tmetadata: dcterms:identifier ECHO:5QDXYFC1.xml dcterms:creator (GND:118627252) Vitruvius Pollio dcterms:title (it) I dieci libri dell' architettvra [architettura] dcterms:date 1629 dcterms:language ita text (it) free http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/ECHOdocuViewfull?mode=imagepath&url=/mpiwg/online/permanent/library/5QDXYFC1/pageimg&viewMode=images log: pbsync ok replacements: ÿ = ij [001] [002] [003] [004] [005] IDIECILIBRI DELLARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO, Tradotti, & Commentati da Mon$ig. DANIEL BARBARO Patriarca d'A quileia, da lui riueduti, & ampliati; _ET HORA IN QVESTA NVOVA IMPRESSIONE PER MAGGIOR_ _comodità del Lettore, le materie di cia$cun Libro ridotte $otto Capi._ Nel I. Lib. Si contiene il fondamento dell' Architettura, & delle parti di e$$a. Della elet- # tione de' Siti, de' Lochi, & quali Lochi nu ocono alla $anità. II. # Si contiene la Vita de gli Antichi Huomini, & il principio delle Viteloro. # Della Vena della Calce, de' Mattoni. Della maniera del murare, & altre. III. # Delli Compartimenti delli Tempij, & della mi$ura del Corpo Humano, & # del modo di piantare fondamenti si in Terra, come in Acqua, & Paludi. IIII. # Delle Tre Regioni di Colonne, & dell' Origine, & mutatione di quelle. Della # di$tributione delle Cele de gli Antichi, & il modo di piantare doricamente. V. # Del Foro di de ntro, & $uori delle Ba$iliche, & della Fondatione de' Teatri, # & Porte. VI. # Tratta$i delle Fabriche, che $i $à dentro dell' Acque. Delle Faciate de' Palaz- # zi, & Ca$e priuate. Delle Ragioni de gli ru$ticali Edi$icij, & altre. VII. # Delle Politure delli Lochi, & del mododi fare molti variati colori. Et il mo- # do per ilquale in diuerie maniere $i conducono l'acque. VIII. # S'in$egna il modo di Liuellare l'Acque ne'Piani. Della pro$perità di e$$e. De' # Fonti, & de gli e$prementi di e$$e. Et il modo ritrouato da Platone del mi # $urare vn campo di terra, & altro. IX. # Della ragione de' Gnomoni ritrouati per l'ombra de i raggi del Sole. Et del # Mondo. Et de i Pianeti. X. # Tratta$i il modo di fabricare Orioli di più $orte, & Molini di variate maniere, & # il modo di alzar Acque, & Pe$i graui. Et anco di far Organi, che $uona à # forza di Vento, & Acqua. All'i llu$tri$$imo, & Reuerendi$$imo MONSIGNOR SFORZA PONZONE ARCIVESCOVO DI SPALATRO, & c. IN VENETIA, Appre$$o Ale$$andro de' Vecchi. MDCXXIX. [006] [007] ALL'ILLVSTRISSIMO, EREVERENDISSIMO SIG. Signor, e Patron Collendi$$imo, Mon$ignor SFORZA PONZONE ARCIVESCOVO DI SPALATRO, &c.

SOno in tanto pregio, & in sì gran $tima le fatiche dell'ingenio$o Vitruuio Architet- to di celebrata memoria, e di glorio$a per- petuità, che non è qua$i trà tutto l'ambi- to della terra Idioma alcuno, che nel $uo natiuo parlare traportato non I'habbia; quindiè, che la fama d'vn tanto Sauio correrà co'l cor$o dell' auree sfere; volerà co'l volo di tuttii $ecoli. Ond'io vo- lendo dare alla lode d'huomo sì degno quella mercede, ch'è conueneuole à'$uoi $udori, m'è par$o farne abbondeuol co- pia co'l trarle di nuouo fuori delle Stampe, apportan dole à gli occhi dell' Vniuer$o con quella più diligente cura, e più $ollecita diligenza che mai altre fiate, & in altro tempo ha- [008] uuta non hanno. Ementre con animo pen$iero$o mi $on riuolto à con$iderare à qual per$onaggio, e$oggetto degno io le doue$$i racco mandare, ch'à gli alti meriti d'e$$o Autore i $uoi gran meriti non $olamente $i adegua$$ero, ma con molta gloria eccede$$ero, to$to mi $ono compar$e innanzi le Virtù pre$tanti$$ime, e la Dignità, in cui V. S. IIIu$tri$s. e Reuerendi$s. ri$plende, qual' vna delle più rilucenti $telle nel firmam\~eto di $anta Chie$a; alla quale hò $timato que$to non indegno pre$ente, ne da altri, che da lei ne poteua a$pettare maggiore reputatione alle Virtù d'vn tanto grand' huomo. A que$ta gemma io non poteua trouare più acconcio, e più proportionato annello: annello d'oro, in quanto alla no- biltà della na$cita, che de$cende dalla Ca$a Ponzone, che già glorio$amente $ignoreggiaua con a$$oluto dominio la Città di Cremona frà l'altre Città d'Italia honorati$$ime ron $econda. Annello $maltato di varie, e di diuer$e preroga- tiue, e meriti, che nel longo cor$o d'anni (de' quali per l'an- tichità del lor principio, v'è $tata inuolata la memoria dal- l'oblio sì, che non $e ne sà della $ua prima origine) s'è nobili- tata sì glorio$a famiglia, tanto nell'armi, quanto nelle $cien- ze, tanto nelle dignità temporali, quanto eccle$ia$tiche, che s'io vole$$i te$$ere I$toria, non contento di $tare ne' termini d'vna $emplice famigliare; non tanto$to mi $pedirei, e ne formarei non picciolo volume, ad annouerare i più famo$i Heroi, ba$tandomi per hora contemplare, & ammirare le grandezze $ole, & i fregi honoreuoli$$imi di V. S. Illu$tri$s. e Reuerendi$s. che tale nel Theatro del Mondo $i $copre con tanto $plendore di Santa Chie$a, e gloria del Paradi$o, che meriteuolmente le vengono quelle lodi, e quei Encomij, che furono dall'Eccle$ia$tico di Salomone degnamente ap- plicate al vero Prelato; Accetti dunque, & aggrada Ella il pre$ente degno di $e, che da me ri$tampato, come $e gli ag- [009] gionge maggior occa$ione di far$i godere dalla po$terità, co- $i ella $i degni di accre$cergli Ornamento, con riceuer la Fa- ma dell'Autore nel grembo della $ua protettione, fra quan ti $in'hora, l'hà con pronta mano, elieta fronte aggradita, e protetta. Et in$iememente non i$prezzi la prontezza riueren te dell'animo mio in riueren temente comparirle innanzi a farne a V. S. Illu$tri$s. e Reuerendi$s. vn dono, alla qual e profondamente in chinato auguro dal Cielo in $ana, elon- ga vita ogni maggiore e$$altatione.

Di Venetia li 10. Marzo 1629.

Di V. S. Illu$tri$s. e Reuerendi$s.

Deuoti$simo Seruitore

Ale$iandr@ de' V@ech@

[010] ALESSANDRO DE VECCHI A'LETTORI.

_V_OLENDO io ristampare il Vitruuio con il Commento del Reuerendi$$i- mo Mon$ignor Daniel Barbaro Eletto d' Aquileia, $pe$$e fiate $one stato in pen$iero di non offendere l'animo $uo, $apendo, che $ua Signoria Reuerendi$$ima era occupata in altri studi, conuenienti al grado, che tie- ne; però in $ono stato molto tempo à dar principio à quello, che io de$ide- raua grandemente. Hora che fidandomi nella humanità $ua, & imagi- nandomi, che gli huomini $tudio$i $empre riuedeno le co$e loro, & cercano di ampliarle, & ornarle, hò pre$o ardire di $cuoprirle il mio de$iderio: nè mi $ono ingannato della bontà $ua, perche bauendo$i corte$emente contentato, che io lo ri$tampa$$i, mi di$$e, che baueua anco apparecchiato il latino, che egli fece già in$ieme col volgare: & che gli baueua aggiunto molte co$e, & molte figure, che non $ono nel primo; & che mi donarebbe anche il Latino: la doue hauendo io bauuto più di quello. che baucrei $aputo dimandare, hò voluto (Bcnigni Iettori) ad vtilità commune, mandar in luce l'vno, & l'altro Vitruuio, & v$are ogni di- ligenza, per rifarli in forma commoda, & con figure accuratamente, & diligentemente intagliate da quel fam @$i$$imo, & ingegno$i$$imo inuentore Me$$er Giouanni Chrieger Alemano, & accomodate à questa nuoua forma, accioche ogn'vno po$$a godere il frut- to delle dotte fatiche del $opradetto mio Signore. @lquale volto co'l pen$iero à tutte le belle arti, và $empre ritrouando modi di giouare al Mondo, & $i aff atica di intendere da ogn'vnc le belle co$e, che $ono nelle arti più nobili, facendo ingenua pro$e$$ione di e$$ere obligato à chi gli $cuopre qualche bella inuentione, & però hauendo veduto, che nello Analemma di Vitruuio lo eccellente Me$$er Federico Commandino $i ha portato egreggiamente interpre- tando lo Analemma di Tolomeo, che è lo iste βo con lo Analemma di Vitruuio, & che il pun- to è po$to in quello, & che gli altri, che hanno $critto de gli horologi, non hanno dato nel fon- damento loro, giudicando quella e$$er vera, $ola, & i$pedita via, che in$egna, dimostra, & pratica vna delle parti principali dell' Architettura, ha voluto leuare dal Nono Libro i di- $cor$i già fatti $opra gli horologi, & in loro vece riponere que$ti di Tolomeo & del Commar- dino, aggiungendoui la facilità, che è propria $ua. Però i Lettori del rinouato Vitruuio gli @ aueranno que$to obligo di più, come anco deuono bauerlo per molte $igure aggiunte; & $pe- @ialmente quelle dei Cauedi, che $ono difficili, & quelle dei Bagni, & della Pale$tra belli$- $ me, che portano granlume alle co$e di Vitruuio. Ha $imilmente aggiunti molti di$cor$i, & molte belle pratiche, eccitando gli $tudio$i della verità a fare qualche bella co$a, & a po- @ ere le $palle $otto a questa honorata impre$a, nellaqualc molti $i $ono inutilmente affatica- @i, per e$$ere impre$a di per$one letterate, & pratiche, lequali due conditioni di raro $i ri- trouano in vn $oggetto, & $ono più che nece$$arie, $e l'huomo vuole hauere, & la co$a, & il nome di Architetto, & io ho veduto gli $critti di molti, che fanno pro$e $$ione di Architetti, & non $anno fare di$tintione tra la Theorica, & la Pratica: & in$egnando a tir are le linee $@mplicemente, $enza le dimostrationi Matematiche, pen$ano, che quella $ia la Theorica, & a que$to modo non hanno nè Theorica, nè Pratica; perche la Theorica $i riferi$ce alla Prati- ca, & la Pratica dipende dalla Theorica; & in $omma chi non ba le Matematiche, non ba [011] la Theorica. Però io de$iderarei per vtilità di questi tali, che $i gloriano d'hauere l' Arc'x@- tettura, che $i re$tringe$$ero in $e $te$$i, & che $i eβamina$$ero bene, & face$$ero à $e ste$$i 'e interrogationi $econdo Vitruuio, & dice$$ero: Vitruuio dice, che lo Architetto deue e$$er ornato della cognitione di molte arti, & di molte $cienze; ben ho io tali ornamenti? Vitruu@o dice, che lo Architetto deue hauere $econdo il bi$ogno, & con vna certa $obrietà, Lettcre, D- $egno, Arithmetica, Geometria, ragion naturale, & ciuile, Astrologia, Mu$ica, Prospet- tiua, & altre arti; bene, le cono$co io ò tutte, ò molte, ò niuna di quelle? Vitruuio dice, che lo Architetto, è Architetto, per l'Ordine, per la Di$po$itione, per la Simmetria, per lo Decoro, per la Distributione, per la gratio$a maniera; bene, bò io l babito di queste co$e nella mente? & cosìfacendo a $e $te$$i que$te interrogationi, $e non $i vorranno ingannare, $aperanno fare giudicio di $e mede$imi, & trouando di hauere quelli ornamenti, che dice Vitruuio, ringra- tieranno Iddio, che gli ba donati in$ieme con lo ingegno, & altri beni, nè per questo $i ande- ranno gloriando di e$$ere Architetti; ma $i sforzeranno ogni giorno con le opere auanzare $e $te $$i: & $e non troueranno in $e le co$e, che $i richiedeno all' Architetto, ouero $i affatiche- ranno per hauerle, ouero staranno quieti, & non $i attribuiranno quello, che veramente non hanno. Però Benigni Lettori, & voi studio$i del nome, & della gloria affaticate ui di getta- re il fond amento $odo di quella con l'acqui$to delle virtù, & delle arti, & v$ando quella m@- de$tia, che $i conuiene, non vi attribuite le co$e d'altri; non vi arrogate quello, che non baue- te, $iate obligati à chi vi in$egna, v$ate diligenza per imparare, o$$eruate i buoni, & piglia- te in bene, quello, che per lo mio poco $apere, & buon volere mi pare di ricordarui, e$$end@ @o $empre apparecchiato à vostri commodi $enza alcuno ri$parmio di $pe$a, & di fatica@.

[012] IL PERFETTO VITRVVIO Con li Commenti del Barbaro. Si vende in Venetia, alla Libraria della Gatta. [013] IL PRIMO LIBRO DELL'AR CHITETTVRA DIM. VITRVVIO.

_A_L Nome di Dio Glorio$o, io Daniel Barbaro nobile Vi- nitiano mi $ono po$to ad e$ponere, & interpretare i dieci Libri dell'architettura di M. Vitruuio. Mia in- tentione è $tata con qualche honesta fatica di giouare a gli $tudio$i delle artificio$e inuentioni, e di dare oc- ca$ione ad altri di $criuere più chiaramente di quelle co$e (come che molte humanamente auuengono) mi $a- ranno dalle man@ $uggite. Ecco benigno Lettore, che io non de$idero premio $enza fatica, ne con ripo$o cerco arricchirmi de'beni altrui: giu$tamente ri- chiedo la tua gratitu dine: Huomini nati $iamo, e ciò che procede dalla hu- manit à è atto di noi proprio, e naturale, che ver$o altrui s'eβercita: impe- roche ad altri viuemo, e l'un l'altro aiutamo. Solo Iddio nella $ua e$$enza raccolto, bi$ogno non ba di co$a, che non $ia e$$o: ma il tutto è di $ua gratia bi$ogneuole. Godiamoci adunque di quella, e $enza inuidia porgendoci mano di pari paβo tentiamo di peruenire a quella bella verità, che nelle de- gne Arti $i troua: accioche con lo $plendore della virtù, e della gloria, $cac- ciamo le tenebre dello errore, e della morte.

VITA DI M. VITRVVIO.

MARCO VI TR VVIO fu al tempo di Giulio Ce$are, vi$$e anche $otto il buono Augu$to ne gli anni di Roma $ettecento, e venti$ette. Fu di $ta- tura mediocre, e de beni di fortuna non molto accommodato. Hebbe fe lice $orte, ri$petto al padre, & alla madre: imperoche cõ diligentia da quel li nodrito, e bene ammae$trato $i diede alla cognitione di molte Arti, per lequali peruenne all'a cqui$to dell' Architettura vi$$e molti anni, operò, e $cri$$e, e virtuo $amente $i condu$$e a'termini della vita: ne altra memoria dilui $i truo ua, che le proprie compo$itioni, dalle quali $i ha, quanto $in'hora s'è detto, eprima nel- la dedicatione dell'opera dice. _Ma hauendo il concilio dei Dei, quello con$ecrato a'troni del-_ _la immortalità, & transferito nel poter tuo lo imperio del padre: lo $te$$o mio studio nella memo-_ _ria di lui restando fermo, in te ogni fauore tenne raccolto. Adunque con M. Aurelio, P._ _Minidio, & Gn. Cornelio fui $opra l'apparechio delle Baliste, e de gli Scorpioni, & alla proui$io-_ _ne de gli altri tormenti. i quali, $ubito che mi concede$ti, mol@o bene per la raccommandatione di_ _tua $orella ne $eruasti lo ricono$cimento. Et però e$$endo io per quel bene$icio tenuto, & obliga-_ _to, di modo, che io non baueua a temere ne gli vltimi anni della vita mia la pouertà, io ho comincia-_ _to a $criuere que$te co$e._ Nel proemio del $e$to libro co$i dice.

[014]LIBRO

E però io grandi$$ime, & infinite gratie rendo a'miei progenitori, quali approuando la legge de gli Athenie$i, mi anno nelle Arti ammaestrato, & in quelle $pecialmente, che $enza le tere, & $enza quella raccomunanza di tutte le dottrine, che in giro $i volge, non puo per alcun mo- do e$$ere commendata.] _Nel proemio del $econdo libro anchora dice_.

Ma a me, o Imp@ratore, la natura non ba dato la grandezza del corpo: e la età mi ba deforma- ta la faccia, elainfirmità leuate le forze: la doue e$$endo io da co$i fatti pre$idij abbandonato, io $pero per mozzo della $@ientia, e de gli $critti in qualche grado $alire.

Et altroue dimo$tra non e$$ere $tato ambitio$o, ne arrogante, ne auaro, e di$e mode- $tamente parlando, difende iletterati, riprende i temerarij, ammae$tra gli imperiti, & ammoni$ce con amore, econ $ede quelli, che vogliono fabbricare, $egni certi$$imi della bont à dell' animo, e dell' innocenza della vita. Scri$$e dieci libri d'Architettura (come egli afferma nella fine dell'opera,) e $otto vno a$petto, & in vn corpo la ridu$$e, raunan- do le parti die$$a a beneficio di tutte le genti, come egli dice nel proemio del quarto li- bro. Il modo, che v$a Vitruuio nello $criuere è (come $i conuiene) prima ordinato, da- poi con $implicita di vocaboli, e proprietà di parole. del che egli ne rende la ragione nel proemio del quinto libro, il quale io de$idero, che letto $ia, prima che ad altro $i ve- gna. Ma noi hauemo altre difficultà, le quali ouero $pauentano i Letto ri di Vitruuio, ouero ritardano gli $tudio$i dell'Architettura, e quelle grandi $ono, e potenti. E la pri- ma è il poco $apere di molti, i quali $i vogliono dare a Vitruuio fenza cognitione di let- tere. Altri non cono$cono il bi$ogno di $apere, e $ono come So$i$ti, e Vantatori, i difet- ti de' quali dallo Autore $ono in piu luoghi $coperti. L'altra di$$icultà è po$ta nel man camento de gli e$empi, sì delle opere antiche citate da Vitruuio, sì delle figure, che egli ci promette nel fine di cia$cuno de' $uoi dicci Libri. Quelle ci in$egnareb bono molto, e non ci la$ciarebbeno il carico di piu pre$to indouinare, che approuare la verita delle co$e. Ma io non vorrei, che per que$te cagionialcuno sbigottito $i rimuoue$$e da sì bella, e lodata impre$a, nella quale molti di genero$o animo affaticati $i $ono, e tutt'hora s'affaticano, e s'affaticheranno, $perando, che la fatica, la diligentia dell'huomo $ia per $uperare ogni humana difficultà. Io per que$ta ragione aiutato dal diletto, edal lo $tud io, che riuiue in molti, po$to mi $ono a que$ta impre$a, alla quale è homai tempo dientrare. Per di$ponere adunque gli intelleiti, accioche meglio $ia loro dimo$trato il $entiero, & il fine, al quale deono peruenire, dirò, che co$a è Arte: onde na$ce: come cre$ce: a che peruenga. Di$tinguerò le Arti; Ritrouerò l'Architettura, e le parti di e$$a: dichiarando l'vfficio, & il fine dello Architetto.

PROEMIO.

DIuer$e $ono le qualità delle co$e, tra le quali vna è, che Habito $i domanda $econ do che $i dice. Far buon'habito, e$$er ben habituato: e $imiglianti modi, che di notano o prendere, o po$$e dere vna qualità, che di là, doue è, difficilmente $i po$- $a leuare. Sotto il predetto nome, ogni$cientia, ogniarte, ogni virtù, & ogni vitio $i com prende. Da que$ta cognitione lo intelletto trahe due co$e. L'una è, che eg li cono$ce la importanza di apprendere piu vno habito, che vn'altro. L'altra è, che non co$i age- uolmente s'acqui$tano i belli habiti, ne di leggieri alcuno merita e$$er con i chiari no- mi diquelli chiamato. Il che co$i e$$endo, l'huomo auueduto s'affatica, e pratica con le per$one eccellenti, e non $educe $e mede$imo, credendo veramente di $apere, quello che egli vera mente non $a. Diuidon$i gli habiti in que$to modo, che altri $ono dello in- telletto, altri della volontà no$tra. Gli ha biti dello intelletto $ono ditre maniere. Al- cuni non la$ciano lo intelletto piu al vero, che al fal$o piegare, come è la opinione, il $o- $petto, la credulità: Altri volgono la mente humana dal vero, e di fermo al fal$o la tor- cono. come $e alcuno da fal$i principij di$po$to, al vero per modo alcuno con$entire nõ [015]PRIMO. pote$$e: e qu\~e$to mal habito $i chiama Ignoranza praua. La terza maniera di habiti è quella, che auuezza lo intelletto al vero, di modo, che egli non $i può alla fal$ità, & all'er rore per alcuna via riuolgere; Degna veramente, e precio$a qualità, e conditione di ha- bito, come quella, che lieui la in$tabilità dell' opinione, chiari$ca il $o$petto, & inducà la certezza, e la fermezza della verita. Ma perche il vero nelle co$e diuer$amente $i truo ra: però d'intorno al vero nelle co$e molti $ono gli habiti dello intelletto. Dico adun- que nello intelletto humano e$$er vn'habito del vero, che di nece$$ità adiuiene, & vn'al- tro habito di quel vero, che non è nece$$ario, detto da' Filo$o$i Vero contingente. Il Ve- ro nece$$ario è quello, che per vera, e certa ragione $i conchiude. & oltra di que$to ve- ro nece$$ario è quello, che per proua d'alcuna co$a $i piglia .e finalmente vero nece$- $ario è quello, che della proua, e della co$a prouata è compo$to. Laonde dalla predet- ta diui$ione tre maniere di habiti d'intorno al vero nece$sario ci $ono manife$te. La pri ma è nominata Scienza, che habito è di conclu$ione per vera, e nece$saria proua acqui $tato. La $econda è detta Intelletto, che è habito de'principij, e delle proue, e ritiene il nome della potenza dell'anima, nella quale egli $i truoua: la onde è nomin ato, Intellet to. imperoche allo acqui$to di quello non vi concorre altro habito precedente: ma co- no$ciutii termini, cioè $apendo$i la $igni$icatione de' nomi: di $ubito lo intelletto $enza altra proua, $olo da diuini raggi illu$trato del lume naturale cono$ce, e con$ente e$ser vero quello, che gli è propo$to. Però Dante chiama il cono$cimento di que$to vero, pri- manotitia. equel vero, @primo vero. i Filo$o$i, primi concetti, o Dignità, o Ma$$ime $o- gliono chiamare. Da que$to habito detto intelletto, hanno hauuto vigore, e forza $pe- cialmente le Mathematice. perche in quelle $ono que$te notitie mani$e$ti$$ime, e ben- che piccole $iano di quãtità, $ono però di valore ine$timabile. Per $apere adunque con- chiudere molte co$e da'proprij principij, (che altro non è, che hauere $cienza) bi$ogna prima acqui$tar$i lo Intelletto: cioè l'habito, che cono$ce i prin cipij. che io in que$to luo go chiamerei, Intendimento, per non confondere i vocaboli delle co$e: perche intellet- toè nome di potenza, e di virtu dell' anima, che intende, & intendimento è operatione, ouero habito di quella potenza. La terza maniera è detta Sapienza, che è pronta & i$pe dita cognitione delle proue alle conchiu$ioni applicate. E come lo acume della diui- na intelligenza penetra per entro al mezo d'ogni co$a, co$i ad vno ri$uegliamento del- lo intelletto habituato in molte $cienze, enella cognitione di molti principij $i ritroua il vero, e que$ti $ono gli ha biti dello intelletto d'intorno al vero nece$sario, cioè d'intor no al vero, che non puo e$$ere, che non $ia, ne'quali non $i è ritrouato quello habito, che noi Arte chiamiamo, propriamente dico, perche hora $i ragiona con i proprij, e veri vo- caboli delle co$e. Hora vediamo $e tra gli habiti, che $ono d'intorno al vero Contingen te $i troua l'Arte. Dico che nelle co$e fatte da gli huomini, perche dipendono dalla loro volontà, che non piu a que$to, che a quello è terminata, non $i troua quella ne- ce$$ità, di che $opra dicemmo. & altre di quelle $o no pertinenti alla vnione, e conuer$a- tione, altre conuengono alla vtilità, e commodo vniuer$ale. La regola di quelle è nomi nata Prudenza, che è habito moderatore delle attioni humane, e ciuili. La regola del- le $econde è detta Arte, che è habito regolatore delle opere, che ricercano alcuna mate- ria e$teriore, e $i come dallo habito della prima regola gli huomini $ono chiamati Pru denti, Giudici, Legislatori, e Rettori, Co$i dal $econdo $ono detti Architetti, Soldati, A gricoltori, Fabbri, & Arte$ici. Dalle gia dette co$e ritrouato hauemo, che Arte è habi- to nella mente, come in vero $oggetto ripo$to, che la di$pone a $are, & operare con rego la, e ragione $uori di $e co$e vtili alla vita, Come Prudenza è habito, che di$pone lo in- tell etto a regolare la volontà in quelle co$e, che alla vnione, e bene della republica, e della famiglia, e di $e $te$so, conuengono. La onde giu$ti, mode$ti, forti, liberali, amici, veraci, & in $omma buoni, e virtuo$i diuentiamo, e di pi@ qua$i $emidei per la virtu he- roica $iamo giudicati. Ma la$ciamo a dietro le co$e, che non fanno per noi, e ritrouia- [016]LIBRO mo il na$cimento dell' Arti, $econdo, che prome$$o hauemo di $opra. Na$ce ogni arte da i$perienza. Il che come $ia, dirò breuemente, dimo$trando che co$a è I$perienza: Da che na$ce: Come $ia fonte delle Arti. I$perienza nõ è altro che vna cognitione nata da mol te ricordanze di co$e $imiglianti a'$en$i humani $ottopo$te, per le quali ricordãze l'huo- mo giudica di tutte ad vno i$te$$o modo. Eccoti l'e$empio. Nel cono$ cere vna co$a, vi concorre prima il $en$o, dapoil a memoria: oltra di que$to la comparatione delle co$e ricordate. Hauendo l'huomo per via de' $en$i compre$o, che lo A$$enzo, per e$empio, ha con$erito a que$to, & a quello nella debolezza dello $tomaco, ricordando$i di tale e$$etto, ne caua vna $omma vniuer$ale, e dice: Adunque doue è debolezza di $toma co lo a$$enzo è gioueuole, e buono. Il $imile puo fare dell'altre piante, e da molte particola- ri, e di$tinte i$perienze col mezzo della memoria puo trarre le propo$itioni vniuer$ali, le quali$ono principij dell'arti. La i$perienza adunque è $imile all' orma, che ci dimo- $tra le $iere. perche $i come l'orma è principio di ritrouare il Ceruo, ne però è parte del Ceruo, (percioche il Ceruo non è compo$to di orme,) co$i la i$perienza è prin cipio di ri trouar le arti, e non è parte di alcuna arte, perche le co$e a' s\~e$i $ottopo$te non $ono prin cipij dell' Arti; ma occa$ione, come chiaramente $i vede, perche il principio dell' Arte è vniuer$ale, e non $ottopo$to a'$en$i humani, benche per via de'$en$i $tato $ia ritrouato. ma che differen za $ia tra la i$perienza, el' Arte $i vede in que$to modo. Certo è, che quã to all' operare non è dall' Arte la i$perienza di$$erente: percioche tanto in que$ta, quan- to in quella venendo$i all' effetto, $i di$cende allo indiuiduo; perche le attioni $ono cir- ca le co$e particolari: Ma quanto alla $orza, & all'e$$icacia de l'operare, gli e$per ti $an- no effetto maggiore, che quelli, iquali hanno $olamente la ragione vniuer$ale delle co- $e: e però $pe$so a diuiene che lo Arte$ice ine$perto, auuenga Dio, che egli habbia nella mente la ra gione de gli Arti$icij, erra però, e pecca bene $pe$$o, non per non $apere, ne perche la ragione $ia men vera: ma perche non è e$ercitato, ne cono$ce i di$etti della ma teria, la quale molte $iate non ri$ponde alla intentione dell' Arte. Con tutto que$to l'Ar- te è piu eccellente, e piu degna della i$perienza, perche è piu vicina al $apere, intenden- do le cau$e, e le ragioni delle co$e, là doue la i$perienza opera $enza ragione. Appre$$o lo intelligente Artefice è piu pron to a ri$oluere, e dar conto delle co$e, che il $emplice, e puro e$perto. La onde l'Arte è alla $apienza, che è habito nobili$$imo, piu vicina. Se- gno manife$to del $apere è il potere in$egnare, & ammae$trare altrui, percioche la per- fettione con$i$te in potere far'altri a $e mede$imi$imiglianti. E però l' Arte$ice, che è quello che intende la ragione, può in$egnare, e fare vn'altro $e $te$$o, quanto all' Arte $ua: Malo E$perto non così, e $e bene lo E$perto mo$tra ad altri come eg li fa, non però è atto a darne conto, non hauendo l'Arte: e la $ua dimo$tratione oltra il $en$o $i e$ten- de, & è $olamente in modo di vedere congiunto con alcuna opinione, o credenza di colui, che vede: il quale in $imile atto fa vfficio $eruile imper$etto, e lontano dall'vfficio dell' Arte: e però Vitruuio vuole, che la i$perienza $ia con la cognitione accompagnata. Come adunque na$ce la i$perienza; che co$a è, & in che modo l'Arte da quel la procede, chiaramente s'è dimo$trato. Dal che $i comprende e$$er due maniere d'i$perienza. l'u- na, che all' Arte è prepo$ta, cioè che $i fa prima, che s acqui$ti l'Arte: come quando $i di- ce. Io faccio i$perienza, & voglio prouare, $e mi rie$ce alcuna co$a: e que$to è come fon te a $iume quanto all'Arte. L'altra maniera è quella, che è eccitata, e de$ta dall'Arte, che $i truoua in noi, e $econdo le ragioni dell' Arte la e$ercitiamo. Egli $i puo anche dalle predette co$e vedere, che la i$ perienza molto piu $erue all' Arti, che s'acqui$tano perinuentione, che a quelle, che s'imparano per ammae$tramento. Il na$cimento del- le arti da prin cipio è debole, ma col tempo acqui$ta forza, e vigore, impero che i primi inuentori hanno poco lume delle co$e, e non po$$ono ageuolmente raccogliere molte vniuer$ali propo$itioni, per le quali l'Arte s'ingagliardi$ca, perche per la breuità della vita non hanno tempo di farne la i$perienza, ma la$ciando a'po$teri le co$e trouate da [017]PRIMO. loro $cemano la $atica di quelli, & aggiungono loro occa$ione diaum\~etare le Arti, per la molta virtù, che ne' pochi principij $i truoua. perche $i come nella mente $i concepe la moltitudine de'$udditi $otto vn Principe, cosi molti concetti dell'arte al $uo principio $i riferi$ceno, e per que$to di gran laude $ono degni gl'inuentori delle co$e, iquali han- no trouato i prin cipij $enza ri$parmio di fatica, da' quali deriua il compimento, ela perfettione dell' Arti, doue egli $i può dire, che la metà del fatto, e il cominciar bene. E qui $ia detto a ba$tanza d'intorno alla origine, di$$initione, accre$cimento, e per$ettio- ne dell'Arte. Re$ta che io di$tingua l'Arti $econdo, che di $opra promi$i di $are. Certo io non voglio in que$to luogo fare vna $celta di tutte l'Arti partitamente, perche trop- po ritarderei lo inten dimento di chi legge, e poco giouerei. La$cierò a dietro quella $i- gni$icatione vniuer$ale di que$to vocabolo, che abbraccia l'Arti liberali, delle quali tre $ono d'intorno al parlare, equattro circa la quantita, d'intorno al parlare è la Gram- matica, la R hetorica, la Logica, Circa la quantità è la Geometria, l'A$trologia, l'Arith- metica, la Mu$ica. La$cierò l'Arti vili, e ba$$e, che degne non $ono della pre$ente con$i- deratione, ne del nome dell'Arte. Non ragionerò di quelle Arti, e dottrine, che ci $o- no in$pirate da Dio, come è la no$tra chri$tiana Teologia, perche hora non $i tende a que$to fine, che ritruouiamo tutto quello, che $otto nome d'Arte $i contiene, imperoche non è al propo$ito no$tro, $i che io la $cierò le diu inationi, che me$colate $ono di diuina in$piratione, e humana inuentione. Sono adunque al pre$ente bi$ogno quelle Arti ne- ce$$arie, che $eruono con dignità, e grandezza alla comodità, & v$o de' mortali, come è l'Arte d'an dar per mare detta Nauigatione, l'Arte Militare, l'Arte del fabbricare, la Medicina, l'Agricoltura, la Vena gione, la Pittura, e Scoltura, il Lani$icio, & altre $imi- miglianti, le quali in due modi $i po$$ono con$iderare. prima come di$corrono, e con vie ragioneuoli trouando vanno le ragioni, e le regole dell'operare. dapoi come con prontezza di mano s'affaticano di ponere in alcuna materia e$teriore, quello che era ripo$to nella mente. Donde na$ce, che alcune Arti hanno piu della $cienza, & altre meno. & a cono$cere l'Arti piu degne, que$ta è la via. Quelle, nelle quali fa bi$ogno l'Arte del numerare, la Geom etria, e l'altre Mathematice, tutte hanno del grande, il rimanente $enza le dette Arti (come dice Platone) è vile, & abietto, come co$a nata da $emplice imaginatione, $allace coniettura, e dal vero abbandonata i$peri enza. E quiui apparirà la dignità dell'Architettura, la quale approua è giudica le opere, che dalle altre Arti $i fanno. Ma perche prima non $i deue lodare alcuna co$a, $e prima non $i $a, che co$a ella $ia, giu$to, e ragioneuole è, che dimo$triamo l'origine, e la forza, e le parti dell'Architettura, equal $ia l'v$$icio, & il $ine dello Architetto. e perche il mede$imo $i fa dallo Autore, come da erudito, & ammae$trato ne'pre- cetti dell'Arte, darò principio alla dichiaratione de' $uoi detti, sbrigandomi pri- ma dalla dedicatione dell'opera. Dedicando adunque ad Ottauio Au$to dice in que$to modo.

_M_ENTRE, che la tua diuina mente, e Deità, o Ce$are Imperatore, acqui$taua l'Imperio del mondo, & i cittadini $i gloriauano del trionfo, e della vittoria tua, e$$endo tutti i nimici dalla tua inuitta virtu à terra battuti: e mentre, che tutte le nationi domite, e $oggiogate il tuo cenno attendeuano, & il popolo Romano in$ieme col $enato fuori d'ogni timore, da' tuoi alti$$imi prouuedimenti, e con$igli era gouernato; io non ardiua mandare in luce le co$e dell Architettura da me $critte, tra tante occupationi, e con grandi pen$ieri e$plicate: dubitando non fuor di tempo tra- mettendom@, incorre$$i nell' offe$a dell' animo tuo. Ma poi, che io m'accor$i, che egual cura teneui, e della $alute d'ognuno con il publico maneggio, e della opportunità de'pubblici edi$icij: accioche non $olamente fu$$e col fauor tuo la Città di stato fatta maggiore, ma anchora la maestà dello imperio grandez za haue$$e, eriputatione delle pubbliche fabbricatio- [018]LIBRO ni: io hò pen$ato non eβer piu tempo di tardare; enon ho voluto pretermettere, che di $ubito à no- me tuo non manda$$i in luce le già dette co$e. Imperoche per que$ta ragione io era datuo padre cono$ciuto, e della $ua virtumolto $tudio$o. Ma hauendo il concilio de' cele$ti Dei quel@o con- $ecrato ne' $eggi della immortalità, e trasferito nel poter tuo lo imperio del padre, lo isteβo mio studio nella memoria di quello restando fermo, in te ripo$e il fauore. Adunque con M. Aurelio, Pub. Minidio, & Gn. Cornelio $ui $opra l'apparecchio delle Bali$te, e de gli Scorpioni, & alla ri- fattione de gli altri tormenti; & in$ieme con e$$o loro ne riportai delle comodità, le quali $ubito che tu mi concedesti, molto bene per la raccomandatione di tua $orella il ricono$cimento $erua$ti, e però e$$endo io per quel bene$icio tenuto & obligato, di modo che n$ino allo estremo della vi- ta non haue$$i a temere alcun di$agio: Io diedi pri@cipio a $criuere que$to co$e, perche io haueua auuertito, che tu haueui fabb icato mol e co$e, e tuttauia ne vai edificando, & anche per lo auue nire $ei per hauer cura, e pen$iero delle pubbliche, e priuate opere $econdo la grandezza delle co$e fatte, accioche $iano alla memoria de' posteri commendate. Io ho $critto con diligenza de- ter minati precetti in modo, che da te $te$$o ponendoui pen$iero po'e$ti cone$cere quali fu$$ero le co$e già fabbricate, e come hauc$$ero a riu$cir quelle, che $i doue$$ero fabbricare, percioche in que$ti volumi, io ho aperto tutte le ragioni di questo ammae$tramento.

Il $auio, e prudente lettore potrà per le parole di Vitr. con$iderare la prudenza, e bontà $ua, come di per$ona, che e$sendo per bene$icij riceuuti obligato, e tenuto, dimo $tra gratitudine, e nella gratitudine giudicio, offerendo quelle co$e, che po$sono e$ser grate à chi le riceue, & in vero e$sendo tutto il mondo $otto vn principe, l'armi erano ce$sate, e le porte di Giano rinchiu$e. Il principe raccolto nella gloria delle belle im- pre$e da lui fatte, godeua del $uo $plendore, e $ommam\~ete $i dilettaua di fabbricare glo- riando$i di la$ciar la città (che prima era di pietre cotte) la$tricata di Marmo. fu adot- tino $igliuolo di Giulio Ce$are, nacque di Accia, e di Ottauio. Al co$tui tempo nacque no$tro Signore. Fu veramente buono, e grande appoggio de'virtuo$i, per ilche non tan to per hauere accre $ciuto lo Imperio e$ser deue nominato Augu$to, quanto per hauere fauorito gli huomini da bene, & aumentato con lode, e premio ogni virtù, e dottrina. A lui dunque meriteuolmente con$acra Vitruuio le fatiche $ue, e con ingegno di quelle co$e@, e con quelle pa role lo e$salta, che veramente, e $enza adulatione $e gli conueniua no. E tanto $ia detto, d'intorno la dedicatione dell'opera. Egli $i legge in alcuni te$ti non Minidio, ma Numidio, & in alcuni Numidico. Io non truouo altra $ede, che piu ad uno, che altro modo $i debbia leggere. Ben che in alcune Medaglie $i legga e$sere $ta to $opra la Cecca vn L. Mu$idio. ma que$to poco c'importa. Ne io $ono curio$o di di- chiarare che co$a è Bali$ta, e Scorpione, percioche $e ne dirà nel decimo libro al pro- prio luogo. ne $i deue (per quanto $timo io) confondere l'ordine delle co$e. Verrò adunque a Vitr. il quale $econdo il precetto dell'Arte diffini$ce, e determina, che co$a è Architettura, dicendo. _Architettura è $cienza, di molte di$cipline, e di diuer $i ammaestra-_ _menti ornata, dal cui giudicio s'approuano tutte le opere, che dalle altre Arti compiutamente_ _$i fanno_.

Prima, che $i e$ponga, e dimo$tri che co$a è Architettura, dirò la forza di que$to no- me, percioche molto gioua allo intendimento delle co$e, che $i diranno. Architettura è nome, che dal greco deriua; & è di due voci compo$to. La prima $ignifica principale, & capo; La $econda fabbro, ò arte$ice. E chi uole$se bene e$primere la forza del detto nome, direbbe capo mae$tra. E però dice Platone, che lo Architetto non $a me$tieri al- cuno, ma è $opra$tante à quelli, che gli fanno. La doue potremo dire l'Architetto non e$$er Fabbro, non mae$tro dilegname, non muratore, non $eparatamente certo, e deter minato arte$ici, ma capo, $opra$tante, & regolatore di tutti gli arte$icij, come quello, che non $ia prima, a tanto grado $a lito, che egli non $i habbia prima in molte, e diuer- $e dottrine, & opere e$ercitato. Sopra$tando adunque dimo$tra, di$egna, di$tribui$ce, or dina, e comanda, & in que$ti vffici appare la dignità dell' Architet tura e$$er alla $api\~e- [019]PRIMO. za vicina, e come virtù heroica nel mezzo di tutte le arti dimorare. perche $ola inten- de le cagioni; $ola abbraccia le belle, & alte co$e, $ola, dico, tra tutte l'Arti partecipa del le più certe $cienze, come è 'Aritmetica, e la Geometria, e le altre, $enza le quali (come s'è detto) ogni arte è vile, e $enza riputatione. Vedendo adunque Vitr. l'Architettura e$$er tale, dice prima ella e$$er [Scienza.] e per Scienza intende cognitione, e raunanza di molti precetti, & ammae$tramenti, che vnitamente riguardano alla cono$cenza d'vn fine propo$to. poi perche in que$to l'Architettura conuiene con molte altre $ci\~eze, del- le quali partitamente $i può dire, che cia$c@na $ia cognitione: però Vitr. le attribui$ce alcune di$$erenze, che ri$tringono quello intendimento vniuer$a le, e commune del predetto nome. e que$to è v$$icio de lla vera di$$initione, cioè dichiarire la natura, e la forza della co$a di$$in ita, in modo che ella da tutte l'altre co$e di$tinta, e $eparata $i co- no$ca. e però $oggiugne Vitr. [Di molte di$cipline, e di diue@$i ammae$tramenti orna ta.] E di$tingue per le dette parole l'Arch itettura, da molte particolari notitie, che ven gono dai $en$i, $tanno nella i$perienza, e $i e$ercitano per pratica. Ne perque$to anco- ra è bene diffinita l'Architettura: percioche $e quiui re$ta$se la di$$initione, ella $areb- be comune, e piu ampia di quello, che $i conuiene. Imperoche l'Arte del dire, la Medicina, e molte altre Arti, $cienze ornate $ono di molte dottrine, e di diuer$i am- mae$tramenti come chiaramente per gli $critti di Cicerone, di Galeno, ed'altri au- tori $i vede. Ri$trignendo adunque Vitr. con maggiori proprietà la $ua di$$initione, di- ce [Dal cui giudicio s'approuano tutte le opere, che dalle altre arti $i fanno.] Ecco l'ul- tima differenza, chene' veri, e giu$ti termini, equa$i con$ini rinchiude l'Architettu- ra. percioche il giudicare le opere compiute dalle Arti, è proprio di lei, e non d'altre. L'oratore s'adorna di molte Arti, edi$cipline, e quelle grandi$$ime, $ono, e belli$$ime. Il $imigliante $a il Medico; ma l'uno, e l'altro hanno diuer$i intendimenti. l'Oratore s'adorna per potere per$uadere, cioè indurre opinione in ogni materia propo$ta. Il Medico per indurre, o con$eruare la $anita. Ma lo Architetto $olo per giudicare, & ap- prouare le opere perfette dalle altre Arti, per$ette, dico, ouer compiute, come dice Vitr. però che non $i può giudicare $e non le co$e $inite, accio niuna $cu$a $ia dello Arte$ice. Vero è anche que$to, che lo Architetto $opra$tando mentre che $i fanno le opere, giudi- ca $e elle $i fanno bene, ò male, & approua que$ta, e bia$ma quella, $econdo il giudicio, e la cognitione, che egli ha; e for$e que$ta è migliore e$po$itione che di $opra. Dalla di$$initione dell'Architettura, $i comprende che è Ar chitetto, e $i cono$ce, Architetto e$ser colui, che per certa, e merauiglio$a ragione, e via si con la mente, e con l'ani- mo sà determinare, come con lo in$egnare, e con l'opera condurre à $ine quelle co$e, che dal mouimento de'pe$i dal compartimento de' corpi, e dalla compo$itione delle ope- te à bene$icio de gli huomini $aranno commendate. [Architettura è $cienza ornata di molte di$cipline, e di diuer$i ammae$tramenti.] E per di$ciplina intende quello, che i di$cepoli imparano. E per ammae$tramenti, quello che i mae$tri in$egnano. il parlare è in$trumento dello in $egnare, el'udire dello imparare. La dottrina comincia nel con cetto di colui, che in $egna, e $i e$tende $ino alle parole. la di$cip lina comincia nell' udi- to di colui, che impara, e termina nel concetto. Ma bella cola è il $upporere per ragio- ne, e dimo$trare per pratica; in quello è la Dottrina, in que$to è la Eruditione, cioè lo $gro$$amento. (Per lo cui giuditio s'approuano.) Il giudicare è cola eccellenti$$ima, & non ad altri conce$$a, che a'$aui, e prudenti, percioche il giuditio $i $a $opra le co$e cono $ciute, e perquello, (S'approua,) cioè $i da la $entenza, e $i dimo$tra, che con ragione $i è operato. Approua adunque l'Architettura, l'opere fatte dalle altre arti. Opera è quello arti$icio, o lauoro, che re$ta ce$sando l'operatione dello Arte$ice, o $inita, o non finita, che ella $ia, come Operatione è quel mouimento che egli fa mentre lauora. Ma Attione s'intende negotio, o maneggio ciuile, e virtuo$o, ce$sato che egli $ia, niente re$ta di $uori, (Arti.) Qui s'intende l'arti in quanto $i opera, le ragioni delle quali ad e$$a pa- [020]LIBRO trona $i riferi$cono. E qui $ia fine alla diffinitiome dell'Architettura. nella quale virtual mente compre$e $ono le belle verità dell'Architettura, e de' precetti $uoi; co$a degna di molta con$ideratione. e perche egli s'intenda que$to mirabile $ecreto: Dico, che in cia- $cuna $cienza la diffinitione del $oggetto, del qual $i tratta, che è quello, à cui $i riferi$ce tutto quello che nella $cienza è trattato, contiene virtualm\~ete le $olutioni de' dubbij, le inuentioni de'$ecreti, e la verità delle co$e in quella $cienza contenute. Virtualmente contene re intendo poter produrre vna co$a, come il $eme contiene in virtù il frutto. La diffinitione adunque del $oggetto quando è fatta cõ le ragioni dichiarate di $opra, cioè quando dimo$tra la natura della co$a di$$inita, la raccomunanza, che ha con molte al- tre co$e, e la differenza, e proprietà che tiene, ha virtu di $ar mani$e$te le o$cure doman- de, che $ono fatte in quella $cienza, e la ragione è, perche la di$$initione del $oggetto è principio della dimo$tratione, il quale come precetto dell'Arte e$$er deue vero, vtile, e con$orme; (come dice Galeno) Vero, perche niente $i comprende, che vero non $ia, co- me $e egli $i dice$$e, il Fele della chimera e$$er' vtile a gl'infermi. que$to non $i potrebbe comprendere, perche vero non è che la chimera tra le co$e che $ono $i troui. Vtile, pcr- che è nece$$ario, che egli tenda a qualche fine; e Vtilità non è altro che ri$erire le co$e al debito $ine, & inuero degna non è del nome d'Arte quella cognitione, la cui operatione non è vtile all humana vita. La conformità è po$ta nella virtu predetta di produrre. perche molte co$e hanno in $e la forza della verità, che non hanno la forza della confor mità, e la virtu con$i$te nell'ap plicatione, equelle non hanno valore d'in$luire il lume loro nelle co$e. Ilche $i cono$ce, che voleũdo noi applicare i prin cipij alle co$e, non $i raccoglie alcuna ragione, percioche non $ono conformi, ne concludenti. Quando adunque il $oggetto, e le propriet à na$cono da'prin cipij, e cau$e, allhora vi è la confor- mità. Vero è da tutti giudicato (cono$ciuti i termini, come io diceua) che $e dalle co$e eguali $i leueranno l'eguali, o dalle pari le pari, il rimanente $arà pari o eguale. ne $ola- mente è vero que$to principio, ma di valore grandi$$imo. percioche egli s'applica dal Filo$o$o naturale a'mouimenti, al tempo, a gli $patij: dal Geometra alle mi$ure, e gran- dezze; dallo Arithmetico a'Numeri; dal Mu$ico a'$uoni; dal Medico alle virtu, e quali- tà delle co$e. Stando adunque cio che s'è detto, ne $eguita quello, che dirà Vitr. dell'Ar chitettura, e prima del $uo na$cimento, e poi delle $ue conditioni. dice adunque. [E$$a na$ce da fabbrica, e da di$cor$o.] Que$ta con$eguen za non $i può cono$cere, $e prima non $i $a mani$e$to, che co$a è Fabbrica, e che co$a è Di$cor$o, però dice Vitr. [Fabbri- ca è continuo, & e$ercitato pen$iero dell'u$o, che diqualunque materia, che per dar for ma all'opera propo$ta $i richiede, con le mani $i compie. Di$cor$o è quello, che le co$e fabbricate prontamente, e con ragioneuole proportione puo dimo$trando mani$e$ta- re.] Diuino è veramente il de$iderio di que Ili, che leuando la mente alla con$ideratio- ne delle co$e belle, cercano le cagioni di quelle, e riguardando come dal di $opra s'ac- cendono alle fatiche per lo contrario molti $ono, che con grandi$$ime lodi in alzando al cielo i dotti, e letterati huomin i, e con merauiglia riguardando le $cienze fanno ogni altra co$a piu pre$to che affaticar$i per acqui$tarle. Sono anche molti, i quali auuenga, che $appiano e$$er bi$ogno per l'acqui$to d'una $cienza participare di molte altre, poco però di quelle $i curano, anzi danno a bia$imo $e alcuno $i dà allo $tudio di quelle. Que- $ti come gente trauiata, e $olle, $i denno la$ciare da parte. Bella co$a è il potere giudica- re, & approuare le opere de'mortali, come atto di virtu $uperiore, ver$o l'in$erioremien te di meno pochi $i danno alla fatica, pochi vogliono adoperar$i, & v$cire delle pelli del l'otio: e percio non fanno giuditio, e per con$eguente non peruengono al $ine dell'Ar- chitettura; Ma $olo $i vanno gloriando di e$$er chiamati Architetti di que$to principe, e di quello, & allegano non le ragioni, ma le opere loro, dicendo così feci io, così ordinai nel tal palazzo, enella tal chie$a, e non vogliono con$iderare, che non hanno, Geome- tria, ne Arithmetica, ne int\~edono la forza delle proportioni, e la natura delle co$e. Egli [021]_PRIMO._ bi$ogna adunqùe hauere e$ercito, & fabbrica; bi$ogna di$cor$o. Il di$cor$o come pa- dre; la Fabbrica è come madre dell'Architettura. [La fabbrica è continuato pen$i\~ero dell'v$o.] Ogniartificio$o componimento ha lo e$$er $uo dalla notitia del fine, come di- ce Galeno. Volendo ad unque fabbricare, fa di me$tieri hauere cono$cimento del fine. Fine intendo io quello, a cui s'indrizza la operatione: Et in que$to lo intelletto con$ide- ra, che co$a è principio, & che co$a è mezzo, & truoua che il principio $i con$idera in mo do di pre$idenza, & nel principiare il fine è prima dello agente, perche il fine è quello, che muoue all'opera: l'agente è prima, che la forma, perche l'agente induce la forma & la forma è prima, che la materia: imperoche la materia non è mo$$a, $e la forma non è prima nella mente di colui, che opera. Il mezzo veramente è il $oggetto, nel quale il fine manda la $ua $imiglianza al principio, & il prin cipio la rimanda al fine. però non è con- cordanza maggiore di quella, che è tra'l principio, e'l fine. oltra di que$to egli $i compren de, che chiunque impedi$ce il mezzo, leua il principio dal fine, & che il mezzo per cagio- ne del prin cipio s'affatica, & ri$petto al fine $i ripo$a. Volendo adunque fabrica, bi$ogna cono$cere il fine, come quello, ch'al mezzo impone forza, & nece$$ità. Ma per la cognitio ne del fine è nece$$ario lo $tudio, & il pen$amento. Et $i come il $aettatore non indrizza- rebbe la $aetta alla brocca, $e egli nõ tene$$e ferma la mira, così l'Arte$ice non toccareb- beil fine, $e con la mente altroue egli $i riuolge$$e. L'u$o adunque è (come s'è detto) driz- zare le co$e al debito fine, come abu$o è torcerle da quello. Ma per hauere que$to indriz zamento delle co$e al fine, fa bi$ogno d'hauere vn'altro v$o, il quale vuol dire A$$uefat- tione, la quale non è altro, che $pe$$a, & frequentata operatione d'alcuna virtù, & poten- za dell'anima, o del corpo. onde egli $i dice e$$er v$ato alle fatiche, e$$er v$ato, po$to in v$o, v$anza, & con$uetudine. Bi$ogna adunque e$$er v$o di continuamente pen$are al fi- ne. Et però dice Vitr. _Fabbrica e$$er continuo, & e$ercitato, & come via trita, & battuta da_ _pa$$aggieri frequentato pen$iero d indrizzare le co$e a fine conueniente._

Et da que$te parole $i dimo$tra la vtilità, che era conditione dell'Arte. Ma perche cõ tanta $ollecitudine di pen$iero affaticar$i, a che $enza intermi$$ione pen$are? certo non per altro, che per manifeftare in qualche materia e$teriore la forma, che prima era nel pen$iero, & nella mente, & però dice Vitr. dando fine alla diffinitione della Fabbrica, quella e$$ere operatione manife$ta in qualche materia fuori di noi, $econdo il pen$iero, ch'era in noi. Ve ro è, che Fabbrica è nome comune a tutte la parti dell'Architettura, & molto piu abbraccia, di quello che comunemente $i $tima, come $i dirà poi. _Di$cor$o_ _è quello che le co$e@ fabbricate prontamente, e con ragione di proportione puo dimostrando ma-_ _nifestare_.

Il di$cor$o è proprio dell'huomo, & la virtù che di$corre, è quella che con$idera quã- to $i puo fare con tutte le ragioni all'opere pertin\~eti, & però erra il di$cor$o, quando l'in telletto non concorda le proprietà delle co$e atte a $are, con quelle che $ono atte a rice- uere. Di $corre adunque l'huomo, cioè applica il principio al fine per via del mezo, ilche come s'è detto, è proprio dell'humana $pecie. Au\~ega che gli antichi habbiano a gli altri animali conce$$o vna parte di ragione, & chiamati gli habbiano mae$tri dell huomo, di c\~edo, che l'Arte del te$$ere è $tata pre$a dalla Ragna, la di$po$itione della ca$a, dalla For mica, il gouerno c iuile dall'Api; ma noi trouamo che quelli $ono in$tinti di natura, & non di$cor$i dell'Arte: & $e Arte@$i deue chiamare la loro naturale, & non auued uta pru denza, perche non $i potrebbe $imilmente Arte chiamare la virtù, che nelle piante, & nel le pietre $i troua? Come l'arte dello Elleboro purgar il furore, l'Arte della pietra ne'ni di dell'Aquile, detta Aetite, rila$ciare i parti? Perche an che non $i potrebbe dire e$$ere vn'Arte diuina, che regge, & con$erua il mondo? vna Cele$te che regola i mouimenti de' cieli? vna Mondana, che tramuta gli elementi? Ma la$ciamo la tralatione de'nomi, fatta per la $imigliãza, & pigliamo la verità, & la proprietà delle co$e. Di$cor$o adunque è come padre, $econdo che detto hauemo di $opra, dell'Architettura, nel quale vi bi$o- [022]_LIBRO_ gna $olertia. Solertia non è altro, che $ubita, e pronta inuentione del mezzõ. E quello, è me@zo, che hauendo conuenienza con gli e$tremi, lega quelli aduno effetto, e però nel la $olerzia $i puo dire, che $ia la virtù del $eme. La onde Vitr. v$a quella parola. Pron- tamente. [Che nel latino dice $olertia. Ma non è a ba$tanza lo e$$er pronto a ritrouare il vero, pero che potrebbe e$$er quel vero poco atto à con cludere, per que$to $oggiunge. (Con ragione di proportione. Che co$a $ia Proportione, egli $i dirà nel $eguente capo. Vitr. ha parlato in modo, che quelle parole che dicono.) Prontam\~ete, e con ragione di proportione $i po$$ono riferire a quella parola [Fabbricante.] Et il $entimento $arebbe che il Di$cor$o pote$$e dimo$trare, cioè rendere la ragione delle co$e fabbricate con $olertia, e proportione, e$$endo l'vfficio dell' Architetto approuare leco$e ragioneuoli. Ma $ia quale $i voglia il $en$o, tutto è conforme al vero. piu $ecreta intelligenza $i trag- ge an chora dalle co$e dichiarate: e prima che lo Artefice ri$petto all'opera tiene dop- pia con$ideratione, poi tiene doppia affettione a quelle con$iderationi ri$pondente. La prima con$ideratione è vna $emplice notitia vniuer$ale, per la quale $i dice, che l huo mo $a, quanto $i richiede affine che l'opera rie$ca, e niente piu vi aggiunge. L'altra è vna notitia particolare, e pro$$ima all'operare, che con$idera il tempo, il modo, il luogo, la materia. Da que$ta particolare cognitione na$ce vna affettione, che muoue l'huomo a comand are, & ad operare, come $econdo la prima con$ideratione l'huomo $i compia ceua, & in vniuer$a le abbracciaua non l'opera, ma la cognitione, e però non è $ufficien- te que$ta $ola con$ideratione, $ola del di$cor$o, $ola dell'vniuer$ale, ma $i richiede, quel la $econda notitia, e quella $econda affettione, la quale è ripo$ta nella fabbrica. Dic hia- rata la diffinitione dell'Architettura, e dic hiarato il na$cimento di quella, hora viene Vitr. a formare lo Architetto, co$a molto ragioneuole, e conueniente, come $i vedra dal $eguente, dice adunque. _Dalle dette co$e ne $egue, che quelli Architettori, i quali $enza lette-_ _re tentato hanno di affaticar$i, & e$erc it ar$i con le mani, non hanno potuto fare, che s'habbiano_ _per le fatiche loro acquistato riputatione, e quelli, che ne' di$cor$i, e nella cognitione delle lettere_ _$olamente fidati $i $ono, l'ombra, non la co$a pare che habbiano $eguitato. Ma chi l'vna, e l'al-_ _tra di queste co$e hanno bene appre$o, come huomini di tutte armi coperti, & ornati, con credito,_ _e riputatione, banno il loro intento facilmente con$eguito._

Si come alla natural generation e $i richiede l'vno, e l'altro $e$$o, $enza vno di loro niente $i con cepi$ce, cos allo e$$er' Architetto che è vna artificiale generatione vnitam\~e te il di$cor$o, e la Fabbrica $i richiede. E $e alcuno $i per$uade$$e e$$er' Architetto con la fabbrica $o la, ouero col di$cor$o $olo, egli s'ingannere bbe, e $arebbe $timato co$a imper fetta. E di gratia $e vno haue$$e il $apere $olamente, e v $urpare $i vole$se il nome d'Ar- chitetto, non $arebbe egli $ottopo$to alle offe$e de gli e$perti? non potrebbe ogni ma- noale (dirò cosi) rimprouerargli, e dirgli che fai tu? dall'altra parte $e per hauere vn lieue e$ercitio, & alquanto di pratica, di si gran nome degno e$ser $i crede$se, non po- trebbe vno intelligente, e letterato chiuderglila bocca, dimandandogli conto, e ragio- ne delle co$e fatte? e però bi$ogna e$ser' ornati, & armati di tutte arme per acqui$tare la vittoria, & il vanto d'Architetto. Bi$ogna e$$er coperto per dife$a, armato per offe$a, ornato per gloria, maneggiando la $perienza con l'Arti$icio, perche adunque i puri pra tichi non hanno acquitato credito? perche l'Archite ttura na$ce da di$cor$o. perche $olo i letterati? percioche l'Architettura na$ca da Fabbrica. E però dice Vitr. [Dalle det te co$e.] Cioè dal na$cimento dell'Architettura, che viene da Fabbrica, e da discor$o, cioè opera, e ragione ne $egue quello, che egli dice. Ma in que$to luogo potrebbe alcu- no dubbitare, e dire, $e veram\~ete l'Arte è nello intelletto, e nella mente, perche cagione ha detto Vitr. che quelli, i quali nel sapere $i $ono $idati, l'ombra non la cosa, pare, che habbiano $eguitato? Ri$pondo, che le co$e dello intelletto alla piu parte ombre paiono, & il volgo $tima le co$e, in quãto, che a'$en$i & a gli occhi $ottopo$te $ono. e non in quã- to non appariono, e que$to auuiene perla con$uetudine, perche le g\~eti non sono auuezze [023]_PRIMO._ a discorrere, e però l'accorto Vitr. nõ a$$erma, che' letterati habbiano $eguitato le om- bre:ma dice (Pare)dinotando che il giudicio de gli imperiti è fatto $opra le co$e appa- renti. E però mi pare, che molti vaneggiano nel decidere qual sia piu nobile, o la Scul- tura, o la Pittura; imperoche vanno alla materia, altempo, & a molti altri accidenti, che non $ono dell'Arte. perche l'Arte è nello intelletto, la doue tanto è pittore, e scultore il diuino Michiel Angelo, dormendo, e mangiando, quanto operãdo il pennello, o lo $car- pello però egli $i doueria con$iderare, quale è piu degno habito nello intelletto, la Pit- tura, o la Scultura, e così la$ciatii martni, gli azurri, i rilieui, e le pro$pettiue, la facilità, o la difficultà delle dette Arti, & allhora egli si potrebbe dire qualche co$a, che haue$$e del buono, ma hora non è tempo di decidere que$ta qui$tione. Dice adunque Vitr. che l'Arte non deue e$$er ocio$a, ma con e$$a lei e$$er nece$$arie le mani, e que$to approua cõ altre parole dicendo. _Perche $e in ogni altra co$a come $pecialmente nell' Architettura, que-_ _$te due parti $i truouano cioè la co$a $ignificata, e quella, che $igni$ica, la co$a $ignificata, è l'ope-_ _ra propo$ta, della quale $i parla. Quella, che $ignifica è la proua, & il perche di quella, con mae_ _$treuole ragione di dottrina e$pre$$o, e dichia@ato._

Tra le Arti ne $ono alcune, il fine delle quali non pa$$a oltra la con$ideratione delle co $e a quelle $oggette, come $ono le Mathematiche. Alcune $ono che oltre la con$ideratio ne vengono alla operatione, ma ce$$ando l'operatione niente re$ta di fatto. Come è l'ar te del $uonare, e del $alt are, & altre $imiglianti. Sonoui alcune che dietro a $e la$ciano al cuna opera, o lauoro, come è l'Arte Fabrile, e l'Arte del fabbricare. Appre$$o ve n'ha che a prendere, & acqui$tare $i dà, come la caccia delle fiere, l'uccellare, e la pe$cagione, in fi- ne altre non a con$iderare, non a finire, non a pigliare intente $ono. Ma correggono, & emendano gli errori, & i danni delle co$e fatte, e quelle racconciano; come for$e è la me dicina, $econdo Galeno. Con tutte le predette Arti anzi $opra tutte è l'Architettura, co- me giudice, ch'ella è di cia$cuna. La onde è nece$$ario, che in e$$a $i con$ideri alcuna co- $a fatta, o da e$$er fatta, e la ragione: E però due co$e $ono, l vna è la $ignificata, e propo- $ta opera, l'altra è la $ignificante cioè dimo$tratiua ragione. Tutti gli effetti adunque, tutte le opere, o lauori dell' Arti, tutte le conclu$ioni di tutte le $cienze $ono le co$e $igni- ficate, ma le ragioni, le proue, le cau$e di quelle $ono le co$e $ignificanti. E que$to è, per- che il $egno $i riferilce alla co$a $igni$icata: l'effetto alla cau$a: La conclu$ione alla pro- ua. Ma per dichiaratione dico, che $ignificare è per $egni dimo$trare, e $egnare è impri- mere il $egno. La doue in ogni opera da ragione drizzata, e con di$egno $inita, è impre$- so il $egno dell' Artefice, cioè la qualità, e la forma, ch'era nella mente di quello. percio- che l'Artefice opera prima nello intelleto, e cõcepi$cee nella m\~ete, e $egna poi la materia e$teriore, dell'habito interiore (Specialmente nell'Architettura.) Percioche ella $opra ogn'arte $igni$ica, cioè rappre$enta le co$e alla virtù, che cono$ce, e concorre principal- m\~ete a formare il concetto $econdo la $ua intentione, e que$to è proprio $igni$icare Ma l'e$$er $ignificato è proprio e$ser rappre$entato al $opra detto modo. De' $egnialcuni $ono così adentro, che veramente $ono come cagioni delle co$e. Altrifanno vna $oper- ficiale, e debile i$timatione di quelle. L'Architetto la$cia que$ti vltimi $egni all'oratore, & al poeta, & in$ieme con la Dialettica, che è modo dell'artificio$o di$cor$o abbraccia quelli, perche $ono nece$sarij, intimi, e concludenti. _Donde adiuiene, che chi fa profe$$ione_ _di Archi etto pare; che nell'vna, e ne l'altra parte e$$er debbia e$ercitato._

Ogniagente nel grado, ch'egli tiene deue e$ser perfetto, accioche l'opera compita, e per$etta $ia. Tre $ono gli ag\~eti, Diuino, Naturale, Artificiale: cioè Iddio, la natura, l'huo mo. Noi parleremo dell huomo. Se adunque l'Architettura è cosi eccellente, che ella giudica l'opere dell'Arti, bi$ogno fa, che l'Architetto $ia in tal modo formato, che egli po$sa far l'ufficio del giudicare: E però direi, che l'infra$critte co$e gli $ono nece$sarie. Prima, ch'egli $ia di natura docile, e per$picace, cioè, che dimo$tratagli vna co$a molto ageuolmente, e pre$to l'apprenda. L ben che di natura diuina è colui, che d a $e troua, & [024]_LIBRO_ impara, non è però di poca lode, chi pre$to s'ammae$tra, come è d'infima conditione, chi ne da $e $te$$o ne peropera de'mae$tri apprende. Que$te buone conditioni $ono da Vitr. nelle dette parole compre$e.

_Donde adiuiene, che chi $a profe$$ione d' Architetto pare che nell'vna & l'altra parte eβer deb_ _bia e$ercitato cioè nella co$a $ignificata, & nella $ignificante._ Poi$egue.

Doue & ingenio$o, & docile bi$ogna che egli $ia, percioche ne lo ingegno $enza lo ammae$tra- mento, ne lo ammaestramento $euzalo ingegno puo fare l'huomo eccellente.

Lo ingegno $erue & alla inuentione, che fa l'huomo da $e $te$$o, & alla dottrina, che egli impara da altri. Rare fiate adiuiene, che vno $ia inuentore, & compito fattore d'vn' arte, cioè, che ritroui, & riduca a perfettione tutto vn corpold'vn'arte. però ben dice Vitr. che $enza lo ingegno lo ammae$tram\~eto, & $enza lo ammae$tramento lo ingegno non fa l'huomo eccellente. La $econda conditione dell'Architetto, e la educatione, & lo e$ercitio da primi anni fatto, nelle prime $cienze. prime chiamo l'Arithmetica, la Geo metria, & l'altre di$cipline. Que$te hebbe Vitr. per opera de i $uoi progenitori, com'egli confe$$a nel proemio del $e$to libro. La terza conditione è l'hauere vdito, & letto i piu eccellenti, & rari huomini, & $crittori, come fece Vitr. il quale atte$ta nel proemio del $e condo libro, quello, che io dico, dicendo.

Io e$ponerò $eguitando gli ingre$$i della prima natura, & di quelli, che i principÿ del con$ortio humano, & le belle, & fond ate inuentioni, con gli $critti, & regole dedicarono, & però come io $ono da quelli ammae$trato, dimo$trerò.

Et que$to è quanto appartiene a gli $crittori, & alla lettione de i buoni; ma quanto alla pre$enza, & all'udita dice nel proemio del $e$to libro hauere ha uuto ottimi precet- tori. La quarta conditione è la toleranza delle fatiche, &@ il continuo pen$iero, & ra- gionamento delle co$e pertinenti all'arte. Difficilmente $i truoua ingegno eleua to, & man$ueto. Vitruuio hebbe acuto ingegno, & $offerente: però dice. _Et dilettadomi_ _delle co$e pertinenti al parlare, & alle arti, & delle $critture de' commentarÿ. Fo ho acqui$tato_ _con l'animo quelle po$$e$$ioni, dalle quali ne viene que$ta $omma di tuttii frutti, che io non ho_ _piu alcuna nece$sità, & chè io $timo, quella eβer la proprietà delle ricchezze di de$iderare_ _niente piu_

La quinta conditione è di non de$iderare altro, che la verità, ne altro hauere dinanzi a gli occhi, & per meglio con$eguirla euui la $e$ta conditione, che con$i$te nello hauere vna via ragioneuole di ritrouare il vero, & quella via poco ci giouerebbe $enza la $etti- ma conditione, che è po$ta nell'v$o della detta via, & nell'applicatione di e$$a. Che Vit. fu$$e $tudio$o del vero, ch'egli haue$$e la regola di trouarlo; & che $inalmente $ape$$e v$a re la detta regola, molto bene appare nel $uo procedere ord nariamente, nel $ignificar le co$e, nel dar forma, & per$ettione a tutto il corpo dell'Architettura. Le dette condi- tioni $i deduceno da i principij detti di$opra, cioè dalla diffinitione dell Architettura, & dal $uo na$cimento, come $i puo con$iderando vedere. Ma noi a Vitr. il quale narra quante co$e fanno bi$ogr o all Architetto, & quali, & perche cagione, & in che modo.

Appre$$o bi$ogna che egli habbia lettere, perito $ia nel di$egno, erud to nella Geometria, non ignorante della pro$pettiua $appia l'Arith@e ica, cono$ca molte hi$tor e, vdito habbia con dili- genzai filo$ofi, di Mu$ica, di Medicina, delle leggi, delle ri$po$te de Iure con$ulti $ia intelligente, & finalmente rozo non $ia nel conojcere la ragione del cielo, & delle $telle.

Poi che Vitruuio ha detto quante, & quali co$e $ono ucce$$arie per formare vn'eccel- lente Architetto dice perche ragione co$i bi$og no $ia, & partitamente di cia$cuna ne rende conto dicendo.

Ma perche co$i bi$ogno $ia, questa è la ragione. E nece$$ario che lo Architetto habbia lettere, accioche leggendo gli $critti libri, commentari nominati, la memoria $i faccia piu ferma.

Il giudicare è co$a da prudente, la prudenza compara le co$e $eguite con le in$tanti, & fa $tima delle $eguenti. Le co$e $eguite per memoria $i hanno, però è nece$$ario a quel- [025]_PRIMO._ l'v$$icio di giudicare che apartiene allo Architetto hauere memoria ferma delle co$e, & la memoria ferma $i fa per la lettione, perche le co$e $tanno fermamente ne gli $critti: però bi$ogna, che l'Architetto habbia la prima arte, detta cognitione di lettere, cioè del parlare, & dello $criuere drittamente. Egli $i ferma adunque la memoria con la lettione de'commentarij. il nome i$te$$o lo dimo$tra, percioche Commentario è detto, come quello, che alla mente commetta le co$e, & è breue, & $uccinta narratione di co$e, la do- ue con la breuità $ouuiene alla memoria, Bi $ogna adunque leggere, & le co$e lette, per la mente riuolgere, altrimenti male ne auuerrebbe dalla inuentione delle lettere (come dice Platone) percio che fidando$i gli huomini ne gli fcritti, $i fanno pigri, & negligenti. Vitr. hebbe cognitione di lettere Greche, & latine, vsò i vocaboli Greci, & confe$$a haue- re da Greci molte belle co$e ne i $uoi comm\~etarij traportate. In que$to modo io dichia- ro hauere cognitione di lettere: perche piu $otto pare, che Vitr. co$i voglia, e$pon\~edo co- gnitione di lettere e$$er la Grammatica. Altri int\~edono l'arti $critte: ma io vedo, che l'ar ti $critte $enza Grammatica, & letteratura non $i hanno. Et for$e dal non intendere le let tere è nata la difficultà di intendere Vitr. & la $correttione de'te$ti. _Appre$$o habbia di-_ _$egno, accioche con dipinti e$empi, ogni ma niera d'opera, che egli faccia formi, & a'ipinga._

Tutte le Matematiche hanno $ottopo$te alcune arti, le quali, nate da quelle, $i danno alla pratica, & all'operare. Sotto l'A$tronomia è la nauigatione. Sotto la Mu$ica è quel- la pratica di cantare, & di $uonare diuer$i in $trumenti, $otto l'Arithmetica, è l'abaco, & l'algebra. Sotto la Geometria è la perticatione, & l'arte di mi$urare i terreni. Sonno anche altre arti na te da piu di vna delle predette, come è la pratica della pro$pettiua. Vitr. vuole che non $olamente habbiamo quelle prime, & communi, che rendono le ra- gioni delle co$e; ma an che le pratiche, & gli e$ercitij na$ciuti da quelle. & però quanto al di$egno vuole che habbiamo facilità, & pratica, & la mano pronta a tirar dr itte li- nee, & vuole, che habbiamo la ragione di quelle: che altro non è che certa, & ferma de- terminatione concetta nella mente e$pre$$a con linee, & anguli, approuata dal vero, il cui ufficio è di pre$criuere a gli edificij luogo atto, numero certo, modo degno, & ordi- ne grato. Que$ta ragione non va dietro alla materia, ma è la i$te$$a in ogni materia. per- che la ragione del circolo, è la mede$ima nel ferro, nel piombo, in cielo, in terra, & nel- l'Abi$$o. Fa dunque bi$ogno hauere la perit a de i lineamenti, che Vitr. chiama [Peri- tiam graphidos] che è peritia de i lineamenti, che $erue a pittori, $cultori, intagliatori, & $imiglianti. Laquale in quel modo $erue alle arti predette, che le Mathematiche $erue- no alla Filo$ofia. Q@e$ta peritia contiene la dimen$ione, & la terminatione delle co$e, cioè la grand ezza, & i contorni. la grandezza s'ha per le $quadre, & per le regole, che in piedi, & once di$tinte $ono. Il contorno $i piglia con vno in$trumento del Raggio, & del finitore compo$to, del quale netratta. Leon Batti$ta: & da quello $i piglia le compara- tioni di tutte le membra alla grandezza di tutto il corpo; le differenze, & le conuenien- ze di tutte le parti tra $e $te$$e, alle quali la pittura aggiugne i colori, & le ombre. Bi$ogna adunque, che lo Architetto habbia di$egno. Ilche $i vede per le co$e dette nel quinto li- bro al $e$to capo, della conformatione del Theatro. Similmente all'ottauo del detto li- bro, doue $i tratta della di$crittione delle $cene. Et al quarto del $e$to, & in moltiluoghi, doue $i puo vedere quanto nece$$aria $ia la pratica del di$egno, la qual pratica è pre$a dalla Geometria, come quãdo bi$ogno è di pigliare vna linea a piombo $opra, vn'altra formate gli angoli dritti, partirgli, & mi$urargli, & fare le figure di piu lati, trouar il cen tro di tre punti, partire vn piano, & $imili altre co$e, che giouano a far le piante, & i rilie- ui, e mi$urare i corpi regolari, & irregolari, le quali tutte co$e alla data aprltura della $e $ta con ragione, e con opera $i po$$ono dimo$trate, & $are. Et però dice Vitruuio che. _La_ _Geometria gioua molto all'Architetto, perche ella in$egna l'v$o della linea dritta, & circolare,_ _dal che poi ageuolmente ne i piani $i fanno i di$egni de gli edifi: ÿ, & le dritture delle $quadre,_ _dei liuelli, & de i lineamenti._

[026]_LIBRO_

L'Arte del mi$urare è detta Geometria; e benche il $oggetto delle Matematiche $ia la quantità intelligibile, il che $e non fu$$e, bi$ognerebbe per ogni quantità naturale fare vna $cientia di nuouo; non dimeno la Geometria gioua al di$egno, & alla pratica per la $ua virtu, e forza. come $i vede nella voluta del capitello Ionico, nel compartimen to delle Metrope, e Trigliphi nell'opera Dorica, & in molte proportionate mi$ure. Ol- tra dique$to perche egli adiuiene, che è nece$$ario liuellare i piani, quadrare, e drizzare i terreni, però bi$ogna hauere la Geometria, come $i vede nel liuellar delle acque nell'ot tauo, nella diui$ione delle opere nel primo, nel mi$urar iterreni nel nono, e finalmente in ogni parte: doue egli $i puo dire, che la Geometria è madre del di$egno, & è la ragio- no di quello, la quale è po$ta in $apere la cagione de gli effetti fatti con la regola, e col compa$$o, che $ono le linee dritte, le piegate, gli archi, i volti, le corde, e le dritture, per v$are i nomi della pratica. la Geometria adunque dal punto procede, le linee di$te$e, le torte, le pendenti, le trauer$e, l'equidi$tanti, gli anguli giu$ti, larghi, e $tretti, le punte, i circoli interi, imper$etti, e compo$ti, le figure di piu lati, le $uperficie, i corpi regolari, & irregolari, le piramidi, le sfere, l'aguglie, li tagli, & altre co$e che alle colonne, a gli archi- traui, alle cube, tribune, lanterne, & a molte altre parti appartengono. & a que$to modo la Geometria è nece$$aria allo Architetto, e que$ta hebbe Vitr. come appare in molti luo ghi, e $pecialmente nel vj. & viij. libro. _Per la Pro$pettiua anche nelle fabbriche $i pigliano i_ _lumi da certe, e determinate parti del (ielo._

Pro$pettiua è nome del tutto, e nome della parte. Pro$pettiua in generale è quella, che dimo$tra tre ragioni del vedere, la dritta, la rifle$$a, la rifranta. nella dritta $i compren- de la cagione de gli effetti che fanno le co$e vi$ibili medianti ilumi po$ti per dritto. la rifle$$a è la ragione del ri$alimento, e riuerbero de'raggi, che $i fa come da gli $pecchi piani, caui, ritorti, riuer$ci, & altre figure. La rifrãta è la ragione delle co$e, che appari$co no per mezzo d'alcuna co$a lucida, e trasparente, come $otto l'acqua, per lo vetro: ol- tra le nubi, e que$ta pro$pettiua $i chiama pro$pettiua de'lumi naturali, specula tiua, e di grande conditione tra le parti della Filo$ofia: perche il $uo foggetto è la luce giocon di$$ima alle vi$te, & a gli animi de mortali. La doue e$$endo noi nelle $tanze rinchiu$i per dife$a del freddo, e del caldo, nece$$ario è, che habbiamo la diletteuoli$$ima pre$en- za della luce, e del lume, $ia egli o dritto, o tifle$$o: e però è nece$$ar o che l'Architetto habbia la prospettiua. Ma quan do que$to nome è nome di parte, egli riguarda alla pra tica, e $uol fare co$e marauiglio$e dimo$trando ne'p@ani politii rilieui, le di$tanze, il fug gire, el o $corcio delle co$e corporali però nel terzo libro al $econdo capo vuole Vitru- uio, che le colonne de'portici, che $tanno $u le cantonate $ieno piu gro$se, che quelle, che nel mezzo trapo$te $ono: percio che l'aere circon$tante diminui$ce, e leua della vi$ta, e mangia dirò così della gro$sezza delle colonne angolari. e nel fine del detto libro co- manda, che tutte le membra $opra i ca pitelli, come $ono Architraui, Fregi, Gocciolatoi, Fronti$picij $iano inclinati per la duodecima parte cia$cuno della fronte $ua, e que$to $olo perla veduta, come $i dirà. Vuole altroue che le colonne canellate appari$chino piu gro$se, che le $chiette, & in somma la pittura delle Scene tutta è po$ta in que$ta parte di Prospettiua, dal che ella ne prende il nome, e $i chiama Scenografia, come $i dirà nel quinto libro. Per que$te co$e $i comprende, e che la prospettiua è nece$saria all'Archi- tetto, e che Vit ruuio diquella non è $tato imperito. _Col mezzo della Arithmetica $i fa la_ _$omma delle $pe$e, $i dimostra laragione delle mi$ure, e con modi & vie ragiontuoli $i trouano le_ _difficili quistioni delle proportionate mi$ure._

Il vulgo $tima quelle pratiche nate dalle Mathematiche, che noi sopra dicemmo, e$ser vere Arti, & eccellenti$$i me virtuti; il che non è: percioche non rendono le ragioni delle co$e, benche dimo$trino effetti diletteuoli, e belli. Vitr. (come ho detto) abbraccia, e la principale, e la meno principale, come $i vede nella Arithmetica, e nella predetta ra- gione della Geometria, e del di$egno. l'Abaco prima è venuto dalla vera Arithmetica, [027]_PRIMO._ e que$to è nece$sario per far conto delle spe$e, imperoche vano farebbe il di$egno, vana la fatica del principiare, $e l'opera per alcuno impedimento non pote$se andan innanzi, e tra gl'impedimentila $pe$a è il maggiore: però nel proemio del decimo libro loda Vitr. la legge de gli Efe$ij. della pena de gli Architetti, che faceuano $pendere a'condut tori molto piu di quello che haueuano affermato, e prome$so. Ma ben che agenolmen- te $i facciail conto, non però ageuolmente $i cono$ce, sopra che egli $i debbia fare: e pe- rò Vitr. nel predetto proemio dice che $olamente quelli far bbono profe$$ione d'Ar- chitetto, i quali con $ottigliezza di dottrine fu$sero prudenti. Ma piu adentro penetran do, oltra la pratica del numerare, che con$i$te nella rappre$entatione de'numeri, nel rac cogliere, nell'abbattere, nel moltiplicare, nel partire, nello raddoppiare, nello $mezzare, nel cauare le radici si de gl'interi, come de'rotti, & anche in vna certa, & ordinata $a- lita di raccogliere, che $i chiama Progre$$ione. vtile è l'Arithmetica a dimo$trare le ra- gioni delle mi$ure, & a $ciorre le dubitationi, che per Geometria $ono in$olubili, come nel nono libro ci dimo$tra hauere, e Platone, e Pittagora, & Archimede ritrouato mol te co$e mirabili. Et in vero vero è quello, che dice Platone, che gli huomini dinatura Arithmetici $ono atti ad ogni di$c@plina, come quelli, che in $e habbiano prontezza, & altezza di $pirito Ma perche cagione Vitr. tocca dique$te cognitioni, e le $peculatione, e le pratiche? certo non per altro, che per dimo$trare e$ser vero, quanto eg i ha detto di $opra, cioè che $i ricerca di$cor$o, e fabbrica, e che in ogn'arte è la co$a $ignific ata, e la $ignificante.

La _cognitione della istoria fa, che $i sà la ragione di molti ornamenti che $ogliono fare gli Ar_ _chitettin lle ooere loro_. Vitr. è chiaro per gli e$empi, ch'egli dà, dicendo.

Come $e alcuno posto haue$$e in luogo di colonne le statue feminili di marmo, quelle ehe Ca- riati $ono chiamate, ve$tite di habito lungo, e matronale, e $opra quelle po$to haue$$e i modiglio- ni, & i goccialatoi, così dit l'opra, a chi ne domanda$$e, ne renderebbe ragione. Caria Città della Morea $i congiun$e co'Per$iani contrala Grecia, i Greci con la vit oria glorio$amente dalla guerra liberati di comune con$iglio $i mo$$ero contrai Cariati, e pre$a la loro fortezza, vcci $i gli buomini, e $pianatala terra, per i$chiaue leuorno le matrone loro, non $opportando, che quelle depone$$ero gli habiti, e g iornamenti di matrone, accioche non in vno $olo trionfo condotte fu$- $ero, ma con eterno e$empio di $eruitu da grande $corno oppre$$e, per tutte le (itta loro pare$$ero portare la pena, gli Architetti di que'tempi ne' publici edificÿ po$ero le imagini di quelle matro- ne per $o$tenimento de' pe$i, accioche alla memoria de' posteri la cono$ciuta pena de gli errori de' Cariati commendata fu$$e.

Noi adunque dalle parole di Vitr. pr\~ederemo argom\~eto di ornare gli edificij con la memoria di que'fatti, che grati $aranno a que' Principi, ouero a quelle republiche, le quali noi vorremo honorare, & honorandole a noi grate rendere, e fauoreuoli. come $te$sero $otto i pe$i quelle matrone Vitr. non dichiara. prende$i argomento da Athe- neo dotto, e diletteuole $crittore, che $te$seto col capo $ottopo$to, e con la $ini$tra mano leuata al$o$tenimento de'pe$i. Ma non ci douemo obligare a credere che $olamente le Cariati $te$seto in quella maniera. ben lodaremo l'ingegno di Vitr. che dimo$trando la i$toria e$ser nece$saria all'Architetto, egli habbia voluto narrare con forma, & idea i$torica, que$to fatto de Greci, & il $eguente de'prigioni Per$iani.

Similmentei Lacedemonÿ otto Par$ania figliuolo di Ege$ipolide dopò il fatto d'arme di Pla- tea, hauendo con poca gente $uperatoil numero$o e$ercito de Per$iani, e con gran gloria trionfa- to: de' denaritratti delle $poglie, e della preda, fabbricorono in luogo di trofeo della vittoria il portico Per$iano dimo$tratore dell lode, e della virtù de' cittadini & in quel por ico po$ero i Si- mulachri de'prigioni con l'ornamento barbaro del ve$tire, che $osteneuano il tetto, hauendo con meritato dispregio la loro $uperbia ca$tigato: affine che' nimici cagione haue$$ero di temere im- pauriti della forte za loro, & i cittadini guardando in quell'e$empio di virtù, dalla gloria $olle- uati alla dife$a della libertà pronti fu$$ero, e preparati: la doue ne gli anni $eguenti molti comin- [028]_LIBRO_ ciorno a porrele statue Per$iane, che $osteneuano gl'Architraui, & iloro ornamenti: e d'indi traβero argomento di accre$cere nelle opere marauiglio$a varietà di maniere. Di $imiglianti altre ne $ono, delle quali bi$ogna, che l'Architetto ne $ia bene informato.

Come $i legge della inuentione del capitello Corinthio nel quarto, ed'altrieffetti, che $i vedranno leggendo, egli $i ha nel primo libro di Tucidide Pau$ania Spartano $i- E$empiodelle Cariate. gliuolo di Cleombroto capitano de Greci. Plutarco citando Chi$iferno nelle compara- tionide Romani, e de'Greci, narra, che di$correndo iGreci per la Per$ia, e facendo di molte prede Pau$ania duce de Lacedemonij riceuè quaranta talenti d'oro da Xer$e, accioche gli tradi$se la Grecia. la qual co$a poi, che $i ri$eppe, hauendo Age$ila o padre per$eguitato il figliuolo fin'al tempio di Pallade, & edicalcha otturò con mattoni le [029]_PRIMO._ porte del tempio, & iui per fame lo fece con$umare: & la madre lo la$ciò in$epolto. Que$to dice Plutarco diuer$amente da Tucidide. Soleuano i Greci nel luogo oue ha- ueuano po$to in fuga, & $uperati i nemici a tagliare i rami de gli alberi, & ornare i tron chi di $poglie ho$tili, per $egno, & raccordanza della vittoria; quel tronco co$i ador- no $i chiamaua trofeo, come in Tucidide $i legge in molti luoghi. I Lacedemonij ha- uendo vinto i Per$iani, in vece di trofeo, fecero co$a più illu$tre, & memorabile, per- cioche dei dinari tratti delle vendute $poglie, che $i chiamano Manubie, & della per- da, che è tutto il corpo del butino, fecero il portico detto Per$iano, del quale Pau$ania nei Laconici ne fa mentione. Ragiona anche nell'Attica della $tirpe di Pau$ania, & nell'Arcadia dice, che Pau$ania figliuolo di Cleombroto duce de Plate$i, hebbe impe dimento di e$$er chiamato benemerito della Grecia per le ribalderie, che egli fece da- poi. Dalle i$torie adunque lo Architetto prende occa$ione, di adornare le opere $ue, come anche Vitr. in molti luoghi adorna ivolumi $uol, come nel $e$to capo del pri- mo, nel nono del $econdo, nel primo del $e$to, & ne i proemi dei $uoi libri, & altroue è pieno di belli$$imi ammae$tramenti tratti dall'i$torie.

La Filo$ofia fa lo Architetto d'animo grande, $enza arroganza, piaceuole, giusto, & fedele, non auaro; il che è co$a grandi$$ima: la doue $enza fede, & castità niuna co$a veramente $i può fare. La Filo$o$ia oltra di questo non la$cia entrare la cupidità, nè permette che l'animo $ia occu- [030]_LIBRO_ pato in riceuer doni, ma fa che con grauità $i difenda la propria dignità, e $e neriporti buon nome.

La Filo$ofia dimo$tra allo Architetto il modo di viuere acco$tumatamente; perche nella Filo$ofia, ch'è amore, & $tudio di $apienza, cioè del bene, & del vero, & la $pecu latione delle co$e, & la regola delle attioni: l'vna & l'altra è nece$$aria allo Architet- to. Quanto alla regola delle attioni dice Vitr. che la Filo$ofia è nece$$aria allo Archi tetto, perche la Filo$ofia va facendo l'Architetto d'animo grande, sì per abbracciare le grandi impre$e, come per non temere le graui offe$e. Ma perche pare che la gran- dezza dello animo apporti il di$prezzo altrui, & vna certa $euerità, & arroganza: però $ia l'Architetto di grando animo $enza arroganza, che è vitio oppo$to alla verità, che oltra il debito attribui$ce a $e. $ia piaceuole sì nell'vdire, & $atisfare alle dimande de gli imperiti, sì nel $opportare i loro difetti. Ma perche la facilità di natura, & la piace uolezza può piegare alla ingiu$titia: però come mae$tro di proportione $ia egli giu- $to, & eguale ad ognuno, & nella egualità $ia fedele nel con$igliare, non $ia auaro nel pigliar doni, nè cupido nel de$iderargli. Con que$te conditioni lo Architetto con$er- uerà il grado, re$terà honorato, & con $ua fatica viuendo accomodato, dopò $e la$cie rà fama immortale. Et però Vitr hauendo cono$ciuto in $e $te$$o quanto $ia l'orna- mento delle predette virtu, & brutta la macchia de gli oppo$ti errori, dimo$tra in mol ti luoghi dell opera $ua $timare più la verità che le ricchezze, più la gloria che l'vtile, & bia$ima gli adulatori, arroganti, & auari, Architetti, come da j proemi de i libri $uoi $i può vedere, i quali veramente $e fu$$ero vno proemio $olo a tuttii volumi $i deono leggere inanti, & molto bene con$iderare. La Filo$ofia adunque ci gioua alla virtù del co$tumi, $imilmente ci gioua quanto alla parte po$ta nella cognitione del vero, come dice Vitruuio.

Appre$$o la Filo$ofia ci efplica la $cienza delle co$e naturali, che da Greciè detta phy$iologia, laquale è nece$$ario che lo Architetto con studio maggiore habbia cono$ciuto; come quella che in $e contenga molte & diuer$e dimande naturali; come anche $i vede nel condurre le acque percio- che ne i cor$i, nelle volte, & nelle sboccature, & v$cite ne i piani liuellati, gli $piriti natur ali a molti modi $i fanno, aidanni, & difetti delle quali co$e niuno potrà rimediare $e non chi dalla Filo$ofia haur ì pre$oi principÿ dalla natura delle co$e. Oltra di que$to chi leggerà i volumi di Cte- $ibio, o di Archimede, & de gli altri, che hanno la$ciato ne gli $critti preccettidi questa, maniera, non anderà nella loro opinione, $e prima di co$e tali non $arà da Filo$o$i ammae$trato.

Vna parte della Filo$ofia naturale è chiamata i$toria naturale, & l'altra $cienza na- turale. l'i$toria è $implice narratione de gli effetti di natura. Lo e$$empio $i può da gli $critti di Plinio commodatamente pigliare, percioche egli narra $emplicemente tutto quello che $i troua delle co$e fatte dalla natura, cominciãdo dal mondo, & dal- le $ue parti principali, come $onoi cieli, & gli elementi. Viene poial particolare delle parti della terra, delle pietre, de i metalli, delle piante, de gli Animali, e del huomo, che è fine di tutte le co$e. La $cienza naturale è cognitione delle eau$e; & del principij di tutte le predette co$e, della' quale con ordine, & con dottrina mirab@@e il buon Ari- $totile netratta. tanto l'@$toria, quanto la $cienza naturale, è vtile allo Arch tetto. Vit. hebbe l'vna, & l'altra quanto faceua al bi$ogno come $i vede nel quarto capo del pri- mo libro, doue $i tratta dei principij delle co$e; & nell'ottauo libro, & nel $econdo pri ma, & $inalmente per tutta l'opera, doue egli parla de gli alberi, delle pietre, delle mi- nere, de gli animali, della voce, dell'vdito, & del vedere, & di molte opere di natura, le cagioni delle quali $ono a molti propo$iti ricercate, & $pecialmente nella materia del le acque, come $i vederà nell'ottauo libro. _Della Mu$ica e$$cr deue intell gente lo Archi-_ _tetto, accioche egli cono$ca la regolataragione, & la Mathematica, & accioche dirittarnente cari-_ _care & temperare $appia gli in$trumenti da pietre o $aette dette baliste, catapulte, & $corpioni._

Dimo$tra Vitr. che & quanto alla pratica, & quanto alla ragione la Mu$ica è vtile allo Architetto, per quelle parole (Regolata) che nel latino $i dice (Canonica.) & [031]_PRIMO._ Mathematica. La Canonica appartiene alle orecchie, come la pro$pettiua a gli oc- chi & è pre$a da Mu$ici pratichi, come fonda mento della loro arte v$itata, & è quel- la che mi$ura le altezze, & le lunghezze delle voci L'altezza delle voci da'Greci è det ta Melos, cioè canto, & la mi$ura del durare, & del renere la voce, è chiamata rithmus, cioè numero, ch è mi$ura del tempo. Tiene la canonica vn'altr a parte, che è detta Metrica, che è Arte del mi$urato componimento, & legatoalla quantità delle $illabe; onde a di$$erenza del parlar $ciol to è detta Arte di far ver$i. Canonica vuol dire rego- lata, o regolatrice, con e a$$eima Boetio; percioche egli non $i deue dare tutto il giudi cio a i$en$i humani, fallaci, & alterabili per ogni minima offe$a, benche $iano princi- pij, cioè oc ca$ioni delle Arti, & ci facciano auuertiti di molte co$e: però la perfettione & la forza del cono$cere è po$ta nella ragione, la quale con certe regole regi$tra dirò co$i, gli in$trumenti Mu$icali. La Mathematica veramente la$cia affatto il $en$o, & s'inalza alla $peculatione de i numeri $onori, & de i modi, & dellelidee & maniere del le canzoni, & dei me$colamenti po$$ibili de i tempi delle $illabe, & for$e più alto $alen do la humana, & mondana conuenienza de cieli, & l'harmonia delle anime, & de i corpi va con$iderando. Nel quinto libro ne ragionaremo alquanto, dichiarando quã to $i dirà de i va$i detti Echei, & delle machine, che egli chiama hydrauliche dicendo poco di $otto. _Que' va$i di rame che ne i Theatri $otto i gradinelle celle con mathematica, ra-_ _gione $i fanno, & il resto._ Ma proua prima quanto egli intende delle tempre & carca- ture de gli in$trumenti predetti & dice.

Imperoche ne i capitelli dalla de$tra, & dalla $ini$tra $ono i buchi de glihomotoni, per liqual<_>i con na$pi, o molinelli, $ono tratte le torte fune di neruo, i quali non $i $errano, o legano $e prima non mandano fuori certi, & eguali $uoni alle or ecchie de gli artefici. percioche le braccia, lequali nel tirare, & in quelle car cature $i $errano, quando poi $i rila$ciano & $i $tendeno, egualmente deono, & parim nte mandar fuori la perco$$a. La doue $e non $aranno di pari tuoni impediran- no il tirare dritt amente.

Certo è nella Mu$ica, che la egualità del $uono mo$tra egualità di $patio, & quella proportione ch'è tra $patio, & $patio, $i truoua anche tra $uono, & però e$$en do il $uono eguale dall'vno & l'altro braccio, $eguita, che'l neruo, il qual tirato rende il $uono, dentro le braccia $ia eguale. dal che na$ce la bontà dello in$trumento, la giu- $tezza della carcatura, & il dritto & certo tiro di quello, come prouano gli arcieri, & i bale$trieri tutto il giorno, & a noi $arà manife$to nel decimo libro, a i diciotto capi. _Que' va$i anche di rame che nei Theatri $otto i gradi nelle celle con ragione math ematica, & le_ _differenze dei tuoni, che da Greci, Echea, dette $ono, $i compongono a i dolci, & $oaui ri$ueglia-_ _menti Mu$icali, a cella per cella in que' giri con quelle con$onanze, che da mu$ici Diate$$eron, Dia_ _pente, & Diapa$on nominate $ono: accioche la voce de i $uoni $cenici nelle di$po$itioni conuenien-_ _ti, quando toccherà l'udito, più chiara, & piu $oaue peruenga all'orecchie de i $pettatori._

O$curo è Vitr. per la breuità $ua, perche in poche parole vuole e$primere la forza delle co$e. ma noi nel quinto libro faremo, quanto per noi fi potrà, chiara ogni paro- la di Vitruuio.

_Le machine hydrauliche, & altre che $imili a que$ti organi $i fanno, $enza ragione di mu$ica_ _non $i potranno fare giamai._ Hydraulica è vna machina, che con acqua moue gli $piri- ti a far $onare vn'organo. della quale ingenio$amente ne tratta Vitr. nel decimo libro.

Deue anche lo Architetto hauere notitia della di$ciplina del Medico, per cono$cere le inclinatio- ni del Cielo, climata, da Greci nominate. & gli aeri de iluoghi $alubri, omal $ani, & per l'u$o del- le acque: peroche $enza tali ragioni non $i può fare habitatione che $ia $alubre.

Le inclinationi, & climi del Cielo $ono $pacij po$ti tra due circoli egualmente di$tã ti detti paralleli, come $i dirà poi parlando de gli horologij nel nono libro. Vitr vera- mente hebbe qualche notitia della Medicina, come $i vede nel primo libro doue egli dimo$tra quali infermità da quali venti $iano generate: & in altri luoghi dello i$te$$o [032]_LIBRO_ libro, & de gli altri dichiara le qualità de ipae$i quanto all'acque, alle herbe, a gli ani- mali cele$ti, terre$tri, & acquatici, co$e tutte alla cognitione del Medico $ottopo$te. _Dapoi bi$ogna, che egli habbia notitia della ragion ciuile, inquanto è neceβario ai communi pareti_ _ne gli edi$icÿ, allo $patio delle grondi, & de i tetti, & delle chiauiche, & de ilumi, & $imilmen-_ _te delle condotte delle acque, & d'altre co$e $imiglianti bi$ogna che lo Architetto habbia cono$ci-_ _mento accioche prima, che $i mettino a fabbri are $ieno cauti, & accioche non $i la$cino fini-_ _te l'opere litigi & controuer$ie ai padri di famiglia, & che nel fare gli $critti, & gli accordi,_ _con prudentia prouedino, & achi da & a chi conduce l'opere. perche $e il patto $erà ben fatto, &_ _con auertimento, auerrà, che quello da que$to: & questo da quello $enza fraude, & inganno $i_ _potrà li berare._

Qui Vitr. dichiara quello, che egli ha detto di $opra appartenere alla fedeltà & giu $titia dello Architetto. Dico adunque, che quella parte di Filo$ofia, che ci dà la rego- la del ben viuere, tratta di diuer$e maniere di beni, tra quali è la virtù de co$tumi po- $ta nella parte ragioneuole, ouero in quella, che vbidi$ce alla ragione. In que$ta par- te di Filo$ofia $i tratta de gli affetti humani, delle potenze dell'anima, nelle quali $ono gli effetti, de gli habiti di quelle potenze, $iano quegli o ecce$$i, o mancamenti, o me- diocrità. tratta$$i anche dello arbitrio della elettione, del con$iglio, dello appetito, in cui è la cupidigia, l'ira, & la voglia. tratta $i delle co$e, che vogliono $imigliar$i alla virtù, ouero che di quella $ono principij. Per le quali tutte co$e l'huomo è ba$teuole à $e $te$$o. dapoi riguarda il pro$$imo $uo cõgiunto di $angue, o parte di $ua famiglia, o come parte di vniuer$al gouerno. & nella famiglia ritruoua l'vfficio del patrone, & del $eruo, della moglie, & del marito, del padre, & del figliuolo, acqui$ta, di$pen$a, v$a, gouerna, & adorna il tutto. Ma nella ciuile, & publica ammini$tratione contenuta da vn $olo, o da grandi, o da molti con legittimo reggimento, vede i $aui e$$er in vece di ragione, i $oldati in luogo della iracondia, & gli artefici per la concupi$centia, che $i troua in noi. Dei $aui $i fanno i capi, i magi$trati i $acerdoti, i $enatori, i giudici, ne i quali ha fondamento la ragion ciuile, che è quella, che è fatta da cia$cuna città $e condo il fine del proprio gouerno. La $omma di que$t a ragione è raccolta ne i li- bri delle pandette; che co$i chiamate $ono, perche raccoglieno tutte le parti della ra gion ciuile. La doue $otto il primo titolo $i ragunanoi Principi, $otto il $econdo i Giudici, $otto il terzo le co$e, $otto il quarto le hypothecationi, $otto'l quinto i te$ta- menti con le co$e a quelli pertinenti. $otto'l $e$to varij titoli delle po$$e$$ioni, de i beni cogniti, i danni, le fabbriche rouinate, le in$i die di quelle, la legge delle gronde, & del l'acqua piouana parte allo Architetto nece$$aria. & finalmente $otto altri capi, che lungo $arebbe a nominarli. Nell'vltimo titolo $ono le $tipulationi, i contratti, i ma- leuadori, le opere publiche, i mercati, i cen$i & altre co$e, nei gran volumi de legi$ti compre$e. delle quali $econdo il bi$ogno ne deue lo Architetto e$$er informato, co- me di co$e al viuer pacifico, & $enza litigij pertinenti. Ma più alto $alire bi$ogna per be neficio de gli huomini, & però dice Vitruuio.

Dall' A$trologia veramente $i cono$ce il Leuante, il Ponente, il Meriggie, & il Settentrione, & la ragione del eiel lo Equinottio, il Sol$titio, ico@$i delle Stelle, la notitia delle quali co$e, chi non po$$iedc, non può $apere la ragione de gli Horologi.

Vna delle parti principali dell'Architettura è (come $i vede al terzo capo del primo libro) cerca l'ombre cau$ate dal $ole, & da gli $tili nece$$arie a fare gli horologij da $o le, & que$ta parte è detta Gnomonica, benche può importaie maggiore intelligenza & più ampia che la de$crittione de gli horologi come da Euclide $i può hauere, del- la cognitione de quali è ripieno con merauiglio$a dottrina il nono libro di Vitruuio, nel quale anche $i vede l'altra parte dell'a$trologia, che con$idera le eleuationi, & le di$tanze de i pianeti, & delle $telle, alle quali a$petta la inuentione dello A$trolabio. Quanto veramente appartiene à quella parte, che da gli a$cendenti nel na$cer no$tro [033]_PRIMO._ comprende i $ucce$$i delle future co$e; @niuno v$o $i troua nell'Architettura, $e for$e noi non vogliamo cercare alcune qualità $ecrete de'luoghi, le cognitioni delle quali non $i po$$ono riferire ad altro che à glio rdini, & influ$$i dei pianeti, dal che molti $i mettono a fare le natiuità, & le riuolutioni delli principij della edificatio ne delle cit- tà. ma non è lecito per l'amore, che $i porta all'Architettura e$$er curio$i di tante co- gnitioni, che nõ meno dubie, che inutili, $alua la pace di chi altrim\~eti crede, e$$er veg- giamo. però quiui $ia fine alla indottione fatta da Vitr. p dimo$trare che tãta diuerfità di cognitioni $ia nece$$aria all'Architetto. & però cõchiude in que$to modo, dic\~edo.

E$$endo adunque co$i degna di$ciplina ornata, & copio$a di tante, & co$i uarie dottrine, io non pen$o, che alcuno di $ubito poβa ragioneuolmente far profe$sione, & chiamar$i Architetto, $e con que$ti gradi di $cienze a poco a poco $alendo fin da i teneri anni nodrito della cognitione di varie $orti di lettere non peruenir à al colmo dell'Architttura.

Quanto vero $ia, chellodar non $i deue co$a alcuna prima, che egli non $i ha dimo- $trato quello ch'è, chiaramente $i vede per le co$e dichiarate fin hora: percioche niu- no haurebbe potuto degnamente lodare l'Architettura $enza la cognitione della for- za & natura $ua, & delle proprietà che le conuengono; & $e $cioccamente egli po$to s'haue$$e à lodarla; prima non l'haurebbe $aputo fare, poi non gli $arebbe $tato credu to; & finalmente con$tretto a renderne ragione, fugitto $arebbe, ouero a $e $te$$o ha- ueria contradetto; & in que$to ca$o di pari con gli ignoranti re$tato $arebbe. Ma proua mo noi $e cõ ragione potemo lodare l'Architettura: Si veramente, & prima quanto al la cognitione, poi quanto alle operationi; perche nelcono$cimento, & nel giudicio el la può e$$ere con la $apienza, & con la prudenza paragonata, & per le operationi tra le arti come Heroica virtù & regina chiaram\~ete riluce. Mirabil co$a è il potere a cõmun beneficio raunare gli huomini rozi, & quelli ridurre al culto, & alla di$ciplina $icuri, & tranquilli nelle città, & nelle fortezze; & poi con maggior violenza fatta alla natu- ra, tagliar le rupi, forarei monti, empir le valli, a$ciugar le paludi, fabricar le naui, driz- zare i fiumi, munire i porti, gettar i ponti, & $uperar la natura in quelle co$e, nelle qua- li noi $iamo dalla natura $uperati leuando pe$i immen$i, & $atisfa c\~edo in parte al di- $iderio della eternità, dilettando chi non fabbrica, & molto più chi fabbrica; ornan- do i Regni, le prouincie, e'l mondo. Ma perche alcuno più oltre nõ $apendo può l'in- finito, & lo impo$$ibile propor$i dinanzi, argomentando che non cape in animo hu- mano tanta cognitione, & varietà di $cienze: però Vitruuio ci dimo$tra in che mo do, & in $ino à qual termine, hauer bi$ogna le predette $cienze, & dice.

Ma $or$e a gli imperiti può impo$$ibil co$a parere, che la natura apprenda, & tenga a memoria tanto numero di dottrine.

Questa è la dubitatione fondata nel potere della natura humana, come impotente a riceuere, & ritenere tanta varietà di dotirine. Scioglie Vitr. la predetta dubitatione in questo modo.

Ma quando auuertiranno, che tutte le di$cipline tra $e tengono vna certa raccommunanza, & congiuntione, crederanno quello, che io dico, facilmente poter auuenire, perche quello, che s'impara a gui$a di corpo di tai membri composto in $e $te$$o $i raggira, & però chi da primi anni $i e$$erci ta in varie $orti di ammae$tramenti ricono$ce in tutte maniere di lettere i $egni mede $imi, & vede la raccommunanza delle di$cipline, & per quella facilmente hanno cognitione di tutte le co$e.

Il dubbio $i può formare in que$to modo. Quello effetto è impo$$ibile, la cau$a del quale nõ può e$$ere, però l'huomo nõ può apprendere tante arti, e di$cipline, peroche la cagione di apprenderle, e$$er non può. la virtù dell'anima in$ufficiente & incapace è la cagione, la quale impedita non può e$$er cagione dello apprendere tante arti. Ri $ponde Vitr. & dice argomentando, che po$$ibile è quello effetto, il modo del quale è po$$ibile, però può e$$ere che l'huomo $ia adornato di molte, e dier$e di$cipline: per- cio che il modo è po$$ibile. Il modo veram\~ete è che hau\~edo le $ci\~eze vna certa raccõ- munãza tra $e, e qua$i in giro l'vna nell altra mou\~edo$i, per alcune $imigliãze di co$e, [034]_LIBRO_ non è impo$$ibile, a chi per tempo comincia, & s'affatica ricono$cere la detta commu nanza & fare di più co$e $imiglianti lo i$te$$o giudicio. & però può e$$er'vn termine, & vna $obrietà (dirò co$i) di$apere, che hauendo noi tanto po$$iamo commodam\~e te $eruirci. Vedremo di $otto per e$empio quello, che hora s'è detto. Fintanto Vitr. ri- prende Pythio Architetto, ilquale haueua opinione che l'Architetto pote$$e meglio in opinione partita mente, che i proprij profe $$ori cia$cuno nella $ua. dice adunque.

Et però Pythio vno de gli antichi Arc itetti, quello che in Priene fece co$i nobilmente il tempio di Minerua, dice ne i $uoi commentari, che lo Architetto più deue operare in tutte l'Arti, & dot- trine, che quelli, i quali cia$cuna co$a con la loro indu$tria, & e$$ercitio hanno a $omma chiarezza condotto. Ma que$to con efferto non $i vede chiaro, percioche non deuenè può l'Architetto eβer Grammatico come Ari$tar, ho, ma bone non $enza letteratura. Nè come Aristoxeno Mu$ico, ma non lontano dalla Mu$ica. nè pittore come Apelle pure habbia di$egno. nè qual Mirone statuario, o Policleto lauoratore di $tuchi, ma non ignorante di tale Arte. nè di nuouo Medico come Hippo- crate, ma non $enza ragione ci Medicina, nè nelle al@re dottrine $ingularmente eccellente, ma in que$te non $ia nuouo, & imperito percioche non può alcuno in tanta varietà di co$e con$eguire $in gular $cieltezza, perche apena cade nel potere no$tro il cone$cere, & perfet@amente capire le lor ragioni, Nè però non tanto gli Architetti non poβono hauere in tutte le co$e gli vltimi effetti, ma anche quelli, che ad vna $ola $cientia $i danno, & priuatamente tengono le proprietà dclle Arti, non po$$ono fare, che tutti riportino il $ommo principato della lode. Se adunque non tutti in cia$cuna dottrina, ma pochi in molti anni apena ottenuto hanno la nobiltà, come l'Architetto, che e$$er deue in tante arti perito, non farà co$a grande, & merauiglio$a accioche egli non hahbia bi$ogno di alcuna delle predette co$e? & di più $e egli anderà inanzi à tutti gli. Artefici, i quali con $omma indu$tri hanno prestato grande $olicitudine in cia$cuna dottrina.

Le parole $econdo la inter pretatione $ono chiare proua con argomenti, non e$$er veroil detto di Pythio. Molto più ragioneuole pare, ch'vn'huomo con$egui$ca la perfettione d'vna $ola $cienza, che di molte; & pure di raro $i truoua, che que$to aue- gna, cioè che vno $ia in vn'arte $ola perfetto: però $e non è quello che pare più ragio- neuole, che $ia meno $arà quello, che manco ci pare, cioè, che vn'huomo $olo otten- ga il $ommo grado in molte, & diuei$e cognitioni. La onde $i conchiude da Vitru- uio. (Per il che pare, che in que$to Pythio errato habbia) cioè $e Pythio è $tato ec- cellente Architetto, $e ha de tto molte belle co$e, in que$to però pare, che errato hab bia, in que$to non gli do fede, e$$endoci il $en$o, & la ragione contraria. Et per più $ta bilire i detti $uoi non $i $corda Vitr. delle co$e $opra po$te da lui, quãdo ci di$$e, che nel- l'Architettura, come in ogni altra peritia erano due co$e da e$$er con$iderate, cioè la co$a $ignificante, & la $ignificata, però dice il mede$imo con altre parole.

Pareadunque, che in questo Pychio habbia errato non hauendo auuertito, che ogni arte parti- tamente è di due co$e compo$ta, cioè dell opera, & della ragione di quella. & di queste due vna è propria di coloro, che in cia$cuna co$a parcicolare $i $ono e$$ercitati: & que$to è lo effetto dell ope- ra. l altra è commune con tutti i dotti, cioè la ra\‘gione.

Non è alcuno, che ricordando$i delle co$e dette di $opra non intenda quello, che dice Vitr. in que$to luogo, & $e egli non haue$$e anchora appre$o bene che co$a è Fab- brica, & di$cor$o, la coia $ignificante, & la $ignificata, l'opera, & la ragione dell'ope- ra: legga & con$ideri lo infra$critto e$$empio dell'autore, che intenderà il tutto, e co no$cerà il giro, & la raccommunanza delle $cienze. dice adunque.

Come adiuiene ai Medici, & ai mu$ici, & $opra il numero$o battere de pol$i, & del mouimen- to de i piedi. Ma $e egli accaderà medicare vna $erita, ò bi$ognerà trarre di pericolo vn amma- lato, non verrà il Mu$ico, ma $arà opera del Medico propria, così nell organo non il Medico, ma il Mu$ico canterà, accioche dal $uono le orecchie prendino la dolcezza, & dilettation $ua.

Molti e$$empi ci adduce Vitr per li quali $i comprende, come $i $tia la communan- za delle @cienze, & prima dimo$tra quella tra due $cienze, & poi tra molte. La Mu$i- [035]_PRIMO._ $ica, & la Medicina $ono $cienze, o Arti che vogliamo. l o$$icio del Medico in quanto Medico, è de indurre, & di con$eruare la $anità; l'opera del Mn$ico in quanto Mu$i@o è dilettare col $uono, & col canto le orecchie de gli a$co ltanti. in que$ti vfficij, & effet- ti $ono differenti, ma nelle ragioni po$$ono e$$er conformi. la cõformità na$ce da vna regola commune, che all'vno & all'altro può facilmente $eruire, perche con$ideran do il Medico la eleuatione, & la depre$$ione dei pol$i, la velocità, & tardezza, la egua lità ouero la di$aguaglianza, conuiene col Mu$ico, ilquale nelle voci cõ$idera le i$te$- $e co$e riguardando ai piedi delle parole che $ono ne i ver$i, o al mouimento de i pie- di, che $i fa al $uono di qualche in$tramento percioche lo e$$er tardo o veloce, che ri- $põ de al tempo, alto o ba$$o, che ri$ponde altenore, & aigradi della voce eguale o di- $eguale, che ri$ponde all'vno, & all'altro $ono termini communi, che a molte co$e di natura diuer$e, $i po$$ono applicare: però non è incommodo alcuno che nella ragio. ne conuenghino molti artefici, i quali $iano nelle opere differenti; & que$to na$ce dal valore de i principij, i quali e$$en do vniuerfali, & ind@fferenti abbracciano più co$e, & non dipendeno da$oggetto alcuno. Eguale adunque $i può dire de i tempi, de gli $pa tij, de i mouimenti, dei coipi, de i numeri, delle virtù, & di molte altre co$eche a diuer $i Artefici con ragione diuer$amente conferme a$pettano. dico diuer$amente confor me; percioche il principio è vno; come $e io dice$$i Lo eguale giunto allo eguale fa il tutto eguale, ma l'applicatione $i fa in materie, & $oggetti diuer$i: perche il Medico applicherà il detto prin cipio alle qualità, & virtù dell herbe, il Mu$ico a i tempi delle $illabe, il filo$ofo naturale a imoti, il Geometra alle grandezze & altri ad altre co$e; come anche il Medico pigliando dal Geometra, che gli angoli facilm\~ete $i vni$ceno, & la circonferenza n\=o co$i. dice per que$to le ferite circolari e$$er difficili da $aldare, & vnire, & i tagli migliori; & in que$to il Medico s'acc\=opagnerà col Geometra nè pe rò il Geometra o$era metter le mani addo$$o d'vn ferito, nè il Medico come Medico ardirà oppor$i al Geometra. _Si nigliantemente tra Mu$ici, & Astrologi è commune il di$pu-_ _tare del on$en$o delle stelle, de i concenti & con$onanze Diateβaron, & Diapente nominate, che_ _$ono ne gli a$petti quadrati, o triang lari._

@o de$iderio la$ciarmi intendere percioche il Philandro benche fi del mente e$pon ga le parole dello interprete di Tolomeo; ci la$cia però di$iderio di maggior intellig\~e za Dico adunque, che volendo gli A$trologi dimo$trare come i corpi cele$ti concor- dano a mandar qua giu nel centro i diuini loro in$la$$i, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra $e proportionate, & ri$pondenti. La prim@ è quella, che ha tre angu li, & tre lati eguah, la $econda che ne ha q@ttro, la terz@, che ne ha $ei, hanno poi mi- $urato gli angoli di quelle figure, & ritronato tra quelli e$$ere proportione, e corri$põ denza mitabile; & per quelle hanno giu licato la conform ta, & con$o @anza, che hã- no le $telle nel mindar qua giu le loro diuine virtuti, & per magg@or chiarezza, io di- co, che gli angoli $imi$urano dalla circon$erenza compre$a, che t\~egono le linee, che gli fanuo. Dico dapoi, che gli antichi chiamauano A$$e ogni co$i intiera atta ad e$$er mi$urata, o partita, & la diuideuano in do dici parti. L'vna era detta onza; le due, $e$tã- te: perche entrauano $ei fiata nel tutto ch'era dodici. Letre quadrante, perche entra- uano quattro fiate nell'A$$e. Le quattro triente, perche v'intrauano tre fiate, & non denominauano altrimenti le cinque, che Quincunce, perche non entrauano egual- mente a far il tutto comele due, le tre, & le quattro. Ma le $ei erano dette $emi$$es, qua $i la metà dell'A$$e. le $ette, $ettunce, per la i$te$$a ragione delle cinque, le otto, be$$em. perche alli $ei ne aggiugneno due. Le noue dodrante, le dieci De$tante, & le vndeci deunce, perche in quelle nõ era multiplicatione, nè aggiũta, che egualm\~ete entra$$e a finire le dodici. Stã do le co$e nel $opra detto modo, io dico che lo angolo dritto del quadrato giu$to, & intiero occuperà dodici parti, l'angolo del triãgulo, ch'è maggio- re, & più largo ne abbraccera $edici, l'angolo della figura di $ei, come più $tretto, ne te- [036]_LIBRO_ nirà otto. lo angulo del quadrato per e$$er giu$to, & intiero $arà detto A$$e. quello del triangulo per e$$er maggiore vn terzo, contenerà il dritto intiero, & $arà di più vno quadrante, che è vn terzo, & qui $arà la proportione detta $e$quiterza. L angulo della figura e$$angulare è minor la metà dell'angulo della triangulare, & occupa otto par ti della circonferenza, ch'è di mi$ura be$$ule cioè d'otto parti; & però tra que$ti angu li è la proportione Doppia nominata. come tra lo angulo del quadrato el angulo del l'e$$angulo è proporrtione $e$quialtera, cioè che nel continente è vna volta è meza il contenuto come otto, cioè il be$$ale è nel do- dici, cioè nell'A$$e vna fiata, & vno triente, ch'è la metà di otto. & que$to $ia detto per quello, che apartiene all'A$trologla. Quello veramente, che è della Mu$ica, è che il Mu$i- co $imilmente con$idera la conionanza, & quella non ne gli a$petti, ma nelle voci, & ne i $uoni, & non hanno voluto v$are i nomi de gli Arithmetici, ma in vece di $e$quiterza hã- no detto quarta in vece di $e$quialtera hãno detto quinta, e per doppia hãno pigliato otta- ua, che dette cõ nomi Greci $uonano Diate$- $aron, Diapente, Diapa$on; come $i farà mani $e$to nel quinto libro. Egli bi$ogna adũque $e le voci deono e$$er con$onãti, cioè venire alle orecchie in modo diletreuole vnite e me$cola te, bi$ogna dico, ch'egli ci $ia tra le voci graui, & acute proportionata di$tãza. ll mede$imo è bi$ogno, che $ia nel con$entim\~eto delle $telle (che Vit. chiama Sympathia) accio che mãdi no qua giù, vnitam\~ete con forza, & virtù gl'in flu$$i loro. le regole adunque dell'Arithmeti- ca $ono quelle, che fanno la Mu$ica vnita cõ l'A$trologia. perche la proportione è com- mune, & vniuer$alè in tutte le co$e atte ad e$- $er mi$urate, pe$ate, & numerate.

E con il Geometra della pro$pettiua, & del vede- re, & co$i in tutte le altre dottrine molte co$e, ò tut- te $ono communi da eβer di$putate $olamente. Ma- gli incominciamenti delle opere, che con le mani, & col trattamento, & e$$er citio alla $ciettezza, & bel- lezza $i conduceno, à quelli $olamente a$pettano, i quali in vna Arte propriamente all operare $ono or- dinati.

Oltra il commertio (dirò co$i) che tienel'A $trologia con la Mu$ica per le $opradette ra- 12 12 2 gioni, $i vede anche la raccommunanza che ella ha con la Geometria per la pro$pet- tiua che da Greci opticos logos cioè ragione del vedere, è nominata. & qui Vitru- dimo$tra la communanza tra più di due $cienze, & vuole dire, che oltra quello che ha da fare l'A$trologia con la Mu$ica, ella anche tiene compagnia con la Geome- tria, perche dal Geometra ella piglia le ragioni della pro$pettiua ri$petto a gli a$pet- ti, & alle di$tanze, d'onde na$ce il ritorno, lo $tato, & il progre$$o de pianeti nei loro mouimenti, prende il $uo $oggetto la pro$pettiua da due $cienze, dalla [037]_PRIMO._ Geometria la linea: dellã naturale la veduta: & ne fa vna $ola, che io chiamerei Rag- gio. ma que$te co$e altroue ci $arano manife$te. Stando adunque quanto $i è detto, & la raccomunanza delle $cienze Vitr. conchiudendo ci pre$criue il modo, & il ter- mine del $apere, & dice.

Et però a$$ai parer à hauer fatto colui, che di cia$cuna dottrina hauer à mediocremente cono$iiu te le parti, & le ragioni di quelle, & quelle che nece$$arie $ono all' Architettura: accioche egli non $ia la$ciato, & $i perda & manchi, quando di co$e tali, e di tal' Arti bi$ognerà far giudicio, e proua.

Perche non deue, ne può l'Architetto e$$ere perito nella Grãmatica come Ar. $tar cho, & il re$to, che Vitr. $i ricorda d'hauer detto di $opra, doue di$$e (non deue.) per- cioche $e bene l'Architetto pote$$e e$$er perfetto in tante arti, nõ però per quella per- fettione $i douerebbe propriamente chiamare Architetto, perche v$cirebbe fuori de i termini dell' Architettura; & per que$to molto più forte $i fa l'argomento di Vitr. contra Pythio, perche prima s'è dimo$trato, che la $ua oppinione per la i$perienza nõ è vera, poi per ragione non è po$$ibile, & in fine $e bene fu$$e po$$ibile non è conue- niente. Simili argomenti v$a Platone, Ari$totele & Galeno, ragionando quelli del. l'Oratore, & que$to del Medico, $econdo il propo$ito loro: & però quiui dirò co$a, che a me pare degna di con$ideratione per fare auuertiti quelli, che $i danno ad a'cu na $cienzi; che chi $ape$$e bene quali fu$$ero i termini di cia$cuna $cienza, & cono- $cer pote$$e quando altri ne v$ci$$ero, $enza dubbio egli cono$cerebbe, & ritrouereb- be tante, & co$i belle co$e in cia$cuna, che egli ci darebbe da merauig liare; percioche chi ha bene le proprie tà, & le di$tiontioni delle co$e, puote anche & le raccommunan ze, & le $imiglianze cono$cere.

Ma quelli, a i quali la natura benigna tanta di $olertia, & viuezza d'ingegno, & di memoria ha uerà conceduto, che po$sino in$ieme, & la Geometria, & l'Astrologia, & la Mu$ica, & le altre di- $cipline per$ettamente cono$cere, certamente pa$$ano i termini, & gli officÿ dello Architetto, & $i fanno Mathematici, doue facilmente poβeno di$putare contra quelle di$cipline, perche di piu arme di $cienze armati $ono.

Egli $i $uole di$putare de i principÿ d'vna $cienza, & $i $uole anche di$putare delle co$e con- tenute $otto que' principÿ contra chiunque le nega$$e. $e egli $i disputa de i principÿ, bi$ogna v$cire dei termini di quella $cienza, & v$are vna $cienza commune, & vniuer$ale: perche $e le proue na$ceno dai principÿ, come $i può contra chi gli niega di$putare $tando ne i ter- mini di quella $cienza, non eβendo co$a inanzi i principÿ? & però dice Vitruuio, che chi è armato di più armi di $cienze può di$putare contra le $cienze, cioè contra coloro che di quel- le ne faceβero profe$$ione. & per que$to Ari$totele non come Filo$ofo naturale di$puta con- tra Parmenide, & Meli$$o, i quali negauano i principÿ della Filo$ofia naturale: ma come Dia- lettico, & $opra naturale. Ma $e egli $i di$puta delle co$e contenute $otto i principÿ di alcuna $cienza, può bene alcuno non v$cendo dei termini di quella $cienza di$putare contra chi ra- giona$$e male delle co$e à quella pertinenti, perche egli $i $eruirebbe de principÿ di quella $cientia; & però quelli che $ono in molte $cienze periti, $empre armati $ono, & all'offe$a, & alla dife$a, percioche v$cendo o $tando nella propo$ta qui$tione, $i po$$ono $aluare con auantagio.

Ma rare volte $i truouano $imili huomini, come fu Aristarcho Samio, Philolao, & Archita Tarentini, Apollonio Pergeo, Erato$thene Cireneo, Archimede, & Scopinas Siracu$ani, i quali per via dinumeri, & diragioni naturali molte co$e ritrouate circa gli in$trumenti, & le regole & gli $tili, ai posteri degnamente la$ iorno. Quando adunque $ia, che dalla $olertia naturale non atutte le genti per tutto, ma a pochi huomim conceduto $ia l'hauere co$i buoni ingegni, & l'vfficio dello Architetto $ia eβere in tutti gli ammae$tramenti eβercitato, & la ragione della co$a per- metta, che non $econdo la nece$$ità le $omme, male mediocri cognitioni delle di$cipline egli habbia: io ò Ce$are, & ate, & a quelli, che leggeranno i miei volumi, dimando, che $e alcuna co$a poco $e- condo le regole di Grammatica $arà da me e$plicata, egli mi $ia perdonato. perche non come $om- [038]_LIBRO_ mo Filo$ofo, nè eloquente Oratore, nè Grammatico nelle più eccellenti ragioni dell'Arte e$$erci- tato, ma come Architetto di que$ta maniera di lettere ammae$trato mi $ono sforzato di $criuere queste co$e.

Conchiude Vitr. con mirabile circondottione, & abbracciamento le dette co$e, te- nendo lungamente $o$pe$o lo intendimento prima, che venghi al fine, il che è idea, & forma della grandezza del parlare, che $i $o$tenta con alcune particelle la $ententia, come $ono, benche, non $olamente, quantunque, auegna Dio, & altre $imiglianti, che richiedeno altre ri$pondenze. Ecco quanto è ripieno que$to parlare di $entimenti, & d'Argomenti, & prima dalla natura delle co$e, quando dice (ma pochi huomini cõ- ceduto $ia.) Da poi dall'Arte, quando dice (& l'vfficio dell'Architetto.) Indi dalle co $e i$te$$e quando dice. (Et la ragione della co$a permetta.) & finalm\~ete chiude il $en timento. (Io che o Ce$are.) Propone poi di che egli habbia a trattare di cendo.

Quanto veramente ricerca il potere di que$t'. Arte, & le ragioni, che in quello po$te $ono, pro- metto (come io $pero) in questi libri non $olo à gli cdi$icatori, ma à tuttii $aui $enza dubio con grandi$$ima autorità poter pre$tare.

Pareua la prome$$a di Vitr. grande, & gonfia, però con prudenza egli vi po$e quel- le parole (come io $pero) per dimo$trare mode$tia. dice adunque che egli promet- te pre$tare quanto porta la facolta dell'Architettura, non $olamente a gli edi$icanti, ricordando$i di hauer detto, che l'Architettura na$ce da Fabrica, ma a tutti i periti le ragioni dell'Arte promette, lequali nel di$cor$o, nella co$a $ignificante, & nella pro- ua della Fabrica $ono ripo$te, & però $enza dubbio con grandi$$ima autorità o$$erua le prome$$e, percioche come $auio Architetto fonderà l'Arte $ua $opra veri, efficaci, vtili, & conformi precetti. Et tanto detto $ia $opra il primo capo.

Diquali co$e è compo$ta l'Architettura. # Cap. # II.

_L_ARCHITETTVRA con$i$te in Ordine, in Di$po$itione, in bel Numero, in Compartimento, in Decoro, & in Distributione.

Chiunque intenderà bene il pre$ente capo, con verità potrà dire $a- pere, & intendere in che cõ$i$ta la forza dell'Architettura. percioche le $ei co$e, nelle quali afferma Vitr. che con$i$te l'Architettura, $ono quelle, che appartengono alla forza, & natura di e$$a; qu lle delle qua li è l'habito nella mente dello Architetto; & quelle finalmente, $enza le quali niuna opera può hauer forma, o perfettione. Difficil co$a è dimo$trare la diuer$ità che è tra le predette co$e: & bella co$a è la$ciar$i intendere, & non fuggire. Percioche a molti può parere, che Vitr. nel diffinire le dette $ei co$e, dica il mede$imo in più modi: Il che non è, com'io mi sforzerò di dimo$trare chiaramente. Dico adunque per intelligen- tia di quello, che $i deue e$ponere, che alcune co$e inquanto all'e$$er loro non $i rife- ri$cono ad altre, ma libere, & a$$olute $ono. Altre hanno rilatione, & ri$petto, & $e@- za non $tarebbeno. l huomo, la pietra, la pianta, & finalmente ogni $o$tanza non han- no riguardo, e cõparatione ad altra co$a, perche da $e $tanuo: ma l'e$$er padre, patro- ne, mae$tro, amico, fratello, non può $tare da $e, ma di nece$$ità ad altro $i riferi$ce. perche'l padre ha rilatione al figliuolo, il patrone al $eruo, il mae$tro al di$cipulo, l'a- mico all'amico, il fratello, al fratello. $imilm\~ete il doppio, il maggiore, il minore, & l'e- guale $ono co $e, che $ole non po$$ono nè $tare, nè e$$er inte$e. Oltra la predetta di$tin tione egli è degno di auuertimento, che delle co$e, le quali di loro natura $i riferi$co- no ad altre, $ono alcuni termini: & que$ti $ono il fondamento, & principio dal quale s'incomincia la relatione, & il fine nel quale ella termina: come la ragione di e$$er pa- dre comincia da chi genera, & termina in chi è generato. Lo e$$er mae$tro $i fonda in colui, che in$egna, & ha il $uo termine in colui, che impara. lo e$$er maggiore co- [039]_PRIMO_. mincia in quella co$a, che eccede, & fini$ce nella co$a ecce$$a. In que$te comparationi di co$e $pe$$o adiuiene egu alità & parità, cicè che tanto nel $ondamento, quanto nel termine $i troua ragione eguale, come dicendo, amico, o fratello: percioche l'amico è pariall'amico, il fratello alfratello, nè $i troua ragione maggiore nell'vno che nell'al- tro termine. $pe$$o anche $i vede nelle co$e riferite di$parità, & di$aguaglianza, come dire patrone, & $eruo, padre & figliuolo, mae$tro, e di$cepolo, perche egli importa che $i cominci più da vno, che dall'altro; & altra ragione è nell'uno termine, & altra nel- l'altro. Que$te di$tintioni hanno gran forza a fare, che bene s'intendino le $ei predet te co$e. percioche tutte $ono comparationi, & relationi, come $i vederà qui $otto. Ha uendo adunque Vitr. formato l'Architetto; cioè fattolo degno agente di tanti arti$i- cij, tratta della forma; percioche e$$endo la materia imperfetta niuna co$a da e$$a $i trarrebbe $enza la per$ettione, & la forma; la quale cõ$i$te nelle $ei predette co$e. Due $ini $i truouano delle opere, uno è il compimento, & finimento del lauoro, come, quã do $i dice, l'opera è finita & compita: l'altro è il $ine della intentione; che è, quã do for nita l'opera $i dice, io ho l'intento mio; come fornita la ca$a io $ono dife$o da i venti, & dal $ole, e $icuro dei cõtrarij. Per venire adũque al fine dell'opera, egli è nece$$ario ($e con arte ci vogliamo gouernare) procedere ordinatamente; e que$to in due modi; prima quanto alla quantità, & grandezza delle parti, poi quãto alla $o$tanza cõ quali- tà di e$$e parti. nel primo è l'ordine, nel $econdo è la di$po$itione. & perche la qualità $i può cou$iderare in $e $te$$a, & comparandola alla forma, che all'a $petto, & à gli oc- chi $i riferi$ce; però bi$ogna che nell opera $ia vna certa qualità, che cont\~eti, & diletti gli occhi de' riguardanti; & que$ta è detta da Vitr. Eurithmia, d@lla quale $i dirà poi. Et perche non $i propone l'opera in$inita, ma terminata in grandezza si del tutto, co me delle parti; però bi$ogna, che oltra l'ordine ci $ia vna corri$pondenza delle mi$ure tra $e, & al tutto cõparate, che propo$to che ci $ia la mi$ura d'vna $ola parte, $appiamo le mi$ure delle altre; & propo$taci la grandezza del tutto $appiamo la grãdezza di cia $cuna parte. & que$ta corri$pond\~eza è nominata Simmetria qua$i concor$o, & corri- põdenza dj mi$ure. Noi la chiamamo cõpartimento, i latini $i $erueno del nome Gre- co. Ma perche l'opere che $i fanno hauer deono autorità, e riputatione, & e$$er anche all v$o de'mortali accommodate, & con prudenza di$pen$ate: però vol\~edo noi otten- nere le predette co$e, fa bi$ogno $eruar quello, che $i conuiene, che Decoro $i chiama, & di$pen$a@e il tutto, il che è po$to nella di$tributione dellequali co$e $i dirà poi parti- tamente, ponendo prima $otto vn'a$petto la $opra detta $ufficienza delle $ei co$e.

Tutta la forma \\ delle opere $i \\ con$idera # ouero in $e # ouero$ecõdo la quãtità. # Secõdojil prima è poi del- \\ le mi$ure, co$i è l'ordine. # # ouero $econdo la qualita. # Secõdo la ri$põd\~eza del- \\ le mi$ure, co$i è il com- \\ partimento. # # co$i è la di$po$itione delle \\ parti. # ouero riferita # ouero allo a$petto.co$i è la Eurithmia. # # ouero alla conueneuolezza. co$i è il Decoro. # # ouero all u$o. così è la di$tributione.

Noi di$t intamente ragioneremo di cia$cuna parte, & prima dell'ordine.

Ordine è modarata attitudine de imembri dell'opera, partitamente, & ri$petto a tutta la pro- portione al compartimento, ilquale $i compone di quantita.

Perche in molte co$e ritrouamo ordine, di$po$itione, decoro, di$tributione, & le al tre parti $opradette, però diremo che que$ti termini $ono generali & communi & come generali, & communi hanno le @ rod ffinitioni nella $cienza generale, & cõ- mune, che è la prima detta Metaphy$ica. Ma quando alcuno artefice uuole applicare [040]_LIBRO_ alcuna di quelle parti alla propria cognitione, re$trigne quella vniuer$alità al partico lare, & proprio dell'arte $ua. come $i vede al pre$ente, nelle dette diffinitioni, & prima nella diffinitione dell'ordine. Certo è che l'ordine in $e, e $econdo la natura $ua nel ge nerale, è quãdo vna co$a di $ua ragione pone vn'e$$er dopò l'altro: e però ne $egue, che doue è ordine $ia prima, & poi, e que$t@ $ono termini cõmuni, e che abbraccia no mol to. Mal Architetto gli ri$trigne a $e, benche con più larghezza, che ogni altro Arte$i- ce: percioche la $ci\~ecia, & cognitione dell'Architetto è più ampia che quella d'vn al- tro. Dice adunque che l'ordine è quãdo in vna opera di $ua ragione l'e$$er d'vna quan tità è po$to prima, e l'altro poi: & in \~q$to modo la diffinitione dell'ordine è fatta pro- pria per l'applicatione dei termini cõmuni, & vniuer$ali, nei quali $i può dire, che po $ta $ia la raccomunanza delle $cienze. Perche adunque $i $tia nei no$tri primi fonda menti, io dico che l'ordine è tra quelle co$e, che $i ri$eri$cono ad altre, e che po$te $o- no in cõparatione, e ri$petto. Dico di più che la cõparatione è di quelle, che $ono nel- la di$aguaglianza. chiaro è che nell'ordine $ia ri$petto, perche nell'ordine s'intende, che alcuna co$a preceda, & altra $ucceda. euui anche di$aguaglianza perche $e tutte le co$e fu$$ero eguali, già non $arebbeno tutte, come dice $anto Ago$tino, perche nõ vi $arebbono quelli che haue$$ero a precedere, e però l'ordine è di$p\~e$atione delle co $e pari, di$pari, eguali, & di$eguali. L'ordine dell'Architetto è d'intorno la quantità, e nella quantità $i troua l'ordine, che riguarda al tutto, e l'ordine, che riguarda alle par- ti non che l'vn ordine in effetto $i ritruoui $enza l'altro: ma in modo, che l'intelletto può fare la di$tintione, & intendere cia$cuno $eparatamente: e però dice Vit. quanto all'ordine, ch'è tra le parti, che l'ordine è moderata attitudine dei membri dell'opera partitamente, e que$ta attitudine, ch'egli chiama commodità, con$i$te nel regolare, e t\~eprare vna parte cerca la $ua grandezza in modo, che $ia mi$ura dell'altre, & con quelle cõuegna, e ri$põda, & in que$ta regolatione la parte, che come mi$ura $i piglia, deue precedere all'altre nell'ordine adunque applicato all'Architettura, $i truoua il prima, & il poi. & que$te $ono differenze oppo$te, e di$eguali, e però $i deono ridurre $otto vn termine cõmune, e que$ta è la regola. ma più chiaramente per l'e$$empio, & que$to quãdo io hauerò dichiarito l'ordine delle parti cõparate al tutto. Dice inquan to a que$to ordine. Vit. (Et vn ri$petto di tutta la Proportione al cõpartimento.) Pro- portione e comparatione di co$e tra $e che $ono d'vna i$te$$a natura. Que$ta $i $a nel- l'Architettura, pigliando vna certa, e determinata quantità, la quale $ia regolatrice di tutte le altre grandezze, & mi$ure delle parti, & membri dell'opere. L'e$$empio è que $to. Vitr. nel terzo libro al $econdo Capo volendo render cõto della bella maniera de itempij, nella quale è lo $patio conuenr\~ete, & bello tra vna colõna, & laltra, dice che egli bi$ogna, che lo $patio & il va no o lume $ia della gro$$ezza di due colonne, & vn quarto più. & con que$to dice. $e la facciata del luogo, doue $i ha da fabricare $ara di quattro colonne, bi$ognerà cõpartirla in vndici parti & meza, la$ciando le $pire: & di quelle vndici, vna deue e$$er il modulo, che co$i egli chiama quella mi$ura, che rego- la tutte le grandezze dell'opere. Dona alle gro$$ezze delle colonne vn modulo, a i va ni due moduli, & vn quarto, al vano di mezo tre moduli. & in \~q$to modo ordina tut- ta la facciata; come chiaram\~ete $i vede che quattro moduli $i dãno a quattro colõne, treallo $patio di mezo, che $ono $ette, quattro, e mezo a gli $patij, & vani da i lati, che $ono vndici, e mezo E la ragione i$te$$a è lodata $e la fronte farà di $ei colõne, perche quella $arà partita in parti diciotto, vna di quelle $arà il modulo, la gro$$ezza delle co- lonne $arà d'vn modulo, e$$endo adunque $ei colonne, anderãno $ei moduli nelle lo- ro gro$$ezze, nel vano di mezo tre moduli, che con i predetti $ei fanno noue, ma nei vani dall'vna & l'altra parte, che $ono in tutto quattro, andandoui due moduli, & vn quarto per vano, v'anderanno altri noue moduli, iquali raccolti con i noue di prima faranno la $omma diciotto. e co$i va nella, facciata diotto colõne che in ventiquattro [041]_PRIMO._ parti, & meza partita, fa il modulo d'vna di quelle, col quale $i mi$ura come di $opra. Nelle machine anchora, & nelle altre opere $i vede o$$eruato quantos'è detto. Ordi- ne adunque a comparatione di$aguaglianza, che comincia in vna prima pre$a quan- tità, come regola di tutte le parti & a quelle, & al tutto riferità: facendo vna conue- nienza di mi$ure nominata $immetria. _Que$ta $icompone di quantità, laquale è conuenien_ _te effetto dei moduli dalla pre$a dell'opera, & di tutte le partide i membri_.

La $immetria, & compartimento $i compone di molte quãtità ad vno i$te$$o e$$ct to: la qual quantità è diffinita da Vitr. & da noi con l'e$$empio dichiarata. nel qual e$- $empio prima $i piglia il piano intiero della fronte & quello in parte $i diuide & d'v- na di quelle parti $e ne fa la regoletta, & il modulo, ilquale tempera & modera i m\~e- bri, & le parti dell'opera facendo nel tutto vn conueniente effetto. _La di$po$itione è at_ _ta collocatione delle co$e, & nel componimento $cielto effetto con qualità_. La di$po$itione com- para le parti dell'opere non comegrandezze, & quantità, ma come parti da e$$er col locate nel proprioluogo. percioche non è a ba$tanza ritrouare vna cõmune mi$ura, che $ia regula della grandezza delle parti, ma bi$ogna anche ritrouare vn'ordine di quella co$a che ha parti, non comparando le parti come grandezze, & quantità, ma comparãdole come co$e da e$$er po$te al $uo luogo. Due maniere ci fa la di$po- $itione, l'vna dal ca$o procede, oldalla nece$$ità, el'altra dall artificio, odal $apere. Vit. ragiona di pre$ente di que$ta vltima, ma nel $e$to libro ragiona della prima, & molto bene $i la$c@a intendere al $econdo Capo del detto libro, cerca le predette co$e dicen do in quel luogo. _Niuna cura maggiore bauer deue l'Architetto, che fare, che gli edificÿ bab-_ _biano per le proportioni della rata partei componimenti delle loro ragioni, quando adunque $arà_ _fornita la ragione delle mi$ure, & con di$cor$o e$plicate le proportioni_. (Come ricerca l'ordi- ne, & la $immetria) _all'bora è proprio anche dell'acutezza dello ingegno prouedere alla natura_ _del luogo, all v$o, alla bellezza, & aggiugnendo, o $cemando far conueneuoli temperamenti, accio-_ _che quando $aràlcuato, oaggiunto alcuna co$a alla mi$ura, cio paia eβer $tato drittamenteformato._

Come fa Vitruuio nella di$po$itione delle Bafiliche, nel quinto libro.

_In modo che niente più $i di$ideri nell'a$petto_ (Ecco la Eurithmia) _perche altra forma pa-_ _re, che $ia d'appre$$o, & al ba$$o; altra di lontano, & in altezza, nè quella pare in luogo rinchiu$o,_ _che pare in luogo aperto, nelle quali co$e è opera di grande ingegno $apere prendere partito_.

Et in fine del detto capo dice più chiaramente, toccando la di$po$itione, che dal caio, o dalla nece$$ità procede. _Io non pen$o, che bi$ogni dubitare, che alle nature, & nece$$ità_ _dei luogbi, non $i debbiano fare gli accre$cimenti, & le diminutioni, ma in modo, che in $imilope-_ _ra niente $ia di$iderato, & que$to non $olo per dottrina, ma per acutezza d'ingegno $i può fare;_ _& però prima egli $i deue ordinare la ragione delle mi$ure, dalla quale $i po$$a pigliare $enza du-_ _bitatione, il mutamento delle co$e. Dapoi $ia e$plicato lo $patio dal baβo dell opera, che $i deue fa-_ _re, di larghezza & di lunghezza. della qual opera, quando vna fiata $arà determinata la gran-_ _dezza, ne $egua l apparato della proportione alla bellezza, accioche dubbio non $ia lo a$petto del-_ _la con$onanza, a chi vi vorrà $opra con$iderare_.

Dalle parole$opra dette chiaramente $i cono$ce il numero, l'ordine, & la natura delle $ei co$e predette. io ho voluto allegare i luoghi di Vitr. per e$$ere lo int\~eto mio di e$ponere Vitr. con Vitr. i$te$$o. dice adunque, $eguitando la $ua diffinitione, che la di$po$itione è atta collocatione delle co$e. Et per co$e intende le $tanze, & le parti di e$$e nella fabrica, ouero le parti dell'opere fatte dall'Architetto, $ieno quali $i voglia. da que$ta ben di$po$ta collocatione delle parti, na$ce il vedere in tutta la compo$itio ne vna bella qualità, che è $ito cõueniente di cia$cuna co$a. & però dice, $cielto effet to, cioè sbrigato, netto, di$tinto. Alla di$po$itione s'oppone il $uperfluo come all'ordi ne s'oppone la confu$ione. Et $i può dire, che l'ordine è di$po$itione delle mi$ure alla $immetria, e la di$po$itione è ordine delle partial luogo, come $i vederà al $e$to capo del primo, & in molti altti luoghi. _Le idee della di$po$itione $ono que$te la pianta, lo in piè, il_ [042]_LIBRO_ _prohlo. La pianta è vn moderato v$o della $ecta, & della regola, dal quale $i piglia il di$cgno delle_ _$orme nel piano. Lo in piè è la imagine dritta della fronte, & figura con modo dipinta, con le ra_ _gioni dell'opera, che $i deue fare. il profilo è adombratione della fronte, & dei lati che $i $co-_ _ctano, & vna ri$pondenza di tutte le linee al centro della $ cta_.

Nel di$ponere, & collocare le partil Architetto forma nel $uo pen$iero, & poi di- egna tre maniere, ouero idee delle opere: Vna è de@@a da Greci, ichnografia, cioè de- $crittione, & di$egno della pianta, per dare ad inter dere la collocatione delle parti, & la larghezza, e lũghezza de@l'opera. alche fare ci vuole vn moderato v$o della $e$ta e della regola. L'altra è detta, orthographia, cioè de$crittione, & di$egno delleuato, e dritto, si ք dimo$trare l'altezza delle opere, come la maniera. deue e$$er lo in piè cõfor me alla pianta, altrimenti nõ $arebbe vn'i$te$$a co$a quella, che na$ce, e quella, che cre $ce: ilche è grande errore, & contra la natura delle co$e, percioche nelle piãte, & negli animali $i vede quello, che na$ce, & quello, che cre$ce e$$er lo i$te$$o, & niuna parte ag giugner$i da poi. La terza idea è il profilo, detto $ciografia, dal quale gr\~ede vtilità $i pr\~e de, perche per la de$crittione del profilo $i rende conto delle gro$$ezze de i muri, de gli $porti, delle ritrattioni d'ogni mempro, & in que$to l'Architetto come Medico dimo $tra tutte le parti interiori, & e$teriori delle opere e però in que$to officio ha bi$ogno di grandi$$imo pen$amento, & giudicio, & pratica, come à chi, con$idera gli effetti del pro$ilo è manife$to: perche la eleuatione della fronte, & la mae$tà nõ dimo$tra gli $por ti, le ritrationi, le gro$$ezze delle cornici, dei capitelli, de i ba$amenti, delle $cale, & d'al tre co$e però è nece$$ario il pro$ilo; & con que$te tre maniere di di$po$itione l'Archi- tetto s'a$$icura della riu$cita dell opera, & fa più certa la $ua intentione, & l'altrui di$i- derio di far opera lodata, & degna. Et appre$$o può fare il conto della $pe$a, & di mol- te co$e all'opere pertinenti. Dalle dette idee, che $ono forme concette nella mente, & e$pre$$e nelle tauole, ocarte, neviene quello effetto $cielto, & elegante, che egli ha det to. Si deue anche auuertire, che Vitr. e$pon\~edo le nature delle $ei predette co$e, viene a confermare quelle, che $ono nece$$arie allo Architetto, percioche $i vede nella di$po $itione, & nelle $ue $pecie, quanto vtile $iail di$egno, & la Geometria. $i vede nell'ordi ne, quanto commoda $ia l'Arithmetica. & vedera$$i nelle altre parti quanto ci $arà a propo$ito la Pro$pettiua, la Mu$ica, e quelle co$e, che all i$toria & alle altre qualità del l'Architetto $ono conuenienti. L'in piè è imagine della fronte. Là doue rappre$enta $opra il piano d'vna carta, tela, o tauola quello, che na$ce dalla pianta rifei\~edo il tutto alle ragioni dell opera, che $i deue fa@e $ia ella Dorica, lonica, oqual $i voglia. Vitr. ha chiamato frõte ogni co$a, che dritta $i vede. Molti $ono, da i quali $i pottà hauere vna pianta & anche non v$cendo fuori dei termini di quella, farannolo in piè $econdo la ragione dell'opera $utura, ma non $apranno in ogni ordine della fabbrica dimo$trate in di$egnolla gro$$ezza de i pareti, quello, che po$a $ul viuo, quello, che e$ce, & quello, ch'entra; & però mancheranno di que$ta terza $pecie, & Idea della di$po$itione pet la $ua difficultà. Que$ta vtilità del profilo mi muoue ad interpretare $ciogra$ia, & nõ $ce nografia. perche $c bene la $cenografia ch'è de$crittione delle $cene, & pro$pettiua, è nece$$aria nelle co$e dei Theatri, come $i vederà nel quinto libro; nõ però pare, che $ia $econdo le idee della di$po$itione delle quali $i parla. Altri vogliono, che s'intenda il modello. ma que$to non corre con il propo$ito no$tro, $e bene egli fa più chiara, & cer ta la intentione dell' Architetto: oltra che non conuienela diffinitione data da Vitr. al modello. Potrebbe dite alcuno che la detta diffinitione non quadra al profilo; io ri$põ do, ch'e$$endo tanto nece$$ario il profilo & molto più, che la pro$pettina, bi$ogna con $iderar bene la detta diffinitione. Io per me, quãdo haue$$i ad int\~edere in que$to luo- go la pro$pettiua, vorrei che fuffero quattro le idee della di$po$itione, per ponerui il profilo; tanto egli mi pare nece$$ario. Ma pare anche di nuouo, che cõuenendo la dif- finitione della di$po$itione a due delle $ue idee, cioè alla pianta, & allo in pie, perche [043]_PRIMO._ di cia$cuna $i può dire, ch è atta collocatione delle co$e, & nel componimen to $ciel- to effetto con qualità: mi pare dico, di nuouo, ch'ella non conuengbi alla $ciografia, $e per $ciografia s'intende pro$pettiua, perche nella pro$pettiua non $i può vedere at- ta collocatione delle co$e, nè meno nel componim\~eto $cielto effetto con qualità. La cagione è, ch'è nece$$ario, che il genere $i dica delle $ue $pecie, & che la diffintione del genere conuegna alle $petie $otto quel genere compre$e. Molto bene a dunque al PIANTA ICHN OGRAPHIA PRONAO profilo conuiene la diffin itione della di$po$itione, perche $i vede nel profilo $cielto è sbrigato effetto nel componimento, & $i vede vnaatta collocatione delle co$e. co- me a chi ben con$idera, è manife$to, perche tutte le linee vengono all'occhio $enza impedimento, & $i cono$cono gli $porti, & le ritrationi, & le gro$$ezze come $ono, & @on come appareno con linee, & anguli proportionati, come $i fa nella pro$pettiua; $e bene pare, che la diffinitione della $ciografia addotta da Vitr. accennila diffinitio- [044]_LIBRO_ ne della pro$pettiua. Etquando pure egli, & altri intender vogliono, che $i ragioni della pro$pettiua, & io con loro m'accorderò, & dirò di piu, che egli è nece$$ario con- ceder qualche luogo al profilo nella di$po$itione, per le ragioni, che io ho detto, ri- mettendomi $empre a miglior giudicio. Ma $arebbe gran co$a, che ttattando. Vitr. in que$to luogo di co$e vniuer$ali a tutta l'arte egli vole$$e intendere delle particola- ri, & la$cia$$e le co$e importanti mancando al $uo ordine.

Que$te na$ceno da pen$amento, & da Inuentione. Pen$amento è cura piena di $ludio, & effetto d'indu$tria, & vigilanza d'intorno all'opera propo$ta con dilettatione.

Vitruuio in que$to luogo dimo$tra da che na$ceno lepredette maniere, & idee della di$po$itione: & come huomo, che bene habbia prouato, & $entito in $e $te$$o quello, che egli dice, v$a alcuni termini efficaci per i$primere la $ua intentione. Se adunque la natura ci apporta$$e le predette forme & idee, $enza dubio poco ci bi$o- gnerebbe v@are dello artificio. Ma perche la natura non ci mo$tra le dette co$e: ne- ce$$ario è ricorrere all'Arte, & perche con l'arte $i cerca di rappre$entare gli effetti alla natura $imiglianti@, però ci vuole pen$amento: & per e$$er difficile, con arte con$eguire l'intento no$tro, però grande $tudio, & indu$tria $i richiede: ma poi che dalla diligenza & indu$tria na $ceno belle, eleggiadre co$e, di $ubito s'accompagna, il diletto, & il piacere, il quale non èaltro, che riceuere impre$$ione di qualità che $ia conforme allo appetito, & de$iderio, & però il piacere dello intello è di apprendere il vero, perche niuna co$a è più conueniente allo intelletto, che la verità, onde $i dice: Altro diletto ch'imparar non trouo. Il diletto del $en$o è riceuere qua- lità di qualche oggetto, che conuenga, & corri$ponda al $en$o: come $i pruoua nelle delicate viuande, nella $uauità de gli odori, nella dolcezza de $uoni, nella va- [045]_PRIMO._ ghezza delle pitture, & nei giocondi oggetti dei no$tri $entimenti, & però dice Vitr. & bene, che pen $a mento è cura piena di $tudio: percioche è cerca le co$e difficili, & non dimo$trate dalla natura, & per meglio i$primere il $uo concetto dice. [Effetto d'indu- $tria, & vigilanza cerca l'opera propo$ta con dilettatione] Percioche non pen$a bene chi non è in du$trio$o, & vigilante, come era Arc himede, il qualecomparando gli effet- ti naturali, & cercandone le cagioni, hebbe cau$a di trouare il vero della propo$ta di- mãda, come dice Vit. nel nono libro al terzo Capo, & hau\~edolo trouato da mirabile leti- tia $oprapre$o, v$cito del bagno ignudo corr\~edo grida@a, @o l'ho trouato, io l'ho trouato nel che apparue la prõta, & nobile viuacità dell'ingegno $uo, hauendo in poco $patio ap- plicato il mezo al debito fine, re$tãdone $ommamente $atisfatto per la inuentione la qua- le $econd o Vit. _E dimo$tr amento delle o$cure dimande, & ragione della co$a ritrouata di nuo-_ _uo con pre$ta, & mobile viuacità_. & que$ti $ono i termini della di$po$itione; Dimanda è propo$ta dubbio$a, dubbio è po$to tra mezo l'affirmare, & il negare, quando adunque lo intelletto è tra'l $i, & il nò, egli forma vna dubbio$a propo$ta, che $i chiama dimanda, ouero qui$tione, & v$a alcune particelle, che dimo$trano il modo dello interrogare, & di richiederne la ripo$ta. come è. $ei tu buono o no? che co$a è bontà? d'onde viene? a chiperuiene? & altre co$e, & modi $imiglianti, i quali non piegando piu all'affirmatio- ne, che alla negatione, richieggono certa, & indubitata ri$po$ta, la quale non puo e$$er ben fatta, $e uon da quelli, che haueranno la in uentione per lo pen$amento, & per la indu$tria, & viuacità dello ingegno, & que$t $ono itermini della di$po$itione, cioè la di$po$itione è rin chiu$a nelle tre $opradette maniere, che $ono la pianta, lo in piè, il profilo. _Il bel numero detto Euritbmia, è acpetto gratio$o, & commoda forma nelle com-_ _po$itioni dei membri. que$ta $i fa quando i membri dell'opera $ono conuenienti, come dell'al-_ _tezza alla largbezza, della largbzza alla lungbezza, & in fine ogni co$a ri$ponda al $uo com-_ _partimento proprio_.

Suo proprio dico, peroche $e ri$ponde$$e a i compartimenti, & alle $immetrie conue- nienti ad altre parti, non $arebbe cono$ciuta la gratio$a maniera, & qui $i deue riferi- rela Eurithmia allo a$petto, come Vitruuio dichiara in molti luoghi, nel terzo libro al $econdo Cap. & all'ultimo, & nel $e$to al $econdo. Et perche ogni proportione è nata dainumeri, però egli $i ha $eruato il nome predetto in ogni co$a, doue $ia pro- portione, & perche la larghezza, altezza, & lunghezza delle opere, deue e$$er gra- ta allo a$petto, & que$to non $i fa $enza proporcione, & doue è proportione, è ne- ce$$ario, che $i truoui numero; però il nome di Eurithmia è $tato pigliat o. Deue ef- $er adunque ogni arti$icio$o lauoro a gui$a d'un belli$$imo ver$o, il quale $e ne corra $econdo le ottime con$onanze $ucceden do le parti l'vna all'altra, $in che peruen- ghiuo all'ordinato fine. Et benche alcuna co$a ottima non $ia, niente di meno può e$$ere ottima mente ordinata, come egli è manife$to nelle parti, & membra del corpo- humano, & nelle co$e artificiali, doue è la con$onanza, & l'armonia. Imperoche $e bene l'occhio è piu nob il co$a del piede, pur $e riguatdamo l'ufficio di cia$cuno, tanto l'occhio, quanto il piede, $aranno nel corpo ottimamente $ituati, in modo, che ne l'oc- chio $arà miglior del piede, ne il piede miglior dell'occhio. Similmente è nella citara, percioche tutte le corde po$$ono e$$er proportionate in modo, che $e alcuna $arà tira- ta, accioche $e le dia $uono migliore, non re$terà però la con$onanza. Il $imile $i richie- de nelle opere, nelle quali è nece$$ario, che ci $ia que$to ri$petto di formare con perfetta ragione tutte le parti, che $ono di lornatura di$tinte, di modo, che tutte concorrino alla bellezza, & dilettino la vi$ta de riguardanti. Come nel cantare $i richiede $l con- $erto delle voci, nel quale oltra, che le voci $ono giu$te; oltre, che conuengono nelle con- $onanze, bi$ogna anche vn cetto temperamento, che faccia dolce, & $oaue tutta la armonia, come a uiene a quei mu$ici. che cantano con la $olita compagnia, per- the $i $ono accommodati l'uno all'altro con di$crettione. Que$ta bella maniera si [046]_LIBRO_ nella M. $ica, come nell'Architetura è detta Eurithmia, madre dellagratia, e del dilet- to, $i nelle co$e immobili, come in quelle, che $i moueno.

Il compartimento, & ri$pondenza delle mi$ure detto $immetria, è conueneuole con$entimento da i membri dell opera, & dalle parti $eparate alla forma di tutta la figura, $econdo la rata- portione come $i vede nel corpo bumano, il quale con il cubit, co'l piede, col palmo, col dito, & con le altre parti è commi$urato, co$i adiuiene nelle perfettioni dell'opere. Et prima nei $acri Tempÿ dalle gro$$ezze delle colonne, ouero dal Triglifo. poi nel forame della bati$ta quella co$as, che vi entra. detta Peritriton Simigliantemcnte nelle naui dallo $pacio, che è tra vn $chelm al- l'altro che per eβer di mi$ura di due cubiti, $i cbiama, dipichaic@ i, & co$i nelle altre opere dai membri loro $i troua la ragione delle $immetrie, & de i compartimenti.

La $immetria è la bellezza dell'ordine, come è la Eurithmia la bellezza della di$po- $itione. Non è a ba$tanza ordinare le mi$ure vna dop ò l'altra, ma nece$$ario è, che quel- le mi$ure habbiano conuenienza tra $e, cioè $iano in qualche proportione, & però doue fara proportione, iui non puo e$$ere co$a $uperflua. & $i come il mae$tro della natural proportione. è lo in$tinto della natura, co$i il mae$tro dell'Artificiale è l'habito dell'Ar- te, d'onde ne na$ee, che la proportione è propria della forma, & non della materia, e do- ue non $ono parti, non può e$$ere proportione: perche e$$a na$ce dalle parti compo$te, & dalla relatione di e$$e, & in ogni relatione è nece$$ario almeno, che $iano due termi- ni, come s'è detto, ne $i può lodare a ba$tanza lo effetto della proportione, nella quale è po$ta la gloria dell'Architetto, la bellezza dell'opera, la merauiglia dello artificio. co- me $i vederà chiaramente quando noi ragionaremo delle proportioni, & apriremoi $e- creti di que$t'Arte, dimo$trando qual ri$petto è nella proportione, qualli termini, qual v$o, & quanti effetti, & di che forza ella faccia parere le co$e: però mi riporto al $uo luo- go. Vit. fin tanto dà lo e$$empio di quello, che egli ha detto. [Secondo la rata portione,] dicendo. [Come $i vede nel corpo humano.] Hauendo Hercole mi$urato il cor$o, & lo $pacio di Pi$a, & trouatolo di piedi $eicento dei $uoi, & e$$en do$i poi nelle altre parti del la Grecia fatti quegli $pacij da correre di piedi $eicento, ma piu breui. il buon Pithago. ra comparando quelli cor$i l'vno cõ l'altro, titrouò il piede di Hercole e$$ere $tato mag- giore dei piedi, con i quali i Greci haueuano mi$urato gli altri $pacij, & $apendo qua- le doueua e$$er la proportione del piede alla giu$ta grandezza dell huomo, compre$e la $tatura di Hercole e$$ere $tata tanto maggiore della $tatura de gli altri huomini, quanto il cor$o mi$urato da Hercole eccedeua gli altri cor$i della Grecia. Quaudo adunque le mi$ure $eranno accommodate alle maniere, non ha dubbio, che dalla grandezza d'vna parte non $i cono$ca la mi$ura dell'altra, & con$eguentemente la grandezza deltutto. [Etprima ne i $a cri tempis.] Que$to ho dichiarito di $opra, che dalla gro$$ezza delle co- lonne, che ci daua il modulo, $i pig$iauano gli $pacij tra le colonne, & le altezze di quelle. [Ouero dal Triglipho.] que$to è vn membrello, che ha tre canellature come ca- nali, donde prende il nome, & $i mette $opra l'Architraue nelle opere Doriche, dal qua- le $i mi$ura l'opera Dorica $i come al terzo capo del quarto libro ci $arà dichiarito. [Pot nel $oro della Bali$ta.] Nella Bali$ta, ch'e in$trumento da trarte, egli $i fai fori dalle te- $te, nei quali entra il capo della corda i fori $i cauano dalpe $o della pietra: & da i fori $i caua la mi$ura di quello, che Vitr. chiama $cutula. nel decimo al cap. XV I. & qui Peri- triton. come dalla palla $i piglia la mi$ura del pezzo doll'artigliaria, ($imiglian temente nelle naui, da gli $chelmi, cioè dallo $pacio, ch'è tra il ligamento d'vn remo & l'altio, $rpi glia quella mi$ura, che regola tutto il corpo della galera,) co$i trono, che $i o$$erua nel $abbricar le galere, & per que$to io ho e$po$to Vitr. in que$to modo. ma $egnitiamo.

Decoro è a$petto $enza menda dell opera prouato perle co$e compo$te con autorità.

Io e$ponerò deéoro per le co$e che $egueno, ma in vero Vit. lo abbraccia $orto nome di ornamento, quando egli dice, (a$petto $enza menda,) ben che nella $econ da parte $i regna al decoro, quando dice, (prouato per le co$e compo$te con autorità.) & l'e$$empio [047]_PRIMO._ di Vitr. molto bene ce lo dimo$tra. _Que$to è con$umato o per $tanza o per con$uetudine,_ _per natura, per $tanza, quando a Gioue folgoratore, al Cielo, al Sole, & alla Luna $i fanno gli_ _edifici $coperti, & all'aere. Percioche noi vedemole forme, & gli effetti pre$enti nello aperto,_ _& lucente mondo. A Minerua, & a Marte, & ad Hercole $i fanno i tempij di maniera Dorica,_ _percioche a que$ti Dei per la virtù loro $i conuiene fare le fabbriche $enza delicatezze, & tene-_ _rezze. Ma a Venere a Flora, & alle Ninfe delle $onti $e $aranno fatte l'opere Corinthie, pare-_ _ranno hauere conueniente proprietà, perche a que$ti Dei per la loro tenereza l'opere $ottili, &_ _floride, ornate di foglie, & di volute pareranno accre$cere il debito ornamento. Mia Ciunone,_ _a Diana, al Padre Baccho, & a gli altri Dei che $ono di quella $imiglianza facendo$i i lauori lo-_ _nichi, egli $i bauerà riguardo alla via di mezo, percioche, & dalla $euerita della manier a Dori-_ _ca, & dalla delic atczza della lonica $aràla loro proprietà moderata_.

Dalle parole di Vitr. il prudente Architetto può trarre molti belli documenti cerca il Decoro, & gliadornamenti, che conuengono alle fabbriche dei no$tri tempi. Impero- che $e bene noi non hauemo i Dei fal$i, & buggiardi, non manca però l'occa$ione di $er- uare il Decoro nelle chie$e con$ecrate a i veri amici del vero Dio, & anche alla Maie$ta di quello, & come che molti $ono, & differenti nello $plendore di diuer$e virtuti, come le $telle de cielo differenti $ono in chiarezza, egli$i può bene v$are ogni maniera conue- niente, & propria a gli effetti di cia$cuno. L'Au$terità de i $anti, che nella vita $olitaria $i $ono macerati in digiuni, vigilie, & orationi ricerca $odi, & inculti lauori. La $emplici- ta, & purità Virgin ale i piu gentili, & delicati: & $imilmente la moderata vita ricerca la temperatura dell'vna, & dell'altra parte. Ma non $i deue credere, che $olamente habbia- no ad e$$ere tre maniere di opere, perche Vitr. ne habbiatre $ole numerate, percioche e- gli $te$$o nel quarto libro al $ettimo cap. vi aggiunge la To$cana, & dice anche che vi $o- no altre maniere, & i moderni ne fanno, & la ragione lo richiede, per fare differenza da no$tri $anti alli Dei fal$i de gli antichi, & è in potere d'uno circon$petto, & prudente Ar- chitetto di componere con ragione di mi$ure molte altre maniere, $eruando il Decoro, & non $eruendo a $uoi capricci. Ma le tre $opradette maniere $ono le più nominate.

Ma alla con$uetudiue in que$to modo $i exprime il decoro. quando alle parti di dentro de gli edi- ficÿ magnifiche $i daranno l'entrate, & ine$tibuli conuenienti, & belli, perciochenon $arà di de- coro, & ornamento, $ele parte interiori $aranno fatte con eleganza, & le intrate ba$$e, & ver- gogno$e. Simigliantemente $e ne gli Architraui Dorici $i $colpiranno uelle coraici i dentelli, ouero $e nei capitelli puluinati, one gli architraui Iouichi $aranno cauati gli Trigli$i. traportan- do$i da vn'altra ragio@ele proprietà in altro lauoro, $i offenderà il vedere, per e$$er primala v- $a@za altrimenti.

Proprio è nel gocciolatoio Ionico $colpire i dentelli; que$ti $e nella opera Dorica $a- ranno traportati, come fece colui il quale fabbricò il Theatro, che Augu$to fece fare in nome di Marcello $uo nipote, offenderà gliocchi a$$uefatti ad altra veduta $imilmente farà colui, il quale ne gli architraui onichi farà membretti canelati, che $i chiamano Tri glifi. percioche que$ti $ono proprij della maniera Dorica, come Vit. ci dimo$tra nel quar to libro. lo la$cio al luogo $uo la dichiaratione di molti vocaboli, per non ritardare la iu- tentione di chi de$idera $apere ordinatamente.

Il decoro naturalè $arà, $e prima per fabricare tutti i Tempÿ $i farà elettione di luogbi $ommamente $ani, & delle fonti delle acque idonee, in quelle parti, doue $i banno a fare le $acre ca$e $aranno eletti; Et $pecialmento dopò ad E$culapio, alla Salute, & a quegli dei, per le medi- cme de i quali molti in$ermi pare, che $iano ri$anati; perche quando i corpi ammalati $aranno traportati di pe$tilenti in luogo $ano, & dalle $onti $alubri $aranno loro le buone acque recate, molto più pre$to ricouereranno la $annità, & co$i auenirà che dalla natura del luogo, l'opinioue del- la diuinità con grand@zza, & credito $i faccia maggiore. Appre$$o le dette co$e, il decoro na- turale $arà, $e perle $tanze, oue $i dorme, & per le librarie $i piglierà i lumi dal leuante, per libagni, & per li luogbi del verno dalla parte, doue il $ol tramonta la inuernata, per le cancel- [048]_LIBRO_ larie, Q $crittoi, & per quelli, che richiedeno certa egualità di lumi, dal Settentrione: perche quella parte del cielo. non $i fa piu chiara, ne piu o$cura per lo cor$o del $ole, maè certa, & non $i muta in tutto'l giorno.

Perche Vitr. nel quinto libro al decimo, & nel $e$to al $ettimo capo ragiona delle det- te co$e, & $imilmente nel quinto al duodecimo, & in altri luoghi ragiona del decoro, & della bellezza, io nõ voglio prouertire con dichiaratione di parole la intelligen za alluo- go $uo. Ba$timi dire, che la beljezza, & decoro è relatione di tutta l'opera all'a$petto, & a quello, che $ta bene, a che è l'opera indrizzata, $eruando l'v$anza, & la commodità del- la natura.

La di$tributione è commoda, & vtile di$pen$atione delle co$e, che bi$ognano, & delluogo, & moderato temperamento della fpe$a fatta con ragione. Que$ta $i o$$eruerà $e prima l'Archi- tetto non cercherà quelle co$e, che non $i po$$ono trouare, o preparare $enz a grandi$$ima $pe$a- percioche non in ogni luogo $i caua la rena, ne per tutto è copia di cementi, di abeti, di $appine, di marmi. Ma vna co$a in vn luogo, & altra in altra parte $i truoua, & le condotte di tali co$e $ono difficili, & di molta $pe$a, & però doue non $ipuo cauare $abbione di fo$$e, v$i$i quello di fiume, ouero l'arena del mare ben lauata. Fuggiranno$i i bi$ogni de gli abeti, & delle $appine, v$ando$i il cipre$$o, il proppio l'olmo, ouero il pino. Et in tal maniera $i e$pedirà le altre co$e. Euui vn'altro grado di di$tributione, quandò $i fabbrica all'v$o dei padri di famiglia, ouero $econdo la commo dità del dinaro, ouero $econdo la dignità della bellezza. percioche egli pare che altrimenti s'babbiano a farele ca$e nella città, da quelle, nelle quali s'banno a riponerei frut- ti delle ville; & non $arà quello i$te$$o il fabbricare per li mercanti gabellieri, & per li dilica- ti, & quieti. Male habitationi dei grandi, che con i loro graui pen$ieri gouernano la republica $i deuono fabbricare all'u$o loro, & in $omma le di$tributioni de gli edi$icij conuiene e$$er fatte $econdo le per$one.

Come le maniere del parlare, che $i chiamano idee, $ono qualità dell'oratione conue- niente alle co$e, & alle per$one, co$i le maniere de gli edificij $ono qualità dell'arte con- ueniente alle co$e, & alle per$one, & $i come a formare vna idea dell'oratione otto co$e $ono nece$$arie, cioè la $entenza, ch'è lo intendim@nto dell'huomo, l'artificio, col quale come con certo in$trumento $i leua il concetto; le parole che e$primono i concetti, la cõ po$itione di quelle, con i colori, & figure, il mouimento delle parti, che numero $i chia- ma, & la chiu$a, & il fine della compo$itione, co$i per i$pedire vna maniera delle arti, $ei co$e $ono nece$$arie, & que$ta già qua$i tutti hanemo e$pedite. Re$ta $olamente la di$tri- butione, la quale, & nell'arte del dire, & nella cura publica, & priuata è $ommamente nece$$aria, & molto $i apprezza. Que$ta pare, che con il decoro conuegna riferendo$i al- le co$e, & alle per$one. ma è differente. perche il decoro $i riferi$ce alle co$e & alle per$o- ne in quella parte ch'è conueneuole, & d'ornamento, & hone$tà, ma la di$tributione in quella parte ch è vtile, & commoda, come $i vederà nel $e$to libro all'ottauo cap.nel qua le Vit. pare, che habbia voluro dichiarare la pre$ente parte. Hora egliè da auuertire, che $e bene Vitr. ha applicato le predette $ei co$e alla fabbrica de i tempij, & delle ca$e, per e$$er co$e principali, però egli $i deue applicarle a tutte l'altre co$e, & opere, che $i fanno come machine, in$trumenti, horologi, & altre co$e $ottopo$te alla Architettura, & tanto $ia detto dell'habito, & della forma che deue effere d'animo, & nel pen$ioro dell'Archi- tetto, accioche egli meriti, co$e degno, & cele b@ato nome.

[049]_PRIMO._ Delle parti dell' Architettura. # Cap. # III.

L_Ele parti dell Architettura $ono tre Edificatione, Gnomonica, Machinatione_.

Tempo è che io $a tisfac cia hormai alla prome$$a di e$ponere le parti della Architettura; però con quella breuità, che mi $arà conce$$a i$primere inten- do la forma intiera, & vnita dell'Architettura, & dimo$trare ordinatamen- te le parti $ue, accioche $i rinchiuda nei termini $uoi tutto il corpo di quella. Il $apere non è altro, che cono$cere gli effetti per le proprie cau$e. ogni effetto è fatto da alcuna co$a, di qualche co$a, ad alcun fine, con alcun modo, & forma. Quello, che fa è detto agen te, la co$a di che $i fa, è chiamata Materia, quella a cui s'indrizza, è detta Fine, quella, che compie, & rende perfetta in e$$ere è nominata forma. Le caule principali adunque $ono quattro. Noi dello agente artificio$o, quale egli $i $ia, & di che conditione e$$er debbia gia detto hauemo quando, & l'ufficio, & le virtù dello Architetto narrammo. La forma $i milmente in vniuer$ale è $tata e$po$ta. Re$taci a dire della materia, & del fine. Et per piu chiara intelligenza in $omma dicemo, che ad imitatione delle co$e naturali, con$ide- ramo nell'arti$iciali due co$e. L'vna èlo e$$ere, l'altra il bene e$$ere. cerca lo e$$ere con$i- deramo gli adornamenti, & gli acconcia menti delle co$e. Et perche molti $trumenti ci bi$ognano per componere la materia con la forma, però è nece$$ario trattare de gli in- $trumenti, e delle ma chine, & la ragione delle $opradette co$e in tal modo $i e$pone. L'ar te quanto puo imita la natura. Et que$to auiene perche il principio dell'arte, ch'è l'in- telletto humano, ha gran $imiglianza col principio, che muoue la natura, ch'èvna intel- ligenza. dalla $imiglianza delle virtù, & dei prin cipij na$ce la $imiglianza dell'operare, che per hora chiameremo imitatione. Que$ta imitatione $i vede in tutte l'Arti, ma mol- to maggiormente in quella ch'è giudice ditutte. imitaremo adunque la natura nel trat tamento dell'Arte. La doue l'Architettura cioè la $cienza dichiara la materia, la forma, & la compo$itione dell'opere, & imitando la natura per l'occulta virtù del $uo principio procede dalle co$e meno perfette: & prima pone le co$e in e$$ere, & poileadorna, percio che non $i puo adornare quello, che non è. Ma perche il principio, che regge la natura, è d'infinita $apienza, ottimo, & potenti$$imo, però fa le co$e $ue belle, vtili, & durabilicon- ueneuolmente l'Architetto imitando il fattor della natura deue riguardare alla bellez- za, vtilità, & fermezza dell'opere. Trattando adũque della forma bi$ogna, ch'egli $appia ordinare, di$ponere, mi$urare, di$tribuire, ornare, & $atisfare al diletto de gli occhi con bella, & gratio$a maniera, & per cio fare $ia egli in$tituito con quelle conditioni, che $o- no contenute nel primo capo, & con quelle, che nel $ecõdo $i leggono. Sotto nome di for ma compre$i $ono i lineamenti, & i $iti delle co$e, la doue $i con$idera la ragione con tut- te le $ue qualità, occulte, & manife$te, buone, & ree, il piano, il compartimento di quello, la eleuatione della fronte, & de'lati, le apriture, i coperti, con ogni lor cõditioue, ammae- $tramento, & regola, come $i dirà poi. Seguita quella con$ideratione, che appartiene al- la materia. ma prima, che la materia $ia di$po$ta, & apparecchiata, bi$ogna con$iderare, che lo ingegno dell'huomo è imper$etto, & di gran lunga inferiore allo intelletto diui- no. & la materia (come $i dice) è forda, & non ri$ponde alla intentione dell'arte, Et pe- rò prima, che l'Architetto $i dia a cominciar le opere deue imitare lo agente naturale, il quale non opera $e non $econdo i $uo pot@re, co$i farà l'Architetto con$iderando l'opera & la $pe$a. Et perche la natura nelle co$e piu perfette, & piu tempo, & piu diligenza vi mette però lo Architetto da da pen$ar molto bene; & per fare piu certa la riu$cita delle opere, col di$egno, & col modello $i mouerà, prima vd\~edo anchei meno e$perti, & la$ciã- do raffred dare l'affetto, per dar luogo al giuditio, imiterà la natura, che contra il $uo fat tore nõ opera co$a alcuna, però eglinon cercherà co$e impo$$ibili, & quanto alla mate- [050]_LIBRO_ ria, e quanto alla forma, che ne egli, ne altri le po$$a finire, con$iderando, che il fattor del mondo volendo quello formare, fece diniente la materia delle co$e, & la natura come primo $uo parto, mancãdo ditanto potere, e pur volendo a$$imigliar$i al $uo fattore, nel la generatione delle co$e piglia quella materia, che ha uno effer, ma $enza forma con po- tenza, & habilità a riceuere ogni forma. Et di quella fa cio, che $i troua di$en$ibile, & cor porale. Onde l'arte o$$eruatrice della natura, come nipote (dirò co$i) del primo fattore, volendo anch'ella fare alcuna co$a prende la materia, che le dà la natura in e$$er di for- ma $en$ibile, & naturale; come è il legno, il ferro, & la pietra, & forma quella materia, di quella idea, & diquel $egno, che nella mente dell'artefice è ripo$to. Apparecchiato adun que il dinaro, accio niente $ia, che lo impedi$ca, prouedera$$i della materia, della quale $i tratta nel $econdo libro. La principal materia, che v$a l'Architetto è la pietra, il legno, e quelle co$e, che componeno, & metteno in$ieme il legno, & la pietra, pero nel predetto li bro con$idera le pietre, & gli alberi, l'arena, & la calce, & partitamente la natura, la quali tà, l'v$o, & il modo di tutte le co$e, ragionando di quella materia, che la natura, & l'v$o ne apporta. perche di quella a che la nece$$ita ci a$tringe, nõ accade ragionarne; e$$endo in diuer$i luoghi diuer$a, come bitume, cocciole, & altre co$e, che in luogo di pietre, o d'a rena $i v$ano, doue nõ $i troua ne arena, ne pietre, in alcuni luoghi $i cuopreno le ca$e cõ te$tugini, alcuni con cannuccie, & palme, altri v$ano il cuoio, del ferro, & de gli altri me- talli non $i ragiona, perche le loro nature, & qualità $ono piu conformi, & hanno meno differenze, che le co$e dette di $opra. prepatata dunque la materia, & con$iderata la for- ma in vniuer$ale, ci re$ta a dire della compo$itione. Ma prima egli $i deue auuertire, che l'agente, che regge la natura, è d'infinite idee ripieno, & ordinatamente procedendo muoue le cau$e ad vn'ad vna, infondendo le virtù $econdo la libertà del $uo volere, quel- le cau$e co$i mo$$e, portano qua giu quel diuino in flu$$o con ordine merauiglio$o. La do ue dal primo e$$ere, dalla prima vita, & dal primo intelletto, ogni e$$ere, ognivita, ogni intelletto dipende, Il che e$$endo in que$to modo, bi$ogna che l'Architetto $ia $aggo, & buono, $aggio in cono$cere per le regole della non fucata a$tro ogia, i ten pi atti a dar principio all'opere, trala$ciando gliardenti$$imi$oli, & gli acuti$$imi giacci. buono, si in fatti non e$$endo auaro, ne dato a vitij, si in parole, pregando il datore di tutte le forme, che lo $pogli d'ignoranza, & lo $uegli a partorire le belle inuentioni con pro$pero, & $e- lice $ucce$$o dell'arte $ua, a beneficio delle genti. Hora per ritornare a propo$ito, lo dico, che non $olamente imitar $i deue la natura, nel modo piu vniuer$ale, & comune, ma $em pre al meno, & piu ri$tretto di$cendere. per il che gli Architetti $i deuono sforzare, di fa- rel'opere loro, a qualche effetto di natura $imiglianti. E nõ e$$endo qua giu co$a, che in perfettione all'huomo s'aguaglie, belli$$imo e$empio ci darà in ogni artificio il con$ide- rare la proportione del corpo humano. certo è, che la natura nella generatione dell'huo mo dimo$tra veramente a quello douer$i riferire tutte le co$e, la doue lo rende per$etto, & perciò di molte parti, come di molti in$trumen ti dotato in $eruigio dell'anima, & del la vita $i vede. Delle dette parti alcune $ono di nome, e di natura $imiglianti, come il $an gue, l'o$$a, i nerui, imperoche ogni parte di $angue, è $angue, ogni parte di o$$o è o$$o, & ogni parte di neruo è neruo, & co$i vien chiamato. Altre $ono di nature, & vocaboli di- uer$i, come è la mano, il piede, il capo, imperoche non ogni parte della mano è mano, o vien detta mano, e co$i del piede, & del capo $i dirà. Delle prime parti $imiglianti $i fan- no le $ecõde, & que$te nel corpo hãno vfficij, & fini diuer$i. Volendo adunque l'Architet- to far l'opera $ua in modo, ch'ella $ia vna intiera, & vnita, bi$ogna, ch egli cõ$ideri le par ti principali, accioche $i dia loro materia che conuenga, & buona $ia per l'opere ad imi- tatione dinatura, che dà luogo cõueniente, & ben preparato, nel quale per tanto $pacio di tempo s'habbiano a formare compiutamente le membra humane, gettãdo prima per fondamento della vita, del $en$o, & del mouimento, i $egni del cuore, del fegato, & del c{ae}ruello. L'Architetto hauerà la con$ideratione, delluogo, del modo, delle parti, & v$o di [051]_PRIMO._ e$$e: & però $egue che la materia $ia e$pedita $econdo I'v$o delle parti. Quanto adunque alluo go $i vede per certi $egni, & inditij le qualità del terreno, o$$eruen$i alcune regole, & $i dãno alcuni ammae$tramenti. D'indi alla dichiaratione dell'altre co$e $i ragiona delle pietre $econdo la quantita, è figura loro, affine che ci $eruiamo $econdo l'v$o il $i- migliante $i dirà della calce, con quelle o$$eruationi, che $eruiranno al bi$ogno. epa$$an- do piu oltre $i dirà il modo di ponere in$ieme le pietre cõ la carce, & c\=o belli auuertimen ti pre$i dalla natura delle co$e, $i farà con$ideratione delle $ondamenta, & poi delle par- ti della fabbrica, che $ono $opra il fondamento. le quali $ono i pauimenti, ipareti, i muri, & i tetti con tutte le maniere di murature abbracciate da Vit. nel $econdo libro. & co$i l'o$$a, i $o$tegni, l'apriture, i legamenti, i cor$i, i riempimenti chiaramente $i daranno ad inten dere, & que$ta è particolare, & di$tinta ragione dell'Architettura, ma an cora non i$pedita. imperoche $in hora non $i ha hauuto alcuna con$ideratione del fine, ch è quel- $o che pone $orza, & uece $$ità a' mezi, & con$titui$ce ogn'arte, (come dice Galeno) ope- $ando adunque l'Architetto affine, che gli huomini$otto l'vnione, alla quale per natura $ono inclinati, cõmo di, & $icuri viuino, & $iano l'vn l'altro di giouamento, nece$$ario è con$iderare la diuer$ità de gli huomini, accioche $i proueda al bi$ogno. Vedendo adun que noi vn gran numero d'huomini ad vn fine in$ieme raunati, potemo con$iderare tut to quel numero in $e $te$$o, potemo an che di$correretra quella mo titudine, & trouarui per entro qualche differenza delle per$one. Se noi cõ$ideramo tutta la raunanza in$ieme nece$$ario diremo, che $e le faccia vna città c\=o tutte quelle part, che per tutta quella rau nanza vtili, & $icure $atanno. Eperò prima $i hauerà ri$petto all'ampiezza, & giro, nel quale $i hauera a tin chiudere quella noltitudine, & però $i tratterà della $ua capacità, e grãdezza, e poi delle mura, nelle quali $i farà c\=o$ideratione della dife$a, onde egli $i ordi- nerà la fabbrica delle torri, & di quelle parti, che. $i chiamano baloardi, caualieri piate- $ormeporte, riuellini, & $aracine$che, poi $i cõpartir a il piano rinchiu$o dalle mura per comodo d'ognuno, percioche tutto non deue e$$er fabbricato ne tutto voto. però $i trat- terà delle piazze, & vie publiche, delle $trade, & androne & calli, hauendo $empre ri$pet- to, che nõ $iano battute da'venti. come $i dirà poi. Oltra di que$to, perche ne'luoghi del- le città $oglibno pa$$are fiumi, oueto altre acque condotte, per le quali $i conduceno le merci, & le vettouaglie, però è nece$$aria la fabbrica de'ponti, & de'porti per la comodi ta d'ognuno. Ma volgendoci noi alle di$tintioni delle per$one troueremo altri e$$er piu degni, altri meno, & tra'degni, ouero vno capo $olo, ouero molti. & quel capo oper elet- tione di molti & permi$$ione di leggi, oper violenza & forza. nel primo ca$o ci apparirz il Principe, nel $econdoil l iranno. dal fine di cia$cnno prenderàl Architetto la di$po$i- tione delle $abbriche, & delle habitationi facendo al Principe il pallazzo & al @iranno la rocca. Tra'molti degni ritrouera, ch'alcuni $ono dedicati alla religione, altri $uori del l'o$$eruãze della religione. di que$ti altti $arãno atti ad v$cir $uori per la republica, altri per regger quella di dentro la citta. di que li, che $ono atti ad v$cire, altri al mare, altri al la terra $i daranno, & chi prenderà il mare hauerà bi$ogno dinauali, cioè Arzane dina- ui, di munitiore, e porti, & però l'Architetto deue anche hauere con$ideratione diquel- le $abbriche, che conuengono al mare Ma chi prenderà la terra come @apitano, & con- duttore di e$erciti hauerà bi$ogno di alloggiamenti, $teccati, forti, d'artigliarie, machi- ne, & in$trumenti diuer$i perdife$a, & offe$a. alle quai tntte co$e l'Archite tto dene dare ordine. Ma perche quelli, che $tanno dentro algouerno, ouero $ono pre$identi alle con- trouer$ie ciuili, & criminali, ouero $ono con$ultori delle co$e di $tato, però è nece$$ario per li giudici il foro, & per li $enatori il $enato, & la curia, & co$i le per$one degne, che non $ono dedicate al culto diuino della religione haueranno connenienti habitationi. Ma a gli o$$eruatori della religione $i faranno imona$teri, i chio$tri, gli ho$pitali, per gli huomini, & per le donne, come ricerca l'v$o, & il decoro d'ogni per$ona, & $pecialmente $i metterà ogni indu$tri nella fabbrica delle chie$e, & de'$acri tempij. Ma perche $ono [052]_LIBRO_ alcune opere, che ne in tutto publiche, ne in tutto priuate $i deuono chiamare: però di quelle anche $i deue hauer cura, alcune delle quali $ono per con$erua delle co$e da viue- re, o da mercãtare, alcune per difen$ione, & aiuto, come $ono i fondachi, le dogane, i ma- gazeni, la Cecca, gli armamenti, i luoghi delle munitioni, alcune all'v$o come bagni, ac- quedotti, e $imil co$e. Altre al diletto $eruono, & alle $e$te, come $ono i theatri, gli amphi teatri, le loggie, i luoghi deputati al cor$o, & a giuochidiuer$i altre all'honore, & alla me moria, come gli archi, i trofei, le $epolture, le mete, g liobeli$chi, & le piramidi. Altre in fine a'rei huomini $i fanno, come il carcere, ch'è con$eruatore della giu$titia. & tutte le predette fabbriche hanno del publico, & del priuato in vn certo modo, come $i puo ben con$iderando vedere. Ma le per$one $enze grado $ono gli huomini cittadine$chi, gli ar- tefici, gli agricoltori. e però cõ$iderando l'Architetto la comodità, & la conditione d'o- gnuno, non la$cierà a dietro maniera alcuna di priuato edificio sinella città, comenella villa. & con que$to $i darà fine a quella parte, che tratta dell'e$$er delle co$e, riuolgendo$i poi al ben e$$er tratterà de gli ornamenti, adornando la città, le fortezze, i tempij, i palaz zi, le ca$e, le $trade, i ponti, gli archi, le $epolture, & in $omma ogni opera publica, e priua ta. Di que$ta $i tratta nel $ettimo libro. Finalmente petche a fare $i grandi, & belle opere ci bi$ognano molti in$trum\~eti, ne'quali oltra la natura delle co$e, l'arte dimo$tra la for za $ua, & la materia, & $oggetto d'ogniopera, & la potenze dell'agente la fa e$$ere quel- lo, ch'ella non era, & que$to con diuer$i in$trumenti, per e$$ere lo in$trum\~eto mezano tra l'operante, & la co$a operata, però il $aggio Architetto tratta de gli in$trumenti, & del- le machine, da leuare, tirare, & mouere i pe$i, & di tutte altre $orti d'artigliarie, & perche il tempo è mi$ura dell'operationi de gli huomini, & della natura, & il mouim\~eto de' cor pi cele$ti, & $pecialm\~ete del primo va in$ieme col tempo, & ci apporta il Sole, & la Luna, come quelli che di$tingono i giorni, & le notti, però, accioche gli huomini comparti$chi no le hore, & i tempi delle loro operationi, l'Architetto $i volgerà con gli occhi al cielo, & $eruendo$i di quei bci lumi, con artificio$i lineamenti de$criuerà gli horologi da Sole qua$i mettendoci il cielo nelle mani, & que$ta è la $omma dell'Architettura, la quale ($e ben $i con$idera) abbraccia ogni comodo. & diletto dell'humana generatione, & con lo $opradetto di$cor$o potemo andare $icuramente alla dichiaratione del pre$ente Ca- po. dice adunque Vitr. diuidendo l'Architettura.

Le parti dell'Architettura $ono tre, Edificatione, Gnomonica, & Machinatione. La edificatio- ne è diui$a in due parti, vna èla collocatione delle mura, & delle opere communi, ne i luoghi pu- blici, l'altra è la e$plicatione de i priuati edificij.

Dapoi che Vitr. ci ha dimo$trato che co$a e$$er deue nella m\~ete dell'Architetto prima ch'egli venghi all'opera, hora egli ci mo$tra in quante co$e egli ha da porre le $ei predet te $orme, & dice, che l'ordine, la $immetria, la di$po$itione, la di$tributione, il decoro, & la eurithmia $i hanno ad e$$ercitare in tre co$e principalmente, ch'egli chiama parti del l'Architettura, & $ono parti materiali, & la prima è la Edificatione, & fabbrica, la $econ da Gnomonica, la terza Machinatione. Fabbrica è nome generale, & particolare, in ge- nerale fabbrica è arte, & componim\~eto d'alcuna co$a, come latinamente Fabbro è det- to ogni operario. Similmente machinatione è quell'i$te$$o, ch'è fabbrica in generale, ma quando l'vno, & l'altro nome è pre$o in particolare, fabbrica s intende edificatione, & machinatione s'intende arte di fare le machine, della quale $i tratta nel decimo libro. la edificatione ha due parti, l'vna è la collocatione delle mura, & dell'opere comunine'pu blici luoghi. di que$ta $i trata ne'primi cinque volumi. L'altra è la e$plicatione de' pri- uati edificij, delli quali $i tratta nel $e$to. _Le Di$tributioni delle opere publiche $onotre, delle_ _quali vna $i dà alla dife$a, l'altra alla religione, l altra al comodo. Alla dife$a appartiene la ragio-_ _ne di fare le mura della città, & delle torri, & delle porte, le quali co$e $ono ftate ritrouate per $cac-_ _ciare gl'impeti de'nimici continuamente_. E que$ta $i ha ne'$eguenti capi del pre$ente libro.

Della religione è la collocatione de i tempij, & delle $acre ca$e, de gli immortal Dei. [053]PRIMO. _come $i tratta nel terzo, & nel quarto libro._ Della opportunità è la di$po$itione dei luogbi communi all'u$o publico, come $onoi porti, i fori, i portichi, ibagni, i Theatri, i luoghi da pa$- $eggiare, & le altre co$e, le qnali conle icte$$e ragioni, $o io ne i publici luoghi di$egnate.

Di que$te co$e $i tratta nel quinto libro di$tintamente. _Que$te co$e dital maniera de-_ _uono e$$er di$po$te, che egli $i babbia riguardo alla fermezza, all'vtilità, alla venu$tà. Alla fer-_ _mezza $i riguarderà, quando le fabbriche $aranno ben fondate $in $ul $odo, & $e $enza auari-_ _tia $i $arà elettione, & $cielta della materia d'ogni $orte. All'utilità $i prouederà, quando $en_ _za impedimento al commodo, & u$o de i luoghi, & $enza menda $aranno le co$e di$po$te, & be-_ _ne accompagnate, & partite ad ogni maniera. Alla bellezza $i $atisferà, quando conbella, &_ _gioconda maniera dello a$petto, la compartita dei membri, $arà giu$ta, eguale, & proportionata_.

Dellt elettione dei luogbi lani, & quali co$e nuocono alla $auità.

Cap. # IIII.

NEL fabbricare le mura della città que$ti $onoi principij. Primam\~ete è la elet- tione di luogo $ani$$imo: Quello $ia lo eleuato, non coperto di nebbie ne ca rico di freddi vapori, Ma che riguardi quelle parti'del cielo, che nè troppo calde $ono, nè troppo fredde, ma temperate. Dapoi $e egli $i $chiferà la vicinanza delle paludi; per che venendo alla città col na $cente $ole l'aure mattutine $e con quel le $e congiugneranno le na$ciute nebbie, & i fiati delle be$tie palu$tri $pargeranno nei corpi de gli habitanti i veneno$i vapori me$chiati con le nebbie, & faranno il luo go mal $ano. Anchora $e le mura $aranno a canto l mare, & riguarderanno al merig gie, o al ponente, non $aranno i luoghi $alubri.

Hauendo Vitr. fondata la trattatione dell'Architettura $opra i principij dichiara- ti, comincia hora a fabbricarui $opra: & $econdo la $ua diui$ione comincia dalle ope re publiche, & delle $ei co$e, cheapartengono alla forma, tocca prima la di$tri butio- ne, & il decoro naturale, e delle tre, che deue hauer ogni fabbrica ragiona prima del la vtilita, & dirà poi della fermezza, & venu$tà delle opere. Quanto alle opere publi- che ci viene inanzi la città, che per dife$a della vita della religione, & delle publiche commodità, $i $uol fare. Sei co$e $ono (come dice il dotto Leon Batti$ta) da e$$er con- $iderate da chi vuol fabbricare vna città. La prima è l'ampiezza di tutta la terra po$ta d'intorno & la faccia, doue $i debbe fabbricare, detta regione. La $econda è il campo, & la piazza, o $patio determinato della regione da e$$er cinto, & rinchiu$o di mura- La terza. èil compartimento del detto $pacio. La quarta è tutto quello, che $i lie- na dal piano, parete, o muro nominato. La quinta è tutto quello, che ci $tà $opra il capo, o ci cuopre in qualunque modo. La $e$ta èl'aprtitura, doue & le per$one, & co$e entrano, & e$ceno. Vitr. comincia a dire della regione, cioè della elettione de iluoghi $ani, percioche gran forza, & virtù è po$ta nella natura de i luoghi, & dello aere, come quello, che da noinon $i puote $eparare; & il luogo è come padre della generatione, in quanto egli, è affetto dalle qualità cele$ti. & però le co$e natu- ralmente $i con$eruano più doue na$ceno, che altroue. Egli $i ragiona adunque della elettione de i luoghi $ani per fabbricare la città, & que$ta è la prima con$ide- ratione, che $i deue hauere. La regione adunque contiene alcune qualità, delle qualialtre $ono pale$i, altre a$co$e, & di que$te, & di quelle alcune $ono ree, alcune buone. Le ree $i cono$ceno dalle buone per lo contrario. Delle buone altre ci $er. ueno al commodo, come il pae$e abondante diacque, di frutti, di pa$coli, che ha buo ni vicini, porti, entrate, per commodità del contrattare, e condurre le merci. Altre $o no buone alla $anità. si perche hãno l'acque mobili, lucide, nõ vi$co$e nõ metalliche, [054]_LIBRO_ $enza qualità di odore, colore, & $apore, si anche, perche i venti non v\~egono troppo freddi, troppo caldi, o da luog hi infetti. Similmente $e la temperatura $arà alquanto humida, e dolce, cioè temperata. dopò la quale è più $ana la fredda: & $e l'aere $arà pu ro, purgato, peruio alla vi$ta, mobile, & vniforme; & il $ole non cuocera molto, o nõ $arà troppo lontano, ma potrà col $uo calore cõ$umare le fredde aure mattutine. Le a$co$e qualità, che ree $ono come ho detto, $i cono$ceno dalle buone. Et le buone $i attendeno da gli animali grandi, gagliardi, $aporiti di carne, & fegato buono, e da gli huomini, quando $ono copio$i dell'vno, & l'altro $e$$o, & quando $ono belli, $ani, & di lunga vita: & che $ono coloriti, gagliardi, & di temperata comple$$ione. Et dalle piante, quando $ono belle, ben nodrite, non offe$e da i v\~eti, & non $ono di quelle $pe- cie, che na$ceno in luoghi paludo$i, o $trani. Et dalle co$e diuine, come dal Genio, & buona fortuna del luogo: & dalle naturali quando le co$e $i con$eruano, come $ono le merci, i frutti: & dalle artificio$e, quando gli edificij non $ono corro$i dai venti, o dalla $al $ugine. Que$te co$e di$corre Vitr. accioche faccia l'huomo cauto & auuerti- to: & conferma con e$$empi, quanto dice, & con ragioni naturali, & dimo$tra nõ e$$e re ine$perto della Filo$ofia. Leggi Leon Batti$ta ai capi, terzo, quarto, quinto, e $e$to del primo libro, & hauerai la pre$ente materia, copio$a, ornata, & dotta: nel re$tante Vitr. $i la$cia intendere in conformità di moltiantichi $crittori, & proua quanto no- ciui $iano i luoghi $ottopo$ti al calore del $ole, dicendo.

Perche nella $tate l'aere, ch'è ver$o il meriggie na$cendo il $ole $i ri$calda, nel me- riggie arde: & quello, che è ver$o il ponente, na$cendo il $ole intepidi $ce, $alendo al mezo di ri$calda cad\~edo abbruccia: la doue per le mutationi del caldo, & del freddo i corpi che $ono in que'luoghi s'infermano. e que$to $i può cono$cere dalle co$e ina nimate, imperoche nelle cantine coperte niuno prende il lume dal meriggie, nè dal ponente, ma dal $ettentrione: perche quella parte nõ $i vede in alcun tempo mutata, ma è ferma $empre, & immutabile; & però i Granai, che riguardano al cor$o del $ole pre$to mutano la bontà loro; & le co$e del mangiare, & i frutti, che non $ono alla par te oppo$ta al cor$o del $ole, non $i con$eruano lungamente, perche $empre il calore cocendo leua la fermezza delle co$e, & con i $uoi caldi vapori $uggendo le virtù natu rali le di$cioglie, & quelle per lo caldo ammollite, r\~ede debili, & inferme, come $i ve- de nel ferro, il quale benche $ia duro di natura, nondime no dal fuoco ri$caldato nelle fornaci, s'ammolli$ce in modo, che in ogni forma $i può ageuolmente piegare, & fab bricare, & lo i$te$$o e$$endo molle, & rouente po$to nell'acqua fredda $i rindura, & ri torna nella proprietà di prima. Egli $i può ancora cõ$iderare, che co$i $ia, da che nel t\~epo della $tate tutti i corpi per lo caldo s'indeboli$ceno, non tanto ne i luoghi pe$ti- lenti, quanto nei $ani, & per lo contrario nel verno, quãtunque le regioni $ieno mol- to mal $ane, diuentano però $ane, percioche i freddi le fortificano grandemente. Si- milmente $i vede, che i corpi da luoghi freddi in parti calde traportati poco durano, & $i di$cioglieno, ma quelli, che $ono di pae$i caldi, $e $taranno nelle fredde regioni del $ettentrione, non $olamente per la mutatione del luogo non $aranno $ottopo$ti a malatie, ma $i confermeranno. Et però nel fare e mura delle città bi$ogna guardar $i da quelle regioni, i quali con i caloriloro po$$ono $pargere i caldi vapori ne i corpi humani. perche di que'principij, che chiamano elem\~eti, tutti i corpi $ono compo$ti, cioè di calore, di humore, di terra, & diaere, & dalla me$colanza di que$ti con natura le me$colamento in $omma formate $ono le qualità di tutti gli animali nel mondo. in que'corpi adunque, ne i quali di que'principij abonda il calore, $i vede, che il caldo gli vccide, & di$cioglie tutte le altre co$e, & que$ti difetti $uol fare il feruore del cielo che viene d'alcune parti, quando egli entrato $iede nelle aperte vene, più di quello, che può portare il corpo per le ine$colanze della $ua natutal temperatura. parimente $e l'humore hau rà occupato le vene dei corpi, & quelle hauera fatto di$eguali, e gõ [055]_PRIMO._ fie, tutti gli altri principij come gua$ti, & corrotti dal liquore $i lique$aranno, & le vir tù delle compo$itione $i di$cioglieranno. Similmente da i raffreddamenti dell'hu more de i venti, & dell'aure, s'infondeno i difetti nei corpi. Nèmeno la natural compo$itione dello aere, & del terreno cre$cendo, o $cemando fa debili gli altri prin cipij, i terre$tri con la pienezza del cibo, gli aeri con la grauezza delloaere. Ma $e alcuno vorra con più diligenza vedere $en$ibilmente, auuerti$ca, & attenda alle na- ture de gli vccelli, dei pe$ci, & dei terre$tri animali. & a que$to modo potrà con$i- derarele differenze delle tempre dei corpi. imperoche altra me$colanza hanno gli vccelli, altra i pe$ci, & molto anche più è diuer$a la natura de i terre$tri animali. gli vccelli hanno manco del terreno, & meno dell'humore, $ono di temperato calore, abondano di aere, da che na$ce, che e$$endo di più lieui elementi compo$ti, ageuol- mente $i leuano contra lo impeto dello a ere. Ma le nature aquatili de i pe$ci, perche $ono dal calor temperate, & più d'aere & di terreno, & poco dell'humore ritengono quanto meno hanno di que'principij dell'hum ore, tanto più facilmente nell'hu- more $i con$eruano. & però tratti a terra ad vn i$te$$o tempo, & la vita, & l'acqua mandano fuori: co$ii terre$tri animali, perche tra i principij loro $ono dallo aere, & dal calore temperati, & meno ritengono del terreno, & più dell'humore, abon- dando in quelli le parti humide, non po$$ono $tando nell acqua lungamente con$er- uare la vita. Se adunque co$i pare, come propo$to hauemo, & $e col $en$o vede- mo i corpi de gli animali e$$er di tali principij compo$ti, & dimo$trato hauemo per lo mancamento, & perlo $operchio di tal co$e, il tutto ce$$are, opatire, non dubita- mo, che nece$$ario non $ia con ogni diligenza sforzar$i di eleggere le parti del Cie- lo temperati$sime, quando nel fare le mura $i richiede la $anità; & però io giudi- co ferma mente douer$i a que$to propo$ito riuocare la ragione de gli antichi, impe- rochei maggiori diligentemente riguardauano ifegati delle pecore $acrificate, che pa$ceuano in que'luoghi, doue$i faceuano le ca$tella, ouero le guarnigioni, & $e le prime erano liuide, & vitio$e ne $a crificauano delle altre, dubitando $e per infirmi- tà, o per li pa$coli fu$$ero vitiate: ma poi hauendo fatto la i$perienza in molte di e$$e, & prouata la intiera, & $oda natura de i fegati, dalle acque, & da gli pa$coli, s'ac- campauano in que'luoghi, ma $e trouauano difetto in quelli, per certo indicio argo mentando, il mede$imo nei corpi humani traportando, che in que'luoghi e$$er do- ue$$e pe$tilente la copia dell'acqua, & del cibo, & co$i peraltre parti $i moueuano, & mutauano pae$e, in ogniluogo cercando la $anità, ma che per li pa$coli & per li cibi $i apparino e$$er $alubri le proprietà della terra, argomento manife$to ci dan- noi campi di Candia, i quali $ono d'intorno il fiume Pothereo, tra Gno$o & Corti- na, peche dalla de$tra, & dalla $ini$tra di quel fiume pa$ceno le pecore ma quelle, che $i vanno pa$colando cerca Gno$o, hanno la milza grande, & quelle che $ono appre$$o Cortina non l'hanno apparente. perche dimandandone i medici la cagio- ne, ritrouarono in que'luoghi vn'herba, che pigliata dalle pecore, $ccmaua loro la milza, & co$i cogliendone, ne dauano a quelli, che patiuano di milza. & per que$to i Creten$i, chiamano quell herba A$plenon. Da que$to egli $i può $apere, che dal cibo, & dalle acque i luoghi $ono o pe$tilenti, o $alubri. Oltra di que$to $e nelle pa- ludi $arà fabbricata la città, & che le paludi vicine al mare riguarderanno al $etten- trione, ouero tra'l $ettentrione & leuante, pure che $iano più alte che il lito del ma- re, con ragione parerà e$$er fabbricata. perche tratte le fo$$e, le acque $e ne correno allito, & dal mare gonfio per le fortune ribattute nelle paludi per varij mouimenti $ono co mmo$$e, doue per le amare me$colanze nei luoghi palu$tri non na$ceran- no animali veneno$i, & quelli, che da più alti luoghi nuotando ver$o i liti $e ne an- deranno, per la non con$ueta $al$ugine $e ne moriranno. Lo e$$empio di que$te co- $e, $i può hauere dalle paludi Galliche, che $ono d'intorno Altino, Rauenna, & [056]_LIBRO_ Aquilegia, & altre terre vicine alle palludi, le quali per que$te ragioni hanno vna in- credibili $alubrità. Ma queill luoghi, che hanno le paludi ba$$e, & non hanno v$cite correnti nè per fiumi, nè per fo$$e, come $ono le paludi Pontine, $tan do ferme $i pu- trefanno, & mandano fuori in que'luoghi humori graui, & pe$tilenti. Nella Puglia l'antica Salapia che da Diomede nel ritorno da Troia fu fabbricata, ouero (come al- tri dice) da El$ia Rodiotto, era $ituata in luoghi tali, doue gli habitatori infermando- $iognianno, andorono $inalmente da M. Ho$tilio, & da quello per publi co nome chiedendo impetrorono, che egli troua loro luogo idoneo, & elegge$$e per fabbricar la città Non ritardò M. Ho$tilio, ma $ubito inue$tigate le ragioni dotti$$imamente comprò vna po$$e$$ione appre$$o il mare in luogo $ano, & chie$e dal $enato, & popu- lo Romano, chelecito fo$$e traportare la terra, & co$i la c n$e di mura, comparti le piazze, & fatte le parti vendette, a cia$cuno habitante la $ua per due libre, & meza d'Argento & fatte que$te co$e, egli aper$e il lago nel mare, & dal lago fece il porto con i doni conce$$i, la doue hora i Salapiniper quattro miglia lontani dalla loro an- tica città habitano in luogo $ano.

Vna gran parte del $ettimo della Republica d'Ari$totele tratta di quello che $i cõ tiene in que$to Capo, & ne gli altri $eguenti del pre$ente libro. Ma noi non volemo a pompa empire i fogli, nè di$putare $ottilmente delle co$e dette da Vitr. nelle qua- li egli ha voluto & Medico, & Filo$ofo dimo$trar$i. Io de$criuereil herba A$plenon, i luoghi di Candia, Rhetimo, & Cortina doue ella na$ce, & dimo$trarei in pittura il $ito, & la regione, nella quale deue e$$er collocata vna Città, ($e però la pittura può far que$to) ma perche io intendo, che altri $i pigliano que$to carico, volentieri lo la- $ciarò a loro. Cerca l'i$torie voglio credere a Vitruuio: perche non pare conuenien- te confermare i detti di Vitr. con autorità di Plinio, o d'altro, che for$e ha pigliato da Vitr. quello che egli ha $critto. Ea$$ai, che Leon Batti$ta con ogni diligenza rac- colto habbia molte, & diuer$e co$e ad vn propo$ito, che po$$ono $atisfare i curio$i di $aper più oltra leggi al $econdo Capo del quarto iibro del $opra detto. Quella parola che dice Vitr. Municipium, gli Spagnuoli dicono Villa con giuriditione, & Ca$trum Villa cercada.

Delle fondameuta delle muraglie, & delle torri. Cap. # V.

QVANDO _adunque con que$te ragioni e$po$ta $aràla $alubrità de luoghi, ne_ _iquali $i ganno a fare le cinte delle mura della Città, & che per $ouuegno, &_ _nutrimento di quella elette $arannole regioni copio$e di frutti, & per gl@ ac-_ _conciamenti delle $trade, dei fiumi, ouero dei porti del mare $i potrà con le_ _condotte delle co$e commodamente uenire, Allbora in que$to modo $i hanno a_ _fare le fondamenta_.

Hauendo Vitruuio trattato della regione, & delle $ue qualità, & buone & ree; ac- cioche la$ciando que$te abbracciamo quelle, hora vuole trattare di quella parte, che noi dicemmo di $opra e$$er certa, & terminata, nè co$i ampia, come è la Regione, co- mincia adunque a rinchiuderla con le muraglie, & tratta delle fondamenta di quel- le, & delle torri, riguardando all'vtile, alla fermezza, & alla bellezza dell'opera, & con fidera il fine, come far $i deue in ogni operatione. Nella diui$ione dell'Architettura detto hauemo la nece$$ità di far le muraglie, hora $i tratta del modo di fondarle, del le parti della forma, della gro$$ezza, delle Torri, & figure loro. Ma per applicare i prin cipij alle co$e, che $i hanno da fare: dico che egli bi$ogna hauere le idee della di$po- $itione, & i termini loro, accioche il tutto $ia preui$to, & con$iderato. Veniremo [057]_PRIMO._ adunque alla pianta, che ichnografia $i chiama. I termini, & contorni della quale $i fanno con linee, & anguli. Angulo è quella parte del piano $ottopo$to, che $i contie ne tra due linee, che $i toccano. & pero quattro anguli $i fanno da due linee, che $i ta gliano in$ieme, dei quali $e vno $arà a cia$cuno de i tre eguale, giu$to, e dritto $ara de@- to. & quelli, che del dritto $aranno minori, $tretti, & acuti $aranno chiamati, & i mag giori larghi, ottu$i, & rintuzzati. Delle linee alcune $on dritte, & $ono quelle il mezo delle quali non adombra gli e$tremi, & che tra due punti nel più breue $pacio $i con- tengono: altre $ono piegate, & torte, & $ono quelle, che col mezo loro e$cono de gli e$tremi. Delle piegate alcune $ono parti del circolo. Circolo è figura piana, & $uper- ficiale rinchiu$a da vna linea, dal cui centro che & punto immobile nel mezo, tutte le linee tirate alla circonferenza $ono eguali. La linea piegata da gli Architetti è chia mata Arco, intendo della $implice. Corda poi $i dice quella linea, chepa$$a da vn ca- po dell Arco all'altro. Saetta $i chiama quella, che dal mezo della corda con anguli eguali a $cende alla circonferenza dell'arco. Raggio è quella, che dall'immobil punto peruiene alla circonferenza Diametro quella, che pa$$a per lo centro, & diuide il cir colo in due parti eguali. Intiero arco è il $emicircolo. Diminuito, & $cemo quello, che è minore, cioè che ha la corda $ua minore del diametro. Il compo$to è di due ar- chi diminuti: & però fa nella $ommità vno angulo di due archi gli e$$empi delle pre- dette co$e $ono qui $otto.

a.b. linea drit- ta. c.d. linea pie gata. e. anguli giu- $ti, o dritti. f. anguli lar- ghi. o. anguli $ttet ti. h.i.k. circolo. g.h.i. diame- tro. g.k.raggio. g centro. l.m.n. arcoin- tiero. l.m. corda. n. p. $aetta. r. arco $ce- mo. f. arco com- po$to. a b d c k h g i e e e e f f o o n c p m s r

Hora la naturä de i luoghi porta $anità è fortezza: hora l'Arte; hora l'vna, & l'altra. Nel primo ca$o egli $i deue cono$cere quello@, che di natuta $uo è buono. come $i ha dal precedente Capo. nel $econdo bi$ogna por mano al Di$cor$o, come $i dirà nel $eguente. Nèvoglio hora commendare la con$uetudine delle genti $traniere, che hora nelle ampliffime $olitudini, & di$erti habitando, hora ne gli a$pri$$imi mon- ti, & tra le o$curi$$ime $elue riducendo$i, & alcuna fiata in mezzo di larghi$$ime paludi, qua$i attuffando$i, & habitando luoghi $terili$$imi $icuri $i chiamauano da ogni violenza. come $i legge nei commentarij de'Germani: & altroue de gli Ir- landi, & Scoce$i, non lodo io que$ti auantaggi: percioche non mi pare, che egli $i debbia eleggere la pouertà, perche niuno ci porti inuidia: nè anche $ognarei vn poetico mondo; o terre$tre paradi$o: doue i fiumi di latte correno, mele $udano le quercie, manna e nettare piouenoi cieli, peroche all'humana nece$$ità $i può con mediocre & conueneuole habitatione prouedere, & quelle copie più pre$to de$ide- rare, che hauere $i po$$ono. Quanto adunque richiede la vita de gli huomini, eleg- ga$i la Città in tal $ito, che ella $i notri$ca del $uo tenitorio, che non po$$a di leggie- ri e$$ere a$$alita, che $ia libera alle $ortite, e che habbia le $opradette conditioni, dapoi habbia$i cura di $ondare la muraglia. Gli inditij di buono, & $odo terreno $ono; [058]_LIBRO_ che nei luoghi, nei quali s'ha da fondare, non vi$iano herbe $olite di na$cere in luo ghi humidi che nel pae$e d'intorno $iano $a$$i acuti & $odi, & alberi $olo na $centi in luoghi a$clutti: che non vi $iano acque $ortiue $otto: $e il terreno per li pe$i in terra gettati, non ri$uonera nè l acqua ripo$ta ne'va$i per li cadimenti $i muouerà. Le cauationi de i pozzi oltra l'vtilità dell'acqua, & della materia, ne daranno $egno del- la $odezza del terreno. Il fondamento non è parte della fabbrica: imperoche la na- tura $enza laiuto dell'Arte, $uol darci illuogo fondato, facendo$i il piano $odi$$imo con alti, & duri $a$$i: doue non fa bi$ogno d alcuna humana fatica, ma cerca il fon- damento, che $i fa da gli huomini, $i deue con$iderare la forma del terreno, la qua- lità, il compartimento, & le regole, la forma del terreno, è fatta $econdo la quanti- tà de iluoghi, i quali $ono o alti, o ba$$i, o pendenti: la qualità è perche la terra ha di molte $corze, onde altre $ono coperte di gro$$a, altre di minuta $abbia, & altre di creta. altre di to$o, molte di giara me$colata: & in fine altre $ono $ecche, & areno- $e, altre humide, & molli. Il compartimento richiede, che i piani $iano di$egnati con linee, & con la$quadra, ri$petto al drizzare le co$e, & a formare gli angoli. Fa vna croce di funi, fecondo che dice Leon Batti$ta, & nel mezzo $ia fitto vn chiodo, col quale ti reggerai, & co$i farai le tue $acome. tirando il filo per ogni ver$o, le Re- gole veramente per le fondamenta di ogni fabbrica $ono trouareil viuo, & il $odo, ne i luoghi pendenti cominciar dal ba$$o, nei molli, ouer areno$i battere le palifica- te $pe$$e & $ode: & quelle ra$$odare più pre$to col continuo battere, che col pe$o, o gran perco$$a di quelli $trumenti, che noi chiamamo becchi, latini fi$tucas. Con- $igliar$i con i periti del luogo cerca la natura del terreno.

Non $i fidare di fondar $opra ruine, cauar egualmente, & i$pianare il fondo delle fo$$e, accioche il pe$o prema egualmente. Sia la parte di $otto più ampia, & più gro$- $a della $uperiore imitando la natura delle co$e, & $pecialmente gli alberi, che $ono da piedi più gro$$i, che da cima. $ia la palificata più gro$$a del muro il doppio: i pali $pe$$i$$imi, & gro$$i per la lunghezza, loro la duodecima parte, ne corti meno dell'ot taua. ne luoghi d'acqua $ortiua per più $icurtà $i fonda a volti $opra pali. Nei gran- di edificij $i la$ciano alcuni $piragli nel mezo delle fondamenta per l'opera fino alla cima, acciochei ventl po$$ino v$cire ri$petto a i terremoti, l ampiezza della Città, & giro quanto alla dignità, $i richiede ampia & grande per la moltitudine, & frequen- za delle genti, quanto alla fortezza, la grande ben guardata, da poche genti non può e$$er offe$a, la picciola da manco gentiè dife$a, più facilmente può e$$er rubbata, & più $icura al tempo di guerra. Deue la Città e$$er capace di moltitudine, ma non ha- uere molto diuoto. Egli bi$ogna però $econdo i tempi far le Città forti, perche dalle offe$e, che $econdo le inuentioni de gli huomini, tutto'l giorno $i fanno, $i piglia for ma alle difele. Ma tempo, e di venire a Vitr.

All'hora in que$to modo $i hanno a fare le fondamenta, cioè, che $i caui tanto, che $i truoui il $odo, s'egli $i può ritrouare, & nel $odo quanto ragioneuolmente parerà per la grandezza del- l'opera, con quecta conditione però, che la parte $otterra tenga $pacio maggiore, & più gro$- $a $ia, che i pareti $opra terra, & quelle fondamenta $iano riempite di $odi$$ime pietre me$cola- te con calce & arena.

Que$to riempimento di $odiffima $truttura (come dice Vitr.) da noiè detto lauo- rar a ca$$a, & rincerca l'incami$ciata, come $i vederà.

Le Torri deuono $portar fuori dell'or dine, & drittura della muraglia nella parte e$teriore, ac- cioche volendo il nimico dare l'aβalto, $ia da ogni parte da gli aperti fianchi dalla deftra, & dal- la $inistra dalle torri con pietre, & altre co$e da trarre, ferito.

Dalle offe$e, $i cauano le di$e$e, & dal fine $i tragge ogni co$a, & perche alcune offe- $e $ono manife$te, alcune a$co$a, altrelontane, altre d'appre$$o, però Vit. cer ca di pro uedere quanto $i può (come deue far ognuno che fortifica) a tutte $orte di offe$e. & [059]_PRIMO._ perche vltima, & più vicina, & gagliarda, è lo a$$alto, & l'impeto che fa il nimico per entrare nella città, però a que$ta prima prouede Vitr. per far $tare lontano il nimico- Le Torriadunque de gli antichi, (in luogo delle quali per altri ri$petti $ono a di no- $tri, i baloardi, le piatte forme, i caualieri le forfici) erano fatte per que$to effetto, che diffende$$ero la cortina, però è nece$$ario. che le e$chino nella parte e$teriore ver$o il nimico. La $omma del fortificare da alcuni è ridotta a que$to, chei defen$ori $ie- no $icuri, che $ia il nimico vietato, & anche $cacciato. Il nimico $i vieta con l'acqua, col fo$$o, & col muro. la fo$$a vieta, & per la di$ce$a, & molto più per l'a$ce$a, quando ella è profonda, & precipite, & più d'vna L'acqua $ortiua in alcuni luoghi non $i può leuare; $e è alta, anniega, $e è ba$$a fa $drucciolare. impedi$ce i fuochi, & fa difficultà nell'adoperar$i. La muraglia deue e$$er gro$$a, & fatta con le ragioni che ci $ono in- $egnate da Vitr. che molto bene $erueno a no$tri giorni. il nimico $i $caccia molto meglio dalle Torri, baloardi; argini, & altre co$e $imili rileuate, & che e$ceno in fuo- ri, & $pecialmente quelle che hanno maggior piazza; perche la $icurta de i defen$o ri è po$ta nella piazza de i baloardi, oltra, che la muraglia vuole e$$er ben fatta, & or- dinata in modo che i fuochi, i colpi dell'artigliarie, quanto più $i puo, $i rendino va- ni, & $e bene la batteria e gagliarda, & l'artigliaria è violenta, però l'indu$tria degli huomini può riparare con molte inuentioni alla forza terribile di quelle machine trouate da Lucifero. Stando adunque le fortificationi come dice il Signor Conte Gian Giacopo Leonardi, nella Cortina, nel fianco, nel fo$$o, nella $trada, nella piaz- za, oue $i po$$ono adoperare le dife$e, & le machine. Vitr. molto bene con$idera il tut to. & perche le porte $ono nece$$arie perl'v$o della città, bi$ogna a$$icurarle, ma non in modo, che pre$e da alcuno di dentro a$$icurino il traditore, & offendinoi Cittadi- ni. Deue adunque e$$er $icura la porta dal nimico, & batter di fuori, & e$$ere a$co$a, & che ad e$$a non mettino capo le $trade, accioche alla di$te$a correndo non po$$ino entrarui i nimici, & però dice Vitr.

Egli pare anche che prouedere $i debbia grãdemente, che il nimico non babbia facile l'entra- ta ad oppugnare il muro, ma co$i di fo$$i precipito$i circondato $ia, & proui$to, che le uie non $ia- no alle porte drizzate, ma per torto camino vadino alla $inictra, perche quando que$to fatto $ia, la de$tra parte di coloro che anderanno alla città, che non è dallo $cudo coperta, $arà ver$o la muraglia.

Cerca il $ito delle porte, (come in mo'te altre co$e) conuengonole v$anza moder ne, conle antiche, nel re$tante pare, che $ia qualche differenza, perche Vitr. loda il Torrione tondo, come più atto a re$i$tere alle machine oppugnatorie, che erano gli Arieti, & le Te$tugini. bia$ma gli anguli, perche $ono più di$$ipabili, & copreno gli inimici, che non po$$ono e$$er battuti da due lati, come nel tondo. Ma $e auuerti- mo bene la i$te$$a dottrina $erue a i no$tri tempi, percioche $iamo tenuti a fuggire gli anguli $iano piani, di linee dritte, curui, $tretti ò larghi: $iamo obligati tirar le fac- cie de i fianchi dei no$tri baloardi con fuggir, più che $i può glianguli; perche $i fac cia legatura migliore, che non fa l'angulo, il quale può e$$er tagliato dall'artigliaria, che farebbe il luogo $enza dife$a. Fa lo angulo il mede$imo danno, che dice Vitr- percioche il nimico re$ta coperto, ci mo$tra il fianco, il che con la regola de gli anti- chi potemo e$$equire con le no$tre artigliarie, perche Vitr. vuole che le Torri $iano di$tanti vno tiro di $aetta, che il nimico po$$a e$$er offe$o dalla de$tra, & dalla $ini$tra, noi applicando que$ta dottrina alla no$tra fortificatione facemo la di$tanza di mo- do, che la no$tra artigliaria offenda da due lati & che po$$a ca$tigare chi ardi$$e fab- bricar di terreno tra l'vno fianco, & l'altro. le Torri, che egli ci mo$tra, è ragioneuo- le, che fu$$ero $icure, poi che vuole, chei defen$ori po$$ino $tarui $opra alle dife$e. Nè i $oldati, nè le machine $ariano $tate con $icurezza, $e non haue$$ero hauuto le loro $palle gagliarde $econdo l'offe$a delle machine de$critte nel decimo libro. Noi($e [060]_LIBRO_ haueremo que$ta confideratione) $econdo la mente dello autore vedremo, che egli cimo$tra, che le $palle de no$tri fianchi e$$er deuono $icure, le piazze di quelle $pacio $e. Hauemo anche di qual modo $i deuono fare le $trade, ouero le porte. Noi $eguen- do que$ta auuertenza faremo $empre le no$tre $ortite, che fuggiremo lo ri$chio che il nimico non po$$a entrate in$ieme con i no$tri nelle ritirate, come è molte volte au uenuto a quelli, che non hanno hauuto que$ta con$ideratione. ma $eguitiamo.

Le ca$tella deuon$i fare non quadrate, nè di anguli, che e$chino fuori, ma deuono più pre$to girare, accioche da più parti $ia veduto il nimico. percioche doue gli angu li vengono in fuori, quelluogo difficilmente $i difende, e$$endo lo angulo più in dife $a del nimico, che del Cittadino. Ma la gro$$ezza del muro $i deuefare in modo, che gli huomini armati, incontrando$i l'vno con l'altro, po$$ino pa$$are $enza impedim\~e to pure che nella gro$$ezza del muro le taglie di oliua$tro bru$tolate, & inca$trate $iano po$te $pe$$ime, accioche amendue le fronti del muro tra $e come Fibbie, & chia ui, con quelli pezzi tagliati, in$ieme legati durino eternamente; imperoche a $imil materia, nè pioggie impetuo$e, nè tarli, nè vecchiezza po$$ono fare nocumento alcu no, ma & in terra $epolta, & po$ta in acqua dura $enza danno in $empiterno, & però non $olamente nel muro, ma nelle fondamenta, & in que' pareti, che haueranno gro$$ezza come di muro, $e con que$ta ragione $aranno ben legati, non $i potranno di leggieri intaccare ne vitiare. Gli $pacij da Torre a Torre non $iano più lontani, che vn tiro di arco. percioche $e la Torre $arà battuta da vna parte, $aranno i nimici $cac- ciati con bale$tre, & altri $aettamenti dalle Torri che $aranno dall'vna, & l'altra par- te. & anchora per lo contrario il muro ver$o la parte intetiore delle Torri deue e$$e- re diui$o con i$pacij tanto grandi, quanto $aranno le Torri, & $iano le vie nelle parti di dentro delle Torri con traui congiunte, nè $ianofitte con ferro. Perche $e'l nimico per $orte hauerà occupato alcuna parte del muro, quelli, che $arannoalle dife$e, po- tranno tagliare le dette vie, & $e $aranno pre$ti non la$ciaranno, che il nimico pa$$i all'altra parte delle Torrio del muro, $e egli non vole$$e andare in precipitio. Bi$o- gna adunque fare le torri, ouero di forma ritonda, ouero di molti anguli, perche le quadrate di leggieri $i gettano a terra dalle machine, perche gli Arieti vrtando rom- peno le cantonate, ma nelle riton de, $pignendole ver$o il centro come cunei non le po$$ono offendere.

Que$ta parte s'è aba$tanza dichiarita di $opra, $olo a$$ai ci $arà lo e$$empio, della Torre aperta di dentro, benche ad altrimodi $i po$$ino acconciar le traui, che $i po$$a non pre$tezza gettarle a terra.

[061]_PRIMO_.

G. Sono alcuni peducci o gatelli, che $pigneuano fuori del muro per due terzi d'vn pie- de, quattro piedi lontani vno dall'altro, $oprai quali poneua tanti capid itraui, che tutti conco rre$$ero al centro della torre: & que$ti con vna ferma catena raccomandata all'vl timo palco della torre, con vno molinello, o argano doue è la. A. fermaua tuttii pal- chi con tauole $enz a chiodi, che leuate le tauole, & rauolgendo la catena, tutte letrani rimarriano appe$e alla catena, che con grandi$$ima pre$tezza lipotria leuare. & quefti po$$ono portare ogni grã carico, perche cia$cuno di loro affronta nel centro, ne po$$ono calare, $e la torre non con$ente. B. è il centro. Vuole poiche l'vltimo palco $ia forti$$imo non $olo per $o$tentamento di que$ti, ma anche occorrendo fabbricarui $opra peralzar la, ftia forte. C. tauolato. E. La muraglia. H. $cala per a$cender alla muraglia. F. piano della muraglia. D. muro di dentro, che $erraua la torre. K. I. Gro$$ezze.

G A I I K C K F F E D E H

Appre$$o di questo le dife$e delle muraglie, & delle Torri congiunte a gli argini, e terrapieni $ono [062]_LIBRO_ piu $icure. imperoche negli arieti, nele mine ne altremacbine li po$$ono fare offe$a. Ma non in ogni luogo $i ricerca lo argine, ma $olamente la doue dal di fuori da luogo alto a piè piano, $i puo ve- nire ad oppugnare la città Et però in tali luogbi bi$ogna prima cauare le fo$$e di larghezza, & di altizza grandi$sima. Dapoi deue il fendamento della muraglia eβer depre$$o, & calcatotra lo aluco della fo$$a, & fatto di qu@lla gro$$@zza, che egli po$$a $ostenere il carico dell'opcra ter- rena, & ancora dalla parte della fabbrica di dentro ver$o la terra, egli $i deue fare il fondamen- to per @mpio $pati di$tante da quel di fuori di modo, che le compagnie po$sino come in ordinan- za, nelle dife$e formar$i $opra la larg@ezzadello argine. Quando adunque $aranno fattele fon- damenta co$i dista til'vno dall altro, allbora $arà bi$ogno di $arne dell altre perlo trauer$o, che congiunte $iano col fond amento di fuori, & col fondamento di dentro di$pe$te ccme pettir, ia gui $a dei denti di $iega. perche quandoin que$ta maniera $arà fabbricato, & fondato il muro, $e, ne hauerà questo comodo, che la grandezza del pe$o in picciole parti compartita, non calcando con tuttoil carico $uo, non potrà per modo alcuno $cacciare, o $pignere le fondamenta. Ma del- la murag'ia, di che materia fare $i conuenga, non $i deue in questo luogo altrimenti determina. re: perche non $i puo per tutto hauere quclla ccpia di co$e, che $i di$idera, ma doue $aranno i $a$si di lati, & @ngoli cguali, & di piana $iperficie, che quadrati $i chiamano, cueroil $elice, ouero il cemento, euero il mattone cotto, ocrudo, quc$te cc$e $i deuono v$are, perchencn $i puo in tuttele parti del mondo, & in tutte le nature de iluoghi, acciochei muri durino eternamente $enza difetto adoperar quello, che copio$amente vi@ne in Babilonia, doue in luogo di calce, & di are na, $i v$a il bitume liquiao, & diquello, & di cotto mattone è fatto il muro dilla città.

La città ouero in terra, ouero in acqua. $e in terra, o in piano, o in monte, o parte in pia no, & parte in monte. Del fabbricare nell'acqua Vitr. ne parlerà nel quinto libro, do- ue ragiona dei pcrti. Bi$ogna aunertire nel fabbricare delle città neli'acque, che il cre $cere delle acque non le faccia danno; che $i facciano belli pallazzi $opra l'acque, & pon- ti, che habbiano del grande, & $e non $ono dife$e dal $ito, & dalla difficultà de i vad;, bi- $ogna farui le fortezze, & le mura, & afficurare an che il porto, con catene, come $i dirà al $uo luogo. $e la città $arà in terra, & in altezza, & in luoghi di precipitij, come pare, che Vitruuio voglia, nel primo modo di fortificare $enza argini, ella $arà piu $icura, perche difficilmente il nimico la potra a$$altare, per la $alita difficile, & hauerà le $coperte co- mode, & chila difenderà, $arà $opra l'auantaggio, & quelle città, che hauerano del pia no, & del monte, haueranno de i comodi, che hanno le città del monte, & doueranno hauere delle proui$ioni, che hanno le città in piano. Deue in quelle e$$er vn luogo $or- te nella piu alta parte, per $tare i caualieri della città, quando ci fu$$ero cittadini di ma- la volontà, o chei nimici haue$$ero occupato la terra. perche que$ti luoghi $pe$$o a$pet- tando il $occor$o $icuramente interten gono il nimico, & $ono occa$ione della ricupera- tione delle città. Se adunque la città $arà in piano, & come dice Vitruuio, $e egli $i po- trà andare a piedepiano, bi$ogn@rà fargli gliargini, le fo$$e, le contra $carpe $econdo le regole di $opra, & quelli ri$petti, che ha po$ti Vitruuio nel fondar le torri, & farle al- te, & che $portino in fuori, & che $iano aperte di dentro, & che habbiano precipitij, & che tenghinoi defen$ori, & che $i po$$ino $eparare le entrate, & impedire la pre$a loro, applicarle al modo no$tro difare ibaloardi, & i caualieri, & le altre dife$e, pigliando quello, che farà pernoi. Et però Vitruuio nel darei precetti della fortificatione haco minciato dalle Torri, come quelle, che principalmente ci difendino, & $iano a noi co- me $cuto, & a nimici come offe$a, & propugnaculo, dal quale, & il nimico $ia ten uto lon- tano, & la muraglia $ia guardata, & anche la parte didentro $ia $icura. Ma in que$ta materia na$ceno de idubbij. L'vno è che $e le torri $ono tanto larghe, & gro$$e dimura- glia, che po$$ino tenere corpo di gente alle dife$e, $e bene quelle traui, che dice Vitruuio $aranno pre$to gettate a terra, potranno però i nimiciper lo circuito delle torri andare da vno muro, all'altro. Aque$to $i ri$ponde, che le torri erano alte, & che i nimici non poteuano $alire a quelle altezze, $e bene haueuano occupato il muro. Erano dico alte, [063]_PRIMO._ & per dife$a, & per contra$tare a quelle machine grandi fatte de legnami, che condu- ceuano inimici nelle e$pugnationi delle città, l'altro dubio è che Vitr. vuole, che le Tor- ri dalla parte di dentro $iano aperte, accioche leuate quelle traui, & que' ponti, lo nimi- co vedendo il grande precipitio non $i metta a voler pa$$are da vna muraglia all'altra. per que$to $i vede, che meglio $aria $tato per lo nimico battere vna torre, che la mura- glia. perche tagliata o rotta la torre, haueuano il re$tante libero, & aperto per entrar dentro. Aque$to $i ri$ponde dallo eccellente M. Ale$$andro Piccheroni huomo de po- chi pari nelle fortificationi, & in altre belle arti, che le torri che erano, o doueuano e$$e- re $errate da piedi di muro alto almeno per la metà dell'altezza della cortina, haueua- no quel muro che le $erraua gro$$o da piedi a ba$tanza per impedimento delle zappe, ma poi venendo ver$o la cima $i faceua piu $tretta. la torre poi doueua nel mezo e$$ere profonda molto, & eguale almeno al fondo de iprecipitij, & $e per ca$o lo inimico fu$$e rompendo la torre, per entrarui dentro, egli era $ottopo$to ad vna infini tà di offe$e, sì da quelli, che $tauano di $opra nelle torri, come da quelli, che da ogni lato $tauano $opra le mura, come $te$$ero quelli palchi, o contignatione, che dice Vitr. per $icurtà di quel- le, che difendeuano le torri, & che facilmente $i pote$$ero leuare, altri vno, altri altro mo do hãno trouato, nè $opra que$to c'è da di$putare qual $ia piu vicino alla mente di Vit. e$$endo libero ad ognuno di affermare qual modo glipiace. però il $opradetto ha ritro uato vn modo ingenio$o, il quale noi nella $oprapo$ta de$crittione hauemo pigliato.

# L. # Leuante. # M. # Mae$tro. # P. # Ponente. # S. # Sirocco. # O. # O$tro. # T. # Fo$$o. # T. # Tramontana. # V. # Torre. # G. # Greco. # X. # Porte. # G. # Garbino. # Y. # Piazza, & foro. # # # O. # Ba$ilica. # # # I. # Strade. # # # Z. # Terrapieni. # A. # Denti a gui$a di $ega. # B. # Contra forti a gui$a di pettine. # C. # La muraglia ver$o la città. # D. # La muraglia e$teriore. # E. # argine, o Terrapieno. [064]_LIBRO_ T V X ☩ S G Y O Z T G o M P A A A A E B E B E B E B E [065]_PRIMO._ e f @ f @ @ e b b b b a b b H H c e M u u u u N s f s f s f s f s c d c d c d c d c d c d c d c d c c c c b q r b q r b q r b q r b A A A A P o P o P o P o e e e e e H K L [066]_LIBRO_

a. f. correnti per lo lungo de' contraforti, ouero catena. b. paloni perlo dritto del parete. c. incrociamenti e$teriori. e. ripre$e, & immor$ature.

A pareti e$teriori. I Ilpiano doue fini$ce i paloni.

Ordine nelle di$po$itioni dellemura nelle fortificationi de glianticbi.

A il luogo del terrapieno. d. nerue per le fibule che $e incrocciano. p. o. lun- ghezza da vn contraforte all'altro. o. r. & p. q. lunghezza dei contraforti che è piedi venti due. b. & f. incrocciamenti delle nerue. q angoli a modo di $eghe. e b $ catena per il lungo dei contraforti lunga piedi trenta$ei, & gro$$a per larghez- za vno piede, & per altezza tre quarti. G H nerua occorrente di legno che riceue in $e i capi delle catene. K l parte interiore, cioè pomerio. i u gro$$ezza delle mura. i r ri$alto de gli angoli a modo di $egne piedi quattro. M N parte e$te- riore delle mura.

Della diui$ione delle opere, che $oro dentro le mura, & della di- $po$itione di quelle per i$cbifarei fiati nociui de i venti.

Cap. # VI.

_C_IRCONDAT A la Città di mura, $eguitail compartimento di dentro delle piaz ze, & de gli $pacij, & il drizzamento delle contrade, & dei capi delle vie alle parti del Cielo. Drizzeranno$i bene, $e prudentemente $aranno e$clu$i i venti da icapi delle vie: percbe iventi, $e $ono freddi, offendeno, $e caldi, guastano, $e bumidi, nuoceno. per il che pare ch'egli $i debbia $cbifare que$to difetto, & auertire, chenon auuen ga quello, che in molte Città $uole' auenire. Come nell'I$ola di Lesbo il ca$tello di Metelino, è fat- to magnific amente, & con molti ornamenti, ma po$to $enza con$ideratione, in quella Città $of- fiando l'O$tro gli huomini $i ammalano, $offiando Cauro to$$i$cono, $offiando Tramontana $i ri- $anano, manon po$$ono per la forza del freddo fermar$i nelle piazze, o nei capi delle $trade.

Dapoi che Vitruuio ha trattato della regione, & delle $ue qualità; che era la prima con$ideratione, che $i doueua hauere per $ituare la Città, & dapoi, che ci ha dimo$trato come egli $i ha da pigliare vna parte della regione, & circondarla di dife$e, & munitio- ne di muraglia, con ragione egli vuole in$egnare a compartire il piano rinchiu$o da tutto il circuito delle mura, & prima con$idera il compartimento quanto appartiene a $chifare le co$e nociue, que$to fa nel pre$ente Capo. Dapoiquanto appartiene alla di$tributione, & di$pen$atione dei luoghi, & que$to fa nel $ettimo, & vltimo capo del pre$ente libro. Quanto alla prima parte Vitruuio con e$empi prima ci fa auuertiti, che per li noio$i fiati de venti alcun danno non $i $enta. Dapoi di$correndo $opra la natura, forza, nomi, numero, & $ito dei venti per formarne poi certa, & terminata fi- gura, ci mo$tra come habbiamo con quella a reggerci nelle dritture delle $trade. Le$- bo è I$ola nel mar Egeo detto Arcipelago, volge cento, & $e$$anta miglia, & ha la $ua metropoli detta Metilino, dalla quale hoggitutta l'I$ola è nominata. ben è vero, che hora è priua de gli antichi ornamenti, & è anda ta in ruina. Giace Metelino ver$o Tra- montana, è volto s. Theodoro a Ponente. il colfo Calonia Garbino, il col$o Ieremidia tra Sirocco, & Leuante. Metelino adunque è mal $ituato, & compartito: percioche è $ottopo$ta ai venti, de iquali la maggior parte $ono mal $ani: però nel compartimento delle piazze, & delle sboccature delle $trade, bi$ogna hauere con$ideratione alle quali- tà dei venti. Da que$to precetto, Vitrunio $i piglia vna bella occa$ione di filo$ofare [067]_PRIMO._ d'intorno la natura', & qualità de iventi, & però dicendo prima, che co$a è vento, co- mincia a que$to modo.

Hvento è onda del mare, che $corre con incerta abbondan za di mouimento: egli na$ce quando il caldo ritrouail fredo, & lo impeto del feruore e$prime la forza dello $pirito che $offia: & que- sto $i dimostra e$$er vero dalle palle dette Eolopile, & con gli arti$icio$i ritrouamenti delle @o- $e $itragge dalle $ecrete ragioni del cielo quanto è vero della diuinità. Fanno$i le dette palle cauate di rame con un punto stretti$$imo perlo quale $i vin ette dentro l'acqua, & $i p neno al fvoco, & prima, che $iano calde non mandano $uori alcun fiato, ma poi che cominciano a bolli- re, fanno al fuoco una gran forza di spignere, & di $offiare.

Diffini$ce Vitruuio il vento, & mo$tra da che na$ce, & proua il na$cimento con co$e $en$ibili. Dice adunque il vento e$$er onda del mare: $i come l'onda non è altro, che vna parte d'acqua vnita, & raccolta, che ver$o alcuna parte cacciata in$ieme $i muoue: co$i vuole Vitruuio, che il vento $ia parte dello aere in $e ri$tretta, che in alcuna parte pieghi, & però ha detto, che'l vento è onda del aere, che con incerto, & sforzeuole mo- uimento $i commoue. Na$ce il vento (come dice Vitr.) quando il calore s' incontra con l'humore, & per lo feruore $i manda fuori la forza dello $pirito, che $offia. $e bene Vitruuio ci da lo e$empio per pronare, che il vento na$ce dal calore, che opera nella hu- midità: non però e$pone chiaramente lo effetto. Diremo adunque noiquello, che da no$tri precettori hauemo imparato. Il vento, è vapore della terra, che a$cende all'al- tezza dello aere, & $cacciato dal freddo, che in quella parte $i truoua, percuotelo aere con violenza. il calore del Sole, & d'altri corpi cele$ti ha virtù ditrarre dalla terra al- cuni fumi o vapori, & leuarli in alto, perche la proprietà del calore, è tirare a $e: il che $i fa $caldando, & facendo i corpi piu rari. Que$ti vapori $ono alcune parti $ottili del- l'bumore terre$tre, che non hanno nè calore, ne figura determinata, hanno alcuni calo- re, & humidità: alcuni calore, & $iccità dei primi $i genera ogni humida impreffione, come le nubi, la pioua, la rugiada, la neue, la grandine, la brina le fonti, il mare. dei $e- condi $i fa ogni infiammato, & acce$o ardore, & tutto quello, che è dicalda, & $ecca na- tura, & però i fuochi, i lampi, i tizzoni, le comete, le ca$e a rdenti, le $telle cadenti, le co- rone lumino$e, i fulmini, le votagini, & apriture dello aere e$tiuo, i venti, i turbini, & al tre apparenze d'imperfette mi$ture da quelli hanno origine, come da materie loro pro- portionate. Noi diremo dei venti. Il Sole adunque ha virtù ditirar al modo che det- to hauemo quel vapore che è caldo, & $ecco, & $i chiama e$altatione, come il primo cal- do, & humido, $i dice vapore; Que$ti adunque v$cito dalla terra, per e$$er di natura di fuoco s'inalza, & $i lieua dritto all'in $u, & a$cende fin che egli ritruoua la parte di me- zo dello aere, & che è fredda per e$$er di$tante, & dal ri$alimento de iraggi del Sole, che dalla terra $i fa, & dal feruore dello elemento del fuoco. ritrouando adunque il fred do, come nimico lo fugge, & hauendo pure natura di fuoco cerca di a$cendere, ma e$$endo ribattuto dal freddo, è forza, che di$cenda, & per que$to contra$to è $cacciato da ilati, & in giro $i muoue per la violenza fattagli dal freddo, che lo ribatte in giu, & per la naturale inclinatione, che lo porta in $u, predominando il fuoco in e$$o, & però il vento non è altro che calda, & $ecca e$altatione mo$$a dai lati, d'intorno la terra, per la ribattuta del freddo, che è nella mezana parte dello aere, & $e bene alcuna fiata chiamamo vento lo aere mo$$o, come $i vede dal $offiar dei folli, o dal far$i vento la $ta- te, odalle palle $opradette, che Elopile $i chiamano, qua$i palle vento$e, non è però, che il vento $ia mouimento dello aere, perche bene puo $tare, che lo aere $i muoua con il ven- to, & il vento però non $ia onda dello aere. La ragione del $offiar delle Eolopile, è per- che il fuoco opera nell'a cqua col $uo calore, & cerca di conuertirla in aere, & perche le dimen$ioni dello aere $ono maggiori delle dimen$ioni dell'acqua, per e$$ere lo aere piu raro, però l'acqua conuertita in aere cerca d'v$cire, e ritrouar luogo capace, & pa$$ando per vno $treti$$imo punto, fa quello impeto, che $i vede, & $e con piu forza il calore, po- [068]_LIBRO_ te$$e pre$to conuettire l'acqua in fuoco, come fa la poluere dell'artigliaria, $i vederebbe gagliardi$$imo effetto, & le palle non durerebbono, ma $pezzate fariano del male, co- me hanno fatto ad alcuni. Ma perche l'e$altatione, che è vapore caldo, & $eco, $ia prin- cipio dei venti, egli $i proua per tre $egni. Il primo è, che per li molti venti, che regna- no, le regioni $i fanno calde, & $ecche il $econdo è, che i gran venti fanno ce$$ar le piog- gie. llterzo è, che vengono piu venti, cioè dal Settentrione, meriggie, & da Ponente, che da Leuante, perche in quelle parti $i troua maggior copia di e$alationi. Que$ti $e- gni pareno contrarij di primo a$petto alla i$perieza, & prima, perche quando $ono gran venti, pare che regni maggior freddo. dapoinon $i vede, che gli huomini ri$caldati cer- cano di far$i vento per raffreddar$i? Ri$pondo, che il freddo, che $i $ente al tempo, che $offiano i venti, na$ce per la'me$colanza, che fanno le e$alationi, con i vapori freddi, & humidi, quando s'incontrano, & anche dalla freddura dello aere, con il quale $ono me- $colati ivapori, perche puo anche e$$ere, che la e$alatione $ia mutata per lo freddo, che ella troua nel mezo delio aere, ma ceffando il vento il pae$e re$ta a$ciutto, & caldo. Al $econdo io dico, che per lo far$i vento egli $i moue lo aere, & $i ri$trigne, il quale aere è piu freddo che il corpo humano ri$caldato, & però è di$iderato. il vento adunque è e$alatione leuata da terra alla mezana parte dello aere, & dal freddo $cacciata, & $i co- me il fiume da principio pre$$o la fonte è poco, & allontanando$i dalla $ua origine per lo ingre$$o d'altre acque $i fa maggiore, co$i il vento vicino al luogo, doue egli $i lieua è poco, & partendo$i è molto, ritrouando $empre altri vapori, con iquali egli s'accom- pagna, nè prima la e$alatione $i fa vento, che ella $ia $cacciata dal freddo dello aere. Muoue$i in giro per la $opra detta cagione, & for$e anche $eguendo il mouimento delle $telle, & dei pianeti, che lo muoueno.

Etin questo modo da picciola, & breui$$ima veduta, $i puo $apere, & far giudicio delle grandi, & immen$e ragioni del Cielo, & della natura dei venti; perche $e i venti $aranno i$clu- $i, non $olo ai corpi $ani faranno illuogo $alubre, ma anchora $e per altri difetti ci $aranno delle infirmità, le quali in altri luoghi $ani $i curano con medicine contrarie, qui per la temperata e$clu $ione dei venti piu facilmente $aranno curate.

Conchiude Vitr. quan@o ha $opra detto. poi comincia a narrare le infermità, che na- $ceno da venti, dicendo.

I mali, che difficilmente $i curano nei detti luoghi $ono, la grauezza, i dolori artetici, la puntura, il Ti$ico, l'v$cire il $angue, & le altre infermità, che con lo aggiugnere, & non conlo $cemare $i curano. Quefte difficilmente $i leuano, prima perche vengono dai freddi, dapoi per- ehe indebolite le forze per l'infermità, lo aere commoβo dai venti $i aβottiglia, & vnitamente leua il $ucco dai corpi offe$i, & glirende piu voti & e$tenuati. Ma per lo contrario l'aere dol- ce, quieto, & ripo$ato, & non agitato dai venti, è piu den$o, perche non $offia, ne ba $pe$$e com- motioni perla $ua $tabilità, aggiugnendo alle membra dei corpi, notri$ce, & ristora coloro, che $ono da $imili infermità oppre$$i.

Ogni in fermità na$ceouero da ecce$$o, ouero da mancamento, cura$i dal con- erario riempiendo oue manca, & leuando doue abonda. Vuole Vitruuio, che le $opradette infermità, venghino da difetto, & mancamento, dicendone la ragio- ne, chelo aere a$$ottigliato per l'agitatione deiventi, a$ciugal'humore dei corpi, & gli indeboli$ce, & il freddo gli offende: per que$to riuolgendo$i al contrario, vuole, che lo aere dolce, & tranquillo gli riempia, & notri$ca, & $ia ottimo rime- dio alle $opradette infirmità. Grauezza è humore, che di$cende dal capo, $erra le narici, ingro$$a la voce, & muoue la $ecca to$$e. Hippocrate chiama tutte le gra- uezze, & di$tillationi crizas. I dolori artetici $ono pa$$ioni di quelle parti, che $ono appre$$o le giunture, & legamenti, & $ono nerui o$$a, & vene. Dubita Galeno $opta il $e$tode cimo aphori$mo d'Hippocrate nel terzo libro, che co$a veramente s'intenda, per que$to nome Arthritis, & dice.

[069]_PRIMO._

Degna co$a è adunque cercare quali pa$$ioni de nerui, & di ligature detto habbia Hip- pocrate, che $i fanno nelle $iccità: percioche $e li $ecchi immoderati haueranno con$u- mata la humidità dei legamenti, faranno vn certo mouimento difficile per la $iccità, & for$e apporteranno dolore, ma non faranno però quella infermità, che è detta Arthri- tis, $e per $orte alcuno non vuole nominare con que$to nome ogni dolore de' nerui. Ma il mede$imo Hipp. nel $econdo libro delle Epidimie dice in que$to modo. Quelli, che per fame nell'I$ola Aeno, che è nel golfo Arabico, mangiauano de'legumi haueuano debolezza di gambe, & quelli, che v$auano per cibo la ve ccia, patiuano dolori nelle gi- nocchia. que$ti Hippocrate non chiama arthretici, ma doglio$i delle ginocchia. Ma for $e alcuno dirà, che Arthritis $i chiama il dolore non di vna giuntura, o d'vn neruo $olo, ma di molti in$ieme, & in latino è detto morbus articularis. & nell'vltima parte è po$ta la $olutione della dimanda. La pleuritide è apo$tema dentro le co$te, chiama$i la puntu ra. Pthi$is $ono le piaghe in$anabili del polmone, dalle quali con lenta febre viene la e$te nuatione di tutto il corpo, & finalmēte la morte, ce$$ando lo $puto. l'v$cire il $angue, cioè $putare il $angue, è detto in Greco Aemopthi$is, & $i cau$a da $iccità, & le $op radette in- firmità $i curano difficilmente ri$petto alli venti, & però Hipp. al quinto Aphori$mo del terzo libro dice in que$to modo. i venti Au$trali a$$ordano, ingro$$ano la vi$ta, fanno pe- $are il capo, rendeno gli huomini lenti, & pigri, & gli di$cioglieno, & quando anderanno que$ti tempi, nelle malattie $i deuono a$pettare $imili effetti. da gli aquilonari, & $etten- trionali v\~egono le to$$i, la raucedine, durezza di ventre, difficultà d'vrina, gli horrori, & idolori, delle co$te, & del ventre. La ragio ne delle predette co$e, è (come dice Gal.) per- ciochei venti Auftrali riempieno, & otturano, perche $eco apportano grande humidità, la quale riempie gli in$trumenti dei $en$i humani, donde pigri, $onnachio$i, & aggrauati re$tano. Ma per li venti $ettentrionali per i$temperatura de gli in$trumenti che $erueno alla re$p iratione, & per l'a$prezza delle canne nata dal $ecco, e dal freddo, v\~egono le pre dette infirm ità: & que$to per hora ci può ba$tare, il re$tante copio$amente da medici è trattato.

Piacque ad alcuno, che i venti fuβero quattro. Dall'Oriente ε quinottiale il Solano: dal Meriggie l'Ostro dal Ponente Equinottiale il Fauonio, dal Settentrionale it Settentrione. Ma chi con maggio- re diligenza hanno inue$tigato, otto ne po$ero. & $pecialmente Andronico Cirre$te, il quale ne fece lo e$empio fabbricando in Athene vna Torre di marmo fatta in otto faccie, & in cia$cuna $colpi la imagine d'vn vento, che riguardaua contrail $offio cia$cuno del $uo. & $opra la Torre vi po$e vna Meta di marmo, nella cui $ommità vi fi$$e vn Tritone di rame, che con la de$tra porgeua vna ver- gbetta, & lo fece in modo, che mo$$o dal ventofacilmente $igiraua, & $i fermaua incontra'l vento. tenendo $oprala imagine del vento $colpito la verghetta dimo$tratrice del vento, & co$i tra'l Sola- no, & l'O$tro dal verno Oriente, Euro è collocato. Tra l'O$tro, e Fauonio dal verno Occidente, Affri- co. Tra'l Fauonio, & il Se@tentrione Cauro, detto Coro da molti. Trail Settentrione e'l Solano, Aqui lone, & co$i pare, che dichiarito $ia & e$pre$$o di che maniera egli prenda il numero, i nomi, ele par ti dei venti, d'onde $pirino determinatamente, la qual co$a e$$endo$i in que$to modo inue$tigata, ac- cioche egli $i $appia pigliare le regioni, & ina$cimenti loro, co$i bi$ogna ragionare.

Il numero dei venti ci darebbe confu$ione, $e egli non $i auuerti$ce, che $econdo di- uer$e intentioni, & ri$petti $i va variando. però $aper douemo, che in quattro modi $i di- $tingueno i venti. primieramente $econ do tutti i punti, che $ono nella circon ferenza del l'Orizonte. Orizonte è circolo che parte la metà del mondo, che $i vede da quella, che non $i vede. & $i puo chiamare terminatore de gli hemi$peri. $econdo que$to modo, $i darebbeno infiniti venti, perche da tutti ipunti dell'Orizonte $pirano i venti, & perche non cadeno $otto regola, non facendo di$tintione alcuna, però $i la$ciano. I Filo$ofi fanno quattro venti ri$petto alle me$colanze delle quattro prime qualità, che $ono cal- do, freddo, humido, & $ecco; gli A$trologi $imilmente, hauendo riguardo a quattro par- ti prin cipali del mondo, che angoli $i chiamano, o regioni, conuengono con i Filo$ofi, [070]_LIBRO_ & coni $acri $crittori, & fanno gli i$te$$i quattro venti. Leuante detto Solanus, O$tro dal mezo di, Fauonio dal Ponente, & Tramontana dal Settentrione. & intendeno Le- uante, & Ponente doue il Solna$ce, o$i pone al tempo dello Equinottio. I mede$imi A$trologi per altri ri$petti ne fanno otto traponendoui quattro altri tra gli primi: & co$i gli collocorno, come dice Vitr. hauer fatto Andronico Cirre$te in vna Torre in A- thene. & i piu diligenti inqui$itoti di$tingueno i venti dalle dodici parti del Zodiaco, che $ono i dodici $egni cele$ti, $otto i quali il Sole ha virtù di leuare la natura de i ven- ti. Et que$ta con$ideratione è propria de gli A$trologi. Il quarto modo è de i Co$mo grafi, & nauiganti; però alcuni ne hanno fatto ventiquatro, alcuni trentadue. I prati- cati venti della nauigatione a i giorni no$tri $ono trentadue, per commodità di mari- nati, i quali cono$ceno $en$ibile mutatione da trentadue punti dell'Orizonte nel naui- gare per vn dritto. i co$mografi ne hanno fatto ventiquattro, non e$$endo for$$e co$i au uertiti del bi$ogno de marinari. come dirà Vitr. il quale $e bene $apeua, che da ogni par te dell'Orizonte $o$$ianoi venti, però ha po$to quelli, che regnano per la maggior parte, & ha hauuto ri$petto piu pre$to alle qualità de i venti, che a gli venti, la comple$$ione de i quali $i va mutando, & nell'vniner$ale, & nel particolare. per que$ta cagione $i potrà prendere il modo di rompere quelli venti, che $aranno di maggior nocumcnto a gli ha bitanti della città, habbin $i qual nome $i voglia, & venghino da che parte po$$ono veni- re. per altri ri$petti $i po$$ono accre$cere i nomi, & il numero dei venti, il che non ci de- ue perturbare. ma vediamo, come Vitr. comparti$ca i venti. perche dei loro tempera- menti trattano i medici diffu$amente.

Po$to $ianel mezo della città vn piano quadro a liuello, ouero $ia i$pianato il luogo, & pareg- giato in modo, che'l detto quadro n n $i di$ideri. ponga$i p inelmezo centro di e$$o lo $tile dira- me, che indice, & dimostratore dell'ombra $i chiama, & $opra il detto quadro, o piano $cgni- $i l'ombra estrema fatta dallo $tile qua$il bora quinta auanti il meriggie: & faccia$i il $egno con vn punto, dapoi rallargata la $e$ta al punto, cheè $eguo della lungbezza dell'ombra, & fer- mata nel centro faccia$i il giro finito. dapo: $ia o$$eruato dopo'lmtzo di l'ombra cre$cente ca- gionata dallo stile, & quando quella bauerà toccato il giro gia fatto, & hauerà pareggiato al- l'ombra fatta dinanzi al mez di l'ombra fatta dapoi, in quel toccamento bi$ogna fare un pun- to. d @ questi due punti con la $e$ta farai loincrocciamento, & per tale incro cciamento, & per locentro dimezo $i deue tirare vna linea, che tocchile e$tremità del giro, accioche $i babbia la regione meridiana, & la Settentr onale. Fatto que$to bi$ogna pigliare la $e$tadecima parte di tutto il giro, & poner il centro nella linea meridiana, la doue toccala circonferenza, & $i deue $egnare dalla de$tra, & dalla $ini$tra nella detta circonferenza, & dalla parte del muzo di, & dalla parte di Tramontana: dapoi da que$ti quattro $egui per mezo del centro $i deueno tirare in croce le linee, che conle loroe$t emità tocchino la circonferenza, & con questo modo egli $i ba- uerà il d@$ guo dell'ottaua parte dell' O$tro, & del Settentrione. Le altre parti veramente, che $ono tre dalla de$tra, & tre dalla $inistra $i deuono in tutta la circonfer enza tirare eguali a que- $te @in modo che le eguali diui$ioni de gli otto venti $iano @ella de$crittione, & compartimento di$egnate. Allbora per gli angolitra due regioni de i venti pare che drizzar $i debbiano le dri- turre delle piazze, & i capi delle vie, perc e con tali ragioni, & compartimenti dalle habitatio- ni, dai borghi, & dalle contrade $arà e$clu$a la molesta, & danno$a forza dei uenti. Altri- menti quando le piazze $aranno a dritto dei uenti di$eg@ate, uenendo lo impeto, & il $offiare fre- quente dallo ampio, & libero $pacio del (ielo, rinchiu$o nelle boccbe, & nelle entrate delle uie, & delle $trade, andra con piu forzeuole mouimento uagando: perilche le dritture dei borghi, & delle uicinanze deuono e$$er riuolte dalle regioni de i uent@, accioche peruenendo quelli ag i an- goli delle I$ole, & alle cantonate dei capi delle uie, $iano rotri, & ribattuti $iano di$$ipa i.

Le co$e dette da Vitr. con lo e$empio di alcune figure $ono dimo$trate. nell'una $e- gnata III. èil modo di ritrouare la meridiana. A, è lo centro done $i pone lo $tile, B, & C. $ono i punti delle ombre dello $tile, C. la ombra della quinta hora inanzi & b. [071]_PRIMO._ della quinta dapoi il mezo di. D. è lo incrocciamento della $e$ta fermata $opra i pun- ti, B. & c. dell' ombra. E F è la linea meridiana. Lamede$ima è nella figura IIII. doue f K. è la $e$ta decima parte di tutto il circolo: & K I. la ottaua, come $ono la h g. & la g m, & la L I. & la h n. & la no. & la o K. nel mezo delle quali $onoi venti, come $i vede nella pianta $opra po$ta della città, doue la Croce $egna il leuante, D. Ponente, O O$tro, T. Tramontana, S. Sirocco, M. Mae$tro, l'un G. Garbino, & l'altro Greco. & $i vede comei venti $i rompeno ne gli angoli delli capidelle vie. Euui la figura $egnata. I. con li trenta due venti de nauiganti $egnati a que$to modo.

# ☩. # Leuante, Solanus. # P. # Ponente, Fauonius, vel Zephirus. # T. # Tramontana. Septentrio. Aparectias. # O. # O$tro, Au$ter. # ∴ # M. # Mae$tro. Caurus. # L. # Libecchio, o Garbino, Caurus, o Corus. # ∴ # S. # Sirocco, Eurus. # G. # Grego, Aquilo, # ∵ # 1. # Sirocco Leuante. # 2. # O$tro Sirocco. Euro Au$ter. # 3. # O$tro Garbino, Libanotus vel Au$tro affricus. # ∴ # 4. # Ponente Garbino. # 5. # Ponente Mae$tro. # 6. # Mae$tro Tramontana. # 7. # Greco Tramontana. # 8. # Greco Leuante. # 9. # Tra Sirocco, & Sirocco Leuante, & co$i va $eguendo come dimo$tra la figura. [072]_LIBRO_ I 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 S L G M O P T ☩ II Y X V T S R ୧ r O N M L K I * N c f @ h d c b a III d F A b e c IIII k f l o L m n h d g E f b @ d a g c ☩ [073]_PRIMO._

Ma for$e quelli, che hanno piu nomi di uenti cono$ciuto, prender anno merauiglia, che io habbia detto, che $olo otto uenti $i ritruouano. Ma $e auuertiranno tutto il circuito della terra e$$ere stato da Erato$tene Cireneo con Mathematiche ragioni, & uie ritrouato per lo cor$o del $ole, & per le ombre dello stile equinottiali, dalla inclinatione del cielo e$$ere di $tadi ducento, & cinquanta due mila, che $ono pa$$a 31500000. trentauna fiata mille migliaia, & cinque cento fiate mille, & di que$te l'ottaua parte eβer da un uento occupata, che è di pa$$i 3937500. non $i doueriano merauigliare, $e in tanto grande i$pacio un uento uagando col ce$$are, & col ri- torno farà uarie mutationi di $o$$iare. Et però cerca l'O$tro dalla destra, & dalla $ini$tra è il uento detto Leuconotus, et il uento nomi@ato Altanus. d'intorno alio Affrico $offia il Libonoto, e quello, che $i chiama Subue$perus, D'intorno a Fauonio $piral' Arge$te, et a certi tempi le Ete- $ie. Dai lati del Cauro, sta il Circio, et il Coro. cerca il Settentrione, Thra$ias, et Gallico. Dal- la de$tra, edalla $inistra dello Aqui one $offia Borea, et Supernate. D'intornoal Solanoè Car- bas, et a certi tempi le Ornitbie, Ma dallo Euro, che tiene le parti di mezo dai lati $tanno Cecias, et Vulturno.

In que$to luogo Vitr. ri$ponde a quello, che $e gli potrebbe opponere cerca il numero de i venti. potrebbe dire alcuno, o Vitr. tu hai numerati $ola mente otto venti, ma dei $a- pere, che ne $ono molti altri cono$ciuti, però non doneui affermare quanto hai detto. Ri$ponde Vitr. che molto bene può $tar quello, che egli ha detto del numero dei venti, & che an che $iano cono$ciuti altri venti. Et la ragione e que$ta. Perche non è da maraui gliar$i, $e vno v\~eto i$te$$o vagãdo grãdi$$imo $pacio, col ce$$are, e col ritorno faccia diuer famente $offiando molte varietà, dalle quali $i prendino diuer$i nomi diventi. Ma di- rebbe alcuno, & che $pacio è co$i grande, per lo quale il vento ha da vagare? Ri$ponde, quello e$$er l'ottaua parte ditutto il giro della terra, la quale è di miglia 3937. Prenden- do adunque per lo grande $patio qualche mutatione, ouero per la oppo$itione de i mon ti, ouero per l'altezza della terra, ouero per qualche altra cagione, non ci douemo mara uigliare $e dai lati de gli otto ventialtri ne $ono $tati collocati, come narra Vitr. fin'al numero di ventiquattro. Et come appare per la figura $egnata. I. doue.

# a. # Solanus. # T. # Libonotus. # b # Septentrio. # V. # Altanus. # c. # Fauonius. # X. # Leuconotus. # d. # Au$ter. # Y. # Vulturnus. # e. # Eurus. # Z. # Cecias. # f. # Affricus. # *. # Ornitiæ. # g. # Caurus. # h. # Aquilo. # I. # Carbas. # K. # Boreas. # L. # Supernas. # M. # Gallicus. # N. # Thra$cias. # O. # Corus. # P. # Circius. # Q. # Ethe$i{ae}. # R. # Arge$tes. # S. # Subue$perus.

Dice Vitruuio, che Erato$tene Cireneo, che fu grandi$$imo Mathematico, ritrouò con vie, & modi ragioneuoli tutto il giro, & circuito del- la terra, e$fere $tadi dncento cinquanta due mi- la, che $ono miglia trentaun mila, & cinque- cento, perche otto $tadi fanno vn miglio, & $ono pa$$a 31500000. perche mille pa$$i fanno vn miglio, & il pa$- $o è di cinque piedi. L'ottaua parte di tutto il circuito è di miglia 3937. che $ono pa$$a 3937500. Et que$to è lo $patio grande, che Vitru uio dice, nel quale per diuer$e cagioni $i puo far mutatione dei venti. Ma in che modo per lo cor$o del $ole, & per l'ombre del- lo $tile equinottiale Erato$tene ritroua$$e con ragioni mathe mati che dalla inclin atione del cielo il circuito della terra, $i dichiara dal Mau rolico nella $ua co$mografia, in que$to modo. Erato$tene. pre$e due luoghi in Egitto Ale$$andria, & Siene, iquali due luoghi $ono qua$i $otto vn'i$te$lo meridiano, & dallo $patio, che è tra vn luogo, & l'al- tro, egli tra$$e tutta la circon ferenza della terra. Drizzo adunque lo $tile, che Gnomone $i chiama, in Ale$$andria, & nel mezo di appunto quando il $ole è nel principio di Cancro con$ideraua due raggi $olari vno, che cadena $opra Siene a piombo, perche Siene è $otto il tropico del Cancro, l'altro, che cadeua $o- pra la punta dello $tile drizzato in Ale$$andria, e gettaua l'ombra ver$o Sett\~etrione, per- cioche Ale$$and ria è di qua dal Tropico detto; & per ragione dello $tile all ombra tro- uò per via Geometrica, che lo angolo compre$o $otto lo $tile, & $otto'l raggio $olare, era [074]_LIBRO_ la cinquante$ima parte di quattro angoli dritti, & però e$$endo quefto angolo eguale a quello, che nel centro della terra fail raggio, che di$cende per Siene, in $ieme col gnomo ne, o $tile d'Ale$$andria imaginato continuare fin'al centro della terra, imperoche e$$en doi raggi qua$i paralleli, gli angoli erano corri$pondenti, & $imili, era nece$$ario, che quello $patio di circonferenza, che era da Siene ad Ale$$andria fu$$e la cinquante$ima parte del tutto: & però mi$urando quella parte con gra diligenza, & ritrouandola e$$e- redi cinquemila $tadi, $eguita, che tutta la circonferenza $ia di 250000. $tadi, che $ono miglia trentaun mila ducento, & cinquanta, & co$i egli $i potrebbe acconciare, & Vi- trunio & Plinio. & $e è diuer $ità tra gli autori, pen$o, che que$to vegna dalla diuer$ità delle mi$ure. La figura della dimo$tratione di Erato$tene e $egnata.

# a. # Ale$$andria. # b. # Siene. # a.d. # Lo $tιle. # c. # Il centro. # f b c. & e d g. # iraggi del $ole. # a d g. & a c b. # gli angoli $imili.

Sono ancora piu nomi, & fiati di uenti pre$i dai luo- gbi di doue $pirano, ouero dai fiumi, o dalle procelle, che fanno, uenendo dai monti. oltra di que$to $ono le au- re mattutine, che $pirano quando il $ole $i lieua da ter- ra: percheil $ole girando percuote l'humore dello aere, & nello alzar$i con impeto $cacciando tragge i fiati dello aere con lo $pirito, che uiene akanti la luce. i quali fiati $eleuato il $ole re$tano, $i rauna- no con le parti del uento Euro. & percio Euro dalle aure, delle quali egli $i genera, da Greci è no- minato, & il Dimane $imilmente per le aure mattutine Aurion dai mede$imi, è dc@to.

Aura è piu pre$to $pirito, che vento, & è detta dallo aere, perche lieue, & dolce è il mouimento dello aere, la onde i poeti dicono, che le aure con lieui piume tracorreno lo aere.

Sono chi niegano Eratostene hauere potuto drittamente mi$urare lo $patio del mondo: ma $ia la mi$ura $ua vera, onon vera, non puola no$tra $crittura, non hauere la verà determinatione delle parti, dalle quali na$cenoi venti. il che $e co$iè, poco mancherà, che cia$cun vento non hab- biala certa ragione della $ua mi$ura: ma poco piu, o poco meno impeto.

Non vuole contendere Vitr. $e Erato$tenes' habbia portato bene, nel mi$urare il mon do, percio che que$to gli importa poco, ne egli vuole v$cire de i termini dell' Architetto. ne puo variare la ragione di trouare i v\~eti la dubietà delle mi$ure della terra, percioche $e bene la mi$ura è in certa, $ono però certii venti, & vengono da certe, & determinate parti del cielo: però $e altri hanno $cemato, ouero accre$ciuto il numero de gli $tadi di Erato$tene, que$to fa poco al pre$ente negotio. ne meno deue curare Vitr. $e vno vento $ia piu impetuo$o dell'altro. Ino$tri per la eleuatione del polo caminando per vno me- ridiano, col quadrante hanno trouato, che ad vno grado di 360. che diuideno il detto meridiano, ri$pondeno in terra miglia $e$$anta Italiani, dal che $i puo farconto quanto la terra vadi girando. Vitr. piu chiaramente e$pone la figura detta di $opra, & dice.

Ma perche queste co$e da noi breuemente e$poste $ono, miè par$o nell'ultimo del libro porrc due figure dette da Greci $chemata, una, che dimo$tri d'onde uengono certi gli impeti dei uenti; l'altra con che maniera le loro forze con diuer$e dritture di borghi, & di piazze $i po$$a $cbifa- rei noio$i fiati dei uenti Sia adunque in piano eguale il centro doue è la lettera A. la e$tremi- tà dell' ombra fatta dallo $tile inanzi al mezo di doue è la lettera b. dal centro A. all'ombrab. allargata la $e$ta $i faccia la linea circolare, & ripo$to lo $tile doue era prima, a$petti$i tanto, che l'ombra $i $minui$ca, & faccia di nuouo cre$cendo l'ombre dopò il mezo dì eguale all' ombra fatta inanzi, & tocchi la linea circolare doue $i $egnerà con la lettera. c. allbora dal $egno B. al $egno. c. con la $e$ta $ide$criuerà in croce, doue è la lettera. d. dapoi per quello incrocciamento doue è la lettera d. & per lo centro. A. $ia tirata una linea alla e$trema circonferenza, a i capi del- la quale $aranno le lettere e. F. Que$ta linea $arà dimostratrice della parte meridiana, & della, parte Settentrionale. dapoi egli $i deue pigliare la $est adecima parte della linea circolare, & porre il centro della $e$ta nella linea meridiana, che tocca la circonferenza doue è la lettera. e. Et $egnare dalla destra, & dalla $ini$tra, doue $ono le lettere. g. h. & poi nella parte Set- [075]_PRIMO._ tentrionale, $i deue ponere il centro doue è la lettera F. & $egnare dalla de$tra, & dalla $ini- stra, doue $ono le lettere I. K. & dal g. al K. & dal b. allo L. $i deuono tirare le linee per lo cen- tro, & co$i quello $pacio, che $arà nel g. e: K $arà lo $patio del uento O$tro, et della parte meridiana: & quello $patio, che $arà tra'l I. & K. $arà lo $patio del Settentrione. Le altre parti, che $ono tre dalla destra, & tre dalla $ini$tra, e$$er deuono egualmente partite. quelle del- l'oriente $aranno, doue $on le letterel. & m. & quelle del Ponente, doue $ono le lettere n. & o. dapoi dallo m. all'o. et dal al n in croce $i tireranno le linee, et in questo modo partiti $aranno gli $patij, de gli otto venti, in tutto il giro di$eg@ato. le quali co$e, quando $aranno in questa manie- ra de$critte in cia$cuno de gli ango i della figura d'otto faccie, $e coninciaremo dal @ezo di: Tra lo Euro, et l'O$tro, $arà la lettera. g. tral' Ostro, et l'Affrico lab. trall' Affrico et Fauonio. n. tra Fauonio, et Cauro. o. tra Cauro, et Settentrione K. tra Settentrione, et Aquilone @. tra Aquilone, et Solano. L. tra Solano, et Euro. m. Et di$po$te in tal modo le predette co$e, ponga$i lo stile, o gno- mone tra gli angoli della figura d'otto faccie, et in questa maniera drizzate $iano le piazze, et le otto diui$ioni dei capi delle vie.

Le figure. II. & IIII. di $opra, dimo$trano, quanto ha detto Vitruuio, benche le let- tere $iano trapo$te. II re$tante è facile. Parera for$e ad alcuno, che il trattare delle for- tificationi $ia co$a da e$$er tenuta $ecreta, come che a principi, & a Republiche $olamen- te debbia e$$er manife$ta: Oltra, che io ho vdito, che alcuni $i dolgono, che pale$ando- $i il modo del fortificare, egli $i viene a giouare a molte genti fuori d'Italia, alle quali par loro, che $i debbiano tenere le mani $trette nello in$egnare. A que$ti io non ri- $pondo, perche da $e $te$$i vanno a ba$$o, come quelli, che e$$endo huomini, vogliono mancare dell'vfficio della humanita, & poi $ono ingrati, perche hauendo imparato molte co$e belle, dalie genti di diuer$i pae$i, non vogliono v$are que$ta gratitudine di ricompen $arle nei bi$ogni della $alute loro: Oltra che non $anno gli in uidio $i, che gli e$empi delle fortezze d'Italia po$$ono ammae$trare ogni buono intelletto $enza altra $crittura. A quelli, che lodano la $ecrctezza direi, che quello, che appartiene alla $a- lute de gli huomini, non $i deue tener $ecreto, & $e pare a molti co$a grande la inuen- tione delle machine horribili, che a $trage del genere humano, $ono $tate ritrouate, & che il trucuarne dinuouo $ia merauiglio$o, & la fatica, & indu$tria di fare quelli tor- menti, non $ia $uggita da molti quanto piu ci douemo affaticare per la con$eruatione: & $e le e$$e$e $ono co$i publiche, come potremo, o doueremo e$$er pigri a far pale$i, & manife$te le dife$e? Ma in $omma io dirò a tuttii riprenditori delle co$e, que$te poche parole, le quali $iano dette per vna fiata; che il giud@care è operatione di vna ecce len- ti$$ima virtù, & come che difficil co$a, & pericolo$a $ia ad ognuno, a coloro ma$$ima- mente è dura, & pericolo$a, iquali o non intendeno, o vengono con proponimento di bia$mare piu pre$to, che di giudicare, & guardando con gli occhi aperti al poco di ma- le, $ono cie che al molto di bene che nelle opere di altri $i truoua. Que$ta $orte di gen- te (ben che pare tra la moltitodine e$$er qual che co$a) perche il ripren dere ha in $e vna mo$tra d'eccellenza, & d'auantaggio: nientedimeno la verità col tempo $cuopre il di- fetto dello animo, & le opere loro il mancamento della $cienza, & dell'a buona volontà. Alla peruer$ità di que$ti è $ottopo$to ognuno, che $uol fare, o dare alcuna co$a in publi- co, quantunque l'habbiano data, o fatta con buona intentione. però io $timo che mol- ti prenderanno maggiore occa$ione di bia $imare queilo, che io con ottimo pen$amen- to ho propo$to di publicare: impero che il trattamento d vn Arte $ola è $ottopo$ta al peruer$o giudicio di quelli, che in quell'arte vogliono e$$er tenuti, o $i $timano, ouero $ono periti, & intendenti: ma il trattare di quella cognitione, che abbraccia molte, & diuer$e $cienze, & Arti, non puo fuggire il bia$imo di molti, & diuer$i periti, & artefi- ci inuidio$i. dei quali $e in alcun tempo $e n'è trouato abondanza ai di no$tri certa- mente ne $ono infiniti, & for$e que$to a diuiene, perche quanto manca loro la i$perien- za, laindu$tria, la dottrina, & loe$empio de ibuoni, tanto $oprabonda, l'arroganza, [076]_LIBRO_ l'auaritia, & la ignoranza loro. Io di que$ti poco mi curerei, quando io cono$ceffi, che non gli fu$$e pre$tato orecchia: percio che nè di danno, ne di vergogna $arebbono a chi s'affatica. Ma perche la co$a procede altrimenti, & volentieri $i a$colta, chi dice male. & i gu$ti de gli huomini per lo pin $ono gua$ti, io e$orto ognuno, che $i piglia qualche bella impre$a per giouar altrui, che non perdonino a fatica, per fare tali opere, che da $e $i difendino, & che prendendo $eco la dife$a dalla verità con l'aiuto del tempo po$$ino conuincere di maluagità, & perfidia chi $i oppone$$e al vero. Que$to con$iglio io mi $o- no sforzato di prendere nello interpretare, & e$ponere ipre$enti volumi dell'Architet- tura, & $e bene le mie debili forze non hanno potuto tanto, che l'opera $ia riu$cita a quel la perfettione, che ella po$$i mantener$i da $e: nientedimeno io po$$o affermare con veri- tà, che ne maggior diligenza, nè piu indu$tria, nè miglior volontà ho potuto porui di quello, che ho po$to. 10 ho cercato d'imparare da ognuno, ad ognuno, che mi ha gioua to re$to debitore d'in$inite gratie: e come di$pen$atore dei beni riceuuti da altri mi ren- do. 10 ho giudicato maggior vergogna il non voler imparate, che danno il non $apere: ho fuggito la pompa di citare a nome gli auttori, dei quali mi $ono $eruito in que$ta fa- tico$a impre$a, & ho cercato non l'ampiezza della lingua, o la copia delle parole, ma la elettione, & la chiarezza delle co$e. piu volte io ho di$iderato, & cercato di communica- re le fatiche mie con alcuni, prima che veni$$ero in luce, & in comune inue$tigare la veri tà. accio che quello, che non puo fare vn $olo, fatto fu$$e da molti ma que$to, per alcuna cagione, che io bene non intendo, non mi è venuto fatto. nei di$egni delle figure impor tanti io ho v$ato l'opere di M. Andrea Palladio Vicent no Architetto, il quale ha con incredibile profitto tra quanti io ho cono$ciuto di vi$ta, & per fama, per giudicio d'huo- mini eccellenti, a cqui$tato gran nome si nei $ottili$$imi, & vaghi di$egni delle pia nte, de gli alzati, & dei profili, come nello e$eguire, & fare molti, & $uperbi edificij, sì nella pa- tria $ua, come altroue, & publici, & priuati, che contendono con gli antichi, danno lume a moderni, & daranno merauiglia a quelli, che verranno. Et quanto appartiene a Vitr. l'artificio dei Theatri, de i Tempij, delle Ba$iliche, & di quelle co$e, che hanno piu belle, & piu $ecrete ragioni di compartimenti, tutte $ono $tate da quello, con prontezza d'ani- mo, & di mano e$plicate, & $eco con$igliate, come quello, che di tutta Italia ha $cielto le piu belle maniere de gli antichi, & mi$urate tutte l'opere, che $i trouano. Nel re$tante della fatica mia il buon volere puo coprire, o $cu$are qualche difetto, & inuitare a more- uolmente alla correttione ciuile chiunque fu$$e di$idero$o di giouare come $on io: il che attendo con quel di$iderio, che io ho hauuto $empre di far bene. Ma a$$ai habbiamo vagato: però è tempo di ritornare a Vitruuio, & di credere che lo in$egnare il modo del fortificare è co$a difficillima ri$petto alla nuoua inuentione delle offe$e, dalle quali come $pe$$o detto hauemo, dipende la dife$a: & però è degna co$a trarne i precetti vni- uer$ali, in virtù dei quali l'huomo può $empre ritrouare nuoua forma di dife$a.

Della elettonione de i luogbi all'u$o comune della Città. Cap. # VII.

_D_IVISIi capi delle uie, et de$critte le piazze, egli $i deue far manife$ta la elettione de i piani al commodo, et all'u$o commune della Città per li $acri Tempi, per lo Foro, et per gli altri luoghi communi. Se le mura $aranno pre$$o il mare: elegger $i d@ue il piano, doue $i deue fare il Foro uicino al porto. $e la Città $arà fra terra, nel mezo. Ma per li $acri Tempij di quelli Dei, [077]_PRIMO._ nella tutela dei quali fpe cialmente è po$ta la terra, & a Gioue, & a Giunone, & a Minerua $i danno i piani in luoghi alti$$imi, di doue $i po$$a @nitamente vedere gradi$$ima parte della cit- tà. Ma a Mercurio nel Foro, ouero, come anche ad Ifide, & a Serapi, nel fondaco, o mercato. Ad Apolline, & al padre Bacco, preβo al Theatro. Ad Hercole vicino al Circo. in quei luoghi doue non $aranno Gimna$i, o Anfitheatri. A Marte fuori della Città, & al campo, & a Vene- re al porto. & que$to è $tato ordinato da gli auri$pici Etru$chi, cioè, che a Venere, a Vulcano, & a Marte $iano fatti i tempij fuori delle mura, accioche i piaceri di Venere non prendino piede nella città appre$$o la giouentù, & le madri di famiglia, & che dalla forza di Vulcanc tratta fuori della città con religione, & $acrificij, gli edificij parino e$$er dal timore de gli incendij libe- @ati. Mala diuinità di Marte e$$endo fuori della terra con$ecrata, non $arà la di$$en$ione, che vie- ne all'arme tra li cittadini, ma con quella dife$a dai nimici con$eruerà quella dai pericoli delle bat- taglie. Similmente a Cerere $i faranno i tempij fuori della città, in luogbi, doue non $i vada, $e non per nece$$ità, douendo$i con religione, & con $anti co$tumi que$to luogo con$tantemente guar dare. Al re$tante de gli altri dei, bi$ogna ritrouar i luogbi da fabbricare, che $iano conuenienti guardando $empre alle maniere dei $acri$icij.

Tratta Vitruuio in que$to capo, quanto appartiene alla vniuer$al di$po$itione, di$tri- butione, & decoro@dei luoghi, con$iderando il compartimento dei piani all'v$o ccmu- ne. Compartimento iu que$to luogo io chiamo vna ragioneuole diui$ione del piano ac- compagnata dal decoro, dalla $ufficienza delle parti, & dalla ri$pondenza delle co$e, $i che a grandi $oggetti'grandi edificij $i facciano, & de' grandi edificij grandi $iano i m\~e bri; perche la Citta è come vna grandi$$ima ca$a, come $i puo dire, che la ca$a $ia vna pic ciola città. Il $auio Architetto deue donare alcuna co$a all'v$anza de'pae$i, non però de- ue egli errarc, ne abbandonare la ragione, ma non la$ciare lalv$anza, & tener$i alla $cien za; altrimenti la cattiua v$anza non è altro, che la vecchiezza del vitio; dal quale animo- $amente l'huomo $i deue di$co$tare, & dar buono e$empio a'$ucce$$ori. La ragione adũ- que del Foro è che $ia po$to pre$$o al porto, $e la città è vicina al mare, ouero nel mezo della città, $e ellalè fra terra, il Foro è luogo, doue $i vedono le co$e, & doue $i tiene ragio- ne, è commodo a fore$tieri, & mercanti, che vengono di parti lontane e$$en do vicin o al porto, quando la città è pro$$ima al mare, ma nel mczo della citta è commodo, perche il mezo è propinquo a tutte le parti, & pre$to prouede a'bi$ogni, & però Vitr. ha detto. In medio oppido. perche oppidum è detto dal dare aiuto, che in latino $i dice dare opem, ouero perche iui $i portano le ricchezze, che, opes, $i chiamano. Il re$to è facile.

Ma del modo del fabbricarei tempij, e delle mi$ure, e $immetrie di quelle, nel terzo, e nel quar- tolibro ne renderò le ragioni, percioche mi è piacciuto determinare prima della copia della mate- ria, che $i deue nelle fabbriche preparare, et e$ponere la forza, e v$o di quella, e poi trattare delle mi$ure de gli edificij, e gli ordini, ele maniere partitamente di tuttele $immetrie; et ni cia- $cuno dei $eguenti libri esplicare.

Et ragioneuolmente prima tratta della materia@, & poi della forma; perche prima poco è da dire della materia, come co$a che la natura ci porta, & molto della forma, & è giu$to sbrigar$ene prefto. Dapoi perche vn'i$te$$a materia ferue a diuer$e forme, & maniere. & fimile v$anza tiene Ari$totile, per commodità della dottrina, nei libri dei principij naturali.

Il Fine del Primo Libro [078] IL SECONDO LIBRO DELL'ARCHITETTVRA DIM VITRVVIO. Proemio.

_D_INOCRATE Architetto confidato$i nei $uoi pen$ieri, & nella $ua $oler- tia, e$$endo Ale$$ana'ro $ignore del mondo, $i parti di Macedonia per an- dare allo e$ercito, di$idero$o d'e$$ere dalla mae$tà regia commendato. Co$tui partendo$i dalla patria, dai parenti, & da gli amici, ottenne lettere di fa- uore drizzate a i principali, & potenti della corte, accioche per mezo loro fuβe piu facilmente introdotto. Eβendo adunque benig namente da quelli rac- colto, chie$e loro, che quanto prima lo conduce$$ero ad Ale$$andro. Quegli hauendoli prome$- $o, erano alquanto tardi, a$pettando il tempo commodo. Dinocrate pen$ando e$$erc sbeffatto da quelli, a $e $te$$o per aiuto ricor$e. Era egli di grande $tatura, di gratio$o a$petto, & di $om- ma dignità, & bellezza, fidato$i adunque di que$te doti dinatura, nell' albergo $uo depo$e le ve- $ti, & di oglio tutto'l corpo $i vn$e, & $i copri la $ini$tra $palla di pelle di Leone, coronato di fronde di poppio, & tenendo nella de$tra la claua, $ene andò ver$o il tribunale del Re, che tene- ua ragione. Hauendo la nouità del fatto riuolto a dietro già tutto il popolo, Aleβan- drolo vidde, & merauigliando$i commandò, che gli fu$$e dato luogo, accioche egli $i face$$es innanzi, & di mandollo, chi fuβe. Egli di$$e. 10 $on Dinocrate Architetto di Macedonia, che ate porto pen$ieri, & forme degne della tua chiarezza: percioche io bo formato il monte Atbo in figura d'vna $tatua virile, nella cui $ini$traio ho di$egnato le mura d'vna grandi$$ima città, & nella de$tra vn va$o, che habbia a raccogliere l'acqua di tutti i ftumi, che $ono in quel monte; accioche da quel v@$o $i $pande$$ero nel mare. Dilettato$i Ale$$andro della ragione della forma, $ubito dimandò $e d'intorno vi fu$$ero campi, che poteβero prouedere di grano al bi$ogno di quella città. Hauendo ritrouato, che non v'era altra via, che quella d'oltra mare; Di$$e. 10 con attentione guardo al componimento di co$i bella forma, & di e$$a mi diletto: mas io con$idero, che $e alcuno vorrà and are in qnelluogo ad habitare, non $ia bia$imato per poco giudicio. perche $i come il fanciullo gia na$ciuto, non $i può $enza il latte della nusrice alleua- re, ne cre$cere; co$i la città $enza poβe$$ioni, o frutti, che vi $iano portatinon può $o$tentar- $i, ne mantener$i cre$cendo $enza copia di vett uaglia, ne e$$er frequentata, ne $i può il popu- lo $enza abond anza di viuere con$eruare. per il che ($i come io $timo) che $i bel di$egno me- rita lod, co$i giudicò douere e$$ere bia$imato il luogo. Ma ben voglio, che tu $tia meco; per- cioche io intendo di v$arl opera tua. Dall'bo a in poi Dinocrate non $i $co$tò mai dal Re: & in ε gittolo $eguitò. Hauendo iui veduto Ale$$andro il porto per natnra $icuro: lo egregio mercato, i campi d'intorno all' Egitto abbo@tdanti di grano, & le molte commodità del grant fiume del Nilo; commandò, che iui dal $uo n me Aleβandria $i fabbrica$se. εt per que$to Dinocrate dalla bellezza, & gratia del $uo a$petto, & grandezza del corpo, a quella nobil- tà, & chiarezza peruenne. Ma a meo Imperafore la natura non ba doto la grandezza della per$ona, & la età mi ba deformata la faccia, la infermità leuato le forze; la doue e$sendo io di tali pre$idij abbandonato, $pero per mezo della $cie nza, & de gli $critti a qualche grado di commendatione, & gloria peruenire. Hauendo adu que io nel primo libro $critto dell'ufficio dello Architetto, & dei termini della Architettura, & appre$so delle mura, & delle diui$ioni [079]_SECONDO._ dei piani, che $ono dentro la mura, & $eguitando l'ordine dei $acri Tempÿ, & dei publici e- dificij, & anche dei priuati, con quai mi$ure, & proportioni $i deuono fare: io non ho pen$a- to di porre que$te co$e prima, cheio ragiona$$i della copia della materia, della quale $i fanno le fabbriche, & con che ragione, & che forza ella habbia nell'v$o, & con che principij la natu- ra delle co$e $ia compo$ta. Ma prima che io dia principia ad e$t licare le co$e naturali, io ragio- nerò delle ragioni del fabbricare doue banno bauuto origine, & come per inuentione crc$ciute $ono partitamenre dirò, & $eguitando e$ponerò gli ingre$$i dell'antica natura, & di quelli, che con gli $critti, & regole dedicorono il principio del con$ortio bumano, & le belle, & fondate inuentioni, & però, come da quelli io $on ammae$trato, dimo$trcro.

Tratta Vitr. nel $econdo libro della materia nece$$aria al fabbticare, come $i $ciel- ga, & cono$ca, & ci dimo$tra il modo di metterla in $ieme. propone artificio $amente il proemio. percio che hauendo nel primo libro ragionato nei quattro vltimi capi di mol te co$e pertinenti alla elettione de iluoghi per fabbricar la città; & hauendo trattato, delle muraglie, & dife$e, del compartimento dei piani, sì per i$chifarei venti danno$i come perdi$tribuire ogni luogo con gratia, & decoro; & volendoci dare vn $egnalato precetto, o con$eruarlo nella no$tra memoxia, (ben che pare, che lo dica ad altro fine) ci dimo$tra con notabile e$$empio, che $opra tutte le co$e douemo con$iderare di fabbri- car in luogo, che ci dia da viuere, & $oppli$ca alle nece$$ità dei Cittadini. perche niuno $i mouerebbe per habitare in luogo, doue $i mori$$e di fame, come $i vede per lo co ntra- rio, che per l'abondanza delle co$ei luoghi $ono frequen tati. Legge$i nel libro delle co- $e merauiglio$e del mondo a$critto ad Ari$totele, che i mercanti Cartagine$i, nauigan- do fuori dello $tretto per molte giornate ritrouorono vn'I$ola non piu per lo adietro $co perta, che era $olo da fiere habitata, ma piena di alberi di merauiglio$a grandezza, & di grandi $$imi fiumi, fertile, & abondante dicio, che puo na$cere, lontana molto dalla ter- ra dell'Africa. Quiui trouando$i aere temperati$$imo, & per i$perienza copia di tutti i frutti della terra, cominciauano le gente di abbandonare la propria città, & andare ad habitar quei luoghi, per la qual co$ai Cartagine$i furono con$tretti a fare vno editto, che $otto pena capitale niuno piu nauiga$$e per quelle parti, che for$e erano quelle, che a giorni no$tri $ono $tate $operte ver$o Ponente. Et però vedendo Vit. la importanza del viuere, ha voluto dinuouo farci auuertiti, nel proemio, come in luogo notabile, & che prima vegni nella con$ideratione dei lettori. [Dinocrate Architetto.] Legge$i, Chiro- crate, co$i appre$$o Strabone, come appre$$o Eliano. Mai te$ti diVitr. hanno, Dino crate, del quale ne fa mention Xenofonte, s'io non m'inganno.[Pen$amenti, & nella $ua $oler- tia,] Ha detto Vitr. nel $econdo Capo del primo libro, che le idee della di$po$itione, na- $ceno da pen$amento, & da inuentione; però qui dimo$tra Dinocrate hauere hauuto Di$po$itione, come an che di $otto mo$tra lo i$te$$o, quando dice ad Ale$$andro. _10 $ono_ _Dinocrate Architetto di Macedonia, il quale a te porto pen$ieri, & forme degne della tua_ _chiarezza._ perche dicendo, [Pen$ieri, & forme] vuol dire Fabbrica, & di$cor$o, $a co$a $ignificata, & quella che $igni$ica; l'opera, & la ragione, dalle quali co$e na$ce la Archi- tettura. [10 ho formato il Monte Atho in forma di$tatua virile,] voleua Dinocrate rap- pre$entare la figura di Ale$$andro (come $i legge) & dalla de$tra cauare vno capaci$$i- mo alueo da riceuer tutte le a cque del monte Atho alti$$imo tra la Macedonia, ela Thra cia, & nella $ini$tra voleua fabbricare vna città capace di dieci mila huomini. Bella, & $ottile inuentione, $e co$i egli haue$$e con$i derato di dar da viuere alla $ua città, come egli le haueua proui$to del bere delle a cque. Però di nuouo dico, che bi$ogna fare le cit- ta in luoghi commodi, & opportuni. & di que$ta lode meritamente deue e$$er commen data la città di Vinetia, alla quale ri$pondeno tanti fiumi, tante entrate, & tante commo- dità, che pare che tutto il moudo $ia obligato a notrirla, & adornarla, & $i puo dire, che $i come la notrice del fanciullo prende il cibo altroue, della $o$tanza del quale ella ne fa poi illatte da nodrirlo, co$i Vinetia riceua da ogni parte il $uo nutrimento per $o$ten ta- [080]_LIBRO_ re il re$to dello $tato $uo, & in vero pare, che la natura s'habbia ri$eruati alcuni lũoghi, che per rari$$imi accidenti po$$ono re$tare dishabitati; & que$to per la commod ita del $ito. come Roma. Con$tantinopoli, Pariggi, & molti altri luoghi, che $empre $ono $tati celebrati, & frequentati per le $opra dette ragioni.

Della vita de gli antichi buomini, & de i principii del uiuer bumano, & delle ca$e, & accre$cimenti di quelle. Cap. # I.

_G_LI buomini per antica v$anza come fiere nelle $elue, & nelle $pelonche, & tra li bo$cbi na$ceuano, & di agre$te cibo pa$cendo$i menauano la lor vita. in queltanto dai venti, & dalle fortune furono gli $pe$$i alberi agitati, & commo$$i, & $tro- picciando$i in$ieme irami, mandorono fuori il fuoco, perche i vicini dalla gran fiamma sbigottiti, $i mi$ero in fuga. ceβata la fiamma, & bor que$to hor quello auuicinando$i al fuoco, è ritrouandolo eβer di molta commodità ai corpi, aggiungendoli legna mentre, che man- caua, & con$eruandolo, gli conduceuano de gli altri, & accennanao$i fra loro dimo$trauano la vtilità, che di ciò ne veniua, in quel concor$o d'huomini e$$endo le voei diuer$amente dallo $pirito fuori mandate, per la quottidiana conuer$atione fecero, come lor fatto veniua, ivoca- boli delle co$e. Dapoi $ignificandole piu $pe$$o, & in v$o ponendole, per quello auuenimento cominciorono a parlare, & a quel modo tra loro fabbricorono i ragionamenti. Eβendo adun- que per lainuentione del fuoco da prima venuto il conuer$are, & il viuere in$ieme, & conue- nendo molti in vno i$te$$o luogo, hauendo anche dallanatura, che non chinati, come gli altri ani- mali, ma dritti caminaβero, & la magnificenza del mondo, & delle $telle riguarda$$ero, & trat- tando (come piaceua loro) conle dita facilmente ogni co$a, alcuni di quella moltitudine comin- ciorono a farei coperti di fronde, altri a cauar le $pelonche di $otto a monti, & altri imitando i nidi delle rondini edificauano di loto, & di virgulti per fare luoghi daridur$i al coperto. Allbora molti oβeruando i coperti fatti da gli altri, & aggiungendo a loro pen$ieri co$e nuo- ue, faceuano di giorno in g orno piu bella maniera di ca$e. Et e$$e do gli buomini di natura docile, & che facilmente imitar poteua, gloriando$iogni giorno piu delle proprie inventioni, al- triad altri dimo$trauano gli effetti de gli edificij, & co$i per le concorrenze e$$ercitando gli in- gegni, alla giornata $i faceuano piu giudicio$i, & prima alzate le forcelle, & trapofti i vir- gulti con loro te$$euano i pareti, altri i ce$pugli poi, & le zoppe di loto a$ciugando faceuanoi pareti commettendogli con legnami, & per i$cbifare le pioggie, le grandini, & i caldi le copri- uano di canne, & di frondi. Dapoi percheitetti per le tempe$te del verno non poteuano regge- re alle pioggie, facendoi colmi, e $opraponendoui il loto col fare i tetti pend enti conduceuano le grondi, et i cadimenti dell'acque.

Fin qui Vitr. ha narrato artificio $amente a poco a poco per ordine il principio del fabbricare, il mezo, & il fine, quanto poteua ba$tare alla humana nece$$ita, dico artifi- cio$amente, & per ordine, perche prima ha detto la cagione, che con$trin $e gli huomi- ni a $tare in $ieme, che fuil cono$cere l'vtilità che dal fuoco procedeua, il ca$o dimo$trò l'vtilità. Que$ta con$trin$e gli huomini ad vnir$i. dalla vnione nacque la fauella, nacque la cognitione del poter$i operare con le mani, & l'operare, dal che nacque la concorren za di auanzar l'un l'altro nella inuentione de gli edificij. Onde a poco a poco vennelo [081]SECONDO. artificio, nato (come dicemmo nel primo libro nel proemio) dalla i$perienza, fondata nella natura delle co$e. Ma perche alcuno potrebbe negare, che tale $ia $tato lo ingre$$o dell' antica natura, Ri$ponde Vitr. & dice.

Ma che que$te co$e da quei principÿ, che detto hauemo, $iano $tate ordinate, in que$to modo $i puo cono$cere. percioche fi al di d'hoggi dalle nationi e$terne $i fanno gli edificÿ, come in Fran- cia, in Hi$pagna, in Lu$itania, in Aquitania, di que$te co$e, come è tauole di rouere, ouero cou paglie, & $trame. Appre$$o la natione de Colchinel Ponte per l'abondanza delle $elue $i fanno gli edificÿ con alberi perpetui i$pianati dalla de$tra, & dalla $ini$tra po$ti in terra la$ciatouitra quelli tanto $pacio, quanto ricerca la lungbezza de gli alberi, ma di $opranelle e$treme parti di quelli pongono altri trauer$i, i quali d'intorno chiudono lo $pacio dell' habitatione, & allbora da- poile $oprapo$te traui delle quattro parti legando, & $trignendo gli angoli, & in que$ta maniera facendo i pareti d'alberi a piombo di quelle di $otto, inalzano le Torri, & quelli $pacÿ, che per la groβezza della materia $ono trala$ciati, otturano conloro, & $cheggie, & anche ritagliando i tet- ti dalle cantonate tramezano con legni trauer$ati di grado in grado, ra$tremandogli, & in que$to modo, al mezo delle quattro parti leuano le piramidi, le quali, & di frondi, & di loro coprendo all'v$anza de' barbari fannoi colmi te$tuginati.

Pare a Vitr. grande argomento a prouare l'origine delle fabbriche la v$anza delle genti e$terne, & in vero è ragioneuole, che doue non è peruenuta la bellezza, & la gran- dezza dell'arte,$i veda il modo naturale, & $i ritegna quello, che è $tato dalla natura, ai primi huomini dimo$trato, perche egli $i puo dire, che ogni arte habbia la $ua pueritia, la $ua adole$centia, il fior della età, & la maturità; come l'Architettura, che ne i primi $e- coli hebbe i $uoi $gro$$amenti, crebbe in A $ia, ottenne in Grecia il $uo vigore, & final- mente in Italia con$eguì perfetta, & matura dignità. Da prin cipio adunque è ragione- uole di credere, che ella haue$$e quella origine, che la nece$$ità dimo$trò primieramen- te all'humana generatione, come $i ha a di no$tri effere nell'I$ola Spagnola, & nelle par- ti del mondo $coperte dai moderni, che le $tanze, & le habitationi $ono fatte di alberi, te$$uti di canne, coperti di paglie, ma di modo, che egli $i ha in con$ideratione la digni- tà de gli habitanti, dando$i piu grandi, & piu belle, & piu commode habitationi, a quel- li, che fra quelle genti ottengono grado maggiore. Que$to $i dice, che i no$tri hanno ri- trouato nel $opra detto modo. Ma poi, che piu perite genti, & piu ingenio$e hanno co- minciato a praticare in quei luoghi, piu bella, & piu artificio$a maniera difabbricare è $tata introdotta. Lauorando i legnami, & facendogli molti ornamenti, che non haueua- no prima, & co$i di giorno in giorno aumenteranno gli artificij, & le inuentioni delle co $e, dome$ticando il pae$e per l'humana conuer$atione. Buono adunque è l'argomento di Vitruuio,$e bene egli non dice$$e a punto il vero diquel fuoco acce$o da gli alberi a- gitati dai venti, non $apendo egli la i$toria della creatione, & della origine del mondo. Ma chipon mente alle parole di Vitr. ritruouerà nel pre$ente di$cor$o vn'ordine mera- uiglio$o: perche prima ha ritruouato quanto puo la nece$$ità, & la natura, dicendo la ca gione, che co$trin$e gli huomini ad habitar in$ieme, da poi ha dimo$trato quanto puo la i$perienza, & la con$uetudine, dicendo quello, che molte genti acco$tumano difare, per accommodar$i, & difender$i da i contrarij, con diuer$e maniere di habitatiom $ecõ do l'v$o deiluoghi, & delle co$e, & finalmente dirà, quanto ha potuto l'Arte cerca le re- golate inuentioni, & gliornamenti, & pompa del fabbricare. come anche al primo Ca- po del decimo libro, Vitr.conferma dicendo, che quelle co$e, che gli huomini auuertiro- no e$$er buone all'v$o tentarono anche cõ i$tudio d'arte, e di ordinationi per via di dot- trina. E qui $i vederà come la natura humana tutta via auanzando $e $te$$a, di giorno in giorno dal nece$$ario al comodo, e dal cõmodo all honoreuole peruiene.Bella, e degna co$a è di cõ$iderare, come l'Aate $i $onda $opra la natura, nõ mutãdo quello, ch'è perna tura, ma facendolo piu per$etto, & adorno.come nel pre$ente capo Vitr.chiaramente ci mo$tra per diuer$i e$empi nõ $olamente l'origine del fabbricare, mai modi, e le maniere [082]LIBRO naturali, che poi $ono $tate pigliate dall'Arte a perfettione delle co$e, come $ono i tetti pendenti, i colmi, le volte, le colonne, & i loro ornamenti, & altre co$e, che $ono $tate dal- la natural nece$$ità alla certezza dell'Arte, per humana $olertia traportate. Seguita adunque.

Ma i Frigij, i quali babitano le campagne per la inopia de bo$chi hauendo bi$ogno di legna, eleg- geno alcune parti piu eleuate del terreno, & cauandole nel mezo, & votandole, & facendoi $entieri allargano gli $pacij, quanto cape la quan tità, & grandezza delluogo: ma poi di$opra legando in$ieme molti fu$ti fanno i colmi de i tetti piramidali, & coprendo quelli con canne, & paglle inalzano $opra le $tanze grandi$$imi grumi di terra: & a que$to modo fanno con la ragione de i tetti l'inuernate calai$sime, & l'e$tati fre$chi$sime. Altri di palu$tre alica ricuo- preno i loro tuguri. Et anche appre$so altre nationi, et in alcuni luoghi $imilmente in que$ta maniera $i fanno le ca$e. Ne meno in Mar$iglia $i puo vedere, chei tetti $ono fatti $enza te- gole, ma $olamente vi è $oprapo$ta la terra conle paglie. In Athene anche per e$sempio dian- tichità nell' Areopago fin'a no$tri giorni $i vede il tetto di lottole, e nel Campidoglio nella $acr a rocca la ca$a di Romulo ci puo fare auuertiti de gli antichi co$tumi, per e$ser coperta di paglie, e di fieno, et co$i per tali $egni poteme di$correre $opra la inuentione de gli antichi edificij, che tali fu$sero come detto hauemo.

Vitru. ha finito la propo$to argomentatione, & con molti e$$empi ci ha confermati nella credenza dell'antico, & nece$$ario modo del fabbricare, & qua$i ci ha indotto a credere, che la inuentione del con$ortio humano $ia $tata, $econdo, che egli ha detto. hora ci vuole fare accorti di quanto l'u$o, & la i$perienza, dapoil'Arte ci ha dimo$tra- to, & dice.

Ma bauendo gli buomini con l'operare ogni giorno fatto le mani piu pronte, & piu de$tre al fabricare, & per la continua e$ercitatione de gli ingegni loro e$sendo con $olertia peruenuti al- ll'Arti, ne $egui, che aggiunta a gli animi loro la indu$tria fece, che chi tra quelli fu$sero piu flu- dio$i, & diligenti, faceuano profe$sione di e$ser fabbri.

Fabbro latinamente è nominato ogni artefice. dice$i in Greco Tecton, d'onde è de- riuato il nome di Architeto, come s'è detto nel primo libro. Et qui $i puo vedere co- me non $olamente le co$e alla Archit ettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma anche i vocaboli delle co$e. però non la$ciando Vitr.alcuna co$a, prudentementeren- de perfetto l'auditore. Fabbri adunque $i chiamauano i piu $tudio$i, & diligenti ope- ratori, perche alla natura, allo e$$er citio, alla $olertia aggiungeuano la indu$tria, la qua- le non è altro, che vn de$iderio di affaticar$i ridotto all'opera con diligenza, & e$$erci- tio dello ingegno, & auantaggio dell' Arte per con$eguire la per$ettione. conchiude Vitru.& dice.

Quando adunque da principio que$te co$e $tate $iano in q ue$to modo ordinate, & la natura non pure di $entimenti habbia gli buomini, come gli altri animali ad rnati, ma ancora di con- $ideratione, & di con$iglio armato lo intelletto, $ottomettendo al poter loro gli altri animali, quelli di grado in grado alle altre Arti, et di$cipline peruenendo, v$citi dal f bbricare, dalla vita ferigna, e $ilue$tre, alla man$ueta, e bumana $i condu$sero, d'indi animo$amente ammae- $trando$i, e piu oltre guardando con maggiori pen$amenti na$ciuti dalla varietà delle Arti, no@ ca$e bumili, e ba$se, ma grandi babitationi fondate, e di pareti fatti di mattoni, e di pietre, e di legnami compo$te, e ditegole coperte cominciorno a fabbricare. Dapoi cre$cendo in varie o$ser- uationi di $tudi con giudicio$o di$cor$o da incerte a certe ragioni di mi$ure condu$sero inanzi la co$a, e d'indi auuertendo, che la natura largamente produ euale legna, e porgeua loro abondan- te copia di fabbricare cominciorno a nodrirla, et a coltiuarla, e cre$ciuta poi con artificij ornar- la all'v$o diletteuole, et eleganza della vita, e però io $on per dire di quelle, co$e le qua- li commode, e buone $ono ne gli edificij, dimo$trando (come io potrò) le qualità, et virtù di quelle.

Vitr, ci ha condotti a poco a poco a ritrouar la materia, & l'abondanza delle co$e, [083]SECONDO. che vanno nel fabbricate, & qua$i ci ha fatto na$cere dinan zi a gli occhi vna co$a dal- l'altra con vno euidente $ucce$$o, & accre$cimento dell'Arte, & $i ha eletto non tutte le mantere del fabbricare, perche le fabbriche fatte dalle genti roze, o $atte per nece$$ita $ono d'infinite $orti, & lo infinito non cape $otto la dottrina de precetti: ma vuole trat- tar diquelle, che dalla ciuile v$anza, & per commodo, & per bellezza $ono degne di e$$er con$iderate, & inte$e.

Ma $e alcuno vorrà di$putare dell'ordine di que$to libro pen$ando, che egli debbia e$$ere prepo- $to a utti gli altri: accioche egli non pen$i, che io habbia errato, ne dirò la ragione. Scriuendo io il corpo dell' Architettura, io ho pen$ato die$ponere nel primo libro di che ammae$tramenti, & di$cipline debbia e$$er ornata, & con certi termini prefinire le $ue maniere, & dire da che ella fu$se na$ciuta, & co$i quello. che fu$se allo Architetto nece$sario iui io dimo$trai. & però nel primo libro io bo detto dell'officio dell' Arte;nel pre$ente io di$puterò delle co$e naturali della mate ria, che u$o elle habbiano nel fabricare, perche ilpre$ente libro nõ dichiara onde na$ce l Architet- tura, ma d'onde $ono nate, & con quali ragioni nodrite, & peruenute di grado in grado a que- $ta determinatione, & però in que$to modo alluogo, et ordine $uo po$ta $arà la compo$itione di que$to volume.

Come chi fabbrica è tenuto rendere la tagione dell'ordine, che egli tiene, co$i chi cõ- pone vn'opera, & in$egna vn'arte è obligato a dire perche prima, & perche poi habbia po$to le co$e in quell'arte contenute, per acquetar gli animi di chi fa fare le fabbriche, però Vitr.con grande humanità reude conto dell'ordine del pre$ente hbro.Et la ragio ne $ua in virtù è que$ta. Non è conueniente trattare di alcuna co$a partita mente conte- nuta in vn'Arte, prima, che egli $i tratti de i prin cipij di quell'Arte.percioche niur o effet to è prima della cau$a $ua. Se io adunque(puo dir Vit.)trattato haue$$i prima della ma- teria, che è trattatione particolare di que$t'arte, & non de i principij di tutta l'arte, io nõ hauerei v$ato l'ordine, che $i conuiene. Il fine dell' Architetto non ci $arebbe $tato ma- nife$to, co$a $ommamente nece$$aria, perche la cognitione del $ine precede ogni opera- tione. Dapoi l'vfficio dello Architetto $arebbe $tato a$co$o; i precetti dell'arte la fciate; La confu$ione ci hauerebbe impedito il vero intendimento. Meritamente adunque le co$e dette nel primo libro doueuano precedere a tutte l.altre. Ma perche il $ecõdo libro contener debbia il trattamento della materia,$imilmente è manife$to. perche la mate- ria, è principio non dell' Architettura, perche l'Architettura non è fatta di legno, ne di pietra, ma delle co$e, che $ono dall'Arti formate, & $abbricate, & è principio, & $oggetto nel quale $i e$prime quello, che è nella mente dell' Arte$ice, cioe l'ordine, la di$po$itione, la di$tributione, la $immetria, la gratia, & il decoro, & in $omma, il perche, la ragione, il di$cor$o, la co$a $igni$icante, come nel primo libro $i dimo$tra.E dunque al luogo $uo il trattamento della materia. Et $i come nel primo libro s'è detto dell'origine dell' Arte, co $i nel $econd $i tratta dell'origine del fabbricare.

Horaio tornerò al propo$ito, & dirò delle copie atte ad e$$er po$te in opera in che modo $iano compo$te dalla natura, (_come $ono i legnami, le pietre & altre co$e_) & cou che me$colanze, & principij $iano iloro componi menti temperati, accio nono$cure, ma chiare $iano a chilegge e$ponerò con ragione. perche niuna $orte di materia, ne corpoè, ne co$a alcuna, che $enza la vnione di quei principij, po$$a venire in luce, nè e$$er allo intendimento $ottopasta, ne altramen- tela natura delle co$e può hauerele $ode, & vere dicbiarationi dai precetti d@ Filo$ofi naturali, $e prima non $ono dimo$trate le cau$e, che in quclle $i trouano, & con $ottili$sime ragioni inue- $tigate in che modo, & perche co$i $iano.

Il $apere con$i$te nella cognitione delle cau$e, & dei principij, & perche niuna co$a $i troua al $en$o $ottopo$ta, che compo$ta non $ia per la me$colanza de i $uoi principij, & le co$e s'intendeno, come $ono, però è nece$$ario trattare de' prin cipij perche que$ta co- gnitione ci darà d'intendere qual materia $ia buona per vna co$a, & quale per vn'altra- perche altra natura il Rouere, altra l'abete, altra il larice.& altro effetco fa il marmo, al- [084]LIBRO tro il $a$$o, altro i mattoni. però Vit.che di$correua, che da diuer$e cau$e vengono diuer- $i effetti,$ilo$ofando narra l'opinione de gli antichi cerca i principij materiali, cioè che entrano come partia far le co$e di natura, & nel $ucce$$o applicherà poi le cau$e a gli e$$etti, come ci $arà manife$to.

Dei principij delle co$e $econdo i Filo$ofi. # Cap. # II.

_TH_ ALES primier amente pensò, che l'acqua fu$$e principio di tutte le co$e: Hera- clito Ephe$io (che per la o$curità de $uoi detti Scotinos era chiamato) po$e il fuo- co. Democrito, & lo Epicuro di Democrito fautore, gli Atomi, che da no$tri in- $ecabili ouero indiuidui corpi da alcuni chiamati $ono. Ma la di$ciplina de Pitha- gorici aggiun$e all'acqua, & al fuoco, l'aere, & la terra. Democrito adunque, auegna, chele co$e di proprio nome non chiama$$e, ma $olamente propone$sei corpi indiuidui, pure per que$ta ragione pare, che egli pone$se quelli i$te$si principij, perche e$sendo quei corpi $eparati, prima che concorrino in$ieme alla generatione delle co$e, ne $i raccogliono, ne mancano, ne $i diuidono, ma $empiternamente ritengono in $e perpetua, & infinita $odezza. Quando adunque $i veda, che tutte le co$e na$cano da que$ti principij conuenientemente compo$ti, & e$sendo quelle in infi- nite $orti per natura di$tinte, io ho pen$ato, che nece$sario $ia di trattare delle varietà, e diffe- renze dell'v$oloro, e dichiarire, che qualità habbiano ne gli edificij, accioche e$sendo cono$ciute, quelli, i quali pen$ano di fabbricare, non errino, ma apparecchino le co$e buone, e $ufficienti all'v- $o del fabbricare.

Vitruuio narra in que$ta parte la diuer$ità delle opinioni de gli antichi filo$ofanti cerca i principij delle co$e, & intende (come ho detto) i principij materiali, cioè quel- li, che entrano nella compo$itione delle co$e, ne i quali finalmente ogni co$a $i ri$olue. Dice, che Thales, fece l'acqua principio ditutte le co$e; Heraclito il fuoco; Demo- crito, & lo Epicuro gli Atomi; i Pithagorici l'acqua, il fuoco, l'aere, & la terra. Vitr. non contende in que$to luogo quale $ia $tata migliore opinione, ma con$ente a quella de i Pithagorici, che abbraccia tutti quattro gli elementi, come piu chiaramente nel proemio dell'ottauo libro $i vede: & ne dice la ragione copio$amente, & con dignità della materia. Ma perche in quelluogo non $i fa mentione diquello, che Democrito intendeua per Atomi: io dichiarerò la opinione di quello con breuità. Vedendo adunque Democrito, che tutti i corpi, che hanno parti diuer$e di nome, & di ragio- ne, erano compo$ti di parti, che in nome, & in ragione erano $imiglianti, volle, che anche le parti, che conueniuano in nome, & in ragione, compo$te fu$$ero di alcuni in- diui$ibili, & minuti$$imi corpicelli, che egli Atomi nominaua. Et $e bene egli non $i puo ritrouare $i picciola parte corporea, che non $i po$$a diuidere in altre parti, & quel- le $imilmente in altre, & co$i in infinito, niente dimeno il buon Democrito, tanto da A ri$totile commendato, voleua, che infiniti corpicelli $i troua$$ero, che per modo al- cuno non riceue$$ero diui$ione, ma fu$$ero indiui$ibili, & impartibili. Ma come egli intende$$e que$to, accioche vn tant'huomo non $ia contra ragione bia$imato, io dirò, che la diui$ione dei corpi, come corpi, & delle parti, & delle particelle andaua in infi- nito, ne $i poteua que$ta diui$ione po$$ibile intendere altrimenti: ma dall'altro canto con$iderando egli molto bene, chei corpi naturali era compo$tidimateria, & difor- ma, & che poteuano e$$er diui$i in co$i minute parti, che niuna di quelle pote$$e piu pre- $tare l'ufficio $uo, nefare la $ua operatione naturale, come $e egli $i piglia$$e vna mini- ma parte di carne, che non pote$$e fare la operatione di carne: però egli volle, chei corpi natural fu$$er compo$ti di que$ti corpicelli indiui$ibili, non in quanto corpi, & quantità intelligibile, & mathematica, ma in quanto corpi naturali compo$ti di mate- [085]@ECONDO. $ia, & diforma naturale. & volle, che que$ti fu$$ero in$initi, cioè di nùmero grandi$$imo, & di figure diuer$e. & però altri ritondi, altri piani, altri dritti, altri ad unchi, altri acuti, altri rintuzzati, altri diquad rata, altri d'altra forma facendo, & nel vacuo del mondo di$pergendogli, voleua, che per la vnione, & per la $eparatione di quelli $atta diuer$a- mente, $i produce$$ero le co$e, & manca$$ero, come ci appare. Et que$ta era l'opinione di Democrito, per la quale $i comprende, ch'egli voluto habbia, & creduto, che la natu- ral $igura, & apparenza de i corpi $ia la form a loro $o$tantiale, & vera;il che in vero non è, perche la figura è accidente, & non $o$tanza delle co$e. Pare che Vitr.voglia, che De- mocrito habbia hauuto la opinione dei Pithagorici $e bene egli non ha nominato ae- re, acqua, terra, ne fuoco, & for$e per que$ta cagione egli nell'ottauo libro non ha fatto mentione di que$to. Ma dichiamo anchora noi alcuna co$a. Quattro $ono i principij materiali di tutte le co$e (come vogliono gli antichi, che gli chi amarono primi corpi) & que$ti $ono terra, acqua, aere, & fuoco.Et $e piu oltra pa$$are $i vole$$e, egli $i potrebbe dire anche que$ti e$$er compo$ti d'altri principij, ma non $i conuiene piu adentro pene- trare in que$to luogo.perche hora $i tratta di que' principij, le qualità de quali fanno tutte le mutationi, & gli effetti, che nelle co$e $i trouano, & quelle qualita deuono e$$et manife$te come ne i $eguenti ver$i tratti dalle no$tre Meteore $i dimo$tra.

# Poi che da pr ma il mondo giouanetto \\ Mo$trò $ua bella faccia, che confu$a, \\ Ogni forma teneua in vn'a$petto: # In que$to variar non $i dimora, \\ Ch'il fuoco $cema la $ua leggierezza, \\ Et per la nuoua forma $i $colora. # Et la diuina mano aprio la chiu$a \\ A gli elementi, & in gioconda vece \\ Fu $ua virtute nelle co$e infu$a. # L'aer lubrico, & graue a piu chiarezza \\ Si moue del liquor, che a maggior põ \\ Giugne la $iccitade, e la $odezza. (do, # Delle piag gie mondane ancora fece \\ L'ordine bello, e'l variato $tile, \\ A bene$icio dell'humana $pece. # Co$i natura variando il mondo. \\ Ripara d'vna in l'altra la $emenza, \\ Delle co$e, che'l fan bello, e giocõdo. # Dalla terra l'humor, l'aura gentile \\ Dal foco $ciel$e, & a que' corpi diede \\ Loco $ublime, a que$ti ba$$o, e humile. # Onde'l morir non è, $e non $tar $enza \\ L'e$$er di prima, e'l na$cer cominciare \\ Altr'e$ser, altra $orma, altra appar\~eza. # Et $e l'un per di$tanza l'aitro eccede, \\ Pure han tra lorvirtù conueniente, \\ Ond'il tutto qua giu d'indi procede. # Que$to continuato variare \\ Dello $tato mondano ordine tiene, \\ Soggetto alle virtù cele$ti, & chiare. # Etra lor ben $i cangiano $ouente, \\ Etra terra nell'acqua ri$oluta \\ Rara diuenta, liquida, & corrente. # Ch'indi lo eterno cor$o lo mantiene, \\ Lo tempra, & lo di$cerne, & variãdo \\ In pro dinoi viuenti lo ritiene. \\ Etla mi$ura d'ogni co$a è l quando. # L'Humor la $ua grauezza an che ri$iuta, \\ E s'a$$oti glia in aer, & que$ti ancora \\ In $ottili$$imo $oco $itramuta.

Quattro ad unque $ono le prime qualitâ, in anzi le quali niun altra $i troua.Caldo, @ec co, humido, e $reddo.da que$te per le loro me$colanze vengono tutte le altre, duro, mol- le, a$pro, piano, dolce, amaro, lieue, graue, tenace, raro, den$o, & ogni altra $econda qua- lita.la doue è nece$sario, che l'Architetto, il quale ha da con$iderare la bontà, & gli effetti della materia, che egli dene adoperare, $appia le forzedelle prime qualità, co- me dice Vitr. quando nel fine del pre$ente Capo dice [Vedendo$i adunque, che dal cor$o dique' principij conuenientemente compo$ti] & il re$tante. Quattro anche $o- no le po$hbili, & naturali concorrenze delle prime qualità ne gli elementi; imperoche $tanno in$ieme l'humore e'l calore, l'humore e'l freddo, il freddo e'l $ecco, il $ecco e'l cal- do:e cia$cuno de gli elementi ha due diquelle, ma vna gli e propria, l altra appropriata. Il fuoco propriamente è caldo, l'aere humido, l'acqua fredda, la terra $ecca, & appropria tamente il $uoco è $ecco, l'aere caldo, l'acqua humida, la terra $redda. Qnelli elem@@- [086]LIBRO ci, che conuengono in vna qualità, piu facilmente $i tramutano l'vno, nell'altro, come il fuoco, & l'aere, l'aere, & l'acqua, l'acqua & la terra: perche doue $i troua conuenienza, & $imiglianza piu facile è la tramutatione. Il fuocoè caldo per lo $uo proprio calore. & $ecco per la $iccità, che egli riceue dalla terra. l'aere per $ua natura è humido, & dal $uoco riceue il calore; l'acqua per $e $te$$a è fredda, & dall'aere prende la humidità: la terra per la $ua propria $iccità è $ecca, ma per lo freddo dell'acqua è fredda. Et qnan- do $i dice, che i $egni cele$ti $ono ignei, aerei, acquei, o terre$tri, egli s'intende, che le loro virtù $ono atte ad in$luire qua giu gli effetti delle qualità de gli elementi, & però l'Arie- te, al quale è attribuito la natura, & la comple$$ione del fuoco, moltiplica con i $uoi ca- lori ne i corpi mondani gli ardori, $caccia la frig idità con$uma le humidità, $ecca, & a- $ciuga i corpi. perche adunque la virtù di que$to $egno ha maggiore conuenienza col fuoco, che con alcuno altro de gli elementi, però dicemo, ch'egli è caldo, & $ecco. il $imi le fi puo dire de gli altri $egni, $econdo le virtù, & le forze delle influenze loro. Appre$$o le gia dette co$e è degna di con$ideratione la forza delle predette qualità, peroche il fuo co ri$oiue, tira a $e, dilata, $epara, di$trugge, alleggieri$ce, & $a mobili tutte le co$e il fred do conden$a, re$trigne, vccide; l'humido riempie, gonfia, oppila, ritarda, Il $ecco rende a$pro, tauco, a$ciutto ogni $oggetto. però è nece$$ario auuertire a i prin cipij delle co$e, che alla compo$itione di quelle concorrono, per bene intendere gli effettidi cia$cuna. Vitr. adunque comincia a trattare de imattoni. & dice.

Dei Mattoni. # Cap. # III.

_A_DVNQVE io dirò prima dei mattoni, di che terra $i babbiano a f rnare; per- che non di areno$a, ne giaro$a, ne $abbionegna lota $i fanno; perche e$$endo di tal $orte di terra compo$ti primamente $ono pe$anti, dapoi e$$endo dalle pioggie ba- gnati, cadono da imuri, & le paglie, che in quelli $i pongono, per la loro a$prezza non $i attano, ne $i compongono in $ieme. Si deuono adunque fare di terra bianchegna, creto$a, @ ro$$a, o di $abbione ma$chio, perche que$te $orti di terra per la liggierezza loro banno $olidità, non caricano nell'opera, & fanno buona pre$a.

Tratta Vitr. dei mattoni, o quadrelli, che noi dichiamo, & propone que$ta con$ide. ratione a tutte le altre; percio che l'vltima ri$olutione di tutta la fabrica è ridotta ne i mattoni. prende da gli effetti, & v$o loro argomento della terra, di che $i denono fare, da poitratta del tempo di farli. Delle pietre a ltre $ono naturali, altre fatte dall'Arte. Si tratta prima delle artificiali nel pre$ence Capo, & poidelle naturali nel $eguente: le ar- tificiali adunque $ono i mattoni, & quiui $i ha da $apere di che terra, & in che modo $i fanno, che qualitati, & che $orma deuono hauere, & in che $tagione $i deuono formare- Quanto adunque alla terra, $i deue pigliare la terra creto$a, bian chegna, domabile, & anche la creta ro$$a, & il $a bbion ma$chio, il quale è $econdo la opinione d'alcuni, vn $ab bione molto gro$$o & granito, che pere$$er tale è detto ma$chio, $i come $i dice incen$o ma$chio dalla $orma. Io non po$$o affermare, che co$i $ia, $e per $orte non è vn $abbione creto$o. & che faccia pa$ta, o che $i ponga in compagnia dialtra $orte diterra. La$cia$i del tutto la terra giaro$a, & $a bionegna. Batte$i bene la terra, cioe $i $padazza con certe $patelle di $erro, & $i doma bene cacciatone le ciotole, & le pietruzze, & piu, che è doma- ta. & battuta, è migliore. Ne ghantichi s'è veduto marmo pe$to, & $abbia ro$$a. La er- ra Samia, l'Aretina, la Modene$e, la Sagontina di $pagna, & la Pergame$e d'A$ia lodate furono da gli antichi nelle opere di terra: ma bi$ogna, che noi ne pighamo, di done $e ne puo hauere. i caua l'autunno, $i macera il verno, & $i forma la primauera, ma'l verno $i coprono di $ecca arena, & la $tate dipaglia bagnata. $e la nece$lita ci $tringe$$e a formar- giil verno, ouero la $tate, bi$ogna fatti che $ono $eccargli all'ombra per molto tempo, il [087]SECONDO. che non $i fa bene in meno di due anni. poi $i deuono cuocere. Cottimo to per lo gran fuoco diuentano duri$$imi. Dei mattoni alcuni $i cuoceuano, altri $i la $ciauano crudi, & dei crudi altri vetriati erano, altrinò. La Forma era tale. faceua$i anticamente lun- ghi vn piede, & mezo, larghi vno. Ve ne erano anche di quattro, & di cinque palmi per ogni ver$o per gliedifici maggiori, benche $e no vedino nelle fabbriche antiche di Ro- ma, di lunghi $ei dita, gro$$i vno, larghitre per $elicare a $pina. ne gli archi, & ne'legam\~e ti $i vedono quad relli di due piedi per ogni ver$o. Lodan$i anche, dice Leon Batti$ta di forma triangolare d'vn piede per ogni ver$o, gro$$i vn dito & mezo, & $i fanno quattro die$$i vniti, la$ciandoui vn poco di taglio lungo i loro diametri, accioche dapoi che $a- ranno cotti piu facilmente $i rompino.que$ta forma è commoda al maneggiare, di mã- co $pe$a, & di piu bel vedere: perche po$ta nelle fronti del muro riuolto lo angolo in den tro dimo$tra larghezza di due piedi, l'opera $i fa piu $oda, & piu vaga, perche pare, che ogni mattone nel muro $ia intiero, & le cantonate dentate fanno vna fermezza mirabi- le come dimo$trano le figure I.& II. $imilmente i mattoni $ottili politi, & fregati $ono di durata, & $i deuono fregare $ubito tratti dalla fornace. Deuono e$$er di pe$o leggieri, & deuono re$i$tere alle acque, & non riempir$i d'humore, ma bene far buona pre $a, leggie ri per non caricare la fabbrica; re$i$tere all'acque, accioche per l'humore non $i $tacchi- no, far buona pre$a per fortificare il muro. Nella creta, di che $i faceuano i mattoni $i poneuano le paglie tagliate, co$i dice Palladio nel $e$to al duodecimo Capo. Et $e ne leg ge la, doue il populo d'I$raelera afflitto da Faraone nell'opera di far i mattoni. [Diter- ra bianc hegna] Vitr.dice Albida. Plinio albicante.

Deuon$i farela primauera, ouero l'autunno, accioche $i $ecchino egualmente convno i$te$$o te- nore. perche quelli, che $i fanuo al tempo del $olestitio $ono difetto$i, perche e$$endo cotta dal $o- le la lor coperta $uperficiale, gli fa parere aridi, & $ecchi, ma di dentro non $ono a$ciutti, & poile parti aride crepano quando $eccando$i $i ri$trigneno, & co$i fe$$i, $i fanno debili & pe- rò $ommamentobuoni $aranno quell che due anni prima $i formeranno, percioche non piu pre- sto $i po$$ono $eccare quanto bi$ogna. Et però quando fre$chi, e non $ecchi $ono posti in lauoro indottaui la cro$ta, & $tando quella rigidamente $oda, dando in $e non po$$ono ritenere la i$teβa altezza, che tiene la crosta, ma $i $taccano: & però non potendo la intonicatura della fabbrica $e- parata st are da $e, $i rompe per la $ua $ottigliezza, & dando i pareti in $e per $orte, riceueno mancamento. per que$taragione gli Vticen$i nel far i pareti v$ano, & metteno il mattone quan- do è bene a$ciutto, & $ecco, & fatto cinque anni prima, & che po$cia que$to $ia dal magi$trato pre$idente approuato.

Dal pre$ente luogo $i douerebbe moderare la ingordigia diquelli, che non prima p\~e- $ato hanno di fabbricare, che in vn $ubito vogliono hauere finita l'opera, $enza con$ide ratione, o $cielta della materia. Ma giu$tamente $ono poi ca$tigati, quando per la lo ro tracuraggine, gli auuiene qualche $ini$tro.

Tre maniere di Mattoni $i fanno, vna che da Grecididoron è detta, quella, che da no$tri $i v$a lunga vn piede, larga mezo@. L'altre $ono da Greci adoperate ne gli edificÿ loro, delle quali vna è detta pendadoron, l'altra tetradoron. Doron chiamano il palmo: & in Greco Doron $i chiama il dare di doni, & quello, che $i dà, $i porta nella palma della mano: quello adunque, che per ogni ver $o è di palmi cinque, pentadoron, & quello di quattro, tetradoron $i dimanda, & le opere public e $i fanno di quelli, che $ono di cinque palmi, & le priuate di quelli, che $ono di quattro.

Palladio dice, che i mattoni $i deuono gettare di Maggio, in vna forma due piedi, lar ga vno, alta oncie quattro. Plinio, che piglio tutto il pre$ente luogo da Vitr. dice, che'l mattone detto diodoro era longo vn piede, & mezo, largo vn piede, & co$i il Filandro dice, che ritroua $critto in vn te$to di Vitr. ma glipiace piu, che Vitr. habbia hauuto ri- $petto alla larghezza, & ch'egli habbia inte$o del palmo minore, doue due palmi fanno mezo piede. De' maggiori edificij, maggiori deuono e$$er i membri, & de'membri mag- giori le parti maggiori, & però i Greci faceuano differ\~eza nel porre in opera i mattoni.

[088]LIBRO

Oltra di que$to $i fannomezi mattoni, i quali quando $i mettono in opera, ne i cor$i di vna parte $i mettono gli intieri, dall' altraimezi: & però quando dall'vna, & l'altra parte $ono po- sti a dritturai pareti cambieuolmente con gli ordini, & cor$i $ono legati, & mezi mattoni $o- pra quelle commi$$ure collocati, & fernezza, & afpetto noningrato fanno da l'una, & l'altra parte.

Vitruuio dimo$tra vna bella maniera di metterei mattoni vno $opra l'altro, & perche la varieta porge diletto in qualunque opera, pero trouando egli vna forma di quad rel- li differente in grandezza, c'in$egna di accompagnarli in modo, che habbiano del buo- no. perche que$ti mezi mattoni a ccompagnati con quelli intieri, nei cor$i, & ne gli ordi- ni, che egli dice, Coria, fanno vn bel vedere, quando dalle commi$$ure di due quadrelli maggiori, $opra quelle vengono ad incontrare il mezo dei quadrelli minori, come $i ve- de nella figura $egnata, ani$odomon. & l'e$empio de i mattoni triangolari nelle figure $egnate. I. & II. Similmente ci $ono le figute de i mattoni detti didoron, tetradoron, & pentadoron, con le maniere di murare, delle quali parla Vitr. nell' ottauo capo del pre- $ento libro. $eguita poi Vitr. di $ilo$ofare cerca la ragione, che in alcuni luo ghi i matto- ni$ecchi $opra nuotano all'acqua, & dice.

Sono nella Spagna di là Calento, & Ma$$ia, & nell a$ia Pitane, douei mattoni, quando $ono $pia- nati, & $eccbi, po$ti poi nell'acqua $opranuotano. Ma perche po$$ino co$inuotare, que$ta mi pa- re, che $ia laragione: perche la terra di che $i fanno, è come pomice, & però e$$endo liggiera, & ra$$odata dallo aere non riceue, ne a$$orbeil liquore, & però eβendo di lieue, & dirara proprie- tà, ne la$ciando, che entri l'bumor nella $ua corporatura, $ia di che pe$o e$$er $i voglia, è for- zata, come la pomice, da eβanatura di e$$er dall'acqua $o$tenuta, & dique$to modo ne banno grande vtilità, perche ne troppo pe$o banno nelle opere, ne quando $i formano $ono disfatti dal- le pioggie.

Strabone nel terzo decimo libro della $ua Co$mogra$ia co$i dice. Dicono che appre$- $o Pitane i quadrelli nell' acqua $opranuotano, il che auiene fimilmente in Etruria in vna certa I$ola: imperoche e$$endo quella terra piu lieue che l'acqua, accade; che e$$a è portata. Po$$idonio ri$eri$ce hauer veduto, che iquadrelli $atti d'vna certa creta, che net ta le co$e inargentate, $ta di $opra l'acqua. puo e$$er an che la regione del $opranuotare, l'ontuo$ità della pietrà, & le $cauerno$ità con la ecce$$iua $iccità, che non admmetta l'humore.

[089]SECONDO. II re$culatum I ft@racoron 4 4 4 4 4 didoron incertum pen@adoron 5 5 5 5 5 5 orto$tute. emplecton ei i$odomon. diasoni f@onidfi dia@oni front@ti @ni$odomon [090]LIBRO Dell' Arena. # Cap. # IV.

_M_A nelle opere di cementi bi$ogna hauer cura di truouar l'arena, accioche ella $ia buo. na a me$colar la materia, ne babbia $eco terra me$colata. Le $pecie dell'arena, che $i ca ua $ono que$te. La nera, la bianca laro$$a, il carboncino. Di que$te è otti- ma quella, che $troppicciata con le dita, cigola: ma quella che $arà me$chiata con terra, non bauerà a$prezza. Similmente $e l' Arena gettata $opra vna ve$te bianca, & poi crollata non la$cierà macchia, nè iui re$terà terra di $otto, quella $arà buona. Ma $e non $aran- no luoghi di caua, allbora $arà neceβario cernirla da i fiumi, & dalle giare, & anche dal lito del mare: ma quella nelle murature, & ne i lauori ba que$ti difetti, che difficilmente $i a$ciuga, ne doue ella $i truouail parete $opporta di e$$er c ntinuamente di molto pe$o aggrauato, $e con qualche trala$ciamento dell' opera non ripo$a, & oltra di que$to riceue i volti: & l'arena d l mare ha questo male di piu, che quando i muri $aranno coperti, & intonicati $putando la $al$ugine $i di$cioglieranno. Ma le arene, che $i cauano di fo$$e, poste in opera, pro$to $i a$ciugano, & nel- le coperte dei muri durano, $opportando i volti: ma bi$ogna cauarle di fro$co, perche $tando troppo allo $coperto $i ri$olueno in terreno per lo Sole, per la Luna, & per la brina: doue poi po- $te in opera non ritengono i ceme ti, ma $i $taccano, & cadono, & imuri fa ti con quelle non $o- stengono i pe$i. Ma le arene che di fre$co $i cauano, $e bene banno tanta bont à nel murare, non $ono però vtili nelle incro$tature, & coperte de i muri, perche la ca ce con la paglia me$colata con la graβezza di quella per la fortezza, che tiene, non puo $eccar$i $enza fi$$ure. Ma quel- la dei fiumi per la magrezza $ua, come l'A$traco, bene battuta, & impastata, riceue nelle co- perte $olidità, & fermezza.

Vitruuio narra le $orti dell'arena, i $egni di cono$cerla, quello, che in ca$o dinece$$ità douemo fare, i difetti, & le vtilità di quelle $orti. Plinio $i $erne di que$to luogo al duo- decimo Capo del trente$imo quinto libro. La $o$tanza della terra è in tre modi varia- ta; La gro$$a è detta arena. La $ottile, argilla La mediocre, comune. L'arena è $te- rile, & non è atta ad e$$er formata in modo alcuno. L'argilla è buona, & per notrire le piante, & per e$$ere adoperata in molte forme. Dique$ta $orte era quella terra bianca gia detta Ta$conicem, della quale in I$pagna $opra gli alti monti $i faceuano i luoghi alti dalle guardie, & a i dì no$tri (come riferi$ce l' Agricola) è vna torre di que$ta terra appre$$o Coruerco città di Sa$$onia, piu $icura dal fuoco, dai venti, & dalle pioggie, che $e fu$$e fatta di pietre, perche per la $ua grauità re$i$te all' impeto de i venti, per lo fuoco s'indura, & non riceuendo l'humore, non $i riempe d'acque; & però deue e$$er gra$$a, $ottile, & $pe$$a. Ma torniamo all'arena. Troua$i arena di caua. que$ta tiene il primo grado di bontà. troua$i anche arena di $iume $otto'l primo $uolo, & di torrente $otto la balza, doue l'acque $cendono. truoua$i anche la marina: que$ta $e deue e$$ere buona, bi$ogna, chenegreggi, & $ia lucida come vetro. i colori dell'arena $ono il nero, il bian- co, & il ro$$o. La nera è a$$ai buona, la bianca tra quelle di caua è la peggiore: la ro$$a $i v $aua a Roma: ma hora $i v$a la nera detta pozzolana, che è molto buona. Il Carbon- cino è terra ar$a dal fuoco rinchiu$o ne i monti piu $oda di terra non cotta, piu molle del to$o, & piu commendabile. L'arena con giara me$colata è vtile alle fondamenta, & piu commendata la piu minuta, an golo$a, & $enza terra. Tra le marine la piu gro$$a, & la piu vicina alle riue è la migliore. pre$to $i $ecca, & pre$to $i bagna, & $i disfà per lo $al$o, & non $o$tenta il pe$o. L'arena difiume è buona per intonicare i muri. l'arena di caua ai volti continuati $erue; ma è gra$$a, tenace, & fa peli ne i pareti. Delle $pecie di caua, è migliore quella, che e$$endo $tropicciata con le dita $tvide, che sdrucciolan- do giu de i panni bianchi, non la$cia ne terra, ne macchia. La pozzolana dà mirabile $o dezza alle opere fatte nell'acque. di que$ta ne parlerà Vitruuio più $otto.

[091]SECONDO. Della calce, & del modo d'impostarla. Cap. # V.

_H_Auendo$i chiaro quello, che appartiene allavopia dell'arena, bi$ogna anche v$ar diligenza, che la calce cotta $ia di pietra bianca, ouero di Selice & quella, che $arà di piu den$o, & duro Selice, $arà più vtilmente adoperata nelle murature: ma quella, che $i farà di $pugno$a, $arà buona nelle inconicature. Quando la calce $arà estinta, allbora $i deue impastare la materia in questo modo, che pi- gliando$i arena di caua tre parti di quelle con vna di calce $i tempra: $e di fiume, o di mare, due parti di arena, & una di calce, & co$i giustauerrà la ragione della malta & della tempra $ua. & anche $e nell' arene o di fiume o di mare pi$te $erauno le $pezzature di testole, & cri- uellate, la terza parte farà la pasta migliore. Maperche la calce riceuendo l'acqua, & l'arena faccia piu $oda la muratura, que$ta pare, che $ia la ragione, perchei $a$$i, come gli altri cor- pi, $ono compo$ti di elementi, & quelli, che nella loro mi$tura hanno piu dello aere, $ono teneri, quelli, che abondano d'acqua $ono lenti, per l bumore, quelli, che banno piu della terra $ono du- ri, & quelli doue predomina il fuoco, $ono fragili, & però di questi corpi, $ei $a$$i, prima che $iano cotti pistati minutamente, & con l'arena impa$tati, $aranno po$ii in opera, ne $i faranno $odi, ne potranno tenere unita la fabbrica. Ma quando gettati nella fornace pre$i dal gran feruo e del $uoco, haueranno perduto la uirtu della loro $odezza, allbora abbrucia- te, & con$umatele forze loro, restano con buchi, & fori aperti, & uoti. Il liquore adunque, che è nel corpo di quella pietra, & l'aere e$$endo con$umato, o leuato, haucndoin $e a$co$o il re- $tante del ealore, po$to, che è nell' acqua, prima che'l fuoco e$ca fuori, ricouera la forza, & pe- netrandol' bumore nella rarità dei fori, bolle, & co$i raffreddato manda fuori del corpo della calce quel feruore: & peròi $a$$i tratti della fornace non ri$pondono al loro primo pe$o: & benche babbiano la iste$$a grandezza, pure po$cia, che è a$ciutto il liquore, $i trouano manca- re della terza parte del pe$o. Eβendo adunque i buchi loro aperti, & rari pigliano la me$colan- za dell'arena, & $iaccon.pagnano, et $eccando$i conle pietre $i ramiano, et ferma fanno la muratura.

Nel pre$ente luogo $i tratta della calce, la natura, la materia, & la comparatione del- la materia, di che $i $a la calce. Ogni pietra purgata da humori, $ecca, & che non bab- bia co$a da e$$er con$umata dal fuoco, è buon a per far la calce. Gli Architetti antichi lodauano la calce fatta di pietra duri$$ima, $pe$$a, & candida. Vitruuio loda la Selice: benche altri dica, che ogni pietra da calce cauata fia migliore della raccolta; & diom- bro$a, & humida caua piu to$to, che di $ecca, & di bianca, meglio che di bruna. Quel- la calce, che è fatta di Macigni è dinatura gra$$a, $e non ha $ale, & è piu amma$$ata, & limata getta polue. La calce $i cuoce in hore $e$$anta: & la piu lodata deue re$tare il terzo piu liggiera della $ua pietra. Maè co$a m rabile del boglimento, che ella fa, quando $i le getta l'acqua di$opra. Egli fi legge in $anto Ago$tino al quarto Capo del vente$imo primo libro della Citta di Dio, que$to bello $entimento. Ia calce concepe il $uoco dal fuoco. & e$$endo la zolla $redda immer$a nell'acqua, $erua il fuoco na$co- $o, di modo, che egli a niun $en$o è manife$to. ma però $i ha per i$perienza, che $e bene il fuoco non appare, $i $a però, che egli vi è dentro, per il che chiamamo quella calce vi- ua: come, che il fuoco na$co$o $ia l'anima in ni$ibile diquel corpo vi$ibile: ma quan to è mirabile, che mentre ella $i e$tingue piu $i accenda? & per leuarle, il $uoco occulto $e le in$onda l'acqua? & e$$endo prima fredda, poi bolle da quella co$a, di doue tutte le co- [092]LIBRO $e boglien ti $i ra$$reddano. Pare adunque, che quella zolla e$piri mentre appare il fuo: co, che $i parte. & finalmente re$ta come morta, in modo che gettataui dinuouo l'acqua ella piu non arde, & quella calce, che prima era chiamata viua, poi che è e$tinta, morta $i chiama, & di piu $i ha, che la calce non bog lie $e vi $arà infu$o l'oglio. Dico io che il calore che acqui$ta la calce nella fornace, rinchiu$o in e$$a $i re$trigne, fuggendo dal freddo dell'acqua, come da $uo nimico, & per tale vnione $i rin$orza, & diuenta fuo- co: & però l'acqua accende la calce, che co$i non accende la cenere, perche nella cene- re $i con$uma il calore: però la calce tratta di fornace purgata dal fuoco, è liggiera, & $onora, è lodata: & ma$$imamente $e bagnata con grande $trepito euapora: ma con que$ta $i me$chia piu arena, che con quella, che tratta dalla fornace hauera le $caglie in polue ri$olte. La calce $i fa piu tenera criuellando$i la $abbia, piu $pe$$a con la $abbia angolare, piu tenace con la terza parte di te$tole pi$te, & bene incorporate, & ben battute.

Della polue pozzolana. # Cap. # VI.

_E_Vui anche vna $pecie di polue, che di natura fa co$emerauiglio$e. Na$ce a Baie, & ne i campi di coloro, che $ono appreβoilmonte Ve$uuio. Que$ta temperata conla calce, & con cementi, non $olo dà fern. ezza a gli altri edificÿ, male grandiopere, che $i fanno nel Mare perlei $ott' acqua $i fanno piu forti. La ragione di que- sto è, perche $otto que' monti, & $otterra $ono ardenti$sime, et $pe$$e fonti, le quali non $arebbeno, $enel fondo loro non baue$$erozolfo, ouere allume, ouero bitume, che fan- no grandi$simi fuochi. Penetrando adunque il fuoco, etil vapore della fiamma nel mezo del- levene. et drdendo rende quella terra lieue, et il tofo, che na$cein que' luoghi a$$orbe, et è $enza liquore. E$$endo adunque tre co$e di $imigliante natura dalla vebemenza del fuoco formate in vna mistura concorrenti, $ubito, che banno riceuuto il liquore, $i raunano, et pre$o l'bumore indurite $i raunano, et ra$$odano di modo, che ne'l mare, nela forzadell' ac qua le puo di$cioglie- re: Ma che in que luoghi $iano ardori, egli $i dimo$tra per que$io; che ne i monti Cumani, et Baiani, $i cau no i luoghi per li bagni, nei quali na$cendo il feruente v@pore dal fondo conla forza del fuoco penetra per quella terra, et tr apa$$andold in que' luoghi ri$orge, et d'indi per li $udatori $i cauano grandi vtilità. Similmente $i narra anticamente e$$ere cre$ciuti gli ardori, & eβer abondati $otto il Monte Ve$uuio, & d'indi bauere per li campi $par$ala fiamma d'in- torno: & però quella pietra, che $pugna, ouero pomice Pompeiana $i chiama, cotta perfetta- mente, da vn'altra $pecie di pietra in que$ta qualità pare, che $ia ridotta. & quella $orte di $pugna, che iui $i caua, non na$ce in ogni luogo, $@ non d'intorno il monte Etna, & i colli della Mi$ia, detti dai Greci, Catachiecaumeni, & altroue $e iui $ono que$te proprietà di luoghi. $e adunque in quelle parti $i trouano le fonti d'acque feruenti, & da gli antichi $i narra, che nel- le concauità de imonti $i trouano caldi vapori, & le fiamme $onoite per molti luoghi vagando, pare veramente e$$ere certa co$a, che per la vebemenza del fuoco dal tofo, & dalla terra, come nelle fornaci dalla calce, co$i da questi $a$si e$$er tratto il liquore. & però da co$e di$pari, & di$- $imili in$ieme raunate, & in vna virtù ri$trette, & il caldo digiuno d'bumore dall'acqua $ubito $atiato raccommunando i corpi, bolle per lo calore na$co$o, & fa, che quelli fortemente s'uni$chi- @o, et presto riceuino la forza della $odezza. Ciresta il di$iderio di $apere, perche e$$endo in ε- truria molte fonti d'acque boglienti, non vi $ia anche la polue, che na$ce nei de ti luoghi, la quale per la ifteβa ragione faccia $oae l'opere di $ott' acqua. et però prima che cio $ia richie$to, mipa- re, perche co$i $ia, renderne conto. In tutte le parti, et in tutti i luoghinon $i truoua lai$te$sa [093]SECONDO. $orte di terra, ne di pietre, ma alcune $ono terregne alcune $abbionegne, alcune giaro$e, & altre areno$e, & co$i altroue diuer$e, & del tutto di$$imili, & di$pari maniere, come $ono le regioni $i trouano le qu alità della terra. & questo $i puo molto bene con$iderare, che la doue l'Apennino cignele parti d'Italia, & di To$cana qua$i in ogni luogo non manca l'arena di caua: ma oltralo. Apennino doue è il Mare Adriatico, niente $i troua, ne in Achaia, ne in A$ia, & in breue oltra il mare appena $e ne $ente il nome: Adunque non in tutti i luoghi, doue bolleno le fonti dell' acque calde, concorrer po$$ono le mede$ime commodità delle co$e, matutte (come è da natura ordinato) non $econdo le voglie bumane, ma per $orte diui$e, & di$tribuite $ono. In quei luoghi adunque, ne i quali non $ono i monti terregni, ma che tengono le qualità della ma- teria di$po$ta pa$$ando per quelli la forza del fuoco gli abbrucia. & quello, che è molle, & te- nero a$cinga, & la$cia quello, che è a$pro. & però $i come in campagna la terra abbrucciata di- uenta polue, co$i la cotta in Etruria $i fa Carboncino, & l'vna, & l'altra materia è ottima nel fabbricare: ma ritengono oltra forza ne gli edificij, che $i fanno in terra, altra nelle grandi opere, che $i fanno in mare, perche la virtù della materia iui è piu molle del tofo, & piu $oda, che la terra. del qual tofo del tutto abbru$ciato dal fondo per la forza del calore in alcuni luoghi $i fa quella $orte di arena, che $i chiama carboncolo.

Plinio piglia que$to luogo nel terzodecimo Capo del trente$imo quinto libro, & non s'intende, che Vitr. parli qui di quella pozzolana, che hoggidì $i v$a in Roma. il re$to è facile per la interpretatione.

De i luoghi, doue $i tagliano le pietre. Cap. # VII.

_F_In qui chiaramente io bo ragionato della calce, & dell' arena di che diuer$ità $iano, & che forze s'babbiano: $eguita, che $idica per ordine delle petraie, delle quali gran copia ai quadrati $a$$i, & di cementi $i cauano per gli edificÿ. Que$te $i truouano di varie, & molto di$$imiglianti maniere, perche alcune $ono molli, come d'intorno a Roma, le ro$$e, le Paliane, le Fidenate, le Albane: alcune temperate, come le Teuer- tine, le Amiternine, le Sorattine, & altre di que$ta maniera; Alcune poi $ono dure, come $ono le $elici. Sonui anche altre $pecie, come in Campagna il Tofo nero, & il ro$$o. Nell Vmbria, nel Piceno, & nella Marca Triui$ana il bianco, il quale come legno con dentata $ega $i taglia. Ma tutte quelle, che $ono molli banno que$ta vtilità, che quando i $a$$i $ono cauati dalla petraia fa- cilmente $i maneggiano nelle opere: & $e $ono al coperto $o$tentano i pe$i. ma all'aere indurite, & gelate per le brine, & per li cadimenti dell'acque, $i $pezzano, & $e $ono appre$$o le parti mariti- me $ono mangiate dalla $al$ugine, ne reggono a' gran caldi. Le Teuertine, & quelle, che $ono della i$teβa maniera $opportano i carichi delle opere, & le ingiurie de' mali tempi, ma non $ono $icure dal fuoco, & $ubito, che da quello $ono toccate $i spezzano, percioche nella loro naturale tempe- ratura banno poco bumore, & nen molto del terreno. ma a$$ai dello aere, & del fuoco. E$$endo adunque in quelle poco della terra, & del bumore, & penetrando anche il fuoco per la forza del vapore $cacciatone l'aere da quelle, $eguitando le affatto, & occupando gli $pacÿ voti delle ve- ne, boglie, & le rende $imili a'$uoicorpi ardenti. $ono anche altre petraie ne i confini de Tarqui- ne$i dette Anitiane, del colore delle Albane. le officine delle quali $pecialmente d'intorno il lago di Vol$cena, & nella prefettura Stratonie$e $i truouano, que$te banno virtù infinite, perche ne i grãdi ghiacci, ne la forza del fuoco le nuoce, ma ferme $ono, & per que$to durabili alla vecchiez- @a. percioche nella loro mi$tura banno poco dell'aere, & del fuoco, ma ditemperato bumore, [094]LIBRO & molto del terreno, & co$i con i$pe$$e compo$itioni a$$odate, ne dalle tempe$tate, ne dalle forze del fuoco $enteno nocumento, & que$to $i puo ma$simamente giudicare dai monumenti, che $o- no d'intorno la terra di Ferento, fatti di que$te pietre, perche banno le statue grandi fatte egregiamente, & le figurine, & i fiori, & gli a canti mirabilmente $colpiti, le quali benche fiano veccbie, pareno peròco$i nuoue, che $e fu$$ero hor hora fatte. $imilmente i fabbri del metallo adoperano per li gettile forme fatte di que$te pietre, & ne banno di quelle per fonde- re il metallo grandi$simi commodi. le quali $e $u$$ero pre$$o Roma, degna co$a $arebbe, che da que$te officine $u$$ero fatte tutte le co$e. ma forzandoci la nece$sità per la vicinanza che delle ro$$e, & delle Paliane, & di quelle, che $ono vicine a Roma ci $eruiamo, $e alcuno vor- rà porle in opera $enza difetto, bi$ognerà in que$to modo apparecchiarle. Douendo$i fabbrica- re, due anni prima non nel verno, ma nella $tate $i caneranno quelle pietre. & $i la$ciaranno $te$e allo $coperto. & quelle, che dalle pioggie, & mali tempi per lo $pacio di due anni $aran- no $tate offe$e, $iano pofte nelle fondamenta: le altre non gua$te, co ne approuate dalla natura, potranno $opra terra nelle fabbriche mantener$i, ne $olan@eme $i deuono que$te co$e o$$eruare nelle pietre quadrate, ma anche nelle opere di cemento.

Vitruuio tratta in que$to luogo delle pietre fatte dalla natura, & ne dimo$tra la diuer $ità, l'v$o, & il commodo di e$$e molto facilmente. & tutta que$ta materia $imilmente è $tata pigliata, & leuata di pe$o dirò co$i, da Plinio nel trente$imo quinto libro al vige$i- mo $econdo Capo. Hora anche noi in $omma diremo. Cinque generi di pietre naturali $i trouano, la Gemma, il marmo, la cote, il $elice, il $a$$o. Le Gemme $i cono$cono dalla $o- $tanza, dal vedere, dal toccare, & dalla lima. $ono piu graui, & piu fredde del vetro, non pati$cono la lima, hanno lo $plendore piu $aldo, piu chiaro, & empieno, & dilettano la vi$ta piu che $i mirano, nè $i $mari$cono al lume della lucerna, & $ono di $o$tanza viuace, & piena. Di que$te non ragiona l'Architetto, perche non vanno nelle fabbriche. I mar- miprouano la lima, $ono grandi, & ri$plendono, le $elici hanno come $quame; le coti co. me grani, i $a$$i non hanno $plendore. Ragionando delle pietre, con$ideramo il tempo di cauarle, la quantità, la qualità, la comparatione, l'v$o. & da gli edificij fa@ti $i piglia- no le lor qualità. però $i ha, che la pietra bianca vbidi$ce piu, che la fo$ca. La trapparen- te meglio, che l'opaca. piu intrattabile queila, che piu s'a$$omiglia al $ale. il $a$$o a$per$o come di arena, è a$pro, $e gli v$ciranno come punte nere è indomabile. l'a$per$o di goc- cie cantonate, e piu $odo, che lo a$per$o di ritonde. Q@anto meno è venato, tanto piu è intiero. piu dura quello, che è dicolore purgato, & limpido. migliore equello, la cui vena è $imile alla pietra. La vena$ott le mo$tra la pietra $piaceuole, la piu torta, & che piu gita, è piu au$tera. Lanodo$a è piu acerba. quella pietra piu agenolmente $i fende, che nel mezo ha vna linea ro$$a come putrida. pro$$ima a quella è la bianche- gna, quella, che pare vn giaccio verde è piu difficile. Il numero delle vene dimo$tra la pietraincon$tante, & che crepa. Le vene dritte $ono giudicate piggiori. Quella pietra è piu $oda, le cui $cheggie $ono piu acute, & ter$e. La pietra, che $pezzata rimane piu li- $cia di $uperficie, è piu atta allo $calpello. l'a$pra quanto piu biancheggia, tanto meno vbidi$ce al ferro. La fo$ca quanto piu la Luna $cema, tanto meno con$ente al ferro. o- gni pietra ignobile, tanto è piu dura, quato è piu cauerno$a. Quella, che non a$ciuga l'acqua, che $e le $pruzza $opra, è piu cruda. ogni pietra graue è piu $oda, & piu $i li$cia, che la leggiera. & la piu leggiera della piu graue è piu fragile. Quella, che perco$$a ri$uo na, è piu den$a della $orda. La $tropicciata, che $a di $olfo, è piu dura, che la $enza odo- re. Quella, che piu re$i$te allo $calpello, piu dora alle acque, & mali tempi. Ogni pie- tra dinuouo cauata, è piu tenera. & io ne ho vedute in Inghilterra, che bi$ogna lauorar- le alle caue, perche $e $tanno troppo cauate s'indurano di modo, che non $i po$$ono la- uorare, $e non $tanno nell'acqua vn'inuernata. $offiando l'O$tro piu facilmente $i lauo- rano le pietre, che $o$$iando Borea. quella pietra, che nell'acqua $i fa piu graue, $i disfa per l'humore. quella, che per lo fuoco $i $gretola, non dura al Sole. & tanto $ia detto del- [095]SECONDO. la comparatione delle pietre, $i come Leon Batti$ta ha raccolto. Delle altre co$e perti- @enti alle pietre $i dirà di $otto.

Delle maniere di murare, qualità, modi, et luoghi di quelle. Cap. # VIII.

_L_E maniere del murare $ono que$te prima quella, che $i fa in modo di rete, che bora $i v$a da ogn'vno. poi l'antica, la quale $i chiama incerta. Di que$te due è piu gra- tio$ala reticulata, la quale poi è facile a fare le fi$$ure, perche in ogni parte hai letti, & le commi$$ure slegate: mala maniera incerta $edendoi cementi l'vno $o- pra l'altro in modo di imbrici, non bella, come la reticulata, ma $i bene piu ferma rende la mu- ratura, vero è che l'vna, & l'altra maniera deue e$ser impa$tata di minuti$sime co$e, accioche i pareti spe$so $atiati della materia fatta di calce, & d'arena piu lungamente $i tenghino in$ieme, per he e$sendo di molle, e rara virtù $uggendo il $ucco dalla materia, di$eccano. ma quando abon derà la copia della calce, e dell'arena, il parete, che bauerà pre$ molto dell bumore, non i$uanirà co$i pre$to, ma $i tenirà in$ieme. ma $ubito, che la forza bumida per la rarità de i cementi $arà $ucciata dalla materia, allbora la calce $taccando$i dall arena $i di$cioglie, et i cementi non $i po$sono con que$ti attaccare, ma a lungo andare fanno i parcti ruino$i. e que$to $i puo comprende- re da alcuni monumenti, che d'intorno a Roma $ono fatti di marmo, ouero di pietre quadrate, e di dentro nel mezo calcati, et empiuti la materia $uanita per la vecchiezza, et a$ciutta la rarità dei cementi, ruinano, e dalla brina di$ciolte le legature delle commi$sure $ono di$sipati. E $e al- cuno non vorrà incorrere in que$to difetto, facciai pareti di due piedi, la$ciando il me zo conca- uo lungo i pila$trelli di dentro, e $iano o di $a$so ro$so quadrato, ouero di terra cotta, ouero di $e- lici ordinarÿ e con le chiaui di ferro, e piombo $iano le fronti legate. e co$i non a grumo, e $ot- to$opra, ma ordinatamente fatta l'opera potrà $enza difetto eternamente durare. perche $eden- @@ tra $e i letti, ele commi$sure di quelli, et incatenate non $pigneranno la muratura, ne la$cia- ranno che i pila$trelli, o $tanti legati in$ieme rouinino. e però non $i deue $prezzare la muratura de' Greci.

Vitr.c'in$egna il modo, & le maniereldi porre in$ieme le pietre, commenda la mura- tura di mattoni, & con belli e$$empi pruoua quãto dice. Prima che io e$pona Vitru. io dirò delle parti della fabbrica $opra il fondamento, & quale $ia l'officio di cia$cuna. In ognifabbrica noi hauemo a con$iderare il ba$$o, la cima, i lati il ba$$o è il pauimento, o $uolo. La cima $ono i coperti, & i colmi; i lati $ono i pareti, o muri. Del pauimento $i dirà nel $ettimo libro: de i coperti nel quarto. Hora $i tratta del muro, il quale è diffe- rente dal fondamento in que$to, che il fondamento da i lati della fo$$a $olamente per e$$er intiero, con$i$te: ma il muro, o parete è compo$to di piu parti. perche ha il poggio, il procinto, la corona, l'o$$a, & i $o$tegni, l'apriture, le labra, il compimento, & le $ue o$$er uationi. noi e$poneremo l'v$o di que$te parti a gui$a dei medici, iquali nella con$titu- tionedella loro arte trattano dell'v$o delle parti del corpo humano. Poggio è quella parte, che è la prima di$otto, che $i leua dal fondamento, che è alquanto piu gro$$a del muro, che $i potrebbe $carpa nominare. Procinto, & corona $ono parti del muro vna di $opra, l'altra nel mezo. Procinto è la parte di mezo, & è quella legatura, che cigne il mu- ro d'intorno come cornice, che nelle mura delle città $i potrebbe chiamar cordone, & nelle altre mura, $i dicono fa$cie, & cinte, & regoloni. l'o$$a, & i $o$tegni $ono le cantona- te, le pila$trate, erte, colonne, & trauature, & tutto quello, che $o$tiene le apriture, o $iano in arco, o dritte; perche l'arco è come traue piegato. Traue come colonna trauer$a: & colonna come traue dritto. Le apriture, o labra $ono come le fine$tre, le cannoniere, i [096]LIBRO merli, le portè, i buchi, & i nicchi, che dalla forma loro $ono detti latinamente concha. I compimenti trapo$ti $ono tra l'o$$a, & l'apriture, & altre parti. Hora $i dirà quanto $i conuenga a cia$cuna parte. il che accioche commodamente $i faccia, $i dirà della quan tità, & qualità delle pietre Sono le pietre ouero di $uperficie, angoli, & linee eguali det- te, quadrate, ouero variate, & $ono dette in certe. $ono alcune grandi che $enza $tromen- ti, & machine non $i po$$ono maneggiare; altre minute, che con vna mano, $i leuano: al- tre mezane, dette giu$te. Hanno le pietre qualità diuer$a; perche alcune $ono viuaci $or- ti, $ucco$e, come la $elice, & il marmo, nelle quali è innato il $uono, & la $odezza: altre e$au$te, & leggieri, come è il Tofo, & le pietre areno$e. I marmi $ono pro$$imi all'honor delle gemme per la bellezza, & gratia loro, & $pecialmente quei marminobili, che per la varietà di colori, o per la gran bianchezza o $inezza, & $plendore, o tra$parenza dan- no merauiglia, come il Pario, il Prcfido, il Serpentino, l'Alaba$tro, & altri $anti marmi me$chi, o graniti. Il $elice veramente ha molte qualità, duro, tenero, tenac, fria- bile, graue, leggiero, o che in e$$o non puo il fuoco, o $i conuerte in cenere, & è $quamo$o, $oppor@a il freddo, & l'acque, non ri$plende, però non è marmo entra però nelle fabbri- che, come anche alcuni $a$$i. Mala cote come la Dama$china, il l occo, che proua i me- talli, alcune pietre, che nelle Indie $i v$ano per tagliare, $ono per aguzzare i ferri, $i con- $umano a poco a poco con $e $te$$e, mapre$to con$umano le altre co$e, & la parte che è riuolta al Sole e migliore diquella di $otto; perche dal Sole $i fanno per$ette. I $affi $o- no diuer$i per la proprieta, come la calamita, per la virtù, il Cilamoco, cer lo colore, l'A mochri$o per la pittura. l'Alabandico per la forma, il Trochite per la nobiltà di re$i$te- re al fuoco, come la Magne$ia all'acqua, la propri tà della calamita è nota; tira, & $cac- cia il ferro, dimo$tra le parti del Cielo, & iventi a inauiganti, & fa effetti merauiglio$i con incognite cau$e. La $puma della canna detta Calamoco, è forti$$ima, & calidi $lima, & con$uma i corpi in quella $epolti. il Trochite è $triato o canellato nel piano, & nel me zo del piano ha vn punto, dal quale $i parteno tutti i canali, & il piano è circondato da vn lieue timpanuzzo, & $imuoue da $e $oprapo$toui l'accto, l'Amochri$o, cioè arena d'o ro, ha colore d'oro, è $quaglio$a: & $e ne fa poluere da $eccar le $critture. l'Alabandico dimo$tra in $e varie figure. Ma di que$ti $a$$i pochi $ono all'u$o delle fabbriche, benche per alcuni adornamenti po$$ono e$$er prezzati. Io ho detto della quantità, & qualità del le pietre; hora io dirò del modo di porle in$ieme, & prima di alcune auuertenze. Ogni pietra deue e$$er intiera, non fango$a, ma bagnata bene, & $e e$$er puo, ditorrente. le in- tiere dal $uono $i cono$cono. le cauate di nuouo $ono piu atte, la pietra altre nate adope- rata non rie$ce, & non $i attacca bene, perche di gia ha beuuto l'humore. altri con minu te pietre, & molta calce empieno le fondamenta, altri vi mettono ogni $orte di rottame. Egli $i deue imitar la natura, che nel fare i monti tra le piu $ode pietre tramette la piu te nera materia: co$i $opra grandi, quadrate, & intiere pietre $i getta gran copia di calce $temperata. le piu gagliarde parti delle pietre $i pongono, oue è bi$ogno dimaggior $er mezza. Se la pietra è atta a tomper$i non in lato $i ponga, ma $@e$a giacendo. la $accia della pietra, che è tagliata per trauer$o, è piu forte, che quella, che è tagliata per lungo. nel fon dar le colonne non è nece$$ario di continuare il fondamento, ma $i fa $otto la co- lonna, (accioche col pe$o loro non forino la terra) fare vn mutetto, & tirare da colonna a colonna vn'arco riuer$cio. La pietra $ecca, & $itibonda vuole labbia di fiume, la humi- da per natura, quella di caua. non $i adoperi arena di mare nelle opere riuolte all'O$tro. a minute pietre $pe$$a, & $oda calce $iponga; benche la tenace $ia $tata da gli antichi ap prouata. Gioua di bagnare $pe$$o la muratura. non vogliono quelle pictre e$$er bagna- te che dentro non $iano humide, & negreggian ti e$$endo rotte, o $pezzate. Le gran pie- tre sdrucciolando per lo liquido meglio $i a$$ettano, & però deuono andare $opra tene- ra, & liquda c@ice. Hora ci re$ta a dire delle maniere del murare. Tre $ono le maniere del murar. l'ordinaria, la incerta, la reticulata. Dique$te tratta Vitr. nel pre$ente Ca- [097]SECONDO. po, & per dichiaratione maggiore, $ie$porrano alcune voci. Et prima cemento, è pie- tra roza, non tagliata, vulgare $enza determinata forma: ogni giorno per Roma ne van noi giumenti carichi. Et in terra di lauoro detta Campania, ritiene il nome. Reti- culato, & incerto que$ti $ono due modi di poner' a filo, ouero in$ieme i cor$i delle pie- tre. il Reticulato è co$i detto, perche nella muratura dimo$tra la diui$ione da vna pie- tra all altra in modo direte, & que$to non $i pno fare, $e almeno vna facciata della pie- tra non è quadrata, & polita. b $ogna anche, che $tiano in modo, che gli angoli $i tocchi- no, come per la $oprapo$ta figura $i vede. La incerta è quella, che $i fa di pietre di diuer- $e figure a ca$o po$te. perche quello, che $i dice lauorare a ca$$a, è quello, che di$otto è detto Emplecton. ma hora $i ragiona di quello, che appare di fuori. La correttione del- lo incerto, accioche $ia $icuro, & forte, $i fa come per $igura s'è mo$trato di $opra. impe- roche egli è nece$$ario legare ambe le fronti vna con l'altra con attrauer$ata muratura, & empite il vano con pietre me$colate con molta calce. Ordinaria muratura è quella, doue le pietre quadrate, le giu$te, o le grandi $i pongono in$ieme ordinatamente a $qua dra, a liuello, & a piombo. il che accenna Vitr. dicendo.

εt però non $i deue $prez are la muratura de Greci, $e bene non l'v$ano polita di molle c@- mento, pure quando $i parteno dalla pietra quadrata, fannol ordinaria di $elice ouero di pie- tradura.

La quale è mezana tra la incerta, & quella, che $i fa di pietra quadrata. Ma bi$ogna auuertire, che il poggio, che for$e $tereobata è detto da Vitr. hauer deue la incro$tatura di pietra quadrata, grande, & dura: perche que$ta parte di muro ha bi$ogno di piu $o- dezza, come parte, che ha della natura del fondamento, che $o$tenga tutto il carico, & che piu $ia vicina all'humidità delle acque, o del terreno. il che $i deue o$$eruare $pecial mente in Vinetia, & $i o$$erua anche nelle ca$e ben fatte. Catone dice. Leuerai da terra la fabbrica vn piede con $oda pietra, & calce, l'altre parti con crudo mattone potrai for mare. Ma in Venetia que$ta parte è piu leuata, & hadel grande, & ha del $odo, & arriua fin a cinque, & $ei piedi, & $opra vi è il cordone diforma ritonda, ouero in forma di fa- $cia, che $porta in fuori. Frai procinti sinterpongono alcune legature di pietre maggio ri, le quali $ono come concatenationi dell'olla con l'o$$a, & delle cro$te, che $ono dalla parte di dentro, con quelle, che $ono di fuori, & però quiui lunghe, larghe, & $ode pietre $i richiedono. Si $ogliono fare anche altri procinti per legare le cantonate & tenere l'o- pere in$ieme, ma piu rari. Quelli primi deuono conuenire a piombo, & a $quadra den- tro, & di fuori col muro, & que$ti, che $ono maggiori come cornici, o gocciolatoi $porta re, & con gli ordini, & cor$i e$$ere bene legati in modo, che come $oprapo$to pauimento $i ricuopra bene la fabbrica. Siano le pietre nelle murature vna all'altra $oprapo$te, co- me s'è detto, a modo d'imbrici, $i che la commi$$ura di due $oprapo$te, $ia nel mezo del- la pietra di $otto, & que$to $pecialmente nei procinti, & nelle legature. Gli antichi nelle opere reticulate tirauano il legam\~eto di cinque mattoni, o almeno ditre, che ouero tut- ti, ouero in vn'ordine, almeno era di pietre no piu gro$$e, che l'altre, ma piu lunghe, e piu larghe. Ma nelle opere ordinarie, per ogni cinque piedi è $tato a ba$tãza vn mattone di due piedi per legatura, però fabbricãdo co piette maggiori piu rarolegam\~eto bi$ogna, & è qua$i a $ufficienzala cornice $ola. Laqual deue e$$er fatta con $omma diligenza, e di ferme, e larghe pietre ordinarie, e giu$te, e ne'pareti di crudi mattoni, la corona deue e$- $er di terra cotta, accio $ia dife$a dalla pioggia, e leggiera dipe$o. Deue$i auuertire, che il marmo rifiuta la carce, & $i macchia facilmente, la doue gli antichi quanto meno po- teuano adoprauano i marmi con la calce. Dell'o$$a, & de $o$tegni, & delle apriture $i di- rà poi. I compimenti trapo$ti $ono tra l'o$$a, l'apriture, & l'altre parti, ne i quali $ono da con$iderare l'imboccature, i riempimenti, le inton cature tanto di dentro quanto di fuori, perche $i vede e$$er differenza tra l'o$$a, & i compimenti, perche nell'o$$a $i pongo- no grandi, $ode, & ordinate pietre, & ne i compimenti, minute, rotte, meno ordinarie, [098]LIBRO benche con molta calce, & arena. Vero è che perfetta $arebbe la muratura, che tutta fu$$e di pietre quadrate, ma e$$endo di troppo $pe$a, bi$ogna tra l'una $corza, & l'altra ponere alcune pietre ordinarie attrauer$ate, nel muro, per vnire le $corze. le pietre da riempire non vogliono pa$$are vna li bra di pe$o, perche le pietre minute fanno miglior pre$a. nelle in cro$tature di fuori $i deuono perche le pietre migliori, & prouate, come ha detto Vitr. lonta ne pero dai cadimenti delle acque, & non deuono e$$er pietre di gran- dezze, & di pe$i di$eguali, ma ri$pondino le de$tre alle $ini$tre, le rimote alle vicine $egui- tando gli ordini incominciati. Ma la intonicatura di dentro $ia di pietra piu dolce, o $erui$i la regola, che $i dir a nel $ettimo libro. Il muro fatto di mattoni crudi, detto da gli antichi muro lateritio, fa piu $ana la fabbrica, ma è $ottopo$ta a terremoti. deue pe- rò e$$er gro$$o per $o$tenere i palchi. il loto da fabbricare $ia $imile al bitume, che po$to nell'acqua lentamente $i disfaccia, & s'attacchi alle mani, & a$ciutto bene s'am ma$$i; ma dell'opera di loto $i dirà nel $ettimo libro. La nuda pietra deue e$ser quadra, $oda, grande, dura $enza $caglie trapo$te. Sia po$ta in opera con arpe$i, & chiodi gli arpe$i fanno $tare le pietre al pari, i chiodi legano il di$opra con quello di$otto. Se gli arpe- $i, & chiodi. $ono d'ottone, non irrugini$cono, ferman$i con piombo $colato. quei di le- gno per la forma loro $ono fatti a coda di rondine, il ferro con biacca, o ge$so $i $erua dal la rug gine, bi$ogna però bene guardare, che le acque non tocchion gli arpe$i. Ma tor- namo alla muratura, & à quei muri, che $ono fatti di rottami, ponerai tauole, o craticci dalle $ponde per $o$tegno, fin che $i a$ciughino. Et qui $i è trouato il modo di gettar le colonne nelle forme di legno, per $cemare la $pe$a. Et $i riempie la forma d'ogni $orte di rottame con molta calce. Altri vi la$ciano nel mezo l'anima di rouere, o di matto- ni per $icurtà, altri fanno la pa$ta con minute pietre, & la$ciano a$ciugarla bene, & a- $ciutta leuano la forma, danno poi la incro$tatura, & la intonicatura alla colonna, & la figneno di marmo, o di me$chio, o granito come vogliono. Egli $i deue $chiuare piu, che $i puo la pietra di forma ritonda. Segno, che la calce è a$ci utta, quando ella man- da fuori vna lanugine, & vno certo fiorume ben cono$ciuto da muratori. Ce$$ando dall'opera coprirai il muro con paglia, o altro, accioche non i$uani$ca prima, che hab- bia fatto la pre$a: Et quando poi $i ripiglia il lauoro, non ti rincre$ca $atiarlo molto be- ne di acqua, il muro, che è molto gro$$o, fa armatura a $e $te$$o. Egli bi$ogna la$ciare luogho commodo per le apriture, facendoui vn'arco, il quale $i otturi fino, che venghi il bi$ogno d'aprirle, perche il pe$o nõ aggraui troppo la parte vota. Se vuoiaggiunge- re al muro dopò alcun tempo, bi$ogna, che vi la$ci identi $porti in fuori. Gli angoli perche participan di due lati, & $ono pertener drito il muro, deuono e$$er fermi$$imi, & con lunghe, & dure pietre, come con braccia tenuti. Et tanto $ia detto d'intorno alla $oprapo$ta diui$ione. la quale $e $arà bene con$iderata, non ha dubbio, che ella non $ia per apportare gran giouamento alle con$iderationi de i $aui, & alle operationi de i mae$tri.

Que$te fabbriche de Greei in due modi $i murano. L'vno è detto eguale, l'altro di$eguale. Il primo è quando tutti i cor$i $ono eguali in grandezza. L'altro è quando gli ordini de i cor$i non $aranno drizzati pari. l'vna, & l'altra mantera per que$to è ferma, perche prima i ce- menti $ono di $oda, & ferma natura, ne poβono a$ciugare il liquore della materia, ma li con- $eruano nel $uo bumore per grandi$$imo tempo, & i letti loro piani, & bene liuellati non la$@ia- no $grottare la materia, ma con la continuata graβezza dei pareti co$i legati durano lunghi$$i- mamente. Euui vn'altra maniera di fabbrica, che $i chiama riempita, la quale anche $i v$a da no$tri ru$tici. della quale $onole fronti $olamente polite, ma le altre parti come nate $ono, po$te in$ie me con la materia, con alterne commi$ure $onolegate: ma i no$tri per sbrigar$ene pre$to, facendoui i cor$i dritti, $erueno alle fronti, & empieno nel mezo $pezzati i cementi $eparatamente con la materia, & a que$to modo in quella muratura leuano, & drizzano tre cro$te, due delle fronti, & vnanel mezo del riempimento. Mai Gre@i non fanno a que$to mo- [099]SECONDO. do, ma ponendoli piani, & ordin ando le lunghezze dei cor$i in gro$$ezza con alterne com- mi$$ure, non empienoil mezo, ma con i loro mattoni, che chiamamo frontati, fanno continua- to il parete, & d'vna gro$$ezzara$$odato, & oltra le altre co$e interpongono quelli dall'vna parte, & l'altra, che hannole fronti, che chiamano per que$to diatoni, di perpetua gro$$ezza, i quali grandemente legando confermano la $odezza de i pareti, & però $e alcuno vorrà da, que$ti commentarÿ auertire, & eleggere la $orte di'murare, potrà molto bene bauere riguarao alla perpetuità: percioche quelle fabbriche, lequali $on di molle cemento, & di $ottile a$pet- to di bellezza, non po$$ono $e non e$$er col tempo ruino$e: & però quando s'eleggono gli arbi- tri di communi pareti, non $i $tima, per lo prezzo, che $ono $tati fabbricati, ma ritrouan- do per gli in$trumentii precij delle locationi, leuano d'ogni anno, che paβato $ia la ottante$i- ma parte: & c $i del re$tante della $omma comandano, che egli $i re$titui$ca vna parte per que$ti pareti, che $ententiamo, che piu di ottanta anni non po$$ino durare. Ma dei pareti fat- ti di mattoni, pure, che $iano fatti a perpendicolo, & dritti $tiano, niente $i leua, ma per quanto prezzo $eranno $tati fabbricati, per tanto $empre $aranno $timati, & però in al- cune città, & le opere publiche, & le ca$e priuate, & le reali $i vedeno fabbricate di matto- ni: & prima in Atbene il muro, che guarda ver$o il monte Hymeto, & Petelen$e, & i pareti nel tempio di Gioue, & di Hercole, le celle $ono di mattoni. Eβendo d'intorno al tempio le co- lonne, & gli architraui di ietra. In Italia in Arezzo euui vn muro beni$$imo fatto, & in Tral- li la ca$a fatta dai Re Attalici, che è data per $tanza a colui, che nella Città tiene il $acerdo- tio. Et co$i in Lacedemone di alcuni pareti leuate le pitture, che erano in forme, & i telari di legno ne i pareti tagliati, rinchiu$i, & incaβati, furon portate nel comitio per adornamento della edilità di Varrone, & di Minerua. la ca$a di Cre$o, la quale i Sardi con$egnarono a i citta- dini per r po$o della vecchiezza al collegio de i vecchi, chiamata Geru$io, era di mattoni. $i- milmente la reale in Alicarna$o del potenti$$imo Re Mau$olo, in tutto, che babbia di procone$io marmo ornate tutte le co$e, niente di meno i pareti $ono fatti di mattoni. & infino a que$ti tem- pi banno vna mirabile fermezza, co$i con intonicature, & cro$te politi, che come vetri riluce- no. ne que$to fu fatto per bi$ogno, che quel Rehaue$$e, perche era ricchi$simo d'entrate, come quello che a tutta la Caria dominaua. Ma in que$to modo è da con$iderare la $olertia $ua, & acutezzanel fabbricare: percioche eβendo egli Mila$io, & bauendo veduto il luogo di Alicar- na$$o munito per natura, & hauereidoneo bazzaro, & il porto comn.odo, in quel luogo $i fe- cela $tanza. Que$to luogo è $imile a la curuatura d'un Theatro, & nella parte da ba$$o, ap- pre$$o il porto è il Foro, & permezola curuatura, & la cinta dell'altezza, vi e vna piazza gran- di$sima, nel mezodella quale è fabbricato il Mau$oleo de $i fatta, & nobil opera, che è nume- rato trai $ette $peitacoli del mondo. Nel mezo dell'alta rocca è il tempio di Marte, che tiene la $tatua del coloβo, detta Acrolitbo, faita dalla nobil mano di Tilocare. benche altri dichino di Timotheo; ma nella $ommità del de$tro corno è il tempio di Venere, & di Mercurio appre$$o la fonte Salmacide, che per fal$a opinione vien detto, che tenga di Venerea in$irmità oppre$si quel- li, che beuono di quella. Ma a me non rincre$cerà di raccontare da, che $ia andata que$ta opi- nione con fal$o rumore per lo mondo, perche e$$er non puo quello, che $i dice, che gli buomini per quell' acqua diuentino molli, & impudichi, ma la virtù di quella fonte, è molto chiara, & il $apore egregio. Hauendo adunque Melante, & Areciania d'Argo, & da Troezene in quei luo- ghi condotta vna colonia commune $cacciorno i Barbari di Caras, & di Lelege: Que$ti $caccia- ti $i raunorno in$iome ai monti, & faceuano di molte correrie, & rubbando in quel luogo cru- delmente gua$tauano gli babitanti. Auenne poi, che vno de gli babitatori per guadagnare per la bontà delle acque fece appre$$o quella fonte vn'ho$teria fornita d'ogni co$a. & e$$ercitando- la allettaua quei barbari, i quali hor l'uno, bor l'altro venendoui, & poi molti mettendo$i in$ie- me concorrendoui, di duro, & ferigno co$tume, nella v$anza, & $oauità de Greci di loro pro- pria volontà $i riduceuano. Quell' acqua adunque non per dishone$t à infirmità, ma per la dol- cezza della humanità mitigatii feroci petti dei Bzrbari, acqui$tò quel nome. Re$ta bora per- che io $on venuto alla dicbiaratione delle loro murature, che io le de$criua tuttc come $ono: Co- [100]LIBRO me adunque nella de$tra parte è il tempio di Venere, & la fonte predetta, co$i nel $ini$tro cor- no, ne il palazzo reale, che Mau$olo per $ua $tanza fece fabbricare. perche dalla de$tra $i vede la piazza, & tutta la terminatione del porto, & delle mura, & $ottola $ini$tra è ilp r- to $ecreto $otto ai monti na$co$o in modo, che niuno puo vedere, o $apere quello, che iui $i faccia, accioche il Re dal $uo palazzo ai galeotti, & $oldati, $enza, che altri $e ne accor- ga po$$a quanto bi$ogna comandare. Dapoi la morte di Mau$olo re$tò Artemi$ia moglie $ua, & $degnando$i i Rodiotti, che vna femina $ignoreggia$$e tutte le città della Caria, $i mi$e- ro all'ordine per occupar quel regno. del che e$$endone aui$ata la Reina, comandò el a, che in quel porto $teβe l'armata rinchiv$a all'ordine con marinari a$co$i, & $oldati. Ma il re$to de cittadini compare$$e $opra le mura. Ma hauendo i Rodiotti condotta l'armata loro in or- dine nel porto maggiore, la Reina comandò, che fu$$ero dalle mura $alutati, & promeβa loro la città. per ilche quelli abandonate lenaui, entrarono dentro: ma la Reina $ubito per la fo$$a fatta tra$$e fuori l'armata dal porto minore nel mare, & entrata nel maggiore sbarcati i galeotti, & i $oldati, tirò nel mare l'armata vota de i Rodiotti, i quali non bauendo doue ricouerar$i eβendo tolti di mezo, tutti furono nella piazza tagliati a pezzi. Artemi$ia entra- ta nelle naui de Rodiotti pre$e la viadi Rodi. per il che vedendo i Rodiotti le lor naui torna- re ingirlandate di frondi, pen$ando, che fuβero i cittadini loro, riceuerono i nemici. Allbo- ra la Reina pre$a la città, vcci$i i principali, dentro vi po$e il Trofeo della $ua vittoria. & fece fare due $tatue di bronzo, vna rappre$entaua la città di Rodi. L'altrala $ua ima- gine. figurando, che que$ta con affocato ferro $igilla$$e la città di Rodi. Dapoi que$to fatto impediti i Rodiotti dalla religione, perche non era lecito rimuouere i trofei con$ecrati, fecero vno edificio intorno alle $tatue dette, & quelle coprirono inalzando vn luogo per guar- dia alla v$anza Greca, accioche niuno vi pote$$e andare: & comandorono, che que$to $i chiama$$e Auaton, cioè inacce$$ibile. Non bauendo adunque i Ro co$i potenti $prezzato l'o- pera de mattoni, potendo per le fatte prede, & per le co$e, che erano loro portate d ogni banda, farle non $olamente di cemento, ouero di quadrata pietra, ma anche di marmo: Io non pen$o, che $ia da bia$imare gli edificÿ murati di mattoni, pure, che $iano fatti, & driz- zati bene. Ma perche non $ia lecito in Roma al populo Romano fabbricare in que$to mo- do, io ne dirò la ragione. Le leggi publiche non comportano, che le gro$$ezze de i muri nei luoghi communi $iano maggiori d'un piede, & mezo, ma gli altri pareti, ac cioche gli spacÿ non $i face$$ero piu $tretti, $i fanno di quella i$te$$a gro$$ezza. Ma quei mattoni crudi $e non $aranno di due, o di tre cor$i de mattoni, con la gro$$ezza d'un piede, & mezo $olamen- te: non potranno $o$tenere piu, che vn palco. Ma nella mae$tà di quella città in tanta fre- quentia di cittadini bi$ognaua fare innumerabili babitationi. non potendo adunque il piano riceuere ad babitare dentro di Romatanta moltitudine, la occa$ione po$e nece$sità, di vnire all'altezza de gli edificij. Et però con pila$trate di pietra, & con murature di pietra cotta, & con pareti fatti di cemento per commodità de i cenaculi, & de i luoghi di doue $i guar- da a baβo, $ono $tate fattele altezze, & con i$pe$$e trauature, & palchi conchiauate. Et però il populo Romano $enza impedimento ba le $tanze belli$sime, moltiplicati i palchi & i corritori ingrande altezza. Ma poi, che è $tato re$o la ragione, perche in Roma per la nece$sità de i luoghi $tretti non $i fanno i pareti di mattoni crudi, bora $i dirà in che mo- do $i deuono fare, accioche durino alla vecchiezza $enz@ difetti. Po$to $ia nella $ommità de i pareti $otto la copritura del tetto vna muratura di terra cotta, di altezza d'un piede, & mezo, et babbia gli $porti delle corone, & igocciolatoi, & co$i potranno $chifare i danni, o i difetti, che $ogliono hauere quei pareti, perche quando nel tetto $aranno le tegole rotte, o gettate, a ba$$o dai venti, la $portatura, & il recinto dei mattoni cotti, non la$cierà offen- dere il crudo, malo $porto de i cornicioni, porterà le goccie lontane, & in quel modo $erue- rannointiere le murature de mattoni crudi. Ma della muratura di pietre cotte $e $arà buona o nò, non $i puo giudicare in poco $pacio di tempo: perche $e ella a ferma nelle tempe$te, & $trauenti, & nella State, allbora è prouata, perche quella, che non $arà di buona creta, o che@ [101]_SECONDO._ $arà mal cottá, $ubito che $arà toccata dal giaccio@, o dalle brine, iui $imo$trerà difetto$a. Quel- la adunque che ne itetti non puo $opportar la fatica, meno $arà buona nella muratura a $o$te- neri pe$i: per il chei pareti coperti di vecchie tegole $pecialmente potranno hauere fermezza. Maio non vorrei, che mai in tempo alcuno fu$$ero $tati ritrouacii craticci: perche quanto gio- uano alla pre$tezza, & tengono manco luogo, tanto $ono di commune, & maggior calamità, per- che $ono come fa$ci preparati a gli incendij: & però pare che $ia migliore la $pe$a delle pietre cotte nella $ontuo$ità, che lo $paragno del tempo de icraticci nel pericolo, & quelli anche che $ono po$ti nelle incro$tature fanno delle fi$$ure in quelle, per la di$po$itione de i dritti, & trauer- $i. perche quando $e gli dà la incro$tatura, riceuendo l'humore $i gonfiano, & poi $eccando$i, $i ri$tringeno, & co$i aβotigliati, rompeno la fermezza delle cro$te. Ma perche alcuni $ono costretti di co$i fare, o per la pre$tezza, o per bi$ogno, o per $eparare un luogo dall altro, co- $i bi$ognerà fare. Fatto vi $iail $uolo di $otto alto, accioche o dal terrazzo, o dal pauimento non $ia toccato, perche eβendo iui $ommer$o col tempo ammarci$ce, dapoi dando in $e, piega, & rompe la bellezza delle incro$tature. Io fin qui come ho potuto, ho detto de i pareti, & del- lo apparecchio della materia loro di$tintamente, di che bontà $iano, & che difetti habbiano. Re$ta, che io e$pona chiaramente quanto appartiene alle trauature, & palchi, & con che ragioni $i acconci la materia da farli, & come $iano di buona durata, come ci mo$tra la natura delle co$e.

Io ho voluto porre tutta la interpretatione del pre$ente Capo, sì perche è facile, & di piana intelligenza, sì perche mi $on forzato nel $oprapofto di$cor$o mettere in$ieme tutta la materia propo$ta. dal che ogni $tudio$o puo da $e $te$$o con$iderare tutto quello che Vitruuio ha voluto fare in que$ta parte. Et vederà la $ua intentione e$$ere $tata di ra gionare della fabbrica dei muri, & pareti, come egli dice nel fine del $oprapo$to Capo, hauere diui$o que$to ragionamento in piu parti, & nella prima hauer detto le maniere del murare, & hauer re$o le ragioni de i difetti, & della bontà di quelle, qua$i compa- randole in$ieme. Nella $econda hauere ragionato della muratura de i Greci, di tre ma- niere diquella, & hauere comparato il modo Greco, col modo Latino di murare. nel- la terza hauere lodato il fabbricar di mattoni, dimo$trato il vero modo, & con bella, & i$torica commendatione hauere commendato le fabbriche di Mau$olo Re di Caria, & propo$toci molti e$$empi diquelle, & finita la $ua ornata digre$$ione, accompagnata dalle leggi del populo Romano, nel qual ca$o, s'è dimo$trato, non ignorante delle leg- gi ciuili, & nell vltima e$$ere ritornato ad in$egnarci, quanto era nece $lario a varie $or- ti sì di pareti, come di craticci, de i quali ne ragiona anche nel terzo Capo del $ettimo libro, con chiuden do $inalmente quanto ha voluto fare, & quanto intende di voler fare nel $eguente Capo. I vocaboli del te$to per la interpretatione, & altroue per la e$po$i- tion no$tra $ono chiari. leggi Plinio per tutto il trente$imo, $e$to libro, che trouerai mol- te co$e al propo$ito no$tro, & le figure delle murature $ono po$te di$opra, & $egnate con iloro nomi. doue non vi accade altro rincontro. Hora $eguita Vitruuio, & parla della ragione de i legnami.

Del tagliare i legnaml, # Cap. # IX.

_L_A materia $i deue tagliare il principio dello autunno, che $arà fin a quel tem- po auanti, che Fauonio cominci a $pirare: perche da prima vera gli alberi $o- no pregni, & tutti mandano la virtù della loro proprietà nelle frondi, & ne i frutti, che fanno ogni anno. Quando adunque per la nece$$ità de i tempi $a- [102]_LIBRO_ ranno voti, & bumidi, $ogliono diuentar rari, & deboli per la rarità, come $ono i corpi $emi- nili, quando hanno concetto, & dalla concettione fino al parto, non $ono $timati $ani. Ne gli animali da vendere, quando $ono pregni, $i danno per $ani percioche cre$cendo nel corpo, quello, che prima v'è stato $eminato, egli tira a $e il nutrimento da tutta la virtù del cibo, & quanto piu il parto $i fa fermo al maturir$i, tanto meno la$cia eβer $oda quella co$a, di che $i genera, & però $ubito, che il partoè mandato fuori, quello, che per altra maniera di au- mento, era detratto, quando è libero per la $eparatione fatta dal na$cimento della co$a, riceue in $e nelle vote, & aperte vene, & $uggendo il $ucco $i fa piu fermo, & ritorna nella pri- stina fermezza della natura $ua. Per lai$teβa ragione al tempo dell Autunno, per la matu- rità dei frutti infiacchite le frondi, tirando le radici de glialberi a $e il $ucco della terra, $i ricourano, & $ono reftituiti nella prima lor fermezza: Mala forza del verno comprime, & ra$$oda quelle per quel temp, che detto hauemo. εt però $e con quella ragrone, & a quel tem- po, che detto bo di $opra, $i taglier anno gli alberi, $arà vtile, & opportund co$a. Ma co$i bi$o- gnatagliarli, che $i vadi fin'a mezo la midolla, & la$eiato $ia il taglio, fino, che $tillando per e$$o $i $ecchi l'humore per il che quello inutile liquore, che in e$$i $i truoua v$cendo per lo $uo tuorlo, non la $cierà in quelli morire la putred, ne, ne gua$lar$i la qualità della materia: ma quan- do poi l'albero $arà $eccato, ne $tiller piu, bi$ogner à gettarlo ate@ra. Et a que$to modo $i truo- nerà perfetto all v$o. Et che questo $ia vero, egli $i puo cono$cer anche da gliarbu$ti. percioche quando cia$cun al tempo $uo forati final fondo $ono ca$irati, ma@dano fuori dalle midolleil vitio$o, & $oprabundante bumore, & tristo liquore, & co$i di$eccando$i riceueno in $e la lun- gbezza di durare. Maquellibumori, che non banno le v$cite da gli alberi, re$tandoni dentro $i putrefanno, & rendeno quelli vani, & difetto$i. Se adunque quegli, che $tanno in piedi, & viueno, $eccando$i, non inuecchiano, certanente quan lo gli i$te$$i per farne legname a terra $i mandano, quando $aranno a quel modo gouernati potranno ne gli edificij lungamente, & con vtilità durare. Questi a beri banno tra $e contrarie, & $eparate virtù. it Rouere, l'Olmo, il Poppio, il Cipre$$o, l'Abete, & gli altri iaonei a gli edifieij. percioche non puo il Rouere quello, che puol'Abete, nè il Cipre$$o, quello, che puo l'Olmo. ne gli altri alberi banno quella $imiglian- zamede$ima dinatura fra l ro: Macia$cuna $pecie di quelli con le di$po$itiom, & proprietà de p@incipij comparati con altri, altre $orti dieffetti prestano nelle opere. Et però l'Abete, ha- uendo molto dello aere, & del fuoco, ma meno dell'humido, & del terreio; come compo$to di plu lieui forze di n@tura, non'è ponder $o: Et però contento del $uo rigor naturale, non co$i presto perlo pe$o $i piega, ma $im pre dritto rimane nelle trauature: ma perohcha in $e piu di calore produce, & notri$oe il tarlo, & da quello è gua$to, & per que$to anche presto $i accende, per- che la rarità dello aere, che è in quelcorpo aperto riceue il fuoco, & co$i ne manda fuori la fiam. ma grande. Et quella parte di e$$o, che è vicina alla terra, prima, che $ia tagliata riceuendo dalla vicinanza l'bumore, porleradiei $enza nodo, & bumida $i rende. ma quella, che è di $opra ver$o la cima, per la vebemenza del calore mandando in aere i rami $uoi tagliata, che $ia alta da terrada vinti piedi, & polita, per la durezza de i nodi $uoi è chiamata fu$terna: ma ba parte inferiore qua do tagliata è partita per quattro tagli doue $corra l'bumore trattone il tuor lo $i apparecchia per le opere di legname, & $i chiama Sappinea. Per lo contrario la Rouere abondando di terra, & hauendo poco di aere, dihumore, & di fuoco, quando è coperta di ter- ra nelle opere terrene, rittene vn'in $inita eternit à. perche quando è totcata dell'humore non ha- uendo rarità per li fori non puo admetter nel corpo $uo l'humore, ma fuggendo da quello, re$i- ste, & $itorce, & fale fi$$ure in quelle opere, nelle quali $i truoua. Ma lo E$colo per e$$ere in tutti i $uoi princi pij temperato, è molto vtile nelle fabriche, ma poβo in acqua riceuendo per li fori $uoi l'ou nore, $cacciato l'aere, & il fuoco per la operatione dell bumida forza $i $uol guastare. H Cerro, il Souero, il Faggio, perche parimente hanno la me$colanza dell'bu- more, del fuoco, & del terreno, & molto dello aere, pa$$andoui per entrol humore per la rari- tà, che hanno, pre$to mi@ci$cono. Il Poppio bianco, & ilnero, la Salce, & la Tiglia, & il Vi- tice, $atiate di aere', & di fuoco, & temperate di humore, hauendo poco delterreno, ditem- [103]_SECONDO._ praleggieri composte, hanno, & l'v$e loro vna mirabile rigidezza. Non e$$endo adunque dure per la me$colanza della terra, $ono bianchc per la loro rarità, & ci prestano nelle intagliature vna mir abile trattabilità. l' Alno, che na$ce vicino alle riue de i fiumi, & non pare, che ci rechi molta vtilità, tiene in $e belli$$ime ragioni, perche è molto temperato di aere, & di $uoco, nè ha molto del @erreno, & poco dell'humore, & però, perchenonha tropo d'humore nel corpo, po$to fra luoghi p@lu$tri fra gli fendamenti de gli edi$icij con $pe$$e palificate riceuendo in $e quel liquo- re, del quale per $ua natura è bi$ogneuole, dura eternamente, & $o$tenta grandi$$imi pe$i, & $i con$erua $enza difetto, & co$i quello, chen u puo per molto $pacio $opra terra durare, posto in acqua, eternamente $i con$erua. Et que$to $i puo con$iderare a Rauenna, doue tutte l'opere pu- bliche, & priuate $otto le fondamenta banno le palificate di qu $to legno, l'Olmo, & il Fra$si- no hanno grandi$simi humori, & pochi$sima parte dell'aere, & del fuoco, ma della terra tempe- ratamente, $i piegano po$te in lauoro, per l'abondanza dell'humore $otto il pe$o non hanno du- rezza, ma pre$to $i torceno, & $ubito, che per vecchiezza $ono aridi diuenut:, o nel campo in- uecchiti, quell'humore, che in quelli mentre $tauano abondaua, $e ne manca, & $i fanno più duri, & nelle commi$$ure, & ne gli inca$tri, per la loro lentezza riceueno ferme incatenature. Similmente il Carpeno perche è di minima mistura di fuoco, & di terreno, ma tiene grandemente dello aeree de l'acqua, non è fragile, ma $i puo riuolgere per ogni ver$o con grande vtilità. E però i Greci, che di quella materia fanno i gioghi de i buoi, perche Zygia chiamano i gioghi, $o- gliono chiamare quella materia Zygia, ne meno è marauiglio$a la natura del Cipre$$o, e del Pino. perche hauendo que$t alberi abondanza di humore, ehauendo eguale mi$tura de gli altri printi- pij per la $atietà dell'humore $i $paccano. ma alla vecchiezza $enza difetto $i con$eruano. per- che il liquore, che e dentro a quei corpi, e di amaro gu$to, che per l agrezza non la$cia penetrare il tarlo, oucro altri nociui animaletti. Eperò le opere fatte di que$te $orti d' alberi dur ano $empre, e co$i il Cedro, eil Ginepro ba no le i$teβe virtù, e $i come dal Cipre$$o, e dal Pino, viene la re$ina, che noi Ra$a chiamamo, co$i dal Cedro viene l'oglio detto Cedrino. del quale quando $ono onte le altre co$e come anche i libri, non $enteno tarli, ne tarme. Gli alberi di quelli $ono $imili alla fogliatura del Cipre$$o, e di quella materia la vena, e dritta. Nel tempio di Efe$o vie il $imula- cro di Diana, e anche la trauatura di Cedro, ne iui $olamente, ma ne gli altri luoghi $acri nobili $o- no le opere di quella materia, per la $ua eternità. Na$ceno que$ti alberi ma$simamente in Can- dia, in Africa, et in alcune parti della Soria. Ma il Larice, che non e cono$ciuto, $e non da gli habitanti d'intorno la riua del Pò, et i liti del mare Adriano, non $olamente per la grande ama- rezza del $ugo dal tarlo, et dalli caroli non e offe$o ma anchora non riceue la fiamma dal fuoco, ne eβo da $e non puo ardere, $enon come il $a$$o nella fornace, a cuocer la calce, con altri leg ni $arà abbrucciato, ne allbora pero riceue fiamma, o fa carbone, ma per lungo $pacio a pe@a $i con$uma. perche trai principij, dei quali, e compo$to, ba pochi$sima tempra di fuoco e di aere, mala materia $ua di humore, e di terra ispe$sita, e ra$$odata, enon hauendo poro$ità, per la quale il fuoco vi po$$a entrare $caccia la forza di quello, ne $i la$cia co$i pre$to da quello offendere. Que$ta per lo pe$o $uo, none $o$tenuta nell acqua, ma quan o e condotta, $i pone o nelle barche, o $opra le Zatte di abete. Ma l'occa$tone porta, che $i $appia come que$ta materia e $tata ritroua- ta. Diuo Ce$are hauendo lo e$$ercito cerca le alpi, et hauendo comand ato a gli habitatori di quel. le ca$tella, eterre, che gli deβero vettouaglie, et e$$endo ini vn forte ca$tello detto Laregno, quelli, che dentro erano confidando$i nella fortezza naturale del luogo, non volleno vbidire; per il che l'Imperatore $i $pin$e auanti con lo e$$ercito. Era dinanzi la porta v@a torre fatta di que$ta materia con traui trauer$i alternamente rad doppiati, come vna pira in alto compo$ta, in modo, che con pali, & pietre poteua $cacciare chi haue$$e voluto auuicinar$i. vedendo$i poi, che quelli non haueuano altre armi, che pali, & che per lo pe$o di quelli non poteuano tirarli troppo lontani, fu comandato, che vi mette$$ero $otto le fa$cine, & che $e le áe$$e il fuoco, Et co$i presto i $oldati ne fecero vna gran raunanza. Dapoi che la fiamma d'intorno a quella materia bebbe appre$e le fa- $cine, leuata$i al ciclo fece credere, che tutta quella mole fu$$e caduta a terra. Ma poi, che quel- la da $e $u e$tinta, & ceβata, $i vide la torre non e$$er $tata tocca dal fuoco, ammirand $i Ce$are [104]_LIBRO_ comandò, che lontani dalli tiri delle $actte circonda$$ero il ca$tello di trincere, per il che i ca- $tellani constretti dalla paura $i diedero all' Imper atore, il quale poi gli dimandò di che fu$$ero@ que@e legna, che per la fiamma non $i con$umauano. Allbora quelli gli dimo$trarono quegli al- beri, de i qualiui è copia grandi$$ima, & per questo quella fortezza, & que$ta materia funo- minata la regna. Que$ta per lo Pò $i conduce a Rauenna nella colonia di Fano, di Pe$aro, & d'Ancona, & in altri luoghi, e terre, che $ono in quella regione. Della qual materia $e fu$$e commodità di condurne a R@ma $i cauariano grandi$$ime vtilità ne gli edificij, e $e non in tut- te le co$e, almeno le tauole $otto le grondi d'intorno l'i$ole [_cioè ca$e di priuate per$one_] (per e$$er tutte le ca$e $eparate l'vna dall'altra) $e fu$$ero po$te di quella materia $ariano libe- rate di pericolo del trapa$$are de gli incendij, perche que$ti legni non riceuone, ne fiamma, ne carbone e da $e non ne poβono fare. Sono questi alberi di foglie $imiglianti al Pino, la loro materia è di$te$a e trattabile per lauori di legnami non meno della Sappinea detta di $opra, tie- ne liquida ra$a di colore del mele attico, la quale è di giouamerto a i pti$ici. fo ho detto di tutte le $orti di materia, di che proprietà $iano per natura, et ho e$po$to con cheragioni $i generano. $eguita, che egli $i auuerti$ca perche cau$a quello Abete, che in Roma $i chiama $opernate, $ia peggiore dello Infernate, il quale vtilmente dura per lunghi$$imo tempo nelle fabbriche. Et di queste co$e, come pare, che babbiano dalla proprietà dei luoghi bontà, o vitio, accioche manife$te $ian@, achi@v vorrà pen$are, chiaramente e$ponerò.

Vitrnuio ci ha in$egnato quanto appartiene alla materia (che co$i egli $i chiama il legname) il tempo di tagliar gli alberi, la ragione, il modo di tagliarli, la natura, & v$o lor@o. ha detto dell' Abete, del Larice, & del Cedro co$e degne, di auuertimento, & ha de$critto alcuni alberi, conchiudendo chiaramente, quanto egli fin hora ha e$po$to, Noi $im@lmente poneremo tutta la pre$ente materia $otto vn'a $petto, $econdo, che let- to hauemo ne buoni auttori. Nel legname adunque $i con$idera il tempo, & il modo ditagliarlo, la natura, l'v$o, & la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Thec- fra$to il Rouere, il Pezzo, il Pino $i deuono tagliare quando le piante sbroccano. Ma l'Acero, l'Olmo, la Tiglia, & il Fra$$ino dopò la vindemia. Vitruuio vuole, che $i tagli- no dal principio dall' Autunno fin auanti, che cominci a $pirare il vento zefito, Colu- mella da i venti fin'a itrenta della Luna, che inuecchia; Vegetio dalla quintadecima fin'alla vige$ima $econda. He$iodo quando cadeno le foglie. Catone il Rouere al So- le$titio, & quella materia, che ha del maturo, & del verde, quando le cade il $eme. L'ol- mo quando cadeno le foglie. Plinio na$cendo il cane nel far della Luna. & è o$$erua- tione A$tronomica, percioche per la forza della Luna egli $i commoue ogni humore. Tirando adunque la Luna l'humore alle radici il re$tante della materia $arà piu puro, & piu purgato. Perche Plinio vuole che s'a$petti la notte, che $uccede al giorno, che fa la Luna, quando e$$a Luna $arà $otterra. Tutti que$ti auttori hanno le loro ragioni, benche la ma ggior parte conuenga. Non $i deuono v$are i legnami $e non pa$$atiitre me$i, ne tirargli per la rugiada, anzi dopo il mezo giorno, cominciando la Luna a $ce- mare, deuon$i tagliare alquanto d'intorno per la$ciare v$cire l'humore, & poi tagliati ditutto $corzarli, è $pecialmente quelli, che fanno frutto. ne $i deuono tagliare $e non fatto il frutto. Riponi gli alberi tagliati doue ne il gran Sole, ne i venti gli diano. alcu ni $iano vnti di $terco bouino, accio che $i $ecchino egualmente. La Ca$tagna $i purga nell'acqua del mare, la materia, che $i ad opera al torno, $i $ommerge nell' acque, & nel fango pertrenta giorni, altri vngeno la materia di morchia per li tarli, & quella, che per lacqua $i gua$ta, $i $uole impegolare. La materia in uecchiata d'allume bagnata non arde. La natura, & v$o de legnamiè que$ta. L'Alno è buono grandemente alle palifi- cate, ne i paludi, & luoghi fluuiali, ma all'aere non dura. L'E$culo, che è vna $pecie di Rouere, è impatiente dell'humore. L'Olmo allo $coperto $i conden$a, ma altroue $i $pac ca, & la $ua radice è belli$fima fra tutti i legni per la varieta de i colori, & per vn certo lu$tro. Dapoila radiç{ae} dell'Oliuo è belli$$ima. il Pezzo, & il Pino durano $otterra [105]_SECONDO._ @ternamente. Il Rouere per e$$er $pe$$o, neruo$o, di pochi fori, è ottimo alle opere ter- rene, perche non riceue l'humore, & $o$tenta i pe$i mirabilmente. La Quercia non in- uecchia. Il Faggio, la Iuglande non $i gua$tano per l'acque. Il Souero, il Pina$tro, il Moro, l'Acero, l'Olmo non $ono inutili all'v$o delle colonne. Ma alli ta$$elli, & v$o del- le trauature la Noce Euboica, ma $opra'ltutto l'Abete, alquale però di leggieri $i attac- ca il fuo co, nel re$to è vtili$$imo, ne gli cede il Cipre$$o. que$ti non $ente vecchiezza, ne tarli, ne da $e $i rompe, bene è vero che pe$a molto, & è buono per far porte. Na$ce, & cre$ce dritti$$imo per natura $opra tutti gli altri alberi. Il Pino $i tarla, perche il $eo li- quore è piu dolce, che quello dell'Abete. Il Larice è buono per li pe$i, & per li traua- menti dura, & è neruo$o, & non $i tarla, pare che delle fiamme $i $degni; pura vediamo, che egli arde. vero è chevn tronco gro$$o diquello con la $corza molto re$i$te al fuoco. L'Oliuo, il Fico, la Tiglia, il Salice non $ono buoni per le trauamenta. La Palma $i vol- glie cõtra il pe$o. il Ginepro è propo$to alle trauature $coperte, a cui $imile (benche piu $odo) è di natura il Cedro, del quale Vinitiani hanno fatto belli$$ime porte alle $ale del le arme, è legno odorati$$imo. Il Cerro, & il Faggio non durano a i lauori di legnami, come $ono letti, men$e, tauole. L'Abete, il Cipre$$o, il Faggio, & anche il Pezzo, benche $iano fragili, però $ono buoni per ca$$e, letti, & a$$i $ottili. $imili a que$ti è l'Elice. inutili $ono la luglande, l'Olmo, & il Fra$$ino: percioche la luglande fatta in tauole facilmen- te $i rompe, & gli altri alberi cedono, & punteggiano. Ma lo Fra$$ino è vbidienti$$imo all'opera, & co$i la Noce. benche gli antichi nonne habbiano fatto molta con$ideratio- ne:è però a giorni no$tri molto $timata, & adoperata in molti, & $ottili$$imi lauori, & di piu $orti. Il Moro è lodato perche col tempo $i fa piu nero, & dura molto. L'Olmo è buono a i cardini delle porte: perche $erua il rigore, ma la radice deue e$$er po$ta di $o- pra. dello Acquifoglio $i fanno le $tange, & co$i di Lauro, & d'Olmo. i gradi $i fanno di Orno, & di Lauro: & le chiauette di Corno. per cannoni d'acque coperti fanno bene il Pino, & il Pezzo. Larice femina di colore $imile al mele, è buona per adornar le ca$e, e$$endo $tato auuertito, che nelle tauole de i pittori è immortale. & però è buona per le $tatue, perche non ha i nerui $te$i per lungo, ma interroti, varij, & minuti. V$auano gli antichi il Loto, il Bo$$o, il Cedro, il Cipre$$o, & la radice dell'Oliuo piu $oda, & il Per$ico Egittio per farne le $tatue. ma per fate le tauole da dipingere v$auano gli antichi il bian co, & il nero Poppio. La Salce, il Carpene, il Sorbo, il Sambuco, il Fico. Lodano alcuni la Giuggiola, & per lo torno il Faggio, il Moro, il Terebinto, & $pecialmen@e il Bo$$o, & l'E- bano. Il Rouero difficilmente s'accompagna con altri alberi, & rifiuta la colla, come fanno tutti gli alberi lacrimanti, & cre$pi, & ogni legno, che $i puo radere. Non $tanno in$ieme gli alberi, che $ono di natura differenti, come l'Edera, il Lauro, la Tiglia per e$- $er calidi, con i nati in luoghi humidi. Similmente non $tanno lungamente in colla l'E$culo, & la Quercia, ne $i deuono accompagnare l'Olmo, il Fra$$ino, il Moro, il Ci- reggio con il Platano, & l'Alno, perche que$ti $ono di natura humida, quelli di $ecca. Gli alberi $i $ogliono comparare, & quanto al tutto, & quanto alle parti: quanto al tut- to gli in fecondi $ono piu fermi de i fruttuo$i, i $eluatichi ne con mano, ne con ferro col- ti piu duri. Gli acuti, & tardiui tra i fruttuo$i piu forti. De i dolci piu cre$cono gli$te- rili, che i fertili. Più nodo$i gli $terili del tutto, o quelli, che a vicenda fruttano, che iferaci. Tra i nodo$i i corti $ono più difficili. Sono più nodo$i quelli, che nodriti $o- no in conualli & piu corti de i montani. Ma i montani più fermi, & più gro$$i. Sono più molli i na$ciuti in luoghi humili, & ombro$i de gli aprichi. Ilegni di color bianco $ono manco den$i, & più trattabili. Ogni materia pondero$a della liggiera è più $pe$- $a, & più dura, & quella è più fragile. finalmente quelli, che più $i con$eruano in vita, durano anche tagliati più lungamente de gli altri. Hora quanto alla comparatione delle parti: quanto meno viè di midolla, tanto piu viè di fortezza. Le parti piu vicine alla midolla $ono piu forti, & le piu vicine alla $corza, $ono piu tenaci, & la [106]_LIBRO_ peggiore è l'Aburno. Le piu vicine alla terra $ono piu pondero$e, le di mezo $ono piu cre$pe, le interiori piu commode, le e$po$te al mezo di piu $ecche, & $ottili, & hanno la midolla piu vicina al cortice. In fine molte co$e re$tarebbeno a dire, ma que$te voglio che $iano a ba$tanza. Il re$to $i troua raccolto con grandi$$ima diligenza da Leon Bat- ti$ta. nel $econdo libro, & di Plinio nel $e$to decimo, & in Theofra$to. Ma quejlo che è degno in Vitr. di auuertimento è la doue egli dice dello Abete, Quadrifluuijs di$para- tur: non che Vitr. non habbia bene interpretato. & $imilmente Plinio quando dice, Quæ habeant quad ripartitos venarum cur$us, bilifidos autem omnino $implices. ma perche Theofra$to dice dizous, monozous, tetrazous. Parole tradotte da Theodoro Gaza, Qua- driuiuas, biniuiuas, & vniuiuas, come dice Hermolao Barbaro, lequali parole, e nel Gre co, & nel Latino non danno bene ad intendere quello, che è in fatto, dico dì Theofra- $to, & di Theodoro, $e for$e Theofra$to non vuole dire monorous, & dirous, & tetrarous il che non ardirei di porre; perche egli $i vede alcuni Abeti tagliati a tra uer$o hauere vn cor$o di vene, che vanno per vn ver$o, & alcuni hauerne due, che vno caualca l'altro, come $e le dita d'una mano attrauer$a$$ero le dita dell'altra; & alcuni hauerne quattro po$ti in modi di craticula o direte; come chi pone$$e le dita d'vna mano attrauer$ate $o pra le dita dell'altra, & $opra quelle anche altre, fin'a quattr' or dini. Egli $i ha o$$eruato che lo Abete cre$cendo d'anno in anno, ne primi anni accre$ce il numero delle vene, & da vn $implice ordine di vene, che di mo$tra il primo anno ne fa vn'altro attrauer$ato $opra quelle il $eguente anno, & co$i moltiplica fino al quarto anno: & que$ta credo $ia l'intelligenza de gli allegati auttori.

Dello abete $opernate, & infernate, con la de$crittione del- l'Apennino, # Cap. # X.

NASCENO le prime radici del monte Apennino dal mar Tirreno in fino all' Alpi, & all'e$treme parti di T o$cana; ma il giogo di quel monte girando $i, & con meza volta appre$$ando$i alle riue del mar Adriano, peruiene con i $uoi giri ver$o il mare, la onde la $ua piegatura di qua, che riguarda alle par ti di To$cana, & di Campagna, è molto aprica, & fiorita, perche del continuo prende vigore dal cor$o del Sole, mala parte di la, & che volta al mar di $opra $ottogiace al Settentrione, è perpetua mente, & fo$ca, & ombro$a, doue gli alberi, che $ono in quella parte e$$endo nodriti di virtu humida, non $olo cre$ceno in i$mi$urata grandezza: ma anche le lor vene pregnanti di gran de humidità tumide, & gonfie $i $atiano dell'abon- danza del liquore: ma poi quando tagliate, & i$pianate hanno perduto il vigore natu- rale cangiando col $eccar$i il rigore delle vene diuentano per la loro rarità vote & i$ua- nite: & perque$ta ragione non hanno ne gli ed ificij da durare. Ma quelli che in luoghi e$po$ti al Sole $ono generati, non hauendo alcuna rarità tra le vene loro a$ciutte dal $ec co $i fanno piu ferme, perche il Sole non $olamente dalla terra a$ciugando, ma anche da gli alberi caua l'humore, & però quegli, che $ono in parte e$po$ta al Sole a$$odati per la den $ità delle vene, non hauendo rarita alcuna dall'humore, poi che $i metteno in ope ra, piani, & politi durano con molte vtilita alla vecchiezza, & però quelli, che $ono dalla parte inferiore dell'Apennino, perche $ono portati da luoghi aprichi, $ono migliori di quelli, che na$ceno nella parte $uperiore, & vengono da luoghi apochi. Io ho e$po$to quanto ho potuto con l'animo con$iderare le copie nece$$arie al fabbricare, di che tem- pre $iano per la me$colanza dei loro principij, & quali per$ettioni, & difetti habbiano, accioche manife$te $iano a chi intende di fabbricare, & però quelli, iquali potranno $eguitare le leggi di que$ti precetti, $arano piu auertiti, & potranno far elettione nelle opere dell'v$o di cia$cuna $pecie, E$$endo$i adunque detto delle preparationi della [107]_SECONDO._ materia. Re$ta che ne gli altri volumi io dica de gli edificij, & prima de i $acri Tem- pij dei Dei immortali, & delle loro mi$ure, & proportioni, come conuiene all'ordine propo$to.

Ha voluto Vitr. nel decimo, & vltimo capo di que$to $econdo libro porre la differen- za de gli alberi, che na$ceno dalla parte del Sole, che aprica $i chiama, da quelli, che ne @ luoghi ombro$i ri guardano al Settentrione. è facil co$a, & confermata da Palladio nel- l'undecimo libro al quinto decimo Capo & da Plinio nel $e$todecimo libro, al trente$i- monono Capo. Et qui $ia fine del $ocondo libro.

IL TERZO LIBRO DELL'ARCHITETTVRA DIM VITRVVIO.

IL Delfico Apollo nelle ri$po$te date a Pithia, affermò Socrate e$- $er di tutti gli huomini $apienti$$imo. Que$ti ($i dice) che cõ pru denza, & dotti$$imamente dice$$e, che bi$ognaua, che i petti de gli huomini fu$$ero come fine$tre, & aperti, affine, che haue$$ero $en$i non occulti, ma pale$i da e$$er con$iderati. Vole$$e @ddio, che la natura $eguitando la opinione di Socrate fatto haue$$e i petti apparenti e chiari:perche $e co$i fu$$e $tato, non $olamen te le virtù, & i vitij de gli animi $i vederiano: ma anche le $cien- ze delle di$cipline a gli occhi $ottopo$te cõ certo giudicio s'ap- proueriano, & a gli eruditi, & intendenti huomini grande, & $tabile riputatione s'ac- cre$cerebbe, & però perche la natura non a modo d'altri, ma al $uo co$i fare ha voluto, nõ puo e$$ere, che gli huo mini con gli ingegni $ottoi petti o$curati habbiano potuto giudicare come $ono le $cienze de gli artificij del tutto a$co$e, & gli arte$i ci an chora, che promettino la loro prudenza, $e non $aranno dinaro$i, ouero $e non $aranno $tati cono$ciuti per la vecchiezza delle loro officine, o non haueranno hauuto gratia, & elo- quenza da piazza, non po$$ono per la in du$tria de gli $tudi loro hauere tanto di credi- to, che creduto lor $ia quello, di che fanno profe $$ione, & que$to $i può $pecialmente cono$cere da gli anti chi $tatuari, & pittori, che di quelli, coloro, che hanno hauuto i fegni di dignita, & la gratia di e$$er commendati, con eterna memoria fi mantengono alla po$terità. Come $u Herone, Policleto, Phidia, Li$ippo, & gli altri, che hanno con l'arte loro con$eguita la nobiltà. perche come al e gran Citta, ouero a i Re, oue- ro a nobili huom ni fatti hanno opere, & fabbriche, co$i hanno ottenuto quello, che io ho detto. Ma quei, che ne di manco $tudio, & ingegno, & $olertia $tati $ono, ne manco belle opere hanno la$ci ato a gli ignobili cittadini, & di minor fortuna, non hanno la$ciato ricordo di loro alcuno: perche non dalla indu$tria, & $olertia dell'ar- ce, ma dalla felicità $ono$tati abbandonati: come fu Hellas Athenie$e, Chione Corin- chio, Miagro Phoce$e, Pharace Ephe$io, Bedas Bizantio, & moltialtri. Similmen- te i pittori come Ari$tomene Tha$io, Policle, & Atramitino, Nicomaco, & gli altri, a i quali, ne indu$tria, ne $tudio dell'arte, ne $olertia mancò, ma ouero la poca robba, o la debil fortuna, o l'e$$er $uperati nella ambitione delle concorrenze da gli auer$arij, [108]_LIBRO_ po$e o$taculo allà dignità loro. Ne però egli è da marauigliar$i, $e per l'ignoranza dell'Arte $i o$curano le virtù: ma bene l'huomo $i deue grandemente sdegnare, quando $pe$$o la gratia dei conuiti lu$ingheuolmente, co$i da i veri giudicij alla fal$a approba- tione conduca. Et però $e (come piacque a Socrate) i $en$i, & le opinioni, & le $cienze cre$ciute dalle di$cipline, fu$$ero $tate chiare, & manife$te, non valerebbe la gratia, non l'ambitione: ma $e ci fu$$e, chi con vere, & certe fatiche impiegate nello imparare ledot- trine, giunto fu$$e al colmo della $cienza, a que$to $i darebbe volentieri i lauori nelle ma ni. ma perche quelle non $ono illu$tri, & apparenti, nello a$petto, (come pen$amo, che bi$ognaua) & io vedo, che piu pre$to gli indotti, che i dotti auanzano di gratia: non i$ti- mando io, che buono $ia il contendere con gli ignoranti di ambitione, piu pre$to con que$ti p@ecetti dimo$trerò la virtù della $cienza no$tra. Nel primo libro adunque, o Im peratore, ti ho e$po$to dell' Arte, & che potere ella habbia, & di che di$cipline faccia bi- $ogno, che l'Architetto $ia ornato; & $oggiun$i le cagioni, perche co$i bi$ognaua, che egli ammae$trato fo$$e, & diui$i in $omma le ragioni della Architettura, & diui$e poi, io l'ho diffinite, & oltra que$to di$correndo. ho dimo$trato quello, che era prima, & ne- ce$$ario delle mura, come fare $i debbia la elettione dei luoghi $ani, & ho dimo$trato con de$crittion i di linee, quanti, & quali, & da che parte $pirino i venti, & ho in$egnato di fare i giu$ti compartimenti delle piazze, & dei borghi dentro le mura, & con que$to io ho po$to fine al primo volume. Nel $econdo an che io ho fornito di trattare della ma- teria, che vtilità $i habbia da quella ne gli edificij, & che virtù le dia la natura. Hora nel terzo io dirò delle $acre ca$e de gli Dei immortali, & e$ponerò in che modo e$$er deuo- no di$egnate.

Detto ha Vitr. nel primo libro al terzo Capo, che tre $ono le parti de l'Architettura, vna delle quali era la edificatione: detto ha $imilmente, che la edificatione era in due parti diui$a, vna delle quali apparteneua alla fabbrica delle opere communi, & publiche l'altra era po$ta nelle fabbriche priuate. Ha voluto. che le di$tributionl delle opere pu- bliche fu$$ero di tre maniere, l'vna pertinente alla dife$a, l'altra alla religione, la terza alla oppurtunità. nel mede$imo hbro ha fornito quanto s'a$pettaua alla dife$a. Doueua egli poi trattare delle fabbriche pertin\~eti alla religione, ma par\~edogli molto nece$$ario e$ponere, & la materia, & il modo per ponere in $ieme la materia ($econdo che egli ha detto) diede $oggetto al $econdo libro, nel quale chiaramente ha trattato della materia piu nece$$aria alle fabbriche, e$ponen do la natura, l'u$o, & le ragioni di quella; però ha- uendo$i sbrigato da quella, ritorna hora alla di$tributione delle fabbriche pertinenti al la Religione; & tratta de i $acri tempij;nel terzo, & nel quarto, abbracciando tutto il cor po della pre$ente materia. per il che $i puo dire, che qui comincia tutto il bello, che di ma no, & d'ingeno s'a$petta dallo Architetto. Qui l'ordine ha luogo, qui la di$po$itione di- $egna, qui la $immetria, & il decoro, & la gratia fanno proua, qui $i $ente la vtilità della di$tributione. nelle quali co$e il valore dello Architetto, la forza dell'arte, l'acutezza del lo ingegno riluce. Onde egli $i puo dire col gran poeta.

O Mn$e, o alto ingegno hor m'aiutate.

O mente, che $criue$ti ciò, ch'io vidi, Qui $i parrà la tua nobilitate.

Et veramente, è degna con$ideratione quella, che $i farà $opra la pre$ente materia, & molto gentilmente è $tato aunertito da Vitruuio, imperoche $apendo egli la grande importanza della co$a, & che infinita è la $chiera de gli $ciocchi, $i ha mo$$o a de$ide- @ar quello, che de$ideraua Socrate, haue$$e l'huomo, cioè, che egli haue$$e vna fine- $trella nel petto, accioche dentro $i vede$$e la $cienza, l'Arte, il bene, & il male, che dentro vi fu$$e. Perche la Gratia, il fauore, la fortuna luogo darebbeno, quan- do il perito, & intelligente con lo imperito, & ignorante di pari ueni$$ero al giu- dicio delle genti. $arebbe la Virtù di piu $tima, & l'Arroganza cederebbe alla mo- [109]_TERZO._ de$tia. Credo io che Vitr.haue$$e bello, & alto pen$iero, viuo, e $oaue gu$to delle ragioni dell'Architettura, on de in $e $te$$o godendone, di$ideraua, che tutto'l mondo cono$ce$$e la bellezzà della virtù. & però concorreua nella opinione di Socrate, la dignità del qua- le fu giudicata dalla $acerdote$$a Pithia per nome di Apollo e$$ere di $apientia $opra tue ti gli huomini. Certamente io ho o$$eruato, che nõ $enza grande cagione Vit. ha propo- $to i proemi a'$uoi volumi; perche e$$endo il'proemio, (come detto hauemo nel $econ- do libro) quello, che prima: ci è propo$to, & per que$to riguardando noi con maggiore attentione quello, che prima ci viene inanzi, bello, & cõueneuole auuertimento è di pro- ponere ne iproemij quelle co$e, che noi vogliamo, che $iano grandemente con$iderate, & atte$e. Vvole adunque Vit. (dapoi che la natura non ha fatto a modo no$tro) che al- meno ci forzamo $coprire cõ la eccellenza dell'Arte quello, che ne'petti no$tri è rinchiu $o. La eccellenza adunque dell'Arte (come $pe$$e volte hauemo detto, e ci gioua di repli carlo) è po$t a nella ragione, la quale Vit. ha po$to nelle $ei predette co$e. Que$ta eglihà chiamato di$cor$o, co$a $ignificante, e forma. Però $e alcuno fia, che voglia vedere piu a dentro, & ritrouare la verità delle co$e, io lo prego, che con benigno animo legga il $ot- to$critto di$cor$o, & ritrouando quel o, ch'egli de$idera, lodi meco la bontà di Dio. & $e del tutto egli non $arà $atisfatto, aggiunga lo $tudio, & il fauore all'opera da me comin ciata; l'vno per ritrouar il vero, l'altro per accettare il buon animo, del quale io mi fac- cio perpetuo debitore. Tanta è la forza della proportione, tanta è la nece$$ità, tãta è l'v- tilità di e$$a nelle co$e, che non puo alcuno ne all'orecchie, nè a gli occhl, ne a gli altri $en $i recare alcuna dilettatione $enza la conueneuolezza, & la ri$pondenza della ragione, la doue tutto quello, che diletta, o piace, non per altro diletta, & piace, $e non perche tie- ne proportionata mi$ura, & moderato temperamento. Non prima con diletto, & piace- re nell'animo per le orecchie de$cendono le voci, & i $uoni, che tra $e non conuenghino in proportionata ragione di tempo. & di di$tanza. Le belle inuentioni de gli huo mini tã to hanno del buono, quanto piu ingenio $amente $ono proportionate. Effica ci$$ima co$a è nel cõporre, & me$colare le $emplici medicine, la proportione, come nel fare la Tiria- ca, & il Mitridato. Diuina è la forza de' numeri tra $e con ragione comparati. ne $i puo dire, che nella fabbrica di que$ta vniuer$ità, che noi mõdo chiamamo, e nel picciol mon do anchora, $ia co$a piu ampia, piu degna della conueneuolezza del pe$o, del numero, & della mi$ura, con la quale il tempo, lo $pacio, i mouimenti, le virtù la fauella, lo artificio, la natura, il $apere, & ogni co$a in $omma diuina, & humana è compo$ta, cre$ciuta, e per fetta. Ilche come è vero, co$i nõ $timo io, che vtil $ia il volere cõ piu ampie indottioni pro uarlo. Quando adunque $arà da noi con bello, e $ottile auuedimento proui$to, che tutto quello, che $arà fatto da noi $ia con le ragioni delle proportioni compo$to: nõ $olamen- te $aremo giudici degni delle opere de gli antichi, ma anchora inu\~etori, & oper atori da noi $te $$i di co$e rare, & eccellenti. & quando bene Vit. nõ $i troua$$e al mondo, potrebbe colui che veramente intende$$e il valore delle proportioni, ritrouare innu merabili pre- cetti d'Architettura, ne per temerario $arebbe hauuto, perche in dife$a $ua prendere b- be la ragione. la qual co$a ha dato riputatione a gli artefici, cõmodo al mondo, & gloria a'Principi. Volendo adũque noi trattare delle proportioni, diremo primieramente, che co$a è proportione, di$tingueremo le $pecie $ue & in fine cõparando l'u$o di cia $cuna $pe cie, accio che $appiamo quale proportione a qual fabbrica conuenga. Molto ampiamen- te $i $tende que$to nome di proportione nella $ua $ignificatione, pche ogni cõnenienza, e $imigliãza di co$e volgarmente è detta proportione, & anche nella virtù è $o$tãza, nella qualità, & altri generali$$imi capi $i dice e$$er proportione. Ma noi parlamo della vera proportione, che è compre$a $otto la quantità. non che la proportione $ia quantità, ma perche è propria della quantità. Trouan$i due maniere di quãtità, vna è detta continua, come linea, $uperficie, corpo, t\~epo, e mouimento. l'altra è detta quantità partita, e di$cre- ta, o $eparata, (come vogliamo dire) come è il numero due, tre, & quattro, & lo pro$erire [110]_LIBRO_ delle $illabe nel formar le parole, 'e le parole i$te$$e vna è $eparata dall'altra. Dell'vna, & dell'altra quantità, è proprio, che $ecõdo cia$cuna $i dica, le co$e e$$ere eguali, o di$egua- li. Benche que$ta propietà $ia $tata trasferita in molte altre co$e, che non $ono quantità, perche tutte le co$e, delle quali $i puo far tra $e alcuna comparatione, ouero $ono egua- li tra $e, e pari, ouero di$eguali, e di$pari. Hora io dico, che la proportione è nel numero di quelle co$e, che $i ri$eri$ceno ad altre, & l'e$$er $uo è tale, che non $ta da $e ma ha riguar do ad altro: & perche vna co$a in comparatione d'vn'altra e o piu, o meno, o tanto però delle proportioni altre $aranno tra co$e pari, & eguali, altre tra di$eguali, o maggiori, o minori, che elle $iano. Ma perche noi ragionamo di quella proportione, che $i truo ua nella quantità, però dicemo, che proportione altro nõ è, che vna terminata ha bitudine, ri$petto, o comparatione di due quantità compre$e $otto vn'i$te$$o genere. co- me $arebbe due numeri, due corpi, due luoghi, due tempi, due linee, due piani. percioche non $i puo dire propriamente, che la linea $ia minore, o maggiore o pari alla $uperficio, come egli $ta bene a dire, che vna linea, è pari all'altra, o'maggiore, o minore. perche la comparatione $i fa di co$e compre$e $otto vn'i$te$$o genere. Dil$i, terminata, non in quan to a noi, ne in $e certa, ma tale che non puo e$$er altra, come $i dirà dapoi, I$pedita adun que la diffinitione della proportione, manife$ta co$a è, che ritrouando$i ella nella quan- tità, al cuna appartenerà alle mi$ure, alcuna a i numeri, alcuna $ara me$colata di numeri, & di mi$ure. La pertinente alle mi$ure, che $i chiama Geometrica $arà nelle quantità cõ tinue, le quali tutte cadeno $otto mi$ura. La pertinente a numeri, che è detta Arithme- tica, è nelle quantità di$tinte, & $eparate, come quando egli $i fa comparatione da nume ro, a numero. La me$colata di numeri, & di mi$ure, che Harmonica $i chiama, è quella, che compara i tempi, e gli interualli delle voci, & gli ecce$$i, & differenze delle propor- tioni, come $i dirà nel quinto libro. Hora diremo della proportione Geometrica, la qua- le è quando $i fa comparatione d'vna co$a continua all'altra, e della Arithmetica, che $i fa tra numeri. vol\~edo adunque noi ritrouare le $pecie delle proportioni, bi$ogna $apere come $tanno le co$e tra $e comparate l'vna con l'altra. per tanto ritrouando noi, che le co$e $ono tra $e o eguali, o di$eguali, facendone la comparatione diremo, che la propor tione $arà di due maniere, l'vna quando $i farà comparatione di due quantità tra loro, cioè ch'vna nõ eccederà l'altra, ma@$ara tãto a punto, e que$ta è detta proportione di ag- guagliãza. l'altra, quando $i farà cõparatione di due quantità di$eguali, cioe ch'vna ecce derà l'altra, e $arà detta proportione di di$aguaglianza, e co$i haueremo due $orti di pro portione, delle quali la prima nõ ha $otto di $e altra $pecie, perche l'agguagliãza non $i puo diuidere per che nõ na$ce $e nõ ad vn'i$te$$o modo. Ma la $ecõda puo e$$ere in due mo di generali, l'vno quãdo $i cõpara il piu al meno: l'altro quãdo $i cõpara il meno al piu- il primo $i dirà proportione di di$agguagliãza dal maggiore. il $ecõdo, proportione di di$agguaglianza dal minore, e perche tante $ono le $pecie di cõparare il piu al meno, quã to quelle di cõparare il meno al piu: però dichiareremo le $pecie della proportione dal maggiore, perche poi l'altre ci $aranno mani$e$te. In tre modi adunque $i fa cõparatio- ne dal piu al meno, cioè in tre modi, il piu eccede il meno, dico nella $emplice proportio ne. Il primo è quãdo il piu contiene il meno piu volte a punto, e $i chiama proportione moltiplice, come il quattro cõtiene due, due fiate a punto, e nõ piu. il noue cõtiene il tre, tre fiate, a punto. l'altro è quãdo il piu contiene il meno, e di piu alcuna parte di quello, e $i chiama proportione $opra particolare, percioche il piu è $opra il meno di qualche par te. come quattro a tre, che quattro contiene tre vna fiata, e la $ua terza parte, ch'è, vno. il terzo modo è quando il piu cõtiene il meno vna fiata, e piu parti di quello, come cinque a@tre cinque contiene tre vna fiata, e due parti di e$$o, e que$ta $i chiama proportione $o- pra partiente; perche il termine maggiore contiene il minore vna fiata, e $opra parti$ce quello, con la aggiunta di piu parti. Deue$i però intendere di quelle parti, che non mi$u rano il tutto a punto, & que$te $ono le $emplici, & vniuer$ali $pecie della proportione del [111]_TERZO._ la maggiore di$agguaglianza. Hora diuideremo breuemente cia$cuna delle predette $pecie in altre piu particolari di$tintioni. La moltiplice adunque $i diuide in que$to mo- do. $e la maggior quantità cõtenerà due fiate, e non piu la minore, ne na$cerà la propor- ne che $i chiama doppia, $e tre tripla, $i quattro quadrupla, e co$i va in infinito. quattro a due è doppia, noue a tre tripla, otto a due quadrupla. La proportione $opra particolare $i troua in que$to modo: che fe il piu contiene il meno vna fiata, e meza, $arà la proportio ne $e$quialtera; come $ei a quattro; perche $ei contiene quattro intieramente, e di piu la metà, che $on due. $e contenerà il terzo oltra il tutto $arà, la proportione $e $quiterza, co- me quattro a tre, otto a $ei. $e vn quarto $e$quiquarta, come dieciad otto:$e vn quinto $e$ quiquinta, e co$i va $eguitando in infinito, e $e vorremo hauere le $pecie della $oprapar- tiente, diremo in que$to modo: che il piu contiene il meno vna fiata, & due parti d'e$$o, ouero tre, o quattro, e co$i in infinito.$e cõtenerà due parti di piu del meno, dira$$i $opra bipartiente, come cinque a tre, ch'è vn tãto, e due terzi.$e tre parti, chiamera$$i $opratri- partiente, come è otto a cinque, ch'e vn tanto, e tre quinti.$e quattro, $opraquad riparti\~e te, come noue a cinque, ch'è vn tanto, & quattro quinti, & co$i nel re$tante, e que$te $ono le $pecie della maggior di$agguaglianza nella $emplice proportione. Le cõpo$te vera- mente $ono due, e $i chiamano cõpo$te, perche $ono fatte di due $emplici. La prima è det ta moltiplice $opraparticolare, la $econda moltiplice $oprapartiente, perche ritengono la natura di quelle proportioni, delle quali $ono compo$te. inquanto adunque la prima è detta moltiplice, ne $egue, che'l maggiore conten ga il minore piu volte, & inquanto è detta $opraparticolare, ne $egue, che'l maggiore contenga il minore, con alcuna parte di quello.e però la moltiplice $opraparticolare comparando il piu al meno, ritroua che il piu contiene il meno piu volte, e qualche parte di quello, $e due fiate, e la metà, $arà pro portione doppia $e$quialtera, come cinque a due, $e tre fiate, e la metà, $ara tripla $e $quial tera, e co$i in infinito, e $imilmente due, & vn terzo come $ette a tre, doppia $e$quiterza; $e tre fiate, & vn terzo, $ara tripla $e$quiterza. e co$i va di$correndo. Parimente la molti- plice $oprapartiente proportione in quanto moltiplice, il piu contenera il meno piu fia- te, & inquanto $oprapartiente il piu cõtenera alquante parti del meno. $e due fiate, e due parti $ara doppia $oprabiparti\~ete, come dodici a cinque;$e due fiate, e tre parti, $ara dop pia $opra triparti\~ete, come tredici a cinque, e co$i in infinito. come $e il piu contene$$e il meno tre fiate, e due parti, $arebbe tripla $oprabipartiente, come dice$$ette a cinque; $e tre fiate, e tre parti, $arebbe tripla $opratripartiente, come diciotto a cinque. e co$i $egu\~e do nell'altre.e perche per vno ri$petto egli $i cono$ce l'altro, però dalle $pecie delle pro- portioni della di$agguagliãza del maggiore al minore, $i hanno le $pecie della di$aggua glianza del minore al maggiore, ne vi è altra differenza, $e non che $i come nella prima $i cominciaua dal piu, e $i terminaua nel meno, co$i in que$ta $i comincia dal meno, & $i termina nel piu, e $i muta quella particola $opra, nella particola $otto. però $i dice $otto moltiplice, $otto doppia, $otto $e$quialtera, $otto $e$quiterza. Egli $i deue auuertire, che in due modi vna quantita è parte dell'altra, il primo è quando la parte d'vna quantita pre $a $econdo alquante fiate a punto, entra nel tutto di punto, cioè quando il partitore en- tra a pun to nella co$a partita, & niente gli auanza. Que$ta noi chiamaremo parte mol- tiplicante.e que$ta è la vera, e propria intelligenza, di que$to nome, che parte, $i chiama. In altro modo parte è quella, che pre$a quante fiate vuoi, mai non ti rende l'intiero, e $i chiama parte aggiunta, imperoche aggionta con vn'altra parte fa il tutto. L'e$empio della parte moltiplicata è, come due a $ei, imperoche due mi$ura $ei, & vi entra tre fiate a pũto: come tre a noue, otto a trenta due. l'e$empio della parte aggiunta è come due a cinque, perche due pre$o due fiate non fa cinque, pre$o tre fiate pa$$a cinque. Que$te par ti aggiunte $ono però compo$te di parti moltiplicanti, perche il due è compo$to di vni tà, lequali mi$urano due, entrandoui due fiate a punto, & tanto $ia detto cerca la diffini- tione, & diui$ione della proportione. Hora $i dirà quello, che ne na$ce. Dalle proportio- [112]_LIBRO_ ni a dunque na$cono le comparationi, & i ri$petti, che hanno tra $e, cioè quando vna pro- portione è comparata con l'altra. & que$te $imiglianze di proportioni $i chiamano pro portionalità: & $i come la proportione è ri$petto, & conuenienza di due quantità cõpre- $e $otto vn'i$te$$o genere, co$i la proportionalità è ri$petto, & comparatione non d'vna quantità all'altra, ma d'vna proportione all'altra. Come $arebbe a dire la proportione, ch'è fra quattro, & due, e$$er $imile alla proportione, ch'è fra otto, & quattro. imperoche & l'vna, & l'altra è doppia. Et però tutte le doppie, tutte le triple, tutte le quadruple, o $ia no d'vno i$te$$o genere, come tra linea, & linea, tra corpo,e corpo,o $iano di diuer$i gene ri, come tra linea, & corpo, tra corpo, e $patio, tra $patio, e tempo $ono proportionali, & con$eguente $imili: & doue è Proportionalità, iui è nece$$ario, che $ia proportione per- che (come s'è detto) la proportionalità non è altro, che comparatione di proportioni. ma non per lo contrario, perche $ra quattro, & dua, è proportione, ma non proportiona lità. Nelle proportionalità con$i$teno tutti i $ecreti dell' Arte. Maperch'egli s'intenda bene quanto $coprir volemo, egli è vtile a dire, come $i cono$cono i denominatori delle proportioni, come $i leua, come $i aggmgne, come $ono moltiplicate, & partite, & poi $i dirà delle proportionalità, & termini loro. Per $apere adunque ritrouare i denominato- ri delle proportioni, il che gioua a cono$cere qual proportione $ia maggiore, qual mino- re:perche nelle fabbriche quelle hanno piu del grande, che $ono di maggiore proportio ne, perche vna $tanza di due quadri, ha più grandezza, che vna d'vn quadro, e mezo e$$en do, che la doppia è maggior proportione, che la $e$quialtera. Egli è dunque da con$ide- rare, che quando la proportione è di agguaglianza, cioè quando $ono tante vnità, o mi $ure in vn numero, o grandezza, quante $ono in vn'altro, non è nece$$ario di affaticar$i in ritrouar denominatori, perche di quella $pecie di proportione non $i troua diui$ione, nõ e$$endo tra le co$e pari maggioranza, ne minoranza. Re$ta adunque, che i denominato ri $iano tra le $pecie della proportione di di$agguaglianza. Breue adunque, & i$pedita regola di ritrouare i numeri, da'quali $ono denominate le proportioni, è partire vno e- $tremo della proportione per l'altro. imperoche quello, che ne viene per tale partimen- to, è $empre il denominatore della proportione. Partire altro non è, che vedere quante fiate vn numero entra nell'altro, & quello,@che auanza. La doue è ragioneuole, che dal partimento, & da quello, che re$ta $i cono$ca il nome di cia$cuna proportione: ecco l'e- $empio. $e vuoi $apere come $i chiama la proportione tra quattro, & otto, partirai otto per quattro, cioè vedi quante fiate il quattro entra nell'otto, & trouerai, che quattro en- tra due fiate a punto, da due adunque chiamerai la proportione ch'è tra otto, e quattro & dirai, che la proportione è doppia. Similmente $e vuoi $apere come $i chiama la pro- portione, ch'è tra cinque, & $edici, partirai $edici per cinque, & ritrouerai, che'l cinque entra in $edici tre fiate, & però dirai ch è proportione tripla, e$$endo denominata da tre, & perche gli re$ta vno, che è la quinta parte di cinque, però dirai, che quella proportio- ne è tripla $e$quiquinta, & cono$cerai, quella e$$er cõpo$ta, cioè moltiplice $opra partico lare, & co$i farai nlle altre. Dalla $opradetta cognitione (come ho detto) $i caua que$ta vtilità, che $i puo $apere; quale proportione è po$ta tra le maggiori, & quale tra le mir o- ri, e quale tra l'egnali, & $imili proportioni. $imili $ono quelle, che hanno $imili, e le i$te$$e denominationi, maggiori $ono quelle, che hanno maggiore denominatione, & minori, minore, perche la denominatione è detta e$$er tanto grande, quanto il numero, che la dinota. Et però la quadrupla è maggiore della tripla, perche; quella dal quattro, que$ta è denominata dal tre. & co$i la $e$quialtera è maggiore della $e$quiterza, perche la $e$- quialtera è denominata dalla metà, la $equiterza da vn terzo. & ne' rotti quanto è mag- giore il denominatore del rotto, tanto è minore il rotto, & però vn quarto è meno d'vn terzo. perche quattro è maggiore di tre; & però vna tripla $e$quialtera è maggiore d'v- natripla $e$q@erza, ma vna tripla $e$quiterza è maggiore, che vna doppia $e$quialtera, eque$to non per la denominatione del rotto, ma per la denominatione del numero in- [113]_TERZO._ tiero, che è maggiore. $imilmente nelle proportioni $oprapartienti maggiore è quel- la, che da numero maggiore è denominata. Et perche meglio s'intenda, io dico, che la proportione $oprapartiente è quando il piu contiene il meno vna fiata, & piu parti di e$$o, & que$to è tanto dal numero di e$$e parti, quanto dalla denominatione, & quan to dall'vno, & dall'altro. Dal numero delle parti quando il piu contiene il meno vna fiata, & due parti di quello, $i dice $oprapartienti; $e tre $opratripartiente, & co$i nel re$to. Dalla denominatione delle parti, quando il piu contiene il meno vna fiata, & le parti, che $ono terzi del meno, $i dice $oprapartiente le terze, Dall'vno, & dall'altra, cioè dal numero, & dalla denominatione delle parti: come $e dice$$e $oprabipartiente le terze. Dico adunque, che $econdo la prima denominatione, che e$prime quante par. ti del numero minore $ono contenute nel maggiore, s'intende la proportion maggiore, perche la $econda, che e$prime quali $iano quelle parti del numero minore, è quella i$te$$a, come dire: la $opraottopartiente le vndecime è maggiore, che la $opratripar- tiēte le vndecime, perche que$ta dal numero minore, ch'è tre, quella dal maggiore, che è otto, $i denomina, e$$endo la $econda denominatione la i$te$$a nell'una, & nell'altra. Qui ci bi$ognerebbe la generatione, & la proprietà di cia$cuna proportione, & quel bello di$cor$o, che fanno gli Arithmetici prouando, che ogni di$agguaglianza na$ce dal- l'agguaglianza, & che la egualità è principio della di$egualità, & che ogni di$eguali- tà $i riduce all'egualità: ma bi$ogna la$ciare co$i alte con$iderationi a quelli, che vo- gliono trouare il principio di tutte le co$e create, la vnità trina di quello, & la produttio ne non di que$te fabbriche particolari, ma della vniuer$ità del mondo, & delle co$e, che vi $ono dentro. parleremo adunque del raccogliere, moltiplicare, $cemare, & par- tire delle proportioni. Perche Vitr. in molti luoghi, lieua, pone, parti$ce le proportioni; come $i vedrà nel primo Capo del pre$ente libro, & al $econdo, & all'vltimo. & nel quar- to al terzo Capo. & infinite $ono le occorenze di $eruir$i piu d'una che d'vn'altra pro- portione, come nella diui$ione de i corpi delle fa bbriche, ne gli Atrij, Tablini, $ale, log- gie, ba$iliche, & altre co$e di gran momento nel raddoppiar i corpi, nel trouar le linee proportionali, nel $corzarc i piani, nella machinatione, & in $omma in ogni co$a all'Ar te $ottopo$ta. Horal propo$ito. Per raccogliere due proportioni in $ieme bi$ogna tro- uare il denominatore della proportione prodotta: dapoi raccogliere i numeri po$ti $otto la i$te$$a proportione prodotta. Il primo $i fa a que$to modo. moltiplica il denomi natore d'vna proportione, nel denominatore dell'altra, & co$i ne re$terà il denomina- tore della raccolta, & prodotta denominatione. Il $econdo $i fa moltiplicando tra $e i numeri antecedenti delle propo$te proportioni, & moltiplicando i numeri con$eguenti anche tra $e, auuertendo che que$ta regola ci $erue nelle proportioni $imiglianti, cioè quando amendue $ono della di$aguagliãza dal maggiore, ouero amendue dal minore. Hora all'e$empio.ecco la proportione che è tra noue, & tre, è tripla, & la ragione, che è tra quattro è due è doppia, voglio raccogliere vna tripla, & vna doppia, e vedere, che pro portione na$ce:moltiplica adũque i denominatori, che $ono due, e tre, & dirai che ne vi\~e $ei. que$to adunque $arà denominatore della prodotta proportione, & però da vna tri- pla, & da vna doppia ne na$ce vna $e$tupla. il che appare per li numeri moltiplicati d'a- mendue le proportioni, perche moltiplicando noue, per quattro, ne viene trenta $ei; & tre per due ne vien $ei, la doue trenta $ei ri$petto a $ei ritiene proportione denomina- ta $e$tupla. Voglio anche nelle $opraparticolari darne lo e$empio, & raccogliere la $e$quialtera, che è tra tre, & due, & la $e$quiterza, che è tra tre, & quattro, molti- plico mezo, ch'è denominatore della $e$quialtera in vn terzo, ch'è denominatore del- la $e$quiterza, & ne na$ce due, ch'è denominatore della prodotta proportione: & però da vna $e$quialtera, & da vna $e$quiterza raccolte in$ieme, ne na$ce vna doppia: mol- tiplica adunque i numeri antecedenti, che $ono tre, & quattro, ne vien dodici, & i con$e- guenti, che $on due, o tre, & ne vien $ei. aduuque dodicia $ei tiene proportione doppia. [114]_LIBRO_ Que$to gioua nella mu$ica grandementa. Ecco, quando la con$onanza mu$icale detta diapente $ia in proportione $e$quialtera, e la diate$$aron in $e$quiterza, $e egli $i ponerà in$ieme l'vna, e l'altra, $e ne cauerà la diapa$on ch'è in proportion doppia. d'vna quin- ta adunque, e d'vna quarta $i fa vn'ottaua. Similm\~ete addurremo l'e$empio nelle $opra- partienti. volendo adunque aggiunere la $oprabipartiente le terze, come cinque a tre; alla $opratripartiente le quarte, come $ette a cinque, $i piglia il denominatore della $o- prabipartiente le terze, ch'è vno, e due terzi, e $i moltiplica in$ieme col denominatore del la $opratripartiente le quarte, ch'è vno, etre quarti, e $i raccoglie due, & vndici duodeci- mi, da i quali na$ce la doppia vndecipartiente le duodecime. ecco, moltiplica cinque, e $ette che $ono li primi numeri delle predette proportioni, $i produce trenta cinque, mol- tiplica anche i $econdi, che $on tre, & quattro, ne viene dodici tren tacinque adunque cõ tiene il dodici due fiate, e ne auanzano vndeci duodecimi, e co$i $i raccoglieno le propor tioni quando amendue $ono $imili. Ma quando $ono di$$imili, cioè vna della maggiore, e l'altra della minore, allhora quella proportione, ch'è denominata dalla maggior quã tità, $i deue partire per l'altra. $ia adunque da comporre vna $otto doppia, come vno, & dui, con vna $e$quialtera, come tre a due. la $otto doppia è denominata dal due, come è la doppia. e la $e$quialtera è denomiaata dall'vn, e mezo, ch'è meno della doppia. parti- $ca$i dunque dua pervn, e mezo, ne re$ta vno, & vn terzo, e però dalle $opredette propor tioni ne viene vna $otto $e$quiterza.ecco vna, e due $opra, tre, e due, moltiplica i priminu meri, che $ono vno, e tre, fanno tre.il che $i deuenotare $otto vna linea dapoi moltiplica due in due, ne ri$ulterà quattro, e tre a quattro, & in proportione $otto $e$quiterza. Ma quando bi$ogno $ia di componere piu di due proportioni in$ieme, componerai con la terza quello, che ri$ulta dalle due prime, e la compo$ta ditre componerai con la quarta, e co$i anderai $eguitando, e di que$to puo ba$tare vn'e$empio. in que$ti numeri, quattro tre, e due, tre, e vno. Dalle proportioni adunque di quattro a tre, ch'è $e$quiterza, e ditre a due, ch'è $e$quialtera, ne na$ce, come s'è detto, vna doppia, la qual partita, per la $egu\~e te $equialtera tre a due, fa la $e$quiterza, la qual moltiplicata in vna tripla, che ha tre ad vno fa la quadrupla, che ha quattro ad vno. Dalle co$e gia dette ne na$ce, che di due pro portioni di di$aguaglian za dal maggiore in$ieme cõpo$te ne na$ce la proportione del- la di$aguaglianza del maggiore, ma l'vna, e l'altra è maggiore con$egu\~etemente da due proportioni della di$aguaglianza dal minore, $i produce la proportione della di$agua- glianza dal minore, ma l'vna, e l'altra è minore proportione. Ma d'vna della maggiore, e l'altra della minore $i fa tale proportione, quale è quella, ch'è denominata dal nume. ro maggiore. Ma la proportione dell'aguaglianza, con quella della maggiore di$agua- glianza produce la i$te$$a proportione della maggior di$aguaglianza, e fa l'i$te$$o ri$põ- dente con la p@oportione della minor di$aguaglianza. per il che $i vede, che la propor- tion dell'agua glianza moltiplicata in $e $te$$a produce la ragione dell'aguaglianza. Et que$to detto $ia del cõponimento delle proportioni Ma quando vorremo $ottrarre vna proportione dal@'altra, e cono$cer quale proportione re$ta, bi$ogna partire con que$to auuertimento, che ($i come ne i numeri s'è detto che $i leua il minore dal maggiore) co$i nelle proportioni $i leua la minore dalla maggiore. Primamente adunque $i parte il de- nominatore della maggiore, per lo denominatore dalla minore, e $i produce il denomi natore di quella, che re$ta, dapoi, per li numeri po$ti $otto le date proportioni. ponga$i adunq; $opra vna linea tra$uer$a numeri della maggior proportione (che è quella che $i deue partire) e di $otto inumeri della minore, dapoi $ia moltiplicato il primo anteced\~e te numero di quella proportione, che $i deue partire, per lo cõ$eguente del partitore, per- che $i farà l'antecedente, & primo di quella proportione, che re$ta, & per la moltiplica- tione del $econdo numero della proportione da e$$er diui$a per l'antecedente della di- uidente, ne na$ce il con$eguente della re$tante. & que$to modo conuiene col partire de' rotti vulgari.poniã ca$o, che vogliamo $ottrarre vna, doppia da vna trjpla. partirai adũ- [115]_TERZO._ que tre, ch'è denominatore della tripla, per due, ch'è denominatore della doppia, & ne venira vno, & mezo, dal quale $i denomina la $e$quialtera. Siano que$ti numeri noue, & tre in proportione tripla, & in doppia quattro, & due, moltiplica noue per due, ne viene diciotto, & tre in quattro, ne vien dodici, al qual numero diciotto è in proportione $e$- quialtera Co$i anche nella proportione $opra particolare $i procederà, come $arebbe il leuare vna $e$quiterza d'vna $e$quialtera. parti adunque il denomin@tore della $e$quial- tera, ch'è vno & mezo, per lo denominatore della $e$quiterza, ch'è vno, & vn terzo, ne $e- guirà vno & vn'ottauo. Dalla propo$ta $ottrattione adunque ne re$ta vna $e$quiottaua. tre a due è in $e$quialtera, quattro a tre in $e$quiterza, moltiplica tre per tre fa noue, due per quattro fa otto, ma noue ad otto è in proportione $e$quiottaua. Finalmente nelle $o prapartienti voglio leuare vna $oprabipartiente le terze, d'vna $opratripartiente le quar te. partendo vno, & tre quarti, per vno, & due terzi, ne ri$ulta vno, & vn vige$imo. dal ch'è denominata la proportione $e$quiuige$ima, come ci $arà dato anche da gli auuenimen ti de'numeri $ette a quattro, cinque a tre. moltiplica $ette per tre, ne viene ventiuno, & quattro per cinque, ne viene venti, al qual numero $i troua e$$er in proportione $e$quiui ge$ima il venti. Dal partire adunque la proportione della maggior di$aguaglianza, per la ragione, & proportione della minore, ne na$cerà la proportione della maggiore, mi- nor dell'vna, & dell'altra. Il $imile $i deue giudicare delle di$$imigliã ti proportioni, che $ono della di$aguaglianza dal minore, percioche ne na$cerà proportione della minor di $aguag ianza, parimente minore dell'vna, & dell'altra, ma $e amendue $aranno o della maggiore, o de la minore di$aguaglianza, & tra $e $imigliãti, cioè $e la propo$ta propor- tione $i partirà per $e $te$$a, ne ri$ulterà la ragione dell'aguaglianza, e in $omma $e vna $a rà della maggiore, & l'altra della minore di$aguaglianza, $i produrrà vna proportione, che hauerà piu in que$ta parte della proportione, che $i deue partire, che di quella, che parte, e $ara quella, che $i e$prima p lo numero maggiore. E tanto voglio, che detto $ia del l'accre$cere, $cemare, o partire delle proportioni. Re$ta che noi porta mo inanzi quello, che piu importa, & è co$a mirabile per $apere delle $imiglianze delle proportioni, & ci giouerà nelle co$e ciuili, ne i di$cor$i della inu$ica, & in molte co$e, che tutto il dì ci ven- gono per le mani. Re$umendo quello, che detto hauemo $econdo il di$cor$o di Alchin- do ant quo autore, che a me nõ grauerà di ponere per maggior intelligenza. primamen te adunque egli pone quattro diffinitioni: & $on que$ti, come principij.

Proportione è $cambieuole habitudine di due quantità $otto vn'i$te$$o genere.

Quando di due quantità compre$e $otto vn'i$te$$o genere vna parte l'altra, quello che re$ta è la proportione della partita, alla partitrice, & que$to s'è dichiarito.

La prodottione, ouero la compo$itione d'vna proportione con l'altra non è altro, che la denominatione e$$er prodotta dalle denominationi. que$to con e$empij mo$tramo.

L'e$$er diui$a vna proportione per vn'altra, ouero e$$er $ottratta, non è altro, che quã- do la denominatione della proportione da e$$er partita, è diui$a per la denominatione della diuidente. Dapoi egli pone alcune propo$itioni, che $ono le infra$critte.

E la denominatione della proportione di qual ti piace di due e$tremi $arà molti pli- cata nel $econdo, $i produrrà il primo. perche $e per la $econda diffinitione partito il primo per lo $econdo, ne na$ce il denominatore, adunque moltiplicata la denominatio ne nel $econdo, ne na$cerà il primo.

La $econda pro po$itione è que$ta. Quando tra due è interpo$to vn mezo, che habbia proportione con amend@e, la proportione, che hauerà il primo alterzo, $arà compo$ta, dalle proportioni, che ha il primo al mezo e il mezo al terzo. $iano tre termini, due, quat tro dodici, & quello di mezo habbia qualche proportione con gli e$trem@io dico, che la proportione, ch'è tra'l primo e'lterzo, è compo$ta della proportione, che ha il primo con quel di mezo, & quelio di mezo con il terzo. e$$endo adunque tra due, & dodici pro- portione $e$tupla, dico, che la $e$tupla, è compo$ta dalla proportione, che ha due a quat- [116]_LIBRO_ tro, & quattro à dodici. ecco, il denominatore tra due, & quattro, è due, dal che è de- nominata la doppia, il denominatore tra quattro, & dodici è tre, dal che è denominata la tripla. $ia dunque due a. quattro b. dodici c. il denominatore tra due, & quattro d. tra quattro, & dodici. e. & il denominatore tra a & c $ia f. perche adunque da f. nel c. $i fa a. & da e in c $i fa b. per la prima propo$itione lo f. allo e. è come lo a. al b. & però e$$endo il d. il der ominatore tra a & b. egli $arà il denominatore tra f. & e. adunque per la i$te$$a prima propo$itione dal d in e $i fa f. perche adunque la denominatione dello a.al c. è prodotta dalla denominatione del b. al c. ne $egue per la terza diffinitione, che la proportione, che è tra lo a, & il c. come tra due, & dodici, che e la $e$tupla, $ia compo$ta dalla proportione, che è tra lo a, & b. cioè tra due, & quattro, che è doppia, & tra b. & c. cioè quattro & dodici, che e tripla, adunque da vna doppia, & da vna tripla ne na$ce vna $e$tupla. Seguita la terza propo$itione di Alchindo.

Siano quanti mezi $i voglia, dico che la proportione, che e tra gli e$tremi, e compo$ta di tutte le proportioni, che hanno i mezi tra $e. Sia tra a, & d. due intermedij b, & c. io di- co, che la proportione dia, à d. e compo$ta delle proportioni, che $ono tra a, & b. tra b, & c. tra c & d. imperoche per la precedente la proportione, che e tra a, & c. e compo$ta dal- la proportione, che e tra a & b. & tra b & c. ma la proportione, che e tra b, & d. e com- po$ta dalla proportione, che e tra b. & c. & c, & d. per la i$te$$a propo$itione. adunque la proportione, che è tra a, & d.e compo$ta ditutte le proportioni, che $ono trai mezi, & co$i $i hauerà a prouare, quando fu$$ero piu mezi, & di $opra ne hauemo con gli e$empi detto a ba$tanza: ma hora $i replica per $eguitar l'ordine di Alchindo, & per e$ercitio della memoria, in co$a ditanta importanza.

La quarta e, che $e alcuna proportione, e compo$ta di due proportioni, la $ua conuer- $a e compo$ta delle conuer$e. $ia la proportione dia, à b. compo$ta della proportione di c, à d. & di e,à f.io dico, che la proportione di b. ad a. $arà compo$ta della proportione di d,à c. & di f. ad e. perche $iano continuate le proportioni di c, à d. & die, ad f. tra g.h. K. di modo che g. $ia ad h. come c, à d. & h, à K. come e. ad f. dico, che la proportione tra a, & b. $arà compo$ta della proportione di g. ad h. & di h. à K. & però per la $econda pro po$itione, la proportione di a, a b. $arà come la proportione di g, à K. adunque all incon tro la proportione di b ad a. $ara come K. à g. ma la proportione di K à g. per la i$te$$a propo$itione e fatta dalla proportione di K. ad h. & di h. a g. ma K ad h. e come f. ad e. & h.à g. & come d. à c. adunque bad a. $arà compo$to dalla proportione, che e tra d & e. & tra @. & e. il che e lo intento no$tro. Finite le diffinitioni, & le propo$itioni, che pone Alchindo, $i viene alle regole, le quali $ono que$te.

Quando di $ei quantità la proportione, ch'e tra la prima, e la $econda, e compo$ta del la proportione, che ha la terza alla quarta, & la quinta alla $e$ta, $i fanno trecento, & $e$- $anta $pecie di compo$itioni, ditrenta$ei, delle quali $olamente ci potemo $eruire. il re$tã te e inutile, & que$to e mani$e$to. $e noi ponemo, che la proportione, ch'e tra a, & b. $ia cõ po$ta delle proportioni, che $ono tra c, & d. tra e, & f. perche e$$endo $eii termini, $i puo intendere la proportione di due, qual $i voglia e$$er cõpo$ta di due proportioni, che $ia- no tra' quattro termini re$tanti. Il che $arà dichiarito poter$i fare per via della moltipli- catione. Da que$ti $ei termini v\~egono trenta $pacij di$tinti. dieci da a. otto da b. $ei da c. quattro da d. due da e. e niuuo da f. perche tutti $ono $tati prima cõpre$i. le quali co$e $o- no manife$@e dalla $ottopo$ta tauola. doue $ono cinque cõpartimenti, nel primo de'qua li e la cõparatione@di a. a gl'altri tormini, e de gl'altri termini ad a nel $ecõdo e la cõpara tione di b, a gl'altri, e de gl'altri a b. nel terzo e la cõparatione dele. nel quarto dib. nel quin to die. gl'altri, e de gl'altri a quelli. perche adunque erano $ei termini rimo$$i due, che faceuano lo $pacio copo$to, i re$tant@$eranno quattro. de'quali ne $arãno vintiquat- tro ordini, che fanno $olam\~ete dodici $pacij. e perche que$to s'int\~eda bene $iano rimo$$i que$ti termini a b. che fanno la proportione di a, a b. & la conuer$a di b. ad a. re$taran- [117]_TERZO._ no quattro termini. c. d. e. f. de i quali $arãno ventiquattro ordini. Il numero po$to fuori della tauola dimo$tra due ordini, che fanno vn $olo ĩteruallo, come il numero quinario, dritta. # conuer$a a a a a a # b c d e f. b c d e f. # a a a a a ## Primo ordine dieci. dritta. # conuer$a. b b b b # c d e f. c d e f. # b b b b. ## Secondo ordine.otto. dritta. # conuer$a. c c c. # d e f. d e f. # c c c. ## Terzo ordiue. $ei. dritta. # conuer$a. d d. # e f. e f. # d d. ## Quarto ordine. quattro. dritta. # conuer$a. e. # f. f. # e. ## Quin to ordine.due. ch'è po$to d\~etro la tauola, di- nota, che quell'ordine, a cui e prepo$to il decimo $ettimo, nõ cõpone $pacio diuer$o da quello, che cõpone il quinto, perche $i cõpone la i$te$$a pro portione ch'e tra d, & e, & tra c, e f, dinotata per lo decimo $ettimo modo, e di quella, ch' e tra c, e f, e tra d, & e, la qual pretende il quinto. Adunque per li numeri e$trin$echi $i di nota, che que$ti ordini, quan to alla cõpo$itione delle pro- portioni $ono geminati, cioe il terzodecimo.il qua rtodeci mo, il quintodecimo, e co$i $e guitãdo fin al v\~ete$i mo quar to, il quale anche vi s'include la proportione adunque, che tra a, & b.e la $ua cõuer$a tra b. & a. $i può int\~edere, che $ia compo$ta di dodici propor- tioni, tra quattro termini c.d 13 # c. d. \\ e. f. \\ Primo. # d. e. \\ e. f. \\ Settimo. # 19 14 # c. d. \\ f. e. \\ Secondo # c. d. \\ f. e. \\ Ottauo. # 20 15 # c. e. \\ d. f. \\ Texzo. # e. c. \\ d. f. \\ Nono. # 21 16 # c. e. \\ f. d. \\ f. d. \\ Quarto. # e. c. \\ Decimo. # 22 17 # c. f. \\ d. e. \\ Quinto. # f. c. \\ d. e. \\ Vndeci-- \\ mo. # 23 18 # e. f. \\ c. d. \\ Se$to. # f. e. \\ c. d. \\ Duodeci- \\ mo. # 24 e, f, & co$i cia $cuna delle predette. E$$endo adunque trenta quelle che $i po$$ono compo nere, tutte le combinationi $aranno trenta fiate dodici, che $ommano tre cento & $e$$an ta. Ma di tutte que$te, po$to, che la proportione, che è tra a, & b. $ia compo$ta delle pro- portioni, che $ono, tra c, & d, & e, & f. $i dimo$tra, che $ole trenta $ei $ono vtili. Ma le al- tre non tenere, & ci potrà ba$tare di e$ponerne quindici nella tauola, e$$endone quindi- Prima. # a. b. \\ compo$ta Seconda. # a. c. \\ compo$ta Terza. # a. d. \\ compo$ta Quarta. # a. e. \\ compo$ta Quinta. # a. f. \\ compo$ta Se$ta. # b. c. \\ compo$ta Settima. # b. d. \\ compo$ta Ottaua. # b. e. \\ compo$ta ci diquelle conuer$e, & noi per la quarta propo$itione haue- mo dimo$trato, che ogni proportione conuer$a, $i fa dalle con uer$e di quelle proportioni, delle qua li è cõpo$ta la principale. come $e la propo$itione, ch'è tra a, & b, è compo$ta dalle pro- portioni, che $ono tra c, & d. & tra e, & f. anche la cõuer$a, cioè la proportione, che è tra b, & a. è compo$ta dalle proportioni, che $ono tra, c, & d. & tra f. & e. però e$po$te che $aranno quin- dici di quelle, le altre quindici $aranno manife$te. E$ponere- mo adunque le quindici po$te nella tauola. delle quali di ne- ce$$ità noue $aranno compo$te di due proportioni tra'l re$tan te di quattro termini. ma le altre $ei non hanno que$ta nece$$i- tà, & quella, che $i compone è manife$ta per la tauola, come an che è manife$ta quella, che nõ $i compone. Ogni proportione adunque, la quale entra in compo$itione, a due modi $i cõpo- ne $olamente, cioè dalla proportione del terzo al quarto, e del quinto al $e$to, e $imilm\~ete dalla proportione del terzo al $e$to & del quinto al quarto. ք il che e$$endone noue cõpo$te $i farã no diciotto cõpo$itioni, & altre tante delle loro cõuer$e. l r\~eta $eradunque $aranno modi vtili. Ma quelle, che nõ $i cõpongo- [118]_LIBRO_ Nona # b. f. \\ compo$ta Decima. # c. d. \\ compo$ta Vndecima. # c. e. \\ compo$ta Duodeci-- \\ ma. # c. f. \\ compo$ta Terzadeci \\ ma. # d. e. \\ compo$ta Quartade- \\ cima. \\ Quintade- \\ cima. # d. f. \\ e. f. \\ compo$ta no $ono $ei, & loro conuer$e $ei, però dodici $ono inutili. A- dunque tutti i modi $i vtili come inutili $ono quaranta otto. Soppo$to ad unque il primo modo, cioè che la proportione, ch'è tra a & b. $ia compo$ta delle proportioni, che $ono trac, & d. & tra e, & f. io dimo$trerò il $econdo, ch'è compo$to del- la i$te$$a, ch'è tra c. & f. & tra, e & d. perche io ponerò tra c. & f. la proportione di d, & e. done la proportione tra c, & f $ara compo$ta delle proportioni, che $ono tra c, & d. & tra d, & c. & tra e. & f. per il che ne $eguita, che le proportioni che $ono tra e, & f. & tra e, & d. $arano compo$te delle proportioni, che $ono tra c, e d. tra d, & e. & tra e. & f. & tra e, & d. Male propor tioni, che $ono tra c & d. tra d. & e. & tra e. & d. compongono quella, che è tra e. & d. per la terza propo$itione. po$ti d. & c. tra c. & d. adunque e, a d, & c. ad f. $ono $i come c. a d. & a. ad f. ma la proportione che è tra a. & b. è compo$ta delle propor tioni, che $ono tra e. & d. & tra e. & f. adunque la proportione tra a, & b. $arà compo$ta delleproportioni, che $ono tra c, & f. & tra e. & d. che $ono le po $te nella conclu$ione.

Il terzo modo è, che anche la proportione tra a, & c. $arà compo$ta della proportio- ne di b, a d. & di c. ad f. il che è manife$to, perche po$to b. tra a. & c. la proportione, che è tra a. & c. $arà compo$ta da quella, che è tra a. & b. tra b. & c. ma la la proportione, ch'è tra a, & b. $i compone di c. & d. & di e. & f. $econdo il $uppo$to da noi. adunque a, a c. è fatta di b. & c. & di c. & d. & die, & f. ma b, à c. & c. à d. compongono la b. a d. trapo- $to il c. tra b. & e. Adunque la proportione, che è tra a, & c. è compo$ta di b. & d. & di e. & f.

Il quarto modo procede dalterzo, $i come il $econdo dal primo. po$ti tra b, & f. com- munemente d. & e. & co$i tutti i modi pari, con i loro di$pari $i collegano, per i$chifare il repetere la i$te$$a via.

Il quinto modo è che la proportione di a, ad e. è compo$ta di b, ad f. e di c. a d. perche po$to b. tra a & e. $i fa l'argomento del terzo perche lo a. ad e è compo$to dello a. al b. & del b. ailo e. ma lo a. al b. è compo$to dell'e. al f. & del c. al d. perche co$i hauemo po- $to. adunque a, ad e. $i compono di b. à c, & di e. ad f. & di c. à d. ma b. ad e. & e. ad f. com- pongono b. ad f. trapo$to e.tra b, & f. adunque la proportione tra a. & e. e compo$ta del- le proportioni che $ono tra b, & f. & tra c, & d.

Il $e$to modo $i caua dal quinto, per lo argo m\~eto del $ecõdo, trapo$to f. & c. tra b. e d.

Il $ettimo compone la proportione di b, a d. delle proportioni di a. a c. & di f. ad e. per che effendo compo$to a.b. di c. a d. & di e. ad f. ne $egue per la quarta proportione, che la proportione tra b, & a. $arà compo$ta di d. & c, & di $. & e. po$to ad unque a. tra b. & d. la proportione, che è tra b, & d. $ata fatta di b. & a, & di a, & d. ma b, & a. è compo$to di d. & c. & di f. & e. aduque la proportione di b, a d. $arà compo$ta di tre proportioni, cioè di a, a d. di d, a c. & di f. ad e. Ma la a, a d. & la d. a c. compongono quella, che è tra a. & c. trappo$to d. tra a, & c@adunque la proportione di b. a d. $arà compo$ta delle proportio- ni di a, a c. & di f. ad e. il che era il propo$ito.

L'ottauo modo. $i come per$upo$to il primo $i caua il $econdo, co$i per l'i$te$$o argo- mento $i caua l'otauo i $uppo$ti, & prouati ne i precedenti, po$to in mezo dia. & e. e & f.

Ilnono. $imilmente la proportione di b, ad e. $arà compo$ta delle proportioni di a. ad e. & di d. a c. perche b ad a, è compo$to di d. a c. & di f. ad e. trappo$to a. tra b. & f. $ara la proportione tra b, & f. compo$ta di b. ad a. & di a. ad f. & però b, ad f. $ara compo$ta di a, ad f. & di f. ad e. & di d. a c. ma a@ ad f. & f. ad e. compongono a. ad e. adunque b. & f. è compo$ta di a. & e & di d. & c.

[119]_TERZO._

Il decimo, con largomento del $econdo procede dalle co$e prouate nel precedente, trappo$to, e, & d, tra a, & c.

L'vndecimo. egli $i compone c, a d. di a, & b, & di f, & c, per che per la terza, a, & c. è fatta di b. & d. & di e, & f. $i componerà la c, ad a. di d. a b. & di f. ad e. po$to adunque a tra c, & d, $arà la c, al d. compo$ta dalla a, al d, dalla d, al b, & dalla f, al c ma la a, al d, et la d, al b, compongon la a, al b, adunque la c, a d, è compo$ta dal a, a b, & da f, ad e.

Il duodecimo modo $i caua dall'argomento di $opra trapo$to b, & f. tra a, & e.

Il terzodecimo è $imilmente, che la proportione tra c, & f. è compo$ta dalle propor- tioni tra a, & b, tra d, et c, po$to d, et c. tra e, et f. $a ra compo$ta la c, & la, f. dalla, c, al d, & dalla d, al e, et dall'e, al f, ma, c, d, et e f. compongono a, b, adunque la c f. è compo$ta da a b. & da de.

Il quartodecimo $i caua dal precedente, come il $econda dal primo trapo$to b, et d, tra a, & e.

Il quintodecimo è, che anche d e, è compo$ta da b, et da c, f. perche po$to c. & f. tra d, et e, la d, e, $arà compo$ta da d, c, ad c, f. et da f, a. ma la d. al c. & la f. all'e, compon- gono la b, a, perche le conuer$e compongono la a, b, per la $oppo$itione adunque d, e, è compo$ta di b, ad a, et di c, ad f.

Il $e$todecimo con l'argomentum del $econdo è dedutto dal precedente, trapo$to a, & c, tra b, et f.

Il decimo $ettimo modo è, che e, f, $i compone di a, b, & di d, c, percioche per la con- uer$a del quinto modo c, a. $i fa di f, b, & di d, c. il re$to $i ordina, come s'è fatto nella prima deduttione dell'vndecimo modo.

Il decimo ottauo con l'argomento del $econdo $i caua dal precedente b, et d, trapo- $ti tra e, & c.

Voglio, che fin qui $ia detto a ba$tanza per dare al quanto di luce alle co$e di Alchin- do: & qui $otto cauarne vna belli$$i ma propo$itione, che ne contiene dice$ette vtili$$i- me da e$$er da ogni $orte di per$one $tudio$e e$$ercitate, & $ono que$te, le quali $i $erueno a ritrouare qualunque numero di quelli $ei, ci fu$$e ignoto.

Se la proportione che è tra'l primo e'l $econdo, è compo$ta delle proportioni, che $o- no tra'l terzo, e'lquarto, et tra'l quinto, e'l le$to: la i$te$$a $arà compo$ta dalle proportio- ni, che $ono, tra'l terzo, e'l $e$to, & tra'l quinto, e'l quarto. Ecco ne inumeri lo e$$em- pio. 1. 2. 3. 4. 6. 9. dalla $otto $e$quiterza, che è tra tre, & quattro, & dalla $otto $e$quialtera, che è tra $ei, et noue, ne na$ce la $ottodoppia che è tra vno, & due. io dico, che la i$te$$a $ottodoppia na$cerà dalle proportioni, che $ono tra il terzo, et il $e$to, cioè tra tre, et noue, che $ono in proportione $otto trip a. et d alla proportione, che è tra'l quinto e'l quarto, che $ono $ei, et quattro, doue è la proportion $e$quialtera, per- che da vna $otto tripla, et da vna $e$quialtera, ne na$ce vna $ottodoppia, come è tra vno, et due.

Similmente $e la proportione del primo al terzo, $arà compo$ta delle proportioni del $ecõdo al quarto, et del quinto al $e$to, come la proportione dell'vno al tre che è $ottotri pla, è compo$ta delle proportioni del due al quattro, che è $ottodoppia, et del $ei al no ue, che è $otto$e$quialtera, ne na$ce vna $otto tripla.

Parimente, $e la proportione del primo al quinto, cioè dall'vno al $ei che è $otto $e$cu pla, $arà fatta delle proportioni del $econdo al $e$to, che è dal due, al noue, che è propor tione $ottoquadrupla $e$quialtera, et dal terzo, al quarto, che $on tre, et quattro, doue cade proportione $otto$e$quiterza, la i$te$$a venirà, dal $econdo al quarto, che è tra due, et quattro, doue è proportione $ottodoppia, et dal terzo al $e$to, come da tre a noue, do- ue cade proportione $ottotripla; perche ne na$cerà vna $otto$e$cupla.

Co$i anche, $e la proportione, che è del $econdo al quarto, ch'è $otto doppia, come è da vno a quattro na$cerà dalla proportion del primo al terzo, che è $ottotripla, come da [120]_LIBRO_ vno a tre, & dalla proportione del $e$to al quinto, come è da noue a $ei, doue cade pro- portion $e$quialtera, perche da vna $ottotripla, & da vna $e$quialtera ne na$ce vna $otto doppia, la i$te$$a proportione na$cerà dal primo al quinto, che è da vno a $ei, doue cade proportione $otto $e$cupla, & dal $e$to al terzo come da noue a tre, doue cade la tripla; perche da vna $otto$e$cupla, & da vna tripla ne na$ce vna $ottodoppia, come è da due a quattro.

Similmente $e la proportione, che ha il $econdo al $e$to, come tra due, & noue, doue ca de proportione $ottoquadrupla $e$quialtera, na$ce dalla proportione del primo al quin to, come da vno a $ei, doue è proportione $otto$e$cupla, & dal quarto al terzo, come è da quattro a tre, done è proportione $e$quiterza, la i$te$$a proportione $ottoquadrupla $e$- quialtera na$cerà dalla proportione del primo al terzo, c oè da vno a tre, doue è propor @ione $ottotripla, & dal quarto alquinto, come da quattro a $ei, doue è proportione $et- to$e$quialtera, perche da una $ottotripla, & da una $otto $e$quialtera ne uiene una $otto quadrupla $@$quialtera.

Similmente lela proportion del terzo al quarto come è da tre a quattro, doue cade proportione $otto$e$quiterza na$cerà dalla proportione del primo al$econdo, come da vno a due, doue cade proportione $ottodoppia, & dal $e$to al quin to come da noue a $ei doue cade proportione $e$quialtera, la i$te$$a proportione na$cerà dalla proportione, ch'è tra'l primo, e'l quinto, ch'è vno & $ei, doue cade proportione $otto$e$cupla, e dal $e- $to al $ecõdo, come è da noue a due, doue cade proportione quadrupla $e$quialtera, per- che d'vna $otto$e$cupla, e d'vna quadrupla $e$quialtera, ne na$ce vna $ottoie$quiterza.

Oltra di que$to $e la proportione, ch'è tra'l terzo, & il $e$to, ch'è $ottotripla, come da tre a noue, na$ce dalla proportione del primo al $econdo, come da vno a due, ch'è $otto- doppia, & dal quarto al quinto, che è $otto$e$quialtera, come tra quattro, & $ei, la i$te$$a na$cerà dal primo al quinto, come da vno a $ei, doue cade la $otto$e$cupla, & dal quarto al $econdo, come da quattro, & due, doue cade la $ottodoppia, perche da vna $ottodop- pia, & da vna $otto$e$quiterza ne viene la $ottotripla.

Di nuouo $e la proportione del quarto al quinto, cioè del quattro al $ei, doue è la $ot- to $e$quialtera, è compo$ta del $econdo al primo, cio del due all'vno, doue cade la dop- pia, & del terzo al $e$to, come del tre al noue, doue cade la $ottotripla, la i$te$$a $otto$e$qui altera, na$cerà dalla proportione del $econdo al $e$to, & del terzo al primo.

Finalmente $e la proportione, che è del quinto al $e$to, come è tra $ei, & noue, doue ca de la $otto$e$quialtera, na$cerà dalle proportioni del primo al $econdo, come da vno a due, doue cade la $ottodoppia, & dal quarto al terzo, doue cade la $e$quiterza, la i$te$$a na$cera da quella, che è dal primo al terzo, che è $ottotripla, come da vno a tre, & da quel la, che è dal quarto al $econdo, che è la doppia, come da quattro a due, & tanto $ia detto delle proportioni, & delle loro generationi, & ri$petti, le quali co$e diligentemente e$$a- minate, e$$ercirate, po$te a memoria applicate alle $cienze, & alle pratiche, faranno pare re gli huomini miracolo$i. Ma tempo è, che a$coltiamo Vitr.

Delle compo$icioni, & compartimenti de i tempij. Et della mi$ura del corpo humano. # Cap. # I.

_L_A compo$itione delle $acre ca$e è fatta di compartimento, la cui ragione deue e$$er con $ommadiligenza da gli Architetti cono$ciuta. il compartimento $i piglia dalla proportione, che Grecamente è detta analogia. La proportione è conuenienza di moduli, & di mi$ure in ogni opera sì della rata parte de i membri, come del tutto, dalla quale procede la ragione de i compartimenti.

[121]_TERZO_.

La $omma ditutto quello, che dice Vitr. cerca le fabbriche pertinenti alla religione è, che prima egli dimo$tra la nece$$ità dicono$cer la forza delle proportioni, & delle commen$urationi, che $i chiamano $immetrie da greci. dapoi dichiara donde è $tata pre$a la ragione delle mi$ure, & tratta della compo$itione dei Tempij, & con$idera pri ma tutto quello, che $i rappre$enta di fuori, & da lunge allo a$petto da diuer$e figure, & forme ditempij, & in que$ta parte tocca cinque maniere di Tempij, con le ragioni di cia$cuna, & dichiara il modo difondare, l'ornamento delle colonne, dei capitelli, de gli architraui, de i coperti, & front $picij, & altre co$e pertinenti a quello, che $i vede di fuori, come $ono gradi, poggi pie di$tali, $porti, ra$tremamenti, gonfiature, aggiunte, ca- nalature, & $imili co$e, $econdoi generi dellefabbriche. Viene poi alle parti di dentro, & di$tinta mente ragiona delle mi$ure, lunghezze, larghezze, & altezze de i $empij del- le celle, de gli antitempij, de gli altari, delle porte, & di tutti gli ornamenti, che conuen- gono alle predette parti_:_ la onde niente la$cia al de$iderio no$tro, conch uden do tutta la pre$ente materia, nel terzo, & nel quarto libro. Dice adunque, che per edi$icarei l'em pij bi$ogna cono$cere la ragione del compartimento, & que$to doue e$$ere con $om- ma diligenza da gli Architetti cono$ciuto. Di que$to la ragione è in pronto: perche, $e bene ogni fabbrica deue e$$er con ragione compartita, & mi$urata, nientedimeno con$iderando noi quanto la diuinità eccede la humanità, meritamente douemo, quan- to $i può di bello, & di raro, $empre mai operare, per honore, & o$$eruanza delle co$e di- uine, & perche di diuin a qualità participa in terra l'humanamente, però douemo con ogni $tudio e$$ercitarla, accioche honoriamo i Dei; che Dei $i chiamano i veri amici di Dio. ottima co$a è la ragione nella mente dell'huomo, & que$ta eccellentiffimamen- te $i dimo$tra nelle proportioni. & però $e Vitruuio, ha detto, che la ragione della $im- metria, che è corri$pondenza di mi$ure, deue e$$er con grandi$$ima dihgentia cono$ciu ta da gli Architetti egli ha detto co$a ragioneuole, hone$ta, & debita alla diuinità. Et $e co$a mortale puo a ba$tanza honorare la immortalità, direi anch'io, che le piu pretio $e, & care co$e doueriano e$$er $oggetto, & materia ale ben proportion ate fabbriche dei luoghi $acri, accioche, & con la forma, & con la materia $i honora$$e quanto piu $i puo, la dininità. Nece$$aria co$a è dunque la $immetria, alla compo$itione de i Tem- pij. la $immetria è diffinita da Vitr. in que$to luogo $econdo l'applicatione all' Architet tura; ma noi di $opra l'hauemo diffinita $econdo la raccommunanza, & vniuer$alita di quel@ nome. Dice adunque Vitr. che la proportione, la quale è derta analogia da Greci, e vna con$onanza, & ri$pondenza delle mi$ure delle parti tra $e $te$$e, & coltutto in ogni opera, che $i fa, & que$ta con$onanza, egli chiama commodulatione, percioche mo- dulo è detta quella mi$ura, che $i piglia prima, con la quale $i mi$urano le parti, & il tutto, & però proportione nelle fabbriche altro non e, che comparatione de' moduli, & di mi$ure in quello, in che conuengono, & le parti in$ieme delle fabbriche, o il tuto vnitamente con le parti. Que$to gia è $tato da noi copio$amente dimo$trato nel primo libro. pero $eg uitando Vitruuio $i dichiara da quale e$lempio di natura è $tata pigliata la ragione delle mi$ure.

Perchen n puo fabricare alcuna $enza mi$ura, & proportione hauer ragione di componimen to, $e pri na non hauerà ri$petto. & con$ideratione, $opra la vera, & ceroa ragione de i membri dell huomo ben prop ortion. ito, perche la natura in tal modo ha composto il corpo dell'huomo, che l'o{$s}o dal capo dal mento alla $ommitàdella fronte, e le ba$$e radici de i capolli, $i $$e la decima parte & tanto anche fu$$e la palma della mano dalla giuntura del nodo, alla cima del dito di mezo, il capo dal mento alla $ommità della testa la ottaua parte, & tante dal ba{$s}o del coll o. _D_alla $ommità del petto alle radicideic pelli la $e$ta parte, alla $ommità della te$ta la quarta. dal fine dal mento al fine delle narici è laterza parte dell'altezza di tutta la faccia, & ta to è lungoil na$o tutto in fino al mezo del $opraciglio: & tanto anche da quello $ino alle radici de i capelli, doue $i fa la. fronte.

[122]_LIBRO_

Ma il piede, èla $e$ta parte dell' altezza del corpo, il cubito la quarta, il petto anche la quarta, & in que$to modo anche gli altri membri banno le loro conuenienti, & prop rtionate mi$ure le quali da gli antichi pittori, & Statuarij $eno state v$ate, & però hanno riportato grandi & infinite lodi.

La natura mae$tra ci in$egna come hauemo a reggerci nel compartimento delle fab briche: imperoche n\=o da altro ella vuole, che impariamo le ragioni delle $immetrie, che nelle fabbriche de'tempij v$ar douemo, che dal $acro tempio fatto ad imagine, et $imi- glianza di Dio, che è l'huomo, nella cui compo$itione tutte le altre merauiglie di natu- ra $ono compre$e, e però con $aggio auuedimento tol$ero gli antichi ogni ragione del mi$urare dalle pa rti del corpo humano, doue molto a propo$ito Vitr. dice, che opera niuna può hauere ragione di componimento, $e prima non hauerà riguardo alla $im- metria delle membra humane. Io proponerò alcune di$tintioni, accioche meglio s'in- tenda quello, che dice Vitr. Ditre maniere s'intende mi$ura. Primieramente quando vna co$a è piu perfetta, che le altre $otto vn'i$te$$o genere, quella $i dice mi$ura di perfet- tione. in que$to modo l'huomo fra tutti gli anim ali e$$endo il piu perfetto, $i puo dire, che egli $ia mi$ura ditutti gli animali, chiama$i poimi$ura d'agguaglianza, quando la mi$ura contiene la co$a m $urata a punto, come vn'orna di vino, $i chiama mi$ura, per. che tiene a punto tanto vino, quanto cape. ln $omma poi chiamamo mi$ura quella quã- tità, che pre$a piu fiate mi$ura il cutto, come dicemo la canna mi$urare il panno. Di que- $ta noi parlamo, que$ta è quella, che è $tata pre$a dalla mi$ura della perfettione, che è l'huomo, tra gli animali, da gli antichi. Onde mi$utare nõ è altro, che far manife$ta vna quantità prima non cono$ciuta, con vna quantità certa, e cono$ciuta, e però c\=o ragione dalle parti dell'huomo $ono $tate pigliate le mi$ure delle co$e, e le ragioni di quelle mi$u re: & è ragioneuole, che dalla te$ta $i pigli la mi$ura del tutto, e$$en do po$to nella te$ta il valore di tutti i $entimenti humani, come co$a piu nobile, e principale, e piu manife$ta. Vitr. vuole, che l'huomo $ia di dieci te$te, $e per te$ta egli s'intende dal mento al na$eimé to de' capelli: & vuole an che, che $ia di otto te$te. $e per te$ta egli s'intende lo $pacio, che è dal mento al $ommità del capo. Gli antichi oltra la proportione attendeuano alla gra tia per $atisfare allo a$petto, e però faceuano i corpi alquanto grandi, le te$te picciole, la co$cia lunga. nel che era po$to la $ueltezza: parlo hora de'corpi perfetti perche altra mi $ura conuiene ad vn corpo puerile, altra ad vn corpo a$ciutto, o gra$$o, o tenue, che $i vo- glia fignare. Amauano gli antichi $tan do nelle mi$ure conuenienti, la lunghezza, e la $ot tigliezza di alcune parti: parendo loro di dare non $o che piu di leggiadro alle opere, e però $e bene dalla ra$cetta, ch'è la piegatura della mano, alla $ommità del dito di mezo vo leuano, che tanto fu$$e dal mento alla $ommità della fronte, nientedimeno per la det- ta cagione faceuano la mano, & le dita alquanto piu lunghe. il Filandro auuerti$ce, e be ne, che non può $tare quello, che dice Vitr. che il petto $ia la quarta parte; & vuole, che quando Vitr. dice, che il cubito $ia la quarta parte, egli intenda non dalla giuntura del comito alla ra$cetta, ma dalla giuntura del comito alla $om mita del dito di mezo. Vuo- le Pomponio Gaurico, che la giu$ta altezza $ia dinoue te$te. altri alquanto pin. Il Carda no nel libro della $ottilità dice. Que$ta e$$er la forma del corpo humano perfetto, la fac cia è la decima ditutta la lunghezza dal na$cimento dei capelli all e$tremo del pollice del piede. la faccia $i diuide in tre partieguagli l'vna $i fa dalla radice de i capelli alla $ommità del na$o: altra è la lunghezza del na$o. la terza è dal fine del na$o al mento. la lunghezza della bocca è eguale alla lunghezza dell'occhio, & la lunghezza dell'oc chio è quanto lo $pacio da vn'occhio all'altro: di modo, che in tre parti $i diuida lo $pacio, che è dall'uno angolo dell'o cchio allo angolo dell'altro, cioè due occhi, & lo $pacio, che vi è di mezo, & tutto que$to è doppio alla lunghezza del na$o. di modo che la lunghez- za dell'occhio, & l'apritura della bocca $ia doppia alla non a parte della lunghezza del- la faccia, & per que$to adiuiene, che la lunghezza del na$o $ia $e$quialtera all'apritura della bocca, & alla lunghezza dell'occhio. la qual lung hezza del na$o e$$endo tripla al- [123]_TERZO_. lo $pacio, ch'è dal na$o alla bocca, ne $egue che que$to $pacio $arà la mi$ura dell'apritu- ra della bocca, & della lunghezza dell'occhio. il circuito della bocca è doppio alla lun- ghezza del na$o, & triplo all'apritura. Adunque tutta la lũghezza della faccia è $e $quial tera al circuito della bocca, & allo $pacio, che è dall'angolo e$teriore d'un occhio, all'an golo e$teriore dell'altro percioche que$to $pacio è quanto il circuito della bocca. il cir- cuito del na$o da ba$$o, e pare alla $ua lunghezza. il circuito della orecchia, è eguale al circuito della bocca. il foro della narice è la quarta parte della lunghezza dell'occhio. & in tal gui$a è di$po$ta la mi$ura del corpo humano, come qui $otto $i vede. La faccia parti diciotto, tra due angoli e$teriori de gli occhi parti dodici, la lung hezza del na$o parti $ei: il circuito da ba$$o del na$o parti $ei: la lunghezza dell'orecchia parti $ei: dalle radici de' capelli al na$o parti $ei, dal mento al $ottona$o parti $ei, la lunghezza della bocca parti quattro, la rotondità della bocca parti dodici, dalla cima della te$ta alfi- ne di dietro partiventiquattro, dalla $ommità del petto alle $omme radici de i capelli partitrenta, dalla forcella $opra il petto alla cima della te$ta parti trenta $ei, il circuito dell'orecchia parti dodici, la lunghezza dell'occhio parti quattro, la di$tanza tra l'vno occhio, & l'altro parti quattro, dal $ottona$o alla bocca parti due, dalla bocca al men- to parti quattro, il foro del na$o parte vna, l'ambito della fronte di$opra parti diciot- to, dalla giontura della mano alla $ommità del dito di mezo la palma parei diciotto, dal mento alla $ommità della te$ta parti ventiquattro, il piede parti venti, il cubito par- ti trenta, il petto parti trenta, Tutto il corpo parti cento, & ottanta. Sono anchei ma- $chi delle tempie proportionali alla lunghezza della faccia, & le orecchie aln a$o, come hauemo o$$eruato, $imilmente dal nodo della mano alla $ommità del dito mezano è la decima ditutto il corpo, dal mento alla $ominità della te$ta, o dalla $ommita della te$ta al collo è il doppio di quello $pacio, che è dall'angolo, d'vn occhio all'angolo d'vn'al- tro, intendo de gli e$teriori. Dalla forcella $uperiore del petto alle radici de i capelli, & al fine della fronte, quanto èil cubito, ouer la larghezza del petto, cioè la $e$ta parte della lunghezza di tutto il corpo, la lunghezza del piede è la nona parte della i$te$$a lunghezza, dalla forcella di $opra del petto alla cima della te$ta, e la quinta parte di tutta la lunghezza & il doppio della faccia, Et co$i appre$$o Vitruuio, uon può $tare la ragione, che la differen za della ottaua, & della decima parte aggiunta alla $e$ta adem- pia la quarta del tutto, ma allargate lemani $i rende a punto l'altezza di turro il cor- po, & allargate le mani, & i piedi, il bilico $i farà nel mezo, di modo, che dalla prima figura il quadrato, & dalla $econda $i farà il circolo, amendue figure nel $uo gene- re perfetti$$ime, vna di dritte, & l'altra di linea circolare compo$ta, & que$to è, che dice Vitruuio.

Simigliantemente le membra de i $acri Tempij deuono hauerc in cia$cuna parte alla $omma vniuer$ale di tuttala grandezza conuenienti$$ime rispondenza di mi$ure, Appre$$o di que$to na- turalmente il mezo centro delcorpoè il bilito. imperoche $e l'huomo ste$o, & $upino allargherà le mani, & i piedi, & $arà po$ta vna punta della $esta ml bilico di quello, girando a torno le di- ta delle mani, & dei pœdi, $aranno toccate dalla linea, che $i gira. Et $icome la ritonda fi- gura $i forma nel corpo humano, co$i anche $itroua la quadrata: imperoche $e dulle ba{$s}e piante alla $ommità del capo $ara mi$urato il corpo dell'huomo, & quelia mi$ura $arà trasferita alle ma- ni allargate, egli $i troueràla i$ie$$a larghezza, comel' altezza, agui$a dei piaui riquadrati. Se adunque lanatura hacompo$to in que$to modo il corpo dell'huomo, che le membra ri$poundino con proportione alla perfetta loro figuratione; pare che gli antichi con cau$a habbiano con$tituito, che in tutte le perfettioni delle opere vi habbia diligente mi$ura, & proportio e di cia$cun mem- bro atutta la figura. Et però in$egnando gli ordini in tutte leopere, que$to nei $acriluoghi, doue le lodi, & i bia$ni delle opere $tanno eternamente, $ pra tutto o$$eruarono.

Non $olamente gli antichi tol$ero le proportioni dal corpo humano, ma anche le mi $ure i$te$$e, & inomi loro, & però hauendo Vitr. conclu$o, che le $immetrie, & comparti- [124]_LIBRO_ menti delle opere $ono $tati dai corpi humani, nelle compo$itioni dei Tempij transfe- rite: dice anche le mi$ure i$te$$e e$$ere $tate pigliate.

Similmente gli antichi raccol$ero dai membri del corpo le ragioni delle mi$ure, che in tutte l'o- pere pareno e$$er nece$$arie, come il dito, il palmo, il piede, il cubito; & quelle distribuirono nel numero per$etto, che dai Greci _T_elion è detto.

Co$a perfetta è quella, a cui nulla manca, & niente $e le può aggiun gere, & che di tut- te $ue parti è compo$ta, ne altro le $opr'auanza_:_ per que$ta ragione il mondo è perfetto a$$olutamente. & molte altre co$e nel loro genere $ono perfette. Ma vediamo noi con che ragione $i chiamino i numeri perfetti, & quali $ieno.

Perfetto numero da gli antichi fupo$to il dieci, perche dalle mani $i caua il numero denario del- le dita; dalle dita il palmo; & dal palmo il piede, & $i come nell'una, & l'altra mano dalle dita naturalmente è proceduto il dieci, co$i piacque a Platone, che quel numero fu$$e perfetto, perche dalle vnità, che monades Grecamente $i chiamano, è fornito il dieci, che è la prima croce: il qua. le poi, che è fatto vndici, ouero dodici, non puo e$$er perfetto, fin che non peruiene all'altro in- crocciamento; perche le vnità $ono particelle di quel numero.

Detto hauemo di$opra, che parte veramente è quella, che pre$a quante fi ate $i può, compone il tutto $enza piu. dal che na$ce la intelligenza diquello, che $i dirà. Dico adunque, che alcuni numeri ri$petto alle parti loro, delle qua li $ono compo$ti, $i po$$o- no chiamare poueri, & diminuti, altri $uperf@ui, & ricchi, altri veramente $ufficienti, & perfetti. La onde poueri $ono quelli, le parti dei quali in $ieme raccolte non fanno la $omma del tutto. per e$$empio $ia otto. le parti del quale $ono, vno, due, & quattro, che raccolte in $ieme non fanno otto. Ricchi $ono quelli, le parti dei quali $ommate fanno $omma maggiore, come dodici le cui parti $ono, vno, due, tre, quattro, & $ei, lequali par- ti raccolte in vno pa$$ano la $omma del tutto, & fanno $edici. Perfetti $ono quelli, le patti intiere de qua li con la $omma loro rendeno preci$amente il tutto, come $ei, & ven tiotto. ecco vno, due, & tre, che $ono parti del $ei raccolte in$ieme rendeno a punto $ei. co$i vno, due, quattro, $ette, & quattordici $ono parti di ventotto, & $ommate in$ieme fanno vent'otto a punto. La generatione dei numeri perfettis'intenderà, po$te pri- ma alcune diffinitioni. Sono adunque alcuni numeri, che $i chiamano parimenti pari, & $on quelli, che e$$endo pare la $omma loro, $i diuideno $empre in numero pare fin'all'vnità, come $arebbe $e$$anta quattro, che è numero pare, & $i diuide in trenta- due, $edici, otto, quattro, due, fin'all'vnità, in numeri pari. Sono anche altrinumeri, che $i chiamano primi, & in compo$ti, i qua li $ono queli, che $olo dalla vnità $ono mi$u- rati, & non hanno altro numero, che gli parti$ca intieramente, come tre, cinque, $ette, vn dici, & altri $imili. La generatione adunque de inumeri perfetti $i fa ponendo a fila per ordine i parimenti pari, & $ommandogli in$ieme_:_ & quando s'incontra in vna $om- ma, che multip licata per quello, che è vltimo di quella $omma, $i $a ilnumero perfetto: pur che il numero della $omma $ia primo, & incompo$to, altrimenti non riu$cirebbe il numero perfetto Ecco vno, & due fanno tre. E$$endo adunque tre@numero primo, & in- compo$to egli $i moltiplica per due, che era l'vltimo nella $omma, & nel raccoglimento la 'doue due fiate tre fanno $ei, adunque nella decima $ei è numero perfetto. Seguita la generatione dell'altro perfetto. Ecco, vno, due, & quattro fanno $ette, che è numero pri mo, & incompo$to, moltiplica $ette per quattro, $e ne raccoglie ventotto, che è il $econ- do perfetto nel centinaio. Seguita vno, due, quattro, otto, che fanno quindici, ma quin dici non è numero primo, & incompo$to, perche è mi$urato oltra la vnità, an che da al- tri numeri, come da tre, & cinque, però $i pa$$a piu inanzi all'altro parimente pare, che è $edici, que$ti aggiunto al quindici fa trent' vno, il quale e$$en do numero primo, & incó po$to, $e $arà moltiplicato per $edici, che eral'vltimo della $omma, farà quattrocento & nonanta $ei, che $ara il numero perfetto nel millenario. con la i$te$$a ragione $i fanno gli altri perfetti, i quali$ono rari, perche rare $ono le co$e perfette. Hãno inumeri perfetti [125]_TERZO_. que$ta proprietà, che le loro terminationi, $ono denominate dal $ei, & dall'otto: ma a vicenda. come, $ei, vent'otto, quattrocento nouanta $ei, ottomila cento, & vent' otto, & que$ta regola è certa. Ma perche cagione il numero ternario, & il numero denario $iano $tati chiamati perfetti io dirò. e prima il tre è $tato detto perfetto, pc he abbrac cia prima il numero pare & di$pare, che $ono le due principali differenze de inume- ri. Il dieci è $tato giudicato perfetto, perche fini$ce, & termina come forma tutti gli al tri numeri, & però Vitr. ha detro che come $i pa$$a il dieci, bi$ogna ritornare alla vni- tà, nè $i troua il perfetto, $in'all'altro incrocciamento, che egli chiama, decu$im, che $i fa in forma della lettera X. Ma il $enario è veramente perfetto per le dette ragioni. gli altri $ono chiamati perfetti $econdo alcune relationi, & ri$petti.

_Mai mathematici di$putande contra la $opra detta opinione, di{$s}ero che il $ei era perfetto, per_ _que$ta cagione, percioc he quel numero ha $econdo le loro ragioni, le parti conuenienti al numero di_ _$ei_. Cioè $econdo le ragioni de gli i$te$$i Mathematici, i quali vogliono, che quel nu- mero $ia perfetto, che na$ce a punto dalla $omma delle $ue parti La onde Vitr. dice. perciocheper le loro ragioni quel numero ha le parti conuenienti alnumero di $ei, perche raccolte in$ieme fanno $ei a punto.

Et per que$to chiamarono l'vna parte del $ei $e$tante, le due triente, le tre $emi$$e, le quattro be$$e detto dimerone, le cinque quintario, che pendamerone $i chiama, & il $ei perfetto.

Soleuano gli antichi chiamare a$$e ogni co$a intiera (come s'è detto nel primo li- bro) & partire quella nelle $ue parti, & come quegli, che felicemente interpretauano le co$e de Greci, ragionauano molto propriam\~ete. Volleno adunque gli antichi mo$- $i dalla ragione, che $ei fu$$e numero perfetto, elo chiamarono a$$e. Q e$ti hauendo le $ue parti, ci dimo$traua per lo nome loro, quali fu$$ero:e però vno $i chiamaua Se$tã te, perch'è la $e$ta parte di $ei: le due triente, per che due era la terza parte: le tre $emi$- $e, qua$i voglia dire, mezo a$$e:il quarto be$$e, perche due lieua due parti dal tutto; & in Greco $i dice dimerone: il cinque quintario, che pentimerone fi chiama: & il $ei perfetto. Ma poi che $opra il numero perfetto $i pone la vnità, già $i comincia a rap- doppiare l'altro a$$e, per venire al dodici; che A$$e doppio $i può dire; poi che in gre- co di pla$iona $i chiama. le $ette parti $i dicono Ephecton qna$i $opra aggiunta del $ei le otto $i chiamano tertiario, perche oltra $ei ne da due, che è la terza parte di $ei, & però in Greco $ono dette Epitritos, cioè, che $oppragiugne la terza parte al $ei. noue è de tto $e$quialtero, & homiolio, perche noue contiene $ei vna volta & meza. ma fat to dieci egli $i chiama bes alterum, cioè l'altro bes, perche il primo (come dicemmo) era quattro, & chiamaua$i dimerone, qua$i di due parti; & però que$ti $i chiama Epidi merone come egli aggiugna al $ei due parti. Similmente Epipentamerone $i chiama l'vndici, che è il $opragionto quintario, & in que$to modo $i chiamano le parti dei nu meri $ecõdo diuer$i ri$petti. & que$to ha voluto Vitr. doue pare, che egli habbia volu to, che $ei $ia numero perfetto, per la i$te$$a ragione, che dieci è per$etto, cioè perche giũti a@dieci, tornamo da capo all'vnità, fin che $i torni all'altra decima, che $i fa cõ dua croci co$i anche gi\=oti al $ei da' Mathematici $i ritorna a gli i$te$$i nomi, fin all'a tro a$$e che è dodici. Ma bene ha acc\~enato Vitr. la ragione che hauemo detto, per la qua le $ei $i chiama perfetto. quādo di$$e (per le ragioniloro, quel numero hale parti con ueni\~eti al numero di $ei) per che po$te in $ieme le parti numerãti, & moltiplicāti il $ei, lo r\~edeno a punto quãdo Vitr. di$$e, (Et per que$to chiamarono l'vna parte del $ei $e- $tãte) N\=o vuole rendere la ragione perche $ei $ia perfetto, ma vuole dimo$trare, che e$$endo perfetto, per la antedetta ragionei Mathematici hãno voluto dare nome al- le parti del lei, & dimo$trare, che $ei era vn tutto, oltra'l quale $e bi$ognaua a$c\~edere numerãdo, era nece$$ario tornar da capo all'vnità, come $i faceua nel dieci. Altrim\~eti era vana l'oppo$itione de'Mathematici cõtra \~qlli che voleuano, che dieci fu$$e nume ro pfetto, $e mede$imi Mathematici haue$$ero voluto il $ei e$$er pfetto p l'i$te$$a ragio [126]_LIBRO_ ne, per la quale s'era detto, che il dieci fu$$e per$etto. Que$to $timo io, che $ia degno di con$ideratione. _Et quando al conto fatto per l'aggionta d'vn'altro a$$e, $i cre$ca al $ei, chia mano Ephectou: e quando $ono fattiotto, perche s'è aggiunta la terza parte, $i dice Epitriton, et aggiuntaui la metà, poi che s'è peruenuto al noue, chiama$i $e$quialterum, che da Greci è detto, hemiolios. aggiunteui poi due parti, e fatto lo incrocciamento, $i dice be$alterum, il quale chiama no Epidimiron. e nel numero di vndici, perche $e gli è aggiunto cinque che $i chiama quintario, Epipentamiron $i dice. Ma dodici, perche è fatto di due $implici numeri dipla$iona è nominato.

Et que$to è $tato a$$ai dichiarito. Vuole poi Vitr. che dal numero $e nario $ia $tata pigliata la ragione della mi$ura del corpo humano, in quanto all'altezza $ua.

Similmente perche il piede è la $esta parte dell'altezza dell'huomo, però co$i da quel numero di piedi, dal quale è mi$urato, e perfetto il corpo terminandolo in altezza con que$ti $ei lo fecero per- fe@to, et auuertirono, che il cubito era di $ei palmi, et di ventiquattro dita.

Sicome dalle dita è uenuta la ragione del numerare, co$i anche è venuta la ragio- ne del mi$urare, & co$i la ragione del numero $enario entra nelle mi$ure. Et qui Vit. ragiona $econdo la opinione de Greci, i quali voleuano, che $ei fu$$e numero perfet- to. La onde anche alle monete trasferirono il numero predetto. Et però dice Vitr.

Et da quello pare, che le città de Greci habbiano fatto, che $i come il cubito è d $ei palmi, co- $i $i v$ i$$e lo iste$$o numero nella dramma. perche quelle città fecero, che nella dramma fu$$e la va'uta di $ei ramini $egnati (come a$$e) che quelli chiamano Oboli, e constituirono in vece di vent quattro dita nella drammai quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichalchi, e da alcuni tri- chalchi.

Voleuanoi Greci che la loro dramma vale$$e $ei oboli, & que$to ri$pondeua al cu- bito, che contiene $ei palmi, voleuano, che cia$cun'obolo haue$$e a valere quattro monete, che $i chiamauano dichalchi, la doue ventiquattro dichalchi faceuano vna dramma, come ventiquattro dita fanno vn cubito. obolo era vna moneta di rame di poca valuta, $egnata però, e coniata, & era come vn tutto, che a$$e $i chiama, & la quar ta par e detta quadrante $i nominaua dichalco, ouero trichalco $ecõdo diuer$i ri$pet- ti. Come a dunque il numero de gli oboli nella dramma ri$pondeua al numero dei palmi, che vanno a fare il cubito, che $ono $ei, co$i il numero dei dichalchi, o trichal- chi nell'obolo ri$pondeuano al numero delle dita, che erano nel cubito ventiquat- tro. la onde appare, che anche nelle monete i Greci habbiano pigliato la ragione dei numeri: & in que$to ca$o crediamo a Vitr.

M@ @no$tri prima fecero l'antico numero e$$er il dieci, & po$ero nel denario dieci a$$i dirame, & però fin al dì d'hoggi la compo$itione della moneta ritiene il nome del denario, & la quarta parte di e$$o perche valeua due a$$i, & mezo, la chiamarono $e$tertio, m @ poi hauendo auuertito, che l'vno, & l altro numero era per$etto, cioè il $ei, & il dieci, raccol$ero in$ieme amendue quei numeri, & fecero il $edici perfetto, & ci que$to trouarono il piede autore perche leuando dal cubito palmi due, re$ta il pie- de di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, & co$i il piede viene hauere $edici di a, & tanti a$$i illdenario di rame.

I palmi $ono due, maggiore, & minore, il minore è di qua ttro dita: il maggiore di dodici; quello $i chiama palæ$te, que$to $pithame: dito, o digito è lo $pacio di quattro grani d'orzo po$ti in ordine $econdo la larghezza. Dice adunque Vitr. che Romani pigliarono da prima il dieci come numero perfetto, & però chiamarono la moneta dinario, (& que$to pare ragioneuole) come fin hora $i v$a, & nel denario po$ero die- ci a$$i dirame & $e bene dapoi congiun$ero il dieci, & il $ei, vedendo, che anche il $ei era perfetto, ritenero però il nome del denaio mettendo in vn denaio $edicia$$i, che ri$pondino, a $edici dita, che vanno nel piede. $tando adunque le predette co$e Vitr- conchiude, & dice.

Se adunque è ragioneuole, & conueniente co$a, che il numero $ia $tato ritrouato [127]_TERZO_. dalle dita dell'huomo, & che dai membri $eparati $i faccia la corri$pondenza delle mi$ure $econdo la rata parte a tutta la forma del corpo; re$ta, che noi admettia- mo quelli, i quali anche fabbricando le ca$e de gli immortali Dei, co$i ordinarono le parti delle opere loro, che le di$tributioni, & compartimenti di quelli $eparati, & vni- ti col tutto conuenienti fu$$ero alle proportioni, & $immetrie.

Pone in que$to luogo Vit. la vniuer$ale conclu$ione di tutto quello, ch'egli ha det to: però a me pare, che il primo capo di que$to libro quiui habbia a finire, doue $i con chiude chiaramente quello, che Vitr. ci ha detto, che non può fabbrica alcuna hauer ragione di componimento, $enza mi$ura & proportione, $e prima non hauerà ri$pet to, & con$ideratione $opra la vera, & c@rta ragione dei membri dell'huomo ben for- mato, & proportionato, come raro e$$empio di proportione, & giu$to compartimen- to. Ma $eguitiamo pure l'antica diui$ione dei capi attendendo alle co$e che ci ven- gono propo$te da Vitr. ilquale come erudito nelle di$cipline de'Greci v$a vna via, & vn modo ragioneuole nel trattare le co$e, & però dice.

I principij de'Tempij $ono quelli, de' quali è formato l'a$petto delle lor $igure, & prima è quello, ch'è detto faccia in pila$tri, dapo@ quello ch'è detto Pro$tilo, & l'Amfi pro$tilo, lo Alato, il Fal$o alato di due ordini, lo Alato di due ordini, & lo $coper o

Volendoci Vit. in$egnare la compo$itione de'Tempij, con grã ragione comincia da quelle differenze, che prima ci vengono dinanzi a gli occhi. perche l'ordine della cognitione porta, che cominciamo dalle co$e vniuer$ali, & confu$e, & indi$tinté, & poi che $i vegna al particolare, e$plicato, & di$tinto. oltra che nell'Architettura egli $i deue auuertire, che l'occhio habbia la parte $ua, & con la varietà de gli a$petti $ecõ do le figure, & forme diuer$e de'T\~epij $i dia diletto, veneratione, & autori@à a le ope- re. & $i come la oratione ha forme, & idee diuer$e per $atisfare alle orecchie, co$i hab bia l'Architettura gli a$petti, e forme $ue per $arisfar a gli occhi, & $i come quello, che è nella mente, & nella voglia no$tra ripo$to, cõ l'artificio di leuarlo fuori di noi, e por tarlo altroue, le parole, le figure, la compo$itione delle parole, inumeri, le membra, & le chiu$e fanno le Idee, & le forme del dire, co$i le proportioni, i compartim\~eti le dif- ferenze de gli a$petti, @ numeri, & la collocatione delle parti fanno le idee delle fabbri che, che $ono qualità conuenienti a quelle co$e, per le quali $i fanno Altra ragione di $ent\~eze, di artificij, di parole, di figure, di parti, di numeri, di compo$itione, & di ter- mini $i v$a volendo e$$er chiaro puro, & elegante nel dire. altra volendo e$$er grãde, vehemente, a$pro, e $euero: & altro richiede la piaceuolezza, altro la bellezza, & orna mento del parlare. $imilm\~ete nelle Idee delle $abbriche altre proportioni, altre di$po- $itioni, altriordini, & compartimenti ci vuole, quando nella fabbrica $i richiede gran dezza, & veneratione, che quãdo $i vuole bellezza, o dilicatezza, o $implicità, & per- chela natura delle co$e, che vanno a formare vn idea dell'oratione fa, che quelle po$- $ono e$$er degnam\~ete in$ieme cõquelle, che vanno a formarne vn'altra la onde nel- la purità $i può hauer del grãde, nella grãdezza, del bello, nella bellezza del $emplice, e nella $emplicità dello $plendido; anzi que$to è $omma lode dell'oratere, e $i fa me$@o lando, le conditioni d'vna forma, con le conditioni d'un'altra. come e manife$to ai ve ri Architetti dell'oratione. però dicoio, che me$colãdo con ragione nelle fabbriche le proportioni d'vna maniera o cóponendole, o leuandole, nè può ri$ultare vna bella forma di mezo. le co$e da prima $ono $emplici, è $chiette, poi $i fanno con diuer$e ag- giunte ogni fiata maggiori, & più ornate come $i vede chiaramente in tutte le opere, & inuentioni de mortali. Non deue però il $auio, & prudente Architetto pigliare tut to quello, che vien fatto da ognuno, ma $olamente quelle co$e, che cominciano haue re nõ $o che di occulta virtù, onde dilettino i s\~e$i no$tri come lo eccell\~ere oratore nõ piglia tutto \~qllo, che'l $ciocco, volgo ola ba$$a plebe appr\~ede, ma tutto \~qllo, che puo cadere $otto la capacità di chi a$colta con qualche più eleuato $entim\~eto, che da $e la [128]_LIRRO_ A B C B C [129]_TERZO_. plebe non trouaria, ma trouato da altri appiglia, & $ene diletta. co$i Vitr. non prende tutte quelle forme, & figure di fabbriche, & di Tempij, che $ono fatte da que$ti, & da quelli, che nel fabbricare $ono in luogo di vulgo, & di plebe: perche que$to $arebbe infinito, ne ca derebbe $otto artificio. Ma ci propone quelle co$e, che $atisfannoa chi non $a più oltre, poi che $on fatte, ma non po$$ono e$$ere ritrouate da ognuno, & dice, che i principij, cioè l'origine della no$tra con$ideratione è la figura, cioè quel lo, che prima $i rappre$enta allo a$petto. Que$ta figura, & que$to a$petto, o nelle fron ti, o nelle $palle, o nei lati & fianchi dei Tempij: o partitamente in più fabbriche, oue D ro in vna i$te$$a_:_ & però Vitr. ci mette inanzi $ette figure, & a$petti di tempij: & dice, che il primo $i chiama, in antis. cioè faccia in pila$tri, perche Ante $i chiamano le pila $trate, che $ono nelle cantonate della facciata, che in Greco $ono dette Para $tade. Il primo a $petto adunque, è della facciata dinanzi, & della frõte del Tempio: nella qua- le $ono ne gli anguli le pila $trate, & contraforti quadrati, & nel mezo le colonne, che $portano in fuori, $opra le quali, è il fronti$picio fatto con quelle ragioni, che $i dirà poi. Il primo a$petto adunque dice Vitruuio, che è in que$to modo.

[130]_LIRRO_ F [131]_TERZO_.

Il Tempio di $acciein pila$ti, farà quando egli hauerà nella frontei pil$tari, de pa ret, che rin chiudeno il Tempio, & trai pila$tri nel mezo due colonne. & $opra quel- le il fronti$picio fatto con quella conuenienza di mi$ure, che $i dirà in que$to libro. Lo e$$empio di que$to a$petto $i vede alle tre Fortune, & delle tre quello, che è vici- no alla porta collina. A no$tri giorni non $i ha reliquia di que$to Tempio, però con le ragioni imparate da Vitruuio figurando la pianta, & lo in piè, & alcuna fiata il pro- filo, & i fianchi, la$ciaremo le ombre, & lo empir i fogli di figure, & di co$e minute, & facili, non affettando la quantità, & la $ottilità delle figure adombrate in i$corzo, & pro$pettiua, perche la no$tra intentione è di mo$trare le co$e, & non in$eg nare a di- E pingere. La pianta del Tempio, detto faccia in pila$tri e $egnata A. doue $ono le pila $trate quadre in forma di colonne è $egnato B. & le colonne nel mezzo C. lo in piè è $egnato D.

La faccia in colonne detta pro$tilos, ha tutte le co$e, che tiene la faccia in pila$tri, ma ha due colonne $opra le cantonate dirimpetto a i pila$tri, & $opra ha gli architra- ui, come la faccia in pila$tri, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra nel voltare delle cantona- te tiene vna colonna per banda. lo e$$empio è all'I$ola Tiburtina al Tempio di Gio- ue, & di Fauno.

Il $econdo a$petto accre$ce al primo due colonne $opra le cantonate all'incontro [132]_LIBRO_ delle pila $trate, & due nel uoltare, cioè vna per bãda Srimo io, che la luce di que$@i T\~e pij veni$$e $olam\~ete dalle porte; perche io n\=o trouo fatta m\~etione altroue di fine$tre. l'I$ola Tiberina fu c\=o$a crata ad E$culapio, fatta prima a ca$o, poi fortificata da Roma ni, & adornata di molti belli, & grã di edificij. Appre$$o il Tempio di E$culapio hebbe Gioue il $no edificato da L. Furio Purpurione con$ule, & dedicato da C. Seruilio, co- me dicono alcuni. & nella pũta dell'I$ola hebbe anche Fauno il $uo Tempio, del qua le hoggia pena $i vedeno pochi ve$tigi, & meno $e ne vedera per l'auuenire, perche il Tenere gli va rodendo d'intorno, & leuando il terreno. T. Liuio vuole, che di alcune condennagionifu$$e edificato il detto Tempio da Gn. Domitio, e da C. Stribonio edi li. La piãta di que$to tempio è $egnata F. & $erue anche al terzo a$petto, detto Amphi pro$tilos: perche lenandone le colonne dall'altra te$ta, & continuando il parete, re$ta que$to a$petto $econdo, detto Pro$tilos. lo in piè è $egnato E. & $erue anche al terzo a$petto, intenden do$i la i$t e$$a fronte dall'altra te$ta.

Lo a$petto detto Amphipro$tilos, tiene quanto è neli'a$petto detto Pro$tilos, ma di più $erua lo i$te$$o modo, di colonne, & di fronti$picio nella parte di dietro.

Lo a$petto detto Peripteros cioè alato intorno, è quello, che tiene d'amendue le fronti $ei colonne: ma nei lati vndici con le angulari, $i che que$te colonne fiano po $te in modo che lo $pacio, che è tra colonna, & colonna, $ia d'intorno dai pareti a gli vltimi or dini delle colonne, & $i po$$a pa$$eggiare d'intorno la cella come è nel por- tico di Metello, di Gioue Statore, & alla Mariana dell'Honore, & della virtù, fatto da Mutio $enza la parte di dietro.

Si legge che fuori della porta $alaria era vn Tempio con$acrato all'honore, perche in quel luogo $i trouò appre$$o l'altare vna lama con que$te parole. DOMIN E HO- NORIS. M. Marcello dedicò vn Tempio all'Honore, & alla Virtù, che fu poi re$tau- rato da Ve$pa$iano propinquo alla porta Capena (come $i truoua nelle medaglie.) Fe ce Marcello que$to per vno ricordo a quelli, che v$ciuano all'im pre$e, che per la virtù s'entra all'Honore. Mario $imilmente edificò vn Tempio all Honore, & dal Tempio della virtù s'entraua. Gn. Domitio pretore drizò $ul Quirinale vn Tempio alla Fortu na primigenia, & iui anche era vn T\~epio dell'Honore. Fu edificato delle $poglie Cim- briche, & Theutoniche, in quella parte del monte E quilino, che Merulana in luogo di Mariana, è detta. La piãta, elo in pie di que$to T\~epio è $oprapo$to nel primo libro.

Il fal$o a$petto di due ordini detto P$eudodipteros, co$i è po$to, che nella fronte; & di dietro $ono otto colonne, & nei lati quindici con le angulari: ma $ono i pareti della cella dalle te$te dirimpetto a quattro colonne, & co$i lo $patio, che $arà da i pa- reti d'intorno a gli e$tremi ordini delle colonne $arà di due intercolunnij, & d'vna gro$$ezza da piedi della colonna. Lo e$$em pio di que$ta forma non è in Roma:ben $i troua in Magne$ia il Tempio di Diana fatto da Hermogene Alabandeo, Et il Tem pio d'Appolline fatto da Mne$te.

Il quinto a$petto è detto P$eudodipteros, che $ignifica, fal$o alato doppio. P$eudo vuol dire falio, Dipteros due ale_:_ perche pteros $ignifica ala, & pteromata $ono det- te le mura dall'vna, & l'altra parte dello Antitempio detio Pronao & volgarmente $i dice vn'ala di muro: & anche detti $ono pteromata i colonnati d'intorno al Tem- pio, perche a modo di ala $tanno d intorno: on de peripteron, è detto quello a$petto di figura di Tempio, che ha d'intorno la cella, o naue del Tempio vno ordine $olo di colonne, Dipteros due, P$eudodipteros quello che ha leuato l'ordine interiore delle colonne d'intorno, & la$cia più libero lo $pacio da pa$$eggiare d'intorno il corpo del Tempio la pianta è $egnata O. nel primo libro, & quiui $otto.

L'a$petto di due ordini, che Dipteros è detto, ha dinanzi, & di dietro otto colon- ne, & d'intorno la cella ha due ordini di colonne; come il Tempio Dorico di@Quiri- no, & lo ĩonico di Diana Efe$ia fatto da Cte$ifonte.

[133]_TERZO_.

Del Dipteros, & del P$eudodipteros ne fa mentione Vitr. nel proemio del $ettimo libro. & nel $eguente Capo ragiona della inuentione di Hermogene.

Piãta deH'a$petto detto Peripteros, cioè, a lato d'intorno.

Il $otto aere, e $coperto a$pet- to, detto hipethros, è di diecice lonne per te$ta, & nel re$to è $imi le al dipteros, & nella parte di dentro tiene doppio ordine di co- lonne in altezza rimote dai pare ti al circuito, come il portico dei $peri$tili, ma la parte di mezo è coperto $enza tetto, et ha l'in- trate delle porte dinanzi, e di die- tro. l'e{$s}empio non è in Roma, ma in Athene è di otto colonne, nel tempio di Gioue Olimpio.

Que$to doueua e$$ere vn belli$$imo, & grandi$$imo Tempio: haueuai portichi do ppi d'intorno, & di den- tro haueua due ordini di co lonne vno $opra l'altro. que- $te erano minori delle di fuo ri. Il coperto veniua dalle in teriori alle e$teriori, che $ta- ua in piouere. Tutto lo $pa- tio circondato dalle colon- ne di dentro era $coperto, L'altare era nel mezo. E$$er doueua per ogni inter colun nio, vn nichio cõ la $ua figu- ra, $i di dentro, come di fuo- ri, e $i doueua a$cendere per gradi. Ma noi hauemo da do lerci, & del mancamento de gli e$$empi, e della pouertà della lingua: $e pure non vo- gliamo con l'v$o ammollire la durezza delle parole fore $tiere, & che la lingua no$tra $ia corte$e a riceuerle, come ha fatto la Romana L. e figu re no$tre dimo$trano la no- $tra intentione.

[134]_LIRBO_ LO IN PIEDI DELLO ASPETTO PERIPTEROS, CIOE ALATO DINTORNO. [135]_TERZO_. PIANTA DELLO ASPETTO DIPTEROS, CIOE DI DVE ALE DI COLONNE. PIANTA ICHN OGRAPHIA PRONAO Di cinque $pecie di Tempij. # Cap. # II.

CInque $ono le maniere de i Tempij, delle quali $ono inomi. Picno$tilos, cioè di$pe$$e colonne; Si$tilos, più larghe; Dia$tilos anchora più di$tanti; Areo- $tilos, oltra quello, che $i conuienelontane; Eu$tilos, che ha ragioneuoli, & conuenienti interualli. Picno$tilos adunque è quando tra l'vna, & l'altra co- lonna, vi $i può porre la gro$$ezza d'vna colonna, & meza, come nel Tempio di Diuo [136]_LIBRO_ Giulio, & nel Foro di Ce$are il Tempio di Venere, & $e altri Tempij $ono di que$t@ maniera compo$ti. La maniera detta Si$tilos, è quella, doue tra le colonne $i puo po- nere due gro$$ezze di colonne, & i Zocchi delle $pire a quello $patio $ono tanto gra@ di, quãto $arà tra due zocchi, come è nel Tempio della Fortuna eque$tre al Theatm di pietra, & ne gli altri, che $ono con lei$te$$e ragioni fabbricari.

La humana cognitione, $ia di che vittù dell'anima e$$er $i voglia o del $en$o, o dello intelletto, mincia prima dalle co$e confu$e, & indi$tinte, ma poi appro$$imando$i l'oggetto, $i fa più partico re, & più certa. nè voglio hora filo$ofare $opra que$to; $olamente ne daró vn'e$$empio della cog@ tione dei $en$i. Vedendo noi di lontano alcuna co$a, ci formiamo prima vna cognitione confu$a de lo e$$ere, ma vedendo poi, che qu ella col mouimento $i porta in alcuna parte, giudicamo, che fia an male; & più auuicinando$i cono$cemo e$$er vn'huomo; poi più appre$$o cono$cemo, che è vn'amico & finalmente vedemo ogni parte di quello, co$i dallo e$$ere, che è co$a vniuer$al: $$ima, venimo@ mouimento, & dal mouimento, ci re$trignemo all'animale, & peruenendo a più di$tinto cono$cim to, trouamo l'huomo, ticono$cemo l'amico, & di$tinguemo ogni parte del corpo $uo. $imilmenter diuiene nella cognitione dello intelletto. però Vitr. ci ha propo$to vna indi$tinta, & confa$a cogni tione de i Tempij, pre$a dalla figura, & dallo a$petto loro. Perche tra le co$e $en$ibili, la figura è og getto commune, perche è $ottopo$ta alla cognitione dipiù $en$i. Di$ce nde poi alla di$tanza delle p@ ti; & diuenirà finalmente alla particolare, & di$tinta mi$ura d'ogni particella. Setre adunque $ono regolati a$petti delle figure de i Tempij. come vniuer$ali principij della cognitione di que$ta mat@ ria, & gia $ono $tati e$po$ti quali $iano. Appro$$imando$i poi allo edificio, vedemo le apricore, & $p cialmente gli $pacij tra le colonne, i quali e$$endo in alcuni Tempij piú ri$tretti, & in alcuni più la@ ghi, portano all'occhio diuer$e apparenze, & fanno diuer$i effetti, o di dolcezza, & bellezza, o di g@ dezza, & $euerità, $i come fanno gli $pacij delle voci nelle orecchie: peró che quello, che è con$onan za alle orecchie, è bellezza a gli occhi però Vit. di$tingue le $pecie de' T@mpij $econdo gli interualli [137]_TERZO_. PIANTA DELLO ASPETTO HYPETHROS, CIOE SCOPERTO. [138]_LIBRO_ Loin piedi dello a$petto Hypethroṡ, cioè $coperto. [139]_TERZO_. [140]_LIBRO_ che $ono tra colonna, & colonna; non inquanto al numero, ma inquanto alla gran- dezza loro; & dice, che la prima $pecie, è detta Picno$tilos, cioè di $pe$$e, & ri$trette colonne, quando vna colonna è molto appre$$o l'altra. La $econda Si$tilos, quandoi vani $ono più larghi, perche allhora le colõne $ono più di$tanti. La terza è detta, Dia- $tilos, che anchora con più larghi $pacij $i di$egna. La quarta Areo$tilos, che è quādo oltra quello, che bi$ogna, di$tanti $i fanno gli intercolunnij, cioè gli $pacij, che $ono tra colonna & colonna. La quinta Eu$tilos, che ragioneuolmente, & cõ diletto com- partei vani. & $e licito fu$$e darei a que$te $pecie gli infra$critti nomi, Stretta, Larga, Rila$ciata, Spacio$a, & Giu$ta colonnatura. Diffini$ce poi Vit. cia$cuna $pecie, & vuo le, che la ri$tretta $pecie detta Picno$tilos, $ia quella doue gli $pacij tra le colõne $i po$ $ono fare della gro$$ezza d'vna colonna & meza. La $pecie, & maniera larga detta Si- $tilos, è quando $i può ponere tra due colonne la gro$$ezza, o diametro di due colon- ne; ma vuole Vitr. che i zocchi detti Plinthides, che $ono izocchi, & le parti inferio- ri delle ba$e, $iano tanto di$tanti, quanto lo $pacio, & vano, che è po$to tra due zocchi. Del Theatro di pietra intende il Filandro il Theatro di Pompeio, i cui ve$tigij $ono in campo di Fiore. nè val$e al buon Pompeio, che egli vi pone$$e ogni $tudio per far- lo eterno, fa c\~edolo di pietra, perche troppo grande è la forza del tempo, e la ingiuria che egli fa alle co$e, ma quali non gli $ono $oggette? il tempo i$te$$o con il tempo $i con$uma, & quello che con il tempo prende vita, & vigore, col tempo s'indeboli$ce, & ha fine. perche lo e$$er del tempo è $empre na$cere. & $empre morire, & mentre $i viue, altro non $i fa, che riceuere le ingiurie del tenipo@. alle quali quanto $i può l'arte cerca di rimediare, ma infine il tempo auanza l'arte. Lo e$$empio della@$pe- cie detta Picno$tilos è notato nella pianta; & il Si$tilos è nella pianta detta Dipteros, po$ta di$opra.

_L_e due antedette maniere hanno l'v$o loro difetto$o, perche le matrone a$cendendo per gradi alle $upplicationi loro non po$$ono and are al pari tra gli intercolunij, ma bi$ogna che pa$$ino a fi- la. _L_'altro difetto è che le porte, & gli ornamenti loro per la $trettezza delle colonne non $i vede no. & finalmente per la $trettezza de gli $pacij, il caminar d'intorno al Tempio è impedito.

Egli $i potrebbe dire, $e l'v$o, l'a$petto, & il pa$$eggiare è impedito dalle due' predet te maniere, a che fine Vitr. ce le ha propo$te? Dico io, che $i, come non $i deue la$cia- re a dietro alcuna forma del dire per e$$ermen bella, per che è tempo, che la o$curità ci viene a propo$ito, & la confu$ione, che $ono forme oppo$te alla chiarezza, & ele- ganza del dire co$i non doueua Vitr. la$ciare forma alcuna, che $ia men commoda, & meno gioconda all'a$petto. perche hora è che nell'animo de riguardanti per gli oc chi $i ha da poner diletto, & piacere, hora merauiglia, & horrore, $econdo il bi$ogno, que$to non $i può fare commodamente da chi non $a lo effetto, che fanno diuer$e maniere di fabbriche. & $e egli $i dice$$e, che $i deue porre anche le maniere difetto- $e, per darci ad intendere. come $i deueno $chifare, for$e, che non $arebbe $uori di pro po$ito. ma chi vole$$e farele colonne tanto gro$$e, che quando tra@colonna, & colon- na vi anda$$e bene due gro$$ezze, ci $arebbe $pacio conueni\~ete di poter andare di pa- ri, que$ti non haueria con$ideratione, che l'altezza grande pa$$arebbe i termini, & che più di due matrone douenano andar a pari. & chei zocchi nella maniera Si$ti- los occuparianolo $pacio trale colonne, & $ariano nè più nè meno impedimento al caminare & $imilmente le porte, che deuono ri$pondere a proportione, $ariano im- pedite, come prima.

_L_a compo$itione del Dia$tilos, è quando noi potremo trapporre nello inter colunnio la gro{$s}ezza di tre colonne, come nel _T_empio di _A_pollo, et di Diana, ma que$ta di$po$itione tiene que$ta difficul tà, che gli _A_rchitraui per la grandezza de gli $pacij, $i $pezzano.

O quãto deue e$$ere auuertito l'architetto nõ $olam\~ete ri$petto alla forma, eragione che nell'animo, e m\~ete $ua cõ modi artificio$ilriuolge, ma {quam}to alla materia, i cui difeti [141]_TERZO._ $ono infiniti, i rimedij pochi, & difficili, & alcuna fiata niuno, o di niun valore, però è be- ne, (come s'è detto) che Vitr. ci propona le maniere di$etto$e, accioche per lo contrario ci potiamo guardare da gli errori. vero è che al $opradetto difetto, $i $uol prouedere fa cendo $opra gli Architra ui molti archi, & la$ciandoli ben fermare, & a$ciugare, la $cian doui anche di $otto il vano, perche quegli archi leuano il pe$o a gli architraui. Leon Bat ti$ta nel quinto libro al $ettimo capo a$$ai commoda mente ha interpretato inomi del- le $opradette $pecie, $e bene non $i può con$eguire la felicità de' Greci nella compo$itio- ne de i nomi. & le ha chiamate, con$erta, $ubconferta, $ubdi$pan$a, di$pan$a, & elegante. Deue$i bene auuertire, che Vitr. non ha voluto dar legge ferma de gli $pacij delle $opra- dette maniere, ma ha v$ato parole in determinate, dicendo, egli $i può porre, $i potreb- be collocare, & $imiglianti modi. que$to auuertimento ci venira a propo$ito nelle opere Doriche, nel quarto libro.

Nelle maniere Areo stili non ci è dato l'u$o de gli Architraui di pietra, nè di marmo, ma $opra le colonne $i deuono ponere le traui di legno continue, & le maniere di quei Tempij, $ono baβe, larghe, humili, & ornano i loro fronti$picij di figure di terra cotta, o di rame dorato all'v$anza di To$cano. Come $i vede al Circo Ma$$imo il Tempio di Cerere, & di Hercole, & del Pompeiano campidoglio.

Nelle maniere Areo$tili v$ano libeti $patij tra colonna, & colonna, & però Vitr. ha v$ato il numero del piu, & non ha detto, la maniera Areo$tilos, ma le maniere, perche e$- $endo in libertà no$tra di fare i vani maggiori, non ci è pre$critta legge, ne regola. In que$te maniere non $i v$ano Architra ui di pietra, o di marmo, perche $i $pezzarebbeno. il qual pericolo $e era nella $pecie Dia$tilos, doue il vano era di tre colonne, molto mag giormente $ara nella $pecie Areo$tilos, doue $ono $pacij piu liberi. La doue, per obuia- re a que$to difetto, $i faceuano gli Architraui di legno, & $i adornauano di auorio, & s'inue$tiuano per coprire il legno. però Vitr. nel quarto libro al $ettimo capo dice il me- de$imo, ma con aitre parole; & iui è la pianta, & lo in piè di que$ta maniera To$cana A- reo$tilos. Ma quelle parole, che Vitr. dice. _Ma le maniere di quei Tempij $ono baβe, larghe,_ _humili, & nel latino barice, barricephalœ, hanno difficultà_: benche quel barricephalæ $i può intendere l'auorio, che copriua le te$te di quei legni. perche gli Elefanti $ono detti bar- ri. ma quel barice ha difficile interpretatione, $e for$e non è tolto dal Greco, perche va- ris, che $i $criue per vita in Greco, $ignifica le chie$e grandi, come dicono idottori Gre- chi $opra i $almi, & Athana$io $opra quelle parole del $almo 44. a domibuseburneis, che in Greco dicono Apò bareon elephantinon. dice, che le ca$e ornate, & i l empij $ontuo$i $ono detti Vareis, perche il $almo dice eburneis, come che quei Tempij, & quelle ca$e $ia no fatte con grande arti$icio, & magnificentia. Didimo, dice che varis $ignifica la torre, & che le chie$e $ono torrite della potentia, e gratia di Chri$to, & che ha po$to eburneis in luogo di $plendide, & precio$e. $imil co$a dice Theodoreto $opra le i$te$$e parole, & Ba$i lio dice, che i grandi edificij $ono da quel nome chiamati. Eu$ebio int\~ede lo i$te$$o. L'ar te di formar di creta prima venne in Ethruria, che in altro luogo d'ltalia. In que$ta furo no eccellenti$$imi Dimofilo, & Gorga$o, & gli i$te$$i erano anche pittori, & con l'vna, & l'altra loro arte adornarono il Tempio di Cerere, nel Circo Ma$$imo, e con la Greca in- $crittione in verfi iui po$ti dimo$trarono, che le opere dalla de$tra erano di Demofilo, & dalla $ini$tra di Garga$o. Auanti que$to Tempio tutte le co$e erano To$cane, & i fronti $picij erano di que$te opere. Il luogo di Vitr. nel quarto, doue egli accenna, quello, ch'e- gli dice in que$to luogo. [Siano le traui in ca$trate in modo con chiaui, & ritegni, che la commi$$ura habbia lo $pacio largo due dita, imperoche toccando$i le traui, & non ri- ceuendo $piracolo di vento, $e ri$caldano in$ieme, e pre$to $i gua$tano. ma $opra le traui, & $opra i pareti trapa$$ino le me$ole per la quarta parte dell'altezza della colonna $por tando in fuori, & nelle fronti loro dinanzi fitti $iano gli adornamenti,] Ecco che Vitr. chiama antepag menta quelli ornamenti, che $ono appo$ti, e fitti alle trauature per inue- [142]_LIBRO_ $tirle, & coprirle. & Vitr. dice qui $otto. che quanto gli $pa cij tra le colonne $ono mag- giori, tanto piu gro$$a e$$er deuono le colonne, & con$eguentemente minori, & piu ba$- $e, & però i Tempij Areo$tili $ono humili, depre$$i, & ba$$i.

Hora egli $i deue rendere la ragione della bella, & elegante maniera Eu$tilos nominata, la, quale, & all'u$o, & alla bellezza, & alla fermezza tiene e$pedite le $ue ragioni, percioche $i de- uono fare gli inter colunnij della gro$$ezza di due coionne, & vn quarto, ma lo $pacio di mezo tanto a fronte, quanto di dietro, $i deue fare di tre gro$$ezze, perche a questo modo bauerà, & lo a$petto del a figura gratio$o, & l'u$o della entrata $enza impe dimento, & il pa$$eggiar d'in- torno la cella ampiezza.

Il ri$tretto intercolunnio impediua il caminare, l'entrore, e l'a$petto: però le due ma niere di prima erano vitio$e. Il piu largo, & libero portaua pericolo de gli Architraui. Adunque il giu$to, & $cielto tra'l piu, & il meno, che $ono e$tremi vitio$i, nel mezo come virtuo$o $i deue ridurre. Se adunque vno & mezo, & due è poco, & tre è di piu, re$ta, che due, & vn quarto $ia conueuiente. Ma perche non è co$i due, & mezo, come due & vn quarto? Ri$pondo, che que$to farà la giu$ta mi$ura del compartimento, quando $i vor- rà fare lo $pacio dello intercolunnio di mezo, maggiore, che gli intercolunnij e$tremi. oltra che $e noi cauamo da vna proportione $otto $e$quialtera vna $otto $e$quiquinta, ne na$cerà vna $otto$e$quiottaua. ecco. vno & mezo $ono $ei quarti, due $ono otto quarti, due & mezo dieci quarti tre dodici quarti. $ei ad otto $ono in proportione $otto$e$quial tera, dieci a dodici in proportione $otto$e$quiquinta. dirai adũque, $ei via dodici, fanno $ettantadue. ottovia dieci ottanta. tra $ettanta due, & ottanta cade proportione $otto$e$ quiottaua. il noue adunque è piu proportionato al $ei, & al dodici, che al dieci, adunque noue quarti $aranno i vani della bella maniera. Hor vediamone la proua.

Sela facciatàdoue $i deue fare il Tempio $arà per farlo di quattro colonne, parti$ca$i m parti vndici, & meza, la$ciando fuori da i lati i margini, & gli $porti de i ba$amenti. Se deue e$$er di $ei colonne, $i partirà in diciotto: $e di otio, in ventiquattro, & meza. Di que$le parti, $i a il Tempio di quattro, o di $ei, o di otto colonne in fronte, ne piglierai vna, & quella $arà il modulo. La gro$$ezza delle colonne $arà d'un modulo, & ogni intercolunnio, eccetto quello di mezo, $ia di duemoduli, & d'un quarto. L'intercolunnio di mezo, sì dinanzi, come di dietro, $ia di tre moduli: l altezza delle colonne $ia di otto moduli, & mezo. & a quello modo per quella diui- $ione gli $pacij, che $onotra le'colonne, & le altezze delle colon e baueranno la giustaragione. Noi di que$to non hauemo e$$empio in Roma, ma nell' Alia in Theo è il Tempio del padre Baccho di otto colonne in fronte.

Vitruuio ci rende conto della bella maniera detta Eu$tilos, la quale è quando i vani tra le colonne $ono di due te$te, & un quarto, & il vano di mezo è ditre. Con que$ta ra- gione egli regola quelle $ei forme d'a$petto dette di $opra, la$ciando la faccia in pila- $tri, perche ella è rin chiu$a, & non ha portico dinanzi. Que$to $i comprende ben@$$imo dalle parole di Vitr. perche egli dimo$tra cia$cuna diquelle figure dal numero delle co lonne, & però in vece di dire pro$tilos, & amphipro$tilos, cioè facciata in colonne, o am- be le te$te in colonne, egli dice tetra$tilos, cioè quattro colonne, & in vece di dite peripte ros, egli dice e$a$tilos, cioè di $ei colonne, & in vece di dire p$eudipteros, o dipteros, egli dice, e$a$tilo cioè di $ei colonne in fronte. Hauendo adunque dimo$trato in confu$o le maniere de gli a$petti hora egli vuole regolarle. Et prima $econdo la bella maniera del lo $pacio giu$to, & $cielto, & poi $econdo le altre, che hanno piu $tretti, o piu liberi inter- malli. Regola adunque il pro$tilos, & l'amphipro$tilos con vna $ola regola, perche l'vno a$petto, & l'altro è di quattro colonne. Piglia lo $patio della fronte del Tempio, & ne fa vndici parti, & meza, vna delle quali deue e$$er il modulo, cioè quella mi$ura, che è rego- latrice di tutte le parti dell'opera. Ecco qui l'ordine, del quale detto hauemo nel primo libro, al terzo Capo. La gro$$ezza ad unque della colonna $ara d'vn modulo, & e$$endo quattro colonne v'anderanno quattro moduli: la$ciando però gli orli, & gli $porti delle [143]_TERZO._ ba$e, che $ono $opra le cantonate, che Vitr. dice præter crepidines, & proiccturas: cioè ol tra le margini, & gli $porti. & perche i vani $ono vn meno delle colonne, vi $aranno tre vani, quello di mezo vuole tre moduli, che con i primi quattro delle gro$$ezze, delle co- lonne fanno $ette. I due vani haueranno quattro moduli, e mezo, dando a cia$cuno due moduli, & vn quarto, & co$i $aranno regolati i vani della facciata in colonne, & dello Amphipro$tilos. Similmente $i regola il peripteros, cioè alato a torno, perche hauendo- $i a porre $ei colonne per te$ta, $i ha da partire la facciata in parti diciotto: vna delle qua li $arà il modulo: cinque $a ranno date a i vani: $ei alle gro$$ezze delle colonne: il vano di mezo tre: i quattro due per banda: noue, a due moduli, & vn quarto per intercolunnio, che po$ti in$ieme fanno diciotto. Similmente $i regola il finto alato doppio, & il doppio alato, perche e$$endo l'vno, & l'altro nelle te$te di otto colonne, egli $i partirà la fronte in parti ventiquattro, & meza, l'vna delle quali $arà il modulo. Otto moduli adunque an- daranno alle gro$$ zze delle colonne, tre nel vano di mezo, che $ono vndici. & perche re $tano tre vani per banda, che $ono $ei, and and oui due te$te, & vn quarto per vano, vian- dranno tredici moduli, & mezo, che aggiunti a gli vndici, fanno ventiquattro, & mezo. Et que$to è quello, che Vitr. ci in$egna, & ci regola anche l'altezza delle colonne, & vuo- le, che in ogni maniera di a$petto regolato $econdo la $cielta diui$ione de i vani, l'altez- za delle colonne $ia di otto moduli, & mezo & quiui accenna la maniera Ionica, della quale egli dice ragionar nel pre$ente libro.

Et quelle ri$pondenze di mi$ure ordinò Hermogene; il quale anche fu il primo nel trouar la ra- gione del Tempio d'otto colonne, ouero finto a$petto doppio. perche dalla $immetria del Dipteros, egli leuò gli ordini interiori di trenta colonne, & con quella ragione, & della $pe$a, & della fa- tica fece guadagno. Que$ti nel mezo d'intorno la cella fece vn larghi$simo $pacio da paβeggia re, & non leuò alcuna co$a dello a$petto, ma $enza di$iderio di co$e $uperflue con$eruò l'autorità con la di$tributione di tutta l'opera. Percioche la ragione delle ale, & delle colonne d'intorno al Tem- pio è stata ritrouata, accioche lo a$petto per l'a$prezza de gli intercolunnij haue$$e riputatione, & anche $e per le pioggie la forza dell'acqua tene$$e occupata, & rinc hiu$a la moltitudine delle gen- ti, poteβero hauer nel Tempio, & d'intorno la cella con largo $pacio libera dimora. Et tutto que$to $i truoua e$pedito nelle di$po$itioni del P$eudodipteros. Il che pare, che Hermogene fatto habbia cõ acuta, & gran $olertia gli effetti delle opere, & che habbia la$ciato i fonti, d'onde i po$teri pote$$e- ro trarre le ragioni delle di$cipline, & gli ammae$tramenti dell' Arte.

Leuando$i dal Dipteros le colonne di dentro, ponen doui quelle delle te$te, $i leuano trenta colonne, come per la pianta $i può vedere. Hermo gene per i$paragno di $pe$a, & di fatica leuò l'ordine dentro, la$ciò i Portichi piu $pacio$i, non tol$e alcuna co$a dal- lo a$petto, perche nelle fronti re$tarono le otto colonne, & dalli $ianchi $e ne vedeuano quindici. Et però que$to a$petto $i chiama fal$o dipteros, per che $a la mo$tra del dipte- ros, ma non e. Da que$to luogo $i comprende, che Vitr. ha regolati gli a$petti, $e bene egli non gli ha nominati, perche chiara mente egliper octa$tilo ha inte$o il Dipteros, & il P$eudodipteros. dicendo di Hermogene que$te parole.

Il quale anche fu il primo a ritrouar la ragione del _T_empio di otto colonne, ouero P$eudo- dipteros.

Dimo$tra anche chiaramente la $ua int\~etione nel proemio del quarto, nel quale egli dice, quanto è $tato e$$equito nel terzo, dicendo d'hauer detto delle di$tributioni, che $o no in cia$cuna maniera, cioè ne i prin cipij della cognitione de i Tempij, quanto a gli a$petti, & delle cinque maniere, che trattano de gli $patij, che $ono tra le colõne. Ma qui potrebbe na$cere vn dubbio, come $ia, che Vitr. non habbia fatto mentione del Tempio ritõdo, & come egli nõ habbia regolata la maniera de i Tempij $coperti, che hanno dal- le te$te dieci colõne? Al primo dico, che Vitr ragiona de i Tempij ritõdinel quarto, & for$e gli mette nel numero de gli a$petti, che $ono di liberi itercolũnij, come anche i To $cani, & ha la$ciato di trattarne, $eguitãdo in que$to luogo quelli a$petti, che per alcuna [144]_LIBRO_ aggiunta vanno cre$cendo. Al $econdo $i dice, che è co$a facile dalle $oprapo$te regole compartire an che il Tempio $coperto detto hipethros, $econdo la bella maniera: però $e'l Tempio $arà in fronte di dieci colonne; egli $i partira la fronte in parti trentauna, vna delle quali $arä il modulo, la gro$$ezza delle colonne $arà d'vn modulo, e però a die ci colonne $i daranno dieci moduli. allo $pacio di mezo tre, che $ono tredici, a i vani da i lati, che $ono quattro per banda, che fanno otto vani, $e ne daranno diciotto, che gionti alli tredici, $ommano trentuno. La pianta, & lo in piè di que$ta forma è $egnata col no- me $uo.

Ne i _T_empij Areo$tili, doue $onogli $pacij liberi tra le colonne, deuon$i fare le colonne in que- sto modo che la gro$$ezza di quelle $ia l ottaua parte dell'altezza. Et nella forma Dia$tilos, $i de- u@ mi$urare l'altezza in que$to modo, che $ia aiui$a in parti otto, & meza & divna parte $ia fat- ta la gro$$ezza delle colonne. Nella maniera Sistilos egli $i ba a diuiderel altezza in noue parti, & meza, & di quelle darne vna alla groβezza. Nella maniera picnostilos, l'altezza è diui$o in dieci parti, & d una $i fa la gro$$ezza della colonna. Nella maniera Eustilos, $i $erua la ragione del- la Dia$tilos, cioè che l'altezza della colonna $i diuide in otto parti, & meza, & vna $i dona alla, gro$$ezza. Et a que$to modo $i da per la rata parte la ragione de gli $pacij trale colonne, perche, $i come cre$ceno gli $patij tra le colonne, co$i $i deuono con propertioni accre$cere le gro$$ezze de i loro fu$ti, perche $e nella maniera areo$tilos la gro$$ezza aella colonna $arà la nona, ouero la deci- ma parte, ella ci parerà tenue, & $ottile, perche per la larghezza de i vani l'aere con$uma, & $mi- nui$ce la groβezza dell' a$petto de i tronchi delle c lonne. per lo contrario $e nella forma picno$tilos $arà la groβezza l'ottaua parte dell'altezza, per l'angustia, & strettezza de gli $patij, farà vn'a- $petto gonfio, & $enza garbo, & però bi$ogna $eguire la conuenienza delle mi$ure $econdo la manie ra'dell'opera, e co$i per que$to $i deuono fare le c lonne, che stanno $u le cantonate, piu gro$$e vna cinquante$ima parte del loro diametro, perche $ono dall'aere circonstante tagliate, e piu $ottili pa- iono a i riguardanti, & però quello, che inganna gli occhi deue con la ragione e$$ere e$$equito.

Hauendo Vitr. regolati gli a$petti con la piu $cielta, & bella maniera de gli interco- lunnij, detta Eu$tilos, hora egli ci in$egna, come $i hanno a regolare gli a$petti delle al- tre maniere, che $ono le altre quattro, la $tretta, detta picno$tillos; la larga, detta $i$tillos la rila$ciata, detta dia$tilos, & la $pacio$a, & libera, detta areo$tilos La $omma della $ua intentione è que$ta, che noi douemo con$iderare gli $patij, che $ono tra colonna, & co- lonna in cia$cuna delle dette forme, & doue trouaremo tra le colonne e$$ere $pacio mag giore, douemo a proportione fare piu gro$$a la colonna: & la ragione è que$ta, perche $e fu$$ero le colonne $ottili pone $ono i vani maggiori, molto $i leuarebbe dello a$petto imperoche l'aere è quello, che togl e della gro$$ezza delle colonne, & fa parere quelle piu $ottili, come la i$perienza ci dimo$tra. Doue adunque è più di vano, & di $pacio, iui entra piu l'aere, il quale e$$endo d'intorno taglia del viuo; Et però con buona ragione la di$tanza de gli intercolunnij regola la gro$$ezza delle colonne. La onde Vitr. volen- doci confermare con altra i$perienza, & ragione quello, che ci ha propo$to, vuole, che le colonne, che $tanno $u gli angoli delle fabriche, che hanno portichi d'intorno, $iano piu gro$$e alquanto delle altre, che $ono tra quelle, perche d'intorno le colonne angola ri $i rauna maggior quantita di aere, & di luce, che le viene a mangiare della lor gro$$ez za, d oue pareno piu $ottili delle altre, & però in rimedio di quello, che leua la luce, & lo aere, $e le da la cinquante$ima parte del diametro di piu delle altre. il che $erlie a quella digni$$ima parte, che nel primo libro è detta Eurithmia. Vitr. adunque ha detto del nu- mero delle colonne de gli a$petti, detto ha delle di$tanze loro nelle cinque maniere, & poi ha detto delle grandezze di quelle. & co$i è di$ce$o a poco a poco dall'vniuer$ale al particolare, & ha di$tin o le co$e confu$e $econdo l'ordine della humana cognitione, & an cora diuiene a piu particolar notitia, & tratta delle contrattioni, & ra$tremamenti, che $i fanno nel $ommo della colonna, & $imilmente della gonfiatura, che $i fa nel me- zo. & dice.

[145]_TERZO._

Le diminutioni, che $i fanno nella parte di $opra delle colonne $otto i collarini detti hypotra- chelij $i deuono fare in questo modo, che $e la colonna $arà di quindici piedi almeno, $ia diui$a la gro$$ezza del fusto da ba$so in $ei parii, & di cinque di quelle $i faccia la gro$sezza di $opra, & di quella colonna, che $arà alta da quindici a venti piedi, il fu$to da ba$so $ia diui$o in $ei par- ti & meza, & di quelle $iano date cinque, & meza alla gro sezza di $opra. $imilmente di quelle, che $aranno da venti fin'a trenta piedi, la pianta $i partirà in $ette parti, & in $ei di quelle $i farà la diminatione di $opra. ma quella, che $arà da trenta $in quaranta piedi, dal ba$so piede hauerà $ette, e mezo, dal di $opra $ei, e mezo la ragione del $uo rastre mamento: E co$i quella, che $arà alta da quaranta fin cinquata piedi, e$sendo dal ba$so diui$a in otto parti, $arà $ette di $opra nel Collarino: E quelle, che $aranno piu alte, conla i$te$sa ragione per la rata parte $i fa- ranno piu $ottili. Ma quelle per la di$tanza dell'altezza ingannano la vi$ta, che a$cende: E però $i aggiungeil temperamento alle gro$sezze, poi che la vista no$tra $eguita mirabilmente la gratia, e la belezza. al cui piaccre, $e nci non co $entimo lu$ingando con la proportione, e con la aggiunta de i moduli, accioche quello, di che ella è ingannata, & defraudata, con bello temperamento $i ac- cre$ca, dalle opere $arà rimandato adietro l'a$petto di quelle, $enza gratia, e $enza proportione di bellezza.

Faceuano gli antichi la $ommità della colonna piu $ottile che la parte di $otto; face- uano $imilmente nel mezo vna gonfiezza, & tumidezza molto dolce, & tenera, che gen- tilmente $i volgeua, che le daua molto del buono. La ragione, perche co$i faceuano, era, perche le co$e na$centi dalla terra, come $ono gli alberi, piu che $i leuano, piu s'a$$otti- gliano, & gli huomini piu aggrauat: da i pe$i, piu s'ingro$$ano nel mezo. però imitando gli alberi $i ra$tremano le colonne di $opra, & imitando lo effetto del carico, $i gonfiano nel mezo, $i come adunque cre$cendo in larghezza i vani, Vitr. ha voluto, che a propor- tione cre$ca la gro$$ezza delle colonne, co$i vnole hora perla i$te$$a ragione, che quanto e piu alta la colonna, tanto meno $ia ra$tremata di $opra, perche cre$cendo in altezza, fa lo effetto da $e $te$$a, & di cio ne da lo e$$empio, la regola, & la ragione, il che è facile. Ma come $i faccia, & doue comincia que$ta diminutione, & con che garbo $i tiri la gon fiatura nel mezo, Vitr. non ci dimo$tra, ben che egli prometta in $ine del libro darci il di$egno, & dice.

Ma della aggiunta, che $i fa uel mezo della colonna, che entra$i $i chiama, nel fine del libro $arà formatala $ua ragione, come dolce e conueniente $i faccia.

Credo io, che que$to $tia in di$crettione, & de$trezza, piu pre$to, che in arte o regola: benche il Serlio, & altrine trouino alcuni modi, ai quali mi riporto. Di$idero bene, che $i auuerti$ca, che l'huomo nõ prenda ammiratione, $e mi$urando le antichita di Roma, non ritroua $pe$$o le mi$ure delle colo nne a punto, perche $e egli $i pote$$e vedere tutto il corpo della fabbrica, l'huomo non $i marauigliere bbe della grandezza, o pic ciolezza de i membri, ma ricrouando vn piede, o@ero vn braccio $eparato, non puo dire, que$to piede è grande, o picciolo; dico ri$petto del corpo. $e adunque cio vale nel corpo huma no, perche non deue valere nel corpo d'vna fabbrica, o d'altra co$a artificio$a? perche volemo far giudicio d'vna colonna, non $apendo come ella era po$ta in opera, che $pa- cio era tra vna colonna, & l'altra, in che maniera era collocata, per quale accidente era co$i compartita: che effetto, in che luogo faceua, & altri $imili ri$petti? che danno, che di re a que$ti di$egnatori, che rutto di vanno mi$urando le parti & le particelle, $enza con- $ideratione del tutto, & $e ne $anno regole, & precetti inuiolabili: & dicono, che non $i troua in Roma co$a fatta $econdo le regole di Vitr. al quale doueriano credere, poi che egli $te$$o, ci leua la $uper$titione, l'obligo, & la $eruitù con le ragioni manife$te: Sono be ne i termini delle co$e, $econdo il piu, & il meno, ma tra quei termini, oue $ia, chivoglia procedere con ragione, non ha perduto il modo di fermar$i piu in vno, che in altro luo- go, quando la occa$ione gli da di farlo.

[146]_LIBRO_ Delle fondationi, & delle colonne, & loro ornamenti, & di gli Architraui tanto ne i luoghi $odi, quanto ne i moβi, et aggrumati. # Cap. # III.

_L_E fondationi delle opere $opradette di quanto $ottera $i ha da fare, $i deuono caua- re, $e trouar $i po$$ono, dal $odo, & poi nel $odo, quanto ci parerà per la grandez- za dell'opera, $iano fatte, & quella fabbrica, o $truttura per tutto il $uolo quan- to piu $i faccia $odi$$ima: & $opra terra $i facciano imuretti $otto le colonne per la metà piu gro$$i di quello, che $aranno le colonne: accioche le parti di $otto $iano piu ferme delle parti di $opra (& que$ti $i po$$ono chiamare Stereobata, qua$i ferme pian- te, perche $ostentano il pe$o di tutto lo edificio) oltra di questo gli $porti delle $pire, o delle ba- $e non deuono v$cire dal $odo: & allo iste$$o modo deue e$$ere $eruata la gro$$ezza del muro, ma bene gli $pacij deuono e$$er fatti a volte, ouero $iano bene ra$$odati, & battuti, accioche $iano bene rattenuti, & fermi.

Hauendo Vitruuio trattato di quelle co$e, che da lontano in confu$o, & di quelle, che piu di$tintamente, & d'appre$$o vedemo, accioche non paia, che $iano $olamente nello aere, & che non habbiano piede, egli vuole trattare delle fondamente diquelle, & con bell'ordine da fondamento peruiene fino alla cima, facendo na$cere, & cre$cere la fab- brica. Primieramente adunque e gli ci mo$tra quello, che deue $tare $otto le fabbriche, & vuole, che imitiamo la natura, che ne gli alberi fa le parti inferiori piu gro$$e, che le $u periori, percioche meglio $i $o$tentano i pe$i, & i carichi grandi. Il piano adunque, do- ue $i deue fabbricare, è ouero duro, $odo, & naturale, ouero tenero, molle, & di terreno portato, & mo$$o. diuer$amente $i deue fondare nell'uno, & nell'altro, perche doue tro uerai la terra $oda, iui cauerai per fondare. & farai la $o$$a tanto larga, quanto porta la ragione dell'opera, che dei fare. $e il terreno $arà molle, o $arà tale nella $uperficie, oue- ro profonderà molto, $e è nella $uperficie, caua in$ino, che troui il $odo, $e profonderà, bi$ognerà farle vna palificata ben battuta, & ra$$odata. Il fondamento è detto $ub$tru- ctione, che altro non è, che la fabbrica, che $i fa $otterra, fin che $i veda. Hora que$ta fondatione deue e$$er di $otto larga, & piu che a$cende, piu $i va re$tringendo. Deue$i cauare il terreno della fo$$a egualmente, & il fondo deue e$$er piano, & eguale per tutto, accioche il pe$o della fabbrica lo prema egualmente, ne i pareti facciano danno, o $e- gno alcuno. Le larghezze delle fo$$e per le $ondamente $i deuono fare dal giudicio dell'Architetto, $econdo le gro$$ezze delle mura, le grandezze delle fabbriche, & le qua- lità de i terreni: perche può venire occa$ione o nel fare vn gran palazzo, o vn Tempio, ouero vn ponte, che $i facciano le fondamente intiere continuate per tutto il piano, di $otto con perpetua muratura. Quando al pari del piano hauerai leuato la $ottomu- ratura, & il fondamento de'leuare alcuni muretti, che $i chiamano Stereobati, & altroue $tilobati, qua$il$odi, & fermi piedi delle colonne: benche alroue Szereobata voglian dire il ba$amento ditutta la fabbrica, che in alcuni edificij, è fatto a $carpa. ma che quiui in- tenda il piede$talo, $i vede per quelle parole. [& $otto terra $i facciano i muretti $otto le colonne.] cioè quando la fabbrica comincia a $coprir$i, & veder$i. I muretti $otto le co- lonne altro non $ono, che i prede$tali, che $i doue riano dire piede$tili, cioè piedi delle co lonne, che $arebbe parola compo$ta del Greco, & del volgare. ma parliamo $econdo l'v- $o. que$ti adunque doueriano e$$er piu gro$$i per la metà del fu$to delle colõne da ba$$o. [147]_TERZO._ ecco. la ragione. La $pira, & ba$a della colonna non i$porta piu in fuori per lo piu, che lameta della gro$$ezza della colonna, cioè per vn quarto da vn lato, & per vn quarto dall'altro; & que$to nella Dorica, perche lo $porto della ba$a lonica $i fa d'una quarta, & ottaua della gro$$ezza della colonna, come anche della Corinthia. Vuole adunque Vitr. che il piede$talo, che è $otto la colonna, $ia per la metà piu gro$$o della colonna, che vi ua $opra: & di piu vuole, che gli $porti della ba$e, che $ono tanto, quanto la larghezza del zocco, non e$chino del viuo, cioè del quadrato del piede$talo. Egli $i deue auuertire, che per que$to nome Stilobata, $e bene s'intende quel muretto, che è $otto le colonne, come piede, & po$amento, però $ono anche i Stilobati conginnti vno con l'altro mediante quella aggiunta, della quale parlerà Vitruuio qui $otto, & pe- rò tutto quel ligamento, è detto anche Stereobata, $econdo la e$po$itione del nome, che detto hauemo, e tutta que$ta fabbrica è imediate $opra terra, e $i può anche poggio nominare, ma del poggio ne dirò qui $ot to. Deue $i auertire, che'buoni antichi, $e bene faceuano il ba$amento piu largo della fabbrica di $opra, non però lo fa- ceuano a $carpa, ma in modo di gradet ti, come ci mo$tra la figura qui appre$- $o. Dice poi Vitruuio. [Et allo i$te$$o modo deue e$$er $eruata la gro$$ezza del muro] cioe che la parte inferiore $ia piu gro$$a di quella di $opra. Ma gli $pacij, che $ono tra vn pied e$talo, & l'al- tro, cioè nelle fondamente, $i denono le gare in que$to modo, che ouero $i fac- ciano a volti, come è lo in piè d'un T\~e- pio di$egnato nel primo libro, al cap. $econdo, ouer $iano ra$$odati con pali$i- cate ben battutte, & ferme, & a que$to modo i legamenti della fabbrica $arãno fermif$imi. Que$ti volti $ono $tati ritrouati per $cemar la $pe$a, & per a $$icurar, che le colõne per lo pe$o loro nõ $ondino, & i volti $ono riuer$ci, ma che impedi$ce, che non $iano anche dritti, come è nell'e$$empio allegato? Ma come $i battino le palificate, con gli in$trumenti detti Fi$tuce da latini, & Becchi da noi, nõ è alcuno, che non lo $appia, eque$to è la regola di $ondare neiluoghi, che hanno buo no, e $odo ter reno, come $ono quel i di Candia tenaci$$imi, & $ermilimi, ne i quali è grã fatica fare le cauationi. Ma $ei luoghi $aranno di terreno mo$$o, ouero paludo$o, o te- nero come a Venetia, Vitrnuio ce in$egn aquello $i deue fare, & dice.

Ma s'egli non $i truoua il $odo, & che il $uol, $ia mo$$o, ouero palu$tre allhora quel luoagho $i deue cauare, & votare, & con pali d' Alno, o di O iuo, o di Rouere ar$icciati conficcare, & con le machine fatte a que$to propo$ito $iano battute le palificate $pe$$i$$ime, & gli $pacij, che $ono tra i pali $iano empiti di carboni, & le fondamenta $iano empite di $odi$$ime murature: ma poi che le fondamenta $aranno ben battute, deuon$i porre a liuello i piede$tali, $opra de i quali di$poni rai le colonne (come's'è detto di $opra:) ouero nella maniera di $trette colonne, come ella ricerca, ouero nelle altre come cia$cuna richiede, $ia o rila$ciata, o spacio$a, o gratio$a maniera, come de $opra $ono $tate ordinate, & de$critte, perche nelle areo$tile è grande libertà di fare gli $pacij, come piace a cia$cuno. bene egli $i deue auuertire, che ne gli alati atorno, detti Peripteri, collocate $iano le colonne in modo, che quanti vani $aranno nella fronte, tante due fiate $iano ne i lati, perche co$i $arà doppia la lunghezza dell'opera alla larghezza; però che quelli, i quali hanno volu to raddoppiar le colonne, & non i vani, pare che habbiano errato, perche pare, che vnointerco- lunnio oltra quello, che bi$ogna, $i $tenda per la lunghezza.

[148]_LIBRO_

Vitr. ha detto nel Capo antecedente, che lo alato a torno@detto Peripteros, haueua $ei colonne in fronte; adunque haueua cinque vani, perche $empre i vani $ono vn meno del le colonne, & da i lati haueua vndici colonne computando le angolari, adunque haue- rà dieci vani: & quelli, che hanno raddoppiato il numero delle colonne da i $ianchi hã- no errato, perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati quelle, che $tanno $opra gli angoli, le quali $erueno alla fronte & a i lati; $i che bi$ogna raddoppia re i vani, & non le colonne, & que$ta regola e ar che nelle altre maniere, che hanno co- lonne a torno, che for$e $otto que$to nome di periptere $ono $tate tutte compre$e, per- che tutte hanno le ale a torno. Fin qui adunque hauemo le $ondamenta bauemo i piede $tali, & la fabbrica alzata da terra: hora $i ragionera de i grad, per liquali $i a$cendeua al Tempio, que$ti erano nelle fronti, come $i vede in molte piante di $opra, erano anche d'intorno nella pianta del peripteros di $ei colonne s'è po$to: & con vna i$te$$a ragione $i regola il numero, l'altezza, & la larghezza de i gradi, & però dice Vitr.

I gradinella fronte $i deuono formare in que$to modo che $empre $iano di$pari, perche $alen- do$i al primo grado col piè de$tro, lo i$te$$o piede entrando$i di $opra nel Tempio $arà posto: ma le gro$$ezze di quelli co$i giudicò io che debbiano e$$er terminate, che non $iano piu gro$$e di dieci dita, ne piu $ottili di noue. perche a questo modo non $arà difficile il $olire. Le ritrattioni de i gradi, non $iano meno d'un piede, & mezo, ne piu di due: & $e d'intorno al Tempio $i deuono fa- reigradi, $i faranno all'i$te$$o modo.

Il piede nel $alire prima $i alza, poi s'allarga: quella mi$ura, che $i fa alzando, è detta gro$$ezza del grado. quella, che il piede calca, & s'allarga per $alire allo altro grado, è detta da Vitr. ritrattione del grado. io chiamerei quella, altezza, & que$ta, largezza del grado. Qui non dice Vitr. che i gradi debbiano e$$ere piu tre, che cinque, piu cinque che $ette. ben è vero, che egli è $tato auuertito nelle fabbriche antiche, che non s'è pa$$ato il numero dinoue, & $e pure $i pa$$aua, egli $i faceua vn piano, & vna ritrattione larga, che noi chiamamo requie, $opra la quale $i ripo$auano gli huomini, dapoi la $alita. Deuono e$$ere i gradi non piu alti di dieci parti d'un piede, ne meno di noue, ma $e fu$$ero noue parti a punto, o meno di dieci $ariano piu commodi. Pone adunque Vitr. i termini del piu, & del meno: ma a dì no$tri, $i fanno minori, il che non laudarei, perche poi non han- no grandezza, $e bene fu$$ero piu commodi alla $alita. ll piede è partito in dodici oncie, come hauemo eletto. de$tãte $ono dieci oncie, dodrante noue, & le oncie anche $ono det te dita. Ma $e egli $i vorrà fare il poggio da tre lati, Vitr. dice quello douemo o$$eruare.

_Ma s'egli $i vorrà fare il poggio da tre lati, bi$ognerà guardare, che i quadretti, le ba$ei tron-_ _chi, le cornici, & le gole conuenghino col piede$talo, ch'è $otto le $pire delle colonne_. Cioè $e'l piede$talo hauerà quad retti, li$telle, tronchi, gole, cornici, & ba$e, ouero altri membrel- li, i mede$mi $iano anche nel poggio, come dimo$tra lo in piè del tempio $eguente, che ha il poggio. Ma perche il piede$tale, $opra il quale era la colonna, v$ciua del dritto, del poggio, & per que$to il poggio era ritratto in entro per lo $pacio, che era tra vn pie- de$talo, & l'altro, & faceua vna certa concauità, che Vitruuio chiama alueolato: però era nece$$ario, che Vitruuio ci de$$e la regola di agguagliare, & pareggiare i piede$tali, accioche $i $ape$$e quanto haueuano ad v$cir fuori del dritto del pogg@o, & però dice.

_Et a que$to modo bi$ogna, che il piede$talo $ia pareggiato, che egli habbia per mezo l'aggiunta,_ _per gli $camilli impari, perche $e egli fuβe drizzato a linea, egli $i vederebbe con l'cchio illetto,_ _& cauo. ma come a far que$to $i facciano gli $camilli conuenienti, come dell'altre co$e, co$i di que-_ _$ta $arà de$critto nel fine dellibro, la forma, & la dimo$tratione_. Deuono@ piede$tali v$cir del poggio, e que$ta ri$alita Vitr. chiama aggiunta, & la parte del poggio, che $i ritira a die- tro, è detta alueolato. Il nome di $camilli in vero non $i troua, (che io $appia) ne latino, ne dedutto dal Greco. e quando bene vole$$e dire camillũ, quãdo $i dice$$e camillusnel genere del ma$chio, io direi, che la int\~etione di Vit. fu$$e, come io ho detto, perche camil lus, nel quarto libro, è vna ca$$a, o forma, o telaro, che egli chiama loculamentum. Le [149]_TERZO._ ca$elle, o celle dell'api $i chiamano camilli, e tutto quello, che $epara vna co$a dall'altra, come PIANTA DEL TEMPIO CON IL POGGIO. in ca$$a, è que$to nome chiamato. Quando adunque fia, che i piedi$tali $eparano vna parte [150]_LIBRO_ del poggio dall'altra, pche nõ $i po$$ono dire camilli cia$cuno di que'$pacij, $eparato da'piede. Parte della fronte dol Tempio fatto col poggio. [151]_TERZO._ $tali? che vengono in fuori, & non vanno continuando, ma rompeno la drittura del poggio. & Lato del Tempio fatto col poggio. [152]_LIBRO_ con licenza egli $i v$i que$to nome del genere del ma$chio, ch'è neutro. Il $en$o è du$l- que, come ho detto, il che prouerò anche di$otto. Et $e $camillus viene da $camnum, per diminutione, & che $i traduca $cabelli, perche i piedi$tali $ono come $cabelli trauer$i, non s'impedirebbe il no$tro $entimento. il quale però è confirmato per alcune parole, che Vitr. dirà, qui $otto. Ma la pianta, & lo in piè del l empio fatto col poggio $ono fat- te di $opra. a carte 137. 138. & 139.

Conuengono tutte le fabbriche nelle fondamenta, onaturali, o artificiali, che $iano. delle artificiali $e ne è ragionato a ba$tanza. $opra le $ondamente, o gradi, o poggi, che $i facciano, $e ne è dato la regola di $opra. hora $i dirà de' piede$tali, i quali $ono di due mo di. prima tutto il b a$amento d'vna $abbrica $i puo chiamare piede$tale; che in Greco $tereobata, & anche $tilobata $i chiamano le parti prime $opra terra, piu gro$$e che i pa- reti; perche con perpetua, e continuata $odezza legano la fabrica d'in torno, l'e$empio è nelle piante d'alcuni Tempij $opra po$ti, come nella piãta del dipteros, doue $i vede, che corre quel legamento intorno, $opra il quale è po$to il colonnato. e nella parte dinanzi $ono i gradi $errati tra quel legamento, che è $atto per leuare la $abbrica da terra, eper darle $odezza, e mae$tà, e per ornamento, e $pe$$o gl'antichi vi poneuano delle $tatue nel le fronti, la doue da vna parte, el'altra erano del ba$amento, che v$eiua dell'ordine delle colonne dinanzi per legare i gradi, e que$to poteua e$$er per la quarta parte della colon na in altezza. i piede$ta li da $e, e $eparati dal ba$amento, nõ $i danno per quanto $i legge, ne alle opere To $cane, ne alle Doriche, però quelli, che danno mi$ure de piede$tali, pare, che s'habbiano $ormato di loro capo le mi$ure di quelli, in que' gene ri, doue nõ $itroua no. Ma nello Ionico Corinthio, e compo$to, $e ne trouano. come nel pre$ente libro, enel quinto doue $i tagiona del poggio della $cena, $i vede chiaramente, e molti e$empi, ne $o no in Roma, ne gli archi, Tempij, e Theatri. Que$ti hãno diuer$e mi$ure, e tutte però $i ca- uano dall' altezza della colonna cõla $ua ba$a, e capitello, perche altri $ono la terza par- te, come quelli dell'arco fatto al ca$tel vecchio di Verona, d'opera Corinthia sõmamen te lodata. Altri $ono per la quarta parte, come $ono quelli del Coli$eo: altri $ono d'van quarta, e meza, come nell'arco fatto da Traiano in memoria della vittoria di Dacia $ul porto d'Ancona, & è opera Corinthia bella, e $chietta. Altri della quinta, come$i è o$$er uato, e que$ta diuer$ità na$ce, perche con diuer$e intentioni l'Architetto $opplire inten- de alla grandezza, o bellezza delle fa bbriche, Vitr. ragionãdo nel quinto, del poggio del la $cena, fa il piede$talo d'vno terzo, proportionando, & il poggio, ele colonne al diame tro dell'Orche$tra; & è belli$$ima forma. i piedi$tali adunque, per le fatte o$$eruationi, $i partirano in otto parti nella loro altezza. dique$te vna va per gli ornamenti, o membrel li di $opra, che $ono come vn capitello del piede$tallo: due $i danno alla ba$a, il re$to al dado, o tronco di mezo. La ba$a $i parte in tre parti, due $i danno alzocco, l'altra all'al- tre parti. $i che gli ornamenti di$otto, o membrelli che $iano, $ono doppij, in altezza a gli ornamenti, o membrelli di $opra, che Vitr. chiama, quadre, corone, li$is. Soleuano gli an- tichi $otto la ba$a del piede$talo porre vno, o due zocchi, non meno alti di tutta la ba$a del piede$talo, e que$to per dar $ermezza, & grandezza alle opere. $oleuano anche $otto I'orlo della ba$a della colonna porre vn'altro zocco, il che $pecialmente v$auano di fare ne gli archi, e tutta la ba$a, col detto zocco era d'un pezzo, perche la $u$$e piu atta, a $o$te neri pe$i, come $i vede nell'arco d'Ancona, ne gli archi di Settimio, edi Tito, e di Con- $tantino in Roma, & in altri luoghi d'Italia. Ma prima, ch'io de$criua co$a alcuna, mi pa re conueniente e$ponere I'origine, e ragione de' vocaboli, enomi po$ti alle parti, & mem bri delle fabriche; accioche $empre non $i habbia a tornarda capo. Fu la colonna (come s'è detto) ritrouata per $o$tenerei pe$i. eprima era di legno, e ritonda. crebbe poi il di$i- derio della grandezza, e perpetuità con la concorrenza de gli huomini, d'onde la terra fu $ollecitata, e dalle vi$cere di quella furono cauate le pietre, & i marmi. la onde hebbe- to luogo le colonne di marmo, ma in modo, che tene$$ero qualche $imiglianza con le co- lonne di legno, le quali, accioche per li pe$i nõ $i fende$$ero, haueuano dalle te$te alcuni [153]TERZO. cerchi di ferro, & alcune anella, che re$trigneuano i capi di que'tronchi. doue gl'Archi- tetti ad imitatione di quelle, indu$$ero le fa$cie di $opra, e di $otto i $u$ti delle colonne, & accrebbero poi quelle parti, dimodo, che la parte di $opra chiamarono capitello, e quel la di $otto nominarono ba$a. Nella ba$a o$$eruarono, che la larghezza $ua fu$$e maggio- re dell'altezza, dapoi, che $porta$$e alquanto piu del fu$to della colonna, ad imitatione del piede humano:e co$i anche l'infima parte della ba$a fu$$e alquãto piu larga di quel- la di $opra; $i com'era il piede$talo pin largo della ba$a, & il fondamento piu largo del piede$talo, ad imitatione della natura, come hauemo detto. Ba$a è nome Greco, in lati- no $i chiama $pira. perche $pira $ignifica giro, o voluta, eleba$e erano ritonde, imitando i cerchi, e le anella. ma i Greci chiamano ba$e con miglior comparatione, perche ba$is, vuol dire piede:e la ba $a è come piede della colonna, e però anche inomi delle parti del le ba$e, da Greci $ono $tati po$ti con que$to ri$petto del piede humano, e d'elaroparti, & anche del $uo calzare, perche $anno le ba$e di m\~ebri co$i chiamati, come $ono Plinthus, Torus, Scocia, Trochilus, Quadra, Supercilium, A$tragali. Plinthus è nome Greco, $igni- fica mattone, laterculum, ouero cata$trum: e da vulgari è detto orlo: perche zocco è quel lo, ch'è $otto la ba$a, ch'io chiamerei piu pre$to $otto ba$a, che zocco e Plinthus chiame- rei zocco, o quadrello. Torus è vno membrello ritõdo, che va $opra l'orlo, è detto in Gre co $tiuas. e $i chiama Torus, perche è come vna gonfiezza carno$a, ouero come vno piu- mazzetto. noi perche è ritondo lo chiamamo ba$tone, e France$i, bozel, per la i$te$$a ra- gione. Scocia è Greco, e $ignifica obro$o & o$curo, perche è vn membro cauo, che fa om bra; però i no$tri lo chiamano cauetto. altri $corza, perche è come la $corza di mezo ba- $tone: France$i chiamano il cauetto contrabozel. Trochilus da Greci, orbiculus, da lati- ni è detto, perche a$$imiglia vna rotella, che $opra il taglio habbia vn canale, come han- no i raggi delle taglie, $opra liquali vanno le funi. Quadra, e li$tella, e hlette in France$e, ch'è la gro$$ezza d'alcuni membrelli, & è vn pianuzzo, e regola quadra di $opra il cauet to, come è il $opraciglio agli A$tragali, A$tragalus è co$i detto dalla forma diquell'o$- $o, che è nella giontura del collo del piede, lati namente è detto Talus, che volgarmente $i chiama talone, ma gli Architetti pure dalla forma il chiamano tondino, e nelle ba$e $e ne fanno due. I di$egni di que$ti membrelli, $aranno qui $otto, con le loro lettere, enomi partitamente di$$egnati. Noipo$cia poneremo tutti gli ordini di$tintamente prima, che $i venga al te$to di Vitr. accioche, con la imitatione del Filandro facciamo chiara tutta la pre$ente materia. laquale ha bi$ogno di que$ta ordinatione, & $atisfaremo anche a quelli, che non $i curano di tanta Filo$ofia, e che ci fanno oppo $itione di troppo alti con- cetti, edi$cor$i, con i quali io non voglio $cu$armi, perche dubiterei di non gli credere, e nõ di dare ad int\~edere a me $te$$o che fu$$e vero, che o fulle piu Theorico, che pratico.

E D B A C F A. Plinthus, Laterculus, nel lata$trum. Orlo. B. Thorus, $tiuas. rondbozel. ba$tone. C. Scotia, cauetto, $corza. contrabozel. orbiculus. Trochilus. [154]_LIBRO_ D. A$tragalus. Talus. tondino. E. Quadra. li$tello. Filette. F. è quella parte doue termina il fu$to della colonna detta cimbia, ouero annulo, o le$tello dell'Apofige, della quale $i dirà dapoi.

La bala To$cana ha di que$te parti, l'orlo, & il ba$tone. la mi$ura di que$ta è, che e$$er deue alta quanto è la metà del diametro della colonna. Que$ta altezza $i diui de in due parti, l'vna $i da all'orlo, ilquale in que$ta ba$a è fatto a $e$ta. l'altra $i dà al ba$tone, con quella parte, che $i chiama apofige, & apothe$i, che $ono certe piegature dalle te$te dei fu$ti delle colonne, che danno gratia mirabile, quando $ono ben fatte. & pare, che fuggi no, & $iano ritratte. però hanno in Greco que$te nominanze, apothe$i, & apofige. quella di $opra è detta collarino, e quella di $otto, cimbia, e $ono in modo, che $e amendue fu$- $ero congiunte in$ieme farebbeno la $orma del cauetto. Lo $porto dell'orlo è per la ter- za parte dell'altezza della ba$a. il ba$tone hatanto di $porto, quanto l'orlo. & $i fa con la $e$ta; b\~eche qui pare quadro, però $i cono$ce dal $uo fondamento. il $emidiametro del ba$tone, è termine della cimbia, perche ella non pa$$a piu oltre il $egno a. la qual cim- bia, è l'ottaua parte alta dell'altezza di tutta la ba$a. que$ta nelli generi Dorico, Ionico, & Corinthio è parte della colonna, manel To$cano êparte della ba$a, & $i fa a $e$ta in que$to modo. Cada vna linea dal dritto della colonna a piombo $opra l'orlo, & quella parte, che $porta oltra il dritto della colonna $ia partita in tre parti eguali 1. 2. 3. & vie ne portata in fuori dallo e$tremo della cimbia. dal punto a. al punto b. & allargata la $e$ta dal punto a. al punto e. $opra'lquale cade il dritto della colonna, $i ferma l'vn pie- de in b. & con l'altro $i fa il punto d. il quale deue e$$ere centro di quel giro, che regge, la piega della cimbia. $imilmente con quella $e$ta co$i allargata $i piglia la di$tanza da e, à c. $opra il $u$to della colonna. & po$ta la $e$ta in c. $i taglia il punto d. il quale è cen- tro dell'Apo$ige, o cimbia che $i dica. la figura è qui $otto. A. B. C. nella pianta $ono$e gni delle parti della ba$a. A. ri$ponde alla cimbia detta Apo$ige. B. al ba$tone detto To rus. C. all'orlo, detto Plinthus, che nella ba$a To$cana, è fatto a $e$ta, come s'è detto. La colonna deue e$$er alta $ette te$te con la ba$a, & il capitello. ma ra$tremata la quarta par te della gro$$ezza da piedi, cioè vno ottauo per parte. Nel capitello To$cano ci $ono que $te parti, Abaco Echino Hipotrachelio, & Apo$ige. Tuttii capitelli conuengono in que $to membro, che $i chiama Abaco. il quale è vna tauola quadra, detta operculum da Leo ne, & Dado da no$tri. perche è di forma quadrangulare, & nel To$cano $i puo chiamar zocco, & Plinthus. Conuengono tuttii capitelli, che tutti fi po$ano, & s'incontrano con le linee cia$cuno della colonna $ua, nel fu$to di $opra, doue è fatta la contrattione, & di- minutione della colonna. Le mi$ure del capitello To$cano $ono que$te. Prima egli è al- to quanto la ba$a, cioè per la metà della gro$$ezza della colonna da piedi. Que$ta altez- za $i diuide in tre parti, l'vna $i dà all'Abaco, o zocco, o dado, che vogliamo chiamare, quella dimezo all Echino, cioè ouolo, del quale $idirà hora, che co$a vuol dire. La terza $i re$trigne all'hypotrachelio, o collarino, & apo$ige. Echino $igni$ica il riccio di ca$ta- gna, il riccio animale d'acqua, e diterra. chiama$i que$ta parte Echino, perche in e$$a $i $colpiuano i ricci di ca$tagna. douemo imaginarci molti ricci di ca$tagna l'vno appre$- $o dell'altro aperti, e che mo$trino le ca$tagne quando $ono mature. que$ti fanno vn bel vedere, & adornano mirabilmente. Que$ta parte Vit. chiama Encarpi, parlando del ca- pitellollonico: perche erano ornati di frutti, e di foglie, come $i vede in molti capitellian tichi. i moderni chiamano que$te parte Ouolo, non $ap\~edo l'origine, e parendo loro, che $iano oua $colpite. Encarpi $i po$$ono chiamare, fe$toni. Hipotrachelio, è vna $ottogola, alla $imiglianza del collo dell'huomo. Faccia$i adunque il dado, o Plinto, per vno $e$to della gro$$ezza della colonna, che viene a e$$er vn terzo della metà del diametro. E'ouol- lo occupa la parte di mezo. Que$ti accioche $ia tirato a $e$ta, bi$ogna tirar vna linea da dritto della colonna di $opra, $in all'Abaco, e diuidere in due parti eguali quello $porto [155]TERZO. M f @ F q q H I K l L h l d c D b a c A B a 1 2 3 C C B A A B C [156]_LIBRO_ dell'Abaco ch'auãza, e di quelle riportarne vna in dentro, e far punto. a. epo$ta la $e$ta $opra l'e$tremo li$tello, che va $otto l'ouolo (che è alto la $e$ta parte diquella che va al- l'hipotrachelio) allarg ata al punto, a. $i fa vn poco di giro. e dall'e$tremità dell'abaco $i fa il mede$imo, e nell'incrocciamento $i pone la $e$ta', e $i tira l'Ouolo leggiadramente, la$ciando all' Abaco al quanto di prominenza per garbo. l'Hipotrachelio, o $ottogola, $i fa al modo che $i fa l'Apo$ige: & è alto il doppio del li$tello $otto l'ouolo, la $ua cimbia è alta la metà, cioè tanto, quanto il li$tello $otto l'ouolo. il tondo $porta oltra lo $porto del detto li$tello, perche la$ciãdo cadere vna linea a piombo dalla e$tremità del li$tello doue è il pũto. g. $opra quella $arà il cetro di fare il giro, e tõdo predetto, ma la piegatura $otto la cimbia, $i fa al $opradetto modo. fac\~edo il c\~etro, come $i è detto la doue è h. & I.

E. Abacus, Plinthuo, dado.

F. Echinus, ouero Ouolo.

G. Annulus, Li$tello.

H. I. K. L. Hypotrachelium con Apo$igi. cioè parte contratta alla $ottogola, con la cimbia.

Sopra'l capitello $i pone l'architraue, cõ quelle ragioni, che porta la ragione dell'ope ra, $ecõdo, che dirà Vit. nel quarto. al qual luogo io miriporto. Ma venire è nece$$ario al genere Dorico, $e no'vogliamo $eguitare l'ordine propo$to. però diremo in$ieme cõ Vit. che il Dorico nõ ha ba$a propria, ma alcuna fiata $e le da$a ba$a Attica, la quale $i forma dique$te parti, Plinthus, torus inferior, quadræ, torus, $puerior, $cotia. Que$te parti gia $ono dichiarite quali $iano. ha dunque la detta ba$a, l'orlo, due ba$toni, vno cauetto tra quelli, con i $uoi quadretti, li$telli, o gradetti, che $i dichino l'vno di $opra il cauetto, el'al tro di $otto. La mi$ura di que$ta ba$a è, ch'ella è alta la metà della gro$$ezza della colõna la lũghezza è per vna gro$$ezza, e meza. Si diuide poi la gro$$ezza della colõna in tre par ti l'vna $i dà all'altezza dell'orlo, il re$tante $i partirà in quattro parti, vna delle quali $i darà al ba$tone di $opra, l'altre tre $i partiranno in due parti eguali, l'vna $i darà al ba$to ne di $otto, l'altra al cauetto con li $uoi gradetti. que$ta parte del cauetto $i diuide in $ei parti, vna delle quali $i dà al gradetto di $opra, l'altra al gradetto di $otto. Le quattro re $tano al cauetto. lo $porto del ba$tone di $otto, va di pari con l'orlo, e $i fa il $uo giro a $e- $ta, come s'è detto. lo $porto del gradetto di$otto va di pari col $emidiametro del ba$to ne di $otto. lo $porto del gradetto di $opra, va dipari della cimbia. La cimbia di pari del $emidiametro del ba$tone di $opra. II quale $emidiametro, è oltra il dritto della colõna, la terza parte dello $porto dell orlo oltra il dritto della colonna. Lo $m u$$o, o giro del- I'Apophige, $i fa a que$to modo. La$cia cadere dal drito della colõna vna linea $opra la cimbia, & partirai quello $patio, che è rin chiu$o tra la detta linea, & lo $porto della cimbia, in due parti, & vna diquelle allũgherai oltra lo $porto della cimbia, e piglia cõ la $e$ta tutta quella mi$ura, ch'è cõtenuta $otto le tre parti dallo dritto della colõna, e farai I'lcroccia m\~eto, come s'è detto. II cauetto $i tira cõ giudicio, b\~eche $i puo fare tirãdo vna linea dall'e$tremo del gradetto di $opra all'e$tremo del gradetto di$otto, e facedo il c\~e tro $opra quella linea, e tirãdo il giro dall'vno, el'altr'e$tremo de' gradetti, erie$ce bene.

A. Abacus, orlo.

B. Torus inferior, ba$tone di $otto.

2. Quadre, li$telle, o gra detti.

C. Scotia.

D. Torus $uperior. ba$tone di $opra.

E F. apophigis. cimbia. $mu$$o.

La colõna Dorica è alta $ette te$te, e $i cõtragge $ecõdo la ragione dell'altezza $ua, co me $i dirà poi. II capitello Dorico. ha que$teparti, Plinthus, Cymatiũ, Echinus cũ annu- lis, pars, quæ hypotrachelio cõtrahitur colũnæ, cioè zocco, o dado, cima$a, ouer onolo, an nella, collarino, delle qual s'è detto la origine, e deriuatione. Ma le mi$ure $ono que$te.

[157]_TERZO._

La gro$$ezza del capitello è perla metà della gro$$ezza della colonna. La larghezza è per tutta la gro$$ezza della colonna, & di piu vno $e$to; $econdo Vitr. Ma nell'antico $i truoua, & rie$ce meglio vn quinto per parte. Diuiderai la gro$$ezza del capitello in tre parti, delle quali vna $i dà alzocco con la $ua Cima$a, l'altra all'auolo con le anella, l'al- tra $i contragge al collarino della colonna. Dimodo che la larghezza, o gro$$ezza del capitello è due quinti piu della gro$$ezza della colonna. l'altezza del zocco, o dado, $i diuide in cinque parti, tre delle quali $i danno alzocco, & due alla $ua Cima$a. & quelle due $i diuidono in tre parti: due delle quali $i danno alla Cima$a, & vna al quadretto. Fi nito il zocco, & la cima$e, $eguita l'ouolo, & le anella $ue. l'altezza dell'ouolo $i diuide in tre parti, due delle quali, $i danno all'ouolo, vna alle anella. Qu$ti $ono tre, & $ono alti tã to l'vno quanto l'alro. Sporta il primo oltra il dritto della colonna di $opra la metà del- l'altezza $ua, & il $econdo $porta oltra il primo, anch'egli la metà della $ua gro$$ezza; & il terzo, ch'è di $opra, fa il $imile oltra il $ecõdo. ma non $arebbe male, che cìa$cuno $por- ta$$e tanto, quãto è l'altezza $ua. l'ouolo $i fa a $e$ta, pigliando$i con la $e$ta la di$tãza, che è dallo e$tremo dell'vltimo anello, fin $otto l'abaco, & fac\~edo$i l'incrocciam\~eto da quel lo e$tremo, & anche $otto l'abaco, & ponendo$i la $e$ta nello taglio dell'incrociamento. Seguita la parte, che $i contragge alla $ottogola, che d'alcuni $i chiama fregio. que$ta cõ la $ua bella prega peruiene fin'alla cimbia, & a$tragalo, o tondino, che $i dica, & $i viene ad incontrare col dritto della colonna di $opra. II tondino è alto, quanto $ono tutte tre le anella, & la metà d'vno, porge in fuori quãto l'ouolo. La cimbia è alta per la metà del tondino. porge a piõbo del $emidiametro del tondino: il re$to $i fa al modo $opra detto. Gliantichi $oleuano ponere $opra il capitello vna aggiunta non molto alta, che po$aua $u'lzocco, al dritto della colonua di $opra; & que$to faceuano, perche l'architraue $i po- $a$$e $u'l viuo del capitello, & della colonna, & non rompe$$e gli $porti. L'architraue det- to trabs, con le parti di quello, che gli $ta $opra, ha que$te parti, che $i dicono in latino, Epi$tilium, Tenia, Guttæ, trigliphi, metopæ, regula, capitula, canales, femora, cimaciũ, co- rona, Timpanum, acroteria, $ima. Le $ignificationi delle quali co$e $ono que$te. Epi$tiliũ è tutto quello, che va $opra le colonne, & capitelli, per nome generale: ma propriamente è la traue mae$tra, che architraue volgarmente $i chiama; Epi$tilium vuol dire impo$ta di colonne. que$ti nel genere Dorico ha vna fa$cia, ouero benda, che $i chiama tenia, $ot to la quale con vna regoletta $ono intagliate le goccie, che fanno lo e$$etto delle goccie dell'acqua, che cade, & $ono $ei dinnmero, per ogni te$ta ditraue, che è rappre$entata per li trigliphi. la origine de' quali è que$ta. Nelle $abbriche dilegno $oleuano $portare le te$te delle traui, le quali $i chiamauano, ope, & lo $pacio, ch'era tra vna te$ta, & l'altra, metopa, $i diceua. perche poinon pareuano bene quelle te$te co$i nude, & $coperte, gli antichi le copriuano con certe tauolette, & quelle con cera di diuer$i colori dipigneua- no. Ma quelli, che non di legno, ma di pietra magnificamente lauorauano, imitãdo quel le te$te, fecero quelli membri, che Triglifi chiamarono, qua$i Tri$olci, perche $ono taglia ti in tre canali, due intieri, & vno mezo per lato. da que$ti canali pare, che cadino le goc- cie gia dette. Gli$patij, che $ono tra' canali, $i chiamano femora, noi per altri ri$petti po temo nominarli piani. i Trigli$i hanno i loro capitelli $opra i quali è la cornice, che $i chiama corona, perche cigne l'edificio come corona. Modernila ehiamano gocciolato- io, perche da quella gocciolano le acque cele$ti, & $ono gettate lõtane dall'edificio. Que $ta cornice ha due cima$e, o gole, vna di $otto, & l'altra di $opra; & $ono adornamenti $uoi. Sopra la cornice è il Fa$tigio, che noi chiamamo Fronti$picio, che ha vn piano nel mezo, che $i chiama Timpano, perche è cinto da'mede$imi membri della corona, & da vna gola $chiacciata, che $i chiama $ima, a $imigliãza del na$o delle capre. Oltra di que- $to il Frõti$picio ha da'lati, & nel mezo di $opra gli acroterij, che $ono alcuni pila$trelli $opra iquali, $i poneuano le $tatue: & quelli da'lati moriuano nel tetto, & quello dimezo era libero. Hora veniamo alle mi$ure. La grandezza dello architrane in altezza con la [158]_LIBRO_ benda, & goccie $ue, è per la metà della gro$$ezza della colonna, que$ta metà hora chia- meremo modulo. La benda, fa$cia, o Tenia, che $i dica, è per la $ettima parte del modu- lo. le goccie con la regoletta la $e$ta. que$ta regoletta va $opra le goccie, & ditre parti, ne occupa vna, di quella $e$ta parte. La larghezza dello Architraue, cioè il piano di $ot- to, che $i po$a $opra'l capitello, e$$er deue tanto quanto il collarino della colonna di $o- pra; perche co$i venirà a po$ar$i $u'l viuo. L'altezza de' Triglifi è per vn modulo, e mezo, larghi nella $ronte vn modulo. que$ta $ronte ha due canali nel mezo intieri, & due mezi dalle parti, & $ono tagliati in modo, che lo angolo della $quadra v'entrinel mezo, & le braccia della $quadra $acciano le $ponde. & accioche $iano giu$ti, $i diuide la larghezza del Trigli$o in $ei parti, & $ene la $cia meza parte per banda per li mezi canali, dopò i quali, $ene la$cia vna per parte, per li pianuzzi, che Vitr. chiama $emora. dopò i piani, $o- no i canaletti vno per banda, & $ono intieri, occupando cia$cuno vna parte delle $ei, & nel mezo idue canali v'è il $uo piano, che occupala $e$ta parte. Bi$ogna auuertire, che'l mezo del Triglifo $ia $opra'l mezo del quadro della colonna. Le metope $ono quadre perfette, cioè tanto alte, quanto larghe: & quelle metope, che $ono $opra gli angoli, $ono meze, ma non a punto, ma meno delle metà, perche co$i rie$ce il compartimento; come $i vederà nel quarto libro. Soprai Triglifi $ono i capite lli loro, alti la $e$ta parte d'vn mo- dulo: & $opra i capitelli è la corona o giocciolatio, alta o gro$$a con le $ue cima$e mezo modulo. que$ta altezza $i diuide in quattro parti, l'vna $i da alla cima$a di$opra, l'vna al- la cima$a di $otto, due allo lpacio, ch'è tra vna cima$a & l'altra. la cima$a ha il $uo li$tel- lo, alto vn terzo, & gli altri due $i danno alla piegatura della $ua gola. La corona $porta per la metà, & vno $e$to d'vn modulo, & ha alcun tagli come dentelli di $otto, accioche cadendo le goccie, non po$$ano venire longo il muro, ouero le colõne, & gua$tarle, e per que$ta parte for$e è detta gocciolatio, e quella parte è detta da Vit. mento dalla corona, & que'luoghi, $cotia, ouero cauetti. le gole del gocciolatio $ono vna al contrario dell'a'- tra, come $i vede nella figura. Gli antichi ornauano gli $patij delle metope@ con te$te di bue ben date, con le patine de'$acri$icij, & altre co$e, doue io laudo la inu\~etione del Sã- $ouino, che nelle metope de'portichi $otto la libreria publica ha collocato le in$egne del la Republica col farui la parte dinanzi del Leone alato. Similmente, $otto il piano della cornice alla parte, che guarda in giu, & $porta in fuori, $i $colpiuano alcune goccie $o- pra i Triglifi, & alcune ro$e $opra le metope, le goccie ri$pondeuano alle goccie, che $o- no $otto i Triglifi, & erano ritonde, & $e ne poneuano $ei per parte, & diciotto per largo, & la figura lo dimo$tra. Del fronti$pi cio diremo nel genere Ionico.

A. Plinthus. orlo. # @.Supercilium. li$tello. # ) B. Torus. ba$tone. # D. Torus $uperior. ba$tone di $opra) Le parti della ba$a attica. C. Scotia. cauetto. # E. F. apophige cimbia. # ) _Le parti del capitello_ \\ _Dorico_. # _Le parti dello Architraue Dorico, & della cornice_, \\ _& a'el fronti$picio._ G. Gola. G. H. dado. # C. regoletta # K. Gola. I. Ouolo. # D. fa$cia. # L. gocciolatoio. K. anelli. # E. piano. # M. gola del gocciolatoio. L. fregio. # F. can ale. # N. Timpano. M. Tondino. N. Cimbia. # G. meropa. # O. p. q. parti del fronti$picio che ri- \\ $pondeno al gocciolatoio. A. Archi traue. # H. $emimeropa. # R. gola. o Sima. B. goccie. # F. E. triglifo. # R. gola. o Sima. # I. Capitello deltri- \\ glifo. # S. pila$trello ouero acroterio deue \\ vanno le $tatue. [159]_TERZO._ S R q P O G H I K L M N F E D C B A [160]_LIBRO_ S R Q P O N M L R I G E F D G B A [161]_TERZO_

La ba$a Ionica $i forma a que$to modo. $ia la larghezza $ua per ogniver$o tanto quã- to è la gro$$ezza della colonna, & di piu tanto quãto è vn quarto & vn'ottauo della det ta gro$$ezza, cioè $e diuiderai il diametro della colonna in $edici parti, $ia tanto allunga to, che ne habbia ventidue:e que$ta $ia la larghezza della ba$a. l'altezza è per la metà del la gro$$ezza della colonna. L'orlo è la terza parte dell altezza. il re$tante $i diuide in $et- te parti, tre delle quali $i danno al ba$tone di $opra, due $i danno al cauetto con il $uo tõ dino, & $opraciglio, & due al cauetto di $otto cõ il $uo $opraciglio. itondini $i fanno per l'ottaua parte del cauetto. Ma ben parerà, che'l cauetto di $otto $ia maggiore, percioche egli $porterà $in allo e$tremo dell'orlo. Lo $porto di $opra, oltra la gro$$ezza della colon na $i $a a que$to modo. piglia tre parti della diui$ione del diametro, che $ono la ottaua, & $e$ta decima parte, & quelle diuiderai per mezo,& tanto $arà lo $porto, cioè d'vna par te & meza, dalla $ini$tra,& tanto è lo $porto della $pira, doue $i $a la cimbia con le ragio ni dette di $opra. l'altezza della cimbia èper vn terzo dell'altezza del ba$tone, il centro del quale è $opra la linea, che di$cende dallo $porto della cimbia.i tondini deuono e$$er toccati da vna linea, che $i parte dallo e$tremo $opra ciglio, allo eftre mo delli$tello, che è $opra l'orlo,& $otto il cauetto in $eriore. i cauetti $i fanno al modo $opra detto & que- $ta è la de$crittione della ba$a Ionica. l'altezza della colonna in diuer$e maniere di fab- briche,è diuer$a. I $uoi ra$trenamenti $ono regolatida Vitr. $econdo le altezze $ue, però $i dira del capitello.

Tira vna linea che $ia tanto lunga quanto è gro$$a la colonna da piedi. Que$ta diuide rai in paxti dieciotto,& ne aggiungnerai vna di e$$e, $i che $arà in tutto parti die cinoue. hora tutta que$ta $arà la lunghezza,& larghezza del capitello. Ma l'altezza con le volu- te $arà per la metà, cioè partinoue,& mezo:dico con le volute,perche la gro$$ezza del ca pitello,è vn terzo della gro$$ezza delle colonne,& le volute $ono ornamenti,& non par- ti del capitelo,& vanno piu in giu del capitello. Manderai dunque a ba$$o de gli e$tre mi di que$ta lineai catheti.cioè linee a piombo, tanto lunghe, quanto $ono le noue parti & meza, cioè la metà della lunghezza. que$te linee ci $eruiranno poi. re$tino però $egnate le noue parti & meza, ma $cancellati i primi $egni delle diui$ioni della linea della lun- ghezza,& larghezza del capitello: perche $i deue diuider a in venti parti,& retirar$i in entro dalle e$tremita della linea detta,vna parte, &vn quarto delle venti,& mandar giu de gli altri catheti di pari alli primi. con le i$te$$e diui$ioni, in que$te linee ritirate $ara il centro del l'occhio, $i fermeranno le volute,& $i regolerà tutto il re$tante del capitello. Leone chiama l'occhio della voluta ciclo. la voluta è vno inuoglio ad imitatione delli cin cinni de i capelli muliebri, i volgari la chiamano cartoccio. Delle noue parti di que- $te linee $e ne danno all'orlo,o abaco vna,& meza, l'vna è per la gola dello abaco, che è $atto in forma della lettera S. ma tirata con gratia, & la meza $i da al $uo li$tello. le vo- lute $i $ormano a que$to modo. re$tando $otto l'abaco parti otto, $i fa vn punto la doue terminano le quattro,& meza, & $opra quello po$to vn piede della $e$ta, $i $a vn giro, il cui diametro tiene vna di quelle parti,& tre ne re$tano di $otto,& quattro di $opra. que- $to cerchio o giro è l'occhio delle volute, nel quale hanno ad e$$ere dodici centri, che formano le volute a $e$ta, ne po$$ono e$$er meno, perche $ariano la voluta sgarbata, & con pochi giri,& non $alua la lettera di Vitruuio. Io non dirò de gli inuentori dique- $to modo per non metter molti huomini da bene alle mam. io con$e$$o d'hauerla impa- rata,& ne t\~ego obligo alli ma$tri. l $eppo Saluiati pittore ecce lente, me ne dedicò vno trattatello,& lo $ece $tampare. $e quelli,i quali me l'hanno dimo$trata prima, l'habbia- no pigliata dal Saluiati, io non lo sò. per formare adunque la voluta bi$ogna mandare a ba$$o vna linea per banda egualmente di$tante alla linea, $opra la quale è il centro del l'occhio, di$tãte da quella, quel quarto, che noi dic\~emo, ch'era d'vna parte, e vn quarto p- che que$ta linea poich'haueremo tirat'il dia metro dell'occhio caderà a pũto $opra il dit to diametro,e ci darà la regola di $ormare vn quadro nell occhio, $opra le cui diagona- [162]_LIBRO_ li $aranno i dodici centri predetti perche quanto $arà dal taglio, che $a que$ta linea $o- pra il diametro dell'occhio,al centro dell'occhio, tanto $i riporterà,& di $otto,& di $o- pra la linea del detto centro, dal cetro i$te$$o, & tanto an che dall'altra parte dell'occhio $opra il diametro,& que$ti quattro punti $aranno i mezi de' lati d'vno quadrato dentro l'occhio da gli angoli del quale $i tireranno le diagonali, & $opra quelle dal centro, a gli angoli $i faranno tre parti eguali per ogni ver$o, le quali $aranno i dodic i centri pre- detti,doue po$ta la $e$ta $opra l'angolo interiore di $opra nel quadrato,& all argata la $e $ta $in $otto l'abaco, $i tirerà vn giro $in al diametro nella parte e$teriore. indi $i venirà all'altro angolo di $opra, che è di$uori nel quadrato. & po$ta iui la $e$ta,& di$te$a al ter- mine del primo giro, $i continuerà ilgiro fin al catheto di $otto,& iui $i $arà punto. il $i- mile $i $arà ponendo la $e$ta $opra l'angolo e$teriore di $otto,& continuando il $econdo giro, $i $arà il terzo $in al diametro, dal quale poi $i venirà fin $otto l'abaco con vn giro, il c\~etro del quale $arà il quarto angolo di dentro,& a que$to modo $i $inirà il primo gi- ro della voluta col $cemare perogni quarta la metà dell'occhio,come vuole Vitr. $imil- mente volendo poi $are il $econdo giro della voluta, $i ponerà per ordine la $e$ta $opra gli altri punti delle diagonali, cominciando da quello,che è vicino al primo, doue s'in- cominciò il primo giro: & $eguitando $i $arà di quadrante in quadrante tutto il $econ- do giro, il quale $i come il primo per ogni quadrante $cemaua la metà dell'occhio, co$i que$to $cemerà vn terzo, & l vltimo $cemerà vn $e$to del diametro dell'occhio, & co$i in tre giri la voluta hauerà $cemato, quatrto diametri dell'occhio,& riu$cirà bella,& è nece$$ario,che co$i $ia, perche $e la voluta deue dolcemente andar $opra la cima$a, che è vero membro del capitello, bi$ogna, che le $ue pieghe habbiano que$ta proportione, che detto hauemo:& que$to non $i puo $are con quattro punti,o centri $oli, come vuole colui,che ha $atto i piede$tali a botte,per vno e$empio, che gli è $tato detto di ritrouar$i in luogo non celebre,& in opera non eccellente. Tirata la voluta al modo $opra detto, con la i$te$$a ragione di dodici centri, che $iano glii$te$$i: $i tirerà la $a$cia, o larghezza di e$$e voluta $tringendo la $e$ta per la metà dell'occhio dal primo giro:& a que$to mo- do è $ornita la voluta,la quale è piu pre$to ornamento,che membro del capitello. Ha la voluta il $uo canale, che è vna cauatura di dentro delle $a$cie della voluta. que$to ca- naleoccupa vno diametro,& mezo dell'occhio,& è tanto pro$ondo, quanto la duode- cima parte dell'altezza della voluta, cioè vna duodecima parte dellè otto, che re$taua- no $otto l'orlo, o abaco. Tagliato adunque il canale re$ta la cima$a, che volgari chiama no ouolo, Greci cimatio, che pare vn'onda pieciola,& latini Echinus,per le $oglie,& $rut ti di ca$tagne, che $i $colpiuano $opra.que$ta è alta due parti,& vn quarto delle otto gia dette & lo $uo $porto oltra il dritto dell'a baco,& della grandezza del diametro dell'oc chio, & per que$ta ragione noi facemmo cadere le linee a piombo da gli e$tremi dell'a- baco. La volta della cima$a $i fa a $e$ta. Tirato lo $porto $uo $otto il canalè quanto è il diametro dell'occhio $uori dello $porto dell'abaco, $i piglia con la $e$ta la $ua altezza. la quale (come ho detto) è due parti,& vn quarto delle otto,del catheto $otto l'abaco, & la $ua linea di $otto termina nel catheto, doue comincia l'A$tragalo, o tondino. & po $to vn piede nella detta catheto, $i tira vna parte di circonferenza, poi $i $erma la $e$ta nell'e$tremo della cima$a di $opra,& $i $a vna incrocciatura $opra la tirata circon$eren- za,& nel taglio di quelle $i ferma la $e$ta,& $i tira la volta della cima$a, $opra la quale s'inuolge la voluta dolcemente. La cima$a s'intaglia con quelle ouola, o ricci a que$to modo, che tra vna voluta,& l'altra ne $iano tre intieri,de quali vno ne $ia nel mezo,& v- no dalla de$tra,& l'altro dalla $ini$tra,& e$chino alcune $oglie dalla voluta,che gli ab- braccino,che volgari chiamano baccelli,$otto la Cima$a è lo A$tragalo, il quale occupa tre quarti d'vna delle otto. il centro di e$$o è nel catheto. co$i $inito il tondino, $i $a il li- $tello dell'apophige, o collarino, che $i dica, il quale non i$porta oltra il catheto, & è al- to per la meta dell'altezza deltondino,& $i riduce con la $ua piega al ra$tremamento [163]_TERZO_ della colonna di $opra, col modo $opra detto. Et perche imaginamo, che la voluta $ia vn piumazzetto riuolto $opra vn ba$tone,& legato nel mezo, però Vitr. ci da la gro$$ezza di quel ba$tone, che egli chiama a$$e,& dice, che egli è gro$lo tanto quanto il diametro dell'occhio,& che le cinte, che egli chiama baltei, che $ono nel mezo da lati tra le volute, non $portino piu dellla cima$a dimodo, che po$to il piede della $e$ta nel mezo del qua- dro del capitello, & allargato allo $porto della cima$a, raggirando$i tocchi l'e$tremità delle cinte, come $i vede nella pianta tirando $i vn giro $opra'l centro $uo $in alla circon- ferenza dell'auolo.Gliarchitraui $i fanno $econdo l'altezza delle colonne, accioche per lo accre$cimento, che $i da a quelli per l'altezza, ne $egua piu certa all'occhio la mi$ura loro. Quanto adunque debbiano cre$cere lo ponerà Vit. qui $otto. Ma poniam ca$o, che la colõna $ia alta quindici piedi, dico, che l'architraue $arà alto perla metà del diametro della colõna da piedi. la larghezza di $otto, che $i po$a $opra il capitello, $ara tanto quan- to la gro$$ezza della colonna di $opra, accio che $tia $ul viuo:& que$ta è regola generale. ma la $ommità dello architraue, cioè il piano di $opra $ia tanto quanto è la gro$$ezza da piedi della colonna. La cima$a dello architraue $i $a per la $ettima parte dell'altezza dell'architraue,& deue $portare tanto, quanto è alta, & lo $porto $i mi$ura da quella li- nea, che viene dal ra$tremamento della colonna. il re$tante $otto la cima$a, $i diuide in dodici parti,& tre $e ne danno alla $a $cia di $otto, quattro alla di mezo, & cinque alla di $opra. Oltra l'architraue vi va il $regio, che Vitr. chiama zo phoro, perche in quello s'intagliauano alcune figurine d'animali. que$ti è vn quarto meno mi$urando l'altezza dello architraue con la $ua cima$a: & que$ta altezza $i $erua, quando nel $rcgio non $o- no intagli, perche quando vi $ono, egli $i $a vn quarto piu alto dell'Architraue, accioche meglio $i goda lo intaglio. L'altezza del $regio $i diuide in $ette patti, & d'vna di quelle $i fa la cima$a, che vi va $opra, & $opra la cima$a va il dentello, detto latinamente denti- culus, dalla $imiglianza, che ha con il dente. l'o rigine del dentello è pre$a dalle opere di legno, $i come iltriglifo nell'ordine Dorico era pre$o dalle te$te delle traui, che $porta- uano nella fronte, co$i il dentello è pre$o da gli a$$eri, (come $i dirà nel quarto libro.) Bi- $ogna adunque $a pere, che il fregio è il luogo, che tiene le te$te della trauatura. Il dentel lo, è alto quanto la fa$cia di mezo dello architraue. lo $porto del dentello è tanto, quan- to l'altezza $ua, la larghezza detta, metochi, da Greci,&, inter$ectio: da latini è per la me tà dell'altezza del dentello. il cauo, cioè lo $pacio da vn dentello all'altro, che an che metopa $i chiama,& cauo colombario (come dice Vitr. nel quarto) è per due terzi del- la larghezza del dentello. La cima$a del den tello è per la $e$ta parte dell'altezza $ua. La cornice con la cima$a,è alta quanto la $a$cia di mezo. lo $porto della cornice col $uo dentello o taglio nel mento, deue e$$er tanto, quanto è alto lo $patio dal $regio alla $om- mità della cima$a del $regio que$to dentello della cornice $i $a, accioche l'acque vengo- no giu, non gua$tino le $abbriche. In $ino a que$to luogo della cornice, o gocciolatoio, le fabbriche vanno egualmente di$tanti dal piano. Hora $i leua il fronti$picio, che Vit. chiama fa$tigio. il quale ha le $ue cornici corri$pon denti alli membrelli della cornice, & di piu ha le $ue gole, che $i chiamano,$ime,& da Greci, Epit, chide, dalla aggiunta im- po$ta $opra le cornici del fronti$picio. que$te $ono piu alte vn'otta ua parte dell'altezza delle cornici. $otto delle quali è il timpano alto la nona parte della lunghezza della cor- nice, mi$urando dalla e$tremità delle gole'della cornice.il piano del timpano deue ripo- $are $ul viuo, cioè chi la$cia$$e and argiu vna linea a piombo, ella batterebbe prima $u l'ar chitraue, poi $ul collarino delle colonne,& $ul viuo. i pila $trelli detti acroterij, deuono e$$er alti tanto, che $i po$ino vedere le figure, che vi vanno $opra. gli angolari deuono morir nel tetto,& cominciare al dritto delle colonne, & entrar tanto in entro, quanto porta la ragione della veduta perche in alcune $abbriche vanno piu adentro perche $o- no ba$$e. & deuono e$$er tanto alti quanto la $ommità del timpano, ma quello di mezo e$$er deue vn'ottaua di piu de gli angolari.

[164]_LIBRO_ _Perla Ba$a._

A. Plinthus. Orlo.

B. Scotiæ. Cauetti

I. I. A$tragali, tondini.

C. Torus. Ba$tone.

f. Apophigis. Cimbie.

abco. Termini da $are la cimbia.

Perlo Capitello.

o. La pianta del Capitello.

e. Contractio columæ. Il ra$tremamento della colonna,& la cimbia di$opra.

A. h. Abacus, il dado.

n. La larghezza della voluta.

m. Canalis. Il canale.

l. Cymatium. La cima$a.

p. Oculus volutæ. L'occhio della voluta con i$uoi centri.

g d e. La cimbia di $opra.

Per l' Arcbitraue, fregio, & cornice.

A. Trabs Epi$tylium. Architraue.

1. prima fa$cia.

2. Seconda fa$cia.

3. Terza fa$cia.

B. Cymatium Epi$tylij. La cima$a, o gola dell'Architraue.

C. Zophorus. Il fregio.

D. Cymatium Zophori. La cima$a, o gola del Fregio.

E. Denticulus. Il dentello.

O. interfectio, cioè lo $patio, & il taglio, che è tra l'vn dentello, & l'altro.

F. Cymatium denticuli.

G. Corona. Ilgocciolatio, con la $ua gola.

L. Fa$tigium. Il $ronti$picio.

K. Tympanum. Il Timpano.

I. Acroteria. I quadricelli,& piedi$tali, doue hanno a po$are le figure.

H. Simæ. Legole.

[165]_TERZO_. A h n m f g p d e f o b a D C 2 B 2 1 B 2 A [166]_LIBRO_ I L K H G F P E O D C B 3 A 2 1 [167]_TERZO_.

Il capitello Corinthio,è alto quãto il diametro della colonna, & $econdo Vitr. in que$ta altezza s'include l'Abaco; ma in molte opere l abaco è di più, & ha molto del buono. La larghezza dell'Abaco, cioè il quadro deue e$$er tanto, che le linee che pa$$ano da vn'angulo all'altro, dette diagonali, $iano doppie all'altezza del capitello. le frõti nel mezo deuono piegar in entro per la nona parte della loro larghezza. Il ba$ $o del capitello deue ri$pondere al viuo della colonna di $opra. L'altezza dello abaco $i fa della $ettima parte dell'altezza del capitello, il re$tante $i diuide in tre parti, vna delle quali $i da alla foglia da ba$$o, l'altra alla foglia dimezo, l'vltima ai cauliculi,o $u $ti, che mandano $uori le $oglie, ericeueno l'abaco,& quelle volute, che na$ceno dal le foglie dei cauliculi, vengono a gli e$tremi anguli dello abaco: ma le minori volute piegano in entro,& $ono $otto a i $iori, che $ono nel mezo dell'abaco, da tutte quat- tro le parti,i quali fiori $ono tãto gro$$i quanto l'abaco, ma alquãto più lunghi, come $i o$$erua nell'antico, per la quarta parte del diametro della colonna. Bi $ogna adũque formar bene la cãpana, che co$i chiamano i no$tri \~qlla forma'del capitello, che e ve- δ c g a d b b b f $tita delle foglie, e quelle foglie $ono foglie di Acãtho, che S\,eplici$ti chiamano, branca vr$i- na. Sono anche altre foglie, come d'oliua, & al tre flgure,& intagli de capitali, che hãno mol- to del buono, $e $ono b\~e lauorati: ma la$ciamo que$to a gli o$$eruatori dell'antichità, eripor- tiamoci per hora a Vitr. che nel quarto libro tratta della origine del capitello Corinthio, al primo capo. Ma il modo di piegar le fronti la nona parte,è la via di ritrouar il c\,etro di tre pũ ti. Sia tutta la frõte del capitello. a. b. diui$a in noue parti,& dal mezo di detta linea $ia leuata vna linea dritta alta per vna di quelle parti, la qual $ia c d.& $ia c. il punto di $opra, $iano poi que$ti tre punti a. b. c. ridotti $otto vna circõfe renza per via de gli incrocciam\~eti, il che $i fa ti rãdo le linee da a, à c. & da c. à b. & tagliando quelle per mezo ad anguli dritti cõ linee, che $i venghino ad incõtrare, come fannole linee, e. f. & g. f. $opra il punto h. L'Architraue, freg- gio, e gocciolatoio $i può fare come l'lonico, ouero in luogo del fregio gonfio dello loni- co, farlo piano, & ne gli fronti$picij $eruare il modo i$te$$o.

Finite que$te co$e, $i penerannole ba$e ai luogbi $uoi, & que$te in tal modo $aranno fatte a mi$ura, che la gro$$ezza con lorlo $ia per la metà della gr. $$ezza della colonna. lo $porto, Ec- fora, detto da Greci, $ia la quarta parte,& co$i la ba$a $arà larga, & lunga per vna gro$$ez- za, & meza della colonna. L'altezza della ba$a, s'ella $arà fatta al modo Attico, $i partirà in questo modo, chela parte di $opra $ia per la terza parte della gro$$ezza della colonna, il re$lo $ia dell'orlo: leuato via l'orlo, il re$tante $ia diui$o in quattro parti: il bastone di $opra. ne bab- bia vna, le tre re$tanti $iano diui$e in due parti eguali. Vna $ia del ba$tone di $otto, l'altra $i dia coni $uoi quadretti al cauetto, che da Greci Trocbit'o, è nominato. Ma s'egli $i deue fare le ba$e Ioniche, co$i $i deuono compartire, che la largbezza della ba$a $ia per ogni ver$o della gro$$ezza della colonna, aggiuntaui la quarta, & ottaua parte: Ma l'altezza è come le fatte al modo At- tico, & co$i l'orlo $uo, mail restante oltra l'orlo, che $arà la terza parte della gro$$ezza della co- lonna, $i diui$oin $ette parti, & di tre di quelle $ia il ba$tone di $opra, le altre $iano egualmen [168]_LIBRO_ te diui$e, & d'vna $i faccia il quadretto di $opr a coni $uoi tondini, & col $uo pianuzzo, detto $opraciglio. l'altra $ia la$ciata perle cauetto di $otto: mail cauetto di $otto parerà maggiore, perche bauerà lo $porto $uo $in'all'estremità dell'orlo. I tondini $i deuono fare per l'ottaua par- [169]_TERZO_ te del cauetto. lo $porto della ba$a, per la ottaua, & $e$tadecima parte della gro{$s}ezza della co- lonna. Fatte compit amente, & po$te le ba$e ai luoghi $uoi egli $i deue ponere a perpendicolo del centro loro le colonne di mezo, nell'antitempio, & nel po$tico. Male angulari, & quelle, che dirimpetto alle angularinelli lati del Tempio dalla de$tra, & dalla $ini$tra deuono e$$ere po$te, $i fermeranno in modo, che le parti loro, che riguardano al di dentro ver$oi pareti della cella, $ia- no a perpendicolo, ma le e$teriori $tiano, come s'è detto della loro contrattura. perche a que- sto modo le figure della compo$ition del temp io $aranno giu$tamente, & $econdo la ragione del ra$tremamento fornite.

Quello che dice Vitr. è che po$te le ba$e a i luoghi $uoi, $i denono porre le colon ne con giudicio. Delle colonne altre $tanno $u gli anguli altre $tanno tra quelli. que $te, $i chiamano mediane, quelle angulari. Vuole Vitr. che le mediane $iano drizzate a piombo nel mezo del centro loro: ma le angulari $iano nella parte di dentro piane, & $enza ra$tremamento: & que$to $i fa perche incontrino bene con gli anguli del parete.& dicono que$ti o$$eruatori, che rielcono bene alla vi$ta. Similmente ra$tre- mate non vuole Vit. che $iano quelle, che lono pro$$ime al parete dirimpetto alle an gulari, dico da i lati del parete, perche tanto que$te, quanto quelle, non hanno cõtrat tione di dentro via, ma il loro lato interiore va drittoa piombo.

Po$ti & drizzati i $u$ti delle colonne, $eguita la ragione de i capitelli. que$ti $e $a- ra nno a piumazzo, con tali $immetrie $i formeranno, che quanto $arà gro$$a la co- lonna da piedi, aggiuntaui la decima ottaua parte del fu$to da ba$$o, tanto $ia lungo & largo l'Abaco: ma la gro$$ezza con le volute per la metà. douemo poi ritirar$i in entro dall'e$tremità dell'Abbaco parti due,& meza di venti, per le fronti delle volu- te,& lungo lo Abaco da tutte quattro le parti delle volute, appre$$o la quadra della e$tremita del dado mandar in giù le linee, che catheti $i chiamano,& quella gro$$ez- za già pre$a diuidere in noue parti è meza. Vna parte & meza $ia data alla gro$$ez- za dell'Abaco,& delle altreotto $ifacciano le volute. Allhora dalla linea, che $arà mandata giù $econdo la e$trema parte dell'Abaco, $e ne ritiri a dentro vn'altra di lar- ghezza d'vna parte & meza. Dapoi $iano diui$e que$te linee di modo, che $i la$cino quattro parti,& meza $otto l'Abaco. Oltra di que$to da quel luogo, ilquale diuide quattro & meza, & tre & meza, $ia $egnato il centro dell'occhio,& da quel centro $ia tirato vn giro tanto gran de in diametro, quanto è vna parte delle otto: & quella $arà la grandezza dell'occhio. Et nella i$te$$a linea, catheto detta, $ia tirato il $uo diame- tro corre$pondente. Poi dal di$opra $otto l'Abaco s'incominci, & per ogni giro di quarta $ia minuito lo $pacio di mez'occhio,$in che peruenga allo i$te$$a quarta, che è $otto l'Abaco.

Fin qui Vitr. ha ragionato della voluta, come di co$a appo$ta per ornamento del capitello, come è veramente, hora ragionerà del capitello,& que$to $i deue auuerti- re. dice adunque.

La gro$$ezza del capitello $i deue $are in questo modo, che di noue parti & meza tre pendino dinanzi $otto il tondino, del fusto di $opra, & leuatane la cima$a il restante $i dia allo abaco, & al canale. lo $porto della cima$a $ia oltra il quadro dell'abaco per la grandezza dell'occbio.

Sotto il tondino, ouero a$tragalo, tre parti $ono, che re$tauano delle noue & meza. que$te tre dice Vitr. che non $i metteno a conto della gro$$ezza del capitello, perche $ono occupate dalla voluta, che pende inanzi $otto il tondino, ilquale è alla $ommità de la colonna,& $i vede per que$te parole, che il tondino termina $otto l'occhio, per- che tre parti re$tauano lotto l'occhio. dice poi, che leuato l'abaco, alquale hauemo detto, che $i da vna parte,& meza, il re$tante è compartito tra'l canale,& la cima$a. I termini del canale $ono dimo$trati dal primo giro della voluta, perche $ono doue comincia il $econdo giro.

_L_e cinte dei piumazzi babbiano que$to $porto dallo abaco, che po$to vn piede della $esta nel [170]_LIBRO_ tetrante del capitello,& allargato l'altro alla e$tr emità della cima$a raggirando$i toccbi le e$tre- meparti delle cinte. Gli a$$i delle volute non deuono e$$er più gro$$i della grandezza dell occbio. Er le volute $iano tagliate in modo, che le altezze babbiano la duidecima parte della loro largbezza.

Nel primo capo del quarto libro dice Vitr. comparando le colonne Ioniche alle Corinthie, che il capitello Ionico è vn terzo alto della gro$$ezza della colonna, & il Corinthio è alto quãto tutta la gro$$ezza intiera, il che proua, che la voluta è co$a ap. po$ta per ornam\~eto, & nõ è, parte del capitello;e di $opra ha detto, [ma la gro$$ezza cõ le volute per la metà] doue egli include anche le volute: & non ha detto mala gro$- za perla metàperche la gro$$ezza è vn terzo,& non la metà.

Que$ti $aranno i compartimenti de i capitelli di quelle colonne, che per lo meno $aranno di pie- di quindici & quelle, che $aranno di più, tener anno allo iste$$o modo la connenienza delle mi$ure loro. l'abaco $arà lungo, & largo quanto è gro{$s}a la; colonna da piedi, aggiuntaui la nona parte, accioche quanto meno la colonna più alta $arà ra$tremata, non meno di quelle il capitello babbia lo $porlo della $ua Simmetria, & uell, altezza l'aggiunta dellarata parte. Ma delle de$crittioni del le volute come drittamente à $e$ta s'inuogliano, come s'babbiano à di$egnare, nel $ine del libro la forma, & la ragione ci $arà dimo$trata.

Sele colonne fu$$ero più alte di quindici piedi, $aranno date le i$te$$e mi$ure alli loro capitelli; vero è, che il dado, o abaco $arà largo, & lũgo di più della gro$$ezza del la colonna, per la nona parte, perche e$$endo la colonna più alta meno $i ra$trema di $opra; perche lo aere per la di$tanza fa lo effetto della ra$trematione.

Forniti i capitelli, & postine i $ommi fu$ti delle colonne non a dritto liuello, ma ad egual mo- dulo, (accioche l'aggiunta fattanei piedestali ri$pondane i membri di $opra con il compartimen to de gli arebitraui) egli $i deue bauere la ragione de gli arcbitraui in questo modo.

Voleua Vitr. (Come hauemo veduto di $opra) che i piedi$talli v$ci$cero oltra il pog gio, ma però, che di tutti i membrelli del piede$tale, ri$ponde$$ero i membrelli del poggio, che era ritirato più adentro. il che con$iderando, egli ci fa auuertiti, che po- niamo i capitelli di modo, che ri$pondino con le ri$alite loro a quelle aggiunte da ba$$o, accioche nello architraue corri$pondinoi membri con la loro ragioneuole mi $ura alle parti di $otto. lo e$$empio è nello in piè del Tempio P$eudodipteros.

Che $e le colonne $aranno almeno da dodici $in quindici piedi, l'altezza dello ar- chitraue $ia per metà della gro$$ezza della colonna da piedi. $e pa$$erà da quindici a venti, $ia partita l'altezza della colonna in parti tredici, & l'altezza dello architra- ue, $arà per vna di quelle. $e da venti, a venticinque, parti$ca$i l'altezza in parti dodi- ci, & meza, & di vna parte di quelle $ia fatto lo architraue nell'altezza $ua. Se $arà da venticinque a trenta: di dodici parti della colonna, vna $ia per l'altezza dello architra ue, & oltra di que$to $econdo la rata parte allo i$te$$o modo dall'altezza delle colon ne deuono e$$er e$pedite le altezze de gli architraui, perche quanto più a$cende l'acu tezza della vi$ta, non facilmente taglia, o rompe la den $ità dello aere, & però debili- tata, & con$umata per lo $pacio dell'altezza, riporta a $en$i no$tri dubiamente la gran dezza delle mi$ure: perilche $empre ne imembri delli compartimenti $i deue aggiu gnere il $upplemento della ragione, accioche quando l'opere $aranno in luoghi alti, ouero haueranno i membri altiè grandi, tutte l'altre parti habbiano la ragione delle grandezze. La larghezza dello architraue da ba$$o, in quella parte, che egli $i pola $ul capitello, $arà tanto, quanto la gro$$ezza di $opra della colonna, che $ottogiace al capitello: Ma la parte di $opra dello architraue $ia quanto $arà la gro$$ezza da pie de della colonna. la gola, detta cima$a dello architraue, $ia per la $ettima parte della $ua altezza; & tanto habbia di $porto. L'altra parte oltra la cima$a diuidere $i deue in parti dodici,& di tre di quelle fare la prima fa$cia, la $econda di quattro,& la terza di $opra di cinque.

[171]_TERZO_.

Il $regio $opra l'architraue la quarta parte @meno dello architraue, ma $e hauerai a $colpirgli $igurette & $egni, farai lo $regio vn quarto più dello architraue, accioche le $colture habbiano delgrande. La gola,o cima$a del freggio $ia per la $ettima dell'al tezza $ua. Lo $porto quanto è la $ua gro$$ezza. $opra il freggio $i deue fare il dentel- lo tanto alto quanto è la $a$cia di mezo dello architraue. Lo $porto, quanto l'altez- za. Lo taglio che è da' Greci, metochi, nominato $i deue fare in que$to modo, che il dentello habbia nella fronte la metà dell'altezza $ua, il cauo del taglio di quella frõ te di tre parti, ne habbia due della larghezza. La gola di que$to habbia la $e$ta par- te della $ua altezza. Il gocciolatoio detto corona con la $ua gola, o cima$a, oltra la gola dritta detta $ima, quanto è la fa$cia di mezo dello architraue. lo $porto del goc- ciolatoio con il dentello $i deue fare, quanto è l'altezza del fregio alla gola di $opra del gocciolatoio,& in $omma tutti gli $porti hanno più del gratio$o, e del bello, quan do i membri hanno tanto di $porto, quanto di altezza. Il timpano, che è nel fronti- $picio deue e$$er alto in modo, che $ia mi$urata tutta la fronte del goccjolatoio dalla e$tremità della cima$a, & diui$a quella lunghezza in noue parti,& di quelle vna nel mezo nella $ommità $ia po$ta, perche ri$ponda a perpendicolo de gli architraui,& de i collarini delle colonne. Le corone, che vanno $opra il timpano, $i deuono colloca re egualmente a quelle di $otto, oltra le $ime, ogole dritte. Di $opra: le corone del timpano vanno le gole dritte, chiamate Epitithide, più alte vn'ottauo dell'altezza de i gocciolatoi. Le $ommità, dette acroteri, quelle che vanno $opra gli anguli de- uono e$$er ranto alte, quanto il timpano nel mezo. & quelle di mezo vn'ottaua più alte delle angulari. Tutti i membri, che vanno $opra i capitelli delle colonne cioè architraui, fregi, gocciolatoi, timpani, fronti$picij, pila$trelli, tutti dico deuono pie- gare in fuori per la duodecima parte cia$cuno della $ua fronte: accioche $tando noi a dirimpetto delle fronti, $e $i $tenderanno all'occhio due linee, & vna tocchera la parte di $otto,& l'altra la parte di $opra d'alcuno di que membri, quella, che tocche. rà la parte $uperiore $arà più lunga, & co$i quanto più lungo il vedere della linea pro cede, nella parte di $opra $arà lo a$petto più lontano & che pieghi in dentro ver$o il muro ma $e piegheranno, come è $critto di $opra, @llhora ci pareranno alla vi$ta drit te à perpendicolo.

Bella ragione di pro$pettiua è que$ta, che adduce Vitr. nel pre$ente luogo. per la cui intelligenza bi$ogna prima porre la $ua intentione come vna conclu$ione, dapoi prouarla con le ragioni della pro$pettiua. Dice adunque. che ogni membro, che $o- pra i capitelli $i pone, deue nella $ua fronte e$$er partito in dodici parti, e cia$cuno pie gare ver$o la fronte $ua vna parte delle dodici, & la ragione e $ondata nella pro$pet- tiua, che vuole, che i raggi del vedere c$chino da gli occhi per dritta linea, & che tra quelli ci $ia vna certa di$tanza, & che la figura da quelli compre$a, con quelli $ia co- me vna piramide, & vn conio, la cui punta $ia nell occhio, & la ba$a contegna i con torni, ouero i termini della co$a veduta. Hora $tando que$to ne $egue, che gli anguli $otto i qua li $i vede alcuna co$a, $aranno hora minori, hora maggiori, perche vna i$te$$a co$a auuicinando$i all'occhio farà l'angulo maggiore,& allontanando$i lo fa rà minore; il $imile $egue dell'altezza de gli anguli, del $ito de$tro,& $ini$tro,& della egualità, la doue quelle co$e, che $i vedeno $otto anguli maggiori appareno mino- ri, & quelle minori, che $otto minori $i vederanno, & $otto gli alti alte, $otto ba$$i ba$$e, & $otto de$tri de$tre, $otto $ini$tri $ini$tre, $otto eguali egua'e, & $otto più an- guli vedute, $i vedeno meglio: però con$iderando Vitr. che le i membri $u$$ero drit- ti a piombo, la parte di$opra $arebbe più lontana dalla vi$ta, che quella di $otto,& par rebbe, che l'opera de$$e in dietro. al che $i vede tirando dall'occhio due linee, perche la linea, che va alla parte di $opra, è più lunga, che quella, che va alla parte di $otto.& però l'opera ci parebbe più$te$a, & piu riuolta al di $opra, per veder$i $otto raggio [172]_LIBRO_ più lontano. però vuole egli, che piegamo in fuori la parte di $opra, la duodecima par re dell'altezza de i membri, che vanno $opra i capitelli. perche la linea del vedere $i $arà più vicina all'occhio, l'angulo ci $arà maggiore,& l'opera ci parerà più dritta, il che $i vede per la $igura qui $otto. $ia l'architraue nella fronte c.b.$ia l'occhio a. & $ia- no tirate dall'occhio due linee, l'vna alla parte di $otto $egnata c.l'altra alla parte di $o pra $egnata b. egli $i vede, che la linea a b. è più lunga, che la linea a c.ma $e la parte di $opra piegherà per la duodecima parte della $ua altezza, la linea, che andarà dall'oc- chio alla parte aggiunta $i farà minore, & conuenirà più con lalinead i $otto, & l'ope- ra parerà poi dritta, & meno $te$a, & riuolta, come $i vede dallalinea. a d. & que$to $i deue $pecialmente auuertire, doue le opere $ono alte, & i membri grandi &, v$are il giudicio, & la di$cretione.

b d C a

_L_e canalature delle colonne deuono e$$er ven tiquattro, & $i cauano in que$to modo, che po$ta la $quadra nel cauo della canalatura, & girata toccbi in modo con le $ue braccia dalla de$tra, e dalla $ini$tra gli anguli delle Strie, che la punta, ouero angulo della $quadra $i moua facilmente & $enza impedimento col $uo giro toccando. _L_e gro$$ezze aelle $trie, o pianuzzi, $i deuono fa- re, quanto $i trouerà la giunta nel mezo della colonna dalla de$crittione $ua. _N_elle gole drit- te, che $ono $opra i gocciolatoi de i Tempij $i deue $colpire le teste di leoni, co$i po$te, che contra cia$euna colonna $iano forate al canale, che dalle tegole riceue l'acqua piouana, ma le parti di mezo $iano $ode, accioche la forza dell'acqua, che per le tegole di$cende nel canale, non venga tra gli intercolunnij, & non bagni quelli, che pa$$ano di $etto, ma quelle, che $ono $oprale colonne apparino vomitando mandar fuori gli e$iti delle acque.

La canalatura della colonna è fatta ad imitatione delle falde delle ve$ti feminil. In que$ta $i deue intendere la $igni$icatio- ne d'alcuni vocaboli, & poi il modo di formarli giu$tamente. il primo è quello, che Vitru- uio, chiama Strix: il $econdo quello, che è detto $tria: il ter- zo, Ancones. Strix adunque è il cauo, & il canale i$te$$o. $tria e lo $pacio, che è tra vn cauo, & l'altro, detto pianuz- zo.

Ancones $ono le braccia del- la $quadra, la quale è fatta da due regule, che da Vitru- uio $ono dette ancones per- che fanno come vn gomito, che in greco anchon $i chia- ma. Siano adunque i cana- [173]_QVARTO_. i cauali ventiquattro cauati in $emicircolo, prouati con l'angolo della $quadra, che toc chi il $ondo del cauo nel mezo, & con le braccia, che tocchino gli angoli dei pianuz- zi. la gro$$ezza de iquali $i $aperebbe a punto, quando noi $ape$$imo bene come va la gon$iatura della colonna, perche $econdo la $ua de$crittione $i $ormano i pianuzzi $e- condo l'opinione di Vitr. & la $igura $econdo, che la intendemo è $tata po$ta.

Io bo de$critto, quanto io bo potuto diligentemente in que$to libro le di$po$itioni dei _T_ empij Ionici. nel $eguente io e$ponerò quali $iano le proportioni de i _T_empij Doricbi, & Corintbij.

Conclude Vitruuio, & dice quanto ha trattato $in hora, & dice hauere detto con ogni po$$ibile diligenza le ragioni de i Tempij, Ionici, & promette di voler trattare nel $egucnte libro delle mi$ure de i Tempij Dorichi, & Corinthij. Però douemo auuertire alle co$e dette come a co$e pertinenti alla ragione Ionica.

IL QVARTO LIBRO DELL' ARCHITETTVRA DIM. VITRVVIO. Proemlo.

_H_ A V E N D O ioo imperatore auuertito, che molti banno la$ciato precetti della Arcbitettura, & volumi di commentarij non ordinari, ma cominciati come particelle $membrate: degna, & vtili$$ima co$a bo pen$ato prima di ridurre tutto il corpo di que$ta di$ciplina a perfetto ordine, & poi e$plicare in cia$cu- no volume le pre$critte, & certe qualità delle maniere partitamente. Et però ò Ce$are io ti bo dicbiarito nel primo volume l'v$$icio dello Arcbitetto, & dimo- $trato di che arti bi$ogna, che egli $ia ammae$trato. Nel $econdo io bo di$putato della copia della materia, della quale $i fanno gli edificij. _N_el terzo delle di$po$itioni de i $acri Tempij, & della varietà delle loro maniere, quali, & quante forme s'babbiano, & delle di$tributioni, che $ono in cia$cuna maniera, & de itre generi, quelle, che baue$$ero $ottili$$ime qualità de moduli nelle proportioni bo dimo$trato le v$anze Ionicbe. _H_ora in que$to volume io tratterò de gli in$ti- tuti Dorichi, & Corintbij. & di tutti farò mani$e$te le differenze, & le proprietà.

PER CHE Vitr. non faccia nel proemio del quarto, come ne iproemij de gli altri libri, di$correndo $opra al cuna bella co$a, la ragione (come io $timo) puo e$$er que$ta. La materia del pre$ente libro, è continuata con la materia del precedente; però non bi$ognaua fare altro proemio con digre$$ione, & hi$toria, come ha fatto ne gli altri, Ma perche ha fatto egli que$to poco di proemio? pri- ma per di$tinguer vn libro dall'altro, dapoi per continuare la materia, dimo$trando quello, che $in hora egli ci ha in$egnato, & quello, che egli ci è per in$egnare: & $e alcuno dice$$e, nõ doueua egli $otto vt volume $olamente comprendere tutta la trattatione del- le fabbriche dedicate alla religione? Io direi, che per $uggire il tedio, che ci reca la lun- ghezza, egli ha voluto dar modo alterzo libro, & ri$eruar$i nel quarto a dichiarirci [174]_LIBRO_ il re$tante. Et per qu\~ella brenità, che egli lauda nel proemio del $eguente libro, che ci fa pin pronti alle co$e, che pre$to fini$cono: deue$i auuertire, quello, che egli dice. [Nel terzo delle di$po$itioni de i $acri Tempi.] Perche intende quanto a gli a$petti delle $ron ti, & de i lati al primo Capo. Et quello, che egli dice. [Et delle proprieta delle loro ma- niere,] intende qu anto allo $patio tra le colonne, del che ne $ono cinque $pecie, come $i vede al $econdo Capo. nel quale è compre$o, quello, che dice Vitr. [quali, e quante $orme s'habbiano,] & il re$to. Etq uello, che egli dice, [& de itre generi quelle, che haue$$ero $ot tili$$ime qualità] intende del genere Ionico, del quale ha ragionato nel terzo Capo. Et in vero dice bene $ottili$$ime qualità, & co$i ritrouo io, & è nece$$ario @iuolgere nella mente le co$e dette, $opra le proportioni, & i compartimenti di quelle, & e$$ercitar$i con quelle ne i precetti'di Vitr. & bene $pe$$o ragionarui $opra. ricordantlo$i oltra di que$to della Eurithmia, & della gratia, ch'è il temperamento delle proportioni applicate alla materia, come la equità alle co$e di giu$titia. Tratta ad unque in que$to libro della origi- ne, & inuentione delle colonne, de i loro ornamenti. della ragion Dorica, & Corinthia, del compartimento, & di$tributione del di dentro, & del di fuori de i Tempij. & ci da alcuni precetti per $ituare i Tempij $e cõdo le regioni, e parti del cielo, ragiona delle por- te, & del $abbricar antieo di To$cana, & delle forme ritonde de i lempij, & de gli alta- ri, & con que$to pon fine alla fabbrica con$ecrata alla religione.

Ditre maniere di colonne, & delle origini, & inuentione di quelle. # Cap. # I.

_L_ e colonne Corinthie banno tuttele mi$ure come le Ioniche, eccetto i capitelli, male al- tezze de i capitelli fanno quelle per larata parte piu alte, & $ottili, percbe l'altez- za del capitello _I_onico è la terza parte dell. gro$$ezza della colonna, ma del Corin- tbio,è di tutta la gro{$s}ezza intiera. perche adunque $ono agg unte a i capitelli Co- rinthij due parti della gro$sezza della colonna,però fanno la mo$tra di quelle piu $ottile. _T_utti gli altri membri, che $opra le colonne $i po$ano, nelle _C_arinthie $ono po$ti o dalle mi$ure, e com- partimenti Dorichi, ouero dalle v$anze Ioniche, perche la maniera Corinthia non ha propria in- $titutione di gocciolatoi, o d'altri ornameati. ma oucra nelli gocciolatoi i mutoli dalle ragioni delli _T_riglifi $ono di$po$te, ouerone gli arcbitraui, le goccie all'u$anza Dorica $ono ordinate Ouero $e- condo le leggi Ioniche, i freggi ornati di $c lture con i dentelli, & conle corone $i comparci$co- no, e co$i di due maniere trapo$toui il capitello,è $tata nelle opere laterza maniera prodotta. per- cbele nominanze dei tre generi. cioè Dorica, _I_onica, & Corinthia fatte $ono dalle formationi delle co'onne, delle quali, la prima, & anticanata è la Dorica.

Nel pre$ente luogo Vitr, tratta delle origini, & inuentioni delle maniere delle colon- ne, & della colonna Corinthia, & del $uo capitello. Le reg ole delle Corinthie $ono bre- uemente raccolte. La prima è, che le colonne Corinthie non $ono pnnto dalle Ioniche differenti dimi$ure, $aluo, che nel capitello, perche (come hauemo veduto nel preceden- te libro) il capitello Ionico è alto per vn terzo della gro$$ezza della colonna, & (come qui $i dice) il capitello Corinthio, è alto tanto, quanto tutta la gro$$ezza della colonna. dalche na$ce, che la colonna Corinthia per la aggiunta di due parti è piu $uelta, & pare piu $ottile. Ma doue ha detto Vitr. che il capitello Ionico è alto vn terzo della gro$$ezza della colonna? Ri$pondo, che egli lo ha detto di $opra, nel terzo libro, quando egli di$- $e. _Mala gro$sezza del capitello, $i deue fare in que$to modo, che di noue parti, et meza tre_ _pendino inanzi $otto il tondino_. Perche $e tre parti $otto il tondino $ono la$ciate alle volu- te, ne ie$tano $ei, & meza, & la gro$$ezza della colonna era parti diciotto, & quella me- [175]_QVARTO_. za parte è di$tribuita alla cimbia, & però la gro$$ezza del capitello Ionico viene ad e$$er qua$i la terza parte della gro$$ezza della colonna. La $econda regola è che le Corinthie non hanno membri proprij di $opra, ma $i pigliano, o dalle $immetrie Doriche, o dalle v$anze loniche, dice Vitr. [o dalle ragioni de gli Trigli$i] cioè dalla ragion Dorica, non che $iano Triglifi nel Corinthio, ma perche il compartimento Dorico, è regolato $econdo gli Triglifi. Similmente per goccie intende, non quelle, che $ono $otto gli Tri- gli$i, ma quelle, che $ono di$po$te $otto'l gocciolatoio, nel piano di $otto, come hauemo detto i moderni le chiamano fu$aioli, non $apendo l'origine di quelle. Adunque nella maniera Corinthia, l'Architraue, il Freggio, la Cornice, $i puo pigliare dalla mi$ura, & compartimento Dotico. Egli $i puo anche pigliare dalle v$anze Ioniche tutto quello, che s'impone a capitelli delle colonne, & in que$to ca$o non è differenza tra'l Ionico, & il Corinthio, & $i puo dire che il genere Corinthio non habbia altro del $uo, che il ca- pitello, & que$to $i deue auuertire. Seguita Vitr. a dire l'orgine del genere Dorico, & dice.

Perche nell' Acbaia, & nel Polopone$$o Doro $iglinolo di Helleno, & della ninfa Optice beb- be il principato, que$ti in Argo antica città fece a ca$o il _T_empio di _G_iunone di quella maniera. Dapoi delle i$te$$e maniere non e$$endo anchor natala ragione delle $immetrie fece i T empij nel- le altre città dell' Acbaia. Ma poi che gli. Atbenie$i per le ri$po$te del De fico Apollo di com- mune con$iglio di tutta la Grecia in vno i$te$$o tempo condu$$eroin A$ia tredici colonie, & a cia$cuna colonia diedero il $uo capo, & condottiere, dando la $omma dello imperio ad _l_one fi- gliuolo di Xutbo, & di Creu$a, il quale per le ri$poste $ue Apollo in Delfo volle cbimare $uo figliuolo; co$tui condu$$e in A$ia quelle colonie; & iui fabricò grandi$$ime città bauendo occu- pati i con$ini della Caria, Epbe$o, Mileto, Miunta, che gia fu dalle acque $orbita, i $acri- ficij, & i $uffragij della quale gli onij, a Mile$ij attribuirono, & Priene, Samo, Teon, Colo- fona, Cbio, Erithras, Pbocea, Elazomene, Lebedo, Melite. Que$ta Melite, per l'arroganza, de cittadini da que$te città per commune con$iglio mo$$agli guerra, fu ruinata. In luogo della quale d apoi, per beneficio del _R_e Attalo, & d' Ar$imone la città de Smirnei è $tata riceuuta nel numero delle città _I_onicbe. Que$te città bauendo $cacciati i Carij, & i Lelegi, nominarono dal loro capo _I_one quella regione _I_onia, & ponendo iui i Tempij de i Dei immortali comincierno a fabbricare alcuni _T_empietti, & prima (come viddero in Acbaia) fecero il _T_empio d' A- pollo, detto Pannionio, & quello cbiamarono Dorico, perche lo viddero da prima co$i fat- to nelle città de i Dorici. Ma volendo ponere in quel Tempio le colonne, non bauendo le $immetrie di quelle, & cercando con che ragioni le pote$$ero fare, $i che, & a $opportare i pe- $i fu$$ero ba$tanti, & tenne$$ero approuata bellezza nello a$petto, mi$urarono la pianta del piede virile, & bauendo trouato, che il piede era la $e$ta parte dell altezza dell buomo, co- $i la traportarono nella colonna. Et di quella gro$$ezza, che fecero la ba$a del fu$to della colonna, $ei fiate tanto leuarono in altezza quella col capitello. Et a que$to modo la colon- na Dorica cominciò dare ne gli edi$icij proportione, & $ermezza, & bellezza del corpo vi- rile. Appre{$s}o dapoi cercando di fabbricare vn _T_empio a Diana, da gli i$te$$i ve$tigij trasfe- rirono nuoua forma di maniera alla $ueltezza feminile. Et prima fecero la gro$$ezza della co- lonna per la ottaua parte dell'altezza, & accioche tene$sero lo a$petto piu alto $ottopo$ero alla ba$a in luogo di calzare la $pira, & al capitello impo$ero le volute pendenti dalla de$tra, & dalla $ini$tra, come cre$pi cincinni della capillatura, & ornarono le fronti di cima$e, & con fe- $toni, (che encarpi $i dicono) cioè frutti raccolti in$ieme, & foglie colligate in vece di capelli di$po$te, & per tutto'l tronco della colonna la$ciarono andar a ba$so le canalature, come falde delle ve$timenta all'u$anza delle matrone, e co$i con due differenze imitarono la inuentione delle colonne, vna $cbietta, e nuda $enza ornamento, che era di $embiante virile, l'altra di muliebre $ottigliezza, et ornamento, e mi$ura. Ma quelli, che vennero dapoi con eleganza, e $ottigliezza di giudicio andarono piuinanzi, e dilettando$i di moduli piu $ottili, fecero l'altezza della co- lonna Dorica di $ette diametr della gro$sezza, e la Ionica di otto, e meza. Et quello, che gli [176]_LIBRO_ _l_oni fecero da prima, Ionico è $tato detto. Ma: il terzo genere, che Corinthio $i chiama, è pre- $o dalla imitatione della $ueltezza virginale, imperd che le vergini per la tenerezza della età, e$- $endo di piu $uelte membra formate, riceueno piu leggiadri, & gratio$i effetti. Ma la inuen- tione del capitello Corinthio $i narra che in que$to modo $ia $tata ritrouata. Vna vergine citta- dina di Corinto gia da marito, e{$e;}endo inferma venne a morte. la notrice di quella bauendo rac- colto tutti quei va$i, de i quali la vergine viuendo $i dilettaua, & po$ti quelli in vn ce$tello, da- poi, che fu $epelita, gli fece portare al monumento, & porli da capo, & acciocbe piu lunga- mente resta$$ero allo $coperto aere, vi po$e $opra vnategola. Il ce$tello per ca$o era $tato po- $to $opra vna radice di Ac mto. in quel mezo la radice nel mezo dal pe$o oppre$$a, mandò fuo- ri da primauera i ritorti' cauli, & le foglie cre$cendo i cauli lungo i lati del ce$tello, & da glian- goli della tegol a per la nece$$ità $pinti in fuori, furono con$tretti nelle vltime parti delle volute piagar$i. Allbora (allimaco, il quale per la eleganza, e $ottigliezza dell'arte, fu da gli Atbe- nie$i cacbizotecnos nominato, pa{$s}ando appre$$o quel monumento, auuertenao vide quel ce$tel- lo, e d'intorno la tenerezza na$cente delle foglie, e dilettato$i dell i maniera, e della nouità della forma fece a quella $imiglianza appre$so i Corintbij le colonne, e po$e le conueneuoli ragioni di quelle, e dapoi nelle perfettioni delle opere, fece la di$tributione della maniera Corintbia.

Richiederebbe vn curio$o, che io cita$$i in que$to luogo l'auttorita di Plinio, di Pau- $ania, & di Strabone, & d'altri autori per e$ponere le hi$torie, & le de$crittioni dei luo- ghi po$ti da Vitr. ma io credo a Vitr. & maggior cura mi $tringe, & d'importanza mag- giore, che narrare le hi$torie, de$criuer luoghi, & dipinger herbe. Grande occa$ione, & bella, ci ha la natura, per$are, che l'arte per$etta fu$$e, quando ella ci propo$e la forma del corpo humano. percioche con il numero, con i termini, & contorni, con lo $ito, & col- locatione delle parti, in vn $og getto nobili$$imo ci diede e$$empio merauiglio$o di $in- golar bellezza; fece, che i corpi quantunque di$$imiglianti fu$$ero, nientedimeno belli, & ben formati, & vaghi ci pare$$ero. La onde molte bellezze nate $ono, percioche con lo certo, & determinato numero delle parti, la natura congiun$e la corri$pondente gran dezza con i termini $uoi, & niente la$ciò, che in luogo proprio, & accommodato non $u$$e: perche $i trouano de i corpi gentili, & $uelt, che ci di$piaceno, & $e ne trouano de gli altri, che $ono pin $odi, è maggiori, & però non ci di$piaceno, & finalmente tra que $ti, & quelli altri $ono belli, & gratio$i, come che in ogni co$a $i truoua il grànde, il piccio lo, & il mediocre, cia$cuno con le $ue ragioni. il che con$iderando l'huomo, & leggen- do nel libro della natura per imitarla nelle $ue compo$itioni, volle, che tre maniere $u$- $ero principali del fabbricare, con$iderando molto bene l'o$$icio, & il $ine di cia$cuna $abbrica, & però quella, che piu pote$$e durare alla fatica, & piu fermezza, & piu di $o- do haue$$e, Dorica volle chiamare: perche $u prima dai Dorie$i dique$to modo piglia- ta: ma quella che piu $ottile, & piu $uelta $u$$e, Corinthia, la mezana, qua$i tra amen- due collocata, Ionica, da Ione, come dice Vitr. Ma perche cia$cuna haue$$e donde pa- rere diletteuole, & bella, cominciò con gran diligenza a con$iderare, che numero, che termini, & come $i haue$$ero a di$porre le parti. Vedendo$i ad unque (come ben di$cor- re Lione) che il diametro del corpo humano dall'vno, & l'altro lato, è per la $e$ta par- te, & dal bilico alle reni per la decima dell altezza del corpo, fu pre$a l occa$ione delle mi$ure, perche ritrouando, che $e delle colonne altre $u$$ero piu alte $ei parti, altre die- ci del piede loro, per lo innato $entimento, col quale potemo giudicare, che tanta gro$- $ezza, ouero tanta $ottigliezza non ha del buono, cominciò a fare l'ufficio $uo, & di$cor rere, che co$a fu$$e di mezo tra que$tiecce$$i, che pote$$e piacere, & di $ubito $i die de alla inuentione delle proportioni, & co$i po$ti in$ieme quegli ecce$$i, cioè $ei, & dieci, diui$e- ro la $omma in due parti, donde ritrouarono, che il numero di otto era quello, che dal $ei, & dal dieci con eguali $pacij era di$tante. Piacque la inuentione, & ne riu$ci la pro- ua, & però diedero alla lunghezza della colonna otto Diametri del piede, & quella (co- [177]_QVARTO_. meio ho detto) da gli Ioni, Ionica naminarono. Dapoi giungendo il minor termine, che era $ei, con que$to numero di nuouo ritrouato, cioè con otto $ecero vna $omma di quattordici, che partita egualmente rendeua $ette, $econdo il qual numero da Dorie$i fu fatta la colonna Dorica di $ette te$te. ma aggiungendo il termine maggiore, che era dieci con quello di mezo, che era otto raccol$ero diciotto, che partito in due faceua no- ue, perilche alla forma piu $uelta, & piu $ottile diedero noue diametri, & Corinthia la chiamarono, percha da Corinto (che hora Caranto $i chiama) venne la inuentione per auuertimento di Callimacho Architetto: Dal numero adunque cominciarono a dare la bellezza. Poi vennero al contorno, facen do le diminutioni, le gon$iezze, i colla rini, & le cimbie con gratia, & ornamento, di$ponendo le parti di cia$cuna al luogo $uo. ben ê vero, che il $ito, & la di$po$itione delle parti piu pre$to $i la$cia cono$cere, & $entire, quando $ta male, che s intenda come far $i deggia. percioche quella è gran parte del giu dicio dell'huomo in$ito da natura. Ben è vero, che ci $ono alcune auuertenze, nel mette re in opera le co$e ben compartite, come fare, che le co$e vadino a piombo, chei mem- bri ri$pondino $u'l viuo, che il tutto na$ca da terra, che le colonne $iano pari di numero, a $imiglianza de i piedi de gli animali, che le apriture $iano di$pari, che le parti in ferio- ri $iano piu gro$$e, che le Doriche non $iano troppo lauorate, ornate $iano le Ioniche, ornati$$ime le Corinthie. perilche non $i puo $e non bia$mare, chi nelle opere Doriche, ha po$to tanta $ottilità, & varietà di lauori, che piu non potrebbe hauer fatto nelle Co- rinthie, grande $pe$a, inutile, non goduta, & $enza decoro fu fatta, $e bene alcuno dice$- $e e$$ere opera compo$ta. A me la ragione da ardire, & la i$perienza, & la cognitione d'alcune co$e de gli antichi, le quali quando erano po$te lontane dall'occhio erano $o- lamente $gro$$ate, ma le piu vicine erano piu $inite: $e però l'ambitione, & l'auantaggio, & commodità de lauoranti non gli moueua. egli $i legge, che per lo pericolo, che era nel drizzar le colonne, che non $i rompe$$ero, $i $oleua prima drizzarle, & poi lauorarle. in $omma ri$pondino (come ho gia detto) le co$e de$tre alle $ini$tre, le alte alle ba$$e, le di- nanzi alle di dietro; in modo, che ogni co$a po$ta $ia al luogo $uo, & ri$pondendo$i in- $ieme, & bellezza, & fermezza apportino a gli edificij. Voglio far hora auuertiti alcuni, i quali $i marauigliano, che Vitr. i$te$$o non pur altri, che hanno fabbricato tra gli anti- chi Architetti s'habbia alcuna fiata $co$tato dalle dettte mi$ure. Io ho detto di $opra. con l'auttorità di Vitr. che la ragione delle co$e è in $e uera, & durabile, onde con la pro- portione $ene viue, & $ta $enza oppo$itione, ma non $empre diletta quel $entimento del- l'animo no$tro, il quale for$e piu a dentro per a$co$a forza di natura penetrando non con$ente a gli occhi, che la pura è $emplice proportione alcuna fiata diletti. ma dalla ma teria delle co$e, dalla grandezza, dalla di$tanfia (come ho detto) richiede alcuna manie ra, & forma, che acconci quello gratio$amente, che troppo $implicemente ci porge la mi $ura, & proportione, come nelle $tatue antiche $i vede, altre di noue, altre di dieci, altre tra noue, & dieci te$te formate. Et nella Mu$ica $inalmente ci $ono alc uni $uoni, i quali vengono alle orecchie con dolcezza, che però non $ono tra le con$onanze collocati. pe- rò dico, che ognuno deue ce$$are dalla merauiglia, quando ritroua in molte opere la mi- $ura alquanto variata dai precetti, perche egli è a ba$tanza tra'l maggiore, & minore ecce$$o contener$i, variando i mezi con giudicio, & $ottigliezza d'auuertimento. & però da gli $pacij, & vani tra le colonne Vitr. ha regolato l'altezza di quelle, ne mai è v$cito de itermini. Plinio nel trente$imo $e$to libro al trente$imo terzo capo ragiona delle co- lonne, & mi$ure loro, & del Tempio di Diana Efe$ia, & delle $ue proportioni. Oltra le predette maniere di colonne, ci $ono le Attiche quadrangolari, & di lati eguali. Quello che dice Vitr. di Callimaccho Architetto, che per la eleganza dell'arteera detto Cachi- zoternos, perche $empre egli $pezzaua le co$e fatte, ne mai $i contentaua, & $empre poli- na, altri leggone Lixitecnon, perche $ottilmente poliua le co$e dell'arte $ua. & for$e qua- dra meglio a Vitr.

[178]_LIBRO_

La $immetria, ouero compartimento di quel capitello, in que$to modo $i deue fare: che quan- to $arà la gro$$ezza della colonna da piedi, tanto $ia l'altezza del capitello, con il dadoo Aba- co. Malalarghezza dell'Abaco co$i babbia la $ua ragione: che quanto $arà l'altezza, due tanti $ia la diagonale, percioche gli $pacij baueranno per ogni ver$o le fronti giu$te, $iano le fronti della largbezza piegate in entro da gli e$tremi angoli dello Abaco, per la nona parte della larghezza della fua fronte: habbia alba$$o del capitello tanta gro{$s}ezza, quanto ala co- lonna di $opra, oltral Apotbe$i, & lo A$tragalo, cioè cimbia, & tondino, La gro$$ezza del- lo Abaco per la $ettima dell'altezza del capitello. & leuata la gro$$ezza dell' Abaco, $iail re- $tante diui$oin tre parti, delle quali vna $i dia alla fogliatura di $otto, l altra babbia la fo- gliatura di mezo, & i cauliculi babbiano la i$te$$a altezza, & da quelli na$cbino be $oglio, le quali gettate in fuori abbracciano lo Abaco, ma quelle volute, & minuti inuogli, che ua$ciuti dalle foglie de i cauliculi vengono in fuori fin a gli e$tremi angoli, $iano $colpiti tra'l $uo me- zo $ottoposti ai fiori, che $ononello Abaco. i quali fiori datutte quattro le parti $iano forma- titanto grandi, quanto è la gro{$s}ezza dello Abaco. co$i in que$te $immetrie, & compartimenti $a- ranno formatii capitelli Corinthij.

Io ho e$po$to di $opra a$$ai chiara mente que$ta compo$itione, & dimo$tratola in di- $egno. Vero è, che egli $i ha auuertito appre$$o gli antichi, che l'altezza del capitello $en- za l'Abaco era di vno diametro di colonna, il che gli daua maggior $ottigliezza.

Sono auchele maniere de i capitelli, che alle mede$me colonne s'impongono, con diuer$i vocabo- li nominate, dei quali ne le proprietà delle mi$ure, ne la maniera delle colonne potemo nomina- re. ma ben vedemo che i vocaboli di quelli $ono $tati transferiti, & tramutati dai capitelli Co- rinthij, fonichi, & Dorichi, le $immetrie de i quali $ono $tate traportate in $ottigliezza di noue $colture.

La maggior parte dei belli antichi edificij $ono di maniera compo$ti, & que$ta ma- niera è varia $econdo la diuer$ità delle proportioni, che $i compongono in$ieme; però non hanno que$te maniere proprio nome, ben che a dì no$tri, $e le dia'l nome d'Italia- na. Veggon$i capitelli con tanta diuer$ità di lauori, che non ci è numero, altri con $o- gliazze grandi, altri con minute, & $ono belli$$imi, altri hanno legature d'animali, co- me s'è detto, altri hanno, & volute tolte da gli Ionichi, & foglie tolte da i Corinthij; & tutti $ono garbati, & gratio$i, & indeterminatamente $i deuono chiamare, capitelli, o maniere compo$te.

De gli ornamenti delle colonne. # Cap. # II.

_P_ Erche di $opra $ono $tate de$critte le origini, & le inuentioni delle colonne, $econdo le maniere loro, egli non mi pare lontano dal propo$ito no$tro con le i$te$$e ragioni trattare de gli ornamenti di quelle, come nati $ono, & da quai principij, & da che origini ritrouati. _I_n tutti gli edi$icij $i pone di $opra la trauatura, & l'opera di legname con diuer$i vocaboli nominata: & $i come nelle nominanze, co$i nello effetto ritiene diuer$e, & varie vtilità. imperoche $opra le colonne pila- $tri, & erte, o $tanti, che $i dica, $i pongono le traui. ne i palchi, & ta$$elli, i piccioli morelli, & le a$$i, $otto i tetti $e gli $pacij $aranno maggiori, vi va il colmello nel $ommo del col- mo. onde poi dette $onno le colonne, & ancbe $i pongono i trauicelli attr auer$ati, & le chia- ui. Ma $e gli spacij $aranno commodi, il colmello, & i cantieri vengbino in fuori fin'allo e$tremo del grondale. & $opra i cantbieri $tiano i tempiali, o pianelle, dapoi di $opra, $otto le tegole gli a{$s}eri, che $portino in modo, che dalle loro proietture, & $porti, $ia- no coperti i pareti.

[179]_QVARTO_.

Mirabile dottrina, & prattica d'Architettura c'in$egna Vitr. nel pre$ente Cap. perciò the egli ci rende conto ditutti gli adornamenti, & membri, che $i metteno $opra le co- lonne, o pila$tri, o muri, o $tanti, che egli chiama, antæ. dimo$trando chiaramente l'origi ne, & inuentione di quelli. dal che nel pre$ente luogo $i caua la ragione di molti vocabo- li. Certo è (come $pe$$o ho detto) che dalla nece$$ità alla magni$icenza del $abbricare gli arte$ici $ono peruenuti. la natura c'impo$e la neca$$ità:ma l'animo grande acce$o dalla concorrenza cercò di auanzare $e $te$$o. $i che i primi $abbricarono come lor $at- to veniua, & quanto il bi$ogno richiedeua. $ucce$$ero le conte$e di $uperar$i l'vn l'altro, ma però $i $ondauano le inuentioni, & gli accre$eimenti $opra l'imitatione di quelle co- $e, che per loro natura doueuano e$$er tali. però non $ecero alcuna co$a ne glia dorn a- menti, di che non ne pote$$ero pienamente rendere la ragione dalla imitatione delle co $e fatte per nece$$ità. Eleuato adunque l'edi$icio nella già dimo$trata $orma dal fonda- mento fin alla cima de i pareti, colonne, muri, pila$tri, o $tanti, bi$ognaua coprirlo, accio che perfettamente $i vede$$e il fine dell'opera: era nece$$ario nel coperto prouedere, che i pareti $te$$ero vniti, & legati in $ieme, & che'l coperto acconciamente $i ripo$a$se, non $pign\~e do i pareti: la onde per hauere quanto s'è detto, egli è da $apere, che bi$ogna fare tutto que$to lauoro di legname: che da Vitr. è detto materiatio, & cono$cere di$tinta- mente i nomi, gli e$$etti, & l'vfficio di cia$cuna co$a. Tre co$e adunque douemo auuerti- re nell'opera di legname, l'vna è quella, che $i impone prima $opra le colonne, i muri, & pila$tri: que$ta $i chiama trauatura. la $econda è detta contignatione, que$ta $i diuide in due parti, l'vna è la legatura del tetto, l'altra è il tetto, & coperto. Della traua tura $i ca- ua que$to vtile, che ipareti $i tengono in$ieme, dalla legatura, che il tetto $i vni$ce, dal tet- to, che l'edi$icio $i copre, & $i de$ende. & da tutte que$te co$e hanno hauuto origine di- uet$i adornamenti nelle fabbriche, come $i dirà qui $otto. Sapremo adunque come al- cuna fiata tra vn parete, & l'altro $i troua grande interuallo, & alcuna fiata commodo, & non molto di$tante. però nelle legature de i tetti vi và piu, & meno arti$icio. però $e'l tetto $i $panderà molto, & $arà troppo largo, nella $ommità del colmo vi và per lungo vno tr aue mae$tro, che $i chiama columen in latino. noi dicemo colmello. dal quale na- $cono come figliuo li tutti i legamenti del tetto: $i come dalla $pina mae$tra del pe$ce na- $ceno tutte le altre: & $or$e di qua è cauato quello, che $i $uol dire, il tale è di tale colu- mello. Ci $ono i trauer$i, ci $ono anche le chiaui detti capreoli, dalla $imiglianza de pam pini, che legano le viti; perche co$i quelli abbracciano i canteri, mai trauicelli attrauer- $ati latinamente $i dicono tran$tra, & volgarmente catene, & $ono quelli, $opra i quali $i ripo$ano le chiani. Ma $e'l tetto $arà commodo, & non porterà pericolo di slegar$i, & $chiauar$i li potrà ba$tare $olamente il colmello con i $uoi canterij, i quali $ono alcuni legni lunghi del tetto, i quali vengono dal colmo, & di$cendono da i lati in $ino $otto le grondi. $opra que$ti canterij (i quali fanno parere il tetto, come vna galera riuer$cia, & $i v$a di dire tra noi la galera è in cantieri, quando è fatto il $uo corbame) vi vanno i tem piali, che $ono trauetti, i quali vanno a trauer$o i canterij, in contra le frcnti del tetto. $o pra i tempiali, vi vanno gli a$$eri, che $ono legni larghi quattro oncie, che vanno $opra i tempiali, come i canteri di $otto, & quiui e po$ta la ragione del coperto. perch@ $opra gli a$$eri s'impongono le tegole, i cap i delle quali s'in contrano ripo$ando $opra'l mezo de gli a$$eri. Et que$to è quanto la nece$$ità ci ha dimo$trato, sì perche il tetto $te$$e in piouere, accioche le neui non lo carica$$ero, sì perche $caccia$$e le acque, & le tempe$te lontane da i pareti, & fu$$e ben legato. & que$to è quanto Vitruuio ha detto $in hora. co- me la figura ci dimo$tra.

[180]_LIBRO_ $i fueritif commona $pacia. .b. co$umen: A catt$eri Tignorum ca: Pita $upra frabem efi frabs $upra co$umnas' $i ampilr'a $unt spacia C.Capteole I.Assere$ a a a a D a a a a C C [181]_QVARTO._

Et co$i egli $i vederà, che ogni co$a con$eruerà, & il luogo, & la maniera & l'ordi- ne proprio. Dalle dette co$e, & dall'opera di legname gli artefici con le loro $colture nelle opere di pietra, & di marmo, nel fabricare de i Tempij hanno imitato le di$po- tioni, & hanno giudicato, che egli $ia da $eguitare quelle inuentioni: percioche gli antichi fabri edificando in vn certo luogo, hauendo co$i po$te le traui dalle parti di dentro de i pareti, che correuano fin alle e$treme, & v$ciuano, & $portauano in fuo- ri, compo$ero anche quello, che fra traue, & traue $i poneua, & ornarono con ope. re di legname gratio$amente quello, che andaua $opra le cornici, & le $ommità, & poi tagliauano gli $porti de i traui a pari de pareti a perpendicolo, la qual forma pa- rendo loro, che for$e $enza garbo, & $enza gratia, conficcarono $opra le te$te i traui- celli tagliate nella fronte alcune tauolet te nel modo, che hora $onoi Triglifi : & quelle dipin$ero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offende$- $ero la vi$ta, & co$i nelle opere Doriche le diui$ioni de i trauicelli coperti con la di- $po$itio ne de gli Triglifi cominciarono hauere lo $pacio po$to tra gli trauicelli, & il letto delle trauature.

_Hora tenendo$i a mente gli effetti di cia$cuna delle predette co$e, potremo beni$$imo $apere la_ _origine de gli ornamenti, che nelle opere di pietra $ono $tati introdutti da i grandi Architetti, et con_ _che ragione s'babbiano a fare. Ha detto Vitruuio, che $opra le eolonne, et i pila$iri, et pareti s'im_ _pone la trauatura, et $opra latrauatura il tetto, o colmo, ba e$po$to le parti, et le ragioni de i c-_ _perti, et del colmo. Hora ci e$pone come da quelle parti, et dalle opere di legno $ono $tati transferiti_ _gli ornamenti nelle opere di pietra, o di marmo; come nelle opere Doriche i Trigli$i, et i Modio-_ _ni, et nelle Ionicbei dentelli: et dice, che i Triglifi $ono $tati fatti ad imitatione delle te$te delle tra-_ _ui, lequali prima $portauano fuori de i pareti, et poi erano tagliate a drittura de i pareti, et perche_ _non faceuano bella vi$ta, erano inue$tite di tauolette dipinte con cera, di quel modo, che boggi dì_ _pareno i_ T_riglifi con que canali, et con que pianuzzi, che $i vedeno, che pare, che que canali $i ano fat_ _ti per riceuere le acque cadenti dalla cornice._ Gli Architetti adunque nelle opere di pietra hanno traportato quelle inuentioni & hanno fatto gli Triglifi, & le Metope, cioè gli $pacij tra vn triglifo, & l'altro, che rappre$entauano le diui$ioni d'vn Triglifo all'al tro, come da vn traue all'altro. Similmente i mutuli, o modioni $ono $tati pre$i nelle opere Doriche di pietra dalle opere di legname, que$ti rappre$entano gli $pori de i canterij $otto le cornici, come gli Triglifi rappre$entano gli $porti delle traui $opra l' Architraue Que$ti modioni $ono piegati, accioche aiutino il cader delle acque, $o- no più larghi, & di meno gro$$ezza de gli triglifi, & il luogo loro è $otto le cornici, & la figura qui $ottolo dimo$tra: & però dice Vitruuio.

Dapoi $ono $tati altri, che in altre opere a perpendicolo de gli Triglifi hanno fatto $portare i canterij, & hanno fato piegare gli $porti loro, & come dalla di$po$i- tione delle traui vennero gli Triglifi, co$i da gli $porti de i canterij $otto i gocciola- toi e $tata ritrouata la ragione de i mutuli, o modioni : & co$i nelle opere di pie- tra, & di marmo, $i formano i modioni $colpiti, che piegano, il che non è altro che la imitatione de i canterij : percioche di nece$$ità, per li cadimenti delle acque $i fanno piegare in fuori, & però la ragione sì de gli Triglifi, come de i modioni, nel le opete Doriche è $tata da quella imitatione ritrouata. Percioche non come alcuni errando hanno detto, che gli Triglifi $ono le imagini delle fine$tre, co$i può e$$ere, perche gli Triglifi $i pongono ne gli anguli, & contra i quadri delle colon- ne, ne i quali luoghi niuna ragion vuole, che $i facciano le fine$tre, percioche le giunture delle cantonate $i slegano ne gli edificij, $e $i la$cieranno in quelle i lumi delle fine$tre.

Le cantonate de gli edificij deuono e$$er forti$$ime, perche $ono come l'o$$a del'e fabricbe, la doue non pocoerrore è di colui, & non picciol danno dello edificio, $e il cantone $i apre con qual che foro, non è adunque buona la opinione di quelli, che vogliono, che gli Triglifi et le metope [182]_LIBRO_ FIGVRA DEI MODIONI SOTTO LA CORNICE NELL'OPERA DORICA. rappre$entino le fine $tre, perche oltrd, che la ragione nol con$ente, $eguitarebbe, che nelle opere Io- niche i dentelli pote$$ero $imilmente rappre$entare i fori delle finestre, ilche non può e$$ere, come dice Vitr. & c'in$egna ad un tratto l'origine de i dentelli nelle opere Ioniche, & aice.

Et di piu anche $e doue bora $i fanno gli Triglifi, iui $arà giudicato, che $iano $tati gli $patij de i lumi, per la i$te$$a ragione ci può parere, che nelle opere lonichei dentelli habbiano occupato il luogo delle fine$tre, percioche amendue gli $patij, & quelli, che $ono trai dentelli, & quelli, che $ono tra gli Triglifi $ono detti metope perche Greci cbiamano ope iletti delle traui, & de gli aβeri, co- me i no$tri chi mano caui colombari & co$i lo $patio delle traui poste tra due ope, appre$$o de Greci metopa è nominato in modo, che $i come per auanti nelle opere Doriche è $tata ritrouata, la ragione de gli Triglifi, & de i modioni, co$i nelle Ioniche la ordinatione de i dentelli, nel e opere tiene la forza $ua. Et $i come i modioni rappre$entano la imagine de gli $porti de i cantieri, co$i nelle Ioni- che i dentelli da gli $porti de gli a$$eri banno pre$ala imitatione. Et però nelle opere de Greci non è, chi $otto il modione metta i dentelli, perche non poβono $tare gli a$$eri $otto i cantieri. Quello adun- que, che $oprai cantieri, & i tempiali veramente deue eβer collocato, $e nella rappre$cntatione $a- rà posto di $otto, ci darà forme, & ragioni dell'opera piene di menda.

Adunque nelle opere loniche identelli rendeno la $imiglianza de gli $porti de gli a$$erit & per- che gli a$$eri $ono $opra i canterij però i dentelli$ono $oprai modioni, que$to e $tato o$$eruato da Gre- [183]_QVARTO._ ci Similmente egli è vn'altro auuertimento fondato $opra la regola, che dalle vere v$anze della na- tura delle co$e, egli $i deue prendere gli adornamenti dell'arte. Et questo auuertimento è po$to qui $otto da Vitr. il qual dice.

Et anche gli anticbi non laudarono mai, nè ordinarono, che ne gli Fronti$picÿ $i baue$$e a fare i modioni, ouero i dentelli, ma $olamente le cornici $obiette, perche ne i canterÿ, nè gli a$$eri vanno di$tribuiti ver$o le fronti de gli Fronti$picij, nè po$$ono $portare, ma piegano ver$o i grondali. Et però quello, che in verità non $i può fare, gli anticbi giudicarono non poter bauer bauere determi- nata ragione, quando che egli fu$$e nelle imagini rappre$entato, percioche nelle perfettioni delle opere traportarono ogni co$a con certa proprietà delle vere v$anze di natura, & non approuarono co$a, che la e$plicatione del fatto nelle di$putationi non pote$$e bauere la $ua ragione tolta dal ve- ro. Et però ci la$ciarono ordinate le conuenienze delle mi$ure da quelle origini, & le proportioni, di tutte le maniere, i principÿ delle quali baucndo io $eguitato, io bo detto di $opra delle ordinationi Io- nicbe, & Corinthie. Hora io efponerò breuemeute la ragion Dorica, & tutta la forma $ua.

Ogni co$a detta di $opra è facile, & i$pedita, ma poco da molti Architetti $i è con$iderato quel- lo, che V itr. dice; cioè, che noi non douemo far co$a, che non babbia del veri$imile, ne rappre$entare im agine alcuna, che non babbia principio dal verò, & che cadendo in di$putatione, non $i habbiari- correre in $icuro luogo per $ostentarla. Vitr. adunque bia$ima per opinione de gli antichii dent el- li, o modioni fatti per gli fronti$picÿ: perebe rappre$entando quelli i cantierio gli aβeri, & non ve- nendo i cantieri ver$ole fronti, & non $portando gli aβeri, non è po$$ibile fare in quei luogbi i den- telli, o modioni, doue non $i ba ri$pondenza con alcuna co$a. Ma la v$anza ba vinto la ragione fin al tempo di Vitr. perche nelle opere antiche tutto'l giorno $i vedeno, & dentelli, & modi@ni nelle te- ste de i Fronti$picÿ, & pare, che tale ornamento $tia bene, tutto che non ci $ia ragione.

Della ragione Dorica. # Cap. # III.

_A_LCVNI de gli Antichi Architetti banno negato e$$er commoda, co$a fabricare i Tempij alla Dorica; allegando che in quella maniera $iano i compartimenti di$con- ueneuoli, & mendo$i. Et però Tarte$io, Pi@beo & Hermogene $imilmente lo nega- rono, perche bauendo Hermogene appareccbiata la materia per fare l opera di ma- niera Dorica mutò quella, & dellaiste$$a fece vn Tempio alla ionicaal padre Bac- co. Et que$to fece non percbel a$petto Dorico mancaβe di gratia, nè percbe la maniera, o la digni- tà del la forma non ci fu$$e, ma perche il compartimento è impedito, & incommodo nell'opera de gli Triglifi, & nella di$tributione della trauature: percioche egli è nece$$ario porre gli Triglifi contra itetranti delle colonne, & che le metope tr a gli Trigli $iano tanto lungbe, quanto alte, & per lo con trario $ono po$ti gli Triglifi nelle extremeparti nelle colonne, & non contra il mezzo de i tetranti, dalche adiuiene, che le metope, che $i fanno appreβo gli Triglifi angulari non rie$cono quadrate, ma alquanto piu lungbe de gli Triglifi per metà dell'altezza. Ma quelli, che pur voglioxo fare le metope eguali, ri$trigneno gli vltimi@ Vani delle colonne per la metà dell'altezza d'vno Trigli$o. Ma facendo$i questo o nelle lungbezze delle metope, o nello ri$trignere i vani, è diffetto$o, & non sta bene, per ilche pare, che gli antichi habbiano voluto $chiuare nel fabricar i T empÿ, la ragione del compartimento Dorico.

Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico, egli ci propone vna difficultà de gli anti- chi Architetti, accioche stiamo noi più auuertiti. Bia$imauano alcuni la mi$ura, & compartimen to Doriconel fabricarei Tempÿ, non perche la forma non baue$$e del buono, o di$piaceβe la manie- ra, ma perche non tornaua bene il compartimento de gli Triglifi, & delle metope. Noi bauemo ve- duto di $opra, che gli Triglifi ri$pondeuano alle te$te delle traui, perche erano le loro inue$titure nel- le opere di legno, & che le metope ri$pondeuano a gli $patÿ, che erano da vna te$ta d'vna traue all' altra, detti intertignia dallaparte di fuori, & La@unaria dalla parte di dentro: & le traui, & gli [184]_LIBRO_ $patÿ in$ieme, noi chiamamo la trauatura. Se adunque gli Triglifi rappre$entano le te$te del- le traui, & le metope gli $pacÿ: ne $egue, che eβendo impedito il compartimento de gli Triglifi, & delle Metope, $ia ancbe impedita la ragione, & compartimento della trauatura, & del loro or- namento. Ma come $ia impedita la di$tributione de gli Trigl fi, egli $i vede, percbe egli è ne- ce$$ario, che lo Trigli fo $ia giu$to per mezo la quadra della colonna, & che la metopa $ia tan- to alta, quanto@unga: ma gli antichi non auuertendo a quello, che era rappre$entato per gli Trigli- fi, & per le metope poncuano $opra l'e$treme parti delle colonne, & non $u'l viuo gli Trigli- fi, dal che na$ceua, che le metope, che erano appreβo quegli Triglifi, non veniuano quadre giu- $te, ma alquanto piu lungbe, & que$ta veniua, perche voleuano $@ruare la distanza tra colon- na, & colonna. Ma quelli, che di ciò non curauano, & voleuano pure, che le metope veni$$e- ro giuste, re$trigneuano gli $patÿ tra le colonne, & obligauano quegli in modo, che non poteuano ca- dere $otto le ragioni de gli intercolunnÿ, & vani regolati. Restrigneuano adunque gli e$tre- mi vani per la metà dell'altezza d'vno _T_riglifo; per giu$tar la metopa; & que$to era difetto$o. Et per que$to fuggiuano il modo di fabricare alla Dorica, non bia$imando l'a$petto, nè la maniera, ma il compartimento, & la $immetria, come fecero, Tarte$io, Pitheo, & Hermogene. A que$io di- $ordine proue de Vitr. gentilmente dimo$trandoci le ragioni, & le proportioni di que$ti comparti- menti, è dice.

Ma noi, come richiede l'ordine e$ponemo in quel modo, che da no$tri precettori hauemo pre$o, accioche $e alcuno ponendo mente a que$te ragioni vorrà in que$to modo cominciare, egli habbia e$plicate le proportioni, con le quali egli po$$a bene, & $enza difetto fabricare alla Dorica, e condurre a perfettione i $acri Tempij.

Vitr. ci promette di douer dare il modo, & le mi$ure di fabricare alla Dorica $enza diffetto, & $i come nella maniera Ionica egli ci ba dato i precetti $econdo le forme de i Tempÿ, & regolati quelli $econdo i vani tra le colonne: co$i nella Dorica egli regola $econdo le iste$$e forme, gli $patÿ trale colonne. Ben è vero, che la ragione di que$ti $patij, & di questa maniera tutta dipende dal compartimento de gli Triglifi. Et però nel di $opra, & in altri la@gbi quando Vitr. dice. La ragione de gli Triglifi: egli intende la maniera Dorica. Comincia adunque a regolare la maniera Diastilos, che ba il vano di tre colonne, $econdo lo a$petto di facciata in colonne detta pro$tilos: & $econdo am be le te$te in colonne, detta ampbipto$tilos: & $otto vn nome $olo comprende questi due a$petti, chia mandoli Tetra$tilos, cioè di quattro colonne. Regola anche lo alato d'intorno detto peripteros, chia mandolo exa$tilos, cioè di $ei colonne, & ci la$cia poi regolare a modo no$tro le altre maniere, con le ragioni di quelle.

La fronte del Tempio Dorico, nel luogo doue s'hanno a porre le colonne, douendo e$$ere di quat- tro colonne, $ia diui$a in parti venti$ette, ma $e $arà di $ei colonne, $ia partita in parti quarantadue. Di que$te parti vna $arà il modulo, che Grecamente Embatis è detto, & è quello, per la cui con$titu- tione di$correndo, & ragionando $i fanno i compartimenti d'ogni opera. La gro$$ezza delle colonne $arà di due moduli, l'altezza con il capitello di quattordici.

In que$to luogo $i deue por mente, che $e bene Vitr. ba detto, che nella maniera Dia$tilos i va- ni $ono di tre gro$$ezze di colonne; non però nella distributione pre$ente cadeno ne i vani tre gro$- $ezze di colonne a punto, ma due, et tre quarti: però douemo auuertire, ($i come di $opra auuer- tito bauemo) che quando Vitr. nel terzolibro ragiona de gli $patÿ tra colonna et colonna, in tutte le forme, o di $pe$$e, o di largbe, o di libere di$ianze, egli v$a que$ti termini, può eβer, $i può porre, potemo tram ettere, et non dice $i deue porre, douemo tramettere, o deue e$$ere lo $patio di tante colonne: perche non ci comanda, come egli fa nell'a$petto $cielto, et elegante, dicendo (perche fare $i deono gli $patii de gli intercolunnii di due colonne, et vn quarto,) par- lando adunque indeterminatamente Vitr. non è nece$$ario, che apunto vengbino tre diametri tra colonna, et colonna in que$ta di$tributione. Dapoi que$to egli $i deue auuertire, che $opra gli anguli vengono meze metope, ma non di fatto meze apunto, $e bene Vitr. dice $emimetopia; per- che egli ancbe dive, $emimetopia, per la metà d'vn modulo in largbezza, che è $emitrigli$o apun- to, come egli dirà di $otto. Et però $i dice meza metopa, al modo, che $i dice $emituono, o $emi- [185]_QVARTO._ uocale, non cbe $ia mezo tuono a punto, o meza vocale, ma perche è vna co$a tra gli e$tremi. Da que- $ta intelligenza ne na$ce, che la fronte di quattro colonne ba da e$$er diui$a in venti$ette parti, & la fronte di $ei colonne in quarant adue, & che con la ragione di que$te $i può regolare le fronti di otto, & di dieci colonne. Noi poneremo qui $otto la di$tributione, con gli Triglifi nudi, & gli $patÿ tra lecolonne, perche poi con vno, o due eβempi dello inpiè, $i darà notitia di que$ta di$tributione. A me piacerebbe, che la colonna fu$$e alta quattor dici moduli, $enzail capitello per appro$$imar$i più a quello, che ba detto Vitr. nel terzo libro, che nell'a$petto dia$tilos le altezze delle colonne $o- no di otto teste, & meza, ma $eguitiamo il maestro.

La gro$$ezza del capitello d'vn modulo. La larghezza di due moduli, et della $e$ta parte di vno.

Rie$ce meglio, della quinta parte, come bo detto, il re$tante è facile per la dicbiaratione fatta da noi nel terzo libro.

Diuida$i la gro$$ezza del Capitello in tre parti, d'vna delle quali $i faccia l'Abaco con la Ci- ma$a, dell'altra l'O@olo con le anella, della terza il fregio fin al collarino. Sia poi contratta, & ra$tremata la colonna, $i come nel terzo libro è $tato nelle fonicbe dimostrato. L'altezza del- lo Architraue $ia d'vn modulo, po@endouila $ua lista, & le goccie; & la lista $ia per la $ettima parte del modulo. La lungbezza delle goccie $otto la li$ta per mezo gli Triglifi, alta con la regoleta penda inanzi per la $esta parce d'vno modulo, & co$i la largbezza del piano inferiore dello arcbitr aue ri$ponda al collarino della colonna di $opra. Sopra lo architraue $i deono porre gli Triglifi con le metope $ue, larghi nella fronte vn modulo, co$i diui$i, che nelle colonne angula- ri, & nelle di mezo $iano contra il mezo delli quadri, & tra gli altri vani due: ma in quel- li di mezo dinanzi, & di dietro il T empio tre; & a questo modo allargati gli $pacÿ di me- zo $enza impedimento $arà commoda l'entrata ai $imulacri de gli Dei. Parti$ca$i poi la lar- gbezza dello Triglifo in parti $ei, delle quali ne $iano cinque nel mezo, ma duemeze $iano di$egna- te dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & con vna regola nel mezo $ia formato il piano, che femur lati- namente &, miros, è detto da Greci, lungo quella regola con la punta della $quadra $iano riuolti i mezi canaletti, posti gli Triglifi a questo modo, $iano le metope, che vanno tra gli Triglifi tanto alte, quanto lnngbe. Et appre$$o di $oprale cantonate $iano le meze metope impre$$e per la metà d' vn modulo, percbe facendo$i a que$to modo auuerrà, che tutti i difetti, & errori sì delle metope, co- me de gli intercolunny, & delle trauature, e$$endo fatti giustii compartimenti $aranno emendati. I capitelli de gli Triglifi $i hanno a fare per la $e$ta parte d'vn modulo. Sopra i capitelli de gli Tri gli fi $i deue ponere la corona, o gocciolatoio, che $ponti in fuori per la meta, & vn $esto d'vn mo- dulo, bauendo di $otto vna cima$a Dorica, & vn'altra di$opra: Et $arà il gocciolatoio con le $ue go- le, o cima$e di gro$$ezza della metà d'vn modulo Deon$i poi $ottoil gocciolatoio partire le drittu- re delle vie, & i compartimenti delle goccie in modo, che le dritture $iano a perpendicolo de gli Triglifi, & per mezo le metope, & i compartimenti delle go@cie in maniera, che $ei goccie in lun- gb@zza, & tre in largbezxa $i vedino, ma il restante de gli $patÿ $ia la$ciato $chietto, ouero vi $ia- no $@olpiti i fulmini; imperoche le metope $ono più large de gli Triglifi. Al mento del gocciolatoio, $ia tagliata vna linea, che $i chiama $cotia, eicè cauetio. Tutto il re$tante delle parti, come Timpa- ni, Gole dette $ime, & gocciolatoi $i faranno, come bauemo $critto nelle foniche. Et que$ta ragione $i truoua nelle opere dia$tile nominate.

Ma $e l'opera $arà da far$i della maniera Si$tilos, & che habbia vno Triglifo $olo nel vano, douendo e$$ere di quattro colonne, egli $i partirà la fronte in parti diceno- ue & meza, $e di $ei, in parti ventinoue, & meza, delle quali vna $i piglia per modulo, alla cui mi$ura (come è $critto di $opra) $ono compartite tutte le opere, co$i $opra in cia$cuna parte dello architraue $i deouo porre due metope, & vno Triglifo, ma nelle cantonate non più di mezo Triglifo. Appre$$o le dette co$e s'aggiugne que- $ta, che lo $patio di mezo $otto'l fronti$picio $arà da e$$er formato con due Triglifi, & tre metope, accioche lo intercolunnio $ia più ampio, & più $patio$o, & commodo a quelli, che vorrāno entrare nel Tempio, & lo a$petto ver$o le imagini de gli Dei ri- [186]_LIBRO_ tegna più dignità, & grandezza Sopra i capitelli de gli Trig'ifi $i ha da ponere il goc ciolatoio che habbia (come s'è detto di $opra) due gole alla Dorica vna di $opra, l'- altra di$otto, & co$i anche il gocciolatoio $ia per la metà d'vn modulo Et ($i come s'è detto nelle opere dia$tile) $i diuideranno le dritture delle vie, & $i faranno le di $tributioni delle goccie, & le altre co$e dritto a perpendicolo de gli Triglifi, & per mezo le metope nella parte di $otto il gocciolatoio. Cioè nel piano dello Architra- ue, che guarda al ba$$o, il quale non $ia più largo di quella parte, che $i contragge al collarino della colona, che tanto è quanto la colonna di $opra.

Egli bi$ogna canalare le colonne con venti canalature, quelle $e $aranno piane deono bauere ven ti anguli, ma $e $aranno cauate, $i deono fare in que$to modo: che quanto $arà lo $pacio d'vao cana- le, tanto $i babbia a formare vno quadrato di lati eguali, & nel mezo del quadrato $i ba daporre il piede della $e$ta, & raggirare intorno la circonferenza, che toccbi gli anguli dalla cauatura, & quãto di cauo $arà trà la cir cõferenza, & la quadrata de$crittione, tãto $ia cauato, a quella forma: & a que$to modo la colonna Dorica bauer à la perfettione della canalatura conueniente alla manie- ra $ua. Ma della aggiunta, che $i fà nel mezo della colonna, co$i in que$ti $ia traportata, come nel ter zo libro è stato nelle Ioniche di$egnato. Ma poi che la forma esteriore dei compartimenti, & Co- rintbi, e Dorichi, & Ionici è $tata de$critta, egli è nece$$ario, che $i dichiari da noi la di$tributione delle parti interiori delle celle, & di quelle, che $ono innanzi ai Tempÿ.

Vitruuio è facile da $e, & bauendo dal fondamento fin alla cima alzato la $ua fabrica, & mi- $urato il tutto $econdo le tre maniere, $enza la $ciar parte, nè membro, nè ornamento, che $i conuenga alle parti e$teriori, egli vuole entrar in chie $a, come $i dice, & ricono$cere i compartimeuti di den- tro, fermando$i alquanto nella entrata detta pronao, cioè antitempio, & dopo questa prome$$a, egli $i da alla e$ecutione, fin tanto qui $otto $aranno le figure delle co$e dette.

[187]_QVARTO._ a t b metop\,e _modulo_ _diu$ti$o@ @ tetra$ti$o$_ b a b a b dia@$ilo$ modulo- cxa$li$o@ Modo di fare la canalatura c. il centro del quadrato a. a c a c c a c a modv-lvs $i$tilo$ tetra$erlo$ $i$ti$o$ cxo$ti$os modv-lvs [188]_LIBRO_ Della di$tributione di dentro delle Celle, & dello anti- tempio. # Cap. # IIII.

_L_Alungbezza del Tempio $i comparte in modo, che la largbezza $iala metà della lun gbezza & la cella $ia la quarta parte più lunga di quello, che è la largbezza col pa- rete, nel quale $eranno po$te le porte. Le altre tre parti del pronao, o Antitempio cor- rino ver$o le ante de i pareti, lequali deono eβere della gro$$ezza delle colonne. Ma $e il Tempio $arà di largbezza maggiore di venti piedi, $i deono porre due colonne tra due ante, l'officio delle quali è $eparare lo $pacio delle ali & del pronao.

Io $timo cheil pre$ente luogo fia difficile : & $e non ci fu$$e qualcbe o$$eruatione de gli anti- chi T empÿ, for$e bi$ognarebbe indouinare, però bauendo io o$$eruato alcune co$e, io vengo in opinione de interpretare il pre$ente luogo al modo infra$critto, riportandomi a migliore inuen- tione. E$$endo trà le $emplici proportioni la moltiplice maggiore di quello, $i come bo dimostrato nel terzo libro, co$a conueniente $i giudica v$are nella distributione de i T empÿ le $pecie delle moltiplici proportioni : imperocbe i Tempÿ $ono fatti per lo culto diuino, al quale $i ricbiede ogni magni$icenza, & grandezza. Si che volendo Vitruuio trattare delle parti interiori de i Tempÿ, comincia a proportionare le lungbezze, & largbezze loro, nel cbe è ripo$ta quella grati $a ma- niera, che nel primo libro è $tata nominata Furitbmia. Dell'altezza non è nece$$ario parlare na$cendo ella dalle mi$ure dell'opera : Imperoche gli Arcbitraui, le cornici, & i Fronti$picÿ per le co$e dette di $opra ci $ono manife$ti. Vuole adunque Vitr. che la lungbezza $ia doppia alla lar- gbezza : & ragiona qui, de i Tempÿ Ionici, Dorici, & Corinthij : bencbe pare, che nelle piante poste nel terzo libro le lungbezze $iano meno del doppio alle largbezze, & in fatto è co$i, per- che lo intercolunnio di mezo nelle fronti è più largo, ma ci è poca differenza dalla doppia. Ho- ra quello che importa è, che la cella di quel Tempio di$egnato nel primo libro pare troppo lunga, & for$e la intentione di Vitruuio $i manife$ta in que$to luogo, però io vorrei, che quiui $i con$i- deraβe $e la co$a può stare (come io dimo$trerò) & $e Vitruuio ce lo accenna, & $e ancbe lo antico l'o$$erua. Soleuano gli antichi di$tinguere lo Antitempio detto pronao, con alcune ale di muro, che $econdo Stabone$i chiamano pteromata. Que$te ale veniuano ver$ole fronti da vna parte, & dall'altra della cella: ma in alcuni Tempÿ non perueniuano alle fronti compitamen- te, ma terminauano in alcuni pila$tri, o ante che $i dica, gro$$e quanto le colonne: & $e tra l'vna ala di mura, & l'altra era grande $pacio, $i poneuano a quel filo de i pila$tri tra mezo due colon- ne per ferm zza : & co$i era $eparato il pronao dal portico. . Co$i $i ritrouano le piante dei tre Tempij appreβo il Theatro di Marcello. Co$i accenna Vitruuio ne@pre$ente luogo, & co$i pare, che la ragione ce lo dimostri. Pigliamo adunque la fronte del Tempio, & $ia di quatro parti, otto di quelle faremo la lungbezza, accioche $ia in proportione doppia, di quelle otto cinque $i danno alla lungbezza della cella includendo la groβezza del parete doue $ono le porte, tre ven- gbino dall'Antitempio alle ante, o pila$tri de i pareti, le quali ante deono e$$er della gro$$ezza delle colonne. Queste ante $ono i termini delle ale del muro, che vengono inanzi dall'vna parte, & dall altra, & perche può eβere, che trà quelle ale ci $ia, & poco, & molto $pacio, $econdo le maniere de i Tempij di $pe$$i, o di largbi mtercolunÿ, però $econdo il bi$ogno è nece$$ario tra- porui delle colonne. Io dico in $omma, che la maniera di faccia in pila$tri, & di faccia in colonne, & la fal$a, & la doppia, & la intorno alata, & la $coperta, tanto Dorica, quanto Ioni- ca, & Corintbia $iano tutte o di $trette, o di largbe, o di rila$ciate, o di acconcie distanze d'in- tercolunnÿ, tutte $i regolano dal pre$ente luogo nel compartimento delle celle : & $i come tutto il Tempio non viene a punto doppio in lungbezza, perche la nece$$ità del compartimento delle [189]_QVARTO._ Pianta del Tempio Dorico detto Pro$tilos. [190]_LIBRO_ LO IN PIE DELLA SOPRA POSTA PIANTA. colõne, & de'vani, nõ ce lo la$cia venire, co$i anche la cella $e bene nell a facciata in colo ro è detta, pro$tilos, & ambe le te$te ĩ colõne detta amphipro$tilos, ĩ ogni genere, & ma- [191]_QVARTO._ Pianta & in piedi del Tempio exa$tilo $y$tilo, Dorico. [192]_LIBRO_ _niera puo venire la detta proportione $econdo i precetti di Vitr. non pērò a punto vie-_ _ne la predetta proportione ne gli altri a$petti, & maniere, perche bi$ogna, che i pareti_ _delle fronti della cella $contrino con le colonne di fuori, & $iano ad vna i$te$$a fila: però_ _le celle di que' Tempij $aranno al quanto maggiori di quello, che dice Vitruuio, il qua-_ _le in que$to luogo ci comparte le celle, che $ono parte de i Tempij, & ci comparte il pro-_ _nao, cioè l'Antitempio, & il Po$tico, cioè il po$ttempio, in ogni genere, & in ogni manie-_ _ra. Adunque altro è cella, altro è Tempio, altro è portico, altro è pronao. Il tempio è il_ _tutto: la cella è la parte rinchiu$a di parete, come il portico è il colonnato, che va a tor-_ _no, che Vitr. chiama ale ne i Tempij, & portico dietro le $cene. Pronao è quella parte,_ _che è dinanzi la cella, che da i lati ha due ale di pareti continuati alle pareti della cella,_ _ne l fine delle quali $ono i pila$tri della gro$$ezza delle colonne. La lunghezza del Tem-_ _pio è doppia alla larghezza. que$to è vero a punto nelle fronti di quattro colonne@ma_ _doue vi vanno le ale a torno, non ri$ponde a punto. & Vitr. nel terzo libro parlando del_ _fal$o alato, dice, che egli ha nella fronte, & nel po$tico otto colonne, ma da i lati, quin-_ _dici con le angolari. & poco dapoi dice, che nelle maniere, che hanno l'ale d'intorno le_ _colonne, $i denono porre in modo, che quanti vani $aranno nelle fronti, tanti due $iate_ _fiano i vani da i lati, & co$i la lungheza dell'opera $arà doppia alla largheza. dalle qua-_ _li parole molto bene potemo comprendere, che vero $ia quanto s'è detto. Sia adunque_ _la cella per la q uarta parte piu lunga di quello, che è la larghezza, cioè partira i la lar-_ _ghezza del Tempio in quattro parti, & fa la lunghezza della cella d'vna parte piu, che_ _$aranno cinque. qui ci auanzano tre parti, le qualì ne i Tetra$tili d'ogni a$petto in ogni_ _genere, & in ogni maniera $i danno al pronao $olo, quando non vi è po$tico, ouero $i_ _da nno al pronao, & al po$tico, quando vi$ono._

_Et ancbe i tre inter colunnÿ, che $aranno trai pila$tri, et le colonne siano tracbiusi con parapet-_ _ti di marmo, ouero di opera di legname, in modo, però che babbiano le apriture, per lequali $i po$$a_ _entrare nel pronao._ Anche in que$ta parte Vitruuio $i la$cia intendere, però veniremo alle de$crittioni delle co$e già dette.

Non $olamente po$$ono e$$er tre gli intercolunnij tra que' pila$tri, ma anche cinque come gli a$petti di dieci colonne. Que$ti in tercolunnij tra' pila$tri, in tutti gli altri a$pe ti $ono tre, percioche non $i mette a conto il portico $emplice, o doppio che $ia. Tra que- $ti adunque $i poneuano alcuni parapetti che Vitr. chiama plutei, o di marmo, o di le- gno, non piu alti di quello, che $arebbe il poggio, s'egli ci anda$$e. La cella haueua le $ue porte ordinarie, & il $uo parete alto, che la chiudeua d'intorno: ma lo Antitempio, haueua le $ue entrate per gli intercolun nij tra i pila$tri delle ale.

Ma $e la largbezza della fronte $arà maggiore di piedi quaranta, bi$ogna porre altre colonne dalla parte di dentro all'incontro di quelle, che $aranno traposte tra i pila$tri, & $iano di quella altezza, che $ono le e$teriori nella fronte. Male groβezze di quelle $iano a$$ottigliate con que- ste ragioni, che $e quelle delle fronti $aranno d'otto parti, que$te $iano di noue: ma $e quelle di no- ue, o di dieci, que$te $iano per la rata parte.

Gran de autorità porgeua lo Antitempio, perche pareua, che con maggiore venera- tione s'entra$$e nel Tempio, entrando prima in vno andito, & non venendo co$i pre$to al luogo dell'adoratione. Se adunque era lo Antitempio molto largo nella fronte, co- me nelle opere di otto, & di dieci colonne, bi$ognaua traporui delle altre colonne all'in- contro di quelle, che erano tra i pila$tri, & quelle ri$pondeuano alle colonne delle fron- ti, & erano di quella i$te$$a altezza, & $i poneuano per $o$tenimento: ma quando lo $pa- cio non era molto grande, pareua molto buono la$ciare lo Antitempio libero $enza co- lonne: & doue andauano colonne a torno, egli $i poteua andare a torno $enza entrare nello Antitempio. La gro$$ezza delle colonne interiori era minore, che la gro$$ezza del- l@ colonne po$te nella fronte. & Vitr. ne rende la ragione, & dice.

Percbe $e uello aere rincbiu$o alcune $aranno a$$ottigliate, non $i potranno di$cernere, ma $e [193]_QVARTO._ pareranno piu $ottili, bi$ogna, che $e le colonne di fuori baueranno ventiquattro canal ature, le di dentro ne babbiano ventiotto, ouero trenta due, co$i quello, che $i leua dal corpo del fu$to con la aggiunta del numero delle canalature, si accre$ca con ragio e, quanto meno si vederà, & co$i con di$pari ragione $arà agguagliata la gro$$ezza delle colonne, & que$to auiene percbe toccando l occbio più punti, & piu $pe$$i, viene a vagare con maggior circuito della vi$ta. perche $e $aran- no due colonne di groβezza eguale mi$urate con vn filo a torno, & di quelle vna non $ia canala- ta, & l'altra sì: & quel filo toccbi i caui d'intorno delle canalature, & gli angoli dei piani, ben- che le colone $iano egualmente gro$$e non $aranno però le linee circondate eguali, percioche il cir- cuito de i piani, & de i c aui farà maggiore la lungbezza di quel filo. la doue, $e questo parerà, co- me bauemo detto, non $arà fuori di propo$ito ne i luogbi angu$ti, & nello $pacio rincbiu $o ordina- re nelle opere più $ottili compartimenti delle colonne; bauendo noi in rimedio la tempra delle canalature.

Hauendo Vitr. dichiarito quanto alte deuono e$$er le colonne dello Antitempio, egli ci mo$tra la ragione delle loro gro$$ezze, & vuole, che quelle $iano piu $ottili, che le e$te- riori. & la ragione è in pronto: perche $i come di $opra nel terzo libro egli vuole, che le colonne angolari $iano piu gro$$e, che quelle dimezo, perche l'aere leua della vi$ta di quelle, co$i comanda in que$to luogo, che le colonne interiori $iano piu $ottili delle e$te- riori percioche que$te a quelle $i pareggieranno con ragioni, in quello, che l'aere leua dalle e$ter ori. ne $olamente l'a$$ottigliare le colonne di dentro vn'ottano, ouero vn no- no $econdo la rata parte fa que$to effetto di pareggiarle, & farle parere pari alle colon- ne di fuori, ma anche il numero delle canalature puo farparere vna colonna pari ad vn'altra, $e bene la fu$$e di minore gro$$ezza, percioche quanto piu $ono le canalature, tanto piu groila pare la colonna. perche l'occhio no$tro ha piu da $paciare allhora quā do $ono piu termini, & maggiorinella co$a veduta, che quando ne $ono meno, & mino- ri, & hauendo piu da $paciare la vi$ta, ci appare la co$a maggiore. però la colonna, che ha piu canalature, ha piu termini, per li quali puo vagare la vi$ta no$tra. ilche $i vede ra- uolgendo vn filo intorno a due colonne di gro$$ezza eguale, ma vna $ia canalata, & l'al- tra nò. perche $i con$umerà piu filo circondando i piani, & i caui della colonna canala- ta, che circondando quella, che non hauerà canali. & co$i col numero delle canalature $i puo rimediare all'apparenza delle colonne, quando ci pareranno piu $ottili.

ε gli bi$ogna fare la gro$$ezza dei pareti della cella per la rata parte della grandezza pure, che i pilastri di quelli $iano eguali alle groβezze delle colonne, & $e $arannr fatti distruttura, $iano impast ati bene di minuti$$imi cementi. ma $e $i hanno a fare di $a$$o quadrato, o di marmo, $ac- cian$i con pari, & molto piccioli quadretti, perciocbe le pietre di mezo, che contengonoi cor$i, & rincalci di mezo hanno piu ferma la perfettione dell' opera. & co$i d'intono i cor$i, & i letti i ri lieui faranno nel vedere piu dileteuole apparenza di componimento, come di pittura.

I pila$tri, ouero ante $aranno $empre delle gro$$ezze delle colonne, ma i pareti alquan to minori, & $econdo che porta la ragione dell'opera, & il ri$petto del carico. Il muro puo e$$er di minuti$$imi cementi, & que$to Vitr. chiama $truttura, $e bene noi altre fiate hauemo detto muratura, ouero di $a$$o quadrato d'angoli pari, benche non di lati egua li, grande, & picciolo, rozo, & polito; ma $i loda per la dilettatione, che' quadri $iano pic- cio li, perche la moltitndine delle bugne, & delle prominenze, & rilieui, dà piu diletto, & mo$tra di pittura; dico pittura, componimento piu bello.

[194]_LIBRO_ Di fare i Tempÿ $econdo le regioni. Cap. # V.

_I_Tempÿ de gli Dei immortali $i deuono fare in modo, che guardino ver$o quelle par- ti del cielo, che $i conuiene, che ($e ragione alcuna non impedirà, o libero $arà il po- tere) il $imulacro, che $arà po$to dentro la cella guardi ver$o ponente, accioche, quel- li, che entraranno allo altare per $acrificare, & con$acrare le vi@time, $i volgano ver$o l'Oriente, & ver$o il $imulacro po$to nel Temtio, & co$i votando$i riguardi- no il Tempio, & l'Oriente : & i $imulacbri come na$centi parino riguardare i $upplicanti, & quelli, che fanno $acrificio: percioche pare, che egli $ia nece$$ario, che tutti gli altari de i Dei $iano volti all'Oriente. Ma $e lanatura del luogo ci $arà a'impedimento, allbora $i deuono uolta- re le fabricbe de i Tempÿ in modo, che da quelli $i po$$a uedere la maggior parte della città, & ancbe $e lungo i Fiumi $i faranno i Tempÿ, come nello Egitto $opra il Nilo, pare che le fabbriche debbiano guardare ver$o le riue de i fiumi. $imigliantemente $e si faranno longo le vie publiche, deuon$i porre in modo, che i paβaggieri po$$ino riguardare, & fare le loro $alutationi, & riue renze dinanzi il con$petto della fabbrica.

Tratta del Decoro, che $i o$$erua per i$tanza, del quale $e ne è ragionato nel primo li bro. hauendo trattato dell ordine, del compartimento, della di$po$itione, della venu $tà, & della di$tributione, che $i richiede. Guardino adunque le fronti dei Tempij ver$o ponente, perche gli altari, & i $imulacri come na$centi Soli pareranno illuminare le m\~e- ti de gli $upplicanti. Hora $e quelli, che adorauano i muti $imulacri, & i Dei $olo di no- me, che haueuano lingua, & non parlauano, occhi, & non vedeuano, orecch ie, & non v- diuano, & che erano opere fatte di mano degli huomini, portati da vn fal$o errore, era- no tanto ri$petto$i nelle loro cerimonie, & tanto diuoti; che douemo far noi liberati da i maligni $piriti, che adoramo Dio vero, & honoramo i $anti amici $uoi Deiformi, non douemo noi per l'abondanza del core, fare ogni dimo$tratione e$teriore, accioche o- gnuno $i $uegli, o s'infiammi piu al vero, & mental culto diuino?

Delle ragioni delle porte. & delle imposte de i Tem- pÿ. # Cap. # VI.

_Q_ Veste $onole ragioni delle porte, & delle loro imposte, & ornamenti, che si fanno di- nanzi, a quelle. Prima è nece$$ario $apere di che maniera sibanno a fare. Le ma- niere $ono tre. Dorica, fonica, Attica. I compartimenti di que$te, nella maniera Dorica si truouano con queste ragioni, che la Cornice $omma, che è $opra l'impo$ta $uperiore, $ia ad egual liuello con la $ommità de i capitelli delle colonne, che $ono nello Antitem- pio. Il lume del portarle deue e$$ere in modo, che diui$a l'altezza del Tempio, che è tral paui- mento, & i lacunari in tre parti, & meza, due di quelle si diano all'altezza del lume delle porte. Que$ta altezza $ia partita in dodici parti, & di quelle $e ne diano cinque, & meza per la largbez- za del lume da baβo. ma di $opra $ia ri$tretto in modo, che $e il lume da ba$$o è di piedi $edici, $ia ri$tretto vn terzo della imposta, o erta, che si cbiame: $e di $edici a ventic@nque, $ial a parte del lume ri$tretta per vn quarto della impo$ta. $e da venticinque a trenta, per la ottaua parte: ma nel re$to quanto è l'altezza maggiore, tanto piu dritte, & a perpendicolo pare, cbe si debbiano porre le impo$te le quali si faranno gro$$e nella fronte per la duodecima parte del lume, & $iano ra- $tremate di $opra per la decim a quarta parte della loro gro$$ezza. l'altezza del $opraciglio $ia quanto la gro$$ezza di $opra delle erte. La cima$a si deue fare per la $esta parte dell'erta, & lo $porto $uo quanto è la $ua gro$$ezza. Deuesi $colpire la cima$a Lesbia, col $uo tondino. Sopra [195]_QVARTO._ la Cima$a, che $arà nel $opraciglio, si deue porre il $oprafrontale della groβezza del $opraciglio, & in quello $colpirui la cima$a Dorica, & il Tondino Lesbio di baβo rilieuo. & dopò que$to si fac- cia la cornice piana con la $ua cima$a, & lo $porto $uo sia quanto l'altezza del $opraciglio, che s'impone $opra l'erte. Ma dalla de$tra, & dalla sinistra si deuono fare gli $porti, si che le mar- gini venghino in fuori, & nella ci nale cima$e siano congiunte.

Prima, che $i vegni ad altro, egli mi pare nece$$ario dichiarare alcuni vocaboli o$cu- ri, che $ono po$ti da Vitr. & $ono que$ti. Antepagmentum, Thyromata, Atticurges, Hy- pothiron, La cunare, Supercilium, Cymatium Lesbium, Cymatium Doricum, A$traga- lus Lesbius, Sima, Sculptura, Crepidines, In vnge. Antepagmentum adunque da noi è detto l'erta, & lo $tante delle porte, cioè quelle pietre, che $tanno dritte da vna banda, & dall'altra delle porte. ma io non dubito, che non $i dica antepagmentum quello, che $ta per trauer$o, perche Vitr. dice, che la cornice, che $ta $opra l'antepagmento di $opra. & io ho interpretato impo$ta. & $i potrebbe dire, che antepagmento $ia tutta la ca$$a, o il telaro (per modo di dire) della porta, & tutta la compo$itione delle erte, cui il $opra limitare. Thyromata $ignifica le porte, ouero li portali. Atticurges e parola v$ata da Vitr. & pare, che intenda il Corinthio, per quanto $i vede nel fine del pre$ente Capo. & fa differenza tra lo Attico, & il Dorico, perche dice, che le porte $ono ditre maniere, Do- rica, Ionica, & Attica. Et di $opra nel terzo libro egli ha fatto mentione della ba$a At- tica. La quale dapoi Vitr. è $tata pre$a per la Dorica; con che ragione io non lo $o. Ben dice Plinio, che $ono quattro maniere di colonne, & numera tra quelle l'Attica, che è quadrangolare, & ha quattro lati eguali, di modo, che que$ta maniera pare $eparata dalle altre. Ma puo e$$ere, che la Corinthia, che non ha niente diproprio $enon il capi- tello, $i $erua di que$ta maniera, come $i $erue anche della Dorica, & della Ionica. Quel- lo, che è lacunar, io l'ho e$po$to di $opra. Lacus è lo $patio tra l'vno traue, & l'altro, La- cunare è la trauatura, cioè gli $patij, con le traui in$ieme. Supercilium, $opralimitare è detto da Dante, il quale dice. $opra'l limitar dell'alta porta. & è quella pietra trauer$a, che è $opra l'erte della porta, che for$e è quella, che è fatta per le in$crittioni. Cyma- tium. Io ho detto nel terzo libro, che Cymatium è nome Greco, & vuole dire onda pic- cola: hoggi dì $i chiama Cima$a, altri la dicono gola. & quella, che è Dorica, è chiara nelle opere Doriche. Ma quello, che $ia la cima$a Lesbia, non $ono anchora bene ri$o- luto. il Filandro vuole, che $ia vna gola lauorata, (benche ne parla per conietture) & che non $ia differente dalla Dorica, $e non per li lauori: ma a me pare, che non il lauoro, ma la forma è quella, che deue fare differente la gola o cima$a Lesbia dalla Dorica. & for$e è quella, che è tra la gola dritta, & la gola riuer$cia. A$tragalus Lesbius, è come vno mezo tondino, ouero ouoletto, $i come pone il Filandro, lauorato di ba$$o rilieuo, che Vitr. dice $ima $calptura, perche volgarmente $i dice $imo il na$o delle capre. Cre- pidines $ono le margini, & gli adornam\~eti, che vanno intorno le porte, cioè i membrel- li, che a trauer$o, & per dritto correno d'intorno le erte. que$ti deuono $u gli angoli, & nel voltare congiugner$i in$ieme. In vnguè dice Vitr. che a lt rimenti $i dice ad vnguem, con diligenza, e$attamente, & che $contrino bene. Hypothyron è lo $patio, & il vano chiamato lumen. Hora e$poneremo quanto dice Vitr. & con lo di$egno $i dimo$tra mi- nutamente ogni parte. Dice Vitr. che prima è nece$$ario $apere, di che maniera $ia la porta. Et dice, che $ono tre maniere di porte. Dorica: lonica: Attica. Truoua poi le mi$ure della Dorica, & dice prima quanto richiede al lume, a i $uci termini, & all'vlti- mo $patio dellã cornice, & di $opra, & que$to fa con molta chiarezza. Dapoi compar- te lo $patio, che è $opra'l lume, & la cornice di $opra, & dice, che il $o praciglio o $opra- limitare, è della gro$$ezza delle erte di $opra, & $i piglia poi la $e$ta parte della gro$$ez- za dell'erta, & $i fa vna cima$a, il cui $porto è tanto, quanto la $ua gro$$ezza, & $i deue $colpirui la cima$a Lesbia, col $uo a$tragolo, o tondino. & quiui $i deue auuertire, che que$ta cima$a va a torno le erte, perche della cima$a del $opraciglio Vitr. ne parla $ubi- [196]_LIBRO_ to, & dicendo, che $opra quella cima$a, che è nel $opraciglio va lo hiperthiro, egli dimo- $tra, che quiui s'intende d'vn'altra cima$a. $imilmente dicendo, che $opra quella cima- $a, che è nel $opraciglio, egli dimo$tra, che nella gro$$ezza o altezza del $opraciglio egli s'include la cima$a, & non è po$ta $opra il $opraciglio. Similmente $opra la cima$a, che ènel $opraciglio va lo hiperthiro, o $opraporta, o freggio, che $i dica. & que$to è della gro$$ezza del $opraciglio, & in e$$o anche s'include la cima$a Dorica, & il tondino, o a$tragalo Lesbio di ba$$o rilieuo. perche que$ti membri nõ deuono hauere molto $por- to. Sopra l'hiperthiro, o fregio va la corona piana con la $ua gola, ch'incontre con la go la dell'abaco de i capitelli. Ma quello, che dice Vitr. che $i deono fare dalla de$tra, & dal- la $ini$tra gli $porti in modo, che le margini venghino in fuori, & $u'l taglio di e$$e, che Vitr. dice in vngue, $i congiugneno in$ieme, egli $i deue intendere, che le cima$e, che $o- no nel hiperthiro $portino in fuori, & $i vni$cano in$ieme le cima$e, che voltano non a torno, (come dice il Filandro) ma dalla de$tra, & dalla $ini$tra ver$o il parete da i lati, accioche quella parte dello $porto dello hiporthiro non re$ti dalle bande $enza orna- mento. La corona benche $ia alta, però $ta come dice Vitr. & $e ne troua e$empio. Lo e$empio è la de$crittione della porta Dorica è qui $otto con il $uo profilo accioche s'in- tenda meglio.

Incontro della porta Dorica.

A. B. L'altezza del pauimento a i la cunari.

C. D. L'altezza del lume.

C. E. La larghezza di $otto del lume. # ∴

D. F. La larghezza del lume di $opra.

C. G. La gro$$ezza dell'Erta da piedi.

D. H. La gro$$ezza dell'erta di $opra.

I. Il $opraciglio.

K. La cima$a, & tondino, che va a to rno le erte, dette antepagmenta.

N. Lo hiperthiro, o fregio.

O. La cima$a del tondino, o hiperthiro.

P. La cornice piana cõ la $ua gola, alta al pari della gola dell'abaco del capitello.

M. Antepagmentum. cioè l'erta.

Q. R. Altezza dell'erta.

S. Timpano.

T. Impagines. # ∴

V. Scapi cardinales.

X. Impagines. # ∴

Y. Cymatia, gole.

Z. Cymatia, gole.

Il profilo è po$to nelle $eguenti carte con i profili delle altre porte.

[197]_QVARTO._ P o N K I F D H V Q M Y Z S T S X E B R C @ [198]_LIBRO_

Ma $@le porte $i faranno alla @onica, $ia il lume al@o come nella maniera Dorica, ma non co$i la largbezza; ma $ia diui$a l'altezzain parti due, & meza, & di quelle vna, & meza $i darà al lume da ba$$o. lal @gbezza della contrattione come nelle Doricbe. La gro$$ezza delle erte per l'al- tezza del lume nella fronte la quarta decima parte, la cima$a di questa per la $e$ta parte della gro$- $ezza. il rest ante oltra la cima$a $ia diui$o in dodici parti : di tre delle quali $i fa la prima cor$a, conlo $uo A$tragalo, o fu$aiuolo. La $econda di quattro; la terza di cinque. & que$te cor$e con iloro astragali vadino intorno. Il $opra $rontale o hiperthiro deue e$$er compo$to al modo Dorico. Le men$ole, o cartelle dette prothirides, $colpite dalla destra, & dalla $ini$tra pendino lontane a liuello del da ba$$o del $opraciglio oltra la foglia. Que$ti babbiano nella fronte vna delle tre parti dell'erte, & $iano dal baβo la quarta parte piu $ottili che di $opra.

Ragiona Vitr. in que$to luogo del compartimento della porta Ionica, & $i la$cia in- tendere. Cor$a è la faccia delle erte o antepagmenti. La prima è la piu vicina al lume. Ancones $ono certe me$ole dalle bande delle porte a $imiglianza della lettera. S. che cõ i loro capi ne' ritorti delle volute s'intricano, & $ono dette Prothirides in Greco, qua$i antiportali. altri le chiamano cartelle. pendeno dal di $otto della cornice lungo le erte a perpendicolo dal ba$$o del $opraciglio, oltra la foglia, come $i vede nella figura. ne $i deue credere, che la porta Ionica habbia la Cornice come la Dorica a pari de i capitel- li, perche Vitr. non lo dice. ben dice il Filandro, che'l lume douerebbe e$$ere vna parte delle due, & meza dell'altezza, & non vna, & meza, come dice Vitr. per i$chiuare vn di- fetto, che'l lume da ba$$o $ia piu largo del vano di mezo tra le colonne, il che fa brutto vedere, & è difetto$o. ma io trouo, che Vitr. la intende a que$to modo: & $e egli $i face$$e il lume d'vna $ola parte, $i vederebbe la porta molto $tretta di lume, & anche $proportio nata. & Vitr. dirà di $otto poco dapoi, $e le porte $ono valuate $e le aggiugne la larghez- za. & intende delle Ioniche, & quando dice nel terzo libro, che la $pe$$ezza delle colo n- ne o$cura l'a$petto delle porte, egli ragiona di quella maniera, che è di $pe$$e colonne, nella quale vi è que$to difetto. & qui poco $i a$conde delle porte, cioè di quell'opera di legname, che $i chiude: & s'apre, & in quel luogo anche egli v$a que$ta parola, Value. & non ragiona delle erte, & ante, & dei loro ornamenti.

Le porte $ono da e$$er poste in$ieme a questo modo, che i fusti dei cardini, $iano lungbi la duo- decima parte dell altezza del lume, i Timpani, & quadri delle porte, che $ono trai fusti di do- dici parti ne ritenghino tre. Le di$tributioni de gli orli, che impagines $ono detti, co$i $i banno a fare, che partite le altezze in cinque parti due $i diano a quelli di $opra, & tre a quelli di $otto. ma $opra'l mezo $iano po$ti mezi orli, & de gli altri alcuni riguardino il di $opra altri il dì $otto. La largbezza dell'orlo $ia per la terza parte del quadro. la cima$a per la $e$ta parte dell'orlo. le largbezze de i fu$ti, per la metà de gli orli. & co$i la cornice che ripiglia l'orlo, detta replum, $a- rà per la metà, & per la $esta parte dell'orlo. I fusti, che $ono dinanzi la $econda impo$ta $iano per la metà dell'orlo.

Detto ha Vitr. della porta Dorica, & della Ionica quello, che apparteneua alle parti da i lati di lopra, & di $otto, nella fattura de pietre, & di marmi: hora tratta dell'opera, che va di legname, o di metallo: che anche di metallo ne faceuano gli antichi. Noi di- chiareremo alcuni vocabuli, per $are la intelligenza piu piana. Ianua non è altro, che il primo adito, & la prima entrata del Tempio, detta da Iano, a cui era con$acrato ogni cominciamento. Ho$tia in genera le $i chiamano le porte aprendo$i, come $i voglia, o ver $o la parte e$teriore, o ver$o la parte di dentro, o rauolgendo$i, & ripiegando$i, Greci chiamano Thyras. La onde il vano $i chiama hypothyron. i lati delle porte $i dicono Antæ, o para$tadæ, & dalle Ante gli adornamenti delle porte $ono detti antepagmenta, noi chiamamo le ante, erte, $tanti, pila$tri, & piane. Fanno di$ferenza alcuni tra que$ti nomi Ianua, & porta perche vogliono, che porta $ia propriamente quella della città, & delle fortezze, ma Ianua d'altri edificij. confondeno poi inomi, & hanno per lo i$te$$o Ianua, & ho$tium. Po$ticum, è detto da Greci p$eudodechiron, qua$i falia porta, & è la [199]_QVARTO._ porta di dietro, come Anticum, quella dinanzi. Fores $ono le porte di legname, o di metallo, quelle che apreno, & $erranno; gli ornamenti delle quali $i fanno in que$to mo- do. i Fu$ti che entrano ne i can cani detti da Vitr. Scapi Cardinales, prendeno le loro mi $ure dall'altezza del lume, perche prima $i diuide l'altezza del lume in dodici parti, poi facemo i detti fu$ti lunghi per la duodecima parte: come $e il lume fu$$e alto dodici pie di, egli $i darebbe vn piede alli fu$ti, cioè mezo a quello di $opra, & mezo a quello di $ot- to. Que$ti fu$ti con i capi, o te$te loro entrano come ma$coli nelle femine, ne i cardini loro, cioè cancani, vno de quali è nel limitar di $opra, l'altro, nel limitar di $otto, doue nella figura $ono le lettere Q & R. V$auan$i anticamente que$ti modi per tenere le por- te $o$pe$e, accioche i fu$ti $i riuolge$$ero in quelli can cani con grande facilità all'aprire, & $errare: poco carico a gli edificij, & piu sbrigata maniera era l'antica di quella, che hoggi di v$amo. Tutto il legno piano della porta, ch'era tra i fu$ti, $i compartiua in qua- dri, che latinamente Timpani $ono detti. que$ti erano circondati da certe l i$te, regole, & gole, come cornici, delle quali Vitr. ci rende conto, dicendo, che i quad ri deuono ha- uere tre parti di dodici dell'altezza del vano. come il quadro. S. & le regole deuono e$- $ere compartite in que$to modo, che diui$a l'altezza del lume in cinque parti, due $e ne diano a gli orli, & impagini di $opra, come è da T. ad V. tre alle impagini di $otto come da T. ad X. ma $opra il mezo, cioè tra i quadri, o Timpani, nella diui$ione d'vn quadro, & l'altro $iano po$te meze regole, & nelle altre parti re$tanti $iano affi$$e alcune regole o li$te di $opra, alcune di $otto. la larghezza dell'impagine $ia per la terza parte del qua- dro, come è da Y. a Z. la gola o cima$a per la $e$ta parte dell'impagine. & la cornice, ouero l'ornamento della li$ta, $ia di $ei parti, & meza della li$ta, cioè della metà, & d'vn $e$to. Qui è molto da con$iderare quello, che dice Vitr. perche molti s hanno affatica- to, & poi hanno detto a modo loro. io non affermo d'hauer trouato la verita, nè però niego d'e$$er lontano dalla ragione. però dico, che chi vuole formare vna porta al mo- do di Vit. (per quãto io $timo) bi$ogna con$iderare, che alcune porte erano piu adorne, alcune meno, però le meno adorne, & piu $chiette $i dauano alla maniera Dorica. Le piu adorne alle altre maniere. Per gli adornamenti delle porte $ono la$ciati alcuni $pacij piani, & quelli circondati $ono d'alcuni rilieui attaccati, o affi$$i a detti piani, & intaglia ti di gole, li$telli, & cornicette, & altri adornamenti. Oltra di que$to i compartimenti diuer$i di detti piani, & di dette li$te, & il fare le porte intiere, o di piu pezzi apporta mi- nor, o maggior grandezza, & ornamento: però con$iderando, quanto $i conuiene alla maniera Dorica, io direi, che la prima compo$itione delle porte po$ta da Vitr. conuiene alla maniera Dorica, & le altre compo$itioni alle altre maniere. il che con ragione pote- mo giudicare, perche la prima compo$itione è piu $oda, l'altre $ono piu ornate. Dapoi perche $i vede, che'l primo compartimento conuiene mirabilmente alla Dorica, & gli altri alle altre maniere. Ecco detto ha Vitruuio di $opra, che la porta Dorica è larga al ba$$o per cinque parti, & meza delle dodici dell'altezza del lume, tutto que$to vano, o lume nel chiuder la porta deue e$$ere occupato dal legno, o dal metallo, che va nella por ta d'v no pezzo: perche la larghezza della porta lo $opporta. Que$to legno, che empie il vano è adornato $emplicemente, & ha due quadri vno di $opra, & l'altro di $otto, che $i chiamano (come ho detto) timpani. que$ti $ono circondati da li$te, & regole, & orli, & nella di$tributione de gli orli, che impagi ni egli chiama, egli v$a il compartimento $o- pra detto, & po$to nella figura della porta Dorica: ma la doue eglidice. [i fu$ti, che $o- no dinanzi alla $econda impo$ta,] egli $i deue intendere a que$to modo, che il $econdo pagmento, o impo$ta $ia vn telaro dalla parte di dentro della porta, che vadi a torno, a torno, & i$contri con gli $pacij, che $ono tra i timpani. Replum è come vn fregio, o pia- no tra vna cima$a, & l'altra, come dimo$tra la figura.

Ma $ele porte $aranno in $e ripiegate, & valuate, come dicono, le loro altezze $aranno come le $opra dette, manella largbezza $i aggiugnerà di piu tanto, quanto è la largbezza della porta di [200]_LIBRO_ due fori: ma $e $aranno di quattro fori, $e le aggiugnerà anche l'altezza.

Que$te $ono le porte Ioniche, cioè quelle porte, che $i apreno in piu pezzi, pero che $e in due parti s'apreno amphifores $e chiamano, $e in quattto quadri$ores, & perche la porta Ionica, è piu larga, che la Dorica, $e bene è tanto alta, quanto la Dorica, però di- ce Vitruuio, che nella larghezza $i aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza di due pezzi: & perche le porte Attiche erano di quattro pezzi, & con$eguen temente piu lar- ghe, $e le aggiugnerà anche l'altezza, le impagini, & le altre co$e $eruando la proportio- ne $i faranno allo i$te$$o modo, cioè come le Doriche. _Le porte fatte al modo Attico si_ _faranno con quelle ragioni, che si fanno le Doriche. Oltra di que$to le cor$e, o fa$cie $otto le go-_ _lette, vanno a torno le er@e, le quali si deuono compartire in questo modo, che nelle erte, & ante-_ _pagmenti oltra la cima$a di $e te parti ne habbian due._ Ecco qui la mi$ura delle porte, cioè diquelle parti, che $tanno ferme, & $ono nel parete. & è la terza maniera di porte. $egui- tano gli ornamenti, & dice.

Et gli ornamenti di quelle porte non si fanno a gelo$ie, ne di due pezzi, ma valuate, & banno le apriture nelle parti e$teriori.

Io ho l'anto rità di due te$ti, che dicono non cero$tata, ma clatrata. clatra è lauoro fatto'a gelo$ia, & $i trouano porte fatte a que$to modo, che $i può per quelle vedere nel- la parte interiore, $ono come ferrate: ma non mi piace que$ta lettione, perche $e Vitr. dice$$e che le porte Attiche non $i fanno a gelo$ie, parerebbe, che le altre porte $i face$- $ero a gelo$ie, ma non $i ved e per li $uoi compartimenti, che $i face$$ero a gel o$ie, & $e il te$to dice, non cero$trata, $imilmente egli non ha detto, che le altre porte $i fanno la- uorate di Tar$ia, che co$i intenderei quella parola cero$trata, intar$iati, di corno di va- rij coloti, come hyalo$trato il Mu$aico di vetri, litho$troton, il Mu$aico di pietruzze, Xi- lo$troton, la tar$ia di legni. ma for$e $arebbe manco male intendere, che le altre porte già dette haue$$ero i loro ornamenti lauorati di Tar$ia, che dimo$tra$$ero i Timpani, le regole, e le cima$e, & gli altri ornamenti, ma io la$cio libero ognuno in que$to pa$$o.

Io bo e$po$to, quanto bo potuto, come, & con quali ragioni si banno a fare i Tempÿ, nelle ma- niere Doriche, Ioniche, & Corinthie: & come da legitime v$anze $ono $tate cauate. Hora dirò del te di$positioni To$cane, come si deueno ordinare.

Raccoglie quanto s'è detto fin hora. & qui $otto noi poneremo le figure delle due al- tre maniere di porte, & i profili de gli ornamenti di tutte tre le maniere, con i loro rin- contri di lettere: accioche s'intenda meglio, quello che hauemo cono$ciuto della in- tentione di Vitr.

b. corona, o cornice. # D. corona. f. ancones, cartelle. # G. hipertiro. d. hyperthiro, $opralimitare. # H. eima$a. c. foglio. # I. prima cor$a. e. Cima$e, gole delle erte. # K. $econda cor$a. I.E. $capo, fu$to. # L. Terza cor$a. g. cimatium, cima$a. # M. timpana. h. replum. # N. impagines. # O. $capi, cioè fu$ti. # C. Hyperthiro a $opra limitare. # A. E L'altezza dal pauimento alla traua- # tura. [201]_QVARTO_. A r d f e D c C I o o N N g G M M H g N N L K M M I E o B o [202]_LIBRO_ Questo profilo è anche po- $to nella figura $eguen- te \’aella porta Co- rintia. CORINTH A o p Q R S V S Z Que$to profilo è anche di $o- pra con i $uoi incontri. IONIC- D C H L K I _P_. Corona, o eornie. _O_. Astragalo Lcsbio, outro Ouolo. _C_. Cimatium doricum altramente cauette. _N_. Hypertiro hoggi dì Friggio. _K_. Cymatium ouero Ouolo. _F_. Astragolo hora fu$aiole. DORIC P O C N K F [203]_QVARTO_. A O P R Q X S Q S Y R S V I S T I I I I K K I I X [204]_LIBRO_ A. corona. O. Cymatium, Lesbium. P. Cymatium Doricum. Q. Hyperthiro, ouero fregio. R. Cima$a delle pila$trate, ouero ante, ouero intauolato. S. A$tragali, o fu$aiuoli. T. Prima fa$cia. S. Seconda fa$cia. V. Terza fa$cia. Ci $ono meze colonne quadre dietro le quali va attacata la porta. XX. $capo, o fu$to. Y. cima$a. Z. replum ofregio tra le due cima$e. I. Timpano. KK. Impages. Delle ragioni To$cane de i $acri Tempi. Cap. # VII.

I_L luθgo, nel quale $i deue fabricare il Tempio, quando bauerà $ei parti di lungbezza,_ _leuandone vna, $i dia il re$tante alla largbezza: Ma la lungbezza $ia partita in_ _due parti, & la parte di dentro $ia di$egnata per gli $patij delle celle: ma la vici-_ _na alla fronte $ia la$ciata per porui ordinatamente le colonne. Similmente diui-_ _derai la larghezza in parti dieci. di que$te ne daraitre allo $patio delle celle minori,_ _che $ono dalla de$tra, & dalla $inistra, ouero le la$cierai doue deuono e$$er le ali. le a'tre quattro_ _$i diano al mezo del tempio. Lo $patio dinanzi le celle nello antitempio co$i $ia di$egnato per le co-_ _lonne, che quelle delle cantonate $iano a dirimpetto de i pila$trinelle vlrime parti de i pareti. Ma_ _le due dimezo, che $ono incontra ai pareti, che $ono trai pila$tri, & il mezo del Tempio, $iano_ _co$i distribuite, che trai pilastri, & le prime colonne per mezo all'i$te{$s}a fila ne $iano di$po$te_ _delle altre, & $iano da piedi per la $ettima parte dell'altezza loro; mal'altezza per la terza_ _parte della larghezza del Tempio, & $ia la colonna ri$tretta di $opra, per vn quarto della gro$-_ _$ezza da piedi. Le spire $iano alte per la metà d lla gro$$ezza, & habbiano l'orlo futo a $e-_ _sta alto per la metà della loro gro{$s}ezza. Il ba$tone con l'apopbigie, o cimbia gro$$o quanto l'orlo._ _l'altezza del capitello per la metà della gro$$ezza, la largbezza dell' Abaco quanto è la gro$$ezza_ _da piedi della colonna. parti$ca$i poila gro$$ezza dcl capitello in tre parti. Vna $i dia all'orlo,_ _che è in luogo dello Abaco, l'altra all'ouolo, laterza al collarino, con il $uo tondino, & cimbia._ _$opra le colonne $i deuono imponere le traui congiunte, & concatenate al pari, che ri$eruino quel_ _li moduli nelle loro altezze, che $aranno richieste dalla grandezza dell'opera. Et que$te traui,_ _che $i banno a legar in$ieme $iano di tanta gro{$s}ezza, quanto è il collarino della colonna di $o-_ _pra, & $iano collegate in mod o con chiaui, & trauer$i inca$trati, che quella incastratura te-_ _gni di $pacio due dita largbe le traui. Fmperocbe toccando$i, & non riceuendo $piracolo di_ _vento, $iri$caldano in$ieme, & presto $i gua$tano: Ma $opra le traui & $opra i pareti $ia il_ _trapa$$o de imutuli, che $portino in fuori per vno quarto della gro$$ezza della colonna, &_ _nelle fronti loro dinanzi $iano affi$$i gli ornamenti, che antepagmenti $i dicono, & $opra quel-_ _li il Timpano del fronti$picio che $ia di $truttura, o di legno: Ma $opra quello fronti$picio_ _$i deue ponere il colmello, oi canterij, o costali, & i tempiali in modo, che il grondale ri-_ _$ponda alla terzera del tetto perfetto._ Vitruuio e$pedito dalle fabbriche, & manie- re de'Greci, hora $i volge alle opere To$cane, & qui douemo ridurci a memoria le co$e gia dette. Prima che l'opera Dorica, è piu atta a $o$tenere i pe$i appre$$o la To- $cana. Sopra la Dorica, nel $econdo ordine $ta la Ionica, & nel terzo la Corin- thia, come piu ornata, & dilicata, ad imitatione de gli alberi fatti dalla natura nel piedi [205]_QVARTO_. rozi, e gro$$i, nello a$cender più $ottili, nella $ommittà più adorni. però fi vede in mol ti edificij, che $ono alti, & eleuati, che l'ordine da ba$$o è Dorico, il di mezo Ionico, & il di $opra Corinthio. Oltra di que$to non ci douemo marauigliar, $e Vitr. trattando, di tutte le ragioni delle maniere del fabbricare ha trattato anche delle To$cane; per- cioche l'Architettura come ho$pite hebbe li $uoi primi alberghi in Etruria, cioè in To$cana, come anche $i legge de gli antichi Re di quella e$$er $tati molti monumen ti, & molte fabbriche genero$e. Hora Vitr. dice, che la lunghezza del Tempio deue e$$ere partita in $ei parti, & cinqne di quelle $i deuono dare alla larghezza in modo, chela detta proportione della larghezza alla lunghezza de l tempio $arà $e$quinta. Oltra di que$to vuole, che tutta la lunghezza $ia partita per metà, & vna $i debbia da- re per inchiudere le celle, & l'altra la$ciare allo antitempio. Fatto que$to vuole, che $i parti$ca la larghezza del Tempio in dieci parti, delle quali $e ue habbia a la$ciare tre dalla de$tra, & tre dalla $ini$tra, per compartimento delle picciole celle, le quali o $e $aranno nella te$ta, o pure dai lati, come Vitr. accenna, orinchiu$e con parapetti, o aperte, $ecõdo l'v$o de' $acrificij, la$ciaranno quattro parti libere al mezo del tempio. La onde tale proportione dal mezo a cia$cuna delle bande $arà proportione $e$qui- terza, & in que$to modo $i ha la di$tributione della parte di dentro. hora quãto appar tieneal colonnato dinãzi, $aperai, che per mezo gli angoli de' pareti del T\~epio, $opra iquali $tanno le ante, o pila$tri, a dirimpetto $i deuono ponere le colonne, le quali $o- no termini della lunghezza del Tempio. & perche da vna cantonata all'altra è mol- ta di$tanza, per e$$ere lo a$petto areo$tilo, cioè di liberi intercolunnij; però vuole Vit. che tra le colonneangolari, ne $iano altre due in modo, che la fronte $arà di quattro colonne, & di tre $patij. Et perche tra il pila $tro, & la colonna angolare vi è molto $pa tio, & co$i tra il parete, & le colonne di mezo: però comanda Vitr. che $i faccia vn al tro ordine di colonne nel mezo, e che quelle $iano di$po$te allo incõtro delle prime $otto il portico dello antitempio. La lunghezza, o altezza di que$te colonne interio- ri $arà maggiore dell'altezza di quelle della fronte quãto può ricercare l'altezza del- l'architraue dauãti. E pare, che per que$to Vitr. voglia che que$te colõne $iano alte $ette te$te, e che l'altezza $i pigli dalla larghezza de t\~epio, la quale $ia diui$a in tre par ti, e d'vna $i faccia l'altezza delle colõne, e que$ta altezza partita in $ette parti ne darà vna alla gro$$ezza delle colõne da'piedi: e que$ta gro$$ezza poi diui$a in quattro parti, dimo$trerà quãto e$$er debbia ra$tremata la colonna di $opra. A me pare, che mãchi alcuna co$a nel te$to di Vitr. anzi dico, che non $e gli di$idera piu che vna lettera. in modo, che la doue dice. Qui inter antas, & mediã ædem fuerint, dice$$e. quæ inter an tas. & co$i $i puntarebbe la lettione. Spatiũ, quod erit ante cell as in pronao, ita colũ- Ter zera. nis de$ignetur, vt angolares cõtra an tas parietũ extremorũ è regione col- loc\~etur. Et qui vn punto. & poilegga- $i. Quæ inter antas, & mediamæ@em fuerint ita di$tribuantur. Vitr. dimo- $tra come $i hanno a di$ponere le co lonne angolari, e le di mezo nella frõ te ele di $otto, o di d\~etro del pronao. ilche co$i e$$endo, ci leua il dubbio del Filadro, e del Serlio cerca l'altez- za delle colõne Simile it\~edim\~etoan che di $opra s è veduto. però nõ è da marauigliar$i, che colonne To$cane $iano di $ette, per la detta occa$io- ne. Ma le mi$ure delle $pire, & [206]_LIBRO_ [207]_QVARTO_. dei capitelli, & del re$tante, $ono $tate dichiarite da noilnel terzo libro. Re$taci a di- chiarire quello, che intende Vitr. quando egli dice. [Ma $opra le traui, & $opra i pare ti $ia lo trapa$$o dei mutuli, che $porti in fuori per la quarta parte dell'altezza della colonna] cioè bi$ogna, che le te$te delle traui trapa$$ino oltra il parete per vn quar- to dell'altezza della colonna. il che fa vn largo piouere & è $imile a quello, che egli dirà del cauedio To$cano, nel $e$to libro: & è cooforme a quello, che egli ha detto [208]_LIBRO_ nel terzo libro, che que$te maniere areo$tili, & To$cane, $ono humili, ba$$e, & larghe. le te$te di que$ti trauicelli deuono e$$er coperte con i $uoi adornamenti affi$$i, che Vitr. chiama, antepagmenti: o pure egli intende gli adornamenti de gli fronti$pici de i Tempij: & que$to è migliore inten dimento: & però dice. _Etnelle fronti di quei Tem- pijldinanzi $iano a$$i$$i gli antepagmenti, & $opra quelli il Timpano del Fronti$picio, che $ia di $truttura, o di legno, cioè o dimuro, o di legname, & $opra quello fronti$picio, il colmo, o colmello, i cantieri, & itempiali in modo che'l grondale ri$ponda alla terzera del coperto finito.

Per terzera, che tertia rium è dette, intende Vitr. tutta quella legatura, o incatena- tura, che partendo$i dal colmo $iallarga in forma triangolare, & è contenuta dalle chiaui, & trauer$i, & rende la forma compita, & intiera del coperto. Et qui $opra 193. ne è la figura. & anche $ono molte inchiauature di traui. & poi la pianta, & lo in piè della maniera To$cana.

Egli $i fa anche de i Tempij ritondi, de i quali altri $ono d'una ala $ola $enza Cella, colonnati, altri $ono detti peripteri. Quelli, che $i fanno $enza Cella, banno il Tribunale, & l'a$ee$a per la terza parte del $uo diametro. $opra i piedi$tali vanno le colonne tanto alte, quanto è il diametro da gli e$tremi pareti de i piedi$tali, ma $iano gro{$s}@la decima parte dell'altezza loro con i capitel- li, & le $pire. lo architr aue alto per la metà della gro$$ezza della colonna. il freggio, & l'altre parti, che vi vanno $opra, $iano come hauemo nel terzo libro delle mi$ure, & compartimenti.

[209]_QVARTO_.

Ragiona Vitr. in que$to luogo de i Tempij ritondi, e ne fa due maniere, & dice che altri $ono d'vn'ala $ola, & gli chiama monopteros, altri $ono alati a torno, & gli chia- ma peripteros: & ci la$cia conietturare come fu$$e la prima maniera d'vn'ala $ola, & $enza cella. & pare. che contradi$tingua il monopteros, dal peripteros. Io dirò per quella pratica, che ho di Vitr che con la breuità non la$cia dormire, chi lo legge, di- rò dico come io la intendo. Faccio adunque vn giro quanto voglio, che $ia il Tem- pio, ritrouoil $uo diametro a b. & quello parti$co in tre parti, a 1. 2. 3 & allargo la $e$ta quanto è vna di quelle parti, & po$to il piede nel centro, faccio vn giro dentro del pri mo, i cui termini $ono c. e & tutto lo $patio che è da c. ad a. lo la$cio a i gradi, & alla $a lita $ul piano del Tempio, che Vitr. chiama Tribunale, $e non m'inganno. parti$co poi la circonferenza del minor giro in dodici parti, per porui dodici colonne perli dodici $egni del Zodiaco, percheio credo, che quel Tempio $enza parete $ignificaua 3 e d f c alcune co$e del cielo, gl'effetti delle quali $ono nello $coperto. drizzo i piedifta li a tor no, per cia$cuna colõna, e parti$co tutto lo $patio, che è tra'l diametro del minor giro In dieci parti, & d'vna di quelle faccio la gro$$ezza della colonna da piedi, & la colon na alta dieci te$te, mettendoui i capitelli, & le $pire, l'architraue è alto per la metà del la gro$$ezza della colonna. il re$to và alla mi$ura detta nel terzo libro. a que$to mo do mi pare, che $ia bella proportione, & $i $alua tutto quello, che ha detto Vitr. & la pianta, di que$to Tempio è qui $opra. & lo in piè $i potrà accommodare con la $e- guente maniera, della quale dice Vitr.

[210]_LIBRO_ TEMPIO RITONDO DETTO PERIPTEROS. [211]_QVARTO_.

Ma $e il _T_empio hauerà le ale a torno, $iano fatti due gradi, & i piedi$tali da ba$$o, dapoi $ia po$to il parete della cella retirato dal piede$tale cerca la quinta parte della largbezza, & nel mezo delle porte $iala$ciato il luogo alli aditi. & la cella babbia tanto diametro oltrai pare- ti, & il circuito, quanto è l' altezza della colonna $opra il piede$tale, le colonne d'intorno la cel- la $i di$portanno con le i$te{$s}e proportioni, & compartimenti. nel mezo poi egli $i bauerà la ra gione del coperto in que$to modo, che quanto $arà il diametro ditutta l'opera, la metà $ia l'altez- za del Tholo, oltra il fiore, mail fiore babbia tanta grandezza quanta bauerà ilcapitello in ci- ma della colonna, oltrala piramide. Il re$to $i farà con le i$te$$e proportioni, & compartimen- ti come di $opra s'è $critto.

L'altra maniera dei Tempij è detta peripteros, ha le ale di colonne à torno: hai pareti, & circuito della cella: ha la tribuna, & quello, che va $opra la Tribuna, & le $ue ragioni$ono prima che a torno a torno ci $ono due gradi, & $opra ci $ono i piedi- $tali particolari, $opra i quali $ono le colonne, & la ragione co$i richiede, prima per- che ci $ono due gradi $oli, che non fanno tanta altezza, quanta faceuano igradi, & il tribunale della maniera precedente, dapoi perche d'intorno vi va il colonnato co- perto, & alle colonne col pied e$tale $i dà grandezza. Fatta. adunque la di$po$itione di due gradi, & l'ordine dei piedi$tali tanto l'arghi l'vno dall'altro, che gli $pacij del- le colonne $iano conuenienti, $i piglia la quinta parte del diametro, & retirando$i in entro $econdo quella mi$ura $i di$egna il circuito della cella, la quale da vna parte $i la$cia aperta per dare luogo all'entrata. La cella veramente deue e$$er tanto per dia- metro, quanto è l'altezza di tutta la colonna, $opra'l piede$tale, la$ciandoui fuori del circuito della cella, la gro$$ezza del parete, che la circonda. Le colonne delle ale $ia- no formate alla mi$ura $opradetta, cioè gro$$e la decima parte della loro altezza. Bi- $ogna auuertire al tetto, perche poi che haueremo po$to $opra le colonne l'architra- ue, il Fregio, & la Cornice, douemo fare, che la lanterna detta Tholo da Vitr. che è $o pra la cuba, o Tribuna, $ia alta per la metà del diametro di tutta l'opera. imperoclie pi gliando il diametro di tutto il giro del primo grado, & partendolo in dne parti egua li, per vna di quelle alzeremola Tribuna $opra l'architraue, fregio, & Cornice, & con quella ragione voltandola vi la$ciaremo il luogo da fare il fiore. Que$to fiore ($timo io) che fu$$e a modo di ro$a riuer$cia, & che abbraccia$$e la $ommita nel mezo della Tribuna di dentro via, al quale $i apprendeuano le co$e che per voto $i portauano ne i Tempij, & fu$$e alto quanto il capitello, & termina$$e in piramide come $i vede in al cune medaglie di Nerone, che $opra'l Tempio ritondo v'è vna Piramide & chi vuo- le $apere i termini di quella piramide formi vn triangolo di lati eguali (come dimo- $tra la figura di $opra. la cui ba$a $ia la larghezza della Tribuna di dentro la gro$$ezza del muro, & cominci la Lanterna dal di $opra della Tribuna per la gro$$ezza di e$$a.

Egli $i fa anche di altre maniere di Tempij ordinati da gli i$te$$i compartimenti, ma in altro modo di$po$te. Come è il Tempio di ea$tore nel Circo Flaminio, & tra i due bo$- chi $acri il _T_empio del gran Gioue. & più argutamente nel bo$co di Diana aggiuntoni dalla de$tra, & dalla $ini$tra alle $palle dello antitempio le colonne. In questa maniera pri- ma fu fatto il _T_empio, come è quello di Ca$tore, nel Circo: di Minerua in Athene nella rocca: & di Pallade nell' Attica Sunio. Di quelle non ci $ono altre proportioni, ma le i$te{$s}e. Le lunghezze della cella $ono doppie alla larghezza. & comele altre parti eguali, che $ogliono e{$s}ere nelle fronti $ono a i lati traportate. Sono alcuni, che togliendo le, di$po$itioni delle colonne dalle maniere _To_$cane, trasferi$cono quelle ne gli ordini del- le opere Corinthie, & Ioniche, perche doue vengono in fuori le ante dello antitempio, iui all'incontro 'della cella de i pareti ponendoui due colonne fanno communi le ragicni delle opere _To_$cane, & delle Greche. Altri anche rimouendo i pareti del _T_empio, & applicando a gli intercolunnij dell'ala, fanno con lo $pacio del parete leuato via ampia la, larghezza della cella, & $eruando le altre co$e con le mede$ime proportioni, & compar- [212]_LIBRO_ TOSCANAE AEDIS COMPOSITAE DISPOSITIO. timenti, pare che babbiano creato vn'altra maniera di figura, & di nome d'un fal$o a lato. Ma quelle maniere $econdo l'v$o de i $acrificij $i vanno mutando, perche non a tutti i Dei con le i$te$- $e ragioni $i fanno i _T_empij, perche altri con altra varietà di culto banno'gli effetti $uoi.

E$pedite le forme de i Tempij ritondi, accioche niente ci re$ti. Vitr. ci propone an che altre maniere di Tempij cõpo$te, e me$colate delle maniere Greche, e To$cane; per leuare la $uper$titione d'alcuni, che vanno $empre ad vno i$te$$o modo. Altri ag- giungeuano alle $palle dello Antitempio tre colonne per parte. altri anche ne i lati del Tempio $eguiuano con lo i$te$$o ordine di colonne. Altriapriuano la cella, & la riduceuano a maggior larghezza facendo i pareti appre$$ole colonne, & $econdo il propo$ito, & la commodità de i $acrificij, che (come ho detto) erana diuer$i, ac- cõmodauano le di$po$itioni de' Tempij, il che dà da int\~edere anche a noi, che all'v$o del no$tro culto di religione accõmodiamo le di$po$itioni delle Chie$e, doue, e $i fa il [213]_QVARTO_. vero $acrificio, & $i predica, & $i celebrano i $acri officij, catando le diuine laudi, & fi $er- uano le $acro$ante reliquie de i $oldati del no$tro Signore.

Io bo e$posto tutte le ragioni delle $acre ca$e dei Dei come mi $ono $tate la$ciate. Ho distin@o con i $uoi compartimenti gli ordini, & lemi$ure, & mi $ono forzato dide$criuere quanto ho po- tuto, quelle che $ono di figure di$pari, e con che differenzetra $e $ono $eparati. Hora dirò de gli altari de i Dei immortali, accioche attamente $iano ordinati alla di$po$itione de i $acrificij.

Dell' or dinare gli Altari de i Dei. # Cap. # VIII.

_G_Li altari riguardino all'Oriente, & $iano $empre po$ti piu ba$$i dei $imulachri che $a ranno nel Tempio, accioche i $upplicanti, & $acerdoti guardando in $u ammiran- do$i dell a diuinità, con di$eguali altezze al decoro di cia$cuno dei $uoi Dei si com- ponghino. Le altezze de gli altari co$i deuono e{$s}ere e$plicate, che a Gioue, & a tut- ti i Dei celesti alti$$imi $iano fabricati; Alla Dea Ve$ta, al Mare, & alla Terra si facciano ba{$s}i, & co$i le forme de gli altari nel mezo dei Tempij conuenienti si di$porrano. Poi che in que$to libro hauemo trattato delle fabbriche dei $acri luoghi, nel $eguente si dirà da noi chiaramente del le di$tributioni dei luoghi comuni.

La $omma dι que$to vltimo capo è come s'habbiano a drizzare gli altari, per $eruare il decoro conueniente alla forza, & al potere di cia$cuna Deità. Dio vole$$e che i no$tri haue$$ero tanto ri$petto al vero $acrificio, & tanta riuerenza alli $anti, quanta haueuano gli ingannati gentili alla fal $a loro $uper$titione. Conuengono tutti in que$to, che de- uono riguard are all'Oriente, come s'è detto di$opra. Vuole Alberto che gli antichi fa- ce$$ero l'altare, alto $eipiedi, largo dodici, $opra'l quale fu$$e po$to il $imulacro. Vit. non ci pre$criue altezza, ne meno credo io, che'l $imulacro $te$$e $opra l'altare. perche Vitr. non haurebbe detto, che gli altari $empre $iano po$ti piu ba$$i de' $imulacri. & di $opra nelquinto capo di que$to libro, ha detto. Il $imulacro, che $arà nella cella riguardi in- contra $era. e non ha detto il $imulacro, che $arà $opra l'altare. $imil mente ha propo$to di dire de gli altari de' Dei immortali, accioche attamente $iano ordinati alla di$po$itio ne de' $a crificij. Era adunque il $imulacro in altro luogo, e piu eminente, che l'altare. I $anti decreti de' no$tri Pontifici, non vogliono, che glialtari nelle chie$e $i facciano d'al tro, che di pietra, e $opra quelli vi vogliono vna pietra con$ecrata. Noi $opra gli altari $tendemo belli$$ime touaglie, e dinanzi vi ponemo ornati$$imi panni, nè ci mancano i candellieri, e le lampade dinãzi al $acrati$$imo corpo del no$tro Signore, a cui per ogni chie$a deue e$$ere con$acrato vn'altare, e quello ripo$to in vno tabernacolo d'eccel l\~ete lauoro. V$ano anche di porre $opra gli altari le reliquie de' $anti, in ornatĩ depo$iti, cõ grãde veneratione. oltra di que$to $ogliono ino$tri hauere vn luogo $epatato doue $er- uano le ve$te $acerdotali, i $acri libri, el' altre co$e nece$$arie a'$acrificij, & al diuino cul- to, e doue $i apparano i $acerdoti. Que$ti luoghi io gli fareidoue gli antichi faceuano il po$tico. Hanno anche'l Choro doue cantano le diuine lodi con $edi conuenienti, e pare ti $eparati dal re$to della chie$a. Hanno le torri doue appendeno le cãpane nõ v$ate d'al- tri, che da Chri$tiani, per chiamare il populo alla chie$a alle hore debite. Que$te torri deuo no e$$ere proportionate alla grãdezza della chie$a. Vanno eguali, quadre, o dimol ti angoli, fin al luogo doue $i legano le campane. iui $i fanno d'intorno i cornicioni, e gli apreno con colonnati, accioche'l $uono po$$a v$cire & e$$ere $entito da lungi. A quelle $i $ale o con $cale dritte, o con lumache, ouero con altre $alite piu comode $econdo l'inu\~e- tione, e $ottilità dell' Architetto. $oprai Cornicioni, e le apriture vi va la Piramide, oue- ro la cuba. La Piramide è di altezza in proportione $e$quialtera alla $ua ba$a, ouero è di lati eguali. La cuba, cuppula, é lanterna $i fa con le ragioni dell'opera. in que$te torri [214]_LIBRO QVARTO_. anche $ono gli horologi da contrape$i, non cono$ciuti da gli antichi, que$ti dimo$trano difuor con vno raggio voltato dalle ruote di dentro, l'hore naturali, i $egni, & gradi, ne' quali $i ne va il Sole, i giorni, & gli a$petti della Luna, la quantità de i giorni, & delle not ti, & altre co$e $econdo il giudicio, & la voglia dell'Architetto. Dietro la chie$a ouero appre$$o in qualche lato v'è il cemitero, che $ignifica dormitorio, perche in quello $i $epe li$ceno i morti, che al tempo della re$urrettione s'hanno a $ueghare, & per le $acre lette- re, chiama il morire dormire, in que' luoghi adunque $i ripo$ano l'o$$a, & le cenere de fi- deli, però è luogo $acro, doue, & naturale, & ordinata pietà dimo$tra la madre no$tra, che è la $anta chie$a nel $epelire i morti. Ma Dio voglia, che a' no$tri tempi non $i faccia no fimili officij piu pre$to a pompa de i viui, che a con$olatione dei morti. Non è co$a lodata, che le $epulture $tiano nelle chie$e, pure egli $i v$a a grandezza nelle capelle a que $to con pregio appropriate, & in luogo piu eminente de i $acri altari $i pongono i $epul- chri, & s'appongono le memorie, i titoli, gli Epigrammi, i Trofei, & le in$egne de glian- tipa$$ati, doue le vere effigie difini$$imi marmi $i vedeno, & iglorio$i ge$ti in littere di metallo $i leggono: Co$e da e$$er po$te piu pre$to nel foro, & nella piazza, che nella chie- $a, perche non vi è quel decoro, che è per$tanza de$critto nel primo libro, $e ben vi è quel lo della con$uetudine: ma non lodata con$uetudine è quella. Ricordiamoci adunque di $eruare il Decoro in ognico$a, & $pecialmente nell'honor di Dio,@e de i $anti amici $uoi, & de i $erui $acro $anti de$tinati al culto di quelli, & rinchiu$i ne imona$terij, a i qualiè conueniente co$a che $i proueda di commode habitationil, di $pacio$i chio$tri, & di bei giardini, & $pecialmente i luoghi delle $acre vergin i $iano $icuri, alti, & rimoti dalli $tre piti, & dalla veduta delle genti, & per que$to fate l'Architetto con$idererà il fine d'ogni fabbrica, & co$i prouedera al bi$ogno. Et qui $ia fine al quarto libro, & alla materia pertinente a lla Religione.

Il Fine del quarto libro. [215] IL QVINTO LIBRO DELL'ARCHIT ETTVRA DIM. VITRVVIO.

_E_SPEDIT A la parte, che era dedicata alla religione, $eguita quel- la, che $i da al comodo, & opportunità de cittadini. in que$ta $idimo $tra la di$po$itione del Foro, delle Ba$iliche, dello Erario, della curia, delle prigioni, del Theatro, & delle co$e pertinenti al Theatro, come $ono le $cene, i portichi, la graduatione, de i bagni, delle pale$tre, & de' luoghi da e$ercitar$i, & $inalmente de i porti. Le quali tutte co$e appartengono all'u$o della piu parte, ne $i po$$ono chiamare veramen te'priuate, ne anche publiche: ma comuni, perche le publiche io in- tenderei e$$er le mura, & le dife$e, che egualmente a tutti $iriferi$ce- no: le comuni, quelle, che all'n$o, & piacere di molti $i de$$ero. Et le priuate, quelle che ad vna $orte $ola di per$one $i fabbrica{$s}ero. Prepone Vitr. a que$to trattamento vno proemio degno di con$ideratione. percioche $i ri$ponde in quello@a molte dimande, che $i $ogliono fare damolti, che ogni giorno vanno ragionando di Vitr. (per v$are vna parola modesta, & non dire cicalan- do) ne banno letto, ne con$iderato bene quello, che $i troua in que$to autore. Noi vedemo chiara- mente che Vitr. non $olamente ba con$iderato, & e$aminato bene le co$e, delle quali egli doueua da- re molti ammaestramenti, ma anchora $i ba proposto nell'animo di e$plicare, & porgere'la dot- trina $ua con bella maniera, & via ragioneuole, & con medo al trattamento d vn'arte conue- niente chi non ba veduto l'ordine merauiglio$o de'$uoi precetti? chi non ammira la $cielta delle bel le co$e? quale diui$ione, o parte ci manca, che al luogo $uo non $ia ottimamente collocata? chileue- rà, o aggiugnerà, che bene stia alcun $uo documento? Et $e egli non ha parlato come Demo@rito, Ari$toxeno, Hippocrate, o come altro per$etto nella loro profe$$ione: Egli certamente ha parlato d'Architetto, & ha v$ato quelle voci, ch'erano emme$$e, & accettate aitempi $uoi, & quella forma di dire, che $i richiede da chi vuole in$egnare. ct perche que$tanon è mia imaginatione, ho caro, che $i leggail proemio del pre$ente libro, di che ne feci auuertito il lettore, nel mio primo di- $cor$o. La doue leggendo noi Vitr. in que$ta parte, trouaremo, quanto ho detto, e$$ere veramen- te' $tato fatto da Vitr. con deliberato, & ragioneuol con$iglio, il quale dimostra quanto differem- te $ia lo $criuere le hi$torie, oueroi poemi, dal trattamento d'un'arte, & proua la difficultà dello in$egnare, & non ci la$cia anche di$iderare il modo di $criuere i precetti dell' arte; & però dice.

Proemio.

_Q_VELLI, i quali con grandi volumi hanno e $po$to'i pen$ieri del loro ingegno, & i precetti delle co$e, banno certamente aggiunto grandi$$ima, & mirabile riputatione ai loro $critti. Il che vole$$e Iddio o Imperatore, che anchene i nostri studij que$to $i comporta$$e; accioche con tale ampiezza di dire anche nei nostri precetti l'auto- rità prende$$e augumento, ma que$to non è, come altri pen$a, i$pe dito, percioche egli non si $criue dell'. Architettura, come $i $criueno le bi$torie, ouero i Poemi.

Il $en$o dique$te parole è, che il potere a $uo agio $criuere, & ampiamente e$pli care quello, che $i volge nello animo, $enza e$$e re obligato a breuità di dire, $uole dare auto- rità, & credito a gli $crittori, percioche a grado $uo cia$cuno ampiamente $criuendo puo ampliare, adornare, & acconciare gli $critti $uoi in modo, che po$$ino piacere, e di- lettare, & $pecialmente quando le co$e $ono tali, che tengono i lettori $empre di$idero$i [216]_LIBRO_ di $apere piu oltra. ma $imile ampiezza, & libertà non è co$i facile in ognittattamento. perche $e co$i fu$$e, io non dubitarei di non potere a miei $critti dare con auantaggio autorità, & riputatione: però non poten do far que$to, io re$to con gran di$iderio difar- lo. & perche non lo po$$a fare, dice. [Percioche egli non $i $criue come le hi$torie, ouero i poemi dell'Architettura.] I poemi $ono pen$amenti del no$tro ingegno, & le hi$torie e$empio delle attioni, però con detti poemi, & hi$torie egli ri$ponde a quello, che egli ha detto di $opra, pen$ieri dello ingegno, & precetti delle co$e. Dapoi $eguitando di- mo$tra la di$$erenza, che è tra lo $eriuere l'hi$torie, & i poemi, & il trattare dell'Archi- tettura.

Le listorie da $e tengono i lettori, perche hanno varie e$pet tationi di co$e nuoue, & le mi$ure, & i piedi de i ver$i de i poemi, & la $cielta di$p@$itione delle parole, & delle $entenzetrale, per$one, & la di$tinta pronuntiatione dei ver$i con lu$inghe conducenoi $entimenti di chi legge, $enza offe$a in fino all'vltimo de gli $critti. ma que$to non $i puo farenello $criu@re dell' Archi- tettura.

La hi$toria diletta, perche apporta $empte co$e nuoue, delle quali ne è l'animo no$tro $empre de$idero$o. dilettando la varietà, nece$$atio è, che il lettore $i $tia $empre bramo- $o: però per $atisfare al $uo difiderio legge continuamente, & con di$piacere $i ferma, ne $i $a dipartire, bramando di vedere il fine delle attioni, & molto piu dilettano i poemi, si perche hanno la nouità delle co$e, si perche allettano le orecchie con la dolcezza, & $oauità de inumeri, & delle parole, doue l'huomo tratto da doppio pia cere, $i la$cia con- durre, anzi tirare fin all'vltimo de gli $critti. Et qui $i deue auuertire come Vitr. ragio- nando dei poemi in breui, & efficaci parole ha e$plicato quello, che è proprio del poe- ma, & delle parole legate con dolcezza, & delle $entenze dette con decoro & della pro- nunciatione fatta con gratia. Ma nel trattamento d'vn'arte, perche le parole na$ceno da nece$$ità, & le co$e $ono o$cure, non $i puo ade$care l animo di chi legge, e$$en do dal- la $tranezza delle parole, & dalla difficultà delle co$e confu$o; ilche maggiormente nel- l'Architettura $i cono$ce, il cui trattamento di $ua natura è piu difficile de gli altri, & pe rò ben dice Vitr. che que$to non $i puo fare nello $criuere dell' Architettura: cioè con va rie c$pettationi di co$e nuoue, & con dolcezza di parole tirare gli animi fin'al fine. Et ne rende la can$a dicendo.

_P_ercche i vocaboli nati dalla propria nec e$$ità dell'arte con inu$itato parlare o$curano la intel- ligenza. non e$$endo adunque quelli da $e manifesti, & non e$$endo anche e$po$ti, & chiarii nomi di quelli nella pratica, & nella con$uetudine, & vagando molto le $critture de i precetti, $e non $i ri$tringeno, & con poche, & aperte $entenze non $i dichiarano ponendoui impedimento la moltitudine, & la frequenza del parlare, rendeno dubbio$e le menti, dei lettori.

Ogni arte v$a iproprij vocaboli, i quali na$ceno dalla nece$$ità delle co$e. però bi$o- gna prima $apere partitamente come $i chiam ano le co$e, & come dicono i filo$ofi. Il quid nominis. Que$ta proprietà de'vocaboli rende o$curo il $entimento di chi legge. Euuianche vn'altra difficultà, che na$ce nel modo del dire; perche non è lecito nell'in- $egnare vn'Arte, Ampliar$i, & v$are circuitu di parlare, perche non $i finireb be mai, & ti- rando$i la co$a in lungo non $i $eruirebbe alla memoria, alla quale $i conuiene con la breuità, & con l'ordine porgere aiuto. Bi$ogna adunque in$egnando e$$er breue. la do ue ottimamente dice Vitr. in que$to luogo [che le $eritture de iprecetti] Cioè il dare precetti, & ammae$tramenti $criuendo [$e non $i ri$tringeno] cioè $e non $i danno con breuità, & con poche, & aperte $entenze, [non $i dichiarano.] Ecco la chiarezza [ponendoui impedimento la frequenza] cioè la in culcatione, doue s'o$cura l'intellet- to, _(_& la moltitudine_)_ cioè la lunghezza, & ampiezza doue $i offende la memoria, rendeno dubbio $e le cogitationi di chi legge, & percogitatione pare, che Vitr. intenda le virtù piu interio ri dell'anima, che $ono la memoria, & l'intelletto, E$$endo adunque veri$$imo quanto s'è detto, conclude dicendo.

[217]_QVARTO_.

_Et però pronunciando io gli occulti nomi, & compartimenti delle membradelle opere, breue-_ _mente mi e$pediro, accioche $iano mandati a memoria, perche co$i piu ageuolmente le menti le,_ _potranno riceuere_. Cioè intendere, & capire perche il no$tro intendere non è altro, che vno certo riceuimento. Per le dette ragionι adunque Vi@r. vuole e$$er breue, quanto però puo portare il trattamento di co$a difficile. Oltra, che ne adduce vn'altra ragio- ne dicendo.

Similmente hauendo io auuertito la città e$$ere occupata in publicbe, & priuate facende, ho giudicato, che $i debbia $criuere con breuità, accioche nella $tretezza dell'ocio, quelli, che leg- geranno po$$ino breuemente capire.

Vuole dire Vitr. Quello, che ne gli $critti miei non puo fare il numero, & la bellezza de i ver$i, la commodita di allargar$i, & la nouità de i $ucce$$i delle co$e, farà la breuità. & la chiarezza dell'in$egnare, che anche inuita a leggere gli occupati, & trauagliati in diuer$e facende. Hor che vtilità ci porti la breuità nell'in$egnare $i dimo$tra da vna con $uetudine di Pithagora $ilo$o$o eccellenti$$imo, il quale di$idero$o, che i precetti $uoi re- $ta$$ero nelle menti di chi gli a$colta$$e non $olamente era breue in dare vn precetto: ma anche tutta la $omma de' $uoi precetti rinchiudeua in vn certo, & determinato nume- ro, il quale mi$terio$amente (diceua egli) a co$a $tabile, & immobile a$$imigliãdo$i po- teua nella mente con $omma $tabilità, & fermezza ripo$ar$i. Etperò dice Vitr.

Co$i anche piacque a Pithagora, & a $uoi $eguaci ne'i volumiloro $criuere i precetti, che da- uano, con ragioni cubiche, & fecero il cubo di ducento, e $edici per$i, e quelli giudicarono non douer e$$ere piu ditre in vno trattamento. Il cuboè corporiquadrato di $eilati, d'egual larghez- za di piano, questi po$cia, che è tratto, $e non è tocco, tiene in quella parte, ch'egli $i po$a, vna immobile $tabilità come $ono i dadi, che $itranno da' giocatorine' tauolieri.

I precetti de i Pithagorici erano breui, & raccolti in ver$etti, come que$ti. Non per- cuoter il fuoco col coltello. Lana il pie manco prima, & calcia il de$tro. Senza mangiar- la trapianta la malua. Nella tua ca$a non la$ciar le Rondini. Ne core, ne ceruello man- gierai. Non orinar, ne parlar contra'l $ole. Lo $pecchio alla lucerna non guardare. Fug gi la via regale, $egui il $entiero. Sputa nell'vnghie tue, nei@tuoi capelli. Et $imilmente for manano moltialtri precetti detti con $omma breuita, a i quali dauano altro intendim\~e to diquelio, che $onauano le parole: & volendo trattare d'vna co$a $ola, $tando fermi in vna materia, raccoglienano quell, ver$eti in vna certa, e determinata $omma pre$a dal numero cubo. Si come cubo $i chiama, & è quel corpo, che è di $ei lati, & di $ei quad ra- ti, & faccie eguali come vn dado, co$i cubo $i chiama quel numero, che di $ei numeri pia ni contento per ogni ver$o tiene eguali dimen$ioni. Na$ceno i cubi dopò la vnità di$po nendo inumeri di$pari, che naturalmente di$po$ti $ono, ponendo prima i due di$pari, da poi i tre $eguenti, da poi iquattro, che vengono, & co$i di mano in mano. Ecco lo e$em- pio. La$cia l'vnità, & piglia i due primi di$pari che $ono 3. & 5. que$ti raccolti fanno 8. che è il primo cubo. piglia i tre $eguenti di$pari 7. 9. 11. & $ommagli, que$ti fanno 27. che è il $econdo cubo. & co$i va $eguitando ne iquattro $eguenti di$pari 13. 15. 17. 19. che po$ti in$ieme fanno 64. che è il terzo cubo. Quando adunque $ia che mo$$o il pun- to $i faccia la linea, & mo$$a la linea $i generi la $uperficie, & mo$$a la $uper$icie $i faccia il corpo, non è lontano dalla $imiglianzà, $e pigliando la vnità, & continuandola pro- durremo vn numero lineare. il qual numero continuato per lo $uo ver$o faccia il nu- mero $uperficiale, ilquale mo$$o anch egli faccia il $odo, come $e vno $i aggiugne$$e al- l'vnità, il numero nato, che è due, dimo$treria per vna certa $imiglianza, la lunghezza, che è propria della linea. & mo$$o il due, come linea, $i aggiugne alla lunghezza, anche la larghezza, & $i fa quattro, che è numero $uperficiale, che ri$ponde al quadrato. que- $ti moltiplicato per due, che è vno de $uoilati, come $e egli $i moue$$e, ne genera il $o- do, a $imiglianza delle figure cubo nominato. Et però non vale a dire $e $ono $ei faccie, bi$ogna, che ci $iano $ei vnità. Dice ad unque Vitruuio, che i Pithagorici con ragioni [218]_LIBRO_ cubiche de'ver$i dauano i precetti loro, & che poneuano non piu ditre cubi in vnotrat- tamento. però formauano vno cubo grande di ducento, & $edici ver$i in que$to modo. moltiplicauano il tre in $e, e faceuano il $uo quadrato, ch'è noue. que$to noue molt plica to pertre ch'è lato del quadrato, ferà v\~eti$ette ch'è il $odo, e cubo di quel quadrato: $imil m\~ete l'altro cubo $i fa d'un numero lineare, di quattro vnità cõtinuate. le quali moltipli cate in $e, come egli $i moue$$e la linea, farà vna $uperficie quadrata de $edici. & molti- plicata quella $uperficie per lo $uo lato, ch'era quattro, ne fara la $omma di $e$$anta quat tro: ri$pondente ad vn $odo cubico, che giunto al primo cubo, che era venti$ette farà la $omma dinouantauno. Co$i il terzo cubo nato dal numero lineare di cinque vnità, & $uperficiali di venticinque, è cento, & venticinque, che aggiunto al nouanta vno, rende la $omma di ducento, & $edici. A que$to numero adunque aggiugneuano i precetti Pi- thagorici, i quali hauendo $imile quantità di ver$i, cioè: e$$en do con la raggione del cu- bo raccolti, pen$auano, che doue$$ero hauereq uella fermezza nelle menti, che $uole ha uere il dado, quando è getta to $opra itanolieri. Ma è merauiglia, perche cagione i Pi- thagorici non piglia$$ero il primo cubo, che è otto, & poi il $econdo, che è venti$ette, & poi il cerzo, che è $e$$antaquattro:e non raccoglie$$ero alla $omma di nouantanoue que $ti tre cubi piu pre$to, che comin ciar dal noue: Ma for$e diuideuano itrattamenti loro in cubi, & $e il $entimento de iloro precetti d'vna materia non era compre$o dal primo cubo, aggiugneuano al $econdo, & $e que$to non era ba$teuole, aggiugneuano al terzo, il quale era capace d'ogni $omma, & perche il primo cubo, che è otto, era poco per com- prendere vno propo$ito, però $timo io, che andauano al $econdo cubo, che è venti$ette, cau$ato dal tre, che è numero priuilegiato da pithagorici, & co$ipartitamente aggiu- gneuanoi cubi $e'l bi$ogno lo richiedeua, & non $i metteuano in nece$$ità di $errare tut- ti i loro trattamenti, in ducento è $edici ver$i. ma alcuni erano compre$i nelventi$ette, altri nel $e$$antaquattro, & altri nel ducento, & $edici: nè voleuano pa$$are piu oltra, $ti- mando, che troppo lungo $aria $tato vno trattato di quattrocento, & trentadue ver$i, che $ono del cubo nato dal $ei, & aggiunto alla $omma predetta. A que$to modo io e$po nerei la mente di Pithagora fin che $i trou a$$e di meglio.

Et i Greci compo$itori di Comedie interponendo dal choro le canzoni diui$ero lo $patio delle fa- uole in modo, che facendo le parti con ragioni cubiche, con gli intermedij alleggieriuano il recitare de gli Amtori.

lo non ho trouato an chora come i Greci face$$ero le parti, ch'io Atti chiamerei, con ragioni cubiche, non $i ritrouando le fauole, che $iano hoggi dì compartite a quel mo- do. Ma egli bi$ognaua, o che gli Atti fu$$ero otto, ouero otto $cene. per Atto, ouero il numero de i ver$i d'vna $cena, o d'vn' Atto $u$$e cubico. Ma pare che Vitr. intenda gli intermedij delle fauole fatte dinumero cubo per ripo$o dei recitanti. $e for$e non vo- gliamo dire, che gli intermedij fu$$ero per ripo$o de gli anttori, come il dado, o il cubo tratto ripo$a, & non $i haue$$e a comparare al numero cubo, ma allo effetto del corpo cubo, che gettato $i ferma, $e altri non lo moue. & a me pare buona e$po$itione que$ta, non miricordando d'hauere letto alcuno precetto de poeti, che comandi il numero cu bo o de gli atti, o delle $cene, o del numero dei ver$i.

E$$endo adunque tali co$e con natural mi$ura daino$trimaggiori o$$eruate, & vedendo io di do- uere $criuere co$e inu$itate, & o$cure amolti, io ho giudicato con breui volumi i$pedirmi, accio- che piu facilmente peruengbino a i $en$i de'lettori; perche a que$to modo s'intenderanno ageuol- mente, & io le ho ordinate in m@do, che le non $aranno da e$$ere $epar atamente raccolte da chi le cercheranno: ma $aranno tutto vn corpo, & in cia$cun volume con i proprij generi $aranno e$pli cate. Adunque o Ce$are nel terzo, & nel quarto libro io ho e$postole ragiom dei Tempij, in que- $to io e$pedirò le di$po$itioni de i luoghi publici, & prima lo dirò come s'habbia a ponere il Foro, perche nel Foro $i gouerna, & regge daimagi$trati, quanto ragioneuo lmentc appartiene al pu- blico, & al priuato.

[219]_QVARTO_. _Del Foro. Cap. 1._

_I_Greci fanno il Foro in luogo quadrato, con ampij$simi, e doppi portichi, & con $pe$- $e colonne, & con architraui di pietra, o di marmo gli adornano, & di $opra nei palcbi o ta{$s}elli fanno i luogbi da pa$$eggiare. Ma nelle città d'Italia non $i deue fareil Foro con la i$te$$a ragione, peroche da'maggiori ciè stata la$ciatala v$anza di dare nel Foro i doni a i gladiatori: & però d'intorno a gli $pettacoli bi$ogna di- $tribuire piu $patio$i, & largbi interualli tra le colonne, & d'intorno ne i porcichi dcueno e$$ere le bottegbe de gli orefici, & ne' tauolati di $opra $i faran oi poggiuoli. le quali co$e, & all'u$o & alle publiche entrate $aranno drittamente di$po$te.

Egli è nece$$ario, bello, & comodo nella città, che oltra le $trade, & le vie ci $iano del- le piazze, & de i campi; (come $i dice a Vinetia) percioche oltra l'ornamento, che $i ve- de ritrouando$i a capo d'vna $trada vn luogo bello, & ampio, dal quale $i veda lo a$pet- to d'vna bella fabrica di Tempio, egli $i ba que$to comodo, che iui $i raunano le genti a pa$$eggiare, $i vendeno le co$e nece$$arie, & vtili a bi$ogni della plebe, & $i dà luogo a molti $pettacoli. Et $i come torna bene, che ci $iano molte piazze $par$e perla città, co $i molto piu è nece$$ario, & ha del grande, & dell'honoreuole, che ce ne $ia vna princi- pali$$ima, & che veramente publica $i po$$a chiamare, & doue $iano i luoghi doue $i trat tano le cau$e ciuili & itribunali de' giudici, & le corti, i $enati, doue $i con$ultano le co- $e di ftato, oltra gli $petta coli, che $i fanno o per diletto, o per diuotione. Tratta adun- que Vitr. della di$po$itione del Foro principale. Ma per i$pedirmi di quelle piazze, che $ono $par$e perla città, dico, che gli antichile chiamarono Triuij: & benche Triuio, & Q@adriuio $iano luoghi, doue fanno capo tre oquattro vie, nondimeno chiamarono Triuij anche quelli luoghi aperti, & $patio$i, doue $i raunauano molte per$one d'vna contrata, doue $i puo dire, che Triuio $ia vna picciola piazza. la quale chi ornare vole$- $e, prendendo la forma dalla principale, $i farebbeno due co$e, prima i portichi d'intor- no, $emplici al meno, $e non d@plicati: dapoi s'entrerebbe in quelle, per archi po$ti a ca- po delle vie, perche il portico di $ua natura ha del grande: Et vedere poi in te$ta d'vna bella $trada vno arco Trionfale $arebbe co$a, & diletteuole, & honoreuole. come per vt- nole$empio ci poteua dimo$irare la citta di Roma. perche la fronte d'vn'arco a capo vna $trada, fa parere quella piu bella, & lo entrare nella piazza per vn'arco, fa parere la piaz- za maggiore. Tre volte fanno vn arco per l'ordinario, & perquello di mezo pa$$aua il Trionfante, & il $oldato, e per gli altri pa$$auano quelli, che incontrauano, oueto accom pagnauano con allegrezza il Trionfo. Le mi$ure de gli archi dipendeno dal $apere del- l'Architetto. ouero $i potranno cauare da gli archi antichi, e dal $e$to capo dell'ottauo libro d'Alberto, & molti e$empi $i po$$ono hauere da gli archi, che $ono in Roma, dirim petto alla chie$a di $anta Maria al e radici del campidoglio. E l'arco di Settimio Seuero tra i belli, che $iano $tati fatti, doue $ono $tate $colpite le vittorie alate con i Trofei, & i $i mnlacri delle battaglie terre$tri, e nauali, con i glorio$i titoli delle impre$e. Et $e bene pa re, che prima ci fu$$ero de gli archi, come egli $i vede fra la vialata, & la minerua vn'ar- co $chictto detto Camillo, non dimeno quello, & altri archi $i $tima, che non fu$$ero per Trionfi, ma per ponerui qualc he $tatua. ma io leggo ne i $acri libri, che @aul dopò vna vittoria, $i drizzò vn'arco, per lo quale egli pa$sò Dinanzi allo arco di Settimio era vna colonna, dalla quale come da capo cominciano tutte le vie d'Italia, chiamaua$i l'aureo miliario. Euui l'arco di Con$tantino con i $uoi ornamenti men gua$ti, & è nella punta del palatino, che riguarda il Coli$eo, e dinanzia que$to $i vede vn'antica meta dimatto ni, chiamata da gl'antichi meta $udãte, perche mandaua fuori grãdi$$ima copia d'acque per e$tinguere la $ete diquelli, che entrauano nello anfitheatro di Tito, che era vicino.

[220]_LIBRO_

L'arco Domitiano è $u la $trada Flamminia nel capo della valle Martia, ver$o il campi- doglio. que$tolarco hoggi, è detto di Tripoli. Fu drizzato a Domitiano, & iui è la $ua na- tural forma conforme a quella, che $i vede nelle medaglie. Ma quell'arco, che hoggi $i chiama l'arco di S. Vito, ch'è ritornando $u la via Tiburtina, $i dice che fu l'arco di Ga- lieno Imperatore. il quale $i crede, che gli fu$$e drizzato piu pre$to per qualche illu$tre beneficio, che per Trionfo. Ma ditutti gli archi per eterna memoria della vendetta, che fece Iddio per mezo di Tito contra i Giudei, è l'arco di Tito piu ornato dititoli, & di $poglie, che $ia. nel cui fronti$picio $i legge. Sen. pop. Rom. dino Tito diui Ve$pa$iani F. Ve$pa$iano Augu$to. Dall'vna parte è $colpito il carro del Trionfante. ouero l'arca del patto con le dodici fa$ci con$ulari auanti. Dall'altra faccia $i $corge la pompa del Trion fo con le $poglie. Eraui il cãdelabro con$ette rami. Eranui le due Tauole di marmo nel- le quali era $critto la legge di Moi$e. Eranuii va$i del Tempio, la men$a d'oro, & altre $poglie. Ma hora io la$cierò que$ta digre$$ione de gli archi, che non è $tata fuori di pro- po$ito, perche da que$ta narratione $i da lume a quelli, che vole$$ero hoggi dì drizzare gli archi a i Principi, Re, & Imperatori. Hora ritornando al Foro dico, che il Foro prin- cipale, $econdo Vitr. fatto da Greciera di forma quadrata. D'intorno eranui iporticali ampli$$imi, & doppij, le colonne $pe$$e, & gli architraui di pietre, o di marmo, & $opra i colonna ti faceuano luoghi da caminare. Ma i Romani, & gli Italiani, perche nel Foro $i dauano i doni a'gladiatori, non riguardauano il Foro, ma lo fa ceuano piu lungo, che largo. in modo che partita la lunghezza in tre parti, due ne dauano alla larghezza, doue cadeua proportione $e$quialtera. Erano gli $pacij tra le colonne piu larghi, & d'intorno iportichi, erano di$po$ti i luoghi de banchieri, & d iquelli, che cambiauano l'argento, $e non volemo dire le botteghe de gli orefici, & di $opra i$portauano i poggiuoli, accioche da quelli commodamente $i pote$$ero vedere gli $pettacoli, & co$i riguardando al fine, & all'u$o di$poneuano il Foro. accioche $e le genti fu$$ero molte la piazza non fu$$e $tret ta, $e@ poche non pare$$e vota. Dice adunque Vitr. (i Greci fanno il Foro in luogo quadra to con larghi$$imi, & doppi porticali) doppij, cioè di dentro, & di $uori il Foro. che ri- guardino, & al Foro, & alla parte di dietro, ouer doppi di dentro $olamente con due or- dini di colonne, & èmeglio, perche Vitr. v$a anche nel terzo libro, que$ta parola, Dupli- ces, in que$ta $ignificatione. (Et di $pe$$e colonne.) Io $timo, che Vitr. intenda in que$to luogo il Picno$tilos, come intendeua nel terzo libro lo $pacio di $pe$se colonne d'vno diametro, & mezo, & che que$to $ia il vero, lo dimo$trano le parole di $otto, quando di- ce, che nelle città d'Italia non $i fa il Foro al modo Greco, perche ad altro v$o il Foro era in Ital@a, ad altro quello de Greci, però dando$i in Italia nel Foro i doni a' gladiatori, & douendo il populo $tare a vedere, era nece$sario dare d'intorno a gli $pettacoli gran- diintercolunnij. Ecco, ch'egli oppone que$te parole a quelle, che ha detto di $opra. (cõ $pe$se colonne.) Dice anche, (meniana, che noi e$ponemo poggiuoli. Si legge, che Me- nio vendè la $u a ca$a a Catone, ch'era $opra la piazza, & $i ri$eruò vna $ola colonna, $o- pra la quale vi fece vn tauolato, o $olaro per poterui $tar $opra a vedere i giocchi, & le fe$te, & volle, che i po$teri pote$sero godere que$to priuilegio. & diqui è nato, chei pog- giuoli, o pergolate coperte, che $portano in fuori $i chiamano, meniana; da quella colon na di Menio. Que$te meniane erano commode all'v$o, perche iui $i $taua a vedere i gi- uochi, & iui $i $eruauano le co$e, che $i vendeuano, & comprauano, come $ono i punti in Anuer$a, le volte in rialto in Vinetia.

_Le grandezze del Foro $i deuono fare $econdo lamoltitudine de glihuomini, accioche non $ia_ _lo $pacio poco al comodo, & v$o, ouero per lo poco numero delle pei$one il Foro non paia disha-_ _bitato la larghezza $ia determinata in modo, che partita la lung hezza in tre parti, due di_ _quelle $e le diano, & co$i la forma $ua $arà piu lunga chelarga_. Piace a Leon Batti$ta, che la lunghezza $ia di due quadri, & vi aggiugne anche vna bella con$ideratione, che è que$ta. cioè che gli edificij, che $aranno a torno la piazza, $iano in modo pro- [221]_QVINTO_. portionate, chenon facciano pa@ere la piazza $tretta, e$$endo molto alti, o non la faccia no parere troppo ampia, e$s\~edo molto ba$$i, e depre$$i. però egli vuole, che gli edificij $ia no alti la terza parte della larg hezza del Foro. Egli $i deue c on$iderare quello, che ha detto Vitr. & la di$po$itione $arà vtile a gli $pettacoli, perche cagione la forma piu lun- ga, che larga $ia piu commoda, che la quadrata perfetta, attento che la forma ritonda $ia piu capace, & piu commoda, d'ogn'altra figura, & poila quadrata. $e noi guardemo alla capacità, non ha dubbio, che la quadrata non $ia piu ca pace $e al commodo de gla diatori, certo hanno piu commodità nella piu lunga, come che per le gio$tre, e per lo cor $o de caualli $ia piu commoda la lunghezza. $e con$ideramo la ragione della pro$petti- ua, è piu al propo$ito la quadrata, perche tutte le parti d'intorno hanno piu vicinanza al centro, & gli $pettatori vedeno piu egualmente il tutto. però io la$cio que$ta con$ide- ratione a chilegge. Eperò nece$lario fare il Foro $econdo la moltitudine del@e genti, ac cioche non $i conuen ga fare quello, che fece Augu$to. il quale fece fare un Foro appre$- $o due, che vierano per la moltitudine de gli huomini, & dei litig anti, & lo fece piccio- lo, per non darnoia a i patroni delle ca$e vicine. Que$to Foro era la doue $ono hora gli horti dietro a Morforio, & alla chie$a di $anta Martina. & fu fatto con molta fretta. $i ordinò, che quiui $i tratta$$eroi giudicij publici, $i a$$orti$$ero i giudici, & anche $i rau- na$$e il $enato per con$ultare delle guerre, & dei Trionfi. & che quiui i vincitori capita- ni pone$$ero le $pogliedei loro trionfi. hebbe que$to Foro due belli $$imi portichi, & fu adornato di co$e rari$$ime, ma che non ruina il Tempo? che nõ di$trugge la guetra? che non muta la gente? Que$to, & altri Fori, come che molti $iano $tati belliffimi, o $ono ca- duti da $e, o gettati a terra da nimici, o tramutati in altre fabbriche.

Faceuano i portichi molto ricchi, & grandi, & con piu ordini di colonne, l'v$o de i qualiera perfuggire le pioggie, & pa$$eggiare, & fuggire ogni noia della grauezz@ del- lo aere, & del Sole. chiamauan$i dalla loro grandezza miliarij, o $tadiarij. & dalla lor maniera Dorici, Corinthij, Ionici, To$cani, o Sotterranei, & altri erano cõ$ecrati a' Dei. @rano in $omma ornamenti delle piazze merauiglio$i.

B Curia. C Piazza dinanzi alle carcere. D Piazza inanzi alla Cecca. G Ba$ilica. A Le ale del Pallazzo, nel mezo è il Foro, & d'intorno le botteghe. [222]_LIBRO_ G D B C A [223]_QVINTO_. PI ANT A DELLA BASILICA. [224]_LIBRO_ IL DI DENTRO DELLA BASILICA. B [225]_QVINTO_. [226]_LIBRO_

Le colonne di $opra $iano per la quarta parte meno delle colonne di $otto, percbe le co$e inferio- ri ri$petto al pe$o, che portano, deuono e$$ere piu ferme, cbe le di $opra, & ancbe percbe bi$ogna imitare la natura delle na$centi co$e, come è ne gli Alberi ritondi, come è lo Abete, il Cipre$$o, it Pino, delli quali non ne ò alcuno, cbe non $ia piu gro$$o dalle radici, ma poi cre$cendo con natu- rale restringimento di $opra a poco a poco peruiene alla $ommità : $e adunque la natura delle na- $centi co$e co$i ricbiede, drittamente $i oráina, cbe le parti di $opra $iano, in largbezza, & gro$$ezza piu ristrette delle inferiori.

Bello auuertimento è que$to di Vitr. nel pre$ente luogo. vuole egli che $e vorremo $o- pra le colonne del portico porre altre colonne, & leuare la fabbr@ca con piu ordini di ta$$elli, o $olari, che $i auuerti$ca di fare le colonne, di $opra piu $ottili la q uarta parte delle colonne di$otto & piglia lo e$$empio da gli alberi, che da piedi $ono piu gro$$i, & vanno egualmente a$$ottiglian do$i fin alla cima. Ben douemo auuertire, che'l primo or dine era Dorico, il $econdo Ionico, & il terzo Corinthio, & che non $eguita, che $e le co- lonne di $otto $ono la quarta parte piu gro$$e delle colonne di $opra, che an che $iano in altezza maggiorila quarta parte, perche $e la colonna Dorica di $otto, è di piediquat- tro di diametro e$$endo Dorica, $arà alta piedi ventiotto. la di $opra, cha $arà Ionica, $e bene $arà vn quarto meno gro$$a della Dorica, cioè tre piedi, non $arà però vn quarto mi nore, d'altezza della colonna di $otto, perche $arà diotto Diametri, & mezo, che $ono piedi ventiquattro, & mezo, & $e bene anche fu$$ero tutti gli ordini d'vno i$te$$o genere, bi$ogneria, che la colonna di $otto non fu$$e piu gro$$a dal piedi, di quello, che è la colon na di $otto nella cima, doue $i fa la contrattura, accioche la colonna di $opra $i po$a$$e $ul viuo. ben viene anche l'altezza della colonna minore, ma non la quarta parte. però bi$ogna auuertire a quello, che dice Vitr. 10 ponerò qui $otto la pianta del Foro latino, la$ciando al giudicio, & piacere d'altri il con$iderare, & di$$egnare il Foro de'Greci.

Le Ba$ilicbe fiano congiunte al Foro nelle parti piu calde, che $ia po$$ibile, acciocbe i negocia tori il verno $enza mole$tia di cattiui tempi a quelle po$$ino transferir$i, & le largbezze di quel- le non $iano minori, cbe per la terza parte, ne maggiori, cbe per la metà della lungbezza, $ela natura del luogo non impedirà, ouero non isforzerà a mutar mi$ura di compartimento. Ma $e'llnogo $arà piu ampio in lungbezza po$te $iano negli e$tremi le Cbalcidicbe, come nella Giulia Aquiliana.

Douemo auuertire, che Vitr. col Foro abbra ccia le Ba$iliche, l'Erario, il Carcere, & la Curia. perche Vitr. hanendo trattato delle Ba$iliche, dell'Erario, del Carcere, & della Curia, dice al terzo capo $eguente. [Quando $ara fornito il Foro, bi$ogna eleggere il luo go molto $ano per gli $pettacoli.] Ecco che il Foro abbracciaua le dette co$e. però mi pare, che in vna $ola pianta, $i doueria rappre$entar il Foro con la Ba$ilica, l'Erario, la Curia, e la prigione. Ba$ilica, $e volemo interpretare il nome, $uona ca$a regale, & in quel la $i $oleua tener ragione a coperto, & trattar$i anche di grandi, & importanti negotij- $criue Plutarco, che Paulo Emilio $pe$e da nouantamila $cudi, per quanto $i fa conto, in vna Ba$ilica, la quale era nel mezo del Foro. credeno alcuni, che quella Ba$ilica fu$$e tra la chie$a di $anto Adriano, & il bel Tempio di Fau$tina. Vuole Vitr. che le Ba$iliche fia- no po$te in luoghi caldi$$imi, & intende per luoghi caldi$$imi, quelli, che le Ba$iliche $ia- lo Aquilone, & dal Settentrione, come egli e$pone nel decimo capo del pre$ente libro. & Vuole che la Ba$ilica habbia non $o che da fare col Tempio, ma non però in modo, che $e le dia quella grandezza, perche molto piu degna co$a è il Tempio della Ba$ilica. In quanto adunque la Ba$ilica tiene vna certa conuenienza col Tempio, ella $i v$urpa mol- te ragioni del Tempio. & però Vitr. dirà qui appre$$o, che le ragioni de gli Architraui, fregi, & gocciolatoi $i piglieranno dalla $immetria delle colonne, come, ha di dichiari- to nel terzo libro. La Ba$ilica adunque imita piu pre$to, che pareggiιl Tempio. Vuole l'Alberto, che per la moltitudine de i litiganti, per li notai, & $crittori la Ba$ilica $ia mol to piu libera, molto piu aperta, & lumino$a, accioche gli auocati, & i clienti cercando$i [227]_QVINTO_. l'un l'altro, $i po$$ino in vn giro d'occhio vedere. Gli antichi aggiun$ero alle Ba$iliche vno, & due Tribunali, vno, & due portichi. Sia adunque la larghezza con la lunghezza in proportione $otto$e$quialtera, ouero $ottodoppia, & que$to quando non ci $arà impedi- mento dalla natura, & $ito del luogo. perche in quel ca$o, e$$endo il luogo piu lungo, vuo le Vitr. che ne gli e$tremi $i facciano le Chalcidiche: l'Alberto legge Cau$idica, & vuole, che Cau$idica $ia vna aggiunta alla lunghezza della Ba$ilica in forma della lettera. T. per trauer$o delle te$te doue $tauano gli auuocati, & cau$idici a di$putare le cau$e. Tro- ua$i, che chalcidicum è vna $orte di edi$icio detto dalla città Chalcidia, che lo v$aua, & che era grande, & $patio$o, & for$e Vitr. intende que$to, che $i aggiunga alla Ba$ilica, quando il luogo $arà piu lungo, di quello, che porta la proportione della larghezza alla lunghezza. Altri intendeno la Cecca, della quale Vitr. non ragiona altroue, ch'è luogo doue $i batte la moneta, & for$e mi piacerebbe que$ta e$po$itione, quando la Cecca non face$$e $trepito, che impedi$ce quelli, che difendeno, & trattano le cau$e nella Ba$ilica. il Filandro adduce delle autorita, che confermano, che chalcidica erano edificij grandi. però io miacco$to alla opinion $ua. & quello e$$empio, che d ice Vitr. come nella Giulia Aquiliana, io credo, che Vitr. intenda d'vna Ba$ilica fatta nel Friuli, doue inuerna ua Ce $are, perche alcuni te$ti hãno. Villa Aquiliana. e di Aquilio $i troua vna memoria in mar mo nel Friuli, che io ho veduta, & $i trouano i ve$tigi d'alcune Therme.

Le colonne della Ba$ilica $iano tanto alte, quanto $ono largbi i porticbi, mail portico $ia ter- minato per vn terzo di quello, cbe deue e$$ere lo $pacio di mezo.

Se la larghezza del portico $arà di dieci piedi, $iano le colonne dieci piedi, dico per e$$empio, & per la larghezza dei portico s'@ntende lo $patio, ch'è dalle colonne al parete. Et poi vuole, che il portico $ia tanto largo, che egli $ia d'un terzo della l'arghezza di me- zo, cioè quanto $arà il corpo della Ba$ilica ri$tretto da i pareti prenda$i vn terzo, & di quello $i faccia la larghezza del portico.

Le colonne di $opra $iano minori di quelle di $otto, $econdo, cbe detto bauemo di $opra. Il parapetto, che ètrale colonne $uperiori, & inferiori $imilmente pare, cbe $iadi douer e$$er per la quarta parte meno delle colonne di $opra, acciocbe quelli, cbe caminano $opra'l palco della ba$ilica, non $iano veduti da i negociatori. Gli arcbitraui, i fregi, i gocciolatoi $iano pre$idalla, $immetria delle colonne, come bauemo detto nel terzo libro.

[228]_LIBRO_ Lato della Ba$ilica, & va congiunta la lettera A. di que$ta figura con la lettera B. della Antecedente.

Ne meno di dignità, & bellezza po$$ono bauere i compartimenti delle ba$ilicbe di qu@l- la maniera come io bo po$to, & bauuto cura, cbe $i faccia nella colonia Giulia di Fano : le proportione, & mi$ure della quale $ono in que$to modo. La testuggine di mezo tra le co- [229]_QVINTO_. lonne è lunga piedi cento, & venti, larga$e$$anta, il portico $uo d'intorno la testuggine tra i pareti, & le colonne, è largo piedi venti.

Le colonne erano dalla parte di dentro, e $o$teneuano la te$tuggine, ma il portico era di fuori a torno, & era $errato di parete, come $i vederà poi.

Le colonne di altezza continuate con i capitelli piedi cinquanta alte, & gro{$s}e cinque Hauendo di dietro le pila$trate alte piedi venti, largbe due, & mezo, gro$$e vno, & mezo, le quali riceue- no le travi, cbe $o$tentano i canterÿ, & i coperti de i porticbi, i quali $ono $ottopo$ti piu ba$$i alla te$tuggine. Gli altri $patÿ trale troui dei pila$tri, & delle colonne per gli interualli delle colon- ne $ono la$ciati a i lumi: quattro colonne $ono nella largbezza della testuggine ponendoui con quelle le angolari dalla de$tra, & dalla $inistra. ma nella lungbezza pro$$ima al Foro, pur con le angolari ne $ono otto ma dall' altra parte con le angolari, $ei, percbe le due di mezo in quella par- te non $ono po$te acciocbe non impedi$cano l'a$petto dello antitempio, del Tempio d' Augusto, il quale è posto in mezo del parete della Ba$ilica, & guarda per mezo'l Foro, & il Tempio di Gioue.

Quando Vitr dice; & gli altri $patij tra le traui de'pila$tri, & delle colonne, per gli inter colunnij, $ono la$ciati a'lumi. intende gli $patij, che $ono tra'l coperto del portico & il tetto della te$tuggine. & le colonne alte cinquanta piedi erano Corinthie.

Euui ancbe il Tribunale in quel Tempio meno di figura $emicircolare & lo $patio \’ai quello nel- la fronte di piedi quaranta$ei, & la curuatura di dentro di piedi quindici, acciocbe quelli, cbe ste$$ero dinanzi a magistrati non impedi$$ero i negacianti nella Ba$ilica. $opra le colonne $ono d'in- torno gli arcbitraui fatti di tre pezzi di due piedi l'vno incatenati, & quelli delle terze colonne, cbe $ono nella parte d'intorno a' pilastri, cbe $i $tendeno dallo antitempio, & toccano dalla de$tra, & dalla $ini$tra il $emicircolo.

Per le terze colonne egli intende quelle, tra le quali erano leuate li due di mezo, per dare veduta allo antitempio di Augu$to. perche $ono leterze cominciando a contare dalle angolari.

Soprale traui d'intorno contra i capitelli $ono alcuni pila$trelli come piedi$tali, di$po$ti per $o- $tenere i pe$i, alti piedi tre, & larghi quattro per ogni ver$o, $opra $ono le traui ben composte incbiauate di due pezzi, di due piedi l'uno.

I Pila$trelli $ono in luogo di Fregio. Letraui Euerganee, & ben compo$te erano in luogo di cornici, noi $olemo anche dire, quel traue lauora bene, quando eglie po$to in opera, & fa il $uo officio.

Sopra le traui $tanno itrauer$i con le cbiaui, cbe contrai Fregi delle colonne, & le ante, & i pare- ti dello antitempio $o$tentano vno continuato colmo della Ba$ilica. & vn'altro dal mezo $opra lo antitempio, & co$i doppia di$po$itione di te$tuggine vna di fuori del tetto, & l'altra della te$tug- gine interiore, porge vna veduta bella, & gratio$a. Similmente i leuati ornamenti de gli arcbitra- ui, & la di$tributione dei parapetti, & delle colonne di $opra, toglie vna fatico$a mole$tia, & $cema per vna gran parte la $omma della $pe$a. Male colonne co$i alte fin alla trauatara della testuggine, pare cbe accre$cbino & la maguificenza della $pe$a, & la dignità dell' opera.

Erano leuate quelle parti, cioè Fregi, architraui, cornici, & gliadornamenti: & in luogo loro erano le traui euerganee, i pila$trelli, & le traui di legname, perche co$i era nece$$ario e$$endo molto $patiotra colonna, & colonna'. Era a mio giuditio vna ben di$po$ta Ba$ilica, & doueua hauere del grande. hora non ci$ono diquella ve$tigij ap- parenti.

[230]_LIBRO_

La pianta è $egnata A.

La pianta del tempio d'Augu$to B.

Lo Antitempio C.

Il Tribunale D.

Il parete della Ba$ilica, che rin chiudeua i portichi E. F. G. H.

Il parete del Tempio I. K. L. M. & vanno con le ale dello antitempio a ritrouare il pa- rete della Ba$ilica.

I pila$tr i dietro le colonne. N.

Lo in piè della Ba$ilica, & del Tempio dimo$tra poi partitamente il tutto,

Le colonne 1.

I pila$tri de venti piedi 2.

La prima trauatura del portico 3.

I le condi pila $tri di piedi diciotto. 4.

Le traui, che $o$tentano i canterij del corpo del portico, che è inferiore al coperto della Ba$ilica. 5.

Le colonne erano Corinthie. Le traui di tre morelli di due piedi l'vno, in vece d'Ar- chitraue. 6.

I pila$trelli di tre piedi, che $eruiuano per fregio. 7.

Gli altritraui po$ti in$ieme, & inchiauati, che legauano la fabrica a torno, & $eruiua- no per cornici, compo$ti di morelli di due piedi l'uno. 8.

Il tetto $i vede col $uo legamento $opra il pronao del Tempio.

Il parete del portico a torno la Ba$ilica. 9.

Il parapetto alla prima trauatura del portico. 10.

I lumi $egnati. 0.

[231]_QVINTO_. ped 46. I K 15 D B L M C E M A F G n n n pedes 60 *S020 * * * pedes cxx * [232]_LIBRO_ 8 7 6 1 0 1 0 1 5 4 10 3 2 Dello Erario Carcere, & della Curia come $i deuono or- dinare. # Cap. # II.

_L'_Erario, il Carcere, & la Curia deuono e$$er congiunti al Foro, ma in modo, cbe la gran- dezza del compartimento di quelle ri$ponda al Foro, & $pecialmente la Curia $i de- ue fare $econdo la dignità de gli babitanti, ouero della città. $e ella $arà quadrata, quanto hauerà di larghezza, aggiugnendoui la met à $i farà l'altezza. ma $e la for- ma $arà piu lunga, che larga, e gli $i porrà in$ieme la lungbezza, & la largbezza, e di tutta la $omma $i pig ierà la metà, & $i darà all altezza $otto la trauatura. Oltra di questo $i deuono circondare intorno i pareti nel mezo di cornicioni, o di legname, o di $tucco, il cbe quan- do non fu$$e fatto, ne venirebbe, cbe la voce de di$putanti troppo alzata, non $arebbe udita da quelli, cbe odeno le cau$e. ma quando d'intorno i pareti ci $aranno i cornicioni, la uoce ritardata da quelli prima, cbe $ia nello aere di$$ipata, peruenirà alle oreccbie de gli auditori.

Erario è luogo doue $i ripone il Tę$oro, & il dinaro publico. i Romani nello Erario [233]_QVINTO_. ρ con$eruano tutti gli atti publici, e decreti del Senato. ilibri elefantini, ne' quali erano de$critte le trenta cinque tribù di Iuda. Dice Suetonio, che Ce$are abbru ciò tutti i libri delle obliganze, ch'egli ritrouò nell'Erario, per leuare ogni occa$ione di odio. Come e$- $er debbia l'Erario, & il carcere non dice Vit. perche $ono parte del Foro, che hãno $eço le loro nece$$ità, che $i rimetteno al giudicio dell' Architetto, e però de'Granai publici, dell'Erario, delle armerie, del nauale, del Fondaco, e della Cecca, n\=o dice altro. Deuono que$te co$e e$$er collocate in luoghi $icuri$$imi, e pronti$$imi, circondate d'alte mura, & guardate dalle forze, e dall'in$idie de'$editio$i cittadini. Noi hauemo in Venetia i Gra- nari, e la Cecca congiunte alla piazza. le armerie nel palazzo i$te$$o, l'Arzana $icura guardata, e fornita, $e altra ve n'è o $ia $tata al mondo. La Cecca $opra la piazza, opera del San$ouino. iui $i batte, & cimenta loro, & l'argento: & $i con$eruano i depo$iti, e $i riduceno alcuni magi$trati deputati alla Cecca, si per la cura delle monete, come per li depo$iti, e per l'vno, e l'altro conto c'è vna marauiglio$a $omma di $cudi Le prigioni $i- milm\~ete $ono $otto il pallazzo, al quale è cõgiũta la piu ricca che bene inte$a chic$a nel- la te$ta della $pacio$a piazza. Anticam\~ete erano tre $orti di prigioni, l'vna di quelli ch'e rano $uiati, & immode$ti, che $i teneuano, accioche fu$$ero ammae$trati. hora que$ta $i dà [234]_LIBRO_ a'pazzi. L'altra era de' debitori, & que$ta anche $i v$a fra noi. La terza è doue $tanno i perfidi, & rei huomini, o gia condennati, o per e$$ere condennati. Que$te $orti $ono $offi- cienti, perche i delitti, & falli de gli huomini, na$ceno ouero da immode$tia, ouero da contumacia, ouero da peruer$ità. alla immode$tia $i dà la prima. alla contumacia la $e- conda alla peruer$ità la terza. Nõ voglio qui addurre le prigioni dou'erano po$ti i mar tiri, o quelle, che ordinarono i crudeli$$imi Tirani, come Ezzellino da Romano, & altri, che voleuano tormentare i mi$eri cittadini, ma $olo dirò che le altezze, le gro $$ezze delle mura, le fortezze, & ba$$ezze delle porte $i richiedeno alle prigioni, accioche per niuna via $i po$$a fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, & di ferro. le volte alti$$ime, le mura di dure, & gro$$e pietre. & quello, che piu importa le danno vigilanti$$imi, & fide- li$$imi, cu$todi, oltra che ten ghino le prigioni, (dirò co$i) nel core della città. Vuole Al- berto, che le prime prigioni $iano piu $pacio$e, le $ecõde piu ri$trette, & le vltime de mal- fattori ri$tretti$$ime, $ec ondo i gradi de' delitti. Hauemo noi nella città no$tra, in molti luoghi le prigioni, che $i chiamano ca$$oni, doue $i pongono quelli, che $ono pre$i la not te per armi, o per qualche occa$ione meno hone$ta. Hanno anche diuer$i magi$trati le loro prigioni. Anco Martio edificò nel mezo del foro il carcere, al quale Tullio aggiun- $e vna caua profonda detta poi Tulliana, ch'era come le Latomie di Siracu$a, & $i $cen. deua da mano manca per lo $pacio di venti piedi. era cinta da ogni lato di alti$$ime, & forti mura, o$cura, horribile, & puzzol\~ete. Era anche in Roma doue è il Theatro di Mar cello, il carcere della plebe fatto da App. Claud. X. Vir. nel quale $tando egli per la vita vcci$e $e $te$$o. Sono i Ve$tigij di quello carcere appre$$o la chie$a di S.Nicolao in carce re.il Foro era de' lìtiganti, la Curia de Senatori, il Comitio doue $i creauano i magi$tra- ti, onde i giorni a que$to deputati $i chiamauano i giorni Comitiali. Era prima $coper- to il Comitio, fu poi coperto l'anno, che Annibale pa$sò in Italia, & poi rifatto da C. Ce- $are. Era iui il fico ruminale appre$$o le radici del Palatino, & il Comitio era vna grã par te del Foro, Noi nella città no$tra chiamamo'il gran cõ$iglio, quel luogo doue la nume- ro$a nobiltà $i rauna per creare i magi$trati. Ma vegnamo alla Curia, che noi chiamamo il Senato, ouero il Pregadi, perche anticamente $i mandauano a pregare a ca$a i nobili, che veni$$ero a con$ultare delle co$e dello $tato. Soleuano gli antichi raunar$i per delibe rare ne' Tépij, e però il Tépio di Giunone Moneta, e Senatulo, & Curia fu detto. Chiama uano anche Curia doue i $acerdoti trattauano, e procurauano le co$e della religione, co me fu la Curia vecchia, ma altro era la Curia doue $i raunaua il Senato, com'era la Ho- $tilia edificata da Tullo Ho$tilio $opra la Curia vecchia fatta da Romulo. Et la curia di Pomp. era dinanzi al $uo T heatro doue C. Ce$are fu vcci$o da' cõgiurati. Ma vegnamo a Vitr. il quale ha piu cuore alla $immetria della curia che del re$to. Vuole, che $e la Cu- ria $arà riquadrata, che l'altezza $ia vno quadro, & mezo alla larghezza. que$ta propor- tione $e$quialtera è molto comendata da Vitr. Ma piu comparando la larghezza alla lunghezza, che comparãdo l'altezza alla lunghezza, & $e la forma $arà piu lunga, che lar ga vuole, che raccogliamo la $omma della larghezza, & della lunghezza in$ieme, & del- la metà facciamo l'altezza. Ma non dice quanto e$$er debbia la larghezza, & la lnnghez za, perche ha detto, che $i habbia riguardo alla dignità della città, e de gli habitanti, che per hora co$i voglio interpretare quella parola, Municipij; della quale io ha parlato nel primo libro a ba$tanza. però $e molti doueranno entrare nella Curia per e$$ere la città grande, e populo$a, $i farà la curia grãde, e capace.e perche nel con$ultare na$ceno delle cótrouer$ie, & è nece$$ario che gli huomini $i leuino a dire le loro oppinioni, & a di$puta re le materie, però Vit. ci dà vn bello auuertim\~eto, accioche la voce $ia vdita, & vuole che al mezo dell'altezza $tano fatti d'intorno i Cornicioni che $portino in fuori, accioche la voce nõ $i perda nell'altezza della curia. Ma quello, che $ia opera inte$tina, ouero albaria diremo nel $ettimo. eq ui $ia fine al Foro cõ tutti que'corpi di fabriche, che gli $ono pro$- $imi, e cógiunti. leggi l'Alberto nell'ottauo libro al nono capo, che trouerai que$ta ma- teria piu di$te$a.

[235]_QVINTO_. Del Tbeatro. # Cap. # III.

_F_Ornito il Foro bi$ogna eleggere il luogo molto $ano per lo Tbectro, doue ne i giorni $o- lenni a i Dei si facciano i Giuocbi. la ragione de i luogbi $ani si è dimostrata nel pri mo libro, quando trattammo di fare le mura d'intorno la città. perciocbe quelli, i quali per vedere i giuocbi, conle moglie, & figliuoli si tengono stando i corpi per lo, piacere, & dilet@o, $enza mouer$i, banno le vene aperte, nelle quali entrano i venti che venendo da luogbi palu$tri, o d'alire parti infettate, con gli $piriti loro danno gran nocumen- to, & però $e con diligenza si trouerà luogo per lo Tbeatro ageuolmente si $cbiuerà ogni difetto. Bi$ogna oltra di que$to prouedere, cbe'l Tbeatro non babbia l'impeto dal meriggie perciocbe em- piendo il Sole la ritondezza del Tbeatro, l'aere rincbiu$o nella curuatura non potendo v$cire, rag- girando $i $calda, & affocato cuoce, & $cema l'humore de i corpi, & però grandemente $i deuo- no fuggire le parti nociue, & eleggere le $ane, & buone.

Si come il Trattamento del Foro abbracciaua la Ba$ilica, l'Erario, il carcere, & la Curia, co$i il trattamento del T heatro abbraccia molte co$e, delle quali Vitr. ra giona in que$to, & altri capi, & è co$a degna di auuertimento, perche vi $ono molte belle, e dif- ficili pratiche, & $ottili con$iderationi, come di$tin tamente $i vedrà al $uo luogo. Segui- tando adunquele $olite diui$ioni diremo, che de gli $pettacoli alcuni $ono per diletto della pace, & dell'ocio, altri $ono drizzati allo $tudio della guerra, & del negocio; & $i co me ne i primi $i ri$ueglia il vigore dello ingegno, & della mente, co$i ne i $econdi $i ecci- ta la gagliardezza delle forze, & dell'animo ma d'amen due vna e$$er deue la intentio- ne, cioè indrizzare il tutto all'ornamento, & alla falute della patria, però $ommamen- te $i deue auuertire, che ne i giuochi, & ne gli $pertacoli, non $iano introdotte, co$e di- shone$te, & la$ciue. Hora diremo dell'vn', & l'altra maniera di $pettaco li. Nella prima adunque, doue è il diletto della pace, introdutti $ono i Poeti, i Mu$ici, gli I$trioni; nella $econda, che riguarda a gli $tudi della guerra $i fanno diuer$i certami, & contentioni $pettanti alla forza, & de$trezza de i corpi. A i primi $i dà il Theatro, che altro non vuol dire, che $pettacolo o luogo da guardare. a i $econdi, $e $ono $pettacoli d'agilità, & de- $trezza, come correre o $altare, $i dà il Circo. $e $ono di forze come di a$$altare, & com- battere con le fiere, & con gli huomini, $i da Anfitheatro. Conuengono prima tutti gli $pettacoli in que$te co$e prima, che $ono cornuti, o curui, dapoi hanno lo $pacio di mezo e finalm\~ete d'intorno t\~egono i gradi, & i luoghi emin\~eri doue $tãno le per$one a $edere, & a vedere. $ono differenti nel di$egno, percioche il Theatro, è come vna Lun a che in- uecchia. ll Circo è piegato con le corna in lungo, & $i $tende molto, perche $ia commo- do alle carrette, & caualli, che correno. $i $oleua an che metterui l'acqua, & farui dentro le pugne nauali. Vero è che il circo di $ua natura non ha portichi, & dicono, che il cir- co fu fatto ad imitatione delle co$e cele$ti, però haueua dodicientrate per li dodici $e- gni; $ette mete, & termini per li $ette pianeti. & erano le mete d $tribuite nel mezo della lunghezza del piano da Leuante a Ponente, di$tanti vna dall'altra, doue le carrette da due, & da quattro ruote correndo and auano per mezo gli $pa@ij del Circo, come di$cor re il Sole, & la Luna, $otto ιl Zodiaco, & non v$auano piu di vent quattro dardi, per le ventiquattro hore, che è vna riuolutione del Cielo. Erano quelli, che correuano diui$i in quattro liuree, vna era di color verde, che rappre$entaua la prima vera. l'altra di ro$ato, che $ignificaua la $tate. la terza'di bianco po$ta per lo autunno. l'vltima fo$ca, che dino- taua il verno. Ill@ogo done s'incominciaua il cor$o era detto carcere: noi chiamamo le mo$$e. Alcuninon fanno differenza tra circo, & hippodromo, & catod romo. L'Anfitea- tro era di due Theatri congiunti in$ieme con le fronti loro. & que$te forme erano pre- $e dall'v$o delle cole, che $i faceuamo in que'luoghi. Per trattare adunque del T heatro [236]_LIBRO_ partitamente, & chiaramente Io dirò che dal fine $i potrà ogni $ua di$tributione con$i- derare, & però la$ciando da parte le co$e comuni ad ogni $abbrica, ch'è il luogo $ano, il fondamento, e la piazza, & altre co$e, in che conuengono tutti gli edi$icij per guardare. Douemo con$iderare le per$one, che vi vanno, & i giuochi, che $i fanno. Riguardando adunque le per$one, trouamo prima vna gran moltitudine di nobili, e di plebei che ad vn tempo vi vano, in$ieme $tanno, e for$e ad vn tempo $i pattono. però $i ricercano mol- te entrate, molte $alite, & molte v$cite. oltra di que$to perche il tempo, che $i $ta a vedere, è lungo, è nece$$ario, che ci $ia la commodità del $edere, & che in vn luogo $eggano i no- bili, in altro i plebei. i nobili haueranno i loro $eggi da ba$$o, a ccioche il fetore, che $ale con lo aere cau$ato dalla moltitudine, non gli offenda. La plebe $ederà in alto, e tutti $a- ranno in modo collocati, che potranno vedere, & vdire comodamente. le per$one, che re citano deuono hauere i luoghi doue $i ve$tino, e s'apparecchiano per recitare, & i luoghi doue hanno da $tare per recitare; però ne' Theatri $arà nece$$ario fare $imili partimen- ti. Riguardando poi a' giuochi venimo in con$ideratione di tutta la forma, impero che ne' Theatri $i recitano poemi, e $i fanno Mu$iche, però è nece$$ario di dare tal forma al Theatro, che ognuno po$$a vdire chiaramente i $uoni, & le fauole. al che fare è vtile $ape re il mouimento della voce, come $ale, come è ritardata, come è la$ciata libera, che po$$a peruenire alle orecchie de gli a$coltanti egualmente: & di qui è nata la con$ideratione dell'armonia, della quale $i dirà al $uo luogo. Da que$ta con$id eratione condotto Vit. con $omma diligcnza ha e$$eguito la di$tributione del Theatro comin ciando dalle fon- damenta, & peruenendo fin'alla cima. Elegga$i adunque prima il luogo $ano, & faccia$i il Theatro nella città, & il Circo di fuori. eletto il luogo $ano volto dal feruor del Sole, & da i venti nociui per la ragione detta da Vitr. bi$ogna fare buone fondamenta, & però dice Vitruuio.

Piu ageuole $arà fondare ne' monti; ma $e in piano, o in luogo palustre per nece$$ità $i faran- no le fondamenta, bi$egnerà, cbe quello, cbe $i fa $otterra, & i ra$$odamenti, & i battuti $i fac. ciano co$i, c me di $opra nel terzo libro, s' detto delle fondationi de' Tempij.

Ben ha detto in luogo palu$tre per nece$$ità, perche non ci ha cõ$igliati di $opra, cho in luoghi mal $ani dobb iamo fabbricare i Theatri, ma la nece$$ità non ha legge, & per. che non puo e$$ere in luogo palu$tre, & $ano? di quella maniera, ch'egli ha detto e$$er $a ne le paludi d'Altino, & d'Aquileia, come $ono hoggi quelle di Vinetia, doue con mira- bil atte $i fonda nelle paludi ogni grande edificio?

Sopra le fondamenta $i deuono fare da terra@i gradi di pietre, o di marmi.

[Da terra] cioè $ubito $opra le fondamenta. [i Gradi.] Ecco che la prima con$idera- tione dopò la $anità del lnogo, e diaccommodar le per$one. Far $i deuono adunque le graduationi $ubito $opra terra, di pietre, o di marmi, & que$ta pompa di fabbricare era molto lontana dalla roza antichità, come dice Ouidio.

Tu prima i giuochi o Romolo face$ti # Sedean $opra i ce$pugli le brigate, # Quando per aiutar i tuo' donzelli, # # Semplicemente era la $cena ordita. # De i Sabini le Vergini prende$ti. # Ne i folti bo$chi con le frondi ornate, # Allhor non eran drizzati i penelli, # # L'hir$ute chiome della gente vnita # Per $o$tener le vele, nè toglie$ti # Dall'ardore del $ol eran guardate. # Per far Theatro da que$ti, & da quelli # Monti li marmi, nè fu$ti $i vano, # Che dipigne$ti i pulpiti col grano.

Soleuano raunar$i ne'di $ol\~eni p le ville i cõta dini, e fare diuer$i lacrificij, e giuochi@ru $@icali, E que$ta vsãza piacque tãto a gli Atheni$i, che furono i primi, che la introduce$- $ero nella città. E chiamarono Theatro quel luogo, doue $i fa ceuano que'giuochi. I Ro- mani da poi dilettãdo$i di $imili vsãze, volleno anch'e$$i i T beatri nella città, ma nõ g li feccro da prima $uperbi, & alti, e di pietre, ma di legno, e cõ qualche occa$ione, $pe$ero [237]_QVINTO_. poi molto, & tutta via gli faceuano di legname, & a t\~e po, come $i legge che M. Scau- ro Edile per vn $olo me $e fece vn Theatro di legno capace di ottantamila per$one; che haueua la $cena alta in tre ordini, con trecento, & $e$$anta colonne di marmo, & quelle del primo ordine inferiore erano alte trent'otto piedi. La parte di $otto della $cena era di marmo, la di mezo di vetro, la di $opra dorata, & tra le colonne perador- nam\~eto ci erano da tre mila figure di metallo. Que$to Theatro fu il più grande, che gia mai $ia $tato fabbricato, per il che non potendo Curione, che per le e$$equie del padre ne volle far vno, aggiungere a quella grãdezza, ricor$e per aiuto alla indu$tria, doue fece due Theatri amendue $opra perni in modo bilicati,e $o$pe$i, che $i poteua- no fa cilmente girare. Sotto quelli Theatri erano le ca$e, & i coperti done $tauano quelli, che con argane, & ruotoli volgeuano quelle gran machine dei Theatri. Fu co$a marauiglio$a (come dice Plinio) & quel populo, che era vincitor del mondo, applaudeua in vn tanto $uo pericolo: perche vna traue di quella machina, che $i fu$- $erotta, tutta la fabbrica poteua ruinare, & rinouellare la $trage di Canne. Que$ti Theatri voltauano le curuature vna in contra l'altra, perche le voci de recitanti non $i confonde$$ero in$ieme; poi $i congiungeuano in$ieme cõ le corna, & raggirati cõ le genti $opra faceuano vno amfitheatro dapoi il mezo giorno per li giuochi de i gla diatori. Con$iderando io, che Plinio vuole, che cia$cuno di quelli Theatri $i moue$$e $opra vn perno, & che di due Theatri $i faceua vno amfitheatro, & vedendo non me no audacia, che ingegno in tanta fattura: communicãdo le difficultà, che io haueua con me$$er France$co Marcolini ingenio$o inue$tigatore di belle macchine, hebbi di lui con mirabile $olertia la inuentione di due punti, ne i qua li $i poteuano porre i perni, & fare, che i Theatri nel voltare non $i tocca$$ero l'vno, & l'altro. que$ti punti per dirla breuem\~ete erano gli e$tremi del diametro dell'orche$tra. Vero è, che in più luoghi $i doueuano ponere de'ruotoli di brõzo di buona gro$$ezza, accioche i Thea tri fu$$ero da quelli portati, & $o$t\~etati, Il Cardano nel libro della $ottilità pone vn'al- tro modo di girare quelli Theatri, al quale io rimetto i lettori. Venne poi voglia a Põ peio di farne vno, che haue$$e a durare più lungam\~ete, & però lo fece di pietra, & lo ornò magnificamente, & fu molto celebre. Oltra il quale ne fu vno in Leone di Mar cello figliuolo di Ottauia $orella di Augu$to, capace di ottantamil a per$one. Etvn'al tro che Cornelio Balbo fece pure a richie$ta di Augu$to, ch'era di$idero $o di vedere la città molto adornata di fabbriche, & edificij, come dice Vitr. nella epi$tola: ma tor namo a Vitr.

Sopral@ fondamenta $i dcuono leuar da terrai gradi di pietra, o di marmi. Le cinte $econdo l'altezza del Tbeatro per la rataparte, nè più alte di quello, che $arà la largbezza della cinta per doue $iua a torno. Percbe $e $aranno più alte $cacciaranno la uoce alla parte di $opra, nè la$cia- ranno, cbe le parole $iano pre$e intieramente, & terminate con il loro $igni$icato da quelli, cbe $ederann ne i $eggi, cbe $eno $opra le cinte. Et in $omma co$i è nece{$s}ario, cbe ci genernamo, cbe tirando una linea dal più ba$$o, al più alto grado, tutte le e$tremità de i gradi, & tutti gli an- goli $iano toccati da quella, & co$i la uoce non $arà impedita.

Deue$i auuertire in que$to luoguo molto bene quello, che dice Vitr. che parla del la gra duatione doue $tanno a $edere gli $pettatori, & $e bene io ho detto gradi, inten- do però quello, che intende & vuole Vitr. per quel nome che egli v$a, di gradatione, cioè tutta l'opera, & fabbrica della $alita; & dico, che le precintioni, che io ho detto cinte, altro non $ono, che diui$ioni d'intorno i gradi, per lo piano delle quali $i cami naua a torno, & vuole Vitr. che $iano tanto alte, quanto è la larghezza del piano per doue $i camina. que$ti piani $ono detti da Vit. itinera, & rende la ragione, perche que $te precintioni deuono e$$ere co$i alte.

Se la cinta $arà più alta, che il $uo piano largo, certo è che la voce batterà in quella, perche non potrà terminare per dritta linea alla parte di $opra, e$$endo ribattuta, & [238]_LIBRO_ rotta dall'altezza della cinta, & però Vitr. ci da vn rimedio, il quale è, che $i tiri vna li- nea, cìoè o corda, o $acoma, o filo di ferro, che dal ba$$o cominci, e fin alla cima tocchi tutti gli angoli de' gradi perche $i come la corda nõ $arà imperdita da vno grado più alto dell'altro, co$ianche non $arà impedita la voce ma $alira egualm\~ete dal ba$$o fin alla cima, & $arà inte$a col $uono, anche la $ignificatione delle parole. Vitr. non ci dà regola qui dell'altezza de' Theatri $econdo la ra ta parte: però douemo auuertire, che i Theatri $ono $tati fatti tanto alti da alcuni, quanto era il piano di mezo, perche vid- dero, che la voce $i perdeua nei Theatri più ba$$i, & più duramente $i vdiua ne i più al ti Ma que$to $i potrà e$pedire, dal luogo, dal di$egno, e dalle regole, che $i daranno. Ec civn'altra regola, che riguarda alle per$one, che vi vanno, però dice.

Ri$ogna di$ponere molti, & $patio$i aditi, & fargli in modo, cbe quelli di $opra non s'incontri no con quelli di $otto, ma da ogni parte drizzati, & continui $enza piegbe, o riuolgimenti, accio cbe le per$one licentiate da gli $pettacoli, non $iano calcate, & oppre$$e, ma po$$ino v$cire da ogni parte $enza impedimento.

Quella ragione, che è dell v$cire, è anche dello entrare. a $cendeua il populo per gra di coperti, & riu$ciua $opra i piani delle cinte gia dette. erano di quà, & di là le $cale, al tre commode, & aperte, altre più dritte, & coperte, per quelle a$cendeuanoi più ripo $ati, è maturi, per que$te i più curio$i, & pre$ti in modo, che era proui$to alla età, & al lo appetito d'ognuno.

Egli $i deue diligentemente auuertire, cbe il luogo non $ia $ordo, ma cbe la voce po$$a liberamen te cbiara, & i$pedita uagare, & que$to $i potrà fare, $e egli $i eleggerà luogo, doue non $ia impedi- ta la ri$onanza. La voce è $pirito, cbe corre, & perco$$a dello aere $en$ibile all'udito. Que$ta $i muoue con infiniti giramenti, non altrimenti, cbe $e nell'acqua ripo$ata gettando$i una pietra na- $ce$$ero innumerabili cercbi dell'onda, cre$cendo a poco a poco dal centro, & allar gando$i, quan- to più pote$$ero, $e non fu{$s}ero interrotti, dalla $trettezza del luogo, o da qualcbe offe$a, cbe non permette$$e que' giri dell'onde terminare fin doue $i pote$$ero $tendere.

La voce è $uono cau$ato dalla perco$$a dello aere, che diuer$amente da naturali $trumenti dell'huomo è lo $pirito fuori mandato. Il mouimento dello aere, perco$$o dallo $pirito, è circolare, come quello dell'acqua, doue $ia gettata vna pietra ma $i tro ua differente in que$to, che i giri fatti nell acqua, po$$ono e$$er nominati più pre$to circoli nel piano dell'acqua: & quelli dello aere, perche per ogni ver$o $i girano po$$o no e$$er chiamati sfere: conuengono però con quelli dell acqua, perche $e & que$ti, e quelli non $ono impediti, il $econdo na$ce dal primo, il terzo, dal $ecõdo, il quarto dal terzo fin che tanto s'allargano, & a$$ottigliano, che peruengono al fine, e co$i vanno dal primo fino all'vltimo $empre cre$cendo, perche la parte perco$$a moue la pro$$i- ma, & $i allarga, & que$to intende Vitr. quando dice.

A dunque quando $ono rattenute da alcuno o$taculo le prime, cbe ridondano tur bano le de $igna- tioni delle $eguenti, con la i$te{$s}a ragione, & giramento $i moue la uoce; ma nell'acqua i giri $i moueno in largbezze con piano eguale, & la uoce nello aere, & per largbezza, & per altezza $i $pande, & a$cende a poco a poco. Come adunque nell'acqua con le de$ignationi delle onde, co$i nella uoce, quando non ui è o$tacolo, nè o$tacolo, nè la prima disturbala $econda, nè le $eguenti, ma tutte con la loro ri$onanza peruengono alle oreccbie, $i di quelli, cbe $ono a ba$$o, come di quelli, cbe $ono in alto: però gli anticbi Arcbitetti $eguitando i ue$tigi della natura, nel cercare la ragione della noce fecero igradi de i Tbeatri iu modo, cbe ordinatamente a$cen de$$ero, & cercarono per la re- gulare Matbematica, & Mu$ica ragione, cbe ogni uoce, che u$ciua dalla $cena, perueni$se cbiara, & $oaue alle orecobie de gli $pettatori.

Se a dunque la voce per lo aere $i moue circolarmente, chi dubita, che la forma ri- tonda, & circolare non conuegna al Theatro perche quando il Theatro fu$$e di for meangolari, non peruenirebbe la voce egualmente alle orecchie, & alcuni vdirebbo no bene come più vicini, alcuni male come più lontani. Ecco adunque come l'Archi [239]_QVINTO_. tetto deue e$$ere & Mu$ico, è natuale ma molto più per quello, che $egue, come $ive- drà qui $oto. Dice adunque Vitr. che gli antichi Architetti hanno u$ato la regolata ragione de'Mathematici, intendendo per canonica, & regolata la ragione de i nume ri, della quale i Mu$ici e$perti $i $ogliono $eruire: & comprende la $peculatione, & la pratica, dicendo la regulare Mathematica, & Mu$ica ragione. Et perche il luogo $ia più ri$uonante, oltra la circolar figura dei Theatri, oltra il giu$to $alimento de i gta- di toccati tutti da vn'i$te$$a linea ne gli angoli loro, fecero $opra gli vltimi, e $opremi gradi di $opra un portico a torno il Theatro con ampie a perture dauanti, ma chiu$o di dietro, accioche $ottentrando la uoce in quelle ampiezze, ri$uona$$e $otto que' vol ti, come ri$uona nelle cauerne, & ne gli in$trumenti, che hanno grã corpo. Di que$ti portichi ne dirà Vitr. al luogo $uo, fin tanto auuertiremo a quello, che egli dice.

Percbe $i come gli organi nelle lame d'ottone, o di corno $i fanno perfetti con la die$i alla cl. ia rezza de i $uoni delle corde: co$i le ragi ni de'Tbeatri $ono $tate con ragione Armonica ordinate dagli aniicbi allo aecre$cimento della uoce. Cioè $i come alla ragione delle corde, & del lo- ro $uono s'accordano gli in$trumenti di cãne, & gli organi, co$i con Armonici ragio ne allo augumento della uoce da gli antichil$ono $tate ordinate le ragioni de'Thea- tri come che voglia dire, che la die$i, che è la minima voce & principio di accordar gli in$trumenti, habbia dato la regola di accordare gli in$trumenti da canne. Entra adunque Vitr. con que$to propo$ito a ragionare dell'Armonia. Et dice, che co$a è, & ne fa le figure, & de$crittioni interpretando la mente di Ari$toxeno, del quale nõ do uemo noi però troppo a$$icurarci: imperoche egli attribuiua il tutto alle orecchie; niente cõcedeua alla ragione, diuideua il tuono in due parti eguali, co$a nõ approua @a da i buoni Armonici, & finalm\~ete è lic\~etio$o, e dubbio$o autore. dice a dũque Vit.

Dell' Armonia. # Cap. # IIII.

_L_Armonia è mu$ica littetaturà, o$cura, & difficile, $pecialmante a quelli, cbe non banno cono$i enza di lettere Grecbe. la quale $e noi uolemo e$plicare, egli è anche uece$sario di u$are le parole Grecbe, percbe alcuna co$a di quelle non ba i nomi latini. ct però quanto io potrò, a perti$$imamcnte interpreterò da gli $critti di Ari$toxeno, & $otto$criuerò la $ua de$crittione, & di$eguerò i termini de i tuoni, occiocbe cbi con più diligenza ui attenderà, po{$s}a più facil- ment eintendere.

Alla Mu$ica appartiene, & con$iderare, & operare d'intorno a que'numeri, che ad altri $i riferi$ceno, aggiuntoui il $uono, per il che diuidremo la Mu$ica principal- mente in due parti, delle quali vna $arà tutta po$ta nel giuditio della ragione, & di quella poco ne dice Ari$toxeno, come di quella, che con$idera la natura, la differen za, & la proprietà d'ogni proportione, & d'ogni con$onanza, & pone di$tintioni tra quelle co$e, le quali per la loro, $ottigliezza non po$$ono e$$ere giudicate dal $en$o. L'altra con$umando$i nelle operationi, & praticando in diuer$e maniere $i con la voce, come con gli in$trumenti, & componimenti diletterà il $en$o de mortali affa- ticato, & porgerà gentile ammae$tramento della vita (come $i uede nella poe$ia) la quale è vna parte di que$ta Mu$ica delle principali. Mu$ica adunque è ragione, & e$$ercitio della natura Armonica. Armonica natura, èquella, che $i può con $uoni adattare in$ieme. La ragione non opera, cioè non di$corre $enza l'occa$ione del $en$o, perche non fa giudicio di co$e non prima cono$ciute. Egli è adunque ne- ce$$ario di congiungere vna parte, & l'altra in modo, che il $en$o prima $i adope- ri, & poi $egua la ragione. Onde ben dice Boetio, che bella co$a è di cono- $cere con modo, & via, che co$a è, & che co$a apporta quello, che è commune a tutti i uiuenti. Di que$te co$e il vulgo non ha dubitatione, i dotti $i torceno, [240]_LIBRO_ i cono$centi $i dilettano. Et però la Mu$ica, che dil etta la mente, & le orecchie, è com gmnta con la moralità, & con la $peculatione. Accioche adunque il $uono accompa gnato dolcemente peruenga alle orecchie, & che que' giri, che fa la uoce nelloaere, non $iano impediti, l'uno dall'altro con $proportionati mouimenti ma $oauemente s'accõpagnino, & s'aiutino in$ieme, & accioche la mente $i riuolga alla cagione del- la dolcezz@ della $oauità de i $uoni, bi$ogna prima con$iderare il principio, da cui la voce prende attitudine di potere e$$ere regolata, & di cadere $otto l'Armonia, & cõ quale mouimento ella $i moua, & come peruenga, alla perfetta compo$itione. alche fare era nece$$ario di dire prima, che co$a fu$$e voce, & come nello aere $i moueua, però Vitr. ce lo ha dimo$trato di $opra, & il re$tante è qui $otto.

Lavoce quando con mutationi $i piega, alcuna fiata $i fa graue, alcuna fiata $i rende acuta, & a due modi $i moue, de' quali vno ba gli effetti continuati, l'altro di$tinti. La continuata non $i ferm @ne in termini, nè in alcun luogo, ma $uol fare le $ue terminationi non apparenti, & gli interualli di mezo manife$ti, come quando parlando dicemo. Sol. Fior. Mar. Ben. percbe co$i nè doue comincia, nè doue termina $i cono$ce, ma ne di acuta s'è fatta graue, nè di graue acuta appa- re alle orecchie, per lo contrario adiuiene quando la uoce $i muoue con di$tanza, percbe quando la uoce nel mutar$i $i piega uiene a fermar$i nella terminatione d'alcun $uono, da poi $i muta in un'altro, & facendo questo $pe$$e uolte di quà, & di là appare inconstante a' $en$i, come adiuic- ne nelle canzoni, nelle quali piegando le uoci facemo uariare il canto: & però quando la uoce con interualli è riuolta, egli appare in manife$te terminationi di $uoni, doue comincia, & doue fini$ce.

Que$ta diui$ione è fatta (come dice Ari$toxeno) per $eparar la voce, che è atta ad entrare nell' Armonia, da@quella, che nõ è atta. La voce adunque $i moue in due mo di: prima che pare all'orecchia (come è) continuata, nè che mai $i fermi in alcun mo do di terminatione, que$ta dallo effetto $uo $i chiama ragioneuole, perche con quel lo mouimento di voce $iamo $oliti di parlare, & ragionare non alterando la voce. Da poi $i moue la voce in modo, che pare di$tinta, & che $i parta da vno gra do d'altezza, & peruenga ad vn'altro, & che $i muti in diuer$e terminationi di $uoni onde da que- $to effetto $i chiama di$tinta; ma dall'v$o melodica, cioè v$ata da chi cãta, o recita ver $i. perche quando noi cantamo, o recitamo ver$i, alzamo, & abba$$amo di$tintamen te la voce fermandola, & ripigliandola $i, che il $en$o la cono$ce di$tinta. B\~eche Boe- tio voglia, che nello recitar ver$i $i v$i vna voce mezana, & mi$ta: tra la continua, & la di$tinta. La voce continua, & d'vno i$te$$o tenore non è $ottopo$ta alla con$idera- tione della Mu$ica, perche doue non è graue, & acuto non e con$onanza: ma $i bene la di$tinta. nè que$ta anchora $arà atta alle con$onanze prima, che peruenga ad vn certo luogo, $i come a diuiene a molti corpi, i quali non $ono atti a cadere $otto la ra- gione del pe$o, $e nõ hãno vm certa quãtità, & grandezza, nè po$$ono venire $otto la pro$pettiua, $e non hanno quel tanto, che è fine del non poter e$$er veduti, & princi- pio dello e$$er veduti: perche la natura non comporta, che le minime differenze $ia- no a' $en$i de gli huomini $ottopo$te. ll $uono adunque di$tinto, & ridotto ad vna cer ta, & $en$ibile quantità, è principio dell'Armonia, come la vnità è principio del nu- mero; il punto della linea; lo in$tante del t\~epo. La natura ha circon$critto la voce di cia$cuno in modo che il primo luogo di quella, è il più ba$$o, & il più graue, che po$$a e$$er in alcuno. ma perche fa cendo $empre vn $uono, & in quello fer mando$i la voce non ne riu$cirebbe alcuna Armonia: però deuono le voci mutar$i, & $alire, e piegar$i in di uer$e terminationi, accioche la più ba$$a con la più alta con proportione ri$pon da. La via adunque della $alita, anzi la $alita $i chiama $patio, e di$tintione, & interual lo. ma la comparatione ri$petto a'termini, è diuer$a, però $tando lo $patio, quando la voce dal ba$$o a$cende allo alto, dicemo, che ella $i fa più int\~eta, più acuta, o più alta: ma quando dallo alto $i parte, & viene al ba$$o, dicemo, che la $i rimette, & s'abba$$a, e che diuenta graue. Et $i come la natura ha dato il principio della voce alla parte più [241]_QVINTO._ ba$$a, di cui la Mu$ica $ene $erue, co$i $alendo qua$i per gradi $i troua il maggior gra- do, al quale po$$a la voce naturalmente, e commodamente $alire: non in modo, che quello, che la natura ha dato per più alto $i prenda dall'arte, ma in modo, che $otto quello $i truoui quel $uono della voce, che $ia il più alto, e ri$ponder po$$a al primo in perfetti$$ima con$onanza, di mantera, che $e più oltre $i pa$$a$$e con la voce $alendo, o $i face$$e $trepito, ouero ad altra con$onanza n\=o $i perueni$$e Ma perche non $i per- uiene dal primo all'vltimo, cioe, dal più ba$$o al più alto $uono $enza mezi: però $alen do la voce dal primo, e più ba$$o luogoal $ommo, & più alto, che regolar $i po$$a, ene ce$$ario, ch'ella tocchi diuer$i gradi, & quelli $iano con proportionati $patij di$tinti. l'ordinanza della $alita delle voci dalla più ba$$a alla più alta è detta da Greci $i$tema & da no$tri Scala, & perche praticandola, la riducono $opra la mano, però la chiamo no Mano, i Greci vogliono dire, ordinata compo$itione, i no$tri comoda & ben com po$ta $alita. Que$ta $i dà ad intendere con linee, & interualli, che chiamamo riga, è $patio La $cala adunque è vna compo$itione di righe, & di $patij dritte & egualmen- te prodotti, uella quale $i vedeno $critte le note dogni canto L'v$o delle righe, & de gli $patij è, accioche $i cono$ca di$tintamente la di$tanza della $alita, & della di$ce$a delle note, le quali non $ono altro, che $egni di mandar fuori la voce, & del tempo, che ella $i deue tenere Hauemo adunque fin hora, come deue e$$er quella voce, ch'è atta alla melodia: Et Vitr. la$ciando a dietro molte co$e, che dice Ari$toxeno fra me- zo, viene alla diui$ione delle melodie, & dice.

Le maniere de'canti $ono tre, l'una è detta da Greci ar monia, l'altra cbroma. la terza diato- non. Il canto armonico è concetto dall'arte, & per quella cagione il $uo cantare ritiene grauità, & autorità non poca. Ma il cbroma ornato di $ottile $olertia, e frequenza de moduli porge più $oa- ue dilettatione. Ma il Diatono per e$$er naturale è più facile per la distanza de gli interualli.

Se io haue$$i a trattare deila Mu$ica, io la ordinarei altramente; Ma io intendo di $eguitare il modo propo$to da Vit. Maniera, o Genere è vn'certo compartimento de gli $patij nelle $cale, e nelle ordinanze, che rappre$enta diuer$e Idee d'Armonia: & di que$ti diremo partita mente qui $otto, fa cendo chiaro, quello che pare a molti o$curo & difficile. Tre $onoadunquei generi della melodia. Chromatico, Diatonico, Armo nico. Que$ti prendeno i nomi loro dalla vicinanza, ouero dalla lontananza de gli $pa tij, nelle $cale, & ordinãze. Armonico è quello. che nella $ua ordinãza, a bonda di pro$- $imi, & piccioli$$imi interualli,e breui$$ime $alite della voce, & è co$i chiamato, qua $i adattato,e con $ertato. Diatonico è cofi detto, perche abonda di $patij di$tanti per tuo ni, qua$iandante per tuoni, & in quello la voce molto $i $tende. Chromatico è quello che più abonda di $emituoni nel $uo compartimento. Chroma $ignifica colore:e per che que$to genere come colore $i muta dalla prima intentione, però è co$i nomina to. Di que$titre generi più vicino alla natura è il Diatonico, perche egli $uccede qua$i da $e ad ognuno, che canta $enza ammae$tramento. Più artificio$o è il chromatico, come quello, che $i e$$ercita $olamente da gli ammae$trati: E però la maggior parte de' Mu$ici s'affatticaua in que$to genere: perche $empre voleuano ra ddolcire, & am mollire gli animi. Lo Armonico è più efficace, & è $olo de gli eccell\~eti nella Mu$ica, & è pre$tanti$$imo tra ogni componimento, & molti per la debolezza loro non l'am metteno, perche egli non $i può co$i facilmente mettere in v$o. Seuero, & fermo, & con$tante è il Diatonico, & dimo$tra co$tumi, & habiti virili. Molle,e lamenteuole è il Chromatico. Quando adunque $ia, che noi vogliamo fare vn'ordinãza, ouero vna $cala, che tanto è, quanto accordare vno $trumento, nece$$ario è, che $appiamo $econ do quale de'tre generi lo vogliamo c\=opartire; perche a materie dolci, e lagrimeuoli, ci vuole il Chromatico: & alle grandi, & heroiche il Diatonico, come altre ad altri ge neri, o ad altre me$colāze di quelli; perche ognuno de'predetti generia più modi $pe ciali $i può partire; & quelli particolari compartimenti di cia$cun genere gli dãno vn [242]_LIBRO_ certo a$petto, e forma diuer$a, qua$i agui$a di pittori colorandogli, accioche $i faccia no vdire $ec\=odo le Idee, che $i vuole, e n\=o $i faccia a ca$o la imitatione delle co$e, che $ono grandi, c\=o$tanti, molli, mutabili, temperate e mediocri, come c\=oporta la loro na tura; nel che c\=o$i$te ogni bello effetto dell'Armonia. però $i come è co$a degna di cõ $ideratione, co$i a giorni no$tri è poco con$iderata; & molti pen$ano col genere Dia tonico di $atisfare ad ogni qualità di co$e, e$tano o$tinati, nè vogliono vdire alcuna ragione, operche pare loro di perdere quãto hãno imparato o che impo$$ibil $ia o$- $eruar que$te regole, o perche veramente $ono ignorãti, & $prezzatori di quello, che non $anno. lo vorrei, che qui $u$$e luogo di e$ponere le idee, & i colori cõuen enti ad ogni qualità di co$e, $econdo i loro generi, perche con viua i$perienza delle orecchie confermata da inuincibili ragioni, gli farei confe$$ar lo error loro; ma troppo t\~epo, & maggior occa$ione fi richiede. ben affermo $e pē$ano col genere Diatonico $olo rap- preientare tutti gli affetti humani, che s'ingãnano grādem\~ete pche come dice Vitr.

In que te tre maniere di$$i niglianti $o @ole di$p $itioni de'Tetracor di. percbe i tetracordi del genere Armonico bã no due tuoni, e due die$i I i $i è la quarta parte del tuo@o, e co$i in vno $emituono $ono due die$i. Nel cbromatico $o no posti in ordine due mezituoni, ma il terzo $pacio è di tre $emituoni. Il Diatonico va per due continuati tuoni, e cõ loterzo $pacio d'vn $emituono compie la grandezza del $uo Tetracordo, & a questo modo i Tetracordi, ne'tre generi aggu@gliati $ono, & pareggiati di due tuoni, & d'un $emituono.

ARMONICVM die$is. die$is. ditonus CHROMATICVM. hemitonium homitonium trihemoniũ DIATONICVM. hemitonium tonus tonus

In tutti i Tetracordi d'ogni genere $ono quattro termini, o $uoni o gradi, che vogliã dire. tutti $altano ad vna s\=oma in tre $alti, ma diuer$am\~ete. pche l'Armonico $ale dal la metà d'vn $emituono, che die$i $i chiama,e \~q$to è il I. pa$$o, o imteruallo, il 2. pa$$o è di $alita ad vn'altra metà di $emituono, e d'indi allo $pacio d'vn ditono. Il chromati co ha lo I. patio d'vn $emituono, e $imilm\~ete il 2. ma $ale poi al Tribemituono. Final mēteil diatonico, ha lo 1. $patio d'vn tuono, lo 2. d'vn tuono, il 3 di mezo tuono $i che inogni genere il Tetracordo è c\=opo$to di due tuoni, & vn $emituono, e \=q$to è che di- ce Vit. che i Tetracordi $ono ne'tre generi agguagliati, e pareggiati di due tuoni, & d'vn $emituono,e perche s intenda meglio quanto dice Vitr. dirò che co$a è Tetra- cordo, che co$a è $patio & interuallo, e dichiarirò gli altri termini po$ti da lui, quāto @o pen$erò, che $ia per $atisfare al pre$ente bi$ogno, con quella breuità, & chiarezza, che $i può in $imile materia difficile, a$co$a, & alla lingua no$tra $tra niera. Delle $cale, & ordinanze per$etta è quella, che con i gradi della più ba$$a, & della più alta voce contiene quella con$onanza, che le abbraccia tutte, & que$to non $i può fare $e la ordinanza della $cala non tiene quindici gradi di voce, & quattordici $paeij. Gra- do io intendo il luogo della voce o alta, o ba$$a, che $ia: ma perche da prima l'huomo nel mondo non ha fatto perfette le co$e dell'arti, ma le $ciēze, & le dottrine a poco a poco con l'aggiunta de'$ucce$$ori $ono cre$ciute; però n\=o fu ritrouato da principio tutta la $cala, & ordinanza delle voci, ma bene dapoi $i $ono formati tutti [243]_QVINTO._ gradi. la onde nel formare gli in$trum\~eti mu$icali $i v$auano le corde & i nerui de gli animali, i quali rendeuano i $uoni proportionati, & anche $i e$$ercitaua $enza alcuna Mu$ica la ragione $opra vna $ola corda partēdola numero$amēte in modo, che toc- cādo quella vota, & poi $opra vno $pacio determinato, r\~edeua quella c\=o$onanza, che $i cercaua. Que$ta $orma $i chiamaua monocordo, di modo, che v'era vna corda $ola. Ma gli antichi volēdo e$$ercitare la Mu$ica, faceuano gli in$trumēti di più corde, dal numero delle quali dauano il nome a gli in$trumēti. Però chiamauano tetracordo l'in$trumēto diquattro corde, pēta cordo quello di cinque, & co$i nel re$to fino all in $trum\~eto pētecacordo, cioè di quindici corde corri$põdēti a quindici gradi della vo ce, che faceuano quattordici $pacij, & interualli. $pacio, & interuallo n\=o è altro (come ho detto) che quātità della voce tra due $uoni. & qui è ripre$o Ari$toxeno, che pone la grauità, & l'acutezza della voce in qualità, & n\=o in quantità. Dalle dette co$e $i ha che alcune ordināze $arāno maggiori, alcune minori. Maggiori $ono quelle, che hā- no più gradi, & minori quelle, che ne hāno meno. La doue grādi$$ima $arà quella ap pre$$o gli antichi, che hauerà quindici gradi. Dico appre$$o gli antichi, perche dapoi ne $ono $tati aggiũti de gli altri, perche mēte ci vieta, che c\=o ragione n\=o andiamo più oltre, & $pecialmēte nel fare gli in$trumēti mu$icali, che po$$ono $alire più alto della voce humana, laquale t\~eperata mēte tra quelli quindici $i c\=otiene. & $e più oltra pa$- $a$$e potrebbe e$$ere $trepito$a, & inetta all'ordinãza: ilche n\=o adiuiene in molti $tru- mēti Noi hauemo dichiarito, che co$a è $pacio, & che co$a è Tetracordo. ci re$t@no alcuni altri nomi, p fare la intelligēza di Vit. più piana, e $ono \=q$ti. Die$i, Tuono, $emi tuono, trihemituono, Ditono. che $ono i nomi de gli interualli. Il tuono adumq; è il principio della con$onanza, cioè il primo termine, & fondamento della con$onan- za, nato da proportione $e$quiottaua. C\=o$onanza è vno me$colamēto di $uoni graui, & acuti pportionati, che c\=o diletto peruiene all'orecchie io ho detto nel terzo libro che co$a è proportione $e$quiottaua cioè quādo il più c\=otiene il meno vna fiata. ela $ua ottaua parte; come noue c\=otiene otto. chi vuole adunque proportionare i $uoni, nece$$ario proportionare gli $pacij, e chi vuole pportionare gli $pacij, bi$ogna che v$i i numeri, e le loro ragioni, e quella proportione, ch'è tra $pacio è $pacio, $arà anche da $uono a $uono: però doue lo $pacio $arà c\=opartito in $e$quiottaua, ouero in altra pro. portione di numeri, iui il $uono hauerà la i$te$$a c\=oparatione. Volēdo adunque fare, che vna corda ri$ponda vn tuono partirai la $ua lunghezza in noue parti, & ponerai lo $ca bello $otto le otto la$ciandoue vna fuori, & co$i hauendo toccato prima la cor da vota, intiera,e $enza $cabello, poi toccando quello $pacio dallo $cabello in poi, che è lungo otto parti, trouerai. che ella ti renderà vn tuono. $ia la corda tirata $opra vn piano,a b, & $ia diui$o $otto di quella il piano $econdo la lunghezza della corda in no ue parti, dico che la parte.c.b.che la$cia fuori vna delle noue parti, & ne'abbraccia ot to, $onerà vn tuono, con tutta la corda. Ma prima del tuono ponemo l'vni$ono, che è lo i$te$$o, & perpetuo tenore della voce $enza a$ce$a, & di$ce$a, come hanno tutte le note, che $ono $opra la i$te$$a riga, o tra l'i$te$$o $pacio. la doue l'vni$ono non è $pacio, ma fondamēto de gli $pacij, come vt vt. re re. $opra vna i$te$$a riga, ouero tra vno i$te$- $o $pacio. Ma il tuono è notato con la di$tanza, che è da vna riga al $eguente $pacio, o per lo contrario, come dall'ut, al re,a$cendendo, ouero dal re,all'ut, de$cendendo, e qui anche è ripre$o Ari$toxeno, ilquale non v$a numeri nel notare le voci per raccor re le proportioni, ma piglia la loro differenza nel mezo di modo, che egli pone la $pe culatione non nelle voci, ma in quello, in che elle $ono differenn, co$a non bene con $iderata, credendo$i egli $apere la differenza di quelle voci, delle quali egline mi$u- ra, ne grandezza ritruoua, dando il tutto al giudicio delle Orecchie. Diuide egli il tuono in due parti eguali, & que$te chiama $emituoni, & non vede, che niuna pro- portione $oprapartiente, come è quella, in che c\=o$i$te il tuono. $i può diuidere in du [244]_LIBRO_ parti eguali. poi che adunque il tuono n\=o $i può egualmēte diuidere, egli $i partirà in cue parti di$eguali, vna delle quali $i chiama $emituono minore,e die$i: l'altra $emi- tuono maggiore, & Apotome. Il $emituono minore, è quella parte del tuono, per la- quale, la proportione $e$quiterza, è maggiore di due tuoni, cioè di due $e$quiottaue. Ecco l'e$$empio. Partirai lo $pacio della lunghezza della corda, in quattro parti, & al fine delia prima $ottoponi lo $ca bello, la corda intiera, c\=o le tre parti $uonera vna $e$- quiterza, perche co$i è diui$o lo $pacio, dalla cui proportione (come ho detto) deriua la proportione del $uono. $e adunque ponerai $opra la detta corda duè c\=otinuati tuo ni, part\~edola come s'è detto di $opra, dico che lo $pacio, che $arà dallo $cabello, doue è $eignato il $econdo tuono, allo $cabello, doue è $egnata la $e$quiterza, ti $uonerà il $e- mituono, ch'e $pacio come dal mi, al fa,e co$i hauerai quattro termini. vt. re. mi. fa. è tre $pacij. l'vno da vt. a re.ch'è vn tuono, l'altro da re, a mi, ch'è il $econdo tuono, & il terzo, ch'è da mi.a fa ch'è vn $emituono minore, o die$i, e'que$to è il Tetracordo del genere diatonico, che chiude la c\=o$onanza nata da proportione $e$quiterza, che i no $tri chiamano quarta, che $ale da vt.a fa per due tuoni, & vn $emituono minore. Ma il $emituono maggiore è lo re$tāte del tuono, cioè quello, ch'è più della $e$quiterza al terzo tuono. però ponerai $opra la corda tre c\=otinuati tuoni la$ciando la $e$quiterza al $uo luo luogo, & hauerai dalla $e$quiterza al re$to del tuono il $emituono maggio- re. Que$to nome adunque di $emituono non importa mezo tuono a pũto, $i come $e miuocale, n\=o $i piglia per meza vocale a punto; ma perche è meno,e nõ arriua all e$- $er vocale,e far voce da $e, come fanno le vocali Et que$to detto hauemo nel quarto libro parlādo delle $emimetope,e de gli hemitriglifi. Dico poi, che il tuono,e $emituo no, b\~eche nõ fanno Armonia,e c\=o$onanza, nientedimeno egli $i deue c\=o$iderare l'v no,e l'altro, sì perche di$tingueno gli $pacij delle cõ$onanze,e mi$urano i mezi Mu$i cali, sì perche le $ode c\=o$onanze per l'vno,e l'altro $i legano in$ieme, e finalm\~ete al- lvno, & all'altro $i attribuilce la forza di c\=omouere gli affetti. I numeri d'vn tuono $ono 8 & 9. di due 81 72.64 e $i fanno moltiplicando 8. in $e, 9. in $e, & 8. in 9. Inume ri di tre tuoni $ono 729. 648. 576. 512. mo tiplicando 81.72.64. per 9. & 64. per 8. & a que$to modo vanno i tuoni c\=otinuādo c\=o i numeri, ne'quali la proportione del mag giore al minore è $empre $elquiottaua. tuono adūque è come da vt, a re, da riga a $pa cio, Ditono come da vt. a mi. $alēdo,e da mi ad vt. di$cendēdo da riga al $ec\=odo $pacio pure che non vi $ia $emituono di mezo, que$to diletta alla orecchie, ma n\=o è con$o- nanza, & $i chiama terza maggiore. Triemitonio come da re.a fa $alēdo, e chiama$i anche $e$quituono, & è $pacio, che abbraccia vn tuono, & vn $emituono minore, n\=o è con$onanza, perche le con$onanze, n\=o $ono in proportione $oprapartiente, & il $e$- quituono, (come $i dirà poi) è in tale proportione. Chiama$i da no$triterza minore. & è lo $pacio da vna riga all'altra, purche tra mezo vi$ia vn $emituono. Il $emituono maggiore (come ho detto,) è loauanzo di tre $e$quiottaue leuatane la $e$quiterza, & perciò è detto Apotome da Greci. & è alieno dal genere diatonico, perche non $i ad- mette nel c\=oponere, n\=o hauendo luogo tra le corde. perche n\=o può ri$p\=odere ad alcu na corda per fare alcuna c\=o$onāza. C\=ouengono tutti i detti $pacij in que$to, che tutti $erueno alla Mu$ica. il tuono, & il $emituono $erueno per fondamēti alle legature de Tetracordi. il Triemi tonio, & il ditono, perche vanno ne'c\=opartimenti de' generi, & perche dilettano l'vdito. Dilettano molti $uoni, che n\=o $ono con$onanze, come è la terza maggiore, & la terza minore,e la $e$ta minore fatta dal $emituono con la dia- pente. cioè con l'aggiunta d'vn $emituono alla $e$quialtera, & $i fa quando $i pa$$a da cia$cuna linea allo terzo $pacio, che contiene due $emituoni minori, & tre tuoni, co- me da mi,a fa cãtati per la $e$ta. euuianche il tuono col diapente, che pa$$a da ciaicu na linea, allo terzo $pacio, ma vi è $olo vn $emituono, e quattro tuoni, come da vt, a la, cantati per la $e$ta, e $i chiama $e$ta maggiore. euui anche la $ettima minore, che ab- [245]_QVINTO._ braccia due $emituoni minori, & quattro tuoni, come da vt a mi, da vno $pacio al quar to $pacio, ouero da vna linea, alla quarta linea, ci $ono anche molti altri $pacij, piu pre- $to collocati nello e$$ercitio, che nelle regole. come è la nona, la decima, la vndecima, & la duodecima: ma di que$ti ne la$ciamo la cura ad altri. Delle con$onanze diremo poi.

Vni$onum Tonus Semitonium Ditonus Semiditonus. ESSEMPIO DEL MONOCORDO. Tuono A C B

Hauendo noi gettato i buoni fondamēti, e$poneremo Vit. Dice egli, che diuer$e $ono le di$po$itioni de Tetracordi, & i c\=opartimēti loro ne'tre generi, e la ragione è que$ta, perche $ono applicatia diuer$e intētioni, & idee $ec\=odo, le co$e, che $ono o ba$$e,o grādi, o mediocri. Dichiara poi la di$po$itione di cia$cuno,e dice, che la di$po$itione del tetra cordo, nel genere Armonico, ch'egli armonia dimanda, contiene due die$i,e que tuoni,e s'intende a que$to modo, che la $alita dalla parte graue,e ba$$a all'acuta, & alta $i fa $alen do dalla metà d'vn $emituono, che fa lo primo $pacio, all'altra metà, che fa lo $econdo,e da que$to $i $ale allo $pacio d'vn Dituono;e co$i que$to Tetracordo rinchiudeua la c\=o$o nāza diate$$ar\=o, che noi chiamiamo quarta. La ordinatione adũque del tetraeordo Ar- monico, fondata la prima voce dalla parte graue va dalla proportio ne $e$quiquad rage $imaquinta, alla $e$quiuige$imaterza, & indialla $e$quiquarta,e ritorna per i$te$$i gradi, abbracciādo il primo tetracordo,e que$to procedere è $a ēdo dalla die$i, a la die$i,e d'in di al ditono ne gli $pacij $uoi, equiui diefi è la metà del $emituono minore, che procede dal partire la differenza de gli e$tremi della $ua habitudine in modo, che la maggiore $ia alla parte piu alta,e la minore alla piu graue. La die$i in Greco è detta anche Tetartemo ria,e però Vitr. dice che la Die$i è la quarta parte del tuono, e che nel $emituono $ono due die$i. Ecco l'habitudine de gli e$tremi del $emituono minore, è tredici, perche il $e- mituono minore con$i$te nella proportione, che hanno que$ti numeri 256. 243. la differenza de'quali è tredici. que$ta $i parte in due parti, vna maggiore ch'è di$ette, l'altra minore, ch'è di $ei,la maggiore $i pone alla parte piuacuta, la minore alla piu graue. Vedi adunque quanto breui $ono gli $pacij dell'ar- monica melodia, ch'a pena $i po$$ono regolare dalla ragione. non ch'e$$er c\=opre$i dal $en$o,e però eglin\=o $i troua altro colore, o copartimento di que- 256 # 243 ## 13 ## differenza 262 # 270 $to genere, che'l predetto, per le ragioni de'minimi interualli. Ma $i puo dimandare, per che vogiamo, che die$is intēda per la metà $emituono minore,e n\=o per la metà del mag giore? io dico, che la con$onanza, che rende il Tetracordo, è la diate$$aron, cioè la quar ta, ch'è compre$a da due tuoni, & da vn $emituono minore. Il Tetracordo chromatico [246]_LIBRO_ è compo$to di $pacij, che contengono il $emituono minore, il maggiore, & vn $e$quituo- no,o Trihemituono. que$to perche ha le di$tanze, & gli interualli maggiori, & piu acc\=o- modati del genere armonico, però $opporta di hauere due colori. Nel primo, che $i da al chromatico però ne ha due. Nel primo, che $i da al chromatico piu molle, s'a$cende dalla $e$quiuige$ima $ettima, per la $e$quiquarta decima alla $e$quiquinta, & $i di$cende al contrario, & tutta via gli e$tremi del Tetracordo rendeno la quarta, nè può rendere altra con$onanza pa$$ando per que$ti interualli, come $i può vedere dalle regole, che noi hauemo dato nel terzo libro, trattando delle proportioni. Que$to tetracordo co$i com po$to, $i chiama mobile, imperoche è mutabile, lamenteuole, & affettuo$o. Nel $econdo colore del detto genere chromatico, il partimento piu acuto è quello, che dal a $e$qui- uente$ima vna, pa$$a per la $e$quiundecima, alla $e$qui$e$ta, & con que$to colore, che $i chiama, $intono, $i rinchiude mede$imamente la c\=o$onanza predetta, & $i chiama $into- no, ri$petto al molle, percioche è meno mutabile del molle, & meno lamenteuole, & af- fettuo$o. & qui $i deue con$iderare, come è nece$$ario $econdo le intentioni con$ertare le ordinanze, & le $cale, accio che egli $i riporti quel vanto della Mu$ica, che diede tanto nome a gli antichi. $eguita il Tetracordo del genere diatonico: que$to perche ha gli $pa- cij maggiori, $i può in piu modi colorare: cinque adunque $ono i $uoi colori. il Molle, il più tirato, l'eguale, il $intono, & il diatonico. Nel primo, ch'è più molle, & rime$$o $i $ale dalla parte più ba$$a da vna $e$qui$ettima, per vna $e$quinona, ad vna $e$quiuente$ima, & $i chiama, molle, è rime$$o, perche trai colori di que$to genere, rende vn habito, & tie- ne vna Idea piu temperata de gli altri. Nel $econdo colore, che è piu tirato, ma non pe- rò ancora ben gagliardo, s'incomincia dalla $e$quiuige$ima $ettima, $i pa$$a per la $e$qui $ettima, ne può far'altro, che $ia con$onante, che vna $e$quiottaua, & $i chiama molle in- tento, perche tiene vna via dimezo tra'l molle precedente, & il $eguente, ch'è il terzo. Il quale è quando la voce hauendo gia il $uo primo luogo co piu ba$$o $uono derermina- to $ale al $econdo con proportione $e$quiundecima, & pattendo s'inalza vna $e$quideci ma, & ferma il $uono in vna $e$quinona, nè puo fare altrimenti, s egli deue hauere con- $onanza. & chi non vede quanto $ia regolato il pa$$o, & la $alita di que$ta $cala, $alendo per tre c\=otinuate proportioni? però regolato, oper dir meglio eguale diatonico $i chia ma. II quarto colore di$egna, & colori$ce que$to genere cominciando da vna $e$quideci ma quinta, & nella di$tanza di mezo forma vna $e$quiottaua, terminando in vna $e$qui- nona. Que$ti è $icuro, & forte, & dinota habito ma$chio, & molto inten$o, & però $i chia ma $intonon. Il quinto finalm\~ete, perche abonda di tuoni, $i chiama diatono, & è di due tuoni, cio di due $e$quiottaue, & d'vna die$i: & que$io anche, è piu robu$to & ga- gliardo di tutti gli altri. & con que$te diui$ioni $i conchiude il colore d'ogni genere va- riato $econdo la intentione dei compo$itori. al che con grande attentione bi$ogna au- uertire, & in ogni colore la ordinanza del Tetracordo $erra la diate$$aron, cioè la quar- ta, con due tuoni, & vna Die$i. & que$to è quello, che dice Vitr. che in tuttiitre ge- neri i Tetracordi $ono pareggiati di due tuoni, & vn $emituono; & le figure di quanto s'è detto, con i loro numeri, $ono de$critte.

Ma quando i Tetracordi $ono con i termini di cia$cun genere $eparatamente con$iderati, bau- no di$$imiglianti di$egnationi delle distanze.

Cioè la $omma de i Tetracordi è pareggiata: perche in ogni genere è compre$a la c\=o $onanza diate$$aron nel Tetracordo, ma differentemente $i $ale in cia$cuna alla diate$$a ron, come $i è detto di $opra. conclude adunque dicendo.

La natura adunque ba diui$o nella voce le di$tanze de i tuoni, & de i $emituoni, & de i Tetracor di, & ba $inito le terminationi di quelli con mi$ure, con la quantità de gli $pacij, & con modi certi distātiba ordinatole qualità, le quali v$ando ancbe gli arte$ici de gli instrumenti $econdo le co$e constituite dalla natura, appareccbiano le loro per$ettioni a'conuenienti con$erti di armonia.

L'arte o$$eruando la natura ha ritrouato le con$onanze: & gli arte$ici $ec\=odo quella [247]_QVINTO._ Harmomcum 92 {1/4} 1.{1/23} 1.{1/45} 69 15 8 216 345 360 365 chroma molle 70 1 {1/15} 1 {1/14} 1 {1/27} 42 18 10 210 252 270 280 chromaf. non languid. 22 1 {1/6} 1 {1/11} 1 {1/21} @ 7 4 66 77 84 88 Dia foni@molle 21 {1/7} 1 {1/9} 1 {1/10} 9 8 4 63 72 80 8@ Molle inten tum 56 1 {1/8} 1 {1/7} 1 {1/27} 21 27 8 168 189 216 224 Aquale 3 1 {1/19} 1 {1/10} 1 {1/11} 1 1 1 9 10 11 12 Sintonu 24 1 {1/9} 1 {1/8} 1 {1/15} 8 10 6 72 80 30 96 Diafoni bem 64 1 {1/8} 1 {1/8} 24 27 13 92 216 243 256 fanno i loro in$trumenti. La natura ha dato il potere difare vn tuono, & vn $emituono, ma l'arte ha ritrouato in che proportione $ia l'vno, & l'altro. La natura $econdo gli affet ti $pontanamente mo ue gli huomini, & le voci, ma l'arte ha compre$o con vie ragione- uoli, & le quantità, & le qualità de i $uoni, & ha me$colato i generi, ritrouato le idee, ap- plicate le forme alla natura delle co$e, & que$to è quello, che Vitr. ha voluto dire, $eguita poi & dichiara i $uoni, & 1 vocaboli loro, & altre co$e pertinenti al propo$ito no$tro.

f $uoni, che Phtongi da Greci $i cbiamano, $ono diciotto. de i quali otto $tanno $empre fermi i tutti i tre generi: ma gli altri dieci quando communemente $i cantano $ono in$tabili, & vagan- ti. $tanti, & fermi $ono quelli, che po$ti trai mobili contengono la congiuntione del Tetracordo, & per le differenze dei generi $tannone i loro termini permanenti, & $i chiamano in que$to mo- do A$$onto, primo dei primi, primo de i mezi, mezano, vltimo de i congiunti. preβo al mezano, vltimo de i di$giunti, vltimo de gli eccellenti. Mobili $ono quelli, che nel tetracordo tra gli $ta bili $ono ne i generi di$posti, & nei luogbi fanno mutatione, & $i chiamano in que$to modo, vi- cino alprimo de'primi, indice dei primi, vicino al primo dei mezi, indice de i mezi, terzo de i congiunti, pre$$o all'vltimo de i congiunti, terzo de i di$giunti, pre$$o all'vltimo de i di$giunti, ter- zo delle eccellenti, pre$$o all'vltimo delle eccellenti.

A me pare che Vitr. poteua meglio ordinare que$to $uo di$cor$o, perche adduce mol te co$e, prima che hanno bi$ogno dell'intendimento di altro, che egli pone dapoi: però noi procederemo ordinatamente. Certo è che ogni ordinanza o $cala, o Si$tema, che $i dica, in mu$ica, è compo$ta di $uoni. $uono è cadimento, o qualita indiui$ibile della vo- ce, la cui quantità o grandezza è certa, & determinata, & principio della melodia, & in quello come nel proprio elemento ogni concento $i ri$olue. Dei $uoni altri $ono e$tre- mi, altri di mezo nelle ordinanze. De gli e$tremi altri $ono graui$$imi, $otto i quali non $i va piu ba$$o; altri a cuti$$imi, $opra i quali più alto non $i $ale nelle perfette ordinanze. [248]_LIBRO_ Di quelli di mezo $i può dire, che $iano graui, & acuti; graui ri$petto i piu alti, acuti ria $petto i piu ba$$i. $ono adunque chiamati alti, & ba$$i in comparatione, come tra gli ele- menti l'acqua ri$petto alla terra, è lieue, ri$petto all'aere è graue, & co$i l'aere compara- to all'acqua è liggieri, comparato al fuoco è graue. ma la terra è graui$$ima, & il fuoco è leggier $$imo, perche a quella niente $ottogiace, a que$to niente $opra$ta. & for$e da que$ta $imiglianza è $tata tratta la con$ideratione delle prime quattro voci,o tuoni, che fanno il Tetracordo. I $uoni acuti na$ceno da veloci & $pe$$i,i graui da, tardi & rari mo- uimenti: come per i$perienza $i proua, che vna corda piu tirata è piu veloce, & vna piu rime$$a e piu tarda: fimilmente vna corda tirata $i moue con piu $pe$$i mouimenti, che vna rila$ciata. Et $e bene il mouimento pare vn $olo, non è però da credere, che egli $ia vno, ma molti, che perla grande pre$tezza del mouimento pareno vno: come che vna continua ritondità di fuoco, ci appare, quando vna verga acce$a da vn capo è girata c\=o gran celerità. Hora dico, che i $uoni $ono quindici, noi chiamamo voci. come è quan- do dicemo quattro voci piu in $u, $ei voci piu in giu, prender la voce, dar la voce, & $imi- glianti modi. Greci chiamano Phtongi, latini $uoni. dico adunque, che $ono quindici nella perfetta ordinanza, benche piu ne $iano, come $i vede nella mano, che pa$$a le ven- ti voci, & anche Vit. ne pone diciotto; ma in che gui$a, io dirò poi. Cominciarono a quat tro vocio $uoni, & fecero (dirò co$i) vn Tetracordo, la prima voce, che è la piu ba$$a chiamarono $econdo, che portaua la natura della co$a, Hipate, cioò prima, la $econda parhipate, cioè vicina alla prima, la terza, paranete, cioè penultima, & la quarta, nete cioè vltima. ecco con quanta facilità $enza v$are i nom delle lingue $trane, la ragione, anzi la natura c'in$egna a trouare i vocaboli delle co$e. ma perche pure $iamo obligati a gli antichi per la fatica che hanno fatto per noi nel trouare, & aumentare le arti, & le $cienze, però dichiarando i loro o$curi vocaboli potremo vedere la inuention loro, & quella dei $ucce$$ori fin al tempo no$tro. Le quattro voci adunque del Tetracordo po$- $ono e$$ere chiamate volgarmente in que$to modo, prima, pr $lo prima, penultima, & vltima. Ma perche poi gli antichi non $i $ono fermati in vn tetracordo, ma hanno ag- giunto piu $uoni, portando co$i la natura delle co$e: però per la diuer$a comparatione di quelli, hanno formato diuer$i nomi di $uoni, fin che dapoi l'hauer trouato, & po$to in- $ieme due, tre, & quattro tetracordi, hanno fatto vna $cala, & vna ordinanza per$etta. chia narono adunque nella perfetta ordinanza il primo $uono, & la prima voce piu ba$- $a, pros amuanomenos, cioè a$$onto, accettato ouero aggiunto appre$$o gli altri, perche non ha raccomunanza con alcuno dei Tetracordi, ma e accettato di fuori accioche egli corri$ponda con la mezzana voce dell'ordinanza. Que$ta voce è po$ta da i no$tri, in a- re. ma perche anche quelli ne hanno af$onto vn'altra dalla parte piu ba$$a l'hanno chia- mata Gamma vt. $ignificandola con vna lettera Greca, accioche $i dinota$$e, che anco da loro fo$$e $tata aggionta quella voce, & quel $uono alla Mano, non v$ando quella let tera nelle altre voci della loro ordinanzi, & $e Greci la haue$$ero a chia mare per lo $uo nome potriano chiamarla epiproslamuanomenos: ouero hypoproslamuanomenos, qua$i $ottol a$$onta. Il $econdo $uono è detto hipaton-però douemo $apere, che $e noi con$ideramo, & ordinamo i Tetraoordi $eparatamente, cia$cuno per $e,e non nella per- fetta ordinanza, & compita $cala: $empre la prima corda, & piu graue è chiamata hipa- te (come ho detto) cioè principali, o prima, ma come $i mettono piu tetracordi in$ie- me, la prima corda ritiene il nome de hipate, ma $e le aggiunge vn altro nome, cioè hi- paton, a differenza delle prime dei $eguenti tetracordi, & $i chiama hipate hipaton, cioè prima delle prime, & co$i la $eguente $i chiama parhipate hipaton, cioè pre$$o pri- ma delle prime, a differenza delle $econde de gli altri tetracordi. La terza è detta hi- perparhipate, cioè $opra la vicina all'hipate, percioche il $uono di que$ta, è piu alto del- la parhipate. chia ma$i anche lichanos, cioè indice, perche $i come il dito in dice, ha di- $tanza maggiore dal dito gro$$o, & alcuna fiata minore, che da gli altri, per que$$a $imi- [249]_QVINTO._ glianza la quarta corda, che è la terza dei tetracordi, ponendo la proslamuanomenos per prima, bauendo hora maggiore $pacio, hora minore, $econdo la diuer$ità delle ar- monie (come $i vederà poi) $i chiama lichanos. Que$ta nei Tetracordi $eparati $i chiamarebbe penultima, ma in que$ta ordinanza di piu tetracordi, è co$i chiamata dal luogo, che ella tiene. La quinta $i chiama hipate me$on, cioè prima delle mezane. $i chiama prima, perche è la prima del $econdo Tetracordo. chiama$i delle mezane, per- che il $econdo Tetracordo $i chiama mezano, perche è tra due Tetracordi, l'vn è detto delle principali, & prime, il quale $ta alla parte piu ba$$a, & è quello al quale fin hora hauemo po$to le corde. L'altro è delle congiunte (come diremo) che $ta alla parte piu alta. Maperche non $i chiama que$ta corda, nete, cioè vltima per e$$er l'vltima del pri mo Tetracordo, & hipate cioè prima per e$$er prima del $econdo Tetracordo? dico, che $e que$to Tetracordo $i con$idera$$e da $e, & non nella perfetta ordin anza, co$i bi$o gnerebbe chiamar l'vltima corda, ma con$iderando$i vnitamente con le altre, la non viene ad e$$er la vltima, anzi la prima ri$petto al Tetracorde delle mezane, era adunque nece$$ario per la aggianta di altri Tetracordi, mutando$i nouo ri$petto, & noua con- $ideratione, mutare anche il nome alle prime, che in vero pare, che la natura habbia formato que$ti nomi, ne altri nomi $i darebbono alle dette corde da gli piu ine$perti della Mu$ica, che dal $ito loro, & dall'ordine, che hanno, & que$to dico, perche altri non $i merauiglino, & reputino difficile la impo$itione de i nomi antichi. perche adun- que i detti Tetracordi $ono vniti, in vna ordinanza, & le comparationi de i $uoni & del le corde $ono diuer$e, però $i danno, (come ho detto) altri nomia quelli Tetracordi vniti, che $i darebbero $e fu$$ero po$ti da $e $te$$i. E$$endo adunque nella perfetta ordi- nanza due otto cordi, l'vno alla parte piu ba$$a, & l'altro alla parte piu alta; & e$$endo l'vno, & l'altro di due Tetracordi compo$to, poiche il nome hipate è di$t@ibuito a i com partimenti piu ba$$i, $i come il nome di nete è dato a i termini piu alti, però ad amen- due i primitetracordid alla parte piu ba$sa, $i dannoi nomì pre$i dall'hipate; doue il primo Tetracordo piu graue è detto, il Tetracordo delle hipate, cioè delle principali. Et il $econdo è chiamato il Tetracordo delle mezane, & la $ua prima corda, è detta hipate me$on, cioè prima delle mezane. Et con que$ti auuertimenti $i rende facile il re$tante. Però la $e$ta corda è detta Parhipate me$on, cioè vicina alla prima delle me- zane, che è la $econda del $econdo Tetracordo. La $ettima è detta hiperparhipate, qua $i $opra alla pro$$ima delle prime. La ottaua è detta Me$e, cioè mezana, perche vera- mente è nel mezo de i Tetracordi. Ma $e egli non $i anda$se piu oltre, & che $i rinchiu- de$se,le voci in vno otto cordo, ella $i chiamerebbe nette, cioe vltima. ma perche e fine del piu ba$so, & principio del piu alto ottocordo, & la piu ba$sa diquello legando l'vno & l'altro in $ieme; però e detta mezana, come termine commune a due ottocordi, & co- ine legamento, & come quella, che tiene eguali proportioni con gli e$tremi. La nona e detta parame$on, dal $ito $uo, perche e vicina alla mezana, che e la $econda del Terzote tracordo. La decima e detta Trite diezeugmenon, cioe terza delle di$giunte, perche nello in$trumento antico di $ette corde, ella era la terza in ordine all'vltima, & era chia mata parame$e, cioe vicina alla mezana nel terzo Tetracordo, o nel $econdo ottocor- do. Ma perche que$ta corda ri$petto all'ottocordo della parte piu alta e congiunta. & ri$petto all'ottocordo della piu ba$sa e di$giunta, cioe collegatione con quella, & con que$ta, però $i chiama delle di$giunte, come $i dirà poi. L'vndecima e detta para- nete diezeugmenon, cioe vicina all'vltima delle di$giunte, & e l'vtima del terzo tetra- cordo detto delle di$giunte, & prima del quarto Tetracordo detto delle alti$$ime, o $o- prane, & eccellēti, perche appartiene alla parte piu alta. La duodecima e detta nete die- zeugmenon, cioè vltima delle di$giunte, perche è la quarta del terzo tetracordo. la terza decima e detta Trite hiperboleon, cioè terza delle eccellenti, perche è la terza in ordine dall'vltima po$ta nella parte piu acuta, & e detta terza, per lo $ito. & è detta delle eccel- [250]_LIBRO_ lenti, perche è del quarto Tetracordo, che $i chiama delle eccellenti, & alti $$ime voci. che è l'vltimo nella perfetta ordinanza. La quarta decima, è detta paranete hiperbo- leon, cioè penultima delle eccellenti, perche iuiè collocata. La quinta decima è detta nete hiperboleon, cioè vltima delle eccellenti, oltra la quale non $i a$cende nella $alita delle voci, nella perfetta ordinanza. Mai moderni (come ho detto) chiamano $cala que$ta ordinanza, & vanno ordinando le vociper gradi c\=o alcune $yllabe, & alcune let- tere, & dicono T. vt.A.re.B. mi. & co$i vanno $eguitando. diuideno in quattro parti la loro $cala dando la prima al ba$$o, la $econda al tenore, la terza al contra alto, l'vltima al $oprano, & co$i non pareno differenti da gli antichi. come $e chiama$$ero il Ba$$o, Tetracordo delle prime;il tenore, Tetracordo delle mezane:il contraalto Tetracordo delle di$giunte;il $oprano, Tetracordo delle eccellenti. Ben è vero, che co$i chiaramen te non e$primeno que$ta intentione, perche diuideno la $cala in tre ordinanze, & gli dā- no piu gradi, & chiamano chiauii principij di quelle, a $imiglianza delle chiaui materia li come quelle che apreno certe, & determinate melodie, & co$i manife$tano tutta la or- dinanza della $cala, come le chiaui nelle toppe riuoltate aprendo gli $crigni fanno ma- nife$to quello, ch'è na$co$o di dentro. La onde anche nominarono le note col nome di chiaui, con que$te lettere a.b.c.d.e.f.g. dicono, che delle chiaui altre $ono graui, altre mezane, altre acute:le graui $ono quelle, che $i cantano con voce graue, & rime$$a, & $i chiamano per que$to le chiaui del ba$$o. Et il canto cantato per quelle, $i chiama il ba$- $o. $ono otto, & $i $egnano con lettere maggiori. A.B.C.D.E.F.G. & il G.del gamma vt- Le mezane $ono co$i dette, perche hanno la voce tra la ba$$a, & la acuta,che $i danno al tenore, & al contra alto, & $ono $ette notate con lettere minori a.b.c.d.e.f.g. Le a cute $ono quelle, per le quali $i canta con acuta, & alta voce, & $ono cinque, de$critre con let- tere minori, ma doppie aa. bb. cc. dd ee. & que$to s'è detto affine, che $i $appia, che $e- condo diuer$a intentione $i vanno formando inomi, & le ordinanze:però gli antichian dorono fin a 15. voci, perche quindi a punto chiudeno la con$onanza detta diapa$on. i moderni $ono andati a venti due ri$petto a gli in$trumenti, che po$$ono $alire piu,che la voce humana. Vitr. ne pone diciotto ri$petto alla compo$itione dei Tetracordi, dei qua li dirà da poi, & ha diui$oi $uoniin $uoni $tabili, & in $uoni mobili, & ha dichiarito, quali $iano & come$i chiamano que$ti, & quelli. In ogni genere $i può fare l'ordinanza di que$ti $uoni. Stabili $ono quelli, che tra i quindici in ogni ordinanza di Mu$ica, $ia di qualunque genere o colore $i voglia, fermi $tanno nel$uo tenore, & grado, come termi- ni delle con$onanze, perche le con$onanze $ono le i$te$$e in ogni genere, però doueua Vi truuio trattare prima de i $uoni, de gli $patij, de i generi, delle con$onanz, che toccare que$te co$e. Mobili & mutabili $ono quelli, che $econdo diuer$i generi, & diuer$i colori $i mutano ne gli $patij loro, facendogli maggiori,o minori, $econdo il genere,o il colo- re. Ecco tanto nel Tetracordo del genere chromatico, quanto de gli altri, gli e$tremi $o no $tabili, perche $i ri$pondono in con$onanza diate$$aron;ma le voci, & i $uoni di mezo $i mutano $econdoi generi, perche l'Armonico va da die$ia die$i, il chromatico da $e- mituono a $emituono, il diatonico da tuono a tuono.

[251]QVINTO. _ARMO NICVM. CHROM ATICVM DI ATONICVM._ Stabile. # Tuono. # _T_uono. # _T_uono. # Proslamuanomenos. # A.re Stabile. # Die$i. # Semituono. # Semit. # Hypatebypaton. # B.mi. Mobile. # Die$i. # Semituono. # _T_uono. # Parbypate bypaton. # C.fa ug Mobile. # Ditono. # Tribemituono. # _T_uono. # Lychanos, vel ditonobypaton. # D. $ol. re. Stabile. # Die$i. # Semituono. # Semit. # Hypate me$on. # E. la. mi. Mobile. # Die$i. # Semituono. # _T_uono. # Perbypate me$on. # F. fa. ut. Mobile. # Ditono. # _T_ribemit. # _T_uono. # Lycbanos vel diatonos me$on. # G.$ol.re.vt Stabile. # Die$i. # Semit. # Semitu. # Me$e. # a. la. mi re. Mobile. # Die$i. # Semit. # _T_uono. # _T_rite Sinimenon. # b. fa. b. mi. Mobile. # Ditono. # _T_ribemit. # _T_uono. # Paranete $ynimenon. # c. $ol. fa. Stabile. # _T_uono. # _T_uono. # _T_uono. # Nete $inimenon. # d.la.$ol. Stabile. # Die$i. # Semit. # Semitu. # Parame$e. # b. fab. mi. Mobile. # Die$i. Semit. # _T_uono. # _T_rite diezeugmenon. # c.$ol fa vt. Mobile. # Ditono. # _T_rihemit. # _T_uono. # Paranete diezeugmenon. # d.la $ol re. Stabile. # Die$i. # Semit. # Semitu. # Nete diezeugmenon. # e.la mi. Mobile. # Die$i. # Semitu. # _T_uono. # _T_rite byperboleon. # F. faut. Mobile. # Ditono. # _T_ribem. # _T_uono. # Paranete byperboleon. # g. $ol re vt Stabile. # # # # Nete byperboleon. # A la mi re.

Mai $uoni mobili $ogliono riceuere altre virtù, perche banno gli $patij, & le di$tanze cre$centi. La pro$$ima alla prima adunque, detta parbypate, che nello armonico è distante dal- la prima vna die$i, nel cbromatico è distante per vn $emituono, & nel diatonico dalla prima pertre $emituoni, & con le dieci voci, per li traportamcnti loro nei generi fanno vna varietà dicanto ditre maniere.

Lo e$$empio èch aro, & la figura di$opra lo fa piu chiaro. Seguita adunque.

Cinque $onoitetracordi, il primo graui$$imo detto Hypaton da Greci. il $econdo mezano, che $i chiama mo$on. I terzo congiunto, chiamato $ynemmenon. Il quarto di$giunto nominato diezeugmenon, il quinto, che è acuti$$imo $i dice byperboleon.

[252]LIBRO ## Il Tetracordo delle prime detto # # Trite $ynezeugmenon. # Hypaton, che è alla parte piu graue è # # Paranete $ynezeugmenon. # Hypate hypaton. # # Nete $ynezeugmenon. # Parhypate hypaton. # ### Il Tetracordo delle di$giũte detto diezeu- # Lycanos hypaton. # # Parame$e. # (gmenon è que$to. # Hypate me$on. # # Trite diezeugmenon. ## Il Tetracordo delle mazane detto Me$on è \\ que$to. # # Paranete diezeugmenon. # # # Nete diezeugmenon. # Hypate me$on. # ### Il Tetracordo delle eccellenti, & $opara acu \\ tedetto hyperboleon, è que$to. # Parhypate me$on. # Lychanos me$on. # # Nete diezeugmenon. # Me$e. # # Trite hyperboleon. ## Il Tetracordo delle cõgiunte, detto $ynem- \\ nunon è que$to. # # Paranete hyperboleon. # # # Nete hyperboleon.

Congiuntione è quando $i truoua vn $uono commune a due Tetracordi, continuati, & $imili $econdo la figura. Di$giuntione, è quando tra due continuati Tetracordi, & $i- mili in figura, è trapo$to vn tuono. non niego però, che egli non $i po$$a truouate alcu ne ordinanze communi, che aleuna fiata $econdo la congiuntione, alcuna fiata $econ- do la di$giuntione non $i facciano. Tutte le congiuntioni nella immutabile ordi- nanza $ono due, la graue, & l'acuta. La graue, è del Tetracordo delle prime, & delle mezane; l'acuta è del Tetracordo delle di$giunte, & delle eccellenti. Nella graue l'hypate prima delle mezane, è il renore, o $uono commune della congiuntio- ne come quì.

Hypate hypaton. # # # la mezana. Parhypate hypaton. # tetracordo. # ### Hypate me$on. Lychanos hypaton. # # ### Parhypate me$on. ## Hypate me$on. Congiuntione. # ### Lychanos me$on. Parhypate me$on. # # ## Me$e. # di$giuntione. Lychanos me$on. # tetracordo. # ## Parame$e. Me$e. # # ### Trite diezeugmenon. ## Mala di$giũtione è vna fatta da vn tuono # ### Paranete diezeug. ## Cõpre$o dalla mezana, & dalla vicina al- # Nete diezeugm.

Ma nella acuta è la nete delle di$giunte, la quale in quel ca$o muta il nome, & per que$to $ono oltrai quindici, quelli tre $uoni, che fanno diciotto, che $ono trite, paranete, & nete $inezeugmenon.

Le con$onanze, che l'buomo può naturalmente cantare, & che in Greco $i cbiamano $im$o- nie $ono $ei. Diate$$aron, diapente, diapa$on, diapa$on con diateβaron, diapa$on con diapente, di$diape$on.

Con$onanza, è temperato me$colamento di $uoniacuti, & graui, che dolcemente vie ne alle orecchie, nata da proportione o moltiplice, o $opraparticolare. La con$onanza a due modis intende, ouero in ri$petto di quei $uoni, che dilettano $olamente, e nõ per- uengono alla perfettione delle con$onanze come i gia detti, che $i chiamano Emmeli in Greco, cioè atti alla melodia, i contrari deiquali $ono detti Ecmeli, cioè fuori di me- lodia, che nõ $i portano dolcemente alle orecchie; Ouero ri$petto alla con$onanza mag- giore, che contiene tutte le altre. Le vere con$onanzo, o $ono $implici, ouero compo$te. le $implici $onotre, la diate$$aron po$ta in proportione $e$quiterza. la diapente po$ta in proportione $e$quialtera, la diapa$on po$ta in proportione doppia. non è però nece$$a- rio, che datutte le $emplici proportioni venghino le $emplici cõ$onanze, imperoche dal le $oparapartienti non vengono con$ouanze. Le cõpo$te $ono diapa$on cõ diapente, dia- pa$on cõ diate$$aron, di$diapa$on. Hora c$poneremo cia$cuna d'e$$e. la diate$$arõ da noi [253]QVINTO $i chiama quarta, abbraccia (come detto hauemo) due tuoni, & vn $emituon minore, $al ta da qual riga $i vuole al $econdo $patio, ouero da qualunque $patio alla $econda riga abbracciando quattro gradi di voce, & è po$ta in proportione $e$quiterza, come ho det- to. La diapente è detta quinta: & $ale da cia$cuna riga alla terza, & da cia$cuno $patio al terzo per cinque gradi di voce, & è po$ta in proportione $e$quialtera. Etperò $i come la quarta $i pone $opra la corda partendola in quattro $patij, & la$ciãdone vno fuori, co $i la quinta $i pone partendo la corda in tre $patij, & la$ciandone vno fuori. Et finalm\~e te ognico$a. che può far $uono, neruo, o canna, o $ia la qual $i voglia materia, quando $ia, che vogliamo farla rendere qualche con$onanza, bi$ogna proportionare la grandezza, o gli $patij $uoi con quella ri$pondenza, che ricerca quella con$onanza, che volemo. Et con quelle regole gli artefici de gli organi reggendo$i, non anderebbeno a ca$o, come vanno la piu parte diloro a fare gli in$trumenti, ma $apendo ritrouare le linee propor- tionali ritrouarebbono al primo tratto le grandezze delle lor canne, o non anderebbo- no ad orecchie come vanno, o con le mi$ure, & $acome ritrouate da altri. Horal propo$i to, $i come la quarta non arriua atre tuoni, & è piu d'un ditono, per lo $patio d'un $emi- tuono minore, & piu d'un $e$quituono, per lo $patio d'un tuono intiero, & occupa $ei die $i, & due comme, co$i la quinta è di tre tuoni, & d'un $emituon minore, & $e egli $e le leua vn tuono, re$ta la quarta, & leuatole la quarta, re$ta vn tuono. Et $tando que$te co$e $i può di$correre, & trouare, che la diapente o quinta, è meno di otto $em itnoni minori, & che $i fa d'un ditono ed'vn $e$quituono, e che la differ\~eza, che è tra la diap\~ete, e la d ate$$a rõ nõ è altro, che vn tuono. Le predette due cõ$onãze po$te $ono nelle maggiori $oprapar ticolori, che $iano, che $ono la $e$quialtera, & la $e$quiterza. Oltra di que$to ne due dia- te$$aron, ne due diapente po$$ono far con$onanza, perche non $ono in proportione mol- tiplice o $opraparticolare, nelle quali hauemo detto e$$er po$te le con$onanze. ma $ono in proportione $oprapartiente. dalla quale non può venire alcuna con$onenza, & la ra- gione è que$ta. Le con$onanze $i truouano in quelle comparationi d'altezza, & di ba$- $ezza di voci, che hanno manife$ta la loro commune mi$ura, come nelle moltiplici la doppia, quella parte è mi$ura, che tra due termini è po$ta per differenza, $i come tra due, & quattro il due mi$ura l'vno, & l'altro, tra'lnoue, & l'otto, l'vnita è mi$ura, came nelle $o praparticolari $i truoua nella $e$quialtera tra quattro, & $ei, il due è commune, & mani- fe$ta mi$u ra dell'vno, & dell'altro, come del $ei, & dell'otto, che $ono in proportione $e$- quiterza, & que$to non auiene nelle $oprapartienti, come tra cinque è tre, il due, che è la loro differenza, non mi$ura nel'vno nel'altro, perche $e egli $i piglia vna $iata due, non arriua al tre, $e due fiate lo pa$$a, ma non atriua al cinque, $e tre nate pa$$a il cinque. Il $i migliante $i vede nel re$tante delle $opra part. enti. La diapa$on da moderni è detta ottaua, & è po$ta in proportione doppia, $i che tutta la corda alla metà $uon ala ottaua. $ale da vna riga, al quarto $patio, o da vno $patio alla quarta riga. è detta diapa$on, cioè per tutte, imperoche ella abbraccia tutti gli $patij $oprapo$ti delle con$onanze, & è ter- mine delle $emplici. Se noi continuaremo cinque tuoni $opra la corda, non ag giunge- remo alla metà, $e ne poneremo $ei, pa$$aremo la metà, però la diapa$on, è più di cinque, & meno di $ei tuoni. na$ce dalla $e$quialtera, & dalla $e$quiterza, come hauemo detto nel terzo libro. La ottaua adunque è di cinque tuoni, & due $emituoni minori, cade da $ei tuoni per vn Comma, che è quello dipiu, che vn $emituono maggioreeccede il mino- re, & leuando dalla detta la diate$$aron re$ta la diapente, come $euandone la diapente re$ta la diate$$aron, & leuandone vn tuono, & la diapente ne re$ta vn $e$quituono. Doue mo $apere, che niuna $emplice con$onanza $i puo partire in due parti eguali, con cetro, & determinato numero, il che è chiaro nella diapente, & nella diate$$aron, perche $ono in proportione $opraparticolare, la quale non $i può egualmente partire. Simile giudi- tio $i farà dalla diapa$on, perche e$$endo idue miniminumeri di quella con$onãza vno & due, & non e$$endo il due numero quadrato, $eguita, che la diapa$on, che con$i$te nel- [254]LIBRO la proportione di due ad vno, non $i po$la egualmente diuidere, ne meno in piu di due, perch'egli è $tato prouato nell'Arithmetica, che tra due quadrati numeri proportional mente vi cade vn mezo, & altroue è $tato detto, che ign Gte, & irrationali $ono quelle ra gioni, che non fi po$$ono con certo, & determinato numero di$egnare. Quãdo adunque noto $ia nell'Arithmetica, che dal moltiplicare d'un numero non qu adrato in vno, ch'è quadrato, il prodotto non $ia quadrato, & doue que$to non è, nõ $i po$$a truouare vn me zo proportjonato, tra que due numeri. $eguita, che niuna proportione $i trtioui di mezo tra le moltiplici hauendo chiaro nella Arithmetica, che la medietà non è altro che vno legamento de gli e$tremi per la comparatione, che ha'lvno, & l'altro al mezo. La diate$- $aron, & diapente, è con$onanza compo$ta, & è vna, & non due con$onze; & $i chia ma vn decima. Altri vogliono, che non $ia con$onanza, $e ben viene $oaui$$imamente alle orec- chie. Et $tando que$to, che ogni con$onanza, $ia in proportione moltiplice, o $opraparti- colare, & non trouando$i que$ta in alcuna $pecie di quelle, ella non $arà con$onanza ec- co $ia a per 1 & b per 2 minimi numeri della diapa$on. Sia c per 4 & d.per tre minimi nu meri della diate$$aron. moltiplico c. in e. cioè quattro in due ne viene 8. & $ia que$toe. moltiplico b inod cioè tre in vno, il prodotto è 3. $ia que$to f. certo è, che e ad f contiene vna doppia, & vna $e$quiterza. perche $evna proportione aggiugnerà tanto $opra vn'al tra, quanto la terza $opra la quarta, ne na$cerà, che la cõpo$ta della prima, & della quar- ta $arà eguale alle compo$te dell'altre. Sia adunque, che quanto la proportione tra 1 & 2 aggiunge $opra la proportione tra 3 & 4 tanto aggiunga la proportione, ch'è tra 2 & 4 alla proportione, ch'ètra 8 & 6 dico, che la proportione cõpo$ta delle proportioni di 1 a 2 & di 6 ad otto, $arà eguale alla proportione dell'altre cõpo$te, cioè, del 3 & 4 & del 2 & 4 come $i proua nell'Arithmetica. Hora dico per que$to, che lo e.ch'è 8 non è molti plice allo f.ch'è 3 ne meno $opraparticolare, come $i vede. non è adunque il diapa$on cõ diate$$aron con$onanza. Seguita la diate$$aron con diapente chiamata duodecima & è vna $ola con$onanza po$ta in proportione tripla, perche na$ce da vna doppia, & da vna $e $quialtera. Sopra la predetta con$onanza è la diapa$on diapente, cõ vn tuono, che per non e$$ere tra quelle proportioni, che fanno le con$onanze non $i può chiamare con$o- nanza, ma però il $en$o $e ne diletta, perche peruiene all'orecchie con $oauità. Finalmen te la di$diapa$on è la quintadecima, po$ta in proportione quadrupla fatta di due dop- pie: nella quale da gli antichi, è po$to il termine della perfetta ordinãza, & l'vltimo gra- doldella voce. Ma poi che hauemo truouato tutte le con$onãze, vediamo come $i po$$o- no ordin atamente ponere $opra la data corda. Sia partita la corda a bin quattro $patij eguali, $egna lo $patio quarto, c & da quello partendoti ver$o b. tanto, che truouilo ter- zo $patio della corda, e $ia iui d. d'indipartendoti pur ver$o b. troua la metà della corda, e $egna e. d'indi poi alli due terzi $egna f. & in $omma allitre quarti $egna g. dico, ch'ba- uerai partita la corda $econdo le dette con$onanze perche a b & c b $uonerà la diate$$a ron a b & d b la diapente a b & e b la diapa$on a b & f b la diapa$on diapente a b & g b la di$diapa$on. Et $e vuoi dimo$trare cõ numeri que$to cõpartimento, diuiderai la cor- da in ventiquattro; $patij pon\~edo que$ti numeri alluogo $uo 68 12 16 18 & trouerai que$te con$onanze come ti mo$tra la figura, la$ciando le lettere in luogo dellequali $o- no inumeri6 in luogo di c. 8 in luogo did 12 in luogo di c. 16 in luogo dif. 18 in luogo dig. & gli e$tremi in luogo dia & dib.

di$diapa$on. diapa$on con diapente Diapa$on diapente diate$$aron 24 18 16 12 8 6 [255]QVINTO Diate$$aron quarta $e$quiterza. Diapente quinta $e$quialtera Semituono con diapente. Tuono con diapente. Semiditono con diapente. Diapa$on ottaua doppia

Et però dal numero banno pre$o i nomi di quelle: percioche quando la voce $i ferma in ini terminatione di $uoni, piegandoli da quella $i muta, & peruiene alla quarta $uaterminatione. La con$onanzaè chiamata diate$$aron. & terminando nella quinta Diapente, nella ottaua dia- pa$on, nelle otto & meza diapa$on, & diate$$aron. nelle noue & meza diapa$on, & diapente, nella quinta decima, di$diapa$on, perche egli non $i può fare con$onanze quando tra due spa- cij, onella terza, onella $esta, onella $ettima, il $uono delle corde, ouero il canto della voce $arà formato. Ma come di $oprahauemo $critto, la diateβaron, & la diapente banno i loro termini conuenienti, dalla natura della voce conforme nell'ordine alla di$diapa$on, & i concenti na$ceno dalla congiuntione dei $uoni pbthongi da Greci nominati.

L'ordine della di$diapa$on, che è la quintadecima, & è la perfetta con$onanza, come quella, che abbraccia ne gli $uoi $pacij, & contiene $otto di $e tutte le altre, fa che i termi ni della diate$$aron, & della diapente $iano po$ti, la doue $ono: & finalmente tutti i gra- di $i riferi$cono a quella intentione di peruenire alla quintadecima. Et qui$ia fine del trattamento Mu$icale, quanto puo ba$tare all'intendimento di Vitr. nè in altro vole- mo riprendere Ari$toxeno, che for$e ha hauuto altre intentioni, che non $ono co$i com- pre$e, & per que$to pareno ad alcuni imperfette.

Dei va$i del Theatrò. # Cap. V.

E_T co$i da $imiglianti, inue$tigationi con Mathematici di$cor$i $i fanno i va$i di ra-_ _me $econdo la grandezza del Theatro, & quelli $i fanno in modo, che quando $o-_ _no toccati po$$ono fra $e rendere la diate$$aron, & la diapente in ordine alla di$-_ _diapa$on. Dapoi trale $edi del Theatro con ragione di Mu$ica $i deuono collocare_ _nelle celle a questo fine apparecchiate, ma di modo, che non tocchino alcun parete,_ _& habbiano d'intorno il luogo vuoto, & dalla $ommità del capo loro bahhiano $pacio, & $iano_ _riuolti in giu, & babbiano da quella parte, che riguardai Teatri, i cunei $ottopo$ti. $iano di_ _ferro quelli cunei, ne meno alti di mezo piede. & all'incontro di quelle celle la$ciate $iano le_ _apriture ai letti dei gradi inferiori lunghe due piedi, alte mezo._ Poi che $apemo in che proportione con$i$ta ogni con$onanza, volendo noi preparare quei va$i dirame, che v$auano gli antichi di di$porrenei Theatri, accioche la voce piu chiaramente, & [256]LIBRO con $oauità fu$$e udita. Vit. prima dice come $i hanno a ri$pondere in con$onanza l'vno all'altro, poi come $i hanno a porre, & che effetto facciano. Quanto adunque all'accor- dargli, dice che bi$ogna fargli in modo, che quando $ono tocchi o dalla voce, o da altra co$a, rendino fra $e le dette con$onanze, diate$$aron, & diapente, con que$ta conditione, che l'vna, & l'altra $iano ordinate alla di$diapa$on, ma egli non dice il modo di propor tionare quei va$i, $i che r\~edino que$te cõ$onãze, però bi$ogna quiui porui del buono, e $a- pere le proportioni dei corpi, cioè come vno corpo $ia ri$petto ad un'altro, o in doppia, o in $e$quialtera, onero in $e$quiterza proportione. perche come ho detto piu volte, quel la proportione. che è tra $pacio, e $pacio, & tra corpo, e corpo, è anche tra $uono, & $uo- no, quando $ia che quelli $pacij, o quei corpi po$$ino render $uono. Que$ta pratica dipen de dal $apere truouare tra due linee due altre di mezo proportionali, il che come $i fac- cia, $i dimo$tra da noi diffu$amente nel nono libro. Proportionati, che $aranno quei cor pi dei va$i, bi$ogna preparare il luo go doue hanno a $tare. que$ti luoghi $ono da Vitru. celle nominati, & quei va$i deuono e$$er di rame, perche è materia, che ha piu dell'aere, & ri$uona, bene & perche il $uono ci venghipiu chiaro bi$ogna, che non tocchino da al cuna parte o muro, o altro, che impedi$ca il $uono, & che $iano vacui, & che dalla $ommi tà del capo loro habbiano $pacio, perche meglio v'entri la voce, & $iano riuolti in giu cõ le bocche loro, perche la voce $ottentri, dico riuolti$i, che $tiano come di$te$i. & perche qualli deuono e$$ere $o$tentati in qualche modo, non potendo $tare in aere come l'arca di Maumet, però da quella parte, che riguardai Theatri habbiano i cunei $ottopo$ti, $i che non $iano $o$pe$i come le campane ma $iano $opra cunei diferro non meno alti di mezo piede, per dare $pacio $ottoi va$i, accioche non tocchino da alcuna parte. & all'in contro di quelle celle dentro le quali deuono $tare quei va$i, $iano la$ciate le apriture ai letti deigradi inferiori, lunghe due piedi, alte mezo. co$i credo io per dar luogo alle bocche di quei va$i riuolte ver$o il Theatro. & che quei cunei $iano vicini alla bocca, per che non tocchino il corpo del va$o.

Ma in che luogo egli $i babbia a di$egnar le celle, co$i è nece$$ario di dicbiarire. Se il Thea- tra non $arà molto ampio, & grande, $ia d $egnatal'altezza dimezo pertrauer$o, & in quel- la $iano a volti fatte tredici celle, di$tanti per li dodici $pacij eguali, in modo, che quei $uoni, che $ono $tati de$critti di $opra, $onando all'vlti ma delle eccellenti detta nete byperboleon, $ia- no po$ti prima nelle celle, che $ono nelle estre me cora dall'vna & l'altra parte.

Cioè parti$ca$i la parte dimezo dell'altezza a torno il Theatro in dodici $pacij egua- li con tredici celle, & quelle celle, che $aranno $opra le corna della cinta vna per te$ta, che Vitr. chiama prime, haueranno i va$i proportionati al piu alto $uono,e piu acuta vo ce, che $ia, detta nete hyperboleon, & tra loro $aranno vni$oni, & di grandezza minorea tutti gli altri. la cella di mezo contenirà quel va$o, che tenira il luogo, & il $uono della mezana i $econdi va$i pre$$o a quelli, che $ono $u gli e$tremi, $uoneranno, la diate$$aron alla vltima delle di$giunte, & $aranno tra $e vni$oni, & però dice Vitr.

$econdi da gli e$tremi $uonino la diate$$aron all'ultima delle di$giunte. I terzi va$i di qua, & dila $uonino la diate$$aron alla vicina alla mezana.

Ecco che Vitr. va di Tetracordo in Tetracordo pigliando $olamente gli e$tremi ter- mini, cioè quelli, che fanno la con$onanza, & la$ciando i $uoni di mezo $uonano all'vlti- ma delle congiunte. que$ta è per vn tuono di$tante alla di $opra, detta parame$e, o vici- na alla mezana, per rinchiudere lottocordo con l'vltima delle eccellenti, & è da $apere, che i va$i, che $i danno ai $uoni piu ba$$i, $iano maggiori di corpo, & che vadino con proportione $cemando.

quarti $uonino la diate$$aron alla vltima delle congiunte. I quinti $uonino la diate$$aron al- La mezzana. $e$ti $uonino la quarta alla prima delle mezane, & nel mizoè vn va$o $olo, che $uonala diate$$aron alla prima delle prime. Et co$i con questo di$cor$o partendo$i la voce dalla $cena, come da vno centro raggirando$i atorno, & toccondo le concautà di cia$cuno di quelli [257]QVINTO va$i, ri$ueglierà vna chiarezza di $uono aumentata, & farà ri$$uonare vna conueniente con$o- nanza.

Quelli va$i adunque non $olo faceuano la voce piu chiara, ma rendeuano anche cõ- $onanza, & melodia. ma bi$ogna bene con$iderare come erano tocche accioche $uona$- $ero. io non $o come la voce de recitanti pote$$e fare quello effetto: & $e pure ella lo fa- ce$$e, come quei va$i ri$ponde$$ero, $e for$e finche la voce fu$$e in con$onanza con quei va$i, come $uole vna corda di vno liuto mouer$i quando vn'altra corda d'vn'altro liuto è tocca, & è della mede$ima con$onanza. Nei Theatri minori $i poneua vn'ordine di que$ti va$i, nel mezo dell'altezza del Theatro di$po$ti d'intorno la cinta dei gradinel- le lor celle, & accordati $econdo quel genere, che fu$$e piacciuto a chi gli ordinaua. ma io credo, che fu$$ero $econdo il genere Armonico, perche Vitr. lo dice.

Ma $e la grandezza del Theatro $arà piu ampia, allbora $i partirà l'altezza in quattro parti, perche $i facciano tre $pacij, per le celle trauer$e. di que$te parti vna $i darà al genere Armo nico, l'altra al chromatico, la terza al diatonico; & dal ba$$o la prima regione $i darà all'ordi- nanza dell'Armonia, $i come hauemo detto di $opr a nel Theatro minore. Manella prima par- te dell'ordine di mezo $i hanno a porre nelle estreme corna quelli va$i, che ri$pondino alle eccel- lenti del genere chromatico nei $econdi da questila diateβaron alla chromatica delle di$giunte, ne i terzi la diapente alla chromatica delle congiunte: nei quarti la diate$$aron alla chromatica delle mezane; nei quinti la diate$$aron alla chromatica delle prime: nei $esti alla vicina alla me- zana. perche questi $uoni hanno corri$pondenza di con$onanza, & della diapente con la chroma- tica delle eccellenti, & delia diote$$aron con la chromatica delle congiunte. manel m zo non $i deue ponere alcun va$o, perche nel genere chromatico niun'altra qualità di $uoni puo hauere con- $onanza di $infonia.

Egli $i deue auuertire, che quando Vitr. dice, che nella prima parte dell'ordine di me zo $i hanno a porre nelle e$treme corna quelli va$i, che ri$pondino alle eccellenti del ge- nere chromatico, non piglia la nete hyperboleon, ma vna di quelle hyperbolee, cioè la Trite hyperboleon: & co$i di $otto nel genere diatonico egli piglia la nete hyperboleon perprima $u la e$treme corna. Altrimenti $e egli piglia$$e in tutti tre igeneri per prime la nete hyperboleon, non ci $arebbe differenza travn genere, & l'altro, perche tutti iter m ni dei Tetracordi $arebbono gli i$te $$i, perche quelli $uoni $ono $tabili, come termir.i delle con$onanze. da que$ti principij $i hanno gli altri $uoni, come dimo$tra la figura.

Ma nella diui$ione di $opra, & regione delle celle, $ibanno a porre i va$i nelle prime corna, $uonanti alla diatonica delle eccellenti, nei $econdi la diate$$aron alla diatonica de le di$giunte; nei ter zi la diapente alla diatonica delle congiunte, nei quarti la diateβaron alla diat nica delle mezane, nei quinti la diate$$aron alla diatonica delle prime, nei $e$ti la diate$$aron, alla prosla- muanomenon. nel mezo allamezana, perche quellari$ponde la diapa$on alla proslamuanomenon, & la diapente alla diatonica del e prime.

Qhello che Vitr. ha detto $in qui, ci $arà mani$e$to per la figura qui $otto. dice egli.

Ma chi vorrà ridurre facilmente a perfettione que$te di$egnationi, auuerti$ca alla figura di$e- gnata nel fine dellibro, con ragione di Mu$ica, la quale Aristoxeno con gran vigore, & indu$tria partendoi canti per generi la$ciò formata, & da quella di$egnatione ($e alcuno vi porrà mente) potrà ordinare con questi di$cor$i, & ridurre a per$ettionei Theatri, & alla natura delle uoci, & al diletto de gli a$colatanti.

Perche noi non hauemo ne e$$empio, ne altra memoria altroue, è nece$$ario che cre- diamo a Vitr. però di que$to non ne diremo piu oltre, perche (come dice Leon Bati$ta) que$ta co$a è facile da dire, ma quanto facilmente ella $i po$$a e$$eguire con l'opra, lo $anno gli e$perti. $i vede, che i Romani non v$auano que$ti va$i.

Potrebbe for$e dire alcuno, che per molti anni stati $ono molti Theatri a Roma, ne però in alcuno di quelli, $i ba bauuto aliuna con$ideratione di queste co$e. Machi dubita, erra in que$to, imperoche tutti ipublici Theatri, che $ono fatti di legno, banno moltitau lati, i qua- [258]LIBRO Diate$$.Diapente Diat.Diat.Diat. mese Summa regto diotoni. media regio chrom. lma regio hatmon. proslam- uanome- nos Lyc anos me$on paranete $ynneme- non paranete diezeug- menon. paranete byperbo- leon parame$e parbypa- te bypa- teon parbypa- te me$on Trite $yn nemenon Tritedie- zeugme- non Trite by- perboleõ Hypate- me$on. Me$e nete $yn- nemenon parame$e nete die- zeugme- non nete by- berboleõ. Diate$$.Diapente Diat.Diat.Diate$. Diate($s}.Diape.Diat.Diat. Diate$$. Diates. Tonus. Diat. Diat. Diate$.Diapente. [259]QVINTO. ceβario è, che rendino $uono. Et que$to può auuertire dai Citharedi, i quali quando vogliono can- tare col tuono di $opra, $i riuoltano alle porte della $cena, & co$i dallo aiuto di quelle riceueno la con$onanza della voce. Ma quando di $oda materia, cioè di pietra, di cementi, o di marmo $i fanno, che $ono co$e che non poβono ri$uonare, allbora $i deuono e$plicare con que$ta ragione da quello, che detto bauemo. Ma s'egli $i cerca$$e in qual Theatro di Roma quei va$i $i tro- uino, certamente non lo potemo dimostrare. sì bene nelle parti d'Italia, & in molte città de Greci, Oltra, che bauemo per capo, & autore L. Mummio, il quale ruinato il Theatro de' Corin- thi, portò a Roma i va$i di rame di quel Theatro, & delle $poglie dedicogli al Tempio della Luna: & anche molti $uegliati Architetti, che in picciole città hanno fatto fare i Theatri, per la ca- re$tia eletti idogli di creta co$i ri$uonanti, & con que$ta ragione composti hanno fatto effetti di grandi$$ima vtilità.

_Della conformatione del Theatro. # Cap. VI.

MA la conformatione del Theatro $i deue fare in que$to modo. che prima $i veda quanto grande eβer deue la circonferenza della pianta, & po$to nel mezo il cen- tro $ia tirato vn circolo, nel quale $i fanno quattro triangoli eguali, & di $pacij, & di lati, che tocchino la e$trema linea della circonferenza, & $ono questi a $imi- glianza di quelli, che gli Astrologi nella de$crittione de i dodici $egni cele$ti da vna conuenienza mu$icale, che banno le stelle tra $e $ogliono di$correndo cauare, Di questi triangoli, quello il cui lato $arà pro$$imo alla $cena da quella parte, che egli taglia la curuatura del cer- cbio, iui $ia fatta la fronte della $cena, & da quel luogo per lo centro $ia tirata vna linea egualmente di$tante, la quale $epari il pulpito del pro$cenio, & ol $pacio dell'orche- $tra. & con que$ta ragione il pulpito $arà piu largo, che quello de Greci. perche tutti gli artefici pre$tano l'opera loro nella $cena. Ma nella orche$tra $ono di$egnati luoghi alle $edi de i $enatori.

La $cena è la fronte del Theatro, alla quale $ia tirato vna linea egualmente di$tante, che pa$$i lo centro, la qual $epari il pulpito (cioè, il luogo piu alto, che è auanti la $ce- na, $opra la quale $i recitauano le fauole) dalla parte dell'orche$tra. Orche$tra era luogo nel mezo del Theatro nel piano, doue $tauanoi $eggi de i $enatori, appre$$o Ro- mani. Altrimenti la Orche$tra era del choro, & dei mu$ici: La $cena de gli attori. Quando adunque in vno circolo hauerai formato quattro triangoli di lati eguali, che tocchino con le punte loro la circonferenza, pr\~ederai vno di quelli lati per la $ronte del la $cena, & poi a quello tirerai vna linea egualmente di$tante, che pa$$i per lo centro, che $ia come vn diametro, equidi$tante alla fronte della $cena, che $epari il pulpito del pro$cenio dall'Orche$tra. I Theatri dei Greci$onoldifferenti dai Theatri dei La- tiai, perchei Greci nel mezo del piano induceuanoi $altatori, & i chori, & haueuano minor pulpito, & quel piano delli $altatori, $i chiamaua orche$tra. Ma Romani, perche nel pulpito rappre$entaua ogni co$a, però era nece$$ario, che'l pulpito loro fu$$e mag- giore, accio che con quello veni$$ero piu auanti, & meglio s'accommoda$$eroi recitan- ti, & i mu$ici.

L'altezza del pulpito non $ia piu di cinque piedi, accioche quelli, che $ederanno nell'orche- $tra po$$ino vedere i ge$ti di tuiti i recitanti. Siano partiti i cunei de gli $pettacoli nel Theatro in modo, che gli angoli dei triangoli, che vanno a torno la circonferenza del cerchio de$critto drizzino le a$ce$e, & le $cale tra i cunei fino alla prima cinta.

Data l'altezza del pulpito di piedi cinque, Vitr. c'in$egna doue, & in che modo, doue- [260]LIBRO mo drizzar le $cale, & le a$ce$e. Haueuano i Theatri d'intorno i $uoi gradi, & ognitan- tigradiera vna cinta, cioè vn piano, $opra'l quale $i caminaua. Tre erano le cinte, che Vitr. chiama precinctioni, la prima alla parte piu ba$$a, la $econda nel mezo, & l'altra di $opra, & quella $cala, che conduceua fino alla prima tinta non $eguitaua fino alla $econ da. ma tra mezo nella $econda cintaera vn'altra $cala, che ci conduceua alla terza: & co$i le $cale non erano dritte, & d'una $alita. Imaginiamoci adunque, che gli angoli di quelli dodici triangoli, che hauemo formati, indrizzino le apriture alle $alite, & fotmi- no qua$i vn cuneo. Voglio adunque, che quei cunei, che ci conduceno alla prima cinta, in quella $iano terminati, & quelli, che vanno dalla prima alla $econda cinta, rincontri no con gli angoli tramezati: & co$i quelli, che vanno alla terza cinta, non ri$pondino a quelli, che ci hanno condotti alla $econda, ma a gli altri di mezo, alternandoi tagli, & le apriture; $iano lette le apriture, & al centro drizzate egualmente di$tanti l'vna dall'al tra, vna delle quali nel mezo del $emicircolo, $ia piu ampia, & piu aperta, due ne $iano vna dalla de$tra, l'altra dalla $ini$tra del diametro, o due per parte traquella di mezo, & que$te e$treme all'in contro vna dell'altra. & co$i le a$ce$e $aranno compartite giu$ta- mente. $i puo anche fare altre a$ce$e, & v$cite $econdo la capacità del Theatro, ilche $i rimetta alla nece$$ità delluogo. ma nelle predetce $cale mae$tre, faceuano capo altre $a- lite coperte (come ho detto di $opra) per la commodità delle per$one. Que$ti cunei adunque erano co$i compartiti, & andauano alle primecinte.

Ma di $opra con alternati $entieri $iano drizzati i cunei di mezo. Et quelli cunei, che $o- no da ba$$o, & drizzauo le $alite $aranno $ette; ma gli altri cinque di$egneranno la compo$i- tione della $cena; tra quali, quello, che $arà nel mezo all'incontro deue hauere le porte mae- $tre. i due, che $aranno alla destra, & alla $ini$tra di$egneranno le compo$itioni delle fo- restarie, che bo$pitali chiamano. gli ultimi due riguarderanno le uie nel voltar delle can- tonate.

Le porte regie nel mezo della $cena, gli ho$pitali dalle bande, & doue $i voltaua per v$cir $uori, ri$pondeua al re$tante dei dodici cunei, cioè a cinque. Dalla $cena alle cor- na del Theatro erano portichi, non continui in modo, che tocca$$ero le corna, (benche que$to $i comprenda in alcune piante) ma erano que$ti portichi come ale della $cena. ma che rmporta $e Vitr. intende$$e per quel nome di ver$ura, quello, che veramente $i de- ue intendere, quando finito vn lato, $i volta all'altro $opra vna cantonata? come anche nel terzo libro $i vede, che egli ha v$ato quel nome in que$ta $ignificatione? & anche nel fine del $eguente capo piu chiaramente lo dimo$tra. Dice poi.

I gradi de gli $pettacoli doue s'hanno a porre i $eggi non $iano meno alti d'un palmo, & d'un piede, ne piu d'unpiede, & $ei dita, male largbezze loro non piu di due piedi, & mezo, ne meno di due piedi.

I gradi de gli $pettacoli, cioè l'opera di pietra, doue $i $taua $edendo a vedere d'intor no il Theatro non $iano meno alti di cinque palmi, cloè venti dita, ne piu d'un piede, & $ei dita. Erano anche nell'Orche$tra preparatii luoghi da $edere per li grand'huomi- ni, & Senatori, compo$ti in luoghi piu alti. iui $i portauano le $edi honorate, a tempo; & però $i legge, che per le parole di Na$ica mo$$a la prudenza de $enatori, vietò che i $ub- $ellij, che $i portauano a tempo nel Theatro, & s erano anche cominciatia porre in v$o dalla città, portati fu$$ero, & po$ti nei luoghi loro. Ecco che pare, che i $ub$ellij, o $eggi doue $tauano i nobili, erano portati, & po$ti, & $i leuauano, & illuogo loro era $opra al- cunigradi leuati dal piano dell'Orche$tra. Per cinquecento, & cinquanta otto anniil $enato me$colato colpopolo era pre$ente a gli $pettacoli; ma que$ta v$anza Attilio Sera no, & L. Scribonio edili, $eguitando la $entenza del maggior' Affricano leuarono, $epa- rando iluoghi del Senato dai luoghi del popolo: per il che l'animo del vulgo $i riuol$e da Scipione, & il $uo fauore fu grandemente conqua$$ato. $eguita la pianta, il Perfilo, & lo impiè del Theatro.

[261]LIBRO QVINTO: [262] [263]QVINTO. [264]LIBRO [265]QVINTO. Deltetto del portica del Tbeatro. Cap. # VII.

_I_Ltetto di quel portico del Theatro, che sta $opral'vltimo ordine dei gradi $uperiori $i fa ad egual liuello dell' altezza della $cena: & la ragione è, percbela voce cre$cendo egualments peruenirà, & al $ommo ordine de igradi, & al tetto; perche $e'l porti- conon $arà eguale all'altezza, della $cena, quanto meno egli $arà alto, la voce $a- rà portatainanzi a quella altezza, alla quale prima peruenirà.

Io ho detto, che que$to portico era $oprai gradi, & come vn corridore aperto ver$o il piano del Teatro, ma $errato di dietro faceua ri$uonare la voce mirabilmente. Leon Batti$ta lo chiama circonuallatione, & dice, che era fatto per re$trignere, & vnire la vo- ce, & che $opra, come per cielo del Theatro, & perla voce, & per l'ombra $i tiraua vna vela ornata di $telle. Que$to portico era fatto molto mae$treuolmente, perche haueua $otto altri colonnati, & altri portichi per$o$tenimento di quelli di $opra, ma aperti nel- la parte e$teriore; & que$to $i faceua nei Theatri di molta grandezza: & $i faceuano dop pij, perche al tempo delle pioggie, le genti $i pote$$ero meglio riparare. I colonnati lo- ro erano di opra $oda, & ferma, & iloro lineamenti erano cauati dalla ragione de gli archi, de i qualiil $opradetto ne ragiona copio$amente.

La Orche$tra tra i gradi in$eriori quanto grande bauerà il $uo diametro, prendi$i la $e$ta par- te di quello, & nelle corna, & d'intornoa gli aditi a liuello di quella mi$ura $iano tagliatti $eggi inferiori; & la doue $arà fatto il taglio, iui $iano po$tii $opracigli delle vie, perche a questo mo- dole loro conformationi baueranno basteuole altezza.

Il primo ordine dei gradi non era $ubito alzato da terra, percioche $arebbe $tato troppo ba$$o, e$$endo i gradi ba$$i, & e$$endo i $edilinell'orche$tra piu alti: però vuole Vitruuio, che $i pigli la $e$ta parte del diametro dell'orche$tra, & che quella $ia l'altez- za di quel muretto, che circonda l'otche$tra, & $econdo quell'altezza dinanzi $i deo- no tagliare i primi gradi da ba$$o nelle corna, & d'intorno gliaditi, & doue $aranno quellitagli $iano po$tii $opracigli delle vie. & per $opracigli intende $opra limitari, $e- condo, che egli ha inte$o nel quarto libro trattando dei compartimenti delle porte. Erano alcune apriture, che andauano alle $alite, & alle $cale drizzate $econdo i cunei, che pone Vitr. di $opra.

La lunghezza della $cena $ia doppia al diametro dell' orche$tra. L'altezza del poggio dal li- uello del pulpito conla $ua cornice, & gola $ia per la duodecima parte del diametro dell'orche$tra. $oprail poggio $iano le colonne, coni capitelli, & ba$amenti la quarta parte dello i$te$$o diamet- tro. Gli architraui, & adornamenti di quelle colonne per la quinta parte. il parapetto di $opracon la onda, & conla cornice $ia pur la metà del parapetto, o poggio di $otto, & $opra quel parapet- to $iano le colonne alte per un quarto meno, che le colome di $otao. Gliarchitraui, & gli orna- menti di quelle colonne, per la quinta. Ma $e gli $arà anche il terzo componimento $oprala $ce- na $iail parapetto di $opra, per la metà del parapet to dimezo, & le colonne di $opra $iano me- no aliela quarta parte delle colonne di mezo. gli architraui, & le cornici di quelle colonne hab- biano $imilmente la quinta parte dell'altezza.

Dice Leõ Batti$ta, chele fondamenta di quelli pareti, che a$cendono a gli vltimi gra- di, e piu lontani dal centro, cioè dall'vltima, & piu larga cinta $i deuono gettare tanto lontani dal centro, quanto èil $emidiametro del piano di mezo con vn terzo di piu, ma i primi gradi, cioè quelli, che $ono di dentro, & piu ba$$i, cio è doue $i comincia la gra- duatione, non deono $ubito cominciare dal piano, ma nei gran Teatri $i deue leuare vn muro dal piano, o parete alto per la nona parte del $emidiametro del piano di mezo; ma nei Theatri minori, non $i leuerà quel parete piu di $ette piedi; $opra quelli muri $i [266]LIBRO [267]QVINTTO [268]LIBRO deono cominciare i gradi di quella mi$ura, che Vitr. ci ha dimo$trato. Que$ta intentio ne pare, che Vitr. accenni di $opra nel terzo capo, & qui anche ragionando di quel ta- gfio, che $i fa per li $eggi nella circonferenza interiore, & per li $opracigli delle vie. Et per $eggi egli intendei primi gradi. Ragiona poi della lunghezza della $cena, che deue e$$er doppia al diametro dell'orche$tra. La doue $e il diametro $arà di piedi $e$$anta, la lunghezza della $cena $arà di piedi cento, & venti. perche $e$$anta piedi della $cena an- deranno per mezo il diametro, dell'orche$tra, & trenta per parte per mezo le corna del Theatro. Egli ci da poil altezza del poggio. Poggio è come vn parapetto nella fronte della $cena. la cui parte di $otto, che viene ver$o l'orche$tra è il pulpito. $opra il pulpi- to adunque, & dal liuello di quello a faccia de gli $petattori alzar$i deue il primo para petto per la duodecima parte dell'orche$tra. cinque piedi è alto il pulpito, cinque il parapetto. Et qui è da con$iderare, che il diametro della orcbe$tra, ci da la mi$ura, & il fondamento del tutto. per la duodecima parte adunque, del diametro dell'orche$tra, è alto il poggio abbracciandola co rnice, & la li$i, che onda, cima$a, o gola $ipuo chia- mare: ma doue $ia tratto que$to vocabolo di li$i, io non ho truouato fin hora. Lix in Gre co è vna pietra larga, & obliqua; & $e Vitr. dice$$e Lix is potrebbe intendere quella pie- tra del poggio piana, $opra la quale l'huomo $i appoggia. Le colonne coni capitelli, & bale $iano alte per la quarta parte del diametro dell'orche$tra, e co$i $arebbeno di quin dici piedi e$$endo il diametro della orche$tra $e$$ana. Sopra quelle colonne, & $oprai loro ornamenti vi andaua il $econdo ordine; & quell'ordine di$opra era detto Epi$ce- nos, qa$i $opra $cena, ouero aggiunta della $cena: & nei gran Theatri $i andaua anche alterzo ordine, & tanto a$cendeua, che agguagliaua il tetto del portico di $opra: anzi egli $i continuaua a torno con quelle i$te$$e mi$ure: & però Vitr. non ragiona di quelle mi$ure, perche $ono le i$te$$e della terza epi$cenos. Dal profilo del Theatro po$to in for- ma grande, $i comprenderanno molte co$e da noi dichiarite $econdo la intentione di Vitr. benche nelle altezze delle colonne hauemo, alquanto variato, per la ragione, che dice qui $otto.

Ne in ogni Theatro atuttele ragioni, & effetti poβono corri$pondere le mi$ure, & i comparti- menti. Ma enece$$ario che lo architetto auuerti$ca con che proportioni bi$onga $eguirei compar timenti, & con che ragione egli debbia alla natura o alla grandezza del luogo reggere l'opera, & $eruirle. Imperoche ci $ono delle co$e, & nel picciolo, & nel gran Theatro, che di nece$$ità deono tenere, laiste$$a grandezza, perche co$i lu$orichiede, come $onoi gradi, le cinte, iparapetti, le vie, le $alite, i pulpitii tribunali, & $e altre co$e tra mezo correno, delle quali la nece$sità ci sforza partir$i dalla $immetria, acciochel'v$o non $iaimpedito. Similmente $e egli ci mancherà la copia come del marmo, dellegname, & delle altre co$e, che $i apparecchiano per la fabrica, non $arà fuori di propo$ito di leuare, o di aggiugnere alquanto, pure che que$to troppo $cioccamente non $I faccia, ma con giudicio, & $entimento, & que$to auuerrà $elo Architetto $arà pratico, & olna di que$to $e egli non $arà $enza pre$tezza, & $olertia d'ingegno.

Et però chi vede le membra delle opere antiche, & truoua co$a, che paia fuori de gli ammae$tramenti di Vitr.(come s'è detto altroue) non deue di primo tratto bia$imare o Vitr. o le opere, perche non puo $apere quello, che portaua la nece$$ità, & quanto in tutto'l corpo quel m\~ebro teneua la $ua ragione. Vit. $ene auuidde di que$ta $orte d'huo- mini, & in ogni luogo dapoi, che egli ciha dato le $immetrie, & le proportioni delle co- $e, egli ci fa auuertiti come douemo v$are quella moderatione, che richiedeil pre$ente bi$ogno. Noi hauemo interpretato cinte, quella parola, che egli hav$ato dal Greco, dia zonata, & altroue ha detto præcinctiones. Et co$i bi$ogna auuertire, che bene $pe$$o Vit. v$a piu vocaboli d'una i$te$$a co$a, come di$opra ha detto onda, quello. che altroue ha chiamato cymatium. Tribunale egli chiama tutte quelle parti, alle quali s'a$cen de per gradi, & nel quarto libro noine hauemo detto a ba$tanza. Le co$e adunque nominate da Vit deuono in ogni Theatro hauere icompartimenti mede$imi, perche $ono parti, nece$$arie, & accommodate all'v$o.

[269]QVINTO.

Male $cene babbiano le loro ragioni e$plicate in modo, che le porte di mezo babbiano gli orna- menti d'vna $ala regale, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra $iano gli bo$pitali; malongo quelli $pa- cij, che $i fanno per ornamento, i quali dai Greci $ono detti periachi, perche in que' luogbi $i gi- rauano le machine, che bannoi triangoli, che $i riuolgono. In cia$cuno tre $ono le $pecie de gli or- nati, & apparati, que$te macbine $i banno a voltare, & a mutare l'a$petto de gliornamenti loro nelle fronti, ouero quando $i deono mutarele fauole, ouero quando venir deuono i Dei con tuoni re pentini. Lungo quelli luogbi $ono le cantonate, & volte, che $i porgeno auanti, le quali fanno l'en- trate & gli aditi nelln $cena, l vna dal foro, l'altra da qualche alrra parte, donde $i vegna.

La porta di mezo, che ri$ponde al cuneo di mezo dei cinque, che $i danno alla $cena, era detta Regia da gli ornamenti $uoi. Eranui altre porte vna dalla de$tra, & l'altra dalla $ini$tra di modo, che la fronte della $cena haueua tre gran nicchi, come $i vede nella piã ta, in quelli erano drizzate le machine triangolari, che $i voltauano $opra perni, & in cia$cuna facciata era dipinto l'ornamento $econdo la fauola, che $i deuena rappre$en- tare. perche in vn a facciata era la pro$pettiua d'vna $cena Comica, nell'altra la Tragi- ca, nell'altra la Satirica, & $econdo la occa$ione voltauano quelle fronti. Da que$te ma chine parlauanoi Dei dal di $opra, s'udiuano i tuoni nella lor venuta, fatti con vtri di corami gon$i, o di pelli tirate, come nei Tamburri, che v$amo, & con $a$$i dentro, che $a ceuano vn ribombo grandi$$imo. & per que$to modo $eruauano il decoro, non la$cian do chei Dei $i vede$$ero in $cena. Co$i appre$$o di So$ocle nello Aiace flagellifero Palla de parla con Vli$$e, & non $i vede, & egli dice, che la voce di quella Dea non veduta, a$$i- migli a al $uono d'vna tromba da guerra, che commoue tutto l'huomo, quando ella $i $ente $uonare all'arme. Que$te machine adunque $i riuolgeuano $econdoil bi$ogno, & dauano luogo all'entrate, rappre$entando le vie l'vna, che veni$$e dalla piazza, & l'altræ d'altronde, & la $igura ci dimo$tra il tutto.

Ditre $orti di Scene. # Cap. VIII.

_T_Re$ono le $orti delle Scene, vna è detta Scena Tragica, l'altra Comica, ba terza satirica. Gli ornamenti di queste $onotra $e diuer$i, & con di$eguale compartimento $i $anno. imperoche le $cene Tragiche $i formano con colonne, Fronti$picij, figure, & altri or- menti regali. le Comiche banno forma di priuati edificij, di pergolati, o corritori, e pro- $pettiue di $inestre di$poste ad imitatione dei communi dei$icij, male Scene Satiricbe $ono ornate di alberi, & di $peloncbe, & di monti, & d'altre co$e ru$ticali, & agre$ti in forma di giar- dini.

I Tragici recitauanoi ca$i de' Tiranni, & de'Re. aque$ti conueniuano ornamenti re gali, palagi, loggie, colonnati: però la facciata del triangolo, ch'cra per la Tragedia ha- ueua que$ti edificij, che haueuano del grande, ornati, & dipinti. I comici rappre$enta- uano co$e quottidiane, & attioni di gente ba$$a, però la $cena loro dimo$traua forme di priuati edifiij. i Satirici portauano co$e $ilue$tri, & bo$carecci cõuenienti a pa$tori a nin fe, & $imili co$e, però la $cena era di verdure, d'acque, di pae$i di lontani colorita, & era mirabile inuentione quella delle dette machine triãgolari, & ver$atili, perche dietro vna fauola Tragica era prõto l'apparato d'vna comedia; & dietro la comedia $i poteua $en- za porui t\~epo dimezo fare la rappre$entatione d'alcuna Egloga, o d'altro, $olam\~ete col dare vna volta a quelle machine, che greci dallo effetto chiamano periachi, perche $i ri- uolgono, & qui è nece$$aria la intelligenza, & la pratica della pro$pettiua, perche tutte quelle co$e ricercano il punto della vi$ta no$tra regolatore di quanto $i vede in quelle facciate. dalche ne na$cono gli $porti, i ra$tremamenti, i battimenti de i lumi, & delle om bre, l'entrate, l'u$cite delle parti dei membri, il vicino, il lontano, & lo incrocciamento [270]LIBRO dei raggi, & la ragione de gli angoli, $otto li quali $i vede tutto quello, che $i vede. $e- condo la conueneuole varietà de gli a$petti. nel che è opra di bel giudicio di $aper po- nere il punto co$i accommodatamente, che tutto quello, che $i vede dipinto rappre$enti vn $ito, & vn'e$$er naturale delle co$e, & niente $ia di sforzato, di precipito$o, di difforme, di $garbato, come $i vede nelle $cene di molti le co$e oltra modo picciole, gli edi$icij, che traboccano, i fuggimenti tanto al ba$$o punto $enza dolcezza tirati, che ne dappre$$o, ne dalontano po$$ono e$$ere con diletto veduti. Que$ta nece$$ità mi ha mo$$o a voler giouare, quanto per me $ipuo, anche in que$ta parte a gli $tudio$i, & però io ho $critto di pro$pettiua con vie, & modi ragioneuoli drizzati alla pratica che è detta $cenogra- fia. & ho gettato i fondamenti di que$ta cognitione & le regole di que$ta pratica, con di$$inire, diuidere, & dimo$trare, quanto alla detta ragione è nece$$ario, accioche $enza dubitatione l'huomo po$$a porre la veduta in proprio, & accommodato luogo, accio- che non $i ca$chi in quelli errori, che di $opra ho detto. iui $i vederà la di$po$itione dei piani regolati, & in regolati, in $quadra, & fuori di $quadra, & i perfetti di qualunque corpo $i $ia. il modo di leuarei corpi $econdo lealtezze loro, & la ragione delle parti delle collonne, & delle tre $orti di$cene, con quanto appartiene all'ombreggiare, ai lumi, ad alcuni modi facili per via d'in$trumenti, & d'alcune altre maniere di que$ta pra tica diletteuole, & nece$$aria. ma tornamo a Vit. che tratta de' Theatri de' Greci. & dice.

Ma ne i Theatri dei Greci non $i deonon fare tutte le co$e con le iste$$e ragioni, perche nella cir- con$erenza del piano inferiore, $i come nel Theatro latino gli angoli di quattro Triangoli toccaua- noil giro, & circuito d'intorno, co$i nel Greco gli angoli ditre quadrati deono toccare la detta circonferenza, & il lato di quel quadrato, che è pro$simo alla Scena, & che taglia la curuatura della circonferenza in quella parte di$egnail termine del pro$cenio, & a'indi allo e$tremo giro del- la curuatura $e le tira vna linea egualmente distante, nella quale $i di$egnala fronte della $cena. & per lo centro dell'orche$tra a canto il pro$cenio, $i de$criue vna linea equi distante, & da quel- la parte doue ella taglia le linee della circonferenza dalla destra, & dalla $ini$tra nelle corna del $emicircolo, $i banno a ponere i centri: & po$ta la $e$ta nella de$tra dallo spacio $ini$tro $i tira un giro alla destra parte del pro$cenio, & co$i po$to il centro nel $inistro corno dallo $pacio de$tro $i gira alla $ini$tra parte del pro$cenio, & co$i per tre centri con que$la de$crittione i greci han- nol'orche$tra maggiore, & la $cena piu adentro, & il pulpito, che chiamano logion, men lar- go; perche appre$$o de Greci la $cena era data a i reci atori di Tragedie, & di Comedie. ma gli altri artefici faceuano i loro u$$icij per l'orche$tra. & di qui na$ce, che $eparatamente da Gre- ci noneinati $onoi $cenici, & i Thimelici.

Era appre$$o de Greci l'orche$tra maggiore. & per que$to nella di$egnatione dei lo- ro Theatri faceuano tre quadrati in vn circolo, $i comei Latini faceuano quattro trian- goli, e tutto, che tanto gli angoli dei triangoli, quanto gli angoli dei quadrati parti$$e- roin dodici parti eguali la circonferenza, era però maggiote $patio nelmezo la doue erano tre quadrati, che la doue erano quattro triangoli, perche ilati dei quadrati $ono piu vicini alla circonferenza. e $i come nel Theatro dei Latini, vn lato d'vn triangolo fa ceua la fronte della $cena, co$i faceua vnlato del quadrato nel Theatro de Greci, & ter- minaua il pro$cenio: ma la fronte della $cena era $opra vna linea tirata fuori della circó. ferenza del circolo, che toccaua pure la circonferenza, & era egualm\~ete di$tante a quel lato del quadrato, che terminauail pro$cenio, di modo che la $cena dei Greci era piu ri mota, che la $cena de i Latini. Oltra di que$to egli $I tiraua anche vna linea, che pa$$aua per lo centro, & era come diametro egualmente di$tante al detto lato, & alla fronte del la $cena. $opra gli e$tremi di que$ta linea la doue tocca la circonferenza, $i fa ceua cen- tro, & po$to prima l'vn piede della $e$ta in vno, l'altro $i allargaua al centro, & volgendo- $I intorno ci dauai termini della maggior circonferenza perche iui era il termine della circon fer\~eza, & vltima precintione del Theatro, la doue toccaua la linea del pro$cenio. come ènel punto B. & C. nella linea. C. B. & icentri$ono. D. E.

[271]_LIBRO QVINTO_ P D E C B G F O [272] [273]_QVINTO._

La machina triangolare. O. doue è anche la porta regìa.

La fronte della $cena F. G. # L'Orche$tra P.

Il re$tante è facile, & gli ho$pitali, & altre $tanze come nel Theatro de Latini. vero è, che nella pianta del Latino, nella $cena hauemo fatto tre porte, & in cia$cuna vno trian golo ver$atile, per accompagnare di pro$pettiua la facciata di mezo, & hauemo con- giunto a diuer$o modo la $cena del l heatro latino; come che que$to $i po$$a fare in piu modi. ilche ci ha piaciuto come conuenienti$$ima forma, e$$endo $tati auue rtiti dalle ruine d'vno antico Theatro, che $i troua in Viccnza tra gli horti, & le ca$e d'alcuni citra dini, doue $i $corgeno tre gran nicchi della $cena, la doue noi hauemo po$to le tre por- te, & il nicchio di mezo è bello, & grande.

L'altezza di quel luogo non deue e$$er meno di dieci, ne piu di dodici piedi. I gradi delle $cale trai cunei, & le $edi all'incontro de gli angoli de i qu@drati $iano drizzati alla prima cinta, & da quella cinta tra me zo di quelli, $iano drizzate ancbe l'altre gradationi, & alla $omma quanti $ar anno altretianto $iano ampliate

L'altezza di quel luogo, cioè del logeo, & pulpito, non deue e$$er meno di dieci, & piu di dodici piedi. Vitr. alza il pulpito dei Greci $ette piedi piu del pulpito dei latini, per- che e$$endo il pulpito de Latini piu vicino all'orche$tra, non bi$ognaua, che egli fu$$e piu alto, mai Greci, che haueuano la loro orche$tra piu rimota dalla $cena poteuano alzar alquanto piu il pulpito loro, $enza impedimento della vi$ta, come $i vede che la di- $tanza fa parere ba$$e le co$e alte, perche $i vede $e vno va appre$$o vna ca$a, non vede il colmo, ma piu che egli s'allontana piu lo di$cuopre, come la ragione della pro$pettiua ci fa manife$to. Alzato adunque il pulpito, Vitr. drizza le $cale ver$o i cunei, & vuole il mede$imo, cioè, che le $cale, che vanno alla prima cinta non incontrino con quelle, che vanno alla $econda, & vuole di piu che le $cale, & le $alite $iano raddoppiate quanto piu cinte $aranno, come $i vede nella figura.

Poi cbe que$te co$e con $omma cura, & $olertia $aranno e$plicate, bi$og@a allbora piu dili- gentemente auuertire, cbe egli elegga vn luogo doue la voce dolcemente applicata $ia, & cbe $cacciata, ritornando ad etro, non riporti all'oreccbie vna incerta $ignificatione delle co$e.

A Vitr. molto preme l'accommodar il luogo alla voce; però oltra le gia dette co$e, egli tutta via ci da precetti di que$to, & ammae$tramenti belliffimi; & in vero non $en- za grande ragione, perche il fine di tutta que$ta materia di $pettacoli, è che $i veda, & che $i oda commodamente. Di$tingue adunquei luoghi quanto alla natura del $uono, & dice.

Sono alcuni luogbi, i quali naturalmente impedi$ceno il mouimento della voce, come $ono i di$$o- nanti, i@circon$onanti, i ri$onanti, & i con$onanti, detti da Greci, catbicontes, perijcbontes, antij- cbontes, $inicbontes. Di$$onanti $ono quelli, ne i quali, poicbe $i leua la prima uoce offe$a dai cor- pi $odi di $opra, è $cucciata al ba$so, & opprime la $alita della $econda uoce.

Come $e egli dice$$e, che il primo giro della voce intoppando$i in co$a dura, & $oda fu$$e in giu rin calzato, & rompe$$e il $econdo giro, doue ne na$ce$$e la di$sonanza, che per virtu della parola Greca $ignifica $uono al ba$so cacciato, rotto, & franto, perche catichontes, èqua$i deor$um $onum mittentes, & io ho interpretato di$sonanti a quel modo, che nel Latino $i dice de$picere, qua$i deor$um a$picere.

Circon$onanti luogbi $ono quelli, nei quali la uoce ri$tretta gir ando intorno ri$oluendo$i nel me zo, $uonando $enza gli e$tremi $uoi cadimenti, $i estingue La$ciando incerta la $ignificatione delle parole.

Qne$ti luoghi fanno rimbombo, perche in quelli ritorna lo i$te$so bombo o $uono, co me d'mtorno, & dentro le campane $i perde il $uono, poi che re$ta la perco$sa.

Ri$onanti $ono quei luogbi doue e$sendo la uece in $odo luogo perco$sa, ritornando a dietro le imagini, cbe la e$primeno, fanno doppi all'udito i cadimenti.

[274]_LIBRO_

Ri$uona la voce percuotendo, & ritornando'a dietro qua$i di rinuerbero, & come i raggi del Sole rifle$$i, co$i la voce riperco$$a ri$uona, cioè di nuouo $uona, & raddoppia la $ua $imiglianza, & fa Echo. La cui e$pre$$ione per piacer no$tro facemmo, come qui $otto, & ne i libri no$tri dell'anima in ver$i latini ne adducemmo la ragione, parlando del mouimento della voce, & del $en$o dell'udita.

Echo figlia dei bo$chi, & delle valli, # Echo che co$a è'l fin d'amore? Amore. # Ignudo $pirto, & voce errante e$ciolta, # # Chi fa $ua $trada men $icura? Cura. Eterno e$empio d'amoro$i falli # Viue ella $empre, o pur$en more? More. # Che tanto altrui ridice quanto a$colta, # # Debbio fuggir la $orte dura? Dura, S'amor ti torne ne $uoi allegri balli # Chi darà fin al gran dolore? L'hore. # Et che ti rendi la tua forma tolta, # # Com'ho da vincer chiè pergiura? Giura. Fuor d'e$te valli abandonate è $ole, # Dunque l'inganno ad amor piace? Piace. # Scioglii miei dubbiin $emplici parole. # # Che fin è d'e$$o guerra o pace? Pace.

Con$onanti $ono que'luogbi nei quali dal pianola voce aiutata con augumento cre$cendo entra nelle oreccbie con cbiara determinatione delle parole.

I luoghi con $onanti $ono affatto contrarij a i di$$on anti, perche in quelle la voce vie- ne dal cantro alla circonferenza aiutata, & vnita, & cre$ce egual mente. in que$ti la voce dalla circonferenza al centro è ribattuta, & rotta. Que$ta differenza de i luoghi è mol- to bella, & ben dichiarita da Vitr. però dice.

Et co$i $e nella elettione de i luogbi $i auuertirà con diligenza, $enza dubbio lo effetto della vo- cene i Tbeatri $arà con prudenza all'vti ità moderato, & temperato. Ma la de$critione, & i di$egni ra $e con que$te differenze $aranno notati, cbe qu lli di$egni, cbe $i fanno dei quadra- ti $iano de Greci, & quelli de itriangoli equilateri babbia@o l'v$o dei latini, & co$i cbi vorrà v$are queste pre$crittioni, condurrà beni$$imo i Theatri. Plino dice, che l'arena $par$a nell'Or- cbe$tra diuora la voce.

De i portichi dietro la Scena, & delle amlulatoini. Cap. # IX.

_D_Eon$i fare i portichi dietro la $cena a questo fine, acciocbe quando le pioggie re- pentine $turberanno i giuocbi, il popolo babbia doue egli $i ricoueri dal Theatro, & acciocbe que'luogbi, ne i quali $i danno gli in$trumenti per lo cboro, & lo appara- to del cb ro babbia campo $pacio$o, come $ono i portichi Pompeiani, & in Atbe- nei portichi Eumenici, & il Tempio del padre Bacco, & l'Odeo a quelli, che e$ceno dalla parte $ini$tra del Theatro, il quale Pericle di$po$e in Atbene con colonne di pietra, & con gli alberi, & con le antenne delle naui delle $poglie dei Per$iani ricoper$e, & lo i$teβo ancbe bru$ciato alla guerra Mitbridatica il Re. Ariobarzane rifece, & come a Smirne lo Stratageo.

Choragia $ignifica due co$e, & quelli, che danno lo in$trumento, & l'apparato per li giuochi, & il luogo di doue $i caua lo in$trumento. Odeum era qua$i vno picciolo Thea tro, doue s'udiuano le prone, & le concorrenze de i Mu$ici. Io $timo, che iui s'affetta$$e- ro i Mu$ici, come nel Choragio $i a$$ettauano gli hi$trioni, che di quel luogo poi entra- uano nella $cena. Stratageo chiamerei lo armamento. Fin qui Vitr. ha di$$egnato il Theatro, & dimo$trato $econdo l'v$o de Greci, & de i Latini, che differenza $ia nelle lo- ro de$ignationi. Hora parla di quelli portichi, che erano dietro la $cena, & dei luoghi da pa$$eggiare, perche co$i era ordinato da i buoni Architetti, che a Tempij, & alle ca$e dei grandi, & alle fabbriche publiche $i de$$ero i portichi: & que$to, come dice Vitr. & per nece$$ità, & per diletto, & per ornamento $i faceua.

[275]_QVINTO._

Et a Tralli il portico, come d'vna $cena; $opra lo stadio dall una parte, & l'altra. Et co- me nelle altre città, che banno bauuto gli Arcb tetti piu diligenti. D'iutorno a i T eatri $ono i porticbi, & gli $patij da pa$$eggiare: cbe co$i pare, cbe $i babbiano a ponere. prima, cbe $iano doppi.

Cioè non in altezza, & di due ordini di colonne, ma doppi di $otto. & come porti- chi dei Tempij, & le $eguenti parole lo dimo$trano.

Et babbiano be colonne esteriori Doricbe, & gli Arcbitraui con gli ornamonti $e condo la ra- gione della mi$ura Dorica fabbricate. Dapoi, cbe le largbezze loro $iano in modo, cbe quan- to alte $aranno le colonne di fuori, tanto $iano gli fpatij da pa$$eggiare dalla parte di dentro tra le e$treme colonue, & tra le mezane ai pareti, cbe rincbiudeno il portico d'intorno. ma le co- lonne di mezo $iano per la quinta parte piu alte delle esteriori.

La ragione è, perche deuono occupare quello $pacio, che occupa lo architraue $opra le colonne e$teriori, & perche $opra quello di mezo non $i pone architraue, però deuo- no e$$er piu alte.

Et fatte $iano alla Ionica, cuero alla Corintbia. Le mi$ure delle colonne, & i con partimen- ti non $aranno fatte con le i$te$$e ragioni@, come bo $critto dei Tempij. percbe conuengono baue- re altra grauità nei Tempij dei Dei, & altra $ottilità nei porticbi, ouero nelle altre cpere, & però $e le colonue $aranno di maniera Dorica, $iano partite le loro altezze coni capitelli in parti quindici, & di quelle vna $iail modulo, alla cui ragione $i e$pedirà tutta l'opera, & da piedi la gro$$ezza della colonna, $i faccia di due moduli: lo $patio tra le colonne di cinque, & mezal'altezza delle colonne eccetto il capi@ello di quattordici moduli: l'altezza del capitello d'u- no modulo: la largbezza di due, & d'un $esto: le altre mi$ure del restante dell'opera, $i faran- no come s'è detto dei Tempij nel quarto libro, Ma s'egli $i faranno le colonne Ionicbe, il fusto della colonna oltra la ba$a, & il capitello $ia diui$o in otto parti, & m@za, & di queste vna $ia data alla gro$$ezza della colonna: la ba$a con l'orlo $ia fatta per la metà della groβezza. Il capitello $i farà con la ragion detta nel terz @ libro. Se la colonna $arà di maniera Corintbia, il fusto, & la ba$a $ia come la Ionica, ma il capitello $econdo, cbe è $critto nel quar o libro. La aggiunta del piedestalo, cbe $i fa per gli $eabelli di$pari, $ia pre$a dal di$egno $opra $critto nel terzo libro. Gli Arcbitraui, gocciolatoi, & tutto il re$to de membri, $econdo la ragio- ne delle colonne $i piglieranno da gli $critti, dei volumi $uperiori. Ma gli $patij di mezo, cbe $aranno alla $coperta tra i porticbi, $i deuono ornare di verdure, percbe il pa$$eggiare alla $coperta ritiene gran $alubrità: & prima da gli occbi, percbe lo aere a$$otigliato dalle verdure, entrando per cagione del mouimento del corpo, a$$ottiglia la $pecie del uedere, & co$i leuando il gro$$o bumore da gli occbi la$cia la ui$ta $ottile, & la $pecie acuta. Oltra di que$to $caldando $i il corpo per lo mouimento del caminare, a$ciugando lo aere gli bumori dalle membra $cema la pienezza loro, & di$sipando gli a$$ottiglia, percbe ne $ono molto piu di quello, cbe il corpo puo $ostenere. Et cbe que$to co$i $ia, egli $i puo auuertire, cbe e$$endo le fonti del- l'acque al coperto, ouero e$$endo $@tterra la copia palustre, non $i leua da quelli alcuno bumore nebulo$o ma $i bene ne i luogbi aperti, & liberi, quando il na$eeute $ole col $uo caldo vapore ri$calda il mondo, eccita da i luogbi bumidi, & abondanti d'acqua gli bumori, & quelli in$ieme raunati $ollieua. Se adunque co$i pare, cbe nei luogbi aperti i piu graui bumor $iano per lo aere $uccbiati da i corpi, come dalla terra per le nebbie $i uede, io non pen$o, cbe dubbio $ia, cbe non $i debbia porre nelle città gli $patij da caminare $coperti $otto il puro cielo. Ma per- cbe que$te uie non $iano fango$e, ma $empre a$ciutte, in que$to modo $i deue fare: Siano caua- te, & profondi$simamente uuotate, & dalla destra, & dalla $inistra si facci@no le cbiauicbe mu- rate, & nei pareti di quelle, cbe riguardano al luogo doue si pa$$eggia $iano $atte le canne pie- gate con la cima loro nelle cbiauicbe, & dapoi cbe quelle co$e $aranno fatte compiutamente, bi- $ogna empire quelli luogbi di carboni, & le uie di $opra $iano coperte ai $abbione, & i$vianate, cosi per la naturale rarità dei carboni, & perle canne ri$pondenti alle cbiauicbe si riceuerà l'ac. qua doue $enza bumore, & a$ciutte $aranno le vie da paβeggiare. Appre$$o in queste opere [276]_LIBRO_ $ono le monitioni fatte dai maggiori nelle città delle co$e nece$$arie. percbe ne gli a$$edi ogni co- $a $i può bauere piu facilmente, cbe le legna. percbe prima il $ale piu facilmente $i puo por- tare, i grani nel publico, & nel priuato piu espeditamente $i a$$unano: & $e per ca$o vengono al manco, con l'herbe, & con la carne, & con i legumi $i riparano: le acque col cauare dei poz- zi & con le gran pioggie dalle tegole $i raccoglieno. ma la monitione, & proui$ione delle legna tanto nece$$aria a cuocere il cibo, è difficile, & noio$a: percbe tardo $i conduce, & piu $i con$uma in questi tempi del bi$ogno delle legna, & de gli a$$edij. S'apr@no questi cortili, o $patij $coper- ti, & $i diuideno le mi$ure partitamente a cia$cuna te$ta & co$i questi luogbi $coperti fatti per pa$$eggiare danno due belle, & buone co$e: vna nella pace, cbe è la $anità, l'altra nella guerra, cbe è la $alute. Per quelle ragioni adunque gli $patij da paβeggiare non $olo dopò la $cena del Theatro, ma ancbe posti appre$$o i Tempij di tutti i Dei potranno e$$er nelle città dil grandi$simo giouamento. εt percbe molto cbiaramentemi pare bauer detto di tali co$e, bora pa$$erò a dimo- $trare la ragione de i bag i.

Io non $aprei che aggiugnere a Vitr. $enon a pompa, però $eguitando la di$po$itione de i bagni, di quelli ne ragioneremo.

Della di$po$itione, & delle parti dei bagni. Cap. # X.

_P_Rimamente egli $i deue eleggere un luogo, cbe $ia caldi$simo, cioè riuolto dal $etten- trione, & dallo Aquilone, & quelli luogbi, cbe $i faranno per ri$caldare ouero in- tepidire, babbiano i lumi da quella parte, doue tramonta il $ole la inuernata. Ma $e la natura del luogo ci $arà d'impedimento, egli $i piglierà il lume dal meriggit, per- cbe il tempo dilauar$i $pecial nente è $tato posto, dal meriggie al ve$pero.

Vitr. ci accommoda gentilmente ne i bagni, & dice quello, che è nece$$ario all'v$o, ha uendo $olamente ri$petto al bi$ogno. Imperoche prima le Therme non erano in quel pregio, che vennero poi, anzi viera $olamente il bagno de$tinato alla $anità del corpo- indi poi cre$cendo la lu$$uria con le ricchezze $otto il nome di Therme edificauano co- $e magnifiche & grandi, con portichi, bo$chetti, natatoi, pi$cine, & altre co$e, $econdo le uoglie, & appetiti de gli Imperatori, & de gran per$onaggi. Io e$ponerò prima quello, che dice Vitr. & poi vi di$correrò $opra $econdo il bi$ogno. Vuole adunque, che i bagni $iano in luoghi caldi$$imi, & dichiara quali $iano, & dice e$$er quelli, che non riguarda- no a Tramontana: & perche erano luoghi ne i bagni, nei quali prima s'intepidiuano i corpi, & poi $i ri$caldauano, per non entrare dal freddo fubito al caldo, però vuole, che $i prenda il lume per que$ti luoghi da quella parte, doue il $ole tramonta la inuernata, che è da Garbino. & quando il luogo non pati$ca que$ta commodità, vuole, che $i pigli dal mezo giorno. Le ragioni di que$ti ptecetti $ono facili.

Ancbora $i deue auuertire, cbe i luogbi, doue gli buomini, & le donne $ibanno a ri$caldare, $ia no congiunti, & po$ti a quelle iste$$e parti, percbe co$i auenirà, cbe ad amendue que'luogbi daβ, for no ne i va$i $eruitrà l'v$o commune. Sopra il fornello douemo p rre tre va$i di rame, vno cbe $i cbiamail caldario, l'altro il tepldario, il ter zo rinfre$catoio. & $i deuono collocar e in questo ordi- ne, cbe quanta acqua v$cirà dal caldari@, tanta in quello vi vegna dal tepidario, & co$i allo iste$$o @odo, dal rinfre$catoio nel tepidiario di$cenda, & dal vapore della fornace commune a tutti $cal- dati $iano i uolti de i letti, $oprai quali $ono que ua$i.

Siano congiuntii luoghi doue gli huomini, & le donne $i hanno a $caldare, perche [277]_QVINTO._ vno i$te$$o forno ri$calderà amendue gli $caldatoi, & anche i tepidarij, & $iano anche volti alle i$te$$e parti del cielo. Il rinfre$catoio, cioè il va$o dell'acqua fredda, $arà nel luogo di $opra. que$ti infondera l'acqua nel va$o tepidario, & que$to nel caldario. Et il caldo vapore della fornace darà $otto al fondo di que'van, ma al caldario ne darà po- co, al tepidario meno, a quel di $opraniente & c'in$egna il modo di $o$pendere quelli va $i, & dice.

Il $o$pendere dei caldai $i fa prima in modo, cbe il $uolo $ia $alicato di tegole d'un piede, & mozo, ma $ia quel $alicato pendente ver$o la bocca del fornello, come $e $i getta$$e dentro vna palla, ella non poteβe $tarui dentro, & fermar$i, ma di nuouo ritorna$$e alla bocca della for nace, perciocbe a questo modo la fiamma da $epiu facilmente andrà vagando $otto il luogo do- ue $tanno que'va$i $o$pe$i. Ma di $opra $i deuono farei pilastrelli con mattoni di otto once, co $i di$posti, cbe $opraquel i $i po$sino fermare le tegole di due piedi; mai pila relli $iano alti due piedi, impastati di argilla, o creta, & peli ben battuti, & $opra quelli si pongano tegole di due pie- di, le quali $ostentino il pauimento. le concamerationi. o uolti $aranno piu utili, $e si faranno di struttura. ma $e $aranno ta$$elli, o di legname bi$ogna porni $otto l'opera di terra cotta, & farle con que$ta maniera. Faccian$i le tegole, o lame, o gli arcbidi ferro, & que$ticon i$pe$si$simi ouci ni di ferro $iano $o$pe$i al ta$sello, & quelle tegole, o arcbi siano in tal modo di$pofti, cbe si po$- $a $opra due di quelli po$are le tegole lenza i loro margini, & cosi tutte le uoltepo$andosi, & fer- mandos $opra il ferro siano condotte, & perfetre. Et i con$trignimenti, & legamenti di quello uolte dalla parte di $@pra siano coperti leggiermente di argilla battuta insiome con poli. ma la parte di $otto, cbe riguarda al pauimento sia rimboccata con te$tole rotte, & con calce, dapoi con belle coperte polita, intonicata, & biancbeggiata. Et queste uolte $e $aranno doppie ne i luogbi, e@ alli detti $caldatoi, $oranno di piu utilità, percbe l'bumore non potrà far danno al palco, o ta$sel- lo, ma potrà fra due uolte liberamente uagare.

Vitr. c'in $egna come douemo fare i volti, & il cielo dei bagni, & quanto alla materia, & quanto alle parti: ma prima egli ci dimo$tra come bi$ogna fare il pauimento del ba- gno per alzarlo da terra, & dall'humore dicendo, che bi$ogna la$tricare con tegole d'vn piede, & mezo il piano, il quale penda ver$o la bocca del forno; $opra il la$tricato vuole, che $i drizzino alcuni pila$trelli alti due piedi fatti di qu adrelli di due terzi di piede, & impa$tati con creta ben battuta con piedi, il che $i fa perche $tia $alda al fuoco, $oprai pila$trelli egli s'impone le tegole didue piedi che $o$tentano il pauimento, $otto il qua- le $i poneua il fuoco, che per certe trombe, o can ali nelle gro$$ezze dei pareti vaporaua, come s'è auuertito in alcuni luoghi ritrouati nuouamente, doue gli antichi faceuano calde le $tanze loro. ilche per le figure ho dimo$trato nel $eguente libro al decimo Ca- po. Quanto veramente appartiene alle concamerationi, o cielo dei bagni, Vitr. ci dà le regole, & dice, che in due modi $i po$$ono fare l'vno di muratura, l'altro di opera di le- gna me. Bi$ogna adunque con$iderare, & di$correre $opra le parti di $otto, di mezo, & di$opra, & il modo di farle. Le dette parti $ono tutto vn corpo, il quale ha bi$ogno d'e$$ere $o$tentato, perche $enza legamento, & $o$tentamento ruinarebbe: & però il le- gamento $i farà in que$to modo. Egli $i farà gli archi di ferro con li$te, & lame di ferro attrauer$ate, & incrocciate, & que$ti archi, & lame con $pe$$i oncini a gui$a di anchore fiano attaccate al tauolato, ma tanto larghe vna dall'altra, che $opra quelle $i po$$ino po $are le te$te di due tegole: & que$ta $arà la parte di mezo. ma di$opra egli $i fara come vno terrazzo di creta con peli impa$tata, & molto bene battuta, & domata: & il cielo di $otto, che $opra$ta al pauimento $arà $maltato, & rimboccato con te$tole pe$te, & calce, dapoi intonicato, & coperto gentilmente, & biancheggiato. Et le que$te volte $aranno doppie, cioè vna $opra l'altra con debito $patio, daranno maggiore vtilità, & difende- ranno i ta$$elli dai vapori. Hora hauendo trattato del piano, & del volto dei bagni, & di quello, che vi va $opra, & come e di che materia $i hanno a fare, $eguita Vit. & ci da le mi$ure dicendo.

[278]_LIBRO_

Le grandezze dei bagni $i banno a fare $econdo la moltitudine de gli buomini. ma $iano però in que$to modo compartite, cbe quanto ba da e$$er la lungbezza leuandone vn terzo fatta $iala largbezza, oltra il luogo doue $i $ta ad a$pettare d'intorno al labro, & la fo$$a. Bi$ogna fare illabro $otto il lume, acciocbe quelli, cbe vi $tanno d'intorno non toglino il lume con l'ombre loro. Gli $patij dei labri detti $cbole deueno e$$ere co$i $patio$i, cbe quandoi primi baveranno occupa- to i luogbi, gli altri, cbe $tanno a torno guardando po$$ino $tare dritti in piedi. La largbezza del- lo alueo tra'l p@rete, & il paraperto non $ia meno di $ei piedi, acciocbe il grado inferiore, & il puluino da quella largbezza ne leui due piedi. fl Laconi@o, & le altre parti per li $udatoi $iano congiunte al tepidario, & quanto $aranno largbi tanto $iano alti alla curuatura inferiore dello bemisperò. Et $ia la$ciato il lume di mezo nello bemi$pero. Et da quello penda il copercbio di ra- me con catene $o$pe$o, il quale alzando$i, & abbaβ ndosi, dia la tempra del $ud re, & però pare, cbe egli $i debbia fare a $e$ta, acciocbe la forza del vapore, & della fiamma per le volte della curuatura egualmente dal mezo partendo$i po$$a vagare.

La dichiaratione di alcuni vocaboli ci dara ad intendere quanto dice Vitr. Deon$i fare i bagni $econdo la moltitudine delle per$one. Egli fi legge che Agrippa ne $ece cen to, & $ettanta a beneficio del populo. creb bero poi qua $i in in$inito, & col numero $i $a- tisfaceua a quello, che la grandezza non poteua pre$tare. La mi$ura era, che la lunghez za fu$$e tre parti, & la larghezza due. Ecco la proportione $e$quialtera. ma in que$ta lar- ghezza non $i compr\~edeua il labro & il luogo, doue a$pettauano quelli, che doueuano e$$ere lauati. L'altro era vna fo$$a, o va$o capaci$$imo, dentro il quale era l'acqua da laua re, d'intorno il quale erano alcuni parapetti, doue le per$one s'appoggiauano a$pettan- do, che i primi v$ci$$ero del labro, que$ti $ono detti $chole, ouero, (il che mi piace piu) erano alcune banche d'intorno i labri, doue $i a$pettaua, & la larghezza del labro, che egli chiama alueo tra il parete & il parapetto, era di piedi $ei, due dei quali erano occu- pati dal grado inferiore, & dal puluino, il quale $timo io, che fu$$e vna parte, doue s'ap- poggiauano $tando nel bagno. il labro era $otto il lume. Il Laconico era quello, che an- che $udatoio $i chiama, detto co$i da i Lacedemonij, perche in luoghi $imili $i $oleuano e$$ercitare. Clipeo io ho interpretato coperchio, & è co$i detto dalla forma d'uno $cudo che era rotonda. que$to era di rame, & $i alzaua, & abba$$aua per temperare il caldo del bagno. Leggi Palladio al Capo quadrage$imo del primo libro.

I Laconico. H Tepidario. K Frigidario. L Labro. I Canne. L k h s [279]_QVINTO._ a Frigidario h Tepidario c Caldario. e Laconico. d Scudo di rame. f Tepidario g Frigidario. d f e a b c Della edificatione delle palestre, & de Xi$ti. Cap. # XI.

_H_Ora a me pare (tutto, cbe que$to non s'u$i in Italia, di dicbiarire il modo di fare le pale$tre, & di dimo$trare come $iano fabbricate appre$$o dei Greci. Fanno$i adunque in tre porticbi le exedre $pacio$e, cbe banno i luogbi da $edere, nelle quali i Filo$ofi, i Rbetori, & gli altri, cbe $i dilettano de gli $tudij, poβono $e- dendo di$putare. Nelle palestrei colonnati, & porticali d intorno $i banno a fare quadrati, ouero al quanto lungbi in modo, cbe babbiano gli $pacij da caminare intorno due stadi, dei quali di$po$ti $iano tre porticali $emplici: ma il quarto, cbe $arà ver$o il meriggie bi$ogna, cbe $ia doppio, acciocbe e$$endo il tempo vento$o, non po$$i l'acqua per li $trauenti en- trarui $otto. Nel portico, cbe $ara doppio $i no po$te que$te membra. il luogo da ammae$tra- rei Garzoni, detto epbebeo $ia nel mezo. (& que$to è vna e$edra ampli$$ima con le $ue $edi lunga vno terzo piu, cbe larga) $otto il de$tro, il luogo da ammae$trar le Garzone, & appre$$o v'è il luogo doue s'impoluerauano gli Atbleti, detto coni$terio, dal qual luogo nel voltare del por- tico sta il bagno freddo cbiamato. lutron. ma dalla $ini$tra del luogo dei Garzoni, è il luogo da vgner$i, detto Eleotbe$io, appre$$o il quale è il luogo \’aa rinfre$car$i, dal quale $i va al luogo del- la fornace detto propigneo, nel voltar del portico. ma appreβo poi nella parte di dentro dirim- petto al frigidario, $onoi $udatoi di lungbezza il doppio alla largbezza, cbe nel voltare bab- biano da vna parte il Laconico, compo$te come è $opra$critto. a dirimpetto del Laconico il bagno caldo. nella pale$tra $ianoi peri$tili compartiti, come s'è detto di $opra. Ma dalla parte di fuo- ri deuono eβere di$po$ti tre porticbi, vno la doue $i e$ce dal peri$tillo, due dalla de$tra, & dalla $ini$tra cbiamati $tadiati. di que$ti porticbi quello, cbe riguarda al Settentrione $i fa doppio, & di ampli$$ima largbezza, l'altro è $emplice, & fatto in modo, cbe nelle parti, cbe $ono d'intornoi pareti, & in quelle, cbe $ono ver$o le colonne babbiai margini come $entieri non meno di dieci piedi, & il mezo cauato di modo, cbe due gradi $iano della di$ce$a d'un piede è me- [280]_LIBRO_ zo da i margini al piano, il qual piano non $ia meno largo di piedi dodici, & cosi quelli, cbe ve$titi camineranno ne i margini, non $aranno impediti da quelli cbe vnti $i e$ercitano. Que- sto portico da Greci è cbiamato X $to, percbe gli Atbleti, al tempo del verno $otto il coperto ne gli stadij $i e$ercitauano. i Xi$ti $i deuono fare $i cbe tra due porticbi, vi $iono $elue, & le piantationi, et in que$ti si facciano tra gli alberi, le $trade, et iui d'A$tracco $iano collocate le $tãze. Appre$so il Xi$to, et il portico doppio si banno a di$egnare i luogbi $coperti da camina re detti Peridromide da Greci. ne i quali il verno quando è $ereno il tempo v$cendo gli At@leti, si po$$ino e$ercitare. Dapoi lo Xi$to $arà formato lo $tadio cioè il luogo da e$ercitar$i in modo, cbe la moltitudine delle genti po$sa commodamente guardare gli Atbleti, cbe combatteno. Fo bo de- $critto diligentemente quelle co$e, cbe erano nece$sarie dentro le mura ad e$sere acconciamente di$po$te.

Quanto dice Vitr. è chiaro a ba$tanza con la no$tra interpretatione. la doue egli $i deue auuertire quanto $tudio pone$$ero gli antichi nello e$ercitio, & come acconcia- mente prouede$$ero ai bi$ogni. & a i piaceri de gli huomini. Le figure anche delle $o- pradette co$e faranno manife$te le parole di Vitr.

A. Ephebeo. B. Coriceo. C. Coni$terio. D. Lauatione fredda. E. Eleothe$io. F. Luogo freddo. G. Propigneo. H. Sudatione concamerata. I. Laconico. K. Calda lauatione. L. Portico di fuori. M. Portico doppio, che guarda al Settentrione. N. Portico doue $i e$ercitauano gli Athleti detto Xi$tos. O. Platanones, & le $elue tra due portici. P. Doue erano le ambulationi $coperte, & gli atbleti $i e$ercitauano al tempo della $tate. & appre$$o lacine $ono dette Xi$ta. Q. Lo $tadio doue $i $taua a vedere gli Athleti. ☩. Leuante. O. O$tro. P. Ponente. I. Tramontana. IIII. Stacione & ripo$i. Il re$tante $ono e$$edre, & $cole. [281]QVINTO. o o N P L D C B A E F G H K M O N N [282]_LIBRO_ Dei Porti, & del Fabbricare nelle Acque. Cap. # XII.

_E_Gli non $i deue la$ciar didire delle commcdità dei porti. mabi$ogna dicbiarire con cberagioni $ianoinquelli $ecure le naui dalle fortune. Que$ti adunque $e $ono naturalmente po$ti, & cbe babbiano le promontore, o capi $opral'acqua, $i cbe per lanatura del luogo s'ingol$ino, banno grandi$$ime vti ità, percbe d'intorno s'ban no a fare iportichi, & inauali, ouero dai portichi l'entrate ai fondachi, odoga. ne, & dall'vna, & l'altra parte $ideuono farele torri dalle quali con machine si pe$$ino tirare dall una all' altra bandale catene. Ma $e egli non si baueràl ogo idoneo per natura d'a$$icurare le naui dalle fortune, si $arà in que$to modo. cbe $e egli non ci $arà fiume, cbe impedi$ca, ma da pna parte $ara la $tatione cioè il luogo doue $icuramente $tanno le naui, (cbe noi dicemo buon $orgitore) allbora dall'altra con gli argini, & conle fabbriche si venirà in fuori, & si farà pro- greβo, & a que$to modo si deuono $ormare le chiu$e de i porti.

Il fine del porto è d'a $$icurar le naui da iventi, & dalle fortune dimare, & però deue e$$ere $icuro, & capace. La $icurtà ouero è naturale, ouero aiutata dall'arte. la naturale dipende dal $ito delluogo, quando illuogo è ingol$ato, & incarnato, & fa le corna co- me la Luna, & quando i capi alti come promontori vengonoin fuori, & i lati di$endeno il gol$o dai venti. ne $i puo dire quanto gioua vn tal $ito. perche proma è $icuro, dapoiè commodo, perche nella curuatura $i fanno i luoghi da $aluare le mercãtie, ci $ono i Fon- dachi, le dogane, i bazzari, & altri luoghi opportuni. Io ho veduto molti luoghi nella Scotia che per natura $ono porti $icuri$$imi, & fra gli altri ve n'è vno, che $i chiama nel- la lingua Scoce$e $icher $ano, cioè, arena di $alute, & porto trãquillo. Que$to non ha Vi- netia, ma la poca $icurtà del porto, è la molta $icurta della citta: vengono però len mi nella Laguna, & iui $i $aluano. Quando adunque egli $i hauerà $ito dalla naturapoca $atica ci vuole. il porto è $icuro, & per la bocca, & perle rocche, & per li $ian chi: nece$- $ario è adunque di$are con arte, quello che la natura non ci concede. però Vitr. ricor- rendo all'arte dice.

Male fabbriche cbe $ibannoa fare nell' acqua co$i pare, cbe si babbiano a fare: cbe egli si porti la polue da quelle parti, cbe $on: dalle (umi $in al promontoro di Minerua, & me$colarla nel mortaioinmodo cbe due ad vna ri$pondino. poiladoue si bauerà deliberato di $abbricare bi- $ogna poner nell' acquale ca$$e di rouere, & rincbiu$e con catene mand arle giu nell acqua, & te- nerle fermamento a fondo Dapoi quella parte, cbe $arà trale caβe al baβo $ott'acqua, $i de- ue i$pianare, & purgar, & iui gettarui di quella materia impa$fiata, eme$colatanel mortaio, con la mi$ura datadi $opra, & concementi, $in cbe si empialo spacio, cbe $i deue murare, quello dico, cbeè trale ca$$e; & que$to dono dinatura hanno que luoghi, cbe bauemo detto di $opra.

Qui l'v$o della pozzolana è mirabile come ci ha detto Vitr.ncl $econdo libro al $e$to capo. Doue adunque $ia, che potiamo hauere copia di pozzolana, poneremo due parti diquella, & vna dicalce, & $aremo nella $o$$a, che Vitr. chiama mortario vna buona pa- $ta, & ben voltata, & battuta, poi$aremo delle cataratte, & ca$$onidilegname dirouere, dette arche da Vitr. & $ifaranno a que$to modo. Piglia le traui di rouere molto bene i$pianate, & perla loro lunghezza da vna te$ta all'altra $arai de i $olchi, o canaletti, lar- ghi$econdo la larghezza del taglio delle tauole, ehe vibanno d'andar dentro que$te tauole deuono e$$ere dieguale grandezza, & gro$$ezza, & con le te$te loro inca$trate ne icanaletti gia $atti. & a que$to modo $tando le traui dritte, & con giu$ti $pacij lontane van dall'altra, perche $i drizzano piu di due traui per lato, & in catenate le tauole ferma- [283]QVINTO. mente, & otturate le commi$$ure a forza $i manderanno a $ondo, & iui $i teniranno $er- me, & immobili. oltra dique$to lo $pacio rinchiu$o tra li ca$$oni, $i vuotera con ruote, & altre machine da leuar l'acque, delle quali Vitr. ne ragiona nel decimo libro, & $i $ara il luogo piano egualmente, & netto, & $tando $opra trauicelli, o palate, o zatte commoda- mente ordinate que$te co$e me$colate, & impa$tate nella $o$$a, doue hauerai preparata la $opra detta materia de cementi, & delle pietre, & di tutto quel corpo cauato dalla $o$$a empirai tutto quello $pacio purgato, che è tra i ca$$oni, & in que$to modo farà vna pre$a mirabile, & riu$cira l'opera fatta nell'acqua, & que$to farai quando niuna forza di acqua t'impedirà. maquando lo impeto del mare ti $turba$le, o di quello, che dice Vitr.

Ma $e per lo cor$o, & per la forza dello aperto mare, non $i potranno tenere a fondo i ca$- $oni giu mandati, allbora $ubito $opral'orlo, & gengiua del mare doue terminail terreno, egli si deue fare vnletto $ermi$$imo, il quale $ia piano meno della metà, mail re$tante, cbe è pro$$imo al lito $ia pendente, & chino, dapoi ver$ol'acqua, & dailati intorno al a'etto letto $i facciano i margini, & le $ponde a liuello di quel piano, & quello, cbe è la$ciato pendente oltra la metà $ia empito di arena tanto, cbe egli $ia pare al margine & al piano del letto, e $opra quel piano $ia fabbricato vno pila$tro grande, e fatto, cbe egli $ia, accioche $i po$$a $eccarlo, & far pre$a bi- $ogna l $ciarlo per due me$i, dapoi $iatagliato di $otto quelmargine, cbe $o$tenta l'arena, & co- $i l'arena $ommer $a dall'acqua $ara cadere quel pila$tronel mare, & conque$ta ragione ricbieden- doil bi$ogno $i potrà and are inanzi fabbricandonell'acque.

Per fare vn braccio $ul mare comincia a poco a poco daterra, & $arai vn $cagno par- te a liuello, parte che habbia caduta, & $ia la parte, che pende ver$o il lito, allo $cagno $a raii $uoi margini ouero $ponde nella te$ta ver$o il mare, & da ilati a liuello diquello, & la parte, che pende empirai d'arena pareggiandola alla parte piana, $opralo $cagno fa rai vno gro$$o pila$tro della detta materia, & lo la$ciarai $arpre$a, & $eccare almeno perdue me$i. Taglierai po$cia il margine di $otto, & $ubito vederai v$cire l'arena per la rottura, & mancare di$otto alpila$tro, ilquale non potendo $tare, dinece$$ità cade- ra nell'acqua, & empira la prima parte pro$$ima allito. & co$i volendo andar piu in $uori, andaraidimano in mano, eque$to $i farà, non mancando la pozzolana, o $imil co- $a che $a pre$a nel mare. Ma quando timanca$$e que$ta materia dice Vitr.

Ma in quei luogbi doue non na$ce la polue, con que$ta ragione dei fabbricare, poner $i deuono la doue ba deliberato di fondarei ca$$onidoppij intauolati, & concatenati, & tra l'vno, & l'al- tro $ia calc atala creta in$ieme con i $acconi $atti d'alica palu$tre, & poi cbe co$i $arà molto benecalcato, & $odi$simamente ripieno quel luogo dimezo trail doppiotauolato, allborail luo- godimezotra quel $erraglio deue e$$er vuotato conruote, contimpani, & con altristrumentida cauar'acqua, & iui poi tra quella cbiu$a $iano cauate le fondamenta, e $eiui $arà il terreno buo- no $iano cauate piu groβe del muro, cbe vianderà $opra $ino al viuo, et empite dicementi, cal- ce, et arena. Ma $e'lluogo $arà molle, $ia batcutala pali$icatadi palid'alno, di oliuo $ilue$tre, oue- ro di roucre bru$tolati, et empito di carboni, $econd, cbe detto bauemo, nel $or. dare dei Theatri, e dellemura. Indi poi $iatirata acortina del muro di $a$$o quadrato con lungbi$sima legatura, acciocbe $pecialmente le pietre aimezo $iano beni$simo contenute, et allbora quelluogo, cbe $a- rà tra'l muro, $ia riempito di roinazzo, ouero dimuratura, percbe a que$to modo egli $tara $ifor- te, cbe $i potrà fabbricarui $opra vna torre.

A me pare, che Vitr. $i la$cia intendere, & Leonenel decimo parla diffu$amente del modo di$are le cataratte, gli argini, le pali$icate, i$o$tegni, le ro$te, le botte per tenere, chiudere, condurre, & di$tornar le acque, perche $i po$$a $abbricare, o $i rimedi al dan- no, o $i prouedi al commodo. però ci rimettemo alla diligenza $ua.

Finite que$te co$e $ibauer iri$petto, cbei luogbi doue banno a $tare le naui riguardino al Set- tentrione, percbe il meriggie per lo caldo genera vermi, ebi$ce, etarli, et altri animoli, the fanno gran danno, e notrendoli glicon$erua, e quelli edi$icij non deuonoe e$$er fattidi legnamiri$pettoa [284]_LIBRO_ gli incendij. Madella grandtzza denaualinon deue e$$ere alcuna determintione, ma $atti $iane alla mi$ura; & capacità dellenaui, acciocbe $ele naui di maggior portata $aranno tirate in terra, babbianoil luogoloro con $pacio accommodato. Io bo $critto in questo luogo quelle co$e cbe mi $o- no potute veni ne a mente, cbe $i po$$ono fare nelle città all'u$o dei publicbi luogbi, come deuono $tare, & come $i deuono conduire aper$ettione. Ma be vtilità dei priuati edi$icij, & i loro compar- timentinel $eguente di$cerrendo e$poneremo.

Poi che a no$tri giorninon hauemo co$a per$etta delle antiche, ne alcuno $tu$tia con nuouiedificij imitare quelle fabbriche merauiglio$e, & che pochi$ono tali, che per ar- te, & perpratica po$sono animo$amente, & con giudicio abbraccjare si alte impre$e, che $acciano Theatri, am$itheatri, circi, pale$tre, portichi, Ba$iliche, & Tempij degni del la grandezza dello imperio, non $aperei, che mi dire, $e nonvoltarmia quelle fabbriche che $econdo la qualltà de i tempi no$tri $ono riputate maggiori; & la prima grandez- za, che mi viene dinanzi, è la fortezza della città, che con gro$se, & alte mura $opra lar- ghi$$imi, & pro$ondi$$imi $ondamenti, ci rappre$enta vna Idea magni$ica, & eccellente delle $abbriche moderne. quiui oltra la $uperba muraglia ottimamente $iancheggiata, oltra i Baloa rdi, piate $orme, caualieri, $aracine$che, a me pare, che la grandezza delle porte tenga honorato luogo. ma ricercando le altre co$e grandi, mi $i fa incontro ilna- uale de'Vinitiani, ala fabbrica delle galere, & naui, che hoggidì $i v$ano: non dirò, che'l detto luogo habbia grandezza perla copia dimarmi, & per la magni$icenza, & $uper- bia della materia, che v$auano gli antichine gliedi$icij loro, percheque$taeccellenza hanno in altre fabbriche publiche: ma ben dirò del loro nauale, che tutto quello, che ap pattiene all'u$o di tutte le co$e, & alla copia di tutto quello, che bi$ogna al $atto della marinarezza, egli auanza digran lunga, tutto quello, che a no$tri giorni altroue $i puo vedere. i legni veramente, & le galere, & i va$elli, & corpi di barze, e Galeoni $ono ridot- tia quella per$ettione dioapacità, di$icnrczza, & dicommodo, che $i puo di$iderare. Ne voglio, che prendiamo merauiglia del detto luogo, come co$a che $atis$accia, & pari ne rauiglio$a ad ogni huomo digiudicio, perche que$tana$ce davn'altra co$a piu ammi, randa, & degna die$ser de$iderata non hauuta, & di grande $tndio accioche $ia con$er uata hauendo$i. la lunga, & inuiolata libertà diquella città ha partorito que$ta grādez- za, l'v$o delle co$e maritime, le belle, & molte occa$ioni $ono $tare tali, che nonè potenza $i grande, che in poco tempo far po$sa quello, che hanno fatto Vinitiani. Que$ta copia, & que$ta pratica è cre$oiuta a poco a poco naturalinente (ditò co$i) & col genio di quel la città. la doue non $i puo con violenza generare co$a, nella qualeiltempo ci habbia prerogatiua. porò non t@mo io, che $i$accia pregiudicio alla miapatrian narrandola, per che chi vorrà drittamente giudicare truouerà, che piu pre$to metterei in di$peratione ognialoro dominio, che vo e$se imitare que$to grande apparato, che dargli animo dico min ciare. Io con cedoi largi pae$i di bo$chi, la moltitudine delle genti, & la grandezza dell'imperio, & la voglia & molte altre commodità a glialtri Principi, ma come potrò dar lorovn lungo $tudijo, vn'e$eroitio dimo t'anni, vua proui$ione nata dalla preiogati uadel ts mpo, come hanne qu $ti Siguori? Certamente non è opera tanto di grand'impe rij, quanto dicontinuati, & iberi reggimen ti loarti$rcio inuiato, & ordinato, & $e bene nó s'introdce igladiatori elle arene, e nelle $cer. egli hi$trioni, enegli hip podtomile ca rette, s'introduce pero nello Ar$enale de'Vinitiani, vr o apparato diacqui$tare le prouin cie, & i regni, & di le@are an che le voglie a chi vole$$e in alcun modo turbare la liberta di quello $tato, & $i come la $ortezza diquella città ha hauuto per Architetto, la prouiden- za diuina, & ilbene$icio della natura, douene muraglie, ne $o$$e, ne $ianchi vi hanno luo- go; co$i quello, che hanno fatto gli huomini, è nato dallo i$te$$o prouedimento diuino, & dal grandea more, che hanno hauuto, & hanno icittadini ver$o la patria, che per or- narla, & ampliarlauon hanno $paragnato ad alcuna fatica. Perilche $i vede l'ordine me rauiglio$o deileco$e, che ad vn morer d'occhio $i troua, & $i caua tutti gliarmeggi d'v- [285]QVINTO. na galera, tutti g li in$trumenti. tutto lo appaiato non $olamente $i vede al $uo luogo có ordine mira bile, ma $i puo pre$ti$$imamente porre in opera. & oltra l'ordinario, che per cu$todia del mare è $empre $uori, l'apparecchio di cento, & piu galere con tanta facili- tà, & $elieità dirò co$i, $i moue dal $uo luogo, che non $i puo credere. Le taglie, le argane, le ruote, i na$pi $ono co$i ingenio$amente fatti, po$ti, & orditi, che non è pe$o $i grande, che non $i moua con gran pre$tezza. Altre $iate non pareuano le co$e, $e bene erano in $i- nite, porche non erano co$i bene ordinate, & pronte; ma hora dal giudicio del Magni$i- co me$$er Nicolò Zeno il tutto è $tato ridotto in vno ordine $i bello, & comodo, che non meno ci dà da merauigliare il numero, & la grandezza delle co$e, che l'ordine antedet- to; co$a nata da vno amoreuole $tudio, & indu$trio$o giudicio di quel gentilhuomo, col quale @o era $olito di andare molto $pe$$o nell'A r$enale a far proue di leuar pe$i $mi$ura ti con poea fatica. Altra occa$ione anchora di grandezza d'opera, di $pe$a, & d'ingegno ci porge la diuina prouidenza, & la natura delle co$e, la quale farebbe sbigottire ogni gran cuore, che non porta$$e amore alla patria $ua, & que$to è, che il tempo, che apporta feco ogni commodo, & ogni incommodo accordato con due elementi ci vorrebbe mo- uer guerra, & farcinotabiliingiurie, dico il mare, & la terra, de iquali l'vno pare, che vo glia cedere, & l'altra occupare il luogo di que$te lagume. Que$ta occa$ione, che ci dà da pen$are, & pare che ci dia trauaglio, è pero da e$$er riceuuta, & pre$a allegramente, & cõ grande animo, & amore, perche donando ci il Signor Dio vn giocon di$$imo frutto della pace, ci vuole fare ricono$cere il bene$icio riceuuto dalla prouidenza $ua del $ito ch'egli ha hato ai primi $ondatoridique$ta città, & però con lo e$$ercitare de gli ingegni, & de gli animi de i Senatori, in vna grandi$$ima impre$a vuole, che'l mondo veda la grandez za dello $tato loro, la prudenza de gli huomini, & l'amore di giouar alla patria, doue $a rà opera di $peculatoridella natura, & dei pratichi, inue$tigare le cau$e della atterratio ne dique$te lagune, come $ogliono$are i medici, che prima cõ$iderano le cau$e delle in- fermità, & poidanno irimedij opportuni; traueranno, che la terra u$a i$iumi in que$ta w$urpatione, che ella vuol fare, & da quelli $i $a portare nelle acque $al$e; troueranno, che le acque $al$e diloro natura rodeno, è con$umano le immonditie, troueranno, che piu acqua $al$a, che entra in que$ta laguna è meglio, perche v$cendo con maggiore empito porta via piu terreno, troueranno, che $i deue leuare gli impedimenti alla natura, accio- che ella operi da $e, & $accia quello, che non $i puo fare con ingegno, $orza, & $pe$a alcu na però moueranno quelli terreni, che gia $ono alquanto induriti, & daranno $acilità al le acque diportarli via; drizzeranno i canali, & i cor$i delle acque, impediranno la me- $colanza delle dolci con le $alate, faranno de gliargini, & non la$cieranno molto $pacio. oltra quelli arare, & mouere iterreni, & $inalmente condurranno quanto piu da lonta- no $i puoi $iumi grandi, & piccioli, & que$te co$e $ono molto bene con$iderate da iSena tori, che digia $i hanno a mettere all impre$a. & preparare machine, & in$trumenti vtili, & ingenio$ia tanta opera pre$a, & deputare per$one intelligenti, & diligenti, e che $iano amoreuoli, & $appiano ben $pendere il d'inaro, del quale ne hanno fatto grande proui- $ione per que$to e$$etto doue tra le parti dell'Architetura, la piu nece$$aria al pre$ente bi$o gne è la di$tributione, con le parti $ue, della quale s'è detto nel primo lib.

H fine delquin to libro. [286] IL SESTO LIBRO DELL'ARCHIT ETTVRA DIM. VITRVVIO. Proemio.

_A_RISTIPPO Filo$o$o Socratico gettato dal nau$ragio allito de Rodiani, ba- uendo auuertito nell'arena alcune $igure di Geometria, in questo modo $i dice bauer e$clamato. Speriamo bene o compagni, poi, cbe qui veggio l'orme de gli buomini. Detto questo in@ ontanente s'auuiò alla terra di Rodi, & dritto nel Gimna$io $icondu$$e; doue di$putando della Filo$ofia fu largamente dona- to, cbe non $olo ornò $e $te$$o, ma ancbe a quelli, cbe con e$$o lui erano $tati, donò ampiamente il ve$tire, & le altre co$e al viuere nece$$arie: ma volendo i $uoi compagni ritornar nella patria, & addimandandogli, cbe co$a egli voleβe, cbe in nome $uo dicoβero a ca$a: Egli co$i comandò allbora, cbe dice$$ere, e$ser bi$ogno a i figliuoli apparecchiare po$- $e$sioni, & viaticbidi tal $orte, cbe pote$seroin $ieme con loro nuotando v$cire del naufragio: perche quelli $ono i veri pre$idij della v@ta, ai quali ne la iniqua $orza della fortuna, ne la, mutatione dello stato, ne la ruina della guerra puo alcun danno recare. Ne mero Theopbrasto accrebbe la predetta $entenza, il quale e$sortando gli huomini piu presto ad e$ser virtu $i, cbe fidar$i nelle riccbezze, co$i dice, $olo il virtuo$, e$ser quello tra tutti gli buomini, il quale, ne fore$tieri ne i luogbial rui, ne pouero d'amici, quando perde i familiari, oueroi propinqui, $i puo chiamare: ma in ogni città è cittadino, & $olo puo $enza timore $prezzare gli stra- ni auuenimenti della fortuna. Ma cbi pen$a e$ser munito non da gli aiuti della dottrina, ma della buona $orte andando per vie $drucciole$e pericolain vita non stabile, ma inferma. Lo Epicuro $imigliantemente afferma la fortuna dar pocbe co$e a i $aui buomini, ma quelle, cbe $ono grandi$sime, & nece$$arie con i pen$ieri dell animo, & della mente e$ser gouernate. Que- $te co$e co$i e$sere molti Filo$o$i banno detto, & ancboi poeti, i quali banno $critto le anticbe Comedie pronunciarono le mede$ime $entenze nella Scena, come Eucrate, chionide, Ari$tofa- ne, & con queste $pecialmcnte. Alexi: il quale dice per ciò deuer$i laudare gli Athenie$i, per- cbe le leggi di tuttii Greci s$orzano, cbe i padri $ie o da i $igliuoli $o$tentdti, ma quelle de gli Atbenie$i non tutti, ma quelli, cbe baue$sero nelle arti i loro figliuoliammae$trati. Terciocbe tuttii doni della fortuna quando $i danno da quella, facilmente $itoglieno: male di$cipline congiunte con gli animi nostri non mancano per alcun tempo, ma curano $tabilmente con noi $i- no all'vltimo della vita. Et però io grandi$sime gratic renderò a mei progenitori, i quali ap- prouando la legge de gli Atbeuie$i, mi banno ammaestrato nelle arti, & in quella $pecialmen- te, cbe $enza lettere, & $enza quella raccomunanza di tuttele dottrine, cbe in giro $ivolge, non puo per alcun modo e$ser commendata, Hauendo adunque, & perla cura dei miei pro- genitori, & per la dottr na de i miei precettori accre$ciute in me quelle copie di di$cipline, & dilettandomi dico$e pertinenti alla varietà delle cognitioni, & arti$icij, & delle $crittu- re de commentari, io bo acquistato con l'animo quelle po$se$sioni, dell quali ne vien que$ta, $omma ditutti i $rutti, cbe io non ho piu nece$sità alcuna, & cbe io $timo quella e$ser la pro prietà delle riccbezze dide$iderare niente piu. Ma for$e alcuni pen$ando queste co$e e$ser leggie- ri, & di poco momento, banno $olamente quelli per $aui, i quali abondano di riccbezze; & però molti attendendo a que$to, aggiunta l'audacia con le ricbe ze ancbo banno con$eguito d'e$ser cono$ciuti. Io veramente o Ce$are non per dinari con deliberato con$iglio bo $tudia- to, ma piu presto ho lodato la pouertà col buon nome, cbe la copia con la mala fama: & [287]SESTO. però egli $i ba poca n titia del fatto mio: ma purpen$o, cbe mandando in luce que$ti velu- mi, io $arò ancbo aiposteri cono$ciuto. ne $i deue alcuno merauigli re, percbe io $iaignoto a molti; percbe gli Arcbitet i pregano, & ambi$cono per hauer a far molte opere: maame da im ei precettoriè stato in$egnato, cbe l'buomo pregato non pregante deue Figliare i caricbi: percbelo ingenuo colore $i moue dalla vergogna addimandando vna co$a $o$petto$a, percbe $o- no ricercati non quei, cbe riceuono, ma quei cbe danno il bene$icio, perciocbe qual co$a pen$a- remo, cbe pen$i, o $o$petti colui, cbe $ia richie$to di commettere alla gratia di colui, cbe di- mandail douer $are le $pe$e del patrimonio, $e non cbe egli giudicadeuer$i ciò $are per cagio- ne della preda, & del guadagno? & però imeggiori primamente dauano le opere a coloro, cbe erano di buon $angue. Dapoi cercauano $e erano bone$tamente alleuati, stimando di douer commetterle allo ingenuo pudore, non all'audacia della proteruità: & e$$i arte$icinon ammae- $trauano $e noni $uoi $igliuoli, & i parenti, & gli faceuano buomini da bene, alla $ede dei quali in $i gran co$a $enza dubbio $i commette$$ero idinari: Ma quando io vedo gli indotti, & imperiti, cbe della grandezza di $i fatta di$ciplina $i vanno vantando, & quelli, cbe, non $olo di Arcbitettura, main tutto di fabbrica alcuna non bauno coguitione, non po$$o $e- non lodare quei padri di famiglia, cbe con$irmati con la $iducia delle lettere, cbe banno da $e fabbricando, co$i $timano, cbe $eegli $i deue commettere a gli imperiti, $e piu pre$to e$- $er piu degni a fare li loro volontà. cbe a quella d'altri con$um are il dinaro; & però ninno $i forza far alcuna altra arte in ca$a, come l'arte del calzolaio, o del $arto, ouero alcuna del- l'altre, cbe $ono piu facili, $enon l'Architettura, perche quei, cbe ne fanno pro$i$sioae, non percbe babbiano l'arte vera, ma $al$ameate $on detti Arcbitetti. Perle quali co$e io bo pen- $ato, cbe $ia da $criuere tutto il corpo dell' Arcbite tura, & le $ue ragio idiligenti$simamente, pen$ando, cbe questo dono non $arà in grato a cutte le genti. & però percbe nel Quinto io bo$crit- to della opportunità delle opere communi, in que$to e$plicberò le ragioni, & le mi$ure proportio- nate di particolari edi$icij

_T_Ratta Vitr. nel $e$to libro de gli edi$icij priuati, poi che ha fornito quella par- te, che apparteneua alle opere publiche, & commuui. Prcpone al pre$ente libro vn belli$$iono proemio, il quale tanto piacque a Galeno, che vna gran parte ne pre$e in quel libro doue eglie$$orta igiouani alle lettere. Fornito il proenno ci da aleuniprecetti generali diaunertimeuti, & con$iderationi parlando nel primo capitolo didiuer$e qualita de pae$i, & varija$pettidel cielo, $econdo iquali $i deuono di$porre glied $icij. Etnel $econdo $acendo auuertito l'Architetto, & ricor dandoglidell'officio $uo; Tratta nel re$tante del libro degliedi$icij priuati, comincian do da quelleparti delle ca$e, che prima civengono in contra.e penetrando poi a poco a poco nelle piurimote, & $ecrete, qua$i cimena per mano, & ci conduce a veder di luogo in luogo le $tanze cittadine$che, non la$ciando parte, che alla vtilita, al commo- do, & alla bellezza conuegna. Ne $icontenta dique$to, che gentilmente ci conduce a piacerein villa, & ci$abbrica belli$$imi alloggiamenti convn riguardo mirabile alde- coro, & all'u$o, & alla nece $$ità degli huomini, conc udendo in alcune regole di$onda- re gli edi$ici, dc gne da e$$er con$iderate. Il Proemio è facile, & contiene vna e$$orta- tione alla virtù mirabile con e$$empie$$icaci, & autorità, & comparationi diuine delle virtù alla fortuna, delle doti dell'animo a ibeni e$teriori; in $ine ammae$tra l'Architet- to, & lo $aauuertito diquelle co$e, che alpre$ente libro $ono conuenienti.

lovedoive$tigide glibuomini.

Non mtendoua Ari$tippol'orme del corpo humano, mai ve$tigi della mente, per- chele Mathamatiche$igure erano $tate prima nella mentedi quei valent'huomini con ragiohive fecon$iderate, & poi po$te in opera, & di$egnate nell'arena, & $i come la figno del parlare, & il parlare della mente, co$i le di$egnationi Mathemeti- che, e@longure Geonietriche erano come $egni de concetti di coloro. D $$e adunque [288]LIBRO Ari$tippo io vedo i ve$tigi de gli huomini, cioè non d'animali brutti, perche non han- no di$cor$o, ne delle parti del corpo humano, ma della mente, per la quale, & dalla quale l'huomo. Po$to lo e$$empio di Ari$tippo approua la intentione con te$timoni, & autorità di Filo$ofi, & di Poeti, adducendo vna legge de gli Athenie$i, $econdo la quale egli di $e, & dei $uoigenitori mode$tamente parlando, dimo$tra quanta cura ha uer deuono ipadri, accioche iloro $igliuoli $iano piu pre$to buoni, che ricchi; virtuo$i, che famo$i; degni, che $timati.

Concio$ia co$a adunque cbe io sì per la curadei genitori, sì per le dottrine dei miei precettori babbia accumulato gran copia di di$cipline con le co$e pertinenti allo studio delle lettere, & al de$iderio dell'arti.

Io ho interpretato qui piu alpropo$ito, che di$opra que$te parole, mail $en$o è lo i$te$$o a chi ben con$idera. Non $olo adunque deue lo Architetto dar$i con ardente di$iderio alla cognitione delle lettere, ma dilettar$i di$apere come vanno le co$e arti$i- cio$e, inue$tigarle, & farle affine, che la $ua cognitione non re$ti morta, & inutile. & be- ne egli$iricorda diquello, che egli ha detto ne primo libro della fabbrica, & del di$cor $o, & delle conditioni dello Architetto, peròame pare di auuertire, che Vitr. douendo parlare delle fabbriche de ipriuati, qua$i che egli dinouo comincia$$e, ha voluto ridur- cia memoria le co$e dette nel primo libro, & però tocca nel proemio del pre$ente libro parte di quelle co$e, che hatoccate nel primo cap. Et nel primo, $econdo, & vl- timo capo dique$to accenna a quello, che egliha detto nel $econdo, nel quarto, & nel quinto di $opra; & que$to egli ha fatto, accio non ci pare$$e, chealle priuate ragioni del- le fabbriche, non $te$$e bene porre quella cura, & hauere quegli auuertimenti, & quella cognitione, che $i deue hauere alle fabbriche communi: però io prego ogniuno, che non creda co$i $acilmente a molti, che $i fanno Architetti, che non $anno leggere, ne di$egnare, i quali non $olamente non hanno cognitione dell'Architettura, ma ancho $ono ine$perti della fabbrica (come dice Vitr.) Ma la di$gratia vuole, che gli imperiti perla loro audacia $iano piu cono$ciuti, che quelli che for$e riu$cireb beno piu nelle ope re, che nelle parole, & pur bi$o gnarebbe che $u$$e al contrario. Euui aggiunta vn'altra difficultà, che cia$cuno altro arte$ice puo a $ua voglia dimo$trar l'arte $ua, ma l'Archi- zetto non puo da $e co$a alcuna percio che bi$ogna, che eglitroui per$one, che voglino $pendere, & far opere, doue ci vanno molti denari. Ma tornamo a Vitr. & vediamo vo $uo lungo, & bello di$cor$o $opra diuer$e qualità depae$i.

Di diuer$e qualità de pae$i, & varij a$petti del cielo, $e. condo i quals $i deuono di$porre gli edificij.

Cap. # I.

_Q_Ve$te co$e co$i drittamente di$po$te $aranno, $e prima egli $i auuertirà da cbe parte, o da cbe inclinatione del Cielo $ieno ordinate; percbe altramente in Egitto, altramente nella Spagna, non co$i nel Ponto, o a Roma, & co$i in altre proprietà de pae$i par cbe $i debbiano constituire le maniere de gli edi- ficij; percbe da vna partela terraè oppreβa dal cor$o del Sole, & da altra è lontani$sima da quello; ma poi ci $ono di quelle parti, cbe nel mezo $ono temperate. Et però come la constitutione del mondo allo $patio della terra per la inclinatione del Zo- [289]SESTO. diaco, & perlo cor$o del Sole è naturalmente con qualità di$eguali collocata, co$i pare, cbe $e- condo le ragione dei pae$i, & le varietà del Cielo eβer debbiaao gli edi$icij redrizati. Sottoil Settentrione $i farano le fabricbe a volte, molto rincbiu$e, non aperte ma riuolte alle parti ca- lide.

Ma $otto io grande impeto del Sole alle parti del Meriggie (percbe quelle parti$ono dal ca- lore oppre$$e) pare, cbe $i debbiano collocarele fabricbe aperte, & riuolte al Settentrione, & Aquilone. Co$i quello cbe da $e pernatura offende, con l'arte $i deue emendare: & co$i nelle al- tre regioni allo i$te$$o modo, $econdo cbe'l Cielo alla inclinatione del Mondo è collocato, $i decno temperare. Et que$te co$e $ono da e$$er auuertite & con$iderate per quello, cbe falanatura, & $pecialmente dalle me mbra, & dai corpi dclle genti: percbe inquei luogbi, cbe'l Sole moderata- mente ri$calda, egli con$erua i corpi temperati, ma quelli, cbe per la vicinanza correndo abbru- cia $ucciandoli leua loro la tempra dell'bumore. Per lo contrario nelle parti fredde, percbe $onò molto dal Merriggie lontane, non $i caua l'bumore dal caldo, ma $pargendo il rugiad $o aere dal Cielo neicorpi l'bumore, fa quelli più grandi, & i $uoni della voce più graui. Et per quel- lo $otto il Settentrione $i nutri$cono genti di grande $tatura, di bianco colore, di dritta, & ro$$a capillatura, d'occbice$ii, dimolto $angue, percbe dalla pienezza dell'bumore, & refrigerij del Cielo $ono in$ieme formati. Ma quei, cbe vicini $tanno all'a$$e del Mereggie, $ottopo$ti alcor- $odel Sole, $ono piccioli di$tatura, di color fo$co, dicapello cre$po, d'occbi ner i, di debil gamba, di poco $angue, per la gran forza del Sole, & ancbo perlo poco $angue $onopiù timidi re$i$ter all'ar- mi, ma $opportano gli ardori delle febri $enza timore, percbei loro membri $ono con il feruore nod riti; & però i corpi, cbe na$ceno $otto il Settentrione più pauro$i, & deboli $ono per le febri, ma per l'abbondanza del $angue re$i$teno al ferro $enza paura. Similmente i $uoni della voce $ono di$eguali, et di varie qualità delle genti, percbe il termine dell'Oriente, et dell'Ocoidente intorno al liuello della terra, la doue $i diuide la parte di$opra della parte di $otto del mondo, pare cbe babbia il $uo giro per modo naturale librato, et ponderato, ilqual termine ancbo dai Matbematici è cbia- mato Orizonte, cioè ter minatore. Et però, percbe que$to babbiamo, tenendo nella mente no$tra il centro tiramo vna linea dal labro, cbe è nella parte Settentrionale a quello cbe è $opra l'a$$e Me- ridiano, et da quello anco tirandone vn'altra trauer$a in$ino alla $ommità, cbe è dopò le Stelle Set- tentrionali auuertiremo da quello, cbe nel mondo $arà vna figura triangolare, come quegli Or- gani, cbeda Greci nominati $ono Sambucbe. Et però lo $patio, cbe è vicino al Polo inferiore dalla linea delle a$$ene i termini meridiani, quelle nationi cbe $ono $otto quel luogo, per lapoca eleuatioue dei Poli fanno il$uono della voce $ottile, et acuti$$imo, come fa nell'Organo quella cor- da, cbeè vicina alla anglo. Dapoi quella le altre a mezo la Grecia, nelle nationi $anno le a$ce$e dei $uoni più rime$$e, & ancbo dal mezo in ordine cre$cendo in$ino a gli vltimi Settentrioni $ot- to l'altezza del Cielo gli $piriti delle nationicon più graui $uoni dalla natura delle co$e e$pre$$i $ono.

Co$i pare, cbe tutta la concettione del mondo per la inclinatione ri$petto alla temperatura del Sole con grandi$sima con$onanza fatta $ia. Et peròle nationi, cbe $onotrail Cardine dello a$$e meridiano, & nel mezo del Settentrione, comeè de$critto nella figura Mu$ica banno nel parlare il $uono della voce della mezana. Et quelle genti, cbe vanno ver$e il Settentrione, per- cbe banno più alte di$tanze ri$petto al Mondo, bauendo gli $piriti della voce ripieni d'bumore, sforzati $ono dalla natura delle co$e con più graue $uono alla prima, & all'aggiunta voce, detta Hypate, & Proslamuanomenos, come per la i$te$$a ragione nel mezo (cadendo le genti ver$o il Meriggie) fanno l'acuti$sima $ottigliezza del $uono della voce a quelle, cbe $onpre$$o l'vltime corde, cbe Paranete $i cbiamano. Ma cbe vero $ia, cbe per glibumidiluobi di naturale ce$e più graui, & per gli caldi più acute diuentino, in que$to modo e$perimentando $i può auuertire. Siano due caliciin vna fornace egualmente cotti, & di egual pe$o, & ad vn $uono quando $on toccbi $ia- no pre$i, & vno di questi $ia posto nell'acqua, & poitrattofuori, $iatocco l'vno, & l'altro quan- do que$to $arà fatto, egli $i trouerà gran differenzatra quei$uoni, et non potrãno eβer dipe$o egua le; co$i auuiene aicorpi de glibuomini, iquali concetti d'vna maniera di$iguratione, et in una [290]LIBRO congiuntione del mondo, altri per lo ardore del pae$e col toccamento dell'aere, mandano fuori lo $pirito acuto, altri per l'abondanza dell'bumore $pargono graui$$ime qualità di $uoni, & co$i per la $ottigliezza dello aore le nationi meridiane per lo acuto feruore $i mouono più pre$to, & più e$pedi- tamente con l'animo a prender con$iglio Male genti Settentrionali in$u$e della groβezza dello aere, percbe lo aere le o$ta, raffreddate dall'bumore banno le menti $tupide. Et cbe questo co$i $ia, dai $erpenti $i comprende, i quali per lo caldo bauendo a$ciugato il re$rigerio dell'bumore con gran vebemenza $i mouono, manel tempo deigbiacci il verno raffreddati per la mutatione del Cielo per lo $tupore $i fannoimmobili. Co$i uonè merauiglia $eil caldo aere fale menti de gli buomiai più acute, & il $reddo per lo contrario piu tarde. E$$endo adunque le nationi $otto il me- riggie d'animo acuti$$imo, & d'in$iaita pr@ntezzaaprendere partito, $ubito, cb'entrane ne i fat- ti d'arme, iui manca o, percbe banno $uccbiate le forze de gli animi dal Sole: ma quelli, cbe na$cono in parti$redde, $ono più prontialle armi, & con grande impeto $enzatimore entrano nelle batta- glie, ma contardezzad'anime, & $enz con$ideratione facendo impeto $enza $olertia con i loro con$igli$irompeno. E$$endo adunque tali co$e dalla natura nel mondo co$i$tatuite, cbe tutte le nationi conimnoderate me$co anze fu$tero di$tinte, piacque alianatura, cbe trà gli $patij di tutto il mondo, & nel mezo dell'vniuev$oil populo Romano $uβe po$$editore di tuttii termini: percbe nella Etalia $onole gentitemperati$$ime ad amendue le parti, & con i membri del corpo & colua lore dell'animo alla for@zzadi$po$te. Percbe come la Stella di Gioue dimezo trà la feruenti$$i- ma di Marte, & la freddi$$ima di Saturno correndo, è temperata, co$i per la iste$$a ragione la Ita- lia po$ta trà la parte Settentrionale, & del mezo dì dall'vna, & l'altraparte temperata riporta inuitte ledi, & però conicon$igli rompe le $orze de Barbari, & con la forte mano ipen$ieri de i Meridiani. Et co$i la prouidentia Diuina ba posto la Cutà del populo Romano in ottima è tempera ta regione, acciocbe ella $u$$e patrona del mondo. Se adunque co$i $ivede, cbe per leinclinationi del Cielo le di$$imiliregioni con varie maniere $iano comparate, & cbe la natura delle genti con animi di$pari, & con figure dei corpi, & con qualità differentina$ce$$ero: non dubitiamo anebe non douer$i distribuire le ragioni del fabricare $econdo le proprietà delle genti, & delle nationi. Hauendo di ciò pronta, & cbiara dimostratione dalla natura. Fobò e$po$to (come io bò potuto con gran ragione auuertire) le propvietà dei luogbi dalla natura di$po$ti, & in cbe modobi$ogna al cor$o del Sole, & alle inclinationi del Cielo constiuire le qualità de gli edificij alis $igure delle genti. Et però ade$so breuemente dicbiarirò in vniuer$ale, & in particolare le propoxtioni, & mi- $ure delle maniere di cia$cuno edi$icio.

Le quali à dei pac$i deono e$$er con$i derate da cbi fabrica, imperocbe in vn luogo $i fabrica ad vn modo, in altro ad altro modo, ri$petto agli ardenti Soli ai freddi venti, alle neuo$e $tagieni, & all'inondationi del mare, o de'$iumi: la doue altrinelle cauerne della terra, altri$opra i monti, al- trine i bo$ebi, altri ancbo $opragli alti$$imi alberibanno $atto le loro habitationi; però Vitruuio bà riguardo in generale a quello cbe in ogniluogo deue con$iderare l'Arebitetto, & proua la $ua intcntione a molti modi, & con belli e$$empi cioè cbe le qualità del Cielo, & gli a$petti in diuer$e regioni fanno diuer$ieffetti, & cbe a quelli $i deue por mente, acciocbe $i po$$agoder le stanze, & le babitationi $enza difetto. Prende argomento dalla statura, & da i membri dell'buomo, & dal la di$po$itione de gli animi, cbe $eguitano la temperatura del corpo. Iltutto è facile, $olamente quella parte bà bi$ogno di e$po$itione, cbe appartiene alla differenza delle voci, quando dice, cbe il $uono della voce trà le genti del mondo bà diuer$a qualità, & dalla varietà de iclimi, cbe egli cbiamainclinationi, variar$ila voce de glibuomini. Dice adunque in $omma, cbe quelli, aiquali $i leua menoil polo$opral Orizonte, banno lavoce più $ottile, & più acuta, & quanto più vno na- $ce in pae$e vicino al Polo, cioè cbe'l punto cbe gli$oprasta nel Cielo, è vicino al Polo, tanto ha vo- ce più ba$$a. Questa intentioneè pre$a da vna $imtglianza diquello in$trumente, cbe $i cbiama Sambuca, noi for$e Arpanomimamo; cbe è$trumento mu$icale in $orma di criangolo, come an- cbo quello, cbe dicanne $ormato$i vede in manodiPane Dioáe Pa$tori; màl'Arpa e di corde, imaginamo$i per loci oto Meridiano A B C D ilcentro del Mondo, E,l Orizonte, be èquelcir colo, cbe diuide gli bem $perinoè quello, cbe $i vede, da quello cbe, non $i vede A E C. imagina- [291]SESTO. B G F M A C H I N E D mo il Polo nel punto F dal quale cada vna li- nea nell'Orizonte a piombo nel punto, H, & $imilmente vn'altra che peruenga al centro, E, non è dubbio, che qui non $i veda rappre- $entato vn triangolo F H E. imaginamo anchoil Polo eleuato $opra il piano nel pun- to, G, & facciamo cadere dal detto punto vna linea $opra l'Orizonte nel puuto, I, & vn'altra dal detto punto G. al centro, E, & qui baueremo vn altro triangolo G E I, di- co, che quelli, ai quali $i leua il Polo nel pun- to, F, hanno voce più $ottile, che quelli, ai quali $i leua il Polo nel punto, G. rapportamo adunque la linea, F H, dentro al triangolo maggiore, & iui $ia chiamata, M N, certo è chela linea G I, $arà maggiore di quella, & $e ella fu$$e vna corda di strumento $onarebbe più ba$$o, & più graue, che la corda M N, come quella, che è più vicina all'angulo, & più picciola, & fa $uono più acuto, e$$endo di più veloce mo- uimento, & piu tirata, $imilmente dice Vitr.

Adunque quello $patio, che è pro$$imo al cardine inferiore nelle parti meridiane, quelle natio- ni, che $ono $otto quel clima per la breuità dell'altezza al mondo fanno vn $uono di voce acuti$$i- mo, & $ottili$$imo, $i come fa nello $trumento la corda, che è vicina all'angulo.

Et co$i va $eguit ando, & la no$tra figura dimo$tr a chiar amente la $ua intentione, & quella li- nea obliqua, che egli dice, che $i debbia tirare, benche pare, che egli la tiri dall'e$tremo Orizonte, co me dal punto C che egli chiama labro, pure deue e{$s}er tirata dal centro, parte di que$to di$cor$o $i legge in Tolomeo nel $e condo della $ua compo$itione.

Delle mi$ure, & proportioni dei priuati edificij. Cap. # I.

_N_Iuna cura maggiore hauer deuelo Architetto, che fare, che gli edificij@hab- biano per la proportione della rata parte i compartimenti delle lor ragioni. Quando $arà e$pedita la ragione delle Simmetrie & con di$cor e$plicate le proportioni, allbor a ancho è propio di acuto animo prouede alla natur a del luogo, all'v$o, alla bellezza, & aggiugnendo, o $cema @o fare conueneuoli temperamenti, acciò quando $arà tolto, ouero accre$cuto all a mi$ura, que$to paia e$$er drittamente formato in modo, che ni@te piu ci $i de$ideri per lo a$petto: perche altra forma pare, che $ia d'appre$$o, & al ba$$o, altr dalontano, & in alto, nè quel la $te$$a pare in luogo rincbiu$o, che pare in luogo aperto: nelle p@ali co$e è opera di gran giudicio $apere prender partito, per che non pare, che il vedeve habbia iveri effetti ma bene $pe$$o la me@te dal $uo giudicio è ingannata. Come ancho appare nelle Sce@e dipinte, gli $porti delle colonne, & de i mutuli, & le figure de i $egni, che vengono in $uori di dieuo, e$$endo $enza dubio la tauola pia- na, & eguale. Similmentei remi delle naui, e{$s}endo @tt'acqua dritti, pareno a gli occhi rotti, & $pezzati, & $in che le parti loro toccano il piano dell'acqua, appareno dritticome $ono. Q@ando poi $ott'acqua mand ati $ono per la rarità traparente della natura rim andano le imagini fuori dell'ac qua alla $uperficie, & iui quelle imagini agitate, et commo$$e pareno fare à gli occhi lo a$petto dei [292]LIBRO 8 7 6 1 0 1 0 1 5 4 10 3 2 remi $pezzato, & qu@$to o perche quei $imula chri $ono $pinti, o perche da gli occhi v\~egono i raggi delvecore (come piace a Phi$ici) o p'vna, & per l'altra ragione qual $i voglia: co$i pare, che lo a@retto habbia fallace il giudi cio de gli occhi. E$$endo a dun que che le co$e vere paren@fal$e, & prouando$i da gli occhi alcune co$e altramen te di quello, che $ono, @o non pin$o, che bi$ogni dubitare, che alle nature, o nece$$icà dei luoghi, non fi debbia fare gl@ ccre$cimenti, ouero le di minutioni, ma in modo, che in $imili opere nie nte $i de$ide@. Et que$to non $olo per dottrina, mi per acutez za d'ingegno $i può fare: & però prima$i deue ordinare la ragione delle mi$ure dal- laquale $i po$$a $enza dubitatione piglia@e il mutamento delle co$e. Dapoi $ia e$pli- cato lo $pacio da ba$$o dell'opra, che $i deue fare per larghezza, & per lunghezza, del [293]SESTO. e la qual opera quando vna fiata $arà la grandezza con$tituita lo apparato della pre portione alla bellezza ne $egua, accioche dubbio non $ia l'a$petto della Eurithmia, a chi vorrà $opra con$iderare: della quale con che ragioni $i faccia ne dirò; ma pri- ma ragionerò come $i debbiano fare i Cortili $coperti, delle ca$e, Cauedij nominati.

lo ho detto, che molto ragioneuolmente Vitr. hà voluto replicare nel $e$to libro quelle co$e, che nel primo hà voluto per introduttione dell'Archittetura proporre; perche l'Architetto hauer deue le i$te$$e idee nell'ordinare gli edificij priuati, che egli ha nelle co$e publiche & molto bene auuertire alla Di$po$iti one al Decoro, al- la Bellezza, alla Di$tributione, al Compartimento, & altre co$e toccate nel primo li- bro, $econdo che nel detto luogo molto bene hauemo e$po$to, & di più ancho $i de- [294]LIBRO z y Q Q C Q Q T [295]SESTO QVESTAEVNAPARTE DELLA FACCI AT A DELLA CASA PRIVATA. [296]LIBRO prime l'arroganza di molti, che mi$urano molte membra, & molte parti nelle ruine di Roma, & non trouando quelle ri$pondere alle mi$ure di Vitr. $ubito le bia$imano dicendo, che Vitr. non la intendeua: la doue imitando nelle fabriche le co$e, che hã no mi$urato fuori de i luoghi loro, come ferma regola $empre allo i$te$$o modo $i gouernano, & non hanno con$ideratione a quello, che Vitr. hà detto di $opra, & molto più chiaramente dice nel pre$ente lnogo, cioè, che non $empre $i deue $erua. re le i$te$$e regole, & $immetrie, perche la natura del luogo richiede $pe$$o altra ra- gione di mi$ure, & la nece$$ità ci a$trigne a dare oleuare di \~qlle, che propo$te haue- uamo. Però in quel ca$o dice Vitr. che $i vede molto la $ottigliezza, & giudicio dello Architetto, ilquale togliendo, o dando di più alle mi$ure, lo fa in modo, che l'occhio hà la parte $ua, & regge la nece$$ità con bella & $ottile ragione. Et $e noi trouamola cornice del Theatro di Marcello alquanto diuer$a dalle regole di Vitr. & il re$tante e$$er beni$$imo inte$o, non douemo bia$m are quel grande Architetto, che fece il detto Theatro. Imperoche chi haue$$e veduto tutta l'opera in$ieme for$e haurebbe fatto miglior giudicio, & però ben dica Vitr. che $e bene la maggior cura, che ha l'- Architetto, $ia d'intorno le mi$ure, & proportioni, però grande acqui$to fà di valore quan do egli è forzato partir$i dalle propo$te $immetrie, & niente lieua alla bellezza dello a$petto; ne può e$$ere incolpato, perche con la ragione habbia medicato il male della nece$$ità. Et qui $i vede quanto $ia nece$$aria la pro$pettiua allo Archi- tetto, & dimo$tra la forza $ua, quando $ia, che la vi$ta no$tra merauiglio$amente in- gannata $ia dalle pirture fatte ne i piani, che per ragione di Pro$pettiua regolata dà vn $ol punto fà parere le co$e di rilieuo, & non $i può certificar$i, che non $iano di ri lieuo $e l'huomo non le tocca, o non $e le auuicina. Et gli inganni della vi$ta $ono, ò per la diuer$ità de i mezi, per liquali $i vedono le co$e, che e$$endo lintiere paiono $pezzate, e$$endo picciole paiono grandi, e$$endo lontane paiono vicine. La molta luce impedi$ce, la poca non e ba$teuole alle co$e minute. Le di$tanze mutano le fi- gure, però le co$e quadrate da lontano pareno tonde & Vitr. di tal co$a in molti luo- ghi ci hà fatti auuertiti. Gli $corzi dei corpi non la $ciano vedere tutte le parti loro, il veloce mouimento fà parere vna fiamma continua, quando velocemente $i moue vna verga affocata. La infermità dell'occhio partoti$ce anche diuer$i errori; però a molte co$e delle $opra dette il valente Architetto può rimediare. Dapoi che adun- quel' Architctro hauer à molto ben con$iderato la ragion delle mi$ure, & a qu el tut to, che fà la co$a bella, $ia di che genere e$$er $i voglia, ò $odo per $o$tener i pe$i, ò $uel to per dilettare, come il Corinthio, ò tramezo per l'vno, & l'altro come lo lonico, & egli hauerà auuertito al numero, del quale la natura $i compiace nelle colonne, & nelle apriture, & che le co$e alte na$ceno dalle ba$$e, & che quelle proportioni, che danno diletto alle orecchie nelle voci, le i$te$$e applicate a i corpi dilettano a gli oc chi, dapoi dico, che tutte que$te co$e $aranno preui$te, bi$ognerà, che egli $ottili$$i- mamente proueda a quello, che $arà nece$$ario a quella parte, che Eurithmia è chia mata nel primo libro.

De i Cauedi delle ca$e. # Cap. III.

I Cauedi, di$tinti $ono in cinque maniere, le figure, dei quali co$i $ono nominate. To$cana, Corin- thia, Tetrastila, Di$pluuiata, Te$tugginata. I To$cani $on quelli, nei quali le traui, che pa$$ano per la larghezza dell Atrio bãno alcuni trauicelli pendenti, et i canali, o collature dell'acque, che corrono di mezo da gli anguli dei pareti, a gli anguli delle traui, et anche da gli a$$eri nel mezo del [297]SESTO. Cauedio detto compluuio $ono i cadimenti dell'acque. Nei Corinthij con le iste$$e ragioni $i pongo no le tr aui, & i compluuij, ma ci è questo di piu, che le traui $i parteno da i pareti, & $i $opra- pongono alle colonne d'intorno. I Tetrastili $on quelli, che bauendo $otto le traui le colonne ango- lari le pre$tano vtilità, & fermezza perche ne e{$s}e $ono constrette hauer gran pe$o, ne $ no ca- ricate dalle traui trapendenti. I Di$pluuiati $on quelli, ne i quali le cendenti traui, che $ostengo- no l'arca, $cacciano l'acque cadenti. Questi $ono di grandi$$ima vtilità alle $tanze del verno, per- che i loro compluuij dritti, non togliono il lume ai Triclini. Ma hanno que$to incommodo ne gli ac- conciamenti, che d'intorno i pareti le canne contengono i cadimenti dell'acque, le quali canne non co$i pre$to riceuono l'acque cadenti ne i canali, & co$i redondanti ristagnano, & s'ingorgano, & gua$tano iu quelle m iniere di fabbriche le fine$tre. Ma i Te$tugginati $i fanno la doue non $ono gran forze, & di $opranei palchi $i fanno $pacio$i per le habitationi.

Hauendoci Vit. e$po$to quello, che douemo con$iderare prima, che mettiamo le ma- ni a fabbricare ie ca$e priuate, sì per ri$petto delle parti del Cielo, & gli a$petti del mon do, $econdo i quali douemo di$ponere gli Edi$icij, sì per ri$petto delle mi$ure, & propo r tioni, alle quali douemo auuertire tanto nella libera, quanto nella nece$$itata di$po $itio ne de gli edi$icij; comin cia a darci i precetti, & i compartimenti delle ca $e priuate, ha- nendo con$ideratione delle piu belle parti di e$$e, accommodandole alle qualità de lle per$one, con$iderando le parti comuni, & le proprie, & non la $ciando co$a che degna $ia del $uo auuertimento. Cominciando adunque a trattar delle ca$e, egli principia da quel- le parti, che prima vengono all'a$petto no$tro, come ha fatto nel trattamento de i $em- pi nel terzo libro. Quello adunque, che prima ne viene all'a$petto, è il piouere de' colmi, o tetti, cioè quella parte di doue pioue; & quella doue pioue impluuio, & Compluuio no minata; & è ra gioneuole dichiarire que$ta forma, sì per che ella è la prima, che ci viene in anzi, si perche hauendoci Vitr. dato i precetti della contignatione, & del lega mento del tetto di dentro, & di $otto (come s'ha veduto nel quarto libro:) Egli ci vuole mo$tra re di quanti a$petti $iano, $econdo diuer$e maniere i pioueri, & i colmi di $uori, & di $o- pra. Cauedia chiama egli que$ti luoghi, perche veramente $ono come caui delle ca$e. Aulasi Greci $ogliono nominare que$ti luoghi circondati da muri, & $coperti nel mezo noi Cortili, o Corti chiamamo, entrate, & cortili, quelli, che $ono $coperti, entrate quelli, che $ono coperti. Il cortile adunque è vna parte delle prin cipali, nella quale (come dice l'Alberto) come in vn Foro comune concorrono tutti gli altri membri minori, & come nella città il Foro, & le parti congiunte al Foro $ono quelle, che prima $i riguardano, co- $i nella ca$a, che è come vna picciola città, $i dà prima d'occhio al cortile, al quale $i dà luogo ampio, & aperto, & pronto ad ogni co$a. I nomi dei Cauedi $i pigliano, o dall'u- $anza di diuer$e città, o dalla forma loro. $ono detti anch Atria, ma per vn'altro ri$petto, perche Cauediũ è detto ri$petto a quella parte ch'è $coperta, e che pioue nel mezo, Atriũ rilpetto a quella parte ch'è coperta. Cinque $ono le maniere de'Cauedi; altre $i pigliano dalla forma, altre dall'v$anza d'alcune città. Prima è la To$cana, che è la pin $emplice delle altre, dalla quale for$e $ono gli Atrij nominati, perche erano in To$cana i popoli Atrien$i, per ilche non piace, che Atrium $ia detto dal color Atro che procede dal fumo, come che in quelli $i face$$e la cucina. I Cauedi To$cani erano quelli, ne i quali le tra- ui, che pa$$ano per la larghezza dell'Atrio haueuano altri trauicelli pendenti tra quelli, & però interpen$iua $i chiamano, & il loro pendere era in piouere, & haueuano i canali, che Colliquie detti $ono, i quali tracorreuano, & erano trapo$ti in modo di piouere, & ve niuano da gli angoli de i pareti a gli angoli delle traui. Erano quattro traui principa li $opra quali $i po$auano alcuni altri trauicelli, che $tauano in piouere, detti da Vitr. In- terpen$iui, perche trapen dono. que$ti veniuano da gli angoli dei pareti a gli angoli del- le traui minori. Erano cõ vna delle loro te$te fermate $opra que' trauicelli, & con l'altra come appoggiate ne gli angoli de'pareti, eranui poii lor morelli detti A$$eri (de quali ha uemo detto nel quarto libro.) $opra e$$i erano gl'Im brici, e le Tauelle, & mãdauano giu [298]LIBRO A. Tetra$tillo. F. Celle. A F F A F F [299]SESTO. B. To$cano. E. Celle. D. Pendenti. B E E D D B E E [300]LIBRO C. Di$pluuiato cioè in due pioueri. G. Stanze. C G G C G G [301]_SESTO._ D. Te$tudinato. M. Celle. P. Lumen. D M M P D M M [302]_LIBRO_ 'lacqua allargo nel cortile. Ma che Vitr. intenda per que$to nome de Interpen$iui, i traui celli appoggiati di $opra, & non po$ti di $otto per $o$tenimento delle traui, che trapa$$a- no per la larghezza dello Atrio (come vogliono alcuni) egli $i vede per le parole, ch'egli dice di $otto parlando dei Cauedi T etra$tili. dicendo, che le traui non $ono caricate da gli Interpen$iui. Segno ad unque è che gl'Interpen$iui caricano, & $tanno di $opra: & $e $o$tene$$ero, non $i chiamerebbeno Interpen$iui. Que$ti Cauedi non hauenano portico a torno, & il loro piouere era $emplici$$imo, & veniua molto inanzi gettãdo l'acque mol to lontane da' pareti. La $econda maniera è detta Corinthia, & non è differente quanto al venir in fuori delle traui, & del piouere dalla To$cana: Ma è ben differente, perche le traui, che vengono da i pareti dalla larghezza dell'Atrio $o@o $opra colonne, che vanno d'intorno al Cauedio. Come dimo$tra la pianta & la figura, O, la qual ancho ci $erue al primo Cauedio, per la $imiglianza che ha il Cauedio Corinthio con lo T o$cano; inten- dendo però che nel T o$cano non ci $iano colonne. La terza maniera è detta Tetra$tilos, cioè di quattro colonne, & è molto forte, ne ha molto carico, perche non ci $ono gli In- terpen$i@i. Que$to Cortile nõ doueua e$$er molto grãde, imperoche hauendo $olo quat- tro colonne, & quelle $opra le cantonate, $e fu$$e $tato molto lungo, o largo, gli $pacij tra le colonne $arebbeno $tati fuori di modo, & la opera non $arebbe $tata ferma (come di- ce Vitr.) La quarta maniera è detta Di$pluuiata, cioè quella; che $ta in due pioueri fatta ditraui po$ti come vna $e$ta aperta in piedi, che Deliquiæ $i chiamano. Que$ti hãno due cadim\-eti dell'a cque, però che vna parte pioue ver$o i cortili, l'altra d'altra parte di fuori: equi ci na$ce un difetto, perche l'acqua, che cade per li canali, non puo co$i pre$to entra- re nelle canne, che Fi$tule $i chiamano, & $u le bocche s'ingorgano, & $oprabondando $i $parge, & vien giu per li pareti, & coltempo gua$ta i $ottogrod ali, & le fine$tre, & i le- gnami, che poi di$$icilmente s'acconciano; hanno però que$to comodo, che non impedi $ceno i lumi alle $tanze doue $i mangia; & la ragione è perche il loro tetto nó viene trop \’po in fuori colpiouere, ma pende dolcemente, & il lume non è impedito. però ancho $e ío vole$$e dire che gli Atrij fu$$ero detti dal color Atro, io direi, che il piouere, che $porta molto in fuori, fa quegli ombro$i, & o$curi. ma for$e Atrium puo venir dal Greco, e $igni ficare vn luogo, che non ha v ia che volga. La quinta maniera $i chiama Te$tudinata fat ta in quattro pioueri. pen $o io, che que$ti fu$$ero coperti, & che di $opra haue$$ero le $ale, & le $tanze $pacio $e, & i palchi $o$tentati da belli$$imi colonnati, che dinanzi alle porte face$$ero mo$tra di belle loggie, che per ve$tibuli $erui$$ero, o che nell entrate haue$$ero colonne compartite a modo, che de$$ero grandezza, & bellezza, puo ancho e$$er, che que $ti cauedi fu$$ero di ca$e ordinarie, & di per$one di mediocre conditione, nelle quali nõ erano Atrij, ne colonnati; $e $or$e non vogliamo dire, che Atrij $i chiama$$ero quelle en- trate, ilche niuno vi@ta, che co$i egli non s'intenda.

De gli Atril, alle Tablini. # Cap. # IIII.

_L_E lunghezze veramente, & lelarghezze de gli Atrij atre modi $i fermano. Prima partendo la lung bezza loro in cinque parti e dandone tre alla largh zza. Poi part\~edo in tre, e dandone due: $inalmente ponendo la larghezza in vn quadro perfetto, & ti- rando la diagonale, la lunghezza, della quale darà la lunghezza dell'. Atrio

Io non dimderei con nuouo capo que$ta parte de gli Atrij dal capitolo precedente, perchel' Atrio va col Cane dio, & ancho il modo del parlare, che v$a Vitr lo dimo$tra, di cendo, Atriorũ vero longitudines. L'Atrio èquella parte prima a chi entra dentro in ca $a, & è luogo coperto, ha la porta principalenel mezo, a dirimpetto della quale in fron- te $ono le porte, che vanno nei Peri$tili pa$$ando prima per alcuni altriluoghi, che Ta- blini $i chiamano, ha dalla de$tra, & dalla $ini$tra le ale, che Pteromata in Greco $i chia [303]_SESTO._ mano. Che l'Atrio $ia la prima parte lo dimo$tra Vitr. nel ottauo Capo del pre$ente li- bro dicendo, che nella città gli Atrij e$$er deuono appre$$o la porta. che l'Atrio fu$$e co perto Vitr. $imilmente l'ha dimo$trato di $opra par ando del Cauedio, doue dice le tra ui, che $ono nella larghezza dell' Atrio, & il re$to. Le mi$ure, e $im mettia de gl'Atrij $i fan no in tre modi, cioè gli Atrij $ono in tre proportioni il primo è quãdo la lunghezza del- l'Atrio è partita in cinque parti, e tre $e ne dãno alla larghezza. Il $econdo èquando la lũ ghezza è diui$a in tre parti, e due $i dan@o alla larghezza. La terza è quando $i dà alla lunghezza la diagonale del quadrato della larghezza. La prima è in proportione $opra- bipartiente le terze, cioè d'un qua dro, e due terzi. La $e conda è in proportione $e$quial- tera, cioè d'un quadro, e mezo. La terza è diagonale Prima ch io vegna alla dichiaratio ne, & al compartimento di que$te parti, voglio porre il $ecõdo capo del Tr\~ete$imoquin- to libro di Plinio, perche à me pare, ch'egli faccia al propo$ito, sì per l'v$o de gli Atrij, e de'Tablini, sì per l'antichità memorabile, che in e$$o argutamente $i racconta. Per la pit tura delle imagini molto grandemente $imiglianti di tempo in tempo $i con$eruauano le $igure, ilche del tutto è mancato. Hora $i pongono gli $cudi di rame coperti d'argen- to, e con non inte$a differenza delle figure, $i cambiano le te$te delle $tatue, diunlgati an cho i moti de'ver$i, co$i piu pre$to vogliono, che la materia $ia riguardata, che e$$i e$$er cono$ciuti, e tra que$te co$e con le vecchie tauole acconciano gli armari, doue $aluano le tauole, detti Pinacothece, e fanno honore all'effigie altrui, nõ i$timãdo l'honore $e nõ nel precio, che lo here de le rompi, & il laccio del ladro le leui, e co$i non viuendo l'effigie d'alcuno, la$ciano non le loro imagini, maquelle della pecunia. Gli i$te$$i adornano le pale$tre de gli Atheti con imagini, & i luoghi loro doue $i hanno ad vgnere, e per li cubi culi portano le faccie dell'Epicuro, e li portano $eco a torno. Nel loro Natale $an $acri- ficio al vige$imo della Luna, e $eruano le fe$te ogni me$e, che I cade $ono dette. E $pecial mente quelli, che ancho in vita non vogliono e$$cr cono$ciuti. E co$i è veramente, che la pigritia ha rouinato l'arti. E per che non ci $ono le imagini de gli animi, ancho quelle de' corpi $ono $prezzate. Altramente appre$$o i maggiori erano quelle ne gli Atrij, per- che guardati fu$$ero con i $e gni de gli arte$ici fore$tieri, non i metalli, non i marmi, ma i volti e$pre$$i nella cera per cia$cun armario eran di$po$ti, accioche iui fu$$ero l'imagini, che nelle e$$equie accompagna$$ero i funer ali delle ca$ate, e $empre che vno era morto, $i trouana pre$ente per ordine tutta la moltitudine, ch'era $tata di quella famiglia, & gli ordini, & gradi con li$te di rame erano trapo$te all'imagini dipinte. Erano ancho tra le porte, e $ogli delle porte l'imagini de'grandi$$imi animi, & attaccate e $poglie de'nemi ci, le quali ne da chi compraua la ca$a era lecito, che rotte fu$$ero, & mutati i patrom re- $tauano gli ornamenti delle ca$e, e que$to era vn grãde $timolo, che le ca$e, & i tetti ogni giorno rinfacciauano, che vn da poco patrone entra$$e nel trion$o d'altri. Ecco che da que$to luogo $i puo hauer il $entimento di Vitr. & come nell' Atrio era il Tablino, l'i ma- gini, & le $tatue. Similmente Ouidio nella ottaua Elegia del primo de gli Amori dice. Nec te decipiãt veteris quinque Atria ceræ Volendo dimo$trare vna grãde, & antica no biltà, e cui non ba$ta$$ero cinque Atrij per porre l'imagini di cera de' maggiori. L'u$o adunque di que$ti Atrij, & delle parti loro come Ale & Tablini, è di@gia manife$to per le parole di que$ti buoniautori. Per procedere ad unque ordinatamente nel'di$e gno de gli Atrij, & nel compartimento delle ca$e, accioch'egli s'inten da que$ta materia @iputata (come inuero è) da tutti di$$icillima, Io dico, che bi$ogna prima venire a la pianta, e cõ linee di$egnare l'Atrio in lunghezza, e larghezza $e condo vna di quelle proportioni, che ha po$to Vit. o d'vn quadro, e mezo, o diagonale, o d'un quadto, e due terzi, e qui noi l'ha uemo $atto d'un quadro, e mezo inclu$o nelle lettere ABCD. Venimc poi al di$egno dell Ale che $ono dalla de$tra, e dalla $ini$tra $olamente, & $ono portichi, & colonnati, e perche dip\~edono dalla proportione della lunghezza dell'Atr o, accioche con e$$o $iano proportionate, è nece$$ario $apere di quãti piedi $ia la lũghezza dell'Artio. Qui adũ que [304]_LIBRO_ $atto hauemo l'Atrio lungo 80. piedi, la doue eadera $otto la regola, che dice Vit. che $e l'Atrio $ara lungo da 80. in 100. piedi, tutta la $ua lung hezza $i partirà in 5. parti, & vna d'e$$e $i darà all'Ale a que$to modo, che la quinta parte di 80. $i diuide in due parti egua li, & vna $i dà alla de$tra Ala, l'altra alla $ini$tra, nõ ponendo però a que$to conto la gro$- $ezza delle colonne, percioche l'Ale venirebbero molto $trette. La larghezza ad unque dell'Ale $arà 8. piedi, perche 16. èvn quinto di 80. Que$to Atrio adunque $arà 80. piedi lũgo, epiedi 53. e mezo largo, & hauerà l'Ale di 8. pie di $enza la gro$$ezza delle colon- ne. L'altezza veram\~ete de gli Atrij è la i$te$$a in tutti, cioè $i fa ad vno i$te$$o modo, che leuãdo vn quarto della lũghezza il re$to $i da all'altezza, cioè dal piano alla traue, ch'è la catena del tetto, che $o$t\~eta l'arca, o la ca$$a di tutto il colmo. leuãdo adunque 20. di 80. daremo 60. piedi all'altezza, di que$ti 60. piedi faremo l'altezza delle colõne gli Ar- chitraui, Freggi,e Cornici 53. piedi, & oncie 16. $atãno alte le Colóne cõ le Ba$e, e capi- telli loro, il re$to $i darà alli m\~ebri di $opra, ne ci douemo merauiglia re, $e le colõne ven- gono co$i alte, percioche la magni$ic\~eza di quelle ca$e co$i ricercaua, & e propio loro l'altezza, e lũghezza, perche & Vit. dice di$otto [alt' Atria,] & Virg. dice lõga Atria. ne vo glio ricapitulare quello, che dice Plin. della grādezza, anzi lu$$uria delle ca$e de Romani nel tr\~ete$imo$e$to, e nel decimo$ettimo, e molto copio$amente ne parla il Budeo nel ter- zo, & quarto de A$$e: b\~e dirò per far fede di quello, ch'io ho detto dell'altezza delle cò- lóne, cioè che le veniuano a pigliar $u le cornici all'altezza del tetto, che Plin. dice. Verú e$to, indu$erint publicis voluntatibus, etiã ne tacuerint maximas earũ, atque adeo duo de quadragenũ pedũ lucullei marmoris in Atrio Scauri collocari, nec clã illud, occul- teq; factũ e$t, $ati$dari $ibi damni infecti egit redemptor cloacarũ, cum in palatium ex- traherentur, Da que$te parole dice il Budeo potemo intendere, che dis$ato il Theatro, che per vn me$e $olo era $tato fabbricato, fo$$ero $tate traportate le colonne grādi$$ime nell'Atrio della ca$a di Scauro, la qual'era nel palazzo: l'altezze delle co onne adunque erano grandi, e però dice Vitr. che le traui liminari di quell'Ale $ono alte di modo, che l'altezze $ieno eguali alle larghezze, cioè alle larghezze de gli Atrij, e però e$$endo lar- go l'Atrio piedi 53. & oncie 16. Similmēte dall'Architraue in terra $aranno piedi 53. & oncie 16. Vit. chiama que$te traui Liminari, prima per dimo$tra re, che non erano volti $opra quelle colonne dell'Atrio, dapoi perche hanno certa $imiglianza con i Liminari. di$egnato l'Atrio in altezza, lunghezza, & larghezza cõ la proportione dell'A le, egli vie ne al Tablino. Ma prima 10 ponerò il te$to di quanto fin nora s'e detto, la$ciando il com- partimento dell' Architraue, Fregio,& Cornice, alle regole, po$te nel Terzo Libro.

_L'altezza de gli: Atrij $i deue alzare $otto le traui tanto quan o tiene la lunghezzaleuand ne uia_ _la quarta parte. Del re$tante $i deue bauer ri$petto a' Lacunari, & all' Arca, ch'è $oprale traui. Al-_ _l'Ale che $ono dalla deflra, e dalla $ini$tr ala larghezza $i dia in quest@ modo, che $e la lunghezza_ _dell'Atrio $aràda 30.a 40. piedi, ella $ia della terza parte $e da 40 a 50. partita $ia in tre parti, e_ _meza, delle quali vne $i dia all Ale, $e da 50. a 6 G. la quart a parte della lũghezza $i conceda all'A-_ _le, da piedi 60. a 80. parti$ca$i la lũghezza in quattro parti, e meza, e di que$te vna parte $ia la lar-_ _ghezza dell'Ale, da 80. $in 100. piedi partita la lũghezza in cinque parti darà la iu$ta larghezza_ _dell' Ale. Letraui Liminari di quelle tã. o altam\~ete porre $i deono, che l'altezze $iano equali alle lar-_ _ghezze_ Qui $i vede vn cre$cere, & vn $cemare di proportioni mirabile, e chi vorrà bene có$iderare $ecódo le regole date da noi nel Terzo Libro, potrà cono$cere il mirabile ar- tificio di que$te proportioni, e l'effetto diletteuole, che fanno. quanto meno $on lun ghi gli Atrij, tanto maggior proportione è della larghezza dell'Ale: perche $e le proportio ni dell'ale de gli Atrij minori fu$$ero minori, molto $trette $arebbono l'ale, e non hauria no del buono. Io l'ho riuoltata in tu tti i modi, ne mi pare di ma$ticare il pane ad altri, e que$to per dar cagione, che $i $ermino meglio i denti rompendo anch'e$$i le cro$te. Vera mente con buona intentione l'ho fatto, perche $e l'huomo da $e non va di$correndo, & riuolgendo le co$e belle non fa $rutto alcuno. Hora vegniamo al Tablino, la cui mi$ura [305]SESTO. dipende dalla larghezza dell'Atrio, $i come la mi$ura delle ale dipende dalla lunghez- za: & que$to meritamente, & con ragione, perche, $i come le ale vanno per la lunghez- za dell'Atrio, co$i il Tablino va per la larghezza, & è in fronte dirimpetto alla porta. Do ue è la lettera Y. Dice adunque Vitr.

H Tablino, $e la larghezza dello Atrio $arà di piedi 20. leuandone la terza parte allo $patio $uo $i dia il restante; $e da 30. a 40. $i dia lametà della larghezza dello Atrio, al Tablino. Ma quando da 40. a 60. parti$ca$i la larghezza dello Atrio in 5. parti, & di que$te $e ne diano due al Tablino, percioche gli Atrij minori non po$$ono hauere le i$te$$e ragioni di Simmetrie con i maggiori, perciocbe $e v$aremo le Simmetrie de i maggiori Atrij ne i minori, nei Tablini nel- le ale potranno bauer vtile alcuno. _Perche $aranno troppo $trette, & non $eruiranno al_ _bi$ogno._

Et $e anco prenderemo le proportioni de i minori ne i maggiori, quelli membri $aranno in queste fabbriche guasti, & $mi$urati.

L'e$$empio è que$to. Se la proportione delle ale de gli Atrij lunghi 80. piedie (che è vn qninto della lunghezza) $arà pigliata nel mi$urar le ale de gli Atrij di 30. piedi, le ale $aranno troppo $trette, perche vn quinto di 30. è $ei piedi, i quali partiti in due parti, fa- ranno la larghezza delle ale di 3. piedi. Similmente $e la proportione delle ale de gli Atrij di 30. piedi $arà pre$a per formar le ale de gli Atrij di 80. piedi, che è vn terzo del- la lunghezza, le ale veniranno larghi$$ime, & $proportionate. Similmente ne i Tablini $i deue $eruare la proportione conueniente alla larghezza de gli Atrij. Vero è, che $i co- me nell'Atrio piu lungo $i pigliaua minore proportione performarle ale, co$i nell'Atrio piu largo $i piglia minor proportione per formaril Tablino $uo. Ecco nell'Atrio largo 20. piedi $i pigliano due terzi per la larghezza del Tablino, nell'Atrio largo da 30. fin 40. $i piglia la metà, nell'Atrio largo da 40. $in 60. $i piglia due quinti,& chi non vede, che $ono piu due terzi, che la metà, & piu la metà, che due quinti.

Et però io ho pen$ato di douer $criuere@ partitamente le ragioni e$qui$ite delle grandezze per $eruire all'vtilità, & all' a$petto.

All'vtilità ci $erue le ale larghe, perche quando fu$$ero $trette, non $i potrebbe pa$$eg- giare. Similmente il Tablino doue $i pongono le $tatue, & gli armari, e$$endo troppo $tretto non haurebbe v$o alcuno. All'a$pettc $imilmente, perche vna co$a gua$ta, & $mi $urata fa perdere la vi$ta, & vna ri$tretta troppo l'occupa, & ri$trigne. Se il Tablino pre- $o dall'Atrio largo 20. piedi hauerà la proportione dell'Atrio di $e$$anta niuno v$o ha- uerà il Tablino, perche $arà largo due quinti, cioè 8. piedi, & $e il Tablino pre$o dall'A- trio di 60. piedilargo hauerà la proportione dell'Atrio di 20. piedi, che $on vn terzo, egli $arà troppo largo, perche $arà di 4. piedi, & co$i ancho $i offenderà l'a$petto tor- nando d un'Atrio in vn Tablino poco minore dello Atrio. Vitruuio non ci dà lun- ghezza del Tablino, perche io pen$o, che quella $i deue fare, o $econdo la quantità delle $tatue, o $econdo la qualità delle per$one, o pure come ricerca la proportione de gli A- trij, ilche è meglio.

L'altezza del Tablino allatraue e$$er deue con l'aggiunta dell'ottaua parte della larghezza. L Lacunari $iano inalzati con l'aggiunta della terza parte della largbezza all'altezza.

Il Tablino adunque della no$tra pianta $arà largo due quinti della larghezza dello Atrio,che $ono piedi 22. poco piu, perche l'Atrio è largo piedi 53. & oncie 6 $arà alto ol- tra i 22. piedi ancho vn'ottauo di 22. $in all'Architraue: alla qual altezza $i darà anche vn terzo della larghezza del Tablino fin a i Lacunari; & co$i $arà e$pedito l'Atrio, l'ale, & il Tablino quanto alle proportioni, & commen$urationi loro. & perche gli antichi ha ueuano piu Atrij, Cauedi, Peri$tili, Loggie, & altri $imiglianti membri, però vierano le bocche, & gli anditi d'andar d'vno nell'altro, & però dice Vitr.

Le bocche a gli Atrij minori $ono per la larghezza del Tablino leuandone vnterzo, ma a i maggiori per lametà.

[306]LIBRO

Que$te bocche, che Vitr. Fauce, dimanda, erano anditi,& luoghi da pa$$are da vn luo go all'altro, ne (come $timo) mancaua loro ι proprij adornamenti. & perche ne i Tabli- ni $i poneuano le $tatue, però Vitr. ordina quanto alte $i deuono collocare con i loro or- namenti, e dice.

Le imagini $imilmente e$$er deuono poste in quella altezza che $arà la larghezza dell' Ale.

Et qui nel no$tro Impiede del Tablino le $tatue $ono alte piedi otto, perche tanto è la larghezza delle ale. Il re$to è facile in Vitr. & compre$o $otto le regole date nel Terzo, & nel Quarto Libro.

_L_e larghezze delle porte deuono e$$er proportionate all'altezza $econdo che ricerca le manie- re loro. Le Doriche, come le Doriche, le Ioniche, come le Ioniche, $ian fatte, come nel quarto li- bro, parlando delle porte e$po$te $ono le ragioni delle Simmetrie, Il lume dello impluuio largo per la larghezza dallo. Atrio non meno d'vn quarto, ne piu d'vn terzo $ia la$ciato. Ma la lunghez- za come dell'Atrio $ia fatta per la rata parte. _I_ Peri$tilij per trauer$o la terza parte piulun- ghi che di dentro. le colonne tanto alte, quanto $aranno larghi i portichi. Gli intercolunni, e $pa- tij tra@le colonne non $iano distanti, meno di tre, ne piu di quattro gro$$ezze di colonne. Ma $e nel Peri$tilio all'v$anza Dorica $i faranno le colonne, co$i $i hanno a fare i moduli, come nel quar- to libro io ho $critto dell'ordine Dorico, ac cioche a quei moduli, & alle ragioni de i Triglifi $ia- no di$posti.

Que$ti compartimenti, Moduli, & Simmetrie di traui, di porte, di colonne, & di ma- niere $ono $tati nel terzo & nel quarto libro a$$ai chiaramente dimo$trati, & con paro- le, & con di$egni, però $i la$cia la lunghezza del dire, per fuggir il tedio, & per dare, che di$correre a gli $tudio$i. Io ho po$to la Pianta, & lo Impiè della ca$a priuata, & $i cono- $cerà dal incontro delle lettere.

Dei Triclini, Stanze, E{$s}edre, & delle Librerie, & delle lore mi$ure. # Cap. # V.

_Q_ Vanto $arà la larghezza de i Triclini due volte tanto e$$er deue la lunghezza Le al- tezze di tutti i conclaui,che $aranno piulunghi, che larghi, deuono e$$er compartite in que$to modo, che posta in$ieme la lunghezza, & la larghezza $i pigli di quel'a $omma la metà, & tanto $i dia per l'altezza; ma $e le $tanze, & le E$$edre $oran- no quadrate, aggiunta lametà alla larghezza, $i farà l'altezza. Le $tarze dette Pinacothe- che, deuono e$$er fatte come le E$$edre con ampie grandezze. Le stanze Corinthie, & di quat- tro colonne, & quelle che Egittie $ono chiamate babbiano la ragione delle mi$ure loro al $opra- detto modo dei Triclini. Ma $iano per la interpo$itione delle colonne piu $patio$e.

Hauendo trattato Vitr. fin qui delle parti communi de gli edifici, tratta hora delle Propie,come $ono i cenaculi,le camere, i camerini, le $ale,& le $tanze appartate. Que$te. hanno diuer$i nomi pre$i $econdo la $ignificatione de i nomi Greci: & prima è il nome del Triclinio,che era luogo doue $i cenaua, detto da tre letti,$opra i quali $te$i col comi- to ripo$ando$i mangiauano, non però vi dormiuano,& for$e eran $imili a Ma$tabe Tur- che$chi. da que$ti letti le $tanze erano chiamate Triclini, che in vna $tanza per l'or- dinario erano apparecchiati,& $i puo formare Diclinio, Tetraclinio,& Decaclinio, do- ne $ono due,quattro,& dieci letti,& piu,o meno $econdo la di$po$itione di quelli. Il Fi- landro parla molto bene diffu$amente $opra que$to luogo. Stauano da vn lato $olo del la men$a, che era appre$$o il letto $opra tre piedi, & anche $opra vno,& mutauano la ta- nola mutando l'imbandigioni, di modo, che leuata la prima viuanda, era portata di pe- $o la $econda $opra vn'altra men$a. Le donne per antico in$tituto, $edeuano a tauola, [307]SESTO. gli huomini, come ho detto, $tauano $te$i appoggiati $ul comito. Quando voleuano mangiare i $erui correuano,& gli leuauano le $carpe. Per l'ordinario non piu di due $ta uano $opra vn letto, ma $econdo il numero de conuiuanti erano i letti. La forma de qua li pre$a dall'antico è po$ta dal Filandro, e ne $ono le carte $tampate. Conclaue $i chiama ogni $tanza $errata $otto vna chiaue,come $ono le camere,itriclini, & ogni habitatione. Occi$ono le $tanze, doue $i faceuano i conuiti,& le fe$te,& doue le donne lauorauano,& noile potemo nominare Sale,o Salotti. E$$edra io chiamerei la Sala, o il luogo della au- dienza,& doue $u'lmezo giorno $i dormiua la $tate,& era luogo $opra i giardini grande & $patio$o detto co$i dalle $edi, che iui erano. Pinacothecha era luogo, doue eran le ta- uole dipinte,ouero le $critture,& que$ti luoghi cioè le E$$edre, le Pinacotheche,& i Tri- clini erano fatti magnificamente,ornati di pitture, di colonne, di $tucchi,& d'altre ma- gnificenze. Hora Vitr. ci da la mi$ura,& la di$po$itione di tutte, parte con regole gene- rali, parte con regole particolari,& prima dice de@i Triclini, i quali dice douer e$$er di due quadri, cioè la lunghezza, il doppio della larghezza, & in generale dice, che ogni cõ claue deue e$$er alto la metà di quel tutto, che fa la lunghezza, & la larghezza po$ta in$ie me, di modo che $e la larghezza $arà di $ei, la lunghezza di 12. po$ti in$ieme 6. & 12. fa- ran 18. la cui meta 9. l'altezza adunque $arà di noue: ma $e le E$$edre, o Sale $aranno di forma quadrata,le altezze $i deuono fare d'un quadro,& mezo. Le Pinacotheche, $i de- uono fare di ampli$$ime proportioni come di doppie,& di triple. Le Sale al modo Co- rinthio nominate Tetra$tile,& ancho quelle, che $ono fatte al modo d'Egitto, $eruano le proportioni de i Triclini,ma perche in e$$e vi $ono trapo$te delle colonne, però hanno $patij maggiori. Ma che differenza $ia tra le Corinthie, & le Egittie, Vitr. lo dichiara mol to bene,& dice.

Trale Corinthie & le Egittie $i troua questa differenza: le Corinthie hanno le colonne $empli- ci, ouero po$te $opra il poggio, ouero a ba{$s}o, & hanno gli Architraui, e le corone di $tucco, o d'o- pera di legno, & ancho $opra le colonne il cielo, o volta è curuo, a $esta $chiacciato; Manelle Egit tie $ono gli Architraui po$ti $opra le colonne, & da gli Architraui a i pareti, che vanno a tor- no, è posto il palco, & $opra e$$o il tauolato, & pauimento allo $coperto, $i che $i vada a torno, da- poi $opra l'Architraue a piombo delle colonne di $otto $i pongono le colonne minori per la quar- ta parte, $opra gli Architraui, & ornamenti delle quali vanno i $offittati adorni, & tra le colon- ne di $opra $i pongono le fine$tre, & co$i pare quella $imiglianza delle Ba$iliche, & non dei Tri- clini Corinthij.

Le Sale Corinthie haueuano le colonne appre$$o il pareté, & erano le colonne $empli ci, cioè d'un ordine,& $opra e$$e non v'erano altre colonne, ma gli Architraui,& Corni- ci,come nella Curia di $tucchi,& opere di bian cheggiamento,ouero di legno. Ma le Sa le Egittie haueuano il parete a torno,& le colone di dentro via lontane dal muro,come le Ba$iliche,& $opra le colonne eran gli Architraui,& Corone, & gli $patij tra le colon- ne, & il parete era coperto di pauimento, ilqual pauimento era $coperto di modo, che $i poteua andare intorno la Sala allo $coperto,& $opra l'Architraue erano delle altre colonne per vn quarto minore di quelle, di $otto, che tra que$te erano le fine$tre, che dauano lume alla parte di de@tro, la quale parte haueua il $offitto alto, perche era $opra gli Architraui,e le cornici delle $econde colonne, & in vero doueua e$$er co$a grã- di$$ima, & degna da vedere, e poteua $eruire mirabilmente alla vi$ta delle fe$te, & de' cõ uiti, che $i faceuano in quelle Sale. Somigliauano que$te Sale Egittie alle Ba$iliche piu pre$to, che a i Triclinij. da que$te poi s'entraua in altre Sale,& in altre $tanze, o fu$$ero Triclini,& conclaui,o altro, che fu$$e nece$$ario alla commodità della ca$a. Vitr. $eguita a darci altre maniere di $tanze,& di alloggiamenti fatti alla Greca, che ancho quelli doueuano ha uer del grande; & il prudente Architetto potrà pigliare quanto gli pare- rà $econdo l'v$o de no$tri tempi.

[308]LIBRO Delle Sale al modo de' Greci. # Cap. # VI.

_F_ Anno$i anchole Sale non al modo d'ftalia, dette Cizicene da Greci. Que$te guardano ver$o Tramontana, & $pecialmente ai prati, & verdure, & hannole porte nelmezo, & $ono co$i lunghe, & larghe, che due Triclini con quello, che vi va d intorno, ri- gua dando$i all'incontro vi po{$s}ono capire, & hanno dalla destra, & dalla $ini$tra i lumi delle fine$tre che $i aprono, & $errano, accio che egli $i po$$a per gli $patij delle fi- nestre dal tetto vedere i prati da lungi. Le loro altezze $iano aggiuntaui la metà della larghez @a. In que$te maniere di edifici $i deuono fare tutte le ragioni delle mi$ure, che $enza impedi- mento del luogo $i potranno, & i lumi $e non $aranno o$curati dalle altezze de i pareti facil- mchte $aranno esplicati, & sbrigati. Ma $e dalla $trettezza, ouero da altra nece$$ità impeditl $ardnno, allhora bi$ognerà coningegno, & prontezza torre, o aggiugnere delle mi$ure in modo, che le bellezze dell'opera dalle vere mi$ure non $iano di$simiglianti.

E que$ta differenza tra le Sale Corinthie, & Egittie,che le Corinthie haueuano le co- lonne $emplic, cioè d'vn ordine,po$te, ouero $opra il poggio a modo d'alcuni Tempij, $e condo che egli ha detto nel terzo ouero $enza il poggio erano da terra leuate,& $i ripo- $auano in terra,& $opra le colonne gli Architraui,e le cornici, o di legno, o $tucco al mo do, che egli ha detto al $econdo capo delquinto parlando della Curia: $opra v'erano i $offittati non di tutto tondo, ma $chiacciati, erano però fatti a $e$ta, & quei volti erano portioni de circoli, noi chiamamo rimenati. Ma gli Egittij v$auan ancho e$$i $opra le colonne gli Architraui,ma $opra quelle, che erano di$co$te dal parete ver$o la parte di dentro poneuano latrauatura, che pa$$aua da gli Architraui a i muri d'intorno: $op ra la trauatura il ta$$ello piano,& tauellato col pauimento $coperto, il qual pauimento era dallo $patio delle colonne al muro d'intorno intorno, & $i poteua caminarui $opra allo fcoperto. Ma $opra l'Architraue a piombo delle colonne di $otto, $i poneua vn'altro ot- dine di colonne $econdo la regola detta piu volte, cioè, che le colonne di $opra eran la quarta parte delle colonne di$otto minori,& que$te colonne haueuano ancho e$$e i lo- ro Architraui, cornici, ai Lacunari $econdo i Corinthij, & tra le colonne di $opra erano le $ine$tre di modo, che vna Sala Egittia haueua piu pre$to della Ba$ilica, che del Tricli- nio.Et qui due co$e douemo auuertire,l'vna come erano le Ba$iliche, & come haueua- no le fine$tr\~e. L'altra che que$to nome di Triclinio è v$ato da Vitr. parlando delle Sale, & non fa differenza tra quelle $tanze, che egli chiama Oeci, & quelle che $ono Triclini nominate: però io direi, che Oeci $ono Triclini grandi,& Triclini oeci piccioli: quelli a publichi,que$ti a priuati edifici,& ordinarij dedicati. Hauendoci adunque Vitr. e$pli- cato que$ta differenza, egli pone vna v$anza di que$te $ale fatte alla Greca, & benche pa re; che le Corinthie $iano Greche, & che le Egittie ancho $iano $tate v$ate da Greci, & l'v na,& l'altra maniera $ia $tata pre$a da Italiani: nientedimeno io $timo, che que$te $ale, che egli nel pre$ente capo dice e$$er alla Greca, non fu$$ero $tate pre$e da Italiani, ma che $olo in Grecia s'u$a$$ero. Que$te dice egli, che $i chiamauano Cizicene, co$i dette da vna terra de'Mile$ij nella Propontide. Erano po$te al Settentrione, riguardauano i campi, & le verdure, haueuano le porte nel mezo, capiuano due Triclinij con quello, che gli $ta intorno oppo$ti l'vno all'altro, da i letti de i quali $i poteuano vedere le verdure per le fine$tre. Le mi$ure di que$te $ale $ono bene da Vitr. dichiarite, ne ci accade figura, per- che dalle figure $op rapo$te,& dalle regole tante fiate dichiarite vno $tudio$o, & diligen- @e ne puo cauare la forma.

[309]SESTO. A che parte del cielo ogni maniera di edi$icio deue guardare accio $ia vtile, et $ana. # Cap. # VII.

_H_ Or noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all'v$o, & alle par- ti del cielo commodamente po$$ino riguardare. I _T_riclini del verno, & i'luoghi de i bagni riguardino quella parte, doue il Sole tramonta il verno, perche bi$ogna v$are il lume della $era, & anche per que$to, perche il Sole cadendo ha lo splendo- re oppo$to, & rimettendo il calore nel tempo ve$pertino intepe di$ce piu la regio- ne d'intorno. I Cubiculi, & le Librerie deuono e$$er po$te all'Oriente, perche l'u$o vuole il lume mattutino, & ancho i libri non $i gua$tano nelle librerie, perche in quelle, che $ono ver$o il Merig- gie, ouero a Ponente le carte $ono gua$te da i _T_arli,& dall'humore, perche i venti humidi $opra- uegnenti li fanno generare, & gli notri$cono; & $pargendo gli $piriti humidi per la muffa cor- rompeno i volumi. I Triclinij di primauera, & d'Autunno $i drizzano all'Oriente perche l'im- peto del Sole oppo$to and ando dilungo ver$o l'Occidente fa quelle stanze di lumi circondate piu temperate in quel tempo, che $i $ogliono adoperare. Ma quelli della $tate deuono riguardare al Set- tentrione, perche quella parte, non come le altre, che nel $ol$titio $i fanno per lo calore ardenti, per e$$er riuolta dal cor$o del Sole, $empre è fre$ca, & nell'v$o porge $anità, & piacere. ct co$i quei luoghi, doue $i ha mo a $atuare $critture, & tauole, o pitture, detti Pinacothechi, oue $i fanna le coltre, o piumacci cuciti con diuer$i colori, & imbottiti,o doue $i dipigne, bi$ogna riguardino che al Settentrione, accioche i colori di quelli per la fermezza, & egualità de lumι $iano nelle opere impermutabili.

Haueuano gli antichi molta auuertenza al Decoro, del quale parlato hauemo nel pri mo libro. Similmente alla di$tributione, che $erue all'u$o, perche Vitr. parla in que$to luogo di quello,che ci accommoda,& parlera di quello,che $ta bene, & che conuiene a diuer$i gradi di per$one; Et inuero, (come io ho detto nel prin cipio di que$to libro) Vit- ha voluto, che noi con$ideriamo egualmente le co$e dette nel primo nelle opere publi- che, & nelle priuate:perche quelle eran o indifferenti,communi,& applicabili come i @u meri, & le figure a diuer$e materie. Quanto adunque appartiene alla di$tributione, $i ve de nel pre$ente capo,che egli ciatta a che parti del cielo, qua li $tanze douemo fabbrica- re: sì perche ne habbiamo commodo,& vtilità: sì perche $iano $ane. Gli antichi man- giauano $econdo le $tagioni in diuer$e $tanze, nella $tate in luoghi volti al Settentrione & che haueuano acque,& verdure: Il verno haueuano il fuoco, la facciata piu calda, im parando da gli vccelli, che $econdo le $tagioni vanno mutando il luogo. & perche non $olamente douemo hauer cura della commodità delle per$one,ma anche della con$er- uatione delle robbe,però molto bene douemo con$iderare di far le $tanze per $aluar le robbe, il che in que$to capo di Vitr. è molto bene con$iderato, & ci la $cia da pen$are piu oltra $econdo l'occa$ione, imperoche egli non abbraccia ogni co$a, ma ci da tanto lume che ci ba$ta, oltra che ne dirà ancho dapoi.ci $ono anche le ca$e de gli arrefi ci, & de mer canti, che vendono co$e, che hanno bi$ogno d'e$$er con$eruate in propij luoghi, $econ- do le qualità delle merci. Similmente le monitioni, i vineri, le armi, & @uoghi dall'oglio, dalle lane, delle $pecierie, & de i frutti hanno le loro proprietà da e$$er con$iderate. per- che poi niente $ia, che gua$ti le robbe: ma que$te co$e non cadono in con$ideratione nelle ca$e de i grandi. Seguita ancho vn'altra di$tributione, che participa del De co- ro, & dice.

[310]LIBRO De i propi luoghi de gli edifici, & priuati, et communi, et delle maniere conuenienti ad ogni qualità di per$one. Cap. # VIII.

_E_ _S_$endo le $tanze alle parti del cielo a que$to modo di$poste allhora bi$ogna auuerti- re, con che ragi ne a i padri di famigliai propij luoghi, & in che modo i com- muni con gli $trani $i deuono fabbricare: perche in questi che propi $ono, non è lecito, ne puo oglnuno in e$$i entrare $e non è inuitato come $onoi Cubiculi, i _T_ri- clini, i Bagni, & le altre $tanze, che hanno l'i$te$$e ragioni dell'v$o loro. Com- muni $ono quelli, nei quali anco chi non è chiamato del popolo, vi puo entrare. Que$ti $one l'entrate, i Cortili, i Peri$tili, & quelle parti, che po$$ono hauere l'v$o i$te$$o. A quelli adun- que, i quali $ono di $orte commune, non $ono nece$$arie l'entrate magnifiche, ne i Tablini, ne qli Atrij, perche que$ti pre$tano a gli altri quegli o$$icij cercando, che da gli altri $ono cercati. Ma quelli, che $eruono alla vtilità & frutti della villa, nelle entrate delle loro ca$e, deuono ha- uere gli stabuli, & tauerne, & nelle ca$e l'arche, ei granai, le $aluarobbe, & le di$pen$e, che po$$ono piu prie$to e$$er per $eruare i frutti, che a bellezza, & ornamento. Co$i a publicani, a banchieri, ouero cambiatori $i fanno le ca$e piu commode, & piu belle, & piu $icure dalle in- $idie. A gli buomini di palazzo, & a gli auuocati piu eleganti, & piu $patio$e, per poter rice- uere, & admettere la moltitudi ne delle genti. A nobili, che ne i magi$trati, & ne gli honori de- uono a cittadini non mancare d'officio, $i deue fare le entrate regali, e gli Atrij alti, & i por- tichi, o loggie ampli$$ime, & gli $patij da caminare piu larghi perfetti all'ornamento, e decoro. Oltra di cio le Librerie, le Cancellarie, le Ba$iliche non di$$imiglianti da quello, che ricercala, magnificenza delle opere publiche: perche nelle lor ca$e $pe$$o $i fanno, & i con$igli publici, & i priuati, & i giudici arbitri, & comprome$$i. Se adunque con que$te ragioni ad ogni $or- te di per$one co$i $aranno gli edificij di$po$ti, come del Decoro è $tato $critto nel primo volu- me, non $arà co$a degna di ripren$ione, perche baue@@@@ad @gni co$a comn ode, & $enza men- da le loro e$plicationi. Et di quelle co$e non $olo ci $aranno, nella città le ragioni, ma ancho nel- la villa. Eccetto, che nella Città gli Atrij $one vicini alle porte, ma nella villa, che qua$i imi- tano le cittad ine$che, $ubito appre$$o le porte $ono i Peri$tili, dapoi gli Atrij, che hanno i por- tichi d'mtorno con pauimenti, che riguardano ver$o le pale$tre, & i luoghi da pa$$eggiare. 10 ho de$critto diligentemente (come ho propo$to) in $ommale ragioni di fare le fabbriche citta- dine$che nella Città.

E$pedita la parte, che apparteneua alla Di$tributione, Vitr. nel pre$ente capo ci dimo $tra quanto conuiene al Decoro, che altro non è, che vn ri$petto alla dignità, & allo $ta- to delle per$one. Fatta adunque la di$tintione delle per$one bi$ogna a cia$cuna $econdo il grado $uo fabblricare.& però a ltro compartimento hauera la ca$a d'vn Signore, al- tro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle ca$e $imilmente, $iano o com muni o proprie, deuono riguardare alla qualità delle per$one. V $auano anticam\~ete quel li,che con maggiore $plendidezza voleuano fabbricare la$ciar dinãzi alle porte vn luo- go vacuo,che non era parte della ca$a, ma bene cõduceua alla ca$a, doue $tauano i Cli\~e- ti, & quelli, che veniuano per $alutar i grandi, fin che erano adme$$i,& $i poteua dire, che ne erano in ca$a, ne fuori di ca$a. Que$to luogo era detto Ve$tibulo,& era di gran digni- tà,& adornatlo di loggie,& di $patij. La $ua honè$tà era la via, l'u$o, il poter commoda- mente a$pettare, il lpiacere, perche iui i giouani a$pettando i principali s'e$$ercitauano alla palla, alle lotti, a $altare, & in altri e$$ercitij giouanili. Eranui le porte, prima le com- muni, & que$ta di ragionel era vna $ola $plendida, ericca, & adorna mirabilmente,& poi [311]_SESTO._ altre particolari, come quella, che $eruiua al condurre le robbe in ca$a, & quella del pa- trone $ecreta, per la quale egli $enza e$$er veduto poteua v$cire. Et però dice Horatio. Atria $eruãtem po$tico falle clientem. eraui l'entrata, l'Atrio, il Tablino, il Peri$tilio per ordine. Le $cale $econdo la dignità, eforma loro belli $$ime, commodi$$ime, e lucide, met teuano capo in ampie, & $pacio $e $ale, che $copriuano il mare, i giardini, & le verdure, & $otto e$$e a piè piano erano molte loggie, & luoghi da audienze di modo, che niente $i poteua de$iderare. La$cio $tare la magnificenza, che v$auano in ogni altra $tanza, ne i dormitori, ne i cenacoli $econdo le $tagioni, nelle camere, ne i bagni, che $arebbe co$a lunga a narrare. Haueuano riguardo ad accommodar i fore$tieri. I grandi adunque ha ueuano $econdo le lor qualità gli edi$icij, i mediocri, i mercanti, gli artefici erano accom mod ati. Le botteghe e$$er doueuano $opra $trade correnti in belle vi$te, le merci, in mo- $tra & in nitauano gli huomini a comprate. Ecco adunque quanto chiaramente Vitr. $i la$cia intendere per quello, che egli ha detto nel primo libro al $econdo capo, quando egli dice, parlando del Decoro, beatis, & delicatis. qui dice foren $ibus autem, & di$ertis, & la doue egli dice potentes, qui dice nobilibus, qui honores. magi$tratusque gerendo, & c. Gli Atrij in Villa non erano alla prima entrata, ma dopo i peri$tili, & haueuano i portichi d'intorno con bei pauimenti, & co$i $i vede, che ancho d'intorno gli Atrij era- no i portichl. Et qui $ia fine delle ca$e priuate fatte nella Città.

Delle ragioni de i ru$ticali edifici, et di stintioni di molte parti di quelle. # Cap. # IX.

_H_Ora dirò di rusticali edifici, come po$$ono e{$s}er commodi all'v$o, & con che ra- gioni $i deuono fare. prima $i deue guardare alla $alubrità dello aere, come s'è detto nel primo libro di porre le Città. Le grandezze loro $econdo la mi$ura delle po{$s}e$$ioni, & le copie de i frutti $iano comparate; i cortili, & le grandez- ze loro al numero delle peccore, & co$i quanti parà di buoi $arà nece$$ario che vi $tiano bi$ognerà determinare. Nel cortile la cucina in luogo caldi$simo $ia po$ta, & habbia congiuntele $talle de i buoi, le pre$epi de i quali riguardino ver$o il fuoco, & l'Oriente, perche i buoi guardando il fuoco, & il lume non $i fanno ombro$i, & timidi, & co$i gli agricoltori peri- ti delle regioni, non pen$ano, che bi$ogni, che i buoi riguardino altra parte del cielo, $e non il na$cimento del Sole. Le larghezze de i bouili non deuono e$$er meno di piedi dieci, ne piu di quin- dici. La lunghezza in modo, che cia$cuno p ir di buoi non occupi piu di $ette piedi. I Lauatoi $iano congiunti alla cucina, perche a que$to modo non $arà lont anala ammini$tratione della ru$ti- ca lauatione. Il Torchio dell'oglio $ia pro$simo alla cucina, perche co$i a frutti oleari $arà com- modo, ct habbia congiuntala cantina, ilumi della quale $i torranno dal Settentrione, percioche hauendo gli da altra parte, doue il Sole po$$a $caldare, il vino, che vi $arà dentro, confu$o, & me$colato dal calore $i farà debile, & men gagliardo, I luoghi dall'oglio $i deuono porre in mo- do, che habbiano il lume dal mezodì, & dalle parti calde, percioche l'oglio non $i deue aggiac- ciare: ma per la tepidità del calore a$$ottigliar$i.

Le grandezze di quei luogbi deuono e$$er fatte $econdo la ragione de i frutti: & il numero de iva$i, quali e{$s}endo di mi$ura di venti anfore, deuono per mezo occupare quattro piedi.

Ma il torchio $e non è $tretto con le viti, macon le $tanghe, & col prelo, ele traui, che pre- meno, non $ia men lungo di quaranta piedi, & co$i $arà a quelli, che lo voltano lo $patio espe- dito, la larghezza $ua non $ia meno di piedi $edici, perche co$i compiutamente $i potrà da quelli, che fanno l'oglio voltare.

Ma $e egli $arà luogo per due preli, o calcatoi $i diano ventiquattro piedi per la lunghez- [312]_LIBRO_ za. Gli ouili, & le stalle per le capre $i deuono fare co$i grandi, che cia$cuna pecora non me- no di quattro piedi e mezo, non piu di $ei po$$a occupare di lunghezza. I Granai alzati al Settentrione, & all' Aquilone: perche a que$to modo i grani non potranno co$i pre$to ri$caldar$i, ma dal vento raffred datilungamente $i con$eruaranno, perchel altre parti generano le pauiglio- le, & altre be$tiolette, che $ono di nocumento a igrani. Le stalle de caualli $i porranno in luoghi caldi$$imi, pur che non guardino al foco, perche quando i giumenti $ono appre$$o al fo- co, $i fanno horridi. ct ancho non $ono inutili le tezze di buoi, o pre$epi, che $i dichino, che $i mettono oltra la cucina alla $coperta ver$o Leuante, perche quando la inuernata al Cielo $ere- no $ono in quelle condotti, la mattina i buoi pa$cendo$i diuentano piu gra$$i. _I_ Granari, i Fe- nili, i luoghi da riporre i farri, i pi$trini; $i deuono fare oltra la ca$a di villa, accioche le ca- $e $iano piu $icure dal foco. Ma $e nelle fabbriche di villa $i vorrà in fare alcuna co$a piu de- licata, dalle mi$ure delle ca$e della Città $opra$critte $i fabbricherà in modo, che $enza impedi- mento della vtilità ru$ticale $ia edificata. Bi$ogna hauer cura, che tutti gli edifici $iano lumi- no$i. A quelli di villa, perche non hanno pareti de i vicini, che gli impedi$ca, facilmente $i prouede. Ma nelle Città, ole altezze dei pareti publichi, o le $trettezze del luogo con i loro im- pedimenti fanno le $tanze o$cure.

Et però di que$to co$i. $i deue far e$perienza. Da quella parte, che $i prende il lume, $ia tirata vna linea, o filo dall'altezza del parete, che par'o$tare a quel luogo, dentro il quale bi$o- gna poner il lume, & $e da e{$s}a linea, quando $i guarderà in alto $i potrà vedere lo ampia $pa- tio del puro cielo, in quel luogo $arà il lume $enza i@pedimento, ma$e egli impediranno, o traui o $ogliari, o palchi, aprir$i dalla parte di $opra, & co$i vi $i metta il lume. Et in $omma noi do. uemo goucrnarci in que$to modo, che da qualunque parte $i puo vedere il lume del cielo, per quel- le $i deuono la$ciare i luoghi alle fine$tre. Et co$i gli edifici $aranno lucidi. Ma l'u$o de ilumi grandi$$imo ne i Triclini, & ne gli altri conclaui, come ne gli anditi, nelle di$ce$e, nelle $cale, perche in questi luoghi $pe$$o s'incontrano le per$one, che portano pe$i addo$$o. lo ho e$plicato quanto ho potuto le di$tributioni delle opere fatte alno$tro modo, accioche o$cure non $iano a chi fabbrica.

Non ha voluto Vitr. la$ciar a dietro la con$ideratione della villa, & delle fabbriche fatte fuori della Citta, imperoche non meno era nece$$ario que$to trattamento, che quello delle altre fabbriche. Da Columella, Varrone, Catone, & Palladio $i puo trarre copio $amente quello, che appartiene alla villa, & perche quelli autori a$$ai di$tinti, & co pio$i fono: io non voglio a pompa citare i luoghi loro: a$$ai mi $arà dimo$trare in Vitr. i precetti del quale $ono $tati da alcuni di quelli beni$$imo o$$eruati. Le fabbriche di Villa e$$er deuono in luoghi $ani, $ono piu libere, che quelle della Città, & molte com- modità $i deue hauere in quelle, & molte dalla natura cercarne. Hanno piu, & meno $tanze, $econdo il grado de gli huomini tanto per gli familiari, quanto per li fore$tieri. Il mediocre, & ba$$o $i deue sforzare d'hauer in villa buona $tanza, accio la moglie $tia piu volentieri a gouernar le robbe, & attenda piu all'utile, che al piacere. Al contrario i ricchi, & grandi huomini habbiano dinanzi le $tãze loro gli $patij da correre, & tornea re le belle verdure, $iano dife$e da vapori, da venti, da monti, che impedi$ceno non hab- bian le $talle, nè i letami vicini, & $ia il tutto fabbricato con dignità. Le $tanze del lauo- ratore, o del Ga$taldo $iano partite per le co$e, per gli huomini, per gli animali, per gli $trumenti. L'Ara$ia al Sole, apetta, larga, battuta alquanto colma nel mezo, & vicina al coperto. Il ga$taldo dorma appre$$o la porta mae$tra, i lauoratori ne i luoghi, che $iano pronti a gli vfficij loro. La cucina $ia ampia, chiara, $icura dal fuoco: le $alua- robbe commode: g$i animali da lauoro, come $ono buoi, & caualli, $iano in luoghi ac- commodati con le ragioni, che dice Vitr. Similmente glianimali, che fruttano come $o- no armenti di Porci, Pecore, Polla mi, Vccelli, Pe$ci, Colombi, Lepri, & altri $imili ani- mali, tutti deuono $econdo le qualità, e nature loro e$$er accomodati, & l'o$$eruanze di que$te co$e molto bene $i fanno auuert\~edo a quello, che $i fa in diuer$i pae$i; e pon\~edoui [313]_SESTO._ cura, & indu$tria. Il grano, & ogni $eme marci$ce per l'humido, impallidi$ce per lo cal- do, amma$$ato $i ri$tringe, & $obboglie, e per toccar la calce $i gua$ta, & però $ia $opra ta uolato, o in caua $opra la nuda terra, er$o Borea, e Tramontana. Le poma $i con$erua- no in luogo freddo, in ca$$e di legno @inchiu$e. La Cantina $otterra, rin chiu$a, lontana dal mezo di, & da i venti Meridionali, & dallo $trepito, habbia il lume da leuante, ouero da Borea; ogni humore, vapore, & fettore e@er le deue lontano, $i a pendente & la$trica- ta in modo, che $e'l vino $i $pande, po$$a e$$er raccolto. I va$i del Vino $iano capaci$$imi, & fermi. Gli in$trumenti, che bi$ognano a gli Agricoltori fiano in luoghi accommoda- ti, il carro, i gioghi, l'aratro, le corbe dal fieno $iano $otto il coperto al mezodì ver$o la cu cina. Al Torchio dia$i $tanza capace, & conueniente, oue $i ripongono i va$i, le funi, i ce $ti. Sopra le traui del coperto $i pongono i cratici, le pertiche, lo $trame, il canapo. I buoi mangino al ba$$o, i Caualli prendano lo $trame di $opra, perche alzando la te$ta l'a$ciu- gano, perche hanno la te$ta humida, però dinanzi la mangiatora non $ia il parete humi do. La Luna gli gua$ta gli occhi. La Mula impazza in luogo caldo, ba$$o, & o$ uro. Le mi$ure delle $talle da buoi, & da pecore $ono po$te da Vitt. Il Torchio antico for$e haue ua altra maniera di quello, che v$amo noi a que$ti tempi. Po$ti i precetti ditutte quelle co$e, che alla villa $ono piu nece$$arie parla Vit. de i lumi, & delle fine$tre. Le quali in villa $ono m\~e impedite, ma nella Città po$$ono hauere molti contrari, @'quali $i troua rimedio ogni volta, che $i cõ$idera l'effetto del lume, e il cadim\~eto, e doue vegna, perche è chiaro, che doue nõ puo cadere il lume egli nõ $i puo hauere. Le gro$$ezze de'pareti $pe$so l'im- pedi$cono, però alcuni hanno tagliato il muro doue hann\=o a $tare le fine$tre, comincian do dalla $uperficie di $uori, & venendo per la gro$$ezza del muro alla $uperficie di den- tro con vn taglio pendente, & for$e Vitr. non è lontano da que$ta opinione. La doue adunque per dritta linea $i puo tirare vn filo allo $coperto, $enza dubbio $i puo hauere il lume, & quando que$to da ilati de ipareti non $i po$$a fare, bi$ogna aprir di $opra. Auuertiamo adunque in que$ta materia ai precetti di Vitr. elegendo prima illuogo $a- no, perche la doue $i vuol far conto con l'inferno, non $olamente l'entrata, ma la vita è dubbio$a, anzi la morte è piu certa, che'l guadagno, dapoi con buon con$iglio douemo farle fabbriche tanto grandi, quanto ricerca la po$$e$$ione, l'entrata, & la copia de'frut ti. Quanto alla po$se$$ione e$ser deue il modo, & la mi$ura, che è ottima in tutte le co$e, & $ideue $eruar quel precetto, che dice, il campo douer e$ser piu debile, che l'Agricolto- re, perche $e bi$ogna $o$tenerlo, & curarlo, quando l'Agricoltore non puo tanto, è nece$- $ario, che'l campo pati$ca, & però men rende $pe$so vna gran po$se$$ione poco, che vna picciola molto coltiuata. Si che douemo tanto tenere, quanto potemo mantenere, ac- cioche compramo i campi per goderli noi, & non per torgli ad altri, o per aggrauarci troppo, perche niente gioua il voler po$sedere, & non poter lauorare. Quanto alle fab- briche $imilmente donemo $chiuare dinon incorrere nel vitio di Lucullo, & di Sceuo- la, de quali vno edificò in villa molto piu riccamente di quello, che richiedeuano le po$- $e$$ioni. L'altro mancò de gran longa. All'vno ditroppo $pe$a, all'altro dinon poco dan no fù cagione. Que$to errore comincia a moltiplicare a i dì no$tri per la $uperbia de gli huomin i. Le fabbriché, che non $ono ba$tanti, fanno, che i frutti $i gua$tino per la $trettezza del luogo. Deue$i adunque fabbricare in modo, che ne la fabbrica de$ideri il fondo, ne il fondo ricerchi la fabbrica. Il $e$to capo di Columella, è al propo$ito di que $to capo; il torchio, l'ara c'in$egna Catone, & Palladio.

[314]_LIBRO_ Dlle di$po $itioni de gli edificij, & delle parti loro $econdo i Greci, & de i nomi differenti, & molto da i co$tumi d'Italia lontani. # Cap. # X.

_PE_rche i Greci non v$ano gli Atrij nelle entrate, però a no$tro modo@non $on $oliti di fabbricare, ma entrando dalla porta fanno glianditi non molto larghi, & dall'vna partele $talle de i caualli, & dall altra le $tanze dei portinari, & $ubit@ $on fi- nite l'entrate interi ri: & que$lo luogo tra due porte è detto, _T_hirorio, cioè Por- torio, o Portale: dapoi è lo ingre$$o nel Peri$tilio, il quale ha il portico da tre parti, & in quel- la parte, che riguarda al Meriggie, hanno due pilastrate, o ante tra $e per molto $pacio di$co$te, $opral quali s'impong@no le traui, & quanta di$tanza è tra le dette ante, tanto di quellatolta- ne via laterza porte, $i áà allo spacio interiore. Que$to luogo da alcuni prostas, da altri pa- ra$tas è nominato. In quei luoghi di dentro $i fanno le $tanze grandi, nelle quali e madri di famiglia con ilanifici $iedono. In quelli anditi dalla de$tra, & dalla $tni$tra vt $ono i cubiculi, de i quali vno è detto Thalamo, l'altro Antithalamo: ma d'intorno a i portichi $ono i triclini or- dinari, & i cubiculi anchora, & le $tanze per la famiglia, & que$ta parte è detta Gineconiti, cioè Stanza delle donne. A que$te $i congiugnono le ca$e piu ampie, che hanno i Peri$ti i, o colon- nati piu ampi, ne i quali $on quattro portic i di pari altezza, o ero quello, che riguarda al me- rigie, è fatto di piu alte colonne, & quel colonnato d'intorno, che hale colonre, & il portico piu alto $i chiama Rhodiaco. Quelle ca$e hanno i ve$libuii magnifichi, & le porte propie con gran- dezza, & i portichi dei peri$tiliornati$$imamente $offittati, in@onicati, & lauorati di $tucchi; & ne i portichi, che riguardano al $ettemrione hanno i Triclini, i Ciziceni, le cancellarie, ma ver- $oil Leuante banno le Librerie, ver$o Ponente le c$$edre, & ver$o il mezo di le Sale c $i grandi, che facilmente po$ti in quelli, & acconci, quattro _T_riclin@, il luogo è $pacio$o anclso per vedere far le fe$te, & perlo $eruitio, & ammini$tratione. n que$te Sale $i fanno i conuiti de gli buomini. Perche $econdo i co$tumi de Greci le matrone non $edeuano a men$a. Qu $ti Peri$til, ò Colonnati $i chiamauano Andronitide. Perche in quelli $tauano gli huomini $enza e$$er di- $turbati dalle donne. Oltra di questo dalla de$tra, & dalla $inistra, erano alcune ca$ette, che haueuano porte propie, Triclini, & cubiculi commodi, acciocbei forestieri non ne i Peri$tili, ma in quelle for esterie alloggia$$ere. Perche e$$endo stati i Greei piu dilicati, & de i beni di Fortunœ piu accommodati, a fore$tieri, che veniuano apparechiauanoi Friclini, i Cubiculi, & le $olua- robbe, & di$pen$e, & il primo giorno gli inuitauano a cena. $l $econdo gli mandauano polla- me, vuoua, herbe, poma, & altre co$e di villa, & però i Pittori imitando con le; _P_i ture le co$e mandate a gli ho$piti chiamanano quelle Xenia. Co$i non pareua, che i padr. di fan@iglia nel- l'albergo fu$$ero fore$tieri, hau@ndo in tali alloggiamenti vn a liber tà $ecreca. _T_ra que$ti Pe- ristili & alberghi erano gli anditi detti, me$aule, perche erano di mezo tradue aule, mai no$tri chiamano quelle Androne. Ma que$to è mirabile, perche questo ne a Greci, ne ano$tri puo con- uenire perche i Greci chiamano Androne le $tanze, doue mangiano gli huomini: perche minon $tanno le donne. Et co$i anchora $ono altre co$e $uniglianti, come il Xi$to, il Prothiro, i T elamo- ni, & altre partidi que$ta maniera. Xi$to $econdo Greci, è vn portico di ampia larghezza, do- ne il verno s'e$ercitau mo gli Athleti. Mai no$tri chiamano Xi$ti iluoghi $coperti da caminare, rhe i Greci chiamano Peridromide. Appre$$o Greci Prothiri $ono ive$tibuli inanzi le porte, ma noi ch amamo Prothiri quelli, chei Greci chiamano Diathiri. Anchora $e alcune figare virili $o$tentano imutuli, ole corone, i no$tri chiamano _T_elamoni, ma perche co$i le chiamino, egli non $i troua $crittonelle hi$torie: i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hi$toria Atlante è for- mato a $ostenere il mondo, perche e $tui primo fu, che con prontezza d animo hebbe cura di [315]_SESTO._ la$ciare a gli huomini il cor$o del Sole, & della Luna, ina$cimenti, & gli occa$i di tuttele $telle, & le ragioni del girar del mondo, & per que$to da _P_ittori, & statuari è formato per quello be- neficio $o$tenere il mondo, & le $ue figliuole Atlantide, che noi chiamiamo Virgilie, & i Gre- ei _P_leiade con le $telle nel Cielo $ono con$ecrate. Neio ho propo$te tali co$e, perche $i muti la, v$anza dei vocaholi, & del parlare, ma perche non $iano a$co$e, a chi ne vuole $aper la ragio- ne. Io ho e$po$to con che ragione $i fanno le fabbriche d'Italia, & di Grecia; & ho $critto delle mi$ure, & delle proportioni di cia$cuna maniera. Adunque per che della Bellezza, & del Decoro, è $tato $critto di $opra, hora $i dirà della $ermezza, in che modo po{$s}a durare $en za difetto alla vecchiaia.

Pareua a Vitr. che l'huomo facilmente $i pote$$e ingannare leggendo, o vdendo i no- mi Greci, & inomi Latini delle parti delle fabbriche: perche tra quelli vi è non poca di$- ferenza: però per rimediare a que$to di$ordine, egli ha voluto in que$to luogo ragiona- re delle parti de gli edifici de i Greci, & e$ponere i loro vocaboli molto differenti dalle v$anze Italiane. Et pero dice, che i Greci non v$ano gli Atrij. Credo io perche non haueuano quella occa$ione, che haueuano Romani della grandezza: Benche ancho quelli non erano $enza, perche faceuano le $tanze delle donne belle, & $eparate da quel le de gli huomini. Non v$ando adunque gli Atrij, che appre$$o Rom. erano appre$$o le porte: Subito che egli s'entraua in ca$a era vna entrata coperta non molto larga, che da vna parte haueua i luoghi de i caualli, & dall'altra le $tanze de portinari, & in fronte v'era vn'altra porta, & quel luogo che era tra vna porta, & l'altra $i chiamaua T hirorio, co$i detto qua$i $pacio tra le porte, & que$to era in luogo di Atrio, o di Ve$tibulo: per la porta di dentro entrauano in vn bel Peri$tilio, o colonnato, il quale haueua le colonne da tre lati, cioè dal lato della porta, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra, ma nella fronte a dirimpetto della porta, che guardaua al merriggie era vna apritura ampli $$ima, $opra gli angoli della quale erano drizzate due gran pila$trate, che $o$tentauano vn traue mae $tro: $otto que$ta apritura, era vno $pacio coperto lungo vn terzo meno dell'apritura, ma nel parete oppo$to, & da ilati erano le porte delle $ale grandi, doue $tauano le ma- trone a lauorare, & dalla de$tra, & dalla $inι$tra di que$te apriture eran po$ti i cubicu- ll, cioè camere, & anticamere, o camini, che $i chiamino al modo no$tro, ma d'intor- no i portichi era quello, che dice Vitr. chiaramente, i cubiculi, i tinelli, le $tanze de fa mi- gliari. Et que$ta parte è quella, che appartiene alle donne. il re$to è de i compartimen- ti delle $t anze de gli huomini: il che è ancho manife$to in Vitr. Seguita poi a dichiari- re le differenze d'alcuni vocaboli v$ati da Greci, & pre$i in altra $ignificatione da Lati- ni, & dona la $ua parte all'u$o, appre$$o il quale è la forza, & la norma del parlare: ne conuiene ad huomo $aldo contender de nomi la, doue s'intende la co$a. Noi ne no$tri commentari Latini piu ampiamente ragionamo di que$ti nomi, conuenienti a Latini: perche hora ci puo ba$tare hauerli nel tra$cor$o del@a interpretatione accennati. Re- $ta qui, che io dica alcuna co$a del modo, che v$auano gli antichi per i$caldar$i. Io ho hauuto in que$ta materia due co$e, prima l'Architetto, che fece il Palazzo d'Vrbino la- $cia $critto, che la ragione, perche non hauemo gli e$empi dei camini de gli antichi, è perche i camini $tauano nella $uprema parte della ca$a, la qual era la prima a rouinare, però non $i ha ve$tigio de camini, $e non in pochi luoghi a pena cono$ciuti: poi, ne da la forma doue $i trouano. Ne è vno appre$$o Perugia $opra il pianello in vno antico edi- ficio, che haueua certi mezi circoli, $opra i quali $i $edeua, & nel mezo vna bocca tonda d'onde v$ciua il fumo, era in volto circondato da muri, largo $ei piedi, lungo otto come la figura, A.l'vltimo è a Baie appre$$o la pi$cina di Nerone, che era in quadro di larghez za di piedi 19. per ogni faccia, nel cui mezo erano quattro colonne con lo Architraue, $o pra il quale erano le volte d'altezza di piedi. 10. ornate di belle figure di $tucco, nel mezo era come vna cuppoletta piramidale con vn buco in cima, di doue v$ciua il fu- mo. Similmente non molto lontano da Ciuità vecchia ne è vno qua$i della i$te$$a grã- [316]_LIBRO_ A dezza, che da gliangoliv$ciua no quattro modioni, $opra i quali $i po$auano quattro Ar- ch itraui, $opra i quali era la Pi ramide del camino, d'onde v- $ciua il fumo, & nel parete per ogni faccia erã due picciole fi- ne$tre, con vn hemiciclo in me zo doue poteua $tare qualche figura: erano quegli hemicicli alti dal pauimento piediquat tro.

L'altra co$a è, chi mi pare an cho, che $ia $tato ritrouato v- n'altro modo, con il quale gli antichi ri$caldauano le loro $tãze, & è que$to. Faceuano nel la gro$$ezza del muro alcune canne, o trombe, per le quali il calore del $oco, che era $otto quelle $tanze $aliua, & v$ciua fuori per certi $piragli, o boc- che fatte nelle sõmità di quel- le canne, e quelle bocche $i po teuano otturare accioche $i po te$$e piu, e meno $caldare le $tã ze, & darle piu, e meno del va- pore, cõ que$ta ragione voglio no alcuni che $i po$$a dalle par ti i$eriori delle ca$e raccoglie- re il vento, e farlo $alire da luo ghi $otterranei per le canne al le habitationi della $tate:e nel le no$tre parti $i trouano alcu- ne fabbriche appre$$o monti, da'quali per luoghi rin chiu$i venendo gli $piriti de'venti, & aprendo $i piu, & meno alcune portelle, egli $i fa le $tãze fre$ce di modo, che la $tate ci $i fa vn fre$co mirabile. Ma io non cõ- $iglierei vn mio amico, ch'e$s\~e do caldo egli entra$$e in luo- ghi $imili. Mi pare hauer let- to, che gli antichi $pende$$ero a$$ai in certe con che di metal- lo lauorate, nelle quali $i face- uano portare il foco volendo- $i $caldare, & io nõ dubito, che non vi accende$$ero delle co$e [317]_SESTO_ odorate, e che non v$a$$ero de carboni che non nuoce$$ero. A no$tri giorni è manife$to quello $i v$a, e come nella gro$$ezza de' muri $i fanno i camini, iq uali $cendo con le lor canne fuori del tetto portano il fumo nello $patio dell'aere. dou'egli $i deue auuertire, che'l fumo po$$a $enza impedimento de'contrari venti v$cir fuori liberamente, e nõ tor nare a dietro all'ingiu, perche le $tãze $i empirebbeno di fumo, del che niuna co$a è piu nociua a gli occhi; doue è andato in prouerbio. Il fumo, e la mala donna ca ccia l'huo- mo di ca$a. Io mi e$tenderei in di$criuere particolarmente molte co$e, le mi$ure, & i mo- di delle quali non $ono po$ti da Vit. ma $apendo che pre$to venirà in luce vn libro delle cafe priuate, compo$to, e di$egnato dal Palladio, & hauendo veduto, che in quello non $i puo de$iderare alcuna co$a, non ho voluto pigliare la fatica d'altri per mia Vero è, che $tampato il $uo libro, & douendo io ri$tampare di nuouo il Vitr. mi sforzerò raccoglie- re breuemente i precetti di quello, accio che piu vtilmente po$ti nel mio Libro, l'huomo non habbia fatica di cercarli altroue, & $appia da cui io gli hauerò pigliati. Iui fi vede- rà vna pratica mirabile del fabbricare, gli $paragni, e gli auantaggi, & $i comincierà dal principio de i fondamenti in$ino al tetto, quanti, & quali deuono e$$ere i pezzi delle pie- tre, che vanno in opera, si nelle Ba$e, come ne i Capitelli, & altri membri, che vivanno $o pra; ci $a ranno le mi$ure delle fine$tre, i di$egni de i camini, i modi di adornar le ca$e di dentro, i legamenti de'legnami, i compartimenti delle $cale d'ogni maniera, il cauam\~e- to de'pozzi, e delle chiauiche, e d'altri luoghi per le immonditie, le commodità, che vo gliono hauer le ca$e, le qualità di tutte le parti, come $ono Cantine, Magazini, Di$pen$e, Cucine, & finalmente tutto quello, ch'alla fabbrica de priuati edifici puo appartenere, con le piante, gli inpιè, profili ditutte le ca$e, & palazzi, che egli ha ordinati a diuer$i no bili, con l'aggiunta dialcuni belliedifici antichi ottimamente di$egnati. Per il che io $ti- mo, che a poco a poco l'Architettura aggrandita, & abbellita $i la$cierà vedere nell'an- tica forma, & bellezza $ua, doue innamorati gli huomini della venu$tà $ua, pen$eranno molto bene prima, che comincino a fabbricare, & quello, che par loro bello, non cono- $cendo piu oltre, col tempo gli venirà in odio, & cono$cendo gli errori pa$$ati, bia$ime- ranno il non voler hauer creduto a chi gli diceua, il verò. Et $e ιo po$$o pregare, prego, & riprego $pecialmente quelli della patria mia, che $i ricordino, che non mancando lo- ro le ricchezze, & il poter fare co$e honorate, voglino ancho prouedere, che non $i de$i- deri in e$$i l'ingegno, & il $apere. il che faranno, quando $i per$uaderanno di non $apere quello, che veram\~ete non $anno, ne po$$ono $apere $enza pratica, e fatica, e $cienza. Et $e gli pare che l'v$anza delle loro fabbriche gli debbia e$$er mae$tra, s'ingãnano gradem\~e te, perche in fatti, è troppo vitio$a, e mala v$anza, e $e pure vogliono cõceder all v$o alcu naco$a, il che anch'io cõcedo, di gratia $iano contenti di la$ciar moderare quell'u$o, da chi $e ne intende, perche molto bene con pratica, & ragione $i può acconciare vna co$a, e temperarla in modo, che leuatole il male, ella $i riduca ad vna forma ragioneuole, e to lerabile, con auantaggio dell'u$o, della commodità, e della bellezza, & $e vna co$a bislõ- ga è capace di dugento per$one $garbatamente, voglino la$ciar, che $otto miglior figu ra $i faccia l'i$te$$o effetto e $e vogliono vn determinato numero di fin e$tre in vna $tãza, $iano contenti di la$ciarle porre al $uo luogo, cõ gli ordini dell'arte, perche importa mol to alla bellezza, & non viene impedito l'v$o diquelle. Et $e io potro porle lontane da gli angoli, non $arà egli meglio, che porle $opra gli angoli, & indebolire la ca$a? Deue il pa dre difamiglia, cono$c\~edo quello gli fa bi$ogno, dire io voglio tante@ $tanze, e tante habi tationi, que$te per me, e per la moglie, quelle per li figliuo li, que$te altre per li $erui, quel- l'altre per la cõmodità, e poi la$ciar all'Architetto, ch'egli le cõparti$ca, e põga al luogo $uo, $econdo l'ordine, di$po$itione, e mi$ura, che $i conuiene; $aranno le i$te$$e, $econdo il voler del padrone, ma di$po$te ordinatamente $ecõdo i precetti dell'arte, & quando egli $i vederà, che rie$chino, venirà vna certa concorrenza tra gli huomini di far bene, con bia$mo delle loro male, & inuecchiate v$anze, e cono$cerannõ, che nõ $i na$ce Architet- [318]_LIBRO_ to, ma, che bi$ogna imparare, & cono$cere, & regger$i con ragione, dalla quale chiun- que fidand o$i dello ingegno $uo, $i parte, non cono$ce mai il bello delle co$e, anzi $tima il brutto bello, il cattiuo buono, & il mal fatto ordinato, & regolato. Voglio ancho e$or- tare gli Architetti, & Proti, che non voglino applaudere, & a$$entire a padιoni; Anzi, che gli dichino il vero, & gli con$iglio bene, & amoreuolmente, & che pen$ino bene pri ma, che gli facciano $pendere i dinari, come altroue s'è detto, perche co$i facendo, vera- mente meriteranno laude, & nome conueniente alla loro profe$$ione.

Della fermezza, et delle fondamenta delle fabbriche. Cap. # XI.

_L_ ε fabbriche, che $ono a piè piano, $e $aranno fatte al modo e$posto da noi ne gli antedetti libri quando ragionato hauemo delle mura della cit à, & del _T_heatro, $enza dubbio dureranno eternamente: ma $e vorremo $otterra, & in volti fab- bricare, d@uemo fare le fondamenta di quelle fabbriche piu gro$$e di quello, che è $opra terra, & i pareti di quelli edificij, che vi $tan $opra, i pila$tri, & le colonne $iano colocate al mezo a piombo di quelle di $otto, perche ripo$ino $ul viuo, & ri$pondino al $odo, perche $e i carichi dei pareti, & delle colonne $aranno po$ti in pendente, non potranno hauer continua fer- mezza.

Egli $i troua tra le ruine de gli antichi edificij molti luoghi $otterranei fatti a volti con marauiglio$o lauoro, & di ine$timabile grandezza, però $i puo de$iderare di $ape- re il modo di fondare quei luoghi, & di voltarli, & di farli in modo, che $o$tentino i cari- chi grandi delle fabbriche grandi, che gli$tanno $opra. Però Vitr. accioche anche in que$ta parte noi non defideriamo alcuna co$a, tratta delle fondationi delle fabbriche, & perche ha trattato nel primo, & nelterzo, & nel quinto libro del fondare in quei luo- ghi, doue le fabbriche vanno a piè piano, egli $i pa$ia leggiermente in que$to luogola ragione diquei fondamenti, riportandofia gli allegatiluoghi. Hora piu copio$amen- te egli c'i@ $e gna il modo di fondare per le fabbriche $otterra, & ci dà molti precetti, l'v- no è che le fondamer ta di que$ti edifici e$ter deuono piu gro$$e di quel, che $ono le fab- biiche di $opra, l'aitro che non douemo $opraporre ne pila$tro, ne colonna, che non ca- da a piom bo $o pra muri, p la$tri, o colonne di $otto, si perche egli è errore a non fare, che le co$e di $opra na$chino dal di$otto si perche porta pericolo di pre$ta ruina, quan- do vn muro di $opra attrauer$a vna $tanza, & non habbia il piede di$otto, che na$ca dal piano. Di que$ti errori, & danni molti ne $ono nella citta no$tra, nella quale a me pare che gli huomini per hora deuono piu pre$to e$$er auuertiti, che non incorrino ne gli errori, che ammae$trati, che facciano belli, & ragioneuoli edifici: benche e$$er non puo, che non fabbrichino $enza errore, quando non fabbricheranno con ragione. ma $eguitiamo gli altri precetti di Vitr. il qual dice, che $e vorremo a$$icurarci, la doue $o- no $ogli, limitari, & che da i lati habbiano erte, pila$tri, & $imil co$e, bi$ognerà, che vi $ottometiamo alcuni rila$ci, $opra i quali da i capi $i po$ano i limitari, & lo $pacio di $ot- to i limitari è voto, & non tocca da alcuna parte, cioè il limitare non po$a $opra alcuna co$a, perche $i $pezzerebbe, & percio dice che abbracciano tutto lo $pacio.

Oltra di que$to $e trai $ogliari lungo i pila$tri, e le ante $aranno $ottopo$ti i ril@$ci, che po- $tes detti $ono, non haueranno difetto: perche i limitari, & le traui e$$endo dalle fabbriche ca- ricate nel mezo $paccate rompeno $otto le piane le $trutture, o congiunture. Ma quando ci $a- ranno $ottopo$ti, & come cunei $oggetti rila$ci, non la$cieranno le traui $opra$edendo a quelli, offenderla. Deue$i anche procurare, che gli archi leuino@i pe$i con le diui$ioni dei cunei, di le- gamenti, che ri$pondino al centro, perche quando gli archi $aranno $errati da i cunei oltra le [319]_SESTO_ traui, & i capi dei $opralimit ari, prima la materia $olleuata dal cari o non $i aprirà. Dapo@ $e per la vecchiezza faranno a cun danno facilmente $enza puntelli $i potrà mutare.

Que$to $i vede in alcuni edifici in Roma, che ne i pareti $ono gli ar chi con i cunei ri- $ponden@ial centro, & $opra ilimitari delle porte, & $opra i $ogli delle fine$tre, iquali al- leggeri$ceno il pe$o grandemente de i pareti, quando $ono ben fatti, & danno commo- dità di accon ciare, & rimediare ai danni $enza appuntellare, & $enza far armature.

Similmente quelli edifici, che $i fanno a pila$trate, & con le diui$ion dei cunei rispondend@ le congiunture al centro, $i rinchiudo in arco.

Qui pare che Vitr. tocci l'opera ru$tica, doue $opra le porte i cunei di gro$$e pietre in arco $i $arrano, & le bugne, che co$i chiamo le diui$ioni de i cunei, ri$pondeno al cen- tro, & accenna, che que$ti lanori $i $auno a pila$trate, cioè a colonne quadre, & hanno di $opra gli archi, & le fornici, & non gli architraui, & ci dà un precetto degno da e$$er o$$eruato: impero che dice, che le vltime pila$trate $i deono fare di $patio piu larghe; che le mezane, & ne rende la ragione. Dice adunque.

In que$te fabbriche fatte a pila$tri, le vltime pila$trate $i deuono fare d $patio piu largo, accioche habbian forz di re$i$tere quando i pareti oppre$$i da i carichi per le congiunture, che $i $tringono al centro, $i allargheranno le impo$te, o quelle pietre, che $tanno di $opra oltra il cu- neo di mezo. Et però $e le pila$trate angolari $aranno di grandezza maggiore, contenendo i cunei faranno l'opere piu ferme. Dapoi che in tal co$e $i hauerà auuerti o di p rui diligenza, allhora niente dimeno $i deue o{$s}eruare, che tutto il re$to della muratura ri$ponda a piombo, ne pieghi in alcuna parte. Ma grandi$$ima deue e$$er la cura delle fabbriche, che $i fanno a ba$$o, & nelle fondamenta, percioche in quelle l'a$$unanza della terra $uol partorire infiniti difetti, per- che la terra non puo e$$er $empre dello i$te$$o pe$o, che $uol e{$s}er nella $tate, ma nel verno rice- uendo dalle pioggie la copi dell'acqua, cre$ce, & col pe$o, & con la grandezza di$rompe, & $caccia $pe$$o le $epi della muratura: però accioche $i dia rimedio a que$to mancamento, egli $i ha da $are in que$to modo, che prima per la grandezza dell'a$$unanz a della terra, $i faccia la gro{$s}ezza della muratura, dapoinelle froui $iano po$tii contrafortio $peroni, tanto di$tanti vno dell'altro, quanto e{$s}er deuel'altezza del fondamento; ma $ian della i$te$$a gro$$ezza del fondamen to; ma dal ba$$o tanto habbiano di piede, quanto e{$s}er deue gro$$o il fondamento, ma poi a poco a poco inalzando$i $i ra$tremino tanto, che di $opra $iano co$i gr $$e, quanto è gro$$o il muro del- l'opera che $i fa. Oltra di que$to dalla parte di dentro ver$o il terreno come denti congiunti al muro a gui$a di $ega $ian fatti, di modo, che ogni dente tanto $ia di$tante dal muro, quanto e{$s}er deue l'altezza del fondamonto, & le murature di que$ti denti $iano della gro$$ezza del mu- ro. Similmente $u le cantonate, quando $i haueranno tirato dallo angolo di dentro, quanto oc- eupa lo $patio dell'altezza del fondamento, $ia $egnato da vna parte, & l'altra, & da que$ti $egni $ia fatta vna muratura Diag nale, & del mezo di quella vn'altra $ia congiunta con l'an golo del muro, co$i i denti, & le murature Diagonale, che non la$ciera no che il muro calchi di tut- ta forza, ma partiranno rite nendo l'impeto dell'a$$unanza del terreno.

Il pre$ente luogo dichiara, quello che nel primo libro s'è detto al quinto capo, & è facilmente e$p re$$o da Vitr. però non ci accade altra figura. Ma s'intende anche de gli $peroni, che $i metteno di faori alle muraglie.

In che maniera le opere deuono e$ser fatte $enza difetto, & come deuono e$ser auuertiti quel- li, che cominciano, io o e$po$to. Ma del modo di mutare le tegole, gli a$seri, i tigni, non $i de- ue hauer quel pen$iero, che $i ha delle $opradette co$e, perche ageuolmente $i mutano, & però ne anche $ono $timate co$e $ode. Io ho e$po$to con che ragioni, & in che modo que$te co$e po- tranno e$$er ferme, & ordinate. Ma none in potere dell Architetto di v$are, che materia li piace, perche non na$ce in tutti i luoghi la copia d'ogni materia (come e$po$to hauemo nel pro$$i- mo libro.) Oltra, che egli è in potere del patrone di edificare, o di quadrelli, o di cementi, o di qua lrato $a$so. L'approuare adunque di tutte le opere, è in tre parti con$iderato, impero- che egli $i proua vn'opera, o per la $ottigliezza dello artefice, o per la magnificenza, o per [320]_LIBRO_ la di$po$itione. Quando $ivedrà l'opera perfetta magnificamente con ogni potere, egli $i laude- rà la $pe$a. Ma quando $i vederà fatta $ottilmente $i trouer à la manifattura del fabbro: ma quando $arà bella, & bauerà autorità per le proportioni, & Simmetrie, il tutto tornerà a glo- ria dell'Architetto, & que$te co$e torneran bene quando l'Architetto, & da gli artefici, & da gli idioti $opporterà e$$er con$igliato. Percioche tutti gli huomini non $olo gli. Architetti po$- $ono prouare quel, che è buono, ma ci è que$ta differenza tra gli idioti, & gli Architetti, che lo idiota, $e egli non vede la co$a fatta, non puo $apere quello, che deue riu$cire, ma l'Architet- to, poi che in$ieme hauerà nell'animo ordinato prima, che egli dia principio, ha per certo quello, che e$ser deue, & di bellezza, & di v$o, & di decoro. _I_o ho $critto diligentemente quanto ho potuto chiari$$imamente quelle co$e che io ho pen$ato e$ser vtili a gli edi$icij, & come $i deuono fare. Ma nel $eguente volume io e$ponerò delle politure di quelli, accioche $iano ele. ganti, & $enza vitio durino lungamente.

Qui altro non dico, $e non, che con diligente cura $i pen$i a quello che Vitr. ha detto in fine del pre$ente libro.

Ilfine del Se$to Libro.

[321] IL SETTIMO LIBRO DELL' ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Proemio.

_E_T prudentemente, & vtilmente deliberarono i nostri maggiori di la$ciar a i posteri per relatione de Commentari i pen$ieri de gli animi loro, accioche non peri$$ero: ma in ogni età cre$cendo, & in luce mandati con i volumi a poco a poco con la vecchiezza per- ueni$$ero alla $omma $ottigliezza delle dottrine. Et però non di poche, ma d'infinite gratie a quellitenuti $iamo, che non banno con inuidia voluto tacere, ma banno procurato con $critti man- dar a memoria ogni maniera di $entimento: perche $e co$i fatto non baue$$ero; noi non baueremmo potuto $apere, che co$e $tate fu$$ero fat te nella citt à di _T_roia; nè quale opinione _T_balete, Democrito, Anaxagora, Xenofonte, & gli altri Filo$ofi naturali baue{$s}ero hauuto della natura delle co$e; & qual deliberatione della vita baue$$ero a gli buomini la$ciato Socrate, Platone, Ari$totile, Zenone, Epicuro, & gli altri Filo$ofanti: ouero qual co$a, & con che ragione Cre$o, Ale$$andro, Dario, & gli altri Re fatto baue$$ero, $e i maggiorino$tri, con gli amaestramenti alla memoria di tutti, per la posterità non l'haue$$ero $criuendo inalzate.

Et però $i come a que$ti $i deue bauer gratie, co$i per lo contrario deuono @{$s}er bia$tmati coloro, i quali furando gli altrui $critti, per $uoi gli vanno publicando, & non $i sforzano con i propiloro pen$amenti di $eriuere, ma con inuidio$i costumi l'altrui opere violando $i vantano, & però non $olamente $ono degni d ripren$ione, ma (perche banno menato laler vita con empi eostumi) e$$er deuono castigati.

Et però queste co$e e$$ere $tate vendicate curio$amente da gli antichi $i dice: gli e$iti de i qua li ne i giudicij come fu{$s}ero, non pen$o che $ia fuori di propo$ito e$plicare, come a noi $ono sta- ti la$ciati. I Re Attalici in@otti dalla dolcezza di $apere le ragioni delle co$e, bauendo a commun diletto fatto vna bella, & egregia librarianella Città di Pergamo, _P_tolomeo d'ardente zelo di de$iderio incitato a quel temp o con non minore indu$tria $i forzò di farne vna in Ale$$andria me- de$imamente: & hauendo ciò fatto con $omma diligenza, non pensò che que$to fu$$e a$$ai, $e egli non baue$$e cercato diaccre$cerla con nuoue $emenze, & però con$acrò i giuochi alle Mu$e, & ad Apollo, & come de gli Athleti, co$i a i vincitori de i communi $crittori ordino premij, & ampi modi di e$$er honorati. _P_oiche que$te co$e furono ordinate, & e$$endo iltempo da fareigi- uochi, $i doueua eleggerei git idici litterati, che quelli doue$$ero approvare.

Il Re bauendone già fatto, & eletto $ei, & non potendo co$i pre$to ritrouare il $etimo: $i con$igliè con quelli, che erano $oprastanti alla libraria, & dimando loro $e baue$$ero cono$ciu- to alcuno, che fu$$e atto a que$t@ giudicio.

Ri$po$ero, che era vn certo d etto Aristofane, ilquale con grande $tudio, & con $omma dili- genza ogni giorno per ordine compiutamente tutti que' librileggeua. E$$endo adunque nel ridot- to de i giuochi partite le $edi $ec retamente di coloro, che baueuano a giudicare, chiamato Ari- $tofane con gli altri, in quel luo go, che gli fu con$egnato $i po$e. Introdutto fu prima l'ordine de poeti al contrasto, e recitando$i gli $critti loro tutto il populo con cenni addimandaua quello, che que' giudici approua$$ero. E$$endo adunque dim andate da ogn'vno le oppinioni, $ei con- cor$ero in vna $entenza i$te$$s, & quello, che haueuano auuertito e{$s}er $ommamente alla, [322]_LIBRO_ m@ltitudine piaciuto, a quello dauano il primo premio, & a quello, che era dapoi, il $econdo.

Ari$tofane e$$endogli richie$toil $uo parerc, volle, che prima fu{$s}e pronunciato qucllo, cle men diletto baue$$e dato al popolo. Ma sdegnando$i il Re, in$ieme con gli altri, egli $i leuò in piedi, & pregando impetrò, che gli fu$$e la$ciato dire. Et co$i fatto $ilentio dimostrò quel $o- lo tra quelli e$$er poeta, & gli altri recitare le co$e aliene, & che bi$ognaua che i giudici appro- ua$$ero gli $critti, & non i furti.

Merauighando$i il populo, & dubitando il Re, egli confidato$i nella memoriatra$$e di certiar- mari. infiniti volumi, & comparandogli con le co$e recitate, isforzò quelli a confe$$are d'bauerle rubbate, & però il Re volle, che contra que$ti $i procede{$s}e come di ladronezzo, & condannati con vergogna gli diede licenza, & adornò con grandi$$imi doni Ari$tofane dandogli il carico $oprali $ualibreria. Ne gli anni $eguenti Zoilo venne di Macedonia in Ale{$s}andria, dico quel- lo, che hebbe il cognome di Flagellatore di _H_omero, e recitòi $uoi volumi al _R_e fatti contrala Iliade, & l'Odi$$ea. _P_erche vedendo Ptolemeo il padre dei _P_oeti, & la guida della dolcezza del dire e$$er in a{$s}enza accu$ato, & e$$er da colui vituperato quello, che da tutte le genti era pregiate, sdegnato$i non gli diede alcuna ri$po$ta. Zoilo poi dimorando lungamente nel regno oppre$$o dal bi$ogno mandò $ottomano dimandando al Re, che gli fu$$e dato qualebe co$a. Di@e- $i che il Re ri$po$e. Homero il quale è mancato mille anni auanti pa$cere molti mgliaia di per$o- ne, & però e$$er conueniente, che colui, che faceua profe$$ione d'e{$s}er di miglior mgegno, po- te$$e non $olamente $e ste{$s}o, ma anchora più gente nutrire, & in $omma $i narra la morte di Zoilo, come di Parricidio condennato. Altri dicono quello da _P_biladelfo e$$er $tato in croce conficcato, altri lapidato, altri a Smirna viuo po$to in vna pira: Delle quai co$e qualu que atuc- nuta gli $ia, degna certamente a imeriti $uoi è stata la pena, perche altro non merita colui, che m giudicio chiama quelli, de quali la ri$po$ta non $i può nella lor pre$enza dimo$trare, che opi- nione habbiano bauuto $criuendo. Maio ò Ce$are, nè mutati gli altrui indici traposto il nome mio ti mo$tro que$to corpo, nè bia$imando gli altrui pen$ieri, per quello voglio approuare, & lo- dare me $te$$o, nè de$idero, che $imile opinione $ia bau@ta di me, perche niuna co$a bo detto, che da altri io non babbia cercato, & inte$o, & $e co$a è, che dir $i po$$a e$$er mia, la fatica, & lo studio certamente $i può dire. Ma io rendo infinite gratie a tutti gli $crittori, che con l'acutez- ze de gli ingegni loro con l'età conferite, hanno in diuer$e maniere abondanti$$ima copia di co$e preparato, dalle quali, come da fonti; cauando noi l'acqua, & traducendola al propo$ito no$tro, più feconde, & più $pedite forze bauendo nello $criuere, & in tali autori confidati$i, prende- mo ardimento di far co$e nuoue. Et però bauendo io da loro tal principio, pigliando quelle ragio- ni, che io ho veduto e$$er al ca$o mio appareccbiate, ho cominciato @mdar mante, perche prima _A_gatharco, mentre E$chilo in Athene in$egnaua la Tragedia, fec ela Scena dipinta, & di quel- la ne la$ciò il Commentario. Da que$to amm@nito Democrito, & Anaxagora $cri$$ero della iste$$a co$a, in che maniera bi$ogna con ragione naturale dal cen tro posto in luogo certo corri- $ponder all'occbio, & alla drittura dei raggiconle linee, accioc@be d'vna co$a incerta le certe imagini delle fabbriche nelle pitture delle Scenne rende$$ero l'a$p @tto loro, & quelle, che nelle fronti dritte, & nei piani fu$$ero figurate, $corza{$s}ero fuggendo, & pare{$s}ero bauer rilieuo.

Dapoi Sileno fece vn volume delle mi$ure Doriche. del _T_empio Dorico di Giunone, che è in samo $cri$$e Theodoro. Dello Ionico a Diana con$ecrato in Efe$o, Cte$ifonte, & Metagene. Di quello di Minerua in Priene, che è di lauoro lonico, ne parlò Phileo. Di quello, che è Dorico in Athene pur di Minerua nella Rθcca, Ictimo, & Carpione. Theodoro Pboce$e della Cuba, che è in Delfo. Phileno delle mi$ure de i Sacri _T_empij, & dello Armamento, che era al porto Pireo. Hermogene del Tempio Ionico di _D_iana, che è in Magne$ia P$eu- dodipteros, & di quello, che è a _T_eo di Bacco Monopteros. Argelio delle mi$ure Corinthie, & delle Ioniche ad c$culapio in Tralli, il quale $i dice e$$er di $ila mano.

_D_el Mau$oleo Satiro, & _P_itheo, a i quali veramente la felicità fece vn grandi$$imo dono, perche le arti loro $timate $ono bauer $empie grandi$$ime lodi, & fiorite continuamente, & banno anchora dato mirabil opere $econdo le co$e pen$ate dal ro, perche in cia$cuno lato del [323]_SETTIMO._ Mau$oleo à concorrenza cia$cuno arte$ice $i tol$e di ornare, & prouare la parte $ua, _L_eocbare, _B_ria$$e, _S_copa, & _P_raxitele, & altri vi mettono Timotheo, la eccellenza grande dell'arte d@i quali constrin$e il nome di quella opera peruenire alla fama dei $ettemiracoli del mondo.

Molti ancho men nominati banno $critto le regole delle proportionate mi$ure come Nexare, Tbeocide, Demofilo, _P_ollis, _L_eonida, _S_ilanio, Melampo, _S_arnaco, Eufranore. Similmente delle machine, come _C_liade, Archita, Archimede, _C_te$ibio, _N_imfoioro, _P_hilo Bizantine, Dipbilo, Charida, _P_olijdo, _P_bitone, Age$istrato. _D_e i commentari de i quali quello, che io bo auuertito e$$er vtile a que$te co$e raccolte ho ridutto in vn corpo, & que$to $pecialmente, perche io ho veduto molti volumi $opra questa co$a da Creci, & pochi da no$tri e{$s}er dati in luce; per- che Fu$$itio primo di tal co$e deliberò didar in luce vn mirabile volume. Et appre$$o Terentio Varrone $cri$$e delle nuoue di$cipline, & vnlibro di Architettura. _P_ublio _S_ettimio ne fece due. Et più non è $tato chi habbia dato opera a $imile m@niera di $critture, e{$s}endo stati i cit- tadini grandi Architetti, quali banno potuto $criuere non meno eleg antemente d@i $opradett, perche in Athene Anti$t{$s}ene, & Calle$cbro, & Antimachide, & Dorino _A_rchitetti po$ero le fondamenta del Tempio, che faceua far Pi$istrato di Gioue Olimpio: ma dapoi la morte di quello, per lo impedimento delle co$e publiche, lo la$ciarono imperfetto, & però da dugento anni dapoi Antiocho Re hauendo prome$$o la $pe$a per quell'opera Co$$utio Cittadin Romano eon gran prontezza, & $omma cognitione nobilmente fece la Cella, & la collocatione delle colonne intor- no il _D_ipteros, & la distributione de gli Architraui, & de gli altri ornamenti con proportionata mi$ura.

Que$ta opera non $olamente tra le vulgari, ma tra le poche è dalla magnifitcenza nominata, perche in quattro parti $onole di$po$itioni dei luogbi $acri ornate di marmo delle quali que$@e, con chiari$$ima fam a nominate $ono; le eccellenze delle quali, & i prudenti apparati dei loro pen$ieri banno nei $eggi dei Dei gran merauiglia, & $i fanno guardare. _P_rimail Tcmpio di Diana in Efe$o alla Ionica fu fatro da C@e$ifonte Gno$io, & da Meta gene $uo figliuolo, & poi _D_emetrio $eruo di _D_iana, & Dafni Mile$io a Mileto fecero il Tempio d'Apollo con le mi$ure Ioniche, lct. mo alla Dorica a Cerere Eleu$ina, & a pro$erpina fabbricarono vna cella di $mi$u- rata grandezza, $enzale col nne di fuori allo $patio dell'u$o dei $acrificij, e quella dominan- do in _A_thene _D_emetrio Falereo, dapoi fu fatta da Pbilone d'aspetto Pro$tilos, et co$i accre- $c@uto il ve$tibulo la$ciò lo spatio a quel i, che con$acrauano, et diede grande autorità all'opera. In A$ti $i dice anebo, che Co{$s}utio $i pigliò la impre$a di far Gioue Olimpio con ampli $mi mo- duli, et di mi$ure, et proportioni Corinthic, come s'è detto di $opra, del qual niuno commenta- rio è ftato ritrouato. Nè $olamente da _C_o$$utto tal $orte di $eritti $ono da de$iderare, ma an- cho da Caio Mutio, il quale confidato$inella $ua grande $cienza, con legitime ordinationi dell'ar- te condu$$e a fine il Tempio dell'honore, et della virtù della cella Mariana, et le proportioni del- le mi$ure, et de gli Architraui.

Quel Tempio $e egli fu$$e stato fatto di marmo, accioche egli baue$$e bauuto come dall'arte la $ottigliezza, co$i dalla magnificenza, & dalle $pe$e l'autorità, certamente trale prime, & gran- diopere $arebbe nominato. _R_itrouando$i adunque, & de gli antichi no$tri non meno dei Greci e$$ere stati grandi _A_rchitetti, & molti ancho di no$tra memoria & non bauendo quelli, $e non poco $eritto dei precetti dell _A_rchitettura: io non bo pen$ato di voler con $ilenti pa$$armi, ma per ordine in cia$cun libro trattar di cia$cuna co$a, & però bauendo io nel $e$to con diligenza $eritto le ragioni de i priuati edificij: in questo che è $ettimo in ordine vóglio trattar de gli orna- menti, & e$primere con che ragione babbiano, & bellezza & $tabilità.

[324]_LIBRO_

NEI $ettimo Vitr. ci dà i precetti delle politure, & de gli adornamenti delle fab- briche, & non $enza ragione ha po$to in que$to luogo la detta materia $e- guitando egli l'ordine di natura, che prima pone le co$e in e$$ere, & poi le adorna. Hannoadunque le parti de gli edifici i loro adornamenti, & prima i piani, dapoi i pareti, & finalmente i tetti. Ai piani e nece$$ario il pauimento, & $uolo: ai muri l'intonicature, & i bianchimenti, & le pitture:a i tetti & $olari i $offittati, & an- chole pitture, & perche le co$e e$$er deuono non men belle, che durabili, però Vitr. abbraccia in que$to libro, & la fermezza, & lo adornamento, & adorna anche il pre- $ente libro d'vn belli$$imo proemio, il qual commenda la virtù de pa$$ati, accu$a l'ar- roganza de gli imperiti, & rende gratitudine a i precettori. Il proemio e facile, & pieno d'hi$torie, & narrationi, & e$$empi, iquali io non voglio confirmare con altri detti, che con quelli di Vitr. il re$to ancho del libro è facile per la maggior parte, però ci leuerà la fatica di lunga commentatione. Tratta ne i primi quattro capi de gli adornamenti de i pauimenti, & dal quinto fin al $ettimo parla della ragιone del dipi gnere, & del incro$tare de marmi, dal $ettimo fin al fine del libro parla dei colori na turali, & artificiali. Noi ci fermaremo doue $arà bi$ogno.

Deiterrazzi. # Cap. # I.

_E_T prima comincierò dire de gli $gro$$amenti de iterrazzi, che $ono i princi- pij delle politure, & de gli ornamenti delle fabbriche, accioche con maggior cu ra & prouedimento $i guardi alla fermezza. Se adunque egli $i deue sgro$- $are, e terrazzare a piè piano cerchi$i il $uolo $e gli è tutto $odo, & poi $ia i$pianato bene, & pareggiato, & $e gli dia il terrazzo con la prima cro$la. Ma $e tutto il luogo, o parte $arà di terreno commo$$o, egli bi$ogna con gran cura, e diligenza ra{$s}odarlo, $i che $ia ben battuto, & palificato.

Ma s'egli $i vnole terrazzare $oprai palcbi, o $olari, bi$ogna bene auuertire $e ciè qualcbe pareta, che non vengbi in $u, che $ia fatto $otto il pauimento, ma più pre$to r@la$ciato habbia $opra $e il tauolato pendente, perche v$cendo il parete $odo, $estando$i le trauature, ouer dando in $e per lo torcer$i, che fanno, $tando per $odezza della fabbrica, fa dinece$$ità d alla de$tra, & dalla $ini$tra lungo di $e le fi{$s}ure ne i pauimenti.

_A_ncho bi$ogna dar opera, che non $iano me$colate le tauole di E$culo con quelle di Quercia, perche quelle di Quercia $ubito, che banno riceuuto l'bumore torcendo$i fanno le fi$$ure nei pa- uimenti.

Ma s'egli non $i potrà bauere de gli E$culi, & la nece$$ità per bi$ogno ci costrignerà v$are la Quercia, co$i pare, che bi$ogni operare, che quanto $i può $i $egbino $ottili; perche quanto meno baueranno di forza tanto più facilmente conficcate con cbiodi $i teneranno in$ieme? Da- poi per cia$un traue nelle estreme parti dell'a$$e $iano confitti due chiodi, accioche torcendo$i dall'vna parte non po$$ino gli anguli $olleuare: perche del _C_erro del Faggio, & del Farno niu- no può alla veccbiezza durare. Fatti i tauolati $e egli ci $arà del Felice, $e non della paglia $ia $otto di$te$a, acciocbeil legname $ia dife$o dai danni della calce, allbora poi vi $ia me$$o il $a$$o pe$to non minore di quello, che può empir la mano, & indottoui quello $ia sgro$$ato, & imp $toui il terrazzo, il quale $e $arà fatto di nuouo in tre parti di e$$o ne $ia v@a di calce, ma $e di veccbio $arà rifatro, risponda la me$colanza di cinque a due, dapoi $ia datto il terrazzo, & pe$tato con i ba$toni di legno da molti buomini, & beni$$imo ra{$s}odato, & tut- [325]_SETTIMO._ ta questa pa$ta non $ia meno alta, & gio$$a di onze noue, ma poi di $opra vi $i metta, l'anima di te$tole, cioè la cro$ta, o coperta più re$istente, detta Nucleus, bauendo la me- $colanza a tre parti di quella d'vna di calce, $i che il pauimento non $ia di minor gro{$s}ez- za di $ei dita. Sopra que$t'anima a $quadra, & a liuello $ia $ie$o il pauimento o di taglietti di pietruccie, o di quadri grandi.

Quando quelli $aranno po$ti in$ieme, & la $uperficie eminente v$cirà fuori, bi$ogna fre- garli in in modo, che e{$s}endo il pauimento di pietruccie, non ci $iano @lcuni rilieui, o gradi $econdo quelle forme, che haueranno i pezzi, o tonde come $cudi, o triangolari, o quadrate, o di $ei anguli, come i faui delle api, ma $ian po$ti in$ieme drittamente, & il tutto $ia piano, & agguagliato. Ma $e'l pauimento $arà di quadri grandi bi$ogna, che babbian gli anguli egua- li, & che niente e$ca fuori della $pianatura, perche quando gli anguli non $ar anno tutti egual- mente piani, quella fregaturanon $arà compitamente perfetta. Et co$i $e'l pauimento $arà fat- to a $piche di te$tole, o di Teuertino deue$i fare eon diligenza, $i che non habbia canali, o rilieui, ma $ian diste$i, & a regola $pianati. Ma poi $oprala fregatura quando $aranno $arte li$cie, o polite, vi fia criucllato il marmo, & di $opra vi $ianindotte le cinte di calce, & di arena. Manei pauimenti fatti alla $coperta bi$ogna v$ar diligenza, che $iano vtili & buoni, perche le trauature per l bumore cre$cendo, ouero per lo $ecco $cemando, o v$cendo diluogo, col far pan- za mouendo$i fanno i terrazzi difetto$i. Oltra di que$to i freddi, i ghiacci, & l'acque non gli la- $ciano $tar intieri: & però $e la nece$$ità vorrà, che $i facciano, accio non $iano difetto$i bi$o- gna operare in que$to modo. Quando egli $arà fatto il tauolato, bi$ogna $opra farne vn'altro at- trauer$o, ilquale con chiodi conficcato faccia vna armatura doppia alla trauamenta, dapoi $ia da tala terza parte di testole piste alterrazzonuouo, & due parti di calce a ciuque di e$$o rispondi- no nel mortaio. Fatto il riempimento po$to vi $ia il terrazzo, & quello ben pisto non $ia men gro$$o d'vn piede, ma poi indottaui l'anima, (come s'è detto di $opra) $ia fatto il $uolo, o pauimen to di quadro grande, bauendo in dieci piedi due dita di colmo. questo pauimento $e $arà ben impa- $tato, & i$pianato, $arà da tutti difetti $i@ro, ma perche tra le con mi$$ure la materia non pati$ca da i ghiacci, bi$@g na ogni anno auanti il verno $atiarlo di feccia d'cglio, perche a que$to modo non la$cierà riceure la brina del gelo, che cade. _Qui Vitr. parla delli Terrazzi che $i fanno allo_ _$coperto $opra le ca$e._ Ma$e egli ci parerà ai voler far que$to con più diligenza, $iano poste le te- gole didue piedi tra $e comme$$e, $opra il terrazzo $ottopo$touilamateria, bauendo in ogni lato delle loro commi$$ure i canaletti largbi vn dito, lequali poiche $aranno congiunte, $iano empite di calce, con oglio battuta, & siano fregate in sieme le congiunture, e ben comme{$s}e, cosi la calce, che si atta- cherà ne' can li, indurandosi, non la$cierà, ne acqua, ne altrotrapa$sare tra quelle commi$sure: dapoi che cosi$arà gettato qut$io terrazzo, egli iui si deue $opra indure l anima, & con bastonirammaz- zarla bene: ma di $opra si deue pauimentare o di quadri, o a $piche di te$lole, $econdo, che è $o- pra$critto, dandoli il colmo. Que$te co$e quando $aranno fatte in que$to modo non si guasteranno.

Il primo lnogo tra le politure tengono gli $gro$$amenti, o Terrazzi, che $i chiami no. Que$te $ono o a piè piano, o in lolaro, & que$te, o coperte, o $coperte. $e $ono a piè piano, ouero il terreno è mo$$o, ouero è $odo. Ditutte que$te maniere Vitr. ci da i precetti. il terren $odo dcue e$$er i$pianato, & liuellato, & poi indurui $opra il ter- razzo con la prima coperta. & qui douemo $a pere che gliantichi v$auano molta di- ligenza nel fare i pauimenti, perche poneuano molte mani di co$e per fare il $uolo, cioè molte coperte vna $opra l'altra, cominciando dalla più ba$$a cro$ta con mate- ria più gro$$a, & venendo alla $uperficie di$opra $empre con materia più minuta. au- uertendo ancho molto bene al tempo di fare i pauimenti, come io dirò dapoi. Per fondamento adunque porre $i deue (come dice Vitt.) di $otto il $a$$o non più grande del pugno, ouero il qua drello; & quefto $ondamento Vitr. chiama Statumen; & que- $to in$ieme con la materia più gro$$à. Ma $e il terreno $arà commo$$o, è nece$$ario batterlo, & ra$$odarlo molto bene, & con pali vnirlo, accioche non s allarghi & fac. cia rompere, & crepareil pauim\~eto, nel che bi$ogna v$are granui$$ima diligunza, indi [326]_LIBRO_ poi $pianarlo, & far come di $opra inducendoui il primo $gro$$amento. Ma $e nei palchi $opra le trauature vorremo gettare i pauimenti, bi$ogna $opra le traui porre vn'ordine di tauole attrauer$ate, & auuertire che la trauatura, & il parete, che $o$ten ta quel tauolato, $ia d'vna $orte di legname, o di pietra egualmente gagliarda, & for- te, accioche vna parte $o$tenendo il pe$o, & l'altra cedendo, nõ faccia di$egualità dal che ne na$ca, che'l pauimento crepi, come $i vede $pe$$o, che da i capi delle trauature vicine al parete, perche in que luoghi il capo del traue è forte per e$$er vicino al cen tro, doue egli s'appoggial, & nel mezo è debile, perilche la materia del mezo dando luogo $i rila $cia da i capi, & fa le crepature nei pauimenti. Nelle trauature, & tauo- lati bi$ogna auuertire di non me$colare legname di più $orte, perche in diuer$i legni, è diuer$a natura, nè vno è co$i $aldo, come l'altro, dal che ne na$ceno i difetti dei Pa- uimenti.

Per la i$te$$a ragione $opra la trauatura, o tauolato bi$ogna porui della paglia, o del Felice, perche la calce, che entra nel terrazzo non gua$ti il legname, & co$i gettar bi $ogna il primo fondamento di pietra non meno di quanto cape la mano, & $gro$$are col Terrazzo. V$auano due $orti di Terrazzo, il nuouo, che $i fa di pietra allhora pe- $ta, o di te$tole aggiugnendoui vna patte di calcina, a due diquelle, & il vecchio rino uato fatto di pauimenti gia ruinati, nella cui me$colanza vi va a cinque di Terrazzo due di calcina. Gettato il terrazzo, è nece$$ario batterlo bene, però a que$to officio gli antichi eleggeuano vn numero di huomini fin a dieci, perche $i poteuano accõ- modare in vna $tanza, che vno non impediua l'altto, & $i faceuano tante decurie, cioè tanti dieci huomini, quanti era nece$$ario, di modo, che vno commandaua, & $opra$taua a dieci. Que$to modo di battere ra$$odare, & $pianare il terrazzo noi chia mamo, Or$are. L'altezza, o gro$$ezza di quella materia co$i pe$ta, & battuta e$$er deue non meno di once noue, che Vitr. dice Dodrante, & que$to è il primo $gro$- $amento, & la prima cro$ta, o letto del pauimento. Sopta il puale di più $ottile, & minuta materia $i deue indurre vn'altra mano, che come anima, & $odezza e$$er s'int\~ede, & è di te$tola b\~e pi$tata, che di due parti, nè habbia vna di calce. Sopra que$ta cro$ta s'induce il pauimento, o di pietra cot ta, o d'altra pietra, & que$ta, o $arà minuta L Antico. come mu$aico, o di quadri grandi, $econdo la grandezza, o bellezza, che $i de$idera: ben $i de$idera opera, che le pietre di che forma $iano, o quadretti, o ritondi come $cudi, che Vitr. dice Scutulis, o Triangula- ri, o di $ei anguli, che Vit. chiama Faui, per- chei Faui, & le ca$elle delle apí $ono in $ei anguli, o di che figura $i $ieno, $ian tutte eguali in vn piano vnite, & $i $contrino a punto, che vna non $ia più alta dell'altra, chei lati, & gli anguli $ieno vniti, ilche $i fa con il fregarli molto bene, & li$ciarli con diligenza. V$auano gli antichi alcune cro- $te fatte di arena, & di calce, & ninute te- $tole, nelle quali viandauala quatta parte di Teuertino pi$to: v$auano anche alcuni quadrelli gro$$i vn dito, larghidue, lunghi alttetãto, che $tauano in taglio, a$$i nigliã- [327]SETTIMO. Filandro. do le $piche. \~q$te polite figure, e lu$lre era- no $i, che nõ $i vedeuano le cõmi$$ure, nè v na minima pietra, che v$ci$$e de i termi- ni: però erano mirabilmente piane, & di- $t e$e, & $pecialmente vaghe. co$i e$pongo- no gli altri: ma io dico che vanno altra- mente. que$te erano nel pauimento po$te, accioche l'acqua, & l'humidità non pa$- $a$$e alla trauatura, erano piane, & $opra que$te era vna mirabil cro$ta di marmo pe$to d'arena, & di calce, che Vitr. chiama Lorica a$$ai ben gro$$a, laquale copriua quel lauoro fatto a $piche, come $i vede nelle ruine antiche, e quel lauoro a $piche non e come pone il Filandro, ma come è per la pro$$ima figura dimo$trato, $econdo l'e$$empio tolto dallo antico, & erano del la grandezza di que$to quadro che contiene la figura, & gro$$e vn'oncia: & que$te co $e $i v$auano al coperro. Ma $otto l'aere vi bi$ognaua altra manifattura, e$$endoui maggior pericolo per li ghiacci, per la humidità, & per l'ardore: però bi$ogna fare due mani di tauola ti vno attrauer$o dell'altro, che $iano ben inchioda ti in$ieme, di- poi col terrazzo nuouo bi$ogna me$colar due patti di te$tola pi$ta, & due parti di cal ce a cinque ri$pondino nella me$co anza, che $i fa col detto terrazzo. Fatto il letto di $otto indur vi bi$ogna la $econda cro$ta alta vn piede, $opra laquale vi va l'an ima, $o pra l'anima il pauim\~eto come è $tato detto, che nel mezo $ia gonfio, & colmo $i, che in dieci piedi habbia due dita di colmo: ilqual pauimento $ia fatto, di quadri gro$$i due dita. con que$ta manifattura noi potemo a$$icurarci dal danno delle pioggie, & de i giaccr. Ma per le politure, & $pian menti egli $i piglia vn pezzo di piombo, o di $e lice, di molto pe$o $pianato, & quello con $uni tirato $u, & giu, di quà, & di là $opra il pauimento $pargendoui $empre della arena a$pera, & dell'acqua i$piana il tutto: & $e gli anguli, & le linee del $elicato non $ono conformi, que$to non $i può far commo- damente: & $e'l pauimento, è con oglio di lino fregato rende vn lu$tro, come $e fu$$e di vetro. Sin ilmente farà buono $pargerui della Amurca, o gettarui più volte $opra dell acqua, nella quale $ia $tata e$tinta la calce: & $e vuoi acconciare vn terrazzo rot- to prendi vna parie di tegole pi$te, & due di bolo armeno, & incorpora con ra$a pre$- $o al fuoce, & $caldato che harai il terrazzo, gettaui $opra que$ta materia, & poi con vn ferro caldo $tendila gentilmente. Et co$i $arai ancho $e col marmo poluerizato me$colerai calcina bianca cruda in acqua bogliente, & la $ciata $eccare. Fatto que$to tre, o quattro fiate impa$terai con latte, & con quel calore, che ti piacerà di dare. & $e vole$$i far parere l'opera di mu$aico, poni la detta materia nelle forme, dandoli quel color che ti piace ma poi dalli l'cglio caldo, ouero impa$ta con colla di cacio il mar mo tamigia to, pur che la colla $ia $temprata con chiara d'uuoua ben battuta, poi vi mettila calce, & impa$ta.

Di macerar la calce per biancheggiare, & coprire i pareti. # Cap. # II.

Q Vando dal pen$iero di far i pauimenti@ci $aremo partiti, allbora bi$ogna dichiarire il modo di biancheggiare, & polire le opere; & que$to è per $ucceder tene, quando molto tempo inanzi il bi$ogno i p@zzi di buoni$$ima calce, & le $cbeggie $aranno nell acqua molli$icate, & macerate. accioche $e alcuna $cbeggia $arà poco cotta nella fornace per la lun- ga maceratione co$tretta dalliquore a sboglire, $ia con vna egualità dige$ta. Perche quando $i [328]LIRRO tiglia la calce non macerata, ma nuouà, & fre$ca, dapoi che è data ai pareti bauendo ciotole o pie t@uccie crude a$co$e manda fuori alcune pu$tule, & que$te ciotole quando nell'opera poi $ono rot tiegualmente, & macerate di$cioglieno, & disfanno le politezze delle coperte. Ma poi che $i bauer à ben prouisto alla maceratione della calce, & cio con diligenza $arà nell'opera preparato, pigli$i vna A$cia, [Che noi cazzuola, altri zapetta chiamano,] & $i come $i $piana, & poli$ce il legname, con la $piana, co$i la calce macerata nella fo$$a $ia a$ciata, & riuoltata con la cazuola, $e le pietruccie $i $entiranno dare in quello $trumento, $egno $arà che la cal- ce non è ben temperata, ma quando il ferro $itrarrà fuori $ecco, & netto, $i mostrerà quella vanida, & $itibonda, m @ quando farà gra$$a, & ben macerata attaccata come colla a quel fer- ro, darà oitimoinditio di e$$ere ottimamente temperata. Fatte, & preparate que$te co$e troua- ti gli strumenti, & l'armatura, $ianoe $pedite le di$po$itioni dei volti nelle $tanze, quando $ia che non vogliamo fare i $offitti.

Nel $econdo capo Vitr. c'in$egna a preparare la calce, accioche commodamente la potiamo v$are alle coperte, & biancheggiamenti dei pareti, & co$i e$pediti i paui- menti, & loro bellezze viene ad ornari muri. Io nel $econdo libro ho detto a ba$tan za della calce, & quello, che iui s è detto, rende più facile il pr$ente luogo, che da $e ancho è piano, però e$poneremo il $eguente, che adorna i volti, & i pareti.

Della di$po$itione de i volti. del modo di coprire, & d'incro- stare i muri. # Cap. # III.

_Q_ Vando adunque $arà bi$ogno fabbricar'a volti, co$i fare $i deue. Siano dispo$ti gli A$$eri, o trauicelli dritti di$tanti non più di due piedi l'vno dal- l'altro, et questi $iano di (ipre{$s}o, perche quelli di Abate pre$to $ono dai tar li, et dalla veccbiezza con$umati: quelli A$$eri quando $aranno a torno di- $po$ti in forma vitonda $iano congiunti alle traui, o coperti, ct con$iccati con ebiodi di ferro di$poste per ordine le catene, le quali $iano fatte di quel- la materia, alla quale nè tarli, nè veccbiezza, nè bumore po$$a far danno, come il Bo$$o, il Gi- nepro, l Oliuo, il Rouere, il Cipre{$s}o, et altri $imiglianti, eccetto, che di Quercia. Perche la Quercia torcendo $i nelle opere, doue è posta, $i fende. Di$posti che $aranno ordinatamente quei trauicelli, a quelli $i deue legare le canne Greche pe$te, come richiede la forma del vol- to, con alcune re$te $atte di Sparto Hi$panico. Similmente $opra la curuatura vi $ia indotta la materia di calce, et d'arena me$colata, accioche $e qualche gocciola caderà dal tauolato, o dai tetti, facilmente $i po$$a $o$tenere. Ma $e non vi $arà copia di canne Grecbe, bi$o- gnerà pigliare delle cannuccie $ottili de paludi, et legarle in$ieme, et di quelle far le ma- ta$$e, et le re$ti quanto lungbe $i conuiene, ma di continuata gro{$s}ezza, pure che tra due nodi non $ia di$tanza dei l@gamenti più di due piedi, et que$te mata$$e (come s'è $critto di $opra) $iano a gli A$$eri, e trauicelli legate, et in e$$e conficate $iano le spatelle di legno; et l'altre co$e tutte $iano e$pedite (come s'è detto di $opra.) Di$po$te poi le curuature, et conte$te, $ia il loro cielo $maltato, et coperto politamente, et con l'arena $gro{$s}ato, da- poi con creta, o marmo polito. Poi che i volti $aranno politi, $i deuono porre le cornici, lequali $i deuono fare quanto più $i può $ottili, et leggieri, perche e$$endo grandi per lo pe$o $i $taccano, nè $i po$$ono $ostenere. In que$te per modo alcuno non $i deue me$co- lare il ge$so, ma con criuellato marmo deuono e$ser ad vn modo egualmente tirate, accio- che facendo pre$a, la$cino l'opera ad vn tempo $eccar$i. Egli $i deue ancho nel far i vol. [329]SETTIMO. ti $chiuare la di$po$itione de gli antichi, perche i piani delle loro cornici, per lo gran pe$o minac ciando erano pericolo$i. Delle coruici altre $ono $cbiette, altre ornate. Nei conclaui doue $ono a$$ai lucerne, ouero il fuoco $tanno meglio le $chiette, accioche piu facilmente $i po$$i- no nettare, ma ne i luoghi della $tate, & nelle e{$s}edre, doue nonè fumo, ne caligine puo far danno, stan bene le ornate, perche $empre le co$e bianche, per la $uperbia, & grandezza del candore, non $olamente da i propi luogbi doue $ono, ma da gli altri edifici vicini pigliano il fu- mo. Fatte, & e$peditele cornici bi$ogna imboccare molto bene i pareti, e $gro$$arli, e $eccando$i quel la $gro$$atura $ian indottele dritture dello areuato, di modo, che le lunghezze $iano alinea, le al- tezze a piombo, gli angoli a $quadra, perche la maniera delle coperte a questo modo $arà pre- parata per le pitture. Cominciando$i a $eccare la detta cro$ta, di nuouo $e le dia vn'altra di $o- pra, & co$i quanto piu fondata $arà la drittura dello arenato, tanto piu ferma $arà la $odez- za della intonicatura. Quando poi il parete dopò la prima $gro$$atura con tre croste almeno di arena $arà formato, allbora $i farannole $pianature con grano di marmo, pur che la materia $ia temperata in modo, che quando $arà impastata non $i attaccbi al badile, ma il ferro nette dal mortaio tratto ne $ia. Indottoui il grano, & $eccando$i, $ia data vn'altra intonicatura leggiermente, la quale ben battuta, & fregata $ottilmente $i dia. Quando adunque i pareti con tre coperte di arena, e di marmo a$$odati $aranno, ne fe{$s}ure ne altro difetto potranno riceuere. Ma le $odezze fondate & fermate con le battiture di bastoni, & con la ferma bianchezza del marmo li$ciate, po$tui $opra i con le politure, manderanno fuori eccellenti bellezze. Quando i colori con diligenza $ono indotti $oprale coperte non bene a$ciutte, per que$to non $pu- tano, ma stano fermi, perche la calce nelle fornaci a$ciugato l'bumore, & per le $ue rarità diuenuta vota, a$tretta dalla $iccita, tira l'bumore a $e delle co$e, che per $orte la toccano, & in$ieme a$$odando$i per le me$colanze fatte di co$e d'altra virtù, concorrendoui i $emi, & i prin- cipij in cia$cuno membro, che ella $ia formata $eccando$i, tale diuiene, che pare, che babbia, le propie qualità della $ua maniera, & però le coperte, che $on ben fatte, ne per la vecchiezza diuentano a$pre, ne lauate rila$ciano i col ri, $e $or$e non $aranno con diligenza date nel $ecco. Quando adunque in que$to modo, come è $opradetto, i pare i $aranno coperti potranno bauere. & fermezza, & $plendore, & forza di durare eternamente, ma quando $arà data vna coper- ta di arena, & vna di minuto marmo $olamente, potendo poco quella $ottiglizza $i rompe, ne puo per la debolezza della gro$$ezza $ua con$eruare nelle politure il propio $plendore: Per- che come lo $peccbio d'argento tirato di $ottil lametta ritiene incerta, & debil lustrezza, & quello, che è di piu $oda temperatura formato, riceuendo in $e con fermo potere la politezza. rende lustre nello a$petto, & certe le imagini a i riguardanti: co$i le coperte fatte di materia $ottile, non $olamente fannole fi$$ure, ma $i guastano pre$tamente, ma quelle che $on fonda- te con piu cro$te di arena, & con $odezza di mar mo, fatte piu $ode, & con frequente politez- ze battute, & li$ciate, non $olame nte lu$tre $i fanno ma anchora rim ndano fuori le imagini ai riguardanti, I copritori dei Greci v$ando que$te ragioni non tanto fannole loro opere ferme. ma anco nel mortaio con calcc, & arena me$colata con molti buomini pestano la materia con pez- zi dilegno, & co$i ben battuta a concorrenza la mettono in opera. Dal che è nato, che molti v$a- no in luogo di tauole da dipingere quelle cro$te, che $i leuano dai pareti, & quelli coperti con le diui$ioni delle tauole, & de gli $pecchi banno d'intorno a $e gli $porti e$pre$$i dalle co$e. Ma $e ne i graticci $i bauer anno a fare le coperte, nelle quali è nece$$ario, che $i facciano le fiffure, ne i dritti, & traucr$i trauicelli, (perche quando s'impastano di loto riceuono l bumore, & quando $i $eccano affottigliati fannole fi$$ure nelle croste) accioche que$to difetto non auuegna, co$i ragio- neuolmente $i deue prouedere. Quando tutto il parete $arà impa$tato di loto, allbora in quel- l'opera $iano le canne continue con cbiodi mu$carij con$itte, dapoi di nuouo indottoui il loto, $e le prime canne $aranno $itte per trauer$o, le $econde $iano fitte per dritto, & co$i (come s'è di $opra determinato) data vi $ia la cro$ta di arena, & di marmo & d'ogni maniera di coperta, & co$i doppiamente e$$endo fitta la continuità delle canne ne i pareti con ordinitrauer$i, ne peli, ue fi$$ure è per fare in modo alcuno.

[330]_LIBRO_

Tratta della di$po$itione de'volti, e que$to è nece$$ario mperoche male $i potranno coprire, & intonicare i volti, $e non $aranno $ermi, & ben fatti; & atti a riceuere gli @b. bellimenti, & le intonicature, & però prima egli s'in$egna, come douemo $ari volti, per- che $o$tentino gli ornamenti; come $i deue, & di $opra, & di $otto diquelli $maltarli, & dar li di bianco, & come $otto quelli $i hanno a fare le cornici, & $otto le cornici, come $i hanno ad intonicare, & come $otto quelli $i hanno a fare le cornici, & $otto le cornici, come $i hanno ad intonicare, & biancheggiare i pareti, & finalmente cimo$tra come $i hab- biano a fare, & a coprire i pareti di craticij. Noi in vniuer$ale parleremo de i volti, ac- cioche tutta la pre$ente materia ci $ia dinanzi a gli occhi, & addurremo parte diquello, che dice l'Alberto nel terzo al 14. Capo. Varie $ono le maniere dei volti, & delle came- re, noi douemo cercare, che differenza $ia tra quelle, & quali $iano le linee dei contorni loro. Le $orti loro $ono la Fornice, la camera, l'hemi$pero, & quelle volte, che $ono parti di que$te. L'hemi$pero, o meza palla non viene per $ua natura $e non dalle piante circo- lari. La camera $i deue alle piante quadrate. Le fornici conuengono a quegliedifici, che $on quadrangolari, ma quel volto, che è fatto a $imiglianza d'vn monte cauato, è detto fornice, che è vn volto lungo, & piegato in arco. Imaginiamoci vn parete larghi$$imo, che dalla cima $i volti, & $i pieghi, attrauer$o d'un portico. Camera è come vn'arco, che da Mezo dia Tramontana $i pieghi, & che ne habbia $imilmente attrauer$ato vn'altro da Leuante a Ponente, & è a $imiglianza delle corna piegate. Hemi$pero è il con cor$o di molti archi eguali in vn centro del colmo di mczo. Ci $ono ancho molte altre manie re di volti, & di archi, che fanno mo$tra di figure di moltiangoli, delle quali è vna i$te$$a ragione del voltarli, & tutte le predette maniere $i fanno con la ragione, che $i fa il pare- te, imperoche i $o$tegni, & l'o$$a, che vengono $ino alla $ommita, deuono leuar$i dall'o$$a del parete ma $econdo il modo loro deuono nel parete e$$er'impo$ti, cioè in quella for- ma, che volemo dar al volto, & que$te o$$a deuono e$$er drizzate di$tanti vna dall'altra, per vn certo$patio. Vitr. dice A$$eri drizzati non lontani vno dall'altto piu di due pie- di, & $ono trauicelli alti, & $tretti, & dice que$ti A$$eri, quando $aranno di$tribuiti $econ- do la forma del giro, cioè $econdo quella maniexa di volto, che volemo fare; deuono con catene e$$er le gati, que$te catene $ono legature di legni po$te nelle $o mmità di det- ti trauicelli, accioche $i ten ghino in$ieme. Siano que$ti in chiodati al tetto, & tauolato di $opra. Et quegli $patij tra l'o$$a vuole l'Alberto, che $iano riempiti, ma vi è differenza tra gli empimenti, che $i $anno ne i pareti, o muri da quelli, che $i fanno tra que$te offa, imperoche nel muro vanno dritti a piombo, qui piegati, & torti, $econdo la forma dei volti. vuole an che, che l'o$$a $ian di pietra cotta di due piedi, & i riempimenti di leggie- riffima pietra, per non caricare il muro. Dice poi, che per fare gli archi, & i volti, è nece$- $ario l'armatura, che è fatta di legname $econdo la forma, che $i vuole. $opra que$ta $i pongono le craticole di canne, per $o$tenere quella materia di che $i fa il volto, fin che s'induri$ca, vuole che la meza palla non habbia bi$ogno d'armatura, ne quelle forme, che vanno imitando quelle che $on di molti angoli; ma bene fa bi$ogno d'una legatu- ra, o te$$itura, che leghi $tretti $$imamente le parti debili, con le ferme, & gagliarde, & iui commenda la forma dell'Hemi$pero dice poi, che la te$tuggine, la camera, la $ornice hanno bi$ogno d'armature, raccomandando i primi ordinι, & i capi de gli archi a $er- mi$$ime impo$te, & dà alcuni precetti d'intorno a que$ta materia, & di leuar l'armature & di riempir i vani, & di forti$icar gli archi, i quali precetti $ono chiari a praticanti. noi v $iamo gli archi, & i volti, le crocciere, le cube, i rimenati, le volte a lunette $econdo le na ture de gli edifici, come è noto. Formata la camera, cioè quella curuatura di volto, come @i piace, $i copre il cielo di $otto, & $i d à di $opra quello, che dice Vitr. dapoi $i fannole cornicia torno di $tucco, & non ui entra ge$$o di $orte alcuna, $otto le cornici, le quali deuono e$$er leggieri, & di $ottil materia, & non bauer molto $porto, per che non $i rom- pino caricate dal pe$o. Si deue hauer cura d'intonicar i pareti, & in que$ta parte è mol- to diffu$o il detto Alberto, ma noi $taremo con Vitr. & diremo la $ua intentione da ca- [331]SETTIMO. po, la quàl è di apparecchiare i uolti, & le camere, & dice, che egli $i deue drizzare alcu- ni trauicelli di$tanti due piedi uno dall' altro, & $iano di Cipre$$o per e$$er legno, che non $i tarla, nè $i gua$ta. que$ti trauicelli deuono e$$er compartiti a torno la $tanza con catene di legno fin al tauolato, o tetto con $pe$$i chiodi di $erro confitti, uuole che que- $te catene $ieno, o di Bo$$o, o di Oliua, o di Cipre$$o, o di Rouere, ma non di Quercia, per- che $i $ende, nè d'altro legname, che pati$ca. Fornite le legature, & di$po$ti i trauicelli, & con$itti $in $otto il tauolato, bi$ogna con $tore di $porto Hi$pano, ch'e una $orte di giunco, o con canne Greche, pi$tate, & $ono (pen$o io) di quelle, che noi chiamiamo can ne uere. $i adoperano $imili uolti in Romagna, & $i dà loro quella forma, che $i uuole, perche que$ta è materia, che $i piega, & che $i maneggia come $i uuole, & co$i formato il cielo, $i hanno due $uperficie vna di $opra conue$$a, che guatda al tetto, l'altra di $otto concaua, che guard ail pauimento. quella di $opra è coperta con calce, & aren a, & $mal tata, accioche di$enda la parte di $opra delle goccie, che cade$$ero dal colmo, o dalle trauature. Et co$i $arà e$pedita la parte di $opra, & quando non ci $u$$ino canne Greche v$eremo le cannuccie delle paludi, delle quali $i faranno come craticule in$ieme lega- te, & annodate con cordicelle, o giunchi ritorti, pur che i nodi non $ieno di$tanti l'vno dall'altro piu di due piedi. que$te mata$$e, o craticule $iano fitte a gli a$$eri, cõ pironi di legno, che Spathelle, o Cortelli $i chiamano. Quanto veramente alla parte di $otto $i ri- chiede, cioè $otto il cielo, è darui la $maltatura di calce, & d'arena, & co$i di mano in ma no coprire, & d'arena, & di marmo pi$to. Finalmente polito, & biancheggiato il volto. $i deuono far le cornici d'intorno $ottili$$ime, & quanto $i puo leggieri, & picciole, impe roche, $e fu$$ero grandi porterebbe pericolo, che per lo pe$o non $i $tacca$$ero, & però bi- $ogna auuertire di non farle di ge$$o, ma di marmo criuellato, & dato egualmente di vn tenore, & d'vna gro$$ezza, & accioche anco egualm\~ete $i $ecchi, perche quando vna par- te perueni$$e l'altra, non egualmente $i $eccherebbeno. La leggierezza loro di$ende an- che gli habitanti dal pericolo, perche le cornici grandi, & larghe $i po$$ono per qualche accidente $taccare, & cader ado$$o, a chi $ta nelle camere. Delle cornici altre $i faceua- no $chiette, altre lauorate, le $chiette $tan bene in luoghi doue è fumo, lumi e polue, accio che meglio $i po$$ino far nette, Le lauorate a $ogliami, oa figure $tan bene nelle $tanze della $tate perche iui non vi è fumo, nè lume, & è co$a incred bile quanto il fumo delle alte $tanze nuoca, benche lontane, tanta è la $uperbia della bianchezza. Fatte le cornici, & adornato il cielo, è nece$$ario anco adornare & bian cheggiar il muro della $tanza, & apparecchiarlo alle pitture, però al parete $i darà prima vna gro$$a $maltatura, $opra la quale poi, che comincierà a $eccare bi$ogna darle vna $maltatura di calce, & di are- na fatta $econdo quel compartimento, che $i vorrà per dipingere, & $ian l'altezze del pa rete a piombo, le lunghezze a linea, gli angoli a $quadra, come veramente $i troua muri di mille anni, & piu fatti tanto eguali, che vna riga tocca per tutto tanto $odi, che per tauole $i po$$ono v$are quelle intonicature, & $corze, tanto $ini, che polite con vn panno ri$plendono come $pecchi; & que$to na$ceua, perche dauano piu cro$te a i pareti, & v$a- nano in$inita diligenza, dando la $eguente $corza prima, che la precedente fu$$e a fatto $ecca, era la materia ben macerata, & preparata molto tempo prima, che $i mette$$e in opera; di qui na$ceua, chei colori delle pitture non $olo ri$plendeuano, & erano vaghi, ma anco durauan o eternamente, & s'incorporauano con quella intonicatura, il che non auuenirebbe quando $i de$$e vna $ola mano di arenato, & vna di granito. Ma per- che $pe$$o, o per nece$$ità, o per non caricare tanto le fabriche, $i $ogliono fare i pareti di Craticci, i quali per molti ri$petti po$$ono e$$er di$etto$i, però Vitr. ci dà i precetti an- co di farli meglio, che $i puo, accioche durino, & non facciano fi$$ure. Il tutto è facile, pe- rò pa$$aremo ad altro.

[332]LIBRO Delle politure, ne i luoghi bumidi. # Cap. # IIII.

_I_O bo detto, con che ragioni $i fanno le coperte ne i luoghi a$ciutti, hora io csponerò in che modo, accioche durino, far $i conuegna le politezze, ne i luoghi humidi: & pri- ma nei conclaui, che $aranno a piè piano cerca tre piedi alto dal pauimcnto in luo- go di arenato $i dia la te$tola, & $gro$$ato, accioche le parti di quelle coperte non $i an gna$te dall'bumore. Ma $e egli $i trouerà alcuno parete, che per tutto $ia offe$odall'humo- re, bi$ogna allontanar$i alquanto da quello, & farne vn altro tanto di$tante, quanto parerà con- uenire alla co$a, & tra due pareti $ia tirato vn canale piu ba$$o delpiano del conclaue, & que$to canale sboccbi in qualche luogo: & poi che egli $arà fatto alquanto alto lafciati vi $iano gli $pi- racoli, perche $e l'humore non v$cirà per la bocca, ma v$cirà, o di $otto, di $opra, $i $pargerà nella muratura nuoua. Fatte que$te co$e $i dia lo primo $groβamento al parete di te$tola, & poi drizzato, & $pianato, & polito $ia. Ma $e'lluogo non patirà, che $ia faccia l'altra muratu- ra, faccian$i pure i canali, & le boccbe loro e$chino in luogo aperto, dapoi da vna parte $oprail margine del canale impong an$i tegole di due piedi, & dall' altra $i drizzino i pilastrelli di qua- drelletti di ott'oncie, ne i quali po$$an $edgre gli angoli di due tegole, & co$i quelli pila$tri $ia- no tanto di$tanti dal parete, che non pa$$ino vn palmo, dapoi dal ba$$o del parete in fino alla cima $ian fitte dritte le tegole oncinate, alle parti di dentro delle quali con diligenza $ia data la pe- ce, accioche $caccino da $e il liquore, & co$i di $otto, & $opra il volto habbiano i loro $piracoli. Allhora poi $ian biancheggiate con calce liquida in acqua, accio non rifiutino la $maltatura, & cro$ta dite$@ola, perche per l'aridità pre$anelle fornaci, non po$$ono riceuere la $maltatura, ne mantenerla, $e la calce $otto po$ta, non incolla, & non attacca l'vna, & l'altra co$a. Indotto- mi quel primo $gro$$amento, $e le dia in luogo d'arenato la t@$tola, & tutte le altre co$e, come s è $critto di $opra nelle ragioni delle intonicature: ma gli ornamenti della politura deuono baue- re propie, & particolari ragioni del Decoro, accioche habbiano dignità conuenienti si $econdo la natura de luoghi, come per le differenze delle maniere. Nelle stanze del verno non è vtile que$ta compo$itione, nela pittura di grande $pe$a, ne il $ottile ornamento dei volti, di cornici, perche quelle co$e, & dal fumo, & dalla fuligine di molti lumi $i gua$tano: ma in que$ti $oprai poggi deuono le tauole con inchio$tro eβer impennate, & polite trapo$toui i cunei di $ilice, o di terra ro$$a. Quando $aranno e$plicate le camere pure, & polite anco non $arà di$piaceuole l'v$o del- le $tanze del verno dei Greci, $e alcuno vi vorrà por mente: & questo v$o non è $ontuo$o, ma vtile, perche egli $i caua tra'l piano liuello del triclinio qua$i due piedi, & battuto bene il $uo- lo, $i vi dà, o'l terrazzo, o il pauimento di testole co$i colmato, che habbia le bocche nel canale. Dapoi po$toui $opra i carboni, & calcati $odamente, vi $i da vna materia me$colata di $ab- bione, di calce, & di fauilla gro$$a mezo piede posta a regola, & a liuello, & polito il piano @on la cote, $i $ala forma del pauimento nero, & co$i nei conuiui loro, quello, che da i va$i, & da gli sputi loro $i manda aterra, $ubito caduto $i $ecca, & i $erui, che gli mini$trano, $e be- ne $aranno $calzi, non piglieranno freddo da tai pauimenti.

Qui $i vede la mirabile indu$tria, che v$auano gli antichi, accioche le loro fabbriche dura$$e ro, & $i mantene$$ero belle, & ornate, imperoche anche la doue la natura del luo go poteua impedire, o non patiua gli abbellimenti, con arte $i sforzauano di rimediate, & perche non è co$a niuna, che gua$ti piu gli edi$ici, & le politure, che la humidita, non ha dubbio, che quando a quella $arà ingenio$amente proui$to, che la bellezza non con- $egua l'effetto $uo; però hauendo Vitr. $ornito di darci i precetti di ab bellire, & bian- cheggiare le opere fatte in luoghi a$ciutti, nel pre$ente capo c'in$egna a rimediare a idi- fetti de i luoghi humidi. ll difetto dell' humido viene, o dal ba$$o per lo terreno, o dall'al @o perli muri, che $iano appoggiati a monti, o a terren ipiu alti. Se viene dal ba$$o, bi$o- [333]SETTIMO. gn\~erà per le $tanze a piè piano dal luogo, done vorremo fare il pauimento cauar $otto tre piedi, & riempire tutto il cauo di te$tole, & poi $pianarlo bene. que$ta materia tene- rà il luogo $empre a $ciutto. Ma $e per $orte alcun muro $arà continuamente tocco dal- l'humore, allhora $aremo vn'altro muro $ottile di$co$to da quello quanto ci parerà con neniente, & tra quei muri $i $arà vn canale piu ba$$o alquanto del piano dalla $tanza, il quale sbocchera in luogo aperto, la $ciandoui i $uoi $piragli di $opra, perche quando il canale fu$$e molto alto, & che non $e gli face$$e que$to rimedio, non ha dubbio, che'l tut to ammarcircbbe, & $i di$cioglierebbe: bi$ogna adunque dargli le $ue bocche di $otto, & i $uoi $piragli di $opra. Drizzato adunque il muro al predetto modo, allhora potre- mo $maltarlo, intonicarlo, & polirlo. Il mede$imo rimedio c'in$egna Plinio, & Palladio. Ma $e per $orte il luogo non puo patire, che $i faccia il muretto, ci ba$terà farui i canali, che sbocchino in luogo aperto, & nelle margini di quei canali da vna parte $opraporui tegole alte due piedi, dall' altra farui alcuni muretti, o pila$trelli di mattoni di due ter- zi di piede, $opra i quali $i po$$an $opraporre gli angoli di due tegole, & que$te tegole, non $ian di$tanti dal parete principale piu d'un palmo, & co$i $ara fornita la fabbrica del canale, & la $ua copritura. & perche la humidità del muro principale po$$a entrare nel detto canale, bi$ogna lungo il muro dal piede alla $ommità con$iccare delle tegole oncinate di modo, che come hamo vna entri nell'altra, & $iano que$te di dentro@ia cõ $omma diligenza impegolate, perche non riceuino l'humidità, & co$i que$te tegole $op pliranno al mancamento del muretto, & faranno lo i$te$$o effetto, perche tra quelle, & il muro principale ci è $patio conneni ente, & la humidità del muto va tra quelle tego- le, & il muro, pure, che di $otto $ian le sboccature, & di$opra gli $pi ragli. Fornita que$ta intauellatura (dirò co$i) accioche riceua le imprimiture di te$tole, bi$ogna $maltarla di calce liquida, imperoche quella calce rimedia alla $iccità delle tegole, lequali non ri- ceuerebbeno le intonnicature, $enza quella prima $maltatura. Quello poi, che $i debbia dipingere in $imili, & altri luoghi Vitr. con gran facilità, & con belli aunerti menti ci di- mo$tra, però mi riporto alla interpretatione, nel che $i con$idera quello, che appartiene al Decoro: parla poi di vna v$anza Greca di fare i pauimenti, co$a bella, vtile, & di poca $pe$a, & nel te$to è manife$ta.

Della ragione del dipingere ne gli edificÿ. # Cap. # V.

_A_Gli altri conclaui, cioè di primauera, d'autunno, della state, & gli atrÿ, e peri$tili da gli antichi $tate $ono determinate alcune maniere di pitture, per certi ri$petti; perche la pittura $i fa imagine di quello, che è, e puo e$$er, come dell' buomo, dello edificio, della naue, e delle altre co$e, dalle $orme delle qua- li, e da i contorni de i corpi con figurata $imiglianza $i pigliano gli e$$empi.

Da questo gli antichi, che ordinarono i principi delle politezze prima imitarono la diuer$ità delle cro$te di marmo, e le loro collocationi, e dipoi delle cornici, e de i varÿ compartimenti di colore ceruleo, e di Minio. Dopo intrarono a fare le figure de gli edificÿ, e delle co- lonne, e imitare gli $porti, & i rilieui, de i fronti$picÿ, e ne i luoghi aperti, come nelle @$- $edre per l'ampiezza de i pareti di$egnarono le fronti delle Scene all'v$anza Tragica, ouero Comica, ouero Satirica: ma ne i luoghi da pa$$eggiare per eβere gli $pacij lungbi $i die- dero ad ornarli di varietà di giardini e$primendo le imagini di certe proprietà di pae$i: perche dipingono i porti, le Promontore, i Liti, i fiumi, le fonti, gli tratti delle acque, [334]LIBRO itempÿ, ibo$chi $acri, imoti, le pecore, i pa$tori, & in alcuni luoghi anche $i fanno pittu- re piu degne, & che banno piu fattura, che dimostrano anche co$e maggiori, come $ono i Si- mulacri de i Dei, le ordinate dichiarationi delle fauole, le guerre Troiane, gli errori d'Vli$$e, per li luoghi, & altre co$e, che $ono con $imiglianti ragioni a quelli fatte dalla natura. Ma quegli eβempi, che erano tolti da gli antichi da co$e vere, hora $ono con maluaggie v$anze cor- rotti, & gua$ti. Perche nelle coperte dei muri $i diping no piu prestoi mo$tri, che le certe imagini pre$e da determinate co$e. Perche in vece di colonne vi $i pongono canne, & in luogo de fastigi fanno gli arpagineti canalati conle foglie cre$pe: Similmente i candellieri de i Tem- pietti, che $ostengono le figure, & $oprale cime di quelli fan na$cere dalle radici i ritorti te- neri con le volute, che banno $enza ragioni le figurine, che $opra vi $iedono. Similmentei fioretti dai loro $telli, che hanno meze figure, che e$cono da quelli, altre $imiglianti ai capi bumani, altre ai capi delle be$tie. Ma tali co$e, ne $ono, ne po$$on e$$er, ne $aranno giamai. Co- $i a dunque i cattiui costumi banno constretto, che per inertia i mali giudici chiudino gli occhi al- le virtù dell'arti: perche come puo e$$er che vna canna $ostenti vn coperto, ouero vn candellieri, vn Tempietto, & gli ornamenti d'un fronti$picio, ouero vn fa$cetto di herba co$i $ottile, & molle $o$tegna vna figuretta, che vi stia $opra $edendo? ouero che dalle radici, & fusti pic- cioli, da una parte $iano generati i $iori, & meze figure? Ma benche gli buomini vedino tai co- $e e$$er fal$e, pure $i dilettano, ne fanno conto $e elle po$$ono e$$er, o nò: ma le menti offu$cate dai giudicij infermi non po$$ono approuare, quello, che & con dignità, & con riputatione del Decoro puoe$$er prouato: perche quelle pitture non deuono e$$er approuate, che non $aranno $i- mili alla verità, ne anche $e bene $aranno fatte belle dall'arte, però non $i deue far buon giu- dicio co$i pre$to di quelle, $e non baueranno certe ragioni di argomento $enza offe$a dicbiarite. Perche anco a Tralli bauendo. Apaturlo Alabandeo con $cielta, & buona mano finto una $ce- na in un picciolo Theatro, che appre$$o quelli, $i chiama Eccle$ia$tirio, & bauendo in quella fat- to in luogodi colonnele figure, & i Centauri, che $ostentauano gli Architraui, & i rotondi co- perti, & le uolte prominenti dei fronti$pici, & le cornici ornate con capi Leonini: le quai co$e tutte hanno la ragione dei $tillicidi, che uengono dai coperti. Oltra di questo nientedimeno $o- pra quella $cena era l'Epi$cenio, nel quale era l'ornato uario di tutto il tetto, i tholi, i pronai, di mezi fronti$pici. Quando adunque l'a$petto di quella $cena compiaccna aluedere di tutti per l'a- $prezza, & che di gia erano opparecchia i per opprouar quell'opera. Allbora $alto fuori Lici- nio Matematico, & di$$e gli Alabandei eβere a$$ai $uegliati in tutte le co$e ciuili, ma per non molto gran peccato di non $eruar il Decoro, e$$er giudicati poco $aui, perche tutte le $tatue, che $ono nel lor Gi@na$io, pareno trattar le cau$e, & quelle, che $ononel Forotener i di$chi, o correre, o giocar alla palla, Et co$i lo $tato delle figure $@nza Decoro trale proprietà dei luo- ghi hauerli accre$ciuto di$etto della riputatione della città. Ma uediamo anche, che a nostri tem- pi la $cena di Apaturio non ci faccia Alabandei, ouero Abderiti: perche cbi di uoi puo baue- re le ca$e $opra le tegole dei tetti, ouero le colonne, ouero i fronti$pici: perche que$te co$e $i pon- gono $opra i taβelli, & non $opra le tegole dei tetti, Se adunque le co$e, che non po$$ono baue- re la verità del fatto, $aranno da noi approuate nelle pitturre, uerrcmo ancora noi a con$entire, a quelle città, che per tali difetti $ono $tate giudicate di poco $apere. Adunque Apaturio non bebbe ardimento di r $pondere alcuna co$a contra, ma leuòla $ ena, & mutatala alla ragione del uero, poi che fu acc ncia, l'approuò, O baue$$ero uoluto i dei immortali, che Licinio fu$$e torna- to uiuo, & corregge$$e que$ta pazzia, & gli erranti ordini di queste coperte. Ma egli non $arà fuor di propo$itoe plicare, perche la ragion fal$a uinca la uerità: perche quello, che affatican- do$i gli antichi, & ponendoui indu$tria tentauano di approuare con le arti, a no$tri giorni $i con- $egue con i colori, & con la uaghezza loro, & quclla autorità, che la $ottilità delloarte$ice da- ua alle opere, hora la $pe$a del patrone fa, che non $ia de$iderata: perche chi è colui de gli an- tichi, che non babbia u$ato parcamente come una medicina il Minio? Ma a i di no$tri per tutto il piu delle uolte $ono di Minio tutti i pareti coperti, & $e gli aggiugne anche, & $e gli dà di Borace, d'O$tro, d'Armenio, & que$te co$e quando $i danno a i pareti, $e ben non $aranno [335]SETTIMO. poste arti$icio$amente, & nientedimeno danno a gli occbi non $o che di $plendore, & perche $ono precio$e co$e, & vagliono a$$ai, però $ono eccettuate dalle leggi, che dal potrone, & non da colui, che piglia l'opere $ono rappre$entate. Io bo e$po$to a$$ai quelle co$e, nelle quali bo po- tuto far auuertito chi copre i pareti, accioche non cada in errore. Hora dirò, come preparare $i deuono, come mi potrà venir in mente, & perche da primas'è detto della calce, bora ci resta a parlare del marmo.

Quello, che bi$ogni dipinger in diuer$e $tanze, a ccioche $ia $eruato il Decoro, Vit. ce lo ha dimo$trato in parte nel precedente cap. & in parte hora ce lo in$egna. Et dalla dif- finitione della pittura, va argomentando quello, che $ta bene: & poi riprende liberamen te le v$anze de i pittori de i tempi $uoi, come che habbiano deuiaro molto dalla certa, & giu$ta ragione de gli antichi. Doue grandemente s'oppone a quella maniera di pittu- re, che noi chiamamo Grotte$che, come co$a, che non po$$a $tare in modo alcuno. per- che $e la pittura è vna imitatione delle co$e, che $ono, o che po$$ono e$sere, come potremo dire, che $tia bene quello, che nelle Grotte$che $i vede? come $ono animali, che portano Tempij, colonne di cannuccie, artigli di mo$tri, difformità di nature, mi$ti di varie $pe- cie: Certo $i come la fanta$ia nel $ogno ci rappre$enta con$u$amente le imagini delle co- $e & $pe$so pone in$ieme nature diuer$e: co$i potemo dire, che facciano le Grotte$che, le quali $enza dubbio potemo nominare $ogni della pittura. Simil co$a vedemo noi nel- l'arti del parlare, imperoche il Dialetico $i forza di $atisfare alla ragione, l'Oratore al $en $o, & alla ragione, il Poeta alquanto piu al $en$o, & al diletto, che alla ragione, il Sofi$ta fa co$e mo$truo$e, & tali, quali ci rappre$enta la fanta$ia, quando i no$tri $entimenti $o- no chiu$i dal $onno. Quanto mò, che $ia da lodare vn $ofi$ta, io lo la$cio giudicare, a chi $a fare differenza tra il fal$o, e'l vero, tra il vero, e'l veri$imile. Et perche Vitr. è facile, & Plinio nel lib. XXXV. ci dà molto lume in que$ta materia, io non farò altro a pompa, ma per quanto io dalle co$e vedute, & lette po$so comprendere trouo, che la pittura $i come ogn'altra co$a, che $i $a da gli huomini, prima deue hauere intentioni, & rappre$entar qualche effetto, al quale effetto fia indrizzata tutta la compo$itione, & $i come le fauole denno e$sere vtili alla vita de gli huomini, & la Mu$ica hauer deue la $ua intentione, co- $i anco la pittura. Dapoi $i vuol ben $apere contornar le co$e, & hauere le Simmetrie di tutte le parti, & le ri$pondenze di quelle tra le. Et con il cutto indi le mouenze, & gli at- ti tali, che parino di co$e viue, & non dipinte, & dimo$trino gli affetti, & i co$tumi, il che è di pochi, in $omma poi (ch'è co$a di pochiffimi, & a no$tri di non è a pena con$idera- ta, & è la per$ettione dell'arte) $are i contorni di modo dolci, & sfumati, che anco s'in- tenda, quel che non $i vede, anzi che l'occhio pen$i di vedere, quello ch'egli non vede, che è vn fuggir dolci$$imo vna tenerezza nell'Orizonte della vi$ta no$tra, ch'è, & non è & che $olo $i fa con in$inita pratica, & che diletta a chi non $a piu oltra, & fa $tupire, chi bene la intende. La$cio $tare i colori conuenienti, la me$colanza di quelli, & la vaghezza, la morbidezza delle carni nelleimagini muliebri, che $cuoprono i mu$culi, ma in mo- do, che $i intendino i panni, che fanno fede delnudo, le pieghe dolci, la $ueltezza, ilonta- ni, gli $corzi, l'altezza della vi$ta, & altre co$e, che $ono nel dipingere $omna mente ac- commodate, & vano $aria, & fuori dell'in$tituto no$tro a voler parlare @@ diffu$amente, & chi ha con$iderato molte pitture di diuer$i valenti huomini, & ch@ @a $entito ragiona re, & con diletto, & attentione ha a$coltato gli altri, puo molto @en $apere di quanta im portanza $ia, & quanto abbraccia quello, che io ho accenn o. il re$to di Vitr. è manife- $to $ino alla fine del libro, che io non ho voluto aggiung@ui altro, parendomi, che Vitr. habbi a$$ai chiaramente parlato. Ci re$ta hora a di@ di molti ornamenti, che $i fanno nella Città, come Piramidi, Obeli$ci, Sepulcri, Titol, Colonne, & altre co$e $imili, ma hog gimai le co$e antiche di Roma $ono $tate mi$ura@e piu volte, & po$te in luce da molti va- lenti huomini, di modo che $arà di minor $atica veder a vn tratto le pitture, & mi$urar- le, che leggere molte carte, che io pote$$i fare, E$orto bene ogn'vno, che $ia $tudio$o del- [336]LIBRO l'antichità, & imitator dei buoni, & che $i sforzi render ragione di quello, che egli fa, e$- $ercitando$i nelle arti liberali, & $pecialmente nelle quattro di$cipline, che $ono quat- tro porte principali di tutti gli edifici, $trumenti, inuentioni, che $ono $tati, $ono, & che $a tanno; & chi anche vuole hauere qualche ammae$tramento delle $opradette co$e, leg- ga nel nono libro di Leonbati$ta, & o$$erui iprecetti $uoi?

In che modo @'apparecchi il marmo per gli coprimenti. # Cap. # VI.

NOn di vna $te$sa maniera in ogni pae$e $i genera il marmo, ma in alcuniluo- ghi na$cono le glebe come di $ale, che hanno le miche lucide, & ri$plenden- ti, le quali pi$te, & ammollite danno grande vtilità nelle coperte, & nelle cor nici: ma in quei luoghi, ne i quai non $i trouano tai co$e; pi$tan$i con i pi$tel- li di $erro, & $i criuellano i cementi di marmo, ouero le $caglie, che cadeno dalle pietre tagliate da i marmorari, & que$te, cernite $i parteno in tre maniere, & que lla parte, che $arà piu grande, (come $i è detto di $opra) con la calce $i dia con l'arenato, dapoi la $e- guente, & la terza, che $arà piu $ottile. date que$te co$e, & con diligenza pare ggiate, & li$ciate, habbia$i ragione a dare i colori in gui$a, che mandino $uori lucenti raggi, & $plendori, de i quali que$ta $ara la prima differenza, & apparato.

De i colori, & prima dell' Ochrea. # Cap. # VII.

DEi colori alcuni $ono, che da lor $te$$i na$cono in certi luoghi, & indi $i caua- no, altri da altre co$e in$ieme po$te, & me$colate, o temperate $i cõpongono, accioche dieno nelle opere @tilita allo i$te$so modo. Ma e$poneremo quelli, che da $e na$centi $i cauano, come è l'Ochrea. Que$ta in molti luoghi, come anchein Italia, $i troua, Ma l'Attica è ottima, & que$ta non $i ha al tempo no$tro, perche in Athene le minere, doue $i caua l'argento, quando haueuano le famiglie; allhora $i ca uaua $otterra per trouare l'argento: quando iui $i trouaua la vena la $eguitauano come fu$se $tata d'Argento. Et però gli antichi alle politezze dell'opere v$arono vna granco pia di Sile. & anche in molti luoghi $i caua copio$amente la terra ro$sa, ma per$ettam\~e- te in pochi, come nel Ponto la Sinope, & in Egitto, & nell' i$ole Baleari in Hi$pagna, nè meno in Lemno, l'entrate della qual i$ola il Senato, & popolo Romano conce$se a gli Athenie$i da e$$er. godute. II Paretonio prende il nome da quei luoghi, doue egli $i caua, & con la i$te$$a ragione il Melino, perche la forza di quel metallo, $i dice e$ser in Melo l'I$ola Ciclada. La terra verde na$ce in molti luoghi, ma la per$etta nell'I$ola di Smir- na. Que$ta i Greci @ @eodotia $ogliono chiamare, perche Thodoto $i chiamaua colui, nel fondo del quale prin@ fu ritrouata quella $orte di creta. L'oropigmento da Greci Ar$enico nominato, $i caua @@@ Põto, & co$i in piu luoghila Sãdaraca, ma l'ottima in Põ- to appre$so il fiume Hipani, ha @@ $ua vena; ma in altre parti, come tra i cõfini di Magne $ia, & di Efe $o $ono luoghi, d'onde @la $i caua apparecchiata, $i che nõ è bi$ogno maci- narla, ma è co$i $ottile, come fu$se conla mano trita, & criuellata. L'Ochrea $i chiama terra gialla, & anco Ochrea volgarmente; que$ta $i abbru$cia perche faccia il fondo al- l'Ochrea non abbru$ciata, però che $i fa piu $cura, & ruggia, ne viene dalle parti di Le- uãte, & io ne ho trouato anco nelle mie po$se$$ioni ne i mõti di Triuigiana buoni$$ima, [337]SETTIMO. & in gran copia. Sil attico, era vn minerale di colore come alcuni vogliono dell Ochre@ & non fanno anche differenza tra Ochrea, & Sile, ma io $timo, che Ochrea $i a nome g@- nerale, & Sile $peciale, però puo e$$er, che'l Sile fu$$e di vna $pecie di Ochrea, ma di colo- re alquanto diuer$o, o che pende$$e all'azurro, o al purpureo, & violino. Rubrica, & Si- nope $ono terre ro$$e, noi chiamiamo la rubrica imbuoro, & in altri luoghi buoro, & que$te terre ro$$e erano in quei luo ghi doue dice Vitr. buone, & per$ette. Il paretonio, & melino eran colori, quello bianco, & que$to giallo la cagione perche co$i $ono chiamati è po$ta da Vit. La creta verde, noi chiamiamo terra verde. La $andaraca è di colore di aranzo, noi chiamiamo minio $atto di biacca abbru$ciata, ma la $andaraca era na$cen- te, & anche fatta ad arte come dirà Vitr. qui $otto.

Delle ragioni del minio. # Cap. # VIII.

_H_Oraio entrerò ad e$plicare le ragioni del Minio. Que$to prima $i dice e$$ere $tato ritrouato nei campi Cilbiani de gli Efe$ij: il cui effetto, & la cui ragione ne dà can$a di gran merauiglia. Caua$i vna Zoppa, detta Antrax, prima, che perlo maneggiar ella diuenti Minio: la vena è di colore come ferro alquanto piu ro$$o, bauendo intorno a $e vna poluere ro$$a. Quando $i caua, per le perco$$e de i fer- rimanda fuori le lagrime d'argento viuo, le quali $ubito da quelli, che cauano $ono raccolte. Que$te zoppe aβunate per la pienezza dell bumore, che banno dentro $i pongono nelle fornaci delle officine, accioche $i $ecchino, & quel fumo, che dal vapore del fuoco $i leua da quelle zoppe, quelle goccio e, che re$tano per la picciolezza loro non $i po$$ono raccorre, ma in vn va- $o di acqua $i fan correre, & iui $i raunano, & $i confondeno in$ieme, & que$te e$$endo di mi- $ura di quattro $e$tari, quando $i pe$ano, $i trouano e$$er cento libre, ma quando è in$ieme tut- to quello argento in vn va$o, $e $opra vi $i ponerà vn pe$o di cento, egli $tarà di $opra, ne po- trà col $uo pe$o premere quel liquore, ne $cacciarlo, ne di$$iparlo, leuato il centenaio, $e iui $i ponerà vno $crupulo d'oro, non $opranuoterà, ma $e ne anderà al for do da $e $te$$o, co$i non per la grandezza del pe$o, ma per la qualità $ua cia$cuna co$a e$$er co$i graue non $i deue, negare. Et que$to è vtile a molte co$e, perche ne lo argento, ne il rame $enza quello $i puo dora- re, che bene $tia, & quando l'oro è conte$to in qualche ve$te, che con$umata per la vecchiezza, non $i po$$a piu portare con bone$tà, ponga$i quel panno d'oro in va$i diterra, & $ia nel foco ab- bru$ciato. La cenere $i getta nell'ac qua, alla quale $i aggiunge l'argento viuo, il quale a $e tira tutte le miche dell' oro, & le sforza ad vnir$i $eco, votata poi l' acqua, que$to s'infonde, & riuer- $cia in vn panno, & in quello è con le mani struccato, l'argento e$ce perle rarità del panno con il liquore, & l'oro per la ftretezza, & compre$$ione raunato di dentro puro $i ritroua.

Della tempreratura del Minio. # Cap. # IX.

_I_O ritornerò bora alla temperatura del Minio, perche quelle zoppe eβendo aride $i pi- $tano con pi$telli di ferro, & $imacinano, & con spe$se lauature, e cotture $i le fan- no uenir i colori. Quando adunque $aranno mandate fuori le goccie dell' argento ui- uo, allbora $i fa il Minio di natura tenera e di forza dcbile, e per bauer la$ciato l'ar- gento uiuo, la$cia anche le uirtù naturali, ch'egli in $e teneua Et però quando è dato nelle politure de' conclaui re$ta nel $uo colore $enza difetti, ma in luogbi aperti come in peri$tili, & e$sdre, [338]LIBRO & in altri $imigliantiluoghi doue il Sole, & la Luna po$$ono mandarei raggi, & i lumi loro, quan do da que$ti il luogo è toccato, $i gua$ta, & perduta la virtù del colore, $i denigra. Et però & mol- ti altri, & Faberio $criba bauendo voluto bauere nel monte. Auentino vna bella, & ornata ca$, ne i peri$tili fece a tutti i pareti dar di Minio i quali dopò trenta giorni diuentorno di brutto & diuer$o colore, & però di $ubito condu$$e chi gli de$$e di altri colori. Ma $e alcuno $arà piu $ot- tile, & vorrà, che la politezza del Minio ritenga il $uo colore, quando il parete $arà polito & $ecco, allhora dia col penello di cer punicalique fatta al fuoco temperata con alquanto oglio, da- poi po$ti i carboni in vn va$e di $erro farà $udare quella cera $caldandola col parete, & fa à $i chela $i $tenda egual@ente, dapoi con vna candela, & con vn lenzuolo netto la freghi, al mo- do che $i nettano le nude $tatue di marmo, & que$ta operatione Grecamente $i chiama Cau$is: co$i la coperta della cera punica non permette, che lo $plendore della Luna, nè i raggi del Sole toc- eando leuino via il colore da quelle politure. Da quelle officme, che $on alle caue d i mettalli de gli Efe$ÿ, per questa cagione $ono $tate trap rtate a Roma, perche questa $orte di vena è $tata dapoi ritrouatanei pae$i di Spagna, da i metalli delle quali $i portano le zoppe, che per li Da- ciari a Roma $i curano. Et que$te officine $ono tra il Tempio di Flora, & di Quirino. Vitia- $i il Minio me$colandoui la calce & $e alcuno vorrà fare esperienza, $e egli $arà vitiato, co$i bi$ogna prouare: Pigli$i vnalama di ferrò, o paletta, che $i dichi, $opra e$$a $i pona il Minio, & po$ta al foco, fin che la lama $ia affocata, quando di bianco $i muta in nero, l ue$i la lama dal fuoco, & $e raffredo to il Minio, ritornerà nel $uo primo colore, $enza dubbio $i prouerà e$$er $enza difetto, ma $e egli re$terà nero dimo$trera eβere vitiato. @o bo detto quelle co$e, che mi $o- no venute in mente del Minio. La Chri$ocolla $i porta da Maceaonia, & $i caua da quei luoghi, che $ono pro$$imi a imetalli di Rame. Il Minio, & l'Endico, con e$$o i vocaboli $i dimo$tra in che luoghi $i generino.

Il Minio come dice Plin. e vna $orte di arena di colore del zafferano; la cera Punica dicono e$$er cera bianca. il modo di farla bianca e in Plin. al 21. libro, nel cap. 14. Chri- $ocollae colla d'oro, la dicono Bora$o. Il Minio e detto da vn Fiume della Spagna co$i nominato. Indicum da noie detto Endego, e di color Biauo $curo, $i tingono i panni cõ quello, & $i v$a an che nelle pitture.

Dei colori artificio$i. # Cap. # X.

_H_Ora io entrerò a quelle co$e, che mutate conle tempre delle me$colanze d'altre ma- niere riceueno le proprietà de i colori. E' prima io dirò dello inchio$tro, l'v$o del quale nelle opere ba grande nece$$ità, accio manife$te $iano le tempre, in che mo- do con certe ragioni di artefici $iano preparate. Il luogo edi$icato, come il Laco- nico, & di marmo $i poli$ce, & $i li$cia $ottilmente, dinanzi a questo $i fa vna picciola fornace, che ba le apriture di dentro ver$o il Laconico, & la bocca $ua di fuori $i chiude, & abba$$a con gran diligenza, accioche la fiamma di$$ipasa non $ia di $uori, nella for- nace $i pone della re$ina, o ra$a, & que$ta brucciandola la forza del fuoco con$tringe mandar fuo ri per lo apriture tra il Laconico il fumo, il quale d'intorno i pareti, & la curuatura della ca- mera $i attacca: dapoi raccoito parte $i compone battuto co la gomma all'u$o dello inchio$tro librario partei copritori me$colandoui della colla v$ano ne i pareti. Ma $e non $aranno queste copie apparecchiate, co$i alla nece$$ità $i deue pr@uedere, acciocbe per lo a$pettare, & indugiare l'opera non $ia trattenuta. Sian abbruciate le taglie, o $cheggie della Tiglia, & $atti di eβe i carboni $iano e$tinti, & poi nel mortaio con la colla pi$tati, & co$i $i farà vna tinta per copri- re, che hauerà del buon. Similmente auuerrà $e la feccia del vino $eccata, & cotta $arà nella fornace, & poi pi$tata con la colla farà a$$ar grato il colore dell'inchio$tro, & quanto piu $i farà di Miglior vino non $olo farà imitare il colore dell inchio$tro, ma anche dello Endego.

[339]SETTIMO _D_elle tempre del color ceruleo. # Cap. # XI.

_L_E tempre dello Azurro prima $ono $tate ritrouate in Ale$$andria. Dapoi Ve$torio a pozzuolo ordinò che $i faceβe. La ragione di quel colore, di che co$a $ia $tat@ ritrouata, dà da merauigliare a$$ai: perche egli $i pi$ta l'arena col fiore del Nitro, co$i $ottilmente, che diuenta come farina, & me$colata col rame di Cipro limato $i bagna, accioche $i tengain$ieme, dapoi riuoltandola con le mani $i fanno palle, & $i mettono in$ieme di modo, che $i $ecchino. Que$te $ecche $i compongono in vn va$o di terra, che poi $i mette in fornace, co$i il rame, & quell' arena quando dalla forza del fuoco bogliendo in$ieme, $i baueranno $eccato dando a vicenda, & riceuendo i $udori, dalle loro proprieta $i parteno, & compo$ti delle loro co$e per la gran forza del calore diuentano di color azurro. Ma l'arena ab- bruciata, che nel coprire i pareti, ba non poca vtilità, $i temprain questo modo. Cuoce$ivna zop- pa di pietra a zurra buona $i che $ia dal fuoco, come il ferro affocata, quella con aceto $i e$tin- gue, & diuenta di color purpureo.

Come $i $acciala ceru$a, il uerderame, & la Sandaraca. # Cap. # XII.

_D_Ell Ceru$a, & del Verderame, & che da no$tri Eruca $i chima, non è fuori di propo- $ito a dire in che modo $i faccia. _I_ Rhodiotti mettendo ne i dogli le limature di piombo, spargono quelle di aceto, & $opra quel e limature vi mettonole maβe di piombo, & otturano con i coperchi $i fattamente quei dogli, che non po$$ono re$pi- rare, dopò vn certo tempo aprendogli ritrouano la Ceru$a, o Biacca, che $i dichi dalle ma$$e di piombo. Et con laiste$$a ragione ponendoui le lamelle di rame, fanno il Verderame, nominato Eruca. Mala Ceru$a cuocendo$i nella fornace, cangiato il $uo colore allo incendio del fuoco di- uenta Sandaraca (Che noi minio chiamiamo.) Et gli buomini banno imparato que$to dallo in- cendio fatto a ca$o, & quella è di minor vtilità, che quella, che nata da metalli $i caua.

In che modo $i $accia l'O$tro eccellenti$$imo di tutti i colori arti- ficiali. # Cap. # XIII.

_I_O incomincierò bor à dire dell'O$tro, il quale ritiene, & cari$$ima, & eccellenti$$ima $uauit à dell' a$petto oltrai predetti colori. Questo $i coglie dalle marine conchiglie, del quale $i tigne la purpura, & di quello non $on minori le merauiglie a chi con$i- dera, che delle altre nature delle co$e. Percioche non ba il colore d vna manierain tutti quei luoghi, che na$ce, madalcor$o del Sole naturalmente $i tempra. Et pe- rò quello, che $i raccoglie nel Ponto, & nella Gallia, perche quelle parti $ono vicine al Settentrio- ne, è nero. A chi va inanzi $otto al Settentrione è li vido, quello, che $i ba dall' Oriente, & occi- dente equinottiale è di colore violino; quello, che $i caua nelle parti di mezo di è ro$$o, & però que$to roβo, ancho $i gencran@ll'i$ola di Rbodi, & in altre parti, che $ono vicine al cor$o del Sole. [340]LIBRO Quelle conchiglie quando $ono raccolte, con ferri $i fendono d'intorno, dalle quali percoβe no viene la $anie purpurea, come vnalagrima, che goccia. Cauata nei mortai pi$tando$i $i appa- recchia, & quello, che dalle te$te marine $i caua per que$to è $tato O$tro nominato, & que$to per la $al$ugine pre$to $i fa $itibondo, $e egli d'intorno non ha il mele $par$o. _Hercole Ti- rio $otto Minos ritrouò la tintura della porpora, che $i chiama conchilium, e$$endo$i il $uo cane imbrattato di quella $acie le ma$celle, & la portò al Re di Phenicia il quale fu il primo, che porta$$e la porpora.

De i colori purpurei. # Cap. # XIII.

_F_Anno$i anchoi colori purpurei tinta la creta conla radice di Rubbia, & Hi$gino. Et $imilmente da i fiori $i fanno alt i colori, & però quando i tintori vogliono imitare il Sil Attico, gettando la viola $ecca in vn va$o la fanna bollire con l'ac- qua, dapoi quando è temperata la gettano in vna pezza, & con lemani $truccan- dola riceueno l'acqua di viole colorita in vn mortaio, & di quella infondendoli la creta ro$$a, & pistandola fanno il colore del Sile Attico, con quella i$te$$a ragione tempran- do il vacinio, & con quella me$colando fanno la purpura bella. Et anche chi non puo per la care$tia v$are la chri$ocolla tingono l'berba, che $i chiama luteo di azuro, & v$ano vn colore ver- di$$imo, & questa $i chiam infectiua, cioè tintura. Appre$$o per la inopia del Endego tignen- do la creta Selinu$ia, ouer l'Annularia, & il vetro detto Hialo imitano il colore dell'Endego. 10 bo $critto in que$to libro quanto mi è potuto venir in mente con quali co$e, & con che ragione. alla di$po$itione della $ermezza, & bellezza bi$ogna far le pitture, & che forze babbiano in $e tutti colori. In $ette volumi adunquo. terminate $ono tuttele per$ettioni delle fabriche, & dimo$trato, che opportunità, & commodo bauer debbiano. Nel $eguente io tratterò dell'acqua, in che modo $i troui, doue non è, & con che ragione $i conduca, & con checo$e $i prouerà $e ella è $ana, & idonea all'u$o.

La Rubia, è detta Ruggia, & $i v$a volgarmente da i tintori de panni. Hi$pino, & Va cinio, & Hiacinto, è vna i$te$$a co$a. La creta Selinu$ia di color di latte, & l'Annularia è bianca. nel re$to io non ho prouato que$te co$e, ne voglio empir il libro di ricette.

Il Fine del Settimo Libro.

[341] LIBRO OTTAVO DELL'ARCHIT ETTVRA DIM. VITRVVIO. Proemio.

_T_HALETE Mile$io, vno di $ette Sapienti di$$e, l'acqua e$$er principio di tut- te le co$e. Heraclitoil fuoco, i Sacerdoti dei Magi l'acqua, & il fuoco. Eu- ripide auditore di Anaxagora, il quale Filo$o$o gli Athenie$i Scenico nomi- arono, l aere & laterra, & quella dalle pioggie cele$ti ingrauidatahauere generato nel mondoi parti delle genti, & di tutti gli animali, & quelle co$e, che da quella f $$ero prodotte, quando co$trette dalla forza del tempo $i di- $cioglie$$ero, in quella di nuouo ritornare, & quelle, che d'aere na$ceβero, anche nelle parti del cielo cangiar$i nel riceuere alcuno difetto, ma mutata la loro di$$olutione ricadere nella i$te$$a pro- prietà, nella quale erano per innanzi, Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Fi$ici, & Filo$o$i que$ti e$$er quattro principÿ ci propo$ero, aere, fuoco, acqua, & terra, & le qualità di que$ti tra $econ naturale forma congiunte per l differenze delle co$e operare, & noi auuer- timo non $olamente le co$e, che na$ceno da que$ti principÿ, bauere il na$cimento loro, ma tutte le co$e non notrir$i, ne cre$cere, ne con$eruar$i $enzala forzaloro; percioche icorpi $enza $pirito ridondanti non po$$ono bauere la vita, $e l'aere, che vi entra, non hauerà fatto del conti@uo ere- $cendo gli accre$cimenti, & le diminutioni. _Cioè il re$pirare, che $i fa col tirare il fiato a $e,_ _& mandarlo fuori_. Ma $e egli non $arà uel corpo anchorvna giu$ta mi$ura di calore non vi $arà lo $pirito vitale, ne il poter$i fermamente drizzare in piedi; & le forze del cibo non po- tranno hauere la tempra della aige$tione, & però non notricando$i i corpi di terre$tre ci@o, man- cherebbeno, & co$i dalla me$colanza del principio terreno $aranno abbandonati: & gli anima- li $e $aranno $enza la pote$tà dell'humore exhau$ti, & a$ciutti dal liquore de i $uoi principÿ $i $eccheranno. _Dice Ari$totile, che noi ci notrimo di quelle co$e, delle qualifiamo_ _compo$ti, & però i quattro elementi $ono nece$$ari alla vita dell'huomo, perche diquel-_ _li il corpo è compo$to._

Et peròla diuiua Prouidenzanon $ece difficili, & care quelle co$e, che propiamente erano nece $$arie alle genti, come $ononole pretio$e pietre, l'oro, & l'argento, & le altre co$e, le, quali ne il corpo, ne la natura de$idera: ma quelle co$e, $enza le quali la vita de mortali non puo e$$er $icura largamente alle mani pronte ci diede in ogni parte del mondo; & però di que$ti principij $e per ca$o alcuna co$a vi manca di $pirito, lo aere a$$ignato per re$tituirlo, ciò pre$ta copio$amente. Ma@lo impeto del Sole apparecchiato, ad aiutarci col calore, & il fuoco ritrouato la vita piu $icura ci rende, & co$i il frutto della terra pcestandoci la copia del viuere per gli $oprabondanti de$iderÿ allena, & nutri$@e gli animali pa$cendoli conti- nuamente, & l'acqua non $olamente per lo beuere, ma per l'u$o dandoci infinite nece$$ità per eβerci data per grande vtilità ci rende: & da cio quelli, che all'v$anza de gli Egittij trat- tano le co$e $acre dimo$trano tuttte le co$e con$i$tere dalla forza del liquore, & però quando ricopronoi va$i dell acqua, i quali al $acro Tempio con ca$ta religione $i portano, allhota inginocchiati con le mani al cielo ringratiano per tali ritrouamenti; la bontà @uin @.

[342]LIBRO

_R_Eplica Vitr. le co$e dette nel $econdo libro, al primo cap. circa i principij ma- teriali delle co$e, ma con diuer$a intentione; perche nel $econdo egli hauea animo di dimo$trare gli effetti, che vengono dalla me$colanza de i principij nelle co$e, come nella calce, ne i mattoni. nell'arena, nelle pietre, & negli albe ri, ma quiui ha intentione trattare della natura, & dell'u$o dell'acque, & in vero ha ben ragione di adornare que$ta $ua fatica con il trattamento dell'acque, perche $i come l'o- ro, & le gemme, & le pietre $ono pretio$e per la rarità loro, tutto che la natura humana habbia poco bi$ogno di quelle, co$i l'acqua è precio$a per la nece$$ità, e per l'u$o della vi ta, doue nõ immeritaméte, & i $auij & ipoeti,& i $acerdotihãno celebrato l'v$o dell'acqua & perche la città di Roma ha di grã lunga $uperato con l'opere, & con le condotte del- l'acque tutto quello, che è $tato altroue, però Vitr.oltra l'u$o vn uer$ale dell'acque, per $a tisfare anche in que$ta parte ai Romani, ha particolarmente vn libro a que$ta materia con$ecrato, doue parla, & della natura dell'acqua, & dell'v$o. Della natura ne parla, nel $econdo, terzo, & quarto cap.dell'v$o, nel primo, & ne gli altri.quanto @lla natura ci nar- ra le proprietà dell'acque, le $orze, & qual@ta $eguendo vna diletteuole hi$tor. a naturale. Quanto all'v$o, tratta della inuentione dell'acque, della elettione, del condurle, & del cõ $eruale. Alla inuentione dona il primo capo. Alla elettione ilquinto, perche non è a$$ai trouare le acque, ma è nece$$ario lo eleggere le buone, & $alutifere. al condurle, & con$er uarle dà il $e$to, & il $ettimo capo, in$egnandocia liuellarle, & dimo$trandoci gli $trumē ti atti, & i modi di condurle, & co$i con grande vtilità dà perfettione all'ottauo lib. il quale io e$porrò ne i luoghi la$ciando le digre$$ioni, & la pompa ad altro tempo.

Della inuentione dell'acqua. # Cap. # I.

_E_S$endo adunque, & dai Fi$ici, & dai Filo$ofi, & dai Sacerdoti giudicato, tutte le co- $e $tare in$ieme per la forza dell'acqua, io bo pen$ato (poi, chene iprimi $ette vo- lumie$po$te $onole ragioni de gli edi$icÿ) in questo douer$i delle inuentioni dell ac- que trattare, & che forze l abbino nelle propieta de luoghi, & con che ragioni $i conduchino, & come anchora qu lla fi proui. _Conclude per dimo$trare la $ua in_ _tentione, & in tre parole abbraccia vn bel di$cor$o $opra l'acque dicendo._ Pe@ciò che el- la è molto nece$$aria, & alla vita, & ai piaceri, & all'v$o quotidiano.

Alla vita egli l'ha dimo$trato di$opra, perche $enza l'humore è impo$$ibile mãtener$i in vita, al piacere; qui la$cio di$correre a chi ha veduto belli$$imi $iti, acque, ru$celli, & $onti, diquanto contento, & diletto $ia la vi$ta di quelli, all'v$o, gli e$erciti, gli a$$ediati, gli arte$ici, le campagne, il mare, e laterra finalmente dimo$tra l'v$o dell'acque, però ver remo all'v$o $eguitando la intentione, & lordine di Vit. _Ma quella $arà più facile $e le fon_ _ti aperte, & correnti $eranno._

Tratta della inuentione dell'acque, & rinchiude il $uo dilcor$o in que$ta $umma, che l'acque, o vero $i trouano aperte, & dalla natura dimo$trate, come $ono i Fonti, 1 Fiumi, & altre vene aperte, & manife$te, & però dice Vitr. _Ma quella & c._ o vero $i trouano a$co $e, & $otterra, & que$te, o dalla forma, & faccia del luogo $i trouano, e gli inditij $ono pri ma e$po$ti da Vitr.dicendo.

Ma $e non correranno deue$i $otterra cercare i capi, e raccoglierla. le quai co$e in que$to modo deuono e$$ere e$perimentate; che $te$o in terra alcuno coni denti appoggiati prima, che il Sol na$ca doue l'acqua $i deue trouare, & po$to in terra il ment, & fermato $opra vn zocco pic- colo $i riguardi il pae$e d'intorno: perche in que$to modo fermato il mento la vi$ta non anderà piu alto eleuata del bi$ gno, ma con certo $ine i pae$i a liuellata altezza equale all'orizonte di$e- gnerà. Allhora doue $i $corgeranno gli humoriin $pe$sir$i, & incre$par$i in$ieme, & in aere [343]SETTIMO. $olleuar$i iui bi$ogna cauare, perche que$to $egno non $i puo fare in luogo $ecco.

Et pone il modo dicendo, che $e alcuno la mattina a buona hora $i $tenderà in terra, & guarderà per lo piano dell'orizonte, & vedrà alcuni fumi leuar$i dal terreno, & incre $par$i come fa il fumo, che e$ce dalle legna verdi, quando hanno il fuoco di $otto, pren- derà inditio diacque, perche doue e$alano que$tivaporiè $egno, che abbonda l'humore, il quale è tirato dal Sole, & que$to inditio prendono anche quelli, che cauano le minere, perciò che & dalla quantità del vapore, & dal colore prendono argomento della qua- lità della minera, & vuole Palladio, che que$ta proua $i faccia nel me$e d'Ago$to. leg- gi tutta que$ta materia al $ettimo, & ottauo capo della $u a agricoltura. Po$to que$to naturale in ditio viene Vitr. ad e$pone@e quelli argomenti, che $i cauano dalla qualità della terra, & dice. _Anche auuertir deue chi cerca l'acque, di che n@tura sia il luogo._ Et ne rende la ragione dicendo. _Perche certi, & determinati $ono i luoghi doue na$cono l'acque._ Et ci e$pone la natura dei luoghi, il che è facile nell'autore, & non ha bi$ogno di no- $tra dichiatatione.

Nella creta è $ottile, e poca, e non alta copia, e quella non di ottimo $apore, e cosi è $ottile nel $abbione di$ciolto. ma $e ella $i trouer à in luoghi piu ba$si $arà fango$a, & infuaue. Nellaterra negra si trouano $udori, e $tille non groβe, le quali raccolte per le pioggie del ver- no ne gli $pe$si, e $odi luoghi danno giu. que$ti $ono di ottimo $apore. Dalla ghiara vera- mente mediocri, e non certe vene si trouano, e que$te $ono di mirabil $oauità, e cosi ancora dal $abbione ma$chio, dall'arena, & dal carbonchio piu cer e, & piu stabili $ono le copie del'acque, eque$te $ono di buon $apore. Dal $a$$o ro$$o, & abbondanti, e buone vengono, $e tra le vene non $correranno, e n n $coleranno, ma $otto le radici de i monti, e nei $elici piu copio$i, e piu abb ndanti, e que$te piu freade, e piu $ane: mane i fonti campe$tri $al- $e $ono, graui, tepide, & in$oaui, $e non romperanno venendo da i monti $otterra nel mezo deicampi : e quelle banno la $oauità dell'acque montane, che $ono coperte d'intorno da gli al- beri. mai $egni a che maniere di terre $otto $tanno le acque, oltrai $opra$critti, que$ti $aran- no: $e egli si trouerà che ci na$ca il $ottil Giunco, la Saliceerratica, l'Alno, il Vitice, l'A- rundine, l Hedere, et altre co$e $imiglianti, che non po$$ono venire in luce, ne nutrir$i da $e $enza l'humore. Soglionole $teβe co$e e$$er nate nelle Lacune, le quali $tando anche oltra il re- $to del cam@o riceuono l'acque delle pioggie, e per lo verno ne i campi, e lungamente per la ca- pacità con$eruano l'bumore: alle quai co$e non si deue dare fede, ma in quei pae$i, et in quelle terre, doue non $ono l@gune, e che na$c no per naturà, e non per $emente, iui si deue l'acqua cercare. _Ma quello, che appartiene alla indu$tria dell'huomo per trouar l'acq ue è toc-_ _cato da Vitr. dicendo._

Ma in quei luoghi, nei quali simili inuentioni non $aranno $ignificate, in que$to modo si deuo- no e$perimentare. Cauisi per ogni uer$o il luogo alto piedi tre, largo non meno di piedi cinque, et in e$$o po$to sia ver$o il tramontar del Sole vno bacile di Rame, o di Piombo o vero vna con- ca. di que$ti quello, che $arà pronto uoglio, che si unga dentro di oglio, e riuer$o si metta, e la bocca della caua sia di canne, o di frondi coperta, e di $opra ui si metta della terra, dipoi il giorno Jeguente sia $coperta, e $e nel ua$o $aranno goccie, e $uodri questo luogo hauerà del- l'acqua. Appre$$o $e uno ua$o fatio di creta non cotta in quella caua con quella ragione $@rà coperto, e $e quel luogo hauerà dell'acqua e$$endo poi $coperto, il ua$o $arà humido, et anche si di$cioglierà dall'humore, e $e in quella caua si metterau u@a ciocca di lana, enel di $eguente $arà struccat al' acqua di quella, dimo$trerà quelluogo hauer copia di acqua. Ne meno auuer- rà $e ui $ara acconcia una lucerna, e piena d'oglio, et acce$a, et n qucl luogo coperta, e nel di $@guente non $ara a$ciugata, ma hauera li auanzi dell'og io, e del papero, et e$$a si trouera humi- da, dara $egno d'abbondanza d'acqua. perche ogni tepore, a $e tira gli bumori: Anche, $e in quelluogo $ara fatto $uoco, e molto ri$caldata la tcrra, et adu$ta, e da $e $u$citera un uapo- re nebulo$o que$to luogo hauera dell'acqua. Poi che tai co$e in que$to modo tentate $aranno, e ritrouati $egni $opra$critti, allhorain quel luogo si deue ca@are il pozzo, e $e egli si trouera il [344]LIBRO capo dell'acqua, anche piu pozzi d'intorno $i deuono cauare, & tutti per una cauain un luogo $te$- $o $i deuono condurre. _Argomenti del $ito, & forma del luogo._

Et que$te co$e nei monti, nelle regioni Settentrionali $pecialmente $i deuono cercare, perciò che in quelli, e piu dolci, e piu $ane, e piu copio$e $ono le acque, imperoche $ono riuolte dal cor$@ de Sole; e però in'tai luoghi gli alberi $ono, $pe$si, ele $elue, & i monti hanno l'ombreloro o- $tanti, chei raggi del Sole a terra diritti, non uenghino, ne po$sino a$ciugare gli humori. Gli $pa- tÿ anche de i monti riceuono le pioggie, e per la $pe$sezza delle $elue iui le neui dall'ombre de gli alberi, e de i monti lungamente $i con$eruano, dapoi liquefatte colano per le uene della terra, et co$i peruengono alle intime radici de i monti, dai quali erompeno gli $correnti cor$i de i foxti. Al contrario ne i luoghi campe$tri, & piani, hauer non $i po$sono le copie dell'acque, e $e pure $ono, al meno mal $àne $i trouauo, per lo uehemente impeto del Sole, perche niuna ombra gli o$ta, bogliendo a$ciuga l'humore de i campi, e $e ui $ono acque apparenti, di quelle la $ottili$sima parte dalla $ottile $alubri'à l'aere rimouendo, e leuando porta nello impeto del cielo, e quelle, che dure $ono, e graui$sime, e in$uaui, quelle (dico) la$ciate $ono ne i fonti campe$tri.

Non $empre la natura con larghi fiumi, con $pe$$e fonti, o con aperti inditij ci dimo- $tra l'abbondanza dell'acque, ma $pe$$o tra le vi$cere della terra, come $angue nelle vene raccoglie l'acque, & per luoghi a$co$i, le conduce: però volendo noi con indn$triaritro- nare qnello, che la natura ci tiene a$co$o, a quello prouede Vitr. nel pre$ente luogo, & ci in$egna di ritrouare gli inditij, quando la natura non ce li mo$tra$$e, & a cauare i pozzi, ne i quali è d'auuertire, che non $i troua l'acqua, $e prima non $i va tanto $otto, che ci $tia il letto del fiume $opra, & oltra di que$to ci vuole indu$tria per fuggir il pericolo, che il terreno non cada, o che la e$alatione non ci offenda, perche bene $pe$$o dal terreno ca- uata e$cono alcuni veneno$i, & pe$tiferi vapori, come ben $anno quelli, che cauano le mi- nere, a i quali in que$to ca$o $i deue dimandar con$iglio, & Vitr.con que$to ci conchiude il trattamento dell'inuentione dell'acque, & Palladio, & molti altri $e ne hanno $eruito a punto di que$to libro.

Dell'acque delle pioggie. # Cap. # II. Qui tratta della natura dell'acque, & prima delle piouane, & poi dell'altre.

_A_Dunque l'acqua dalle pioggie raccolta è migliore, e piu $ana, imperoche p@ima da uapori piu $ottili, e leggieri da tutte le fonti $i $ceglie, dapoi per la commotione dell'aere collando$i, e disfacend@$i per le tempe$tati uer$o laterra di$cende. Oltra, che non co$i $peβo ne i piani pioue, come ne i monti, et alle $ommità, perche gli humo- ri la mattina dal na$cimento del Sole commo$si, u$citi dalla terra, in qualunque parte del cielo, che piegano, $o$pingono l'aere, dapoi quando agitati $ono, accioche non $i dia lnogo, che uoto $ia, ti- rano dopò $e l'onde d@ll'aere, le quali con pre$tezza, e forza gli uanno dietro. In quel mezo l'aere precipito$o $cacciando l'humore, che gli $ta din@nzi in ogni luogo, fa che i $ ffi, gli im- peti, e l'onde anche de i uenti ere$chin@ grandemente, per il che poigli @umori da i uenti $o$pin- ti, et in$ieme ristretti per t@tto portati $ono, e dalle fontidei fiumi, dalle paludi, et dal mare, quando $ono dal caldo del Sole toccati, $i cauano, et a que$to modo le nubida terra $ile- uano, que$te rinforzate con l'aere, che $i muoue, ondeggia, quando peruengono a i luoghi alti, et [345]OTTAVO. rileuati, come $ono i monti, percioche in quelli impedimenti fieramente s'incontrano, per e$$- re dalle procelle cacciati, liquefacendo$i $i dileguano, come graui, & pieni, che $ono, & a questo modo $opra la terra $i diffondeno. Ma che i vapori, le nebbie, & glibumori e$cano dal- la terra: que$taragione ci appare, perche la terra dentro di $eraccoglie, & calori feruenti, & $pirti vehementi, & anche freddi, & grande moltitudine di a@que: dapoi quando per la notte $i raffredda per le notturne tenebre na$cono i fiati de i venti, & dai luoghi humidi na- $ceno le nebbie, & $i leuano in alto, onde poi na$cendo il $olecol $uo calore tocca la terra, in- di lo aere fortemente dal Sole ri$caldato con l'acque a$$otiigliate leua gli humori dalla terra.

Appre$$o la ragione anche prenderemo l'e$$empio da i bagni, percioche niuna volta, oue $o- no i caldai puo hauere i fonti di $opra, ma ilcielo, che è iui fabbricato, per la bocca dal va- pore del fuoco ri$caldato, leua l'acque da i pauimenti, & quella $eco porta nelle curuature delle volte & iui $o$pe$a, & in pendente tiene: perche il caldo vapore di $ua natura $empre in alto $i caccia, & da prima perche è $ottile, & lieue non $i rila$cia, ma p@i, che piu d'hu- more $e li aggiunge, & piu den$o diuiene, come da maggior pe$o granato, non $i puo piu $o- stenere, ma gocciola $opra le teste di chi $i laua; co$i dalla $teβa cagione lo aere del cielo dal Sole ri$c aldato, da tutti i luoghi a $e tira gli bumori, & quelli alle nubi raccoglie. Imperoche co$i la terra toccata dal feruore, manda fuori i vapori, come il corpo humano per lo caldo rila- $cia il $udore: & di cio fede ci fannoi venti, de i quali quelli, che $ono da freddi$sime parti generati, come è Borea, & Tramontana $pirano nello aere $piriti attenuati per lo $ecco, ma l'Ostro, & gli altri, che dal cor$o del Sole prendenole forze loro, humidi$simi $ono, & $em- pre $ecco portano le pioue, perche ri$caldati $i parteno da regioni feruenti, & per tutto qua$i leuando furano gli bumori, & co$i poi li di$pergeno alle parti $ettentrionali. Ma che le predet- te co$e a tal modo $i facciano, prende$i argomento, & fede dai capi de fiumi, i quali nelle par- ticolari de$crittioni de i luoghi dipinti, & da molti $critti nel giro della terra la piu parte, & i piu grandi $i trouano v$cite dalle parti del $ettentrione. Prima nella India il Gange, e lo In- do na$ceno dal monte Cauca$o, nella Siriai Tigre, elo Eufrate; nell'A$ia, e nel Ponto, il Bo- ristene, l'Hipani, la Tana, il Colchi, et il Pha$i, nella Gallia il Rodano; nella Borgognail Reno; di qua dall'Alpi di Timauo, il Pò; nella Italia il Teuere; nella Mauru$ia, che da i no$triè Mau- ritania nominata, dal monte Atlante il fiume Diri, il quale nato dalla parte $ettentrionale $corre di lungo per l'occidente al lago Eptabolo, e mutando il nome Nigir $i dimanda: dapoi dallago Eptabolo $otto di$erti monti pa$$ando per i luoghi meridionali $orge, et entranella palu- de Coloe la quale circonda Meroe d'intorno, che è il regno de gli Ethiopimeridiam, e da quell paludi raggirando$i per li fiumi A$ta$oba, et A$tahora, e molti altri per l monti peruiene al- la cataratta, e da quella precipitando$i giunge tra la Elephantida, e Siene, et in Egitto tra i campi di Thebe, et iui Nilo $i chiama. Ma che dalla Mauritania venga il capo del Niloda quello $ommamemte $i cono$ce, che dall'altra parte del monte Atlante ci $ono altri capi, che $imigliantemente $correndo vnno all'Oceano occidentale, et iui na$ceno gl Ichueumoni, eti Cocodrilli, et altre $imili nature di h@st@e, e di pe$ci oltra gli Hippopotami.

Quando adunque $ia, che tuttii grandi$simi fiumi nelle de$crittioni del mondo ci pareno ba- uere origine dalle parti $ettentrionali, ti campi Africam, i quali dalle parti meridiane $otto- po$ti $ono al cor$o del Sole babbino in fatto na$co$i gli humori, rari fiumi, e non molte fonti: re$ta, che molto migliori $i trouino i capi delle fonti, che alla Tramontana, et a Borea, riguardano; $e però in luogo pieno di $olfo non $i incontrano, e che ci $ia dell allume, o del bi- tume: imperoche $i mu ano allbora, e fuori mandano o acque calde, o fiedde di cattiuo odo- re, e ditristo $apore, perche dell'acqua calda non è aleuna proprietà, ma qua dola fredda incorre in luogo ardente, b lle, et ri$ealdata molto fuori per le vene e$ce $opra la terra, e però lungamente star non puo, main poco tempo diuenta fredda, imperoche $e dinatura $ua calda fu$$e, il $uo calore non $i raffredderebbe; ma contutto non $e le rende però, ne il colore, neil $apore, ne l'odore di prima, perche egli è gia per la $ua rarita intento, e me$colato.

[346]LIBRO

Vitr. in que$to luogo è chiaro, & dice molte belle co$e, & $pecialmente parlando del fiume detto Nigir, che hoggi $i chiama il fiume di Senega, che per Africa va ver$o po- nente nell'Oceano, il quale fa gli $te$$i effetti, che $a il Nilo, cre$ce, & produce gli anima- li, che $opra il Nilo $i vedono. Narra la generatione delle pioggie, & con e$$empi lo di- mo$tra, & parla della generatione delle fonti, & de i fiumi noi per diletto porremo qui $otto iver$i tratti delle no$tre meteore.

Chiunque niega che'l valor cele$te Formar non po$$a la mondana cera, Certo $ua mente d'ignoranza ve$te.

Et $e'l mio dir $alda ragion' auera Spero mo$trar, ch'il lume, & l'influenza, E'l mouimento han qui lor forza vera.

Qiando che'l Sol da noi fa $ua partenza. Ouer ritorna ad albergar col $egno, In cui comincia a mo$trar $ua potenza:

Chi non cono$ce al variar del $egno Delle co$e volubili, & non vede Come faccia il terren hor voto, hor pre- gno?

Quand'a mo$trar $ua bella faccia riede Non è $i ar$iccio, & arido ce$puglio Che non rinuerdi, & non ne faccia $ede.

Ma quando poi piu bolle il caldo Giuglio, Ogni $ement'al maturar s'appre$ta Per far maggior ogni no$tro pecuglio.

D'indi trahendo la dorata cre$ta, La$ciand'ino$tri per contrari alberghi, Gia la morte dell'anno è mani$e$ta.

Nè $ol par, ch'alla vita in alto s'erghi, O per morir $i pie ghi ogni germoglio S'auien che'l Sol'o quiui, o altrou' alber- ghi;

Ma quand'anchor $opr'il cele$te $oglio Alcun pianeta i dritti raggi vibra, C'habbia virtù contraria a freddo $co- glio:

Non equalmente i primi corpilibra, Ma i due piu lieui raddoppiando moue Con di$e guale, & $temperata libra.

Ma Saturno, & Mercurio fan lor proue Contrarie a quelle, & $tando $opra noi Fan che la terra, & l'acqua $i rinoue.

Perche fredd'è lor $orza, & fred de poi Sono le qualitatiindi cadute Per gli humidi, & gelati in flu$$i $uoi.

Non che nel ciel, ch'e padre di $alute, Ardor',o gelo$ia, come qui ba$$o, Ma perche tal è $ua forza, & virtute.

Nè dietro però dei volger'il pa$$o, Se dico gli elementi e$$er maggiori, Perche nè in que$to verità trapa$$o.

Che $e del fuoco accre$ceno gli ardori In vna parte, poi nell'altra $ono Proportionatament' ancho minori.

Et que$t'è di natura vn largo dono, Che quant iui ripiglia, qui ripone, E in cio concorda quell'eterno $uono.

Ma noi $eguend'il ver della ragione Gia coinin@iata, a tronde piglieremo Da far piu forte noltra oppenione.

Vede$i adunque dal valor $upremo Del Ciel tira@$i in giro il fuoco, & l'onda E'l corpo, ch'è tra que$to, e quell'e$tremo.

Il calor grand'allhor molto piu abbonda, Quando la Luna nella parte oppo$t@ Al Sol dimo$tra la $ua faccia tonda.

L'antichi$$imo $pirto, che s'acco$ta Alla ruota maggior, ferma la terra, Che non riuolge nè lato, nè co$ta,

Et quel pianeta, ch'e $opra la guerra, (Odi cagion di nuoua merauiglia,) Tra i primi corpil'agguaglianza $erra.

Appre$$o anchor la nobile famiglia, I metalli, le pietre, & l'altre co$e Come propie ricchezze i guar da piglia.

Nè $i puon dire le virtuti a$cole Ne gli animai, nell'acque, & nelle pian- te, Cha merauiglia $on merauiglio$e.

La $cia mo dunque a dietro il mondo erráte, Et $eguitam a dir, cio che da humore Si $a qua giu con apparenze tante.

Surge da terra l'humido vapore Tratto dal Sol'alla men calda $tanza, Ea poco a poco prende piu vigore.

E in que$to $patio fa gran raunanza Tanto, che $i conden$a, & $i ri$tringe In folta n@bbia, & dinera $embiar za,

Il freddo è la cagion, che la co$tringe Come $ponga, che d'acqua piena $ia [347]OTTAVO. Spreme l'humor, che la terra dipigne.

Tal'hor minute $on le goccie in via, Tal'hor piu gro$$e, come che'l $oggetto Piu copio$o, o meno $i di$uia.

Et $pe$$o l'aer puro in $e ri$tretto, Da potenza $upern'in pioggia volto, A cqua giu manda piena di diletto.

Que$ta nel grembo della terr'accolto, Pregna la rende, ond'ella poi s'infiora, E in verdeggiante gonna ha il $en'in volto.

Po$cia Vertunno, con Pomona, & Flora E'l padre Bacco, & mill'antichi numi, Lodan'il Sol, che $i bell'anno honora.

Ma quando l'aer riuers'i $uoi fiumi, Come da i monti delle nubi aperte, Con $pauento$i, e horribili co$tumi.

Et $on le voci $trepito$e in$erte Del mormorar'e in ogni parte rugge Con fiamme $par$e, mobili, & incerte:

Cio na$ce dal $offiar, ch'intorno mugge, E con grã forza indura il fo$co nembo, Ch'impatiente del legame $ugge.

Però $i vede hor angolo$o, hor gembo L'a$petto della nube intorno cinta Da $i feroc', e impetuo$o lembo.

Ma perche $ia la mia ragion di$tinta, Dirò de $egni della pioggia, & quali Et quanti $on con mae$treuol tinta.

Chi ved'il $umo con $ue turbid'ali Salir'al Cielo, & apparir in forma Di nebbia, o di vapori, o $umi tali,

Puo giudicar $enz'hauer altra norma Che l'aer pregno a piouer s'apparecchi, Che raro in altra co$a $i trasforma.

Quand'anche dietro a gli humidi, & ru- becchi Vapor'il Sol ro$$eggia in oriente. Segn'è di pioggia, & di $uoi moll@$pec- chi.

Il gracidar della fango$a gente, Et d'alcun'uccellettiil canto mo$tra La piu gro$$a rugiada e$$er pre$ente.

L'auid a pe corell'anche il dimo$tra Col $uo mor$o bramo$o, & l'arrogante Mo$ca, che sēpre vuol vincer la gio$tra,

Lo $cintillar delle lucerne innante, Inditio d'acqua copio$a porge, Et l'humido del muro circon$tante.

Quando con men liquor'il fonte $orge, Et con cor$o men fort'il fium'è mo$$o, Vn buon giuditio del piouer s'accorge.

Mill'altri $egni $on, che dir non po$$o, In breue $patio, & da quei $aui inte$i, Ch'affattican del mar l'humido do$$o.

Molti ne $on da agricoltori appre$i, Et molti an cor dalle genti, che $anno L'v$anza, & i co$tumi de pae$i,

Ch'è inanzi il ca$o il $ucce$$o diranno.

CAPITOLO.

L'anima $emplicetta, che di$cende Dalla cele$t'alla terrena $tanza, A$$ai meno, che prim'il vero apprendē,

Perche di$tolta dalla prim'u $anza, Rinchiu$a come Danae nel fondo, Viue della mi$errima ignoranza.

Il benigno $uo padre, che nel mondo Volle mandarla del $uo amore acce$o Si cangia in Oro lucid', & fecondo.

L'oro e'l $aper',& il bel vero inte$o, Che da benigno in$lu$$o nella mente Fa ricco l'huomo $oura Mida, o Cre$o.

Cos'il perduto bene tra la gente Del $ecolo $i trou', & $i racqui$ta Ma non $enza fatica, o $tudio ardente.

Ben'e la cono$cenza alquanto mi$ta Da fanta$ime, & forme, che dal $en$o Na$cono in no@ dall'udit', & la vi$ta.

Trouas'infine dallo $tudio immen$o Co$i puro & purgato l'intelletto, Che rend'a Gioue l'honorato cen$o.

Que$to $i vede chiar da quel, che ho detto, Ch'oltr'il bel ver delle notitie prime Da gli accidenti na$ce il ver concetto.

Que$tin han fatto con $cienze opime Tornar delle materie, nelle quali, La forza del calor vero s'imprime.

Ilampi, le comete, i fuo chi tali Per le co$e vi$ibili $on fatti A gl'intelletti de gli huomini eguali.

Et gli humidi vapor anche $on tratti Per l'accidente alla notitia no$tra, Come $i $anno, & come $on dis$atti.

Hor $egue quello, che mia mu$a mo$tra, Della rugiada dir', & della brina Et del re$to conform'a $imil mo$tra.

[348]LIBRO

Dolce calor dalla luce diuina Dolcemente vn vapor lieua dal piano, Nella parte dell aer piu vicina.

La notte col $uo freddo velo, & piano Re$t inge quel vapor',& quell'inuoglie In gocciole conuer$o a man'a mano.

Que'all'her bette, a i fior' & alle $oglie Tremolando s'acco$ta, & nel mattino, I bei raggi del Sol, qual $pecchio acco- gie.

Simil vapor' fa il gelo mattutino: Ma perch'il gelo è piu potente, & forte, Pe ò $i $tringe & diuenta piu fino.

Spe$$o $i $ono le per$one accorte Ch'al ba$$o la rugiada $i conden$a Per non e$$er calor, ch'alto la porte.

P@rche $edend'a diletteuol men$a Ne bei prati la $era, hanno $entito, Che tal vapor di $otto $i di$pen$a.

Illuogo, & la $tagion $anno l'inuito A que$t'impre$$ion, che $pe$s'amaro Et $pe$s'ha dolc il gu$to, & $aporito.

S'hebbe gia vn cibo precio$o & caro, Simil alla rugiada, far per fede, Quanto puo il cielo c\=o inditio chiaro.

Nella di$erta piaggia oue non vede Na$cer herbette il Sol',o $orger fonte, Fu fatt'vn popol d'ogni cibo herede.

Col gu$to lor', & con le voglie pronte Vn'e$ca $ol'haueua ogni $apore, Odi co$e in credibili, ma conte.

Er'vn pae$e, ou'il diuin fauore Conduceua la gent'a Dio diletta, Sott'il ve$$illo d'un gran conduttore.

In quello in vece d'acqua pura, & neta, Candido latte, & dolce mel correa, Ogni co$a in $uo grado era perfetta:

Ma giunger prima, ou'andar $i douea S nza fatica, & camin a$pro, & pieno D'ogni di$agio, & mal non $i potea.

Il popol $i $entiua venir meno, Et della vita & delle $ue $peranze, Et al mal dire non haueua freno.

Il capitano alle cele$ti $tanze Gli occhi, & le palme humilmente vol- gendo, Pregò, $econdo le $ue antiche v$anze.

Padre (dicea) del ciel $e ben comprendo Hauer condotta la tua gente in loco, Oue la morte $enza te n'attendo.

Tu, che parti$ti gli elementi, e al fuoco Seggio $ublime, & piu capace de$ti E'l troppo al mezo riduce$ti, e'l poco:

Pur'io confido ne i miei voti hone$ti, Che $on fondati nelle tue prome$$e, Che grat'il no$tro male non haure$ti.

Meco $on quc$te genti, & io con e$$e, E$$e alla mia, & io $to alla tua voce, Voce, che $ta nelle tue voglie $te$$e.

Ecco l'a$pro $entier quanto le noce, Quant'è l'error fallace delle $trade, Quaut'è la fame indomita, & atroce.

Tu $ei la via, tu $ei la veritade, Tu $ei vita, però dolce padre Mo$traci il ver camino per pietade.

Porg'il cibo bramato alle tue $quadre, Et $a, che $i comprenda, che ne $ei Pre$ente, con que$t'opere leggiadre.

Vdi la voce il padre de gli Dei Del Capitan fedele, & $uo gran duolo, Mo$trò quant'a mai buoni, & odiai rei.

Però chiamand'il $uo beato $tuolo Quello, ch'il $uo voler in terra $piega, E innant'ogn'hor li$tà con dolce volo.

Di$$egli, poi ch'al giu$to non $i niega Giu$ta dimauda, hor gite oue $i $erua L'ambro$ia no$tra, e'l nettare $i lega

Ne i va$i eterni, in eterna con$erua: Di que$ta $opra la di$erta piaggia, Oue il popolo mio la fame $nerua,

Tanta dal Ciel per ogni ver$o caggia, Ch'ogn'un'il $eno $i riempi, & goda Ne vi $ia tribu, ch'in copia non n'hag- gia.

Ecco vna $chiera di quei $pirti $noda Le cele$ti viuande giu dal cielo, Piouéquell'e$ca, per ch'ognun la roda.

L'afflitta turba, che dal chiaro velo Del bel $eren'intorno, vede, & mira Scender'il dolce, & tra$parente gelo,

De$io$a la coglie, & pon giu l'ita, Che la fame nodri$ce, & $ene $atia Con merauiglia, & quanto puo re$pira.

L'alto $tupor di co$i rara gratia Cõduce a dir'ogn'un, che cos'è que$ta? Qual bocca non fia $tanca pria, che $a- tia?

La voglia ogni $apor' in quella de$ta, Però $ene contenta ogni palato, Ogni gu$to s'aqueta, & $ene re$ta.

[349]OTTAVO.

Benedetto $ia'l Ciel, che ciò n'ha dato, Et $e ben quella volta fu corte$e, Qualche parte però n'ha anchor la$cia- to.

Ma ben benign'è l'aria in quel pae$e, Che cio ne manda per $anar gl'infermi Di vari mali lor',& varie offe$e:

Ma qui conuien che'l mio cantar $i fermi.

CAPITOLO.

Com'il calor delle $uperne $pere Leua il vapor dalla terrena $corza, Detto s'è prima con $entenze vere.

La bianca neue il verno $i rinforza Come $uol far la $tate la tempe$ta, In cui virtù maggior $i mo$tra, & forza.

Humido, & caldo fumo al Ciel $i de$ta Et nella meza region s'in alza Ri$trett'in nube chiara, & manife$ta.

Quella il vapor debilemente inalza, Che per e$$er $ottile, & gia di$per$o Come candida lana $i di$calza.

Onde s'imbianca tutto l'vniuer$o, L'aere pregno d'ogni intorno $iocca, Le bianche falde dell'humor c\=o$per$o.

Ma con piu furia, & piu durezza tocca La grandine gelata i tetti, ei colmi, Et con horror, & $trepito trabocca.

Onde $i $pezzan con le viti gli olmi, Le biade a terra vanno con durezza, Del gelido cri$tal, ch'a dirlo duolmi.

Muor'ogni pianta alla temperie auuezza. E'l contadin di $ue $peranze cade, Ne piu $e $te$$o o $ua famiglia apprez- za.

Que$to $trano accidente allhor accade, Quand ha piu forz'il Sol, però ch'ei lie- ua L'humor in altre piu fredde contrade.

Che non $on quelle, oue $i fa la neua, La brina, & la rugiada forza piglia Perque$to, & quel contrario, che l'aggre ua.

Ne di ciò prender dei piu merauiglia, Perche l'e$tate, piu che'l verno gela, La regione ou'il vapor s'appiglia.

Ardon gli e$tremi,e'l mezo $i congela, Ne potendo fuggir'i $uoi nemici, Ri$trett'in $e mede$imo $i cela.

Dell'acque calde, & che $orze hanno da diuer$i metalli donde e$ceno, & della natura di varÿ $onti, laghi, & fiumare. Cap. # III.

_S_Ono alcune $onti ancora calde, dalle quali n'e$ce acqua di ottimo $apore, la qua- le nel bere è co$i $oaue, che non $i de$idera quella delle fonti Camene, nela $urgente Martia. Ma que$te da e$$a natura a que$ta gui$a $i fanno. Quan- do per lo allume, o per lo bitume o $olfo nel fondo $i accende il fuoco me- diante l'ardore, la terra, che è d'intorno a quello bianca, & rouente diuiene, ma $opra alla $uperficie della terra manda fuori il feruido uapore, e co$i $e alcune fonti in quei luoghi, che $ono di $opra, na$cono di acque dolci offe$e, erincontrate da quel uapore, bogliono tra le uene, et in questo modo e$cono fuori, $enzache il loro uapore $i gua$ti. Sono ancho di non buono $apore, et odore alcune fonti fredde, le quali da luoghi inferiori drento la terra na$cendo, pa$$ano per luoghi ardenti, e da que$ti partendo$i, et tracorrendo [350]LIBRO per lungo $patio della terra raffreddati vengono di $opra con l'odore, $apore, & colore gua- $to, e corrotto, come $i vede nella via Tiburtina il fiume Albula, e nel piano Ardeatino le fonti fredde, che $olforate $i chiamano, dello $te$so odore, e co$i $i vede in altri luoghi $imi- glianti: ma que$te tutto, che fredde $iano, pareno però bollire, percioche auuiene, che incon- trand $i di $otto profondamente in luoghialti, offe$i dall bumore, e dal fuoco, che tra $e con- uengono, con grande, e vehemente $trepito in $e forti, e gagli rdi $piriti vanno riceuendo, & co$i gonfi per la forza del vento, & sforzati bogliendo speβo fuori e$ceno delle fonti lo- ro; Ma di quelle fonti, che aperte non $ono; ma ouero da $a$$i, ouero da qualche altra violen- Zaritenute $ono per istrette vene $ono dalla forza dello spirito mandate fuori a i grandi, & rileuati grumi dit@rra, & però grandemente $i inganna, chiunque pen$a di bauer e i ca- pi delle fonti, qu ndo apreno loro le grandi fo$$e in quella altezza, che $ono i grumi: imperò $i come vn va$o di rame non ripieno $ino all'orlo $uo, ma che habbia la mi$ura dell'acqua $e- condo la $ua capacità, di due delle tre parti quando il $uo coperchio dal gran feruore del $uoco toccato viene sfor za l'acqua a ri$caldar$i bene, & quella per la $ua naturale rarità rice- uendo in $e la gagliarda enfiagione del caláo, non $olo riempie il va$o, ma con gli $piriti $uoi alzand il coperchio, & v$cendo trabocca: maleuato il coperchio, & eβalati i $uoi boglimen- ti nello aperto aere, torna di nuouo al luogo $uo: al $imigliante modo quei capi d@lle fonti, quan- do $ono per le strettezze compre$$i, & ristre@ti, con grande impeto vengono di $opra gli $piriti dell'acqua, ma tantosto, che riaperti, & rillargati $ono votati per la rarità, che nel li- quore preuale, ri$eggono, & tornano ella proprietà del $uo giusto pe$o.

Ma ogni acqua calda per questo è atta alle medicine, perciò, che ricotta nelle co$e preceden- ti, riceue altra virtute all'v$o bumano; percioche le fonti $ulfuree ristorano le fatiche dener- ui, ri$caldando, & $ucchiando con il loro calore i tristi humori dai corpi.

Ma le fonti, che hanno dell'allume, quando riceuono alcuni corpi dalla parali$i di$ciolti, ouero da qualche s forzeuole infermità mantenendo il refrigerio per le aperte vene, ristorano con for- za contraria del caldo, & co$i continuando per questo i corpi $ono rime$$i nell'antica cura del- le loro membra: Finalmente oue $ono le ac que, che tengono del bitume, gli huomini po$$ono purgare i difetti, che hanno dentro i corpi loro beuendone, & a que$to modo medicar$i. Euui anche vna $orte di acqua fredda nitro$a come a Penna, a Vestina, a Cotilio, & in altri luo- ghi $imili, che beuendo ne alcuno $i purga, & per lo ventrc pa$$ando minui$ce, & $cema la gon- fiezza delle strume.

Ma doue $i caua loro, & l'argento, il ferro, il rame, il piombo, & altre $imiglianti co$e al- le dette, iui $i trouano molte fonti, ma $ono $ommamente difetto$e, percioche banno i vitij contrari a quell acque calde, che vengon@dal $olfo, dallo allume, o dal bitume, & fanno que- sto, che beuute quando entrano nel corpo, & vanno per le venne toccano i nerui, & le giunture, & quelli infiando gl'indurano i nerui. Adunque per la enfi gione gonfiati per lungo $i ritira- no, & co$i fanno gli buomini doglio$io per male di nerui, o per le podagre, per he bannole $ot- tigliezze delle vene loro me$colate di co$e duri$$ime, $pe$$e, & freddi$$ime. Vn'altra $orte di acqua $i troua, laquale non hauendo a bastanzale $ue vene chiare, conla $puma $ua nuota come fiore nella $ommità $imile al colore d vn vetro purpureo. Que$te co$e mirabilmente au- uertite $ono, & con$iderate in Athene, perche iui da $imili luoghi, & fonti, & in Asti, & al porto Pireo $ono condottele $urgenti canne, & di quelle niuno ne beue per quella cau$a, ma bene $e ne $erueno per lauare, & per altre bi$ogna, & beueno dei p zzi, & co$i $chiuanoi difetti di quelle fonti.

Hermolao nelle ca$tigationi di Pli.al iij.del xxxj.legge non, & in A$ti ad portum Pi- reæum, ma Ma$ti v$que ad portum Pireæum, & dice, che Ma$ti $ono dette altramente, mammæ, & papillæ, & vbera, qua$i ma mmelle, per lequali vengano l'acque, benche an- che $alua la prima lettione, & per A$ti intende Athene.

Ma a Troezzeno ciò non $i puo fuggire, perche iui altra $orte di acque non $i troua, $e non quella, che hannoi Cibdeli, & però in quella cittào tutti, la maggior parte $ono de i piedi [351]OTTAVO. cagioneuoli. Ma in Tar$o città di Cilicia troua$i vn fiume nominato Cidnos, nel quale i poda- gro$i tenendo le gambe a molle $ono $olleuati dal dolore.

Oltra le dette co$e molte altre genera ioni di acque $i trouano, che hanno le $ue proprietà, co- me in Sicilia, il $iume Himera il quale v$cito dalla fonte in due rami $i parte, & quel ramo, che $i stende correndo ver$o il monte Ethna, perciò ch'egli pa$$a per terreno di $ucco dolce, egli è di grandi$sima dolcezza, l'altro rdmo, che corre per quel piano, doue $i caua il $ale, è di $apor $al$o. Similmente a Paretonio, & la doue è il viaggio ad Hamone, & al Ca$sio all'Egitto $ no laghi palu$tri di manier a $al$i, che di $opra hanno il $ale congelato. Sono appre$$o in molti al- trì luoghi, & fonti, & fiumi, & laghi, i quali pa$$ando oltrale caue del $ale, nece$$ariamente diuentano $alati, altri penetrando per le vene gra$$e della terra come vnti d'oglio e$ceno fuo- ri come è a Soli castelo della Cilicia il fiume Lipari nominato, nel quale chiunque $i laua, o nuo- ta $i vnge dall'acqua, & co$i nella Ethiopia $i troua vn lago, che vnge gli huomini, che in e$$o nuotano; & in India ce n è vno, che quando il cielo è $ereno manda vna gran quantità di oglio.

Anchora a Cartagine è vna fonte, $opra la quale nuota l'oglio di odore come vna $corza di cedro, del qual'oglio è v$auza di vngere le pecore: al Zante, & intorno a Durazzo, & Apol- lonia $ono fonti, che in$ien e con l'acqua vomitano gran moltitudine di pece; a Babilonia è vn grandi$simolago, che $i chiama la palude A$pbaltite, ha di $opra il liquido bitume, che nuota, del qual bitume, & di pietra cotta fabbricatone il muro Semiramis cin$e la gran Babi- lonia; co$i in I oppe nella Siria, & nell'Arab: a de Numidi $i trouano laghi di $mi$urata gran dezza, i quali mandano fuori gran ma$$e di bitume, che $ono poi tolte dalli habitatori di quei luoghi.

Ma ciò non è marduiglio$o, percioche in quei $ono molte pietraie di duro bitume. Quando adunque l'acqua rompe fuori per la terra bitumino$a $eco ne porta, & quando, che ella è v$cita fuori della terra, $i $ceglie, & co$i da $e $caccia il bitume: & co$i anche nella Cappad - cia nella via, che è tra Mazzdca, & Tuona, $i troua vn gran lago, nel quale $e vna parte di canne, o d'altraco$aè post a dentro, & il $eguente giorno cauata, quella parte, che $arà $tata cauata $i trouerà di pietra, re$tando l'altra parte, che non hauerà toccato l'acqua nella $ua propria n itura. Allo $te$$o modo a Hieropoli della Frigia bolle vna moltitudine d'acqua calda, della quale $e ne manda per le $o$$e d'intorno a gli horti, & alle vigne. Que$ta a capo d'anno diuenta vna cro$ta di pietra, & co$i ogni tanti anni gli habitatori @i quei pae$i facendo i mar- gini di terra dalla destra, & dalla $im$tra, ui la$ciano and are quelle acque, & con quelle croste fanno le $iepi de i campi loro; & que$to pare, che naturalmente fatto $ia, percioche in quei luoghi, & in quella terra, doue na$ce quel $ucco, ci sta $otto vna qualità $imile alla natura del coagolo. Dipoi quando la forza me$colata e$ce di $opra per le $onti $ue, è sforzata ri$trin- ger$i, & appigliar$i dal Sole, & dalla calidità dell'aere, come $i uede nei piani delle $'aline. Sono appre$$o fonti molto amare na$centi da amaro $ucco della terra, come nel Ponto è il $iu- me Hipanis, il quale dal $uo capo per quaranta miglia $corre con acqua di dolci$simo $apore, dapoi quando giunge al luogo, che dalla $oce $ua è lontano cento & $e$$anta miglia, con quel- lo $i me$cola un fonticello ben piccolo: Que$to fonticello, quando entra nel detto fiume, allbora fa, che tanta quantità di d@que diuenta amara, percioche per quella $orte di terra, & per quelle uene, dalli quali $i caua la Sandaraca u$cendo quell' acqua amara diuiene, & tutte que$te co$e da di$si miglianti $apori pre$i dalla proprietà del terreno per doue pa{$s}ano, chiaramente $i fan- no, come appare ne i frutti. imperoche $e le radici de gli albert, o delle uiti, o dell'altre $@@cn- ze manda$$eroi $rutti prendendo il $ucco non dalle proprietà del terreno, $enza dubbio il $a- por di tutti in og @i luogo, & in ogni parte $arebbe d'una i$te$$a natura; ma uedemo pure, che l'I$ola di Lesbo fa il uino Protropo; Meoma il uino detto Catacecaumenite, & Lidia il Melito, & Sicilia il Mamertino; Campagna il Falerno; Terracina, & Fondi i Cecubi, & in molti altri luoghi di innumer abil moltitudine, & Varietà generar$i le forti, & le forze de i uini: le qua- li non altrimenti po$$ano e{$s}er prodotte, $e non quando l'humose terreno con le $ue pro- [352]LIBRO prietà de i $apori infu$o nelle radici, nutre, & pa$ce la materia, per la quale v$cendo alla ci- ma diffonde il $apore del frutto propio del luogo, & della $orte $ua: che $e la terra non fu$- $e di$$imile, & distinta di varietà d'humori, non $arebbono in Siria, & in Arabia nelle can- ne, & ne i giunchi, & nelle herbe gliodori $olamente: nè ancho gli alberi, che ci dannol'in- cen$o, ne quelle terre ci dariano i grani del pepe, ne le glebe della mirra, ne a Cirene nelle bacchette na$cerebbe il la$$ere: ma in tutte le regioni della terra, & in tutti i luoghi tutte le co$e d'una ste$$a natura $i produrrebbono : ma $econdo queste diuer$ità in v rÿ luoghi, & pae$i la inclinatione del mondo, & lo impeto del Sole o piu pre$$o, o piu lontano facendo il or- $o $uo, generatali humori di questa natura, & quelle qualità non $olamente in quelle co$e $i vedono, ma nelle pecore, & negli armenti, & tai co$e non ci $arebbeno di$$imiglianza, $e le proprietà di cia$cun terrenno in pae$i diuer$i alla virtù del Sole non fu$$ero temperate.

Perche nella Boetia è il fiume Cephi$o, & il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Crate, a Troia il Xanto, & ne i campi dei Clazomeni, & di Erithrei, & di Laodice$i $ono fonti, & fiumi, alli quali quando le pecore ai $uoi tempi dell'anno s'apparecchiano a concepere il parto, ogni giorno a bere a quei luoghi $on cacciate & da quello è, che auegna, che $ieno bianche, nientedimeno parturi$cono in alcuni luoghi gli animali grigi, in alcuni neri, in alcuni del co- lore del coruo, & co$i quando la proprietà del liquore entranel corpo, dentro vi $emina la qua- lità me$colata $econdo la natura $ua, perche adunque ne i campi Troiani na$cono pre$$o al finme gli armenti ruffi, & le pecore grigie, però $i dice, che gli $lie$i hanno chiamato quel fiume Xanto.

Trouan$i ancho alcune acque mortifere, le quali pa$$ando per vn $ucco male$ico della terra, riceuono in $e la forza del veleno: $i come $i dice d'vna fonte di Terracina, la quale Net- tuno $i nominaua, della quale chiunque per inauertenzane beueua, era della vita priuato: per la qual co$a dice$i, che gli antichi la otturorno: & appre$$o de i Greci in Thracia è vn lago, che non $olamente fa morire chi di quello ne beue, ma anche cia$cuno, che iui $i bagna.

Similmente in Te$$alia è vna fonte, che $corre, della quale non ne gusta alcuno animale, ne altra $orte di bestia $e le auicina. appre$$o quella fonte è vn'arbore di color purpureo; & co$i nella Macedonia la doue è $epulto Euripide dalla destra, & dalla $ini$tra del monumento due riui concorrono in vno, iui dall'vna parte $edendo i pa$$aggieri per la bontà dell'acque $o- gliono mangiare; ma al riuo, che è dall'altra parte del monumento, niuno s appro$$ima, perche egli $i dice, ch'egli ha l'acqua $ua morti$era, & pe$tilente.

Appre$$o $i troua anchc in Arcadia Nonacri nominato pae$e, che ne i monti ha freddi$$ime acque dai $a$$i $tillanti, & quell'acqua co$i fredda è detta Stygos, & que$ta ne in argento, ne in rame, ne in ferro puo e$$er tenuta, perche ogni va$o di tali materie compo$to per quell acqua $i di$sipa, & di$cioglie: ma per con$eruare, & tenere quell' acqua non è co$a, che $ia buona, $e non vn'ugna di mulo, quest'acqua $i dice e{$s}ere $tata mandata da Antipatro nella prouin- cia, doue Ale$$andro $i trouaua, per Iolla $uo figliuolo, & da lui con quell' acque $i $criue e$$er $tato ammazz to il Re. A questo modo nelle Alpi, doue è il R@gno di Cotto, è vn'acqua, che chi la gu$ta di fatto cade.

Ma nel campo Fali$co alla via Camp ana nel piano di Corneto è un bo$co, nel quale na$ce vna fonte, doue appareno gli o$si ai bi$cie, & dilucerte, & di altri $erpenti giacere. Ancora $ono alcune vene acide di fonti, come a Linceste, & in @talia a Virena, in Campagna a Theano, & in molti altri luoghi, che hanno tal virtù che beuute rompono le pietre nelle ve$iche, che na$cono ne i corpi humani; & cio far$i naturalmente appare per que$ta cau$a, che il $ucco acre, & aci- do sta $otto que$ta terra, per la quale v$cendo le vene s'intingo@o di quella acrezza, & co$i quando $ono entrate nel corpo di$sipano quelle co$e, che trouano e{$s}er $tate generate, & accre- $ciute dalla $u$sidentia dell acqua. Ma perche cau$a dalle co$e acide di$ciolte, & partite $ienota- li pietre, noi potemo auuertir da que$to, che $e alcuno porrà vn'ouo nell'aceto, & ve lo la$cierà lungamente, la $corza $ua diuenterà molle, & $i di$cioglierà. Simil@iente $e il piombo, che è lenti$simo, & di gran pe$o, $arà posto $opra vn va$o, che dentro habbia dello aceto, & che [353]OTTAVO. il va$o $ia ben coperto, & otturato, o illotato auuerrà; che il piombo $i dis$arà, & $i farà la biac- ca. Con le i$te$$e ragioni $e del rame, che pure è di piu $oda natura, che il piombo, $i $arà la me- de$ima proua, egli certamente $i disfara, & il verde rame, o la $ua ruggine ne caueremo. Co$i li Perla, & i $a$$i di $elice, che per ferro, o per fuoco $olo non $i po{$s}ono dis$are, quando dal $uo- co $aranno ri$cald ati, & $par$oui $opra dell'aceto, $i di$cioglieranno, & romperanno pre$tamen- te. Quando adunque vediamo tai co$e e$$er fatte dinanzi a gli occhi no$tri, potemo di$correre, per la fortezza del $ucco con le co$e acide poter$i curare quelli, che $entono del mal di pietra. Sonoui oltra di que$to anche delle fonti me$colate come col vino, $i come n'è vna nella Paphlago- nia, della quale chiunque ne beue, ebro $enza vino diuenta. Ma appre{$s}o gli Equicoli in Italia, & nelle Alpi, nella natione de Medulli, $i troua vna $orte di acqua, di cui, chi ne beue, diuiene gozzuto, & in Arcadia è vna citta non ignobile di Clitoro, ne i cui campi è vna Spilonca, dalla quale e$ce un'acqua, che rendei beuitori ab$temÿ, a quella fonte è uno Epigramma $colpito in pietra di que$to $entimento in uer$i Greci, che quell'acqua non è buona per lauar$i dentro, & è anche nemica alle uite, concio $ia, che appre$$o quella fonte Melampo con $acrifici purgato haue$- $e la rabbia delle figlie di Preto, & ritornato haue$$e le menti di quelle uergini nella pri$tina $a- nita, lo Epigramma è qui $otto $critto.

## Se te Pastor' al $onte di Glitoro # ## Fuggi la $onte mia ch'odia le vite, # Et la tua greggia ardente $ete $prona, # # Per ciò ch'in quell'ogni brutezza $ciol$e ## Su'l mezo giorno porgine ri$toro # ## Melampo delle figlie inacerbite # Col ber'a quella, & alla tua per$ona: # # Di preto quando d'Argo $i riuol$e ## Anco la ferm'al diletteuol Choro # ## Ver$o d'Arcadia le dure $alite, # Delle Naiade, & a quella piacer dona. # # Ogni $ordida co$a qui rauol$e, ## Ma per lauarti non entrar nell'aque # ## Et l'attuffo con l'altre cos'immonde # S'il ber del uino giamai non ti $piacque # # Nel mezo delle mie gia limpid'onde.

Troua$i nell'I$ola Chios vna fonte di natura, che fa pazzi, chi ne beue per inauuertenza, & iui è $colpito un'epigramma di que$to tenore, che l'acqua di quella fonte è dolce, ma chi ne beuera è per hauere i $entimenti di pietra, & i uer$i $ono questi.

Fre$che $on le mie acque, & dolci a bere.

Ma $e per ca$o quelle beuerai

Di pietra ti conuien la mente hauere.

A Su$e, nel qual pae$e è il regno de i Per$i, troua$i uno fonticello, di cui chi ne beue, perdei denti, & in quello è $critto uno Epigramma, che $ignifica questa $entenza, buona e$ser l'acqua per bagnar$i, ma $c alcuno di e$sa ne beuera caderagli li denti dalle radici. di que$to Epigrammai ver$i $on greci.

O pa$seggier uedi que$t' acque horrende, Licito è hauerne $olo per lauarti:

Ma s'il fred do liquor nel ventre $cen de Se ben le $omme labra vuoi toccarti

Pre$to uedrai restar or$ane, & priue Di den@i, che n'andran, le tur gingiue.

[354]LIBRO Della proprietà d'alcuni luoghi, & $onti. # Cap. # IV.

S_Ono ancho in alcuni luoghi propriet à di fonti, che fanno, che chi na$ce in quei luoghi $iano di voci mirabili a cantare; come in Thar$o, & a Magne$ia, & in altre $imili regioni, & è anche Zama citta di Affrica, il cui circuito il Re @u- bacin$e di aoppio muro, & iui $i fabbricò la ca$a regale: da quella miglia ven ti è il castello I$mue di cui le parti del territorio $ono chiu$e da incredibili pro- priet ì dinatura, peroche e$$endo l'Affrica madre, & nutrice di $iere be$tie, & specialmente di $erpenti, nei campi di quel ca$tello niuna ne na$ce, & $e alcuna volta per ca$o iui è portata, di $ubito $e ne muore, ne $olamente que$to iui $i vede ma anche $e da quei luoghi al- troue la terra $arà portata, farà il $imile. Que$ta $orte di terreno dice$i e$$ere alle I$ole Baleari, ma quella terra ba vn'altra virtù piu marauiglio$a, la quale co$i e$$ere ho inte$o. C. Giulio figliuo lo di Ma$$ini{$s}a militò col padre Ce$. que$ti meco alloggiò, per il che mi era nece$$ario nello $tare, & viuere i $ieme ragionar' alcuna co$a in que$to mezo e$$endo tra noi caduto ragionamento della for za dell' acqua, & delle $ue virtuti, egli m di$$e e$$er in quella terra fonti di natura tale, che quelli, che iui na$ceuano, haueuano ottime v ci per cantare, & per que$ta ragione $empre mai compraua- no i $erui oltramarini belli, & le garzone da marito, & quelle in$ieme poneuano, accioche quelli, che da lovo na$ce$$ero non $olo haue$$ero bona voce, ma fu{$s}ero di bellezza non inuenu$ta. Quan- do adunque per natura tanta varietà a diuer$i luoghi di$tribuita $ia, che il corpo humano è in qualcbe parte terreno, & in e$$o m lte $orti d'humore $i trouino, come del $angue, del latte, del $udore, dell'ori@, delle lagrime, $e in $i poca particella di terreno $i troua tante diuer$ità di $a pori, non è da marauigliar$i $e in anta grandezza di terra $i trouano innumer abili variet à di $ughi, per le vene delli quali la forza dell'acqua penetrando me$cola a vegna all'u$cire delle fon- ti, & co$i dal quello $i faccia diuer$i, & di$eguali $onti nelle propie $orti per la differenza dei luoghi, & per la di $aguaglianza dei pae$i, & per le di$$imiglianti proprietà di terreni. Delle co$e $opradette $ono alcune, che io da me ho vedute, & con$iderate, nale altre ne i libri Greci ho ritr uate $critte, de i quali $critti gli autori $ono Theophra$to, Timeo, Po$$idonio, Hege$ia, Herodoto, Ari$tide, Methodoro:i quali con grande vigilanza, & infinito $tudio dichiarato hanno le proprietà de i luoghi, le virtù dell'acque, le qualità dei pae$i e$$er a que$to modo partite dalla inclinatione del cielo. Di que$ti autori $eguendo io i comincia nenti, o trattamenti, ho $critto in que$to libro quello, che ho pen$ato e$$ere a $ufficienza con la proprietà dell' acque, accioche piu facil mente da tai pre$critti gli huomini eleggino le fonti, con le quali po$sino all'v$o humano condurre le $urgenti acque alle città, & alli teni ori. Perche tra tutte le co$e pare, che niuna habbia tante ne- ce$sitati all'v$o, quanto ha l'acqua: imperoche $e la natura di tutti gli animali $arà prinuata del gra- no, delle piante della carne, della pe$caggione, ouero v$ando c a$cuna dell altre co$e, per e$$a potrà difendere la vita $ua; ma $enza l acque, ne il corpo de gli ammali, ne alcuna virtù di cibo puo na- $cere, ne $o$tentar$i, ne e$$ere apparecchiata, per il che egli $i deue con gran diligenza, & indu$tria cercare, & eleggere le fonti alla $alubrità dell'humana vita.

Dapoi, che $i $ono l'acque rirrouate, era nece$$ario prouarle, & eleggerle, ma perche la elettione pre$uppone piu co$e propo$te, accioche di tutte la meglio $i caui però Vitr. dopò la inuentione, ci ha propo$to innanzi diuer$e qualità, & nature di acque, accioche poi di quelle $i elegga il meglio, la onde hora viene alle e$perienze, & proue dell acque.

[355]OTTAVO. De gli e$perimenti dell'acqua. # Cap. # V.

_L_E e$perienze, & proue delle fonti in que$to modo $iprocacciano. Se $aranno correnti, & aperte, prima, che $i dia principio a condurle, deuono e$$er guardati, & molto be ne con$id erati circon$tanti a quelle fonti, di che corporatura $ieno, & $e eglino $i troueranno e{$s}er gagliardi di corpo, & chiari di colore, nè haueranno le gambe cagione uoli, ne gli occhi lippi, certamente le fonti $aranno approuate molto. Similmente $e di nuouo $a- rà vna fonte cauata, & po$to dell'acqua $ua in vn va$o di rame corinthio, o d'altra $orte, che $ia di buon rame, & quell'acqua $par$a non macchierà, $enza dubbio ella $arà ottima, & co$i $e in vn bronzino $arà po$ta a bollire, & poi la$ciata ripo$are, & dar giu, & nel fondo non la$cierà l'arena, o fondacchio, certamente quell'acqua $arà prouata. Allo i$te$$o modo $ei legumi in vn va$o con quell'acqua $i porranno al fuoeo, & pre$to $i cuoceranno, $i prenderà argomento, che quell'acqua $arà buona, & $ana, e co$i niente manco di argomento $i prenderà, $e l'acqua della fonte $arà limpida & molto lucida, e $e douunquo ella andrà non $i vedrà il mu$co, ne vi na- $cerà il giunco, ne ad alcuno modo quel luogo $arà macchiato, o sporcato, ma $e $arà chiaro, pu ro, & bello alla vi$ta, dimostrerà con questi $egni, che l'acqua $arà $ottile, & di $omma bontà.

Ritrouata, & eletta l'acqua è nece$$ario condurla, ma perche nel condurla è nece$$a- rio, che l'acqua di$cenda, & venga $econdo il $uo cor$o naturale al determinato luogo, però accioche que$to $i e$pedi$ca bene Vitr ci dà la forma di molti $trumenti da liuella- re le acque, & $ra molti ne elegge vno, come piu $icuro, & di que$to la forma interra $i ve drà chiara nella figura. Liuellare adunque altro non è, che prendere l'altezza del luo- go, doue l'acqua $i troua, & compararla con l'altezza del luogo, doue ella $i ha da con- durre.

Del condurre, & liuellare l'acqua e de gli $trumenti buoni a tali e$$etti. # Cap. # VI.

_H_Ora del condurre le acque alle habitationi, & alla città, come $are accon- ciamente $i deuono, dimo$trerò chiaramente. Di que$to la prima ragio- ne è il liuello. Que$ti $i $uol fare con tali $trumenti, con lo traguardo, con i liuelli da acqua, & con quello $trumento, che $i chiama Cherobate, & con que$to piu diligentemente, & $icuramente $i liuella, perche il traguar do, & il liuello acquario falla. Il Chorobate è vna riga lunga piedi venti, La quale ha le braccia piegate da i capi egualmente fatte, & appo$te alle te$te della riga a $quadra, & tra la regola, & le dette braccia da i cardini attaccati $ono alcuni trauei $i, che hannoi $ili dritti a piombo, & da cia$cuna parte i piobi pendenti dalla riga, i quali quãdo la riga $arà fitta, & drizzata, & con quella toccheranno egualmente le linee della de$crittione, dimo$treranno e$$ere po$te giu$tamente a liuello. Ma $e il vento l'impedira, & per lo mouimento non potranno e$$e linee dimo$trare il vero, allhora $arà bi$ogno, che habbi no di $opra vn canale lungo piedi cinque, largo vno dito, alto vn dito, & mezo, & in e$$o $ia l'acqua infu$a: & $e l'acqua del canale egualmente toccherà di $opra la libra, allhora $aprai e$lere bene liuellata, & co$i quando con quello Chorobate $arà liuellato, $i $aprà quanto hauerà di altezza. Ma chi leggerà i libri di Archimede for$e dirà, che non $i puo drittam\~ete liuellare l'acqua, percioche a lui piace, che l'acqua non $ia piana ma di $igu- [356]LIBRO ra s$erica, & iui hauer il centro $uo, doue il mondo ha il $uo, ma que$to è vero $ia l'acqua piana, o $pherica, nece$$ariamente i capi del canale della riga egualmente $o$terranno l'acqua, che $e'l canale $ara piegato in vna parte, non ha dubio, che la parte piu alta non $ia, per hauer l'acqua della riga del canale alla bocca. Percioche egli è nece$$ario che doue l'acqua fia in$u$a, habbia nel mezo la gon$iezza, & la curuatura, ma i capi dalla de$tra, & dalla $ini$tra $aranno egualmente librati. La figura del Chorobate $arà de- $critta nel fine del libro, & $e egli $arà la cima, o l'altezza grande piu facile $ara il decor- $o dell'acqua, ma $e gli $patij $aranno lacuno$i, bi$ogna prouederli co i muretti di$otto.

Se vuoi condur l'acqua auuertirai, che il luogo, alquale tu la vuoi condurre, $ia $em- pre piu ba$$o, che il luogo dal quale tu la conduci. Metteti adunque a piè del fonte, & guarda per li traguardi del tuo quadrante al luogo de$tinato, in modo però, che il piõ- bo cada giu dritto alla linea dell'Orizonte. $e la vi$ta ti condurrà $opra il luogo de$tina- to $appi, che l'acqua $i potrà condurre, altrimenti non $i puo, ma $e da rupi, o monti fu$- $e impedita la tua vi$ta farai molti $egni, & da ll'vno all'altro mirando $empre al $opra detto modo, tanto anderai inanzi, che da vno de i detti luoghi potrai vedere il luo go, del quale prima non haueui veduta, come la pre$ente figura qui dimo$tra, nel re$to il li- uellare dell'acque è a no$tri Tempi ben cono$ciuto, & lo e$empio del Chorobare è qui dipinto, & in $omma oltra il capo, & l'origine $ua tu non puoi s$orzare le acque, cioè da $e non anderanno mai$opra la $onte loro, & quando vuoi condurle per canali auerti- rai di fare i canali proportionatamente profondi, perche l'acqua non $i inalzerà nè per la poca, ne per la molta pro$ondità. la figura è qui $otto, & de gli $trumenti, & di quello modo di liuellar l'acqua.

CHOROBATE DA LIVELLAR LE ACQVE ET I PIANI. B il Capo della Fonte B c la prima mira C d la $econda mira dietro al monte D e la terza doue non $i puo condurre D f la quarta doue $ilpuo condurre H g f la condutta dell'acqua. 1 Regola di piedi 20. 2 gli Anconi o Braccia. 3 Trauer$arij. c d f c b b [357]OTTAVO. A quanti modi $i conduchino le acuque. # Cap. # VII. 2 1 3 @

_A_Tre modi $i conduce l'acqua prima con riui per canali fatti, dipoi con trombe di pionbo, oueroc n canne di terra, o creta. Se noi v$eremoi canali, nece$$ario è $are la muratura $odi$$ima, & il letto de riuo habbia il $uo liuello alto niente manco di mezo piede in cento & que$te mura- ture $iano fatte a volte, accioche il Sole non toc- chi l'acqua; la quale poi che $arà condotta alla città, faccia$i vn ca$tello, o con$erua dell acque, al quale congiunte $iano per trarne l'acque tre loc che, & nel ca$tello $iano tre canne equalmente partite congiunte a quelle pile ogorne, accioche quando l@acque traboccheranno da glie$tremi ricet- taculi ridondino in quello di mezo, & co$i nel me- o $i poneranno le canne in tutte le pile con ie loro zboche, dall'altra $imanderanno alli bagni, accic- che diano la entrata $ua al popolo ogni tanti anni, & finalmente dalla terra nelle ca$e de priuati co$i che non manchi nel publico, percioche non potran- no riuoltarle altroue, quando da i loro capi haueran no i proprÿ condutti, & queste $on le cau$e, perle quali io ho fatto que$ta diui$ione, cioè perche quel- li, che priuatamente tireranno le acque nelle $ue ca$e difendano i condotti dell'acque per mezo de i pu blicani col pagarli le rendite. Ma $e tra la città, & il capo della fonte $aranno di mezo le montagne a questo modo $i deue liuellare: Cauin$i $otto terra i luoghi doue hanno a pa$$are le acque, & $iano li- uellate alla cima, $econdo che di $opra s'e $critto: & $e iui $arà to$o, o $a$$o tagli$i nel $uo propo canale, ma $e il $uolo $arà di terra, ouero areno$o, faccian$i le bande con i $uoi volti ne i luoghi cauati, & co$i $ia l'acqua condotta, & i pozzi $iano tal- mente fatti, che $tiano tra due Atti. Ma $e con le canne di piombo l'acqua $arà condotta, prima farai al capo di e{$s}a vn ca$tello, o con$erua d'acqua, dapoi $econdo la quantità dell'acqua farai le lame delle canne, & que$te $iano poste dal primo ca$tel lo a quello, che è pre{$s}o la città, ne $iano le canne $u$e piu lunghe di x. piedi. que$te lamette $e $aranno di cento dita per larghezza prima, che $iano riton- date $ia cia$cuna di pe$o di libre mille dugento, & $e $aranno di ottanta dita, di noue cento $e$$anta: $e di cinquanta, $iano di $eicento libre; $e di quaranta, $iano di quattrocento ottanta; $e di trenta, $iano di trecento $e$$anta: [358]LIBRO $e di venti, $iano di dugento quaranta, $e di quindici, $iano di cento $e$$anta, $e di dieci $ia- no di cento venti, $e di otto, $iano di nouanta$ei, $e di cinque $iano di $e$$anta, perche dal numero delle dita, che vanno nella larghezza delle pia$tre, prima, che $iano piegate in ton- do le canne prendono il nome delle loro grandezze, Imperoche quella pia$tra, che $arà di cinquanta dita, quando $i farà la canna di e$sa, chiamera$si quinquagenaria, & allo $te$- $o modo le alire. Et quella condotta di acque, che e$ser deue per canne di piombo ha que- sta commodità, che $e il capo $ara liuellato al piano della città, & chei monti di mezo non $aranno piu alti, che po$sino impedire il cor$o, co$i $ara nece$sario apparecchiare di $otto quelli $patÿ altre liue llationi, $i come è $tato dimo$trato di $opra ne i riui, & nei cana- li; ma $e non $ara lungo il circuito, v$eremo le volte, & circondottioni, & $e le valli $a- ranno continuate deue$i drizzare i cor$i in luogo chino, & quando l'acqua $ara giunta al ba$so non $e le apparecchia di $otto luogo troppo profondo, accioche il liuello quanto $i puo vadi di lungo, & que$to è i ventre, che i Greci chiamano chilia; ma qua@do venira alla contraria $ce$a per lo $patio lungo del ventre doloemente $i rileua, allhora $ia cacciata all'altezza della $ce$a: ma $e nelle valli non $ara fatto il ventre, nè lo apparecchio di $ot- to $ara a liuello, ma $e $ara torto, & piegato v$oira fuori con impeto, & di$ciora le commi$sure delle canne, deuon$i far'an@he nel ventre $piramenti, per li quali la forza del- lo $pirito $ia rila$ciata. Quelli adunque, i quali condurannole acque per le canne di piom- bo al detto modo con tai ragioni gentili$simamente totranno dare le $cadu@e alle acque, & farle voltare doue vorranno, & $imilmente farne le con$erue, & cacciarl in alto quanto vorranno, e co$i con le st@$sa uia quando dal cap@ delle fonti alle ste$se mura aella citta haue- ranno ben tolto il liuello dell' tra dugento atti non $ara inu ti@e farui un'altra mano di castella, accioche $e in qual le c@nne $ace$sero danno non $i babbta a rompere o maccare tutta l'opera, doue è fatto il danno. Deue $i però auuertire, che quelle caftell@ non $i f@@@no ne nelle codute, ne anche nel piano del uen- tre, ne la doue $i hanno a cacciare le acque i@ $u, ne in tutto nelle uulli, ma in una conti- nuata agu@glianza. Ma $e con $pe$a minore uorre@o condurr@ l'acque a que$to modo fare- mo. Faccian$i le trombe di te$tole niente meno gro$se di due dita, ma in modo, che da una parte $ieno $mu$sate, accioci e, una a$saggiatamente entri nell'altra. Dapoi la doue $ono le commi$sure, & imbeccature di quelle trombe deue$i ottur are con calce @iua battuta con l'o- glio, e nel piegare del liuello del uentre nel nodo $i deue porre una pietra di $a$so ro$so, e que- $ta forata, accioche l'ultima tromba, oue cade l'acqua $ia attac cata con quella pietra, il $i- mile $i fara alla prima tromba uicina al liuellato uentre, & nello $te$so modo nel l'oppo$ta a$ce$a l'ultima tromba del giustato uentre $ia $maltata nel concauo del $a$$o ro$$o, & la prima per doue $i deue cacciare l'acqua, con $imile ragiene $ia appigliata, & co$i il li- uellato piano delle trombe, & della caduta, & del $@limento non $arà inalzato, percio- che $uole alcuna $iata nella condotta dell'acque na$cere vn gagliardo $pirito, & tale; che anche rompa i $a$$i, $e da capo prima dolcemente, & con mi$ura non vi $i darà l'ac- qua, & ne i nodi, & nelle pieghe non $arà contenuta con buone legature, & con pe$i, e $aorne: il re$to poi $i deue fare come detto hauemo delle canne di piombo. Ancora quan- do da prima l'acqua $i da, dal capo deue$i in quelle trombe porre della cenere, acciocche le commi$$ure $e alcune $ono male $tuccate, $iano con quella cenere otturate, & imbocca- te. Hanno le condotte dell acqua, che con trombe $i fanno que$to commodo, prima nell'opera $e ci $arà alcuno danno, cia$cuno lo puo rifare, & l'acqua è molto piu $ana, che pa{$s}a per le canne di terra, che per le canne di piombo, perche dal piombo, come da quello da cui na$ce la biacca pare, che prenda dife@to, & $i dice, che la biacca è nociua a i corpi humani, e co$i $e dal piombo na$ce alcuna co$a danno$a, non è dubbio, che ancho egli non $arà $ano. Lo e$empio prender potemo dai @@$tri del piombo, che $empre $ono pallidi di colore, percioche quando nel $@ndere $i $a il piombo, il vapore, che è in quello, entran- do nelle membra, & ogni giorno abruciando $uccbia dalle membra lo@o la virtù del $an- [359]OTTAVO. gue; però non pare, che douemo condurre l'acqua con oanne di piombo, $e noi la uoglia mo $ana, e buona. Vede$i ancho per lo u$o quotidiano, che l'acqua condotta per trombe è di piu dolce $apore, percioche auuegna, che $i habbia un grande apparecchio d ua$i d'argento niente di meno ogn'uno u$a ua$i di terra cotta per porui l'acqua per la bontà del $apore. Ma $e i $onti non $ono, da i quali $i po$$a condurre l'acqua nece$$ario è ca- uare i pozzi, & nel canarli non $i debbe $prezzare la ragione, ma molto bene con acutez- za, e $olertia d'ingegno deuon$i con$iderare le ragioni natur ali delle co$e, imperoche la @er- ra contiene in $e molte, e diuer$e qualità, percioche ella è c me tutte altre co$e di quattro principÿ compo$ta, e prima è terrena, dapoi ba le fonti dell'humore dell'acqua, ne è $en- za calore, d'onde il $olfo, il bitume, e l'allume na$ce, & in fine ha gli $piriti grandi$$imi dello aere, i quali uenendo pe$anti per le uene della cauerno$a terra al cauamento de i poz- zi, iui trouano gli huo nini, che cauano, con natura'e uapore nelle narici loro otturano gli $piriti animali, e co$i chi pre$ta nente da quei luoghi non $i toglie, iui muore. Ma con che ragione si po{$s}a que$to danno fuggire, cosi si dee fare. Mandi$i allo ingiu una lucerna acce$a, quella $e $tarà acce$a, $enzi pericolo si puo andare al ba$$o; ma $e per la forza del uapore ella $ara e$tinta, allbora lungo il pozzo dalla de$tra, & dalla $ini$tra caueranno$i gli $piraculi, dai quali come dalle narici gli $piriti u$cendo si dilegueranno, & quando in que- $to modo haueremo operato, & $aremo peruenuti all acqua, allbora con la muratura deue e{$s}e- re il pozzo in tal modo circondato, che le uene non re$tino otturate.

Ma $e i luoghi $aranno duri o che nel $ondo di fatto non $aranno levenne, allhora da i tetti, o da'luoghi di $opra douemo raccogliere l'acqua copio$amente nelle opere di te $tole, & per $are que$te te$tole douemo prouedere prima di arena puri$$ima, & a$pri$$i- na, il cemento $ia netto di$elice non piu graue d'vna li bra, & $ia nel mortaio la calce orti$$ima me$colata @n modo, che a cinque parti d'arena due di calce ri$põdino; al mor aio $ia aggiunto poi il cemento di quello nella $o$$a a liuello dell'altezza, che $i vuole @auere, con mazze di legno ferrate $iano pareti calcati, & battuti i pareti il terreno di mezo $ia votato al ba$$o liuello de'pareti, & pareggiato il $uolo dallo $te$$o mortaio $ia @attuto, & calcato il pauimento alla gro$$ezza, che $i vuole, quei luoghi $e $aranno dop- pi, o tripli, accioche colando l'acque $i po $$ino mutare, molto piu $ano ci $ara l'u$o di e$- $e percioche il fango quando @a doue dar g u, l'acqua $i fa piu chiara, & $enza cattiui odori con$eruara il $apore, & $e cio non $ia deue$i aggiugnere il $ale, & a$$ottigliar$i. 10 ho po$to in que$to libro quanto ho potuto raccorre delle virtù, & varietà dell'acqua di- mo$tran do le $ue vtilita, & con che ragione la $i po$$a condurre, & prouare. Nel $eguen- te io $criuerò de'regolati $tili da ombre, & delle ragioni de gli horologi.

Il Filandro in que$to libro dichiara molte belle co$e degne da e$$er lette per la dottri na, & cognitione, che in e$$e $i troua, però e$orto gli $tudio$i a vederle, & a leuarmi la $a- tica di $eruirmi delle co$e d'altri. Ben dirò alcune co$e per dichiaratione dell'vltimo capo, la cui $omma è que$ta. Tratta in e$$o Vitr. di condur l'acque: & dice e$$er tre, modi di condurle, per iui, o canali aperti, per canne di piombo, & per tro m be di terra cotta: & dichiara come $i habbia a fare in cia$cun modo, & prima de i canali, & c'in$e- gna a dare la $caduta dell'acqua, & farli le $ue con$erue, & di$tribuirle all'v$o delle cit- ta, & come $i deuono leuare gli impedimenti dei monti, cauar le $pilonche, i to$i, i $a$$i- & far i canali. Nel condur l'acque per le canne di piombo, egli c'in$egna far le ba$che, o ca$telli, che egli dica: ci dà la mi$ura delle canne, & quanto alla lunghezza, & quanto al- la gro$$ezza: & di mo$tra come $i habbia a condur l'acqua per monti, per ualli, & per pianure, & come $i habbia a prouedere, che $acilmente $i acconci, doue le canne $aran danno. Di$corre poi come, $i habbia a reggere nel condur l'acque per trombe di te$to- le, & dimo$tra come quelle $i hanno a porre, & $tagnar in$ieme, & compara que$to modo di condur l'acqua al mo do delle canne di piombo, dimo$trando ch'è migliore, piu $ano, & di manco $pe$a. Egl@poi c'in$egna a canarei pozz@, a tentar vapori cattiui, che e$a- [360]LIBRO lano, a proueder, che'lterreno non ci ca$chi addo$$o, a raccore l'acqua di$per$a, a non la$ciar perdere la raccoltà, a fortificare i lati del pozzo, a far le banche, & a proueder, che l'acqua $ia buona, & que$ta è la $omma della intentione di Vitr. & la interpretatio- ne è chiara, & Palladio, & Plinio pigliano tutte que$te co$e da Vitr. Actus chiama Vitr. lo $patio di cento, & venti piedi. que$to raddoppiato per lungo faceua vn iugero. Sa- burra è da noi detta la Saorna, che $i da alle naui. Fauilla è la reliquia de gli e$tinti car- boni. E$tauria $ignifica gli $piragli: il nome delle lame, è pre$o dal numero delle dita, perche $e prima, che $i pieghino in tondo $ono larghe cento dita $i chiamano centena- rie. $e cinquanta quinquagenarie, & co$i nel re$to. Ma de gli acquedutti copio$amen- te ne parla Frontino: Et da i libri di Herone $i puo cauare molti belli modi, & dilette- uoli di $eruir$i delle acque: il qual libro $or$e vn giorno v$cirà emendato, & figurato co- me $i deue.

Il Fine dell'Ottauo Libro.

[361] LIBRO NONO DELL'ARCHITETTVRA DIM. VITRVVIO. Proemio.

_I_Maggiori dei Greci con$tituirono co$i grandi bonori a quelli nobili Athleti, che vinto baue$$ero i giuochi Olimpij Ptthij, I$tmici, & Ne- mei, che non $olamente $tando quelli trala moltitudine de gli buomi- ni ragunata, conla palma, & con la corona riportano lode, ma anche ritornati nelle patrie loro con vittoria trionfando nelle carrette $ono dentro delle mura, & delle loro patrie portati, & in vital ro per pu- blica deliberatione uiueno d'entrata Que$to adunque auuertendo io, prendo merauiglia, perche cagione non $ono attribuiti gli i$te$$i & ancho piu grandi bonoria gli $crittori, i quali del continuo a tutte le genti pre$tano infinite utilità: imperoche piu degna co$a, & piu ragioneuole era, che que$to fu{$s}e ordinato, perche gli Athleti con lo e$ercitio fanno i corpiloro piu robusti: ma gli $crittori non $o- lamente fanno perfettii loro proprij $entimenti, ma anchora di tutti apparecchiandogli ne ili- bri precetti, d'onde habbiano ad imparare, & renderei loro animi puacuti, & ri$uegliati, per- che di gratia mi $i dica, di che giouamento è stato a gli buomini Milone Crotoniate, pe che egli $ia $tato in$uperabile, & gli altri, che in quella mani ra $ono $tati uincitori? $e non che e$$i @ cntre ui$$ero banno tra $uoi cittadini bauuto la nobiltà. Mai precetti di Pithagora, di Democrito, di Platone, & di Ari$totile, & di tu ti gli altri $aui tutto il giorno di perpetua indu$tria ornati, non $olo ai loro cittadini, ma a tutte le genti fre$chi, & fioriti frutti mandano in luce, dei quali coloro, che dai teneri anni con abondanza di dottrine $i $ono $atiati, banno ottimi $entimenti della $apienza, & danno alle citt@ co$tumi della bumanità, ragioni eguali, & leggi. Lequali co$e quando $ono lontane, niuna cittàpuo $tare, & con$eruar$i intiera. E$$endo adunque dalla pru- denza de gli $crittori co$i gran doni in priuato, & in publico a gli buomini apparecchiati, io pen- $o, che non pure $i debbiano dare a quelli corone, & palme, ma anche per decreto deliberare di dargli trio fi, & dicon$ecrargli trale $edi de gli Dei. Io narrero alcuni e$empi di molti loro pen $ieri, che $ono stati di gran giouamento a gli buomini per pa{$s}are commodamente la uita loro, i quali chi uorrà ricono$cere conuerrà confe$$are que$ti e$ser degm di grandi bonori, & prima io po- ncrò una ragione di Platone tramoltiutili$$imi di$cor$i, in che manieralella $ia $tata da lui e$pli- cata.

ISpedite le ragioni che appartengono alle fabbriche si publiche, come prina- te, hora $i viene alla $econda parte principale della Architettura detta Gno- monica: per la quale $i vedeno gli effetti, che fanno i lucenti corpi del cielo con iraggiloro nel mondo, & perche la ragione della parte pre$ente ci le- ua da terra mentre contempla la diuinità del cielo con la grandezza, bellez- za, & $uo veloci$@@ma mouimento, però Vitr. pone vn proemio a $imile trattamento con- uenienti$$imo: parendogli, che quelli huomini, iquali hanno trouato le $ottili$$ime ra- gioni delle alte co$e digni$$imi $ieno de gli honori cele$ti, perche non tanto alle dignità loro, quanto al beneficio commune hanno riguardato, & non in vn tempo, in vna età, in vn $ecolo $olo, ma del continuo $ono, & $arano $empre di perpetuogiouamcnto, & quan to è piu nobile, & piu pre$tante l'animo del corpo, tanto è piu degna la virtu d'ogni [362]LIBRO altro bene. Feliciadunque chiamar $i po$$ono quelli $aui, che con belle, & $ottili inuen- tioni s'hanno procacciato quella lode equella gloria, il frutto della quale, è pa$$ato in e- terno bene$icio del mondo, & tanto piu, quanto cihanno mo$trato le co$e nobili. & pre cio$e, che $i come è piu grato all'huo mo, & piu giocondo vedere vna minima parte del- le loro amate co$e, che trattare le membra di tutti gli altri corpi, co$i è piu degno $ape- re vna minima ragione delle alte, & rimote co$e, che entrare nella cognitione di molte, che ci $ono famigliari. & però ben dice vn poeta.

Veramente felici, & fortunate Furon quell'alme, a quai prima fu dato Cono$cer co$e si belle, e pre giate.

Ben lor $ucce$$e quel pen$ier beato, Che fu di a$cender a i $tellati chio$tri, Et pareggiar con la virtute il fato.

Que$to è credibil, che gli horrendi mo$tri Vince$$er de gli errori, & ch'ogni gioco, La$cia$$er, che ammolli$ce ipetti no$tri.

Non $caldò i cuori lor l'ardente foco Di Venere crudel, ne vino, o co$a (co. Che impedi$$e il lor cor$o, o molto o po-

Non la turba del foro litigio$a, Non la dura militia, non la vana Ambitione di gloria pompo$a.

L'ingordigia dell'oro empia è in humana Non piegò punto gli animi di quelli, Ch'eran riuolti alla parte $oprana.

Chi vorrà adunque comparare, $imili huomini a gli Athleti? chi a gladiatoriod'altri, che per vittorie o bene$icij pre$enti s'hanno obligati alcuni pochi? Meritamete adũque douemo con Vit. giudicare, che gli inuentori delle vtili, & belle co$e meritino piu pre$to gli honori cele$ti, che quelli, i quali a tempo de Greci $iorirono di gloria per le forze del corpo dimo$trate in quei giuochi, che ad honore di diuer$i Dei, & heroi co$i pompo$a- mente, & con tanto concor$o dipopoli $i celebrauano, come erano igiuochi Olimpij in honore di Gioue, @ Pithij in honore di Apolline, i Nemei in honore di Archimoro gli I$thmici in honore di Palemone. Ma la$ciamo quello, che in Vitr. è mani$e$to, & vegna mo ad alcune belle inuentioni di alcuni antichi $aui, & prima di Platone nel primo ca- po, poidi Pithagora nel $econdo, & in $ine di Archimede, di Erato$thene, & di Archita nel terzo: auuert\~edo che que$to nome di Gnomonica $i e$tende molto piu diquello, che Vitr. pote$$e intendere nel pre$ente luogo.

Il modo ritrouato da Platone per mi$urare un campo di terra. # Cap. # I.

_S_E il luogo oueroil campo di lati eguali $arà quadrato, & bi$ogno $ia di nuono con lati eguali raddoppiarlo, perche que$to per numeri, o per moltiplicatione non $i ritroua, però $i puo fare con em@ndate de$crittioni di linee. Et que$ta è la dim $tratione. Certo è che vno quadro di dieci piedi per ognilato, è pic- di cento per quadro. Se adunque è bi$ogno diraddoppiarlo, & fare vno $patio di ducento piedi, & che $ia di lati eg@ali; egli $i deue cercare quanto $i deue fare vnlato di quello quadr to, acciocbe da quello alli raddoppiamentidello $paciori$pondino du- cento piedi. Questo per via di nuneri niuno puo ritrouare, perche $eegli $i fa vno lato di quat- tordici piedi moltiplicando verrà alla $@mmadi cento nouanta $ei, $e di quin dici farà ducento, & venticinque, & però, perche que$to per via di numeri non $i fa manifesto, egli $i deue nel quadrato, che è didieci piedi per ogni lato tirare vna linea da vno angolo all'al ro in modo, che il quadrato $ia partito in due triangoli eguali, & cia$cuno de idetti triangoli $ia di piedi cinquan- ta di piano. Adunque $econdo la lungbezza della de$critta linta egli $i deue fare vno piano qua- drato di lati aguali, & co$i quanto grandi $ardnno i due triangoli nel quadrato minore di piedi cinquanta, con la linea diagona e di$egnati, tanto con quello i$te$$o numero di piedi, nel quadrato [363]NONO. maggiore $aranno de$critti quattro triangoli Con que$ta ragione (come appare perla $ottopo$ta figura) pervia di linee da Platone $u $atto ilraddoppiamento del campo quadrato.

Qui non ciè altro che dichiarire per hora, e$$endo Vitr. da $e manife$to, & chiaro: im peroche il quadtato $i raddoppia tirando la diagonale, & di quella facendo vn lato del quadrato, che deue e$$er doppio al primo. Ecco il qua drato a b c d. da e$$ere rad- doppiato, è di dieci piedi per lato. La diagonale è, a b. che lo parte in due triango- li a d b. & a c b. di piedi cinquanta l'vno dipiano. Della diagonale a b. $i fa vnlato a b d e. che è doppio al quadrato a b c d. Puo ben e$$ere che la diagona le$i tro @i per via di numeri, ma ci potranno anche entrare dei rotti, il che non è alpro- po$ito no$tro. Egli $i ritruoua la diagonale a que$to modo. Moltiplica due lati del qua- drato in $e cia$cuno $eparatamente, & raccogli in$ieme tutta la $omma di quella molti- plicatione, & cauane di quella la radice quadrata, tanto $ara la diagonale. Ecco $ia il quadrato a b c d. di piedi cinque per lato, moltiplica a b. in $e, cioè cinque via cinque fa venticinque, & co$i farai del lato b c. che farà $imilmente venticinque, che po$ti in$ie me col primo v\~eticinque produce cinquanta, la cui radice quadrata è & di tanti pie di $ara la diagonale. $i milm\~ete farai nell'altre $igure quadre di angoli 7{1/14} dritti, come nella figura e f g h.

Della $quadra inuentione di Pitagora per $ormare l'angolo giu$to. # Cap. # II.

_P_@tagora $imilmente dimo$tròla $quadraritrouata $ezna cpera di arte$ice alcuno, & fece chiaro con quanto grande faticai fabbri faccndola, pena la po$$ono al giu$to ridurre. Que$ta co$a con ragioni, & vie emendata, da $uoi precetti $i manifesta; perche $e egli $i prenderà tre regole, vna di piedi tre, l'àltra di quattro, la ter za di cinque, & que$te regole compo$te $iano, che coni capi $i tocchino in$ieme facendo vna $igura triangolare, condurranno la $quadra giu$ta, & alle lunghezze di cia$cuna regola, $i farà vno quadrato di lati eguali, dico, che del lato ditre piedi $i farà vn quadrato di nove pieai, & di quello, che $arà di quattro piedi $i farà vno quadrato di $edici piedi, & di quello, che $arà di cinque, $e ne farà vno di venticinque, & co$i quanto di $pacio $orà occupato da due quadri, l'vno di tre, l'altro di quattro piedi per lato, tanto numero di piedi quadri venira dal quadrato tirato $econdoillato di cinque piedi. Hauendo Pitagora ritrouato que$to, nc dubitando di non e$$ere $tato in quella inuentione dalle Mu$e ammae$trato, riferendole grãdi$$ime gratie, $i dice, che a quelle $acri$icio fe e delle vittime & quella ragione come in molte co$e, & in molte mi$u- re è vtile, co$i negli edi$icij per farele $cale, acciochei gradi $ieno di proportionata mi$ur@, è molto espedita perche $e l'altezzadel palco dai capi della trauatura al liuello, & piano da ba$$o $arà in tre parti diui$a, la a$ce$a delle $cale $arà in cinque parti di quelle con giu$ta lungbezza de i fu$ti, perche quanto grandi $aranno le tre parti dalla $omma trauatura alliuello di $ot- to, quattro di quelle $i banno atirare in fuori, & $co$tar$i dal dritto, perche a que$to modo $a- ra@no moderate le collocationi de i gradi, & delle $cale, & co$i, anche di tal co$a $arà di$egnata la forma.

Pone Vitr. la inuentione della fquadra, & l'vtile, che $i caua da quella. Pitagora huo- mo diuino in molte co$e fu lo inuentore della ragione della $quadra, nel che egli crapa$- sò di gran lunga la inuentione di molti arte$ici ecccllenti, & però merita grandi$$ima commendatione. La $quadra $i fa di tre righe po$te in triangolo, $i che la lunghezza di vna $ia di tre, dell'altra di quattro, della terza di cinque parti. da que$ta inuentione $i cõ prende, che facendo $i tre quadri perfetti, $econdo la lunghezza di cia$cuna riga il qua- dro fatto dalla riga di cinque parti, $arà tanto grande, & capirà tanto, quanto idue qua dri fatti dalle due altre righe, come $i vede per la $igura $otto $critta. L'n$o della $quadra [364]LIBRO in tutte $orti di fabbriche, & di edificij è molto vtile, e nece$$ario, & troppo $arebbe lun- ga co$a il ra gionarne partita mente: ma in $omma que$to è, che lo angolo giu$to è mi$ura di tutte le co$e, la doue i Quadranti, i Raggi, i Triangoli, & ogni altro $trum\~eto, colqua le $i mi$ura l'altezze le lunghezze, & larghezze, tutti hanno la lor virtù nello angolo giu $to, che nella $quadra, che norma $i chiama è col ocato: però Vitr. $uggendo la noia, ci porta $olamente vn mira bile v$o di quella, che è po$to nel proportionare le $cale, & le $a lite di modo, che $iano commode, & atte per montarui. Noi, perche delle $cale non haue mo fatto mentione $in hora, ne ragionaremo al pre$ente. Il porre le $cale ricerca giudi- cio, & i$perienza piu che mediocre, perche è molto di$$icile di trouarle luogo, che nõ im- pedi$ca, o rubbi il compartimento delle $tanze, però chi non vuole e$$ere impedito dalle $cale, non impedi$ca egli le $cale, & proueda di darle vn certo, e determinato $patio, ac- cioche $iano libere, & di$obligate. perche a$$ai commode $aranno, la doue darãno meno incommodo, Qui $i ragiona delle $cale, e $alite de gli edificij, & non delle $cale, che $erue no all'u$o della guerra. Delle $cale adunque $i hanno a con$iderare le maniere, il luogo, l'apriture, la figura, il numero de gradi, e la requie. Egli $i a$cende al di$opra o per gradi oper $alite, e motate pendenti. Lemõtate $i v$ano nei grã palagi, e ca$e regali, e $ono mol to commode, perche la $alita $i fa a poco a poco, $enza grande mouimento, $pecialmen- te quando $i ha que$ta via di farle piu piane, che $i puo, & a que$to modo $i fanno anche le $alite de imonti per opera de gli huomini. Ma quelle $cale, che hanno gradi deuono e$$er $imilmente commode, & lumino$e. commode $aranno quando $i $eruera la pro- portione della qual diremo, & $e daranno meno incommodo (come ho detto) propor- tionate deuono e$$er, & quanto a tutta la $cala, & quanto ai gradi, al che fare ci gioua la ragione, & la $igura po$ta da Vitr. Lumino$e $aranno, perla ragione detta altroue di pi- gliari lumi, & per lo giudicio dello Architetto. Il numero dei gradi, & dei ripo$i (per- che egli $i deuc auuertire dinon fare molti gradi $enza requie dimezo) è $econdo glian tichi, che non $i facciano piu di $ette, o noue gradi$enza vn piano: si per dar ripo$o a chi nel $alire $i $tancaua, sì perche cadendo alcuno non cade$$e da luogo molto alto, ma ha- ue$se doue $ermar$i. L'altezza de igradi, & i piani, $i deuono $are in modo, che quanto meno $i puo il piede $i affatichi alzando$i. Non bi$ogna pa$sare le mi$ure di Vitr. daté nel terzo libro, cioè farli maggiori, ma bene ci tornerà a propo$ito nei priuati edi$icij accommodarli piu che $i puo. Le $cale a lumaca $pe$so danno gran commodità a gli edi $icij perche non occupano moito luogo, ma $ono piu di$$icili, $e $i fanno per nece$$ità. Nella Lamagna per l'ordinario le $cale $ono ne gli angoli de gli edi$icij, il che è difetto $o perche ne fine$tra, ne nicchio, nè $cala, ne apritura alcuna dene e$ser po$ta ne gll ango li delle ca$e, iquali angoli do uendo e$sere $odi$$imi quando $ono aperti, s'indeboli$ce- no. In $omma il numero delle $cale non è lodato, perche è di molto impedimento a tut- ta la fabbrica, ela moltitudine de'gradi aggraua lo edi$icio. Hanno le $cale tre apriture vna all'intrata dal piedi, I'altra doue $ono ilumi, la terza è la riu$cita di$opra. Tutte de- uono e$sere ampie, & magni$iche, (intendo delle $cale principali $pecialmente) & qua$i deuono inuitare le genti alla $alita. Però la prima entrata, & la bocca della $cala deue e$sere in luogo, ch@ $ubito $i veda dentro della entrata. Illume deue e$ser alto, perche dia lume egualmente a tuttii gradi. Qui ci $erue la ragione dell'ombra, & $i troua che quel la proportione, che hauera l'ombra con tutta l'altezza della $cala, la mede$ma hauerà l'altezza d'vn grado col piano d'un'altro. La riu$cita deue riporci in luogo, che la $ala $i veda tutta egualmente, & ilumi delle $ine$tre c@venghino nel mezo, & di numero di- $pari, & $i cono$chi l'incontro delle porte delle $tanze da vna parte, & dall'altra della $a la, & tanto $ia detto delle regole delle $cale. Ma mirabilmente s'impara ved\~edo$i le co$e fatte da gli antichi, & ibelli auuertimenti, che hanno hauuto, come $arebbe nel belli$$i- mo edi$icio della ritoda, doue le $cale, che vano di detro via $e bene $ono a lumaca, però no vanno circolarmete, ma in triangolo, il che prouede a quelli, che girando pati$ceno [365]NONO. d 10 01 1 d 50 50 50 50 0 0 a s d 5 7 {1/14} 25 b o e 8 8 10 84 f h 3 4 5 3 3 3 3 4 4 4 4 3 5 4 2 5 5 5 [366]LIBRO perla debolezza del capo, la vertigine. Similmente i gradi, che vanno $u la tribuna di detto Tempio hanno i loro piani piegati in entro, perche $e vno di$cendendo cade$$e, hauendo il calcagno piu ba$$o, che la punta del piede, fu$$e forzato a dare in dietto, & non cadere inanzi. Belle $ono anche le $cale di alcuni moderni. come $i vede nel mirabi le palazzod Vrbino, & anche in Roma le $cale del palazzo. & altroue, che ci portano molto lume, & ci fanno molto auuertiti. Hora quanto appartiene a Vitr. dico, che egli vuole, che dalla $quadra $i prenda la mi$ura della $cala. Imperoche dal $olaro al piano, per linea perpendicolare vuole, che lo $patio $ia diui$o in tre patti, & di doue cade il piõ bo $i tiri vna linea in fuori, che $ia diui$a in quattro parti eguali cia$cuna delle tre. Se adunque dall'altro capo del piano, $arà tirata vna linea alla $ommità della perpendico- lare, che $ia di cinque parti, allhora compartendo$i i gradi $opra quella, $arà la $cala cõ- moda, & proportionata, come cimo$tra la $igura. Delle $cale alumaca doueria $imil- mente Vitr. hauerne ragionato, $e qui fu$$c $tato il luogo $uo. Ma quello, che egli ha dec to delle $cale è $tato per occa$ione, & per dimo$trare, l'u$o della $quadra; & $e bene altro ue non ne ha detto, nõ però ci ha la$ciato $enza occa$ione di potere da noi trouare il mo do di farle. Conuengono le $cale dritte con le torte nella mi$ura, & commodità dei gra di: conuengono nelle apriture, & in altre co$e, ma que$ta è la differenza, che il fu$to delle $cale dritte, che è detto, Scapo, da Vitr. è vna linea dritta, che dalla $ommità al piano di $cende, come hipotenu$a, odiagonale: ma il fu$to delle $cale a lumaca è dritto a piom- bo, e d'intorno a quello, come ad vn perno $ono i gradi, b\~eche anche $i facciano le luma che $enza fu$to. Que$te $cale erano fatte da gli antichi per $alire a luoghi alti$$imi, come $ono colõne, piramidi, & altri grandi$$imi edi$icij. La pianta delle lumache è come vna voluta, la eleuatione $i fa da certi punti della voluta. però Alberto Durero ce la in$egna nel primo libro della $ua Geometria. Noi hauemo me$$o la $igura, & la pro$pettiua, in- $ieme con le $opradette dimo$trationi.

Come $i po$$a cono$cer vna portione d'argento me$colata con l'oro finita lopera. # Cap. III.

_E_S$endo $tate molte, & merauiglio$e inuentioni quelle di Archimede, di tutte con in- finita $olertia, quella, che i@ e$p nerò, pare, che troppo $ia $tata e$pre$$a. Impero- che Ierone nobili ato della regia potestà nella citta di Siracu$a, e$$endogli le co$e pro$peramente $ucce$$e, & bauendo deliberato di porre al Tempio vna corona d'oro votiua, & di con$ecrarla ai Dei immortali, per grandi$$imo pretio la diede a fare, dando a colui, che $i pre$e il carico di farla a pe$o la quantità dell'oro. Que$ti al tempo debito approuò al Rel'opera $ottilmente fatta con le mani, & parue che al giu$to pe$o dell'oro re$titui$- $elacorona. Ma poi che fu inditiato, che leuatone vna quantità di oro, altrettanto di argento in quella po$to baue$$e, Ierone $aegnato di e{$s}ere $ta o sbe$$ato, ne potendo bauere la ragione, con che egli $copri$$e il furto, pregò Archimede, che prender vole$$e la cura di ricono$cere il fatto, pen$andoui molto ben $opra. Hauendo$i Archimede allbora pre$o il pen$iero di que$to, per ca$o entrò in vn bagno. Et iui nel $oglio di$ce$o gli venne veduto, che quanto del corpo $uo cientra ua dentro, tanto di acqua fuori del $oglione v$ciua. per il che bauendo ritrouato laragione di potere dimo$trare la propo$ta, non dimorò punto, ma v$cito, con grande allegrezza del $oglio, & andando ignudo ver$o ca$a, dimo$traua ad alta voce d'bauere ritrouato quello, che egli cercoua, perche correndo tuttavia gridaua in Greco. Eurica Eurica, cioè i@ bo trouato io bo trouato. Dapoi che egli bebbel' ngre$$o di quella inuentione, fece due ma$$e di pe$o eguale cia$cuna alla corona, delle quali vna era d'oro, l'altra di argento, & hauendo que$to fatto, empi fin all'orlo d'ac- qua vn ampio va$o, & prima vi po$e dentro la ma{$s}a dello argento, della quale, quanto entrò [367]NONO. di grandezza tanto ne v$cì di humore, co$i trattone la ma{$s}a rifu$e tanta acqua, che riompi- $ce il va$o, hauendola col $e$tario mi$urata, $i che all'i$te$$omodo di prima s'agguaglia$$e colla- bro. Et da quello egli ritrouò quanto ad v terminato pe$o d'argento certa, & determinata mi- $ura d'acqua ri$ponde{$s}e. Et bauendo que$to prouato depo$e la ma$$a dell'oro nel va$o $imilmen- te pieno, & trattala fuori, con la i$te$$a ragione aggiuntaui la mi$ura, trouò che non ci era v$cita tanta @cqua, mi tanto meno, quanto in grandezza del corpo conlo i$te$$o pe$o era la ma$- $a dell'oro minore della ma$$a di argento, in fine riempito il ua$o, & po$ta nella i$te$$a acqua la corona, trouò, che piu di acqua era u$cita fuori per la corona, che per la ma$$a dell oro dello i$te$- $o pe$o, & co$i facendo la ragione da quello, che era piu dalla corona, che dalla ma$$a u$cito compre$e, che iui era me$@olato l'oro con l'argento, & fece manife$to il furto di colui, che s'haue- ua pre$o. l carico di far lacorona.

Il fuoco tra tutti gli elementi è leggieri$$imo, perche (come s'è detto nel $econdo li- bro) a tutti gli altri $opra $tà. Graui $$ima è la terra perche a tutti gli altri $ottogiace. L'aere, & l'acqua non $ono a$$olutamente graui, ne lieui, ma in ri$petto. Perche l'aere al- l'acqua $opra$cende, al fuoco di$cende; l'acqua $ale $opra la terra, & cala nello aere. Si- milmente le co$e compo$te de gli elementi hanno quel mouimento, che loro dà quello elemento, che preuale nella compo$itione. La doue le co$e, che nella mi$tura loro han- no piu dell'aere, o del fuoco, a$cendeno, come $ono i fumi, ivapori, le $cintille, il fuoco materiale qua giu, & altre exhalationi, & $piriti. Ma le co$e, che hanno in $e piu di acqua o di terra, $i muoueno aquella parte doue l'acqua, o laterra le inclina. Oltra di que$to ogni elemento nel $uo luogo naturale ripo$a, come l'acqua nel luogo dell'acqua, la ter- ra nel luogo della terra, & $imilmente gli altri. Que$ta comparatione non riguarda al- la quantità del pe$o, ma alle $pecie della granità. Perche altro è a dire, che vna gran traue pe$a piu, che vna lametta di piombo, altro, che il piombo $ia piu graue del legno. Perche $e bene la traue è maggiore in quantita di pe$o, è però in quanto alla $pecie di grauita piu leggieri, percio che vedemo il piombo nell'acqua di$cendere, & il legno $o- pranotare. Accioche adunqueegli $i po$$a $aperele $pecie della grauita, è nece$$ario pigliare grandezze eguali di corpi perfetti, & $e egli $i trouerà, che $iano di pe$o eguale, egli $ipotrà dire, che $iano in $pecie egualmente grani. Ma $e vna qual $i voglia di quel- le grandezze eguali $arà dipe$o maggiore, $enza dubbio $i potra a$$ermare, che il corpo die$$a $ara di$pecie piu graue. Ecco lo e$empio. Prendi tanto di marmo quanto dile- gno o diacqua: 10 dico, che quanto alla grandezza, vederai, che il marmo pe$a piu che illegno, o l'acqua, & il legno leggieri limo, perche $ta $opra l'acqua, il marmo graui$$i- mo, perche di$cende nell'acqua. Però $i puo concludere, che l'acqua $ia piu lieue del mar mo, ma del legno in $pecie piu graue. La onde di due corpi diuer $i, & d'uno i$te$$o pe$o, quello $arà maggiore di grandezza che di $pecie $arà piu lieue di pe$o. Et però di due ma$$e vna d'oro, l'altra d'argento, che $iano di pe$o eguale, la ma$$a di argento $arà di maggior grandezza. Da que$ta ragione aiutato. Archimede $copri il furto dell'ore$ice. Percioche po$e cia$cuna ma$$a $eparatamentein vn va$o pieno d'acqua, & mi$urò quan to d'acqua era v$cita del va$o per l'vna, & per l'altra ma$$a, & vedendo che per la ma$$a d'argento era v$cita piu acqua, che per lama$$a d'oro, imperoche era di grandezza mag giore, pre$e la corona lauorata, della quale eglia richie$ta di erone faceua la proua. La quale era pari di pe$o a cia$cuna delle due ma$$e, & la po$e nel va$o, del quale v$ci piu ac qua per la corona, che per la ma$$a doro, & meno, che per la ma$$a d argento. & regola to per la regola delle proportionali, cognobbenon $olamente la co@ona e$sere $tata fal $i$icata, ma anche di quanto era inganna to lerone. La occa$ione, che egli hebbe di $i bella inuentione ful'acqua, che v$ci del va$o, che Vitr. chiama. Solium, quando eglien- trò nel va$o per lauar$i. & però mo$so da quel piacere, che $uol partorire la inuentione, (come dice Vitr nel primo libro alterzo capo) nudo correndo gridaua in Greco. Euri- ca, cioè ho trouato, ho trouato.

[368]LIBRO

_Hora transferiamo la mente ai pen$ierid' Archita Tarentino, & di Eratho$tene Cireneo, per- che que$ti buomini banno ritrouato molte co$e dalle matbematiche grate a gli huomini. Et benche babbian piacciuto nelle altre inuentioni, niente di manco nel conte@dere di vna $ono stati $o$pet- ti. Percioche cia$cuno con diuer$a ragione $iè forzato di e$plicare quello, che Apollo elle ri- $po$te in Delo haueua comandato, cioè, che raddoppiato fu$$e il numerò de i piedi quadri, che haueuail $uo altare, donde ne $arebbe auuenuto, che chiunque $i haue$$e in quella i$ola ritroua- to, fu$$e allhora dalla religione liberato. Etperò Archita con le de$crittioni dei cilindri, @ratho $tene con la ragione in$trumentale del me$ labio e$plicorno la i$ieβa co$a.

Dice Vitr. che le inuentioni di Archita, & di Eratho$tene $ono $tate grate a gli huomi ni, ma trattando a mendue vna que$tione i$te$$a, & forzando$i cia$cuno per diuer$e vie ri$oluerla, hanno dato $o$petto; non perche vna qui$tione non $i po$$a $ciogliere a diuer $i modi, ma perche le genti che non $anno, vedendo, che Archita v$aua vna via, & Era- tho$tene vn altra, $o$pettauano per la loro concorrenza, pen$ando che guerreggia$$ero a proua. come $e vno piglia$$e l'altezza d'vna torre colquadrante, l'altro cõlo $pecchio, il terzo cõ due dardi, el altro in $omma cõ l'A$trolabio, o cõ il raggio mathematico, nõ $ap\~edo il vulgo, che ditutti que$ti, & altri in$trumenti fu$$e vna ragione i$te$$a, pre$a dal- la proprietà, e forza de gliangoli, $o$picherebbe, che quella concorrenza de' mi$uratori non intrica$$e il vero, con la diuer$ità de gli in$trumenti. Il mede$imo auuenne dalla concorrenza di Archita, & di Eratho$tene. La propo$ta era come $i doue$$e raddoppia- re vn cubo. Cubo è corpo (come ho detto nel proemio del quinto libro) di $ei faccie, & di $ei lati eguali, come vn dado; & $i mi$ura, moltiplicando vno de' $uoi lati in $e $te$$o, & di nuouo moltiplicando il prodotto per lo i$te$$o lato. come pere$empio $i vede. Dato ci $ia il cubo di cui cia$cuno dei lati $ia otto, moltiplica otto in $e, ne viene $e$$anta quat- tro, moltiplica poi $e$$antaquattro per otto, ne viene cinquecento, & dodici, & tanti pie- di cubi $aranno nel detto cubo. Hauendo $i adunque formato il cubo di cinquecento, & dodici piedi, bi$ogna $econdo la dimanda raddoppiarlo. Alche fare cio $erue il $a pere come tra due linee dritte, & di$eguali, che ci $aranno propo$te, ne po$$iamo trouare due altre di mezo, che habbiano continuata proportione tra $e, & con le prime. Per volere adunque trouare que$te linee proportionatc, vndici modi ci $ono $tati propo$ti da gli antich. Altri hanno v$ato le dimo$trationi mathematiche $olamente, altrian che hanno alle dimo$trationi aggiunti gli in$trumenti. Que$ti in$trumenti conu@niuano nel no- me, perche me$olabio era nome commune, che $igni$ica in $trumento da pigliare il me- zo, imperoche cõ quel@o in$trumento $i trouano le linee proportionali dimezo alle pro- po$te. Archimede ad unque vsò lo me$olabio, Platone $imilmente. Archita fece alcune dimo$tratiom per via di $emicilin dri, che fu giudicato e$$er impo$i, bile a $arne in$tru- mento, ben che io ne ho veduto, $econdo la dimo$tratione di Archita molto ben fatti, & commodi all'v$o. Io e$ponerò, & le dimo$trationi & gli in$trumenti, & mo$trerò come nel raddoppiamento del cubo, ci $erue la inuentione delle due proportionali proponen do prima la occa$ione di$ibella dimanda, nella quale $i comprendera l'vtile grande, che $ono per prendere gli Architetti dalla inuentione, & dal $apere le dimo$trationi, & dal- l'u$o di$i belli $trumenti. Egli $i legge vna Epi$tola di Eratho$tene al Re Ptolomeo $crit ta in que$to modo.

AL RE PTOLOMEO ERATHOSTENE SALVTE.

Egli $i dice, ch'vno de gli antichi cõpo$itori di Tragedie introduce Minos a fabricare il $epulcro a Giauco, & hauendo$i detto, che queli'era di cento piedi per ognilate, ri$po $e, que$ta è picciola ar@a per vn $epulcro regale. $ia dunque doppia, enon $i muti il cubo- veramente chi vorra raddoppiare ogni lato in larghezza del $epulcro, non parerà e$$er fuori di errore, perche $e $i raddoppierãno i lati, ogni piano riu$cirà quattro pia & il $o- [369]NONO. do otto piu. Fu adunque dimandato ai Geometri, in che m@do $tando quel $odo nel la i$te$$a figura, $i pote$$e raddoppiarlo. & que$ta dimanda fu detia il raddoppiamen- to del cubo. imperoche propo$togli vn cubo, cercaua in che modo pote$$ero farne vn doppio a quello. Stando adunque molti lungamente in dubbio, primo fu Hippo- crate Chio, ilquale pensò, che $e egli $i trouaua, come propo$te due linee dritte. delle quali la maggiore fu$$e doppia alla minore, $i piglia$$e due altre di mezo proportio- nate in continua proportione, che ageuolmente $i raddoppiarebbeil cubo. per ilche la difficultà di doppiare il cubo, & il dubbio propo$to addu$$e i mathematici, & gli au uol$e in vna maggiore. Non molto dapoi, $i dice, che e$$endo a gli habitatori di De- lo, che erano appe$tati, dall'oracolo impo$to, che raddoppia$$ero vn certo altare, fi v\~e ne nella i$te$$a dubitatione & e$$endo ripre$i i geometri da Platone nell' Academia, che $i pen$a$$ero di ritrouare quello, che era propo$to, quelli molto più volenu eri $i diedero alla fatica, & ritrouorno, che propo$te due linee bi$ognaua ritrouarne due altre di mezo. $i dice, che Archita, Tarentino ritrouò la propo$ta per via di $emicilin dri, Eudoxo perllinee piegate; Auuenne inuero, che que$ti tutti cõ dimo$trata ragio- ne de$criue$$ero la $cientia del ritrouare come tra due date linee dritte $ene pote$$e- to dare due in continua proportione. ma nõ ritrouarono però come que$to $i pote$- $e ageuolmente operare con mani, & v$are con in$trumenti: eccetto Menechmo, il quale breuemnte, & con o$curità ritrouò nõ sò che. Ma noi ci hauemo imaginato vna facile inuentione, per via d'in$trumenti, con laquale non $olamente $i potranno ritrouare due linee di mezo a due propo$te & dritte in cõtinua pportione, ma quãte ci $arà in pia cere di ritrouare. cõ que$ta inuentione, adunque potremo ridurre in cu bo ogni corpo $odo propo$to, che $ia $otto linee parallele cõtenute, e $imilm\~ete trã$- ferite da corpo in corpo, e farne vn $imile, & accre$cerlo quãto ci piacerà, o$$eruãdo $empre la i$te$$a $imiglianza: per ilche & i T\~epij, & gli altari. potremo anche & a mi$u ra ridurre le mi$ure delle co$e liquide, & aride, come le metrete, i moggi, & al cubo trãsferirle cõ i lati de i quali $i mi$urano i va$i capaci delle co$e liquide, e delle $ecche, accioche $i $appia quãto tengono. In $omma la cognitione di que$ta dimãda, è vtile, & comoda a quelli, che vogliono raddoppiare o far maggiore tutti quelli $trumenti, che $ono per trarre dardi, pietre, o pali di $erro: percioche egli è nece$$ario che ogni co$a cre$ca in larghezza, & grãdezza con proportioni, o $iano fori, ò nerui, che ci en- trano, oquello che occorre. $e pur volemo, che il tutto cre$ca con proportione. Il che non $i può fare $enza la innentione del mezo la dimo$tratione adunque & l'appara to del detto in$trumento ti @ò qui $otto de$crit@o, & prima la dimo$tratione.

Siano ppo$te due linee dritte, & di$eguali, a b. & c d. cerchiamo tra que$te due ha- uerne due di mezo, che $iano in cõtinua pportione, cioè che $i come $i ha la prima al la $ecõda, co$i egli $i habbia la lecõda alla terza, e la terza alla quarta. facciã$i cadere le due linee dritte a b. & c d. ad anguli giu$ti $opra la linea b d e delle ppo$te $ia mag- giore la linea a b. e minore la c d. e dallo a al @v\~ega vna linea, che tirata più oltre cada $opra la linea b d. nel pũto e. venghi anche dal punto. a. $opra la linea b d. vna linea & $ia quella a f. & dal punto f. $ia tirata vna linea parallela alla linea a b, & $ia quella, f g. che tagli la line a c. nel puntog $ia poi dal puntog tirata vna linea al punto h. pa rallela alla linea a f. & $ia quella g h. che tagli la linea b d nel punto h. $opra ilqual pũ to $i drizzi vua linea parallela alla linea a b, & $ia quella h i. che tagli la linea a c. nel puntoi. dal qual punto di$cenda vna linea egualmente di$tante alla linea a f. & ter- mini nel pũtod. Fatto que$to per maggiore e$pre$$ione chiameremo le linee a b. f g. h i. c d. le prime parallele, & le linee a f. g h. d i. le $econde parallele. $imilmente, ci $o no due gran triãgoli l'vno è lo a b c. che ha lo angulo b. giu$to l'altro è lo a f e quello $i chiamerà primo triãgulo, \~q$to $ecõdo triãgolo, nel primo adũque ci $ono \~qlli trian goli fatti dalle prime parallele, & $ono, g f e. i h e. c d e. que$ti, perche $ono di anguli [370]LIBRO eguali, come $i ha per la vige$ima nona del primo di Euclide, hanno i lati proportio- nali come $i ha per la quarta del $e$to. $imilmente perche i $econdi triangoli fatti dal le $econde parallele $ono dilati eguali, $enza dubbio hauerannoi lati proportionali. Adunque, $i come nelle prime parallele hanno proportione tra $e a e. ad a g. co$i han no b e. ad ef. & $i come a e. ad e g. $i hanno nelle $econde parallele co$i fe. ad e h. & di nuouo come nelle prime f e. ad e h. co$i g e. ad ci. ma nelle $econde parallele co- me g e. ad ei. co$i h e. ad e d. $ono adunque continue proportionali b c. e f. h e. e d. per la i$te$$a ragione $i dimo$tra, che $ono continue proportionali, anche a b. f g. h. d c. perche $i come $i ha b e. b f. co$i $i ha a b. ad f g & come f e. ad e h. co$i f g. ad hi- & come h e. ad e d. co$i h i. à c d. Date adunque due dritte linee a b. & c d. ritrouato hauemo due di mezo continue proportionali, che $ono, f g. & h i. ilche era no$tra in- tentione di fare. Que$ta è la opinione di Erato$thene cerca la dimo$tratione: & $e be- ne egli vuole, che la linea a b. & la c d. $iano ad angoli dritti $opra la linea b d. non è però, che non $egua la i$te$$a conclu$ione in qualunque modo l'vna, & l'altra linea cada $opra la linea b d. pure che am\~edue facciano angoli $imiglianti, e $iano per $imi li cadimenti egualmente di$tanti: perche tutto è fondato $opra que$ta ragione, che di quelli triangoli, che hanno gli angoli eguali, i lati $ono proportionali. In $omma $e noi vorremo @rouare più di due linee proportionali tra le due date a b. & c d. bi$ogne rà $econdo il $opradetto modo formare più linee parallele, sì delle prime come delle $cconde Ma lo in$trumento col quale $i po$$a formare co$i bella proua $econdo Era- to$thene è que$to. Piglia vna piana di legno, o di rame più lunga, che larga di $igura quadrangulare, e d'angoli dritti. & $ia per e$$empio la tauola a b. d c. acconcia poi tre lamette $opra di quella di qualche materia $oda $ottile, epolita, che $iano quadrango lari, e dianguli dritti, di modo, che vna di quelle $ia ferma nel mezo della piana, $i che non $i po$$a mouere nè alla de$tra, nè alla $ini$tra, & $ia quella. e f g h. habbia poi que $ta lametta ne gli angoli $uoi, nei punti e. & f. fitte due regole cõ i $uoi pironi in mo- do, che cia$cuna $i po$$a volgere in ogni ver$o, & $ia vna regola e m. & l'altra f n. ma I altra' ametta $ia K d c. che $ia con le te$te $ue in vn canale nella piana $i che po$$a $correre ver@o la lametta e f g h. & anche a rimouer da quella, $i che habbia i lati $uoi paralleliallato f h. della lametta ferma; tenga que$ta lametta k d c. $opra il punto K. vna regola, che $i po$$a volgere & alzare, & abba$$are, come le altre & $ia quella k o. e po$$a e$$er parallela cõ le altre regole, & iloto comuni tagli, che fanno con la a g. f h. & l. $iano nella i$te$$a dritta linea m n o l. $imilmentela a m. $ia eguale alla d K. per- che la a m. in$en$ibilmente auanza la d K. e$$endo que$te co$i ordinate tra due linee a b. & c d $i danno due di mezo in cõtinua proportione, che $ono en, & fo. per le $o pradette ragioni. Ma $e per $orte le due propo$te linee come $arebbe la s. & la t. alle quali bi$ogno $ia r@trouarne due di mezo in continua proportione, nõ $aranno egua- li a quelle linee, che $ono nello in$trumento, a b & r d. faccia$i col mouere $ecõdo il bi$ogno la lametta h d c. tirandola ver$o la la metta ferma, o allargandola, & ponen do a $empre eguaimente di$tante: faccia$i dico, che $i come $i ha la s, alla t. co$i $i hab bia la a b alla r d. cioè $e $aranno la s, & lat. tra $e in proportione doppia, o tripla, o $e$- qu ialtera, co$i $iano tra $e la a b. & la r d. perche alla a b. & r d. che $ono nello in$tru- mento ritrouate $i $ono due dimezo proportionate, $eguita, che alia s & alla t. propo $te trouate $a ranno due di mezo in continua proportione. Quanto più adunque arti- $icio$o $ara lo in$trumento, & ben fa@@o, tanto più fa cilmente ci$eruirà a ritrouare le due proportionali; però le te$te delle lamette, che $i moueno entreanno nei loro ca nali a$$ettate, & $i moueranno dol cem\~ete. Et le alcuno vorrà trouare più di due linee proportionali, egli potrà con la aggiũta di più regole, & lamette farlo comodam\~ete. & que$ta è $tata la inuentione di Erato$thene. Bi$ogna però auuertire, che le regole $iano lunghe, perche quando bi$ogna allargare le lamette po$$ino aggiungere ai ta- [371]NONO. gli delle linee, che $i vorranno proportionare, & tocchino il lato $uperiote dello in- $trumento, come e m, fx, K u. anzi per dir meglio $iano tanto grandi quanto $a rebbe la diagonale della lametta e f g h, ouero poco più Re$ta di dire cõ piu chiarez za, & facilità, come $i debbia v$are que$to in$trumento, cioè come cõ e$$o $i po$$a tra due linee dritte ritrouarne due altre o più proportionate, $ecõdo la m\~ete di Erato$the ne, & prima tra due due, & poi tra due più proportionali. Siano due linee dritte, a b c d. cadino amendue $opra vna dritta in modo, che $iano parallele. & tãto $i aggiunga alla linea c d, che ella $ia pari alla linea a b, il cui capo $ia e, & dallo a $ia tirata vna li- nea fin allo e. $iche $i faccia vna $uperficie qua drãgulare. a b c. parti$ca$i poi la linea b c. in tre parti, vna delle quali $ia la doue è la f. & alquanto più inanzi dal punto f $ia $egnato il punto g. di modo, che dal b al g. $ia a'quanto più d'vn terzo della linea b c. $imilm\~ete nella linea a c $ia $egnato vn pũto tanto di$tante dallo a, quanto è il g. dal b. & fia quello h. & $i leghi poi il g. con lo a. & con lo h. & lo a. cõ il d. & la g h, tagli la a d nel punto. i. $imilmente $i tagli tanto della linea a b. quãto è dal g. alioi. & $ia quello $pacio b k, & dallo i al K. $i tiri vna linea fin'al toccam\~eto della linea g a. & $ia iui $egnatol & perche per la trente$imaterza del primo d'Euclide la linea a b. e paral lela alla linea g i h. & per lo pre$uppo$to no$tro le linee g i. & b h $ono eguali, ne $e gue, che la linea b g, $ia parallela alla linea il. Oltra di que$to delle linee g c. & h e. $i leuino due parti eguali alla parte il. & $iano quelle g m. & h n. & $iano congiunte i m. & m n. per la allegata propo$itione g l, & m i. $aranno parallele. & $imilm\~ete g h. & m n Tagli anche la linea m n, la a d nel punto o. & $ia pre$o tanto della linea b K, quanto è m o & $ia quella parte b p. & dal punto o. ver$o il punto p. $ia tirata vna li- nea, finche ella tocchi la linea. im nel punto. q. $e adunqua la linea m e $ara eguale alla o q. egli $tarà bene ma $e la m c. $arà minore adunque la b g $arà $tata pre$a mag giore del giu$to. però bi$ognerà pigliare la b g alquanto minore; & $arà da ripigliare la i$te$$a de$crittione, & tanto e$perimentare, che la patte o q $ia eguale alla m c. $ia adunque la m c. eguale alla o q. adunque $aranno parallele c o & m q. per lo pre$up- po$to & per la trente$ima del primo de gli elementi. fina lmente le a b. g i. m o. c d. $a ranno le prime parallele. mal'a g. m i. c o. le $econde. Dico che alle linee a b. c d. le di mezo proportionali $aranno g i. & m o. $iano adunque la a d. & b c. tira@e in lungo & cadino in$ieme nel punto r. & perche per la $imiglianza dei triangoli $i come è la a r. alla r i. nelle prime parallele co$i è b r ad r g. oltra di que$to alle $ecõde parallele, $i come è la a r alla r i. co$i la g r. alla r m. & nelle prime parallele $i come è la g r. alla r m. co$i la i r alla r o, & nelle $econde parallele come la ir alla r o. co$i la m r. alla r c. $ono adunque continue proportionali br. r g. m r. r o. Ma $otto la i$te$$a proportio- ne anche è per la quarta del $e$to de gli elementi, che $i come è la a balla gi co$i la gi alla m o. & la m o alla c d. Tra due dnnque dritte linee da te a b. & c d. $i $ono troua- te due continue proportionali di mezo, come bi$ognaua di fare. & cõ $imili ragioni potremo ritrouarne quante vorremo & però per trouarne qui due di mezo propor- tionali la b f. $arà vn terzo della b c, per che la b g, è alquanto più del terzo della b c. & non mai minore, nè eguale alla b f. & per trouarne tre di mezo proportionali, la b f $arà vn quarto della b c. & la b g alquanto maggiore della b f. & per trouarne quat- tro la b f. $arà vn quinto della b c, & la b g $arà alquanto maggiore della b f. cioè vn quinto di e$$a b c, & co$i $empre la b c. $arà partita in vna parte più di quello, che $ono le linee mezane, che trouar vorremo, & $empre la b f $arà vna di quelle parti, & la bg. alquanto maggiore che la b f. & però $i piglia la parte b f. che $ia a punto tante fiate della b c, accioche più pre$to $i po$$a conietturare la grandezza della b c.

Quanto appartiene ad Archita dico, che la inuentione è difficile, & la dimo$$ratio ne molto $ottile, di modo che molti hanno negato poter$i ritrouare in$trumento cõ forme a quella dimo$tratione. Noi con quella facilità, che potremo dimo$treremo [372]LIBRO la propo$ta, i fondamenti dellaquale $ono $par$i in molte propo$itioni, & Theoremi di Euclide, lequali propo$itioni è nece$$ario hauerle per certe, perche troppo $areb- be il $ciogliere ogni anello di $i gran catena. Date ci $iano due linee dritte, & $ia la a d. maggiore, & la c. minore, Tra le quali bi$ogna ritrouarne due di mezo proportio nali. Prendiamo a dunque la maggiore, d'intorno laquale $i faccia vn circolo a b d f, nel qual circolo per la prima del terzo d'Euclide, $i accommoderà vna linea eguale alla linea c. che $ia a b. laquale $i $tenda tanto oltre il circolo, che peruenga al punto p. il qual punto $ia lo e$tremo d'vna linea, che de$cendendo tocchi il circolo nel pun to d. & peruenga al punto o. & $ia quella linea p d o. & a que$ta ne $ia tratta vna e- gualmente di$tante, che tagli la linea a d nel punto c. intendi$i poi vno $emicilindro po$to dritto $opra il $emicircolo a b d. int\~ediamo poi $opra il paralle logrãmo del $emi ci indro $opra a d che $ia de$critto vno $emicircolo, ilquale come vno parallelogram- mo del iemicilindro detto $ia ad angoli dritti $opra il piano del circolo a b d f. \~q$to $e- micircolo girato dal punto, d al pũto b. $tãdo fermo nel pũto. a. che è termine del dia metro a d, nel $uo girare taglierà quel la $uperficie cilindrica, & de$criuerà vna certa linea. Oltra di que$to $e $tando ferma la linea a d il triangolo a p d. mo$$o farà vn mo to contrario al $emicircolo, $enza dubbio egli de$criuerà vna $uperficie conica della linea dritta a p. laquale nel girar$i $i congiugne in qual che punto di quella linea, che poco auanti fu de$critta mediante il mouimento del $emicircolo nella $uper$icie del $emicilindro. $imilmente anche il b. circon$criuerà vn $emicircolo nella $uperficie del cono. & finalmente il $emiclrcoloa d e habbia il $uo $ito dapoi, che egli $arà mo$- $ola doue cadendo concorreno le linee, & il triangolo, che $i moue al contrario hab bia il $ito d l a. $ia il punto del detto concadimento K. $ia an che per b de$critto vn $e- micircolo b m f. & la doue $i taglia col $emicircolo b d f a, $ia b f. indi dal punto K. a quel piano, che è del $emicircolo b d a, cada vna perpendicolare: certo è, che caderà nella circonferenza del circolo, perche il cilindro fu drizzato nel piano dello i$te$$o circolo. Cada adunque, & fia K i. & quella linea, che viene dallo i. nelloa. $ia congiũ ta con b f, nel punto. h. Ma perche l'vno & l'altro $emicircolo d K a, & il b m f. è driz zato $opra il piano del circolo a b d f. però il loro tagli commune m h. $tà ad angoli giu$ti $opra il piano del circolo a b d f. adunque quello, che è $otto b h f. cioè $otto a h i. è eguale a quello, che viene da h m, adunque per la cõuer$ione del corolario del- la ottaua del $e$to de gli elementi l'angulo a m i. è dritto, & il triangolo a m i. è $imi- le all'vno, & all'altro de i triangoli m a h. & a k d. & perche lo angolo d K a. è giu$to per la trige$ima prima delterzo de gli elementi perche per lo pre$uppo$to egli è den tro nel $emicircolo: & ($i come è $tato fatto manife$to) lo angulo a m i. è giu$to. adun que per la vige$ima del primo de gli elementi d K. & m i, $ono parallele, & per la i$te$- $a propo$itione k i, in h. $ono parallele, percioche per lo pre$uppo$to, & per quelle co $e che $ono $tate dimo$trate k i. & m h. $ono perpendiculari, & ad angoli giu$ti al pia no del circolo a b d f. adunque egli è proportionale, che $i come è d a. ad a k. co$i $ia k a. ad a i & i a ad a m. perche i triangoli da k. k a i. i m a. $ono $imili per la quarta del $e$to de gli elementi. con $eguentem\~ete adunque le quattro linee da. a K. a i. & a m. $onoin continua proportione, & perche la a m. è eguale alla a h la a m. $arà eguale al la c. per la commune $ententia, che dice, che le co$e, che $ono eguali ad vna co$a, $ono eguali tra $e. Date adũque due dritte linee a d. & c. $ono $tate ritrouate due di mezo pportionali, che $ono a K. & a i. il che bi$ognaua fare. Ma pare a me, che più \~p$to ci $er ua loin$trum\~eto, che la dimo$tratione, però imaginamo vn circolo fato nel piano co me a b d f. & che $opra ad anguli dritti vi cada vno $emicilindro, il quale $i po$i $opra il diametro a c d. del detto circolo, & che nel punto a. $ia dritto vno $emicircolo, che fermato nel detto punto a. $i giri, & $i entri & e$ca nel $emicilindro $econdo il taglio, che egli farebbe, & che di $opra vi $ia vn triangolo ouero vna quarta di circolo, dalla quale cadano le linee $econdo il bi$ogno, & co$i $i farà lo in$trumento, come ho ve- [373]NONO. duto da quelli valent'huomini da Roma, & perche quelli $econdo le loro belle inuen tioni daranno in luce, & que$ta, & altre belle co$e, io la$cierò il carico a loro di publi carle, hauendone molte gratie. Hora venirò alla dimo$tratione, & allo in$trum\~eto di Platone Lega adunque le due dritte, tra le quali vuoi trouare le due di mezo propor tionali ad angolo dritto nel pũto b. $ia la maggiore b g. & la minore e b. Allunga poi l'vna, & l'altra fuor dello angolo b.la maggiore ver$o il d. & la minore ver$o il c. E fa due angoli dritti trouando il punto c. & il punto d. nelle loro linee conuenienti, & $ia vno angulo g c d. & l'altro c d e. dico, che tra le due dritte e b. & b g. hauerai propor- tionate due altre linee, che $ono b d. & b c. perche hauemo pre$uppo$to, che lo ango- lo e d c. è dritto, & la ea. e$$er parallela alla c g. però ne $egue per la vente$ima nona del primo, che lo angolo g c d. $ia giu$tol, & eguale allo angolo c d e. il quale $i milmente pre$upponemo e$$er giu$to. ma la d b per lo no$tro cõponimento cade per pendi colare $opra la c b e. $imilmentela c b è perpendicolare alla d b g. adunque per lo corolario della ottaua del $e$to, la b d. è quella linea proportionata, che cade nella e b. & la b c. & $imilmente la linea b c. è la mezana proportionale trala b d. & la b g. po$ta adũque la ragione, & la proportione cõmune della linea bd. & della linea b c. ne $eguita, che la g. b. hauerà quello ri$petto di cõparatione allà linea b d. che hauerà la cb. alla e b. perche l'vna, & l'altra ragione. come è $tato manife$to, è come b d. à b c per la vndecima del quinto. adunque $i me g b. à b d. co$i b d. à b c co$i la c d. alla b e. Date adũque duelinee, b g. & c b. $ono $tate ritrouate due di mezo proportionali b d. & b c. Et que$ta è la ragione di Platone. Ma lo in$trumento è que$to Sia vna $quadra K m l. & in vno bra ccio di quella $ia accõmodata vna riga, che $ia n o. & che faccia con detto braccio gli angoli dritti, & $i po$$a mouere hora ver$o il punto m. hora ver $o il pũto e. fatto que$to $implici$$imo in$trum\~eto, & vol\~edo trouare le due pportio- nali di me zo alle due date, farai, che le due da te $iano per e$$empio la e b. & la b g. co- me hauemo po$to nella dimo$tratione, congiunte nel pũto b. ad angulo giu$to & $ia- no prolungate come di $opra. Allhora $i piglia lo in$trumento, & co$i egli s'accomo- da alle linee c b. & b g. che il lato K m. della $quadra cada $opra il g. el'angulo m. $i vni $ca alla linea b c. l'angulo o. $ia $opra la linea b d. & la regola mobile renga per lo pũto e. di modo, che il pũto m $ia $oprapo$to al pũto c. & il puntoo. cada $opra d. & cofi or dinato che hauetal, & accõcio lo in$trum\~eto, hauerai trouato tra le linee e b. & b g. due proportionate di mezo, cioè la b d. & la b c. del che la dimo$tratione e la i$te$$a cõ quella di $opra. Nicomede v$aua vn'altra dimo$tratione, e formaua vn'altro in$trum\~e to $ecõdo quella dimo$tratione, & cõ grãde $ottigliezza d'inu\~etione $perando Erato $thene è $tato di grã giouam\~eto alli $tudio$i della Geometria. Per fare lo in$trum\~eto, piglia due righe, & põle vna $opra l'altra ad angoli giu$ti di modo, che d'amendue $ia vno i$te$$o plano nè vna $ia più alta dell'altra, ma rappre$entino la lettera T. & $ia vna di e$$e a b. dritta & l'altra c d. trauer$a faccia$i nella a b. vn canale nel mezo, nel quale v'entri a coda di rõdine, e$otto $quadra vno cuneo, che $i po$$a $pignere in $u, & ingiu per quel canale $enza v$cir fuori: $ia poi nel mezo della riga c d. trauer$a p lũgo di e$$a vna linea, e nella te$ta di e$$a, doue è la lettera d. $ia po$to vn pirone, e $ia quello g h. ad angoli dritti, il quale e$ca alquãto fuori del piano della riga c d. $ia nel detto pirone vn foro nel quale entri vna regoletta, che $ia e f. la quale $ia cõgiunta nel cuneo, che era po$to $otto $quadra nel canale della regola a b. e $ia il capo della detta regoletta K. Se adũque mouerai il cuneo per lo canale ouero ver$o il pũto a ouero ver$o il pũto b. in $ieme cõ la congiũta regoletta $empre il pũto e. $i mouerà per dritta linea, ela regolet ta e f. penetrãdo per lo foro del pirone g h. entrerà, & v$cirà, e la dritta linea di mezo della regoletta e f $i mouerà, col $uo predetto mouim\~eto per lo perno del $uo pirone. Egli $i o$$erua finalm\~ete, che lo ecce$$o e k. della regoletta e f. $ia $empre lo i$te$$o, & della i$te$$a lunghezza. per il che $e noi poneremo nel pũto K. alcuna co$a, che po$$a [374]LIBRO dimo$tratione di Erato$thene. cubo in$trumènto di Erato$thene. v$o della dimo- $tratione di Era. to$thene con lo in$trumento. dimo$tratione di Archita. dimo$tratione di Platone. in$trumento di Platone. a b g f t l c d @ p q b @ n g e v b o f l k c v d a k p b h r q n o m e d @ m @ v n o m p l d k o m b h d e f d e b c [375]NONO. instrumento di Nicomede. dimo$tratione del la terza proprie- tà, & a$$onto di Nicomede. dimo$tratione della prima proprietà. duplicatione di cubi v$o dello in. $trumento di Nicomede, & $ua di- mo$tra tione. f h d g b c n m e o l k a d f g b h e a c e a b c d f g l e b c g d f a k i h h b d c e f g a b c e d [376]LIBRO $econda proprietà della linea piegata. n c b A g L d m K o do$i la regoletta, egli $i $egnerà nel piano vna linea piegata, come la l m n. la quale Nicomede chiama prima Conchoide, & lo $patio, che è tra e. & K. egli chiama gran dezza della regola. & il punto d. polo. In que$ta linea piegata dimo$tra Nicomede ri trouar$i tre proprieta principali. L'vna è che quanto più la linea piegata l m n. $i tira a lungo, tanto meno è di$tante dalla dritta a b. come $i vede, che il punto c. è più lon tano dalla linea a b. che il punton & il punto n. più lontano, il puntom. & finalmen te il punto m. più lontano, che il punto l. il che $i vede chiaramente $acendo$i cade re da i detti punti c n m l. le perpendicolari $opra la linea a b. La $econda proprietà è que$ta. che $e tra la regola a b. & la linea piegata $i tirerà vna linea quella finalmen te taglierà la piegata. Sia adunque la regola a b. il polo c. & nello interuallo de. de- $critta la piegataldetta conchoide, e tra quella, & la regola a b. $ia tirata vna linea drit- ta, che $ia f g h. dico, che la linea f g h. tirata taglierà la piegata gia de$critta. Sia la det ta linea f g h. parallela alla a b. o non $ia po$to adunque prima, che ella $ia parallela, & faccia$i, che $i come $i ha la d g. alla g c. co$i $i habbia la d e. ad vn'altra come K. & po$to il centro c. & lo $patio K. tagli la circonferenza de$critta nel punto f. la linea f g. & $ia congiunto cf che tagli la a b. in l. egli è edunque $i come la d g. $i ha alla g c. co$i la l f. alla f c. ma $i come è la d g. alla g c. co$i $i hauena la d e. alla K. cioè alla c f. adunque d e. $i trouerà eguale alla l f. il che non può $tare, perche a que$to mo- do la parte $arebbe eguale al $uo tutto. Il che $i fa manife$to tirãdo$i la c f. fin che lalta gli piegata de$critta per e. nel pũto o perche la l f o. dritta è eguale alla d e. per la diffi nitione della conchoide. adunque re$ta, che la dritta f g h. tagli la piegata, $e ella $i ti rerà ver$o le i$te$$e parti. Ma non $ia parallela quella linea, che $i tirerà tra la regola a b. & la piegata, & $ia quella m g n & $ia tirata per g. la parallela f g. alla regola a b. adunque la f g. concorrerà con la linea piegata, & però molto più vi concorrerà la m n. Raccogli\~edo$i adunque cõ lo in$trumento, que$te proprietati, egli $i ha da dimo $trare l'vtilità $ua al propo$ito no$tro: $e prima $i addurra la terza proprietà, che è que $ta. La dritta linea a b. & la piegata, o conchoidea quella de$critta non cõcorreranno mai, $e bene fu$$ero tirate in infinito. Que$to facilmente $i fa manife$to, $e egli $i au- uertirà diligentem\~ete alla forma dello in$trum\~eto col quale fi fa la linea piegata. Per cioche nella i$te$$a forma la linea di mezo della regola e f nel de$criuere la piegata s\~e pre taglia la dritta a b. nel pũto e. per la qual co$a il punto k. non pernenlrà mai alla li- [377]NONO. nea a b. tutto che del continuo egli $i faccia vicino alla a b. per la prima proprietà $o pradetta. Adunque la prima piegata, o conchoide, & la dritta linea, alla quale ella è de$critta, non concorreranno mai, in tutto che $iano tirate infinito, e del continuo $i fa cciano più vicine, il che bi$ognaua dimo$trare. Que$to a$$onto di Nicomede è vti- le alla $eguente dimo$tratione. Se egli $arà fatto vno angolo ad vna dritta linea, che da vna parte $ia infinita, & $i vorrà tirare da vn punto dato di fuori vna linea dritta la quale tagli due dritte cerca lo i$te$$o angolo, della qual dritta linea vna particella cõ- pre$a tra due, che comprendeno l'angolo dato, $ia eguale alla data linea egli fi farà in que$to modo. Sia la data linea a b. che dalla parte di b. vadi infinito, & $opra quella $ia $atto il dato angolo b a g. & il punto fuori di a b. $ia c. & la data dritta $ia d. & da c. alla a b. $ia tirata la perpendicolare, che $ia c K. alla quale $ia aggiunto e f. eguale alla d. & mediante lo in$trumento de$critto di $opra dal polo c. & lo $patio e f. alla regola a b. $ia de$critta la linea piegata, o conchoide prima. Adunque per la $econda proprietà, la linea a g. della prima conchoide tirata piu oltre concaderà con la cõchoide f g cõ caderà adũque in g. & la linea tirata c g. taglierà la a b. in h. dico, che la g h. $arà egua le alla d. il che $i fa chiaro da quello, perche per la diffinitione della conehoide prima la linea g h. è eguale alla linea e f. ma p quello, che hauemo pre$uppo$to la e f. è egua- le alla d. adunque per la comune $entenza, che dice le co$e e$$er eguali tra $e, che ad vna i$te$$a $ono eguali. La dritta g h. è eguale alla d. adunque $i ha il propo$ito $opra detto Secondo Nicomede $i trouerãno Ie due proportionali di mezo tra due dritte a que$to modo. Siano date due dritte a b. b c. appo$te ad angolo dritto, tra le quali bi$o- gni trouarne due di mezo in cõtinua proportione. Sia cõpito il parallelogrammo a h c d. Sia cia$cuna di quelle linee tagliata in due parti c d. in e. d a. in f. & $ia congiunta h e. è pa$$i oltre fin che la cada in a d. prolonga ta, nel punto g ma alla linea a d. ca da fh. ad angoli dritti, & $iã prolongata a h. che $ia eguale alla c e. & $ia congiunta g h. alla quale $ia parallela ai. $i che lo angolo K ai. $ia eguale allo angolo f g h. per lo pre- cedenre a$$onto. Sia tirata vna linea dritta g i K. che tagli a i. in i. & da. nella parrea. prolongata $opra K. di modo, che i k. $ia eguale ad a h. & congiunta k b. $ia tirata fin che cada $opra la d c. prolongata in l dicol, che $i come $i ha a b. ad a k. co$i a K. ad l c. & l c. à c b. perche c d. è tagliata in due parti in e. & a que$ta $i appone k a. adun que per la $e$ta del $econdo de gli elementi quello, che è $otto d K a. con quello, che $i fa della a f. è eguale a quello, che $i fa della f k. Apponga$i il commune, che è tra f h. adunque quello, che è $otto d K a. con quello che $i fa di a f. e f h. cioè con quello, che $i fa di a g. è eguale a quello, che $i fa di K f. & di f h. cioè a quello che di K h. Et perche $i come $i ha l c. à c d. co$i $ia l b. à b K. & come l b. à b. K. co$i $i ha d a. ad a K. adunque $i come $i ha l c. à c d. co$i $i ha d a. ad a K. Ma della c d. è la metà la c e. & la a g. è doppia alla d a. perche per la quarta del $e$to, $i come $i ha a b. à d e. co$i $i ha g a. ad a d. per quello che $i è @uppo$to la b a. è doppia à d e. adunquela g a. è doppia al- la a d. $arà adunque, che $i come l c. $i ha alla c e. co$i g a. alla a k. per la eguale, & permutata proportione, per la vente$ima terza del quinto de gli elementi. Ma co- me g a. ad a k. co$i & h i. ad i k. per la $econda del $e$to de gli elementi. Perche per la $uppo$itione g h. & a i. $ono parallele. Et componendo per la decima ottaua del quinto, $egue, che $i come $i ha. La le alla c e co$i la h K. alla K i. ma egli è $tara po$ta eguale la i K. alla c e. perche la i K. è eguale alla a h. & la a h. alla c e. adun- que la e l. è eguale alla h K. con$eguentemente è eguale quello, che na$ce da l e. con quello che $i fa di h k. & quello che $i fa di l e. è eguale a quello, che $i fa $otto d l c. con quello, che $i fa di c e. per la $e$ta del $econdo de gli elemen- ti. Ma a quello, che $i fa di h K. egli è $tato dimo$trato e$$er eguale, quello, che $i fa $otto d k a. con quello, che $i fa di a h. delle quali quello, che è di c e. è eguale a [378]LIBRO quello, che viene da a h. perche egli è $tato po$to, che la a h. $ia eguale alla c e. ma per la $ententia commune, $e dalle co$e eguali, $i leuerano le eguali, il rimanente $arà eguale. Adunque quello, che $i fa $otto dl c. è eguale a quello, che $i fa $otto d K a. ma per la quartadecima del $e$to de gli elementi. I lati de i parallelogrammi, che $o no eguali, & hanno anche gli angoli eguali, $ono reciprocamente proportionali adunque $i come $i ha la l d. alla d k. co$i $i ha la k a. alla cl. ma come dl. à d K. anche la a b. alla a K. & la l c. alla c b. & adunque $i come a b. ad a K. co$i a K. ad l c. & e$$a lc. alla c b. Date adunque due dritte linee a b. & b c. $ono $tate ritrouate due di me- zo in continua proportione, che $ono a K. & lc. come era l'intento di fare. Altri modi $ono de gli antichi di ritrouare fe due proportionali, come di Philopono, di Dione Bizantio, di Diocle, di Pappo nelle mecaniche, di Poro, di Menechmo, i quali modi, nei commentari di Archimede $i trouano, & il Vernero dottamente gli e$po ne, i quali noi la$ciamo per fuggir il tedio. Veniremo adunque al modo di raddoppia re, & di moltiplicarei corpi, accioche l'v$o di co$i belle dimo$trationi, & di tanti $tru menti ci $ia mani$e$to.

lo voglio adunque ad vn propo$to $odo $otto vna data proportione farne vn'altro $imile. $ia dunque il propo$to $odo a. Io voglio farne vno, che habbia quella propor- tione con e$$o, che ha la linea a. alla linea c. prenda$i vna linea eguale ad vno lato del propo$to $odo, & $ia quella d. & come $i ha la b. alla c. con la i$te$$a ragione $i ri- feri$ca la d. alla e. $ia doppia, o tripla come $i voglia. & $econdo alcuna delle $opra- po$te dimo$trationi, trouin$i due di mezo in continua proportione, & $iano quelle f. & g. da poi da alcuna dritta linea eguale alla f. per la vente$ima $ettima dell'vnde- cimo de gli elementi $i faccia vn $odo, & quello $ia h. $imile, & $imilmente po$to, al propo$to $odo a. & perche per la trente$ima terza dello i$te$$o libro, ouero per lo co- rollario della i$te$$a propo$itione, Se $aranno quattro dritte linee proportionali, $i come $i ha la prima alla quarta, co$i egli $i ha i$ $odo, che viene dalla prima, a$ $odo, che $i fa della $econda $imile, & $imilmente de$critto. La ragione adunque del $odo a. al $imigliante $odo h. è come d. ad e. ma per la $uppo$itione la d. alla e. ha la ragio- ne, che ha la b. alla c. dato adunque il $odo a. $otto la data ragione della b. alla c. è $tato formato con $imigliante $odo h. come era l'intento. Ma perche alcuna fiata egli bi$ogna mutare, & ridurre vn $odo in vn'altro, & proportionare più corpi, però $e vorremo fare vn cubo eguale ad vn dato parallelipedo $i farà in que$to modo. Sia dato vn $odo parallelipedo a b c d. la cui larghezza $ia a b. l'altezza b c. la lunghezza c d. già bi$ogna al $odo a b c d. ponere vn cubo eguale. Troui$i adunque per l'vlti- ma del $econdo de gli elementi il lato quadrato del piano a b c. cioè vna linea dritta, il cui quadrato $ia eguale al piano a b c. la qual linea dritta $ia e. dapoi col mezo d'al cuna delle precedenti dimo$trationi tra la e. & la c d. trouin$i due proportionali, che $iano f. & g. dico che'l cubo della dritta linea f. $arà eguale al dato parallelipedo a b c d. imperoche per lo corolario della decima nona del $e$to de gli elementi il qua drato fatto dalla f. al quadrato ratto dalla e. è come il quadrato fatto dalla c d. al qua drato fatto dalla f. & perche per la trente$ima quarta dello vndecimo de gli elemen t@, i $odi parallelipedi, delle qualile ba$e $ono reciproche di altezze $ono eguali, il cu- bo adunque fatto dalla f. è eguale al dato $odo parallelipedo a b c d. Da que$to ne na $ce, che nelle colonne, che hanno lati, delle quali gli oppo$ti piani $ono paralleli, & altri piani parallelogrammi per la $opradetta ragione facilmente $i po$$ono conuer- tire in cubi. perche vno parallelipedo, che ha per ba$a vno quadrato eguale ad vna ba $a i$te$$a colonna. Egli $i dimo$tra anche, come $i po$$a fare eguale ad vn dato cubo $otto vna data altezza, vn $odo parallelipedo. Sia la data altezza la dritta llnea a. & il dato cubo b. già bi$ogna $otto l'altezza a. alzare vn parallelipedo, che $ia eguale al dato cubo b. $ia la c. eguale ad vn lato del cubo b. & per la vndecima del $e$to de gli [379]NONO. elementi $ia la meza proportionale e. Dico adunque, che il parallelipedo la cui ba$e $ia eguale al quadrato fatto dalla e. & l'altezza eguale alla a. $arà eguale al dato cu- bo b. & perche per la con$truttione, letrelinee $ono in continua proportione, cioè la e. la c. & la d. adunque per lo corolario della decima nona del $e$to, il quadrato. che viene dalla c. alquadrato, che viene dalla e. è come la c. alla d. cioè come la a. alla c. perche per la $uppo$itione, $i come $i ha la a. alla c. co$i $i ha la c. alla d. ma il quadrato, che viene dalla c. è la ba$a del cubo b. & il quadrato, che viene dalla e. è la ba$a del parallelipedo, che fi deue fare: adunque per la ttente$ima quarta dell'vnde- cimo de gli elementi, il parallelipedo $odo, che ha la ba$a eguale al quadrato e. & l'al tezza eguale alla data a. è eguale al dato cubo b. il che bi$ognaua dimo$trare. Qui bi$ognerebbe ancora andar vagando, & dimo$trare, come diuer$e figure, & corpi $i mutano in altre forme, & come non $olo $i raddoppiano, ma $i vanno triplicando, & multiplieãdo, $e i principij dati fin qui non ci $erui$$ero, però torneremo a Vitru- uio il qual dice.

Concio$ia co$a adunque, che con $i gran piaceri delle dottrine tali co$e $iano $tate auuertite, & naturalmente $iano forzati di mouer$i per le inuentioni di cia$cuna co$a, con$iderandone gli effetti, mentre che io con attentione riguardo a molte co$e, io prendo non poca ammiratione de i volumi compo$ti da Democrito d'intorno alla natura delle co$e, & di quel $uo commentario in- titolato chirotonito. nel quale anche egli v$aua lo anello, $igillando con ccra fatta di Minio quel- le co$e, che egli baueua $perimentahe.

Io qui leggerei cirocinnauos, perche ciros $ignificaua la cera, & cinnauos le ima gini, che tengono gli $tatuarij dinanzi a gli occhi, co$i Democrito nella cera impri- mendo le $ue i$perienze, per ricordar$ene, $e le tencua dinanzi a gli occhi. Et quelle note erano come commentarij, perche commetteuano alla mente le i$perienze. Pli nio legge Cirocineta. Filandro interpreta, commentario di co$e $cielte: a me pare mi glior lettione quella, che io dico, perche Vitruuio mede$mo qua$i lo dichiara dicen do. (Nel quale egli v$aua loanello $igillando con cera ti nta di minio, quelle co$e, le quali egli haueua $perimentate.) Certo è che Democrito $egnaua in cera ro$$a le co $e prouate, per tener$ele a memoria, co$i $olemo noi nelle margini de'libri $egnare con qualche colore le co$e $cielte, per hauerle pronte. Segue Vitr.

Le inuentioni adunque di quegli buomini non $olamente $ono $tate appareccbiate a corregerei co$tumi, ma anco alla perpetua vtilità di cia$cuno. Mail grido, & la grandezza de gli Athleti in breue tempo con i corpi loro inueccbia in modo, che ne quando grandemente fiori$ceno, ne dapoi nel la po$teritàps $$ono questi, come fanno le co$e pen$ate da glibuomini $ani con belli ammaestramen- ti giouare alla vita bumana. Ma non $i dando i debitibonori ne ai co$tumi, nè a i precetti de i va lenti $crittori, & guardando le menti pin alto, che l'aere con i gradi delle memorie al cielo $olleua- te a forza fanmo, che eternamente non $olo le $ententie, male imagini loro a posteri $iano cono$cin te. Et però chi ba la mente adorna de i piaceri delle lettere, non può non hauere uel petto $uo con$e- crato, come di Dei, il $imulacro di Ennio poeta: Et quelli che a$siduameate prendeno piacere de iver$i di Accio, non tanto la virtù delle parole, ma anche la $igura $ua pare, che $eco babbiano pre$ente; & co$i molti, che dopò la memorianostra na$ceranno, pareranno di$putare con Lucretio della natura delle co$c, come $e egli fu$$e pre$@nte: Et $imilmente dell'arte del dire con Ciceronc, & molti de ipo$teri ragioneranno con Varrone della lingua latina. Et molti amatori della cognitio- ne di liberando con i $aui dei Greci molte co$e, pareranno e$$er con quelli in $ecreti ragionamenti. Et in $omma le $entenze dci i buoni $crittori e$$endo in fio@e stando i corpi lontani, quando $@no addotte ne i con$igli, & nelle di$putationi banno maggiore autorità, che quelle dei pre$enti. Per il che io ò Ce$are corfidatomi in que$ti a@tori, & pre$i i loro $entimenti, & con$igli, ho $@rit@o questi volumi, & ne iprimi $ette bo tra@tato de gli edificij, nell'ottauo delle acque & in que$to de@e rogioni dei Gnomoni, come $late $ no dai raggi del Sole nel mondo per le ombre de i Gnomoui@- trouate, & con che ragioni $i allungano, & accorciano dirò cbiaramente.

[380]LIBRO

Conclude Vitr. la $ua lunga digre$$ione; & pare, che fin qui $ia $tato il proemio del pre$ente libro, il quale per la diuer$ità delle co$e for$e è $tato in molte parti diui$o; il tutto è nõ meno facile, che degno da e$$er po$to in opera, come co$a piena di vtili$$i mi precetti a chi $i diletta di $a pere, & di con$eruare nella memoria le co$e imparate.

Della ragione de i Gnomoni ritrouati per l'ombra da iraggi del Sole. Et del mondo. Et de i pianeti. Cap. # IIII.

_Q_Velle co$e adunque con diuina mente $ono $tate acqui$tate, & $eco banno a chi le con$idera grande ammiratione, che l'ombra nello equinotio fatta dal Gnomo ne è di altra grandezza in Athene, di altra in Ale$$andria, di altra in Roma: nè quella i$te$$a è in Piacenza, che è in altri luoghi della terra. Et però $ono molto diffcrenti le de$crittioni de gli borologi per la mutatione dei pae$i, per- che dalle grandezze dell'ombre equinottiali $i di$egnano le forme de gli ana- lemmi, de i quali $i fanno le de$crittioni delle hore, $econdo la ragione de i luo- gbi, & delle ombre dei Gnomoni.

Mirabile dottrina è quella, che ci da Vitr. nel pre$ente libro delle co$e della A$tro- nomia: & più mirabile è la breuità $ua: però il pre$ente trattato $i deue pa$$are con di ligenza, & auuertimento non mediocre: imperoche in quello $i tocca breui$$imam\~e te quello, che in molti volumi da molti è $tato raccolto. Et perche non ci $ia confu- $ione, diremo ordinatamente ogni co$a ponendo le parole di Vitr. le quali non paro- le, ma $entenze, & conclu$ioni $i po$$ono meritamente nominare. Tratta adunque nel pre$ente libro della ragione de gli horologi da Sole, & delle ombre: & perche om bra non è $enõ doue è il corpo lumino$o, i cui raggi $ono impediti dal corpo opaco, però tratta de' corpi cele$ti, che fanno lume, & per que$ta occa$ione abbraccia il mo- uimento del cielo, la figura, e la mi$ura del tutto. Introduce il $uo trattamento in que $to modo: che ved\~edo noi, quãdo il giorno, e la notte $on eguali, il qual tempo $i chia ma equinottio, che viene due fiate l'anno di Marzo, e di Settembre non intendendo di quelli, che $tanno $otto l'equinottiale, perche l'hanno $empre: nè di quelli che $tã- no $otto i poli, perche non l'anno mai, inquanto, che $iano dodici hore il di, & dodici la notte: ved\~edo dico, che al t\~epo de gli equinotij $ul mezo dì, in diuer$i luoghi l'om bra è diuer$amente proportionata a gli edificij alberi, $tili, & a tutte le co$e leuate da terra, e dritte imperoche da que't\~epi in alcuni luoghill'ombra è pari alle co$e che la fanno, in altri è maggiore, in altri è minore, grade occa$ione hauemo da merauigliar ci, & però per naturale in$tinto ci diamo a cercar d'onde vegna la diuer$ità dell'om bre, & ved\~edo che que$ta mutatione non può venire $e nõ dalla diuer$ità dell altez- za del Sole, che e quelli tempi ad alcuni è più alto, ad alcuni è più ba$$o, cominciamo ad inue$tigare il cor$o del Sole, e co$i quello, che nõ potemo fare nel cielo, de$criue- mo in terra con linee, & con figure, $eruando intiera la ragione del tntto. Et chi è tã- to $ottile, & ingenio$o, che troui $imili de$crittioni $i può veramente dire, ch'egli $ia d'intelletto diuino, e che le $ue inu\~etioni $iano più pre$to diuine, che humane, e que $to ha detto Vit. fin qui. Dichiara poi come $i chiama quella de$crittione di linee, che $i fa per dimo$trare il cor$o del Sole, & dice, che $i chiama Analemma, & diffini$ce, che co$@ @ Analemma, dicendo. _Analemma è ragione cercata dal cor$o del Sole, & dall'om_ _bra cre$cente, trouata dalla o$$eruatione del $ole$titio del verno, dalla quale per ragioni d' Architet-_ _tura & per de$crittioni del compa$$oè $tato ritrouato loeffetto nel mondo_.

[381]_NONO._

Cominciauano gli antichi l'anno dal $ole$titio del verno, che viene di Decembre; que$to chia- mauano bruma. auuertirono a quel tempo, the $ul mezo di l'ombra del Gnomone era più lunga. che ne gli altri tempi nel mezo di; però concludeuano, che a quel tempo il Sole fu$$e piu ba{$s}o. De$criuendo adunque nel piano dei circoli, & drizzandoi Gnomoni, cioè $tili da ombre $opra il piano tirauano linee dai de$critti circoli alla punta dello $tilè, & continuando quelle linee rap- pre$entauano l'ombre fin $ul piano proportionando l'ombre conlo $tile, il quole perche $taua ad an goli dritti $opra il piano. però $i chiama Gnomone, & co$i di giorno in giorno $ul mezo di pren- deuano la altezza del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della state ogni giorno piu s'in- nalzaua, & co$i concludendo l'altezza del Sole meridiana, ne faceuano nel piano la de$crittio- ne, & il di$egno mo$trando in terra gli effetti del Cielo; que$ta de$crittione era detta Analem- ma, che è come vno ripigliamento del cor$o del Sole, per formarne gli borologi, $econdo la diuer- $ità dei pae$i. Prendeuano le altezze del Sole, & le ombre meridiane, perche il circolo merl- diano è più certo, & piu o$$eruabile, che gli altri. Ma perche nella diffinitione dello Analem- ma Vitr. ba detto, [è $tato ritrouato lo effetto nel mondo.] però per que$ta occa$ione egli dichia- ra, che co$a è Mondo.

Mondo è vn grandi$$imo concetto della natura di tuttele co$e, & il Cielo $igurato di $t@lle.

Due co$e abbraccia il mondo, la prima è il Cielo, la $econda è tutto quello, che dal Cielo è compre$o, la douei moderni nella diui$ione della sfera hanno detto la regio ne elementaro, & la cele$te. Era nece$$ario porui il cielo, perche nel cielo $ono po$ti corpi lumino$i, i raggi dei quali fanno gli effetti nel Mondo: il Mondoadunque è vn grandi$$imo, & $ommo concetto di tuttele co$e perche è perfetto, equella co$a è per fetta a cui niente manca, e niente $ele può aggiungere. Al Mondo adunque perche è fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni co$a, perche ha principio, mezo, e $i- ne, perche contiene, e non è contenuto, $i conuiene il nome di perfetto: il che Vit.gli attribui$ce, dicendo, cõceptio $umma, perche $e è $omma oltra di quello non $itroua co$a, & in quello il tutto è compre$o Il Mondo adunque è vn grandi$$imo abbiaccia mento di tutte le nature, si di quelle, che $ono attea patire, & a ricenere qualche im- pre$$ione come $ono gli elementi, & imi$ti perfetti, & imperfetti, si di quelle, che han no virtù di fare, & d'influire, come $ono icorpi cele$ti. Et que$te nature $ono vna den tro l'altra, accioche que$ta cera mondana po$$a e$$er formata dalle forme cele$ti, che Vitr. dice. Cielo di $telle figurato, del quale egli ragionando dice. _Que$to cielo continua-_ _mente $i volge d'intorno laterra, & il mare, per gli vltimi cardini del $uo perno, che a$$e è nominato._

La$cia Vitr.la prima parte della diffinitione del mondo, perche non fa per hora al propofito: Et tratta della $econda, che è il Cielo. Et in poche parole dice molte co$e. che $i dichiareranno di$tintamente. Che il cielo $i muoua egli è manife$to al $en$o, per la mutatione del luogo, che fannoi corpi cele$ti, che mai non $i fermano. Ean- che noti$$ime, che il mouimento $ia circolare d'intorno il mare, & la terra, & che $i volga $opra vn perno imaginato nei cardini $uoi. Perche $e il cielo abbraccia ogni co$a, ogni luogo, ogni $patio, $e altrimenti $i moue$$e, che in giro, o nõ fu$$e di forma circolare, certamente la$ciarebbe fuori di $e o $patio, o voto; il che non è ragioneuo- le. Oltra di que$to molti altriaccid\~eti $ono, per li qualinoi venimo in cognitione, che il cielo $i giri a tondo, e che $ia di figura $imile al $uo mouim\~eto, de'quali ne $ono pie ni volumi, & $e ne fanno e$perienze cõ gli in$trumenti, Et perche noi vedemo vn cõ- tinuo mouimento per vn ver$o, però c'imaginamo due $tabili$$imi punti oppo$ti per diametro, da i quali imaginamo, che pa$$i per lo centro vna linea, & quelli punti $o- no detti car dini, perche qua$i come $opra i $uoi cardini il cielo $opra quelli $i volge- Qne$ti cardini $i chiamano poli da Grecl. ma là linea imaginata, che dall'vno all'al- tro cardine pa$$a per lo centro del Mondo, è detta a$$eo perno. I cui e$tremi $ono i cardini, o poli del Mõdo. Ma cio che di punti, di linee, e di circoli nel cielo $i dice, tut to è detto {que} maggior dichiaratione, e nõ perche veram\~ete $i trouino nel cielo come [382]_LIBRO_ uogliono alcuni, che nei poli $ia la virtu di mouere, il che rifiuta Ari$t. nel libro del mouimento de gli animali, argomentando, che que$to non può e$$ere e$$endoi po- li$enza grã dezza alcuna, anzi pũti indiui$ibili: e for$e dal detto di Ari$t. potemo cor reggere quel, che dice Vit. il quale però come Architetto $i deue $cu$are, quãdo dice.

Perche in tali luoghi la virtù della natura co$i ba come Architetto fabricato, & ha fitto icar- dini come centri vno in que$to mondo di $opra del mare, & della terra, e l'altro dilà al contrario $otterra nelle parti meridiane, & ini d'intorno a quei cardini come, d'intorno a i centri ha fatto lerotelle parti meridiane, & iui d'intorno a quei cardini come d'intorno a centri ha fatto le rotelle come a torno perfette, le quali $ono dai Greci nominati poliper le quali eteruamente con veloci$$imo cor$o il cielo $i gira@c co$i la terra col mare in luogo di centro è $tata collocata nel mezo.

Due $ono i Poli, & cardini, i quali per diametro nel mondo oppo$ti $ono, ma che vno $ia di $opra, & l'altro di $otto non è, $e non per ri$petto a gli habitanti della terra, però bi$ogna intendere, che Vitr. doueua dire a que$to modo; & ca$o che egli non lo dica, come $i può vedere dicendo egli, che la natura co$i gliha po$ti, che vno $ia di $o pra & l'altro di $otto, è nece$$ario che noi intendiamo drittam\~e te. perche quelli, che $tanno $otto l'equinottiale, nõ hãno vn polo piu eleuato dell'altro; $imilmente quel li, che $tanno di là dal mezo hanno il loro polo eleuato $opra l'Orizonte, che a noi habitanti di qua dal mezo è depre$$o. & il no$tro a loro è meridiano come il loro a noi; però que$to $ito, di che parla Vitr. $i deue intendere in ri$petto, & non a$$oluta- mente, però ($i come dice Vitr.) la terra col mare nel mezo in luogo di centro è $tata naturalmente collo cata: certo è, che in alcune parti vn polo $arà eleuato, el'altro de- pre$$o; & in alcuni l'vno, & l'altro $arà egualmente nel piano dell'Orizonte: la doue e$$endo conclu$o da tutti gli a$tronomi, che $tando l'huomo in qual $ito $i voglia $o pra la terta, $empre il piano del $uo Orizonte diuideil cielo in due parti eguali, & tut ti qua $i gli in$trumenti, che $i v$ano, v$an$i in modo, come $e l'huomo fu$$e nel cen- tro della terra; è nece$$ario di concludere, & che la terra $ia a gui$a di centro nel me zo del mondo, & che egualmente partito $ia quello, che $i vede da quello, che non $i vede cõ la $uperficie dell Orizonte. Hauendo adunque noi due punti come termini fi$$i, $opra i qualiil cielo $i gira, $eguita Vit.a de$eriuere il cielo con altri $egni. & dice.

E$$endo que$te co$e dalla natura di$po$te in modo, che dalla parte $ettentrionale habbia il centro piu eleuato da terra conl'altezza $ua, & nella parte del mezo di $ottopo$to a'luoghi inferiori $ia dalla terra o$curato, indi a trauer$o per mezo il mondo vi è formata vna zona a gui$a di circolo cinta con dodici $egui piegata alla parte del mezo dì, la qual forma di$egni con certa di$po$itione di stelle agguagliandone dodici parti, ci dà e$pre{$s}aiui la figuratione, che vi dipin$e la natura.

Volendo Vit. e$primere molte co$e diuenta alquanto o$curo per la durezza del di re. Ved\~edo noi il certo, e continuato vol gimento del cielo da Leuãtea Ponente, tro uato hauemoi due poli, & l'a$$e in certi, e determinati luoghi. Cõ$iderãdo poi il mo uim\~eto, che fa il Sole in vno anno, e che hora na$ce in vna parte dell'Orizonte, & da vn v\~eto, hora in vn'altra, e che $ul mezo di hora s'auuieina piu al pũto che ci $opra$tà hota è piu ba$$o, & che varia i giorni, ele notti egual m\~ete, $apemo, che per que$teco $e auertite bene, & o$$eruate, gliantichi hano trouato la obliqua via del Sole, per la quale andãdo egli con moto cõtrario al primo di giorno in giorno faccia tutta quel la $en$ibile mutatione $imilm\~ete auuertendo il cor$o de gli altri pianeti $eguitare la via del Sole, ma nõ co$i egualm\~ete $targli appre$$o, diedero nomea quella via, per la qule il Sole, & gli altri pianeti pa$$auano, e la chiamarono cinta, o zona, perche $i co- me vna cinta cign\~edo nõ $olo s'aggira cõ vna $emplice linea, ma tiene larghezza, co $i la via de'pianeti è $tata imaginata, e circolare, e larga, & è $tata cono$ciuta piegar d'vna parte all'vno de'Poli, e dall'altra, all'altro, & abbracciare tuttoil cielo; cioè e$$e- re vno de'circoli maggiori, & inlquella anche $ono $tate cono$ciute alcune compa- gnie di $telle alle quali è $tato impo$to nome di $egni; e perche $ono dodici. Vitr.le [383]_NONO_. chiama dodici parti pareggiate, perche $ono di trenta gradi per $egno. di trecento, e $e$$anta, ne'quali per più comodità hanno partitoi circoli. La via de'pianeti è $tata da'Greci detta Zodiaco, e da'Latini $ign ifero, pche in e$$a $onoi $egni. La via del So- le è $tata nominata Eclittica, perche $opra e$$a $tando il Sole, ela Luna in certe di$tã ze, $i fanno gli Ecli$$i, cioèi mancam\~eti, e le o$curationi loro. Il Zodiaco ha larghez- za, perche il cor$o de pianeti la richiede, e nella $ua circũ ferenza è diui$o anche egli in 360. parti. la via del Sole detta Eclittica, è nel mezo della larghezza del Zodiaco.e le linee, che $ono gli e$tremi della larghezza del Zodiaco $ono di$tanti $ei gradi cia- $cuna dalla Eclittica, in modo, che $ei gradi di quà, & $ei di là fanno dodici gradi del Zodiaco in larghezza, oltra la quale non caminano i pianeti: Benche Venere, e Mar te per la grandezza de'loro Epicicli (come dicono alcuni contemplatiui) e$chino poi fuori; ma que$to auniene di raro. Il che for$e ha dato luogo alla fauola di Venere, e di Marte Chiama$iil Zodiaco circolo obliquo, perche non a$cende, nè di$cende rego- larmente $econdo le $ue parti, & perche con tutte le parti $ue non è egualmente di- $tante da'poli del Mondo; oltra che non taglia con giu$tiangoli glialtri circoli cele- $ti. Ma quello, che dice Vitr. (E$$endo que$te co$e co$i dalla natura di$po$te.) Que$to non è per natura: ma per ri$petto de gli Orizonti, che $i mutano $econdo i $iti, b\~eche per natura $ia il Cielo, in que'due punti, che Vitr. chiama centri, fermato. Le condi- tioni della zona, che dice Vitr. $ono prima che è larga, dapoi è piegata ver$oi poli, ol- tra di que$to è formata di deci $egni, e benche la natura habbia fatto quelle $telle, pe- rò gli o$$eruatori le hanno co$i compartite, e gli A$tronomi ne danno le lor cau$e.I $egni $ono dodici cia$cuno de'quali è dato al $uo me$e. però i me$i $ono dodici. ten- gonoi $egni trenta gradi per vno $econdo vna con$ideratione, però l'anno è deno- minato da trecento & $e$$anta giorni, & di quel piu, che il Sole auanza ogni giorno col $uo mouimento contrario al mouimento del primo cielo. onde Vitr. dice.

Et però quelli $egni lucenti colmondo, e con il re$tante ornamento delle $telle girando$i d'intor- no la terra, & il mare fannoil cor$o loro $econdo la ritondezzadel cielo. Ma tuttele co$e che $i ve deno, e che non $i vedeno $ono formare con la nece$$ità dei tempi, & delle $tagioni, delli quali tempi $ei $egni $opra la terra col Cielo vanno vagando, & gli altri $otto la terra dall'ombra di quella $ono o$ourati. ma $ei di que$ti $empre $oprala terra $i muoueno; perche quanto vna parte dell'vltimo $e- gno forzata dalla depre$$ione col $uo girare andãdo $otto $i occulta, tanto dalla contraria parte dal la depre$$ione col $uo girare andando $otto $i occulta, tanto dalla contraria parte dalla nece$sità del girar$i $opra leuata col mouimento circolare v$cendo da luoghi non mani$e$ti, & o$curi $e ne vie ne in luce; perche vna forza, & vna i$te$$a nece$sità fal'Oriente, & l'Occidente.

Cioè perche vna forza, & vna i$te$$a nece$$ità, fa, che l'vna parte a$cenda, e che l'al tra di$c\~eda. Imouimenti de'Cieli $ono due permolti accid\~eti cono$ciuti, l'vno è da Leuãte, a Pon\~ete, come $i vede ogni giorno leuare, è tramõtare il Sole, e l'altre $telle. Que$to mouim\~eto è detto primo, e diurno, $opra del quale nõ è co$a $en$ibile, & in termine di hore v\~etiquattro $i gira perfettam\~ete fac\~edo lo $patio d'un giorno natu- rale. $i che il Sole fa l'anno; la Luna il me$e; il primo mouim\~etoi giorni. Di \~q$to pri- mo mouim\~eto, del quale niuno altro è più veloce, ha parlato Vit fin qui: & ha detto, che {que} quel mouim\~eto $ei $egni del Zodiaco s\~epre $tãno $opra l'Orizõte, e $ei s\~epre di $otto. Que$to è verò, pche in ogni Orizõte tãto di giorno, quanto di notte na$ce vno $emicircolo del Zodiaco, nelquale $ono $ei $egni, e ne muore, o cade l'altro, nelquale $ono $ei altri $egni: & e$$endo il Zodiaco vno de'circoli maggiori della Sfera, s\~epre in ogn'Orizõte vna metà è $opra, a l'altra $otto, e quãto cade d'vna, tãto $i leua dell'altra.

Ma quelli $egni e{$s}endo in numero dodici, & tenendo cia$cuno la duodecima parte del mondo, & andando egli continu amente dal Leuante al Ponente: Allbora per quelli $egni con mouimento co n- trario, la Luna, la $tella di Mercurio, & di V enere, il Sole, & co$i la stella di Marte, di Cioue, & di Saturno come per $alita de gradi, montando cia$cunocon differente grandezza di giro, va dall'Oc cidente, all'Oriente.

[384]_LIBRO_

Ecco come è pieno, e come in poche parole Vit. ci dà molte cõclufioni. Vna è che dodici$onoi $egni del Zodiaco:l'altra, che ogni $egno occupa la duodecima parte del Cielo; l'altra che tutti $i muoueno cõtinuamente da Leuãte a Pon\~ete col primo mouim\~eto: la quarta, chei pianeti vãno con cor$o contrario entrãdo in que' $egni, da Ponente a Leuate, el'vltima, che vano con differente grãdezza de giri. Noi e$pone- remo cia$cuna di que$te propo$itioni partita m\~ete. e primai dodici $egni, i nomi dei quali $ono que$ti. Il Montone, il Toro, i Gemelli, il Cãcro, il Leone, la Vergine, la Bilã za, lo Scorpione, il Saggitario, il Capricorno, lo Acquario, & i Pe$ci. $i comincia a nu- merarei $egni $opra il taglio, che fa la eclittica con lo equinottiale, Perche nõ hauen do il circolo, ne principio, ne mezo, ne fine di $ua natura, è ragioneuole, che quella parte, che $i pr\~ede per principio $ia comune al na$cim\~eto, e cadimento di tutti i luo- ghi, e nella quale $tãdo il Sole l'arco del di cominci a far$i maggiore dell'arco della notte. I nomi de' $egni $ono $tati pre$i da qualche animale di ragione, o $enza, ouero da qualche altra co$a $ecõdo che il Sole $ottrãdo a quelle $telle produce qua giù co$e conformi alle nature di quelli animali, o di quelle co$e, che $i dice e$$ere iui colloca te. Il mõtone $i $egna cõ due corna, a \~q$to modo. ♈. il Toro qua$i $imile ♉ .i Gemel- li per due tratti cõgiunti ♊, che $ignificano Ca$tore, e Polluce. Il Grãchio per gli oc- chi oppo$ti, che pare, ch'egli habbia dinãzi, e di dietro ♋. Il Leone per la coda $ua è manife$to ♌. La Vergine per la fimbria della $ua gonna ♍. La bilãza {que} la figura del $uo $imigliante in$trumento. ♎. Lo Scorpione per la punta dopò due tratti ♏. Il Sa- gittario per la $aetta. ♐. il Capro per la forma del ginocchio legato con vna fune. ♑. l'Acquario, per lo flu$$o dell'acqua ♒.i Pe$ci cõ vna figura di due pe$ci, che col dor$o loro in$ieme congiunti. ♓. Gia i$pediti $iamo dalla prima cõclu$ione. Ma che ogni $egno t\~ega la duodecima parte del Zodiaco, è manife$to, imperoche $i è o$$eruato che {que} trenta giorni il Sole tiene vn $egno, qua$i che in tr\~eta parti eguali $ia vn $egno diui$o: \~q$te parti $i chiamano gradi, come che ք $e a$cenda, è di$c\~eda il Sole, e gli altri pianeti continuam\~ete, però Vit. ha detto. (Come ք $alita di gradi montãdo.) Adũque il Zodiaco, è di parti trec\~eto, e $e$$anta; ք che dodici fiate trenta fa 360. Que$to nume ro è $tato $timato il più comodo, come quello, che $olamente manca di cinque di tut ta la $omma di tuttii giorni dell'anno, ք la ragione gia detta Et perche il Sole non a- $c\~ede egualm\~ete ք la obliquità del Zodiaco, però egli $i vede alcuna fiata più veloce alcuna piu tardo: l'onde auuiene, che ք la pportionata di$tributione de'\~pdetti s. gior ni $egua il numero di 365 & non $o che di più ri$pondente alli 360. gradi. Oltra che per la comodità del numero di 60. ogni circolo grãde, o picciolo ch'egli $ia è diui$o in parti 360. perche il numero di 60. ha la metà, vn terzo, vn quarto, vn quinto, & vn $e$to; oltra che la più i$pedita diui$ione del circolo è in $ei parti; perche la mede$ma apritura del compa$$o, che ha fattoil circolo, entra $ei volte nella circonfer\~eza dell'i- fle$$o circolo, e per \~q $ta ragione il compa$$o, è nominato $e$to. La terza, e la quarta conclu$ione era, che tutti i pianeti ք quei $egni vagãdo $i muoueno da Pon\~ete, a Le uãte, e ch'entrano in \~qlli per contrario cor$o. Que$to ք lunga i$peri\~eza, & o$$eruatio ne è $tato compre$o, imperoche co$i come hauemo per i$perienza vn mouim\~eto cir colare cõtinuato da Leuãte a Pon\~ete, comune a tutte les $ere cele$ti, $ecõdo il cui re- golato gito nõ $olo tutte le cele$ti ruote, ma anche tuttii piu rari elem\~eti $ono tirati, co$i anch'è $tato cono$ciuto, il 2. mouim\~eto, m\~etre che gli inꝗ$itori delle co$e cele$ti hãno o$$eruatoi na$cim\~eti, & i cadim\~eti delle $telle, e del Sole, perche hãno veduto il Sole, e l'altre Stelle andar$i mutãdo, e ritrouar$i in diuer$e parti, & al mezo di, & alla meza notte hora più alti, hora più ba$$i a gli habitatori d'vn i$te$$o luogo, la doue $i hãno imaginato altri քni, altri cardini, & altri volumi di sfere, e ved\~edo le $telle fi$$e e$$er s\~epre in egual di$tãza, ne o$$eruarono alcune delle piu notabili, e luc\~eti, e da \~ql- le cõpre$ero, che le $ette erranti $ucce$$iuam\~ete andauano ver$o Leuante, e che cõ al [385]_NONO_. cuno $patio di tempo s'allontanauano dalla i$te$$a $tella, e di nuouo dopò aleun tem- po ritornauano alla i$te$$a; ilche dalla Luna, il cui cor$o è più veloce, $i può più pre$to cono$cere o$$eruando la congiuntione ouero lol$patio, nel quale e$$a a qualche $tella cono$ciuta ritorna: e$$aminando tante fiate, quante ver$o Leuante s'allontana, finche $i veda di $uo proprio mouimento ritornata alla i$te$$a $tella. in que$ta maniera adunque è $tato ritrouato il $econdo mouim ento contrario al primo. La quinta con- clu$ioneera, che con diuer$a grandezza di giri cia$cuno dei pianeti faceua il cor$o $uo. Hauendo Vitruuio numerato di $opra i fette pianeti, Saturno, Gioue, Marte il Sole, Venere, Mercurio, & la Luna: i caratteri de i quali $ono que$ti per ordi- ne. $i dichiara la detta conclu$ione, con lunga indottione da Vitruuio in que$to modo.

La Luna in giorni ventiotto, & qua$i vn'bora girando$i a torno il Cielo, & ritornando a quel $egno, d'onde prima $i mo{$s}e, compie il me$e Lunare: mail Sole pa$$a perlo $pacio d'vn $egno, che è la duodecima parte del Cieloin vn me$e, la doue in dodici me$i, and ando per lo $pa- cio di dodici $egni, quando ritorna al $egno, donde prima $i partì, compie lo $pacio d'un'an- no; & quel giro, che fala Luna tredici fiate in dodici me$i, il Sole mi$ura nei mede$imi $egni vna fiata.

Poi che Vitruuio ci ha dimo$trato, che $i truoua diuer$ità nei mouimenti de cieli quanto a i termini del mouimento, hora egli ci dimo$tra e$$ere diuar$ità nella tardezza, & nella veloci- tà, & determina gli $pacij del tem po, nei quali cia$cuno fa il $uo mouimento. Noi per mag- gior chiarezza proponeremo alcune co$e dell ordine, del numero della po$itione, del $ito, & del mouimento delle sfere cele$ti. Otto $onoi cieli, o per dir meglio tutta la machina celeste contiene otto giri di cieli $cparati, contigui, & concentri, oltrai quali non è mouimento alcu- no, $e non imaginato per $aluar le apparenze. $ette cieli $i danno ai $ette pianeti già nume- rati: il più pro$$imo alla terra è la Luna, il più lontano, Saturno, l'ottauo cielo è delle $telle $i$$e, detto firmamento, ilquale è grandi$$imo, & capace di tutti i predetti cieli. Que$to numero è stato compre$o dalla velocità delle $telle in$eriori, & dall tardezza delle $uperiori. perche le $telle dei cieli di $opra (intendo delle erranti) vanno più tarde, che quelle di $otto, cioè vo- gliono più tempo araggirar$i, perche fanno maggior viaggio, conformando$i al primo moui- mento. Euui vn altro argomento, che $i piglia dalla occultatione dei corpi più alti, percioche e{$s}endo noi nel più ba$$o luogo, non è dubbio, che quello, che ci è più vicino a gli occhi non cuopra, o non occulti quello, che sta di $opra, quando $i trapone trala nostra vista, & il cor- po $uperiore: Aggiugnendoui quella differenza, che è tra il luogo, a cui peruiene la nostra, vi$ta, da qu@llo, doue è veramente la stella, o il pianeta. laqual differenza $i $uol chiamare, diuer$ità dell'a $petto, laquale non è altro, che vn'arco d'vn circolo grande, che ci pa$$a $opra la te$ta, compre$o da due linee, dellequali vna imaginiamo, che $i parta dal centro del mon- do: l'altra dall occhio noftro, che è nella $uperficie della terra, & pa$$i per lo centro della $tella veduta, & termini nello arco predetto. Quella linea, che $i parte dal centro della ter- ra, & pa$$ando per lo centro della $tella termina nell'arco imaginato del Zodiaco, è detta li- nea, del vero luogo, perche è dimostratrice, & indice del vero luogo della ftella. Ma quella linea che va dall'occhio per lo centro della $tella al Zodiaco è detta, linea dell'apparenza, co- me quella, che dimostrail luogo apparente. perilchelo angulo compre$o $otto quelle dritte li. nee $ar@ la quantità della diuer$ità, laquale $aràtanto maggiore, quanto la $tella $arà più ba$- $a, & più vicina all'Orizonte. imperoche $tandoci la stella il capo, non $i vede alcuna diuer- $ità, perche amendue le linee, & quella del vero luogo, & quella dell'apparenza diuentano vna $ola, però $imil diuer$ità nella Luna, è grandi$$ima: picciola nel Sole: in Marte apena $i vede; & nei pianetidi $opra non $i comprende, perche $ono lontani$$imi: & la figura delle dette co- $e, è qui appre$$o. La Luna adunque & c.

a. ilcentro del mondo.

b. l'occhio nella $uper$icie dellaterra.

[386]_LIBRO_

La Luna adunque perche è veloci$$ima tra tutte le erranti, & perche ha più diuer$i- tà di a$petto, & perche ecli$$a il Sole è ba$$a, & più $otto di tutti i pianeti, & perche $i conclude per alcuna delle dette ragioni, che Marte, Gioue, & Saturno $ono $opra il Sole, però Mercurio, & Venere $aranno di $otto. oltra che egli $i $erua la proportione del diametro $olare, cioè la di$tanza del Sole al centro della terra. perche $arebbe trop po gran di$tanza tra'l Sole, & la Luna, & $patio voto, & que$te proportioni de i diame tri $ono compre$e nelle tauole. & è anche ragioneuole, che il Sole $ia nel mezo, e che part $ca i pianeti di$opra da quelli di $otto. perche gli inferiori hanno molta confor- mità in$ieme nei loro mouimenti, come anche hanno la loro i $uperiori, quegli ne gli Epicicli, que$tinei Deferenti. Il Sole adunque è l'occhio, ouero il core del mondo come Re, & $ignore $ta meritamente nel mezo. Difficile è da giudicare, qual $ia di $o pra, o Venere, o Mercurio, perche $ono qua$i di pari moumento, poca è la mutatio- ne, & la diuer$ità dello a$petto, nè $i comprende, chi cuopra, & occulti l'altro. Quelli che hanno penetrato più a d\~etro (come $criue il dotto Maurolico) diui$ando $opra la intentione della natura, hanno detto, che la natura ha fatto le $pere de i pianeti, che declinano dalla Eclittica, perche nelle congiuntioni, & nelle oppo$itioni po$$i- no $chiuare quel punto del Sole, che $ta loro diametralmente oppo$to, parche la vici- nanza del Sole gli $arebbe danno$a, come quella, che partori$ca vn $cemamento di $plendore, che $i chiama combu$tione. & quelli, che per diametro $ono oppo$ti per la interpo$itione della terra $iecli$$ano, come auuenirebbe alla Luna ogni me$e, $e ella non piega$$e dalla Eclittica. per que$to la natura ha procurato di fuggire que$to danno molto più cerca pianetti, che $ono d'inioruo il Sole: però $i hanno imaginato gli'epicicli di Venere, & di Marte grandi$$imi, & gli fanno v$cire dal cor$o del Sole, & anche fuori della larghezza del Zodiaco, & per que$to alcuni hanno allargato il Zodiaco due gradi per parte. Douemo adunque credere, che quelli pianeti $iano al Sole vicini$$imi, che hanno i loro epicich maggiori, & però Venere, & Marte $aran@ no da ilati del Sole, sì perche Venere ha luogo più degno hauendo il centro del $uo epiciclo $empre Settentrionale, che è parte de$tra all'Oriente Sole, e con$eguentem\~e te plù nobile; & Mercurio $empre meridionale, sì perche Mercurio quanto al nume ro delle $ue $pere, & alla varietà di $uoi mouimenti è più $imigliante alla Luna. $o- pra il Sole è Marte: $opra Marte è Gioue, perche lo epiciclo di Gioue tie ne più $imi- glianza con quello di Mercurio, & quello di Saturno, con quello della Luna. Onde e$$endo o epiciclo di Saturno minore, che lo epiciclo di Gioue, per le dette ragioni Saturno è lontani$$imo dal Sole, & con$eguen tem ente $opra di Gioue, & que$to è l'ordine, il numero, & il $ito de i cieli. Quanto al mouimento in vniuer$ales'è detto, & in particolare dice Vitr. che la Luna in giorni ventiotto, & qua$i vn hora ritorna al$egno di donde $i parti, & fa il me$e Lunare. Vna gran parte delle nationi del mõ- do fa il me$e, & lo chiama dal nome della Luna: & dicono due Lune, tre Lune, quat- tro Lune intendendo due, tre, & quattro me$i. Me$e $i chiama in quattro modi. & prima il me$e commune: & $econdo que$ta nominatione do dici $onoi me$i, & co- minciando da Genaro il primo il terzo, il quinto, il $ettimo, lottauo, & il decimo $o- no di giorni trentauno, il re$tante di vn meno eccetto Febraro che ne ha ventiotto per l'ordinario, e v\~etinoue l'ãno del bi$e$to. & quell'anno è del bi$e$to, ch'è mi$urato dal quattro cominciãdo dal Mille$imo. la aggiũta di quel giorno $i dà per quello di trec\~eto$e$$anta cinque giorni, ch'auãza il Sole ogni giorno in vn'anno per lo $uo mo nim\~eto cõtrario al primo, ch'è vn quarto di giornoin vn'ãno, che in quattro anni fa vn giorno intiero. ilquale $i dà a Febraro, & $i chiama bi$e$to, perche egli $i numera due fiate il $e$to delle cal\~ede di Marzo, ch'èil v\~etiquattro di Febraro. egli $i chiama me$e anche quello $pacio, che il Sole dimora $otto vnode dodici $egni, e co$i vno me $e $arà la duodecima parte dell'anno Egli $i chiama me$e lo $pacio, ch'è da vna con- [387]_NONO_. giuntione all'altra, ch'è di giorni ventinoue è mezo, poco più. Finalm\~ete me$e $i chia ma quel tempo, che pone la Luna in girar tutto il Zodiaco andãdo di $egno in $egno, ilche dice Vitr. che $i fa in giorni ventiotto, & qua$i vn'hora. & que$to $i può chiama re anno Lunare, benche Vitr. lo chiami me$e Lunare. io ponerò qui $otto vna tauola di$tinta di tutti i mouimenti de i cieli $econdo la o$$eruatione dei moderni, iquali per $eruare alcune apparenze hanno aggiunto all'ottauo altri cieli.

TAVOLA DEL MOVIMENTO DEI CIELI. # S # # G # M # Seconde Tertie Quarte Quinte Se$te Scttime_ ## Il decimo fa vn'hora, # # # # 15 # In vngiorno. # 12 ## Il nono fa in vn'hora, # # # # # # # # # 4 # 20 # # 41 # # 17 # # 12 # In vn'anno, # # # # # # # 26 # # 25 # # 51 # # 9 # # 38 # # 19 # In 49000. anni. # # # # # # # # # 4 # # # 56 # # 34 ## Il firmamento in vn di, # # # 3 # # 5 # # # # 30 # # 24 # # 49 # In vn'anno, # 12 # # # # # # # # # # 58 # # 5 # In 7000. anni. # # # # # # # # # # # 12 # # 30 # # # # # # # 13 ## Saturno in vn di, # # # 13 # # # # # 35 # # 17 # # 40 # # 21 # # # # # # # 1 # In vn'anno, # 12 # # 7 # # # # 34 # # 42 # # 30 # # 27 # # 45 # # # # # # # 1 # In trent'anni, # 12 # # # # # 25 # # 27 # # 17 # # 34 # # 57 # In me$i 29, & 363 giorni. # # # # # 4 # # 22 # # 25 # # 44 # # 1 # # 48 # # # # # # 20 ## Gioue in vn di, # 1 # # # # # # 59 # # 15 # # 27 # # 7 # # 23 # # 50 # # # # # # # 20 # In vn'anno, # 12 # # 4 # # # # 28 # # 59 # # 59 # # 59 # # 59 # # 10 # # # # # # # 1 # In anni 12. # 12 # # # # # # # 45 # # 46 # # 21 # # 22 # # 1 # # 30 # In anni 11. & 314. giorni. # # # # # 31 # # # # # # # # 24 # # 22 # # 50 # # 57 # # 22 # # 10 # # # # # # # 34 # # 26 # # 38 # # 40 # # 5 ## Marte in vn di, # 12 # # 22 # # # # # # # 40 # In dueanni, # 12 # 2 # # # # 10 # # 22 # # 40 # # 50 # In vn'anno, & 322. di. # # # # # 2??? # # # # # # # # # 44 # # 57 # # 15 ## Il Sole, Venere, & Mercurio # # # # # 59 # # 27 # # 50 # # 49 # # 3 # # 18 # # 4 # In vn di, (in vn'hora. # # # # # 43 # # 8 # # 19 # # 37 # # 19 # # 13 # # 50 # In vn'anno, # # # # # # # 39 # # 22 # # 1 # # 59 # # 45 # # 40 # In vn'anno, & hore $ei. # 11 # # 29 # # # # 26 # # 26 # # 56 # # 19 # # 34 # # 4 ## La Luna in vn'hora, # # # # # 32 # # # # # # # # # 56 # # 27 # # 37 # # 7 # # 57 # # 41 # # # # # # # 10 # In vn di, # # # # # # # 35 # # 1 # # 13 # # 11 # # 4 # # 35 # In giorni 27. & hore 8. # 12 # # 13 # # 9 # # 17 # # 14 # # 15 # # 2 # # 45 # # 13 # # #

Mala stella di Mercurio & la $tella di Venere girando$i d'intornoi raggidel Sole, & coronan- do con i viaggi loro il Sole, a gui$a dicentro fanno i ritorni, & le dimore, & anche con lo $tationi loro per quella giratione dimoranone gli $pacij dei $egni, & che que$to $iavero, $i fa chiaro dalla $tella di V enere, percioche $eguitando ella il Sole & apparendoci dopò il tramontar di quello, & rilucendo chiari$$imamente, $i chiama per que$to V e$perugine: ma in altri tempi andand ogli inan- zi, & leuando$i inanzi il giorno, $i chiarna Lucifer. & per quello alcune fiate più giorni dimorano in vn$egno, alcune fiate piu presto entr ano in vn'altro, & però perche non compieno egualmente il numero dei giorni in cia$cuno de i $egni; quanto prima banno ritardato, tanto con piu velocecor- $o pa{$s}ando agguagliano il camino, & lo pareggiano per$ettamente, & co$i na$ce, che auegna che dimorino in alcuni $egni, niente di meno poi che $i tolgono dalla nece$$ità della tardanza, pre$ta- mente con$igui$cenoil giusto circoito. Mala $tella di mercurio co$i pa$$a il cor$o $uo nel cielo, [388]_LIBRO_ che correndo per gli spacij de' $egni in giorni trecento$e$$anta ritornaa quel $egno d'onde prima $i mo$$e, & il $uo viaggio co$i $i agguaglia, che ccrcatrenta giorni in ogni $egno ba laragione del numero $uo. Ma Venere quando è libera dall'impedimento de i raggi del Sole, in trenta giorni tra- pa$$a lo $pacio d'vn $egno, quanto meno in giorni quaranta in cia$cun $egno pati$ce; poiche haue. rà fattola $ua statione re$titui$ce quella $omma di numero dim rando in vn $egno, & però hauen do Venere mi$urato lo intiero circuito del cielo in quattrocento & ottantacinque giorni, torna di nuouo allo i$te$$o $egno, did ue cominciò il $uo viaggio.

In que$ta parte Vit. è difficile, nõ concorda con gli altri, e for$e è $corretto il te$to. Plinioche $uole pig iare le facciate intiere da Vit. in que$ta parte è tutto diuer$o. Vit. poneipianeti nece$$itati tardare, gli $cioglie dalla nece$$ità, e qua $i slegandoli vuole, che pareggino cõla velocità del cor$o quel viaggio, che haurebbeno fatto, $e $empre fu$$e $tato loro cõce$$a la libertà di caminare. nè ci dichiara (come $i cõuiene) cõ ap- prouate dimo$trationi, donde na$ceque$ta nece$$ità, e dõde vegna la libertà: però ne ce$$ario ci pare di darne alquanto di lume cõ quelle co$e, che dopò Vit. con belli fon- dam\~eti $ono $tate da gli $tudio$i delle co$e ritrouate. e però la nece$$ità ci conduce a fare quello, che voleua mo fuggit. Dichiareremo adunque alcuni termini, che fanno al propo$ito no$tro, & $ono que$ti. Epiciclo, Defer\~ete, Eccentrico, Cõc\~etrico, Giogo oppo$to al Giogo, lunghezz@ media dello Eccentrico, lunghezza media dello Epici- clo, Stato ritorno Progre$$o, Argom\~eto, Agguagliam\~eto Epiciclo adunque è quello, che da Tolomeo $i chiama circolo della diuer$ità, ch'è vna picciola $pera imagmata come aggiunta alla $pera maggiore, che co$i vnole dite la parola Greca; d'intorno la cui circonferenza vogliono gli A$tronomi, che $i volga il corpo del pianeta, il cui c\~e- tro è nella circonferenza della $pera che porcail pineta, ouerolo Epiciclo ver$o Ori\~e te, detto Deferente, il qual deferente, nõ ha lo i$te$$o centro, col centro del mõdo, & però egli $i chiama Eccentrico, cioè fuori del centro. $i come $i chiama concentrico quel circolo, che ha lo i$te$$o centro con quello del mondo, però volendo noi nel pia- no formare lo Epiciclo, & il De$erente: imaginiamo il centro, c. dal quale na$ce vna li nea, l'altro capo della quale $ia a, & $ia lo a. centro dello Epiciclo. Faccia que$to capo- a.vn giro perfetto, $tando fermo l'altro nel punto. c. dico che formerà nel piano vna $u perficie, laquale $i fa per la circonferenza del Defer\~ete. co$i forma il Sole la'Eclittica, ch'è come Defer\~ete del Sole, dallaquale $ono di$tãtii Deferenti de gli altri pianeti, e piegano da'lati. & la i$te$$a linea prolungata fin alla cõcaua $uperficie del primo cie- lo, di$egna in que la vna circõferenza dell i$te$$o nome.il centro dello Epiciclo è $em pre nella circõterenza del Deferente, po$to adunque vn piede del cõpa$$o nel punto a. & allargatol'altro fin che tocchiil c\~etro del pianeta. d. girãdo$ia torno $i farà lo Ep@ ciclo. Stando adunque le gia dette co$e, nõ è alcuno, che nõ veda, che la circonferen- za del Deferente, & la circonfer\~eza dello Epiciclo non $iano di $egualmente diffanti dal centro del mondo.f.Dapoi gli A$tronomi hãno trouato diuer$i vocaboli alle par. ti dello Epiciclo, $e condo le di$tanze loro dal c\~etro del mondo, vol\~edo con quelle di- mo$trarci, come $i $alua la diuer$ità delle apparenze, a doue quel punto, ch'è nella cir conferenza del Deferente odello Epiciclo più timoto dal centro del mondo, chiama no auge, che vuol dire $ommità; & però Cicerone lo chiama ugũ. & quel punto, che per diametro s'oppone al giogo, nominarono, l'oppo$to del giogo. E perche al Sole nõ danno Epiciclo, ma Defer\~ete, però quel punto, che nel Deferente $arà oppo$to algio go, $imilmente $i chiamerà, l oppo$ito del giogo. Giogo, cima, auge, ab$ides $ono paro le d'vna i$te$$a co$a. Lung hezza media dell' Eccentrico è la meta del Diametio, Lun- ghezza media dello Epiciclo è lo $pacio, ch'e da vn centro all'altro. $@ chiamano lun- ghezze medie ri$petto, che quel punto, ch'è rimoti$$imo dal centro del mondo, che $i chiama giogo è detto anche lunghezza più lontana, & quello, ch'è vicini$$imo al del to centro, che chiamano oppo$to al giogo, è detto lunghezza più vicina dello Eccen- [389]_NONO._ trico, ouero dello Epiciclo. Que$ti due punti $ono termini d'vna linea dritta, che pa$$a per am\~edue i centri, laquale li chiama linea del giogo: percioch è dimo$tratrice del giogo. la onde $i come nello Eccentrico la maggior $õtananza è tãto più del $emidia metro dello Eccentrico, quãto è lo$pacio, ch'e tra vno centro e l'altro:co$i la minore è tãto meno del $emidiametro, quanto quella è di più:& il $emidiametro è la lunghez @a media. Similmente nello Epiciclo la lunghezza maggiore $arà tãto più d'vno $pa cio, ch'è tra vno centro, & l'altro, quãto è il $emidiametro dell'Epiciclo: & tanto dallo i$te$$o $pacio $arà $uperata la minore. laonde lo $pacio che $a rà tra l'vno centro, & l'al tro $ara la di$tanza di mezo, che media lunghezza $i chiama. percioch'è molto ragio neuole, chela lũghezza media $ia tanto meno della maggiore, quãto e$$a è di più del la minore. Chi bene cõ$idera quello, che fin hora s'è detto, comprenderà, che tanto nell'Eccentrico, quanto nello Epiciclo qualunque pũto, quãto $i trouerà nella circõ- ferenza più rimoto & di$co$to dalla lũghezza maggiore, tanto $arà più vicino al cen- tro del mõdo: e quelli pũn, che $arãno egualm\~ete di$tãti dal pũto del giogo, $arãno an che egualm\~ete di$tãti dal centro del mõdo. Da que$te co$e $i ha tutta la diuerlità del mouim\~eto, che ci appare, cioè cõ que$te de$critrioni $i $alua la diuer$ità di tutte le ap par\~eze, & però molto cautam\~ete $i deono int\~edere \~q$ti vocaboli, perche $ono $tati ri trouati ք dare ad int\~edere le co$e del cielo a \~q modo, che $i puo: ք che nõ $i troua, nè Epiciclo, nè Giogo, nè Defer\~ete, nè altra co$a $imigliãte nel mõdo. Vediamo ad$ique come $i troua la diuer$ità de'mouim\~eti. Ma prima poniamo la figuta delle co$e dette

a b. è il deferente. c. il centro del deferente. d e. lo epiciclo. # ∴ a. il centro dello epiciclo. f. il centro del mondo. # ∴ # ∴ a. il giogo del deferente. b. l'oppo$to al giogo. d. il giogo dell'epiclelo. d a e c f b

Poniamo ca$o, che'l pianeta $i meua portato immediate da $uo Epiciclo, benche egli $i moua egualmente $opra il $uo cen- tro, non dimeno pare che egli mutiil $uo tenore $opra qualun- que altro punto, che $ia nel cerchio, & $imilmente $opra il cen tro del mondo. Que$ta mutatione $i $alua per ragione di pro- $pettiua, imperoche po$to, che molte co$e $i mouino con eguale velocità, pure quelle che $ono più lontane da noi pareno men veloci, che le più vicine. Et però hauendo compre$o gli Astronomi, che il Sole in diuer $i luo ghi del Zodiaco, diuer$amente $i muoue, & volendo $aluare tanta diuer$ità, & non volendo attribui- re ad vn corpo $i nobile tanta di$agguaglianza, $i hanno imaginato diuer$i cerchi, icentri dei qua- li non fu$$ero gli iste$$i, col centro del Mondo. Egli adunque adiuiene, che più lenta ci appare vna stella, e$$endo nel giogo, che lontana dal giogo, perche nel giogo è più rimota. Ecci Vn'al- tro modo di diuer$ità nel mouimento, perche $e il pianeta dallo epiciclo, & lo epiciclo dal con- centrico portato fu{$s}e, non però $arebbe menola diuer$ità, imperoche il pianeta portat dall'u- no, & l'altro ver$o leuante, $enza dubbio andrebbe più veloce, che $e fu$$e portato dal concen- trico $olo, & perlo epiciclo $e ne ste$$e, lo $e ne torna$$e a dietro, percioche nel toccamento di quelle linee, che $i parteno dal centro, & vanno all'epiciclo, pare che la stella, quanto al mo- uimento dello epiciclo, $i $tia, ma in vna metà della circonferenza pare, che vada inanzi, & nell altra, che torni in dietro.

Ecco lo e$$empio. Imaginiamo, che vno cauallo corra intorno vn cerchio grandi$$imo, & l'huomo fuori, & lõtano dal cerchio $tia a guardare, certo è che quel cauallo gli parera hora tardo, hora veloce, hora fermo, hora andar inanzi, hora tor- [390]_LIBRO_ nara dietro benche egualmente egli $i muoua. Et que$to adiuiene per la natura del circolo, che è fatto di contrarij. Come dice Ari$totile nelle Mechaniche. Co$i il pia- neta nell'arco di $opra il contatto di que$te linee, parerà fermo a noi, che $tiamo al ba$$o, ma nel re$to della circonferenza nel luogo oppo$to al giogo ci parerà veloci$$i mo, & $imilmente nel giogo al più lento. Ma nello arco di $opra dello epiciclo dapoi il contatto delle linee, i luminari $ono portati da leuante a ponente, ma nell'arco in- feriore $ono portati col deferente: Ma gli altri pianeti $ono portati con mouimento contrario, dalche a diuiene, che il mouimento del pianeta è compo$to di due moui- menti, l'vno è dello epiciclo, laltro del diferente, come $e vno fo$$e da vna galera por- tato inanzi & egli in quel mezo anda$$e a torno i fori, la doue $e l'vno, & l'altro moui mento $arà ver$o leuante allhora e$$endo il pianeta da due mouimenti portato, più velocemente $i mouerà, come $e vno da vna galera portato inanzi, egli $imilmente an da$$e da poppa a prora. Ma $e'l pianeta anderà con mouimenti contrarij, $e quelli $a- ranno eguali, cioè che tanto per vno anda$$e inanzi, quanto per l'altro anda$$e in die- tro, parerà, che egli $tia: come $e vno camina$$e tanto ver$o la poppa, quanto dalla ga- lera fu$$e inanzi portato. Ma $e $aranno di$eguali vincerà il più veloce: però $e il moui mento del deferente $arà più gagliardo, che il mouimento dello epiciclo, il pianeta anderà ver$o Leuante: ma $e $arà il contrario, il pianeta anderà ver$o pon\~ete, & a que $to modo $arà retrogrado: come $e vno torna$$e in dietro meno di quello che è por tato inanzi dalla galera, parerà pure, che egli vadiinanzi, ma $e più $i cõtraporrà, pare rà, che ritorni, & però lo $tare, & il regre$$o, auuiene alli cinque pianeti nello arco in- feriore dello epiciclo, percioche in que' luoghi $ono dallo epiciclo portati contra il mouimento del deferente. Et auuiene, che in alcuni luoghiil mouimento dello epici clo $ia pari. & in alcuni più veloce del mouim\~eto del deferent e. Ma al Sole, & alla Lu na, lo $tato auuenirebbe nello arco di $opra dello epiciclo, perche in quel luogo lo epi ciclo va contra il deferente, ma perche non lo vince, nè gli è pare, però al Sole, & alla Luna non $i da $tato nè regre$$o, come acc\~ena Vitr. Daremo adunqueal Sole ouero il deferente e ccentrico $olamente, ouero lo epiciclo col concentrico: imperoche $e il Sole nella circonferenza di $opra dello epiciclo è portato da leuante a ponente, & che il mouimento dello epiciclo $ia tanto $imile al mouimento dello eccentrico, quanto del conc\~etrico, come è dallo $patio de i centri, al $emidiametro dello epiciclo, in qual $ivoglia modi di due, ne ha da $eguire la i$te$$a apparenza del mouimento. Ma per- che il modo dello eccentrico $i contenta di vn $olo mouimento, però è $tato preferi- to, & eletto più pre$to, che il modo dello epiciclo. Ma come $ia $tata cono$ciu@a la di- $tãza de' c\~etri, & il luogo del giogo dirò breuem\~ete. Quattro pũti principali $ono cõ- $iderati nel zodiaco, due $ono $tati attribuiti a gli equinotij, due a'$ol$titij, che $ono di mezo tra gli equinottij. dalla cõ$iderationelde gli $patij, e de'mouim\~eti come de'tem pi, è $tata cono$ciuta la di$tanza de'centri, & il luogo del giogo. Ecco imaginia moci due linee vna, che $i parga dal centro del deferente del Sole, che peru\~ega al centro del Sole l'altra egualmente di$tãte, dal centro del mondo fin al zodiaco, ch è la linea del mezano mouimento, certo è che m\~etre que$te linee $arãno intorno girate, $eruerãno vno i$te$$o tenore, perche la linea del vero mouimento è quella che trapa$$a dal cen tro del mondo, per lo centro del Sole. & peruiene final zodiaco. & quell'arco, che è tra la linea del vero, & la linea del mezano mouimento, è detto l'agguaglianza del Sole, & nel giogo, & nello oppo$to al giogo è nullo perche le due linee concor

a b g. il concentrico d. il $uo centro. e z h. lo eccentrico t. il $uo centro. K z. lo epiciclo b il $uo centro, d t. b z. eguali. t z. d b. eguali. [391]_NONO_. d z. parallelo grammo. e a t d b g z b Il mouim\~eto del # Cõc\~etrico, b d a. \\ Epiciclo. K h z. \\ Eccentrico. z t e. # angoli egua- \\ li.

Il $ole $i vede all vno, & all'altro modo nel pũto z. per la linea d z. reno in vna. Ma nelle lũghezze mezane pportional m\~ete è grãdi$$imo, e ne'pũti dal giogo egualm\~ete di $tãti $ono gli agguagliam\~eti eguali,e tãto maggiori, quãto $ono più vicini alla lũghezza più lunga. Il me zano mouim\~eto adũque dal principio dell'Ariete, $ condo l ordine de'$egni, $e ne va fin alla linea del mezano mouim\~eto, $i come il vero mouim\~eto è fin alla linea del vero mouim\~eto: d'indi cominciãdo fi conduce:la doue l'argemento del Sole, o quell'arco del zodiaco, ch'è intercetto dalla linea del giogo dell'eccentrico $ecõdo l'ordine de'$egni,e la linea del mezano moui m\~eto; & è co$i chiamato, perche da quello $i argom\~eto l'angulo dell'agguagliam\~eto, il che quãdo è nel $emicircolo inferiore, la linea del mezano mouim\~eto va inanzi la linea del vero: ma quãdo pa$$a il $emicircolo, allhora precede la linea del mezano mo uim\~eto, e però di $opra $i $ottragge, e qui $i aggiugne al mezano mauim\~eto, accioche $i po$$a cauare il vero mouim\~eto. ma per hora la$cierò, che il lettore ricorra al Mauro lico, che pur troppo mi pare hauere l'altrui opra operato, bi$ogna bene auuertire di porre in qualche principio la radice del mezano mouim\~eto, $opra la quale egli $i po$- a b g. $a in quello in$tante, che volelo eccentrico d. il $uo centro. e. il centro del mondo. a d g. da linea del giogo. b. il centro del $ole. e z. la linea del mezano mouimento paral lela alla linea b d. e h. la linea del vero mouimento. b e z. angolo è l'equatione. z b a d c g mo calculare il mezano mouimento del $ole. Da que$ta radice $i va o$$eruando il vero moui- mento, $econdo la $cienza de i triangoli piani. Imperoche da tre linee, che legano tre centri cioè quello del mõdo, quello del deferente, & quello del $ole tre angoli $i vedeno nel triãgolo a b g. da e$$er il cõcentrico d. il $uo centro. t z. lo centrico h. il $uo centro. e z. lo epiciclo g. il $uo centro d h. & g z. eguali- d z. parallelogrammo. f b a z b o @ d d @ ## Il mouim\~eto. # del concentrico a d g. \\ del epiciclo. e g z. \\ dell'ecc\~etricot h z.ouero t d g. \\ del giogo dell'ecc\~etrico a d z. # ## Gli angol t h z. & e g z. $ono eguali. # ## L'angolo a d g. eguale a gli angoli. # a d t \\ t d g. formato, l'vno è l'angolo dell'agguagliam\~eto, gli altri due $ono quelli, che formano le due linee, l'vna del vero l'altra de mezano mouimento con la linea del giogo, & e$- [392]_LIBRO_ $endoci manife$ta quella proportione, che hãno tra $e due lati di que$to triãgolo, l'v- no de quali è il $emidiametro dell'ecc\~etrico, e l'altro quello $patio, che e$ce dal c\~etro, egli adiuiene, che propo$toci vno qual $i voglia de'triagoli $aranno manife$ti anche gli altri. Per il che cõcludemo, che o datoci il mezano mouim\~eto, o il vero, o l'aggua- gliamento cia$cuno da $e, quanto prima vno di quelli ci $arà manife$to, egli $i potrà cono$cere anche i due. Tutre que$te co$e $ono co$i de$critte per $aluar le apparenze, la irregolarità del mouim\~eto del Sole d'intorno al centro del mõdo, & per i$tabilite vn certo, e determinato cõto dell'i$te$$o mouimento, come per la figura $i dimo$tra $egnata O.Poi che hauemo detto del Sole; $eguita, che $i cõ$ideri il mouim\~eto della Luna, & $ua diuer$ità, & vero luogo. Dico adunque, che il vero luogo della Luna $i fa manife$to per lo ecli$$e di quella. Imperoche chi bene auuerti$ce al principio, & al fi- ne dell'ecli$$e, egli $i ha lo in$tante del mezo, nel quale la Luna è giu$tamente per dia metro oppo$ta al Sole La doue e$$endoci noto pe@le co$e gia dimo$trate il luogo del Sole, non ha dubbio, che non $iamo per $apere il luogo della Luna: & que$ta è la più $icura via, che $ia. Ma la diuer$ità del $uo mouimento è $tata o$$eruata, poi che s'heb- be veduto, che nello i$te$$o luogo del zodiaco la Luna nõ era $empre veloce ad vn mo do & che in diuer$i modi era riferita al Sole: e però diedero la prima diuer$ità allo epi ciclo, & l'altra allo eccentrico. Quattro pũti $ono nello epiciclo, in vno la Luna è velo ci$$ima; percioche il defer\~ete cõcorre cõ lo epiciclo ad vna i$te$$a parte: ma nello op- po$to è tardi$$ima; percioche l'epiciclo molto repugna al defer\~ete. Ma ne'due pũti di mezo la Luna $i moue t\~eperatamente. Que$ti quattro pũti co$i parti$ceno lo epiciclo, che nella prima parte il mouim\~eto è veloci$$imo, nell'altra mediocrem\~ete $i rall\~eta, nella terza è tardi$$imo, nella quarta mediocrem\~ete $i appre$ta Da que$ta diuer$ità $i ha cõpre$o da quali parti dell'epiciclo la Luna $i muoua, & in quãto $patio di t\~epo $i raggira d'intorno l'epiciclo. e per hauere più preci$am\~ete que$to t\~epo, gli $peculatori ele$$ero due eccli$$i della Luna, ne'quali la Luna $imilm\~ete, e cõ egualità $i moue$$e, $eruãdo nell'vno, e nell'altre ecli$$e la mede$ima diuer$ità del mouimento di modo, che fu$$ero certi, che la Luna fu$$e nell'i$te$$o luogo dell'epiciclo. Da que$ta o$$eruã- za $ono $tati certificati, che nello $patio di due ecli$$@ la Luna haueua fornito il nume ro delle $ue intiere riuolutioni: percioche era ritornata a quello i$te$$o luogo dell'epi- ciclo, & finalm\~ete haueua perfetto il numero de i me$i Lunari, e$$endo tornata al luo go oppo$to del Sole. Allhora adũque hauemo cono$ciuto il numero delle riuolutioni dell'epiciclo, quãdo ci $arà manife$to lo $patio di vna riuolutione: au\~ega che nõ co$i preci$am\~ete, nè per que$to anche ci può e$$ere a$co$o il numero de'me$i Lunari, ogni fiata, che potremo hauere il numero della volta, e della piena della Luna, e per lo $pa- tio del t\~epo tra vn'ecli$$e, e l'altro partito nel numero de' me$i Lunari haueremo la quãtità del me$e Lunare, e perche nel detto me$e la Luna cõpie vna riuolutione del- la lũghezza & vi aggiugne tãto di $patio quãto in \~qll'i$te$$o me$e il Sole $i moue: pe- rò tutto \~ql circolo intiero cõ il detto mouim\~eto del Sole partito nel numero de'gior- ni del me$e lunare cõ i $uoi minuti, ci darà ad int\~eder quãto $ia il diurno mouer della Luna. Ouero per $apere l'i$te$$o mouim\~eto diurno della Luna $i può al numero delle riuolutioni nel detto $patio di due ecli$$i aggiũger il mouim\~eto del Sole fatto nel det to $patio, e raccogliere tutto il mouim\~eto della Luna fatto in \~qllo $patio, e partirlo nel numero de'giorni di \~qllo $patio. E di più l intiero circolo partiro nel numero de'gior ni Lunari, e de' minuti $imilm\~ete il numero de'gradi delle riuolutioni del \~pdetto $pa tio partito nel numero de'giorni dell'i$te$$o $patio, ci fa manife$to quato pogni gior no la Luna $i diparta dal Sole, che tãto vuol dire, quãto il mouim\~eto d'vn giorno della Luna, è di più del mouim\~eto del Sole. Nè altrimenti il numero delle riuolutioni della Luna nell'epiciclo conuertito in gradi, e partito nel numero de'gradi dell'interuallo ci farà cono$cer, quanto $i muoue nello epiciclo ogni dì la Luna. In que$to modo $i cõprende il mouimento della'lunghezza e$$er'ogni giorno digradi 15. minuti 10. $e- [393]_NONO_. conde 15. Et il mouim\~eto dello epiciclo e$$ere gradi 3. minuti 3. $econde 54. Lungo $arebbe a ricapitular tutto quello, che nella $peculatione della Luna $i può dire. Però riportando$i a gli $crittori, pa$$aremo a gli altri pianeti, & prima a'due $ottopo$ti al So le, cioè a Mercurio, & a _V_enere. Dico adunque, che gli A$tronomi hanno auuertito que$ti due pianeti partir$i dal Sole, & allontanar$i fino a certi termini dall'vna patte, & dall'altra, & nel mezo del loro andare, & delloro ritorno congiugner$i con il Sole, ma quando erano da'lati del Sole, nelle loro $tationi ritrouar$i di$co$ti$$imi dal Sole, & però conclu$erò, che $imil progre$$o, & regre$$o, $i doueua $aluare con lo epiciclo di modo, che lo centro dello epiciclo col Sole a torno $i moue$$e, & che l'vno, & l'al- tro pianeta dal Sole $i allontana$$e tanto, quanto daua loro la lunghezza dello epici- clo:ma perche raccogliendo in$ieme, doue contrarie, & grandi$$ime di$tanze de'det ti pianeti dal Sole, trouarono come non in ogni luogo $i$eruaua lali$te$$a quantità, & che quella $omma non poteua cre$cere, $e non per lo acco$tar$i dello epiciclo, nè $ce- mare, $e nõ per appartamento dello epiciclo, per lo quale lo epiciclo hora $i acco$ta$$e, hora $i allontana$$e dal centro del Mondo. Però conce$$ero a'due pianeti inferiori, & lo eccentrico, & lo epiciclo con que$ta conditione che lo eccentrico $empre porta$$e lo epiciclo a torno col Sole, & quello, i$te$$o fu$$e mezano mouimento del Sole; & del pianeta, & lo epiciclo porta$$e il pianeta di qua, & di la rimouendo dal Sole, & molto bene quadra$$e per$aluare i regre$$i, & i mouimenti delle larghezze. Hora per $apere, in che modo $i habbia la quantità del mouim\~eto io dico, che bi$ogna o$$eruare il luo go del pianeta nel punto del zodiaco, & a$pe@tare tanto, che di nuouo il pianeta ritor ni allo i$te$$o luogo, con que$ta conditione, ch'egli $ia in di$tanza eguale dal luogo di mezo del Sole nell'vno, & l'altro luogo. Percioche allhora il pianeta hauerà fornito le intiere riuolationi dell vno & l'altro mouimento prima nello eccentrico, perche il punto dello epiciclo $arà ritornato allo i$te$$o punto, poi nello epiciclo perche torna to il pianeta alla di$tãza i$te$$a del Sole, hauerà anche ritrouato lo i$te$$o punto dello epiciclo. Per que$te o$$eruationi $i hauerà il tempo tra$cor$o, & il numero delle riuo lutioni imperoche ne i tre pianeti di $opra, quante $a ranno $tate le riuolutioni dello epiciclo, & le riuolutioni dello eccentrico ponendo in$ieme il numero di que$te, & di quelle, tanto nello $te$$o tempo $aranno $tate le riuolutioni del Sole. ma ne i due in- feriori il numero delle riuolutioni dello eccentrico, è lo i$te$$o, col numero delle riuo lutioni del Sole. nello, i$te$$o tempo $imilmente il numero delle riuolutioni $arà dello epiciclo, cono$ciuto, $ubito che $arà da noi appre$$o il vero cono$ciuto il tempo d'v- na riuolutione. La onde il numero delle riuolutioni moltiplicato per trecento, & $e$- $anta produrrà gradi, & il numero de' gradi partito per lo numero de'giorni dello $pa tio delle fatte o$$eruationi, ci darà quantità del mouimento diurno. Ma che ordine ne i progre$$i, & ne i ritorni, & quale nece$$ità loro $ia, dirò breuemente auuertendo prima, che la diuer$ità, o contrarietà di que$ta apparenza con vno di due modi $i può $aluare:o che $i dia al pianeta $olo il deferente eccentrico ouero, lo epiciclo col de$e rente concentrico: cioè che a quel modo, che in cia$cuno de'tre pianeti $uperiori, rac colti in$ieme i mouimenti dello epiciclo del cõcentrico & del pianeta nello epiciclo $ieno eguali al mezano mouimento del Sole, ma il centro dello eccentrico $i muoua in$ieme col Sole $econdo l'ordine de' @egni, & il pianeta $i muoua cõ quella velocità con la quale $i moue lo epiciclo nel cõcentrico in modo, che quella linea, che vien- dal centro, che è parallela a quella linea, che è tirata dal centro dello eccentrico al c\~e tro del pianeta, termini il mezano mouimento del pianeta, & que$to $i o$$erua ne'tre $uperiori. Ma ne i due inferiori ponga$i il mouimento dello epiciclo nel concentrico eguale al mezano mouimento del Sole: ma il mouimento del pianeta nello epiciclo, & il mouim\~eto del centro dello eccentrico $ia eguale alla $omma raccolta dal mezo mouimento del Sole, & da quel mouim\~eto, che fa il pianeta nello epiciclo: & il piane- [394]_LIBRO_ ta $imilmente $i muoua con la i$te$$a velocità, con la quale $i muoue lo epiciclo nel concentrico, con la i$te$$a conditione $opradetta, cioè in modo, che quella linea che viene dal centro, che è parallela alla linea tirata dal centro dello eccentrico al centro del pianeta, termini il mezzano mouimento del pianeta. Et anche aggiuntaui que$ta conditione in quanto a tutti, che i diametri dello eccentrico & del concentrico, $iano proportionati al $emidiametro dello epiciclo. & alla v$cita del centro, & co$i all'vno, & all'altro modo nelle $telle erranti $i potria difendere la ragione del progre$$o, & del regre$$o quãto alla diuer$ità, & varietà Ma come per lunga i$perienza gli o$$erua- tori delle $telle hanno compre$o que$ta prima diuer$ità variar$i da vna $econda diuer $ità, però fu nece$$ario dare la prima diner$ità allo epiciclo, & difendere la $econda col Deferente. Ma quella $ola co$a era a$$ai ba$teuole a fare, che i Deferenti di tutti i pianeti non face$$ero vno i$te$$o centro, cioe la $ingula rità del mouimento, perche i concentrici communicano il mouimento il $uperiore allo inferiore. Ma que$ta com- municatione non è $tata auuertita ne i proprij mouimenti de i pianeti, però non è $ta to po$$ibile di dare loro i concentrici.

h K. lo epiciclo b. il $uo centro. h. il$uo giogo. n. l'oppo$to. K. il punto della prima dimora. c. il centro del Mondo. o. il punto della $ecunda dimora. h l K. l'arco della prima dimora. h K o. l'arco della $econda dimora. K n o. l'arco del regre$$o. o h K. l'arco della direttione. ueduta bafa dlacosu ochio piuaprcso chío píu lőtan

Ma accioche egli s'intenda a quali pianeti $i dia il progre$$o, dirò, che douemo imaginare due linee dritte tirate dal centro, l'vna, che termini nelle parti orientali dello epiciclo, l'altra nelle occidentali. A que$to modo quanto al mouimento del pianeta nello epiciclo $olamente, la $tella, che anderà per l'arco di $opra i due punti del toccam\~eto delle dette linee, $i dirà andar inanzi, & far progre$$o. Perche ella in quelluogo $arà portata ver$o l'o- riente? ma nello arco inferlore $i dirà retrograda, o far regre$$o, perche ritornerà mouendo$i alla contraria parte: ma $tando nei predetti punti, $i dirà, che dimori, & $tia: perche nel punto orien tale di dritta $i farà retrograda, & nello occidentale di retrogra- da $i farà dritta. Benche que$te co$e per lo contrario $ono con$i- derate nel Sole, & nella Luna. La qualragione $arebbe a ba$tan- za cercahl regre$$o, & progre$$o, $e il pianeta non $i troua$$e con altro mouimento, che col mouim\~eto dello epiciclo. Ma perche mentre il pianeta $i riuolge nello epiciclo, anche lo epiciclo dallo eccentrico è porta to, però che appre$$o i detti punti del toccamento il pianeta, benche quanto al riuol- gimento dello epiciclo $ia in dimora, niente ei meno è portato dallo eccentrico ver- $o oriente & co$ianchora è diretto: & però è nece$$ario, che i punti delle dimore $ia no alquanto inferiori a quelli punti, che le predette linee fanno nel toccamento, le quali noi dicemmo partir$i dal centro: & co$i quelle linee non toccando, ma taglian do, & partendo lo epiciclo ne'loro tagli fanno i punti della dimora. Et però egli è ne ce$$ario, che quelli punti $iano in quella parte della circonferenza dello epiciclo, do- ue il mouimento retrogrado al pianeta nello epiciclo co$i contra$ta col mouim\~eto del Deferente, che quanto il pianeta è portato all occidente dallo epiciclo tanto lo [395]_PRIMO_. epiciclo $ia ritornato dal Deferente ver$o l'Oriente. Et a que$to modo il pianeta por tato da eguali ma contrarij mouimenti, pare, ch'egli faccia dimora: Et però il pianeta nel pũto dello $tato ori\~etale, ch è detto prima dimora, comincia a ritornare; impero che in quelluogo il mouim\~eto del pianeta nello epiciclo comincia auanzare il moui m\~eto dello epiciclo nel Defer\~ete. ma nel pũto della dimora occid\~etale, che $i chiama $ecõda dimora il pianeta ritorna all'andar auanti, & al progre$$o, percioche il moui- m\~eto del pianeta, nello epiciclo $i rall\~eta. Et que$te co$e dalla figura $ono manife$te.

Ma la $tella di Marte vagando $eicento, & ottanta tre giorni per gli $patij de i $egn@ peruiene la doue cominciando da prima baueua fatto il $uo cor$o. Et in que $egni, che più velocemente tra$corre poi cbe bauerà fatto la $ua dimora, riempie la ragione del numero de i giorni. Mala stella di Gioue a$cendendo conpiù moderati gradi contra il cor$o del Mondo, mi- $ura ogni $egno qua$i in trecento, & $e$$anta cin que giorni, & $ta per anni vndici, & giorni trecen- to, & $eβanta tre, & ritorna in quel $egno, nel quale dodici anni prima $i trouaua. Saturno vera- mente per me$i ventinoue, & alquanti giorni di più pa$$ando per vn $egno in ventinoue anni, e qua- $i cento & $e$$anta giorni viene re$tituito in quel $egno, di doue trent anni prima $i mo$$e & d'in- di na$ce cbe quanto egli è men lontano dall ultimo cielo, tanto più $patio di circoito facendo, appare più lento de gli altri.

Quanto dice Vitr. è manife$to, dalle $ue i$te$$e parole: mã come s'intenda da noi quello, che egli ha detto, per le $oprapo$te$peculationi $i cono$ce.

Ma quelli pianeti, iquali $opra il cor$o del Sole fanno i giri loro $pecialmente quando $aran- no in quel triangolo, nel quale $ara il Sole, allbora non vanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tánto, cbe il Sole partendo da quello pa$$er à in altro $egno.

Pare che Vitr. tratti in que$to luogo de gli a$petti, & delle occultationi delle $telle, ragionando de' progre$$i, & delle dimore, & ne r\~ede le cau$e a modo $uo; & rifiuta le altrui opinioni. Ma noi $econdo la propo$ta intentione diremo delle apparenze, & de gli a$perti, orti, & occa$i, acco$tandoci al dotto Maurolico. Con$ideramo adunque il Sole in quatro luoghi principali terminati dall'Orizõte, & dal meridiano, il primo in Oriente, il $econdo nel mezo del cielo di $opra, il terzo in Occidente, l'vltimo nel me zo del cielo di $otto. $tando adunque il Sole in vno di que$ti quattro punti, $e egli $ta- rà in Oriente, & anche la $tella $arà in Oriente, chiameremo quello $tato mattutino; $e al mezo dì, Meridiano; $e all'occidente, Ve$pertino; $e alla meza notte, intempe$tò, per v$are il nome de i Latini. A que$to modo cia$cuno $ito de i quattro della $tella in quattro modi $i riferirà al Sole la doue $edici $aranno le habitudini delle $telle al So- le. Di quelle habitudini la meridiana è, ma non fi vede: imperoche la pre$entia del So- le debilita o a$petto, & però vera non apparente, $i chiama. ma il ri$petto della meza notte è & $i vede $empre eccetto quando $otterra la $tella è nel mezo del cielo. E dico & $i vede, perche di notte ogni $tella $i può vedere nell'Orizonte, ouero $opra la terra. & però & vera, & apparente la chiameremo. Finalmente l'habitudine mattutina, o Ve$pertina della $tella $opra la terra, o nell'Orizonte è, ma nõ $i vede, perche il raggio del Sole, che $ta nell'Orizõte, ce la toglie. potrà ben e$$ere, che la $i veda, $e il Sole $arà tanto $otto l'Orizõte, che la $ua luce indebolita, o non tanto gagliarda, ceda, ouero al- lhora cominci, o ce$$i di cedere al raggio delle $telle. in quel ca$o l habitudine delle $telle è chiamata apparente o prima, o poi del na$cim\~eto mattutino, l'orto adunque mattutino della $tella, che prima appare, è detto appar\~eza, vi$ta, o irra diatione prima mattutina. & l'vltimo, pur mattutino, è chiamato apparenza, vi$ta, o irra diatione vlti ma mattutina. $imilmente l occa$o ve$pertino, che prima ci appare, $arà detto appa- renza, vi$ta, o irradiatione prima ve$pertina, & l'vltimo, vltima apparenza, vi$ta, o irra diatione ve$pertina. Chiama$i orti, & occa$i delle $telle ri$petto, che $i comincia no a vedere, o non vedere, apparere, & occultar$i v$cendo ouero entrando ne i raggi del Sole. Hora dirò a quali $telle occorreno $imili effetti di apparenze: imperoche altri- [396]_LIBRO_ menti auuengono a quelle, che $ono più tarde, altrimenti a quelle, che $ono più ve- loci del Sole. Le $telle fi$$e adunque, & i tre $uperiori, perche $ono $opra del Sole, poco prima dell'occa$o vero ve$pertino mancano dopò il Sole, & $i po$$ono vedere. ma da poi auicinando$i il Sole, a quelle ver$o l'Oriente, perche il Sole è più veloce, fanno nel l'Orizonte occidentale l'vltima apparenza ve$pertina. ouero $i a$condeno, fin che do- pò l'orto vero mattutino, partendo$i il Sole ver$o l'Oriente facciano nell Orizonte a Leuante a prima apparenza mattutina. Ma la Luna, per qualche $pacio auanti il na- $cimento mattutino, $i può vedere prima, che leui il Sole, ma auuicinando$i al Sole ver$o Leuante e$$endo ella più veloce fal vltima apparenza mattutina a Leuante, & $i leua dallo a$petto no$tro, finche dopò il verò occalo ve$pertino la$ciando il Sole, fac cia a Ponente la prima apparenza ve$pertina. Ma Venere, & Mercurio che $ono hora più tardi, hora più veloci del Sole, fãno il mede$imo, che fanno i tre di $opra, & an che quello, che fa la Luna. imperoche fanno, e la prima, & l'vltima appar\~eza, tãto veiperti- na, quãto mattutina; ma i tre $uperiori fanno l'vltima appar\~eza ve$pertina, & poi $ubi- to la prima mattutina ver$o la $ommità dello epiciclo. Ma Venere e Mercurio fanno l'i$te$$e e$$endo retrogradi, e nella parte oppo$ta al giogo: perche que$ti due fanno l'vl tima appar\~eza mattutina, e poco dapoi la prima ve$pertina appre$$o il giogo dello epi ciclo. ilche fa anche la Luna, ma nel giogo del $uo Deferente. _Et questo piace ad alcuni_ _che co$i $ia._ Cioè i progre$$i, & le dimore, le apparenze, & le occultationi hanno que- $ta cagione $econdo alcuni.

Percbe dicono cbe il Sole, quando è per vna certa di$tanza più lontano, fache con non cbiari $entieri errando le stelle con o$cure dimore $iano impedite.

Vogliono che la lõtananza del Sole impedi$ca, e ritegna le $telle, & auuicinãdo$i il Sole $iano liberate, & $ciolte. que$ta ragione da $e va giù, & Vitr. la impugna, dic\~edo.

Ma a noi non pare, che co$i $ia, percbe lo $plendore del S le $i la$cia molto ben vedere, & è mani- festo $enza alcuna o$curatione per tutto il mondo. in modo, cbe egli ci appare ancbe quando quelle stelle fanno i ritorni, & le dimore loro. $e adunque per tanti $pacij la no$tra vista puo que$to auuer- tire, percbe cagione giudicamo noi, cbe a quelli diuini $plendori delle $telle $i po$$a opponere alcuna o$curità.

Que$ta è buona ragione cerca l'apparenza delle $telle, ma non $atisfa alle dimore, & ritorni come s'e detto:

Anzi più presto quella ragione farà cbiaro a noi, che $i come il feruore a $e tira tutte le co$e, co- me vedemo i frutti per lo calore leuar$i da terra, & cre$cere; & i vapori delle acque, delle fonti, per l'arco celeste e$$er attratti, co$i per la i$te$$a ragione lo impeto, & la forza del Sole mandando fuori i raggi, & stendendoli in forma triangolare, a $e tirale stelle, cbe gli vanno drieto, & qua$i raffre- nando quelle, cbe gli correno inante, & ritenendole non le la$cia pa$$ar più oltra, ma le forza di ri- tornare a $e, & fermar$i nel $egno d'vn'altro triangolo.

Que$ta ragione di Vitr. è più pre$to da Architetto, che da Filo$ofo imperoche, chi direbbe, che'l Sole raffrena$$e, o rila$cia$$e i mouimenti del Cielo, come con vn freno? che nece$$ità $cioglierebbe i pianeti da quella forza? perche, ($e que$to fu$$e) non po- tremmo noi vedere tutti i pianeti, & tutte le $telle raccolte in vna ma$$a? Nõ è ragio- neuole che i corpi cele$ti $iano $ottopo$ti a que$ti accidenti, anzi è meno conuenien- te, che que$to auuenga, che la predetta ragione di quelli che danno alcuni $ecreti, & o$curi $entieri alle $telle. Ma la$ciamo andare que$te co$e e torniamo a Vit. ilquale dal la ri$po$ta, & $olutione della dimãda fatta di $opra, toglie occa$ione, di leuare vna du bitatione, laquale egli pone, & è que$ta.

For$e alcuno puo di$iderare di $apere, percbe cagione il Sole dal quinto $egno lontano da $e più pre$to cbe dal $econdo, ouero dal terzo, cbe gli $ono più vicini ritenga i pianeti in questi feruori. io come parè, cbe que$to auegna, e$ponerò. I raggi del Sole $i $tendeno con linee, come è la forma d'vn triangolo, cbe babbia i lati eguali. e cio non è più nè meno, cbe al quinto $egno lontano da$e. $e adun [397]_NONO_. que $par$i anda$$ero in giro vagando per tutto il mondo, nè $i $tendeβero dritti, a gui$a di triangoli le co$e cbe piu vicine gli fu$$ero, abbruciarebbeno, & que$to pare, cbe Euripide poeta Greco babbia. molto b@ne con$iderato dicendo, che quelle co$e, cbe $ono più rimote dal Sole ardeno mol- to più gagliard amente. & però $criue nella Fauola intitolata Fetonte, in questo modo.

Ardele co$e, cbe $on più rimote.

Et le uicine più temprate la$cia.

Se adunque, e lo effetto, e laragione, & la te$timonianza dello antico poeta dimo$tra que$to e$ser vero, io non pen$o, cbe bi$ogni fare altro giudicio di quello cbe di $opra detto bauemo di que$ta co$a.

Se il Sole ritiene più feruore quãdo mandai raggi triãgolari, ragione è (dice Vitr.) che a $e tiri più gagliardam\~ete le $telle, e quelle raffreni dal cor$o loro. Ma perche ra- gione que$to auenga, cioè che più pre$to il Sole faccia que$to effetto nello $pacio di cinque $egni, ch'è lo $pacio d'vno lato del triãgolo (e$cludendo però il quinto $egno) che dal $ecõdo, ouer dal terzo che $ono più vicini, egli dima da, e ri$põde a $e $te $$o. E la proua è pre$a dello effetto, dalla ragione, & dal te$timonio di Euripide antico poe- ta. Ma perche tutta que$ta materia cõpre$a dalla ragione di Vitr. ci pare, che bi$ogno habbia di maggior chia rezza, però diremo quanto $i ha da Plinio nel $ecõdo libro, doue egli parla di que$ta mutatione, della quale Vit in que$to luogo ne cerca la ragio ne, & dice, in que$to modo. Del che $eparatamente $i deue renderne cõto. Le $telle per co$$e nella parte, che detto hauemo, & dal raggio del Sole triangolare, $ono ritenute, che non po$$ono tener dritto il cor$o loro, & dalla forza del calore $ono $olleuate, ma que$to non co$i pre$to $i può comprendere dalla vi$ta no$tra, & però pare, che $tiano donde poi è $tate pre$o il nome di Statione. Dapoi la forza dello i$te$$o raggio va inanzi, & il vapore le forza tornare adietro, come riperco$$e da quello. E$pone vno de moderni que$to luogo, & dice. Dichiamo auanti, che altro $i dica, la intentione di Plinio, In $omma pigliando lo e$$empio dal monte Etna, iui $i pone il uapore del fuo co concetto nel fondo della terra, manda fuori le pietre affocate, co$i il Sole $cacia le $telle, che $e gli trouano appre$$o i luoghi ba$$i, & vicini alla terra: ma in que$ta parte que$to manca allo e$$empio predetto, percioche alle pietre non $oprauiene da luo- go alto altro vapore, che le faccia ritornare al fondo, perche di natura loro di$cende- no: ma il Sole di nuouo $oprauiene col $uo vapore, & rincalza le $telle ver$o la terra. Que$ta ragione dice Plinio, e$$er $ua priuata & non di altri, $econdo che dice il pre- deito autore. Ma poi pare, che eg i $i marauigli di Plinio, perche la predetta opinione molto prima da Vitruuio nel pre$ente luogo è $tata dichiarita. Tanta diuer$ita viene alle $telle, percioche i raggi del Sol in altro tempo $ottentrano, et $cacciano quelle in alto, & in altro tempo $ormontano, & quelle deprimeno a terra. Que$ta opinione di- ce il predetto, $i puo con molte, & euidenti co$e rifiutare. Tra le quali que$ta ne è vna, in che modo puo $tare, che il Sole, che è piu ba$$o alle $pere delle $telle, $oprauenga al- le $telle, & le $cacci, e le sforzi a tornare; che$e. fu$$ero tutte le $telle in vna $uperficie d'vna $pera, il Sole però $tando pre$$o terra nel na$cere, o nel cadere, potrebbe tirare la $tella, che fu$$e in alto, ouero nella $ua $tatione. Oltre di quqe$to, come $i puo ima- ginare, che i corpi cele$ti, che per natura hanno i mouim\~eti loro, $iano all'imperio $o- lo del Sole $cacciati, & quello imperio non $ia moderato, ma violento? co$a che eter namente non potrebbe durare. Appre$$o $i aggiugne, che non $i conuiene transferi- re a $cacciamenti fortuiti, quelle co$e, che indubita tam\~ete $ono riferite a que' giri, co me a $e$ta ordinati. Et però molto bene cõuengono Plinio, & Vitr. in que$to pa$$o, & va giùanche la dubitatione, e la $olutione di Vit. $ecõdo i modi da noi e$po$ti di $opra

Ma la $tella di Gioue, correndo tra la $tella di Saturno, et di Marte, fa maggior viaggio, cbe Mar- te, et minor, che Saturno. Et $imilmente le altre stelle, quanto più $ono lontane dall'vltimo cielo, et più vicine alla terra $i volgeno, tanto più pre$to pare cbe fim$cbino i cor$i loro. percbe cia$cuna di quelle facendo minor giro, più $pe$$o $ottentrando pa$$a quella, cbe è di $opra;a $imiglianza di quel. [398]_LIBRO_ lo cbe auuenirebbe $e in vnaruota di boccalaio poste fu$$ero $ette formiche, et fu$$ero fatti tanti canali nel piano della ruota, prima d'intorno al centro, dapoi a poco a poco cre$ce$$ero et maggiori fu$$ero appre$$o la e$tremità, cbe ne i detti canali fu$$ero con$trette le formicbe a raggirar$i, cami- nando tutta via la ruota nella parte contraria, egli è neceβario chè quelle formiche per tanto di meno vadino contra la volta della ruota; et quella, cbe $arà più vicina al centro nel $uo ca@ale $arà più presta a dar la volta $ua: et quella cbe farà l'vltima, et maggior circon$erenzadel la ruota, bencbe $ia egualmente veloce, nientedimeno per la grandezza del giro, cbe ella ha da fare, ponerà molto più tempo in fornive il cor$o $uo. Simiglianiemente le $telle, che vanno contra il cor$o del Mondo, di loro proprio mouimento fanno i proprij giri, ma volgendo$i il cielo con $opra- uanzi $ono riportate in dietro per la quottidiana circulatione del tempo.

Quello che dice Vitr. in que$to luogo è facile, & bello, & è flatto v$urpato da i po- $teriori per dare ad intendere il contrario mouimento delle $pere dei pianeti.

Ma cbe $iano delle $telle altre temperate, altre $eruenti, altre fredde; que$ta pare, cbe $iala ra- gione, cbe ogni fuoco ba la fiamma $ua cbe a$cende, il Sole adunque abbruciando con i raggi $uoi la parte etberea, cbe ba di $opra, la fa rouente. _Rouente, cioè come ferro, che bogliente e$ce_ _dal fuoco._

In que' luoghi ba la $tella di Marte il $uo cor$o: & però quella stella $i fa feruente dal cor$o del Sole. Ma la stella di Satarno, percbe è pro$sima alla e$tremità del mondo, & tocca le congelate parti del cielo, è grandemente fredda: & da que$to procede, che douendo Gioue tra$correre tra que$ta, & quella, dal freddo, & dal calore di quelli, come nel mezo, tiene effetti conuenienti, & $omma- mente temperati.

Tutta via Vitr. va ragionando da Architetto, però non è, che ci affatichiamo in cõ- tradirgli hauendo per certo, che nè freddo, nè caldo, nè qualità $imile, nè pa$$ione, $ia in que'cele$ti, & lumino$i corpi, i quali $ono $timati di fuoco, perche ri$plendeno; ma in vero $ono inalterabili, & impatibili, nè perche ri$plendono, $i deue $timare che $iano di fuoco. Imperoche molti animali, & molte $coize d'alberi, & molte $quame di pe$ci riluceno a merauiglia, nè però hanno in $e fuoco alcuno. E@$e quella $tella è detta feruente, & que$ta fredda, nõ è $e non, perche hanno virtù di produrre quagiu $imili effetti. La doue lo influ$$o non è altro, che occculta qualità dei corpi cele$ti, che non puo e$$er impedita da alcuno corpo trapo$to.

Io bo e$po$to, come bo da mi@i precettori bauuto, della zona ornata de i dodici $egni, & delle $et- te $telle, & della loro contraria fatica, con cbe ragione, & con cbe numeri pa$$ano di $egno in $e- gno, & fini$ceno il cor$o loro. Hora io dirò come cre$ca, et $cemt la Luna, in quel modo, cbe dai maggiori ci è stato la$ciato. Bero$o, cbe dalla città, ouero dalla natione dei Caldei venne in A- $ia, et pale$e la di$cip ina de Caldet, co$i ba confermato. che la Luna è da vna metà come vna palla lucente et acce$a, e dall'altra è di co ore celeste, e quando ella facendo il $uo giro, $ottentra al cercbio del Sole allbora è da i raggi, e dallo impeto del calore attratta, e fatta rouente: perche il $uo lume ba proprietà col lume del Sole: e come ricbiama@a, e riuolta riguarda le parti di $o- pra allbora la parte della Luna ci appare o$cura, imperocbe per la a$$imi lianza dello aere, non è rouente: e quando $ta a perpendicolo de i raggi del Sole diceua Bero$o, cbe tutta la parte lumino- $a era ritenuta ver$o la parte di $opra, et allbora $i cbiamana prima Luna. ma poi cbe pa$$ando più oltre ella andaua alle parti Orientali del cielo abandonata dalla forza del Sole. La e$trema par te della $ua cbiarezza con molto $ottil filo mandaua a terra il $uo splendore: e co$i per quella ca- gione era detta $econda Luna, e continu indo ogni giorno a rimettere, e rila$ciare il $uo giramento, era detta Terza, e Quarta Luna. Ma nel $ettimo giorno $tando il Sole a Leuante, e tenendo la Luna le parti di mezo tra Leuante, e Ponente, percbe con la metà per lo $pacio del Cielo è di$tante dal So le, $imilmente bauerà la metà della $ua cbiarezza riuolta alla terra. Ma quando tra'l Sole, e la Lu- na $aràla distanga di tutto lo $pacio del cielo, e cbe il Sole tramontando riguarderàil cercbio del- la na$cente Luna, percbe $arà molto distante da i raggi del Sole, rila$ciata nel quarto decimo gior- no, manderàlo $plendore da tutta la ruota della faccia $ua, e ne i $eguenti giorni continuamente [399]_NONO_. $cemando alla perfettione, e compimento del me$e Lunare, con i $uai giri, e con e$$er riuocata dal Sole, $ottentrerà col cor$o $uo la ruota, eti raggi $uoi faranno le ragioni del me$e. Maio e$ponerò in cbe modo Aristarco Samio Matbematico ci ba la$ciato gli ammaestramenti della varietà della isteβa Luna con grande prontezza d'ingegno. Non ciè a$co$ola Luna non bauere da $e lume alcu- no, ma e$$ere come vno $pecbio, & riceuere il $uo $plendore dallo impeto del So'e. imperocbe tra le $ette $telle la Luna fail cor$o $uo breui$simo, piu vicino alla terra. Adunque ogni me$e ella $i o$- cura $otto la ruota, & i raggi del Sole il primo giorno prima cbe ella gli pa$si & quando è col Sole, $i cbiama nuoua Luna. Ma il di $eguente dal quale è nominata $econda, trapa$$ando il Sole porge vna $ottile appirenza della $uarotondità, quando poi per tre giorni s'allontana dal Sole cre$ce, & più è illuminata. Ma partendo ogni giorno, giunta al $ettimo di e$$endo lontana dal cadente Sole d'intorno a me zo il Cielo luce per la metà, & è illuminata quella parte, che riguarda al Sole. ma nel decimo quarto giorno eβendo per diametro nello $pacio del mondo dal Sole di$costa, $i fa pie- na, & na$ce, quando tramonta il Sole, imperocbe distante per tutto lo $pacio del mondo è contra po$ta, & dallo impeto del Sole riceue il lume di tutto il $uo cercbio. Ma na$cendo il Sole alli 17- giorni, la Luna è abbaβata all'occidente, & nel vente$imo primo, quando è leuato il So- le, la Luna e tione qua$i le parti di mezo il Cielo, & ba lucida quella parte, cbe riguardail S@le, & nelle altre è o$cura, & co$i caminando ogni giorno qua$i al vente$imo ottauo $ottentra a' raggi del Sole, & compie le ragioni de i me$i. Hora io dirò come il Sote entrando ne i $egni in cia$- cun me$e fa cre$cere, & $cemare gli $patij de i giorni, & delle bare.

A me pare che la opinione di Bero$o concorra in vna con quella di Ari$tarco. Ben è vero, che c'è differenza, perche Bero$o vuole, che la metà della Luna $ia lucida, & che quella $ia $empre riuolta al Sole, & que$to può $tare, $e egli intende, che la metà $ia lucida, o vedendola, o non vedendola noi. Et Ari$tarco vuole, che tutto il lume, che ha la Luna venghi dal Sole, la qual opinione è migliore, & è $tata adme$$a. Dico adunque in $omma, che la Luna congiunta col Sole non $i vede, perche ha la faccia illuminata riuolta al Sole, & la o$cura a noi. ma di$co$tando$i ogni giorno dal Sole, il Sole percuote vna parte della Luna con i raggi $uoi, & perche noi $iamo di mezo, co minciamo a vedere la parte illuminata, e ne primi giorni poco ne vedemo, però quel lo a$petto $i chiama Lunato, & in Greco Monoidis. Manel $ettimo quando ella è per vna quarta del cielo lontana dal Sole, quella faccia $i vede meza, & però in Greco è detta Dicotomos, cioè bipartita: allontanando$i poi più dal Sole, & riuoltando a noi piu della metà della faccia illuminata, è detta Amphi cirtos, cioè curua d'amendue le parti. finalm\~ete nella oppo$itione dimo$trando tutta intiera la $ua ritondezza illumi- nata, è detta Pan$elinos, cioè tutta Luna, o piena Luna, & noi dicemo la Luna ha fat- to il tondo. ritornato poi al Sole, di giorno, in giorno $i va na$cond\~edo finche di nuo uo $ia $ottopo$ta al Sole, doue $i dice, che la Luna fà, ouero $i chiama la congiuntio- ne: & que$to ci può ba$tare per lo intendimento della pre$ente materia. La quale for nita Vitr. ci propone di dire come i giorni s'accortano, & s'allungano, & le hore, m\~e- tre il Sole va di $egno in $egno, & dicendo, che gli $pacij delle hore $i fanno maggio- ri, & minori, ci dinota, che gli antichi partiuano cia$cun giorno in dodici parti egua li, però ne $eguitaua, che le hore del giorno della $tate, erano maggiori, che le hore diurne del verno, & quella proportione, che $i $eruaua nel partire i giorni, la mede$i- ma $i $eruaua in partire le notti, & quelle hore conueniuano con le hore ordinarie, & con tutte altre $orti di hore, $olamente a tempo de gli Equinottij. $cemauano le hore dal tempo che il Sole entra ua in Cancro, fin che entraua in Capricorno: ma cre$ceua no dal Capricorno a@ Cancro. Con que$to auuertimento s'intenderà più facilmente, quanto dice Vitr.

[400]_LIBRO_ Del cor$o del Sole per li dodici $egni. Cap. # V.

_I_L Soleadunque quando entra nel $egno del Montone, & tra$corre la ottaua parte di quello, fa lo equinottio di prim auera. ma andando più oltra alla coda del Toro, & al- le Stelle V ergilie, dalle quali auanza la prima metà del Toro, corre in maggiore, & più ampio $patio del Cielo, della metà uer$o la parte Settentrionale Partendo$i poi dal Toro quando entra ne i Gemelli, na$cendo le Vergilie, cre$ce ancbora più $opra la terra, & famaggiori gli $patij de i giorni. indi da'Gemelli, quando entranel Cancro, il quale occupa lungbi$simo $patio del Cielo, giunto all'ottaua parte failtempo del Sol$titio, e cam in ando peruiene al capo, & alpetto del Leone. Percbe quelle parte $ono attribuite al Cancro. Ma dal patto del Leone, & dai termini del Cancro l'u$cita del Sole correndo alle altre parti del Leone, $cemala gr andezza dei giorni, & dei giri, & ritorna in cor$o eguale a quello, cbe egli faceua, quando era ne i Gem@lli indi poi pa$$ando dal Leone alla Vergine & andando più oltre al $eno delle ve$te di quel la in quello restrigne i giri $uoi, & gli pareggia con quelli, cbe egli faceua eβendo nel Toro. V$cito di Vergine per lo $eno della ve$te di quella cbe occupa le prime parti della Bilancia, nella ottaua par te della Bilancia fa lo equinottio dello Autunno.

Et quel cor$o epari al cor$o gia fatto nel Montone. Ma entrando poi il Sole nello Scorpione cadendo le V ergilie, andando più inanzi ver$o le parti meridiane $cema la lungbezza de i giorni. V enendo po$cia dallo Scorpione al Sagittario, quando egli entra nelle parti anteriori di quello pa$$a più $tret- to cor$o del giorno. Ma cominciando dalle co$cie di dentro del Sagittario, le quali parti $ono attri- buite al Capricorno, giunto alla ottaua parte fa vn breui$simo $patio del Culo, & d mdi dalla breuità de i giorni quel tempo è detto Bruma, & i giorni brumali. Ma paβando dal Capri- corno all'Acquario cre$ce, & agguaglia con la lungbezza di lo $patio del Sagittario. Dal- lo Acquario, quando è entrato ne Pe$ci $pirando il vento Fauonio acqui$ta cor$o eguale allo Scorpione. & co$i il Sole andando per que' $egni a certi, & determinati tempi fa cre$- cere, & $cemare gli $patij de i giorni, & delle bore. Ma io diro delle altre con$tellationi, cbe $ono ornate di stelle dalla $ini$tra, & dalla destra della zona de i $egni, della parte meri- diana, & $ettentrionale del Mondo.

Quiui ci rende Vitr. la ragione del creicere, & del calare de i giorni, ma breuemen- te, & piu pre$to ci e$pone lo effetto, che fa il Sole nel Mondo entrando di $egno in $e- gno cercando la quantità de igiorni. benche la ragione $ia que$ta, che il Sole $opra terra di $egno in $egno faccia maggiori, & minori archi del Cielo. Pero noi $aldare- moanche que$ta partita, dicendone la cagione intieramente. percioche quando a noi cre$ceno i giorni, ad altri vanno $cemando, però douemo abbraciare tutta la cau- $a di tale effetto & non quella che a noi habitanti di qua dallo equinottiale $erue $o- lamente. In due modi adunque s'intende giorno. prima lo $patio, che fa il Sole col Mondo girando vna fiata nel termine di hore ventiquattro; & que$ta è l'ordinaria $i- gnificatione di que$to nome pre$o vulgarmente. Imperoche gli e$perti A$tronomi, al giro di hore ventiquattro, danno quello di più, che il Sole ha fatto in quel tempo col $uo mouimento contrario a quello del Mondo. nè è merauiglia $e in que$to $patio è compre$a anche la notte; perche ri$petto a tutto il Mondo $empre luce il Sole, & fa giorno in qualche luogo L'altra $ignificatione è che per giorno s'intende quello $pa tio, che in alcun luogo il Sole $ta $opra l'or zonte. nel primo modo comincia il gior- no al mezo dì,e termina al mezo dì $egu\~ete. Percioche a qualũque habuãti della terra $tãdo fermo, doue egli $i troua ogni giorno dell'ãno il Sole peruiene al mezo dì $opra vno i$te$$o circolo, che pa$$a da vn polo all'altro, per lo punto, che gli $ta $opra il capo, [401]NONO. il qual punto è detto Zenith. & il circolo è chiamato Meridiano'. Imperoche quando il Sole $i troua in alcun punto di quello, quando è $opra terra, $empre e mezo dì: e benche diuer$i habbiano diuer$i Meridiani, a cia$cuno però il $uo è vniforme. Mai punti del le- uare, e del tramontar del Sole, $i vanno $empre variando. Perche $i vede, che il Sole hora na$ce al vero leuante; hora di qua, hora di la. E co$i tramonta in diuer$i punti del@'orizõ te. Per $apere ad unque la diuer$ità de' giorni, egli bi$ogna auuertire, che il Sole non $ale ogni giorno egualmente $opra terra, dal che viene, che vn giorno non è eguale all'al- tro. Ben è vero, che ne gli i$te$$i gradi di appartamento dall'equinottiale, ne' quali il So- leogni dì a$cende, in quelli $i pone alla parte oppo$ta, e per breue, o lũgo, che $i a il gior- no $tando l'huomo in vn luogo, il Sole gli viene ogni di (come ho detto) ad vn'i$te$$o me ridiano, $enza ch'egli pieghi mai in parte alcuna. Ne per que$to affermo, che ad vn'i$te$- $o tempo $ia il mezo di a tutti gli habitatori della terra, ma dico bene, che quanto vno è piu leuantino, tãto piu pre$to gli na$ce il Sole, e tanto piu pre$to gli viene al $uo meridia- no. La doue egli $i puo hauere per que$ta ragione, che quando ad alcuni è mezo dì, ad al tri è il prin cipio, ad altri il fine del giorno, & ad altri la notte, & e$$endo la terra, come al cuni vogliono di leghe $eimila di circuito, il corpo del Sole per ogni hora del di natura- le fa per la ritondezza dell'acqua, e della terra leghe ducento, e $e$$antadue. La onde per que$to conto guardando noi, che hora è digiorno in vn pae$e $aperemo, che hora $ia in ogn'altra parte; $apendo la di$tanza delle leghe, ch'è da vn luogo all'altro da le uante a ponente. Hora poniamo il Sole nel principio del Montone, ch'è punto equinottiale, ben che Vit. lo mette nella ottaua parte, (il che come s'intenda dirò poi) e che cominci a mõ tare, & imaginiamo, che il prin cipio, & il fine del giorno $ia, quando $u'l Labro, o $u l'or- lo dell'orizonte da leuante, e da Ponente $i troui il c\~etro del corpo $olare: Io dico il gior no e$$er pari alla notte: perche il Sole di$egna vna metà del $uo giro $opra l'orizonte, & l'altra metà di $otto, e dimora tanto di $opra quanto di $otto. Facciamo poi, che il Sole $i muoua di $uo mouimento ver$o i $egni, che $ono di qua dalla linea eqninottiale ri$pet to a noi, che $ono il Montone, il Toro, i Gemelli, il Cancro, il Leone, e la Vergine, detti da Vit. Settentrionali; Io dico che i giorni $i faranno a poco a poco maggiori, fin che il Sole peruen ga al $egno del Cancro, di doue egli comincia ad abba$$ar$i, e ritorna in dietro: però è detto Tropico: cioè circolo diritorno: ch'è quello, che noiimaginiamo, che fareb@ be il Sole, s'egli quando entra nel Cancro girando per vn giorno intiero, la$cia$$e vn $e- gno manife$to nel Cielo, $i come chiamano equinottiale, quel circolo, che $egnãdolo il Sole in vn di entrãdo nel Mõtone, o nella Bilãcia, egli mo$tra$$e i $uoi ve$tigi, il Sole adũ- que comincia a di$cendere dal Tropico, e non fa l'arco diurno co$i grande. E perche pa re, che a quel tempo il Sole faccia poco mouimento, il che ci appare, per la poca mutatio ne delle ombre, però quel t\~epo è detto Sol$titio. Quiui adũque il giorno è lunghi$$imo a quelli, che $tãno di qua dall'equinottiale, e la notte è breui$$ima, e tanto è piu lungo il di, e piu breue la notte, quanto e piu torto, & obliquo l'orizonte, perche il Sole fa maggior $alita a quelli, che hanno l'orizõte piu obliquo, e dimora piu $opra la terra, e però lo $pa tio della luce è maggiore. La onde facilmente $i corregge il te$to di Vit. la dou'egli dice. to al Sole, che qui breui$$imũ tenet c{ae}li $patium.] percio che vuol dire, lõgi$$imum, ri$pet- [Ad Cancrũ, nel principio del Cancro fa maggior viaggio $opra l'Orizonte ri$petto a noi, & l'arco diurno è piu grande, che $ia in tutto l'anno. Di$cendendo poi dal Sol$titio ne'$eguenti $egni, i giorni vanno $cemando. perche gli archi diurni $ono piu ba$$i, e mi- nori, fin ch'e gli peruiene alla Bilancia, nel cui principio di nuouo il giorno $i fa eguale alla notte: E $i fa il $ecõdo equinottio, detto equinottio dell'Autunno, $i come il primo $i diceua equinottio della prima vera. E di$cendendo tutta via ne $eguenti $egni i giorni $i $curtano, perle $opradette cagioni, fin ch'entri nel Capricorno, doue $i fa l'a ltro Sol$ti tio, che da ibuoni antichi è detto Bruma, dalla breuità dei giorni. Stando adunque il Sole nel $egno brumale, le notti $ono piu lunghe, che $iano in tutto l'anno a quelli, che $tãno di qua dall'equinottiale, & i giorni con$eguentemente $ono piu breni. Ma a quelli, [402]LIBRO che $ono di la dallo equinottiale auuiene al contrario, percioche gli archi diurni $i fan- no maggiori, & il Sole girando per quelli, $ta piu $opra l'Orizonte, & inotturni $i fanno minori. Ritornãdo poi dal Capricorno, (perche iui anche è l'altro circolo del ritorno,) perche il Sole comincia aprendere maggior $alita, i giorni $i fanno maggiori, $in che vn'altra fiata $i pareggino con la notte rientrando nel Montone. Et que$to è quanto ha voluto dire Vitr. accennando nel tra$cor$o molte belle co$e. Tra le quali vna è l'ordine dei $egni, & il modo delle figure loro; & que$to dico accioche gli artefici, che fanno le $pere, imparino a poner benei $egni cele$ti, perche il Sole entra nel Montone per la te- $ta $ua. dietro il Montone è la coda del Toro, & co$i va $eguitando, come dice Vit. L'al- tra co$a è che dal Montone per ordine fin alla Bilancia i $egni, che iui $ono $i chiamano Settentrionali. & quelli, che $ono dalla Bilancia al Montone $i chiamano Meridionali. perche quelli $ono diqua dallo equinottiale ver$o il Settentrione, doue $iamo noi: quel- li di la ver$o le parti Meridiane; dico ri$petto a noi. Imperoche i $egni Meridiani a noi, che $tiamo di qua dalla linea, $ono $egni del Sole dila, & i $egni, che a noi $ono Setten- trionali, a quelli lono Meridiani. Dice anche di piu, che l'vno, & l'altro equinottio, & l'vno, & l'altro Sol$titio $i fanno nelle parti ottaue de i loro $egni, il che come s'intenda il moderno autore $opracitato, nel predetto luogo di Plinio dice. Gli antichi per cono- $cere il circolo obliquo riguardarono, quando in due tempi diuer$i i gior ni fu$$ero e- guali alla notte. Et con$iderando an che due grandi$$ime di$agua glianze de' giorni, l'v- na nel verno, l'altra nella $tate, quando il Sole $i ritroua, ne i punti del ritorno. Et cio fe- cero con giudicio, & bene, pen$ando, chetra que$ti term: ni il Sole and a$$e $eruando vno i$te$$o tenore di viaggio, non interromp\~edolo piu in vn luogo, che in vn'altro, & co$i par ue loro, che bene fu$$ero, che quelli $patij $u$$ero congiunti $otto la circon ferenza d'vn continuato cerchio. Et co$i haueuano quattro principij di quattro quarte del circolo obliquo, che in que$to modo fu prima detto. da que$to prendendo altri argomenti parti rono quel cerchio in dodici parti eguali, immutabili in ogni $ecolo, ma poi per tare la loro inuentione memorabile a $e $te$$i, & ai po$teri di$egnarono quel circolo, con al cu- ne copie di $telle, che iui e$$er compre$ero non in modo, che ogni imagine, co$i da loro fi gurata occupa$$e a punto la duode cima parte, ma in quanto fu$$ero vicine al detto cer- chio. Et co$i chiamarono Mõtone, Toro, e gli altri $egni. Et da que$to l'obliquo cerchio. ha pre$o il nome dizodiaco, ouero di $ignifero. E che le imagini non occupa$$ero la ter- za parte del zodiaco a punto, ce lo da ad intendere Vitr. dicendo, che il capo, & il petto del Leone è attribuito al Cancro, e che il $eno della ve$te della Vergine ha le prime par- ti della Bilancia, & altre $imili co$e. Hora e$ponendo Vit. dicemo, che le prime parti del Montone, che fin alle corna $i e$tendeno a gradi $ei, e minuti trenta, cioe $ei parti, e meza delle dodici, nelle quali è partito egualmente il zodiaco, & le vltime fin alla coda die$$o Montone hanno gradi venti$ette, ci $ono venti, & mezo, che tanto $i e$tende que$ta ima- gine per lungo di que$to numero la ottaua parte è 2. & mezo cõ le quali il Montone auã za la egualità dei giorni. ll $imile s'intende de gli altri $egni. & benche que$to co$i a pũ- to non $ia, niente dimeno ci puo ba$tare la vicinãza. Columella nel nono ben che appro- ui la opinione de Hipparco dicendo, che gli equinottij, & Sol$titij $i fanno nelle prime parti dei $egni, però egli $egue Eudozo, e Mirone antichi a$tronomi, che diceuano, che gli equinottij, & i Sol$titij $i faceuano nelle ottaue parti de'$egni: come dice Vit. po$ero que$to gli antichi, $eguitando la con$uetudine: imperoche quei giorni erano dedicati a certi $acrificij, & nominati per $acre ceremonie, e quella opinione era $tata accetrata da gli huomini volgari. E anche da o$$eruare in Vit. & la ri$pondenza dei giorni, quando il Sole è in vn $egno, con quelli quando egli è in vn'altro. E però dice, che il Leone ri$põ de a Gemelli, la Virgine al Toro; la Bilancia al Montone, e co$i gli altri, perche egli è vna i$te$$a ragione dell'andare, e del ritorno, & conclude, che co$i come i giorni vanno cre- $cendo, & $cemãdo, co$i cre$ceno, e $cemano gli $patij delle hore e$$endo quella propor- [403]NONO. tione della parte alla parte, che è del tutto al tutto. Ma accioche $i dia chiara, & vniuet $al dimo$tratione, diremo, che in ogni Orizonte tanto di giorno, quãto di notte, $ia que- $to, & quella lunghi, o breui quanto $i voglia. La metà del Zodiaco $ale $opra, & l'altra $cende, come detto hauemo. di giorno, quando monta quella, che comin ciando dal luo go oue $i truoua il Sole, $ecõdo l'ordine de i $egni $i fa innanzi, & l'altra tramonta: cioè quella, che comincia dal luogo oppo$to, doue $i truoua il Sole. & per lo contrario di not te quella a$cende, & que$ta di$cende. Et que$to è ragioneuole, perche e$$endo (come det to hauemo) l'Orizonte, & il Zodiaco due cerchi de' maggiori, nece$$ario è, che l'vno, e l'al tro $i taglino in due parti eguali, Adunque tanto di giorno, quanto di notte $ei $egni na- $ceno, & $ei cadeno. Però nello obliquo Orizõte, a quelli, che $ono di qua dalla linea nel giorno dell'equinottio di Primauera monta la metà del Zodiaco, che declina ver$o il Polo manife$to, che contiene i $egnidal Montone alla Bilancia; & per lo contrario nel di dello equinottio dell'Autunno montãdo l'altra metà, quella di$cende. Ma quella me- tà del Zodiaco, che comincia col punto del Sol$titio della $tate in grandi$$imo $patio monta, & in breui$$imo di$cende, & nel punto della Bruma, quella metà, che in breui$$i- mo $patio a$cende in lunghi$$imo di$cende, perche na$ce tanto nella notte della $tate, quanto nel di del verno breui$$imo: & di$cende tanto nel dì dell'e$tate, quãto nella not- te del verno lunghi$$ima. La onde gli habitanti $otto i circoli polari, la metà del Zodia- co, che comincia col punto del Sol$titio co$i come nello $patio di hore ventiquattro $i leua, co$i in vno in$tante $i pone: & per lo contrario l'altra, come in vno in$tante $i leua, co$i in hore ventiquattro $i pone. La doue quanto vna metà del Zodiaco prende il prin- cipio $uo piu vicino al piu alto Sol$titio, tanto $ale in maggiore $patio di tempo, & in m$ nore $i pone: Et co$i due meta, che cominciano con vn punto da vn Sol$titio egualmen- te rimote, con eguali $patij di tempo montano, & $i corcano, perche na$cono, & cadono con giorni, & notti eguali. Et $e due metà, del Zodiaco cominciano da due punti oppo- $ti, in quel tempo, che vna $ale, l'altra $i pone, perche lo i$te$$o di, che vna leua, l'altra ca- de: & nella i$te$$a notte, che vna monta, l'altra tramonta. per il che, quelle meta, che na- $cono con punti da vno equinottio egualmente di$tanti, in quãto tempo, che vna $i leua l'altra cade. Et que$to è quello, che dice Vitr. che a igiorni dei Gemelli, $ono parii gior- ni del Leone. Qui $otto ci $arà vna tauola, che ci dimo$tra di grado in grado la lunghez za dei giorni cominciando $otto l'equinottiale, fin $otto il Polo.

Et co$i quãto $ono i giorni lunghi al tempo del Sol$titio, tanto $ono le notti al tempo della bruma: di modo, che in tutto l'anno, tanto è lo $pacio del giorno, quanto è lo $pa- cio della notte. Volendo adunque noi $apere quanto $ia il dì maggiore in cia$cun pae$e, $i ricorrerà alla predetta tauola, doue nel primo ordine $i ritrouerà l'altezza del Polo: nel $econdo all'incontro la grandezza del giorno $econdo le hore, & nel terzoi minuti & nel quarto le $econde. Ma che il mondo $ia habitato, fin la doue $ono $ei me$i di gior- no, & $ei di notte, que$to è gia manife$to per la pratica de gli huomini, & per gli $critti di molti. La natura ha proui$to a quelli. La Luna con lo $uo $plendore $pe$$o gli vi$ita, i cre pu$culi gli $ono lunghi tanto la $era, quanto la mattina, il Sole dimoran do gli molto $o- pra la terra gli la $cia la $ua impre$$ione, il pae$e è coperto da i venti con la grandezza de i monti, il $ito è in curuato, che riceue meglio il calore, iuiè il mare, che pure per la $al $uggine $ua dà inditio di qual che adu$tione, iui $i trouano le pelli fini$$ime, gli huomini grandi $ono gagliardi, & robu$ti, & $i come il mare gli $ommini$tra gran quantita di pe $ce, co$i la terra non $i $degna di produrre herbe, & metalli in gran quantita, di modo, che gli antichi i quali non haueuano veduto piu inanzi$ono $tati dapoi $enza lor frut- to dalla e$perienza conuinti. Ma torniamo al propo$ito, & dichiamo breuemente quel- lo, che è $tato o$$eruato del mouimento del Sole, nelle quarte del Zodiaco. Il Sole adun- que ua per la prima quarta del Zodiaco in giorninouantaquattro, hore dodici, & del $uo Eccentrico gradi nouanta tre, minutinoue. Va per la $econda, che è la quarta e$tiua [404]LIBRO #### L'altezzadel Hore Minuti Seconde \\ Polo. 1 # 12 # 3 # 28 2 # 12 # 6 # 56 3 # 12 # 10 # 24 4 # 12 # 14 # 0 5 # 12 # 17 # 28 6 # 12 # 20 # 56 7 # 12 # 24 # 48 8 # 12 # 28 # 0 9 # 12 # 31 # 36 10 # 12 # 35 # 12 11 # 12 # 38 # 48 12 # 12 # 42 # 24 13 # 12 # 46 # 8 14 # 12 # 49 # 44 15 # 12 # 53 # 28 16 # 12 # 57 # 20 17 # 13 # 1 # 4 18 # 13 # 4 # 36 19 # 13 # 8 # 56 20 # 13 # 12 # 48 21 # 13 # 16 # 48 22 # 13 # 21 # 4 23 # 13 # 25 # 4 24 # 13 # 29 # 20 25 # 13 # 33 # 35 26 # 13 # 38 # 0 27 # 13 # 42 # 24 28 # 13 # 46 # 16 29 # 13 # 51 # 36 30 # 13 # 56 # 16 31 # 14 # 1 # 12 32 # 14 # 6 # 8 33 # 14 # 11 # 12 34 # 14 # 16 # 24 35 # 14 # 21 # 52 36 # 14 # 27 # 20 37 # 14 # 33 # 4 38 # 14 # 37 # 36 39 # 14 # 44 # 56 40 # 14 # 51 # 12 41 # 14 # 57 # 44 42 # 15 # 4 # 24 43 # 15 # 11 # 20 44 # 15 # 18 # 40 45 # 15 # 26 # 8 46 # 15 # 34 # 8 47 # 15 # 42 # 24 #### L'altezzadel Hore Minuti Seconde \\ Polo. 48 # 15 # 51 # 4 49 # 16 # 0 # 8 50 # 16 # 9 # 44 51 # 16 # 19 # 52 52 # 16 # 30 # 32 53 # 16 # 41 # 52 54 # 16 # 54 # 8 55 # 17 # 7 # 4 56 # 17 # 21 # 4 57 # 17 # 36 # 16 58 # 17 # 52 # 48 59 # 18 # 10 # 48 60 # 18 # 30 # 56 61 # 18 # 53 # 20 62 # 19 # 18 # 24 63 # 19 # 48 # 40 64 # 20 # 24 # 24 65 # 21 # 10 # 32 66 # 21 # 20 # 40 #### Continuatione dei giorni, o della \\ luce. Hore Minuti Seconde. 67 # 24 # 1 # 40 68 # 42 # 1 # 16 69 # 54 # 16 # 25 70 # 64 # 13 # 46 71 # 74 # 0 # 0 72 # 82 # 6 # 39 73 # 89 # 4 # 58 74 # 96 # 17 # 0 75 # 104 # 1 # 4 76 # 110 # 7 # 27 77 # 116 # 14 # 22 78 # 122 # 17 # 6 79 # 127 # 9 # 55 80 # 134 # 4 # 58 81 # 139 # 31 # 36 82 # 145 # 6 # 43 83 # 151 # 2 # 6 84 # 156 # 3 # 3 85 # 161 # 5 # 23 86 # 116 # 11 # 23 87 # 171 # 21 # 47 88 # 176 # 5 # 29 89 # 181 # 21 # 58 90 # 187 # 6 # 39 [405]NONO. in giorni nouanta due, & hore dodici: & del $uo Eccentrico gradi nouanta vno, minuti vndici. va per la terza in giorni ottantaotto, & del $uo Eccentrico gradi ottanta $ei, mi- nuti quarantauno. và per la quarta del verno in giorni nouanta, hore due, minuti cin- quanta cinque, $econde due, & del $uo Eccentrico gradi ottanta otto, minuti nouanta noue. fa la metà $ettentrionale del Zodiaco in giorni centoottanta $ette, l'altra in gior- ni cento $ettanta otto, hore cinquanta cinque, minuti cinquantacinque, $econde dodici. La doue and ando per la metà Settentrionale pone giorni otto, hore dieciotto, minuti quattro, $econde quaranta otto di piu, che andando per la metà meridiana.

Hora io dirò delle altre constellationi, che $ono dalla destra, & dalla $inistra della zona de i $e- gni dispo$te, & figurate di stelle dal S ttent, ione, & dal Meriggie.

Propone Vitr. quello, che egli fare intende, dapoi che egli ci ha e$p icato il cor$o del Sole, il cre$cere, il $cemare de gli $pacij diurni, & delle hore. & dice volerci dimo$trare il $ito delle $telle po$te di qua, & dila dal Zodiaco, percioche e$$en do alcune imagini nella larghezza del Zodiaco, alcune fuori, & hauendo detto diquelle, che $ono nella larghez- za del Zodiaco, quali, quante, & come $tiano vuole trattare diquelle, che $ono di quà, & di là del Zodiaco: & prima tratta di quelle, che $ono dalla parte Settentrionale, chia- mando $ydera le con$tellationi, cioè le imagini intiere compo$te di piu $telle: & $tella vna $ola $tella.

Delle con$tellationi, che $ono dalla parte Settentrionale. # Cap. # VI.

_I_L Settentrione, ilquale i Greci chiamano Arton, ouero Helicen, ha dietro di $e posto il Guardiano: da quello non molto lontana è la Vergine, $opra il cui homero de$tro è posta vna lucidi$$ima stella, che i Latini chiamano Prouindemiam: i Greci Protry- getum; & la $ua apparenza è piu pre$to fplendida, che colorita: euui vn'altra stel- la a dirimpetto tra le ginocchia del Guardiano dell'Or$a, che è dettà A cturo, & iui è dedicato al- lincontro del capo del Settentrione attrauer$ato ai piedi dei Gemelli il Carrettieri, & $ta $opra la $ommità del corno del Toro. parimente nella $ommità del Corno $inistro del Toro alli piedi del Carrettieri tiene vna ftella da vna parte, che $i chiama ta mano del Carrettieri, doue $ono i Capret- ti, & la Capra.

Vitr. non $olamente pone le imagini cele$ti, che $ono raunanze di molte $telle dette da lui con$tellationi, ma ancho qualche $tella $egnalata da $e: nè meno le pone tutte, ma $olamente quelle, che per gli orti, & occa$i loro $ono vedute, & cono$ciute. però $i vede che Vit. ha hauuto intentione di e$ponere quello, che appare $opra il no$tro hemi$pero, e però ha ragionato prima de i poli del mondo in quel modo, come per legge perpetua il $ettentrione $te$$e di $opra, & l'antarctico di $otto. In que$to trattamento ci $ono molte $correttioni del re$to. Va a torno vna carta fatta con il con$iglio, & con l'opera di tre valent'huomini, Giouanni Stabio, Alberto Durero, & il Volpaia Fiorentino, nella qua- le $ono tutte le imagini cele$ti, fatte con e$trema diligenza, $econdo il $ito loro, col nu- mero delle $telle, che le adornano, & la quantità, & grandezza loro, & anche ci $ono le $telle $eparate dall imagini, e molte vi $ono aggiũte per relatione di naurgãti, che appar t\~egono all'altro polo. ma noi in vece di quella tauola, ne poneremo vn'altra nõ di pittu ra, ma di numeri, dimo$trãdo pquella quali imagini $iano $ett\~etrionali, e quali dalla par te del mezo di, e che latitudine s'habbiano, cioè quãto fiano dall'eclittica di$co$te ver$o i poli del mõdo, e che lõgitudine, cioe quãto $iano lõtane dal principio del Motone, per la lũghezza del Zodiaco, e $i dimo$trera le loro quãt tà, e qualità, perche altre fono piu $u centi, altre meno, & altre maggiori, & altre minori, altre vanno al mezo del Cielo con [406]LIBRO vn $egno, altre con vn'altro. Que$ta tauola è $tata calculata del 1520. con $omma dili- gentia dallo Eccell\~ete Me$$er Federico Delfino mio precettore. 10, & per l'obligo, & per l'affettione, che gli ho portato, & per la ragione, & per l'autorità $ua ho voluto riportar- mi alla $ua calculatione, & dare in luce, quella honorata fatica. però nelfine del libro è po$ta la detta tauo la, alla quale rimetto i lettori. Gli antichi po$ero quarantaotto ima- gini, & cognobbero mille, & vintidue $telle. Vero è, che alcuni hanno voluto fare d'vna imagine piu parti, & però hanno pa$$ato il numero predetto. Tolomeo ne mette quaran taotto. Que$te $ono chiamatc tanto dalle co$e animate, quanto dalle co$e inanimate; & tanto dalle ragioneuoli, quanto da quelle, che mancano di ragione, & tanto dalle fiere, quanto dalle dome$tiche si di terra, come di mare, & que$to dico con grãde merauiglia comei Greci ($e i Greci $ono $tati, & non altri piu antichi) habbiano hauuto tanta auto rita, che con tanto con$en$o di ognuno habbiano empito il cielo delle lor fauole, che cõ- firmate dapoi per niun modo $ono $tate mutate. Ma in fine l'adulatione de i cortigiani, & la voglia dei primi ordinatori, come Poeti, & A$tronomi, per fare eterna memoria d'alcune co$e notabili, o per adulare a i loro $ignori, hanno ritrouato luoghi nel cielo da collocarui, le co$e amate da quelli, la doue non poterono eglino mai $alire. Come Virgi lio po$e tra gli artigli dello Scorpione la $tella di Ce$are. Ma è co$a mirabile, che i Greci, od'altri habbiano hauuto tanto priuilegio di empire il cielo de i nomi delle loro $cele- ratezze, & che le fauole loro $iano $tate accettate nei canoni, & nelle regole di de$criue- re il cielo. Fanno mentione di quei nomi an che le $acre lettere, come lob parlando del- la potentia di Dio dice. Il quale fa l'Arcturo, & l'Orione, & le Hiade, & le parti interiori dell'O$tro. Et in vn'altro luogo Dio dice di $e $te$$o a Iob. Potrai tu riunire le ri$plendi- de $telle Pleiade? ouero di$$ipare il giro d'Arcturo? Producitu Lucifero nel tempo $uo, o $ai tu na$cere $opra l'Orizonte la $tella detta Ve$pero? Mai Greci od'altri, che $iano $ta ti primi inuentori, temendo, che la leggierezza delle loro ribalderie, non $i dilegua$$e, le uollero in chiodare nel cielo. però cantano alcuni.

Gioue in$iammato d'amoro$o ardore Delle figlie de gli huomini s'acce$e Hauendo a noia l'immortal conte$e Dcll'orgoglio$a moglie, e $uo furore. # ∴

Vide Cali$to, che era $ul $iore Di $ua bellezza, onde tra noi di$ce$e, # ∴ Et dopo i dolci baci, e le conte$e Dolci di lei, ne re$to vincitore.

Giunon gelo$a piena di di$degno Piglia la bella giouane, e $tratiata # ∴ Che l'hebbe, in Or$a horribilla conuer$e. # ∴

L'in felice ne diè co'l ruggir $egno Per le $elue d'Arcadia, ma leuata Per la pietà di Gioue al Cielo s'er$e.

Le imagini, che $ono ver$o il Settentrione $ono prima po$te da Vit. & dice, che quel Settentrione, che da Greci è detto Arctos, ouero Helice, che altro non è, che l'Or$a mag- giore, che altri dalla figura hanno chiamato il Carro: ha dietro di $e il cu$lode, o Guar- diano, o Bootes, che $e gli dica, $otto il quale non molto lontano è il $egno della Vergi- ne, che per A$trea, o per la Giu$titia $i pone, $opra la cui de$tra $palla $i vede vna lucidi$$i ma $tella, che $i chia ma Antiuindemia, perche quando na$ce, cioè quando e$ce da i rag- gi del Sole, promette la maturitè della vindemia. della cui materia $egni manife$ti $o- no gli acini dell'vua mutati di colore. Que$ta $tella è $imile al ferro affocato, però Vitr. dice, che è piu pre$to candens, cioè rouente, che colorata. perche gli $crittori gli danno vno mirabile $plendore. I Greci la chiamano Protrygetum, che in latino prouindemia, [407]NONO. $i dice. Oltra di que$to tra le ginocchia del Guardiano è la $tella nominata Arcturo, dal la quale alcuni hanno chiamato Arcturo tutta la imagine del Guardiano. Ecco che Vit. non $olo tocca le imagini, con$tellationi, a$teri$mi, $egni, & figure, che tutto è vno, ma an che le $telle $ole, & $eparate, (come detto hauemo.) $eguita poi l'Auriga, carrettieri, Eri- cthonio, & Or$ilocho detto, il $ito del quale è dinanzi al capo dell'or$a maggiore, e le $ta attrauer$ato in modo, che $e l'Or$a $corre$$e, gli vrterebbe nel capo. $ta egli $opra il de- $tro corno del Toro, per mezo i piedi dei Gemelli, $opra la cui $palla $ini$tra è vna $tella, che $i chiama la Capra. que$ta pare, che riguardi due picciole $telle, che $ono nella $ini- $tra del carrettieri, & $i chiamano i Capretti. però io leggere Vitr. in que$to modo. [It\~e- que in $ummo cornu læuo ad Aurigæ pedes vna tenet parte $tellam, quæ appellatur Au- rigæ manus, in qua hædi. capra vero læuo humero.] & poi comincia, [Tauri quidem, & Arietis in$uper.] Adunque $opra la cima del $ini$tro corno del Toro l'Auriga $tende vna mano, nella quale $ono due $telle nominate i Capretti, & tiene $opra il $ini$tro hu- mero vna $tella detta la Capra, & poi $eguita.

Sopra le parti del Toro, e del Montone conle $ue destre parti Per$eo $i ritroua, $ottentrando alla ba$e delle stelle nominate V ergilie, e con le piu $ini$tre il capo del Montone appog giando la de$tra mano al $imulacro di Ca$$iopea, e tiene $opra l'Auriga per la cima il capo gorgoneo ponen- dolo $otto a i piedi di Andromeda. & $ pra. Andromeda, & $opra il $uo ventre $ono i caualli.

Et qui ancho è il te$to $corretto, perche le parole di Vitr. non hanno relatione ne con $truttione, & la verità è, che $opra di And romeda ci $ono due caualli, vno alato, che $i po ne per lo cauallo Pega$eo, & l'altro è la parte dinanzi d'vno cauallo, cioè il capo, & il per to, & il ventre dello alato è $opra il capo d'Andromeda. Tiene anche il detto cauallo v- na $tella $opra la $pina a$$ai notabile, & però Vitr. potrebbe dire.

Ci $ono anche i P $ci $opra Andromeda, & il ventre di quel cauallo, che è $opra la $pina del- l'altro cauallo, ma nel ventre del primo è vna lucidi$$ima stella, che termina il detto ventre, & la testa di Andromeda. Ma la mano de$tra di Andromeda è po$ta $opra il $imulacro di Ca$siopea, & la $inistra $opra il pe$ce Aquilonare. $imilmente l'Aquario $opra il capo del cauallo, & le vnghie del cauallo toccano le ginochia d'Aquario. _Però nella figuratione di quelli valent'huo mini il Cauallo deue hauere i piedi riuolti all'altra parte.

Sopra Ca$sio pea per mezoil Capricorno in alto è po$tal' Aquila, & il Delfino, depo i quali è la Saetta, & alquanto dietro alla $aetta è l'uccello. la cui destra penna tocca la mano di Cepheo, & il $cettro: ma la $inistra di Copheo $ta $opra la imagine di Ca$siopea fermata. $otto la coda del- l'uccello $ono copertii piedi del cauallo. _Qui s'intende del mezo cauallo_. D'indi $ono le ima- gini del Sagittario, dello Scorpione, & della Bilancia.

Se Vitr. haue$le cõ nomi $eparati di$tinto i due caualli, chiamando l'vno Equus, l'al- tro Equiculus, ouero protome hippus, come dicono i Greci, non ci haurebbe la$ciato difficultà: oltra che dicendo di $opra, che l'Aquila è molto lontana dal $imulacro di Ca$ $iopea, e che le vnghie del cauallo toccano le ginocchia dell'Aquario, e poi dic\~edo, che $otto la coda dell'vccello $ono coperti i piedi del cauallo, egli ci da ad intender, che non $i ragiona d'un'$olo cauallo: ma il tutto s'acconcia per la lettione, & la de$crittione de i buoni autori.

Di$oprapoi il $erpente tocca con lacima del ro$tro la corona, nel mezo del quale e l'Ophiuco, o Serpentario, che tiene il Serpente in mano, calcando col pie $ini$tro la fronte dello Scorpione. ma al- la metà del capo dell'Ophiuco, non molto lontano e il capo dello Ingenocchiato. detto Ae$$o. _Che_ _Hercole, The$eo, Tamiri, Orpheo, Prometheo, Ixione, Cetheo, Lycata $i chiama._

Ma le cime delle lor te$te, $ono piu facili ad e$$er cono$ciute, imperoche $ono formate di $telle a$- $ai lucenti. Ma il piede dello Ingenocchiato $i ferma a quella tempia del capo di quel Serpente, che etra l'Or$e, che Settentrioni $i chiamano.

Ma quello, che dice Vitr. [Parue per eos $lectitut Delphinus,] non accorda col detto de gli altri, perche il Delfino è lontano dallo ingenocchiato; $e for$e non $i legge. [Vbi [408]LIBRO parue peros flectitur Delphinus eontra volucris ro$trum e$t. propo$ita lyra.]

Ma doue per la bocca breuemente $i piega il Delphino contra il ro$tro dell'uccello è propo$ta la Lyra. tra gli homeri dello ingenocchiato, & del Guardiano è adorna la corona, ma nel cerchio Set- tentrionale poste $ono le due Or$e.

Dapoi che Vit. ci ha ragionato di quelle $telle, e di quelle imagini, che $ono tra il Tro- pico, & il circolo Settentrionale, egli entra a quelle, che $ono dentro del circolo Setten- trionale, & que$to fa $eparatamente perche quelle parti $ono piu nece$$arie da e$$er co- no$ciute, perche a commodi humani piu opportune fi veggono. De$criue adunque parti tamente il circolo Settentrionale, la figura, & la collocatione dell'Or$a, & del Dracone, che la cigne, & dice.

Nel circolo Settentrionale $ono poste le due Or$e, che $i voltano le $palle, & hanno i petti ri- uolti in altra parte. la minore Cino$ura, la maggiore Helice è detta da i Greci; Guardano a men- due allo in giu, & la coda dell'vna, è volta ver$o il capo dell'altra; percioche i capi dell'vna, & dell'altra dalla cima loro v$cendo per le code $oprauan zando$i tra quelli, è $te$oil Serpente, o Dra- cone, che $i dichi. Dal fine del qual'è la $tella lumino$a, quella, che $i chiama il polo, che è d'intorno al capo dell'Or$a maggiore. perche quella, ch'è vicina al Dracone $i volge d'intorno al $uo capo.

Qui $i vede lo errore di molti, che hanno dipinto l'Or$e, & il Dracone, perche la figu- ra del Dracone, non è di quella maniera contorta, come $i dipigne, & quelli, che l'hanno o$$eruato con diligenza, non hanno trouato, che le $telle apparino nel cielo, nel modo, che $ono dipinte, ne l'or$a maggiore appre$$o la te$ta del Dracone, ne la minore appre$- $o la coda. ma per lo contrario la maggiore è appre$$o la coda, & la minore è appre$$o le $pire, cme Arato ci dimo$tra, dicendo.

## Qui fan di Gioue le notrici chiaro # ## Tra que$te a gui$a di $pezzato lume # elice & Cino$ura, quella Greci # # Il fiero Drago $i tramette, e volge # Guida per l'alto mar, que$ta Fenici. # # E quinci, & quinci l'un & l'altra auanza # Helice è tutta chiara, & ha $ue $telle # # Helice con la coda, & poi torcendo. # Di maggior lume, & di grãdezza ador- # # A Cino$ura piega, & doue punta # Et quãdo il Sol nell'ocean's'a$cõde (na. # # Con la $ua coda iui la te$ta pone # Quella di $ette fiamme adorna $pl\~ede, # # Helice, & oltra Cino$ura $tende # Ma a marinari è più fedel quell'altra, # # Le Sue ritorte pieghe, e alzato a dietro # Percio che tutta in breue giro accolta # ## Guarda l'Or$a maggior col capo ardito. # Al fido polo $i riuolge, & mai # # Ardeno gli occhi, & l'affocate tempie # (Purche veduta $ia) non $i ritroua # # Di fiamme acce$e $ono, e'l mento $olo # Alle naui de' Sidoni fallace. # # Arde d'vn fiero lume.

La tramontana, della quale $i $eruono i no$tri marinari, è quella $tella, che è l'vltima nella coda dell'Or$a minore. imaginiamo vna linea dritta dalle vltime due $telle del- l'Or$a maggiore, cioè d alle ruote di dietro del carro, che vedi $in alla pro$$ima $tella, che $e le fa incontra, iui è la $tella vicina al polo del mondo, che $i chiama $tella del mare. la Tramontana adunque è la prima delle $telle, che fanno l'Or$a minore. Que$te $ono $et- te $telle a$$ai chiare, tre di e$$e fanno vn corno, che $i piglia per lo temone dal carro, quat tro poi fanno il quad rato $econdo il $ito diquattro ruote, $i muouono d'intorno il polo con egual di$tanza in termine di hore ventiquattro da Leuante a Ponente. & la Tramõ tana per e$$er piu vicina al polo fa minor giro. & per quella, e$$endo il polo inui$ibile $i cono$ce l'alcez Za del polo $opra l'Orizonte, & il luogo del polo $i cono$ce per vn'altra $tella delle $telle, che è la piu lucida delle due guardie nommate: & quella $tella è detta horologiale, perche girando come ruota di horologio, da a cono$cere in ogni tempo dell'anno, che hora $ia della notte. come dimo$trano gli horologi fatti per la notte. le tre $telle, che '$ono con le mani $egnate nella $eguente $igura vengono nello horologio notturno a dritto d'vna regula, che $i applica al centro dello horologio.

[409]NONO. Pottionï del le stellé; Tratti Cevchio che Forno alla osstama $anno Trana Trana Transontana Carro che volge into rno alla Tramontana III III III III III III III III

Et il $erpente d'intorno la testa della Cino$ura diste$o è po$to, & và di lungo per dritto $ino ai $uoi piedi, & quiui intorto, & ripiegato alzando$i $i riuolta dal capo dell'Or$a minore alla maggio recontra il ro$tro di quella, & la tempia della $uate$ta.

Cioè il Serpente $i $tende d'intorno alla te$ta dell'Or$a minore, & iui alquanto $i piega, dapoi $i vaddrizza fin a i piedi dell'Or$a predetta, & iui di nuouo $i ritorce, & riuolge il capo ver$o la te- $ta dell'Or$a minore: $i come dalle bocche, & foci dei fiumi alle fontiloro Tolomeo c'in$egna, le volte, & igiri de fiumi, co$i Vitr. ci de$criue, quelle parti del Dracone, che $ono dritte, & quelle che danno volta, però io leggerei Vitru. a que$to modo. Vna vero (cioè in$ieme) circum Cyno$uræ caput, iniecta e$t flexu (cioè la il $erpente piegato) porrectaque proxime eius pedes (cioè dell'Or- $a minore) hæc autem (cioè alli piedi dell'Or$a minore) intorta replicataq; est (cioè il $erpente) $e attollens reflectitur, & il re$tante.

Anche $opra la coda dell'Or$a minore $ono i piedi di Cepheo, & iui alla $@mmità del Montone, $ono le $telle che fanno il triangulo di lati eguali.

Co$i intendo. (ibique ad $ummum cacumen in$uper Arietis $ignum $unt $tellæ, quæ faciunt triangulum paribus lateribus.) Lequali parole $ono poste da Vitr. molto intricatamente, per de- $criuere con breuità come $tiano quelle $telle il Triangolo dalla $imiglianza della lettera greca è detto delta.

Ma molte $ono le $telle confu$e del Settentrione minore, & del $imulacro di Ca$$iopea.

Confu$e egli intende, che non fanno alcuna figuratione, come d'intorno al Montone cinque: d- intorno al Toro vndici: d'intorno a Gemolli $ette, ouero confu$e non co$i lucenti, ouero del'vltima grandezza, ma a me piace più la prima intelligenza. Conclude poi Vitru. quello, che bà detto, & propone quello, che deue dire.

Fo bò e$posto fin qui quelle stelle, che $ono nel cielo di$po$te alla de$tra dell'Oriente trà la zona dei $egni, & le con$tellationi dei Settentrioni; hora io e$plicherò quelle che $ono alla $inistra dell' Oriente, et delle parti del mezo di dalla natura di$tribuite.

[410]LIBRO Delle $telle che $ono dal Zodiaco al mezo dì. # Cap. # VII.

P Rimieramente $otto il Capricorno è il Pe$ce Au$trale, che da lungi riguarda Cepheo con la coda, & da quello al Sagittario il luogo è voto, il Thuribolo è $otto l'artiglio di Scorpione, ma le prime parti Centauro $ono vicine alla Bilancia, & allo Scorpione. Tengono in mano quel $imulacro, che i periti chiamano la be$tia delle $telle. Lungo la Vergine il Leone, & il Cancro, $tà il Serpente, ilquale por gendo vna $quadra di $telle intorno $otto cigne lo $pacio del Can- cro, alzando il ro$tro ver$o il Leone, & nel mezo del corpo $o$tiene la Tazza $ottopo- nendo la coda alla mano della Vergine, nellaquale è il Coruo. Ma quelle $telle, che $ono $opra le $palle egualmente riluceno, ma alla parte di dentro al ventre del Ser- pente $otto la coda è $ottopo$to il Centauro. Appre$$o la Tazza, & il Leone è la naue d'Argo, la cui prora è o$curata, ma l'albero, & quelle parti, che $ono intorno il temo ne appareno emlnenti, & e$$a nauicella, & la poppa, e congiunta per la $ommità del la coda del cane. Et qui s'intende del Cane maggiore.

Mà il Cane minore $eguita i Gemelli, & all'incontro è ii capo del Serpente, & il maggior Cane $eguita il minore.

Douemo auuertire, che quando Vitr. dice, che il minor Cane $eguita i Gemelli, intende, che il minor cane è a dirimpetto $opra i Gemelli, perche l'ordine di Vitr. è di porre le imagini di quà, & di là dal Zodiaco, accompagnandole con i $egni del Zo diaco, accioche $i $appia il $ito loro nel cielo, & però douemo auuertire a que$to in tutto il trattamento di $opra, & di $otto, ilche bene con$iderato ci leuerà la fatica d'- intendere molte co$e.

Ma Orione è attrauer$ato, $ottopo$to, èfiaccato $otto l'vnghia del Toro, & tiene con la $ini$tra la claua, alza ndo l'altra mano $opra i Gemelli. Ma appre$$o la $ua pian ta è il Cane, poco lontano che per$eguita il Lepore. Ma al Montone, & ai Pe$ci, è $ot- topo$ta la Balena, dalla cui te$ta ordinatamente è di$po$to vn $ottile $pargimento di $telle, ad amendue i pe$ci, che Grecamente Hermidone è detto.

Plinio chiama commi$$ura de i pe$ci quella, che i Greci chiamano Hermidone, al tri l'hanno chiamata cinta, o ligame, altri lino, o filo percioche pare, che annodi la parte Setten trionale, con la parte meridiana. Hennidone vuol dire, piacere, o dilet- to di Metcurio, ma con difficultà $i tragge dal commento di Arato que$ta co$a.

Et per grande $pacio ver$o la parte di dentro $chiacciato il nodo dei Pe$ci tocca la $omma cre$ta della Balena.

Cioè il detto nodo entra molto dentro nella parte au$trale, & come i giri de'i $er- penti peruiene fino alla $ommità della cre$ta della Balena, può anche $tare, che nel latino non ci voglia e$$ere quella parola, Serpentium, ouero, che in luogo di Serpen- tium, dica pi$cium.

Ma il $iume Eridano con vna apar\~eza di $telle piglia il capo della $ua fonte dal $ini $tro piede d'Orione. Ma quella acqua, che $i dice e$$ere $parta dallo Aquario $corre tra la te$ta del Pe$ce Au$trale, & la coda della Balena. 10 ho e$po$to quelli $imula cri di $telle, che dalla natura, & dalla mente diuina di$egnate come piacque a Democri to inue$tigatore della natura, $ono $tate figurate, & formate nel mondo. Ma non tut ti pero da me $ono $tati po$ti, ma $olamente quelli, dei quali potemo auuerure gli [411]_NONO._ orti, & gli occa$i, & quelli con gli occhi vedere, imperoche, $i come i Settentrioni gi rando$i d'intorno al cardine dello a$$e non tramontano, nè vanno $otto l'Orizon- te, cofi d'intorno al cardine meridiano, che per la inclinatioue del mondo è $otto la terra, gitando$i, & na$condendo$i Ie $telle non hanno le $alite $opra terra: & però le loro figurationi per lo impedimento della terra non ci $ono manife$te. Di que$to ci dà inditio la $tella di Canopo, che a qne$te parti non è cono$ciuta, come $i hà per re- latione di mercanti, che alle e$treme parti dello Egitto, & a quelle, che $ono vicine à gli vltimi termini della terra $tati $ono.

Si e$cu$a Vitr perche non ha po$to tutte le constellationi, & figure, douendo parlarne come $i deue, $enza hauere alcun ri$petto al $uo Orizonte, & alla inclinatione del cielo, che è nelle regioni di quà dallo Equinottiale: & dice hauer voluto trattare di quelle imagini, & di quelle stelle, che ci$ono note per gli orti, & occa$i loro, dicendo che ne $ono alcune, che mai non $i leuano, & al@u- ne che mainon tramontano, & prende l'argomento dalla stella detta Canopo, laquale è vna $tella po$ta nel $eguente remo della naue, co$i nominata dall' I$ola Canopo, doue prima fu cono$ciuta. Quel li che $i parteno dalla Arabia Petrea ver$o l'Azania per dritto nauigando al meriggie vanno cõ tra la stella Canopo, che in que luoghi à nominata cauallo, & $i chiama in quella lingua $uhel, cioè incendio, & que $to per la moltitu dine, & grandezza del $uo $plendore, & de i $uoi raggi. Questa ri$plende (come dice Plinio) alla I$ola Traprobana. Era questa $tella al tempo di Tolomeo in gra di dieci$ette, min. dieci di Gemini, hà di latitudine Meridiana gradi $ettantacinque, & di de@li- natione gradi cinquantauno, min trentaquattro. Quefta $tella non $i vede in Italia, à Rhodi è Vici ni$$ima all'Orizonte vn quarto di $egno, pare alzatain Ale$$andria, & co$i più s'inalza a gli habi- tanti ver$o le parti meridiane. Ma chi vole$$e $apere quali $iano que le $telle, che $i po$$ino vedere $otto la inclination del cielo, doue $ono, faccia vna tauola dello Astrolabio, alla $ua eleuatione di polo, & nel centro di e$$a ponga vno piede della $esta & l'altro allar ghi fino all'Orizonte, & quel lo che è fuoriforza è che $ia $otto l'Orizonte. Quattro $telle po$te in croce $ono $egni dell altro po- lo, delle quali ne fa mentione 'Dante nel primo capo del purgatorio, doue chiamail $ito $ettentrio- nele vedouo perche è priuo di mirarle. Que$te quattro $telle $ono in vna macchia come è la via ga latea, non $ono po$te nelle imagini predette, nè meno nel zodiaco; inauiganti le chiamano crociere, & quella del piede è maggiore & più ri$plendente delle altre, per quella $i cono$ce quale è la te$ta, & quali $ono le braccia della croce, & quando il piede è $u l'orlo dell'orizonte, & che il capo è dritto, il pied $tà appartato dalpolo graditrenta, da que$ta $i prende l'altezza dell' altro polo, & $i piglia in modo che $el altezza, che die$$a $i piglia $arà di quella trenta, colui che la piglia $arà nel- lo equinottiale $e più di trenta, quel di più $tà appartato dalla equinottiale, alla parte di O$tro: $e meno, quel tanto stà appartato dalla linea alla parte di Tramontona, come è stato dai nauiganti di que mari oβeruato, conclude poi Vitr.

Del giramento del mondo intorno la terra, & della di$po$itione dei dodici $egni, & della parte Settentrionale, & meridiana, delle $telle, come egli $ia per$etto, ne hò dato ammae$tramento, imperoche dal girare del mondo, & dal contrario mouim\~e to del Sole nei $egni, & dalle ombre fatte da Gnomoni, al tempo de gli equinotij, $i tronano le ragioni de gli analemmi. Ma le altre co$e, cioè, che effetri habbianoi do- dici $egni, & le cinque $telle, & il Sole, & la Luna, quanto appartiene alla ragione della A$trologia $i deono concedere ai di$cor$i dei Caldei, imperoche è proprio lo- ro il di$cor$o dei na$cimenti, perche po$$ono & le antipa$$ate, & le future co$e dalle ragioni delle $telle far manife$te, & le loro inuentioni, che hanno la$ciate in i$critto, dimo$trano con che $olertia, & con che acutezza d'ingegno, habbiano ragionato, & quanto grandi $iano $tati quelli, che dalla natione Caldea $ono vennti, il primo fu Bero$o, che nell'I$ola, & nella città di Coo $ede$$e, & ini apri$$e le $cole, in$egnan- do la loro di$ciplina. Dapoi fu lo $tudente Antipatio, & Archinapolo, @lquale non dal punto del na$cimento, ma dalla concettione la$ciò manife$te le ragioni delle na tiuità. Ma delle co$e naturali Thalete Mile$io, Anaxagora Clazomenio, Pithagora [412]_LIBRO_ Samio, Xenofane Colophonio, Democrito Abderita, con che ragionila natura $i reg geua, & in che modo & che effetti habbiano, la$erarono molto bene con$iderato.

Le inuentioni dei quali hauendo $eguitato Eudoxo, Eudemo, Calli$to, Melo, Philippo, Hipparcho, Arato, & gli altri, trouarono per Astrologia, gli orti, & gli occa$i delle stelle & le $ignificationi delle tem pe$te, & le di$cipline de gli instrumenti detti parapegmi, & ai po$teri le la$ciarono. Le $cienze dei quali deono e$$ere ammirate da gli buomini, perche $ono stati di tanta cura, & dili- genza, che pareno molto prima con diuina mente annunciare le $ignificationi delle tempe$te che hanno a venire, per le quali co$e ai pen$ieri & $tudi di quelle $i deono attribuire tali inuen- tioni.

Conclude Vitr. quanto egl bà detto fin quì nè vi è da affaticar$i altrimenti, perche nel $eguente capo, $i dichiarerà minutamente ogni co$a al propo$ito. Parapegmi erano instrumenti artificie$i, coni quali $i trouaua il $ito delle $telle, per fare le natiuit à de gli huomini, come tauole d'A$trola- bio, horo$copi, & altre $imili co$e.

Delle ragioni de gli Horologi, & delle ombre de Gnomoni al tempo equi- nottiale a Roma, & in alcuni altri luoghi. Cap. # VIII.

_M_Anoida quelli studi co$i douemo $eparare la ragione de gli Horologi, & e$plicare la breuità, & lungbezza de i giorni di me$e in me$e.

Vitruuio comincia dopo vna lunga di$gre$$ione, benche nece$$aria, a trattare dello Analemma, che è fondamento della Gnomonica, & non c'in$egna in questo trattamento di fare alcuno borologio, mà bene ci $cuopre la via, come $i po$$o- no formare. Tolomeo fa vn trattato dello Analemma: & Federico Commandi- no molto dottamente lo e$pone, & per questa, & per altra cagione $e gli deue bauere molte gratie; poi che per vtilità commune eg li $i affatica. Io in que$to propo$ito ricono$cendo le bonoreuoli fati- che $ue, lafciandogli però le dimo$trationi mathematiche, mi sforzerò quanto per me $i potrà fa- cilmente dichiarire lo Analemma, & l'v$o di quello. Ripig liamo adunque da capo la vniuer$ale intentione di Vitr. accioche più facilmente s'intenda quanto $i conuiene di quefta vtile, commoda, & bonefta operatione. Intende adunque Vitr. trattare della $econda parte principale dell'Ar- chitettura, che dai Greci Gnomonica è chiamata. La ragione di que$to nome è tratta dal Gnomo- ne: & Gnomone vuol dire $quadra, @ co$a drizzata a $quadra. Soleuano gli antichi cono$cere le parti del giorno, & le hore dalle lunghezze delle ombre gettate nel piano àa gli $tili in quello driz- zati, & quella cognitione Gnomonica dal Gnomone denominarono. Perche il Gnomone dimostra- tore delle ombre drizzato a $quadra, cioè ad anguli giusti $opra alcun piano daua inditio per via di ombre delle hore, perche d intorno al Gnomone erauo di$egnate diuer$e ombre in diuer$i tempi del- I'anmo, & in diuer$e hore del giorno. Que$ta di$egnatione era chiamata da gli antichi, Analemma, qua$i ripigliamento, perche prima, che $i venga a fare alcuno borologio, bi$ogna pigliare in di$egno gli e ffetti, che fail Sole, & il Gnomone con l'ombra, ne i piani oppo$ti, i quali piani $ono i luoghi do- ue $i banno a fare gli horologi. Que$ta cognitione adunque del cor$o del Sole, & de gli effetti nel mondo fatti per li $uoi raggi, per mezo delle ombre gettate dal Gnomone nei piani de gli horologi, $i chiama Gnomonica: & la de$crittione, o di$e gno di quelle linee fatte dalla e$tremità de gli $tili, $i chi. ma Analemma, & lo stile drizzato a $quadra $opra i piani, $i chiama Gnomone, ouero 5 chio- tir, che vuol dire indagator dell'ombra come dice Vit. nel primo lib. al Cap. 6. Et $i come nelle ma- niere difabricare i Tempij $i pigli a prima il modulo col quale $i mi$ura il tutto, co$i nel formare de gli horologi bi$ogna fare lo Analemma, il quale è come modulo de gli horologi. Hora per più fa- [413]_NONO._ cile intelligenza dirò co$a, che bene con$iderata, & appre$a darà vn lume mirabile al pre$ente di$cor$o, & giouerà in molte altre co$e degne; & $pecia mente nella pro $pettiua, $i come nel no$tro trattato della $cenographia hauemo chiaramente e$plicato. Appre$$o le figure, che $erueno ai ma tematici, ne bà vna, che da quelli è detta Cono, & perche $appia mo, che figura $ia, & come $i fac- cia, imaginamo vn punto, $otto del quale $ia vn circolo, & da quel punto cada vna linea alla cir- conferenza del circolo, & $tando fermo il punto, la linea $i muoua d'intorno alla circonftrenza, fin che ritorni al punto di doue $i mo$$e: dicono, che il C ono $i forma a quel modo: & quella figura al- tri hanno chiamata piramide, benche impropriamente. Sia adunque il punto a. & il circolo b c d. & dal punto a. fermo, fi parta la linea a b. & $i giri per la circonferenza del circolo b c d. fin che ritorni al punto b. dico, che ella formerà la figura predetta, che Cono è chiama- ta. Cada poi dal punto a. al punto e. che è il centro del circolo, vna linea dritta; questa $i chia- ma a$$e, o perno del Cono, & il punto a. cima, & il circolo b c d. ba$a del Cono, da que$to an- che $i forma vna $uperficie detta Conica: & que$ta non è altro, che vna figura fatta di due $uper- ficie oppo$te per la cima del Cono, l'vna, & l'altra delle qnali cre$ce in infinito per la de$crittione a b c d c g @ a b I c fatta da vna dritta linea tirata ver$o l'vna, & l'altra parte, co- me $i vede nella figura, doue la prima $operficie a b c d. la opposta per la cima e. e f g. le due linee tirate ver$o l'vna, & l' altra parte $ono c e. f b. che imaginiamo and are in infinito, e tutta que$ta figuratione è detta Conica $operficie. Que$te co- $e $iano bene mandate a memoria & poste nella imaginatione, per- che ci $eruiranno mirabilmente al formare lo Analemma. La $o- per$icie corica adunque può rice uere diuer$i tagli o $ettioni (co- me $i dica) perche può e$$er ta- gliata in due parti, per dritto lun gol'aβe, dalla cima al ba$$o, & può anche e$$er tagliato altra- mente, $e è tagliata dalla cima al ba$$o lungo l'a$$e, l'apritura di quel taglio $arà vno triangolo di drit@e linee.

_Ma $e è tagliato altrimenti, ouero è tagliato a trauer$o con vno taglio egualmente di$tante al._ _la ba$a, ouero in altro modo $e è tagliato con vn taglio trauer$o egualmente di$tante alla ba$a, l'-_ _apritura di quel taglio dimostrerà vn circolo, $e veramente il taglio non $i farà per la cima lungo_ _l'a$$e, nè meno atrauer$o, allbora l'apritura di quel taglio dimostrerà vna linea piegata e torta, la_ _quale da Mathematici è detta $ectione, o taglio conico. Que$ta $i fà diuer $amente, & bà diuer-_ _$i nomi, come particolarmente ne diremo qui $otto. Et ci $eruiremo della facilità di Alberto_ _Durero, benche ci $iano, de gli altri modi. Dico adunque, che appre$$o le predette $ectioni,_ _o tagli, ve n'è vno, che taglia il cono egualmente di$tante all' a{$s}e del cono, ne è anche vno, che ta-_ _glia il cono con vn taglio egualmente di$tante al lato del cono, et finalmente vn'altro, che ta-_ _glia il cono al trauer$o, che non toglie co$a alcuna della ha$a del cono, ma bene le è più vici-_ _no in vna parte, che nell'altra, le apriture di questi tre tagli dimostrano alcune linee piega-_ _te, che non $ono circoli, nè portioni di circoli, et $i chiamano diuer$amente, perche quel ta-_ _glio. che è egualmente distante all'a $$e fa nell'apritura $ua la linea detta hiperbole, quello, che_ _taglia il cono con vn taglio egualmente di$tante ad vn lato del cono,_ fa nell'apritura $ua vna li- [414]_LIBRO_ nea piegata, che è detta parabole, & in fine il terzo taglio trauer$o fa la linea detta ellip$e. Sia adunque il cono a b c d e. Il taglio del quale $ia f g h. egualmente di$tan- te al lato del cono dico che'l fondamento, & la pianta del detto cono $arà il circolo b c d e. nel centro a & la apritura del tag lio $arà la linea g f h. detta parabole, il che come $i faccia, il Durero c'in$egna, & dice. Sia diui$o il taglio f g h. in dodeci parti e- guali, dal punto f. al punto h. & $iano appo$ti inumeri nei punti delle diui$ioni 1. 2. 3. 4. fin 11. & pa$$ino per li punti delle diui$ioni linee dritte egualmente di$tanti alla ba$e del cono, & da gli i$te$$i punti cadino linee dritte ad anguli dritti $opra la ba$a del cono, & $arà formato il cono con le $ue diui$ioni. le quali tutte $i riporteranno nel fonda mento, o pianta, che dire vogliamo in que$to modo. Faccia$i vn circolo il diametro, del quale $ia la linea b c d e. del cono, & $ia il circolo b c d nel centro a. fin al punto e. di $otto & $imilmente ca dino iopra quel eir olo tutte le linee egualm\~e- te di$tati all'a $$e i punti delle diui$ioni fatte nel taglio del cono, & $iano $egnate nol fondamento le dette linee con le lettere, & con inumeri corri$pondenti alle lettere, & a i numeri $egnati nel cono g h f. 1 2 3 4. fin 11. Fatto que$to per incontro, bi$o- gna tagliare le dette linee con proportione, accioche egli $i po$$a formare la linea pa rabo e, il che farai à que$to modo. Piglia dal cono la lunghezza della linea del taglio $egnato 11 dico nella linea egualmente di$tante alla ba$a del cono, & po$to vn pie- de del compa$$o nel centro a. del fondamento, farai tanto di circolo, che tagli la li- nea $egnata 11 nel fondamento. Il $imile farai riportando dal cono nel fondamen to tutte le altre linee $egnate con gli altri numeri, fin al punto 1. & a que$to modo hauerai formato la pianta della parabole. L'apritura della quale $i caua dalla pian- ta in que$to modo.

Piglia dalla pianta la lunghezza della linea g h. & riportala in vn piano; & cada ad anguli giusti $opra quella vna linea tanto lunga, quanto ò il taglio f g. nel cono, & la cima $ua $ia f. Par- ti$ca$i poi la detta linea in tante parti in quante è diui$a la linea del taglio f g. nelcono, & $iano $egnate quelle diui$ioni con i numeri corri$pondenti, & per quelli pa$$ino linee egua mente di$tanti alla linea g h. come vedi $opra que$te linee egualmente distanti $i hanno a riportare i tagli pro- portionati dal fondamento. Et però $opra la linea $egnata 11. $i riporta dal fond amento la lun- ghezza $egnata nella linea 11. dalla irconferenza corri$pondente, & il $imile $i fa delle altre li- nee, & finito, che hauerai di $egnare quelle linee proportionate della parabola, legherai con vna li- nea tutti quelli punti, & a questo modo $arà formata la parabole, come dimo$tra la figura, con quel la intellig entia daitagli, & dai fondamenti delle altre linee potrai $olo guardando nella figura cono$cere quanto $i deue fare, per tirare proportionatamente, & la hiperbole & la elli$$e.

Hora perche $i $appia a che fine $iano $tate proposte que$te figure io dico, che il Sole girando di giorno in giorno wandai raggi $uoi nel Gnomone, la cima del quale imaginaremo, che $ia la ci- ma del cono, & il circolo, che fail Sole $ia la ba$a del cono, & iraggi che $i parteno dal corpo del Sole $ia quella linea, che girando$i a torno de$criua il cono, $e vorremo ben con$iderare que- $to effetto, che fà il Sole con i ragginel Gnomone, ve deremo, che egli fa vna $uperficie conica, perche e vna $uperficie fatta didue $uperficie oppo$te per la cima del cono, l'vna è dal circolo, che fa il Sole fin alla punta del Gnomone l'altra è dalla punta del Gnomone in giù nella parte op- posta, la quale anderebb@ in infinito, $e non gli $i opponi@{$s}e vn piano. Et perche que$to piano $e gli oppone diuer$amente, & taglia quei raggi della $uperficie conica inferiore, però bi$ogna con$i- derare la proprietà di que tagli; perche fanno diuer$e linee. Piano intendo il piano $oprail qual $i fa l horologio, il qual piano, hora è egualmente distante dall'Orizonte: come $e voglia- mo fare vn horologio, in terra piana, hora è drizzato $opra l'Orizonte, ouero ad anguli dritti, co- me $ono i muri de g@iedificij. Ouero è piegato come i tetti delle ca$e, & perche que$ti piani $e- guitano la diuer$ità de gli Orizonti, però tagliano diuer$amente la $uperficie conica. Dal che ne na$ce, che l'ombra della cima del Gnomon: in detti piani, hora de$criue vna liaea dritta, hora vn circolo, hora la parabole, hora la hiperbole, hora la ellip$e, il che come $ia dirò breuemen- [415]_NONO._ a f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 A b h g e d f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 C b a f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 D c e h d f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 F @ f @ b b b 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 d a f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 @ b g c d f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 b g a d f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 f 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 [416]_LIBRO_ te. Il Sole ouero $i truoua nello equinottiale, ouero fuori dello equinottionale. Se egli $i eruoua nello equinottiale, egli caminando d'intorno a quel circole; et gettando i raggi $uoi nel Gnemo- ne farà in ogni piano di horologio, che la cima del Gnomone con l'ombra de$criuerà vna linea drie ta in quel giorno, che egli è nello equinottiale: et però in tutti glihorologi de piani eguali, lo equi- notttiale è $egnato con vna line a dritta, et la ragione e perchela cima del Gnomone e nel piano del lo equinottiale, et però l'ombre mandate dal Gnomone, non fi partiranno da quello nel tempo delle equinottio.

Et però $aranno terminate dal taglio commune di quel piano dell'horologio, & dello equinottiale, come praticando $i cono$cerà chiaramente. Girando adunque il Sole nello equinottiale, & mandando i raggi $uoi alla cima del Gnomone, l'ombra, che viene dalla detta cima de$criuerà in ogni piano eguale vna linea dritta, la quale $arà egualmente di$tante al taglio commune dello equinottiale, & di quel piano do ue $i $tende lombra, che è il piano dell'horologio. Ma perche il Sole per lo mouim\~e to del primo cielo fa ogni giorno vn circolo egualmente di$tante dallo equinottia- le, & per lo obliquo $uo mouimento s'allontana dallo equinottiale: però non e$$en- do egli nell' equinottiale può auuenire, che il piano, $opra il quale è mandata l'ombra dalla cima del Gnomone $i tagli con quel circolo, per lo quale il Sole $i gira, & può anche e$$ere, che non $i tagli. Imaginiamo, che il Sole ogni giorno $alendo, & giran- do la$ci nel cielo i ve$tigij del $uo cãmino come di fuoco, & de$criua vn circolo, que $to circolo ouero $arà tutto $opra terta, ouero parte $otto, & parte di $opra. Se $atà par te di $otto, & parte di $opra, il che non è altro, che tagliare il piano dell'horologio, al- lhora la e$tremità dell'ombra del Gnomone de$criuerà nel piano la hiperbole, ma $e quel circolo $ara tutto di $opra, ouero toccherà il piano, ouero non lo toccherà. Se lo toccherà l'ombra del Gnomone, de$criuerà nel piano la linea detta parabole. Se non lo toccherà ouero al piano dello horologio $arà egualmente di$tante, ouero nò. Se $ara egualmente di$tante, l'ombra de$criuerà nel piano vn circolo, $e non $a- rà egualmente diftante, ma più vicino in vna parte, che nell'altra, l'ombra della cima del Gnomone de$criuerà nel piano la linea ellip$e, nè ci deue sbigottire le nouità di que$ti vocaboli, quando $ia in poter no$tro int\~edere molto bene le co$e cõ e$$em- pi materia li però e$$otto, che coni circoli della $pera $i prom quanto ho detto, pon\~e dogli $opra qualche piano con quelle portioni che $tanno $opra diuer$i Orizonti, & drizzãdo il Gnomone che nella cima habbia vna orecchia mobile per la quale po$- $i pa$$are vn filo di ferro $ottile, il quale po$$i peruenire alle circonferenze de i circo- li della $pera & girar$i $tando il ferro nella cima del Gnomone dentro l'orecchia co me vedi nella $ottop@ $ta figura, doue a. e la cima del Gnomone, con la $ua orecchia b c d. il circolo $opra la terra, per il quale c'imaginiamo, che il Sole caminief il filo m k h e f l r q a I L n p g s di ferro, che pa$$a per l'orecchia del Gnomone, che imaginiamo, che $iail raggio del Sole, & $ia il Sole nel punto e certo è, che l'ombra del Gno mone peruenirà al punto f $ia adunque fatto iui vn punto, & moua$i il Sole, & peruenga al punto h. & $imilmente $ia po$to al punto e. del fil di ferro in h. certo è che la punta f. tocchera vn'altro punto nel piano, & $ia quello 1. $egui- tando poi nel punto K. del circolo, & ponendo iui il Sole, & la punta del ferro e. $i toccherà il piano dall altra punta in 1. & accortando$i l'ombra più, che il Sole s'innalza, & $eguitan- do lo i$te$$o ordine ponendo il Sole in diuer$e partti di quel circolo come in mo q. $i di$egne- [417]_NONO._ ranno diuer$i punti nel pianoi qua li lgeati in$ieme farãno le antedette linee, $ecõdo il $ito di que circoli, e la diuer$ità de' tagli del piano. Gettati que$ti fondam\~eti, e bene con$iderati potremo $icuram\~eteandare alla de$crittione dello Analemma, & perche nella de$crittione de gli Analemmi ci $ono alcuni circoli, che $ono communi, alcuni proprij: dirò quali $iano, & come s'int\~edino, & che officij habbino. Però per ragionar ne con quella facilità, che fi può maggiore: dico, che ognuno da $e s'imagini di $tare in piedi nel mezo d'vna cãpagna larghi$$ima hauendo gli occhi volti drittamente al mezo dì, & $tia conle mani in croce: certo è che la $ini$tra dimo$trerà il Leuante, la de$tra il Ponente, e dietro alle $palle hauerà la Tramontana: imaginiamo, che quel piano doue egli $ta'dritto nel mezo, $i e$tenda d'intorno tanto, che peru\~eghi alla ci@- conferenza del cielo, certo è, ch'egli diuiderà il mõdo in due parti eguali, e l'vna par te $arà di $opra quel piano, & l'altra $otto. Que$to piano adunque $i chiama Orizon- te, cioè terminatore, perche termina gli hemi$peri, e diuide quello, ch'è $opra da quel lo, ch'è $otto. Imaginiamo poi vn'altro piano circolare, che la $ua circonferenza co- minci dalla $ini$tra al pũto di Leuãte, e ci venga al punto, che ci $ta $opra la te$ta, per- uenga alla de$tra al punto di Pon\~ete, e pa$$ando di $otto per lo punto, che $ta oppo$to al punto, che ci $ta $opra la te$ta, fin che giugna al punto di Leuante, doue cominciò: que$to piano $i chiama verticale, la cui proprietà è di $eparare la parte Settentrionale dalla parte del mezo dì, come l'Orizonte partiua la parte di $otto da quella di $opra. Imaginiamo finalmente, che dalla parte doue $ono volti gli occhi, dal punto dell'Ori zonte $i leui la circonferenza d'vn'altro piano, & pa$$i per lo punto, che ci $ta $opra il capo, e cada a Tramontana al piano dell'Orizõte dietro le no$tre $palle, e giri $otto la terra, fin che ritorni al luogo doue $i mo$$e, \~q$to circolo $i chiama Meridiano, la cui proprietà è di $eparare la parte di Leuãte, da quella di Ponente. Que$ti tre piani circo lari Orizõte, verticale, e Meridiano $i tagliano in$ieme cõ anguli giu$ti, l'Orizõte col Maridano $i taglia ne pũti e$tremi dell'orlzõte dinãz, e di dietro a noi: l'Orizõte col verticale $i taglia ne' pũti di Leuãte, e di Pon\~etedalla de$tra, edalla $ini$tra: il verticale col Meridiano $i taglia ne' punti oppo$ti, de'quali vno ci $ta $opra la te$ta, l'altro nella parte di $otto all'hemi$pero. Que$te imaginationi $ono facili, e qua$i $en$ibili, e $i fan no per ponere certi termini, da'quali part\~edo$i, ouero a'quali vicinando$i il Sole $ap piamo dargli il $uo $ito per vedere, che effetti egli faccia con iraggi $uoi dando nei Gnomoni, & mutando l'ombre di tempo in tempo, e d'hora in hora. Hãno imarina- ri le i$te$$e, o $imili imaginationi nelle diui$ioni de'venti, e nel drizzare de'lor viaggi. Hauendo noi adunque inte$o gli officij, ele proprietà di que$ti tre piani circolari, & $apendo$i a che fine $ono imaginati, cono$ceremo, che tutti tre $ono nece$$arij, & cõ muni nelle de$crittioni di tutti gli Anal\~emi p la fermezza e $ta bilità de'termini, che hãno. Oltra di que$to è da $apere, che $i come \~q$ti tre piani $i tagliano ad anguli dritti co$i i loro dia metri imaginati $i tagliano ad anguli dritti, nel c\~etro del mõdo. Et qui due co$e $ono da e$$er cõ$iderate con merauiglia. L'vna è che nõ $i può ritrouare più di tre linee, o diametri, che cadino a $quadra in vn pũto l'vna $opra l'altra: & per que- $ta ragione, $i piglia noi tre \~pdetti piani cõ i loro diametri nelle de$crittioni de gli A- nal\~emi, come co$e determinate: l'altra co$a è, che la diuina prouid\~etia cõ diuina pro portione ha po$to il Sole in $ito, e di$tãza tanto conueniente, che gli in$trum\~eti. dei quali l'huomo $i $erue per mi$urare le co$e del cielo, $enza notabìle diuer$ità ci pre$ta no quell'u$o come l'huoino fu$$e nel centro del mondo: co$i imaginiamo, che la pũ ta del Gnomone $ia nel centro del mondo. Ma torniamo al propo$ito. Di que$ti dia- metria dunque il taglio, che fa l'Orizonte col Meridiano, $i chiama $ectione o taglio Meridiano. e \~qllo, che fa il Meridiano col Verticale, $i chiama Gnomone per la detta ragione: ma \~ql taglio, che fa l'Orizõte col Verticale, $i chiama $ectione equinottiale perche iui $i tagliano l'Orizonte, il Verticale, e l'Fquinottiale, che $ono tutti tre de [418]_LIBRO_ circoli maggiori della $pera. Que$te con$iderationi adunque, cõ quelle de i tagli del cono ci daranno le regole di fare gli horologi in qualunque piano, cõ qual fi voglia $orte di hore, volti in che parte ci pia ccia, perche dei piani, $opra i quali $i de$criueno gli horologi, altri $ono egualm\~ete di$tãti all'Orizonte, altri dritti a $quadra $opra l'O- rizonte, altri piegati, & pend\~eti. Similmente alcuni $ono volti alli quattro venti prin. cipali, altri declinano dalle facciate, alcuni anchora $ono veramente piani, & eguali, alcuni torti, concaui, conue$$i, o in altro modo formati. Parimente ad alcuni piace di $egnare le hore de gli antichi, che erano in ogni giorno dodici. ad altri dilettano l'ho re dette A$tronomiche, che cominciano dal mezo dì Sono altre genti, che vogliono l'hore dal tramontar, altri dal leuar del Sole, & è in poter di ognuno, che $appia le ra- gioni, cominciare doue gli piace, o da terza, o da ve$pro il $uo giorno. 10 la$cio ad altri la cura di fare gli in$trum\~eti da pigliare le facciate, le declinatione, & le inclinationi dei piani, perche que$to hoggi mai è manife$to ad ognuno mediocremente ammae $trato perla comodità del bo$$olo. Veniamo adũque a Vitr. & ricorda ndoci del le co $e dette, formiamolo Analemma. Dice adunque Vitr. che egli vuole, $eparare dalla ragione di quegli $tudi, che abbra cciano le natiuità de gli huomini, & che predicono le $orti humane, la ragione de gli horologi, & e$plicare le breuità, ele lunghezze dei giorni di me$e in me$e. Per intelligenza delle quali co$e, $i deue imaginare, che quan- do il Sole è nel principio del Mõtone, o della Bilãcia, egli $i lieua al vero punto di Le- uante, & $i corca al vero punto di Pon\~ete, & in quel mezo, che egli va da Leuante a Ponente, egli s'inalza a poco a poco fin al mezo dì. & dal mezo dì ver$o Pon\~ete egual mente $i abba$$a, & $e egli la$cia$$e in quel dì nel cielo vn'orma vi$ibile del $uo cor$o come l'arco cele$te, egli $i vederebbe $opra l'Orizõte vn mezo circolo, il quale $i chia ma equinottiale, & l'altro mezo circolo $ta $otto l'Orizõte. hora perche nel t\~epo del mezo dì, $ecõdo la diuer$ità de gli Orizõti il Sole ad altri è più alto, ad altri è più ba$$o però l'õbra de Gnomoni $arà diuerfam\~ete proportionata a'Gnomoni $ecõdo l'altez za, o ba$$ezza del Sole nel mezo dì al t\~epo dello equinottio; perche quanto il Sole è più alto, tanto minore è l'õbra del Gnomone drizzato $opra il piano dell'Orizõte, & quãto è più ba$$o tanto $i fa più lunga l'õbra nel detto piano, Ma quãdo è giu$to tra'l pũto dell Orizõte nel taglio Meridiano, & il punto, che ci $ta $opra la te$ta, le lũghez ze dell'õbre $ono pari al Gnomone. però chi pote$$e mi$urare l'ombra in quel t\~epo, che'l Sole è alto gradi 45. ch'è la metà della quarta tra'l pũto, che ci $opra$ta, & l'Ori. zonte, egli trouarebbe, che le co$e che fanno l'õbra $arebbeno pari all õbra. di que$ti auuertimenti hoggi mai ne $ono piene le carte, però torniamo a Vitr. il qual dice.

Manoi da queli $tudi co$i deuemo $eparare la ragione de gli horologi, & e$plicare le breuità, e le lunghezze dei giorni di me$e in me$e, imperoche il Sole al tempo dello equinottio raggirando$i nel Montone, o nella Bilancia dinoue parti del Gnomone otto ne fa di ombra in quella inclinatio- ne, che è a Roma. Et in Athene tre parti $ono dell'ombra di quattro del Gnomone, ma a Rhodi a $ette cinque ri$pondeno, a Taranto noue ad vndici, in Ale$$andria tre a cinque, & co$i in tutti gli altri luoghi altre combre equinottiali ad altro modo per natura $i truouano $eparate.

Diuer$e $ono le lunghezze delle ombre al tempo dell'equinottio nel mezo dì $ecõ do la diuer$a inclinatione del cielo. per inclinatione Vitr. intende il ri$petto, che ha il polo $opra l'Orizonte ouero la eleuatione dello equinottiale o latitudine, che $i di- ca, & di$tanza dal punto, che ci $ta $opra la te$ta, perche quanto più l'huomo $i parte dalla linea equinottiale, tanto più $e gli leua il polo, & abba$$a la linea. come $i vede nella $otto$critta figura doue $e poneremo la linea † $otto il punto q. che è il punto che $ta $opra la te$ta, i poli c. & f. $aranno nel labro dell'Orizonte. $egnato g h. ma $e poneremo il punto † $otto il numero 10. vederemo, che il polo c. $arà $opra l'Orizon te leuato al numero 10. che vuole dire dieci gradi, che tanti $ono a punto, quanti il [419]_NONO._ punto, che $opra$ta, è di$co$to dall'equinottiale. diuer$e adunque $ono le inclinationi del cielo, $econdo la diuer$ità de gli Orizonti. A Roma adunque, le il Gnomone $ara di noue parti, o palmi, o d'altra mi$ura, l'ombra, che egli farà nel mezo dì al tempo dello equinottio $arà lunga otto parti, o palmi, $e vuoi che $iano palmi. Ma in Athe- equ@not. q ovizonte @po$o 01 03 04 05 06 07 08 09 01 02 03 04 05 06 07 08 a ne, perche Athene $ta in altra inclinatione, $e'l Gnomone $arà di quatrro partti, l'ombra $a rà di tre. cõ la i$te$$a ragione in Ale$$andria, & a Rodi & in altri luoghi vanno variãdo l'õbre Meridiane al t\~epo de gli equinottij. dal che an che $i può $apere a chi $i leua il Sole più alto $ul mezo dì, perche proportionãdo$i le ombre al Gnomone, dalla proportione dell'ombra al Gnomone $i fa l'altezza. Ecco l'õbra del Gno- mone in Athene è minore vn terzo del Gno- mone, & in Roma vn'ottauo, & perche quan- to il Sole è più alto, tãto l'ombra dritta è mino re, però $i conclude, che il Sole $ia più alto in Athene $ul mezo dì al t\~epo dello equinottio, che a Roma, & tanto più alto quanto è l'om- bra minore d'vna $ub$e$quiterza dell'ombra d'vna $ub$e$quiottaua.

Et però in ogni luogo, che noi vorremo faregli borologi, douemo pigliare l'ombra equinottiale.

Comincia Vitr. ad in$egnarci, come $i habbia a fare lo Analemma; & perche vn $o lo Analemma non ci può $eruire per tutto, $e non quanto appartiene a quelli circoli, che $ono communia tutti gli Analemmi (come io ho di $opra) perche $ono differen ti le ombre equinottiali; però ne piglia vno, che c'in$egna di fare quello, che $erue a Roma. dãdo prima vna regola generale, che in qualũque luogo volemo fare gli horo logi, bi$ogna auuertire all ombra equinottiale, & intende di quell'ombra, che $i fa $ul mezo dì dal Gnomone al tempo dell'equinottio, per che dalla detta ombra $i piglia anche la ragione dell'ombra Meridiana fatta, quando il Sole entra in altri $egni, co- me ci $arà manife$to qui $otto.

Et $e $eranne, come è a Roma, noue le parti del Guomone, & otto le parti dell' ombra, egli $i farà nel piano vna linea, dritta, $opra la quale ne cadera vn'altra a $quadra, che $i chiama Gnomone, & dalla linea del piano da piedi del Gnomone $i mi$urano noue $patij fin alla cima, & doue termina la nona parte in $u quel punto $i faccia il centro con la lettera a. & apertala $e$ta da quel centro alla linea del piano a piedi del Gnomone doue $arà la lettera. b. $i faccia vn circolo, he $i chiama il Me ridiano. Dapoi delle noue parti, che $@no dal piano alla cima del Gnomone, la doue è il centro $e ne pigliano otto, le quali $i $egnano dal piede del Gnomone $opra la linea del piano, doue è la lettera. o questo termine $arà dell' ombra Meridiana equinottiale del Gnomone & da quel $egno doue è la let tera. c. per lo centro. a. $ia tirata vna linea doue $erà il raggio equinottiale del Sole.

Lo Anal\~ema per Roma $i fa in que$to modo, prima egli $i tira vna linea in vn pia- no, la quale non è Orizonte, ma è quel piano $opra lo quale è drizzato il Gnomone, & è il piano dell'horologio egualm\~ete di$tante all'Orizõte: $opra quella linea del pia no $i drizza il Gnomone di quella grãdezza che l'huomo vuole, poi $i fa centro la ci- ma del Gnomone, & allargata la $e$ta quãto èlungo il Gnomone, $i fa vn circolo che rappreienta il Meridiano, $opra il quale s'imagina, che $ia il Sole nel mezo dì al t\~epo dello equinottio Hauemo dunque fin hora il piano, doue batte l'ombra, il Gnomo- ne, che fa l'ombra, & il Meridiano, nel quale $i ha da ritrouare il Sole. Bì$ogna poi pi- gliare la lunghezza dell'ombra, il che $i fa in que$to modo (parlando della inclinatio- ne di Roma) $apendo$i, che di noue parti, nelle quali è diui$o il Gnomone, otto $i dã- [420]_LIBRO_ no all ombra, $i partirà il Gnomone in noue parti, & dal @iede $uo lungo la linea del piano $e ne ponerãno otto, & tãto $arà la lũghezza dell'õbra meridiana al t\~epo dello equinottio nella inclinatione di Roma. dapoi dal termine dell'ombra nel piano $i ti- rerà vna linea alla cima del Gnomone, la quale peru\~eghi al Meridiano, e la doue \~qlla linea to ccherà la circonfer\~eza del Meridiano, c'imagina remo, che $ia il Sole al t\~epo dell'equinottio nel mezo dì \~qlla linea, per \~q$ta cagione $i chiama raggio eqnottiale perche rappre$enta il raggio eqnottiale Meridiano, e termina la lũghezza dell'õbra'

mer@di. Parti del vurno asse Coco to monaio Parti del vurno linea del. piano k n l y m e u a i o g g b h r r f c t 9 8 7 6 5 4 3 2 1

Allhora allargando la $e$ta dal centro alla linea del piano $i $egnato con egual distantia dalla $inistra doue è la lett era. e. & dalla de$tra doue è la lettera i. nell'ultimo giro del circolo, & per lo centro $ia tirata una linea in modo, che $i facciano due eguali $@micircoli; que$ta linea dai Ma- ihematici è detta Orizonte.

Poteua dire in due parole quello, che ha detto in mol te, cioè volendo formare l'O- rizonte tira vn o diametro, che pa$$i per la cima del Gnomone, & $ia egualmente di- $tante alla linea del piano. auuertirai nella figura, che la lettera e. & i. per inauuer ten za della $tampa deueno e$$er mutate. imperoche la e. deue e$$ere doue è la i. & la i. doue è la e.

Dapoi egli $i deue pigliare la quintadecima parte di tutta la circonferenza, & la doue il rag- gio equinottiale taglia il Meridiano, doue $arà la lettera $. iui $i ha da ponere la $e$ta, & $egnare dalla destra, & dalla $inistra, doue $ono le lettere g. & h. & poi da questi punti, & per lo centro $i hanno a tirare le linee fino alla linea del piano, doue $ono le letterer. & t. & a que- $to modo $arà il raggio del So@e uno della state: & l'altro del uerno.

Vitr. vuole porre nel $uo anal\~e. @a il raggio del Sol$titio, e della bruma, che $ono gli [421]_NONO_. e$tremi del cor$o del Sole, troua que$ti per la maggior declinatione del Sole, laquale egli fa di parti ventiquattro, ch'è la quinta declma di tutto il meridiano, che s int\~ede e$$er diui$o in parti trec\~eto, e $e$$anta la cui quintadecima è ventiquattro, ma i po$te riori hãno trouato il maggior appartam\~eto del Sole, che chiamano declinatione e$$e re di gradi ventitre & mezo. quello, che Tolomeo trouò di parti ventitre, minuti cin quãta vno, & $ecõde venti po$to adũque il piede della $e$ta la doue il raggio equinot tiale taglia il meridiano doue èla lettera f.con la larghezza della quintadecima par te $i fanno i punti de'troplci di quà, & di là della lettera f.nel meridiano, & $i $egna da vna parte g. & dall'altra h. & poi $i tirano da' detti punti le linee, che pa$$ano per lo centro, ch'è la cima del gnomone, lequali deono'peruenire alla linea del piano da vna parte, & alla circonfer\~eza del meridiano dall'altra. di que$te linee nna rappre$en ta il raggio meridiano, quãdo il Sole entra nel Cãcro, & l'altra il raggio meridiano, quando il Sole entra nel Capricorno. & però una è detta raggio della $tate, & l'altra raggio del uerno. del raggio della $tate l'ombra $arà b r. e del raggio del uerno l'õbra $arà b t. tra que$ti termini è rinch iu$a la declinatione del Sole. Hora ueniremo ari- trouare i raggi, & le ombre fatte $ul mezo dì, quãdo il Sole entra ne gli altri $egni:ma prima pone nello Analemma l'a$$e del mondo.

_I_ncontrala lettera e. $arà la lettera i. doue la linea, che paβa per lo centro tocca la circonferen za, & contra g & b. $aranno le lettere k. & l & contrac. & f. & a. $arà la lettera n. allhora poi $i deono tirare i diametri dag. ad l. & da b. a K. & quel diametro che$arà di $otto $arà della parte estiua, & quello, che $arà di $opra $arà della parte del verno.

I termini dell'Orizonte $ono e & i. i termini de i tropicig & h. che deono e$$er cõ giunti con linee alla parte oppo$ta ne i pũti K & l. & quelle linee Vitr. chiama diame tri, perche hanno ad e$$ere diametri de i loro circoli, come $i vederà. però dice.

Que$ti diametri $i deuono partire e gualmente nel mezo doue $aranno le lettere m. & o. & iui $i deuono notare i centri, & per quelli, & per lo centro $i deue tirare vna linea alla e$trema circon- ferenza, doue $aranno le lettere p. & q. que$ta linea caderà drittamente $opra il raggio equinoitia- le, & per ragioni Mathematiche que$ta linea$arà chiamato Aβe. & da gli i$te$$i centri allargata la $e$ta alle e$tremità de'diametri, $i de$criuino due $emicircoli, de'quali vno $arà per la parte del la $tate, l'altro p r la parte del verno.

Ecco che a poco a poco Vitr. ci rappre$enta la $phera con tuttii circoli neceffarij allo Analemmã. E adunque l'a$$e, & il perno del mondo q m a o p. il tropico del Can cro $opra il diametro r o K. il tropico del Capricorno $opra il diametrog m l. il rag- gio dello equinottiale c f a n. l'Orizonte ea i. il meridiano f q n p.

Dapoi in qvelle punti, doue le linee egualmente distanti tagliano quella linea, ch'è cbiamata Ori zonte, nella piùdestra parte $arà la lettera s. nella più $ini$trhla lettera u.

Cioè doue i diametri de'tropici tagliano l'Orizonte $ia $egnatos. da vna parte, & u dall'altra, & quiui fi deue auuertire, che quelli tagli dimo$trano quanta circonfer\~e za di quelli circoli $ta $opra l'Orizonte, & quanta $ta di $otto, dalche $i comprende la lunghezza del giorno maggiore, & del minore, che $ia in quella inclinatione, per la quale $i fara l'@iorologio.

Ft dalla de$tra parte divno $emicircolo, doue è la lettera g. bi$ogna tirare vnaline a egualmente di$tante allo a$$e, fin al $inistro $emjcircolo, doue è la lettera. h. & que$ta linea $i chiama lacotomus.

Cioè linea, che parti$ce o taglia la larghezza, ouero la p$ondità, ĩperoche ella vada vno tropicoall'altro, et abbraccia tutto lo $pacio della declinatione ouero appartam\~e to del $ole dall'eqnottiale, nel quale $patio hãno a $tare i raggi del $ole di me$eĩ me$e.

Et allhora $i deue ponere il centro del compa$$o, doue quella linea egualmente distante allo aβe è tagliata dal raggio equinottiale, doue è la lettera x. e $i deue allargare $in doue il raggio e$tiuota glia la circõferenza, doue è la lettera h. & dal centro equinottiale allo $pacio e$tiuo $i faccia la cir- confer\~eza del circolo men$ale, ilquale è detto Monacho. & a que$to modo $arà formatolo Anal\~ema

[422]LIBRO

La linea della larghezza detta lacotomus, è diametro di \~ql circolo, dalquale $i tro- uano i raggi meridiani di me$e in me$e, ilquale è detto monachus, & io pen$o che vo glia dire Minachos, come quello, che cõtenga i raggi meridiani di me$e in me$e. altri lo hanno chiamato miniæus, che Vit. dice m\~e$truo, & io ho detto men$ale. que$to cir colo adunque $i fa mett\~edo il piedi del cõpa$$o doue la linea della larghezza detta la cotomus taglia il raggio meridiano equinottiale, & allargãdolo ad vno de i punti del la maggior declinatione, ouero appartam\~eto del Sole dallo equinottiale. Que$to cir colo $i diuide in dodici parti eguali, $e vogliamo $olam\~ete i raggi meridiani di $egno in $egno, perche volendo i raggi meridiani del mezo de i $egni, o di dieci in dieci gra di, o più o meno, bi$og nerà partire il detto circolo in più parti $ecõdo il propo$ito no $tro. Diui$o adũque il detto circolo in dodici parti, $i deue tirare per cia$cuna diui$io- ne corri$pondente a i diametri de glialtri $egni, alla circõfer\~eza del meridiano, egual mente di$tanti alli diametri de i tropici, & doue quelli diametri toccheranno il meri diano, iui $aranno i punti, da i quali per la cima del Gnomone $i tireranno le linee, & i raggi fin alla linea del piano, & in que$to modo $arà formato lo Analemma.

Dapoi che baueremo de$critto lo Analemma con la $ua dichiaratione, o per le linee del verno, o per le linee e$tiue, o per le equinottiali, o por le di me$e in me$e: Allhora $i deuono di$egnare le ragio ni delle hore da gli Analemmi. & in quel ca$o ci $aranno molte varietà, & maniere di horologi, & con queste artificio$e ragioni $aranno de$critte.

Non $olamente da i raggi equinottiali egli $i può cominciare a fare gli analemmi, ma da qualunque altro raggio di $egno. perche $e egli $i pig'ia il raggio e$tiuo, o quel lo del verno, nella $ua altezza meridiana, egli $i $a, che il raggio equinottiale è lontano da quelli gradi venti tre, & mezo, e $ap\~edo$i la declinatione d'ogni raggio dallo equi- nottiale, $i può facilmente da vn raggio ponere gli altri.

Ma di tuttele figure, & de$crittioni di tutte quelle varietà, è vn $olo effetto, cioè che il giorno equinottiale, il brumale, & il Sol$titio $ia partito in dodici parti.

Vitr. chiaram\~ete dimo$tra ĩ que$toluogo che gli antichi v$auano di partire il giot no o lũgo, o breue ch'egli fu$$e, in dodici parti: però faceuano gli horologi cõ que$ta int\~etione, di dimo$trare le dodici parti del giorno. ilche anche $i caua dalle $acre lette re, doue $i dice, interrogãdo: nõ $ono dodici le hore del giorno: \~q$te hore $i chiama- uano chicriche, e mirauano al dominio de'pianeti in quelle hore: & altri le hãno det te hore planetarie, altri hore in eguali. ma la$ciamo i nomi, & vegnamo alle co$e. Di tutte adũquele figure, e de$crittioni di tutte \~qlle varierà è vn $olo effetto. ma di quali varietà intende Vitr. $e vna $ola $orte di hore $i pone? Ri$põdo, che $e bene v$auano vna $orte dihore la varietà na$ceua da'piani, ne'quali $i formauano gli horologi, e dal le figure, che piaceuano ad alcuni inu\~etori, come dirà Vit. nel $egu\~ete cap. ma come dallo Anal\~ema $i caui \~q$to $olo effetto, che egli dice, cioè, che il giorno equinottiale, quello del verno, che egli dice brumale, e quello della $tate, ch'egli chiama Sol$titio, $ia partito in dodici parti dirò di$tintam\~ete, poi ch'hauerò vdito l'e$cu$atione di Vit.

Lequali co$e non impaurito dalla pigritia ho la$ciato a dietro, ma perche $criuendo io molte co$e non offende$$e. Ma $olamente e$ponerò, da chi $ono state ritrouate molte $orti & molte de$crittioni di horologi: nè hora io po$$o ritrouarne altre da me, nè mi pare conueniente, che io debbia @$urpa- re quelle de gli altri, & attribuirle a me: & però io dirò queste co$e, che ci $ono state la$ciate, & da chi $ono $tate ritrouate.

Ecco la mode$tia grãde di Vit. & la cãdidezza dell'animo $uo, dallaquale $ono mol ti molto lõtani a'dì no$tri: ne' quali vedemo tãti quadrãti, raggi, anella, regole, cilin- dri, horo$copi, planisferi, torqueti, hemicicli, balle, horologi, e in$trum\~eti, che gia tate centinaia d'anni $ono $tate ritrouate, e pure cõ nuoui argom\~eti, e titoli, & aggiũte di poca importãza $i dãno in luce, come proprie, e nõ più imaginate da altri: e tant'oltre è andata la inui dia, ouero la $uperbia di a lcuni, che $e bene hãno inte$o mirabilm\~et [423]NONO. le ragioni delle co$e, però $tudio$an\~ete hanno voluto cõ o$curi modi, & v@e intricate dimo$trare ouero adõbrare per dir meglio, la cognitione Gnomonica. & hãno leua- to il diletto, che $i ha nello imparare, e nella facilità, anzi hãno con le loro difficulta $cacciato i lettori delle opere loro: e quello, che hãno de$iderato $ommam\~ete, ch'era di acqui$tar credito di $apere cõ la o$curità dello in$egnar, non hãno con$egaito: nõ è per que$to, che nõ douemo hauere molte gratie a quelli, ch'hãno dato molti auuer tim\~eti, e che hãno v$ato modi facili, accioche gli huomini, che nõ hanno t\~epo di $tu diare, e che nõ $ono $peculatiui po$$ino e$$ercitare, & v$are nelle occorr\~eze loro que- $te inuentioni. Ripighãdo adunque il mio di$cor$o, e $tãdo fermo nelle vie di Tolo- meo, e del predetto Comandino, quãto più facilm\~ete potrò, farò manife$to tutto \~ql- lo, che apartiene alla de$crittione, & all'v$o dello Anal\~ema. la $ciando (come ho det- to) le dimo$trationi mathematice ad altri. Nõ ha dubbio, che il Sole in t\~epi, & hore diuer$e, $i ritroua in $iti & altezze diuer$e. nõ vedemo noi la e$tate, che per due, o tre hore egli $ta tra Leuãte, e Tramontana, la mattina, e per tãto $pacio $ta tra Pon\~ete, & Tramõtana le vltime hore del giorno? nõ vedemo ancho il Sole in alcune hore e$$e- re tra Leuãte, e mezo dì, & alcune tra'l mezo dì & il Ponente: hora più alto, hora più ba$$o? però $e vogliamo far cono$cere il $uo vero $ito, (ilche è nece$$ario p $apere gli effetti, ch'egli fa mãdando i raggi $uoi per la cima del Gnomone fin a'piani oppo$ti) bi$ogna imaginar$i molte linee, diuer$i circoli, $i fermi come mobili, e diuer$i anguli accioche per quelli, come per craticole de pittori, $i dia ad int\~edere la po$itione, & il $ito del raggio $olare: e perch'a voglia no$tra potemo fare gli horologi in diuer$i pia- ni po$ti diuer$am\~ete, come in terra, in muro, e dritti, e piegati, cioè ne'piani Orizõtali verticali, meridiani detti di $opra: però è nece$$ario $apere quali circoli, quali linee, & quali anguli ci $erueno ad vn piano, e quali ad vn'altro. la doue po$ti \~qlli tre piani ima ginati, che $ono termini fermi, bi$ogna che ne imaginamo tre altri, che $i muouino cia$cuno $opra il $uo diametro, di modo che $ia vn'Orizõte fermo, & vn Orizõte mo- bile, e vn verticale $imilm\~ete, & vn meridiano fermi, & vn'verticale, & vn meridiano mobile, e che l'Orizõte mobile $i volga $opra il diametro del Orizõte fermo come $o pra vn perno, e co$i il verticale, & il meridiano mobili $i girino d'intorno i diametri de'loro fermi. gia $apemo quali $iano i diametri di que'piani, perche il diametro del- l'Orizõte va da Leuãte a Pon\~ete, il diametro del verticali va dal pũto, che ci $ta $opra a \~qHo, che ci $ta $otto, & il diametro del meridiano è la linea meridiana i$te$$a. $e a dū- que l'Orizõte $i ha da girare bi$ogna, ch'vna metà di e$$o $i alzi $opra terra, e l'altra in dietro. $e'l meridiano fi ha da mouere, bi$ogna che vna metà $i pieghi ver$o l'Orizõte, e l'altra metà a$c\~eda. Fatto que$to fonda m\~eto, poniamo il Sole in $irocco alto da ter- ra gradi quarãta, facciamo, che l'Orizonte mobile la$ci il fermo, e $i alzi tanto, ch'egli tocchi il c\~etro del corpo. del Sole. facciamo anche che il verticale mobile $i faccia tã to inãzi la$ciãdo il fermo, che anco egli tocchi il Sole e finalm\~ete facciamo, che'l me ridiano mobile $i abba$$i fin tãto, che anch'eg li tocchi il Sole cõla $ua circõferenza al modo de gli altri: certo è che tutti que' piani mobili $i taglierãno in quel punto, do ue e$$i tagliano il Sole, cioè in quel pũto, dalquale il Sole inãda il $uo raggio hora ve- diamo, che effetti facciano que'circoli, che $i muoueno, & a che fine $i $ono imagina ti: e prima $i dica in che cõuengono tutti: dico che cõuengono in que$to, che parten do cia$cuno dal $uo fermo piano corri$põd\~ete ĩ$ieme col Sole fanno due anguli l'v- no di linee dritte, l'altro de'piani di quei circoli, cioè cia$cuno mobile col $uo fermo fa vn'angulo, e perche gli anguli $i mi$urano dalla circonfer\~eza, però altra circõfer\~e za $arà cõpre$a $otto gli anguli fatti dalle linee dritte, altra da gli anguli fatti da' pia- ni di que' circoli, cioè de'mobili, e de'fermi: e l'vno, e l'altro di quelli anguli è nece$$a rio per dimo$trare il vero $ito del Sole, cioè l'altezza del Sole, e la parte di doue egli mãda il $uo ragigo. Hora pigliamo $eparatamente cia$cuno, e $tiamo nel $opra po$to [424]LIBRO e$$empio. $ia dũque il Sole a $irocco, & facciamo, che il verticale mobile $i faccia inã- zi, & ritroui il Sole: dico che per que$to mouimento $i fanno due anguli vno di linee dritte, l'altro del piano del verticale fermo, & del piano del verticale mobile. l'angu- lo di linee dritte è fatto dal raggio del Sole, e dal diametro del verticale, cioè dal Gno mone. & la circõferenza, che cõprende que$to angulo, è quell'arco del verticale mo bile tra il punto, che ci $ta $opra la te$ta, & il Sole & e$$endo vna quarta di circolo dal l'Orizõte al punto che ci $ta $opra la te$ta, $eguita, che il re$tãte dell'arco predetto dal punto, che ci $ta $opra, al pũto doue $ta il Sole, $ia l'altezza del Sole $opra l'orizõte: pe- rò $e quello atco $arà di gradi cinquãta, il Sole $arà alto gradi quarãta, che è il compi mento della quarta, che è dal pũto, che ci $opra$tà, fin all'orizõte, & però la cognitio ne di que$to angulo ci conduce a $apere l'altezza del Sole, dalla quale $i caua la lun- ghezza dell'ombre, come s'è detto. Ma l'angulo fatto da i piani di quelli circoli, cioè del verticale mobile, & del fermo, è compre$o dalla circonferenza dell'orizonte, che è dal pũto delvero Leuante al punto, che fa il verticale mobile doue egli taglia l'ori- zonte, & que$to arco $i chiama latitudine del Sole ouero arco orizõtale. la cognitio- ne di que$to angulo ci $erue a cono$cere in qual parte piegni l'ombra del Gnomone, perche l'ombra va $empre alla parte oppo$ta del raggio del Sole, per ilche $e il Sole è a $irocco; l'ombra va a Mae$tro, $e è a Garbino, l'ombra va a Greco.

Ecco adunque gli effetti, che fa il verticale mobile, & a che fine egli $ia imagina- to. que$ti due anguli $ono nece$$arij al fare de gli horologi ne i piani orizontali, per chea que$ti piani ci $erue la lunghezza dell'ombra, &la latitudine.

Hora vegnamo al meridiano mobile, e facciamo che anch'egli ritroui il Sole a $irocco, partendo$i dal meridiano fermo. Que$to anche farà due anguli, de i qua- li, quello di linee dritte è fatto dal raggio de l Sole, e dal diametro del meridiano, la cui circonferenza è compre$a dal punto del meridiano fermo al punto, doue $i tro- ua il Sole. ilche determina l'altezza del Sole $opra il piano verticale. Ma l'angu- lo fatto da i piani di que'circoli è compre$o dalla declinatione del meridiano mobile dal meridiano fermo nel circolo verticale, e l'vna e l'altra di que$te circonferenze è nece$$aria p determinare il $ito del raggio, come nel piano verticale, alquale & il me ridiano fermo, & il mobile $ono dritti, per che dal re$tãte della circõfer\~eza cõpre$ao che cõpr\~edel'angulo tutto di linee dritte, $i $a l'altezza del Sole $opra il piano dell'ho rologio verticale, e dalla circõfer\~eza, che cõprende l'angulo fatto da quelli piani me ridiani, cioè del mobile, e del fermo, nel verticale $i $a in qual parte pieghi l'õbra fatta dal Gnomone nel piano verticale. Finalm\~ete ven\~edo all'orizõte mobile, e facciamo, ch'egli $i leui a $irocco fin doue è il Sole; io dico che anch'egli $arà due anguli. quello di linee dritte $arà fatto dal raggio del Sole, e dal diametro dell'equinottiale, ch'è lo i$te$$o col diametro dell'orizõte, e ci darà l'altezza del Sole & è cõ\~p$o dalla circõfer\~e za, doue $i troua il Sole, fin al pũto del diametro dell'orizõte, e \~qllo faito da que' due piani, cioè dell'orizõte mobile, e del fermo, è cõ\‘pre$o nella circõferenza del meridia no tra'l pũto doue è il Sole & il pũto doue il meridiano taglia l'orizõte ei darà la par te doue piega l'õbra, nel horologio fatto nel piano del meridiano, e tãto $ia detto d'in torno a gli effetti, & alla nece$$ità di que' tre piani $i fermi come mobili, e de i loro an guli sì di linee dritte, come di quelli piani, e dell'u$o loroa diuer$i piani di horologi- Hora venirò alla de$crittione dell'Analemma, & dimo$trerò il modo di fare lo Ana lemma el v$o diquello, $econdo il mio primo propo$ito, e$ortando quãto più po$$o cia$cuno alla cõ$ideratione, & alla pratica delle $opradette co$e, perche l'huomo po$- $a $icuram\~ete por$ialla operatione $ap\~edo i principij del'e co$e. Sia fatto vn circolo, il quale ci $erua per meridiano, & $ia a b c d. nel centro e partito in quattro parti egua- li per due diametri, a d. & b c. & $ia a d per lo diametro dello equinottiale, & b c. per l'a$$e del mondo, $i che b. $ia per lo polo di $opra, & c per lo polo di $otto. fia [425]NONO. diui$a la quarta a b in parti nouanta, & $iano dal punto a numerate parti venti- tre, & meza, & doue terminano $ia po$to f. $iano anche numerate dal punto a parti 20, & minuti 12, & iui fia fatto il punto o. & finalmente dal punto a $ia- no numerate parti vndici, & meza & $ia nel termine po$to k. $iano poi riporta- te quelle di$tanze f. o. k. $otto il punto a, $i che a f. $ia a h. & a o $ia a q. & a k. fia a m. il me- de$imo $i faccia nella parte oppo$ta dal pun- to d tanto di $opra quanto di $otto, $i che g ri$ponda ad f. p ad o. l. à K. n ad m. r. à q. & i ad h. $iano poitiratele linee f g. o p. K l. m n. q r. h s. que$te linee ci $erueno per diame- tri di quei circoli o gi- ril, che fa il Sole quan- do egli $i troua ne i principij de i $egni del Zodiaco, di modo, che il diametro f g. e il dia metro di quel circolo, che fa il Sole quando egli entrà nel Cancro, & h i. è il diametro del circo'o del Capricor- no. $i come o p. di Ge- mini, & di Leone. K I del Toro, & della Ver u $ x d n P k 1 2 1 2 3 4 5 6 r 11 10 9 3 7 h m 12 11 10 9 8 7 @ 1 02 3 4 1g 12 1 2 3 4 5 6 e 11 10 9 8 7 q o b gine. m n. di Pe$ci, & di Scorpione, q r di Aquario, & Sagittario, que$te di$tanze $ono pre$e dalla declinatione del Sole, che per la tauola di detta declina- tione ci $ono manife$te. ouero per la linea lacotomus, & per lo circolo Monachus detti da Vitr. & per le i$te$$e vie, cioè della tauola della declinatione del Sole, o del- la diui$ion del circolo detto monachus, $i po$$ono fare tuttii diametri di grado in g rado, o di cinque in cinque, o di dieci, in dieci, come piu ci piacerà, di tuttii circo li & giri del Sole quando egli è nelle parti de i $egni. vero è, che per non fare con- fu$ione di molte linee ci $eruiremo di quattro diametri, cioè dell'equinottiale, del tropico ver$o il polo di $opra, & del diametro del Toro pure ver$o il polo & del dia- metro del Saggittario di $otto; perche la ragione di vno $arà la i$te$$a con la ragione dell'altro, come dirò di $otto. $iano adunque $opra i predetti diametri tirati i $emicir coli, $i che i centriloro $iano la doue detti diametrita gliano l'a$$e del mondo, la do- ue e s. $arà il centro del $emicircolo fatto $opra f g. & t. $arà il centro del $emicir- colo fatto $opra il diametro q r. & que$ti $ono i circoli, & i diametri comuniad ogni Anal\~ema, ma perche $ono diuer$e inclinationi del cielo però vol\~edo fare lo Anal\~e- [426]LIBRO ma per vna inclinatione del cielo, bi$ogna porui de gli altri circoli, come è il verti- cale, & l'orizonte. il che come $i habbia a fare dirò qui $otto. Egli bi$ogna adun- que $apere la altezza del polo a quel luogo, per loquale $i ha da fare l'horologio, come $e noi vogliamo fare vn'horologio per $eruirci alla inclinatione di Vinetia, bi$ogna $apere quanto $e le leuá il polo, & numerare la detta altezza dal punto b. che è il polo di $opra ver$o il punto d. & far punto nel meridiano, doue è la let- tera x. che tanti gradi a punto $i leua il polo alla detta inclinatione, che $ono gra- di quaranta cinque. tira poi dal punto x per locentro e, alla parte oppo$ta doue è la lettera y. il diametro dell'orizonte, il quale $arà x. & y. Sia poi tirato il dia- metro del verticale, che tagli il diametro dell'orizonte ad angoli dritti, & $ia quel- lo z e &. finito que$to bi$ogna tirare $opra i diametri dei detti circoli o $emicir- coli linee dritte ad angoli giu$ti, la doue i detti diametri tagliano l'orizonte, per- che iui $ono i tagli communi dell'orizonte, & di quelle portioni di circoli, & di- mo$trano quanta parte di quelli circoli $tia $opra l'orizonte, & quanta di $otto. $ia @ 3 b @ z g 2 5 f 0 4 5 2 c o n m r u 6 q b 8 y c @ adunque $egnato 2. la doue il diametro f g. taglia l'orizon te. & 4 la doue il diametro K l taglia l'orizonte, & 6. fi- nalmente la doue il diametro q r taglia l'orizonte. & da i detti punti 2. 4. 6. $iano tira- te le linee ad angoli giu$ti $opra iloro diametri, fin che peruen- ghino alle circonferenze cia- $cuna del $uo circolo corri$pon- dente. però 1. 2. caderà $o- pra il diametro f s g. & 4 3 caderà $opra il diametro K t l. & finalmente 5. 6. caderà $o- pra il diametro q u r. que$ti adunque $ono i communi tagli di quelli circoli, & dell'orizon- te. Et $e imagineremo il $emi- circolo g i f. intiero circolo, egli ci rappre$entera tutto il cit- colo del tropico del cancro, & la linea 1. 2. diuenterà parte dell'orizonte, & l'altra parte an- derà a trouar la circonferenza del detto circolo, $i che tutta quella portione di quel circolo, che $arà $opra la detta linea s'in- tenderà e$$er $opra l'orizonte come dall'i. ad f. & dall'f all'altro capo della linea 1. 2. la doue ella è tagliata dal detto circolo del Cancro, & quella parte, che $a- rà di $otto s'intenderà e$$er $otto l'orizonte, come è dalla i al g. di modo che i- $arà il termine della parte di $opra, & della parte di $otto l'orizonte, di quel $emicir- colo, & $ela linea 1. 2. $arà prolungata alla circonferenza intiera del detto cir- colo, la parte da g al taglio della detta linea con la circonferenza dimo$trerà il re$tante di quello, che è $otto l'orizonte, come poco da poi ci $arà manife$to. $i- [427]NONO. mile con$ideratione $i fa $opra il diametro K t l. & $opra il diametro q u r. perche le portioni di quelli $emicircoli ci $ono manife$te dal taglio di quelle linee dritte, che cadeno $opra i detti diametri. Pigliamo adunque in altro luogo il cir- colo fatto $opra il diametro f s g. & $ia i f 7 g. & $ia i dalla de$tra, f di$o- pra. 7. dalla $ini$tra, & g. di $otto. & ri$pondi la i. al Leuante, & 7. a Po- nente. hora è nece$$ario $apere, che hore tu vuoi $egnare nello horologio, lean- tiche, o le a$tronomiche, od altre, perche diuer$amente partirai il detto circolo, $econdo la diuer$ità della $orte delle hore, che vuoi fare. Io darò l'e$$empio ordi- natamente di tutte le $orti di hore, & prima delle antiche, le quali erano dodici in ogni giorno. Diuiderai adunque la portione del circolo del tropico compre$a da i f 7 $opra l'orizontein dodici parti eguali, & $imilmente la portione i g 7 in dodici parti eguali, & nel punto. 1. $egna 12. & tanto di $opra i quanto di $otto nella prima diui$ione $egna 11. nella $econda 10, nella terza 9. nella quarta. 8. nella quinta. 7. nella $e$ta, la doue $ono le lettere. f. & g. 6. nel- la $ettima 5. nella ottaua 4. nella nona 3. nella decima 2. nella vndecima. 1. & a que$to modo hauerai partito le portioni del circolo del tropico. nè ti deue mo- uere, che la portione 1 g 7. che è $otto l'orizonte, ci $erua per la diui$ione del minor giorno, perche $e la con$idererai come portione del tropico del Capricor- no, vederai la diui$ione e$$er giu$ta, perche la portione della notte della e$tate è $i- mile alla portione del giorno del verno. con $imile ragione potrai trarre dallo Analemma i circoli intieri de i $egni, & diuiderli come hai fatto il circolo del Tropico, & vederai in ogni $egno quanto $ia lungo il giorno, $e vorrai $egnare altra $orte di hore, che le antiche, come $i vederà di $otto. Diui$o adunque il cir- colo del tropico al modo $opra detto, bi$ogna da cia$cuna diui$ione fatta nella circonferenza far cadere linee ad angoli dritti $opra il diametro f g. per dimo- $trareanche i tagli delle portioni delle hore nel piano. però da 11. & 1. cade- rà vna linea al diametro f g. ne i punti 11. & 1. & da 10 & 2. ne caderà vn'altra ne i punti 10 & 2. cori$pondenti. & co$i di mano in mano fin che $arà partito il diametro f g. nelle $ue portioni, & que$to non hauemo voluto fare nello Analemma per non confondere con la moltitudine delle linee. Hora bi- $ogna cauare dallo Analemma le altezze del Sole in ogni hora per $apere le lun- ghezze delle ombre. Piglia dallo Analemma il meridiano a b c d. & il diame- tro del tropico f g. partito $econdo le diui$ioni della figura precedente $egna- ta O. & l'orizonte x e y. nel modo, che egli $ta nello Analemma, & fa pa$$a- re per le diui$ioni del diametro del tropico del Cancro linee egualmente di$tan- ti all'orizonte x e y. che da vna parte tocchino la circonferenza del meridia- no, & dallaltra il diametro del tropico f g. $egna poi n el meridiano a b c d. i numeri riportati dal diametro del tropico, 11. 10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. 1. tanto di $opra quanto di $otto l'orizonte. e$pedita que$ta diui$ione determine- rai la lunghezza del Gnomone, & quella ponerai di $otto dal centro e. doue s'lntende e$$er la punta del Gnomone, al punto z. doue s'intende, che $ia il pie- de del Gnomone, nel diametro z & che è il diametro del verticale. di modo che la lunghezza dello $tile $ia e z. & per lo punto z farai pa$$are la linea del piano $opra la quale $ta il Gnomone, & $i a quella T. Z. V. per tirare adun- que la lunghezza delle ombre bi$ogna tirare le linee dalle hore $egnate nel me- ridiano, che pa$$ino per la cima del Gnomone, doue è la lettera e. & peruen- ghino alla linea del piano T. Z. V & le lunghezze delle ombre $i mi$urano dal punto z. che è il piedi del Gnomone $opra la linea del piano. come vedi qui appre$$o $egnato, & il diametro del verticale $egna nella linea del piano [428]LIBRO l'ombra della $e$ta hora, che è l'hora del mezo dì. poi che egli $i ha ritrouato le lun- ghezze delle ombre del tropico del cancro. con la i$te$$a ragione $i piglieranno le lunghezze dell@ ombre fatte quando il Sole è nel tropico del Capricorno. perche egli$i tra$porta la lunghezza del gnomone dalla lettera e $opra il verticale, & anche $i tra$porta la linea del piano $opra la quale $i fanno cadere le linee delle hore $egna- te $opra il meridiano nella parte di $otto l'orizonte. $ia adunque e R la lunghezza del Gnomone e z po$ta nel diametro del verticale z &. & $ia tirata la linea del pia- no S R Q & dalli punti delle hore $egnate nel meridiano $otto l'orizonte x e r $mno tirate linee, che pa$$ino per lo centroe. & peruenghino nella linea del pia- no S R Q & $iano $egnati i numeri corri$pondenti alle hore $egnate nel meridia- no, & a que$to modo $i haueranno le lunghezze delle ombre fatte nelle hore del ver no. & que$ti $ono gli angoli fatti di linee dritte dal verticale, che $i muoue, come ha- uemo detto: perche il raggio del Sole dà nel diametro del verticale, che è il Gnomo- ne, & fa che il Gnomone getta l'ombre $opra il piano dell'horologio. Ci re$ta hora a determinare l'arco orizontale. cioè la latitudine dell'ombra, il che $i fa a que$to modo. Prima per fuggire la confu$ione delle linee. farai il circolo a b c d. come di $opra, nel quale vi ponerai il diametro del verticale, z e &. l'orizonte x e y. il diametro del tropico f g. con le $ue diui$ioni pre$e dalla figura $egnata. O. & poi farai cadere dalle diui$ioni del detto diametro del tropico f g. linee egualmen- te di$tanti al diametro del verticale z e & fin $opra l'orizonte x e y. doue note- rai i numeri corri$pondenti a i numeri delle hore $egnate nel diametro del tropico; & que$te linee peruenghino alla circonferenza del Meridiano. fornito que$to an- derai alla figura $egnata O. doue $ono le diui$ioni di tutto il tropico, & comincia dalle vndici $egnate nella circonferenza, & po$to vn piedi del compa$$o nelle vndi- ci $egnate nella circonferenza del tropico allargato fin alle vndici $egnato $opra il diametro di detto tropico riporterai que$ta lunghezza nella figura $eguente $opra la linea delle vndici hore pon\~edo vn piede del compa$$o $opra il punto $egnato 11. & 1. nell'Orizonte x e y. & l'altro $opra la detta linea delle vndici, & nel termine $a rai punto 11. Similmente piglia dalla figura O. la lunghezza della linea dellè 10. & riportala in que$ta figura $opra la linea $egnata 10. & doue termina, $egna 10. & parimente riporterai tutte le linee delle hore fatte nella figura O. in que$ta, $e- gnando come hai fatto delle 11. & 1. & delle 10. & 2. & que$to farai tanto di $opra quanto di $otto l'Orizonte, perche ci $eruirà a gli archi Orizontali delle hore del verno. Hora bi$ogna ritrouare gli archi Orizontali, il che farai a que$to modo. Poni la riga nel centro e. & nel punto 11. & I. $opra la linea delle vndici, & vna, & doue ella taglia il Meridiano fa punto 11. & 1. que$to $arà l'arco Orizon- tale compre$o dalla circonferenza 2. 11. Similmente piglia l'arco Orizontale delle dieci, & delle due ponendo la riga $opra il centro e. & $opra i punti 10. & 2. della linea 10. & 2. & doue la riga taglia il Meridiano $egna 10. & 2. perche l'arco compre$o tra z. & 10. & 2. è l'arco Orizontale delle 10. & delle 2. con $imile ordine piglierai gli archi Orizontali delle altre hore, & gli noterai $opra il Meridiano come hai fatto delle 11. & 1. & delle 10. & 2. que$ti archi $ono compre$i tra l'Orizonte fermo, & il Verticale mobile, come ho detto, & $ono le circonferenze, che comprendeno gli angoli fatti da due piani, cioè dal Verticale mobile, & dall $ermo, come ci è manife$to perl le co$e dette di $opra. E$pedite tutte que$te co$e, egli $i venirà alla fabbrica del- l'horologio in que$to modo. Farai vn circolo della grandezza del Meridiano gia po$to nello Analemma, & $ia quello a b c d, in que$to circolo il diame- tro b c. ci $erue per la linea Meridiana, & il diametro a d. ci $erue per la [429]NONO. linea del piano. ma bi$ogna tirare que$ta linea del piano occulta. Sia il centro e. doue la linea del piano taglia la Meridiana, & doue s'imagina, che $ia il Gnomone. piglia poi la di$tanza, che è dal punto z. alle vndici nel Meridia- no nella figura antecedente $egnata 1. & riportala dal punto d. ver$o il punto c. nel punto H. & tira poi dal centro a. al punto H. vna linea occulta. Si- milmente riporterai la detta di$tanza dal punto a. ver$o il punto c. nel pun- to M. Que$te di$tanze d H & a M. $ono gli archi Orizontali della vndeci- ma, & della prima hora; $i che d H. è della vndecima, & a M. della pri- mal. Piglia poi la lunghezza dell'ombra della vndecima hora dalla figura do- ue $egna$ti le lunghezze delle hore dal punto z. $opra la linea del piano ver$o il punto T. al punto 11. & riportala nell'horologio dal centro e. $opra le li- nee e H. & e M. & $egna 11. & 1. Piglia poi lo arco Orizontale delle 10. & delle 2. dalla figura precedente dal punto 2. al punto 10. & riportala nell'horologio $otto il punto d. dall'una parte, & $otto il punto a. dall'altra ne i punti N O. a i quali dal centro e. tirerai le linee e N. & e O. Quiui gli $patij, che $ono da N d. & da o. ad a. $ono gli archi Orizontali di quel- le hore cioè delle 10. & delle 2. Piglia poi la lunghezza dell'ombra delle 10. & delle 2. dalla $opra po$$a figura O. & riportala dal centro e. $opra le det. te linee e N. & e o. & ne i punti doue termina la lunghezza dell'ombre $e- gna $opra la e N. 10. & $opra la e o. 2. con $imile ragione procederai nel ponere le altre hore, & di altri archi Orizontali, & le altre lunghezze delle hore, & vederai riu$cire la linea della hiperbole $e legherai tutti quei punti con vna linea. Il $imile $i fa a ponere gli archi Orizontali delle hore del- l'altro tropico, cioè del Capricorno. perche anche quelli $i pigliano dalla an- tecedente figura I. con le di$tanze dal punto 2. alle hore $egnate dalla de- $tra del taglio commune dell'Orizonte, & del piano come vedi, & a que$to modo nella parte contraria ti riu$cirà la linea hiperbole oppo$ta a quella, che face$ti nelle hore del Cancro, & $egnata che l'hauerai con i $uoi punti, o nu- meri tirerai le linee da vna hiperbole all'altra, & a que$to modo hauerai $e- gnato l'horologio con l'hore de gli antichi. come nella figura V. vederai, & $e votrai porui le hiperbole fatte da gli altri $egni, & hore, lo farai con la i$te$- $a ragione, & $empre l equinottiale ti porgera vna linea dritta, la quale $arà tanto di$tante dal Gnomone, quanto $arà longa l'ombra equinottiale $u'l me- zo dì $opra la linea del piano: ma in que$ta eleuatione di polo alla inclinatio- ne di Vinetia la linea equinottiale $arà tanto di$tante dal Gnomone, quanto è alto il Gnomone. lo ho voluto ponere tanti circoli $eparatamente per di- mo$trare $enza confu$ione come $i fa lo Analemma finito, dal quale $i caua la ragione, & la pratica di fare l horologio. Però $e vuoi fare lo Analemma intiero, di$egnerai $olamente in qualche materia $oda o pietra, o legno, o rame quelli circoli, che $i richiedeno in ogni Analemma, come è il Meridiano, i dia- metri di tutti i paralleli, cioè de i tropici, & de gli altri $egni, col diametro dello equinottiale, & poi volendo fare l'horologio a quella inclinatione di cie- lo, che ti piace, farai l'Orizonte, & il Verticale, & le diui$ioni $i delle altez- ze del Sole, come de gli archi Orizontali di modo, che $i po$$ono leuar via, poi che ti hauerai $eruito, & v$erai ogni diligenza di riportare le linee dallo A- nalemma all horologio che fai. ma più imparerai praticando, & con$iderando le co$e dette, che altri po$$ino con parole de$criuere. Con $imiglianti ragioni de- $crinerai gli horologi con lealtre maniere di hore. come vedi nelle $otto$critte fi- gure, & q@e$to $ia detto a ba@$tanza degli horologif tti nel piano egualm\~ete di$tan- [430]LIBRO 1 2 3 4 5 6 7 4 8 9 10 11 4 8 3 9 d a 2 1 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 10 11 V c 12 1 11 1 11 2 10 2 10 3 9 3 9 4 4 8 8 5 5 7 7 6 6 @ T 7 7 5 5 8 8 4 4 9 9 3 3 10 10 2 2 11 1 11 1 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 11 10 9 6 5 4 3 2 1 E 3 4 5 6 6 7 8 9 10 11 12 1 2 G 8 3 6 7 8 9 10 11 F [431]QVARTO. te all'Orizonte. La figura V. è per l'horologio dalle hore de gli antichi T. E. F. per le hore dal mezo dì. G. l'horologio con le hore dal mezo dì. H. L. K. per lo horologio conle hore da'occa$o M. l'horologio dall'occa$o.

H 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 23 22 21 20 19 18 17 16 9 10 H 22 23 23 21 18 17 16 9 10 11 12 13 14 19 20 21 11 L 17 18 19 20 21 22 23 12 18 16 20 21 22 16 10 10 11 12 10 17 120 21 22 23 12 8 19 3 23 10 11 12 13 14 15 16 L K 20 19 21 18 22 17 23 16 7 23 10 22 11 21 12 13 19 14 18 35 2 16 K M 17 18 19 20 21 22 23 16 15 14 13 12 11 9 10 11 12 21 22 23 M

Hora $i dimo$trerà come dallo Analemma $i cauã il modo di fare gli horologi ne i piani Verticali. Gia detto hauemo, che il piano Verticale è quello, che $epa- ra la parte Meridiana. dalla $ettentrionale, & però gli horologi fatti in quel pia- no, che rappre$enta il Verticale, riguarderanno al mezo dì, & al Settentrione. Si come adunque nel de$criuere gli horologi ne i piani egualmente di$tanti ci $iamo $eruito di due circonferenze, per $apere, & la lunghezza delle ombre, & la larghezza Orizontale; co$i nella de$crittione de gli horologi fatti nel piano Ver- ticale ci $eruiremo di due altre circonferenze, l'vna delle quali ci dimo$trerà l'al- tezza del Sole in ognihora $opra il detto piano, dalla quale $i cono$cerà la lunghez [432]LIBRO za delle ombre fatte dal Gnomone; & però è detta circonferenza horatia. L'altra ei $eruirà per la larghezza dell'ombra, cioè per la di$tanza del Verticale. da que$te cir conferenzeadunque $i tragge il modo di tirare le linee ne i piani de gli horologi, che altro non è, che de$criuere l'horologio. le circonferenze adunque dette horarie, $i cauano dal Meridiano mobile a que$to modo, & prima nello equinottiale. Sia adun que a b g d. $opra'l centroe. $i che a b. $ia il taglio comune del Meridiano, & dell'O. rizonte, & g d. $ia diametro del Verticale & z e h. il diametro dello equinottiale, & $ia t z. vna delle quarte dello equinottiale, che è $opra l Orizonte. Sia poi parti- ta la detta quarta t z. in $ei parti eguali, che $ono le diui$ioni delle hore equinottia- li, perche vna $ola quarta ci può ba$tare, cadino poi$opra il diametro dello equinot- tionale da cia$cuna diui$ione della quarta t z. le linee, che diuiderannoil $emidia- metro z e. & $iano tutte quelle linee notate K l. hora per $apere le circonferenze o gli archi delle hore, per cono$cere quanto $ia alto il Sole ogni hora $opra il piano Verticale, accioche egli $i po$$a cono$cere la lunghezza delle ombre, bi$ogna dei punti $egnati L. tirare linee egualmente di$tanti al diametro del verticale g e d. fin'alla circonferenza del Meridiano compre$a dalle lettere g 2. & doue termine- ranno quelle linee, $i deue ponere i numeri delle hore, che per e$$empio qui notate $ono $econdo le hore de gli antichi. 11. 10. 9. 8. 7. 6. alle quali ri$pondeno 1. 2. 3. 4. 5. & 12. poiè po$to al punto g. del Verticale. hora l'arco, che è dal punto g. alla vndecima, alla prima hora dimo$tra l'altezza del Sole $opra il piano g e d. del Verticale, alla vndecima, & alla prima hora. Similmente l'arco da g. alla decima, & alla $econda hora dimo$tra l'altezza del Sole, a quella hora $opra il Verticale, & $imil modo intenderai del re$tante. & hauerai gli archi ouero le cir- conferenze horarie, che ti dimo$treranno l'altezza del Sole d'hora in hora $opra il piano del Verticale, quando il Sole è nello equinot tiale & $e vorrai $egnare altre $orti d hore ti potrai $eruire ponendo in luogo delle hore de gli antichi, quelle, che ti piaceranno. Perche ti $eruirà la i$te$$a diui$ione, e$$endo, che tutte le $orti d'hore s'incontrano $u lequinottiale. Si che $e ti piaceranno l'hore dal mezo dì nota $opra g. 6. $opra 11. & 1. 5. & 7. fopra 10. & 2. 4. & 8. $opra 9. & 3. 3. & 9. $opra 4. & 8. 2. & 10. $opra 5. & 7. 1 & 11. & $opra 2. 12. che è il mezo dì. Se vor- rai le Italiane, $opra g. nota 24. & va $eguendo 23. 22. 21. 20. 19. & 10. $opra z. & ritornando $egnerai 17. 16. 15. 14. 13. 12. & $e uorrai le hore dal na$cer del Sole. Segnerai $opra g. 12. & $eguitando 1. 2. 3. 4. 5. 6. ritornerai a die tro 7. 8. 9. 10. 11. 12. fatto que$to, tirerai la linea del piano Verticale, che $ia n m. che tagli la linea a b. in o. tanto lontana dal punto o. quanto porta la lun. ghezza del Ggnomone, & dalle hore $egnate nel Meridiano tirerai le linee delle ho re, che pa$$ino per lo centro, & che è la ponta del Gnomone, & peruengono fin al piano n m. con quella ragione, che facc$ti ne gli horologi fatti nel piano dell'Ori- zonte, quelle linee ti mo$trerannole lunghezze delle ombre.

Hora per ritrouare gli archi Verticali cioè le circõferenze, che dimo$trano le lar- ghezze dell'ombre $opre il piano Verricale, bi$ogna tirare da i punti L. linee egual- mente di$tantial diametro a e b. che ca$chino ad angoli dritti $opra il diametro del Verticale g e d. ne'punti p h. & peruenghino alla circõferenza del Meridiano. Et poi ponere vn piede del compa$$o ne i punti L. & l'altro nelli punti K. & riportare quelle lunghezze ad vna $opra le linee trauer$e $egnate p. ponendo l'vn piede nelli. punti p. & l'altro $opra le dette linee: & doue terminano $egnate q. hora $i deue ponere la riga $opra il centro e. & $opra i punti q. ad vnoad vno, & doue le linee, che pa$$ano per li punti q. tagliano la circonferenza a g. iui far punto r.le circonfe- renze adunque & gli archi tra'l Verticale doue è g. & ipunti r. $onole circonfe- [433]NONO. r\~enze Verticali, dalle quali $i mi$urano le larghezze dell'ombre, & cia$cuna ri$ponde al- la $ua hora propria. Et que$ti partimenti ci $eruiranno dapoi. Ma per $apere le dette cir conferenze, cioè l'horaria, & la verticale, che ci $erueno quando il Sole è ne i tropici, o in qualche altro $egno. farai in vn'altro luogo il circolo a g b d. nel centro e. doue i diæ metri mede$imi ci $erueno come nella precedente $igura. Siano poi tirati i diametri de i tro pici t u x y. $opra i quali $iano tirati i $emicircoli come nello Analemma, & fatte le diui$ioni $econdo le $orti delle hore, come di $opra s'è detto, sinelle circon$erenze, come ne i diametri: Sia $imilmente, come poco auanti tirata la linea del piano verticale m o n. & comin ciamo dal $emicircolo del tropico del Capricorno x y. doue le linee delle ho re antiche $ono $e gnate con i numeri loro 1. 2. 3. 4. 5. 6. & di ritorno 7. 8. 9. 10. 11. 12. & il taglio dell'Orizonte, & del detto tropico è $egnato t K. $ia po$to adunque l'vn pie- de del compa$$o $opra il punto K. & allargato l'altro al punto t. & la larghezza $ia ri- portata dal punto K. $opra il Meridiano al punto t. $ia poi fatto centro K. & $patio K. 11. & 1. riportato quello $opra il Meridiano, $tando fermo il compa$$o nel punto K. & $ia $egnato 11. & 1. perche que$to è l'arco horario della vndecima, & della prima hora. & tanto è il Sole alto $opra il Verticale g d. quanto è l'arco g 11. & $imil mente po$to l'vn piede nel punto K. & l'altro nella hora 10. & 2. & riportata quella larghe zza nel Meridiano, co me s'è fatto, $i $egn erà I G. & 2. & tanto $ara la circonferenza horaria, $o- pra il detto piano, quanto è da g. a 10. & 2. con que$to modo piglierai le circonferenze horarie delle altre hore, & le riporterai nel Meridiano, & dalle dette hore $egnate nel Meridiano farai pa$$are le linee per lo centro e. & quelle ti daranno le larghezze, delle ombre di quelle hore $opra il piano del verticale m o n. Hora i$pedite le circonferenze horarie $eguitano le verticali, le quali $i pigliano in que$to modo. Pa$$ino per li punti $e- gnati con la lettera i. linee egualmente di$tanti al diametro a e b. che cadino ad angoli giu$ti $opra il dia metro g e d. ne i puntip. & peruenghino alla circonferenza del Meri- diano, & $iano riportate le lunghezze 1. 11. & 1. 1. 10. & 2. 1. 9. & 3. 1. 8. & 4. 1. 7. & 5. $opra le dette linee dalli punti $egnati p.corri$pondenti, & $egnati con la lettera $. da i quali, e dal centro e. $i tireranno le linee alla circonferenza, doue $i $egnerà con la lettera t. & quelli archi, che $arenno compre$itra la lettera g. & la letterat. $aranno le circon$e- renze verticali, che dimo$treranno le larghezze dell ombre ogni hora $opra il piano ver- t cale. con $imile modo, & via riporterai dal $emicircolo r u. del tropico del Cancro le circonferenze horarie, & verticali pigliando le lunghezze, & le larghezze dell'ombre, e poi di$cenderai al di$egnare dell'horologio nel piano del verticale con le hore antiche il che farai in que$to modo. farai il circolo a b c d. che rappre$enti il piano verticale a b. & il centro $ia e. & i diametri a c b d. di modo, che a. $ia all'occidente, b. & c. all'oriente. Sia poi pre$a dalla figura I. la di$tanza o i. & riportata in quella figura dal pũ to e. ver$o il b. $opra la linea e b. nel punto f. per lo quale $ia tirata vna linea egualmente di$tante al' diametro a e c. & $ia quella linea g f h la quale ci $erue per lo diametro dell'equinottia- k. Piglia poi dalla detta figura I. gli archi ouero le ba$$ezze dell'ombre, & riportate dal' centro e. alla detta linea g f h ouero le circonferenze verticali di qua, & di la dal punto' d. & quelle linee, che veniranno dal punto o. alla circonferenza pre$a di qua, & di la dal punto d. taglieranno l'equinottiale ne i punti conuenienti all hore $ue, au uertendo, che bi$ogna tirare le dette linee occulte, e $olo $ignare i pũti mani$e$ti nell'equinottiale. Ho ra per $egnare l'hore ne gli altri circoli equidi$tanti, piglierai prima le circonferenze verti cali dalla figura precedente II. del tropico del Capricorno alpunto g. & le ripor- terai da que$ta nella circonferenza diqua, & di la dal punto d. & tirerai le linee occulte dal punto e. alla circonferenza detta ne i punti di qua, & di la, dal punto d. & $opra quel le dal punto e. riporterai le lunghezze dell'ombre in cia$cun'hora corri$pondente. & farai i $noi punti. dalli quali, per li punti $egnati nello equinottiale tirerai le linee dell'ho' re nel $uo horologio fin'alla circõ$erenza, eccetto quelle, che $aranno terminate dalla $i- [434]LIBRO nea del Cancro la quale $i $a con la lunghezza della ombre tratta dalla figura 11. $ecõ- do che $i è detto, & a que$to modo $opra la linea del mezo dì $egnerai 6. dalla $ini$tra 5. 4. 3. 2. & 1. & dalla de$tra 7. 8. 9. 10. 11. 12. eque$to horologio $ara nel prano del ver ticale, che guarda al mezo di. Et perche la $tate il Sole pa$$a i termini di Leuante, & Po nente, & va ver$o tramontana. però bi$ognerà nel piano del verticale, che guarda tra- montana $egnare quelle hore, che vi vanno, che $aranno la prima, & la $econda, la matti- na, & la vnc ecima, & la decima la $era. il che $arai con lo aiuto del Meridiano. Percio- che $e tirerai a lungo la linea della hiperbole, che lega in$ieme i termini delle hore del Ca pricorno, & $imilmente tirerai in lungo le linee della vndecima, & della prima della de- cima, & della $econda, hora tu hauerai de$eritto le hore, che vanno alla parte Settentrio nale nell'horo logio fatto nel piano del verticale, & con lo i$te$$o ordine $arai gli altri horologi verticali con le hore a tuo piacere, come praticando auuertirai meglio di quel lo, che $i puo in$egnar con parole, tirando le linee delle hote, che $ono ver$o il Settentrio ne, nell'horologio Settentrionale, & le Meridiane nel Meridiano. le figure delle quali $o no qui $otto po$te. Seruendoci in tutti la figura I. perche in tutte le $orti di hore ci $erue la i$te$$a diui$ione dello equinottiale.

Gli horologi fatti nel piano del Meridiano $i pigliano dallo Analemma come gli al tri, & perche l'officio del Meridiano è di $eparare la parte di Leuante, dalla parte di Po- nente, però an che di que$ti horologi l'vno riguarderà a Leuante, & l'altro a Ponente. Et per fargli ci $eruiranno due circonferenze, delle quali l'vna (come hauemo detto) ci mo $trerà l'a ltezza del Sole $opra il piano del Meridiano, dal che $i caueranno le lunghezze dell'ombre. L'altra ci mo$trera le larghezze dell'ombre, $econdo le di$tanze del Sole, dal detto piano, & que$ta citcon$erenza $i chiamerà Meridiana, & quella $ecõdo gli antichi $epartita in no$tra lingna, & ectemoria in Greco, qua$i di $ei parti, $econdo $ei $iti, che ha l'Orizonte mobile ri$petto alle hore de gli antichi. Sia adunque fatta la diui$ione de i tropici. come nello Analemma si de $emicircoli, come de' diametri, & le portioni delle hore ne' $emicircoli $iano cõ i numeri de$te hore de gli antichi notate. Sia il $emicircolo del Capri corno di $otto $ognato x y. & il $un icirocolo del Cãcrodi $opra, $egnato z. &. & la doue $oprai diametri de'$emicirco li termin ano le linee delle hore $ia po$ton. Per $ape re adunque le circon$erenze Meridiane per la larghezza dell'ombre, bi$ogna tirare linee dal centroe. che pa$$ino perli punti n.e peruenghino alla circon$er\~eza del Meridiano a b c d. come per e$emp o tirerai vna linea occulta dal c\~etro e. che pa$$iper lo primo pũto n. della linea delle hore prima, & vndecima, e che peruenghi alla circõferenza al pũto o. l'arco adunque, e la circon$erenza a o. è l'arco & la circon$erenza Meridiana della pri- ma, & della vndecima hora. Similmente $e dal centro e. per lo punto del $econdo n. ch'è dell' hora decima, e $econda, pa$$erà vna linea $in alla circon$erenza al punto i. la circõfe renza ai.ci $eruirà per la di$tanza, e per la latitudine dell'ombra della decima, & della $econda hora. que$to modo $i caueranno le circon$erenze d'hora in hora, & a n. $ara la circonferenza Meridiana del e hore terza, e nona. a. l. delle hore quarta, & ottaua. a r. delle hore quinta, & $ettima. Ma la $e$ta hora, ch'è l'hora Meridiana, nõ cade $apra quel piano, perch'è il piano i$te$$o. Ma gl'archi, & le circon$erenze $epartite, per l'altezza del Sole, & lunghezza dell'ombre $ipigliano in que$to modo. Sia centro il primon. & $patio n. 11. 1. & $tando fermo il piede del compa$$o nel centro n. $ia voltato l'altro piede $opra il Meridiano, & fatto punto II. I. la circonferenza, che $ata tra II. I. & lo punto o $arà la circonferenza $epartita delle hore prima, & vndecima. po$to poi il centro nel$econdo n. & i$patio n. 10. 2. $tãdo fermo il piede nelpunton. & voltato l'altro, $ia $e gnato $opta'l Merid ano 10. 2. & la circon$erenza compre$a tra 10. 2. & il punto e. $arà l'arco dell'al- tezza del ole $opra detto piano. con $imile via $i piglieranno le circõ$erenze $epartite dell'altre hore, sì nel tropico del Capricorno di $otto, come nel tropico del Cancro di$o- pra, come vedi nella $igura $egnata A, e per accõmodare nell'horologio le dette circon- [435]NONO. 2 2 2 2 7. 7. 3. @ @ 8 n k Y V I h q q q @ @ 2 10 11 12 q P P P P P 6 4 3 2 10 111 12 11 10 9 8 7 6 b a 3 2 2 f f 6 7 8 9 10 11 @ b u 1 11 @ y 2 n d 9 8 7 1 2 3 a 4 8 9 10 11 f 8 2 10 1 11f e p p p p p 0 2 3 4 d os 11 10 9 10 11 o 1 2 4 5 6 7 8 v 9 5 b 3 2 1 p 6 7 p 5 6 7 8 9 10 11 21 2 3 4 5 13 b e 11 10 22 23 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 [436]LIBRO ferenze, & per fuggire la con$u$ione, egli $i farà la figura $egnata B. Sia adunqu\~e fatto $l circolo o p q n. che rappre$enti il Meridiano, & $ia partito in quattro quarte per due diametri o n & p q. $ia pre$o nel diametro p q. la lunghezza del Gnomone, che vuoi dal punto e. al punto t. sì di $otto come di $opra, & pa$$ino per li puntit. linee egualmente di$tanti al diametro o n. che $ia no rt $. que$te $erueno per li piani, $opra li quali $i $ten- dono l'ombre. per ponere adunque le lunghezze dell ombre d'hora in hora $oprai detti piani, piglicrai dalla figura A. le circonferenze $epartite delle hore, & le riporterai nella figura B. quelle del tropico del Can cro nella quarta n p. dal punto n. & quelle del tropi- co del Capricorno nella quarta n q. dal punto n. & noterai inumeri delle hore ri$pon- denti, da i quali tirerai le linee per lo centro e. fin al piano oppo$to rt$. doue quelle del Cancro $aranno $egnate $opra la linea r $ t. di $otto, & quelle del Capricorno nella linea r $t. di $opra il diametro o en. Volendo poi fare l'horologio, che guarda a Leuante, fa- rai il circolo $egnato C. che $ia a b c d. nel centro e. & i diametri $iano a c. commune ta- glio di e$$o Meridiano, e dell Orizonte, & b d. commune taglio die$$o Meridiano, & del verticale, $i che il punto a. $ia volto al mezo dì, & il punto c. al Settentrione, dapoi $ia ti- rato vn'altro diametro tra la quarta a d. che $ia $g. commune taglio dello equinottia- le, & del Meridiano. il qual diametro $ia tanto alto $opra il punto a. quanto l'equinottia le po$to nello Analemma $opra l'Orizonte. In que$ta $igura $egnata C. tu dei riportare g li archi ouero le circon$erenze Meridiane, & prima quelle del tropico del Capricorno ao. ai. al. au. ar. dal punto a. della figura C. nella circonferenza a f. & notare o i lu n. & poi quelle del tropico del Cancro co. ci. cl. cu. cr. dal punto c. ver$o il punto d. & notare i numeri delle hore corri$pondenti, & tutto que$to $arai con lettere, & linee, che $i Po$$ino leuare. I$pedite que$te diui$ioni nella $igura C.tirerai le linee dalli punti o. i. l. u. r. che pa$$ino per lo centro e. nella parte oppofta, sì quelle del Cancro, come quelle del Capricorno. & piglierai le lunghezze delle ombre dalla figura B. & le ripor- terai nella figura C. dal centroe. nelle linee corri$pondenti alle hore, che vuoi traporta re: a que$to modo farai l'horologio tirando da i punti del tropico del Cancro ai punti del tropicodel Capricorno le linee delle hore, che taglieranno il diametro f g.ne' luoghi $uoi come vedi neila figura C. Con la i$te$$a ragione $i fanno gli horologi nel piano Meridiano olto a Ponente, ma traportando il tutto nella quarta a b. & $egnando le ho- re dopò il mezo di, che $ono 11. 10. 9. 8. 7. come nella figura D. $i puo vedere.

A. Analemma per gli liorologij che riguardano a Leuante, ou\~ero a Ponente, don de $i caua la latitudine. B. come $i canano le altezze del Sole per cauare le lunghezze dell'ombre. C. horologio da leuante con le hore de gli antichi. D. horologio occidentale con le hore de gli antichi. E. horologio dall'Oriente con le hore dal mezo di. F. horologio occidenta le, con le hore dal mezo di. G. horologio occidentale con le hore dopo'l mezo dì. H. Horologio Orientale dalle hore dell'occa$o inanzimezo dì. [437]NONO. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 o E b h D d 7 4 8 9 10 u r A η n n n n n l 1·n u e A r n n n n t Y x u 5 7 o 4 8 a c c 9 3 10 2 11 1 12 e P 1 2 3 4 5 n ʃ ʃ a 4 3 2 1 q 5 4 3 2 1 l o c 5 r 4 3 2 1 r B d f C a e c 1 2 3 4 b e f g D 5 4 3 2 1 a f e c 11 10 19 18 7 b 1 2 3 4 5 E 5 6 7 8 9 10 11 g F 7 6 5 4 3 2 1 e g G e g 23 22 21 20 19 18 18 H 9 10 11 12 13 4 15 e [438]LIBRO

Gia $i $ono i$pediti gli horologi fattinelli piani dell' Orizonte, del verticale, & del Me ridiano con l'aiuto delle circonferenze, & de gli angoli dimo$tratori delle lunghezze, & delle larghezze dell'ombre: hora $i dimo$trerà il modo di fare gli horologi nel piano del lo equinottiale, il che $arà $acile, & diletteuole. Sia il Meridiano a b c d. con i diametri a c. b d. che $i taglino ad angoli dritti, & $ia a c per lo diametro dello equinottiale, $o- pra il quale $iano i diametri; de gli altri circoli egualmente di$tanti, come è nello Ana- lemma. f K. il diametro del Cancro, & del Capricorno h m. de Gemelli, & del Sagitta- rio. g i. del Toro, & della Vergine. Sia $opra la linea e b.pre$a la lunghezza del Gnomo nee z. & per lo punto z. pa$$i la linea lo. $opra la quale per lo centro e. dalli punti f h g. cadino le linee get. h e $. f e r. $i che z r. $arà la lunghezza dell'ombra, quando il Sole $a- rà nel tropico del Cancro, ouero del Capricorno. z $. nei Gemelli, & nel Sagittario. z t. nel Toro, & nella Vergine. Piglia poi dal a figura A. lo $patio zt. & fa il circolo a b c d. $opra il centro e, dentro del quale ne farai vn'altra pre$a la di$tanza a $. dalla figura A. & quello $arà f g h i. dentro del quale ne farai vn'altra pre$a la di$tanza z r. dalla figu- ra A. & $ia quello K l m n. que$titre circoli rappre$entano nel piano equinottiale i cir- coli dei $egni pre$i nella figura A. per le lunghezze delle ombre fatte nella linea del pia no l z o. Sia poi diui$o il minor circolo in due parti di$eguali, $i che la maggiore $ia K l m. per la portione del Cancro, che $ta $opra l'Orizonte, & la minore K n m. per la por- tione del Cancro, che $ta $opra l'Orizonte, & la minore K n m. per la partione del Capri corno, & tirata la'linea K m. $i che gli e$tremi $uoi tocchino la e$trema circon$erenza del circolo maggiore nei punti a c. que$ta linea a f K m h c. $arà il taglio commune di quel piano, & dell'Orizonte. Per $egnare adunque l'horologio, $e vuoi le hore antiche, partirai cia$cuna portione in dodici parti cominciando dal taglio di quel piano con l'Orizonte nel minor circolo da m. & nel maggiore dal c. & legherai i punti del circo- lo maggiore con quelli del minore. Ma $e uorrai le hore dal mezo dì comincia la tua di- ui$ione dal Meridiano nel b. del circolo maggiore, & nello l. del minore. Et $e vuoi le hore dall'occa$o comincia a partire dal punto. c. del circolo maggiore, & dal punto m. del minore $i di $otto come di $opra. come $i è fatto ne gli horologi fatti nel piano egual mente di$tante all'Orizonte. il riuer$o di que$to horologio ti dimo$trerà le hore pre$e dal na$cer del Sole. & $e uole$$i le hore del circolo egualmente di$tante all'Equinottiale ne i quindici gradi di Ariete o di Vergine, bi$ognerobbe ponere nella figura. A. il diame tro diquel circolo, doue è la lettera. q. & dal punto. q. far pa$$are vna linea perlo centro. e. fin alla linea del piano l z o. & pigliare la lughezza dell'ombra, e $arne vn circolo d'in- torno a gli altri, & partirlo all'i$te$$o modo, e prolungare le linee delle hore alla $ua cir- con$erenza, & in que$ti $opra detti horologi, ne $aranno due, vno che riguarderà al polo di $ot- di $opral, il quale è po$to nella portione a b c. & l'altro, che riguarda al polo di $ot- to che è po$to nella portione a d c. & nell'vno & nell'altro $i pone il Gnomone ad ango- li dritti nel centro e.

Fin hora hauemo e$po$to come dallo Analemma $i cauano gli horologi, che $i fanno ne i piani egualmente di$tanti a i circoli fermi, cioè orizonte, verticale, & meridiano; $e- guita, che $i dimo$tri, come ne gli i$te$$i piani de i circoli gia detti, che $i muoueno, $i $an- no gli horologi, che piegati, ouero incilnati $i chiamano; perche ri$petto ad alcun piano de i circoli fermi non gli $ono ad angoli dritti. Ecco lo e$$empio. L'horologio $atto $o- pra il piano verticale mobile, ri$petto all'orizonte fermo gli è ad angoli giu$ti, ma ri$pet to al meridiano fermo, & al verticale fermo, non gli è da an goli giu$ti $imilmente l'horo logio $atio $opra il piano dell'Orizonte mobile ri$petto al meridiano $ermo gli è ad an goli giu$ti, ma ri$petto all'Orizonte fermo non gli cade $opra ad angoli giu$ti, Finalmen te l'horologio $atto $opra il piano del meridiano mobile, non cade ad angoli dritti, nè $opra l'orizotite $ermo, nè $opra il meridiano $ermo. Connengono tutti gli horologi ie gati in que$to, che Iono doppi. cioè $i po$$ono fare ne' piani oppo$ti, cioe di$otto, e di $o- [439]NONO A 6 l a @ h f o k m l c o $ e z r $ B B. $econdo le hore de gli antichi b d a 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 l h δ l m k C C. $econdo le hore de gli a$tronomi. 12 1 2 3 4 5 6 5 4 3 2 12 11 10 9 8 7 6 7 8 9 10 11 D D. $econdo le hore dall'orto. 14 15 16 17 18 10 20 21 22 23 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 16 12 E E. $econdo le hore dell'occa$o. 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 [440]LIBRO Pra, diquà, & dilà, & come dal dritto, & dal rouer$cio. prima gli horologi piegati all'ori zõte, & dritti al meridiano, hanno vna faccia che riguarda al di $opra, e l'altra al di $or- to, gli horologi $atti nel piano del verticale mobile hanno vna $acciata che declina dal meridiano da vna parte, & l'altra, che declina dall'altra, & finalmente gli horologi fatti nel piano del meridiano mobile hanno ancho il dritto, & riuer$cio, Cõuengono ancho tutti in que$to, che cia$cuno $i caua dallo Analemma. Gli orizontali piegati $i $erueno delle circonferenze, che dimo$trano le lunghezze, & le larghezze dell'ombre, $i come $i $erueno gli horologi fatti nel piano egualmente di$tante all'orizonte. il mede$mo fan- no gli horologi piegati all'orizonte, & al meridiano, & il mede$imo $anno gli horologi verticali piegati. Egli $arà adunque nece$$ario con gli in$trumenti pigliare le piegatu- re, ouero le inclinationi, & declinationi de i piani, $opra i quali $i haueranno a formare gli horologi, de i quali in $trumenti ne $ono molti, che hanno $critto: ma io per non e$$er piu lungo, & per dare occa$ione a gli $tudio$i di affaticar$i, & per la$ciare ad altri le di- mo$trationi matematiche rimando i lettori allo Analemma di Tolomeo dottamente e$plicato dal $opradetto Commandino.

Della ragione de gli horologi, & dell'u$o, della inuentione lo- ro, & quali $i@no $tati gli inuentori Cap. IX.

_EG_li $i dice, che Bcro$o Caldeo ritrouò l'horologio, che $i caua da vn qu@drato, & $er- ue ad vna inclinatione di c: elo. La $cafa, ouero lo bomi$pero Ari$tarco Samio. il mede$imo ritrouò il Di$co nel piano. in Ragna fu inuentione di Eudcxo A$tr no- mo, altri dicono d' Apollonio: il Plintho, ouero il Lacunare, ch'è ancho nel circo Flamminio, di Scopa Siracu$ano: Parmenione fece gli horologi $econdo le rola tio- ni delle i$torie: Ad ogni Clima Theodo$io, & Andrea fecero gli horologi. Patrocle ritrouò il Pele- cino; Dioni$oporo il Cono, Apollonio la Faretra, & altre maniere trouarono i $opra$critti, & al- tri, come è Gonarche, l'Engonato, & l' Antiboreo, & co$i dalle maniere predette molti la$ciarono come $i haue$$ero a formare gli horologi da viaggio, & che$tanno appe$i. da i libri de' quali, $e al- cuno vorrà, (pure, che $i $appiala de$crittione de gli. Analemmi) potrà ritrouarne le de$crittioni.

Gli horologi ritrouati da gli antichi, & po$ti quiui da Vitr. $i po$$ono imagiuare da quelli, che intendeno bene i circoli della $pera, & che $anno la ragione de gli Analemmi perche poi puo cia$cuno accõmodargli qualunque $orma g'i piace. Bero$o (come io $ti- mo) trouò l'horologio canato in vn quadrato con i circoli paralleli, e le hore ad vnaele- uatione. $i come Ari$tarcolo $ece in vna meza $pera; che noi per fare gl'horologi v$iamo come in$trumento, volendo fare gli horologi in piani diuer$i. il di$co era vn va$o caua- to, ritondo, ma non di, fatto ri@õdo come è lo hemi$pero. l' Aragna, il tronco, e gli altri ho rologi che $i chiamano con que$ti nomi, che rappre$entano $orme naturali, ouero arti$i- ciali, de'quali altri a'di no$tri ne hãno fatto $otto $orme di $oglie d'alberi, di croci, di $tel le, dinaui, e noi d'animali quadrupedi, e di vccelli, $i fanno con le ragioni della eleuatio ne del Sole, delle proportioni dell'ombre, e de gli archi orizontali. di que$ti gli Anal\~emi $ono al volgo a$co$i, $i come $ono a$co$e le virtù delle ruote e cõtrape$ine gli in$trumeti: ma $olo $i vede di $uori l'effetto loro merauiglio$o. però l'Aragna poteua e$$ere vn'horo- logio, ch'haue$$e le linee dell'hore attrauer$ate da'circoli, che dimo$tr a$$ero l'altezze del Sole, $econdo la lũghezza dell'o mbre, e l'altezza del Gnomone. come $ono gli horologi fattinel piano dell'Equinottiale po$ti di $opra $egnati B. C. D. E. II Plintho e. a vn zocco, ouero vn tronco nel quale $i poteua $are in diuer$e $accie gli horologi dritti, & piegati. alla Faretra $imigliauano gli horologi orientali, & occidentali $attinel piano del meri- [441]_NONO._ diano, come hauemo detto di$opra. Parmenione $econdo le eleuationi del polo in di- uer$i pae$i hauute per relatione di per$one, ouero di $crittori accommodaua gli horolo gi, la doue anco Theodo$io, & Andrea $ecero gli horologi vniuer$ali, che $eruiuano ad ogni inclinatione, o clima, che $i dica, perche ogni horologio $ermo, che $ia $atto nel pia no dello Equinottiale, o nel piano dell'a$$e delmondo alzato, ouero abba$$ato $opra la quarta del circolo alla eleuatione delpolo, ouero delloequinottiale, & che $ia diui$o in parti ventiquattro, ci$eruirà in ogni pae$e. Fanno$i anche horologi per ogni clima, che $i voltano al cor$o del Sole, come è quello di Giouanni Stabio, & quello di Pietro Appia no. lo Analemma di quelli è lo i$tello con lo Analemma di Vitr. con alcune aggiunze del Mun$thero & di Orontio. ma è co$a trouata da gli antichi. come è il planis$erio del Roias, & le co$e del Sconero. Pelecino è detto dalla forma di$ecure, ch'io crederel, che fu$$ero gli horologi, che hanno le hiperbole, cioè i paralleli de'$egni, come $ono gli horo logi fatti nel piano orizontale, e nel piano verticali po$ti di$opra. Il Cono è $ormato da vna regola, che $i parte dal centro, & $i $t\~ede nello hemi$pero di$otto, fin all'e$treme de- clin ationi dei tropici. & le e$tremità di quello non ter minano in alcuna oppo$ta $uper- ficie. Puo auche e$$er il Trigono Zodiaco de$critto dal Mũ$tero. Ma quello, che dice Vit. Gonarche, Engonaton, & Antiboreo, pen$o io, che fu$$ero horologi, che haue$$ero ri$pet to a qualche imagine cele$te, ouero alle parti del cielo, ouero alla notte, che tutti pero $i pigliauano da'proprij Anal\~emi. L'horologio, che Cõpa$$o, detto e diquelli, che $ogliono portare $eco i viandanti. le anella, i Cilind ri, iquadranti, i circoli piani, $ono diquelli; che $tanno appe$i, de'quali ne $ono pieni i libri de gli horolografi. & co$i $a $ine Vit. alla materia de gli horologi da Sole detta Gnomonica. Noi di piu de gli antichi haue- mo gli horologi da ruote, o da $pennole, & quelli d'arena, che $ono mirabili, quelliper loingegno dello arte$ice, que$ti per la commodità, & facilità loro. Ci $ono anche horo- logi da fuoco fatti in lucerne, de iqualine parla Herone, che mo$trano le hore al con- $umare dell'oglio. ci $ono anco horologi da acqua, de iquali ragiona Vitr. dicendo.

Oltra di questo da gli i$te$$i $crittori $i $ono cercate le ragioni de gli borologi da acqua: & primam ente da Cte$ibio Ale$$andrino, il quale trouò gli $piriti naturali, & le co$e da uento. Ma co$a degna, che gli $tudio$i cono$cbino come $iano $tate que$te co$e inue$tigate, & cercate. Cte$i- bio nacque in Ale$$andria, e fu figliuolo d'un barbieri: e$$endo co$tui eccellente oltra gli altri d'in- du$tri, & d'ingeguo, dice$i, che $i dilettaua grandemente di co$e artificio$e: imperocbe uolendo, che nella bottega di $uo padre uno $peccbio pende$$e in modo, che quando egli fu{$s}e tratto $uori, & ritorna$$e in $u, $u$$e una cordicella $ottile a$co$i, cbe tira$$e il pe$o a ba$$o, co$i fece l'ordigno. Egli conficcò $otto uno traue un canale dilegno, & iuipo$e le taglie, o girelle cbe $i dicbino, & per lo canale condu{$s}ela cordicella picciola in uno angolo. iui fece le canne, per le quali dalla cor- dicella mandò giu una palla di piombo, dalcbe nacque, che il pe$o and ando allo in giu, per le $tret- tezze delle canne premeua con la uelocità del calare la den$ità dello aere, & $cacciando per la boc- ca delle canne la frequentia dello aere ra$$odata per quella compre$$ione nello aperto aere, & col toccamento, o perco$$a e$primcua chiaramente il $uono.

Era vno ruotolo, nel quale erano inuolte due cordicelle per vno ver$o, i capi delle quali pend euano da vna parte, & all'vno de capi era appe$o vno $pecchio, all'altro non v'era attacato alcuna co$a, ma egli $i la$ciaua per tirare, & voltare il ruotolo. tirando adunque, & $uogliendo$i il ruotolo, anco lo $pecchio tirando pe$aua, & $uolgeua l'altro capo, co$i veniua giu, ma la$ciando il capo, il ruotolo $i riuolgeua, & inuoltaua le cor- dicelle, & co$i il pe$o and aua allo in $u. Ma come que$to $i pote$$e fare, io dico, che nel mezo del ruotolo era vn'altra cordicella auolta al contrario delle due, alla qua- le era attacato un pe$o, il quale pe$ando piu dello $pecchio, quando $i rila$ciaua il capo della cordicella, il pe$o, che era prima $alito calaua al ba$$o, perche la $ua cordicel- la $i $uolgeua, e lo $pecchio $aliua, perche la $ua cordicella, s'inuolgeua. la cordicella adũ que, che teneua il pe$o, era cõdotta na$co$amente per vn canale dilegno ad vn angolo [442]_LIBRO_ della bottega, che il pe$o era in vna tromba a$$ettato dimodo, che calcando giu pre- meualo aere nella tromba, & lo aere oppre$$o v$ciua con impeto, & faceua $onare la tromba.

_Haueudo adunque Cte$ibio auuertito, cbe dallo tirare, & dallo $cacciare dello aere, na$ceuane_ _gli $piriti, & le voci, v$ando questi auuertimenti comè principÿ, fuil primo, cbe ordiua$$e le_ _macbine Hidraulicbe, & le e$pre$$ioni de le acque da $e mouenti$i, ele macbine tratte dalla ragio-_ _ne del dritto, e del circolar m uimento, e molte altre maniere di gentilezze, tra le quali egli e$pli_ _cò gli appareccbi de gli borologi da acqua._

Faceua Cte$ibio molte belle co$e mo$$o da quei principij, che gli mo$trò for$e il ca$o, perche vedendo, che lo aere $cacciato, & depre$$o con$uono, & rumore v$ciua dalle trombe in luogo aperto, egli con l'acque rinchiu$e, & che non poteuano re$pirare, face ua le machine, & le cole, che da $e $i moueuano, che automata $i chiamano, & gli horo- logid'acqua, & rappre$entaua le voci de gli vccelli, inalzaua l'acque, $premeua diuer$i liquori da vna bocca $ola di va$o, & in proportione mandaua $uori iliquori, faceua an- che degli Organi.

Primieramente Cto$ibio fece vno cauo d'oro, o d'vna gemma forata, percbe quelle co$e è $i con$um mo per la perco$$a dell' acqua, ne riceuono bruttezze, cbe le otturino. Et per quel cauo tnftuendo l'acqua egualmente $ollieua vn $eccbicllo rmer$cio, Pbello, o Timpano nominato, nel qual è po$ta vna regola, & un Timpano, cbe $i volta con denti eguali. que$ti dentelli $pi- gnendol vno l'altro fanno fare certi piccioli mouimenti, & riuolgimenti. $imilmente ci $o- no anco it e regole, & altri Timpani dentati allo i$te$$o inodo, che da vn mouim ento $orzati voltando$i fanno effetti, & diuer$ità di mouimenti, ne i quali $i muouono le $igurine, $i vol- tano le mete, $i tirano pietruccie, ouero oua, $uonano le trombe, & $i fanno altre co$e per bel- lezza oltrail propo$ito. In que$te macbine anco ouero in vna colonna, cuero vn pila$tro $i de- $ersuono le bore, le quali vna fignrina v$cendo dal ba$$o di vna verga dimoctra per tutto il giorno, & l'aggiunta, o la leuata de i cunei ogni di, & ogni me$e $orzaa far le breuità, & le lungbezze delle bore. Ma il rincbiuder dell'acque, acciocbe $iten. prino que$ti strumenti $i fa in questo modo. Si fanno due mete, vna $oda, & vna concaua fatte al torno di modo, cbe vna po$$a entrar nell'altra, & conlai$te$$a regola lo allargar$i, & lo $tringer$i di quelle mete faccia il cor$o delt'acqua, cbe viene in quei va$i o gagliardo, o debile. Co$i con queste ragioni, & macbinationi $i compongono gli borologi all'u$o del verno. Ma $e per l'aggiunta, per lo beuare de i cunei, non $aranuo approuate le breuità, o gli accre$cimenti de i giorni, per- che $pe$$o i cunei $ no di$etto$i, egli bi$ognerà sbrigar$i in que$to modo. Egli $i de$criuerà at- trauer$o d'vna colònnetta le hore pre$e dallo Analemma, & fondamento loro, & $i con$iccbe- ranno nella colonnella le linee de i me$i, facendo$i quella colonnclla in modo, cbe ella $i po$$a girare, acciecbe volgendo$i la colonna continuamente alla $igurina, & alla verga, dolla qual vergala $igurina v$cendo dimostra l'bore, faccia le òreuità, & gli accre$cimenti delle bore $econdo cia$cun me$e. Fanno$i anco gli borologi del verno, cbe detti $ono Anaporici, d vn'al- tra $orte: & $i fanno con queste ragioni. Sidi$pongono le bore di vergbe di rarne dal centro nella fronte di$po$te dalla de$erittione dello Analemma, in quella de$crittione $ono circonda. tii circoli, cbe terminano gli $pacÿdei me$i. Dietro que$te virgule, $ia posto vn Fimpano, nel quale $ia de$critto, & dipintoil cielo, & il circolo dei $egni, & la de$crittione di quel circolo $ia $igurata dai dodici $egnicele$ti, dal cui centro ´ formatolo $patio di cia$cun $e- gno, vno maggiore, l'altro minore, Ma dalla parte di dietro a mezo il Timpano è inclu$o, & $errato vn perno, cbe $i gira, & in quell' a$$e è vna catena molle di rame in volta, dalla qual pende da vna parte vn $eccbiello, Pbellos, o Timpano, cbe $i dica, il quale è alzato dall'ac- qua, dall'altra di cgual pe$o del $eccbiello è vna $accoma di $aorna. Co$i quanto il $eccbie- lo $ara $olleuato dall'acqua, tanto abba$$ando$i il contrape$o volgerà il perno, & il perno vol- terà il Timpano, il cui giro fa alcuna volta maggior parle delcircolo dei $egni, alcuna v lta minore: nelle riuolutioni $ue $ian a $uoi tempi di$egnate le proprità delle bore, percbe in ogni [443]_NONO._ $egno $ono i caui perfetti del numero de i giorni di cio$cun me$e, la cui bella, cbe ne gli borologi rare cbe tengala imagine del Sole, dime$tra gli $pacÿ delle bore. quella bolla traportata di fo- ro in foro fail cor$o $uo del me$e compiuto. Adunque $i come il Sole andando per lo spacio de i $egni allirga, & ri$tringe i giorni, & l'bore: co$i la bolla ne gli borologi per li punti con- trail giro del centro del Timpano ogni giorno quando è traportata in aleuni tempi in piu largbi, alcuni in piu $tretti $pacÿ conitermuni de ime$i fa le imagini delle bore, & de i giorni. Ma per la administratione dell'acqua, m che modo ella $i tempri alla ragione, ce$i bi$ogna fare. Dietro alla $ronte dell'borologio $ia po$to di dentro vn castello, o con$erua d'acqua, nel quale per vna canna vadi l'acqua: questinel $ondo babbia vn Gauo, & a quello $ia affitto vn Timpa- no di rame, cbe habbia vn foro, per lo quale v'entri l'acqua, cbe viene dal castello, & in quello $ia un timpanominore fatto con i cardini al torno con ma$cbio, & femina tra $e con$tretti di modo, cbe il timpano minore come un manico girando$i nel maggiore uada a$$ettato, & dolce- mente. Ma il labro del timpano maggiore $ia $egnato con trecento$e{$s}antacinque punti egual- mente di$tanti uno dall altro: ma il minor cercbiello ne l'ultima $ua circon$erenza babbia fitto unaleng uella, la cui cima $i drizzi uer$o la parte de i punti, & in quel cercbiello $ia temprato un foro da quella parte doue l'acqua influi$ce nel timpano, & con$erua l'admini$tratione. quan- do adunque nellabro del timpano maggiore $aranno le forme dei $egni celesti, $ia quello im- mobile & nella $ mmitàbabbia formato il $egno de Cancro. al perpendicolo del quale, da ba{$s}o $ia il Capricorno, dalla destra di chi guarda la Bilancia, dalla $inictra il $egno del Mon- tone, & co$i gli altri $egni tra gli $pacij loro $iano di$egnati al modo, cbe $i uedono in cielo. A dunque quand il Sole farà nel cercbiello del Capricorno, la lenguella nella parte del maggior timpano toccando ogni di cia$cuno punto del Capricorno bauendo il gran pe$o dell aoqua corrente a piombo uelocemente per lo foro del cerchiello lo $caccierà al ua$o, allbora quello riceuendo quell'acqua (percbe pre$to $i empie) abbreuia, & contragge gli $pacij minori de i giorni, & delle bore. Ma quando col quottidiano girare la lenguella nel timpano maggiore entra nello Ac- quario, il foro uiene a perpendicolo, & per lo cor$o gagliardo dell acqua è forzata piu tarda- mente mandarla $uori: co$i con quanto men ueloce cor$o il ua$o riceue l'acqua egli dilata gli $pa- cij delle bore. ma $alendo per li punti d' Aquario, & di Pe$ci come per gradi, il foro del cercbiel- lo toccandol ottaua parte del Montone presta l'bore equinottiali all acqua temprata, cbe $ale. Madal Montone per gli $pacij del Toro, & de Gemelli $alendo a gli altri punti del Cancro an- dando per lo foro o timpano della ottaua parte, & da quello tornando in altezza, $i debilita di $or- ze, & co$i piu tardamente u$cendo l'acqua allunga gli $pacij con la dimora, & fale bore $olsti tiali nel $egno del Cancro.

Vuole Vitr. che gli Equinottij, & i Sol$titij $i $acciano in otto gradi de ilor $egni, & comincia l'anno quando il Solentra in Capricorno.

Ma quando egli inclina dal Cancro, & ua per Leone, & Vergine, ritornando a i punti della ottaua parte della Bllancia, & di grado in grado abbreuiando gli $pacij, egli accorcia le bore, & co$i peruenendo ai puntidella Bilancia, di nuouo rende l'bore equnottiali. Ma per gli spa. cÿ dello Scorpione, & del Sagittario piu. procliuemente deprimendo$i l foro ritornando col gi- rar$i alla ottaua parte del Capricorno con la celerità dell acqua, cbe $ale è restituito alle breuità delle bore brumali. Quanto piu commodamente bo potuto, io bo con diligenza $critto, cbe ra- gioni $iano nelle de$critcioni de gli borologi, & de gli apparati loro, acciocbe ageuolmente $i po$$ino u$are. Re$ta cbe io di$corra $oprale macbi e, & principÿloro, & però io comincierò a $criuere di que$te co$e nel $eguente uolume, acciocbe $ia per$etto, & finito il corpo emendato dell' Arcbittetura.

Molte belle inuentioni $ono $tate quelle di Cte$ibio, & vole$$e Iddio, che il tempo non cele haue$$e rubbate. Noi e$poneremo la mente di Vitruuio con quella facilità, & bre- uità, che $i puo in co$e tanto difficili. Lo Analemma de$critto di $opra farà il modu- lo del no$tro horologio. piglia adunque la linea lacotomus h g. & quella $ia il dia- metro d'una colonnella fattà giu$tamente al torno. il circolo dei me$i r. c. g. $ara [444]_LIBRO_ la circonferenza della colonnella. que$to diuiderai in 12. parti eguali nell'vltima $ila circon$erenza $oprala te$ta della colanella. & da cia$cun punto della diui$ione la$cie- rai cader a piombo lungo la colonnella lo linee fin 'all' altra te$ta. que$te diuiderannolo $tipite della colonnella in dodici parti eguali deputate a gli $patij de i dodici $egni. vna diquelle linee, che caderà dalla te$ta della linea lacotomus $eruirà al principio del Can cro, l'altra, che caderà dall'altra parte $eruirà al principio del Capricorno. tirata poi vna linea $opra la te$ta della colonnella in croce, alla linea lacotomus, vna di quelle li- nes, che caderà dall' vna delle te$te ci $eruirà al principio del Montone, l'altra al princi- pio della Bilancia. male altre linee, che caderanno da gli altri puntì, ci feruiranno a i prin cipij de gli altri me$i, come fanno le linee tirate ne i cilindri. Di$egnerai anche vo- lendo di grado in fgrado le linee perogni $egno al modo $opra po$to, piglia poi dallo Analemma lo $patio che è dallo a. all'n. $opral'equinottiale, & quello diuider ai in dodici partieguali. Il $imile $araidello $patio dallo a ali' x. & quelle parti $iano trapor tate nella colonnella $opra le linee del Montone, & della Bilancia. $imilmente piglia dallo Analemmalo $patio, che è da y al K. & dallo $ al g. che è quello i$te$$o, & parti- railo in 12. parti eguali, & quelle traporterai dallo Analemma alle linee del Cancro, & del Capricorno nella colonnella ma quelle del Canero comin cierai a $egnar dal ba$- $o, & anderai all'in $u: & quelle dol Capricorno $egnerai al contrario dal di$opra al ba$- $o. ll $imile $arai tirando nello Analemma i raggide gli altri $egni, & quella parte dei diametri, che $arà $opta l'Orizonte e a i. partirai in dodici parti, & quelle traporterai nella colonnella alle $ue propie linee. $imilmente il re$tante de i diametri $otto l'Ori- zonte partirai in dodici parti, & quelli traporterai, come le altre nella colonella, & tutti quelli punti delle diui$ioni fatte legherai con linee. que$te linee $aranno le linee delle ho re cre$centi per ordine, & $cemanti $etondo il cor$o del Sole. però le aggiungerai iloro numeri di $otto, & i caratteri, o le figure de'$egni cele$ti, al $uo luogo, come $ifane i cilin- dri. Drizzenai que$ta colonnella $opra vn piano, & con vn perno nel mezo centro dal ba$$o la ponerai in vn foro di modo, che la $i po$$a girare, ma prima eirconderaiil pie- de della colonna con vn cerchiello dentato a torno di 360. denti, aceio che $tando la co- lonna dritta vna ruota po$ta in pian o dentata $imilmente ognigiorno faccia, che la co lonnella $i muoua vn grado: ma la ruota piana $arà mo$$a da vn'altra ruota pur in pia- no da vn dentello, che nell'vno de capi del $uo perno $i pone; & que$ta ruota è gitata da vn'altra con pari denti, ma po$ta in coltello, & èdentata in fronte, tal ehe ognunaldi lo- ro girerà vna volta il giorno, $econdò che $i mouera il $uo perno, il qual perno hauendo inuolta vna fune dall'vno de i $uoi capi hauerà vn $ecchiello riuer$cic, & dall'altra vn contrape$o di pe$o eguale. Ma il $ecchiello $arà in vn va$o, nel quale v'entrerà l'acqua, che caderà ginda vn'altro va$o, & co$i montandol' acqua, $i $olleuerà il $ecchiello, & il contrape$o farà giraril perno, il perno girerà il Timpano, ola ruota in coltello, & que- la in coltello mouerà la ruota po$ta in piano, la quale con lo dentello, che hauerà in ca- po del$uo perno, darà il mouimen to a quella, che ognigiorno mouerata colonnella vn grado, & co$i in capo l'anno la colonnella hauerà fatto vn giro-Ma per dimo$trar le ho re, eglibi$ogna temperar l'acqua in que$to modo. Fa tornire due Mete, o coni-di rame con diligenza, vna delle quali $i fara vota, & $ara come $emina, la quale nella $ua punta hauera vn $oro $ottile $atto in vn cauetto d'oro, od'vna Gēma: l'altra Meta $ara $oda, & come ma$chio entrera nella femina & hauerà attaccata vna regola dritta nel mezo dalla parte piu gro$$a, la quale hauera nel mezo per lungo vna apritura, nella qual apritura hã no ad entrar alcuni cunei maggiori, o minori $econdo il bi$ogno della carcatura, o tem pra dell'acquea. Et la femina $ia accommodata in vn ordimento, otelaro di legname, co- menella figura $i vede; & la regola, o manico del ma$colo $ia retto, & gouernato da due regi$tri, & cunei come il di$egno dimo$tra. Siano po$te que$te Mete in modo, che dal di $opra da vn va$o, che Vit. chiama ca$tello, vi cadal'acqua dentro: io dico, che $elma$chi, [445]_NONO._ col ponerui de'cunei$arà alzato $uori della femina, quanto piu d'acquà entrera ne$la $emina o entrando l'acqua con maggior impeto, tanto piu ne v$cira di$otto dal Cauet- to in vn va$o perque$to apparecchiato. Si che volendo noi, che e$ca piu acqua bi$ogne- ra $egnar il cuneo, o potui vno maggiore, o aggiungerui de glialtri di modo, chel'i$te$- fa regola attaccata al ma$chiolo leui piu, o meno $econdo il bi$ogno. l'acqua adunque di$c\~ed\~edo in vn va$o alzera vno $ecchiello riuer$o, $u il quale po$era vna regola o verga mobile, dalla quale v$cira vna $igurina, che volta uer$o le hore di$egnate nella colõnella alzãdo$i & abba$sãdo$i $ecõdo la t\~epra dell'acqua, dimo$trerà ogni giorno l'hore m\~etre la colõnella dara volta vn grado ogni di. Etquadoi giorni comin cierãno a declinare, nõ $i piglierà piu l'acqua dal ca$tello, ma$i aprirannole Mete che $arãno in $ondo del va$o, per equali con i loro cunei accommodati al di$cre$cere dei giorni v$cira l'acqua del va$o, & attacando il $ecchiello al capodel contrape$o, & il contrape$o a quello, che era attaccato il $ecchiello, per lo calar dell'acqua nel va$o il $ecchiello $i abba$$era, & la $i- gurina an cor lei $i venirà abba$$ando, & mo$trera l'hore, & i gradi da i$egni di giorno, in giorno, come è detto di $opra. L'altra forma di horologio e belli$ima, & molto artifi- cio$a, & vtile alla dimo$tratione delle co$e cele$ti, & $i $a in que$to modo, & è diui$o que $to trattamento da Vitr. in due parti, l'vna è la compo$itione dello horologio, l'altra è la tempra dell'acqua: $imilmente la compo$itione dello horologio è diui$a in due parti, l'vna è la de$crittione delle hore, l'altra è la de$crittione del Cielo, & del Zodiaco la de- $crittione delle hore è pre$a dallo Analemma, ma Vitr. non in$egna æ che modo $imil- mente anco eglinon c'in$egna il modo di de$criuere il cielo, & il Zodiaco, però parti- tamente io e$ponerò $econdo, che io la intendo. Lo Analemma adunque $i piglia dalla s$era po$ta in piano con ragione di pro$pettiua, $econdo, che $i de$criue vna tauola del- $o A $trolabio. il modoè que$to. Sia $atto vn circolo a b c d. in quattro parti da due diametri diui$o. Que$to circolo rappre$enta il tropico del Capricorno, dentro del quale $i ha a $ormare, & loequinottiale, & il tropico del Cancro, iquali circoli $ono mi- nori per ragione di pro$pettiua, perche noi $e imaginamo di tener l'occhio no$tro nel polo oppo$to al no$tro, & guardar ver$o il no$tro polo: certo è che il circolo del Capri- corno ei verrà prima in contro, dapoi verrà l'equinottiale, & in $in il tropico del Cancro, & anco il tropico del Capricorno ci parerà maggiore, perche $i vedera $otto maggior angolo, & per e$$er piu vicino all'occhio, & il tropico del Cancro ei parerà minore, & per e$$er piu lontano $i vederà $otto angulo piu $tretto, & eo$i l'equinottiale $aràmag- giore deltropico del Cancro, & minore del tropico del Capricorno per le i$te$$e ragio- ni, & que$to $i deue auuertire, perche è co$a bella, & $ecreta. il re$to $i $a nel modo, che $i de$criueno le tauole de gli A $trolabi, ouero le reti; al che $are io mi ripotto a chi ne ha $critto con diligenza. Dapoi per $egnar le hore $i d uideno tutti gli archi de i circoli $atti di $opra l'orizonte eia$cuno in dodiciparti eguali, & co$ighar chi di $otto in dodi- ci parti, & per la di trouar il centro de'tre punti $i legano in$ieme i punti de'tro- pici con i punti equinotti ali, i primi, con i primi, i $econdi con i $econdi, & co$i per ordi- ne, & a que$to modo $aranno $egnate le hore: le quali Vit. vuole che $iano $atte di verghe dirame, perche $otto di e$$e vi ha da and are vn Timpano, che ha il Zodiaco, & il Cielo di$egnato, però accioche $i veda di $otto, è nece$$ario far que$te virgule, i cui quadrettiio ho adobrati, perche s'inten da, che $ono tagliati, & $orati. Dapoi que$to egli $i fa vn Tim pano, & le gli dipinge $opra le Stelle & il Zodiaco. que$ti $imilmente è pre$o dalla rete dell A $trolabio. Ne $olamente $egnerai iprincipij de'$egni, ma ancoi gradi, & in ogni grado farai vn $oro nella circon$orenza della Eclittica, nel qual $oro di giorno in gior- no tra$porterai la bolla, che Vitr. intende per lo Sole, che mo$tra le hore ne gli horologi. il Timpano co$i di$egnato $arà po$to dietro le linee delle hore, & ogni dì $i volta com- piutamente vna volta, ma la bolla $tando $erma per vn di nel grado, & nel foro di quel Segno doue $i troua il Sole mo$trera l'arco diurno, & le hore, $econdo il cre$ce- [446]_LIBRO_ re, & il calar da giorni, & delle hore: il Timpano $i volge (come s'è detto) di$opra, ha- uendo nel mezo $itto vn $u$o, d'intorno il quale è vna catena mole come dice Vitr. cioè di anelli ritorti, & corti come la lettera S. di modo che la $i volga $acilmente, & da vno capo ha vno, $ecchiello, & dall'altro vn contrape$o di pe$o eguale al $ecchiello, il qual $ecchiello e$$endo dall'acqua $olleuato; fa che la catena $i $uolge, & il fu$o $i muoue, & il fu$o mo$$o volta il Timpano. Ma comeeg i $i habbia a temprar l'acqua, accioche ogni giorno $i ved a que$ta differenza delle hore Vitr, ce Jo in$egna.

La tempra dell'acqua $i $a in que$to modo. Egli $i $a dietro la $ronte dell'horologio vna con$erua dell'acqua, la quale Vitr. qui & altroue chiama ca$tellum. a que$to ca$tel- lo $i $a vn $oro di $otto, accio l'acqua po$$a v$cire, a quel $oro è congiunto vn Timpano, & anco egli ha vn $oro, per lo quale entra l'acqua in e$$o dal ca$tello. que$ti $arà di quel- la grandezza $econdo, che ricerca la grandezza dello horologio, la materia del quale è di rame ri$petto all'acqua, che egli tiene del continuo. que$ti è immobile, & ha $egnato nella $ua circonferenza ditanti punti, quanti $ono giorniall'anno, & anco egli $i puo $a- re vn Zodiaco, i gradi de i $egni del quale ri$pondino a i giorni de i me$i, $econdo ch'egli $i puo trarre dalle tauole del mouimento del Sole. di$egnato $ia nella $ommità il Can- cro, dalla de$tra di colui, che guarda, la Libra, dalla $ini$tra il Montone, di $otto il Capri- corno, & tra que$ti $iano al luogo $uo de$critti gli altti $egni, & igradi loro a iquali di $otto $iano i giorni, inumeri, & i me$i ri$pondenti a i loro propi $egni. Iira poi vna linea a perpendicolo d al Cancro al Capricorno, la quale è come diametro del I impano. par tiraipoi la circon $erenza del detto Timpano in parti noue eguali, & $econdo la larghez za di vna $i $a il $emidiametro d'vn'altro Timpano picciolo, della circõferenza del qua- le $i fanno otto parti, & $econdo la di$tanza d'vna di quelle $i allarga la $e$ta, & $i pone vn piede di e$$a nel mezo del Timpano grande, & $i fa vn circolo diquella grandezza, & il $imi$e $i fa nel Timpano picciolo. que$to circolo $i parte in parti $ette eguali, vna delle quali $i parte in quattordici, vna delle quali $i riporta dal centro del Timpano pic- ciolo $opra il diametro, & iui $i $a punto ver$o la parte nferiore, & $i tira da quel ccntro vna circonferenza tanto quanto è vna delle $ette parti, & que$to $i $a anco nel Timpano grande, & è que$to circolo come yno eccentrico, & tra que$to circolo eccentrico & l'al- tro concentrico dalla parte di$opra, $i fa vn $oro nel $impano grande ritondo, dal qua- le e$cel'acqua, che va poinel Timpano picciolo, nel quale Timpano picciolo $ono di$e- gnati imede$mi circoli cioè lo eccentrico, & concentrico, & quelli partiti con certe li- nee, accioche per quelle pa$$i l'acqua dal timpano maggiore piu, & meno $econdo il bi $ogno, le altezze o vacui dei Timpani $i faranno $econdo la capacità dell'acqua, che ri- chiede l'horologio nel coltello, & taglio, o fronte, che $i dica, del l impano minore $i fa vn foro, che Vit. chiama Orbiculo, alquale è attaccata vna lenguella. da que$to $oro e$ce l'acqua in vn va$o $ottopo$to. Que$ti timpani $ono po$ti in$ieme cõ i card ini loro fatti a torno di modo, che yno entri nell'altro come ma$chio, & femina, & il Timpano piccio- lo $ia col piano $uo forato co$i congiunto, & a$$ettato col piano del Timpano maggio- re, che niuna co$a di mezo vi po$$a entrare: & a que$ta $imiglianza Vitr. dice che $onoi galletti: o i bocchini a$$aggiati alle co$e. Egli accaderà adunque, che volendo noitem- prar l'acqua, la lenguella, che è congiunta al foro del Timpano minore, drizzata da $e con l'artificio dell'acqua di giorno in giorno al $egno, & algiorno corrente de$critto nel Timpano maggiore, hauendo in quella parte il $oro del Timpano minore hora drit- to, hora piegato, hora a perpendicolo, $econdo, che ricercherà il $ito di quel giorno, mã- derà fuori piu, & meno acqua in vn va$o di $otto, nelquale $arà il $ecchiello attaccato al- la catena, come di $opra s'è detto, & riuolgera ognigiorno il perno, & il perno il Tim- pano dello horologio, & quello $econdo il bi$ogno: & ben che pare che Vitr, voglia, che la bolla, che tiene la imagine del Sole, $ia a mano tra$portata di $oro in $oro contra il gi- to del Timpano, nientedimeno l'ingegnio$o M. Frãce$co Marco lino ha tronato il modo [447]_NONO._ di $are, che la lenguella, che nella parte dinãzi dimo$tra l'hore (che noi chiamiamo rag- gio) ritorni a dietro ogni dì vn grado; & perche Vitr. vuole, che nel Timpano, che dimo $tra l'a$cendere, & di$cendere dei $egni $opra la terra, $iano $egnatii giorni de i me$i, li- quali per e$$ere trecento $e$$antacinque, ha $atto nella circon $erenza del detto Timpano, o Ruota, che chiamiamo noi trecento$e$$anta cinque denti parti partiti egualmente, co me dice Vitr. & come vuole e$$o A utore, gli ha po$to nel mezo il $uo cardine, che $erue per ma$chio, & $emina; & di poi ha $ormato vn'altro Timpano, o pur ruota (come di- cemo noi) della grandezza della $opradetta, & nel coltello, o circon ferenza $ua, che vo- lemo dire, ha fatto denti trecento$e$$anta$ei, de$tinti di eguil portione; & que$ta ruota ha ancor lei il $uo cardine ma$chio, & femina, il quale non è co$i detto da Vitr. $enza grã con$ideratione: & nel $oro di que$to perno entra il perno principale confitto, & $tretto dimodo che girando ditto perno per virtù della tempra dell'acqua $i giri que$ta ruota con e$$o lui come $e $u$$ero vna co$a mede$ima, & dipoi nel perno di que$ta ruota, $i po- ne la ruota, nella qual $on $egnati igiorni di cia$cun me$e, & i $egni cele$ti; le quali ruote girando il perno, gitano in $ieme in vn rocchello mo$$o da dette ruote, & girãdo conti- nuam\~ete di compagnia, quella che ha vn dente di piu re$ta ogni di vn grado in dietro, il [448]_LIBRO_ 9. _Timpani po$ti all'incontro $erueno alla$acciata dello borologio io $eguente; Quello di $otto è immobile, & l'altro gira mo$$o dall'arti$icio del'caqua. Stella bircu$. canı$ mınor Canis Maior 270 A 360 f 280 C x 10 20 30 40 50 60 70 80 90 D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 R L f c o 1 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 [449]_NONO._ ARIET TAVRO GEMINI CANCE LEO VIRG LIBR SCORP SAGIT CAPBI AOVA PIS. APR MAZO ZVGN LVGLI AGO SET OCT NOV DEC GEN FEB I II III IIII V VI VII VIII VIIII X XI XII I II III IIII V VI VII VIII VIIII X XI XII [450]_LIBRO_ perno della quale vuole auanzare fuori della $accia dello horologio e$$endo grande per il manco mezo piede, & nella $ua $ommità $ia accommodata la lenguella della lunghez za quanto farà di bi$ogno, nella qual $aranno $egnatii gradi de i $egni da vn tropico all'altro, la quale $eruirà a mo$trarel'hore, & il cor$o de i $egni, & gradi il verno, come dice Vit. Et mettendo$i la lenguella al perno dell'altra ruota, il quale $arà piu corto quat tro dita, mo$trerà il cre$cere de i giorni, & i cor$i de i $egni, & i gradi, & l'hore ditntta la $tate: perche $i come l'altra ruota per lo dente di piu, mo$tra il calar de'giornì, que$ta per lo dente di manco con la lenguella mo$trerà il cre$cere dei giorni, & il calar delle notti: Auuertendo che nella lenguella va accommodato vn Sole, o bolla come dice Vitr. mo- bile da poter$i traportare oghi giorno in detta lenguella nel grado del gior- no corrente, come fa la lenguella della tempra dell'acqua da $e. lo vedo quanta di$$icul tà $i troua in voler de$criuere que$te co$e, ma poi che con$idero, come quando la co$a $a- rà inte$a, $i prenderà gn$to mirabile, voglio creder, che ogni $atica ci parerà dolce, & $oa ue, rimettendomi $empre al miglior giudicio.

[451]NONO. GIVGNO30 LVGLTO31 AGOSTO 31 SETTEMPR30 OTTOBRE 31 NOVEMBRE30 DECEMBER31 GENARO 31 FEBRARO28 MARZO31 APRILLE30 MAGGIO31 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30

Que$te due figure $ono po$te per mo$trare le pàrti occulte dei Timpani, che $erueno per la tempera dell'acqua; & vanno congiunte in$ieme, come nella pa$$ata figura $i vede.

Il Fine del libro Nono.

[452] LIBRO DECIMO DELL' ARCHIT ETTVRA DIM. VITRVVIO. _Proemio_.

_D_ICESI che in E$e$o nobile, & ampia città di Greciè $tata dai loro maggiori con dura conditione, ma con ragione non iniqua vn'antica legge ordinata: per- cioche l' Architetto quando piglia a fare vn'opera publica, promette prima quanta $pe$a vi ba d'andare. fatta la $tima al magi$trato $i obliganoi $uoi beni, fin chel'opera $ia finita, la quale fornita, quando la $pe$a risponde a punto a quanto s'è detto, con decreti, & bonori l'Architetto viene ornato; & $imilmente $e non piu del quarto $i $pende, quell, aggiunger $i deue alla $tima, & $i ri$tora del publico, & egli a niuna pena è tenuto: ma quando' piu della quarta parte $i $pende, egli $i piglia il dinaro dei $uoi beni al fornimento dell'opera. Dio voleβe, che i dei immortali fatto baue$$ero, che non $olamente alle publicbe, ma alle priuate fabbriche quella legge fu$$e stata al popoli R omano ordinata, perche non $enza ca$tigolgli ignoranti ci a$$a$$inerebbeno, ma $o- lamente quegli, che con $ottigliezza delle dottrine prudenti $ono, $enza dubbio farebbono pro- fe$$ione d'Architettura, nei padri di famiglia indotti $arebbeno a gettar infinite $pe$e, perche poi da i loro beni $cacciati fo$$ero, & gli Architetti con$tretti dal timor della pena piu diligen- temente il conto della $pe$a face$$ero accioche i padri di famiglia, a quello, che proui$to baue$$e- ro, o poco piu aggiungendo, drizza$$ero la forma delle fabbriche loro: percioche colui, che puo pro- uedere di quattrocento, $e accre$cierà cento piu, bauendo $peranza di condur l'opera a compimen- to, con diletto, & piacere, è trattenuto: ma chi aggrauato dalla metà della $pe$a, o di piu, perdu- tala $peranza, & gettatala $pe$a rotto il tutto con animo di$perato, è con$tretto a la$ciar ogni co- $a. Nè pur que$to difetto è ne gliedifici, ma ancho nei doni, che dal magi$trato $i danno al foro de igladiatori, & alle $cene dei giuochi, ai quali ne dimora, ne indugio$i concede, malanece$$i- tà con pre$i$$o tempo di fornirgli con$tringe, come $ono le $edi de gli $pettacoli, & il porui del- le tende, & tutte quelle co$e, che all'v$anze della $cena, al veder del popolo con fat@ura, & ap- parato $i fanno. In que$te co$e veramente bi$ogna hauer del buono, & pen$aruiben $opra, per- che niuna di que$te co$e $i puo fare $enza indu$tria, & manifatura, & $enza varia, & ri$ue- gliata viuacità di $tudi. Perche adunque tai co$e ordinate $ono a que$lo modo non pare, che $ia fuori di propo$ito, prima che $i dia principio alle opere, che cautamente, & con diligenza $i e$pedi$chino le ragioni loro. Quando adunque ne la legge, nela con$uetudine ci puo forzare a que$to, & ogni annoi Pretori, & gli Edili per li giuochi apparecchiar deuono le machbine, bo giu- dicato non alieno, p i che ne i libri paβati s'è detto de gli edifici, in que$to, che ba la $omma ter- minatione del corpo dell' Archuettura, e$poner con precetti, quali $iano i principij ordin ati delle machine a que$to conuenienti.

HOra condotti $iano all vltimo lauoro, come dice Dante, & cire$ta la terza parte principale dell' Architetura po$ta nella cognitione, & nella di$po$i- tione delle machine, & de gli $trumenti, bella vtile, & merauiglio$a prati- ca, impero che chi è quello, che non guardi con $tupore vn huomo $opra le forze $ue aiutato da vn picciolo $trumento leuare con grandi$$ima age uolezza vn pe$o $mi$urato? con debil fune artificio $amente riuolta $olleuare vn $a$$o ap pari d'vn monte pondero$o? chi non legge cõ merauiglia le co$e fatte da Archimode? [453]DECIMO. chi nõ pauenta all'horribile inuentione dell'Artiglierie, le quali, & col $uono, & con l'em pito, & con gli effetti imitando ituoni, i baleni, & i fulmini, con infernal tormento $ono la $trage del genere humano? Ma la$ciamo i terrori da parte: quanta vtilità di gratia, quanto piacere ci pre$ta la inuentione delle ruote, il modo dialzar l'acque, gli $trumen- ti da fiato, le co$e che da $e $i muouono: & quello che fa la natura, perche niente $ia di vo- to? Nonè dunque che noi merauiglia prendiamo, $e que$ta è vna parte delle principali dell' Architettura. Di que$ta adunque tratta Vitr. nel decimo, & vltimo libro $econdo la prome$$a fattaci per in anzi. Dique$ta ancho ne ragioneremo noi quanto al pre$ente negotio $timeremo bi$ognare: Auuertendo prima ($econdo che ne gli altri libri fatto ha uemo) a gli vtili precetti dati da Vit. nel proemio di que$to libro, nel quale, Dio vole$$e, che $i come $i truoua vn mirabile prouedimento, co$i egli fo$$e o$$eruato $empre, & $i o$- $erua$$e tuttauia, perche e$sendo $tata vna legge in Efe$o, che gli Architetti laude, & ho- nore merita $sero, quando la $pe$a delle fabbriche nõ fu$se maggiore, di quello, che pre- detto haue$sero, & di danno, & bia$imo fu$sero debitori, quando oltra la quarta parte cccede$se il primo computo, $apendo gli huomini, che fabbricar vole$sero di che morte haue$sero a morir, o nõ $i la$cierebbero imbarcare, e$sendo la $pe$a maggiore delle for- ze loro, o a t\~epo prouederebbono al bi$ogno, e nõ $i farebbe quello, che a'dì no$tri mol- ti fanno, che per vna certa vanità (credo io) con priuate forze co min ciano ca$e regali, & $e ne re$tano $ul bello, hauendo però fornito, & adornato cõ quella $pela, che $i puo mag giore le parti fatte con i $tucchi, oro, pitture, è guarnimenti tali, che $e il tutto a quei prin cipij ri$ponde$se, non ba$terebbe vn regno a dargli compimento, di modo, che quello, ch'è fatto, $i getta, & quello, che $i deue fare, s'abandona. Ma la$ciamo quelli parere, o e$- $er quello, che parer, o e$ser vogliono, con$idandoci noi nei precetti, e nei pareri de'buo ni, crediamo (come altre fiate s'è detto) che i meglio $pe$i dinari $ono quei primi, che $i danno a vn buon' Architetto, perche da quella prima $pe$a ogni co$a prende vn buono inuiamento, e douendo$i $pendere di molte migliaia di $cudi, e$ser non $i deue parco, a chi ben con$iglia, per a$$icurar$$i quãto piu $i puo, e per l'vtile, e per l'honore. Quella leg ge adunque, che dice Vit. e$ser $tata in E$e$o cõ dura conditione, ma con giu$ta ragione ordinata, $taria bene a'no$tri giorni, & in quelle co$e ancho, doue è piu $ubita occa$ione di $p\~edere, più pericolo di deliberare, e men cõmodità divederne il conto, come è ne gli apparati delle $e$te, e de' giuochi publici, nelle $cene, e ne' concieri, che $i fanno è t\~epo, ne' quali@ Romani del publ co $pendeuano grã quãtità di dinari, doue è nece$$ario haue re fedeli, & ingenio$i mini$tri, $uegliati inu\~etori, & e$ercitati Architetti delle co$e: che tro uino la facilità, e nõ vadino per la lunga. Hora per fuggire que$ta ignorãza, o vanità, è ne ce$$ario $apere come va tutta la materia pre$ente, doue dopò il proemio $i ra giona delle machine, e de gli in$trumenti; $i di quelli, che han no riguardo a gli $tudi della pace, de i quali alcuni $ono per commodo, alcuni per diletto, come di quelli, che hanno ri$petto al le co$e della guerra: la doue nel primo Capo Vit. diffini$ce che co$a è machina. quale dif ferenza è tra machina, & in$trumento: di$tingue le $orti delle machine: e tratta dell'ori- gine di quelle. Et dal $econdo fin al nono parla delle machine da leuar, e tirar i pe$i, & ci e$plica la ragione di diuer$i modi appartenenti a pe$i dal nono $in al terzodecimo ci da gli ammae$tramenti di far molte ruote, & artificij d'alzar, e votar l'acque; da macinare, e da far'altre $imigliãti co$e vtili; dalle quali partendo dal terzodecimo fin al quintode- cimo ci dimo$tra la ragione di $arle machine hidraulice, che $ono organi cõ ragioni mu $icali cõpo$ti, che piaceuoln: ente per via d'acqua, & di $pirito mandano $uori dolci con- centi: e ci dichiara poi il modo di mi$urare il viaggio fatto o in carretta, o in naue, e po- $to fine a que$ti ragi onam\~eti pa$$a a quelle machine, che ci$erueno a'bi$ogni della guer- ra & a'$opra$tãti pericoli, trattãdo dal quintodecimo fin all'vltimo di quelle machine, chetirano $aette, dardi, e pietre, e di quelle, che $cuoteno, e rompeno le muraglie $econ- do l'v$anza de $noi tempi, & co$i conchinde, & dà fine all'opera hanendo pienamente [454]LIBRO atte$o a quell@, che egli ci ha prome$$o: dimodo che non $arebbe condennato dalla leg- ge nelle $pe$e, anzi lodato, & honorato ne re$terebbe. Noi $econdo l'v$anza no$tra ridur- remo tutta la pre$ente materia $otto vn'a$petto, & di$tinguendo partitamente il tutto aiutaremo con l'ordine la intelligenza, & la memoria di chi legge. Facendo adunque la natura alcune co$e contra la vtilità de gli huomini, & operando $empre ad vno i$te$$o modo, è nece$$ario, che a que$ta contrarietà $i troui vn modo, che pieghi la natura al bi- $ogno, & all'v$o humano. Que$to modo è ripo$to nell'aiuto dell'Arte, con la quale $i vin cela natura in quelle co$e, nelle quali e$la natura vince noi. Ecco quanto ci contra$ta la natura nei pe$i, & nelle grandezze delle co$e, & $e non fu$$e l'ingegno dall'arte guidato, chi potrebbe alzare, tirare, & condurre le moli grandi$$ime de gli $mi$urati marmi, driz zar le colonne, le mete, & gli obeli$ci? chi varar le naui, chi tirarle in terra? chi pa$$ar le portate di gro$$e barche con i tragetti? certamente non ba$terebbeno le $orze humane, però bello è il $apere la cagione, da che operar $ipo$$a, & fabbricare tanta varietà di ma chine, & de $trumenti. Que$ta con$ideratione è po$ta, & alternata $otto due $cienze, per ciochè tiene ri$petto con la $cienza naturale, riceuendo da quella il $uo $oggetto, perche l'arte non opera $e non in qualche co$a materiale, come è il legno, il ferro, la pietra, & al- tre co$e: & è po$ta $otto la mathematica, perche le belle, & $ottili ragioni, & dimo$tratio- ni da quella riceue. & $i come il $oggetto è mutabile, & variabile come co$a di natura, co $i la ragione è ferma, & immutabile, come co$a d'intelletto, ne $i cangia al variar della materia, imperoche la ragione del circolo (come altroue s'è detto) è quella i$te$$a in qua- lunque materia ella $i troui. il di$etto viene dal $oggetto, come dalla forma il per$etto. Però con$iderar douemo con gran diligenza donde vegna il mancamento, & la perfet- tione. Le qualità della materia $ono diuer$e, nate dalla me$colanza dei principij, per- che da quelli viene il raro, il den$o, il graue, il lieue, il gro$$o, il $ottile, l'a$pro, il molle, il liquido, il duro, il tenace, & altre qualità principali, & meno principali, che aiutano, o impedi$cono la materia a riceuere la intentione dell'arte, come per euidente proua tut- to dì $i cono$ee: & $i vede ancho vna figura e$$er piu atta al mouimento, che l'altra: la grandezza ancho, & il pe$o portano $eco molti commodi, & incommodi, perche tutte le co$e $ono nei propi termini rinchiu$e, & da e$$a natura con eterna legge co$trette. Dalla $cienz a natura le adunque $i hauerà il $oggetto, & le qualità $ue. Ma ragionando della forma io dico, che i merauiglio$i effetti ven gono da meraui glio$e cagioni. Non è egli mirabile leuare vn grandi$$imo pe$o con aggiungerli ancho altro pe$o? che vna ruo ta per mezo d'vn'altra, che al contrario di quella $i muoue, dia il $uo mouimento ad vna terza ruota? che in certe di$tanze, & grandezze vna co$a rie$ca, che oltra queitermini non puo riu$cire? $ono in vero tai co$e merauiglio$e, però non è $uori di ragione, $e egli $i troua qualche proprietà di natura mirabile, che di cio $ia cagione, però $aper potre- mo, che tutto na$ce dalla leua, & la leua dalla $tadera, & la $tadera dalla bilancia, & la bilancia finalmente dalla proprietà del circolo: imperoche il circolo ha in $e co$e, che la natura altroue non $uole porre in$ieme, & que$te $ono molte contrarietà, dalle quali vengono quei grandi e$$etti, che $i vedeno. Ecco $e il circolo $i muoue, non i$ta fermo il centro? mobile, & fermo non $ono contrari? della i$te$$a circon$erenzanõ a$cende egli vna parte, & l'altra di$cende? $n & giu non $ono contrari? la linea circolare, non è ella, & curua, & conuer$a $enza latitudine? que$ti non $ono contrari, e$$endo tra quelli il drit to di mezo? & le parti di quella linea, che vien dal centro non $ono in vna i$te$$a linea, & veloci, & taxde? quanto, $ono, o vicine, o lontane dal centro, che è immobile. hora velo ce, & tardo nõ $ono cõtrari? $i veramente. Quãdo adunque $ia che il circolo habbia in $e tante contrarietà, & tali, quali la natura delle co$e altroue non pati$ce, non è egli mira- bil que$to? ma que$to non è dal vulgo cono$ciuto, però molto piu egli $tupi$ce veden- do alcuni effetti, & non $apendo da che procedino, e$$endo quei mouimenti artificio$a- mente na$co$i, Ma perche noi non andiamo col vulgo, intender douemo, che tutti [455]DECIMO. que$ti effetti $inalmente $i riduceno alla ragione del circolo. Abbracciando adunque noi il diletteuole, & il merauiglio$o, che viene dalla natura, & dall'arte, dicemo che $o- pra tutte le machine o $trumenti hauemo a con$iderare la origine, la diui$ione, le rego- le. L'origine è dalla nece$$ità, che muoue gli huomini per accommodar$i a i lor bi$o- gni, la natura gli in$egna o proponendogli gli e$$empi de gli animali, dai quali pare, che molti arti$ici po$$ono hauer principio, o la continua giratione del mondo, che Vi- truuio dice e$$er come vna machinatione; & però ancho $i chiama la machina del mon do: Il ca$o ancho ne apporta, & l'ingegno dell'huono, che dal ca$o prende argomento, come $i puo di$correre, & que$to ci puo ba$tare all'origine. Ma quanto alla diui$ione dico, che delle machine altre da $e $i muoueno; que$te automata da Greci dette $ono; al- tre da $enon $i muououo, di quelle altre dette $ono $tatà da Greci, cioè ferme, altre hy- pagonta, cioè $otto condotte, perche hanno $otto di $e alcune co$e, che le danno il mo- uimento. Dell'vna, & dell'altra maniera ne tratta Herone, & c'in$egna prima a fare vn tempio ritondo, nel quale $ia vn Bacco, che con vna mano tenga vna tazza, & con l'altra il Tir$o, appre$$o vi $ia vna Panthera, & vn'altare, & d'intorno le Bacche con Tim- pani, & con Cembali & $opra la te$tudine del Tempio vna vittoria alata, & coronata, doue ad vn tempo $i accenda il fuoco $opra l'altare, Bacco ver$i dalla tazza il la tte, dal Tir$o il vino $opra la Panthera, le Bacche d'intorno danzando facciano rumori con quei cembali, & la Vittoria $uoni vna tromba, & $i giri battendo l'ali. In vn'altra di- $po$itione in$egna a far caminar le $igurine, & andar, & tornare, & girar$i, & fermar$i $econdo il bi$ogno. Ma diquelle machine, che da $e non $i muoueno, cioe che non han- no dentro di $eil prin cipio del loro mouimento, altre $i muoueno da co$e inanimate, altre da co$e animate. le prime dalvento, o dall'acqua mo$$e $ono, come battiferri, $e- ghe, molini, mantici, & altri edi$ici, che dell'acqua $i $erueno, le $econde dallo aere han- no il principio loro. que$t'aere, o è rinchiu$o, o libero, $e rin chiu$o, dimo$tra molti mira bili effetti nei va$i $pirabili, de iquali ne tratta il mede$imo Herone, $el'aere è libero, i molini da vento, alcune machine hidraulice, gli $piedi, & altro co$e di piacere $i fanno con l'aiuto di quello. Ma $e le machine $ono mo$$e da animali, que$ti $ono o $enza ra- gione come buoi, caualli; che tirano carri, volgono ruote, o $ono con ragione come gli huomini, i quali muoueno molte machine, & molti $tromenti, $i per le occorrenze del- la pace, come per li bi$ogni della guerra, come ne tratta Vitr. & altroue quelli, che $crit- to hanno dell'arte militare. la onde per tirare, condurre, & alzare i pe$i, le taglie, le ma- nouelle, le $tadere, le bilancie, le ruote, egli argani, & per a$cendere in luoghi alti $ono le $cale di molte maniere armate, & di$armate, & per battere, roinare, & tirar da lunge era no anticamente le bale$tre maggior, & minori, gli arieti, le te$tuggini, le torri, che $o- pra ruote andauano, & ai no$tri tempi le artiglierie, & in $omma molte altre machine trouate $i $ono, molte andate in di$u$o, & molte $i troueranno per l'auuenire: le ragioni delle quali compre$e $aranno $otto le regole, & o$$eruationi, che qui$otto $i poneranno. Et que$ta è l'vniuer$ale diui$ione delle machine; benche Vitr. habbia hauuto riguardo alle piu importanti, come nel $eguente primo capo vederemo.

[456]LIBRO Che co$a è machina, in che è differente dall'i$trumento, & della origine, & nece$$ità di quella. # Cap. # I.

_L_Amachina è vna perpetua & continuatà congiuntione di materia, che ba grandi$$i, ma forza ai mouimenti dei pe$i.

Diffini$ce in que$to Capo Vitr. & dichiara, che co$a è machina, come ella $i muoue, quante, & quali maniere di machine $i trouano, che differenza è tra machina, & i$trumento, che origine, & donde gli huomini hanno tolto le machine, & gli $trumenti. Quanto adunque appartiene alla diffinitione egli dice, che Machina è vna continente, o continuata congiuntione di materia, cioè di legno, che ha grandi$$ime for ze a'mouimenti de' pe$i. Et la ragione dimo$tratrice del modo di fare le machine, è det ta $cienza, o arte mecanica, non però è $otto quello intendimento, che'l vulgo abbraccia chiamando mecanica ogni arte vile, che $ia, perche que$ta è detta dalla machinatione, & di$cor$o che $i fa prima nella mente, & che poi regola le opere artificio$e per leuar i pe$i, $alir a'luoghi alti, $cuoter le mura & far quelle co$e all'humana commodita, che la natura operando ad uno i$te$$o modo, come fa, non ci puo pre$tare. Que$ta cognitione adunque ci da la regola di legare in$ieme, o congiungere molti legni per leuare i gran- di$$imi pe$i; & $e bene in que$te machine vi va del ferro, non è però po$to come principal materia delle machine. Bi$ogna adũ que, che la machina $ia di legno, o di qualche mate ria, che $i tenga in$ieme in qualche modo, altrimenti non $i farebbe effetto, perche le co- $e $eparate non po$$ono tender ad alcun fine vnitamente. La $ollecitudine adunque, & il pen$iero, che $i ha di piegar la natura a no$tra vtilità, cifa machinare, però volendo noi tirar le pietre $opra fabbriche, & alzar l'acque, che tutte $ono co$e, che di natura lo- ro re$i$tono all'u$o no$tro, è forza, che con la fanta$ia, che è principio delle arti, dal fine in ue$tigamo la compo$itione dello in$trumento, la doue la fanta$ia prendendo alcun lu me dallo intelletto habuituato nelle mathematice, va ritrouando vna co$a dopo l'altra, & legando in$ieme per communicari mouimenti, fa quello, che pare ammirabile al vul go, & però dice Vitr. dopò la diffinitione materiale della machina. _Quella $i muoue per_ _arte con molti circuiti de giri_ Cioè la forma, & il principio delle machine è il moto circo- lare. Io ci vedo in que$to luogo da dire, come in tutte le machine ci $ia il moto circolare, perche Vitr. dice qui $otto, che la machina da $alir in alto non di arte, ma di ardimento $i gloria, & $imilmente $i vede in quella $orte dimachine, ch'egli chiama $piritali, che nõ ci $ono giri ne mouimenti circolari $e nõ in alcune $pecie, come $i vede in Herone, oltra, che la diffinitione della machina non par conuenire a tutte que$te $pecie, imperoche nõ pare, che ogni machina $ia per muoueri pe$i, ne meno $i faccia dilegno, come appare nel la diui$ione delle machine po$ta di $opra, & $e volemo dire, che Vitr. ha diffinito quelle machine, le quali $ono di mouimenti circolari compo$te, come vorremo noi intender, ch'egli habbia diui$o le machine, & fattocitre maniere, vna trattoria, come egli chiama vna $pirabile, vna da $alire. Io vorrei pure $aluar que$to modo. Però $e noi int\~edemo, che la machina è vna cõtinuata congiuntione di materia, e per materia nõ $olo s intende le- gno, ma qualũque altra co$a, diche $i $a la machina, que$to potrà for$e pa$$are. ma come può cõuenire, che tutte le machine habbiano grandi$$ime forze a'mouim\~eti de'pe$i, $e machine ancho chiamati $ono quei va$i $pirabili? che pe$o è in quelle? che mouim\~eto? Io dico che perpe$o nõ $olo s'int\~ede quella grauità, ch'hanno le co$e pondero$e, e grandi, ma ancho quel mom\~eto, e quella in clinatione natura le d'andar cia$cuna al $uo proprio luogo, equãdo arti$icio$amente $i co$tringe vna co$a graue a $alire, e che la natura piu pre$to, che dar il vacuo cõ$ente, che gl'elementi oltra la lor'inclinatione, o a$c\~edino, o di- [457]DECIM.O $cendino, certamente que$ta è vna gran virtù, & forza, e que$to con$trignere gli ele- menti è cõ $omma $olertia dall'arte $tato ritrouato: la doue ancho nelle machine $pi rabili $i vede que$to, & $imilmente nelle machine fatte per a$c\~edere, imperoche egli è contra la inclinatione naturale, che vn corpo terre$tre, o diacqua $alga in alto, & che vno con funi, & ruote $i leui alle cime de gli alti$$imi palazzi: e $e bene que$to ar ti$icio $i puo gloriare più di ardire, che diarte, nõ è egli però vn mitabile artificio? poi che $ivede la diuer$ità delle $cale da montar $opra le muraglie con tanti arti$icij fab bricate, che & difendeno i $a litori, & offendeno chi contra$ta, & portano incredibili pe$i, mouendo$i con ruote, & hauendo quello, che dice Vitr. Alle artigliarie $imilm\~e te conuiene la diffinitione della machina, come chiaramente $i vede, $i perche è vna congiuntione dimateria, $i perche nei pe$i fa effetti $tupendi $econdo l'ordine del- l'vniuer$o & in $omma non è $trumento, nè machina, che in qualche modo non par tecipi dei mouimenti dritti, o circolari; ilche ancho qui $otto $arà da Vitr. con bella indottione confirmato però con diligenza auuertir douemo alle co$e dette da Vitr. & non ci $marrire al primo tratto, $e egli non $i fa incontra ogni co$a Diuidon$i $e- condo Vitr. le machine a que$to modo.

_Vna $orte di machine è per a$cendere; que$ta è detta in Greco acrouaticon, qua$i andamento al_ _l'in$u: l'altra $piritale, che dai mede$mi, è detta pneumaticon: la terza è datirare, detta vanau-_ _$on_. A que$ti tre membri $iriduceno tutte le altre machine, & tutti glialtri $trum\~e ti. vediamo noi che co$a è cia$cuna di que$te $econdo Vitr.

_Quella $orte, che è per a$cendere, è quando le machine $aranno postein modo, che drizzati in_ _piede i trauicelli, & in$ieme ordinatamente colligati i trauer$i, $i a$cenda $enza pericolo a guarda_ _re l'apparato_. Quiui pone quelle $cale, che s'appoggiano alle muraglie $enza delle- quali nei libri della militia $i tratta, & tutto il di da gli ingenio$i $oldati $i trouano a vari modi fabbricate, perche ancho in que$te non è meno l'audacia, che l'arte; & di e$$e ne tratta Valturio. & $ono per guardare che co$a fanno gli a$$ediati.

_Ma la maniera $piritale è quando lo $pirito $cacciato con l'e$pre$$ioni, & le perco$$e, & le voci_ _$ono con i$trumenti epreβe_, Mo'to più abbraccia que$t'arte, che le machine hidraulice, come $i vede in Herone doue oltra gli organi, oltra le voci, & icanti de gli vccelletti, oltra i $i$chi dei $erpenti, & $uoni delle trombe, ch'egli a fare con i$trumenti ci dimo $tra, ci $ono ancho altri artificij, doue nè voce, nè $uono $i $ente, come è il votar diuer $i liquori per vna i$te$$a canna, & quelli hora in vna proportione, hora in vn'altra: il far $alir l'acqua, lo $pruzzare di odoriferi liquori le genti, & altre co$e, che $enza $uo- no $i fanno, che però tutte conuengono in que$to, che in e$$e è lo $pirito, cioè l'aere $cacciato con l'e$pre$$ioni.

_Finalmente la maniera da tirare, è quella, quando con le machine $i tirano i pe$i, ouero alzati $i_ _ripongono_. Et que$to è facile, dapoi Vitr. compara in$ieme que$te machine, & dice.

Laragi: ne di a$cendere $i gloria non di arte, ma di audacia, & quella con catene, trauer$i, & legature annodate, & con appoggi è contenuta: ma quella ch'entra con la pote$tà dello $pirito con le $ottilità dell'arte con$egue belli, & $cielti effetti: Ma quella, che al tirar dei pe$i ci $erue, ba in $e commodi maggiori, & occa$ioni piene di magni$icenza all'v$o de gli buomini, & n@ll'opera- re con predenza rit@ene grandi$$ime virtù.

Adunque di que$te tre maniere vna $i vanta di audacia, l'altra di $ottigliezza, la ter za di vtilità Della prima non ne parla Vit. la$ciandola (come egli dice nel fine di que $to libro) a i $oldati e$perti, che fanno le $cale $econdo il bi$ogno. Di quella di mezo ne parla; & ne parla, quando c'in$egna la machina di Cte$ibio, & la mahina hidrauli- ca. & del'a terza ne parla nel re$to. Que$ta terza adunque che trattoria è da Vitr. no- minata, nell'operare può ha uer bi$ogno di molto apparecchio, & per ciò $a e$$etti maggiori, & per que$to dice, che $i dimanda machina. può ancho e$$er che $i contenti d'un'opera $ola, & bi$ogno non habbia di tanta fattura, nè faccia $i [458]LIBRO grãdi effetti; & que$ta dice Vitr. che opera cõ in$trumenti, però ci fa differ\~eza dic\~edo.

Di queste trattorie altre $i muoueno con machine, altre con in strumenti, e pare, che tra machina & $trumento ci $ia que$ta differenza, che bi$ogna che le machine con più opere, ouero con forza maggiore con$eguano gli effetti loro, come le bali$te, & i preli dei torcolari: ma gli strumenti ccl prudente toccamento d'un'opera fanno quello, che s'banno proposto di fare, come $ono gli inuolgimenti de gli $corpion, & de icircoli di$eguali.

Tutta la machina $i chiama bali$ta, o torculare. all'vna & all'altra è nece$$ario, che ci $ia altra fattura, come il torchio è quella traue, che preme l'vua, detta prelo, & Vit. ci ha in$egnato di fare il torculare nel $e$to libro al nono capo: $imigliante co$a e$$er douea nello $caricare della bali$ta, come $ono le $tanghe, & i molinelli: però que$te $ono dette machine, perche hanno bi$ogno di più opere, come $trumenti $i chiama- no gli $corpioni, & le catapulte, che con vn'opera fanno gli effetti loro Ani$ocicli $o no circoli della vita, o coclea che$i dica. & perche negli $corpioni erano alcuni $ili ri torti, prima raccolti, & poi rila $ciati che $pingeuano le $aette, quando $i $caricauano, però Vitr. dice Ani$ocicli i capelli delle donne $o$pe$i fanno certe anella, che $i po$$o no chiamare Ani$ocicli. ma io chiamerei con que$to nome le vide.

A_dunque & gli $trumenti, & la ragione delle machine $ono nece$$ari all'i $o, $enza i q@eliniu-_ _na co$a può e$$er e$pedita_. Dell'v$o delle machine, & de gli $trumenti è co$a manife$ta, però veniremo all'origine, dice adunque Vitr.

Ogni machinatione è prima nata dalla natura delle co$e, & ordinata dalla mae$tra ver$atione del mondo. Con$ideriamo prima la continuata natura del Sole, della Lu na, & delle altre cinque $telle: lequali $e $enza machina tione $i gira$$ero, noi non ha- ueremo hauuto in terra la luce, nè la maturità de i frutti: & pero hauendo i maggiori no$tri bene po$to mente a que$to, dalla natura delle co$e pre$o hanno gli e$$empi, & quelli imitando indotti dalle diuine co$e hanno perfettamente e$plicato molti co- modi alla vita. Et però accioche fu$$ero più $pediti, altre co$e con machine, & co i lo ro volgimenti, altre cõ i$trumenti $i apparecchiarono. Et co$i quelle co$e, che auuer- tirono e$$er vtili all'v$o de mortali, con i$tudi, arti, & in$tituti a poco cercaro- no per via di dottrineaumentare. Attendiamo di gratia alla prima inuentione di ne ce$$ità, che è il ve$tire, con l'ammini$tratione de vari $trum\~eti, i conglungimenti del le tele con la trama, & l'ordimento non $olamente coprendo i corpi no$tri ci difen- deno, ma ancho ci accre$ceno l'hone$tà dell'ornamento. Copia del cibo non hauer\~e mo hauuta, $e $tati ritrouati non fu$$ero i gioghi, & g i aratri per li buoi, & per tutti i giumenti: nè la nettezza dell'oglio, nè'l $rutto delle viti al piacer no$tro haueremmo potuto hauere, $e nõ fu$$e $tato l'apparecchio de' molinelli, de' preli, & delle $tanghe del torchio. Et le condotte di quelle non $ariano, $e non fu$$ero $tate ritrouate le ma- chinationi de' carri, & delle carrette per terra, & delle naui per acqua. Similm\~ete l'e$- $amine delle$tadere, & bilancie con i pe$i ritrouato caua la vita con giu$ti co$tumi dalla iniquità de gli huomini. Et co$i $ono numera bili tempre di machine, del- lequali non ci pare nece$$ario il di$putarne, perche ci vanno ogni dì per le mani, co- me $ono le ruote, i mantici de fabbri, le carrette, i cocchi, i torni, & tutte l'altre co$e, che per v$anza hanno all'vtilità communi occa$ioni: però cominciaremo ad e$plicar quelle co$e, che di raro ci vengono per le mani, accioche $iano manife$te.

A me pare, che chiaramente interpretato io habbia, ciò che da Vitr. è $tato detto d'intorno all'origine, & v$o delle machine, però $i venirà alla e$po$itione del $econ- do cap.

[459]DECIMO. Delle machinationi trattorie dei $acri tempij, & delle opere publiche. # Cap. # Il.

PRimamente ordineremo quelle co$e, che ne'$acri Temp. j, & alla per fettione delle opere publiche $i apparecchiano: lequali a que$to mo do $i fanno. Drizzã$i tre trauicelli $ecõdo la grandezza de' pe$i. que- $ti dalle te$te di $opra congiunti da vn pirone, & da ba$$o allargati $i drizzano po$te le funi dalle te$te, & cõ quelle atorno di$po$te $i ten- gono dritti. lega$i nella $ommità vna taglia detta da alcuni recamo. nella taglia o$no due rotelle, che ne'loro pernuzzi $i volgono: per la rotella di $opra $i fa pa$$ar il menale, que$ta fune dapoi $i manda a ba$$o, & $i fa andar a torno la rotella della taglia inferiore, & $i riporta alla rotella di $otto della taglia $uperiore, & co$i di- $cende alla inferiore & nel $uo buco $i lega il capo della fune, l'altro capo della quale è riportato trai piedi della machina: & ne'pianuzzi quadrati delle traui di dietro, la doue $on allargati, $i ficcano l'orecchie, o manichi detti chelonia, ne'quali $i mette noi capi de' molinelli, accioche con facilità que' perni $i voltino. Ma que'molinelli hanno pre$$o i capi loro i buchi temprati in modo, che in e$$i po$$ono accomodar$i le $tanghe: ma alla taglia di$otto $i legano gli vncini di $erro, i denti de' quali s'accõ- modano ne'$a$$i forati. quando adunque la fune ha il capo legato al mollinello, & che le $tanghe menando quello lo voltano, que$to effetto ne na$ce, che la fune vol- gen do$i a torno il molinello $i $tende, & co$i inalza i pe$i all'altezza, che $i vuole, & a que'luoghi, doue $i hanno a collocare.

Qui Vitr. ci dimo$tra come $i fanno gli $trumenti da leuar i pe$i, & porli doue fa bi $ogno nelle fabbriche de'Tempij & delle opere publiche, & prima ci parla della ta- glia, che egli troclea, o ricamo dimanda: il più $emplice modo è drizzare vna caual- letta, ogauerna che $i dica, di traui, o antennelle, per v$are i nomi del no$tro Ar$enale accio meglio $i pigli la pratica di tai co$e. Que$ta gauerna $i fa pigliãdo$i tre traui del la gro$$ezza, che può ba$tare a $o$tener i pe$i \~q$ti $i drizzano, e di$opra $i legano in$ie me con pironi, che $ibule da Vitr. detti $ono, & i piedi di $otto s'allargano Pigliã$i poi due taglie, che cu$$elle altroue $i chiamano, la $orma delle quali per la$igura $i mani fe$ta, che $ono alcune girelle, che orbiculi da Vitr. raggi da noi dette $ono, che nel ta glio dritto la loro circonfer\~eza hãno vn canale, nelquale s'inue$te il menale, da Vitr. ductario fune chiamato. Le girelle, o raggi hanno nel mezo vn buco, doue vi entra vn pernuzzo, che a$$iculo da Vit. mar$ione $i chiama da noi, que$ti trapa$$a per lo rag gio, che è po$to fra vn legno tagliato, & cauato, & $opra quello $i volge. Attaca$i a dũ que vna taglia alla parte di $opra, & l'altra $i $erua per porla di $otto, & l'ordimento è tale. Egli $i piglia la fune, & vn capo di e$$a $itramette nel canale del raggio di $opra, dapoi $i cala al più ba$$o raggio della taglia di $otto, & trapa$$ato per lo $uo canale, $i riporta al raggio di $otto della taglia $uperiore, & fattolo pa$$are, $i cala nel raggio di $opra della taglia inferiore, & iui $i lega l'altro capo della fune, che in abandono $i la $cia; o perche con le mani a forza tirato $ia, o $i raccommanda ad vn molinello liqua le tra i piedi della gauerna, nelle orrecchie, che Vitr. Chelonia, noi ca$tignole, o gat- telli chiamamo $i volge, con alcune $tãghe, o manouelle, o pironi, che $i dichino, che vectes da Vitr. dette $ono, che entrano nelle te$te del molinello. i pe$i $iattaccano da alcuni vncini, che noi ganzi chiamamo, & Vitr. forcipi li dimãda. Que$ti $ono alla ta glia di $otto attaccati, cõgiunti, come dimo$tra la figura A. & il re$to è chiaro per la figura B. doue è la taglia di $opra, e per la figura C. doue è la caualletta, che ancho põ te da alcuni è detta, & alla figura. D. doue è il molinello, & le $orti de molinelli, ar@a [460]LIBRO S H C D A l F I E B G B ni, o na$pi, che $uccule, & ergata da latini, o greci $i chiamano, $ono alle figure E. F. $i come le $orti dei ganzi, vncini o forcipi $ono alle figure. I. K. L. Po$to adunquel a prati- ca delle taglie venirò alla ragione di e$$e, ac- cioche ci $ia noto la co$a $igni$icata, & quella che $ignifica: La fabbrica è il di$cor$o, l effet- to, & la cagione delle co$e. Non è dubbio che $e ad vna $emplice fune $i attacca vn pe$o, po- niam ca$o di mille libre, che tutta la fati ca & forza non $ia vnitamente da quella fune $o$te- nuta, che poi $e la detta fune $arà raddoppiata & a quella vna taglia d'vn raggio appo$ta doue penda quel pe$o, che la fune non $ia per hauer il doppio meno di fatica, & il doppio meno di forza non ba$ti ad alzar quel pe$o: hor che $arà poi, $e ci $aranno due taglie, o più? o $e $i mol- tiplicheranno i raggi? non $i partirà quel pe$o in più parti? non $i maneggiarà più age@olm\~e te? non ci vorrà molto menor forze a tirarlo? certo $i, & di modo, che $e'l primo raddoppia- mento leua la metà del pe$o; il $econdo alqua- le re$ta vna metà, leuerà via la metà di quella metà che $arà la quarta parte di tutto'l pe$o, & dalla quarta parte della $orza di prima $arà il detto pe$o leuato: la doue $e non fu$$e la grani- tà delle funi, l'a$prezza de i raggi, & la tardezza del moto per limolti rauolgimenti della fune, che $ono i difetti non della forma, ma dellama teria, vn fanciullo pre$tamente alzarebbe vn $mi$urato pe$o: ma dar il $a pone alle $uni, l'v- gnere i raggi, il far bene le taglie con iraggi dritti, lacconciar i menali, che non s'intrichi- no, orodino in$ieme, e$$endo i pernuzzia mi- $ura, & proportionati, fanno agenoli que$te fatiche, & tanto più $e gli aggiugnemo i mo- linelli, che leuano la lor parte del pe$o, & della fatica, come il moltiplicar delle taglie, & dei raggi, & que$ti ancho più ageuolmente $i muo ueno, quanto le loro $tanghe $ono maggiori, perche la lunghezza $i allontana dal centro, che è immobile, & impedi$ceil mouimento: & tanto $ia detto della ragione delle taglie.

[461]_DECIMO._ De diuer $i vocaboli delle macbine, @ come $i drizzano. Cap. # III.

QVe$ta ragione di macbinatione, che $i riuolge con tre raggi, $i chiama tri$pa$los ma quando nella taglia di $otto due raggi, & nella di$opra tre $i ruotano, pen- ta$paton. Ma $e per pe$i maggiori $i appareccbieranno le machine, allbora $a- rà nece{$s}ario v$arele traui, & plù lungbe, & più gro{$s}e, & con la mede$ma an- tedetta ragione da capi di $opra legarle, & congiungerle con leloro fibbie, & pironi, & di $otto con molinello accommodarle.

Perche (come ho detto) la moltitudine delle taglie, & dei raggi in più parti diui- de il pe$o: però la doue $i ha a leuar pe$o maggiore, enece$$ario l'oprera di più taglie, & de piu raggi, & dal numero dei raggi $arannole machine nominate. Però $e per tre raggi $ara ordita la fune, quella machina $arà detta tri$pa$ton, qua$i da tre raggi tirato: $e la taglia di $otto hauerà due raggi, & la dì $opra tre da i cinque raggi penta- $pa$ton $arà detta, nè i latini nè i volgari hanno la felicirà de Greci nel compor que- $ti nomi. Fanno$i le taglie con più raggi, altre ne hanno vn ordine, altre due, & altre più come $i vede nelle figure. Ma bella co$a è l'ordimento delle funi, come bene è da i praticanti cono$ciuto, & le figure lo dimo$trano. Hora vediamo come $i drizzano in piedi que$te gauerne, ò ponti, ò canallette, che $i dichino.

E$plicate le predette co$e $iano dinanzi alle machine ammollate quelle funi, che antarie dette $ono, & $opra le $pale della machina di$posti $iano per lungo i ritegni, & $e non $arà doue legar- li, & raccommandarli, $iano conficcati i pali dritti, & fermati col batterli bene a torno, & iui $iano le funi legate. Dapoi $ia vna taglia al capo di $opradella machina con vna corda legata, & da quello $ian riportate le corde al palo, & d'intorno a quella taglia, che è al palo alligata, $i me- nila fune cerca il $uo raggio, & poi riportata $ia alla taglia, che al capodellamachina, & d'in- torno il raggio dalla $ommità trapa$$ata la fune di$cenda, & ritorni al molinello', che è nella ma- china da ba$$o, & iui $ia legato: co$i forzato il molinello dalle $tangbe $i volgerà,e da $e $enza pericolo drizzeràla machina: co$i di$po$te le funi d'intorne, & i ritegni attaccati a i pali con più ampio modo o $arà la machina collocata: ma le taglie, & i menali al $opradetto modo $arāno ordite.

Modi di annodare le funi.

Vitr. c'in$egna a drizzar le machine, & chi ha veduto come s'inalbora le naui, [462]_LIBRO_ può intender quello, che egli dice, io e$ponerò la mente $ua più facilm\~ete, che $i può. Per drizzare adunque la macchina $i ferma il piede di e$$a ad vn palo, ouero ad altra co$a $tabile, accioche la machina vi punti dentro. Alla te$ta $i legã non meno di due funi, accioche vna vada dalla de$tra, l'altra dalla $ini$tra e que$te credo io che da Vit. antarie, & da Greci protoni, & da'marinari $artie dette $ono; $t\~ede$i poi per la lũghez za della machina vn'altra fune, la quale s'inue$te in vna taglia di $opra, & vn'altra di $otto: dapoi que$to è alquãto di$co$to l'argana, o il molinello, al quale $i riporta la fu- ne \~pdetta, che da noi codetta $i chiama, $i come la taglia da piedi, è nominata pa$tec- ca.tirando$i adũque $opra il molinello, & volg\~edo$i quella fune, $i drizzerà la machi- na apuntã do$i al palo, e drizzata, che $arà, $i reggerà poi al piacer no$tro con le funi, che $arãno dalla de$tra, e dalla $ini$tra, perche ammollando l'vna, è tirãdo l'altra, $i pie gherà doue larà bi$ogno Ma perche le dette funi bi$ogno hãno d'e$$ere raccõmãda re ad alcuna co$a però douemo cauare vna fo$$a quadrata molto a fondo, iui $i $ten- de vno traue al quale $i annoda la fune che e$ce dal $uolo, $opra que$to tronco attra uer$ati $ono de gli altri pezzi $opra i quali $i calca la terra, & co$i teniranno bene: ve- ro è che pare, che Vitr. voglia, che a que' pali, che e$ceno della terra, $i atta chi vna ta glia, credo que$to per a mmollare più comodamente le funi. Ma l'ordimento de'me nali, & delle taglie $i farà al modo $opradetto.

Di vna machina $imile alla $opra aposta a cui $i commetteno co$e maggiori mutato $olo il molinello in vn Timpano. # Cap. # IIII.

_M_A $e porre in opera uorremo co$e di maggior pe$o, o grandezza, non douemo fidar ci de molinelli, ma $i come il molinello nelle oreccbie è contenuto, co$i in que$to ca $o bi$ogna, che nelle orecchie u'entri vn perno, nel mezo del quale ci $ia un Timpa no, che alcuni ruota, i Greci Ampbeure$in, altri Peritrochio detto, banno', & in que$te machine le taglie uanno ad un'altro modo, perche & di $otto, & di $opra banno due ordini de raggi, & in tal modo il menale $i fa trapa{$s}are nel foro del- la taglia di $otto, che i due capi $ieno eguali quando la fune $arà $te$a, & iui lungo la taglia mfe- riore attorchiata una cordicella, & legate amendue le parti della fune $ieno contenute in modo, che non po$$ino u$cire nè dalla de$tra, nè dalla $ini$tra, fatto que$to i capi della fune $i riportano alla taglia di $opra nella parte e$teriore, & $ono mandati giu dal d'intorno de'raggi inferiori di quella & ritornano di nuouo a ba{$s}o, & s'inue$teno nella taglia ai $otto a raggi dalla parte in terio re, & $i riportano dalla de$tra, & dalla $ini$tra al Timpanoc è nel perno, & iui $i annodano: di- poi d'intorno al Timpano un'altra fune $i riporta all'argana. qus$ta uoltata a torno riuolgcndo il Timpano, & il perno, fa che le funi legate al perno $i $tendino parimente, & co$i dolcemente $en za pericolo leuano i pe$i. Ma $e la machina bauer à un Timpano maggiore, onel mezo, o in una e$tremità calcandoui in e$$o gli buomini, $enzala manifattura dell'argana potrà bauer effetti più e$pediti.

Tutta la difficultà d'intender bene l'artificio della $opra$critta machina è po$ta nel- l'ordimento delle funi. Vitr. dice prima l'effetto $uo, che è di leuar pe$i di maggior im portanza, che la machina po$ta al $econdo Cap. Poi dimo$tra il modo di fabbricarla: chiama egli collo$$icotera quelle co$e che & di pe$o, & di grandezza eccedono l'or- dinario: $i come colo$$i dette lono le grandi$$ime $tatue, & che $ono di molto mag- gior mi$ura della con$ueta. Drizza$ila caualletta di gro$$i, & alti traui al modo $opra- detto; poi $i fanno due taglie di quattro raggi per vna, due di $otto & due di $opra al pari, vna di quelle, alla qual $i attacca l'uncino hauer'deue vn buco da ba$$o, che pa$$i al contrario de i pernuzzi di i $uoi raggi, l'altra legar $i deue al capo di $opra della ma china L'Ordimento è que$to. $i fa pa$$are il menale per lo foro della taglia di $otto, di modo che i capi di e$$o $iano eguali da vna parte, & dall'altra. que$ti e$$er deuono ri- [463]_LVINTO_ portati alla taglia di $opra, & inue$titi dalla parte di fuori nei raggi di $otto: ma per- che $tian fermi, & tenghino dritte le taglie, prima che s'inue$tino è nece$$atio legarli con vna cordicella attorcheiata, & annodata, che gli tenga driti lungo la taglia. Pa$$a ti adunque i due capi per li raggi di $otto della taglia $uperiore dal di fuori, $i mãda- no a ba$$o, & $i fan pa$$are dalla parte di dentro della taglia per li raggi di $otto, & di nuouo $i riportano alla taglia di $opra, e $i fan pa$$are dal di $uori per li raggi di $opra, & mandati giu $i fan pa$$are dal di dentro per li raggi di $opra della taglia inferiore, dalla de$tra, & dalla $ini$tra, e d'indi al perno del Timpano $tretram\~ete $i legano: per- che e$$endo a torno del Timpano inuolta vn'altra fune, & riportata all'organa, ne $e- gue che riuolta a torno riuolgendo$i il Timpano, & il perno, le funi legate a torno il perno parimente $i $tendino, & co$i dolcem\~ee leuano i grandi$$imi pe$i. Et $e il Tim pano fu$$e maggiore $i potrebbe leuar la manifattura dell'argana, perche gli huomi- ni col calcarui dentrolo farebbeno girare ageuolmente, perche nelle grandi$$ime ruote calcando gli huomini $i mouono grandi$$imi pe$i con vna $une riuolta, perche è quella proportione del diametro della ruota al diametro del perno, che è del pe$o al zato, al pe$o, & alla forza de gli huomini, che $ono dentro la ruota, & per ò le $tang he dell'argane e$$er deuono lunghe, accioche $econdo la proportione della lunghezza cia$cuno de i capi loro $cemi il pe$o, la doue $e raddoppiate $aranno, riduranno il pe- $o alla metà, & quattro alla quarta parte, di modo che $e con vna $tanga d'vn braccio quattr'huomini moueranno cento libre di pe$o, egli auerrà, che cõ quattro $tanghe di $ei braccia, i mede$mi ne leueranno due mila & quattrocento, $ottratta però la giũ ta del pe$o delle $taghe il che importa poco. La figura della machina, è al $uo luogo.

D' vn'altra $orte di machina da tirare. # Cap. # V.

EVui vn'altra $orte di machina a$$ai artificio$a, & accomodata alla pre $tezza ma il por$i a farla è opera di periti; imperoche egli è vn traue, che $i drizza in piedi, & da quattro parti con ritegni tenuto, $otto i ri tegni $i conficcano due manichi, a'quali con funi $i lega vna taglia, $otto la quale è po$to vn regolo due piedi lungo, largo $ei dita, gro$$o quattro. le taglie hanno per larghezza tre ordini di raggi, e co$i tre menali nella $ommità della machina $i legano, e dipoi $e riportano alla taglia da ba$$o, e $i fan pa$$are dalla parte di dentro per li $uoi raggi di $opra, d'in- di $i riportano alla taglia di $opra, e s'inue$teno per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di $otto, quando $aranno per la parte di d\~etro $ce$i, & per li $econdi raggi $itra portano nella parte di fuori, & $i riportano di $opra a'$ecõ di raggi trapa$$a ti tornano al ba$$o, & dal ba$$o $i riportanoal capo, & inue$titi nei primi raggi di $opra, ritorna- no a'piedi della machina. Ma nella radice diquella $i pone la terza taglia da Creci E- pagon da no$tri Artemon nominata lega$i que$ta alla radice della machina, & ha tre raggi, per li quali trapo$te le funi $i danno a gli huomini, che le tirino, & co$i tirã- dole tre ordini d'huomini $enz'argana pre$tam\~ete alzano il pe$o. Que$ta $orte di ma china $i chiama poli$pa$ton, imperoche per molti circuiti de raggi ci da & pre$tezza, & fa cilità grande, & il drizzare d'vn traue $olo porta $eco que$ta vtilità, che prima quanto $i vuole, & in che parte $i vuole, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra può deponere il pe$o. Le ragioni delle $opra$critte machine non $olo alle dette co$e ma a caricare, & $caricar le naui $ono apparecchiate; $tando altre di quelle dritte, altre piane po$te ne parettoli, che fi voltano, & ancho $enza drizzar le traui nel piano con la i$te$$a ra- gione temprate le funi, & le taglie $i tirano le nauiin terra.

Bella, & $ottile ragione, & inuentione dl machina ci propone Vitr. & c'in$egna il modo di farla, l'ordimento delle funi, l'accommodarla per tirari pe$i, il vocabolo, & [464]_LIBRO_ l'v$o d'e$$a. Dapoi ci fa auuertiti, come a molti modi, & per molti effetti ci potemo $eruire delle ragioni delle machine $opradette. Pre$uppone egli che drizziamo la machina, come s'è detto, & dice, che l'v$o è per far pre$to, & che èartificio$a, & opera di per$one pratiche. Drizza$i vn traue, da capo del quale $i legano quattro funi, ch'e- gli chiama retinacoli, noi $artie, que$te $i la$ciano andar in terra, & $i raccommanda no a pali, come di $opra. l'vfficio di que$te funi è tenir dritta la machina, che non pie- ghi più in vna parte, che in vn'altra. $otto que$te funi, o $artie, o ritegni, che $ieno, la doue di $opra legate $ono, $i conficano nelli lati del traue due manichi, tra quali è po $ta vna taglia, & a quelli ben legata, ma $otto la taglia, come per letto, è vna piana di lunghezza di due piedi, larga $ei dita, gro$$a quattro l'effetto di que$ta, è tener, dritta la taglia, & lontana dal traue, accioche $i po$$a far commodamentel'ordimento del le funi. Tre taglie vi vanno, due delle quali hanno nella larghezza loro tre ordini d raggi, come ti mo$tra la figura. l'ordimento delle funi è que$to. piglian$i tre menali, e $i legano bene alla $ommità della machina al traue, i capi di quelli $i la$ciano andar giu, & per la parte di dentro della taglia di $otto $i fanno pa$$are tutti tre ordina tam\~e te ne i raggi di$opra, cioè del primo ordine, pa$$ati che $ono tutti tre $e riportano alla taglia di $opra, & $i fan pa$$are dalla parte di fuori nella parte di dentro per li raggi di $otto, & co$i di$cendeno per la parte di dentro, & s'inue$teno nel $econdo ordine de' raggi, & pa$$ano alla partè di fuori, que$ti di nouo $i riportano alla taglia di $opra al $econdo ordine de i raggi & trapa$$ati che $ono calano giu, & dal terzo ordine de rag gi, $i riportano al capo dell a machina, & inue$titi, che $ono nell ordine de i raggi di $opra tutti trei detti menali, calano al piè della machina, doue è legata la terza taglia, che da Greci è detta Epagon da latini Artemõ, da noi Pa$tecca, que$ta ha tre $oli rag gi al pari, ne i quali vanno i tre menali, o codette che $i dicano, que$ti $i danno a per$o ne che li tirano a tre per capo, doue con facilità $i leuano i pe$i, & la figura lo dimo- $tra in vna mano de i raggi nudi, perche meglio s'intenda, & da i pra ticanti $arà bene inte$a: Et que$ta $orte di machina dalla moltitudine dei raggi è detta poli$pa$ton. L'effetto è tale, che ammollando de$tramente quelli ritegni, & $artie, $i può far pie- gare in che parte $i vuole, & deporrei pe$i, doue torna bene. Ma l'u$o di tutte le pre- dette mach ine, quando per li loro ver$i accommodate $aranno, $i e$tende in più fat- tioni, imperoche, & per caricare & per $caricare le naui $on buone. l'arbore della na- ue ci $erue, e le funi $ue, & quãdo il pe$o è alzato al pari della co$ta del nauilio, $i fa an dar il nauilio alla parte, & in bãda, e co$i il pe$o $i $carica, o in terra o ĩ altro nauiiio mi nore. le mede$me machine $te$e in terra, & ordinate varano, le naue, cle tirano ĩ acqua il tutto è po$to in bene accomodarle, & a$$icurarle nei manichi, & in quelli $trum\~eti che Vitr. chiama Carche$i, che $ono, per quanto $timoio, certi $trumenti, doue en- trano le $tanghe, che voltano i perni delle ruote, ode i Timpani, o de na$pi. altri dico no, che hãno la figura della lettera Λ, ma for$e $ono $imili a quelli, che noi chiamamo parettoli, $opra iquali $i volta vna bo cca di $uoco per tirar in ogni <_>ver$o, come $ive- de nelle naui, & nelle galere, & nella figura.

D'vna ingenio$a ragione di Cie$ifonte, per condurre i pe$i. # Cap. # VI.

_N_On è alieno dell'in$tituto nostro e$ponere una ingenio$a inuentione di Cte$i fonte: percioche uolendo co$tui condurre dalle bottegbe de i tagliapietra ir E$e$o al Tempio di Diana i fu$ti delle colonne, non fidando $i ne i carri pe la grandezza de i pe$i, & per le nie de i campi molli temendo, che le ruote non [465]_DECIMO._ fonda{$s}ero troppo, in que$to modo tentò di fare. Egli po$e in$ieme quattro pezzi di leguo molto be. ne comme$$i gro$si quattro dita, due trauer$i trapo$ti tra due lungbi quanto erano i fusti delle co- lonne; & nelle te$te de i fu$ti impiombò molto benei pironi di ferro, che Cnodaces detti $ono a gui- $adi pernuzzi, & in quei legni po$e gli anelli, ne i quali baue$$ero ad entrar i detti pironi, & con ba$toni di elce legò le te$te. I pironi adunque rinchiu$i nei cerchielli liberamente $i poteano tanto riuoltare, che mentre i buoi $ottopo$ti tirauano i fusti delle colonne volgendo$i ne i pironi, & ne i cerchielli $enza fine $i girauano. Hauendo poi a questo modo condotto tutti i fu$ti, & e{$s}endo nece$$ario tirar anco gli architraui, il figliuolo di Cte$ifonte Metagene nominato, traportò quella ragione della condotta de i fu$ti alla condotta de gli architraui: imperocbe egli fec e ruote grandi da dodici piedi, & con la i$te$$a ragione con pironi e cercbielli $errò nel mezo ai quelle ruote i capi de gli architraui, & co$i e$$endo tirati quei legni da buoi rinchiu$i nei cercbielli, i pi- roni volgeuano le ruote, & gli arcbitraui $errati come perni nelle ruote, con la iste$$a ragione, che condotti furono i fusti delle colonne, peruennero al luogo dous $i fabbricaua. l'e$empio di tal co- $a e come quando nelle pale$tre $i $pianano con i cilindri i luogbi doue $i camina: ne però que$to baurebbe potuto fare $eil luogo non fu$$e $tato vicino, percbe da i tagliapietra al Tempio non vi ba piu d'otto miglia, ne vi e alcuna di$ce$a, mail tutto e piano campe$tre.

La interpretatione, & la pratica fa manife$to quello, che dice Vitr. & cilindro era vna pietra di forma di colonna per i$pianare, & or$are, come dicemo noiiterrazzi. Maquan to bi$ogni prima pen$arci $opra, auanti, che $i dia principio a tali impre$e di condurre le co$e grandi Vitr. ci dimo$tra in vn bello e$empio dicendo.

Ma a no$tri giorni e$$endo nel Tempio doue era il colo{$s}od' Apcllo per veccbiezza rotta la ba$a, & temendo$i, che la $tatua non ruina$$e, & $i rompe$$e, condu$sero chi dalle i$te{$s}e petraie taglia$- $ero la ba$a. Paconio $i pre$e il carico. εra que$ta ba$a lunga dodicipiedi, larga otto, alta $ei, que$ta Paconio gon$io di vanagloria non come Metagene tentò di condurre, ma con la i$te{$s}ara- gione ad vn'altro modo ordinò di fare vna machina: imperocb@ egli fece le ruote alte 15. piedi, nelle quali rincbiu$e i capi della pietra, dapoi a torno la pietra da ruota a ruota vi acconciò fu$i gro$- $i due dita in modo, che tra fu$o è fu$o non era la distauza d'vn piedexltra di que$to d'intorno ai fu$i circondò vna fune, & po$toui $otto i buoi tiraua la fune, & co$i $ciogliendo$i la fune vol taua le ruote, ma non poteua per dritto tirarle, percbe la macbina v$ciua bora in vna parte, bora in vn'altra, dal che egli era forzato di nuouo tirarla in dietro, & co$i Paconio tirando, eritiran- do con$umò il dinaio, $iche egli non bebbe poi da pagare.

Et que$to luogo è anco facile, perche Paconio fece vn rocchello come dicemo noi, nel quale $errò la pietra, & la corda, che era d'intorno al detto rocchello $i volgeua ho- ra in vn luogo hora in vn'altro, & però non poteua tirar dritto, ma quanto tiraua inan- zi, tanto la machina $i torceua, & per drizzarla, tanto era nece$$ario tirarla in dietro, & co$i la fatica era vana, come quella di Si$ifo, per la colpa della vanità $ua, leggi Leone al le$to del $e$to,

Come trouato s'babbia la petraia, della quale fu fatto il Templo di Diana Efe$ia. # Cap. # VII.

_I_O v$cirò alquanto di propo$ito, & dirò come trauate furono que$te petraie. Pi$$odoro fu pa$tore, & praticaua in questei luogbi. Pen$ando gli Efe$i di far vn Tempio a Diana, & deliberando di $eruir$i del marmo di Paro, Precone{$s}o, Heraclea, & di Tha$o, auenne, che in quel tempo Pi$$odoro cacciate a i pa$coli le pecore in qucihaghi, [466]_LIBRO_ & iui conccrrendo due montoni pervrtar$i l'vn l'altro $enza incontro $i trapa{$s}arono, & con empito l'vno perco$$e il $a{$s}o con le corna, dal quale $cagliò vna pietra di biancbi$$imo colore. Dal che $i dice, che Pi$$odoro la$cia$$e le pecore ne i monti, & porta$$e correndo quella crosta in Efe$o allbora quando di cio $pecialmente con$ultætano. co$i deliberaron di bonorarlo grande- mente, & gli mutarono il nome, che in vece di Pi$$odoro fu$$e Euangelo (cioè buon nuncio) nominato, & fin' al'di d'boggi ogni tanti me$i il magi$trato di Efe$o $i conduce in quelluogo, & gli fa $acrificio: & ca$o, che cio fu$$e da quello preterme$$o, è tenuto alla pena.

La vanagloria ingannò Paconio, l'arte aiutò Cte$ifonte, & Metagene, il ca$o fece fa uore a Pi$$odoro. Et Vitr. ci ha recreati con que$ta digre$$ione vedendoci hauere $tan- ca, & intricata la fanta$ia con ruote, corde, timpani, argani, & girelle. Hora egli pa$$a do po la fabrica al di$cor$o, & fa $opra le dette co$e vna belli$$ima cõ$ideratione dicendo.

Del mouimento dritto, & circolare che $i richiede a leuar i pe$i. # Cap. # VIII.

_D_Elle ragioni, con le quali $i tìrano i pe$i breuemente io bo e$posto quelle co$e, cheio bo giudicate nece$$arie.

Vitr. nel primo Cap. di que$to libro ha detto, che machina era vna conti- nua colligatione di legname, che hauea virtù grande a mouere i pe$i. Que- $to fin'hora egli ci ha dimo$trato. Ha detto anco, che la machina $i muoue con artifi cio di molti giri: que$ta parte hora egli ci e$pone, alche douemo por mente, per e$$er il fon- damento di tutti gli artificij, oltra che cifarà intender molte belle co$e delle Mecani- che di Ari$totile. Dice adunque.

Delle ragioni da tirar i pe$i, quelle co$e io bo breuemente e$posto, cheio ho giudicate nece{$s}arie, i mouimenti, & le virtù delle quali due co$e diuer$e, & tra $e di$$imili come conuengono, co$i $ono principÿ a due operationi, vno di quei principij, è il mouimento dritto, Eutbia da Greci no- minato: l'altro è il mouimento circolare chiamato (yclotis mainuero nè il dritto $enza il circo- lare, ne il circolare $enza il dritto può fare, che i pe$i $i leuino.

La propo$itione di Vitr. è que$ta, che il mouimento dritto, & il circolare, benche $iano due co$e diuer$e, & che $i miglianza tra $e non habbiano, pure concorreno a fare i mera uiglio$i effetti, che tutto di vedemo nell'alzar i pe$i, ne vno può $tar $enza l'altro: ma co- me cio adiuegna Vitr. da $e $te$$o l'e$pone, dicendo.

Ma come quello, che io bo detto, s'intenda, e$ponerò. Entranoi pernuzzine iraggi come cen- tri, & nelle taglie $i pongono, per que$ti raggi la fune $i volge cm dritti tiri, & po$ta nel moli- nello per lo riuolgimento delle $tangbe fa, che i pe$i $i leuino in alto, & i cardini del moli- nello come centri del dritto ne i gattelli collocati, & ne i $uoi buchi po$te le $tanghe volt mdo$i in giro le te$te a ragione di torno alzano i pe$i.

Per indottione proua Vitr. che il dritto, & il circolare entrano a i mouimenti delle co$e, & prima ne gli $trumenti delle taglie, $tanghe, & molinelli, perche i giri, i raggi gli auolgimenti ri$pondeno al circolare, le funi, le $tanghe i perni ri$pondeno al dritto nel- le $oprapo$te machine, dapoi ne gli altri $trumenti, come qui $otto dimo$tra dicendo.

Similmente come la $tanga, oleua di ferro quando è appo$ta al pe$o, quello, che non può da molte mani e{$s}er leuato, $ottopo$to a gui$a di centro, per dritto quello, $opra che $i ferma la ma- nouella, che bypomochlion da Greci è detta, qua$i $otto stanga, & posta $otto$il pe$o, la mano- uella, o lenguella della $tanga, & calcato il capo di quella dalle forze d'un buomo $olo, quel pe$o $i leua.

Molte que$tioni pertinenti alle Mecaniche di Ari$t. in poche parole po$te, & ri$olute $ono da Vitr. in que$to luogo. Pero con$iderar bi$ogna le regole generali, & i principij [467]_DECIMO._ di tutte. In ogni artificio$o mouimento $ono quattro co$e il pe$o, la $orza, che lo muoue, lo $trumento, con che $i muoue, detto Vectis Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare, e quello $opra che $i ferma la Leua Hypomochlion in Greco, Pre$$io in Latino, e Sottoleua direi in Volgare. tutte que$te co$e dalla $tadera alla bilancia, & dalla bilãcia alla ragione del circolo $i vãno riduc\~edo. O$$erua$i ad unque, che le parti piu lontane dal centro fanno maggiore, piu pre$to, & piu euidente effetto, che le vicine, perche $ono piu lontane dallo immobile, & meno partecipano della natura del centro, doue $ono me- no impedite e$$en do lontane dal centro, & quelli pe$i, che $ono dai capi piu lontani dal centro, per le loro naturali inclinationi, tendendo al ba$$o $ono meno impediti, & piu pre$to drizzano al perpendicolo, che li piu vicini, & però in ogni $tr nmento con$iderar $i deue, o il centro o quello, che come centro $i piglia. Nella bilancia ad unque, & nella $tadera il centro è quel punto dellpirone che trapa$$a l'orecchia, che an$a, & la lenguel- la, che E$$ame è nominata. Qne$to luogo del centro, e come la $ottoleua, perche $opra quello $i ferma la leua, & nella bilancia le braccia, o rag gi, che Scapi dai Latini $i dico- no, rappre$entano la leua, che $ono come linee, che $i parteno dal centro. Quando adun que que$ti raggi $ono eguali di grandezza, & di pe$o le te$te loro, e$$endo la bilancia $o- $pe$a, non piegano vna piu dell'altra, ma $ono egualmente di$tanti dal piano ma quan do $e le da pe$o da vno de capi forza è, che trabocchi la bilancia: & piu pre$to traboc- chera, & con minor pe$oquando il raggio $arà maggiore, & il pe$o piu lontano dal cen tro per la $opradetta ragione: però dice$i nelle Mecaniche, che le bilancie, che hanno i fu$ti maggiori $ono piu certe, cioè piu pre$to, & con minor pe$o bilan ciano, & piu certo dimo$trano il pe$o, percio che per ogni lieue aggiunta $i muoueno, & in egual, o minore $patio di tempo, fanno maggiore $patio di luogo. Ma bi$ogna intendere, che tutte le co$e $ian pari, & che la materia $ia vniforme, & eguale pertutto di pe$o, & di lunghez- za. Prende$i la lunghezza de i raggi dal punto di mezo, che per centro, o $ottoleua $i pone. $tenderai due raggi eguali mouendo$i i capi di quelli vno all'ingiu, & l'altro all'in $u comincieranno a di$egnare vn circolo ad vno i$te$$o tempo, & cia$cuno parimente fi- nirà la $ua metà del circolo quando $aranno peruenuti l'vno al luogo dell'altro, ma $e i raggi della bilancia non $aranno dipari lunghezza, mouendo$i al $opradetto modo, $e- gneranno circoli di$eguali, $i che il raggio maggiore farebbe circonferenza maggiore, quando gli la$cia$$e vn $egno, & pero mouendo$i l'vno, & l'altro capo ad vno, & l'altro capo ad vn i$te$$o tem- po, piu veloce mouimento farebe il capo maggiore. Qae$to s'intende della bilancia, o $ia ella $o$pe$a dal di$opra, come $i v$a per la piu parte, o $ia $o$tenuto con vn piè di $ot- to come la figura lo dimo$tra. Euui vn'altra maniera di bilancia, che piu pre$to meza bi lancia$i può chiamare, & è detta $tadera. Qte$ta hai raggi $uoid. $eguali, & doue è il mi nore, iui $i attacano i pe$i. Inque$ta è il c\~etro, o la $ottoleua, come nella bilãcia, doue è la lenguella. l'altro raggio è maggiore, & $i $egna con diuer$i punti, $opra i quali va gio- cando vn pe$o mobile detto il marco, ma da latini equipondio, & da Greci sferoma, af- fine, che hora piu vicino, hora piu lontano al punto di mezo, leui i maggiori, & i minori pe$i. que$ti ri$ponde alla forza, che muoue, che come forte mano calca il raggio maggio re nella $tadera, il $imile fa il $econdo pe$o del braccio minore, & le egli $i muta$$e l'orec chie, & la lenguella alla $ta dera, $i può dire, che ella fu$$e piu bilancie, & per molte bilan- cie $i può v$are variando$i i luoghi delle orecchie, & delle lenguelle per lo leuare di di- uer$i pe$i. Quanto adunque è piu vicin a la orecchia, & la lenguella alle lance, che è quel la catena, doue $i attacca il pe$o, tanto piu $i leua il pe$o, che è in e$$a lance, percioche la linea, che è dall'orecchia al marco è maggiore. Ecco adunque come la $tadera, & la bi- lancia $i riduceno alla ragione del circolo. $imilmente la leua $i riduce alla i$te$$a ragio ne, perche la leua è come il raggio della bilancia, la $ottoleua come il centro, il pe$o ri- $ponde alla co$a mo$$a, & la mano di chi calca, a colui, che muoue, & quanto e maggio- re la $tanga dal punto, oue ella $i ferma, tanto piu facilmente $i muoue il pe$o per le det- [468]_LIBRO_ te ragioni; di qui na$ce, che apuntando vn legno a mezo nelle ginocchia, & tenendo$i i capi di quello con le mani, quanto piu lontane $i teniranno le mani dal ginocchio, che è come centro, tanto piu facilmente $i romperà il legno. $imil effetto ne na$cerebbe, $e egli $i calca$$e vn capo del legno col piede, & di$tante da quello $i tene$$ero le mani. Et anco entrando vn poco di cugno in vn gro$$o, & duro zocco, & percotendo$i con vn maglio quel cugno, facilmente fi $pezza il legno, perche il cugno è come la leua, anzi come due, vna di $otto l'altra di $opra, & quel e parti del zocco, che $ono tocche da quelle $ono co- me centri, & $ottoleue, & la $orza di chi percote è il mouente, & quella parte dellegno, che tocca dalla punta del cugno, ri$ponde al pe$o da e$$er leuato. Similmente quelle for- bici che hanno i manichi maggiori tagliano, o rompeno piu pre$to le co$e dure, che le minori, & finalmente tutte le que$tioni mecaniche d'intorno a pe$i $i riducono a que$te ragioni, come a chi con$idera può e$$er manife$to: però hauendo noi a ba$tanza di$cor- $o $opra il pre$ente capo, $eguiteremo Vitruuio, il quale hauendo prouato nella leua il mouimento dritto, & detto l'effetto di e$$a, $eguita a dirne la ragione.

Et questo na$ce perche la parte dinanzi piu curta della leua entra $otto il pe$o da quella parte della $ottoleua, che è come centro, & il capo della leua, che è piu lontano dal centro mentre che è calcato facendo il mouimcnto circolare costringe col calcare con poca forza porre in bilico vn grandi$$imo pe$o.

Il mouimento dritto prouato di $opra ha bi$ogno del mouimento circolare, que$to proua Vitr. nella leua, il che $i vede chiaro, percioche tanto il capo del raggio minore, quanto del maggiore di$egna i circoli, come nella bilanci s'è dimo$trato.

Simigliantemente $e la lenguella della lena di ferro $arà po$ta $otto il pe$o, & che il capo col cal care non a ba$$o ma per lo contrario in alto $arà leuato la lenguella apuntado$i nel piano della ter- rabauerà quello in luogo di pe$o, & l'angolo del pe$o in luogo di $ottoleua, & co$i non tanto facil- mente, quanto per la $ottoleua alzerà, nientedimeno all'opposto del pe$o nel carico $arà commo$$o.

Quello, che dice Vitr benche cõ modo difficile detto $ia, però $i può intendere a que- $to modo, che non $olamente la leua $i adopera calcando vno de capi $tandoui $otto e$$a leua, & alzando il pe$o come egliha detto di $opra: ma alcuna fiata per $pinger vn pe$o, $i punta la lenguella della leua $otto e$$o nella terra, la qual lenguella è ferrata, & pro- priamente è la leua della $tanga, & l'altro capo $i alza cõ le mani, di modo che quelpun- to del pe$o, che ha da effer $pinto, è come centro, & $ottoleua, & la terra è come il pe$o, & il carico, & $e bene a que$to modo $i $pinge vn pe$o, non però co$i facilmente è mo$$o, co me quando l'vno de capi s'inalza: & la figura di quanto s'è detto è al fine del pre$ente capo. Dalle $opradette co$e Vitr. conclude.

Adunque $ela lenguella della leua è po$ta $opra la $ottoleua, $ottentrerà al pe$o con la parte maggiore della stanga, & il capo di qnella $arà calcato piu vicino al centro non potrà alzar il pe- $o, $e non ($i eome è $tato $opra$critto) il bilico, & l'e$$ame della leua $arà piulungo dalla parte della te$ta, non $arà fatto appre{$s}oil pe$o.

Nella leua, come ho detto è il capo, & è quella parte che $i calca con le mani, & la len- guella, che è quella parte, che $ott'entra al pe$o ferrata da capo, tutta la leua è in due rag gi partita, da quel punto, che tocca la $ottoleua. $e adunque da quel punto alla lenguel- la $arà il raggio piu lungo, che dallo i$te$$o punto al capo, non $i potrà leuar il pe$o, & la ragione è in pronto, perche il raggio maggiore rappre$enta la linea maggiore che $i parte dal centro, & però fa piu mouimento, & que$to $i proua da Vitr. in que$to modo, quando egli dice.

Et questo $i può con$iderare dalle stadere, perche quando la oreccbia è vicina al capo, doue peu de le lance, nel qual luogo ella è come centro, & che il marco, o romano, detto equipondio, nell'al- tra parte del fu$to vagando per li $egni, quanto è piu lontano condotto, $e bene $u{$s}e pre$$o all'e$tre mo del fusto, anco con men pari pe$o agguiglia il pe$o, che è dall altra parte, $e bene e grandi$si- mo, & que$to auuiene per lo bilanciar del $u$to, & perche la leua e lontana dal centro. Et con [469]_DECIMO_. la picciolezza del marco piu debile leuando in vn momento maggior forza di pe$o $enza vehemen za dolcemente con$tringe dal ba$$o al di$opra leuar$i.

Que$to anco s'iutende, per le co$e dette di $opra danoi, quando dimo$trato hauemo, che co$a è $ta dera, che parti habbia, & che effetti faccia. Ari$t. nella vige$ima quinta que $tione dimanda. Perche cagione la $tadera con vn picciol marco pe$a grandi$$imi pe$i, concio$ia che tatta la $tadera altro non $ia, che meza bilancia, perche da vna parte $ola pendela lance, alla quale $i appende il pe$o, dall'altra $enza lance, è $a $tadera. Scioglie$i la dimanda, che la $tadera ci rappre$enta, & la bilancia, & la leua, imperoche è $imile al- la bilancia, quando cia$cuna orecchia, & lenguella puo mutar luogo $econdo la quanti- tà de i pe$i, che volemo leuare, & mutando il luogo, & facendo diuer$i centri, da vna par te è la lance, ouer vncino doue s'appende il pe$o, dall'altra e il marco, in luogo dell'altra lance, il quale tira il pe$o, che è nella lance, & a que$to modo la $tadera è come la bilan- cia, & però fa gli effetti i$te$$i per le i$te$$e ragioni, & accioche vna $tadera e$$er po$$a di- uer$e bilancie, $e le pone diuer$e orecchie, & lenguelle, cioè $i mutano i centri, doue la $i tiene: vero è che quando pe$amo vna co$a, ella è come vna $ola bilancia, perche ha vn centro $olo, & due raggi, ma noi mutando il pe$o mutiamo il centro, perche il marco nõ calca egualmente e$$endo piu vicino, o piu lontano al centro, imperoche quando pe$a- mo alcuna co$a, quanto piu il centro, doue è l'orecchia, è vicino al pe$o, tanto piu $i leua, perche la linea, cioè il fu$to, che è dal centro al marco $i fa maggiore. Ecco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nella $tadera, che da Ari$t. è Phalange nominata. S'a$- $imiglia anche alla leua. & è come vna leua riuer$cia, perche ha dal di $opra la $ottole- ua, o pre$$ione che $i dica, che è la doue è il centro, ha la forza, che muoue, che è il marco, che calca il fu$to, & calcando è nece$$ario, che il pe$o, che è dall'altra parte faccia muta- tione, & può e$$er, che mutando$i i centri $i facciano piu leue, come $i faceuano piu bi- lancie. Vero è che per l'ordinario alle $tadere non $i fanno piu, che due truttine, cioè non $i muta il centro $e non in due luoghi, & quando $i v$a quella trutina, o quelle orecchie, che $ono vicine alla lance dicemo pe$ar alla gro$$a, perche i $egni, & le croci nel fu$to $e- gnati $ono piu larghi, ma quando v$amo il centro piu rimoto dicemo pe$are alla $ot- tile, & i $egni $ono piu vicini. chiama$i $tadera, perche in luogo dell'altra lance $ta il mar co. Et tanto detto $ia della $tadera.

Anco $i come il noechiero d'vna gran naue da carico tenendo l'an$a del temone, oiax detta da greci, in vn monento con vna mano per la ragione del centro calcando artificio$amente volge la na ue carica di pe$i grandi$$imi, di merci, & d'altre co$e nece$$arie.

Ari$totile nella quinta que$tione dimanda, perche cagione e$$endo il gouerno piccio lo, & po$to nella e$tremita della naue, ha però tanta forza, che tenendo vn'huomo l'an- $a di quello nelle mani, & volgendola de$tram\~ete, faccia tanto mouimento nelle naui di grãdiffimo carico. Ri$ponde dicendo, che cio aduiene, per che il timone, & gouerno è co me la leua, il mare come il pe$o, il Nocchiero come la forza mou\~ete, la $ottoleua $ono que' cardini ne'quali è po$to il temone, & il cardine e come centro di quel giro, che dall'e$tre mità del temone dall'vna, & l'altra parte è di$egnato. il temone adunque taglia il mare per dritto, e $cacciãd clo da vn lato muoue la naue per torto, e per que$to e$$endo l'acqua come il pe$o, il temone che per lo cõtrario $i punta piega la naue, perche il centro. & l'ap poggio era riuolto al cõtrar, o, alquale e$$endo la naue congiunta, di nece$$ità la naue lo $eguita, dimodo che $e'l mare è $cacciato dalla de$tra, il cardine va alla $ini$tra, e la naue $eguita il card. ne. Ma il temone $i pone da poppa nella e$tremità della naue, & non altro ue, percioche ogni picciolo monim\~eto. che $i fa da vn'e$tremo, quanto maggior è lo $pa cio all'altro e$tremo, fa tanto maggior mouimento in quello, percio che le ba$e, che rin- chiudono quelle linee, che da vno angolo v\~egono, quanto piu lunghe $ono le linee tanto $ono maggiori. Sia l'angolo A. le linee, che vengono da quell'angolo $iano A C. & A D. la ba$a. C D. no ha dubbio, che $e le linee $aranno allungate come dall'A.all'F. & dall' A. [470]_LIBRO_ all' H. la ba$a F H. non habbia ad e$$er maggiore, che la ba$a. C D. quando adun- que $i farà vn breue mouimento dalla poppa, per la lunghezza della naue da poppa a prora, la e$tremità della prora hauerà $egnato gran parte di circon$erenza, & maggio- re di quella, che haurebbe $egnato la lunghezza della poppa dell albero, & però $ta be- ne, che il temone, che è principio nel mouimento, & come angolo $ia $u l'e$tremo.

Et ancho le vele alzate a mezo l'albero non danno tanta celerità alla naue, quanto $e $ono alza te le antenne alla $ommità & la ragione è questa, perche $tando nella $ommità non $ono vicine al piede dell'a bero, che in quel luogo è in vece di centro ma nella $ommità piu lontane, & da quel lo piu rimote pigliano le vele il vento. Adunque $i come la leua $ottopo$ta al pe$o, $e per la metà è calcata, e piu dura nell'opera, ma quando il $uo capo e$tremo è calcato, & menato alza facilmente il pe$o, co$ie$$endo le vele a mez albero banno minor virtù, ma quelle, che alla cima po$te $ono allontanando$i dal centro, benche il vento non $ia piu gagliardo, malo i$te$$o calcan- do, o $pignendo la cima s$orzala naue andar piu innanzi.

Con lo i$te$$o vento, & con la mede$ima vela anderà la naue piu $orte e$$endo ghin- data l'antenna alla $ommita dell'albero, che al mezo, la ragione è come nella $e$ta que- $tione $i vede, perche l'albero è come la leua, il piede, la doue $i $erma, e come il centro, & $ottoleua, il pe$o è la naue, il mouimento è il uento, $e adunque il mouente calca, o $pigne le parti lontane dal centro piu $acilmente muoue, che vicino al centro.

Anco i remi con le $trope legati alli $cbermi $pinti, & ritirati con le mani, allontanando$i dal centro le pale di e$$i nell onde del mare con grande forza $pingono la naue innanzi, che è di $opra mentre che la prorataglia la rarità del liquore.

Il remo è come leua, lo $chermo come $ottoleua, il mare come pe$o, $econdo, che $i ve- de nella quarta dimanda, le braccia della leua $ono l vno dallo $chermo all'acqua, l'al- tro dallo $chermo alle mani del galeotto, l'e$$etto è lo i$te$$o della leua, & della bilancia, cerca le braccia maggiori, & minori, come è gia mani$e$to.

I grandi pe$i parimente quando portati $ono da quattro o $ei, che portano le lettiche, $ono posti in bilico per li centri di mezo delle $targbe, accioche con vna certa proportione partito il carico cia$cuno de i bastaggi porti col collo egual parte del pe$o indai$o, percbe le parti di mezo delle $tanghe, nelle quali s'inuesteno le cigne, ai collari de portatori $ono $itte, & termi- nate con cbiodi, accioche non $corrino di quà, & di la: percbe quando oltra i con$ini del centro $i muoueno, premeno il collo di colui, che gli è piu vicino, $i come nella stadera il n.arco, quan- do con l'e$$ame baitermini del pe$are.

Dimanda Ari$t. nella vige$imanona que$tione, donde na$ce, che $e due portano vno i$te$$o carico $opra vna $tanga, non egualmente $ono oppre$$i, $e il pelo non è nel mezo, ma piu s'a$$atica colui, che è piu vicino al pe$o? ri$ponde, che la $tanga è in vece di due, leue, la cui $ottoleua riuer$cia e il pe$o, l'e$tremità della leua $ono le parti della $tanga, che $i voltano ver$o i portatiori, de i quali vno è in luogo del pe$o, che nella leua $i deue muouere, & l'altro è in vece della $orza, che muoue, & però il braccio piu lungo della le ua è calcato, & l'altro è come quello, che è $otto il pe$o, & $e bene l'vno, & l'altro è op- pre$$o, nientedimeno è piu oppre$$o quello, che è piu viciuo al pe$o, perche quello, che è piu lontano alza piu la parte $ua, come che gli $ia piu facile l'alzaria e$$endo piu lunga, & dal centro piu rimota, ma $e il pe$o $te$$e nel mezo, la $atica con egual portione diui- $a $arebbe, & tanto leuarebbe l'vno quãto l'altro e$$endo egualn:ente dal centro lõtani.

Per la i$te$$a ragione i giumenti, che $ono $otto il giogo, con egual fatica tirano i pe$i, quan- do legati $ono in modo, che i loro colli $iano egualmente di$tanti dal mezo, la doue $i lega il gio- go, ma quando di quelli $ono le forze di$eguali, & vno e$$endo piu gagliardo preme l'altro, al- lbora facendo$i trapa$$are la correggia, $i fa vna par: e del giogo piu lunga, laquale aiuta il giu- mento piu debile, co$i nelle $tanghe, come ne i gioghi, quando le cigne non ono nel mezo, ma fanno quella parte, dalla quale pa$$a la cigna piu curta, & l'altra piu lunga: Con la i$te$- $a ragione, $e per quel centro doue è la cigna trappa$$ata, l'vno & l'altro capo del giogo [471]DECIMO. $arà voltato a torno, la parte piu lunga $arì maggiore, & la piu curta minore il $uo giro.

Q e$to è facile per le co$e dette di $opra, però volendo Vitr. darevna vniuer$ale con clu$ione prouata dai primi principij. dice $eguitando la $ua indottione.

Et $i come le ruote minori banno i mouimenti loro piu duri, & piu difficili, co$i le $tangbe, & i giogbi in quelle parti doue banno minor distanza dal centro alle terste loro premeno con diffi- cultà i colli, & quelle, che banno dallo i$te$$o centro $patij piulontani, allegeri$ceno di pe$oi por tatori, & in $omma & que$te co$e gia dette al predetto modo riceueno i l ro mouimenti col dritto, & col circolare, & ancoi carri, le carrette, i timpani, le ruote, le vide, gli $corpioni, le bali$te, i calcatoi de i torchi, & le altre machine conle i$te$$e ragioni per lo dritto centro, & per lo circolare riu ltate fanno gli effetti $econdo la no$tra intentione.

A me pare che Vitruuio de i prin cipij po$ti da lni, egli habbia propo$to la ragione di tutte le machine trou te, & che $i po$$ono trouare cerca l'alzare, il tirare, & lo $pignere dei pe$i, che $otto vn'i$te$so nome dimachina trattoria è contenuto, La$cia que$ta bel- la con$ideratione a gli in genio$i che il dritto, & il cir colare mouimento, è principio di tutte, le co$e dette, & che chi $aperà in e$se cono$cere il pe$o, la leua, la $ottoleua, & la vir- tù mouente, comparando que$te co$e in$ieme, potrà render conto, & $atisfare a tutte le dimande fatte nella pre$ente materia. A noi re$ta dire alcuna co$a d'intorno le ruote de carri, & cerca le vide, che hanno grandi$$ime forze, & qua$i incredibili, & dirò quel- lo, che dice il Cardano nel libro decimo $ettimo della $ottilità delle co$e. Dice egli adunque con $imiglianti ragioni $i fanno le vide. Sia la vida a b. cioè quella che egli Coclea dimanda, & il ma$chio cioè la vida c d, la quale $i gira a torno come $i $uole: $ia il manico giunto al ma$chio e f. il qual $i volge col perno g h. facilmente per la detta ragione delle $tanghe, giunto $ia dal ba$$o del ma$chio a piombo vn pe$o di cen- to libre, & $ia m. voltando$i adunque il perno g h. egli $i tirerà k l. in $u, & il pe$o m. anderà all in$u, & per lo contrario voltato il perno. g h. & con la ragione i$te$$a $i $pignerà K l. & piegherà il ferro oppo$to di vna gro$$ezza incredibile. Cire$ta a di mo$trare, che il pe$o. m. $i po$$a muouere, & con che ragione, perche e$$endo centomi la libre dipe$o, & $o$tenendo cia$cuna $pira, o anello della vida il $uo pe$o, $e $aranno dieci volte, o $pire in cia$cuna $aranno diecimila libre, tanto rittengono di pe$o in cia- $cuna $pira, quanta è la proporrione della ritondità alla fune, a cui è $o$pe$o m. quan- to adnnque piu $pire $aranno, & piu $trette, & maggiori, tanto piu lieue $i farà il pe$o m. & il mouimento piu facile, ben che piu tardo. Adunque nello $pacio di due brac- cia $i può fate vna vida, con le $pire tanto larghe, & co$i ba$$e, che il pe$o. m. può da vn fanciullo didieci anni e$ser alzato, ma come ho detto, quanto piu facilmente tanto piu lentamente $i mouera. Qmndo adunque $arà tirato appre$so la lunghezza l k. bi$ognerà $o$pendere il pe$o a quelle co$e, che $o$tentano la machina a i punti. n. & o. & co$i cauata con il contrario mouimento. k l. appenderemo il pe$o, & di nuouo tiraremo, & l'alzaremo tanto quanto è lo $pacio K. l. fin che $pe$so legando il pe$o, o $ia naue la trarremo del mare, o del finme & $imile, o tale pen$ar douemo, che fu$se lo $trumento, con che Archimede tirò in merauiglia di $e la leggierezza de Greci, perche a que$to modo vn fanciullo potrà tirare vna naue carica, che vinti gioghi di buoi non la potrian muouere. ella è di acciaio duri$$imo, perche non $i torca, leggeri$$imo accio non $ia impedita, $oda, & vnta di oglio, perche l'oglio fa $correre, & non la$cia irrugini- re: & quanto lo $trumento è minore, tanto piu ci dà da merauigliare. Ma pa$$iamo a i carri. quelli, che hanno ruote maggiori in terra molle con facilità, & pre$to $i muoueno, perche il fango, che s'acco$ta, tocca minima parte delle ruote, & meno impedi$ce, & $em pre la ruota maggiore fa piu $pacio la, doue ella $ia $ufficiente al pe$o, & quanto le ruo- te $aranno di numero minore, il viaggio $i fa piu pre$to. per che le molte $e $ono piccio- le, con minor circuito fanno minor $pacio. Se grandi, alla forza aggiungono anco il pe $o, ne però abbracciano piu $pacio, & percio $ono piu tarde al mouimento. Però gl'Im- [472]LIBRO peratori Romani $i faceuano portare ne carri di due ruote, perche la doue il pe$o non è molto'graue, o con piu caualli $i tira, o il viaggio $i fa piu pre$to, & per que$to le artiglie- rie $i tirano $opra due ruote. Dinuouo la ragione della facilità a que$to è del tutto con- traria, perche nel $odo piu ruote, & picciole fanno alla facilita, perche il pe$o $i compar te per le ruote, dalche $i fa l'aggiunta, & non la moltiplicatione diquelle proportioni. Ecco l'e$empio. moltiplicate tra $e $ei doppie, rendono la ragione di $e$$antaquattro ad vno, ma le i$te$$e giunte in$ieme fanno duodecupla, perche è gran differenza tra il mol- tiplicar, & il $ommare delle proportioni. Se vna ruota adunque porta il pe$o di $e$$anta- quattro libre, tanto vale in $ei ruote dodici. $imilmente non $olo dal numero, ma anco dalla picciolezza $i prende aiuto, perche quanto piu tarde, tanto piu facilmente $i muo- uono. Si dà anco la terza ragione della facilità, quando il perno non è tanto oppre$$o, piu facilmente e$$en do libero $i riuolge, & co$i va $eguitando. ma noi poneremo qui $otto la figura di tutte le $oprapo$te co$e, & del pre$ente, & dei pa$$ati capitoli.

F la Taglia di $opra, & il luogo doue ella $i lega.

L la Taglia di $otto detta Artemone, & Pa$tecca, & in Greco Epagon.

* il Pe$o.

A la Leua, che s'appunta in terra, & lenguella è detto il$uo capo.

3 il Pe$o.

1 la $ottoleua detta Hypomochlium, & Pre$$io in latino.

2 la leua, o manouella detta Vectis in latino, Mochlion in Greco.

V il Marco, in latino detto Equipondium, in Greco Sferoma.

Q S Lances.

X Lances.

R An$a, Examen, Lenguella.

8 Cuneus, Cugno.

7 9 Stanga. # 10 Pefo

H G Manico o $tanga.

M Pe$o.

O N Coclea la Vida.

D i Pali.

L doue $i attacca la Pa$tecca detta Artemo.

C Chelonia le orecchie.

F la Regola.

B Antarij funes le Sartie.

E il luogo dei Menali.

X la Bilancia appoggiata.

[473]DECIMO. E B C L L D D F 8 H G N O K D L M L @ 3 @ I 7 9 10 X R S V e [474]LIBRO Delle $orti de gli strumenti da cauar l'acque, & prima del Timpano. # Cap. # IX.

_H_Ora de gli strumenti dirò, i quali $tati $ono ritrouati per cauar l'acqua, csfo- nendo la varietàloro, & prima io ragionerò del timpano. Que$ti non m lto al to leua l'acqua, ma molto e$peditamente ne caua vna gran quantità. gli $i fa vn perno a torno, o a $e$ta, con le teste ferrate, que$ti nel mezo ba vn timpa- no di tauole fermate, & po$te in$ieme, & $i pone $opra alcuni legni dritti, che dalle teste banno certi cercbielli di lame di ferro, doue $i po$a il perno, ma nol cauo di quel timpano po$te $ono dentro per trauer$o otto tauole, cbe con vno de capi loro toccano il perno, & coal'altro l'e$trema circonferenza del timpano. que$te tauole comparteno la parte di dentro del timpano con $pacij eguali. D'intorno alla fronte, cioè per taglio, o coltello del timpano. $i con$iccano certe tauole la$ciandoui l'aperture di mezo piede, acciocbe l'acqua po$$i entrar nel timpano: $imilmente lungo il perno $i la$ciano i buchi, che colombari detti $o- no, cauati come canali nello $pacio di cia$cuno di quei compartimenti, & questo timpano quando è bene impegolato, & $toppato, come $i fan le naui, è voltato da gli buomini, che lo calcano, & riceuendo l'acqua per le apriturc, che $ono nella fronte del timpano manda quella per li bucbi, o colombari del perno, & co$i $ottopo$toui vn labro, dal qual e$ce vn ca- nale, o gorna che dir vogliamo, $i dà vna gran copia d'acqua, & $i $ummini$tra, & per adac- quar gli borti, & per le $aline.

Ma quando $arà bi$ogno alzar l'acqua piu alto, la iste$$a ragione $i permuterà in questo modo. Faremo vna ruota d'intorno al perno della grandezza, che all'altezza, doue farà bi- $ogno po$$a conuenire. D'intorno all estre nolato della ruota $i conficcberanno i $eccbielli, mo- dioli nominati; que$ti e$$er deuono quadrati, & con cera, & pece ra$$odati: & co$i voltando- $ila ruota da quelli, che la calcberanno, i $eccbielli, che $aranno pieni portati alla $ommità di nuouo ritornando a ba$$o voteranno da $e nella con$erua per que$to appareccbiata, che ca$tello $i cbiama, voteranno dico quell' acqua, che bauer anno $eco in alto portata.

Ma $e a piu alti luogbi $i douerà dar l'acqua, nel perno della $teβa ruota $i porrà vna cate- na di ferro raddoppiata, & riuolta, & $i calerà al ba$$o liuello dell'acqua. a que$ta catena $a- ranno appo$ti i $eccbielli pendenti di rame di tenuta d'vn congio; & co$i il voltar della ruo- ta inuolgendo la catena nel perno, alzerà alla $ommittà, quei $eccbielli, i quali alzati $opra il perno $aranno constretti a riuer$ciar$i, & votare nella con$erua, quell'acqua, che baueran- no portata.

Et la interpretatione, & le figure, & l'hauer in te$o le co$e piu difficili, & il vederne or- dinariamente gli e$$empi mi leuan la fatica di commenta re que$to, & altri capi di Vitr. ben dirò, che in que$ta vltima ruota la catena coni $ecchielli può e$$er po$ta $ul tag lio della ruota, perche anco piu alto leuerà l'acqua, come io ho veduto a Bruggie terra del la Fiandra. ma quella è voltata da vn cauallo, con altre ruote.

[475]DECIMO. Delle Ruote, & Timpani per macinar la farina. # Cap. # X.

_F_Anno$i anco nei fiumi le ruote con le i$le$$e ragioni, che di $opra $critto bavemo. D'intorno alle $ronti loro s'affigeno le pinne: le quali quando toccbe $ono dall'un- peto dell'acqua fanno a forza and ando inanzi, che la ruota $i volga, & co$i con i $eccbielli riceuendo l'acqua, & riportandola di $opra $enza opera di buomini, che la calcbino, dallo $pigner del fiume danno quello, che è nece$$ario all'v$o. Con la iste$ia ragione ancole macbine dette Hidraule $i volgeno. nelle quali $ono tutte quelle co$e, cbe nel- l'altre macbine $i trouano, eccetto, che dall'una delle teste del perno banno vn timpano denta- to, & rincbiu$o, che a piombo è drizzato in coltello con la ruota parimente $i volge. lungo quel timpano ce n'è vn'altro maggiore, anche egli dentato, & po$to in piano, dal quale è con- tenuto il perno, che da capo bail ferro, che contiene la mola detto $ub$cude, & co$i i denti di quel timpano, che è riacbiu$o nel perno $pignendo i denti del timpano, che è po$to in piano fanno andar a torno la mola. nella qual macbina $tando appe$o il tramoggio, cbe infundibulo è detto, $ummini$tra il formento alle mole, & con l'i$te$$a giratione frange il grano, & $i fa la farina.

L'v$o $imilmente, & la figura, con la chiarezza della interpretatione ci dimo$tra quã to e $opradetto. hora veniremo a piu ingenio$e inuentioni.

Della vida, che alza gran copia d'acqua, ma non $i alto. # Cap. # XI.

_E_Vui anco la ragione della Vida, che caua molt'acqua, ma non l'alza tanto', quan- to la ruota, & la forma di quella in que$to modo $i ordina. Piglia$i vn traue, cbe $ia tante dita gro$$o, quanti piedi ba da e$$er lungo, & $i fatondo a $esta; i $uoi capi per lo circuito loro $i parteno in quarti, o vero in ottaui, $e $i vuole, tirando li linee da vn capo all'altro, & queste linee co$i po$te $ono, che drizzato il traue in piedi a piombo ri$pondino le linee dei capi drittamcnte l'vna con l'altra, & dapoi da queste, che fatte $ono $u le te$te, da vna te$ta all'altra per la lungbezza del traue $iano tirate le linee conuementi in modo, che quanto gran de $arà l ottaua parte nel circuito delle te$te del traue, tanto $iano di$tanti le linee tirate per la lungbezza del traue, & co$i & nel- la circon$erenza delle teste, & nella lungbezza $aranno gli $pacÿeguali. dapoi nelle linee de- $critte per lungo $egnar $i deuono quegli $pacÿ, & terminarlicon incrocciamenti, & $egni manifesti.

Fatto que$to con diligenza, $i piglia vna piana di $elice, o di uitice [che Agnoca$to e det- to _]_ que$ta piana, è come vna $corza fle$$ibile, vnta poi di liquida pece $i conficca nel primo punto d'vna di quelle linee tirate per lungo, dapoi $i riporta al $econdo punto della $eguente linea, & co$i di mano in mano $i va riuolgendo per ordine toccando tutti i punti, & final- mente partendo$i dal primo punto, & venendo all'ottauo di quella linea, nella quale la $ua pri- ma parte era con$iccata, peruiene a quel modo: quanto obliqua mente ella procede per lo $pa- cio, & per gli otto punti, tanto nella lungbezza viene ver$o l'cttauo punto, & con quella i$teβa ragione per ogni $pacio della lungbezza, & per cia$cun $egno della ritondità per torto con$ic- cate le regole per le otto diui$ioni fatte nella gro$$ezza del traue, $anno i canali obliqui, & vna giusta, & naturale imitatione della vida. Dapoi per lo i$te$$o vestigio altre piane $i conficca- [476]LIBRO no una $opra l'altra unte diliquida pece, & s'inalzano fin'a tanto, che la groβezza di quel col- mo $ia per l'ottaua parte della lungbezza: $opra quelle d'intorno $i conficcano alcune tauole, che copreno quello inuoglio, & $ele dà la pece copio$amente, & con cerchi di ferro $i legano, accioche per la forza dell'acqua non $i $ciolgano. Maicapi del traue circondati $ono, & contenuti da lame, e chiodi di ferro, & in quelli $ono $icati i pironi, ogli $tili di ferro, e dal- la de$tra, e dalla $ini$tra della uida $ono drizzati i pali, che dai capi dall'una, e l'altra parte hanno fitti i loro trauer$i, ne i quali $ono i bucbi circondati, et inue$titi di $erro, ne i quali en- trano gli $tilli, e co$i la uida calcando gli buomini $i uolge. Ma il drizzarla, et il farla piega- re quanto $i deue, $i fa nel modo, che $ta il triangolo Pitagorico, che ba lo angolo dritto, cioè $econdo la ragione della $quadra ella ri$ponda in modo, che la lungbezza della uida $ia partita in cinque parti, e per tre di quelle s'inalzi il capo dell a uida, e co$i ne $eguirà, che dal punto a piombo di quel capo alle nari da ba$$o della uida, lo spacio $arà di quattro parti. Ma con cbe ragione cio eβer fatto bi$ogni nel fine del libro ci $arà conla $ua figura dimostrato.

Io ho veduto que$to $trumento fare vna mirabili$$ima proua nelle no$tre paludi per $eccar l'acque, che in e$$e colano, & di piu io ho veduto, che e$$endo le paludi pre$$o il fiume di Brenta la ruota, che volgeua la vida era po$ta $opra il fiume di modo, che l'ac qua volgendo la ruota, faceua, che altre ruote, & rocchelli, che dal perno di quella al- quanto di$co$ti erano, $i moue$$ero, & de$$ero volta alia vida, che dalla palude cauan- do l'a cqua la faceua cader in vn va$o $ottopo$to da cui n'u$ciua vn canale di legno, per lo quale l'acqua cauata, $e ne andaua nel fiume. Altri vogliono, che $i po$$a con la i$te$$a acqua dar mouimento ad vna ruota, che volga la vida continuamente dopò il primo mouimento, co$i $arebbe vn moto qua$i perpetuo. Ma io $timo, che ci vogliano altre con$iderationi, però $eruiamoci per adacquarei campi come faceuano gli Egit- tij, $econdo che riferi$ce Diodoro nel primo libro. & dice, che fu inuentione di Archi- mede. La fabbrica di que$ta machina po$ta da Vitruuio è non men bella, che facile, non men facile, che vtile, & s'intende per la no$tra in terpretatione, & per la figura de- $crita da noi.

Io ho $critto quanto piu chiaramente ho potuto, accio che tai co$e mani$e$te $iano di che materia $i facciano gli $trumenti da cauar l'acqua, & con che ragioni $i facciano, & con quai co$e riceuendo il mouimento con i lor giri pre$tino infiniti commodi.

Della macbina fatta da Cte$ibio, cbe alza l'acqua molto in alto. # Cap. # XII.

_S_εghita, che faccia la dimo$tratione della macbina di Cte$ibio, la quale alza molto l'acqua. Quella $i fa di rame, apiè della quale $ono due moggetti al quanto di- stanti, li quali banno le lor cannt, trombe (& $ono in modo di forcbelle) ad vno iste$$o modo attaccate, & concorrenti amendue in vn catino tra quelle po$to nel mezo. in questo catino por$i deuno le animelle di legno, o di quoio po$te alle boc- che di $opra delle canne $ottilmeate congiunte acciocbe turando i fori delle dette boccbe, non la$cino v$cire quello, che con il $offiare $arà nel catino mandato. $opra'l catino c'è vna penola come vn tramoggio riuer$o, cbe cõ vna fiboia col catino trapaβatoui vn cugno, e $aldata, ac cioche la forza del gonfiamento dell'acqua, nõ la ci$tringa alzar$i:di $opra c'è una fi$tola (che trom- ba $i chiama) $aldata, e dritta. i moggetti uerameite da baβo trale narici traposti banno i perni, o animelle $opra i bucbi di quelle, che $ono ne'fondi oro, e co$i dal di$opra ne'moggetti entrãdo i ma- $chi fatti al torno, & unti d'ogmo, rincblu$i, e ben a$$aggiati con $tanghe $i uolgeno: questi di quà, [477]DECIMO. R [478]LIBRO & dilà con frequenti mouimenti premendo, mentre cbe i perni otturano l'aere, & l'acqua, cbeiut $i troua fanno forza a i bucbi, & $cacciano l'acqua per le narici delle canne nel catino $o$$iando pcr le pre$$ioni, che $i fanno, dal catino la penola riceuendo l'acqua lo $pirito, manda fuori per la tromba $kperiore l'acqua, & co$i da baβo posta la con$erua, & il luogo capace per riceuer l'acqua, ella $i $umministra alle $aline.

Nè que$ta $ola ragione di $te$ibi. $i dice eβer stata prontamente ritrouata, & fabricata, ma anco di più, & altre di varie maniere, che $i mo$trano forzate dall'bumore con le pre$$ioni dallo $pirito mandar in luce gli effetti prestati dalla natura come $ono delle merle, che col moui- mento mandano fuori i $uoni, & le co$e che $i auicinan, che finalmente muoueno le figurine che beueno, & altre co$e, che con diletto lu$ingano glioccbi, & le oreccbie: delle quali iobo $cel to quelle, che io ho giudicato grandemente utili, & nece$$arie, & quelle, che non $ono utili, & commode al bi$ogno della uita, ma al piacere delle delicie, $i potranno trouare da quelli, che di e$$e de$idero$i $aranno, dai commentari di Cte$ibio.

Cte$ibio molto commendato in diuer$i luoghi trouò vna machina mirabile da alzar l'acqua, & que$ta è tra le machine $piritali collocata. Vitruuio prima ne fa la dimo$tra- tione della pratica, dipoi commenda Cte$ibio di diuer$e inuentioni. Quanto adunque a$petta alla fabbrica, io dico, che $i apparecchia vn catino, o vero vna conca di rame, la quale ha vn coperchio di rame detto Penula da Vitr. che è come vn tramoggio riuer$o, dalla cui $ommità e$ce vna tromba, & il tutto è bene $tagnato, & $aldato in$ieme, accio- che la violenza dell'acqua non l'apra, o rompa. nel fondo del catino $ono due bocche da Vitr. Narici nominate coperte diquoio, o di legno in modo, che quel quoio, o legno $i può alzare, & abba$$are, $i come $i vede nei folli, o mantici; Qne$ti legni Vitr. a$$i, noi animelle chiamamo, & $i leuano ver$o il coperchio, ma quando $ono calcati dall'ac- qua, che è dentro il catino, otturano le bocche, allequa li $ono $aldate due canne dette da Vitr. fi$tule, che partitamente $tendendo$i vna dalla de$tra, l'altra dalla $ini$tra, $ono in $erte, & $tagnate pre$$o i fundi d'alcuni $ecchi che Vitr. Modioli $uol nominare, nei fondi dei quali $ono le animelle come nel catino. Entra poi dal di$opra de i detti $ec- chielli vn ma$colo per cia$cuno tornito, & vnto bene, & a$$aggiato a punto, come $i ve- de nel gonfietto della palla da vento. que$ti ma$coli da i manichi loro di $opra hanno, o $tanghe, o leue, o altra co$a che gli alzano, & abba$$ano come dimo$tra la figura, & Vit. lo la$cia alla voglia di chi fa que$ta machina. Quando adunque $i leua vn ma$colo $tan do l'altro a ba$$o, l'acqua per vna bocca del $ecchio la doue è l'animella nel fondo $ot- t'entra $eguitando l'aere, accio non $i dia voto, & qua$i a$$or bita empie il $ecchiello, m\~e- tre l'aere e$ce per la canna. quando poi $i abba$$a il detto ma$colo, egli calca l'acqua, & quella non potendo v$cire per la bocca di $otto e$$endo quella dall'animella otturata, quanto piu $i calca, tãto a$cende per la canna, & entra nel catino. in que$to mezo dall'al- tro $ecchiello alzando$i il ma$colo, l'acqua entra per la $ua bocca, e lo riempie, & dinuo- uo abba$$ando$i calca l'acqua, & la fa $alire per la $ua canna nel catino, & iui trouan- do l'altr'acqua, & non potendo quella tornar a ba$$o, e$$endo le bocche dal quoio ottu- rate, $ale, & boglie mirabilmente, & e$ce per la tromba di$opra, & $i fa andare doue l'huom vuole: & que$ta è la fabbrica della machina ritrouata da Cte$ibio, alla cui $imi- glianza fatte $ono le trombe, che $eccano, & votano le naui, quando fanno acqua: bella, & vtile inuentione $i come diletteuoli $on quelle, che dice Vitr. e$$er $tate per diletto da Cte$ibio ritrouate, doue $i fanno $altare, & cantar gli vccelletti, & con l'appro$$imar$i d'alcune co$e, $i fanno, che gli animali beuino, & le figure $i muouino come ne dimo$tra Herone. Benche quella parola Engibbata, ouero è $corretta, o vuole dir altro.

[479]DECIMO. Delle machine Hidraulice con le quali $i fanno gli Organi. # Cap. # XIII.

_I_O non la$cierò a dietro di toccare quanto piu breuemente potrò, & con $crittura con$eguire a punto, cio, cbe a$petta alla ragione delle machine Hidraulice.

_E_gli $i fa una ba$a dilegno ben collegata, & congiunta in$ieme, in quella $i pono un'arca di rame, $opralà ba$a dalla de$tra, & dalla $inistra $i drizzano alcune re- gole po$te in$ieme a modo di $cala, in que$te $i includeno alcuni moggetti di rame con i loro cer- chielli mobili fatti $ottilmente al torno, que$ti nel mezo banno le lor braccia di ferro conficca- te, & lor fa$aioli con i manicbi, congiunte, & riuolte in pelli di lana. Dipoi nel piano di $- pra ci $onoi fori circatredita grandi vicino a quali, ne i lor fu$aioli po$ti $ono i Delfini di ra- me, che dalla bocca loro pendenti banno dalle catene i cembali, che calano di $otto i fori de i moggetti nell'arca doue è ripo$ta l'acqua, iui è come un tramoggio riuer$o, $ tto il quale $ono certi ta$$elli alti cerca tre dita, i quali liuellanolo $patio da ba$$o po$to, trai labri inferiori del forno, & il fondo dell'arca.

Que$ta fabbrica di machina è difficile, & o$cura, il che Vitruuio afferma nel fine del pre$ente Capo, benche egli dica hauerla chiaramente e$po$ta, & nel principio del mede$imo capo ci prometta di voler ciò fare, & toccar la co$a, quanto piu vicino $i può: ma con $omma breuità, & io $timo, che egli cio fatto habbia, & e$$eguito, auenga, che altri dica, che que$ta forma di Vitruuio $ia piu pre$to per vn modello, che per vna e$qui- $ita dimo$tratione, affermando, che Nerone tanto $i dilettaua di que$te machine Hi- draulice, che cõteneuano l'acqua, & per piu canne mãdando faori l'aere cõ l'acqua in- $ieme faceuano vn tremante $uono, che tra i pericoli della vita, & dello imperio, tra gli abbuttinamenti de i $oldati, & de i capitani, nel $opra$tante, & manife$to pericolo, non la$ciaua il pen$iero, & la cura di quelle: & che poi e$$endo diuulgati i libri di Vitruuio, Nerone non l'haue$$e co$i care, poi che con vulgata ragione fu$$ero fabbricate.

Et a me pare, che $e bene minutamente Vitruuio non ci e$pone tutte le co$e, che en- trano nella detta machina, come egli anco non ha fatto nelle altre, pre$upponendole a$$ai manife$te, pure ci dia tanto lume, che con la indu$tria, & con la diligenza $i può fare quello, che egli c'in$egna: perche anco $e vogliamo de$criuere la fattura de gli Or- gani no$tri, che v$iamo, cono$ceremo chiaramente, che non potremo co$i minutamen- te dimo$trare l'artificio loro, che non ci re$ti difficultà appre$$o quelli, che di que$ti $i- mili $trumenti non fanno profe$$ione, & non ne hanno pratica: tanto piu ci deue pare- re $trano l'antichità, sì per la proprietà de vocaboli, sì per la nouità delle co$e, che $ono di$u$ate; benchel organo di Vitruuio conuegna in molte co$e con l'organo, che v$iamo, perche nell'vno, & nell'altro, è vna i$te$$a intentione di $onare mediante l'aere, di dar le vie allo $pirito per certi canali, che entri nelle canne, che quelle $i otturino, & aprino al piacer no$tro, che s'accordino in proportione di mu$ica, che $iano diuer$e, & faccia- no diuer$i $uoni, & $imili co$e, che dinece $$ità $ono in que$ti organi, & in quelli, benche altrimenti $i facciano.

Percioche io non trouo, che gli antichi v$a$$ero i mantici, benche $i $erui$$ero di co$e, che faceuano lo i$te$$o effetto riceuendo l'aere, & lo $pirito, & $cacciandolo $econdo il bi$ogno, come nella machina di Cte$ibio dimo$trato hauemo.

Herone $imilmente de$criue vna machina Hidraulica, la quale in $ieme con altre co- $e, è qua$i in mano d'ogni $tudio$o, & noiper diletto po$to hauemo nella lingua no$tra [480]LIBRO ilibri di quello autore. Per e$ponere adunque quanto s'intende dalle parole di Vitru- uio, & quello, che con la indu$tria, & lume dello ingenio$o Marcolino hauemo: Io di- co, che per fare la machina Hidraulica bi$ogna prima fare vn ba$amento di legname, affine che $opra e$$o tutto l'apparecchio dell'Organo $i fermi, & $pecialmente vn'arca, o va$o di rame, nel quale $i ha da por l'acqua, dapoi $opra la ba$a dalla de$tra, & dalla $ini$tra dalle te$te $i drizzano alcune regole contenute in$ieme da altre attrauer$ate a modo di $cala, & $ono come vn telaro della machina. in que$te regole $i $errano alcuni moggetti di Rame. come quelli della machina Cte$ibica $oprapo$ta. que$ti hanno i lor fondelli, o cer chielli mobili fatti a torno con diligenza, & $ono come ma$coli, che en- trano ne i moggetti, anzi come quei legni, che entrano ne i gonfietti delle palle da ven- to, & $ono inue$titi di lana, o di feltro, & di pez@e come i gonfieti. que$ti moggetti $on dritti, & vengono a riferire nell'arca di rame, hanno di $opra i manichi, & le catenne, che calano in e$$i a modo delle trombe di naue. que$te catene e$ceno dalla bocca di alcuni Delfini co$i formati per adornamento, & $ono co$i chiamati dal mouimento lo- ro, che $i ra$$omiglia allo effetto, che fanno i Delfini nel $uo apparire fuori, & rituffar$i nell'acqua; & è vero, & co$i come noi chiamiamo gallo quello $trumento, che $i volge in vna canna, & apre la via all'acqua, che e$ce di qualche va$o, co$i quel delfino era vno $trumento, dalla bocca del quale pendeuano le catene le quali catene erano attaccate ad vna $tanga, la qual era bilicata, & $taua in vccello, come dicemo noi, nel mezo $opra vna regola dritta.

Nell'arca di rame era come vn tramoggio riuer$o alzato dal fondo dell'arca tre di ta con certi ta$$elli, & que$to $i faceua per tenir il tramogglio alzato dal fondo dell'ar- ca, accio che l'acqua vi pote$$e enzrare di $otto via. que$to tramogio non haueua fondo, & l'acqua, che era nell'arca, era po$ta perpremer l'aere, che entraua per alcune canne nel tramogio, $i come nelle piue pa$torali $i preme il quoio, che ritiene il fiato, & co$i que$t acqua oppre$$a dallo aere lo $cacciaua con forza all in $u per vna tromba, che era in capo del tramoggio, la qual tromba portaua lo fiato, & lo $pirito in vna ca$$etta del- la quale Vitr. parla in que$to modo.

Sopra la te$ta gli e vna ca$$etta ben $errata, & congiunta, che $o$tenta il capo della machina detta il Canone mu$icale, nella cui lunghezza $i fanno quattro canali $e lo $trumento e$$er deue di quattro corde, $ei $e di $ei otto, $e di otto. in cia$cun canale po- $ti $ono i $uoi bocchini rinchiu$i con manichi di $erro. que$ti manichi quando $i tor- ceno, o dan volta, apreno, le nari dall'arca ne i canali, & da i canali il canone per tra- uer$o ha di$po$ti i $uoi fori, o buchi, che ri$pondeno, & s'incontrano nelle nari, che $ono nella tauola di $opra, la qual tauola in Greco Pinax, da noi $ommiero è detta.

Tra la tauola, & il regi$tro trapo$te $ono alcune regole forate allo i$te$$o modo, & vnte di oglio, accio che facilmente $i $pignino, & di nuouo $iano tirate dentro. l'effetto di que$ti è otturare i buchi, & perche $ono da i lati, però da Greci pleuritide $ono det- ti. di que$te lo andare, & il ritorno ottura altri di quei fori, & altriapre. Similmen- te que$te regole hanno attaccati, & fitti i loro cerchielli di ferro congiunti con le pinne (che ta$ti chiamamo,) le quali quando toccati $ono muoueno le regole. Sopra la ta- uola contenuti $ono i buchi, per li quali da i canali e$ce il fiato, & lo $pirito.

Alle regole incollati $ono gli anelli, ne i quali rinchiu$e $ono le lenguelle di tutti gli organi.

Bello Artificio è que$to, & degno di con$ideratione. $opra la canna del tramoggio nella te$ta è congiunta vna ca$$etta di legno, que$ta riceue il fiato, che viene dalla trom- ba, o canna del tramoggio, & lo ri$erua per mandarlo in alcuni canali fatti $opra vn@ regola larga al numero dei regi$tri.

Que$ti canali, che $ono per la lũghezza del canone, hãno p trauer$o alcuni fori $opra il cõponim\~eto di que$ta regola cõ i canali, c fori $uoi vi è vna tauola, che copre ogni co- [481]DECIMO. $a, & $erra (dirò co$i) per tutto, & copre il canone; que$ta è detta il $ommiero, & ha tan- ti fori nella $uper$icie $ua di $opra, quanti $ono i fori fatti nei canali, & $i $contrano be- ni$$imo; que$ti fori $ono fatti $econdo il numero delle canne, che $uonano, le quali can- ne $tanno dritte nei buchi del $ommiero; hauendo noi ad unque i canali forati, & la ta- uola forata con ri$pondenti fori: Interponemo alcune regole tra la tauola, & i canali, $e quali pa$$ano da vn lato all'altro, & $ono $imilmente forate con fori ri$pondenti alli fori del canale, & del $ommiero; ma $ono fatte in modo, che calcando i loro manichi, che venghino in fuori $i po$$ino riuolgere, & col $uo volgimento facciano rin contrare iloro buchi con i buchi de i canali, & del $ommiero, accioche il $iato po$$a v$cir alle can ne dell organo. i manichi veramente $ono come catenazzi in forma ditre membri. Han no que$ti manichi attaccati alcune anella, nelle quali $i $errano le lenguelle di tutti i det ti $trumenti, cioè ditutti i ta$ti; que$te lenguelle erano come pendole, o di duro corno, o di lametto, & erano per ordine lungo lo $trumento di$po$te, & collocate obliquamente, $atte in forma di $oglia di porro, i Greci le chiamano Spatelle, Vitr. dalla forma loro le chiama lenguelle. A i capi loro erano attac cate alcune $uni piccio le, o caten elle, le qua- li $i legauano a i manichi delle regole, le quali e$$endo toccate, & depre$sè tirauano per le funi i capi delle leguelle, & contra la piega loro le volgeuano, che poi la$ciati i mani- chi ritornauano al $uo luogo, & volgendo le regole faceuano, che i lor buchi non $i in- contrauano piu con i buchi del canale, & del $ommiero, $i come toccando$i, quei mani- chi le regole $i volgeuano, & riportauano i buchi all'incontro vno dell'altro, & quelle regole al modo, che $i v$a $i chiamano ta$ti.

Ma ai moggetti $ono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono al- le nari, che $on nella ca$setta, nelle quali $ono le animelle tornite, & iui po$te affine, che riceuen- do la ca$setta il fiato, otturando i fori non lo la$cino piu tornare: co$i quando $i alzano le $tan- ghe, i manichi tirano a ba$soi fondi dei moggetti, & idelfini, che $ono ne i fu$aioli calando nel- la boccai cembali riempieno gli $pacij de i moggetti, & i manichi alzando i fondi dentro i mog- getti per gran forza, & per lo $pe$so battere, otturando i fori, che $ono $opra i cembali, fan- no andar per forza lo aere, che iui e per lo calcare coftretto, nelle canne, per le quali egli ua ne i capi di legno, e per le $ue ceruici nell'arca, ma per lo forte mouimento delle $tanghe il fiato $pe$- $o compre$so entra per le aperture de i bocchini, et empiei canali di vento. Di qui na$ce, che quando i ta$ti toccati con le mani $cacciano, & ritiran continuamente le regole otturando i fori di vna, & aprendo a vicenda i fori dell'altra, fanno v$cire i $uoni $econdo le regole mu$icali con molte varietà di moduli, & d'harmonie. Io mi ho $orzato quanto ho potuto, che vna co$a o$cu- ra chiaramente $ia $critta. Ma questa non è ragion facile, ne e$pedita da e{$s}er capita $e non da quelli, che in tali co$e $ono e$$ercitati. Ma $e alcuno per gli $critti hauerà poco inte$o quan- do cono$ceranno la co$a come ella $ta veramente, ritroueranno il tutto e{$s}er stato $ottilmente, & curio$amente ordinato.

I moggetti hanno le lor canne congiunte dalle bande, le quali canne $i riferi$cono nel tramoggio, perche in e$$o portano il fiato: hanno que$ti moggetti le lor animelle pri ma nel fondo po$te di dentro via, per le quali $i tira l'aere, come per buchi de'mãtici, da poi dal piede doue $ono attaccate le canne nella bocca loro hanno anco le altre animel le, che sappreno, accioche quando l'aere è tirato ne i moggetti, & poi calcato con i fon- delli le animelle del fondo $i chiudino, & quelle delle canne $i aprino, & l'aere entri nel- le $i$tule, che vanno altramoggio, le quali deuono e$$er con i capi loro $tagnate nel tra- moggio, come $i è detto della machina di Cte$ibio. Alzando adunque le $tanghe, che hã no le catene, che $o$tentano i cembali entranti nei moggetti, $i a$$orbe l'aere per le ani- melle di $otto, & calcando poi l'aere è $pinto per le canne nel tramoggio, & a$cende per la canna del tramoggio alla ca$$etta, & vientra dentro. aprõ$i i bocchini, che Epi$tomi $ono detti da Vitr. dalla ca$$etta a i canali, ne i quali entra lo aere, ma non prima egli va a far $uonare le canne, che non $i tocchi con le dita i ta$ti, cioè i manichi delle regole, [482]LIBRO perche bi$ogna col toccar di quei mani chi volger le regole, che entrano trail canone, & il $ommiero, accioche tutti i buchi s'incontrino, & $ia libera pa$$ata dello aere alle cã- ne. Io dirò che Vitr non ha la $ciato co$a pertinente aque$ta de$crittione $aluo, che la de$crittione delle lenguelle, ma era co$a nota come erano, & come $i faceuano, però egli la pre$uppone, & dicendo lenguella parla di vna co$a allhora conolciuta. l'acqua $cac- cia lo aere, & fa quello effetto, che fa il piombo $oprai mantici de gli organi no$tri.

Con che ragione $i mi $urail viaggio $atto, o in carretta, o in naue. # Cap. # XIIII.

_T_R portiamo horail pen$ier no$tro di $criuere ad vnanon inutile ragione, ma con grarde prontezza dataci da no$tri maggiori, con che via quelli, che $iedono in car- retta, o nauigando $aper po$$ino quanti miglia di camino habbiano fatto. Et qut- sto $i faco$i Sanole ruote della carretta larghe lungo il diametro quattro piedi, & due dita. Et qu@sto $i fa accioche hauendo la ruota in $e vn certo, & determinato luogo, & da quello cominei and ando inanzi a girar$i, & peruenendo a quel $egno certo, & determi- nato, doue ella cominciò girar$i, habbia finito anco vn certo, & determinato $pacio di piedi do dici, & mezo. Poi che que$te co$e co$i apparecchiate $aranno allbora nel moggetto della ruota alla parte di dentro $ia fermamente rinchiu$o vn Timpano, il quale fuori della fronte della $ua rit @dezza porgi vn eminente dentello. Dapoi dal di$opra del ca{$s}ero della carretta confitta $ia vna ca$$a, che habbia vn timpano, che $i muoua po$to in coltello, & $ia nel $uo pernuzzo rin- chiu$o. Nella fronte del detto Timpano $iano i denti egualmente compartiti di numero di quat- trocen o, & onuengh no questi incontrando$inel tentello del Timpano inferiore@. Dapoi al Tim- p@nodi $apra da vn lato confitto $ia vn'altro dentello, che venghi fuori oltra gli altri denti. Egli $i fa anco il terzo Timpano dentato con la iste$$a ragione, & è po$to piano in 'vn' altra ca$- $a, che habbia i denti, che ri$pondino a quel dentello, il quale è confitto nel lato del $econdo Tim- pan@, dapoi nel Timpano, che è po$to in piano faccian$i buchi per poco piu, o poco meno delle miglia di quello, che per lo viaggio d'un giorno $i puo pa$$are, perche non ci darà impedimento. I cia$cuno di que$ti buchi po$ti $iano alcuni $a{$s}olini ritondi, & nella ca$$a di quel Timpano faccia$i vn foro, che habbia vn canale, per lo quale quei $a{$s}olini cader po$$ino nel ca$$ero del- la carretta, quei $a$$olini dico, che $aranno posti in quel Timpano, quando venuti $aranno drit- to $opra quel luogo, caderà cia$cuno in v@ va$o di rame, $ottoposto, & co$i, quando $ia che la ruota and ando inanzi muoua in$ieme il Timpano di $otto, & il $uo dentello in ogni giro con$tringa pa$$are i dentelli del Timpano di $opra, ella farà, che e$$endo voltato il Timpano di $otto quattrocento fiate quel di $opra $arà voltato vna $ola, & il dentello, che gli è dal lato confitto, farà andarc inanzivn dentello del Timpauo, che sta nel piano. Quando adunque per quattrocento giri del Timpano inferiori, $i velterà vna fiata quel di $opra, lo and are inanzi $a- rà di cinquemila piedi, & di mille pa$si, & da quello quante palle cadute $aranno $onando, tan- ti miglia ci daramio ad intendere, che baueremo fatti. Ma il numero delle palle dal ba$$o rac colto ti dimostrerà la $omma de i miglia fatti dal viaggio d'un giorno.

A$$ai facile è la $opra$critta dimo$tratione, pure che con ragione Arithmetica inte$a $ia, però per maggiore dichiaratione $i dirà, che que$to arti$icio di mi$ur are il viaggio andando in carretta con$i$te nella grandezza delle ruote, la qual grandezza e$$er deue certa di mi$ura cono$ciuta. Quando ad unque $ia, che dal dia metro $i cono$ca la circon ferenza del circolo, egli è nece$$ario far le ruote d'vn diametro certo, & mi$urato, però Vitr. $a i diametri delle ruote di quattro p@edi, & due dita, di dodeci, che vanno a far vn [483]DECIMO. piede, però $ono la $e$ta d'vn piede, accioche la circonferenza della ruota $ia mani$e$ta, & intende per que$to, che la circon fer\~eza volga dodici piedi, & mezo, entrando il dia- metro tre$i ate nella circonferenza del circolo. e$$endo adunque la ruota di dodici pie- di, & mezo di circon $erenza, & po$to vn $egno in e$$a doue ella tocca la terra, & facer- dola girare $opra la terra, fin che il mede$imo $egno ritorni al luogo di prima, hauerà $cor$o lo $patio di dodici piedi & mezo Se adunque ogni compito giro di ruota, mi da dodici piedi, & mezo di terreno, volgendo$i la ruota quattrocento fiate, mi darà cinque mila piedi; & $e vanno vinticinque piedi per pa$$o, mi darà mille pa$$i, & mille pa$$i mi danno vn miglio. Ma accioche $i cono$ca quante fiate la ruota $i volga, non $olamente con gli occhi, ma con l'orecchie, Vitr. celo in$egna facilmente, come $i vede nel te$to, & la figura piu chiara mente lo dimo$tra.

Similmente nel nauigare mutando alcune co$e $i fanno questi arti$icij, perche $i fa pa$$are per li lati delle bande della naue vn perno, il qual con le $ue te$te e$ce perle parti e$teri ri della naue, nelle quali s'impongono le ruote di quattro piedi, & vn $esto di diametro. que$te ruote nelle $ronti loro hanno le lor pinne, che toccano l'acqua, nella metà del perno: Dentro della na, ue al mezo c'è vn Timpano, con vn dentello, che e$ce dalla $ua circonferenza, iui appre$$o euui vna ca$$a col $uo Timpano dentato di quattrocento dentelli cgualmente di$tanti, & conuenienti al dentello di quel Timpano, che è po$to nel perno; ha di piu vn dentello nel $uo lato, che $po@ta in fuori oltra la ritondità $uà, & c'è vn'altro Timpano piano, confitto in vn'altra ca$$a denta- to allo i$te$$o modo: co$i il dentello con$itto allato di quel Timpano, che $ta in coltello vrtando in quei dentelli di quel timpano, che $ta in piano, per ogni volta che egli da atorno, facendo an- dar vno di quei dentelli volge il timpano, che è po$to is piano, nel quale $ono i fori, doue $i ripon- gonoi $a$$olini ritondi, & nella ca$$a del detto timpano $i caua un foro, che ba un canale, per lo quale il $a$$olia liberato dall'o$taculo, cadendo in vn va$o di rame, ne farà $egno col $uono, & co$i la naue spinta, o da remi, o da vento toccando le pinne delle ruote l'acqua contraria for- zate da grandi spine a dietro uolteranno le ruote, le quali uolgendo$i danno diuolta al porno, il perno uolgerà il timpano del quale e{$s}endo il dentello raggirato, per ogni giro, che egli dia a tor- nourtanao in un dentello del timpano $econdo lo farà fare moderati giri, & co$i poi che le ruote uoltate $aranno dalle pinne quattrocento fiate, faranno dar'una uolta $ola al timp ano posto in piano per lo incontro del dentello po$to nel lato di quel timpano, che è in coltello. Il giro adunque del timpano piano quante fiate uenirà per mezoil foro manderà fuori i $a$$olini per lo canale, & co$i & col $uono, & col numero dimo$trerà gli $patij delle miglia della nauigatione.

Que$to arti$icio è $imile a quello della carretta, ma io vedo, che puo e$$er impedito il girar delle ruote, o per l'acqua, o per altriaccidenti, però io la$cio che la pruoua $ia quel la, che lo con$ermi. La $igura ci dimo$trerà quanto è $critto, & dell'organo, & della mi$ura del viaggio, perche que$te $ono co$e, che la $crittura non puo a pieno dimo$tra- re però bi$ogna, che la pittura le ponga dinanzi a gliocchi, & molto piu puo vn buon ingegno capire di quello, che dimo$tra la pittura, & $e al buon ingegno $u$$e aggiunta la pratica di fare altre $imili machinationi, non ha dubbio, che la $crittura $ola gli ba$te rebbe, ma inuero bi$ogna na$cerci, & hauere in clinatione naturale, & diletto di opera- rc. Et qui fa fine Vitr. di trattare di quelle co$e, che appartengono all'vtile, & al dilet- to de gli huomini al tempo, che $ono $enza $o$petto, & in pace. alle quali co$e io potrei a pompa molte co$e aggiungere diquelle, che mette Herone, ma egli mi pare, che $imili ar ti$icij deuono e$$er tenuti in reputatione, perche da molti, che nonlintendeno $ono tenu- ti$vili, & hauuti in poco pregio. Ma non $anno di quanto grande vtilità puo e$$er il $a- perne render conto, & quante co$e, che non $ono po$te, da gli autori, $i po$$ono ritroua- re a bene$icio del mondo per gli $critti diquelli, e$$endo (come io ho detto nel primo li- bro) gran virtù, & gran forza po$ta nei principij, come anco chiaramente $i ha potuto comprendere dal di$cor$o fatto di $opra nel pre$ente libro circa le machine, come in tot te la ragione del mouimento dritto è circolare, & come la merauiglio$a natura del cir- [484]LIBRO colo $eruando in $e molte contrarietà, ci dà cau$a di $are quelle marauiglio$e opere, che fanno con$entire la natura repugnante delle co$e alle voglie de gli huomini per il che io non potrei a ba$tanza fare auuertiti gli Architetti, & quelli, che vogliono fare molte belle & vtili machinationi a commodo delle genti, che debbiano contin uamente pen- $are, & ripen$are, & machinare (dirò co$i) $oprai principij po$ti da Vitr. & danoi, & mel- to prima da Ari$totile nelle $ue mecaniche, le quali pare che $iano $tate leuate di pe$o, & traportate da Vitr. in vn $olo capitolo, benche con $omma breuità, $econdo il co$tu- me di que$to autore, come anco s'è veduto nel nono libro, nel di$cor$o de i mouimenti doi Cieli, & del trattamento de gli horologi, & poco di $opra nella de$crittione della ma china Hidraulica. nel che $i vede il $uo mirabile giudicio (come io ho detto piu volte) nella $cielta delle co$e, perche le minute, le ordinarie, le v$itate, & facili $ono $tate la$cia- te le belle, le importanti, le difficili, & le $cielte $ono $tate elette, & propo$te, & e$po$te al- la intelligenza delle genti. Ma tempo è che $eguitamo l'in$tituto no$tro, & e$$eguiamo l'ltima parte, che ci re$ta a fornire tutto il corpo della Architettura. che è quella parte, delle machine, che ci $erue all'v$o della guerra.

A. Aqua in arca ærea depre$$a. B. Del$ini ærei. C. Modioli ærei. i Moggetti di Ra me. D. Le Regole in forma di $cala. E. Traxi, ta$$elli di tre dita alti. F. Cathenæ Cym bala tenentes. G. Infundibulum inuer$um. Tramoggio detto Phigeus. H. Fi$tulæ, [485]DECIMO. [486]LIBRO le Canne per le quali, lo aere delli Moggetti entra nel Tramoggio. I. Vectes, Stanghe. K. Manubria, Manichi, che ogni volta che $i preme li Ta$ti $i voltano, & aprono le Nari, che mandano il ven to alle canne de l'Organo, che $uonano. L. Pinpæ $ub quibus $ub lingulæ omnium organorum, i.i ta$tie lenguelle. O. Le Regole tra'l Sommiero detto Pinax, & i regi$tri. P. Pinna depre$$a, vn ta$to calcato. Q Tabula, il Sommiero. R. La Figura dei ta$ti $eparata perche meglio s'intenda. S. Lingulæ, lenguelle. T. Cer- uicula, il collo, o la canna. V. L'acqua cacciata in $u tra L'arca il Tramoggio dal ven- to delli Moggetti. X. Pars arcæ, parti dell'arca. Quelli punti nella forma dei Ta$ti $eparate, $ono fori del Sommier, che danno il vento alle canne.

Delle ragioni delle Catapulte, & de gli $corpioni. Cap. # XV.

_H_ Oraio e$ponerò con che mi$ure apparecchiar $i po$sino quelle co$e, che $tate $ono ritrouate ai pre$idi della guerra, & alla nece$sità della con$eruationc, & $alu- te de mortali, che $ono le ragioni de gli $corpioni, Catapulte, & Bali$te, & pri- ma dirò delle Catapulte, & de gli Scorpioni. Dalla proposta lunghezza dalla $aetta, che in questi strumenti $i tira, tutta la loro proportione $i ragiona: & prima la grandezza dei fori, che $ono ne i loro capitelli, è perla nona parte di e$$a, & que$ti fori $ono quelli, per li quali $i $tendono i nerui torti, i quali deuono legare le braccia delle Cata- pulte. Mai capitelli di quei fori e{$s}er deuono della $otto$critta altezza, & larghezza, le tauo- le che $ono di $opra, & di $otto dal capitello, che T aralelle detce $ono t@to $ono gro$$e, quan- to è uno di quei fori, larghe per uno & noue parti, ma ne gli e$tremi per un foro & mezo. Ma le erte dalla de$tra, & dalla $in$tra, quel e, che Para$tate $i chiamano, oltra i cardini alte $o- no quattro fori, gro$$e cinque, i cardin@ per mezo foro, & un quarto, dal foro all'erta di mezo $imilmente $ialo $pacio ai mezo foro, & un quarto, la larghezza dell erta di mezo per un foro e----la gro$$ezza d un foro, & lo $pacio doue $i pone la $aetta nel mezodell erta per la quarta parte a'un foro. Ma le cantonate, che $ono a toino dei lati, & nelle fronti, confic cate e$$er de- uono con lame di ferro, o pironi di rame, o chiodi, la lungbe zza del canale, che in Greco è detta, Strix e$$er deue di fori diecenoue, la lunghezza de i regoli, che alcuni buccule appellano, che $i confic cano dalla de$tra, & dalla $ini$tra del canale e$$er deue di fori diciotto, & l'altezza d'vn foro, & co$ila gro$$ezza, & $i affiggono due regole, nelle quali entra vn molinello, il quale è lungo tre fori, largo mezo, & la gro{$s}ezza della bocchetta, che $i affige, $i chiama Camillum, o $econ- do alcuni Locullamento con i cardini $otto $quadra, & d'vn foro, l'altezza $ua di mezo foro, la lunghezza del molinello è dinoue fori, la gro{$s}ezza della Scutula di noue fori, Et la lunghezza di quella parte che è detta, Epitoxis, è di mezo foro & d'un ottauo della metà, la gro{$s}ezza d'un'ot- tauo. Simil mente l'orecchia oil manochio, e lungo tre fori largo & gro$$o mezo foro, & vn quarto, la lunghezza del fondo del canale è di $edici fori la gro$$ezza di noue parti, & lalarghez za della metà, & d'un quarto, la colonnella, & la ba$a nel piano di otto fori, la larghezza del zoc- co doue $i pone la colonnella, e di mez foro, & d'un ottauo della meta, la gro$$ezza, e della duo- decima, & della ottaua parte d'un foro, la lunghezza della colonnella al cardine, è di dodici fori, & noue parti, la larghezza dimezo foro, & d'vn quarto della metà, la gro$$ezza è d'un terzo, & d'vn quarto d'vn foro Di quella $ono tre capreoli, o chiauette, la lunghezza ae' qualie per noue fori, la larghezza per mezo, & noue parti, la gro$$ezzaper vn'ottauo, la lunghezza delcardine di noue parti d'un foro, la lunghezza del capo della colonna d'un foro, & mezo &. ------------------- ------------------lagro$$ezza d'un foro, lacolonna minore di dietro, che [487]DECIMO. da Greci è detta Antiba$i è di fori otto, la larghezza di ---------- la gro$$ezza di. ------- la $ot- topo$t a de fori dodici, & $ia della i$te{$s}a gro{$s}ezza, & larghezza. $opra la minor colonna c'è vna orecchia, o letto che $i dica, o $cagnello, di $ori------ ------ l'altezza di fori ----- ----- la larghez. za di fori, i ---------- de ina$pi $ono di fori la gro$$ezza d'un foro. ----- ----- la larghezza, di --- ----- & la gro$sezza di ------- ma alli trauer $i con i cardini, $i da la lunghezza di fori dieci, la larghezza di quindeci ⋮ ⋮ ⋮ & la gro$sezza di dieci------la lunghezza del braccio di fori ---- ----la gro$sezza delle radice---------------------------------- Que$te co$e con tali proportioni, o aggiungendo, o $cemando $i fanno, perche $e i capitelli, che Anatoni $i dicono, $arauno più alti della larghezza, allhora $i deue leuare delle braccia, accioche quanto più rime$so $arà il tuono per l'altezza del capitello, la cortezza del braccio faccia il colpo mag- giore, $e'l capitello $arà men alto, che Catatono $i dice, perche è più forte, deuono le braccia e$- $er più lunghe, accioche più facilmente $i reggano. imperoche $i come la leua, quando è lunga quattro piedi, quello che $i alza da cinque buomini, fatta poi di otto piedi, da due $olamente $i le- ua: co$i le braccia quanto piu lunghe $ono tanto piu molli, & quanto piu corte, tanto piu dura- mente $i maneggiano.

Qui bi$ogno è bene che Iddio, ci aiuti, percioche, ne la $crittura di Vitr. ne di$egno d'alcuno, ne forma antica $i troua di que$te machine; io dico al modo da Vitr. de$cr itto & lo ingegnar$i è pericolo$o, imperoche molto bene di$correndo $i potrebbe fare alcu no di quelli $trumenti, per tirar $a$$i, o $aette, ma che fu$$ero a punto come Vitr. ci de$cri ue $arebbe co$a grande, oltra, che le ragioni de mede$imi, $trum\~eti col tempo dopo Vit. $i $ono mutati, perche la proua, & l'v$o nelle co$e della guerra, come in molte altre fa mutar le forme de gli $trumenti, & a no$tri giorni quelle machine $ono del tutto po$te in di$u$o, però io credo che io farò degno di e$cu$atione, $e io non entrerò in $anta$ia di e$poner quelle co$e, che per la difficultà loro, anz per la impo $$ibilità $ono tali, che hanno fatto leuare da que$ta impre$a huomini di più alto ingegno, & di maggiore e$pe rienza, che non ho io. Dirò bene che dal fine cioè dallo effetto, che $i vuol fare, $i puo tro uare ogni $trumento, come nella pre$ente occa$ione. Bali$ta, Catapulte, & Scorpione $o no $trumenti da tirar pietre grandi, & $aette: certo è che dalla intentione, & dal fine po- temo preparare $imili $trumenti, con$iderando, che per far colpo gagliardo, & lontano & per tirar gran pe$o, ci bi$ogna grandi forze, & tali forze, che $ian dall'arte ordinate, percioche nel muouere i gran pe$i la natura è contraria a gli huomini, come detto haue mo. all'arte dunque appartiene ordinare tali $trumenti, che tirati a forza, & rila$ciati cõ violenza mandino i pe$i lontani, & ciò non $i puo fare $enza chiaui, carcature, o eue, le quali habbiano doue appuntar$i, & fatte $iano con proportione ri$põdente al pe$o, che $i deue trarre, & però dalla natura de pe$o $i dà la proportione della grandezza a tutte le parti dello in$trumento: adunque il modulo che nelle fabbriche $i piglia $arà con$ide rato anco nella parte delle machine, & però la $immetria, & l'ordine $i richiede anco in que$ta parte, & $imilmente la di$po$itione, il deco ro, & la bellezza dell'a$petto, & l'altre co$e po$te da Vitr. nel Primo libro. Dalla lunghezza adũ que della $aetta, o dal pe$o del la pietra cõ ragione $i deue pigliar la mi$ura di que$te machine, come anco dal pe$o del la palla $i forma il pezzo, $i dà la carcatura, e $i t\~epra l'artigliaria, de no$tri temp@, perche è nece$$ario, che ci $ia proportione tra quello, che muoue, & la co$a, ch è mo$$a, la doue chiaramente $i proua, che nè vna pagliuzza, ne vno $mi$urato pe$o puo e$$er da vn'huo- mo $enz'altro in$trumento tirato, perche in quello c'è il meno, in que$to il piu $enza pro portione tra il mouente, & la co$a, ch'è mo$$a: & per che la $aetta, & la pietra deue e$$er ac commodata ad alcuna parte, però $e gli fa il'$uo letto, & il $uo can ale, & perche la fune, il neruo, o altro, che $pinge la $aetta deue e$$er con ragione $te$o, & tirato, & annodato a qualche co$a, & quella $imilmente ad altra parte, che la co$tringa, & quella ferma e$$er deue, & vnita con altre parti ad vn'e$$etto, acciò $e le conuegna la diffinitione della ma china, però ci na$ce la ne$$ita ditutte le parti de tali $trumenti come $ono i trauer$i, l'er- [488]LIBRO ce, le chiauette, le tauole, i perni, i cardini, i canali, i regoli, o na$pi, le leue, le orecchie, le braccia, i capitelli, le colon nelle, i fori, le bocchette, & altre co$e che Vitr. dice, le mi$ure delle quali in e$$o per il tempo, & per la negligentia di molti $ono andate, benche la ra- gione, & il perche di e$$e ci re$ti pigliando$i il tutto dalla ragione della Leua, & della Bi lãcia. I nomi veramente, & i vocaboli di que$ti $trumenti, o machine $ono tolte da qual- che $imiglianza delle co$e, o da qualche e$$etto, o vero fanta$ia, come appre$$o di noi Schioppo, & Bombarda, dal $uono, Arcobu$o dalla forma, Pa$$auolante, Ba$ili$co, & Falconetto da gli effetti: co$i Bali$ta dal tirare, Scorpione, perche cõ $ottil punta di $aet- ta daua la morte, & for$e quella era auelenata, & Catapulta $imilmente dalla celerita del colpo, & Arcubali$ta, & altre co$e $imili, & dalla forma, & da gli effetti erano nomi- nate, & a imitatione di vno di tali $trumenti gia molti anni ne fu formato vno tutto di $erro (in picciola forma con le corde di neruo) che in molte parti $i conforma con la narratione di Vitr. il quale è in vna delle $ale dello armamento dello Eccellenti$$imo Con$ilio di X. La$cierò adunque che il tempo ci porti qualche lume, perche anco da gli autori Greci non $i puo cauare co$a, che buona $ia, $e bene $ono gli i$te$$i, che cita Vitruuio.

Delle ragioni delle Bali$te. # Cap. # XVI.

_I_O ho detto delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni $i facciano. Mala ragione delle Baliste $ono varie, & differenti, però tutte $ono ad vno effetto drizzate, perche altre con stangbe. altre con molinelli, alcune cen molte taglie, & con molti raggi, alcune con argane, & altre con ruote, & Timpa- ni $ono tirate. Ma con tutto que$to niuna Bali$ta $i fa $e non $econdo la propo$ta grandtzza del $a$$o, che da tale $trumento $i manda: però della ragione di quelle non è ageuole a tutti, & e$pedita co$a trattarne, $e non a quelli, che banno l'arte di numerare, & moltiplicare, perche $i fanno ne i capi alcuni fori, per gli $patij de i quali tirate $ono & caricate, con capello di donna $pecialmente, o con neruo le funi, le quali $i pigliano dalla proportione della grandezza del pe$o di quel $a$$o, che ba da e$$er tirato dalla Balista. Si come dalla lunghezza della $aetta detto ba- uemo pigliar$i la mi$ura delle Catapulte. Ma accioche anco quelli, che non hanno le ragioni del- la Geometria, & della Arithmetica po$$ino e$peditamente operare, perche nel pericolo della guer ra non $iano occupati nel pen$arui $opra, io farò manife$to riduc endo la co$a alla ragione de i nostri pe$i quelle co$e, che io ho bauute per certe, & quelle, che in parte io ho appre$e da miei precettori, & con quali co$e i pe$i de i Greci habbian ri$petto ai moduli $ommariamente io $on per e$ponere.

Si puo creder molto a Vitr. in que$ta materia, percioche egli era prepo$to all'artiglia rie, & all'apparato delle Bali$te, Scorpioni, & delle Catapulte, $econdo che egli afferma nella dedicatione del libro. Potemo anco vedere quanto nece$$ario $ia all Architetto la cognitione dell'Arith metica, & della Geometria, come egli ha detto nel primo libro, perche le proportioni de numeri, & le $olutioni delle co$e che con numeri non $i po$$o- no fare, ma $i bene per via di linee, come prouato hauemo nel nono libro, vengono dal- l'arte del numerare, & dall'arte del mi$urare. & qui ci $erue quella dimanda di trouare le linee dimezo proportionali a dua date, $econdo, che dice Archimede, & Vitr. delle ragioni loro.

[489]DECIMO. Della proportione delle pietre, che $i deuono trare al $oro della bali$ta. # Cap. # XVII.

_Q_ Vella Bali$ta, che deue mandar fuori vna pietra di due libre bauerà il foro del $uo ca- pitello di cinque dita, $e di quattro libre, dita $ei, $e di otto, dita $ette, & noue par- ti, $e di dieci, dita otto, & noue parti, $e di venti, dita dieci, & noue parti, $e di quaranta, dita dodici & mezo, & K. $e di $e$$anta dita tredici, & l'ottama parte d'vn dito, $e di ottanta dita quiudici, & noue parti d'un dito. Se di cento, & ven- ti, piedi vno, & mezo, & d'un dito & mezo ⋮ ⋮ ⋮ $e di cento, & ottanta, piedi due & dita cin- que, $e di ducento libre piedi due, & dita $ei, , $e di ducento, & dieci, piedi due, & dita $ette ⋮ ⋮ ⋮ $e di ducento & cinquanta, piedi due dita vndeci & mezo. Determinata lagrandezza del foro faccia$i vna Scutula detta da Greci Peritritos, che per lunghezza $ia due fori, & della duodecima, & ottaua parte d'un foro, la larghezza due fori, & della $esta parte d'un foro. Par ti$ca$ila metà della di$egnata linea, & poi che $arà partito $iano ritirate, & ra$tremate le vltime parti di quella forma di modo, che quella linea habbia la $ua torta di$egnatioue per la $e$ta parte della lunghezza, ma di larghezza la doue è la $ua piega habbia la $uarta parte. Ma la doue è la cur uatura, la doue gli angoli con i capi loro $portano in fuori, & i fori $i deuono voltare, & il ra$trema mento deue tornar in dietro per la $e$ta parte della larghezza. Fl foro $i fa di forma alquanto lun- ghetta tanto, quanto è gro$$o l'Epizige. poi che co$i $arà formato parti$ca$i a torno di modo, che el- l'habbia la e$trema curuatura dolcemente voltata ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ezza $ia d'un foro. Facian$i i moggetti di fori 11 e mezo, la larghezza 59 ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ezza oltra quello, che entra nel foro $ia di fori 51, all'vltimo della larghezza $ia di fori 15. la lunghezza delle erte $ia di fori VS 5. la curuatura per la metà d'un foro, la gro$$ezza.u:d'un foro, e L X. parte egli $i da di piu alla larghez za quanto s'è fatto appre$$o il foro nella de$critione in larghezza, e gro$$ezza la. V. parte divn fo ro. L'altezza la quarta parte. la lunghezza della regola che è nella men$a è di fori otto, la larghez za, e la gro$$ezza, per la metà del foro. la gro$$ezza del Cardine 112 ⋮ ⋮ ⋮. gro$$ezza del foro 199 ⋮ ⋮ ⋮ la curuatura della regola 15 K la larghezza, e gro$$ezza della regola e$teriore tanto la lunghezza, che ci darà la ver$ura della formatione, e la larghezza dell'erta, e la $ua curuatura K. Ma le regole di $opra $arann@ egnali alle regole di $otto. K. le men$e del trauer$o di fori uu K la lunghezza del fu$to del Climaciclo di fori tredici ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ezza di tre K lo $patio di mezo largo vna quarta d'un foro. ⋮ ⋮ la gro$$ezza vn'ottaua ⋮ ⋮ ⋮ K. la parte di $opra del Climaci clo, che è vicina congiunta alla men$a per tutta la $ua lunghezza $i parte in cinque parti, delle qua- li due $i danno a quel membro, che i Gr eci chiamano Chilon ⋮ ⋮ la larghezza 5. la gro{$s}ezza 9 ⋮. la lunghezza di tre fori, e me zo @.le parti prominenti del chilo di mezo foro, quella del Plenthigo mato di 3. d'un foro, e d'un Sicilico. Et quello, ch'è a'perni, che $i chiama la Fronte trauer $a è di tre fori, la larghezza delle regole di dentro 5. d'un foro, la gro$$ezza 3. K. il riempimento dell'orecchia, ch'è per coprire la Securina s'intende K. la larghezza, del fu$to del Climaciclo 25. la gro$$ezza di $o ri dodici K. la gro$$ezza del qu adrato, ch'è pre$$o al Climaciclo FS d'un foro, ne gli e$tremi K. ma il diametro dell'a$$e ritondo $arà eguale al chilo, alle chiauette. 5. mãco una $e$tadecima K. la lunghez za dell'anteridio di fori F 1119, la larghezza 5 ⋮ ⋮ : d'un foro, la gro$$ezza di $opra 2 K. la ba$a $i chiama e$eara per lunghezza è di fori ⋮ ⋮ la contraba$a di fori 4 ⋮ ⋮ ⋮ la larghezza, e gro$- $ezza dell'una, dell'altra ⋮ ⋮ ⋮ d'un foro, $i caccia a mezo vna colonna di altezza K. la cui lar ghezza, egro$$ezza è d'un foro, e mezo, ma l'altezza non ba propotione di foro, ma $arà ba$tante quello, che $arà nece{$s}ario all'v$o ⋮ ⋮ ⋮ d'un braccio, la lunghezza di fori VI ⋮ ⋮ ⋮ la gro$$ez za nella radice ne gli e$tremi F. 10 ho e$po$to quelle $immetrie trattando delle Baliste, & delle Cata pulte, che io bo giudicato $ommamente e$pedite, ma come $i carchino, e tirino con funi torte diner- uo, & di capelli, quando potrò con i $critti abbracciare non la$cierò.

[490]LIBRO

Et qui che potemo noi dire in tanta $correttione di te$to? in tanta con$u$ione di mi- $ure, & in tanta o$curità di vocaboli? Mirabile era certo que$ta machina tirando $in ducento e cinquanta libre di pe$o, & ci voleua vna grandi$$ima mani$attura, di parti, & membri di e$$a.

Delle tempre, & carcature delle Bali$te, & delle Catapulte. # Cap. # XVIII.

_P_ Iglian$i traui lunghi$$imi $opra i quali $i con$iccano i gattelli, dentro de quali uan- no i na$pi, ma per mezo gli $patij di quelle traui $i tagliano dentro le forme, nelle quali s'inue$tono i capitelli delle Catapulte, & con cugni $ono fermati, & tenuti accioche nel caricarle, & tirarle non $i muouino. Piglian$i poi i moggetti di ra- me, & quelli $i metteno dentro ne i capitelli, dentro i quali uanno i cugnetti di ferro detti da Grecci Epi$chidi: oltra di questo ui $i pougono le an$e delle corde, & $i fanno pa$$are dall' al- tra parte, & d'indi $i riportano ai na$pi, inuolgendo$i nelle $tanghe, accioche per quelle $te$e, & tirate le corde quando con le mani $aranno tocche, habbian eguale ri$pondenza di $uono nel- l'una, & l'altra parte, & quando haueremo fatto que$to, allbora con cugni ai fori, $i $erra- no di modo, che non po$$ono piu ammollar$i, & co$i fatti pa$$are dall'altra parte con lai$te$$a ragione con le $tanghe $i $tendeno per li na$pi, $in che $uonino egualmente, & co$i con i $erra- menti dei cugni $i temprano le Catapulte al $uono con udito, & orecchia mu$icale.

Que$to accennò Vitr. nel primo libro volendo, che lo Architetto haue$$e qualche ra- gione di Mu$ica: perche $e è quella proportione da $uono, a $uono, che è da $patio a $pa- tio, non prima $errar $i deuono i fori po$ti ne i capi, per li quali $i tirano le funi torte, che rendino $uoni eguali, & all hora ren deranno $uoni eguali, che ci $arà pa rita di $patij, & eguale tiramento dalla de$tra, & dalla $ini$tra delle funi: & quando que$to dall'orec- chia $arà vdito, allhora $arà molto bene temperata la carcatura, & il colpo $ara dritto, & giu$to, come la ragione ci dimo$tra.

Delle co$e da oppugnare, et da di$endere, et prima della inuentione dello Ariete, et della $ua machina. Cap. # XIX.

_I_ O ho detto quello, che io ho potuto di que$te co$e. Re$tami dire dellc machine da battere, & da oppugnare in che modo con machinationi i vittorio$i capitani, & le città e$$er po$$ino dife$e. Prima quanto appartiene alla oppugnatione, co$i $i dice e$$er' $tato ritrouato l'Ariete. F@ arthagine$i per oppugnar Gade s'accamparono, & hauendo prima pre$o il ca$tello $i sforzarono di gettarlo a terta, ma poi che non haueuano ferramenti per roinarlo pre$ero vna traue, & que$ta con le mani $ostenendo, & vrtando con vno de capi continuamente and auano $calcinando la $ommità del muro, & $man- tellando i primi cor$i delle pietre a poco a poco leuarnon tuttala dife$a. Dapoi accadè, che vn certo fabbro di Tiria detto Pe$a$meno indutto da questa ragione, & inuentione, urizzata vn'antenna da quella ne $o$pe$e vn'altra per trauer$o in bilancia, & co$i tirando indietro, & [491]_DECIMO._ $pingendo inanzi con gran colpi roinò il muro dei Gaditani. Ma Cetra Calcedonio fece prima, vn ba$amento di legno po$to $opra ruote, & poi $opra vi fabbricò con traui dritti, & con chia- ui, trauer$i vno steccato, & in questi $o$pe$e, & appiccòl' Ariete, & di corami di buoi $ece la coperta, accioche piu $icuri fo$$ero quelli, che nella machina po$ti fu{$s}ero a batter la mura- glia, & questa $orte di machina per e$$er alquanto tarda nei $orzi $uoi, $udal detto Testu- dine Arietaria nominata.

Po$ti adunque da prima questi gradi, a tal $orte dimachina, auuenne dapoi che quando Pbi- lippo figliuolo d' Aminta $i po$e all' a$$edio, & a batter Bizantio, che Polindo Tbe$$alo viag- giun$e molte $orti, & molte facilità, dal qual poi impararono Diade, & Cberea, che and arono al $oldo cõ Ale$$andro. Percbe Diadene nei $uoì $critti dimo$tra bauer trouato le torri, che and aua no, le quali anco disfatte $olea portar nello e$$ercito. Oltra di questo egli trouò la Triuella, la ma- china a$cendente, per la quale a pie piano $i poteua pa{$s}are alla muraglia. Et anco trouò il Cor- uo, che roinaua le mura, detto Grue da alcuni. Similmente v$aua lo Ariete con le ruote di $otto, le ragioni del quale egli ci la$ciò $critte, & dice, che la piu piccivla torre non deue e$$er men alta di cubiti $e$$anta, larga 17. ra$tremata di $opra la quinta parte del $uo di$otto, & che le erte da ba$$o di dieci parti d'un piede, & di $opra di mezo piede $i douean fare, & che bi- $ogna fare quella torre di dieci tauolati, & che per ogni lato bauer deue le $ue fine$tre.

Ma la torre piu grande doueua e{$s}er alta 120. cubiti, larga 22. & mezo : : : & rastre- mata di $opra $imilmente la quinta parte : : : i $uoi drittio erte dal fondo d'un piede, dal di $opra dimezo piede, & que$ta altezza egli faceuadi venti tauolati, & cia$cuno tauolato haueua il circuito di tre cubiti, & la copriua di corami crudi, accioche fu$$ero da ogni colpo $icure. L'ap- pareccbio della Testuggine Arietaria $i faceua con la i$te$$a ragione. Perche baueua lo $pa- cio di trenta cubiti, l'altezza oltra la $ommità di 16. mal altezza della $ommità del $uopiano di $ette cubiti. V$ciua in alto, e $opra il mezo fastigio del tetto vna tornicella non meno larga di 12. cubiti, & di $opra s'alzaua in altezza di quattro tauolati, nella quale dal tauolato di $opra $i poneuano gli Scorpioni, & le Catapulte, & dalla parte di $otto $i raccoglieua vna grande quantità di acqua per e$tinguer il fuoco, ca$o che egli vi fu$$e gettato.

Poneua$i anco in e$$a la machina Arietaria, detta da Greci Cbriodocbi, nella quale $i poneua vn ba$tone, o morello fatto al torno $oprail quale era posto l' Ariete, che a forza di funi tira- to inanzi, & in dietro faceua co$e mcrauiglio$e, & que$to anco comela torre era di corami crudi coperto.

Quanto alla triuella egli cila$ciò $critto queste ragioni. Egli faceua quella machina, come vna te$tuggine, che nel mezo nelle $ue erte baueua vn canale, come $i $uol far nelle Bali$te, & nelle Catapu@te. Que$to canale era lungo cinquanta cubiti, alto vno, & in e$$o $i poneua per trauer$o vn na$po, & dal capo dalla de$tra, & dalla $inistra due taglie per le quali $i moueua quel traue col capo ferrato, che vi era dentro, $otto lo i$te$$o canale quelli, che erano rincbiu$i $icuri, faceuano piu pre$ti, & piu gagliardii mouimenti di quella. Sopra quel traue, che iui era $i gettauano gli archi, & i volti per coprire il canale, accioche $o$tene$$ero il corame crudo, colquale era quella macbina in volta. Del Coruo egli non penso che fu$$e da $criuere alcuna@, co$a, bauendo auuertito, che quella machina non era di alcun valore.

Ma della machina che s'acco$taua grecamente Epiuatra nominata, & delle macbinationi da mare, che po$$ono entrar nelle, naui, egli $olamente ba prome$$o di $criuere. io bo bene auuertito, che eglinon ci ba le $ue ragioni e$plicate. Fo bo $critto quelle co$e, che appartengono allo appa- reccbio delle machine $critte da Diade. Hora io dirò quelle co$e, che io ho bauuto da miei precet- tori, & che a me pareno di vtilità.

Le co$e trattate nel pre$ente cap. della inuentione dello Ariete, & della fabbrica $ua, & delle Torri, & Te$tugini, & della triuella, & delle altre machine $ono a$$ai bene inte$e, però non mipar' che $ia nece$$ario tentar di e$plicarle meglio, & di que$te $e ne fa men- tione appre$$o gli Hi$torici, & de gli effetti loro $e ne parla copio$amente, & inomi di [492]_LIBRO_ que$re machine, come gli altri $ono pre$i dalle forme, & da gli effetti loro, come facil- mente $i puo intender, $enza no$tra $atica.

Dcll' appareccbio della te$tuggine per le $o{$s}e. Cap. # XX.

_L_A Te$tugine, che $i appareccbia alla congestione delle fo$$e, & che anco $i puo acco- $tare alle mura, in que$to modo $i deue fare. Faccia$i vnaba$a detta E$cbara da Greci, & $ia questa quadrata per ogni lato piedi venticinque, i $uoi trauer$i quattro, & que$ti contenuti $iano da altri due trauer$i gro$$i f. 5. largbi. 5. & $ian que$ti trauer$i di$tanti tra $e da vn piede, & mezo, & per ogni spacio di quelli $iano $otto posti alcuni arbo$celli Amaxopodes detti da Greci, nei quali $i voltanoi perni delle ruote cerchiati dilame di ferro, & quegli arbor$celli $iano co$i temperati, che babbian i cardini, & i fori loro per doue le stangbe pa$$ando po{$s}ano quelli a torno voltare, accioche inanzi, & indietro dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & per torto in angolo, doue ricer- cherà il bi$ogno per gli arbor$celli inanzi muouer $i po$$ino. $opra la ba$a posti $iano due traui- celli, che $portino in vna, & nell' altra parte $ei piedi, d'intorno a quegli $porti conficcati ne $ian due altri, che $portino inanzi le fronti piedi $ette gro$$i, & largbi come $ono quelli, che nella ba$a de$critti $ono. $opra questa collegatura drizzar $i deuono le portelle congiunte, oltrai cardini di piedi noue, gro{$s}e per ogni ver$o vn piede, et vn palmo, lontan e vna dall' al- tra vn piede, e mezo.

Siano queste dal di$opra rinchiu$e trale traui cardinate, $opra le traui po$ti $iano i capreoli, o chiaui, che coi cardini l'uno entri dentro l'altro, e $iano leuati piedi noue, $opra i capreoli $i pone vn traue quadrato, che lega, e congiunge i traui, e que$ti da i loro laterali d'intorno con$iccati $ian contenuti, e coperti bene con tauole $pecialmente di palme, il che $e non $i può, pigliar$i altra $orte di legno, oltrail pino, e l'alno, che po{$s}a e$$er buono per que$to effet- to, percioche il pino, e l'alno $ono fragili, e facilmente riceuono il fuoco. D'intorno i tauo- lati po$ti $ianoi craticci di $ottili$$ime verghe molto den$amente conte$te, e $pecialmente ver- di, e fre$cbe, cucitoui i crudi corami doppÿ, er@empiti di alica, o di paglie in aceto macerate $ia d'intorno tuttala machinainue$tita, e co$i da que$te co$e $aranno ribattuti i colpi delle Bali- $te, e $cacciati gl'impeti de gli incendij.

Dslle altre testuggini. # Cap. XXI.

EVui vn'altra $orte di Te$tuggine, che ha tutte le altre co$e al modo, che han- no le te$tuggini $opra$critte, eccetto che i capreoli: ma hanno d'intorno il parapetto, & imerli fatti di tauole, & dal di$opra, i$ottogrondali, che $tanno in piouere, che $i contengono $opra le tauole, & i corami ferma- mente con$iccati, & di$opra cie po$ta dell'argilla con capello battuta tan- to gro$$a, che il fuoco per modo alcuno non po$$a far danno alla detta machina. Egli $i può anco, quando bi$ogno $ia, far que$te machine di otto ruote comportando co$i la natuta del luogo.

Ma quelle te$tuggini, che $i $anno per cauar $otto, che da Greci $ono Origes nomi- nate, hanno tutte le altre co$e (come è $opra$critto) & le fronti di quelle $i fanno come gli angoli dei triangoli, accioche quando il $aettume dalle mura mandato in quelle per cuoterà, non riceuino icolpi con le fronti piane, ma $correndo da i lati $enza pericolo, [493]_DECIMO._ quelli che dentro $ono, & che cauano $iano di$e$i. Non mi par alieno dal propo$ito no- $tro e$poner, le ragioni di quella Te$tuggine, che fece Agetore Bizantio. Era la ba$a piedi 60. per lunghezza, 18. per larghezza drizzate erano 4. erte $opra la $ua colliga- tione di due traui compo$te, cia$cuna d'altezza di piedi 36, gro$$e vn piede, & vn pal- mo, larghe vn piede, & mezo. Haueua la ba$a otto ruote, & con quelle era condotta. L'altezza delle ruote era di piedi u 15 ÷ la gro$$ezza di piedi tre, & co$i fatte ditre doppie di materia & $otto$quadra alternamente po$te in$ieme, & con lame di ferro legati. Que$te ne gli arbor$celli, o amaxotopodes, che $i dichino, $i volgeno, & poi $opra il piano de itran$tri, che erano $opra la ba$a erano drizzate le porte di piedi 18 ÷ dilarghezza 5 ÷ & digro$$ezzap.2. di$tanti tra $e 15 ÷ $opra quelle i traui $errate a torno conteneuano tutta quella legatura, & compactione. : : : larghe piedi I ÷ gro$ie 5 ÷ $opra quella erano alzatii capreoli piedi 12, $opra i capreoli era vn traue po$to, che congiungeua gl'in ca$tri delle chiaui. Et di piu haueua di $opra i laterali $itti per trauer$o, $opra i quali era il tauolato a'torno, che copriua le co$e di$ot- to, & nel mezo del tauolato erano alcunitrauicelli doue eran po$ti gli Scorpioni, & le Catapulte. Drizzauan$i anco due erte po$te in$ieme, & di$opra in ca$trate di piedi 36: : : : gro$$e vn piede & mezo : : : larghe due, congiunte con i capi ad vn traue tra uer$o con i cardini, o in ca$tri, che $i dica, & vn'altro trauer$o tuttauia tra due fu$ti an- ch'egli con $uoi inca$tri, & legato con lame di$erro, $opra il qu ale alternamente era po $to il legname tra i fu$ti, & il trauer$o rinchiu$o tra le orecchie, & i manichi $ermamen- te, in quella materia erano due pernuzzi fatti al torno, a i quali e$$endo le funi legate $o$teneuano l'Ariete, & $opra il capo diquelli, che conteneuano l'Ariete era vn parapet to ornato a $imiglianza d'una Torricella di modo, che $tando due Soldati $enza perico- lo pote$$ero riguardar da lunge, & riportar quello, che tenta$$ero i nemici. l'Ariete di quello haueua dilunghezza piediciy : : : dilarghezza al ba$$o vn piede, & vn pal mo : : : di gro$$ezza vn piede : : : ra$tremato dal capo in larghezza I : : : in gro$$ezza 5 ÷ Que$to Ariete haueua il ro$tro, & la punta di duro ferro, al modo, che $ogliono hauere le naui lunghe, & dal ro$tro quattro lame di ferro cerca 15 piedi erano $itte lungo il legno. Et dal capo al piede del traue eran tirate quattro $uni gro$- $e otto dita, al modo che l'albero della naue da poppa a prora è ritenuto, & a quel tra- ue erano con trauer$i attorchiate le funi raccommandate, che tra $e erano di$tanti vn piede, & vn palmo, & di$opra tutto l'Ariete era coperto di corami crudi, & da quelle $uni, delle quali pendeuano i loro capi eran fatte quattro catene di ferro inuolte anco e$$e in corami crudi. Similmente il $uo $porto haueua vn'arca fatta di tauole, & con- fitta con gro$$e corde $tirate, per l'a$prezza delle quali non $correndoi piedi facilmente $i perueniua all'altezza della muraglia, & quella machina nello andar a $ei modi $i mo- ueua, inanzi, per lato dalla de$tra, & dalla $ini$tra, s'alzaua, & s'abba$$aua. Drizzaua$i in altezza per roin are il muro da cento piedi, & per lato dalla de$tra, & dalla $im$tra correndo abbracciaua non meno di cento piedi, & cento huomini la gouernaua, & pe- $aua quattro mila talenti, cioè libre quattrocento, & ottanta mila.

[494]_LIBRO_ La peroratione di tutta l'opera. # Cap. XXII.

IO ho e$plicato quanto mi pareua conueniente de gli Scorpioni, & delle Ca- tapulte, & delle Balli$te, & parimente delle Te$tugini, & delle Torri, & da chi$ono $tate ritrouate, & in che modo far $i doue$$ero. Maniuna nece$$i- tà mi ha con$tretto a $criuere delle $cale, & dei Carche$i, & di quelle co$e, le ragioni delle quali debili $ono, & di poca $attura perche i $oldati fanno da $e que$te co- $e:ne le i$te$$e in ogni luogo, ne con le mede$ime ragioni ci$erueno, perche è differente vna dife$a dall'altra, & anco la gagliardezza delle nationi: perche con altra ragione $i deuono apparecchiare le machinationi contra gli audaci, & temerari, con altra contra i diligenti, & $pauentati, però $e alcuno vorrà attendere alle pre$critte co$e, $ciegliendo dalla varietà di quelle, & riducendole in vna preparatione con$erendole in$ieme, non hauerà bi$ogno d'aiuti, ma potrà sbrigar$i in ogni occorrenza con quelle ragioni, & in queiluoghi, che $arà bono $enza hauerne dubitatione alcuna.

Ma delle machine da dife$a non $e ne deue parlare, perche i nemici non apparechia- no l'offe$e $econdo i no$tri $critti, ma $pe$$o le loro machinationi alla $proui$ta $enza machina con pre$ti con$igli $ono $otto$opra gettati: il che e$$er auuenuto a i Rhodiani $i dice. Diogeneto fu Architetto Rhodiano, al quale ogni anno del publico $i daua vna certa proui$ione per larte $ua. al co$tui tempo e$$endo di Aradouenuto a Rhodi vn certo Architetto detto Callia, fece vn'alta torre, & ei dette vna mo$tra di muraglia, & $opra quella fece vna machina in vn Carche$io, che $i volgeua, con la quale egli pre- $e vna machina detta. Helepoli dal prender delle citta, che $i auuicinaua alla mura- glia, & la traportò dentro le mura. Mo$$i Rhodiani da tale e$$empio merauiglio$i le- uarono la proui$ione annale a Diogeneto, & la diedero a Callia. fra que$to mezo De. metrio Rè, che per la o$tinatione dell'animo era detto de$truttore delle città, apparec- chiando la guerra contra Rhodi menò $eco Epimacho Athenie$e nobile Architetto. co$tui $ece fare vna torre di grandi $$ima $pe$a con indu$tria, & fatica alta piedi cento, & venticinque, larga $e$$anta, & poi quella confermò con $ilicij, & corami crudi di mo- do, che reggeua ad vn colpo di pietra di trecento, & $e$$anta libre tratta da vna Bali$ta, & quella machina era di pe$o, di libre trecento, & $e$$anta mila. Ma e$$endo pregato Gallia da Rhodiani, che egli contra quella torre apparec@hia$$e vna machina, & quella tira$$e dentro le mura, come prome$$o haueua, eglinegò di poter cio fare, perche non $i può fare ogni co$a con l'i$te$$e ragioni, percioche $ono alcune co$e, che rie$ceno tanto in modelli piccioii, quanto in forme grandi, altre non po$$ono hauer modelli, ma da $e $i fanno, altre anco aimodellis' a$$imigliano, ma quando $i fanno maggiorinon rie$ceno, come da quello, che io dirò, $i può bene auuertire. Egli $i fora con vna triuella, & $i fa vn foro di mezo dito, d'vn dito, & d'vn dito, & mezo, il che $e con la i$te$$a ragione far vorremo d'vn palmo, non $i può, ma di mezo piede del tutto non $i deue pen$are: co$i a que$ta $imiglianza $ipuò far alcuna cola in vna forma non molto grande, pre$a da vn picciolo modello, il che all'i$te$$o modo in molto maggior grandezza non $i può con$e guire. Que$te co$e e$$endo $tate auuertite da Rhodiani, quelli che con la ingiuria ha- uean anco fatto oltraggio a Diogeneto, poiche videro il nemico $degnato, & o$tinato, & che la machina era per e$pugnar la città, temendo il pericolo della $eruitu, & veden- do, che non $i attendeua altro $e non che la città fu$$e roinata, $i humiliarono pregando Diogeneto, che in quel ca$o aiuta$$e la patria. Co$tui da prima negò di volerlo fare, ma poi che le Vergini in genue, & nobili, & igiouanetti con i Sacerdoti vennero a pregare, al lhora egli promi$e con que$te condition, che $e egli prende$$e quella machina, fu$$e $ua. [495]_DECIMO._ Concertate que$te co$e egli fece rompere il muro da quella parte doue la machina do- ueua auuicinar$i, & comandò in publico, & in priuato, che quanto cia$cuno haue$$e di acqua, di $terco, & di fango, per quella apertura fu$$e per li canali mandata dinanziil muro. poi che adunque per lo $patio d'vna notte gran copia d'acqua, diluto, & di $ter co fu in quelluogo largamente inuiata, il giorno $eguente acco$tando$i la Torre, prima che al muto auuicina$$e nell'humida, & fango$a voragine di fermar$i fu con$tretta, do- ue chen e andar inanzi, ne tornar a dietro piu puote giamai. Perche vedendo Deme- trio e$$er $tato dalla $apienza di Diogeneto ingannato, $e ne tornò a dietro con l'arma- ta $ua. Allhorai Rhodiani liberati dalla guerra per la $olertia di Diogeneto publica mente lo ringratiarono, & l'honorarono di tutti gli honori, & ornamenti. Diogeneto poi condu$$e quella machina dentro la terra, & la po$e in publico con tale in$crittione. DIOGENETO DELLE SPOGLIE AL POPVLO HA FATTO QVESTO DONO. Etco$i nelle dife$e non tanto le machine, ma $pecialmente i con$igli preparar $i deuono. Co$ia Chio hauendo i nemici $opra le naui po$te le ma- chine delle Sanbuche di notte tempo quei da Chio gettarono nel ma@e din anzi la mu- raglia terra, arena & pietre & volendo il dì $eguente inemici acco$tar$i con l'armata diedero nelli$cagni, ch'eran $ott'acqua ne potero auuicinar$i al muro, ne tornar in die- tro, ma iui con martelletti forate le naui furono abbruciate. Co$i Appolonia e$$endo a$sediata, & pen$ando, i nemici d'entrar per le caue nella terra $enza $o$petto, e$sendo que$to $tato auuertito dalle $pie, & fattone auuertiti gli Appolinati, turbati dalla tri$ta nouella per la paura hauendo bi$ogno di con$iglio non poteuano $aper del certo da che parte i nemici haue$sero asboccare: allhora. Trifone Ale$sandrino, che iui era Ar- chitetto fece fare dentro le mura molte caue, & cauando la terra v$ciua fuori della mu- raglia meno d'vn tiro d'arco, & in tutti quei vacui attaccaua $o$pe$i molti va$i di rame, dique$ti in vna di queile fo$se, che era dirimpetto alla caua fatta da nemici per le per- co$se de ferramentii va$i appiccati cominciarono a $onare, dal che fu poi compre$o, che da quella parte inemici cauando penetrar voleuano dentro le mura, co$i cono$ciu- ti itermini, fece apparecchiar va$i d'acqua bogliente, & dipece $opra'l capo de nemici, & di $terco humano, & di arena cotta rouente, & la notte poi fece dal di$opra molti $o- ri, & da quelli di $ubito mandando in giu ammazzo tuttii nemici, che erano in quella caua. Simile auuertimento fu quando $i combatteua Mar$iglia; & piu di trenta caue $i faceuano, delche $o$pettando quei di Mar$iglia tutta la $o$sa ch'era inanzi la mura- glia cauaro no con piu alta cauatione di modo, che tutte le caue de nemici sboccarono nella detta fo$sa, ma la doue non $i poteua far la fo$sa, dentro le mura $ecero vn baratro profondi$$imo, & $ecero come vna pi$cina d'incontra a quella parte, doue $i faceuano le caue, & quella diacque de pozzi, & del porto empirono, & co$i sboccando la caua di $ubito aperte le Nari vna gran forza d'acqua mandata, leuò di $otto i$o$tegni, & i ri- pari, per il che tutti quelli, che vi erano dentro dalla ruina della caua furono oppre$$i. Similmente quando contra gli i$te$$i $i faceua vn'argine dirimpetto al muro, & dialbe- ri tagliati iui po$ti s'inalzaua l'opera da i gua$tatori, mandando dalle Bali$te $tanghe di ferro in$uocate fecero abbruciare tutta la munitione, & quando la te$tugine Arietaria s'acco$tò alla muraglia per batterla, calarono vn laccio, col quale $tringendo l'Ariete, & voltando vn'argana col timpano $o$pe$o tenendo il capo di quello non la$ciarono, che l'Ariete tocca$$e il muro; & finalmente con martelli boglienti a colpi di Bali$ta tur- ta quella machina ruinarono. Et co$i que$te città con la vittoria, non con machine, ma contra la ragione delle machine per $olertia de gli Architetti furono liberate. IO ho ridotto a $ine in que$to volume quelle ragioni, che io ho potuto e$pedire delle machi- ne $i al tempo di guerra come al tempo di pace, & che io ho $timato e$$er' vtili$- $ime.

Ma ne i primi noue io ho preparato @quanto apparteneua a cia$cuna maniera, & ad [496]_LIBRO DECIMO._ ogni parte, accioche tutto il corpo haue$$e e$plicati tutti imembri dell' Architettura, & dichiariti nel numero di dieci volumi.

Le co$e dette in que$t' vltimo Cap. del decimo, & vltimo libro dell' Architettura di Vitr. ben che $ieno facili, deuono però e$$er diligentemente con$iderate da cia$cuno in- gegniero, perche $i vede $pe$$o e$$er vero quel prouerbio, che dice che l'ingegno $upera le forze, come quel villano con$igliò, che $opra il Ponte di Verona fo$sero portati molti carri di terreno, accioche caleando col pe$o, l'acqua dell' Adice, che mirabilmente cre- $ceua, nol porta$se via, hauendo$i prima con$ultato la co$a con molti ingegnieri, che con la loro arte non $apeuano prouederle, & co$i $ia $ine a laude di Dio della fatica no- $tra, la qual volentieri ho impiegata per bene$icio di molti dando occa$ione ad altri di far meglio, con l'opera mia di noue anni apunto.

IL FINE [497] _TAVOLA DELLE LVNGHEZZE, LARGHEZZE, PARTI_ Et grandezze delle Steile. ### Vr$æ minoris. ### _Longitudo_. # _Pars_. # ### _Latitudo_. S # G # M # _Lati_. # S # G # M # _Magnitudo_ ♊ # 20 # 0 # 7_l'_ # # 66 # 0 # 3 ♊ # 22 # 20 # # # 70 # 0 # 4 ♋ # 5 # 50 # # # 74 # 20 # 4 ♋ # 19 # 30 # # # 75 # 40 # 4 ♋ # 23 # 30 # # # 77 # 40 # 4 ♌ # 7 # 0 # # # 72 # 50 # 2 ♌ # 16 # 0 # 7_l'_ # # 74 # 50 # 2 ######## _Qua e$t extra formam._ ♌ # 2 # 50 # 7_l'_ # # 71 # 10 # 4 # # # # _Vr$æ Maioris. # 27_ ♋ # 15 # 10 # 7_l'_ # # 39 # 50 # 4 ♋ # 15 # 40 # # # 43 # 0 # 5 ♋ # 16 # 10 # # # 43 # 0 # 5 ♋ # 16 # 0 # # # 47 # 10 # 5 ♋ # 16 # 30 # # # 47 # 0 # 5 ♋ # 18 # 0 # # # 50 # 30 # 5 ♋ # 20 # 20 # # # 43 # 50 # 4 ♋ # 22 # 20 # # # 44 # 20 # 4 ♋ # 28 # 50 # # # 42 # 0 # 4 ♌ # 0 # 50 # # # 40 # 15 # 4 ♌ # 0 # 30 # # # 35 # 0 # 3 ♋ # 25 # 20 # # # 29 # 20 # 3 ♋ # 26 # 10 # 7_l'_ # # 28 # 20 # 3 ♋ # 25 # 30 # # # 36 # 0 # 4 ♋ # 25 # 40 # # # 33 # 0 # 4 ♌ # 7 # 30 # # # 49 # 0 # 2 ♌ # 12 # 0 # # # 44 # 30 # 2 ♌ # 23 # 0 # # # 51 # 0 # 3 ♌ # 22 # 50 # # # 46 # 30 # 2 ♌ # 12 # 30 # # # 29 # 20 # 3 ♌ # 14 # 0 # # # 28 # 15 # 3 ♌ # 21 # 30 # # # 35 # 15 # 4 ♌ # 29 # 40 # # # 25 # 50 # 3 ♍ # 2 # 40 # # # 25 # 10 # 3 ♍ # 2 # 0 # # # 53 # 30 # 2 ♍ # 7 # 50 # # # 55 # 40 # 2 ♍ # 19 # 40 # 7_l'_ # # 54 # 0 # 2 ######## _Extra formam._ ♍ # 17 # 4 # # # 39 # 45 # 3 ♍ # 10 # 0 # # # 41 # 20 # 5 ♌ # 4 # 50 # # # 17 # 15 # 4 ### _Longitudo_. # Pars. # ### _Latitudo_. # # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♌ # 3 # 10 # # # 19 # 10 # 4 ♌ # 6 # 0 # # # 20 # 0 # 06 ♌ # 2 # 0 # # # 22 # 30 # 06 ♌ # 1 # 0 # # # 23 # 0 # 06 ♌ # 19 # 50 # # # 22 # 15 # 06 ######## _Draconis 31._ ♍ # 16 # 30 # # # 76 # 30 # 4 ♐ # 1 # 40 # # # 78 # 30 # 4 ♐ # 3 # 0 # # # 75 # 40 # 3 ♐ # 17 # 10 # # # 80 # 20 # 4 ♐ # 19 # 30 # # # 75 # 30 # 3 ♑ # 14 # 30 # # # 82 # 20 # 4 ♑ # 22 # 10 # # # 78 # 15 # 4 ♑ # 18 # 40 # # # 80 # 20 # 4 ♒ # 10 # 20 # # # 81 # 10 # 4 ♓ # 27 # 50 # # # 81 # 40 # 4 ♈ # 10 # 20 # # # 83 # 0 # 4 ♈ # 27 # 30 # # # 78 # 50 # 4 ♈ # 12 # 40 # # # 77 # 50 # 4 ♉ # 0 # 30 # 7_l'_ # # 80 # 30 # 5 ♉ # 12 # 30 # # # 81 # 20 # 5 ♉ # 16 # 0 # # # 80 # 15 # 5 ♋ # 3 # 10 # # # 84 # 30 # 4 ♊ # 10 # 10 # # # 83 # 30 # 4 ♊ # 1 # 40 # # # 84 # 50 # 4 ♌ # 18 # 30 # # # 87 # 30 # 6 ♌ # 11 # 30 # # # 86 # 50 # 6 ♍ # 28 # 50 # # # 81 # 15 # 5 ♍ # 29 # 10 # # # 83 # 0 # 5 ♍ # 28 # 10 # # # 84 # 50 # 3 ♍ # 29 # 50 # # # 78 # 0 # 3 ♎ # 2 # 50 # # # 74 # 40 # 4 ♎ # 2 # 30 # # # 70 # 0 # 3 ♌ # 27 # 10 # # # 64 # 40 # 4 ♍ # 1 # 0 # # # 65 # 30 # 3 ♌ # 9 # 0 # # # 61 # 15 # 3 ♌ # 3 # 0 # # # 56 # 15 # 3 ######## _Cepbei II._ ♉ # 28 # 50 # 7_l'_ # # 75 # 40 # 4 ♉ # 22 # 50 # # # 64 # 15 # 4 ♈ # 27 # 10 # # # 71 # 10 # 4 [498]_TAVOLA._ ### _Longitudo_. Pars. # # # ### _Latitudo_. # # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♈ # 6 # 10 # # # 69 # 0 # 3 ♓ # 29 # 10 # # # 72 # 0 # 4 ♓ # 29 # 50 # 7_l'_ # # 74 # 0 # 4 ♈ # 18 # 20 # # # 65 # 30 # 5 ♈ # 27 # 20 # # # 62 # 30 # 4 ♈ # 6 # 10 # # # 60 # 15 # 5 ♈ # 7 # 10 # # # 61 # 20 # 4 ♈ # 8 # 50 # 7_l'_ # # 61 # 20 # 5 ######## _Extra formam 2._ ♈ # 3 # 30 # # # 64 # 0 # 5 ♈ # 11 # 10 # # # 59 # 30 # 4 ######## _Bootis 22._ ♍ # 22 # 10 # 7_l'_ # # 58 # 40 # 5 ♍ # 24 # 0 # # # 58 # 20 # 5 ♍ # 25 # 10 # # # 60 # 10 # 5 ♍ # 29 # 30 # # # 54 # 40 # 5 ♎ # 9 # 30 # # # 49 # 0 # 3 ♎ # 16 # 30 # # # 53 # 50 # 4 ♎ # 25 # 30 # # # 48 # 40 # 4 ♎ # 25 # 30 # # # 53 # 15 # 4 ♎ # 24 # 50 # # # 57 # 30 # 4 ♎ # 27 # 30 # # # 46 # 30 # 4 ♎ # 28 # 20 # # # 45 # 30 # 5 ♎ # 28 # 0 # # # 41 # 40 # 5 ♎ # 26 # 30 # # # 41 # 40 # 5 ♎ # 26 # 50 # # # 42 # 30 # 5 ♎ # 27 # 30 # # # 43 # 0 # 5 ♎ # 19 # 50 # # # 40 # 15 # 3 ♎ # 15 # 30 # # # 41 # 40 # 4 ♎ # 14 # 50 # # # 42 # 10 # 4 ♎ # 25 # 10 # 7_l'_ # # 28 # 0 # 3 ♎ # 11 # 10 # # # 25 # 0 # 3 ♎ # 10 # 20 # # # 26 # 30 # 4 ♎ # 11 # 10 # # # 25 # 0 # 4 ######## _Extra formam 8._ ♎ # 16 # 50 # # # 31 # 30 # 1 ♏ # 4 # 30 # 7_l'_ # # 44 # 30 # 2 ♏ # 1 # 30 # # # 46 # 30 # 4 ♏ # 1 # 40 # # # 48 # 0 # 5 ♏ # 3 # 30 # # # 50 # 30 # 6 ♏ # 7 # 0 # # # 44 # 45 # 4 ♏ # 9 # 0 # # # 44 # 50 # 4 ♏ # 11 # 10 # # # 46 # 10 # 4 ♏ # 11 # 30 # 7_l'_ # # 49 # 20 # 4 ### _Longitudo_. Pars. # # # ### _Latitudo_. # # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ # # # # _Herculis 29._ ♐ # 7 # 30 # 7_l'_ # # 37 # 30 # 3 ♏ # 23 # 30 # # # 43 # 0 # 3 ♏ # 21 # 30 # # # 40 # 10 # 3 ♏ # 17 # 50 # # # 37 # 10 # 4 ♐ # 6 # 30 # # # 48 # 0 # 3 ♐ # 11 # 50 # # # 49 # 30 # 4 ♐ # 17 # 30 # # # 52 # 0 # 4 ♐ # 25 # 20 # # # 52 # 50 # 4 ♐ # 21 # 30 # # # 54 # 0 # 4 ♏ # 21 # 20 # # # 53 # 0 # 4 ♐ # 26 # 30 # # # 50 # 40 # 3 ♐ # 5 # 50 # 5 # 3 # 30 # 4 ♏ # 29 # 50 # # # 56 # 30 # 5 ♐ # 1 # 0 # 7_l'_ # # 58 # 30 # 5 ♐ # 3 # 50 # # # 59 # 50 # 3 ♐ # 5 # 10 # # # 63 # 0 # 4 ♐ # 6 # 10 # # # 64 # 0 # 4 ♐ # 20 # 40 # # # 61 # 0 # 4 ♐ # 12 # 0 # # # 69 # 20 # 4 ♐ # 5 # 10 # # # 70 # 15 # 6 ♐ # 6 # 40 # # # 71 # 15 # 6 ♐ # 9 # 30 # # # 72 # 15 # 6 ♏ # 20 # 30 # # # 60 # 15 # 4 ♏ # 15 # 10 # # # 63 # 0 # 4 ♏ # 5 # 30 # # # 65 # 30 # 4 ♏ # 3 # 30 # # # 63 # 40 # 4 ♏ # 0 # 0 # # # 64 # 15 # 4 ♏ # 1 # 0 # # # 60 # 0 # 4 ♎ # 24 # 50 # # # 57 # 30 # 4 ♏ # 22 # 30 # 7_l'_ # # 38 # 10 # 5 ######## _Lira $eu uulteris cadentis 10._ ♑ # 7 # 10 # 7_l'_ # # 62 # 0 # 1 ♑ # 10 # 10 # # # 62 # 40 # 4 ♑ # 10 # 10 # # # 61 # 0 # 4 ♑ # 13 # 30 # # # 60 # 0 # 4 ♑ # 21 # 50 # # # 61 # 20 # 4 ♑ # 21 # 30 # # # 60 # 20 # 4 ♑ # 10 # 50 # # # 56 # 10 # 3 ♑ # 10 # 40 # # # 55 # 0 # 4 ♑ # 14 # 0 # # # 55 # 20 # 3 ♑ # 13 # 50 # 7_l'_ # # 54 # 45 # 5 ######## _Gali. 17._ ♑ # 24 # 20 # # # 49 # 2 # 3 [499]_TAVOLA._ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♑ # 28 # 50 # 7_l'_ # # 50 # 30 # 5 ♒ # 6 # 10 # # # 54 # 30 # 4 ♒ # 18 # 20 # # # 57 # 20 # 3 ♒ # 29 # 0 # # # 60 # 0 # 2 ♒ # 9 # 30 # # # 64 # 40 # 3 ♒ # 12 # 20 # # # 69 # 40 # 4 ♒ # 11 # 0 # # # 71 # 30 # 4 ♒ # 6 # 30 # # # 74 # 0 # 4 ♒ # 20 # 40 # # # 49 # 30 # 3 ♒ # 23 # 40 # # # 52 # 10 # 4 ♒ # 26 # 30 # # # 44 # 0 # 3 ♒ # 26 # 50 # # # 55 # 10 # 4 ♓ # 4 # 20 # # # 57 # 0 # 4 ♒ # 21 # 0 # # # 64 # 0 # 4 ♒ # 22 # 30 # # # 64 # 30 # 4 ♓ # 2 # 0 # 7_l'_ # # 64 # 45 # 5 ######## _Extra formam 2._ ♓ # 0 # 30 # 7_l'_ # # 49 # 40 # 4 ♓ # 3 # 40 # # # 51 # 40 # 4 ######## _Ca$$iopeæ 13._ ♈ # 27 # 30 # 7_l'_ # # 45 # 20 # 4 ♉ # 0 # 40 # # # 46 # 45 # 3 ♉ # 2 # 50 # # # 47 # 50 # 4 ♉ # 6 # 30 # # # 49 # 0 # 3 ♉ # 10 # 30 # # # 45 # 30 # 3 ♉ # 16 # 50 # # # 47 # 45 # 4 ♉ # 21 # 30 # # # 47 # 20 # 4 ♉ # 4 # 30 # 7_l'_ # # 44 # 20 # 4 ♉ # 7 # 30 # # # 45 # 0 # 5 ♈ # 22 # 10 # # # 50 # 0 # 6 ♉ # 4 # 50 # # # 52 # 44 # 4 ♈ # 27 # 40 # # # 51 # 40 # 3 ♈ # 23 # 30 # 7_l'_ # # 51 # 40 # 6 ######## _Per$ei 26._ ♉ # 16 # 30 # # # 40 # 30 # Neb. ♉ # 21 # 0 # # # 37 # 30 # 4 ♉ # 22 # 30 # # # 34 # 30 # 3 ♉ # 17 # 20 # # # 32 # 20 # 4 ♉ # 20 # 30 # # # 34 # 30 # 4 ♉ # 21 # 20 # # # 31 # 10 # 4 ♉ # 24 # 40 # # # 30 # 0 # 2 ♉ # 25 # 10 # # # 27 # 50 # 4 ♉ # 27 # 30 # # # 27 # 40 # 4 ♉ # 27 # 30 # # # 27 # 20 # 3 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♉ # 20 # 20 # # # 27 # 0 # 4 ♉ # 19 # 30 # # # 23 # 0 # 2 ♉ # 19 # 0 # # # 21 # 0 # 4 ♉ # 17 # 30 # # # 21 # 0 # 4 ♉ # 16 # 40 # # # 22 # 15 # 4 ♊ # 4 # 40 # # # 28 # 0 # 4 ♊ # 2 # 50 # # # 28 # 10 # 4 ♊ # 2 # 10 # # # 25 # 0 # 4 ♊ # 3 # 50 # # # 26 # 15 # 4 ♊ # 4 # 0 # # # 24 # 30 # 5 ♊ # 6 # 10 # # # 18 # 45 # 5 ♉ # 26 # 40 # 7_l'_ # # 21 # 50 # 4 ♉ # 28 # 30 # # # 19 # 15 # 3 ♉ # 28 # 10 # # # 14 # 45 # 4 ♉ # 24 # 0 # # # 12 # 0 # 3 ♉ # 26 # 10 # 7_l'_ # # 11 # 0 # 3 ######## _Extra $ormam 3._ ♊ # 1 # 40 # # # 18 # 0 # 5 ♊ # 5 # 5 # # # 31 # 0 # 5 ♉ # 14 # 30 # 7_l'_ # # 20 # 40 # 06 ######## _Aurigæ 14._ ♊ # 22 # 20 # # # 30 # 0 # 4 ♊ # 22 # 10 # # # 31 # 50 # 4 ♊ # 14 # 50 # # # 22 # 30 # 1 ♊ # 22 # 40 # # # 20 # 0 # 2 ♊ # 21 # 0 # # # 15 # 15 # 4 ♊ # 22 # 40 # # # 13 # 20 # 4 ♊ # 11 # 50 # # # 20 # 40 # 4 ♊ # 12 # 0 # # # 10 # 0 # 4 ♊ # 11 # 50 # # # 18 # 0 # 4 ♊ # 9 # 40 # # # 10 # 10 # 3 ♊ # 15 # 30 # # # 5 # 0 # 3 ♊ # 15 # 50 # # # 5 # 30 # 5 ♊ # 16 # 10 # # # 12 # 10 # 5 ♊ # 10 # 30 # 7_l'_ # # 10 # 20 # 6 ######## _Anguitenentis 24._ ♐ # 14 # 40 # 7_l'_ # # 36 # 0 # 3 ♐ # 17 # 50 # # # 27 # 15 # 4 ♐ # 18 # 50 # # # 26 # 30 # 4 ♐ # 3 # 10 # 7_l'_ # # 33 # 0 # 4 ♐ # 4 # 30 # # # 31 # 50 # 4 ♏ # 28 # 10 # # # 23 # 50 # 4 ♏ # 24 # 50 # # # 17 # 0 # 4 ♏ # 25 # 50 # # # 16 # 30 # 3 [500]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♐ # 16 # 30 # # # 15 # 0 # 4 ♐ # 22 # 10 # # # 13 # 40 # 4 ♐ # 23 # 10 # # # 14 # 20 # 4 ♐ # 11 # 0 # # # 7 # 30 # 3 ♐ # 13 # 30 # # # 2 # 15 # 3 ♐ # 12 # 50 # Merid. # # 2 # 15 # 4 ♐ # 14 # 10 # # # 1 # 30 # 4 ♐ # 14 # 50 # # # 0 # 20 # 4 ♐ # 15 # 40 # # # 0 # 15 # 5 ♐ # 17 # 0 # # # 1 # 0 # 5 ♐ # 2 # 0 # 7_l'_ # # 11 # 50 # 3 ♐ # 1 # 30 # # # 5 # 20 # 5 ♐ # 0 # 30 # # # 3 # 10 # 5 ♏ # 29 # 40 # # # 1 # 20 # 5 ♐ # 2 # 30 # # # 0 # 40 # 5 ♐ # 0 # 30 # Merid. # # 0 # 45 # 4 # # # _Extra formam # 5._ ♐ # 21 # 50 # 7_l'_ # # 28 # 10 # 4 ♐ # 22 # 30 # # # 26 # 20 # 4 ♐ # 22 # 50 # # # 25 # 0 # 4 ♐ # 23 # 30 # # # 27 # 0 # 4 ♐ # 24 # 30 # # # 33 # 0 # 4 ######## _Serpentis 18._ ♏ # 8 # 40 # 7_l'_ # # 38 # 0 # 4 ♏ # 11 # 30 # # # 40 # 0 # 4 ♏ # 11 # 10 # # # 36 # 0 # 3 ♏ # 11 # 50 # # # 31 # 15 # 3 ♏ # 11 # 10 # # # 37 # 15 # 4 ♏ # 13 # 0 # # # 42 # 30 # 4 ♏ # 11 # 30 # # # 29 # 15 # 3 ♏ # 14 # 40 # 7_l'_ # # 26 # 30 # 4 ♏ # 14 # 10 # # # 25 # 20 # 3 ♏ # 16 # 10 # # # 24 # 0 # 3 ♏ # 18 # 40 # # # 16 # 30 # 4 ♏ # 28 # 0 # # # 16 # 15 # 5 ♐ # 13 # 30 # # # 10 # 30 # 4 ♐ # 16 # 50 # # # 8 # 30 # 4 ♐ # 17 # 40 # # # 10 # 50 # 4 ♐ # 23 # 30 # # # 20 # 0 # 4 ♐ # 28 # 30 # # # 21 # 10 # 4 ♑ # 8 # 10 # 7_l'_ # # 27 # 0 # 4 ######## _Sagittæ 5._ ♒ # 5 # 50 # 7_l'_ # # 39 # 20 # 4 ♑ # 16 # 30 # # # 39 # 10 # 6 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♑ # 15 # 40 # # # 39 # 50 # 5 ♑ # 24 # 30 # # # 39 # 0 # 5 ♑ # 23 # 10 # 7_l'_ # # 38 # 45 # 5 ######## _Vnlturis uolantis 9_. ♑ # 27 # 0 # # # 26 # 50 # 4 ♑ # 24 # 40 # # # 27 # 10 # 3 ♑ # 23 # 40 # # # 29 # 10 # 2 ♑ # 24 # 30 # # # 30 # 0 # 3 ♑ # 23 # 0 # # # 31 # 30 # 3 ♑ # 25 # 50 # # # 31 # 30 # 5 ♑ # 19 # 30 # # # 28 # 40 # 5 ♑ # 21 # 0 # # # 26 # 40 # 5 ♑ # 12 # 0 # 7_l'_ # # 36 # 20 # 3 ######## _Extra formam 6_. ♑ # 23 # 30 # 7_l'_ # # 21 # 40 # 3 ♑ # 28 # 40 # # # 19 # 10 # 3 ♑ # 15 # 50 # # # 25 # 0 # 4 ♑ # 18 # 0 # # # 20 # 0 # 3 ♑ # 19 # 30 # # # 15 # 30 # 5 ♑ # 11 # 0 # # # 18 # 10 # 3 ######## _Delfini. 10_ ♒ # 7 # 30 # 7_l'_ # # 29 # 10 # 3 ♒ # 8 # 30 # # # 29 # 0 # 4 ♒ # 8 # 30 # # # 27 # 49 # 4 ♒ # 8 # 20 # # # 32 # 0 # 3 ♒ # 10 # 0 # # # 33 # 50 # 3 ♒ # 11 # 10 # # # 32 # 0 # 3 ♒ # 13 # 0 # # # 33 # 10 # 3 ♒ # 7 # 20 # # # 30 # 15 # 6 ♒ # 7 # 10 # # # 31 # 50 # 6 ♒ # 8 # 50 # 7_l'_ # # 31 # 30 # 6 ######## _Equi primi. 4._ ♒ # 16 # 10 # 7_l'_ # # 2 # 30 # 06 ♒ # 17 # 50 # # # 20 # 49 # 06 ♒ # 16 # 10 # # # 25 # 30 # 06 ♒ # 17 # 30 # 7_l'_ # # 25 # 0 # 06 ######## _Equi $ecundi 20_. ♈ # 7 # 40 # # # 26 # 0 # 2 ♈ # 2 # 9 # # # 12 # 30 # 2 ♓ # 22 # 0 # # # 31 # 10 # 2 ♓ # 16 # 30 # # # 19 # 40 # 2 ♓ # 24 # 20 # # # 25 # 30 # 4 ♓ # 24 # 50 # # # 25 # 0 # 4 ♓ # 18 # 50 # # # 35 # 0 # 3 [501]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♓ # 18 # 20 # # # 34 # 30 # 5 ♓ # 16 # 0 # # # 29 # 0 # 4 ♓ # 16 # 50 # 7_l'_ # # 29 # 30 # 4 ♓ # 8 # 40 # # # 18 # 0 # 3 ♓ # 10 # 20 # # # 19 # 0 # 4 ♓ # 11 # 10 # # # 15 # 0 # 5 ♓ # 10 # 20 # # # 16 # 0 # 5 ♒ # 29 # 0 # # # 16 # 50 # 3 ♒ # 27 # 50 # # # 16 # 0 # 4 ♒ # 25 # 10 # # # 21 # 30 # 3 ♓ # 3 # 30 # # # 41 # 10 # 4 ♓ # 7 # 30 # # # 34 # 15 # 4 ♓ # 2 # 10 # 7_l'_ # # 36 # 50 # 4 ######## _Andromedæ 23._ ♈ # 15 # 10 # 7_l'_ # # 24 # 30 # 3 ♈ # 16 # 10 # # # 27 # 0 # 4 ♈ # 14 # 10 # # # 23 # 0 # 4 ♈ # 13 # 30 # # # 32 # 0 # 4 ♈ # 14 # 30 # # # 33 # 30 # 4 ♈ # 14 # 50 # 7_l'_ # # 32 # 20 # 5 ♈ # 9 # 30 # # # 41 # 0 # 4 ♈ # 10 # 30 # # # 42 # 0 # 4 ♈ # 12 # 0 # # # 44 # 0 # 4 ♈ # 14 # 0 # # # 17 # 30 # 4 ♈ # 15 # 30 # # # 15 # 50 # 3 ♈ # 21 # 40 # # # 30 # 0 # 3 ♈ # 23 # 40 # # # 26 # 20 # 3 ♉ # 21 # 50 # # # 32 # 30 # 3 ♉ # 6 # 40 # # # 28 # 0 # 3 ♉ # 7 # 0 # # # 37 # 20 # 4 ♉ # 5 # 0 # # # 35 # 40 # 4 ♉ # 2 # 10 # # # 29 # 0 # 4 ♉ # 1 # 50 # # # 28 # 0 # 4 ♉ # 0 # 0 # # # 35 # 30 # 5 ♉ # 2 # 30 # # # 34 # 30 # 5 # 4 # 0 # # # 132 # 30 # 5 ♈ # 1 # 30 # # # 41 # 0 # 3 ######## _Trianguli 4._ ♉ # 0 # 50 # # # 16 # 30 # 3 ♉ # 5 # 50 # # # 20 # 40 # 3 ♉ # 6 # 10 # # # 19 # 40 # 4 ♉ # 6 # 40 # # # 19 # 0 # 3 ######## _Arietis 13._ ♈ # 26 # 30 # _7l'_ # # 7 # 20 # 3 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♈ # 27 # 30 # # # 8 # 20 # 3 ♉ # 0 # 50 # # # 7 # 40 # 5 ♉ # 1 # 20 # # # 6 # 0 # 5 ♈ # 26 # 20 # # # 5 # 30 # 5 ♉ # 7 # 30 # # # 6 # 0 # 6 ♉ # 11 # 10 # # # 4 # 50 # 5 ♉ # 13 # 40 # # # 1 # 40 # 4 ♉ # 15 # 10 # # # 2 # 30 # 4 ♉ # 16 # 50 # # # 1 # 50 # 4 ♉ # 9 # 30 # _Merid._ # # 1 # 30 # 5 ♉ # 7 # 50 # _Merid._ # # 1 # 30 # 5 ♉ # 4 # 50 # # # 5 # 15 # 4 ######## _Extra formam 5._ ♉ # 0 # 30 # 7_l'_ # # 10 # 30 # 3 ♉ # 11 # 30 # # # 10 # 0 # 4 ♉ # 11 # 10 # # # 12 # 40 # 5 ♉ # 9 # 30 # # # 11 # 10 # 5 ♉ # 9 # 0 # _7l'_ # # 10 # 40 # 5 ######## _Tauri. 25._ ♉ # 16 # 10 # _Merid._ # # 6 # 0 # 4 ♉ # 15 # 50 # # # 7 # 15 # 4 ♉ # 14 # 30 # # # 8 # 30 # 4 ♉ # 14 # 10 # # # 9 # 15 # 4 ♉ # 19 # 30 # # # 9 # 30 # 5 ♉ # 23 # 30 # # # 8 # 0 # 3 ♉ # 26 # 30 # # # 12 # 40 # 4 ♉ # 22 # 50 # # # 14 # 50 # 4 ♊ # 2 # 0 # # # 10 # 0 # 4 ♊ # 2 # 50 # # # 13 # 0 # 4 ♉ # 28 # 50 # _Merid._ # # 5 # 45 # 9 ♊ # 0 # 10 # # # 4 # 15 # 3 ♊ # 0 # 40 # _Meri._ # # 5 # 50 # 3 ♊ # 2 # 30 # # # 5 # 10 # 1 ♊ # 1 # 40 # # # 3 # 0 # 3 ♊ # 7 # 20 # # # 4 # 0 # 4 ♊ # 10 # 10 # # # 5 # 0 # 4 ♊ # 9 # 50 # # # 3 # 30 # 4 ♊ # 17 # 30 # # # 2 # 30 # 3 ♊ # 5 # 30 # 7_l'_ # # 4 # 0 # 4 ♊ # 15 # 30 # # # 5 # 0 # 3 ♊ # 1 # 50 # # # 0 # 30 # 5 ♊ # 1 # 30 # # # 4 # 0 # 5 ♉ # 26 # 50 # # # 0 # 40 # 5 [502]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♉ # 28 # 50 # _ml'_ # # 1 # 0 # 6 ♉ # 27 # 50 # _7l'_ # # 5 # 0 # 5 ♉ # 28 # 20 # # # 7 # 20 # 5 ♊ # 1 # 50 # # # 3 # 0 # 5 ♊ # 1 # 30 # # # 5 # 0 # 5 ♉ # 22 # 0 # # # 4 # 30 # 5 ♉ # 22 # 10 # # # 3 # 40 # 5 ♉ # 23 # 30 # # # 3 # 20 # 5 ♉ # 23 # 30 # _7l'_ # # 5 # 0 # 5 ######## _Extra formam_ II. ♉ # 14 # 50 # _ml'_ # # 17 # 30 # 4 ♊ # 9 # 50 # # # 2 # 0 # 5 ♊ # 10 # 50 # # # 1 # 45 # 5 ♊ # 15 # 50 # # # 2 # 0 # 5 ♊ # 18 # 50 # # # 6 # 20 # 5 ♊ # 18 # 50 # # # 7 # 40 # 5 ♊ # 16 # 50 # _7l'_ # # 0 # 40 # 5 ♊ # 18 # 50 # # # 1 # 0 # 5 ♊ # 20 # 50 # # # 1 # 20 # 5 ♊ # 22 # 10 # # # 3 # 20 # 5 ♊ # 23 # 10 # # # 1 # 15 # 5 ######## _Geminorum 18._ ♋ # 13 # 10 # _7l'_ # # 9 # 30 # 2 ♋ # 16 # 30 # # # 6 # 15 # 2 ♋ # 6 # 30 # # # 10 # 0 # 4 ♋ # 8 # 30 # # # 7 # 20 # 4 ♋ # 11 # 50 # # # 5 # 30 # 4 ♋ # 13 # 50 # # # 4 # 50 # 4 ♋ # 16 # 30 # # # 2 # 40 # 4 ♋ # 11 # 30 # # # 2 # 40 # 5 ♋ # 16 # 0 # # # 3 # 0 # 5 ♋ # 2 # 50 # # # 1 # 30 # 3 ♋ # 8 # 5 # _ml'_ # # 2 # 30 # 3 ♋ # 11 # 30 # # # 0 # 30 # 3 ♊ # 11 # 30 # # # 6 # 0 # 3 ♊ # 26 # 20 # # # 1 # 30 # 4 ♋ # 28 # 20 # # # 1 # 15 # 4 ♋ # 0 # 50 # # # 3 # 30 # 4 ♋ # 1 # 50 # # # 7 # 30 # 3 ♋ # 4 # 30 # _ml'_ # # 10 # 30 # 4 ######## _Extra formam 7._ ♊ # 24 # 0 # _ml'_ # # 0 # 40 # 4 ♊ # 26 # 20 # _7l'_ # # 1 # 50 # 4 # 5 # 0 # _ml'_ # # 2 # 15 # 5 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♋ # 18 # 10 # _ml'_ # # 1 # 20 # 5 ♋ # 16 # 10 # # # 3 # 20 # 5 ♋ # 15 # 50 # # # 4 # 30 # 5 ♋ # 20 # 30 # _ml'_ # # 2 # 40 # 4 ######## _Cancri 9._ ♌ # 0 # 10 # _7l'_ # # 0 # 20 # Neb ♋ # 27 # 30 # # # 1 # 15 # 4 ♋ # 27 # 50 # _ml'_ # # 1 # 15 # 4 ♌ # 0 # 10 # _7l'_ # # 2 # 40 # 4 ♌ # 1 # 10 # _ml'_ # # 0 # 10 # 4 ♌ # 6 # 20 # _ml'_ # # 5 # 30 # 4 ♋ # 28 # 10 # _7l'_ # # 11 # 50 # 4 ♋ # 22 # 30 # # # 1 # 0 # 5 ♋ # 27 # 0 # _ml'_ # # 7 # 30 # 4 ######## _Extra formam 4._ ♌ # 9 # 0 # _ml'_ # # 2 # 20 # 4 ♌ # 11 # 0 # # # 5 # 40 # 4 ♌ # 3 # 50 # _7l'_ # # 4 # 50 # 5 ♌ # 6 # 50 # _7l'_ # # 7 # 15 # 5 ######## _Lœnis._ ♌ # 8 # 10 # _7l'_ # # 10 # 0 # 4 ♌ # 11 # 0 # # # 7 # 30 # 4 ♌ # 14 # 10 # # # 12 # 0 # 3 ♌ # 14 # 0 # # # 9 # 30 # 3 ♌ # 20 # 0 # # # 11 # 0 # 3 ♌ # 20 # 0 # # # 8 # 30 # 2 ♌ # 20 # 30 # # # 4 # 30 # 3 ♌ # 22 # 20 # # # 0 # 10 # 1 ♌ # 23 # 20 # _ml'_ # # 1 # 50 # 4 ♌ # 19 # 50 # # # 4 # 0 # 5 ♌ # 17 # 10 # 0 # # 0 # 0 # 5 ♌ # 14 # 0 # _ml'_ # # 3 # 40 # 6 ♌ # 17 # 10 # # # 4 # 10 # 4 ♌ # 22 # 20 # # # 4 # 15 # 4 ♌ # 29 # 0 # # # 0 # 10 # 4 ♌ # 26 # 50 # _7l'_ # # 4 # 0 # 6 ♍ # 0 # 10 # # # 5 # 20 # 6 ♍ # 2 # 0 # # # 2 # 20 # 6 ♍ # 1 # 10 # # # 12 # 15 # 5 ♍ # 4 # 0 # # # 13 # 40 # 2 ♍ # 4 # 10 # # # 11 # 10 # 5 ♍ # 6 # 10 # # # 9 # 40 # 3 ♍ # 10 # 10 # # # 5 # 50 # 3 ♍ # 11 # 30 # # # 1 # 15 # 4 [503]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♍ # 11 # 30 # _ml'_ # # 0 # 50 # 4 ♍ # 17 # 20 # # # 3 # 12 # 5 ♍ # 14 # 20 # # # 11 # 50 # 1 ######## _Etra formam._ ♌ # 25 # 50 # _7l'_ # # 13 # 20 # 5 ♌ # 28 # 0 # # # 15 # 30 # 5 ♍ # 7 # 20 # # # 1 # 10 # 4 ♍ # 7 # 0 # _ml'_ # # 0 # 30 # 5 ♍ # 7 # 50 # # # 2 # 40 # 5 ♍ # 14 # 40 # _7l'_ # # 30 # 0 # 06 ♍ # 14 # 10 # # # 25 # 0 # 06 ♍ # 18 # 20 # _7l'_ # # 25 # 30 # 06 ######## _Virginis. 26_ ♍ # 15 # 10 # _7l'_ # # 4 # 15 # 5 ♍ # 16 # 50 # # # 5 # 40 # 5 ♍ # 20 # 30 # # # 8 # 0 # 5 ♍ # 20 # 0 # # # 5 # 30 # 5 ♍ # 18 # 50 # # # 0 # 10 # 3 ♍ # 28 # 5 # # # 1 # 10 # 3 ♎ # 3 # 0 # # # 2 # 50 # 3 ♎ # 7 # 0 # # # 2 # 50 # 5 ♎ # 10 # 50 # # # 1 # 40 # 4 ♎ # 4 # 10 # # # 8 # 30 # 3 ♍ # 28 # 0 # _7l'_ # # 13 # 50 # 5 ♎ # 0 # 0 # # # 11 # 40 # 6 ♎ # 2 # 0 # # # 15 # 10 # 5 ♎ # 16 # 30 # _Merid._ # # 2 # 0 # 1 ♎ # 14 # 40 # _7l'_ # # 8 # 40 # 3 ♎ # 16 # 10 # # # 3 # 20 # 5 ♎ # 17 # 5 # # # 0 # 10 # 6 ♎ # 19 # 50 # # # 1 # 30 # 4 ♎ # 17 # 50 # _Merid._ # # 0 # 20 # 5 ♎ # 21 # 30 # 1 # 30 # 5 ♎ # 17 # 50 # _7l'_ # # 8 # 30 # 5 ♎ # 26 # 10 # # # 7 # 30 # 4 ♎ # 27 # 10 # # # 2 # 40 # 4 ♎ # 28 # 10 # # # 11 # 40 # 4 ♎ # 29 # 50 # # # 0 # 30 # 4 ♏ # 2 # 30 # _7l'_ # # 9 # 50 # 3 ######## _Extra formam._ ♎ # 4 # 30 # _Merid._ # # 3 # 30 # 5 ♎ # 8 # 50 # # # 3 # 20 # 5 ♎ # 12 # 5 # # # 3 # 20 # 5 ♎ # 17 # 0 # # # 7 # 10 # 6 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♎ # 18 # 0 # # # 8 # 20 # 5 ♎ # 20 # 2 # _7l'_ # # 7 # 50 # 6 ######## _Chelarum._ ♏ # 7 # 50 # _7l'_ # # 0 # 40 # 2 ♏ # 6 # 50 # # # 2 # 30 # 5 ♏ # 12 # 0 # # # 8 # 50 # 2 ♏ # 7 # 30 # # # 8 # 30 # 5 ♏ # 14 # 5 # _Merid._ # # 1 # 40 # 4 ♏ # 11 # 10 # _7l'_ # # 1 # 15 # 4 ♏ # 17 # 40 # # # 40 # 45 # 4 ♏ # 22 # 50 # _7l'_ # # 3 # 30 # 4 ######## _Extra formam._ ♏ # 16 # 0 # _7l'_ # # 9 # 0 # 5 ♏ # 23 # 30 # # # 6 # 40 # 4 ♏ # 24 # 10 # # # 9 # 15 # 4 ♏ # 23 # 20 # 0 # 30 # 6 ♏ # 20 # 10 # _Merid._ # # 0 # 20 # 5 ♏ # 21 # 0 # _Merid._ # # 1 # 30 # 4 ♏ # 12 # 50 # # # 7 # 30 # 3 ♏ # 21 # 0 # # # 8 # 30 # 4 ♏ # 21 # 50 # _Merid._ # # 9 # 40 # 4 ######## _Scorpionis._ ♏ # 26 # 10 # _7l'_ # # 1 # 20 # 3 ♏ # 25 # 30 # _Merid._ # # 1 # 40 # 3 ♏ # 25 # 30 # 5 # 0 # 3 ♏ # 25 # 50 # # # 7 # 50 # 3 ♏ # 26 # 50 # _7l'_ # # 1 # 40 # 4 ♏ # 26 # 10 # # # 0 # 30 # 4 ♐ # 0 # 30 # _Merid._ # # 3 # 50 # 3 ♐ # 2 # 30 # # # 4 # 0 # 2 ♐ # 4 # 20 # # # 5 # 30 # 3 ♏ # 29 # 10 # # # 6 # 30 # 5 ♐ # 0 # 30 # # # 6 # 40 # 5 ♐ # 8 # 20 # # # 11 # 0 # 3 ♐ # 8 # 40 # # # 15 # 0 # 3 ♐ # 9 # 50 # _Merid._ # # 18 # 40 # 4 ♐ # 10 # 0 # # # 18 # 0 # 4 ♐ # 13 # 0 # # # 19 # 30 # 3 ♐ # 18 # 0 # # # 18 # 50 # 3 ♐ # 20 # 20 # # # 16 # 40 # 3 ♐ # 18 # 50 # # # 15 # 10 # 3 ♐ # 17 # 20 # # # 13 # 20 # 3 ♐ # 16 # 50 # _Merid._ # # 13 # 50 # 4 [504]TAVOLA. ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ######## _Extra formam._ ♐ # 21 # 0 # _Merid._ # # 13 # 20 # Neb. ♐ # 15 # 20 # # # 6 # 10 # 5 ♐ # 17 # 20 # _Sagittarij._ # # 1 # 10 # 5 ♐ # 25 # 20 # _Merid._ # # 6 # 20 # 3 ♐ # 27 # 30 # # # 6 # 30 # 3 ♐ # 27 # 50 # # # 10 # 50 # 3 ♐ # 28 # 50 # _Merid._ # # 1 # 30 # 3 ♐ # 26 # 30 # _7l'_ # # 2 # 50 # 4 ♑ # 5 # 10 # _Merid._ # # 3 # 10 # 3 ♑ # 2 # 50 # # # 3 # 30 # 4 ♑ # 5 # 0 # _7l'_ # # 0 # 45 # Neb. ♑ # 5 # 30 # # # 2 # 10 # 4 ♑ # 7 # 30 # # # 1 # 30 # 4 ♑ # 9 # 0 # # # 2 # 0 # 4 ♑ # 11 # 10 # # # 2 # 50 # 5 ♑ # 12 # 10 # # # 4 # 30 # 4 ♑ # 12 # 40 # # # 6 # 30 # 4 ♑ # 15 # 10 # # # 5 # 30 # 6 ♑ # 19 # 20 # # # 5 # 50 # 5 ♑ # 17 # 30 # # # 2 # 0 # 6 ♑ # 12 # 30 # _Merid._ # # 4 # 50 # 5 ♑ # 14 # 40 # # # 2 # 50 # 4 ♑ # 9 # 50 # # # 2 # 30 # 5 ♑ # 7 # 30 # # # 4 # 30 # 4 ♑ # 6 # 10 # # # 6 # 45 # 3 ♑ # 7 # 30 # # # 23 # 0 # 2 ♑ # 6 # 50 # # # 18 # 0 # 2 ♐ # 26 # 30 # # # 13 # 0 # 3 ♑ # 17 # 10 # # # 13 # 30 # 3 ♑ # 13 # 40 # # # 20 # 10 # 3 ♑ # 17 # 10 # # # 4 # 50 # 5 ♑ # 18 # 40 # # # 4 # 50 # 5 ♑ # 8 # 40 # # # 5 # 50 # 5 ♑ # 19 # 30 # _Merid._ # # 6 # 30 # 5 ######## _Capicorni._ ♑ # 27 # 10 # _7l'_ # # 7 # 20 # 3 ♑ # 27 # 30 # # # 6 # 40 # 6 ♑ # 27 # 10 # # # 5 # 0 # 3 ♑ # 20 # 50 # # # 8 # 0 # 6 ♑ # 28 # 50 # # # 0 # 45 # 6 ♑ # 28 # 30 # # # 1 # 45 # 6 ♑ # 28 # 40 # # # 1 # 30 # 6 ♑ # 26 # 0 # # # 0 # 40 # 5 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♒ # 1 # 30 # # # 3 # 50 # 6 ♒ # 1 # 4 # # # 0 # 40 # 5 ♒ # 0 # 40 # _Merid._ # # 6 # 30 # 4 ♒ # 1 # 30 # # # 8 # 40 # 4 ♒ # 6 # 30 # # # 7 # 40 # 4 ♒ # 10 # 0 # # # 6 # 50 # 4 ♒ # 10 # 10 # # # 6 # 0 # 5 ♒ # 18 # 30 # # # 4 # 15 # 5 ♒ # 6 # 30 # # # 4 # 0 # 5 ♒ # 6 # 30 # # # 2 # 50 # 5 ♒ # 6 # 30 # • # # 0 # 0 # 4 ♒ # 10 # 50 # _Merid._ # # 0 # 50 # 4 ♒ # 13 # 40 # # # 4 # 43 # 4 ♒ # 14 # 50 # # # 4 # 30 # 4 ♒ # 14 # 40 # # # 2 # 10 # 3 ♒ # 16 # 10 # # # 2 # 0 # 3 ♒ # 16 # 40 # _7l'_ # # 3 # 0 # 4 ♒ # 18 # 30 # 0 # # 7 # 0 # 5 ♒ # 17 # 10 # _7l'_ # # 2 # 50 # 5 ♒ # 18 # 30 # _7l'_ # # 4 # 20 ######## _Aquarij._ ♒ # 20 # 10 # _7l'_ # # 15 # 45 # 5 ♒ # 26 # 10 # # # 11 # 0 # 3 ♒ # 25 # 0 # # # 9 # 40 # 5 ♒ # 16 # 20 # # # 8 # 50 # 3 ♒ # 17 # 10 # # # 6 # 15 # 5 ♒ # 7 # 30 # # # 5 # 30 # 3 ♒ # 6 # 0 # # # 8 # 0 # 4 ♒ # 4 # 30 # # # 8 # 40 # 3 ♒ # 29 # 20 # # # 8 # 45 # 3 ♓ # 1 # 10 # # # 10 # 45 # 3 ♓ # 1 # 50 # # # 9 # 0 # 3 ♓ # 3 # 10 # # # 8 # 30 # 3 ♒ # 26 # 0 # # # 3 # 0 # 4 ♒ # 26 # 50 # # # 3 # 10 # 5 ♒ # 28 # 30 # _Merid._ # # 0 # 50 # 4 ♒ # 21 # 30 # # # 1 # 40 # 4 ♒ # 23 # 0 # _7l'_ # # 0 # 15 # 6 ♓ # 1 # 30 # _Merid._ # # 7 # 30 # 3 ♓ # 1 # 10 # # # 5 # 0 # 4 ♒ # 24 # 30 # # # 5 # 40 # 5 ♒ # 28 # 10 # # # 10 # 0 # 5 ♒ # 27 # 40 # # # 9 # 0 ♓ # 4 # 50 # _7l'_ 15 # # 2 # 0 # 4 [505]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♓ # 4 # 40 # # # 0 # 10 # 4 ♓ # 7 # 30 # _Merid._ # # 1 # 10 # 4 ♓ # 9 # 50 # # # 0 # 30 # 4 ♓ # 10 # 20 # # # 1 # 40 # 4 ♓ # 8 # 50 # # # 3 # 30 # 4 ♓ # 9 # 40 # # # 4 # 10 # 4 ♓ # 10 # 40 # # # 8 # 15 # 5 ♓ # 12 # 10 # # # 11 # 0 # 5 ♓ # 13 # 0 # Merid. # # 10 # 50 # 5 ♓ # 11 # 30 # # # 14 # 0 # 5 ♓ # 12 # 0 # # # 14 # 45 # 5 ♓ # 13 # 0 # # # 15 # 20 # 5 ♓ # 6 # 50 # # # 14 # 10 # 4 ♓ # 7 # 20 # # # 15 # 0 # 4 ♓ # 8 # 10 # # # 15 # 45 # 4 ♓ # 1 # 40 # # # 14 # 45 # 4 ♓ # 2 # 10 # # # 15 # 20 # 4 ♓ # 3 # 0 # # # 14 # 0 # 4 ♒ # 26 # 50 # _Merid._ # # 23 # 0 # 1 ######## _Extra formam_ ♓ # 16 # 30 # _Merid._ # # 15 # 30 # 4 ♓ # 19 # 30 # # # 14 # 40 # 4 ♓ # 18 # 50 # # # 18 # 15 # 4 ######## _Pi$cium._ ♓ # 11 # 30 # _7l'_ # # 9 # 15 # 4 ♓ # 14 # 0 # # # 7 # 30 # 4 ♓ # 15 # 50 # # # 9 # 20 # 4 ♓ # 18 # 0 # # # 9 # 30 # 4 ♓ # 20 # 30 # # # 7 # 30 # 4 ♓ # 15 # 50 # # # 4 # 30 # 4 ♓ # 19 # 30 # # # 3 # 30 # 4 ♓ # 25 # 50 # # # 6 # 20 # 4 ♈ # 0 # 50 # # # 5 # 45 # 6 ♈ # 2 # 50 # _7l'_ # # 3 # 45 # 6 ♈ # 7 # 0 # # # 2 # 15 # 4 ♈ # 10 # 0 # # # 1 # 10 # 4 ♈ # 12 # 50 # _Merid._ # # 1 # 20 # 4 ♈ # 12 # 20 # # # 2 # 0 # 6 ♈ # 13 # 10 # # # 5 # 0 # 6 ♈ # 16 # 20 # # # 2 # 20 # 4 ♈ # 18 # 10 # # # 4 # 40 # 4 ♈ # 20 # 30 # _7l'_ # # 7 # 45 # 4 ♈ # 12 # 20 # # # 8 # 30 # 3 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♈ # 20 # 20 # # # 1 # 40 # 4 ♈ # 20 # 0 # # # 1 # 50 # 5 ♈ # 20 # 30 # # # 5 # 20 # 3 ♈ # 20 # 20 # # # 9 # 0 # 4 ♈ # 21 # 50 # # # 21 # 45 # 5 ♈ # 21 # 30 # # # 21 # 40 # 5 ♈ # 18 # 30 # # # 20 # 0 # 6 ♈ # 17 # 30 # # # 19 # 50 # 6 ♈ # 16 # 50 # # # 23 # 0 # 6 ♈ # 15 # 30 # # # 14 # 20 # 4 ♈ # 16 # 30 # # # 13 # 0 # 4 ♈ # 17 # 30 # # # 12 # 0 # 4 ♈ # 22 # 30 # # # 17 # 0 # 4 ♈ # 19 # 40 # # # 15 # 20 # 4 ♈ # 19 # 50 # # # 11 # 45 # 4 ######## _Extra formam._ ♓ # 21 # 0 # _Merid._ # # 2 # 40 # 4 ♓ # 22 # 5 # # # 2 # 30 # 4 ♓ # 20 # 30 # _Merid._ # # 5 # 30 # 4 ♓ # 22 # 10 # # # 5 # 30 # 4 ######## _Ceti._ ♉ # 7 # 30 # _Merid._ # # 7 # 45 # 4 ♉ # 7 # 30 # # # 12 # 20 # 3 ♉ # 2 # 30 # # # 14 # 30 # 3 ♉ # 0 # 20 # # # 14 # 0 # 3 ♉ # 0 # 30 # # # 8 # 10 # 4 ♉ # 2 # 30 # # # 6 # 20 # 4 ♈ # 27 # 10 # # # 4 # 10 # 4 ♈ # 23 # 10 # # # 24 # 30 # 4 ♈ # 23 # 10 # # # 28 # 0 # 4 ♈ # 26 # 30 # _Merid._ # # 25 # 10 # 4 ♈ # 26 # 50 # # # 27 # 30 # 3 ♈ # 11 # 50 # # # 25 # 20 # 3 ♈ # 12 # 50 # # # 30 # 50 # 4 ♈ # 14 # 50 # # # 20 # 0 # 3 ♈ # 9 # 30 # # # 15 # 40 # 3 ♈ # 4 # 50 # # # 15 # 40 # 3 ♈ # 0 # 50 # # # 13 # 40 # 5 ♈ # 0 # 30 # # # 14 # 40 # 5 ♓ # 29 # 10 # # # 13 # 0 # 5 ♓ # 28 # 50 # # # 14 # 0 # 5 ♓ # 24 # 30 # # # 9 # 40 # 3 ♓ # 24 # 50 # _Merid._ # # 20 # 20 # 3 [506]_TAVOLA_. ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ######## _Orionis._ ♊ # 16 # 50 # # # 13 # 30 # Neb. ♊ # 21 # 50 # # # 17 # 0 # 1 ♊ # 13 # 50 # _Merid._ # # 17 # 30 # 2 ♊ # 14 # 50 # # # 18 # 0 # 4 ♊ # 24 # 10 # # # 14 # 30 # 4 ♊ # 26 # 10 # # # 14 # 50 # 6 ♊ # 26 # 20 # # # 10 # 0 # 4 ♊ # 25 # 50 # # # 9 # 45 # 4 ♊ # 27 # 10 # # # 8 # 15 # 6 ♊ # 26 # 30 # # # 8 # 15 # 6 ♊ # 21 # 30 # # # 3 # 45 # 5 ♊ # 24 # 30 # # # 4 # 15 # 5 ♊ # 17 # 40 # # # 19 # 40 # 4 ♊ # 16 # 10 # _Merid._ # # 20 # 0 # 6 ♊ # 15 # 10 # # # 20 # 20 # 6 ♊ # 14 # 0 # # # 20 # 40 # 5 ♊ # 10 # 20 # # # 8 # 0 # 4 ♊ # 9 # 10 # # # 8 # 10 # 4 ♊ # 7 # 50 # # # 10 # 15 # 4 ♊ # 6 # 10 # # # 12 # 50 # 4 ♊ # 5 # 0 # # # 14 # 15 # 4 ♊ # 4 # 40 # # # 15 # 50 # 3 ♊ # 4 # 40 # # # 17 # 10 # 3 ♊ # 5 # 10 # # # 20 # 20 # 3 ♊ # 6 # 10 # # # 21 # 30 # 3 ♊ # 15 # 10 # # # 24 # 10 # 1 ♊ # 17 # 0 # # # 24 # 50 # 2 ♊ # 18 # 0 # # # 25 # 40 # 2 ♊ # 13 # 40 # _Merid._ # # 25 # 50 # 3 ♊ # 16 # 20 # # # 28 # 20 # 4 ♊ # 16 # 30 # _Merid._ # # 29 # 10 # 3 ♊ # 27 # 30 # # # 29 # 50 # 3 ♊ # 17 # 30 # # # 30 # 40 # 4 ♊ # 16 # 20 # # # 30 # 50 # 4 ♊ # 9 # 40 # # # 31 # 30 # 1 ♊ # 10 # 50 # # # 30 # 15 # 4 ♊ # 12 # 10 # # # 31 # 10 # 4 ♊ # 20 # 0 # _Merid._ # # 33 # 30 # 3 ######## _Fluuij._ ♊ # 8 # 10 # # # 31 # 50 # 4 ♊ # 8 # 40 # # # 28 # 15 # 4 ♊ # 7 # 50 # # # 29 # 50 # 4 ♊ # 4 # 30 # # # 28 # 15 # 4 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♊ # 3 # 0 # # # 25 # 50 # 4 ♊ # 0 # 0 # # # 25 # 20 # 4 ♉ # 26 # 10 # # # 26 # 0 # 5 ♉ # 25 # 20 # # # 27 # 0 # 4 ♉ # 22 # 40 # # # 27 # 50 # 4 ♉ # 16 # 50 # # # 32 # 50 # 3 ♉ # 14 # 10 # # # 31 # 0 # 4 ♉ # 14 # 0 # # # 28 # 50 # 3 ♉ # 11 # 50 # # # 28 # 0 # 3 ♉ # 7 # 0 # # # 25 # 30 # 3 ♉ # 4 # 40 # # # 23 # 50 # 4 ♉ # 2 # 0 # # # 23 # 30 # 3 ♉ # 0 # 20 # # # 23 # 15 # 4 ♈ # 25 # 0 # # # 32 # 10 # 4 ♈ # 25 # 40 # _Merid._ # # 34 # 50 # 4 ♈ # 28 # 40 # _Merid._ # # 38 # 30 # 4 ♉ # 3 # 40 # # # 38 # 10 # 4 ♉ # 7 # 20 # # # 39 # 0 # 4 ♉ # 11 # 10 # # # 41 # 20 # 4 ♉ # 11 # 20 # # # 42 # 30 # 5 ♉ # 12 # 0 # # # 43 # 15 # 4 ♉ # 14 # 30 # # # 43 # 20 # 4 ♉ # 24 # 0 # # # 53 # 20 # 4 ♉ # 24 # 50 # # # 51 # 45 # 4 ♉ # 18 # 0 # # # 53 # 50 # 4 ♉ # 15 # 40 # # # 53 # 10 # 4 ♉ # 7 # 40 # # # 53 # 0 # 4 ♉ # 4 # 40 # # # 53 # 30 # 4 ♉ # 1 # 40 # # # 52 # 0 # 4 ♈ # 20 # 0 # _Merid._ # # 53 # 30 # 1 ######## _Leporis._ ♊ # 9 # 30 # _Merid._ # # 35 # 0 # 5 ♊ # 9 # 40 # # # 36 # 30 # 5 ♊ # 11 # 10 # # # 35 # 40 # 5 ♊ # 11 # 10 # # # 36 # 40 # 5 ♊ # 9 # 0 # # # 39 # 15 # 4 ♊ # 6 # 0 # # # 45 # 15 # 4 ♊ # 15 # 10 # # # 41 # 30 # 3 ♊ # 14 # 40 # # # 44 # 20 # 3 ♊ # 20 # 50 # # # 44 # 0 # 4 ♊ # 18 # 50 # # # 45 # 50 # 4 ♊ # 19 # 50 # # # 38 # 20 # 4 ♊ # 22 # 30 # _Merid._ # # 38 # 10 # 4 ######## _Canis._ [507]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♋ # 7 # 30 # _Merid._ # # 36 # 10 # 1 ♋ # 9 # 30 # # # 35 # 0 # 4 ♋ # 11 # 10 # # # 36 # 30 # 5 ♋ # 13 # 10 # # # 37 # 45 # 4 ♋ # 15 # 10 # # # 40 # 0 # 4 ♋ # 10 # 20 # # # 42 # 40 # 5 ♋ # 6 # 0 # # # 41 # 15 # 6 ♋ # 5 # 50 # # # 42 # 30 # 5 ♋ # 0 # 50 # # # 41 # 20 # 3 ♋ # 4 # 30 # # # 46 # 30 # 5 ♋ # 6 # 0 # # # 45 # 50 # 5 ♋ # 14 # 30 # # # 46 # 10 # 4 ♋ # 11 # 30 # # # 47 # 0 # 5 ♋ # 16 # 30 # # # 48 # 45 # 3 ♋ # 13 # 30 # # # 51 # 30 # 3 ♋ # 12 # 50 # # # 55 # 10 # 4 ♊ # 29 # 30 # # # 53 # 45 # 3 ♋ # 22 # 0 # _Merid._ # # 50 # 40 # 3 ######## _Extra formam._ ♋ # 9 # 20 # _Merid._ # # 25 # 15 # 4 ♊ # 29 # 50 # # # 61 # 30 # 4 ♋ # 1 # 10 # # # 58 # 45 # 4 ♋ # 2 # 50 # # # 57 # 0 # 4 ♋ # 4 # 0 # # # 56 # 0 # 4 ♊ # 17 # 50 # # # 55 # 30 # 4 ♊ # 20 # 10 # # # 57 # 40 # 4 ♊ # 22 # 10 # # # 59 # 50 # 4 ♊ # 18 # 50 # # # 59 # 40 # 2 ♊ # 15 # 50 # _Merid._ # # 57 # 40 # 2 ♊ # 12 # 0 # # # 59 # 30 # 4 ######## _Canis minoris._ ♋ # 14 # 50 # # # 14 # 0 # 4 ♋ # 19 # 20 # # # 16 # 10 # 1 # # _Nauis._ ♌ # 0 # 10 # _Merid._ # # 42 # 30 # 5 ♌ # 4 # 10 # # # 43 # 20 # 3 ♋ # 28 # 40 # # # 44 # 0 # 4 ♋ # 28 # 30 # # # 46 # 0 # 4 ♋ # 25 # 10 # # # 45 # 30 # 4 ♋ # 26 # 10 # # # 47 # 15 # 4 ♋ # 25 # 10 # # # 49 # 15 # 4 ♋ # 29 # 10 # # # 49 # 50 # 4 ♋ # 28 # 20 # # # 49 # 15 # 4 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♌ # 3 # 50 # # # 49 # 50 # 4 ♋ # 23 # 50 # # # 53 # 0 # 4 ♋ # 23 # 50 # # # 58 # 40 # 3 ♌ # 0 # 0 # # # 55 # 30 # 5 ♌ # 2 # 0 # # # 58 # 40 # 5 ♌ # 3 # 30 # # # 57 # 15 # 4 ♌ # 6 # 20 # # # 57 # 45 # 4 ♌ # 11 # 0 # # # 58 # 40 # 2 ♌ # 8 # 0 # # # 60 # 0 # 5 ♌ # 10 # 50 # # # 59 # 20 # 5 ♌ # 12 # 50 # # # 56 # 20 # 5 ♌ # 14 # 0 # # # 57 # 40 # 5 ♌ # 25 # 30 # # # 51 # 30 # 4 ♌ # 26 # 0 # _Merid._ # # 55 # 40 # 4 ♌ # 23 # 50 # # # 57 # 30 # 4 ♌ # 29 # 0 # # # 60 # 0 # 4 ♌ # 28 # 50 # # # 61 # 15 # 4 ♌ # 20 # 0 # # # 51 # 45 # 4 ♌ # 19 # 10 # # # 49 # 0 # 4 ♌ # 17 # 50 # # # 43 # 20 # 4 ♌ # 18 # 50 # # # 43 # 30 # 4 ♍ # 4 # 0 # # # 51 # 30 # 2 ♍ # 7 # 20 # # # 51 # 15 # 2 ♌ # 1 # 0 # # # 63 # 0 # 4 ♌ # 8 # 50 # # # 64 # 30 # 6 ♌ # 19 # 50 # # # 63 # 50 # 2 ♌ # 28 # 20 # # # 69 # 4 # 2 ♍ # 5 # 0 # # # 65 # 40 # 3 ♍ # 11 # 10 # _Merid._ # # 65 # 50 # 3 ♍ # 15 # 50 # # # 67 # 20 # 2 ♍ # 20 # 50 # # # 62 # 50 # 3 ♍ # 27 # 50 # # # 62 # 15 # 3 ♊ # 23 # 50 # # # 65 # 50 # 4 ♋ # 16 # 0 # # # 65 # 40 # 3 ♋ # 7 # 0 # # # 75 # 0 # 1 ♋ # 18 # 50 # _Merid._ # # 71 # 45 # 3 ######## _Hydræ._ ♌ # 3 # 50 # _Merid._ # # 15 # 0 # 4 ♌ # 3 # 10 # # # 13 # 10 # 4 ♌ # 5 # 0 # # # 11 # 30 # 4 ♌ # 5 # 20 # # # 14 # 15 # 4 ♌ # 7 # 20 # _Merid._ # # 12 # 15 # 4 ♌ # 10 # 10 # # # 11 # 50 # 5 ♌ # 13 # 10 # # # 13 # 40 # 4 [508]_TAVOLA_. ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♌ # 18 # 40 # # # 15 # 20 # 4 ♌ # 20 # 30 # # # 24 # 50 # 4 ♌ # 18 # 20 # # # 17 # 10 # 4 ♌ # 19 # 0 # # # 19 # 45 # 6 ♌ # 19 # 50 # # # 20 # 30 # 2 ♌ # 20 # 0 # # # 26 # 30 # 4 ♌ # 28 # 30 # # # 26 # 0 # 4 ♍ # 1 # 0 # # # 26 # 15 # 4 ♍ # 7 # 50 # # # 24 # 40 # 3 ♍ # 9 # 50 # _Merid._ # # 23 # 0 # 4 ♍ # 12 # 50 # # # 22 # 10 # 3 ♍ # 21 # 20 # # # 25 # 45 # 4 ♍ # 24 # 10 # # # 30 # 10 # 4 ♎ # 2 # 0 # # # 31 # 20 # 4 ♎ # 4 # 20 # # # 33 # 10 # 4 ♎ # 6 # 0 # # # 31 # 20 # 3 ♎ # 19 # 50 # # # 13 # 40 # 4 ♎ # 23 # 20 # _Merid._ # # 17 # 40 # 4 ######## _Extra formam._ ♌ # 2 # 20 # _Merid._ # # 23 # 15 # 3 ♍ # 0 # 50 # 1 # # 16 # 0 # 3 ######## _Crateris._ ♍ # 16 # 10 # _Merid._ # # 23 # 0 # 4 ♍ # 22 # 20 # # # 19 # 30 # 4 ♍ # 19 # 50 # # # 18 # 0 # 4 ♍ # 26 # 50 # _Merid._ # # 18 # 30 # 4 ♍ # 19 # 10 # # # 13 # 40 # 4 ♍ # 29 # 0 # # # 16 # 10 # 4 ♍ # 21 # 30 # _Merid._ # # 11 # 50 # 4 ######## _Corui._ ♎ # 5 # 10 # _Merid._ # # 21 # 40 # 3 ♎ # 4 # 10 # # # 19 # 40 # 3 ♎ # 6 # 30 # # # 18 # 10 # 5 ♎ # 3 # 20 # # # 14 # 50 # 3 ♎ # 6 # 30 # # # 12 # 30 # 3 ♎ # 6 # 50 # # # 11 # 45 # 4 ♎ # 10 # 20 # _Merid._ # # 18 # 10 # 3 ######## _Centauri._ ♏ # 0 # 20 # _Merid._ # # 21 # 40 # 5 ♎ # 29 # 50 # # # 18 # 50 # 5 ♎ # 29 # 0 # # # 20 # 30 # 4 ♎ # 29 # 50 # # # 20 # 0 # 5 ♎ # 26 # 0 # # # 25 # 40 # 3 ♏ # 5 # 30 # # # 22 # 30 # 3 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♎ # 29 # 0 # # # 27 # 30 # 4 ♏ # 8 # 0 # # # 22 # 20 # 4 ♏ # 9 # 0 # # # 23 # 45 # 4 ♏ # 11 # 50 # # # 18 # 15 # 4 ♏ # 12 # 20 # # # 20 # 50 # 4 ♏ # 3 # 10 # # # 28 # 20 # 4 ♏ # 3 # 50 # # # 29 # 20 # 4 ♏ # 5 # 0 # # # 28 # 0 # 4 ♏ # 6 # 10 # # # 26 # 30 # 4 ♏ # 12 # 40 # _Merid._ # # 25 # 15 # 3 ♏ # 17 # 20 # # # 24 # 0 # 4 ♏ # 7 # 50 # # # 33 # 30 # 3 ♏ # 7 # 30 # # # 31 # 0 # 5 ♏ # 6 # 40 # # # 33 # 0 # 5 ♏ # 2 # 0 # # # 34 # 50 # 5 ♎ # 28 # 50 # # # 37 # 40 # 5 ♎ # 25 # 40 # # # 40 # 0 # 8 ♎ # 24 # 50 # # # 40 # 20 # 4 ♎ # 22 # 30 # # # 41 # 0 # 5 ♎ # 22 # 30 # # # 46 # 10 # 3 ♎ # 23 # 20 # # # 46 # 45 # 4 ♏ # 8 # 10 # # # 40 # 45 # 4 ♏ # 6 # 10 # # # 43 # 0 # 2 ♏ # 7 # 30 # # # 43 # 45 # 3 ♎ # 29 # 50 # # # 51 # 10 # 2 ♏ # 5 # 10 # # # 51 # 40 # 2 ♎ # 26 # 10 # # # 55 # 10 # 4 ♏ # 1 # 0 # # # 55 # 20 # 2 ♏ # 28 # 10 # # # 44 # 10 # 1 ♏ # 14 # 0 # # # 45 # 20 # 2 ♏ # 4 # 30 # _Merid._ # # 49 # 10 # 4 ######## _Bestiolæ._ ♏ # 17 # 50 # # # 24 # 50 # 3 ♏ # 15 # 40 # # # 29 # 10 # 3 ♏ # 20 # 50 # # # 21 # 15 # 4 ♏ # 24 # 0 # # # 21 # 0 # 4 ♏ # 22 # 50 # # # 25 # 10 # 4 ♏ # 20 # 0 # _Merid._ # # 27 # 0 # 5 ♏ # 20 # 30 # # # 29 # 0 # 5 ♏ # 24 # 30 # 28 # 30 # 5 ♏ # 23 # 30 # # # 30 # 10 # 5 ♏ # 25 # 30 # # # 33 # 10 # 5 ♏ # 11 # 50 # # # 31 # 20 # 5 ♏ # 11 # 40 # # # 30 # 30 # 4 [509]_TAVOLA_ ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♏ # 12 # 50 # # # 29 # 20 # 4 ♏ # 28 # 40 # # # 17 # 0 # 4 ♏ # 29 # 10 # # # 15 # 20 # 4 ♏ # 25 # 30 # # # 13 # 20 # 4 ♏ # 26 # 30 # # # 11 # 50 # 4 ♏ # 17 # 0 # # # 11 # 50 # 4 ♏ # 16 # 20 # _Merid._ # # 10 # 0 # 4 ######## _Aræ._ ♐ # 17 # 30 # _Merid._ # # 22 # 40 # 5 ♐ # 23 # 0 # # # 25 # 45 # 4 ♐ # 16 # 10 # # # 26 # 30 # 4 ♐ # 10 # 30 # # # 31 # 20 # 5 ♐ # 15 # 0 # # # 34 # 10 # 4 ♐ # 14 # 50 # # # 33 # 20 # 4 ♐ # 10 # 40 # _Merid._ # # 34 # 15 # 4 ######## _Coronæ au$tralis._ ♐ # 29 # 0 # _Merid._ # # 24 # 45 # 4 ♑ # 1 # 30 # # # 21 # 0 # 5 ♑ # 3 # 0 # # # 23 # 0 # 5 ♑ # 4 # 40 # # # 20 # 0 # 1 ♑ # 6 # 0 # # # 18 # 30 # 5 ♑ # 6 # 50 # _Merid._ # # 17 # 10 # 4 ♑ # 6 # 4 # # # 16 # 0 # 4 ♑ # 6 # 20 # # # 15 # 10 # 4 ♑ # 5 # 0 # # # 15 # 20 # 6 ### _Longitudo_. Pars. # # ### _Latitudo_. # # # _Lati_. S # G # M # # S # G # M # _Magnitudo_ ♑ # 4 # 30 # # # 14 # 50 # 6 ♑ # 1 # 40 # # # 14 # 40 # 5 ♐ # 29 # 10 # # # 15 # 50 # 5 ♐ # 29 # 0 # # # 18 # 30 # 5 ######## ♓ _Merid._ ♒ # 26 # 50 # _Merid._ # # 123 # 0 # 1 ♒ # 20 # 30 # # # 23 # 0 # 4 ♒ # 24 # 0 # # # 22 # 15 # 4 ♒ # 25 # 10 # # # 22 # 30 # 4 ♒ # 24 # 10 # # # 16 # 15 # 4 ♒ # 15 # 0 # # # 19 # 30 # 5 ♒ # 21 # 0 # # # 15 # 10 # 5 ♒ # 18 # 40 # # # 14 # 40 # 4 ♒ # 15 # 0 # # # 15 # 0 # 4 ♒ # 11 # 40 # # # 16 # 30 # 4 ♒ # 10 # 50 # # # 18 # 10 # 4 ♒ # 10 # 0 # _Merid._ # # 22 # 15 # 4 ######## _Extra formam._ ♑ # 27 # 50 # _Merid._ # # 22 # 20 # 3 ♒ # 1 # 0 # # # 22 # 10 # 3 ♒ # 3 # 50 # # # 21 # 10 # 3 ♒ # 1 # 50 # # # 20 # 50 # 5 ♒ # 3 # 40 # # # 17 # 0 # 4 ♒ # 3 # 40 # _Merid._ # # 14 # 50 # 4 [510] TAVOLA DELLA DECLINATIONE DEL SOLE # ### _Montone._ # ### _Toro._ # ### _Gemelli._ # ### _Bilancia._ # ### _Scorpione._ # ### _Sagittario._ _Gradi._ # ### _Grad.Min.Sec._ # ### _Grad.Min.Sec._ # ### _Grad.Min.Sec._ 0 # 0 # 0 # 0 # 11 # 30 # 1 # 20 # 12 # 1 1 # 0 # 23 # 22 # 11 # 51 # 3 # 20 # 42 # 16 2 # 0 # 47 # 41 # 12 # 11 # 10 # 20 # 36 # 30 3 # 1 # 11 # 8 # 12 # 32 # 19 # 20 # 48 # 30 4 # 1 # 35 # 24 # 12 # 53 # 19 # 21 # 0 # 0 5 # 1 # 55 # 31 # 13 # 1 # 1 # 21 # 11 # 1 6 # 2 # 24 # 7 # 13 # 33 # 10 # 21 # 21 # 16 7 # 2 # 47 # 7 # 13 # 53 # 5 # 21 # 32 # 1 8 # 3 # 10 # 9 # 14 # 12 # 8 # 21 # 41 # 32 9 # 3 # 34 # 21 # 14 # 32 # 0 # 21 # 51 # 16 10 # 3 # 58 # 13 # 14 # 51 # 4 # 22 # 0 # 0 11 # 4 # 21 # 18 # 15 # 9 # 8 # 22 # 8 # 7 12 # 4 # 45 # 15 # 15 # 28 # 14 # 22 # 13 # 3 13 # 5 # 8 # 6 # 15 # 46 # 37 # 22 # 24 # 22 14 # 5 # 32 # 6 # 16 # 5 # 1 # 22 # 32 # 9 15 # 5 # 55 # 24 # 16 # 22 # 14 # 22 # 39 # 9 16 # 6 # 18 # 14 # 16 # 40 # 5 # 22 # 45 # 31 17 # 6 # 41 # 29 # 16 # 57 # 27 # 22 # 51 # 38 18 # 7 # 4 # 3 # 17 # 14 # 3 # 22 # 57 # 29 19 # 7 # 27 # 15 # 17 # 30 # 24 # 22 # 2 # 1 20 # 7 # 50 # 16 # 17 # 47 # 7 # 23 # 7 # 2 21 # 8 # 12 # 11 # 18 # 3 # 0 # 23 # 11 # 6 22 # 8 # 35 # 16 # 18 # 18 # 13 # 23 # 15 # 7 23 # 8 # 57 # 46 # 18 # 34 # 6 # 23 # 18 # 15 24 # 9 # 20 # 1 # 18 # 49 # 9 # 23 # 21 # 16 25 # 9 # 4 # 0 # 19 # 18 # 2 # 23 # 24 # 7 26 # 10 # 42 # 4 # 19 # 3 # 4 # 23 # 26 # 9 27 # 10 # 25 # 20 # 19 # 32 # 7 # 23 # 27 # 25 28 # 10 # 47 # 17 # 19 # 45 # 39 # 23 # 39 # 2 29 # 11 # 8 # 5 # 20 # 59 # 10 # 23 # 29 # 20 30 # 11 # 30 # 1 # 20 # 12 # 1 # 23 # 30 # 0 # ### _Vergine._ # ### _Leone._ # ### _Ca@ro._ # ### _Pe$ce._ # ### _Acpuario._ # ### _Capricorno._ ########## _A carte 469. linea 8. oue dice, & '$e anno vcnticinque piedi, vuol dire, & $e vanno cinque piedi._ [511] TAVOLA DI QVELLO CHE SI CONTIENE IN TVTTA L'OPERA PER ORDINE DEI CAPI. _Capi del primo libro._ _V_ Ita di M. Vitruuio fac. # _1_ # Proemio. # fac._2_ La dedicatione dell'o- # pera. # _5_ Di quali co$e è compo$ta # l'architettura. # _26_ Delle parti della Ar- # chitettura. # _37_ Dell'el ttione de'luoghi@$ani, & quali co$e nuo- # ceno alla $anità. # _41_ Delle fondamenta delle muraglie & delle torr@ # 44 Della elettione dei luoghi all'u$o commune del- # la Città. # _64_ Capi del $econdo Libro. # IL proemio. # _66_ Della vita de gli antichi buomini, & dei prin- # cipÿ del viuere bumano, & delle ca$e, & # accre$cimenti di quelle. # _68_ De i principÿ delle co$e $econdoi filo$ofi. # _72_ Dei mattoni. # _74_ _D_ell' Arena. # _78_ Della polue pozzolana. # _80_ Dei luoghi, doue $itagliano le pietre. # _81_ Delle maniere dimurare, qualità, modi, & luo- # ghi di quelle. # _83_ Del tagliare i legnami. # _89_ _Capi del terzo Libro._ # IL proemio. # _95_ Delle compo$itioni, & compartimenti dei Tem # pÿ, & della mi$ura del corpo humano. # _108_ Di cinque $pecie di Tempÿ. # _123_ Delle fundationi, & delle collonne & loro or- # namenti, & de gli architraui tanto nei luo- # gbi $odi quanto ne i mo$$i. # _134_ _Capi del quarto Libro._ # IL proemio. # _161_ Ditre maniere di colonne & delle origini & in- # uentione di quelle. # _162_ De gli ornamenti delle colonne. # _171_ Della di$tributione di dentro delle celle, & del- # lo antitempio. # _173_ Di fare itempÿ $econdo le regioni. # _182_ Delle ragioni delle porte, & delle impo$te dei # Tempÿ. # _182_ Delle ragioni T o$cane dei $acri Tempÿ. # _192_ Dell'ordinare gli altari dai Dei. # _201_ _Capi del quinto Libro._ # IL proemio. # _203_ Del Foro. # _207_ Dello Erario, del carcere, & dellacuria, # come $i deono ordinare. # _220_ Del Theatro. # _223_ [512]_TAVOLA_. Dell' Armonia. # _227_ Dei ua$i del Theatro. # _243_ Della conformatione del Theatro. # _247_ Del tetto del portico del Theatro. # _352_ Ditre $orti di $cene. # _256_ Dei porti chi dietro la $cena, & delle ambula- # tioni. # _260_ Della di$po$itione & delle parti dei bagni. # _260_ Della edificatione delle palestre & de i Xi$ti. # _265_ Dei porti & delle fabriche nelle acque. # _268_ _Capi del $e$to Libro._ # IL proemio. # _272_ Di diuer$e qualità de pae$i, & uarÿ a$petti del # cielo, $econdoi quali $i deono di$porre gli edi- # ficÿ. # _274_ Delle mi$ure & proportioni de i priuati edificÿ, # _277_ Dei cauedi, & delle ca$e. # _252_ De gli atrÿ, ale, Tablini. # _288_ Dei Triclini, stanze, e$$edre, & delle librerie & # delle loro mi$ure. # _292_ Delle $ale al modo de Greci. # _294_ A che parte del cielo ogni maniera di edificio # deue guardare accio $ia utile & $ana. # _295_ De i proprij\luoghi de gli edifiy & priuati & # communi, & delle maniere conuenienti a # ogni qualità di per$one. # _296_ Delle ragioni dei ru$tic ali edificÿ, & di$tintioni # di molte parti di quelli. # _297_ Delle di$po$itioni de gli edificÿ, & delle parti lo- # ro $econdo i Greci, & dei nomi differenti, & # molto dai co$tumi d'Italia lontani. # _300_ Della fermezza, & delle fondamenta delle fa- briche. # _304_ _Capi del $ettimo Libro._ # IL Proemio. # _307_ Dei terrazzi. # _310_ Di macerar la calce per biancheggiare & co- prire & d'incro$tare i muri. # _314_ _D_elle politure nei luoghi humidi. # _318_ Della ragione del dipignere ne gli edificÿ. # _319_ In che modo $i apperecchi il marmo per gli co- # primenti. # _322_ Dei colori, & prima dell'ocrea. # _322_ Delle ragioni del minio. # _323_ Dei colori, artificio $i. # _324_ Delle tempre del color ceruleo: # _325_ Come $i faccia la ceru$a, il uerderame, & la $an # daraca. # _325_ In che modo $i faccia l'o$tro eccellenti$$imo di # tutti i colori artificiali. # _325_ Di tuttii colori purpurei. # _329_ _Capi dell'ottauo Libro._ # IL proemio. # _327_ Della inuentione dell'acqua. # _328_ Dell'acque. # _330_ Dellacque calde, & che forze banno\da diuer$i # metalli, & della natura di uarÿ fonti, lagbi, # & $iumare. # _335_ _D_ella propriet à d' alcuni luoghi & fonti. # _340_ De gli e$perimenti dell'acqua. # _341_ _D_el condurre, & liuellar l'acque, & de gli $tru- # menti buoni a tali effetti. # _341_ A quanti modi $i conduchino le acque. # _343_ _Capi del nono Libro._ # IL Proemio. # _347_ Il modo ritrouato da Platone per mi$urare un # campo diterra. # _348_ _D_ella $quadra iuuentione di Pitagora, per for- # mare l'angulo giusto. # _349_ Come $i po$$a cono$cer una portione di argento # me$colata con l'oro finita l'opera. # _352_ _D_ella ragione dei Gnomoni ritrouati per l'om- # bra de i raggi del Sole. Et del mondo, & # dei pianeti. # _366_ _D_el cor$o del Sole per li dodici $egni. # _386_ _D_elle constellationi che $ono dalla parte Setten- # trionale. # _391_ _D_elle $telle che $ono dal zodiaco al mezo dì. # _396_ _D_elle ragioni de gli borologi, & delle ombre # dei Gnomonial tempo equinottiale a Roma, # & in alcuni altri luoghi. # _398_ _D_ella ragioue de gli horologi, & dell'u$o & del # la inuentione loro, &, quali $ieno $tati gli in- # uentori. # _426_ [513]_TAVOLA_. _Capidel decimo Libro._ IL Proemio. # _438_ Che co$a è machina, in che è differente dallo in- # strumento, & della origine & nece$$ità di # quella. # _442_ Delle machinationi trattorie de i $acri Tempÿ, # & delle opere publiche. # _445_ De diuer$i vocaboli delle machine, & come $i # drizzano. # _447_ Divna macbina da leuar grandi$$imi pe$i. # _448_ Divna altra $orte di machina da tirare. # _449_ Divna ingenio$a ragione di Cte$ifonte per con- # durrei pe$i. # _450_ Come trouato s'habbia la petraia, della quale fu # fatto il Tempio di Diana Efe$ia. # _451_ Del mouimento dritto, & circolare che fi richie # de a leuar i pe$i. # _452_ Delle $orti de gli strumenti da cauar l'acque, & # prima del Timpano. # _460_ Delle ruote, & _T_impani per macinar la farina. # _460_ Della vida che alza gran copia d'acqua. # _461_ della machina fatta da Cte$ibio che alza l'ac- # qua molto alto. # _462_ della machine hidraulice con lequali $i fanno gli # organi. # _465_ Con che ragione $i mi$ura il viaggio fatto o in # carretta, o in naue. # _468_ delle ragioni delle Catapulte, & de gli Scorpio- # ni. # _472_ delle ragioni delle bali$te. # _474_ della proportione delle pietre che $i deuono trar- # re al $oro della balista. # _475_ dell'apparechio della te$tugine per le fo$$e. # _478_ delle tempre & carcature delle baliste, & delle # catapulte. # _476_ delle co$e da oppugnare, & da difendere, & del # la inuentione dello _A_riete. # _476_ _L_a tauola delle lunghezze, larghezze parti, & # grandezze delle $telle. # _483_ _L_a tauola della declinatione del Sole. # _496_ IL FINE. [514] TAVOLA DE I DIECI LIBRI DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. _A_ _A_Bete. # _90_ Abete $upernate, & inferna- # te. # _94_ _A_cqua, & $ua inuentione, pro- # ua, liuello, & condotta da # _327._ # per tuttol'ettauo libro. Acque piouane. # _330_ _A_cque calde, & metalliche. # _335_ _A_gente. # _9_ _A_gente diuino, naturale, & artificiale. # _11_ Ale$$andro il magno, & $uo auuertimento. # _66_ Alberi, nature, & proprietàloro. # _89 90.91_ Alato Tempio. # _115_ Altari, & loro ordinatione. # _201_ Amphiprostylos. # _113_ Angoli, & loro dichiaratione. # _23_ Andrea _P_alladio Architetto. # _64_ Ante # _115_ Analemma, & di$cor$i $opra da 366 fin # _403_ Anguli, & circonferenze fatte dai circoli, # & diametri, che entrano nello _A_nalem- # ma. # _420_ Apennino, & $ua de$crittione: # _94_ Apparenze, & orti & oeca$i delle $telle. # _381_ Arte, diffinitione, na$cimento, cre$cimento, di- # ui$ione, & di$cor$o $opra l'arti. # _3.4.5_ Arte, & i$perienza $ono differenti. # _4_ Architettura, & $ua dignità. # _5_ Architettura, & $ua diffinione, deriuatione, & # laude. # _6_ Architetto. # _6_ Arti attribuite a gli animali. # _9_ _A_rte diuina, humana, & mondana. # _9_ Artefice tiene doppia con$ideratione, & doppia # affettione ri$petto all'opera. # _10_ Architeto richiede fabrica, & di$cor$o alla $ua # perfettione # _10_ Arti di$tinte. # _11_ Architetto, & $ue conditioni. # _12_ Arithmetica. # _14_ Architettura, & $ua laude. # _21_ _A_rchitettura di che è compo$ta. # _26_ _A_rchitettura, & $ue parti. # _37_ _A_rte imita lanatura, & perche cau$a. # _37_ Architettura, & $ua diui$ione. # _37 fin 40_ Arthritis. # _57_ arena. # _78_ architraui, & v$o loro nelle maniere areo$ti- # le. # _129_ areostylos. # _123_ architraui, fregi, & cornici in diuer$i gene- # ri. # _146_. & più oltra. archi. # _207_ armonia, & di$cor$o $opra # _227_. & più oltre. armonico genere. # _229_ aristo$$eno ripre$o. # _231_ aristippo filo$ofo, & $ua laude. # _272_ ari$tofane, & $uo giudicio. # _307_ argento, & oro me$colato come $i proua. # _352_ archimede, & $ua inuentione. # _352_ archita, & $ua inuentione. # _355_ a$trologia nece$$aria all' _A_rchitetto. # _20_ a$petti cele$ti, & di$cor$o $opra. # _23_ a{$s}e, & $ua diui$ione. # _23_ asplenon herba. # _43_ a$petti cel@$ti. # _383_ atrÿ. # _283._fin 291 augu$to. # _6_ auertimenti. # _8.21.66.97. 128. 132. 160. # 179. 256. 257._ & nel proemio del $e$to # libro. aule. # _283_ _B_ _B_Ali$te. # _474_ Ba$e, & $ue forme. # _142. 143. 144_ Ba$ilica. # _208_ Ba$iliche, & $uoi compartimenti. # _214_ Ba$iliea fatta da Vitruuio a Fano. # _216_ Biancheggiamenti, & intonicature, & modo di # farle. # _313. 314_ Bori$thene fiume. # _313_ [515]_TAVOLA_. C _C_ Ariacide. # _15_ _C_alce. # _79_ _C_amillo. # _136_ _C_apitelli di diuer$igeneri. # _141. 153. 156_ _C_analatura. # _160_ _C_apitello Corinthio. # _162_ _C_arcere. # _221. 222_ _C_auedi & $ue maniere. # _282. 283_ _C_atapulte. # _472_ _C_eru$a. # _325_ _C_eruleo colore. # _325_ _C_hri$ocolla. # _324_ _C_ittà, & forma $ua $econdo Vitr. # _52_ _C_ircoli cele$ti, & loro intelligenza. # _367_ _C_ircoli nece$$arÿ per formare lo _A_nalemma. # _403._ & più oltra. _C_olliquie. # _283_ _C_orinthie $ale. # _293_ _C_olor ceruleo. # _325_ _C_olchi fiume. # _331_ _C_or$o del Sole per li _12._ $egni. # _386_ _C_omparatione dell'ar@e, & della i$perienza. # _45_. Conditioni dello _A_rchitetto. # _12.13_ Commentarÿ che co$a $ono. # _13_ Conuenienza tra molte $cienze. # _22_ Compartimento. # _29.34_ Concorrenze di auanzar$i nel fabbricare. # _69_ Compo$itione di varie maniere di Tempi. # _125._ # fin # _129_ Colonne, & $uoi ra$tremamenti, & gonfiez- # za. # _133_ Colonne $opra le cantonate più gro$$e. # _132_ Colonne, & loro maniere, origini, & inucntio- ni. # _162_ Colonne & loro ornamenti. # _166_ Con$onanze # _231. 240_ Conformatione del Theatro. # _247_ Colori naturali & artificiali. # _324_ Colori fatti per arte. # _324_ Con$tellationi dalla parte $ettentrionale # _391._ & # meridiana 396 Cono et conica $uperficie. # _399_ Credulità. # _3_ Cre$cimento delle arti. # _4. 5_ Chromatico genere. # _229_ Creta $elinu$@a, et annularia. # _326_ Cre$cere, et calare dei gi@rni $ua ragione. # _386. 387_ Cte$ibio, et $ue inu@ntioni. # _427_ Curia. # _227_ Cubo, et $ua duplicatione. # _360_ D _D_E$crittione dello _A_ponnino. # _97. 98_ Democrito, et $ua opinione cerca gli ato- # mi. # _73_ Denario perfetto. # _102_ _D_edicatione dell'opera. # _5_ Decoro. # _34. 182_ Diffinitione dell'arte. # _3_ Di$cor$o, che co$a@è. # _8_ _D_i$cor$o $opra l'arte. # _4_ Diui$ione de gli habiti. # _4_ Distintione delle arti. # _5_ _D_iffinitione dell' _A_rchitettura. # _7_ _D_iffinitione del $oggetto, et che importi. # _8_ _D_i$cor$e è proprio dell'huomo. # _9_ _D_i$cor quando erra. # _9_ _D_iui$ione delle arti. # _11_ Di$egno. # _13_ Diui$ione della pro$pettiua. # _14_ Diui$ione della filo$ofia. # _18_ Diui$ione della Mu$ica. # _18_ Di$cor$o $opra gli aspetti cele$ti. # _23_ _D_i$putatione de i principÿ delle $cienze a chi con # uenga. # _25_ Diui$ione di tutta la forma dell' Architettu- # ra. # _27_ Di$cor$o $opral'ordine. # _28_ Di$po$itione. # _29._ idee, $orti _29_ Diletto che co$a è. # _32_ Di$cor$o $opra la euritbmia. # _33_ _D_i$tributione, et $uoi gradi. # _36_ Di$cor$olungo $oprala diui$ione dell' Architet- # tura. # _37.38.39.40_ _D_i$tributione delle opere publiche. # _40_ Di$cor$o $oprale co$e da e{$s}er con$iderate da chi # vuole fabbricare vna città. # _41. 42_ Diui$ione dentro la città. # _54_ Di$cor$o $oprai venti. # _54. 55. 56_ _D_i$cor$o$opra le colonne. et altezze loro. # _140_ [516]_TAVOLA_. Digre$$ione contra i mal dicenti. # _63_ Dinocrate Architetto, & $ua inuentione. # _66_ Di$cor$o $oprai principÿ del viuer humano, & # del fabbricare. # _69_ Di$cor$o $oprai principÿ delle co$e. # _73_ Di$cor$o $oprai mattoni. # _74_ _D_i$cor$o $opra l'arena, & la calce. # _78. # _79. 80_ _D_i$cor$o $opra le pietre. # _81. 82_ Di$cor$o $opra il murare. # _83._ fin _86_ Di$cor$o $opra le proprietà de gli alberi. # _89._ # _90_ Di$cor$o $opra le proportioni. # 97.fin._108_ _D_i$cor$o $opra le mi$ure _108._ & mi$ura del cor # po humano. # _109. 110_ Dia$tylos. # _123_ _D_i$cor$o $opra'l fondare. # _134_ Diui$ione di quello $i contiene nel decimo libro # _439._ & di$cor$o $opra la ma@hinatione. Diui$ione delle machine. # _443_ _D_i$cor$o $opra le fabriche con tutti gli ordini, # & generi, $i de ba$amenti, ba$e, come di co- # lonne, capitelli, architraui, fregi, cornici, & # fronti$pici da # _143._ fin _157._ Di$cor$o $oprai generi delle colonne. # _164. 165_ Di$cor$o $opra'l tetto. # _167_ Di$tributione delle parti di dentro del Tempio. # _176._ fin _182_ Di$cor$o $oprail foro. # _207_ Di$cor$o $opra'l _T_heatro. # _223._ fin _226_ Di$cor$o di Mu$ica. # _227._ fin _243_ Diatonico genere. # _229_ Ditono. # _232_ Die$i. # _232. 233_ _D_i$cor$o' $opra'l fabbricare in acqua, & dei por # ti. # _268. 269_ Di$cor$o $opra l'Ar$enale de'Venetiani. # _270._ # _271._ Di$cor$o $opra l'acque. # _271_ Di$cor$o $opra le qualità dei pac$i. # _274_ Di$cor$o $opra le fabbriche di villa. # _298. 299_ _D_i$cor$o $opra le volte delle camere, & incro$ta # ture de i muri. # _317. 318_ _D_i$cor$o $opra la pittura. # _321_ Di$cor$o $opra la natura delle acque, inuentio- # ne, proua, liuello, condotta per tutto l'ottauo # libro. Di$cor $o $opra le $cale. # _350_ _D_i$cor$o $opra le due medie proportionali. # _355._ # & più oltre. Di$cor$o $opra'l cielo, & $uoi mouimenti. # _367._ # fin _385_ di$cor$o $oprai $egni cele$ti. # _388_ di$cor$o $opraitagli delle $uperficie coniche. # _399_ di$cor$i $opra gli Analemmi. # _403_ dorico genere & $ua ragione. # _171._ fin _175_ Due $orti di i$perienza. # _4_ dubio, & $olutione # _10_ dubio, & $olutione. # _21_ duplicatione del cubo. # _360_ di$cor$i $opra la Gnomonica. # _366_ _E_ _E_Dificatione che co$a è. # _33_ Edificÿ ru$ticali. # _297_ Εdificÿ priuati alla Greca # _300_ Egittie $ale. # _293_ Elettione de i luoghi $ani. # _41_ Elettione de i luoghi all'v$o della città. # _64_ Eli{$s}e linea. # _399_ Endego. # _326_ Epigrammi $opra fonti. # _339_ Eratostene _61._ & $ua inuentione. # _354_ Erario. # _220_ E$ortatione all' Arcbitettura. # _303_ Ε$$edre. # _292_ E$ortatione alla virtù nel proemio del $e$to. Eurithmia che co$a è. # _33_ Eu$tylos. # _123_ Eufrate fiume. # _331_ _F_ _F_Abbrica che co$a è. # _8_ Fabbro nome generale. # _40. 70_ Fabbricare, principÿ, & cre$cimenti delle fab- # briche. # _68_ Fabbriche di villa. # _297_ Fabbriche priuate. # _277._ fin _294_ Fabbriche alla Greca. # _300_ Fer mezza, & fondamento delle fabbriche. # _304_ Fine & $ua notitia, & diffinitione, & di$cor$e. # _9_ Filo$ofia nece{$s}aria allo Architetto, & diui$io- # ne. # _18_ [517]_TAVOLA_. Fini delle opere di due maniere. # _27_ Fondationi. # _134_ Forma prima che la materia # _9_ Fortificatione. # _44._ fin _46_ Fo{$s}a della città. # _47_ Foro & $uo compartimento. # _207._ fin _209_ Fonti di diuer$e nature. # _339_ G _G_Ange fiume. # _331_ Geometria. # _13_ Generi mu$icali. # _229_ Generi di mu$ica. # _239. 240_ Giudicio dei poeti d' Ari$tofane. # _307_ Gioue, & $uo mouimento. # _383_ Gnomonica che co$a è. # _37. 398_ Gnomone & $ua ragione. # _366_ Gradi, & lor mi$ure. # _136_ Gradi del Theatro. # _225_ Graduatione del Theatro. # _252_ Grotte$che ripre$e da Vitr. # _320_ _H_ _H_Abito che co$a è, & come s'acqui$ti, & # come $i diuida. # _2. 3_ Habiti dello intelletto, & della volontà. # _3_ Hercole, & lo sta$io, & la $tatura $ua. # _34_ Hi$gino. # _326_ Horologi, & loro ragioni. # _398._ fin _434_ Hyperbole, & $uo taglio. # _400_ Horologi da acqua. # _427._ fin _434_ _I_ _I_Chnografia. # _30_ Idee della dispo$itione. # _29._ fin _32_ Ignoranza di mala di$po$itione. # _3_ Impiè. # _30_ Impluuio. # _283_ Intelletto. # _3_ Intendimento. # _3_ Infirmità cau$ate da venti. # _56_ Inuentione, che co$a è. # _32_ Inuentione de Cte$ifonte per condurre pe$i. # _450_ Interpen$iua. # _283_ In$trumento & Machina differente. # _442_ Instrumento da liuellar acque. # _342. 343_ In$trumenti di ritrouare le linee proportionali. # _356_ I$perienza, che co$a è, ondena$ce, & a che $er- # ue, & di quante maniere $ia, & come $ia, # differente dall'arte. # _4_ I$toria nece$$aria all' Architetto. I$cu$atione di Vitr. # _25_ I$toria delle origini delle colonne. # _163_ I$toria delle cariacide, & per$iani. # _15_ _L_ _L_Eggepo$ta in εphe$o a gli Architetti. # _438_ Legnami & di$cor$o lopra. # _89_ Librerie. # _292_ Liuelle d'acqua. # _342_ Linee proportiali, & loro inuentioni. # _355_ _L_inee piegate dette concoide, & loro proprietà. # _362_ Linea del vero luogo, & dell'apparenza. # _271_ Luoghi priuati, & communine gli edlficij. # _296._ _M_ _M_Armi del _T_empio di Diana come $ono $ta # ti ritrouati. # _451_ Machina 442. & diui$ione delle machine # _443._ # & di$cor$i. Machinatione 37. & di$cor$o $opra. # _441._ # _442_ Ma$$ime. # _3_ Materia. # _9_ Maniere di Tempÿ. # _115_ Mathematice principali, & $otto principali, & # $oggetto loro. # _13_ _M_attoni, & di$cor$i $opra. # _74. 75_ Marmo, & $uo apparecchio per incrostare i mu- # ri. # _322_ Marte & $uo cor$o. # _385_ Mezo & $ue proprietà, & officio. # _9. 10_ Medicina nece$$aria allo Architetto. # _19_ Meridiana linea, & $ua inuentione. # _58_ Me$olabio. # _354_ Mi$ura della terra $econdo Eratho$tene. # _61_ [518]_TAVOLA_. Mi$ura del corpo humano. # _109_ Mi$ure del Theatro. # _222._ @t più oltre Mi$ure de gli edifici priuati. # _277_ Minio, et $ua inuentione, v$o, et tempra. # _323_ Monocordo. # _231_ Modi di condurre acque. # _343_ Modo di mi$urar terreno trouato da Platone. # _348_ Modo di cono$cer l'oro me$colato con l'argen- # to. # _352_ Mondo che co$a è. # _367_ Mouimento dritto, et circolare. # _452_ Muraglia della città, et forma. # _47._ fin _53_ Murare modi, & qualità di murare. # _83_ fin _88_ Mu$ica ne@e$$aria all'Architetto. # _18_ _N_ _N__A_$cimento delle _A_rti. # _4.5_ Netura diuina di chi troua da $e. # _11_ Nicolò zeno. # _271_ Nilo. # _331_ Numero, & numero per$etto. # _112_ Numero cubo, & di$cor$o $opra. # _205_ _O_ _O__C_rea. # _322_ Opinione. # _3_ Opera, & operatione $ono differenti. # _7.8_ Oppidum. # _65_ Opinione dei filo$o$i cercai principÿ delle co- # $e. # _327_ Ordine che co$a è, & di$cor$o $opra. # _26._ fin _28_ Orthographia. # _30_ Ordine del $econdo libro di Vitruuio. # _71_ Ordinatione dei tetracordi. # _233_ Orche$tra. # _247.252_ Orti & occa$i, & apparenze delle stelle. # _381_ Or$a maggiore et minore. # _394_ Oflro. # _325_ _P_ _P__A_conio ripre$o ditemerità. # _451_ Pau$ania. # _16_ Parti del cielo doue deuono guardare gli edifi- # cÿ. # _295_ Pauimenti, et modi di farli. # _310.311_ paretonio. # _322_ parabole et $uo taglio. # _400_ petraie et di$cor$o $oprale pietre. pen$amen@o che co$a è. # _32_ petraia dei marmi del Tempio di Diana. # _451_ per$iani prigioni et i$toria loro. # _15_ peripteros. # _115_ pha$i fiume. # _331_ pittura et $coltura. # _11_ pithio _A_rchitetto, ripre$o da Vitr. # _22_ pianta che co$a è. # _30_ picnostylos. # _123_ piedi$tali. # _136_ Pithagora, et $uoi precettiin numero cubo. # _205.206_ pittura ne gli edificÿ, et pittori. # _319.320_ pianeti, et loro caratteri, et mouimenti. # _371_ pleuritide. # _57_ pò fiume. # _331_ poli, et cardini del mondo. # _367_ politure ne i luoghi humidi. # _318_ porti, et fabbriche in acqua. # _268_ po$$ibilità di po$$edere molte $cienze. # _22_ porte della città. # _47_ pozzolana. # _80_ poggio. # _136_ porte, et $ue ragioni. # _182._ fin _191_ portico del Theatro. # _252_ poggio del Theatro. # _255_ proemio in Vitr. # _2_ precetto dell'arte, et $ue conditioni. # _8_ prime notitie. # _3_ principio. # _9_ pro$pettiua. # _14_ principÿ delle $cienze. # _25_ proportione. # _28_ profilo quanto importi all'Architetto. # _30_ principÿ del viuer humano, & del fabbricare. # _68_ [519]_TAVOLA_. principÿ delle co$e $econdoi filo$ofi. # _72_ proportione & di$. or$o $opra, # _97._ fin _108_ postylos. # _115_ proportione delle con$onanze. # _241_ priuati edificÿ & lor mi$ure. # _277_ proprÿ, & communi luogbi ne gli edificÿ. # _296_ proemio del nono libro da e$$er letto. prudenza. # _3_ p$eudodipteros. # _120_ ptolomeo, $ua libraria, & giudicio. # _307_ purpura, & v$o $uo. _Q_ _Q_Valità & temperamento della regione. # _1_ Que$tioni delle mecaniche. # _453._ # fin _456_ _R_ _R_Agione che co$a è. # _13_ Ragione ciuile nece{$s}aria all'Architet- # to. # _19_ Raccommunanza delle $cienze. # _22_ Reno fiume. # _331_ Regione, & qualità $ue. # _41_ Relatione. # _26_ Roma, & laude $ua ri$petto al clima. # _276_ Rodano fiume. # _331_ _S_ _S_Apienza@ # _3_ _S_ale Corinthie, & εgittie. # _293_ _S_ale all'u$anza Greca. # _294_ _S_cienza. # _3_ Scoltura, & pitiura. # _11_ Scienze, & raccommunanzaloro. # _22_ Sciographia. # _31_ Scamillo. # _136_ Scale del Theatro. # _228_ Scale nel canto. # _229_ Scrittori d'Architettura, & di pro$pettiua. # _308 309_ Scale. # _350_ Scorpioni. # _472_ Segnodel $apere. # _4_ Segno. # _11_ Senario numero perfetto, & perche. # _112_ Semituono maggiore, & minore. # _232_ Sesta maggiore, et minore. # _232_ Segni celefti, nomi, et figure loro. # _386_ Sectioni, et tagli delle $uperficie coniche. # _399.400_ Significare, et e$$er $ignificato. # _11_ Simmetria. # _29_ Si$tilos. # _123_ Sinope. # _322_ Sil Attico. # _326_ _S_o$petto, o $o$pittione. # _3_ $oggetto delle $cienze quanto importa che $ia be # ne diffinito. # _8_ $olertia che co$aè. # _10_ $oggetto delle mathematiche. # _13_ Socrate giudicato $apienti$$imo dall'oraculo. # _95_ _S_ole, ct $uo cor$o peri $egni. $quadra inuentione di Pithagora. # _340_ stereobati. # _134_ stilobati. # _134_ strix $trie. # _160_ $tanze. # _292_ $tratagemi. # _480.481_ $uoniche dilettano, et non $ono con$onanze. # _232_ T _T__A_blino. # _288._ fin _291_ Tanai fiume. # _331_ Tauola dei mommenti dei ciel. # _373_ Tauola delle longhezze dei giorni. # _390_ _T_empi, et $uoi principÿ, et maniere. # _114._ # fin _130_ Tempio $coperto detto hypethros. # _115_ Tetto, et $ua ragione. # _167_ Tempij To$cani, et loro ragione. # _192_ _T_ertiariumo terzera. # _195_ Tempij ritondi. # _195_ Tetracordi. # _230_ Terza maggiore, et minorè. # _232_ _T_errazzi. # _310_ Theatro. # _223._ fin _257_ Theatri di Scauro, et di Curione. # _225_ [520]_TAVOLA_. Theatro dei Greci. # _257_ Theophra$io. # _272_ Testuggine perle fo$$e. # _478_ Tigri fiume. # _331_ _T_imauo fiume. # _331_ _T_orri, & forme loro. # _46._ fin _49_ Tramontana. # _394_ _T_riglifo, & $ua ragione. # _169_ Traui, & $uoi ligamenti. # _194_ Triemitonio. # _232_ Triolinÿ. # _292_ Tuono. # _231_ _V_ _V_A$i $onori del _T_heatro. # _243_ Veronece$$ario contingente. # _3_ Venti & di$cor$o $opra. # _52._ fin _65_ Ve$tigi de gli huomini quali $ono. # _274_ Verde rame._325_ Ver$i delle meteore. # _333_ Vita di Vitruuio. # _1_ Vitruuio & $ua lode. # _12_ Virtu che di$corre. # _9_ Virtu delle pietre. # _9_ Volte, & incrostature de muri, & modi di volta # re. # _314.315_ V$o di due maniere. # _9_ Vtilità. # _9_ _Z_ ZOILO, & $ua pena. # _308_

A carte 271. linee 30. oue dice, porta via poco terreno, vuol dire, porta uia piu terteno.

IL FINE. [521] [522] [523] [524]