, riguardando all'vtile, alla fermezza, & alla bellezza dell'opera, & con
fidera il fine, come far $i deue in ogni operatione. Nella diui$ione dell'Architettura
detto hauemo la nece$$ità di far le muraglie, hora $i tratta del modo di fondarle, del
le parti della forma, della gro$$ezza, delle Torri, & figure loro. Ma per applicare i prin
cipij alle co$e, che $i hanno da fare: dico che egli bi$ogna hauere le idee della di$po-
$itione, & i termini loro, accioche il tutto $ia preui$to, & con$iderato. Veniremo
Hora la naturä de i luoghi porta $anità è fortezza: hora l'Arte; hora l'vna, & l'altra.
Nel primo ca$o egli $i deue cono$cere quello@, che di natuta $uo è buono. come $i ha
dal precedente Capo. nel $econdo bi$ogna por mano al Di$cor$o, come $i dirà nel
$eguente. Nèvoglio hora commendare la con$uetudine delle genti $traniere, che
hora nelle ampliffime $olitudini, & di$erti habitando, hora ne gli a$pri$$imi mon-
ti, & tra le o$curi$$ime $elue riducendo$i, & alcuna fiata in mezzo di larghi$$ime
paludi, qua$i attuffando$i, & habitando luoghi $terili$$imi $icuri $i chiamauano da
ogni violenza. come $i legge nei commentarij de'Germani: & altroue de gli Ir-
landi, & Scoce$i, non lodo io que$ti auantaggi: percioche non mi pare, che egli
$i debbia eleggere la pouertà, perche niuno ci porti inuidia: nè anche $ognarei vn
poetico mondo; o terre$tre paradi$o: doue i fiumi di latte correno, mele $udano le
quercie, manna e nettare piouenoi cieli, peroche all'humana nece$$ità $i può con
mediocre & conueneuole habitatione prouedere, & quelle copie più pre$to de$ide-
rare, che hauere $i po$$ono. Quanto adunque richiede la vita de gli huomini, eleg-
ga$i la Città in tal $ito, che ella $i notri$ca del $uo tenitorio, che non po$$a di leggie-
ri e$$ere a$$alita, che $ia libera alle $ortite, e che habbia le $opradette conditioni, dapoi
habbia$i cura di $ondare la muraglia. Gli inditij di buono, & $odo terreno $ono;
Non $i fidare di fondar $opra ruine, cauar egualmente, & i$pianare il fondo delle
fo$$e, accioche il pe$o prema egualmente. Sia la parte di $otto più ampia, & più gro$-
$a della $uperiore imitando la natura delle co$e, & $pecialmente gli alberi, che $ono
da piedi più gro$$i, che da cima. $ia la palificata più gro$$a del muro il doppio: i pali
$pe$$i$$imi, & gro$$i per la lunghezza, loro la duodecima parte, ne corti meno dell'ot
taua. ne luoghi d'acqua $ortiua per più $icurtà $i fonda a volti $opra pali. Nei gran-
di edificij $i la$ciano alcuni $piragli nel mezo delle fondamenta per l'opera fino alla
cima, acciochei ventl po$$ino v$cire ri$petto a i terremoti, l ampiezza della Città, &
giro quanto alla dignità, $i richiede ampia & grande per la moltitudine, & frequen-
za delle genti, quanto alla fortezza, la grande ben guardata, da poche genti non può
e$$er offe$a, la picciola da manco gentiè dife$a, più facilmente può e$$er rubbata, &
più $icura al tempo di guerra. Deue la Città e$$er capace di moltitudine, ma non ha-
uere molto diuoto. Egli bi$ogna però $econdo i tempi far le Città forti, perche dalle
offe$e, che $econdo le inuentioni de gli huomini, tutto'l giorno $i fanno, $i piglia for
ma alle difele. Ma tempo, e di venire a Vitr. All'hora in que$to modo $i hanno a fare le fondamenta, cioè, che $i caui tanto, che $i truoui
il $odo, s'egli $i può ritrouare, & nel $odo quanto ragioneuolmente parerà per la grandezza del-
l'opera, con quecta conditione però, che la parte $otterra tenga $pacio maggiore, & più gro$-
$a $ia, che i pareti $opra terra, & quelle fondamenta $iano riempite di $odi$$ime pietre me$cola-
te con calce & arena. Que$to riempimento di $odiffima $truttura (come dice Vitr.) da noiè detto lauo-
rar a ca$$a, & rincerca l'incami$ciata, come $i vederà. Le Torri deuono $portar fuori dell'or dine, & drittura della muraglia nella parte e$teriore, ac-
cioche volendo il nimico dare l'aβalto, $ia da ogni parte da gli aperti fianchi dalla deftra, & dal-
la $inistra dalle torri con pietre, & altre co$e da trarre, ferito. Dalle offe$e, $i cauano le di$e$e, & dal fine $i tragge ogni co$a, & perche alcune offe-
$e $ono manife$te, alcune a$co$a, altrelontane, altre d'appre$$o, però Vit. cer ca di pro
uedere quanto $i può (come deue far ognuno che fortifica) a tutte $orte di offe$e. &
Egli pare anche che prouedere $i debbia grãdemente, che il nimico non babbia facile l'entra-
ta ad oppugnare il muro, ma co$i di fo$$i precipito$i circondato $ia, & proui$to, che le uie non $ia-
no alle porte drizzate, ma per torto camino vadino alla $inictra, perche quando que$to fatto
$ia, la de$tra parte di coloro che anderanno alla città, che non è dallo $cudo coperta, $arà ver$o
la muraglia. Cerca il $ito delle porte, (come in mo'te altre co$e) conuengonole v$anza moder
ne, conle antiche, nel re$tante pare, che $ia qualche differenza, perche Vitr. loda il
Torrione tondo, come più atto a re$i$tere alle machine oppugnatorie, che erano gli
Arieti, & le Te$tugini. bia$ma gli anguli, perche $ono più di$$ipabili, & copreno gli
inimici, che non po$$ono e$$er battuti da due lati, come nel tondo. Ma $e auuerti-
mo bene la i$te$$a dottrina $erue a i no$tri tempi, percioche $iamo tenuti a fuggire
gli anguli $iano piani, di linee dritte, curui, $tretti ò larghi: $iamo obligati tirar le fac-
cie de i fianchi dei no$tri baloardi con fuggir, più che $i può glianguli; perche $i fac
cia legatura migliore, che non fa l'angulo, il quale può e$$er tagliato dall'artigliaria,
che farebbe il luogo $enza dife$a. Fa lo angulo il mede$imo danno, che dice Vitr-
percioche il nimico re$ta coperto, ci mo$tra il fianco, il che con la regola de gli anti-
chi potemo e$$equire con le no$tre artigliarie, perche Vitr. vuole che le Torri $iano
di$tanti vno tiro di $aetta, che il nimico po$$a e$$er offe$o dalla de$tra, & dalla $ini$tra,
noi applicando que$ta dottrina alla no$tra fortificatione facemo la di$tanza di mo-
do, che la no$tra artigliaria offenda da due lati & che po$$a ca$tigare chi ardi$$e fab-
bricar di terreno tra l'vno fianco, & l'altro. le Torri, che egli ci mo$tra, è ragioneuo-
le, che fu$$ero $icure, poi che vuole, chei defen$ori po$$ino $tarui $opra alle dife$e. Nè
i $oldati, nè le machine $ariano $tate con $icurezza, $e non haue$$ero hauuto le loro
$palle gagliarde $econdo l'offe$a delle machine de$critte nel decimo libro. Noi($e
Le ca$tella deuon$i fare non quadrate, nè di anguli, che e$chino fuori, ma deuono
più pre$to girare, accioche da più parti $ia veduto il nimico. percioche doue gli angu
li vengono in fuori, quelluogo difficilmente $i difende, e$$endo lo angulo più in dife
$a del nimico, che del Cittadino. Ma la gro$$ezza del muro $i deuefare in modo, che
gli huomini armati, incontrando$i l'vno con l'altro, po$$ino pa$$are $enza impedim\~e
to pure che nella gro$$ezza del muro le taglie di oliua$tro bru$tolate, & inca$trate
$iano po$te $pe$$ime, accioche amendue le fronti del muro tra $e come Fibbie, & chia
ui, con quelli pezzi tagliati, in$ieme legati durino eternamente; imperoche a $imil
materia, nè pioggie impetuo$e, nè tarli, nè vecchiezza po$$ono fare nocumento alcu
no, ma & in terra $epolta, & po$ta in acqua dura $enza danno in $empiterno, & però
non $olamente nel muro, ma nelle fondamenta, & in que' pareti, che haueranno
gro$$ezza come di muro, $e con que$ta ragione $aranno ben legati, non $i potranno
di leggieri intaccare ne vitiare. Gli $pacij da Torre a Torre non $iano più lontani, che
vn tiro di arco. percioche $e la Torre $arà battuta da vna parte, $aranno i nimici $cac-
ciati con bale$tre, & altri $aettamenti dalle Torri che $aranno dall'vna, & l'altra par-
te. & anchora per lo contrario il muro ver$o la parte intetiore delle Torri deue e$$e-
re diui$o con i$pacij tanto grandi, quanto $aranno le Torri, & $iano le vie nelle parti
di dentro delle Torri con traui congiunte, nè $ianofitte con ferro. Perche $e'l nimico
per $orte hauerà occupato alcuna parte del muro, quelli, che $arannoalle dife$e, po-
tranno tagliare le dette vie, & $e $aranno pre$ti non la$ciaranno, che il nimico pa$$i
all'altra parte delle Torrio del muro, $e egli non vole$$e andare in precipitio. Bi$o-
gna adunque fare le torri, ouero di forma ritonda, ouero di molti anguli, perche le
quadrate di leggieri $i gettano a terra dalle machine, perche gli Arieti vrtando rom-
peno le cantonate, ma nelle riton de, $pignendole ver$o il centro come cunei non le
po$$ono offendere. Que$ta parte s'è aba$tanza dichiarita di $opra, $olo a$$ai ci $arà lo e$$empio, della
Torre aperta di dentro, benche ad altrimodi $i po$$ino acconciar le traui, che $i po$$a
non pre$tezza gettarle a terra. G. Sono alcuni peducci o gatelli, che $pigneuano fuori del muro per due terzi d'vn pie-
de, quattro piedi lontani vno dall'altro, $oprai quali poneua tanti capid itraui, che tutti
conco rre$$ero al centro della torre: & que$ti con vna ferma catena raccomandata all'vl
timo palco della torre, con vno molinello, o argano doue è la. A. fermaua tuttii pal-
chi con tauole $enz a chiodi, che leuate le tauole, & rauolgendo la catena, tutte letrani
rimarriano appe$e alla catena, che con grandi$$ima pre$tezza lipotria leuare. & quefti
po$$ono portare ogni grã carico, perche cia$cuno di loro affronta nel centro, ne po$$ono
calare, $e la torre non con$ente. B. è il centro. Vuole poiche l'vltimo palco $ia forti$$imo
non $olo per $o$tentamento di que$ti, ma anche occorrendo fabbricarui $opra peralzar
la, ftia forte. C. tauolato. E. La muraglia. H. $cala per a$cender alla muraglia. F. piano
della muraglia. D. muro di dentro, che $erraua la torre. K. I. Gro$$ezze. Appre$$o di questo le dife$e delle muraglie, & delle Torri congiunte a gli argini, e terrapieni $ono
La città ouero in terra, ouero in acqua. $e in terra, o in piano, o in monte, o parte in pia
no, & parte in monte. Del fabbricare nell'acqua Vitr. ne parlerà nel quinto libro, do-
ue ragiona dei pcrti. Bi$ogna aunertire nel fabbricare delle città neli'acque, che il cre
$cere delle acque non le faccia danno; che $i facciano belli pallazzi $opra l'acque, & pon-
ti, che habbiano del grande, & $e non $ono dife$e dal $ito, & dalla difficultà de i vad;, bi-
$ogna farui le fortezze, & le mura, & afficurare an che il porto, con catene, come $i dirà al
$uo luogo. $e la città $arà in terra, & in altezza, & in luoghi di precipitij, come pare, che
Vitruuio voglia, nel primo modo di fortificare $enza argini, ella $arà piu $icura, perche
difficilmente il nimico la potra a$$altare, per la $alita difficile, & hauerà le $coperte co-
mode, & chila difenderà, $arà $opra l'auantaggio, & quelle città, che hauerano del pia
no, & del monte, haueranno de i comodi, che hanno le città del monte, & doueranno
hauere delle proui$ioni, che hanno le città in piano. Deue in quelle e$$er vn luogo $or-
te nella piu alta parte, per $tare i caualieri della città, quando ci fu$$ero cittadini di ma-
la volontà, o chei nimici haue$$ero occupato la terra. perche que$ti luoghi $pe$$o a$pet-
tando il $occor$o $icuramente interten gono il nimico, & $ono occa$ione della ricupera-
tione delle città. Se adunque la città $arà in piano, & come dice Vitruuio, $e egli $i po-
trà andare a piedepiano, bi$ogn@rà fargli gliargini, le fo$$e, le contra $carpe $econdo
le regole di $opra, & quelli ri$petti, che ha po$ti Vitruuio nel fondar le torri, & farle al-
te, & che $portino in fuori, & che $iano aperte di dentro, & che habbiano precipitij, &
che tenghinoi defen$ori, & che $i po$$ino $eparare le entrate, & impedire la pre$a loro,
applicarle al modo no$tro difare ibaloardi, & i caualieri, & le altre dife$e, pigliando
quello, che farà pernoi. Et però Vitruuio nel darei precetti della fortificatione haco
minciato dalle Torri, come quelle, che principalmente ci difendino, & $iano a noi co-
me $cuto, & a nimici come offe$a, & propugnaculo, dal quale, & il nimico $ia ten uto lon-
tano, & la muraglia $ia guardata, & anche la parte didentro $ia $icura. Ma in que$ta
materia na$ceno de idubbij. L'vno è che $e le torri $ono tanto larghe, & gro$$e dimura-
glia, che po$$ino tenere corpo di gente alle dife$e, $e bene quelle traui, che dice Vitruuio
$aranno pre$to gettate a terra, potranno però i nimiciper lo circuito delle torri andare
da vno muro, all'altro. Aque$to $i ri$ponde, che le torri erano alte, & che i nimici non
poteuano $alire a quelle altezze, $e bene haueuano occupato il muro. Erano dico alte,
a. f. correnti per lo lungo de' contraforti, ouero catena. b. paloni perlo dritto del
parete. c. incrociamenti e$teriori. e. ripre$e, & immor$ature. A pareti e$teriori. I Ilpiano doue fini$ce i paloni. Ordine nelle di$po$itioni dellemura nelle fortificationi de glianticbi. A il luogo del terrapieno. d. nerue per le fibule che $e incrocciano. p. o. lun-
ghezza da vn contraforte all'altro. o. r. & p. q. lunghezza dei contraforti che è
piedi venti due. b. & f. incrocciamenti delle nerue. q angoli a modo di $eghe.
e b $ catena per il lungo dei contraforti lunga piedi trenta$ei, & gro$$a per larghez-
za vno piede, & per altezza tre quarti. G H nerua occorrente di legno che riceue
in $e i capi delle catene. K l parte interiore, cioè pomerio. i u gro$$ezza delle
mura. i r ri$alto de gli angoli a modo di $egne piedi quattro. M N parte e$te-
riore delle mura. Della diui$ione delle opere, che $oro dentro le mura, & della di-
$po$itione di quelle per i$cbifarei fiati nociui de i venti. _C_IRCONDAT A la Città di mura, $eguitail compartimento di dentro delle piaz
ze, & de gli $pacij, & il drizzamento delle contrade, & dei capi delle vie alle
parti del Cielo. Drizzeranno$i bene, $e prudentemente $aranno e$clu$i i venti da
icapi delle vie: percbe iventi, $e $ono freddi, offendeno, $e caldi, guastano,
$e bumidi, nuoceno. per il che pare ch'egli $i debbia $cbifare que$to difetto, & auertire, chenon auuen
ga quello, che in molte Città $uole' auenire. Come nell'I$ola di Lesbo il ca$tello di Metelino, è fat-
to magnific amente, & con molti ornamenti, ma po$to $enza con$ideratione, in quella Città $of-
fiando l'O$tro gli huomini $i ammalano, $offiando Cauro to$$i$cono, $offiando Tramontana $i ri-
$anano, manon po$$ono per la forza del freddo fermar$i nelle piazze, o nei capi delle $trade. Dapoi che Vitruuio ha trattato della regione, & delle $ue qualità; che era la prima
con$ideratione, che $i doueua hauere per $ituare la Città, & dapoi, che ci ha dimo$trato
come egli $i ha da pigliare vna parte della regione, & circondarla di dife$e, & munitio-
ne di muraglia, con ragione egli vuole in$egnare a compartire il piano rinchiu$o da
tutto il circuito delle mura, & prima con$idera il compartimento quanto appartiene
a $chifare le co$e nociue, que$to fa nel pre$ente Capo. Dapoiquanto appartiene alla
di$tributione, & di$pen$atione dei luoghi, & que$to fa nel $ettimo, & vltimo capo del
pre$ente libro. Quanto alla prima parte Vitruuio con e$empi prima ci fa auuertiti,
che per li noio$i fiati de venti alcun danno non $i $enta. Dapoi di$correndo $opra la
natura, forza, nomi, numero, & $ito dei venti per formarne poi certa, & terminata fi-
gura, ci mo$tra come habbiamo con quella a reggerci nelle dritture delle $trade. Le$-
bo è I$ola nel mar Egeo detto Arcipelago, volge cento, & $e$$anta miglia, & ha la $ua
metropoli detta Metilino, dalla quale hoggitutta l'I$ola è nominata. ben è vero, che
hora è priua de gli antichi ornamenti, & è anda ta in ruina. Giace Metelino ver$o Tra-
montana, è volto s. Theodoro a Ponente. il colfo Calonia Garbino, il col$o Ieremidia
tra Sirocco, & Leuante. Metelino adunque è mal $ituato, & compartito: percioche è
$ottopo$ta ai venti, de iquali la maggior parte $ono mal $ani: però nel compartimento
delle piazze, & delle sboccature delle $trade, bi$ogna hauere con$ideratione alle quali-
tà dei venti. Da que$to precetto, Vitrunio $i piglia vna bella occa$ione di filo$ofare
Hvento è onda del mare, che $corre con incerta abbondan za di mouimento: egli na$ce quando
il caldo ritrouail fredo, & lo impeto del feruore e$prime la forza dello $pirito che $offia: & que-
sto $i dimostra e$$er vero dalle palle dette Eolopile, & con gli arti$icio$i ritrouamenti delle @o-
$e $itragge dalle $ecrete ragioni del cielo quanto è vero della diuinità. Fanno$i le dette palle
cauate di rame con un punto stretti$$imo perlo quale $i vin ette dentro l'acqua, & $i p neno al
fvoco, & prima, che $iano calde non mandano $uori alcun fiato, ma poi che cominciano a bolli-
re, fanno al fuoco una gran forza di spignere, & di $offiare. Diffini$ce Vitruuio il vento, & mo$tra da che na$ce, & proua il na$cimento con co$e
$en$ibili. Dice adunque il vento e$$er onda del mare: $i come l'onda non è altro, che
vna parte d'acqua vnita, & raccolta, che ver$o alcuna parte cacciata in$ieme $i muoue:
co$i vuole Vitruuio, che il vento $ia parte dello aere in $e ri$tretta, che in alcuna parte
pieghi, & però ha detto, che'l vento è onda del aere, che con incerto, & sforzeuole mo-
uimento $i commoue. Na$ce il vento (come dice Vitr.) quando il calore s' incontra
con l'humore, & per lo feruore $i manda fuori la forza dello $pirito, che $offia. $e bene
Vitruuio ci da lo e$empio per pronare, che il vento na$ce dal calore, che opera nella hu-
midità: non però e$pone chiaramente lo effetto. Diremo adunque noiquello, che da
no$tri precettori hauemo imparato. Il vento, è vapore della terra, che a$cende all'al-
tezza dello aere, & $cacciato dal freddo, che in quella parte $i truoua, percuotelo aere
con violenza. il calore del Sole, & d'altri corpi cele$ti ha virtù ditrarre dalla terra al-
cuni fumi o vapori, & leuarli in alto, perche la proprietà del calore, è tirare a $e: il che
$i fa $caldando, & facendo i corpi piu rari. Que$ti vapori $ono alcune parti $ottili del-
l'bumore terre$tre, che non hanno nè calore, ne figura determinata, hanno alcuni calo-
re, & humidità: alcuni calore, & $iccità dei primi $i genera ogni humida impreffione,
come le nubi, la pioua, la rugiada, la neue, la grandine, la brina le fonti, il mare. dei $e-
condi $i fa ogni infiammato, & acce$o ardore, & tutto quello, che è dicalda, & $ecca na-
tura, & però i fuochi, i lampi, i tizzoni, le comete, le ca$e a rdenti, le $telle cadenti, le co-
rone lumino$e, i fulmini, le votagini, & apriture dello aere e$tiuo, i venti, i turbini, & al
tre apparenze d'imperfette mi$ture da quelli hanno origine, come da materie loro pro-
portionate. Noi diremo dei venti. Il Sole adunque ha virtù ditirar al modo che det-
to hauemo quel vapore che è caldo, & $ecco, & $i chiama e$altatione, come il primo cal-
do, & humido, $i dice vapore; Que$ti adunque v$cito dalla terra, per e$$er di natura di
fuoco s'inalza, & $i lieua dritto all'in $u, & a$cende fin che egli ritruoua la parte di me-
zo dello aere, & che è fredda per e$$er di$tante, & dal ri$alimento de iraggi del Sole,
che dalla terra $i fa, & dal feruore dello elemento del fuoco. ritrouando adunque il
fred do, come nimico lo fugge, & hauendo pure natura di fuoco cerca di a$cendere, ma
e$$endo ribattuto dal freddo, è forza, che di$cenda, & per que$to contra$to è $cacciato
da ilati, & in giro $i muoue per la violenza fattagli dal freddo, che lo ribatte in giu, &
per la naturale inclinatione, che lo porta in $u, predominando il fuoco in e$$o, & però
il vento non è altro che calda, & $ecca e$altatione mo$$a dai lati, d'intorno la terra,
per la ribattuta del freddo, che è nella mezana parte dello aere, & $e bene alcuna fiata
chiamamo vento lo aere mo$$o, come $i vede dal $offiar dei folli, o dal far$i vento la $ta-
te, odalle palle $opradette, che Elopile $i chiamano, qua$i palle vento$e, non è però, che
il vento $ia mouimento dello aere, perche bene puo $tare, che lo aere $i muoua con il ven-
to, & il vento però non $ia onda dello aere. La ragione del $offiar delle Eolopile, è per-
che il fuoco opera nell'a cqua col $uo calore, & cerca di conuertirla in aere, & perche le
dimen$ioni dello aere $ono maggiori delle dimen$ioni dell'acqua, per e$$ere lo aere piu
raro, però l'acqua conuertita in aere cerca d'v$cire, e ritrouar luogo capace, & pa$$ando
per vno $treti$$imo punto, fa quello impeto, che $i vede, & $e con piu forza il calore, po-
Etin questo modo da picciola, & breui$$ima veduta, $i puo $apere, & far giudicio delle
grandi, & immen$e ragioni del Cielo, & della natura dei venti; perche $e i venti $aranno i$clu-
$i, non $olo ai corpi $ani faranno illuogo $alubre, ma anchora $e per altri difetti ci $aranno delle
infirmità, le quali in altri luoghi $ani $i curano con medicine contrarie, qui per la temperata e$clu
$ione dei venti piu facilmente $aranno curate. Conchiude Vitr. quan@o ha $opra detto. poi comincia a narrare le infermità, che na-
$ceno da venti, dicendo. I mali, che difficilmente $i curano nei detti luoghi $ono, la grauezza, i dolori artetici, la
puntura, il Ti$ico, l'v$cire il $angue, & le altre infermità, che con lo aggiugnere, & non conlo
$cemare $i curano. Quefte difficilmente $i leuano, prima perche vengono dai freddi, dapoi per-
ehe indebolite le forze per l'infermità, lo aere commoβo dai venti $i aβottiglia, & vnitamente
leua il $ucco dai corpi offe$i, & glirende piu voti & e$tenuati. Ma per lo contrario l'aere dol-
ce, quieto, & ripo$ato, & non agitato dai venti, è piu den$o, perche non $offia, ne ba $pe$$e com-
motioni perla $ua $tabilità, aggiugnendo alle membra dei corpi, notri$ce, & ristora coloro, che
$ono da $imili infermità oppre$$i. Ogni in fermità na$ceouero da ecce$$o, ouero da mancamento, cura$i dal con-
erario riempiendo oue manca, & leuando doue abonda. Vuole Vitruuio, che le
$opradette infermità, venghino da difetto, & mancamento, dicendone la ragio-
ne, chelo aere a$$ottigliato per l'agitatione deiventi, a$ciugal'humore dei corpi,
& gli indeboli$ce, & il freddo gli offende: per que$to riuolgendo$i al contrario,
vuole, che lo aere dolce, & tranquillo gli riempia, & notri$ca, & $ia ottimo rime-
dio alle $opradette infirmità. Grauezza è humore, che di$cende dal capo, $erra le
narici, ingro$$a la voce, & muoue la $ecca to$$e. Hippocrate chiama tutte le gra-
uezze, & di$tillationi crizas. I dolori artetici $ono pa$$ioni di quelle parti, che $ono
appre$$o le giunture, & legamenti, & $ono nerui o$$a, & vene. Dubita Galeno $opta
il $e$tode cimo aphori$mo d'Hippocrate nel terzo libro, che co$a veramente s'intenda,
per que$to nome Arthritis, & dice. Degna co$a è adunque cercare quali pa$$ioni de nerui, & di ligature detto habbia Hip-
pocrate, che $i fanno nelle $iccità: percioche $e li $ecchi immoderati haueranno con$u-
mata la humidità dei legamenti, faranno vn certo mouimento difficile per la $iccità, &
for$e apporteranno dolore, ma non faranno però quella infermità, che è detta Arthri-
tis, $e per $orte alcuno non vuole nominare con que$to nome ogni dolore de' nerui. Ma
il mede$imo Hipp. nel $econdo libro delle Epidimie dice in que$to modo. Quelli, che
per fame nell'I$ola Aeno, che è nel golfo Arabico, mangiauano de'legumi haueuano
debolezza di gambe, & quelli, che v$auano per cibo la ve ccia, patiuano dolori nelle gi-
nocchia. que$ti Hippocrate non chiama arthretici, ma doglio$i delle ginocchia. Ma for
$e alcuno dirà, che Arthritis $i chiama il dolore non di vna giuntura, o d'vn neruo $olo,
ma di molti in$ieme, & in latino è detto morbus articularis. & nell'vltima parte è po$ta
la $olutione della dimanda. La pleuritide è apo$tema dentro le co$te, chiama$i la puntu
ra. Pthi$is $ono le piaghe in$anabili del polmone, dalle quali con lenta febre viene la e$te
nuatione di tutto il corpo, & finalmēte la morte, ce$$ando lo $puto. l'v$cire il $angue, cioè
$putare il $angue, è detto in Greco Aemopthi$is, & $i cau$a da $iccità, & le $op radette in-
firmità $i curano difficilmente ri$petto alli venti, & però Hipp. al quinto Aphori$mo del
terzo libro dice in que$to modo. i venti Au$trali a$$ordano, ingro$$ano la vi$ta, fanno pe-
$are il capo, rendeno gli huomini lenti, & pigri, & gli di$cioglieno, & quando anderanno
que$ti tempi, nelle malattie $i deuono a$pettare $imili effetti. da gli aquilonari, & $etten-
trionali v\~egono le to$$i, la raucedine, durezza di ventre, difficultà d'vrina, gli horrori, &
idolori, delle co$te, & del ventre. La ragio ne delle predette co$e, è (come dice Gal.) per-
ciochei venti Auftrali riempieno, & otturano, perche $eco apportano grande humidità,
la quale riempie gli in$trumenti dei $en$i humani, donde pigri, $onnachio$i, & aggrauati
re$tano. Ma per li venti $ettentrionali per i$temperatura de gli in$trumenti che $erueno
alla re$p iratione, & per l'a$prezza delle canne nata dal $ecco, e dal freddo, v\~egono le pre
dette infirm ità: & que$to per hora ci può ba$tare, il re$tante copio$amente da medici è
trattato. Piacque ad alcuno, che i venti fuβero quattro. Dall'Oriente ε quinottiale il Solano: dal Meriggie
l'Ostro dal Ponente Equinottiale il Fauonio, dal Settentrionale it Settentrione. Ma chi con maggio-
re diligenza hanno inue$tigato, otto ne po$ero. & $pecialmente Andronico Cirre$te, il quale ne fece
lo e$empio fabbricando in Athene vna Torre di marmo fatta in otto faccie, & in cia$cuna $colpi la
imagine d'vn vento, che riguardaua contrail $offio cia$cuno del $uo. & $opra la Torre vi po$e vna
Meta di marmo, nella cui $ommità vi fi$$e vn Tritone di rame, che con la de$tra porgeua vna ver-
gbetta, & lo fece in modo, che mo$$o dal ventofacilmente $igiraua, & $i fermaua incontra'l vento.
tenendo $oprala imagine del vento $colpito la verghetta dimo$tratrice del vento, & co$i tra'l Sola-
no, & l'O$tro dal verno Oriente, Euro è collocato. Tra l'O$tro, e Fauonio dal verno Occidente, Affri-
co. Tra'l Fauonio, & il Se@tentrione Cauro, detto Coro da molti. Trail Settentrione e'l Solano, Aqui
lone, & co$i pare, che dichiarito $ia & e$pre$$o di che maniera egli prenda il numero, i nomi, ele par
ti dei venti, d'onde $pirino determinatamente, la qual co$a e$$endo$i in que$to modo inue$tigata, ac-
cioche egli $i $appia pigliare le regioni, & ina$cimenti loro, co$i bi$ogna ragionare. Il numero dei venti ci darebbe confu$ione, $e egli non $i auuerti$ce, che $econdo di-
uer$e intentioni, & ri$petti $i va variando. però $aper douemo, che in quattro modi $i di-
$tingueno i venti. primieramente $econ do tutti i punti, che $ono nella circon ferenza del
l'Orizonte. Orizonte è circolo che parte la metà del mondo, che $i vede da quella, che
non $i vede. & $i puo chiamare terminatore de gli hemi$peri. $econdo que$to modo, $i
darebbeno infiniti venti, perche da tutti ipunti dell'Orizonte $pirano i venti, & perche
non cadeno $otto regola, non facendo di$tintione alcuna, però $i la$ciano. I Filo$ofi
fanno quattro venti ri$petto alle me$colanze delle quattro prime qualità, che $ono cal-
do, freddo, humido, & $ecco; gli A$trologi $imilmente, hauendo riguardo a quattro par-
ti prin cipali del mondo, che angoli $i chiamano, o regioni, conuengono con i Filo$ofi,
Po$to $ianel mezo della città vn piano quadro a liuello, ouero $ia i$pianato il luogo, & pareg-
giato in modo, che'l detto quadro n n $i di$ideri. ponga$i p inelmezo centro di e$$o lo $tile dira-
me, che indice, & dimostratore dell'ombra $i chiama, & $opra il detto quadro, o piano $cgni-
$i l'ombra estrema fatta dallo $tile qua$il bora quinta auanti il meriggie: & faccia$i il $egno
con vn punto, dapoi rallargata la $e$ta al punto, cheè $eguo della lungbezza dell'ombra, & fer-
mata nel centro faccia$i il giro finito. dapo: $ia o$$eruato dopo'lmtzo di l'ombra cre$cente ca-
gionata dallo stile, & quando quella bauerà toccato il giro gia fatto, & hauerà pareggiato al-
l'ombra fatta dinanzi al mez di l'ombra fatta dapoi, in quel toccamento bi$ogna fare un pun-
to. d @ questi due punti con la $e$ta farai loincrocciamento, & per tale incro cciamento, & per
locentro dimezo $i deue tirare vna linea, che tocchile e$tremità del giro, accioche $i babbia la
regione meridiana, & la Settentr onale. Fatto que$to bi$ogna pigliare la $e$tadecima parte di
tutto il giro, & poner il centro nella linea meridiana, la doue toccala circonferenza, & $i deue
$egnare dalla de$tra, & dalla $ini$tra nella detta circonferenza, & dalla parte del muzo di, &
dalla parte di Tramontana: dapoi da que$ti quattro $egui per mezo del centro $i deueno tirare
in croce le linee, che conle loroe$t emità tocchino la circonferenza, & con questo modo egli $i ba-
uerà il d@$ guo dell'ottaua parte dell' O$tro, & del Settentrione. Le altre parti veramente, che
$ono tre dalla de$tra, & tre dalla $inistra $i deuono in tutta la circonfer enza tirare eguali a que-
$te @in modo che le eguali diui$ioni de gli otto venti $iano @ella de$crittione, & compartimento
di$egnate. Allbora per gli angolitra due regioni de i venti pare che drizzar $i debbiano le dri-
turre delle piazze, & i capi delle vie, perc e con tali ragioni, & compartimenti dalle habitatio-
ni, dai borghi, & dalle contrade $arà e$clu$a la molesta, & danno$a forza dei uenti. Altri-
menti quando le piazze $aranno a dritto dei uenti di$eg@ate, uenendo lo impeto, & il $offiare fre-
quente dallo ampio, & libero $pacio del (ielo, rinchiu$o nelle boccbe, & nelle entrate delle uie,
& delle $trade, andra con piu forzeuole mouimento uagando: perilche le dritture dei borghi,
& delle uicinanze deuono e$$er riuolte dalle regioni de i uent@, accioche peruenendo quelli ag i an-
goli delle I$ole, & alle cantonate dei capi delle uie, $iano rotri, & ribattuti $iano di$$ipa i. Le co$e dette da Vitr. con lo e$empio di alcune figure $ono dimo$trate. nell'una $e-
gnata III. èil modo di ritrouare la meridiana. A, è lo centro done $i pone lo $tile,
B, & C. $ono i punti delle ombre dello $tile, C. la ombra della quinta hora inanzi & b.
Ma for$e quelli, che hanno piu nomi di uenti cono$ciuto, prender anno merauiglia, che io habbia
detto, che $olo otto uenti $i ritruouano. Ma $e auuertiranno tutto il circuito della terra e$$ere
stato da Erato$tene Cireneo con Mathematiche ragioni, & uie ritrouato per lo cor$o del $ole,
& per le ombre dello stile equinottiali, dalla inclinatione del cielo e$$ere di $tadi ducento, &
cinquanta due mila, che $ono pa$$a 31500000. trentauna fiata mille migliaia, & cinque
cento fiate mille, & di que$te l'ottaua parte eβer da un uento occupata, che è di pa$$i 3937500.
non $i doueriano merauigliare, $e in tanto grande i$pacio un uento uagando col ce$$are, & col ri-
torno farà uarie mutationi di $o$$iare. Et però cerca l'O$tro dalla destra, & dalla $ini$tra è il
uento detto Leuconotus, et il uento nomi@ato Altanus. d'intorno alio Affrico $offia il Libonoto,
e quello, che $i chiama Subue$perus, D'intorno a Fauonio $piral' Arge$te, et a certi tempi le Ete-
$ie. Dai lati del Cauro, sta il Circio, et il Coro. cerca il Settentrione, Thra$ias, et Gallico. Dal-
la de$tra, edalla $inistra dello Aqui one $offia Borea, et Supernate. D'intornoal Solanoè Car-
bas, et a certi tempi le Ornitbie, Ma dallo Euro, che tiene le parti di mezo dai lati $tanno Cecias,
et Vulturno. In que$to luogo Vitr. ri$ponde a quello, che $e gli potrebbe opponere cerca il numero
de i venti. potrebbe dire alcuno, o Vitr. tu hai numerati $ola mente otto venti, ma dei $a-
pere, che ne $ono molti altri cono$ciuti, però non doneui affermare quanto hai detto.
Ri$ponde Vitr. che molto bene può $tar quello, che egli ha detto del numero dei venti,
& che an che $iano cono$ciuti altri venti. Et la ragione e que$ta. Perche non è da maraui
gliar$i, $e vno v\~eto i$te$$o vagãdo grãdi$$imo $pacio, col ce$$are, e col ritorno faccia diuer
famente $offiando molte varietà, dalle quali $i prendino diuer$i nomi diventi. Ma di-
rebbe alcuno, & che $pacio è co$i grande, per lo quale il vento ha da vagare? Ri$ponde,
quello e$$er l'ottaua parte ditutto il giro della terra, la quale è di miglia 3937. Prenden-
do adunque per lo grande $patio qualche mutatione, ouero per la oppo$itione de i mon
ti, ouero per l'altezza della terra, ouero per qualche altra cagione, non ci douemo mara
uigliare $e dai lati de gli otto ventialtri ne $ono $tati collocati, come narra Vitr. fin'al
numero di ventiquattro. Et come appare per la figura $egnata. I. doue. Dice Vitruuio, che Erato$tene Cireneo, che fu
grandi$$imo Mathematico, ritrouò con vie,
& modi ragioneuoli tutto il giro, & circuito del-
la terra, e$fere $tadi dncento cinquanta due mi-
la, che $ono miglia trentaun mila, & cinque-
cento, perche otto $tadi fanno vn miglio, &
$ono pa$$a 31500000. perche mille pa$$i fanno vn miglio, & il pa$-
$o è di cinque piedi. L'ottaua parte di tutto il circuito è di miglia
3937. che $ono pa$$a 3937500. Et que$to è lo $patio grande, che
Vitru uio dice, nel quale per diuer$e cagioni $i puo far mutatione
dei venti. Ma in che modo per lo cor$o del $ole, & per l'ombre del-
lo $tile equinottiale Erato$tene ritroua$$e con ragioni mathe mati che
dalla inclin atione del cielo il circuito della terra, $i dichiara dal Mau
rolico nella $ua co$mografia, in que$to modo. Erato$tene. pre$e due
luoghi in Egitto Ale$$andria, & Siene, iquali due luoghi $ono qua$i
$otto vn'i$te$lo meridiano, & dallo $patio, che è tra vn luogo, & l'al-
tro, egli tra$$e tutta la circon ferenza della terra. Drizzo adunque lo
$tile, che Gnomone $i chiama, in Ale$$andria, & nel mezo di appunto
quando il $ole è nel principio di Cancro con$ideraua due raggi $olari vno, che cadena
$opra Siene a piombo, perche Siene è $otto il tropico del Cancro, l'altro, che cadeua $o-
pra la punta dello $tile drizzato in Ale$$andria, e gettaua l'ombra ver$o Sett\~etrione, per-
cioche Ale$$and ria è di qua dal Tropico detto; & per ragione dello $tile all ombra tro-
uò per via Geometrica, che lo angolo compre$o $otto lo $tile, & $otto'l raggio $olare, era
Sono ancora piu nomi, & fiati di uenti pre$i dai luo-
gbi di doue $pirano, ouero dai fiumi, o dalle procelle,
che fanno, uenendo dai monti. oltra di que$to $ono le au-
re mattutine, che $pirano quando il $ole $i lieua da ter-
ra: percheil $ole girando percuote l'humore dello aere,
& nello alzar$i con impeto $cacciando tragge i fiati
dello aere con lo $pirito, che uiene akanti la luce. i quali fiati $eleuato il $ole re$tano, $i rauna-
no con le parti del uento Euro. & percio Euro dalle aure, delle quali egli $i genera, da Greci è no-
minato, & il Dimane $imilmente per le aure mattutine Aurion dai mede$imi, è dc@to. Aura è piu pre$to $pirito, che vento, & è detta dallo aere, perche lieue, & dolce è il
mouimento dello aere, la onde i poeti dicono, che le aure con lieui piume tracorreno
lo aere. Sono chi niegano Eratostene hauere potuto drittamente mi$urare lo $patio del mondo: ma $ia
la mi$ura $ua vera, onon vera, non puola no$tra $crittura, non hauere la verà determinatione
delle parti, dalle quali na$cenoi venti. il che $e co$iè, poco mancherà, che cia$cun vento non hab-
biala certa ragione della $ua mi$ura: ma poco piu, o poco meno impeto. Non vuole contendere Vitr. $e Erato$tenes' habbia portato bene, nel mi$urare il mon
do, percio che que$to gli importa poco, ne egli vuole v$cire de i termini dell' Architetto.
ne puo variare la ragione di trouare i v\~eti la dubietà delle mi$ure della terra, percioche
$e bene la mi$ura è in certa, $ono però certii venti, & vengono da certe, & determinate
parti del cielo: però $e altri hanno $cemato, ouero accre$ciuto il numero de gli $tadi di
Erato$tene, que$to fa poco al pre$ente negotio. ne meno deue curare Vitr. $e vno vento
$ia piu impetuo$o dell'altro. Ino$tri per la eleuatione del polo caminando per vno me-
ridiano, col quadrante hanno trouato, che ad vno grado di 360. che diuideno il detto
meridiano, ri$pondeno in terra miglia $e$$anta Italiani, dal che $i puo farconto quanto
la terra vadi girando. Vitr. piu chiaramente e$pone la figura detta di $opra, & dice. Ma perche queste co$e da noi breuemente e$poste $ono, miè par$o nell'ultimo del libro porrc
due figure dette da Greci $chemata, una, che dimo$tri d'onde uengono certi gli impeti dei uenti;
l'altra con che maniera le loro forze con diuer$e dritture di borghi, & di piazze $i po$$a $cbifa-
rei noio$i fiati dei uenti Sia adunque in piano eguale il centro doue è la lettera A. la e$tremi-
tà dell' ombra fatta dallo $tile inanzi al mezo di doue è la lettera b. dal centro A. all'ombrab.
allargata la $e$ta $i faccia la linea circolare, & ripo$to lo $tile doue era prima, a$petti$i tanto,
che l'ombra $i $minui$ca, & faccia di nuouo cre$cendo l'ombre dopò il mezo dì eguale all' ombra
fatta inanzi, & tocchi la linea circolare doue $i $egnerà con la lettera. c. allbora dal $egno B. al
$egno. c. con la $e$ta $ide$criuerà in croce, doue è la lettera. d. dapoi per quello incrocciamento
doue è la lettera d. & per lo centro. A. $ia tirata una linea alla e$trema circonferenza, a i capi del-
la quale $aranno le lettere e. F. Que$ta linea $arà dimostratrice della parte meridiana, & della,
parte Settentrionale. dapoi egli $i deue pigliare la $est adecima parte della linea circolare, &
porre il centro della $e$ta nella linea meridiana, che tocca la circonferenza doue è la lettera. e.
Et $egnare dalla destra, & dalla $ini$tra, doue $ono le lettere. g. h. & poi nella parte Set-
Le figure. II. & IIII. di $opra, dimo$trano, quanto ha detto Vitruuio, benche le let-
tere $iano trapo$te. II re$tante è facile. Parera for$e ad alcuno, che il trattare delle for-
tificationi $ia co$a da e$$er tenuta $ecreta, come che a principi, & a Republiche $olamen-
te debbia e$$er manife$ta: Oltra, che io ho vdito, che alcuni $i dolgono, che pale$ando-
$i il modo del fortificare, egli $i viene a giouare a molte genti fuori d'Italia, alle quali
par loro, che $i debbiano tenere le mani $trette nello in$egnare. A que$ti io non ri-
$pondo, perche da $e $te$$i vanno a ba$$o, come quelli, che e$$endo huomini, vogliono
mancare dell'vfficio della humanita, & poi $ono ingrati, perche hauendo imparato
molte co$e belle, dalie genti di diuer$i pae$i, non vogliono v$are que$ta gratitudine di
ricompen $arle nei bi$ogni della $alute loro: Oltra che non $anno gli in uidio $i, che gli
e$empi delle fortezze d'Italia po$$ono ammae$trare ogni buono intelletto $enza altra
$crittura. A quelli, che lodano la $ecrctezza direi, che quello, che appartiene alla $a-
lute de gli huomini, non $i deue tener $ecreto, & $e pare a molti co$a grande la inuen-
tione delle machine horribili, che a $trage del genere humano, $ono $tate ritrouate, &
che il trucuarne dinuouo $ia merauiglio$o, & la fatica, & indu$tria di fare quelli tor-
menti, non $ia $uggita da molti quanto piu ci douemo affaticare per la con$eruatione:
& $e le e$$e$e $ono co$i publiche, come potremo, o doueremo e$$er pigri a far pale$i, &
manife$te le dife$e? Ma in $omma io dirò a tuttii riprenditori delle co$e, que$te poche
parole, le quali $iano dette per vna fiata; che il giud@care è operatione di vna ecce len-
ti$$ima virtù, & come che difficil co$a, & pericolo$a $ia ad ognuno, a coloro ma$$ima-
mente è dura, & pericolo$a, iquali o non intendeno, o vengono con proponimento di
bia$mare piu pre$to, che di giudicare, & guardando con gli occhi aperti al poco di ma-
le, $ono cie che al molto di bene che nelle opere di altri $i truoua. Que$ta $orte di gen-
te (ben che pare tra la moltitodine e$$er qual che co$a) perche il ripren dere ha in $e vna
mo$tra d'eccellenza, & d'auantaggio: nientedimeno la verità col tempo $cuopre il di-
fetto dello animo, & le opere loro il mancamento della $cienza, & dell'a buona volontà.
Alla peruer$ità di que$ti è $ottopo$to ognuno, che $uol fare, o dare alcuna co$a in publi-
co, quantunque l'habbiano data, o fatta con buona intentione. però io $timo che mol-
ti prenderanno maggiore occa$ione di bia $imare queilo, che io con ottimo pen$amen-
to ho propo$to di publicare: impero che il trattamento d vn Arte $ola è $ottopo$ta al
peruer$o giudicio di quelli, che in quell'arte vogliono e$$er tenuti, o $i $timano, ouero
$ono periti, & intendenti: ma il trattare di quella cognitione, che abbraccia molte, &
diuer$e $cienze, & Arti, non puo fuggire il bia$imo di molti, & diuer$i periti, & artefi-
ci inuidio$i. dei quali $e in alcun tempo $e n'è trouato abondanza ai di no$tri certa-
mente ne $ono infiniti, & for$e que$to a diuiene, perche quanto manca loro la i$perien-
za, laindu$tria, la dottrina, & loe$empio de ibuoni, tanto $oprabonda, l'arroganza,
_D_IVISIi capi delle uie, et de$critte le piazze, egli $i deue far manife$ta
la elettione de i piani al commodo, et all'u$o commune della Città per li $acri
Tempi, per lo Foro, et per gli altri luoghi communi. Se le mura $aranno
pre$$o il mare: elegger $i d@ue il piano, doue $i deue fare il Foro uicino al
porto. $e la Città $arà fra terra, nel mezo. Ma per li $acri Tempij di quelli Dei,
Tratta Vitruuio in que$to capo, quanto appartiene alla vniuer$al di$po$itione, di$tri-
butione, & decoro@dei luoghi, con$iderando il compartimento dei piani all'v$o ccmu-
ne. Compartimento iu que$to luogo io chiamo vna ragioneuole diui$ione del piano ac-
compagnata dal decoro, dalla $ufficienza delle parti, & dalla ri$pondenza delle co$e, $i
che a grandi $oggetti'grandi edificij $i facciano, & de' grandi edificij grandi $iano i m\~e
bri; perche la Citta è come vna grandi$$ima ca$a, come $i puo dire, che la ca$a $ia vna pic
ciola città. Il $auio Architetto deue donare alcuna co$a all'v$anza de'pae$i, non però de-
ue egli errarc, ne abbandonare la ragione, ma non la$ciare lalv$anza, & tener$i alla $cien
za; altrimenti la cattiua v$anza non è altro, che la vecchiezza del vitio; dal quale animo-
$amente l'huomo $i deue di$co$tare, & dar buono e$empio a'$ucce$$ori. La ragione adũ-
que del Foro è che $ia po$to pre$$o al porto, $e la città è vicina al mare, ouero nel mezo
della città, $e ellalè fra terra, il Foro è luogo, doue $i vedono le co$e, & doue $i tiene ragio-
ne, è commodo a fore$tieri, & mercanti, che vengono di parti lontane e$$en do vicin o al
porto, quando la città è pro$$ima al mare, ma nel mczo della citta è commodo, perche il
mezo è propinquo a tutte le parti, & pre$to prouede a'bi$ogni, & però Vitr. ha detto. In
medio oppido. perche oppidum è detto dal dare aiuto, che in latino $i dice dare opem,
ouero perche iui $i portano le ricchezze, che, opes, $i chiamano. Il re$to è facile. Ma del modo del fabbricarei tempij, e delle mi$ure, e $immetrie di quelle, nel terzo, e nel quar-
tolibro ne renderò le ragioni, percioche mi è piacciuto determinare prima della copia della mate-
ria, che $i deue nelle fabbriche preparare, et e$ponere la forza, e v$o di quella, e poi trattare
delle mi$ure de gli edificij, e gli ordini, ele maniere partitamente di tuttele $immetrie; et ni cia-
$cuno dei $eguenti libri esplicare. Et ragioneuolmente prima tratta della materia@, & poi della forma; perche prima
poco è da dire della materia, come co$a che la natura ci porta, & molto della forma, &
è giu$to sbrigar$ene prefto. Dapoi perche vn'i$te$$a materia ferue a diuer$e forme, &
maniere. & fimile v$anza tiene Ari$totile, per commodità della dottrina, nei libri dei
principij naturali. _D_INOCRATE Architetto confidato$i nei $uoi pen$ieri, & nella $ua $oler-
tia, e$$endo Ale$$ana'ro $ignore del mondo, $i parti di Macedonia per an-
dare allo e$ercito, di$idero$o d'e$$ere dalla mae$tà regia commendato. Co$tui
partendo$i dalla patria, dai parenti, & da gli amici, ottenne lettere di fa-
uore drizzate a i principali, & potenti della corte, accioche per mezo loro
fuβe piu facilmente introdotto. Eβendo adunque benig namente da quelli rac-
colto, chie$e loro, che quanto prima lo conduce$$ero ad Ale$$andro. Quegli hauendoli prome$-
$o, erano alquanto tardi, a$pettando il tempo commodo. Dinocrate pen$ando e$$erc sbeffatto da
quelli, a $e $te$$o per aiuto ricor$e. Era egli di grande $tatura, di gratio$o a$petto, & di $om-
ma dignità, & bellezza, fidato$i adunque di que$te doti dinatura, nell' albergo $uo depo$e le ve-
$ti, & di oglio tutto'l corpo $i vn$e, & $i copri la $ini$tra $palla di pelle di Leone, coronato di
fronde di poppio, & tenendo nella de$tra la claua, $ene andò ver$o il tribunale del Re, che tene-
ua ragione. Hauendo la nouità del fatto riuolto a dietro già tutto il popolo, Aleβan-
drolo vidde, & merauigliando$i commandò, che gli fu$$e dato luogo, accioche egli $i face$$es
innanzi, & di mandollo, chi fuβe. Egli di$$e. 10 $on Dinocrate Architetto di Macedonia, che
ate porto pen$ieri, & forme degne della tua chiarezza: percioche io bo formato il monte
Atbo in figura d'vna $tatua virile, nella cui $ini$traio ho di$egnato le mura d'vna grandi$$ima
città, & nella de$tra vn va$o, che habbia a raccogliere l'acqua di tutti i ftumi, che $ono in quel
monte; accioche da quel v@$o $i $pande$$ero nel mare. Dilettato$i Ale$$andro della ragione
della forma, $ubito dimandò $e d'intorno vi fu$$ero campi, che poteβero prouedere di grano
al bi$ogno di quella città. Hauendo ritrouato, che non v'era altra via, che quella d'oltra mare;
Di$$e. 10 con attentione guardo al componimento di co$i bella forma, & di e$$a mi diletto: mas
io con$idero, che $e alcuno vorrà and are in qnelluogo ad habitare, non $ia bia$imato per poco
giudicio. perche $i come il fanciullo gia na$ciuto, non $i può $enza il latte della nusrice alleua-
re, ne cre$cere; co$i la città $enza poβe$$ioni, o frutti, che vi $iano portatinon può $o$tentar-
$i, ne mantener$i cre$cendo $enza copia di vett uaglia, ne e$$er frequentata, ne $i può il popu-
lo $enza abond anza di viuere con$eruare. per il che ($i come io $timo) che $i bel di$egno me-
rita lod, co$i giudicò douere e$$ere bia$imato il luogo. Ma ben voglio, che tu $tia meco; per-
cioche io intendo di v$arl opera tua. Dall'bo a in poi Dinocrate non $i $co$tò mai dal Re: &
in ε gittolo $eguitò. Hauendo iui veduto Ale$$andro il porto per natnra $icuro: lo egregio
mercato, i campi d'intorno all' Egitto abbo@tdanti di grano, & le molte commodità del grant
fiume del Nilo; commandò, che iui dal $uo n me Aleβandria $i fabbrica$se. εt per que$to
Dinocrate dalla bellezza, & gratia del $uo a$petto, & grandezza del corpo, a quella nobil-
tà, & chiarezza peruenne. Ma a meo Imperafore la natura non ba doto la grandezza della
per$ona, & la età mi ba deformata la faccia, la infermità leuato le forze; la doue e$sendo io di
tali pre$idij abbandonato, $pero per mezo della $cie nza, & de gli $critti a qualche grado di
commendatione, & gloria peruenire. Hauendo adu que io nel primo libro $critto dell'ufficio
dello Architetto, & dei termini della Architettura, & appre$so delle mura, & delle diui$ioni
Tratta Vitr. nel $econdo libro della materia nece$$aria al fabbticare, come $i $ciel-
ga, & cono$ca, & ci dimo$tra il modo di metterla in $ieme. propone artificio $amente il
proemio. percio che hauendo nel primo libro ragionato nei quattro vltimi capi di mol
te co$e pertinenti alla elettione de iluoghi per fabbricar la città; & hauendo trattato,
delle muraglie, & dife$e, del compartimento dei piani, sì per i$chifarei venti danno$i
come perdi$tribuire ogni luogo con gratia, & decoro; & volendoci dare vn $egnalato
precetto, o con$eruarlo nella no$tra memoxia, (ben che pare, che lo dica ad altro fine) ci
dimo$tra con notabile e$$empio, che $opra tutte le co$e douemo con$iderare di fabbri-
car in luogo, che ci dia da viuere, & $oppli$ca alle nece$$ità dei Cittadini. perche niuno
$i mouerebbe per habitare in luogo, doue $i mori$$e di fame, come $i vede per lo co ntra-
rio, che per l'abondanza delle co$ei luoghi $ono frequen tati. Legge$i nel libro delle co-
$e merauiglio$e del mondo a$critto ad Ari$totele, che i mercanti Cartagine$i, nauigan-
do fuori dello $tretto per molte giornate ritrouorono vn'I$ola non piu per lo adietro $co
perta, che era $olo da fiere habitata, ma piena di alberi di merauiglio$a grandezza, & di
grandi $$imi fiumi, fertile, & abondante dicio, che puo na$cere, lontana molto dalla ter-
ra dell'Africa. Quiui trouando$i aere temperati$$imo, & per i$perienza copia di tutti i
frutti della terra, cominciauano le gente di abbandonare la propria città, & andare ad
habitar quei luoghi, per la qual co$ai Cartagine$i furono con$tretti a fare vno editto,
che $otto pena capitale niuno piu nauiga$$e per quelle parti, che for$e erano quelle, che a
giorni no$tri $ono $tate $operte ver$o Ponente. Et però vedendo Vit. la importanza del
viuere, ha voluto dinuouo farci auuertiti, nel proemio, come in luogo notabile, & che
prima vegni nella con$ideratione dei lettori. [Dinocrate Architetto.] Legge$i, Chiro-
crate, co$i appre$$o Strabone, come appre$$o Eliano. Mai te$ti diVitr. hanno, Dino crate,
del quale ne fa mention Xenofonte, s'io non m'inganno.[Pen$amenti, & nella $ua $oler-
tia,] Ha detto Vitr. nel $econdo Capo del primo libro, che le idee della di$po$itione, na-
$ceno da pen$amento, & da inuentione; però qui dimo$tra Dinocrate hauere hauuto
Di$po$itione, come an che di $otto mo$tra lo i$te$$o, quando dice ad Ale$$andro. _10 $ono_
_Dinocrate Architetto di Macedonia, il quale a te porto pen$ieri, & forme degne della tua_
_chiarezza._ perche dicendo, [Pen$ieri, & forme] vuol dire Fabbrica, & di$cor$o, $a co$a
$ignificata, & quella che $igni$ica; l'opera, & la ragione, dalle quali co$e na$ce la Archi-
tettura. [10 ho formato il Monte Atho in forma di$tatua virile,] voleua Dinocrate rap-
pre$entare la figura di Ale$$andro (come $i legge) & dalla de$tra cauare vno capaci$$i-
mo alueo da riceuer tutte le a cque del monte Atho alti$$imo tra la Macedonia, ela Thra
cia, & nella $ini$tra voleua fabbricare vna città capace di dieci mila huomini. Bella, &
$ottile inuentione, $e co$i egli haue$$e con$i derato di dar da viuere alla $ua città, come
egli le haueua proui$to del bere delle a cque. Però di nuouo dico, che bi$ogna fare le cit-
ta in luoghi commodi, & opportuni. & di que$ta lode meritamente deue e$$er commen
data la città di Vinetia, alla quale ri$pondeno tanti fiumi, tante entrate, & tante commo-
dità, che pare che tutto il moudo $ia obligato a notrirla, & adornarla, & $i puo dire, che
$i come la notrice del fanciullo prende il cibo altroue, della $o$tanza del quale ella ne fa
poi illatte da nodrirlo, co$i Vinetia riceua da ogni parte il $uo nutrimento per $o$ten ta-
_G_LI buomini per antica v$anza come fiere nelle $elue, & nelle $pelonche, & tra li
bo$cbi na$ceuano, & di agre$te cibo pa$cendo$i menauano la lor vita. in queltanto
dai venti, & dalle fortune furono gli $pe$$i alberi agitati, & commo$$i, & $tro-
picciando$i in$ieme irami, mandorono fuori il fuoco, perche i vicini dalla gran
fiamma sbigottiti, $i mi$ero in fuga. ceβata la fiamma, & bor que$to hor quello auuicinando$i al
fuoco, è ritrouandolo eβer di molta commodità ai corpi, aggiungendoli legna mentre, che man-
caua, & con$eruandolo, gli conduceuano de gli altri, & accennanao$i fra loro dimo$trauano
la vtilità, che di ciò ne veniua, in quel concor$o d'huomini e$$endo le voei diuer$amente dallo
$pirito fuori mandate, per la quottidiana conuer$atione fecero, come lor fatto veniua, ivoca-
boli delle co$e. Dapoi $ignificandole piu $pe$$o, & in v$o ponendole, per quello auuenimento
cominciorono a parlare, & a quel modo tra loro fabbricorono i ragionamenti. Eβendo adun-
que per lainuentione del fuoco da prima venuto il conuer$are, & il viuere in$ieme, & conue-
nendo molti in vno i$te$$o luogo, hauendo anche dallanatura, che non chinati, come gli altri ani-
mali, ma dritti caminaβero, & la magnificenza del mondo, & delle $telle riguarda$$ero, & trat-
tando (come piaceua loro) conle dita facilmente ogni co$a, alcuni di quella moltitudine comin-
ciorono a farei coperti di fronde, altri a cauar le $pelonche di $otto a monti, & altri imitando i
nidi delle rondini edificauano di loto, & di virgulti per fare luoghi daridur$i al coperto.
Allbora molti oβeruando i coperti fatti da gli altri, & aggiungendo a loro pen$ieri co$e nuo-
ue, faceuano di giorno in g orno piu bella maniera di ca$e. Et e$$e do gli buomini di natura
docile, & che facilmente imitar poteua, gloriando$iogni giorno piu delle proprie inventioni, al-
triad altri dimo$trauano gli effetti de gli edificij, & co$i per le concorrenze e$$ercitando gli in-
gegni, alla giornata $i faceuano piu giudicio$i, & prima alzate le forcelle, & trapofti i vir-
gulti con loro te$$euano i pareti, altri i ce$pugli poi, & le zoppe di loto a$ciugando faceuanoi
pareti commettendogli con legnami, & per i$cbifare le pioggie, le grandini, & i caldi le copri-
uano di canne, & di frondi. Dapoi percheitetti per le tempe$te del verno non poteuano regge-
re alle pioggie, facendoi colmi, e $opraponendoui il loto col fare i tetti pend enti conduceuano
le grondi, et i cadimenti dell'acque. Fin qui Vitr. ha narrato artificio $amente a poco a poco per ordine il principio del
fabbricare, il mezo, & il fine, quanto poteua ba$tare alla humana nece$$ita, dico artifi-
cio$amente, & per ordine, perche prima ha detto la cagione, che con$trin $e gli huomi-
ni a $tare in $ieme, che fuil cono$cere l'vtilità che dal fuoco procedeua, il ca$o dimo$trò
l'vtilità. Que$ta con$trin$e gli huomini ad vnir$i. dalla vnione nacque la fauella, nacque
la cognitione del poter$i operare con le mani, & l'operare, dal che nacque la concorren
za di auanzar l'un l'altro nella inuentione de gli edificij. Onde a poco a poco vennelo
Ma che que$te co$e da quei principÿ, che detto hauemo, $iano $tate ordinate, in que$to modo $i
puo cono$cere. percioche fi al di d'hoggi dalle nationi e$terne $i fanno gli edificÿ, come in Fran-
cia, in Hi$pagna, in Lu$itania, in Aquitania, di que$te co$e, come è tauole di rouere, ouero cou
paglie, & $trame. Appre$$o la natione de Colchinel Ponte per l'abondanza delle $elue $i fanno
gli edificÿ con alberi perpetui i$pianati dalla de$tra, & dalla $ini$tra po$ti in terra la$ciatouitra
quelli tanto $pacio, quanto ricerca la lungbezza de gli alberi, ma di $opranelle e$treme parti di
quelli pongono altri trauer$i, i quali d'intorno chiudono lo $pacio dell' habitatione, & allbora da-
poile $oprapo$te traui delle quattro parti legando, & $trignendo gli angoli, & in que$ta maniera
facendo i pareti d'alberi a piombo di quelle di $otto, inalzano le Torri, & quelli $pacÿ, che per la
groβezza della materia $ono trala$ciati, otturano conloro, & $cheggie, & anche ritagliando i tet-
ti dalle cantonate tramezano con legni trauer$ati di grado in grado, ra$tremandogli, & in que$to
modo, al mezo delle quattro parti leuano le piramidi, le quali, & di frondi, & di loro coprendo
all'v$anza de' barbari fannoi colmi te$tuginati. Pare a Vitr. grande argomento a prouare l'origine delle fabbriche la v$anza delle
genti e$terne, & in vero è ragioneuole, che doue non è peruenuta la bellezza, & la gran-
dezza dell'arte,$i veda il modo naturale, & $i ritegna quello, che è $tato dalla natura, ai
primi huomini dimo$trato, perche egli $i puo dire, che ogni arte habbia la $ua pueritia,
la $ua adole$centia, il fior della età, & la maturità; come l'Architettura, che ne i primi $e-
coli hebbe i $uoi $gro$$amenti, crebbe in A $ia, ottenne in Grecia il $uo vigore, & final-
mente in Italia con$eguì perfetta, & matura dignità. Da prin cipio adunque è ragione-
uole di credere, che ella haue$$e quella origine, che la nece$$ità dimo$trò primieramen-
te all'humana generatione, come $i ha a di no$tri effere nell'I$ola Spagnola, & nelle par-
ti del mondo $coperte dai moderni, che le $tanze, & le habitationi $ono fatte di alberi,
te$$uti di canne, coperti di paglie, ma di modo, che egli $i ha in con$ideratione la digni-
tà de gli habitanti, dando$i piu grandi, & piu belle, & piu commode habitationi, a quel-
li, che fra quelle genti ottengono grado maggiore. Que$to $i dice, che i no$tri hanno ri-
trouato nel $opra detto modo. Ma poi, che piu perite genti, & piu ingenio$e hanno co-
minciato a praticare in quei luoghi, piu bella, & piu artificio$a maniera difabbricare è
$tata introdotta. Lauorando i legnami, & facendogli molti ornamenti, che non haueua-
no prima, & co$i di giorno in giorno aumenteranno gli artificij, & le inuentioni delle co
$e, dome$ticando il pae$e per l'humana conuer$atione. Buono adunque è l'argomento
di Vitruuio,$e bene egli non dice$$e a punto il vero diquel fuoco acce$o da gli alberi a-
gitati dai venti, non $apendo egli la i$toria della creatione, & della origine del mondo.
Ma chipon mente alle parole di Vitr. ritruouerà nel pre$ente di$cor$o vn'ordine mera-
uiglio$o: perche prima ha ritruouato quanto puo la nece$$ità, & la natura, dicendo la ca
gione, che co$trin$e gli huomini ad habitar in$ieme, da poi ha dimo$trato quanto puo
la i$perienza, & la con$uetudine, dicendo quello, che molte genti acco$tumano difare,
per accommodar$i, & difender$i da i contrarij, con diuer$e maniere di habitatiom $ecõ
do l'v$o deiluoghi, & delle co$e, & finalmente dirà, quanto ha potuto l'Arte cerca le re-
golate inuentioni, & gliornamenti, & pompa del fabbricare. come anche al primo Ca-
po del decimo libro, Vitr.conferma dicendo, che quelle co$e, che gli huomini auuertiro-
no e$$er buone all'v$o tentarono anche cõ i$tudio d'arte, e di ordinationi per via di dot-
trina. E qui $i vederà come la natura humana tutta via auanzando $e $te$$a, di giorno in
giorno dal nece$$ario al comodo, e dal cõmodo all honoreuole peruiene.Bella, e degna
co$a è di cõ$iderare, come l'Aate $i $onda $opra la natura, nõ mutãdo quello, ch'è perna
tura, ma facendolo piu per$etto, & adorno.come nel pre$ente capo Vitr.chiaramente ci
mo$tra per diuer$i e$empi nõ $olamente l'origine del fabbricare, mai modi, e le maniere
Ma i Frigij, i quali babitano le campagne per la inopia de bo$chi hauendo bi$ogno di legna, eleg-
geno alcune parti piu eleuate del terreno, & cauandole nel mezo, & votandole, & facendoi
$entieri allargano gli $pacij, quanto cape la quan tità, & grandezza delluogo: ma poi di$opra
legando in$ieme molti fu$ti fanno i colmi de i tetti piramidali, & coprendo quelli con canne,
& paglle inalzano $opra le $tanze grandi$$imi grumi di terra: & a que$to modo fanno con la
ragione de i tetti l'inuernate calai$sime, & l'e$tati fre$chi$sime. Altri di palu$tre alica ricuo-
preno i loro tuguri. Et anche appre$so altre nationi, et in alcuni luoghi $imilmente in que$ta
maniera $i fanno le ca$e. Ne meno in Mar$iglia $i puo vedere, chei tetti $ono fatti $enza te-
gole, ma $olamente vi è $oprapo$ta la terra conle paglie. In Athene anche per e$sempio dian-
tichità nell' Areopago fin'a no$tri giorni $i vede il tetto di lottole, e nel Campidoglio nella $acr a
rocca la ca$a di Romulo ci puo fare auuertiti de gli antichi co$tumi, per e$ser coperta di paglie,
e di fieno, et co$i per tali $egni poteme di$correre $opra la inuentione de gli antichi edificij, che
tali fu$sero come detto hauemo. Vitru. ha finito la propo$to argomentatione, & con molti e$$empi ci ha confermati
nella credenza dell'antico, & nece$$ario modo del fabbricare, & qua$i ci ha indotto a
credere, che la inuentione del con$ortio humano $ia $tata, $econdo, che egli ha detto.
hora ci vuole fare accorti di quanto l'u$o, & la i$perienza, dapoil'Arte ci ha dimo$tra-
to, & dice. Ma bauendo gli buomini con l'operare ogni giorno fatto le mani piu pronte, & piu de$tre al
fabricare, & per la continua e$ercitatione de gli ingegni loro e$sendo con $olertia peruenuti al-
ll'Arti, ne $egui, che aggiunta a gli animi loro la indu$tria fece, che chi tra quelli fu$sero piu flu-
dio$i, & diligenti, faceuano profe$sione di e$ser fabbri. Fabbro latinamente è nominato ogni artefice. dice$i in Greco Tecton, d'onde è de-
riuato il nome di Architeto, come s'è detto nel primo libro. Et qui $i puo vedere co-
me non $olamente le co$e alla Archit ettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma
anche i vocaboli delle co$e. però non la$ciando Vitr.alcuna co$a, prudentementeren-
de perfetto l'auditore. Fabbri adunque $i chiamauano i piu $tudio$i, & diligenti ope-
ratori, perche alla natura, allo e$$er citio, alla $olertia aggiungeuano la indu$tria, la qua-
le non è altro, che vn de$iderio di affaticar$i ridotto all'opera con diligenza, & e$$erci-
tio dello ingegno, & auantaggio dell' Arte per con$eguire la per$ettione. conchiude
Vitru.& dice. Quando adunque da principio que$te co$e $tate $iano in q ue$to modo ordinate, & la natura
non pure di $entimenti habbia gli buomini, come gli altri animali ad rnati, ma ancora di con-
$ideratione, & di con$iglio armato lo intelletto, $ottomettendo al poter loro gli altri animali,
quelli di grado in grado alle altre Arti, et di$cipline peruenendo, v$citi dal f bbricare, dalla
vita ferigna, e $ilue$tre, alla man$ueta, e bumana $i condu$sero, d'indi animo$amente ammae-
$trando$i, e piu oltre guardando con maggiori pen$amenti na$ciuti dalla varietà delle Arti, no@
ca$e bumili, e ba$se, ma grandi babitationi fondate, e di pareti fatti di mattoni, e di pietre, e di
legnami compo$te, e ditegole coperte cominciorno a fabbricare. Dapoi cre$cendo in varie o$ser-
uationi di $tudi con giudicio$o di$cor$o da incerte a certe ragioni di mi$ure condu$sero inanzi la
co$a, e d'indi auuertendo, che la natura largamente produ euale legna, e porgeua loro abondan-
te copia di fabbricare cominciorno a nodrirla, et a coltiuarla, e cre$ciuta poi con artificij ornar-
la all'v$o diletteuole, et eleganza della vita, e però io $on per dire di quelle, co$e le qua-
li commode, e buone $ono ne gli edificij, dimo$trando (come io potrò) le qualità, et virtù di
quelle. Vitr, ci ha condotti a poco a poco a ritrouar la materia, & l'abondanza delle co$e,
Ma $e alcuno vorrà di$putare dell'ordine di que$to libro pen$ando, che egli debbia e$$ere prepo-
$to a utti gli altri: accioche egli non pen$i, che io habbia errato, ne dirò la ragione. Scriuendo
io il corpo dell' Architettura, io ho pen$ato die$ponere nel primo libro di che ammae$tramenti, &
di$cipline debbia e$$er ornata, & con certi termini prefinire le $ue maniere, & dire da che ella
fu$se na$ciuta, & co$i quello. che fu$se allo Architetto nece$sario iui io dimo$trai. & però nel
primo libro io bo detto dell'officio dell' Arte;nel pre$ente io di$puterò delle co$e naturali della mate
ria, che u$o elle habbiano nel fabricare, perche ilpre$ente libro nõ dichiara onde na$ce l Architet-
tura, ma d'onde $ono nate, & con quali ragioni nodrite, & peruenute di grado in grado a que-
$ta determinatione, & però in que$to modo alluogo, et ordine $uo po$ta $arà la compo$itione di
que$to volume. Come chi fabbrica è tenuto rendere la tagione dell'ordine, che egli tiene, co$i chi cõ-
pone vn'opera, & in$egna vn'arte è obligato a dire perche prima, & perche poi habbia
po$to le co$e in quell'arte contenute, per acquetar gli animi di chi fa fare le fabbriche,
però Vitr.con grande humanità reude conto dell'ordine del pre$ente hbro.Et la ragio
ne $ua in virtù è que$ta. Non è conueniente trattare di alcuna co$a partita mente conte-
nuta in vn'Arte, prima, che egli $i tratti de i prin cipij di quell'Arte.percioche niur o effet
to è prima della cau$a $ua. Se io adunque(puo dir Vit.)trattato haue$$i prima della ma-
teria, che è trattatione particolare di que$t'arte, & non de i principij di tutta l'arte, io nõ
hauerei v$ato l'ordine, che $i conuiene. Il fine dell' Architetto non ci $arebbe $tato ma-
nife$to, co$a $ommamente nece$$aria, perche la cognitione del $ine precede ogni opera-
tione. Dapoi l'vfficio dello Architetto $arebbe $tato a$co$o; i precetti dell'arte la fciate;
La confu$ione ci hauerebbe impedito il vero intendimento. Meritamente adunque le
co$e dette nel primo libro doueuano precedere a tutte l.altre. Ma perche il $ecõdo libro
contener debbia il trattamento della materia,$imilmente è manife$to. perche la mate-
ria, è principio non dell' Architettura, perche l'Architettura non è fatta di legno, ne di
pietra, ma delle co$e, che $ono dall'Arti formate, & $abbricate, & è principio, & $oggetto
nel quale $i e$prime quello, che è nella mente dell' Arte$ice, cioe l'ordine, la di$po$itione,
la di$tributione, la $immetria, la gratia, & il decoro, & in $omma, il perche, la ragione, il
di$cor$o, la co$a $igni$icante, come nel primo libro $i dimo$tra.E dunque al luogo $uo il
trattamento della materia. Et $i come nel primo libro s'è detto dell'origine dell' Arte, co
$i nel $econd $i tratta dell'origine del fabbricare. Horaio tornerò al propo$ito, & dirò delle copie atte ad e$$er po$te in opera in che modo $iano
compo$te dalla natura, (_come $ono i legnami, le pietre & altre co$e_) & cou che me$colanze,
& principij $iano iloro componi menti temperati, accio nono$cure, ma chiare $iano a chilegge
e$ponerò con ragione. perche niuna $orte di materia, ne corpoè, ne co$a alcuna, che $enza la
vnione di quei principij, po$$a venire in luce, nè e$$er allo intendimento $ottopasta, ne altramen-
tela natura delle co$e può hauerele $ode, & vere dicbiarationi dai precetti d@ Filo$ofi naturali,
$e prima non $ono dimo$trate le cau$e, che in quclle $i trouano, & con $ottili$sime ragioni inue-
$tigate in che modo, & perche co$i $iano. Il $apere con$i$te nella cognitione delle cau$e, & dei principij, & perche niuna co$a $i
troua al $en$o $ottopo$ta, che compo$ta non $ia per la me$colanza de i $uoi principij, &
le co$e s'intendeno, come $ono, però è nece$$ario trattare de' prin cipij perche que$ta co-
gnitione ci darà d'intendere qual materia $ia buona per vna co$a, & quale per vn'altra-
perche altra natura il Rouere, altra l'abete, altra il larice.& altro effetco fa il marmo, al-
_TH_ ALES primier amente pensò, che l'acqua fu$$e principio di tutte le co$e: Hera-
clito Ephe$io (che per la o$curità de $uoi detti Scotinos era chiamato) po$e il fuo-
co. Democrito, & lo Epicuro di Democrito fautore, gli Atomi, che da no$tri in-
$ecabili ouero indiuidui corpi da alcuni chiamati $ono. Ma la di$ciplina de Pitha-
gorici aggiun$e all'acqua, & al fuoco, l'aere, & la terra. Democrito adunque, auegna, chele
co$e di proprio nome non chiama$$e, ma $olamente propone$sei corpi indiuidui, pure per que$ta
ragione pare, che egli pone$se quelli i$te$si principij, perche e$sendo quei corpi $eparati, prima
che concorrino in$ieme alla generatione delle co$e, ne $i raccogliono, ne mancano, ne $i diuidono,
ma $empiternamente ritengono in $e perpetua, & infinita $odezza. Quando adunque $i veda,
che tutte le co$e na$cano da que$ti principij conuenientemente compo$ti, & e$sendo quelle in infi-
nite $orti per natura di$tinte, io ho pen$ato, che nece$sario $ia di trattare delle varietà, e diffe-
renze dell'v$oloro, e dichiarire, che qualità habbiano ne gli edificij, accioche e$sendo cono$ciute,
quelli, i quali pen$ano di fabbricare, non errino, ma apparecchino le co$e buone, e $ufficienti all'v-
$o del fabbricare. Vitruuio narra in que$ta parte la diuer$ità delle opinioni de gli antichi filo$ofanti
cerca i principij delle co$e, & intende (come ho detto) i principij materiali, cioè quel-
li, che entrano nella compo$itione delle co$e, ne i quali finalmente ogni co$a $i ri$olue.
Dice, che Thales, fece l'acqua principio ditutte le co$e; Heraclito il fuoco; Demo-
crito, & lo Epicuro gli Atomi; i Pithagorici l'acqua, il fuoco, l'aere, & la terra. Vitr.
non contende in que$to luogo quale $ia $tata migliore opinione, ma con$ente a quella
de i Pithagorici, che abbraccia tutti quattro gli elementi, come piu chiaramente nel
proemio dell'ottauo libro $i vede: & ne dice la ragione copio$amente, & con dignità
della materia. Ma perche in quelluogo non $i fa mentione diquello, che Democrito
intendeua per Atomi: io dichiarerò la opinione di quello con breuità. Vedendo
adunque Democrito, che tutti i corpi, che hanno parti diuer$e di nome, & di ragio-
ne, erano compo$ti di parti, che in nome, & in ragione erano $imiglianti, volle, che
anche le parti, che conueniuano in nome, & in ragione, compo$te fu$$ero di alcuni in-
diui$ibili, & minuti$$imi corpicelli, che egli Atomi nominaua. Et $e bene egli non $i
puo ritrouare $i picciola parte corporea, che non $i po$$a diuidere in altre parti, & quel-
le $imilmente in altre, & co$i in infinito, niente dimeno il buon Democrito, tanto da
A ri$totile commendato, voleua, che infiniti corpicelli $i troua$$ero, che per modo al-
cuno non riceue$$ero diui$ione, ma fu$$ero indiui$ibili, & impartibili. Ma come egli
intende$$e que$to, accioche vn tant'huomo non $ia contra ragione bia$imato, io dirò,
che la diui$ione dei corpi, come corpi, & delle parti, & delle particelle andaua in infi-
nito, ne $i poteua que$ta diui$ione po$$ibile intendere altrimenti: ma dall'altro canto
con$iderando egli molto bene, chei corpi naturali era compo$tidimateria, & difor-
ma, & che poteuano e$$er diui$i in co$i minute parti, che niuna di quelle pote$$e piu pre-
$tare l'ufficio $uo, nefare la $ua operatione naturale, come $e egli $i piglia$$e vna mini-
ma parte di carne, che non pote$$e fare la operatione di carne: però egli volle, chei
corpi natural fu$$er compo$ti di que$ti corpicelli indiui$ibili, non in quanto corpi, &
quantità intelligibile, & mathematica, ma in quanto corpi naturali compo$ti di mate-
Quattro ad unque $ono le prime qualitâ, in anzi le quali niun altra $i troua.Caldo, @ec
co, humido, e $reddo.da que$te per le loro me$colanze vengono tutte le altre, duro, mol-
le, a$pro, piano, dolce, amaro, lieue, graue, tenace, raro, den$o, & ogni altra $econda qua-
lita.la doue è nece$sario, che l'Architetto, il quale ha da con$iderare la bontà, & gli
effetti della materia, che egli dene adoperare, $appia le forzedelle prime qualità, co-
me dice Vitr. quando nel fine del pre$ente Capo dice [Vedendo$i adunque, che dal
cor$o dique' principij conuenientemente compo$ti] & il re$tante. Quattro anche $o-
no le po$hbili, & naturali concorrenze delle prime qualità ne gli elementi; imperoche
$tanno in$ieme l'humore e'l calore, l'humore e'l freddo, il freddo e'l $ecco, il $ecco e'l cal-
do:e cia$cuno de gli elementi ha due diquelle, ma vna gli e propria, l altra appropriata.
Il fuoco propriamente è caldo, l'aere humido, l'acqua fredda, la terra $ecca, & appropria
tamente il $uoco è $ecco, l'aere caldo, l'acqua humida, la terra $redda. Qnelli elem@@-
_A_DVNQVE io dirò prima dei mattoni, di che terra $i babbiano a f rnare; per-
che non di areno$a, ne giaro$a, ne $abbionegna lota $i fanno; perche e$$endo di tal
$orte di terra compo$ti primamente $ono pe$anti, dapoi e$$endo dalle pioggie ba-
gnati, cadono da imuri, & le paglie, che in quelli $i pongono, per la loro a$prezza
non $i attano, ne $i compongono in $ieme. Si deuono adunque fare di terra bianchegna, creto$a,
@ ro$$a, o di $abbione ma$chio, perche que$te $orti di terra per la liggierezza loro banno $olidità,
non caricano nell'opera, & fanno buona pre$a. Tratta Vitr. dei mattoni, o quadrelli, che noi dichiamo, & propone que$ta con$ide.
ratione a tutte le altre; percio che l'vltima ri$olutione di tutta la fabrica è ridotta ne i
mattoni. prende da gli effetti, & v$o loro argomento della terra, di che $i denono fare, da
poitratta del tempo di farli. Delle pietre a ltre $ono naturali, altre fatte dall'Arte. Si
tratta prima delle artificiali nel pre$ence Capo, & poidelle naturali nel $eguente: le ar-
tificiali adunque $ono i mattoni, & quiui $i ha da $apere di che terra, & in che modo $i
fanno, che qualitati, & che $orma deuono hauere, & in che $tagione $i deuono formare-
Quanto adunque alla terra, $i deue pigliare la terra creto$a, bian chegna, domabile, &
anche la creta ro$$a, & il $a bbion ma$chio, il quale è $econdo la opinione d'alcuni, vn $ab
bione molto gro$$o & granito, che pere$$er tale è detto ma$chio, $i come $i dice incen$o
ma$chio dalla $orma. Io non po$$o affermare, che co$i $ia, $e per $orte non è vn $abbione
creto$o. & che faccia pa$ta, o che $i ponga in compagnia dialtra $orte diterra. La$cia$i
del tutto la terra giaro$a, & $a bionegna. Batte$i bene la terra, cioe $i $padazza con certe
$patelle di $erro, & $i doma bene cacciatone le ciotole, & le pietruzze, & piu, che è doma-
ta. & battuta, è migliore. Ne ghantichi s'è veduto marmo pe$to, & $abbia ro$$a. La er-
ra Samia, l'Aretina, la Modene$e, la Sagontina di $pagna, & la Pergame$e d'A$ia lodate
furono da gli antichi nelle opere di terra: ma bi$ogna, che noi ne pighamo, di done $e ne
puo hauere. i caua l'autunno, $i macera il verno, & $i forma la primauera, ma'l verno $i
coprono di $ecca arena, & la $tate dipaglia bagnata. $e la nece$lita ci $tringe$$e a formar-
giil verno, ouero la $tate, bi$ogna fatti che $ono $eccargli all'ombra per molto tempo, il
Deuon$i farela primauera, ouero l'autunno, accioche $i $ecchino egualmente convno i$te$$o te-
nore. perche quelli, che $i fanuo al tempo del $olestitio $ono difetto$i, perche e$$endo cotta dal $o-
le la lor coperta $uperficiale, gli fa parere aridi, & $ecchi, ma di dentro non $ono a$ciutti, &
poile parti aride crepano quando $eccando$i $i ri$trigneno, & co$i fe$$i, $i fanno debili & pe-
rò $ommamentobuoni $aranno quell che due anni prima $i formeranno, percioche non piu pre-
sto $i po$$ono $eccare quanto bi$ogna. Et però quando fre$chi, e non $ecchi $ono posti in lauoro
indottaui la cro$ta, & $tando quella rigidamente $oda, dando in $e non po$$ono ritenere la i$teβa
altezza, che tiene la crosta, ma $i $taccano: & però non potendo la intonicatura della fabbrica $e-
parata st are da $e, $i rompe per la $ua $ottigliezza, & dando i pareti in $e per $orte, riceueno
mancamento. per que$taragione gli Vticen$i nel far i pareti v$ano, & metteno il mattone quan-
do è bene a$ciutto, & $ecco, & fatto cinque anni prima, & che po$cia que$to $ia dal magi$trato
pre$idente approuato. Dal pre$ente luogo $i douerebbe moderare la ingordigia diquelli, che non prima p\~e-
$ato hanno di fabbricare, che in vn $ubito vogliono hauere finita l'opera, $enza con$ide
ratione, o $cielta della materia. Ma giu$tamente $ono poi ca$tigati, quando per la lo ro
tracuraggine, gli auuiene qualche $ini$tro. Tre maniere di Mattoni $i fanno, vna che da Grecididoron è detta, quella, che da no$tri $i v$a
lunga vn piede, larga mezo@. L'altre $ono da Greci adoperate ne gli edificÿ loro, delle quali vna è
detta pendadoron, l'altra tetradoron. Doron chiamano il palmo: & in Greco Doron $i chiama il
dare di doni, & quello, che $i dà, $i porta nella palma della mano: quello adunque, che per ogni ver
$o è di palmi cinque, pentadoron, & quello di quattro, tetradoron $i dimanda, & le opere public e
$i fanno di quelli, che $ono di cinque palmi, & le priuate di quelli, che $ono di quattro. Palladio dice, che i mattoni $i deuono gettare di Maggio, in vna forma due piedi, lar
ga vno, alta oncie quattro. Plinio, che piglio tutto il pre$ente luogo da Vitr. dice, che'l
mattone detto diodoro era longo vn piede, & mezo, largo vn piede, & co$i il Filandro
dice, che ritroua $critto in vn te$to di Vitr. ma glipiace piu, che Vitr. habbia hauuto ri-
$petto alla larghezza, & ch'egli habbia inte$o del palmo minore, doue due palmi fanno
mezo piede. De' maggiori edificij, maggiori deuono e$$er i membri, & de'membri mag-
giori le parti maggiori, & però i Greci faceuano differ\~eza nel porre in opera i mattoni. Oltra di que$to $i fannomezi mattoni, i quali quando $i mettono in opera, ne i cor$i di vna
parte $i mettono gli intieri, dall' altraimezi: & però quando dall'vna, & l'altra parte $ono po-
sti a dritturai pareti cambieuolmente con gli ordini, & cor$i $ono legati, & mezi mattoni $o-
pra quelle commi$$ure collocati, & fernezza, & afpetto noningrato fanno da l'una, & l'altra
parte. Vitruuio dimo$tra vna bella maniera di metterei mattoni vno $opra l'altro, & perche
la varieta porge diletto in qualunque opera, pero trouando egli vna forma di quad rel-
li differente in grandezza, c'in$egna di accompagnarli in modo, che habbiano del buo-
no. perche que$ti mezi mattoni a ccompagnati con quelli intieri, nei cor$i, & ne gli ordi-
ni, che egli dice, Coria, fanno vn bel vedere, quando dalle commi$$ure di due quadrelli
maggiori, $opra quelle vengono ad incontrare il mezo dei quadrelli minori, come $i ve-
de nella figura $egnata, ani$odomon. & l'e$empio de i mattoni triangolari nelle figure
$egnate. I. & II. Similmente ci $ono le figute de i mattoni detti didoron, tetradoron, &
pentadoron, con le maniere di murare, delle quali parla Vitr. nell' ottauo capo del pre-
$ento libro. $eguita poi Vitr. di $ilo$ofare cerca la ragione, che in alcuni luo ghi i matto-
ni$ecchi $opra nuotano all'acqua, & dice. Sono nella Spagna di là Calento, & Ma$$ia, & nell a$ia Pitane, douei mattoni, quando $ono $pia-
nati, & $eccbi, po$ti poi nell'acqua $opranuotano. Ma perche po$$ino co$inuotare, que$ta mi pa-
re, che $ia laragione: perche la terra di che $i fanno, è come pomice, & però e$$endo liggiera,
& ra$$odata dallo aere non riceue, ne a$$orbeil liquore, & però eβendo di lieue, & dirara proprie-
tà, ne la$ciando, che entri l'bumor nella $ua corporatura, $ia di che pe$o e$$er $i voglia, è for-
zata, come la pomice, da eβanatura di e$$er dall'acqua $o$tenuta, & dique$to modo ne banno
grande vtilità, perche ne troppo pe$o banno nelle opere, ne quando $i formano $ono disfatti dal-
le pioggie. Strabone nel terzo decimo libro della $ua Co$mogra$ia co$i dice. Dicono che appre$-
$o Pitane i quadrelli nell' acqua $opranuotano, il che auiene fimilmente in Etruria in
vna certa I$ola: imperoche e$$endo quella terra piu lieue che l'acqua, accade; che e$$a è
portata. Po$$idonio ri$eri$ce hauer veduto, che iquadrelli $atti d'vna certa creta, che net
ta le co$e inargentate, $ta di $opra l'acqua. puo e$$er an che la regione del $opranuotare,
l'ontuo$ità della pietrà, & le $cauerno$ità con la ecce$$iua $iccità, che non admmetta
l'humore. _M_A nelle opere di cementi bi$ogna hauer cura di truouar l'arena, accioche ella $ia buo.
na a me$colar la materia, ne babbia $eco terra me$colata. Le $pecie dell'arena, che
$i ca ua $ono que$te. La nera, la bianca laro$$a, il carboncino. Di que$te è otti-
ma quella, che $troppicciata con le dita, cigola: ma quella che $arà me$chiata con
terra, non bauerà a$prezza. Similmente $e l' Arena gettata $opra vna ve$te bianca, & poi
crollata non la$cierà macchia, nè iui re$terà terra di $otto, quella $arà buona. Ma $e non $aran-
no luoghi di caua, allbora $arà neceβario cernirla da i fiumi, & dalle giare, & anche dal lito
del mare: ma quella nelle murature, & ne i lauori ba que$ti difetti, che difficilmente $i a$ciuga,
ne doue ella $i truouail parete $opporta di e$$er c ntinuamente di molto pe$o aggrauato, $e con
qualche trala$ciamento dell' opera non ripo$a, & oltra di que$to riceue i volti: & l'arena d l mare
ha questo male di piu, che quando i muri $aranno coperti, & intonicati $putando la $al$ugine $i
di$cioglieranno. Ma le arene, che $i cauano di fo$$e, poste in opera, pro$to $i a$ciugano, & nel-
le coperte dei muri durano, $opportando i volti: ma bi$ogna cauarle di fro$co, perche $tando
troppo allo $coperto $i ri$olueno in terreno per lo Sole, per la Luna, & per la brina: doue poi po-
$te in opera non ritengono i ceme ti, ma $i $taccano, & cadono, & imuri fa ti con quelle non $o-
stengono i pe$i. Ma le arene che di fre$co $i cauano, $e bene banno tanta bont à nel murare, non
$ono però vtili nelle incro$tature, & coperte de i muri, perche la ca ce con la paglia me$colata
con la graβezza di quella per la fortezza, che tiene, non puo $eccar$i $enza fi$$ure. Ma quel-
la dei fiumi per la magrezza $ua, come l'A$traco, bene battuta, & impastata, riceue nelle co-
perte $olidità, & fermezza. Vitruuio narra le $orti dell'arena, i $egni di cono$cerla, quello, che in ca$o dinece$$ità
douemo fare, i difetti, & le vtilità di quelle $orti. Plinio $i $erne di que$to luogo al duo-
decimo Capo del trente$imo quinto libro. La $o$tanza della terra è in tre modi varia-
ta; La gro$$a è detta arena. La $ottile, argilla La mediocre, comune. L'arena è $te-
rile, & non è atta ad e$$er formata in modo alcuno. L'argilla è buona, & per notrire le
piante, & per e$$ere adoperata in molte forme. Dique$ta $orte era quella terra bianca
gia detta Ta$conicem, della quale in I$pagna $opra gli alti monti $i faceuano i luoghi
alti dalle guardie, & a i dì no$tri (come riferi$ce l' Agricola) è vna torre di que$ta terra
appre$$o Coruerco città di Sa$$onia, piu $icura dal fuoco, dai venti, & dalle pioggie, che
$e fu$$e fatta di pietre, perche per la $ua grauità re$i$te all' impeto de i venti, per lo fuoco
s'indura, & non riceuendo l'humore, non $i riempe d'acque; & però deue e$$er gra$$a,
$ottile, & $pe$$a. Ma torniamo all'arena. Troua$i arena di caua. que$ta tiene il primo
grado di bontà. troua$i anche arena di $iume $otto'l primo $uolo, & di torrente $otto
la balza, doue l'acque $cendono. truoua$i anche la marina: que$ta $e deue e$$ere buona,
bi$ogna, chenegreggi, & $ia lucida come vetro. i colori dell'arena $ono il nero, il bian-
co, & il ro$$o. La nera è a$$ai buona, la bianca tra quelle di caua è la peggiore: la ro$$a
$i v $aua a Roma: ma hora $i v$a la nera detta pozzolana, che è molto buona. Il Carbon-
cino è terra ar$a dal fuoco rinchiu$o ne i monti piu $oda di terra non cotta, piu molle
del to$o, & piu commendabile. L'arena con giara me$colata è vtile alle fondamenta,
& piu commendata la piu minuta, an golo$a, & $enza terra. Tra le marine la piu gro$$a,
& la piu vicina alle riue è la migliore. pre$to $i $ecca, & pre$to $i bagna, & $i disfà per lo
$al$o, & non $o$tenta il pe$o. L'arena difiume è buona per intonicare i muri. l'arena
di caua ai volti continuati $erue; ma è gra$$a, tenace, & fa peli ne i pareti. Delle $pecie
di caua, è migliore quella, che e$$endo $tropicciata con le dita $tvide, che sdrucciolan-
do giu de i panni bianchi, non la$cia ne terra, ne macchia. La pozzolana dà mirabile $o
dezza alle opere fatte nell'acque. di que$ta ne parlerà Vitruuio più $otto. _H_Auendo$i chiaro quello, che appartiene allavopia dell'arena, bi$ogna anche v$ar
diligenza, che la calce cotta $ia di pietra bianca, ouero di Selice & quella, che
$arà di piu den$o, & duro Selice, $arà più vtilmente adoperata nelle murature:
ma quella, che $i farà di $pugno$a, $arà buona nelle inconicature. Quando la
calce $arà estinta, allbora $i deue impastare la materia in questo modo, che pi-
gliando$i arena di caua tre parti di quelle con vna di calce $i tempra: $e di fiume, o di mare,
due parti di arena, & una di calce, & co$i giustauerrà la ragione della malta & della tempra
$ua. & anche $e nell' arene o di fiume o di mare pi$te $erauno le $pezzature di testole, & cri-
uellate, la terza parte farà la pasta migliore. Maperche la calce riceuendo l'acqua, & l'arena
faccia piu $oda la muratura, que$ta pare, che $ia la ragione, perchei $a$$i, come gli altri cor-
pi, $ono compo$ti di elementi, & quelli, che nella loro mi$tura hanno piu dello aere, $ono teneri,
quelli, che abondano d'acqua $ono lenti, per l bumore, quelli, che banno piu della terra $ono du-
ri, & quelli doue predomina il fuoco, $ono fragili, & però di questi corpi, $ei $a$$i, prima
che $iano cotti pistati minutamente, & con l'arena impa$tati, $aranno po$ii in opera, ne $i
faranno $odi, ne potranno tenere unita la fabbrica. Ma quando gettati nella fornace pre$i
dal gran feruo e del $uoco, haueranno perduto la uirtu della loro $odezza, allbora abbrucia-
te, & con$umatele forze loro, restano con buchi, & fori aperti, & uoti. Il liquore adunque,
che è nel corpo di quella pietra, & l'aere e$$endo con$umato, o leuato, haucndoin $e a$co$o il re-
$tante del ealore, po$to, che è nell' acqua, prima che'l fuoco e$ca fuori, ricouera la forza, & pe-
netrandol' bumore nella rarità dei fori, bolle, & co$i raffreddato manda fuori del corpo della
calce quel feruore: & peròi $a$$i tratti della fornace non ri$pondono al loro primo pe$o: &
benche babbiano la iste$$a grandezza, pure po$cia, che è a$ciutto il liquore, $i trouano manca-
re della terza parte del pe$o. Eβendo adunque i buchi loro aperti, & rari pigliano la me$colan-
za dell'arena, & $iaccon.pagnano, et $eccando$i conle pietre $i ramiano, et ferma fanno la
muratura. Nel pre$ente luogo $i tratta della calce, la natura, la materia, & la comparatione del-
la materia, di che $i $a la calce. Ogni pietra purgata da humori, $ecca, & che non bab-
bia co$a da e$$er con$umata dal fuoco, è buon a per far la calce. Gli Architetti antichi
lodauano la calce fatta di pietra duri$$ima, $pe$$a, & candida. Vitruuio loda la Selice:
benche altri dica, che ogni pietra da calce cauata fia migliore della raccolta; & diom-
bro$a, & humida caua piu to$to, che di $ecca, & di bianca, meglio che di bruna. Quel-
la calce, che è fatta di Macigni è dinatura gra$$a, $e non ha $ale, & è piu amma$$ata, &
limata getta polue. La calce $i cuoce in hore $e$$anta: & la piu lodata deue re$tare il
terzo piu liggiera della $ua pietra. Maè co$a m rabile del boglimento, che ella fa,
quando $i le getta l'acqua di$opra. Egli fi legge in $anto Ago$tino al quarto Capo del
vente$imo primo libro della Citta di Dio, que$to bello $entimento. Ia calce concepe
il $uoco dal fuoco. & e$$endo la zolla $redda immer$a nell'acqua, $erua il fuoco na$co-
$o, di modo, che egli a niun $en$o è manife$to. ma però $i ha per i$perienza, che $e bene
il fuoco non appare, $i $a però, che egli vi è dentro, per il che chiamamo quella calce vi-
ua: come, che il fuoco na$co$o $ia l'anima in ni$ibile diquel corpo vi$ibile: ma quan to è
mirabile, che mentre ella $i e$tingue piu $i accenda? & per leuarle, il $uoco occulto $e le
in$onda l'acqua? & e$$endo prima fredda, poi bolle da quella co$a, di doue tutte le co-
_E_Vui anche vna $pecie di polue, che di natura fa co$emerauiglio$e. Na$ce a Baie, &
ne i campi di coloro, che $ono appreβoilmonte Ve$uuio. Que$ta temperata conla
calce, & con cementi, non $olo dà fern. ezza a gli altri edificÿ, male grandiopere,
che $i fanno nel Mare perlei $ott' acqua $i fanno piu forti. La ragione di que-
sto è, perche $otto que' monti, & $otterra $ono ardenti$sime, et $pe$$e fonti, le
quali non $arebbeno, $enel fondo loro non baue$$erozolfo, ouere allume, ouero bitume, che fan-
no grandi$simi fuochi. Penetrando adunque il fuoco, etil vapore della fiamma nel mezo del-
levene. et drdendo rende quella terra lieue, et il tofo, che na$cein que' luoghi a$$orbe, et è $enza
liquore. E$$endo adunque tre co$e di $imigliante natura dalla vebemenza del fuoco formate
in vna mistura concorrenti, $ubito, che banno riceuuto il liquore, $i raunano, et pre$o l'bumore
indurite $i raunano, et ra$$odano di modo, che ne'l mare, nela forzadell' ac qua le puo di$cioglie-
re: Ma che in que luoghi $iano ardori, egli $i dimo$tra per que$io; che ne i monti Cumani, et
Baiani, $i cau no i luoghi per li bagni, nei quali na$cendo il feruente v@pore dal fondo conla
forza del fuoco penetra per quella terra, et tr apa$$andold in que' luoghi ri$orge, et d'indi per li
$udatori $i cauano grandi vtilità. Similmente $i narra anticamente e$$ere cre$ciuti gli ardori,
& eβer abondati $otto il Monte Ve$uuio, & d'indi bauere per li campi $par$ala fiamma d'in-
torno: & però quella pietra, che $pugna, ouero pomice Pompeiana $i chiama, cotta perfetta-
mente, da vn'altra $pecie di pietra in que$ta qualità pare, che $ia ridotta. & quella $orte di
$pugna, che iui $i caua, non na$ce in ogni luogo, $@ non d'intorno il monte Etna, & i colli della
Mi$ia, detti dai Greci, Catachiecaumeni, & altroue $e iui $ono que$te proprietà di luoghi. $e
adunque in quelle parti $i trouano le fonti d'acque feruenti, & da gli antichi $i narra, che nel-
le concauità de imonti $i trouano caldi vapori, & le fiamme $onoite per molti luoghi vagando,
pare veramente e$$ere certa co$a, che per la vebemenza del fuoco dal tofo, & dalla terra, come
nelle fornaci dalla calce, co$i da questi $a$si e$$er tratto il liquore. & però da co$e di$pari, & di$-
$imili in$ieme raunate, & in vna virtù ri$trette, & il caldo digiuno d'bumore dall'acqua $ubito
$atiato raccommunando i corpi, bolle per lo calore na$co$o, & fa, che quelli fortemente s'uni$chi-
@o, et presto riceuino la forza della $odezza. Ciresta il di$iderio di $apere, perche e$$endo in ε-
truria molte fonti d'acque boglienti, non vi $ia anche la polue, che na$ce nei de ti luoghi, la quale
per la ifteβa ragione faccia $oae l'opere di $ott' acqua. et però prima che cio $ia richie$to, mipa-
re, perche co$i $ia, renderne conto. In tutte le parti, et in tutti i luoghinon $i truoua lai$te$sa
Plinio piglia que$to luogo nel terzodecimo Capo del trente$imo quinto libro, & non
s'intende, che Vitr. parli qui di quella pozzolana, che hoggidì $i v$a in Roma. il re$to è
facile per la interpretatione. _F_In qui chiaramente io bo ragionato della calce, & dell' arena di che diuer$ità $iano,
& che forze s'babbiano: $eguita, che $idica per ordine delle petraie, delle quali
gran copia ai quadrati $a$$i, & di cementi $i cauano per gli edificÿ. Que$te $i
truouano di varie, & molto di$$imiglianti maniere, perche alcune $ono molli, come
d'intorno a Roma, le ro$$e, le Paliane, le Fidenate, le Albane: alcune temperate, come le Teuer-
tine, le Amiternine, le Sorattine, & altre di que$ta maniera; Alcune poi $ono dure, come $ono
le $elici. Sonui anche altre $pecie, come in Campagna il Tofo nero, & il ro$$o. Nell Vmbria, nel
Piceno, & nella Marca Triui$ana il bianco, il quale come legno con dentata $ega $i taglia. Ma
tutte quelle, che $ono molli banno que$ta vtilità, che quando i $a$$i $ono cauati dalla petraia fa-
cilmente $i maneggiano nelle opere: & $e $ono al coperto $o$tentano i pe$i. ma all'aere indurite, &
gelate per le brine, & per li cadimenti dell'acque, $i $pezzano, & $e $ono appre$$o le parti mariti-
me $ono mangiate dalla $al$ugine, ne reggono a' gran caldi. Le Teuertine, & quelle, che $ono della
i$teβa maniera $opportano i carichi delle opere, & le ingiurie de' mali tempi, ma non $ono $icure
dal fuoco, & $ubito, che da quello $ono toccate $i spezzano, percioche nella loro naturale tempe-
ratura banno poco bumore, & nen molto del terreno. ma a$$ai dello aere, & del fuoco. E$$endo
adunque in quelle poco della terra, & del bumore, & penetrando anche il fuoco per la forza del
vapore $cacciatone l'aere da quelle, $eguitando le affatto, & occupando gli $pacÿ voti delle ve-
ne, boglie, & le rende $imili a'$uoicorpi ardenti. $ono anche altre petraie ne i confini de Tarqui-
ne$i dette Anitiane, del colore delle Albane. le officine delle quali $pecialmente d'intorno il lago
di Vol$cena, & nella prefettura Stratonie$e $i truouano, que$te banno virtù infinite, perche ne i
grãdi ghiacci, ne la forza del fuoco le nuoce, ma ferme $ono, & per que$to durabili alla vecchiez-
@a. percioche nella loro mi$tura banno poco dell'aere, & del fuoco, ma ditemperato bumore,
Vitruuio tratta in que$to luogo delle pietre fatte dalla natura, & ne dimo$tra la diuer
$ità, l'v$o, & il commodo di e$$e molto facilmente. & tutta que$ta materia $imilmente è
$tata pigliata, & leuata di pe$o dirò co$i, da Plinio nel trente$imo quinto libro al vige$i-
mo $econdo Capo. Hora anche noi in $omma diremo. Cinque generi di pietre naturali
$i trouano, la Gemma, il marmo, la cote, il $elice, il $a$$o. Le Gemme $i cono$cono dalla $o-
$tanza, dal vedere, dal toccare, & dalla lima. $ono piu graui, & piu fredde del vetro, non
pati$cono la lima, hanno lo $plendore piu $aldo, piu chiaro, & empieno, & dilettano la
vi$ta piu che $i mirano, nè $i $mari$cono al lume della lucerna, & $ono di $o$tanza viuace,
& piena. Di que$te non ragiona l'Architetto, perche non vanno nelle fabbriche. I mar-
miprouano la lima, $ono grandi, & ri$plendono, le $elici hanno come $quame; le coti co.
me grani, i $a$$i non hanno $plendore. Ragionando delle pietre, con$ideramo il tempo
di cauarle, la quantità, la qualità, la comparatione, l'v$o. & da gli edificij fa@ti $i piglia-
no le lor qualità. però $i ha, che la pietra bianca vbidi$ce piu, che la fo$ca. La trapparen-
te meglio, che l'opaca. piu intrattabile queila, che piu s'a$$omiglia al $ale. il $a$$o a$per$o
come di arena, è a$pro, $e gli v$ciranno come punte nere è indomabile. l'a$per$o di goc-
cie cantonate, e piu $odo, che lo a$per$o di ritonde. Q@anto meno è venato, tanto piu
è intiero. piu dura quello, che è dicolore purgato, & limpido. migliore equello, la
cui vena è $imile alla pietra. La vena$ott le mo$tra la pietra $piaceuole, la piu torta, &
che piu gita, è piu au$tera. Lanodo$a è piu acerba. quella pietra piu agenolmente $i
fende, che nel mezo ha vna linea ro$$a come putrida. pro$$ima a quella è la bianche-
gna, quella, che pare vn giaccio verde è piu difficile. Il numero delle vene dimo$tra la
pietraincon$tante, & che crepa. Le vene dritte $ono giudicate piggiori. Quella pietra
è piu $oda, le cui $cheggie $ono piu acute, & ter$e. La pietra, che $pezzata rimane piu li-
$cia di $uperficie, è piu atta allo $calpello. l'a$pra quanto piu biancheggia, tanto meno
vbidi$ce al ferro. La fo$ca quanto piu la Luna $cema, tanto meno con$ente al ferro. o-
gni pietra ignobile, tanto è piu dura, quato è piu cauerno$a. Quella, che non a$ciuga
l'acqua, che $e le $pruzza $opra, è piu cruda. ogni pietra graue è piu $oda, & piu $i li$cia,
che la leggiera. & la piu leggiera della piu graue è piu fragile. Quella, che perco$$a ri$uo
na, è piu den$a della $orda. La $tropicciata, che $a di $olfo, è piu dura, che la $enza odo-
re. Quella, che piu re$i$te allo $calpello, piu dora alle acque, & mali tempi. Ogni pie-
tra dinuouo cauata, è piu tenera. & io ne ho vedute in Inghilterra, che bi$ogna lauorar-
le alle caue, perche $e $tanno troppo cauate s'indurano di modo, che non $i po$$ono la-
uorare, $e non $tanno nell'acqua vn'inuernata. $offiando l'O$tro piu facilmente $i lauo-
rano le pietre, che $o$$iando Borea. quella pietra, che nell'acqua $i fa piu graue, $i disfa
per l'humore. quella, che per lo fuoco $i $gretola, non dura al Sole. & tanto $ia detto del-
_L_E maniere del murare $ono que$te prima quella, che $i fa in modo di rete, che bora
$i v$a da ogn'vno. poi l'antica, la quale $i chiama incerta. Di que$te due è piu gra-
tio$ala reticulata, la quale poi è facile a fare le fi$$ure, perche in ogni parte hai
letti, & le commi$$ure slegate: mala maniera incerta $edendoi cementi l'vno $o-
pra l'altro in modo di imbrici, non bella, come la reticulata, ma $i bene piu ferma rende la mu-
ratura, vero è che l'vna, & l'altra maniera deue e$ser impa$tata di minuti$sime co$e, accioche i
pareti spe$so $atiati della materia fatta di calce, & d'arena piu lungamente $i tenghino in$ieme,
per he e$sendo di molle, e rara virtù $uggendo il $ucco dalla materia, di$eccano. ma quando abon
derà la copia della calce, e dell'arena, il parete, che bauerà pre$ molto dell bumore, non i$uanirà
co$i pre$to, ma $i tenirà in$ieme. ma $ubito, che la forza bumida per la rarità de i cementi $arà
$ucciata dalla materia, allbora la calce $taccando$i dall arena $i di$cioglie, et i cementi non $i
po$sono con que$ti attaccare, ma a lungo andare fanno i parcti ruino$i. e que$to $i puo comprende-
re da alcuni monumenti, che d'intorno a Roma $ono fatti di marmo, ouero di pietre quadrate, e
di dentro nel mezo calcati, et empiuti la materia $uanita per la vecchiezza, et a$ciutta la rarità
dei cementi, ruinano, e dalla brina di$ciolte le legature delle commi$sure $ono di$sipati. E $e al-
cuno non vorrà incorrere in que$to difetto, facciai pareti di due piedi, la$ciando il me zo conca-
uo lungo i pila$trelli di dentro, e $iano o di $a$so ro$so quadrato, ouero di terra cotta, ouero di $e-
lici ordinarÿ e con le chiaui di ferro, e piombo $iano le fronti legate. e co$i non a grumo, e $ot-
to$opra, ma ordinatamente fatta l'opera potrà $enza difetto eternamente durare. perche $eden-
@@ tra $e i letti, ele commi$sure di quelli, et incatenate non $pigneranno la muratura, ne la$cia-
ranno che i pila$trelli, o $tanti legati in$ieme rouinino. e però non $i deue $prezzare la muratura
de' Greci. Vitr.c'in$egna il modo, & le maniereldi porre in$ieme le pietre, commenda la mura-
tura di mattoni, & con belli e$$empi pruoua quãto dice. Prima che io e$pona Vitru. io
dirò delle parti della fabbrica $opra il fondamento, & quale $ia l'officio di cia$cuna. In
ognifabbrica noi hauemo a con$iderare il ba$$o, la cima, i lati il ba$$o è il pauimento,
o $uolo. La cima $ono i coperti, & i colmi; i lati $ono i pareti, o muri. Del pauimento $i
dirà nel $ettimo libro: de i coperti nel quarto. Hora $i tratta del muro, il quale è diffe-
rente dal fondamento in que$to, che il fondamento da i lati della fo$$a $olamente per
e$$er intiero, con$i$te: ma il muro, o parete è compo$to di piu parti. perche ha il poggio,
il procinto, la corona, l'o$$a, & i $o$tegni, l'apriture, le labra, il compimento, & le $ue o$$er
uationi. noi e$poneremo l'v$o di que$te parti a gui$a dei medici, iquali nella con$titu-
tionedella loro arte trattano dell'v$o delle parti del corpo humano. Poggio è quella
parte, che è la prima di$otto, che $i leua dal fondamento, che è alquanto piu gro$$a del
muro, che $i potrebbe $carpa nominare. Procinto, & corona $ono parti del muro vna di
$opra, l'altra nel mezo. Procinto è la parte di mezo, & è quella legatura, che cigne il mu-
ro d'intorno come cornice, che nelle mura delle città $i potrebbe chiamar cordone, &
nelle altre mura, $i dicono fa$cie, & cinte, & regoloni. l'o$$a, & i $o$tegni $ono le cantona-
te, le pila$trate, erte, colonne, & trauature, & tutto quello, che $o$tiene le apriture, o $iano
in arco, o dritte; perche l'arco è come traue piegato. Traue come colonna trauer$a: &
colonna come traue dritto. Le apriture, o labra $ono come le fine$tre, le cannoniere, i
εt però non $i deue $prez are la muratura de Greci, $e bene non l'v$ano polita di molle c@-
mento, pure quando $i parteno dalla pietra quadrata, fannol ordinaria di $elice ouero di pie-
tradura. La quale è mezana tra la incerta, & quella, che $i fa di pietra quadrata. Ma bi$ogna
auuertire, che il poggio, che for$e $tereobata è detto da Vitr. hauer deue la incro$tatura
di pietra quadrata, grande, & dura: perche que$ta parte di muro ha bi$ogno di piu $o-
dezza, come parte, che ha della natura del fondamento, che $o$tenga tutto il carico, &
che piu $ia vicina all'humidità delle acque, o del terreno. il che $i deue o$$eruare $pecial
mente in Vinetia, & $i o$$erua anche nelle ca$e ben fatte. Catone dice. Leuerai da terra
la fabbrica vn piede con $oda pietra, & calce, l'altre parti con crudo mattone potrai for
mare. Ma in Venetia que$ta parte è piu leuata, & hadel grande, & ha del $odo, & arriua
fin a cinque, & $ei piedi, & $opra vi è il cordone diforma ritonda, ouero in forma di fa-
$cia, che $porta in fuori. Frai procinti sinterpongono alcune legature di pietre maggio
ri, le quali $ono come concatenationi dell'olla con l'o$$a, & delle cro$te, che $ono dalla
parte di dentro, con quelle, che $ono di fuori, & però quiui lunghe, larghe, & $ode pietre
$i richiedono. Si $ogliono fare anche altri procinti per legare le cantonate & tenere l'o-
pere in$ieme, ma piu rari. Quelli primi deuono conuenire a piombo, & a $quadra den-
tro, & di fuori col muro, & que$ti, che $ono maggiori come cornici, o gocciolatoi $porta
re, & con gli ordini, & cor$i e$$ere bene legati in modo, che come $oprapo$to pauimento
$i ricuopra bene la fabbrica. Siano le pietre nelle murature vna all'altra $oprapo$te, co-
me s'è detto, a modo d'imbrici, $i che la commi$$ura di due $oprapo$te, $ia nel mezo del-
la pietra di $otto, & que$to $pecialmente nei procinti, & nelle legature. Gli antichi nelle
opere reticulate tirauano il legam\~eto di cinque mattoni, o almeno ditre, che ouero tut-
ti, ouero in vn'ordine, almeno era di pietre no piu gro$$e, che l'altre, ma piu lunghe, e piu
larghe. Ma nelle opere ordinarie, per ogni cinque piedi è $tato a ba$tãza vn mattone di
due piedi per legatura, però fabbricãdo co piette maggiori piu rarolegam\~eto bi$ogna,
& è qua$i a $ufficienzala cornice $ola. Laqual deue e$$er fatta con $omma diligenza, e di
ferme, e larghe pietre ordinarie, e giu$te, e ne'pareti di crudi mattoni, la corona deue e$-
$er di terra cotta, accio $ia dife$a dalla pioggia, e leggiera dipe$o. Deue$i auuertire, che
il marmo rifiuta la carce, & $i macchia facilmente, la doue gli antichi quanto meno po-
teuano adoprauano i marmi con la calce. Dell'o$$a, & de $o$tegni, & delle apriture $i di-
rà poi. I compimenti trapo$ti $ono tra l'o$$a, l'apriture, & l'altre parti, ne i quali $ono da
con$iderare l'imboccature, i riempimenti, le inton cature tanto di dentro quanto di
fuori, perche $i vede e$$er differenza tra l'o$$a, & i compimenti, perche nell'o$$a $i pongo-
no grandi, $ode, & ordinate pietre, & ne i compimenti, minute, rotte, meno ordinarie,
Que$te fabbriche de Greei in due modi $i murano. L'vno è detto eguale, l'altro di$eguale.
Il primo è quando tutti i cor$i $ono eguali in grandezza. L'altro è quando gli ordini de i cor$i
non $aranno drizzati pari. l'vna, & l'altra mantera per que$to è ferma, perche prima i ce-
menti $ono di $oda, & ferma natura, ne poβono a$ciugare il liquore della materia, ma li con-
$eruano nel $uo bumore per grandi$$imo tempo, & i letti loro piani, & bene liuellati non la$@ia-
no $grottare la materia, ma con la continuata graβezza dei pareti co$i legati durano lunghi$$i-
mamente. Euui vn'altra maniera di fabbrica, che $i chiama riempita, la quale anche $i v$a
da no$tri ru$tici. della quale $onole fronti $olamente polite, ma le altre parti come nate $ono,
po$te in$ie me con la materia, con alterne commi$ure $onolegate: ma i no$tri per sbrigar$ene
pre$to, facendoui i cor$i dritti, $erueno alle fronti, & empieno nel mezo $pezzati i cementi
$eparatamente con la materia, & a que$to modo in quella muratura leuano, & drizzano tre
cro$te, due delle fronti, & vnanel mezo del riempimento. Mai Gre@i non fanno a que$to mo-
Io ho voluto porre tutta la interpretatione del pre$ente Capo, sì perche è facile, & di
piana intelligenza, sì perche mi $on forzato nel $oprapofto di$cor$o mettere in$ieme
tutta la materia propo$ta. dal che ogni $tudio$o puo da $e $te$$o con$iderare tutto quello
che Vitruuio ha voluto fare in que$ta parte. Et vederà la $ua intentione e$$ere $tata di ra
gionare della fabbrica dei muri, & pareti, come egli dice nel fine del $oprapo$to Capo,
hauere diui$o que$to ragionamento in piu parti, & nella prima hauer detto le maniere
del murare, & hauer re$o le ragioni de i difetti, & della bontà di quelle, qua$i compa-
randole in$ieme. Nella $econda hauere ragionato della muratura de i Greci, di tre ma-
niere diquella, & hauere comparato il modo Greco, col modo Latino di murare. nel-
la terza hauere lodato il fabbricar di mattoni, dimo$trato il vero modo, & con bella,
& i$torica commendatione hauere commendato le fabbriche di Mau$olo Re di Caria,
& propo$toci molti e$$empi diquelle, & finita la $ua ornata digre$$ione, accompagnata
dalle leggi del populo Romano, nel qual ca$o, s'è dimo$trato, non ignorante delle leg-
gi ciuili, & nell vltima e$$ere ritornato ad in$egnarci, quanto era nece $lario a varie $or-
ti sì di pareti, come di craticci, de i quali ne ragiona anche nel terzo Capo del $ettimo
libro, con chiuden do $inalmente quanto ha voluto fare, & quanto intende di voler fare
nel $eguente Capo. I vocaboli del te$to per la interpretatione, & altroue per la e$po$i-
tion no$tra $ono chiari. leggi Plinio per tutto il trente$imo, $e$to libro, che trouerai mol-
te co$e al propo$ito no$tro, & le figure delle murature $ono po$te di$opra, & $egnate con
iloro nomi. doue non vi accade altro rincontro. Hora $eguita Vitruuio, & parla della
ragione de i legnami. _L_A materia $i deue tagliare il principio dello autunno, che $arà fin a quel tem-
po auanti, che Fauonio cominci a $pirare: perche da prima vera gli alberi $o-
no pregni, & tutti mandano la virtù della loro proprietà nelle frondi, & ne i
frutti, che fanno ogni anno. Quando adunque per la nece$$ità de i tempi $a-
Vitrnuio ci ha in$egnato quanto appartiene alla materia (che co$i egli $i chiama il
legname) il tempo di tagliar gli alberi, la ragione, il modo di tagliarli, la natura, & v$o
lor@o. ha detto dell' Abete, del Larice, & del Cedro co$e degne, di auuertimento, & ha
de$critto alcuni alberi, conchiudendo chiaramente, quanto egli fin hora ha e$po$to,
Noi $im@lmente poneremo tutta la pre$ente materia $otto vn'a $petto, $econdo, che let-
to hauemo ne buoni auttori. Nel legname adunque $i con$idera il tempo, & il modo
ditagliarlo, la natura, l'v$o, & la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Thec-
fra$to il Rouere, il Pezzo, il Pino $i deuono tagliare quando le piante sbroccano. Ma
l'Acero, l'Olmo, la Tiglia, & il Fra$$ino dopò la vindemia. Vitruuio vuole, che $i tagli-
no dal principio dall' Autunno fin auanti, che cominci a $pirare il vento zefito, Colu-
mella da i venti fin'a itrenta della Luna, che inuecchia; Vegetio dalla quintadecima
fin'alla vige$ima $econda. He$iodo quando cadeno le foglie. Catone il Rouere al So-
le$titio, & quella materia, che ha del maturo, & del verde, quando le cade il $eme. L'ol-
mo quando cadeno le foglie. Plinio na$cendo il cane nel far della Luna. & è o$$erua-
tione A$tronomica, percioche per la forza della Luna egli $i commoue ogni humore.
Tirando adunque la Luna l'humore alle radici il re$tante della materia $arà piu puro,
& piu purgato. Perche Plinio vuole che s'a$petti la notte, che $uccede al giorno, che
fa la Luna, quando e$$a Luna $arà $otterra. Tutti que$ti auttori hanno le loro ragioni,
benche la ma ggior parte conuenga. Non $i deuono v$are i legnami $e non pa$$atiitre
me$i, ne tirargli per la rugiada, anzi dopo il mezo giorno, cominciando la Luna a $ce-
mare, deuon$i tagliare alquanto d'intorno per la$ciare v$cire l'humore, & poi tagliati
ditutto $corzarli, è $pecialmente quelli, che fanno frutto. ne $i deuono tagliare $e non
fatto il frutto. Riponi gli alberi tagliati doue ne il gran Sole, ne i venti gli diano. alcu
ni $iano vnti di $terco bouino, accio che $i $ecchino egualmente. La Ca$tagna $i purga
nell'acqua del mare, la materia, che $i ad opera al torno, $i $ommerge nell' acque, & nel
fango pertrenta giorni, altri vngeno la materia di morchia per li tarli, & quella, che per
lacqua $i gua$ta, $i $uole impegolare. La materia in uecchiata d'allume bagnata non
arde. La natura, & v$o de legnamiè que$ta. L'Alno è buono grandemente alle palifi-
cate, ne i paludi, & luoghi fluuiali, ma all'aere non dura. L'E$culo, che è vna $pecie di
Rouere, è impatiente dell'humore. L'Olmo allo $coperto $i conden$a, ma altroue $i $pac
ca, & la $ua radice è belli$fima fra tutti i legni per la varieta de i colori, & per vn certo
lu$tro. Dapoila radiç{ae} dell'Oliuo è belli$$ima. il Pezzo, & il Pino durano $otterra
NASCENO le prime radici del monte Apennino dal mar Tirreno in fino
all' Alpi, & all'e$treme parti di T o$cana; ma il giogo di quel monte girando
$i, & con meza volta appre$$ando$i alle riue del mar Adriano, peruiene con
i $uoi giri ver$o il mare, la onde la $ua piegatura di qua, che riguarda alle par
ti di To$cana, & di Campagna, è molto aprica, & fiorita, perche del continuo prende
vigore dal cor$o del Sole, mala parte di la, & che volta al mar di $opra $ottogiace al
Settentrione, è perpetua mente, & fo$ca, & ombro$a, doue gli alberi, che $ono in quella
parte e$$endo nodriti di virtu humida, non $olo cre$ceno in i$mi$urata grandezza: ma
anche le lor vene pregnanti di gran de humidità tumide, & gonfie $i $atiano dell'abon-
danza del liquore: ma poi quando tagliate, & i$pianate hanno perduto il vigore natu-
rale cangiando col $eccar$i il rigore delle vene diuentano per la loro rarità vote & i$ua-
nite: & perque$ta ragione non hanno ne gli ed ificij da durare. Ma quelli che in luoghi
e$po$ti al Sole $ono generati, non hauendo alcuna rarità tra le vene loro a$ciutte dal $ec
co $i fanno piu ferme, perche il Sole non $olamente dalla terra a$ciugando, ma anche
da gli alberi caua l'humore, & però quegli, che $ono in parte e$po$ta al Sole a$$odati per
la den $ità delle vene, non hauendo rarita alcuna dall'humore, poi che $i metteno in ope
ra, piani, & politi durano con molte vtilita alla vecchiezza, & però quelli, che $ono dalla
parte inferiore dell'Apennino, perche $ono portati da luoghi aprichi, $ono migliori di
quelli, che na$ceno nella parte $uperiore, & vengono da luoghi apochi. Io ho e$po$to
quanto ho potuto con l'animo con$iderare le copie nece$$arie al fabbricare, di che tem-
pre $iano per la me$colanza dei loro principij, & quali per$ettioni, & difetti habbiano,
accioche manife$te $iano a chi intende di fabbricare, & però quelli, iquali potranno
$eguitare le leggi di que$ti precetti, $arano piu auertiti, & potranno far elettione nelle
opere dell'v$o di cia$cuna $pecie, E$$endo$i adunque detto delle preparationi della
Ha voluto Vitr. nel decimo, & vltimo capo di que$to $econdo libro porre la differen-
za de gli alberi, che na$ceno dalla parte del Sole, che aprica $i chiama, da quelli, che ne @
luoghi ombro$i ri guardano al Settentrione. è facil co$a, & confermata da Palladio nel-
l'undecimo libro al quinto decimo Capo & da Plinio nel $e$todecimo libro, al trente$i-
monono Capo. Et qui $ia fine del $ocondo libro. IL Delfico Apollo nelle ri$po$te date a Pithia, affermò Socrate e$-
$er di tutti gli huomini $apienti$$imo. Que$ti ($i dice) che cõ pru
denza, & dotti$$imamente dice$$e, che bi$ognaua, che i petti de
gli huomini fu$$ero come fine$tre, & aperti, affine, che haue$$ero
$en$i non occulti, ma pale$i da e$$er con$iderati. Vole$$e @ddio,
che la natura $eguitando la opinione di Socrate fatto haue$$e
i petti apparenti e chiari:perche $e co$i fu$$e $tato, non $olamen
te le virtù, & i vitij de gli animi $i vederiano: ma anche le $cien-
ze delle di$cipline a gli occhi $ottopo$te cõ certo giudicio s'ap-
proueriano, & a gli eruditi, & intendenti huomini grande, & $tabile riputatione s'ac-
cre$cerebbe, & però perche la natura non a modo d'altri, ma al $uo co$i fare ha voluto,
nõ puo e$$ere, che gli huo mini con gli ingegni $ottoi petti o$curati habbiano potuto
giudicare come $ono le $cienze de gli artificij del tutto a$co$e, & gli arte$i ci an chora,
che promettino la loro prudenza, $e non $aranno dinaro$i, ouero $e non $aranno $tati
cono$ciuti per la vecchiezza delle loro officine, o non haueranno hauuto gratia, & elo-
quenza da piazza, non po$$ono per la in du$tria de gli $tudi loro hauere tanto di credi-
to, che creduto lor $ia quello, di che fanno profe $$ione, & que$to $i può $pecialmente
cono$cere da gli anti chi $tatuari, & pittori, che di quelli, coloro, che hanno hauuto i
fegni di dignita, & la gratia di e$$er commendati, con eterna memoria fi mantengono
alla po$terità. Come $u Herone, Policleto, Phidia, Li$ippo, & gli altri, che hanno
con l'arte loro con$eguita la nobiltà. perche come al e gran Citta, ouero a i Re, oue-
ro a nobili huom ni fatti hanno opere, & fabbriche, co$i hanno ottenuto quello, che
io ho detto. Ma quei, che ne di manco $tudio, & ingegno, & $olertia $tati $ono, ne
manco belle opere hanno la$ci ato a gli ignobili cittadini, & di minor fortuna, non
hanno la$ciato ricordo di loro alcuno: perche non dalla indu$tria, & $olertia dell'ar-
ce, ma dalla felicità $ono$tati abbandonati: come fu Hellas Athenie$e, Chione Corin-
chio, Miagro Phoce$e, Pharace Ephe$io, Bedas Bizantio, & moltialtri. Similmen-
te i pittori come Ari$tomene Tha$io, Policle, & Atramitino, Nicomaco, & gli altri, a
i quali, ne indu$tria, ne $tudio dell'arte, ne $olertia mancò, ma ouero la poca robba,
o la debil fortuna, o l'e$$er $uperati nella ambitione delle concorrenze da gli auer$arij,
Detto ha Vitr. nel primo libro al terzo Capo, che tre $ono le parti de l'Architettura,
vna delle quali era la edificatione: detto ha $imilmente, che la edificatione era in due
parti diui$a, vna delle quali apparteneua alla fabbrica delle opere communi, & publiche
l'altra era po$ta nelle fabbriche priuate. Ha voluto. che le di$tributionl delle opere pu-
bliche fu$$ero di tre maniere, l'vna pertinente alla dife$a, l'altra alla religione, la terza
alla oppurtunità. nel mede$imo hbro ha fornito quanto s'a$pettaua alla dife$a. Doueua
egli poi trattare delle fabbriche pertin\~eti alla religione, ma par\~edogli molto nece$$ario
e$ponere, & la materia, & il modo per ponere in $ieme la materia ($econdo che egli ha
detto) diede $oggetto al $econdo libro, nel quale chiaramente ha trattato della materia
piu nece$$aria alle fabbriche, e$ponen do la natura, l'u$o, & le ragioni di quella; però ha-
uendo$i sbrigato da quella, ritorna hora alla di$tributione delle fabbriche pertinenti al
la Religione; & tratta de i $acri tempij;nel terzo, & nel quarto, abbracciando tutto il cor
po della pre$ente materia. per il che $i puo dire, che qui comincia tutto il bello, che di ma
no, & d'ingeno s'a$petta dallo Architetto. Qui l'ordine ha luogo, qui la di$po$itione di-
$egna, qui la $immetria, & il decoro, & la gratia fanno proua, qui $i $ente la vtilità della
di$tributione. nelle quali co$e il valore dello Architetto, la forza dell'arte, l'acutezza del
lo ingegno riluce. Onde egli $i puo dire col gran poeta. O Mn$e, o alto ingegno hor m'aiutate. O mente, che $criue$ti ciò, ch'io vidi,
Qui $i parrà la tua nobilitate. Et veramente, è degna con$ideratione quella, che $i farà $opra la pre$ente materia,
& molto gentilmente è $tato aunertito da Vitruuio, imperoche $apendo egli la grande
importanza della co$a, & che infinita è la $chiera de gli $ciocchi, $i ha mo$$o a de$ide-
@ar quello, che de$ideraua Socrate, haue$$e l'huomo, cioè, che egli haue$$e vna fine-
$trella nel petto, accioche dentro $i vede$$e la $cienza, l'Arte, il bene, & il male, che
dentro vi fu$$e. Perche la Gratia, il fauore, la fortuna luogo darebbeno, quan-
do il perito, & intelligente con lo imperito, & ignorante di pari ueni$$ero al giu-
dicio delle genti. $arebbe la Virtù di piu $tima, & l'Arroganza cederebbe alla mo-
Proportione è $cambieuole habitudine di due quantità $otto vn'i$te$$o genere. Quando di due quantità compre$e $otto vn'i$te$$o genere vna parte l'altra, quello che
re$ta è la proportione della partita, alla partitrice, & que$to s'è dichiarito. La prodottione, ouero la compo$itione d'vna proportione con l'altra non è altro, che
la denominatione e$$er prodotta dalle denominationi. que$to con e$empij mo$tramo. L'e$$er diui$a vna proportione per vn'altra, ouero e$$er $ottratta, non è altro, che quã-
do la denominatione della proportione da e$$er partita, è diui$a per la denominatione
della diuidente. Dapoi egli pone alcune propo$itioni, che $ono le infra$critte. E la denominatione della proportione di qual ti piace di due e$tremi $arà molti pli-
cata nel $econdo, $i produrrà il primo. perche $e per la $econda diffinitione partito il
primo per lo $econdo, ne na$ce il denominatore, adunque moltiplicata la denominatio
ne nel $econdo, ne na$cerà il primo. La $econda pro po$itione è que$ta. Quando tra due è interpo$to vn mezo, che habbia
proportione con amend@e, la proportione, che hauerà il primo alterzo, $arà compo$ta,
dalle proportioni, che ha il primo al mezo e il mezo al terzo. $iano tre termini, due, quat
tro dodici, & quello di mezo habbia qualche proportione con gli e$trem@io dico, che
la proportione, ch'è tra'l primo e'lterzo, è compo$ta della proportione, che ha il primo
con quel di mezo, & quelio di mezo con il terzo. e$$endo adunque tra due, & dodici pro-
portione $e$tupla, dico, che la $e$tupla, è compo$ta dalla proportione, che ha due a quat-
Siano quanti mezi $i voglia, dico che la proportione, che e tra gli e$tremi, e compo$ta
di tutte le proportioni, che hanno i mezi tra $e. Sia tra a, & d. due intermedij b, & c. io di-
co, che la proportione dia, à d. e compo$ta delle proportioni, che $ono tra a, & b. tra b, &
c. tra c & d. imperoche per la precedente la proportione, che e tra a, & c. e compo$ta dal-
la proportione, che e tra a & b. & tra b & c. ma la proportione, che e tra b, & d. e com-
po$ta dalla proportione, che e tra b. & c. & c, & d. per la i$te$$a propo$itione. adunque
la proportione, che è tra a, & d.e compo$ta ditutte le proportioni, che $ono trai mezi, &
co$i $i hauerà a prouare, quando fu$$ero piu mezi, & di $opra ne hauemo con gli e$empi
detto a ba$tanza: ma hora $i replica per $eguitar l'ordine di Alchindo, & per e$ercitio
della memoria, in co$a ditanta importanza. La quarta e, che $e alcuna proportione, e compo$ta di due proportioni, la $ua conuer-
$a e compo$ta delle conuer$e. $ia la proportione dia, à b. compo$ta della proportione di
c, à d. & di e,à f.io dico, che la proportione di b. ad a. $arà compo$ta della proportione
di d,à c. & di f. ad e. perche $iano continuate le proportioni di c, à d. & die, ad f. tra g.h.
K. di modo che g. $ia ad h. come c, à d. & h, à K. come e. ad f. dico, che la proportione tra
a, & b. $arà compo$ta della proportione di g. ad h. & di h. à K. & però per la $econda pro
po$itione, la proportione di a, a b. $arà come la proportione di g, à K. adunque all incon
tro la proportione di b ad a. $ara come K. à g. ma la proportione di K à g. per la i$te$$a
propo$itione e fatta dalla proportione di K. ad h. & di h. a g. ma K ad h. e come f. ad e. &
h.à g. & come d. à c. adunque bad a. $arà compo$to dalla proportione, che e tra d & e.
& tra @. & e. il che e lo intento no$tro. Finite le diffinitioni, & le propo$itioni, che pone
Alchindo, $i viene alle regole, le quali $ono que$te. Quando di $ei quantità la proportione, ch'e tra la prima, e la $econda, e compo$ta del
la proportione, che ha la terza alla quarta, & la quinta alla $e$ta, $i fanno trecento, & $e$-
$anta $pecie di compo$itioni, ditrenta$ei, delle quali $olamente ci potemo $eruire. il re$tã
te e inutile, & que$to e mani$e$to. $e noi ponemo, che la proportione, ch'e tra a, & b. $ia cõ
po$ta delle proportioni, che $ono tra c, & d. tra e, & f. perche e$$endo $eii termini, $i puo
intendere la proportione di due, qual $i voglia e$$er cõpo$ta di due proportioni, che $ia-
no tra' quattro termini re$tanti. Il che $arà dichiarito poter$i fare per via della moltipli-
catione. Da que$ti $ei termini v\~egono trenta $pacij di$tinti. dieci da a. otto da b. $ei da c.
quattro da d. due da e. e niuuo da f. perche tutti $ono $tati prima cõpre$i. le quali co$e $o-
no m>anife$@e dalla $ottopo$ta tauola. doue $ono cinque cõpartimenti, nel primo de'qua
li e la cõparatione@di a. a gl'altri tormini, e de gl'altri termini ad a nel $ecõdo e la cõpara
tione di b, a gl'altri, e de gl'altri a b. nel terzo e la cõparatione dele. nel quarto dib. nel
quin to die. gl'altri, e de gl'altri a quelli. perche adunque erano $ei termini rimo$$i due,
che faceuano lo $pacio copo$to, i re$tant@$eranno quattro. de'quali ne $arãno vintiquat-
tro ordini, che fanno $olam\~ete dodici $pacij. e perche que$to s'int\~eda bene $iano rimo$$i
que$ti termini a b. che fanno la proportione di a, a b. & la conuer$a di b. ad a. re$taran-
Il terzo modo è, che anche la proportione tra a, & c. $arà compo$ta della proportio-
ne di b, a d. & di c. ad f. il che è manife$to, perche po$to b. tra a. & c. la proportione, che
è tra a. & c. $arà compo$ta da quella, che è tra a. & b. tra b. & c. ma la la proportione, ch'è
tra a, & b. $i compone di c. & d. & di e. & f. $econdo il $uppo$to da noi. adunque a, a c. è
fatta di b. & c. & di c. & d. & die, & f. ma b, à c. & c. à d. compongono la b. a d. trapo-
$to il c. tra b. & e. Adunque la proportione, che è tra a, & c. è compo$ta di b. & d. &
di e. & f. Il quarto modo procede dalterzo, $i come il $econdo dal primo. po$ti tra b, & f. com-
munemente d. & e. & co$i tutti i modi pari, con i loro di$pari $i collegano, per i$chifare
il repetere la i$te$$a via. Il quinto modo è che la proportione di a, ad e. è compo$ta di b, ad f. e di c. a d. perche
po$to b. tra a & e. $i fa l'argomento del terzo perche lo a. ad e è compo$to dello a. al b.
& del b. ailo e. ma lo a. al b. è compo$to dell'e. al f. & del c. al d. perche co$i hauemo po-
$to. adunque a, ad e. $i compono di b. à c, & di e. ad f. & di c. à d. ma b. ad e. & e. ad f. com-
pongono b. ad f. trapo$to e.tra b, & f. adunque la proportione tra a. & e. e compo$ta del-
le proportioni che $ono tra b, & f. & tra c, & d. Il $e$to modo $i caua dal quinto, per lo argo m\~eto del $ecõdo, trapo$to f. & c. tra b. e d. Il $ettimo compone la proportione di b, a d. delle proportioni di a. a c. & di f. ad e. per
che effendo compo$to a.b. di c. a d. & di e. ad f. ne $egue per la quarta proportione, che
la proportione tra b, & a. $arà compo$ta di d. & c, & di $. & e. po$to ad unque a. tra b. & d.
la proportione, che è tra b, & d. $ata fatta di b. & a, & di a, & d. ma b, & a. è compo$to di
d. & c. & di f. & e. aduque la proportione di b, a d. $arà compo$ta di tre proportioni, cioè
di a, a d. di d, a c. & di f. ad e. Ma la a, a d. & la d. a c. compongono quella, che è tra a. & c.
trappo$to d. tra a, & c@adunque la proportione di b. a d. $arà compo$ta delle proportio-
ni di a, a c. & di f. ad e. il che era il propo$ito. L'ottauo modo. $i come per$upo$to il primo $i caua il $econdo, co$i per l'i$te$$o argo-
mento $i caua l'otauo i $uppo$ti, & prouati ne i precedenti, po$to in mezo dia. & e. e & f. Ilnono. $imilmente la proportione di b, ad e. $arà compo$ta delle proportioni di a. ad
e. & di d. a c. perche b ad a, è compo$to di d. a c. & di f. ad e. trappo$to a. tra b. & f. $ara la
proportione tra b, & f. compo$ta di b. ad a. & di a. ad f. & però b, ad f. $ara compo$ta di
a, ad f. & di f. ad e. & di d. a c. ma a@ ad f. & f. ad e. compongono a. ad e. adunque b. & f. è
compo$ta di a. & e & di d. & c. Il decimo, con largomento del $econdo procede dalle co$e prouate nel precedente,
trappo$to, e, & d, tra a, & c. L'vndecimo. egli $i compone c, a d. di a, & b, & di f, & c, per che per la terza, a, & c. è
fatta di b. & d. & di e, & f. $i componerà la c, ad a. di d. a b. & di f. ad e. po$to adunque a
tra c, & d, $arà la c, al d. compo$ta dalla a, al d, dalla d, al b, & dalla f, al c ma la a, al d, et
la d, al b, compongon la a, al b, adunque la c, a d, è compo$ta dal a, a b, & da f, ad e. Il duodecimo modo $i caua dall'argomento di $opra trapo$to b, & f. tra a, & e. Il terzodecimo è $imilmente, che la proportione tra c, & f. è compo$ta dalle propor-
tioni tra a, & b, tra d, et c, po$to d, et c. tra e, et f. $a ra compo$ta la c, & la, f. dalla, c, al d,
& dalla d, al e, et dall'e, al f, ma, c, d, et e f. compongono a, b, adunque la c f. è compo$ta
da a b. & da de. Il quartodecimo $i caua dal precedente, come il $econda dal primo trapo$to b, et
d, tra a, & e. Il quintodecimo è, che anche d e, è compo$ta da b, et da c, f. perche po$to c. & f. tra
d, et e, la d, e, $arà compo$ta da d, c, ad c, f. et da f, a. ma la d. al c. & la f. all'e, compon-
gono la b, a, perche le conuer$e compongono la a, b, per la $oppo$itione adunque d, e,
è compo$ta di b, ad a, et di c, ad f. Il $e$todecimo con l'argomentum del $econdo è dedutto dal precedente, trapo$to a,
& c, tra b, et f. Il decimo $ettimo modo è, che e, f, $i compone di a, b, & di d, c, percioche per la con-
uer$a del quinto modo c, a. $i fa di f, b, & di d, c. il re$to $i ordina, come s'è fatto nella
prima deduttione dell'vndecimo modo. Il decimo ottauo con l'argomento del $econdo $i caua dal precedente b, et d, trapo-
$ti tra e, & c. Voglio, che fin qui $ia detto a ba$tanza per dare al quanto di luce alle co$e di Alchin-
do: & qui $otto cauarne vna belli$$i ma propo$itione, che ne contiene dice$ette vtili$$i-
me da e$$er da ogni $orte di per$one $tudio$e e$$ercitate, & $ono que$te, le quali $i $erueno
a ritrouare qualunque numero di quelli $ei, ci fu$$e ignoto. Se la proportione che è tra'l primo e'l $econdo, è compo$ta delle proportioni, che $o-
no tra'l terzo, e'lquarto, et tra'l quinto, e'l le$to: la i$te$$a $arà compo$ta dalle proportio-
ni, che $ono, tra'l terzo, e'l $e$to, & tra'l quinto, e'l quarto. Ecco ne inumeri lo e$$em-
pio. 1. 2. 3. 4. 6. 9. dalla $otto $e$quiterza, che è tra tre, & quattro, & dalla $otto
$e$quialtera, che è tra $ei, et noue, ne na$ce la $ottodoppia che è tra vno, & due. io dico,
che la i$te$$a $ottodoppia na$cerà dalle proportioni, che $ono tra il terzo, et il $e$to,
cioè tra tre, et noue, che $ono in proportione $otto trip a. et d alla proportione, che è
tra'l quinto e'l quarto, che $ono $ei, et quattro, doue è la proportion $e$quialtera, per-
che da vna $otto tripla, et da vna $e$quialtera, ne na$ce vna $ottodoppia, come è tra
vno, et due. Similmente $e la proportione del primo al terzo, $arà compo$ta delle proportioni del
$ecõdo al quarto, et del quinto al $e$to, come la proportione dell'vno al tre che è $ottotri
pla, è compo$ta delle proportioni del due al quattro, che è $ottodoppia, et del $ei al no
ue, che è $otto$e$quialtera, ne na$ce vna $otto tripla. Parimente, $e la proportione del primo al quinto, cioè dall'vno al $ei che è $otto $e$cu
pla, $arà fatta delle proportioni del $econdo al $e$to, che è dal due, al noue, che è propor
tione $ottoquadrupla $e$quialtera, et dal terzo, al quarto, che $on tre, et quattro, doue
cade proportione $otto$e$quiterza, la i$te$$a venirà, dal $econdo al quarto, che è tra due,
et quattro, doue è proportione $ottodoppia, et dal terzo al $e$to, come da tre a noue, do-
ue cade proportione $ottotripla; perche ne na$cerà vna $otto$e$cupla. Co$i anche, $e la proportione, che è del $econdo al quarto, ch'è $otto doppia, come è
da vno a quattro na$cerà dalla proportion del primo al terzo, che è $ottotripla, come da
Similmente $e la proportione, che ha il $econdo al $e$to, come tra due, & noue, doue ca
de proportione $ottoquadrupla $e$quialtera, na$ce dalla proportione del primo al quin
to, come da vno a $ei, doue è proportione $otto$e$cupla, & dal quarto al terzo, come è da
quattro a tre, done è proportione $e$quiterza, la i$te$$a proportione $ottoquadrupla $e$-
quialtera na$cerà dalla proportione del primo al terzo, c oè da vno a tre, doue è propor
@ione $ottotripla, & dal quarto alquinto, come da quattro a $ei, doue è proportione $et-
to$e$quialtera, perche da una $ottotripla, & da una $otto $e$quialtera ne uiene una $otto
quadrupla $@$quialtera. Similmente lela proportion del terzo al quarto come è da tre a quattro, doue cade
proportione $otto$e$quiterza na$cerà dalla proportione del primo al$econdo, come da
vno a due, doue cade proportione $ottodoppia, & dal $e$to al quin to come da noue a $ei
doue cade proportione $e$quialtera, la i$te$$a proportione na$cerà dalla proportione,
ch'è tra'l primo, e'l quinto, ch'è vno & $ei, doue cade proportione $otto$e$cupla, e dal $e-
$to al $ecõdo, come è da noue a due, doue cade proportione quadrupla $e$quialtera, per-
che d'vna $otto$e$cupla, e d'vna quadrupla $e$quialtera, ne na$ce vna $ottoie$quiterza. Oltra di que$to $e la proportione, ch'è tra'l terzo, & il $e$to, ch'è $ottotripla, come da
tre a noue, na$ce dalla proportione del primo al $econdo, come da vno a due, ch'è $otto-
doppia, & dal quarto al quinto, che è $otto$e$quialtera, come tra quattro, & $ei, la i$te$$a
na$cerà dal primo al quinto, come da vno a $ei, doue cade la $otto$e$cupla, & dal quarto
al $econdo, come da quattro, & due, doue cade la $ottodoppia, perche da vna $ottodop-
pia, & da vna $otto$e$quiterza ne viene la $ottotripla. Di nuouo $e la proportione del quarto al quinto, cioè del quattro al $ei, doue è la $ot-
to $e$quialtera, è compo$ta del $econdo al primo, cio del due all'vno, doue cade la dop-
pia, & del terzo al $e$to, come del tre al noue, doue cade la $ottotripla, la i$te$$a $otto$e$qui
altera, na$cerà dalla proportione del $econdo al $e$to, & del terzo al primo. Finalmente $e la proportione, che è del quinto al $e$to, come è tra $ei, & noue, doue ca
de la $otto$e$quialtera, na$cerà dalle proportioni del primo al $econdo, come da vno a
due, doue cade la $ottodoppia, & dal quarto al terzo, doue cade la $e$quiterza, la i$te$$a
na$cera da quella, che è dal primo al terzo, che è $ottotripla, come da vno a tre, & da quel
la, che è dal quarto al $econdo, che è la doppia, come da quattro a due, & tanto $ia detto
delle proportioni, & delle loro generationi, & ri$petti, le quali co$e diligentemente e$$a-
minate, e$$ercirate, po$te a memoria applicate alle $cienze, & alle pratiche, faranno pare
re gli huomini miracolo$i. Ma tempo è, che a$coltiamo Vitr. _L_A compo$itione delle $acre ca$e è fatta di compartimento, la cui ragione deue e$$er
con $ommadiligenza da gli Architetti cono$ciuta. il compartimento $i piglia dalla
proportione, che Grecamente è detta analogia. La proportione è conuenienza di
moduli, & di mi$ure in ogni opera sì della rata parte de i membri, come del tutto,
dalla quale procede la ragione de i compartimenti. La $omma ditutto quello, che dice Vitr. cerca le fabbriche pertinenti alla religione
è, che prima egli dimo$tra la nece$$ità dicono$cer la forza delle proportioni, & delle
commen$urationi, che $i chiamano $immetrie da greci. dapoi dichiara donde è $tata
pre$a la ragione delle mi$ure, & tratta della compo$itione dei Tempij, & con$idera pri
ma tutto quello, che $i rappre$enta di fuori, & da lunge allo a$petto da diuer$e figure,
& forme ditempij, & in que$ta parte tocca cinque maniere di Tempij, con le ragioni
di cia$cuna, & dichiara il modo difondare, l'ornamento delle colonne, dei capitelli, de
gli architraui, de i coperti, & front $picij, & altre co$e pertinenti a quello, che $i vede di
fuori, come $ono gradi, poggi pie di$tali, $porti, ra$tremamenti, gonfiature, aggiunte, ca-
nalature, & $imili co$e, $econdoi generi dellefabbriche. Viene poi alle parti di dentro,
& di$tinta mente ragiona delle mi$ure, lunghezze, larghezze, & altezze de i $empij del-
le celle, de gli antitempij, de gli altari, delle porte, & di tutti gli ornamenti, che conuen-
gono alle predette parti_:_ la onde niente la$cia al de$iderio no$tro, conch uden do tutta
la pre$ente materia, nel terzo, & nel quarto libro. Dice adunque, che per edi$icarei l'em
pij bi$ogna cono$cere la ragione del compartimento, & que$to doue e$$ere con $om-
ma diligenza da gli Architetti cono$ciuto. Di que$to la ragione è in pronto: perche,
$e bene ogni fabbrica deue e$$er con ragione compartita, & mi$urata, nientedimeno
con$iderando noi quanto la diuinità eccede la humanità, meritamente douemo, quan-
to $i può di bello, & di raro, $empre mai operare, per honore, & o$$eruanza delle co$e di-
uine, & perche di diuin a qualità participa in terra l'humanamente, però douemo con
ogni $tudio e$$ercitarla, accioche honoriamo i Dei; che Dei $i chiamano i veri amici di
Dio. ottima co$a è la ragione nella mente dell'huomo, & que$ta eccellentiffimamen-
te $i dimo$tra nelle proportioni. & però $e Vitruuio, ha detto, che la ragione della $im-
metria, che è corri$pondenza di mi$ure, deue e$$er con grandi$$ima dihgentia cono$ciu
ta da gli Architetti egli ha detto co$a ragioneuole, hone$ta, & debita alla diuinità. Et
$e co$a mortale puo a ba$tanza honorare la immortalità, direi anch'io, che le piu pretio
$e, & care co$e doueriano e$$er $oggetto, & materia ale ben proportion ate fabbriche
dei luoghi $acri, accioche, & con la forma, & con la materia $i honora$$e quanto piu $i
puo, la dininità. Nece$$aria co$a è dunque la $immetria, alla compo$itione de i Tem-
pij. la $immetria è diffinita da Vitr. in que$to luogo $econdo l'applicatione all' Architet
tura; ma noi di $opra l'hauemo diffinita $econdo la raccommunanza, & vniuer$alita di
quel@ nome. Dice adunque Vitr. che la proportione, la quale è derta analogia da Greci, e
vna con$onanza, & ri$pondenza delle mi$ure delle parti tra $e $te$$e, & coltutto in ogni
opera, che $i fa, & que$ta con$onanza, egli chiama commodulatione, percioche mo-
dulo è detta quella mi$ura, che $i piglia prima, con la quale $i mi$urano le parti,
& il tutto, & però proportione nelle fabbriche altro non e, che comparatione de'
moduli, & di mi$ure in quello, in che conuengono, & le parti in$ieme delle fabbriche, o
il tuto vnitamente con le parti. Que$to gia è $tato da noi copio$amente dimo$trato nel
primo libro. pero $eg uitando Vitruuio $i dichiara da quale e$lempio di natura è $tata
pigliata la ragione delle mi$ure. Perchen n puo fabricare alcuna $enza mi$ura, & proportione hauer ragione di componimen
to, $e pri na non hauerà ri$petto. & con$ideratione, $opra la vera, & ceroa ragione de i membri
dell huomo ben prop ortion. ito, perche la natura in tal modo ha composto il corpo dell'huomo, che
l'o{$s}o dal capo dal mento alla $ommitàdella fronte, e le ba$$e radici de i capolli, $i $$e la decima parte
& tanto anche fu$$e la palma della mano dalla giuntura del nodo, alla cima del dito di mezo, il capo
dal mento alla $ommità della testa la ottaua parte, & tante dal ba{$s}o del coll o. _D_alla $ommità del
petto alle radicideic pelli la $e$ta parte, alla $ommità della te$ta la quarta. dal fine dal mento al
fine delle narici è laterza parte dell'altezza di tutta la faccia, & ta to è lungoil na$o tutto in fino
al mezo del $opraciglio: & tanto anche da quello $ino alle radici de i capelli, doue $i fa la.
fronte. Ma il piede, èla $e$ta parte dell' altezza del corpo, il cubito la quarta, il petto anche la quarta, &
in que$to modo anche gli altri membri banno le loro conuenienti, & prop rtionate mi$ure le quali
da gli antichi pittori, & Statuarij $eno state v$ate, & però hanno riportato grandi & infinite lodi. La natura mae$tra ci in$egna come hauemo a reggerci nel compartimento delle fab
briche: imperoche n\=o da altro ella vuole, che impariamo le ragioni delle $immetrie, che
nelle fabbriche de'tempij v$ar douemo, che dal $acro tempio fatto ad imagine, et $imi-
glianza di Dio, che è l'huomo, nella cui compo$itione tutte le altre merauiglie di natu-
ra $ono compre$e, e però con $aggio auuedimento tol$ero gli antichi ogni ragione del
mi$urare dalle pa rti del corpo humano, doue molto a propo$ito Vitr. dice, che opera
niuna può hauere ragione di componimento, $e prima non hauerà riguardo alla $im-
metria delle membra humane. Io proponerò alcune di$tintioni, accioche meglio s'in-
tenda quello, che dice Vitr. Ditre maniere s'intende mi$ura. Primieramente quando
vna co$a è piu perfetta, che le altre $otto vn'i$te$$o genere, quella $i dice mi$ura di perfet-
tione. in que$to modo l'huomo fra tutti gli anim ali e$$endo il piu perfetto, $i puo dire,
che egli $ia mi$ura ditutti gli animali, chiama$i poimi$ura d'agguaglianza, quando la
mi$ura contiene la co$a m $urata a punto, come vn'orna di vino, $i chiama mi$ura, per.
che tiene a punto tanto vino, quanto cape. ln $omma poi chiamamo mi$ura quella quã-
tità, che pre$a piu fiate mi$ura il cutto, come dicemo la canna mi$urare il panno. Di que-
$ta noi parlamo, que$ta è quella, che è $tata pre$a dalla mi$ura della perfettione, che è
l'huomo, tra gli animali, da gli antichi. Onde mi$utare nõ è altro, che far manife$ta vna
quantità prima non cono$ciuta, con vna quantità certa, e cono$ciuta, e però c\=o ragione
dalle parti dell'huomo $ono $tate pigliate le mi$ure delle co$e, e le ragioni di quelle mi$u
re: & è ragioneuole, che dalla te$ta $i pigli la mi$ura del tutto, e$$en do po$to nella te$ta il
valore di tutti i $entimenti humani, come co$a piu nobile, e principale, e piu manife$ta.
Vitr. vuole, che l'huomo $ia di dieci te$te, $e per te$ta egli s'intende dal mento al na$eimé
to de' capelli: & vuole an che, che $ia di otto te$te. $e per te$ta egli s'intende lo $pacio, che
è dal mento al $ommità del capo. Gli antichi oltra la proportione attendeuano alla gra
tia per $atisfare allo a$petto, e però faceuano i corpi alquanto grandi, le te$te picciole, la
co$cia lunga. nel che era po$to la $ueltezza: parlo hora de'corpi perfetti perche altra mi
$ura conuiene ad vn corpo puerile, altra ad vn corpo a$ciutto, o gra$$o, o tenue, che $i vo-
glia fignare. Amauano gli antichi $tan do nelle mi$ure conuenienti, la lunghezza, e la $ot
tigliezza di alcune parti: parendo loro di dare non $o che piu di leggiadro alle opere, e
però $e bene dalla ra$cetta, ch'è la piegatura della mano, alla $ommità del dito di mezo
vo leuano, che tanto fu$$e dal mento alla $ommità della fronte, nientedimeno per la det-
ta cagione faceuano la mano, & le dita alquanto piu lunghe. il Filandro auuerti$ce, e be
ne, che non può $tare quello, che dice Vitr. che il petto $ia la quarta parte; & vuole, che
quando Vitr. dice, che il cubito $ia la quarta parte, egli intenda non dalla giuntura del
comito alla ra$cetta, ma dalla giuntura del comito alla $om mita del dito di mezo. Vuo-
le Pomponio Gaurico, che la giu$ta altezza $ia dinoue te$te. altri alquanto pin. Il Carda
no nel libro della $ottilità dice. Que$ta e$$er la forma del corpo humano perfetto, la fac
cia è la decima ditutta la lunghezza dal na$cimento dei capelli all e$tremo del pollice
del piede. la faccia $i diuide in tre partieguagli l'vna $i fa dalla radice de i capelli alla
$ommità del na$o: altra è la lunghezza del na$o. la terza è dal fine del na$o al mento. la
lunghezza della bocca è eguale alla lunghezza dell'occhio, & la lunghezza dell'oc chio
è quanto lo $pacio da vn'occhio all'altro: di modo, che in tre parti $i diuida lo $pacio,
che è dall'uno angolo dell'o cchio allo angolo dell'altro, cioè due occhi, & lo $pacio, che
vi è di mezo, & tutto que$to è doppio alla lunghezza del na$o. di modo che la lunghez-
za dell'occhio, & l'apritura della bocca $ia doppia alla non a parte della lunghezza del-
la faccia, & per que$to adiuiene, che la lunghezza del na$o $ia $e$quialtera all'apritura
della bocca, & alla lunghezza dell'occhio. la qual lung hezza del na$o e$$endo tripla al-
Simigliantemente le membra de i $acri Tempij deuono hauerc in cia$cuna parte alla $omma
vniuer$ale di tuttala grandezza conuenienti$$ime rispondenza di mi$ure, Appre$$o di que$to na-
turalmente il mezo centro delcorpoè il bilito. imperoche $e l'huomo ste$o, & $upino allargherà
le mani, & i piedi, & $arà po$ta vna punta della $esta ml bilico di quello, girando a torno le di-
ta delle mani, & dei pœdi, $aranno toccate dalla linea, che $i gira. Et $icome la ritonda fi-
gura $i forma nel corpo humano, co$i anche $itroua la quadrata: imperoche $e dulle ba{$s}e piante
alla $ommità del capo $ara mi$urato il corpo dell'huomo, & quelia mi$ura $arà trasferita alle ma-
ni allargate, egli $i troueràla i$ie$$a larghezza, comel' altezza, agui$a dei piaui riquadrati. Se
adunque lanatura hacompo$to in que$to modo il corpo dell'huomo, che le membra ri$poundino con
proportione alla perfetta loro figuratione; pare che gli antichi con cau$a habbiano con$tituito,
che in tutte le perfettioni delle opere vi habbia diligente mi$ura, & proportio e di cia$cun mem-
bro atutta la figura. Et però in$egnando gli ordini in tutte leopere, que$to nei $acriluoghi, doue
le lodi, & i bia$ni delle opere $tanno eternamente, $ pra tutto o$$eruarono. Non $olamente gli antichi tol$ero le proportioni dal corpo humano, ma anche le mi
$ure i$te$$e, & inomi loro, & però hauendo Vitr. conclu$o, che le $immetrie, & comparti-
Similmente gli antichi raccol$ero dai membri del corpo le ragioni delle mi$ure, che in tutte l'o-
pere pareno e$$er nece$$arie, come il dito, il palmo, il piede, il cubito; & quelle distribuirono nel
numero per$etto, che dai Greci _T_elion è detto. Co$a perfetta è quella, a cui nulla manca, & niente $e le può aggiun gere, & che di tut-
te $ue parti è compo$ta, ne altro le $opr'auanza_:_ per que$ta ragione il mondo è perfetto
a$$olutamente. & molte altre co$e nel loro genere $ono perfette. Ma vediamo noi con
che ragione $i chiamino i numeri perfetti, & quali $ieno. Perfetto numero da gli antichi fupo$to il dieci, perche dalle mani $i caua il numero denario del-
le dita; dalle dita il palmo; & dal palmo il piede, & $i come nell'una, & l'altra mano dalle dita
naturalmente è proceduto il dieci, co$i piacque a Platone, che quel numero fu$$e perfetto, perche
dalle vnità, che monades Grecamente $i chiamano, è fornito il dieci, che è la prima croce: il qua.
le poi, che è fatto vndici, ouero dodici, non puo e$$er perfetto, fin che non peruiene all'altro in-
crocciamento; perche le vnità $ono particelle di quel numero. Detto hauemo di$opra, che parte veramente è quella, che pre$a quante fi ate $i può,
compone il tutto $enza piu. dal che na$ce la intelligenza diquello, che $i dirà. Dico
adunque, che alcuni numeri ri$petto alle parti loro, delle qua li $ono compo$ti, $i po$$o-
no chiamare poueri, & diminuti, altri $uperf@ui, & ricchi, altri veramente $ufficienti, &
perfetti. La onde poueri $ono quelli, le parti dei quali in $ieme raccolte non fanno la
$omma del tutto. per e$$empio $ia otto. le parti del quale $ono, vno, due, & quattro, che
raccolte in $ieme non fanno otto. Ricchi $ono quelli, le parti dei quali $ommate fanno
$omma maggiore, come dodici le cui parti $ono, vno, due, tre, quattro, & $ei, lequali par-
ti raccolte in vno pa$$ano la $omma del tutto, & fanno $edici. Perfetti $ono quelli, le
patti intiere de qua li con la $omma loro rendeno preci$amente il tutto, come $ei, & ven
tiotto. ecco vno, due, & tre, che $ono parti del $ei raccolte in$ieme rendeno a punto $ei.
co$i vno, due, quattro, $ette, & quattordici $ono parti di ventotto, & $ommate in$ieme
fanno vent'otto a punto. La generatione dei numeri perfettis'intenderà, po$te pri-
ma alcune diffinitioni. Sono adunque alcuni numeri, che $i chiamano parimenti
pari, & $on quelli, che e$$endo pare la $omma loro, $i diuideno $empre in numero pare
fin'all'vnità, come $arebbe $e$$anta quattro, che è numero pare, & $i diuide in trenta-
due, $edici, otto, quattro, due, fin'all'vnità, in numeri pari. Sono anche altrinumeri,
che $i chiamano primi, & in compo$ti, i qua li $ono queli, che $olo dalla vnità $ono mi$u-
rati, & non hanno altro numero, che gli parti$ca intieramente, come tre, cinque, $ette, vn
dici, & altri $imili. La generatione adunque de inumeri perfetti $i fa ponendo a fila
per ordine i parimenti pari, & $ommandogli in$ieme_:_ & quando s'incontra in vna $om-
ma, che multip licata per quello, che è vltimo di quella $omma, $i $a ilnumero perfetto:
pur che il numero della $omma $ia primo, & incompo$to, altrimenti non riu$cirebbe il
numero perfetto Ecco vno, & due fanno tre. E$$endo adunque tre@numero primo, & in-
compo$to egli $i moltiplica per due, che era l'vltimo nella $omma, & nel raccoglimento
la 'doue due fiate tre fanno $ei, adunque nella decima $ei è numero perfetto. Seguita la
generatione dell'altro perfetto. Ecco, vno, due, & quattro fanno $ette, che è numero pri
mo, & incompo$to, moltiplica $ette per quattro, $e ne raccoglie ventotto, che è il $econ-
do perfetto nel centinaio. Seguita vno, due, quattro, otto, che fanno quindici, ma quin
dici non è numero primo, & incompo$to, perche è mi$urato oltra la vnità, an che da al-
tri numeri, come da tre, & cinque, però $i pa$$a piu inanzi all'altro parimente pare, che
è $edici, que$ti aggiunto al quindici fa trent' vno, il quale e$$en do numero primo, & incó
po$to, $e $arà moltiplicato per $edici, che eral'vltimo della $omma, farà quattrocento &
nonanta $ei, che $ara il numero perfetto nel millenario. con la i$te$$a ragione $i fanno gli
altri perfetti, i quali$ono rari, perche rare $ono le co$e perfette. Hãno inumeri perfetti
_Mai mathematici di$putande contra la $opra detta opinione, di{$s}ero che il $ei era perfetto, per_
_que$ta cagione, percioc he quel numero ha $econdo le loro ragioni, le parti conuenienti al numero di_
_$ei_. Cioè $econdo le ragioni de gli i$te$$i Mathematici, i quali vogliono, che quel nu-
mero $ia perfetto, che na$ce a punto dalla $omma delle $ue parti La onde Vitr. dice.
perciocheper le loro ragioni quel numero ha le parti conuenienti alnumero di $ei,
perche raccolte in$ieme fanno $ei a punto. Et per que$to chiamarono l'vna parte del $ei $e$tante, le due triente, le tre $emi$$e, le quattro
be$$e detto dimerone, le cinque quintario, che pendamerone $i chiama, & il $ei perfetto. Soleuano gli antichi chiamare a$$e ogni co$a intiera (come s'è detto nel primo li-
bro) & partire quella nelle $ue parti, & come quegli, che felicemente interpretauano
le co$e de Greci, ragionauano molto propriam\~ete. Volleno adunque gli antichi mo$-
$i dalla ragione, che $ei fu$$e numero perfetto, elo chiamarono a$$e. Q e$ti hauendo
le $ue parti, ci dimo$traua per lo nome loro, quali fu$$ero:e però vno $i chiamaua Se$tã
te, perch'è la $e$ta parte di $ei: le due triente, per che due era la terza parte: le tre $emi$-
$e, qua$i voglia dire, mezo a$$e:il quarto be$$e, perche due lieua due parti dal tutto; &
in Greco $i dice dimerone: il cinque quintario, che pentimerone fi chiama: & il $ei
perfetto. Ma poi che $opra il numero perfetto $i pone la vnità, già $i comincia a rap-
doppiare l'altro a$$e, per venire al dodici; che A$$e doppio $i può dire; poi che in gre-
co di pla$iona $i chiama. le $ette parti $i dicono Ephecton qna$i $opra aggiunta del $ei
le otto $i chiamano tertiario, perche oltra $ei ne da due, che è la terza parte di $ei, &
però in Greco $ono dette Epitritos, cioè, che $oppragiugne la terza parte al $ei. noue
è de tto $e$quialtero, & homiolio, perche noue contiene $ei vna volta & meza. ma fat
to dieci egli $i chiama bes alterum, cioè l'altro bes, perche il primo (come dicemmo)
era quattro, & chiamaua$i dimerone, qua$i di due parti; & però que$ti $i chiama Epidi
merone come egli aggiugna al $ei due parti. Similmente Epipentamerone $i chiama
l'vndici, che è il $opragionto quintario, & in que$to modo $i chiamano le parti dei nu
meri $ecõdo diuer$i ri$petti. & que$to ha voluto Vitr. doue pare, che egli habbia volu
to, che $ei $ia numero perfetto, per la i$te$$a ragione, che dieci è per$etto, cioè perche
giũti a@dieci, tornamo da capo all'vnità, fin che $i torni all'altra decima, che $i fa cõ dua
croci co$i anche gi\=oti al $ei da' Mathematici $i ritorna a gli i$te$$i nomi, fin all'a tro
a$$e che è dodici. Ma bene ha acc\~enato Vitr. la ragione che hauemo detto, per la qua
le $ei $i chiama perfetto. quādo di$$e (per le ragioniloro, quel numero hale parti con
ueni\~eti al numero di $ei) per che po$te in $ieme le parti numerãti, & moltiplicāti il $ei,
lo r\~edeno a punto quãdo Vitr. di$$e, (Et per que$to chiamarono l'vna parte del $ei $e-
$tãte) N\=o vuole rendere la ragione perche $ei $ia perfetto, ma vuole dimo$trare, che
e$$endo perfetto, per la antedetta ragionei Mathematici hãno voluto dare nome al-
le parti del lei, & dimo$trare, che $ei era vn tutto, oltra'l quale $e bi$ognaua a$c\~edere
numerãdo, era nece$$ario tornar da capo all'vnità, come $i faceua nel dieci. Altrim\~eti
era vana l'oppo$itione de'Mathematici cõtra \~qlli che voleuano, che dieci fu$$e nume
ro pfetto, $e mede$imi Mathematici haue$$ero voluto il $ei e$$er pfetto p l'i$te$$a ragio
Et que$to è $tato a$$ai dichiarito. Vuole poi Vitr. che dal numero $e nario $ia $tata
pigliata la ragione della mi$ura del corpo humano, in quanto all'altezza $ua. Similmente perche il piede è la $esta parte dell'altezza dell'huomo, però co$i da quel numero di
piedi, dal quale è mi$urato, e perfetto il corpo terminandolo in altezza con que$ti $ei lo fecero per-
fe@to, et auuertirono, che il cubito era di $ei palmi, et di ventiquattro dita. Sicome dalle dita è uenuta la ragione del numerare, co$i anche è venuta la ragio-
ne del mi$urare, & co$i la ragione del numero $enario entra nelle mi$ure. Et qui Vit.
ragiona $econdo la opinione de Greci, i quali voleuano, che $ei fu$$e numero perfet-
to. La onde anche alle monete trasferirono il numero predetto. Et però dice Vitr. Et da quello pare, che le città de Greci habbiano fatto, che $i come il cubito è d $ei palmi, co-
$i $i v$ i$$e lo iste$$o numero nella dramma. perche quelle città fecero, che nella dramma fu$$e la
va'uta di $ei ramini $egnati (come a$$e) che quelli chiamano Oboli, e constituirono in vece di
vent quattro dita nella drammai quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichalchi, e da alcuni tri-
chalchi. Voleuanoi Greci che la loro dramma vale$$e $ei oboli, & que$to ri$pondeua al cu-
bito, che contiene $ei palmi, voleuano, che cia$cun'obolo haue$$e a valere quattro
monete, che $i chiamauano dichalchi, la doue ventiquattro dichalchi faceuano vna
dramma, come ventiquattro dita fanno vn cubito. obolo era vna moneta di rame di
poca valuta, $egnata però, e coniata, & era come vn tutto, che a$$e $i chiama, & la quar
ta par e detta quadrante $i nominaua dichalco, ouero trichalco $ecõdo diuer$i ri$pet-
ti. Come a dunque il numero de gli oboli nella dramma ri$pondeua al numero dei
palmi, che vanno a fare il cubito, che $ono $ei, co$i il numero dei dichalchi, o trichal-
chi nell'obolo ri$pondeuano al numero delle dita, che erano nel cubito ventiquat-
tro. la onde appare, che anche nelle monete i Greci habbiano pigliato la ragione dei
numeri: & in que$to ca$o crediamo a Vitr. M@ @no$tri prima fecero l'antico numero e$$er il dieci, & po$ero nel denario dieci
a$$i dirame, & però fin al dì d'hoggi la compo$itione della moneta ritiene il nome
del denario, & la quarta parte di e$$o perche valeua due a$$i, & mezo, la chiamarono
$e$tertio, m @ poi hauendo auuertito, che l'vno, & l altro numero era per$etto, cioè il
$ei, & il dieci, raccol$ero in$ieme amendue quei numeri, & fecero il $edici perfetto, &
ci que$to trouarono il piede autore perche leuando dal cubito palmi due, re$ta il pie-
de di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, & co$i il piede viene hauere $edici
di a, & tanti a$$i illdenario di rame. I palmi $ono due, maggiore, & minore, il minore è di qua ttro dita: il maggiore di
dodici; quello $i chiama palæ$te, que$to $pithame: dito, o digito è lo $pacio di quattro
grani d'orzo po$ti in ordine $econdo la larghezza. Dice adunque Vitr. che Romani
pigliarono da prima il dieci come numero perfetto, & però chiamarono la moneta
dinario, (& que$to pare ragioneuole) come fin hora $i v$a, & nel denario po$ero die-
ci a$$i dirame & $e bene dapoi congiun$ero il dieci, & il $ei, vedendo, che anche il $ei
era perfetto, ritenero però il nome del denaio mettendo in vn denaio $edicia$$i, che
ri$pondino, a $edici dita, che vanno nel piede. $tando adunque le predette co$e Vitr-
conchiude, & dice. Se adunque è ragioneuole, & conueniente co$a, che il numero $ia $tato ritrouato
Pone in que$to luogo Vit. la vniuer$ale conclu$ione di tutto quello, ch'egli ha det
to: però a me pare, che il primo capo di que$to libro quiui habbia a finire, doue $i con
chiude chiaramente quello, che Vitr. ci ha detto, che non può fabbrica alcuna hauer
ragione di componimento, $enza mi$ura & proportione, $e prima non hauerà ri$pet
to, & con$ideratione $opra la vera, & c@rta ragione dei membri dell'huomo ben for-
mato, & proportionato, come raro e$$empio di proportione, & giu$to compartimen-
to. Ma $eguitiamo pure l'antica diui$ione dei capi attendendo alle co$e che ci ven-
gono propo$te da Vitr. ilquale come erudito nelle di$cipline de'Greci v$a vna via, &
vn modo ragioneuole nel trattare le co$e, & però dice. I principij de'Tempij $ono quelli, de' quali è formato l'a$petto delle lor $igure, &
prima è quello, ch'è detto faccia in pila$tri, dapo@ quello ch'è detto Pro$tilo, & l'Amfi
pro$tilo, lo Alato, il Fal$o alato di due ordini, lo Alato di due ordini, & lo $coper o Volendoci Vit. in$egnare la compo$itione de'Tempij, con grã ragione comincia
da quelle differenze, che prima ci vengono dinanzi a gli occhi. perche l'ordine della
cognitione porta, che cominciamo dalle co$e vniuer$ali, & confu$e, & indi$tinté, &
poi che $i vegna al particolare, e$plicato, & di$tinto. oltra che nell'Architettura egli
$i deue auuertire, che l'occhio habbia la parte $ua, & con la varietà de gli a$petti $ecõ
do le figure, & forme diuer$e de'T\~epij $i dia diletto, veneratione, & autori@à a le ope-
re. & $i come la oratione ha forme, & idee diuer$e per $atisfare alle orecchie, co$i hab
bia l'Architettura gli a$petti, e forme $ue per $arisfar a gli occhi, & $i come quello, che
è nella mente, & nella voglia no$tra ripo$to, cõ l'artificio di leuarlo fuori di noi, e por
tarlo altroue, le parole, le figure, la compo$itione delle parole, inumeri, le membra, &
le chiu$e fanno le Idee, & le forme del dire, co$i le proportioni, i compartim\~eti le dif-
ferenze de gli a$petti, @ numeri, & la collocatione delle parti fanno le idee delle fabbri
che, che $ono qualità conuenienti a quelle co$e, per le quali $i fanno Altra ragione
di $ent\~eze, di artificij, di parole, di figure, di parti, di numeri, di compo$itione, & di ter-
mini $i v$a volendo e$$er chiaro puro, & elegante nel dire. altra volendo e$$er grãde,
vehemente, a$pro, e $euero: & altro richiede la piaceuolezza, altro la bellezza, & orna
mento del parlare. $imilm\~ete nelle Idee delle $abbriche altre proportioni, altre di$po-
$itioni, altriordini, & compartimenti ci vuole, quando nella fabbrica $i richiede gran
dezza, & veneratione, che quãdo $i vuole bellezza, o dilicatezza, o $implicità, & per-
chela natura delle co$e, che vanno a formare vn idea dell'oratione fa, che quelle po$-
$ono e$$er degnam\~ete in$ieme cõquelle, che vanno a formarne vn'altra la onde nel-
la purità $i può hauer del grãde, nella grãdezza, del bello, nella bellezza del $emplice, e
nella $emplicità dello $plendido; anzi que$to è $omma lode dell'oratere, e $i fa me$@o
lando, le conditioni d'vna forma, con le conditioni d'un'altra. come e manife$to ai ve
ri Architetti dell'oratione. però dicoio, che me$colãdo con ragione nelle fabbriche
le proportioni d'vna maniera o cóponendole, o leuandole, nè può ri$ultare vna bella
forma di mezo. le co$e da prima $ono $emplici, è $chiette, poi $i fanno con diuer$e ag-
giunte ogni fiata maggiori, & più ornate come $i vede chiaramente in tutte le opere,
& inuentioni de mortali. Non deue però il $auio, & prudente Architetto pigliare tut
to quello, che vien fatto da ognuno, ma $olamente quelle co$e, che cominciano haue
re nõ $o che di occulta virtù, onde dilettino i s\~e$i no$tri come lo eccell\~ere oratore nõ
piglia tutto \~qllo, che'l $ciocco, volgo ola ba$$a plebe appr\~ede, ma tutto \~qllo, che puo
cadere $otto la capacità di chi a$colta con qualche più eleuato $entim\~eto, che da $e la
Il Tempio di $acciein pila$ti, farà quando egli hauerà nella frontei pil$tari, de pa
ret, che rin chiudeno il Tempio, & trai pila$tri nel mezo due colonne. & $opra quel-
le il fronti$picio fatto con quella conuenienza di mi$ure, che $i dirà in que$to libro.
Lo e$$empio di que$to a$petto $i vede alle tre Fortune, & delle tre quello, che è vici-
no alla porta collina. A no$tri giorni non $i ha reliquia di que$to Tempio, però con
le ragioni imparate da Vitruuio figurando la pianta, & lo in piè, & alcuna fiata il pro-
filo, & i fianchi, la$ciaremo le ombre, & lo empir i fogli di figure, & di co$e minute, &
facili, non affettando la quantità, & la $ottilità delle figure adombrate in i$corzo, &
pro$pettiua, perche la no$tra intentione è di mo$trare le co$e, & non in$eg nare a di-
La faccia in colonne detta pro$tilos, ha tutte le co$e, che tiene la faccia in pila$tri,
ma ha due colonne $opra le cantonate dirimpetto a i pila$tri, & $opra ha gli architra-
ui, come la faccia in pila$tri, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra nel voltare delle cantona-
te tiene vna colonna per banda. lo e$$empio è all'I$ola Tiburtina al Tempio di Gio-
ue, & di Fauno. Il $econdo a$petto accre$ce al primo due colonne $opra le cantonate all'incontro
Lo a$petto detto Amphipro$tilos, tiene quanto è neli'a$petto detto Pro$tilos,
ma di più $erua lo i$te$$o modo, di colonne, & di fronti$picio nella parte di dietro. Lo a$petto detto Peripteros cioè alato intorno, è quello, che tiene d'amendue le
fronti $ei colonne: ma nei lati vndici con le angulari, $i che que$te colonne fiano po
$te in modo che lo $pacio, che è tra colonna, & colonna, $ia d'intorno dai pareti a gli
vltimi or dini delle colonne, & $i po$$a pa$$eggiare d'intorno la cella come è nel por-
tico di Metello, di Gioue Statore, & alla Mariana dell'Honore, & della virtù, fatto da
Mutio $enza la parte di dietro. Si legge che fuori della porta $alaria era vn Tempio con$acrato all'honore, perche
in quel luogo $i trouò appre$$o l'altare vna lama con que$te parole. DOMIN E HO-
NORIS. M. Marcello dedicò vn Tempio all'Honore, & alla Virtù, che fu poi re$tau-
rato da Ve$pa$iano propinquo alla porta Capena (come $i truoua nelle medaglie.) Fe
ce Marcello que$to per vno ricordo a quelli, che v$ciuano all'im pre$e, che per la virtù
s'entra all'Honore. Mario $imilmente edificò vn Tempio all Honore, & dal Tempio
della virtù s'entraua. Gn. Domitio pretore drizò $ul Quirinale vn Tempio alla Fortu
na primigenia, & iui anche era vn T\~epio dell'Honore. Fu edificato delle $poglie Cim-
briche, & Theutoniche, in quella parte del monte E quilino, che Merulana in luogo
di Mariana, è detta. La piãta, elo in pie di que$to T\~epio è $oprapo$to nel primo libro. Il fal$o a$petto di due ordini detto P$eudodipteros, co$i è po$to, che nella fronte;
& di dietro $ono otto colonne, & nei lati quindici con le angulari: ma $ono i pareti
della cella dalle te$te dirimpetto a quattro colonne, & co$i lo $patio, che $arà da i pa-
reti d'intorno a gli e$tremi ordini delle colonne $arà di due intercolunnij, & d'vna
gro$$ezza da piedi della colonna. Lo e$$em pio di que$ta forma non è in Roma:ben
$i troua in Magne$ia il Tempio di Diana fatto da Hermogene Alabandeo, Et il Tem
pio d'Appolline fatto da Mne$te. Il quinto a$petto è detto P$eudodipteros, che $ignifica, fal$o alato doppio. P$eudo
vuol dire falio, Dipteros due ale_:_ perche pteros $ignifica ala, & pteromata $ono det-
te le mura dall'vna, & l'altra parte dello Antitempio detio Pronao & volgarmente
$i dice vn'ala di muro: & anche detti $ono pteromata i colonnati d'intorno al Tem-
pio, perche a modo di ala $tanno d intorno: on de peripteron, è detto quello a$petto
di figura di Tempio, che ha d'intorno la cella, o naue del Tempio vno ordine $olo di
colonne, Dipteros due, P$eudodipteros quello che ha leuato l'ordine interiore delle
colonne d'intorno, & la$cia più libero lo $pacio da pa$$eggiare d'intorno il corpo del
Tempio la pianta è $egnata O. nel primo libro, & quiui $otto. L'a$petto di due ordini, che Dipteros è detto, ha dinanzi, & di dietro otto colon-
ne, & d'intorno la cella ha due ordini di colonne; come il Tempio Dorico di@Quiri-
no, & lo ĩonico di Diana Efe$ia fatto da Cte$ifonte. Del Dipteros, & del P$eudodipteros ne fa mentione Vitr. nel proemio del $ettimo
libro. & nel $eguente Capo ragiona della inuentione di Hermogene. Piãta deH'a$petto detto Peripteros, cioè, a lato d'intorno. Il $otto aere, e $coperto a$pet-
to, detto hipethros, è di diecice
lonne per te$ta, & nel re$to è $imi
le al dipteros, & nella parte di
dentro tiene doppio ordine di co-
lonne in altezza rimote dai pare
ti al circuito, come il portico dei
$peri$tili, ma la parte di mezo è
coperto $enza tetto, et ha l'in-
trate delle porte dinanzi, e di die-
tro. l'e{$s}empio non è in Roma,
ma in Athene è di otto colonne,
nel tempio di Gioue Olimpio. Que$to doueua e$$ere vn
belli$$imo, & grandi$$imo
Tempio: haueuai portichi
do ppi d'intorno, & di den-
tro haueua due ordini di co
lonne vno $opra l'altro. que-
$te erano minori delle di fuo
ri. Il coperto veniua dalle in
teriori alle e$teriori, che $ta-
ua in piouere. Tutto lo $pa-
tio circondato dalle colon-
ne di dentro era $coperto,
L'altare era nel mezo. E$$er
doueua per ogni inter colun
nio, vn nichio cõ la $ua figu-
ra, $i di dentro, come di fuo-
ri, e $i doueua a$cendere per
gradi. Ma noi hauemo da do
lerci, & del mancamento de
gli e$$empi, e della pouertà
della lingua: $e pure non vo-
gliamo con l'v$o ammollire
la durezza delle parole fore
$tiere, & che la lingua no$tra
$ia corte$e a riceuerle, come
ha fatto la Romana L. e figu
re no$tre dimo$trano la no-
$tra intentione. CInque $ono le maniere de i Tempij, delle quali $ono inomi. Picno$tilos, cioè
di$pe$$e colonne; Si$tilos, più larghe; Dia$tilos anchora più di$tanti; Areo-
$tilos, oltra quello, che $i conuienelontane; Eu$tilos, che ha ragioneuoli, &
conuenienti interualli. Picno$tilos adunque è quando tra l'vna, & l'altra co-
lonna, vi $i può porre la gro$$ezza d'vna colonna, & meza, come nel Tempio di Diuo
La humana cognitione, $ia di che vittù dell'anima e$$er $i voglia o del $en$o, o dello intelletto,
mincia prima dalle co$e confu$e, & indi$tinte, ma poi appro$$imando$i l'oggetto, $i fa più partico
re, & più certa. nè voglio hora filo$ofare $opra que$to; $olamente ne daró vn'e$$empio della cog@
tione dei $en$i. Vedendo noi di lontano alcuna co$a, ci formiamo prima vna cognitione confu$a de
lo e$$ere, ma vedendo poi, che qu ella col mouimento $i porta in alcuna parte, giudicamo, che fia an
male; & più auuicinando$i cono$cemo e$$er vn'huomo; poi più appre$$o cono$cemo, che è vn'amico
& finalmente vedemo ogni parte di quello, co$i dallo e$$ere, che è co$a vniuer$al: $$ima, venimo@
mouimento, & dal mouimento, ci re$trignemo all'animale, & peruenendo a più di$tinto cono$cim
_L_e due antedette maniere hanno l'v$o loro difetto$o, perche le matrone a$cendendo per gradi
alle $upplicationi loro non po$$ono and are al pari tra gli intercolunij, ma bi$ogna che pa$$ino a fi-
la. _L_'altro difetto è che le porte, & gli ornamenti loro per la $trettezza delle colonne non $i vede
no. & finalmente per la $trettezza de gli $pacij, il caminar d'intorno al Tempio è impedito. Egli $i potrebbe dire, $e l'v$o, l'a$petto, & il pa$$eggiare è impedito dalle due' predet
te maniere, a che fine Vitr. ce le ha propo$te? Dico io, che $i, come non $i deue la$cia-
re a dietro alcuna forma del dire per e$$ermen bella, per che è tempo, che la o$curità
ci viene a propo$ito, & la confu$ione, che $ono forme oppo$te alla chiarezza, & ele-
ganza del dire co$i non doueua Vitr. la$ciare forma alcuna, che $ia men commoda,
& meno gioconda all'a$petto. perche hora è che nell'animo de riguardanti per gli oc
chi $i ha da poner diletto, & piacere, hora merauiglia, & horrore, $econdo il bi$ogno,
que$to non $i può fare commodamente da chi non $a lo effetto, che fanno diuer$e
maniere di fabbriche. & $e egli $i dice$$e, che $i deue porre anche le maniere difetto-
$e, per darci ad intendere. come $i deueno $chifare, for$e, che non $arebbe $uori di pro
po$ito. ma chi vole$$e farele colonne tanto gro$$e, che quando tra@colonna, & colon-
na vi anda$$e bene due gro$$ezze, ci $arebbe $pacio conueni\~ete di poter andare di pa-
ri, que$ti non haueria con$ideratione, che l'altezza grande pa$$arebbe i termini, &
che più di due matrone douenano andar a pari. & chei zocchi nella maniera Si$ti-
los occuparianolo $pacio trale colonne, & $ariano nè più nè meno impedimento al
caminare & $imilmente le porte, che deuono ri$pondere a proportione, $ariano im-
pedite, come prima. _L_a compo$itione del Dia$tilos, è quando noi potremo trapporre nello inter colunnio la gro{$s}ezza
di tre colonne, come nel _T_empio di _A_pollo, et di Diana, ma que$ta di$po$itione tiene que$ta difficul
tà, che gli _A_rchitraui per la grandezza de gli $pacij, $i $pezzano. O quãto deue e$$ere auuertito l'architetto nõ $olam\~ete ri$petto alla forma, eragione
che nell'animo, e m\~ete $ua cõ modi artificio$ilriuolge, ma {quam}to alla materia, i cui difeti
Nelle maniere Areo stili non ci è dato l'u$o de gli Architraui di pietra, nè di marmo, ma $opra
le colonne $i deuono ponere le traui di legno continue, & le maniere di quei Tempij, $ono baβe,
larghe, humili, & ornano i loro fronti$picij di figure di terra cotta, o di rame dorato all'v$anza di
To$cano. Come $i vede al Circo Ma$$imo il Tempio di Cerere, & di Hercole, & del Pompeiano
campidoglio. Nelle maniere Areo$tili v$ano libeti $patij tra colonna, & colonna, & però Vitr. ha
v$ato il numero del piu, & non ha detto, la maniera Areo$tilos, ma le maniere, perche e$-
$endo in libertà no$tra di fare i vani maggiori, non ci è pre$critta legge, ne regola. In
que$te maniere non $i v$ano Architra ui di pietra, o di marmo, perche $i $pezzarebbeno.
il qual pericolo $e era nella $pecie Dia$tilos, doue il vano era di tre colonne, molto mag
giormente $ara nella $pecie Areo$tilos, doue $ono $pacij piu liberi. La doue, per obuia-
re a que$to difetto, $i faceuano gli Architraui di legno, & $i adornauano di auorio, &
s'inue$tiuano per coprire il legno. però Vitr. nel quarto libro al $ettimo capo dice il me-
de$imo, ma con aitre parole; & iui è la pianta, & lo in piè di que$ta maniera To$cana A-
reo$tilos. Ma quelle parole, che Vitr. dice. _Ma le maniere di quei Tempij $ono baβe, larghe,_
_humili, & nel latino barice, barricephalœ, hanno difficultà_: benche quel barricephalæ $i può
intendere l'auorio, che copriua le te$te di quei legni. perche gli Elefanti $ono detti bar-
ri. ma quel barice ha difficile interpretatione, $e for$e non è tolto dal Greco, perche va-
ris, che $i $criue per vita in Greco, $ignifica le chie$e grandi, come dicono idottori Gre-
chi $opra i $almi, & Athana$io $opra quelle parole del $almo 44. a domibuseburneis, che
in Greco dicono Apò bareon elephantinon. dice, che le ca$e ornate, & i l empij $ontuo$i
$ono detti Vareis, perche il $almo dice eburneis, come che quei Tempij, & quelle ca$e $ia
no fatte con grande arti$icio, & magnificentia. Didimo, dice che varis $ignifica la torre,
& che le chie$e $ono torrite della potentia, e gratia di Chri$to, & che ha po$to eburneis in
luogo di $plendide, & precio$e. $imil co$a dice Theodoreto $opra le i$te$$e parole, & Ba$i
lio dice, che i grandi edificij $ono da quel nome chiamati. Eu$ebio int\~ede lo i$te$$o. L'ar
te di formar di creta prima venne in Ethruria, che in altro luogo d'ltalia. In que$ta furo
no eccellenti$$imi Dimofilo, & Gorga$o, & gli i$te$$i erano anche pittori, & con l'vna, &
l'altra loro arte adornarono il Tempio di Cerere, nel Circo Ma$$imo, e con la Greca in-
$crittione in verfi iui po$ti dimo$trarono, che le opere dalla de$tra erano di Demofilo, &
dalla $ini$tra di Garga$o. Auanti que$to Tempio tutte le co$e erano To$cane, & i fronti
$picij erano di que$te opere. Il luogo di Vitr. nel quarto, doue egli accenna, quello, ch'e-
gli dice in que$to luogo. [Siano le traui in ca$trate in modo con chiaui, & ritegni, che la
commi$$ura habbia lo $pacio largo due dita, imperoche toccando$i le traui, & non ri-
ceuendo $piracolo di vento, $e ri$caldano in$ieme, e pre$to $i gua$tano. ma $opra le traui,
& $opra i pareti trapa$$ino le me$ole per la quarta parte dell'altezza della colonna $por
tando in fuori, & nelle fronti loro dinanzi fitti $iano gli adornamenti,] Ecco che Vitr.
chiama antepag menta quelli ornamenti, che $ono appo$ti, e fitti alle trauature per inue-
Hora egli $i deue rendere la ragione della bella, & elegante maniera Eu$tilos nominata, la,
quale, & all'u$o, & alla bellezza, & alla fermezza tiene e$pedite le $ue ragioni, percioche $i de-
uono fare gli inter colunnij della gro$$ezza di due coionne, & vn quarto, ma lo $pacio di mezo
tanto a fronte, quanto di dietro, $i deue fare di tre gro$$ezze, perche a questo modo bauerà, &
lo a$petto del a figura gratio$o, & l'u$o della entrata $enza impe dimento, & il pa$$eggiar d'in-
torno la cella ampiezza. Il ri$tretto intercolunnio impediua il caminare, l'entrore, e l'a$petto: però le due ma
niere di prima erano vitio$e. Il piu largo, & libero portaua pericolo de gli Architraui.
Adunque il giu$to, & $cielto tra'l piu, & il meno, che $ono e$tremi vitio$i, nel mezo come
virtuo$o $i deue ridurre. Se adunque vno & mezo, & due è poco, & tre è di piu, re$ta, che
due, & vn quarto $ia conueuiente. Ma perche non è co$i due, & mezo, come due & vn
quarto? Ri$pondo, che que$to farà la giu$ta mi$ura del compartimento, quando $i vor-
rà fare lo $pacio dello intercolunnio di mezo, maggiore, che gli intercolunnij e$tremi.
oltra che $e noi cauamo da vna proportione $otto $e$quialtera vna $otto $e$quiquinta, ne
na$cerà vna $otto$e$quiottaua. ecco. vno & mezo $ono $ei quarti, due $ono otto quarti,
due & mezo dieci quarti tre dodici quarti. $ei ad otto $ono in proportione $otto$e$quial
tera, dieci a dodici in proportione $otto$e$quiquinta. dirai adũque, $ei via dodici, fanno
$ettantadue. ottovia dieci ottanta. tra $ettanta due, & ottanta cade proportione $otto$e$
quiottaua. il noue adunque è piu proportionato al $ei, & al dodici, che al dieci, adunque
noue quarti $aranno i vani della bella maniera. Hor vediamone la proua. Sela facciatàdoue $i deue fare il Tempio $arà per farlo di quattro colonne, parti$ca$i m
parti vndici, & meza, la$ciando fuori da i lati i margini, & gli $porti de i ba$amenti. Se deue
e$$er di $ei colonne, $i partirà in diciotto: $e di otio, in ventiquattro, & meza. Di que$le parti,
$i a il Tempio di quattro, o di $ei, o di otto colonne in fronte, ne piglierai vna, & quella $arà il
modulo. La gro$$ezza delle colonne $arà d'un modulo, & ogni intercolunnio, eccetto quello di
mezo, $ia di duemoduli, & d'un quarto. L'intercolunnio di mezo, sì dinanzi, come di dietro, $ia di
tre moduli: l altezza delle colonne $ia di otto moduli, & mezo. & a quello modo per quella diui-
$ione gli $pacij, che $onotra le'colonne, & le altezze delle colon e baueranno la giustaragione.
Noi di que$to non hauemo e$$empio in Roma, ma nell' Alia in Theo è il Tempio del padre Baccho
di otto colonne in fronte. Vitruuio ci rende conto della bella maniera detta Eu$tilos, la quale è quando i vani
tra le colonne $ono di due te$te, & un quarto, & il vano di mezo è ditre. Con que$ta ra-
gione egli regola quelle $ei forme d'a$petto dette di $opra, la$ciando la faccia in pila-
$tri, perche ella è rin chiu$a, & non ha portico dinanzi. Que$to $i comprende ben@$$imo
dalle parole di Vitr. perche egli dimo$tra cia$cuna diquelle figure dal numero delle co
lonne, & però in vece di dire pro$tilos, & amphipro$tilos, cioè facciata in colonne, o am-
be le te$te in colonne, egli dice tetra$tilos, cioè quattro colonne, & in vece di dite peripte
ros, egli dice e$a$tilos, cioè di $ei colonne, & in vece di dire p$eudipteros, o dipteros, egli
dice, e$a$tilo cioè di $ei colonne in fronte. Hauendo adunque dimo$trato in confu$o le
maniere de gli a$petti hora egli vuole regolarle. Et prima $econdo la bella maniera del
lo $pacio giu$to, & $cielto, & poi $econdo le altre, che hanno piu $tretti, o piu liberi inter-
malli. Regola adunque il pro$tilos, & l'amphipro$tilos con vna $ola regola, perche l'vno
a$petto, & l'altro è di quattro colonne. Piglia lo $patio della fronte del Tempio, & ne fa
vndici parti, & meza, vna delle quali deue e$$er il modulo, cioè quella mi$ura, che è rego-
latrice di tutte le parti dell'opera. Ecco qui l'ordine, del quale detto hauemo nel primo
libro, al terzo Capo. La gro$$ezza ad unque della colonna $ara d'vn modulo, & e$$endo
quattro colonne v'anderanno quattro moduli: la$ciando però gli orli, & gli $porti delle
Et quelle ri$pondenze di mi$ure ordinò Hermogene; il quale anche fu il primo nel trouar la ra-
gione del Tempio d'otto colonne, ouero finto a$petto doppio. perche dalla $immetria del Dipteros,
egli leuò gli ordini interiori di trenta colonne, & con quella ragione, & della $pe$a, & della fa-
tica fece guadagno. Que$ti nel mezo d'intorno la cella fece vn larghi$simo $pacio da paβeggia
re, & non leuò alcuna co$a dello a$petto, ma $enza di$iderio di co$e $uperflue con$eruò l'autorità con
la di$tributione di tutta l'opera. Percioche la ragione delle ale, & delle colonne d'intorno al Tem-
pio è stata ritrouata, accioche lo a$petto per l'a$prezza de gli intercolunnij haue$$e riputatione, &
anche $e per le pioggie la forza dell'acqua tene$$e occupata, & rinc hiu$a la moltitudine delle gen-
ti, poteβero hauer nel Tempio, & d'intorno la cella con largo $pacio libera dimora. Et tutto que$to
$i truoua e$pedito nelle di$po$itioni del P$eudodipteros. Il che pare, che Hermogene fatto habbia cõ
acuta, & gran $olertia gli effetti delle opere, & che habbia la$ciato i fonti, d'onde i po$teri pote$$e-
ro trarre le ragioni delle di$cipline, & gli ammae$tramenti dell' Arte. Leuando$i dal Dipteros le colonne di dentro, ponen doui quelle delle te$te, $i leuano
trenta colonne, come per la pianta $i può vedere. Hermo gene per i$paragno di $pe$a,
& di fatica leuò l'ordine dentro, la$ciò i Portichi piu $pacio$i, non tol$e alcuna co$a dal-
lo a$petto, perche nelle fronti re$tarono le otto colonne, & dalli $ianchi $e ne vedeuano
quindici. Et però que$to a$petto $i chiama fal$o dipteros, per che $a la mo$tra del dipte-
ros, ma non e. Da que$to luogo $i comprende, che Vitr. ha regolati gli a$petti, $e bene
egli non gli ha nominati, perche chiara mente egliper octa$tilo ha inte$o il Dipteros, &
il P$eudodipteros. dicendo di Hermogene que$te parole. Il quale anche fu il primo a ritrouar la ragione del _T_empio di otto colonne, ouero P$eudo-
dipteros. Dimo$tra anche chiaramente la $ua int\~etione nel proemio del quarto, nel quale egli
dice, quanto è $tato e$$equito nel terzo, dicendo d'hauer detto delle di$tributioni, che $o
no in cia$cuna maniera, cioè ne i prin cipij della cognitione de i Tempij, quanto a gli
a$petti, & delle cinque maniere, che trattano de gli $patij, che $ono tra le colõne. Ma qui
potrebbe na$cere vn dubbio, come $ia, che Vitr. non habbia fatto mentione del Tempio
ritõdo, & come egli nõ habbia regolata la maniera de i Tempij $coperti, che hanno dal-
le te$te dieci colõne? Al primo dico, che Vitr ragiona de i Tempij ritõdinel quarto, &
for$e gli mette nel numero de gli a$petti, che $ono di liberi itercolũnij, come anche i To
$cani, & ha la$ciato di trattarne, $eguitãdo in que$to luogo quelli a$petti, che per alcuna
Ne i _T_empij Areo$tili, doue $onogli $pacij liberi tra le colonne, deuon$i fare le colonne in que-
sto modo che la gro$$ezza di quelle $ia l ottaua parte dell'altezza. Et nella forma Dia$tilos, $i de-
u@ mi$urare l'altezza in que$to modo, che $ia aiui$a in parti otto, & meza & divna parte $ia fat-
ta la gro$$ezza delle colonne. Nella maniera Sistilos egli $i ba a diuiderel altezza in noue parti, &
meza, & di quelle darne vna alla groβezza. Nella maniera picnostilos, l'altezza è diui$o in dieci
parti, & d una $i fa la gro$$ezza della colonna. Nella maniera Eustilos, $i $erua la ragione del-
la Dia$tilos, cioè che l'altezza della colonna $i diuide in otto parti, & meza, & vna $i dona alla,
gro$$ezza. Et a que$to modo $i da per la rata parte la ragione de gli $pacij trale colonne, perche,
$i come cre$ceno gli $patij tra le colonne, co$i $i deuono con propertioni accre$cere le gro$$ezze de i
loro fu$ti, perche $e nella maniera areo$tilos la gro$$ezza aella colonna $arà la nona, ouero la deci-
ma parte, ella ci parerà tenue, & $ottile, perche per la larghezza de i vani l'aere con$uma, & $mi-
nui$ce la groβezza dell' a$petto de i tronchi delle c lonne. per lo contrario $e nella forma picno$tilos
$arà la groβezza l'ottaua parte dell'altezza, per l'angustia, & strettezza de gli $patij, farà vn'a-
$petto gonfio, & $enza garbo, & però bi$ogna $eguire la conuenienza delle mi$ure $econdo la manie
ra'dell'opera, e co$i per que$to $i deuono fare le c lonne, che stanno $u le cantonate, piu gro$$e vna
cinquante$ima parte del loro diametro, perche $ono dall'aere circonstante tagliate, e piu $ottili pa-
iono a i riguardanti, & però quello, che inganna gli occhi deue con la ragione e$$ere e$$equito. Hauendo Vitr. regolati gli a$petti con la piu $cielta, & bella maniera de gli interco-
lunnij, detta Eu$tilos, hora egli ci in$egna, come $i hanno a regolare gli a$petti delle al-
tre maniere, che $ono le altre quattro, la $tretta, detta picno$tillos; la larga, detta $i$tillos
la rila$ciata, detta dia$tilos, & la $pacio$a, & libera, detta areo$tilos La $omma della $ua
intentione è que$ta, che noi douemo con$iderare gli $patij, che $ono tra colonna, & co-
lonna in cia$cuna delle dette forme, & doue trouaremo tra le colonne e$$ere $pacio mag
giore, douemo a proportione fare piu gro$$a la colonna: & la ragione è que$ta, perche
$e fu$$ero le colonne $ottili pone $ono i vani maggiori, molto $i leuarebbe dello a$petto
imperoche l'aere è quello, che togl e della gro$$ezza delle colonne, & fa parere quelle
piu $ottili, come la i$perienza ci dimo$tra. Doue adunque è più di vano, & di $pacio, iui
entra piu l'aere, il quale e$$endo d'intorno taglia del viuo; Et però con buona ragione
la di$tanza de gli intercolunnij regola la gro$$ezza delle colonne. La onde Vitr. volen-
doci confermare con altra i$perienza, & ragione quello, che ci ha propo$to, vuole, che
le colonne, che $tanno $u gli angoli delle fabriche, che hanno portichi d'intorno, $iano
piu gro$$e alquanto delle altre, che $ono tra quelle, perche d'intorno le colonne angola
ri $i rauna maggior quantita di aere, & di luce, che le viene a mangiare della lor gro$$ez
za, d oue pareno piu $ottili delle altre, & però in rimedio di quello, che leua la luce, & lo
aere, $e le da la cinquante$ima parte del diametro di piu delle altre. il che $erlie a quella
digni$$ima parte, che nel primo libro è detta Eurithmia. Vitr. adunque ha detto del nu-
mero delle colonne de gli a$petti, detto ha delle di$tanze loro nelle cinque maniere, &
poi ha detto delle grandezze di quelle. & co$i è di$ce$o a poco a poco dall'vniuer$ale al
particolare, & ha di$tin o le co$e confu$e $econdo l'ordine della humana cognitione, &
an cora diuiene a piu particolar notitia, & tratta delle contrattioni, & ra$tremamenti,
che $i fanno nel $ommo della colonna, & $imilmente della gonfiatura, che $i fa nel me-
zo. & dice. Le diminutioni, che $i fanno nella parte di $opra delle colonne $otto i collarini detti hypotra-
chelij $i deuono fare in questo modo, che $e la colonna $arà di quindici piedi almeno, $ia diui$a
la gro$$ezza del fusto da ba$so in $ei parii, & di cinque di quelle $i faccia la gro$sezza di $opra,
& di quella colonna, che $arà alta da quindici a venti piedi, il fu$to da ba$so $ia diui$o in $ei par-
ti & meza, & di quelle $iano date cinque, & meza alla gro sezza di $opra. $imilmente di quelle,
che $aranno da venti fin'a trenta piedi, la pianta $i partirà in $ette parti, & in $ei di quelle $i
farà la diminatione di $opra. ma quella, che $arà da trenta $in quaranta piedi, dal ba$so piede
hauerà $ette, e mezo, dal di $opra $ei, e mezo la ragione del $uo rastre mamento: E co$i quella,
che $arà alta da quaranta fin cinquata piedi, e$sendo dal ba$so diui$a in otto parti, $arà $ette di
$opra nel Collarino: E quelle, che $aranno piu alte, conla i$te$sa ragione per la rata parte $i fa-
ranno piu $ottili. Ma quelle per la di$tanza dell'altezza ingannano la vi$ta, che a$cende: E però
$i aggiungeil temperamento alle gro$sezze, poi che la vista no$tra $eguita mirabilmente la gratia,
e la belezza. al cui piaccre, $e nci non co $entimo lu$ingando con la proportione, e con la aggiunta
de i moduli, accioche quello, di che ella è ingannata, & defraudata, con bello temperamento $i ac-
cre$ca, dalle opere $arà rimandato adietro l'a$petto di quelle, $enza gratia, e $enza proportione
di bellezza. Faceuano gli antichi la $ommità della colonna piu $ottile che la parte di $otto; face-
uano $imilmente nel mezo vna gonfiezza, & tumidezza molto dolce, & tenera, che gen-
tilmente $i volgeua, che le daua molto del buono. La ragione, perche co$i faceuano, era,
perche le co$e na$centi dalla terra, come $ono gli alberi, piu che $i leuano, piu s'a$$otti-
gliano, & gli huomini piu aggrauat: da i pe$i, piu s'ingro$$ano nel mezo. però imitando
gli alberi $i ra$tremano le colonne di $opra, & imitando lo effetto del carico, $i gonfiano
nel mezo, $i come adunque cre$cendo in larghezza i vani, Vitr. ha voluto, che a propor-
tione cre$ca la gro$$ezza delle colonne, co$i vnole hora perla i$te$$a ragione, che quanto
e piu alta la colonna, tanto meno $ia ra$tremata di $opra, perche cre$cendo in altezza, fa
lo effetto da $e $te$$a, & di cio ne da lo e$$empio, la regola, & la ragione, il che è facile.
Ma come $i faccia, & doue comincia que$ta diminutione, & con che garbo $i tiri la gon
fiatura nel mezo, Vitr. non ci dimo$tra, ben che egli prometta in $ine del libro darci il
di$egno, & dice. Ma della aggiunta, che $i fa uel mezo della colonna, che entra$i $i chiama, nel fine del libro
$arà formatala $ua ragione, come dolce e conueniente $i faccia. Credo io, che que$to $tia in di$crettione, & de$trezza, piu pre$to, che in arte o regola:
benche il Serlio, & altrine trouino alcuni modi, ai quali mi riporto. Di$idero bene, che
$i auuerti$ca, che l'huomo nõ prenda ammiratione, $e mi$urando le antichita di Roma,
non ritroua $pe$$o le mi$ure delle colo nne a punto, perche $e egli $i pote$$e vedere tutto
il corpo della fabbrica, l'huomo non $i marauigliere bbe della grandezza, o pic ciolezza
de i membri, ma ricrouando vn piede, o@ero vn braccio $eparato, non puo dire, que$to
piede è grande, o picciolo; dico ri$petto del corpo. $e adunque cio vale nel corpo huma
no, perche non deue valere nel corpo d'vna fabbrica, o d'altra co$a artificio$a? perche
volemo far giudicio d'vna colonna, non $apendo come ella era po$ta in opera, che $pa-
cio era tra vna colonna, & l'altra, in che maniera era collocata, per quale accidente era
co$i compartita: che effetto, in che luogo faceua, & altri $imili ri$petti? che danno, che di
re a que$ti di$egnatori, che rutto di vanno mi$urando le parti & le particelle, $enza con-
$ideratione del tutto, & $e ne $anno regole, & precetti inuiolabili: & dicono, che non $i
troua in Roma co$a fatta $econdo le regole di Vitr. al quale doueriano credere, poi che
egli $te$$o, ci leua la $uper$titione, l'obligo, & la $eruitù con le ragioni manife$te: Sono be
ne i termini delle co$e, $econdo il piu, & il meno, ma tra quei termini, oue $ia, chivoglia
procedere con ragione, non ha perduto il modo di fermar$i piu in vno, che in altro luo-
go, quando la occa$ione gli da di farlo. _L_E fondationi delle opere $opradette di quanto $ottera $i ha da fare, $i deuono caua-
re, $e trouar $i po$$ono, dal $odo, & poi nel $odo, quanto ci parerà per la grandez-
za dell'opera, $iano fatte, & quella fabbrica, o $truttura per tutto il $uolo quan-
to piu $i faccia $odi$$ima: & $opra terra $i facciano imuretti $otto le colonne
per la metà piu gro$$i di quello, che $aranno le colonne: accioche le parti di $otto
$iano piu ferme delle parti di $opra (& que$ti $i po$$ono chiamare Stereobata, qua$i ferme pian-
te, perche $ostentano il pe$o di tutto lo edificio) oltra di questo gli $porti delle $pire, o delle ba-
$e non deuono v$cire dal $odo: & allo iste$$o modo deue e$$ere $eruata la gro$$ezza del muro, ma
bene gli $pacij deuono e$$er fatti a volte, ouero $iano bene ra$$odati, & battuti, accioche $iano
bene rattenuti, & fermi. Hauendo Vitruuio trattato di quelle co$e, che da lontano in confu$o, & di quelle, che
piu di$tintamente, & d'appre$$o vedemo, accioche non paia, che $iano $olamente nello
aere, & che non habbiano piede, egli vuole trattare delle fondamente diquelle, & con
bell'ordine da fondamento peruiene fino alla cima, facendo na$cere, & cre$cere la fab-
brica. Primieramente adunque e gli ci mo$tra quello, che deue $tare $otto le fabbriche,
& vuole, che imitiamo la natura, che ne gli alberi fa le parti inferiori piu gro$$e, che le $u
periori, percioche meglio $i $o$tentano i pe$i, & i carichi grandi. Il piano adunque, do-
ue $i deue fabbricare, è ouero duro, $odo, & naturale, ouero tenero, molle, & di terreno
portato, & mo$$o. diuer$amente $i deue fondare nell'uno, & nell'altro, perche doue tro
uerai la terra $oda, iui cauerai per fondare. & farai la $o$$a tanto larga, quanto porta la
ragione dell'opera, che dei fare. $e il terreno $arà molle, o $arà tale nella $uperficie, oue-
ro profonderà molto, $e è nella $uperficie, caua in$ino, che troui il $odo, $e profonderà,
bi$ognerà farle vna palificata ben battuta, & ra$$odata. Il fondamento è detto $ub$tru-
ctione, che altro non è, che la fabbrica, che $i fa $otterra, fin che $i veda. Hora que$ta
fondatione deue e$$er di $otto larga, & piu che a$cende, piu $i va re$tringendo. Deue$i
cauare il terreno della fo$$a egualmente, & il fondo deue e$$er piano, & eguale per tutto,
accioche il pe$o della fabbrica lo prema egualmente, ne i pareti facciano danno, o $e-
gno alcuno. Le larghezze delle fo$$e per le $ondamente $i deuono fare dal giudicio
dell'Architetto, $econdo le gro$$ezze delle mura, le grandezze delle fabbriche, & le qua-
lità de i terreni: perche può venire occa$ione o nel fare vn gran palazzo, o vn Tempio,
ouero vn ponte, che $i facciano le fondamente intiere continuate per tutto il piano, di
$otto con perpetua muratura. Quando al pari del piano hauerai leuato la $ottomu-
ratura, & il fondamento de'leuare alcuni muretti, che $i chiamano Stereobati, & altroue
$tilobati, qua$il$odi, & fermi piedi delle colonne: benche alroue Szereobata voglian dire
il ba$amento ditutta la fabbrica, che in alcuni edificij, è fatto a $carpa. ma che quiui in-
tenda il piede$talo, $i vede per quelle parole. [& $otto terra $i facciano i muretti $otto le
colonne.] cioè quando la fabbrica comincia a $coprir$i, & veder$i. I muretti $otto le co-
lonne altro non $ono, che i prede$tali, che $i doue riano dire piede$tili, cioè piedi delle co
lonne, che $arebbe parola compo$ta del Greco, & del volgare. ma parliamo $econdo l'v-
$o. que$ti adunque doueriano e$$er piu gro$$i per la metà del fu$to delle colõne da ba$$o.
Ma s'egli non $i truoua il $odo, & che il $uol, $ia mo$$o, ouero palu$tre allhora quel luoagho $i
deue cauare, & votare, & con pali d' Alno, o di O iuo, o di Rouere ar$icciati conficcare, & con
le machine fatte a que$to propo$ito $iano battute le palificate $pe$$i$$ime, & gli $pacij, che $ono
tra i pali $iano empiti di carboni, & le fondamenta $iano empite di $odi$$ime murature: ma poi
che le fondamenta $aranno ben battute, deuon$i porre a liuello i piede$tali, $opra de i quali di$poni
rai le colonne (come's'è detto di $opra:) ouero nella maniera di $trette colonne, come ella ricerca,
ouero nelle altre come cia$cuna richiede, $ia o rila$ciata, o spacio$a, o gratio$a maniera, come de
$opra $ono $tate ordinate, & de$critte, perche nelle areo$tile è grande libertà di fare gli $pacij,
come piace a cia$cuno. bene egli $i deue auuertire, che ne gli alati atorno, detti Peripteri, collocate
$iano le colonne in modo, che quanti vani $aranno nella fronte, tante due fiate $iano ne i lati,
perche co$i $arà doppia la lunghezza dell'opera alla larghezza; però che quelli, i quali hanno volu
to raddoppiar le colonne, & non i vani, pare che habbiano errato, perche pare, che vnointerco-
lunnio oltra quello, che bi$ogna, $i $tenda per la lunghezza. Vitr. ha detto nel Capo antecedente, che lo alato a torno@detto Peripteros, haueua $ei
colonne in fronte; adunque haueua cinque vani, perche $empre i vani $ono vn meno del
le colonne, & da i lati haueua vndici colonne computando le angolari, adunque haue-
rà dieci vani: & quelli, che hanno raddoppiato il numero delle colonne da i $ianchi hã-
no errato, perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati quelle, che
$tanno $opra gli angoli, le quali $erueno alla fronte & a i lati; $i che bi$ogna raddoppia
re i vani, & non le colonne, & que$ta regola e ar che nelle altre maniere, che hanno co-
lonne a torno, che for$e $otto que$to nome di periptere $ono $tate tutte compre$e, per-
che tutte hanno le ale a torno. Fin qui adunque hauemo le $ondamenta bauemo i piede
$tali, & la fabbrica alzata da terra: hora $i ragionera de i grad, per liquali $i a$cendeua
al Tempio, que$ti erano nelle fronti, come $i vede in molte piante di $opra, erano anche
d'intorno nella pianta del peripteros di $ei colonne s'è po$to: & con vna i$te$$a ragione
$i regola il numero, l'altezza, & la larghezza de i gradi, & però dice Vitr. I gradinella fronte $i deuono formare in que$to modo che $empre $iano di$pari, perche $alen-
do$i al primo grado col piè de$tro, lo i$te$$o piede entrando$i di $opra nel Tempio $arà posto: ma
le gro$$ezze di quelli co$i giudicò io che debbiano e$$er terminate, che non $iano piu gro$$e di dieci
dita, ne piu $ottili di noue. perche a questo modo non $arà difficile il $olire. Le ritrattioni de i
gradi, non $iano meno d'un piede, & mezo, ne piu di due: & $e d'intorno al Tempio $i deuono fa-
reigradi, $i faranno all'i$te$$o modo. Il piede nel $alire prima $i alza, poi s'allarga: quella mi$ura, che $i fa alzando, è detta
gro$$ezza del grado. quella, che il piede calca, & s'allarga per $alire allo altro grado, è
detta da Vitr. ritrattione del grado. io chiamerei quella, altezza, & que$ta, largezza del
grado. Qui non dice Vitr. che i gradi debbiano e$$ere piu tre, che cinque, piu cinque che
$ette. ben è vero, che egli è $tato auuertito nelle fabbriche antiche, che non s'è pa$$ato il
numero dinoue, & $e pure $i pa$$aua, egli $i faceua vn piano, & vna ritrattione larga, che
noi chiamamo requie, $opra la quale $i ripo$auano gli huomini, dapoi la $alita. Deuono
e$$ere i gradi non piu alti di dieci parti d'un piede, ne meno di noue, ma $e fu$$ero noue
parti a punto, o meno di dieci $ariano piu commodi. Pone adunque Vitr. i termini del
piu, & del meno: ma a dì no$tri, $i fanno minori, il che non laudarei, perche poi non han-
no grandezza, $e bene fu$$ero piu commodi alla $alita. ll piede è partito in dodici oncie,
come hauemo eletto. de$tãte $ono dieci oncie, dodrante noue, & le oncie anche $ono det
te dita. Ma $e egli $i vorrà fare il poggio da tre lati, Vitr. dice quello douemo o$$eruare. _Ma s'egli $i vorrà fare il poggio da tre lati, bi$ognerà guardare, che i quadretti, le ba$ei tron-_
_chi, le cornici, & le gole conuenghino col piede$talo, ch'è $otto le $pire delle colonne_. Cioè $e'l
piede$talo hauerà quad retti, li$telle, tronchi, gole, cornici, & ba$e, ouero altri membrel-
li, i mede$mi $iano anche nel poggio, come dimo$tra lo in piè del tempio $eguente, che
ha il poggio. Ma perche il piede$tale, $opra il quale era la colonna, v$ciua del dritto,
del poggio, & per que$to il poggio era ritratto in entro per lo $pacio, che era tra vn pie-
de$talo, & l'altro, & faceua vna certa concauità, che Vitruuio chiama alueolato: però
era nece$$ario, che Vitruuio ci de$$e la regola di agguagliare, & pareggiare i piede$tali,
accioche $i $ape$$e quanto haueuano ad v$cir fuori del dritto del pogg@o, & però dice. _Et a que$to modo bi$ogna, che il piede$talo $ia pareggiato, che egli habbia per mezo l'aggiunta,_
_per gli $camilli impari, perche $e egli fuβe drizzato a linea, egli $i vederebbe con l'cchio illetto,_
_& cauo. ma come a far que$to $i facciano gli $camilli conuenienti, come dell'altre co$e, co$i di que-_
_$ta $arà de$critto nel fine dellibro, la forma, & la dimo$tratione_. Deuono@ piede$tali v$cir del
poggio, e que$ta ri$alita Vitr. chiama aggiunta, & la parte del poggio, che $i ritira a die-
tro, è detta alueolato. Il nome di $camilli in vero non $i troua, (che io $appia) ne latino,
ne dedutto dal Greco. e quando bene vole$$e dire camillũ, quãdo $i dice$$e camillusnel
genere del ma$chio, io direi, che la int\~etione di Vit. fu$$e, come io ho detto, perche camil
lus, nel quarto libro, è vna ca$$a, o forma, o telaro, che egli chiama loculamentum. Le
Conuengono tutte le fabbriche nelle fondamenta, onaturali, o artificiali, che $iano.
delle artificiali $e ne è ragionato a ba$tanza. $opra le $ondamente, o gradi, o poggi, che $i
facciano, $e ne è dato la regola di $opra. hora $i dirà de' piede$tali, i quali $ono di due mo
di. prima tutto il b a$amento d'vna $abbrica $i puo chiamare piede$tale; che in Greco
$tereobata, & anche $tilobata $i chiamano le parti prime $opra terra, piu gro$$e che i pa-
reti; perche con perpetua, e continuata $odezza legano la fabrica d'in torno, l'e$empio è
nelle piante d'alcuni Tempij $opra po$ti, come nella piãta del dipteros, doue $i vede, che
corre quel legamento intorno, $opra il quale è po$to il colonnato. e nella parte dinanzi
$ono i gradi $errati tra quel legamento, che è $atto per leuare la $abbrica da terra, eper
darle $odezza, e mae$tà, e per ornamento, e $pe$$o gl'antichi vi poneuano delle $tatue nel
le fronti, la doue da vna parte, el'altra erano del ba$amento, che v$eiua dell'ordine delle
colonne dinanzi per legare i gradi, e que$to poteua e$$er per la quarta parte della colon
na in altezza. i piede$ta li da $e, e $eparati dal ba$amento, nõ $i danno per quanto $i legge,
ne alle opere To $cane, ne alle Doriche, però quelli, che danno mi$ure de piede$tali, pare,
che s'habbiano $ormato di loro capo le mi$ure di quelli, in que' gene ri, doue nõ $itroua
no. Ma nello Ionico Corinthio, e compo$to, $e ne trouano. come nel pre$ente libro, enel
quinto doue $i tagiona del poggio della $cena, $i vede chiaramente, e molti e$empi, ne $o
no in Roma, ne gli archi, Tempij, e Theatri. Que$ti hãno diuer$e mi$ure, e tutte però $i ca-
uano dall' altezza della colonna cõla $ua ba$a, e capitello, perche altri $ono la terza par-
te, come quelli dell'arco fatto al ca$tel vecchio di Verona, d'opera Corinthia sõmamen
te lodata. Altri $ono per la quarta parte, come $ono quelli del Coli$eo: altri $ono d'van
quarta, e meza, come nell'arco fatto da Traiano in memoria della vittoria di Dacia $ul
porto d'Ancona, & è opera Corinthia bella, e $chietta. Altri della quinta, come$i è o$$er
uato, e que$ta diuer$ità na$ce, perche con diuer$e intentioni l'Architetto $opplire inten-
de alla grandezza, o bellezza delle fa bbriche, Vitr. ragionãdo nel quinto, del poggio del
la $cena, fa il piede$talo d'vno terzo, proportionando, & il poggio, ele colonne al diame
tro dell'Orche$tra; & è belli$$ima forma. i piedi$tali adunque, per le fatte o$$eruationi, $i
partirano in otto parti nella loro altezza. dique$te vna va per gli ornamenti, o membrel
li di $opra, che $ono come vn capitello del piede$tallo: due $i danno alla ba$a, il re$to al
dado, o tronco di mezo. La ba$a $i parte in tre parti, due $i danno alzocco, l'altra all'al-
tre parti. $i che gli ornamenti di$otto, o membrelli che $iano, $ono doppij, in altezza a gli
ornamenti, o membrelli di $opra, che Vitr. chiama, quadre, corone, li$is. Soleuano gli an-
tichi $otto la ba$a del piede$talo porre vno, o due zocchi, non meno alti di tutta la ba$a
del piede$talo, e que$to per dar $ermezza, & grandezza alle opere. $oleuano anche $otto
I'orlo della ba$a della colonna porre vn'altro zocco, il che $pecialmente v$auano di fare
ne gli archi, e tutta la ba$a, col detto zocco era d'un pezzo, perche la $u$$e piu atta, a $o$te
neri pe$i, come $i vede nell'arco d'Ancona, ne gli archi di Settimio, edi Tito, e di Con-
$tantino in Roma, & in altri luoghi d'Italia. Ma prima, ch'io de$criua co$a alcuna, mi pa
re conueniente e$ponere I'origine, e ragione de' vocaboli, enomi po$ti alle parti, & mem
bri delle fabriche; accioche $empre non $i habbia a tornarda capo. Fu la colonna (come
s'è detto) ritrouata per $o$tenerei pe$i. eprima era di legno, e ritonda. crebbe poi il di$i-
derio della grandezza, e perpetuità con la concorrenza de gli huomini, d'onde la terra
fu $ollecitata, e dalle vi$cere di quella furono cauate le pietre, & i marmi. la onde hebbe-
to luogo le colonne di marmo, ma in modo, che tene$$ero qualche $imiglianza con le co-
lonne di legno, le quali, accioche per li pe$i nõ $i fende$$ero, haueuano dalle te$te alcuni
La bala To$cana ha di que$te parti, l'orlo, & il ba$tone. la mi$ura di que$ta è, che e$$er
deue alta quanto è la metà del diametro della colonna. Que$ta altezza $i diui de in due
parti, l'vna $i da all'orlo, ilquale in que$ta ba$a è fatto a $e$ta. l'altra $i dà al ba$tone, con
quella parte, che $i chiama apofige, & apothe$i, che $ono certe piegature dalle te$te dei
fu$ti delle colonne, che danno gratia mirabile, quando $ono ben fatte. & pare, che fuggi
no, & $iano ritratte. però hanno in Greco que$te nominanze, apothe$i, & apofige. quella
di $opra è detta collarino, e quella di $otto, cimbia, e $ono in modo, che $e amendue fu$-
$ero congiunte in$ieme farebbeno la $orma del cauetto. Lo $porto dell'orlo è per la ter-
za parte dell'altezza della ba$a. il ba$tone hatanto di $porto, quanto l'orlo. & $i fa con
la $e$ta; b\~eche qui pare quadro, però $i cono$ce dal $uo fondamento. il $emidiametro del
ba$tone, è termine della cimbia, perche ella non pa$$a piu oltre il $egno a. la qual cim-
bia, è l'ottaua parte alta dell'altezza di tutta la ba$a. que$ta nelli generi Dorico, Ionico,
& Corinthio è parte della colonna, manel To$cano êparte della ba$a, & $i fa a $e$ta in
que$to modo. Cada vna linea dal dritto della colonna a piombo $opra l'orlo, & quella
parte, che $porta oltra il dritto della colonna $ia partita in tre parti eguali 1. 2. 3. & vie
ne portata in fuori dallo e$tremo della cimbia. dal punto a. al punto b. & allargata la
$e$ta dal punto a. al punto e. $opra'lquale cade il dritto della colonna, $i ferma l'vn pie-
de in b. & con l'altro $i fa il punto d. il quale deue e$$ere centro di quel giro, che regge,
la piega della cimbia. $imilmente con quella $e$ta co$i allargata $i piglia la di$tanza da
e, à c. $opra il $u$to della colonna. & po$ta la $e$ta in c. $i taglia il punto d. il quale è cen-
tro dell'Apo$ige, o cimbia che $i dica. la figura è qui $otto. A. B. C. nella pianta $ono$e
gni delle parti della ba$a. A. ri$ponde alla cimbia detta Apo$ige. B. al ba$tone detto To
rus. C. all'orlo, detto Plinthus, che nella ba$a To$cana, è fatto a $e$ta, come s'è detto. La
colonna deue e$$er alta $ette te$te con la ba$a, & il capitello. ma ra$tremata la quarta par
te della gro$$ezza da piedi, cioè vno ottauo per parte. Nel capitello To$cano ci $ono que
$te parti, Abaco Echino Hipotrachelio, & Apo$ige. Tuttii capitelli conuengono in que
$to membro, che $i chiama Abaco. il quale è vna tauola quadra, detta operculum da Leo
ne, & Dado da no$tri. perche è di forma quadrangulare, & nel To$cano $i puo chiamar
zocco, & Plinthus. Conuengono tuttii capitelli, che tutti fi po$ano, & s'incontrano con
le linee cia$cuno della colonna $ua, nel fu$to di $opra, doue è fatta la contrattione, & di-
minutione della colonna. Le mi$ure del capitello To$cano $ono que$te. Prima egli è al-
to quanto la ba$a, cioè per la metà della gro$$ezza della colonna da piedi. Que$ta altez-
za $i diuide in tre parti, l'vna $i dà all'Abaco, o zocco, o dado, che vogliamo chiamare,
quella dimezo all Echino, cioè ouolo, del quale $idirà hora, che co$a vuol dire. La terza
$i re$trigne all'hypotrachelio, o collarino, & apo$ige. Echino $igni$ica il riccio di ca$ta-
gna, il riccio animale d'acqua, e diterra. chiama$i que$ta parte Echino, perche in e$$a $i
$colpiuano i ricci di ca$tagna. douemo imaginarci molti ricci di ca$tagna l'vno appre$-
$o dell'altro aperti, e che mo$trino le ca$tagne quando $ono mature. que$ti fanno vn bel
vedere, & adornano mirabilmente. Que$ta parte Vit. chiama Encarpi, parlando del ca-
pitellollonico: perche erano ornati di frutti, e di foglie, come $i vede in molti capitellian
tichi. i moderni chiamano que$te parte Ouolo, non $ap\~edo l'origine, e parendo loro, che
$iano oua $colpite. Encarpi $i po$$ono chiamare, fe$toni. Hipotrachelio, è vna $ottogola,
alla $imiglianza del collo dell'huomo. Faccia$i adunque il dado, o Plinto, per vno $e$to
della gro$$ezza della colonna, che viene a e$$er vn terzo della metà del diametro. E'ouol-
lo occupa la parte di mezo. Que$ti accioche $ia tirato a $e$ta, bi$ogna tirar vna linea da
dritto della colonna di $opra, $in all'Abaco, e diuidere in due parti eguali quello $porto
E. Abacus, Plinthuo, dado. F. Echinus, ouero Ouolo. G. Annulus, Li$tello. H. I. K. L. Hypotrachelium con Apo$igi. cioè parte contratta alla $ottogola,
con la cimbia. Sopra'l capitello $i pone l'architraue, cõ quelle ragioni, che porta la ragione dell'ope
ra, $ecõdo, che dirà Vit. nel quarto. al qual luogo io miriporto. Ma venire è nece$$ario al
genere Dorico, $e no'vogliamo $eguitare l'ordine propo$to. però diremo in$ieme cõ Vit.
che il Dorico nõ ha ba$a propria, ma alcuna fiata $e le da$a ba$a Attica, la quale $i forma
dique$te parti, Plinthus, torus inferior, quadræ, torus, $puerior, $cotia. Que$te parti gia
$ono dichiarite quali $iano. ha dunque la detta ba$a, l'orlo, due ba$toni, vno cauetto tra
quelli, con i $uoi quadretti, li$telli, o gradetti, che $i dichino l'vno di $opra il cauetto, el'al
tro di $otto. La mi$ura di que$ta ba$a è, ch'ella è alta la metà della gro$$ezza della colõna
la lũghezza è per vna gro$$ezza, e meza. Si diuide poi la gro$$ezza della colõna in tre par
ti l'vna $i dà all'altezza dell'orlo, il re$tante $i partirà in quattro parti, vna delle quali $i
darà al ba$tone di $opra, l'altre tre $i partiranno in due parti eguali, l'vna $i darà al ba$to
ne di $otto, l'altra al cauetto con li $uoi gradetti. que$ta parte del cauetto $i diuide in $ei
parti, vna delle quali $i dà al gradetto di $opra, l'altra al gradetto di $otto. Le quattro re
$tano al cauetto. lo $porto del ba$tone di $otto, va di pari con l'orlo, e $i fa il $uo giro a $e-
$ta, come s'è detto. lo $porto del gradetto di$otto va di pari col $emidiametro del ba$to
ne di $otto. lo $porto del gradetto di $opra, va dipari della cimbia. La cimbia di pari del
$emidiametro del ba$tone di $opra. II quale $emidiametro, è oltra il dritto della colõna,
la terza parte dello $porto dell orlo oltra il dritto della colonna. Lo $m u$$o, o giro del-
I'Apophige, $i fa a que$to modo. La$cia cadere dal drito della colõna vna linea $opra la
cimbia, & partirai quello $patio, che è rin chiu$o tra la detta linea, & lo $porto della
cimbia, in due parti, & vna diquelle allũgherai oltra lo $porto della cimbia, e piglia cõ la
$e$ta tutta quella mi$ura, ch'è cõtenuta $otto le tre parti dallo dritto della colõna, e farai
I'lcroccia m\~eto, come s'è detto. II cauetto $i tira cõ giudicio, b\~eche $i puo fare tirãdo vna
linea dall'e$tremo del gradetto di $opra all'e$tremo del gradetto di$otto, e facedo il c\~e
tro $opra quella linea, e tirãdo il giro dall'vno, el'altr'e$tremo de' gradetti, erie$ce bene. A. Abacus, orlo. B. Torus inferior, ba$tone di $otto. 2. Quadre, li$telle, o gra detti. C. Scotia. D. Torus $uperior. ba$tone di $opra. E F. apophigis. cimbia. $mu$$o. La colõna Dorica è alta $ette te$te, e $i cõtragge $ecõdo la ragione dell'altezza $ua, co
me $i dirà poi. II capitello Dorico. ha que$teparti, Plinthus, Cymatiũ, Echinus cũ annu-
lis, pars, quæ hypotrachelio cõtrahitur colũnæ, cioè zocco, o dado, cima$a, ouer onolo, an
nella, collarino, delle qual s'è detto la origine, e deriuatione. Ma le mi$ure $ono que$te. La gro$$ezza del capitello è perla metà della gro$$ezza della colonna. La larghezza è
per tutta la gro$$ezza della colonna, & di piu vno $e$to; $econdo Vitr. Ma nell'antico $i
truoua, & rie$ce meglio vn quinto per parte. Diuiderai la gro$$ezza del capitello in tre
parti, delle quali vna $i dà alzocco con la $ua Cima$a, l'altra all'auolo con le anella, l'al-
tra $i contragge al collarino della colonna. Dimodo che la larghezza, o gro$$ezza del
capitello è due quinti piu della gro$$ezza della colonna. l'altezza del zocco, o dado, $i
diuide in cinque parti, tre delle quali $i danno alzocco, & due alla $ua Cima$a. & quelle
due $i diuidono in tre parti: due delle quali $i danno alla Cima$a, & vna al quadretto. Fi
nito il zocco, & la cima$e, $eguita l'ouolo, & le anella $ue. l'altezza dell'ouolo $i diuide in
tre parti, due delle quali, $i danno all'ouolo, vna alle anella. Qu$ti $ono tre, & $ono alti tã
to l'vno quanto l'alro. Sporta il primo oltra il dritto della colonna di $opra la metà del-
l'altezza $ua, & il $econdo $porta oltra il primo, anch'egli la metà della $ua gro$$ezza; &
il terzo, ch'è di $opra, fa il $imile oltra il $ecõdo. ma non $arebbe male, che cìa$cuno $por-
ta$$e tanto, quãto è l'altezza $ua. l'ouolo $i fa a $e$ta, pigliando$i con la $e$ta la di$tãza, che
è dallo e$tremo dell'vltimo anello, fin $otto l'abaco, & fac\~edo$i l'incrocciam\~eto da quel
lo e$tremo, & anche $otto l'abaco, & ponendo$i la $e$ta nello taglio dell'incrociamento.
Seguita la parte, che $i contragge alla $ottogola, che d'alcuni $i chiama fregio. que$ta cõ
la $ua bella prega peruiene fin'alla cimbia, & a$tragalo, o tondino, che $i dica, & $i viene
ad incontrare col dritto della colonna di $opra. II tondino è alto, quanto $ono tutte tre
le anella, & la metà d'vno, porge in fuori quãto l'ouolo. La cimbia è alta per la metà del
tondino. porge a piõbo del $emidiametro del tondino: il re$to $i fa al modo $opra detto.
Gliantichi $oleuano ponere $opra il capitello vna aggiunta non molto alta, che po$aua
$u'lzocco, al dritto della colonua di $opra; & que$to faceuano, perche l'architraue $i po-
$a$$e $u'l viuo del capitello, & della colonna, & non rompe$$e gli $porti. L'architraue det-
to trabs, con le parti di quello, che gli $ta $opra, ha que$te parti, che $i dicono in latino,
Epi$tilium, Tenia, Guttæ, trigliphi, metopæ, regula, capitula, canales, femora, cimaciũ, co-
rona, Timpanum, acroteria, $ima. Le $ignificationi delle quali co$e $ono que$te. Epi$tiliũ
è tutto quello, che va $opra le colonne, & capitelli, per nome generale: ma propriamente
è la traue mae$tra, che architraue volgarmente $i chiama; Epi$tilium vuol dire impo$ta
di colonne. que$ti nel genere Dorico ha vna fa$cia, ouero benda, che $i chiama tenia, $ot
to la quale con vna regoletta $ono intagliate le goccie, che fanno lo e$$etto delle goccie
dell'acqua, che cade, & $ono $ei dinnmero, per ogni te$ta ditraue, che è rappre$entata
per li trigliphi. la origine de' quali è que$ta. Nelle $abbriche dilegno $oleuano $portare
le te$te delle traui, le quali $i chiamauano, ope, & lo $pacio, ch'era tra vna te$ta, & l'altra,
metopa, $i diceua. perche poinon pareuano bene quelle te$te co$i nude, & $coperte, gli
antichi le copriuano con certe tauolette, & quelle con cera di diuer$i colori dipigneua-
no. Ma quelli, che non di legno, ma di pietra magnificamente lauorauano, imitãdo quel
le te$te, fecero quelli membri, che Triglifi chiamarono, qua$i Tri$olci, perche $ono taglia
ti in tre canali, due intieri, & vno mezo per lato. da que$ti canali pare, che cadino le goc-
cie gia dette. Gli$patij, che $ono tra' canali, $i chiamano femora, noi per altri ri$petti po
temo nominarli piani. i Trigli$i hanno i loro capitelli $opra i quali è la cornice, che $i
chiama corona, perche cigne l'edificio come corona. Modernila ehiamano gocciolato-
io, perche da quella gocciolano le acque cele$ti, & $ono gettate lõtane dall'edificio. Que
$ta cornice ha due cima$e, o gole, vna di $otto, & l'altra di $opra; & $ono adornamenti
$uoi. Sopra la cornice è il Fa$tigio, che noi chiamamo Fronti$picio, che ha vn piano nel
mezo, che $i chiama Timpano, perche è cinto da'mede$imi membri della corona, & da
vna gola $chiacciata, che $i chiama $ima, a $imigliãza del na$o delle capre. Oltra di que-
$to il Frõti$picio ha da'lati, & nel mezo di $opra gli acroterij, che $ono alcuni pila$trelli
$opra iquali, $i poneuano le $tatue: & quelli da'lati moriuano nel tetto, & quello dimezo
era libero. Hora veniamo alle mi$ure. La grandezza dello architrane in altezza con la
La ba$a Ionica $i forma a que$to modo. $ia la larghezza $ua per ogniver$o tanto quã-
to è la gro$$ezza della colonna, & di piu tanto quãto è vn quarto & vn'ottauo della det
ta gro$$ezza, cioè $e diuiderai il diametro della colonna in $edici parti, $ia tanto allunga
to, che ne habbia ventidue:e que$ta $ia la larghezza della ba$a. l'altezza è per la metà del
la gro$$ezza della colonna. L'orlo è la terza parte dell altezza. il re$tante $i diuide in $et-
te parti, tre delle quali $i danno al ba$tone di $opra, due $i danno al cauetto con il $uo tõ
dino, & $opraciglio, & due al cauetto di $otto cõ il $uo $opraciglio. itondini $i fanno per
l'ottaua parte del cauetto. Ma ben parerà, che'l cauetto di $otto $ia maggiore, percioche
egli $porterà $in allo e$tremo dell'orlo. Lo $porto di $opra, oltra la gro$$ezza della colon
na $i $a a que$to modo. piglia tre parti della diui$ione del diametro, che $ono la ottaua,
& $e$ta decima parte, & quelle diuiderai per mezo,& tanto $arà lo $porto, cioè d'vna par
te & meza, dalla $ini$tra,& tanto è lo $porto della $pira, doue $i $a la cimbia con le ragio
ni dette di $opra. l'altezza della cimbia èper vn terzo dell'altezza del ba$tone, il centro
del quale è $opra la linea, che di$cende dallo $porto della cimbia.i tondini deuono e$$er
toccati da vna linea, che $i parte dallo e$tremo $opra ciglio, allo eftre mo delli$tello, che
è $opra l'orlo,& $otto il cauetto in $eriore. i cauetti $i fanno al modo $opra detto & que-
$ta è la de$crittione della ba$a Ionica. l'altezza della colonna in diuer$e maniere di fab-
briche,è diuer$a. I $uoi ra$trenamenti $ono regolatida Vitr. $econdo le altezze $ue, però
$i dira del capitello. Tira vna linea che $ia tanto lunga quanto è gro$$a la colonna da piedi. Que$ta diuide
rai in paxti dieciotto,& ne aggiungnerai vna di e$$e, $i che $arà in tutto parti die cinoue.
hora tutta que$ta $arà la lunghezza,& larghezza del capitello. Ma l'altezza con le volu-
te $arà per la metà, cioè partinoue,& mezo:dico con le volute,perche la gro$$ezza del ca
pitello,è vn terzo della gro$$ezza delle colonne,& le volute $ono ornamenti,& non par-
ti del capitelo,& vanno piu in giu del capitello. Manderai dunque a ba$$o de gli e$tre mi
di que$ta lineai catheti.cioè linee a piombo, tanto lunghe, quanto $ono le noue parti &
meza, cioè la metà della lunghezza. que$te linee ci $eruiranno poi. re$tino però $egnate
le noue parti & meza, ma $cancellati i primi $egni delle diui$ioni della linea della lun-
ghezza,& larghezza del capitello: perche $i deue diuider a in venti parti,& retirar$i in
entro dalle e$tremita della linea detta,vna parte, &vn quarto delle venti,& mandar giu
de gli altri catheti di pari alli primi. con le i$te$$e diui$ioni, in que$te linee ritirate $ara il
centro del l'occhio, $i fermeranno le volute,& $i regolerà tutto il re$tante del capitello.
Leone chiama l'occhio della voluta ciclo. la voluta è vno inuoglio ad imitatione delli
cin cinni de i capelli muliebri, i volgari la chiamano cartoccio. Delle noue parti di que-
$te linee $e ne danno all'orlo,o abaco vna,& meza, l'vna è per la gola dello abaco, che è
$atto in forma della lettera S. ma tirata con gratia, & la meza $i da al $uo li$tello. le vo-
lute $i $ormano a que$to modo. re$tando $otto l'abaco parti otto, $i fa vn punto la doue
terminano le quattro,& meza, & $opra quello po$to vn piede della $e$ta, $i $a vn giro, il
cui diametro tiene vna di quelle parti,& tre ne re$tano di $otto,& quattro di $opra. que-
$to cerchio o giro è l'occhio delle volute, nel quale hanno ad e$$ere dodici centri, che
formano le volute a $e$ta, ne po$$ono e$$er meno, perche $ariano la voluta sgarbata, &
con pochi giri,& non $alua la lettera di Vitruuio. Io non dirò de gli inuentori dique-
$to modo per non metter molti huomini da bene alle mam. io con$e$$o d'hauerla impa-
rata,& ne t\~ego obligo alli ma$tri. l $eppo Saluiati pittore ecce lente, me ne dedicò vno
trattatello,& lo $ece $tampare. $e quelli,i quali me l'hanno dimo$trata prima, l'habbia-
no pigliata dal Saluiati, io non lo sò. per formare adunque la voluta bi$ogna mandare
a ba$$o vna linea per banda egualmente di$tante alla linea, $opra la quale è il centro del
l'occhio, di$tãte da quella, quel quarto, che noi dic\~emo, ch'era d'vna parte, e vn quarto p-
che que$ta linea poich'haueremo tirat'il dia metro dell'occhio caderà a pũto $opra il dit
to diametro,e ci darà la regola di $ormare vn quadro nell occhio, $opra le cui diagona-
A. Plinthus. Orlo. B. Scotiæ. Cauetti I. I. A$tragali, tondini. C. Torus. Ba$tone. f. Apophigis. Cimbie. abco. Termini da $are la cimbia. o. La pianta del Capitello. e. Contractio columæ. Il ra$tremamento della colonna,& la cimbia di$opra. A. h. Abacus, il dado. n. La larghezza della voluta. m. Canalis. Il canale. l. Cymatium. La cima$a. p. Oculus volutæ. L'occhio della voluta con i$uoi centri. g d e. La cimbia di $opra. A. Trabs Epi$tylium. Architraue. 1. prima fa$cia. 2. Seconda fa$cia. 3. Terza fa$cia. B. Cymatium Epi$tylij. La cima$a, o gola dell'Architraue. C. Zophorus. Il fregio. D. Cymatium Zophori. La cima$a, o gola del Fregio. E. Denticulus. Il dentello. O. interfectio, cioè lo $patio, & il taglio, che è tra l'vn dentello, & l'altro. F. Cymatium denticuli. G. Corona. Ilgocciolatio, con la $ua gola. L. Fa$tigium. Il $ronti$picio. K. Tympanum. Il Timpano. I. Acroteria. I quadricelli,& piedi$tali, doue hanno a po$are le figure. H. Simæ. Legole. Il capitello Corinthio,è alto quãto il diametro della colonna, & $econdo Vitr. in
que$ta altezza s'include l'Abaco; ma in molte opere l abaco è di più, & ha molto
del buono. La larghezza dell'Abaco, cioè il quadro deue e$$er tanto, che le linee che
pa$$ano da vn'angulo all'altro, dette diagonali, $iano doppie all'altezza del capitello.
le frõti nel mezo deuono piegar in entro per la nona parte della loro larghezza. Il ba$
$o del capitello deue ri$pondere al viuo della colonna di $opra. L'altezza dello abaco
$i fa della $ettima parte dell'altezza del capitello, il re$tante $i diuide in tre parti, vna
delle quali $i da alla foglia da ba$$o, l'altra alla foglia dimezo, l'vltima ai cauliculi,o $u
$ti, che mandano $uori le $oglie, ericeueno l'abaco,& quelle volute, che na$ceno dal
le foglie dei cauliculi, vengono a gli e$tremi anguli dello abaco: ma le minori volute
piegano in entro,& $ono $otto a i $iori, che $ono nel mezo dell'abaco, da tutte quat-
tro le parti,i quali fiori $ono tãto gro$$i quanto l'abaco, ma alquãto più lunghi, come
$i o$$erua nell'antico, per la quarta parte del diametro della colonna. Bi $ogna adũque
formar bene la cãpana, che co$i chiamano i no$tri \~qlla forma'del capitello, che e ve-
Finite que$te co$e, $i penerannole ba$e ai luogbi $uoi, & que$te in tal modo $aranno fatte a
mi$ura, che la gro$$ezza con lorlo $ia per la metà della gr. $$ezza della colonna. lo $porto, Ec-
fora, detto da Greci, $ia la quarta parte,& co$i la ba$a $arà larga, & lunga per vna gro$$ez-
za, & meza della colonna. L'altezza della ba$a, s'ella $arà fatta al modo Attico, $i partirà in
questo modo, chela parte di $opra $ia per la terza parte della gro$$ezza della colonna, il re$lo
$ia dell'orlo: leuato via l'orlo, il re$tante $ia diui$o in quattro parti: il bastone di $opra. ne bab-
bia vna, le tre re$tanti $iano diui$e in due parti eguali. Vna $ia del ba$tone di $otto, l'altra $i dia
coni $uoi quadretti al cauetto, che da Greci Trocbit'o, è nominato. Ma s'egli $i deue fare le ba$e
Ioniche, co$i $i deuono compartire, che la largbezza della ba$a $ia per ogni ver$o della gro$$ezza
della colonna, aggiuntaui la quarta, & ottaua parte: Ma l'altezza è come le fatte al modo At-
tico, & co$i l'orlo $uo, mail restante oltra l'orlo, che $arà la terza parte della gro$$ezza della co-
lonna, $i diui$oin $ette parti, & di tre di quelle $ia il ba$tone di $opra, le altre $iano egualmen
Quello che dice Vitr. è che po$te le ba$e a i luoghi $uoi, $i denono porre le colon
ne con giudicio. Delle colonne altre $tanno $u gli anguli altre $tanno tra quelli. que
$te, $i chiamano mediane, quelle angulari. Vuole Vitr. che le mediane $iano drizzate
a piombo nel mezo del centro loro: ma le angulari $iano nella parte di dentro piane,
& $enza ra$tremamento: & que$to $i fa perche incontrino bene con gli anguli del
parete.& dicono que$ti o$$eruatori, che rielcono bene alla vi$ta. Similmente ra$tre-
mate non vuole Vit. che $iano quelle, che lono pro$$ime al parete dirimpetto alle an
gulari, dico da i lati del parete, perche tanto que$te, quanto quelle, non hanno cõtrat
tione di dentro via, ma il loro lato interiore va drittoa piombo. Po$ti & drizzati i $u$ti delle colonne, $eguita la ragione de i capitelli. que$ti $e $a-
ra nno a piumazzo, con tali $immetrie $i formeranno, che quanto $arà gro$$a la co-
lonna da piedi, aggiuntaui la decima ottaua parte del fu$to da ba$$o, tanto $ia lungo
& largo l'Abaco: ma la gro$$ezza con le volute per la metà. douemo poi ritirar$i in
entro dall'e$tremità dell'Abbaco parti due,& meza di venti, per le fronti delle volu-
te,& lungo lo Abaco da tutte quattro le parti delle volute, appre$$o la quadra della
e$tremita del dado mandar in giù le linee, che catheti $i chiamano,& quella gro$$ez-
za già pre$a diuidere in noue parti è meza. Vna parte & meza $ia data alla gro$$ez-
za dell'Abaco,& delle altreotto $ifacciano le volute. Allhora dalla linea, che $arà
mandata giù $econdo la e$trema parte dell'Abaco, $e ne ritiri a dentro vn'altra di lar-
ghezza d'vna parte & meza. Dapoi $iano diui$e que$te linee di modo, che $i la$cino
quattro parti,& meza $otto l'Abaco. Oltra di que$to da quel luogo, ilquale diuide
quattro & meza, & tre & meza, $ia $egnato il centro dell'occhio,& da quel centro $ia
tirato vn giro tanto gran de in diametro, quanto è vna parte delle otto: & quella $arà
la grandezza dell'occhio. Et nella i$te$$a linea, catheto detta, $ia tirato il $uo diame-
tro corre$pondente. Poi dal di$opra $otto l'Abaco s'incominci, & per ogni giro di
quarta $ia minuito lo $pacio di mez'occhio,$in che peruenga allo i$te$$a quarta, che è
$otto l'Abaco. Fin qui Vitr. ha ragionato della voluta, come di co$a appo$ta per ornamento del
capitello, come è veramente, hora ragionerà del capitello,& que$to $i deue auuerti-
re. dice adunque. La gro$$ezza del capitello $i deue $are in questo modo, che di noue parti & meza tre pendino
dinanzi $otto il tondino, del fusto di $opra, & leuatane la cima$a il restante $i dia allo abaco, &
al canale. lo $porto della cima$a $ia oltra il quadro dell'abaco per la grandezza dell'occbio. Sotto il tondino, ouero a$tragalo, tre parti $ono, che re$tauano delle noue & meza.
que$te tre dice Vitr. che non $i metteno a conto della gro$$ezza del capitello, perche
$ono occupate dalla voluta, che pende inanzi $otto il tondino, ilquale è alla $ommità
de la colonna,& $i vede per que$te parole, che il tondino termina $otto l'occhio, per-
che tre parti re$tauano lotto l'occhio. dice poi, che leuato l'abaco, alquale hauemo
detto, che $i da vna parte,& meza, il re$tante è compartito tra'l canale,& la cima$a.
I termini del canale $ono dimo$trati dal primo giro della voluta, perche $ono doue
comincia il $econdo giro. _L_e cinte dei piumazzi babbiano que$to $porto dallo abaco, che po$to vn piede della $esta nel
Nel primo capo del quarto libro dice Vitr. comparando le colonne Ioniche alle
Corinthie, che il capitello Ionico è vn terzo alto della gro$$ezza della colonna, & il
Corinthio è alto quãto tutta la gro$$ezza intiera, il che proua, che la voluta è co$a ap.
po$ta per ornam\~eto, & nõ è, parte del capitello;e di $opra ha detto, [ma la gro$$ezza cõ
le volute per la metà] doue egli include anche le volute: & non ha detto mala gro$-
za perla metàperche la gro$$ezza è vn terzo,& non la metà. Que$ti $aranno i compartimenti de i capitelli di quelle colonne, che per lo meno $aranno di pie-
di quindici & quelle, che $aranno di più, tener anno allo iste$$o modo la connenienza delle mi$ure
loro. l'abaco $arà lungo, & largo quanto è gro{$s}a la; colonna da piedi, aggiuntaui la nona parte,
accioche quanto meno la colonna più alta $arà ra$tremata, non meno di quelle il capitello babbia
lo $porlo della $ua Simmetria, & uell, altezza l'aggiunta dellarata parte. Ma delle de$crittioni del
le volute come drittamente à $e$ta s'inuogliano, come s'babbiano à di$egnare, nel $ine del libro la
forma, & la ragione ci $arà dimo$trata. Sele colonne fu$$ero più alte di quindici piedi, $aranno date le i$te$$e mi$ure alli
loro capitelli; vero è, che il dado, o abaco $arà largo, & lũgo di più della gro$$ezza del
la colonna, per la nona parte, perche e$$endo la colonna più alta meno $i ra$trema di
$opra; perche lo aere per la di$tanza fa lo effetto della ra$trematione. Forniti i capitelli, & postine i $ommi fu$ti delle colonne non a dritto liuello, ma ad egual mo-
dulo, (accioche l'aggiunta fattanei piedestali ri$pondane i membri di $opra con il compartimen
to de gli arebitraui) egli $i deue bauere la ragione de gli arcbitraui in questo modo. Voleua Vitr. (Come hauemo veduto di $opra) che i piedi$talli v$ci$cero oltra il pog
gio, ma però, che di tutti i membrelli del piede$tale, ri$ponde$$ero i membrelli del
poggio, che era ritirato più adentro. il che con$iderando, egli ci fa auuertiti, che po-
niamo i capitelli di modo, che ri$pondino con le ri$alite loro a quelle aggiunte da
ba$$o, accioche nello architraue corri$pondinoi membri con la loro ragioneuole mi
$ura alle parti di $otto. lo e$$empio è nello in piè del Tempio P$eudodipteros. Che $e le colonne $aranno almeno da dodici $in quindici piedi, l'altezza dello ar-
chitraue $ia per metà della gro$$ezza della colonna da piedi. $e pa$$erà da quindici a
venti, $ia partita l'altezza della colonna in parti tredici, & l'altezza dello architra-
ue, $arà per vna di quelle. $e da venti, a venticinque, parti$ca$i l'altezza in parti dodi-
ci, & meza, & di vna parte di quelle $ia fatto lo architraue nell'altezza $ua. Se $arà da
venticinque a trenta: di dodici parti della colonna, vna $ia per l'altezza dello architra
ue, & oltra di que$to $econdo la rata parte allo i$te$$o modo dall'altezza delle colon
ne deuono e$$er e$pedite le altezze de gli architraui, perche quanto più a$cende l'acu
tezza della vi$ta, non facilmente taglia, o rompe la den $ità dello aere, & però debili-
tata, & con$umata per lo $pacio dell'altezza, riporta a $en$i no$tri dubiamente la gran
dezza delle mi$ure: perilche $empre ne imembri delli compartimenti $i deue aggiu
gnere il $upplemento della ragione, accioche quando l'opere $aranno in luoghi alti,
ouero haueranno i membri altiè grandi, tutte l'altre parti habbiano la ragione delle
grandezze. La larghezza dello architraue da ba$$o, in quella parte, che egli $i pola
$ul capitello, $arà tanto, quanto la gro$$ezza di $opra della colonna, che $ottogiace
al capitello: Ma la parte di $opra dello architraue $ia quanto $arà la gro$$ezza da pie
de della colonna. la gola, detta cima$a dello architraue, $ia per la $ettima parte della
$ua altezza; & tanto habbia di $porto. L'altra parte oltra la cima$a diuidere $i deue
in parti dodici,& di tre di quelle fare la prima fa$cia, la $econda di quattro,& la terza
di $opra di cinque. Il $regio $opra l'architraue la quarta parte @meno dello architraue, ma $e hauerai a
$colpirgli $igurette & $egni, farai lo $regio vn quarto più dello architraue, accioche le
$colture habbiano delgrande. La gola,o cima$a del freggio $ia per la $ettima dell'al
tezza $ua. Lo $porto quanto è la $ua gro$$ezza. $opra il freggio $i deue fare il dentel-
lo tanto alto quanto è la $a$cia di mezo dello architraue. Lo $porto, quanto l'altez-
za. Lo taglio che è da' Greci, metochi, nominato $i deue fare in que$to modo, che
il dentello habbia nella fronte la metà dell'altezza $ua, il cauo del taglio di quella frõ
te di tre parti, ne habbia due della larghezza. La gola di que$to habbia la $e$ta par-
te della $ua altezza. Il gocciolatoio detto corona con la $ua gola, o cima$a, oltra la
gola dritta detta $ima, quanto è la fa$cia di mezo dello architraue. lo $porto del goc-
ciolatoio con il dentello $i deue fare, quanto è l'altezza del fregio alla gola di $opra
del gocciolatoio,& in $omma tutti gli $porti hanno più del gratio$o, e del bello, quan
do i membri hanno tanto di $porto, quanto di altezza. Il timpano, che è nel fronti-
$picio deue e$$er alto in modo, che $ia mi$urata tutta la fronte del goccjolatoio dalla
e$tremità della cima$a, & diui$a quella lunghezza in noue parti,& di quelle vna nel
mezo nella $ommità $ia po$ta, perche ri$ponda a perpendicolo de gli architraui,& de
i collarini delle colonne. Le corone, che vanno $opra il timpano, $i deuono colloca
re egualmente a quelle di $otto, oltra le $ime, ogole dritte. Di $opra: le corone del
timpano vanno le gole dritte, chiamate Epitithide, più alte vn'ottauo dell'altezza
de i gocciolatoi. Le $ommità, dette acroteri, quelle che vanno $opra gli anguli de-
uono e$$er ranto alte, quanto il timpano nel mezo. & quelle di mezo vn'ottaua più
alte delle angulari. Tutti i membri, che vanno $opra i capitelli delle colonne cioè
architraui, fregi, gocciolatoi, timpani, fronti$picij, pila$trelli, tutti dico deuono pie-
gare in fuori per la duodecima parte cia$cuno della $ua fronte: accioche $tando noi
a dirimpetto delle fronti, $e $i $tenderanno all'occhio due linee, & vna tocchera la
parte di $otto,& l'altra la parte di $opra d'alcuno di que membri, quella, che tocche.
rà la parte $uperiore $arà più lunga, & co$i quanto più lungo il vedere della linea pro
cede, nella parte di $opra $arà lo a$petto più lontano & che pieghi in dentro ver$o il
muro ma $e piegheranno, come è $critto di $opra, @llhora ci pareranno alla vi$ta drit
te à perpendicolo. Bella ragione di pro$pettiua è que$ta, che adduce Vitr. nel pre$ente luogo. per la
cui intelligenza bi$ogna prima porre la $ua intentione come vna conclu$ione, dapoi
prouarla con le ragioni della pro$pettiua. Dice adunque. che ogni membro, che $o-
pra i capitelli $i pone, deue nella $ua fronte e$$er partito in dodici parti, e cia$cuno pie
gare ver$o la fronte $ua vna parte delle dodici, & la ragione e $ondata nella pro$pet-
tiua, che vuole, che i raggi del vedere c$chino da gli occhi per dritta linea, & che tra
quelli ci $ia vna certa di$tanza, & che la figura da quelli compre$a, con quelli $ia co-
me vna piramide, & vn conio, la cui punta $ia nell occhio, & la ba$a contegna i con
torni, ouero i termini della co$a veduta. Hora $tando que$to ne $egue, che gli anguli
$otto i qua li $i vede alcuna co$a, $aranno hora minori, hora maggiori, perche vna
i$te$$a co$a auuicinando$i all'occhio farà l'angulo maggiore,& allontanando$i lo fa
rà minore; il $imile $egue dell'altezza de gli anguli, del $ito de$tro,& $ini$tro,& della
egualità, la doue quelle co$e, che $i vedeno $otto anguli maggiori appareno mino-
ri, & quelle minori, che $otto minori $i vederanno, & $otto gli alti alte, $otto ba$$i
ba$$e, & $otto de$tri de$tre, $otto $ini$tri $ini$tre, $otto eguali egua'e, & $otto più an-
guli vedute, $i vedeno meglio: però con$iderando Vitr. che le i membri $u$$ero drit-
ti a piombo, la parte di$opra $arebbe più lontana dalla vi$ta, che quella di $otto,& par
rebbe, che l'opera de$$e in dietro. al che $i vede tirando dall'occhio due linee, perche
la linea, che va alla parte di $opra, è più lunga, che quella, che va alla parte di $otto.&
però l'opera ci parebbe più$te$a, & piu riuolta al di $opra, per veder$i $otto raggio
_L_e canalature delle colonne deuono e$$er ven
tiquattro, & $i cauano in que$to modo, che po$ta
la $quadra nel cauo della canalatura, & girata
toccbi in modo con le $ue braccia dalla de$tra, e
dalla $ini$tra gli anguli delle Strie, che la punta,
ouero angulo della $quadra $i moua facilmente
& $enza impedimento col $uo giro toccando. _L_e
gro$$ezze aelle $trie, o pianuzzi, $i deuono fa-
re, quanto $i trouerà la giunta nel mezo della
colonna dalla de$crittione $ua. _N_elle gole drit-
te, che $ono $opra i gocciolatoi de i Tempij $i
deue $colpire le teste di leoni, co$i po$te, che
contra cia$euna colonna $iano forate al canale,
che dalle tegole riceue l'acqua piouana, ma le
parti di mezo $iano $ode, accioche la forza
dell'acqua, che per le tegole di$cende nel canale,
non venga tra gli intercolunnij, & non bagni quelli, che pa$$ano di $etto, ma quelle, che $ono
$oprale colonne apparino vomitando mandar fuori gli e$iti delle acque. La canalatura della colonna
è fatta ad imitatione delle falde
delle ve$ti feminil. In que$ta
$i deue intendere la $igni$icatio-
ne d'alcuni vocaboli, & poi il
modo di formarli giu$tamente.
il primo è quello, che Vitru-
uio, chiama Strix: il $econdo
quello, che è detto $tria: il ter-
zo, Ancones. Strix adunque
è il cauo, & il canale i$te$$o.
$tria e lo $pacio, che è tra vn
cauo, & l'altro, detto pianuz-
zo. Ancones $ono le braccia del-
la $quadra, la quale è fatta
da due regule, che da Vitru-
uio $ono dette ancones per-
che fanno come vn gomito,
che in greco anchon $i chia-
ma. Siano adunque i cana-
Io bo de$critto, quanto io bo potuto diligentemente in que$to libro le di$po$itioni dei _T_ empij
Ionici. nel $eguente io e$ponerò quali $iano le proportioni de i _T_empij Doricbi, &
Corintbij. Conclude Vitruuio, & dice quanto ha trattato $in hora, & dice hauere detto con
ogni po$$ibile diligenza le ragioni de i Tempij, Ionici, & promette di voler trattare nel
$egucnte libro delle mi$ure de i Tempij Dorichi, & Corinthij. Però douemo auuertire
alle co$e dette come a co$e pertinenti alla ragione Ionica. _H_ A V E N D O ioo imperatore auuertito, che molti banno la$ciato precetti della
Arcbitettura, & volumi di commentarij non ordinari, ma cominciati come
particelle $membrate: degna, & vtili$$ima co$a bo pen$ato prima di ridurre
tutto il corpo di que$ta di$ciplina a perfetto ordine, & poi e$plicare in cia$cu-
no volume le pre$critte, & certe qualità delle maniere partitamente. Et però
ò Ce$are io ti bo dicbiarito nel primo volume l'v$$icio dello Arcbitetto, & dimo-
$trato di che arti bi$ogna, che egli $ia ammae$trato. Nel $econdo io bo di$putato della copia
della materia, della quale $i fanno gli edificij. _N_el terzo delle di$po$itioni de i $acri Tempij,
& della varietà delle loro maniere, quali, & quante forme s'babbiano, & delle di$tributioni, che
$ono in cia$cuna maniera, & de itre generi, quelle, che baue$$ero $ottili$$ime qualità de moduli
nelle proportioni bo dimo$trato le v$anze Ionicbe. _H_ora in que$to volume io tratterò de gli in$ti-
tuti Dorichi, & Corintbij. & di tutti farò mani$e$te le differenze, & le proprietà. PER CHE Vitr. non faccia nel proemio del quarto, come ne iproemij de gli
altri libri, di$correndo $opra al cuna bella co$a, la ragione (come io $timo)
puo e$$er que$ta. La materia del pre$ente libro, è continuata con la materia
del precedente; però non bi$ognaua fare altro proemio con digre$$ione, &
hi$toria, come ha fatto ne gli altri, Ma perche ha fatto egli que$to poco di proemio? pri-
ma per di$tinguer vn libro dall'altro, dapoi per continuare la materia, dimo$trando
quello, che $in hora egli ci ha in$egnato, & quello, che egli ci è per in$egnare: & $e alcuno
dice$$e, nõ doueua egli $otto vt volume $olamente comprendere tutta la trattatione del-
le fabbriche dedicate alla religione? Io direi, che per $uggire il tedio, che ci reca la lun-
ghezza, egli ha voluto dar modo alterzo libro, & ri$eruar$i nel quarto a dichiarirci
_L_ e colonne Corinthie banno tuttele mi$ure come le Ioniche, eccetto i capitelli, male al-
tezze de i capitelli fanno quelle per larata parte piu alte, & $ottili, percbe l'altez-
za del capitello _I_onico è la terza parte dell. gro$$ezza della colonna, ma del Corin-
tbio,è di tutta la gro{$s}ezza intiera. perche adunque $ono agg unte a i capitelli Co-
rinthij due parti della gro$sezza della colonna,però fanno la mo$tra di quelle piu $ottile. _T_utti
gli altri membri, che $opra le colonne $i po$ano, nelle _C_arinthie $ono po$ti o dalle mi$ure, e com-
partimenti Dorichi, ouero dalle v$anze Ioniche, perche la maniera Corinthia non ha propria in-
$titutione di gocciolatoi, o d'altri ornameati. ma oucra nelli gocciolatoi i mutoli dalle ragioni delli
_T_riglifi $ono di$po$te, ouerone gli arcbitraui, le goccie all'u$anza Dorica $ono ordinate Ouero $e-
condo le leggi Ioniche, i freggi ornati di $c lture con i dentelli, & conle corone $i comparci$co-
no, e co$i di due maniere trapo$toui il capitello,è $tata nelle opere laterza maniera prodotta. per-
cbele nominanze dei tre generi. cioè Dorica, _I_onica, & Corinthia fatte $ono dalle formationi
delle co'onne, delle quali, la prima, & anticanata è la Dorica. Nel pre$ente luogo Vitr, tratta delle origini, & inuentioni delle maniere delle colon-
ne, & della colonna Corinthia, & del $uo capitello. Le reg ole delle Corinthie $ono bre-
uemente raccolte. La prima è, che le colonne Corinthie non $ono pnnto dalle Ioniche
differenti dimi$ure, $aluo, che nel capitello, perche (come hauemo veduto nel preceden-
te libro) il capitello Ionico è alto per vn terzo della gro$$ezza della colonna, & (come
qui $i dice) il capitello Corinthio, è alto tanto, quanto tutta la gro$$ezza della colonna.
dalche na$ce, che la colonna Corinthia per la aggiunta di due parti è piu $uelta, & pare
piu $ottile. Ma doue ha detto Vitr. che il capitello Ionico è alto vn terzo della gro$$ezza
della colonna? Ri$pondo, che egli lo ha detto di $opra, nel terzo libro, quando egli di$-
$e. _Mala gro$sezza del capitello, $i deue fare in que$to modo, che di noue parti, et meza tre_
_pendino inanzi $otto il tondino_. Perche $e tre parti $otto il tondino $ono la$ciate alle volu-
te, ne ie$tano $ei, & meza, & la gro$$ezza della colonna era parti diciotto, & quella me-
Perche nell' Acbaia, & nel Polopone$$o Doro $iglinolo di Helleno, & della ninfa Optice beb-
be il principato, que$ti in Argo antica città fece a ca$o il _T_empio di _G_iunone di quella maniera.
Dapoi delle i$te$$e maniere non e$$endo anchor natala ragione delle $immetrie fece i T empij nel-
le altre città dell' Acbaia. Ma poi che gli. Atbenie$i per le ri$po$te del De fico Apollo di com-
mune con$iglio di tutta la Grecia in vno i$te$$o tempo condu$$eroin A$ia tredici colonie, & a
cia$cuna colonia diedero il $uo capo, & condottiere, dando la $omma dello imperio ad _l_one fi-
gliuolo di Xutbo, & di Creu$a, il quale per le ri$poste $ue Apollo in Delfo volle cbimare $uo
figliuolo; co$tui condu$$e in A$ia quelle colonie; & iui fabricò grandi$$ime città bauendo occu-
pati i con$ini della Caria, Epbe$o, Mileto, Miunta, che gia fu dalle acque $orbita, i $acri-
ficij, & i $uffragij della quale gli onij, a Mile$ij attribuirono, & Priene, Samo, Teon, Colo-
fona, Cbio, Erithras, Pbocea, Elazomene, Lebedo, Melite. Que$ta Melite, per l'arroganza,
de cittadini da que$te città per commune con$iglio mo$$agli guerra, fu ruinata. In luogo della
quale d apoi, per beneficio del _R_e Attalo, & d' Ar$imone la città de Smirnei è $tata riceuuta
nel numero delle città _I_onicbe. Que$te città bauendo $cacciati i Carij, & i Lelegi, nominarono
dal loro capo _I_one quella regione _I_onia, & ponendo iui i Tempij de i Dei immortali comincierno
a fabbricare alcuni _T_empietti, & prima (come viddero in Acbaia) fecero il _T_empio d' A-
pollo, detto Pannionio, & quello cbiamarono Dorico, perche lo viddero da prima co$i fat-
to nelle città de i Dorici. Ma volendo ponere in quel Tempio le colonne, non bauendo le
$immetrie di quelle, & cercando con che ragioni le pote$$ero fare, $i che, & a $opportare i pe-
$i fu$$ero ba$tanti, & tenne$$ero approuata bellezza nello a$petto, mi$urarono la pianta del
piede virile, & bauendo trouato, che il piede era la $e$ta parte dell altezza dell buomo, co-
$i la traportarono nella colonna. Et di quella gro$$ezza, che fecero la ba$a del fu$to della
colonna, $ei fiate tanto leuarono in altezza quella col capitello. Et a que$to modo la colon-
na Dorica cominciò dare ne gli edi$icij proportione, & $ermezza, & bellezza del corpo vi-
rile. Appre{$s}o dapoi cercando di fabbricare vn _T_empio a Diana, da gli i$te$$i ve$tigij trasfe-
rirono nuoua forma di maniera alla $ueltezza feminile. Et prima fecero la gro$$ezza della co-
lonna per la ottaua parte dell'altezza, & accioche tene$sero lo a$petto piu alto $ottopo$ero alla
ba$a in luogo di calzare la $pira, & al capitello impo$ero le volute pendenti dalla de$tra, &
dalla $ini$tra, come cre$pi cincinni della capillatura, & ornarono le fronti di cima$e, & con fe-
$toni, (che encarpi $i dicono) cioè frutti raccolti in$ieme, & foglie colligate in vece di capelli
di$po$te, & per tutto'l tronco della colonna la$ciarono andar a ba$so le canalature, come falde
delle ve$timenta all'u$anza delle matrone, e co$i con due differenze imitarono la inuentione delle
colonne, vna $cbietta, e nuda $enza ornamento, che era di $embiante virile, l'altra di muliebre
$ottigliezza, et ornamento, e mi$ura. Ma quelli, che vennero dapoi con eleganza, e $ottigliezza
di giudicio andarono piuinanzi, e dilettando$i di moduli piu $ottili, fecero l'altezza della co-
lonna Dorica di $ette diametr della gro$sezza, e la Ionica di otto, e meza. Et quello, che gli
Richiederebbe vn curio$o, che io cita$$i in que$to luogo l'auttorita di Plinio, di Pau-
$ania, & di Strabone, & d'altri autori per e$ponere le hi$torie, & le de$crittioni dei luo-
ghi po$ti da Vitr. ma io credo a Vitr. & maggior cura mi $tringe, & d'importanza mag-
giore, che narrare le hi$torie, de$criuer luoghi, & dipinger herbe. Grande occa$ione, &
bella, ci ha la natura, per$are, che l'arte per$etta fu$$e, quando ella ci propo$e la forma
del corpo humano. percioche con il numero, con i termini, & contorni, con lo $ito, & col-
locatione delle parti, in vn $og getto nobili$$imo ci diede e$$empio merauiglio$o di $in-
golar bellezza; fece, che i corpi quantunque di$$imiglianti fu$$ero, nientedimeno belli,
& ben formati, & vaghi ci pare$$ero. La onde molte bellezze nate $ono, percioche con
lo certo, & determinato numero delle parti, la natura congiun$e la corri$pondente gran
dezza con i termini $uoi, & niente la$ciò, che in luogo proprio, & accommodato non
$u$$e: perche $i trouano de i corpi gentili, & $uelt, che ci di$piaceno, & $e ne trouano
de gli altri, che $ono pin $odi, è maggiori, & però non ci di$piaceno, & finalmente tra que
$ti, & quelli altri $ono belli, & gratio$i, come che in ogni co$a $i truoua il grànde, il piccio
lo, & il mediocre, cia$cuno con le $ue ragioni. il che con$iderando l'huomo, & leggen-
do nel libro della natura per imitarla nelle $ue compo$itioni, volle, che tre maniere $u$-
$ero principali del fabbricare, con$iderando molto bene l'o$$icio, & il $ine di cia$cuna
$abbrica, & però quella, che piu pote$$e durare alla fatica, & piu fermezza, & piu di $o-
do haue$$e, Dorica volle chiamare: perche $u prima dai Dorie$i dique$to modo piglia-
ta: ma quella che piu $ottile, & piu $uelta $u$$e, Corinthia, la mezana, qua$i tra amen-
due collocata, Ionica, da Ione, come dice Vitr. Ma perche cia$cuna haue$$e donde pa-
rere diletteuole, & bella, cominciò con gran diligenza a con$iderare, che numero, che
termini, & come $i haue$$ero a di$porre le parti. Vedendo$i ad unque (come ben di$cor-
re Lione) che il diametro del corpo humano dall'vno, & l'altro lato, è per la $e$ta par-
te, & dal bilico alle reni per la decima dell altezza del corpo, fu pre$a l occa$ione delle
mi$ure, perche ritrouando, che $e delle colonne altre $u$$ero piu alte $ei parti, altre die-
ci del piede loro, per lo innato $entimento, col quale potemo giudicare, che tanta gro$-
$ezza, ouero tanta $ottigliezza non ha del buono, cominciò a fare l'ufficio $uo, & di$cor
rere, che co$a fu$$e di mezo tra que$tiecce$$i, che pote$$e piacere, & di $ubito $i die de alla
inuentione delle proportioni, & co$i po$ti in$ieme quegli ecce$$i, cioè $ei, & dieci, diui$e-
ro la $omma in due parti, donde ritrouarono, che il numero di otto era quello, che dal
$ei, & dal dieci con eguali $pacij era di$tante. Piacque la inuentione, & ne riu$ci la pro-
ua, & però diedero alla lunghezza della colonna otto Diametri del piede, & quella (co-
La $immetria, ouero compartimento di quel capitello, in que$to modo $i deue fare: che quan-
to $arà la gro$$ezza della colonna da piedi, tanto $ia l'altezza del capitello, con il dadoo Aba-
co. Malalarghezza dell'Abaco co$i babbia la $ua ragione: che quanto $arà l'altezza, due
tanti $ia la diagonale, percioche gli $pacij baueranno per ogni ver$o le fronti giu$te, $iano le
fronti della largbezza piegate in entro da gli e$tremi angoli dello Abaco, per la nona parte
della larghezza della fua fronte: habbia alba$$o del capitello tanta gro{$s}ezza, quanto ala co-
lonna di $opra, oltral Apotbe$i, & lo A$tragalo, cioè cimbia, & tondino, La gro$$ezza del-
lo Abaco per la $ettima dell'altezza del capitello. & leuata la gro$$ezza dell' Abaco, $iail re-
$tante diui$oin tre parti, delle quali vna $i dia alla fogliatura di $otto, l altra babbia la fo-
gliatura di mezo, & i cauliculi babbiano la i$te$$a altezza, & da quelli na$cbino be $oglio, le
quali gettate in fuori abbracciano lo Abaco, ma quelle volute, & minuti inuogli, che ua$ciuti
dalle foglie de i cauliculi vengono in fuori fin a gli e$tremi angoli, $iano $colpiti tra'l $uo me-
zo $ottoposti ai fiori, che $ononello Abaco. i quali fiori datutte quattro le parti $iano forma-
titanto grandi, quanto è la gro{$s}ezza dello Abaco. co$i in que$te $immetrie, & compartimenti $a-
ranno formatii capitelli Corinthij. Io ho e$po$to di $opra a$$ai chiara mente que$ta compo$itione, & dimo$tratola in di-
$egno. Vero è, che egli $i ha auuertito appre$$o gli antichi, che l'altezza del capitello $en-
za l'Abaco era di vno diametro di colonna, il che gli daua maggior $ottigliezza. Sono auchele maniere de i capitelli, che alle mede$me colonne s'impongono, con diuer$i vocabo-
li nominate, dei quali ne le proprietà delle mi$ure, ne la maniera delle colonne potemo nomina-
re. ma ben vedemo che i vocaboli di quelli $ono $tati transferiti, & tramutati dai capitelli Co-
rinthij, fonichi, & Dorichi, le $immetrie de i quali $ono $tate traportate in $ottigliezza
di noue $colture. La maggior parte dei belli antichi edificij $ono di maniera compo$ti, & que$ta ma-
niera è varia $econdo la diuer$ità delle proportioni, che $i compongono in$ieme; però
non hanno que$te maniere proprio nome, ben che a dì no$tri, $e le dia'l nome d'Italia-
na. Veggon$i capitelli con tanta diuer$ità di lauori, che non ci è numero, altri con $o-
gliazze grandi, altri con minute, & $ono belli$$imi, altri hanno legature d'animali, co-
me s'è detto, altri hanno, & volute tolte da gli Ionichi, & foglie tolte da i Corinthij; &
tutti $ono garbati, & gratio$i, & indeterminatamente $i deuono chiamare, capitelli, o
maniere compo$te. _P_ Erche di $opra $ono $tate de$critte le origini, & le inuentioni delle colonne,
$econdo le maniere loro, egli non mi pare lontano dal propo$ito no$tro con le
i$te$$e ragioni trattare de gli ornamenti di quelle, come nati $ono, & da quai
principij, & da che origini ritrouati. _I_n tutti gli edi$icij $i pone di $opra la
trauatura, & l'opera di legname con diuer$i vocaboli nominata: & $i come nelle
nominanze, co$i nello effetto ritiene diuer$e, & varie vtilità. imperoche $opra le colonne pila-
$tri, & erte, o $tanti, che $i dica, $i pongono le traui. ne i palchi, & ta$$elli, i piccioli morelli,
& le a$$i, $otto i tetti $e gli $pacij $aranno maggiori, vi va il colmello nel $ommo del col-
mo. onde poi dette $onno le colonne, & ancbe $i pongono i trauicelli attr auer$ati, & le chia-
ui. Ma $e gli spacij $aranno commodi, il colmello, & i cantieri vengbino in fuori fin'allo
e$tremo del grondale. & $opra i cantbieri $tiano i tempiali, o pianelle, dapoi di $opra,
$otto le tegole gli a{$s}eri, che $portino in modo, che dalle loro proietture, & $porti, $ia-
no coperti i pareti. Mirabile dottrina, & prattica d'Architettura c'in$egna Vitr. nel pre$ente Cap. perciò
the egli ci rende conto ditutti gli adornamenti, & membri, che $i metteno $opra le co-
lonne, o pila$tri, o muri, o $tanti, che egli chiama, antæ. dimo$trando chiaramente l'origi
ne, & inuentione di quelli. dal che nel pre$ente luogo $i caua la ragione di molti vocabo-
li. Certo è (come $pe$$o ho detto) che dalla nece$$ità alla magni$icenza del $abbricare
gli arte$ici $ono peruenuti. la natura c'impo$e la neca$$ità:ma l'animo grande acce$o
dalla concorrenza cercò di auanzare $e $te$$o. $i che i primi $abbricarono come lor $at-
to veniua, & quanto il bi$ogno richiedeua. $ucce$$ero le conte$e di $uperar$i l'vn l'altro,
ma però $i $ondauano le inuentioni, & gli accre$eimenti $opra l'imitatione di quelle co-
$e, che per loro natura doueuano e$$er tali. però non $ecero alcuna co$a ne glia dorn a-
menti, di che non ne pote$$ero pienamente rendere la ragione dalla imitatione delle co
$e fatte per nece$$ità. Eleuato adunque l'edi$icio nella già dimo$trata $orma dal fonda-
mento fin alla cima de i pareti, colonne, muri, pila$tri, o $tanti, bi$ognaua coprirlo, accio
che perfettamente $i vede$$e il fine dell'opera: era nece$$ario nel coperto prouedere, che
i pareti $te$$ero vniti, & legati in $ieme, & che'l coperto acconciamente $i ripo$a$se, non
$pign\~e do i pareti: la onde per hauere quanto s'è detto, egli è da $apere, che bi$ogna fare
tutto que$to lauoro di legname: che da Vitr. è detto materiatio, & cono$cere di$tinta-
mente i nomi, gli e$$etti, & l'vfficio di cia$cuna co$a. Tre co$e adunque douemo auuerti-
re nell'opera di legname, l'vna è quella, che $i impone prima $opra le colonne, i muri, &
pila$tri: que$ta $i chiama trauatura. la $econda è detta contignatione, que$ta $i diuide in
due parti, l'vna è la legatura del tetto, l'altra è il tetto, & coperto. Della traua tura $i ca-
ua que$to vtile, che ipareti $i tengono in$ieme, dalla legatura, che il tetto $i vni$ce, dal tet-
to, che l'edi$icio $i copre, & $i de$ende. & da tutte que$te co$e hanno hauuto origine di-
uet$i adornamenti nelle fabbriche, come $i dirà qui $otto. Sapremo adunque come al-
cuna fiata tra vn parete, & l'altro $i troua grande interuallo, & alcuna fiata commodo,
& non molto di$tante. però nelle legature de i tetti vi và piu, & meno arti$icio. però $e'l
tetto $i $panderà molto, & $arà troppo largo, nella $ommità del colmo vi và per lungo
vno tr aue mae$tro, che $i chiama columen in latino. noi dicemo colmello. dal quale na-
$cono come figliuo li tutti i legamenti del tetto: $i come dalla $pina mae$tra del pe$ce na-
$ceno tutte le altre: & $or$e di qua è cauato quello, che $i $uol dire, il tale è di tale colu-
mello. Ci $ono i trauer$i, ci $ono anche le chiaui detti capreoli, dalla $imiglianza de pam
pini, che legano le viti; perche co$i quelli abbracciano i canteri, mai trauicelli attrauer-
$ati latinamente $i dicono tran$tra, & volgarmente catene, & $ono quelli, $opra i quali $i
ripo$ano le chiani. Ma $e'l tetto $arà commodo, & non porterà pericolo di slegar$i, &
$chiauar$i li potrà ba$tare $olamente il colmello con i $uoi canterij, i quali $ono alcuni
legni lunghi del tetto, i quali vengono dal colmo, & di$cendono da i lati in $ino $otto le
grondi. $opra que$ti canterij (i quali fanno parere il tetto, come vna galera riuer$cia, &
$i v$a di dire tra noi la galera è in cantieri, quando è fatto il $uo corbame) vi vanno i tem
piali, che $ono trauetti, i quali vanno a trauer$o i canterij, in contra le frcnti del tetto. $o
pra i tempiali, vi vanno gli a$$eri, che $ono legni larghi quattro oncie, che vanno $opra i
tempiali, come i canteri di $otto, & quiui e po$ta la ragione del coperto. perch@ $opra
gli a$$eri s'impongono le tegole, i cap i delle quali s'in contrano ripo$ando $opra'l mezo
de gli a$$eri. Et que$to è quanto la nece$$ità ci ha dimo$trato, sì perche il tetto $te$$e in
piouere, accioche le neui non lo carica$$ero, sì perche $caccia$$e le acque, & le tempe$te
lontane da i pareti, & fu$$e ben legato. & que$to è quanto Vitruuio ha detto $in hora. co-
me la figura ci dimo$tra. Et co$i egli $i vederà, che ogni co$a con$eruerà, & il luogo, & la maniera & l'ordi-
ne proprio. Dalle dette co$e, & dall'opera di legname gli artefici con le loro $colture
nelle opere di pietra, & di marmo, nel fabricare de i Tempij hanno imitato le di$po-
tioni, & hanno giudicato, che egli $ia da $eguitare quelle inuentioni: percioche gli
antichi fabri edificando in vn certo luogo, hauendo co$i po$te le traui dalle parti di
dentro de i pareti, che correuano fin alle e$treme, & v$ciuano, & $portauano in fuo-
ri, compo$ero anche quello, che fra traue, & traue $i poneua, & ornarono con ope.
re di legname gratio$amente quello, che andaua $opra le cornici, & le $ommità, &
poi tagliauano gli $porti de i traui a pari de pareti a perpendicolo, la qual forma pa-
rendo loro, che for$e $enza garbo, & $enza gratia, conficcarono $opra le te$te i traui-
celli tagliate nella fronte alcune tauolet te nel modo, che hora $onoi Triglifi : &
quelle dipin$ero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offende$-
$ero la vi$ta, & co$i nelle opere Doriche le diui$ioni de i trauicelli coperti con la di-
$po$itio ne de gli Triglifi cominciarono hauere lo $pacio po$to tra gli trauicelli, & il
letto delle trauature. _Hora tenendo$i a mente gli effetti di cia$cuna delle predette co$e, potremo beni$$imo $apere la_
_origine de gli ornamenti, che nelle opere di pietra $ono $tati introdutti da i grandi Architetti, et con_
_che ragione s'babbiano a fare. Ha detto Vitruuio, che $opra le eolonne, et i pila$iri, et pareti s'im_
_pone la trauatura, et $opra latrauatura il tetto, o colmo, ba e$po$to le parti, et le ragioni de i c-_
_perti, et del colmo. Hora ci e$pone come da quelle parti, et dalle opere di legno $ono $tati transferiti_
_gli ornamenti nelle opere di pietra, o di marmo; come nelle opere Doriche i Trigli$i, et i Modio-_
_ni, et nelle Ionicbei dentelli: et dice, che i Triglifi $ono $tati fatti ad imitatione delle te$te delle tra-_
_ui, lequali prima $portauano fuori de i pareti, et poi erano tagliate a drittura de i pareti, et perche_
_non faceuano bella vi$ta, erano inue$tite di tauolette dipinte con cera, di quel modo, che boggi dì_
_pareno i_ T_riglifi con que canali, et con que pianuzzi, che $i vedeno, che pare, che que canali $i ano fat_
_ti per riceuere le acque cadenti dalla cornice._ Gli Architetti adunque nelle opere di pietra
hanno traportato quelle inuentioni & hanno fatto gli Triglifi, & le Metope, cioè
gli $pacij tra vn triglifo, & l'altro, che rappre$entauano le diui$ioni d'vn Triglifo all'al
tro, come da vn traue all'altro. Similmente i mutuli, o modioni $ono $tati pre$i nelle
opere Doriche di pietra dalle opere di legname, que$ti rappre$entano gli $pori de i
canterij $otto le cornici, come gli Triglifi rappre$entano gli $porti delle traui $opra l'
Architraue Que$ti modioni $ono piegati, accioche aiutino il cader delle acque, $o-
no più larghi, & di meno gro$$ezza de gli triglifi, & il luogo loro è $otto le cornici,
& la figura qui $ottolo dimo$tra: & però dice Vitruuio. Dapoi $ono $tati altri, che in altre opere a perpendicolo de gli Triglifi hanno
fatto $portare i canterij, & hanno fato piegare gli $porti loro, & come dalla di$po$i-
tione delle traui vennero gli Triglifi, co$i da gli $porti de i canterij $otto i gocciola-
toi e $tata ritrouata la ragione de i mutuli, o modioni : & co$i nelle opere di pie-
tra, & di marmo, $i formano i modioni $colpiti, che piegano, il che non è altro che
la imitatione de i canterij : percioche di nece$$ità, per li cadimenti delle acque $i
fanno piegare in fuori, & però la ragione sì de gli Triglifi, come de i modioni, nel
le opete Doriche è $tata da quella imitatione ritrouata. Percioche non come
alcuni errando hanno detto, che gli Triglifi $ono le imagini delle fine$tre, co$i può
e$$ere, perche gli Triglifi $i pongono ne gli anguli, & contra i quadri delle colon-
ne, ne i quali luoghi niuna ragion vuole, che $i facciano le fine$tre, percioche le
giunture delle cantonate $i slegano ne gli edificij, $e $i la$cieranno in quelle i lumi
delle fine$tre. Le cantonate de gli edificij deuono e$$er forti$$ime, perche $ono come l'o$$a del'e fabricbe, la
doue non pocoerrore è di colui, & non picciol danno dello edificio, $e il cantone $i apre con qual
che foro, non è adunque buona la opinione di quelli, che vogliono, che gli Triglifi et le metope
Et di piu anche $e doue bora $i fanno gli Triglifi, iui $arà giudicato, che $iano $tati gli $patij de i
lumi, per la i$te$$a ragione ci può parere, che nelle opere lonichei dentelli habbiano occupato il
luogo delle fine$tre, percioche amendue gli $patij, & quelli, che $ono trai dentelli, & quelli, che $ono
tra gli Triglifi $ono detti metope perche Greci cbiamano ope iletti delle traui, & de gli aβeri, co-
me i no$tri chi mano caui colombari & co$i lo $patio delle traui poste tra due ope, appre$$o de Greci
metopa è nominato in modo, che $i come per auanti nelle opere Doriche è $tata ritrouata, la ragione
de gli Triglifi, & de i modioni, co$i nelle Ioniche la ordinatione de i dentelli, nel e opere tiene la
forza $ua. Et $i come i modioni rappre$entano la imagine de gli $porti de i cantieri, co$i nelle Ioni-
che i dentelli da gli $porti de gli a$$eri banno pre$ala imitatione. Et però nelle opere de Greci non è,
chi $otto il modione metta i dentelli, perche non poβono $tare gli a$$eri $otto i cantieri. Quello adun-
que, che $oprai cantieri, & i tempiali veramente deue eβer collocato, $e nella rappre$cntatione $a-
rà posto di $otto, ci darà forme, & ragioni dell'opera piene di menda. Adunque nelle opere loniche identelli rendeno la $imiglianza de gli $porti de gli a$$erit & per-
che gli a$$eri $ono $opra i canterij però i dentelli$ono $oprai modioni, que$to e $tato o$$eruato da Gre-
Et anche gli anticbi non laudarono mai, nè ordinarono, che ne gli Fronti$picÿ $i baue$$e a fare i
modioni, ouero i dentelli, ma $olamente le cornici $obiette, perche ne i canterÿ, nè gli a$$eri vanno
di$tribuiti ver$o le fronti de gli Fronti$picij, nè po$$ono $portare, ma piegano ver$o i grondali. Et
però quello, che in verità non $i può fare, gli anticbi giudicarono non poter bauer bauere determi-
nata ragione, quando che egli fu$$e nelle imagini rappre$entato, percioche nelle perfettioni delle
opere traportarono ogni co$a con certa proprietà delle vere v$anze di natura, & non approuarono
co$a, che la e$plicatione del fatto nelle di$putationi non pote$$e bauere la $ua ragione tolta dal ve-
ro. Et però ci la$ciarono ordinate le conuenienze delle mi$ure da quelle origini, & le proportioni, di
tutte le maniere, i principÿ delle quali baucndo io $eguitato, io bo detto di $opra delle ordinationi Io-
nicbe, & Corinthie. Hora io efponerò breuemeute la ragion Dorica, & tutta la forma $ua. Ogni co$a detta di $opra è facile, & i$pedita, ma poco da molti Architetti $i è con$iderato quel-
lo, che V itr. dice; cioè, che noi non douemo far co$a, che non babbia del veri$imile, ne rappre$entare
im agine alcuna, che non babbia principio dal verò, & che cadendo in di$putatione, non $i habbiari-
correre in $icuro luogo per $ostentarla. Vitr. adunque bia$ima per opinione de gli antichii dent el-
li, o modioni fatti per gli fronti$picÿ: perebe rappre$entando quelli i cantierio gli aβeri, & non ve-
nendo i cantieri ver$ole fronti, & non $portando gli aβeri, non è po$$ibile fare in quei luogbi i den-
telli, o modioni, doue non $i ba ri$pondenza con alcuna co$a. Ma la v$anza ba vinto la ragione fin al
tempo di Vitr. perche nelle opere antiche tutto'l giorno $i vedeno, & dentelli, & modi@ni nelle te-
ste de i Fronti$picÿ, & pare, che tale ornamento $tia bene, tutto che non ci $ia ragione. _A_LCVNI de gli Antichi Architetti banno negato e$$er commoda, co$a fabricare i
Tempij alla Dorica; allegando che in quella maniera $iano i compartimenti di$con-
ueneuoli, & mendo$i. Et però Tarte$io, Pi@beo & Hermogene $imilmente lo nega-
rono, perche bauendo Hermogene appareccbiata la materia per fare l opera di ma-
niera Dorica mutò quella, & dellaiste$$a fece vn Tempio alla ionicaal padre Bac-
co. Et que$to fece non percbel a$petto Dorico mancaβe di gratia, nè percbe la maniera, o la digni-
tà del la forma non ci fu$$e, ma perche il compartimento è impedito, & incommodo nell'opera de gli
Triglifi, & nella di$tributione della trauature: percioche egli è nece$$ario porre gli Triglifi contra
itetranti delle colonne, & che le metope tr a gli Trigli $iano tanto lungbe, quanto alte, & per lo con
trario $ono po$ti gli Triglifi nelle extremeparti nelle colonne, & non contra il mezzo de i tetranti,
dalche adiuiene, che le metope, che $i fanno appreβo gli Triglifi angulari non rie$cono quadrate,
ma alquanto piu lungbe de gli Triglifi per metà dell'altezza. Ma quelli, che pur voglioxo fare le
metope eguali, ri$trigneno gli vltimi@ Vani delle colonne per la metà dell'altezza d'vno Trigli$o.
Ma facendo$i questo o nelle lungbezze delle metope, o nello ri$trignere i vani, è diffetto$o, & non
sta bene, per ilche pare, che gli antichi habbiano voluto $chiuare nel fabricar i T empÿ, la ragione
del compartimento Dorico. Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico, egli ci propone vna difficultà de gli anti-
chi Architetti, accioche stiamo noi più auuertiti. Bia$imauano alcuni la mi$ura, & compartimen
to Doriconel fabricarei Tempÿ, non perche la forma non baue$$e del buono, o di$piaceβe la manie-
ra, ma perche non tornaua bene il compartimento de gli Triglifi, & delle metope. Noi bauemo ve-
duto di $opra, che gli Triglifi ri$pondeuano alle te$te delle traui, perche erano le loro inue$titure nel-
le opere di legno, & che le metope ri$pondeuano a gli $patÿ, che erano da vna te$ta d'vna traue all'
altra, detti intertignia dallaparte di fuori, & La@unaria dalla parte di dentro: & le traui, & gli
Ma noi, come richiede l'ordine e$ponemo in quel modo, che da no$tri precettori
hauemo pre$o, accioche $e alcuno ponendo mente a que$te ragioni vorrà in que$to
modo cominciare, egli habbia e$plicate le proportioni, con le quali egli po$$a bene,
& $enza difetto fabricare alla Dorica, e condurre a perfettione i $acri Tempij. Vitr. ci promette di douer dare il modo, & le mi$ure di fabricare alla Dorica $enza diffetto, &
$i come nella maniera Ionica egli ci ba dato i precetti $econdo le forme de i Tempÿ, & regolati
quelli $econdo i vani tra le colonne: co$i nella Dorica egli regola $econdo le iste$$e forme, gli $patÿ
trale colonne. Ben è vero, che la ragione di que$ti $patij, & di questa maniera tutta dipende dal
compartimento de gli Triglifi. Et però nel di $opra, & in altri la@gbi quando Vitr. dice. La ragione
de gli Triglifi: egli intende la maniera Dorica. Comincia adunque a regolare la maniera Diastilos,
che ba il vano di tre colonne, $econdo lo a$petto di facciata in colonne detta pro$tilos: & $econdo am
be le te$te in colonne, detta ampbipto$tilos: & $otto vn nome $olo comprende questi due a$petti, chia
mandoli Tetra$tilos, cioè di quattro colonne. Regola anche lo alato d'intorno detto peripteros, chia
mandolo exa$tilos, cioè di $ei colonne, & ci la$cia poi regolare a modo no$tro le altre maniere, con le
ragioni di quelle. La fronte del Tempio Dorico, nel luogo doue s'hanno a porre le colonne, douendo e$$ere di quat-
tro colonne, $ia diui$a in parti venti$ette, ma $e $arà di $ei colonne, $ia partita in parti quarantadue.
Di que$te parti vna $arà il modulo, che Grecamente Embatis è detto, & è quello, per la cui con$titu-
tione di$correndo, & ragionando $i fanno i compartimenti d'ogni opera. La gro$$ezza delle colonne
$arà di due moduli, l'altezza con il capitello di quattordici. In que$to luogo $i deue por mente, che $e bene Vitr. ba detto, che nella maniera Dia$tilos i va-
ni $ono di tre gro$$ezze di colonne; non però nella distributione pre$ente cadeno ne i vani tre gro$-
$ezze di colonne a punto, ma due, et tre quarti: però douemo auuertire, ($i come di $opra auuer-
tito bauemo) che quando Vitr. nel terzolibro ragiona de gli $patÿ tra colonna et colonna, in
tutte le forme, o di $pe$$e, o di largbe, o di libere di$ianze, egli v$a que$ti termini, può eβer, $i
può porre, potemo tram ettere, et non dice $i deue porre, douemo tramettere, o deue e$$ere
lo $patio di tante colonne: perche non ci comanda, come egli fa nell'a$petto $cielto, et elegante,
dicendo (perche fare $i deono gli $patii de gli intercolunnii di due colonne, et vn quarto,) par-
lando adunque indeterminatamente Vitr. non è nece$$ario, che apunto vengbino tre diametri tra
colonna, et colonna in que$ta di$tributione. Dapoi que$to egli $i deue auuertire, che $opra gli
anguli vengono meze metope, ma non di fatto meze apunto, $e bene Vitr. dice $emimetopia; per-
che egli ancbe dive, $emimetopia, per la metà d'vn modulo in largbezza, che è $emitrigli$o apun-
to, come egli dirà di $otto. Et però $i dice meza metopa, al modo, che $i dice $emituono, o $emi-
La gro$$ezza del capitello d'vn modulo. La larghezza di due moduli, et della $e$ta parte di
vno. Rie$ce meglio, della quinta parte, come bo detto, il re$tante è facile per la dicbiaratione fatta da
noi nel terzo libro. Diuida$i la gro$$ezza del Capitello in tre parti, d'vna delle quali $i faccia l'Abaco con la Ci-
ma$a, dell'altra l'O@olo con le anella, della terza il fregio fin al collarino. Sia poi contratta, &
ra$tremata la colonna, $i come nel terzo libro è $tato nelle fonicbe dimostrato. L'altezza del-
lo Architraue $ia d'vn modulo, po@endouila $ua lista, & le goccie; & la lista $ia per la $ettima
parte del modulo. La lungbezza delle goccie $otto la li$ta per mezo gli Triglifi, alta con la regoleta
penda inanzi per la $esta parce d'vno modulo, & co$i la largbezza del piano inferiore dello
arcbitr aue ri$ponda al collarino della colonna di $opra. Sopra lo architraue $i deono porre gli
Triglifi con le metope $ue, larghi nella fronte vn modulo, co$i diui$i, che nelle colonne angula-
ri, & nelle di mezo $iano contra il mezo delli quadri, & tra gli altri vani due: ma in quel-
li di mezo dinanzi, & di dietro il T empio tre; & a questo modo allargati gli $pacÿ di me-
zo $enza impedimento $arà commoda l'entrata ai $imulacri de gli Dei. Parti$ca$i poi la lar-
gbezza dello Triglifo in parti $ei, delle quali ne $iano cinque nel mezo, ma duemeze $iano di$egna-
te dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & con vna regola nel mezo $ia formato il piano, che femur lati-
namente &, miros, è detto da Greci, lungo quella regola con la punta della $quadra $iano riuolti i
mezi canaletti, posti gli Triglifi a questo modo, $iano le metope, che vanno tra gli Triglifi tanto
alte, quanto lnngbe. Et appre$$o di $oprale cantonate $iano le meze metope impre$$e per la metà d'
vn modulo, percbe facendo$i a que$to modo auuerrà, che tutti i difetti, & errori sì delle metope, co-
me de gli intercolunny, & delle trauature, e$$endo fatti giustii compartimenti $aranno emendati.
I capitelli de gli Triglifi $i hanno a fare per la $e$ta parte d'vn modulo. Sopra i capitelli de gli Tri
gli fi $i deue ponere la corona, o gocciolatoio, che $ponti in fuori per la meta, & vn $esto d'vn mo-
dulo, bauendo di $otto vna cima$a Dorica, & vn'altra di$opra: Et $arà il gocciolatoio con le $ue go-
le, o cima$e di gro$$ezza della metà d'vn modulo Deon$i poi $ottoil gocciolatoio partire le drittu-
re delle vie, & i compartimenti delle goccie in modo, che le dritture $iano a perpendicolo de gli
Triglifi, & per mezo le metope, & i compartimenti delle go@cie in maniera, che $ei goccie in lun-
gb@zza, & tre in largbezxa $i vedino, ma il restante de gli $patÿ $ia la$ciato $chietto, ouero vi $ia-
no $@olpiti i fulmini; imperoche le metope $ono più large de gli Triglifi. Al mento del gocciolatoio,
$ia tagliata vna linea, che $i chiama $cotia, eicè cauetio. Tutto il re$tante delle parti, come Timpa-
ni, Gole dette $ime, & gocciolatoi $i faranno, come bauemo $critto nelle foniche. Et que$ta ragione
$i truoua nelle opere dia$tile nominate. Ma $e l'opera $arà da far$i della maniera Si$tilos, & che habbia vno Triglifo $olo
nel vano, douendo e$$ere di quattro colonne, egli $i partirà la fronte in parti diceno-
ue & meza, $e di $ei, in parti ventinoue, & meza, delle quali vna $i piglia per modulo,
alla cui mi$ura (come è $critto di $opra) $ono compartite tutte le opere, co$i $opra
in cia$cuna parte dello architraue $i deouo porre due metope, & vno Triglifo, ma
nelle cantonate non più di mezo Triglifo. Appre$$o le dette co$e s'aggiugne que-
$ta, che lo $patio di mezo $otto'l fronti$picio $arà da e$$er formato con due Triglifi,
& tre metope, accioche lo intercolunnio $ia più ampio, & più $patio$o, & commodo
a quelli, che vorrāno entrare nel Tempio, & lo a$petto ver$o le imagini de gli Dei ri-
Egli bi$ogna canalare le colonne con venti canalature, quelle $e $aranno piane deono bauere ven
ti anguli, ma $e $aranno cauate, $i deono fare in que$to modo: che quanto $arà lo $pacio d'vao cana-
le, tanto $i babbia a formare vno quadrato di lati eguali, & nel mezo del quadrato $i ba daporre il
piede della $e$ta, & raggirare intorno la circonferenza, che toccbi gli anguli dalla cauatura, &
quãto di cauo $arà trà la cir cõferenza, & la quadrata de$crittione, tãto $ia cauato, a quella forma:
& a que$to modo la colonna Dorica bauer à la perfettione della canalatura conueniente alla manie-
ra $ua. Ma della aggiunta, che $i fà nel mezo della colonna, co$i in que$ti $ia traportata, come nel ter
zo libro è stato nelle Ioniche di$egnato. Ma poi che la forma esteriore dei compartimenti, & Co-
rintbi, e Dorichi, & Ionici è $tata de$critta, egli è nece$$ario, che $i dichiari da noi la di$tributione
delle parti interiori delle celle, & di quelle, che $ono innanzi ai Tempÿ. Vitruuio è facile da $e, & bauendo dal fondamento fin alla cima alzato la $ua fabrica, & mi-
$urato il tutto $econdo le tre maniere, $enza la $ciar parte, nè membro, nè ornamento, che $i conuenga
alle parti e$teriori, egli vuole entrar in chie $a, come $i dice, & ricono$cere i compartimeuti di den-
tro, fermando$i alquanto nella entrata detta pronao, cioè antitempio, & dopo questa prome$$a, egli
$i da alla e$ecutione, fin tanto qui $otto $aranno le figure delle co$e dette. _L_Alungbezza del Tempio $i comparte in modo, che la largbezza $iala metà della lun
gbezza & la cella $ia la quarta parte più lunga di quello, che è la largbezza col pa-
rete, nel quale $eranno po$te le porte. Le altre tre parti del pronao, o Antitempio cor-
rino ver$o le ante de i pareti, lequali deono eβere della gro$$ezza delle colonne. Ma
$e il Tempio $arà di largbezza maggiore di venti piedi, $i deono porre due colonne
tra due ante, l'officio delle quali è $eparare lo $pacio delle ali & del pronao. Io $timo cheil pre$ente luogo fia difficile : & $e non ci fu$$e qualcbe o$$eruatione de gli anti-
chi T empÿ, for$e bi$ognarebbe indouinare, però bauendo io o$$eruato alcune co$e, io vengo in
opinione de interpretare il pre$ente luogo al modo infra$critto, riportandomi a migliore inuen-
tione. E$$endo trà le $emplici proportioni la moltiplice maggiore di quello, $i come bo dimostrato
nel terzo libro, co$a conueniente $i giudica v$are nella distributione de i T empÿ le $pecie delle
moltiplici proportioni : imperocbe i Tempÿ $ono fatti per lo culto diuino, al quale $i ricbiede ogni
magni$icenza, & grandezza. Si che volendo Vitruuio trattare delle parti interiori de i Tempÿ,
comincia a proportionare le lungbezze, & largbezze loro, nel cbe è ripo$ta quella grati $a ma-
niera, che nel primo libro è $tata nominata Furitbmia. Dell'altezza non è nece$$ario parlare
na$cendo ella dalle mi$ure dell'opera : Imperoche gli Arcbitraui, le cornici, & i Fronti$picÿ per
le co$e dette di $opra ci $ono manife$ti. Vuole adunque Vitr. che la lungbezza $ia doppia alla lar-
gbezza : & ragiona qui, de i Tempÿ Ionici, Dorici, & Corinthij : bencbe pare, che nelle piante
poste nel terzo libro le lungbezze $iano meno del doppio alle largbezze, & in fatto è co$i, per-
che lo intercolunnio di mezo nelle fronti è più largo, ma ci è poca differenza dalla doppia. Ho-
ra quello che importa è, che la cella di quel Tempio di$egnato nel primo libro pare troppo lunga,
& for$e la intentione di Vitruuio $i manife$ta in que$to luogo, però io vorrei, che quiui $i con$i-
deraβe $e la co$a può stare (come io dimo$trerò) & $e Vitruuio ce lo accenna, & $e ancbe lo
antico l'o$$erua. Soleuano gli antichi di$tinguere lo Antitempio detto pronao, con alcune ale
di muro, che $econdo Stabone$i chiamano pteromata. Que$te ale veniuano ver$ole fronti da
vna parte, & dall'altra della cella: ma in alcuni Tempÿ non perueniuano alle fronti compitamen-
te, ma terminauano in alcuni pila$tri, o ante che $i dica, gro$$e quanto le colonne: & $e tra l'vna
ala di mura, & l'altra era grande $pacio, $i poneuano a quel filo de i pila$tri tra mezo due colon-
ne per ferm zza : & co$i era $eparato il pronao dal portico. . Co$i $i ritrouano le piante dei tre
Tempij appreβo il Theatro di Marcello. Co$i accenna Vitruuio ne@pre$ente luogo, & co$i pare,
che la ragione ce lo dimostri. Pigliamo adunque la fronte del Tempio, & $ia di quatro parti,
otto di quelle faremo la lungbezza, accioche $ia in proportione doppia, di quelle otto cinque $i
danno alla lungbezza della cella includendo la groβezza del parete doue $ono le porte, tre ven-
gbino dall'Antitempio alle ante, o pila$tri de i pareti, le quali ante deono e$$er della gro$$ezza
delle colonne. Queste ante $ono i termini delle ale del muro, che vengono inanzi dall'vna parte,
& dall altra, & perche può eβere, che trà quelle ale ci $ia, & poco, & molto $pacio, $econdo
le maniere de i Tempij di $pe$$i, o di largbi mtercolunÿ, però $econdo il bi$ogno è nece$$ario tra-
porui delle colonne. Io dico in $omma, che la maniera di faccia in pila$tri, & di faccia in colonne,
& la fal$a, & la doppia, & la intorno alata, & la $coperta, tanto Dorica, quanto Ioni-
ca, & Corintbia $iano tutte o di $trette, o di largbe, o di rila$ciate, o di acconcie distanze d'in-
tercolunnÿ, tutte $i regolano dal pre$ente luogo nel compartimento delle celle : & $i come tutto
il Tempio non viene a punto doppio in lungbezza, perche la nece$$ità del compartimento delle
_Et ancbe i tre inter colunnÿ, che $aranno trai pila$tri, et le colonne siano tracbiusi con parapet-_
_ti di marmo, ouero di opera di legname, in modo, però che babbiano le apriture, per lequali $i po$$a_
_entrare nel pronao._ Anche in que$ta parte Vitruuio $i la$cia intendere, però veniremo
alle de$crittioni delle co$e già dette. Non $olamente po$$ono e$$er tre gli intercolunnij tra que' pila$tri, ma anche cinque
come gli a$petti di dieci colonne. Que$ti in tercolunnij tra' pila$tri, in tutti gli altri a$pe
ti $ono tre, percioche non $i mette a conto il portico $emplice, o doppio che $ia. Tra que-
$ti adunque $i poneuano alcuni parapetti che Vitr. chiama plutei, o di marmo, o di le-
gno, non piu alti di quello, che $arebbe il poggio, s'egli ci anda$$e. La cella haueua le
$ue porte ordinarie, & il $uo parete alto, che la chiudeua d'intorno: ma lo Antitempio,
haueua le $ue entrate per gli intercolun nij tra i pila$tri delle ale. Ma $e la largbezza della fronte $arà maggiore di piedi quaranta, bi$ogna porre altre colonne
dalla parte di dentro all'incontro di quelle, che $aranno traposte tra i pila$tri, & $iano di quella
altezza, che $ono le e$teriori nella fronte. Male groβezze di quelle $iano a$$ottigliate con que-
ste ragioni, che $e quelle delle fronti $aranno d'otto parti, que$te $iano di noue: ma $e quelle di no-
ue, o di dieci, que$te $iano per la rata parte. Gran de autorità porgeua lo Antitempio, perche pareua, che con maggiore venera-
tione s'entra$$e nel Tempio, entrando prima in vno andito, & non venendo co$i pre$to
al luogo dell'adoratione. Se adunque era lo Antitempio molto largo nella fronte, co-
me nelle opere di otto, & di dieci colonne, bi$ognaua traporui delle altre colonne all'in-
contro di quelle, che erano tra i pila$tri, & quelle ri$pondeuano alle colonne delle fron-
ti, & erano di quella i$te$$a altezza, & $i poneuano per $o$tenimento: ma quando lo $pa-
cio non era molto grande, pareua molto buono la$ciare lo Antitempio libero $enza co-
lonne: & doue andauano colonne a torno, egli $i poteua andare a torno $enza entrare
nello Antitempio. La gro$$ezza delle colonne interiori era minore, che la gro$$ezza del-
l@ colonne po$te nella fronte. & Vitr. ne rende la ragione, & dice. Percbe $e uello aere rincbiu$o alcune $aranno a$$ottigliate, non $i potranno di$cernere, ma $e
Hauendo Vitr. dichiarito quanto alte deuono e$$er le colonne dello Antitempio, egli
ci mo$tra la ragione delle loro gro$$ezze, & vuole, che quelle $iano piu $ottili, che le e$te-
riori. & la ragione è in pronto: perche $i come di $opra nel terzo libro egli vuole, che le
colonne angolari $iano piu gro$$e, che quelle dimezo, perche l'aere leua della vi$ta di
quelle, co$i comanda in que$to luogo, che le colonne interiori $iano piu $ottili delle e$te-
riori percioche que$te a quelle $i pareggieranno con ragioni, in quello, che l'aere leua
dalle e$ter ori. ne $olamente l'a$$ottigliare le colonne di dentro vn'ottano, ouero vn no-
no $econdo la rata parte fa que$to effetto di pareggiarle, & farle parere pari alle colon-
ne di fuori, ma anche il numero delle canalature puo farparere vna colonna pari ad
vn'altra, $e bene la fu$$e di minore gro$$ezza, percioche quanto piu $ono le canalature,
tanto piu groila pare la colonna. perche l'occhio no$tro ha piu da $paciare allhora quā
do $ono piu termini, & maggiorinella co$a veduta, che quando ne $ono meno, & mino-
ri, & hauendo piu da $paciare la vi$ta, ci appare la co$a maggiore. però la colonna, che
ha piu canalature, ha piu termini, per li quali puo vagare la vi$ta no$tra. ilche $i vede ra-
uolgendo vn filo intorno a due colonne di gro$$ezza eguale, ma vna $ia canalata, & l'al-
tra nò. perche $i con$umerà piu filo circondando i piani, & i caui della colonna canala-
ta, che circondando quella, che non hauerà canali. & co$i col numero delle canalature
$i puo rimediare all'apparenza delle colonne, quando ci pareranno piu $ottili. ε gli bi$ogna fare la gro$$ezza dei pareti della cella per la rata parte della grandezza pure, che
i pilastri di quelli $iano eguali alle groβezze delle colonne, & $e $arannr fatti distruttura, $iano
impast ati bene di minuti$$imi cementi. ma $e $i hanno a fare di $a$$o quadrato, o di marmo, $ac-
cian$i con pari, & molto piccioli quadretti, perciocbe le pietre di mezo, che contengonoi cor$i, &
rincalci di mezo hanno piu ferma la perfettione dell' opera. & co$i d'intono i cor$i, & i letti i ri
lieui faranno nel vedere piu dileteuole apparenza di componimento, come di pittura. I pila$tri, ouero ante $aranno $empre delle gro$$ezze delle colonne, ma i pareti alquan
to minori, & $econdo che porta la ragione dell'opera, & il ri$petto del carico. Il muro
puo e$$er di minuti$$imi cementi, & que$to Vitr. chiama $truttura, $e bene noi altre fiate
hauemo detto muratura, ouero di $a$$o quadrato d'angoli pari, benche non di lati egua
li, grande, & picciolo, rozo, & polito; ma $i loda per la dilettatione, che' quadri $iano pic-
cio li, perche la moltitndine delle bugne, & delle prominenze, & rilieui, dà piu diletto, &
mo$tra di pittura; dico pittura, componimento piu bello. _I_Tempÿ de gli Dei immortali $i deuono fare in modo, che guardino ver$o quelle par-
ti del cielo, che $i conuiene, che ($e ragione alcuna non impedirà, o libero $arà il po-
tere) il $imulacro, che $arà po$to dentro la cella guardi ver$o ponente, accioche, quel-
li, che entraranno allo altare per $acrificare, & con$acrare le vi@time, $i volgano
ver$o l'Oriente, & ver$o il $imulacro po$to nel Temtio, & co$i votando$i riguardi-
no il Tempio, & l'Oriente : & i $imulacbri come na$centi parino riguardare i $upplicanti, &
quelli, che fanno $acrificio: percioche pare, che egli $ia nece$$ario, che tutti gli altari de i Dei
$iano volti all'Oriente. Ma $e lanatura del luogo ci $arà a'impedimento, allbora $i deuono uolta-
re le fabricbe de i Tempÿ in modo, che da quelli $i po$$a uedere la maggior parte della città, &
ancbe $e lungo i Fiumi $i faranno i Tempÿ, come nello Egitto $opra il Nilo, pare che le fabbriche
debbiano guardare ver$o le riue de i fiumi. $imigliantemente $e si faranno longo le vie publiche,
deuon$i porre in modo, che i paβaggieri po$$ino riguardare, & fare le loro $alutationi, & riue
renze dinanzi il con$petto della fabbrica. Tratta del Decoro, che $i o$$erua per i$tanza, del quale $e ne è ragionato nel primo li
bro. hauendo trattato dell ordine, del compartimento, della di$po$itione, della venu
$tà, & della di$tributione, che $i richiede. Guardino adunque le fronti dei Tempij ver$o
ponente, perche gli altari, & i $imulacri come na$centi Soli pareranno illuminare le m\~e-
ti de gli $upplicanti. Hora $e quelli, che adorauano i muti $imulacri, & i Dei $olo di no-
me, che haueuano lingua, & non parlauano, occhi, & non vedeuano, orecch ie, & non v-
diuano, & che erano opere fatte di mano degli huomini, portati da vn fal$o errore, era-
no tanto ri$petto$i nelle loro cerimonie, & tanto diuoti; che douemo far noi liberati da
i maligni $piriti, che adoramo Dio vero, & honoramo i $anti amici $uoi Deiformi, non
douemo noi per l'abondanza del core, fare ogni dimo$tratione e$teriore, accioche o-
gnuno $i $uegli, o s'infiammi piu al vero, & mental culto diuino? _Q_ Veste $onole ragioni delle porte, & delle loro imposte, & ornamenti, che si fanno di-
nanzi, a quelle. Prima è nece$$ario $apere di che maniera sibanno a fare. Le ma-
niere $ono tre. Dorica, fonica, Attica. I compartimenti di que$te, nella maniera
Dorica si truouano con queste ragioni, che la Cornice $omma, che è $opra l'impo$ta
$uperiore, $ia ad egual liuello con la $ommità de i capitelli delle colonne, che $ono nello Antitem-
pio. Il lume del portarle deue e$$ere in modo, che diui$a l'altezza del Tempio, che è tral paui-
mento, & i lacunari in tre parti, & meza, due di quelle si diano all'altezza del lume delle porte.
Que$ta altezza $ia partita in dodici parti, & di quelle $e ne diano cinque, & meza per la largbez-
za del lume da baβo. ma di $opra $ia ri$tretto in modo, che $e il lume da ba$$o è di piedi $edici, $ia
ri$tretto vn terzo della imposta, o erta, che si cbiame: $e di $edici a ventic@nque, $ial a parte del
lume ri$tretta per vn quarto della impo$ta. $e da venticinque a trenta, per la ottaua parte: ma nel
re$to quanto è l'altezza maggiore, tanto piu dritte, & a perpendicolo pare, cbe si debbiano porre
le impo$te le quali si faranno gro$$e nella fronte per la duodecima parte del lume, & $iano ra-
$tremate di $opra per la decim a quarta parte della loro gro$$ezza. l'altezza del $opraciglio $ia
quanto la gro$$ezza di $opra delle erte. La cima$a si deue fare per la $esta parte dell'erta, & lo
$porto $uo quanto è la $ua gro$$ezza. Deuesi $colpire la cima$a Lesbia, col $uo tondino. Sopra
Prima, che $i vegni ad altro, egli mi pare nece$$ario dichiarare alcuni vocaboli o$cu-
ri, che $ono po$ti da Vitr. & $ono que$ti. Antepagmentum, Thyromata, Atticurges, Hy-
pothiron, La cunare, Supercilium, Cymatium Lesbium, Cymatium Doricum, A$traga-
lus Lesbius, Sima, Sculptura, Crepidines, In vnge. Antepagmentum adunque da noi è
detto l'erta, & lo $tante delle porte, cioè quelle pietre, che $tanno dritte da vna banda,
& dall'altra delle porte. ma io non dubito, che non $i dica antepagmentum quello, che
$ta per trauer$o, perche Vitr. dice, che la cornice, che $ta $opra l'antepagmento di $opra.
& io ho interpretato impo$ta. & $i potrebbe dire, che antepagmento $ia tutta la ca$$a, o
il telaro (per modo di dire) della porta, & tutta la compo$itione delle erte, cui il $opra
limitare. Thyromata $ignifica le porte, ouero li portali. Atticurges e parola v$ata da
Vitr. & pare, che intenda il Corinthio, per quanto $i vede nel fine del pre$ente Capo. &
fa differenza tra lo Attico, & il Dorico, perche dice, che le porte $ono ditre maniere, Do-
rica, Ionica, & Attica. Et di $opra nel terzo libro egli ha fatto mentione della ba$a At-
tica. La quale dapoi Vitr. è $tata pre$a per la Dorica; con che ragione io non lo $o. Ben
dice Plinio, che $ono quattro maniere di colonne, & numera tra quelle l'Attica, che è
quadrangolare, & ha quattro lati eguali, di modo, che que$ta maniera pare $eparata
dalle altre. Ma puo e$$ere, che la Corinthia, che non ha niente diproprio $enon il capi-
tello, $i $erua di que$ta maniera, come $i $erue anche della Dorica, & della Ionica. Quel-
lo, che è lacunar, io l'ho e$po$to di $opra. Lacus è lo $patio tra l'vno traue, & l'altro, La-
cunare è la trauatura, cioè gli $patij, con le traui in$ieme. Supercilium, $opralimitare è
detto da Dante, il quale dice. $opra'l limitar dell'alta porta. & è quella pietra trauer$a,
che è $opra l'erte della porta, che for$e è quella, che è fatta per le in$crittioni. Cyma-
tium. Io ho detto nel terzo libro, che Cymatium è nome Greco, & vuole dire onda pic-
cola: hoggi dì $i chiama Cima$a, altri la dicono gola. & quella, che è Dorica, è chiara
nelle opere Doriche. Ma quello, che $ia la cima$a Lesbia, non $ono anchora bene ri$o-
luto. il Filandro vuole, che $ia vna gola lauorata, (benche ne parla per conietture) &
che non $ia differente dalla Dorica, $e non per li lauori: ma a me pare, che non il lauoro,
ma la forma è quella, che deue fare differente la gola o cima$a Lesbia dalla Dorica. &
for$e è quella, che è tra la gola dritta, & la gola riuer$cia. A$tragalus Lesbius, è come
vno mezo tondino, ouero ouoletto, $i come pone il Filandro, lauorato di ba$$o rilieuo,
che Vitr. dice $ima $calptura, perche volgarmente $i dice $imo il na$o delle capre. Cre-
pidines $ono le margini, & gli adornam\~eti, che vanno intorno le porte, cioè i membrel-
li, che a trauer$o, & per dritto correno d'intorno le erte. que$ti deuono $u gli angoli, &
nel voltare congiugner$i in$ieme. In vnguè dice Vitr. che a lt rimenti $i dice ad vnguem,
con diligenza, e$attamente, & che $contrino bene. Hypothyron è lo $patio, & il vano
chiamato lumen. Hora e$poneremo quanto dice Vitr. & con lo di$egno $i dimo$tra mi-
nutamente ogni parte. Dice Vitr. che prima è nece$$ario $apere, di che maniera $ia la
porta. Et dice, che $ono tre maniere di porte. Dorica: lonica: Attica. Truoua poi le
mi$ure della Dorica, & dice prima quanto richiede al lume, a i $uci termini, & all'vlti-
mo $patio dellã cornice, & di $opra, & que$to fa con molta chiarezza. Dapoi compar-
te lo $patio, che è $opra'l lume, & la cornice di $opra, & dice, che il $o praciglio o $opra-
limitare, è della gro$$ezza delle erte di $opra, & $i piglia poi la $e$ta parte della gro$$ez-
za dell'erta, & $i fa vna cima$a, il cui $porto è tanto, quanto la $ua gro$$ezza, & $i deue
$colpirui la cima$a Lesbia, col $uo a$tragolo, o tondino. & quiui $i deue auuertire, che
que$ta cima$a va a torno le erte, perche della cima$a del $opraciglio Vitr. ne parla $ubi-
A. B. L'altezza del pauimento a i la cunari. C. D. L'altezza del lume. C. E. La larghezza di $otto del lume. # ∴ D. F. La larghezza del lume di $opra. C. G. La gro$$ezza dell'Erta da piedi. D. H. La gro$$ezza dell'erta di $opra. I. Il $opraciglio. K. La cima$a, & tondino, che va a to rno le erte, dette antepagmenta. N. Lo hiperthiro, o fregio. O. La cima$a del tondino, o hiperthiro. P. La cornice piana cõ la $ua gola, alta al pari della gola dell'abaco del capitello. M. Antepagmentum. cioè l'erta. Q. R. Altezza dell'erta. S. Timpano. T. Impagines. # ∴ V. Scapi cardinales. X. Impagines. # ∴ Y. Cymatia, gole. Z. Cymatia, gole. Il profilo è po$to nelle $eguenti carte con i profili delle altre porte. Ma $@le porte $i faranno alla @onica, $ia il lume al@o come nella maniera Dorica, ma non co$i
la largbezza; ma $ia diui$a l'altezzain parti due, & meza, & di quelle vna, & meza $i darà al
lume da ba$$o. lal @gbezza della contrattione come nelle Doricbe. La gro$$ezza delle erte per l'al-
tezza del lume nella fronte la quarta decima parte, la cima$a di questa per la $e$ta parte della gro$-
$ezza. il rest ante oltra la cima$a $ia diui$o in dodici parti : di tre delle quali $i fa la prima cor$a,
conlo $uo A$tragalo, o fu$aiuolo. La $econda di quattro; la terza di cinque. & que$te cor$e con
iloro astragali vadino intorno. Il $opra $rontale o hiperthiro deue e$$er compo$to al modo Dorico.
Le men$ole, o cartelle dette prothirides, $colpite dalla destra, & dalla $ini$tra pendino lontane a
liuello del da ba$$o del $opraciglio oltra la foglia. Que$ti babbiano nella fronte vna delle tre parti
dell'erte, & $iano dal baβo la quarta parte piu $ottili che di $opra. Ragiona Vitr. in que$to luogo del compartimento della porta Ionica, & $i la$cia in-
tendere. Cor$a è la faccia delle erte o antepagmenti. La prima è la piu vicina al lume.
Ancones $ono certe me$ole dalle bande delle porte a $imiglianza della lettera. S. che cõ
i loro capi ne' ritorti delle volute s'intricano, & $ono dette Prothirides in Greco, qua$i
antiportali. altri le chiamano cartelle. pendeno dal di $otto della cornice lungo le erte
a perpendicolo dal ba$$o del $opraciglio, oltra la foglia, come $i vede nella figura. ne $i
deue credere, che la porta Ionica habbia la Cornice come la Dorica a pari de i capitel-
li, perche Vitr. non lo dice. ben dice il Filandro, che'l lume douerebbe e$$ere vna parte
delle due, & meza dell'altezza, & non vna, & meza, come dice Vitr. per i$chiuare vn di-
fetto, che'l lume da ba$$o $ia piu largo del vano di mezo tra le colonne, il che fa brutto
vedere, & è difetto$o. ma io trouo, che Vitr. la intende a que$to modo: & $e egli $i face$$e
il lume d'vna $ola parte, $i vederebbe la porta molto $tretta di lume, & anche $proportio
nata. & Vitr. dirà di $otto poco dapoi, $e le porte $ono valuate $e le aggiugne la larghez-
za. & intende delle Ioniche, & quando dice nel terzo libro, che la $pe$$ezza delle colo n-
ne o$cura l'a$petto delle porte, egli ragiona di quella maniera, che è di $pe$$e colonne,
nella quale vi è que$to difetto. & qui poco $i a$conde delle porte, cioè di quell'opera di
legname, che $i chiude: & s'apre, & in quel luogo anche egli v$a que$ta parola, Value. &
non ragiona delle erte, & ante, & dei loro ornamenti. Le porte $ono da e$$er poste in$ieme a questo modo, che i fusti dei cardini, $iano lungbi la duo-
decima parte dell altezza del lume, i Timpani, & quadri delle porte, che $ono trai fusti di do-
dici parti ne ritenghino tre. Le di$tributioni de gli orli, che impagines $ono detti, co$i $i banno a
fare, che partite le altezze in cinque parti due $i diano a quelli di $opra, & tre a quelli di $otto.
ma $opra'l mezo $iano po$ti mezi orli, & de gli altri alcuni riguardino il di $opra altri il dì $otto.
La largbezza dell'orlo $ia per la terza parte del quadro. la cima$a per la $e$ta parte dell'orlo. le
largbezze de i fu$ti, per la metà de gli orli. & co$i la cornice che ripiglia l'orlo, detta replum, $a-
rà per la metà, & per la $esta parte dell'orlo. I fusti, che $ono dinanzi la $econda impo$ta $iano
per la metà dell'orlo. Detto ha Vitr. della porta Dorica, & della Ionica quello, che apparteneua alle parti
da i lati di lopra, & di $otto, nella fattura de pietre, & di marmi: hora tratta dell'opera,
che va di legname, o di metallo: che anche di metallo ne faceuano gli antichi. Noi di-
chiareremo alcuni vocabuli, per $are la intelligenza piu piana. Ianua non è altro, che
il primo adito, & la prima entrata del Tempio, detta da Iano, a cui era con$acrato ogni
cominciamento. Ho$tia in genera le $i chiamano le porte aprendo$i, come $i voglia, o ver
$o la parte e$teriore, o ver$o la parte di dentro, o rauolgendo$i, & ripiegando$i, Greci
chiamano Thyras. La onde il vano $i chiama hypothyron. i lati delle porte $i dicono
Antæ, o para$tadæ, & dalle Ante gli adornamenti delle porte $ono detti antepagmenta,
noi chiamamo le ante, erte, $tanti, pila$tri, & piane. Fanno di$ferenza alcuni tra que$ti
nomi Ianua, & porta perche vogliono, che porta $ia propriamente quella della città, &
delle fortezze, ma Ianua d'altri edificij. confondeno poi inomi, & hanno per lo i$te$$o
Ianua, & ho$tium. Po$ticum, è detto da Greci p$eudodechiron, qua$i falia porta, & è la
Ma $ele porte $aranno in $e ripiegate, & valuate, come dicono, le loro altezze $aranno come
le $opra dette, manella largbezza $i aggiugnerà di piu tanto, quanto è la largbezza della porta di
Que$te $ono le porte Ioniche, cioè quelle porte, che $i apreno in piu pezzi, pero che $e
in due parti s'apreno amphifores $e chiamano, $e in quattto quadri$ores, & perche la
porta Ionica, è piu larga, che la Dorica, $e bene è tanto alta, quanto la Dorica, però di-
ce Vitruuio, che nella larghezza $i aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza di due
pezzi: & perche le porte Attiche erano di quattro pezzi, & con$eguen temente piu lar-
ghe, $e le aggiugnerà anche l'altezza, le impagini, & le altre co$e $eruando la proportio-
ne $i faranno allo i$te$$o modo, cioè come le Doriche. _Le porte fatte al modo Attico si_
_faranno con quelle ragioni, che si fanno le Doriche. Oltra di que$to le cor$e, o fa$cie $otto le go-_
_lette, vanno a torno le er@e, le quali si deuono compartire in questo modo, che nelle erte, & ante-_
_pagmenti oltra la cima$a di $e te parti ne habbian due._ Ecco qui la mi$ura delle porte, cioè
diquelle parti, che $tanno ferme, & $ono nel parete. & è la terza maniera di porte. $egui-
tano gli ornamenti, & dice. Et gli ornamenti di quelle porte non si fanno a gelo$ie, ne di due pezzi, ma valuate, & banno
le apriture nelle parti e$teriori. Io ho l'anto rità di due te$ti, che dicono non cero$tata, ma clatrata. clatra è lauoro
fatto'a gelo$ia, & $i trouano porte fatte a que$to modo, che $i può per quelle vedere nel-
la parte interiore, $ono come ferrate: ma non mi piace que$ta lettione, perche $e Vitr.
dice$$e che le porte Attiche non $i fanno a gelo$ie, parerebbe, che le altre porte $i face$-
$ero a gelo$ie, ma non $i ved e per li $uoi compartimenti, che $i face$$ero a gel o$ie, & $e il
te$to dice, non cero$trata, $imilmente egli non ha detto, che le altre porte $i fanno la-
uorate di Tar$ia, che co$i intenderei quella parola cero$trata, intar$iati, di corno di va-
rij coloti, come hyalo$trato il Mu$aico di vetri, litho$troton, il Mu$aico di pietruzze, Xi-
lo$troton, la tar$ia di legni. ma for$e $arebbe manco male intendere, che le altre porte
già dette haue$$ero i loro ornamenti lauorati di Tar$ia, che dimo$tra$$ero i Timpani,
le regole, e le cima$e, & gli altri ornamenti, ma io la$cio libero ognuno in que$to pa$$o. Io bo e$po$to, quanto bo potuto, come, & con quali ragioni si banno a fare i Tempÿ, nelle ma-
niere Doriche, Ioniche, & Corinthie: & come da legitime v$anze $ono $tate cauate. Hora dirò del
te di$positioni To$cane, come si deueno ordinare. Raccoglie quanto s'è detto fin hora. & qui $otto noi poneremo le figure delle due al-
tre maniere di porte, & i profili de gli ornamenti di tutte tre le maniere, con i loro rin-
contri di lettere: accioche s'intenda meglio, quello che hauemo cono$ciuto della in-
tentione di Vitr. I_L luθgo, nel quale $i deue fabricare il Tempio, quando bauerà $ei parti di lungbezza,_
_leuandone vna, $i dia il re$tante alla largbezza: Ma la lungbezza $ia partita in_
_due parti, & la parte di dentro $ia di$egnata per gli $patij delle celle: ma la vici-_
_na alla fronte $ia la$ciata per porui ordinatamente le colonne. Similmente diui-_
_derai la larghezza in parti dieci. di que$te ne daraitre allo $patio delle celle minori,_
_che $ono dalla de$tra, & dalla $inistra, ouero le la$cierai doue deuono e$$er le ali. le a'tre quattro_
_$i diano al mezo del tempio. Lo $patio dinanzi le celle nello antitempio co$i $ia di$egnato per le co-_
_lonne, che quelle delle cantonate $iano a dirimpetto de i pila$trinelle vlrime parti de i pareti. Ma_
_le due dimezo, che $ono incontra ai pareti, che $ono trai pila$tri, & il mezo del Tempio, $iano_
_co$i distribuite, che trai pilastri, & le prime colonne per mezo all'i$te{$s}a fila ne $iano di$po$te_
_delle altre, & $iano da piedi per la $ettima parte dell'altezza loro; mal'altezza per la terza_
_parte della larghezza del Tempio, & $ia la colonna ri$tretta di $opra, per vn quarto della gro$-_
_$ezza da piedi. Le spire $iano alte per la metà d lla gro$$ezza, & habbiano l'orlo futo a $e-_
_sta alto per la metà della loro gro{$s}ezza. Il ba$tone con l'apopbigie, o cimbia gro$$o quanto l'orlo._
_l'altezza del capitello per la metà della gro$$ezza, la largbezza dell' Abaco quanto è la gro$$ezza_
_da piedi della colonna. parti$ca$i poila gro$$ezza dcl capitello in tre parti. Vna $i dia all'orlo,_
_che è in luogo dello Abaco, l'altra all'ouolo, laterza al collarino, con il $uo tondino, & cimbia._
_$opra le colonne $i deuono imponere le traui congiunte, & concatenate al pari, che ri$eruino quel_
_li moduli nelle loro altezze, che $aranno richieste dalla grandezza dell'opera. Et que$te traui,_
_che $i banno a legar in$ieme $iano di tanta gro{$s}ezza, quanto è il collarino della colonna di $o-_
_pra, & $iano collegate in mod o con chiaui, & trauer$i inca$trati, che quella incastratura te-_
_gni di $pacio due dita largbe le traui. Fmperocbe toccando$i, & non riceuendo $piracolo di_
_vento, $iri$caldano in$ieme, & presto $i gua$tano: Ma $opra le traui & $opra i pareti $ia il_
_trapa$$o de imutuli, che $portino in fuori per vno quarto della gro$$ezza della colonna, &_
_nelle fronti loro dinanzi $iano affi$$i gli ornamenti, che antepagmenti $i dicono, & $opra quel-_
_li il Timpano del fronti$picio che $ia di $truttura, o di legno: Ma $opra quello fronti$picio_
_$i deue ponere il colmello, oi canterij, o costali, & i tempiali in modo, che il grondale ri-_
_$ponda alla terzera del tetto perfetto._ Vitruuio e$pedito dalle fabbriche, & manie-
re de'Greci, hora $i volge alle opere To$cane, & qui douemo ridurci a memoria le
co$e gia dette. Prima che l'opera Dorica, è piu atta a $o$tenere i pe$i appre$$o la To-
$cana. Sopra la Dorica, nel $econdo ordine $ta la Ionica, & nel terzo la Corin-
thia, come piu ornata, & dilicata, ad imitatione de gli alberi fatti dalla natura nel piedi
Per terzera, che tertia rium è dette, intende Vitr. tutta quella legatura, o incatena-
tura, che partendo$i dal colmo $iallarga in forma triangolare, & è contenuta dalle
chiaui, & trauer$i, & rende la forma compita, & intiera del coperto. Et qui $opra 193.
ne è la figura. & anche $ono molte inchiauature di traui. & poi la pianta, & lo in piè
della maniera To$cana. Egli $i fa anche de i Tempij ritondi, de i quali altri $ono d'una ala $ola $enza Cella, colonnati,
altri $ono detti peripteri. Quelli, che $i fanno $enza Cella, banno il Tribunale, & l'a$ee$a per la
terza parte del $uo diametro. $opra i piedi$tali vanno le colonne tanto alte, quanto è il diametro
da gli e$tremi pareti de i piedi$tali, ma $iano gro{$s}@la decima parte dell'altezza loro con i capitel-
li, & le $pire. lo architr aue alto per la metà della gro$$ezza della colonna. il freggio, & l'altre
parti, che vi vanno $opra, $iano come hauemo nel terzo libro delle mi$ure, & compartimenti. Ragiona Vitr. in que$to luogo de i Tempij ritondi, e ne fa due maniere, & dice che
altri $ono d'vn'ala $ola, & gli chiama monopteros, altri $ono alati a torno, & gli chia-
ma peripteros: & ci la$cia conietturare come fu$$e la prima maniera d'vn'ala $ola, &
$enza cella. & pare. che contradi$tingua il monopteros, dal peripteros. Io dirò per
quella pratica, che ho di Vitr che con la breuità non la$cia dormire, chi lo legge, di-
rò dico come io la intendo. Faccio adunque vn giro quanto voglio, che $ia il Tem-
pio, ritrouoil $uo diametro a b. & quello parti$co in tre parti, a 1. 2. 3 & allargo la $e$ta
quanto è vna di quelle parti, & po$to il piede nel centro, faccio vn giro dentro del pri
mo, i cui termini $ono c. e & tutto lo $patio che è da c. ad a. lo la$cio a i gradi, & alla $a
lita $ul piano del Tempio, che Vitr. chiama Tribunale, $e non m'inganno. parti$co
poi la circonferenza del minor giro in dodici parti, per porui dodici colonne perli
dodici $egni del Zodiaco, percheio credo, che quel Tempio $enza parete $ignificaua
Ma $e il _T_empio hauerà le ale a torno, $iano fatti due gradi, & i piedi$tali da ba$$o, dapoi
$ia po$to il parete della cella retirato dal piede$tale cerca la quinta parte della largbezza, &
nel mezo delle porte $iala$ciato il luogo alli aditi. & la cella babbia tanto diametro oltrai pare-
ti, & il circuito, quanto è l' altezza della colonna $opra il piede$tale, le colonne d'intorno la cel-
la $i di$portanno con le i$te{$s}e proportioni, & compartimenti. nel mezo poi egli $i bauerà la ra
gione del coperto in que$to modo, che quanto $arà il diametro ditutta l'opera, la metà $ia l'altez-
za del Tholo, oltra il fiore, mail fiore babbia tanta grandezza quanta bauerà ilcapitello in ci-
ma della colonna, oltrala piramide. Il re$to $i farà con le i$te$$e proportioni, & compartimen-
ti come di $opra s'è $critto. L'altra maniera dei Tempij è detta peripteros, ha le ale di colonne à torno: hai
pareti, & circuito della cella: ha la tribuna, & quello, che va $opra la Tribuna, & le
$ue ragioni$ono prima che a torno a torno ci $ono due gradi, & $opra ci $ono i piedi-
$tali particolari, $opra i quali $ono le colonne, & la ragione co$i richiede, prima per-
che ci $ono due gradi $oli, che non fanno tanta altezza, quanta faceuano igradi, &
il tribunale della maniera precedente, dapoi perche d'intorno vi va il colonnato co-
perto, & alle colonne col pied e$tale $i dà grandezza. Fatta. adunque la di$po$itione
di due gradi, & l'ordine dei piedi$tali tanto l'arghi l'vno dall'altro, che gli $pacij del-
le colonne $iano conuenienti, $i piglia la quinta parte del diametro, & retirando$i in
entro $econdo quella mi$ura $i di$egna il circuito della cella, la quale da vna parte $i
la$cia aperta per dare luogo all'entrata. La cella veramente deue e$$er tanto per dia-
metro, quanto è l'altezza di tutta la colonna, $opra'l piede$tale, la$ciandoui fuori del
circuito della cella, la gro$$ezza del parete, che la circonda. Le colonne delle ale $ia-
no formate alla mi$ura $opradetta, cioè gro$$e la decima parte della loro altezza. Bi-
$ogna auuertire al tetto, perche poi che haueremo po$to $opra le colonne l'architra-
ue, il Fregio, & la Cornice, douemo fare, che la lanterna detta Tholo da Vitr. che è $o
pra la cuba, o Tribuna, $ia alta per la metà del diametro di tutta l'opera. imperoclie pi
gliando il diametro di tutto il giro del primo grado, & partendolo in dne parti egua
li, per vna di quelle alzeremola Tribuna $opra l'architraue, fregio, & Cornice, & con
quella ragione voltandola vi la$ciaremo il luogo da fare il fiore. Que$to fiore ($timo
io) che fu$$e a modo di ro$a riuer$cia, & che abbraccia$$e la $ommita nel mezo della
Tribuna di dentro via, al quale $i apprendeuano le co$e che per voto $i portauano ne
i Tempij, & fu$$e alto quanto il capitello, & termina$$e in piramide come $i vede in al
cune medaglie di Nerone, che $opra'l Tempio ritondo v'è vna Piramide & chi vuo-
le $apere i termini di quella piramide formi vn triangolo di lati eguali (come dimo-
$tra la figura di $opra. la cui ba$a $ia la larghezza della Tribuna di dentro la gro$$ezza
del muro, & cominci la Lanterna dal di $opra della Tribuna per la gro$$ezza di e$$a. Egli $i fa anche di altre maniere di Tempij ordinati da gli i$te$$i compartimenti, ma in
altro modo di$po$te. Come è il Tempio di ea$tore nel Circo Flaminio, & tra i due bo$-
chi $acri il _T_empio del gran Gioue. & più argutamente nel bo$co di Diana aggiuntoni
dalla de$tra, & dalla $ini$tra alle $palle dello antitempio le colonne. In questa maniera pri-
ma fu fatto il _T_empio, come è quello di Ca$tore, nel Circo: di Minerua in Athene nella
rocca: & di Pallade nell' Attica Sunio. Di quelle non ci $ono altre proportioni, ma le
i$te{$s}e. Le lunghezze della cella $ono doppie alla larghezza. & comele altre parti eguali,
che $ogliono e{$s}ere nelle fronti $ono a i lati traportate. Sono alcuni, che togliendo le,
di$po$itioni delle colonne dalle maniere _To_$cane, trasferi$cono quelle ne gli ordini del-
le opere Corinthie, & Ioniche, perche doue vengono in fuori le ante dello antitempio,
iui all'incontro '>della cella de i pareti ponendoui due colonne fanno communi le ragicni
delle opere _To_$cane, & delle Greche. Altri anche rimouendo i pareti del _T_empio, &
applicando a gli intercolunnij dell'ala, fanno con lo $pacio del parete leuato via ampia la,
larghezza della cella, & $eruando le altre co$e con le mede$ime proportioni, & compar-
E$pedite le forme de i Tempij ritondi, accioche niente ci re$ti. Vitr. ci propone an
che altre maniere di Tempij cõpo$te, e me$colate delle maniere Greche, e To$cane;
per leuare la $uper$titione d'alcuni, che vanno $empre ad vno i$te$$o modo. Altri ag-
giungeuano alle $palle dello Antitempio tre colonne per parte. altri anche ne i lati
del Tempio $eguiuano con lo i$te$$o ordine di colonne. Al>triapriuano la cella, & la
riduceuano a maggior larghezza facendo i pareti appre$$ole colonne, & $econdo
il propo$ito, & la commodità de i $acrificij, che (come ho detto) erana diuer$i, ac-
cõmodauano le di$po$itioni de' Tempij, il che dà da int\~edere anche a noi, che all'v$o
del no$tro culto di religione accõmodiamo le di$po$itioni delle Chie$e, doue, e $i fa il
Io bo e$posto tutte le ragioni delle $acre ca$e dei Dei come mi $ono $tate la$ciate. Ho distin@o
con i $uoi compartimenti gli ordini, & lemi$ure, & mi $ono forzato dide$criuere quanto ho po-
tuto, quelle che $ono di figure di$pari, e con che differenzetra $e $ono $eparati. Hora dirò de gli
altari de i Dei immortali, accioche attamente $iano ordinati alla di$po$itione de i $acrificij. _G_Li altari riguardino all'Oriente, & $iano $empre po$ti piu ba$$i dei $imulachri che $a
ranno nel Tempio, accioche i $upplicanti, & $acerdoti guardando in $u ammiran-
do$i dell a diuinità, con di$eguali altezze al decoro di cia$cuno dei $uoi Dei si com-
ponghino. Le altezze de gli altari co$i deuono e{$s}ere e$plicate, che a Gioue, & a tut-
ti i Dei celesti alti$$imi $iano fabricati; Alla Dea Ve$ta, al Mare, & alla Terra si facciano ba{$s}i,
& co$i le forme de gli altari nel mezo dei Tempij conuenienti si di$porrano. Poi che in que$to
libro hauemo trattato delle fabbriche dei $acri luoghi, nel $eguente si dirà da noi chiaramente del
le di$tributioni dei luoghi comuni. La $omma dι que$to vltimo capo è come s'habbiano a drizzare gli altari, per $eruare
il decoro conueniente alla forza, & al potere di cia$cuna Deità. Dio vole$$e che i no$tri
haue$$ero tanto ri$petto al vero $acrificio, & tanta riuerenza alli $anti, quanta haueuano
gli ingannati gentili alla fal $a loro $uper$titione. Conuengono tutti in que$to, che de-
uono riguard are all'Oriente, come s'è detto di$opra. Vuole Alberto che gli antichi fa-
ce$$ero l'altare, alto $eipiedi, largo dodici, $opra'l quale fu$$e po$to il $imulacro. Vit. non
ci pre$criue altezza, ne meno credo io, che'l $imulacro $te$$e $opra l'altare. perche Vitr.
non haurebbe detto, che gli altari $empre $iano po$ti piu ba$$i de' $imulacri. & di $opra
nelquinto capo di que$to libro, ha detto. Il $imulacro, che $arà nella cella riguardi in-
contra $era. e non ha detto il $imulacro, che $arà $opra l'altare. $imil mente ha propo$to
di dire de gli altari de' Dei immortali, accioche attamente $iano ordinati alla di$po$itio
ne de' $a crificij. Era adunque il $imulacro in altro luogo, e piu eminente, che l'altare. I
$anti decreti de' no$tri Pontifici, non vogliono, che glialtari nelle chie$e $i facciano d'al
tro, che di pietra, e $opra quelli vi vogliono vna pietra con$ecrata. Noi $opra gli altari
$tendemo belli$$ime touaglie, e dinanzi vi ponemo ornati$$imi panni, nè ci mancano i
candellieri, e le lampade dinãzi al $acrati$$imo corpo del no$tro Signore, a cui per ogni
chie$a deue e$$ere con$acrato vn'altare, e quello ripo$to in vno tabernacolo d'eccel l\~ete
lauoro. V$ano anche di porre $opra gli altari le reliquie de' $anti, in ornatĩ depo$iti, cõ
grãde veneratione. oltra di que$to $ogliono ino$tri hauere vn luogo $epatato doue $er-
uano le ve$te $acerdotali, i $acri libri, el' altre co$e nece$$arie a'$acrific>ij, & al diuino cul-
to, e doue $i apparano i $acerdoti. Que$ti luoghi io gli fareidoue gli antichi faceuano il
po$tico. Hanno anche'l Choro doue cantano le diuine lodi con $edi conuenienti, e pare
ti $eparati dal re$to della chie$a. Hanno le torri doue appendeno le cãpane nõ v$ate d'al-
tri, che da Chri$tiani, per chiamare il populo alla chie$a alle hore debite. Que$te torri
deuo no e$$ere proportionate alla grãdezza della chie$a. Vanno eguali, quadre, o dimol
ti angoli, fin al luogo doue $i legano le campane. iui $i fanno d'intorno i cornicioni, e gli
apreno con colonnati, accioche'l $uono po$$a v$cire & e$$ere $entito da lungi. A quelle $i
$ale o con $cale dritte, o con lumache, ouero con altre $alite piu comode $econdo l'inu\~e-
tione, e $ottilità dell' Architetto. $oprai Cornicioni, e le apriture vi va la Piramide, oue-
ro la cuba. La Piramide è di altezza in proportione $e$quialtera alla $ua ba$a, ouero è
di lati eguali. La cuba, cuppula, é lanterna $i fa con le ragioni dell'opera. in que$te torri
_E_SPEDIT A la parte, che era dedicata alla religione, $eguita quel-
la, che $i da al comodo, & opportunità de cittadini. in que$ta $idimo
$tra la di$po$itione del Foro, delle Ba$iliche, dello Erario, della curia,
delle prigioni, del Theatro, & delle co$e pertinenti al Theatro, come
$ono le $cene, i portichi, la graduatione, de i bagni, delle pale$tre, &
de' luoghi da e$ercitar$i, & $inalmente de i porti. Le quali tutte co$e
appartengono all'u$o della piu parte, ne $i po$$ono chiamare veramen
te'priuate, ne anche publiche: ma comuni, perche le publiche io in-
tenderei e$$er le mura, & le dife$e, che egualmente a tutti $iriferi$ce-
no: le comuni, quelle, che all'n$o, & piacere di molti $i de$$ero. Et le priuate, quelle che ad vna
$orte $ola di per$one $i fabbrica{$s}ero. Prepone Vitr. a que$to trattamento vno proemio degno
di con$ideratione. percioche $i ri$ponde in quello@a molte dimande, che $i $ogliono fare damolti,
che ogni giorno vanno ragionando di Vitr. (per v$are vna parola modesta, & non dire cicalan-
do) ne banno letto, ne con$iderato bene quello, che $i troua in que$to autore. Noi vedemo chiara-
mente che Vitr. non $olamente ba con$iderato, & e$aminato bene le co$e, delle quali egli doueua da-
re molti ammaestramenti, ma anchora $i ba proposto nell'animo di e$plicare, & porgere'la dot-
trina $ua con bella maniera, & via ragioneuole, & con medo al trattamento d vn'arte conue-
niente chi non ba veduto l'ordine merauiglio$o de'$uoi precetti? chi non ammira la $cielta delle bel
le co$e? quale diui$ione, o parte ci manca, che al luogo $uo non $ia ottimamente collocata? chileue-
rà, o aggiugnerà, che bene stia alcun $uo documento? Et $e egli non ha parlato come Demo@rito,
Ari$toxeno, Hippocrate, o come altro per$etto nella loro profe$$ione: Egli certamente ha parlato
d'Architetto, & ha v$ato quelle voci, ch'erano emme$$e, & accettate aitempi $uoi, & quella
forma di dire, che $i richiede da chi vuole in$egnare. ct perche que$tanon è mia imaginatione, ho
caro, che $i leggail proemio del pre$ente libro, di che ne feci auuertito il lettore, nel mio primo di-
$cor$o. La doue leggendo noi Vitr. in que$ta parte, trouaremo, quanto ho detto, e$$ere veramen-
te' $tato fatto da Vitr. con deliberato, & ragioneuol con$iglio, il quale dimostra quanto differem-
te $ia lo $criuere le hi$torie, oueroi poemi, dal trattamento d'un'arte, & proua la difficultà dello
in$egnare, & non ci la$cia anche di$iderare il modo di $criuere i precetti dell' arte; & però dice. _Q_VELLI, i quali con grandi volumi hanno e $po$to'i pen$ieri del loro ingegno, & i
precetti delle co$e, banno certamente aggiunto grandi$$ima, & mirabile riputatione
ai loro $critti. Il che vole$$e Iddio o Imperatore, che anchene i nostri studij que$to
$i comporta$$e; accioche con tale ampiezza di dire anche nei nostri precetti l'auto-
rità prende$$e augumento, ma que$to non è, come altri pen$a, i$pe dito, percioche
egli non si $criue dell'.> Architettura, come $i $criueno le bi$torie, ouero i Poemi. Il $en$o dique$te parole è, che il potere a $uo agio $criuere, & ampiamente e$pli care
quello, che $i volge nello animo, $enza e$$e re obligato a breuità di dire, $uole dare auto-
rità, & credito a gli $crittori, percioche a grado $uo cia$cuno ampiamente $criuendo
puo ampliare, adornare, & acconciare gli $critti $uoi in modo, che po$$ino piacere, e di-
lettare, & $pecialmente quando le co$e $ono tali, che tengono i lettori $empre di$idero$i
Le listorie da $e tengono i lettori, perche hanno varie e$pet tationi di co$e nuoue, & le mi$ure,
& i piedi de i ver$i de i poemi, & la $cielta di$p@$itione delle parole, & delle $entenzetrale,
per$one, & la di$tinta pronuntiatione dei ver$i con lu$inghe conducenoi $entimenti di chi legge,
$enza offe$a in fino all'vltimo de gli $critti. ma que$to non $i puo farenello $criu@re dell' Archi-
tettura. La hi$toria diletta, perche apporta $empte co$e nuoue, delle quali ne è l'animo no$tro
$empre de$idero$o. dilettando la varietà, nece$$atio è, che il lettore $i $tia $empre bramo-
$o: però per $atisfare al $uo difiderio legge continuamente, & con di$piacere $i ferma, ne
$i $a dipartire, bramando di vedere il fine delle attioni, & molto piu dilettano i poemi,
si perche hanno la nouità delle co$e, si perche allettano le orecchie con la dolcezza, &
$oauità de inumeri, & delle parole, doue l'huomo tratto da doppio pia cere, $i la$cia con-
durre, anzi tirare fin all'vltimo de gli $critti. Et qui $i deue auuertire come Vitr. ragio-
nando dei poemi in breui, & efficaci parole ha e$plicato quello, che è proprio del poe-
ma, & delle parole legate con dolcezza, & delle $entenze dette con decoro & della pro-
nunciatione fatta con gratia. Ma nel trattamento d'vn'arte, perche le parole na$ceno
da nece$$ità, & le co$e $ono o$cure, non $i puo ade$care l animo di chi legge, e$$en do dal-
la $tranezza delle parole, & dalla difficultà delle co$e confu$o; ilche maggiormente nel-
l'Architettura $i cono$ce, il cui trattamento di $ua natura è piu difficile de gli altri, & pe
rò ben dice Vitr. che que$to non $i puo fare nello $criuere dell' Architettura: cioè con va
rie c$pettationi di co$e nuoue, & con dolcezza di parole tirare gli animi fin'al fine. Et ne
rende la can$a dicendo. _P_ercche i vocaboli nati dalla propria nec e$$ità dell'arte con inu$itato parlare o$curano la intel-
ligenza. non e$$endo adunque quelli da $e manifesti, & non e$$endo anche e$po$ti, & chiarii nomi
di quelli nella pratica, & nella con$uetudine, & vagando molto le $critture de i precetti, $e non
$i ri$tringeno, & con poche, & aperte $entenze non $i dichiarano ponendoui impedimento la
moltitudine, & la frequenza del parlare, rendeno dubbio$e le menti, dei lettori. Ogni arte v$a iproprij vocaboli, i quali na$ceno dalla nece$$ità delle co$e. però bi$o-
gna prima $apere partitamente come $i chiam ano le co$e, & come dicono i filo$ofi. Il
quid nominis. Que$ta proprietà de'vocaboli rende o$curo il $entimento di chi legge.
Euuianche vn'altra difficultà, che na$ce nel modo del dire; perche non è lecito nell'in-
$egnare vn'Arte, Ampliar$i, & v$are circuitu di parlare, perche non $i finireb be mai, & ti-
rando$i la co$a in lungo non $i $eruirebbe alla memoria, alla quale $i conuiene con la
breuità, & con l'ordine porgere aiuto. Bi$ogna adunque in$egnando e$$er breue. la do
ue ottimamente dice Vitr. in que$to luogo [che le $eritture de iprecetti] Cioè il dare
precetti, & ammae$tramenti $criuendo [$e non $i ri$tringeno] cioè $e non $i danno
con breuità, & con poche, & aperte $entenze, [non $i dichiarano.] Ecco la chiarezza
[ponendoui impedimento la frequenza] cioè la in culcatione, doue s'o$cura l'intellet-
to, _(_& la moltitudine_)_ cioè la lunghezza, & ampiezza doue $i offende la memoria,
rendeno dubbio $e le cogitationi di chi legge, & percogitatione pare, che Vitr. intenda
le virtù piu interio ri dell'anima, che $ono la memoria, & l'intelletto, E$$endo adunque
veri$$imo quanto s'è detto, conclude dicendo. _Et però pronunciando io gli occulti nomi, & compartimenti delle membradelle opere, breue-_
_mente mi e$pediro, accioche $iano mandati a memoria, perche co$i piu ageuolmente le menti le,_
_potranno riceuere_. Cioè intendere, & capire perche il no$tro intendere non è altro, che
vno certo riceuimento. Per le dette ragionι adunque Vi@r. vuole e$$er breue, quanto
però puo portare il trattamento di co$a difficile. Oltra, che ne adduce vn'altra ragio-
ne dicendo. Similmente hauendo io auuertito la città e$$ere occupata in publicbe, & priuate facende, ho
giudicato, che $i debbia $criuere con breuità, accioche nella $tretezza dell'ocio, quelli, che leg-
geranno po$$ino breuemente capire. Vuole dire Vitr. Quello, che ne gli $critti miei non puo fare il numero, & la bellezza
de i ver$i, la commodita di allargar$i, & la nouità de i $ucce$$i delle co$e, farà la breuità.
& la chiarezza dell'in$egnare, che anche inuita a leggere gli occupati, & trauagliati in
diuer$e facende. Hor che vtilità ci porti la breuità nell'in$egnare $i dimo$tra da vna con
$uetudine di Pithagora $ilo$o$o eccellenti$$imo, il quale di$idero$o, che i precetti $uoi re-
$ta$$ero nelle menti di chi gli a$colta$$e non $olamente era breue in dare vn precetto: ma
anche tutta la $omma de' $uoi precetti rinchiudeua in vn certo, & determinato nume-
ro, il quale mi$terio$amente (diceua egli) a co$a $tabile, & immobile a$$imigliãdo$i po-
teua nella mente con $omma $tabilità, & fermezza ripo$ar$i. Etperò dice Vitr. Co$i anche piacque a Pithagora, & a $uoi $eguaci ne'i volumiloro $criuere i precetti, che da-
uano, con ragioni cubiche, & fecero il cubo di ducento, e $edici p>er$i, e quelli giudicarono non
douer e$$ere piu ditre in vno trattamento. Il cuboè corporiquadrato di $eilati, d'egual larghez-
za di piano, questi po$cia, che è tratto, $e non è tocco, tiene in quella parte, ch'egli $i po$a, vna
immobile $tabilità come $ono i dadi, che $itranno da' giocatorine' tauolieri. I precetti de i Pithagorici erano breui, & raccolti in ver$etti, come que$ti. Non per-
cuoter il fuoco col coltello. Lana il pie manco prima, & calcia il de$tro. Senza mangiar-
la trapianta la malua. Nella tua ca$a non la$ciar le Rondini. Ne core, ne ceruello man-
gierai. Non orinar, ne parlar contra'l $ole. Lo $pecchio alla lucerna non guardare. Fug
gi la via regale, $egui il $entiero. Sputa nell'vnghie tue, nei@tuoi capelli. Et $imilmente for
manano moltialtri precetti detti con $omma breuita, a i quali dauano altro intendim\~e
to diquelio, che $onauano le parole: & volendo trattare d'vna co$a $ola, $tando fermi
in vna materia, raccoglienano quell, ver$eti in vna certa, e determinata $omma pre$a dal
numero cubo. Si come cubo $i chiama, & è quel corpo, che è di $ei lati, & di $ei quad ra-
ti, & faccie eguali come vn dado, co$i cubo $i chiama quel numero, che di $ei numeri pia
ni contento per ogni ver$o tiene eguali dimen$ioni. Na$ceno i cubi dopò la vnità di$po
nendo inumeri di$pari, che naturalmente di$po$ti $ono, ponendo prima i due di$pari, da
poi i tre $eguenti, da poi iquattro, che vengono, & co$i di mano in mano. Ecco lo e$em-
pio. La$cia l'vnità, & piglia i due primi di$pari che $ono 3. & 5. que$ti raccolti fanno 8.
che è il primo cubo. piglia i tre $eguenti di$pari 7. 9. 11. & $ommagli, que$ti fanno 27.
che è il $econdo cubo. & co$i va $eguitando ne iquattro $eguenti di$pari 13. 15. 17. 19.
che po$ti in$ieme fanno 64. che è il terzo cubo. Quando adunque $ia che mo$$o il pun-
to $i faccia la linea, & mo$$a la linea $i generi la $uperficie, & mo$$a la $uper$icie $i faccia
il corpo, non è lontano dalla $imiglianzà, $e pigliando la vnità, & continuandola pro-
durremo vn numero lineare. il qual numero continuato per lo $uo ver$o faccia il nu-
mero $uperficiale, ilquale mo$$o anch egli faccia il $odo, come $e vno $i aggiugne$$e al-
l'vnità, il numero nato, che è due, dimo$treria per vna certa $imiglianza, la lunghezza,
che è propria della linea. & mo$$o il due, come linea, $i aggiugne alla lunghezza, anche
la larghezza, & $i fa quattro, che è numero $uperficiale, che ri$ponde al quadrato. que-
$ti moltiplicato per due, che è vno de $uoilati, come $e egli $i moue$$e, ne genera il $o-
do, a $imiglianza delle figure cubo nominato. Et però non vale a dire $e $ono $ei faccie,
bi$ogna, che ci $iano $ei vnità. Dice ad unque Vitruuio, che i Pithagorici con ragioni
Et i Greci compo$itori di Comedie interponendo dal choro le canzoni diui$ero lo $patio delle fa-
uole in modo, che facendo le parti con ragioni cubiche, con gli intermedij alleggieriuano il recitare
de gli Amtori. lo non ho trouato an chora come i Greci face$$ero le parti, ch'io Atti chiamerei, con
ragioni cubiche, non $i ritrouando le fauole, che $iano hoggi dì compartite a quel mo-
do. Ma egli bi$ognaua, o che gli Atti fu$$ero otto, ouero otto $cene. per Atto, ouero il
numero de i ver$i d'vna $cena, o d'vn' Atto $u$$e cubico. Ma pare che Vitr. intenda gli
intermedij delle fauole fatte dinumero cubo per ripo$o dei recitanti. $e for$e non vo-
gliamo dire, che gli intermedij fu$$ero per ripo$o de gli anttori, come il dado, o il cubo
tratto ripo$a, & non $i haue$$e a comparare al numero cubo, ma allo effetto del corpo
cubo, che gettato $i ferma, $e altri non lo moue. & a me pare buona e$po$itione que$ta,
non miricordando d'hauere letto alcuno precetto de poeti, che comandi il numero cu
bo o de gli atti, o delle $cene, o del numero dei ver$i. E$$endo adunque tali co$e con natural mi$ura daino$trimaggiori o$$eruate, & vedendo io di do-
uere $criuere co$e inu$itate, & o$cure amolti, io ho giudicato con breui volumi i$pedirmi, accio-
che piu facilmente peruengbino a i $en$i de'lettori; perche a que$to modo s'intenderanno ageuol-
mente, & io le ho ordinate in m@do, che le non $aranno da e$$ere $epar atamente raccolte da chi le
cercheranno: ma $aranno tutto vn corpo, & in cia$cun volume con i proprij generi $aranno e$pli
cate. Adunque o Ce$are nel terzo, & nel quarto libro io ho e$postole ragiom dei Tempij, in que-
$to io e$pedirò le di$po$itioni de i luoghi publici, & prima lo dirò come s'habbia a ponere il Foro,
perche nel Foro $i gouerna, & regge daimagi$trati, quanto ragioneuo lmentc appartiene al pu-
blico, & al priuato. _I_Greci fanno il Foro in luogo quadrato, con ampij$simi, e doppi portichi, & con $pe$-
$e colonne, & con architraui di pietra, o di marmo gli adornano, & di $opra nei
palcbi o ta{$s}elli fanno i luogbi da pa$$eggiare. Ma nelle città d'Italia non $i deue
fareil Foro con la i$te$$a ragione, peroche da'maggiori ciè stata la$ciatala v$anza
di dare nel Foro i doni a i gladiatori: & però d'intorno a gli $pettacoli bi$ogna di-
$tribuire piu $patio$i, & largbi interualli tra le colonne, & d'intorno ne i porcichi dcueno e$$ere le
bottegbe de gli orefici, & ne' tauolati di $opra $i faran oi poggiuoli. le quali co$e, & all'u$o &
alle publiche entrate $aranno drittamente di$po$te. Egli è nece$$ario, bello, & comodo nella città, che oltra le $trade, & le vie ci $iano del-
le piazze, & de i campi; (come $i dice a Vinetia) percioche oltra l'ornamento, che $i ve-
de ritrouando$i a capo d'vna $trada vn luogo bello, & ampio, dal quale $i veda lo a$pet-
to d'vna bella fabrica di Tempio, egli $i ba que$to comodo, che iui $i raunano le genti a
pa$$eggiare, $i vendeno le co$e nece$$arie, & vtili a bi$ogni della plebe, & $i dà luogo a
molti $pettacoli. Et $i come torna bene, che ci $iano molte piazze $par$e perla città, co
$i molto piu è nece$$ario, & ha del grande, & dell'honoreuole, che ce ne $ia vna princi-
pali$$ima, & che veramente publica $i po$$a chiamare, & doue $iano i luoghi doue $i trat
tano le cau$e ciuili & itribunali de' giudici, & le corti, i $enati, doue $i con$ultano le co-
$e di ftato, oltra gli $petta coli, che $i fanno o per diletto, o per diuotione. Tratta adun-
que Vitr. della di$po$itione del Foro principale. Ma per i$pedirmi di quelle piazze, che
$ono $par$e perla città, dico, che gli antichile chiamarono Triuij: & benche Triuio, &
Q@adriuio $iano luoghi, doue fanno capo tre oquattro vie, nondimeno chiamarono
Triuij anche quelli luoghi aperti, & $patio$i, doue $i raunauano molte per$one d'vna
contrata, doue $i puo dire, che Triuio $ia vna picciola piazza. la quale chi ornare vole$-
$e, prendendo la forma dalla principale, $i farebbeno due co$e, prima i portichi d'intor-
no, $emplici al meno, $e non d@plicati: dapoi s'entrerebbe in quelle, per archi po$ti a ca-
po delle vie, perche il portico di $ua natura ha del grande: Et vedere poi in te$ta d'vna
bella $trada vno arco Trionfale $arebbe co$a, & diletteuole, & honoreuole. come per vt>-
nole$empio ci poteua dimo$irare la citta di Roma. perche la fronte d'vn'arco a capo vna
$trada, fa parere quella piu bella, & lo entrare nella piazza per vn'arco, fa parere la piaz-
za maggiore. Tre volte fanno vn arco per l'ordinario, & perquello di mezo pa$$aua il
Trionfante, & il $oldato, e per gli altri pa$$auano quelli, che incontrauano, oueto accom
pagnauano con allegrezza il Trionfo. Le mi$ure de gli archi dipendeno dal $apere del-
l'Architetto. ouero $i potranno cauare da gli archi antichi, e dal $e$to capo dell'ottauo
libro d'Alberto, & molti e$empi $i po$$ono hauere da gli archi, che $ono in Roma, dirim
petto alla chie$a di $anta Maria al e radici del campidoglio. E l'arco di Settimio Seuero
tra i belli, che $iano $tati fatti, doue $ono $tate $colpite le vittorie alate con i Trofei, & i $i
mnlacri delle battaglie terre$tri, e nauali, con i glorio$i titoli delle impre$e. Et $e bene pa
re, che prima ci fu$$ero de gli archi, come egli $i vede fra la vialata, & la minerua vn'ar-
co $chictto detto Camillo, non dimeno quello, & altri archi $i $tima, che non fu$$ero per
Trionfi, ma per ponerui qualc he $tatua. ma io leggo ne i $acri libri, che @aul dopò vna
vittoria, $i drizzò vn'arco, per lo quale egli pa$sò Dinanzi allo arco di Settimio era vna
colonna, dalla quale come da capo cominciano tutte le vie d'Italia, chiamaua$i l'aureo
miliario. Euui l'arco di Con$tantino con i $uoi ornamenti men gua$ti, & è nella punta
del palatino, che riguarda il Coli$eo, e dinanzia que$to $i vede vn'antica meta dimatto
ni, chiamata da gl'antichi meta $udãte, perche mandaua fuori grãdi$$ima copia d'acque
per e$tinguere la $ete diquelli, che entrauano nello anfitheatro di Tito, che era vicino. L'arco Domitiano è $u la $trada Flamminia nel capo della valle Martia, ver$o il campi-
doglio. que$tolarco hoggi, è detto di Tripoli. Fu drizzato a Domitiano, & iui è la $ua na-
tural forma conforme a quella, che $i vede nelle medaglie. Ma quell'arco, che hoggi $i
chiama l'arco di S. Vito, ch'è ritornando $u la via Tiburtina, $i dice che fu l'arco di Ga-
lieno Imperatore. il quale $i crede, che gli fu$$e drizzato piu pre$to per qualche illu$tre
beneficio, che per Trionfo. Ma ditutti gli archi per eterna memoria della vendetta, che
fece Iddio per mezo di Tito contra i Giudei, è l'arco di Tito piu ornato dititoli, & di
$poglie, che $ia. nel cui fronti$picio $i legge. Sen. pop. Rom. dino Tito diui Ve$pa$iani F.
Ve$pa$iano Augu$to. Dall'vna parte è $colpito il carro del Trionfante. ouero l'arca del
patto con le dodici fa$ci con$ulari auanti. Dall'altra faccia $i $corge la pompa del Trion
fo con le $poglie. Eraui il cãdelabro con$ette rami. Eranui le due Tauole di marmo nel-
le quali era $critto la legge di Moi$e. Eranuii va$i del Tempio, la men$a d'oro, & altre
$poglie. Ma hora io la$cierò que$ta digre$$ione de gli archi, che non è $tata fuori di pro-
po$ito, perche da que$ta narratione $i da lume a quelli, che vole$$ero hoggi dì drizzare
gli archi a i Principi, Re, & Imperatori. Hora ritornando al Foro dico, che il Foro prin-
cipale, $econdo Vitr. fatto da Greciera di forma quadrata. D'intorno eranui iporticali
ampli$$imi, & doppij, le colonne $pe$$e, & gli architraui di pietre, o di marmo, & $opra i
colonna ti faceuano luoghi da caminare. Ma i Romani, & gli Italiani, perche nel Foro
$i dauano i doni a'gladiatori, non riguardauano il Foro, ma lo fa ceuano piu lungo, che
largo. in modo che partita la lunghezza in tre parti, due ne dauano alla larghezza, doue
cadeua proportione $e$quialtera. Erano gli $pacij tra le colonne piu larghi, & d'intorno
iportichi, erano di$po$ti i luoghi de banchieri, & d iquelli, che cambiauano l'argento, $e
non volemo dire le botteghe de gli orefici, & di $opra i$portauano i poggiuoli, accioche
da quelli commodamente $i pote$$ero vedere gli $pettacoli, & co$i riguardando al fine,
& all'u$o di$poneuano il Foro. accioche $e le genti fu$$ero molte la piazza non fu$$e $tret
ta, $e@ poche non pare$$e vota. Dice adunque Vitr. (i Greci fanno il Foro in luogo quadra
to con larghi$$imi, & doppi porticali) doppij, cioè di dentro, & di $uori il Foro. che ri-
guardino, & al Foro, & alla parte di dietro, ouer doppi di dentro $olamente con due or-
dini di colonne, & èmeglio, perche Vitr. v$a anche nel terzo libro, que$ta parola, Dupli-
ces, in que$ta $ignificatione. (Et di $pe$$e colonne.) Io $timo, che Vitr. intenda in que$to
luogo il Picno$tilos, come intendeua nel terzo libro lo $pacio di $pe$se colonne d'vno
diametro, & mezo, & che que$to $ia il vero, lo dimo$trano le parole di $otto, quando di-
ce, che nelle città d'Italia non $i fa il Foro al modo Greco, perche ad altro v$o il Foro era
in Ital@a, ad altro quello de Greci, però dando$i in Italia nel Foro i doni a' gladiatori,
& douendo il populo $tare a vedere, era nece$sario dare d'intorno a gli $pettacoli gran-
diintercolunnij. Ecco, ch'egli oppone que$te parole a quelle, che ha detto di $opra. (cõ
$pe$se colonne.) Dice anche, (meniana, che noi e$ponemo poggiuoli. Si legge, che Me-
nio vendè la $u a ca$a a Catone, ch'era $opra la piazza, & $i ri$eruò vna $ola colonna, $o-
pra la quale vi fece vn tauolato, o $olaro per poterui $tar $opra a vedere i giocchi, & le
fe$te, & volle, che i po$teri pote$sero godere que$to priuilegio. & diqui è nato, chei pog-
giuoli, o pergolate coperte, che $portano in fuori $i chiamano, meniana; da quella colon
na di Menio. Que$te meniane erano commode all'v$o, perche iui $i $taua a vedere i gi-
uochi, & iui $i $eruauano le co$e, che $i vendeuano, & comprauano, come $ono i punti in
Anuer$a, le volte in rialto in Vinetia. _Le grandezze del Foro $i deuono fare $econdo lamoltitudine de glihuomini, accioche non $ia_
_lo $pacio poco al comodo, & v$o, ouero per lo poco numero delle pei$one il Foro non paia disha-_
_bitato la larghezza $ia determinata in modo, che partita la lung hezza in tre parti, due di_
_quelle $e le diano, & co$i la forma $ua $arà piu lunga chelarga_. Piace a Leon Batti$ta,
che la lunghezza $ia di due quadri, & vi aggiugne anche vna bella con$ideratione,
che è que$ta. cioè che gli edificij, che $aranno a torno la piazza, $iano in modo pro-
Faceuano i portichi molto ricchi, & grandi, & con piu ordini di colonne, l'v$o de i
qualiera perfuggire le pioggie, & pa$$eggiare, & fuggire ogni noia della grauezz@ del-
lo aere, & del Sole. chiamauan$i dalla loro grandezza miliarij, o $tadiarij. & dalla lor
maniera Dorici, Corinthij, Ionici, To$cani, o Sotterranei, & altri erano cõ$ecrati a' Dei.
@rano in $omma ornamenti delle piazze merauiglio$i. Le colonne di $opra $iano per la quarta parte meno delle colonne di $otto, percbe le co$e inferio-
ri ri$petto al pe$o, che portano, deuono e$$ere piu ferme, cbe le di $opra, & ancbe percbe bi$ogna
imitare la natura delle na$centi co$e, come è ne gli Alberi ritondi, come è lo Abete, il Cipre$$o, it
Pino, delli quali non ne ò alcuno, cbe non $ia piu gro$$o dalle radici, ma poi cre$cendo con natu-
rale restringimento di $opra a poco a poco peruiene alla $ommità : $e adunque la natura delle na-
$centi co$e co$i ricbiede, drittamente $i oráina, cbe le parti di $opra $iano, in largbezza, &
gro$$ezza piu ristrette delle inferiori. Bello auuertimento è que$to di Vitr. nel pre$ente luogo. vuole egli che $e vorremo $o-
pra le colonne del portico porre altre colonne, & leuare la fabbr@ca con piu ordini di
ta$$elli, o $olari, che $i auuerti$ca di fare le colonne, di $opra piu $ottili la q uarta parte
delle colonne di$otto & piglia lo e$$empio da gli alberi, che da piedi $ono piu gro$$i, &
vanno egualmente a$$ottiglian do$i fin alla cima. Ben douemo auuertire, che'l primo or
dine era Dorico, il $econdo Ionico, & il terzo Corinthio, & che non $eguita, che $e le co-
lonne di $otto $ono la quarta parte piu gro$$e delle colonne di $opra, che an che $iano in
altezza maggiorila quarta parte, perche $e la colonna Dorica di $otto, è di piediquat-
tro di diametro e$$endo Dorica, $arà alta piedi ventiotto. la di $opra, cha $arà Ionica, $e
bene $arà vn quarto meno gro$$a della Dorica, cioè tre piedi, non $arà però vn quarto mi
nore, d'altezza della colonna di $otto, perche $arà diotto Diametri, & mezo, che $ono
piedi ventiquattro, & mezo, & $e bene anche fu$$ero tutti gli ordini d'vno i$te$$o genere,
bi$ogneria, che la colonna di $otto non fu$$e piu gro$$a dal piedi, di quello, che è la colon
na di $otto nella cima, doue $i fa la contrattura, accioche la colonna di $opra $i po$a$$e
$ul viuo. ben viene anche l'altezza della colonna minore, ma non la quarta parte. però
bi$ogna auuertire a quello, che dice Vitr. 10 ponerò qui $otto la pianta del Foro latino,
la$ciando al giudicio, & piacere d'altri il con$iderare, & di$$egnare il Foro de'Greci. Le Ba$ilicbe fiano congiunte al Foro nelle parti piu calde, che $ia po$$ibile, acciocbe i negocia
tori il verno $enza mole$tia di cattiui tempi a quelle po$$ino transferir$i, & le largbezze di quel-
le non $iano minori, cbe per la terza parte, ne maggiori, cbe per la metà della lungbezza,
$ela natura del luogo non impedirà, ouero non isforzerà a mutar mi$ura di compartimento.
Ma $e'llnogo $arà piu ampio in lungbezza po$te $iano negli e$tremi le Cbalcidicbe, come nella
Giulia Aquiliana. Douemo auuertire, che Vitr. col Foro abbra ccia le Ba$iliche, l'Erario, il Carcere, &
la Curia. perche Vitr. hanendo trattato delle Ba$iliche, dell'Erario, del Carcere, & della
Curia, dice al terzo capo $eguente. [Quando $ara fornito il Foro, bi$ogna eleggere il luo
go molto $ano per gli $pettacoli.] Ecco che il Foro abbracciaua le dette co$e. però mi
pare, che in vna $ola pianta, $i doueria rappre$entar il Foro con la Ba$ilica, l'Erario, la
Curia, e la prigione. Ba$ilica, $e volemo interpretare il nome, $uona ca$a regale, & in quel
la $i $oleua tener ragione a coperto, & trattar$i anche di grandi, & importanti negotij-
$criue Plutarco, che Paulo Emilio $pe$e da nouantamila $cudi, per quanto $i fa conto, in
vna Ba$ilica, la quale era nel mezo del Foro. credeno alcuni, che quella Ba$ilica fu$$e tra
la chie$a di $anto Adriano, & il bel Tempio di Fau$tina. Vuole Vitr. che le Ba$iliche fia-
no po$te in luoghi caldi$$imi, & intende per luoghi caldi$$imi, quelli, che le Ba$iliche $ia-
lo Aquilone, & dal Settentrione, come egli e$pone nel decimo capo del pre$ente libro. &
Vuole che la Ba$ilica habbia non $o che da fare col Tempio, ma non però in modo, che
$e le dia quella grandezza, perche molto piu degna co$a è il Tempio della Ba$ilica. In
quanto adunque la Ba$ilica tiene vna certa conuenienza col Tempio, ella $i v$urpa mol-
te ragioni del Tempio. & però Vitr. dirà qui appre$$o, che le ragioni de gli Architraui,
fregi, & gocciolatoi $i piglieranno dalla $immetria delle colonne, come, ha di dichiari-
to nel terzo libro. La Ba$ilica adunque imita piu pre$to, che pareggiιl Tempio. Vuole
l'Alberto, che per la moltitudine de i litiganti, per li notai, & $crittori la Ba$ilica $ia mol
to piu libera, molto piu aperta, & lumino$a, accioche gli auocati, & i clienti cercando$i
Le colonne della Ba$ilica $iano tanto alte, quanto $ono largbi i porticbi, mail portico $ia ter-
minato per vn terzo di quello, cbe deue e$$ere lo $pacio di mezo. Se la larghezza del portico $arà di dieci piedi, $iano le colonne dieci piedi, dico per
e$$empio, & per la larghezza dei portico s'@ntende lo $patio, ch'è dalle colonne al parete.
Et poi vuole, che il portico $ia tanto largo, che egli $ia d'un terzo della l'arghezza di me-
zo, cioè quanto $arà il corpo della Ba$ilica ri$tretto da i pareti prenda$i vn terzo, & di
quello $i faccia la larghezza del portico. Le colonne di $opra $iano minori di quelle di $otto, $econdo, cbe detto bauemo di $opra. Il
parapetto, che ètrale colonne $uperiori, & inferiori $imilmente pare, cbe $iadi douer e$$er
per la quarta parte meno delle col>onne di $opra, acciocbe quelli, cbe caminano $opra'l palco della
ba$ilica, non $iano veduti da i negociatori. Gli arcbitraui, i fregi, i gocciolatoi $iano pre$idalla,
$immetria delle colonne, come bauemo detto nel terzo libro. Ne meno di dignità, & bellezza po$$ono bauere i compartimenti delle ba$ilicbe di qu@l-
la maniera come io bo po$to, & bauuto cura, cbe $i faccia nella colonia Giulia di Fano : le
proportione, & mi$ure della quale $ono in que$to modo. La testuggin>e di mezo tra le co-
Le colonne erano dalla parte di dentro, e $o$teneuano la te$tuggine, ma il portico era
di fuori a torno, & era $errato di parete, come $i vederà poi. Le colonne di altezza continuate con i capitelli piedi cinquanta alte, & gro{$s}e cinque Hauendo
di dietro le pila$trate alte piedi venti, largbe due, & mezo, gro$$e vno, & mezo, le quali riceue-
no le travi, cbe $o$tentano i canterÿ, & i coperti de i porticbi, i quali $ono $ottopo$ti piu ba$$i alla
te$tuggine. Gli altri $patÿ trale troui dei pila$tri, & delle colonne per gli interualli delle colon-
ne $ono la$ciati a i lumi: quattro colonne $ono nella largbezza della testuggine ponendoui con
quelle le angolari dalla de$tra, & dalla $inistra. ma nella lungbezza pro$$ima al Foro, pur con le
angolari ne $ono otto ma dall' altra parte con le angolari, $ei, percbe le due di mezo in quella par-
te non $ono po$te acciocbe non impedi$cano l'a$petto dello antitempio, del Tempio d' Augusto, il
quale è posto in mezo del parete della Ba$ilica, & guarda per mezo'l Foro, & il Tempio di Gioue. Quando Vitr dice; & gli altri $patij tra le traui de'pila$tri, & delle colonne, per gli
inter colunnij, $ono la$ciati a'lumi. intende gli $patij, che $ono tra'l coperto del portico
& il tetto della te$tuggine. & le colonne alte cinquanta piedi erano Corinthie. Euui ancbe il Tribunale in quel Tempio meno di figura $emicircolare & lo $patio \’ai quello nel-
la fronte di piedi quaranta$ei, & la curuatura di dentro di piedi quindici, acciocbe quelli, cbe
ste$$ero dinanzi a magistrati non impedi$$ero i negacianti nella Ba$ilica. $opra le colonne $ono d'in-
torno gli arcbitraui fatti di tre pezzi di due piedi l'vno incatenati, & quelli delle terze colonne,
cbe $ono nella parte d'intorno a' pilastri, cbe $i $tendeno dallo antitempio, & toccano dalla de$tra,
& dalla $ini$tra il $emicircolo. Per le terze colonne egli intende quelle, tra le quali erano leuate li due di mezo, per
dare veduta allo antitempio di Augu$to. perche $ono leterze cominciando a contare
dalle angolari. Soprale traui d'intorno contra i capitelli $ono alcuni pila$trelli come piedi$tali, di$po$ti per $o-
$tenere i pe$i, alti piedi tre, & larghi quattro per ogni ver$o, $opra $ono le traui ben composte
incbiauate di due pezzi, di due piedi l'uno. I Pila$trelli $ono in luogo di Fregio. Letraui Euerganee, & ben compo$te erano in
luogo di cornici, noi $olemo anche dire, quel traue lauora bene, quando eglie po$to in
opera, & fa il $uo officio. Sopra le traui $tanno itrauer$i con le cbiaui, cbe contrai Fregi delle colonne, & le ante, & i pare-
ti dello antitempio $o$tentano vno continuato colmo della Ba$ilica. & vn'altro dal mezo $opra lo
antitempio, & co$i doppia di$po$itione di te$tuggine vna di fuori del tetto, & l'altra della te$tug-
gine interiore, porge vna veduta bella, & gratio$a. Similmente i leuati ornamenti de gli arcbitra-
ui, & la di$tributione dei parapetti, & delle colonne di $opra, toglie vna fatico$a mole$tia, &
$cema per vna gran parte la $omma della $pe$a. Male colonne co$i alte fin alla trauatara della
testuggine, pare cbe accre$cbino & la maguificenza della $pe$a, & la dignità dell' opera. Erano leuate quelle parti, cioè Fregi, architraui, cornici, & gliadornamenti: & in
luogo loro erano le traui euerganee, i pila$trelli, & le traui di legname, perche co$i era
nece$$ario e$$endo molto $patiotra colonna, & colonna'. Era a mio giuditio vna ben
di$po$ta Ba$ilica, & doueua hauere del grande. hora non ci$ono diquella ve$tigij ap-
parenti. La pianta è $egnata A. La pianta del tempio d'Augu$to B. Lo Antitempio C. Il Tribunale D. Il parete della Ba$ilica, che rin chiudeua i portichi E. F. G. H. Il parete del Tempio I. K. L. M. & vanno con le ale dello antitempio a ritrouare il pa-
rete della Ba$ilica. I pila$tr i dietro le colonne. N. Le colonne 1. I pila$tri de venti piedi 2. La prima trauatura del portico 3. I le condi pila $tri di piedi diciotto. 4. Le traui, che $o$tentano i canterij del corpo del portico, che è inferiore al coperto
della Ba$ilica. 5. Le colonne erano Corinthie. Le traui di tre morelli di due piedi l'vno, in vece d'Ar-
chitraue. 6. I pila$trelli di tre piedi, che $eruiuano per fregio. 7. Gli altritraui po$ti in$ieme, & inchiauati, che legauano la fabrica a torno, & $eruiua-
no per cornici, compo$ti di morelli di due piedi l'uno. 8. Il tetto $i vede col $uo legamento $opra il pronao del Tempio. Il parete del portico a torno la Ba$ilica. 9. Il parapetto alla prima trauatura del portico. 10. I lumi $egnati. 0. _L'_Erario, il Carcere, & la Curia deuono e$$er congiunti al Foro, ma in modo, cbe la gran-
dezza del compartimento di quelle ri$ponda al Foro, & $pecialmente la Curia $i de-
ue fare $econdo la dignità de gli babitanti, ouero della città. $e ella $arà quadrata,
quanto hauerà di larghezza, aggiugnendoui la met à $i farà l'altezza. ma $e la for-
ma $arà piu lunga, che larga, e gli $i porrà in$ieme la lungbezza, & la largbezza, e
di tutta la $omma $i pig ierà la metà, & $i darà all altezza $otto la trauatura. Oltra di questo
$i deuono circondare intorno i pareti nel mezo di cornicioni, o di legname, o di $tucco, il cbe quan-
do non fu$$e fatto, ne venirebbe, cbe la voce de di$putanti troppo alzata, non $arebbe udita da
quelli, cbe odeno le cau$e. ma quando d'intorno i pareti ci $aranno i cornicioni, la uoce ritardata
da quelli prima, cbe $ia nello aere di$$ipata, peruenirà alle oreccbie de gli auditori. Erario è luogo doue $i ripone il Tę$oro, & il dinaro publico. i Romani nello Erario
_F_Ornito il Foro bi$ogna eleggere il luogo molto $ano per lo Tbectro, doue ne i giorni $o-
lenni a i Dei si facciano i Giuocbi. la ragione de i luogbi $ani si è dimostrata nel pri
mo libro, quando trattammo di fare le mura d'intorno la città. perciocbe quelli, i
quali per vedere i giuocbi, conle moglie, & figliuoli si tengono stando i corpi per lo,
piacere, & dilet@o, $enza mouer$i, banno le vene aperte, nelle quali entrano i venti
che venendo da luogbi palu$tri, o d'alire parti infettate, con gli $piriti loro danno gran nocumen-
to, & però $e con diligenza si trouerà luogo per lo Tbeatro ageuolmente si $cbiuerà ogni difetto.
Bi$ogna oltra di que$to prouedere, cbe'l Tbeatro non babbia l'impeto dal meriggie perciocbe em-
piendo il Sole la ritondezza del Tbeatro, l'aere rincbiu$o nella curuatura non potendo v$cire, rag-
girando $i $calda, & affocato cuoce, & $cema l'humore de i corpi, & però grandemente $i deuo-
no fuggire le parti nociue, & eleggere le $ane, & buone. Si come il Trattamento del Foro abbracciaua la Ba$ilica, l'Erario, il carcere, & la
Curia, co$i il trattamento del T heatro abbraccia molte co$e, delle quali Vitr. ra giona
in que$to, & altri capi, & è co$a degna di auuertimento, perche vi $ono molte belle, e dif-
ficili pratiche, & $ottili con$iderationi, come di$tin tamente $i vedrà al $uo luogo. Segui-
tando adunquele $olite diui$ioni diremo, che de gli $pettacoli alcuni $ono per diletto
della pace, & dell'ocio, altri $ono drizzati allo $tudio della guerra, & del negocio; & $i co
me ne i primi $i ri$ueglia il vigore dello ingegno, & della mente, co$i ne i $econdi $i ecci-
ta la gagliardezza delle forze, & dell'animo ma d'amen due vna e$$er deue la intentio-
ne, cioè indrizzare il tutto all'ornamento, & alla falute della patria, però $ommamen-
te $i deue auuertire, che ne i giuochi, & ne gli $pertacoli, non $iano introdotte, co$e di-
shone$te, & la$ciue. Hora diremo dell'vn', & l'altra maniera di $pettaco li. Nella prima
adunque, doue è il diletto della pace, introdutti $ono i Poeti, i Mu$ici, gli I$trioni; nella
$econda, che riguarda a gli $tudi della guerra $i fanno diuer$i certami, & contentioni
$pettanti alla forza, & de$trezza de i corpi. A i primi $i dà il Theatro, che altro non vuol
dire, che $pettacolo o luogo da guardare. a i $econdi, $e $ono $pettacoli d'agilità, & de-
$trezza, come correre o $altare, $i dà il Circo. $e $ono di forze come di a$$altare, & com-
battere con le fiere, & con gli huomini, $i da Anfitheatro. Conuengono prima tutti gli
$pettacoli in que$te co$e prima, che $ono cornuti, o curui, dapoi hanno lo $pacio di mezo
e finalm\~ete d'intorno t\~egono i gradi, & i luoghi emin\~eri doue $tãno le per$one a $edere,
& a vedere. $ono differenti nel di$egno, percioche il Theatro, è come vna Lun a che in-
uecchia. ll Circo è piegato con le corna in lungo, & $i $tende molto, perche $ia commo-
do alle carrette, & caualli, che correno. $i $oleua an che metterui l'acqua, & farui dentro
le pugne nauali. Vero è che il circo di $ua natura non ha portichi, & dicono, che il cir-
co fu fatto ad imitatione delle co$e cele$ti, però haueua dodicientrate per li dodici $e-
gni; $ette mete, & termini per li $ette pianeti. & erano le mete d $tribuite nel mezo della
lunghezza del piano da Leuante a Ponente, di$tanti vna dall'altra, doue le carrette da
due, & da quattro ruote correndo and auano per mezo gli $pa@ij del Circo, come di$cor
re il Sole, & la Luna, $otto ιl Zodiaco, & non v$auano piu di vent quattro dardi, per le
ventiquattro hore, che è vna riuolutione del Cielo. Erano quelli, che correuano diui$i in
quattro liuree, vna era di color verde, che rappre$entaua la prima vera. l'altra di ro$ato,
che $ignificaua la $tate. la terza'di bianco po$ta per lo autunno. l'vltima fo$ca, che dino-
taua il verno. Ill@ogo done s'incominciaua il cor$o era detto carcere: noi chiamamo le
mo$$e. Alcuninon fanno differenza tra circo, & hippodromo, & catod romo. L'Anfitea-
tro era di due Theatri congiunti in$ieme con le fronti loro. & que$te forme erano pre-
$e dall'v$o delle cole, che $i faceuamo in que'luoghi. Per trattare adunque del T heatro
Piu ageuole $arà fondare ne' monti; ma $e in piano, o in luogo palustre per nece$$ità $i faran-
no le fondamenta, bi$egnerà, cbe quello, cbe $i fa $otterra, & i ra$$odamenti, & i battuti $i fac.
ciano co$i, c me di $opra nel terzo libro, s' detto delle fondationi de' Tempij. Ben ha detto in luogo palu$tre per nece$$ità, perche non ci ha cõ$igliati di $opra, cho
in luoghi mal $ani dobb iamo fabbricare i Theatri, ma la nece$$ità non ha legge, & per.
che non puo e$$ere in luogo palu$tre, & $ano? di quella maniera, ch'egli ha detto e$$er $a
ne le paludi d'Altino, & d'Aquileia, come $ono hoggi quelle di Vinetia, doue con mira-
bil atte $i fonda nelle paludi ogni grande edificio? Sopra le fondamenta $i deuono fare da terra@i gradi di pietre, o di marmi. [Da terra] cioè $ubito $opra le fondamenta. [i Gradi.] Ecco che la prima con$idera-
tione dopò la $anità del lnogo, e diaccommodar le per$one. Far $i deuono adunque le
graduationi $ubito $opra terra, di pietre, o di marmi, & que$ta pompa di fabbricare era
molto lontana dalla roza antichità, come dice Ouidio. Soleuano raunar$i ne'di $ol\~eni p le ville i cõta dini, e fare diuer$i lacrificij, e giuochi@ru
$@icali, E que$ta vsãza piacque tãto a gli Atheni$i, che furono i primi, che la introduce$-
$ero nella città. E chiamarono Theatro quel luogo, doue $i fa ceuano que'giuochi. I Ro-
mani da poi dilettãdo$i di $imili vsãze, volleno anch'e$$i i T beatri nella città, ma nõ g li
feccro da prima $uperbi, & alti, e di pietre, ma di legno, e cõ qualche occa$ione, $pe$ero
Sopral@ fondamenta $i dcuono leuar da terrai gradi di pietra, o di marmi. Le cinte $econdo
l'altezza del Tbeatro per la rataparte, nè più alte di quello, che $arà la largbezza della cinta per
doue $iua a torno. Percbe $e $aranno più alte $cacciaranno la uoce alla parte di $opra, nè la$cia-
ranno, cbe le parole $iano pre$e intieramente, & terminate con il loro $igni$icato da quelli, cbe
$ederann ne i $eggi, cbe $eno $opra le cinte. Et in $omma co$i è nece{$s}ario, cbe ci genernamo,
cbe tirando una linea dal più ba$$o, al più alto grado, tutte le e$tremità de i gradi, & tutti gli an-
goli $iano toccati da quella, & co$i la uoce non $arà impedita. Deue$i auuertire in que$to luoguo molto bene quello, che dice Vitr. che parla del
la gra duatione doue $tanno a $edere gli $pettatori, & $e bene io ho detto gradi, inten-
do però quello, che intende & vuole Vitr. per quel nome che egli v$a, di gradatione,
cioè tutta l'opera, & fabbrica della $alita; & dico, che le precintioni, che io ho detto
cinte, altro non $ono, che diui$ioni d'intorno i gradi, per lo piano delle quali $i cami
naua a torno, & vuole Vitr. che $iano tanto alte, quanto è la larghezza del piano per
doue $i camina. que$ti piani $ono detti da Vit. itinera, & rende la ragione, perche que
$te precintioni deuono e$$ere co$i alte. Se la cinta $arà più alta, che il $uo piano largo, certo è che la voce batterà in quella,
perche non potrà terminare per dritta linea alla parte di $opra, e$$endo ribattuta, &
Ri$ogna di$ponere molti, & $patio$i aditi, & fargli in modo, cbe quelli di $opra non s'incontri
no con quelli di $otto, ma da ogni parte drizzati, & continui $enza piegbe, o riuolgimenti, accio
cbe le per$one licentiate da gli $pettacoli, non $iano calcate, & oppre$$e, ma po$$ino v$cire da
ogni parte $enza impedimento. Quella ragione, che è dell v$cire, è anche dello entrare. a $cendeua il populo per gra
di coperti, & riu$ciua $opra i piani delle cinte gia dette. erano di quà, & di là le $cale, al
tre commode, & aperte, altre più dritte, & coperte, per quelle a$cendeuanoi più ripo
$ati, è maturi, per que$te i più curio$i, & pre$ti in modo, che era proui$to alla età, & al
lo appetito d'ognuno. Egli $i deue diligentemente auuertire, cbe il luogo non $ia $ordo, ma cbe la voce po$$a liberamen
te cbiara, & i$pedita uagare, & que$to $i potrà fare, $e egli $i eleggerà luogo, doue non $ia impedi-
ta la ri$onanza. La voce è $pirito, cbe corre, & perco$$a dello aere $en$ibile all'udito. Que$ta $i
muoue con infiniti giramenti, non altrimenti, cbe $e nell'acqua ripo$ata gettando$i una pietra na-
$ce$$ero innumerabili cercbi dell'onda, cre$cendo a poco a poco dal centro, & allar gando$i, quan-
to più pote$$ero, $e non fu{$s}ero interrotti, dalla $trettezza del luogo, o da qualcbe offe$a, cbe non
permette$$e que' giri dell'onde terminare fin doue $i pote$$ero $tendere. La voce è $uono cau$ato dalla perco$$a dello aere, che diuer$amente da naturali
$trumenti dell'huomo è lo $pirito fuori mandato. Il mouimento dello aere, perco$$o
dallo $pirito, è circolare, come quello dell'acqua, doue $ia gettata vna pietra ma $i tro
ua differente in que$to, che i giri fatti nell acqua, po$$ono e$$er nominati più pre$to
circoli nel piano dell'acqua: & quelli dello aere, perche per ogni ver$o $i girano po$$o
no e$$er chiamati sfere: conuengono però con quelli dell acqua, perche $e & que$ti, e
quelli non $ono impediti, il $econdo na$ce dal primo, il terzo, dal $ecõdo, il quarto dal
terzo fin che tanto s'allargano, & a$$ottigliano, che peruengono al fine, e co$i vanno
dal primo fino all'vltimo $empre cre$cendo, perche la parte perco$$a moue la pro$$i-
ma, & $i allarga, & que$to intende Vitr. quando dice. A dunque quando $ono rattenute da alcuno o$taculo le prime, cbe ridondano tur bano le de $igna-
tioni delle $eguenti, con la i$te{$s}a ragione, & giramento $i moue la uoce; ma nell'acqua i giri $i
moueno in largbezze con piano eguale, & la uoce nello aere, & per largbezza, & per altezza $i
$pande, & a$cende a poco a poco. Come adunque nell'acqua con le de$ignationi delle onde, co$i
nella uoce, quando non ui è o$tacolo, nè o$tacolo, nè la prima disturbala $econda, nè le $eguenti, ma tutte con
la loro ri$onanza peruengono alle oreccbie, $i di quelli, cbe $ono a ba$$o, come di quelli, cbe $ono
in alto: però gli anticbi Arcbitetti $eguitando i ue$tigi della natura, nel cercare la ragione della
noce fecero igradi de i Tbeatri iu modo, cbe ordinatamente a$cen de$$ero, & cercarono per la re-
gulare Matbematica, & Mu$ica ragione, cbe ogni uoce, che u$ciua dalla $cena, perueni$se cbiara,
& $oaue alle orecobie de gli $pettatori. Se a dunque la voce per lo aere $i moue circolarmente, chi dubita, che la forma ri-
tonda, & circolare non conuegna al Theatro perche quando il Theatro fu$$e di for
meangolari, non peruenirebbe la voce egualmente alle orecchie, & alcuni vdirebbo
no bene come più vicini, alcuni male come più lontani. Ecco adunque come l'Archi
Percbe $i come gli organi nelle lame d'ottone, o di corno $i fanno perfetti con la die$i alla cl. ia
rezza de i $uoni delle corde: co$i le ragi ni de'Tbeatri $ono $tate con ragione Armonica ordinate
dagli aniicbi allo aecre$cimento della uoce. Cioè $i come alla ragione delle corde, & del lo-
ro $uono s'accordano gli in$trumenti di cãne, & gli organi, co$i con Armonici ragio
ne allo augumento della uoce da gli antichil$ono $tate ordinate le ragioni de'Thea-
tri come che voglia dire, che la die$i, che è la minima voce & principio di accordar
gli in$trumenti, habbia dato la regola di accordare gli in$trumenti da canne. Entra
adunque Vitr. con que$to propo$ito a ragionare dell'Armonia. Et dice, che co$a è, &
ne fa le figure, & de$crittioni interpretando la mente di Ari$toxeno, del quale nõ do
uemo noi però troppo a$$icurarci: imperoche egli attribuiua il tutto alle orecchie;
niente cõcedeua alla ragione, diuideua il tuono in due parti eguali, co$a nõ approua
@a da i buoni Armonici, & finalm\~ete è lic\~etio$o, e dubbio$o autore. dice a dũque Vit. _L_Armonia è mu$ica littetaturà, o$cura, & difficile, $pecialmante a quelli, cbe
non banno cono$i enza di lettere Grecbe. la quale $e noi uolemo e$plicare, egli
è anche uece$sario di u$are le parole Grecbe, percbe alcuna co$a di quelle non
ba i nomi latini. ct però quanto io potrò, a perti$$imamcnte interpreterò da gli
$critti di Ari$toxeno, & $otto$criuerò la $ua de$crittione, & di$eguerò i
termini de i tuoni, occiocbe cbi con più diligenza ui attenderà, po{$s}a più facil-
ment eintendere. Alla Mu$ica appartiene, & con$iderare, & operare d'intorno a que'numeri, che
ad altri $i riferi$ceno, aggiuntoui il $uono, per il che diuidremo la Mu$ica principal-
mente in due parti, delle quali vna $arà tutta po$ta nel giuditio della ragione, & di
quella poco ne dice Ari$toxeno, come di quella, che con$idera la natura, la differen
za, & la proprietà d'ogni proportione, & d'ogni con$onanza, & pone di$tintioni tra
quelle co$e, le quali per la loro, $ottigliezza non po$$ono e$$ere giudicate dal $en$o.
L'altra con$umando$i nelle operationi, & praticando in diuer$e maniere $i con la
voce, come con gli in$trumenti, & componimenti diletterà il $en$o de mortali affa-
ticato, & porgerà gentile ammae$tramento della vita (come $i uede nella poe$ia) la
quale è vna parte di que$ta Mu$ica delle principali. Mu$ica adunque è ragione, &
e$$ercitio della natura Armonica. Armonica natura, èquella, che $i può con $uoni
adattare in$ieme. La ragione non opera, cioè non di$corre $enza l'occa$ione del
$en$o, perche non fa giudicio di co$e non prima cono$ciute. Egli è adunque ne-
ce$$ario di congiungere vna parte, & l'altra in modo, che il $en$o prima $i adope-
ri, & poi $egua la ragione. Onde ben dice Boetio, che bella co$a è di cono-
$cere con modo, & via, che co$a è, & che co$a apporta quello, che è commune
a tutti i uiuenti. Di que$te co$e il vulgo non ha dubitatione, i dotti $i torceno,
Lavoce quando con mutationi $i piega, alcuna fiata $i fa graue, alcuna fiata $i rende acuta,
& a due modi $i moue, de' quali vno ba gli effetti continuati, l'altro di$tinti. La continuata non
$i ferm @ne in termini, nè in alcun luogo, ma $uol fare le $ue terminationi non apparenti, & gli
interualli di mezo manife$ti, come quando parlando dicemo. Sol. Fior. Mar. Ben. percbe co$i nè
doue comincia, nè doue termina $i cono$ce, ma ne di acuta s'è fatta graue, nè di graue acuta appa-
re alle orecchie, per lo contrario adiuiene quando la uoce $i muoue con di$tanza, percbe quando
la uoce nel mutar$i $i piega uiene a fermar$i nella terminatione d'alcun $uono, da poi $i muta in
un'altro, & facendo questo $pe$$e uolte di quà, & di là appare inconstante a' $en$i, come adiuic-
ne nelle canzoni, nelle quali piegando le uoci facemo uariare il canto: & però quando la uoce con
interualli è riuolta, egli appare in manife$te terminationi di $uoni, doue comincia, & doue fini$ce. Que$ta diui$ione è fatta (come dice Ari$toxeno) per $eparar la voce, che è atta ad
entrare nell' Armonia, da@quella, che nõ è atta. La voce adunque $i moue in due mo
di: prima che pare all'orecchia (come è) continuata, nè che mai $i fermi in alcun mo
do di terminatione, que$ta dallo effetto $uo $i chiama ragioneuole, perche con quel
lo mouimento di voce $iamo $oliti di parlare, & ragionare non alterando la voce. Da
poi $i moue la voce in modo, che pare di$tinta, & che $i parta da vno gra do d'altezza,
& peruenga ad vn'altro, & che $i muti in diuer$e terminationi di $uoni onde da que-
$to effetto $i chiama di$tinta; ma dall'v$o melodica, cioè v$ata da chi cãta, o recita ver
$i. perche quando noi cantamo, o recitamo ver$i, alzamo, & abba$$amo di$tintamen
te la voce fermandola, & ripigliandola $i, che il $en$o la cono$ce di$tinta. B\~eche Boe-
tio voglia, che nello recitar ver$i $i v$i vna voce mezana, & mi$ta: tra la continua, &
la di$tinta. La voce continua, & d'vno i$te$$o tenore non è $ottopo$ta alla con$idera-
tione della Mu$ica, perche doue non è graue, & acuto non e con$onanza: ma $i bene
la di$tinta. nè que$ta anchora $arà atta alle con$onanze prima, che peruenga ad vn
certo luogo, $i come a diuiene a molti corpi, i quali non $ono atti a cadere $otto la ra-
gione del pe$o, $e nõ hãno vm certa quãtità, & grandezza, nè po$$ono venire $otto la
pro$pettiua, $e non hanno quel tanto, che è fine del non poter e$$er veduti, & princi-
pio dello e$$er veduti: perche la natura non comporta, che le minime differenze $ia-
no a' $en$i de gli huomini $ottopo$te. ll $uono adunque di$tinto, & ridotto ad vna cer
ta, & $en$ibile quantità, è principio dell'Armonia, come la vnità è principio del nu-
mero; il punto della linea; lo in$tante del t\~epo. La natura ha circon$critto la voce di
cia$cuno in modo che il primo luogo di quella, è il più ba$$o, & il più graue, che po$$a
e$$er in alcuno. ma perche fa cendo $empre vn $uono, & in quello fer mando$i la voce
non ne riu$cirebbe alcuna Armonia: però deuono le voci mutar$i, & $alire, e piegar$i
in di uer$e terminationi, accioche la più ba$$a con la più alta con proportione ri$pon
da. La via adunque della $alita, anzi la $alita $i chiama $patio, e di$tintione, & interual
lo. ma la comparatione ri$petto a'termini, è diuer$a, però $tando lo $patio, quando la
voce dal ba$$o a$cende allo alto, dicemo, che ella $i fa più int\~eta, più acuta, o più alta:
ma quando dallo alto $i parte, & viene al ba$$o, dicemo, che la $i rimette, & s'abba$$a,
e che diuenta graue. Et $i come la natura ha dato il principio della voce alla parte più
Le maniere de'canti $ono tre, l'una è detta da Greci ar monia, l'altra cbroma. la terza diato-
non. Il canto armonico è concetto dall'arte, & per quella cagione il $uo cantare ritiene grauità, &
autorità non poca. Ma il cbroma ornato di $ottile $olertia, e frequenza de moduli porge più $oa-
ue dilettatione. Ma il Diatono per e$$er naturale è più facile per la distanza de gli interualli. Se io haue$$i a trattare deila Mu$ica, io la ordinarei altramente; Ma io intendo di
$eguitare il modo propo$to da Vit. Maniera, o Genere è vn'certo compartimento de
gli $patij nelle $cale, e nelle ordinanze, che rappre$enta diuer$e Idee d'Armonia: & di
que$ti diremo partita mente qui $otto, fa cendo chiaro, quello che pare a molti o$curo
& difficile. Tre $onoadunquei generi della melodia. Chromatico, Diatonico, Armo
nico. Que$ti prendeno i nomi loro dalla vicinanza, ouero dalla lontananza de gli $pa
tij, nelle $cale, & ordinãze. Armonico è quello. che nella $ua ordinãza, a bonda di pro$-
$imi, & piccioli$$imi interualli,e breui$$ime $alite della voce, & è co$i chiamato, qua $i
adattato,e con $ertato. Diatonico è cofi detto, perche abonda di $patij di$tanti per tuo
ni, qua$iandante per tuoni, & in quello la voce molto $i $tende. Chromatico è quello
che più abonda di $emituoni nel $uo compartimento. Chroma $ignifica colore:e per
che que$to genere come colore $i muta dalla prima intentione, però è co$i nomina
to. Di que$titre generi più vicino alla natura è il Diatonico, perche egli $uccede qua$i
da $e ad ognuno, che canta $enza ammae$tramento. Più artificio$o è il chromatico,
come quello, che $i e$$ercita $olamente da gli ammae$trati: E però la maggior parte
de' Mu$ici s'affatticaua in que$to genere: perche $empre voleuano ra ddolcire, & am
mollire gli animi. Lo Armonico è più efficace, & è $olo de gli eccell\~eti nella Mu$ica,
& è pre$tanti$$imo tra ogni componimento, & molti per la debolezza loro non l'am
metteno, perche egli non $i può co$i facilmente mettere in v$o. Seuero, & fermo, &
con$tante è il Diatonico, & dimo$tra co$tumi, & habiti virili. Molle,e lamenteuole è
il Chromatico. Quando adunque $ia, che noi vogliamo fare vn'ordinãza, ouero vna
$cala, che tanto è, quanto accordare vno $trumento, nece$$ario è, che $appiamo $econ
do quale de'tre generi lo vogliamo c\=opartire; perche a materie dolci, e lagrimeuoli,
ci vuole il Chromatico: & alle grandi, & heroiche il Diatonico, come altre ad altri ge
neri, o ad altre me$colāze di quelli; perche ognuno de'predetti generia più modi $pe
ciali $i può partire; & quelli particolari compartimenti di cia$cun genere gli dãno vn
In que te tre maniere di$$i niglianti $o @ole di$p $itioni de'Tetracor di. percbe i tetracordi del genere Armonico bã
no due tuoni, e due die$i I i $i è la quarta parte del tuo@o, e co$i in vno $emituono $ono due die$i. Nel cbromatico $o
no posti in ordine due mezituoni, ma il terzo $pacio è di tre $emituoni. Il Diatonico va per due continuati tuoni, e cõ
loterzo $pacio d'vn $emituono compie la grandezza del $uo Tetracordo, & a questo modo i Tetracordi, ne'tre generi
aggu@gliati $ono, & pareggiati di due tuoni, & d'un $emituono. In tutti i Tetracordi d'ogni genere $ono quattro termini, o $uoni o gradi, che vogliã
dire. tutti $altano ad vna s\=oma in tre $alti, ma diuer$am\~ete. pche l'Armonico $ale dal
la metà d'vn $emituono, che die$i $i chiama,e \~q$to è il I. pa$$o, o imteruallo, il 2. pa$$o
è di $alita ad vn'altra metà di $emituono, e d'indi allo $pacio d'vn ditono. Il chromati
co ha lo I. patio d'vn $emituono, e $imilm\~ete il 2. ma $ale poi al Tribemituono. Final
mēteil diatonico, ha lo 1. $patio d'vn tuono, lo 2. d'vn tuono, il 3 di mezo tuono $i che
inogni genere il Tetracordo è c\=opo$to di due tuoni, & vn $emituono, e \=q$to è che di-
ce Vit. che i Tetracordi $ono ne'tre generi agguagliati, e pareggiati di due tuoni, &
d'vn $emituono,e perche s intenda meglio quanto dice Vitr. dirò che co$a è Tetra-
cordo, che co$a è $patio & interuallo, e dichiarirò gli altri termini po$ti da lui, quāto
@o pen$erò, che $ia per $atisfare al pre$ente bi$ogno, con quella breuità, & chiarezza,
che $i può in $imile materia difficile, a$co$a, & alla lingua no$tra $tra niera. Delle $cale,
& ordinanze per$etta è quella, che con i gradi della più ba$$a, & della più alta voce
contiene quella con$onanza, che le abbraccia tutte, & que$to non $i può fare $e la
ordinanza della $cala non tiene quindici gradi di voce, & quattordici $paeij. Gra-
do io intendo il luogo della voce o alta, o ba$$a, che $ia: ma perche da prima
l'huomo nel mondo non ha fatto perfette le co$e dell'arti, ma le $ciēze, & le dottrine
a poco a poco con l'aggiunta de'$ucce$$ori $ono cre$ciute; però n\=o fu ritrouato da
principio tutta la $cala, & ordinanza delle voci, ma bene dapoi $i $ono formati tutti
Hauendo noi gettato i buoni fondamēti, e$poneremo Vit. Dice egli, che diuer$e $ono
le di$po$itioni de Tetracordi, & i c\=opartimēti loro ne'tre generi, e la ragione è que$ta,
perche $ono applicatia diuer$e intētioni, & idee $ec\=odo, le co$e, che $ono o ba$$e,o grādi,
o mediocri. Dichiara poi la di$po$itione di cia$cuno,e dice, che la di$po$itione del tetra
cordo, nel genere Armonico, ch'egli armonia dimanda, contiene due die$i,e que tuoni,e
s'intende a que$to modo, che la $alita dalla parte graue,e ba$$a all'acuta, & alta $i fa $alen
do dalla metà d'vn $emituono, che fa lo primo $pacio, all'altra metà, che fa lo $econdo,e
da que$to $i $ale allo $pacio d'vn Dituono;e co$i que$to Tetracordo rinchiudeua la c\=o$o
nāza diate$$ar\=o, che noi chiamiamo quarta. La ordinatione adũque del tetraeordo Ar-
monico, fondata la prima voce dalla parte graue va dalla proportio ne $e$quiquad rage
$imaquinta, alla $e$quiuige$imaterza, & indialla $e$quiquarta,e ritorna per i$te$$i gradi,
abbracciādo il primo tetracordo,e que$to procedere è $a ēdo dalla die$i, a la die$i,e d'in
di al ditono ne gli $pacij $uoi, equiui diefi è la metà del $emituono minore, che procede
dal partire la differenza de gli e$tremi della $ua habitudine in modo, che la maggiore $ia
alla parte piu alta,e la minore alla piu graue. La die$i in Greco è detta anche Tetartemo
ria,e però Vitr. dice che la Die$i è la quarta parte del tuono, e che nel $emituono $ono
due die$i. Ecco l'habitudine de gli e$tremi del $emituono minore, è tredici, perche il $e-
mituono minore con$i$te nella proportione, che hanno que$ti numeri 256.
243. la differenza de'quali è tredici. que$ta $i parte in due parti, vna maggiore
ch'è di$ette, l'altra minore, ch'è di $ei,la maggiore $i pone alla parte piuacuta,
la minore alla piu graue. Vedi adunque quanto breui $ono gli $pacij dell'ar-
monica melodia, ch'a pena $i po$$ono regolare dalla ragione. non ch'e$$er
c\=opre$i dal $en$o,e però eglin\=o $i troua altro colore, o copartimento di que-
Ma quando i Tetracordi $ono con i termini di cia$cun genere $eparatamente con$iderati, bau-
no di$$imiglianti di$egnationi delle distanze. Cioè la $omma de i Tetracordi è pareggiata: perche in ogni genere è compre$a la c\=o
$onanza diate$$aron nel Tetracordo, ma differentemente $i $ale in cia$cuna alla diate$$a
ron, come $i è detto di $opra. conclude adunque dicendo. La natura adunque ba diui$o nella voce le di$tanze de i tuoni, & de i $emituoni, & de i Tetracor
di, & ba $inito le terminationi di quelli con mi$ure, con la quantità de gli $pacij, & con modi certi
distātiba ordinatole qualità, le quali v$ando ancbe gli arte$ici de gli instrumenti $econdo le co$e
constituite dalla natura, appareccbiano le loro per$ettioni a'conuenienti con$erti di armonia. L'arte o$$eruando la natura ha ritrouato le con$onanze: & gli arte$ici $ec\=odo quella
f $uoni, che Phtongi da Greci $i cbiamano, $ono diciotto. de i quali otto $tanno $empre fermi
i tutti i tre generi: ma gli altri dieci quando communemente $i cantano $ono in$tabili, & vagan-
ti. $tanti, & fermi $ono quelli, che po$ti trai mobili contengono la congiuntione del Tetracordo,
& per le differenze dei generi $tannone i loro termini permanenti, & $i chiamano in que$to mo-
do A$$onto, primo dei primi, primo de i mezi, mezano, vltimo de i congiunti. preβo al mezano,
vltimo de i di$giunti, vltimo de gli eccellenti. Mobili $ono quelli, che nel tetracordo tra gli $ta
bili $ono ne i generi di$posti, & nei luogbi fanno mutatione, & $i chiamano in que$to modo, vi-
cino alprimo de'primi, indice dei primi, vicino al primo dei mezi, indice de i mezi, terzo de i
congiunti, pre$$o all'vltimo de i congiunti, terzo de i di$giunti, pre$$o all'vltimo de i di$giunti, ter-
zo delle eccellenti, pre$$o all'vltimo delle eccellenti. A me pare che Vitr. poteua meglio ordinare que$to $uo di$cor$o, perche adduce mol
te co$e, prima che hanno bi$ogno dell'intendimento di altro, che egli pone dapoi: però
noi procederemo ordinatamente. Certo è che ogni ordinanza o $cala, o Si$tema, che $i
dica, in mu$ica, è compo$ta di $uoni. $uono è cadimento, o qualita indiui$ibile della vo-
ce, la cui quantità o grandezza è certa, & determinata, & principio della melodia, & in
quello come nel proprio elemento ogni concento $i ri$olue. Dei $uoni altri $ono e$tre-
mi, altri di mezo nelle ordinanze. De gli e$tremi altri $ono graui$$imi, $otto i quali non $i
va piu ba$$o; altri a cuti$$imi, $opra i quali più alto non $i $ale nelle perfette ordinanze.
Mai $uoni mobili $ogliono riceuere altre virtù, perche banno gli $patij, & le di$tanze
cre$centi. La pro$$ima alla prima adunque, detta parbypate, che nello armonico è distante dal-
la prima vna die$i, nel cbromatico è distante per vn $emituono, & nel diatonico dalla prima
pertre $emituoni, & con le dieci voci, per li traportamcnti loro nei generi fanno vna varietà
dicanto ditre maniere. Lo e$$empio èch aro, & la figura di$opra lo fa piu chiaro. Seguita adunque. Cinque $onoitetracordi, il primo graui$$imo detto Hypaton da Greci. il $econdo mezano,
che $i chiama mo$on. I terzo congiunto, chiamato $ynemmenon. Il quarto di$giunto nominato
diezeugmenon, il quinto, che è acuti$$imo $i dice byperboleon. Congiuntione è quando $i truoua vn $uono commune a due Tetracordi, continuati,
& $imili $econdo la figura. Di$giuntione, è quando tra due continuati Tetracordi, & $i-
mili in figura, è trapo$to vn tuono. non niego però, che egli non $i po$$a truouate alcu
ne ordinanze communi, che aleuna fiata $econdo la congiuntione, alcuna fiata $econ-
do la di$giuntione non $i facciano. Tutte le congiuntioni nella immutabile ordi-
nanza $ono due, la graue, & l'acuta. La graue, è del Tetracordo delle prime, &
delle mezane; l'acuta è del Tetracordo delle di$giunte, & delle eccellenti. Nella
graue l'hypate prima delle mezane, è il renore, o $uono commune della congiuntio-
ne come quì. Ma nella acuta è la nete delle di$giunte, la quale in quel ca$o muta il nome, & per
que$to $ono oltrai quindici, quelli tre $uoni, che fanno diciotto, che $ono trite, paranete,
& nete $inezeugmenon. Le con$onanze, che l'buomo può naturalmente cantare, & che in Greco $i cbiamano $im$o-
nie $ono $ei. Diate$$aron, diapente, diapa$on, diapa$on con diateβaron, diapa$on con diapente,
di$diape$on. Con$onanza, è temperato me$colamento di $uoniacuti, & graui, che dolcemente vie
ne alle orecchie, nata da proportione o moltiplice, o $opraparticolare. La con$onanza
a due modis intende, ouero in ri$petto di quei $uoni, che dilettano $olamente, e nõ per-
uengono alla perfettione delle con$onanze come i gia detti, che $i chiamano Emmeli
in Greco, cioè atti alla melodia, i contrari deiquali $ono detti Ecmeli, cioè fuori di me-
lodia, che nõ $i portano dolcemente alle orecchie; Ouero ri$petto alla con$onanza mag-
giore, che contiene tutte le altre. Le vere con$onanzo, o $ono $implici, ouero compo$te.
le $implici $onotre, la diate$$aron po$ta in proportione $e$quiterza. la diapente po$ta in
proportione $e$quialtera, la diapa$on po$ta in proportione doppia. non è però nece$$a-
rio, che datutte le $emplici proportioni venghino le $emplici cõ$onanze, imperoche dal
le $oparapartienti non vengono con$ouanze. Le cõpo$te $ono diapa$on cõ diapente, dia-
pa$on cõ diate$$aron, di$diapa$on. Hora c$poneremo cia$cuna d'e$$e. la diate$$arõ da noi
Et però dal numero banno pre$o i nomi di quelle: percioche quando la voce $i ferma in ini
terminatione di $uoni, piegandoli da quella $i muta, & peruiene alla quarta $uaterminatione.
La con$onanzaè chiamata diate$$aron. & terminando nella quinta Diapente, nella ottaua dia-
pa$on, nelle otto & meza diapa$on, & diate$$aron. nelle noue & meza diapa$on, & diapente,
nella quinta decima, di$diapa$on, perche egli non $i può fare con$onanze quando tra due spa-
cij, onella terza, onella $esta, onella $ettima, il $uono delle corde, ouero il canto della voce
$arà formato. Ma come di $oprahauemo $critto, la diateβaron, & la diapente banno i loro
termini conuenienti, dalla natura della voce conforme nell'ordine alla di$diapa$on, & i concenti
na$ceno dalla congiuntione dei $uoni pbthongi da Greci nominati. L'ordine della di$diapa$on, che è la quintadecima, & è la perfetta con$onanza, come
quella, che abbraccia ne gli $uoi $pacij, & contiene $otto di $e tutte le altre, fa che i termi
ni della diate$$aron, & della diapente $iano po$ti, la doue $ono: & finalmente tutti i gra-
di $i riferi$cono a quella intentione di peruenire alla quintadecima. Et qui$ia fine del
trattamento Mu$icale, quanto puo ba$tare all'intendimento di Vitr. nè in altro vole-
mo riprendere Ari$toxeno, che for$e ha hauuto altre intentioni, che non $ono co$i com-
pre$e, & per que$to pareno ad alcuni imperfette. E_T co$i da $imiglianti, inue$tigationi con Mathematici di$cor$i $i fanno i va$i di ra-_
_me $econdo la grandezza del Theatro, & quelli $i fanno in modo, che quando $o-_
_no toccati po$$ono fra $e rendere la diate$$aron, & la diapente in ordine alla di$-_
_diapa$on. Dapoi trale $edi del Theatro con ragione di Mu$ica $i deuono collocare_
_nelle celle a questo fine apparecchiate, ma di modo, che non tocchino alcun parete,_
_& habbiano d'intorno il luogo vuoto, & dalla $ommità del capo loro bahhiano $pacio, & $iano_
_riuolti in giu, & babbiano da quella parte, che riguardai Teatri, i cunei $ottopo$ti. $iano di_
_ferro quelli cunei, ne meno alti di mezo piede. & all'incontro di quelle celle la$ciate $iano le_
_apriture ai letti dei gradi inferiori lunghe due piedi, alte mezo._ Poi che $apemo in che
proportione con$i$ta ogni con$onanza, volendo noi preparare quei va$i dirame, che
v$auano gli antichi di di$porrenei Theatri, accioche la voce piu chiaramente, &
Ma in che luogo egli $i babbia a di$egnar le celle, co$i è nece$$ario di dicbiarire. Se il Thea-
tra non $arà molto ampio, & grande, $ia d $egnatal'altezza dimezo pertrauer$o, & in quel-
la $iano a volti fatte tredici celle, di$tanti per li dodici $pacij eguali, in modo, che quei $uoni,
che $ono $tati de$critti di $opra, $onando all'vlti ma delle eccellenti detta nete byperboleon, $ia-
no po$ti prima nelle celle, che $ono nelle estre me cora dall'vna & l'altra parte. Cioè parti$ca$i la parte dimezo dell'altezza a torno il Theatro in dodici $pacij egua-
li con tredici celle, & quelle celle, che $aranno $opra le corna della cinta vna per te$ta,
che Vitr. chiama prime, haueranno i va$i proportionati al piu alto $uono,e piu acuta vo
ce, che $ia, detta nete hyperboleon, & tra loro $aranno vni$oni, & di grandezza minorea
tutti gli altri. la cella di mezo contenirà quel va$o, che tenira il luogo, & il $uono della
mezana i $econdi va$i pre$$o a quelli, che $ono $u gli e$tremi, $uoneranno, la diate$$aron
alla vltima delle di$giunte, & $aranno tra $e vni$oni, & però dice Vitr. $econdi da gli e$tremi $uonino la diate$$aron all'ultima delle di$giunte. I terzi va$i di qua,
& dila $uonino la diate$$aron alla vicina alla mezana. Ecco che Vitr. va di Tetracordo in Tetracordo pigliando $olamente gli e$tremi ter-
mini, cioè quelli, che fanno la con$onanza, & la$ciando i $uoni di mezo $uonano all'vlti-
ma delle congiunte. que$ta è per vn tuono di$tante alla di $opra, detta parame$e, o vici-
na alla mezana, per rinchiudere lottocordo con l'vltima delle eccellenti, & è da $apere,
che i va$i, che $i danno ai $uoni piu ba$$i, $iano maggiori di corpo, & che vadino con
proportione $cemando. quarti $uonino la diate$$aron alla vltima delle congiunte. I quinti $uonino la diate$$aron al-
La mezzana. $e$ti $uonino la quarta alla prima delle mezane, & nel mizoè vn va$o $olo, che
$uonala diate$$aron alla prima delle prime. Et co$i con questo di$cor$o partendo$i la voce dalla
$cena, come da vno centro raggirando$i atorno, & toccondo le concautà di cia$cuno di quelli
Quelli va$i adunque non $olo faceuano la voce piu chiara, ma rendeuano anche cõ-
$onanza, & melodia. ma bi$ogna bene con$iderare come erano tocche accioche $uona$-
$ero. io non $o come la voce de recitanti pote$$e fare quello effetto: & $e pure ella lo fa-
ce$$e, come quei va$i ri$ponde$$ero, $e for$e finche la voce fu$$e in con$onanza con quei
va$i, come $uole vna corda di vno liuto mouer$i quando vn'altra corda d'vn'altro liuto
è tocca, & è della mede$ima con$onanza. Nei Theatri minori $i poneua vn'ordine di
que$ti va$i, nel mezo dell'altezza del Theatro di$po$ti d'intorno la cinta dei gradinel-
le lor celle, & accordati $econdo quel genere, che fu$$e piacciuto a chi gli ordinaua. ma
io credo, che fu$$ero $econdo il genere Armonico, perche Vitr. lo dice. Ma $e la grandezza del Theatro $arà piu ampia, allbora $i partirà l'altezza in quattro parti,
perche $i facciano tre $pacij, per le celle trauer$e. di que$te parti vna $i darà al genere Armo
nico, l'altra al chromatico, la terza al diatonico; & dal ba$$o la prima regione $i darà all'ordi-
nanza dell'Armonia, $i come hauemo detto di $opr a nel Theatro minore. Manella prima par-
te dell'ordine di mezo $i hanno a porre nelle estreme corna quelli va$i, che ri$pondino alle eccel-
lenti del genere chromatico nei $econdi da questila diateβaron alla chromatica delle di$giunte,
ne i terzi la diapente alla chromatica delle congiunte: nei quarti la diate$$aron alla chromatica
delle mezane; nei quinti la diate$$aron alla chromatica delle prime: nei $esti alla vicina alla me-
zana. perche questi $uoni hanno corri$pondenza di con$onanza, & della diapente con la chroma-
tica delle eccellenti, & delia diote$$aron con la chromatica delle congiunte. manel m zo non $i
deue ponere alcun va$o, perche nel genere chromatico niun'altra qualità di $uoni puo hauere con-
$onanza di $infonia. Egli $i deue auuertire, che quando Vitr. dice, che nella prima parte dell'ordine di me
zo $i hanno a porre nelle e$treme corna quelli va$i, che ri$pondino alle eccellenti del ge-
nere chromatico, non piglia la nete hyperboleon, ma vna di quelle hyperbolee, cioè la
Trite hyperboleon: & co$i di $otto nel genere diatonico egli piglia la nete hyperboleon
perprima $u la e$treme corna. Altrimenti $e egli piglia$$e in tutti tre igeneri per prime
la nete hyperboleon, non ci $arebbe differenza travn genere, & l'altro, perche tutti iter
m ni dei Tetracordi $arebbono gli i$te $$i, perche quelli $uoni $ono $tabili, come termir.i
delle con$onanze. da que$ti principij $i hanno gli altri $uoni, come dimo$tra la figura. Ma nella diui$ione di $opra, & regione delle celle, $ibanno a porre i va$i nelle prime corna,
$uonanti alla diatonica delle eccellenti, nei $econdi la diate$$aron alla diatonica de le di$giunte;
nei ter zi la diapente alla diatonica delle congiunte, nei quarti la diateβaron alla diat nica delle
mezane, nei quinti la diate$$aron alla diatonica delle prime, nei $e$ti la diate$$aron, alla prosla-
muanomenon. nel mezo allamezana, perche quellari$ponde la diapa$on alla proslamuanomenon,
& la diapente alla diatonica del e prime. Qhello che Vitr. ha detto $in qui, ci $arà mani$e$to per la figura qui $otto. dice egli. Ma chi vorrà ridurre facilmente a perfettione que$te di$egnationi, auuerti$ca alla figura di$e-
gnata nel fine dellibro, con ragione di Mu$ica, la quale Aristoxeno con gran vigore, & indu$tria
partendoi canti per generi la$ciò formata, & da quella di$egnatione ($e alcuno vi porrà mente)
potrà ordinare con questi di$cor$i, & ridurre a per$ettionei Theatri, & alla natura delle uoci,
& al diletto de gli a$colatanti. Perche noi non hauemo ne e$$empio, ne altra memoria altroue, è nece$$ario che cre-
diamo a Vitr. però di que$to non ne diremo piu oltre, perche (come dice Leon Bati$ta)
que$ta co$a è facile da dire, ma quanto facilmente ella $i po$$a e$$eguire con l'opra, lo
$anno gli e$perti. $i vede, che i Romani non v$auano que$ti va$i. Potrebbe for$e dire alcuno, che per molti anni stati $ono molti Theatri a Roma, ne però
in alcuno di quelli, $i ba bauuto aliuna con$ideratione di queste co$e. Machi dubita, erra in
que$to, imperoche tutti ipublici Theatri, che $ono fatti di legno, banno moltitau lati, i qua-
MA la conformatione del Theatro $i deue fare in que$to modo. che prima $i veda
quanto grande eβer deue la circonferenza della pianta, & po$to nel mezo il cen-
tro $ia tirato vn circolo, nel quale $i fanno quattro triangoli eguali, & di $pacij,
& di lati, che tocchino la e$trema linea della circonferenza, & $ono questi a $imi-
glianza di quelli, che gli Astrologi nella de$crittione de i dodici $egni cele$ti da vna conuenienza
mu$icale, che banno le stelle tra $e $ogliono di$correndo cauare, Di questi triangoli, quello
il cui lato $arà pro$$imo alla $cena da quella parte, che egli taglia la curuatura del cer-
cbio, iui $ia fatta la fronte della $cena, & da quel luogo per lo centro $ia tirata vna
linea egualmente di$tante, la quale $epari il pulpito del pro$cenio, & ol $pacio dell'orche-
$tra. & con que$ta ragione il pulpito $arà piu largo, che quello de Greci. perche tutti gli
artefici pre$tano l'opera loro nella $cena. Ma nella orche$tra $ono di$egnati luoghi alle $edi de
i $enatori. La $cena è la fronte del Theatro, alla quale $ia tirato vna linea egualmente di$tante,
che pa$$i lo centro, la qual $epari il pulpito (cioè, il luogo piu alto, che è auanti la $ce-
na, $opra la quale $i recitauano le fauole) dalla parte dell'orche$tra. Orche$tra era
luogo nel mezo del Theatro nel piano, doue $tauanoi $eggi de i $enatori, appre$$o Ro-
mani. Altrimenti la Orche$tra era del choro, & dei mu$ici: La $cena de gli attori.
Quando adunque in vno circolo hauerai formato quattro triangoli di lati eguali, che
tocchino con le punte loro la circonferenza, pr\~ederai vno di quelli lati per la $ronte del
la $cena, & poi a quello tirerai vna linea egualmente di$tante, che pa$$i per lo centro,
che $ia come vn diametro, equidi$tante alla fronte della $cena, che $epari il pulpito
del pro$cenio dall'Orche$tra. I Theatri dei Greci$onoldifferenti dai Theatri dei La-
tiai, perchei Greci nel mezo del piano induceuanoi $altatori, & i chori, & haueuano
minor pulpito, & quel piano delli $altatori, $i chiamaua orche$tra. Ma Romani, perche
nel pulpito rappre$entaua ogni co$a, però era nece$$ario, che'l pulpito loro fu$$e mag-
giore, accio che con quello veni$$ero piu auanti, & meglio s'accommoda$$eroi recitan-
ti, & i mu$ici. L'altezza del pulpito non $ia piu di cinque piedi, accioche quelli, che $ederanno nell'orche-
$tra po$$ino vedere i ge$ti di tuiti i recitanti. Siano partiti i cunei de gli $pettacoli nel Theatro
in modo, che gli angoli dei triangoli, che vanno a torno la circonferenza del cerchio de$critto
drizzino le a$ce$e, & le $cale tra i cunei fino alla prima cinta. Data l'altezza del pulpito di piedi cinque, Vitr. c'in$egna doue, & in che modo, doue-
Ma di $opra con alternati $entieri $iano drizzati i cunei di mezo. Et quelli cunei, che $o-
no da ba$$o, & drizzauo le $alite $aranno $ette; ma gli altri cinque di$egneranno la compo$i-
tione della $cena; tra quali, quello, che $arà nel mezo all'incontro deue hauere le porte mae-
$tre. i due, che $aranno alla destra, & alla $ini$tra di$egneranno le compo$itioni delle fo-
restarie, che bo$pitali chiamano. gli ultimi due riguarderanno le uie nel voltar delle can-
tonate. Le porte regie nel mezo della $cena, gli ho$pitali dalle bande, & doue $i voltaua per
v$cir $uori, ri$pondeua al re$tante dei dodici cunei, cioè a cinque. Dalla $cena alle cor-
na del Theatro erano portichi, non continui in modo, che tocca$$ero le corna, (benche
que$to $i comprenda in alcune piante) ma erano que$ti portichi come ale della $cena.
ma che rmporta $e Vitr. intende$$e per quel nome di ver$ura, quello, che veramente $i de-
ue intendere, quando finito vn lato, $i volta all'altro $opra vna cantonata? come anche
nel terzo libro $i vede, che egli ha v$ato quel nome in que$ta $ignificatione? & anche
nel fine del $eguente capo piu chiaramente lo dimo$tra. Dice poi. I gradi de gli $pettacoli doue s'hanno a porre i $eggi non $iano meno alti d'un palmo, & d'un
piede, ne piu d'unpiede, & $ei dita, male largbezze loro non piu di due piedi, & mezo, ne
meno di due piedi. I gradi de gli $pettacoli, cioè l'opera di pietra, doue $i $taua $edendo a vedere d'intor
no il Theatro non $iano meno alti di cinque palmi, cloè venti dita, ne piu d'un piede, &
$ei dita. Erano anche nell'Orche$tra preparatii luoghi da $edere per li grand'huomi-
ni, & Senatori, compo$ti in luoghi piu alti. iui $i portauano le $edi honorate, a tempo; &
però $i legge, che per le parole di Na$ica mo$$a la prudenza de $enatori, vietò che i $ub-
$ellij, che $i portauano a tempo nel Theatro, & s erano anche cominciatia porre in v$o
dalla città, portati fu$$ero, & po$ti nei luoghi loro. Ecco che pare, che i $ub$ellij, o $eggi
doue $tauano i nobili, erano portati, & po$ti, & $i leuauano, & illuogo loro era $opra al-
cunigradi leuati dal piano dell'Orche$tra. Per cinquecento, & cinquanta otto anniil
$enato me$colato colpopolo era pre$ente a gli $pettacoli; ma que$ta v$anza Attilio Sera
no, & L. Scribonio edili, $eguitando la $entenza del maggior' Affricano leuarono, $epa-
rando iluoghi del Senato dai luoghi del popolo: per il che l'animo del vulgo $i riuol$e
da Scipione, & il $uo fauore fu grandemente conqua$$ato. $eguita la pianta, il Perfilo, &
lo impiè del Theatro. _I_Ltetto di quel portico del Theatro, che sta $opral'vltimo ordine dei gradi $uperiori $i
fa ad egual liuello dell' altezza della $cena: & la ragione è, percbela voce cre$cendo
egualments peruenirà, & al $ommo ordine de igradi, & al tetto; perche $e'l porti-
conon $arà eguale all'altezza, della $cena, quanto meno egli $arà alto, la voce $a-
rà portatainanzi a quella altezza, alla quale prima peruenirà. Io ho detto, che que$to portico era $oprai gradi, & come vn corridore aperto ver$o
il piano del Teatro, ma $errato di dietro faceua ri$uonare la voce mirabilmente. Leon
Batti$ta lo chiama circonuallatione, & dice, che era fatto per re$trignere, & vnire la vo-
ce, & che $opra, come per cielo del Theatro, & perla voce, & per l'ombra $i tiraua vna
vela ornata di $telle. Que$to portico era fatto molto mae$treuolmente, perche haueua
$otto altri colonnati, & altri portichi per$o$tenimento di quelli di $opra, ma aperti nel-
la parte e$teriore; & que$to $i faceua nei Theatri di molta grandezza: & $i faceuano dop
pij, perche al tempo delle pioggie, le genti $i pote$$ero meglio riparare. I colonnati lo-
ro erano di opra $oda, & ferma, & iloro lineamenti erano cauati dalla ragione de gli
archi, de i qualiil $opradetto ne ragiona copio$amente. La Orche$tra tra i gradi in$eriori quanto grande bauerà il $uo diametro, prendi$i la $e$ta par-
te di quello, & nelle corna, & d'intornoa gli aditi a liuello di quella mi$ura $iano tagliatti $eggi
inferiori; & la doue $arà fatto il taglio, iui $iano po$tii $opracigli delle vie, perche a questo mo-
dole loro conformationi baueranno basteuole altezza. Il primo ordine dei gradi non era $ubito alzato da terra, percioche $arebbe $tato
troppo ba$$o, e$$endo i gradi ba$$i, & e$$endo i $edilinell'orche$tra piu alti: però vuole
Vitruuio, che $i pigli la $e$ta parte del diametro dell'orche$tra, & che quella $ia l'altez-
za di quel muretto, che circonda l'otche$tra, & $econdo quell'altezza dinanzi $i deo-
no tagliare i primi gradi da ba$$o nelle corna, & d'intorno gliaditi, & doue $aranno
quellitagli $iano po$tii $opracigli delle vie. & per $opracigli intende $opra limitari, $e-
condo, che egli ha inte$o nel quarto libro trattando dei compartimenti delle porte.
Erano alcune apriture, che andauano alle $alite, & alle $cale drizzate $econdo i cunei,
che pone Vitr. di $opra. La lunghezza della $cena $ia doppia al diametro dell' orche$tra. L'altezza del poggio dal li-
uello del pulpito conla $ua cornice, & gola $ia per la duodecima parte del diametro dell'orche$tra.
$oprail poggio $iano le colonne, coni capitelli, & ba$amenti la quarta parte dello i$te$$o diamet-
tro. Gli architraui, & adornamenti di quelle colonne per la quinta parte. il parapetto di $opracon
la onda, & conla cornice $ia pur la metà del parapetto, o poggio di $otto, & $opra quel parapet-
to $iano le colonne alte per un quarto meno, che le colome di $otao. Gliarchitraui, & gli orna-
menti di quelle colonne, per la quinta. Ma $e gli $arà anche il terzo componimento $oprala $ce-
na $iail parapetto di $opra, per la metà del parapet to dimezo, & le colonne di $opra $iano me-
no aliela quarta parte delle colonne di mezo. gli architraui, & le cornici di quelle colonne hab-
biano $imilmente la quinta parte dell'altezza. Dice Leõ Batti$ta, chele fondamenta di quelli pareti, che a$cendono a gli vltimi gra-
di, e piu lontani dal centro, cioè dall'vltima, & piu larga cinta $i deuono gettare tanto
lontani dal centro, quanto èil $emidiametro del piano di mezo con vn terzo di piu, ma
i primi gradi, cioè quelli, che $ono di dentro, & piu ba$$i, cio è doue $i comincia la gra-
duatione, non deono $ubito cominciare dal piano, ma nei gran Teatri $i deue leuare vn
muro dal piano, o parete alto per la nona parte del $emidiametro del piano di mezo;
ma nei Theatri minori, non $i leuerà quel parete piu di $ette piedi; $opra quelli muri $i
Ne in ogni Theatro atuttele ragioni, & effetti poβono corri$pondere le mi$ure, & i comparti-
menti. Ma enece$$ario che lo architetto auuerti$ca con che proportioni bi$onga $eguirei compar
timenti, & con che ragione egli debbia alla natura o alla grandezza del luogo reggere l'opera, &
$eruirle. Imperoche ci $ono delle co$e, & nel picciolo, & nel gran Theatro, che di nece$$ità deono
tenere, laiste$$a grandezza, perche co$i lu$orichiede, come $onoi gradi, le cinte, iparapetti, le
vie, le $alite, i pulpitii tribunali, & $e altre co$e tra mezo correno, delle quali la nece$sità ci
sforza partir$i dalla $immetria, acciochel'v$o non $iaimpedito. Similmente $e egli ci mancherà
la copia come del marmo, dellegname, & delle altre co$e, che $i apparecchiano per la fabrica, non
$arà fuori di propo$ito di leuare, o di aggiugnere alquanto, pure che que$to troppo $cioccamente
non $I faccia, ma con giudicio, & $entimento, & que$to auuerrà $elo Architetto $arà pratico, &
olna di que$to $e egli non $arà $enza pre$tezza, & $olertia d'ingegno. Et però chi vede le membra delle opere antiche, & truoua co$a, che paia fuori de gli
ammae$tramenti di Vitr.(come s'è detto altroue) non deue di primo tratto bia$imare
o Vitr. o le opere, perche non puo $apere quello, che portaua la nece$$ità, & quanto in
tutto'l corpo quel m\~ebro teneua la $ua ragione. Vit. $ene auuidde di que$ta $orte d'huo-
mini, & in ogni luogo dapoi, che egli ciha dato le $immetrie, & le proportioni delle co-
$e, egli ci fa auuertiti come douemo v$are quella moderatione, che richiedeil pre$ente
bi$ogno. Noi hauemo interpretato cinte, quella parola, che egli hav$ato dal Greco, dia
zonata, & altroue ha detto præcinctiones. Et co$i bi$ogna auuertire, che bene $pe$$o Vit.
v$a piu vocaboli d'una i$te$$a co$a, come di$opra ha detto onda, quello. che altroue ha
chiamato cymatium. Tribunale egli chiama tutte quelle parti, alle quali s'a$cen de per
gradi, & nel quarto libro noine hauemo detto a ba$tanza. Le co$e adunque nominate
da Vit deuono in ogni Theatro hauere icompartimenti mede$imi, perche $ono parti,
nece$$arie, & accommodate all'v$o. Male $cene babbiano le loro ragioni e$plicate in modo, che le porte di mezo babbiano gli orna-
menti d'vna $ala regale, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra $iano gli bo$pitali; malongo quelli $pa-
cij, che $i fanno per ornamento, i quali dai Greci $ono detti periachi, perche in que' luogbi $i gi-
rauano le machine, che bannoi triangoli, che $i riuolgono. In cia$cuno tre $ono le $pecie de gli or-
nati, & apparati, que$te macbine $i banno a voltare, & a mutare l'a$petto de gliornamenti loro
nelle fronti, ouero quando $i deono mutarele fauole, ouero quando venir deuono i Dei con tuoni re
pentini. Lungo quelli luogbi $ono le cantonate, & volte, che $i porgeno auanti, le quali fanno l'en-
trate & gli aditi nelln $cena, l vna dal foro, l'altra da qualche alrra parte, donde $i vegna. La porta di mezo, che ri$ponde al cuneo di mezo dei cinque, che $i danno alla $cena, era
detta Regia da gli ornamenti $uoi. Eranui altre porte vna dalla de$tra, & l'altra dalla
$ini$tra di modo, che la fronte della $cena haueua tre gran nicchi, come $i vede nella piã
ta, in quelli erano drizzate le machine triangolari, che $i voltauano $opra perni, & in
cia$cuna facciata era dipinto l'ornamento $econdo la fauola, che $i deuena rappre$en-
tare. perche in vn a facciata era la pro$pettiua d'vna $cena Comica, nell'altra la Tragi-
ca, nell'altra la Satirica, & $econdo la occa$ione voltauano quelle fronti. Da que$te ma
chine parlauanoi Dei dal di $opra, s'udiuano i tuoni nella lor venuta, fatti con vtri di
corami gon$i, o di pelli tirate, come nei Tamburri, che v$amo, & con $a$$i dentro, che $a
ceuano vn ribombo grandi$$imo. & per que$to modo $eruauano il decoro, non la$cian
do chei Dei $i vede$$ero in $cena. Co$i appre$$o di So$ocle nello Aiace flagellifero Palla
de parla con Vli$$e, & non $i vede, & egli dice, che la voce di quella Dea non veduta, a$$i-
migli a al $uono d'vna tromba da guerra, che commoue tutto l'huomo, quando ella $i
$ente $uonare all'arme. Que$te machine adunque $i riuolgeuano $econdoil bi$ogno, &
dauano luogo all'entrate, rappre$entando le vie l'vna, che veni$$e dalla piazza, & l'altræ
d'altronde, & la $igura ci dimo$tra il tutto. _T_Re$ono le $orti delle Scene, vna è detta Scena Tragica, l'altra Comica, ba terza satirica.
Gli ornamenti di queste $onotra $e diuer$i, & con di$eguale compartimento $i $anno.
imperoche le $cene Tragiche $i formano con colonne, Fronti$picij, figure, & altri or-
menti regali. le Comiche banno forma di priuati edificij, di pergolati, o corritori, e pro-
$pettiue di $inestre di$poste ad imitatione dei communi dei$icij, male Scene Satiricbe $ono ornate
di alberi, & di $peloncbe, & di monti, & d'altre co$e ru$ticali, & agre$ti in forma di giar-
dini. I Tragici recitauanoi ca$i de' Tiranni, & de'Re. aque$ti conueniuano ornamenti re
gali, palagi, loggie, colonnati: però la facciata del triangolo, ch'cra per la Tragedia ha-
ueua que$ti edificij, che haueuano del grande, ornati, & dipinti. I comici rappre$enta-
uano co$e quottidiane, & attioni di gente ba$$a, però la $cena loro dimo$traua forme di
priuati edifiij. i Satirici portauano co$e $ilue$tri, & bo$carecci cõuenienti a pa$tori a nin
fe, & $imili co$e, però la $cena era di verdure, d'acque, di pae$i di lontani colorita, & era
mirabile inuentione quella delle dette machine triãgolari, & ver$atili, perche dietro vna
fauola Tragica era prõto l'apparato d'vna comedia; & dietro la comedia $i poteua $en-
za porui t\~epo dimezo fare la rappre$entatione d'alcuna Egloga, o d'altro, $olam\~ete col
dare vna volta a quelle machine, che greci dallo effetto chiamano periachi, perche $i ri-
uolgono, & qui è nece$$aria la intelligenza, & la pratica della pro$pettiua, perche tutte
quelle co$e ricercano il punto della vi$ta no$tra regolatore di quanto $i vede in quelle
facciate. dalche ne na$cono gli $porti, i ra$tremamenti, i battimenti de i lumi, & delle om
bre, l'entrate, l'u$cite delle parti dei membri, il vicino, il lontano, & lo incrocciamento
Ma ne i Theatri dei Greci non $i deonon fare tutte le co$e con le iste$$e ragioni, perche nella cir-
con$erenza del piano inferiore, $i come nel Theatro latino gli angoli di quattro Triangoli toccaua-
noil giro, & circuito d'intorno, co$i nel Greco gli angoli ditre quadrati deono toccare la detta
circonferenza, & il lato di quel quadrato, che è pro$simo alla Scena, & che taglia la curuatura
della circonferenza in quella parte di$egnail termine del pro$cenio, & a'indi allo e$tremo giro del-
la curuatura $e le tira vna linea egualmente distante, nella quale $i di$egnala fronte della $cena.
& per lo centro dell'orche$tra a canto il pro$cenio, $i de$criue vna linea equi distante, & da quel-
la parte doue ella taglia le linee della circonferenza dalla destra, & dalla $ini$tra nelle corna del
$emicircolo, $i banno a ponere i centri: & po$ta la $e$ta nella de$tra dallo spacio $ini$tro $i tira
un giro alla destra parte del pro$cenio, & co$i po$to il centro nel $inistro corno dallo $pacio de$tro
$i gira alla $ini$tra parte del pro$cenio, & co$i per tre centri con que$la de$crittione i greci han-
nol'orche$tra maggiore, & la $cena piu adentro, & il pulpito, che chiamano logion, men lar-
go; perche appre$$o de Greci la $cena era data a i reci atori di Tragedie, & di Comedie. ma
gli altri artefici faceuano i loro u$$icij per l'orche$tra. & di qui na$ce, che $eparatamente da Gre-
ci noneinati $onoi $cenici, & i Thimelici. Era appre$$o de Greci l'orche$tra maggiore. & per que$to nella di$egnatione dei lo-
ro Theatri faceuano tre quadrati in vn circolo, $i comei Latini faceuano quattro trian-
goli, e tutto, che tanto gli angoli dei triangoli, quanto gli angoli dei quadrati parti$$e-
roin dodici parti eguali la circonferenza, era però maggiote $patio nelmezo la doue
erano tre quadrati, che la doue erano quattro triangoli, perche ilati dei quadrati $ono
piu vicini alla circonferenza. e $i come nel Theatro dei Latini, vn lato d'vn triangolo fa
ceua la fronte della $cena, co$i faceua vnlato del quadrato nel Theatro de Greci, & ter-
minaua il pro$cenio: ma la fronte della $cena era $opra vna linea tirata fuori della circó.
ferenza del circolo, che toccaua pure la circonferenza, & era egualm\~ete di$tante a quel
lato del quadrato, che terminauail pro$cenio, di modo che la $cena dei Greci era piu ri
mota, che la $cena de i Latini. Oltra di que$to egli $I tiraua anche vna linea, che pa$$aua
per lo centro, & era come diametro egualmente di$tante al detto lato, & alla fronte del
la $cena. $opra gli e$tremi di que$ta linea la doue tocca la circonferenza, $i fa ceua cen-
tro, & po$to prima l'vn piede della $e$ta in vno, l'altro $i allargaua al centro, & volgendo-
$I intorno ci dauai termini della maggior circonferenza perche iui era il termine della
circon fer\~eza, & vltima precintione del Theatro, la doue toccaua la linea del pro$cenio.
come ènel punto B. & C. nella linea. C. B. & icentri$ono. D. E. La machina triangolare. O. doue è anche la porta regìa. La fronte della $cena F. G. # L'Orche$tra P. Il re$tante è facile, & gli ho$pitali, & altre $tanze come nel Theatro de Latini. vero è,
che nella pianta del Latino, nella $cena hauemo fatto tre porte, & in cia$cuna vno trian
golo ver$atile, per accompagnare di pro$pettiua la facciata di mezo, & hauemo con-
giunto a diuer$o modo la $cena del l heatro latino; come che que$to $i po$$a fare in piu
modi. ilche ci ha piaciuto come conuenienti$$ima forma, e$$endo $tati auue rtiti dalle
ruine d'vno antico Theatro, che $i troua in Viccnza tra gli horti, & le ca$e d'alcuni citra
dini, doue $i $corgeno tre gran nicchi della $cena, la doue noi hauemo po$to le tre por-
te, & il nicchio di mezo è bello, & grande. L'altezza di quel luogo non deue e$$er meno di dieci, ne piu di dodici piedi. I gradi delle $cale
trai cunei, & le $edi all'incontro de gli angoli de i qu@drati $iano drizzati alla prima cinta, &
da quella cinta tra me zo di quelli, $iano drizzate ancbe l'altre gradationi, & alla $omma quanti
$ar anno altretianto $iano ampliate L'altezza di quel luogo, cioè del logeo, & pulpito, non deue e$$er meno di dieci, & piu
di dodici piedi. Vitr. alza il pulpito dei Greci $ette piedi piu del pulpito dei latini, per-
che e$$endo il pulpito de Latini piu vicino all'orche$tra, non bi$ognaua, che egli fu$$e
piu alto, mai Greci, che haueuano la loro orche$tra piu rimota dalla $cena poteuano
alzar alquanto piu il pulpito loro, $enza impedimento della vi$ta, come $i vede che la di-
$tanza fa parere ba$$e le co$e alte, perche $i vede $e vno va appre$$o vna ca$a, non vede il
colmo, ma piu che egli s'allontana piu lo di$cuopre, come la ragione della pro$pettiua
ci fa manife$to. Alzato adunque il pulpito, Vitr. drizza le $cale ver$o i cunei, & vuole il
mede$imo, cioè, che le $cale, che vanno alla prima cinta non incontrino con quelle, che
vanno alla $econda, & vuole di piu che le $cale, & le $alite $iano raddoppiate quanto piu
cinte $aranno, come $i vede nella figura. Poi cbe que$te co$e con $omma cura, & $olertia $aranno e$plicate, bi$og@a allbora piu dili-
gentemente auuertire, cbe egli elegga vn luogo doue la voce dolcemente applicata $ia, & cbe
$cacciata, ritornando ad etro, non riporti all'oreccbie vna incerta $ignificatione delle
co$e. A Vitr. molto preme l'accommodar il luogo alla voce; però oltra le gia dette co$e,
egli tutta via ci da precetti di que$to, & ammae$tramenti belliffimi; & in vero non $en-
za grande ragione, perche il fine di tutta que$ta materia di $pettacoli, è che $i veda, &
che $i oda commodamente. Di$tingue adunquei luoghi quanto alla natura del $uono,
& dice. Sono alcuni luogbi, i quali naturalmente impedi$ceno il mouimento della voce, come $ono i di$$o-
nanti, i@circon$onanti, i ri$onanti, & i con$onanti, detti da Greci, catbicontes, perijcbontes, antij-
cbontes, $inicbontes. Di$$onanti $ono quelli, ne i quali, poicbe $i leua la prima uoce offe$a dai cor-
pi $odi di $opra, è $cucciata al ba$so, & opprime la $alita della $econda uoce. Come $e egli dice$$e, che il primo giro della voce intoppando$i in co$a dura, & $oda
fu$$e in giu rin calzato, & rompe$$e il $econdo giro, doue ne na$ce$$e la di$sonanza, che
per virtu della parola Greca $ignifica $uono al ba$so cacciato, rotto, & franto, perche
catichontes, èqua$i deor$um $onum mittentes, & io ho interpretato di$sonanti a quel
modo, che nel Latino $i dice de$picere, qua$i deor$um a$picere. Circon$onanti luogbi $ono quelli, nei quali la uoce ri$tretta gir ando intorno ri$oluendo$i nel me
zo, $uonando $enza gli e$tremi $uoi cadimenti, $i estingue La$ciando incerta la $ignificatione
delle parole. Qne$ti luoghi fanno rimbombo, perche in quelli ritorna lo i$te$so bombo o $uono, co
me d'mtorno, & dentro le campane $i perde il $uono, poi che re$ta la perco$sa. Ri$onanti $ono quei luogbi doue e$sendo la uece in $odo luogo perco$sa, ritornando a dietro
le imagini, cbe la e$primeno, fanno doppi all'udito i cadimenti. Ri$uona la voce percuotendo, & ritornando'a dietro qua$i di rinuerbero, & come i
raggi del Sole rifle$$i, co$i la voce riperco$$a ri$uona, cioè di nuouo $uona, & raddoppia
la $ua $imiglianza, & fa Echo. La cui e$pre$$ione per piacer no$tro facemmo, come qui
$otto, & ne i libri no$tri dell'anima in ver$i latini ne adducemmo la ragione, parlando
del mouimento della voce, & del $en$o dell'udita. Con$onanti $ono que'luogbi nei quali dal pianola voce aiutata con augumento cre$cendo entra
nelle oreccbie con cbiara determinatione delle parole. I luoghi con $onanti $ono affatto contrarij a i di$$on anti, perche in quelle la voce vie-
ne dal cantro alla circonferenza aiutata, & vnita, & cre$ce egual mente. in que$ti la voce
dalla circonferenza al centro è ribattuta, & rotta. Que$ta differenza de i luoghi è mol-
to bella, & ben dichiarita da Vitr. però dice. Et co$i $e nella elettione de i luogbi $i auuertirà con diligenza, $enza dubbio lo effetto della vo-
cene i Tbeatri $arà con prudenza all'vti ità moderato, & temperato. Ma la de$critione, & i
di$egni ra $e con que$te differenze $aranno notati, cbe qu lli di$egni, cbe $i fanno dei quadra-
ti $iano de Greci, & quelli de itriangoli equilateri babbia@o l'v$o dei latini, & co$i cbi vorrà
v$are queste pre$crittioni, condurrà beni$$imo i Theatri. Plino dice, che l'arena $par$a nell'Or-
cbe$tra diuora la voce. _D_Eon$i fare i portichi dietro la $cena a questo fine, acciocbe quando le pioggie re-
pentine $turberanno i giuocbi, il popolo babbia doue egli $i ricoueri dal Theatro, &
acciocbe que'luogbi, ne i quali $i danno gli in$trumenti per lo cboro, & lo appara-
to del cb ro babbia campo $pacio$o, come $ono i portichi Pompeiani, & in Atbe-
nei portichi Eumenici, & il Tempio del padre Bacco, & l'Odeo a quelli, che e$ceno dalla parte
$ini$tra del Theatro, il quale Pericle di$po$e in Atbene con colonne di pietra, & con gli alberi,
& con le antenne delle naui delle $poglie dei Per$iani ricoper$e, & lo i$teβo ancbe bru$ciato alla
guerra Mitbridatica il Re. Ariobarzane rifece, & come a Smirne lo Stratageo. Choragia $ignifica due co$e, & quelli, che danno lo in$trumento, & l'apparato per li
giuochi, & il luogo di doue $i caua lo in$trumento. Odeum era qua$i vno picciolo Thea
tro, doue s'udiuano le prone, & le concorrenze de i Mu$ici. Io $timo, che iui s'affetta$$e-
ro i Mu$ici, come nel Choragio $i a$$ettauano gli hi$trioni, che di quel luogo poi entra-
uano nella $cena. Stratageo chiamerei lo armamento. Fin qui Vitr. ha di$$egnato il
Theatro, & dimo$trato $econdo l'v$o de Greci, & de i Latini, che differenza $ia nelle lo-
ro de$ignationi. Hora parla di quelli portichi, che erano dietro la $cena, & dei luoghi
da pa$$eggiare, perche co$i era ordinato da i buoni Architetti, che a Tempij, & alle ca$e
dei grandi, & alle fabbriche publiche $i de$$ero i portichi: & que$to, come dice Vitr. &
per nece$$ità, & per diletto, & per ornamento $i faceua. Et a Tralli il portico, come d'vna $cena; $opra lo stadio dall una parte, & l'altra. Et co-
me nelle altre città, che banno bauuto gli Arcb tetti piu diligenti. D'iutorno a i T eatri $ono i
porticbi, & gli $patij da pa$$eggiare: cbe co$i pare, cbe $i babbiano a ponere. prima, cbe $iano
doppi. Cioè non in altezza, & di due ordini di colonne, ma doppi di $otto. & come porti-
chi dei Tempij, & le $eguenti parole lo dimo$trano. Et babbiano be colonne esteriori Doricbe, & gli Arcbitraui con gli ornamonti $e condo la ra-
gione della mi$ura Dorica fabbricate. Dapoi, cbe le largbezze loro $iano in modo, cbe quan-
to alte $aranno le colonne di fuori, tanto $iano gli fpatij da pa$$eggiare dalla parte di dentro
tra le e$treme colonue, & tra le mezane ai pareti, cbe rincbiudeno il portico d'intorno. ma le co-
lonne di mezo $iano per la quinta parte piu alte delle esteriori. La ragione è, perche deuono occupare quello $pacio, che occupa lo architraue $opra
le colonne e$teriori, & perche $opra quello di mezo non $i pone architraue, però deuo-
no e$$er piu alte. Et fatte $iano alla Ionica, cuero alla Corintbia. Le mi$ure delle colonne, & i con partimen-
ti non $aranno fatte con le i$te$$e ragioni@, come bo $critto dei Tempij. percbe conuengono baue-
re altra grauità nei Tempij dei Dei, & altra $ottilità nei porticbi, ouero nelle altre cpere, &
però $e le colonue $aranno di maniera Dorica, $iano partite le loro altezze coni capitelli in
parti quindici, & di quelle vna $iail modulo, alla cui ragione $i e$pedirà tutta l'opera, & da
piedi la gro$$ezza della colonna, $i faccia di due moduli: lo $patio tra le colonne di cinque, &
mezal'altezza delle colonne eccetto il capi@ello di quattordici moduli: l'altezza del capitello d'u-
no modulo: la largbezza di due, & d'un $esto: le altre mi$ure del restante dell'opera, $i faran-
no come s'è detto dei Tempij nel quarto libro, Ma s'egli $i faranno le colonne Ionicbe, il fusto
della colonna oltra la ba$a, & il capitello $ia diui$o in otto parti, & m@za, & di queste vna $ia
data alla gro$$ezza della colonna: la ba$a con l'orlo $ia fatta per la metà della groβezza. Il
capitello $i farà con la ragion detta nel terz @ libro. Se la colonna $arà di maniera Corintbia,
il fusto, & la ba$a $ia come la Ionica, ma il capitello $econdo, cbe è $critto nel quar o libro.
La aggiunta del piedestalo, cbe $i fa per gli $eabelli di$pari, $ia pre$a dal di$egno $opra
$critto nel terzo libro. Gli Arcbitraui, gocciolatoi, & tutto il re$to de membri, $econdo la ragio-
ne delle colonne $i piglieranno da gli $critti, dei volumi $uperiori. Ma gli $patij di mezo,
cbe $aranno alla $coperta tra i porticbi, $i deuono ornare di verdure, percbe il pa$$eggiare
alla $coperta ritiene gran $alubrità: & prima da gli occbi, percbe lo aere a$$otigliato dalle
verdure, entrando per cagione del mouimento del corpo, a$$ottiglia la $pecie del uedere, & co$i
leuando il gro$$o bumore da gli occbi la$cia la ui$ta $ottile, & la $pecie acuta. Oltra di que$to
$caldando $i il corpo per lo mouimento del caminare, a$ciugando lo aere gli bumori dalle membra
$cema la pienezza loro, & di$sipando gli a$$ottiglia, percbe ne $ono molto piu di quello, cbe
il corpo puo $ostenere. Et cbe que$to co$i $ia, egli $i puo auuertire, cbe e$$endo le fonti del-
l'acque al coperto, ouero e$$endo $@tterra la copia palustre, non $i leua da quelli alcuno bumore
nebulo$o ma $i bene ne i luogbi aperti, & liberi, quando il na$eeute $ole col $uo caldo vapore
ri$calda il mondo, eccita da i luogbi bumidi, & abondanti d'acqua gli bumori, & quelli in$ieme
raunati $ollieua. Se adunque co$i pare, cbe nei luogbi aperti i piu graui bumor $iano per lo
aere $uccbiati da i corpi, come dalla terra per le nebbie $i uede, io non pen$o, cbe dubbio $ia,
cbe non $i debbia porre nelle città gli $patij da caminare $coperti $otto il puro cielo. Ma per-
cbe que$te uie non $iano fango$e, ma $empre a$ciutte, in que$to modo $i deue fare: Siano caua-
te, & profondi$simamente uuotate, & dalla destra, & dalla $inistra si facci@no le cbiauicbe mu-
rate, & nei pareti di quelle, cbe riguardano al luogo doue si pa$$eggia $iano $atte le canne pie-
gate con la cima loro nelle cbiauicbe, & dapoi cbe quelle co$e $aranno fatte compiutamente, bi-
$ogna empire quelli luogbi di carboni, & le uie di $opra $iano coperte ai $abbione, & i$vianate,
cosi per la naturale rarità dei carboni, & perle canne ri$pondenti alle cbiauicbe si riceuerà l'ac.
qua doue $enza bumore, & a$ciutte $aranno le vie da paβeggiare. Appre$$o in queste opere
Io non $aprei che aggiugnere a Vitr. $enon a pompa, però $eguitando la di$po$itione
de i bagni, di quelli ne ragioneremo. _P_Rimamente egli $i deue eleggere un luogo, cbe $ia caldi$simo, cioè riuolto dal $etten-
trione, & dallo Aquilone, & quelli luogbi, cbe $i faranno per ri$caldare ouero in-
tepidire, babbiano i lumi da quella parte, doue tramonta il $ole la inuernata. Ma $e
la natura del luogo ci $arà d'impedimento, egli $i piglierà il lume dal meriggit, per-
cbe il tempo dilauar$i $pecial nente è $tato posto, dal meriggie al ve$pero. Vitr. ci accommoda gentilmente ne i bagni, & dice quello, che è nece$$ario all'v$o, ha
uendo $olamente ri$petto al bi$ogno. Imperoche prima le Therme non erano in quel
pregio, che vennero poi, anzi viera $olamente il bagno de$tinato alla $anità del corpo-
indi poi cre$cendo la lu$$uria con le ricchezze $otto il nome di Therme edificauano co-
$e magnifiche & grandi, con portichi, bo$chetti, natatoi, pi$cine, & altre co$e, $econdo le
uoglie, & appetiti de gli Imperatori, & de gran per$onaggi. Io e$ponerò prima quello,
che dice Vitr. & poi vi di$correrò $opra $econdo il bi$ogno. Vuole adunque, che i bagni
$iano in luoghi caldi$$imi, & dichiara quali $iano, & dice e$$er quelli, che non riguarda-
no a Tramontana: & perche erano luoghi ne i bagni, nei quali prima s'intepidiuano i
corpi, & poi $i ri$caldauano, per non entrare dal freddo fubito al caldo, però vuole, che
$i prenda il lume per que$ti luoghi da quella parte, doue il $ole tramonta la inuernata,
che è da Garbino. & quando il luogo non pati$ca que$ta commodità, vuole, che $i pigli
dal mezo giorno. Le ragioni di que$ti ptecetti $ono facili. Ancbora $i deue auuertire, cbe i luogbi, doue gli buomini, & le donne $ibanno a ri$caldare, $ia
no congiunti, & po$ti a quelle iste$$e parti, percbe co$i auenirà, cbe ad amendue que'luogbi daβ, for
no ne i va$i $eruitrà l'v$o commune. Sopra il fornello douemo p rre tre va$i di rame, vno cbe $i
cbiamail caldario, l'altro il tepldario, il ter zo rinfre$catoio. & $i deuono collocar e in questo ordi-
ne, cbe quanta acqua v$cirà dal caldari@, tanta in quello vi vegna dal tepidario, & co$i allo iste$$o
@odo, dal rinfre$catoio nel tepidiario di$cenda, & dal vapore della fornace commune a tutti $cal-
dati $iano i uolti de i letti, $oprai quali $ono que ua$i. Siano congiuntii luoghi doue gli huomini, & le donne $i hanno a $caldare, perche
Il $o$pendere dei caldai $i fa prima in modo, cbe il $uolo $ia $alicato di tegole d'un piede,
& mozo, ma $ia quel $alicato pendente ver$o la bocca del fornello, come $e $i getta$$e dentro
vna palla, ella non poteβe $tarui dentro, & fermar$i, ma di nuouo ritorna$$e alla bocca della for
nace, perciocbe a questo modo la fiamma da $epiu facilmente andrà vagando $otto il luogo do-
ue $tanno que'va$i $o$pe$i. Ma di $opra $i deuono farei pilastrelli con mattoni di otto once, co
$i di$posti, cbe $opraquel i $i po$sino fermare le tegole di due piedi; mai pila relli $iano alti due
piedi, impastati di argilla, o creta, & peli ben battuti, & $opra quelli si pongano tegole di due pie-
di, le quali $ostentino il pauimento. le concamerationi. o uolti $aranno piu utili, $e si faranno di
struttura. ma $e $aranno ta$$elli, o di legname bi$ogna porni $otto l'opera di terra cotta, & farle
con que$ta maniera. Faccian$i le tegole, o lame, o gli arcbidi ferro, & que$ticon i$pe$si$simi ouci
ni di ferro $iano $o$pe$i al ta$sello, & quelle tegole, o arcbi siano in tal modo di$pofti, cbe si po$-
$a $opra due di quelli po$are le tegole lenza i loro margini, & cosi tutte le uoltepo$andosi, & fer-
mandos $opra il ferro siano condotte, & perfetre. Et i con$trignimenti, & legamenti di quello
uolte dalla parte di $@pra siano coperti leggiermente di argilla battuta insiome con poli. ma la
parte di $otto, cbe riguarda al pauimento sia rimboccata con te$tole rotte, & con calce, dapoi con
belle coperte polita, intonicata, & biancbeggiata. Et queste uolte $e $aranno doppie ne i luogbi, e@
alli detti $caldatoi, $oranno di piu utilità, percbe l'bumore non potrà far danno al palco, o ta$sel-
lo, ma potrà fra due uolte liberamente uagare. Vitr. c'in $egna come douemo fare i volti, & il cielo dei bagni, & quanto alla materia,
& quanto alle parti: ma prima egli ci dimo$tra come bi$ogna fare il pauimento del ba-
gno per alzarlo da terra, & dall'humore dicendo, che bi$ogna la$tricare con tegole d'vn
piede, & mezo il piano, il quale penda ver$o la bocca del forno; $opra il la$tricato vuole,
che $i drizzino alcuni pila$trelli alti due piedi fatti di qu adrelli di due terzi di piede, &
impa$tati con creta ben battuta con piedi, il che $i fa perche $tia $alda al fuoco, $oprai
pila$trelli egli s'impone le tegole didue piedi che $o$tentano il pauimento, $otto il qua-
le $i poneua il fuoco, che per certe trombe, o can ali nelle gro$$ezze dei pareti vaporaua,
come s'è auuertito in alcuni luoghi ritrouati nuouamente, doue gli antichi faceuano
calde le $tanze loro. ilche per le figure ho dimo$trato nel $eguente libro al decimo Ca-
po. Quanto veramente appartiene alle concamerationi, o cielo dei bagni, Vitr. ci dà le
regole, & dice, che in due modi $i po$$ono fare l'vno di muratura, l'altro di opera di le-
gna me. Bi$ogna adunque con$iderare, & di$correre $opra le parti di $otto, di mezo, &
di$opra, & il modo di farle. Le dette parti $ono tutto vn corpo, il quale ha bi$ogno
d'e$$ere $o$tentato, perche $enza legamento, & $o$tentamento ruinarebbe: & però il le-
gamento $i farà in que$to modo. Egli $i farà gli archi di ferro con li$te, & lame di ferro
attrauer$ate, & incrocciate, & que$ti archi, & lame con $pe$$i oncini a gui$a di anchore
fiano attaccate al tauolato, ma tanto larghe vna dall'altra, che $opra quelle $i po$$ino po
$are le te$te di due tegole: & que$ta $arà la parte di mezo. ma di$opra egli $i fara come
vno terrazzo di creta con peli impa$tata, & molto bene battuta, & domata: & il cielo di
$otto, che $opra$ta al pauimento $arà $maltato, & rimboccato con te$tole pe$te, & calce,
dapoi intonicato, & coperto gentilmente, & biancheggiato. Et le que$te volte $aranno
doppie, cioè vna $opra l'altra con debito $patio, daranno maggiore vtilità, & difende-
ranno i ta$$elli dai vapori. Hora hauendo trattato del piano, & del volto dei bagni,
& di quello, che vi va $opra, & come e di che materia $i hanno a fare, $eguita Vit. & ci da
le mi$ure dicendo. Le grandezze dei bagni $i banno a fare $econdo la moltitudine de gli buomini. ma $iano però
in que$to modo compartite, cbe quanto ba da e$$er la lungbezza leuandone vn terzo fatta $iala
largbezza, oltra il luogo doue $i $ta ad a$pettare d'intorno al labro, & la fo$$a. Bi$ogna fare
illabro $otto il lume, acciocbe quelli, cbe vi $tanno d'intorno non toglino il lume con l'ombre loro.
Gli $patij dei labri detti $cbole deueno e$$ere co$i $patio$i, cbe quandoi primi baveranno occupa-
to i luogbi, gli altri, cbe $tanno a torno guardando po$$ino $tare dritti in piedi. La largbezza del-
lo alueo tra'l p@rete, & il paraperto non $ia meno di $ei piedi, acciocbe il grado inferiore, & il
puluino da quella largbezza ne leui due piedi. fl Laconi@o, & le altre parti per li $udatoi $iano
congiunte al tepidario, & quanto $aranno largbi tanto $iano alti alla curuatura inferiore dello
bemisperò. Et $ia la$ciato il lume di mezo nello bemi$pero. Et da quello penda il copercbio di ra-
me con catene $o$pe$o, il quale alzando$i, & abbaβ ndosi, dia la tempra del $ud re, & però pare,
cbe egli $i debbia fare a $e$ta, acciocbe la forza del vapore, & della fiamma per le volte della
curuatura egualmente dal mezo partendo$i po$$a vagare. La dichiaratione di alcuni vocaboli ci dara ad intendere quanto dice Vitr. Deon$i
fare i bagni $econdo la moltitudine delle per$one. Egli fi legge che Agrippa ne $ece cen
to, & $ettanta a beneficio del populo. creb bero poi qua $i in in$inito, & col numero $i $a-
tisfaceua a quello, che la grandezza non poteua pre$tare. La mi$ura era, che la lunghez
za fu$$e tre parti, & la larghezza due. Ecco la proportione $e$quialtera. ma in que$ta lar-
ghezza non $i compr\~edeua il labro & il luogo, doue a$pettauano quelli, che doueuano
e$$ere lauati. L'altro era vna fo$$a, o va$o capaci$$imo, dentro il quale era l'acqua da laua
re, d'intorno il quale erano alcuni parapetti, doue le per$one s'appoggiauano a$pettan-
do, che i primi v$ci$$ero del labro, que$ti $ono detti $chole, ouero, (il che mi piace piu)
erano alcune banche d'intorno i labri, doue $i a$pettaua, & la larghezza del labro, che
egli chiama alueo tra il parete & il parapetto, era di piedi $ei, due dei quali erano occu-
pati dal grado inferiore, & dal puluino, il quale $timo io, che fu$$e vna parte, doue s'ap-
poggiauano $tando nel bagno. il labro era $otto il lume. Il Laconico era quello, che an-
che $udatoio $i chiama, detto co$i da i Lacedemonij, perche in luoghi $imili $i $oleuano
e$$ercitare. Clipeo io ho interpretato coperchio, & è co$i detto dalla forma d'uno $cudo
che era rotonda. que$to era di rame, & $i alzaua, & abba$$aua per temperare il caldo del
bagno. Leggi Palladio al Capo quadrage$imo del primo libro. _H_Ora a me pare (tutto, cbe que$to non s'u$i in Italia, di dicbiarire il modo di fare
le pale$tre, & di dimo$trare come $iano fabbricate appre$$o dei Greci. Fanno$i
adunque in tre porticbi le exedre $pacio$e, cbe banno i luogbi da $edere, nelle
quali i Filo$ofi, i Rbetori, & gli altri, cbe $i dilettano de gli $tudij, poβono $e-
dendo di$putare. Nelle palestrei colonnati, & porticali d intorno $i banno a
fare quadrati, ouero al quanto lungbi in modo, cbe babbiano gli $pacij da caminare intorno due
stadi, dei quali di$po$ti $iano tre porticali $emplici: ma il quarto, cbe $arà ver$o il meriggie
bi$ogna, cbe $ia doppio, acciocbe e$$endo il tempo vento$o, non po$$i l'acqua per li $trauenti en-
trarui $otto. Nel portico, cbe $ara doppio $i no po$te que$te membra. il luogo da ammae$tra-
rei Garzoni, detto epbebeo $ia nel mezo. (& que$to è vna e$edra ampli$$ima con le $ue $edi
lunga vno terzo piu, cbe larga) $otto il de$tro, il luogo da ammae$trar le Garzone, & appre$$o
v'è il luogo doue s'impoluerauano gli Atbleti, detto coni$terio, dal qual luogo nel voltare del por-
tico sta il bagno freddo cbiamato. lutron. ma dalla $ini$tra del luogo dei Garzoni, è il luogo da
vgner$i, detto Eleotbe$io, appre$$o il quale è il luogo \’aa rinfre$car$i, dal quale $i va al luogo del-
la fornace detto propigneo, nel voltar del portico. ma appreβo poi nella parte di dentro dirim-
petto al frigidario, $onoi $udatoi di lungbezza il doppio alla largbezza, cbe nel voltare bab-
biano da vna parte il Laconico, compo$te come è $opra$critto. a dirimpetto del Laconico il bagno
caldo. nella pale$tra $ianoi peri$tili compartiti, come s'è detto di $opra. Ma dalla parte di fuo-
ri deuono eβere di$po$ti tre porticbi, vno la doue $i e$ce dal peri$tillo, due dalla de$tra, & dalla
$ini$tra cbiamati $tadiati. di que$ti porticbi quello, cbe riguarda al Settentrione $i fa doppio,
& di ampli$$ima largbezza, l'altro è $emplice, & fatto in modo, cbe nelle parti, cbe $ono
d'intornoi pareti, & in quelle, cbe $ono ver$o le colonne babbiai margini come $entieri non
meno di dieci piedi, & il mezo cauato di modo, cbe due gradi $iano della di$ce$a d'un piede è me-
Quanto dice Vitr. è chiaro a ba$tanza con la no$tra interpretatione. la doue egli $i
deue auuertire quanto $tudio pone$$ero gli antichi nello e$ercitio, & come acconcia-
mente prouede$$ero ai bi$ogni. & a i piaceri de gli huomini. Le figure anche delle $o-
pradette co$e faranno manife$te le parole di Vitr. _E_Gli non $i deue la$ciar didire delle commcdità dei porti. mabi$ogna dicbiarire con
cberagioni $ianoinquelli $ecure le naui dalle fortune. Que$ti adunque $e $ono
naturalmente po$ti, & cbe babbiano le promontore, o capi $opral'acqua, $i cbe
per lanatura del luogo s'ingol$ino, banno grandi$$ime vti ità, percbe d'intorno s'ban
no a fare iportichi, & inauali, ouero dai portichi l'entrate ai fondachi, odoga.
ne, & dall'vna, & l'altra parte $ideuono farele torri dalle quali con machine si pe$$ino tirare
dall una all' altra bandale catene. Ma $e egli non si baueràl ogo idoneo per natura d'a$$icurare
le naui dalle fortune, si $arà in que$to modo. cbe $e egli non ci $arà fiume, cbe impedi$ca, ma
da pna parte $ara la $tatione cioè il luogo doue $icuramente $tanno le naui, (cbe noi dicemo buon
$orgitore) allbora dall'altra con gli argini, & conle fabbriche si venirà in fuori, & si farà pro-
greβo, & a que$to modo si deuono $ormare le chiu$e de i porti. Il fine del porto è d'a $$icurar le naui da iventi, & dalle fortune dimare, & però deue
e$$ere $icuro, & capace. La $icurtà ouero è naturale, ouero aiutata dall'arte. la naturale
dipende dal $ito delluogo, quando illuogo è ingol$ato, & incarnato, & fa le corna co-
me la Luna, & quando i capi alti come promontori vengonoin fuori, & i lati di$endeno
il gol$o dai venti. ne $i puo dire quanto gioua vn tal $ito. perche proma è $icuro, dapoiè
commodo, perche nella curuatura $i fanno i luoghi da $aluare le mercãtie, ci $ono i Fon-
dachi, le dogane, i bazzari, & altri luoghi opportuni. Io ho veduto molti luoghi nella
Scotia che per natura $ono porti $icuri$$imi, & fra gli altri ve n'è vno, che $i chiama nel-
la lingua Scoce$e $icher $ano, cioè, arena di $alute, & porto trãquillo. Que$to non ha Vi-
netia, ma la poca $icurtà del porto, è la molta $icurta della citta: vengono però len mi
nella Laguna, & iui $i $aluano. Quando adunque egli $i hauerà $ito dalla naturapoca
$atica ci vuole. il porto è $icuro, & per la bocca, & perle rocche, & per li $ian chi: nece$-
$ario è adunque di$are con arte, quello che la natura non ci concede. però Vitr. ricor-
rendo all'arte dice. Male fabbriche cbe $ibannoa fare nell' acqua co$i pare, cbe si babbiano a fare: cbe egli si
porti la polue da quelle parti, cbe $on: dalle (umi $in al promontoro di Minerua, & me$colarla
nel mortaioinmodo cbe due ad vna ri$pondino. poiladoue si bauerà deliberato di $abbricare bi-
$ogna poner nell' acquale ca$$e di rouere, & rincbiu$e con catene mand arle giu nell acqua, & te-
nerle fermamento a fondo Dapoi quella parte, cbe $arà trale caβe al baβo $ott'acqua, $i de-
ue i$pianare, & purgar, & iui gettarui di quella materia impa$fiata, eme$colatanel mortaio, con
la mi$ura datadi $opra, & concementi, $in cbe si empialo spacio, cbe $i deue murare, quello dico,
cbeè trale ca$$e; & que$to dono dinatura hanno que luoghi, cbe bauemo detto di $opra. Qui l'v$o della pozzolana è mirabile come ci ha detto Vitr.ncl $econdo libro al $e$to
capo. Doue adunque $ia, che potiamo hauere copia di pozzolana, poneremo due parti
diquella, & vna dicalce, & $aremo nella $o$$a, che Vitr. chiama mortario vna buona pa-
$ta, & ben voltata, & battuta, poi$aremo delle cataratte, & ca$$onidilegname dirouere,
dette arche da Vitr. & $ifaranno a que$to modo. Piglia le traui di rouere molto bene
i$pianate, & perla loro lunghezza da vna te$ta all'altra $arai de i $olchi, o canaletti, lar-
ghi$econdo la larghezza del taglio delle tauole, ehe vibanno d'andar dentro que$te
tauole deuono e$$ere dieguale grandezza, & gro$$ezza, & con le te$te loro inca$trate ne
icanaletti gia $atti. & a que$to modo $tando le traui dritte, & con giu$ti $pacij lontane
van dall'altra, perche $i drizzano piu di due traui per lato, & in catenate le tauole ferma-
Ma $e per lo cor$o, & per la forza dello aperto mare, non $i potranno tenere a fondo i ca$-
$oni giu mandati, allbora $ubito $opral'orlo, & gengiua del mare doue terminail terreno, egli si
deue fare vnletto $ermi$$imo, il quale $ia piano meno della metà, mail re$tante, cbe è pro$$imo
al lito $ia pendente, & chino, dapoi ver$ol'acqua, & dailati intorno al a'etto letto $i facciano
i margini, & le $ponde a liuello di quel piano, & quello, cbe è la$ciato pendente oltra la metà $ia
empito di arena tanto, cbe egli $ia pare al margine & al piano del letto, e $opra quel piano $ia
fabbricato vno pila$tro grande, e fatto, cbe egli $ia, accioche $i po$$a $eccarlo, & far pre$a bi-
$ogna l $ciarlo per due me$i, dapoi $iatagliato di $otto quelmargine, cbe $o$tenta l'arena, & co-
$i l'arena $ommer $a dall'acqua $ara cadere quel pila$tronel mare, & conque$ta ragione ricbieden-
doil bi$ogno $i potrà and are inanzi fabbricandonell'acque. Per fare vn braccio $ul mare comincia a poco a poco daterra, & $arai vn $cagno par-
te a liuello, parte che habbia caduta, & $ia la parte, che pende ver$o il lito, allo $cagno $a
raii $uoi margini ouero $ponde nella te$ta ver$o il mare, & da ilati a liuello diquello, &
la parte, che pende empirai d'arena pareggiandola alla parte piana, $opralo $cagno fa
rai vno gro$$o pila$tro della detta materia, & lo la$ciarai $arpre$a, & $eccare almeno
perdue me$i. Taglierai po$cia il margine di $otto, & $ubito vederai v$cire l'arena per la
rottura, & mancare di$otto alpila$tro, ilquale non potendo $tare, dinece$$ità cade-
ra nell'acqua, & empira la prima parte pro$$ima allito. & co$i volendo andar piu in
$uori, andaraidimano in mano, eque$to $i farà, non mancando la pozzolana, o $imil co-
$a che $a pre$a nel mare. Ma quando timanca$$e que$ta materia dice Vitr. Ma in quei luogbi doue non na$ce la polue, con que$ta ragione dei fabbricare, poner $i deuono
la doue ba deliberato di fondarei ca$$onidoppij intauolati, & concatenati, & tra l'vno, & l'al-
tro $ia calc atala creta in$ieme con i $acconi $atti d'alica palu$tre, & poi cbe co$i $arà molto
benecalcato, & $odi$simamente ripieno quel luogo dimezo trail doppiotauolato, allborail luo-
godimezotra quel $erraglio deue e$$er vuotato conruote, contimpani, & con altristrumentida
cauar'acqua, & iui poi tra quella cbiu$a $iano cauate le fondamenta, e $eiui $arà il terreno buo-
no $iano cauate piu groβe del muro, cbe vianderà $opra $ino al viuo, et empite dicementi, cal-
ce, et arena. Ma $e'lluogo $arà molle, $ia batcutala pali$icatadi palid'alno, di oliuo $ilue$tre, oue-
ro di roucre bru$tolati, et empito di carboni, $econd, cbe detto bauemo, nel $or. dare dei Theatri,
e dellemura. Indi poi $iatirata acortina del muro di $a$$o quadrato con lungbi$sima legatura,
acciocbe $pecialmente le pietre aimezo $iano beni$simo contenute, et allbora quelluogo, cbe $a-
rà tra'l muro, $ia riempito di roinazzo, ouero dimuratura, percbe a que$to modo egli $tara $ifor-
te, cbe $i potrà fabbricarui $opra vna torre. A me pare, che Vitr. $i la$cia intendere, & Leonenel decimo parla diffu$amente del
modo di$are le cataratte, gli argini, le pali$icate, i$o$tegni, le ro$te, le botte per tenere,
chiudere, condurre, & di$tornar le acque, perche $i po$$a $abbricare, o $i rimedi al dan-
no, o $i prouedi al commodo. però ci rimettemo alla diligenza $ua. Finite que$te co$e $ibauer iri$petto, cbei luogbi doue banno a $tare le naui riguardino al Set-
tentrione, percbe il meriggie per lo caldo genera vermi, ebi$ce, etarli, et altri animoli, the fanno
gran danno, e notrendoli glicon$erua, e quelli edi$icij non deuonoe e$$er fattidi legnamiri$pettoa
Poi che a no$tri giorninon hauemo co$a per$etta delle antiche, ne alcuno $tu$tia con
nuouiedificij imitare quelle fabbriche merauiglio$e, & che pochi$ono tali, che per ar-
te, & perpratica po$sono animo$amente, & con giudicio abbraccjare si alte impre$e,
che $acciano Theatri, am$itheatri, circi, pale$tre, portichi, Ba$iliche, & Tempij degni del
la grandezza dello imperio, non $aperei, che mi dire, $e nonvoltarmia quelle fabbriche
che $econdo la qualltà de i tempi no$tri $ono riputate maggiori; & la prima grandez-
za, che mi viene dinanzi, è la fortezza della città, che con gro$se, & alte mura $opra lar-
ghi$$imi, & pro$ondi$$imi $ondamenti, ci rappre$enta vna Idea magni$ica, & eccellente
delle $abbriche moderne. quiui oltra la $uperba muraglia ottimamente $iancheggiata,
oltra i Baloa rdi, piate $orme, caualieri, $aracine$che, a me pare, che la grandezza delle
porte tenga honorato luogo. ma ricercando le altre co$e grandi, mi $i fa incontro ilna-
uale de'Vinitiani, ala fabbrica delle galere, & naui, che hoggidì $i v$ano: non dirò, che'l
detto luogo habbia grandezza perla copia dimarmi, & per la magni$icenza, & $uper-
bia della materia, che v$auano gli antichine gliedi$icij loro, percheque$taeccellenza
hanno in altre fabbriche publiche: ma ben dirò del loro nauale, che tutto quello, che ap
pattiene all'u$o di tutte le co$e, & alla copia di tutto quello, che bi$ogna al $atto della
marinarezza, egli auanza digran lunga, tutto quello, che a no$tri giorni altroue $i puo
vedere. i legni veramente, & le galere, & i va$elli, & corpi di barze, e Galeoni $ono ridot-
tia quella per$ettione dioapacità, di$icnrczza, & dicommodo, che $i puo di$iderare. Ne
voglio, che prendiamo merauiglia del detto luogo, come co$a che $atis$accia, & pari ne
rauiglio$a ad ogni huomo digiudicio, perche que$tana$ce davn'altra co$a piu ammi,
randa, & degna die$ser de$iderata non hauuta, & di grande $tndio accioche $ia con$er
uata hauendo$i. la lunga, & inuiolata libertà diquella città ha partorito que$ta grādez-
za, l'v$o delle co$e maritime, le belle, & molte occa$ioni $ono $tare tali, che nonè potenza
$i grande, che in poco tempo far po$sa quello, che hanno fatto Vinitiani. Que$ta copia,
& que$ta pratica è cre$oiuta a poco a poco naturalinente (ditò co$i) & col genio di quel
la città. la doue non $i puo con violenza generare co$a, nella qualeiltempo ci habbia
prerogatiua. porò non t@mo io, che $i$accia pregiudicio alla miapatrian narrandola, per
che chi vorrà drittamente giudicare truouerà, che piu pre$to metterei in di$peratione
ognialoro dominio, che vo e$se imitare que$to grande apparato, che dargli animo dico
min ciare. Io con cedoi largi pae$i di bo$chi, la moltitudine delle genti, & la grandezza
dell'imperio, & la voglia & molte altre commodità a glialtri Principi, ma come potrò
dar lorovn lungo $tudijo, vn'e$eroitio dimo t'anni, vua proui$ione nata dalla preiogati
uadel ts mpo, come hanne qu $ti Siguori? Certamente non è opera tanto di grand'impe
rij, quanto dicontinuati, & iberi reggimen ti loarti$rcio inuiato, & ordinato, & $e bene
nó s'introdce igladiatori elle arene, e nelle $cer. egli hi$trioni, enegli hip podtomile ca
rette, s'introduce pero nello Ar$enale de'Vinitiani, vr o apparato diacqui$tare le prouin
cie, & i regni, & di le@are an che le voglie a chi vole$$e in alcun modo turbare la liberta di
quello $tato, & $i come la $ortezza diquella città ha hauuto per Architetto, la prouiden-
za diuina, & ilbene$icio della natura, douene muraglie, ne $o$$e, ne $ianchi vi hanno luo-
go; co$i quello, che hanno fatto gli huomini, è nato dallo i$te$$o prouedimento diuino,
& dal grandea more, che hanno hauuto, & hanno icittadini ver$o la patria, che per or-
narla, & ampliarlauon hanno $paragnato ad alcuna fatica. Perilche $i vede l'ordine me
rauiglio$o deileco$e, che ad vn morer d'occhio $i troua, & $i caua tutti gliarmeggi d'v-
_A_RISTIPPO Filo$o$o Socratico gettato dal nau$ragio allito de Rodiani, ba-
uendo auuertito nell'arena alcune $igure di Geometria, in questo modo $i dice
bauer e$clamato. Speriamo bene o compagni, poi, cbe qui veggio l'orme de
gli buomini. Detto questo in@ ontanente s'auuiò alla terra di Rodi, & dritto
nel Gimna$io $icondu$$e; doue di$putando della Filo$ofia fu largamente dona-
to, cbe non $olo ornò $e $te$$o, ma ancbe a quelli, cbe con e$$o lui erano $tati,
donò ampiamente il ve$tire, & le altre co$e al viuere nece$$arie: ma volendo i $uoi compagni
ritornar nella patria, & addimandandogli, cbe co$a egli voleβe, cbe in nome $uo dicoβero
a ca$a: Egli co$i comandò allbora, cbe dice$$ere, e$ser bi$ogno a i figliuoli apparecchiare po$-
$e$sioni, & viaticbidi tal $orte, cbe pote$seroin $ieme con loro nuotando v$cire del naufragio:
perche quelli $ono i veri pre$idij della v@ta, ai quali ne la iniqua $orza della fortuna, ne la,
mutatione dello stato, ne la ruina della guerra puo alcun danno recare. Ne mero Theopbrasto
accrebbe la predetta $entenza, il quale e$sortando gli huomini piu presto ad e$ser virtu $i, cbe
fidar$i nelle riccbezze, co$i dice, $olo il virtuo$, e$ser quello tra tutti gli buomini, il quale,
ne fore$tieri ne i luogbial rui, ne pouero d'amici, quando perde i familiari, oueroi propinqui,
$i puo chiamare: ma in ogni città è cittadino, & $olo puo $enza timore $prezzare gli stra-
ni auuenimenti della fortuna. Ma cbi pen$a e$ser munito non da gli aiuti della dottrina, ma
della buona $orte andando per vie $drucciole$e pericolain vita non stabile, ma inferma. Lo
Epicuro $imigliantemente afferma la fortuna dar pocbe co$e a i $aui buomini, ma quelle, cbe
$ono grandi$sime, & nece$$arie con i pen$ieri dell animo, & della mente e$ser gouernate. Que-
$te co$e co$i e$sere molti Filo$o$i banno detto, & ancboi poeti, i quali banno $critto le anticbe
Comedie pronunciarono le mede$ime $entenze nella Scena, come Eucrate, chionide, Ari$tofa-
ne, & con queste $pecialmcnte. Alexi: il quale dice per ciò deuer$i laudare gli Athenie$i, per-
cbe le leggi di tuttii Greci s$orzano, cbe i padri $ie o da i $igliuoli $o$tentdti, ma quelle de gli
Atbenie$i non tutti, ma quelli, cbe baue$sero nelle arti i loro figliuoliammae$trati. Terciocbe
tuttii doni della fortuna quando $i danno da quella, facilmente $itoglieno: male di$cipline
congiunte con gli animi nostri non mancano per alcun tempo, ma curano $tabilmente con noi $i-
no all'vltimo della vita. Et però io grandi$sime gratic renderò a mei progenitori, i quali ap-
prouando la legge de gli Atbeuie$i, mi banno ammaestrato nelle arti, & in quella $pecialmen-
te, cbe $enza lettere, & $enza quella raccomunanza di tuttele dottrine, cbe in giro $ivolge,
non puo per alcun modo e$ser commendata, Hauendo adunque, & perla cura dei miei pro-
genitori, & per la dottr na de i miei precettori accre$ciute in me quelle copie di di$cipline,
& dilettandomi dico$e pertinenti alla varietà delle cognitioni, & arti$icij, & delle $crittu-
re de commentari, io bo acquistato con l'animo quelle po$se$sioni, dell quali ne vien que$ta,
$omma ditutti i $rutti, cbe io non ho piu nece$sità alcuna, & cbe io $timo quella e$ser la pro
prietà delle riccbezze dide$iderare niente piu. Ma for$e alcuni pen$ando queste co$e e$ser leggie-
ri, & di poco momento, banno $olamente quelli per $aui, i quali abondano di riccbezze; &
però molti attendendo a que$to, aggiunta l'audacia con le ricbe ze ancbo banno con$eguito
d'e$ser cono$ciuti. Io veramente o Ce$are non per dinari con deliberato con$iglio bo $tudia-
to, ma piu presto ho lodato la pouertà col buon nome, cbe la copia con la mala fama: &
_T_Ratta Vitr. nel $e$to libro de gli edi$icij priuati, poi che ha fornito quella par-
te, che apparteneua alle opere publiche, & commuui. Prcpone al pre$ente
libro vn belli$$iono proemio, il quale tanto piacque a Galeno, che vna gran
parte ne pre$e in quel libro doue eglie$$orta igiouani alle lettere. Fornito
il proenno ci da aleuniprecetti generali diaunertimeuti, & con$iderationi parlando
nel primo capitolo didiuer$e qualita de pae$i, & varija$pettidel cielo, $econdo iquali
$i deuono di$porre glied $icij. Etnel $econdo $acendo auuertito l'Architetto, & ricor
dandoglidell'officio $uo; Tratta nel re$tante del libro degliedi$icij priuati, comincian
do da quelleparti delle ca$e, che prima civengono in contra.e penetrando poi a poco
a poco nelle piurimote, & $ecrete, qua$i cimena per mano, & ci conduce a veder di
luogo in luogo le $tanze cittadine$che, non la$ciando parte, che alla vtilita, al commo-
do, & alla bellezza conuegna. Ne $icontenta dique$to, che gentilmente ci conduce a
piacerein villa, & ci$abbrica belli$$imi alloggiamenti convn riguardo mirabile alde-
coro, & all'u$o, & alla nece $$ità degli huomini, conc udendo in alcune regole di$onda-
re gli edi$ici, dc gne da e$$er con$iderate. Il Proemio è facile, & contiene vna e$$orta-
tione alla virtù mirabile con e$$empie$$icaci, & autorità, & comparationi diuine delle
virtù alla fortuna, delle doti dell'animo a ibeni e$teriori; in $ine ammae$tra l'Architet-
to, & lo $aauuertito diquelle co$e, che alpre$ente libro $ono conuenienti. lovedoive$tigide glibuomini. Non mtendoua Ari$tippol'orme del corpo humano, mai ve$tigi della mente, per-
chele Mathamatiche$igure erano $tate prima nella mentedi quei valent'huomini con
ragiohive fecon$iderate, & poi po$te in opera, & di$egnate nell'arena, & $i come la
figno del parlare, & il parlare della mente, co$i le di$egnationi Mathemeti-
che, e@longure Geonietriche erano come $egni de concetti di coloro. D $$e adunque
Concio$ia co$a adunque cbe io sì per la curadei genitori, sì per le dottrine dei miei precettori
babbia accumulato gran copia di di$cipline con le co$e pertinenti allo studio delle lettere, & al
de$iderio dell'arti. Io ho interpretato qui piu alpropo$ito, che di$opra que$te parole, mail $en$o è lo
i$te$$o a chi ben con$idera. Non $olo adunque deue lo Architetto dar$i con ardente
di$iderio alla cognitione delle lettere, ma dilettar$i di$apere come vanno le co$e arti$i-
cio$e, inue$tigarle, & farle affine, che la $ua cognitione non re$ti morta, & inutile. & be-
ne egli$iricorda diquello, che egli ha detto ne primo libro della fabbrica, & del di$cor
$o, & delle conditioni dello Architetto, peròame pare di auuertire, che Vitr. douendo
parlare delle fabbriche de ipriuati, qua$i che egli dinouo comincia$$e, ha voluto ridur-
cia memoria le co$e dette nel primo libro, & però tocca nel proemio del pre$ente
libro parte di quelle co$e, che hatoccate nel primo cap. Et nel primo, $econdo, & vl-
timo capo dique$to accenna a quello, che egliha detto nel $econdo, nel quarto, & nel
quinto di $opra; & que$to egli ha fatto, accio non ci pare$$e, chealle priuate ragioni del-
le fabbriche, non $te$$e bene porre quella cura, & hauere quegli auuertimenti, & quella
cognitione, che $i deue hauere alle fabbriche communi: però io prego ogniuno, che
non creda co$i $acilmente a molti, che $i fanno Architetti, che non $anno leggere,
ne di$egnare, i quali non $olamente non hanno cognitione dell'Architettura, ma ancho
$ono ine$perti della fabbrica (come dice Vitr.) Ma la di$gratia vuole, che gli imperiti
perla loro audacia $iano piu cono$ciuti, che quelli che for$e riu$cireb beno piu nelle ope
re, che nelle parole, & pur bi$o gnarebbe che $u$$e al contrario. Euui aggiunta vn'altra
difficultà, che cia$cuno altro arte$ice puo a $ua voglia dimo$trar l'arte $ua, ma l'Archi-
zetto non puo da $e co$a alcuna percio che bi$ogna, che eglitroui per$one, che voglino
$pendere, & far opere, doue ci vanno molti denari. Ma tornamo a Vitr. & vediamo vo
$uo lungo, & bello di$cor$o $opra diuer$e qualità depae$i. Cap. # I. _Q_Ve$te co$e co$i drittamente di$po$te $aranno, $e prima egli $i auuertirà da cbe
parte, o da cbe inclinatione del Cielo $ieno ordinate; percbe altramente in
Egitto, altramente nella Spagna, non co$i nel Ponto, o a Roma, & co$i in
altre proprietà de pae$i par cbe $i debbiano constituire le maniere de gli edi-
ficij; percbe da vna partela terraè oppreβa dal cor$o del Sole, & da altra è
lontani$sima da quello; ma poi ci $ono di quelle parti, cbe nel mezo $ono temperate. Et
però come la constitutione del mondo allo $patio della terra per la inclinatione del Zo-
Ma $otto io grande impeto del Sole alle parti del Meriggie (percbe quelle parti$ono dal ca-
lore oppre$$e) pare, cbe $i debbiano collocarele fabricbe aperte, & riuolte al Settentrione, &
Aquilone. Co$i quello cbe da $e pernatura offende, con l'arte $i deue emendare: & co$i nelle al-
tre regioni allo i$te$$o modo, $econdo cbe'l Cielo alla inclinatione del Mondo è collocato, $i decno
temperare. Et que$te co$e $ono da e$$er auuertite & con$iderate per quello, cbe falanatura, &
$pecialmente dalle me mbra, & dai corpi dclle genti: percbe inquei luogbi, cbe'l Sole moderata-
mente ri$calda, egli con$erua i corpi temperati, ma quelli, cbe per la vicinanza correndo abbru-
cia $ucciandoli leua loro la tempra dell'bumore. Per lo contrario nelle parti fredde, percbe $onò
molto dal Merriggie lontane, non $i caua l'bumore dal caldo, ma $pargendo il rugiad $o aere dal
Cielo neicorpi l'bumore, fa quelli più grandi, & i $uoni della voce più graui. Et per quel-
lo $otto il Settentrione $i nutri$cono genti di grande $tatura, di bianco colore, di dritta, &
ro$$a capillatura, d'occbice$ii, dimolto $angue, percbe dalla pienezza dell'bumore, & refrigerij
del Cielo $ono in$ieme formati. Ma quei, cbe vicini $tanno all'a$$e del Mereggie, $ottopo$ti alcor-
$odel Sole, $ono piccioli di$tatura, di color fo$co, dicapello cre$po, d'occbi ner i, di debil gamba, di
poco $angue, per la gran forza del Sole, & ancbo perlo poco $angue $onopiù timidi re$i$ter all'ar-
mi, ma $opportano gli ardori delle febri $enza timore, percbei loro membri $ono con il feruore
nod riti; & però i corpi, cbe na$ceno $otto il Settentrione più pauro$i, & deboli $ono per le febri, ma
per l'abbondanza del $angue re$i$teno al ferro $enza paura. Similmente i $uoni della voce $ono
di$eguali, et di varie qualità delle genti, percbe il termine dell'Oriente, et dell'Ocoidente intorno al
liuello della terra, la doue $i diuide la parte di$opra della parte di $otto del mondo, pare cbe babbia
il $uo giro per modo naturale librato, et ponderato, ilqual termine ancbo dai Matbematici è cbia-
mato Orizonte, cioè ter minatore. Et però, percbe que$to babbiamo, tenendo nella mente no$tra il
centro tiramo vna linea dal labro, cbe è nella parte Settentrionale a quello cbe è $opra l'a$$e Me-
ridiano, et da quello anco tirandone vn'altra trauer$a in$ino alla $ommità, cbe è dopò le Stelle Set-
tentrionali auuertiremo da quello, cbe nel mondo $arà vna figura triangolare, come quegli Or-
gani, cbeda Greci nominati $ono Sambucbe. Et però lo $patio, cbe è vicino al Polo inferiore
dalla linea delle a$$ene i termini meridiani, quelle nationi cbe $ono $otto quel luogo, per lapoca
eleuatioue dei Poli fanno il$uono della voce $ottile, et acuti$$imo, come fa nell'Organo quella cor-
da, cbeè vicina alla anglo. Dapoi quella le altre a mezo la Grecia, nelle nationi $anno le a$ce$e
dei $uoni più rime$$e, & ancbo dal mezo in ordine cre$cendo in$ino a gli vltimi Settentrioni $ot-
to l'altezza del Cielo gli $piriti delle nationicon più graui $uoni dalla natura delle co$e e$pre$$i
$ono. Co$i pare, cbe tutta la concettione del mondo per la inclinatione ri$petto alla temperatura
del Sole con grandi$sima con$onanza fatta $ia. Et peròle nationi, cbe $onotrail Cardine dello
a$$e meridiano, & nel mezo del Settentrione, comeè de$critto nella figura Mu$ica banno nel
parlare il $uono della voce della mezana. Et quelle genti, cbe vanno ver$e il Settentrione, per-
cbe banno più alte di$tanze ri$petto al Mondo, bauendo gli $piriti della voce ripieni d'bumore,
sforzati $ono dalla natura delle co$e con più graue $uono alla prima, & all'aggiunta voce, detta
Hypate, & Proslamuanomenos, come per la i$te$$a ragione nel mezo (cadendo le genti ver$o il
Meriggie) fanno l'acuti$sima $ottigliezza del $uono della voce a quelle, cbe $onpre$$o l'vltime
corde, cbe Paranete $i cbiamano. Ma cbe vero $ia, cbe per glibumidiluobi di naturale ce$e più
graui, & per gli caldi più acute diuentino, in que$to modo e$perimentando $i può auuertire. Siano
due caliciin vna fornace egualmente cotti, & di egual pe$o, & ad vn $uono quando $on toccbi $ia-
no pre$i, & vno di questi $ia posto nell'acqua, & poitrattofuori, $iatocco l'vno, & l'altro quan-
do que$to $arà fatto, egli $i trouerà gran differenzatra quei$uoni, et non potrãno eβer dipe$o egua
le; co$i auuiene aicorpi de glibuomini, iquali concetti d'vna maniera di$iguratione, et in una
Le quali à dei pac$i deono e$$er con$i derate da cbi fabrica, imperocbe in vn luogo $i fabrica ad
vn modo, in altro ad altro modo, ri$petto agli ardenti Soli ai freddi venti, alle neuo$e $tagieni, &
all'inondationi del mare, o de'$iumi: la doue altrinelle cauerne della terra, altri$opra i monti, al-
trine i bo$ebi, altri ancbo $opragli alti$$imi alberibanno $atto le loro habitationi; però Vitruuio
bà riguardo in generale a quello cbe in ogniluogo deue con$iderare l'Arebitetto, & proua la $ua
intcntione a molti modi, & con belli e$$empi cioè cbe le qualità del Cielo, & gli a$petti in diuer$e
regioni fanno diuer$ieffetti, & cbe a quelli $i deue por mente, acciocbe $i po$$agoder le stanze, &
le babitationi $enza difetto. Prende argomento dalla statura, & da i membri dell'buomo, & dal
la di$po$itione de gli animi, cbe $eguitano la temperatura del corpo. Iltutto è facile, $olamente
quella parte bà bi$ogno di e$po$itione, cbe appartiene alla differenza delle voci, quando dice, cbe il
$uono della voce trà le genti del mondo bà diuer$a qualità, & dalla varietà de iclimi, cbe egli
cbiamainclinationi, variar$ila voce de glibuomini. Dice adunque in $omma, cbe quelli, aiquali $i
leua menoil polo$opral Orizonte, banno lavoce più $ottile, & più acuta, & quanto più vno na-
$ce in pae$e vicino al Polo, cioè cbe'l punto cbe gli$oprasta nel Cielo, è vicino al Polo, tanto ha vo-
ce più ba$$a. Questa intentioneè pre$a da vna $imtglianza diquello in$trumente, cbe $i cbiama
Sambuca, noi for$e Arpanomimamo; cbe è$trumento mu$icale in $orma di criangolo, come an-
cbo quello, cbe dicanne $ormato$i vede in manodiPane Dioáe Pa$tori; màl'Arpa e di corde,
imaginamo$i per loci oto Meridiano A B C D ilcentro del Mondo, E,l Orizonte, be èquelcir
colo, cbe diuide gli bem $perinoè quello, cbe $i vede, da quello cbe, non $i vede A E C. imagina-
Adunque quello $patio, che è pro$$imo al cardine inferiore nelle parti meridiane, quelle natio-
ni, che $ono $otto quel clima per la breuità dell'altezza al mondo fanno vn $uono di voce acuti$$i-
mo, & $ottili$$imo, $i come fa nello $trumento la corda, che è vicina all'angulo. Et co$i va $eguit ando, & la no$tra figura dimo$tr a chiar amente la $ua intentione, & quella li-
nea obliqua, che egli dice, che $i debbia tirare, benche pare, che egli la tiri dall'e$tremo Orizonte, co
me dal punto C che egli chiama labro, pure deue e{$s}er tirata dal centro, parte di que$to di$cor$o $i
legge in Tolomeo nel $e condo della $ua compo$itione. _N_Iuna cura maggiore hauer deuelo Architetto, che fare, che gli edificij@hab-
biano per la proportione della rata parte i compartimenti delle lor ragioni.
Quando $arà e$pedita la ragione delle Simmetrie & con di$cor e$plicate le
proportioni, allbor a ancho è propio di acuto animo prouede alla natur a del
luogo, all'v$o, alla bellezza, & aggiugnendo, o $cema @o fare conueneuoli
temperamenti, acciò quando $arà tolto, ouero accre$cuto all a mi$ura, que$to
paia e$$er drittamente formato in modo, che ni@te piu ci $i de$ideri per lo
a$petto: perche altra forma pare, che $ia d'appre$$o, & al ba$$o, altr dalontano, & in alto, nè quel
la $te$$a pare in luogo rincbiu$o, che pare in luogo aperto: nelle p@ali co$e è opera di gran giudicio
$apere prender partito, per che non pare, che il vedeve habbia iveri effetti ma bene $pe$$o la me@te
dal $uo giudicio è ingannata. Come ancho appare nelle Sce@e dipinte, gli $porti delle colonne, & de
i mutuli, & le figure de i $egni, che vengono in $uori di dieuo, e$$endo $enza dubio la tauola pia-
na, & eguale. Similmentei remi delle naui, e{$s}endo @tt'acqua dritti, pareno a gli occhi rotti, &
$pezzati, & $in che le parti loro toccano il piano dell'acqua, appareno dritticome $ono. Q@ando poi
$ott'acqua mand ati $ono per la rarità traparente della natura rim andano le imagini fuori dell'ac
qua alla $uperficie, & iui quelle imagini agitate, et commo$$e pareno fare à gli occhi lo a$petto dei
lo ho detto, che molto ragioneuolmente Vitr. hà voluto replicare nel $e$to libro
quelle co$e, che nel primo hà voluto per introduttione dell'Archittetura proporre;
perche l'Architetto hauer deue le i$te$$e idee nell'ordinare gli edificij priuati, che
egli ha nelle co$e publiche & molto bene auuertire alla Di$po$iti one al Decoro, al-
la Bellezza, alla Di$tributione, al Compartimento, & altre co$e toccate nel primo li-
bro, $econdo che nel detto luogo molto bene hauemo e$po$to, & di più ancho $i de-
I Cauedi, di$tinti $ono in cinque maniere, le figure, dei quali co$i $ono nominate. To$cana, Corin-
thia, Tetrastila, Di$pluuiata, Te$tugginata. I To$cani $on quelli, nei quali le traui, che pa$$ano
per la larghezza dell Atrio bãno alcuni trauicelli pendenti, et i canali, o collature dell'acque, che
corrono di mezo da gli anguli dei pareti, a gli anguli delle traui, et anche da gli a$$eri nel mezo del
Hauendoci Vit. e$po$to quello, che douemo con$iderare prima, che mettiamo le ma-
ni a fabbricare ie ca$e priuate, sì per ri$petto delle parti del Cielo, & gli a$petti del mon
do, $econdo i quali douemo di$ponere gli Edi$icij, sì per ri$petto delle mi$ure, & propo r
tioni, alle quali douemo auuertire tanto nella libera, quanto nella nece$$itata di$po $itio
ne de gli edi$icij; comin cia a darci i precetti, & i compartimenti delle ca $e priuate, ha-
nendo con$ideratione delle piu belle parti di e$$e, accommodandole alle qualità de lle
per$one, con$iderando le parti comuni, & le proprie, & non la $ciando co$a che degna $ia
del $uo auuertimento. Cominciando adunque a trattar delle ca$e, egli principia da quel-
le parti, che prima vengono all'a$petto no$tro, come ha fatto nel trattamento de i $em-
pi nel terzo libro. Quello adunque, che prima ne viene all'a$petto, è il piouere de' colmi,
o tetti, cioè quella parte di doue pioue; & quella doue pioue impluuio, & Compluuio no
minata; & è ra gioneuole dichiarire que$ta forma, sì per che ella è la prima, che ci viene
in anzi, si perche hauendoci Vitr. dato i precetti della contignatione, & del lega mento
del tetto di dentro, & di $otto (come s'ha veduto nel quarto libro:) Egli ci vuole mo$tra
re di quanti a$petti $iano, $econdo diuer$e maniere i pioueri, & i colmi di $uori, & di $o-
pra. Cauedia chiama egli que$ti luoghi, perche veramente $ono come caui delle ca$e.
Aulasi Greci $ogliono nominare que$ti luoghi circondati da muri, & $coperti nel mezo
noi Cortili, o Corti chiamamo, entrate, & cortili, quelli, che $ono $coperti, entrate quelli,
che $ono coperti. Il cortile adunque è vna parte delle prin cipali, nella quale (come dice
l'Alberto) come in vn Foro comune concorrono tutti gli altri membri minori, & come
nella città il Foro, & le parti congiunte al Foro $ono quelle, che prima $i riguardano, co-
$i nella ca$a, che è come vna picciola città, $i dà prima d'occhio al cortile, al quale $i dà
luogo ampio, & aperto, & pronto ad ogni co$a. I nomi dei Cauedi $i pigliano, o dall'u-
$anza di diuer$e città, o dalla forma loro. $ono detti anch Atria, ma per vn'altro ri$petto,
perche Cauediũ è detto ri$petto a quella parte ch'è $coperta, e che pioue nel mezo, Atriũ
rilpetto a quella parte ch'è coperta. Cinque $ono le maniere de'Cauedi; altre $i pigliano
dalla forma, altre dall'v$anza d'alcune città. Prima è la To$cana, che è la pin $emplice
delle altre, dalla quale for$e $ono gli Atrij nominati, perche erano in To$cana i popoli
Atrien$i, per ilche non piace, che Atrium $ia detto dal color Atro che procede dal fumo,
come che in quelli $i face$$e la cucina. I Cauedi To$cani erano quelli, ne i quali le tra-
ui, che pa$$ano per la larghezza dell'Atrio haueuano altri trauicelli pendenti tra quelli,
& però interpen$iua $i chiamano, & il loro pendere era in piouere, & haueuano i canali,
che Colliquie detti $ono, i quali tracorreuano, & erano trapo$ti in modo di piouere, & ve
niuano da gli angoli de i pareti a gli angoli delle traui. Erano quattro traui principa li
$opra quali $i po$auano alcuni altri trauicelli, che $tauano in piouere, detti da Vitr. In-
terpen$iui, perche trapen dono. que$ti veniuano da gli angoli dei pareti a gli angoli del-
le traui minori. Erano cõ vna delle loro te$te fermate $opra que' trauicelli, & con l'altra
come appoggiate ne gli angoli de'pareti, eranui poii lor morelli detti A$$eri (de quali ha
uemo detto nel quarto libro.) $opra e$$i erano gl'Im brici, e le Tauelle, & mãdauano giu
_L_E lunghezze veramente, & lelarghezze de gli Atrij atre modi $i fermano. Prima
partendo la lung bezza loro in cinque parti e dandone tre alla largh zza. Poi part\~edo
in tre, e dandone due: $inalmente ponendo la larghezza in vn quadro perfetto, & ti-
rando la diagonale, la lunghezza, della quale darà la lunghezza dell'. Atrio Io non dimderei con nuouo capo que$ta parte de gli Atrij dal capitolo precedente,
perchel' Atrio va col Cane dio, & ancho il modo del parlare, che v$a Vitr lo dimo$tra, di
cendo, Atriorũ vero longitudines. L'Atrio èquella parte prima a chi entra dentro in ca
$a, & è luogo coperto, ha la porta principalenel mezo, a dirimpetto della quale in fron-
te $ono le porte, che vanno nei Peri$tili pa$$ando prima per alcuni altriluoghi, che Ta-
blini $i chiamano, ha dalla de$tra, & dalla $ini$tra le ale, che Pteromata in Greco $i chia
_L'altezza de gli: Atrij $i deue alzare $otto le traui tanto quan o tiene la lunghezzaleuand ne uia_
_la quarta parte. Del re$tante $i deue bauer ri$petto a' Lacunari, & all' Arca, ch'è $oprale traui. Al-_
_l'Ale che $ono dalla deflra, e dalla $ini$tr ala larghezza $i dia in quest@ modo, che $e la lunghezza_
_dell'Atrio $aràda 30.a 40. piedi, ella $ia della terza parte $e da 40 a 50. partita $ia in tre parti, e_
_meza, delle quali vne $i dia all Ale, $e da 50. a 6 G. la quart a parte della lũghezza $i conceda all'A-_
_le, da piedi 60. a 80. parti$ca$i la lũghezza in quattro parti, e meza, e di que$te vna parte $ia la lar-_
_ghezza dell'Ale, da 80. $in 100. piedi partita la lũghezza in cinque parti darà la iu$ta larghezza_
_dell' Ale. Letraui Liminari di quelle tã. o altam\~ete porre $i deono, che l'altezze $iano equali alle lar-_
_ghezze_ Qui $i vede vn cre$cere, & vn $cemare di proportioni mirabile, e chi vorrà bene
có$iderare $ecódo le regole date da noi nel Terzo Libro, potrà cono$cere il mirabile ar-
tificio di que$te proportioni, e l'effetto diletteuole, che fanno. quanto meno $on lun ghi
gli Atrij, tanto maggior proportione è della larghezza dell'Ale: perche $e le proportio
ni dell'ale de gli Atrij minori fu$$ero minori, molto $trette $arebbono l'ale, e non hauria
no del buono. Io l'ho riuoltata in tu tti i modi, ne mi pare di ma$ticare il pane ad altri, e
que$to per dar cagione, che $i $ermino meglio i denti rompendo anch'e$$i le cro$te. Vera
mente con buona intentione l'ho fatto, perche $e l'huomo da $e non va di$correndo, &
riuolgendo le co$e belle non fa $rutto alcuno. Hora vegniamo al Tablino, la cui mi$ura
H Tablino, $e la larghezza dello Atrio $arà di piedi 20. leuandone la terza parte allo $patio
$uo $i dia il restante; $e da 30. a 40. $i dia lametà della larghezza dello Atrio, al Tablino. Ma
quando da 40. a 60. parti$ca$i la larghezza dello Atrio in 5. parti, & di que$te $e ne diano due
al Tablino, percioche gli Atrij minori non po$$ono hauere le i$te$$e ragioni di Simmetrie con i
maggiori, perciocbe $e v$aremo le Simmetrie de i maggiori Atrij ne i minori, nei Tablini nel-
le ale potranno bauer vtile alcuno. _Perche $aranno troppo $trette, & non $eruiranno al_
_bi$ogno._ Et $e anco prenderemo le proportioni de i minori ne i maggiori, quelli membri $aranno in
queste fabbriche guasti, & $mi$urati. L'e$$empio è que$to. Se la proportione delle ale de gli Atrij lunghi 80. piedie (che è
vn qninto della lunghezza) $arà pigliata nel mi$urar le ale de gli Atrij di 30. piedi, le ale
$aranno troppo $trette, perche vn quinto di 30. è $ei piedi, i quali partiti in due parti, fa-
ranno la larghezza delle ale di 3. piedi. Similmente $e la proportione delle ale de gli
Atrij di 30. piedi $arà pre$a per formar le ale de gli Atrij di 80. piedi, che è vn terzo del-
la lunghezza, le ale veniranno larghi$$ime, & $proportionate. Similmente ne i Tablini
$i deue $eruare la proportione conueniente alla larghezza de gli Atrij. Vero è, che $i co-
me nell'Atrio piu lungo $i pigliaua minore proportione performarle ale, co$i nell'Atrio
piu largo $i piglia minor proportione per formaril Tablino $uo. Ecco nell'Atrio largo
20. piedi $i pigliano due terzi per la larghezza del Tablino, nell'Atrio largo da 30. fin
40. $i piglia la metà, nell'Atrio largo da 40. $in 60. $i piglia due quinti,& chi non vede,
che $ono piu due terzi, che la metà, & piu la metà, che due quinti. Et però io ho pen$ato di douer $criuere@ partitamente le ragioni e$qui$ite delle grandezze per
$eruire all'vtilità, & all' a$petto. All'vtilità ci $erue le ale larghe, perche quando fu$$ero $trette, non $i potrebbe pa$$eg-
giare. Similmente il Tablino doue $i pongono le $tatue, & gli armari, e$$endo troppo
$tretto non haurebbe v$o alcuno. All'a$pettc $imilmente, perche vna co$a gua$ta, & $mi
$urata fa perdere la vi$ta, & vna ri$tretta troppo l'occupa, & ri$trigne. Se il Tablino pre-
$o dall'Atrio largo 20. piedi hauerà la proportione dell'Atrio di $e$$anta niuno v$o ha-
uerà il Tablino, perche $arà largo due quinti, cioè 8. piedi, & $e il Tablino pre$o dall'A-
trio di 60. piedilargo hauerà la proportione dell'Atrio di 20. piedi, che $on vn terzo,
egli $arà troppo largo, perche $arà di 4. piedi, & co$i ancho $i offenderà l'a$petto tor-
nando d un'Atrio in vn Tablino poco minore dello Atrio. Vitruuio non ci dà lun-
ghezza del Tablino, perche io pen$o, che quella $i deue fare, o $econdo la quantità delle
$tatue, o $econdo la qualità delle per$one, o pure come ricerca la proportione de gli A-
trij, ilche è meglio. L'altezza del Tablino allatraue e$$er deue con l'aggiunta dell'ottaua parte della larghezza. L
Lacunari $iano inalzati con l'aggiunta della terza parte della largbezza all'altezza. Il Tablino adunque della no$tra pianta $arà largo due quinti della larghezza dello
Atrio,che $ono piedi 22. poco piu, perche l'Atrio è largo piedi 53. & oncie 6 $arà alto ol-
tra i 22. piedi ancho vn'ottauo di 22. $in all'Architraue: alla qual altezza $i darà anche
vn terzo della larghezza del Tablino fin a i Lacunari; & co$i $arà e$pedito l'Atrio, l'ale,
& il Tablino quanto alle proportioni, & commen$urationi loro. & perche gli antichi ha
ueuano piu Atrij, Cauedi, Peri$tili, Loggie, & altri $imiglianti membri, però vierano le
bocche, & gli anditi d'andar d'vno nell'altro, & però dice Vitr. Le bocche a gli Atrij minori $ono per la larghezza del Tablino leuandone vnterzo, ma a i
maggiori per lametà. Que$te bocche, che Vitr. Fauce, dimanda, erano anditi,& luoghi da pa$$are da vn luo
go all'altro, ne (come $timo) mancaua loro ι proprij adornamenti. & perche ne i Tabli-
ni $i poneuano le $tatue, però Vitr. ordina quanto alte $i deuono collocare con i loro or-
namenti, e dice. Le imagini $imilmente e$$er deuono poste in quella altezza che $arà la larghezza dell' Ale. Et qui nel no$tro Impiede del Tablino le $tatue $ono alte piedi otto, perche tanto è la
larghezza delle ale. Il re$to è facile in Vitr. & compre$o $otto le regole date nel Terzo,
& nel Quarto Libro. _L_e larghezze delle porte deuono e$$er proportionate all'altezza $econdo che ricerca le manie-
re loro. Le Doriche, come le Doriche, le Ioniche, come le Ioniche, $ian fatte, come nel quarto li-
bro, parlando delle porte e$po$te $ono le ragioni delle Simmetrie, Il lume dello impluuio largo per
la larghezza dallo. Atrio non meno d'vn quarto, ne piu d'vn terzo $ia la$ciato. Ma la lunghez-
za come dell'Atrio $ia fatta per la rata parte. _I_ Peri$tilij per trauer$o la terza parte piulun-
ghi che di dentro. le colonne tanto alte, quanto $aranno larghi i portichi. Gli intercolunni, e $pa-
tij tra@le colonne non $iano distanti, meno di tre, ne piu di quattro gro$$ezze di colonne. Ma $e
nel Peri$tilio all'v$anza Dorica $i faranno le colonne, co$i $i hanno a fare i moduli, come nel quar-
to libro io ho $critto dell'ordine Dorico, ac cioche a quei moduli, & alle ragioni de i Triglifi $ia-
no di$posti. Que$ti compartimenti, Moduli, & Simmetrie di traui, di porte, di colonne, & di ma-
niere $ono $tati nel terzo & nel quarto libro a$$ai chiaramente dimo$trati, & con paro-
le, & con di$egni, però $i la$cia la lunghezza del dire, per fuggir il tedio, & per dare, che
di$correre a gli $tudio$i. Io ho po$to la Pianta, & lo Impiè della ca$a priuata, & $i cono-
$cerà dal incontro delle lettere. _Q_ Vanto $arà la larghezza de i Triclini due volte tanto e$$er deue la lunghezza Le al-
tezze di tutti i conclaui,che $aranno piulunghi, che larghi, deuono e$$er compartite
in que$to modo, che posta in$ieme la lunghezza, & la larghezza $i pigli di quel'a
$omma la metà, & tanto $i dia per l'altezza; ma $e le $tanze, & le E$$edre $oran-
no quadrate, aggiunta lametà alla larghezza, $i farà l'altezza. Le $tarze dette Pinacothe-
che, deuono e$$er fatte come le E$$edre con ampie grandezze. Le stanze Corinthie, & di quat-
tro colonne, & quelle che Egittie $ono chiamate babbiano la ragione delle mi$ure loro al $opra-
detto modo dei Triclini. Ma $iano per la interpo$itione delle colonne piu $patio$e. Hauendo trattato Vitr. fin qui delle parti communi de gli edifici, tratta hora delle
Propie,come $ono i cenaculi,le camere, i camerini, le $ale,& le $tanze appartate. Que$te.
hanno diuer$i nomi pre$i $econdo la $ignificatione de i nomi Greci: & prima è il nome
del Triclinio,che era luogo doue $i cenaua, detto da tre letti,$opra i quali $te$i col comi-
to ripo$ando$i mangiauano, non però vi dormiuano,& for$e eran $imili a Ma$tabe Tur-
che$chi. da que$ti letti le $tanze erano chiamate Triclini, che in vna $tanza per l'or-
dinario erano apparecchiati,& $i puo formare Diclinio, Tetraclinio,& Decaclinio, do-
ne $ono due,quattro,& dieci letti,& piu,o meno $econdo la di$po$itione di quelli. Il Fi-
landro parla molto bene diffu$amente $opra que$to luogo. Stauano da vn lato $olo del
la men$a, che era appre$$o il letto $opra tre piedi, & anche $opra vno,& mutauano la ta-
nola mutando l'imbandigioni, di modo, che leuata la prima viuanda, era portata di pe-
$o la $econda $opra vn'altra men$a. Le donne per antico in$tituto, $edeuano a tauola,
Trale Corinthie & le Egittie $i troua questa differenza: le Corinthie hanno le colonne $empli-
ci, ouero po$te $opra il poggio, ouero a ba{$s}o, & hanno gli Architraui, e le corone di $tucco, o d'o-
pera di legno, & ancho $opra le colonne il cielo, o volta è curuo, a $esta $chiacciato; Manelle Egit
tie $ono gli Architraui po$ti $opra le colonne, & da gli Architraui a i pareti, che vanno a tor-
no, è posto il palco, & $opra e$$o il tauolato, & pauimento allo $coperto, $i che $i vada a torno, da-
poi $opra l'Architraue a piombo delle colonne di $otto $i pongono le colonne minori per la quar-
ta parte, $opra gli Architraui, & ornamenti delle quali vanno i $offittati adorni, & tra le colon-
ne di $opra $i pongono le fine$tre, & co$i pare quella $imiglianza delle Ba$iliche, & non dei Tri-
clini Corinthij. Le Sale Corinthie haueuano le colonne appre$$o il pareté, & erano le colonne $empli
ci, cioè d'un ordine,& $opra e$$e non v'erano altre colonne, ma gli Architraui,& Corni-
ci,come nella Curia di $tucchi,& opere di bian cheggiamento,ouero di legno. Ma le Sa
le Egittie haueuano il parete a torno,& le colone di dentro via lontane dal muro,come
le Ba$iliche,& $opra le colonne eran gli Architraui,& Corone, & gli $patij tra le colon-
ne, & il parete era coperto di pauimento, ilqual pauimento era $coperto di modo,
che $i poteua andare intorno la Sala allo $coperto,& $opra l'Architraue erano delle
altre colonne per vn quarto minore di quelle, di $otto, che tra que$te erano le fine$tre,
che dauano lume alla parte di de@tro, la quale parte haueua il $offitto alto, perche era
$opra gli Architraui,e le cornici delle $econde colonne, & in vero doueua e$$er co$a grã-
di$$ima, & degna da vedere, e poteua $eruire mirabilmente alla vi$ta delle fe$te, & de' cõ
uiti, che $i faceuano in quelle Sale. Somigliauano que$te Sale Egittie alle Ba$iliche piu
pre$to, che a i Triclinij. da que$te poi s'entraua in altre Sale,& in altre $tanze, o fu$$ero
Triclini,& conclaui,o altro, che fu$$e nece$$ario alla commodità della ca$a. Vitr. $eguita
a darci altre maniere di $tanze,& di alloggiamenti fatti alla Greca, che ancho quelli
doueuano ha uer del grande; & il prudente Architetto potrà pigliare quanto gli pare-
rà $econdo l'v$o de no$tri tempi. _F_ Anno$i anchole Sale non al modo d'ftalia, dette Cizicene da Greci. Que$te guardano
ver$o Tramontana, & $pecialmente ai prati, & verdure, & hannole porte nelmezo,
& $ono co$i lunghe, & larghe, che due Triclini con quello, che vi va d intorno, ri-
gua dando$i all'incontro vi po{$s}ono capire, & hanno dalla destra, & dalla $ini$tra i
lumi delle fine$tre che $i aprono, & $errano, accio che egli $i po$$a per gli $patij delle fi-
nestre dal tetto vedere i prati da lungi. Le loro altezze $iano aggiuntaui la metà della larghez
@a. In que$te maniere di edifici $i deuono fare tutte le ragioni delle mi$ure, che $enza impedi-
mento del luogo $i potranno, & i lumi $e non $aranno o$curati dalle altezze de i pareti facil-
mchte $aranno esplicati, & sbrigati. Ma $e dalla $trettezza, ouero da altra nece$$ità impeditl
$ardnno, allhora bi$ognerà coningegno, & prontezza torre, o aggiugnere delle mi$ure in modo,
che le bellezze dell'opera dalle vere mi$ure non $iano di$simiglianti. E que$ta differenza tra le Sale Corinthie, & Egittie,che le Corinthie haueuano le co-
lonne $emplic, cioè d'vn ordine,po$te, ouero $opra il poggio a modo d'alcuni Tempij, $e
condo che egli ha detto nel terzo ouero $enza il poggio erano da terra leuate,& $i ripo-
$auano in terra,& $opra le colonne gli Architraui,e le cornici, o di legno, o $tucco al mo
do, che egli ha detto al $econdo capo delquinto parlando della Curia: $opra v'erano i
$offittati non di tutto tondo, ma $chiacciati, erano però fatti a $e$ta, & quei volti erano
portioni de circoli, noi chiamamo rimenati. Ma gli Egittij v$auan ancho e$$i $opra le
colonne gli Architraui,ma $opra quelle, che erano di$co$te dal parete ver$o la parte di
dentro poneuano latrauatura, che pa$$aua da gli Architraui a i muri d'intorno: $op ra
la trauatura il ta$$ello piano,& tauellato col pauimento $coperto, il qual pauimento era
dallo $patio delle colonne al muro d'intorno intorno, & $i poteua caminarui $opra allo
fcoperto. Ma $opra l'Architraue a piombo delle colonne di $otto, $i poneua vn'altro ot-
dine di colonne $econdo la regola detta piu volte, cioè, che le colonne di $opra eran la
quarta parte delle colonne di$otto minori,& que$te colonne haueuano ancho e$$e i lo-
ro Architraui, cornici, ai Lacunari $econdo i Corinthij, & tra le colonne di $opra erano
le $ine$tre di modo, che vna Sala Egittia haueua piu pre$to della Ba$ilica, che del Tricli-
nio.Et qui due co$e douemo auuertire,l'vna come erano le Ba$iliche, & come haueua-
no le fine$tr\~e. L'altra che que$to nome di Triclinio è v$ato da Vitr. parlando delle Sale,
& non fa differenza tra quelle $tanze, che egli chiama Oeci, & quelle che $ono Triclini
nominate: però io direi, che Oeci $ono Triclini grandi,& Triclini oeci piccioli: quelli a
publichi,que$ti a priuati edifici,& ordinarij dedicati. Hauendoci adunque Vitr. e$pli-
cato que$ta differenza, egli pone vna v$anza di que$te $ale fatte alla Greca, & benche pa
re; che le Corinthie $iano Greche, & che le Egittie ancho $iano $tate v$ate da Greci, & l'v
na,& l'altra maniera $ia $tata pre$a da Italiani: nientedimeno io $timo, che que$te $ale,
che egli nel pre$ente capo dice e$$er alla Greca, non fu$$ero $tate pre$e da Italiani, ma che
$olo in Grecia s'u$a$$ero. Que$te dice egli, che $i chiamauano Cizicene, co$i dette da vna
terra de'Mile$ij nella Propontide. Erano po$te al Settentrione, riguardauano i campi,
& le verdure, haueuano le porte nel mezo, capiuano due Triclinij con quello, che gli $ta
intorno oppo$ti l'vno all'altro, da i letti de i quali $i poteuano vedere le verdure per le
fine$tre. Le mi$ure di que$te $ale $ono bene da Vitr. dichiarite, ne ci accade figura, per-
che dalle figure $op rapo$te,& dalle regole tante fiate dichiarite vno $tudio$o, & diligen-
@e ne puo cauare la forma. _H_ Or noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all'v$o, & alle par-
ti del cielo commodamente po$$ino riguardare. I _T_riclini del verno, & i'luoghi
de i bagni riguardino quella parte, doue il Sole tramonta il verno, perche bi$ogna
v$are il lume della $era, & anche per que$to, perche il Sole cadendo ha lo splendo-
re oppo$to, & rimettendo il calore nel tempo ve$pertino intepe di$ce piu la regio-
ne d'intorno. I Cubiculi, & le Librerie deuono e$$er po$te all'Oriente, perche l'u$o vuole il lume
mattutino, & ancho i libri non $i gua$tano nelle librerie, perche in quelle, che $ono ver$o il Merig-
gie, ouero a Ponente le carte $ono gua$te da i _T_arli,& dall'humore, perche i venti humidi $opra-
uegnenti li fanno generare, & gli notri$cono; & $pargendo gli $piriti humidi per la muffa cor-
rompeno i volumi. I Triclinij di primauera, & d'Autunno $i drizzano all'Oriente perche l'im-
peto del Sole oppo$to and ando dilungo ver$o l'Occidente fa quelle stanze di lumi circondate piu
temperate in quel tempo, che $i $ogliono adoperare. Ma quelli della $tate deuono riguardare al Set-
tentrione, perche quella parte, non come le altre, che nel $ol$titio $i fanno per lo calore ardenti,
per e$$er riuolta dal cor$o del Sole, $empre è fre$ca, & nell'v$o porge $anità, & piacere. ct co$i
quei luoghi, doue $i ha mo a $atuare $critture, & tauole, o pitture, detti Pinacothechi, oue $i fanna
le coltre, o piumacci cuciti con diuer$i colori, & imbottiti,o doue $i dipigne, bi$ogna riguardino che
al Settentrione, accioche i colori di quelli per la fermezza, & egualità de lumι $iano nelle opere
impermutabili. Haueuano gli antichi molta auuertenza al Decoro, del quale parlato hauemo nel pri
mo libro. Similmente alla di$tributione, che $erue all'u$o, perche Vitr. parla in que$to
luogo di quello,che ci accommoda,& parlera di quello,che $ta bene, & che conuiene a
diuer$i gradi di per$one; Et inuero, (come io ho detto nel prin cipio di que$to libro) Vit-
ha voluto, che noi con$ideriamo egualmente le co$e dette nel primo nelle opere publi-
che, & nelle priuate:perche quelle eran o indifferenti,communi,& applicabili come i @u
meri, & le figure a diuer$e materie. Quanto adunque appartiene alla di$tributione, $i ve
de nel pre$ente capo,che egli ciatta a che parti del cielo, qua li $tanze douemo fabbrica-
re: sì perche ne habbiamo commodo,& vtilità: sì perche $iano $ane. Gli antichi man-
giauano $econdo le $tagioni in diuer$e $tanze, nella $tate in luoghi volti al Settentrione
& che haueuano acque,& verdure: Il verno haueuano il fuoco, la facciata piu calda, im
parando da gli vccelli, che $econdo le $tagioni vanno mutando il luogo. & perche non
$olamente douemo hauer cura della commodità delle per$one,ma anche della con$er-
uatione delle robbe,però molto bene douemo con$iderare di far le $tanze per $aluar le
robbe, il che in que$to capo di Vitr. è molto bene con$iderato, & ci la $cia da pen$are piu
oltra $econdo l'occa$ione, imperoche egli non abbraccia ogni co$a, ma ci da tanto lume
che ci ba$ta, oltra che ne dirà ancho dapoi.ci $ono anche le ca$e de gli arrefi ci, & de mer
canti, che vendono co$e, che hanno bi$ogno d'e$$er con$eruate in propij luoghi, $econ-
do le qualità delle merci. Similmente le monitioni, i vineri, le armi, & @uoghi dall'oglio,
dalle lane, delle $pecierie, & de i frutti hanno le loro proprietà da e$$er con$iderate. per-
che poi niente $ia, che gua$ti le robbe: ma que$te co$e non cadono in con$ideratione
nelle ca$e de i grandi. Seguita ancho vn'altra di$tributione, che participa del De co-
ro, & dice. _E_ _S_$endo le $tanze alle parti del cielo a que$to modo di$poste allhora bi$ogna auuerti-
re, con che ragi ne a i padri di famigliai propij luoghi, & in che modo i com-
muni con gli $trani $i deuono fabbricare: perche in questi che propi $ono, non è
lecito, ne puo oglnuno in e$$i entrare $e non è inuitato come $onoi Cubiculi, i _T_ri-
clini, i Bagni, & le altre $tanze, che hanno l'i$te$$e ragioni dell'v$o loro. Com-
muni $ono quelli, nei quali anco chi non è chiamato del popolo, vi puo entrare. Que$ti $one
l'entrate, i Cortili, i Peri$tili, & quelle parti, che po$$ono hauere l'v$o i$te$$o. A quelli adun-
que, i quali $ono di $orte commune, non $ono nece$$arie l'entrate magnifiche, ne i Tablini, ne
qli Atrij, perche que$ti pre$tano a gli altri quegli o$$icij cercando, che da gli altri $ono cercati.
Ma quelli, che $eruono alla vtilità & frutti della villa, nelle entrate delle loro ca$e, deuono ha-
uere gli stabuli, & tauerne, & nelle ca$e l'arche, ei granai, le $aluarobbe, & le di$pen$e, che
po$$ono piu prie$to e$$er per $eruare i frutti, che a bellezza, & ornamento. Co$i a publicani, a
banchieri, ouero cambiatori $i fanno le ca$e piu commode, & piu belle, & piu $icure dalle in-
$idie. A gli buomini di palazzo, & a gli auuocati piu eleganti, & piu $patio$e, per poter rice-
uere, & admettere la moltitudi ne delle genti. A nobili, che ne i magi$trati, & ne gli honori de-
uono a cittadini non mancare d'officio, $i deue fare le entrate regali, e gli Atrij alti, & i por-
tichi, o loggie ampli$$ime, & gli $patij da caminare piu larghi perfetti all'ornamento, e decoro.
Oltra di cio le Librerie, le Cancellarie, le Ba$iliche non di$$imiglianti da quello, che ricercala,
magnificenza delle opere publiche: perche nelle lor ca$e $pe$$o $i fanno, & i con$igli publici,
& i priuati, & i giudici arbitri, & comprome$$i. Se adunque con que$te ragioni ad ogni $or-
te di per$one co$i $aranno gli edificij di$po$ti, come del Decoro è $tato $critto nel primo volu-
me, non $arà co$a degna di ripren$ione, perche baue@@@@ad @gni co$a comn ode, & $enza men-
da le loro e$plicationi. Et di quelle co$e non $olo ci $aranno, nella città le ragioni, ma ancho nel-
la villa. Eccetto, che nella Città gli Atrij $one vicini alle porte, ma nella villa, che qua$i imi-
tano le cittad ine$che, $ubito appre$$o le porte $ono i Peri$tili, dapoi gli Atrij, che hanno i por-
tichi d'mtorno con pauimenti, che riguardano ver$o le pale$tre, & i luoghi da pa$$eggiare. 10
ho de$critto diligentemente (come ho propo$to) in $ommale ragioni di fare le fabbriche citta-
dine$che nella Città. E$pedita la parte, che apparteneua alla Di$tributione, Vitr. nel pre$ente capo ci dimo
$tra quanto conuiene al Decoro, che altro non è, che vn ri$petto alla dignità, & allo $ta-
to delle per$one. Fatta adunque la di$tintione delle per$one bi$ogna a cia$cuna $econdo
il grado $uo fabblricare.& però a ltro compartimento hauera la ca$a d'vn Signore, al-
tro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle ca$e $imilmente, $iano o com
muni o proprie, deuono riguardare alla qualità delle per$one. V $auano anticam\~ete quel
li,che con maggiore $plendidezza voleuano fabbricare la$ciar dinãzi alle porte vn luo-
go vacuo,che non era parte della ca$a, ma bene cõduceua alla ca$a, doue $tauano i Cli\~e-
ti, & quelli, che veniuano per $alutar i grandi, fin che erano adme$$i,& $i poteua dire, che
ne erano in ca$a, ne fuori di ca$a. Que$to luogo era detto Ve$tibulo,& era di gran digni-
tà,& adornatlo di loggie,& di $patij. La $ua honè$tà era la via, l'u$o, il poter commoda-
mente a$pettare, il lpiacere, perche iui i giouani a$pettando i principali s'e$$ercitauano
alla palla, alle lotti, a $altare, & in altri e$$ercitij giouanili. Eranui le porte, prima le com-
muni, & que$ta di ragionel era vna $ola $plendida, ericca, & adorna mirabilmente,& poi
_H_Ora dirò di rusticali edifici, come po$$ono e{$s}er commodi all'v$o, & con che ra-
gioni $i deuono fare. prima $i deue guardare alla $alubrità dello aere, come s'è
detto nel primo libro di porre le Città. Le grandezze loro $econdo la mi$ura
delle po{$s}e$$ioni, & le copie de i frutti $iano comparate; i cortili, & le grandez-
ze loro al numero delle peccore, & co$i quanti parà di buoi $arà nece$$ario che vi
$tiano bi$ognerà determinare. Nel cortile la cucina in luogo caldi$simo $ia po$ta, & habbia
congiuntele $talle de i buoi, le pre$epi de i quali riguardino ver$o il fuoco, & l'Oriente, perche i
buoi guardando il fuoco, & il lume non $i fanno ombro$i, & timidi, & co$i gli agricoltori peri-
ti delle regioni, non pen$ano, che bi$ogni, che i buoi riguardino altra parte del cielo, $e non il
na$cimento del Sole. Le larghezze de i bouili non deuono e$$er meno di piedi dieci, ne piu di quin-
dici. La lunghezza in modo, che cia$cuno p ir di buoi non occupi piu di $ette piedi. I Lauatoi
$iano congiunti alla cucina, perche a que$to modo non $arà lont anala ammini$tratione della ru$ti-
ca lauatione. Il Torchio dell'oglio $ia pro$simo alla cucina, perche co$i a frutti oleari $arà com-
modo, ct habbia congiuntala cantina, ilumi della quale $i torranno dal Settentrione, percioche
hauendo gli da altra parte, doue il Sole po$$a $caldare, il vino, che vi $arà dentro, confu$o, &
me$colato dal calore $i farà debile, & men gagliardo, I luoghi dall'oglio $i deuono porre in mo-
do, che habbiano il lume dal mezodì, & dalle parti calde, percioche l'oglio non $i deue aggiac-
ciare: ma per la tepidità del calore a$$ottigliar$i. Le grandezze di quei luogbi deuono e$$er fatte $econdo la ragione de i frutti: & il numero
de iva$i, quali e{$s}endo di mi$ura di venti anfore, deuono per mezo occupare quattro piedi. Ma il torchio $e non è $tretto con le viti, macon le $tanghe, & col prelo, ele traui, che pre-
meno, non $ia men lungo di quaranta piedi, & co$i $arà a quelli, che lo voltano lo $patio espe-
dito, la larghezza $ua non $ia meno di piedi $edici, perche co$i compiutamente $i potrà da
quelli, che fanno l'oglio voltare. Ma $e egli $arà luogo per due preli, o calcatoi $i diano ventiquattro piedi per la lunghez-
Et però di que$to co$i. $i deue far e$perienza. Da quella parte, che $i prende il lume, $ia
tirata vna linea, o filo dall'altezza del parete, che par'o$tare a quel luogo, dentro il quale bi$o-
gna poner il lume, & $e da e{$s}a linea, quando $i guarderà in alto $i potrà vedere lo ampia $pa-
tio del puro cielo, in quel luogo $arà il lume $enza i@pedimento, ma$e egli impediranno, o traui
o $ogliari, o palchi, aprir$i dalla parte di $opra, & co$i vi $i metta il lume. Et in $omma noi do.
uemo goucrnarci in que$to modo, che da qualunque parte $i puo vedere il lume del cielo, per quel-
le $i deuono la$ciare i luoghi alle fine$tre. Et co$i gli edifici $aranno lucidi. Ma l'u$o de ilumi
grandi$$imo ne i Triclini, & ne gli altri conclaui, come ne gli anditi, nelle di$ce$e, nelle $cale,
perche in questi luoghi $pe$$o s'incontrano le per$one, che portano pe$i addo$$o. lo ho e$plicato
quanto ho potuto le di$tributioni delle opere fatte alno$tro modo, accioche o$cure non $iano a
chi fabbrica. Non ha voluto Vitr. la$ciar a dietro la con$ideratione della villa, & delle fabbriche
fatte fuori della Citta, imperoche non meno era nece$$ario que$to trattamento, che
quello delle altre fabbriche. Da Columella, Varrone, Catone, & Palladio $i puo trarre
copio $amente quello, che appartiene alla villa, & perche quelli autori a$$ai di$tinti, & co
pio$i fono: io non voglio a pompa citare i luoghi loro: a$$ai mi $arà dimo$trare in Vitr.
i precetti del quale $ono $tati da alcuni di quelli beni$$imo o$$eruati. Le fabbriche di
Villa e$$er deuono in luoghi $ani, $ono piu libere, che quelle della Città, & molte com-
modità $i deue hauere in quelle, & molte dalla natura cercarne. Hanno piu, & meno
$tanze, $econdo il grado de gli huomini tanto per gli familiari, quanto per li fore$tieri.
Il mediocre, & ba$$o $i deue sforzare d'hauer in villa buona $tanza, accio la moglie $tia
piu volentieri a gouernar le robbe, & attenda piu all'utile, che al piacere. Al contrario
i ricchi, & grandi huomini habbiano dinanzi le $tãze loro gli $patij da correre, & tornea
re le belle verdure, $iano dife$e da vapori, da venti, da monti, che impedi$ceno non hab-
bian le $talle, nè i letami vicini, & $ia il tutto fabbricato con dignità. Le $tanze del lauo-
ratore, o del Ga$taldo $iano partite per le co$e, per gli huomini, per gli animali, per gli
$trumenti. L'Ara$ia al Sole, apetta, larga, battuta alquanto colma nel mezo, & vicina
al coperto. Il ga$taldo dorma appre$$o la porta mae$tra, i lauoratori ne i luoghi, che
$iano pronti a gli vfficij loro. La cucina $ia ampia, chiara, $icura dal fuoco: le $alua-
robbe commode: g$i animali da lauoro, come $ono buoi, & caualli, $iano in luoghi ac-
commodati con le ragioni, che dice Vitr. Similmente glianimali, che fruttano come $o-
no armenti di Porci, Pecore, Polla mi, Vccelli, Pe$ci, Colombi, Lepri, & altri $imili ani-
mali, tutti deuono $econdo le qualità, e nature loro e$$er accomodati, & l'o$$eruanze di
que$te co$e molto bene $i fanno auuert\~edo a quello, che $i fa in diuer$i pae$i; e pon\~edoui
_PE_rche i Greci non v$ano gli Atrij nelle entrate, però a no$tro modo@non $on $oliti di
fabbricare, ma entrando dalla porta fanno glianditi non molto larghi, & dall'vna
partele $talle de i caualli, & dall altra le $tanze dei portinari, & $ubit@ $on fi-
nite l'entrate interi ri: & que$lo luogo tra due porte è detto, _T_hirorio, cioè Por-
torio, o Portale: dapoi è lo ingre$$o nel Peri$tilio, il quale ha il portico da tre parti, & in quel-
la parte, che riguarda al Meriggie, hanno due pilastrate, o ante tra $e per molto $pacio di$co$te,
$opral quali s'impong@no le traui, & quanta di$tanza è tra le dette ante, tanto di quellatolta-
ne via laterza porte, $i áà allo spacio interiore. Que$to luogo da alcuni prostas, da altri pa-
ra$tas è nominato. In quei luoghi di dentro $i fanno le $tanze grandi, nelle quali e madri di
famiglia con ilanifici $iedono. In quelli anditi dalla de$tra, & dalla $tni$tra vt $ono i cubiculi,
de i quali vno è detto Thalamo, l'altro Antithalamo: ma d'intorno a i portichi $ono i triclini or-
dinari, & i cubiculi anchora, & le $tanze per la famiglia, & que$ta parte è detta Gineconiti,
cioè Stanza delle donne. A que$te $i congiugnono le ca$e piu ampie, che hanno i Peri$ti i, o colon-
nati piu ampi, ne i quali $on quattro portic i di pari altezza, o ero quello, che riguarda al me-
rigie, è fatto di piu alte colonne, & quel colonnato d'intorno, che hale colonre, & il portico piu
alto $i chiama Rhodiaco. Quelle ca$e hanno i ve$libuii magnifichi, & le porte propie con gran-
dezza, & i portichi dei peri$tiliornati$$imamente $offittati, in@onicati, & lauorati di $tucchi;
& ne i portichi, che riguardano al $ettemrione hanno i Triclini, i Ciziceni, le cancellarie, ma ver-
$oil Leuante banno le Librerie, ver$o Ponente le c$$edre, & ver$o il mezo di le Sale c $i grandi,
che facilmente po$ti in quelli, & acconci, quattro _T_riclin@, il luogo è $pacio$o anclso per vedere
far le fe$te, & perlo $eruitio, & ammini$tratione. n que$te Sale $i fanno i conuiti de gli
buomini. Perche $econdo i co$tumi de Greci le matrone non $edeuano a men$a. Qu $ti Peri$til,
ò Colonnati $i chiamauano Andronitide. Perche in quelli $tauano gli huomini $enza e$$er di-
$turbati dalle donne. Oltra di questo dalla de$tra, & dalla $inistra, erano alcune ca$ette, che
haueuano porte propie, Triclini, & cubiculi commodi, acciocbei forestieri non ne i Peri$tili, ma
in quelle for esterie alloggia$$ere. Perche e$$endo stati i Greei piu dilicati, & de i beni di Fortunœ
piu accommodati, a fore$tieri, che veniuano apparechiauanoi Friclini, i Cubiculi, & le $olua-
robbe, & di$pen$e, & il primo giorno gli inuitauano a cena. $l $econdo gli mandauano polla-
me, vuoua, herbe, poma, & altre co$e di villa, & però i Pittori imitando con le; _P_i ture le co$e
mandate a gli ho$piti chiamanano quelle Xenia. Co$i non pareua, che i padr. di fan@iglia nel-
l'albergo fu$$ero fore$tieri, hau@ndo in tali alloggiamenti vn a liber tà $ecreca. _T_ra que$ti Pe-
ristili & alberghi erano gli anditi detti, me$aule, perche erano di mezo tradue aule, mai no$tri
chiamano quelle Androne. Ma que$to è mirabile, perche questo ne a Greci, ne ano$tri puo con-
uenire perche i Greci chiamano Androne le $tanze, doue mangiano gli huomini: perche minon
$tanno le donne. Et co$i anchora $ono altre co$e $uniglianti, come il Xi$to, il Prothiro, i T elamo-
ni, & altre partidi que$ta maniera. Xi$to $econdo Greci, è vn portico di ampia larghezza, do-
ne il verno s'e$ercitau mo gli Athleti. Mai no$tri chiamano Xi$ti iluoghi $coperti da caminare,
rhe i Greci chiamano Peridromide. Appre$$o Greci Prothiri $ono ive$tibuli inanzi le porte, ma
noi ch amamo Prothiri quelli, chei Greci chiamano Diathiri. Anchora $e alcune figare virili
$o$tentano imutuli, ole corone, i no$tri chiamano _T_elamoni, ma perche co$i le chiamino, egli non
$i troua $crittonelle hi$torie: i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hi$toria Atlante è for-
mato a $ostenere il mondo, perche e $tui primo fu, che con prontezza d animo hebbe cura di
Pareua a Vitr. che l'huomo facilmente $i pote$$e ingannare leggendo, o vdendo i no-
mi Greci, & inomi Latini delle parti delle fabbriche: perche tra quelli vi è non poca di$-
ferenza: però per rimediare a que$to di$ordine, egli ha voluto in que$to luogo ragiona-
re delle parti de gli edifici de i Greci, & e$ponere i loro vocaboli molto differenti dalle
v$anze Italiane. Et pero dice, che i Greci non v$ano gli Atrij. Credo io perche non
haueuano quella occa$ione, che haueuano Romani della grandezza: Benche ancho
quelli non erano $enza, perche faceuano le $tanze delle donne belle, & $eparate da quel
le de gli huomini. Non v$ando adunque gli Atrij, che appre$$o Rom. erano appre$$o
le porte: Subito che egli s'entraua in ca$a era vna entrata coperta non molto larga, che
da vna parte haueua i luoghi de i caualli, & dall'altra le $tanze de portinari, & in fronte
v'era vn'altra porta, & quel luogo che era tra vna porta, & l'altra $i chiamaua T hirorio,
co$i detto qua$i $pacio tra le porte, & que$to era in luogo di Atrio, o di Ve$tibulo: per la
porta di dentro entrauano in vn bel Peri$tilio, o colonnato, il quale haueua le colonne
da tre lati, cioè dal lato della porta, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra, ma nella fronte a
dirimpetto della porta, che guardaua al merriggie era vna apritura ampli $$ima, $opra
gli angoli della quale erano drizzate due gran pila$trate, che $o$tentauano vn traue mae
$tro: $otto que$ta apritura, era vno $pacio coperto lungo vn terzo meno dell'apritura,
ma nel parete oppo$to, & da ilati erano le porte delle $ale grandi, doue $tauano le ma-
trone a lauorare, & dalla de$tra, & dalla $inι$tra di que$te apriture eran po$ti i cubicu-
ll, cioè camere, & anticamere, o camini, che $i chiamino al modo no$tro, ma d'intor-
no i portichi era quello, che dice Vitr. chiaramente, i cubiculi, i tinelli, le $tanze de fa mi-
gliari. Et que$ta parte è quella, che appartiene alle donne. il re$to è de i compartimen-
ti delle $t anze de gli huomini: il che è ancho manife$to in Vitr. Seguita poi a dichiari-
re le differenze d'alcuni vocaboli v$ati da Greci, & pre$i in altra $ignificatione da Lati-
ni, & dona la $ua parte all'u$o, appre$$o il quale è la forza, & la norma del parlare: ne
conuiene ad huomo $aldo contender de nomi la, doue s'intende la co$a. Noi ne no$tri
commentari Latini piu ampiamente ragionamo di que$ti nomi, conuenienti a Latini:
perche hora ci puo ba$tare hauerli nel tra$cor$o del@a interpretatione accennati. Re-
$ta qui, che io dica alcuna co$a del modo, che v$auano gli antichi per i$caldar$i. Io ho
hauuto in que$ta materia due co$e, prima l'Architetto, che fece il Palazzo d'Vrbino la-
$cia $critto, che la ragione, perche non hauemo gli e$empi dei camini de gli antichi, è
perche i camini $tauano nella $uprema parte della ca$a, la qual era la prima a rouinare,
però non $i ha ve$tigio de camini, $e non in pochi luoghi a pena cono$ciuti: poi, ne da la
forma doue $i trouano. Ne è vno appre$$o Perugia $opra il pianello in vno antico edi-
ficio, che haueua certi mezi circoli, $opra i quali $i $edeua, & nel mezo vna bocca tonda
d'onde v$ciua il fumo, era in volto circondato da muri, largo $ei piedi, lungo otto come
la figura, A.l'vltimo è a Baie appre$$o la pi$cina di Nerone, che era in quadro di larghez
za di piedi 19. per ogni faccia, nel cui mezo erano quattro colonne con lo Architraue,
$o pra il quale erano le volte d'altezza di piedi. 10. ornate di belle figure di $tucco, nel
mezo era come vna cuppoletta piramidale con vn buco in cima, di doue v$ciua il fu-
mo. Similmente non molto lontano da Ciuità vecchia ne è vno qua$i della i$te$$a grã-
L'altra co$a è, chi mi pare an
cho, che $ia $tato ritrouato v-
n'altro modo, con il quale gli
antichi ri$caldauano le loro
$tãze, & è que$to. Faceuano nel
la gro$$ezza del muro alcune
canne, o trombe, per le quali il
calore del $oco, che era $otto
quelle $tanze $aliua, & v$ciua
fuori per certi $piragli, o boc-
che fatte nelle sõmità di quel-
le canne, e quelle bocche $i po
teuano otturare accioche $i po
te$$e piu, e meno $caldare le $tã
ze, & darle piu, e meno del va-
pore, cõ que$ta ragione voglio
no alcuni che $i po$$a dalle par
ti i$eriori delle ca$e raccoglie-
re il vento, e farlo $alire da luo
ghi $otterranei per le canne al
le habitationi della $tate:e nel
le no$tre parti $i trouano alcu-
ne fabbriche appre$$o monti,
da'quali per luoghi rin chiu$i
venendo gli $piriti de'venti, &
aprendo $i piu, & meno alcune
portelle, egli $i fa le $tãze fre$ce
di modo, che la $tate ci $i fa vn
fre$co mirabile. Ma io non cõ-
$iglierei vn mio amico, ch'e$s\~e
do caldo egli entra$$e in luo-
ghi $imili. Mi pare hauer let-
to, che gli antichi $pende$$ero
a$$ai in certe con che di metal-
lo lauorate, nelle quali $i face-
uano portare il foco volendo-
$i $caldare, & io nõ dubito, che
non vi accende$$ero delle co$e
_L_ ε fabbriche, che $ono a piè piano, $e $aranno fatte al modo e$posto da noi ne gli
antedetti libri quando ragionato hauemo delle mura della cit à, & del _T_heatro,
$enza dubbio dureranno eternamente: ma $e vorremo $otterra, & in volti fab-
bricare, d@uemo fare le fondamenta di quelle fabbriche piu gro$$e di quello, che è
$opra terra, & i pareti di quelli edificij, che vi $tan $opra, i pila$tri, & le colonne $iano colocate
al mezo a piombo di quelle di $otto, perche ripo$ino $ul viuo, & ri$pondino al $odo, perche $e i
carichi dei pareti, & delle colonne $aranno po$ti in pendente, non potranno hauer continua fer-
mezza. Egli $i troua tra le ruine de gli antichi edificij molti luoghi $otterranei fatti a volti
con marauiglio$o lauoro, & di ine$timabile grandezza, però $i puo de$iderare di $ape-
re il modo di fondare quei luoghi, & di voltarli, & di farli in modo, che $o$tentino i cari-
chi grandi delle fabbriche grandi, che gli$tanno $opra. Però Vitr. accioche anche in
que$ta parte noi non defideriamo alcuna co$a, tratta delle fondationi delle fabbriche,
& perche ha trattato nel primo, & nelterzo, & nel quinto libro del fondare in quei luo-
ghi, doue le fabbriche vanno a piè piano, egli $i pa$ia leggiermente in que$to luogola
ragione diquei fondamenti, riportandofia gli allegatiluoghi. Hora piu copio$amen-
te egli c'i@ $e gna il modo di fondare per le fabbriche $otterra, & ci dà molti precetti, l'v-
no è che le fondamer ta di que$ti edifici e$ter deuono piu gro$$e di quel, che $ono le fab-
biiche di $opra, l'aitro che non douemo $opraporre ne pila$tro, ne colonna, che non ca-
da a piom bo $o pra muri, p la$tri, o colonne di $otto, si perche egli è errore a non fare,
che le co$e di $opra na$chino dal di$otto si perche porta pericolo di pre$ta ruina, quan-
do vn muro di $opra attrauer$a vna $tanza, & non habbia il piede di$otto, che na$ca
dal piano. Di que$ti errori, & danni molti ne $ono nella citta no$tra, nella quale a me
pare che gli huomini per hora deuono piu pre$to e$$er auuertiti, che non incorrino ne
gli errori, che ammae$trati, che facciano belli, & ragioneuoli edifici: benche e$$er non
puo, che non fabbrichino $enza errore, quando non fabbricheranno con ragione. ma
$eguitiamo gli altri precetti di Vitr. il qual dice, che $e vorremo a$$icurarci, la doue $o-
no $ogli, limitari, & che da i lati habbiano erte, pila$tri, & $imil co$e, bi$ognerà, che vi
$ottometiamo alcuni rila$ci, $opra i quali da i capi $i po$ano i limitari, & lo $pacio di $ot-
to i limitari è voto, & non tocca da alcuna parte, cioè il limitare non po$a $opra alcuna
co$a, perche $i $pezzerebbe, & percio dice che abbracciano tutto lo $pacio. Oltra di que$to $e trai $ogliari lungo i pila$tri, e le ante $aranno $ottopo$ti i ril@$ci, che po-
$tes detti $ono, non haueranno difetto: perche i limitari, & le traui e$$endo dalle fabbriche ca-
ricate nel mezo $paccate rompeno $otto le piane le $trutture, o congiunture. Ma quando ci $a-
ranno $ottopo$ti, & come cunei $oggetti rila$ci, non la$cieranno le traui $opra$edendo a quelli,
offenderla. Deue$i anche procurare, che gli archi leuino@i pe$i con le diui$ioni dei cunei, di le-
gamenti, che ri$pondino al centro, perche quando gli archi $aranno $errati da i cunei oltra le
Que$to $i vede in alcuni edifici in Roma, che ne i pareti $ono gli ar chi con i cunei ri-
$ponden@ial centro, & $opra ilimitari delle porte, & $opra i $ogli delle fine$tre, iquali al-
leggeri$ceno il pe$o grandemente de i pareti, quando $ono ben fatti, & danno commo-
dità di accon ciare, & rimediare ai danni $enza appuntellare, & $enza far armature. Similmente quelli edifici, che $i fanno a pila$trate, & con le diui$ion dei cunei rispondend@
le congiunture al centro, $i rinchiudo in arco. Qui pare che Vitr. tocci l'opera ru$tica, doue $opra le porte i cunei di gro$$e pietre in
arco $i $arrano, & le bugne, che co$i chiamo le diui$ioni de i cunei, ri$pondeno al cen-
tro, & accenna, che que$ti lanori $i $auno a pila$trate, cioè a colonne quadre, & hanno
di $opra gli archi, & le fornici, & non gli architraui, & ci dà un precetto degno da e$$er
o$$eruato: impero che dice, che le vltime pila$trate $i deono fare di $patio piu larghe; che
le mezane, & ne rende la ragione. Dice adunque. In que$te fabbriche fatte a pila$tri, le vltime pila$trate $i deuono fare d $patio piu largo,
accioche habbian forz di re$i$tere quando i pareti oppre$$i da i carichi per le congiunture, che
$i $tringono al centro, $i allargheranno le impo$te, o quelle pietre, che $tanno di $opra oltra il cu-
neo di mezo. Et però $e le pila$trate angolari $aranno di grandezza maggiore, contenendo i
cunei faranno l'opere piu ferme. Dapoi che in tal co$e $i hauerà auuerti o di p rui diligenza,
allhora niente dimeno $i deue o{$s}eruare, che tutto il re$to della muratura ri$ponda a piombo, ne
pieghi in alcuna parte. Ma grandi$$ima deue e$$er la cura delle fabbriche, che $i fanno a ba$$o,
& nelle fondamenta, percioche in quelle l'a$$unanza della terra $uol partorire infiniti difetti, per-
che la terra non puo e$$er $empre dello i$te$$o pe$o, che $uol e{$s}er nella $tate, ma nel verno rice-
uendo dalle pioggie la copi dell'acqua, cre$ce, & col pe$o, & con la grandezza di$rompe, &
$caccia $pe$$o le $epi della muratura: però accioche $i dia rimedio a que$to mancamento, egli $i
ha da $are in que$to modo, che prima per la grandezza dell'a$$unanz a della terra, $i faccia la
gro{$s}ezza della muratura, dapoinelle froui $iano po$tii contrafortio $peroni, tanto di$tanti vno
dell'altro, quanto e{$s}er deuel'altezza del fondamento; ma $ian della i$te$$a gro$$ezza del fondamen
to; ma dal ba$$o tanto habbiano di piede, quanto e{$s}er deue gro$$o il fondamento, ma poi a poco
a poco inalzando$i $i ra$tremino tanto, che di $opra $iano co$i gr $$e, quanto è gro$$o il muro del-
l'opera che $i fa. Oltra di que$to dalla parte di dentro ver$o il terreno come denti congiunti al
muro a gui$a di $ega $ian fatti, di modo, che ogni dente tanto $ia di$tante dal muro, quanto
e{$s}er deue l'altezza del fondamonto, & le murature di que$ti denti $iano della gro$$ezza del mu-
ro. Similmente $u le cantonate, quando $i haueranno tirato dallo angolo di dentro, quanto oc-
eupa lo $patio dell'altezza del fondamento, $ia $egnato da vna parte, & l'altra, & da que$ti
$egni $ia fatta vna muratura Diag nale, & del mezo di quella vn'altra $ia congiunta con l'an
golo del muro, co$i i denti, & le murature Diagonale, che non la$ciera no che il muro calchi di tut-
ta forza, ma partiranno rite nendo l'impeto dell'a$$unanza del terreno. Il pre$ente luogo dichiara, quello che nel primo libro s'è detto al quinto capo, & è
facilmente e$p re$$o da Vitr. però non ci accade altra figura. Ma s'intende anche de gli
$peroni, che $i metteno di faori alle muraglie. In che maniera le opere deuono e$ser fatte $enza difetto, & come deuono e$ser auuertiti quel-
li, che cominciano, io o e$po$to. Ma del modo di mutare le tegole, gli a$seri, i tigni, non $i de-
ue hauer quel pen$iero, che $i ha delle $opradette co$e, perche ageuolmente $i mutano, & però
ne anche $ono $timate co$e $ode. Io ho e$po$to con che ragioni, & in che modo que$te co$e po-
tranno e$$er ferme, & ordinate. Ma none in potere dell Architetto di v$are, che materia li
piace, perche non na$ce in tutti i luoghi la copia d'ogni materia (come e$po$to hauemo nel pro$$i-
mo libro.) Oltra, che egli è in potere del patrone di edificare, o di quadrelli, o di cementi, o
di qua lrato $a$so. L'approuare adunque di tutte le opere, è in tre parti con$iderato, impero-
che egli $i proua vn'opera, o per la $ottigliezza dello artefice, o per la magnificenza, o per
Qui altro non dico, $e non, che con diligente cura $i pen$i a quello che Vitr. ha detto
in fine del pre$ente libro. Ilfine del Se$to Libro. _E_T prudentemente, & vtilmente deliberarono i nostri maggiori di
la$ciar a i posteri per relatione de Commentari i pen$ieri de gli
animi loro, accioche non peri$$ero: ma in ogni età cre$cendo, &
in luce mandati con i volumi a poco a poco con la vecchiezza per-
ueni$$ero alla $omma $ottigliezza delle dottrine. Et però non di
poche, ma d'infinite gratie a quellitenuti $iamo, che non banno
con inuidia voluto tacere, ma banno procurato con $critti man-
dar a memoria ogni maniera di $entimento: perche $e co$i fatto non
baue$$ero; noi non baueremmo potuto $apere, che co$e $tate fu$$ero fat
te nella citt à di _T_roia; nè quale opinione _T_balete, Democrito, Anaxagora, Xenofonte,
& gli altri Filo$ofi naturali baue{$s}ero hauuto della natura delle co$e; & qual deliberatione della
vita baue$$ero a gli buomini la$ciato Socrate, Platone, Ari$totile, Zenone, Epicuro, &
gli altri Filo$ofanti: ouero qual co$a, & con che ragione Cre$o, Ale$$andro, Dario, &
gli altri Re fatto baue$$ero, $e i maggiorino$tri, con gli amaestramenti alla memoria di tutti,
per la posterità non l'haue$$ero $criuendo inalzate. Et però $i come a que$ti $i deue bauer gratie, co$i per lo contrario deuono @{$s}er bia$tmati
coloro, i quali furando gli altrui $critti, per $uoi gli vanno publicando, & non $i sforzano con
i propiloro pen$amenti di $eriuere, ma con inuidio$i costumi l'altrui opere violando $i vantano,
& però non $olamente $ono degni d ripren$ione, ma (perche banno menato laler vita con empi
eostumi) e$$er deuono castigati. Et però queste co$e e$$ere $tate vendicate curio$amente da gli antichi $i dice: gli e$iti de i qua
li ne i giudicij come fu{$s}ero, non pen$o che $ia fuori di propo$ito e$plicare, come a noi $ono sta-
ti la$ciati. I Re Attalici in@otti dalla dolcezza di $apere le ragioni delle co$e, bauendo a commun
diletto fatto vna bella, & egregia librarianella Città di Pergamo, _P_tolomeo d'ardente zelo di
de$iderio incitato a quel temp o con non minore indu$tria $i forzò di farne vna in Ale$$andria me-
de$imamente: & hauendo ciò fatto con $omma diligenza, non pensò che que$to fu$$e a$$ai, $e
egli non baue$$e cercato diaccre$cerla con nuoue $emenze, & però con$acrò i giuochi alle Mu$e,
& ad Apollo, & come de gli Athleti, co$i a i vincitori de i communi $crittori ordino premij,
& ampi modi di e$$er honorati. _P_oiche que$te co$e furono ordinate, & e$$endo iltempo da fareigi-
uochi, $i doueua eleggerei git idici litterati, che quelli doue$$ero approvare. Il Re bauendone già fatto, & eletto $ei, & non potendo co$i pre$to ritrouare il $etimo: $i
con$igliè con quelli, che erano $oprastanti alla libraria, & dimando loro $e baue$$ero cono$ciu-
to alcuno, che fu$$e atto a que$t@ giudicio. Ri$po$ero, che era vn certo d etto Aristofane, ilquale con grande $tudio, & con $omma dili-
genza ogni giorno per ordine compiutamente tutti que' librileggeua. E$$endo adunque nel ridot-
to de i giuochi partite le $edi $ec retamente di coloro, che baueuano a giudicare, chiamato Ari-
$tofane con gli altri, in quel luo go, che gli fu con$egnato $i po$e. Introdutto fu prima l'ordine
de poeti al contrasto, e recitando$i gli $critti loro tutto il populo con cenni addimandaua quello,
che que' giudici approua$$ero. E$$endo adunque dim andate da ogn'vno le oppinioni, $ei con-
cor$ero in vna $entenza i$te$$s, & quello, che haueuano auuertito e{$s}er $ommamente alla,
Ari$tofane e$$endogli richie$toil $uo parerc, volle, che prima fu{$s}e pronunciato qucllo, cle
men diletto baue$$e dato al popolo. Ma sdegnando$i il Re, in$ieme con gli altri, egli $i leuò in
piedi, & pregando impetrò, che gli fu$$e la$ciato dire. Et co$i fatto $ilentio dimostrò quel $o-
lo tra quelli e$$er poeta, & gli altri recitare le co$e aliene, & che bi$ognaua che i giudici appro-
ua$$ero gli $critti, & non i furti. Merauighando$i il populo, & dubitando il Re, egli confidato$i nella memoriatra$$e di certiar-
mari. infiniti volumi, & comparandogli con le co$e recitate, isforzò quelli a confe$$are d'bauerle
rubbate, & però il Re volle, che contra que$ti $i procede{$s}e come di ladronezzo, & condannati
con vergogna gli diede licenza, & adornò con grandi$$imi doni Ari$tofane dandogli il carico
$oprali $ualibreria. Ne gli anni $eguenti Zoilo venne di Macedonia in Ale{$s}andria, dico quel-
lo, che hebbe il cognome di Flagellatore di _H_omero, e recitòi $uoi volumi al _R_e fatti contrala
Iliade, & l'Odi$$ea. _P_erche vedendo Ptolemeo il padre dei _P_oeti, & la guida della dolcezza
del dire e$$er in a{$s}enza accu$ato, & e$$er da colui vituperato quello, che da tutte le genti era
pregiate, sdegnato$i non gli diede alcuna ri$po$ta. Zoilo poi dimorando lungamente nel regno
oppre$$o dal bi$ogno mandò $ottomano dimandando al Re, che gli fu$$e dato qualebe co$a. Di@e-
$i che il Re ri$po$e. Homero il quale è mancato mille anni auanti pa$cere molti mgliaia di per$o-
ne, & però e$$er conueniente, che colui, che faceua profe$$ione d'e{$s}er di miglior mgegno, po-
te$$e non $olamente $e ste{$s}o, ma anchora più gente nutrire, & in $omma $i narra la morte di
Zoilo, come di Parricidio condennato. Altri dicono quello da _P_biladelfo e$$er $tato in croce
conficcato, altri lapidato, altri a Smirna viuo po$to in vna pira: Delle quai co$e qualu que atuc-
nuta gli $ia, degna certamente a imeriti $uoi è stata la pena, perche altro non merita colui, che
m giudicio chiama quelli, de quali la ri$po$ta non $i può nella lor pre$enza dimo$trare, che opi-
nione habbiano bauuto $criuendo. Maio ò Ce$are, nè mutati gli altrui indici traposto il nome
mio ti mo$tro que$to corpo, nè bia$imando gli altrui pen$ieri, per quello voglio approuare, & lo-
dare me $te$$o, nè de$idero, che $imile opinione $ia bau@ta di me, perche niuna co$a bo detto, che
da altri io non babbia cercato, & inte$o, & $e co$a è, che dir $i po$$a e$$er mia, la fatica, & lo
studio certamente $i può dire. Ma io rendo infinite gratie a tutti gli $crittori, che con l'acutez-
ze de gli ingegni loro con l'età conferite, hanno in diuer$e maniere abondanti$$ima copia di co$e
preparato, dalle quali, come da fonti; cauando noi l'acqua, & traducendola al propo$ito no$tro,
più feconde, & più $pedite forze bauendo nello $criuere, & in tali autori confidati$i, prende-
mo ardimento di far co$e nuoue. Et però bauendo io da loro tal principio, pigliando quelle ragio-
ni, che io ho veduto e$$er al ca$o mio appareccbiate, ho cominciato @mdar mante, perche prima
_A_gatharco, mentre E$chilo in Athene in$egnaua la Tragedia, fec ela Scena dipinta, & di quel-
la ne la$ciò il Commentario. Da que$to amm@nito Democrito, & Anaxagora $cri$$ero della
iste$$a co$a, in che maniera bi$ogna con ragione naturale dal cen tro posto in luogo certo corri-
$ponder all'occbio, & alla drittura dei raggiconle linee, accioc@be d'vna co$a incerta le certe
imagini delle fabbriche nelle pitture delle Scenne rende$$ero l'a$p @tto loro, & quelle, che nelle
fronti dritte, & nei piani fu$$ero figurate, $corza{$s}ero fuggendo, & pare{$s}ero bauer rilieuo. Dapoi Sileno fece vn volume delle mi$ure Doriche. del _T_empio Dorico di Giunone, che è in
samo $cri$$e Theodoro. Dello Ionico a Diana con$ecrato in Efe$o, Cte$ifonte, & Metagene.
Di quello di Minerua in Priene, che è di lauoro lonico, ne parlò Phileo. Di quello, che è
Dorico in Athene pur di Minerua nella Rθcca, Ictimo, & Carpione. Theodoro Pboce$e
della Cuba, che è in Delfo. Phileno delle mi$ure de i Sacri _T_empij, & dello Armamento,
che era al porto Pireo. Hermogene del Tempio Ionico di _D_iana, che è in Magne$ia P$eu-
dodipteros, & di quello, che è a _T_eo di Bacco Monopteros. Argelio delle mi$ure Corinthie, &
delle Ioniche ad c$culapio in Tralli, il quale $i dice e$$er di $ila mano. _D_el Mau$oleo Satiro, & _P_itheo, a i quali veramente la felicità fece vn grandi$$imo dono,
perche le arti loro $timate $ono bauer $empie grandi$$ime lodi, & fiorite continuamente, &
banno anchora dato mirabil opere $econdo le co$e pen$ate dal ro, perche in cia$cuno lato del
Molti ancho men nominati banno $critto le regole delle proportionate mi$ure come Nexare,
Tbeocide, Demofilo, _P_ollis, _L_eonida, _S_ilanio, Melampo, _S_arnaco, Eufranore. Similmente
delle machine, come _C_liade, Archita, Archimede, _C_te$ibio, _N_imfoioro, _P_hilo Bizantine,
Dipbilo, Charida, _P_olijdo, _P_bitone, Age$istrato. _D_e i commentari de i quali quello, che io bo
auuertito e$$er vtile a que$te co$e raccolte ho ridutto in vn corpo, & que$to $pecialmente, perche
io ho veduto molti volumi $opra questa co$a da Creci, & pochi da no$tri e{$s}er dati in luce; per-
che Fu$$itio primo di tal co$e deliberò didar in luce vn mirabile volume. Et appre$$o Terentio
Varrone $cri$$e delle nuoue di$cipline, & vnlibro di Architettura. _P_ublio _S_ettimio ne fece
due. Et più non è $tato chi habbia dato opera a $imile m@niera di $critture, e{$s}endo stati i cit-
tadini grandi Architetti, quali banno potuto $criuere non meno eleg antemente d@i $opradett,
perche in Athene Anti$t{$s}ene, & Calle$cbro, & Antimachide, & Dorino _A_rchitetti po$ero
le fondamenta del Tempio, che faceua far Pi$istrato di Gioue Olimpio: ma dapoi la morte di
quello, per lo impedimento delle co$e publiche, lo la$ciarono imperfetto, & però da dugento anni
dapoi Antiocho Re hauendo prome$$o la $pe$a per quell'opera Co$$utio Cittadin Romano eon gran
prontezza, & $omma cognitione nobilmente fece la Cella, & la collocatione delle colonne intor-
no il _D_ipteros, & la distributione de gli Architraui, & de gli altri ornamenti con proportionata
mi$ura. Que$ta opera non $olamente tra le vulgari, ma tra le poche è dalla magnifitcenza nominata,
perche in quattro parti $onole di$po$itioni dei luogbi $acri ornate di marmo delle quali que$@e,
con chiari$$ima fam a nominate $ono; le eccellenze delle quali, & i prudenti apparati dei loro
pen$ieri banno nei $eggi dei Dei gran merauiglia, & $i fanno guardare. _P_rimail Tcmpio di
Diana in Efe$o alla Ionica fu fatro da C@e$ifonte Gno$io, & da Meta gene $uo figliuolo, & poi
_D_emetrio $eruo di _D_iana, & Dafni Mile$io a Mileto fecero il Tempio d'Apollo con le mi$ure
Ioniche, lct. mo alla Dorica a Cerere Eleu$ina, & a pro$erpina fabbricarono vna cella di $mi$u-
rata grandezza, $enzale col nne di fuori allo $patio dell'u$o dei $acrificij, e quella dominan-
do in _A_thene _D_emetrio Falereo, dapoi fu fatta da Pbilone d'aspetto Pro$tilos, et co$i accre-
$c@uto il ve$tibulo la$ciò lo spatio a quel i, che con$acrauano, et diede grande autorità all'opera.
In A$ti $i dice anebo, che Co{$s}utio $i pigliò la impre$a di far Gioue Olimpio con ampli $mi mo-
duli, et di mi$ure, et proportioni Corinthic, come s'è detto di $opra, del qual niuno commenta-
rio è ftato ritrouato. Nè $olamente da _C_o$$utto tal $orte di $eritti $ono da de$iderare, ma an-
cho da Caio Mutio, il quale confidato$inella $ua grande $cienza, con legitime ordinationi dell'ar-
te condu$$e a fine il Tempio dell'honore, et della virtù della cella Mariana, et le proportioni del-
le mi$ure, et de gli Architraui. Quel Tempio $e egli fu$$e stato fatto di marmo, accioche egli baue$$e bauuto come dall'arte la
$ottigliezza, co$i dalla magnificenza, & dalle $pe$e l'autorità, certamente trale prime, & gran-
diopere $arebbe nominato. _R_itrouando$i adunque, & de gli antichi no$tri non meno dei Greci
e$$ere stati grandi _A_rchitetti, & molti ancho di no$tra memoria & non bauendo quelli, $e non
poco $eritto dei precetti dell _A_rchitettura: io non bo pen$ato di voler con $ilenti pa$$armi, ma
per ordine in cia$cun libro trattar di cia$cuna co$a, & però bauendo io nel $e$to con diligenza
$eritto le ragioni de i priuati edificij: in questo che è $ettimo in ordine vóglio trattar de gli orna-
menti, & e$primere con che ragione babbiano, & bellezza & $tabilità. NEI $ettimo Vitr. ci dà i precetti delle politure, & de gli adornamenti delle fab-
briche, & non $enza ragione ha po$to in que$to luogo la detta materia $e-
guitando egli l'ordine di natura, che prima pone le co$e in e$$ere, & poi le
adorna. Hannoadunque le parti de gli edifici i loro adornamenti, & prima i piani,
dapoi i pareti, & finalmente i tetti. Ai piani e nece$$ario il pauimento, & $uolo: ai
muri l'intonicature, & i bianchimenti, & le pitture:a i tetti & $olari i $offittati, & an-
chole pitture, & perche le co$e e$$er deuono non men belle, che durabili, però Vitr.
abbraccia in que$to libro, & la fermezza, & lo adornamento, & adorna anche il pre-
$ente libro d'vn belli$$imo proemio, il qual commenda la virtù de pa$$ati, accu$a l'ar-
roganza de gli imperiti, & rende gratitudine a i precettori. Il proemio e facile, &
pieno d'hi$torie, & narrationi, & e$$empi, iquali io non voglio confirmare con altri
detti, che con quelli di Vitr. il re$to ancho del libro è facile per la maggior parte, però
ci leuerà la fatica di lunga commentatione. Tratta ne i primi quattro capi de gli
adornamenti de i pauimenti, & dal quinto fin al $ettimo parla della ragιone del dipi
gnere, & del incro$tare de marmi, dal $ettimo fin al fine del libro parla dei colori na
turali, & artificiali. Noi ci fermaremo doue $arà bi$ogno. _E_T prima comincierò dire de gli $gro$$amenti de iterrazzi, che $ono i princi-
pij delle politure, & de gli ornamenti delle fabbriche, accioche con maggior cu
ra & prouedimento $i guardi alla fermezza. Se adunque egli $i deue sgro$-
$are, e terrazzare a piè piano cerchi$i il $uolo $e gli è tutto $odo, & poi $ia
i$pianato bene, & pareggiato, & $e gli dia il terrazzo con la prima cro$la.
Ma $e tutto il luogo, o parte $arà di terreno commo$$o, egli bi$ogna con gran
cura, e diligenza ra{$s}odarlo, $i che $ia ben battuto, & palificato. Ma s'egli $i vnole terrazzare $oprai palcbi, o $olari, bi$ogna bene auuertire $e ciè qualcbe
pareta, che non vengbi in $u, che $ia fatto $otto il pauimento, ma più pre$to r@la$ciato habbia
$opra $e il tauolato pendente, perche v$cendo il parete $odo, $estando$i le trauature, ouer dando
in $e per lo torcer$i, che fanno, $tando per $odezza della fabbrica, fa dinece$$ità d alla de$tra,
& dalla $ini$tra lungo di $e le fi{$s}ure ne i pauimenti. _A_ncho bi$ogna dar opera, che non $iano me$colate le tauole di E$culo con quelle di Quercia,
perche quelle di Quercia $ubito, che banno riceuuto l'bumore torcendo$i fanno le fi$$ure nei pa-
uimenti. Ma s'egli non $i potrà bauere de gli E$culi, & la nece$$ità per bi$ogno ci costrignerà v$are
la Quercia, co$i pare, che bi$ogni operare, che quanto $i può $i $egbino $ottili; perche quanto
meno baueranno di forza tanto più facilmente conficcate con cbiodi $i teneranno in$ieme? Da-
poi per cia$un traue nelle estreme parti dell'a$$e $iano confitti due chiodi, accioche torcendo$i
dall'vna parte non po$$ino gli anguli $olleuare: perche del _C_erro del Faggio, & del Farno niu-
no può alla veccbiezza durare. Fatti i tauolati $e egli ci $arà del Felice, $e non della paglia
$ia $otto di$te$a, acciocbeil legname $ia dife$o dai danni della calce, allbora poi vi $ia me$$o
il $a$$o pe$to non minore di quello, che può empir la mano, & indottoui quello $ia sgro$$ato,
& imp $toui il terrazzo, il quale $e $arà fatto di nuouo in tre parti di e$$o ne $ia v@a di
calce, ma $e di veccbio $arà rifatro, risponda la me$colanza di cinque a due, dapoi $ia datto il
terrazzo, & pe$tato con i ba$toni di legno da molti buomini, & beni$$imo ra{$s}odato, & tut-
Quando quelli $aranno po$ti in$ieme, & la $uperficie eminente v$cirà fuori, bi$ogna fre-
garli in in modo, che e{$s}endo il pauimento di pietruccie, non ci $iano @lcuni rilieui, o gradi
$econdo quelle forme, che haueranno i pezzi, o tonde come $cudi, o triangolari, o quadrate, o di
$ei anguli, come i faui delle api, ma $ian po$ti in$ieme drittamente, & il tutto $ia piano, &
agguagliato. Ma $e'l pauimento $arà di quadri grandi bi$ogna, che babbian gli anguli egua-
li, & che niente e$ca fuori della $pianatura, perche quando gli anguli non $ar anno tutti egual-
mente piani, quella fregaturanon $arà compitamente perfetta. Et co$i $e'l pauimento $arà fat-
to a $piche di te$tole, o di Teuertino deue$i fare eon diligenza, $i che non habbia canali, o rilieui,
ma $ian diste$i, & a regola $pianati. Ma poi $oprala fregatura quando $aranno $arte li$cie, o
polite, vi fia criucllato il marmo, & di $opra vi $ianindotte le cinte di calce, & di arena.
Manei pauimenti fatti alla $coperta bi$ogna v$ar diligenza, che $iano vtili & buoni, perche le
trauature per l bumore cre$cendo, ouero per lo $ecco $cemando, o v$cendo diluogo, col far pan-
za mouendo$i fanno i terrazzi difetto$i. Oltra di que$to i freddi, i ghiacci, & l'acque non gli la-
$ciano $tar intieri: & però $e la nece$$ità vorrà, che $i facciano, accio non $iano difetto$i bi$o-
gna operare in que$to modo. Quando egli $arà fatto il tauolato, bi$ogna $opra farne vn'altro at-
trauer$o, ilquale con chiodi conficcato faccia vna armatura doppia alla trauamenta, dapoi $ia da
tala terza parte di testole piste alterrazzonuouo, & due parti di calce a ciuque di e$$o rispondi-
no nel mortaio. Fatto il riempimento po$to vi $ia il terrazzo, & quello ben pisto non $ia men
gro$$o d'vn piede, ma poi indottaui l'anima, (come s'è detto di $opra) $ia fatto il $uolo, o pauimen
to di quadro grande, bauendo in dieci piedi due dita di colmo. questo pauimento $e $arà ben impa-
$tato, & i$pianato, $arà da tutti difetti $i@ro, ma perche tra le con mi$$ure la materia non pati$ca
da i ghiacci, bi$@g na ogni anno auanti il verno $atiarlo di feccia d'cglio, perche a que$to modo non
la$cierà riceure la brina del gelo, che cade. _Qui Vitr. parla delli Terrazzi che $i fanno allo_
_$coperto $opra le ca$e._ Ma$e egli ci parerà ai voler far que$to con più diligenza, $iano poste le te-
gole didue piedi tra $e comme$$e, $opra il terrazzo $ottopo$touilamateria, bauendo in ogni lato delle
loro commi$$ure i canaletti largbi vn dito, lequali poiche $aranno congiunte, $iano empite di calce,
con oglio battuta, & siano fregate in sieme le congiunture, e ben comme{$s}e, cosi la calce, che si atta-
cherà ne' can li, indurandosi, non la$cierà, ne acqua, ne altrotrapa$sare tra quelle commi$sure: dapoi
che cosi$arà gettato qut$io terrazzo, egli iui si deue $opra indure l anima, & con bastonirammaz-
zarla bene: ma di $opra si deue pauimentare o di quadri, o a $piche di te$lole, $econdo, che è $o-
pra$critto, dandoli il colmo. Que$te co$e quando $aranno fatte in que$to modo non si guasteranno. Il primo lnogo tra le politure tengono gli $gro$$amenti, o Terrazzi, che $i chiami
no. Que$te $ono o a piè piano, o in lolaro, & que$te, o coperte, o $coperte. $e $ono a
piè piano, ouero il terreno è mo$$o, ouero è $odo. Ditutte que$te maniere Vitr. ci
da i precetti. il terren $odo dcue e$$er i$pianato, & liuellato, & poi indurui $opra il ter-
razzo con la prima coperta. & qui douemo $a pere che gliantichi v$auano molta di-
ligenza nel fare i pauimenti, perche poneuano molte mani di co$e per fare il $uolo,
cioè molte coperte vna $opra l'altra, cominciando dalla più ba$$a cro$ta con mate-
ria più gro$$a, & venendo alla $uperficie di$opra $empre con materia più minuta. au-
uertendo ancho molto bene al tempo di fare i pauimenti, come io dirò dapoi. Per
fondamento adunque porre $i deue (come dice Vitt.) di $otto il $a$$o non più grande
del pugno, ouero il qua drello; & quefto $ondamento Vitr. chiama Statumen; & que-
$to in$ieme con la materia più gro$$à. Ma $e il terreno $arà commo$$o, è nece$$ario
batterlo, & ra$$odarlo molto bene, & con pali vnirlo, accioche non s allarghi & fac.
cia rompere, & crepareil pauim\~eto, nel che bi$ogna v$are granui$$ima diligunza, indi
Per la i$te$$a ragione $opra la trauatura, o tauolato bi$ogna porui della paglia, o del
Felice, perche la calce, che entra nel terrazzo non gua$ti il legname, & co$i gettar bi
$ogna il primo fondamento di pietra non meno di quanto cape la mano, & $gro$$are
col Terrazzo. V$auano due $orti di Terrazzo, il nuouo, che $i fa di pietra allhora pe-
$ta, o di te$tole aggiugnendoui vna patte di calcina, a due diquelle, & il vecchio rino
uato fatto di pauimenti gia ruinati, nella cui me$colanza vi va a cinque di Terrazzo
due di calcina. Gettato il terrazzo, è nece$$ario batterlo bene, però a que$to officio
gli antichi eleggeuano vn numero di huomini fin a dieci, perche $i poteuano accõ-
modare in vna $tanza, che vno non impediua l'altto, & $i faceuano tante decurie,
cioè tanti dieci huomini, quanti era nece$$ario, di modo, che vno commandaua, &
$opra$taua a dieci. Que$to modo di battere ra$$odare, & $pianare il terrazzo noi chia
mamo, Or$are. L'altezza, o gro$$ezza di quella materia co$i pe$ta, & battuta e$$er
deue non meno di once noue, che Vitr. dice Dodrante, & que$to è il primo $gro$-
$amento, & la prima cro$ta, o letto del pauimento. Sopta il puale di più $ottile, &
minuta materia $i deue indurre vn'altra
mano, che come anima, & $odezza e$$er
s'int\~ede, & è di te$tola b\~e pi$tata, che di due
parti, nè habbia vna di calce. Sopra que$ta
cro$ta s'induce il pauimento, o di pietra cot
ta, o d'altra pietra, & que$ta, o $arà minuta
Q Vando dal pen$iero di far i pauimenti@ci $aremo partiti, allbora bi$ogna dichiarire il
modo di biancheggiare, & polire le opere; & que$to è per $ucceder tene, quando molto
tempo inanzi il bi$ogno i p@zzi di buoni$$ima calce, & le $cbeggie $aranno nell acqua
molli$icate, & macerate. accioche $e alcuna $cbeggia $arà poco cotta nella fornace per la lun-
ga maceratione co$tretta dalliquore a sboglire, $ia con vna egualità dige$ta. Perche quando $i
Nel $econdo capo Vitr. c'in$egna a preparare la calce, accioche commodamente
la potiamo v$are alle coperte, & biancheggiamenti dei pareti, & co$i e$pediti i paui-
menti, & loro bellezze viene ad ornari muri. Io nel $econdo libro ho detto a ba$tan
za della calce, & quello, che iui s è detto, rende più facile il pr$ente luogo, che da $e
ancho è piano, però e$poneremo il $eguente, che adorna i volti, & i pareti. _Q_ Vando adunque $arà bi$ogno fabbricar'a volti, co$i fare $i deue. Siano
dispo$ti gli A$$eri, o trauicelli dritti di$tanti non più di due piedi l'vno dal-
l'altro, et questi $iano di (ipre{$s}o, perche quelli di Abate pre$to $ono dai tar
li, et dalla veccbiezza con$umati: quelli A$$eri quando $aranno a torno di-
$po$ti in forma vitonda $iano congiunti alle traui, o coperti, ct con$iccati
con ebiodi di ferro di$poste per ordine le catene, le quali $iano fatte di quel-
la materia, alla quale nè tarli, nè veccbiezza, nè bumore po$$a far danno, come il Bo$$o, il Gi-
nepro, l Oliuo, il Rouere, il Cipre{$s}o, et altri $imiglianti, eccetto, che di Quercia. Perche la
Quercia torcendo $i nelle opere, doue è posta, $i fende. Di$posti che $aranno ordinatamente
quei trauicelli, a quelli $i deue legare le canne Greche pe$te, come richiede la forma del vol-
to, con alcune re$te $atte di Sparto Hi$panico. Similmente $opra la curuatura vi $ia indotta
la materia di calce, et d'arena me$colata, accioche $e qualche gocciola caderà dal tauolato,
o dai tetti, facilmente $i po$$a $o$tenere. Ma $e non vi $arà copia di canne Grecbe, bi$o-
gnerà pigliare delle cannuccie $ottili de paludi, et legarle in$ieme, et di quelle far le ma-
ta$$e, et le re$ti quanto lungbe $i conuiene, ma di continuata gro{$s}ezza, pure che tra due
nodi non $ia di$tanza dei l@gamenti più di due piedi, et que$te mata$$e (come s'è $critto di
$opra) $iano a gli A$$eri, e trauicelli legate, et in e$$e conficate $iano le spatelle di legno;
et l'altre co$e tutte $iano e$pedite (come s'è detto di $opra.) Di$po$te poi le curuature, et
conte$te, $ia il loro cielo $maltato, et coperto politamente, et con l'arena $gro{$s}ato, da-
poi con creta, o marmo polito. Poi che i volti $aranno politi, $i deuono porre le cornici,
lequali $i deuono fare quanto più $i può $ottili, et leggieri, perche e$$endo grandi per lo
pe$o $i $taccano, nè $i po$$ono $ostenere. In que$te per modo alcuno non $i deue me$co-
lare il ge$so, ma con criuellato marmo deuono e$ser ad vn modo egualmente tirate, accio-
che facendo pre$a, la$cino l'opera ad vn tempo $eccar$i. Egli $i deue ancho nel far i vol.
Tratta della di$po$itione de'volti, e que$to è nece$$ario mperoche male $i potranno
coprire, & intonicare i volti, $e non $aranno $ermi, & ben fatti; & atti a riceuere gli @b.
bellimenti, & le intonicature, & però prima egli s'in$egna, come douemo $ari volti, per-
che $o$tentino gli ornamenti; come $i deue, & di $opra, & di $otto diquelli $maltarli, &
dar li di bianco, & come $otto quelli $i hanno a fare le cornici, & $otto le cornici, come
$i hanno ad intonicare, & come $otto quelli $i hanno a fare le cornici, & $otto le cornici, come
$i hanno ad intonicare, & biancheggiare i pareti, & finalmente cimo$tra come $i hab-
biano a fare, & a coprire i pareti di craticij. Noi in vniuer$ale parleremo de i volti, ac-
cioche tutta la pre$ente materia ci $ia dinanzi a gli occhi, & addurremo parte diquello,
che dice l'Alberto nel terzo al 14. Capo. Varie $ono le maniere dei volti, & delle came-
re, noi douemo cercare, che differenza $ia tra quelle, & quali $iano le linee dei contorni
loro. Le $orti loro $ono la Fornice, la camera, l'hemi$pero, & quelle volte, che $ono parti
di que$te. L'hemi$pero, o meza palla non viene per $ua natura $e non dalle piante circo-
lari. La camera $i deue alle piante quadrate. Le fornici conuengono a quegliedifici, che
$on quadrangolari, ma quel volto, che è fatto a $imiglianza d'vn monte cauato, è detto
fornice, che è vn volto lungo, & piegato in arco. Imaginiamoci vn parete larghi$$imo,
che dalla cima $i volti, & $i pieghi, attrauer$o d'un portico. Camera è come vn'arco, che
da Mezo dia Tramontana $i pieghi, & che ne habbia $imilmente attrauer$ato vn'altro
da Leuante a Ponente, & è a $imiglianza delle corna piegate. Hemi$pero è il con cor$o
di molti archi eguali in vn centro del colmo di mczo. Ci $ono ancho molte altre manie
re di volti, & di archi, che fanno mo$tra di figure di moltiangoli, delle quali è vna i$te$$a
ragione del voltarli, & tutte le predette maniere $i fanno con la ragione, che $i fa il pare-
te, imperoche i $o$tegni, & l'o$$a, che vengono $ino alla $ommita, deuono leuar$i dall'o$$a
del parete ma $econdo il modo loro deuono nel parete e$$er'impo$ti, cioè in quella for-
ma, che volemo dar al volto, & que$te o$$a deuono e$$er drizzate di$tanti vna dall'altra,
per vn certo$patio. Vitr. dice A$$eri drizzati non lontani vno dall'altto piu di due pie-
di, & $ono trauicelli alti, & $tretti, & dice que$ti A$$eri, quando $aranno di$tribuiti $econ-
do la forma del giro, cioè $econdo quella maniexa di volto, che volemo fare; deuono
con catene e$$er le gati, que$te catene $ono legature di legni po$te nelle $o mmità di det-
ti trauicelli, accioche $i ten ghino in$ieme. Siano que$ti in chiodati al tetto, & tauolato di
$opra. Et quegli $patij tra l'o$$a vuole l'Alberto, che $iano riempiti, ma vi è differenza
tra gli empimenti, che $i $anno ne i pareti, o muri da quelli, che $i fanno tra que$te offa,
imperoche nel muro vanno dritti a piombo, qui piegati, & torti, $econdo la forma dei
volti. vuole an che, che l'o$$a $ian di pietra cotta di due piedi, & i riempimenti di leggie-
riffima pietra, per non caricare il muro. Dice poi, che per fare gli archi, & i volti, è nece$-
$ario l'armatura, che è fatta di legname $econdo la forma, che $i vuole. $opra que$ta $i
pongono le craticole di canne, per $o$tenere quella materia di che $i fa il volto, fin che
s'induri$ca, vuole che la meza palla non habbia bi$ogno d'armatura, ne quelle forme,
che vanno imitando quelle che $on di molti angoli; ma bene fa bi$ogno d'una legatu-
ra, o te$$itura, che leghi $tretti $$imamente le parti debili, con le ferme, & gagliarde, & iui
commenda la forma dell'Hemi$pero dice poi, che la te$tuggine, la camera, la $ornice
hanno bi$ogno d'armature, raccomandando i primi ordinι, & i capi de gli archi a $er-
mi$$ime impo$te, & dà alcuni precetti d'intorno a que$ta materia, & di leuar l'armature
& di riempir i vani, & di forti$icar gli archi, i quali precetti $ono chiari a praticanti. noi
v $iamo gli archi, & i volti, le crocciere, le cube, i rimenati, le volte a lunette $econdo le na
ture de gli edifici, come è noto. Formata la camera, cioè quella curuatura di volto, come
@i piace, $i copre il cielo di $otto, & $i d à di $opra quello, che dice Vitr. dapoi $i fannole
cornicia torno di $tucco, & non ui entra ge$$o di $orte alcuna, $otto le cornici, le quali
deuono e$$er leggieri, & di $ottil materia, & non bauer molto $porto, per che non $i rom-
pino caricate dal pe$o. Si deue hauer cura d'intonicar i pareti, & in que$ta parte è mol-
to diffu$o il detto Alberto, ma noi $taremo con Vitr. & diremo la $ua intentione da ca-
_I_O bo detto, con che ragioni $i fanno le coperte ne i luoghi a$ciutti, hora io csponerò in
che modo, accioche durino, far $i conuegna le politezze, ne i luoghi humidi: & pri-
ma nei conclaui, che $aranno a piè piano cerca tre piedi alto dal pauimcnto in luo-
go di arenato $i dia la te$tola, & $gro$$ato, accioche le parti di quelle coperte non
$i an gna$te dall'bumore. Ma $e egli $i trouerà alcuno parete, che per tutto $ia offe$odall'humo-
re, bi$ogna allontanar$i alquanto da quello, & farne vn altro tanto di$tante, quanto parerà con-
uenire alla co$a, & tra due pareti $ia tirato vn canale piu ba$$o delpiano del conclaue, & que$to
canale sboccbi in qualche luogo: & poi che egli $arà fatto alquanto alto lafciati vi $iano gli $pi-
racoli, perche $e l'humore non v$cirà per la bocca, ma v$cirà, o di $otto, di $opra, $i $pargerà
nella muratura nuoua. Fatte que$te co$e $i dia lo primo $groβamento al parete di te$tola, & poi
drizzato, & $pianato, & polito $ia. Ma $e'lluogo non patirà, che $ia faccia l'altra muratu-
ra, faccian$i pure i canali, & le boccbe loro e$chino in luogo aperto, dapoi da vna parte $oprail
margine del canale impong an$i tegole di due piedi, & dall' altra $i drizzino i pilastrelli di qua-
drelletti di ott'oncie, ne i quali po$$an $edgre gli angoli di due tegole, & co$i quelli pila$tri $ia-
no tanto di$tanti dal parete, che non pa$$ino vn palmo, dapoi dal ba$$o del parete in fino alla cima
$ian fitte dritte le tegole oncinate, alle parti di dentro delle quali con diligenza $ia data la pe-
ce, accioche $caccino da $e il liquore, & co$i di $otto, & $opra il volto habbiano i loro $piracoli.
Allhora poi $ian biancheggiate con calce liquida in acqua, accio non rifiutino la $maltatura, &
cro$ta dite$@ola, perche per l'aridità pre$anelle fornaci, non po$$ono riceuere la $maltatura, ne
mantenerla, $e la calce $otto po$ta, non incolla, & non attacca l'vna, & l'altra co$a. Indotto-
mi quel primo $gro$$amento, $e le dia in luogo d'arenato la t@$tola, & tutte le altre co$e, come
s è $critto di $opra nelle ragioni delle intonicature: ma gli ornamenti della politura deuono baue-
re propie, & particolari ragioni del Decoro, accioche habbiano dignità conuenienti si $econdo la
natura de luoghi, come per le differenze delle maniere. Nelle stanze del verno non è vtile que$ta
compo$itione, nela pittura di grande $pe$a, ne il $ottile ornamento dei volti, di cornici, perche
quelle co$e, & dal fumo, & dalla fuligine di molti lumi $i gua$tano: ma in que$ti $oprai poggi
deuono le tauole con inchio$tro eβer impennate, & polite trapo$toui i cunei di $ilice, o di terra
ro$$a. Quando $aranno e$plicate le camere pure, & polite anco non $arà di$piaceuole l'v$o del-
le $tanze del verno dei Greci, $e alcuno vi vorrà por mente: & questo v$o non è $ontuo$o, ma
vtile, perche egli $i caua tra'l piano liuello del triclinio qua$i due piedi, & battuto bene il $uo-
lo, $i vi dà, o'l terrazzo, o il pauimento di testole co$i colmato, che habbia le bocche nel canale.
Dapoi po$toui $opra i carboni, & calcati $odamente, vi $i da vna materia me$colata di $ab-
bione, di calce, & di fauilla gro$$a mezo piede posta a regola, & a liuello, & polito il piano
@on la cote, $i $ala forma del pauimento nero, & co$i nei conuiui loro, quello, che da i va$i, &
da gli sputi loro $i manda aterra, $ubito caduto $i $ecca, & i $erui, che gli mini$trano, $e be-
ne $aranno $calzi, non piglieranno freddo da tai pauimenti. Qui $i vede la mirabile indu$tria, che v$auano gli antichi, accioche le loro fabbriche
dura$$e ro, & $i mantene$$ero belle, & ornate, imperoche anche la doue la natura del luo
go poteua impedire, o non patiua gli abbellimenti, con arte $i sforzauano di rimediate,
& perche non è co$a niuna, che gua$ti piu gli edi$ici, & le politure, che la humidita, non
ha dubbio, che quando a quella $arà ingenio$amente proui$to, che la bellezza non con-
$egua l'effetto $uo; però hauendo Vitr. $ornito di darci i precetti di ab bellire, & bian-
cheggiare le opere fatte in luoghi a$ciutti, nel pre$ente capo c'in$egna a rimediare a idi-
fetti de i luoghi humidi. ll difetto dell' humido viene, o dal ba$$o per lo terreno, o dall'al
@o perli muri, che $iano appoggiati a monti, o a terren ipiu alti. Se viene dal ba$$o, bi$o-
_A_Gli altri conclaui, cioè di primauera, d'autunno, della state, & gli atrÿ, e
peri$tili da gli antichi $tate $ono determinate alcune maniere di pitture, per
certi ri$petti; perche la pittura $i fa imagine di quello, che è, e puo e$$er, come
dell' buomo, dello edificio, della naue, e delle altre co$e, dalle $orme delle qua-
li, e da i contorni de i corpi con figurata $imiglianza $i pigliano gli e$$empi. Da questo gli antichi, che ordinarono i principi delle politezze prima imitarono la diuer$ità
delle cro$te di marmo, e le loro collocationi, e dipoi delle cornici, e de i varÿ compartimenti
di colore ceruleo, e di Minio. Dopo intrarono a fare le figure de gli edificÿ, e delle co-
lonne, e imitare gli $porti, & i rilieui, de i fronti$picÿ, e ne i luoghi aperti, come nelle @$-
$edre per l'ampiezza de i pareti di$egnarono le fronti delle Scene all'v$anza Tragica, ouero
Comica, ouero Satirica: ma ne i luoghi da pa$$eggiare per eβere gli $pacij lungbi $i die-
dero ad ornarli di varietà di giardini e$primendo le imagini di certe proprietà di pae$i:
perche dipingono i porti, le Promontore, i Liti, i fiumi, le fonti, gli tratti delle acque,
Quello, che bi$ogni dipinger in diuer$e $tanze, a ccioche $ia $eruato il Decoro, Vit. ce
lo ha dimo$trato in parte nel precedente cap. & in parte hora ce lo in$egna. Et dalla dif-
finitione della pittura, va argomentando quello, che $ta bene: & poi riprende liberamen
te le v$anze de i pittori de i tempi $uoi, come che habbiano deuiaro molto dalla certa, &
giu$ta ragione de gli antichi. Doue grandemente s'oppone a quella maniera di pittu-
re, che noi chiamamo Grotte$che, come co$a, che non po$$a $tare in modo alcuno. per-
che $e la pittura è vna imitatione delle co$e, che $ono, o che po$$ono e$sere, come potremo
dire, che $tia bene quello, che nelle Grotte$che $i vede? come $ono animali, che portano
Tempij, colonne di cannuccie, artigli di mo$tri, difformità di nature, mi$ti di varie $pe-
cie: Certo $i come la fanta$ia nel $ogno ci rappre$enta con$u$amente le imagini delle co-
$e & $pe$so pone in$ieme nature diuer$e: co$i potemo dire, che facciano le Grotte$che, le
quali $enza dubbio potemo nominare $ogni della pittura. Simil co$a vedemo noi nel-
l'arti del parlare, imperoche il Dialetico $i forza di $atisfare alla ragione, l'Oratore al $en
$o, & alla ragione, il Poeta alquanto piu al $en$o, & al diletto, che alla ragione, il Sofi$ta
fa co$e mo$truo$e, & tali, quali ci rappre$enta la fanta$ia, quando i no$tri $entimenti $o-
no chiu$i dal $onno. Quanto mò, che $ia da lodare vn $ofi$ta, io lo la$cio giudicare, a chi
$a fare differenza tra il fal$o, e'l vero, tra il vero, e'l veri$imile. Et perche Vitr. è facile, &
Plinio nel lib. XXXV. ci dà molto lume in que$ta materia, io non farò altro a pompa, ma
per quanto io dalle co$e vedute, & lette po$so comprendere trouo, che la pittura $i come
ogn'altra co$a, che $i $a da gli huomini, prima deue hauere intentioni, & rappre$entar
qualche effetto, al quale effetto fia indrizzata tutta la compo$itione, & $i come le fauole
denno e$sere vtili alla vita de gli huomini, & la Mu$ica hauer deue la $ua intentione, co-
$i anco la pittura. Dapoi $i vuol ben $apere contornar le co$e, & hauere le Simmetrie di
tutte le parti, & le ri$pondenze di quelle tra le. Et con il cutto indi le mouenze, & gli at-
ti tali, che parino di co$e viue, & non dipinte, & dimo$trino gli affetti, & i co$tumi, il che
è di pochi, in $omma poi (ch'è co$a di pochiffimi, & a no$tri di non è a pena con$idera-
ta, & è la per$ettione dell'arte) $are i contorni di modo dolci, & sfumati, che anco s'in-
tenda, quel che non $i vede, anzi che l'occhio pen$i di vedere, quello ch'egli non vede, che
è vn fuggir dolci$$imo vna tenerezza nell'Orizonte della vi$ta no$tra, ch'è, & non è & che
$olo $i fa con in$inita pratica, & che diletta a chi non $a piu oltra, & fa $tupire, chi bene
la intende. La$cio $tare i colori conuenienti, la me$colanza di quelli, & la vaghezza, la
morbidezza delle carni nelleimagini muliebri, che $cuoprono i mu$culi, ma in mo-
do, che $i intendino i panni, che fanno fede delnudo, le pieghe dolci, la $ueltezza, ilonta-
ni, gli $corzi, l'altezza della vi$ta, & altre co$e, che $ono nel dipingere $omna mente ac-
commodate, & vano $aria, & fuori dell'in$tituto no$tro a voler parlare @@ diffu$amente,
& chi ha con$iderato molte pitture di diuer$i valenti huomini, & ch@ @a $entito ragiona
re, & con diletto, & attentione ha a$coltato gli altri, puo molto @en $apere di quanta im
portanza $ia, & quanto abbraccia quello, che io ho accenn o. il re$to di Vitr. è manife-
$to $ino alla fine del libro, che io non ho voluto aggiung@ui altro, parendomi, che Vitr.
habbi a$$ai chiaramente parlato. Ci re$ta hora a di@ di molti ornamenti, che $i fanno
nella Città, come Piramidi, Obeli$ci, Sepulcri, Titol, Colonne, & altre co$e $imili, ma hog
gimai le co$e antiche di Roma $ono $tate mi$ura@e piu volte, & po$te in luce da molti va-
lenti huomini, di modo che $arà di minor $atica veder a vn tratto le pitture, & mi$urar-
le, che leggere molte carte, che io pote$$i fare, E$orto bene ogn'vno, che $ia $tudio$o del-
NOn di vna $te$sa maniera in ogni pae$e $i genera il marmo, ma in alcuniluo-
ghi na$cono le glebe come di $ale, che hanno le miche lucide, & ri$plenden-
ti, le quali pi$te, & ammollite danno grande vtilità nelle coperte, & nelle cor
nici: ma in quei luoghi, ne i quai non $i trouano tai co$e; pi$tan$i con i pi$tel-
li di $erro, & $i criuellano i cementi di marmo, ouero le $caglie, che cadeno dalle pietre
tagliate da i marmorari, & que$te, cernite $i parteno in tre maniere, & que lla parte, che
$arà piu grande, (come $i è detto di $opra) con la calce $i dia con l'arenato, dapoi la $e-
guente, & la terza, che $arà piu $ottile. date que$te co$e, & con diligenza pare ggiate, &
li$ciate, habbia$i ragione a dare i colori in gui$a, che mandino $uori lucenti raggi, &
$plendori, de i quali que$ta $ara la prima differenza, & apparato. DEi colori alcuni $ono, che da lor $te$$i na$cono in certi luoghi, & indi $i caua-
no, altri da altre co$e in$ieme po$te, & me$colate, o temperate $i cõpongono,
accioche dieno nelle opere @tilita allo i$te$so modo. Ma e$poneremo quelli,
che da $e na$centi $i cauano, come è l'Ochrea. Que$ta in molti luoghi, come
anchein Italia, $i troua, Ma l'Attica è ottima, & que$ta non $i ha al tempo no$tro, perche
in Athene le minere, doue $i caua l'argento, quando haueuano le famiglie; allhora $i ca
uaua $otterra per trouare l'argento: quando iui $i trouaua la vena la $eguitauano come
fu$se $tata d'Argento. Et però gli antichi alle politezze dell'opere v$arono vna granco
pia di Sile. & anche in molti luoghi $i caua copio$amente la terra ro$sa, ma per$ettam\~e-
te in pochi, come nel Ponto la Sinope, & in Egitto, & nell' i$ole Baleari in Hi$pagna, nè
meno in Lemno, l'entrate della qual i$ola il Senato, & popolo Romano conce$se a gli
Athenie$i da e$$er. godute. II Paretonio prende il nome da quei luoghi, doue egli $i caua,
& con la i$te$$a ragione il Melino, perche la forza di quel metallo, $i dice e$ser in Melo
l'I$ola Ciclada. La terra verde na$ce in molti luoghi, ma la per$etta nell'I$ola di Smir-
na. Que$ta i Greci @ @eodotia $ogliono chiamare, perche Thodoto $i chiamaua colui,
nel fondo del quale prin@ fu ritrouata quella $orte di creta. L'oropigmento da Greci
Ar$enico nominato, $i caua @@@ Põto, & co$i in piu luoghila Sãdaraca, ma l'ottima in Põ-
to appre$so il fiume Hipani, ha @@ $ua vena; ma in altre parti, come tra i cõfini di Magne
$ia, & di Efe $o $ono luoghi, d'onde @la $i caua apparecchiata, $i che nõ è bi$ogno maci-
narla, ma è co$i $ottile, come fu$se conla mano trita, & criuellata. L'Ochrea $i chiama
terra gialla, & anco Ochrea volgarmente; que$ta $i abbru$cia perche faccia il fondo al-
l'Ochrea non abbru$ciata, però che $i fa piu $cura, & ruggia, ne viene dalle parti di Le-
uãte, & io ne ho trouato anco nelle mie po$se$$ioni ne i mõti di Triuigiana buoni$$ima,
_H_Oraio entrerò ad e$plicare le ragioni del Minio. Que$to prima $i dice e$$ere $tato
ritrouato nei campi Cilbiani de gli Efe$ij: il cui effetto, & la cui ragione ne dà
can$a di gran merauiglia. Caua$i vna Zoppa, detta Antrax, prima, che perlo
maneggiar ella diuenti Minio: la vena è di colore come ferro alquanto piu ro$$o,
bauendo intorno a $e vna poluere ro$$a. Quando $i caua, per le perco$$e de i fer-
rimanda fuori le lagrime d'argento viuo, le quali $ubito da quelli, che cauano $ono raccolte.
Que$te zoppe aβunate per la pienezza dell bumore, che banno dentro $i pongono nelle fornaci
delle officine, accioche $i $ecchino, & quel fumo, che dal vapore del fuoco $i leua da quelle
zoppe, quelle goccio e, che re$tano per la picciolezza loro non $i po$$ono raccorre, ma in vn va-
$o di acqua $i fan correre, & iui $i raunano, & $i confondeno in$ieme, & que$te e$$endo di mi-
$ura di quattro $e$tari, quando $i pe$ano, $i trouano e$$er cento libre, ma quando è in$ieme tut-
to quello argento in vn va$o, $e $opra vi $i ponerà vn pe$o di cento, egli $tarà di $opra, ne po-
trà col $uo pe$o premere quel liquore, ne $cacciarlo, ne di$$iparlo, leuato il centenaio, $e iui $i
ponerà vno $crupulo d'oro, non $opranuoterà, ma $e ne anderà al for do da $e $te$$o, co$i
non per la grandezza del pe$o, ma per la qualità $ua cia$cuna co$a e$$er co$i graue non $i deue,
negare. Et que$to è vtile a molte co$e, perche ne lo argento, ne il rame $enza quello $i puo dora-
re, che bene $tia, & quando l'oro è conte$to in qualche ve$te, che con$umata per la vecchiezza,
non $i po$$a piu portare con bone$tà, ponga$i quel panno d'oro in va$i diterra, & $ia nel foco ab-
bru$ciato. La cenere $i getta nell'ac qua, alla quale $i aggiunge l'argento viuo, il quale a $e tira
tutte le miche dell' oro, & le sforza ad vnir$i $eco, votata poi l' acqua, que$to s'infonde, & riuer-
$cia in vn panno, & in quello è con le mani struccato, l'argento e$ce perle rarità del panno con
il liquore, & l'oro per la ftretezza, & compre$$ione raunato di dentro puro $i ritroua. _I_O ritornerò bora alla temperatura del Minio, perche quelle zoppe eβendo aride $i pi-
$tano con pi$telli di ferro, & $imacinano, & con spe$se lauature, e cotture $i le fan-
no uenir i colori. Quando adunque $aranno mandate fuori le goccie dell' argento ui-
uo, allbora $i fa il Minio di natura tenera e di forza dcbile, e per bauer la$ciato l'ar-
gento uiuo, la$cia anche le uirtù naturali, ch'egli in $e teneua Et però quando è dato nelle politure de'
conclaui re$ta nel $uo colore $enza difetti, ma in luogbi aperti come in peri$tili, & e$sdre,
Il Minio come dice Plin. e vna $orte di arena di colore del zafferano; la cera Punica
dicono e$$er cera bianca. il modo di farla bianca e in Plin. al 21. libro, nel cap. 14. Chri-
$ocollae colla d'oro, la dicono Bora$o. Il Minio e detto da vn Fiume della Spagna co$i
nominato. Indicum da noie detto Endego, e di color Biauo $curo, $i tingono i panni cõ
quello, & $i v$a an che nelle pitture. _H_Ora io entrerò a quelle co$e, che mutate conle tempre delle me$colanze d'altre ma-
niere riceueno le proprietà de i colori. E' prima io dirò dello inchio$tro, l'v$o del
quale nelle opere ba grande nece$$ità, accio manife$te $iano le tempre, in che mo-
do con certe ragioni di artefici $iano preparate. Il luogo edi$icato, come il Laco-
nico, & di marmo $i poli$ce, & $i li$cia $ottilmente, dinanzi a questo $i fa
vna picciola fornace, che ba le apriture di dentro ver$o il Laconico, & la bocca $ua di fuori $i
chiude, & abba$$a con gran diligenza, accioche la fiamma di$$ipasa non $ia di $uori, nella for-
nace $i pone della re$ina, o ra$a, & que$ta brucciandola la forza del fuoco con$tringe mandar fuo
ri per lo apriture tra il Laconico il fumo, il quale d'intorno i pareti, & la curuatura della ca-
mera $i attacca: dapoi raccoito parte $i compone battuto co la gomma all'u$o dello inchio$tro
librario partei copritori me$colandoui della colla v$ano ne i pareti. Ma $e non $aranno queste
copie apparecchiate, co$i alla nece$$ità $i deue pr@uedere, acciocbe per lo a$pettare, & indugiare
l'opera non $ia trattenuta. Sian abbruciate le taglie, o $cheggie della Tiglia, & $atti di eβe i
carboni $iano e$tinti, & poi nel mortaio con la colla pi$tati, & co$i $i farà vna tinta per copri-
re, che hauerà del buon. Similmente auuerrà $e la feccia del vino $eccata, & cotta $arà nella
fornace, & poi pi$tata con la colla farà a$$ar grato il colore dell'inchio$tro, & quanto piu $i farà
di Miglior vino non $olo farà imitare il colore dell inchio$tro, ma anche dello Endego. _L_E tempre dello Azurro prima $ono $tate ritrouate in Ale$$andria. Dapoi Ve$torio
a pozzuolo ordinò che $i faceβe. La ragione di quel colore, di che co$a $ia $tat@
ritrouata, dà da merauigliare a$$ai: perche egli $i pi$ta l'arena col fiore del Nitro,
co$i $ottilmente, che diuenta come farina, & me$colata col rame di Cipro limato
$i bagna, accioche $i tengain$ieme, dapoi riuoltandola con le mani $i fanno palle, & $i mettono
in$ieme di modo, che $i $ecchino. Que$te $ecche $i compongono in vn va$o di terra, che poi $i
mette in fornace, co$i il rame, & quell' arena quando dalla forza del fuoco bogliendo in$ieme,
$i baueranno $eccato dando a vicenda, & riceuendo i $udori, dalle loro proprieta $i parteno, &
compo$ti delle loro co$e per la gran forza del calore diuentano di color azurro. Ma l'arena ab-
bruciata, che nel coprire i pareti, ba non poca vtilità, $i temprain questo modo. Cuoce$ivna zop-
pa di pietra a zurra buona $i che $ia dal fuoco, come il ferro affocata, quella con aceto $i e$tin-
gue, & diuenta di color purpureo. _D_Ell Ceru$a, & del Verderame, & che da no$tri Eruca $i chima, non è fuori di propo-
$ito a dire in che modo $i faccia. _I_ Rhodiotti mettendo ne i dogli le limature di
piombo, spargono quelle di aceto, & $opra quel e limature vi mettonole maβe di
piombo, & otturano con i coperchi $i fattamente quei dogli, che non po$$ono re$pi-
rare, dopò vn certo tempo aprendogli ritrouano la Ceru$a, o Biacca, che $i dichi dalle ma$$e di
piombo. Et con laiste$$a ragione ponendoui le lamelle di rame, fanno il Verderame, nominato
Eruca. Mala Ceru$a cuocendo$i nella fornace, cangiato il $uo colore allo incendio del fuoco di-
uenta Sandaraca (Che noi minio chiamiamo.) Et gli buomini banno imparato que$to dallo in-
cendio fatto a ca$o, & quella è di minor vtilità, che quella, che nata da metalli $i caua. _I_O incomincierò bor à dire dell'O$tro, il quale ritiene, & cari$$ima, & eccellenti$$ima
$uauit à dell' a$petto oltrai predetti colori. Questo $i coglie dalle marine conchiglie,
del quale $i tigne la purpura, & di quello non $on minori le merauiglie a chi con$i-
dera, che delle altre nature delle co$e. Percioche non ba il colore d vna manierain
tutti quei luoghi, che na$ce, madalcor$o del Sole naturalmente $i tempra. Et pe-
rò quello, che $i raccoglie nel Ponto, & nella Gallia, perche quelle parti $ono vicine al Settentrio-
ne, è nero. A chi va inanzi $otto al Settentrione è li vido, quello, che $i ba dall' Oriente, & occi-
dente equinottiale è di colore violino; quello, che $i caua nelle parti di mezo di è ro$$o, & però
que$to roβo, ancho $i gencran@ll'i$ola di Rbodi, & in altre parti, che $ono vicine al cor$o del Sole.
_F_Anno$i anchoi colori purpurei tinta la creta conla radice di Rubbia, & Hi$gino.
Et $imilmente da i fiori $i fanno alt i colori, & però quando i tintori vogliono
imitare il Sil Attico, gettando la viola $ecca in vn va$o la fanna bollire con l'ac-
qua, dapoi quando è temperata la gettano in vna pezza, & con lemani $truccan-
dola riceueno l'acqua di viole colorita in vn mortaio, & di quella infondendoli la
creta ro$$a, & pistandola fanno il colore del Sile Attico, con quella i$te$$a ragione tempran-
do il vacinio, & con quella me$colando fanno la purpura bella. Et anche chi non puo per la
care$tia v$are la chri$ocolla tingono l'berba, che $i chiama luteo di azuro, & v$ano vn colore ver-
di$$imo, & questa $i chiam infectiua, cioè tintura. Appre$$o per la inopia del Endego tignen-
do la creta Selinu$ia, ouer l'Annularia, & il vetro detto Hialo imitano il colore dell'Endego. 10
bo $critto in que$to libro quanto mi è potuto venir in mente con quali co$e, & con che ragione.
alla di$po$itione della $ermezza, & bellezza bi$ogna far le pitture, & che forze babbiano in
$e tutti colori. In $ette volumi adunquo. terminate $ono tuttele per$ettioni delle fabriche, &
dimo$trato, che opportunità, & commodo bauer debbiano. Nel $eguente io tratterò dell'acqua,
in che modo $i troui, doue non è, & con che ragione $i conduca, & con checo$e $i prouerà $e
ella è $ana, & idonea all'u$o. La Rubia, è detta Ruggia, & $i v$a volgarmente da i tintori de panni. Hi$pino, & Va
cinio, & Hiacinto, è vna i$te$$a co$a. La creta Selinu$ia di color di latte, & l'Annularia è
bianca. nel re$to io non ho prouato que$te co$e, ne voglio empir il libro di ricette. Il Fine del Settimo Libro. _T_HALETE Mile$io, vno di $ette Sapienti di$$e, l'acqua e$$er principio di tut-
te le co$e. Heraclitoil fuoco, i Sacerdoti dei Magi l'acqua, & il fuoco. Eu-
ripide auditore di Anaxagora, il quale Filo$o$o gli Athenie$i Scenico nomi-
arono, l aere & laterra, & quella dalle pioggie cele$ti ingrauidatahauere
generato nel mondoi parti delle genti, & di tutti gli animali, & quelle co$e,
che da quella f $$ero prodotte, quando co$trette dalla forza del tempo $i di-
$cioglie$$ero, in quella di nuouo ritornare, & quelle, che d'aere na$ceβero, anche nelle parti del
cielo cangiar$i nel riceuere alcuno difetto, ma mutata la loro di$$olutione ricadere nella i$te$$a pro-
prietà, nella quale erano per innanzi, Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Fi$ici,
& Filo$o$i que$ti e$$er quattro principÿ ci propo$ero, aere, fuoco, acqua, & terra, & le qualità
di que$ti tra $econ naturale forma congiunte per l differenze delle co$e operare, & noi auuer-
timo non $olamente le co$e, che na$ceno da que$ti principÿ, bauere il na$cimento loro, ma tutte le
co$e non notrir$i, ne cre$cere, ne con$eruar$i $enzala forzaloro; percioche icorpi $enza $pirito
ridondanti non po$$ono bauere la vita, $e l'aere, che vi entra, non hauerà fatto del conti@uo ere-
$cendo gli accre$cimenti, & le diminutioni. _Cioè il re$pirare, che $i fa col tirare il fiato a $e,_
_& mandarlo fuori_. Ma $e egli non $arà uel corpo anchorvna giu$ta mi$ura di calore non vi
$arà lo $pirito vitale, ne il poter$i fermamente drizzare in piedi; & le forze del cibo non po-
tranno hauere la tempra della aige$tione, & però non notricando$i i corpi di terre$tre ci@o, man-
cherebbeno, & co$i dalla me$colanza del principio terreno $aranno abbandonati: & gli anima-
li $e $aranno $enza la pote$tà dell'humore exhau$ti, & a$ciutti dal liquore de i $uoi principÿ
$i $eccheranno. _Dice Ari$totile, che noi ci notrimo di quelle co$e, delle qualifiamo_
_compo$ti, & però i quattro elementi $ono nece$$ari alla vita dell'huomo, perche diquel-_
_li il corpo è compo$to._ Et peròla diuiua Prouidenzanon $ece difficili, & care quelle co$e, che propiamente erano
nece $$arie alle genti, come $ononole pretio$e pietre, l'oro, & l'argento, & le altre co$e, le,
quali ne il corpo, ne la natura de$idera: ma quelle co$e, $enza le quali la vita de mortali
non puo e$$er $icura largamente alle mani pronte ci diede in ogni parte del mondo; & però di
que$ti principij $e per ca$o alcuna co$a vi manca di $pirito, lo aere a$$ignato per re$tituirlo,
ciò pre$ta copio$amente. Ma@lo impeto del Sole apparecchiato, ad aiutarci col calore, & il
fuoco ritrouato la vita piu $icura ci rende, & co$i il frutto della terra pcestandoci la copia
del viuere per gli $oprabondanti de$iderÿ allena, & nutri$@e gli animali pa$cendoli conti-
nuamente, & l'acqua non $olamente per lo beuere, ma per l'u$o dandoci infinite nece$$ità per
eβerci data per grande vtilità ci rende: & da cio quelli, che all'v$anza de gli Egittij trat-
tano le co$e $acre dimo$trano tuttte le co$e con$i$tere dalla forza del liquore, & però
quando ricopronoi va$i dell acqua, i quali al $acro Tempio con ca$ta religione $i portano,
allhota inginocchiati con le mani al cielo ringratiano per tali ritrouamenti; la bontà
@uin @. _R_Eplica Vitr. le co$e dette nel $econdo libro, al primo cap. circa i principij ma-
teriali delle co$e, ma con diuer$a intentione; perche nel $econdo egli hauea
animo di dimo$trare gli effetti, che vengono dalla me$colanza de i principij
nelle co$e, come nella calce, ne i mattoni. nell'arena, nelle pietre, & negli albe
ri, ma quiui ha intentione trattare della natura, & dell'u$o dell'acque, & in vero ha ben
ragione di adornare que$ta $ua fatica con il trattamento dell'acque, perche $i come l'o-
ro, & le gemme, & le pietre $ono pretio$e per la rarità loro, tutto che la natura humana
habbia poco bi$ogno di quelle, co$i l'acqua è precio$a per la nece$$ità, e per l'u$o della vi
ta, doue nõ immeritaméte, & i $auij & ipoeti,& i $acerdotihãno celebrato l'v$o dell'acqua
& perche la città di Roma ha di grã lunga $uperato con l'opere, & con le condotte del-
l'acque tutto quello, che è $tato altroue, però Vitr.oltra l'u$o vn uer$ale dell'acque, per $a
tisfare anche in que$ta parte ai Romani, ha particolarmente vn libro a que$ta materia
con$ecrato, doue parla, & della natura dell'acqua, & dell'v$o. Della natura ne parla, nel
$econdo, terzo, & quarto cap.dell'v$o, nel primo, & ne gli altri.quanto @lla natura ci nar-
ra le proprietà dell'acque, le $orze, & qual@ta $eguendo vna diletteuole hi$tor. a naturale.
Quanto all'v$o, tratta della inuentione dell'acque, della elettione, del condurle, & del cõ
$eruale. Alla inuentione dona il primo capo. Alla elettione ilquinto, perche non è a$$ai
trouare le acque, ma è nece$$ario lo eleggere le buone, & $alutifere. al condurle, & con$er
uarle dà il $e$to, & il $ettimo capo, in$egnandocia liuellarle, & dimo$trandoci gli $trumē
ti atti, & i modi di condurle, & co$i con grande vtilità dà perfettione all'ottauo lib. il
quale io e$porrò ne i luoghi la$ciando le digre$$ioni, & la pompa ad altro tempo. _E_S$endo adunque, & dai Fi$ici, & dai Filo$ofi, & dai Sacerdoti giudicato, tutte le co-
$e $tare in$ieme per la forza dell'acqua, io bo pen$ato (poi, chene iprimi $ette vo-
lumie$po$te $onole ragioni de gli edi$icÿ) in questo douer$i delle inuentioni dell ac-
que trattare, & che forze l abbino nelle propieta de luoghi, & con che ragioni $i
conduchino, & come anchora qu lla fi proui. _Conclude per dimo$trare la $ua in_
_tentione, & in tre parole abbraccia vn bel di$cor$o $opra l'acque dicendo._ Pe@ciò che el-
la è molto nece$$aria, & alla vita, & ai piaceri, & all'v$o quotidiano. Alla vita egli l'ha dimo$trato di$opra, perche $enza l'humore è impo$$ibile mãtener$i
in vita, al piacere; qui la$cio di$correre a chi ha veduto belli$$imi $iti, acque, ru$celli, &
$onti, diquanto contento, & diletto $ia la vi$ta di quelli, all'v$o, gli e$erciti, gli a$$ediati,
gli arte$ici, le campagne, il mare, e laterra finalmente dimo$tra l'v$o dell'acque, però ver
remo all'v$o $eguitando la intentione, & lordine di Vit. _Ma quella $arà più facile $e le fon_
_ti aperte, & correnti $eranno._ Tratta della inuentione dell'acque, & rinchiude il $uo dilcor$o in que$ta $umma, che
l'acque, o vero $i trouano aperte, & dalla natura dimo$trate, come $ono i Fonti, 1 Fiumi,
& altre vene aperte, & manife$te, & però dice Vitr. _Ma quella & c._ o vero $i trouano a$co
$e, & $otterra, & que$te, o dalla forma, & faccia del luogo $i trouano, e gli inditij $ono pri
ma e$po$ti da Vitr.dicendo. Ma $e non correranno deue$i $otterra cercare i capi, e raccoglierla. le quai co$e in que$to modo
deuono e$$ere e$perimentate; che $te$o in terra alcuno coni denti appoggiati prima, che il Sol
na$ca doue l'acqua $i deue trouare, & po$to in terra il ment, & fermato $opra vn zocco pic-
colo $i riguardi il pae$e d'intorno: perche in que$to modo fermato il mento la vi$ta non anderà
piu alto eleuata del bi$ gno, ma con certo $ine i pae$i a liuellata altezza equale all'orizonte di$e-
gnerà. Allhora doue $i $corgeranno gli humoriin $pe$sir$i, & incre$par$i in$ieme, & in aere
Et pone il modo dicendo, che $e alcuno la mattina a buona hora $i $tenderà in terra,
& guarderà per lo piano dell'orizonte, & vedrà alcuni fumi leuar$i dal terreno, & incre
$par$i come fa il fumo, che e$ce dalle legna verdi, quando hanno il fuoco di $otto, pren-
derà inditio diacque, perche doue e$alano que$tivaporiè $egno, che abbonda l'humore,
il quale è tirato dal Sole, & que$to inditio prendono anche quelli, che cauano le minere,
perciò che & dalla quantità del vapore, & dal colore prendono argomento della qua-
lità della minera, & vuole Palladio, che que$ta proua $i faccia nel me$e d'Ago$to. leg-
gi tutta que$ta materia al $ettimo, & ottauo capo della $u a agricoltura. Po$to que$to
naturale in ditio viene Vitr. ad e$pone@e quelli argomenti, che $i cauano dalla qualità
della terra, & dice. _Anche auuertir deue chi cerca l'acque, di che n@tura sia il luogo._ Et ne
rende la ragione dicendo. _Perche certi, & determinati $ono i luoghi doue na$cono l'acque._
Et ci e$pone la natura dei luoghi, il che è facile nell'autore, & non ha bi$ogno di no-
$tra dichiatatione. Nella creta è $ottile, e poca, e non alta copia, e quella non di ottimo $apore, e cosi è $ottile
nel $abbione di$ciolto. ma $e ella $i trouer à in luoghi piu ba$si $arà fango$a, & infuaue.
Nellaterra negra si trouano $udori, e $tille non groβe, le quali raccolte per le pioggie del ver-
no ne gli $pe$si, e $odi luoghi danno giu. que$ti $ono di ottimo $apore. Dalla ghiara vera-
mente mediocri, e non certe vene si trouano, e que$te $ono di mirabil $oauità, e cosi ancora
dal $abbione ma$chio, dall'arena, & dal carbonchio piu cer e, & piu stabili $ono le copie
del'acque, eque$te $ono di buon $apore. Dal $a$$o ro$$o, & abbondanti, e buone vengono,
$e tra le vene non $correranno, e n n $coleranno, ma $otto le radici de i monti, e nei $elici
piu copio$i, e piu abb ndanti, e que$te piu freade, e piu $ane: mane i fonti campe$tri $al-
$e $ono, graui, tepide, & in$oaui, $e non romperanno venendo da i monti $otterra nel mezo
deicampi : e quelle banno la $oauità dell'acque montane, che $ono coperte d'intorno da gli al-
beri. mai $egni a che maniere di terre $otto $tanno le acque, oltrai $opra$critti, que$ti $aran-
no: $e egli si trouerà che ci na$ca il $ottil Giunco, la Saliceerratica, l'Alno, il Vitice, l'A-
rundine, l Hedere, et altre co$e $imiglianti, che non po$$ono venire in luce, ne nutrir$i da $e
$enza l'humore. Soglionole $teβe co$e e$$er nate nelle Lacune, le quali $tando anche oltra il re-
$to del cam@o riceuono l'acque delle pioggie, e per lo verno ne i campi, e lungamente per la ca-
pacità con$eruano l'bumore: alle quai co$e non si deue dare fede, ma in quei pae$i, et in quelle
terre, doue non $ono l@gune, e che na$c no per naturà, e non per $emente, iui si deue l'acqua
cercare. _Ma quello, che appartiene alla indu$tria dell'huomo per trouar l'acq ue è toc-_
_cato da Vitr. dicendo._ Ma in quei luoghi, nei quali simili inuentioni non $aranno $ignificate, in que$to modo si deuo-
no e$perimentare. Cauisi per ogni uer$o il luogo alto piedi tre, largo non meno di piedi cinque,
et in e$$o po$to sia ver$o il tramontar del Sole vno bacile di Rame, o di Piombo o vero vna con-
ca. di que$ti quello, che $arà pronto uoglio, che si unga dentro di oglio, e riuer$o si metta, e la
bocca della caua sia di canne, o di frondi coperta, e di $opra ui si metta della terra, dipoi il
giorno Jeguente sia $coperta, e $e nel ua$o $aranno goccie, e $uodri questo luogo hauerà del-
l'acqua. Appre$$o $e uno ua$o fatio di creta non cotta in quella caua con quella ragione $@rà
coperto, e $e quel luogo hauerà dell'acqua e$$endo poi $coperto, il ua$o $arà humido, et anche
si di$cioglierà dall'humore, e $e in quella caua si metterau u@a ciocca di lana, enel di $eguente
$arà struccat al' acqua di quella, dimo$trerà quelluogo hauer copia di acqua. Ne meno auuer-
rà $e ui $ara acconcia una lucerna, e piena d'oglio, et acce$a, et n qucl luogo coperta, e nel di
$@guente non $ara a$ciugata, ma hauera li auanzi dell'og io, e del papero, et e$$a si trouera humi-
da, dara $egno d'abbondanza d'acqua. perche ogni tepore, a $e tira gli bumori: Anche, $e
in quelluogo $ara fatto $uoco, e molto ri$caldata la tcrra, et adu$ta, e da $e $u$citera un uapo-
re nebulo$o que$to luogo hauera dell'acqua. Poi che tai co$e in que$to modo tentate $aranno, e
ritrouati $egni $opra$critti, allhorain quel luogo si deue ca@are il pozzo, e $e egli si trouera il
Et que$te co$e nei monti, nelle regioni Settentrionali $pecialmente $i deuono cercare, perciò che
in quelli, e piu dolci, e piu $ane, e piu copio$e $ono le acque, imperoche $ono riuolte dal cor$@
de Sole; e però in'tai luoghi gli alberi $ono, $pe$si, ele $elue, & i monti hanno l'ombreloro o-
$tanti, chei raggi del Sole a terra diritti, non uenghino, ne po$sino a$ciugare gli humori. Gli $pa-
tÿ anche de i monti riceuono le pioggie, e per la $pe$sezza delle $elue iui le neui dall'ombre de gli
alberi, e de i monti lungamente $i con$eruano, dapoi liquefatte colano per le uene della terra, et
co$i peruengono alle intime radici de i monti, dai quali erompeno gli $correnti cor$i de i foxti.
Al contrario ne i luoghi campe$tri, & piani, hauer non $i po$sono le copie dell'acque, e $e pure
$ono, al meno mal $àne $i trouauo, per lo uehemente impeto del Sole, perche niuna ombra gli o$ta,
bogliendo a$ciuga l'humore de i campi, e $e ui $ono acque apparenti, di quelle la $ottili$sima
parte dalla $ottile $alubri'à l'aere rimouendo, e leuando porta nello impeto del cielo,
e quelle, che dure $ono, e graui$sime, e in$uaui, quelle (dico) la$ciate $ono ne i fonti
campe$tri. Non $empre la natura con larghi fiumi, con $pe$$e fonti, o con aperti inditij ci dimo-
$tra l'abbondanza dell'acque, ma $pe$$o tra le vi$cere della terra, come $angue nelle vene
raccoglie l'acque, & per luoghi a$co$i, le conduce: però volendo noi con indn$triaritro-
nare qnello, che la natura ci tiene a$co$o, a quello prouede Vitr. nel pre$ente luogo, & ci
in$egna di ritrouare gli inditij, quando la natura non ce li mo$tra$$e, & a cauare i pozzi,
ne i quali è d'auuertire, che non $i troua l'acqua, $e prima non $i va tanto $otto, che ci $tia
il letto del fiume $opra, & oltra di que$to ci vuole indu$tria per fuggir il pericolo, che il
terreno non cada, o che la e$alatione non ci offenda, perche bene $pe$$o dal terreno ca-
uata e$cono alcuni veneno$i, & pe$tiferi vapori, come ben $anno quelli, che cauano le mi-
nere, a i quali in que$to ca$o $i deue dimandar con$iglio, & Vitr.con que$to ci conchiude
il trattamento dell'inuentione dell'acque, & Palladio, & molti altri $e ne hanno $eruito
a punto di que$to libro. _A_Dunque l'acqua dalle pioggie raccolta è migliore, e piu $ana, imperoche p@ima da
uapori piu $ottili, e leggieri da tutte le fonti $i $ceglie, dapoi per la commotione
dell'aere collando$i, e disfacend@$i per le tempe$tati uer$o laterra di$cende. Oltra,
che non co$i $peβo ne i piani pioue, come ne i monti, et alle $ommità, perche gli humo-
ri la mattina dal na$cimento del Sole commo$si, u$citi dalla terra, in qualunque parte del cielo, che
piegano, $o$pingono l'aere, dapoi quando agitati $ono, accioche non $i dia lnogo, che uoto $ia, ti-
rano dopò $e l'onde d@ll'aere, le quali con pre$tezza, e forza gli uanno dietro. In quel mezo
l'aere precipito$o $cacciando l'humore, che gli $ta din@nzi in ogni luogo, fa che i $ ffi, gli im-
peti, e l'onde anche de i uenti ere$chin@ grandemente, per il che poigli @umori da i uenti $o$pin-
ti, et in$ieme ristretti per t@tto portati $ono, e dalle fontidei fiumi, dalle paludi, et dal
mare, quando $ono dal caldo del Sole toccati, $i cauano, et a que$to modo le nubida terra $ile-
uano, que$te rinforzate con l'aere, che $i muoue, ondeggia, quando peruengono a i luoghi alti, et
Appre$$o la ragione anche prenderemo l'e$$empio da i bagni, percioche niuna volta, oue $o-
no i caldai puo hauere i fonti di $opra, ma ilcielo, che è iui fabbricato, per la bocca dal va-
pore del fuoco ri$caldato, leua l'acque da i pauimenti, & quella $eco porta nelle curuature
delle volte & iui $o$pe$a, & in pendente tiene: perche il caldo vapore di $ua natura $empre in
alto $i caccia, & da prima perche è $ottile, & lieue non $i rila$cia, ma p@i, che piu d'hu-
more $e li aggiunge, & piu den$o diuiene, come da maggior pe$o granato, non $i puo piu $o-
stenere, ma gocciola $opra le teste di chi $i laua; co$i dalla $teβa cagione lo aere del cielo dal
Sole ri$c aldato, da tutti i luoghi a $e tira gli bumori, & quelli alle nubi raccoglie. Imperoche
co$i la terra toccata dal feruore, manda fuori i vapori, come il corpo humano per lo caldo rila-
$cia il $udore: & di cio fede ci fannoi venti, de i quali quelli, che $ono da freddi$sime parti
generati, come è Borea, & Tramontana $pirano nello aere $piriti attenuati per lo $ecco, ma
l'Ostro, & gli altri, che dal cor$o del Sole prendenole forze loro, humidi$simi $ono, & $em-
pre $ecco portano le pioue, perche ri$caldati $i parteno da regioni feruenti, & per tutto qua$i
leuando furano gli bumori, & co$i poi li di$pergeno alle parti $ettentrionali. Ma che le predet-
te co$e a tal modo $i facciano, prende$i argomento, & fede dai capi de fiumi, i quali nelle par-
ticolari de$crittioni de i luoghi dipinti, & da molti $critti nel giro della terra la piu parte, & i
piu grandi $i trouano v$cite dalle parti del $ettentrione. Prima nella India il Gange, e lo In-
do na$ceno dal monte Cauca$o, nella Siriai Tigre, elo Eufrate; nell'A$ia, e nel Ponto, il Bo-
ristene, l'Hipani, la Tana, il Colchi, et il Pha$i, nella Gallia il Rodano; nella Borgognail Reno;
di qua dall'Alpi di Timauo, il Pò; nella Italia il Teuere; nella Mauru$ia, che da i no$triè Mau-
ritania nominata, dal monte Atlante il fiume Diri, il quale nato dalla parte $ettentrionale
$corre di lungo per l'occidente al lago Eptabolo, e mutando il nome Nigir $i dimanda: dapoi
dallago Eptabolo $otto di$erti monti pa$$ando per i luoghi meridionali $orge, et entranella palu-
de Coloe la quale circonda Meroe d'intorno, che è il regno de gli Ethiopimeridiam, e da quell
paludi raggirando$i per li fiumi A$ta$oba, et A$tahora, e molti altri per l monti peruiene al-
la cataratta, e da quella precipitando$i giunge tra la Elephantida, e Siene, et in Egitto tra i
campi di Thebe, et iui Nilo $i chiama. Ma che dalla Mauritania venga il capo del Niloda
quello $ommamemte $i cono$ce, che dall'altra parte del monte Atlante ci $ono altri capi, che
$imigliantemente $correndo vnno all'Oceano occidentale, et iui na$ceno gl Ichueumoni, eti
Cocodrilli, et altre $imili nature di h@st@e, e di pe$ci oltra gli Hippopotami. Quando adunque $ia, che tuttii grandi$simi fiumi nelle de$crittioni del mondo ci pareno ba-
uere origine dalle parti $ettentrionali, ti campi Africam, i quali dalle parti meridiane $otto-
po$ti $ono al cor$o del Sole babbino in fatto na$co$i gli humori, rari fiumi, e non molte fonti:
re$ta, che molto migliori $i trouino i capi delle fonti, che alla Tramontana, et a Borea,
riguardano; $e però in luogo pieno di $olfo non $i incontrano, e che ci $ia dell allume, o del bi-
tume: imperoche $i mu ano allbora, e fuori mandano o acque calde, o fiedde di cattiuo odo-
re, e ditristo $apore, perche dell'acqua calda non è aleuna proprietà, ma qua dola fredda
incorre in luogo ardente, b lle, et ri$ealdata molto fuori per le vene e$ce $opra la
terra, e però lungamente star non puo, main poco tempo diuenta fredda, imperoche $e
dinatura $ua calda fu$$e, il $uo calore non $i raffredderebbe; ma contutto non $e le rende
però, ne il colore, neil $apore, ne l'odore di prima, perche egli è gia per la $ua rarita intento,
e me$colato. Vitr. in que$to luogo è chiaro, & dice molte belle co$e, & $pecialmente parlando del
fiume detto Nigir, che hoggi $i chiama il fiume di Senega, che per Africa va ver$o po-
nente nell'Oceano, il quale fa gli $te$$i effetti, che $a il Nilo, cre$ce, & produce gli anima-
li, che $opra il Nilo $i vedono. Narra la generatione delle pioggie, & con e$$empi lo di-
mo$tra, & parla della generatione delle fonti, & de i fiumi noi per diletto porremo qui
$otto iver$i tratti delle no$tre meteore. Chiunque niega che'l valor cele$te
Formar non po$$a la mondana cera,
Certo $ua mente d'ignoranza ve$te. Et $e'l mio dir $alda ragion' auera
Spero mo$trar, ch'il lume, & l'influenza,
E'l mouimento han qui lor forza vera. Qiando che'l Sol da noi fa $ua partenza.
Ouer ritorna ad albergar col $egno,
In cui comincia a mo$trar $ua potenza: Chi non cono$ce al variar del $egno
Delle co$e volubili, & non vede
Come faccia il terren hor voto, hor pre-
gno? Quand'a mo$trar $ua bella faccia riede
Non è $i ar$iccio, & arido ce$puglio
Che non rinuerdi, & non ne faccia $ede. Ma quando poi piu bolle il caldo Giuglio,
Ogni $ement'al maturar s'appre$ta
Per far maggior ogni no$tro pecuglio. D'indi trahendo la dorata cre$ta,
La$ciand'ino$tri per contrari alberghi,
Gia la morte dell'anno è mani$e$ta. Nè $ol par, ch'alla vita in alto s'erghi,
O per morir $i pie ghi ogni germoglio
S'auien che'l Sol'o quiui, o altrou' alber-
ghi; Ma quand'anchor $opr'il cele$te $oglio
Alcun pianeta i dritti raggi vibra,
C'habbia virtù contraria a freddo $co-
glio: Non equalmente i primi corpilibra,
Ma i due piu lieui raddoppiando moue
Con di$e guale, & $temperata libra. Ma Saturno, & Mercurio fan lor proue
Contrarie a quelle, & $tando $opra noi
Fan che la terra, & l'acqua $i rinoue. Perche fredd'è lor $orza, & fred de poi
Sono le qualitatiindi cadute
Per gli humidi, & gelati in flu$$i $uoi. Non che nel ciel, ch'e padre di $alute,
Ardor',o gelo$ia, come qui ba$$o,
Ma perche tal è $ua forza, & virtute. Nè dietro però dei volger'il pa$$o,
Se dico gli elementi e$$er maggiori,
Perche nè in que$to verità trapa$$o. Che $e del fuoco accre$ceno gli ardori
In vna parte, poi nell'altra $ono
Proportionatament' ancho minori. Et que$t'è di natura vn largo dono,
Che quant iui ripiglia, qui ripone,
E in cio concorda quell'eterno $uono. Ma noi $eguend'il ver della ragione
Gia coinin@iata, a tronde piglieremo
Da far piu forte noltra oppenione. Vede$i adunque dal valor $upremo
Del Ciel tira@$i in giro il fuoco, & l'onda
E'l corpo, ch'è tra que$to, e quell'e$tremo. Il calor grand'allhor molto piu abbonda,
Quando la Luna nella parte oppo$t@
Al Sol dimo$tra la $ua faccia tonda. L'antichi$$imo $pirto, che s'acco$ta
Alla ruota maggior, ferma la terra,
Che non riuolge nè lato, nè co$ta, Et quel pianeta, ch'e $opra la guerra,
(Odi cagion di nuoua merauiglia,)
Tra i primi corpil'agguaglianza $erra. Appre$$o anchor la nobile famiglia,
I metalli, le pietre, & l'altre co$e
Come propie ricchezze i guar da piglia. Nè $i puon dire le virtuti a$cole
Ne gli animai, nell'acque, & nelle pian-
te,
Cha merauiglia $on merauiglio$e. La $cia mo dunque a dietro il mondo erráte,
Et $eguitam a dir, cio che da humore
Si $a qua giu con apparenze tante. Surge da terra l'humido vapore
Tratto dal Sol'alla men calda $tanza,
Ea poco a poco prende piu vigore. E in que$to $patio fa gran raunanza
Tanto, che $i conden$a, & $i ri$tringe
In folta n@bbia, & dinera $embiar za, Il freddo è la cagion, che la co$tringe
Come $ponga, che d'acqua piena $ia
Tal'hor minute $on le goccie in via,
Tal'hor piu gro$$e, come che'l $oggetto
Piu copio$o, o meno $i di$uia. Et $pe$$o l'aer puro in $e ri$tretto,
Da potenza $upern'in pioggia volto,
A cqua giu manda piena di diletto. Que$ta nel grembo della terr'accolto,
Pregna la rende, ond'ella poi s'infiora,
E in verdeggiante gonna ha il $en'in
volto. Po$cia Vertunno, con Pomona, & Flora
E'l padre Bacco, & mill'antichi numi,
Lodan'il Sol, che $i bell'anno honora. Ma quando l'aer riuers'i $uoi fiumi,
Come da i monti delle nubi aperte,
Con $pauento$i, e horribili co$tumi. Et $on le voci $trepito$e in$erte
Del mormorar'e in ogni parte rugge
Con fiamme $par$e, mobili, & incerte: Cio na$ce dal $offiar, ch'intorno mugge,
E con grã forza indura il fo$co nembo,
Ch'impatiente del legame $ugge. Però $i vede hor angolo$o, hor gembo
L'a$petto della nube intorno cinta
Da $i feroc', e impetuo$o lembo. Ma perche $ia la mia ragion di$tinta,
Dirò de $egni della pioggia, & quali
Et quanti $on con mae$treuol tinta. Chi ved'il $umo con $ue turbid'ali
Salir'al Cielo, & apparir in forma
Di nebbia, o di vapori, o $umi tali, Puo giudicar $enz'hauer altra norma
Che l'aer pregno a piouer s'apparecchi,
Che raro in altra co$a $i trasforma. Quand'anche dietro a gli humidi, & ru-
becchi
Vapor'il Sol ro$$eggia in oriente.
Segn'è di pioggia, & di $uoi moll@$pec-
chi. Il gracidar della fango$a gente,
Et d'alcun'uccellettiil canto mo$tra
La piu gro$$a rugiada e$$er pre$ente. L'auid a pe corell'anche il dimo$tra
Col $uo mor$o bramo$o, & l'arrogante
Mo$ca, che sēpre vuol vincer la gio$tra, Lo $cintillar delle lucerne innante,
Inditio d'acqua copio$a porge,
Et l'humido del muro circon$tante. Quando con men liquor'il fonte $orge,
Mill'altri $egni $on, che dir non po$$o, In breue $patio, & da quei $aui inte$i, Ch'affattican del mar l'humido do$$o.
Molti ne $on da agricoltori appre$i, Et molti an cor dalle genti, che $anno L'v$anza, & i co$tumi de pae$i,
Ch'è inanzi il ca$o il $ucce$$o diranno.
L'anima $emplicetta, che di$cende Dalla cele$t'alla terrena $tanza, A$$ai meno, che prim'il vero apprendē,
Perche di$tolta dalla prim'u $anza, Rinchiu$a come Danae nel fondo, Viue della mi$errima ignoranza.
Il benigno $uo padre, che nel mondo Volle mandarla del $uo amore acce$o Si cangia in Oro lucid', & fecondo.
L'oro e'l $aper',& il bel vero inte$o, Che da benigno in$lu$$o nella mente Fa ricco l'huomo $oura Mida, o Cre$o.
Cos'il perduto bene tra la gente Del $ecolo $i trou', & $i racqui$ta Ma non $enza fatica, o $tudio ardente.
Ben'e la cono$cenza alquanto mi$ta Da fanta$ime, & forme, che dal $en$o Na$cono in no@ dall'udit', & la vi$ta.
Trouas'infine dallo $tudio immen$o Co$i puro & purgato l'intelletto, Che rend'a Gioue l'honorato cen$o.
Que$to $i vede chiar da quel, che ho detto, Ch'oltr'il bel ver delle notitie prime Da gli accidenti na$ce il ver concetto.
Que$tin han fatto con $cienze opime Tornar delle materie, nelle quali, La forza del calor vero s'imprime.
Ilampi, le comete, i fuo chi tali Per le co$e vi$ibili $on fatti A gl'intelletti de gli huomini eguali.
Et gli humidi vapor anche $on tratti Per l'accidente alla notitia no$tra, Come $i $anno, & come $on dis$atti.
Hor $egue quello, che mia mu$a mo$tra, Della rugiada dir', & della brina Et del re$to conform'a $imil mo$tra.
Dolce calor dalla luce diuina Dolcemente vn vapor lieua dal piano, Nella parte dell aer piu vicina.
La notte col $uo freddo velo, & piano Re$t inge quel vapor',& quell'inuoglie In gocciole conuer$o a man'a mano.
Que'all'her bette, a i fior' & alle $oglie Tremolando s'acco$ta, & nel mattino, I bei raggi del Sol, qual $pecchio acco- gie.
Simil vapor' fa il gelo mattutino: Ma perch'il gelo è piu potente, & forte, Pe ò $i $tringe & diuenta piu fino.
Spe$$o $i $ono le per$one accorte Ch'al ba$$o la rugiada $i conden$a Per non e$$er calor, ch'alto la porte.
P@rche $edend'a diletteuol men$a Ne bei prati la $era, hanno $entito, Che tal vapor di $otto $i di$pen$a.
Illuogo, & la $tagion $anno l'inuito A que$t'impre$$ion, che $pe$s'amaro Et $pe$s'ha dolc il gu$to, & $aporito.
S'hebbe gia vn cibo precio$o & caro, Simil alla rugiada, far per fede, Quanto puo il cielo c\=o inditio chiaro.
Nella di$erta piaggia oue non vede Na$cer herbette il Sol',o $orger fonte, Fu fatt'vn popol d'ogni cibo herede.
Col gu$to lor', & con le voglie pronte Vn'e$ca $ol'haueua ogni $apore, Odi co$e in credibili, ma conte.
Er'vn pae$e, ou'il diuin fauore Conduceua la gent'a Dio diletta, Sott'il ve$$illo d'un gran conduttore.
In quello in vece d'acqua pura, & neta, Candido latte, & dolce mel correa, Ogni co$a in $uo grado era perfetta:
Ma giunger prima, ou'andar $i douea S nza fatica, & camin a$pro, & pieno D'ogni di$agio, & mal non $i potea.
Il popol $i $entiua venir meno, Et della vita & delle $ue $peranze, Et al mal dire non haueua freno.
Il capitano alle cele$ti $tanze Gli occhi, & le palme humilmente vol- gendo, Pregò, $econdo le $ue antiche v$anze.
Padre (dicea) del ciel $e ben comprendo Hauer condotta la tua gente in loco, Oue la morte $enza te n'attendo.
Tu, che parti$ti gli elementi, e al fuoco Seggio $ublime, & piu capace de$ti E'l troppo al mezo riduce$ti, e'l poco:
Pur'io confido ne i miei voti hone$ti, Che $on fondati nelle tue prome$$e, Che grat'il no$tro male non haure$ti.
Meco $on quc$te genti, & io con e$$e, E$$e alla mia, & io $to alla tua voce, Voce, che $ta nelle tue voglie $te$$e.
Ecco l'a$pro $entier quanto le noce, Quant'è l'error fallace delle $trade, Quaut'è la fame indomita, & atroce.
Tu $ei la via, tu $ei la veritade, Tu $ei vita, però dolce padre Mo$traci il ver camino per pietade.
Porg'il cibo bramato alle tue $quadre, Et $a, che $i comprenda, che ne $ei Pre$ente, con que$t'opere leggiadre.
Vdi la voce il padre de gli Dei Del Capitan fedele, & $uo gran duolo, Mo$trò quant'a mai buoni, & odiai rei.
Però chiamand'il $uo beato $tuolo Quello, ch'il $uo voler in terra $piega, E innant'ogn'hor li$tà con dolce volo.
Di$$egli, poi ch'al giu$to non $i niega Giu$ta dimauda, hor gite oue $i $erua L'ambro$ia no$tra, e'l nettare $i lega
Ne i va$i eterni, in eterna con$erua: Di que$ta $opra la di$erta piaggia, Oue il popolo mio la fame $nerua,
Tanta dal Ciel per ogni ver$o caggia, Ch'ogn'un'il $eno $i riempi, & goda Ne vi $ia tribu, ch'in copia non n'hag- gia.
Ecco vna $chiera di quei $pirti $noda Le cele$ti viuande giu dal cielo, Piouéquell'e$ca, per ch'ognun la roda.
L'afflitta turba, che dal chiaro velo Del bel $eren'intorno, vede, & mira Scender'il dolce, & tra$parente gelo,
De$io$a la coglie, & pon giu l'ita, Che la fame nodri$ce, & $ene $atia Con merauiglia, & quanto puo re$pira.
L'alto $tupor di co$i rara gratia Cõduce a dir'ogn'un, che cos'è que$ta? Qual bocca non fia $tanca pria, che $a- tia?
La voglia ogni $apor' in quella de$ta, Però $ene contenta ogni palato, Ogni gu$to s'aqueta, & $ene re$ta.
Benedetto $ia'l Ciel, che ciò n'ha dato, Et $e ben quella volta fu corte$e, Qualche parte però n'ha anchor la$cia- to.
Ma ben benign'è l'aria in quel pae$e, Che cio ne manda per $anar gl'infermi Di vari mali lor',& varie offe$e:
Ma qui conuien che'l mio cantar $i fermi.
Com'il calor delle $uperne $pere Leua il vapor dalla terrena $corza, Detto s'è prima con $entenze vere.
La bianca neue il verno $i rinforza Come $uol far la $tate la tempe$ta, In cui virtù maggior $i mo$tra, & forza.
Humido, & caldo fumo al Ciel $i de$ta Et nella meza region s'in alza Ri$trett'in nube chiara, & manife$ta.
Quella il vapor debilemente inalza, Che per e$$er $ottile, & gia di$per$o Come candida lana $i di$calza.
Onde s'imbianca tutto l'vniuer$o,
Ma con piu furia, & piu durezza tocca La grandine gelata i tetti, ei colmi, Et con horror, & $trepito trabocca.
Onde $i $pezzan con le viti gli olmi, Le biade a terra vanno con durezza, Del gelido cri$tal, ch'a dirlo duolmi.
Muor'ogni pianta alla temperie auuezza. E'l contadin di $ue $peranze cade, Ne piu $e $te$$o o $ua famiglia apprez- za.
Que$to $trano accidente allhor accade, Quand ha piu forz'il Sol, però ch'ei lie- ua L'humor in altre piu fredde contrade.
Che non $on quelle, oue $i fa la neua, La brina, & la rugiada forza piglia Perque$to, & quel contrario, che l'aggre ua.
Ne di ciò prender dei piu merauiglia, Perche l'e$tate, piu che'l verno gela, La regione ou'il vapor s'appiglia.
Ardon gli e$tremi,e'l mezo $i congela, Ne potendo fuggir'i $uoi nemici, Ri$trett'in $e mede$imo $i cela.
_S_Ono alcune $onti ancora calde, dalle quali n'e$ce acqua di ottimo $apore, la qua-
le nel bere è co$i $oaue, che non $i de$idera quella delle fonti Camene, nela
$urgente Martia. Ma que$te da e$$a natura a que$ta gui$a $i fanno. Quan-
do per lo allume, o per lo bitume o $olfo nel fondo $i accende il fuoco me-
diante l'ardore, la terra, che è d'intorno a quello bianca, & rouente diuiene,
ma $opra alla $uperficie della terra manda fuori il feruido uapore, e co$i $e
alcune fonti in quei luoghi, che $ono di $opra, na$cono di acque dolci offe$e, erincontrate da quel
uapore, bogliono tra le uene, et in questo modo e$cono fuori, $enzache il loro uapore $i gua$ti.
Sono ancho di non buono $apore, et odore alcune fonti fredde, le quali da luoghi inferiori
drento la terra na$cendo, pa$$ano per luoghi ardenti, e da que$ti partendo$i, et tracorrendo
Ma ogni acqua calda per questo è atta alle medicine, perciò, che ricotta nelle co$e preceden- ti, riceue altra virtute all'v$o bumano; percioche le fonti $ulfuree ristorano le fatiche dener- ui, ri$caldando, & $ucchiando con il loro calore i tristi humori dai corpi.
Ma le fonti, che hanno dell'allume, quando riceuono alcuni corpi dalla parali$i di$ciolti, ouero da qualche s forzeuole infermità mantenendo il refrigerio per le aperte vene, ristorano con for- za contraria del caldo, & co$i continuando per questo i corpi $ono rime$$i nell'antica cura del- le loro membra: Finalmente oue $ono le ac que, che tengono del bitume, gli huomini po$$ono purgare i difetti, che hanno dentro i corpi loro beuendone, & a que$to modo medicar$i. Euui anche vna $orte di acqua fredda nitro$a come a Penna, a Vestina, a Cotilio, & in altri luo- ghi $imili, che beuendo ne alcuno $i purga, & per lo ventrc pa$$ando minui$ce, & $cema la gon- fiezza delle strume.
Ma doue $i caua loro, & l'argento, il ferro, il rame, il piombo, & altre $imiglianti co$e al- le dette, iui $i trouano molte fonti, ma $ono $ommamente difetto$e, percioche banno i vitij contrari a quell acque calde, che vengon@dal $olfo, dallo allume, o dal bitume, & fanno que- sto, che beuute quando entrano nel corpo, & vanno per le venne toccano i nerui, & le giunture, & quelli infiando gl'indurano i nerui. Adunque per la enfi gione gonfiati per lungo $i ritira- no, & co$i fanno gli buomini doglio$io per male di nerui, o per le podagre, per he bannole $ot- tigliezze delle vene loro me$colate di co$e duri$$ime, $pe$$e, & freddi$$ime. Vn'altra $orte di acqua $i troua, laquale non hauendo a bastanzale $ue vene chiare, conla $puma $ua nuota come fiore nella $ommità $imile al colore d vn vetro purpureo. Que$te co$e mirabilmente au- uertite $ono, & con$iderate in Athene, perche iui da $imili luoghi, & fonti, & in Asti, & al porto Pireo $ono condottele $urgenti canne, & di quelle niuno ne beue per quella cau$a, ma bene $e ne $erueno per lauare, & per altre bi$ogna, & beueno dei p zzi, & co$i $chiuanoi difetti di quelle fonti.
Hermolao nelle ca$tigationi di Pli.al iij.del xxxj.legge non, & in A$ti ad portum Pi- reæum, ma Ma$ti v$que ad portum Pireæum, & dice, che Ma$ti $ono dette altramente, mammæ, & papillæ, & vbera, qua$i ma mmelle, per lequali vengano l'acque, benche an- che $alua la prima lettione, & per A$ti intende Athene.
Ma a Troezzeno ciò non $i puo fuggire, perche iui altra $orte di acque non $i troua, $e
non quella, che hannoi Cibdeli, & però in quella cittào tutti, la maggior parte $ono de i piedi
Oltra le dette co$e molte altre genera ioni di acque $i trouano, che hanno le $ue proprietà, co- me in Sicilia, il $iume Himera il quale v$cito dalla fonte in due rami $i parte, & quel ramo, che $i stende correndo ver$o il monte Ethna, perciò ch'egli pa$$a per terreno di $ucco dolce, egli è di grandi$sima dolcezza, l'altro rdmo, che corre per quel piano, doue $i caua il $ale, è di $apor $al$o. Similmente a Paretonio, & la doue è il viaggio ad Hamone, & al Ca$sio all'Egitto $ no laghi palu$tri di manier a $al$i, che di $opra hanno il $ale congelato. Sono appre$$o in molti al- trì luoghi, & fonti, & fiumi, & laghi, i quali pa$$ando oltrale caue del $ale, nece$$ariamente diuentano $alati, altri penetrando per le vene gra$$e della terra come vnti d'oglio e$ceno fuo- ri come è a Soli castelo della Cilicia il fiume Lipari nominato, nel quale chiunque $i laua, o nuo- ta $i vnge dall'acqua, & co$i nella Ethiopia $i troua vn lago, che vnge gli huomini, che in e$$o nuotano; & in India ce n è vno, che quando il cielo è $ereno manda vna gran quantità di oglio.
Anchora a Cartagine è vna fonte, $opra la quale nuota l'oglio di odore come vna $corza di cedro, del qual'oglio è v$auza di vngere le pecore: al Zante, & intorno a Durazzo, & Apol- lonia $ono fonti, che in$ien e con l'acqua vomitano gran moltitudine di pece; a Babilonia è vn grandi$simolago, che $i chiama la palude A$pbaltite, ha di $opra il liquido bitume, che nuota, del qual bitume, & di pietra cotta fabbricatone il muro Semiramis cin$e la gran Babi- lonia; co$i in I oppe nella Siria, & nell'Arab: a de Numidi $i trouano laghi di $mi$urata gran dezza, i quali mandano fuori gran ma$$e di bitume, che $ono poi tolte dalli habitatori di quei luoghi.
Ma ciò non è marduiglio$o, percioche in quei $ono molte pietraie di duro bitume. Quando
adunque l'acqua rompe fuori per la terra bitumino$a $eco ne porta, & quando, che ella è v$cita
fuori della terra, $i $ceglie, & co$i da $e $caccia il bitume: & co$i anche nella Cappad -
cia nella via, che è tra Mazzdca, & Tuona, $i troua vn gran lago, nel quale $e vna parte di
canne, o d'altraco$aè post a dentro, & il $eguente giorno cauata, quella parte, che $arà $tata
cauata $i trouerà di pietra, re$tando l'altra parte, che non hauerà toccato l'acqua nella $ua
propria n itura. Allo $te$$o modo a Hieropoli della Frigia bolle vna moltitudine d'acqua calda,
della quale $e ne manda per le $o$$e d'intorno a gli horti, & alle vigne. Que$ta a capo d'anno
diuenta vna cro$ta di pietra, & co$i ogni tanti anni gli habitatori @i quei pae$i facendo i mar-
gini di terra dalla destra, & dalla $im$tra, ui la$ciano and are quelle acque, & con quelle croste
fanno le $iepi de i campi loro; & que$to pare, che naturalmente fatto $ia, percioche in quei
luoghi, & in quella terra, doue na$ce quel $ucco, ci sta $otto vna qualità $imile alla natura
del coagolo. Dipoi quando la forza me$colata e$ce di $opra per le $onti $ue, è sforzata ri$trin-
ger$i, & appigliar$i dal Sole, & dalla calidità dell'aere, come $i uede nei piani delle $'aline.
Sono appre$$o fonti molto amare na$centi da amaro $ucco della terra, come nel Ponto è il $iu-
me Hipanis, il quale dal $uo capo per quaranta miglia $corre con acqua di dolci$simo $apore,
dapoi quando giunge al luogo, che dalla $oce $ua è lontano cento & $e$$anta miglia, con quel-
lo $i me$cola un fonticello ben piccolo: Que$to fonticello, quando entra nel detto fiume, allbora
fa, che tanta quantità di d@que diuenta amara, percioche per quella $orte di terra, & per quelle
uene, dalli quali $i caua la Sandaraca u$cendo quell' acqua amara diuiene, & tutte que$te co$e
da di$si miglianti $apori pre$i dalla proprietà del terreno per doue pa{$s}ano, chiaramente $i fan-
no, come appare ne i frutti. imperoche $e le radici de gli albert, o delle uiti, o dell'altre $@@cn-
ze manda$$eroi $rutti prendendo il $ucco non dalle proprietà del terreno, $enza dubbio il $a-
por di tutti in og @i luogo, & in ogni parte $arebbe d'una i$te$$a natura; ma uedemo pure, che
l'I$ola di Lesbo fa il uino Protropo; Meoma il uino detto Catacecaumenite, & Lidia il Melito,
& Sicilia il Mamertino; Campagna il Falerno; Terracina, & Fondi i Cecubi, & in molti altri
luoghi di innumer abil moltitudine, & Varietà generar$i le forti, & le forze de i uini: le qua-
li non altrimenti po$$ano e{$s}er prodotte, $e non quando l'humose terreno con le $ue pro-
Perche nella Boetia è il fiume Cephi$o, & il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Crate, a Troia il Xanto, & ne i campi dei Clazomeni, & di Erithrei, & di Laodice$i $ono fonti, & fiumi, alli quali quando le pecore ai $uoi tempi dell'anno s'apparecchiano a concepere il parto, ogni giorno a bere a quei luoghi $on cacciate & da quello è, che auegna, che $ieno bianche, nientedimeno parturi$cono in alcuni luoghi gli animali grigi, in alcuni neri, in alcuni del co- lore del coruo, & co$i quando la proprietà del liquore entranel corpo, dentro vi $emina la qua- lità me$colata $econdo la natura $ua, perche adunque ne i campi Troiani na$cono pre$$o al finme gli armenti ruffi, & le pecore grigie, però $i dice, che gli $lie$i hanno chiamato quel fiume Xanto.
Trouan$i ancho alcune acque mortifere, le quali pa$$ando per vn $ucco male$ico della terra, riceuono in $e la forza del veleno: $i come $i dice d'vna fonte di Terracina, la quale Net- tuno $i nominaua, della quale chiunque per inauertenzane beueua, era della vita priuato: per la qual co$a dice$i, che gli antichi la otturorno: & appre$$o de i Greci in Thracia è vn lago, che non $olamente fa morire chi di quello ne beue, ma anche cia$cuno, che iui $i bagna.
Similmente in Te$$alia è vna fonte, che $corre, della quale non ne gusta alcuno animale, ne altra $orte di bestia $e le auicina. appre$$o quella fonte è vn'arbore di color purpureo; & co$i nella Macedonia la doue è $epulto Euripide dalla destra, & dalla $ini$tra del monumento due riui concorrono in vno, iui dall'vna parte $edendo i pa$$aggieri per la bontà dell'acque $o- gliono mangiare; ma al riuo, che è dall'altra parte del monumento, niuno s appro$$ima, perche egli $i dice, ch'egli ha l'acqua $ua morti$era, & pe$tilente.
Appre$$o $i troua anchc in Arcadia Nonacri nominato pae$e, che ne i monti ha freddi$$ime acque dai $a$$i $tillanti, & quell'acqua co$i fredda è detta Stygos, & que$ta ne in argento, ne in rame, ne in ferro puo e$$er tenuta, perche ogni va$o di tali materie compo$to per quell acqua $i di$sipa, & di$cioglie: ma per con$eruare, & tenere quell' acqua non è co$a, che $ia buona, $e non vn'ugna di mulo, quest'acqua $i dice e{$s}ere $tata mandata da Antipatro nella prouin- cia, doue Ale$$andro $i trouaua, per Iolla $uo figliuolo, & da lui con quell' acque $i $criue e$$er $tato ammazz to il Re. A questo modo nelle Alpi, doue è il R@gno di Cotto, è vn'acqua, che chi la gu$ta di fatto cade.
Ma nel campo Fali$co alla via Camp ana nel piano di Corneto è un bo$co, nel quale na$ce vna
fonte, doue appareno gli o$si ai bi$cie, & dilucerte, & di altri $erpenti giacere. Ancora $ono
alcune vene acide di fonti, come a Linceste, & in @talia a Virena, in Campagna a Theano, &
in molti altri luoghi, che hanno tal virtù che beuute rompono le pietre nelle ve$iche, che na$cono
ne i corpi humani; & cio far$i naturalmente appare per que$ta cau$a, che il $ucco acre, & aci-
do sta $otto que$ta terra, per la quale v$cendo le vene s'intingo@o di quella acrezza, & co$i
quando $ono entrate nel corpo di$sipano quelle co$e, che trouano e{$s}er $tate generate, & accre-
$ciute dalla $u$sidentia dell acqua. Ma perche cau$a dalle co$e acide di$ciolte, & partite $ienota-
li pietre, noi potemo auuertir da que$to, che $e alcuno porrà vn'ouo nell'aceto, & ve lo la$cierà
lungamente, la $corza $ua diuenterà molle, & $i di$cioglierà. Simil@iente $e il piombo, che
è lenti$simo, & di gran pe$o, $arà posto $opra vn va$o, che dentro habbia dello aceto, & che
Troua$i nell'I$ola Chios vna fonte di natura, che fa pazzi, chi ne beue per inauuertenza, & iui è $colpito un'epigramma di que$to tenore, che l'acqua di quella fonte è dolce, ma chi ne beuera è per hauere i $entimenti di pietra, & i uer$i $ono questi.
Fre$che $on le mie acque, & dolci a bere.
Ma $e per ca$o quelle beuerai
Di pietra ti conuien la mente hauere.
A Su$e, nel qual pae$e è il regno de i Per$i, troua$i uno fonticello, di cui chi ne beue, perdei denti, & in quello è $critto uno Epigramma, che $ignifica questa $entenza, buona e$ser l'acqua per bagnar$i, ma $c alcuno di e$sa ne beuera caderagli li denti dalle radici. di que$to Epigrammai ver$i $on greci.
O pa$seggier uedi que$t' acque horrende, Licito è hauerne $olo per lauarti:
Ma s'il fred do liquor nel ventre $cen de Se ben le $omme labra vuoi toccarti
Pre$to uedrai restar or$ane, & priue Di den@i, che n'andran, le tur gingiue.
S_Ono ancho in alcuni luoghi propriet à di fonti, che fanno, che chi na$ce in quei luoghi $iano di voci mirabili a cantare; come in Thar$o, & a Magne$ia, & in altre $imili regioni, & è anche Zama citta di Affrica, il cui circuito il Re @u- bacin$e di aoppio muro, & iui $i fabbricò la ca$a regale: da quella miglia ven ti è il castello I$mue di cui le parti del territorio $ono chiu$e da incredibili pro- priet ì dinatura, peroche e$$endo l'Affrica madre, & nutrice di $iere be$tie, & specialmente di $erpenti, nei campi di quel ca$tello niuna ne na$ce, & $e alcuna volta per ca$o iui è portata, di $ubito $e ne muore, ne $olamente que$to iui $i vede ma anche $e da quei luoghi al- troue la terra $arà portata, farà il $imile. Que$ta $orte di terreno dice$i e$$ere alle I$ole Baleari, ma quella terra ba vn'altra virtù piu marauiglio$a, la quale co$i e$$ere ho inte$o. C. Giulio figliuo lo di Ma$$ini{$s}a militò col padre Ce$. que$ti meco alloggiò, per il che mi era nece$$ario nello $tare, & viuere i $ieme ragionar' alcuna co$a in que$to mezo e$$endo tra noi caduto ragionamento della for za dell' acqua, & delle $ue virtuti, egli m di$$e e$$er in quella terra fonti di natura tale, che quelli, che iui na$ceuano, haueuano ottime v ci per cantare, & per que$ta ragione $empre mai compraua- no i $erui oltramarini belli, & le garzone da marito, & quelle in$ieme poneuano, accioche quelli, che da lovo na$ce$$ero non $olo haue$$ero bona voce, ma fu{$s}ero di bellezza non inuenu$ta. Quan- do adunque per natura tanta varietà a diuer$i luoghi di$tribuita $ia, che il corpo humano è in qualcbe parte terreno, & in e$$o m lte $orti d'humore $i trouino, come del $angue, del latte, del $udore, dell'ori@, delle lagrime, $e in $i poca particella di terreno $i troua tante diuer$ità di $a pori, non è da marauigliar$i $e in anta grandezza di terra $i trouano innumer abili variet à di $ughi, per le vene delli quali la forza dell'acqua penetrando me$cola a vegna all'u$cire delle fon- ti, & co$i dal quello $i faccia diuer$i, & di$eguali $onti nelle propie $orti per la differenza dei luoghi, & per la di $aguaglianza dei pae$i, & per le di$$imiglianti proprietà di terreni. Delle co$e $opradette $ono alcune, che io da me ho vedute, & con$iderate, nale altre ne i libri Greci ho ritr uate $critte, de i quali $critti gli autori $ono Theophra$to, Timeo, Po$$idonio, Hege$ia, Herodoto, Ari$tide, Methodoro:i quali con grande vigilanza, & infinito $tudio dichiarato hanno le proprietà de i luoghi, le virtù dell'acque, le qualità dei pae$i e$$er a que$to modo partite dalla inclinatione del cielo. Di que$ti autori $eguendo io i comincia nenti, o trattamenti, ho $critto in que$to libro quello, che ho pen$ato e$$ere a $ufficienza con la proprietà dell' acque, accioche piu facil mente da tai pre$critti gli huomini eleggino le fonti, con le quali po$sino all'v$o humano condurre le $urgenti acque alle città, & alli teni ori. Perche tra tutte le co$e pare, che niuna habbia tante ne- ce$sitati all'v$o, quanto ha l'acqua: imperoche $e la natura di tutti gli animali $arà prinuata del gra- no, delle piante della carne, della pe$caggione, ouero v$ando c a$cuna dell altre co$e, per e$$a potrà difendere la vita $ua; ma $enza l acque, ne il corpo de gli ammali, ne alcuna virtù di cibo puo na- $cere, ne $o$tentar$i, ne e$$ere apparecchiata, per il che egli $i deue con gran diligenza, & indu$tria cercare, & eleggere le fonti alla $alubrità dell'humana vita.
Dapoi, che $i $ono l'acque rirrouate, era nece$$ario prouarle, & eleggerle, ma perche la elettione pre$uppone piu co$e propo$te, accioche di tutte la meglio $i caui però Vitr. dopò la inuentione, ci ha propo$to innanzi diuer$e qualità, & nature di acque, accioche poi di quelle $i elegga il meglio, la onde hora viene alle e$perienze, & proue dell acque.
_L_E e$perienze, & proue delle fonti in que$to modo $iprocacciano. Se $aranno correnti, & aperte, prima, che $i dia principio a condurle, deuono e$$er guardati, & molto be ne con$id erati circon$tanti a quelle fonti, di che corporatura $ieno, & $e eglino $i troueranno e{$s}er gagliardi di corpo, & chiari di colore, nè haueranno le gambe cagione uoli, ne gli occhi lippi, certamente le fonti $aranno approuate molto. Similmente $e di nuouo $a- rà vna fonte cauata, & po$to dell'acqua $ua in vn va$o di rame corinthio, o d'altra $orte, che $ia di buon rame, & quell'acqua $par$a non macchierà, $enza dubbio ella $arà ottima, & co$i $e in vn bronzino $arà po$ta a bollire, & poi la$ciata ripo$are, & dar giu, & nel fondo non la$cierà l'arena, o fondacchio, certamente quell'acqua $arà prouata. Allo i$te$$o modo $ei legumi in vn va$o con quell'acqua $i porranno al fuoeo, & pre$to $i cuoceranno, $i prenderà argomento, che quell'acqua $arà buona, & $ana, e co$i niente manco di argomento $i prenderà, $e l'acqua della fonte $arà limpida & molto lucida, e $e douunquo ella andrà non $i vedrà il mu$co, ne vi na- $cerà il giunco, ne ad alcuno modo quel luogo $arà macchiato, o sporcato, ma $e $arà chiaro, pu ro, & bello alla vi$ta, dimostrerà con questi $egni, che l'acqua $arà $ottile, & di $omma bontà.
Ritrouata, & eletta l'acqua è nece$$ario condurla, ma perche nel condurla è nece$$a- rio, che l'acqua di$cenda, & venga $econdo il $uo cor$o naturale al determinato luogo, però accioche que$to $i e$pedi$ca bene Vitr ci dà la forma di molti $trumenti da liuella- re le acque, & $ra molti ne elegge vno, come piu $icuro, & di que$to la forma interra $i ve drà chiara nella figura. Liuellare adunque altro non è, che prendere l'altezza del luo- go, doue l'acqua $i troua, & compararla con l'altezza del luogo, doue ella $i ha da con- durre.
_H_Ora del condurre le acque alle habitationi, & alla città, come $are accon-
ciamente $i deuono, dimo$trerò chiaramente. Di que$to la prima ragio-
ne è il liuello. Que$ti $i $uol fare con tali $trumenti, con lo traguardo, con
i liuelli da acqua, & con quello $trumento, che $i chiama Cherobate, &
con que$to piu diligentemente, & $icuramente $i liuella, perche il traguar
do, & il liuello acquario falla. Il Chorobate è vna riga lunga piedi venti, La quale ha le
braccia piegate da i capi egualmente fatte, & appo$te alle te$te della riga a $quadra, &
tra la regola, & le dette braccia da i cardini attaccati $ono alcuni trauei $i, che hannoi
$ili dritti a piombo, & da cia$cuna parte i piobi pendenti dalla riga, i quali quãdo la riga
$arà fitta, & drizzata, & con quella toccheranno egualmente le linee della de$crittione,
dimo$treranno e$$ere po$te giu$tamente a liuello. Ma $e il vento l'impedira, & per lo
mouimento non potranno e$$e linee dimo$trare il vero, allhora $arà bi$ogno, che habbi
no di $opra vn canale lungo piedi cinque, largo vno dito, alto vn dito, & mezo, & in e$$o
$ia l'acqua infu$a: & $e l'acqua del canale egualmente toccherà di $opra la libra, allhora
$aprai e$lere bene liuellata, & co$i quando con quello Chorobate $arà liuellato, $i $aprà
quanto hauerà di altezza. Ma chi leggerà i libri di Archimede for$e dirà, che non $i puo
drittam\~ete liuellare l'acqua, percioche a lui piace, che l'acqua non $ia piana ma di $igu-
Se vuoi condur l'acqua auuertirai, che il luogo, alquale tu la vuoi condurre, $ia $em- pre piu ba$$o, che il luogo dal quale tu la conduci. Metteti adunque a piè del fonte, & guarda per li traguardi del tuo quadrante al luogo de$tinato, in modo però, che il piõ- bo cada giu dritto alla linea dell'Orizonte. $e la vi$ta ti condurrà $opra il luogo de$tina- to $appi, che l'acqua $i potrà condurre, altrimenti non $i puo, ma $e da rupi, o monti fu$- $e impedita la tua vi$ta farai molti $egni, & da ll'vno all'altro mirando $empre al $opra detto modo, tanto anderai inanzi, che da vno de i detti luoghi potrai vedere il luo go, del quale prima non haueui veduta, come la pre$ente figura qui dimo$tra, nel re$to il li- uellare dell'acque è a no$tri Tempi ben cono$ciuto, & lo e$empio del Chorobare è qui dipinto, & in $omma oltra il capo, & l'origine $ua tu non puoi s$orzare le acque, cioè da $e non anderanno mai$opra la $onte loro, & quando vuoi condurle per canali auerti- rai di fare i canali proportionatamente profondi, perche l'acqua non $i inalzerà nè per la poca, ne per la molta pro$ondità. la figura è qui $otto, & de gli $trumenti, & di quello modo di liuellar l'acqua.
_A_Tre modi $i conduce l'acqua prima
con riui per canali fatti, dipoi con
trombe di pionbo, oueroc n canne
di terra, o creta. Se noi v$eremoi
canali, nece$$ario è $are la muratura $odi$$ima,
& il letto de riuo habbia il $uo liuello alto niente
manco di mezo piede in cento & que$te mura-
ture $iano fatte a volte, accioche il Sole non toc-
chi l'acqua; la quale poi che $arà condotta alla
città, faccia$i vn ca$tello, o con$erua dell acque,
al quale congiunte $iano per trarne l'acque tre loc
che, & nel ca$tello $iano tre canne equalmente
partite congiunte a quelle pile ogorne, accioche
quando l@acque traboccheranno da glie$tremi ricet-
taculi ridondino in quello di mezo, & co$i nel me-
o $i poneranno le canne in tutte le pile con ie loro
zboche, dall'altra $imanderanno alli bagni, accic-
che diano la entrata $ua al popolo ogni tanti anni,
& finalmente dalla terra nelle ca$e de priuati co$i
che non manchi nel publico, percioche non potran-
no riuoltarle altroue, quando da i loro capi haueran
no i proprÿ condutti, & queste $on le cau$e, perle
quali io ho fatto que$ta diui$ione, cioè perche quel-
li, che priuatamente tireranno le acque nelle $ue
ca$e difendano i condotti dell'acque per mezo de i pu
blicani col pagarli le rendite. Ma $e tra la città, &
il capo della fonte $aranno di mezo le montagne a
questo modo $i deue liuellare: Cauin$i $otto terra
i luoghi doue hanno a pa$$are le acque, & $iano li-
uellate alla cima, $econdo che di $opra s'e $critto:
& $e iui $arà to$o, o $a$$o tagli$i nel $uo propo
canale, ma $e il $uolo $arà di terra, ouero areno$o,
faccian$i le bande con i $uoi volti ne i luoghi cauati,
& co$i $ia l'acqua condotta, & i pozzi $iano tal-
mente fatti, che $tiano tra due Atti. Ma $e con
le canne di piombo l'acqua $arà condotta, prima
farai al capo di e{$s}a vn ca$tello, o con$erua d'acqua,
dapoi $econdo la quantità dell'acqua farai le lame
delle canne, & que$te $iano poste dal primo ca$tel
lo a quello, che è pre{$s}o la città, ne $iano le canne
$u$e piu lunghe di x. piedi. que$te lamette $e $aranno
di cento dita per larghezza prima, che $iano riton-
date $ia cia$cuna di pe$o di libre mille dugento, &
$e $aranno di ottanta dita, di noue cento $e$$anta: $e di cinquanta, $iano di $eicento libre;
$e di quaranta, $iano di quattrocento ottanta; $e di trenta, $iano di trecento $e$$anta:
Ma $e i luoghi $aranno duri o che nel $ondo di fatto non $aranno levenne, allhora da i tetti, o da'luoghi di $opra douemo raccogliere l'acqua copio$amente nelle opere di te $tole, & per $are que$te te$tole douemo prouedere prima di arena puri$$ima, & a$pri$$i- na, il cemento $ia netto di$elice non piu graue d'vna li bra, & $ia nel mortaio la calce orti$$ima me$colata @n modo, che a cinque parti d'arena due di calce ri$põdino; al mor aio $ia aggiunto poi il cemento di quello nella $o$$a a liuello dell'altezza, che $i vuole @auere, con mazze di legno ferrate $iano pareti calcati, & battuti i pareti il terreno di mezo $ia votato al ba$$o liuello de'pareti, & pareggiato il $uolo dallo $te$$o mortaio $ia @attuto, & calcato il pauimento alla gro$$ezza, che $i vuole, quei luoghi $e $aranno dop- pi, o tripli, accioche colando l'acque $i po $$ino mutare, molto piu $ano ci $ara l'u$o di e$- $e percioche il fango quando @a doue dar g u, l'acqua $i fa piu chiara, & $enza cattiui odori con$eruara il $apore, & $e cio non $ia deue$i aggiugnere il $ale, & a$$ottigliar$i. 10 ho po$to in que$to libro quanto ho potuto raccorre delle virtù, & varietà dell'acqua di- mo$tran do le $ue vtilita, & con che ragione la $i po$$a condurre, & prouare. Nel $eguen- te io $criuerò de'regolati $tili da ombre, & delle ragioni de gli horologi.
Il Filandro in que$to libro dichiara molte belle co$e degne da e$$er lette per la dottri
na, & cognitione, che in e$$e $i troua, però e$orto gli $tudio$i a vederle, & a leuarmi la $a-
tica di $eruirmi delle co$e d'altri. Ben dirò alcune co$e per dichiaratione dell'vltimo
capo, la cui $omma è que$ta. Tratta in e$$o Vitr. di condur l'acque: & dice e$$er tre,
modi di condurle, per iui, o canali aperti, per canne di piombo, & per tro m be di terra
cotta: & dichiara come $i habbia a fare in cia$cun modo, & prima de i canali, & c'in$e-
gna a dare la $caduta dell'acqua, & farli le $ue con$erue, & di$tribuirle all'v$o delle cit-
ta, & come $i deuono leuare gli impedimenti dei monti, cauar le $pilonche, i to$i, i $a$$i-
& far i canali. Nel condur l'acque per le canne di piombo, egli c'in$egna far le ba$che, o
ca$telli, che egli dica: ci dà la mi$ura delle canne, & quanto alla lunghezza, & quanto al-
la gro$$ezza: & di mo$tra come $i habbia a condur l'acqua per monti, per ualli, & per
pianure, & come $i habbia a prouedere, che $acilmente $i acconci, doue le canne $aran
danno. Di$corre poi come, $i habbia a reggere nel condur l'acque per trombe di te$to-
le, & dimo$tra come quelle $i hanno a porre, & $tagnar in$ieme, & compara que$to modo
di condur l'acqua al mo do delle canne di piombo, dimo$trando ch'è migliore, piu $ano,
& di manco $pe$a. Egl@poi c'in$egna a canarei pozz@, a tentar vapori cattiui, che e$a-
Il Fine dell'Ottauo Libro.
_I_Maggiori dei Greci con$tituirono co$i grandi bonori a quelli nobili Athleti, che vinto baue$$ero i giuochi Olimpij Ptthij, I$tmici, & Ne- mei, che non $olamente $tando quelli trala moltitudine de gli buomi- ni ragunata, conla palma, & con la corona riportano lode, ma anche ritornati nelle patrie loro con vittoria trionfando nelle carrette $ono dentro delle mura, & delle loro patrie portati, & in vital ro per pu- blica deliberatione uiueno d'entrata Que$to adunque auuertendo io, prendo merauiglia, perche cagione non $ono attribuiti gli i$te$$i & ancho piu grandi bonoria gli $crittori, i quali del continuo a tutte le genti pre$tano infinite utilità: imperoche piu degna co$a, & piu ragioneuole era, che que$to fu{$s}e ordinato, perche gli Athleti con lo e$ercitio fanno i corpiloro piu robusti: ma gli $crittori non $o- lamente fanno perfettii loro proprij $entimenti, ma anchora di tutti apparecchiandogli ne ili- bri precetti, d'onde habbiano ad imparare, & renderei loro animi puacuti, & ri$uegliati, per- che di gratia mi $i dica, di che giouamento è stato a gli buomini Milone Crotoniate, pe che egli $ia $tato in$uperabile, & gli altri, che in quella mani ra $ono $tati uincitori? $e non che e$$i @ cntre ui$$ero banno tra $uoi cittadini bauuto la nobiltà. Mai precetti di Pithagora, di Democrito, di Platone, & di Ari$totile, & di tu ti gli altri $aui tutto il giorno di perpetua indu$tria ornati, non $olo ai loro cittadini, ma a tutte le genti fre$chi, & fioriti frutti mandano in luce, dei quali coloro, che dai teneri anni con abondanza di dottrine $i $ono $atiati, banno ottimi $entimenti della $apienza, & danno alle citt@ co$tumi della bumanità, ragioni eguali, & leggi. Lequali co$e quando $ono lontane, niuna cittàpuo $tare, & con$eruar$i intiera. E$$endo adunque dalla pru- denza de gli $crittori co$i gran doni in priuato, & in publico a gli buomini apparecchiati, io pen- $o, che non pure $i debbiano dare a quelli corone, & palme, ma anche per decreto deliberare di dargli trio fi, & dicon$ecrargli trale $edi de gli Dei. Io narrero alcuni e$empi di molti loro pen $ieri, che $ono stati di gran giouamento a gli buomini per pa{$s}are commodamente la uita loro, i quali chi uorrà ricono$cere conuerrà confe$$are que$ti e$ser degm di grandi bonori, & prima io po- ncrò una ragione di Platone tramoltiutili$$imi di$cor$i, in che manieralella $ia $tata da lui e$pli- cata.
ISpedite le ragioni che appartengono alle fabbriche si publiche, come prina-
te, hora $i viene alla $econda parte principale della Architettura detta Gno-
monica: per la quale $i vedeno gli effetti, che fanno i lucenti corpi del cielo
con iraggiloro nel mondo, & perche la ragione della parte pre$ente ci le-
ua da terra mentre contempla la diuinità del cielo con la grandezza, bellez-
za, & $uo veloci$@@ma mouimento, però Vitr. pone vn proemio a $imile trattamento con-
uenienti$$imo: parendogli, che quelli huomini, iquali hanno trouato le $ottili$$ime ra-
gioni delle alte co$e digni$$imi $ieno de gli honori cele$ti, perche non tanto alle dignità
loro, quanto al beneficio commune hanno riguardato, & non in vn tempo, in vna età, in
vn $ecolo $olo, ma del continuo $ono, & $arano $empre di perpetuogiouamcnto, & quan
to è piu nobile, & piu pre$tante l'animo del corpo, tanto è piu degna la virtu d'ogni
Veramente felici, & fortunate Furon quell'alme, a quai prima fu dato Cono$cer co$e si belle, e pre giate.
Ben lor $ucce$$e quel pen$ier beato, Che fu di a$cender a i $tellati chio$tri, Et pareggiar con la virtute il fato.
Que$to è credibil, che gli horrendi mo$tri Vince$$er de gli errori, & ch'ogni gioco, La$cia$$er, che ammolli$ce ipetti no$tri.
Non $caldò i cuori lor l'ardente foco Di Venere crudel, ne vino, o co$a (co. Che impedi$$e il lor cor$o, o molto o po-
Non la turba del foro litigio$a, Non la dura militia, non la vana Ambitione di gloria pompo$a.
L'ingordigia dell'oro empia è in humana Non piegò punto gli animi di quelli, Ch'eran riuolti alla parte $oprana.
Chi vorrà adunque comparare, $imili huomini a gli Athleti? chi a gladiatoriod'altri, che per vittorie o bene$icij pre$enti s'hanno obligati alcuni pochi? Meritamete adũque douemo con Vit. giudicare, che gli inuentori delle vtili, & belle co$e meritino piu pre$to gli honori cele$ti, che quelli, i quali a tempo de Greci $iorirono di gloria per le forze del corpo dimo$trate in quei giuochi, che ad honore di diuer$i Dei, & heroi co$i pompo$a- mente, & con tanto concor$o dipopoli $i celebrauano, come erano igiuochi Olimpij in honore di Gioue, @ Pithij in honore di Apolline, i Nemei in honore di Archimoro gli I$thmici in honore di Palemone. Ma la$ciamo quello, che in Vitr. è mani$e$to, & vegna mo ad alcune belle inuentioni di alcuni antichi $aui, & prima di Platone nel primo ca- po, poidi Pithagora nel $econdo, & in $ine di Archimede, di Erato$thene, & di Archita nel terzo: auuert\~edo che que$to nome di Gnomonica $i e$tende molto piu diquello, che Vitr. pote$$e intendere nel pre$ente luogo.
_S_E il luogo oueroil campo di lati eguali $arà quadrato, & bi$ogno $ia di nuono
con lati eguali raddoppiarlo, perche que$to per numeri, o per moltiplicatione
non $i ritroua, però $i puo fare con em@ndate de$crittioni di linee. Et que$ta
è la dim $tratione. Certo è che vno quadro di dieci piedi per ognilato, è pic-
di cento per quadro. Se adunque è bi$ogno diraddoppiarlo, & fare vno $patio
di ducento piedi, & che $ia di lati eg@ali; egli $i deue cercare quanto $i deue
fare vnlato di quello quadr to, acciocbe da quello alli raddoppiamentidello $paciori$pondino du-
cento piedi. Questo per via di nuneri niuno puo ritrouare, perche $eegli $i fa vno lato di quat-
tordici piedi moltiplicando verrà alla $@mmadi cento nouanta $ei, $e di quin dici farà ducento,
& venticinque, & però, perche que$to per via di numeri non $i fa manifesto, egli $i deue nel
quadrato, che è didieci piedi per ogni lato tirare vna linea da vno angolo all'al ro in modo, che il
quadrato $ia partito in due triangoli eguali, & cia$cuno de idetti triangoli $ia di piedi cinquan-
ta di piano. Adunque $econdo la lungbezza della de$critta linta egli $i deue fare vno piano qua-
drato di lati aguali, & co$i quanto grandi $ardnno i due triangoli nel quadrato minore di piedi
cinquanta, con la linea diagona e di$egnati, tanto con quello i$te$$o numero di piedi, nel quadrato
Qui non ciè altro che dichiarire per hora, e$$endo Vitr. da $e manife$to, & chiaro: im peroche il quadtato $i raddoppia tirando la diagonale, & di quella facendo vn lato del quadrato, che deue e$$er doppio al primo. Ecco il qua drato a b c d. da e$$ere rad- doppiato, è di dieci piedi per lato. La diagonale è, a b. che lo parte in due triango- li a d b. & a c b. di piedi cinquanta l'vno dipiano. Della diagonale a b. $i fa vnlato a b d e. che è doppio al quadrato a b c d. Puo ben e$$ere che la diagona le$i tro @i per via di numeri, ma ci potranno anche entrare dei rotti, il che non è alpro- po$ito no$tro. Egli $i ritruoua la diagonale a que$to modo. Moltiplica due lati del qua- drato in $e cia$cuno $eparatamente, & raccogli in$ieme tutta la $omma di quella molti- plicatione, & cauane di quella la radice quadrata, tanto $ara la diagonale. Ecco $ia il quadrato a b c d. di piedi cinque per lato, moltiplica a b. in $e, cioè cinque via cinque fa venticinque, & co$i farai del lato b c. che farà $imilmente venticinque, che po$ti in$ie me col primo v\~eticinque produce cinquanta, la cui radice quadrata è & di tanti pie di $ara la diagonale. $i milm\~ete farai nell'altre $igure quadre di angoli 7{1/14} dritti, come nella figura e f g h.
_P_@tagora $imilmente dimo$tròla $quadraritrouata $ezna cpera di arte$ice alcuno, & fece chiaro con quanto grande faticai fabbri faccndola, pena la po$$ono al giu$to ridurre. Que$ta co$a con ragioni, & vie emendata, da $uoi precetti $i manifesta; perche $e egli $i prenderà tre regole, vna di piedi tre, l'àltra di quattro, la ter za di cinque, & que$te regole compo$te $iano, che coni capi $i tocchino in$ieme facendo vna $igura triangolare, condurranno la $quadra giu$ta, & alle lunghezze di cia$cuna regola, $i farà vno quadrato di lati eguali, dico, che del lato ditre piedi $i farà vn quadrato di nove pieai, & di quello, che $arà di quattro piedi $i farà vno quadrato di $edici piedi, & di quello, che $arà di cinque, $e ne farà vno di venticinque, & co$i quanto di $pacio $orà occupato da due quadri, l'vno di tre, l'altro di quattro piedi per lato, tanto numero di piedi quadri venira dal quadrato tirato $econdoillato di cinque piedi. Hauendo Pitagora ritrouato que$to, nc dubitando di non e$$ere $tato in quella inuentione dalle Mu$e ammae$trato, riferendole grãdi$$ime gratie, $i dice, che a quelle $acri$icio fe e delle vittime & quella ragione come in molte co$e, & in molte mi$u- re è vtile, co$i negli edi$icij per farele $cale, acciochei gradi $ieno di proportionata mi$ur@, è molto espedita perche $e l'altezzadel palco dai capi della trauatura al liuello, & piano da ba$$o $arà in tre parti diui$a, la a$ce$a delle $cale $arà in cinque parti di quelle con giu$ta lungbezza de i fu$ti, perche quanto grandi $aranno le tre parti dalla $omma trauatura alliuello di $ot- to, quattro di quelle $i banno atirare in fuori, & $co$tar$i dal dritto, perche a que$to modo $a- ra@no moderate le collocationi de i gradi, & delle $cale, & co$i, anche di tal co$a $arà di$egnata la forma.
Pone Vitr. la inuentione della fquadra, & l'vtile, che $i caua da quella. Pitagora huo-
mo diuino in molte co$e fu lo inuentore della ragione della $quadra, nel che egli crapa$-
sò di gran lunga la inuentione di molti arte$ici ecccllenti, & però merita grandi$$ima
commendatione. La $quadra $i fa di tre righe po$te in triangolo, $i che la lunghezza di
vna $ia di tre, dell'altra di quattro, della terza di cinque parti. da que$ta inuentione $i cõ
prende, che facendo $i tre quadri perfetti, $econdo la lunghezza di cia$cuna riga il qua-
dro fatto dalla riga di cinque parti, $arà tanto grande, & capirà tanto, quanto idue qua
dri fatti dalle due altre righe, come $i vede per la $igura $otto $critta. L'n$o della $quadra
_E_S$endo $tate molte, & merauiglio$e inuentioni quelle di Archimede, di tutte con in-
finita $olertia, quella, che i@ e$p nerò, pare, che troppo $ia $tata e$pre$$a. Impero-
che Ierone nobili ato della regia potestà nella citta di Siracu$a, e$$endogli le co$e
pro$peramente $ucce$$e, & bauendo deliberato di porre al Tempio vna corona d'oro
votiua, & di con$ecrarla ai Dei immortali, per grandi$$imo pretio la diede a fare,
dando a colui, che $i pre$e il carico di farla a pe$o la quantità dell'oro. Que$ti al tempo debito
approuò al Rel'opera $ottilmente fatta con le mani, & parue che al giu$to pe$o dell'oro re$titui$-
$elacorona. Ma poi che fu inditiato, che leuatone vna quantità di oro, altrettanto di argento
in quella po$to baue$$e, Ierone $aegnato di e{$s}ere $ta o sbe$$ato, ne potendo bauere la ragione, con
che egli $copri$$e il furto, pregò Archimede, che prender vole$$e la cura di ricono$cere il fatto,
pen$andoui molto ben $opra. Hauendo$i Archimede allbora pre$o il pen$iero di que$to, per ca$o
entrò in vn bagno. Et iui nel $oglio di$ce$o gli venne veduto, che quanto del corpo $uo cientra
ua dentro, tanto di acqua fuori del $oglione v$ciua. per il che bauendo ritrouato laragione di
potere dimo$trare la propo$ta, non dimorò punto, ma v$cito, con grande allegrezza del $oglio, &
andando ignudo ver$o ca$a, dimo$traua ad alta voce d'bauere ritrouato quello, che egli cercoua,
perche correndo tuttavia gridaua in Greco. Eurica Eurica, cioè i@ bo trouato io bo trouato. Dapoi
che egli bebbel' ngre$$o di quella inuentione, fece due ma$$e di pe$o eguale cia$cuna alla corona,
delle quali vna era d'oro, l'altra di argento, & hauendo que$to fatto, empi fin all'orlo d'ac-
qua vn ampio va$o, & prima vi po$e dentro la ma{$s}a dello argento, della quale, quanto entrò
Il fuoco tra tutti gli elementi è leggieri$$imo, perche (come s'è detto nel $econdo li- bro) a tutti gli altri $opra $tà. Graui $$ima è la terra perche a tutti gli altri $ottogiace. L'aere, & l'acqua non $ono a$$olutamente graui, ne lieui, ma in ri$petto. Perche l'aere al- l'acqua $opra$cende, al fuoco di$cende; l'acqua $ale $opra la terra, & cala nello aere. Si- milmente le co$e compo$te de gli elementi hanno quel mouimento, che loro dà quello elemento, che preuale nella compo$itione. La doue le co$e, che nella mi$tura loro han- no piu dell'aere, o del fuoco, a$cendeno, come $ono i fumi, ivapori, le $cintille, il fuoco materiale qua giu, & altre exhalationi, & $piriti. Ma le co$e, che hanno in $e piu di acqua o di terra, $i muoueno aquella parte doue l'acqua, o laterra le inclina. Oltra di que$to ogni elemento nel $uo luogo naturale ripo$a, come l'acqua nel luogo dell'acqua, la ter- ra nel luogo della terra, & $imilmente gli altri. Que$ta comparatione non riguarda al- la quantità del pe$o, ma alle $pecie della granità. Perche altro è a dire, che vna gran traue pe$a piu, che vna lametta di piombo, altro, che il piombo $ia piu graue del legno. Perche $e bene la traue è maggiore in quantita di pe$o, è però in quanto alla $pecie di grauita piu leggieri, percio che vedemo il piombo nell'acqua di$cendere, & il legno $o- pranotare. Accioche adunqueegli $i po$$a $aperele $pecie della grauita, è nece$$ario pigliare grandezze eguali di corpi perfetti, & $e egli $i trouerà, che $iano di pe$o eguale, egli $ipotrà dire, che $iano in $pecie egualmente grani. Ma $e vna qual $i voglia di quel- le grandezze eguali $arà dipe$o maggiore, $enza dubbio $i potra a$$ermare, che il corpo die$$a $ara di$pecie piu graue. Ecco lo e$empio. Prendi tanto di marmo quanto dile- gno o diacqua: 10 dico, che quanto alla grandezza, vederai, che il marmo pe$a piu che illegno, o l'acqua, & il legno leggieri limo, perche $ta $opra l'acqua, il marmo graui$$i- mo, perche di$cende nell'acqua. Però $i puo concludere, che l'acqua $ia piu lieue del mar mo, ma del legno in $pecie piu graue. La onde di due corpi diuer $i, & d'uno i$te$$o pe$o, quello $arà maggiore di grandezza che di $pecie $arà piu lieue di pe$o. Et però di due ma$$e vna d'oro, l'altra d'argento, che $iano di pe$o eguale, la ma$$a di argento $arà di maggior grandezza. Da que$ta ragione aiutato. Archimede $copri il furto dell'ore$ice. Percioche po$e cia$cuna ma$$a $eparatamentein vn va$o pieno d'acqua, & mi$urò quan to d'acqua era v$cita del va$o per l'vna, & per l'altra ma$$a, & vedendo che per la ma$$a d'argento era v$cita piu acqua, che per lama$$a d'oro, imperoche era di grandezza mag giore, pre$e la corona lauorata, della quale eglia richie$ta di erone faceua la proua. La quale era pari di pe$o a cia$cuna delle due ma$$e, & la po$e nel va$o, del quale v$ci piu ac qua per la corona, che per la ma$$a doro, & meno, che per la ma$$a d argento. & regola to per la regola delle proportionali, cognobbenon $olamente la co@ona e$sere $tata fal $i$icata, ma anche di quanto era inganna to lerone. La occa$ione, che egli hebbe di $i bella inuentione ful'acqua, che v$ci del va$o, che Vitr. chiama. Solium, quando eglien- trò nel va$o per lauar$i. & però mo$so da quel piacere, che $uol partorire la inuentione, (come dice Vitr nel primo libro alterzo capo) nudo correndo gridaua in Greco. Euri- ca, cioè ho trouato, ho trouato.
_Hora transferiamo la mente ai pen$ierid' Archita Tarentino, & di Eratho$tene Cireneo, per- che que$ti buomini banno ritrouato molte co$e dalle matbematiche grate a gli huomini. Et benche babbian piacciuto nelle altre inuentioni, niente di manco nel conte@dere di vna $ono stati $o$pet- ti. Percioche cia$cuno con diuer$a ragione $iè forzato di e$plicare quello, che Apollo elle ri- $po$te in Delo haueua comandato, cioè, che raddoppiato fu$$e il numerò de i piedi quadri, che haueuail $uo altare, donde ne $arebbe auuenuto, che chiunque $i haue$$e in quella i$ola ritroua- to, fu$$e allhora dalla religione liberato. Etperò Archita con le de$crittioni dei cilindri, @ratho $tene con la ragione in$trumentale del me$ labio e$plicorno la i$ieβa co$a.
Dice Vitr. che le inuentioni di Archita, & di Eratho$tene $ono $tate grate a gli huomi ni, ma trattando a mendue vna que$tione i$te$$a, & forzando$i cia$cuno per diuer$e vie ri$oluerla, hanno dato $o$petto; non perche vna qui$tione non $i po$$a $ciogliere a diuer $i modi, ma perche le genti che non $anno, vedendo, che Archita v$aua vna via, & Era- tho$tene vn altra, $o$pettauano per la loro concorrenza, pen$ando che guerreggia$$ero a proua. come $e vno piglia$$e l'altezza d'vna torre colquadrante, l'altro cõlo $pecchio, il terzo cõ due dardi, el altro in $omma cõ l'A$trolabio, o cõ il raggio mathematico, nõ $ap\~edo il vulgo, che ditutti que$ti, & altri in$trumenti fu$$e vna ragione i$te$$a, pre$a dal- la proprietà, e forza de gliangoli, $o$picherebbe, che quella concorrenza de' mi$uratori non intrica$$e il vero, con la diuer$ità de gli in$trumenti. Il mede$imo auuenne dalla concorrenza di Archita, & di Eratho$tene. La propo$ta era come $i doue$$e raddoppia- re vn cubo. Cubo è corpo (come ho detto nel proemio del quinto libro) di $ei faccie, & di $ei lati eguali, come vn dado; & $i mi$ura, moltiplicando vno de' $uoi lati in $e $te$$o, & di nuouo moltiplicando il prodotto per lo i$te$$o lato. come pere$empio $i vede. Dato ci $ia il cubo di cui cia$cuno dei lati $ia otto, moltiplica otto in $e, ne viene $e$$anta quat- tro, moltiplica poi $e$$antaquattro per otto, ne viene cinquecento, & dodici, & tanti pie- di cubi $aranno nel detto cubo. Hauendo $i adunque formato il cubo di cinquecento, & dodici piedi, bi$ogna $econdo la dimanda raddoppiarlo. Alche fare cio $erue il $a pere come tra due linee dritte, & di$eguali, che ci $aranno propo$te, ne po$$iamo trouare due altre di mezo, che habbiano continuata proportione tra $e, & con le prime. Per volere adunque trouare que$te linee proportionatc, vndici modi ci $ono $tati propo$ti da gli antich. Altri hanno v$ato le dimo$trationi mathematiche $olamente, altrian che hanno alle dimo$trationi aggiunti gli in$trumenti. Que$ti in$trumenti conu@niuano nel no- me, perche me$olabio era nome commune, che $igni$ica in $trumento da pigliare il me- zo, imperoche cõ quel@o in$trumento $i trouano le linee proportionali dimezo alle pro- po$te. Archimede ad unque vsò lo me$olabio, Platone $imilmente. Archita fece alcune dimo$tratiom per via di $emicilin dri, che fu giudicato e$$er impo$i, bile a $arne in$tru- mento, ben che io ne ho veduto, $econdo la dimo$tratione di Archita molto ben fatti, & commodi all'v$o. Io e$ponerò, & le dimo$trationi & gli in$trumenti, & mo$trerò come nel raddoppiamento del cubo, ci $erue la inuentione delle due proportionali proponen do prima la occa$ione di$ibella dimanda, nella quale $i comprendera l'vtile grande, che $ono per prendere gli Architetti dalla inuentione, & dal $apere le dimo$trationi, & dal- l'u$o di$i belli $trumenti. Egli $i legge vna Epi$tola di Eratho$tene al Re Ptolomeo $crit ta in que$to modo.
Egli $i dice, ch'vno de gli antichi cõpo$itori di Tragedie introduce Minos a fabricare
il $epulcro a Giauco, & hauendo$i detto, che queli'era di cento piedi per ognilate, ri$po
$e, que$ta è picciola ar@a per vn $epulcro regale. $ia dunque doppia, enon $i muti il cubo-
veramente chi vorra raddoppiare ogni lato in larghezza del $epulcro, non parerà e$$er
fuori di errore, perche $e $i raddoppierãno i lati, ogni piano riu$cirà quattro pia & il $o-
Siano ppo$te due linee dritte, & di$eguali, a b. & c d. cerchiamo tra que$te due ha-
uerne due di mezo, che $iano in cõtinua pportione, cioè che $i come $i ha la prima al
la $ecõda, co$i egli $i habbia la lecõda alla terza, e la terza alla quarta. facciã$i cadere
le due linee dritte a b. & c d. ad anguli giu$ti $opra la linea b d e delle ppo$te $ia mag-
giore la linea a b. e minore la c d. e dallo a al @v\~ega vna linea, che tirata più oltre cada
$opra la linea b d. nel pũto e. venghi anche dal punto. a. $opra la linea b d. vna linea
& $ia quella a f. & dal punto f. $ia tirata vna linea parallela alla linea a b, & $ia quella,
f g. che tagli la line a c. nel puntog $ia poi dal puntog tirata vna linea al punto h. pa
rallela alla linea a f. & $ia quella g h. che tagli la linea b d nel punto h. $opra ilqual pũ
to $i drizzi vua linea parallela alla linea a b, & $ia quella h i. che tagli la linea a c. nel
puntoi. dal qual punto di$cenda vna linea egualmente di$tante alla linea a f. & ter-
mini nel pũtod. Fatto que$to per maggiore e$pre$$ione chiameremo le linee a b. f g.
h i. c d. le prime parallele, & le linee a f. g h. d i. le $econde parallele. $imilmente, ci $o
no due gran triãgoli l'vno è lo a b c. che ha lo angulo b. giu$to l'altro è lo a f e quello
$i chiamerà primo triãgulo, \~q$to $ecõdo triãgolo, nel primo adũque ci $ono \~qlli trian
goli fatti dalle prime parallele, & $ono, g f e. i h e. c d e. que$ti, perche $ono di anguli
Quanto appartiene ad Archita dico, che la inuentione è difficile, & la dimo$$ratio
ne molto $ottile, di modo che molti hanno negato poter$i ritrouare in$trumento cõ
forme a quella dimo$tratione. Noi con quella facilità, che potremo dimo$treremo
lo voglio adunque ad vn propo$to $odo $otto vna data proportione farne vn'altro
$imile. $ia dunque il propo$to $odo a. Io voglio farne vno, che habbia quella propor-
tione con e$$o, che ha la linea a. alla linea c. prenda$i vna linea eguale ad vno lato
del propo$to $odo, & $ia quella d. & come $i ha la b. alla c. con la i$te$$a ragione $i ri-
feri$ca la d. alla e. $ia doppia, o tripla come $i voglia. & $econdo alcuna delle $opra-
po$te dimo$trationi, trouin$i due di mezo in continua proportione, & $iano quelle
f. & g. da poi da alcuna dritta linea eguale alla f. per la vente$ima $ettima dell'vnde-
cimo de gli elementi $i faccia vn $odo, & quello $ia h. $imile, & $imilmente po$to, al
propo$to $odo a. & perche per la trente$ima terza dello i$te$$o libro, ouero per lo co-
rollario della i$te$$a propo$itione, Se $aranno quattro dritte linee proportionali, $i
come $i ha la prima alla quarta, co$i egli $i ha i$ $odo, che viene dalla prima, a$ $odo,
che $i fa della $econda $imile, & $imilmente de$critto. La ragione adunque del $odo
a. al $imigliante $odo h. è come d. ad e. ma per la $uppo$itione la d. alla e. ha la ragio-
ne, che ha la b. alla c. dato adunque il $odo a. $otto la data ragione della b. alla c. è
$tato formato con $imigliante $odo h. come era l'intento. Ma perche alcuna fiata
egli bi$ogna mutare, & ridurre vn $odo in vn'altro, & proportionare più corpi, però
$e vorremo fare vn cubo eguale ad vn dato parallelipedo $i farà in que$to modo. Sia
dato vn $odo parallelipedo a b c d. la cui larghezza $ia a b. l'altezza b c. la lunghezza
c d. già bi$ogna al $odo a b c d. ponere vn cubo eguale. Troui$i adunque per l'vlti-
ma del $econdo de gli elementi il lato quadrato del piano a b c. cioè vna linea dritta,
il cui quadrato $ia eguale al piano a b c. la qual linea dritta $ia e. dapoi col mezo d'al
cuna delle precedenti dimo$trationi tra la e. & la c d. trouin$i due proportionali,
che $iano f. & g. dico che'l cubo della dritta linea f. $arà eguale al dato parallelipedo
a b c d. imperoche per lo corolario della decima nona del $e$to de gli elementi il qua
drato fatto dalla f. al quadrato ratto dalla e. è come il quadrato fatto dalla c d. al qua
drato fatto dalla f. & perche per la trente$ima quarta dello vndecimo de gli elemen
t@, i $odi parallelipedi, delle qualile ba$e $ono reciproche di altezze $ono eguali, il cu-
bo adunque fatto dalla f. è eguale al dato $odo parallelipedo a b c d. Da que$to ne na
$ce, che nelle colonne, che hanno lati, delle quali gli oppo$ti piani $ono paralleli, &
altri piani parallelogrammi per la $opradetta ragione facilmente $i po$$ono conuer-
tire in cubi. perche vno parallelipedo, che ha per ba$a vno quadrato eguale ad vna ba
$a i$te$$a colonna. Egli $i dimo$tra anche, come $i po$$a fare eguale ad vn dato cubo
$otto vna data altezza, vn $odo parallelipedo. Sia la data altezza la dritta llnea a. & il
dato cubo b. già bi$ogna $otto l'altezza a. alzare vn parallelipedo, che $ia eguale al
dato cubo b. $ia la c. eguale ad vn lato del cubo b. & per la vndecima del $e$to de gli
Concio$ia co$a adunque, che con $i gran piaceri delle dottrine tali co$e $iano $tate auuertite, & naturalmente $iano forzati di mouer$i per le inuentioni di cia$cuna co$a, con$iderandone gli effetti, mentre che io con attentione riguardo a molte co$e, io prendo non poca ammiratione de i volumi compo$ti da Democrito d'intorno alla natura delle co$e, & di quel $uo commentario in- titolato chirotonito. nel quale anche egli v$aua lo anello, $igillando con ccra fatta di Minio quel- le co$e, che egli baueua $perimentahe.
Io qui leggerei cirocinnauos, perche ciros $ignificaua la cera, & cinnauos le ima gini, che tengono gli $tatuarij dinanzi a gli occhi, co$i Democrito nella cera impri- mendo le $ue i$perienze, per ricordar$ene, $e le tencua dinanzi a gli occhi. Et quelle note erano come commentarij, perche commetteuano alla mente le i$perienze. Pli nio legge Cirocineta. Filandro interpreta, commentario di co$e $cielte: a me pare mi glior lettione quella, che io dico, perche Vitruuio mede$mo qua$i lo dichiara dicen do. (Nel quale egli v$aua loanello $igillando con cera ti nta di minio, quelle co$e, le quali egli haueua $perimentate.) Certo è che Democrito $egnaua in cera ro$$a le co $e prouate, per tener$ele a memoria, co$i $olemo noi nelle margini de'libri $egnare con qualche colore le co$e $cielte, per hauerle pronte. Segue Vitr.
Le inuentioni adunque di quegli buomini non $olamente $ono $tate appareccbiate a corregerei co$tumi, ma anco alla perpetua vtilità di cia$cuno. Mail grido, & la grandezza de gli Athleti in breue tempo con i corpi loro inueccbia in modo, che ne quando grandemente fiori$ceno, ne dapoi nel la po$teritàps $$ono questi, come fanno le co$e pen$ate da glibuomini $ani con belli ammaestramen- ti giouare alla vita bumana. Ma non $i dando i debitibonori ne ai co$tumi, nè a i precetti de i va lenti $crittori, & guardando le menti pin alto, che l'aere con i gradi delle memorie al cielo $olleua- te a forza fanmo, che eternamente non $olo le $ententie, male imagini loro a posteri $iano cono$cin te. Et però chi ba la mente adorna de i piaceri delle lettere, non può non hauere uel petto $uo con$e- crato, come di Dei, il $imulacro di Ennio poeta: Et quelli che a$siduameate prendeno piacere de iver$i di Accio, non tanto la virtù delle parole, ma anche la $igura $ua pare, che $eco babbiano pre$ente; & co$i molti, che dopò la memorianostra na$ceranno, pareranno di$putare con Lucretio della natura delle co$c, come $e egli fu$$e pre$@nte: Et $imilmente dell'arte del dire con Ciceronc, & molti de ipo$teri ragioneranno con Varrone della lingua latina. Et molti amatori della cognitio- ne di liberando con i $aui dei Greci molte co$e, pareranno e$$er con quelli in $ecreti ragionamenti. Et in $omma le $entenze dci i buoni $crittori e$$endo in fio@e stando i corpi lontani, quando $@no addotte ne i con$igli, & nelle di$putationi banno maggiore autorità, che quelle dei pre$enti. Per il che io ò Ce$are corfidatomi in que$ti a@tori, & pre$i i loro $entimenti, & con$igli, ho $@rit@o questi volumi, & ne iprimi $ette bo tra@tato de gli edificij, nell'ottauo delle acque & in que$to de@e rogioni dei Gnomoni, come $late $ no dai raggi del Sole nel mondo per le ombre de i Gnomoui@- trouate, & con che ragioni $i allungano, & accorciano dirò cbiaramente.
Conclude Vitr. la $ua lunga digre$$ione; & pare, che fin qui $ia $tato il proemio del pre$ente libro, il quale per la diuer$ità delle co$e for$e è $tato in molte parti diui$o; il tutto è nõ meno facile, che degno da e$$er po$to in opera, come co$a piena di vtili$$i mi precetti a chi $i diletta di $a pere, & di con$eruare nella memoria le co$e imparate.
_Q_Velle co$e adunque con diuina mente $ono $tate acqui$tate, & $eco banno a chi le con$idera grande ammiratione, che l'ombra nello equinotio fatta dal Gnomo ne è di altra grandezza in Athene, di altra in Ale$$andria, di altra in Roma: nè quella i$te$$a è in Piacenza, che è in altri luoghi della terra. Et però $ono molto diffcrenti le de$crittioni de gli borologi per la mutatione dei pae$i, per- che dalle grandezze dell'ombre equinottiali $i di$egnano le forme de gli ana- lemmi, de i quali $i fanno le de$crittioni delle hore, $econdo la ragione de i luo- gbi, & delle ombre dei Gnomoni.
Mirabile dottrina è quella, che ci da Vitr. nel pre$ente libro delle co$e della A$tro- nomia: & più mirabile è la breuità $ua: però il pre$ente trattato $i deue pa$$are con di ligenza, & auuertimento non mediocre: imperoche in quello $i tocca breui$$imam\~e te quello, che in molti volumi da molti è $tato raccolto. Et perche non ci $ia confu- $ione, diremo ordinatamente ogni co$a ponendo le parole di Vitr. le quali non paro- le, ma $entenze, & conclu$ioni $i po$$ono meritamente nominare. Tratta adunque nel pre$ente libro della ragione de gli horologi da Sole, & delle ombre: & perche om bra non è $enõ doue è il corpo lumino$o, i cui raggi $ono impediti dal corpo opaco, però tratta de' corpi cele$ti, che fanno lume, & per que$ta occa$ione abbraccia il mo- uimento del cielo, la figura, e la mi$ura del tutto. Introduce il $uo trattamento in que $to modo: che ved\~edo noi, quãdo il giorno, e la notte $on eguali, il qual tempo $i chia ma equinottio, che viene due fiate l'anno di Marzo, e di Settembre non intendendo di quelli, che $tanno $otto l'equinottiale, perche l'hanno $empre: nè di quelli che $tã- no $otto i poli, perche non l'anno mai, inquanto, che $iano dodici hore il di, & dodici la notte: ved\~edo dico, che al t\~epo de gli equinotij $ul mezo dì, in diuer$i luoghi l'om bra è diuer$amente proportionata a gli edificij alberi, $tili, & a tutte le co$e leuate da terra, e dritte imperoche da que't\~epi in alcuni luoghill'ombra è pari alle co$e che la fanno, in altri è maggiore, in altri è minore, grade occa$ione hauemo da merauigliar ci, & però per naturale in$tinto ci diamo a cercar d'onde vegna la diuer$ità dell'om bre, & ved\~edo che que$ta mutatione non può venire $e nõ dalla diuer$ità dell altez- za del Sole, che e quelli tempi ad alcuni è più alto, ad alcuni è più ba$$o, cominciamo ad inue$tigare il cor$o del Sole, e co$i quello, che nõ potemo fare nel cielo, de$criue- mo in terra con linee, & con figure, $eruando intiera la ragione del tntto. Et chi è tã- to $ottile, & ingenio$o, che troui $imili de$crittioni $i può veramente dire, ch'egli $ia d'intelletto diuino, e che le $ue inu\~etioni $iano più pre$to diuine, che humane, e que $to ha detto Vit. fin qui. Dichiara poi come $i chiama quella de$crittione di linee, che $i fa per dimo$trare il cor$o del Sole, & dice, che $i chiama Analemma, & diffini$ce, che co$@ @ Analemma, dicendo. _Analemma è ragione cercata dal cor$o del Sole, & dall'om_ _bra cre$cente, trouata dalla o$$eruatione del $ole$titio del verno, dalla quale per ragioni d' Architet-_ _tura & per de$crittioni del compa$$oè $tato ritrouato loeffetto nel mondo_.
Cominciauano gli antichi l'anno dal $ole$titio del verno, che viene di Decembre; que$to chia- mauano bruma. auuertirono a quel tempo, the $ul mezo di l'ombra del Gnomone era più lunga. che ne gli altri tempi nel mezo di; però concludeuano, che a quel tempo il Sole fu$$e piu ba{$s}o. De$criuendo adunque nel piano dei circoli, & drizzandoi Gnomoni, cioè $tili da ombre $opra il piano tirauano linee dai de$critti circoli alla punta dello $tilè, & continuando quelle linee rap- pre$entauano l'ombre fin $ul piano proportionando l'ombre conlo $tile, il quole perche $taua ad an goli dritti $opra il piano. però $i chiama Gnomone, & co$i di giorno in giorno $ul mezo di pren- deuano la altezza del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della state ogni giorno piu s'in- nalzaua, & co$i concludendo l'altezza del Sole meridiana, ne faceuano nel piano la de$crittio- ne, & il di$egno mo$trando in terra gli effetti del Cielo; que$ta de$crittione era detta Analem- ma, che è come vno ripigliamento del cor$o del Sole, per formarne gli borologi, $econdo la diuer- $ità dei pae$i. Prendeuano le altezze del Sole, & le ombre meridiane, perche il circolo merl- diano è più certo, & piu o$$eruabile, che gli altri. Ma perche nella diffinitione dello Analem- ma Vitr. ba detto, [è $tato ritrouato lo effetto nel mondo.] però per que$ta occa$ione egli dichia- ra, che co$a è Mondo.
Mondo è vn grandi$$imo concetto della natura di tuttele co$e, & il Cielo $igurato di $t@lle.
Due co$e abbraccia il mondo, la prima è il Cielo, la $econda è tutto quello, che dal Cielo è compre$o, la douei moderni nella diui$ione della sfera hanno detto la regio ne elementaro, & la cele$te. Era nece$$ario porui il cielo, perche nel cielo $ono po$ti corpi lumino$i, i raggi dei quali fanno gli effetti nel Mondo: il Mondoadunque è vn grandi$$imo, & $ommo concetto di tuttele co$e perche è perfetto, equella co$a è per fetta a cui niente manca, e niente $ele può aggiungere. Al Mondo adunque perche è fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni co$a, perche ha principio, mezo, e $i- ne, perche contiene, e non è contenuto, $i conuiene il nome di perfetto: il che Vit.gli attribui$ce, dicendo, cõceptio $umma, perche $e è $omma oltra di quello non $itroua co$a, & in quello il tutto è compre$o Il Mondo adunque è vn grandi$$imo abbiaccia mento di tutte le nature, si di quelle, che $ono attea patire, & a ricenere qualche im- pre$$ione come $ono gli elementi, & imi$ti perfetti, & imperfetti, si di quelle, che han no virtù di fare, & d'influire, come $ono icorpi cele$ti. Et que$te nature $ono vna den tro l'altra, accioche que$ta cera mondana po$$a e$$er formata dalle forme cele$ti, che Vitr. dice. Cielo di $telle figurato, del quale egli ragionando dice. _Que$to cielo continua-_ _mente $i volge d'intorno laterra, & il mare, per gli vltimi cardini del $uo perno, che a$$e è nominato._
La$cia Vitr.la prima parte della diffinitione del mondo, perche non fa per hora al
propofito: Et tratta della $econda, che è il Cielo. Et in poche parole dice molte co$e.
che $i dichiareranno di$tintamente. Che il cielo $i muoua egli è manife$to al $en$o,
per la mutatione del luogo, che fannoi corpi cele$ti, che mai non $i fermano. Ean-
che noti$$ime, che il mouimento $ia circolare d'intorno il mare, & la terra, & che $i
volga $opra vn perno imaginato nei cardini $uoi. Perche $e il cielo abbraccia ogni
co$a, ogni luogo, ogni $patio, $e altrimenti $i moue$$e, che in giro, o nõ fu$$e di forma
circolare, certamente la$ciarebbe fuori di $e o $patio, o voto; il che non è ragioneuo-
le. Oltra di que$to molti altriaccid\~eti $ono, per li qualinoi venimo in cognitione, che
il cielo $i giri a tondo, e che $ia di figura $imile al $uo mouim\~eto, de'quali ne $ono pie
ni volumi, & $e ne fanno e$perienze cõ gli in$trumenti, Et perche noi vedemo vn cõ-
tinuo mouimento per vn ver$o, però c'imaginamo due $tabili$$imi punti oppo$ti per
diametro, da i quali imaginamo, che pa$$i per lo centro vna linea, & quelli punti $o-
no detti car dini, perche qua$i come $opra i $uoi cardini il cielo $opra quelli $i volge-
Qne$ti cardini $i chiamano poli da Grecl. ma là linea imaginata, che dall'vno all'al-
tro cardine pa$$a per lo centro del Mondo, è detta a$$eo perno. I cui e$tremi $ono i
cardini, o poli del Mõdo. Ma cio che di punti, di linee, e di circoli nel cielo $i dice, tut
to è detto {que} maggior dichiaratione, e nõ perche veram\~ete $i trouino nel cielo come
Perche in tali luoghi la virtù della natura co$i ba come Architetto fabricato, & ha fitto icar- dini come centri vno in que$to mondo di $opra del mare, & della terra, e l'altro dilà al contrario $otterra nelle parti meridiane, & ini d'intorno a quei cardini come, d'intorno a i centri ha fatto lerotelle parti meridiane, & iui d'intorno a quei cardini come d'intorno a centri ha fatto le rotelle come a torno perfette, le quali $ono dai Greci nominati poliper le quali eteruamente con veloci$$imo cor$o il cielo $i gira@c co$i la terra col mare in luogo di centro è $tata collocata nel mezo.
Due $ono i Poli, & cardini, i quali per diametro nel mondo oppo$ti $ono, ma che vno $ia di $opra, & l'altro di $otto non è, $e non per ri$petto a gli habitanti della terra, però bi$ogna intendere, che Vitr. doueua dire a que$to modo; & ca$o che egli non lo dica, come $i può vedere dicendo egli, che la natura co$i gliha po$ti, che vno $ia di $o pra & l'altro di $otto, è nece$$ario che noi intendiamo drittam\~e te. perche quelli, che $tanno $otto l'equinottiale, nõ hãno vn polo piu eleuato dell'altro; $imilmente quel li, che $tanno di là dal mezo hanno il loro polo eleuato $opra l'Orizonte, che a noi habitanti di qua dal mezo è depre$$o. & il no$tro a loro è meridiano come il loro a noi; però que$to $ito, di che parla Vitr. $i deue intendere in ri$petto, & non a$$oluta- mente, però ($i come dice Vitr.) la terra col mare nel mezo in luogo di centro è $tata naturalmente collo cata: certo è, che in alcune parti vn polo $arà eleuato, el'altro de- pre$$o; & in alcuni l'vno, & l'altro $arà egualmente nel piano dell'Orizonte: la doue e$$endo conclu$o da tutti gli a$tronomi, che $tando l'huomo in qual $ito $i voglia $o pra la terta, $empre il piano del $uo Orizonte diuideil cielo in due parti eguali, & tut ti qua $i gli in$trumenti, che $i v$ano, v$an$i in modo, come $e l'huomo fu$$e nel cen- tro della terra; è nece$$ario di concludere, & che la terra $ia a gui$a di centro nel me zo del mondo, & che egualmente partito $ia quello, che $i vede da quello, che non $i vede cõ la $uperficie dell Orizonte. Hauendo adunque noi due punti come termini fi$$i, $opra i qualiil cielo $i gira, $eguita Vit.a de$eriuere il cielo con altri $egni. & dice.
E$$endo que$te co$e dalla natura di$po$te in modo, che dalla parte $ettentrionale habbia il centro piu eleuato da terra conl'altezza $ua, & nella parte del mezo di $ottopo$to a'luoghi inferiori $ia dalla terra o$curato, indi a trauer$o per mezo il mondo vi è formata vna zona a gui$a di circolo cinta con dodici $egui piegata alla parte del mezo dì, la qual forma di$egni con certa di$po$itione di stelle agguagliandone dodici parti, ci dà e$pre{$s}aiui la figuratione, che vi dipin$e la natura.
Volendo Vit. e$primere molte co$e diuenta alquanto o$curo per la durezza del di
re. Ved\~edo noi il certo, e continuato vol gimento del cielo da Leuãtea Ponente, tro
uato hauemoi due poli, & l'a$$e in certi, e determinati luoghi. Cõ$iderãdo poi il mo
uim\~eto, che fa il Sole in vno anno, e che hora na$ce in vna parte dell'Orizonte, & da
vn v\~eto, hora in vn'altra, e che $ul mezo di hora s'auuieina piu al pũto che ci $opra$tà
hota è piu ba$$o, & che varia i giorni, ele notti egual m\~ete, $apemo, che per que$teco
$e auertite bene, & o$$eruate, gliantichi hano trouato la obliqua via del Sole, per la
quale andãdo egli con moto cõtrario al primo di giorno in giorno faccia tutta quel
la $en$ibile mutatione $imilm\~ete auuertendo il cor$o de gli altri pianeti $eguitare la
via del Sole, ma nõ co$i egualm\~ete $targli appre$$o, diedero nomea quella via, per la
qule il Sole, & gli altri pianeti pa$$auano, e la chiamarono cinta, o zona, perche $i co-
me vna cinta cign\~edo nõ $olo s'aggira cõ vna $emplice linea, ma tiene larghezza, co
$i la via de'pianeti è $tata imaginata, e circolare, e larga, & è $tata cono$ciuta piegar
d'vna parte all'vno de'Poli, e dall'altra, all'altro, & abbracciare tuttoil cielo; cioè e$$e-
re vno de'circoli maggiori, & inlquella anche $ono $tate cono$ciute alcune compa-
gnie di $telle alle quali è $tato impo$to nome di $egni; e perche $ono dodici. Vitr.le
Et però quelli $egni lucenti colmondo, e con il re$tante ornamento delle $telle girando$i d'intor- no la terra, & il mare fannoil cor$o loro $econdo la ritondezzadel cielo. Ma tuttele co$e che $i ve deno, e che non $i vedeno $ono formare con la nece$$ità dei tempi, & delle $tagioni, delli quali tempi $ei $egni $opra la terra col Cielo vanno vagando, & gli altri $otto la terra dall'ombra di quella $ono o$ourati. ma $ei di que$ti $empre $oprala terra $i muoueno; perche quanto vna parte dell'vltimo $e- gno forzata dalla depre$$ione col $uo girare andãdo $otto $i occulta, tanto dalla contraria parte dal la depre$$ione col $uo girare andando $otto $i occulta, tanto dalla contraria parte dalla nece$sità del girar$i $opra leuata col mouimento circolare v$cendo da luoghi non mani$e$ti, & o$curi $e ne vie ne in luce; perche vna forza, & vna i$te$$a nece$sità fal'Oriente, & l'Occidente.
Cioè perche vna forza, & vna i$te$$a nece$$ità, fa, che l'vna parte a$cenda, e che l'al tra di$c\~eda. Imouimenti de'Cieli $ono due permolti accid\~eti cono$ciuti, l'vno è da Leuãte, a Pon\~ete, come $i vede ogni giorno leuare, è tramõtare il Sole, e l'altre $telle. Que$to mouim\~eto è detto primo, e diurno, $opra del quale nõ è co$a $en$ibile, & in termine di hore v\~etiquattro $i gira perfettam\~ete fac\~edo lo $patio d'un giorno natu- rale. $i che il Sole fa l'anno; la Luna il me$e; il primo mouim\~etoi giorni. Di \~q$to pri- mo mouim\~eto, del quale niuno altro è più veloce, ha parlato Vit fin qui: & ha detto, che {que} quel mouim\~eto $ei $egni del Zodiaco s\~epre $tãno $opra l'Orizõte, e $ei s\~epre di $otto. Que$to è verò, pche in ogni Orizõte tãto di giorno, quanto di notte na$ce vno $emicircolo del Zodiaco, nelquale $ono $ei $egni, e ne muore, o cade l'altro, nelquale $ono $ei altri $egni: & e$$endo il Zodiaco vno de'circoli maggiori della Sfera, s\~epre in ogn'Orizõte vna metà è $opra, a l'altra $otto, e quãto cade d'vna, tãto $i leua dell'altra.
Ma quelli $egni e{$s}endo in numero dodici, & tenendo cia$cuno la duodecima parte del mondo, &
andando egli continu amente dal Leuante al Ponente: Allbora per quelli $egni con mouimento co n-
trario, la Luna, la $tella di Mercurio, & di V enere, il Sole, & co$i la stella di Marte, di Cioue, & di
Saturno come per $alita de gradi, montando cia$cunocon differente grandezza di giro, va dall'O
Ecco come è pieno, e come in poche parole Vit. ci dà molte cõclufioni. Vna è che
dodici$onoi $egni del Zodiaco:l'altra, che ogni $egno occupa la duodecima parte
del Cielo; l'altra che tutti $i muoueno cõtinuamente da Leuãte a Pon\~ete col primo
mouim\~eto: la quarta, chei pianeti vãno con cor$o contrario entrãdo in que' $egni, da
Ponente a Leuate, el'vltima, che vano con differente grãdezza de giri. Noi e$pone-
remo cia$cuna di que$te propo$itioni partita m\~ete. e primai dodici $egni, i nomi dei
quali $ono que$ti. Il Montone, il Toro, i Gemelli, il Cãcro, il Leone, la Vergine, la Bilã
za, lo Scorpione, il Saggitario, il Capricorno, lo Acquario, & i Pe$ci. $i comincia a nu-
merarei $egni $opra il taglio, che fa la eclittica con lo equinottiale, Perche nõ hauen
do il circolo, ne principio, ne mezo, ne fine di $ua natura, è ragioneuole, che quella
parte, che $i pr\~ede per principio $ia comune al na$cim\~eto, e cadimento di tutti i luo-
ghi, e nella quale $tãdo il Sole l'arco del di cominci a far$i maggiore dell'arco della
notte. I nomi de' $egni $ono $tati pre$i da qualche animale di ragione, o $enza, ouero
da qualche altra co$a $ecõdo che il Sole $ottrãdo a quelle $telle produce qua giù co$e
conformi alle nature di quelli animali, o di quelle co$e, che $i dice e$$ere iui colloca
te. Il mõtone $i $egna cõ due corna, a \~q$to modo. ♈. il Toro qua$i $imile ♉ .i Gemel-
li per due tratti cõgiunti ♊, che $ignificano Ca$tore, e Polluce. Il Grãchio per gli oc-
chi oppo$ti, che pare, ch'egli habbia dinãzi, e di dietro ♋. Il Leone per la coda $ua è
manife$to ♌. La Vergine per la fimbria della $ua gonna ♍. La bilãza {que} la figura del
$uo $imigliante in$trumento. ♎. Lo Scorpione per la punta dopò due tratti ♏. Il Sa-
gittario per la $aetta. ♐. il Capro per la forma del ginocchio legato con vna fune. ♑.
l'Acquario, per lo flu$$o dell'acqua ♒.i Pe$ci cõ vna figura di due pe$ci, che col dor$o
loro in$ieme congiunti. ♓. Gia i$pediti $iamo dalla prima cõclu$ione. Ma che ogni
$egno t\~ega la duodecima parte del Zodiaco, è manife$to, imperoche $i è o$$eruato
che {que} trenta giorni il Sole tiene vn $egno, qua$i che in tr\~eta parti eguali $ia vn $egno
diui$o: \~q$te parti $i chiamano gradi, come che ք $e a$cenda, è di$c\~eda il Sole, e gli altri
pianeti continuam\~ete, però Vit. ha detto. (Come ք $alita di gradi montãdo.) Adũque
il Zodiaco, è di parti trec\~eto, e $e$$anta; ք che dodici fiate trenta fa 360. Que$to nume
ro è $tato $timato il più comodo, come quello, che $olamente manca di cinque di tut
ta la $omma di tuttii giorni dell'anno, ք la ragione gia detta Et perche il Sole non a-
$c\~ede egualm\~ete ք la obliquità del Zodiaco, però egli $i vede alcuna fiata più veloce
alcuna piu tardo: l'onde auuiene, che ք la pportionata di$tributione de'\~pdetti s. gior
ni $egua il numero di 365 & non $o che di più ri$pondente alli 360. gradi. Oltra che
per la comodità del numero di 60. ogni circolo grãde, o picciolo ch'egli $ia è diui$o
in parti 360. perche il numero di 60. ha la metà, vn terzo, vn quarto, vn quinto, & vn
$e$to; oltra che la più i$pedita diui$ione del circolo è in $ei parti; perche la mede$ma
apritura del compa$$o, che ha fattoil circolo, entra $ei volte nella circonfer\~eza dell'i-
fle$$o circolo, e per \~q $ta ragione il compa$$o, è nominato $e$to. La terza, e la quarta
conclu$ione era, che tutti i pianeti ք quei $egni vagãdo $i muoueno da Pon\~ete, a Le
uãte, e ch'entrano in \~qlli per contrario cor$o. Que$to ք lunga i$peri\~eza, & o$$eruatio
ne è $tato compre$o, imperoche co$i come hauemo per i$perienza vn mouim\~eto cir
colare cõtinuato da Leuãte a Pon\~ete, comune a tutte les $ere cele$ti, $ecõdo il cui re-
golato gito nõ $olo tutte le cele$ti ruote, ma anche tuttii piu rari elem\~eti $ono tirati,
co$i anch'è $tato cono$ciuto, il 2. mouim\~eto, m\~etre che gli inꝗ$itori delle co$e cele$ti
hãno o$$eruatoi na$cim\~eti, & i cadim\~eti delle $telle, e del Sole, perche hãno veduto il
Sole, e l'altre Stelle andar$i mutãdo, e ritrouar$i in diuer$e parti, & al mezo di, & alla
meza notte hora più alti, hora più ba$$i a gli habitatori d'vn i$te$$o luogo, la doue $i
hãno imaginato altri քni, altri cardini, & altri volumi di sfere, e ved\~edo le $telle fi$$e
e$$er s\~epre in egual di$tãza, ne o$$eruarono alcune delle piu notabili, e luc\~eti, e da \~ql-
le cõpre$ero, che le $ette erranti $ucce$$iuam\~ete andauano ver$o Leuante, e che cõ al
La Luna in giorni ventiotto, & qua$i vn'bora girando$i a torno il Cielo, & ritornando a quel $egno, d'onde prima $i mo{$s}e, compie il me$e Lunare: mail Sole pa$$a perlo $pacio d'vn $egno, che è la duodecima parte del Cieloin vn me$e, la doue in dodici me$i, and ando per lo $pa- cio di dodici $egni, quando ritorna al $egno, donde prima $i partì, compie lo $pacio d'un'an- no; & quel giro, che fala Luna tredici fiate in dodici me$i, il Sole mi$ura nei mede$imi $egni vna fiata.
Poi che Vitruuio ci ha dimo$trato, che $i truoua diuer$ità nei mouimenti de cieli quanto a i termini del mouimento, hora egli ci dimo$tra e$$ere diuar$ità nella tardezza, & nella veloci- tà, & determina gli $pacij del tem po, nei quali cia$cuno fa il $uo mouimento. Noi per mag- gior chiarezza proponeremo alcune co$e dell ordine, del numero della po$itione, del $ito, & del mouimento delle sfere cele$ti. Otto $onoi cieli, o per dir meglio tutta la machina celeste contiene otto giri di cieli $cparati, contigui, & concentri, oltrai quali non è mouimento alcu- no, $e non imaginato per $aluar le apparenze. $ette cieli $i danno ai $ette pianeti già nume- rati: il più pro$$imo alla terra è la Luna, il più lontano, Saturno, l'ottauo cielo è delle $telle $i$$e, detto firmamento, ilquale è grandi$$imo, & capace di tutti i predetti cieli. Que$to numero è stato compre$o dalla velocità delle $telle in$eriori, & dall tardezza delle $uperiori. perche le $telle dei cieli di $opra (intendo delle erranti) vanno più tarde, che quelle di $otto, cioè vo- gliono più tempo araggirar$i, perche fanno maggior viaggio, conformando$i al primo moui- mento. Euui vn altro argomento, che $i piglia dalla occultatione dei corpi più alti, percioche e{$s}endo noi nel più ba$$o luogo, non è dubbio, che quello, che ci è più vicino a gli occhi non cuopra, o non occulti quello, che sta di $opra, quando $i trapone trala nostra vista, & il cor- po $uperiore: Aggiugnendoui quella differenza, che è tra il luogo, a cui peruiene la nostra, vi$ta, da qu@llo, doue è veramente la stella, o il pianeta. laqual differenza $i $uol chiamare, diuer$ità dell'a $petto, laquale non è altro, che vn'arco d'vn circolo grande, che ci pa$$a $opra la te$ta, compre$o da due linee, dellequali vna imaginiamo, che $i parta dal centro del mon- do: l'altra dall occhio noftro, che è nella $uperficie della terra, & pa$$i per lo centro della $tella veduta, & termini nello arco predetto. Quella linea, che $i parte dal centro della ter- ra, & pa$$ando per lo centro della $tella termina nell'arco imaginato del Zodiaco, è detta li- nea, del vero luogo, perche è dimostratrice, & indice del vero luogo della ftella. Ma quella linea che va dall'occhio per lo centro della $tella al Zodiaco è detta, linea dell'apparenza, co- me quella, che dimostrail luogo apparente. perilchelo angulo compre$o $otto quelle dritte li. nee $ar@ la quantità della diuer$ità, laquale $aràtanto maggiore, quanto la $tella $arà più ba$- $a, & più vicina all'Orizonte. imperoche $tandoci la stella il capo, non $i vede alcuna diuer- $ità, perche amendue le linee, & quella del vero luogo, & quella dell'apparenza diuentano vna $ola, però $imil diuer$ità nella Luna, è grandi$$ima: picciola nel Sole: in Marte apena $i vede; & nei pianetidi $opra non $i comprende, perche $ono lontani$$imi: & la figura delle dette co- $e, è qui appre$$o. La Luna adunque & c.
a. ilcentro del mondo.
b. l'occhio nella $uper$icie dellaterra.
La Luna adunque perche è veloci$$ima tra tutte le erranti, & perche ha più diuer$i-
tà di a$petto, & perche ecli$$a il Sole è ba$$a, & più $otto di tutti i pianeti, & perche $i
conclude per alcuna delle dette ragioni, che Marte, Gioue, & Saturno $ono $opra il
Sole, però Mercurio, & Venere $aranno di $otto. oltra che egli $i $erua la proportione
del diametro $olare, cioè la di$tanza del Sole al centro della terra. perche $arebbe trop
po gran di$tanza tra'l Sole, & la Luna, & $patio voto, & que$te proportioni de i diame
tri $ono compre$e nelle tauole. & è anche ragioneuole, che il Sole $ia nel mezo, e che
part $ca i pianeti di$opra da quelli di $otto. perche gli inferiori hanno molta confor-
mità in$ieme nei loro mouimenti, come anche hanno la loro i $uperiori, quegli ne
gli Epicicli, que$tinei Deferenti. Il Sole adunque è l'occhio, ouero il core del mondo
come Re, & $ignore $ta meritamente nel mezo. Difficile è da giudicare, qual $ia di $o
pra, o Venere, o Mercurio, perche $ono qua$i di pari moumento, poca è la mutatio-
ne, & la diuer$ità dello a$petto, nè $i comprende, chi cuopra, & occulti l'altro. Quelli
che hanno penetrato più a d\~etro (come $criue il dotto Maurolico) diui$ando $opra
la intentione della natura, hanno detto, che la natura ha fatto le $pere de i pianeti,
che declinano dalla Eclittica, perche nelle congiuntioni, & nelle oppo$itioni po$$i-
no $chiuare quel punto del Sole, che $ta loro diametralmente oppo$to, parche la vici-
nanza del Sole gli $arebbe danno$a, come quella, che partori$ca vn $cemamento di
$plendore, che $i chiama combu$tione. & quelli, che per diametro $ono oppo$ti per
la interpo$itione della terra $iecli$$ano, come auuenirebbe alla Luna ogni me$e, $e
ella non piega$$e dalla Eclittica. per que$to la natura ha procurato di fuggire que$to
danno molto più cerca pianetti, che $ono d'inioruo il Sole: però $i hanno imaginato
gli'epicicli di Venere, & di Marte grandi$$imi, & gli fanno v$cire dal cor$o del Sole,
& anche fuori della larghezza del Zodiaco, & per que$to alcuni hanno allargato il
Zodiaco due gradi per parte. Douemo adunque credere, che quelli pianeti $iano al
Sole vicini$$imi, che hanno i loro epicich maggiori, & però Venere, & Marte $aran@
no da ilati del Sole, sì perche Venere ha luogo più degno hauendo il centro del $uo
epiciclo $empre Settentrionale, che è parte de$tra all'Oriente Sole, e con$eguentem\~e
te plù nobile; & Mercurio $empre meridionale, sì perche Mercurio quanto al nume
ro delle $ue $pere, & alla varietà di $uoi mouimenti è più $imigliante alla Luna. $o-
pra il Sole è Marte: $opra Marte è Gioue, perche lo epiciclo di Gioue tie ne più $imi-
glianza con quello di Mercurio, & quello di Saturno, con quello della Luna. Onde
e$$endo o epiciclo di Saturno minore, che lo epiciclo di Gioue, per le dette ragioni
Saturno è lontani$$imo dal Sole, & con$eguen tem ente $opra di Gioue, & que$to è
l'ordine, il numero, & il $ito de i cieli. Quanto al mouimento in vniuer$ales'è detto,
& in particolare dice Vitr. che la Luna in giorni ventiotto, & qua$i vn hora ritorna
al$egno di donde $i parti, & fa il me$e Lunare. Vna gran parte delle nationi del mõ-
do fa il me$e, & lo chiama dal nome della Luna: & dicono due Lune, tre Lune, quat-
tro Lune intendendo due, tre, & quattro me$i. Me$e $i chiama in quattro modi. &
prima il me$e commune: & $econdo que$ta nominatione do dici $onoi me$i, & co-
minciando da Genaro il primo il terzo, il quinto, il $ettimo, lottauo, & il decimo $o-
no di giorni trentauno, il re$tante di vn meno eccetto Febraro che ne ha ventiotto
per l'ordinario, e v\~etinoue l'ãno del bi$e$to. & quell'anno è del bi$e$to, ch'è mi$urato
dal quattro cominciãdo dal Mille$imo. la aggiũta di quel giorno $i dà per quello di
trec\~eto$e$$anta cinque giorni, ch'auãza il Sole ogni giorno in vn'anno per lo $uo mo
nim\~eto cõtrario al primo, ch'è vn quarto di giornoin vn'ãno, che in quattro anni fa
vn giorno intiero. ilquale $i dà a Febraro, & $i chiama bi$e$to, perche egli $i numera
due fiate il $e$to delle cal\~ede di Marzo, ch'èil v\~etiquattro di Febraro. egli $i chiama
me$e anche quello $pacio, che il Sole dimora $otto vnode dodici $egni, e co$i vno me
$e $arà la duodecima parte dell'anno Egli $i chiama me$e lo $pacio, ch'è da vna con-
Mala stella di Mercurio & la $tella di Venere girando$i d'intornoi raggidel Sole, & coronan-
do con i viaggi loro il Sole, a gui$a dicentro fanno i ritorni, & le dimore, & anche con lo $tationi
loro per quella giratione dimoranone gli $pacij dei $egni, & che que$to $iavero, $i fa chiaro dalla
$tella di V enere, percioche $eguitando ella il Sole & apparendoci dopò il tramontar di quello, &
rilucendo chiari$$imamente, $i chiama per que$to V e$perugine: ma in altri tempi andand ogli inan-
zi, & leuando$i inanzi il giorno, $i chiarna Lucifer. & per quello alcune fiate più giorni dimorano
in vn$egno, alcune fiate piu presto entr ano in vn'altro, & però perche non compieno egualmente il
numero dei giorni in cia$cuno de i $egni; quanto prima banno ritardato, tanto con piu velocecor-
$o pa{$s}ando agguagliano il camino, & lo pareggiano per$ettamente, & co$i na$ce, che auegna che
dimorino in alcuni $egni, niente di meno poi che $i tolgono dalla nece$$ità della tardanza, pre$ta-
mente con$igui$cenoil giusto circoito. Mala $tella di mercurio co$i pa$$a il cor$o $uo nel cielo,
In que$ta parte Vit. è difficile, nõ concorda con gli altri, e for$e è $corretto il te$to.
Plinioche $uole pig iare le facciate intiere da Vit. in que$ta parte è tutto diuer$o. Vit.
poneipianeti nece$$itati tardare, gli $cioglie dalla nece$$ità, e qua $i slegandoli vuole,
che pareggino cõla velocità del cor$o quel viaggio, che haurebbeno fatto, $e $empre
fu$$e $tato loro cõce$$a la libertà di caminare. nè ci dichiara (come $i cõuiene) cõ ap-
prouate dimo$trationi, donde na$ceque$ta nece$$ità, e dõde vegna la libertà: però ne
ce$$ario ci pare di darne alquanto di lume cõ quelle co$e, che dopò Vit. con belli fon-
dam\~eti $ono $tate da gli $tudio$i delle co$e ritrouate. e però la nece$$ità ci conduce a
fare quello, che voleua mo fuggit. Dichiareremo adunque alcuni termini, che fanno
al propo$ito no$tro, & $ono que$ti. Epiciclo, Defer\~ete, Eccentrico, Cõc\~etrico, Giogo
oppo$to al Giogo, lunghezz@ media dello Eccentrico, lunghezza media dello Epici-
clo, Stato ritorno Progre$$o, Argom\~eto, Agguagliam\~eto Epiciclo adunque è quello,
che da Tolomeo $i chiama circolo della diuer$ità, ch'è vna picciola $pera imagmata
come aggiunta alla $pera maggiore, che co$i vnole dite la parola Greca; d'intorno la
cui circonferenza vogliono gli A$tronomi, che $i volga il corpo del pianeta, il cui c\~e-
tro è nella circonferenza della $pera che porcail pineta, ouerolo Epiciclo ver$o Ori\~e
te, detto Deferente, il qual deferente, nõ ha lo i$te$$o centro, col centro del mõdo, &
però egli $i chiama Eccentrico, cioè fuori del centro. $i come $i chiama concentrico
quel circolo, che ha lo i$te$$o centro con quello del mondo, però volendo noi nel pia-
no formare lo Epiciclo, & il De$erente: imaginiamo il centro, c. dal quale na$ce vna li
nea, l'altro capo della quale $ia a, & $ia lo a. centro dello Epiciclo. Faccia que$to capo-
a.vn giro perfetto, $tando fermo l'altro nel punto. c. dico che formerà nel piano vna $u
perficie, laquale $i fa per la circonferenza del Defer\~ete. co$i forma il Sole la'Eclittica,
ch'è come Defer\~ete del Sole, dallaquale $ono di$tãtii Deferenti de gli altri pianeti, e
piegano da'lati. & la i$te$$a linea prolungata fin alla cõcaua $uperficie del primo cie-
lo, di$egna in que la vna circõferenza dell i$te$$o nome.il centro dello Epiciclo è $em
pre nella circõterenza del Deferente, po$to adunque vn piede del cõpa$$o nel punto
a. & allargatol'altro fin che tocchiil c\~etro del pianeta. d. girãdo$ia torno $i farà lo Ep@
ciclo. Stando adunque le gia dette co$e, nõ è alcuno, che nõ veda, che la circonferen-
za del Deferente, & la circonfer\~eza dello Epiciclo non $iano di $egualmente diffanti
dal centro del mondo.f.Dapoi gli A$tronomi hãno trouato diuer$i vocaboli alle par.
ti dello Epiciclo, $e condo le di$tanze loro dal c\~etro del mondo, vol\~edo con quelle di-
mo$trarci, come $i $alua la diuer$ità delle apparenze, a doue quel punto, ch'è nella cir
conferenza del Deferente odello Epiciclo più timoto dal centro del mondo, chiama
no auge, che vuol dire $ommità; & però Cicerone lo chiama ugũ. & quel punto, che
per diametro s'oppone al giogo, nominarono, l'oppo$to del giogo. E perche al Sole nõ
danno Epiciclo, ma Defer\~ete, però quel punto, che nel Deferente $arà oppo$to algio
go, $imilmente $i chiamerà, l oppo$ito del giogo. Giogo, cima, auge, ab$ides $ono paro
le d'vna i$te$$a co$a. Lung hezza media dell' Eccentrico è la meta del Diametio, Lun-
ghezza media dello Epiciclo è lo $pacio, ch'e da vn centro all'altro. $@ chiamano lun-
ghezze medie ri$petto, che quel punto, ch'è rimoti$$imo dal centro del mondo, che $i
chiama giogo è detto anche lunghezza più lontana, & quello, ch'è vicini$$imo al del
to centro, che chiamano oppo$to al giogo, è detto lunghezza più vicina dello Eccen-
Poniamo ca$o, che'l pianeta $i meua portato immediate da $uo Epiciclo, benche egli $i moua egualmente $opra il $uo cen- tro, non dimeno pare che egli mutiil $uo tenore $opra qualun- que altro punto, che $ia nel cerchio, & $imilmente $opra il cen tro del mondo. Que$ta mutatione $i $alua per ragione di pro- $pettiua, imperoche po$to, che molte co$e $i mouino con eguale velocità, pure quelle che $ono più lontane da noi pareno men veloci, che le più vicine. Et però hauendo compre$o gli Astronomi, che il Sole in diuer $i luo ghi del Zodiaco, diuer$amente $i muoue, & volendo $aluare tanta diuer$ità, & non volendo attribui- re ad vn corpo $i nobile tanta di$agguaglianza, $i hanno imaginato diuer$i cerchi, icentri dei qua- li non fu$$ero gli iste$$i, col centro del Mondo. Egli adunque adiuiene, che più lenta ci appare vna stella, e$$endo nel giogo, che lontana dal giogo, perche nel giogo è più rimota. Ecci Vn'al- tro modo di diuer$ità nel mouimento, perche $e il pianeta dallo epiciclo, & lo epiciclo dal con- centrico portato fu{$s}e, non però $arebbe menola diuer$ità, imperoche il pianeta portat dall'u- no, & l'altro ver$o leuante, $enza dubbio andrebbe più veloce, che $e fu$$e portato dal concen- trico $olo, & perlo epiciclo $e ne ste$$e, lo $e ne torna$$e a dietro, percioche nel toccamento di quelle linee, che $i parteno dal centro, & vanno all'epiciclo, pare che la stella, quanto al mo- uimento dello epiciclo, $i $tia, ma in vna metà della circonferenza pare, che vada inanzi, & nell altra, che torni in dietro.
Ecco lo e$$empio. Imaginiamo, che vno cauallo corra intorno vn cerchio
grandi$$imo, & l'huomo fuori, & lõtano dal cerchio $tia a guardare, certo è che quel
cauallo gli parera hora tardo, hora veloce, hora fermo, hora andar inanzi, hora tor-
Il $ole $i vede all vno, & all'altro modo nel pũto z.
per la linea d z.
reno in vna. Ma nelle lũghezze mezane pportional
m\~ete è grãdi$$imo, e ne'pũti dal giogo egualm\~ete di
$tãti $ono gli agguagliam\~eti eguali,e tãto maggiori,
quãto $ono più vicini alla lũghezza più lunga. Il me
zano mouim\~eto adũque dal principio dell'Ariete,
$ condo l ordine de'$egni, $e ne va fin alla linea del
mezano mouim\~eto, $i come il vero mouim\~eto è fin
alla linea del vero mouim\~eto: d'indi cominciãdo fi
conduce:la doue l'argemento del Sole, o quell'arco del zodiaco, ch'è intercetto dalla
linea del giogo dell'eccentrico $ecõdo l'ordine de'$egni,e la linea del mezano moui
m\~eto; & è co$i chiamato, perche da quello $i argom\~eto l'angulo dell'agguagliam\~eto,
il che quãdo è nel $emicircolo inferiore, la linea del mezano mouim\~eto va inanzi la
linea del vero: ma quãdo pa$$a il $emicircolo, allhora precede la linea del mezano mo
uim\~eto, e però di $opra $i $ottragge, e qui $i aggiugne al mezano mauim\~eto, accioche
$i po$$a cauare il vero mouim\~eto. ma per hora la$cierò, che il lettore ricorra al Mauro
lico, che pur troppo mi pare hauere l'altrui opra operato, bi$ogna bene auuertire di
porre in qualche principio la radice del mezano mouim\~eto, $opra la quale egli $i po$-
Ma accioche egli s'intenda a quali pianeti $i dia il progre$$o,
dirò, che douemo imaginare due linee dritte tirate dal centro,
l'vna, che termini nelle parti orientali dello epiciclo, l'altra nelle
occidentali. A que$to modo quanto al mouimento del pianeta
nello epiciclo $olamente, la $tella, che anderà per l'arco di $opra
i due punti del toccam\~eto delle dette linee, $i dirà andar inanzi,
& far progre$$o. Perche ella in quelluogo $arà portata ver$o l'o-
riente? ma nello arco inferlore $i dirà retrograda, o far regre$$o,
perche ritornerà mouendo$i alla contraria parte: ma $tando nei
predetti punti, $i dirà, che dimori, & $tia: perche nel punto orien
tale di dritta $i farà retrograda, & nello occidentale di retrogra-
da $i farà dritta. Benche que$te co$e per lo contrario $ono con$i-
derate nel Sole, & nella Luna. La qualragione $arebbe a ba$tan-
za cercahl regre$$o, & progre$$o, $e il pianeta non $i troua$$e con
altro mouimento, che col mouim\~eto dello epiciclo. Ma perche
mentre il pianeta $i riuolge nello epiciclo, anche lo epiciclo dallo eccentrico è porta
to, però che appre$$o i detti punti del toccamento il pianeta, benche quanto al riuol-
gimento dello epiciclo $ia in dimora, niente ei meno è portato dallo eccentrico ver-
$o oriente & co$ianchora è diretto: & però è nece$$ario, che i punti delle dimore $ia
no alquanto inferiori a quelli punti, che le predette linee fanno nel toccamento, le
quali noi dicemmo partir$i dal centro: & co$i quelle linee non toccando, ma taglian
do, & partendo lo epiciclo ne'loro tagli fanno i punti della dimora. Et però egli è ne
ce$$ario, che quelli punti $iano in quella parte della circonferenza dello epiciclo, do-
ue il mouimento retrogrado al pianeta nello epiciclo co$i contra$ta col mouim\~eto
del Deferente, che quanto il pianeta è portato all occidente dallo epiciclo tanto lo
Ma la $tella di Marte vagando $eicento, & ottanta tre giorni per gli $patij de i $egn@ peruiene la doue cominciando da prima baueua fatto il $uo cor$o. Et in que $egni, che più velocemente tra$corre poi cbe bauerà fatto la $ua dimora, riempie la ragione del numero de i giorni. Mala stella di Gioue a$cendendo conpiù moderati gradi contra il cor$o del Mondo, mi- $ura ogni $egno qua$i in trecento, & $e$$anta cin que giorni, & $ta per anni vndici, & giorni trecen- to, & $eβanta tre, & ritorna in quel $egno, nel quale dodici anni prima $i trouaua. Saturno vera- mente per me$i ventinoue, & alquanti giorni di più pa$$ando per vn $egno in ventinoue anni, e qua- $i cento & $e$$anta giorni viene re$tituito in quel $egno, di doue trent anni prima $i mo$$e & d'in- di na$ce cbe quanto egli è men lontano dall ultimo cielo, tanto più $patio di circoito facendo, appare più lento de gli altri.
Quanto dice Vitr. è manife$to, dalle $ue i$te$$e parole: mã come s'intenda da noi quello, che egli ha detto, per le $oprapo$te$peculationi $i cono$ce.
Ma quelli pianeti, iquali $opra il cor$o del Sole fanno i giri loro $pecialmente quando $aran- no in quel triangolo, nel quale $ara il Sole, allbora non vanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tánto, cbe il Sole partendo da quello pa$$er à in altro $egno.
Pare che Vitr. tratti in que$to luogo de gli a$petti, & delle occultationi delle $telle,
ragionando de' progre$$i, & delle dimore, & ne r\~ede le cau$e a modo $uo; & rifiuta le
altrui opinioni. Ma noi $econdo la propo$ta intentione diremo delle apparenze, & de
gli a$perti, orti, & occa$i, acco$tandoci al dotto Maurolico. Con$ideramo adunque il
Sole in quatro luoghi principali terminati dall'Orizõte, & dal meridiano, il primo in
Oriente, il $econdo nel mezo del cielo di $opra, il terzo in Occidente, l'vltimo nel me
zo del cielo di $otto. $tando adunque il Sole in vno di que$ti quattro punti, $e egli $ta-
rà in Oriente, & anche la $tella $arà in Oriente, chiameremo quello $tato mattutino;
$e al mezo dì, Meridiano; $e all'occidente, Ve$pertino; $e alla meza notte, intempe$tò,
per v$are il nome de i Latini. A que$to modo cia$cuno $ito de i quattro della $tella in
quattro modi $i riferirà al Sole la doue $edici $aranno le habitudini delle $telle al So-
le. Di quelle habitudini la meridiana è, ma non fi vede: imperoche la pre$entia del So-
le debilita o a$petto, & però vera non apparente, $i chiama. ma il ri$petto della meza
notte è & $i vede $empre eccetto quando $otterra la $tella è nel mezo del cielo. E dico
& $i vede, perche di notte ogni $tella $i può vedere nell'Orizonte, ouero $opra la terra.
& però & vera, & apparente la chiameremo. Finalmente l'habitudine mattutina, o
Ve$pertina della $tella $opra la terra, o nell'Orizonte è, ma nõ $i vede, perche il raggio
del Sole, che $ta nell'Orizõte, ce la toglie. potrà ben e$$ere, che la $i veda, $e il Sole $arà
tanto $otto l'Orizõte, che la $ua luce indebolita, o non tanto gagliarda, ceda, ouero al-
lhora cominci, o ce$$i di cedere al raggio delle $telle. in quel ca$o l habitudine delle
$telle è chiamata apparente o prima, o poi del na$cim\~eto mattutino, l'orto adunque
mattutino della $tella, che prima appare, è detto appar\~eza, vi$ta, o irra diatione prima
mattutina. & l'vltimo, pur mattutino, è chiamato apparenza, vi$ta, o irra diatione vlti
ma mattutina. $imilmente l occa$o ve$pertino, che prima ci appare, $arà detto appa-
renza, vi$ta, o irradiatione prima ve$pertina, & l'vltimo, vltima apparenza, vi$ta, o irra
diatione ve$pertina. Chiama$i orti, & occa$i delle $telle ri$petto, che $i comincia no
a vedere, o non vedere, apparere, & occultar$i v$cendo ouero entrando ne i raggi del
Sole. Hora dirò a quali $telle occorreno $imili effetti di apparenze: imperoche altri-
Percbe dicono cbe il Sole, quando è per vna certa di$tanza più lontano, fache con non cbiari $entieri errando le stelle con o$cure dimore $iano impedite.
Vogliono che la lõtananza del Sole impedi$ca, e ritegna le $telle, & auuicinãdo$i il Sole $iano liberate, & $ciolte. que$ta ragione da $e va giù, & Vitr. la impugna, dic\~edo.
Ma a noi non pare, che co$i $ia, percbe lo $plendore del S le $i la$cia molto ben vedere, & è mani- festo $enza alcuna o$curatione per tutto il mondo. in modo, cbe egli ci appare ancbe quando quelle stelle fanno i ritorni, & le dimore loro. $e adunque per tanti $pacij la no$tra vista puo que$to auuer- tire, percbe cagione giudicamo noi, cbe a quelli diuini $plendori delle $telle $i po$$a opponere alcuna o$curità.
Que$ta è buona ragione cerca l'apparenza delle $telle, ma non $atisfa alle dimore, & ritorni come s'e detto:
Anzi più presto quella ragione farà cbiaro a noi, che $i come il feruore a $e tira tutte le co$e, co- me vedemo i frutti per lo calore leuar$i da terra, & cre$cere; & i vapori delle acque, delle fonti, per l'arco celeste e$$er attratti, co$i per la i$te$$a ragione lo impeto, & la forza del Sole mandando fuori i raggi, & stendendoli in forma triangolare, a $e tirale stelle, cbe gli vanno drieto, & qua$i raffre- nando quelle, cbe gli correno inante, & ritenendole non le la$cia pa$$ar più oltra, ma le forza di ri- tornare a $e, & fermar$i nel $egno d'vn'altro triangolo.
Que$ta ragione di Vitr. è più pre$to da Architetto, che da Filo$ofo imperoche, chi direbbe, che'l Sole raffrena$$e, o rila$cia$$e i mouimenti del Cielo, come con vn freno? che nece$$ità $cioglierebbe i pianeti da quella forza? perche, ($e que$to fu$$e) non po- tremmo noi vedere tutti i pianeti, & tutte le $telle raccolte in vna ma$$a? Nõ è ragio- neuole che i corpi cele$ti $iano $ottopo$ti a que$ti accidenti, anzi è meno conuenien- te, che que$to auuenga, che la predetta ragione di quelli che danno alcuni $ecreti, & o$curi $entieri alle $telle. Ma la$ciamo andare que$te co$e e torniamo a Vit. ilquale dal la ri$po$ta, & $olutione della dimãda fatta di $opra, toglie occa$ione, di leuare vna du bitatione, laquale egli pone, & è que$ta.
For$e alcuno puo di$iderare di $apere, percbe cagione il Sole dal quinto $egno lontano da $e più
pre$to cbe dal $econdo, ouero dal terzo, cbe gli $ono più vicini ritenga i pianeti in questi feruori. io
come parè, cbe que$to auegna, e$ponerò. I raggi del Sole $i $tendeno con linee, come è la forma d'vn
triangolo, cbe babbia i lati eguali. e cio non è più nè meno, cbe al quinto $egno lontano da$e. $e adun
Ardele co$e, cbe $on più rimote.
Et le uicine più temprate la$cia.
Se adunque, e lo effetto, e laragione, & la te$timonianza dello antico poeta dimo$tra que$to e$ser vero, io non pen$o, cbe bi$ogni fare altro giudicio di quello cbe di $opra detto bauemo di que$ta co$a.
Se il Sole ritiene più feruore quãdo mandai raggi triãgolari, ragione è (dice Vitr.) che a $e tiri più gagliardam\~ete le $telle, e quelle raffreni dal cor$o loro. Ma perche ra- gione que$to auenga, cioè che più pre$to il Sole faccia que$to effetto nello $pacio di cinque $egni, ch'è lo $pacio d'vno lato del triãgolo (e$cludendo però il quinto $egno) che dal $ecõdo, ouer dal terzo che $ono più vicini, egli dima da, e ri$põde a $e $te $$o. E la proua è pre$a dello effetto, dalla ragione, & dal te$timonio di Euripide antico poe- ta. Ma perche tutta que$ta materia cõpre$a dalla ragione di Vitr. ci pare, che bi$ogno habbia di maggior chia rezza, però diremo quanto $i ha da Plinio nel $ecõdo libro, doue egli parla di que$ta mutatione, della quale Vit in que$to luogo ne cerca la ragio ne, & dice, in que$to modo. Del che $eparatamente $i deue renderne cõto. Le $telle per co$$e nella parte, che detto hauemo, & dal raggio del Sole triangolare, $ono ritenute, che non po$$ono tener dritto il cor$o loro, & dalla forza del calore $ono $olleuate, ma que$to non co$i pre$to $i può comprendere dalla vi$ta no$tra, & però pare, che $tiano donde poi è $tate pre$o il nome di Statione. Dapoi la forza dello i$te$$o raggio va inanzi, & il vapore le forza tornare adietro, come riperco$$e da quello. E$pone vno de moderni que$to luogo, & dice. Dichiamo auanti, che altro $i dica, la intentione di Plinio, In $omma pigliando lo e$$empio dal monte Etna, iui $i pone il uapore del fuo co concetto nel fondo della terra, manda fuori le pietre affocate, co$i il Sole $cacia le $telle, che $e gli trouano appre$$o i luoghi ba$$i, & vicini alla terra: ma in que$ta parte que$to manca allo e$$empio predetto, percioche alle pietre non $oprauiene da luo- go alto altro vapore, che le faccia ritornare al fondo, perche di natura loro di$cende- no: ma il Sole di nuouo $oprauiene col $uo vapore, & rincalza le $telle ver$o la terra. Que$ta ragione dice Plinio, e$$er $ua priuata & non di altri, $econdo che dice il pre- deito autore. Ma poi pare, che eg i $i marauigli di Plinio, perche la predetta opinione molto prima da Vitruuio nel pre$ente luogo è $tata dichiarita. Tanta diuer$ita viene alle $telle, percioche i raggi del Sol in altro tempo $ottentrano, et $cacciano quelle in alto, & in altro tempo $ormontano, & quelle deprimeno a terra. Que$ta opinione di- ce il predetto, $i puo con molte, & euidenti co$e rifiutare. Tra le quali que$ta ne è vna, in che modo puo $tare, che il Sole, che è piu ba$$o alle $pere delle $telle, $oprauenga al- le $telle, & le $cacci, e le sforzi a tornare; che$e. fu$$ero tutte le $telle in vna $uperficie d'vna $pera, il Sole però $tando pre$$o terra nel na$cere, o nel cadere, potrebbe tirare la $tella, che fu$$e in alto, ouero nella $ua $tatione. Oltre di quqe$to, come $i puo ima- ginare, che i corpi cele$ti, che per natura hanno i mouim\~eti loro, $iano all'imperio $o- lo del Sole $cacciati, & quello imperio non $ia moderato, ma violento? co$a che eter namente non potrebbe durare. Appre$$o $i aggiugne, che non $i conuiene transferi- re a $cacciamenti fortuiti, quelle co$e, che indubita tam\~ete $ono riferite a que' giri, co me a $e$ta ordinati. Et però molto bene cõuengono Plinio, & Vitr. in que$to pa$$o, & va giùanche la dubitatione, e la $olutione di Vit. $ecõdo i modi da noi e$po$ti di $opra
Ma la $tella di Gioue, correndo tra la $tella di Saturno, et di Marte, fa maggior viaggio, cbe Mar-
te, et minor, che Saturno. Et $imilmente le altre stelle, quanto più $ono lontane dall'vltimo cielo, et
più vicine alla terra $i volgeno, tanto più pre$to pare cbe fim$cbino i cor$i loro. percbe cia$cuna di
quelle facendo minor giro, più $pe$$o $ottentrando pa$$a quella, cbe è di $opra;a $imiglianza di quel.
Quello che dice Vitr. in que$to luogo è facile, & bello, & è flatto v$urpato da i po- $teriori per dare ad intendere il contrario mouimento delle $pere dei pianeti.
Ma cbe $iano delle $telle altre temperate, altre $eruenti, altre fredde; que$ta pare, cbe $iala ra- gione, cbe ogni fuoco ba la fiamma $ua cbe a$cende, il Sole adunque abbruciando con i raggi $uoi la parte etberea, cbe ba di $opra, la fa rouente. _Rouente, cioè come ferro, che bogliente e$ce_ _dal fuoco._
In que' luoghi ba la $tella di Marte il $uo cor$o: & però quella stella $i fa feruente dal cor$o del Sole. Ma la stella di Satarno, percbe è pro$sima alla e$tremità del mondo, & tocca le congelate parti del cielo, è grandemente fredda: & da que$to procede, che douendo Gioue tra$correre tra que$ta, & quella, dal freddo, & dal calore di quelli, come nel mezo, tiene effetti conuenienti, & $omma- mente temperati.
Tutta via Vitr. va ragionando da Architetto, però non è, che ci affatichiamo in cõ- tradirgli hauendo per certo, che nè freddo, nè caldo, nè qualità $imile, nè pa$$ione, $ia in que'cele$ti, & lumino$i corpi, i quali $ono $timati di fuoco, perche ri$plendeno; ma in vero $ono inalterabili, & impatibili, nè perche ri$plendono, $i deue $timare che $iano di fuoco. Imperoche molti animali, & molte $coize d'alberi, & molte $quame di pe$ci riluceno a merauiglia, nè però hanno in $e fuoco alcuno. E@$e quella $tella è detta feruente, & que$ta fredda, nõ è $e non, perche hanno virtù di produrre quagiu $imili effetti. La doue lo influ$$o non è altro, che occculta qualità dei corpi cele$ti, che non puo e$$er impedita da alcuno corpo trapo$to.
Io bo e$po$to, come bo da mi@i precettori bauuto, della zona ornata de i dodici $egni, & delle $et-
te $telle, & della loro contraria fatica, con cbe ragione, & con cbe numeri pa$$ano di $egno in $e-
gno, & fini$ceno il cor$o loro. Hora io dirò come cre$ca, et $cemt la Luna, in quel modo, cbe dai
maggiori ci è stato la$ciato. Bero$o, cbe dalla città, ouero dalla natione dei Caldei venne in A-
$ia, et pale$e la di$cip ina de Caldet, co$i ba confermato. che la Luna è da vna metà come vna
palla lucente et acce$a, e dall'altra è di co ore celeste, e quando ella facendo il $uo giro, $ottentra
al cercbio del Sole allbora è da i raggi, e dallo impeto del calore attratta, e fatta rouente: perche
il $uo lume ba proprietà col lume del Sole: e come ricbiama@a, e riuolta riguarda le parti di $o-
pra allbora la parte della Luna ci appare o$cura, imperocbe per la a$$imi lianza dello aere, non è
rouente: e quando $ta a perpendicolo de i raggi del Sole diceua Bero$o, cbe tutta la parte lumino-
$a era ritenuta ver$o la parte di $opra, et allbora $i cbiamana prima Luna. ma poi cbe pa$$ando
più oltre ella andaua alle parti Orientali del cielo abandonata dalla forza del Sole. La e$trema par
te della $ua cbiarezza con molto $ottil filo mandaua a terra il $uo splendore: e co$i per quella ca-
gione era detta $econda Luna, e continu indo ogni giorno a rimettere, e rila$ciare il $uo giramento,
era detta Terza, e Quarta Luna. Ma nel $ettimo giorno $tando il Sole a Leuante, e tenendo la Luna
le parti di mezo tra Leuante, e Ponente, percbe con la metà per lo $pacio del Cielo è di$tante dal So
le, $imilmente bauerà la metà della $ua cbiarezza riuolta alla terra. Ma quando tra'l Sole, e la Lu-
na $aràla distanga di tutto lo $pacio del cielo, e cbe il Sole tramontando riguarderàil cercbio del-
la na$cente Luna, percbe $arà molto distante da i raggi del Sole, rila$ciata nel quarto decimo gior-
no, manderàlo $plendore da tutta la ruota della faccia $ua, e ne i $eguenti giorni continuamente
A me pare che la opinione di Bero$o concorra in vna con quella di Ari$tarco. Ben è vero, che c'è differenza, perche Bero$o vuole, che la metà della Luna $ia lucida, & che quella $ia $empre riuolta al Sole, & que$to può $tare, $e egli intende, che la metà $ia lucida, o vedendola, o non vedendola noi. Et Ari$tarco vuole, che tutto il lume, che ha la Luna venghi dal Sole, la qual opinione è migliore, & è $tata adme$$a. Dico adunque in $omma, che la Luna congiunta col Sole non $i vede, perche ha la faccia illuminata riuolta al Sole, & la o$cura a noi. ma di$co$tando$i ogni giorno dal Sole, il Sole percuote vna parte della Luna con i raggi $uoi, & perche noi $iamo di mezo, co minciamo a vedere la parte illuminata, e ne primi giorni poco ne vedemo, però quel lo a$petto $i chiama Lunato, & in Greco Monoidis. Manel $ettimo quando ella è per vna quarta del cielo lontana dal Sole, quella faccia $i vede meza, & però in Greco è detta Dicotomos, cioè bipartita: allontanando$i poi più dal Sole, & riuoltando a noi piu della metà della faccia illuminata, è detta Amphi cirtos, cioè curua d'amendue le parti. finalm\~ete nella oppo$itione dimo$trando tutta intiera la $ua ritondezza illumi- nata, è detta Pan$elinos, cioè tutta Luna, o piena Luna, & noi dicemo la Luna ha fat- to il tondo. ritornato poi al Sole, di giorno, in giorno $i va na$cond\~edo finche di nuo uo $ia $ottopo$ta al Sole, doue $i dice, che la Luna fà, ouero $i chiama la congiuntio- ne: & que$to ci può ba$tare per lo intendimento della pre$ente materia. La quale for nita Vitr. ci propone di dire come i giorni s'accortano, & s'allungano, & le hore, m\~e- tre il Sole va di $egno in $egno, & dicendo, che gli $pacij delle hore $i fanno maggio- ri, & minori, ci dinota, che gli antichi partiuano cia$cun giorno in dodici parti egua li, però ne $eguitaua, che le hore del giorno della $tate, erano maggiori, che le hore diurne del verno, & quella proportione, che $i $eruaua nel partire i giorni, la mede$i- ma $i $eruaua in partire le notti, & quelle hore conueniuano con le hore ordinarie, & con tutte altre $orti di hore, $olamente a tempo de gli Equinottij. $cemauano le hore dal tempo che il Sole entra ua in Cancro, fin che entraua in Capricorno: ma cre$ceua no dal Capricorno a@ Cancro. Con que$to auuertimento s'intenderà più facilmente, quanto dice Vitr.
_I_L Soleadunque quando entra nel $egno del Montone, & tra$corre la ottaua parte di quello, fa lo equinottio di prim auera. ma andando più oltra alla coda del Toro, & al- le Stelle V ergilie, dalle quali auanza la prima metà del Toro, corre in maggiore, & più ampio $patio del Cielo, della metà uer$o la parte Settentrionale Partendo$i poi dal Toro quando entra ne i Gemelli, na$cendo le Vergilie, cre$ce ancbora più $opra la terra, & famaggiori gli $patij de i giorni. indi da'Gemelli, quando entranel Cancro, il quale occupa lungbi$simo $patio del Cielo, giunto all'ottaua parte failtempo del Sol$titio, e cam in ando peruiene al capo, & alpetto del Leone. Percbe quelle parte $ono attribuite al Cancro. Ma dal patto del Leone, & dai termini del Cancro l'u$cita del Sole correndo alle altre parti del Leone, $cemala gr andezza dei giorni, & dei giri, & ritorna in cor$o eguale a quello, cbe egli faceua, quando era ne i Gem@lli indi poi pa$$ando dal Leone alla Vergine & andando più oltre al $eno delle ve$te di quel la in quello restrigne i giri $uoi, & gli pareggia con quelli, cbe egli faceua eβendo nel Toro. V$cito di Vergine per lo $eno della ve$te di quella cbe occupa le prime parti della Bilancia, nella ottaua par te della Bilancia fa lo equinottio dello Autunno.
Et quel cor$o epari al cor$o gia fatto nel Montone. Ma entrando poi il Sole nello Scorpione cadendo le V ergilie, andando più inanzi ver$o le parti meridiane $cema la lungbezza de i giorni. V enendo po$cia dallo Scorpione al Sagittario, quando egli entra nelle parti anteriori di quello pa$$a più $tret- to cor$o del giorno. Ma cominciando dalle co$cie di dentro del Sagittario, le quali parti $ono attri- buite al Capricorno, giunto alla ottaua parte fa vn breui$simo $patio del Culo, & d mdi dalla breuità de i giorni quel tempo è detto Bruma, & i giorni brumali. Ma paβando dal Capri- corno all'Acquario cre$ce, & agguaglia con la lungbezza di lo $patio del Sagittario. Dal- lo Acquario, quando è entrato ne Pe$ci $pirando il vento Fauonio acqui$ta cor$o eguale allo Scorpione. & co$i il Sole andando per que' $egni a certi, & determinati tempi fa cre$- cere, & $cemare gli $patij de i giorni, & delle bore. Ma io diro delle altre con$tellationi, cbe $ono ornate di stelle dalla $ini$tra, & dalla destra della zona de i $egni, della parte meri- diana, & $ettentrionale del Mondo.
Quiui ci rende Vitr. la ragione del creicere, & del calare de i giorni, ma breuemen-
te, & piu pre$to ci e$pone lo effetto, che fa il Sole nel Mondo entrando di $egno in $e-
gno cercando la quantità de igiorni. benche la ragione $ia que$ta, che il Sole $opra
terra di $egno in $egno faccia maggiori, & minori archi del Cielo. Pero noi $aldare-
moanche que$ta partita, dicendone la cagione intieramente. percioche quando a
noi cre$ceno i giorni, ad altri vanno $cemando, però douemo abbraciare tutta la cau-
$a di tale effetto & non quella che a noi habitanti di qua dallo equinottiale $erue $o-
lamente. In due modi adunque s'intende giorno. prima lo $patio, che fa il Sole col
Mondo girando vna fiata nel termine di hore ventiquattro; & que$ta è l'ordinaria $i-
gnificatione di que$to nome pre$o vulgarmente. Imperoche gli e$perti A$tronomi, al
giro di hore ventiquattro, danno quello di più, che il Sole ha fatto in quel tempo col
$uo mouimento contrario a quello del Mondo. nè è merauiglia $e in que$to $patio è
compre$a anche la notte; perche ri$petto a tutto il Mondo $empre luce il Sole, & fa
giorno in qualche luogo L'altra $ignificatione è che per giorno s'intende quello $pa
tio, che in alcun luogo il Sole $ta $opra l'or zonte. nel primo modo comincia il gior-
no al mezo dì,e termina al mezo dì $egu\~ete. Percioche a qualũque habuãti della terra
$tãdo fermo, doue egli $i troua ogni giorno dell'ãno il Sole peruiene al mezo dì $opra
vno i$te$$o circolo, che pa$$a da vn polo all'altro, per lo punto, che gli $ta $opra il capo,
Et co$i quãto $ono i giorni lunghi al tempo del Sol$titio, tanto $ono le notti al tempo
della bruma: di modo, che in tutto l'anno, tanto è lo $pacio del giorno, quanto è lo $pa-
cio della notte. Volendo adunque noi $apere quanto $ia il dì maggiore in cia$cun pae$e,
$i ricorrerà alla predetta tauola, doue nel primo ordine $i ritrouerà l'altezza del Polo:
nel $econdo all'incontro la grandezza del giorno $econdo le hore, & nel terzoi minuti
& nel quarto le $econde. Ma che il mondo $ia habitato, fin la doue $ono $ei me$i di gior-
no, & $ei di notte, que$to è gia manife$to per la pratica de gli huomini, & per gli $critti di
molti. La natura ha proui$to a quelli. La Luna con lo $uo $plendore $pe$$o gli vi$ita, i cre
pu$culi gli $ono lunghi tanto la $era, quanto la mattina, il Sole dimoran do gli molto $o-
pra la terra gli la $cia la $ua impre$$ione, il pae$e è coperto da i venti con la grandezza
de i monti, il $ito è in curuato, che riceue meglio il calore, iuiè il mare, che pure per la $al
$uggine $ua dà inditio di qual che adu$tione, iui $i trouano le pelli fini$$ime, gli huomini
grandi $ono gagliardi, & robu$ti, & $i come il mare gli $ommini$tra gran quantita di pe
$ce, co$i la terra non $i $degna di produrre herbe, & metalli in gran quantita, di modo,
che gli antichi i quali non haueuano veduto piu inanzi$ono $tati dapoi $enza lor frut-
to dalla e$perienza conuinti. Ma torniamo al propo$ito, & dichiamo breuemente quel-
lo, che è $tato o$$eruato del mouimento del Sole, nelle quarte del Zodiaco. Il Sole adun-
que ua per la prima quarta del Zodiaco in giorninouantaquattro, hore dodici, & del
$uo Eccentrico gradi nouanta tre, minutinoue. Va per la $econda, che è la quarta e$tiua
Hora io dirò delle altre constellationi, che $ono dalla destra, & dalla $inistra della zona de i $e- gni dispo$te, & figurate di stelle dal S ttent, ione, & dal Meriggie.
Propone Vitr. quello, che egli fare intende, dapoi che egli ci ha e$p icato il cor$o del Sole, il cre$cere, il $cemare de gli $pacij diurni, & delle hore. & dice volerci dimo$trare il $ito delle $telle po$te di qua, & dila dal Zodiaco, percioche e$$en do alcune imagini nella larghezza del Zodiaco, alcune fuori, & hauendo detto diquelle, che $ono nella larghez- za del Zodiaco, quali, quante, & come $tiano vuole trattare diquelle, che $ono di quà, & di là del Zodiaco: & prima tratta di quelle, che $ono dalla parte Settentrionale, chia- mando $ydera le con$tellationi, cioè le imagini intiere compo$te di piu $telle: & $tella vna $ola $tella.
_I_L Settentrione, ilquale i Greci chiamano Arton, ouero Helicen, ha dietro di $e posto il Guardiano: da quello non molto lontana è la Vergine, $opra il cui homero de$tro è posta vna lucidi$$ima stella, che i Latini chiamano Prouindemiam: i Greci Protry- getum; & la $ua apparenza è piu pre$to fplendida, che colorita: euui vn'altra stel- la a dirimpetto tra le ginocchia del Guardiano dell'Or$a, che è dettà A cturo, & iui è dedicato al- lincontro del capo del Settentrione attrauer$ato ai piedi dei Gemelli il Carrettieri, & $ta $opra la $ommità del corno del Toro. parimente nella $ommità del Corno $inistro del Toro alli piedi del Carrettieri tiene vna ftella da vna parte, che $i chiama ta mano del Carrettieri, doue $ono i Capret- ti, & la Capra.
Vitr. non $olamente pone le imagini cele$ti, che $ono raunanze di molte $telle dette
da lui con$tellationi, ma ancho qualche $tella $egnalata da $e: nè meno le pone tutte, ma
$olamente quelle, che per gli orti, & occa$i loro $ono vedute, & cono$ciute. però $i vede
che Vit. ha hauuto intentione di e$ponere quello, che appare $opra il no$tro hemi$pero, e
però ha ragionato prima de i poli del mondo in quel modo, come per legge perpetua il
$ettentrione $te$$e di $opra, & l'antarctico di $otto. In que$to trattamento ci $ono molte
$correttioni del re$to. Va a torno vna carta fatta con il con$iglio, & con l'opera di tre
valent'huomini, Giouanni Stabio, Alberto Durero, & il Volpaia Fiorentino, nella qua-
le $ono tutte le imagini cele$ti, fatte con e$trema diligenza, $econdo il $ito loro, col nu-
mero delle $telle, che le adornano, & la quantità, & grandezza loro, & anche ci $ono le
$telle $eparate dall imagini, e molte vi $ono aggiũte per relatione di naurgãti, che appar
t\~egono all'altro polo. ma noi in vece di quella tauola, ne poneremo vn'altra nõ di pittu
ra, ma di numeri, dimo$trãdo pquella quali imagini $iano $ett\~etrionali, e quali dalla par
te del mezo di, e che latitudine s'habbiano, cioè quãto fiano dall'eclittica di$co$te ver$o
i poli del mõdo, e che lõgitudine, cioe quãto $iano lõtane dal principio del Motone, per
la lũghezza del Zodiaco, e $i dimo$trera le loro quãt tà, e qualità, perche altre fono piu $u
centi, altre meno, & altre maggiori, & altre minori, altre vanno al mezo del Cielo con
Gioue in$iammato d'amoro$o ardore Delle figlie de gli huomini s'acce$e Hauendo a noia l'immortal conte$e Dcll'orgoglio$a moglie, e $uo furore. # ∴
Vide Cali$to, che era $ul $iore Di $ua bellezza, onde tra noi di$ce$e, # ∴ Et dopo i dolci baci, e le conte$e Dolci di lei, ne re$to vincitore.
Giunon gelo$a piena di di$degno Piglia la bella giouane, e $tratiata # ∴ Che l'hebbe, in Or$a horribilla conuer$e. # ∴
L'in felice ne diè co'l ruggir $egno Per le $elue d'Arcadia, ma leuata Per la pietà di Gioue al Cielo s'er$e.
Le imagini, che $ono ver$o il Settentrione $ono prima po$te da Vit. & dice, che quel
Settentrione, che da Greci è detto Arctos, ouero Helice, che altro non è, che l'Or$a mag-
giore, che altri dalla figura hanno chiamato il Carro: ha dietro di $e il cu$lode, o Guar-
diano, o Bootes, che $e gli dica, $otto il quale non molto lontano è il $egno della Vergi-
ne, che per A$trea, o per la Giu$titia $i pone, $opra la cui de$tra $palla $i vede vna lucidi$$i
ma $tella, che $i chia ma Antiuindemia, perche quando na$ce, cioè quando e$ce da i rag-
gi del Sole, promette la maturitè della vindemia. della cui materia $egni manife$ti $o-
no gli acini dell'vua mutati di colore. Que$ta $tella è $imile al ferro affocato, però Vitr.
dice, che è piu pre$to candens, cioè rouente, che colorata. perche gli $crittori gli danno
vno mirabile $plendore. I Greci la chiamano Protrygetum, che in latino prouindemia,
Sopra le parti del Toro, e del Montone conle $ue destre parti Per$eo $i ritroua, $ottentrando alla ba$e delle stelle nominate V ergilie, e con le piu $ini$tre il capo del Montone appog giando la de$tra mano al $imulacro di Ca$$iopea, e tiene $opra l'Auriga per la cima il capo gorgoneo ponen- dolo $otto a i piedi di Andromeda. & $ pra. Andromeda, & $opra il $uo ventre $ono i caualli.
Et qui ancho è il te$to $corretto, perche le parole di Vitr. non hanno relatione ne con $truttione, & la verità è, che $opra di And romeda ci $ono due caualli, vno alato, che $i po ne per lo cauallo Pega$eo, & l'altro è la parte dinanzi d'vno cauallo, cioè il capo, & il per to, & il ventre dello alato è $opra il capo d'Andromeda. Tiene anche il detto cauallo v- na $tella $opra la $pina a$$ai notabile, & però Vitr. potrebbe dire.
Ci $ono anche i P $ci $opra Andromeda, & il ventre di quel cauallo, che è $opra la $pina del- l'altro cauallo, ma nel ventre del primo è vna lucidi$$ima stella, che termina il detto ventre, & la testa di Andromeda. Ma la mano de$tra di Andromeda è po$ta $opra il $imulacro di Ca$siopea, & la $inistra $opra il pe$ce Aquilonare. $imilmente l'Aquario $opra il capo del cauallo, & le vnghie del cauallo toccano le ginochia d'Aquario. _Però nella figuratione di quelli valent'huo mini il Cauallo deue hauere i piedi riuolti all'altra parte.
Sopra Ca$sio pea per mezoil Capricorno in alto è po$tal' Aquila, & il Delfino, depo i quali è la Saetta, & alquanto dietro alla $aetta è l'uccello. la cui destra penna tocca la mano di Cepheo, & il $cettro: ma la $inistra di Copheo $ta $opra la imagine di Ca$siopea fermata. $otto la coda del- l'uccello $ono copertii piedi del cauallo. _Qui s'intende del mezo cauallo_. D'indi $ono le ima- gini del Sagittario, dello Scorpione, & della Bilancia.
Se Vitr. haue$le cõ nomi $eparati di$tinto i due caualli, chiamando l'vno Equus, l'al- tro Equiculus, ouero protome hippus, come dicono i Greci, non ci haurebbe la$ciato difficultà: oltra che dicendo di $opra, che l'Aquila è molto lontana dal $imulacro di Ca$ $iopea, e che le vnghie del cauallo toccano le ginocchia dell'Aquario, e poi dic\~edo, che $otto la coda dell'vccello $ono coperti i piedi del cauallo, egli ci da ad intender, che non $i ragiona d'un'$olo cauallo: ma il tutto s'acconcia per la lettione, & la de$crittione de i buoni autori.
Di$oprapoi il $erpente tocca con lacima del ro$tro la corona, nel mezo del quale e l'Ophiuco, o Serpentario, che tiene il Serpente in mano, calcando col pie $ini$tro la fronte dello Scorpione. ma al- la metà del capo dell'Ophiuco, non molto lontano e il capo dello Ingenocchiato. detto Ae$$o. _Che_ _Hercole, The$eo, Tamiri, Orpheo, Prometheo, Ixione, Cetheo, Lycata $i chiama._
Ma le cime delle lor te$te, $ono piu facili ad e$$er cono$ciute, imperoche $ono formate di $telle a$- $ai lucenti. Ma il piede dello Ingenocchiato $i ferma a quella tempia del capo di quel Serpente, che etra l'Or$e, che Settentrioni $i chiamano.
Ma quello, che dice Vitr. [Parue per eos $lectitut Delphinus,] non accorda col detto
de gli altri, perche il Delfino è lontano dallo ingenocchiato; $e for$e non $i legge. [Vbi
Ma doue per la bocca breuemente $i piega il Delphino contra il ro$tro dell'uccello è propo$ta la Lyra. tra gli homeri dello ingenocchiato, & del Guardiano è adorna la corona, ma nel cerchio Set- tentrionale poste $ono le due Or$e.
Dapoi che Vit. ci ha ragionato di quelle $telle, e di quelle imagini, che $ono tra il Tro- pico, & il circolo Settentrionale, egli entra a quelle, che $ono dentro del circolo Setten- trionale, & que$to fa $eparatamente perche quelle parti $ono piu nece$$arie da e$$er co- no$ciute, perche a commodi humani piu opportune fi veggono. De$criue adunque parti tamente il circolo Settentrionale, la figura, & la collocatione dell'Or$a, & del Dracone, che la cigne, & dice.
Nel circolo Settentrionale $ono poste le due Or$e, che $i voltano le $palle, & hanno i petti ri- uolti in altra parte. la minore Cino$ura, la maggiore Helice è detta da i Greci; Guardano a men- due allo in giu, & la coda dell'vna, è volta ver$o il capo dell'altra; percioche i capi dell'vna, & dell'altra dalla cima loro v$cendo per le code $oprauan zando$i tra quelli, è $te$oil Serpente, o Dra- cone, che $i dichi. Dal fine del qual'è la $tella lumino$a, quella, che $i chiama il polo, che è d'intorno al capo dell'Or$a maggiore. perche quella, ch'è vicina al Dracone $i volge d'intorno al $uo capo.
Qui $i vede lo errore di molti, che hanno dipinto l'Or$e, & il Dracone, perche la figu- ra del Dracone, non è di quella maniera contorta, come $i dipigne, & quelli, che l'hanno o$$eruato con diligenza, non hanno trouato, che le $telle apparino nel cielo, nel modo, che $ono dipinte, ne l'or$a maggiore appre$$o la te$ta del Dracone, ne la minore appre$- $o la coda. ma per lo contrario la maggiore è appre$$o la coda, & la minore è appre$$o le $pire, cme Arato ci dimo$tra, dicendo.
La tramontana, della quale $i $eruono i no$tri marinari, è quella $tella, che è l'vltima nella coda dell'Or$a minore. imaginiamo vna linea dritta dalle vltime due $telle del- l'Or$a maggiore, cioè d alle ruote di dietro del carro, che vedi $in alla pro$$ima $tella, che $e le fa incontra, iui è la $tella vicina al polo del mondo, che $i chiama $tella del mare. la Tramontana adunque è la prima delle $telle, che fanno l'Or$a minore. Que$te $ono $et- te $telle a$$ai chiare, tre di e$$e fanno vn corno, che $i piglia per lo temone dal carro, quat tro poi fanno il quad rato $econdo il $ito diquattro ruote, $i muouono d'intorno il polo con egual di$tanza in termine di hore ventiquattro da Leuante a Ponente. & la Tramõ tana per e$$er piu vicina al polo fa minor giro. & per quella, e$$endo il polo inui$ibile $i cono$ce l'alcez Za del polo $opra l'Orizonte, & il luogo del polo $i cono$ce per vn'altra $tella delle $telle, che è la piu lucida delle due guardie nommate: & quella $tella è detta horologiale, perche girando come ruota di horologio, da a cono$cere in ogni tempo dell'anno, che hora $ia della notte. come dimo$trano gli horologi fatti per la notte. le tre $telle, che '$ono con le mani $egnate nella $eguente $igura vengono nello horologio notturno a dritto d'vna regula, che $i applica al centro dello horologio.
Et il $erpente d'intorno la testa della Cino$ura diste$o è po$to, & và di lungo per dritto $ino ai $uoi piedi, & quiui intorto, & ripiegato alzando$i $i riuolta dal capo dell'Or$a minore alla maggio recontra il ro$tro di quella, & la tempia della $uate$ta.
Cioè il Serpente $i $tende d'intorno alla te$ta dell'Or$a minore, & iui alquanto $i piega, dapoi $i vaddrizza fin a i piedi dell'Or$a predetta, & iui di nuouo $i ritorce, & riuolge il capo ver$o la te- $ta dell'Or$a minore: $i come dalle bocche, & foci dei fiumi alle fontiloro Tolomeo c'in$egna, le volte, & igiri de fiumi, co$i Vitr. ci de$criue, quelle parti del Dracone, che $ono dritte, & quelle che danno volta, però io leggerei Vitru. a que$to modo. Vna vero (cioè in$ieme) circum Cyno$uræ caput, iniecta e$t flexu (cioè la il $erpente piegato) porrectaque proxime eius pedes (cioè dell'Or- $a minore) hæc autem (cioè alli piedi dell'Or$a minore) intorta replicataq; est (cioè il $erpente) $e attollens reflectitur, & il re$tante.
Anche $opra la coda dell'Or$a minore $ono i piedi di Cepheo, & iui alla $@mmità del Montone, $ono le $telle che fanno il triangulo di lati eguali.
Co$i intendo. (ibique ad $ummum cacumen in$uper Arietis $ignum $unt $tellæ, quæ faciunt triangulum paribus lateribus.) Lequali parole $ono poste da Vitr. molto intricatamente, per de- $criuere con breuità come $tiano quelle $telle il Triangolo dalla $imiglianza della lettera greca è detto delta.
Ma molte $ono le $telle confu$e del Settentrione minore, & del $imulacro di Ca$$iopea.
Confu$e egli intende, che non fanno alcuna figuratione, come d'intorno al Montone cinque: d- intorno al Toro vndici: d'intorno a Gemolli $ette, ouero confu$e non co$i lucenti, ouero del'vltima grandezza, ma a me piace più la prima intelligenza. Conclude poi Vitru. quello, che bà detto, & propone quello, che deue dire.
Fo bò e$posto fin qui quelle stelle, che $ono nel cielo di$po$te alla de$tra dell'Oriente trà la zona dei $egni, & le con$tellationi dei Settentrioni; hora io e$plicherò quelle che $ono alla $inistra dell' Oriente, et delle parti del mezo di dalla natura di$tribuite.
P Rimieramente $otto il Capricorno è il Pe$ce Au$trale, che da lungi riguarda Cepheo con la coda, & da quello al Sagittario il luogo è voto, il Thuribolo è $otto l'artiglio di Scorpione, ma le prime parti Centauro $ono vicine alla Bilancia, & allo Scorpione. Tengono in mano quel $imulacro, che i periti chiamano la be$tia delle $telle. Lungo la Vergine il Leone, & il Cancro, $tà il Serpente, ilquale por gendo vna $quadra di $telle intorno $otto cigne lo $pacio del Can- cro, alzando il ro$tro ver$o il Leone, & nel mezo del corpo $o$tiene la Tazza $ottopo- nendo la coda alla mano della Vergine, nellaquale è il Coruo. Ma quelle $telle, che $ono $opra le $palle egualmente riluceno, ma alla parte di dentro al ventre del Ser- pente $otto la coda è $ottopo$to il Centauro. Appre$$o la Tazza, & il Leone è la naue d'Argo, la cui prora è o$curata, ma l'albero, & quelle parti, che $ono intorno il temo ne appareno emlnenti, & e$$a nauicella, & la poppa, e congiunta per la $ommità del la coda del cane. Et qui s'intende del Cane maggiore.
Mà il Cane minore $eguita i Gemelli, & all'incontro è ii capo del Serpente, & il maggior Cane $eguita il minore.
Douemo auuertire, che quando Vitr. dice, che il minor Cane $eguita i Gemelli, intende, che il minor cane è a dirimpetto $opra i Gemelli, perche l'ordine di Vitr. è di porre le imagini di quà, & di là dal Zodiaco, accompagnandole con i $egni del Zo diaco, accioche $i $appia il $ito loro nel cielo, & però douemo auuertire a que$to in tutto il trattamento di $opra, & di $otto, ilche bene con$iderato ci leuerà la fatica d'- intendere molte co$e.
Ma Orione è attrauer$ato, $ottopo$to, èfiaccato $otto l'vnghia del Toro, & tiene con la $ini$tra la claua, alza ndo l'altra mano $opra i Gemelli. Ma appre$$o la $ua pian ta è il Cane, poco lontano che per$eguita il Lepore. Ma al Montone, & ai Pe$ci, è $ot- topo$ta la Balena, dalla cui te$ta ordinatamente è di$po$to vn $ottile $pargimento di $telle, ad amendue i pe$ci, che Grecamente Hermidone è detto.
Plinio chiama commi$$ura de i pe$ci quella, che i Greci chiamano Hermidone, al tri l'hanno chiamata cinta, o ligame, altri lino, o filo percioche pare, che annodi la parte Setten trionale, con la parte meridiana. Hennidone vuol dire, piacere, o dilet- to di Metcurio, ma con difficultà $i tragge dal commento di Arato que$ta co$a.
Et per grande $pacio ver$o la parte di dentro $chiacciato il nodo dei Pe$ci tocca la $omma cre$ta della Balena.
Cioè il detto nodo entra molto dentro nella parte au$trale, & come i giri de'i $er- penti peruiene fino alla $ommità della cre$ta della Balena, può anche $tare, che nel latino non ci voglia e$$ere quella parola, Serpentium, ouero, che in luogo di Serpen- tium, dica pi$cium.
Ma il $iume Eridano con vna apar\~eza di $telle piglia il capo della $ua fonte dal $ini
$tro piede d'Orione. Ma quella acqua, che $i dice e$$ere $parta dallo Aquario $corre
tra la te$ta del Pe$ce Au$trale, & la coda della Balena. 10 ho e$po$to quelli $imula cri
di $telle, che dalla natura, & dalla mente diuina di$egnate come piacque a Democri
to inue$tigatore della natura, $ono $tate figurate, & formate nel mondo. Ma non tut
ti pero da me $ono $tati po$ti, ma $olamente quelli, dei quali potemo auuerure gli
Si e$cu$a Vitr perche non ha po$to tutte le constellationi, & figure, douendo parlarne come $i deue, $enza hauere alcun ri$petto al $uo Orizonte, & alla inclinatione del cielo, che è nelle regioni di quà dallo Equinottiale: & dice hauer voluto trattare di quelle imagini, & di quelle stelle, che ci$ono note per gli orti, & occa$i loro, dicendo che ne $ono alcune, che mai non $i leuano, & al@u- ne che mainon tramontano, & prende l'argomento dalla stella detta Canopo, laquale è vna $tella po$ta nel $eguente remo della naue, co$i nominata dall' I$ola Canopo, doue prima fu cono$ciuta. Quel li che $i parteno dalla Arabia Petrea ver$o l'Azania per dritto nauigando al meriggie vanno cõ tra la stella Canopo, che in que luoghi à nominata cauallo, & $i chiama in quella lingua $uhel, cioè incendio, & que $to per la moltitu dine, & grandezza del $uo $plendore, & de i $uoi raggi. Questa ri$plende (come dice Plinio) alla I$ola Traprobana. Era questa $tella al tempo di Tolomeo in gra di dieci$ette, min. dieci di Gemini, hà di latitudine Meridiana gradi $ettantacinque, & di de@li- natione gradi cinquantauno, min trentaquattro. Quefta $tella non $i vede in Italia, à Rhodi è Vici ni$$ima all'Orizonte vn quarto di $egno, pare alzatain Ale$$andria, & co$i più s'inalza a gli habi- tanti ver$o le parti meridiane. Ma chi vole$$e $apere quali $iano que le $telle, che $i po$$ino vedere $otto la inclination del cielo, doue $ono, faccia vna tauola dello Astrolabio, alla $ua eleuatione di polo, & nel centro di e$$a ponga vno piede della $esta & l'altro allar ghi fino all'Orizonte, & quel lo che è fuoriforza è che $ia $otto l'Orizonte. Quattro $telle po$te in croce $ono $egni dell altro po- lo, delle quali ne fa mentione 'Dante nel primo capo del purgatorio, doue chiamail $ito $ettentrio- nele vedouo perche è priuo di mirarle. Que$te quattro $telle $ono in vna macchia come è la via ga latea, non $ono po$te nelle imagini predette, nè meno nel zodiaco; inauiganti le chiamano crociere, & quella del piede è maggiore & più ri$plendente delle altre, per quella $i cono$ce quale è la te$ta, & quali $ono le braccia della croce, & quando il piede è $u l'orlo dell'orizonte, & che il capo è dritto, il pied $tà appartato dalpolo graditrenta, da que$ta $i prende l'altezza dell' altro polo, & $i piglia in modo che $el altezza, che die$$a $i piglia $arà di quella trenta, colui che la piglia $arà nel- lo equinottiale $e più di trenta, quel di più $tà appartato dalla equinottiale, alla parte di O$tro: $e meno, quel tanto stà appartato dalla linea alla parte di Tramontona, come è stato dai nauiganti di que mari oβeruato, conclude poi Vitr.
Del giramento del mondo intorno la terra, & della di$po$itione dei dodici $egni,
& della parte Settentrionale, & meridiana, delle $telle, come egli $ia per$etto, ne hò
dato ammae$tramento, imperoche dal girare del mondo, & dal contrario mouim\~e
to del Sole nei $egni, & dalle ombre fatte da Gnomoni, al tempo de gli equinotij, $i
tronano le ragioni de gli analemmi. Ma le altre co$e, cioè, che effetri habbianoi do-
dici $egni, & le cinque $telle, & il Sole, & la Luna, quanto appartiene alla ragione
della A$trologia $i deono concedere ai di$cor$i dei Caldei, imperoche è proprio lo-
ro il di$cor$o dei na$cimenti, perche po$$ono & le antipa$$ate, & le future co$e dalle
ragioni delle $telle far manife$te, & le loro inuentioni, che hanno la$ciate in i$critto,
dimo$trano con che $olertia, & con che acutezza d'ingegno, habbiano ragionato,
& quanto grandi $iano $tati quelli, che dalla natione Caldea $ono vennti, il primo
fu Bero$o, che nell'I$ola, & nella città di Coo $ede$$e, & ini apri$$e le $cole, in$egnan-
do la loro di$ciplina. Dapoi fu lo $tudente Antipatio, & Archinapolo, @lquale non
dal punto del na$cimento, ma dalla concettione la$ciò manife$te le ragioni delle na
tiuità. Ma delle co$e naturali Thalete Mile$io, Anaxagora Clazomenio, Pithagora
Le inuentioni dei quali hauendo $eguitato Eudoxo, Eudemo, Calli$to, Melo, Philippo, Hipparcho, Arato, & gli altri, trouarono per Astrologia, gli orti, & gli occa$i delle stelle & le $ignificationi delle tem pe$te, & le di$cipline de gli instrumenti detti parapegmi, & ai po$teri le la$ciarono. Le $cienze dei quali deono e$$ere ammirate da gli buomini, perche $ono stati di tanta cura, & dili- genza, che pareno molto prima con diuina mente annunciare le $ignificationi delle tempe$te che hanno a venire, per le quali co$e ai pen$ieri & $tudi di quelle $i deono attribuire tali inuen- tioni.
Conclude Vitr. quanto egl bà detto fin quì nè vi è da affaticar$i altrimenti, perche nel $eguente capo, $i dichiarerà minutamente ogni co$a al propo$ito. Parapegmi erano instrumenti artificie$i, coni quali $i trouaua il $ito delle $telle, per fare le natiuit à de gli huomini, come tauole d'A$trola- bio, horo$copi, & altre $imili co$e.
_M_Anoida quelli studi co$i douemo $eparare la ragione de gli Horologi, & e$plicare la breuità, & lungbezza de i giorni di me$e in me$e.
Vitruuio comincia dopo vna lunga di$gre$$ione, benche nece$$aria, a trattare
dello Analemma, che è fondamento della Gnomonica, & non c'in$egna in questo
trattamento di fare alcuno borologio, mà bene ci $cuopre la via, come $i po$$o-
no formare. Tolomeo fa vn trattato dello Analemma: & Federico Commandi-
no molto dottamente lo e$pone, & per questa, & per altra cagione $e gli deue bauere molte gratie;
poi che per vtilità commune eg li $i affatica. Io in que$to propo$ito ricono$cendo le bonoreuoli fati-
che $ue, lafciandogli però le dimo$trationi mathematiche, mi sforzerò quanto per me $i potrà fa-
cilmente dichiarire lo Analemma, & l'v$o di quello. Ripig liamo adunque da capo la vniuer$ale
intentione di Vitr. accioche più facilmente s'intenda quanto $i conuiene di quefta vtile, commoda,
& bonefta operatione. Intende adunque Vitr. trattare della $econda parte principale dell'Ar-
chitettura, che dai Greci Gnomonica è chiamata. La ragione di que$to nome è tratta dal Gnomo-
ne: & Gnomone vuol dire $quadra, @ co$a drizzata a $quadra. Soleuano gli antichi cono$cere le
parti del giorno, & le hore dalle lunghezze delle ombre gettate nel piano àa gli $tili in quello driz-
zati, & quella cognitione Gnomonica dal Gnomone denominarono. Perche il Gnomone dimostra-
tore delle ombre drizzato a $quadra, cioè ad anguli giusti $opra alcun piano daua inditio per via di
ombre delle hore, perche d intorno al Gnomone erauo di$egnate diuer$e ombre in diuer$i tempi del-
I'anmo, & in diuer$e hore del giorno. Que$ta di$egnatione era chiamata da gli antichi, Analemma,
qua$i ripigliamento, perche prima, che $i venga a fare alcuno borologio, bi$ogna pigliare in di$egno
gli e ffetti, che fail Sole, & il Gnomone con l'ombra, ne i piani oppo$ti, i quali piani $ono i luoghi do-
ue $i banno a fare gli horologi. Que$ta cognitione adunque del cor$o del Sole, & de gli effetti nel
mondo fatti per li $uoi raggi, per mezo delle ombre gettate dal Gnomone nei piani de gli horologi,
$i chiama Gnomonica: & la de$crittione, o di$e gno di quelle linee fatte dalla e$tremità de gli $tili, $i
chi. ma Analemma, & lo stile drizzato a $quadra $opra i piani, $i chiama Gnomone, ouero 5 chio-
tir, che vuol dire indagator dell'ombra come dice Vit. nel primo lib. al Cap. 6. Et $i come nelle ma-
niere difabricare i Tempij $i pigli a prima il modulo col quale $i mi$ura il tutto, co$i nel formare
de gli horologi bi$ogna fare lo Analemma, il quale è come modulo de gli horologi. Hora per più fa-
_Ma $e è tagliato altrimenti, ouero è tagliato a trauer$o con vno taglio egualmente di$tante al._
_la ba$a, ouero in altro modo $e è tagliato con vn taglio trauer$o egualmente di$tante alla ba$a, l'-_
_apritura di quel taglio dimostrerà vn circolo, $e veramente il taglio non $i farà per la cima lungo_
_l'a$$e, nè meno atrauer$o, allbora l'apritura di quel taglio dimostrerà vna linea piegata e torta, la_
_quale da Mathematici è detta $ectione, o taglio conico. Que$ta $i fà diuer $amente, & bà diuer-_
_$i nomi, come particolarmente ne diremo qui $otto. Et ci $eruiremo della facilità di Alberto_
_Durero, benche ci $iano, de gli altri modi. Dico adunque, che appre$$o le predette $ectioni,_
_o tagli, ve n'è vno, che taglia il cono egualmente di$tante all' a{$s}e del cono, ne è anche vno, che ta-_
_glia il cono con vn taglio egualmente di$tante al lato del cono, et finalmente vn'altro, che ta-_
_glia il cono al trauer$o, che non toglie co$a alcuna della ha$a del cono, ma bene le è più vici-_
_no in vna parte, che nell'altra, le apriture di questi tre tagli dimostrano alcune linee piega-_
_te, che non $ono circoli, nè portioni di circoli, et $i chiamano diuer$amente, perche quel ta-_
_glio. che è egualmente distante all'a $$e fa nell'apritura $ua la linea detta hiperbole, quello, che_
_taglia il cono con vn taglio egualmente di$tante ad vn lato del cono,_ fa nell'apritura $ua vna li-
Piglia dalla pianta la lunghezza della linea g h. & riportala in vn piano; & cada ad anguli giusti $opra quella vna linea tanto lunga, quanto ò il taglio f g. nel cono, & la cima $ua $ia f. Par- ti$ca$i poi la detta linea in tante parti in quante è diui$a la linea del taglio f g. nelcono, & $iano $egnate quelle diui$ioni con i numeri corri$pondenti, & per quelli pa$$ino linee egua mente di$tanti alla linea g h. come vedi $opra que$te linee egualmente distanti $i hanno a riportare i tagli pro- portionati dal fondamento. Et però $opra la linea $egnata 11. $i riporta dal fond amento la lun- ghezza $egnata nella linea 11. dalla irconferenza corri$pondente, & il $imile $i fa delle altre li- nee, & finito, che hauerai di $egnare quelle linee proportionate della parabola, legherai con vna li- nea tutti quelli punti, & a questo modo $arà formata la parabole, come dimo$tra la figura, con quel la intellig entia daitagli, & dai fondamenti delle altre linee potrai $olo guardando nella figura cono$cere quanto $i deue fare, per tirare proportionatamente, & la hiperbole & la elli$$e.
Hora perche $i $appia a che fine $iano $tate proposte que$te figure io dico, che il Sole girando di
giorno in giorno wandai raggi $uoi nel Gnomone, la cima del quale imaginaremo, che $ia la ci-
ma del cono, & il circolo, che fail Sole $ia la ba$a del cono, & iraggi che $i parteno dal corpo
del Sole $ia quella linea, che girando$i a torno de$criua il cono, $e vorremo ben con$iderare que-
$to effetto, che fà il Sole con i ragginel Gnomone, ve deremo, che egli fa vna $uperficie conica,
perche e vna $uperficie fatta didue $uperficie oppo$te per la cima del cono, l'vna è dal circolo,
che fa il Sole fin alla punta del Gnomone l'altra è dalla punta del Gnomone in giù nella parte op-
posta, la quale anderebb@ in infinito, $e non gli $i opponi@{$s}e vn piano. Et perche que$to piano $e
gli oppone diuer$amente, & taglia quei raggi della $uperficie conica inferiore, però bi$ogna con$i-
derare la proprietà di que tagli; perche fanno diuer$e linee. Piano intendo il piano $oprail
qual $i fa l horologio, il qual piano, hora è egualmente distante dall'Orizonte: come $e voglia-
mo fare vn horologio, in terra piana, hora è drizzato $opra l'Orizonte, ouero ad anguli dritti, co-
me $ono i muri de g@iedificij. Ouero è piegato come i tetti delle ca$e, & perche que$ti piani $e-
guitano la diuer$ità de gli Orizonti, però tagliano diuer$amente la $uperficie conica. Dal che
ne na$ce, che l'ombra della cima del Gnomon: in detti piani, hora de$criue vna liaea dritta, hora
vn circolo, hora la parabole, hora la hiperbole, hora la ellip$e, il che come $ia dirò breuemen-
Et però $aranno terminate dal taglio commune di quel piano dell'horologio, &
dello equinottiale, come praticando $i cono$cerà chiaramente. Girando adunque il
Sole nello equinottiale, & mandando i raggi $uoi alla cima del Gnomone, l'ombra,
che viene dalla detta cima de$criuerà in ogni piano eguale vna linea dritta, la quale
$arà egualmente di$tante al taglio commune dello equinottiale, & di quel piano do
ue $i $tende lombra, che è il piano dell'horologio. Ma perche il Sole per lo mouim\~e
to del primo cielo fa ogni giorno vn circolo egualmente di$tante dallo equinottia-
le, & per lo obliquo $uo mouimento s'allontana dallo equinottiale: però non e$$en-
do egli nell' equinottiale può auuenire, che il piano, $opra il quale è mandata l'ombra
dalla cima del Gnomone $i tagli con quel circolo, per lo quale il Sole $i gira, & può
anche e$$ere, che non $i tagli. Imaginiamo, che il Sole ogni giorno $alendo, & giran-
do la$ci nel cielo i ve$tigij del $uo cãmino come di fuoco, & de$criua vn circolo, que
$to circolo ouero $arà tutto $opra terta, ouero parte $otto, & parte di $opra. Se $atà par
te di $otto, & parte di $opra, il che non è altro, che tagliare il piano dell'horologio, al-
lhora la e$tremità dell'ombra del Gnomone de$criuerà nel piano la hiperbole, ma
$e quel circolo $ara tutto di $opra, ouero toccherà il piano, ouero non lo toccherà. Se
lo toccherà l'ombra del Gnomone, de$criuerà nel piano la linea detta parabole. Se
non lo toccherà ouero al piano dello horologio $arà egualmente di$tante, ouero
nò. Se $ara egualmente di$tante, l'ombra de$criuerà nel piano vn circolo, $e non $a-
rà egualmente diftante, ma più vicino in vna parte, che nell'altra, l'ombra della cima
del Gnomone de$criuerà nel piano la linea ellip$e, nè ci deue sbigottire le nouità
di que$ti vocaboli, quando $ia in poter no$tro int\~edere molto bene le co$e cõ e$$em-
pi materia li però e$$otto, che coni circoli della $pera $i prom quanto ho detto, pon\~e
dogli $opra qualche piano con quelle portioni che $tanno $opra diuer$i Orizonti, &
drizzãdo il Gnomone che nella cima habbia vna orecchia mobile per la quale po$-
$i pa$$are vn filo di ferro $ottile, il quale po$$i peruenire alle circonferenze de i circo-
li della $pera & girar$i $tando il ferro nella cima del Gnomone dentro l'orecchia co
me vedi nella $ottop@ $ta figura, doue a. e la cima del Gnomone, con la $ua orecchia
b c d. il circolo $opra la terra, per il quale c'imaginiamo, che il Sole caminief il filo
Manoi da queli $tudi co$i deuemo $eparare la ragione de gli horologi, & e$plicare le breuità, e le lunghezze dei giorni di me$e in me$e, imperoche il Sole al tempo dello equinottio raggirando$i nel Montone, o nella Bilancia dinoue parti del Gnomone otto ne fa di ombra in quella inclinatio- ne, che è a Roma. Et in Athene tre parti $ono dell'ombra di quattro del Gnomone, ma a Rhodi a $ette cinque ri$pondeno, a Taranto noue ad vndici, in Ale$$andria tre a cinque, & co$i in tutti gli altri luoghi altre combre equinottiali ad altro modo per natura $i truouano $eparate.
Diuer$e $ono le lunghezze delle ombre al tempo dell'equinottio nel mezo dì $ecõ
do la diuer$a inclinatione del cielo. per inclinatione Vitr. intende il ri$petto, che ha
il polo $opra l'Orizonte ouero la eleuatione dello equinottiale o latitudine, che $i di-
ca, & di$tanza dal punto, che ci $ta $opra la te$ta, perche quanto più l'huomo $i parte
dalla linea equinottiale, tanto più $e gli leua il polo, & abba$$a la linea. come $i vede
nella $otto$critta figura doue $e poneremo la linea † $otto il punto q. che è il punto
che $ta $opra la te$ta, i poli c. & f. $aranno nel labro dell'Orizonte. $egnato g h. ma $e
poneremo il punto † $otto il numero 10. vederemo, che il polo c. $arà $opra l'Orizon
te leuato al numero 10. che vuole dire dieci gradi, che tanti $ono a punto, quanti il
Et però in ogni luogo, che noi vorremo faregli borologi, douemo pigliare l'ombra equinottiale.
Comincia Vitr. ad in$egnarci, come $i habbia a fare lo Analemma; & perche vn $o lo Analemma non ci può $eruire per tutto, $e non quanto appartiene a quelli circoli, che $ono communia tutti gli Analemmi (come io ho di $opra) perche $ono differen ti le ombre equinottiali; però ne piglia vno, che c'in$egna di fare quello, che $erue a Roma. dãdo prima vna regola generale, che in qualũque luogo volemo fare gli horo logi, bi$ogna auuertire all ombra equinottiale, & intende di quell'ombra, che $i fa $ul mezo dì dal Gnomone al tempo dell'equinottio, per che dalla detta ombra $i piglia anche la ragione dell'ombra Meridiana fatta, quando il Sole entra in altri $egni, co- me ci $arà manife$to qui $otto.
Et $e $eranne, come è a Roma, noue le parti del Guomone, & otto le parti dell' ombra, egli $i farà nel piano vna linea, dritta, $opra la quale ne cadera vn'altra a $quadra, che $i chiama Gnomone, & dalla linea del piano da piedi del Gnomone $i mi$urano noue $patij fin alla cima, & doue termina la nona parte in $u quel punto $i faccia il centro con la lettera a. & apertala $e$ta da quel centro alla linea del piano a piedi del Gnomone doue $arà la lettera. b. $i faccia vn circolo, he $i chiama il Me ridiano. Dapoi delle noue parti, che $@no dal piano alla cima del Gnomone, la doue è il centro $e ne pigliano otto, le quali $i $egnano dal piede del Gnomone $opra la linea del piano, doue è la lettera. o questo termine $arà dell' ombra Meridiana equinottiale del Gnomone & da quel $egno doue è la let tera. c. per lo centro. a. $ia tirata vna linea doue $erà il raggio equinottiale del Sole.
Lo Anal\~ema per Roma $i fa in que$to modo, prima egli $i tira vna linea in vn pia-
no, la quale non è Orizonte, ma è quel piano $opra lo quale è drizzato il Gnomone,
& è il piano dell'horologio egualm\~ete di$tante all'Orizõte: $opra quella linea del pia
no $i drizza il Gnomone di quella grãdezza che l'huomo vuole, poi $i fa centro la ci-
ma del Gnomone, & allargata la $e$ta quãto èlungo il Gnomone, $i fa vn circolo che
rappreienta il Meridiano, $opra il quale s'imagina, che $ia il Sole nel mezo dì al t\~epo
dello equinottio Hauemo dunque fin hora il piano, doue batte l'ombra, il Gnomo-
ne, che fa l'ombra, & il Meridiano, nel quale $i ha da ritrouare il Sole. Bì$ogna poi pi-
gliare la lunghezza dell'ombra, il che $i fa in que$to modo (parlando della inclinatio-
ne di Roma) $apendo$i, che di noue parti, nelle quali è diui$o il Gnomone, otto $i dã-
Allhora allargando la $e$ta dal centro alla linea del piano $i $egnato con egual distantia dalla $inistra doue è la lett era. e. & dalla de$tra doue è la lettera i. nell'ultimo giro del circolo, & per lo centro $ia tirata una linea in modo, che $i facciano due eguali $@micircoli; que$ta linea dai Ma- ihematici è detta Orizonte.
Poteua dire in due parole quello, che ha detto in mol te, cioè volendo formare l'O- rizonte tira vn o diametro, che pa$$i per la cima del Gnomone, & $ia egualmente di- $tante alla linea del piano. auuertirai nella figura, che la lettera e. & i. per inauuer ten za della $tampa deueno e$$er mutate. imperoche la e. deue e$$ere doue è la i. & la i. doue è la e.
Dapoi egli $i deue pigliare la quintadecima parte di tutta la circonferenza, & la doue il rag- gio equinottiale taglia il Meridiano, doue $arà la lettera $. iui $i ha da ponere la $e$ta, & $egnare dalla destra, & dalla $inistra, doue $ono le lettere g. & h. & poi da questi punti, & per lo centro $i hanno a tirare le linee fino alla linea del piano, doue $ono le letterer. & t. & a que- $to modo $arà il raggio del So@e uno della state: & l'altro del uerno.
Vitr. vuole porre nel $uo anal\~e. @a il raggio del Sol$titio, e della bruma, che $ono gli
_I_ncontrala lettera e. $arà la lettera i. doue la linea, che paβa per lo centro tocca la circonferen za, & contra g & b. $aranno le lettere k. & l & contrac. & f. & a. $arà la lettera n. allhora poi $i deono tirare i diametri dag. ad l. & da b. a K. & quel diametro che$arà di $otto $arà della parte estiua, & quello, che $arà di $opra $arà della parte del verno.
I termini dell'Orizonte $ono e & i. i termini de i tropicig & h. che deono e$$er cõ giunti con linee alla parte oppo$ta ne i pũti K & l. & quelle linee Vitr. chiama diame tri, perche hanno ad e$$ere diametri de i loro circoli, come $i vederà. però dice.
Que$ti diametri $i deuono partire e gualmente nel mezo doue $aranno le lettere m. & o. & iui $i deuono notare i centri, & per quelli, & per lo centro $i deue tirare vna linea alla e$trema circon- ferenza, doue $aranno le lettere p. & q. que$ta linea caderà drittamente $opra il raggio equinoitia- le, & per ragioni Mathematiche que$ta linea$arà chiamato Aβe. & da gli i$te$$i centri allargata la $e$ta alle e$tremità de'diametri, $i de$criuino due $emicircoli, de'quali vno $arà per la parte del la $tate, l'altro p r la parte del verno.
Ecco che a poco a poco Vitr. ci rappre$enta la $phera con tuttii circoli neceffarij allo Analemmã. E adunque l'a$$e, & il perno del mondo q m a o p. il tropico del Can cro $opra il diametro r o K. il tropico del Capricorno $opra il diametrog m l. il rag- gio dello equinottiale c f a n. l'Orizonte ea i. il meridiano f q n p.
Dapoi in qvelle punti, doue le linee egualmente distanti tagliano quella linea, ch'è cbiamata Ori zonte, nella piùdestra parte $arà la lettera s. nella più $ini$trhla lettera u.
Cioè doue i diametri de'tropici tagliano l'Orizonte $ia $egnatos. da vna parte, & u dall'altra, & quiui fi deue auuertire, che quelli tagli dimo$trano quanta circonfer\~e za di quelli circoli $ta $opra l'Orizonte, & quanta $ta di $otto, dalche $i comprende la lunghezza del giorno maggiore, & del minore, che $ia in quella inclinatione, per la quale $i fara l'@iorologio.
Ft dalla de$tra parte divno $emicircolo, doue è la lettera g. bi$ogna tirare vnaline a egualmente di$tante allo a$$e, fin al $inistro $emjcircolo, doue è la lettera. h. & que$ta linea $i chiama lacotomus.
Cioè linea, che parti$ce o taglia la larghezza, ouero la p$ondità, ĩperoche ella vada vno tropicoall'altro, et abbraccia tutto lo $pacio della declinatione ouero appartam\~e to del $ole dall'eqnottiale, nel quale $patio hãno a $tare i raggi del $ole di me$eĩ me$e.
Et allhora $i deue ponere il centro del compa$$o, doue quella linea egualmente distante allo aβe è tagliata dal raggio equinottiale, doue è la lettera x. e $i deue allargare $in doue il raggio e$tiuota glia la circõferenza, doue è la lettera h. & dal centro equinottiale allo $pacio e$tiuo $i faccia la cir- confer\~eza del circolo men$ale, ilquale è detto Monacho. & a que$to modo $arà formatolo Anal\~ema
La linea della larghezza detta lacotomus, è diametro di \~ql circolo, dalquale $i tro- uano i raggi meridiani di me$e in me$e, ilquale è detto monachus, & io pen$o che vo glia dire Minachos, come quello, che cõtenga i raggi meridiani di me$e in me$e. altri lo hanno chiamato miniæus, che Vit. dice m\~e$truo, & io ho detto men$ale. que$to cir colo adunque $i fa mett\~edo il piedi del cõpa$$o doue la linea della larghezza detta la cotomus taglia il raggio meridiano equinottiale, & allargãdolo ad vno de i punti del la maggior declinatione, ouero appartam\~eto del Sole dallo equinottiale. Que$to cir colo $i diuide in dodici parti eguali, $e vogliamo $olam\~ete i raggi meridiani di $egno in $egno, perche volendo i raggi meridiani del mezo de i $egni, o di dieci in dieci gra di, o più o meno, bi$og nerà partire il detto circolo in più parti $ecõdo il propo$ito no $tro. Diui$o adũque il detto circolo in dodici parti, $i deue tirare per cia$cuna diui$io- ne corri$pondente a i diametri de glialtri $egni, alla circõfer\~eza del meridiano, egual mente di$tanti alli diametri de i tropici, & doue quelli diametri toccheranno il meri diano, iui $aranno i punti, da i quali per la cima del Gnomone $i tireranno le linee, & i raggi fin alla linea del piano, & in que$to modo $arà formato lo Analemma.
Dapoi che baueremo de$critto lo Analemma con la $ua dichiaratione, o per le linee del verno, o per le linee e$tiue, o per le equinottiali, o por le di me$e in me$e: Allhora $i deuono di$egnare le ragio ni delle hore da gli Analemmi. & in quel ca$o ci $aranno molte varietà, & maniere di horologi, & con queste artificio$e ragioni $aranno de$critte.
Non $olamente da i raggi equinottiali egli $i può cominciare a fare gli analemmi, ma da qualunque altro raggio di $egno. perche $e egli $i pig'ia il raggio e$tiuo, o quel lo del verno, nella $ua altezza meridiana, egli $i $a, che il raggio equinottiale è lontano da quelli gradi venti tre, & mezo, e $ap\~edo$i la declinatione d'ogni raggio dallo equi- nottiale, $i può facilmente da vn raggio ponere gli altri.
Ma di tuttele figure, & de$crittioni di tutte quelle varietà, è vn $olo effetto, cioè che il giorno equinottiale, il brumale, & il Sol$titio $ia partito in dodici parti.
Vitr. chiaram\~ete dimo$tra ĩ que$toluogo che gli antichi v$auano di partire il giot no o lũgo, o breue ch'egli fu$$e, in dodici parti: però faceuano gli horologi cõ que$ta int\~etione, di dimo$trare le dodici parti del giorno. ilche anche $i caua dalle $acre lette re, doue $i dice, interrogãdo: nõ $ono dodici le hore del giorno: \~q$te hore $i chiama- uano chicriche, e mirauano al dominio de'pianeti in quelle hore: & altri le hãno det te hore planetarie, altri hore in eguali. ma la$ciamo i nomi, & vegnamo alle co$e. Di tutte adũquele figure, e de$crittioni di tutte \~qlle varierà è vn $olo effetto. ma di quali varietà intende Vitr. $e vna $ola $orte di hore $i pone? Ri$põdo, che $e bene v$auano vna $orte dihore la varietà na$ceua da'piani, ne'quali $i formauano gli horologi, e dal le figure, che piaceuano ad alcuni inu\~etori, come dirà Vit. nel $egu\~ete cap. ma come dallo Anal\~ema $i caui \~q$to $olo effetto, che egli dice, cioè, che il giorno equinottiale, quello del verno, che egli dice brumale, e quello della $tate, ch'egli chiama Sol$titio, $ia partito in dodici parti dirò di$tintam\~ete, poi ch'hauerò vdito l'e$cu$atione di Vit.
Lequali co$e non impaurito dalla pigritia ho la$ciato a dietro, ma perche $criuendo io molte co$e non offende$$e. Ma $olamente e$ponerò, da chi $ono state ritrouate molte $orti & molte de$crittioni di horologi: nè hora io po$$o ritrouarne altre da me, nè mi pare conueniente, che io debbia @$urpa- re quelle de gli altri, & attribuirle a me: & però io dirò queste co$e, che ci $ono state la$ciate, & da chi $ono $tate ritrouate.
Ecco la mode$tia grãde di Vit. & la cãdidezza dell'animo $uo, dallaquale $ono mol
ti molto lõtani a'dì no$tri: ne' quali vedemo tãti quadrãti, raggi, anella, regole, cilin-
dri, horo$copi, planisferi, torqueti, hemicicli, balle, horologi, e in$trum\~eti, che gia tate
centinaia d'anni $ono $tate ritrouate, e pure cõ nuoui argom\~eti, e titoli, & aggiũte di
poca importãza $i dãno in luce, come proprie, e nõ più imaginate da altri: e tant'oltre
è andata la inui dia, ouero la $uperbia di a lcuni, che $e bene hãno inte$o mirabilm\~et
Ecco adunque gli effetti, che fa il verticale mobile, & a che fine egli $ia imagina- to. que$ti due anguli $ono nece$$arij al fare de gli horologi ne i piani orizontali, per chea que$ti piani ci $erue la lunghezza dell'ombra, &la latitudine.
Hora vegnamo al meridiano mobile, e facciamo che anch'egli ritroui il Sole a
$irocco, partendo$i dal meridiano fermo. Que$to anche farà due anguli, de i qua-
li, quello di linee dritte è fatto dal raggio de l Sole, e dal diametro del meridiano, la
cui circonferenza è compre$a dal punto del meridiano fermo al punto, doue $i tro-
ua il Sole. ilche determina l'altezza del Sole $opra il piano verticale. Ma l'angu-
lo fatto da i piani di que'circoli è compre$o dalla declinatione del meridiano mobile
dal meridiano fermo nel circolo verticale, e l'vna e l'altra di que$te circonferenze è
nece$$aria p determinare il $ito del raggio, come nel piano verticale, alquale & il me
ridiano fermo, & il mobile $ono dritti, per che dal re$tãte della circõfer\~eza cõpre$ao
che cõpr\~edel'angulo tutto di linee dritte, $i $a l'altezza del Sole $opra il piano dell'ho
rologio verticale, e dalla circõfer\~eza, che cõprende l'angulo fatto da quelli piani me
ridiani, cioè del mobile, e del fermo, nel verticale $i $a in qual parte pieghi l'õbra fatta
dal Gnomone nel piano verticale. Finalm\~ete ven\~edo all'orizõte mobile, e facciamo,
ch'egli $i leui a $irocco fin doue è il Sole; io dico che anch'egli $arà due anguli. quello
di linee dritte $arà fatto dal raggio del Sole, e dal diametro dell'equinottiale, ch'è lo
i$te$$o col diametro dell'orizõte, e ci darà l'altezza del Sole & è cõ\~p$o dalla circõfer\~e
za, doue $i troua il Sole, fin al pũto del diametro dell'orizõte, e \~qllo faito da que' due
piani, cioè dell'orizõte mobile, e del fermo, è cõ\‘pre$o nella circõferenza del meridia
no tra'l pũto doue è il Sole & il pũto doue il meridiano taglia l'orizõte ei darà la par
te doue piega l'õbra, nel horologio fatto nel piano del meridiano, e tãto $ia detto d'in
torno a gli effetti, & alla nece$$ità di que' tre piani $i fermi come mobili, e de i loro an
guli sì di linee dritte, come di quelli piani, e dell'u$o loroa diuer$i piani di horologi-
Hora venirò alla de$crittione dell'Analemma, & dimo$trerò il modo di fare lo Ana
lemma el v$o diquello, $econdo il mio primo propo$ito, e$ortando quãto più po$$o
cia$cuno alla cõ$ideratione, & alla pratica delle $opradette co$e, perche l'huomo po$-
$a $icuram\~ete por$ialla operatione $ap\~edo i principij del'e co$e. Sia fatto vn circolo, il
quale ci $erua per meridiano, & $ia a b c d. nel centro e partito in quattro parti egua-
li per due diametri, a d. & b c. & $ia a d per lo diametro dello equinottiale, & b c.
per l'a$$e del mondo, $i che b. $ia per lo polo di $opra, & c per lo polo di $otto. fia
Hora $i dimo$trerà come dallo Analemma $i cauã il modo di fare gli horologi
ne i piani Verticali. Gia detto hauemo, che il piano Verticale è quello, che $epa-
ra la parte Meridiana. dalla $ettentrionale, & però gli horologi fatti in quel pia-
no, che rappre$enta il Verticale, riguarderanno al mezo dì, & al Settentrione.
Si come adunque nel de$criuere gli horologi ne i piani egualmente di$tanti ci
$iamo $eruito di due circonferenze, per $apere, & la lunghezza delle ombre, &
la larghezza Orizontale; co$i nella de$crittione de gli horologi fatti nel piano Ver-
ticale ci $eruiremo di due altre circonferenze, l'vna delle quali ci dimo$trerà l'al-
tezza del Sole in ognihora $opra il detto piano, dalla quale $i cono$cerà la lunghez
Hora per ritrouare gli archi Verticali cioè le circõferenze, che dimo$trano le lar-
ghezze dell'ombre $opre il piano Verricale, bi$ogna tirare da i punti L. linee egual-
mente di$tantial diametro a e b. che ca$chino ad angoli dritti $opra il diametro del
Verticale g e d. ne'punti p h. & peruenghino alla circõferenza del Meridiano. Et
poi ponere vn piede del compa$$o ne i punti L. & l'altro nelli punti K. & riportare
quelle lunghezze ad vna $opra le linee trauer$e $egnate p. ponendo l'vn piede nelli.
punti p. & l'altro $opra le dette linee: & doue terminano $egnate q. hora $i deue
ponere la riga $opra il centro e. & $opra i punti q. ad vnoad vno, & doue le linee,
che pa$$ano per li punti q. tagliano la circonferenza a g. iui far punto r.le circonfe-
renze adunque & gli archi tra'l Verticale doue è g. & ipunti r. $onole circonfe-
Gli horologi fatti nel piano del Meridiano $i pigliano dallo Analemma come gli al
tri, & perche l'officio del Meridiano è di $eparare la parte di Leuante, dalla parte di Po-
nente, però an che di que$ti horologi l'vno riguarderà a Leuante, & l'altro a Ponente. Et
per fargli ci $eruiranno due circonferenze, delle quali l'vna (come hauemo detto) ci mo
$trerà l'a ltezza del Sole $opra il piano del Meridiano, dal che $i caueranno le lunghezze
dell'ombre. L'altra ci mo$trera le larghezze dell'ombre, $econdo le di$tanze del Sole, dal
detto piano, & que$ta citcon$erenza $i chiamerà Meridiana, & quella $ecõdo gli antichi
$epartita in no$tra lingna, & ectemoria in Greco, qua$i di $ei parti, $econdo $ei $iti, che ha
l'Orizonte mobile ri$petto alle hore de gli antichi. Sia adunque fatta la diui$ione de i
tropici. come nello Analemma si de $emicircoli, come de' diametri, & le portioni delle
hore ne' $emicircoli $iano cõ i numeri de$te hore de gli antichi notate. Sia il $emicircolo
del Capri corno di $otto $ognato x y. & il $un icirocolo del Cãcrodi $opra, $egnato z. &. &
la doue $oprai diametri de'$emicirco li termin ano le linee delle hore $ia po$ton. Per $ape
re adunque le circon$erenze Meridiane per la larghezza dell'ombre, bi$ogna tirare linee
dal centroe. che pa$$ino perli punti n.e peruenghino alla circon$er\~eza del Meridiano a
b c d. come per e$emp o tirerai vna linea occulta dal c\~etro e. che pa$$iper lo primo pũto
n. della linea delle hore prima, & vndecima, e che peruenghi alla circõferenza al pũto o.
l'arco adunque, e la circon$erenza a o. è l'arco & la circon$erenza Meridiana della pri-
ma, & della vndecima hora. Similmente $e dal centro e. per lo punto del $econdo n. ch'è
dell' hora decima, e $econda, pa$$erà vna linea $in alla circon$erenza al punto i. la circõfe
renza ai.ci $eruirà per la di$tanza, e per la latitudine dell'ombra della decima, & della
$econda hora. que$to modo $i caueranno le circon$erenze d'hora in hora, & a n. $ara
la circonferenza Meridiana del e hore terza, e nona. a. l. delle hore quarta, & ottaua. a r.
delle hore quinta, & $ettima. Ma la $e$ta hora, ch'è l'hora Meridiana, nõ cade $apra quel
piano, perch'è il piano i$te$$o. Ma gl'archi, & le circon$erenze $epartite, per l'altezza del
Sole, & lunghezza dell'ombre $ipigliano in que$to modo. Sia centro il primon. & $patio
n. 11. 1. & $tando fermo il piede del compa$$o nel centro n. $ia voltato l'altro piede $opra
il Meridiano, & fatto punto II. I. la circonferenza, che $ata tra II. I. & lo punto o $arà
la circonferenza $epartita delle hore prima, & vndecima. po$to poi il centro nel$econdo
n. & i$patio n. 10. 2. $tãdo fermo il piede nelpunton. & voltato l'altro, $ia $e gnato $opta'l
Merid ano 10. 2. & la circon$erenza compre$a tra 10. 2. & il punto e. $arà l'arco dell'al-
tezza del ole $opra detto piano. con $imile via $i piglieranno le circõ$erenze $epartite
dell'altre hore, sì nel tropico del Capricorno di $otto, come nel tropico del Cancro di$o-
pra, come vedi nella $igura $egnata A, e per accõmodare nell'horologio le dette circon-
Gia $i $ono i$pediti gli horologi fattinelli piani dell' Orizonte, del verticale, & del Me ridiano con l'aiuto delle circonferenze, & de gli angoli dimo$tratori delle lunghezze, & delle larghezze dell'ombre: hora $i dimo$trerà il modo di fare gli horologi nel piano del lo equinottiale, il che $arà $acile, & diletteuole. Sia il Meridiano a b c d. con i diametri a c. b d. che $i taglino ad angoli dritti, & $ia a c per lo diametro dello equinottiale, $o- pra il quale $iano i diametri; de gli altri circoli egualmente di$tanti, come è nello Ana- lemma. f K. il diametro del Cancro, & del Capricorno h m. de Gemelli, & del Sagitta- rio. g i. del Toro, & della Vergine. Sia $opra la linea e b.pre$a la lunghezza del Gnomo nee z. & per lo punto z. pa$$i la linea lo. $opra la quale per lo centro e. dalli punti f h g. cadino le linee get. h e $. f e r. $i che z r. $arà la lunghezza dell'ombra, quando il Sole $a- rà nel tropico del Cancro, ouero del Capricorno. z $. nei Gemelli, & nel Sagittario. z t. nel Toro, & nella Vergine. Piglia poi dal a figura A. lo $patio zt. & fa il circolo a b c d. $opra il centro e, dentro del quale ne farai vn'altra pre$a la di$tanza a $. dalla figura A. & quello $arà f g h i. dentro del quale ne farai vn'altra pre$a la di$tanza z r. dalla figu- ra A. & $ia quello K l m n. que$titre circoli rappre$entano nel piano equinottiale i cir- coli dei $egni pre$i nella figura A. per le lunghezze delle ombre fatte nella linea del pia no l z o. Sia poi diui$o il minor circolo in due parti di$eguali, $i che la maggiore $ia K l m. per la portione del Cancro, che $ta $opra l'Orizonte, & la minore K n m. per la por- tione del Cancro, che $ta $opra l'Orizonte, & la minore K n m. per la partione del Capri corno, & tirata la'linea K m. $i che gli e$tremi $uoi tocchino la e$trema circon$erenza del circolo maggiore nei punti a c. que$ta linea a f K m h c. $arà il taglio commune di quel piano, & dell'Orizonte. Per $egnare adunque l'horologio, $e vuoi le hore antiche, partirai cia$cuna portione in dodici parti cominciando dal taglio di quel piano con l'Orizonte nel minor circolo da m. & nel maggiore dal c. & legherai i punti del circo- lo maggiore con quelli del minore. Ma $e uorrai le hore dal mezo dì comincia la tua di- ui$ione dal Meridiano nel b. del circolo maggiore, & nello l. del minore. Et $e vuoi le hore dall'occa$o comincia a partire dal punto. c. del circolo maggiore, & dal punto m. del minore $i di $otto come di $opra. come $i è fatto ne gli horologi fatti nel piano egual mente di$tante all'Orizonte. il riuer$o di que$to horologio ti dimo$trerà le hore pre$e dal na$cer del Sole. & $e uole$$i le hore del circolo egualmente di$tante all'Equinottiale ne i quindici gradi di Ariete o di Vergine, bi$ognerobbe ponere nella figura. A. il diame tro diquel circolo, doue è la lettera. q. & dal punto. q. far pa$$are vna linea perlo centro. e. fin alla linea del piano l z o. & pigliare la lughezza dell'ombra, e $arne vn circolo d'in- torno a gli altri, & partirlo all'i$te$$o modo, e prolungare le linee delle hore alla $ua cir- con$erenza, & in que$ti $opra detti horologi, ne $aranno due, vno che riguarderà al polo di $ot- di $opral, il quale è po$to nella portione a b c. & l'altro, che riguarda al polo di $ot- to che è po$to nella portione a d c. & nell'vno & nell'altro $i pone il Gnomone ad ango- li dritti nel centro e.
Fin hora hauemo e$po$to come dallo Analemma $i cauano gli horologi, che $i fanno
ne i piani egualmente di$tanti a i circoli fermi, cioè orizonte, verticale, & meridiano; $e-
guita, che $i dimo$tri, come ne gli i$te$$i piani de i circoli gia detti, che $i muoueno, $i $an-
no gli horologi, che piegati, ouero incilnati $i chiamano; perche ri$petto ad alcun piano
de i circoli fermi non gli $ono ad angoli dritti. Ecco lo e$$empio. L'horologio $atto $o-
pra il piano verticale mobile, ri$petto all'orizonte fermo gli è ad angoli giu$ti, ma ri$pet
to al meridiano fermo, & al verticale fermo, non gli è da an goli giu$ti $imilmente l'horo
logio $atio $opra il piano dell'Orizonte mobile ri$petto al meridiano $ermo gli è ad an
goli giu$ti, ma ri$petto all'Orizonte fermo non gli cade $opra ad angoli giu$ti, Finalmen
te l'horologio $atto $opra il piano del meridiano mobile, non cade ad angoli dritti, nè
$opra l'orizotite $ermo, nè $opra il meridiano $ermo. Connengono tutti gli horologi ie
gati in que$to, che Iono doppi. cioè $i po$$ono fare ne' piani oppo$ti, cioe di$otto, e di $o-
_EG_li $i dice, che Bcro$o Caldeo ritrouò l'horologio, che $i caua da vn qu@drato, & $er- ue ad vna inclinatione di c: elo. La $cafa, ouero lo bomi$pero Ari$tarco Samio. il mede$imo ritrouò il Di$co nel piano. in Ragna fu inuentione di Eudcxo A$tr no- mo, altri dicono d' Apollonio: il Plintho, ouero il Lacunare, ch'è ancho nel circo Flamminio, di Scopa Siracu$ano: Parmenione fece gli horologi $econdo le rola tio- ni delle i$torie: Ad ogni Clima Theodo$io, & Andrea fecero gli horologi. Patrocle ritrouò il Pele- cino; Dioni$oporo il Cono, Apollonio la Faretra, & altre maniere trouarono i $opra$critti, & al- tri, come è Gonarche, l'Engonato, & l' Antiboreo, & co$i dalle maniere predette molti la$ciarono come $i haue$$ero a formare gli horologi da viaggio, & che$tanno appe$i. da i libri de' quali, $e al- cuno vorrà, (pure, che $i $appiala de$crittione de gli. Analemmi) potrà ritrouarne le de$crittioni.
Gli horologi ritrouati da gli antichi, & po$ti quiui da Vitr. $i po$$ono imagiuare da
quelli, che intendeno bene i circoli della $pera, & che $anno la ragione de gli Analemmi
perche poi puo cia$cuno accõmodargli qualunque $orma g'i piace. Bero$o (come io $ti-
mo) trouò l'horologio canato in vn quadrato con i circoli paralleli, e le hore ad vnaele-
uatione. $i come Ari$tarcolo $ece in vna meza $pera; che noi per fare gl'horologi v$iamo
come in$trumento, volendo fare gli horologi in piani diuer$i. il di$co era vn va$o caua-
to, ritondo, ma non di, fatto ri@õdo come è lo hemi$pero. l' Aragna, il tronco, e gli altri ho
rologi che $i chiamano con que$ti nomi, che rappre$entano $orme naturali, ouero arti$i-
ciali, de'quali altri a'di no$tri ne hãno fatto $otto $orme di $oglie d'alberi, di croci, di $tel
le, dinaui, e noi d'animali quadrupedi, e di vccelli, $i fanno con le ragioni della eleuatio
ne del Sole, delle proportioni dell'ombre, e de gli archi orizontali. di que$ti gli Anal\~emi
$ono al volgo a$co$i, $i come $ono a$co$e le virtù delle ruote e cõtrape$ine gli in$trumeti:
ma $olo $i vede di $uori l'effetto loro merauiglio$o. però l'Aragna poteua e$$ere vn'horo-
logio, ch'haue$$e le linee dell'hore attrauer$ate da'circoli, che dimo$tr a$$ero l'altezze del
Sole, $econdo la lũghezza dell'o mbre, e l'altezza del Gnomone. come $ono gli horologi
fattinel piano dell'Equinottiale po$ti di $opra $egnati B. C. D. E. II Plintho e. a vn zocco,
ouero vn tronco nel quale $i poteua $are in diuer$e $accie gli horologi dritti, & piegati.
alla Faretra $imigliauano gli horologi orientali, & occidentali $attinel piano del meri-
Oltra di questo da gli i$te$$i $crittori $i $ono cercate le ragioni de gli borologi da acqua: & primam ente da Cte$ibio Ale$$andrino, il quale trouò gli $piriti naturali, & le co$e da uento. Ma co$a degna, che gli $tudio$i cono$cbino come $iano $tate que$te co$e inue$tigate, & cercate. Cte$i- bio nacque in Ale$$andria, e fu figliuolo d'un barbieri: e$$endo co$tui eccellente oltra gli altri d'in- du$tri, & d'ingeguo, dice$i, che $i dilettaua grandemente di co$e artificio$e: imperocbe uolendo, che nella bottega di $uo padre uno $peccbio pende$$e in modo, che quando egli fu{$s}e tratto $uori, & ritorna$$e in $u, $u$$e una cordicella $ottile a$co$i, cbe tira$$e il pe$o a ba$$o, co$i fece l'ordigno. Egli conficcò $otto uno traue un canale dilegno, & iuipo$e le taglie, o girelle cbe $i dicbino, & per lo canale condu{$s}ela cordicella picciola in uno angolo. iui fece le canne, per le quali dalla cor- dicella mandò giu una palla di piombo, dalcbe nacque, che il pe$o and ando allo in giu, per le $tret- tezze delle canne premeua con la uelocità del calare la den$ità dello aere, & $cacciando per la boc- ca delle canne la frequentia dello aere ra$$odata per quella compre$$ione nello aperto aere, & col toccamento, o perco$$a e$primcua chiaramente il $uono.
Era vno ruotolo, nel quale erano inuolte due cordicelle per vno ver$o, i capi delle
quali pend euano da vna parte, & all'vno de capi era appe$o vno $pecchio, all'altro non
v'era attacato alcuna co$a, ma egli $i la$ciaua per tirare, & voltare il ruotolo. tirando
adunque, & $uogliendo$i il ruotolo, anco lo $pecchio tirando pe$aua, & $uolgeua l'altro
capo, co$i veniua giu, ma la$ciando il capo, il ruotolo $i riuolgeua, & inuoltaua le cor-
dicelle, & co$i il pe$o and aua allo in $u. Ma come que$to $i pote$$e fare, io dico, che
nel mezo del ruotolo era vn'altra cordicella auolta al contrario delle due, alla qua-
le era attacato un pe$o, il quale pe$ando piu dello $pecchio, quando $i rila$ciaua il
capo della cordicella, il pe$o, che era prima $alito calaua al ba$$o, perche la $ua cordicel-
la $i $uolgeua, e lo $pecchio $aliua, perche la $ua cordicella, s'inuolgeua. la cordicella adũ
que, che teneua il pe$o, era cõdotta na$co$amente per vn canale dilegno ad vn angolo
_Haueudo adunque Cte$ibio auuertito, cbe dallo tirare, & dallo $cacciare dello aere, na$ceuane_ _gli $piriti, & le voci, v$ando questi auuertimenti comè principÿ, fuil primo, cbe ordiua$$e le_ _macbine Hidraulicbe, & le e$pre$$ioni de le acque da $e mouenti$i, ele macbine tratte dalla ragio-_ _ne del dritto, e del circolar m uimento, e molte altre maniere di gentilezze, tra le quali egli e$pli_ _cò gli appareccbi de gli borologi da acqua._
Faceua Cte$ibio molte belle co$e mo$$o da quei principij, che gli mo$trò for$e il ca$o, perche vedendo, che lo aere $cacciato, & depre$$o con$uono, & rumore v$ciua dalle trombe in luogo aperto, egli con l'acque rinchiu$e, & che non poteuano re$pirare, face ua le machine, & le cole, che da $e $i moueuano, che automata $i chiamano, & gli horo- logid'acqua, & rappre$entaua le voci de gli vccelli, inalzaua l'acque, $premeua diuer$i liquori da vna bocca $ola di va$o, & in proportione mandaua $uori iliquori, faceua an- che degli Organi.
Primieramente Cto$ibio fece vno cauo d'oro, o d'vna gemma forata, percbe quelle co$e è $i
con$um mo per la perco$$a dell' acqua, ne riceuono bruttezze, cbe le otturino. Et per quel cauo
tnftuendo l'acqua egualmente $ollieua vn $eccbicllo rmer$cio, Pbello, o Timpano nominato,
nel qual è po$ta vna regola, & un Timpano, cbe $i volta con denti eguali. que$ti dentelli $pi-
gnendol vno l'altro fanno fare certi piccioli mouimenti, & riuolgimenti. $imilmente ci $o-
no anco it e regole, & altri Timpani dentati allo i$te$$o inodo, che da vn mouim ento $orzati
voltando$i fanno effetti, & diuer$ità di mouimenti, ne i quali $i muouono le $igurine, $i vol-
tano le mete, $i tirano pietruccie, ouero oua, $uonano le trombe, & $i fanno altre co$e per bel-
lezza oltrail propo$ito. In que$te macbine anco ouero in vna colonna, cuero vn pila$tro $i de-
$ersuono le bore, le quali vna fignrina v$cendo dal ba$$o di vna verga dimoctra per tutto il
giorno, & l'aggiunta, o la leuata de i cunei ogni di, & ogni me$e $orzaa far le breuità, & le
lungbezze delle bore. Ma il rincbiuder dell'acque, acciocbe $iten. prino que$ti strumenti $i fa
in questo modo. Si fanno due mete, vna $oda, & vna concaua fatte al torno di modo, cbe
vna po$$a entrar nell'altra, & conlai$te$$a regola lo allargar$i, & lo $tringer$i di quelle mete
faccia il cor$o delt'acqua, cbe viene in quei va$i o gagliardo, o debile. Co$i con queste ragioni, &
macbinationi $i compongono gli borologi all'u$o del verno. Ma $e per l'aggiunta, per lo
beuare de i cunei, non $aranuo approuate le breuità, o gli accre$cimenti de i giorni, per-
che $pe$$o i cunei $ no di$etto$i, egli bi$ognerà sbrigar$i in que$to modo. Egli $i de$criuerà at-
trauer$o d'vna colònnetta le hore pre$e dallo Analemma, & fondamento loro, & $i con$iccbe-
ranno nella colonnella le linee de i me$i, facendo$i quella colonnclla in modo, cbe ella $i po$$a
girare, acciecbe volgendo$i la colonna continuamente alla $igurina, & alla verga, dolla qual
vergala $igurina v$cendo dimostra l'bore, faccia le òreuità, & gli accre$cimenti delle bore
$econdo cia$cun me$e. Fanno$i anco gli borologi del verno, cbe detti $ono Anaporici, d vn'al-
tra $orte: & $i fanno con queste ragioni. Sidi$pongono le bore di vergbe di rarne dal centro
nella fronte di$po$te dalla de$erittione dello Analemma, in quella de$crittione $ono circonda.
tii circoli, cbe terminano gli $pacÿdei me$i. Dietro que$te virgule, $ia posto vn Fimpano,
nel quale $ia de$critto, & dipintoil cielo, & il circolo dei $egni, & la de$crittione di quel
circolo $ia $igurata dai dodici $egnicele$ti, dal cui centro ´ formatolo $patio di cia$cun $e-
gno, vno maggiore, l'altro minore, Ma dalla parte di dietro a mezo il Timpano è inclu$o, &
$errato vn perno, cbe $i gira, & in quell' a$$e è vna catena molle di rame in volta, dalla qual
pende da vna parte vn $eccbiello, Pbellos, o Timpano, cbe $i dica, il quale è alzato dall'ac-
qua, dall'altra di cgual pe$o del $eccbiello è vna $accoma di $aorna. Co$i quanto il $eccbie-
lo $ara $olleuato dall'acqua, tanto abba$$ando$i il contrape$o volgerà il perno, & il perno vol-
terà il Timpano, il cui giro fa alcuna volta maggior parle delcircolo dei $egni, alcuna v lta
minore: nelle riuolutioni $ue $ian a $uoi tempi di$egnate le proprità delle bore, percbe in ogni
Vuole Vitr. che gli Equinottij, & i Sol$titij $i $acciano in otto gradi de ilor $egni, & comincia l'anno quando il Solentra in Capricorno.
Ma quando egli inclina dal Cancro, & ua per Leone, & Vergine, ritornando a i punti della ottaua parte della Bllancia, & di grado in grado abbreuiando gli $pacij, egli accorcia le bore, & co$i peruenendo ai puntidella Bilancia, di nuouo rende l'bore equnottiali. Ma per gli spa. cÿ dello Scorpione, & del Sagittario piu. procliuemente deprimendo$i l foro ritornando col gi- rar$i alla ottaua parte del Capricorno con la celerità dell acqua, cbe $ale è restituito alle breuità delle bore brumali. Quanto piu commodamente bo potuto, io bo con diligenza $critto, cbe ra- gioni $iano nelle de$critcioni de gli borologi, & de gli apparati loro, acciocbe ageuolmente $i po$$ino u$are. Re$ta cbe io di$corra $oprale macbi e, & principÿloro, & però io comincierò a $criuere di que$te co$e nel $eguente uolume, acciocbe $ia per$etto, & finito il corpo emendato dell' Arcbittetura.
Molte belle inuentioni $ono $tate quelle di Cte$ibio, & vole$$e Iddio, che il tempo non
cele haue$$e rubbate. Noi e$poneremo la mente di Vitruuio con quella facilità, & bre-
uità, che $i puo in co$e tanto difficili. Lo Analemma de$critto di $opra farà il modu-
lo del no$tro horologio. piglia adunque la linea lacotomus h g. & quella $ia il dia-
metro d'una colonnella fattà giu$tamente al torno. il circolo dei me$i r. c. g. $ara
La tempra dell'acqua $i $a in que$to modo. Egli $i $a dietro la $ronte dell'horologio
vna con$erua dell'acqua, la quale Vitr. qui & altroue chiama ca$tellum. a que$to ca$tel-
lo $i $a vn $oro di $otto, accio l'acqua po$$a v$cire, a quel $oro è congiunto vn Timpano,
& anco egli ha vn $oro, per lo quale entra l'acqua in e$$o dal ca$tello. que$ti $arà di quel-
la grandezza $econdo, che ricerca la grandezza dello horologio, la materia del quale è
di rame ri$petto all'acqua, che egli tiene del continuo. que$ti è immobile, & ha $egnato
nella $ua circonferenza ditanti punti, quanti $ono giorniall'anno, & anco egli $i puo $a-
re vn Zodiaco, i gradi de i $egni del quale ri$pondino a i giorni de i me$i, $econdo ch'egli
$i puo trarre dalle tauole del mouimento del Sole. di$egnato $ia nella $ommità il Can-
cro, dalla de$tra di colui, che guarda, la Libra, dalla $ini$tra il Montone, di $otto il Capri-
corno, & tra que$ti $iano al luogo $uo de$critti gli altti $egni, & igradi loro a iquali di
$otto $iano i giorni, inumeri, & i me$i ri$pondenti a i loro propi $egni. Iira poi vna linea
a perpendicolo d al Cancro al Capricorno, la quale è come diametro del I impano. par
tiraipoi la circon $erenza del detto Timpano in parti noue eguali, & $econdo la larghez
za di vna $i $a il $emidiametro d'vn'altro Timpano picciolo, della circõferenza del qua-
le $i fanno otto parti, & $econdo la di$tanza d'vna di quelle $i allarga la $e$ta, & $i pone
vn piede di e$$a nel mezo del Timpano grande, & $i fa vn circolo diquella grandezza,
& il $imi$e $i fa nel Timpano picciolo. que$to circolo $i parte in parti $ette eguali, vna
delle quali $i parte in quattordici, vna delle quali $i riporta dal centro del Timpano pic-
ciolo $opra il diametro, & iui $i $a punto ver$o la parte nferiore, & $i tira da quel ccntro
vna circonferenza tanto quanto è vna delle $ette parti, & que$to $i $a anco nel Timpano
grande, & è que$to circolo come yno eccentrico, & tra que$to circolo eccentrico & l'al-
tro concentrico dalla parte di$opra, $i fa vn $oro nel $impano grande ritondo, dal qua-
le e$cel'acqua, che va poinel Timpano picciolo, nel quale Timpano picciolo $ono di$e-
gnati imede$mi circoli cioè lo eccentrico, & concentrico, & quelli partiti con certe li-
nee, accioche per quelle pa$$i l'acqua dal timpano maggiore piu, & meno $econdo il bi
$ogno, le altezze o vacui dei Timpani $i faranno $econdo la capacità dell'acqua, che ri-
chiede l'horologio nel coltello, & taglio, o fronte, che $i dica, del l impano minore $i fa
vn foro, che Vit. chiama Orbiculo, alquale è attaccata vna lenguella. da que$to $oro e$ce
l'acqua in vn va$o $ottopo$to. Que$ti timpani $ono po$ti in$ieme cõ i card ini loro fatti a
torno di modo, che yno entri nell'altro come ma$chio, & femina, & il Timpano piccio-
lo $ia col piano $uo forato co$i congiunto, & a$$ettato col piano del Timpano maggio-
re, che niuna co$a di mezo vi po$$a entrare: & a que$ta $imiglianza Vitr. dice che $onoi
galletti: o i bocchini a$$aggiati alle co$e. Egli accaderà adunque, che volendo noitem-
prar l'acqua, la lenguella, che è congiunta al foro del Timpano minore, drizzata da $e
con l'artificio dell'acqua di giorno in giorno al $egno, & algiorno corrente de$critto
nel Timpano maggiore, hauendo in quella parte il $oro del Timpano minore hora drit-
to, hora piegato, hora a perpendicolo, $econdo, che ricercherà il $ito di quel giorno, mã-
derà fuori piu, & meno acqua in vn va$o di $otto, nelquale $arà il $ecchiello attaccato al-
la catena, come di $opra s'è detto, & riuolgera ognigiorno il perno, & il perno il Tim-
pano dello horologio, & quello $econdo il bi$ogno: & ben che pare che Vitr, voglia, che
la bolla, che tiene la imagine del Sole, $ia a mano tra$portata di $oro in $oro contra il gi-
to del Timpano, nientedimeno l'ingegnio$o M. Frãce$co Marco lino ha tronato il modo
Que$te due figure $ono po$te per mo$trare le pàrti occulte dei Timpani, che $erueno per la tempera dell'acqua; & vanno congiunte in$ieme, come nella pa$$ata figura $i vede.
Il Fine del libro Nono.
_D_ICESI che in E$e$o nobile, & ampia città di Greciè $tata dai loro maggiori con dura conditione, ma con ragione non iniqua vn'antica legge ordinata: per- cioche l' Architetto quando piglia a fare vn'opera publica, promette prima quanta $pe$a vi ba d'andare. fatta la $tima al magi$trato $i obliganoi $uoi beni, fin chel'opera $ia finita, la quale fornita, quando la $pe$a risponde a punto a quanto s'è detto, con decreti, & bonori l'Architetto viene ornato; & $imilmente $e non piu del quarto $i $pende, quell, aggiunger $i deue alla $tima, & $i ri$tora del publico, & egli a niuna pena è tenuto: ma quando' piu della quarta parte $i $pende, egli $i piglia il dinaro dei $uoi beni al fornimento dell'opera. Dio voleβe, che i dei immortali fatto baue$$ero, che non $olamente alle publicbe, ma alle priuate fabbriche quella legge fu$$e stata al popoli R omano ordinata, perche non $enza ca$tigolgli ignoranti ci a$$a$$inerebbeno, ma $o- lamente quegli, che con $ottigliezza delle dottrine prudenti $ono, $enza dubbio farebbono pro- fe$$ione d'Architettura, nei padri di famiglia indotti $arebbeno a gettar infinite $pe$e, perche poi da i loro beni $cacciati fo$$ero, & gli Architetti con$tretti dal timor della pena piu diligen- temente il conto della $pe$a face$$ero accioche i padri di famiglia, a quello, che proui$to baue$$e- ro, o poco piu aggiungendo, drizza$$ero la forma delle fabbriche loro: percioche colui, che puo pro- uedere di quattrocento, $e accre$cierà cento piu, bauendo $peranza di condur l'opera a compimen- to, con diletto, & piacere, è trattenuto: ma chi aggrauato dalla metà della $pe$a, o di piu, perdu- tala $peranza, & gettatala $pe$a rotto il tutto con animo di$perato, è con$tretto a la$ciar ogni co- $a. Nè pur que$to difetto è ne gliedifici, ma ancho nei doni, che dal magi$trato $i danno al foro de igladiatori, & alle $cene dei giuochi, ai quali ne dimora, ne indugio$i concede, malanece$$i- tà con pre$i$$o tempo di fornirgli con$tringe, come $ono le $edi de gli $pettacoli, & il porui del- le tende, & tutte quelle co$e, che all'v$anze della $cena, al veder del popolo con fat@ura, & ap- parato $i fanno. In que$te co$e veramente bi$ogna hauer del buono, & pen$aruiben $opra, per- che niuna di que$te co$e $i puo fare $enza indu$tria, & manifatura, & $enza varia, & ri$ue- gliata viuacità di $tudi. Perche adunque tai co$e ordinate $ono a que$lo modo non pare, che $ia fuori di propo$ito, prima che $i dia principio alle opere, che cautamente, & con diligenza $i e$pedi$chino le ragioni loro. Quando adunque ne la legge, nela con$uetudine ci puo forzare a que$to, & ogni annoi Pretori, & gli Edili per li giuochi apparecchiar deuono le machbine, bo giu- dicato non alieno, p i che ne i libri paβati s'è detto de gli edifici, in que$to, che ba la $omma ter- minatione del corpo dell' Archuettura, e$poner con precetti, quali $iano i principij ordin ati delle machine a que$to conuenienti.
HOra condotti $iano all vltimo lauoro, come dice Dante, & cire$ta la terza
parte principale dell' Architetura po$ta nella cognitione, & nella di$po$i-
tione delle machine, & de gli $trumenti, bella vtile, & merauiglio$a prati-
ca, impero che chi è quello, che non guardi con $tupore vn huomo $opra
le forze $ue aiutato da vn picciolo $trumento leuare con grandi$$ima age
uolezza vn pe$o $mi$urato? con debil fune artificio $amente riuolta $olleuare vn $a$$o ap
pari d'vn monte pondero$o? chi non legge cõ merauiglia le co$e fatte da Archimode?
_L_Amachina è vna perpetua & continuatà congiuntione di materia, che ba grandi$$i, ma forza ai mouimenti dei pe$i.
Diffini$ce in que$to Capo Vitr. & dichiara, che co$a è machina, come ella $i
muoue, quante, & quali maniere di machine $i trouano, che differenza è tra
machina, & i$trumento, che origine, & donde gli huomini hanno tolto le machine, & gli
$trumenti. Quanto adunque appartiene alla diffinitione egli dice, che Machina è vna
continente, o continuata congiuntione di materia, cioè di legno, che ha grandi$$ime for
ze a'mouimenti de' pe$i. Et la ragione dimo$tratrice del modo di fare le machine, è det
ta $cienza, o arte mecanica, non però è $otto quello intendimento, che'l vulgo abbraccia
chiamando mecanica ogni arte vile, che $ia, perche que$ta è detta dalla machinatione,
& di$cor$o che $i fa prima nella mente, & che poi regola le opere artificio$e per leuar i
pe$i, $alir a'luoghi alti, $cuoter le mura & far quelle co$e all'humana commodita, che la
natura operando ad uno i$te$$o modo, come fa, non ci puo pre$tare. Que$ta cognitione
adunque ci da la regola di legare in$ieme, o congiungere molti legni per leuare i gran-
di$$imi pe$i; & $e bene in que$te machine vi va del ferro, non è però po$to come principal
materia delle machine. Bi$ogna adũ que, che la machina $ia di legno, o di qualche mate
ria, che $i tenga in$ieme in qualche modo, altrimenti non $i farebbe effetto, perche le co-
$e $eparate non po$$ono tender ad alcun fine vnitamente. La $ollecitudine adunque, &
il pen$iero, che $i ha di piegar la natura a no$tra vtilità, cifa machinare, però volendo
noi tirar le pietre $opra fabbriche, & alzar l'acque, che tutte $ono co$e, che di natura lo-
ro re$i$tono all'u$o no$tro, è forza, che con la fanta$ia, che è principio delle arti, dal fine
in ue$tigamo la compo$itione dello in$trumento, la doue la fanta$ia prendendo alcun lu
me dallo intelletto habuituato nelle mathematice, va ritrouando vna co$a dopo l'altra,
& legando in$ieme per communicari mouimenti, fa quello, che pare ammirabile al vul
go, & però dice Vitr. dopò la diffinitione materiale della machina. _Quella $i muoue per_
_arte con molti circuiti de giri_ Cioè la forma, & il principio delle machine è il moto circo-
lare. Io ci vedo in que$to luogo da dire, come in tutte le machine ci $ia il moto circolare,
perche Vitr. dice qui $otto, che la machina da $alir in alto non di arte, ma di ardimento
$i gloria, & $imilmente $i vede in quella $orte dimachine, ch'egli chiama $piritali, che nõ
ci $ono giri ne mouimenti circolari $e nõ in alcune $pecie, come $i vede in Herone, oltra,
che la diffinitione della machina non par conuenire a tutte que$te $pecie, imperoche nõ
pare, che ogni machina $ia per muoueri pe$i, ne meno $i faccia dilegno, come appare nel
la diui$ione delle machine po$ta di $opra, & $e volemo dire, che Vitr. ha diffinito quelle
machine, le quali $ono di mouimenti circolari compo$te, come vorremo noi intender,
ch'egli habbia diui$o le machine, & fattocitre maniere, vna trattoria, come egli chiama
vna $pirabile, vna da $alire. Io vorrei pure $aluar que$to modo. Però $e noi int\~edemo, che
la machina è vna cõtinuata congiuntione di materia, e per materia nõ $olo s intende le-
gno, ma qualũque altra co$a, diche $i $a la machina, que$to potrà for$e pa$$are. ma come
può cõuenire, che tutte le machine habbiano grandi$$ime forze a'mouim\~eti de'pe$i, $e
machine ancho chiamati $ono quei va$i $pirabili? che pe$o è in quelle? che mouim\~eto? Io
dico che perpe$o nõ $olo s'int\~ede quella grauità, ch'hanno le co$e pondero$e, e grandi,
ma ancho quel mom\~eto, e quella in clinatione natura le d'andar cia$cuna al $uo proprio
luogo, equãdo arti$icio$amente $i co$tringe vna co$a graue a $alire, e che la natura piu
pre$to, che dar il vacuo cõ$ente, che gl'elementi oltra la lor'inclinatione, o a$c\~edino, o di-
_Vna $orte di machine è per a$cendere; que$ta è detta in Greco acrouaticon, qua$i andamento al_ _l'in$u: l'altra $piritale, che dai mede$mi, è detta pneumaticon: la terza è datirare, detta vanau-_ _$on_. A que$ti tre membri $iriduceno tutte le altre machine, & tutti glialtri $trum\~e ti. vediamo noi che co$a è cia$cuna di que$te $econdo Vitr.
_Quella $orte, che è per a$cendere, è quando le machine $aranno postein modo, che drizzati in_ _piede i trauicelli, & in$ieme ordinatamente colligati i trauer$i, $i a$cenda $enza pericolo a guarda_ _re l'apparato_. Quiui pone quelle $cale, che s'appoggiano alle muraglie $enza delle- quali nei libri della militia $i tratta, & tutto il di da gli ingenio$i $oldati $i trouano a vari modi fabbricate, perche ancho in que$te non è meno l'audacia, che l'arte; & di e$$e ne tratta Valturio. & $ono per guardare che co$a fanno gli a$$ediati.
_Ma la maniera $piritale è quando lo $pirito $cacciato con l'e$pre$$ioni, & le perco$$e, & le voci_ _$ono con i$trumenti epreβe_, Mo'to più abbraccia que$t'arte, che le machine hidraulice, come $i vede in Herone doue oltra gli organi, oltra le voci, & icanti de gli vccelletti, oltra i $i$chi dei $erpenti, & $uoni delle trombe, ch'egli a fare con i$trumenti ci dimo $tra, ci $ono ancho altri artificij, doue nè voce, nè $uono $i $ente, come è il votar diuer $i liquori per vna i$te$$a canna, & quelli hora in vna proportione, hora in vn'altra: il far $alir l'acqua, lo $pruzzare di odoriferi liquori le genti, & altre co$e, che $enza $uo- no $i fanno, che però tutte conuengono in que$to, che in e$$e è lo $pirito, cioè l'aere $cacciato con l'e$pre$$ioni.
_Finalmente la maniera da tirare, è quella, quando con le machine $i tirano i pe$i, ouero alzati $i_ _ripongono_. Et que$to è facile, dapoi Vitr. compara in$ieme que$te machine, & dice.
Laragi: ne di a$cendere $i gloria non di arte, ma di audacia, & quella con catene, trauer$i, & legature annodate, & con appoggi è contenuta: ma quella ch'entra con la pote$tà dello $pirito con le $ottilità dell'arte con$egue belli, & $cielti effetti: Ma quella, che al tirar dei pe$i ci $erue, ba in $e commodi maggiori, & occa$ioni piene di magni$icenza all'v$o de gli buomini, & n@ll'opera- re con predenza rit@ene grandi$$ime virtù.
Adunque di que$te tre maniere vna $i vanta di audacia, l'altra di $ottigliezza, la ter
za di vtilità Della prima non ne parla Vit. la$ciandola (come egli dice nel fine di que
$to libro) a i $oldati e$perti, che fanno le $cale $econdo il bi$ogno. Di quella di mezo
ne parla; & ne parla, quando c'in$egna la machina di Cte$ibio, & la mahina hidrauli-
ca. & del'a terza ne parla nel re$to. Que$ta terza adunque che trattoria è da Vitr. no-
minata, nell'operare può ha uer bi$ogno di molto apparecchio, & per ciò $a e$$etti
maggiori, & per que$to dice, che $i dimanda machina. può ancho e$$er che $i
contenti d'un'opera $ola, & bi$ogno non habbia di tanta fattura, nè faccia $i
Di queste trattorie altre $i muoueno con machine, altre con in strumenti, e pare, che tra machina & $trumento ci $ia que$ta differenza, che bi$ogna che le machine con più opere, ouero con forza maggiore con$eguano gli effetti loro, come le bali$te, & i preli dei torcolari: ma gli strumenti ccl prudente toccamento d'un'opera fanno quello, che s'banno proposto di fare, come $ono gli inuolgimenti de gli $corpion, & de icircoli di$eguali.
Tutta la machina $i chiama bali$ta, o torculare. all'vna & all'altra è nece$$ario, che ci $ia altra fattura, come il torchio è quella traue, che preme l'vua, detta prelo, & Vit. ci ha in$egnato di fare il torculare nel $e$to libro al nono capo: $imigliante co$a e$$er douea nello $caricare della bali$ta, come $ono le $tanghe, & i molinelli: però que$te $ono dette machine, perche hanno bi$ogno di più opere, come $trumenti $i chiama- no gli $corpioni, & le catapulte, che con vn'opera fanno gli effetti loro Ani$ocicli $o no circoli della vita, o coclea che$i dica. & perche negli $corpioni erano alcuni $ili ri torti, prima raccolti, & poi rila $ciati che $pingeuano le $aette, quando $i $caricauano, però Vitr. dice Ani$ocicli i capelli delle donne $o$pe$i fanno certe anella, che $i po$$o no chiamare Ani$ocicli. ma io chiamerei con que$to nome le vide.
A_dunque & gli $trumenti, & la ragione delle machine $ono nece$$ari all'i $o, $enza i q@eliniu-_ _na co$a può e$$er e$pedita_. Dell'v$o delle machine, & de gli $trumenti è co$a manife$ta, però veniremo all'origine, dice adunque Vitr.
Ogni machinatione è prima nata dalla natura delle co$e, & ordinata dalla mae$tra ver$atione del mondo. Con$ideriamo prima la continuata natura del Sole, della Lu na, & delle altre cinque $telle: lequali $e $enza machina tione $i gira$$ero, noi non ha- ueremo hauuto in terra la luce, nè la maturità de i frutti: & pero hauendo i maggiori no$tri bene po$to mente a que$to, dalla natura delle co$e pre$o hanno gli e$$empi, & quelli imitando indotti dalle diuine co$e hanno perfettamente e$plicato molti co- modi alla vita. Et però accioche fu$$ero più $pediti, altre co$e con machine, & co i lo ro volgimenti, altre cõ i$trumenti $i apparecchiarono. Et co$i quelle co$e, che auuer- tirono e$$er vtili all'v$o de mortali, con i$tudi, arti, & in$tituti a poco cercaro- no per via di dottrineaumentare. Attendiamo di gratia alla prima inuentione di ne ce$$ità, che è il ve$tire, con l'ammini$tratione de vari $trum\~eti, i conglungimenti del le tele con la trama, & l'ordimento non $olamente coprendo i corpi no$tri ci difen- deno, ma ancho ci accre$ceno l'hone$tà dell'ornamento. Copia del cibo non hauer\~e mo hauuta, $e $tati ritrouati non fu$$ero i gioghi, & g i aratri per li buoi, & per tutti i giumenti: nè la nettezza dell'oglio, nè'l $rutto delle viti al piacer no$tro haueremmo potuto hauere, $e nõ fu$$e $tato l'apparecchio de' molinelli, de' preli, & delle $tanghe del torchio. Et le condotte di quelle non $ariano, $e non fu$$ero $tate ritrouate le ma- chinationi de' carri, & delle carrette per terra, & delle naui per acqua. Similm\~ete l'e$- $amine delle$tadere, & bilancie con i pe$i ritrouato caua la vita con giu$ti co$tumi dalla iniquità de gli huomini. Et co$i $ono numera bili tempre di machine, del- lequali non ci pare nece$$ario il di$putarne, perche ci vanno ogni dì per le mani, co- me $ono le ruote, i mantici de fabbri, le carrette, i cocchi, i torni, & tutte l'altre co$e, che per v$anza hanno all'vtilità communi occa$ioni: però cominciaremo ad e$plicar quelle co$e, che di raro ci vengono per le mani, accioche $iano manife$te.
A me pare, che chiaramente interpretato io habbia, ciò che da Vitr. è $tato detto d'intorno all'origine, & v$o delle machine, però $i venirà alla e$po$itione del $econ- do cap.
PRimamente ordineremo quelle co$e, che ne'$acri Temp. j, & alla per fettione delle opere publiche $i apparecchiano: lequali a que$to mo do $i fanno. Drizzã$i tre trauicelli $ecõdo la grandezza de' pe$i. que- $ti dalle te$te di $opra congiunti da vn pirone, & da ba$$o allargati $i drizzano po$te le funi dalle te$te, & cõ quelle atorno di$po$te $i ten- gono dritti. lega$i nella $ommità vna taglia detta da alcuni recamo. nella taglia o$no due rotelle, che ne'loro pernuzzi $i volgono: per la rotella di $opra $i fa pa$$ar il menale, que$ta fune dapoi $i manda a ba$$o, & $i fa andar a torno la rotella della taglia inferiore, & $i riporta alla rotella di $otto della taglia $uperiore, & co$i di- $cende alla inferiore & nel $uo buco $i lega il capo della fune, l'altro capo della quale è riportato trai piedi della machina: & ne'pianuzzi quadrati delle traui di dietro, la doue $on allargati, $i ficcano l'orecchie, o manichi detti chelonia, ne'quali $i mette noi capi de' molinelli, accioche con facilità que' perni $i voltino. Ma que'molinelli hanno pre$$o i capi loro i buchi temprati in modo, che in e$$i po$$ono accomodar$i le $tanghe: ma alla taglia di$otto $i legano gli vncini di $erro, i denti de' quali s'accõ- modano ne'$a$$i forati. quando adunque la fune ha il capo legato al mollinello, & che le $tanghe menando quello lo voltano, que$to effetto ne na$ce, che la fune vol- gen do$i a torno il molinello $i $tende, & co$i inalza i pe$i all'altezza, che $i vuole, & a que'luoghi, doue $i hanno a collocare.
Qui Vitr. ci dimo$tra come $i fanno gli $trumenti da leuar i pe$i, & porli doue fa bi
$ogno nelle fabbriche de'Tempij & delle opere publiche, & prima ci parla della ta-
glia, che egli troclea, o ricamo dimanda: il più $emplice modo è drizzare vna caual-
letta, ogauerna che $i dica, di traui, o antennelle, per v$are i nomi del no$tro Ar$enale
accio meglio $i pigli la pratica di tai co$e. Que$ta gauerna $i fa pigliãdo$i tre traui del
la gro$$ezza, che può ba$tare a $o$tener i pe$i \~q$ti $i drizzano, e di$opra $i legano in$ie
me con pironi, che $ibule da Vitr. detti $ono, & i piedi di $otto s'allargano Pigliã$i poi
due taglie, che cu$$elle altroue $i chiamano, la $orma delle quali per la$igura $i mani
fe$ta, che $ono alcune girelle, che orbiculi da Vitr. raggi da noi dette $ono, che nel ta
glio dritto la loro circonfer\~eza hãno vn canale, nelquale s'inue$te il menale, da Vitr.
ductario fune chiamato. Le girelle, o raggi hanno nel mezo vn buco, doue vi entra
vn pernuzzo, che a$$iculo da Vit. mar$ione $i chiama da noi, que$ti trapa$$a per lo rag
gio, che è po$to fra vn legno tagliato, & cauato, & $opra quello $i volge. Attaca$i a dũ
que vna taglia alla parte di $opra, & l'altra $i $erua per porla di $otto, & l'ordimento è
tale. Egli $i piglia la fune, & vn capo di e$$a $itramette nel canale del raggio di $opra,
dapoi $i cala al più ba$$o raggio della taglia di $otto, & trapa$$ato per lo $uo canale, $i
riporta al raggio di $otto della taglia $uperiore, & fattolo pa$$are, $i cala nel raggio di
$opra della taglia inferiore, & iui $i lega l'altro capo della fune, che in abandono $i la
$cia; o perche con le mani a forza tirato $ia, o $i raccommanda ad vn molinello liqua
le tra i piedi della gauerna, nelle orrecchie, che Vitr. Chelonia, noi ca$tignole, o gat-
telli chiamamo $i volge, con alcune $tãghe, o manouelle, o pironi, che $i dichino, che
vectes da Vitr. dette $ono, che entrano nelle te$te del molinello. i pe$i $iattaccano da
alcuni vncini, che noi ganzi chiamamo, & Vitr. forcipi li dimãda. Que$ti $ono alla ta
glia di $otto attaccati, cõgiunti, come dimo$tra la figura A. & il re$to è chiaro per la
figura B. doue è la taglia di $opra, e per la figura C. doue è la caualletta, che ancho põ
te da alcuni è detta, & alla figura. D. doue è il molinello, & le $orti de molinelli, ar@a
QVe$ta ragione di macbinatione, che $i riuolge con tre raggi, $i chiama tri$pa$los ma quando nella taglia di $otto due raggi, & nella di$opra tre $i ruotano, pen- ta$paton. Ma $e per pe$i maggiori $i appareccbieranno le machine, allbora $a- rà nece{$s}ario v$arele traui, & plù lungbe, & più gro{$s}e, & con la mede$ma an- tedetta ragione da capi di $opra legarle, & congiungerle con leloro fibbie, & pironi, & di $otto con molinello accommodarle.
Perche (come ho detto) la moltitudine delle taglie, & dei raggi in più parti diui- de il pe$o: però la doue $i ha a leuar pe$o maggiore, enece$$ario l'oprera di più taglie, & de piu raggi, & dal numero dei raggi $arannole machine nominate. Però $e per tre raggi $ara ordita la fune, quella machina $arà detta tri$pa$ton, qua$i da tre raggi tirato: $e la taglia di $otto hauerà due raggi, & la dì $opra tre da i cinque raggi penta- $pa$ton $arà detta, nè i latini nè i volgari hanno la felicirà de Greci nel compor que- $ti nomi. Fanno$i le taglie con più raggi, altre ne hanno vn ordine, altre due, & altre più come $i vede nelle figure. Ma bella co$a è l'ordimento delle funi, come bene è da i praticanti cono$ciuto, & le figure lo dimo$trano. Hora vediamo come $i drizzano in piedi que$te gauerne, ò ponti, ò canallette, che $i dichino.
E$plicate le predette co$e $iano dinanzi alle machine ammollate quelle funi, che antarie dette $ono, & $opra le $pale della machina di$posti $iano per lungo i ritegni, & $e non $arà doue legar- li, & raccommandarli, $iano conficcati i pali dritti, & fermati col batterli bene a torno, & iui $iano le funi legate. Dapoi $ia vna taglia al capo di $opradella machina con vna corda legata, & da quello $ian riportate le corde al palo, & d'intorno a quella taglia, che è al palo alligata, $i me- nila fune cerca il $uo raggio, & poi riportata $ia alla taglia, che al capodellamachina, & d'in- torno il raggio dalla $ommità trapa$$ata la fune di$cenda, & ritorni al molinello', che è nella ma- china da ba$$o, & iui $ia legato: co$i forzato il molinello dalle $tangbe $i volgerà,e da $e $enza pericolo drizzeràla machina: co$i di$po$te le funi d'intorne, & i ritegni attaccati a i pali con più ampio modo o $arà la machina collocata: ma le taglie, & i menali al $opradetto modo $arāno ordite.
Vitr. c'in$egna a drizzar le machine, & chi ha veduto come s'inalbora le naui,
_M_A $e porre in opera uorremo co$e di maggior pe$o, o grandezza, non douemo fidar ci de molinelli, ma $i come il molinello nelle oreccbie è contenuto, co$i in que$to ca $o bi$ogna, che nelle orecchie u'entri vn perno, nel mezo del quale ci $ia un Timpa no, che alcuni ruota, i Greci Ampbeure$in, altri Peritrochio detto, banno', & in que$te machine le taglie uanno ad un'altro modo, perche & di $otto, & di $opra banno due ordini de raggi, & in tal modo il menale $i fa trapa{$s}are nel foro del- la taglia di $otto, che i due capi $ieno eguali quando la fune $arà $te$a, & iui lungo la taglia mfe- riore attorchiata una cordicella, & legate amendue le parti della fune $ieno contenute in modo, che non po$$ino u$cire nè dalla de$tra, nè dalla $ini$tra, fatto que$to i capi della fune $i riportano alla taglia di $opra nella parte e$teriore, & $ono mandati giu dal d'intorno de'raggi inferiori di quella & ritornano di nuouo a ba{$s}o, & s'inue$teno nella taglia ai $otto a raggi dalla parte in terio re, & $i riportano dalla de$tra, & dalla $ini$tra al Timpanoc è nel perno, & iui $i annodano: di- poi d'intorno al Timpano un'altra fune $i riporta all'argana. qus$ta uoltata a torno riuolgcndo il Timpano, & il perno, fa che le funi legate al perno $i $tendino parimente, & co$i dolcemente $en za pericolo leuano i pe$i. Ma $e la machina bauer à un Timpano maggiore, onel mezo, o in una e$tremità calcandoui in e$$o gli buomini, $enzala manifattura dell'argana potrà bauer effetti più e$pediti.
Tutta la difficultà d'intender bene l'artificio della $opra$critta machina è po$ta nel-
l'ordimento delle funi. Vitr. dice prima l'effetto $uo, che è di leuar pe$i di maggior im
portanza, che la machina po$ta al $econdo Cap. Poi dimo$tra il modo di fabbricarla:
chiama egli collo$$icotera quelle co$e che & di pe$o, & di grandezza eccedono l'or-
dinario: $i come colo$$i dette lono le grandi$$ime $tatue, & che $ono di molto mag-
gior mi$ura della con$ueta. Drizza$ila caualletta di gro$$i, & alti traui al modo $opra-
detto; poi $i fanno due taglie di quattro raggi per vna, due di $otto & due di $opra al
pari, vna di quelle, alla qual $i attacca l'uncino hauer'deue vn buco da ba$$o, che pa$$i
al contrario de i pernuzzi di i $uoi raggi, l'altra legar $i deue al capo di $opra della ma
china L'Ordimento è que$to. $i fa pa$$are il menale per lo foro della taglia di $otto, di
modo che i capi di e$$o $iano eguali da vna parte, & dall'altra. que$ti e$$er deuono ri-
EVui vn'altra $orte di machina a$$ai artificio$a, & accomodata alla pre $tezza ma il por$i a farla è opera di periti; imperoche egli è vn traue, che $i drizza in piedi, & da quattro parti con ritegni tenuto, $otto i ri tegni $i conficcano due manichi, a'quali con funi $i lega vna taglia, $otto la quale è po$to vn regolo due piedi lungo, largo $ei dita, gro$$o quattro. le taglie hanno per larghezza tre ordini di raggi, e co$i tre menali nella $ommità della machina $i legano, e dipoi $e riportano alla taglia da ba$$o, e $i fan pa$$are dalla parte di dentro per li $uoi raggi di $opra, d'in- di $i riportano alla taglia di $opra, e s'inue$teno per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di $otto, quando $aranno per la parte di d\~etro $ce$i, & per li $econdi raggi $itra portano nella parte di fuori, & $i riportano di $opra a'$ecõ di raggi trapa$$a ti tornano al ba$$o, & dal ba$$o $i riportanoal capo, & inue$titi nei primi raggi di $opra, ritorna- no a'piedi della machina. Ma nella radice diquella $i pone la terza taglia da Creci E- pagon da no$tri Artemon nominata lega$i que$ta alla radice della machina, & ha tre raggi, per li quali trapo$te le funi $i danno a gli huomini, che le tirino, & co$i tirã- dole tre ordini d'huomini $enz'argana pre$tam\~ete alzano il pe$o. Que$ta $orte di ma china $i chiama poli$pa$ton, imperoche per molti circuiti de raggi ci da & pre$tezza, & fa cilità grande, & il drizzare d'vn traue $olo porta $eco que$ta vtilità, che prima quanto $i vuole, & in che parte $i vuole, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra può deponere il pe$o. Le ragioni delle $opra$critte machine non $olo alle dette co$e ma a caricare, & $caricar le naui $ono apparecchiate; $tando altre di quelle dritte, altre piane po$te ne parettoli, che fi voltano, & ancho $enza drizzar le traui nel piano con la i$te$$a ra- gione temprate le funi, & le taglie $i tirano le nauiin terra.
Bella, & $ottile ragione, & inuentione dl machina ci propone Vitr. & c'in$egna il
modo di farla, l'ordimento delle funi, l'accommodarla per tirari pe$i, il vocabolo, &
_N_On è alieno dell'in$tituto nostro e$ponere una ingenio$a inuentione di Cte$i
fonte: percioche uolendo co$tui condurre dalle bottegbe de i tagliapietra ir
E$e$o al Tempio di Diana i fu$ti delle colonne, non fidando $i ne i carri pe
la grandezza de i pe$i, & per le nie de i campi molli temendo, che le ruote non
La interpretatione, & la pratica fa manife$to quello, che dice Vitr. & cilindro era vna pietra di forma di colonna per i$pianare, & or$are, come dicemo noiiterrazzi. Maquan to bi$ogni prima pen$arci $opra, auanti, che $i dia principio a tali impre$e di condurre le co$e grandi Vitr. ci dimo$tra in vn bello e$empio dicendo.
Ma a no$tri giorni e$$endo nel Tempio doue era il colo{$s}od' Apcllo per veccbiezza rotta la ba$a, & temendo$i, che la $tatua non ruina$$e, & $i rompe$$e, condu$sero chi dalle i$te{$s}e petraie taglia$- $ero la ba$a. Paconio $i pre$e il carico. εra que$ta ba$a lunga dodicipiedi, larga otto, alta $ei, que$ta Paconio gon$io di vanagloria non come Metagene tentò di condurre, ma con la i$te{$s}ara- gione ad vn'altro modo ordinò di fare vna machina: imperocb@ egli fece le ruote alte 15. piedi, nelle quali rincbiu$e i capi della pietra, dapoi a torno la pietra da ruota a ruota vi acconciò fu$i gro$- $i due dita in modo, che tra fu$o è fu$o non era la distauza d'vn piedexltra di que$to d'intorno ai fu$i circondò vna fune, & po$toui $otto i buoi tiraua la fune, & co$i $ciogliendo$i la fune vol taua le ruote, ma non poteua per dritto tirarle, percbe la macbina v$ciua bora in vna parte, bora in vn'altra, dal che egli era forzato di nuouo tirarla in dietro, & co$i Paconio tirando, eritiran- do con$umò il dinaio, $iche egli non bebbe poi da pagare.
Et que$to luogo è anco facile, perche Paconio fece vn rocchello come dicemo noi, nel quale $errò la pietra, & la corda, che era d'intorno al detto rocchello $i volgeua ho- ra in vn luogo hora in vn'altro, & però non poteua tirar dritto, ma quanto tiraua inan- zi, tanto la machina $i torceua, & per drizzarla, tanto era nece$$ario tirarla in dietro, & co$i la fatica era vana, come quella di Si$ifo, per la colpa della vanità $ua, leggi Leone al le$to del $e$to,
_I_O v$cirò alquanto di propo$ito, & dirò come trauate furono que$te petraie. Pi$$odoro
fu pa$tore, & praticaua in questei luogbi. Pen$ando gli Efe$i di far vn Tempio a
Diana, & deliberando di $eruir$i del marmo di Paro, Precone{$s}o, Heraclea, & di
Tha$o, auenne, che in quel tempo Pi$$odoro cacciate a i pa$coli le pecore in qucihaghi,
La vanagloria ingannò Paconio, l'arte aiutò Cte$ifonte, & Metagene, il ca$o fece fa uore a Pi$$odoro. Et Vitr. ci ha recreati con que$ta digre$$ione vedendoci hauere $tan- ca, & intricata la fanta$ia con ruote, corde, timpani, argani, & girelle. Hora egli pa$$a do po la fabrica al di$cor$o, & fa $opra le dette co$e vna belli$$ima cõ$ideratione dicendo.
_D_Elle ragioni, con le quali $i tìrano i pe$i breuemente io bo e$posto quelle co$e, cheio bo giudicate nece$$arie.
Vitr. nel primo Cap. di que$to libro ha detto, che machina era vna conti- nua colligatione di legname, che hauea virtù grande a mouere i pe$i. Que- $to fin'hora egli ci ha dimo$trato. Ha detto anco, che la machina $i muoue con artifi cio di molti giri: que$ta parte hora egli ci e$pone, alche douemo por mente, per e$$er il fon- damento di tutti gli artificij, oltra che cifarà intender molte belle co$e delle Mecani- che di Ari$totile. Dice adunque.
Delle ragioni da tirar i pe$i, quelle co$e io bo breuemente e$posto, cheio ho giudicate nece{$s}arie, i mouimenti, & le virtù delle quali due co$e diuer$e, & tra $e di$$imili come conuengono, co$i $ono principÿ a due operationi, vno di quei principij, è il mouimento dritto, Eutbia da Greci no- minato: l'altro è il mouimento circolare chiamato (yclotis mainuero nè il dritto $enza il circo- lare, ne il circolare $enza il dritto può fare, che i pe$i $i leuino.
La propo$itione di Vitr. è que$ta, che il mouimento dritto, & il circolare, benche $iano due co$e diuer$e, & che $i miglianza tra $e non habbiano, pure concorreno a fare i mera uiglio$i effetti, che tutto di vedemo nell'alzar i pe$i, ne vno può $tar $enza l'altro: ma co- me cio adiuegna Vitr. da $e $te$$o l'e$pone, dicendo.
Ma come quello, che io bo detto, s'intenda, e$ponerò. Entranoi pernuzzine iraggi come cen- tri, & nelle taglie $i pongono, per que$ti raggi la fune $i volge cm dritti tiri, & po$ta nel moli- nello per lo riuolgimento delle $tangbe fa, che i pe$i $i leuino in alto, & i cardini del moli- nello come centri del dritto ne i gattelli collocati, & ne i $uoi buchi po$te le $tanghe volt mdo$i in giro le te$te a ragione di torno alzano i pe$i.
Per indottione proua Vitr. che il dritto, & il circolare entrano a i mouimenti delle co$e, & prima ne gli $trumenti delle taglie, $tanghe, & molinelli, perche i giri, i raggi gli auolgimenti ri$pondeno al circolare, le funi, le $tanghe i perni ri$pondeno al dritto nel- le $oprapo$te machine, dapoi ne gli altri $trumenti, come qui $otto dimo$tra dicendo.
Similmente come la $tanga, oleua di ferro quando è appo$ta al pe$o, quello, che non può da molte mani e{$s}er leuato, $ottopo$to a gui$a di centro, per dritto quello, $opra che $i ferma la ma- nouella, che bypomochlion da Greci è detta, qua$i $otto stanga, & posta $otto$il pe$o, la mano- uella, o lenguella della $tanga, & calcato il capo di quella dalle forze d'un buomo $olo, quel pe$o $i leua.
Molte que$tioni pertinenti alle Mecaniche di Ari$t. in poche parole po$te, & ri$olute
$ono da Vitr. in que$to luogo. Pero con$iderar bi$ogna le regole generali, & i principij
Et questo na$ce perche la parte dinanzi piu curta della leua entra $otto il pe$o da quella parte della $ottoleua, che è come centro, & il capo della leua, che è piu lontano dal centro mentre che è calcato facendo il mouimcnto circolare costringe col calcare con poca forza porre in bilico vn grandi$$imo pe$o.
Il mouimento dritto prouato di $opra ha bi$ogno del mouimento circolare, que$to proua Vitr. nella leua, il che $i vede chiaro, percioche tanto il capo del raggio minore, quanto del maggiore di$egna i circoli, come nella bilanci s'è dimo$trato.
Simigliantemente $e la lenguella della lena di ferro $arà po$ta $otto il pe$o, & che il capo col cal care non a ba$$o ma per lo contrario in alto $arà leuato la lenguella apuntado$i nel piano della ter- rabauerà quello in luogo di pe$o, & l'angolo del pe$o in luogo di $ottoleua, & co$i non tanto facil- mente, quanto per la $ottoleua alzerà, nientedimeno all'opposto del pe$o nel carico $arà commo$$o.
Quello, che dice Vitr benche cõ modo difficile detto $ia, però $i può intendere a que- $to modo, che non $olamente la leua $i adopera calcando vno de capi $tandoui $otto e$$a leua, & alzando il pe$o come egliha detto di $opra: ma alcuna fiata per $pinger vn pe$o, $i punta la lenguella della leua $otto e$$o nella terra, la qual lenguella è ferrata, & pro- priamente è la leua della $tanga, & l'altro capo $i alza cõ le mani, di modo che quelpun- to del pe$o, che ha da effer $pinto, è come centro, & $ottoleua, & la terra è come il pe$o, & il carico, & $e bene a que$to modo $i $pinge vn pe$o, non però co$i facilmente è mo$$o, co me quando l'vno de capi s'inalza: & la figura di quanto s'è detto è al fine del pre$ente capo. Dalle $opradette co$e Vitr. conclude.
Adunque $ela lenguella della leua è po$ta $opra la $ottoleua, $ottentrerà al pe$o con la parte maggiore della stanga, & il capo di qnella $arà calcato piu vicino al centro non potrà alzar il pe- $o, $e non ($i eome è $tato $opra$critto) il bilico, & l'e$$ame della leua $arà piulungo dalla parte della te$ta, non $arà fatto appre{$s}oil pe$o.
Nella leua, come ho detto è il capo, & è quella parte che $i calca con le mani, & la len- guella, che è quella parte, che $ott'entra al pe$o ferrata da capo, tutta la leua è in due rag gi partita, da quel punto, che tocca la $ottoleua. $e adunque da quel punto alla lenguel- la $arà il raggio piu lungo, che dallo i$te$$o punto al capo, non $i potrà leuar il pe$o, & la ragione è in pronto, perche il raggio maggiore rappre$enta la linea maggiore che $i parte dal centro, & però fa piu mouimento, & que$to $i proua da Vitr. in que$to modo, quando egli dice.
Et questo $i può con$iderare dalle stadere, perche quando la oreccbia è vicina al capo, doue peu
de le lance, nel qual luogo ella è come centro, & che il marco, o romano, detto equipondio, nell'al-
tra parte del fu$to vagando per li $egni, quanto è piu lontano condotto, $e bene $u{$s}e pre$$o all'e$tre
mo del fusto, anco con men pari pe$o agguiglia il pe$o, che è dall altra parte, $e bene e grandi$si-
mo, & que$to auuiene per lo bilanciar del $u$to, & perche la leua e lontana dal centro. Et con
Que$to anco s'iutende, per le co$e dette di $opra danoi, quando dimo$trato hauemo, che co$a è $ta dera, che parti habbia, & che effetti faccia. Ari$t. nella vige$ima quinta que $tione dimanda. Perche cagione la $tadera con vn picciol marco pe$a grandi$$imi pe$i, concio$ia che tatta la $tadera altro non $ia, che meza bilancia, perche da vna parte $ola pendela lance, alla quale $i appende il pe$o, dall'altra $enza lance, è $a $tadera. Scioglie$i la dimanda, che la $tadera ci rappre$enta, & la bilancia, & la leua, imperoche è $imile al- la bilancia, quando cia$cuna orecchia, & lenguella puo mutar luogo $econdo la quanti- tà de i pe$i, che volemo leuare, & mutando il luogo, & facendo diuer$i centri, da vna par te è la lance, ouer vncino doue s'appende il pe$o, dall'altra e il marco, in luogo dell'altra lance, il quale tira il pe$o, che è nella lance, & a que$to modo la $tadera è come la bilan- cia, & però fa gli effetti i$te$$i per le i$te$$e ragioni, & accioche vna $tadera e$$er po$$a di- uer$e bilancie, $e le pone diuer$e orecchie, & lenguelle, cioè $i mutano i centri, doue la $i tiene: vero è che quando pe$amo vna co$a, ella è come vna $ola bilancia, perche ha vn centro $olo, & due raggi, ma noi mutando il pe$o mutiamo il centro, perche il marco nõ calca egualmente e$$endo piu vicino, o piu lontano al centro, imperoche quando pe$a- mo alcuna co$a, quanto piu il centro, doue è l'orecchia, è vicino al pe$o, tanto piu $i leua, perche la linea, cioè il fu$to, che è dal centro al marco $i fa maggiore. Ecco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nella $tadera, che da Ari$t. è Phalange nominata. S'a$- $imiglia anche alla leua. & è come vna leua riuer$cia, perche ha dal di $opra la $ottole- ua, o pre$$ione che $i dica, che è la doue è il centro, ha la forza, che muoue, che è il marco, che calca il fu$to, & calcando è nece$$ario, che il pe$o, che è dall'altra parte faccia muta- tione, & può e$$er, che mutando$i i centri $i facciano piu leue, come $i faceuano piu bi- lancie. Vero è che per l'ordinario alle $tadere non $i fanno piu, che due truttine, cioè non $i muta il centro $e non in due luoghi, & quando $i v$a quella trutina, o quelle orecchie, che $ono vicine alla lance dicemo pe$ar alla gro$$a, perche i $egni, & le croci nel fu$to $e- gnati $ono piu larghi, ma quando v$amo il centro piu rimoto dicemo pe$are alla $ot- tile, & i $egni $ono piu vicini. chiama$i $tadera, perche in luogo dell'altra lance $ta il mar co. Et tanto detto $ia della $tadera.
Anco $i come il noechiero d'vna gran naue da carico tenendo l'an$a del temone, oiax detta da greci, in vn monento con vna mano per la ragione del centro calcando artificio$amente volge la na ue carica di pe$i grandi$$imi, di merci, & d'altre co$e nece$$arie.
Ari$totile nella quinta que$tione dimanda, perche cagione e$$endo il gouerno piccio
lo, & po$to nella e$tremita della naue, ha però tanta forza, che tenendo vn'huomo l'an-
$a di quello nelle mani, & volgendola de$tram\~ete, faccia tanto mouimento nelle naui di
grãdiffimo carico. Ri$ponde dicendo, che cio aduiene, per che il timone, & gouerno è co
me la leua, il mare come il pe$o, il Nocchiero come la forza mou\~ete, la $ottoleua $ono que'
cardini ne'quali è po$to il temone, & il cardine e come centro di quel giro, che dall'e$tre
mità del temone dall'vna, & l'altra parte è di$egnato. il temone adunque taglia il mare
per dritto, e $cacciãd clo da vn lato muoue la naue per torto, e per que$to e$$endo l'acqua
come il pe$o, il temone che per lo cõtrario $i punta piega la naue, perche il centro. & l'ap
poggio era riuolto al cõtrar, o, alquale e$$endo la naue congiunta, di nece$$ità la naue lo
$eguita, dimodo che $e'l mare è $cacciato dalla de$tra, il cardine va alla $ini$tra, e la naue
$eguita il card. ne. Ma il temone $i pone da poppa nella e$tremità della naue, & non altro
ue, percioche ogni picciolo monim\~eto. che $i fa da vn'e$tremo, quanto maggior è lo $pa
cio all'altro e$tremo, fa tanto maggior mouimento in quello, percio che le ba$e, che rin-
chiudono quelle linee, che da vno angolo v\~egono, quanto piu lunghe $ono le linee tanto
$ono maggiori. Sia l'angolo A. le linee, che vengono da quell'angolo $iano A C. & A D.
la ba$a. C D. no ha dubbio, che $e le linee $aranno allungate come dall'A.all'F. & dall' A.
Et ancho le vele alzate a mezo l'albero non danno tanta celerità alla naue, quanto $e $ono alza te le antenne alla $ommità & la ragione è questa, perche $tando nella $ommità non $ono vicine al piede dell'a bero, che in quel luogo è in vece di centro ma nella $ommità piu lontane, & da quel lo piu rimote pigliano le vele il vento. Adunque $i come la leua $ottopo$ta al pe$o, $e per la metà è calcata, e piu dura nell'opera, ma quando il $uo capo e$tremo è calcato, & menato alza facilmente il pe$o, co$ie$$endo le vele a mez albero banno minor virtù, ma quelle, che alla cima po$te $ono allontanando$i dal centro, benche il vento non $ia piu gagliardo, malo i$te$$o calcan- do, o $pignendo la cima s$orzala naue andar piu innanzi.
Con lo i$te$$o vento, & con la mede$ima vela anderà la naue piu $orte e$$endo ghin- data l'antenna alla $ommita dell'albero, che al mezo, la ragione è come nella $e$ta que- $tione $i vede, perche l'albero è come la leua, il piede, la doue $i $erma, e come il centro, & $ottoleua, il pe$o è la naue, il mouimento è il uento, $e adunque il mouente calca, o $pigne le parti lontane dal centro piu $acilmente muoue, che vicino al centro.
Anco i remi con le $trope legati alli $cbermi $pinti, & ritirati con le mani, allontanando$i dal centro le pale di e$$i nell onde del mare con grande forza $pingono la naue innanzi, che è di $opra mentre che la prorataglia la rarità del liquore.
Il remo è come leua, lo $chermo come $ottoleua, il mare come pe$o, $econdo, che $i ve- de nella quarta dimanda, le braccia della leua $ono l vno dallo $chermo all'acqua, l'al- tro dallo $chermo alle mani del galeotto, l'e$$etto è lo i$te$$o della leua, & della bilancia, cerca le braccia maggiori, & minori, come è gia mani$e$to.
I grandi pe$i parimente quando portati $ono da quattro o $ei, che portano le lettiche, $ono posti in bilico per li centri di mezo delle $targbe, accioche con vna certa proportione partito il carico cia$cuno de i bastaggi porti col collo egual parte del pe$o indai$o, percbe le parti di mezo delle $tanghe, nelle quali s'inuesteno le cigne, ai collari de portatori $ono $itte, & termi- nate con cbiodi, accioche non $corrino di quà, & di la: percbe quando oltra i con$ini del centro $i muoueno, premeno il collo di colui, che gli è piu vicino, $i come nella stadera il n.arco, quan- do con l'e$$ame baitermini del pe$are.
Dimanda Ari$t. nella vige$imanona que$tione, donde na$ce, che $e due portano vno i$te$$o carico $opra vna $tanga, non egualmente $ono oppre$$i, $e il pelo non è nel mezo, ma piu s'a$$atica colui, che è piu vicino al pe$o? ri$ponde, che la $tanga è in vece di due, leue, la cui $ottoleua riuer$cia e il pe$o, l'e$tremità della leua $ono le parti della $tanga, che $i voltano ver$o i portatiori, de i quali vno è in luogo del pe$o, che nella leua $i deue muouere, & l'altro è in vece della $orza, che muoue, & però il braccio piu lungo della le ua è calcato, & l'altro è come quello, che è $otto il pe$o, & $e bene l'vno, & l'altro è op- pre$$o, nientedimeno è piu oppre$$o quello, che è piu viciuo al pe$o, perche quello, che è piu lontano alza piu la parte $ua, come che gli $ia piu facile l'alzaria e$$endo piu lunga, & dal centro piu rimota, ma $e il pe$o $te$$e nel mezo, la $atica con egual portione diui- $a $arebbe, & tanto leuarebbe l'vno quãto l'altro e$$endo egualn:ente dal centro lõtani.
Per la i$te$$a ragione i giumenti, che $ono $otto il giogo, con egual fatica tirano i pe$i, quan-
do legati $ono in modo, che i loro colli $iano egualmente di$tanti dal mezo, la doue $i lega il gio-
go, ma quando di quelli $ono le forze di$eguali, & vno e$$endo piu gagliardo preme l'altro, al-
lbora facendo$i trapa$$are la correggia, $i fa vna par: e del giogo piu lunga, laquale aiuta il giu-
mento piu debile, co$i nelle $tanghe, come ne i gioghi, quando le cigne non ono nel mezo, ma
fanno quella parte, dalla quale pa$$a la cigna piu curta, & l'altra piu lunga: Con la i$te$-
$a ragione, $e per quel centro doue è la cigna trappa$$ata, l'vno & l'altro capo del giogo
Q e$to è facile per le co$e dette di $opra, però volendo Vitr. darevna vniuer$ale con clu$ione prouata dai primi principij. dice $eguitando la $ua indottione.
Et $i come le ruote minori banno i mouimenti loro piu duri, & piu difficili, co$i le $tangbe, & i giogbi in quelle parti doue banno minor distanza dal centro alle terste loro premeno con diffi- cultà i colli, & quelle, che banno dallo i$te$$o centro $patij piulontani, allegeri$ceno di pe$oi por tatori, & in $omma & que$te co$e gia dette al predetto modo riceueno i l ro mouimenti col dritto, & col circolare, & ancoi carri, le carrette, i timpani, le ruote, le vide, gli $corpioni, le bali$te, i calcatoi de i torchi, & le altre machine conle i$te$$e ragioni per lo dritto centro, & per lo circolare riu ltate fanno gli effetti $econdo la no$tra intentione.
A me pare che Vitruuio de i prin cipij po$ti da lni, egli habbia propo$to la ragione di
tutte le machine trou te, & che $i po$$ono trouare cerca l'alzare, il tirare, & lo $pignere
dei pe$i, che $otto vn'i$te$so nome dimachina trattoria è contenuto, La$cia que$ta bel-
la con$ideratione a gli in genio$i che il dritto, & il cir colare mouimento, è principio di
tutte, le co$e dette, & che chi $aperà in e$se cono$cere il pe$o, la leua, la $ottoleua, & la vir-
tù mouente, comparando que$te co$e in$ieme, potrà render conto, & $atisfare a tutte le
dimande fatte nella pre$ente materia. A noi re$ta dire alcuna co$a d'intorno le ruote
de carri, & cerca le vide, che hanno grandi$$ime forze, & qua$i incredibili, & dirò quel-
lo, che dice il Cardano nel libro decimo $ettimo della $ottilità delle co$e. Dice egli
adunque con $imiglianti ragioni $i fanno le vide. Sia la vida a b. cioè quella che egli
Coclea dimanda, & il ma$chio cioè la vida c d, la quale $i gira a torno come $i $uole:
$ia il manico giunto al ma$chio e f. il qual $i volge col perno g h. facilmente per la
detta ragione delle $tanghe, giunto $ia dal ba$$o del ma$chio a piombo vn pe$o di cen-
to libre, & $ia m. voltando$i adunque il perno g h. egli $i tirerà k l. in $u, & il pe$o
m. anderà all in$u, & per lo contrario voltato il perno. g h. & con la ragione i$te$$a
$i $pignerà K l. & piegherà il ferro oppo$to di vna gro$$ezza incredibile. Cire$ta a di
mo$trare, che il pe$o. m. $i po$$a muouere, & con che ragione, perche e$$endo centomi
la libre dipe$o, & $o$tenendo cia$cuna $pira, o anello della vida il $uo pe$o, $e $aranno
dieci volte, o $pire in cia$cuna $aranno diecimila libre, tanto rittengono di pe$o in cia-
$cuna $pira, quanta è la proporrione della ritondità alla fune, a cui è $o$pe$o m. quan-
to adnnque piu $pire $aranno, & piu $trette, & maggiori, tanto piu lieue $i farà il pe$o
m. & il mouimento piu facile, ben che piu tardo. Adunque nello $pacio di due brac-
cia $i può fate vna vida, con le $pire tanto larghe, & co$i ba$$e, che il pe$o. m. può da
vn fanciullo didieci anni e$ser alzato, ma come ho detto, quanto piu facilmente tanto
piu lentamente $i mouera. Qmndo adunque $arà tirato appre$so la lunghezza l k.
bi$ognerà $o$pendere il pe$o a quelle co$e, che $o$tentano la machina a i punti. n. &
o. & co$i cauata con il contrario mouimento. k l. appenderemo il pe$o, & di nuouo
tiraremo, & l'alzaremo tanto quanto è lo $pacio K. l. fin che $pe$so legando il pe$o, o
$ia naue la trarremo del mare, o del finme & $imile, o tale pen$ar douemo, che fu$se lo
$trumento, con che Archimede tirò in merauiglia di $e la leggierezza de Greci, perche
a que$to modo vn fanciullo potrà tirare vna naue carica, che vinti gioghi di buoi non
la potrian muouere. ella è di acciaio duri$$imo, perche non $i torca, leggeri$$imo accio
non $ia impedita, $oda, & vnta di oglio, perche l'oglio fa $correre, & non la$cia irrugini-
re: & quanto lo $trumento è minore, tanto piu ci dà da merauigliare. Ma pa$$iamo a i
carri. quelli, che hanno ruote maggiori in terra molle con facilità, & pre$to $i muoueno,
perche il fango, che s'acco$ta, tocca minima parte delle ruote, & meno impedi$ce, & $em
pre la ruota maggiore fa piu $pacio la, doue ella $ia $ufficiente al pe$o, & quanto le ruo-
te $aranno di numero minore, il viaggio $i fa piu pre$to. per che le molte $e $ono piccio-
le, con minor circuito fanno minor $pacio. Se grandi, alla forza aggiungono anco il pe
$o, ne però abbracciano piu $pacio, & percio $ono piu tarde al mouimento. Però gl'Im-
F la Taglia di $opra, & il luogo doue ella $i lega.
L la Taglia di $otto detta Artemone, & Pa$tecca, & in Greco Epagon.
* il Pe$o.
A la Leua, che s'appunta in terra, & lenguella è detto il$uo capo.
3 il Pe$o.
1 la $ottoleua detta Hypomochlium, & Pre$$io in latino.
2 la leua, o manouella detta Vectis in latino, Mochlion in Greco.
V il Marco, in latino detto Equipondium, in Greco Sferoma.
Q S Lances.
X Lances.
R An$a, Examen, Lenguella.
8 Cuneus, Cugno.
7 9 Stanga. # 10 Pefo
H G Manico o $tanga.
M Pe$o.
O N Coclea la Vida.
D i Pali.
L doue $i attacca la Pa$tecca detta Artemo.
C Chelonia le orecchie.
F la Regola.
B Antarij funes le Sartie.
E il luogo dei Menali.
X la Bilancia appoggiata.
_H_Ora de gli strumenti dirò, i quali $tati $ono ritrouati per cauar l'acqua, csfo- nendo la varietàloro, & prima io ragionerò del timpano. Que$ti non m lto al to leua l'acqua, ma molto e$peditamente ne caua vna gran quantità. gli $i fa vn perno a torno, o a $e$ta, con le teste ferrate, que$ti nel mezo ba vn timpa- no di tauole fermate, & po$te in$ieme, & $i pone $opra alcuni legni dritti, che dalle teste banno certi cercbielli di lame di ferro, doue $i po$a il perno, ma nol cauo di quel timpano po$te $ono dentro per trauer$o otto tauole, cbe con vno de capi loro toccano il perno, & coal'altro l'e$trema circonferenza del timpano. que$te tauole comparteno la parte di dentro del timpano con $pacij eguali. D'intorno alla fronte, cioè per taglio, o coltello del timpano. $i con$iccano certe tauole la$ciandoui l'aperture di mezo piede, acciocbe l'acqua po$$i entrar nel timpano: $imilmente lungo il perno $i la$ciano i buchi, che colombari detti $o- no, cauati come canali nello $pacio di cia$cuno di quei compartimenti, & questo timpano quando è bene impegolato, & $toppato, come $i fan le naui, è voltato da gli buomini, che lo calcano, & riceuendo l'acqua per le apriturc, che $ono nella fronte del timpano manda quella per li bucbi, o colombari del perno, & co$i $ottopo$toui vn labro, dal qual e$ce vn ca- nale, o gorna che dir vogliamo, $i dà vna gran copia d'acqua, & $i $ummini$tra, & per adac- quar gli borti, & per le $aline.
Ma quando $arà bi$ogno alzar l'acqua piu alto, la iste$$a ragione $i permuterà in questo modo. Faremo vna ruota d'intorno al perno della grandezza, che all'altezza, doue farà bi- $ogno po$$a conuenire. D'intorno all estre nolato della ruota $i conficcberanno i $eccbielli, mo- dioli nominati; que$ti e$$er deuono quadrati, & con cera, & pece ra$$odati: & co$i voltando- $ila ruota da quelli, che la calcberanno, i $eccbielli, che $aranno pieni portati alla $ommità di nuouo ritornando a ba$$o voteranno da $e nella con$erua per que$to appareccbiata, che ca$tello $i cbiama, voteranno dico quell' acqua, che bauer anno $eco in alto portata.
Ma $e a piu alti luogbi $i douerà dar l'acqua, nel perno della $teβa ruota $i porrà vna cate- na di ferro raddoppiata, & riuolta, & $i calerà al ba$$o liuello dell'acqua. a que$ta catena $a- ranno appo$ti i $eccbielli pendenti di rame di tenuta d'vn congio; & co$i il voltar della ruo- ta inuolgendo la catena nel perno, alzerà alla $ommittà, quei $eccbielli, i quali alzati $opra il perno $aranno constretti a riuer$ciar$i, & votare nella con$erua, quell'acqua, che baueran- no portata.
Et la interpretatione, & le figure, & l'hauer in te$o le co$e piu difficili, & il vederne or- dinariamente gli e$$empi mi leuan la fatica di commenta re que$to, & altri capi di Vitr. ben dirò, che in que$ta vltima ruota la catena coni $ecchielli può e$$er po$ta $ul tag lio della ruota, perche anco piu alto leuerà l'acqua, come io ho veduto a Bruggie terra del la Fiandra. ma quella è voltata da vn cauallo, con altre ruote.
_F_Anno$i anco nei fiumi le ruote con le i$le$$e ragioni, che di $opra $critto bavemo. D'intorno alle $ronti loro s'affigeno le pinne: le quali quando toccbe $ono dall'un- peto dell'acqua fanno a forza and ando inanzi, che la ruota $i volga, & co$i con i $eccbielli riceuendo l'acqua, & riportandola di $opra $enza opera di buomini, che la calcbino, dallo $pigner del fiume danno quello, che è nece$$ario all'v$o. Con la iste$ia ragione ancole macbine dette Hidraule $i volgeno. nelle quali $ono tutte quelle co$e, cbe nel- l'altre macbine $i trouano, eccetto, che dall'una delle teste del perno banno vn timpano denta- to, & rincbiu$o, che a piombo è drizzato in coltello con la ruota parimente $i volge. lungo quel timpano ce n'è vn'altro maggiore, anche egli dentato, & po$to in piano, dal quale è con- tenuto il perno, che da capo bail ferro, che contiene la mola detto $ub$cude, & co$i i denti di quel timpano, che è riacbiu$o nel perno $pignendo i denti del timpano, che è po$to in piano fanno andar a torno la mola. nella qual macbina $tando appe$o il tramoggio, cbe infundibulo è detto, $ummini$tra il formento alle mole, & con l'i$te$$a giratione frange il grano, & $i fa la farina.
L'v$o $imilmente, & la figura, con la chiarezza della interpretatione ci dimo$tra quã to e $opradetto. hora veniremo a piu ingenio$e inuentioni.
_E_Vui anco la ragione della Vida, che caua molt'acqua, ma non l'alza tanto', quan- to la ruota, & la forma di quella in que$to modo $i ordina. Piglia$i vn traue, cbe $ia tante dita gro$$o, quanti piedi ba da e$$er lungo, & $i fatondo a $esta; i $uoi capi per lo circuito loro $i parteno in quarti, o vero in ottaui, $e $i vuole, tirando li linee da vn capo all'altro, & queste linee co$i po$te $ono, che drizzato il traue in piedi a piombo ri$pondino le linee dei capi drittamcnte l'vna con l'altra, & dapoi da queste, che fatte $ono $u le te$te, da vna te$ta all'altra per la lungbezza del traue $iano tirate le linee conuementi in modo, che quanto gran de $arà l ottaua parte nel circuito delle te$te del traue, tanto $iano di$tanti le linee tirate per la lungbezza del traue, & co$i & nel- la circon$erenza delle teste, & nella lungbezza $aranno gli $pacÿeguali. dapoi nelle linee de- $critte per lungo $egnar $i deuono quegli $pacÿ, & terminarlicon incrocciamenti, & $egni manifesti.
Fatto que$to con diligenza, $i piglia vna piana di $elice, o di uitice [che Agnoca$to e det-
to _]_ que$ta piana, è come vna $corza fle$$ibile, vnta poi di liquida pece $i conficca nel primo
punto d'vna di quelle linee tirate per lungo, dapoi $i riporta al $econdo punto della $eguente
linea, & co$i di mano in mano $i va riuolgendo per ordine toccando tutti i punti, & final-
mente partendo$i dal primo punto, & venendo all'ottauo di quella linea, nella quale la $ua pri-
ma parte era con$iccata, peruiene a quel modo: quanto obliqua mente ella procede per lo $pa-
cio, & per gli otto punti, tanto nella lungbezza viene ver$o l'cttauo punto, & con quella i$teβa
ragione per ogni $pacio della lungbezza, & per cia$cun $egno della ritondità per torto con$ic-
cate le regole per le otto diui$ioni fatte nella gro$$ezza del traue, $anno i canali obliqui, & vna
giusta, & naturale imitatione della vida. Dapoi per lo i$te$$o vestigio altre piane $i conficca-
Io ho veduto que$to $trumento fare vna mirabili$$ima proua nelle no$tre paludi per $eccar l'acque, che in e$$e colano, & di piu io ho veduto, che e$$endo le paludi pre$$o il fiume di Brenta la ruota, che volgeua la vida era po$ta $opra il fiume di modo, che l'ac qua volgendo la ruota, faceua, che altre ruote, & rocchelli, che dal perno di quella al- quanto di$co$ti erano, $i moue$$ero, & de$$ero volta alia vida, che dalla palude cauan- do l'a cqua la faceua cader in vn va$o $ottopo$to da cui n'u$ciua vn canale di legno, per lo quale l'acqua cauata, $e ne andaua nel fiume. Altri vogliono, che $i po$$a con la i$te$$a acqua dar mouimento ad vna ruota, che volga la vida continuamente dopò il primo mouimento, co$i $arebbe vn moto qua$i perpetuo. Ma io $timo, che ci vogliano altre con$iderationi, però $eruiamoci per adacquarei campi come faceuano gli Egit- tij, $econdo che riferi$ce Diodoro nel primo libro. & dice, che fu inuentione di Archi- mede. La fabbrica di que$ta machina po$ta da Vitruuio è non men bella, che facile, non men facile, che vtile, & s'intende per la no$tra in terpretatione, & per la figura de- $crita da noi.
Io ho $critto quanto piu chiaramente ho potuto, accio che tai co$e mani$e$te $iano di che materia $i facciano gli $trumenti da cauar l'acqua, & con che ragioni $i facciano, & con quai co$e riceuendo il mouimento con i lor giri pre$tino infiniti commodi.
_S_εghita, che faccia la dimo$tratione della macbina di Cte$ibio, la quale alza molto
l'acqua. Quella $i fa di rame, apiè della quale $ono due moggetti al quanto di-
stanti, li quali banno le lor cannt, trombe (& $ono in modo di forcbelle) ad vno
iste$$o modo attaccate, & concorrenti amendue in vn catino tra quelle po$to nel
mezo. in questo catino por$i deuno le animelle di legno, o di quoio po$te alle boc-
che di $opra delle canne $ottilmeate congiunte acciocbe turando i fori delle dette
boccbe, non la$cino v$cire quello, che con il $offiare $arà nel catino mandato. $opra'l catino c'è vna
penola come vn tramoggio riuer$o, cbe cõ vna fiboia col catino trapaβatoui vn cugno, e $aldata, ac
cioche la forza del gonfiamento dell'acqua, nõ la ci$tringa alzar$i:di $opra c'è una fi$tola (che trom-
ba $i chiama) $aldata, e dritta. i moggetti uerameite da baβo trale narici traposti banno i perni, o
animelle $opra i bucbi di quelle, che $ono ne'fondi oro, e co$i dal di$opra ne'moggetti entrãdo i ma-
$chi fatti al torno, & unti d'ogmo, rincblu$i, e ben a$$aggiati con $tanghe $i uolgeno: questi di quà,
Nè que$ta $ola ragione di $te$ibi. $i dice eβer stata prontamente ritrouata, & fabricata, ma anco di più, & altre di varie maniere, che $i mo$trano forzate dall'bumore con le pre$$ioni dallo $pirito mandar in luce gli effetti prestati dalla natura come $ono delle merle, che col moui- mento mandano fuori i $uoni, & le co$e che $i auicinan, che finalmente muoueno le figurine che beueno, & altre co$e, che con diletto lu$ingano glioccbi, & le oreccbie: delle quali iobo $cel to quelle, che io ho giudicato grandemente utili, & nece$$arie, & quelle, che non $ono utili, & commode al bi$ogno della uita, ma al piacere delle delicie, $i potranno trouare da quelli, che di e$$e de$idero$i $aranno, dai commentari di Cte$ibio.
Cte$ibio molto commendato in diuer$i luoghi trouò vna machina mirabile da alzar l'acqua, & que$ta è tra le machine $piritali collocata. Vitruuio prima ne fa la dimo$tra- tione della pratica, dipoi commenda Cte$ibio di diuer$e inuentioni. Quanto adunque a$petta alla fabbrica, io dico, che $i apparecchia vn catino, o vero vna conca di rame, la quale ha vn coperchio di rame detto Penula da Vitr. che è come vn tramoggio riuer$o, dalla cui $ommità e$ce vna tromba, & il tutto è bene $tagnato, & $aldato in$ieme, accio- che la violenza dell'acqua non l'apra, o rompa. nel fondo del catino $ono due bocche da Vitr. Narici nominate coperte diquoio, o di legno in modo, che quel quoio, o legno $i può alzare, & abba$$are, $i come $i vede nei folli, o mantici; Qne$ti legni Vitr. a$$i, noi animelle chiamamo, & $i leuano ver$o il coperchio, ma quando $ono calcati dall'ac- qua, che è dentro il catino, otturano le bocche, allequa li $ono $aldate due canne dette da Vitr. fi$tule, che partitamente $tendendo$i vna dalla de$tra, l'altra dalla $ini$tra, $ono in $erte, & $tagnate pre$$o i fundi d'alcuni $ecchi che Vitr. Modioli $uol nominare, nei fondi dei quali $ono le animelle come nel catino. Entra poi dal di$opra de i detti $ec- chielli vn ma$colo per cia$cuno tornito, & vnto bene, & a$$aggiato a punto, come $i ve- de nel gonfietto della palla da vento. que$ti ma$coli da i manichi loro di $opra hanno, o $tanghe, o leue, o altra co$a che gli alzano, & abba$$ano come dimo$tra la figura, & Vit. lo la$cia alla voglia di chi fa que$ta machina. Quando adunque $i leua vn ma$colo $tan do l'altro a ba$$o, l'acqua per vna bocca del $ecchio la doue è l'animella nel fondo $ot- t'entra $eguitando l'aere, accio non $i dia voto, & qua$i a$$or bita empie il $ecchiello, m\~e- tre l'aere e$ce per la canna. quando poi $i abba$$a il detto ma$colo, egli calca l'acqua, & quella non potendo v$cire per la bocca di $otto e$$endo quella dall'animella otturata, quanto piu $i calca, tãto a$cende per la canna, & entra nel catino. in que$to mezo dall'al- tro $ecchiello alzando$i il ma$colo, l'acqua entra per la $ua bocca, e lo riempie, & dinuo- uo abba$$ando$i calca l'acqua, & la fa $alire per la $ua canna nel catino, & iui trouan- do l'altr'acqua, & non potendo quella tornar a ba$$o, e$$endo le bocche dal quoio ottu- rate, $ale, & boglie mirabilmente, & e$ce per la tromba di$opra, & $i fa andare doue l'huom vuole: & que$ta è la fabbrica della machina ritrouata da Cte$ibio, alla cui $imi- glianza fatte $ono le trombe, che $eccano, & votano le naui, quando fanno acqua: bella, & vtile inuentione $i come diletteuoli $on quelle, che dice Vitr. e$$er $tate per diletto da Cte$ibio ritrouate, doue $i fanno $altare, & cantar gli vccelletti, & con l'appro$$imar$i d'alcune co$e, $i fanno, che gli animali beuino, & le figure $i muouino come ne dimo$tra Herone. Benche quella parola Engibbata, ouero è $corretta, o vuole dir altro.
_I_O non la$cierò a dietro di toccare quanto piu breuemente potrò, & con $crittura con$eguire a punto, cio, cbe a$petta alla ragione delle machine Hidraulice.
_E_gli $i fa una ba$a dilegno ben collegata, & congiunta in$ieme, in quella $i pono un'arca di rame, $opralà ba$a dalla de$tra, & dalla $inistra $i drizzano alcune re- gole po$te in$ieme a modo di $cala, in que$te $i includeno alcuni moggetti di rame con i loro cer- chielli mobili fatti $ottilmente al torno, que$ti nel mezo banno le lor braccia di ferro conficca- te, & lor fa$aioli con i manicbi, congiunte, & riuolte in pelli di lana. Dipoi nel piano di $- pra ci $onoi fori circatredita grandi vicino a quali, ne i lor fu$aioli po$ti $ono i Delfini di ra- me, che dalla bocca loro pendenti banno dalle catene i cembali, che calano di $otto i fori de i moggetti nell'arca doue è ripo$ta l'acqua, iui è come un tramoggio riuer$o, $ tto il quale $ono certi ta$$elli alti cerca tre dita, i quali liuellanolo $patio da ba$$o po$to, trai labri inferiori del forno, & il fondo dell'arca.
Que$ta fabbrica di machina è difficile, & o$cura, il che Vitruuio afferma nel fine del pre$ente Capo, benche egli dica hauerla chiaramente e$po$ta, & nel principio del mede$imo capo ci prometta di voler ciò fare, & toccar la co$a, quanto piu vicino $i può: ma con $omma breuità, & io $timo, che egli cio fatto habbia, & e$$eguito, auenga, che altri dica, che que$ta forma di Vitruuio $ia piu pre$to per vn modello, che per vna e$qui- $ita dimo$tratione, affermando, che Nerone tanto $i dilettaua di que$te machine Hi- draulice, che cõteneuano l'acqua, & per piu canne mãdando faori l'aere cõ l'acqua in- $ieme faceuano vn tremante $uono, che tra i pericoli della vita, & dello imperio, tra gli abbuttinamenti de i $oldati, & de i capitani, nel $opra$tante, & manife$to pericolo, non la$ciaua il pen$iero, & la cura di quelle: & che poi e$$endo diuulgati i libri di Vitruuio, Nerone non l'haue$$e co$i care, poi che con vulgata ragione fu$$ero fabbricate.
Et a me pare, che $e bene minutamente Vitruuio non ci e$pone tutte le co$e, che en- trano nella detta machina, come egli anco non ha fatto nelle altre, pre$upponendole a$$ai manife$te, pure ci dia tanto lume, che con la indu$tria, & con la diligenza $i può fare quello, che egli c'in$egna: perche anco $e vogliamo de$criuere la fattura de gli Or- gani no$tri, che v$iamo, cono$ceremo chiaramente, che non potremo co$i minutamen- te dimo$trare l'artificio loro, che non ci re$ti difficultà appre$$o quelli, che di que$ti $i- mili $trumenti non fanno profe$$ione, & non ne hanno pratica: tanto piu ci deue pare- re $trano l'antichità, sì per la proprietà de vocaboli, sì per la nouità delle co$e, che $ono di$u$ate; benchel organo di Vitruuio conuegna in molte co$e con l'organo, che v$iamo, perche nell'vno, & nell'altro, è vna i$te$$a intentione di $onare mediante l'aere, di dar le vie allo $pirito per certi canali, che entri nelle canne, che quelle $i otturino, & aprino al piacer no$tro, che s'accordino in proportione di mu$ica, che $iano diuer$e, & faccia- no diuer$i $uoni, & $imili co$e, che dinece $$ità $ono in que$ti organi, & in quelli, benche altrimenti $i facciano.
Percioche io non trouo, che gli antichi v$a$$ero i mantici, benche $i $erui$$ero di co$e, che faceuano lo i$te$$o effetto riceuendo l'aere, & lo $pirito, & $cacciandolo $econdo il bi$ogno, come nella machina di Cte$ibio dimo$trato hauemo.
Herone $imilmente de$criue vna machina Hidraulica, la quale in $ieme con altre co-
$e, è qua$i in mano d'ogni $tudio$o, & noiper diletto po$to hauemo nella lingua no$tra
Nell'arca di rame era come vn tramoggio riuer$o alzato dal fondo dell'arca tre di ta con certi ta$$elli, & que$to $i faceua per tenir il tramogglio alzato dal fondo dell'ar- ca, accio che l'acqua vi pote$$e enzrare di $otto via. que$to tramogio non haueua fondo, & l'acqua, che era nell'arca, era po$ta perpremer l'aere, che entraua per alcune canne nel tramogio, $i come nelle piue pa$torali $i preme il quoio, che ritiene il fiato, & co$i que$t acqua oppre$$a dallo aere lo $cacciaua con forza all in $u per vna tromba, che era in capo del tramoggio, la qual tromba portaua lo fiato, & lo $pirito in vna ca$$etta del- la quale Vitr. parla in que$to modo.
Sopra la te$ta gli e vna ca$$etta ben $errata, & congiunta, che $o$tenta il capo della machina detta il Canone mu$icale, nella cui lunghezza $i fanno quattro canali $e lo $trumento e$$er deue di quattro corde, $ei $e di $ei otto, $e di otto. in cia$cun canale po- $ti $ono i $uoi bocchini rinchiu$i con manichi di $erro. que$ti manichi quando $i tor- ceno, o dan volta, apreno, le nari dall'arca ne i canali, & da i canali il canone per tra- uer$o ha di$po$ti i $uoi fori, o buchi, che ri$pondeno, & s'incontrano nelle nari, che $ono nella tauola di $opra, la qual tauola in Greco Pinax, da noi $ommiero è detta.
Tra la tauola, & il regi$tro trapo$te $ono alcune regole forate allo i$te$$o modo, & vnte di oglio, accio che facilmente $i $pignino, & di nuouo $iano tirate dentro. l'effetto di que$ti è otturare i buchi, & perche $ono da i lati, però da Greci pleuritide $ono det- ti. di que$te lo andare, & il ritorno ottura altri di quei fori, & altriapre. Similmen- te que$te regole hanno attaccati, & fitti i loro cerchielli di ferro congiunti con le pinne (che ta$ti chiamamo,) le quali quando toccati $ono muoueno le regole. Sopra la ta- uola contenuti $ono i buchi, per li quali da i canali e$ce il fiato, & lo $pirito.
Alle regole incollati $ono gli anelli, ne i quali rinchiu$e $ono le lenguelle di tutti gli organi.
Bello Artificio è que$to, & degno di con$ideratione. $opra la canna del tramoggio nella te$ta è congiunta vna ca$$etta di legno, que$ta riceue il fiato, che viene dalla trom- ba, o canna del tramoggio, & lo ri$erua per mandarlo in alcuni canali fatti $opra vn@ regola larga al numero dei regi$tri.
Que$ti canali, che $ono per la lũghezza del canone, hãno p trauer$o alcuni fori $opra
il cõponim\~eto di que$ta regola cõ i canali, c fori $uoi vi è vna tauola, che copre ogni co-
Ma ai moggetti $ono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono al- le nari, che $on nella ca$setta, nelle quali $ono le animelle tornite, & iui po$te affine, che riceuen- do la ca$setta il fiato, otturando i fori non lo la$cino piu tornare: co$i quando $i alzano le $tan- ghe, i manichi tirano a ba$soi fondi dei moggetti, & idelfini, che $ono ne i fu$aioli calando nel- la boccai cembali riempieno gli $pacij de i moggetti, & i manichi alzando i fondi dentro i mog- getti per gran forza, & per lo $pe$so battere, otturando i fori, che $ono $opra i cembali, fan- no andar per forza lo aere, che iui e per lo calcare coftretto, nelle canne, per le quali egli ua ne i capi di legno, e per le $ue ceruici nell'arca, ma per lo forte mouimento delle $tanghe il fiato $pe$- $o compre$so entra per le aperture de i bocchini, et empiei canali di vento. Di qui na$ce, che quando i ta$ti toccati con le mani $cacciano, & ritiran continuamente le regole otturando i fori di vna, & aprendo a vicenda i fori dell'altra, fanno v$cire i $uoni $econdo le regole mu$icali con molte varietà di moduli, & d'harmonie. Io mi ho $orzato quanto ho potuto, che vna co$a o$cu- ra chiaramente $ia $critta. Ma questa non è ragion facile, ne e$pedita da e{$s}er capita $e non da quelli, che in tali co$e $ono e$$ercitati. Ma $e alcuno per gli $critti hauerà poco inte$o quan- do cono$ceranno la co$a come ella $ta veramente, ritroueranno il tutto e{$s}er stato $ottilmente, & curio$amente ordinato.
I moggetti hanno le lor canne congiunte dalle bande, le quali canne $i riferi$cono
nel tramoggio, perche in e$$o portano il fiato: hanno que$ti moggetti le lor animelle pri
ma nel fondo po$te di dentro via, per le quali $i tira l'aere, come per buchi de'mãtici, da
poi dal piede doue $ono attaccate le canne nella bocca loro hanno anco le altre animel
le, che sappreno, accioche quando l'aere è tirato ne i moggetti, & poi calcato con i fon-
delli le animelle del fondo $i chiudino, & quelle delle canne $i aprino, & l'aere entri nel-
le $i$tule, che vanno altramoggio, le quali deuono e$$er con i capi loro $tagnate nel tra-
moggio, come $i è detto della machina di Cte$ibio. Alzando adunque le $tanghe, che hã
no le catene, che $o$tentano i cembali entranti nei moggetti, $i a$$orbe l'aere per le ani-
melle di $otto, & calcando poi l'aere è $pinto per le canne nel tramoggio, & a$cende per
la canna del tramoggio alla ca$$etta, & vientra dentro. aprõ$i i bocchini, che Epi$tomi
$ono detti da Vitr. dalla ca$$etta a i canali, ne i quali entra lo aere, ma non prima egli va
a far $uonare le canne, che non $i tocchi con le dita i ta$ti, cioè i manichi delle regole,
_T_R portiamo horail pen$ier no$tro di $criuere ad vnanon inutile ragione, ma con grarde prontezza dataci da no$tri maggiori, con che via quelli, che $iedono in car- retta, o nauigando $aper po$$ino quanti miglia di camino habbiano fatto. Et qut- sto $i faco$i Sanole ruote della carretta larghe lungo il diametro quattro piedi, & due dita. Et qu@sto $i fa accioche hauendo la ruota in $e vn certo, & determinato luogo, & da quello cominei and ando inanzi a girar$i, & peruenendo a quel $egno certo, & determi- nato, doue ella cominciò girar$i, habbia finito anco vn certo, & determinato $pacio di piedi do dici, & mezo. Poi che que$te co$e co$i apparecchiate $aranno allbora nel moggetto della ruota alla parte di dentro $ia fermamente rinchiu$o vn Timpano, il quale fuori della fronte della $ua rit @dezza porgi vn eminente dentello. Dapoi dal di$opra del ca{$s}ero della carretta confitta $ia vna ca$$a, che habbia vn timpano, che $i muoua po$to in coltello, & $ia nel $uo pernuzzo rin- chiu$o. Nella fronte del detto Timpano $iano i denti egualmente compartiti di numero di quat- trocen o, & onuengh no questi incontrando$inel tentello del Timpano inferiore@. Dapoi al Tim- p@nodi $apra da vn lato confitto $ia vn'altro dentello, che venghi fuori oltra gli altri denti. Egli $i fa anco il terzo Timpano dentato con la iste$$a ragione, & è po$to piano in 'vn' altra ca$- $a, che habbia i denti, che ri$pondino a quel dentello, il quale è confitto nel lato del $econdo Tim- pan@, dapoi nel Timpano, che è po$to in piano faccian$i buchi per poco piu, o poco meno delle miglia di quello, che per lo viaggio d'un giorno $i puo pa$$are, perche non ci darà impedimento. I cia$cuno di que$ti buchi po$ti $iano alcuni $a{$s}olini ritondi, & nella ca$$a di quel Timpano faccia$i vn foro, che habbia vn canale, per lo quale quei $a{$s}olini cader po$$ino nel ca$$ero del- la carretta, quei $a$$olini dico, che $aranno posti in quel Timpano, quando venuti $aranno drit- to $opra quel luogo, caderà cia$cuno in v@ va$o di rame, $ottoposto, & co$i, quando $ia che la ruota and ando inanzi muoua in$ieme il Timpano di $otto, & il $uo dentello in ogni giro con$tringa pa$$are i dentelli del Timpano di $opra, ella farà, che e$$endo voltato il Timpano di $otto quattrocento fiate quel di $opra $arà voltato vna $ola, & il dentello, che gli è dal lato confitto, farà andarc inanzivn dentello del Timpauo, che sta nel piano. Quando adunque per quattrocento giri del Timpano inferiori, $i velterà vna fiata quel di $opra, lo and are inanzi $a- rà di cinquemila piedi, & di mille pa$si, & da quello quante palle cadute $aranno $onando, tan- ti miglia ci daramio ad intendere, che baueremo fatti. Ma il numero delle palle dal ba$$o rac colto ti dimostrerà la $omma de i miglia fatti dal viaggio d'un giorno.
A$$ai facile è la $opra$critta dimo$tratione, pure che con ragione Arithmetica inte$a
$ia, però per maggiore dichiaratione $i dirà, che que$to arti$icio di mi$ur are il viaggio
andando in carretta con$i$te nella grandezza delle ruote, la qual grandezza e$$er deue
certa di mi$ura cono$ciuta. Quando ad unque $ia, che dal dia metro $i cono$ca la circon
ferenza del circolo, egli è nece$$ario far le ruote d'vn diametro certo, & mi$urato, però
Vitr. $a i diametri delle ruote di quattro p@edi, & due dita, di dodeci, che vanno a far vn
Similmente nel nauigare mutando alcune co$e $i fanno questi arti$icij, perche $i fa pa$$are per li lati delle bande della naue vn perno, il qual con le $ue te$te e$ce perle parti e$teri ri della naue, nelle quali s'impongono le ruote di quattro piedi, & vn $esto di diametro. que$te ruote nelle $ronti loro hanno le lor pinne, che toccano l'acqua, nella metà del perno: Dentro della na, ue al mezo c'è vn Timpano, con vn dentello, che e$ce dalla $ua circonferenza, iui appre$$o euui vna ca$$a col $uo Timpano dentato di quattrocento dentelli cgualmente di$tanti, & conuenienti al dentello di quel Timpano, che è po$to nel perno; ha di piu vn dentello nel $uo lato, che $po@ta in fuori oltra la ritondità $uà, & c'è vn'altro Timpano piano, confitto in vn'altra ca$$a denta- to allo i$te$$o modo: co$i il dentello con$itto allato di quel Timpano, che $ta in coltello vrtando in quei dentelli di quel timpano, che $ta in piano, per ogni volta che egli da atorno, facendo an- dar vno di quei dentelli volge il timpano, che è po$to is piano, nel quale $ono i fori, doue $i ripon- gonoi $a$$olini ritondi, & nella ca$$a del detto timpano $i caua un foro, che ba un canale, per lo quale il $a$$olia liberato dall'o$taculo, cadendo in vn va$o di rame, ne farà $egno col $uono, & co$i la naue spinta, o da remi, o da vento toccando le pinne delle ruote l'acqua contraria for- zate da grandi spine a dietro uolteranno le ruote, le quali uolgendo$i danno diuolta al porno, il perno uolgerà il timpano del quale e{$s}endo il dentello raggirato, per ogni giro, che egli dia a tor- nourtanao in un dentello del timpano $econdo lo farà fare moderati giri, & co$i poi che le ruote uoltate $aranno dalle pinne quattrocento fiate, faranno dar'una uolta $ola al timp ano posto in piano per lo incontro del dentello po$to nel lato di quel timpano, che è in coltello. Il giro adunque del timpano piano quante fiate uenirà per mezoil foro manderà fuori i $a$$olini per lo canale, & co$i & col $uono, & col numero dimo$trerà gli $patij delle miglia della nauigatione.
Que$to arti$icio è $imile a quello della carretta, ma io vedo, che puo e$$er impedito il
girar delle ruote, o per l'acqua, o per altriaccidenti, però io la$cio che la pruoua $ia quel
la, che lo con$ermi. La $igura ci dimo$trerà quanto è $critto, & dell'organo, & della
mi$ura del viaggio, perche que$te $ono co$e, che la $crittura non puo a pieno dimo$tra-
re però bi$ogna, che la pittura le ponga dinanzi a gliocchi, & molto piu puo vn buon
ingegno capire di quello, che dimo$tra la pittura, & $e al buon ingegno $u$$e aggiunta
la pratica di fare altre $imili machinationi, non ha dubbio, che la $crittura $ola gli ba$te
rebbe, ma inuero bi$ogna na$cerci, & hauere in clinatione naturale, & diletto di opera-
rc. Et qui fa fine Vitr. di trattare di quelle co$e, che appartengono all'vtile, & al dilet-
to de gli huomini al tempo, che $ono $enza $o$petto, & in pace. alle quali co$e io potrei a
pompa molte co$e aggiungere diquelle, che mette Herone, ma egli mi pare, che $imili ar
ti$icij deuono e$$er tenuti in reputatione, perche da molti, che nonlintendeno $ono tenu-
ti$vili, & hauuti in poco pregio. Ma non $anno di quanto grande vtilità puo e$$er il $a-
perne render conto, & quante co$e, che non $ono po$te, da gli autori, $i po$$ono ritroua-
re a bene$icio del mondo per gli $critti diquelli, e$$endo (come io ho detto nel primo li-
bro) gran virtù, & gran forza po$ta nei principij, come anco chiaramente $i ha potuto
comprendere dal di$cor$o fatto di $opra nel pre$ente libro circa le machine, come in tot
te la ragione del mouimento dritto è circolare, & come la merauiglio$a natura del cir-
A. Aqua in arca ærea depre$$a. B. Del$ini ærei. C. Modioli ærei. i Moggetti di Ra
me. D. Le Regole in forma di $cala. E. Traxi, ta$$elli di tre dita alti. F. Cathenæ Cym
bala tenentes. G. Infundibulum inuer$um. Tramoggio detto Phigeus. H. Fi$tulæ,
_H_ Oraio e$ponerò con che mi$ure apparecchiar $i po$sino quelle co$e, che $tate $ono
ritrouate ai pre$idi della guerra, & alla nece$sità della con$eruationc, & $alu-
te de mortali, che $ono le ragioni de gli $corpioni, Catapulte, & Bali$te, & pri-
ma dirò delle Catapulte, & de gli Scorpioni. Dalla proposta lunghezza dalla
$aetta, che in questi strumenti $i tira, tutta la loro proportione $i ragiona: &
prima la grandezza dei fori, che $ono ne i loro capitelli, è perla nona parte di e$$a, & que$ti
fori $ono quelli, per li quali $i $tendono i nerui torti, i quali deuono legare le braccia delle Cata-
pulte. Mai capitelli di quei fori e{$s}er deuono della $otto$critta altezza, & larghezza, le tauo-
le che $ono di $opra, & di $otto dal capitello, che T aralelle detce $ono t@to $ono gro$$e, quan-
to è uno di quei fori, larghe per uno & noue parti, ma ne gli e$tremi per un foro & mezo. Ma
le erte dalla de$tra, & dalla $in$tra, quel e, che Para$tate $i chiamano, oltra i cardini alte $o-
no quattro fori, gro$$e cinque, i cardin@ per mezo foro, & un quarto, dal foro all'erta di mezo
$imilmente $ialo $pacio ai mezo foro, & un quarto, la larghezza dell erta di mezo per un foro
e----la gro$$ezza d un foro, & lo $pacio doue $i pone la $aetta nel mezodell erta per la quarta
parte a'un foro. Ma le cantonate, che $ono a toino dei lati, & nelle fronti, confic cate e$$er de-
uono con lame di ferro, o pironi di rame, o chiodi, la lungbe zza del canale, che in Greco è detta,
Strix e$$er deue di fori diecenoue, la lunghezza de i regoli, che alcuni buccule appellano, che $i
confic cano dalla de$tra, & dalla $ini$tra del canale e$$er deue di fori diciotto, & l'altezza d'vn
foro, & co$ila gro$$ezza, & $i affiggono due regole, nelle quali entra vn molinello, il quale è lungo
tre fori, largo mezo, & la gro{$s}ezza della bocchetta, che $i affige, $i chiama Camillum, o $econ-
do alcuni Locullamento con i cardini $otto $quadra, & d'vn foro, l'altezza $ua di mezo foro, la
lunghezza del molinello è dinoue fori, la gro{$s}ezza della Scutula di noue fori, Et la lunghezza di
quella parte che è detta, Epitoxis, è di mezo foro & d'un ottauo della metà, la gro{$s}ezza d'un'ot-
tauo. Simil mente l'orecchia oil manochio, e lungo tre fori largo & gro$$o mezo foro, & vn
quarto, la lunghezza del fondo del canale è di $edici fori la gro$$ezza di noue parti, & lalarghez
za della metà, & d'un quarto, la colonnella, & la ba$a nel piano di otto fori, la larghezza del zoc-
co doue $i pone la colonnella, e di mez foro, & d'un ottauo della meta, la gro$$ezza, e della duo-
decima, & della ottaua parte d'un foro, la lunghezza della colonnella al cardine, è di dodici fori,
& noue parti, la larghezza dimezo foro, & d'vn quarto della metà, la gro$$ezza è d'un terzo, &
d'vn quarto d'vn foro Di quella $ono tre capreoli, o chiauette, la lunghezza ae' qualie per noue
fori, la larghezza per mezo, & noue parti, la gro$$ezzaper vn'ottauo, la lunghezza delcardine di
noue parti d'un foro, la lunghezza del capo della colonna d'un foro, & mezo &. -------------------
------------------lagro$$ezza d'un foro, lacolonna minore di dietro, che
Qui bi$ogno è bene che Iddio, ci aiuti, percioche, ne la $crittura di Vitr. ne di$egno
d'alcuno, ne forma antica $i troua di que$te machine; io dico al modo da Vitr. de$cr itto
& lo ingegnar$i è pericolo$o, imperoche molto bene di$correndo $i potrebbe fare alcu
no di quelli $trumenti, per tirar $a$$i, o $aette, ma che fu$$ero a punto come Vitr. ci de$cri
ue $arebbe co$a grande, oltra, che le ragioni de mede$imi, $trum\~eti col tempo dopo Vit.
$i $ono mutati, perche la proua, & l'v$o nelle co$e della guerra, come in molte altre fa
mutar le forme de gli $trumenti, & a no$tri giorni quelle machine $ono del tutto po$te
in di$u$o, però io credo che io farò degno di e$cu$atione, $e io non entrerò in $anta$ia
di e$poner quelle co$e, che per la difficultà loro, anz per la impo $$ibilità $ono tali, che
hanno fatto leuare da que$ta impre$a huomini di più alto ingegno, & di maggiore e$pe
rienza, che non ho io. Dirò bene che dal fine cioè dallo effetto, che $i vuol fare, $i puo tro
uare ogni $trumento, come nella pre$ente occa$ione. Bali$ta, Catapulte, & Scorpione $o
no $trumenti da tirar pietre grandi, & $aette: certo è che dalla intentione, & dal fine po-
temo preparare $imili $trumenti, con$iderando, che per far colpo gagliardo, & lontano
& per tirar gran pe$o, ci bi$ogna grandi forze, & tali forze, che $ian dall'arte ordinate,
percioche nel muouere i gran pe$i la natura è contraria a gli huomini, come detto haue
mo. all'arte dunque appartiene ordinare tali $trumenti, che tirati a forza, & rila$ciati cõ
violenza mandino i pe$i lontani, & ciò non $i puo fare $enza chiaui, carcature, o eue, le
quali habbiano doue appuntar$i, & fatte $iano con proportione ri$põdente al pe$o, che
$i deue trarre, & però dalla natura de pe$o $i dà la proportione della grandezza a tutte
le parti dello in$trumento: adunque il modulo che nelle fabbriche $i piglia $arà con$ide
rato anco nella parte delle machine, & però la $immetria, & l'ordine $i richiede anco in
que$ta parte, & $imilmente la di$po$itione, il deco ro, & la bellezza dell'a$petto, & l'altre
co$e po$te da Vitr. nel Primo libro. Dalla lunghezza adũ que della $aetta, o dal pe$o del
la pietra cõ ragione $i deue pigliar la mi$ura di que$te machine, come anco dal pe$o del
la palla $i forma il pezzo, $i dà la carcatura, e $i t\~epra l'artigliaria, de no$tri temp@, perche
è nece$$ario, che ci $ia proportione tra quello, che muoue, & la co$a, ch è mo$$a, la doue
chiaramente $i proua, che nè vna pagliuzza, ne vno $mi$urato pe$o puo e$$er da vn'huo-
mo $enz'altro in$trumento tirato, perche in quello c'è il meno, in que$to il piu $enza pro
portione tra il mouente, & la co$a, ch'è mo$$a: & per che la $aetta, & la pietra deue e$$er ac
commodata ad alcuna parte, però $e gli fa il'$uo letto, & il $uo can ale, & perche la fune, il
neruo, o altro, che $pinge la $aetta deue e$$er con ragione $te$o, & tirato, & annodato a
qualche co$a, & quella $imilmente ad altra parte, che la co$tringa, & quella ferma e$$er
deue, & vnita con altre parti ad vn'e$$etto, acciò $e le conuegna la diffinitione della ma
china, però ci na$ce la ne$$ita ditutte le parti de tali $trumenti come $ono i trauer$i, l'er-
_I_O ho detto delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni $i facciano. Mala ragione delle Baliste $ono varie, & differenti, però tutte $ono ad vno effetto drizzate, perche altre con stangbe. altre con molinelli, alcune cen molte taglie, & con molti raggi, alcune con argane, & altre con ruote, & Timpa- ni $ono tirate. Ma con tutto que$to niuna Bali$ta $i fa $e non $econdo la propo$ta grandtzza del $a$$o, che da tale $trumento $i manda: però della ragione di quelle non è ageuole a tutti, & e$pedita co$a trattarne, $e non a quelli, che banno l'arte di numerare, & moltiplicare, perche $i fanno ne i capi alcuni fori, per gli $patij de i quali tirate $ono & caricate, con capello di donna $pecialmente, o con neruo le funi, le quali $i pigliano dalla proportione della grandezza del pe$o di quel $a$$o, che ba da e$$er tirato dalla Balista. Si come dalla lunghezza della $aetta detto ba- uemo pigliar$i la mi$ura delle Catapulte. Ma accioche anco quelli, che non hanno le ragioni del- la Geometria, & della Arithmetica po$$ino e$peditamente operare, perche nel pericolo della guer ra non $iano occupati nel pen$arui $opra, io farò manife$to riduc endo la co$a alla ragione de i nostri pe$i quelle co$e, che io ho bauute per certe, & quelle, che in parte io ho appre$e da miei precettori, & con quali co$e i pe$i de i Greci habbian ri$petto ai moduli $ommariamente io $on per e$ponere.
Si puo creder molto a Vitr. in que$ta materia, percioche egli era prepo$to all'artiglia rie, & all'apparato delle Bali$te, Scorpioni, & delle Catapulte, $econdo che egli afferma nella dedicatione del libro. Potemo anco vedere quanto nece$$ario $ia all Architetto la cognitione dell'Arith metica, & della Geometria, come egli ha detto nel primo libro, perche le proportioni de numeri, & le $olutioni delle co$e che con numeri non $i po$$o- no fare, ma $i bene per via di linee, come prouato hauemo nel nono libro, vengono dal- l'arte del numerare, & dall'arte del mi$urare. & qui ci $erue quella dimanda di trouare le linee dimezo proportionali a dua date, $econdo, che dice Archimede, & Vitr. delle ragioni loro.
_Q_ Vella Bali$ta, che deue mandar fuori vna pietra di due libre bauerà il foro del $uo ca- pitello di cinque dita, $e di quattro libre, dita $ei, $e di otto, dita $ette, & noue par- ti, $e di dieci, dita otto, & noue parti, $e di venti, dita dieci, & noue parti, $e di quaranta, dita dodici & mezo, & K. $e di $e$$anta dita tredici, & l'ottama parte d'vn dito, $e di ottanta dita quiudici, & noue parti d'un dito. Se di cento, & ven- ti, piedi vno, & mezo, & d'un dito & mezo ⋮ ⋮ ⋮ $e di cento, & ottanta, piedi due & dita cin- que, $e di ducento libre piedi due, & dita $ei, , $e di ducento, & dieci, piedi due, & dita $ette ⋮ ⋮ ⋮ $e di ducento & cinquanta, piedi due dita vndeci & mezo. Determinata lagrandezza del foro faccia$i vna Scutula detta da Greci Peritritos, che per lunghezza $ia due fori, & della duodecima, & ottaua parte d'un foro, la larghezza due fori, & della $esta parte d'un foro. Par ti$ca$ila metà della di$egnata linea, & poi che $arà partito $iano ritirate, & ra$tremate le vltime parti di quella forma di modo, che quella linea habbia la $ua torta di$egnatioue per la $e$ta parte della lunghezza, ma di larghezza la doue è la $ua piega habbia la $uarta parte. Ma la doue è la cur uatura, la doue gli angoli con i capi loro $portano in fuori, & i fori $i deuono voltare, & il ra$trema mento deue tornar in dietro per la $e$ta parte della larghezza. Fl foro $i fa di forma alquanto lun- ghetta tanto, quanto è gro$$o l'Epizige. poi che co$i $arà formato parti$ca$i a torno di modo, che el- l'habbia la e$trema curuatura dolcemente voltata ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ezza $ia d'un foro. Facian$i i moggetti di fori 11 e mezo, la larghezza 59 ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ezza oltra quello, che entra nel foro $ia di fori 51, all'vltimo della larghezza $ia di fori 15. la lunghezza delle erte $ia di fori VS 5. la curuatura per la metà d'un foro, la gro$$ezza.u:d'un foro, e L X. parte egli $i da di piu alla larghez za quanto s'è fatto appre$$o il foro nella de$critione in larghezza, e gro$$ezza la. V. parte divn fo ro. L'altezza la quarta parte. la lunghezza della regola che è nella men$a è di fori otto, la larghez za, e la gro$$ezza, per la metà del foro. la gro$$ezza del Cardine 112 ⋮ ⋮ ⋮. gro$$ezza del foro 199 ⋮ ⋮ ⋮ la curuatura della regola 15 K la larghezza, e gro$$ezza della regola e$teriore tanto la lunghezza, che ci darà la ver$ura della formatione, e la larghezza dell'erta, e la $ua curuatura K. Ma le regole di $opra $arann@ egnali alle regole di $otto. K. le men$e del trauer$o di fori uu K la lunghezza del fu$to del Climaciclo di fori tredici ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ezza di tre K lo $patio di mezo largo vna quarta d'un foro. ⋮ ⋮ la gro$$ezza vn'ottaua ⋮ ⋮ ⋮ K. la parte di $opra del Climaci clo, che è vicina congiunta alla men$a per tutta la $ua lunghezza $i parte in cinque parti, delle qua- li due $i danno a quel membro, che i Gr eci chiamano Chilon ⋮ ⋮ la larghezza 5. la gro{$s}ezza 9 ⋮. la lunghezza di tre fori, e me zo @.le parti prominenti del chilo di mezo foro, quella del Plenthigo mato di 3. d'un foro, e d'un Sicilico. Et quello, ch'è a'perni, che $i chiama la Fronte trauer $a è di tre fori, la larghezza delle regole di dentro 5. d'un foro, la gro$$ezza 3. K. il riempimento dell'orecchia, ch'è per coprire la Securina s'intende K. la larghezza, del fu$to del Climaciclo 25. la gro$$ezza di $o ri dodici K. la gro$$ezza del qu adrato, ch'è pre$$o al Climaciclo FS d'un foro, ne gli e$tremi K. ma il diametro dell'a$$e ritondo $arà eguale al chilo, alle chiauette. 5. mãco una $e$tadecima K. la lunghez za dell'anteridio di fori F 1119, la larghezza 5 ⋮ ⋮ : d'un foro, la gro$$ezza di $opra 2 K. la ba$a $i chiama e$eara per lunghezza è di fori ⋮ ⋮ la contraba$a di fori 4 ⋮ ⋮ ⋮ la larghezza, e gro$- $ezza dell'una, dell'altra ⋮ ⋮ ⋮ d'un foro, $i caccia a mezo vna colonna di altezza K. la cui lar ghezza, egro$$ezza è d'un foro, e mezo, ma l'altezza non ba propotione di foro, ma $arà ba$tante quello, che $arà nece{$s}ario all'v$o ⋮ ⋮ ⋮ d'un braccio, la lunghezza di fori VI ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ez za nella radice ne gli e$tremi F. 10 ho e$po$to quelle $immetrie trattando delle Baliste, & delle Cata pulte, che io bo giudicato $ommamente e$pedite, ma come $i carchino, e tirino con funi torte diner- uo, & di capelli, quando potrò con i $critti abbracciare non la$cierò.
Et qui che potemo noi dire in tanta $correttione di te$to? in tanta con$u$ione di mi- $ure, & in tanta o$curità di vocaboli? Mirabile era certo que$ta machina tirando $in ducento e cinquanta libre di pe$o, & ci voleua vna grandi$$ima mani$attura, di parti, & membri di e$$a.
_P_ Iglian$i traui lunghi$$imi $opra i quali $i con$iccano i gattelli, dentro de quali uan- no i na$pi, ma per mezo gli $patij di quelle traui $i tagliano dentro le forme, nelle quali s'inue$tono i capitelli delle Catapulte, & con cugni $ono fermati, & tenuti accioche nel caricarle, & tirarle non $i muouino. Piglian$i poi i moggetti di ra- me, & quelli $i metteno dentro ne i capitelli, dentro i quali uanno i cugnetti di ferro detti da Grecci Epi$chidi: oltra di questo ui $i pougono le an$e delle corde, & $i fanno pa$$are dall' al- tra parte, & d'indi $i riportano ai na$pi, inuolgendo$i nelle $tanghe, accioche per quelle $te$e, & tirate le corde quando con le mani $aranno tocche, habbian eguale ri$pondenza di $uono nel- l'una, & l'altra parte, & quando haueremo fatto que$to, allbora con cugni ai fori, $i $erra- no di modo, che non po$$ono piu ammollar$i, & co$i fatti pa$$are dall'altra parte con lai$te$$a ragione con le $tanghe $i $tendeno per li na$pi, $in che $uonino egualmente, & co$i con i $erra- menti dei cugni $i temprano le Catapulte al $uono con udito, & orecchia mu$icale.
Que$to accennò Vitr. nel primo libro volendo, che lo Architetto haue$$e qualche ra- gione di Mu$ica: perche $e è quella proportione da $uono, a $uono, che è da $patio a $pa- tio, non prima $errar $i deuono i fori po$ti ne i capi, per li quali $i tirano le funi torte, che rendino $uoni eguali, & all hora ren deranno $uoni eguali, che ci $arà pa rita di $patij, & eguale tiramento dalla de$tra, & dalla $ini$tra delle funi: & quando que$to dall'orec- chia $arà vdito, allhora $arà molto bene temperata la carcatura, & il colpo $ara dritto, & giu$to, come la ragione ci dimo$tra.
_I_ O ho detto quello, che io ho potuto di que$te co$e. Re$tami dire dellc machine da
battere, & da oppugnare in che modo con machinationi i vittorio$i capitani, & le
città e$$er po$$ino dife$e. Prima quanto appartiene alla oppugnatione, co$i $i dice
e$$er' $tato ritrouato l'Ariete. F@ arthagine$i per oppugnar Gade s'accamparono,
& hauendo prima pre$o il ca$tello $i sforzarono di gettarlo a terta, ma poi che
non haueuano ferramenti per roinarlo pre$ero vna traue, & que$ta con le mani $ostenendo, &
vrtando con vno de capi continuamente and auano $calcinando la $ommità del muro, & $man-
tellando i primi cor$i delle pietre a poco a poco leuarnon tuttala dife$a. Dapoi accadè, che vn
certo fabbro di Tiria detto Pe$a$meno indutto da questa ragione, & inuentione, urizzata
vn'antenna da quella ne $o$pe$e vn'altra per trauer$o in bilancia, & co$i tirando indietro, &
Po$ti adunque da prima questi gradi, a tal $orte dimachina, auuenne dapoi che quando Pbi- lippo figliuolo d' Aminta $i po$e all' a$$edio, & a batter Bizantio, che Polindo Tbe$$alo viag- giun$e molte $orti, & molte facilità, dal qual poi impararono Diade, & Cberea, che and arono al $oldo cõ Ale$$andro. Percbe Diadene nei $uoì $critti dimo$tra bauer trouato le torri, che and aua no, le quali anco disfatte $olea portar nello e$$ercito. Oltra di questo egli trouò la Triuella, la ma- china a$cendente, per la quale a pie piano $i poteua pa{$s}are alla muraglia. Et anco trouò il Cor- uo, che roinaua le mura, detto Grue da alcuni. Similmente v$aua lo Ariete con le ruote di $otto, le ragioni del quale egli ci la$ciò $critte, & dice, che la piu piccivla torre non deue e$$er men alta di cubiti $e$$anta, larga 17. ra$tremata di $opra la quinta parte del $uo di$otto, & che le erte da ba$$o di dieci parti d'un piede, & di $opra di mezo piede $i douean fare, & che bi- $ogna fare quella torre di dieci tauolati, & che per ogni lato bauer deue le $ue fine$tre.
Ma la torre piu grande doueua e{$s}er alta 120. cubiti, larga 22. & mezo : : : & rastre- mata di $opra $imilmente la quinta parte : : : i $uoi drittio erte dal fondo d'un piede, dal di $opra dimezo piede, & que$ta altezza egli faceuadi venti tauolati, & cia$cuno tauolato haueua il circuito di tre cubiti, & la copriua di corami crudi, accioche fu$$ero da ogni colpo $icure. L'ap- pareccbio della Testuggine Arietaria $i faceua con la i$te$$a ragione. Perche baueua lo $pa- cio di trenta cubiti, l'altezza oltra la $ommità di 16. mal altezza della $ommità del $uopiano di $ette cubiti. V$ciua in alto, e $opra il mezo fastigio del tetto vna tornicella non meno larga di 12. cubiti, & di $opra s'alzaua in altezza di quattro tauolati, nella quale dal tauolato di $opra $i poneuano gli Scorpioni, & le Catapulte, & dalla parte di $otto $i raccoglieua vna grande quantità di acqua per e$tinguer il fuoco, ca$o che egli vi fu$$e gettato.
Poneua$i anco in e$$a la machina Arietaria, detta da Greci Cbriodocbi, nella quale $i poneua vn ba$tone, o morello fatto al torno $oprail quale era posto l' Ariete, che a forza di funi tira- to inanzi, & in dietro faceua co$e mcrauiglio$e, & que$to anco comela torre era di corami crudi coperto.
Quanto alla triuella egli cila$ciò $critto queste ragioni. Egli faceua quella machina, come vna te$tuggine, che nel mezo nelle $ue erte baueua vn canale, come $i $uol far nelle Bali$te, & nelle Catapu@te. Que$to canale era lungo cinquanta cubiti, alto vno, & in e$$o $i poneua per trauer$o vn na$po, & dal capo dalla de$tra, & dalla $inistra due taglie per le quali $i moueua quel traue col capo ferrato, che vi era dentro, $otto lo i$te$$o canale quelli, che erano rincbiu$i $icuri, faceuano piu pre$ti, & piu gagliardii mouimenti di quella. Sopra quel traue, che iui era $i gettauano gli archi, & i volti per coprire il canale, accioche $o$tene$$ero il corame crudo, colquale era quella macbina in volta. Del Coruo egli non penso che fu$$e da $criuere alcuna@, co$a, bauendo auuertito, che quella machina non era di alcun valore.
Ma della machina che s'acco$taua grecamente Epiuatra nominata, & delle macbinationi da mare, che po$$ono entrar nelle, naui, egli $olamente ba prome$$o di $criuere. io bo bene auuertito, che eglinon ci ba le $ue ragioni e$plicate. Fo bo $critto quelle co$e, che appartengono allo appa- reccbio delle machine $critte da Diade. Hora io dirò quelle co$e, che io ho bauuto da miei precet- tori, & che a me pareno di vtilità.
Le co$e trattate nel pre$ente cap. della inuentione dello Ariete, & della fabbrica $ua,
& delle Torri, & Te$tugini, & della triuella, & delle altre machine $ono a$$ai bene inte$e,
però non mipar' che $ia nece$$ario tentar di e$plicarle meglio, & di que$te $e ne fa men-
tione appre$$o gli Hi$torici, & de gli effetti loro $e ne parla copio$amente, & inomi di
_L_A Te$tugine, che $i appareccbia alla congestione delle fo$$e, & che anco $i puo acco- $tare alle mura, in que$to modo $i deue fare. Faccia$i vnaba$a detta E$cbara da Greci, & $ia questa quadrata per ogni lato piedi venticinque, i $uoi trauer$i quattro, & que$ti contenuti $iano da altri due trauer$i gro$$i f. 5. largbi. 5. & $ian que$ti trauer$i di$tanti tra $e da vn piede, & mezo, & per ogni spacio di quelli $iano $otto posti alcuni arbo$celli Amaxopodes detti da Greci, nei quali $i voltanoi perni delle ruote cerchiati dilame di ferro, & quegli arbor$celli $iano co$i temperati, che babbian i cardini, & i fori loro per doue le stangbe pa$$ando po{$s}ano quelli a torno voltare, accioche inanzi, & indietro dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & per torto in angolo, doue ricer- cherà il bi$ogno per gli arbor$celli inanzi muouer $i po$$ino. $opra la ba$a posti $iano due traui- celli, che $portino in vna, & nell' altra parte $ei piedi, d'intorno a quegli $porti conficcati ne $ian due altri, che $portino inanzi le fronti piedi $ette gro$$i, & largbi come $ono quelli, che nella ba$a de$critti $ono. $opra questa collegatura drizzar $i deuono le portelle congiunte, oltrai cardini di piedi noue, gro{$s}e per ogni ver$o vn piede, et vn palmo, lontan e vna dall' al- tra vn piede, e mezo.
Siano queste dal di$opra rinchiu$e trale traui cardinate, $opra le traui po$ti $iano i capreoli, o chiaui, che coi cardini l'uno entri dentro l'altro, e $iano leuati piedi noue, $opra i capreoli $i pone vn traue quadrato, che lega, e congiunge i traui, e que$ti da i loro laterali d'intorno con$iccati $ian contenuti, e coperti bene con tauole $pecialmente di palme, il che $e non $i può, pigliar$i altra $orte di legno, oltrail pino, e l'alno, che po{$s}a e$$er buono per que$to effet- to, percioche il pino, e l'alno $ono fragili, e facilmente riceuono il fuoco. D'intorno i tauo- lati po$ti $ianoi craticci di $ottili$$ime verghe molto den$amente conte$te, e $pecialmente ver- di, e fre$cbe, cucitoui i crudi corami doppÿ, er@empiti di alica, o di paglie in aceto macerate $ia d'intorno tuttala machinainue$tita, e co$i da que$te co$e $aranno ribattuti i colpi delle Bali- $te, e $cacciati gl'impeti de gli incendij.
EVui vn'altra $orte di Te$tuggine, che ha tutte le altre co$e al modo, che han- no le te$tuggini $opra$critte, eccetto che i capreoli: ma hanno d'intorno il parapetto, & imerli fatti di tauole, & dal di$opra, i$ottogrondali, che $tanno in piouere, che $i contengono $opra le tauole, & i corami ferma- mente con$iccati, & di$opra cie po$ta dell'argilla con capello battuta tan- to gro$$a, che il fuoco per modo alcuno non po$$a far danno alla detta machina. Egli $i può anco, quando bi$ogno $ia, far que$te machine di otto ruote comportando co$i la natuta del luogo.
Ma quelle te$tuggini, che $i $anno per cauar $otto, che da Greci $ono Origes nomi-
nate, hanno tutte le altre co$e (come è $opra$critto) & le fronti di quelle $i fanno come
gli angoli dei triangoli, accioche quando il $aettume dalle mura mandato in quelle per
cuoterà, non riceuino icolpi con le fronti piane, ma $correndo da i lati $enza pericolo,
IO ho e$plicato quanto mi pareua conueniente de gli Scorpioni, & delle Ca- tapulte, & delle Balli$te, & parimente delle Te$tugini, & delle Torri, & da chi$ono $tate ritrouate, & in che modo far $i doue$$ero. Maniuna nece$$i- tà mi ha con$tretto a $criuere delle $cale, & dei Carche$i, & di quelle co$e, le ragioni delle quali debili $ono, & di poca $attura perche i $oldati fanno da $e que$te co- $e:ne le i$te$$e in ogni luogo, ne con le mede$ime ragioni ci$erueno, perche è differente vna dife$a dall'altra, & anco la gagliardezza delle nationi: perche con altra ragione $i deuono apparecchiare le machinationi contra gli audaci, & temerari, con altra contra i diligenti, & $pauentati, però $e alcuno vorrà attendere alle pre$critte co$e, $ciegliendo dalla varietà di quelle, & riducendole in vna preparatione con$erendole in$ieme, non hauerà bi$ogno d'aiuti, ma potrà sbrigar$i in ogni occorrenza con quelle ragioni, & in queiluoghi, che $arà bono $enza hauerne dubitatione alcuna.
Ma delle machine da dife$a non $e ne deue parlare, perche i nemici non apparechia-
no l'offe$e $econdo i no$tri $critti, ma $pe$$o le loro machinationi alla $proui$ta $enza
machina con pre$ti con$igli $ono $otto$opra gettati: il che e$$er auuenuto a i Rhodiani
$i dice. Diogeneto fu Architetto Rhodiano, al quale ogni anno del publico $i daua
vna certa proui$ione per larte $ua. al co$tui tempo e$$endo di Aradouenuto a Rhodi
vn certo Architetto detto Callia, fece vn'alta torre, & ei dette vna mo$tra di muraglia,
& $opra quella fece vna machina in vn Carche$io, che $i volgeua, con la quale egli pre-
$e vna machina detta. Helepoli dal prender delle citta, che $i auuicinaua alla mura-
glia, & la traportò dentro le mura. Mo$$i Rhodiani da tale e$$empio merauiglio$i le-
uarono la proui$ione annale a Diogeneto, & la diedero a Callia. fra que$to mezo De.
metrio Rè, che per la o$tinatione dell'animo era detto de$truttore delle città, apparec-
chiando la guerra contra Rhodi menò $eco Epimacho Athenie$e nobile Architetto.
co$tui $ece fare vna torre di grandi $$ima $pe$a con indu$tria, & fatica alta piedi cento,
& venticinque, larga $e$$anta, & poi quella confermò con $ilicij, & corami crudi di mo-
do, che reggeua ad vn colpo di pietra di trecento, & $e$$anta libre tratta da vna Bali$ta,
& quella machina era di pe$o, di libre trecento, & $e$$anta mila. Ma e$$endo pregato
Gallia da Rhodiani, che egli contra quella torre apparec@hia$$e vna machina, & quella
tira$$e dentro le mura, come prome$$o haueua, eglinegò di poter cio fare, perche non $i
può fare ogni co$a con l'i$te$$e ragioni, percioche $ono alcune co$e, che rie$ceno tanto in
modelli piccioii, quanto in forme grandi, altre non po$$ono hauer modelli, ma da $e $i
fanno, altre anco aimodellis' a$$imigliano, ma quando $i fanno maggiorinon rie$ceno,
come da quello, che io dirò, $i può bene auuertire. Egli $i fora con vna triuella, & $i fa
vn foro di mezo dito, d'vn dito, & d'vn dito, & mezo, il che $e con la i$te$$a ragione far
vorremo d'vn palmo, non $i può, ma di mezo piede del tutto non $i deue pen$are: co$i a
que$ta $imiglianza $ipuò far alcuna cola in vna forma non molto grande, pre$a da vn
picciolo modello, il che all'i$te$$o modo in molto maggior grandezza non $i può con$e
guire. Que$te co$e e$$endo $tate auuertite da Rhodiani, quelli che con la ingiuria ha-
uean anco fatto oltraggio a Diogeneto, poiche videro il nemico $degnato, & o$tinato,
& che la machina era per e$pugnar la città, temendo il pericolo della $eruitu, & veden-
do, che non $i attendeua altro $e non che la città fu$$e roinata, $i humiliarono pregando
Diogeneto, che in quel ca$o aiuta$$e la patria. Co$tui da prima negò di volerlo fare, ma
poi che le Vergini in genue, & nobili, & igiouanetti con i Sacerdoti vennero a pregare, al
lhora egli promi$e con que$te condition, che $e egli prende$$e quella machina, fu$$e $ua.
Ma ne i primi noue io ho preparato @quanto apparteneua a cia$cuna maniera, & ad
Le co$e dette in que$t' vltimo Cap. del decimo, & vltimo libro dell' Architettura di Vitr. ben che $ieno facili, deuono però e$$er diligentemente con$iderate da cia$cuno in- gegniero, perche $i vede $pe$$o e$$er vero quel prouerbio, che dice che l'ingegno $upera le forze, come quel villano con$igliò, che $opra il Ponte di Verona fo$sero portati molti carri di terreno, accioche caleando col pe$o, l'acqua dell' Adice, che mirabilmente cre- $ceua, nol porta$se via, hauendo$i prima con$ultato la co$a con molti ingegnieri, che con la loro arte non $apeuano prouederle, & co$i $ia $ine a laude di Dio della fatica no- $tra, la qual volentieri ho impiegata per bene$icio di molti dando occa$ione ad altri di far meglio, con l'opera mia di noue anni apunto.
A carte 271. linee 30. oue dice, porta via poco terreno, vuol dire, porta uia piu terteno.