I TRE LIBRI DE' SPIRITALI DI GIOVAMBATTISTA DELLA PORTA NAPOLITANO. Cioè D'inalzar acque per for Ladell aria. IN NAPOLI,

Appre$$o Gio. Iacomo Carlino, M. D C V I.

A GIO, BATTISTA DELLA PORTA

_E_SSENDO MI perue- nuto alle mani il lıbro di V.S. de gli Spiritali, com- posto in lingua Latina, et cono$ciutolo nouo d'inuen tione, & ta{$s}ato in molte parti Herone, tenuto in$i- no ad hora principalı$simo in questa materia, et dato norma, e metodo à questa $cientia, alla quale in$ino hora non l'haueua data tutta l'antiquità:mi è paruto $opra modo belli$sımo. Ma cono$cendo, che e{$s}endo in Latino, non po- teuain Italia e$$ere co$i appreggiato, come $i do nea, et principalmente da meccanici, che qua$i $ono tuttiidioti, l'ho tradotto in Italiano, & Ca$tigliano, acciò $i goda di tante inuentioni. Vi ho aggiunto di pıù tutte quelle co$e, che hò inte$o à bocca da V.S. & però lo dedico à lci mede$ima. L'operamia d'inalzar le acque con istromenti ritrouati dame, & non $critti da niun altro, $pero presto darlain luce, ma non prima, che V.S. l'hauer à vi$ta. Elebacio le mani. hoggi à 10. di Gennaro 1606.

Iuan E$criuano.

DE' SPIRITALI PROEMIO A' LETTORI.

HO letto in Vitruuio, che Te$ibio Ale$- $andrino trouò molti in$trumenti di acque per forza d'aria, e d'altri, co- me horologi, voci, & altri e$peri- menti d'acque. Hierone $eguitò que$ti, il quale mede$imamente ri- trouò molte machine. Ma, come io $timo, più to$to mecanico, che Matematico, ò Filo$ofo, percioche à molti di quel $uo modo non riu$cì l'e$perien- za, quando l'e$perimentauamo, non hauendoui po$to le ragioni, e le loro mi$ure. E per que$to hauemo notati al- cuni $uoi errori, ne per altr a cagione, $e nõ che gli altri e$pe rimentandogli, non haue$$e lor dato occa$ione di errare. Noi $criueremo alcune co$e di que$t'arte, e ne harebbomo a$$ai più $critte, $e non ci fu$$e mancato l'aiuto d'vn certo mio amico molto ingegno$o, di cui mi $eruiua nell e$peri- mentar di que$te machine, e mancandomi lui, mi fu bi$o- gno di mancar ancor io dall'impre$a; ma mi re$tò $empre nell' animo impre$$o vn'ardore d'inue$tigar co$e nuoue, e grandi, che haue$$ero apportato à gli huomini d'ingegno de$io$i vtilità, e grandezza. Ma tardando, $correua il tem- po, e mi giun$e la vecchiezza, a$$ai più to$to, ch io $timaua; la onde leggendo alcune co$e di quelle, che prima haue- uamo vi$te, ci ritrouammo alcuni $perimenti da non pen- tirci della diligenza, e fatica, che ci habbiamo v$ata in ri- cercarli. Si che ho giudicato co$a a$lai conueneuole mani- fe$targli al mondo, qualunque $i $ieno, $e ben manche- uoli, e rozze, che for$e portranno aprir la via a gli altri di $criuerne più ornata, e più abondeuolmente. State $ani, e godete delle no$tre vigilie, e fatiche.

DE' SPIRITALI DI GIO' BATTISTA DELLA PORTA NAPOLITANO _LIBRO PRIMO._ Opinioni de gli anticbi, che poneuano il Vacuo. Cap. I.

HAVENDO à ragionar de gli effetti dell'acqua, e dell'aria, de quali ci hauemo à $eruire nelle e$perienze $piritali, mi par conueneuole nar- rar prima quanto ne habbino narra- to prima i $crittori antichi, e mo- derni del Vacuo, percioche da alcu- ni $i permette, e da altri $i niega: in ogni modo è co$a molto $ottile, e piena di difficoltà. Ma accioche $i vegga la verità più chiaramente, mentre e$$aminaremo le opi- nioni di molti, non ci rincre$cerà addur quì i loro argomenti. Democrito, e Leucippo di$cepoli di Pitagora diceuano, che il Vacuo era quello, che di$uniua, e $eparaua le co$e ordinate; e primieramente ritrouar$i ne' numeri, e dopo nelle co$e per cagion del numero, perche le co$e co$tano de numeri. Dice- uano ancora il Mondo e$$ere vn'animale grande, e fuor del mondo e$$erui aria, ouero fiato infinito, e que$to chiamauano Vacuo, e que$to animale $pirando, e re$pirando di quello in- finito fiato, ritirarlo dentro il mondo, e qucllo e$$ere il vacuo. Ana$$agora diceua, che il Vacuo $i ritrouaua nell'aria, il qual LIBRO era inui$ibile. & in$en$ibile, e l'aria e$$er qualche co$a, e que$to lo dimo$trò con duo argomenti. Il primo per gli vtri gonfi, iquali $e premerai, fan re$i$tenza, che $e non vi fo$$e alcuna co$a, non farebbono tanta re$i$tenza. Il $econdo per la clep- $idra. E la clep$idra vn va$o vacuo dentro, il cui fondo è tut- to di piccioli bu$i forato, di $opra è aperto d vn $ol bu$o. Que$to $ommer$o nell'acqua, $i riempie, entrando l'acqua per quei bu$i, ilche non auiene $e tu terrai otturato il bu$o di $o- pra, per loquale, mentre l'acqua vien dentro, $e ne fugge l'aria. Et e$$endo il va$o pien d'acqua, e tenendo chiu$o con il dito il bu$o di $opra, che l'aria non po$$i $campar via, terrà l'acqua pendente, che n\=o potrà v$cir fuori per i fori di $otto al fondo, perche l'aria non può entrare, che po$$a riempir quel vacuo, che la $cia l'acqua, v$cendo fuori. Meli$$o poneua il Vano con qu $ti argomenti. Il moto è locale, e di augmento, che quello, che $i moue, $i moue ò nel pieno, ò nel vano; $e nel pieno, duo corpi non ponno e$$ere nel mede$imo luogo; e $e duo corpi $i ponno contenere nel mede$imo luogo, ve ne capiranno anco- ra altri, e quanti $i vogliono, e $e più, vn minimo luogo ne po- trà riceuere vn grandi$$imo, e co$i le co$e vguali, e di$uguali $i ponno riceuere nel mede$imo luogo. Anzi da que$to e li ar- gomentaua il Mondo e$$ere immobile, perche $e $i moue$$e, $i mouerebbe nel vano, & non e$$endoui il vano, $arebbe immo- bile. Se il pieno entra nel vano, que$to è ancor vano, perche veggiamo l'vtre co'lvino entrar nella botte, e riempirla, e quel mede$imo vino $enza l'vtre pur riempir la botte, ilche nõ auuerrebbe, $e non per la conden$ation del vano. Aggiungono ancora il cenere contener$i nel va$o pien d'acqua, & il mede$i- mo va$o $eparatamente contener il cenere, e l'acqua.

Ragioni di Ari$totele contro Democrito, Leucippo, & Ana$$agora, che poneuano il Vacuo. Cap. II.

MA Ari$totele di$trugge co$toro con quattro ar- gomenti, & Lamp$aceno li ri$tringe in duo, l'vn del moto, l'alcro del co$tringere i corpi, dicendo ch'e gli non $apeua dar$i il moto, & non il vacuo, perche i corpi $i ponno dar luogo l'vn l altro PRIMO. $cambieuolmente, che buttando la pietra, l'aria cedendo, le dl luogo, el acqua dà luogo alla naue, che camina, e $i pone come nel vano. Olcre a ciò, nella conden$atione $i fa per ragion del vano, perche tutte le co$e, che $i conden$ano, hanno alcun cor- po congionto più $ottile, il qual comprimendo$i quello, che prima era dentro i $uoi bu$i $tretto, $i caua fuori, come quan- do $i preme l'acqua, l'aria $e ne fugge dall'acqua. Nè l'augmen- to $i fa nel vano, ma con aggiongerui quantità, come dell'ac- qua $i genera l aria, la quale diuien maggiore, e $e l'augmento non $i fa con alcun nuouo aggiongimento. La ragione, che ap- portano del cenere, è contro loro mede$imi, perche $e'l cenere nel va$o riceue l'acqua, ouero $i riceue nel vano, ouero nel cor- po, non $i fa, che vn corpo entri in vn'altro corpo, dunque nel vacuo, & il vacuo è quello, che riceue l'acqua, dunque il va- cuo và cre$cendo, dunque il vacuo, che è niente, cre$ce. E $e noi concediamo, che il vacuo cre$ca come corpo, dūque il cor- po, & il vacuo $ono vna co$a mede$ima, dunque coloro, che pon gono il vacuo, di$truggono il vacuo. Ma Eudemo nel terzo libro delle co$e naturali, $cioglie il dubbio del cenere, e dice così, L'acqua è riceuuta dal cenere, non per ragion del vacuo, perche nel cenere, e nella calce ancora vi $i contiene il caldo, e $i vede per que$ta e$perienza, che buttandoui di $opra l'ac- qua, bru$ciano, e co$i quando $i me$colano, e$$alano l'humidi- tà, e per quella e$$alatione l'acqua viene a $minuir$i. Et Ari- $totele nel libro de' problemi $cioglie que$ta que$tione. Percho cagione l'acqua ritenuta dentro vna botte piena, dopo ripo$ta ne gli vtri, non $olo la mede$ima botte capi$ce gli vtri, e l'ac- qua, ma vi la$cia ancor luogo da poterui capir maggior ac- qua. o for$e perche nell'acqua vi $i contiene ancora aria, la quale mentre $tà nella botte, non può $eparar$i per la grandez- za della botte, auiene che con grandi$$ima difficoltà po$$a cac- ciar$i fuori ò humore, ò fiato dal magiore, $i come ancora dal- le $pongie più grandi $e ne caua meno, ma come $ono in pic- ciolo ridotto, $i può più ageuolmente cauar da gli vtri, $i che la botte. gli vtri, l'humore ne può capir vn'altro. E que$to accade più nel vino, perche nel vino vi è più aria, che nell'ac- qua. E di quà auuiene, che vn va$o può del cenere, e dell'acqua riceuer tanto, quanto cia$cun di loro può $eparatamente rice- LIBRO uerne. Il cenere ancora ritiene in $e molte concauità, e vacui, nelle quali l'acqua può cntrare, come quella, che è $ottili$$ima, e co$tringe, & in$pe$$a $tretti$$imamente, perche quella con$ti- patione $i fa à parce à parte, perche $i ra$$odano, e conden$ano tutte le co$e più pienamente, quãdo $i co$tringono à poco à po co, che quãdo che tut@e in$ieme, ilche co$i e$$endo, il cenere cala giù, e và $otto, e riceue in $e l'humore per la commodità delle $ue cauità. Ma quel cenere, che $i butta nell'acqua, è più caldo, $caccia da $e l'acqua, e la tra$muta in aria; e quel mede$imo auerrà, $e primieramente $i $parge l'acqua, e dopo vi $i $parga il cenere: la onde giudicherai, che l'acqua ha dentro di $e alcu- ne cauità, e luoghi vani. Ma non l'acqua riceue il cenere, ma il cenere l'acqua, perche quello, che è più $ottile è co$a conue- neuole che $ia per entrare. Perche $i sà per e$perienza, che quando $i $parge il cenere, che nel luogo doue $i $parge, nel me- de$imo ricorre il re$tante, ilche dourebbe il contrario auueni- re, $e l'acqua fu$$e capace del cenere. Ma $e l'acqua primiera- mente riempirà il va$o del tutto, non vi capirà altra co$a, ma ogni minima co$a, che vi s'aggionge$$e, $i $pargerà fuori. Ma $e auerrà ch vna volta vi $ia $par$o alcuna poca acqua, il cene- re calerà giù, allhora auerrà quello che hò detro, perche il ce- nere è quello, che lo capirà. Que$ta mede$ima ragion $arà, perche vna fo$$a cauata non può riceuere l'i$te$$a terra, che ne $arà $tata cauata fuori, perche par, che il luogo $ia occupato dall'aria, e per que$to non può e$$ere, che ne capi$ca tanto.

Opinioni de gli antichi, che non permetteuano il Vano, almeno fuori del mondo. Cap. III.

QVEI Filo$ofi, che $ucce$$ero à Talete Mile$io in$in al tempo di Platone, $cacciorno il Voto, come dimo$trano i ver$i di Empedocle.

Verament@ nel Mondo non vi è Voto, Nè $i distende intorno à lui.

Ari$totele (come riferi$ce Plutarco) di$$e, che fuor del mon- do vi era $ol tanto voto, quanto ba$ta$$e a re$pirare, e quel- lo e$$er di fuoco. Ma que$to non $i ritroua in Ari$totele, PRIMO. anzi il contrario, perche lo niega in ogni modo, come hab- biamo detto di $opra nell'opinione de' Pitagorici. Menede- mo Epicionio di$$e, che $i ritrouano co pi infiniti di nume- ro, e $enza parti, & il vacuo e$$ere vna randezza infinita. Me$$ero dunque il vacuo fuori del mondo, e fuori della. $uperficie del primo mobile del mondo. Idio riempie tut- to il mondo, e quello che è $opra il mondo, e quello che è fuori del mondo chiamato vacuo, il quale è il principal luogo di Dio, dell'infinito l'infinito, dell incorporeo l'incorporeo, e dell'eterno l'eterno vol$ero che fu$$e. Nel mondo dunque non è vano, perche que$to è ripieno di tutt i corpi $imili, e d vna mede$ima natura. Perche il mondo è fatto del cielo, e de li ele menti, & è tutto ripieno, da gli huomini di rãdi$$imo in e no, e dottrina. e non può e$$er patito, nè $i trouò Filo$ofo alcuno, che $tima $$e fuori del mondo e$$erui il vacuo & infinito. Per- che quello che abbraccia tutte le parti, è abbracciato da al- cuna co$a, come noi quì ve@giamo, che la terra è abbracciata dall'acqua, l'acqua dall aria, la onde il mondo era bi$ogno, che fu$$e $tato abbracciato da qualche co$a, ma fuori del mondo non vi è corpo alcuno, perche il mondo è quello, che abbraccia tutte le co$e e co'l $uo corpo circonda il tutto, onde quello che fu$$e d'intorno al mondo, bi$ognaua, che fu$$e $enza corpo;per- che $e il corpo $i abbraccia dal corpo, $arebbe bi$o no, che que$to abbracciamento anda$$e in infinito, e però que$to vl- timo bi$ognarebbe, che fu$$e infinito, e $enza corpo, e que$to è chiamato il vacuo, perche in ogni parte è $enza corpo.

Le ragioni di Ari stotele contro quelli, che metteuano il vacuo fuori del Mondo, e le ragiom di Cleomede contro lui. Cap. III.

DIMOSTRA Ari$totele con ragioni di Filo$ofia, che nè dentro del mondo ne fuori, $i può trouar vacuo, e dice così. Se il vacuo $i trona fuori del mõdo, è bi$ogno, che quel vacuo $ia va$o di quel corpo, ma fuori del mondo non vi è alcuna co$a, dunque nè meno vi $arà vacuo. Oltre di ciò, $e fuori del mondo LIBRO vi fu$$e vacuo, il mondo $i mouerebbe per vn vacuo, e così non potrebbe re $tar in $e $te$$o, perche non harebbe appoggio, do- ue pote$$e fermar$i. Di più, $e fuori del mondo vi fu$$e vacuo, auuerebbe che il $uo e$$ere $i con$uma$$e in infinito, e $i di$per- ge$$e. Ancora $e fuori del mondo vi fu$$e v acuo, que$to vacuo bi$ognarebbe, che fu$$e infinito, e $e fuori del mondo fu$$e vn vacuo infinito, bi$ognarebbe ancora che fu$$ero infiniti corpi, & altri inconuenienti, che $arebbe molto lungo il raccontarli. Ma Cleomede nel primo libro delle meteore, $i burla di Ari- $totele, e dice, che i $uoi argomenti $i ponno $ciogliere da co- loro, che argomentano con $ofi$tici argomenti; ma de$iano in verità cono$cere, e $apere come fuori del mondo non vi $ia. nece$$ariamente il vacuo, e di$tender$i in infinito; e primo di- ce così Ari$totele: Se fuor del mondo vi fu$$e il vacuo, bi$o- gna che il vacuo $ia va$o di quel corpo, ma fuori del mondo non vi è co$a alcuna, dunque meno vi $arà il uano. Il qual ar- gomento è molto in$ipido, e $aria il $imile $i come alcuno di- ce$$e, ne'luoghi $ecchi, e priui d'acqua, che quiui non ui fu$$e acqua, e nel mede$imo luogo e$$er impo$$ibile ritrouarui$i un ua$o, che riceua quell'acqua. Il ua$o di un corpo $i piglia in duo modi, l'uno che contiene il corpo, da cui è ripieno, l'al- tro che po$$a riceuer quel corpo. Secondariamente, che il mondo non ha co$a alcuna, che lo po$$a contenere. Ri$ponde, che que$toè impo$$ibile à far$i, che il mondo $ia portato per lo vacuo, percioche tutto $tà inchinato al $uo mezo, il quale hà $otto, oue è la $ua quiete, percioche e$$endo la terra quieta, tutte le co$e intorno tremano, perche $e il mondo non hà il $uo mezo, nece$$ariamente vogliono, che per di $otto $ia portato nel vacuo. Al terzo, $e fuori del mondo fu$$e vacuo, $i di$$ipa- rebbe il mondo in infinito. Ri$ponde, che que$to non può auuenire in niun modo, e contendono, che il mondo ha la $ua forza, dalla quale $ia contenuto, & con$eruato, nè può il vacuo che gli $tà $par$o intorno intorno, machinargli incontro co$a alcuna, e che l'i$te$$o mondo hà vna indicibil po$$anza, con la quale contiene $e $te$$o, nè pati$ce che $ia di$trutto: & hà le $ue natie mutationi al generare, al morire, & à $omiglianti co$e. Al quarto, che dicono, che bi$ognarebbe che fu$$ero infiniti corpi. Ma $e il vacuo $i troua, non $ubito ne $egue, che $ia corpo PRIMO. infinito, percioche l'opinione, che $i hà del vacuo, non manca in alcun luogo, ma nel mouimento del corpo, $ubito ancora $i comprende alcun $eruitio, nè può ritrouar$i l'infinito, percio- che come può far$i, che quello che è infinito, po$$a e$$ere ab- bracciato da alcuna co$a. Cleomede con que$ti argomenti $i sforza di$truggere le ragioni di Ari$totele, ma perche non gio- uano molto al no$tro propo$ito, veniamo alla opinione di He rone, come più à propo$ito del no$tro intento.

L'opinione di Herone del Vacuo. Cap. V.

MA Herone Ale$$andrino dice, che $ono $tati molti Filo$ofi, i quali di$$ero, che nel mondo non $i da- ua vacuo, ma egli dice, che il vacuo $i ritroua nel mondo $par$o in piccioli$$ime particelle nell'ac- qua, nell'aria, nel fuoco, e ne gli altri corpi. Nè dice e$$er la verità, che $olamente nel diamante non $i troui vacuo, percioche $enza dubbio non può romper$i, nè infocar$i, e battuto con un martello $oura l'incudine, che tutto $e ne rien tri nel martello, ilche non auiene perche non habbi in $e del uano, ma per la $ua continua $pe$$ezza: e dice, che di tutto que- $to po$$iamo co'l $en$o vederne l'e$perienza, che l'aria co$ta de piccioli, e leggieri corpicelli, i quali s'acco$tano fra loro, ma non per ogni parte, ma fra $e haue alcuni interualli interpo$ti uacui, come gli acini di arena, che $i trouano ne'lidi. Onde bi$ogna imaginar$i nell'animo no$tro, che quei piccioli acini di arena $iano $omiglianti a quei corpicelli dell'aria, e quella aria, che è frapo$ta in quelle particelle di arena, $ia $imile al uacuo contenuto fra quelli acini di arena, laonde $oprauenen- do alcuna forza, ò violenza, l'aria $ubito $i conden$a, e rientra in quei $eni del vacuo, re$tringendo$i i corpi fra loro contro natura; ma allargando$i poi l'aria, di nuouo ritornano nel pri- miero loro ordine per la natural pa$$ione de' corpi, come auuiene nelle limature de' corni, e nelle $pongie $ecche, lequa- li $e dopò che l'harai ri$trette co'l pugno, e poi la$ci, che $i al- larghino, $ubito ritornano nel luogo di prima, e re$tano nella loro prima grandezza. Somigliantemente $e alcune particelle LIBRO diaria $aranno allargate fra loro, e fuor di natura il Vacuo $ia fatto più grande, $ubito ritorna in $e $te$$o. Accade, che per il vacuo i corpi $ubito $i muouano, perche non hanno impedi- mento, ò violenza contraria, finche i corpi ritornino in loro $te$$i. Se alcuno prenderà alcun va$o leggieri$$imo, e di piccio- la bocca, & acco$tando$elo alla bocca, $ucchiera l'aria, che è dentro, e lo la$ciarà cader dalle labbra, $ubito vi $i attaccherà, perche il vacuo tira à $e la carne, accioche il luogo e$inanito $i riempia come prima. Di quà $i fa manife$to, che dentro il va$o vi era il luogo vacuo; e que$to ancora $i vede nell uouo de medici, e nelle cucurbitole, ò vento$e, che noi diciamo.

Faccia$i empir vna balla dilamina di ferro, accioche ageuol- mente non $i rompa, che contenga dentro di $e d'intorno ad ot- to carrafe, e $ia chiu$a da tutte le parti, poi bu$aremo quella, e vi porremo nel bu$o vn canale $ottile per dritto del $uo dia- metro, ma che non tocchi in$in al fondo, per quanto l'acqua ne po$$a $correre, & auanzi $opra la $uperficie della balla tre diti, e $i attacchi que$to canale c\=o $tagno al corpo della balla, che non re$piri. Dunque $e dentro la balla non vi fu$$e vacuo noi non ci p trebbomo por dentro nè acqua, nè aria, non par- tendo$i quello, che vi $t dentro, e $e vi porremo dentro molto di aria, ò acqua con violenza, $i romperà più to$to il va$o, che riceuer dentro alcuna co$a. Ma $e alcuno prenderà in bocca quel canale, e vi $offij dentro, e vi mandi gran fiato, non v$cen- done però fuori l'aria, che vi $tà dentro, & accadendo $empre que$to mede$imo, onde $arà nece$$ario, che habbia dentro di $e alcuni vacui, che comprimendo$i gagliardamente, $i ri$tr n- ga in minor quantità. Ancora $e alcuno vorrà tirar à $e l'aria PRIMO. per quel canale, che $t dentro la balla, verrà fuori in grande abondanza, ancor che non vi entri altra co$a in detta balla, la onde $i $corge chiaramente, che i corpi $i ponno ri$tringere in loro $te$$i, che $tanno dentro la balla dentro quei uacui, e così viene ad ingrandir$i per la rarefattione. Dalle quali e$perienze $i vede chiaramente dentro i corpi e$$ernoui $emi- nati certi vacui fra loro, ne' quali, $oprauenendoui alcuna quantità di nuouo, po$$ano ritirar$i in quei uacui, e partendo$i ingrandir$i di nuouo. Oltre a ciò $e nõ ui fu$$ero i vacui per den tro l'aria, e p d\~etro l'a cqua, e per altri corpi, come ui potrebbe pa$sare il lume? la caldezza, o altra corporea qualità? perche come pa$$arebbono i raggi $olari per d\~etro l'acque in$in al fon do del ua$o, $e l acqua non haue$$e quei meati $ottili? perche $e l'acqua non $i la$cia$$e penetrare per forza, $i uer$arebbe dal ua$o, e$sendo pieni, ilche non ueggiamo auuenire. E di più, $e l'acqua non haue$se uacui dentro, i raggi cadendo $opra la $uperficie $ua $oda, $i refletterebbono in luoghi alti, e quei, che pa$sano per li $uoi uacui, giungono in$in al fondo. E da que$to $i manifella ancora, che l'acqua ha dentro di $e uacuo, perche il uino buttato nell'a cqua, $i uede per un certo me$colamento, che il uino pa$sa per tutta l'acqua, ilche non auuerebbe $e l'acqua non haue$se i $uoi uani dentro. L'acqua ancora pati- $ce amma$$ar$i in più ri$tretto dall'aria, ma non molto, $eguen- do for$e l'opinion d'Ari$totele ne' Problemi, il qual di$se, che il uino ancora patiua l'e$ser co$tretto, perche nel uino ui $tà più aria, che nell acqua. S'aggionge, che quando il cenere $i butta nell'acqua, che l'acqua riceue il cenere, nè l'acqua $i $parge fuor del ua$o. Onde da que$to $i manife$ta, che l'acqua hab- bia alcune cauità, e uacui aperti in $e $te$sa.

Contro Herone del Vacuo, e che l'acqua, & il vino non pati$cano compre$$ione. Cap. VI.

MA gli argomenti, che apporta Herone, $ono uani, e da figliuoli, nè $i comprobano cõ l'e$perienza. Perche $e il uino $i me$chia con l'acqua, non per que$to l'acqua ritien uani in $e, che'l uino entri ne' uani dell' acqua, ma perche $ono liquidi, LIBRO e della mede$ima natura, $i me$chiano ageuolmente fra loro, e da que$to viene ad accre$cer$i la quantità. All'hora $i direb- be bene, che il vino entra$se ne' vani dell'acqua, $e l'acqua non cre$ce$se di quantità, ma me$chiando egual parte di vino, e di acqua, $i vede che la quantità cre$ce al dop io. Nè perche il lume trapa$$i l'acqua, s'intende che pa$$i per li vani dell'ac- qua, ma perche la luce è incorporea, e che ageuolmente tra- pa$$a. E che alcuni raggi penetrino l'acqua, & alcuni altri $i reflettano dalla $uperficie di $opra, non viene dalla $odezza delle particelle dell'acqua, ò da $uoi vani, come egli mali$$ima- mente $tima, ma i raggi i quali procedono dal corpo del Sole, ò di altro corpo lumino$o, altri vengono dal centro del $uo corpo, altri dalla $uperficie del corpo. Quei che vengono dal oentro, $ono dritti, e gagliardi e perciò trapa$sano l'acqua in- $in al fondo del va$o, ma quei, che na$cono obliqui, ò trauer$i dal $uo corpo, $i reflettono nel muro, che gli $tà incontro, come più abondeuolmente ne hauemo trattato ne' no$tri libri della refrattione. Oltre di ciò quello, che di$se dello re$tringimen- to dell'acqua, e del vino per opinion di Ari$totele l'e$perienza lo dimo$tra fal$i$limo, perche l'aria po$ta con violenza in va$o mezo pieno di acqua, ò di uino, più to$to $i $pezzer à il ua$o per gagliardo, e $odo che $ia, che $i uedrà re$tringer$i un poco per- che $tà $empre immobile, e $e in un ua$o pieno d'acqua, ò di ui- no ui $i porrà dentro alcuna co$a $oda, tanto humor s'alzerà $opra, quanto $arà la quantità della co$a $oda, che ui $i porrà dentro, ilche non accaderebbe $e pati$ser o'qualche $orre di compre$$ione. E $e $i de$se, he nelle co$e della natura $i com- porta$se il uano, que$to uano non può e$ser $o$tanza, nè na$ce da $o$tanza alcuna, & ogni operatione che $i fa, $i fa in co$a $o$tantiale, come dunque può uenire operatione alcuna da non $o$tanza, la qual non può hauere operatione alcuna? Oltre di ciò $e nel mondo fu$se uacuo, nè uerrebbe da alcuno, nè $eru- rebbe a co$a alcuna, perche non hauendo l'e$sere, non può hauere l'e$sere da altri, nè $eruirebbe al mondo per altra co- $a, $e non per bruttezza, e $truggimento del mondo, $truggendo l'ordine, & il congiongimento de'corpi. E nell'altre ignoranze doue gion$e, non fu per altro, $e non che nó conobbe la natura dell'aria. L'aria di $ua propria natura $i ri$tringe in $e $te$sa, PRIMO. e s'allarga, e $i ri$tringe in $e $te$$a, $oprauenendogli vna forza maggiore, che la co$tringe$$e a ciò fare, e s'allarga poi, e $i di- lata nel mede$imo modo detto. N'addurrò vn e$$empio in vn archibuggio di ferro, $e alcuno metterà la verga nel $uo cauo di mezo, la cui punta $ia bagnata di olio, e que$to per non dar luogo all'aria, che po$sa $campar fuori, e co l dito $i otturi lo $piraglio, per doue $i dà fuoco, che non fugga l'aria di là, uedte- mo per e$perienza, che con molta forza ci ficcaremo la verga dentro, perche l'aria $i uiene a conden$are, e re$tringere in $e $te$$a, e quando per forza non vi potrà più entrar dentro, la- $ciaremo libera la verga, all'hora uerr à fuori con grande $tre- pito e uiolenza e balzerà molto di lontano. Così al contrario poi, aprendo lo $piraglio di $otto, e la$ciatone andar giù la uerga in$in al fondo, e dopo chiuderemo lo $piraglio, e tenta- remo di cauar fuori la uerga, ci bi$ognerà gran forza e dopò, che con molta uiolenza l'hauemo cauata a$sai fuori, $e libera la la$ciaremo, ritornerà dentro da $e $te$sa, e con gran botta ferira il fondo, e que$to auuiene per e$sere all'hora l aria mol- to rarefatta, che non potea $o$tener maggior rarefattione. Non è dunque uacuo nella natura delle co$e, ma nell'aria ra- refatto, e ra$sodato in$ieme.

Opinione di Ale$$andro Afrodi$eo, che non $i dà vacuo, e che la Natura l'abborri$ce, e contro Afrodi$eo. Cap. VII.

INSIN hora hauemo raccontate le opinioni de' Filo$ofi, che non $i dia il uacuo; Hora addurre- mo le ragioni, che non $olo il uacuo non $i tro- ua nelle co$e della Natura, ma che l'i$te$$a Na- tura l'abhorri$ce, che più to$to rouinerà la ma- china del Mondo, che riceuerlo, anzi per que$ta fuga del uacuo accadono nel Mondo molte co$e mirabili, $e ben $ono molti, che tengono il contrario. Hor quì addurremo le parole di Afrodi$eo, trattando della cagione dell'attratione del Dıabe- te, o Sifone, che $i fa per attrahere l'urina. Egli nel $econdo libro de'$uoi Problemi dice così. Perche $ucchiando uino, LIBRO o qual$iuoglia altro liquore per una uerga cauata, lo tiriamo in$in alla bocca? Stimiamo ciò auuenire per la forza del va- cuo, e non perche lo ritiriamo con la bocca. Perche il vano di quel canale è pieno di aria, cioè del $uo $ottili$$imo corpo; e perche non può e$$ere, che in vn mede$imo tempo duo corpi po$$ano $tare in vn mede$imo luogo, cioè l'aria, e l'acqua, e re- $tare il luogo vacuo, cioè $enza ogni corpo, la natura delle co- $e non lo può patire, perche ogni luogo è pieno ò di corpo $o- do, ò di humore, ò di aria, è nece$$ario dunque, $ucchiando, che tirando$i à $e l'aria dalla bocca, che tanto humor ne $egua, quanto ba$ti à non la$ciar luogo vano. Ilche mede$imamente $i fa per que$to in$trumento, ilqual po$to dentro, ne caua l'vri- na, cauandone fuori la lana, che l'ottura, perche $i tira a $e il fiato di dentro, e cosi per non la$ciar co$a vacua, $i tira appre$- $o l'urina; anzi quelle medicinali vento$e per que$ta i$te$$a ra- gione tirano fuori il $angue. Perche il fuoco, che vi $i pone dentro, come s'e$tingue, fa di modo, che tanto $i tiri dentro, quanto egli occupaua di luogo, per non la$ciar luogo vano, il quale è tanto abhorrito dalla Natura, e finalmente tutte quelle co$e, che $i tirano in que$to modo, tutte le debbiamo riferire alla ragione del vacuo, perche nè il caldo, nè il $ue- chiamento, che $i fa della bocca, $ono le vere cagioni dell'at- trattione, come s'è vi$to chiaramente in quel canaletto di ti- rare a $e l'urina, il quale per niuna delle due cagioni dette pri- ma, cauano fuori l'urina. Ma quelle co$e, che $ono addutte da Afrodi$eo, par, che le loro operationi non venghino dal vacuo, ma dalla tema del vacuo, perche quella attrattione, e $olleua- tione d'acqua non vien dal vacuo, ma perche la natura fugge il vacuo, e per que$to fa quella operatione. Ma que$te ragioni non par, che tocchino il $egno, perche $e hauemo detto di $o- pra non ritrouar$i il vacuo nella Natura, nè poter dar$i, come dunque vna co$a potrà oprar per tema di vna co$a, che non è, nè fu, ne è po$$ibile, che po$$a ritrouar$i? Come dunque per ragion del vacuo, o per paura $ua, l'acqua andrà in sù, contro la $ua inchinatione? Ne per fuggire il vacuo, $i può far quella operatione, perche prima, che $i giunga al vacuo, bi$ogna, che l'acqua $i conuerta in aria, e l'aria in fuoco, & al fine il fuoco a$$ottigliar$i tanto, che qua$i venga al vano, e per que$to per PRIMO. non venire in tanto a$$ottigliamento, erarità, e finalmente nel vacuo le co$e $alirno in alto. Ma que$to noi non veggiamo nell'attrattione dell'aria, perche veggiamo l'aere tirar l'acqua $enza tanto a$$ottigliamento de'corpi; dunque non auuiene per tema d el vacuo.

Opinione di Cardano, che l'attrattione $i fa dallararità, e contro quella. Cap. VIII.

MA Cardano $orge contro le opinioni di que$ti an- tichi Filo$ofi, e le corregge, perche habbino par- lato impropriamente, mentre diceuano, che per ragion del vacuo, e per timore, che doueuano più to$to dire, per ragion della rarità. Che $e l'acqua è tirata sù contro la $ua natura, che l'i$te$$a natura or- dinaua quella rarità non per tema del vacuo, ma della rarità, che tirando sù per ragion della continuità, e la continuità pen de dalla ragion della rarità, e però l'acqua entra nel luogo va- cuo, perche ha tema della $ua rarefattione, per non mutar l'e$- $entia $ua con quella dell'aria. Ma io $ono d altro parere, per- che la cagion di tutte le mirabili operationi della Natura, non è il vacuo, nè la tema del vacuo, non la rarefattione, nõ l'a$$ot- tigliamento, ma vna più alta cagione, cioè la con$eruatione del proprio e$$ere. E'tutto l'intento della Natura con$eruare l'eternità del $uo e$$ere nell'vnità di $e $te$$a, perche con$i$ten- do la perpetuità nella con$eruatione della $ua e$$enza, e la con- $eruatione $i fa per la $ua vnità, e l'vnità $i fa dal legamento, e dal toccar$i $cambieuolmente, e dall' abbracciamento de i $uoi e$tremi, e co'l continuar$i l'vna con l'altra, tanto $cambie- uolmente s'attaccano in$ieme, che prima che $i venghi alla loro $eparatione, pati$ce più to$to ogni co$a più graue, che fa- rà più to$to ogni gran merauiglia, & in$olita co$a. Che co$a dunque è la $eparatione, che il di$cioglimento, e rarefattione, e finalmente venire alla morte, e ri$oluer$i in nulla? L'unità, e l'e$$ere $i conuertono in$ieme, e tutte le co$e, che $ono, vna co$a $ono. E'dunque nel mondo nece$$aria l'vnità, e la conti- guità, accioche i corpi inferiori $i po$$ano reggere, e con$eruar LIBRO da' $uperiori, e che la virtù di $opra $i tra$metta, che fraponen- do$i in mezo il vacuo, verrebbe a di$continuar$i. Ne addurrò vn e$$empio. L'huomo con vna verga bu$ata tira il vino dal va$o, prima tira a $e l'aria, che $tà nella canna bu$a, e l'aria ti- ra l'acqua, ma perche è graue, fa re$i$tenza nel venir sù, l'aria $i sforza di tirare, e $i viene a rarefare, e diuiene in maggior quantità, ma eglrancora più $ucchiando, l'aria per non venire nell'vltima $ua rarefattione, e venghi meno a $e $te$$a, abbrac- cia, e con violenza tira a $e l'aria, e così il graue viene a $alire in alto. La Clep$idra piena di acqua, bu$ata tutta nel fondo, tiene in $e $te$$a l'acqua $o$pe$a, nè pati$ce, che da gli aperti bu$i cada fuori, perche l'aria nõ vi può entrare, che po$$a riem- pir il luogo dell'acqua, che cade, ma leuando via il dito gro$$o della mano dal forame di $opra, e $ubintrando l'aria per lo va- cuo del va$o, cade l'acqua, e $corre per tanto tempo, finche vi entra l'aria, e di nuouo $errando quel forame, la$cia di $parger l'acqua, anzi pende $o$pe$a nella $ua grauità, è tanto l'amor continuo, e $cambieuole nelle co$e della Natura, che cede la grauità, per e$$er co$a più naturale il con$eruar$i, che obed re alle qualità. E que$to de$iderio di con$eruar$i è non $olo nell' aria, nell'acqua, & in tutti gli altri elementi, ma ancora ne gli animali, e finalmente in tutte le co$e create, e però i Peripate- tici l'hanno attribuito alla natura vniuer$ale.

E$$er la natura dell'bumido d'vn mede$imo centro co'l Mondo, e le $ue parti meno premute, $ieno $cacciate dalle più premute. Cap. IX.

GIA' habbiamo parlato a$$ai, e $ouerchiamente dell'acqua, che $ale il alto; Hor ne comanda l'ordine dello $criuere, che ne acco$tiamo alla materia, e dichiariamo alcuni fondamenti, oue- ro axiomi, i quali $e non $aranno cono$ciuti per- $ettamente, ci affaticaremo inuano in tutta que$ta opera, acciò cia$cuno, che harà cono$ciuti que$ti principij della dottrina, po$$a da $e inue$tigare nuoue e$perienze. Si con$titui$ce nel principio d'ogni acqua, che $tà ferma, riceue quella forma, PRIMO. nella quale gli e$tremi equidi$tano dal centro, cioè la figura sferica, & il centro di quella sferica $uperficie e$$er il mede$i- mo centro della terra. Come per e$$empio, $ia la $uperficie B E A C F G D sferica dell'acqua A B C, e la $uքficie della terra ancora $$e- rica D E F, e di c\~etro D, l'vna, e dell'altra G, onde le linee G A, G B, G C, $ono eguali al- la $uperficie dell'acqua, e me- de$imamente eguali alla $u- perficie della terra G D, G E, G F. oltre a ciò, la natura dell'humido e$$ere, che giacen do egualmente le $ue parti, e continuate, le meno premute $o- no cacciate dalle più premute, & ogni parte $ua da quello hu- mido, che $tà $opra di $e, prema, e graui perpendicolarmente. H E C B P O I K X F A Intenda$i dunque la $uper- ficie dell'acqua, e quella della terra e$$er $ecata per lo centro K, e $ia quella dell' humido, che giace A B C E, e la circonferen- za della terra X O P, e $o- pra il centro K. $ia dunque & vn'altra $uperficie di ac- qua F B H E, $oura la $uper- ficie A B C, $ecando quella ne'punti E B, e che vna parte ne $tia di $opra, & vn'altra di $otto; e dal punto del $ecamento B, $i tiri vna linea al centro della terra B O K, & vn'altra $oura la $u- perficie di $oura H C P K, dunque la $uperficie dell acqua A B C E è premuta di$egualmente, perche la linea K O è minor della linea K P C H. dunque la A B H E non è $uperficie roton- da, e le parti dell'acqua non giacciono egualmente, perehe la parte B C è più premuta dall'acqua B H C, che la parte A B dall'acqua B F. non può dunque così $tare, perche le manco premute vengono $cacciate dalle più premute; bi$ogna dun- que, che la linea con$i$tente A B C D, $ia l'i$te$$a con la $uperfi- cie della terra K O P. Plinio dimo$trò giocondi$$imamente che LIBRO la rotondità dell' acqua, e quella della terra haueuano vn me- de$imo centro, e dice. E volgarmente vna grandi$$ima batta- glia, $e $iamo co$tretti à credere, che nella cima l'acque $ieno ancora rotonde. Ma non è co$a nella natura delle co$e più manife$ta all'a$petto no$tro, perche tutte le goccie pendenti in ogni luogo $i rotondano in piccioli$$ime balle, e quelle, che ca$cano $oura la poluere, o $oura le frondi lanugino$e $i veg- gono di vna e$qui$ita rotondita, e le tazze ben piene, $i veggo- no, che l'acqua nel mezo piglia rotonda $igura. gon$iando$i, le quali per la $ottilita de gli humori, e per la mollezza, che riten gono in loro $te$$e, $i cono$cono più to$to per ragioni, che per e$perienze. Ma que$to è più merauiglio$o, che nelle tazze ben piene, giungendoui poi pochi$$imo humore $corre fuoritutto quello, che vi era $ouerchio; & accade il contrario nel pe$o ag- gionto, e $pe$$o di venti dinari, cioè che mettendouegli dentro, fan gon$iar l'acqua nella cima, e gon$ia in alto $e ne $correno. E per que$ta cagione auuiene, che le naui non $i veggono da terra, $e non le cime de gli alberi, partendo$i lontano le naui, attaccando alcuna co$a lumino$a alla cima de gli alberi, & a poco a poco $i na$condono, $inche non appaiono in tutto all'vl- timo. Finalméte l'Oceano, che chiamiamo vltimo mare, di che altra $igura $i mo$tra, non rinchiudendolo intorno niun'altro margine? e que$to ancora appar miracolo$o, in che modo to- condando$i, non cade l'e$tremo mare. Al contrario poi, che i marinon $ieno piani, e di che $igura appaiono, non può que- $to accadere, con allegrezza $ua grande, e con non minor glo- ria $i vantanoi Greci hauerlo con geometrica ragione ritro- uato. Perche cadendo l'acqua dall'alto al ba$$o, e que$ta è vna manife$ta lor natura, accioche niuno dubiti più d hauer vi$to nel lido quelle, che di lontano $ono occupate dalla conue$$ità, perche che co$a più ba$$a può dir$i, che e$$ere vicina al centro della terra? e tutte le linee, che $i partono dal centro alle più vicine acque $ono $empre più breui, che dalle prime acque all'ultimo mare. Dunque tutte, e da tutte le parti l'acque in- chinano al centro, e però non cadono dall'intorno, perche tut- te $i auuicinano al centro. llche $i crede per que$to l'indu$trio- $a Natura hauerlo fatto, che e$$endo la terra arida, e $ecca per le $te$$a, e $enza $ugo, ne potendo $tar $enz'acqua, ne l'acqua PRIMO $enza vn $o$tegno, che la $o$tene$$e, $i $ono accoppiate in$ieme con vn vicendeuole accoppiamento, la terra aprendo il $uo $eno, l'acqua la và penetrando per tutto, dentro, e $uori, $opra di$correndo per le $ue vene, come vinculi, anzi ancora na$cen- do nelle $ommità de' monti, doue $pinta dal $iato, e premuta dal pe$o della terra, vien fuori a gui$a di vn Sifone, e $tante lon tana dal periglio di cadere, che $caturi$ca in qualunque alto, & eccel$o luogo. Per que$ta cagione è co$a a$$ai manife$ta perche tanti $iumi, che $corrono nel mare ogni giorno, per tan to accre$cimento i mari non $i veggono cre$cere. Ma Carda- no ancora dice, che la $uper$icie del mare $ia rotonda, e $i co- no$ce negli vrciuoli pieni. Ma io nó sò come egli po$$a la$ciar- $i v$cir di bocca tanta pazzia, come che la $uper$icie dell'ac- qua $ia di circóferenza 32000 miglia, $i po$$a cono$cere in vna picciola bocca di vn vrciuolo, nè hebbe tanta con$ideratione, che l'acqua $taua $o$pe$a nella $ecca bocca de gli vrciuoli, co- me $uole $tare raccolta in $e $te$$a, come nella poluere, e nella lanugine delle frondi $pe$$i$$ime volte $i vede in balla raccolta; quella goccia s'inalza, e $i gon$ia così, perche il $ecco acco- $tandoui vn licinio bagnato, ouero vn coltello, $ubito quella altezza $i $carica, e pa$$a per lo coltello, ancorche il coltello $ia inalzato $opra la bocca, & appoggiandoui vn coltello $ecco, l acqua non vi s'acco$ta, ma $ugge, ancorche il coltello $tia più humile, e più ba$lo. La goccia fugge la poluere, perche l'humi- dità abhorri$ce sforzata per $ua compagna la $iccità della pol- uere, ma come han fatto parentado & amicitia fra loro, $cor- re, e cala giù. Oltre a ciò $oggiun$e quando $i conduce l'acqua, bi$ogna $empre, che il luogo, alqual $i conduce $ia più ba$$o di A D B C E quello, da cui $i cõduce. come per e$$empio, Sia la bocca del Sifone C più ba$$a, che la A, all hora la$ciando cader l'acqua da A, al C, verrà bene, perche $e la A non fu$$e più alta, non calaria giù, e $e l'ac- qua fu$$e in B, non $aleria in D, perche $a- rebbe $orzata $alir sù, ilche è contrario alla $ua natura, anzi bi$ogna, che per ogni interuallo $e gli dia vna certa mi$ura fra l'A, e lo D, e quanto $arà più lungi l'inter- LIBRO uallo, $e le bi$ogna dar maggior quantità di altezza. E di quà $i cono$cono gli errori di molti, i quali sforzando$i di condur acque al liuello, $pe$ero inuano. Si dà per ogni miglio vn pie- B A C E D de di altezza, cioè che A $ia più alto, che C, che in diece miglia $e gli donino dieci piedi. Ma l'ac- qua $correndo per la rotondità della terra, s'alza con poca al- tezza per molte migliaia di mi- glia. Come $ia A vn $iume e che $corra per B in$in a C e $ia que$to interuallo dieci migliaia di mi- glia, e liuelli$i la circonferenza A B C co'l liuello, $empre $i ri- trouerà piana la $uper$icie della terra, & il liuello $empre ca- larà giu al centro, e $e ben pare a noi, che caminiamo per lo piano, pur $enza accorger$i caminiamo per vna linea curua, che giunti in$in al D, e dal D C in$in al punto A, pur che dal luo go più alto vn piede $i parta. E $e ben pare a noi, che dal D, al 'A a$cendiamo, caminamo così pianam\~ete, come per lo B C. Hor ritornando al Cardano, $e l'acqua calerà giù dall'A, & harà $olamente l'altezza di vn piede, & verrà in$in al C, e $e dal C per D in$in all' A, ritorna$$e per alcun canale, ilrotondo della terra non gli darebbe impedimento alcuno, perche dall' A in$ino al C non vi è alcun colmo, e liuellando con vn giu- $ti$$imo liuello, $empre $i vedrà caminare per vna retta linea, perche le parti tanto di A, quanto di B, di C, e $inalmente di D, $ono egualmente alte. Hche $i manife$ta per le linee ti- rate dal centro alla circon$erenza $ono tutte eguali E B, E C, E D, E A, perche $timaua egli, che quello accade$$e in vna linea piana, che nella curua circonferenza della terra. Ma perche l'acque per lo più na$cono, e $caturi$cono dalle radici de' monti, e $corrono al piano, e $e ben $ono portate per valli, e luoghi depre$$i, mentre $caricano in mare, $empre caminano per lo piano: e noi per que$to ci $eruiamo de' liuelli, & archi- pendoli, accioche non c'ingannino le eleuationi, & depre$$inoi della terra, che occorrono nella $ua lunghezza.

PRIMO. Che ogni parte d ell'humido pr eme $e ste$$a à perpendicolo. Cap. X.

BI$ogna ancora vn'altro a$$ioma per la ragion de princìpij. Ogni parte dell'humido, che $tà in al- cun va$o, nõ ogni una preme ogn'una, ma cia$cu- na preme quella $ola parte, la quale le $tà $otto a perpendicolo. Noi ne porremo vn'e$$empio a$$ai D B A F E ba$teuole. Sia alcun va$o piramidale, di cui il cono $ia $otto, e la ba$e di $opra, e $ia la cima rotta E F, e $i tirino le linee B E C F, di- co, che l'acqua, che $tarà in A B in quella parte del- la piramide A B E, che $o- lo $tà di $opra, e preme co'l $uo pe$o l'acqua A E, perche le $tà $otto a perpendicolo, e non preme la B C, ouero E F, $e $i in- tromette ne' luoghi B C, E F, che cacciata l'acqua dal $uo luo- go, da A B C $ia forzata pa$$are in B C E F, perche ne $eguireb- be da que$to, che la parte B C E F $arebbe premuta dall'acqua A B E di fuori del $uo luogo, ilche è impo$$ibile, per e$$er l'ac- qua corpo d'vna mede$ima $pecie, e le $ue parti eguali, hanno forze eguali. Et il $imile è da dir$i in que$to $imile e$perim\~eto. D B E A C Sia vn va$o fatto a modo di vn corno A B C D, & $in A B la parte più larga, la più $tretta D, dico, che il va$o A B C D $ia pieno d'acqua, nõ perche la A B $ia la par- te più larga, quella parte di acqua contenuta in e$$a, sforza l'acqua C D, e la co- $tringe a $alire, e s$orzarc l'acqua, che $tànella $ua $e de in D, che venghi $uora, e $alir più in alto, ma cia$cuna $i ri LIBRO po$a nel $uo luogo, ma $olamente la parte B preme la C, & $arà come vn $i$one B E C D eguale, dunque la parte dell acqua A B C $a forza $opra la parte C D, ma co'l$uo pe$o $olo preme la parte A C, a cui $tà di $opra, che altrimente ne $eguirebbe. che ne' corpi del mede$imo genere l'vna parte $u$$e più gagliar da, che L'altra. Ma con vn' altro e$$empio renderemo la co$a B E A G D F C più chiara. Sia il va$o A E C F di altez- za di A C, pieno di acqua, e da vn bu$o di $otto C ne venghi fuor l acqua, il pe- $o dell' acqua A C sforza di far $alir l'ac qua in$in al G. E $e noi face$$imo il va- $o più largo, e capace, come $e $u$$e E B F D, lo riempiremo dell'acqua AC, dico l'acqua contenuta in E B F D, non sforza A E C F acqua, che con violenza s'alzi più del C G, dunque non la larghezza, ma l'altezza s$orza $alir più alta, e più ba$$a l'acqua. E co$a molto familiare $rai venditori del vino, i quali e$$endo s$orzati da loro $uperiori a vendere il vi- no nelle botti publicamente, accioche non vi aggiungano ac- qua dal bu$o di $opra, e cocchiume, lo chiudono, e lo $ugellano. ma eglino con que$to in$trumento vi pongono l'acqua, & $i burlano della diligenza de'loro $uperiori.

D F C E A H G B I PRIMO.

Pigliano vna verga cauata dentro, che auanzil' altezza della botte, e la ficcano nella bocca più di $otto, $opra la verga viac- commodano l'embuto, e vi pongono l'acqua in$in a tanto, che l'acqua cre$ce in$in all' altezza del va$o. L'effetto $i vedrà più chiaro, $e vi porremo l'e$fempio Sia la botte meza piena di vin puro A B, di cui la bocca $ia E $ugellata co'l $ugello di cera, accioche i venditori del vino non po$$ino per quel cocchiume porui l acqua, eglino pigliano il canale F B, e lo ficcano nel bu- $o di $otto G, e nella parte di $opra della verga F B ci pongo- no l'embuto C D, e per quello buttano l'acqua. Et perche l'al- tezza F B è maggiore della G H, sforza, che le parti del vino le diano luogo, e s'alzino in alto, benche $e fu$$e la grauità del vı- no G H I B auanza$$e il pe$o F B, dunque il perpendicolo F B non sforzerebbe far $alir tanta quantità di vino, più dell'ac- qua, che di$cende. La natura ha dato que$ta proprietà a gli humori, che tanto $algano, quanto $cendono.

Contro il detto a$sioma, e $i nota vn'error d'Aristotele. Cap. XI.

MA contro que$to no$tro detto a$$ioma non doue- mo finger di nó hauer vi$to l'error di Ari$totele. Egli dunque nella particella 23 de'$uoi proble- mi nel principio afferma, che l'acqua del mare, che $tà nel mezo fa più forza in $pingere, che quella, che $tà pre$$o a i lidi: e per que$to le naui cariche più giù van nel porto, che nel mezo del mare, e caminano più ve- locemente da mezo mare in terra, che da terra in alto mare. E dice, che la ragione è, che l'acqua è più profonda nel mezo del mare, e fa più re$i$tenza, accioche la naue non cali giù, ma nel lido, doue è manco acqua, perdendo la forza per la $tret- tezza dello $patio, diuengono più deboli, e però grauate dal $uo proprio pe$o, $ono forzate a calare al ba$$o. Ma done i mari $ono $mi$urati, $o$tengono la forza, e l'acqua di $otto la $pinge ver$o l'alto. Dunque nel porto del mare come han poca forza, cosi ne han molta, quando è nel mezo del mare, e facendo manco re$i$tenza, han più pe$o nel porto, ancora LIBRO $i vedrà mouer più debolmente, perche $i cala più $otto, ma nel mezo la co$a và al contrario. Ma l'argomento di Ari$to- tele $i cono$ce o$fer fal$o, e perragione addurremo l'e$perien- za, perche habbiamo vi$to, che cosi nel mezo del mare, come nel porto egualmente le naui calano giù. E co'l parer no$tro s'accorda ancora il parere ditutti i nauiganti, perche dicono, che tanto nel mezo, quanto nel porto vanno egualmente le naui $otto l'acque. E $e bene appre$$o i lidi le naui anda$$ero più di $otto, che nel mezo, non può auuenire per altra cagio- ne, che nel mezo l'acqua è più den$a, e corpolenta, che appre$- $o i lidi, doue continuamente i fiumi $caricano di acque dolci, e $empre iui l'acque dolci $caturi$cono, che vi $corrono per a$co$ti meati da monti, e l'acqua dolce è vana con più leggieri interualli, è più leggiera, che nel mezo, in cui niun'acqua dolce $caturi$ce. Me ne viene hora vna in mente non men dotta per confutarlo, che $criuono i Filo$ofi, che l'acqua del mare $otto èlpiù den$a, alla cima più $ottile, e pre$$o i lidi doue l'acqua è poca, $erà poco mede$imamente la ba$$ezza del fondo, ma nel mezo doue $ono l'acque d'immen$a grandezza, iui è gran cu- molo di $ale. Oltre a ciò, come dicemmo, la lunghezza della naue preme l'acqua $otto di lei à perpendicolo, come habbia- mo prouato per Archimede, ne importa, che l'acqua $ia poca, ò molta, che la faccia abba$$ar per lo pe$o.

Che co$a $ıa il $ifone, e fra tanto $i notano glierrori di alcuni. Cap. XII.

HAVEMO o$$eruato, che gli antichi molte volte han fatto mentione del $ifone, hor dimo$trare- mo, che co$a $ia. Il $ifone appre$$o i Greci è det- to vn canale, ò verga bu$ata per tirar l'acqua, alla cui $omiglianza è fatto il catetero iftromen to de' Medici. Da Galeno $i dice $iphon, e diabithis vn i$tro- mento, del qual $i $eruono per euacuar le botti, quando $i $par- ge il vino, che da Latini è detto tra$ua$are. Etio chiama $ifo- ne vn i$tromento, che butta l'acque fuori. Paolo Egineta de- $crine il $ifone per cauar l'urina, quando la pietra, ouer altra PRIMO. cagione habbia otturato il meato. Si piglia dunque in mano il catetere, e vi $i lega per mezo vn poco di lana con vn filo, e con vn giunco acuto ficcato dentro il cauo del catetere, ac- commodaremo al bu$o la lana, e $e pur auanza qualche poco di lana alla bocca del catetere, $i tronca con le forbici, poi $i ficca dentro il catetere in$in alla ba$e della verga dell'huomo, e dopoi cominciaremo à tirare il filo, a cui $eguir à la lana, & l'vrina, que$to $i chiama il $ifone dritto. Ce n'è vn'altro ritor- to, che ha due gambe, l'vna più lunga dell'altra. la più breue $i pone in vn va$o d'acqua, e dall'altra $ucchiaremo l'aria con la bocca, à cui $eguirà l'acqua, $alendo per la cauità delle $ue gambe, cosi l'acqua pa$$ando per la $uprema altezza del $ifo- ne, $eguirà l'aria triata, la qual come cominciarà a $correre, non la$ciarà mai, finche non habbi tirata fuori tutta l'acqua dal va$o.

Ma perche habbiam molto à trattar di que$to $ifone, accio- che per la fua difficultà non atterri$ca l'ingegni de'principian- ti, ne porremo vn chiariffimo effempio. B A C D Sia il $ifone ritorto A B C D, di cui il più breue canale fia A B immer$o nel va$o A E, pieno di acqua, la cui linea liuellata fia A C, la gamba più lunga B D, e $e per la bocca D $ucchiaremo l'aria, l'aria tira- ta tirerà l'aria, e l'acqua dal va$o A E, e m\~etre cominciarà a $correre per B C D, non la$cierà mai, finche non re$terà co$a alcuna nel va$o, perehe l'acqua è conti- nua, e la gamba B D, è più lunga della B A, per la parte C D, il pe$o dell'acqua B D, perche il pe$o dell'acqua A B per lo C D, l'auanza, e $e mancaf$e la parte C D, il $i- fone A B C $e fu$$e pieno di acqua, non ca- derebbe giù, ma re$tarebbe nel $uo pe$o liuellata, e $errata.

Hauendo dunque a parlar in que$to libro del $ifone, veggia- mo le opinioni de gli antichi, che hanno detto del fifone. Dicono i Platonici, che l'anima no$tra tiri à $e le virtù del cie- lo come per vn $ifone, ilche $timo, che $ia $tato detto da lui più LIBRO PRIMO. to$to per vna $omiglianza, che per dir il vero. Teofra$to an- cor di$$e, che la medolla cauata da dentro l'albero, lo fa $ubito morire nece$$ariamente, per e$$er la medolla parte humidi$$i- ma, e grandi$$imamente vitale. E Columella togliendo da lui. le piante con natural fiato tutto l'alimento di che viuono, co- me per vna certa anima lo tirano per la medolla, come per vn $ifone. Ma ciò più to$to $i deue intendere della prima $pecie del $ifone, che di que$to di$torto. Perche il giorno il Sole di$$ec- cando l'humore, e che non re$tino vani i vacui del $uo canale, quell humor poco, che vi re$ta, e riempie quei luoghi vani, & accioche non $i diffecchi tutto l'humore per lo troppo di$$ec- car del Sole, tira à $e l'humido della terra, accioche venghi à riempir le $ue vacue $edi. Dice ancor Plinio, che l'acqua $ca- turi$ce nelle $ommità de'monti, tirata dall'aria, e premuta dal pe$o, a gui$a di vn $ifone $e ne vien fuori, & è tanto lontana dal periglio di cadere, che $caturi$ce ancora dall'alti$$ime cime. Ma come po$$a que$to e$$ere, non po$$o imaginarmi, che l'ac- qua $corra dalle cime de' monti a gui$a di $ifone', ouero che fiato è quello, che vien fuori dalla terra, che prema l'acqua, che per li vani del $ifone voli per le cime de' monti. Cercaua Plutarco, come $cauando la terra, vi $tilla$$e l'acqua dentro, come il $angue nelle ferite, ò come nelle mammelle della nu- trice vi concorra il latte, che $i genera à poco à poco. Ma $a- rebbe più degno d'inue$tigare, perche nelle $agnie il $angue da ba$$o voli in alto, ouero à modo di $ifone? Ma Platone chia- mò le vene aquedotti, per li quali il fiato in$ieme co'l $angue ne vien fuori. E Galeno chiamò le vene ricettacoli del $an- gue, e del fiato, & i caldi abondano di molto $pirito, & hanno le vene larghe, & il $angue ri$tretto molto dal molto gonfia- mento $uo, dal $ecar la vena, $pinge il $angue à $alire in alto. Ma noi $iamo troppo pa$$ati innanzi nelle inue$tigationi delle cau$e, hor venghiamo alle machine.

DE' SPIRITALI DI GIOVAMBATTISTA DELLA PORTA NAP. LIBRO SECONDO. PROEMIO.

GIA' tutte le co$e, di che hauemo ragionato di $opra, han dato più diletto all'animo, che al $en$o, come che habbiamo ragionato delle ragioni di Filo$ofia, hor vengono à dimo- $trar$i à noi gli e$perimenti mechanici, co- me quelli, che più dan gu$to al $en$o. Noi à cia$cun di loro apporremo le ragioni na- turali, accioche ogni ingegno$o po$$a cono$cere i principij, e le cagi oni, conle quali po$$a inue$tigare de gli altri, e nuoui. Scopriremo gli errori di Hierone, accioche alcuno e$perimen tando quei $uoi artefici, non re$ta$$e ingannato. Porremo gli e$$empi dell'attrattione, e dell'e$pul$ione, e dell'uno, e dell'altro.

LIBRO Come per via dell' attrattione $i po$$a $alir l'acqua in alto. Cap. 1. C D M 100 A H E B E

SE vogliamo $alir l'acqua per cento palmi. Sia il va$o collocato nell'alto D C, nel quale habbi à $alir l'acqua dal primo A B, di cui $ia l'altezza cento piedi, & $ia il canale B G, il quale fia tanto vicino al fondo del va$o A B, che $olo po$$a $cor- rer l'acqua al va$o C D, che $tà $aldato co'l va$o C, e l'altra. gamba del $ifone, ouero canale nel va$o E F cali giù, e del me-

SECONDO.

de$imo couerchio di $opra $aldato, e dal fondo del va$o E F, di$tenda$i vn'altro canale à piombo della mede$ima altezza di cento piedi, e nella bocca $ua habbi vna chiaue da $errare, & aprire F, quando ci piacerà, di $opra il va$o E F, vn'embuto H co'lquale po$$iamo riempirlo di acqua, con la $ua chiaue. Riempia$i l'uno, el'altro va$o A B, E F, e $i $errino poile boc- che con le chiaui H, che non re$pirino. Quando dunque apri- remo la chiaue F, e l'acqua cominciarà a $correr per lo canale F I, il va$o E F bi$ogno$o di riempire il vano dell'acqua $cor$a di aere, cerca per ogni via, tira dunque à $e dal canale C D l'aria, & egli dal C G, cauata dunque l'aria dal C G, sforza. l'acqua contro la $ua natural proprietà $alir dal $uo luogo, & entrar nelle $edi più alte. cosi entra@à nel va$o C D, e come è v$cita fuori tutta l'acqua dal va$o E F, tira a tanta mede$ima acqua dal va$o A B, e ripon$i in D C, e quiui $i ripo$a. Aperto dunque poi il va$o D C, ci $eruiamo dell'acqua a no$tro v$o, & haremo quanto hauemo propo$to. Il perpendicolo dell'acqua, che di$cende, $arà F I di 100 piedi, & altretanta altezza $ale perlo canale B G, ò poco meno. Que$to perpendicolo haue- mo cono$ciuto e$$er tanto nece$lario, che non habbiamo con niuna e$perienza potuo ingannar la Natura. La Natura non ci inganna, ne $i la$eia ingannare, quello, che promette, o$$er- ua $empre, e quello, che ci dà, non ce lo toglie mai. Noi haue- mo prouato in molti modi, e molte maniere. Primieramente non ba$tandoci la profondità del luogo per potere alzarl ac- qua ad vna de$iderata altezza, il perpendicolo l'hauemo fatto obliquo, non à piombo, come $i vede nel canale A B C, lo A B. A E D G 30 50 C F 40 B il canale obliquo era di cinquãta piedi, la larghez- za era di quaranta, calan- do giù l'acqua per A B, nõ alzò l'acqua $e nõ per tren ta piedi, che tanto era il fuo perpendicolo. Oltre di ciò, il canale obliquo è dritto à modo di lumaca. l'habbiamo di$torto, per abbreuiare vn lungo canale in più breue profondità, e pure LIBRO finalmente venne il mede$imo, perche non alzò l'acqua $e non à trenta piedi. dopò le habbiamo attaccato vn canale più lar- go, for$e per la forza, che faceua il gran pe$o, $ali$$e sù poca. quantità di acqua. dopò ad vno canale ne habbiamo attaccati molti, per ingannare il perpendicolo, e ci $iamo $empre affati- cati in uano, e cono$cemmo al fine, che la Natura nè vuole in- gannare, nè $offri$ce di voler$i far ingannare.

Che il modo $critto da Hierone di alzar l'acqua, è stato mancheuole. Cap. II.

HIERONE nel cinquante$imo terzo capo della $ua opera alza l'acqua per vn'altro modo di at- trattione. Sia il va$o A B chiu$o da tutte le par- ti, accioche non vi po$$a entrar l'aria, & habbi nel mezo vn partimento C D, & vn couerchio di G E M K X D L A B N H O C vetro $imile di forma ad vn cilindro, e chiu$o da tutte le parti. Nel couerchio $ia il canale G H, e $ia tanto lon- tano dalla cima, quanto ba- $ti à $correrne l'acqua, e $ia $aldato in quel partimento, & il cilindro lo circondi in- torno, e $ia egualmente lon- tano dal mede$imo vn'altro canaletto K L, e che pa$$i il couerchio della base poco lontano dal partimento, & e$ca fuori del piano del couer chio vn'altro canale, per lo quale $i po$$a infonder d\~etro l'acqua, e riempia$e il va$o A D, per M, & il fondo del va- $o habbi vn canale, per lo qua le $i po$$a $caricare dell' ac- qua di dentro, & $ia N . $ia SECONDO. ancora vn'altro canaletto dal couerchio della cima al fondo del va$o, e $ia tanto lontano dal fondo, che po$$a l'acqua liberamente $correre, & $ia in$iememente $aldato co'l parti- mento, per lo quale $i riempia il va$o A B. Hor accommoda- to ogni co$a giu$tamente, chiuda$i la bocca N, & per il bu$o O X, $i butti giù l'acqua, e l'aria, che $erà in C B, $arà violen- tata, & $cacciata per H G, e per K L canali, e per M $e ne v$cirà fuori, e quando $arà ripieno, $i chiuda la bocca X (e $e egli l'ha lasciato) riempia$i A D per M, e l'aria rinchiu a v$cirà per lo mede$imo canale, e $i tarderà il riempimento, per l'aria, che ne verrà fuori, e $i la$ci aperto. Perche quando per lo canale N l'acqua cominciarà a $correre, e verrà nel va$o vacuo C B l'aria del couerchio di vetro per lo canale G H, & nel luogo dell'aria partita per il canale K, dall'aria l'acqua $arà portata in alto dal va$o A D, & l'aria entrando per M, riempirà quel vano, & farà que$to effetto in$ino à tan- to, che finita l'acqua del va$o di $otto, $i riempiranno quelli di $opra. I va$i C B, E F bi$ogna, che $ieno eguali, accio- che l'aria, e l'acqua egualmente fra loro $i diano luogo. Ma che que$to $ia fal$o lo dimo$tra la ragione, e l'efperien- za, perche aprendo la bocca N accioche per il fouerchio di fuori l'acqua $corra, tiri l'aria, che lo $eguirà, e dopò l'ac- qua, all hora l'acqua $i fermerà, & egli ancor $i fermerà, non $corre, e $e per $ua natura è graue, non per que$to $correrà. nè l'aria gli $uccederà, che con la $ua forza po$$a violentare l'acqua a $alir in alto, perche vi manca la grauità, e la conti- nuità del perpendicolo per lo canale N della mede$ima lun- ghezza co'l K L, e per que$to l'acqua è piu leggiera, che po$- $a tirare a $e l'acqua in alto in$ino al G. S'inganna dunque Hierone, $e pur alcun dice$$e, che non erra Hierone, ma è fal$a la pittura. Noi così giudicamo, che que$ta machina po$$a accommodar$i. Sia quel va$o, che di $opra habbiamo dipinto A B, di egual capacità dell'acqua, che dobbiamo inal- zare, e per mezo il partimento $ia diui$o in due parti C D. & $aldato intorno intorno, e nel fondo del mezo del parti- mento C D, s'inalzi vn canale d@ tanta lunghezza, quanta $arà di ba$tanza F G, & habbi la bocca F fuori del fondo $al- dato di $otto, & $iaui intorno vn'altro canaletto, ma di corpo LIBRO G E K D M X A D F I O C N H più $tretto E I, e $opra la bocca G s'inalzi, e lo cuo- pra, e vicino la bocca G di $otto in E, venghi fuori vn canaletto, per lo quale venghi fuor l'acqua $otto il va$o K G, e s'eleui dal fondo del va$o A D, quan- to ba$ti a $correr l'acqua, e l'vno, e l'altro $aldato al- la cima del couerchio A M, e dopò vn'altro cana- letto cali giù dal piano del va$o A M, in$in al fondo A B, per lo quale $i pon- ga l'acqua nel va$o C B. e s'apra ancora il mede$i- mo piano di vn picciol bu $o, per lo quale s'apra l'in- trata all'acqua. Vltima- mente dall' ultimo fondo del va$o cali giù vn'altro canale, la cui lunghezza $ia tanta, quanto bi$o- gnerà all' acqua, che ha da $alire I E, e $ia N H, con la $ua chiauicella nella cima N. Pieno il va$o A D, coprendo$i la bocca N. G la$ci calar l'acqua precipito$amente giù, che calando per N H, $eguir à l'aria per la F G. e perche la Natura non comporta il vacuo, nè la $ua di- ftruttione, e $e bene il $alir dell'acqua sù, $ia contro il $uo natu- rale, per la violenza, che li fa l'aria nel tirarla per la bocca I E, s'inalza di $oura, doue ritroui luogo, che po$$a ripo$ar$i, final- mente verrà nel va$o E K, dell' acqua tolta dal va$o E K, tirato nel va$o A D.

SECONDO. Dimostra$i vn' error di Hierone nell' attrattione. Cap. III.

HIERONE nel capo quinto ragionando dello $correre del $ifone, cioè quando vuol comincia- re a $correre, non hauendo riguardo all'altezza della gamba, $tima, che $olamente con la quan- tita dell acqua ba$ti a far $alir l'acqua da ba$$o in alto, e l'in$egna in que$to modo.

B A L Z O Sia vn va$o, che capi$ca po- co più di acqua, che il $ifo- ne, e $ia L Z, di cui la boc- ca ma$chia entri per vn bu- $o di fuori alla gamba del $ifone, e cosi con cera, ò con pece s'incolli intor- no intorno, che non vi po$- $a entrar aria. Habbia il va$o L Z vn bu$o nel fondo O, per lo quale po$$a $corre- re. Quando dunque voglia- mo cauar fuori l'acqua dal va$o per il $ifone, noi ottu- reremo il bu$o O co'l dito, dopò riempiremo il va$o di acqua, e leuato via il dito, s'apre il bu$o O, e vien fuo- ri l'acqua dal va$o L Z, co- sì l'aria, la quale è nel $ifo- ne con$eguentemente tire- rà l'acqua, dopò tolto via il va$o L Z vien fuori l'acqua, la qua- le è nel va$o, finche $e ne $corra tutta, Ma tutto que$to è fal$o, perche è contrario alla ragione, & alla efperienza, e contra- rio alli principij $piritali, perche attaccato il va$o L Z. pieno di acqua alla gamba del $ifone, e tolto via l'impedimento del dito, per far v$cir fuori l'acqua, non v$cirà altrimente, ma LIBRO re$terà l'acqua $o$pe$a, perche non ha quella forza, che ba$ti a tirarla giù, e che sforzi l'acqua a $alir sù, ma l'vna, el'altra re$terà nella $ua $ede quieta. Ma $e pur vuoi, che $corra, bi$ogna alla bocca del $ifone porui vn canale pieno di acqua ditanta lunghezza, che ba$ti a ri$pondere alla lunghezza del- la gamba del $ifone di $opra, perche cominciando l'acqua a $correre per quello, tirerà per la $ua grauezza dalla gamba del $ifone l'aere a lui vicino, nel cui luogo $uccederà l'altra aria, & a que$to l'altra, e finalmente come non ui $arà più aria, ti@erà l'acqua, per non poter re$tar vacuo nel $ifone. E così, come harà cominciato a $correre, ne $correrà tanto, finche l'harà cauata fuori tutta, che $i trouerà nel detto va$o. Ingannò Hierone, che non ne fè l'e$perienza co l ua$o, perche $ogliono con la bocca $ucchiare, e far l'attrattione.

Come per via dell' espul$ione po$$iamo far $alir l'acqua in alto. Cap. IIII

MA per ritornare al no$tro ragionamento, e ci ac- co$tiamo all'altro principio, come po$$iamo con la forza e$pultrice far $alir l'acqua in alto, ac- cioche l'ingegno$o artefiee con hauer ritrouati nuoui principij, s'arricchi$ca d'inuentioni. Ma accioche $ucceda quanto habbiamo prome$$o.

Sia il ua$o A B, che habbia la mi$ura dell'acqua, che uogliamo inalzare, & habbia il fondo bu$ato, da doue ne na$ca il canale B C, in$in al ua$o di $otto C D, e $i bu$i il $uo couerchio e giun- ga in$in al fondo C, e $i $alda al couerchio co l $tagno, che non re$piri l'aria, & habbia nella cima la chiauetta B, laqual po$$ia- mo aprire, e chiudere a no$tro piacere. Dal couerchio del ua- $o di $otto C D, $i drizzi un'altro canale, che trapa$$i il fondo, dou@ $i $aldi, e $i di$tenda in$in alla cima del couerchio, dal fon- do del mede$imo ua$o s'erga vn'altro canaletto, ficcato nel co- uerchio di tanta altezza, quanto $arà il canal di $otto B C, cioè di alzar l'acqua. Et babbia l'uno, e l'altro @a$o la bocca di $opra, cioè A B, habbi il K, & E F lo I, per lo quale $i riempia diacqua. Hauendo dunque ordinato que$te cose, & apparec- SECONDO. I @@ I E K A F B 50 C D chiate cõ i suoi $piragli, riempia$i di acqua, e dopò finito, chiu- da$i la bocca con la chiauetta I. Aperta dunque la chiauetta B, buttandoui dentro l'humido nel ua$o C D, calerà giù nel ua$o uacuo, e quell'aria, che $i ritrouerà in e$$o è cacciata uia dalla uiolenza dell'acqua, e $e ne $alirànel ua$o E F, e con la sua for- za $cacciarà l'acqua contenuta nel ua$o E F, che $ia spinta sù, per non hauer luogo doue fermarse, all'hora dalla bocca di sopra G uscirà fuori l'acqua, e nel uacuo del ua$o A B, e $i eua- cuarà ancora l'i$te$$o ua$o E F. E se ui rincrescerà far il ua$o A B, porremo in sua uece solo il canale L M con il suo embot- tatoio, sopra il uaso C D accommodato.

LIBRO Che Hierone ancor malamente $enza distinguer le mi$ure, non babbi ben dimostrata la forza e$pultrice. Cap. V.

NEL capo settuage$imo secondo descriuendo Hierone la sua lucerna, dimo$tra que$ta ma- china.

Sia la lucerna, la cui base $ia A B C D, & in quella il suo partimento E F, & il canal cauo X L N O K H G B A F E D M C della lucerna $ia G H, sopra il quale sia il uaso K L, che tien dentro l'olio rinchiuso, dal fondo busato il parti- mento, e nell i$te$$o fondo saldato il canale M N, e s'inalzi insin al couerchio de uaso, tanto lontano da lui, quanto ba$ti a scappar- ne l'aria, & un'altro canale s'inalzi dal fondo del uaso, & trapa$$i l'i$te$$o couer- chio, e s'auanzi fuora, nella cui sõmità s'unisca il luci- gniuolo co'l suo uasetto, & $ia X O, e sotto il partim\~eto E F. si aldi la chiaue, che porti nella base uacua l'ac- qua. Nel couerchio A B sia un buso per lo quale si riempia il uaso A B C F, e mentre si riempie, l'aria se ne fugge per lo me- desimo buso, e tolto il lucigniuolo per lo canale X O del uaso insin al N, partendosi l'aria per lo canale M N, e per il buso C, che $ta nel fondo del uaso E F C D. Quando l'olio è consumato dalla fiamma, e ne uogliamo por dell' altro, aprireıno la chia- ue F, la quale $ta nel fondo, e l'acqua entrãdo nel uaso C D E F, l'aria, che si ritroua in e$$o, fuggendo per lo canale M N, pre- me l'olio nel uaso K L, e premuto per lo canale X O, subito lo SECONDO. porge allucigniuolo. e quando non ce ne vogliamo por più, chiuderemo la chiaue. Ma Hierone errò in que$to, che l'acqua nel partimento E F cadendo, non ha tanta forza, che l'aria cac- ciata da quella, po$$a alzar l'olio per lo canale O P, perche non ha il $uo perpendicolo, ma bi$ogna nel fondo del va$o E F, ag- giongerui vn altro canale di tanta altezza, quanto è X O, che quando s'apre la chiaue, l'acqua cadendo per lo canale F D, prema l'aria, & egli l'olio, che $alga per lo canale X O. Ca$cò nel mede$imo errore, e$primendo la forza dell'e$pul$ione, de- $criuendo la belli$$ima forma della fontana $ua, ma da lui non bene inte$a, più to$to meccanicamente, che ragioneuolmen- te de$critta, non $criuendo le mi$ure dell' eleuatione. Nella propo$itione vente$ima $e$ta, de$criuendo vn picciol $atiro, che tien nelle mani vn vtre, à cui incontro $tà vna fonte, che buttando l'acqua in quello, mai ver$a fuori, in$in à tanto, che l'acqua v$cendo per quello non $ia finita.

M L G A B D K O O E E H G Sia la ba$e A B chiu$a da tutte le par- ti, $partita per mezo da vn apparta- m\~eto, da cui $i dilunga vn canale E F, bu$ato in$iememente con lui, tanto lontano dal $uo couerchio, quanto ba$ti ad e$$alar l'aria, per quel couer- chio pa$$i vn canale G H, che auanzi $opra vn poco il $uolo $opra la fonte, e $ia tanto di$tante dal fondo, quanto ba$ti a far $correr l'acqua di fuori, $aldi$i co'l couerchio del va$o, & all' i$te$$o appartamento, dopò vn'altro canale K L M $omigliantemente pa$$i per lo couerchio, poco lontano dall' appartamento, e $i $aldi co'l couer- chio, portando da lui lo $correr dell' acqua nella fonte. Butti$i l'acqua per lo bu$o N à poco a poco, che per lui $i dia luogo al re$pirare, e ripieno, $i chiudi. Quando buttamo l'acqua per la fonte, calando per lo G H, nel va$o B C, e l'aria v$cendo per E F, nel va$o A D, e manda fuori l'acqua contenuta in e$$o LIBRO per lo canale K L M nel fonte. que$to ponerà l'acqua nel B C, e caccia fuori l'aria, e que$to l'acqua, e que$to durerà tanto, mentre nel va$o A D ci $arà acqua. In que$to mancò Hierone, che non de$ignò il perpendicolo di que$ta caduta, perche quan to cala giu il G H, tanto $alirà K M, ma quanto G O, & A P ne perde, tanto ci rifonde l'altro, ma la $alita $opra la fonte, $arà il calar giù del canale D, Ilche era nece$$ario, e ia$ciato di dir da Hierone. Ma facendo$i l'altezza del canale $opra il fonte sia breue, che l'acqua calando in fuori, $i veggia, perche e$$endo lungo, come $arà v$cito vn poco di acqua da A O, e ripieno il va$o E B, $i accorterà il perpendicolo, e così il canale L M, quan tunque il canale non $correrà, perche l'aria premendo, non ha forza di comprimere il perpendicolo nel fondo B, hauendo il canale B, per lo quale il va$o pieno viene ad euacuar$i. Cardano ancora nel primo libro delle $ue $ottilità, de$criuen- dolo da lui, lo de$criue malamente, non auuertendo$i della ca- gione dell' eleuatione dell' acqua.

Che nelle machine dell' attrattione, & espul$ione, la lun- ghezza, ò breuità de' canali, che non importa al per- pendicolo, non $ono nece$$arie. Cap. VI.

MI par co$a conueneuole non la$ciar co$a d'impor- tanza nell' alzar delle acque, così nell'attrattio- ne, come nell e$pul$ione, come la lunghezza, ò breuità de canali, cioè di quelli, che portano l'aria, $ono di poca, ò niuna importanza. $ola- mente la grauità del perpendicolo, e la mi$ura, $ono nece$$arie così all' attrahere, come nel cacciar dell' acqua. La qual co$a acciò più chiaramente $i cono$chi, ne apportaremo vn lar- ghi$$imo e$$empio.

II canale $ia B C di lunghezza di cento piedi, per lo quale di M ha tirar l'acqua dal va$o C, in$in all' A D, $otto $i co$titui- $ca vn'altro va$o G E, della mede$ima capacità del va$o C. E dal va$o A B, che habbi il fondo bu$ato, na$ca il canale E F di lunghezza di cento piedi per inalzar l'acqua. Dico, che la di$tanza del va$o G E, in$in all' A B, non importa nulla, $e fu$$e SECONDO. G B A 100 100 I H N G O 100 M E 100 L F di cinquanta, ò di mille piedi, ma quello, che $olamente impor- ta è il perpendicolo E F, per lo quale calerà giù l'acqua, farà che entrãdo nel vacuo del va$o G E, $i parta l'aria del va$o A B, à cui $uccederà l'acqua del va$o C, e la lunghezza, ò breuità del canale A B non giouarà ad altro, che à portar l aria. Que$to $ia detto quanto appartiene all' attrattione. ne è di bi- $ogno altra ragione per l'e$pul$ione. Perche $e vorrai tor l'ac- qua dal va$o I H, che $alga in alto al va$o G, cento piedi di al- tezza, e $ia $otto vn' altro va$o po$to N O, che habbia $otto vn' altro va$o, che $ieno tutti della mede$ima capacità, e dal $uo fondo D, al couerchio di $otto ben $aldato, che $ia cento piedi LIBRO di altezza, e da que$to più ba$$o s'alzi vn canale di qual$iuoglia lunghezza, ilqual pa$$ando per lo fondo del mede$imo va$o I H, s'inalzi il canale G F ancora di 100 piedi. Quando vorremo far $alir l'acqua al G va$o, dopò me$$a l'acqua per lo bu$o di fuori, $i $erri, & aperta la chiauicella E, $correndo l'acqua, & entrando nel va$o M L, $cacciarà l'aria, che riempie quel va$o, e lo caccia per lo canale L I, di cui la lunghezza, ò breuità non importa nulla. $cacciata dunque l'aria dall'acqua cadente, en- trando per la bocca 1, sforzerà l'acqua I H, che venghi fuori per lo canale H G per la bocca G, e s'alzerà l'acqua.

Come $i po$$a inalzar l'acqua per lo doppio del $uo perpendicolo. Cap. V II.

HAVENDO noi dinanzi e$po$ta l'ineuitabil ne- ce$$ità della Natura, che non $i può ingannar con niuno artificio, nè ella cerca ingannar altri, e per e$$er il genio, & ingegno mio $olo inchinato alle co$e difficili$$ime, e qua$i impoffibili, non ho per- donato a $pe$e, nè a fatiche mirabili, per poter con vn breue perpendicolo inalzar l'acqua à maggior altezza. Finalmente hauemo ritrouato modo, non detto ancora, nè accennato da gli antichi, nè imaginato pure, che auanza ogni humano inten- dimento, come la Natura po$$a fauorire al no$tro de$iderio. Noi hauemo congionto in$ieme l'vno, e l'altro modo, cioè dell' attrattione, & e$pul$ione, accioche quello, che dalla forza dell' attrattione fu$$e inalzato in alto, fu$le poi dalla forza, e violen- za dell' aria, che s'ingeri$ce, e fa forza in aiutar l'acqua per inalzarla, e ridula ne' $uoi luoghi, Noi quello, che habbiamo ritrouato per ragione, accioche $i po$$a veder con gli occhi, ve ne proporremo vn larghi $$imo e$$empio.

Apparecchi$i qual$iuoglia va$o A B, della quantità, che $i cerca, & habbia vn canal nel $uo fondo di lunghezza di cinquã- ta piedi B C, che habbi nel $uo fondo la $ua chiaue, con la qua- le $i po$$a, quando $i vuole, chiudere, & aprire, & habbi di fuori vna bocca, per la quale $i riempia, e $otto il $uo coprimento $i $tenda vn canale di cento piedi, e giunga in$ino alla cima del SECONDO. L I F 50 50 Q P 50 50 H A D G E 50 50 E D C va$o I L, e $i $i $aldi con lui, e dalla mede$ima cima cali vn'altro canale della mede$ima lunghezza, e grandezza, e $ia lontana la cima, che po$$a v$cir l'acqua, e s'in$eri$ca nel va$o F G per la cima, alla quale $i $aldi, e giunghi in$ino al fondo, di$tante da quello, e $ia la di$tanza a$$ai picciola, dalla cima di que$to va$o pa$$i vn'altro canale per lo fondo G D, di cinquanta pie- di, e $i $aldi, & in$eri$ca nel couerchio del va$o di $otto. dal cui couerchio ancora s'inalzi vn'altro canale E H, e s'attacchi al fondo di vn'altro va$o H O, che habbi la $ua chiaue, e $ieno que$ti tre va$i A B, F G, H O, po$ti in vnliuello. Tutte que$te co$e così bene ordinate, & accommodate, riempian$i in va$i A B, F G, H O, e ben chiu$i, $i apra la chiaue B, e la$ci$i cader LIBRO giù per lo canale B E l'acqua, e quando cominciarà ad eua- cuar$i alcuna parte del va$o A B, nel vacuo luogo $i ri$tringerà tanta quanta diaria continua, & egli dal va$o F G inalzerà tanta mede$ima acqua in$ino al Q, e come $arà quiui gionta, $i ripo$erà l'acqua, nè $correrà più il canale B C, nè $alirà più l'acqua G A, ma come $u$$e bilanciata con vn egual pe$o di bi- lancia, re$terà $o$pe$a, e quella, che $arà $alita in alto, e quella, che $arà mandata giù. all'hora aprendo la chiaue G, calerà giù l'acqua nel vano del va$o D E, e l'aria, che $i ritroua rinchiu$a in quello, cacciato per violenza dal $uo luogo per lo canale G D, aiuterà quell'acqua, che con tanta fatica $i mantien $o- $pe$a, e la co$tringerà di $alir in$in al L, cento piedi, cacciata da doppia forza dall'attrattione, & e$pul$ione per quei $ifoni C P D K B Q 50 50 M S E N Y 50 50 L E G I V inalzera l acqua al de$iderato luogo. Que$to è quãto al- la teorica. Si la$cia all'ingegno$o mec- canico aggiũgere, e mancare à detto i$tromento, non mancando però, ne aggiungendo co$a alcuna fuor della. detta dottrina, per $eruir$ene poi in di uer$i v$i. E $econdo le occa$ioni di al- zar l'acque a torri, à monti, e $econdo l'occa$ione de' per- pendicoli variang.

Sia per e$$empio vn va$o M N e ri- empia$i d'acqua, e chiuda$i bene cõ la $ua chiaue Q, il cui perp\~edicolo di 50 SECONDO. piedi $ia Y N, cõ la $ua chiaue di aprire, e $errare Y. $otto vi $ia vn va$o uano E G, con la $ua chiaue da cauar fuòri l'acqua G. da que$to $ale vn canale I B in alto 100 piedi, \.a cui da pre$$o in vn'altro va$o della mede$ima capacità I B, vn perpendicolo $otto i piedi 50. e $ia B E, e ripieno, per la chiaue p $i $erra, & aprendo$i il B, tira à $e l'acqua dal va$o E G 50 pa$$i nel fine alla S, & aprendo la chiaue Y, $cende l'acqua nel va$o voto, e $pinge di $u$o nel va$o C K, e $alirà palmi 100.

Che l'acqua, che di$cende per lo perpendicolo bi$ogna, che $ıa libera, per far l'effetto $uo. Cap. VIII.

NON la$cierò di auuertire coloro, che $i dilet- teranno di que$te machinationi, le quali men- tre porranno in opera, occorreranno alcune difficoltà, che ponno far re$tar dubbio$o l'ani- mo dell'e$perimentatore, e que$to $arà, che quando si darà il de$cen$o di acqua per vn ca- nale al perpendicolo, accioche po$$a alzar tant' acqua, quan- ta si promette, che sia libera, e che non po$$a $eruire $e non. à quel $olo effetto, che volendola far $eruire ad altre co$e, non darà l'effetto prome$$o, come mi è accaduto $pe$$i$$ime volte, e$perimentando, e ricercando noue inuentioni, & effet- ti di acque. Et per hora me ne $ouuien que$to e$$empio.

Volendo far $alir l'acqua D H, nel va$o C, e$$endo lo per- pendicolo K F di cinquanta piedi, hauendo pieno il va$o D H di acqua, e parimente il va$o K di acqua, acciò calando per lo perpendicolo IL, haue$$e fatto per attrattione $alir l'ac- qua cinquanta altri piedi, come dimo$trai nella pa$$ata pro- positione, e mancare di vn altro ua$o, e che I L $ace$le $alir l'acqua da O in M per attrattione. e $alita, che fu$$e alla M, la medesima acqua E I calando per lo medesimo canale I L, per e$pulsione $cacciando l'aria dalua$o O, haue$$e fatto $a- lir l'acqua da M in C. ma l'effetto non $ucce$$e, perche l'acqua LIBRO B A 50 50 N M 50 50 E D I H K 50 50 G L F che cade da I E, non tira l'acqua $e non da O in M, e quiui giunta, si ferma, ne cala l'acqua da E ı, ne l'acqua pa$$a la li- nea dalla M, per- che un perpendico- lo non può $eruire per attrattione, e per e$pulsione. Nè si ba$tò con. arteficio alcuno à far pa$$are l'acqua più alta del $egno M, ma bi$ogna accommodarlo co me nel pa$$ato e$- $empio hauemo di- mo$trato.

SECONDO. Come $ı po$$a con breue perpendicolo per via di attrattio- ne, rınouando la machina alzar l'acqua in alto. Cap. IX.

POSSIAMO con breue perpendicolo per que$te machine $piritali, rinouandolo più volte, alzar l'acqua ancora alle $ommità de' monti, nè que- $to $arà diuer$o arti$icio da' re$tanti, di cui il mo- do $arà quelto.

Dal va$o A B, $aglia al va$o C D vn canale B Q di cinquan- ta piedi, & habbi il $uo $i$one $aldato al va$o E F, il quale hab- bi vn canale di cinquanta piedi F H, dal va$o C D $alga vn canaletto I K alla ba$e del va$o C D, per l'alta cima, e $alda- to con lui, & vn'altro va$o più alto L M, e fini$ca $otto il $uo couerchio; di $opra, di$tante da lui di$cenda vn $ifone ad vn'al- tro va$o N R incontro à lui $otto vna linea liuellata al va$o B F, A B. $aldato col $uo couerchio: & habbia vn'altro cana- le O P $otto il $uo fondo, & habbi l'uno, e l'altro canale $otto la ba$e le lor chiaui, con le quali $i po$$ano aprire, e $errare, e così potremo moltiplicar que$te machine quante noi vo- gliamo, in$ino à tanto, che condurremo in alto l'acqua, al luo- go, che noi vogliamo. Hor fatte que$te co$e, riempia$i il va- $o A B di acqua, e s'apra la chiaue F, e $corendo l'acqua per il canale F H, e l'acqua inalzata per A B dall'aria, che in e$$o $i ritroua rinchiu$a nel canale E F. $alita dunque l'acqua in C D, $i $erri la chiaue O, che $tà incontro al va$o A D, e l'acqua po- $ta per O P, per il canale O L, $corre l'acqua dal va$o C D, e di L M. hauendo ingre$$o l'aria per il canale C H al va$o C D, perche $e non vi entra$$e l'aria, non tireria, e così facendo in- $ino alla de$iderata altezza, perche negli altri auuerrà il mede- $imo, $i come habbiamo in$egnato prima. La lunghezza de' canali F C, E L, non farà danno alcuno nel portar l'aria, $e fu$$ero più breui, ò più lunghi, come habbiamo in$egnato nel capo di $opra.

LIBRO K L M 100 C Q D 50 A E N B F R O 50 50 H SECONDO. Come da ba$$o po$$iamo inalzar l'acqua in$ino alle slell per espul$ione. Cap. X.

I H G E D A E C B POSSIAMO per la me de$ima, via, $enza aiuto, da vn cupo pozzo alzar l'acqua in$ino al tetto della ca$a, con que$to modo, che $iamo hora per dire.

Sia vn va$o nel fondo B C F, che capi$ca tan- ta acqua, quanta vole- te sbalzar in alto. E da F s'inalzi vn canale dalla cima del couer- chio nel va$o E, in$i- no alla cima del couer chio nel mede$imo va- $o. Dal fondo s'inalzi vn'altro canale, che pa$$i per il couerchio, e $ia $aldato in quello in$in al va$o H, & $ia ogni eleuatione di cin- quanta piedi, e final- mente da que$to va$o G N, s'alzi vn canale H I, nel va$o B C F butti l'acqua il canale D B, da A D, va$o di tanta capacità quanto ba$ti à gli interualli de' va$i, cioè alli duo A D, e riempia$i il LIBRO va$o E di acqua, e chiuda$i. dal va$o dunque A D, $correndo J acqua in B C F, l'aria $cacciata, caccia l'acqua dal va$o E, e di nuouo $correndo l'acqua da A, di nuouo ripo$ta in E, l'acqua l'alzerà in M. Seruendoti dunque della mede$ima machina, l inalzeremo ancora in$ino alle $telle co'l $olo perpendicolo di D B.

Come per l'aria po$$iamo auanzar il perpendicolo. Cap. XI.

CI $iamo ancora imaginati vn altro modo, come po$$iamo ingannare il perpendicolo, a$$ai inge- gno$o, il quale noi habbiamo imparato à ca$o dalle continue e$perienze, che habbiam fatto di que$te machine, e que$to $arà $olo per l'aria, per- che l'aria $i me$cola con l'acqua, e per e$$er egli non graue in $e $te$$o, me$chiato con l'acqua, $alirà sù, e così non cagionarà grauità, nè farà di$continuo il $uo cor$o, e per que$to può in- gannare il perpendicolo. è molto giocondo, e belli$$imo $pet- tacolo. E da que$to ingannar il perpendicolo con vn canale di 50 piedi, inalzaremo l'acqua ancora in$in ad 80, & ingannare- mo il perpendicolo ancora di 30 piedi. Ma acciò quello, che habbiam detto, $i veda più chiaramente, porremo l'e$$empio.

Nella $opradetta machina $ia il canale G D di ottanta pie- di, così vogliamo alzar l'acqua mi$chiata con l'aria, e $ia il ca- nale di vetro, accioche $i vegga con gli occhi quello, che ci hab biamo imaginato con l'intelletto, al detto canale ci porremo $otto vna conca, ò va$o aperto, che $ia A B, che $i po$$a torre, e porre. e $ia il va$o di $opra D vacuo, $aldato di $opra co'l $o- pradetto canale. E $ia vn'altro ua$o appre$$o la conca, e $ia C, che habbia il $uo perpendicolo di $otto di 50 piedi, e $ia C F, di cui $ia pieno il ventre diacqua, e $i chiuda con la $ua chia- ue, che non re$piri in conto veruno. Hor fatto que$to appa- recchio, $i uenghi all'operatione. Quando noi apriremo la chiaue E, caderà l'acqua per il canale C F, all'hora dal va$o A B s'alzerà l'acqua in$ino allo H, all'hora torremo uia la con- ca $ottopo$ta, tolta la conca al canale G, e bi$ogna, che à quel- SECONDO. O N L M I H B A G C E F la parte, che è re$tata vacua, riempir$i d'aria, e po$to di nuouo di $otto il va- $o, $oprauien l'acqua, e per $ucceder l'acqua $i cõtinuerà il cor$o nel canale dell'vno, e l'altro nel $alire, e $ia l'ac- qua I L. bi$ogna dar acqua, & aria à poco a poco: accioche non correndo troppo $ouerchiamente l'aria con la $ua leggierezza, cacci l'acqua dalla gamba del $ifone, e diuenghi tutto il canal pieno d'aria, e da lì ad vn poco torremo di $otto il va$o, che entri l'aria, e $ia L M, e $ubito riponendolo $otto, accioche non entrando troppo aria di$trugga quel cõtinuamento, ma togliendolo, e riponendolo il va$o di $otto $inche $arà a$$orbita dal canale tutta l'acqua del va $o. In que$to modo $aremo, che il va$o D $ia ripieno d'ac- qua, tirata dal va$o, gabbando il per- p\~edicolo di 30 piedi. Ma in que$to ar- tificio vi bi$ogna gran diligenza per poter con$eguire il no$tro incento, e ci $arà vtile in molte operationi, doue deue$i $tar molto in ceruello, che a$$or birà l'acqua G H, I L, M N, non auan- zino il perpendicolo E F, perche ci af- faticarebbomo inuano.

Come l'aria con l'acqua non fa mancar il cor$o dell' attra- here, ò e$pellere. Cap. XII.

SI come habbiamo detto di $opra, la natura abhor ri$ce così il uacuo, che auuerrà nel mondo piu to$to ogni gran co$a, che dar$i luogo al uacuo, e quanto sia incompatibile alla Natura. Man- cando dunque l'acqua ne' canali, per che $ubito nerrebbe à re$tar uacuo nel canale, l'aria $ubentra $ubito, e si LIBRO abbraccia talmente con l'acqua, che dandogli $ubito l'acqua di $otto, l'aria abbracciarà quell'acqua con tanta amicitia, e uolontà, come $e fu$$e l'i$te$la acqua, tanto abhorri$ce l'acqua, e l'aria il $uo di$truggimento. che $arebbe dunque altro l'in- trodursi fra loro il uacuo, $e non di$truggere l'e$$enza dell'ac- qua, e dell'aria. Per $occorrer dunque à così importantel in- conueniente, non $u mai così grande simpatia, & amicitia fra le co$e della Natura, come $arà que$to abbracciamento, e pa- rentela, che fa l'acqua con l'aria, $upplendo l'una nel manca- mento dell'altra, e uien l'aria à tirar dopo se l'acqua, come $e fu$$e con braccia di ferro, e come $e fu$$e l'i$te$$a acqua, il che è molto nece$$ario di consideratione in que$te machine.

Come con l'aiuto del $ifone po$$iamo inalzar l'acqua à qual$iuoglia altezza. Cap. XIII.

HOR narraremo un modo mai cono$ciuto da gli aptichi, anzi da loro tenuto per impo$libile. perche cia$cuno, che ha tentato nella curuità del collo, nella $ommità $ua farci qualsiuoglia pic- ciola fe$$ura, $ubito entrandoui l aria per forza, di$continuando il cor$o dell'acqua, togliendo il pe$o al per- pendicolo, e ca$cando l'acqua di quà e di là, il sifone non $olo mancaua dal $uo cor$o, ma re$taua $ubito uacuo. Ma prima, ch'io entri à narrarlo, bi$ogna riuocarui nella memoria quel- lo, che habbiamo di $opra $critto del $ifone torto, che bi$ogna por $otto l'acqua vna gamba del $ifone, e l'altra re$tar di fuori, e che la bocca di que$to e$teriore $ia vn poco più $otto di quel- la di dentro, che con quel poco pe$o di acqua nel perpendicolo ne tiri appre$$o à $e tutta l'acqua, perche $tanno le due bocche à liuello, l'acqua re$ta $o$pe$a in $e $te$$a di quà, e di là, e $i ri- po$a, come nelle $ue $edi, come in vna bilancia equilibrata, ma $e abba$$erai vn poco la gamba, $correrà $ubito il $ifone, e ca- uerà fuori tutta l'acqua dal va$o, finche la bocca di dentro non $ia à liuello con quella di fuori. Dunque accioche $corra di con- tinuo la gamba di fuori, bi$ogna, che $ia più lunga, accioche co'l SECONDO. $uo pe$o inalzi l'acqua. Per cominciar dunque l'operatione.

D C Sia il $ifone ritorto, nella cui cima $ia il collo B, e vi $ia. picciolo bu$o, & à quello $i attacchi vn va$o, ouero vi $i $aldi, che non vi entri aria, al collo vi accõmodaremo vna chiaue, accioche per quella s'apra vna $trada al va$o D. Quando dunque $arà il $lu$$o dell'acqua continuo nel $ifo- ne, apriremo la chia uetta, e $correndo l'acqua per il col- lo della gamba, vi $capperà dentro vn pochetto di acqua per quel bu$etto, dal quale ne v$cirà tant'aria quanto ha ri- ceuuto di acqua, e l'aria, e l'acqua mi$chiata in$ieme ca- lerà giù per la gamba B A, e così non $i di$continuerà il $uo cor$o, che l'vno cede all' altro, nè l'uno interromperà il cor$o all'altro, come hab- biamo dimo$trato di $opra. l'aprir dunque, & il $errare della chiaue, bi$ogna, che $ia talmente proportionata al cor$o dell'acqua, & alla grandezza delle gambe del $ifone, che $i harà la bocca più larga del bi$ogno, entrandoui dentro $o- uerchia aria, cauarà dal va$o grandi$$ima quantità di aria, così $correndo per la gamba del $ifone, potrà far danno al pe- $o del perpendicolo, e così non continuare il cor$o. Onde per non venire in que$ta differenza, bi$ogna aprire à poco a poco, e $errar la bocca, accioche non la$ciamo tanto bu$o aperto, che $ia proportionato all'acqua, che ricene, & all'aria, che ne vien fuori, così per rotti interualli $i riempirà il va$o, il quale perche $arà pieno, e la chiaue $errata, s'aprirà la bocca del LIBRO va$o di $otto, e $i caui l'acqua, e di nuouo chiu$o il canale di $otto, s'apri quel di $opra accioche $i riempia di nuouo.

Come dobbiamo fare, accioche riceuendo $ouerchia aria nel $ifone, non s'interrompi ilcor$o dell' acqua. Cap. XIIII.

SVOLE accadere alcuna volta, che non $i $appi la mi$ura della gamba D B, quello, che debba calar giù, e quant'aria ci entri dentro, onde bi$ogna saperlo, perche $e accaderà, che ne esca fuori del vaso maggior quantità d'aria, che patisca la. C E D F G H I K B A L M N O P Q gamba del $ifone, per man- care il pe$o della forza del perpendicolo, che tira a $e, e l'altra gamba co l suo pe- so ne tiri tutta l'acqua, e $i euacuino le gambe del $ifo- ne, e s'impedisca il caminar dell'acqua per le gambe del $ifone, per non poter$i cono- scer veramente la certa mi- sura. Noi così obuiaremo a que$to impedimento.

La gamba, che cala giù E Q, bisogna, che salga sù molto più lunga, e $ia E B, e le parti dell aria interce- pute dentro D F, G H, I K, L M, N O, O Q. e tutte que- $te non auanzino le parti dell'aria, e re$tituiscano al mancamento della gamba E Q, noi faticheremo inua- no. E per que$to tanta parte del $ifone L Q deue auanzar la parte E L, quanto tutte le SECONDO. parti dell'aria $ono intercepute. La linea del liuello è la linea K L B, le parti dal liuello L Q dependente, la quale deue e$$ere di egual pe$o, e que$ta vna certa mi$ura regolare, che non $al- ga più di quello, che fa di bi$ogno. E per que$to con grande opera, e diligenza $i deue aprir la chiaue del collo, e $errare, che non ne e$ca maggior parte dell'aria, che $ia di bi$ogno, perche $ubito ce$$er@ il cor$o, e la lunghezza della gamba di dentro ne a$$orbirà queila di dentro.

Come $i facci, che correndo continuamente l'acqua del fiume, pcr opr a del $ifone $i po$$a $alir l'acqua in alto. Cap. XV.

NON mi par co- $a da la $ciare à dietro, per pa- rermi co$a a$$ai nece$ $aria per far $alir vn acqua continua in al- to in quei luoghi, do- ue corrono i fiumi, e vi $ia poca altezza, onde bi$ogna $eruir$i di vn'altra forma di $ifone, perche di quel- lo ci po$$iamo $eruire in varij modi, come per e$$empio.

Sia il fiume corren- te per il piano A B, e di non molta profon dità, e le $ia da pre$$o vna torre C D, $opra la quale noi vorremo condur l'acqua, e $ia LIBRO il $ifone E F G, e l'una gamba GE, e $ia più lunga dell' altra E F, quanto pati$ce la profondità del fiume, e l'una, e l'altra gamba $ia di$te$a per lo piano per duo, ò tre piedi di lunghezza, ac- cioche $tia equidi$tante all' i$te$$o piano, la correnza del fiume $econda $ia A E O B A, la gamba più alta del $ifone $ia F, la più ba$$a E, nel collo dell'i$te$$o $ifone $i ponga il va$o doppio co- me G, come habbiamo di$egnato di $opra, che riceua l'acqua, che $ale sù, la cui $ommità aguagli l'altezza della torre, $oura la quale $i ha da portar l'acqua. Riempia$i il $ifone di acqua, e $i $erri bene, & in quel modo $i ponga nel fiume, che la parte F $ia più alta della E. e dopò s'aprano li $piragli delle bocche del $ifone, perche l'acqua calando giù per la gamba, e bocca più ba$$a per la $ua grauità, per la gamba E F $alirà l'acqua per il fiume la co$tringerà à $alire, la qual tanto tempo corre- rà, quanto il fiume $correrà, & il va$o doppio farà il $uo officio, riceuendo à poco à poco l'acqua, che $corre.

Che la $uperficie dell'acqua $i può alzar più in alto, che la $uperficie doue na$ce. Cap. XVI.

PER non la$ciar co$a, che po$$a $odisfare alla pre- $ente $peculatione, in$egnaremo in che modo po$$iamo ancora $olleuar l'acqua oltre la $ua $u- perficie, donde ha la $ua origine, $e pur bi$ogna$- $e alcuna volta ingannar il perpendicolo A O E come $i po$$a l'acqua inalzar più alto, che pati$ca il $uo perpen dicolo. ouero quando ha cominciato à $correre per euacuar$i l'acqua, la $uperficie dell'acqua viene à far$i più humile, e per que$to il $ifone non viene à $correre: noi à que$to danno potre- mo $odisfar con que$to inganno. E que$to auuerrà ponendo qualche corpo graue nel va$o I L, per la $ua grauezza vada nel fondo del va$o, e quello $pingendo l'acqua, perche occupa gran corpo, la fa $alir in luogo più alto, ilche $i dimo$trerà con que- $to chiari$$imo e$$empio.

Sia il va$o pieno d'acqua I F G H, di cui l'acqua dopò che $arà al $ine di $correre in$in al G H, $uperficie dell'acqua, il $i- fone la$ciarà più di $correre, ma ponendo nel detto va$o vn SECONDO. A B F D C E G H corpo di pietra, ò di legno graue, ouero olio, e $ia A B C D G, ilquale come giungerà al fondo del va$o G H, l'acqua G H premuta dal pe$o A B C D G, cede al corpo più gra- ue, la onde le parti dell'acqua, che li cedo- no, s'inalzano in alto, & il perpendicolo $i fa più alto in$in à A B F. e que$to $i vede ne'poz zi, quando con pe$i c\=o- primendola, fanno $a- lir l'acqua dì $opra per canali. Il $imile auuie- ne nelle ve$tigia im- pre$$e nell' arena, la quale cedendo al pe$o del corpo humano le $ue parti s'inalzano da tutti i lati. Ma fra tanto io non po$$o finger di non accorgermi d'vn erro- re del dotti$$imo Giulio Ce$are Scaligero, per non intender$i della prattica pneumatica. Egli dunque cercando dimo$trar come l'acqua del mare $tagnante $i po$$a eleuare in luogo pi $ublime, cioè, che arriui alla $ommità de'monti, per e$$er pro prio dell'acqua il calar giu, vedendo i fiumi, che cadeuano da monti, e venire al mare, e dal mare ritornare a' monti, donde erano partiti prima, e lo proua in que $to modo. Per e$$ere in que$ta gran machina del mondo grandi$$ima parte di acqua fuor del $uoluogo, e la terra bu$ata in molti$$ime parti, & in quel luogo doue douea $tar l'acqua, ritrouãdo$i occupato dalla terra, $e ne entra in quei $pechi, e luoghi caui, i quali per e$$er- no $tretti, ne po$$ono capir tanta gran quantità d'acqua, que$te parti violentate dall'acqua del mare, che li $tà di fuori, e non pot\~edo per ragion del luogo, ritornar nelle $ue $edi, cerca v$cir fuori per qual$iuoglia via, come meglio gli è conc e$$o, ande da LIBRO que$ta compre$$ione $i fa l'v$cita dell'acque in molti luoghi, e molte $caturigini, e que$te per non $tar in $uo luogo, $i precipi- tano a ba$$o, ma perche il fatto così per la nouità, come per la dıfficoltà da $aper$i da gli huomini di $emplice ingegno, e gli darebbe trauaglio à capir$i, ci me$$e vn ricchi$$imo e$$empio.

I N A B M F C G D H Sia la $uperficie del- la terra, e la terza par- te del mõdo, e la $uper ficie dell'acqua dop- pia, e $ia la terra nel $uo globo A B C D E F, di cui la $uperficie nò apparente, ma conce- puta dall'intelletto, & eguale alla $uper$icie dell'acqua naturale, $ia A E. la $uperficie- dell'acqua naturale e- guale a que$ta $uper$i- cie A G H F, la mede- $ima $uperficie di $ot- to, che tocca la terra B C D E. il luogo na- turale dell'acqua è fra quelle due $uperficie, onde quella par- te del luogo è occupata da quella parte della terra, la quale è A B E F. dunque cacciata l'acqua fuor del $uo luogo naturale, il qual $ia de$ignato per I K L M, il qual luogo era naturale all'aria. dunque l'acqua A B, G C, H D, F E, è violentata dalla parte di fuori, che cerca entrar nel $uo natural luogo, il quale habbiamo de$ignato per K L M, il qual luogo era natural dell' aria. dunque l'a cqua A B, G C, H D, F E, è premuta dall'acqua di fuo i che cerca il $uo luogo, il qual è $alito per I K L M, onde quella premuta, è co$tretta entrar nelle cauerne della terra. di cui l'e$$empio $ia N, dalla cui cauità $ia O, doue per e$$ere il $ito ba$$o, nè potendo con$i$tere in $e $te$$a, $i precipita in I, è l'O la $uperficie della terra di fuori, la quale dalle vi$cere del mondo l'Artefice del tutto la me$$e in quel luogo, per e$$erci di grandi$$imo v$o alla miglior $pecie de gli animali. Que$to SECONDO. di$$e Scaligero. Ma s'inganna primieramente, che $i $tima, che il luogo dell'acqua $ia $opra la terra. Ma la più ba$$a par- te della terra, cioè le valli, e laghi doue la terra s'abba$$a, qui- ui $i $parge l'acqua, perche la terra non è di perfetta rotondità di vna balla, ma alcuna parte s'abba$$a in valle, vn'altra s'erge in monti, e l acqua $corre $empre ne'luoghi caui, e ba$$i. S'inganna ancora quando dice, che l'acqua I K L M, fuori del $uo luogo, premendo co'l $uo pe$o l'acqua di $otto A G H F, la sforza a $alir per le vi$cere della terra A N, alla $uprema parte del monte O, perche il pe$o dell acqua veramente non fa $alir l acqua insin allo l, perche lacqua non $ale, $e non quanto $cende, dunque si ripo$erà in l, nè $alirà $o. pra il monte. S'inganna finalmente, che $tima, che l'acqua depurata per le vi$cere della terra diuenghi dolce, con$idandosi al- la dottrina d'Ari$totele ne' $uoi problemi. Ma que$to repugna all'e$perienza, come ha- uemo prouato nella no$tra natural Magìa.

DE' SPIRITALI DI GIOVAMBATTISTA DELLA PORTA NAP. LIBRO TERZO. PROEMIO.

GIA nel principio habbiamo in$egnato il de- $cender dell'acqua, & il $alire, e come vicen- deuolmeute l'un cede all'altro, e s'aiutano fra loro l'aria, e l'acqua. Hor mi par tempo ragionar di quelle machine, che habbiamo prome$$o al principio. Noi ne porremo al- cuni e$$empi, accioche da quelli l'ingegno$o artefice da $e po$$a ritrouarne dell'altre.

Come $i po$$ano condur i fiumi dalle ba$$e balli per le altı$$ime cime de' monti. Cap. I.

PERCHE $uole accader molte volte, che bi$ogna dalle valli profonde condur i fiumi per le cime de monti, eluoghi precipito$i in ba$$e ancor valli, così per l'v $o de gli huomini, come per di$seccare alcuni laghi e finalmente come da quell'acqua

LIBRO TERZO.

condotta nelle cime de' monti po$$iamo far na$cere nuoue $ca- tutigini d'acque. Le quali co$e da principij da noi in$egnati, le mo$traremo.

C A D B

Sia vn monte alto, e precipito$o A B C, di cui la cima $ia C, e $ia l'acqua, che ripo$a nella valle B, e nell'altra parte del mon te vna valle più ba$$a A, alla quale vogliamo condur l'acqua. Primo per la corobate, dioptra, ò ò liuello, come ne in$egneremo poco più appre$so, cono$ca$i per$ettamente quanto la val- le A $ia più ba$$a della B, e che hauendo$i à far vn fonte nella cima del monte dell acqua, che $correrà per di là, $uccedendo- ui l'aria, non po$$a e$$ere defraudata dal $uo perpendicolo, co- me habbiamo in$egnato di $opra. Poi $i facci vn canale con- tinuo di creta, ò di piombo, ò di rame, ò d'altra materia più ferma il qual dallago B $aglia per la cima del monte, e cali giù poi in$in al luogo A, luogo vn poco più ba$$o, e $ia A B. vna li- nea equilibrata a liuello, la bocca B $ia $ommer$a nell'acqua di ci$terna, lago, ò di pozzo. Ma come da B in C, e da C in A

LIBRO

$i po$$a tirar l'acqua, quì $tà l'importanza: e tanto più $e il ca- nale $arà largo, capace, e molto lungo, perche non po$$iamo con la bocca tirando il fiato à noi, tirar sù l'acqua, come far $ogliamo ne'$ifoni di vetro, per rinfre$car gl'infermi febrici- tanti, e rallegrarli. nè ba$tano l'attrattioni, che $i face$$ero con i mantaci à tirar tanto pe$o di acqua, e di aria. e que$to $arà tanto malageuole, quanto meno $opra di ciò è $tata fatta pa- rola da gli antichi. V'era quell' autorità di Hierone, che hab- biamo referita poco anzi, ma quella l'habbiamo giudicata fal$a. Ma il modoè que$to. Sia nella cima del monte C, nel collo del canale vi apriremo vna bocca, & in quello vi $aldare- mo vn infondibolo, ouero imbottatoio, poi chiuderemo l una, e l'altra bocca del canale di ba$$o, e quella, che $tà $otto il la- go B, e quella, che $tà aperta in A, all' hora per l imbottatoio C vi $i butti nell' una, el altra gamba tant'acqua in$in che tutto il canale $ia pieno, al fin togliendo via l'imbottatoio, $aldare- mo quel bu$o con $tagno molto bene, ò $i $erri l'imbottatoio con vna chiaue, con diligenza grande, che nó re$piri, ne che vi po$$a entrar aria, dopò s'aprano le bocche A, B, perche quan- do dalla parte più ba$$a cominciarà à $correr l'acqua, non la- $ciarà più, perche quando la parte A D, con la quale il perpen- dicolo co'l $uo pe$o tira à $e, & A C cominciarà à $correre, sforza il C B, che tiri sù l'acqua. Ma come $i po$$a poi far vn fonte nella cima del monte, l'in$egnaremo. Nell'alto del $ifo- ne, doue era il bu$o Capriremo di $otto, come poco anzi nel libro pa$$ato hauemo dimo$trato, nel quale $alderemo vna chiaue, & habbia duo bu$i, che quando vno $e ne chiude, s'apra l'altro, & il collo cali giù di$tinto in duo colli, e $i chiuda den- tro due ci$terne. Scorrendo dunque l'acqua continuamente per il canale B C A, apra$i la meta della chiaue, e così l'acqua calerà à poco à poco nella ci$terna, e l'aria, che v$cirà dalla ci- $terna, s'vni$ce all'acqua, che $tà nel $ifone, e diuenta vna co$a continua, e così infin a tanto, che la ci$terna $i riempia, e come $arà piena, $i muoue la chiaue, e quando $arà piena que$t'altra ci$terna $i chiude la bocca, s'apre vn'altra, e che $i dia $pira- glio, ch'entri l'aria, e s'euacui tutta l'acqua, & entri l'aria nel vano dell'acqua. all'hora potremo dalla ci$terna piena cauar l'acqua per no$tro v$o, accioche wentre vna $e ne riempie, TERZO. el'altra fi euacui, così mentre non mancherà il cor$o dell'ac- qua nel $ifone, non mancherà acqua nelle ci$terne.

La fonte di Hierone, che alzi al doppio del $uo perpendicolo. Cap. II.

PER e$$er la più bella machina quella fonte di Hie rone nel capo 36. della quale $e ne $eruono bene $pe$$o i Principi nelle lor men$e conuiuali, but- tando acque odorifere, così ancora gli ammala- ti di caldi$$ime febri $i rinfre$cano, nel veder $par ger acque nelle lor camere, i loro caldi$$imi $piriti, e que$to facciamo per $eruirci de' principij no$tri già propo$ti, noi ne faremo vna, che butti al doppio del $uo perpendicolo.

Sia vn va$o A B, che habbi vn partimento C D, di cui la par- te $uperiore habbi tre ca$$ettine E F, G H, A D, e cia$cheduna di loro habbi la $ua chiauetta $opra I K L, con le quali $i po$$a $errare, & aprire, la prima ca$$a $ia C E, habbi il $uo canale dal primo del $uo partimento C D, e per la linea C D $caturi$ca l'acqua per la bocca B, fuori del corpo del va$o, e $ia il $uo ca- nale C B, & habbi la $ua chiaue in C. Di più della cima del più alto couerchio venghi fuori vn canaletto M, che $aglia alla fonticella M N, che habbi quella mi$ura di acqua, che voglia- mo mandar fuori, & vna $imil mi$ura della capacità delle ca$- $ettine $econdo la proportione, e fini$ca$i vicino al couerchio di $opra, e mi$ura con l'animo, che la lunghezza di C B $ia dop- pia A. la $econda ca$$ettina G S, dal piano del partimento $a- glia sù vn canale S T, che trapa$$i il couerchio del va$o, & $i $aldi con lui co'l $tagno, e $agli in$ino al couerchio della fonti- cella, e $ia S T. e dal piano della terza ca$$a D G, dal partimen- to di$cenda il canale D P, in$in al P, poco lontano dal fondo del va$o, & habbi $opra il D la $ua chiaue. & vn'altro canale pa$$i il partimento H F, e fini$ca appre$so il couerchio, e $ia Q R: dal piano della fonte A B, di$cenda vn canale in$in al fondo del va$o, e fini$ca vicino al fondo, e $aldato co'l partimento, e $ia V X con la $ua chiaue di $opra Y, e dal fondo della fontanella $aglia vn canale di tanta altezza, quanta è V X, ò meno, con la LIBRO P X O N H Y Z G K C O A L V F T E M I R S B $ua chiaue Z X, e $ia Z. E quando noi voglia- mo dimo$trare lo $pet tacolo, riempian$e lo tre ca$$ettine I F, M H, L D, e $i otturino le lo- ro bocche con le $ue chiaui I K L, chiudan$i con due chiaui. all'ho- ra $i aprano le chiaui C D, & in$iememente i canali, che buttano l'acque. Da quelle co- $e, che hauemo dimo- $trato di $opra, $i può cono$cere, che caden- do l'acqua per il B, l'aria $ale per M N, e per S T, porta l'ac- qua dalla ca$$ettina C F, in$ino allo X, & v$cendo fuori l'acqua per D P, l'aria parten- do$i per Q R, co$tretta dal $uo pe$o, fa violen- za all'acqua nella ca$- $a G F, che cacciata l'acqua in$ino allo X, la $aglia in$in alla fon- ticella, e riponga tan- ta acqua nella fonti- cella, quanto ne $ia ca- duta dalle ca$$ettine di $otto. all'hor s'apra la chiauicella Z, nella fonticella, e della ca$$a di $otto Y, e la quantità d'acqua, che cala giù per lo canale Y Z, $i parte l'aria D Q R, & S T, & per il canale Z è forza ad v$cir fuori della fonticella.

TERZO. Come vn'acqua immobile po$$a far $alir in alto vn'acqua. Cap. III. H M A F I E G B L

SIA vn va$o A B C D, in forma di imbot- tatoio, nella cui parte di $opra $ia vn partimento E B, $opra il couerchio A F, dal piano del pauimen- to E B, a$cenda il cana- le H, di$tante dal fondo tanto, quanto l'acqua. ba$ti à $correre, $aldato co'l $uo couerchio. dal fondo del pauimento bu $ato $alga vn'altro ca- nale L, $aldato nel paui- mento, che a$cende in$i- no al couerchio, quanto ba$ti à $correr l'acqua, riempia$i il va$o A B, per alcuno $piraglio M, e dopò pieno, $i otturi bene, che non re$piri. quando dunque que$to va$o $i premerà $opra l'acqua in$in che venghi al fondo del cado, l'aria compre$$a nel corpo A D, $alirà per il canale I L, e $pin- gerà l'acqua, che $alga per il canale H G, nè ce$$arà $correre dallo H, $in che l'aria amma$$ata nel corpo di E D, non $ia. tutta pa$$ata via. ouero nell'alto del va$o D $i ponga alcun. pe$o, che lo tiri giù, e l'aria la tenga $o$pe$a, ma il pe$o $ia ta- le, che non spinga, ma à poco à poco cali giù, e parrà co$a piu merauiglio$a.

LIBRO Come po$$iamo $eparar l'acqua dal vino, e fratanto $i not a vn'errore di Hierone. Cap. IIII.

F PER ragion della leggierezza, e grauità l'acqua $i $epara dal vino. Sia vna carrafa, ò bic- chiero, che habbia bocca di $o- pra rotonda, che capi$ca accon ciamente vna balla, & s'vni$ca con lei da. tutte le parti. 11 bicchiero $ia pieno di vino, il qual habbiam $o$petto, che non habbi mi- $chiata l'acqua. e $ia la balla di tanta ca- pacità quanto può capir il bicchiero di $ot- to, cioè il vino $emplice, e $e la quantita non $i può $apere, almeno quanto ci imaginamo, che $ia, ò almeno minore, la balla $i riem- pia di acqua pura, e $i ponga $opra il bic- chiero, & habbi di $otto vn picciolo bu$o, e s'vni$ca il bu$o co'l vino, che l'aria non. vi po$$a entrare. all'hora vedremo, che l'acqua cala giù nel bicchiero, la cui grauità co$lringe il vino, che lo $tà circon- dando intorno intorno per il mede$imo bu$o $alir sù nella bal- la, & alla $ua cima, doue $tà F, pa$$ando per mezo l'acqua, $en- za me$colar$i punto con l'acqua, e dimo$tra vn gioco molto diletteuole, e que$to $inche $arà calata giù tutta l acqua, & il vino $alito di $opra, che non vi re$terà nell'acqua meno l'odo- re, il che cono$cerai dal colore, e dall'odore, e $e oprarai mol- to bene, con$eguirai quello, che de$ideri. Ma accade alle. volte, che dopò tirato sù il vino, $e non $arà piena tutta la capacità della balla, e noi vogliamo $eparare l'acqua dal vino, riuoltiamo la balla, che $tia la bocca di $opra, che $ubito $i riuolta sù il vino, e con vn lucigniuolo ne po$$iamo $eparare il vino. Da que$ta e$perienza non è da di$$imular$i vn' errore di Hierone, il quale mentre de$criue il $uo va$o prochita, propone vn fal$o e$perimento in que$to modo, nella TERZO. K A H D O G B ottaua propo$itione. Dice egli. Sia il va$o A B, habbi nel mezo vn partimento C D, & tutto bu$ato, co- me vn cribro, nel cui centro $ia vn bu $o F, per lo quale il canale F H K pa$- $i, $aldato in$ieme co'l partimento, e poco di$tante dal fondo del va$o, do- ue è G, & habbi vn'altra bocca H $ot- to il manico del va$o, e quiui $alda- to, habbi vno $piraglio nella parte di fuori $otto l'orecchia K, il quale $i po$$a chiudere con vn dito. Quando dūque haremo chiu$o lo $piraglio K, butti$i il vino nel va$o, perche re$ta- rà $opra il partimento, che non potrà calar giù per quei bu$i del cribro, perche l'aria di dentro non ha per do ue v$cire, $e non per K. Quando poi torremo il dito, & apriremo lo $pi- raglio, calerà giù il vino nel luogo di $otto, e $i riempirà tut- ta la parte C B D. all'hora rinchiuderemo, e buttaremo giù l'acqua, la quale non $i mi$chiarà co'l vino, la onde $e riuol- teremo il va$o, v$cirà l'acqua pura. Le quali co$e $ono tut- te fal$e. Primieramente quando buttiamo il vino dentro, ca- lerà nella parte di $otto, perche l'una parte de' bu$i e$$alarà l'aria, e $e ne v$cirà per la bocca del va$o, per la quale pri- ma entrò il vino, e parte riceuerà il vino. Oltre à ciò, quan- do l'acqua $tarà $opra il vino, e $i toccano, l'acqua $cende- rà giù, perche è graue, & il vino $alirà, perche è leggiero, come habbiamo dimo$trato di $opra, nè ponno $tar così me- $chiati in$ieme $uor de'luoghi loro.

LIBRO Come i conuitanti buttando acqua nel va$o, venghi sù altro tanto vino. Cap. V. D A B C H E F

SIA vna loggia da ce- nare. CD, in cui la tauola con li conuitati. da vn mu- ro di quella $ia vn va$etto A, con vn canaletto G, che habbi vn canale fin $otto lungo, e $ia I E, con la $ua chiaue I, $opra il va$o A, $i di- lunghi vn canale per $opra la $tanza in vn'altro va$etto B, ben $aldato nella ci- ma, dal va$o di$cen- da giù nella botte di $otto vn canale B F, che cali giù nella bocca per il coccone della bocca F, e cali in$ino A L, ben $al- dato co'l coccone. nel va$o B $ia vn canaletto, che venghi fuori, e $ia H. Quando dunque vogliamo bere, ponemo vna mi$ura di acqua quanto vorremo nel va$o A, per il canalet- to G, e $erraremo bene. poi apriremo la chiaue I, e calerà giù la detta acqua per il canale I E, e tirerà l'aria à riempir quel vano per il canale A D C, e quello dal va$o nella botte F, e $alirà tanto vino in B, quanta acqua è calata dal va$o A, & per il canaletto H ne verria fuori.

TERZO. Come po$$iamo cono$cere quando vn'acqua $ia più leggiera, che vn'altra. Cap. VI.

PER importar molto alla $anità dell'huomo, con che ragione po$$iamo cono$cere quanto un'ac- qua $ia più leggiera di un'altra, l'in$egnaremo. Ma veggiamo prima, che parere $tato $ia il porer degli antichi $opra que$to fatto. Homero loda molto l'acqua leggiera, e la chiama imertin, cioè de$iderabile. Così il $iume Titare$o, che sbocca nel Peneo, lo $uol chiamare. Seneca nelle que$tioni naturali, dice, che alcune acque $ono põ- dero$e, altre leggiere. Dice Ateneo, Delle acque alcune $ono corpol\~eti, e graui$$ime nel $uo pe$o, come in Zuzene, che gu$ta- ta, $ubito riempie la bocca, ma quella $corre dalle m niere di Pangeo, vna conca pe$a d'inuerno nouanta$ei dramme, e l'e$tate $e$$anta$ei, perche il freddo la re$tringe, e la $pe$$a più in$ieme, che tutte l'altre. la onde quando $corre negli ho- rologgi, non rende l hore certe, così l'inuerno, come l'e$tate, ma ineguali, perche per la gro$$ezza e$cono più tardamente. Quella, che è più fredda, e più dura, alla $tatera è più graue, e per la mede$ima cagione a$$ai peggiore, percioche per la troppa freddezza, e per la molta gra$$ezza, che ha per la parte terrena, con più fatica $i $malti$ce nel ventre. L'acqua di Bo- ri$tene è la più delicata di tutte, per que$to $egno, che soura- nata al $iume Higione per la sua grandi$$ima leggierezza, e scorre da luoghi settentrionali. Plutarco ancora dice nel- le que$tioni naturali, che l'acqua d'inuerno è più graue ne' fiu- mi, e que$to accadere per l'aria, perche penetrando il freddo nell'acqua, la rende gro$$a, e ponderosa, come $i uede nelle clep$idre. Ma dice Teofra$to, che in Tracia non molto lungi da Pangeo e$$erui una fonte, dalla quale ripieno un uaso di ac- qua, e $i pesa, che al doppio è più graue l'inuerno, che l'e$tate, e $i conosce da quì, che inspe$$ando$i l'acqua, è più tarda nello scorrere: e che le naui, che nauigano ne' $iumi, d'inuerno portano più gran pe$i, e carichi, perche quanto l'acqua è più co$tretta in se $te$$a, più fa re$i$tenza, e diuien più graue, e le LIBRO naui per l'inuerno hanno il corso più tardo non così nel mare. Scriue ancora Ateneo, che l'acqua del fonte Peirene in Corin- to pesata e$$ere $tata conosciuta la più leggiera di tutte le ac- que di Grecia. Hippocrate Prencipe de' Medici, dice non e$$er leggiera quell'acqua, che $i conosce per giudicio della $tatera, come proua non sufficiente, ne $i pesa ella come le altre cose, ma quella e$$er leggiera, che pre$to $i riscalda, e pre$to $i raf- fredda. Ero$tato, & Ateneo dicono, che quelli sono di poca con$ideratione, & ingannar$i ageuolmente, i quali vogliono conoscer la bontà dell'acqua co'l peso, perche se $i fara com- paratione dell' acqua di Anfiarato eccellenti$$ima, con quella cattiua di Eretria, non ci harà nulla differenza nel peso. Plinio. Alcuni giudicano qual acqua $ia più saluti$era con la $tatera, ma con uana diligenza, per e$$er cosa rara, che l'una $ia più leggiera di un'altra. Paolo Egineta riprende quelli che e$$aminano l'acqua co'l peso, per non e$$er ba$teuol $egno per la bontà dell'acqua. Auicenna approua l'acqua per peso, ma con altro modo, che gli altri. Ma tu deui sapere, che l peso è uno di quei segni dell'acqua, qual $ia migliore. E $i conosce il peso per la misura, e la leggiera è la migliore; come se in due acque diuerse, ò due cotte, duo panni di un mede$imo pe- so $i bagnino, e poi $i secchino gagliardamente, e poi $i pe$ino, quello, che sarà nell'acqua cotta più leggiera, quella sarà mi- gliore. Ma il modo sarà que$to. Facci$i nna piramide ro- tonda lunga quattro diti, uacua, di peso di tre, ò di quattro serupoli, dalla cima alla base $i tiri una linea, acciò $i po$$a partire in tante parti, quanti $crupoli pesa, e $i pone in acqua à nuoto, come se fu$$e una nauicella; quell'acqua, che sarà sot- tile, e leggiera, cede al peso, e calarà più giù, e la piramide ca- lerà più profondamente, perche nell'acqua graue, e densa $i sommerge meno. Con que$ta esperienza hauemo ui$to l'ac- que delle pioggie e$$er più leggiere di quelle de' fiumi, e que$te delle marine. Vanno à torno alcuni uer$i di un certo Poeta, quali porrò sopra que$to fatto.

Non l'acque, che per fiumi erranti vann o,

Nè quelle, che $epolte $on ne' pozzi,

O che da $caturiggini van fuori,

Hanno vn pe$o mede$imo, od eguale.

TERZO.

Neivini, che da campi, ouer da colli

Na$cono, ò da luoghi alti, ouer da ba$$i,

Ilche con questa industria vò prouarti.

Si fa di argemo, ò di oro vna colonna

Grande quanto vna canna fra duo nodi

Produr $uol, e $ia $otto vn poco acuta,

Acciò non tutto cada dentro, e tutto

Nuoti $our a dell'acque, e dalla cima

Vna linea $i tiri in$in al fondo.

La qual $i $echi in tante parti, quante

Scrupuli pe$a, ò $iarame, ò di argento.

Con questa mi$urar potrai delle acque

Qual $ia lor vero pe$o: perche e$$endo

Sottil $ottentrerà molto ne l'onde.

Ma $e graue $arà, vedrai nuotare

Molto $oura de l'acque. e $e torrai

Tanto de l'vna, e l'altra acqua, più pe$o

La più graue terrà; ma $e $aranno

Egualmente di pe$o, fia maggiore

Quella, che l'acquabaue $ottile, e lieue.

Che $e tre volte $ette, i $ei cilindri

Vedraine l'acque, quelli ne baran pre$i

Tre volte otto, e all'bor giudicherai

Di questi e$$er $ol graue di vna dramma.

Maimporta conferır tanta vgual acqua,

O $e più graue auanza di vna dramma,

Quanto auanza di quelle, ouer la terza

Parte ver$a il cilindro.

La cagione ricercherai in Archimede nel libro di quelle co$e, che nuotano nell'acque, il che è $tato tra$critto da Seneca. Pe$a qualunque co$a vuoi, e pe$ala poi nell'acqua, pur che di proportione $ia l'una, e l'altra, $e l'acqua $arà più graue, por- terà vna co$a più leggiera, che ella non è, e tanto s'inalzerà $oura $e $te$$a, quanto $arà più leggiera, le co$e graui di$een- dono giù. Ma $e $arà egual pe$o dell'acqua, e di quella co$a, che tu pe$arai, ne $cenderà giù, ne nuoterà di $oura, ma egual- mente nell'acqua, e nuoterà veramente, ma qua $i $ommer$a, che niuna parte $e ne vedrà di $uori. E di quà viene perche LIBRO alcuni legni qua$i tutti nuotano $oura l'acqua, & alcuni re$ta- no mezo $ommer$i $econdo il liuello dell'acqua, & alcuni va- dano $otto. Perche quando il pe$o di tutti è vguale, ne l'vna, ne l'altra vuol cedere all'altra, le co$e più graui caleranno giù, e le più leggiere nuotano. Onde doue l'acqua è più leggiera del corpo humano, o di vn $a$$o, non la$cia vincer$i da quello di $ommerger$i. E così auuiene, che in certi laghi, ne meno le pietre vanno di $otto. Galeno dice nel libro della virtù de' medicamenti $emplici. Ci è vn'acqua nel lago di Pale$tina nella Soria caua, il quale alcuni chiamano Mare morto ouero bitumino$o, la qual è $al$i$$ima, che buttandoui più $ale, ne me- no lo può più liquefare, tanto $ale ritiene in $e, & è più graue dell'acqua marina, e que$to in tanto pe$o, quanto l'acqua di mare è più graue di quella de' fiumi, $i che volendo buttartici dentro, e calar giù, $i eleua di $opra, e l'acqua t'inalza, che $e butterai in que$to lago gli huomini ligati di mano, e piedi, non andran giù, e le naui nel mare ponno portar più graui pe$i, che ne' fiumi. Onde han trouato regola con far la $almuoia egual- mente $alata, quando veggono nuotare vn' vuouo in quella, per- che quando và $otto, e non nuota $opra la $u perficie della $almuo- ia, ci $arà troppo ac- qua dolce. & quando viè tãta copia di $ale, che non ba$ta più à li- quefarla, $arà all hora la più graui$$ima di tutte. Plinio dice, che il lago Arctu$a $o$tiene ogni gran pe$o. Et Ari$totele dice ne'problemi, Perche meglio nuotiamo nel mare, che ne' fiumi? Ouero perche quello nuota con diligenza, $i ferma $oura l'ac- qua, & in quella co$a po$$iamo noi meglio fermarci, la quale ha più gran corpo, come l'acqua di mare, che ha più gran cor- po di quella del fiume, più gro$$a, e fa più re$i$tenza. Con que- $ta e$perienza i ma$$ari cono$cono $e nel vino mo$to vi $ia ag- gionta acqua, come ne in$egna Democrito, perche buttano vn melo nel mo$to, & a$$ai meglio vn pero $eluaggio, altri vna. TERZO. locu$ta, altri vna cicala, perche nuoteranno $e il vino è puro, ma $e $i $ommergono, ci è mi$chiata acqua. Po$$iamo ancora cono$cere quando vn'acqua $arà più leggiera, con vn'altro $e- gno, $e $aranno attaccate alle braccia di vna libra due verghe di metallo, argento, oro, ò rame, e come $taranno à liuello, $i calano nell'acqua le bilancie, perche quella, che più vi $i at- tuffa dentro, darà $egno, che l'acqua $arà più leggiera, come habbiamo dimo$trato nel libro della no$tra Magìa naturale.

Per $apere vna parte di acqua in quanta di aria $i ri$olue. Cap. VII. A B C D E

FACCISI vna ca$$a B C di ve tro, ò di $ta- gno, e $ia nel fondo bu$ato, per doue pa$$i vna canna di vn'ampolla da di$tillare, che $ia D, e que$ta habbi vna, ò due oncie d acqua. dentro, e $ia il collo $alda- to nel fondo della ca$$a, che nõ po$$a di là $correr fuori. dal fondo della ca$$a $i par- ti vn canale tanto lontano dal fondo quanto ba$ti à $correr l'acqua, e que$to ca- nale pa$$i per lo couerchio fuori, poco lontano dalla. $ua $uperficie. que$@a ca$$a $i riempi di acqua per il bu $o A, e poi $i $erri bene, che non po$$a re$pirare. all'vltimo po- nerete la detta boccia $opra il fuoco, & andate $caldãdola pian piano, che $oluendo$i l'acqua in aria, premerà l'acqua nella ca$$a, e quella farà viol\~eza all'acqua, che $ali$ca per il canale C, c ne $corra fuori. e così andar $empre $caldando l'acqua $inche LIBRO $arà finita tutta: e mentre sfumerà l'acqua, $empre l'aria pre- merà l'acqua nel va$o, e l'acqua v$cirà $empre fuori. Finita l'e$$alatione, $i mi$uri quant'acqua $arà fuor della ca$$a, che in luogo dell'acqua v$cita fuori, vi $arà re$tata tant'acqua. e vi accorgerete della quantità dell'acqua v$cita, che l'acqua $i è ri$oluta in tant'aria. Si può ancora ageuolmente mi$ura- re vn'oncia di aria nella $ua con$i$tenza in quante parti di aria più $ottile $i può di$$oluere. E $e bene di que$to ne habbia- mo trattato nelle no$tre meteore, pur facendo quì à no$tro propo$ito, non ci rincre$cerà di ridirlo.

A B Habbi$i vn va$o da di- $tillare detto gruale, ò volgarmente detto ma- terazzo, doue $i di$tilla l'acqua vite, de$critto da noi nel libro di di$til lare. e $ia di vetro, acciò $i vedano gli effetti dell' aria, e dell'acqua, e $ia. il va$o A, que$to habbi la bocca dentro vn va- $o B, piano, pieno di ac- qua, il qual va$o $arà pie no di aria, gro$$o nella $ua con$i$tenza, più, e meno, $econdo il luogo, e la $tagione. Poi acco- $tarete vn vaso pieno di fuoco al corpo del vaso in A, e l'aria $ubito ri- $caldando$i, $i andarà $ottigliando, e fatta più $ottile, vuole più gran luogo, e cercan- do v$cir fuori, verrà fuori dell'acqua, e $i vedrà l'acqua bollire, che è $egno, che l'aria fugge, e quanto $i andrà più ri$caldando, l'acqua più boglierà, ma e$$endo ridotta tenui$$ima, l'acqua non boglierà più, all hora rimouete il va$o del $uoco dal ven- tre A, e l'aria rinfrescando$i, s'andrà ingro$$ando, e vuol minor luogo, e non hauendo come riempir il vano del ua$o, perche TERZO ha la bocca sotto l'acqua, tirerà à se l'acqua dal uaso, e $i ue- drà salir l'acqua sù con gran furia, e riempir tutto il uaso, la- sciando uacua quella parte, doue $tà l'aria ridotta già nella sua natura di prima. E se di nuouo acco$tarete il fuoco à quella poca aria, attenuando$i di nuouo, calerà giù tutta l'ac- qua, e rimouendo il fuoco, tornerà à $alir l'acqua. Fermata, che sarà l'acqua, uoi con una penna, & inchio$tro segnarete fuori il uetro l'e$trema superficie dell'acqua. poi lasciando uscir fuori tutta l'acqua della carrafa, all hora con un'altro uaso porrete tant'acqua in detta carrafa, $inche riempirete in- $in al segno della linea notata con inchio$tro: all'hora misu- rarete quell'acqua, e quante uolte quell'acqua riempirà tutta la carrafa, tante uolte una parte di aria nella sua con$i$tenza, $i ampliarà, e$$endo attenuata dal caldo. e di quà nascono grandi$$imi secreti.

Lucerna mirabile, che piena di olio, e riuolta, non cade giù l'olio, se non quanto ne consumaillucigniuolo, e contra il parere di Cardano. Cap. VIII.

RICERCA il presente tempo, che dopò inse- gnati i principij dell'arte, uenghiamo a qual- che bello artificio, & operatione. Al primo mi s'incontra la lucerna, la quale dopò piena di olio, e riuolta sottosopra, non uerrà più fuori l'olio, da doue fu ripiena, ma mentre il lucigniuolo con la sua fiamma ne consuma, brusciando, quanto ne consuma di olio, tanto ne cade giù, e $i $tringe nella $trettezza del buso, che non ne uenghi fuor tanto, se non quanto bisogna alla luce. La lucerna $i uende publicamente, & è a tutti manife$ta, ma non è alcuno fin ade$$o, che ne sappi la cagione. Noi dichia- raremo la cagione, acciò da quella po$$iamo pa$$are a cose maggiori, & infinite $i po$$ano inuentare nuoue machine. Ma ascoltiamo un poco Cardano, che nel suo primo libro del- le sottilitadi descriue la lucerna, e la cagion di tale effetto. LIBRO A B C F E Da que$te cagioni è $tata imaginata una lucerna mirabile in forma di torre, chiu- sa da tutte le parti, & con un solo buso D, per lo quale $i riem- pie di olio, in$in che $ia tutta piena, tutta $oda di $tagno, e quà- do $i drizza come $tà ade$$o, l'olio non po- trà uscir per il buso D, perche se l'olio, che $tà in C, discen- de$$e giù, come che è graue, per la ragion del uacuo, che è in D, quello, che fu$$e in B, uerrebbe al C, e quel- lo, che fu$$e nello A, uerrebbe al B;dunque $i lasciarebbe uacuo nello A; acciò dunque non re$ti uacuo in A, dice, che l'olio an- cora in B, & in C, & D, non $i uersarà. Ma in che modo? men- tre il lucigniuolo acceso nello F, $i consuma l'olio per il cana- le E, può uscir per D, onde nece$$ariamente può di nuouo ue- nire alla ragion del uacuo. Ouero è tirato fuori dalla forza del caldo; ò che da se $te$$o cada l'olio, quanto appartiene alla ragion del uacuo, par che non u'importi nulla. Ma l'esperien- za ci insegna, che la lucerna arde, e cosi a poco a poco eua- cuar$i, ma l'olio da se $te$$o non cade giù. La cagion è que$ta, che il fuoco riscaldando, fa più raro, e più sottile l'olio, e quel- lo fatto più raro, $i gonfia, e uien fuori, fatto più ampio per il buso D, e la sua parte leggieri$$ima uà sù al sommo della lu- cerna, doue hauemo po$to lo A, la quale per e$$er tutta piena di aria, riempie il luogo di aria, e così a poco a poco uà cre- $cendo, mentre l'olio vien fuori. La onde è bi$ogno quello e$$er molto nece$$ario, che il canale D E F, non $ia più breue del do- uere, ò che il lucigniuolo in F, non $ia troppo grande, perche TERZO. nell'uno, el'altro modo per il molto caldo, l'olio $i gonfia tan- to, che vien fuori. Fin quì ha parlato Cardano. Ma quanto, ò buono Idio, ciarla que$t huomo, $e bene è molto $ingular huo- mo per la uarietà della $ua dottrina, e nouità, & in quante pazzie $i la$cia cadere, mentre vuol cercar verità nella bugia. Hor dice, che l'olio è tirato dalla forza del caldo, & hor men- tre la fiamma è molto ardente, l'olio $i fa $ottilif$imo, e $i riuol- ge in aria, e và nella parte $uprema della lucerna, e voler vn canale, che non $ia più breue del giu$to, ne il lucigniuolo mag- giore, ne per vigor della fiamma gonfiar$i l'olio, che $ia forzato v$cir fuori. le quali co$e $ono tutte fal$i$$ime. Ma la ragione è per $e $te$$a facile, e manife$ta, $e vi ricordarete quello, che habbiamo ragionato de' principij di que$t'arte. Quando la lucerna s'ha da riempir di olio, $i ha da riuolgere, che la parte A B C, $ia equidi$tante alla terra, e per il bu$o D, buttarui l'olio dentro a poco a poco, perche $e lo butterai troppo in fretta, l'olio s'adunerà intorno al forame, e l'aria prohibirà l'entrare all'olio dentro, che non può empir$i $e non per la mede$ima bocca, per doue ha da v$cire. Piena, che $arà dunque, all'hora $i ritorna al dritto di prima, $ubito l'olio v$cirà fuori à poco à poco per il bu$o D, e non impedirà l'entrare all'aria, $in che l'olio otturerà il forame D, & e$$endo il forame $otto l'olio, $otto la linea D E F, co'l $uo corpo cuopre la bocca, e non po- t\~edoui entrar più l'aria, la$ciarà di $correr fuori, e come l'olio, e l'aria $i ripo$ano nelle $ue $edi, ne l'olio più calerà da A, per non hauer $trada da calar giù, perche il luogo A, $i riempirà di aria. Poi s'accenda il lucigniuolo nel canale D E F: & per vigor del calor della fiamma $i con$uma l'olio, che copriua il bu$o D, per lo quale $i riempie il va$o, & entra l'aria per D, e l'olio per l'i$te$$o D, $e ne vien fuori, e non la$ciarà di $correr mai, finche l'olio non coprirà tutto il bu$o, e $i riempie di nuo- uo il canale, così non hauendo per doue entri l'aria, non verrà più olio fuori: così di nuouo ardendo il lucigniuolo, e con$u- mando l'olio, la bocca D, $i $cuopre, e l'olio di nuouo v$cirà fuori, e que$to fin che tutto $i con$umi: e que$to chiaramente $i $cuopre da chi vi mira, perche quando cala giu l'olio, e l'aria entra d\~etro, s'ode il rumore e $trepito, che fa l'aria, che rientra, el'olio, che vien fuori. Ma più chiaramente $i vedrà appre$$o. LIBRO A B Po$$iamo co'lmedefimo ar- tificio, ma con più ageuole apparecchio, nel mezo delle $ale di gran Signori accom- modare vna lucerna di mol- te lucernuole, ordinate in- torno, & che habbia vn va$o accommodato $opra il $ola- ro della $ala, e pieno d'olio, che arderà vn me$e intiero. Soura il pauimento di vna camera $oura la $ala $i ac- commoda vn va$o in forma di colonna, ò di eguali $u- perficie da tutte le parti. di $otto la $ua ba$e $e gli attac- chi vn canal $ottile come vna canna, ilqual cali giù in mezo la $ala; di $otto habbi vn va$o rotondo piano, da cui ui e$cano molti canali da tutte le parti per porui i lucigniuoli, che habbino le bocche poco più $opra le ba$i, come habbiamo detto poco innanzi, per lo quale $i mi- ni$tri, e di$pen$i l'olio à tutte le lucernuole. Il va$o di $opra habbi vna bocca $oura lo A, per lo quale $i metta l'olio: le bocche di $otto $i chiudano co'l dito, accioche l'olio non cali giù nelle ba$i. & chiu$a la bocca A, che non re$piri, buttandoui l'olio à poco à poco, riempirà la ba$e rotonda; ma come $ar@ $opra la bocca B, $i cuoprirà, ne calarà più giù, accendan$i i lu- cigniuoli, e quando $i haranno a$$orbito tutto l'olio, riempirà e $ue parti mancheuoli la canna.

TERZO Come à gli amici conuitati, vn beccbiero posto soura la tauola, darà da bere à tutti. Cap. IX.

NE la$ciaremo di raccontare vna co$a da $pa$$o. per vn banchetto. Soura la tauola vi accommo daremo vn bicchiero, & vna tazza piena di vi- no, e riuolta giù, che quando alcun beuerà, e $i harà $atollato, $ubito vi calerà nella tazza à po co à poco, e quando la$ciarà di bere, il bicchiero la$ciarà di ri- fonder uino. Habbiate una tazza di bocca larga, e qua$i piana, che nó habbi le margini intorno molto rileuate. habbi$i anco- ra un bicchiero alto, e $tretto, che capi$ca d@ece, ò dodeci car- rafe di uino. Quãdo dunque $arà ripieno di uino, accommodi$i sù la bocca la tazza, che habbi nel $uo cétro il bicehiero, e po$$a por la mano $opra il fondo della tazza, e con un'altra mano terremo il bicchiero, con una gran diligenza, e pre$tezza, e de- $trezza $i riuolti giù, accioche nel riuoltarlo giù nó $i $parga il uino. onde il bicchiero $tando nel mezo della tazza riuoltato, harà $otto la tazza, e perche ò poco, ò nulla $aranno le labra del bicchiero lontane dal fondo della taz za, calarà giù a poco 2 poco il uino, in$in a tanto, che coprir à gli e$tremi orli del bicchiero, e così ce$$erà di calar il uino. In que$to modo.

Sia il bicchiero riuolto A B, la tazza C D, gli e$tremi labri E F, cali giù il uino nella tazza, in$in a tanto che cuopra gli e$tremi orli E F: ponga$i il ua$o $opra la tauola nel $uo mezo, e gli conuitati a be- re, sedenti intorno intorno, colui, che ha desio di bere, ponga l'e$tremità delle sue labbra all'orlo della tazza, e $ucchi il ui- no, che quando harà ingoiato tanto ui- no, che si discuoprano l'e$tremità delle labbra, dando apertura all'aria, e salendo sù l'aria al fondo del bicchiero, calerà LIBRO giù il vino, e di nuouo riempirà la tazza, e tolto le labbra dalla tazza, il vino $i ripo$era d'intorno à gli orli della tazza, e non hauendo l'aria più adito dentro, impedirà il vino, che nõ cali, onde con que$to $olo va$o tutti i conuitati $aranno $atolli di bere, ne $arà molto differente de$criuere que$to va$o nel modo, che habbiamo de$critta la lucerina, che nel bere dara gran con- tentamento, e gran mera uiglia, perche $tando giù riuolto, non per que$to v$cirà il vino fuori, e beuendo, tanto calerà di vino, quanto ne $ucchierai con la bocca. Oltre di ciò harai gran piacere di vn giocõdo mormorio del cadente vino, e dell' aria, che vuol entrare, che faranno fra loro vna battaglia nella boc- ca del va$o.

Sia qual$iuoglia va$o di vetro lungo, e $otto habbì il collo lungo, ma piegato ad angolo retto, & habbi le lab- bra acconcie ad v$o di bere. ma habbi que$to di più, che l altezza del labbro delia bocca $ia più alto del bu$o donde vien fuori il vino, co- me $ia il va$o riuolto B C. il qual pieno di vino, dritto, e poi riuolto giù, il vino non verrà fuori, perche calando il vino dal fondo B, verrà nella bocca C, la qual bocca harà il labbro più alto del bu$o A donde viene il vino, e cosi $tando riuolto, non verrà fuori il vino, e $ucchiando dalla bocca B, togli\~edo l'o$ta- colo del vino dal bu$o A, entra laria, e calarà tanto vino, quanto ne beue$ti nel modo, che habbiamo detto nel va$o pa$$ato. Nè $arà co$a fuor di propo$ito dimo$trare vn mo- do, come poffiamo nel caldo dell'e$tate rinfrefcare pre$to il vi- no, pigliando vna carrafa di collo $tretto, e di bocca picciola, e la riempiremo di vino, e riuolgendola giù, la $pingeremo in vn va$o pieno d'acqua anneuata, e di bocca larga, e lo terremo

TERZO.

$otto l'acqua per vn poco di tempo, perche toccando l'ac- qua fredda la $uperficie del vi no, lorinfre$ca in vn $ubito, ne l'acqua entrarà nel vino, per e$$ere il vino leggiero, e per que$to non vien giù, pe1 far $alir sù l'acqua, come di ciò ne habbiamo ragionato più $opra.

Va$o, che habbi forato il ventre, come $i po$$a bere $enza sparger l'acqua. Cap. X.

NON mi par va$o indegno que$to da $Criuer$i, che pieno di acqua harà forato tutto il ventre, e volendolo porre alla bocca per bere, alzando- lo, vi roue $ciarà l'acqua nel petto, e volendolo bere, $i berrà $enza fa$tidio alouno.

C B D F G H E

Sia il va$o B E, alto di cor- po, e $ia la $ua bocca da be- re B, que$to habbi il ventre forato, e tutto a pertó, come $i vede in F, G, H, riempia $i d'acqua in$in à F G H, tutto il ventre E, e quando alcun vorrà bere, ponendo la boc- ca $ua al labbro del ua$o B, e uolendo alzar il va$o, l'ac- qua $correrà per le aperture F G H, e li bagnerà tutto il petto. Que$to va$o habbi un canale $tretto, che cominci dalla bocca B, doue $ia un bu $o $otto il labbro B, e pa$li il canale per l orlo de lla boc a inun al C doue è la congiun- tura del manico del ua$o, LIBRO e pa$$i il cana@e per il corno del manico D, e doue $i congiunge al uentre D, cali infino al fondo E, e nell'e$tremità del canale E, $ia aperto, lontano tanto dal fondo, quãto ba$ti à $ucchiar l'ac- qua. que$to canale habbi un bu$etto $otto il manico doue $i congiunge col ua$o C, e uolendo alcun bere, $ucchi dal B, l'aria, nõ per que$to uerrà fuori il uino, perche $ucchiarà l'aria, che entrerà da C@ ma uolendo poi bere, facendo mo$tra di ac- co$tar$i il ua$o alla bocca, chiuderà B, il dito il bu$o C, e $uc- chiando, non l'aria, ma uerrà l'acqua dal fondo del ua$e E.

Come po$$iamo hauer gran vento per le $erriere, e per rinfrescar le camere, $enza mancar mai: & alcuni errori di Hierone. Cap. XI.

HORA dimo$traremo un modo, come po$$iamo haner uento $enza mancar punto, per $eruircene nelle camere, & altri u$i. Ma ueggiamo prima Hierone, che parer habbi hauuto $opra que$to. perche nel duodecimo, quintodecimo, uentot- te$imo, e uentinoue$imo, e principalmente nel quarante$imo terzo, doue in$egna come po$$ano udir$i uoci di animali à tempo.

G A B H D F E

Facci$i un ua$o chiu$o A B, nel qual $i ponga un'imbot- tatoio G, il cui canale $ia po co lontano dal fondo D, & habbi il $ifone ritorto, oue- ro diabete poco di$tãte dal fondo, che habbi una gamba dentro, & un'altra di fuori, e $ia E, nel piano habbi la fi- $tula G. Scorrendo dunque l'acqua nel C D, v$cendo $uori l'aria per G, farà vn fi$chio, e poi ripieno, che $arà il va$o in$ino al C, la cima del $ifone, l'ac- qua hauendo auanzato il collo del $ifone B, $i euacuarà tutto il va$o per la bocca E. Ma que$to è fal$o, perche ò la compre$- $ione dell'aria $arià grãde, ò picciola, $e è poca, la fi$tula, ò flau-

TERZO.

to, non fi$chiarà, $e molto l'aria compre$$a nel va$o A B, farà $alir l'acqua per F, canale, e $ubito $i euacuarà il va$o. La ca- gion del $uo errore fùl, che $timò, che quell'i$te$$o auuerrebbe nel $ifone libero, e compre$$o. nella particola duodecima l'aria non vien compre$$a nel $ifone, perche nell'aria aperta, ne ca- lerà giù l'acqua, $e non hauerà auanzato $opra il collo del $ifo- ne. Ma auuerrà altrimente doue è compre$$o. Que$to è vera- mente la verità, que$to $appiamo non e$$er tanto gagliardo, co- me quello, che non ha l'v$cita. Ma noi in$egneremo vn modo, nel quale $empre $correrà l'acqua, & il vento $pirerà conti- nuamente, ne il va$o $i empirà mai.

D C A G B E

Sia vn va$o grande, ouero vna camera A B, nel fondo habbia vn bu$o E, $opra il bu$o s'alzi vn canale della lunghezza di vn piede, & habbi la bocca per doue $piri il vento G, $oura l'em- bottatoio C. Quando dunque l'acqua $i diffonderà dal cana- le D, dentro l'embottatoio C, porta $eco vento. & in$iememen- te con l'acqua $i precipiterà nella camera A B, l acqua $corre- rà per la bocca E, e $alirà per il canale F, e $camperà fuori: e dentro $ia l'introito dell'acqua per C, quanto è l'v$cita D F, accioche la camera $empre $ia piena infino à F, e calando giù perpetuamente l'acqua in A B, e portando perpetuamente il vento, il vento $empre v$cirà per la bocca G. Ma in Nettunno LIBRO pre$$o Roma $ono edificate due camere, che mentre l'una $i riempie di vento, l'altra $carica l'acqua, e mentre que$ta di nuo uo $i riempie, l'altra s'euacua di uento, e con que$to non man- ca mai uento al fuoco, ma lo muoue violenti$$imo. Ma nel no- $tro modo l'habbiamo $empre continuo, ma non così gagliar- do. Ne la$ciarò diraccontar un modo, come po$$iamo ancora muouerne uno gagliardiffimo, cioè calando l'acqua per un ca- nale in u na camera, e quanto più lungo, più uiolenti$$imo. Po$$iamo nel mede$imo modo ne' grandi $$imi caldi dell' e$tate, per rinfre$ear le camere, muouer un uento gagliardiffimo, e fre$chi$$imo, ilquale habbiam ui$to in Tiuoli.

B A F C H I G E

Sia la camera A B, e $otto quella $ia un profondi$$imo pozzo G F, la cui bocca couerta G I, che non re$piri, pa$$i per que$to un'embot- tatore largo, & aperto H, $aldato con e$$o, che riceua l'acqua da un canal grande, e quanto il canal $a- rà più alto, e $e con maggior uio- lenza precipiterà nell embotta- toio, tãto $arà meglio, perche por- terà $eco maggior copia di uento, e maggior freddezza, dal pozzo uerranno canali nella camera, che ui portino il uento dentro, & $ie- no C A, F B. nel mezo del pozzo $ia un partimento, e $ia bu$ato da un $ifone, che quãdo il pozzo A F, $arà pieno di acqua, per il $ifone D E, farà calar giù l'acqua nel poz zo più di $otto, e per altri canali $ia portato il uento cacciato nella camera, che per moltiplicati ca- nali u\~eghi à moltiplicar$i il uento. Quando dunque $i uorrà mouer il uento, la$ci$i $correr il $iume nell embottatoio e $ubito fugg\~edo l'aria dal pozzo, entrando nella camera, la raffreddera talmente, che coloro, che ui $i ritro nerãno dormienti, gli riempirà di freddo rigor tutte le m\~ebra.

TERZO. Modo di far balzar l'acqua molto in alto. Cap. XII.

NON la$cierò di dimo$trar un modo, come $i potrà far balzar in aria da uno $piraglio in alto all al- tezza di cento, ò ducento piedi, che non può ri- guardar$i $enza gran merauiglia, e gran diletto; e $arà grandi$$mo ornamento de giardini, e prin cipalmente nella pre$enza de conuitati.

A G B D E C F

Sia una ca$$a di rame $econdo la grandezza dell'acqua, che uolete far balzar in aria, e $ia D E, e bi$ogna di rame, ò di fer- ro, più gagliarda, che il uento, e la uehementia dell'acqua non la rompa ( come molte uolte mi è accaduto di uedere ) e ben $aldàta intorno. Dal fondo $orga un canale F G, tanto lontano dal fondo, quanto ba$ti à pa$$arui l'acqua, e pa$$i $opra la $u- perficie della ca$$a, ben $aldato co'l $uo couerchio, che non re- $piri punto, in que$ta ca$$a entri un canale, che ui porti l'aria, e l'acqua di una te$ibica, come $i ueggono ordinariam\~ete fatte. e $ia il canale C, che uenghi dalla te$ibica B C, ben $aldato con la ca$$a, che non re$piri. Volendo dunque, che balzi l'acqua in LIBRO aria, ordinariamente mouerete il manico A, in sù, & in giù, al $olito, che tirando à $e l'acqua il maschio, tirerà parimente aria, e nel calar giù, porgerà nella detta ca$$a l'acqua, & il uen- to meschiato in$ieme. & appena l'acqua riempirà la ca$$a, che l'aria uenuta quiui in maggior copia, uiolentarà l'acqua cõ$ti- pata ben dentro, a balzar in aria, e quanto più mouerete la det ta te$ibica, tanto più uento, & acqua uerrà dentro, e con mag- gior uiolenza la butterà in alto, non ce$$ando di buttar mai. mentre non ce$$arà il moto della te$ibica.

Come con l'acqua $ola, e co'l moto de' diti sonarà l'organo. Cap. XIII.

HORA dimo$traremo un modo, come con l'acqua sola daremo fiato alle canne dell' organo, e toc- cheremo i ta$ti nel timpano, che farãno l'ufficio, come se fu$$ero i diti del mu$ico. Come habbiam ui$to in Tiuoli, nel giardino dell'ıllu$tri$$imo Cardinale di E$te. Que$to ha di buono, che sarà meglio de gio- chi di uento scritti da Hierone, che que$ti finiscono, e$$endo la camera piena di acqua, e l'aria è cacciata di fuori, manca il suono, ma in que$to il suono è perpetuo, se sarà perpetuo lo scorrer dell'acqua. Ma per non ritardar gli ingegni de' cu- rio$i, porremo l'e$$empio.

Sia la camera di molta capacità, e uacua, a cui per l'embot- tatoio E, ui entril'acqua copiosamente dentro l'embottatoio, se l'acqua ui cade da alto, porta seco nella camera l'aria, el'ac qua, la qual cadendo sopra l'ale della ruota, uolge la ruota in giro. All'a$$e della ruota ci è attaccato un timpano dentato, che $i uolge in giro mede$imamente con la ruota. que$t orga- no con i suoi rocchetti fa rotare H. al mede$imo a$$e ci $ta at- @accato un tamburro di rame, di grandezza, e forma di tam- burro da guerra: di fuora ha lunghe $trie per la sua lunghezza, @ $i muoue tanto lentamente, che da una linea ad un altra, cioè da N O, A D, P Q, ci $ia tanto spatio, quanto un'alzata, @ battuta di mano, che usano i Mu$ici ne i madrigali; e quanti $lauti son nell' organo, tanti busetti $ieno in quelle lince, e que- TERZO. T S A R E L N O C P Q H G M D O $te $tanno incontro à certe verghe, che dependono da ta$ti, i quali toccati $ogliono abba$$ar$i, & inalzar$i, quando $i $uona l'organo. Il mu$ico dunque hauendo in mano il madrigale par- tito, porrà in quei bu$etti alcuni legnetti, i quali toccando le verghe, calano giù i ta$ti, e di que$ti $e ne tengono tanti, finche fini$ca il madrigale. Saglia poi dal canale R A, vn canale R, @ rientri nella ca$$a V S, alla quale $tanno ficcati i flauti, come v$iamo ne' no$tri organi volgari. Scorrendo dunque perpe- @uamente l'acqua nell'embottatoio, porta $eco vento, il qua- le $alendo per il canale R, $ubito darà fiato alli fiumi, e riuol- ge il tamburro L M, & i ta$ti tocchi da legnetti, faranno vn certo $uono: l'acqua $e ne venghi fuori della camera per vna bocca, che habbi vn canale alto vn piede, come habbiamo det- to di $opra, & ha l'v$cita eguale all'entrata dell'acqua, e così @a cameretta non verrà giamai ad e$$ere tutta piena di acqua.

LIBRO Dell' Organo hidraulico de gli antichi, descritto d@ Vitruuio, nè ancora inteso da alcuno. Cap. XIIII.

GIA' de$criueremo l'organo hidraulico, tanto co- no$ciuto, & v$ato da gli antichi, per la $oauità della $ua melodia, il quale è da pochi, e qua$i da niuno inte$o. E $aluaremo Vitruuio da gli erro- ri di molti $uoi interpreti, che l'han tutto $cõcio. Plinio da @@nuention di que$to à Te$ibio, e di tutte l altre ma- chine hidraulice. E Nerone $i dilettò tanto di que$te machine hidraulice, che nel mezo de' pericoli della vita, dell'imperio, e fra le $editioni de $oldati, e di Capitani, con euidente periglio dell' Imperio $uo, non ha uer la$ciato i $tudi, & il pen$iero, che hauea di tali organi. Ma dopò diuolgate l'opre di Vitruuio, nõ I'hebbe più tanto caro, ch inte$e, ch'erano fatte volgari à tutti. Ateneo nel quarto libro de Dimno$o$i$ti, ne tratta di que$ti a$- $ai largamente. Dice. Intendi tu que$ta dolci$$ima voce, che ha tirati tutti gli animi no$tri à tanto piacer della Mu$ica? quel flauto Ale$$andrino è molto di$$imile da' volgari, che più to$to dà fa$tidio à chi l'a$colta, che gli raddolci$ca con vna grã dilettatione di mu$ica. Ma que$to in$trumento hidraulico, ò li metti fra quelli in$trumenti di corde, ò fra quelli di fiato, è in- uentione di vn no$tro Ale$$andrino dell'arte di barbiero, chia- mato Te$ibio, ilche è $tato nominato da Ari$totele nel libro d@ chori, cõ que$te parole. L'organo hidraulico ò $ia fra quelli in- $trumentı, che $i gonfiano à fiato, ò di quelli da corde, non $i sà ancora. Ari$to$$eno non lo conobbe, e dicono, che Platone ne hebbe poca notitia della fabrica di tal in$trumento, che hauen do ritrouato l'horologgio notturno grãde $imile alla clep$idra, e me$$olo in ordine, pare, che l'in$trumento hidraulico $ia $imì- le alla clep$idra, ma non è da por$i nel numero di quelli i$tru- menti, che $i battono, ò $uonano con le corde, ma più to$to fra quelli da fiato, perche co'l cader dell acqua pigliano fiato, & i flauti riuolti nell'acqua, e l'acqua poi mo$$a da vn giouane, e l'i$trumento toccato dalle a$$i, così $i dà il fiato à i flauti, e li TERZO. danno vn leggier $uono. L'i$trumento è $imile ad vn'àltare ro- tondo, ritrouato, come $i dice da @e$ibio barbiero, il quale fu altempo di @olomeo Euergete, e fu di A$pedo, e fu di vita mol to hone$ta, & honorata. I ri$one nel terzo libro de' nomi delle cofe (que@@a opera degli in$trumenti $lauti mu$ico è compo$to) dice, che Te$ibio la$ciò $critto degli organi hidraulici, ma io non l'hò vi$to, $e non $i $ia ingannato nel nome. Ari$to$$eno ve- ramente l'antepone à quegli in$trumenti da corde, e da fiato, perche que$ti $i $uonano più ageuolmente, perche $ono $tati vi$ti molti, che $enza mae$tro han cantato co'l flauto, e gioca- to co'l $i$chietto come i pa$tori. Tutto que$to $cri$$e dell'orga- no hidraulico Ateneo. Claudiano $criuendo à Manlio, par, che habbi trattato di que$to.

E chicon leggier tratto moue i gradi

Mormorij, e moderando và le canne

De le biade, e $uonando, và co'l dito

Errando, e muoue l ondein gran concento.

Ma à no$tri tempi que$ta $orte di organi, non $olamente non è in v$o, ma ne meno $i sà, come fu$$e fatto appre$$o gli antichi. Il Ce$arino commentator di Vitruuio, dice, che l'i$trumento hidraulico è vn' organo, à cui $tà $otto vna ca$$a di rame, al quale e$$endo dato il fiato, $a vn continuo $uono, e $i concita vn $uono di flauti, come nelle $i$tule pa$torali, e che i tamburri accompagnano con vn perpetuo rimbombo il $uono de'flauti. Se fu$$e que$ta voce immutabile, ma ignorantemente han det- to, ma come il vento dato nell' acqua, fa $uon@? e come in vn $uono moltiplicato in tante voci, $i può formar vn'armonica. con$onanza? Ari$totele, come vedemmo appre$$o Ateneo, che i flauti hanno la parte di $otto $ommer$a nell' acqua, liqua- li mo$$i da vn giouanetto, mouendo gli a$$i per vn'organo, e percotendo, i flauti $i gonfiano per il fiato, e $anno vn $uono molto $oaue. Ma que$to non può e$$ere. Appre$$o noi v$iamo negli organi certi $uoni di lo$igniuolo, $ommergendo i flauti di piombo nell'acque, in$ino à quella parte, per doue vien $uo- ri il fiato, doue l'acqua incontrando$i al $iato, $i piega, & inui- ta il canto-del lo$igniuolo, e $e di molti di quelli $i pote$$e fare vn'organo, veramente farebbe vn $oani$$imo $uono, ma que$lo \‘c impo$$ibile, perche quel $uono non rition tuono, perche và LIBRO conde, e terze, $alendo, e calando, e fanno vn fi$chio molto di$$onante, quando $i vogliono vnire in$ieme. Ma $e non varia$$ero il tuono, $i potrebbono accordare in vna con- $onanza, come ne hò fatto $pe$$i$$ime volte e$perienza, men- tre andaua inue$tigando l'organo hidraulico. Dnnque Ari- $totele non lo de$criue bene. Ma l'organo hidraulico è diffe- rente dal no$tro, perche il vento, che dà fiato alle canne, vien di $otto l'acque, perche i va$i de' mantici danno il fiato da $otto l'acque, il quale v$cendo dall'acque, fanno vn $uono $oaui$$imo, e tremolante, $imile à quel $uono, che à no$tri tem- pi chiamiamo tremolante, ma quello, che vien da $otto l'acque, è più $oaue. Il qual modo di far l'organo è tanto venuto meno à no$tri tempi, perche noi ageuoli$$imamente lo facciamo con vna laminetta di cuoio, con vn poco di piombo. Ma comin- ciamo à dichiarare le parole di Vitruuio, hauendo con$ide- rato che molti dotti$$imi huomini hanno errato, quando l'han voluto dichiarare. Que$to i$trumento haue acqui$tato nome di hidraulico, perche il fiato v$cendo dall'acqua, fa vn $oaui$- $imo $uono, e però l'acqua, come principal cagione, dà il no- me à que$to i$trumento. Si fa vn'arca di legno, dentro vì $i pone vna ca$$a di rame, $opra quella ba$e $i armano alcune regule così dalla de$tra parte, come dalla $ini$tra, à modo di $cale, e dentro que$te s'inchiudono te$ibiche di rame, che habbino i fondi, che $i muouono, fatti al torno con gran dili- genza, che habbino nel mezo fermi certi vncini di ferro at- taccati con certi verticelli alle lieue, inuolti nelle pelli di lane. Primo Vetruuio de$criue come $tia edificato l'armamento dell'argani, che mantien dritto l'organo, volgarmente li chia- miamo à no$tri tempi i telari. E fatto que$to armamento, $i fa vna ca$$a di rame, che $tà $empre piena di acqua, come quella, che più importa in que$t organo. E dice, che è di ra- me, perche $e fu$$e di legno, e vi fu$$e l'acqua dentro, rende- rebbe humide tutte le re$tanti parti dell'organo, e le corrom- perebbe. Collocata, che hà la ca$$a, ragiona de mantici con i quali $i manda il vento nell'acqua: e $i faceuano anticamen- te, non come hora noi li facciamo di pelli, e di tauolette, ma erano $omiglianti alle trombe delle naui, con le quali tirano l'acqua dalla $entina, che come que$te a$$orbono l'acqua, TERZO. così quelle l'aria. In que$to armario, fatto à modo di $cala, $i attaccauano le te$ibiche, con i fondi, che andauano di sù, e di giù, cioè, che i ma$chi entrano nelle caue delle femine, in altri luochi $i chiama cemboli: & i fondi $i tirauano dalla parte di $otto, e non di $opra, come nelle naui. E que$to fece errare il Barbaro, & il Ce$arino, imaginando$i, che i fondi di que$te te$ibiche $i tira$$ero dalla parte di $opra. Hierone ancora trattando del $uo organo hidraulico, ancora muoue i $uoi mantici dalla parte di $otto. Chiama i fondi, che ca- minano, perche $ono tirati di $opra, e di $otto, e quando $o- no tirati di $otto, tirano dentro il fiato da bu$i fatti di $opra. e quando que$ti ma$chi $ono tirati di $opra, mandano il fiato alle canne, le quali mentre tra$mettono il fiato riceuuto ne' flauti, accioche non tra$metta fiato fuor per qualche fi$$uret- ta, s'inuolgeno di lana. Que$ti fondi hanno nel mezo certi vncini di ferro, & alcunni verticelli congiunti con le lieue, cioè, che ne' fondi $ono attaccate certe fibie, e que$te $ono attac- cate con le lieue, perche quando $i haranno da alzare di $o- pra, e di $otto, $e non fu$$ero attaccate alle fibie, non $i po- trebbono mouere. Delle quali co$e noi ve ne proporremo vn e$$empio.

Dice. I fondi haueuano gli vnc ini di ferro. I Greci chiama- no anchona il cubito. de$criue vn ferro, che $tà piegato à gui- $a di cubito, & hà gli verticelli congiunti con le lieue. I verti- celli $ono gli a$$i, con i quali gli vncini s'attaccano alle lieue, che $i po$$ano riuoltare in giro. Dopò que$ti de$criue la par- te di $opra de' mantici, come il bu$o, per lo quale entra il ven- to, e de$criue quella, che volgarmente $i chiama animetta, i Greci la chiamano plati$mation. Segue egli. Ancora nel piano di $opra habbino i bu$i d'intorno di tre diti, à quali bu$i vi pendeno dentro certe conchette attaccate à delfini di fer- ro, in alcuni verticelli con catenette dentro i piani delle te$i- biche, che ri$pondono dentro la ca$$a, doue $ta l'acqua nella cima delle te$ibiche $ono i bu$i, da quali $i tira da $uori l'aria dentro, e da quelli pendono le conchette, ouero le mezze sfe- re concaue, che chiudono beni$$imo i bu$i, le quali conchette da vna parte $ono attaccate à verticelli, che non po$$ino par- tir$i da luoghi loro, acciò quando $i tira l'aria dentro, cadino LIBRA giù, acciò $i dia l'entrata all'aria, c $ubito, che haranno tirato à $e l'aria, quando $aleno sù l'embottatoij, le conchette di nuo- uo $errano i bu$i, perche $ono attaccati alle catenette, & à i verticelli, acciò ritorna$$ero al luogo loro. Hor $egue l'arti- $icio dell'acqua, e dell'aria, che percuote l'acqua.

Que$to è à $omiglianza di vn'embottatoio riuolto, che di $otto haue alcuni piedi alti d'intorno à tre diti, che po$ti di $otto, fanno vno $patio fra le labbra del forno, & il fondo del- la ca$$a, & hà dentro la ca$$a come vn'embottatoio riuolto, cioè come'vn picciol forno, di cui la bocca larga $tà di $otto, e di $opra il canale, à $omiglianza di vn fornello. Ma il Ce$a- rino quella voce phigeos, interpreta mantice, e non forno, ma à me pare, che habbi voluto dir forno. Perche Hierone de$cri- TERZO. uendo il $imile artificio, dice, che l'aria mo$$a dal mantice per vn canale e$$er portato nel forno, e dal fondo in vn canale trauer$o. e dice, che il forno hà $omiglianza di vna mezza sfera concaua riuolta giù, ouero d'imbottatoio, accioche l'aria po$$a liberamente $correre nel forno. Vi pone quei dadi, ò piedi $otto, che il forno $tia vn poco di$tante dal fondo della cafia. L'artificio dunque era, che l'aria corre$$e per l'acqua dal fondo, & v$cendo fuori dell'acqua tremante, cagionaua nelle canne dell'organo vn $uono tremolante. Le re$tanti pa- role $ono chiare, e $i molto s'affaticano gli e$po$itori, e chi lo vorrà cono$cere più e$$attamente, veda Hierone nel capo $et- tantacinque', che de$criue vn $imile organo, e non con tanta ambiguità di parole, e lunghezza, come fu $critto da Vitruuio.

Modo di liuellar acqua, e fratanto $i not ano alcuni erro- ri della corobate Vitruuiana. Cap. XV.

SE alcun vorrà $aper duo luochi, qual $ia più alto, che habbino qualche di$tanza fra loro, $e haran- no il mar propinquo, cerchi, che altezza $ia da quel luogo al mare, il mare è il liuello commune, tutti i lidi $ono po$ti à liuello. E $e alcuno fu$$e lontano dal mare, e de$idera$te $apere, che altez a $ia la $ua doue $tia al mare, $enza liuellar tanto camino, potrà uicino al mare cauar un pozzo, perche per lo più, $empre $correrà acqua del pozzo al liuello del mare, $e ben $i trouano molti LIBRO Pozzi, che hanno l'acque più alte del mare. L'antichità haue u$ato molti in$trumenti per liuellar l'altezze, come li tra$guar di, le chorobate. Ma prima, che uenghiamo à mo$trare il no- $tro i$tromento da liuellare, con$ideriamo un poco la choroba- te di Vitruuio, la quale loda molto egli fra tutti i liuelli di li- uellar l'acqua, detta chorobate, da choros, che uuol dire in Greco, pae$e, e batos, meato; e così de$criue la $ua corobate.

O M H G A N K I L D C F E La chorobate è una regula lunga d'intorno à 20 piedi, & habbi ne' capi gli uncini eguali al principio, e fine della regola attac- cati bene à $quadro, e fra la regola, e gli uncini da cardini hab- bi le trauer$e ben ferme in quella, che habbino le linee dritte fatte à piombo, pendenti dalla regola, & habbino i piombi pen denti da quella, la quale quando $arà collocata, & i piombi toc cheranno le linee de$critte, daran certo giudicio, che la regola @à po$ta à liuello. Ma $e il uento impedirà quei fili pendenti co'l piombo, e con lor moto non potranno dar certa $ignifica- tione, all'hora facci$i un canale nella parte piana di $opra, lun- go cinque piedi, largo un dito, alto un dito e mezo, & in quello $i butti l'acqua, e $e l'acqua toccherà egualmente i labbri del canale, $appi$i, che la regola $tà à liuello. Ne' no$tri tempi qua$i del mede$imo liuello ci $eruiamo, liuellando le $trade per le quali uogliamo formar acquedotti, ò menar fiumi, e $imili. TERZO. Sia la regola di uenti piedi A B, gli uncini ne'capi ultimi del- la regola L M, N O, li trauer$i attaccati IC, K D, con le $ue li- nee perpendicolari I E, K F, il canale G H, ma perch è co$a molto uolgare, e $aputa, l'harebbomo la$ciata, $e non haue$li- mo ui$to il Ce$arino, Hermolao, e li re$tanti commentatori di Vitruuio, de$criuendo quello, hanno de$critto più to$to ogni altra co$a, che quello. Seruono gli uncini, ò trauer$i, che quan- do la regola è liuellata per la cima L M, N O, per quelli noi guardiamo l'altezza ricercata. Ma à no$tri tempi ui ponga- mo $opra alcune tauolette, acciò facciamo manco errore nel liuellare. Que$ta difficultà l'hà resa di$utile, perche hauendo$i $empre à por acqua in quella caua, bisognaua, che porta$$imo sempre l'acqua con noi, nè per que$to $i può mai ben adequar l'acqua ne gli e$tremi suoi margini, che se per caso il legno della regola sarà secco, l'acqua s'inalzerà gonfia sopra la li- nea, che ci può far molto errare. Ancora e$$endo il luoco da liuellar molto di$tante, $i trouerà la più fallace di tutte l'altre, come l'hò più uolte esperimentato. Gli è ancora il uento mol- to contrario, che per ogni minimo uenticello l'acqua $i muo- ue, & ancora i piombi pendenti, che se non m'inganno, $timo hauer ritrouato il uero modo, che l'acqua non $i gon$i sopra il canale, nè i piombi, che pendono saranno turbati dal uento, nè bisogna, che poniamo appre$$o noi le botti con i carri con l'acqua, quando hauemo da liuellar lunga di$tanza.

D C A

Sia la regola, che habbiamo descritta di sopra A B, nel cui me- zo si caui un canale di duo diti d'altezza, e di quà, e di là s'al- zino duo cilindri di uctro C D, di un picde d@ lunghezza, ben

LIBRO TERZO.

$aldati nel ba$$o co'l canale, e $ia il canal couerto di legno, mol- to bene impeciato intorno, che po$toui l'acqua vna volta, nõ $e ne $corra da qualche parte. Ouero $e così @i piace, nella regola vi $ia vn canale di piombo, che non $i a$$orba l'acqua, che em- piendo$i d'acqua, $i riempiano i canaletti: dopò b@ $ogna aggiu- $tar molto bene la regola, che $ia piani$$ima, e che habbia i ca- naletti, $egna$e nella $uperficie egualmente intorno intorno, & co'l $miraglio, ouero con alcun color fi$$o, e ripieno il canale di acqua in$in al detto $egno: $i cuoprano all'ultimo le bocche con cera. Quando poi $i vogliamo $eruir dell'in$trumento, la regola $i deue drizzare fra duo $cannetti, tanto alzando, e ca- lando i $uoi e$tremi, finche l'acqua tocchi egualmente le linee de$critte ne' canali, & all'hora l'in$@rumento $ar à aggiu$taro.

IL FINE.

Imprimatur.

I$idorus Mo$con. Vic. Gen. Neap.

Magi$ter Fr. Cornelius Tirab. Pr{ae}dicatorum Ordinis, Curi{ae} Archiepi$c. Theolog.

IN NAPOLI,

Appre$$o Gio. Giacomo Carlino. M. D. CVI.