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dcterms:creator (GND:11850147X) Alberti, Leon Battista
dcterms:title (it) L' architettura
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ALLO ILLVSTRISSIMO.
ET ECCELLENTISSIMO
SIGNORE, IL SIGNORE COSIMO
DE' MEDICI,
_DVCA DI FIRENZE,_
_ET DI SIENA._
GIA@ $ono pa$$ati quindici anni S. mio Illu-
$tri$s. & Eccellenti$simo, che da Lorenzo
Torrentino fu $tampata la Architettura di
Leonbati$ta Alberti, che io tradu$si, &
dedicai a V. E. laquale per la Dio gratia, è
$tata tanto in pregio, & ricerca, & comperata da tanti, che
anchorche $e ne $tampa$$ero millecinquecento, $ono non-
dimeno molti, & molti anni, che per la Italia piu non $e
ne ritruouano. Et perche $e bene e mancata a moltila com-
moditàdel poterne hauere, non è però mancato a gli $tu-
dio$i di que$ta arte il de$iderio di uolerla, poi cheio $ono
$tato pregato da molti amic<007> di procurare per commodità
comune, che ella $i ri$tampi di nuouo. Non mi parendo di
poter mancare al giu$to de$iderio loro, & giudicando che
ciò $ia un rinfre$care nelle menti de gli $tudio$i il bello inge-
gno di Leonbati$ta, & dar loro occa$ione da poter$i e$$erci-
tare in que$ta nobil<007>$sima arte, ho fatto opera che per mezo
dello affezionati$s. $eruo di V. E. France$co France$chi sane-
[008]
$e $ia me$$a di nuouo <007>n minore, & piu cõmoda forma, alla
$tampa. Et da me riui$ta, ritorni come deuoti$sima a fare re-
uerentia a V. Altezza, pregandola che le piaccia di farle non
manco fauore al pre$ente, che già $e le face$$e, quando primie
ramente u$ci fuori $otto l'ombra di quella. Allaquale N. S.
Dio conceda quelle felicità che piu de$idera. Di Venetia il
d>i XXI. d'Aprile, MDLXV.
Di v. Illu$tri$s. & Eccellenti$s. Signoria
Affezionati{$s}imo $eruidore
Co$imo Bartoli.
[009]
LEONBATISTA ALBERTI
DBLLA ARCHITETTVRA.
PROEMIO.
GLI antichi no$tri ci hanno la$ciate molte & uarie arti,
che giouano à bene, & commodamente viuere, acqui-
$tate da loro con grãdi$sima indu$tria, & dilige@za. Le
quali anchora che da per loro $te$$e tutte dimo$trino
10
qua$i che a gara di andare à que$to fine; cioè di giouare
grandemente alla generatione humana: nientedimeno
noi cono$ciamo che elle hanno un certo che, mediãte il
quale cia$cuna da per $e, pare che ne prometta particu-
lare & diuer$o frutto. Imperoche noi certo $eguitiamo alcune arti per la ne-
ce$sità; & alcune approuianio per la utilità; & alcune $ono in pregio, perche
mediante lo operare di quelle, $i uiene in cognitione delle co$e che dilettano;
15
& quali $iano que$te arti, non fa me$tiero che io dica; imperoche elle $ono ma-
nife$te. Ma $e tu andrai bene e$aminando infra il grãdi$simo numero di tut-
te le arti; non ue ne trouerai pur una, che ($prezzati gli altri) non con$ideri &
uadia dietro ad alcuni $uoi particulari & propij fini. O $e finalm\~ete ne troue-
rai alcuna, laqual $ia tale che tu non po$$a, ò in modo alcuno mancarne, ò che
20
ella pure da per $e ti arrechi utilità, congiunta con dilettatione & grãdezza; nõ
debbi ($econdo il mio parere) dal numero di que$te tor uia la Architettura.
Imperoche ella alcerto, $e <007>l tutto andrai diligentemente e$aminando, & pu-
blicamente & priuatamente alla humana generatione, è commodi$sima & ol-
tra modo gratis$ima: Et per dignità non infima infra le prime. Mainanzi ch'io
25
proceda piu oltre, giudico che $ia bene dichiarare chi è quello che io uoglio
chiamare Architettore: Percioche io non ti porrò inanzi un legnaiuolo che
tu lo habbi ad aguagliare ad huomini nelle altre $cienzie e$$ercitati$s<007>mi; colui
certo che lauora di mano, $erue per in$trumento allo architettore. Architet-
tore chiamerò io colui, ilquale $aprà con certa, & marauiglio$a ragione & re-
30
gola, sì con la mente & con lo animo diui$are; sì con la opera recare afine tutte
quelle co$e, lequali mediante mouimenti d<007> pe$i, congiugnimenti, & amma$$a-
menti di corpi, $i po$$ono con gran dignità accomodare beni$simo allo u$o
de gli huomini. Et à potere far que$to, bi$ogna che egli habbia cognitione di
co$e ottime & eccellenti$sime; & che egli le po$$egga. Tale adunque $arà lo
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Architettore. Ma torno à quel che io la$c<007>ai.
sono $tati alcuni che hanno detto, che la acqua, ò uero il fuoco furono le
cagioni principali che fecero, che gli huomini $i raguna$$ero in$ieme: Ma à
noi che con$ideriamo la utilità & nece$sità delle coperture, & delle mura; facil-
mente $arà per$ua$o, che que$ta $ia $tata la cagione principale di conciliare, &
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ragunare gli huomini in$ieme. Ma non per que$ta $ola cagione $iamo obliga-
ti allo architettore, cioè, perche e' ne habbi fatti i cari & $icuri luoghi, doue
po$siamo rifuggendo, defenderci da lo ardore del Sole, da i freddi, & dalle tem
pe$te, (auegna che ciò $ia beneficio non piccolo) ma per que$ta ancora, cioè,
[010]PROEMIO.
pe@che egli ha trouato molte co$e priuatamente & publicamente $enza dubbio
utili$sime; & allo u$o della vita humana $ommamente accommodate. Quan
te hone$ti$$ime famiglie haurebbon' perdute, & la no$tra & le altre Città del mõ
do, rouinate del tutto per la ingiuria de tempi: $e le paterne habitationi non le
haue$$ero (qua$i come riceuute nel grembo de loro antichi) di$e$e & fauorite.
5
Dedalo ne $uoi tempi fu grandemente lodato, per hauer fatto appre$$o de i Seli-
nuntii una $tanza in uolta, nella quale $i raccoglie$$e un uapore tanto tiepido &
piaceuole; che moue$$e i corpi à mandar fuori graui$simi $udori; & gli $ana$$e cõ
grandis$ima dilettatione. Che dirò io de gli altri che andarono inue$tigan-
do molte co$e $imili à que$te; atte à giouare alla $anità: come luoghi da far$i por-
10
tare, da notare, le $tufe & altri $imili. O à che racconterò io, i carri & gli altri in-
$trumenti da portare, i Mulini, gli horiuoli, & $imili co$e minute: lequali ni\~etedi
meno $ono al uiuer no$tro di grandis$imo momento? A che le abbõdanzie del
le acque cauate de piu $ecreti & ripo$ti luoghi; & e$po$te à tanto uarie & e$pedi-
te comodità de gli huomini? A che i Trofe<007>? i Tabernacoli, gli Edificii $acri, le
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Chie$e & $imili, trouate per il culto diuino & utilità de po$teri? A che finalmente
le tagliate Ripe, i forati Monti, le ripiene Valli, i ri$tretti Laghi, gli sboccati Pa-
duli nel mare, le fabricate Naui, i dirizzati Fiumi, le aperte Foci, i piantati Ponti,
i fatti Porti, non $olamente prouedendo àle comodità de gli huomini per à tem
po: ma aprendoli la uia da potere andare per tutte le prouincie del mondo.
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Onde è nato che gli huomini $cam bieuolmente hanno in$ieme accomunato l'u
no a l'altro le uettouaglie, le $petierie, le gioie, & le notitie, & cognitioni delle co
e, & tutto quello che è vtile alla $alute & al modo della uita. Aggiugni à que$to
gli In$trumenti & Machine da guerra; le Fortezze, & quelle co$e che fanno di bi
$ogno à difendere la libertà della Patria, & à mantenere l'honore, & ad accre$ce-
25
re la grandezza della Città: & ad acqui$tare & à $tabilire uno Imperio. Io
certo mi pen$o che $e $i dimanda$$ero tutte quelle città, lequali dapoi <007>nqua che
è memoria de gli huomini $on uenute per a$$edio, $otto lo imperio d'altri; da
chi e$$e fu$sino $tate $oggiogate & uinte; elleno certo direbbono, dallo Archi-
tettore: Et di e$$ere $tate $officienti a$prezare facilmente lo armato inimico;
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ma non già di e$$ere $tate po$$enti di durare contro alla forza dello ingegno; &
alla grandezza delle Machine, & allo impeto de gli in$trumenti bellici; conle
quali co$e lo Architettore le $trigneua, le infe$taua, & le rouinaua. Et co$i per
il contrario diranno quelle che $ono $tate a$$ediate, di non $i e$$ere dife$e con
alcuna altra co$a, piu che con lo aiuto, & con le Arti dello Architettore.
35
Et $e tu andrai e$aminando le fatte e$peditioni; trouerai for$e che la maggior
pa<007>te delle uittorie $i $ono acqui$tate piu to$to per le arti, & per le uirtuti de
gli Architettori: che per i gouerni, ò per le fortune de Capitani; Et che lo ini-
mico è $tato piu uolte $uperato, & uinto dallo ingegno de gli Architettori, $en-
za le armi de Capitani; che dalle armi de Capitani, $enza l'ingegno de gli Ar-
40
chitettori. Et quel che grandemente importa, è che lo Architettore con po-
ca gente, & $enza perdere i $oldati, uince. Hor $ia quanto alla utilità detto a ba
$tanza. Maquanto il pen$iero & il di$cor$o dello edificare diletti, & $ia fitto
dentro ne gli animi de gli huomini, $i uede da molte co$e; & da que$ta ancora,
[011]LIBRO PRIMO.
che tu non trouerrai ne$$uno, purche egli habbia il modo, che non habbia den
tro una certa inclinatione di edificare qualche co$a. Et che $e egli harà col p\~e-
$iero trouato co$a alcuna appartenente allo edificare, uolentieri da $e $te$$o non
la dica, & non la manife$ti allo u$o de gli huomini; qua$i che sforzato dalla na-
5
tura. Et quanto $pe$$o accade, che $e bene noi $iamo occupati in altre co$e, non
po$$iamo fare che con la mente, & con lo animo, non ci immaginiamo di fare
alcuni edificii. Et guardando le altrui muraglie, $ubito con diligentia con$ide-
riamo tutte le proportioni & mi$ure, & le e$$aminiamo, & $econdo le forze del-
lo ingegno no$tro, ricerchiamo che co$e ui $i pote$$ero aggiugnere, leuare, &
10
mutare: Etauertiamo inoltre, in che modo elleno $ariano piu compiute, ò piu
belle. Et$e alcuno edificio $arà ben compartito, & perfettamente fin<007>to, chi
fia quello, che non lo ri$guardi con dilettatione & letitia grandi$$ima? Ma à che
racconterò io quanto & in ca$a, & fuori, non $olamente habbi giouato & dilet-
tato à Cittadini la Architettura; ma gli habbi ancora grandemente honorati?
Chi $arà colui, che non $i reputi ad honore, lo hauere edificato; e$$endo repu-
15
tato ancora à gloria l'hauer fatte un poco accuratamente le propie ca$e ouegli
habiti? Gli huomini da bene approuano, & in$ieme $i rallegrano, che tu con lo
hauer fatto un muro ò un portico belli$$imo, & po$toui ornamenti di Porte, di
Colonne, & di coperture, habbi fatto il fatto tuo, & il loro; per que$to certo piu
che per altro, che e' cogno$co no che tu hai accre$ciuto con que$to frutto delle
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tue ricchezze à te al Ca$ato, à de$cendenti, & alla città tua molto di honore & di
dignità. Il Sepolcro di Gioue diede principio à nobilitare la I$ola di Creta,
ne Delo era tenuto tanto in pregio, per l'Oracolo d'Apolline; quanto pcr la for-
ma & bellezza della Città, & per la maie$tà del tempio. Quãta autorità hab-
bia arrecato l'edificare all' Imperio & nome Romano nõ accre$cerò io cõ il mio
25
dire, piu che quella che noi per i Sepolcri, & per le Reliquie dell' Antica Magnifi
centia, $par$e per tutto, ueggiamo hauerne data cagione che $i pre$ti fede, à mol
te co$e dette dallì Hi$toriografi, lequali for$e altrimente $arebbono parute incre
dibili. Lodaua Tucidide oltramodo la prudentia de gli antichi; che haue$sino
talmente adorna la lor città d'ogni $orte di edificii; che mediante quegli la po$-
30
$anza loro appari$$e molto maggiore che non era. Et chi è $tato quello infra i
grandi$$imi & prud\~eti$$imi Principi, che tra le prime lor cure, ò p\~e$ieri di perpe-
tuare il nome, & la po$terità $ua, nõ $i $ia $eruito dell' Architettura? Ma di ciò $ia
detto aba$tanza. Que$to finalmente $ia uero, che per bi$ogno, per $tabilità, per
dignità, & per ornamento del Publico, $iamo grandi$simamente obligati all' Ar-
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chitettore: Ilquale faccia che noi po$$iamo nella quiete, con tranqu<007>llità, allegrez
za & $anità; nel trauagliare, con utilità, & guadagno; & nell'una & nell'altra, $en
za pericolo, & con dignità ritrouarci. Non negheremo adunque ch'egli nõ $ia
da e$$er lodato & tenuto in pregio, & da e$$er po$to sì per la piaceuolezza, & per
la marauiglio$a grat<007>a delle opere; sì per la nece$$ità, & <002> gli aiuti, & fortezza del
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le co$e trouate da lui; sì per il frutto della futura etate, infra i primi huomini che
habbino meritato quali $i $iano premii & honori. La onde hau\~edo noi cõ $ciute
que$te co$e e$$er talmente fatte, cominciammo per diletto dell'animo no$tro ari
cercare con piu diligenza, de l'arte & dele co$e loro. Et da che principii elle-
[012]PROEMIO.
no deriua$$ero, & di che parti fu$sino compo$te, & $inite. Et hauendole troua
te uarie di generi; di numero qua$i infinite; di e$$entia marauiglio$e; di utilità
incredibili; in modo che taluolta non era manife$to qual conditione di huo-
mini, ò qual parte di repub. ò quale $tato di città; fu$$e piu obligato allo Archi-
tettore; anzi allo Inuentore di tutte le comodità; Il publico, ò il priuato; le co-
5
$e $acre, ò $ecolari, lo $tar$i, ò <007>l trauagliare, i particulari, ò pur tutta la humana
generatione, deliberammo per piu cagioni, che qui $ariano lunghe a raccontar-
$i di raccorre e$$e mede$ime co$e, che in que$ti dieci libri $ono $critte. Nel
trattare delle quali terremo que$to ordine. Noi certo habbiamo con$iderato
che lo edificio, è un certo corpo fatto $i come tutti gli altri corpi di di$egno,
10
& di materia, l'uno $i produce dallo ingegno, la altra dalla natura: onde a l'u-
no $i prouede con applicamento di mente & di pen$iero, all'altra con apparec-
chiamento, & $ceglimento. Et habbiamo ancora con$iderato, che ne l'uno ne
l'altra da per$e, non è ba$tante, $enza la mano d'uno e$ercitato Artefice, che $ap
pia far componimento della materia con debito di$egno. Et e$$endo uario lo
15
u$o de gli edificii bi$ognò andare inue$tigando, $e una mede$ima $orte di di$e-
gno $i conueni$$e à tutte le maniere delle edifficij. Et per que$ta cagione hab-
biamo di$tinte le maniere de gli edificii. Nellequali cono$cendo noi che era
di grandi$simo momento, il modo & il componimento delle linee, infra di lo-
ro, dalquale pote$$e na$cere uno compo$to, di ecce$siua bellezza: Cominciam-
20
mo per que$to ad e$aminare, che co$a fu$$e bellezza: & che bellezza $i cõueni$$e
à cia$cuno edificio. Et au\~ega che in tutte que$te, $i troua$$ero alcuna uolta di-
fetti: andammo inue$tigando in che modo $i pote$sino rimediare, ò re$taura-
re. Cia$cun libro adunque, è $egnato con il $uo titolo, $econdo la uarietà del
le co$e: percioche il Primo Libro tratta de Di$egni, <007>l Secondo de la Ma-
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teria, il Terzo de l'opera, il quarto di tutte le opere in uniuer$ale, il
Quinto de le opere in particulare, il Se$to de gli ornamen
ti, il Settimo de l'adornare gli edificii $acri, lo Ottauo
de l'adornare gli edificii publici e $ecolari, il No
no de l'adornare gli edific<007>i particolari, &
priuati, il Decimo della re$tauratio-
ne de gli edificij, aggiuntoci
una uaria hi$toria
delle acque,
& come
$i trouino, & quello che
nelle facende gio-
ui lo Archi-
tettore.
[013]
DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONBATISTA
ALBERTI.
LIBRO PRIMO.
De di$egni, & della po$$anza, & regolaloro. Cap. I.
HAVENDO à $criuere de' Di$egni de gli edificij, noi rac-
corremo, & porremo in que$ta no$tra opera tutte le
co$e migliori, & piu eccellenti, che da no$tri Antichi
cono$ceremo e$$erne $tate $critte; & quelle ancora che
15
gli o$$eruarono nel fare dette opere, & à que$te aggiu-
gneremo, $e con il pen$iero, ingegno, ò fatica no$tra ha-
remo trouato co$a alcuna, che ci paia da e$$er v$ata. Ma
de$iderando nello $criuere $imil co$e difficili, certo, &
a$pre, & in la maggior parte o$curi$sime, di e$$ere aper-
ti$simi, & il piu che $i può facili, & e$pediti. Secondo il co$tume no$tro dichia
reremo, che co$a $ia quella, allaquale noi vogliamo dar principio. Percioche
20
da que$to appariranno in fonte gli origini di quelle co$e, che dire $i debbono,
da non e$$ere inuero di$prezzati. Onde l'altre co$e, con piu piano $tile $i di-
rãno. Comincieremo adunque in que$ta maniera. Lo edificare con$i$te tutto
in di$egni, & in muramenti. Tutta la forza, & la regola de' di$egni con$i$te in
$apere con buono, & perfetto ordine adattare, & congiugnere in$ieme linee,
& angoli; onde la faccia dello edificio $i comprenda, & $i formi. Appartien$i
25
certo, & è of$icio del di$egno inue$tigando $tabilire alli edificij, & alle parti lo
ro luogo atto, numero determinato: maniera bella, & ordine gratio$o, accio-
che poi tutta la forma d'e$$o edificio in e$si di$egni $i ripo$i. Nè ha il di$egno in
$e in$tinto di $eguitare la materia: ma è tale che noi cono$ciamo, che il mede-
$imo di$egno è in infiniti edificij, pur che noi veggiamo in e$si vna mede$ima
forma, cioè pur che le parti loro, & il $ito, & gli ordini di quelle $iano in tut-
30
to $imili infra loro di linee, & di angoli. Et ci $arà lecito con la mente, & con
l'animo terminare intere forme di edificij, $eparate da ogni materia; ilche ci
verrà fatto con notare, & terminare con certo ordine i dirizzamenti, & i con-
giugnimenti delle linee, & de gli angoli; ilche così e$$endo, $arà il di$egno vna
ferma, & gagliarda preordinatione conceputa dallo animo, $atta di linee, & di
angoli, & cõdotta da animo, & da ingegno buono. Ma $e noi vorremo con$i-
35
derare, che co$a $ia da per $e e$$o edificio, & tutta la muraglia, farà for$e a bi$o-
gno no$tro cõ$iderare da che principij comincia$$ero le habitationi, che e' chia
niano edificij, & con che progre$si cre$ce$$ero; del che certo $e io non m'ingan
no, po$siamo ri$oluerci in que$ta maniera.
[014]DELLA ARCHITETTVRA
Dellaocca$ione del $are gli edific{ij}, & in quante parti con$ista tutto il modo dello edi$i-
care, & quali co$e $ieno utili à cia$cuna di e$$e parti. Cap. II.
PRocacciaron$i gli huomini da principio in alcuno $icuro pae$e luoghi do-
ue fermar$i: Et hauendo quiui trouato $ito cõmodo, & grato a' bi$ogni lo
ro, in tal maniera vi $i alloggiarono, che le priuate, & le publiche co$e nõ vi
5
$i haue$sino a fare in vn luogo mede$imo: ma che altroue $i dormi$$e, altroue
$i face$$e fuoco, & altroue $i colloca$$ero l'altre co$e al rimanente de' loro bi$o-
gni nece$$arie. Di quì poi cominciarono a pen$are di porre le coperture, ac-
cioche con e$$e $i difende$$ero dal Sole, & dalle pioggie; ilche accio riu$ci$$e lo
ro, feciono le facciate delle mura, $opra le quali $i po$a$$ero le coperture. Per-
10
cioche in que$to modo cono$ceuano douer e$$ere piu $icuri dalle fredde tem-
pe$te, & da' gelati venti: Finalmente nelle facciate delle mura aper$ono da
ba$$o ad alto vani, & fine$tre, onde pote$$ero, & entrare, & v$cire, & à piu chiari
tempi riceuere dentro lumi, & venticelli: Et onde haue$$ero commodità di
mandare fuori acque, & vapori ragunati$i perauentura nelle ca$e. Et perciò
15
chiunche egli $i fo$$e, ò la Dea Ve$ta figliuola di Saturno, o vero Eurialo, &
Iperbio fratelli, ò Gellio, ò Tra$one, ò il Cyclope Tifinchio, che ordina$$e da
prima tali cofe: finalmente io mi credo che così fatti fo$$ero i primi principij,
& di poi e$$ere que$ta co$a, & per lo v$o, & per l'arte cre$ciuta in$ino à tanto che
trouate varie maniere di edificij, $i è ridotta ad e$$er qua$i che infinità. Im-
20
peroche alcuni $e ne fanno publici, alcuni priuati, alcuni $acri, alcuni $ecolari,
alcuni $eruono all'v$o, & alla nece$$ità, & alcuni $eruono allo ornamento della
Città, & alcuni alla bellezza de' T\~epij: Ma non per que$to $arà per$ona, che nie-
ghi, che tutti nõ $ieno deriuati da que$ti principij, che noi habbiamo detti; le-
quali co$e e$$endo così, è manife$to, che tutta l'arte dell' edificare, cõ$i$te in $ei co.
25
$e, lequali $ono que$te, la Regione, il Sito, lo Scompartimento, le Mura, le Co-
perture, & i Vani. Et $e que$ti fondamenti $aranno da principio cõpre$i, s'in-
tenderanno piu facilmente quelle co$e, che noi dipoi dobbiamo de$criuere.
Diffiniremole adunque così. La Regione appre$$o di noi doue $i habbia a edi-
ficare, $arà vno ampio, & aperto luogo per tutto. Vna parte della quale $arà il
30
Sito. Ma il Sito $arà vn certo $patio determinato del luogo, il quale $arà cinto
intorno di muro a v$o, & à vtilità. Ma $otto il nome di Sito. Verrà ancora
ogni $pazzo di e$$o edificio, ilquale noi premeremo $pa$$eggiando con le pian-
te de' piedi. Lo Scompartimento è quello, che diui$a tutto il Sito dell' edifi-
cio in Siti minori, la onde auiene che di così fatte, & adattate membra in$ieme,
35
pare che lo edificio $ia di minori edificij ripieno: Muro chiamiamo noi ogni
muraglia, che mouendo$i di terra $i alza in alto a reggere il pe$o delle coper-
ture, & quella muraglia ancora, che è tirata allo intorno dello edificio, per ri-
cingere il voto di quello: Coperture nõ chiamiano noi quelle $olamente, che
nelle piu alte parti de gli edificij, $tanno e$po$te a riceuere le pioggie: Ma
40
copertura è ancora tutto quello, che in lungo, & in largo $i di$tende $opra il
capo di chi $pa$$eggia, infra le quali $ono i palchi, le volte a mezza botte, & le
volte ordinarie, & altre $imili. Vani chiamiamo noi tutti quelli Aditi, che $ono
per tutto nello edificio, onde po$sino entrare, & v$cire tutte le co$e, che fanno
[015]LIBRO PRIMO.
dibi$ogho a chi vi ha da $tare dentro. Di que$ti adunque parleremo, & delle
parti di cia$cheduno, $e prima noi racconteremo alcune co$e, lequali, o $iano
pur principij, ò veramente anne$tate, et nate con i principij di que$ta no$tra in-
cominciata opera, $ono certamente molto a propo$ito. Imperoche hauendo
con$iderato $e $i truoui alcuna co$a, che gioui a qual $i voglia di que$te parti,
5
che dette habbiamo. Tre co$e trouiamo da non le la$ciare certo in dietro; le
quali inuero, & alle coperture, & alle mura, & alle altre co$e $imili molto $i con
uengono. Et $ono que$te. Che cia$cuna di loro $ia commoda, & $opra tutto
$ana, quanto al $uo determinato, & de$tinato v$o. Sia intera, $alda, & perpetua,
& qua$i che eterna: quanto alla $tabilità, $ia ornata, & compo$ta, & per dir così
10
in ogni $ua parte, quanto alla gratia, & alla piaceuolezza bella, & vezzo$a. Git-
tati que$ti qua$i come principij, & fondamenti delle co$e, che dire $i debbono,
tiriamo dietro alla impre$a.
Della Regione del cielo, ouero Aria, del Sole, & de Venti, che uariano l' Aria. Cap. III.
15
GLi Antichi v$auano diligentia, quãto piu poteuano grandi$sima, di haue
re vna Regione nella quale nõ fu$$e co$a alcuna nociua, e fu$$e ripiena di
tutte le cõmodità;e $opra tutto guardauano cõ ogni dilig\~eza di nõ haue
re l' Aria graue, ò mole$ta, con $auio inuero, & maturo con$iglio. Accon$entiua
20
no certo che $e la terra, & l'acqua haue$$ero in loro alcuno difetto, $i poteuano
con l'arte, & con l'ingegno correggere. Ma affermauano, che l' Aria non $i po-
teua mai nè con aiuto alcuno d'ingegno, nè con moltitudine alcuna di huomi-
ni correggere, & ri$anare, tãto che ba$ta$$e. Et certam\~ete il fiato dello alito col
quale $olo noi veramente cono$ciamo mantener$i, & nutrir$i la Vita. Sarà
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molto ottimo alla $alute, $e egli $arà $ommamente puro. Oltra di que$to quan-
ta forza habbia l'Aria nel generare, producere, nutrire, & mantenere le co$e,
non è ne$$uno, che non lo $appia? Concio$ia che e' $i cono$ce, che $ono di mag
giore ingegno coloro, che $i nutri$cono di piu pura aria, che quelli, che $i nutri-
$cono di piu gro$$a, & humida. La qual co$a $i pen$a, che fu$$e la cagione, che
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gli Athenie$i fu$sino di molto piu acuto ingegno, che i Tebani. Noi cono$cia-
mo, che l'Aria $econdo il $ito, & po$itura de' luoghi, cipare hora d'una manie-
ra, & hora d'un'altra. Le cagioni delle quali varietà, parte ci pare di cono$cere,
parte ci $ono del tutto, a$co$e, & incognite per la $cura natura loro. Ma dire-
mo prima delle cagioni manife$te, di poi di$puteremo delle piu occulte, accio-
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che noi po$siamo eleggere Regioni cõmodi$sime, & in quelle viuere $ani$sima
mente. Gli antichi Teologi, chiamarono l'Aria Pallade. Que$ta di$$e Homero,
che era Dea, & $i chiamaua Glaucope, che $ignifica Aria pura, che di $ua natura
$tia lucidi$$ima. Et certo $i vede chiaro quella aria e$$er $ani$sima, laquale è pur
gati$sima, & puri$sima; & che con la vi$ta $i può facilmente penetrare, lucidi$-
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$ima, & leggieri$sima, & tutta $empre à vn modo, & non varia. Et per il contra-
rio affermeremo in quel luogo e$$ere Aria pe$tifera, doue $tiano ragunate con-
tinouamente gro$$ezze di nebbie, & di puzzol\~eti vapori, & che qua$i ti $tia $em
pre come vn certo pe$o $u gli occhi. Et che ti impedi$ca la vi$ta. Che que$te
[016]DELLA ARCHITETTVRA
co$e così fatte, $ieno nell'un modo, & nell'altro, mi p\~e$o io che accaggia da mol
te altre cagioni, ma piu che da alcun'altra da' Soli, & da' Venti. Nè qui $tare-
mo a raccontare quelle co$e naturali, cioè in che modo i Vapori per la forza
del Sole $i lieuino dalle piu intime, & $ecrete parti della Terra, & s'inalzino al
5
Cielo. Doue ragunati in gran moltitudine nello ampi$simo $patio dell' Aria:
ò vero per la loro grandi$sima mole, ò pure, che riceuendo i raggi del Sole da
quella parte, che rarefatti $i $ono, ca$chino: & con il cader loro $pinghino l' Aria,
& eccitino i venti, & dipoi gittando$i da per loro nello Oceano cacciati dalla
$ete $i tu$$ino; bagnati finalmente nel Mare, & pregni di humore, aggirando$i
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nuouamente per l' Aria, $tretti da' venti, & qua$i come $pugne premute di$tilli-
no, & piouino a gocciola a gocciola lo humore, onde $ieno cagione, che $i crei
no nuoui vapori. O $iano que$te co$e, che noi habbiamo dette vere, ò ch'egliè
pur vento, & vna $ecca fumo$ità della terra, ò vna calda euaporatione mo$$a da
freddo, che la $pinga, o vero fiato di Aria, o vero pura Aria, mo$$a dal moto del
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mondo, ò da il cor$o, & raggiare delle Stelle, ò vero lo $pirito (che genera le
co$e) mobile per $ua natura, ò $ia pur altra co$a, che non in $e $te$$a: ma nell' A
ria piu pre$to cõ$i$ta, guidata dalla calda po$$anza della piu alta parte dell' Aria,
ò dalla infiãmatione fatta nell' Aria mobile, ò $e alcuna altra ragione, & opinio-
ne di altri nella di$cu$sione da far$i è piu vera, ò piu antica: io giudico, che $ia
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da la$ciarla in dietro, come che nõ faccia a propo$ito. Da que$to veramente $e
io non m'inganno, $i potrà> i>nterpretare, onde venga, che noi ueggiamo alcuni
Pae$i del Mondo e$$ere sì fatti, che $i rallegrano dell' Aria lieti$sima, mentre gli
altri à loro uicini, & qua$i po$ti nel mede$imo $eno, per l'aria piu tri$ta, & per il
giorno qua$i me$to diu\~etano $chi$i & lordi. Que$to credo io che accaggia nõ
per alcum'altra cagione piu che per non hauere conuenienza cõ i uenti, & con
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il Sole. Cicerone u$aua di dire che Siracu$a era talmente po$ta, che gli habitato
ri di quella in cia$cun dì dell'anno uedeuano il Sole; co$a inuero rara, ma da e$$e
re de$iderata, & da bramar$i (certo) $opra tutte l'altre co$e, doue la nece$sità, o la
oportunità non te la uieti. Debbe$i adunque eleggere ditutte le Regioni
quella, dalla quale la forza delle Nebbie, & la gro$$ezza di ogni piu $pe$$o, o
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gro$$o uapore, $tia lontana. Hanno trouato coloro che attendono à que$te
co$e, che i raggi & gli ardori del Sole, fanno maggior' impeto $opra le co$e piu
$errate, & den$e, che $opra le rade, $opra l'Olio piu che $opra l' Acqua, $opra il
ferro, piu che $opra la lana. La onde e' dicono l'aria e$$er piu graue, & piu gro$
$a in quei luoghi, doue ella maggiormente $i ri$calda. Gli Egizzij contendendo
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della Nobiltà con l'altre genti del Mondo $i gloriauano di e$$ere $tati i primi
huomini che fu$$ero $tati creatinel Mondo, & che non era $tato bi$ogno di pro
creare gli huomini in altro luogo, che doue e' fu$sino po$$uti uiuere $ani$simi,
& diceuano e$$ere $tati dotati dalla benignità de gli Dii qua$i di perpetua Pri-
mauera, & d' Aria $empre d'una mede$ima maniera marauiglio$amente piu che
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tutti gli altri. Et Erodotto $criue che infra gli Egizzij, quelli ma$simamente
ch e$on volti ver$o la Libia, $ono piu di tutti gli altri $ani$simi, perche quiui mai
nõ $i uariano i piaceuoli v\~eticelli. Et cero e' mi par'vedere alcune Città sì della
Italia, sì delle altre genti, non per alcuna altra cagione piu che per una $ubita
[017]LIBRO PRIMO
intemperie dell' aria, hor calda, & hor fredda, diuentare inferme, & piene di
pe$te. Per tanto $i debbe auuertire, & non $enza propo$ito, quãto, & qual So
le habbia ad hauere il Pae$e, accio non ui$ia, nè piu Sole, nè piu ombra, che $i
bi$ogni. I Garamanti be$te@nmiono il Sole quando e$si leva, & quãdo egli ua
$otto: percioche e' $ono auuampati dalla troppa cõtinuatione de' raggi. Al-
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tri $ono Pallidi per hauer qua$i una cõtinuata notte & che così accaggia, nõ in-
teruiene tanto per hauere il polo piu ba$$o, o piu a$ghembo, ancora che que
$to faccia a$$ai, quanto che per e$$ere i luoghi po$ti cõ la faccia, o ariceuere il
Sole, & i venti, o a $chifarli. Io piu pre$to uorrei, i venticelli piaceuoli & pic-
coli, che i venti, & piu to$to i v\~eti, ancor che crudi & meno che mode$ti, che
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io non uorrei l' aria immobile, & graui$sima. Le acque ancora dice Ouidio,
$i gua$tano, $e non $i muovono. L'aria, per dire così, in uerità $i ra$$erena grã-
di$simamente per il moto. Percioche io certo mi p\~e$o, che i vapori, che $i lie-
uano di terra, o $i ri$oluino per il moto, ouero ri$caldando$i per i moti $i ma-
turino. Ma io uorrei che que$ti uenti, giugne$sino cotti dalli oppo$ti monti,
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& $elue, o $tracchi da un loro lungo uiaggio. Vorrei che da i luoghi donde e'
pa$lano, nõ cõduce$sino a noi mala impre$sione. Et per que$to $i debbe auuer-
tire di fuggire ogni cattiua vicinãza, donde ne e$ca co$a alcuna nociua: Nel nu
mero delle quali co$e è il cattiuo odore, & ogni gro$lo uapore, de' luoghi pa
dulo$i, & ma$sime delle acque corrotte, & delle fo$$e. I naturali t\~egono per ce
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to, che ogni fiume, che cre$ca per le neui, meni aria fredda, & gro$la: Ma ni$lu-
na $arà infra i'acque piu cattiua, o brutta, che quella, che non agitata da alcun
moto $i marci$ce. Et que$ta corruttione di sì fatta vicinãza, $arà tãto piu infer
ma, quãto ella $arà piu e$po$ta a' uenti men $ani. Dicono ancora, che i u\~eti nõ
$on tutti per lor natura tali, che eglino arrechino $anità, o malattie. Ma Plinio,
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$egu\~edo Teofra$to, & Hippocrate, che dice che Aquilone è accommodati$si-
mo a re$tituire, & cõ$eruare la $anità, & i naturali tutti affermano, che Oftro è
piu di tutti gli altri nocivo, alla humana generatione. Et in oltre $i pen$ono,
che i be$tiami, $offiando O$tro, nõ $tieno ne' pa$coli $enza pericolo, & hanno
o$$ervato, che m\~etre tal uento tira, le Cicogne nõ volano mai, & che i Delfini
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$offiando Aquilone, & andãdoli a $ecõda, $entono le uoci, ma tirãdo O$tro, le
$entono piu tardi, e nõ le $entono $e nõ rapportategli dal dirimpetto: Et che
$offiando Aquilone, vna anguilla uiuerà $ei giorni, $enza acqua, ma tirãdo O$tro,
non durerà per hauer que$to uento in $e tanta gro$$ezza, e tanta forza di fare
malattie, di maniera, che e' dicono, che $i come $offiando O$tro gli huomini
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diuentano catarro$i & $i ammalano, così $offiando Mae$trale, to$$ono: Bia$imo-
no anche il mare Mediterraneo, per que$to ri$petto ma$simamente, che e'par
loro, che il pae$e e$po$to alla re$le$sione de' raggi pati$ca di doi $oli, che l'vno
l' abbrucia dal Cielo, & l' altro dalle acque: Et cono$cono nel tramontar del
Sole farui$i grandi$$ima mutatione d'aria, poi che l' ombre della fredda notte,
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cõpari$cono. Et $ono alcuni, che pen$ano, che i fiati occidentali, & le refle$sioni
de' raggi ribattute, o dall' acque & dal mare, o da i monti, $ieno piu dall' altre
mole$te: Percioche per il continuato Sole di quel giorno, rendono il già ri$cal-
dato luogo piucocente per la $oprauenuta afa: radoppiata dalle reuerberationi
[018]DELLA ARCHITETTVRA
de' raggi. La onde $e auuerrà, che in$ieme con que$ti $oli, i venti piu graui hab
bino $entieri aperti da poter$i liberamente condurre da te, qual $arà co$a piu
mole$ta? o meno da $opportar$i? Le brezze ancora della mattina a buon' ho
ra, che leuando$i ti rappre$entino i uapori crudi, $i debbono certamente fuggi-
re. Habbia mo detto del Sole, e de' uenti, mediante i quali $entiamo l'aria ua-
5
riar$i, & diuentare $ana, & inferma, & ne habbiamo parlato breui$simamente
quanto ci pareua, che qui fu$$e a ba$tanza: & di que$ti a loro luogo $e ne di$cor-
rerà più di$tintamente.
Qual Regione $ia piu commoda, & qual meno nel collocare gli
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Edificij. Cap. IIII.
NELLO eleggere la Regione $arà conveniente, che ella $ia tale, che gli ha
bitanti da ogni parte $e la habbino a trouar buona, sì con la natura del-
le co$e, sì con la $pecie & con$ortio de gli altri huomini. Nè iocerto edi-
ficherò in alcuno a$pro, & in acce$sibile giogo delle Alpi una città, $i come ha
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ueua ordinato Gallicula, & non con$tretto da una e$trema nece$sità: $chifero
anche un di$erto $olitario, $i come dice Varrone, che era quella parte della
Francia, che egli trouò di là ben adentro dal Rheno, & come di$eriue Ce$are
e$$ere $tata la Inghilterra ne' tempi $uoi. Nè mi piacerà $e quiui come in Egi-
na, $i harà $olamente a viuere di vuoua di vccelli, o di Ghiande, come in alcuni
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luoghi di I$pagna $i uiueua à t\~epo di Plinio. Vorrei adunque che non ne mãca$-
$e co$a alcuna, che fo$$e dibi$ogno ad u$ar$e. Per que$to, piu che per altro fece
bene Ale$$andro a non uoler por la città $ul mõte Ato: $ebene per la inuentio-
ne, & di$$egno di Policrate Architettore doueua e$$er marauiglio$a: percioche
gli habitanti non harebbono hauuta abbondãtia delle co$e. Ad Ari$totile pote-
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ua for$e piacere quella Regione, ma$$imo nell' edificare le cittadi, nella quale
difficilmente $i pote$$e entrare. Et truouo, che $ono $tate alcune genti, che han-
no de$iderato oltra modo, che i loro confini dalla lunga $ieno abbandonati, &
qua$i fatti di$erti per tutto: $olam\~ete per dare $cõmodità a'nemici. Se le ragioni
di co$toro $ono da e$$ere approuate, o nò, ne di$puteremo altroue. Et $e que
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fto gioua publicamente così, non ho perche bia$imare lo in$tituto loro. Ma nel
porre gli altri edificij mi piacerà molto piu quella regione: la quale harà molte
& uarie uie, p lequali & con le naui, & con i caualli, & con i carri, & di $tate, & di
verno cõmodi$simamente ui $i po$sino portar tutte le co$e nece$$arie. Et $e tal
regione non $arà humida per abbondanza di troppe acque, nè arida, o a$pra per
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troppo $ecco, ma atta & in$ieme t\~emperata. Et $e ella non $i trouerà così apũto,
come noi la uorremo, eleggiamola anzi che nò, un poco fredda, & $ecca, piu
to$to che men calda, & humida piu che il bi$ogno: imperoche con le copertu
re, con le mura, con le ue$ti, con il fuoco, & cõ il muouer$i $i uince il freddo. Ne
pen$ano che il $ecco habbia troppo in $e co$a alcuna, per la quale po$$a nuocere
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grandemente a' corpi, o a gl'ingegni de gli huomini: $e bene e' pen$ano, che gli
huomini per li alidori $i ri$ecchino, & per i freddi for$e diu\~etino a$pri. Ma e'ten
gono per certo, che tutti i corpi, per la troppa humidità $i corrõpino, & p il cal
do $i ri$oluino: Et uede$i che gli huomini, sì ne'tempi freddi, sì per habitare ne'
[019]LIBRO PRIMO.
luoghi freddi $tanno piu fani & piu $enza malattie. Ancor che e’concedino,
che ne’luoghi caldi gli huomini $ono di miglior ingegno, & ne’freddi di mi
gliore corporatura. Io ho letto ancora in Appiano hi$torico, che i Numidii
viuono a$$ai, perche egli hãno gli inuerni $enza gran freddi Quella regione $arà
piu dell’altre migliore, la quale $arà anzi che nò, humidità & tiepida, percio-
5
che in quella $i genereranno huomini grandi begli, & non melanconici. Se-
condariamente quella regione $arà commodi$sima, che e$$endo tra prouincie
neuo$e, harà piu di Solc, che l’altre. Et tra le provincie aride per il Sole quel-
la, che harà piu di humidità & di ombra. Ma non $i porrà edi$icio alcuno, &
$ia qual $i uoglia in ne$$uno luogo peggio, nè piu $comodo, vhe $e $i porrà na
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$co$o tra due valli: percioche la$ciãdo in dietro quelle co$e, che $ono manifefta-
mente apparenti, gli edificii po$ti in tal luogo non hanno alcuna dignità $tan
do na$co$i, & la ueduta loro interrotta non ha, nè piacere, nè gratia alcuna.
Ma che dir\~e noi, il che in breue accaderà, che $aranno gua$ti dalla rouina delle
pioggie & ripieni $pe$$o dalle acque, che intorno li piouono, & $ucciato non
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poco humore, continuam\~ete $taranno fradici, e $empre sfumeranno a$siduo va
pore, nociuo grandemente alla $anità degli huomini. Non $aranno in quel luo-
go gl’ ingegni eccellenti, e$$endoui in fermi gli $piriti, nè ui dureranno i corpi.
I libri infradiciate le legature $puzzeranno, le armi & tutte quelle co$e, che
$arauno ne’ magazini $i infradiceranno, & finalmente p la $oprabbondanza della
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humidità ui $i corromperanno tutte le co$e. Et $e ancora ui entrerà il Sole $i
abbrucieranno per la $pe$i>a reuerberatione de’ raggi, che da ogni banda quiui
ri$altano, & $e il Sole non ui entrerà diuenteranno aride per la ombra, & $i rag
granchieranno. Aggiugni a que$te co$e, che penetrandoui il vento, qua$i che
ri$tretto per canali, ui farà maggiore & piu crudel furia, che non fia convenien
te. Et $e non ui entrerà, quella aria in gro$$ata $i diuenterà (per dir così) quafi
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che un fango. Vna così fatta Vallata po$siamo noi non a torto chiamare un la-
gaccio, & uno $tagno dell’ aria. Per tanto la forma del luogo, nelquale uorre-
mo edificare, debbe e$$er degna & piaceuole, nè in modo ba$$a, che $ia qua$i,
che $otterrata, ma $ia alta & qua$i falcone, che guardi per tutto, e da qualche fia-
to di lieti$sima aria $ia continuamente agitata. Oltra di que$to, habbia abbon
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danza di quelle co$e, che bi$ognano, & all’ u$o & al piacere degli huomini,
come acqua, fuoco, & co$e da cibar$i. Ma in que$to $i debbe auuertire & pro-
curare, che da co$e $imili non accaggia a gli huomini, co$a che nuoca alla $ani-
tà loro. Debbon$i aprire & a$$aggiare i fonti, & con il fuoco far pruoue delle
acque, accioche non ui $ia mi$chiato punto di mucido, di ui$co$o, & di crudo,
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onde gli habitatori $e ne ammalino. La$cio $tar quello, che dalle acque $pe$$o
procede, come diuentar gozzuti, & hauer la pietra, la$cio tutte quelle piu ra-
re marauiglie dell’ acqua, che raccol$e dottamente, & elegantemente Vitruuio
Architettore. Egliè $ententia d’ Hippocrate Fi$ico, che coloro che beranno
acqua non purgata, ma graue & di cattivo $apore, diuenteranno con la peccia af-
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fanno$a & enfiata, & nelle altre membra del corpo, come nelle gomita, nelle
$palle, & nel vi$o, diuenteranno, dico al tutto e$tinuati, & oltra modo $ottili. Ag-
giungiui, che per difetto della milza, induritoui il $angue, ca$cheranno in va-
[020]DELLA ARCHITETTVRA.
rie $pecie di malattie & pe$ti, nella $tate per il flu$$o del uentre, & per il mo-
uimento della collora, & per il ri$oluere de gli humori mancheranno, oltra
che in tutto l’ anno haranno continuc & graui infermitati, come hidropi$ia,
a$ima, & dolori di fianchi. I giouani per gl’ humori melancolici impazzeran
no. I vecchi per accender$igli gli humori arderanno: le donne difficilmente
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ingrauideranno, & difficili$simamente partoriranno ogni $e$$o & ogni età:
finalmente cadrà inanzi al tempo di morte non ragioneuole, tirataui & con$u
mata dalle malattie. Nè haranno giorno alcuno, nelquale non $i $entino me
Iancolici, o $timolati da’ cattiui humori, & ue$lati da ogni $orte di perturba-
tione. Oltra che e$agitati dell’ animo, $aranno $empre in me$titia & dolore. Po
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trebbon$i dir piu co$e delle acque, notate dalli antichi hi$torici uarie & mara
uiglio$e, & efficaci$$ime allo $tar $ano, & allo $tare ammalato de gli huomi-
ni: Ma elle $on rare certo, & $eruirebbono for$e piu a mo$trar di $apere, che
al bi$ogno; Oltra che delle acque a lor luogo, piu lungamente $i parlerà. Quel
lo certo non è da $prezzare, il che è manife$ti$simo, cioè, che dell’cqua $i nu-
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tri$cono tutte le co$e, che cre$cono le piante, i $emi, e tutte quelle co$e, che
hanno l’ anima uegetatiua, de’frutti & dell’ abbondanza delle quali co$e gli
huomini $i rinfre$cano, & $i nutri$cono. Se que$to è così, cer to e’bi$ogna e$a-
minare diligentemente, che uene di acque, habbia quella regione, doue noi
uogliamo habitare. Diodoro dice che la India ha in gran parte huomini gran
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di gagliardi, & dotati di acuto ingegno, perche e’ $ono in $ani$$ima aria &
beono $ani$$ime acque. Ma quella acqua chiameremo noi ottima, che non
harà $apore alcuno; & quella harà buon colore, laqual non harà punto di co
lore, di $orte alcuna. Oltre che e$si chiama quella acqua ottima, la quale è chia
ri$sima lucida & $o>ttile, & che po$ta $opra un candido telo non lo macchia,
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& cotta non fa po$atura, & quella che non la$cia il grembo donde ella e$ce
mu$co$o & macchiato, & ma$sime i $a$si, che ella bagna. Aggiugne$i quella
acqua e$$er buona, con la quale cotti i legumi diuenton teneri, & quella an-
cora con laqual $i fa buon pane. Ne con meno diligentia $i debbe e$aminare
& auuertire, che la regione non generi co$a alcuna pe$tifera, o ueleno$a, ac-
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cioche quegli, che ui hanno da $tare, non $tieno in pericolo. La$cio indietro
quelle co$e, che appre$$o a gli antichi $on celebrate, cioè che in Colco $i di-
$tilli dalle frondi de gli arbori un mele, che chi lo gu$ta, ca$chi per un giorno
intero & qua$i $enza anima, $ia tenuto per morto. Et quel, che e’ dicono e$$er
interuenuto nello e$$ercito di Antonio, delle herbe, lequali mangiate da’ $ol
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dati, per care$tia di pane, fecero che impazzati $i agitauauo $tando $ino a tan
to intenti a cauar pietre, che commo$$a la collora ca$cauano & moriuono,
non trouando ne$$uno altro rimedio, contro a que$ta pe$te $econdo, che
$criue Plutarco, che il bere uino. Que$te $on co$e noti$sime. Che dirò io di
quel che appre$$o la Puglia, in Italia, o Dio buono ne’ no$tri tempi, che incredi
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bil forze di ueleno $i è de$ta? che per il mor$o di alcune Tarantole terre$tri gli
huomini ca$cano in uarie $pecie di pazzie, & come diuentano in furiati, co$a
marauiglio$a a dire. Ne$$uno emfiato, ne$$uno liuido, che appari$ca in alcun
[021]LIBRO PRIMO.
lato del corpo, dallo acuto mor$o ò ago della ueleno$a be$tiuola fatto $i uede.
Ma $ubito perduta la mente attoniti $i lamentano, & $e non è porto loro aiuto, $i
muoiano, medicano que$ta malattia con la medicina di Teofra$to, che di@eu@
che quegli che erano mor$i dalle Vipere, $i guariuano con il $onare de Pifferi.
I Mu$ici adunque con uarij $uoni mitigano tale malattia, & quando poi peruen-
gono à quel modo di $onare, che è loro proprio, $ubito qua$i de$ti$i, $i rizzano,
5
& per allegrezza, $econdo che è il de$iderio loro, con ogni sforzo di lor nerui, &
forze, $i e$$ercitan in e$$o $uono: Percioche tu uedrai alcuni co$i mor$i, e$$ercitar
$i $altando, & alcuni cantando, & alcuni e$$ercitando$i & sforzando$i in altre co-
$e, $econdo che il de$iderio, & la pazzia loro gli guida, in$ino à tanto, che per $tra
chezza non po$sino piu. Et$enza fermar$i mai punto, $udare piu giorni, & non
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per alcuna altra cagione, racqui$tare la lor $anità, piu che per la $atietà della prin
cipiata, & conceputa pazzia. Et habbiamo letto una co$a $imile àque$ta, e$$er
accaduta appre$$o de gli Albani, che con tanto sforzo di cauagli combatterono
contro a Pompeio: percioche e’ dicono e$$er $olito di generar$i in quel luogo
certe ragnateli, da quali e$$endo gli huomini tocchi, altri erano forzati à morire
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ridendo, & altri per lo oppo$ito à morire piangendo.
_Con quali indit{ij} & conietture $i habbia a inue$tigare la Commodità della_
_Regione. Cap. V._
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NE que$te $ole co$e ba$tano ad eleggere la Regione, le quali per loro $te$-
$e $i ueggano, & $ono manife$te, ma bi$ogna ancora con$iderare ogni co-
$a notãdo cõ l’anin<007>o piu $ecreti inditii. Percioche $aranno buoni indi-
tii d’ottima aria, & di acque perfette, $e quella Regione farà in abbõdantia frut-
ti buoni, $e ella nutrirà molti huomini, & uecchi$simi, $e la giouentù vi $arà ga-
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gliarda & bella, $e continuamente ui $i genererà, aggiuntoui $e i parti $aran-
no naturali & $enza mon$tri. Io certo ho uedute alcune città, lequali non uo-
glio nominare, ri$petto à tempi, nelle quali non è donna alcuna che non $i ueg-
ga in un mede$imo in$tante e$$ere diu\~etata madre di huomo & di mo$tro. Vna
altra città ho ueduta in Italia, doue na$cono tanti Ghobbi, Guerci, Zoppi, &
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Bi$torti, che e’ non ui $i moltiplica famiglia alcuna, che non habbia alcuno mon-
co ò alcuno $torpiato. Et certamente il uedere sì $pe$$e, & grandi di$aggua-
glianze da corpo à corpo, & da membro à membro; ne auerti$ce, che ciò in-
teruenga da difetto di Cielo, & di aria, ò uero da alcuna altra cagione piu
$ecreta di corrotta natura. Nè $ia fuor di propo$ito, quel che e’ dicono, cioè
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che nella aria gro$$a habbiamo piu fame, & nella $ottile piu $ete, & manco $i
di$conuengha che dalle forme, & effigie de gli altri animali $i po$ii coniettura-
re che corporature ui debbino hauere gli huomini: Percioche $e ui $i uedran-
no i be$tiami & le pecore gagliarde, grandi, gro$$e, & a$$ai, $i potrà non à ca$o
$perare di douerui hauer figliuoli $imili. Nè $arà fuor di propo$iro, $e noi pi-
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glieremo inditii dell’aria, & dei uenti, da altri corpi, ne quali $ia $penta la ani-
ma uegetatiua: percioche dalle uicine muraglie degli edificii, po$siamo con-
$iderare, che $e elleno $aranno diuentate ruggino$e & ronchio$e, dimo$trerran-
[022]DELLA ARCHITETTVRA
no che quiui concorrino influenze maligne. Gli Arbori ancora, qua$i come dac
cordo tutti da un lato mede$imo piegati, & rotti, dimo$trano di hauere ceduto à
noìo$e, & mole$te $urie di uenti: & gli $te$si uiui $a$si nel proprio luogo nati, ò gli
altri condottiui, $e $aranno piu che non douerebbono nelle $ommit @delle $cor-
ze loro, alterati, dimo$trano lo $t\~eperamento del luogo, per la aria, che hora è di
5
fuoco, & hora di ghiaccio. Et per ciò quella Regione doue que$ti furio$i a$$alti
di t\~epi, & tempe$te $i aggirano, piu di alcuna altra, $i debbe $chifare: Percioche $e
i corpi de’ Mortali, $ono preoccupati da crudeli$sima forza di alcuno freddo, ò
caldo, che li percuota, $ubito tutta la ma$$a del corpo, & le congiunture di tutte le
parti, $i gua$tano, & $i ri$oluono, & ca$cono in malattie diuer$e, & in anzi tempo
10
uecchiezze. Dicono che quella città che po$ta à piè de’ monti, pende inuer$o il
tramontare del Sole, è inferma, piu per que$ta, che per altra cagione, cioè per-
che ella $ente poi $ubito i fiati delle notti troppo piu gelate. Egli è ancora con-
ueniente riandan do le co$e detempi pa$$ati, $econdo che le hanno o$$eruate i $a-
ui, e$aminare, & antiuedere, con ogni diligentia, co$e piu rare, $e alcune ue ne
15
$ono: Percioche e’ $ono alcuni luoghi, che hanno dilor natura a$co$o in loro un
certo che, che conferi$ce alla felicità, & alla infelicità. In Locri, & in Cutrone,
dicono che non fu mai Pe$te. Nella I$ola di Candia non $ta mai animale alcuno
nociuo. In Francia na$cono di rado mõ$tri, in altri luoghi i Fi$ici affermano che
nel mezo della e$tade, & nel mezo dello inuerno, non tuona mai: Main Campa
20
gna $econdo che dice Plinio, $opra quelle città, che $on po$te amezo dì, in detti
tempi tuona: Et dicono chei Monti pre$$o ad Albania $on chiamati Ceraunii,
dal caderui continuamente $aette. Oltra que$to, perche nella I$ola di Lemno
ca$cano continuam\~ete $aette; dice Seruio, che ciò ha dato cagione à Poeti di di-
re che Vulcano cade$$e in quel luogo. Appre$$o allo $tretto di Galipoli, &
25
infra gli E$$edoni, non $i $on mai nè $entiti tuoni, nè ueduti baleni. Se in Egit-
to pioue, è tenuta co$a prodigio$a. Apre$$ole Hida$pe, nel cominciar della
e$tate, pioue continuamente. Dicono che in Libia $i muouono i venti tanto
di rado, che per la gro$$eza della aria, $i veggono in Cielo uarie $petie di va-
pori: Ma per il contrario nella maggior parte della Galatia, $o$tia di $tate il uen
30
to con tanto impeto, che in cambio di tirare in alto la rena, vi $pinge le pietre.
In Spagna vicino allo Ibero, dicono che il uento Mae$tro $offia talmente, che
dà la volta à Carri ben carichi: In Ethiopia $i dice che non $offia O$tro: Et gli
hi$torici dicono che in Arabia pre$$o à Trogloditi, que$to mede$imo vento,
abbrucia ciò che ei vi truoua di uerde: & Tucidide $criue che Delo non è
35
mai $tata mole$tata da i tremuoti, ma $empre $i è $tata $alda, $opra il mede$i-
mo $a$$o, anchor che le altre I$ole à lei vicine, $ieno $tate a$$ai volte rouinate
da tremuoti. Noi veggiamo, che quella parte di Italia che è dalla Selua dello
Aglio, $otto Roma, per tutta la maneggia de colli di campagna di Roma, in$ino
à Capua, è tormentata da continui tremuoti, & qua$i rouinata del tutto. Al-
40
cuni pen$ano che Achaia, $ia co$i detta, da $pe$$e inundationi di acque. Io truo
uo che Roma è $empre $tata febrico$a, & Galeno pen$a, che tai febbre $ieno vna
nuoua $petie di terzana doppia, alla quale varii, & qua$i contrarii rimedii, in
varie hore, $i debbino applicare. Egli è ancora appre$$o de Poeti antica fa-
[023]LIBRO PRIMO.
uola, che Tiphone $otterrato nella I$ola di Procida $pe$$e uolte $iriuolge, & che
di quì na$ce, che bene $pe$$o la I$ola triema tutta da $ondamenti. Di que$to ca$o
hanno co$i cantato i Poeti, perciò che la I$ola è ve$$ata da tremuoti, & da bocche,
che gettano in modo, che gli Eritrei, & i Calcide$i, che già in quella habitarono,
5
furono forzati à fuggir$ene. Et di nuouo poi, coloro che vi furono mandati da
Hierone Siracu$ano, accio vi edifica$$ero vna nuoua città, per la paura del conti-
nuo pericolo, & di tal mi$eria $e ne fuggirono. Per tãto tutte le co$e, co$i fatte, $i
debbono riandare cõ lunga o$$eruatione, & notarle, & farne cõparationi a$$omi-
gliadole ad altri luoghi, accioche <002> que$to $e ne acqui$ti buona, & intera notitia.
10
_Di alcune piu occulte commoditadi, & incommoditadi, della Regione, le quali da Sau<007>>i_
_debbon e$$ere ricerche. Cap. VI._
DEbbe$i ancora ricercare diligentemente, $e quella Regione è $olita ad e$-
15
$ere mole$tata, da alcune incommodità piu $ecrete. Platone pen$aua che
in certi luoghi fu$$e, & in$pira$$e alcuna volta certa terminata potenza di
$piriti, laquale fu$$e hor mole$ta, & hor propitia à gli habitatori. Sono certa-
mente alcuni luoghi, doue gli huomini facilmente impazzano, alcuni doue fa-
cilmente da loro $te$si $i procacciano danno, alcuni doue con lo impiccar$i, ò
20
con il precipitar$i, ò con ferro, ò con ueleno facili$simamente $i tolgono la ui-
ta. Aggiugni à que$to, che egli è ancora di nece$sità e$aminare diligenti$sima-
mente, da piu occulti inditij di Natura, tutte quelle co$e, che fanno à que$to pro-
po$ito. Era antico co$tume trouato in$ino à tempi di Demetrio, che non
$olamente nel porre le Città, & le Ca$tella, ma nel porre ancora gli allog-
25
giamenti de gli e$$erciti, per alcuni giorni $i guarda$sino le inte$tine delle pe-
core, che in quel luogo $i fu$$ero pa$turate come dentro $te$sino; & che colo-
re haue$$ero. Nellequali $e per $orte haue$$ero trouato difetto alcuno, dice-
uano che quello era luogo da fuggirlo, per e$$er mal $ano. Varrone dice, che
$apeua certo, che in certi luoghi volauano per aria alcuni minuti animaluzzi, pic
30
coli come atomi, iquali riceuuti con il fiato in$ieme dentro al polmone, $i ap-
piccauano alle inte$tine, & rodendole cau$auano malattie crudeli, & corrotte,
& inoltre pe$te, & morti. Nè $i deue la$ciare indietro, che e’ $i truouano alcu-
ni luoghi, che di lor natura non haranno, nè incommodità, nè pericolo alcu-
no, ma $aranno talmente collocati, che da i fore$tieri che ui capitano, ui $arà
35
bene $pe$$o condotta pe$te, & mi$eria. Et que$to non accade $olamente per ue
nirti ado$$o e$$erciti armati à uolerti fare ingiuria, come interuiene à quelle ter-
re, che $ono e$po$te à Barbari, & à gli efferati. Ma per riceuerli ancora ami-
cheuolmente, & alloggiarli, nuocono oltra modo. Altri per hauere hauuti
uicini de$idero$i di co$e nuoue hanno portato paricolo mediante il danno, &
40
la rouina di quelli. Pera in $ul Mar maggiore colonia de’ Genoue$i conti-
nuamente è tormentata dalla pe$te, perche in quel luogo $on riceuuti ogni
giorno Stiaui, sì infermi dello animo, sì dal continuo lezo, & $porcitia, fradici,
& con$umati. Dicono ancora che egli è co$a da $aui, & da huomini di buon
con$iglio, andar ritrouando da gli augurii, per o$$eruatione del Cielo, che for-
[024]DELLA ARCHITETTVRA
tuna $i habbia ad hauere in la Regione. Le quali arti, pur che elleno cõuenghi
no con la religione, io certo non di$pregio. Chi negherà, che quello che co-
$toro chiamano Fortuna, $ia pur quel che ella $i voglia, non po$$a molto $opra le
co$e de gli huomini? Nõ affermaren noi, che la publica fortuna di Roma po$$et
5
te affai ad accre$cere lo Imperio. La città di Iolao in Sardigna, fatta da il nipo-
te di Ercole, $e ben fu, & da’ Cartagine$i, & da i Romani, a$$ai uolte affaltata cõ le
armi, Diodoro niente di meno $criue, che ella $empre $tette in libertà. Hor
credian noi, che il tempio appre$$o di Delfo, già prima da Flegias abruciato, di-
poi al tempo di Silla arde$$e la terza uolta, $enza particulare di$gratia di quello
10
$te$$o luogo. Che direm’noi del Campidoglio? quante volte è abruciato, & ha
inalzate le fiamme. La città de Sibariti, e$$endo piu & piu uolte tormentata,
& dipoi abbandonata, & finalmente $penta in tutto, vltimam\~ete rima$e di$erta:
& à coloro che quindi $i fuggiuono, correuono pur dietro le difau\~eture, ne per
andar$ene à $tare altroue, & la$ciare lo anticho nome della città loro, po$$etton
15
mai difender$i dalle calamitadi, & dalle mi$erie: percioche $opragiunti loro
ado$$o nuoui habitatori, tutte le piu antiche, & principali famiglie loro con fer
ro, & morte, in$ieme con gli edificii $acri, & con la città furono $penti, in$ino da
fondamenti. Ma la$ciamo hora mai $tar que$te co$e, delle quali $on piene le hi
$torie. Que$ta appre$$o di noi $ia la $o$tanza, che egli è co$a da huomo pruden-
20
ti$simo, il cercare di metter$i à fare tutte quelle co$e mediante le quali la cura,
& la $pe$a dello edificare, non habbia à far$i indarno: & che e$$a opera debba
e$$ere eterna, & $ana. Et certamente, il nõ la$ciar co$a alcuna indietro nel met-
tere ad effetto tãto gran co$a, è officio di huomo con$iderati$simo. O non è el
la co$a di grande importanza à te & à tuoi, metter$i à una impre$a, che habbi à
giouare, che conferi$ca alla $alute, & che conuenga à uiuere con dignità, & dilet
25
tatione, & che $erua al la$ciar di $e nome, & fama? Quiui harai tu da attendere
ad ottimi $tudij, quiui ti $aranno cari i dolci figliuoli & la famiglia, quiui harai i
giorni da trauagliare & da quiete, quiui $i con$umerãno tutti i di$cor$i de gli an
ni tuoi, talmente che io non pen$o, che e’ $i po$si trouar co$a alcuna in tutta la ui
ta appre$$o la humana generatione, (eccetto che la uirtu) alla quale $i debba piu
30
attendere con ogni cura, opera, & diligentia, che à cercare di potere con la tua
famiglia habitare bene, & comodamente. Et chi èquello che affermi di poter
bene habitare, $prezzate que$te co$e, che noi habbiamo dette? ma $ia di loro
detto à ba$tanza. Re$taci à trattare del $ito.
35
_Del $ito, & delle $orti delle linee. Cap. VII._
NEllo $tabilire il $ito, $i debbe o$$eruare, tutto quello che noi habbiamo
detto della regione: percioche $i come la regione è una terminata, &
$celta parte di prouincia, co$i il $ito è un certo terminato, de$tinato $pa-
40
tio della regione: ilquale $i occupa nel porre lo edificio, & per que$ta cagione
tutte quelle co$e, che po$$ono ò giouare ò nuocere alla regione, co$i ancora po$-
$ono fare il $imile al $ito. Ma ancora che que$to $ia, co$i que$ta di$cu$sione, &
que$ta cõ$ideratione ha certi \’pcetti, i quali $oli pare che $i a$pettino propriam\~e-
[025]LIBRO PRIMO.
mente al $ito. Et alcuni ancora che non pare $i a$pettino al $ito, co$i propiam\~e
te, main gran parte alla regione et $ono que$ti. Egli è di nece$sità cõ$iderare,
che opera noi ci mettiamo à fare, publica ò priuata, $acra ò $ecolare, & le altre $i-
mili, delle quali à luoghi loro di$tintam\~ete diremo. Percioche altro luogo, &
altro $patio $i debbe dare al mercato, altro al teatro, & altro al luogo doue figio
5
ca alle braccia, & altro à vno tempio; la onde bi$ognerà hauere ri$petto, $ecõdo
che ricerca la qualità, & lo v$o di cia$cuno edificio nel Situarlo, & dargli la for-
ma. Ma per$eguitare, $i come in que$to luogo cominciamo di parlare general
mente, tratteremo $olam\~ete di quelle co$e, che noi giudicheremo nece$$arie: $e
10
prima però raccõteremo alcune co$e delle linee, che faráno molto a propo$ito,
ad e$primere il fatto. Percioche hau\~edo à trattare del di$egno del $ito egli è
cõueni\~ete, che noi trattiamo prima di quelle co$e cõ lequali $i fa detto di$egno.
Ogni di$egno adúque $i fa di linee et di angoli, le linee $ono quello vltimo di
$egno, che chiude intorno lo intero $patio del $ito. La parte della $uperficie,
$uggetta à que$to di$egno che è cõtenuta da due linee che $i toccano l’una l’al-
15
tra, $i chiama angolo. Percioche dall’inter$ecatione di due linee l’una cõ l’altra
$i fanno quattro angoli. De quali $e qual $iè luno, $arà vguale à vno <002> vno à tut
ti tre gli altri, $i chiamerãno à $quadra, & quelli che $arãno minori, $i chiamerã-
no $otto $quadra, & i maggiori, $opra $quadra. Le linee ancora, alcune $ono di
ritte, & alcune torte, delle linee a chiocciola, & delle auuolte nõ fa qui me$tiero
20
cheio raccõti. La linea diritta è vn filo tirato da vn pũto ad uno altro, talm\~ete
ch’e’ nõ vi $e ne po$$a tirare altro minore. La linea torta è vna parte di vn cer-
chio, il cerchio è quel di$egno fatto da lo vno de duoi punti, & girato talm\~ete in
la mede$ima $uperficie, che in tutto il $uo aggiramento, nõ $ia mai ne piu pre$$o,
ne piu lontano, da quello immobile del mezo, che e’ $i fu$$e quãdo e’ cominciò
25
da prima à girar$eli intorno. Ma a que$te co$e $i dee aggiugnere, che la linea
torta, la qual noi dic\~emo ch’era parte d’vn cerchio, appre$$o dinoi qui Architet
tori, <002> via di $imilitudine $i chiamerà arco. Et quella linea che dai duoi pũti del
la linea torta $i parte, & va diritta, $i chiamerà <002> la mede$ima $imilitudine corda.
Et quella linea che part\~edo$i dal pũto del mezo della corda, & che la$ciãdo$i da
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ogni lato angoli vguali, andrà in$ino all’arco, $i chiamerà $aetta. Et quella che
part\~edo$i dal pũto immobile ch’è d\~etro al cerchio, andrà <002> in$ino alla linea tor
ta del cerchio $i chiamerà raggio. Et que$to punto immobile che è dentro nel
mezo del cerchio $i chiama centro. Et quella linea che pa$$ando per il c\~etro,
toccherà da amendue le bande il giro del cerchio, $i chiamerà diametro.
35
40
Gli archi ancora $ono differenti, percioche alcuno è intero, alcuno è $cemo,
& alcuno è compo$to. Intero è quello che occupa la metà di vn cerchio, cioè
[026]DELLA ARCHITETTVRA
quello che ha per corda il diametro del cerchio intero. Lo $cemo è quello
che ha la $ua corda minore dun diametro, & è ancora que$to arco $cemo parte
di un mezo cerchio. Lo arco compo$to, $i fa di duoi archi $cemi, & però,
per il congiugnimento che fanno i duoi archi $cemi inter$ecando$i in$ieme fa
nella $omità vno angolo, ilche non interuiene nè allarco intero, nè allo $cenio.
5
Cono$ciute que$te co$e procederemo in que$ta maniera.
De le $orti de$iti, delle forme & figure loro, & quali $ieno le piu utili, & le piu
$tabili. Cap. VIII.
10
I Siti alcuni $ono accantonati, & alcuni tondi; de gli accantonati ne $ono alcu-
ni tutti di linee diritte, & alcuni di linee diritte, & di linee torte, me$colati in
$ieme. Maio nõ mi ricordo già di hauerne trouato ne$$uno accantonato,
ne gli edificij de gli antichi, fatto di piu linee torte, che non vi $ia introme$$a alcu
15
na linea diritta; Ma in ciò $i debbe auuertire à quelle co$e, che mancando in tutte
le parti dello edificio, $on bia$imate grandemente. Et e$$endoui rendono lo
edificio gratio$o & comodo. Cioè che i cantoni le linee, & tutte le parti in cer-
to modo habbino varie forme, ma non però con troppa frequente varietà, nè
troppa rara, ma talmente collocate $econdo chericerca la bellezza, & l’u$o, che le
20
intere parti alle intere, & le pari alle pari corri$pondino. Cõmodi$simamente
$i v$ano gli ango>li à $quadra: gli angoli $otto $quadra, nõ $ono $tati v$ati da alcuno,
ne anche pure ne piccoli, & poco $timati $iti, $e nõ per forza, & con$tretto dalle
qualità, & modi de luoghi, ò da il ri$petto di fare i $iti piu degni. Giudicarono
che gli angoli $opra $quadra fu$$ero a$$ai conuenienti, ma guardaron$i che e’ non
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fn$$ero mai di numero $compagnati in ne$$uno luogo. Il $ito tondo, dicono che
è piu di tutti gli altri capaci$simo & di mãco $pe$a à chiuderlo d’argine, ò di muro.
Il piu vicino à que$to, dicono ch’è quello, che ha molti canti, ma bi$ogna che e’
$ieno al tutto canti $imili, & corri$pondenti$i, & vguali per tutto il $ito. Maloda
no piu delle altre quelle piãte, che e’ cono$cono che alzino le mura piu comode
30
à bene $tatuire le altezze della opera; come è quella che ha $ei, & quella che ha ot-
to cãtoni. Io ho veduta vna pianta di dieci angoli, cõmodi$sima, & che ha maie
$tà. Puo$si anco $tabilirne bene vna di 12. angoli & di 16. ancora: & io veram\~ete
ne ho veduta vna di 24. ma que$te $ono radi$sime. Le linee de fianchi, debbon
e$$er po$te talm\~ete, che quelle che le $ono aricontro $ieno loro vguali, nè $i deue
35
gia mai in tutta vna opera applicare linee lunghi$sime in vn filo à cãto à le corti$-
$ime: Ma $ia in $ra loro, $ecõdo la rata delle co$e, una cõueni\~ete, & ragioneuole
proportione. Vogliono che gli angoli $i põghino di uer$o quel lato, dõde ò dal
pe$o della ripa, ò dallo impeto, & forza delle acque, ò dei venti $op ra$tannoi pe-
ricoli, & le perco$$e: acciò che la ingiuria, & la Mole, che vien à percuotere
ne l’edificio $i fenda et $i diuida in piu parti, combattendo, (per dir co$i) con
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la gagliarda cantonata delle mura, non con la debolezza delle facciate contro
à tale mole$tia. Et $e gli altri lineamenti dello edificio ti vieteranno, che tu
non po$$a v$ar e que$to angolo in que$to luogo, come tu vorre$ti, v$a le linee
torte: con ciò $ia che la linea torta è una parte di cerchio, & e$$o cerchio $e-
[027]LIBRO PRIMO.
condoi Filo$ofi è tutto angolo. Il $ito dipoi $arà, ò in piano, ò in co$ta ò in ci-
ma de monti: $e $arà in piano e’ bi$ogna alzarti da terra, & far qua$i che un poget
to:percioche oltra che que$to $ito in piano $i conuien molto alla dignità, $e tu
non lo farai, te ne re$ulterãno incommodità grandi$sime. Perche lo allagar de
fiumi, & le pioggie $ogliono ne luoghi piani arrecar fango: onde accade che e$$o
5
terreno $i va a poco a poco inalzando, oltre che $e per neglig\~etia de gli huomini,
non $ono portati viai calcinacci, & le ribaldarie che tutto il giorno $i la$ciano, i
piani facilmente $i inalzano. Frontino v$aua dire, che Roma à tempi $uoi $i era
alzata di colli, per le continue ar$ioni. Ma noi veggiamo quella mede$ima in
que$ti tempi e$$er qua$i tutta $otterrata, dalle rouine, & dalle ribalderie. Io ho
10
vi$to nel ducato di Spuleto vno antico tempietto po$to in piano $otterrato pure
in gran parte, per lo alzarui$i c’ha $atto il terreno: di$t\~edendo$i quella pianura in-
$ino $otto i monti. Ma à che racconto io quelle co$e che $ono $otto i monti?
Lungo le mura di Rauenna quel nobile tempietto che ha per tetto vna tazza di
pietra di un pezzo $olo ancor che e’ $ia vicino al Mare, & a$$ai lontano da mõti, è
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$otterrato piu che la quarta parte del terreno per l’ingiuria de t\~epi. Ma quãto
que$to poggetto debba e$$er alto à cia$cuna pianta $i dirà al $uo luogo: quãdo nõ
$ommariamente come quì, ma piu di$tintamente di ciò tratteremo. Debbe
certo cia$cun $ito e$$er fatto, ò dalla natura, ò dall’arte $aldi$simo. Et però io p\~e
$o che $i debba primieramente fare à modo di coloro: che ne ammoni$cano che
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noi e$aminiamo con vna, ò piu fo$$e lontana l’una dalla altra quanto vaglia, ò $ia
buono, il terreno con l’e$$ere $pe$$o, ò raro, ò tenero à reggere il pe$o della mu-
raglia. Percioche$e ella $i porrà in $piaggia $i debbe auuertire, che le parti di
$opra cõ lo aggrauare non $pinghino:ò che le parti di $otto, $e per $orte $i moue$-
$ero, non $i tirino l’altre ado$$o. Io vorrei che que$ta parte dello edificio, c’ha
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à e$$ere ba$a à tutta la opera fu$si fermi$sima, & da tutte le parti grandemente af-
fortificata. Se il $ito $arànella $ommità di vn monte, ò egli vi $i douerà hauer
ad alzare da qualche banda, ò vero $pianando la punta del monte, $i harà à pa-
reggiare. Quì è da con$iderare, che noi douiamo eleggere di far quello, (ha-
uendo pur ri$petto alla dignità,) che $i po$si fare cõ manco, & piu mode$ta $pe-
30
$a & fatica, che $ia po$sibile. For$e farà à propo$ito $pianare vna parte della
cima, & vna parte del pendio allargandolo accre$cere. Per ilche fu molto $a-
uio quello Architettore, chi egli $i fo$$e, che diede perfettione ad Alatro, Cit-
tà di campagna di Roma po$ta in$ul $a$$o$o monte. Percioche egli procurò
che la ba$e ò della fortezza, ò del tempio, la quale hoggi $ola vi $i vede, e$$endo
35
rouinati tutti gli altri edificij che vi erano, fu$$e murata, & affortificata di $ot-
to con i pezzami sfe$si, & $tacchati dallo $pianato della cima del monte. Et è
in que$ta opera quel che io lodo grandemente: ciò è che egli po$e lo angolo
della pianta da quel lato, onde il monte pende piu repente, & affortificò quel-
lo angolo con grandi$simi pezzami amma$$ati l’uno $opra l’altro, de i frammen-
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ti oltra modo grandi, & operò nel congiugnere le pietre con mode$ta $pe$a, che
lo edificio appari$$e ornato. Piacquemi ancora il con$iglio di quello Archi-
tettore, che non hauendo pietre à ba$tanza, fece per reggere il pe$o del mon-
te, vna $carpa di $pe$si mezi cerchi, mettendo il dor$o delle linee torte, entro
[028]DELLA ARCHITETTVRA
nel monte. Laquale muraglia oltra che ella è bella à vedere, è ancora gagliar-
di$sima, & ha ri$petto alla $pe$a. Perche ella fa certo vn muro nõ $odo tutto,
ma tanto gagliardo, come $e e’ fo$$e $odo per tutto con tanta larghezza quanta
$ono iui le $aette delle linee torte. Piacemi ancora la oppenione di Vitruuio,
la quale io veggo e$$er $tata o$$eruata da gli antichi architettori in Roma per
5
tutto; & ma$simo nella muraglia di Tarquino, che vi $ien fatti $otto barbaca-
ni, ma non o$$eruaron già in tutti i luoghi, che l’un barbacane fu$$e di$cofto dal-
lo altro, quanto era l’altezza di e$$a $carpa: Ma $econdo che bi$ognaua alla
$aldezza ò alla debolezza del monte, gli faceuano hor piu $pe$si, & hora piu ra-
di. Ho con$iderato ancora che gli Archittetori antichi non $i contentarono
10
di vna $ola $carpa vicina al loro $ito, ma ne v$arono piu qua$i come gradi,
che in$ino alle piu ba$$e radici del monte, face$$ero forte & gagliarde, le ripe
di e$$o monte. Nè mi fo certo beffe del parer loro. A Perugia quel Riuo
che pa$$a infra il monte Lucino, & il colle della città, per cauare continuamente
rodendo le radici del monte, $i tira dietro tutta la pendente machina che gli $ta
$opra: Donde gran parte della città $i disfa & rouinati ado$$o. Io certo lodo
15
grandemente molte capellette, le quali $ono adattate intorno alla pianta della
chie$a grande in Vaticano: Percioche di que$te quelle che $on po$te nel caua
to del monte, congiunte alle mura della chie$a; giouano a$$ai & alla fortezza,
& alla comodità, concio$ia che elle $o$tengono la machina del monte, che con-
tinuamentele aggraua, & raccolgono la humidità che $corre giu peril pen-
20
dio del monte, & le impedi$cono la via da potere an dare nel tempio: Onde il
prine>ipal muro della chie$a re$ta piu a$ciuto, & piu forte. Et quelle capelle
che dallo altro lato, nel piu ba$$o del pendente monte $on fatte, fermano coni
loro archi tutti il fatto piano di $opra: & raffrenando tutte le motte del terre-
no che fu$$ero per cadere, po$$ono facilmente $opportarle. Et ho con$iderato
25
ancora che quello Architettore, che fece in Roma il tempio di Latona, molto
con$ideratamente prouuedde alla opera, & alla $carpa: Percioche egli collocò
talmente lo angolo della pianta adentro nel monte, che $opra gli $edeua; che
due diritte mura reggono la $opra$tante forza del pe$o: & con hauerli me$$o
arincontro il detto angolo, diui$e, & $cõpartì la mole$tia che gli $ta $opra. Ma
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poi che noi habbian cominciato à celebrare le lodi de gli antichi, che edifica-
rono con $auio con$iglio, io non vo la$ciare indietro quel che mi $ouuiene, &
che fa molto à quefto propo$ito. Neltempio di S. Marco è vno ordine d’u-
no Architettore molto vtile, hau\~edo egli affortificato molto il $uolo del tempio
lo la$ciò pieno di molti pozzi, accioche $e per $orte $i genera$sino alcuni fiati,
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ò vapori $otto terra e’ troua$$ero facilmente via da v$cir$ene. Finalmente tut-
ti quei piani che tu farai, coperti di alcuna copertura, è di nece$sità che tu gli pa
reggi à vn piano:ma à quelli che hanno da re$tare allo $coperto, non $i ha à dare
piu pendio, che quel che ba$ti à $colare le pioggie, ma di ciò $ia detto à ba$tanza,
& $or$e piu che non $i ricerca in que$to luogo. Percioche la maggior parte di
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que$te co$e, che noi habbiamo dette s’a$pettano alle mura. Ma e’ ci è auue-
nuto, che quelle co$e che $on qua$i per lor natura congiunti, noi ancora nel par
larne, non le habbiamo $eparate. Re$taci à trattare dello $compartimento.
[029]LIBRO PRIMO.
De lo $compartimento, & onde $ia nato il modo dello edi$icare. Cap. I X.
COn$umi$i tutta la forza dello ingegno, & ogni arte da edificare muraglie
& tutto il $aper in$ieme, nello $compartimento: Percioche le parti d’uno
intero edificio, & per dir co$i, tutte le intere habitudini di cia$cuna delle
5
parti: & tutta la unione, & il congiugnimento finalmente di tutte le linee, & di
tutti gli angoli in un’opera(hauuto$i ri$petto all’utilità, dignità, & piaceuolezza)
$ono mi$urate da que$to $olo $cõpartim\~eto: Percioche $e la Città $ecõdo la $en-
tenza de Filo$o$i è una certa ca$a grande, & per l’oppo$ito e$$a ca$a è una picco-
la città; perche non diren noi, che i membri di e$$a $on qua$i Ca$ipole, come è il
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Cortile, le Loggie, la Sala, il Portico, & $imili? Et qual $arà co$a, che $ia in qual
s’è l’uno di que$ti, trala$ciata per negligentia, o per tra$curataggine, che nõ nuo
ca alla dignità, & alla lode dell’opera? Debbe$i hauer molta cura, & diligenza
nel con$iderare que$te co$e, che $i a$pettano, & giouano a tutto l’edificio: Et $i
debbe procurare, che ancora le minime parti, non $iano, & dall’ingegno, & dal-
15
l’arte disformi. Conu\~egon$i molto a fare ciò atta & comodamente tutte quel
le co$e, che noi habbiamo dette di $opra della Regione, & del Sito: Et è ragio-
neuole, che non altrimenti che le membra, in un corpo, corri$pondono l’una
all’altre; co$i ancora corri$pondino le parti all’altre parti dell’edi$icio: Onde $i
dice, chei grandi edi$ici uogliono gran membri. Laqual co$a in uero, talmen
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te o$$eruarono gli Antichi; che e’ fecero sì le altre co$e; sì ancora i mattoni a
Publici, & grandi$simi edi$icij; molto maggiori che a Priuati: Et perciò a cia-
$cun membro, $i debbe contribuire, luogo atto; & $ito accomodato: nõ minore
che la dignità $i richieggia; non maggiore, che lo v$o $i ricerchi; non in luogo
impertinente, & che non $tia bene; main $uo luogo, & talmente proprio; che ei
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non $i po$$a porre altroue, piu comodamente. Nè $i deue porre, la parte che
dello edi$icio ha da e$$er la piu honorata; in luogo abbandonato: nè quella che
dene e$$ere la piu publica; in luogo a$co$o: nè quella che deue e$$ere priuata; in
luogo troppo $coperto. Aggiugni ancora, che e’ $i debbe hauere ri$petto, alle
$tagioni de tempi; perche e’ $i debbe attribuire altre co$e, ne luoghi caldi; & al-
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tre ne freddi: Percioche altre, altri $iti, & altre grandezze ricercano. Sei luo-
ghi per la State, $aranno $patio$i, & larghi; & quegli dello Inuerno raccolti; non
$arãno bia$im ati; Perche ne caldi $i ricercano le ombre, & i venti; & ne freddi
i Soli. Et in que$to bi$ogna auertire, che non interuenga, a gli habitãti di ha-
uere ad v$cire di vn luogo freddo; & andar$ene in l’altro caldo, & aftannolo; $en-
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za intramettere aria contemperata: Ouero che di que$to caldo non $e ne va-
dino in l’altro, per i $reddi, & per i venti, nociuo: perche que$to nocerebbe, piu
che altra co$a, alla $alute de corpi loro. Et bi$ogna che e’ conuenga l’un mem-
bro, con laltro; per $tabilire in$ieme & cõporre la bellezza, & la lode comune di
tutta la opera: Accioche nel preoccupare l’uno tutto il bello; non re$ti tutto il
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brutto addo$$o a quell’altro. Ma $iano infra loro talmente proportionate;
che paino vno intero, & ben’finito corpo; piu to$to che $taccate; & $emina-
te membra. Dipoi nel dar $orma a que$te membra; bi$ogna immittare la mo-
de$tia della natura: Percioche noi, $i come nelle altre co$e;co$i ancora in que-
[030]DELLA ARCHITETTVRA
fta non tanto loderemo la mode$tia, quãto che noi bia$imeremo ancoralo $tra-
boccheuole appetito dello edificare. Bi$ogna che le membra $ieno mode$te,
& nece$$arie à quel che tu uuoi fare: Percioche tutta la ragione dello edi$icare,
$e tu guarderai bene, è nata dalla nece$sità, nutrita dalla cõmodità, abbellita dal
5
l’u$o; l’ultima co$a, è $tata il riguar dare alla dilettatione ancora ch’e$$a dilettatio
ne $empre $i $ia di$co$tata da le co$e non moderate. Sia adunque l’edificio tale
che e’ non ui $i de$ideri piu membra, che ui $iano, & quelle che ui $ono, non $ie-
no per conto alcuno da e$$er bia$imate. Nèio uorrei però che l’edificio fu$$e
per tutto terminato da un mede$imo tirare di linee, ch’e’ paia ch’elleno non ua-
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riino in co$a alcuna infra di loro: Percioche alcune cõ l’e$$ere maggiori ne dilet
teranno, & alcune con l’e$$ere minori, & alcune cõ l’e$$ere infra que$te medio-
cri. Adunque piacerãmi che una parte $ia terminata da linee diritte, un’altra
da linee torte, & un’altra finalmente dalle torte, & dalle diritte in$ieme; pur che
tu o$$erui quel ch’io ti ho detto $pe$$e uolte, cioè che tu non ca$chi in quello er-
15
rore, ch’e’ paia che tu habbi fatto uno mon$tro, con $palle, ò fianchi di$uguali; la
uarietà è certo in ogni co$a un condimento di gratia, quando ella congiugne, &
& mette in$ieme, le co$e ugualmente di$co$to, cõ pari ragione. Ma $arà certo
co$a bruti$sima $e elleno $aranno $compagnate & infra di loro di$uguali: Per-
cioche sì come in unalyra, quando le uoci graui corri$pondono alle acuti, & le
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mezane ri$uonano accordate infra tutte que$te, $i fa della uarietà delle uoci una
$onora, & qua$i marauiglio$a unione di proportioni, che grandem\~ete diletta, &
& intrattiene gli animi de gli huomini: Il mede$imo ancora interuiene in
qual $i uoglia altra co$a, che ne cõmuoua & diletti gli animi no$tri. Finalmen
te que$te co$e $i debbono e$$eguire $econdo che ricerca, o l’u$o, o la commo-
dità, o ueramente una lodata con$uetudine de gli huomini, che $anno; Percio-
25
che, o il repugnare alla con$uetudine toglie il piu delle uolte la gratia, o lo accõ
$entire arreca guadagno, & fa bene:concio$ia che gli altri approuati$simi Archi
tettori, par che habbino con il fatto accon$entito, che que$to $compartimento,
o Dorico, o Iouico, o Corinthyo, o To$cano, $ia piu di tutti gli altri commodi$si-
mo; non che qua$i forzati da leggi douiamo acco$tarci a loro, in tra$portare in
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que$ta no$tra opera, i loro di$egni; ma douiamo sforzarci (ammae$trati da loro)
di mettere innanzi nuoue co$e trouate da noi per uedere $e gli $i può acqui$tar
pari, o maggiori lodi di loro. Ma di que$te co$e a lor luoghi piu di$tintamente
parleremo, quando noi andremo e$aminando in che modo $i debba collocare
una Città, e le membra $ue, & tutte quelle co$e, che $ono ad u$ar$i nece$$arie.
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Delle Colonne, & delle Mura, & delle co$e che alle Colonne $i a$pettano. Cap. X.
HOra ci re$ta a trattare $ommariamente del di$egno delle Mura. Ma io
non uorrei ch’e’ $i la$cia$$e in dietro in que$to luogo, quel ch’io ho nota-
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to appre$$o de gli antichi; cioè ch’eglino grandemente $i guardarono di
non tirare ne$$una ultima linea della pianta, talmente diritta, che lunghi$si-
ma & $ola non $u$$e intrapre$a, o da alcuna cõcauità di linee torte, o da alcuno
inter$ecamento di Angoli; & è ma nife$ti$simo che quei prudenti$simi huomini
[031]LIBRO PRIMO.
fecion que$to: per fare che il muro qua$i che aggiuntoli appoggi, a quali $i acco-
$ti, diueni$$e piu gagliardo. Nel trattare de modi delle mura $i debbe comin
ciare dalle co$e piu degne. Que$to luogho adũque ne auerti$ce, che noi douia
mo trattare delle Colonne, & di quelle co$e, che $i a$pettano a e$$e colõne; cõcio
$ia che che e$si ordini di Colõne non $ono altro, che un muro aperto, & fe$$o in
5
piu luoghi. Et giouandone di diftinire e$$a Colonna, nõ $arà fuor di propo$ito
$e io dirò che ella $ia vna certa ferma, & perpetua parte di muro, ritta a piombo,
dal piano del terreno all’alto, atta a reggerele coperture, Oltra di que$to in tut-
ta l’arte dello edificare, non trouarai co$a alcuna, che quanto alla opera, alla $pe-
$a, & alla gratia, tu la anteponga alle colonne. Ma hanno e$$e colõne vn certo
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che in loro, mediante il quale, elle hãno una certa di$$omiglianza. Noi in que
$to luogo non pretermetteremo la loro $imilitudine, perche $i a$petta alla gene
ralità: ma della di$$omigliãza loro, appartenendo$i alla $pecie, ne parleremo al-
troue al $uo luogo; ma <002> cominciare come $i dice da e$$e radici, a tutte le Colon
ne $i fanno, & metton $otto i fondamenti; pareggiati i fondam\~eti al piano dello
15
$pazzo, v$arono porui $opra vn muricciuolo, il quale noi chiamaremo zoccolo,
altri for$e lo chiameranno Dado, $opra il zoccolo poneuano la ba$a, & $opra la
ba$a la colonna, & $opra la colonna, il capitello, la proportione loro era che dal
mezo in giu elle fu$$ero alquanto piu gro$$ette, & dal mezo in $u $i anda$$ero al-
quãto ri$tring\~edo, & che ella fu$$e ancora da piede, alquãto piu gro$$a, che la piu
20
alta parte da capo. Etio mi p\~e$o che da principio la colõna fu$$e trouata <002> $o
$tenere le coperture. Dipoi gli ingegni de gli huomini, $i come noi ueggia-
mo, $i eccitarono a co$e degne; & $i sforzarono che le co$e, che loro mortali edi-
ficauano, rimane$$ero qua$i eterne, & immortali; & per que$to po$ero colõne, &
traui, & intauolature, & coperture tutte di Marmo. Et nel porre que$te co$e
25
gli Architettoriantichi, imitarono talmente la natura di e$$e co$e, che e’ non vol
lono parere di e$$er$i punto di$co$tati dall’u$o cõmune degli edificij; & in$ieme
po$ono ogni $tudio che le opere loro, fu$sino, & atte, & $tabili ad v$arle, & gra-
tio$e alla vi$ta. La natura certo ne por$ele Colonne da principio di legno, &
tõde; & dipoi nell’u$arle è auenuto che elleno in alcuni luoghi $i $iano fatte qua-
30
dre. La onde $e io ne giudico bene, ved\~edo$i nelle Colõne di legno certi anel-
li, & cerchi di Brõzo colato, o di ferro po$ti da piedi, & da capo, acciò che per il
cõtinouo pe$o, che elleno doueuano reggere, nõ $i fende$$ero: Au\~ene che poi
gli Archittetori la$ciarono nel piede delle colõne di Marmo, vn Collarino a $i-
militudine d’una fa$cetta; Onde auiene che <002> lei $i difendono dalle gocciole,
35
che ri$altano. Et da capo ancora la$ciarono vna fa$ciuola piccola, & $opra vi
po$ono vn mazzocchio; Con i quali aiuti ella pare$$e loro una Colonna di le-
gno afforzificata. Ma nelle Ba$e delle Colonne, o$$eruarono che nella loro
piu ba$$a parte, fu$sino di linee dritte, & d’Angoli a $quadra: & nella $uperficie
di $opra di e$$e, vollono che e$$a ba$a fu$si della gro$$ezza del giro della Co-
40
lonna; Et o$$eruarono che que$ta ba$a da ogni lato fu$$e piu larga, che alta. Et
vollono che ella fu$si piu larga che la Colonna, vna determinata parte di $e
$te$$a; Et la $uperficie di $otto di e$$a ba$a uol$ono ancora piu larga, che quella
di$opra, & uollono che il zoccolo fu$$e una certa determinata parte piu lar-
[032]DELLA ARCHITETTVRA
go che la ba$a, & il fondamento altre$i piu largo, che il zoccolo, di determinata
patte. Et tutte que$te co$i fatte co$e, che me$$o l’una $opra l’altra, le collocaro-
no a piombo $opra il centro del mezo. Ma per l’oppo$ito tutti i Capitelli con
uengono in que$to, che le partiloro di $otto, imitano le loro colonne, & quelle
di $opra fini$cono in $uperficie quadra, perche ueramente la parte di $opra del
5
capitello $empre $arà alquanto piu largo che quella di $otto: Que$to ba$ti quã
to alle Colonne. Ma il muro$i debbe alzare con pari proportione alle colon-
ne, accioche $e egli harà da e$$ere alto, quanto la colonna con il $uo capitello, la
$ua gro$$ezza $ia la mede$ima che quella della Colonna da ba$$o. Et o$$eruaro
no ancor que$to, cioè che non fu$$e alcuna colonna, o ba$$a, o capitello, o muro,
10
che non fu$$e al tutto $imile in ogni conto alle altre co$e del mede$imo genere,
& di altezza, & di larghezza, & finalmente d’ogni $orte di$compartimento, & fi-
gura. E$$endo adunque errore l’uno & l’altro, fare il muro piu $ottile, o piu
gro$$o, & piu alto, o piu ba$$o, che la proportione, & il modo non ricerca. 10
nientedimeno uorrei piu pre$to peccare in que$ta parte, chè piu to$to $e ne po-
15
te$$e leuare, che hauerui ad aggiugnere. In que$to luogo mi piace di non la-
$ciare in dietro gli errori de gli edificij, accioche noi ne diuegniamo piu accorti.
La principal lode è, che e’ non ui $ia difetto ne$$uno. Et io ho con$iderato nel-
la Chie$a di Santo Pietro in Roma, quel che il fatto da per $e $te$$o dimo$tra c$$e-
re $tata co$a mal con$igliata, che e’ fu$$e tirato $opra i continuati & $pe$si uani,
20
uno muro molto lungo, & molto largo, $enza hauerlo afforzificato con alcune
linee torte, nè con alcuno altro afforzificamento. Et quel che meritaua piu
con$ideratione è, che tutta que$ta Alia di muro, laquale ha $otto troppo $pe$si,
& continuati uani, e$$endo tirata molto in alto, fu e$po$ta per Berzaglio alli im-
petuo$i fiati di Greco. La onde di già è auenuto che per la continoua mole$tia
25
de Venti, ella $i $ia piegata dalla $ua dirittura piu di tre braccia. Nè dubito
punto, che in breue, o per poca $pinta, o poco mouim\~eto non rouini. Ma che
piu? $e ella non fu$$e rattenuta dalle trauate de tetti, $arebbe di già per il $uo in-
cominciato piegar$i, certamente rouinata. Ma e’ $i debbe alquanto manco
bia$imare lo Architettore, che e$$endo for$e ito dietro alla nece$sità del luogo,
30
& del $ito; $i pensò for$e per la uicinità del monte, d’e$$er a$$ai $icuro da i uenti, il-
qual monte $oprauanza al Tempio. Io harei uoluto nientedimanco; che quel
le Alie da tutte due le bande fu$$ero piu afforzificate.
Di quanta utilità $ieno itetti, & alli habitatori, & all’ altre parti degli cdific{ij}, & che e’
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$ono uar{ij} di natura, però s’hanno a fare diuarie $orti. Cap. X I.
LA utilità delle coperture, è la principale, & la importanti$sima. Impe-
roche non $olamente conferi$ce alla $alute de gli habitatori, mentre che
ne difende dalla notte, dalle pioggie, & piu che altro da il caldi$simo Sole.
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Ma difende ancora tutto lo edificio, leuate uia le coperture $i putre$a la mate-
ria, $i pelano le mura, $i aprono le facciate, finalmente, tutta la muraglia a poco
a poco rouina. Efsi fondamenti ancora, ilche a pena crederai dalla dife$a
delle coperture $i fortificano. Ne $ono rouinati tanti edificij da ferro, fuo-
[033]LIBRO PRIMO.
co, o guerra, di moltitudine di nimici: & da tutte le altre calamità quãto che per
e$$ere $tati la$ciati $pogliati, & $coperti, piu che per altra cagione dalla negligen-
tia de Cittadini. Sono certo le coperture contro le tempe$te, cõtro le ingiurie,
& contro gli impeti, le armi delli edificij. Le quali co$e poi che co$i $ono, mi pa
re che i no$tri Antichi face$$ero egregiam\~ete, sì nelle altre co$e, sì in que$ta, che
5
e’ uollono attribuire tanti honori alle coperture, che in adornarle con$umaro-
no qua$i che tutta la mae$tria del fare ornamenti. Percioche noi ueggiamo al-
cune coperture di Rame, alcune di Vetro, alcune d’oro, & altre con traui d’oro,
& impalcature dorate, & di cornici di fiori, di $tatue egregiamente adornate.
Le coperture alcune $ono allo $coperto, & alcune no; $coperte $on quelle, $opra
10
le quali non $i puo caminare; ma $olamente $ono po$te a riceuere le pioggie.
Quelle che non $ono allo $coperto, $ono le impalcature, & le uolte, che $on me$
$e infra il tetto & i fondamenti; onde pare che $ia po$to uno edificio $opia un’al-
tro. In que$ti accaderà che e$$a $te$$a opera, che a membri di $otto $arà coper-
tura, $arà ancora $pazzo de m\~ebri di $opra. Ma di que$te tali impalcature, quel-
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la ueramente che noi haremo $opra il capo, $i chiamerà palco; il quale ancora
chiameremo Cielo. Ma quella, che nello andare noi calcheremo co piedi, $i
chiamerà $pazzo. Et $e quelle vltime coperture che $tanno allo $coperto, $er-
uono per pauimento, o no, ne di$puteremo altroue. Ma le coperture, che $tan
no allo $coperto ancor che le $ieno for$e di $uperficie piana, non debbono e$$ere
20
però giamai col pauimento di$opra, di$co$to ugualmente dal pauim\~eto che el-
leno cuoprino di$otto: Ma $empre debbono pendere in alcuna delle parti, per
$colare le pioggie. Male coperture, che $ono coperte, bi$ogna che $iano di $u-
perficie piana per tutto lontana a un modo dal pauimento. Egli è di nece$sità
che tutte le coperture $i accommodino con le linee, & con gli angoli, alla figura
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& forma del $ito, & delle mura che elleno debbono coprire. Et $uccedendo
que$te co$e infra loro variamente, perciò che alcune $ono di linee tutte torte, al
cune di linee tutte dritte, & alcune me$colatamente di amendue, accade che le
coperture ancora $ono uarie & di molte forme. Ancor che le coperture natural
mente da per loro $on di uarie $orti; per ciò che alcune $ono a tribuna, altre
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con quattro archi, altre a meze botti, & altre compo$te con uolte di piu archi, &
alcune, che $tanno a pendio l’una uer$o l’altra, & alcune a capanna pendono da
duoi lati; ma habbi$i a fare qual $i uoglia di que$te $orti, e’bi$ogua che ogni co-
pertura $ia fatta talmente, che ella cuopra, & difenda con la $ua ombra il paui-
mento, & rimuoua uia ogniacqua, & pioggia, difendendo tutto lo edificio $o-
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pra il quale ella è po$ta per copertura. Percioche la pioggia $empre è apparec-
chiata a nuocere. Et giamai è che ella non pigli ogni uia, benche minima, per
far male: Concio$ia che ella con l’e$$ere $ottile penetra & fora, con la humidi-
tà macchia & gua$ta, con la continouatione infracida tuttii nerui dello edifitio:
& finalmente corrompe & rouina ogni muraglia in$ino da fondamenti. Et per
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que$to i $aggi Architettori, o$$eruarono diligentemente che le pioggie haue$-
$ino libero pendio, donde $colare; & $i guardorono che la acqua non $i ferma$$e
in luogo alcuno, o anda$$e in lato, doue ella pote$$e far danno. Et per que$to
uol$ero che ne luoghi neuo$i, le coperture, & ma$simo, i tetti a capãne, haue$sino
[034]DELLA ARCHITETTVRA
gran’ pendio, alzando$i ad angolo $otto $quadra, accioche nõ ui $i po$$endo trop
po fermare la neue, ella non ui multiplica$$e, & $cola$$e piu facilmente; ma ne luo
ghi piu $taterecc@ (per dir co$i) po$ono le coperture manco repenti. Vltimam\~ete,
è da procurare il piu che $i puo, che hauuto ri$petto a lumi, & alle mura, tutto lo
edificio finalm\~ete $ia coperto di una $te$$a copertura uguale, & qua$i d’un pezzo,
5
in modo che ca$cando$ene l’acqua per le grondaie, non macchi, o bagni alcuna
parte delle mura; oltra que$to bi$ogna porre in modo e$$e coperture, che e’ non
$pioua l’un tetto $u l’altro. Gli $pazzi ancora de tetti, doue debbe correre la ac-
qua, non debbono e$$ere troppo lunghi, o grandi fuor di mi$ura; percioche le
pioggie per la $ouerchia abbondanza delle acque ne canali de gli vltimi tegoli,
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$tornerieno a dietro, & piouerebbon dentro nello edificio; laqual co$a farebbe
all’opera grandi$simo danno. Doue $arà adunque il piano grandi$simo, bi$ogna
che il tetto $ia $compartito in piu pendij, & pioua in diuer$e parti, Et que$to arre
ca $eco parte commodità, & parte ancora bellezza; $e egli accaderà in alcuno luo
go porre piu coperture, aggiunghin$i talmente l’una a l’altra, che coloro, che vna
15
fiata $ono in ca$a, po$sino andar per tutto al coperto.
De uani de gli edific{ij}, cioè fine$tre, porti, & degli altri che non pigliano tutta la gro$$ezza
delle mura, & del numero, & della grandezza loro. Cap. XII.
20
RE$taci a dire de uani, i uani$ono di due $orti, percioche altri $eruono alu-
mi, & a Venti, & altri allo entrare & u$cire delli habitatori, & di tutte le
co$e nece$$arie per tutto lo edificio. A lumi $eruono le fine$tre, alle co$e
le porte, le $cale, & gli $patij trale colonne: & quelli ancora, onde le acque, & i
fumi $e ne vanno, come pozzi, fogne, o per dir co$i, gole di cammini, bocche
25
di $orni, & truogoli, & acquai, $i chiamano ancora uani. Et debbe ogni $tanza
dello edificio hauere fine$tre onde l’aria rinchiu$a $e ne po$$a u$cir via, & per a
tempo rinouar$i, perche altrimenti $i corromperebbe, & $arebbe cattiua. Rac-
conta Capitolino hi$torico, che in Babilonia nel Tempio di Apolline fu tro-
uata una Ca$$ettina d’oro antichi$sima, nel rompere della quale, ne v$cì un fra-
30
gore di aria corrotta perla lunghezza del tempo, & talmente veleno$a, che $pan
dendo$i, non $olamente ammazzò quelli, che erano quiui uicini, ma corrop-
pe di crudeli$sima pe$te tutta l’A$ia in$ino a Parti. In Ammiano Marcellino
hi$torico habbiamo letto, che ne’ tempi di Marco Antonio, & Vero; In Se-
leucia doppo che fu $pogliato, & rubato il Tempio, & tran$portata in Roma
35
la Immagine del Conico Appoline, e$$erui $tato ritrouato da Soldati uno pic-
colo buco, $uto prima riturato da Sacerdoti Caldei. Il> quale poi aperto da det-
ti Soldati, come auidi di prede, gittò vn fragore tanto pe$tifero, & tanto cru-
dele, & tanto dete$tabile, che da i confini di Per$ia in$ino in Francia ogni co-
$a diuenne infetta di crudele, & mi$erabil morbo. Tutte le $tanze adunque
40
debbono hauere fine$tre. Etquelle, sì per hauere i lumi, sì perche vi $i rinuo-
ui l’aria, & debbono ueramente e$$ere accommodate $econdo il bi$ogno, & $e-
condo la gro$$ezza delle mura; accioche le non riceuino nè piu, nè meno lu-
me, nè $ieno piu $pe$$e, o piu rare che il bi$ogno, ò l’u$o non ricerchi. Oltra di
[035]LIBRO PRIMO.
que$to $i debbe procurare a che Venti e$$e fine$tre debbino e$$er uolte; percioche
e’ ne $arà lecito fare quelle, che guarderanno in ver$o aure $alutifere molto aper-
te per ogni ver$o. Et gioueracci di aprirle talmente, che il fiato del vento vadia
intorno a corpi de gli habitatori; & que$to $i farà facilmente, $e le $ponde delle fi-
5
ne$tre $i la$ceranno tanto ba$$e, che e’> $i po$si & e$$er veduto, & ve lere coloro, che
pa$$ano per le $trade. Ma quelle fine$tre che $aranno uolte inuer$o i Venti, di
Regioni non co$i del tutto $ane, $i debbono fare in modo, che le riceuino i lumi
non minori, che conuenìenti; mane anco tanto grandi, che e’ $i pote$si fare con
minori, & que$te $i debbono porre alte, accio che il muro da rincontro rompa i
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Venti, prima che e’tocchino i corpi: Perciochea que$to modo $i haueranno i
Venti, mediante iquali l’aria vi $i rinnouera, ma interotti; & però non al tutto
mal $ani. Debbe$i ancora auertire quai $oli debbino entrare dentro nelle ca$e,
& $econdo diuer$e commodità, far le fine$tre piu larghe, ò piu $trette. Nelle
$tanze per la $tate $e le fine$tre $i porranno ver$o tramontana, elleno debbono
far$i per ogni ver$o grandi, Et $e le $i porranno ver$oi Soli di mezo dì, $arà vtile
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fare le fine$tre ba$$e & piccole; concio$ia che quelle $ono piu $pedite à riceuere le
aure; Et que$te $aranno offe$e da minore quantità di raggi $olari, & harà a$$ai di
lume quel luogo per il continuo aggirar$igli intorno del Sole; nelquale gli huo-
mini $i raguneranno piu per hauerui ombra, che lume. Ma per il contrario nel
le $tanze da verno, riceueranno meglio la $pera del Sole, $ele $aranno grandi;
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ma non riceueranuo co$ii Venti, $e le $i porranno $u alto, & per ciò i Ventinon
offenderanno di prima giunta gli habitatori, che ui $tanno dentro. Finalmen-
te hauendo a pigliar lumi da qual $i uoglia luogo, e’ bi$ogna pigliargli in modo,
che e’ $i vegga liberamente il Cielo. Et tutti quei vani che $i la$ciano per riceue-
rei lumi, non è lecito in modo alcuno di la$ciarli ba$si: Percioche, i lumi $ono
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ueduti da gli occhi, & non da i piedi; oltre che in $imili luoghi accade, che in-
terponendo$i vno huomo a vno altro, $i interrompono i lumi; & tutto il re$to
del luogo diuenta poi buio, la quale $commodità non accade $e ilumi vengono
da alto. Le porte debbono imitare le fine$tre, cioè $ieno maggiori, ò minori,
piu, o manco $econdo la frequentia, & il bi$ogno del luogo. Maio veggo che
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gli Antichi o$$eruaron di la$ciare ne gli edificij publici a$$ai$simi uani, $imili a que
$ti, d’am\~edue le $orti. Di ciò ci fan fede i Teatri, iquali $e noi bene e$aminiamo,
$on tutti pieni di uani, sì di $cale, sì ancora di fine$tre, & di porte. Et que$ti uani $i
debbon collocare talmente, che in mura
gro$si$sime nõ $i la$cin vani piccoli$simi,
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& nelle facciate piccole dellemura, nõ $i
la$cin maggiori del bi$ogno. In que$te
$orti di vani, altri, altri di$egni hanno lo-
dati, ma i buoni Architettori non gli hã
no v$ati, $e non quadri, & di linee diritte.
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Tutti finalmente s’accordano a que$to,
che $econdo la grandezza, & forma del-
lo edificio, $i accõmodino, & $iano egli-
no come $i vogliono. Appre$$o e dico-
no che i vani delle porti, debbono e$$ere
[036]DELLA ARCHITETTVRA
$empre piu alti che larghi; & di que$ti, i piu alti, $ien quelli, che riceuino duoi cer
chi, l’un $opra l’altro, & i piu ba$si habbino l’altezza della $chiãciana di quel qua
drato che $i farebbe della lunghezza della $oglia. Et è conueni\~ete porre le por
ti in quei lati, che ne conduchino piu che $ia po$sibile commodamente in tutte
le parti delli edifitij. Et bi$ogna v$ar ancora dilig\~eza in dar gratia a $i mili uani,
5
con fare che da de$tra, & da $ini$tra $i corre$pondino cõ le mede$ime grãdezze.
V$arono di la$ciare le fine$tre, & le porte, in caffo, ma talmente che le parti dalle
bande $i corre$ponde$$ero par pari, Et quelle del mezo fu$$ero alquanto maggio
ri. Et procurarono grandi$simamente di hauer ri$petto alla gagliardia de gli
edifitij. La onde la$ciauano i uani di$co$to da canti, & dalle colonne ne luoghi
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delle mura piu deboli, Ma non però tanto deboli, che non fu$$ero ba$tanti a reg
gere il pe$o. Et auertiuano che quante piu parti delle mura $i pote$$e, anda$$ero
diritte a piombo, & qua$i d’un pezzo $enza alcuno interrompimento, da i fonda
menti per in$ino al tetto. Egli è una certa $orte qua$i di uani, che con la forma,
& con il $ito imitano le porte, & le fine$tre, ma non penetrano tutta la gro$$ezza
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del muro, ma come zane la$ciano belli & commodi $patij, & luoghi da $tatue, &
da pitture. Ma in che luogo que$te, & quanto $pe$$e, & quanto grandi $i debbi-
no la$ciare, lo diremo piu di$tintamente, allhora che noi tratteremo de gli orna
menti de gli edificij; & giouano non dimanco co$i allo $pendere poco, come al-
la gratia dell’opera: Percioche nel murare $i con$uma manco pietre, & manco
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calcina. Que$ta $ia la $o$tantia, che nel la$ciare que$te zane bi$ogna la$ciarle di
numero commode, non di troppa grandezza, & di forma ragioneuole. Acciò
che con l’ordine loro imitino le fine$tre. Et $ieno que$ti tai uani come $i uoglio
no. Io ho con$iderato nelle opere de gli Antichi che e’ nõ v$arono mai la$ciar-
gli maggiori, che eglino occupa$sino piu che la $ettima parte della facciata. Ma
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ne anche minori, che ne occupa$$ero meno che la nona. I vani tra le colonne,
$ono da e$$ere cõnumerati infra i primi vani, & debbon$i la$ciare uarij $ecõdo la
varietà de gli edifitij. Ma parleremo di que$ti piu di$tintamente a lor luogo, &
ma$simam\~ete quando noi ragioneremo del fare gli edifitij $acri. Sia in que$to
luogo aba$tanza hauerne auertito, che que$ti uani $i debbono la$ciare in modo,
che $i habbia quanto piu diligentemente $i puo ri$petto alle colonne che $i deb
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bono porre a $o$tenere le coperture: & primieramente che non $ieno dette co-
lonne troppo piu $ottili, & troppo piu rare, che elle non po$sino reggere, & cõ-
modamente il pe$o, Et ne piu gro$$e, o piu $pe$$e che non la$cino talmente nello
$pazo del piano, aditi, & uie a lo u$o delle co$e, $ecõdo i t\~epi aperte, & accõmo-
date. Finalmente altri $arãno i uani, quãdo le colõne $aranno $pe$$e, & altri quã
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do le $aranno rade, percioche $opra le colõne $pe$$e $i pongono le traui; & $o-
pra le colonne rade $i pongano gli archi. Ma in tutti quei uani, $opra i quali $i
pongano gli archi, $i debbe procurare, che quello arco non $ia minore del
mezzo cérchio, aggiuntaui la $ettima parte del mezzo diametro. Percioche i
piu e$$ercitati hanno trouato che que$to arco $olo, è piu di tutti gli altri commo
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di$simo a durard qua$i eterno. Et pen$ano che tutti gli altri archi $ieno a $o$te-
nere il pe$o, piu deboli, & pronti & e$po$ti al rouinare. Pen$a$i oltra di que$to
che il mezzo cerchio $ia quello $olo, che non habbi bi$ogno, nè di catena, nè di
[037]LIBRO PRIMO.
alcun’altro afforzificamento. Ettutti gli altri $e tu non gli incatenerai, o non
li porrai pe$i all’incontro chegli contrape$ino, $iuede che per il pe$o loro. $i pe
lano, & $i rouinano. Io non la$cerò quì indietro quel cheio ho notato appref
$o de gli antichi, co$a certo eccellente, & degna dilode. Ibuoni Architettori
5
po$ono $imili uani, & gli archi delle uolte ne tempij, talmente che $e tu leua$si
loro di $otto tutte le colonne da ba$$o, re$tarebbono niente di manco i uani de
gl<007> archi, & le uolte delle coperture, & non rouinerebbono: per e$$er tirati gli
archi $opra iquali $tanno le uolte in$ino in terra con artificio marauiglio$o, &
cono$ciuto da pochi che l’opera $i regge da per $e, po$ata$i $olamente $opra de
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gli archi: percioche hauendo que$ti archi per loro catena il $aldi$simo terreno,
non è marauiglia che gli $tieno da per loro $aldi$simi.
De>lle $cale, & delle $orti loro, de gli $cagliont che debbcno e$$ere in caffo, & della quantitd.
loro. De pianerottoli, delle gole de cammini da mandar uia il $ummo. Degliac-
quai, o altri condotti damandar uia le acque; & del collocare i pozzi, & le
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fogne in $iti commodi. Cap. XIII.
NEl porre le $cale, è tanta la briga, che tu non le potrai mai porrc bene
$enza maturo, & e$$aminato con$iglio. Percioche in una $cala uen-
gono tre uani, uno è la porta, per la quale tu uuoi entrare a $alire per le
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$cale, l’altro è la fine$tra, onde ha auenire il lume, che tu po$$a uedere l’ogget-
to de gli $caglioni, <007>l terzo uano èquello che $i fa nel palco, per il quale noi an-
diamo $opra il piano di $opra, Et per que$to dicono, ch’e’ non è marauiglia che
le $cale impedi$chinoi di$egni de gl<007> edificij: Ma chi non uuole e$$ere impedi-
dito dalle $cale, non le impedi$ca. Stabili$chino que$ti tali un determinato &
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proprio $patio del $ito, per ilquale $i po$$a andare in $u & in giu liberamente in-
$ino alle coperture che $ono allo $coperto. Nè ci incre$ca chele $cale occupi-
no tanto del $ito; percioche elleno ci arrecheranno a$$ai commodità, non ar-
recando incommodità alcuna all’altre parti dell’edificio. Aggiugni che quel
le uolticciuole, & uani che rimarranno $otto dette $cale, $eruiranno a commo-
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dità grandi$sima. Le $cale appre$$o di noi $ono di due $orti: Percioche delle
$cale, che s’appartengono alle e$peditioni da guerra, o a munitioni, non parle-
rò io in que$to luogo. La prima $orte è quella che non ha $caglioni, ma $i $a-
glie per un pendio a $drucciolo, & l’altre è quella, per la quale $i $aglie per gli
$caglioni. I no$tri antichi u$arono quelle che erano a $drucciolo farle piu dol
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ci, & con manco pendio, che po$$euano, & $i come io ho con$iderato ne’ loro
edificij, pen$arono che quella fu$$e a$$ai commoda, la quale fu$$e condotta tal-
mente, che la $ua linea che cade$$e a piombo dall a $ua maggiore altezza, corri-
$ponde$$e per la $e$ta parte alla lũghezza della linea che giace$$e. Ma lodaro-
no <007>l porre gli $caglioni in caffo, & ma$simo ne’ Tempij: percioche e’ diceua-
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no che co$i accaderebbe, che noi metteremo prima <007>nnanzi nel Tempio il piè
ritto; ilche pen$auano che gioua$$e alla Religione. Etin que$to ho io con$i-
derato, che i buoni Architettori, non me$$ono mai continuamente in un filo
piu che $ette, ouero noue $caglioni: Credo che imita$$ero o il numero de piane-
ti, o de Cieli; Ma alla fine di que$ti, ouer $ette, o pur noue, quai $i fu$$ero $caglio-
[038]DELLA ARCHITETTVRA
ni, con$iderati$simamente vi po$ero vn piano, accio che chi era $tracco, o debo-
le per la fatica del $alire, haue$$e alquanto d<007> inframme$$o da ripo$ar$e. Et $e
per $orte aueni$$e già mai che nel $alire cade$$e qualcuno, haue$$e $patio doue
fermare la foga della caduta, & $i pote$$e rattenere, & rihauer$i. Etio lodo grã
demente chele $cale $ieno $pe$$o interrotte da loro pianerottoli, & che le $ie-
5
no alluminate, & $econdo la degnità del luogo ampie, & $patio$e: Mai gradi
delle $calenon v$arono nè piu gro$si d’un quarto di braccio, nè piu $ottili, che
vno $e$to, & le lor larghezze non voleuano che fu$$ero manco divno piede, &
mezo, nè piu d’un braccio. Quanto manco $cale $aranno in vno edificio, &
quanto manco $patio di e$$o occuperanno, tanto $aranno piu commode. Gli
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e$iti de fumi, & delle acque, bi$ogna che $ieno e$pediti, & in modo condotti,
che e’ non vi $i multiplichino dentro, non macch<007>no, non of$endino, & non ar-
rechino pericolo allo edificio. Di quì bi$ogna collocare le gole de cammini
lontane da ogni $orte dilegnami, acciò non s’accende$$ero, o per alcuna $cintil
la, o per infiammatione, le traui, o i corr\~eti che gli fu$$ero appre$$o. I condotti
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delle acque, che debbono correre, bi$ogna conducerli ancora talmente, che e’
$i mandino via le $uper$luità, & nello andar$ene, nè rodendo, nè macchiando
non faccino le$ione alcuna allo edificio. Imperoche $e alcuna di que$te co$e
noce$$e, ancora che ella nuoca pochi$simo, auiene che con lunghezza di tem-
po, & continouatione del far danno, fa poi nocumento grandi$simo; & ho
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con$iderato cheibuoni Architettori hanno o$$eruato nel condurre que$te ac-
que, di farle cadere con doccie che $portino in fuora, in lato che chi entra nel-
lo edificio, non $i bagni. O le raccol$ono talmente ne cortili, one condotti,
che ragunate nelle citerne, $e ne $eruiuano a loro bi$ogni: o vero le raccogl<007>eua
no, & mandauanle a ver$ar$i in alcun luogo, doue le laua$$ero le immonditie; ac-
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ciò che gli occhi, & i na$i de gli huomini nõ ne fu$sino offe$i. Et m’è par$o che
$opra tutto auerti$$ero, di di$co$tare, & rimouere dallo edificio ogni acqua
piouana, sì per altri conti, sì ancora perche il piano dello edificio non $i innu-
midi$$e, & mi pare che egli auerti$$ero di la$ciare i vani in luoghi accommo.
dati$simi, donde face$$ero allo edificio commodità maggiori. Et a me piace
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grandemente che i pozz<007> $i ponghino nella piu publica, & larga parte della ca-
$a, purche vi $ieno po$ti a ragione, con degni $patij, & che non occupino il tut-
to. Eti naturali affermano che le acque allo $coperto $ono piu $incere, & piu
purgate. Ma in qualunche parte dello edificio $ieno, o pozzi affondi, o fogne
la$tricate, o donde habbino a gittar$i acque, o humiditati, quiui bi$ogna che
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$ieno i vani fatti in tal modo, che vi pa$si grande abondanza d’aria, acciò che
le humide e$altationi, $i cauino fuora del pauimento, & purghin$i per il pa$$are
de Venti, & per il ripercotimento dell’aria. Habbiamo a ba$tanza in$in quì
raccolto in$ieme i di$egni delli edificij, che pare che $i appartenghino all’opere
generalmente; notato da per $e cia$cun genere delle co$e, che dire $i debbono.
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Hora ci re$ta a trattare dell’opera, & del muramento delli edificij, Ma tratte-
remo prima della Materia, & di quelle co$e, che bi$ogna apparecchiare per la
Materia.
[039]
DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONB ATISTA
5
ALBERTI.
LIBRO SECONDO,
NEL QVALE SI TRATTA DE LEGNAMI.
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Che e’ non $i debbe cominciare uno edificio a ca$o, ma bi$ogna hauere molto tempo prima
imaginato, & riuolto per l’animo, ch’ ente, et quale debba riu$cire un tal lauoro, Et che
$i debbe bene con$iderare, & e$aminare con il parcre di huomuni intell<007>genti, tutto l’e-
dificio in $e, & cia$cuna proportione, & mi$ura di qualunque parte di qucllo, non $ola-
mente con hauerlo d<007>$egnato, o dipinto, ma con hauerne fatti modegli, et e$empi, o d’ a$$e,
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o di qualch’ altra co$a, accivche murato po<007> non ti penta di quel @ harai $atto. Cap. I
IOnõ pen$o, che le opere, & le $pe$e de gli edi$icij $i debbino co
minciare a ca$o: sì per molte altre cagioni, sì ancora perche il fa
re que$to non nuoca, nè allo honore, nè alla riputatione. Per
cioche $i come un’opera bene, & compiutamente fatta, arreca
20
lode a tutti coloro, c’hãno po$to in lei ogniloro $apere, fatica,
& $tudio; co sì ancora $e ui $arà co$a alcuna, nellaquale tu de$ide
ra$s<007> che l’autore haue$$e hauuto in conto alcuno alquãto piu arte, o $apere, no-
cerà molto alla $ua lode, & riputatione. Et $ono certam\~ete manife$te, & qua$i
che in $u gliocchi le lodi, & i difetti de gli edific<007>j, & ma$sime de publici: ne qua
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li (io non $o in che modo) quello che uiè, che nõ $e gli cõuenga, tira gli huomini
a di$pregiarlo, piu to$to che quello che ui è di bello, & ben fatto, & cõpiutamen
te finito, non gl’induce a marauiglia. Et è certo co$a marauiglio$a, perche $ia
co$i, che per in$tinto di natura, o dotti, o ignorãti, tutti $entiamo in un $ubito in
le arti, & ragioni delle co$e, quel che ui $ia, che $tia bene, o male; & in sì fatte co-
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$e hanno certo gliocchi uno cono$cim\~eto piu ditutti gli altri acuti$simo. On
de auiene che $e e’ ci uiene innanzi co$a alcuna zoppa, o corta, o che non ui fac-
cia niente, o che non ui habbia gratia, $ubito ci $entiamo commouere, & de$ide
riamo ch’ella ui $ia piu bella. La cagione perche co$i auenga non $appian noi
tutti, ni entedimeno $e noi ne fu$simo dimandati, non $aria ne$$uno che non di-
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ce$$e ch’ella $i potrebbe rimediare, & correggere. Manon $aprà ognuno gia
trouare il modo da rimediatui; Ma$olamentente coloro che $aranno in ciò pra
tichi, & e$ercitati$simi. Egli è officio di huomo $auio hauer$i da principio nel
l’animo, & nella mente $ua pen$ato, & recato$i a fine, ogni & qualunque co$a.
Accioche poio nel fare l’opera, o nella già fatta, non s’habbia a dire, io non uor
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rei que$to, o io uorrei que$to altro. Et è certo co$a marauiglio$a, che di una
opera mal condotta, $opportiamo non leggeri$sime pene. Percioche in pro
gre$$o di tempo finalmennte ciaueggiamo, che noinon con$iderammo, quello
che pazzamente, & $enza con$iglio, ci mettemmo a fare di principio. Onde
[040]DELLA ARCHITETTVRA
accade che $e tu non lo disfai, racconcilo, te ne penti continouamente, per la of
fe$a del difetto; o $e tu lo gett<007> in terra, $ei bia$imato per conto della $pe$a & del
dãno, & accu$ato di leggierezza, & di in$tabilità d’ingegno. Suetonio dice che
lulio Ce$are hauendo cominciato da fondamenti vno edificio in Nemore$e, &
5
finito con grandi$sima $pe$a; perche egli non $taua per tutto co$i apunto, come
egli l’harebbe voluto; lo disfece tutto. Della qual co$a certo ancora in$ino da
noi po$teri è da e$$erne bia$imato; o sì perche egli non antiuedde a ba$tãza, quel
le co$e che gli bi$ognauano, o sì for$e perche dipoi, <002>errore di legerezza hebbe
<007>n odio quelle co$e che $tauano bene. La onde io certo lodo $empre grande-
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mente, lo antico co$tume delli edificatori, che non $olamente con di$egno di li-
nee, & con dipintura, ma con modegli ancora, & e$empi, fatti di a$sicelle, o di
qual altra co$a $i voglia, $i e$amini, & pen$i, & ripen$i, piu, & piu volte con con-
$iglio di huomini e$ercitati$simi, tutta la opera, & tutte le mi$ure delle parti $ue,
prima che noi ci mettiamo a far co$a alcuna alla qualle $i ricerchi, & $pe$a & cu-
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ra. Nel fare i modegli ti $i porgerà occa$ione di vedere & ben con$iderare la
ragione, & la forma, che debba hauere il $ito, nella Regione; che $patio $i debba
dare al $ito, che numero & ordine alle parti, come debbino e$$er $atte le faccia-
te delle mura, che $tabilità, & fermezza habbiano ad hauere le coperture: Et
finalmente tutte quelle co$e, che nel libro di $opra habbiamo racconte. Etin
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que$ti potrai tu $enza pena, liberamente aggiugnere, diminuire, tramutare, rin
nouare, & riuoltare finalmente ogni co$a $otto $opra, in$ino a tanto che ogni, &
qualuncheco$a $tia come tu vuoi, & $ia da lodare. Aggiugni che tu e$aminerai,
& $aprai (il che certo non $i dee di$pregiare) il modo, & la $omma della futura
$pe$a, la larghezza, la altezza, la g<007> o$$ezza, il numero, la ampiezza, la forma, la
$pecie, & la qualità di tutte le co$e come allo $tar bene habbiano da e$$er fatte, &
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da quali artefici: Percioche e’ $i $aprà piu chiara, & e$plicata la ragione, & la
$omma delle Colonne de capitelli, delle ba$e, delle cornici, de fronti$picij, delle
impiallacciature, de pauimenti, delle $tatue, & di $imili altre co$e, le quali $i ap-
partengono o a $tabilire, o ad adornare vno edificio. Non giudico $ia da pre
termettere che il far modegli li$ciati, & per dire co$i arruffianati da dilicatezza
30
di pittura, nõ s’a$petta a quello Architettore che $i vuole ingegnar e d’in$egnare
la co$a; ma è officio da Architettore ambitio$o, ilquale $i sforzi allettando gli oc
chi, & occupando l’animo di chi gli riguarda, rimouerlo dalla di$cu$sione delle
parti, che $i debbono cõ$iderare, & inducerlo a marauigliar$i di lui. Per <007>l che
io non vorrei chei Modegli $i fini$sino troppo e$attamente, nè troppo dilicati,
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nè troppo ter$i, ma ignudi & $emplici, ne quali $i lodi piu lo ingegno dello in-
uentore, che la arte del mae$tro. Tra il di$egno del dipintore, & quello dello
architettore, ci è que$ta differentia, che il dipintore $i affatica con minuti$si-
me ombre, & linee, & angoli far ri$altare di vna tauola piana in fuori i rilieui:
& lo Architettore non $i curando delle ombre, fa ri$altare in fuora i rilieui me-
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diante il di$egno della pianta, come quello che vuole che le co$e $ue $ieno ri-
putate non dalla apparente pro$pettiua, ma da veri$simi $compartimenti, fon-
dati $u la ragione. Per tanto bi$ogna fare in tal modo i modegli, & e$aminarli
teco $te$$o, & in$ieme con altri, tanto diligentemente; & riuederli di nuouo, &
[041]LIBRO SECONDO.
da capo, che e’ non $ia nella tua opera co$a alcuna $e ben minima, che tu non $ap
pia, & chente, & quale la $ia, che luoghi & quáto $patio debba occupare, & a che
u$o $eruire: & malsimamente piu che tutte l’altre co$e $i debbe cõ$iderare la ra-
gione da fare le Coperture e$pediti$sime. Imperò che le Coperture certo per
la lor natura, $e io credo bene, infra tutte l’altre co$e, che edificarono i Mortali,
5
furono le prime, che arrecarono loro quiete; di $orte che e’ non $i negherà che
per conto delle Coperture, non $olamente $i $iano trouate le mura, & quelle
co$e, che con le mura $i tirano in alto, & ne cõ$eguono: ma e$$er$i trouate ancora
le co$e, che $i fanno, $otto il terreno come $ono <007>condotti, & i canali, & i riceui-
menti d’ Acque piouane, & le fogne, & $imili. Io certo piu che e$$ercitato dallo
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u$o di co$e tali, sò quanto e’ $ia difficile, condurre una opera che in lei $ieno le
parti congiunte con degnità, commodità, & gratia; cioè che elleno habbino sì le
altre co$e da e$$erne lodate, sì ancora una uarietà di ornate parti, qual $i ricerca
alla conuenienza, & ragione delle proportioni; è certo que$ta, o Dio, co$a gran-
de, ma il coprir tutte que$te co$e, con coperture accõmodate, de$tinate, conue-
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nienti, & atte, io giudico che non $ia opera $e non da $auio & $agace ingegno.
Finalmente quando tutto il Modello, & la inuentione della opera piacerà grãde
mente, & a te, & a gli altri di ciò e$ercitati$simi, in modo che tu non ui habbia d\~e
tro dubbio alcuno, o che tu deliberi che e’ nõ ui $ia co$a alcuna, che $i po$$a me-
glio e$aminare. Io ti auerti$co, che tu non corra a furia, pcr de$iderio di edifi-
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care, a cominciare la opera, rouinando muraglie antiche; o a gittare i gran di$-
$imi fondamenti di tutta la opera, il che fanno gli incon$iderati, & i furio$i; Ma
$e tu farai a m<007>o modo $opra$$ederai per alcun t\~epo, tanto che que$ta approuata
inuentione diuenti uecchia. Come quello, che finalmente ti rauedrai di tutte
le co$e, quando non tirato dallo amore della tua inuentione, ma da le ragioni
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del di$cor$o, ne giudicherai piu con$ideratamente. Percioche in tutte le co$e,
che $i hanno da fare, il tempo ti mo$trerà a$$ai co$e, che tu contrape$erai, &
con$idererai, le quali $e ben tu fu$ti accurati$simo, ti erano fuggite.
Che altri non $i debbe mettere a impre$e, che $ieno oltre alle forze $ue, nè contra$tarc alla
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natura, & che e’ $i debba con$iderare non $olo quel che tu po$$a, ma quel che ti$i conuen-
ga, & <007>n che luogo quel che tu harai a fare. Cap. II.
NEl rie$aminare i Modegli, è di nece$sità che infra le ragioni da e$ami-
nar$i ti $i faccino innanzi que$te co$e. Primieramente che tu nõ ti met
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ta a co$a, che $ia $opra la po$$anza de gli huomini, & che tu non ti accinga
a far co$a, che e’ $i habbia a combattere del tutto contro alla natura delle co$e.
Et $e bene alcuna uolta $i contra$ta contro la forza della natura con qualche
mole, o con qualche forza $i $torce, ella pure è tale che ella $aprà $uperare, &
gittar uia ciò che $e gli contrappone, & l’impe li$ce; & ogni repugnanti$simo
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o$taculo (per dir co$i) di tutte le co$e, che $e gli oppongono con la (di giorno
in giorno) continoua per$eueranza, col tempo, & con la abbondanza, rouina
& getta per terra, il tutto. Quante infinite co$e fatte dalle mani degli huomini
leggiamo, & ueggiamo noi, non e$$ere durate; non per altra cagione, $e non
[042]DELLA ARCHITETTVRA
perche elleno contendeuano contro alla natura delle co$e, chi non $i riderà dl
colui che fatto un põte $opra le Naui, nel Mare haueua di$egnato di caualcarlo?
o chi non harà piu to$to in odio la pazzia di que$to in$olente? Il porto di Clau
dio $otto Ho$tia, & appre$$o a Terracina il Porto di Adriano, opere certo per
ogni conto eterne. Niente di manco noi ueggiamo, è già gran tempo, che <002>
5
hauer $errate le bocche dalla rena, & ripieni i $eni, $ono interamente mancati, <002>
lo a$s<007>duo combattimento del Mare, che $enza ripo$o percotendoli, piu l’un
giorno che l’altro gli uince. Che pen$i tu adũque, ch’e’ ti habbia a interuenire
in que$t<007> luoghi, dou>e tu ti $arai deliberato d<007> contra$tare, o di rimouere del tut
to gli impeti delle acque, oil grãdi$simo incarco delle ripe che rouinano? Il-
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che poi che è co$i, bi$ogna che noi non ci mettiamo a far co$e, che non $i conu\~e-
ghino a punto alla Natura delle co$e; dipoi $i debbe auertire di non $i mettere a
fare co$a, che nel farla $i habbia a mancare a $e $te$$o, rimanendo ella imperfetta.
Chi non harebbe bia$imato Tarquino Re de Romani, $e gli alti Dii non haue$-
$ero porto fauore alla grandezza della Città, & $e nel cre$cere dello Imperio, nõ
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$i fu$$ero aumentate ricchezze ba$tanti a tanta principiata Magnific\~etia, che egli
haue$$e gittata via tutta la $pe$a della futura opera, nel gittare i fondamenti del
tempio? Oltre che egli è da con$iderare, & non infra l’ultime co$e, non $ola-
mente quel che tu po$$a, ma quello ancora che ti $i conuenga. Io nõ lodo Ro-
dope di Tracia quella celebrata Meretrice, & memoria de $uoi t\~epi, che $i face$$e
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fare un $epolcro di $pe$a incredibile: Et $e bene ella cõ il $uo meretricio gua-
dagno $i hauea procacciate ricchezze regali, ella però non fu degna di Sepolcro
Regale. Ma per l’oppo$ito, Io non bia$imo già Artemi$ia Regina di Caria, <002>
hauer fatto al $uo Cari$simo, & digni$simo con$orte il $untuo$i$simo $epol-
cro. Ancora che io in que$te co$e, lodo certo la mode$tia. Oratio bia$imaua
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Mecenate che egli impazza$le nello edificare: Io ueramente lodo colui, ilqua-
le $econdo che dice Cornelio Tacito, fece il $epolcro ad Otone mode$to,
ma da durare gran tempo. Et $e bene nelle priuate memorie $i ricerca la Mo
de$tia, & nelle publice la Magnificentia. Le publiche ancora $ono alcuna
uolta lodate per e$$ere mode$te come le priuate. Noilodiamo, & ci maraui-
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gliamo del Teatro di Pompeio, per la egregia grandezza, & dign<007>tà della ope-
ra. Edificio degno ueramente di Pompeo, & di Roma Vittorio$a. Mala paz
zia dello edificare di Nerone, & la furia di recare a fine le opere $mi$urate,
non è lodata da ognuno. Oltra que$to chi non harebbe uoluto che colui, che
con tante migliaia di huomini forò il Monte appre$$o a Pozzuolo, haue$$e du-
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rata tanta fatica, & con$umato tanta $pe$a, in qualche altra opera piu utile?
Chi non bia$imerà la prodigio$a pazzia di Eliogabalo? egli haueua pen$ato
di piantare una grandi$sima Colonna per entro della quale $i $ali$$e $opra la ci-
ma, acciò ui $i pone$$e $opra lo Dio Eliogabalo, al quale ei $i era ordinato, di
adorare. Ma non hauendo trouato Pietra sì grande, fattone cercare in$ino in
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Tebaide, $i tol$e dalla impre$a. Debbe$i aggiugnere ancora a que$te co$e che
e’ non $i debbe incominciare co$a alcuna, $e bene per altro ella è degna, &
utile, ne però al tutto difficile al far$i, aiutandola le facultadi, & le opportunità
de Tempi, che ella $ia tale, che in breue debba mancare, o per negligentia di
[043]LIBRO SECONDO.
chi $uccede, o pertedio delli habitatori. Io bia$imo il $o$$o, che haueua fatto
Nerone nauigabile dalle Cinqueremi, dallo Auerno in$ino ad Ho$tia, sì per
altre cagioni, sì ancora perche a mantenerlo, pareua che de$idera$$e perpetua,
& eterna felicità dello Imperio, & de Principi di tal co$a continonamente $tu-
dio$i$simi. Lequali co$e poi che co$i $ono, $i debbe hauer con$ideratione a
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quelle chenoi di $opra habbiamo racconte, cioè che co$a $ia quella, che tu uo-
glia fare, in che luogo tula uuoi fare, & chi tu $ia che la faccia, & l'ordinare il tut-
to $econdo il merito, & l'u$o della co$a; $arà certo co$a da huomo con$iderato,
& di buono con$iglio.
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Che con$iderato diligentemente da cia$cuna delle parti de Modegli, tutto l'ordme dello edi-
ficio; $i debbe chiedere $opra d<007> c<007>ò con$iglio, a gli huomini intelligenti, & $aui, & inan-
zi che e' $i cominci a murare, non $olamente $arà bene $apere donde hanno a u$cire i da-
nari per la $pe$a, ma bi$ogna molto innanzi hauer proueduto tutte le co$e nece$$arie per
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dar fine ad una tale opera. Cap. I I I.
NOtate, & auertite que$te co$e, $i debbe andare guardando l'altre intor-
no $e cia$cuna è finita perfettamente, & a luoghi $uoi commodamente
diftribuita. Ilche accioche ti rie$ca, è di bi$ogno che tu ti prepari in
modo che nel riuedere qualunche di que$te co$e tu ti per$uada di hauere per
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co$a brutta, $e tu non con$eguiter ai il piu che tu puoi, che e' non $i po$l>a in ne$-
$uno altro luogo ri$guardare piu di uogl<007>a, o maggiormente lodare ne$$una al-
tra opera, che con $imile $pe$a, o con $imile opportunità $i $ia po$$uta condurre.
Nè ba$ta in que$te co$e nõ e$$er $pregiato, ma è co$a cõueni\~ete, l'e$$erne primie-
ramente lodato, & di poi ancora e$$ere imitato. Laonde ci bi$ogna e$$ere $eue
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ri, & piu che $i può diligenti e$plicatori delle co$e. Etè da auertire, sì che e' nõ
ui $i me$coli co$a alcuna, che non $ia eccellente, & lodata grandemente: sì anco-
ra che tutte le co$e $cambieuolmente infra loro cõcorrino con dignità, & gratia,
in$ino a tanto, che tutto quello che tu ui uole$si aggiugnere, o mutare, o leua-
re, ui $te$$e peggio; & fo$$e maggior mancamento. Ma di que$te co$e io te
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lo ridico di nuouo, & da capo, fa che e' ne $ia moderatrice. La prudenza &
il con$iglio di coloro, che di ciò $ono piu ammae$trati, che l'habbino ad appro-
uare con alcuno retto, & $incero giudicio. Percioche da il $apere, & da gli or-
dini di co$toro, ti auerrà, o che tu farai co$e ottime, ouero $imili alle ottime;
piu to$to che dal tuo priuato $en$o, & uolontà. Finalmente lo e$$er lodato dal
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la noce di coloro che $anno, è inuero co$a belli$sima, & lodano a$$ai, & pur trop
po approuano coloro, che non mettono innanzi co$e migliori. La onde tu
hai ancora que$to piacere, che e' non $arà ne$$uno di quei che $anno, che non
conuenga teco. Et gioueratti lo $tare a udire, perche taluolta accade, che quei
che non s'intendono di $imili co$e, ne dichino alcune, che quei che$anno, non
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$e ne fanno beffe; quando tu hara<007> ben guardato, & riueduto, & e$aminato da
tutte le parti del modello, la proportione dello edificio, in modo che e' non ui
$ia rima$to co$a alcuna in dietro in alcun luogo, che tu non l'habbia con$idera-
ta, & notata, & che in tutto, & per tutto ti $arai ri$oluto di edificare in quella
manìera, & che tu $aprai, onde hanno da u$cire i danari per reggere commo-
[044]DELLA ARCHITETTVRA
damente le $pe$e; Apparechierai le altre co$e nece$$arie a mettere ad ef$etto e$$a
opera; accioche nello edificare, non ti manchi co$a alcuna che ti tenga in dietro
da finir l'opera con pre$tezza. Percioc' hauendo tu bi$ogno di piu co$e a con-
dur l'opera, & cõcio$ia che qual $e l'una che ui manchi, ti po$$a impedire, & fare
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difettuo$a tutta la muraglia, ti $i a$petterà di non ti e$$er fatto beffe di co$a alcuna
che e$$endoui ti gioui, o mancandoui ti nuoca. Gli Re de Giudei Dauid & Sa
lamone, quando hebbero a fare il Tempio in Iero$olima hau\~edo ragunato gran
copia di oro, diargento, di bronzo, di legni, di pietre, & di $imili co$e; acciò non
ui manca$$e co$a alcuna che conferi$$e al fare l'opera facile, & pre$tamente, $e-
10
condo che ($criue Eu$ebio Pamphilo) mandarono ai Re uicini per parecchi mi-
gliaia di Mae$tri & di Architettori. Ilche io grandemente lodo, perciò che ar-
reca certo degnità all'opera, & rende la gloria di chi l'ha fatta maggiore; perche
quella opera, che èfatta con grande arte, & cõdotta pre$ti$simam\~ete è appre$$o
degli $crittori celebrata. Raccõta Curtio, che Ale$$andro Macedone appre$$o
15
al Tanai, in fare una città non piccola, non con$umò piu che $ette giorni: & Io$e
pho hi$torico dice che Nabucdono$or fece il Ten<007>pio a Belo, in quindici giorni
& che il mede$imo pure in quindici giorni cin$e Babillonia di tre circuiti di
mura. Et che Tito fece un muro di poco manco che di cinque miglia, & che
Semiramis pre$$o a Babillonia fece per ogni dì uno ottauo di miglio di gran-
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di$sime mura; & che ella fece mura di u\~eticinque miglia molto profonde, &
molto larghe in non piu che $ette giorni per ri$trignere il lago. Ma parleremo
di que$to, altra uolta.
Che co$e $i habbino a prouedere per l'edificio. Quai Mae$tri $i habbino a eleggere, & in
che tempo, $econdo <007>l parere delli Antichi, $i debbino tagl<007>are ilegnami. Cap. IIII.
25
LE co$e, che $i hanno da apparecchiare $on que$te certamente, Calcine,
Legnami, Rene, Pietre; oltra que$te Ferro, Bronzo, Piombo, Vetro,
& $imili. Et $opra tutto giudico ch'e' $ia da eleggere Mae$tri che $appino,
che non $ieno leggieri, nè incon$tanti; a quali tu habbi a dare in comme$sione
& a raccomandare che ti faccino $ubito il bene di$egnato edificio, & che lo
30
conduchino dandoli perfettione con pre$tezza. Et nello approuare tutte
que$te co$e, ti g<007>ouerà argomentare, & conietturare dalle altre opere piu u<007>ci-
ne che $ono in e$$ere; mediante le quali, auertito, ti delibererai di ciò che tu
habbi a fare nel ca$o tuo. Percioche notando tu in quelli, le lodi, & i difetti,
potrai pen$are che nell'opera tua ui po$sino accadere co$e $imili. Nerone Im-
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peratore hauendo di$egnato di dedicare in Roma una $tatua grandi$sima in
honore del Sole di $e$$anta braccia, mediante la quale egli $upera$$e la grandez-
za, & la Magnificentia delli $uoi pa$$ati, $econdo che $criue Plinio, uolle prima
che egli alloga$$e tal opere a Zenodaro in quei tempi celebrato, & eccellente
Scultore, uedere quanto ei uale$$e, & $ape$$e, in fare tali opere, il quale in On-
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uernia di Francia haueua fatto un Colo$$o di pe$o marauiglio$o. Et co$i deli-
berate que$te co$e pa$siamo alle altre. Noi ueramente nel trattare quello che
$ia commodo alle opere delli edificij, ridiremo quelle co$e, che ci hanno in$e-
gnate i no$tri piu dotti antichi, Et ma$simo Teofra$to, Ari$totile, Catone,
[045]LIBRO SECONDO.
Varrone, Plinio, & Virgilio; percioche <002> una lunga o$$er@ation moito piu che
per alcune arti d'ingegno, $i cono$cono, accioch'elle $i piglino da coloro, che cõ
$omma diligentia l'hanno o$$eruate. Seguiteremo adũque raccogli\~edo quelle
co$e, le quali gli Approuati$simi Antichi in piu & uarij luoghi trattarono, & ag-
5
giugneremc ci ancora, $i come è il no$tro $olito, quelle che dalle opere de no$tri
maggiori, & dalli auertiment<007> delli huomini e$ercitati$simi, haremo auertite, $e
alcnne ce ne $aranno, le quali in parte alcuna con$eri$chino alle co$e, che dire $i
debbono. Etio certo credo che e' $i farà molto bene. $e $eguen do e$$a natura
delle co$e, comincieremo da quelle $te$$e co$e, le quali furono primietamente
u$urpãte$i da gli huomini, <002> $eruir$ene a que$ta arte dello edificare; che furono
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$e noi non ci inganniamo gli Arbori da tagliar$i, & i legnami delle Selue; ancor
che apre$$o de gli autori; io truouo alcuni, che $opra di ciò $ono di uarij pareri.
Alcuni dicono che gli huomini da principio habitarono nelle $pelonche, & che
e$si, & i be$tiami loro furono dife$i da una mede$ima copertura, & per ciò cre-
dono quel che dice Plinio, che Gellio Ta$sio fo$$e il primo, che ad imitatione
15
della natura, $i face$$e uno edificio di loto. Diodoro dice che Ve$ta figliuola di
Saturno, fu la prima, che truouò le ca$e da habitare. Eu$ebio Pãphilo eccell\~ete
inue$tigatore delle co$e antiche, da te$timonij de pa$$ati, dice chei Nipoti di
Protogene, furono i primi che pen$arono di far le ca$e a gli huomini, le quali $i
te$$e$$ero di foglie di canne, & di Giunchi. Ma torniamo noi al no$tro propo
20
$ito. Gli Antichi adunque, & prima Teofra$to, dice che gli arbori $i debbo-
no tagliare, & ma$simo lo Abeto, la Picea, & il Pino, $ubito che eglino han
cominciato a mandar fuori, & $puntarc certe uermene; accioche per la $opra
abbondanza dello humore tu po$si leuarne piu facilmente la $corza. Ma che
e' $ono alcuni Alberi, comelo Acero, lo Olmo, il Fra$sino, il Tiglio, che tagliati
25
doppo la Vendemmia, $aranno piu commodi. Et$ele Roueri $i tagliano di
State, dicono che $i intarlano; ma $e $i tagliano di Verno, non pigliano diffetto
alcuno, nè $i aprano. Et faccia a no$tro propo$ito, che eglino auertirono che
i legnami, che $i tagliauano nello Inuerno, mentre tiraua Tramontano, ancora
che fu$$ero uerdi, ard euano beni$simo, & qua$i $enza fumo: la qual co$a dà ma-
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nife$to inditio, che e' $ono fugo$i d<007> humore non crudo, ma dige$to. A Vi-
truuio piacque chei legnami $i taglia$$ero dal principio dello Autũno, in$ino a
tanto che non cominciaua a tirare Zeffiro. Et E$iodo dice che quando il Sole
con maggiore impeto pende $opra del capo no$tro, & gl<007> huomini diuentano
di colore piu bronzino, che allhora $i faccia la ricolta, ma quando a gli arbori ca
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$cano le foglie allhora $i taglino i legnami. Catone modera tutta la co$a in
que$to modo, uuole che le Roueri $i taglino quando $arà il Sol$titio, però che
l'Inuerno è $empre fuori di tempo, gli altri legnami che hanno $eme, taglin$i
quando ei $arà maturo, quelli che non hanno $eme, quando ti pare. Quelli
che lo hanno maturo, & uerde a un tratto, taglin$i quando ei ca$ca, ma li Olmi
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quando li ca$cano lefoglie. Et dicono ch'egli importa grandemente, a che Lu
na $i taglino: percioche e' pen$ano tutti, & ma$simo Varrone, che nel toccare $i
mili co$e con il ferro i lunari po$sino tanto, che coloro ancora che $i tagliano i
capelli a Luna $cema, $ubito ne dou\~etino calui. Et per que$to diceuano che Ti-
[046]DELLA ARCHITETTVRA
berio, o$$eruaua i giorni da tagliar$ei capelli. Gli A$trologi dicono che tu
harai $empre lo animo malinconico, $e tu ti taglierai le Vnghie, o i capelli e$-
$endo la Luna oppre$$ata, o mal conditionata. Que$to faccia a propo$ito che
e' dicono che le co$e che hanno a e$$ere mobili per l'u$o no$tro doueriano e$-
$er tagliate, & fabricate quando la Luna è nella Libra, o uero nel Granchio;
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Et quelle che hanno a $tare $alde, o uero immobili, $i debbon cominciare, &
trattare, quando la Luna, è in Leone, o in Toro, & $imili. Ma che i legnami
$i debbino tagliare a Luna $cema, Tutti i $auice ne auerti$cono; percioche ei
tengono per fermo, che allhora $ia molto rifecca quella flemmatica gro$$ezza,
che è pronta ad empierli di pre$ta putrefattione, & tagliati a que$ta Luna è
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certo che non $ono mole$tati dallo in tarlare. Di quì è che tu debbi mietere
a Luna piena, le biade che tu uoi uendere; percioche allhora $on molto pie-
ne: Ma quelle che tu uuoi $erbare, mietile a Luna $cema. Egli è chiaro anco-
ra, che le frondi degli arbori, colte a Luna $cema, non $i corrompono. Et Co-
lumella pen$a che per tagliare gli Alberi, $ien buoni quei giorni che $on dai
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uenti a trenta dì che la Luna s'inuecchia, a Vegetio piace che e' $i taglino da
quindicia uentiduoi dì. Et di quìpen$a, che na$ce$$e la o$$eruãza che quãto a la
eternità, celebrano $olamente que$ti giorni; percioche tagliati in que$ti gior-
ni, durano grandi$simo tempo. Aggiungono che e' $<007> debbe o$$eruare la Lu-
na che uadia $otto. Ma Plinio pen$a che $ia bene tagliare gli Alberi quando la
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Canicula na$ce, & che la Luna è congiunta con il Sole; il qual giorno $i chiama
Interlunio; & dice che egli è bene a$pettar la notte del mede$imo giorno, fino
a tanto che la Luna $ia $otto terra. Gli A$trologi dicono che la ragione di que-
$ta co$a è che per uigore della Luna lo humore di tutte le co$e $i commuoue;
Tirato adunque, o la$ciato lo humore inuer$o la Luna alle piu ba$$e radici, il
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re$to de legnami rimane piu purgato. Aggiugni a que$to, che e' pen$ano che
e' $ieno per e$$ere molto piu fedeli, $e e' non $i getteranno co$i di $ubito in ter-
ra: Ma $e $i andranno intaccando a torno a torno talmente, che re$tando$i in
$ul ceppo $i $ecchino. Et dicono che $elo Abeto (nõ però al tutto fermi$simo
contro alla contagione dell'humore) $i $corteccia a Luna $cema, gli auiene
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che mai $i corrompe per le Acque. Sono alcuni, che affermano che $e la Ro-
uere, & la Querc<007>>a legnami graui$simi, che per lor natura nell'acqua uanno al
fondo, Di primauera $i intaccheranno intorno, & $i getteranno a terra doppo
che le haranno perdute le foglie, diuenterãno in modo, che per nouanta giorni
noteranno $opra le acque. Altri uogliono che li alberi co$i la$ciati in $u lor cep
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pi, $i intacchino intorno in$ino a mezo il midollo; accioche di$tillan do$i la mar
cia, & il cattiuo $ugo, $ene e$ca uia. Et aggiungono a que$to, che gli Alberi che
tu hai a $egare, o a piallare tu non gli mandi a terra, in$ino a tanto non habbino
fatti i loro frutti, & maturati i loro $emi; gli alberi co$i tagliati, & ma$sime quelli
che fanno frutti, ne ammoni$cono che $i debbino mondare, perche facilmente,
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mentre $tanno coperti dalla $corza $i gua$tano $otto la buccia.
[047]LIBRO SECONDO.
Dcl Con$eruare i legnami poi che $aranno tagliati, & dello impia$trarli, & de rimed{ij}
contro le loro infermitadi; & del collocargii commodamente. Cap. V.
POi che i legnami $aranno tagliati, bi$ogna riporgli in luoghi doue non $ie-
no Soli potenti, o fiati crudeli di Venti; & ma$simo quelli che ca$cano da
5
per loro, bi$ogna che al tutto $tieno dife$i dalla ombra. Anzi, & <002> que$to
u$arono gli Architettori antichi, imbouinarli. Et Teofra$to dice, che que$to
$i fà perche hauendo riturati atorno atorno tutti gli e$iti, la flemma ragunata-
ui$i dentro, & la immoderata forza de uapori, $i in$tilli, & re$piri a poco a poco
per entro la midolla; onde auiene, che l'altra $icc<007>tà del legno $i conden$i, $ec-
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cando$i ugualmente per tutto. Et pen$ano che po$ti a $tare capo piede, $i $ec-
chino piu commodamente. Oltra di que$to, danno uarij rimedij contro allo
inuecchiar$i, & alle infermità che gli po$$on interuenire. Teofra$to pen$a che
per il $otterrargli, i legnami $i conden$ino grandi$simam\~ete. Catone dice che
i legnami tagliati $i intridino di Morchia; acciò che nè tigniuole, nè Tarli, non
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nuochino loro. Et $i sà che i legnami, che $ono offe$i dalle acque $i difendono
cõ la pece. Et raccontano che i legni che $ono macerati nella morchia, ardono
$enza alcun tedio di fumo. Plinio $criue che al Laberinto di Egitto, ui $on po-
$te molte traui di $pina d'Egitto impia$trate d'olio. Et Teofra$to dice che ile
gnami, che $ono impia$trati di pania non ardono. Nè la$cerò que$to in dietro,
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che appre$$o di Gellio nelli Annali di Quinto Claudio $i truoua che <002> hauere
Archelao Prefetto di Mitridate dato a una Torre di legname al Pireo, piu co-
uerte di Allume, combattendola Silla, ella non ar$e. Sono oltra di que$to alcu
ni Alberi, che $i cõden$ano, & $i fortificano, cõtro le t\~epe$te in uarij modi. Im-
peroche e' pongono $otto terra ilegnami Cedrini, & gli impia$trano di cera, per
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$ette giorni; & con inframe$$o d'altretanti, gli $otterrano $otto monti di grani;
onde auiene, ch'e' ne diuengono, sì piu gagliardi sì piu cõmodi alle opere: per-
che co$i$e gli $cema grãdi$sima parte di pe$o. Et dicono ancora, che acqui$tano
que$ta loro durezza, $eccata in Mare, d\~e$i$sima, & incorruttibile. Il ca$tagno è
certo che $i purga nelle acque del Mare. Plinio $criue che il Fico di Egitto $i
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$otterra nelle acque, accioche egli $i $ecchi, & diuenti leggieri, che da prima uà
al fondo. Noi ueggiamo che i no$tri legnaiuoli $otterrano ilegni nell'acqua
& nel fango, & ma$simo quelli che e' uogliono che $i lauorino a tornio, per tr\~eta
giorni; perche e' pen$ano, che $eccando$i piu pre$to, $iano piu facili a farne ogni
co$a. Sono alcuni che affermano che a qualunque legno tu uuoi, accade che $e
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tu lo $otterrerai m\~etre $arà ancora uerde, durerà eterno; ma$erbato o ne bo$chi,
o $otterrato, o impia$trato, i $aui $on tutti di que$to parere, che e' non $i debba
toccare $e non pa$$ati i tre me$i. E' bi$ogna che il legname $i a$$odi, & che e' pi-
gli qua$i una certa maturità di fermezza, <007>nanzi che e' $i metta in opera. Poi
che tu harai co$i i legnami, Catone comanda, che e' non $i cauino fuori, $e non a
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Luna $cema, & doppo mezo dì, & della Luna $cema, dãna gli quattro giorni, dop
po la quintadecima: Et ne auerti$ce, dic\~edo che nõ $i cauino fuori mentre tira
O$tro. Et quando pure $i tireranno fuori, non $i tirino per la rugiada, nè $i
piallino, o $eghino, che $ieno rugiado$i, o freddi, ma $ecchi per ogni conto.
[048]DELLA ARCHITETTVRA
Quali legnami $ieno piu commodi alle fabbriche delli edific{ij}, & quale $ia la loro Natura,
la loro V tilit à, & come $i debbino mettere in u$o, & a qual parte dell' edificio cia$cuno
$ia piu atto. Cap. V I.
TEo$ra$to $i pen$a che i legnami non $iano ben $ecchi da farne A$$e, & ma$$i
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mo per Porte, innãzi a tre anni. Alleopere de gli edificij e$timaron que
$ti alberi cõmodi$simi. Il Cerro, la Quercia, la Rouere, la I$chia, l' Albe-
ro, il Tiglio, il Salicone, l'Ontano, il Fra$sino, il Pino, l'Arcipre$$o, l'Vliuo $alua-
tico, & dome$tico, il Ca$tagno, il Larice, il Bo$$clo, e'l Cedro, & l'Ebano ancora,
& altresì la Vite; Ma tutti que$ti hãno uaria natura, però $i debbono accõmoda
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re a uarij u$i. Percioche alcuni $ono piu de glialtri migliori a $tare allo $coper
to; alcuni $i mantengono piu al coperto; altri $i fanno belli dell'aria; altr<007> diuen-
tan $empre piu duri nelle acque; & $otterrati $on eterni; & per que$to alcuni$on
buoni per tauole $ottili, & perle $culture, & opere de legnaiuoli; alcuni altri per
correnti, & traui: altri a reggere Terrazzi $coperti, o Tetti $on piu $aldi: & l'On-
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tano per pala$itte da far$i per fondam\~eti in fiumi, o in pantani, $oprauanza ogni
altro albero, & $opporta patientemente l'humore, & il mede$imo all' Aria, o al
Sole nõ dura. Per l'oppo$ito la I$chia è impatienti$sima dell'humore. L'Ol-
mo all' Aria, & allo $coperto $i ra$$oda tuttauia; altroue, $i apre & non dura. La
Picea, & il Pino, $e $i $otterrano, $ono eterni. Ma la Rouere per e$$ere $pe$$a, &
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neruo$a, & $errata, & piena di piccioli$simi fori, che non riceuono l'humore, è at
ti$sima a qual tu ti uoglia $otterraneo edificio; & commoda a reggere grandi$si-
mi pe$i; & qua$i colonna ualidi$sima. Ma hauendo la Natura datoli tanta du-
rezza, ch'ella non $i po$$a forare, $enon bagnata; Affermano nientedimãco, che
$opra terra, ella è incon$tante, & diuenta ritro$a, & $i torce, & la mede$ima facil-
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mente $i corrompe dalle acque del Mare. Ilche nè allo Vliuo, nè al Leccio, nè
all'Vliuo $aluatico, che nelle altre co$e conuengono con la Rouere, non accade,
che nelle acque $i macerino. La Quercia non $i con$uma mai per uecchiaia,
perche ella è di dentro $ugo$a, & quali come $e ella fu$$e uerde. Il Faggio me-
de$imamente, & <007>l Ca$tagno non $i corrompono dalle acque, & annoueranli in
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fra gli primi Alberi, che $i $otterrano. Il Sugero ancora, a $eruire per colõne,
& il Pino $aluatico, & il Moro, & l'Acero, & l'Olmo, non $ono di$utili. Teofra
$to pen$a che il Noce di Negroponte, $ia alle Trauate, & a correntami utile, per-
cioche auanti ch'egli $i rompa, ne fa $egno con il$uono, & che però già nel ba-
gno di Andro auenne, che tutti coloro, che ui$i trouarono, $uggirono a $aluam\~e
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to, dalla $oprauen\~ete rouina detetti. Ma l'Abeto è piu di tutti gli altri miglio-
re: Percioche e$$endo e$$o, & per grandezza, & per gro$$ezza infra primi Albe-
ri, da un $uo naturale rigore contenuto, non $i piega co$i facilmente $otto i pe$i,
che gli $tan $opra, ma $tà diritto, & $enza la$ciar$i uincere. Aggiugni ch'egli è
ageuole, & con il $uo pe$o, non è poi mole$to $opra le mura; a que$to $olo $i at-
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tribui$con grandi$sime lodi, & dicono, c@e pre$ta di $e grandi$sime utilitadi; ni\~e
tedimanco, non niegano ch'egli ha uno difetto, cioè che facilmente è $ottopo-
$to allo ardere, & offe$o grandemente da i fuochi. A que$to non $i po$pone
nel fare i palchi delli edificij l'Arcipre$$o@, albero per certo di $orte, che infra
[049]LIBRO SECONDO.
li no$tri primi alberi, $i u$urpa la principale & precipua lode. Gli antichi l'an
nouerauano infra gli eccell\~eti$simi alberi, nè ultimo da il Cedro, & dall'Ebano.
In India l'Arcipre$$o è annouerato infra le Drogherie, & certo meritamente: lo
di pur chi uuole la Thuia Ammonia, o Citenaica, la quale Teofra$to dice che è
eterna: Percioche o uogli tu in quãto all'odore, o alla bellezza, o alla fortezza, o
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alla grandezza, o alla dirittura, o all'eternità, o a tutte que$te lodi; quale arbore
metterai tu a paragone dell'arcipre$$o? Eglino affermano che l'Arcipre$$o, non
pati$ce punto nè di tarli, nè di uecchiezza, nè mai da per $e $i fende. Nè è ma-
rauiglia $e per que$to Platone uoleua che le leggi, & li $tatuti publici, $i de$criue$
$ino in tauolelle $acre d'Arcipre$$o; perche e' pen$aua che elleno doue$$ero e$-
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$ere piu durabili, che di rame. Que$to luogo ne auerti$ce ch'io racconti quel
che io mi ricordo di hauer letto, & ueduto di e$$o Arcipre$$o. Affermano che
in Efe$o le porti del Tempio di Diana, e$$endo d'Arcipre$$o durarono quattro-
cento anni; & che mantennero la bellezza talmente che pareuano del contino
uo nuoue. Io in Roma nella Chie$a di San Pietro, ho ueduto nel ra$$ettar le
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Porte che fece Papa Eugenio, che done le mani de gli inimici non li haueuano
fatto ingiuria per $pogliarle de l'argento, del quale erano coperte, che elle $i era
no mantenute $alde, & intere piu di cinquecento anni; percioche $e noi andia-
mo annouerando bene gli annali de'Pontefici di Roma, tanti ne furono dal t\~e-
po di Adriano Papa Terzo, che le fece in$ino ad Eugenio Quarto. Et per tan-
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to nel fare le Impalcature lodano l'Abeto, & antepongongli l'Arcipre$$o; per
que$ta $ola for$e cagione, che egli è piu eterno; ma è piu graue che l'Abeto.
Lodano il Pino, & la Picea, pen$ano che il Pino $ia della mede$ima $pecie che lo
Abeto, quanto allo sforzar$i contro al pe$o po$togli $opra: Ma infra l'Abeto, &
il Pino ci $ono sì altre differentie, sì ancora que$ta, che l'Abeto è manco of$e$o
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da Tarli, percioche il Pino è di piu dolce $ugo che l'Abeto; Io pen$o che'l La
rice non $ia da po$porre ad alcuno arbore, perche io ho ueduto che egli ha ret-
ti pe$i di edificij fermi$simamente, & lunghi$simamante $o$tentati, sì altroue, sì
in Venetia ancora in una antichi$sima opera del Mercato, Et tengono per cer-
to, che e' pre$ti di $e tutte le utilitadi, come gli altri alberi: egli è neruo$o, mãtien
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le forze, fermi$simo contro le Tempe$te non è offe$o da Tarli; Et è openione an
tica, che contro le ingiurie de Fuochi, duri inuitto, & qua$i $enza alcuna le$ione:
che piu? che e' comandano che da quel lato, onde $i dubiti che il fuoco non u\~e-
ga a nuocerti, tu ui contraponga A$$e di Larice. Ma io l'ho ui$to acce$o arde-
re, ma talmente però, che e' pare che gli $degni le fiamme, & ch'e'le uoglia $cac
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ciar via. E' vero che egli ha vn $ol difetto, che per le acque marine diuenta
facile allo intarlar$i. Alle traui dicono che è di$utile la Rouere, & lo Vliuo,
per e$$er graui, & che $i piegano $otto il pe$o, & qua$i da per loro $i torcono, ol-
tre che quelli Alberi, che $ono piu atti allo $pezzar$i, che al fender$i $ono per
Traui, di$utili; come è l'uliuo & il Fico, & il Tiglio, & il Salicone, & $imili. E'
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co$a marauiglio$a quel che e' dicono della Palma, che ella $i sforza contro al
pe$o, che ella ha ado$$o, & $i piega all'in$u$o: Per le trauate, che hanno a $tar al
lo $coperto, & per tutte le coperture lodano grandemente il Ginepro; & Pli-
nio dice che egli hà la mede$ima natura che il Cedro, ma è piu $odo. Dicono
[050]DELLA ARCHITETTVRA
ancora che lo Vliuo dura eternamente, & infra i primi annouerano il Bo$$o-
lo: Nè ricu$ano per que$to i Ca$tagni, ancor che $i fendino, & aprino; per le
opere che s'hãno da fare allo $coperto. Lodano $opra tutto lo Vliuo $aluatico
per la mede$ima cagione che lo Arcipre$$o, che ei non intarla mai, nel qual nu-
mero $ono tutti li Alberi, che hanno infu$i dentro Sughi vntuo$i & gommo$i,
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& ma$simo $e $ono amari. Nelli Alberi di que$ta $orte, nõ entrano Vermi, &
è manife$to che e' nõ accettano gli humori, che di fuori li veni$$ero. Cõtrarij
a que$ti pen$ano, che $iano tutti i legni, che hanno $ughi di dolce $apore, & che
ardono facilmente; ma ne eccettuano però lo Vliuo dolce & il $aluatico. Dice
Vitruuio che il Cerro, & il Faggio, $on per natura deboli contro le Tempe$te,
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& che non inuecchiano. Plinio dice che la Quercia infracida pre$to. Ma lo
Abeto, & quello ma$simo, che na$ce nelle Alpi di Italia, per le altre opere di d\~e-
tro nelle ca$e, come per Porte, per Letti, <002> Tauole, per panche, & <002> $imili co$e, è
ottimo; perche que$to Albero, è di $ua natura molto $ecco, & tenace delle colle
La Picea, & lo Arcipre$$o $ono molto buoni a $imili co$e. Il Faggio per altro,
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è fragile, ma per ca$$e, & letta, è vtile; & $i $ega in a$$e $ottili$sime, & il Leccio an-
cora $i $ega commodi$simamente. Per fare A$$e dicono che $ono inutili il Ca
$tagno, lo Olmo, & il Fra$sino, perche $i fendono facilmente, & $e bene $i fendo
no adagio, $i fendono pur ageuolmente; & affermano che il fra$sino in ogni ope
ra, è obedienti$simo. Ma io mi marauiglio che appre$$o de gli Antichi, non
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$ia troppo celebrato il Noce: Cõcio$ia che $i come $i può vedere. ei $ia & alla
maggior parte de lauori, & per far a$$e molto trattabile, & buono. Lodano il
Moro, sì perche dura gran tempo, sì perche per la antichità diuenta in proce$$o
di tempo piu nero, & piu bello. Teofra$to raconta che i Ricchi v$auano fare
le porti di Loto, di Leccio, & di Bo$$olo. Lo Olmo perche egli ri$erba $aldi$-
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$ima la $ua durezza, dicono che è buono per fare $tipiti da V$ci; ma bi$ogna uol-
tarlo capo piede, che la radice $ia di $opra. Catone dice che le Manouelle $i fac
cino di Agrifoglio, di Alloro, & di Olmo; lodano il Corniolo per fare Cauicchi
uoli, u$auano gli $caglioni delle $cale, di Orniello, o di Acero. Scauauano il
Pino, la Picea, & lo Olmo per Doccie d'Acque; ma dicono che $e non $i $otter-
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rano, inuecchiano pre$ti$simamente. Finalmente dicono che hanno trouato
il Larice, la femina (dico) che, è di color $imile al Mele nelli adornamenti delli
edificij, & per Tauole da Dipintori e$$ere immortale; & che non $i fende mai di
te$$o alcuno; Oltra di que$to, perche nõ ha le uene $ue lunghe, ma corte, $e ne
$eruinano a fare le Imagini de gli Dei, & oltra a que$to u$auano il Loto, il Bo$-
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$olo, il Cedro, & lo Arcipre$$o ancora, & le piu gro$$e radici de gli Vliui, & il
Pe$co di Egitto, che dicono che è $imile a Loto: Se haueuano bi$ogno di fa-
re a Tornio co$a alcuna lunga, & tonda; u$auano il Faggio, il Moro, l'Albero
che fa la Trementina, & $opra tutti gli altri il $errati$simo Bo$$olo, & che eccel-
lentemente $i tornia; & per co$e $ottili$sime, u$auano l'Ebano. Nè di$pregia-
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uano per far $tatue, o pitture l'Albero, il Gattice, il Salicone, il Carpino, il Sor-
bo, il Sambuco, & il Fico. I quali alberi, parte $ono utili per la loro $iccità, &
ugualità, a pigliare, & a mantenere le colle, & i lineamenti de dipintori, parte
ancora ad e$primere le $orme $ono ageuoli, & facili oltre modo. Ma è chiaro
[051]LIBRO SECONDO.
che il Tiglio è piu trattabile che alcuni di que$ti: $ono alcuni, che per fare $tatue
tolgono il Giuggiolo. Contraria a que$ti, è la Rouere; concio$ia che nè $eco
$te$$a, nè con altri legni $imili, $i può mai accompagnare, & di$pregia al tutto le
colle, il mede$imo difetto dicono che hanno tutti gli Alberi, che $ono lacrimo$i
& cre$pi, cioè che $cacciano ogni $pecie di colla. Ilegni che $i radono facilm\~ete,
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& che $ono $errati, mal uolentier<007> $i $errano con le colle, & quegli ancora che
$ono di natura diuer$a, come la Ellera, lo Alloro, & il Tiglio, che $on caldi; con
quelli, che na$cono ne luoghi humidi, che $on tutti di natura frèddi; incollati in-
$ieme non reggono molto. Lo Olmo & il Fra$sino, & il Ciriegio, perche $on
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$ecchi, nõ cõuengono cõ il Platano, & cõ lo Ontano, che$ono di natura humidi;
& guardaron$i gli Antichi di non mcollare in$ieme quelli alberi che non $i con-
faceuano di natura, & erano contrarij; nè $olamente di nõ gli incollare in$ieme,
ma vietaro@o di amma$$arli acco$tati infieme. Et <002> que$to auerti$ce Vitrunio
che e' non $i debbono congiugnere l'a$$e della I$chia con quelle della Quercia.
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Delli Alberiancora $ommariamonte. Cap. VII.
MA per parlare di tutti (in que$to luogo) $ommariamente. Tutti gli Au-
tori dicono che gli Alberi, che non fanno frutto, $ono piu faldi, & fer-
mi, che quelli, che fanno frutto: & che i $aluatichi non cultiuati da mano,
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o da ferro; $on piu duri che i dime$tichi; & Teofra$to dice che i $aluatichi non ca
$cano mai in infermità che li faccia $eccare. I dime$tichi, & quelli che fanno
frutto, $on $ottopo$ti a graui$sime infermitadi; & infra quei che fanno frutto,
quelli che lo fanno piu pre$to, che quelli che lo fanno piu $erotine; & i dol-
ci $on piu deboli, che i forti; & infra li acuti, & a$pri, pen$ano che $iano piu $o
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di quelli che fanno piu di rado, & piu acerbo il frutto. Quelli che fanno frut-
to de duoi anni l'uno, & quelli che $ono del tutto $terili, hanno piu nodi che
quelli che fanno frutto ogni anno. Et di que$ti quanto cia$cuno è piu corto
tanto è piu difficile; & gli $terili cre$cono piu che i fertili. Et di piu dicono che
quelli che cre$ceranno allo $coperto $enza e$$ere dife$i da alcun monte, o $el-
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ua; ma agitati da $pes$i uenti, & tempe$te, $aranno piu fermi, & piu gro$si; ma
piu corti, & piu nodo$i che quelli che cre$ceranno infra due ualli, o in luogo $i-
curo da i uenti. Pen$ano ancora che gli alberi nati in luoghi humidi, & om-
bro$i, $ieno piu teneri, che gli cre$ciuti in luoghi piu aperti, & piu a$ciutti: Et
che quell<007>, che na$cono diuer$o il uento tramontano, $iano piu atti, che quelli,
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che na$cono uer$o O$tro. Et gettano uia come $conciature gli alberi, che
na$cono in luoghi contrarij alla loro natura, & quelli che na$cono di uer$o
Mezzo dì, $on molto duri, ma $i torcono nel midollo, nè $on diritti, o uguali a
metterli in opera. Oltra dique$to quelli che $ono aridi per loro natura, & tar
di al cre$cere, $on piu forti che quelli che non $ono aridi, & che cre$cono pre-
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$to, & Varrone $i pen$aua che altri alberi haue$sino natura di ma$chio, & altri
di femina: Et che i legni bianchi fu$$ero manco $errati, & piu trattabili che
gli altri, doue $ia qual $i uoglia altro colore; & $ono certo tutti i legnami graui
piu $errati, & piu duri che i leggieri; & quanto uno è piu leggieri, tanto è piu
[052]DELLA ARCHITETTVRA
fragile; & quanto $ono piu cre$pi, tanto $ono piu forti. Eta quelli a cui la natu
ra hà dato che viuino piu; gli hà dato ancora che tagliati, $i corrompino piu tar-
di. Ogni legno ancora quanto mãco hà di midolla, tanto è di piu gagliarda, &
robu$ta natura. Quelle parti, che $ono piu vicine alle midolle $ono veram\~ete
piu dure che le altre, & piu $errate quelle che $ono piu vicine alla $corza, $ono di
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piu gagliardo neruo: Percioche e' $i tiene che ne gli Alberi $i come ne gli ani-
mali, la $corza $ia la cotenna; quello, che è $otto la $corza, $ia la carne; & quel che,
è intorno alle midole $i tiene per le o$$a, & Ari$totile p\~e$aua che i nodi nelle piã
te fu$$ero <007>n cambio di nerui. Di tutte le parti del legno, tengono per la piu
tri$ta, l'humor che lo nutri$ce, sì per altre cagioni, sì per e$$er molto $ottopo$to a
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Tarli. Aggiugni a que$te co$e che quella parte de gli Alberi, ch'era (e$s\~edo e$si
ritti) volta a mezzo giorno, $arà piu arida che le altre, $ottile, & e$tenuata: Ma
niente di manco piu $errata. Et da que$to lato $arà la midolla piu vicina alla
$corza. Et quelle parti ancora che $aranno piu vicine al terreno & alle radici,
$arãno piu graui, che tutte le altre; & ne $arà $egno che malageuolm\~ete noteran-
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no nelle acque, & la parte del mezzo di qualunche Albero, $arà la piu cre$pa.
Etle Vene $iano come $i voglino quanto piu $aranno inuer$o le radici, tanto
piu $aranno auuolte, & piegate; tutte le parti da ba$$o, niente di manco $i pen$a
che $ieno piu co$tanti & piu commode che l'altre. Ma io truouo $critte dalli
ottimi $crittori, alcune co$e molto marauiglio$e: Percioche e' dicono che la
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Vite $upera la eternità de $ecoli. A Tempi di Ce$are in Popolonia (vicina a
Piombino) $i vedeua vna $tatua di Gioue, fatta di Vite, e$$er$i mantenuta per infi
nità d'anni, incorrotta; & tutti dicono che e' non è legno alcuno piu eterno. In
Arriana, Regione della India $on Viti tanto gro$$e, $econdo che racconta Stra-
bone, che duoi huomini, abbraccieriano a gran pena il pedale. In Vtica dico-
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no e$$er durata vna coperta di Cedro anni mille dugento $ettantaotto. In I$pa
gna nel Tempio di Diana, dicono e$$erui durate Traui di Ginepro, da dugento
anni innanzi lo eccidio di Troia per in$ino a tempi di Annibale. Ma il Cedro
hà certo natura marauiglio$a, $e come dicono e' nõ tiene i chiodi. Ne Monti
pre$$o al lago di Garda, è una $orte di Abeti che $e tu ne farai va$i non terranno
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il Vino, $e tu non gli vgni prima con Ol<007>o, hor ba$ti in$ino a quì delli Alberi.
Delle Pietre uniuer$almente, quando $i debbino cauare, & quando mettere in opera, quali
$icno piu facili, & quali piu dure, o migliori, o piu durabili. Cap VIII.
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HAnno$i ancora a ordinare le pietre, che hanno a $eruire per le Mura.
Que$te $aranno di due $orti. Alcune $eruiranno per ordinare, & fare le
calcine; & alcune per alzare l'edificio, & di que$te tratteremo prima; ma sì
per e$$er breue, sì ancora perche elleno $on co$e molto note, nè la$ceremo a$-
$ai in dietro. Nè $tarò quì a di$putare, quelle co$e naturali, che de principij, &
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de gli origini delle Pietre $i dicono. Et $e quei principij vi$co$i per la commi-
$tione dell' Acqua, & della Terra; prima in fango, dipoi in Pietra $i induri$co-
no; o quel che $i dice delle Gemme, $e le $i $ieno ra$$odate, & cre$ciute per il
calore, o forza, o raggio del Sole, o perche e'$ian nella Terra piu pre$to $i
[053]LIBRO SECONDO.
come delle altre co$e, certi $emi naturali delle Pietre. Et $e nelle Pietre auen-
ghino i colori da un determinato me$colamento di liquida acqua, con minuti$-
$imi corpi di Terra; o pure da una certa cõnaturale forza del $uo proprio $eme,
o da una impre$sione riceuuta da raggi del Sole. Et <002>ciò tutte que$te co$i fat-
te co$e, ancor che face$$ero for$e a propo$ito, per adornare il fatto no$tro, io pu
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re le la$cerò in dietro. Et $eguiterò di parlare de modi dello edificare, come
che infra Artefici approuati per lo u$o, & per la arte; trattãdone piu liberam\~ete,
& piu $cioltamente, che non ricercherebbero for$e quelli che e$atti$simamente
filo$ofa$$ero. Catone dice che le Pietre $i cauino di State, & $i tenghino allo
$coperto, & non $i mettino in opera, $e non pa$$ati i duoi anni: di State, accioche
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le pietre non auezze, $i a$$uefaccino, a poco, poco, a Venti, a diacci, & alle piog-
gie, & alle altre ingiurie de Tempi: Percioche $e le pietre $ubito cauate della ca-
ua, pregne del natiuo $ugo, & humore, $i pongono a Venti crudi, & a $ubiti diac
ci, $i fendono, & $i ri$oluono. Tenghin$i allo $coperto, accioche e' $i uegga la
bontà di cia$cuna Pietra, & quanto ella $ia forte cõtro alle co$e, che la mole$tano;
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a que$to modo qua$i che facendo e$perienza di quanto elleno $ieno per durare,
$e ne faccia pruoua. Non $i mettino in opera $e non doppo duoi anni; acciò
che quelle, che per loro natura $ono frali, & chearrecherebbero difetto nell'ope
ra, non ti $ieno a$co$e; & acciò che tu le $epari dalle migliori: Percioche infra
tutte le $orti delle Pietre, è certo che $e ne trouano alcune, che infra loro $on ua-
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rie. In modo che alcune alla Aria diuentano dure, & alcune bagnate dalle
brinate contraggono certa ruggine, & $i disfanno, & $imili: Ma quali que$te
fiano, $econdo la uarietà, & la natura de luoghi, dall'u$o, & dalla e$perienza, $i co
no$cono beni$simo; & in modo, che tu potrai piu to$to imparare meglio il ua-
lore, & la uirtù di cia$cuna pietra, dalli Antichi edificij; che dalli $critti, & ricordi
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de Filo$ofi. Niente dimeno, di tutte le $orti delle pietre, per parlarne $om-
mariamente, $iane lecito deliberarne in que$to modo; ogni pietra bianca, è piu
tenera che la ro$signa, la tran$parente, è piu trattabile che la $cura, & quanto piu
le pietre imiteranno il Sale, tãto manco $aranno trattabil<007>. Quella pietra che
parrà $partoui $opra rena che lu$tri, $arà a$pra: Se ui $aranno me$colate $cintille
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qua$i che di oro, $arà di$obed<007>ente, $e ui $aranno come dire punti neri, non $e ne
potrà hauere, quella che $arà macchiata di gocciole accantonate, $arà piu $alda
che quella che le harà tonde, & quanto le gocciole $aranno minori, tanto $arà
piu dura, & quanto harà colore piu purgato, o piu limpido, tanto $arà piu eter
na, & quella pietra, che harà manco uene, $arà piu intera, & quanto le uene $a-
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ranno piu $imili al uicin colore della Pietra, $arà piu uguale per tutto. Et
quanto harà le uene piu $ottili, tanto $arà piu bella, & quanto $arà di uene piu
attorte, & piu interrotte, tanto $arà piu au$tera, & quuato $arà piu nodo$a, tanto
$arà piu cruda. Delle uene, quella è piu atta a fender$i, che hà nel $uo mezzo
una linea ro$siccia, o di colore di Ocria, atta a corromper$i. Vicina a que$ta $a-
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rà quella che $arà mi$tiata hora di color bianco, & hora di colore di herba per
tutto, piu di tutte l'altre, è difficile quella che parra uno diaccio torbidiccio.
Le a$$ai uene dimo$trano, che le pietre $ono incõ$tanti, & atte all'aprir$i, & quan
to $aranno piu diritte, tanto piu fieno infedeli, nel disfare le pietre, quanto piu
[054]DELLA ARCHITETTVRA
$ottili, & piu puliti tagli ui uerranno, tanto $aranno piu $errate; & quella pietra
che nel romperla harà la $corza manco a$pra, $arà piu trattabile, che quella,
che l'harà $cabro$a; Ma le pietre $cabro$e, quanto $aranno piu candide, tanto
$aranno manco obbedienti. Et per il contrario qualunche pietra nera quanto
piu harà le $ue $cabro$ità minute, tanto manco obbedirà al taglio del ferro.
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Tutte le pietre ignobili quanto piu $aranno $pugno$e, tanto $aranno piu dure,
& la pietra che bagnata $ottilmente quanto piu $i ra$ciuga tardi, tanto piu
è cruda; & ogni pietra quanto piu è graue tanto è piu $alda; & piglia meglio
pulimento che la leggiere; & tutte le piu leggieri, $tropicciandole, $i disfanno
piu facilmente che le graui; & quelle che battute $uonano meglio, $on piu $er-
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rate che le $orde, & quella pietra che $tropicciata, o fregata fortemente $aprà
piu di zolfo, $arà piu forte, che quella che uon ne $aprà punto; & finalmente
quanto piu $aranno re$i$tenti allo $carpello, tanto $aranno per ciò piu co$tauti
& piu r<007>gide, contro le ingiurie delle Tempe$te. Dicono che quelle pietre,
che $i mantengono in maggiori pezzi in bocca delle caue, $on contro le Tem-
15
pe$te piu ferme che le altre; ogni pietra ancora è piu tenera, quando ella $i ca-
ua della Caua che quando poi ella è $tata allo $coperto: Et bagnata da humo-
re, o molle da Acqua, è piu trattabile dal ferro che quando è a$ciutta; & cia$cu
na pietra di quanto piu humido luogo della $ua caua $arà cauata, tanto $arà poi
ra$ciutta piu $errata: & pen$ano che le pietre $i lauorino piu facilmente tiran-
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do O$tro, che quando $offia Tramontano, & quando tira Tramontano $i fen-
dono piu facilmente che tirando O$tro. Ma $e e' ti piacerà far la pruoua del
come debbino per l'auenire riu$cir le pietre, te ne auedrai da que$to. Se quel
la, che tu bagnerai nella acqua, cre$cerà di a$$ai pe$o; ella $i ri$oluerà per lo hu-
mido. Et quella, che tocca dal fuoco, & dalle fiamme $i disfarà; non reggerà
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nè a Soli, nè a Caldi; Nè pen$o che in que$to luogo $ia da la$ciare in dietro al-
cune co$e degne di memoria, le quali raccontano gli Antichi di alcune Pietre.
Che gli Antichi ci hanno la$ciate alcune co$e delle Pietre degne di memoria. Cap. IX.
NOn farà ueramente fuori di propo$ito, intendere quanto elleno habbi-
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no in loro di uarietà, & di marauiglia; accioche cia$cuna $i po$$a piu cõue
nientemente accõmodare all'u$o $uo. Intorno a Campi di Bol$ena, &
di Stratone, dicono che è una Pietra accõmoditi$sima a tutte le $orti de gli edifi
cii, alla quale nè fuoco, nè ingiuria alcuna di tempi non nuoce mai, & che que-
$ta $te$$a, è contro le tempe$te al tutto eterna, & incorruttibile, & mantiene piu
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che alcuna altra i lineamenti delle $tatue. Scriue Tacito, che quando Nerone
ra$$ettaua la Città gua$ta dalla ar$ione, che egli $i $eruì delle pietre da Albano
& da Gabinio, per traui; percioche que$ta Pietra non cede al fuoco. Nel Ge-
noue$e, & nel Venetiano, & nel Ducato di Spuleto, & nella Marca Anconita-
na, & appre$$o la Borgogna, $i truoua una Pietra bianca, la quale $i può facil-
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mente $egare con una $ega a denti, & piallare ancora; & $e non che ella per al-
tro, è di natura debole, & frale, $arebbe nelle opere di ognuno u$cita fuori; ma
dalle brinate, dal ghiaccio, & dalle $pruzzaglie, $i rompe, & non è gagliarda cõ-
tro i Venti di mare. La I$tria hà una Pietra che $i a$$omiglia a$$ai al Marmo,
[055]LIBRO SECONDO.
ma tocca da Vapori, o da fiamme $ubito $i $pacca, & $e ne uà in pezzi; il che di-
cono che mede$imamente auiene a ogni pietra forte, & ma$simo alle Selici
bianche, & alle nere: che nõ po$$ono $opportare punto il fuoco. In campagna
di Roma, è una Pietra $imile alla cenere nericcia, nella quale pare che $ieno
me$colati, & po$ti carboni; laquale è tãto leggieri, che tu non te lo p\~e$ere$ti mai,
5
& è facile a lauolarla cõ il ferro, & $alda al tutto, & da durare, & contro a fuochi,
& contro alle Tempe$te non debole; ma è in modo arida, & $itibonda, che $ubi-
to abbrucia, & inghiotti$ce le humiditati delle calcine, & la$cia le calcine abbru
ciate, & uane, nõ altrimenti che polueri: Laonde aperte$i le congiũture, l’opera
pre$to pela, & inoltre rouina. Male pietre tonde, & ma$simo quelle de’ fiumi
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$on di cõtraria natura a que$ta, percioche $on $empre humidiccie, nè s’acco$tano
mai alle calcine, che co$a è quella ch’eglino han trouato, che i Marmi nelle caue
di marmo cre$cono. In que$ti no$tri t\~epi $i $on trouati in Roma minutami di
pietre Treuertine $pugno$e, e$$ere cre$ciuti, & diuentati un pezzo $olo, m dian
te il nutrimento (per dire co$i) datoli dal t\~epo, & dal Terreno. Tu uedrai al la-
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go di piè di Luco da quel lato donde cade l’acqua dallo $co$ce$o precipitio, nel
finme della Nera, che il labbro $opra della ripa è cre$ciuto di giorno in giorno,
in modo che alcuni hanno $timato, che mediante que$to ingro$$are, & cre$ce-
re della pietra, quella ualle ri$errata$igli la bocca, $ia diuenuta lago. Sotto la Ba
$ilicata non di$co$to dal Fiume Silari, da quella parte, doue ca$cono dalle alte ri-
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pe le Acque inuer$o Oriente, $i uede ogni giorno cre$cere grandi$simi pez-
zi di congelate, & pendenti pietre, in tanta grãdezza, che qual $i è, l’una pe$a pa-
recchi carratte. Que$ta pietra fre$ca & molle del materno $ugo, è molto tene-
ra, ma quando ella $i ra$ciuga, diuenta duri$sima, & accõmodati$sima a tutti i bi-
$ogni. Io ho ueduto accadere il $imile di alcuni Aquidotti i fianchi delle for-
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me, de quali, hauendo contratta una certa gomma, paiono incro$tati di pietra.
In Romagna $i po$$ono uedere in que$ti tempi due co$e certamente molto de-
gne di memoria; In quel d’Imola è una ripa d’un Torr\~ete molto alta, nella qua-
le ogni giorno hor quà, hor là in $pe$si lnoghi e$cono fuori, molti & grandi $a$si
tondi, generati$i nelle intime ui$cere della Terra: Ne Campi di Faenza in $u la ri
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pa della corrente Lamona, ui $ono molte lunghe pietre, & grandi <002> lor natura,
che ogni giorno gettano fuora, non poca quantità di Sale; & $i pen$a che cõ $pa-
tio di t\~epo diuenti pietra. In quel di Firenze in To$cana appre$$o al fiume del
le Chiane è una Po$$e$sione nella quale i duri $a$si, che in quantità ui $ieno $opra
$par$i, ogni $ette anni $i ri$oluono in zolle. Plinio raccõta che appre$$o a Spiga,
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& intorno a Ca$$andrea le zolle di terra, $i conuertono in $a$si. In quel di Poz
zuolo $i genera una poluere, che me$colata cõ l’acqua del Mare, induri$ce, & di-
uenta pietra. In tutto il lito da Oropo in$ino in Aulide ciò che è bagnata dal
Mare induri$ce, & diuenta Pietra. Et Diodoro $criue che in Arabia le zolle
(cauata la terra) hanno odori $uaui, & che colate con il fuoco come i Metalli,
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$i conuertono in pietre. Et aggiugne dipoi che que$te mede$ime pietre, $on
tali, che quando $opra di loro cade acqua piouana, $e gli illiquidi$cono le con-
giunture, & tutto il muro diuenta di un pezzo. Caua$i in A$$o di Troade il
Sarcophago, che $i congiugne per le $ue uene atte al fender$i, $e in que$ta pie-
[056]DELLA ARCHITETTVRA
tra $i $otterrano corpi morti, $i con$umano tutti eccetto però che i denti innan-
zi a quaranta giorni; & quel che ti farà piu marauigliare, è chei calzari le ue-
$te, & tutte le altre co$e, che con i corpi ui $i mettono, $i conuertono in pietra.
Contraria a que$ta è la pietra Chernite, nella quale fu $epolto Dario, perche
con$erua i corpi interi gran tempo, Ma di loro $ia detto a ba$tanza.
5
Onde ueni$$e l’u$anza de Mattoni, & in che tempo $i habbino a fare, che forma habbino ad
hauere, quante $ieno le $orti loro, & della utilit à de triangoli, & breuemente de lauori
di terra. Cap. X.
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EGli è certamente manife$to che gli Antichi in cambio di Pietre u$arono
molto uolentieri i mattoni. Io certo credo che da prima gli huomini
fu$$ero $pinti ad u$urpare in cambio di Pietre il fare i Mattoni <002> li edificij,
mediãte la care$tia, & la nece$sità delle co$e; ma ueduto poi, quanto que$ta $orte
di muraglia $ia facile alle opere, commoda all’u$o, atta alla bellezza, con$tante, &
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ferma alla eternità, $eguitarono di fare sì l’altre co$e, sì an cora gli edificij Regij
di Mattoni. Vltimam\~ete poi o pure a ca$o, o <002> indu$tria, ch’e’ $i fo$$e, cono$c\~ed o
quanto il fuoco uale$$e a ra$$odare, & a fare forti detti mattoni; Per$euerarono
hor quà hor là ad inalzare ogni muraglia con detti mattoni cotti. Et <002> quãto
io hò con$iderato ne gli antichi edificij, Io certo ardirò di dire que$to, che e’nõ
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$i truoua co$a alcuna piu cõmoda, a qual tu ti uogli u$o di edificij, che il mattone
non crudo, ma cotto: doue pur $ia u$ata ragione, & modo nel cuocerlo. Ma di
remo altra uolta le lodi delle opere di terra cotta. Sia a no$tro propo$ito che
nel fare i mattoni bi$ogna lodare quella terra che tiene di creta, & biancheggia.
Loda$i ancora la ro$siccia, & quella, che $i chiama $abbione ma$chio. Debbe$i
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$chifare la reno$a, & quella, che al tutto è $abbiono$a; & piu che l’altre la pietro$a;
percioche nel cuocer$i la co$i fatta $i torce, & fende; & troppo cotta, da <002>$e $i cõ-
$uma. Non pen$ano che $ia da fare i Mattoni $ubito cauata la terra, ma comã-
dano che la Terra $i caui nello Autunno, & per tutto lo Inuerno $i la$ci macerare
in$ieme; enella primauera poi, che $e ne faccia i mattoni: Percioche $e tu gli farai
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di Inuerno, è co$a manife$ta che per i diacci $i fenderanno; & $e tu gli farai nel
mezo della $tate, nel $eccar$i $i fenderanno in pelle in pelle per il gran caldo.
Ma $e per nece$sità pure ti bi$ogna$$e farli di Inuerno, a gran freddi, cuoprili $u-
bito di rena a$ciutifsima; & $e nella piu calda $tate, cuoprili con paglie humidi:
Percioche tenuti in que$ta maniera, non $i fendono & non $i torcono. Sono al
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cuni, che uogliono che i mattoni $i inuetrino, $e pure tu gli uorrai co$i, bi$ogna
auertire che e’ non $i faccino di terra $abbiono$a, o troppo magra, o troppo ari-
da: Percio>che e’ $i $uccerebbono il Vetro, ma bi$ogna farli di terra che biancheg
gi, & che $ia moruida; & bi$ogna che $i faccino $ottili; percioche que’ che $ono <002>
$orte troppo gro$si, $i cuocono malageuolmente; & raro è che e’ non $i fendino;
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ma $e ti bi$ognerà pur farli troppo gro$si, prouederai a que$ta incommodità in
gran parte, $e tu farai loro in$ino a mezza la loro gro$$ezza con un fu$cello,
uno o piu buchi accioche quindi $i po$sino meglio ra$ciugare, & cuocer$i, an-
dando$ene il uapore & qua$i che $udore per que$ti buchi. I Va$ellai mettono
[057]LIBRO SECONDO.
$opra le $touiglie il colore di creta bianca, onde auiene che il Vetro $atto liqui-
do ui fà $opra una pelle uguali$sima; que$to mede$imo giouerà ancora al fare de
mattoni. Io hò con$iderato ne gli edificij delli Antichi, che ne mattoni è me-
$colata una certa parte di Rena, & ma$simo della ro$$a: & truouo che e’ ui me$co
lauano terra ro$$a, & marmo ancora. Habbiamo prouato che d’una mede$ima
5
terra, faremo mattoni piu $aldi, & piu duri $e noi ne porremo a lieuitare prima
una ma$$a, come $e uole$simo far pane, & dipoi la maneggeremo, & dimerremo
piu uolte, che ella $ia qua$i come cera, & purgati$sima da ogni $a$$olino: Diu\~e-
tano i mattoni nel cuocer$i in modo duri, che per la molta fiamma $i cõuertono
in durezza di pietra, & fanno una corteccia $oda, o $ia per il fucco, mentre $i cuo
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cono, o uenga pure dall’ Aria, mentre $i ra$ciugono, il che mede$imam\~ete auiene
al pane. Sarà adunque bene il farli $ottili, accioche habbino piu di corteccia,
& manco di midolla. Etin que$ti $i può fare e$perienza che $e $i faranno li$ci, &
puliti, dureranno a$$ai contro alle tempe$te; Il mede$imo aduiene ancora a tut-
te le pietre pulite, che nõ $ono mangiate dalla ruggine; & pen$a$i che i mattoni
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$i debbino ripulire, & arrotare molto bene, o $ubito che $i cauano della fornace,
prima che $i bagnino; o bagnati innanzi che e’ $i ra$ciughino; percioche bagnato
una uolta, & poi ra$ciutto, induri$ce in modo, che con$uma, & gua$ta il taglio al
ferro; ma noi gli arrottiamo piu commodamente quando $ono nuoui, & che an
cora cuocono. Tre furono le $orti de’ mattoni appre$$o delli Antichi. Il pri-
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mo era lungo tre quarti di braccio, & largo mezo braccio. Il $econdo era di cin-
que ottaui di braccio per ogniuer$o. Il terzo era di mezo braccio per ogni uer
$o. Noi ueggiamo ne gli edificij, & ma$simo ne gli archi, & nelle commetti-
ture, mattoni larghi uno braccio per ogni uer$o. Raccontano che gli Anti-
chi nõ gli u$aron d’una mede$ima $orte ne gli edificij publici, & ne priuati, ma
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u$arongli maggiori ne gli edificij publici, & de i minori faceuano gli edificij pri
uati. Io ho auertito & in altre muraglie, & nella uia Appia ancora, che u@$ono
uarie $orti di mattoni maggiori, & minori, & mi pen$o che gli u$a$$ero uaria-
mente, & che e’ face$$ero, non $olamente quel che fo$$e ad utilità, ma tutto
quello che ueni$$e loro in fanta$ia, o che e’ pen$a$$ero, che face$$e a bellezza.
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Ma per non dire co$i ogni cofa, Io ho ueduti mattoni, che non $ono piu lunghi
di $ei dita, nè piu gro$si di uno, nè piu larghi di tre, ma con que$ti faceuano il piu
delle uolte gli ammattonati per coltello a $piga. Io lodo piu che gli altri i triã
golari, che e’ faceuano in que$to modo; Faceuano uno mattone per ogni uer$o
di uno mezo braccio, gro$$o uno dito & mezo, & mentre che egli era fre$co, lo
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fendeuano con due linee a trauer$o, dall’uno angolo oppo$ito all’altro, in$ino
al mezo della $ua gro$$ezza. Et di quì haueuano quattro triangoli uguali; que-
$ti mattoni haueuano que$te commoditadi, e’ ui andaua manco creta, a$$etta-
uan$i meglio nelle fornaci, cauauon$ene piu commodamente, metteuã$i in ope-
ra con piu abilità, come che in una mano $e ne teneuano quattro, il Mae$tro nel
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murare con poca perco$$a gli diuideua l’uno dall’altro, & con le te$te di que$ti,
faceua apparire gli ordini della muraglia di fuori di mezo braccio, mettendo lo
Angolo allo indentro; Onde la $pe$a era minore, l’opera $e ne rendeua piu gra-
tio$a, & la muraglia piu ferma; percioche parendo che nel muro non fu$$e mat-
[058]DELLA ARCHITETTVRA
tone $e non intero, collegati gli angolia gui$a di denti, ne ripieni delle mura,
rendeuano la muraglia fermi$sima.
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Fatti i Mattoni, non uogliono $i mettino nelle fornaci, prima che $ieno $ec-
chi$simi; & dicono che e’ non $ono $ecchi, $enon in capo a duoi anni; & afferma-
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no che e’ $i $eccano meglio all’ombra, & al Sole; ma di que$ti ancora $ia detto a
ba$tanza, $e già tu non ci aggiugni, ch’eglino auertiranno, che a fare que$te ope
re, che $i chiamano lauori di Terra, infra l’altre è eccellente la terra Samia, l’ Are
tina, & la Modene$e; in Hi$pagna la Saguntea; & la Pergamea in A$ia. Nè
per e$$er breue la$cerò que$to in dietro, che tutto quello, ch’io ho detto in$in
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quì de Mattoni, il mede$imo $i debbe o$$eruare ne tegoli per i tetti, ne gli em-
brici, & nelle doccie; & finalmente in ogni opera di Terra cotta, & di lauori
di Terra. Habbiamo trattato delle Pietre, Re$taci a trattare della Calcina.
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Della natura della Calcina, & del Ge$$o, de l’u$o, & della $orte loro, in quel che elle con-
uenghino infieme, & in quel che elle $ieno differenti, & d’alcun’ altre co$e degne di
memoria. Cap. X I.
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CAtone Cen$orino bia$ima la calcina, che $i fa di Pietra uaria, & non uuo
le che quella che $i fa di $elice $ia buona ad opera alcuna, oltre ch’a fare la
calcina, è molto inutile ogni pietra, che $ia e$au$ta, & arida, & che $i disfac-
[059]LIBRO SECONDO.
cia, & che nel cuocerla il fuoco non ui truoui che con$umare, come $ono i Tufi’
& le pietre bigiccie, & pallide, che $ono pre$$o a Roma ne Fidenati, & ne campi
Albani. Bi$ogna a uolere che la calcina fia lodata da quei, che $anno, che ella
pe$i il terzo manco, di quel che ella pesò cruda. Oltre che la pietra ancora, che
per natura è troppo $ugo$a, o troppo humida, $i inuetria di modo al fuoco, che
5
non è utile a farne calcina. Plinio dice che la pietra uerde, cioè il Serpentino
re$i$te al fuoco grandem\~ete; ma noi $appiamo certo che il Porfido, non $olo nõ
$i cuoce per le fiamme, ma $tando in una fornace non la$cia mai cuocere i $a$si,
che gli $ono intorno à ba$tanza. Nè uogliono ancora le pietre che t\~eghino di
terra, perche la calcina poi non rie$ce $tietta. Ma gli Architettori antichi lo-
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dano grandemente la calcina, che $i fa di pietra molto dura, & molto $errata, &
ma$simo bianca, & pen$ano che que$ta non $ia $commoda, & a tutti gli altri u$i,
& nel fare le uolte ancora forti$sima. Nel $ecõdo luogo lodano quella calcina
che $i fa di pietra leggieri in uero, o atta a putrefar$i, ma $pungno$a, & pen$ano
che que$ta per lo intonicare $ia la migliore, & piu trattabile delle altre, & che r\~e
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da le opere piu $plendide. Et io ho ueduto in Francia che gli Architettori
nõ hanno u$ata altra calcina, che quella che $i fa di frombole (raccolte de fiumi)
nericcie, & molte dure, che tu dire$ti, che fu$$ero $elici. Et niente dimeno egli
è certo che ella sì nelle opere di pietra, sì in quelle di mattoni, ha mantenuto
gran tempo eccellente fermezza. Io truouo appre$$o di Plinio, che la calcina
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che $i fa delle pietre da fare macini, è molto cõmoda ad ogni co$a, ma io ho ui$to
per e$perienza, che di quella pietra da Macine, che pare che $ia machiata di goc
ciole di $ale, per e$$ere piu rozza, & in oltre piu arida, nõ ne $uccede que$to; ma
di quella, che nõ è macchiata di $ale, ch’è piu $errata, & che quando $i lauora cõ
ferro fa la poluere piu $ottile, ne $uccede beni$simo. Hor $ia la pietra, come $i
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uoglia, la di caua $arà molto piu utile per fare calcina, che quella, che $i racco-
glie; & migliore $arà quella, che $i cauerà di caua ombro$a, & humida, che quella
che $i cauerà di una che $ia arida; piu trattabile di pietra bianca, che di nericcia.
In Francia pre$$o alle Regioni marittime delli Edui, per care$tia di pietra fanno
la calcina di O$trighe, & di cochiglie. E' ancora una $orte di calcina di Ge$$o,
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che $i fa ancor’e$$o di pietre cotte, ancora che e’ dicono che & in Cipri, & in quel
di Tebe, il Ge$$o $i caua delle Caue, cotto dal Sole nella $uperficie della Terra.
Ma ogni pietra che $e ne fa Ge$$o, è differente da quella che $e ne fa calcina: per-
che ella è teneri$sima, & atta a disfar$i $troppicciandola, eccetto che una che $i
caua in Siria, che è duri$sima. In que$to ancora è differente, che la pietra per
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Ge$$o non uuole piu che uenti hore, & quella per fare calcina non uuole manco
di $e$$anta ad e$$ere cotta. Io ho con$iderato che in Italia, $on quattro $orti di
Ge$$>o, due che tra$paiono, & due nò, di quelle che tra$paiono, l’una è $imile alle
zolle dell’ Alume, o piu to$to dell’ Alaba$tro, & lo chiamano cipollato, per e$$ere
fatto di $ottili$simi $cogli, cõgiunti l’uno $opra l’altro. L’altra è ancora $caglio
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$a, ma piu pre$to $i a$$omiglia a Sale nericcio, che allo allume. Quelle $orti,
che nõ tra$paiono, $i a$$omigliano amendue alla creta, molto $errata, ma l’una è
alquãto bianchiccia, & pallida, l’altra ha me$colato con que$ta pallidezza, colore
ro$signo, que$te ultime fon piu $errate, che le prime, Infra que$te ultime, quel-
[060]DELLA ARCHITETTVRA
la $orte che è piu ro$siccia è piu tenace. Infra quelle prime, quella che è piu
pura, $erue nell’opere di $tucchi a fare $tatuette, & cornici piu biãche. Pre$$o
a Rimini $i truoua Ge$$o $odo, che tu credere$ti che fo$le Marmo, o Alaba$tro,
di que$to ho io fatto $egare con la $ega a denti, Tauole per impiallacciature cõ-
modi$sime. Accioche io non la$ci indietro co$a alcuna, ogni Ge$$o, è di nece$-
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$ità rõperlo, & tritarlo con martelli di legno, tanto ch’e’ $i conuerta in farina, &
$erbarlo amontato in luogo a$ciuti$simo, bi$ogna adoperarlo pre$to, & datali la
acqua, $ubito metterlo in opera. Ma la Calcina per l’oppo$ito non bi$ogna pe
$tarla, ma bagnare le Zolle co$i intere, & bi$ogna certo ch’ella $i $p\~ega a$$ai t\~epo
innanzi, & con gran copia d’acqua, prima che tu la metta in opera, & ma$simo
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per metterla ne gli Intonichi: accioche $e e’ ui fu$$e alcuna zolla, che nõ fo$$e dal
fuoco co$i cotta a ba$tanza, con lo $tare a$$ai in molle $i ri$olua, & $i liquefaccia:
Percioche quando ella $i mette di $ubito in opera, non bagnata, o $penta a bi$o-
gno, ella ha certi $a$$olini in $e a$co$i, crudi, che con il tempo $i corrompono, &
gettano per ciò dipoi certe cocciuole, onde il lauoro non uiene pulito. Ag-
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giugni che alla Calcina non bi$ogna dar una gran copia d’acqua a un tratto, ma
bi$ogna $i $penga a poco a poco, bagnandola, & ribagnandola piu & piu uolte,
in$ino a tanto, che ella al certo $e ne $ia inebbriata: dipoi in luogo anzi che no
humidetto, & all’ombra, $enza me$colarui co$a alcuna, $i debbe $erbare $tietta,
coperta $olamente di $opra, con poca rena, in$ino a tanto che per lunghezza di
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tempo piu liquidamente $i lieuiti. Et hanno trouato, che la Calcina con que-
$to $uo lungo lieuitar$i, acqui$ta grandi$sima uirtù. Io ueramente ne ho uedu
ta per antichi$simi, & abbondanti$simi $critti di quella, che è $tata la$ciata abban
donata (come per molte conietture $i uedeua manife$to) per piu che cinquecen
to anni; Et poco fa ritrouata, la ueddi humida, & liquida (& per dire co$i) in mo-
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do matura, che di gran lunga $uperaua la liquidezza del mele, & del midollo del
le o$$a. Et non è certo co$a alcuna, che $i po$$a trouare piu di que$ta com-
moda a qual ti uoglia u$o: Vuole piu rena il doppio $e tu la torrai co$i, che
$e tu la torrai di $ubito. In que$te co$e adunque la Calcina, & il Ge$$o non
conuengono: ma nell’altre $i bene. Lieuala adunque $ubito dalla fornace, &
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mettila all’ombra, & in luogo a$ciutto, & poi ti bi$ogna $pegnerla, perche $e
tu la $erba$si, o nella fornace $te$$a, o altroue al uento, o alla Luna, o al Sole, &
ma$simo di $tate, $i ri$oluerebbe pre$ti$simamente in cenere, & diu\~eterebbe di-
$utile, ma diloro $ia detto a ba$tanza. E ne auerti$chino che le pietre non $i
mettino nella fornace, s’elle non $i $pezzano in pezzi non minori che zolle, la-
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$ciamo $tare, ch’elleno piu facilmente $i cuocono, e’ s’è trouato che nel mezo
delle pietre, & ma$simo delle tõde, $ono alcuna uolta certe cõcauitati, nelle qua
li rinchiu$a l’aria, arreca dãni grãdi$simi: Percioche acce$o il fuoco nella fornace,
egli auiene mediante, o il fuoco, o pure il freddo, che uà allo indentro, che e$$a
aria $i ri$tringa, o pure che ri$caldando$i finalmente e$$a pietra, la mede$ima
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aria $i conuerta in uapore; Et è certo ch’egli rigonfia, & rõpendo per ogni uer$o
la prigione, in cui $i troua, con $coppio, & impeto grandi$simo $e ne e$ce, & di-
$turba, & manda $ozzopra tutta la ma$$a della fornace, & $ono alcuni che han-
no ui$to nel mezo di $imili pietre e$$erui animali uiui, sì di altre diuer$e $orti, sì
[061]LIBRO SECONDO.
ancora uno Verme, che ha la $tiena pilo$a, & a$$ai piedi, iquali certo $oglionoar
recare alle fornaci molto danno. Et $oggiugnerò in que$to luogo alcune co$e
degne di memoria, uedute$i a tempino$tri; percioche noi non $criuiamo que-
$te co$e $olamente alli artefici, ma alli $tudio$i ancora di co$e degne, perilche ci
gioua di me$colarci alcuna uolta co$e, che dilettano, pur che le non $ieno fuori
5
di propo$ito, nè di$co$to dalla intentione no$tra. APP. Martino fu portata
una certa $erpe, trouata in Latio dalli $carpellini nelle caue, che $i uiueua in
un certo gran $a$$o uoto dentro, & chiu$o intorno intorno $enza $piraglio alcu-
no; $on$i $imilmente trouate alcune ranocchie, & granchi, ma morti. Et io fo
fede, che in que$ti tempi $i $ono trouate in mezo d'un bianchi$simo marmo, frõ-
10
di di alberi. Il mõte Vellino, che diuide gli Abruzze$i da' Mar$i, alti$simo piu
di tutti gli altri, è in tutta la $ua cima caluo per una pietra bianca, & uiua: Quiui
dalla parte, che guarda uer$o l'Abruzzi, $i ueggono per tutto pietre $pezzate,
piene d'imagini $imili alle cocchiglie Marine, non maggiori, che tu non le po-
te$si tenere $otto la palma della mano. Che co$a èquella, che in quel di Ve-
15
rona $i raccolgono ogni giorno pietre, che $ono per tutto in terra, intagliate cõ
la forma del Cinquefoglie, con linee terminate, & uguali, $cõpartite atti$sima-
mente, & e$$attamente finite, & po$te l'una $opra l'altra con tanta mirabile arte
della Natura, che certamente non è alcuno mortale, che po$$a imitare co$i a pũ
to la $ottigliezza dell'opera, & quel ch'è piu da marauigliar$i è, che non $i truoua
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$a$$o ne$$uno di que$ta $orte, che non $tia $ozzopra, & che non cuopra que$ta $ua
$cultura. Onde pen$erai facilmente, che la Natura non habbia fatte tali $cultu
re, con tanto $uo artificio per fare marauigliare gli huomini, ma per $uo $pa$$o,
Hor torniamo a propo$ito. Io non baderò quì a raccontare, come e' bi$ogni
adattare la gola della fornace, & la uolticciuola, & la bocca, & piu adentro la $e-
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dia del fuoco, accioche la fiamma ri$caldata$i, re$piri, & accioche ella $i $tia qua$i
che in certi $uoi confini, & che tutta la po$$anza, & uigore del fuoco concorra, &
a$piri $olamente a cuocere l'opera. Nè $eguiterò di dire in che modo $i deb-
ba accendere a poco a poco il fuoco, & non lo trala$ciare mai, in$ino a tanto che
dalla cima della fornace, e$ca la fiamma pura, & $enza punto di fumo, & che gli
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ultimi $a$si $ieno diuentati qua$i di fuoco. Et che la pietra non è cotta $e non
quando la fornaciata per le fiamme gonfiata, & aperta$i, $arà poi calata, & ri$er-
rata$i in$ieme. Marauiglio$a co$a è a uedere la natura del fuoco, percioche $e
tu leuarai il fuoco di $otto alla cotta, diuenterà la fornace a poco a poco tiepida
da ba$$o, ma $opra da alto $arà ancora di fuoco. Ma perche nel fare gli edificij
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habbiamo bi$ogno non $olamente della calcina, ma della Rena ancora, dobbia
mo al pre$ente trattare della Rena.
Delle tre $orti, & delle tre differentie delle Rene, & della diuer$a materia di che $i fanno
le muraglie in diuer$i luoghi. Cap. XII.
40
DI tre $orti $ono le Rene, di Caua, di Fiume, & di Mare, la migliore di tut-
te que$te è quella di Caua, & è que$ta di molte $orti: nera, bianca, ro$$a,
incarbonchiata, & ghiaio$a: ma s'alcuno mi dimanderà che co$a è Rena,
[062]DELLA ARCHITETTVRA
Io for$e gli ri$ponderò, che ella è quella che $ia fatta (rotte le maggiori pietre) d<007>
minuti$sime pietruzze. Ancora che a Vitruuio pare$$e che la Rena, & ma$si-
mo quella, che in To$cana $i chiama incarbõchiata, fu$$e una certa $orte di terra
abbruciata, & fatta diuenire non piu $oda, che la terra cotta, & piu tenera, che il
Tufo, da i fuochi rinchiu$i $otto i monti dalla natura delle co$e. Malodano $o
5
pra tutte que$te Rene il carbõchio. Io ho con$iderato, che in Roma egli u$a-
rono ne publici edificij, non perõ ne minori, la ro$$a. La piu cattiua di quelle
di Caua è la bianca. La ghiaio$a nel riempiere i $ondamenti è commoda, ma
infra le migliori, nel $econdo luogo tengono la ghiaia $ottile, & ma$simo la cãto-
luta, & che nõ hà in $e punto di terra, come è quella, che $i truoua appre$$o i Vi-
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lumbri. Doppo que$ta lodano la Rena di fiume, che $i caua, leuatane di $opra
la prima $corza, & infra quelle de fiumi, quella de Torrenti, & infra que$te è mi-
gliore quella che è infra monti, doue le acque hanno maggiore pendio. Nel-
l'ultimo luogo uienela Rena, che $i caua di mare. Etinfra que$te Rene mari-
ne, nõ bia$imano al tutto, la piu nera, & inuetriata. Nel Principato pre$$o a Sa-
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lernitani, non po$pongono la Rena che e' cauano del mare, a quella delle Caue,
ma non lodano ch'ella $i tolga in ogni lito di quella Regione; percioch'eg li han
no trouato, ch'ella è piu che altroue cattiua in quei liti, che $on uolti a riceuere
O$tro, ma non è cattiua in que'liti, che guardano uer$o Libeccio: Ma delle Rene
di mare, è certo, che la migliore è quella, che è $otto le ripe, & di granaglia piu
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gro$$a. Veramente che le Rene $ono infra loro differenti; percioche quella di
mare, $i ra$ciuga difficilmente, & di$$olubile $tà humidiccia, & $corre per la $ua
$al$edine, & per ciò maluolentieri, nè mai fedelm\~ete $o$tiene i pe$i. Quella de
fiumi è ancora un poco piu humidiccia, che quella delle Caue, & per que$ta ca-
gione è piu trattabile, & migliore per gli intonachi. Quella di Caua per la $ua
25
grauezza, è piu tenace, ma fende, & per que$to $e ne $eruono a fare le uolte, ma
non a intonacare: Ma di cia$cuna $ua $orte, $arà quella Rena ottima, che fregata
con le mani, & $tropicciata, $triderà, & raccolta in una ue$ta bianca, non la mac
chiera, nè ui la$cerà punto di terra: Per l'oppo$ito, quella $arà cattiua, laquale per
$e $arà moruida, non punto a$pra, & con il colore, & con l'odore $i a$$omiglierà
30
alla Terra ro$siccia, & che mi$tiata, & rimenata con l'acqua la farà torbida, & fan-
go$a, & che la$ciata in lo $pazzo, $ubito producerà l'herba: Non $aràancor buo-
na quella, che già un pezzo cauata, $arà $tata a$$ai tempo all'aria, al Sole, al lume
della Luna, & alle brinate: perche ella $i conuerte qua$i in terra, & putrefa$si.
Et di piu quando èatta a generare Arbu$celli, o fichi $aluatichi, allhora è pe$si-
35
ma per tenere in$ieme la muraglia. Noi habbiamo trattato de legnami, delle
Pietre, delle Calcine, & delle Rene, che $ono lodate da gli Antichi, ma non ci $a-
ràg<007>à conce$$o di trouare in tutti i luoghi, que$te co$e comode, & apparecchiate
come noi ordiniamo. Cicerone dice, che l'A$ia per l'abbondanza de Marmi,
$empre è $tata florida di edificii, & di $tatue; ma non $i truouano i Marmi in
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ogni luogo. In alcuni luoghi o nõ ui $on pietre di $orte alcuna, o $e pure ue ne
$ono, non $ono buone ad ogni co$a. In tutta Italia, dalla parte che guarda a
mezo dì, dicono che $i truoua la rena di Caua, Ma dall' Appennino in quà non
$e netruoua. Dice Plinio, che i Babillonij u$arono il Bitume, & i Cartagine$i
[063]LIBRO SECONDO.
il Loto. Altroue per non hauer pietre di $orte alcuna murano con graticci, &
con Arzilla. Herodoto racconta che i Budini, non fanno nè le priuate, nè le
publiche muraglie, d'altro che di legno, talmente che appre$$o diloro, & le mu
ra delle Cittadi, & le Statue de gli Dij, tutte $ono di legno. Mela dice che
i Neurij non hanno legne di $orte alcuna, & in cambio di arderelegne, $on for-
5
zati ad ardere le o$$a. In Egitto mantengono il $uoco con $terco delle be$tie:
Di quì accade che altri, hanno altre, & diuer$e habitationi, $econdo la nece$sità,
& opportunità delle co$e. In Egitto $ono alcuni che $i fanno Palazzi regali di
Canne. In India con le co$tole delle Balene. In Carri ca$tello di Arabia, fan
no le mura, & le ca$e di ma$$e di Sale, ma parler\~ene altra uolta. Et però in ogni
10
luogo non è $i come habbiamo detto la mede$ima abbondanza di Pietre, di Re
ne, & di $imili co$e, ma in diuer$i luoghi $ono d<007>uer$i ragioni, modi, & nature
delle co$e, però bi$ogna u$are le piu commode che ui $ono, & in e$$e bi$ogna ha
uere diligenza, di u$ar primieramente quelle, che $ono piu abili, & che piu com
modam\~ete $i po$sin $cerre, & apparechiare da noi, $ecõdariam\~ete dipoi, che nel
15
l'edificare u$iamo le piu atte, $cõpart\~edole tutte a lor luoghi dilig\~eti$simam\~ete.
Se la o$$eruatione del tempo gioui nel principiare gli edific{ij}, Qual $ia il tempo conuenien-
te, cõ che preghi, & cõ quali Augur{ij} s'habbia a pigliare un tal principio. Cap. XIII.
20
RE$taci apparecchiate le co$e, che noi habbiamo dette; cioè Legnami, Pie-
tre, Calcme, & Rene, che hora noi pa$siamo a trattare della ragione, &
del modo da fare gli edificij. Percioche a prouedere ferro, rame, piom
bo, uetro, & altre co$e $imil<007>, non hai bi$ogno di maggiore indu$tria, che di com
perarli, & di mettergli in$ieme, in$ino a tanto, che nel fare l'opera non ti mãchi-
25
no; ancor che dello $ceglierli, & del di$tribuirli, ne dire no a lor luoghi, le qua-
li co$e concorrono a dare fine alla opera, & ad adornarla. Et noicome $e pro
prio haue$simo a fare, & ad edificare que$ta opera di no$tra mano propria, co-
minceremo la co$a da e$si fondamenti. Ma quì bi$ogna che io ti auerti$ca di
nuouo, che e' ti conuiene con$iderarei tempi, hauere ri$petto alle co$e publi-
30
che, & alle priuate no$tre, & de no$tri quali elleno $ieno; accioche noi non ci
mette$simo a fare alcuna co$a, che per e$$ere cattiui temporali, ci arreca$$e in-
uidia addo$$o, per$euerando nel murare; o ci arreca$$e. danno $e $i ferma$$e il
murare. Aggiugni che principalmente bi$ogna hauere ri$petto alle $tagioni
de tempi, perche e' $i uede che quelle muraglie, che $i fanno d'inuerno, & ma$-
35
$imo ne luoghi freddi, diacciano. Et quelle, che $rfanno in luoghi caldi, & maf
$imo nella $tate, diuentano aride, prima c'habbino fatto la pre$a. Per que$ta
cagione ne auertiua Frontino Architettore, che a fare una opera, bi$ognaua
che le $tagioni de tempi fu$lero accommodate, che $on buone dal principio
di Aprile in$ino al principio di Nouembre; trala$ciando però il maggiore im-
40
peto della calda $tate. Ma io $tabili$co che e' $i debba affrettare o indugiare
$econdo la uarietà de luoghi, & $econdo il Cielo; Et però $e tu $arai a ordine, sì
con que$te co$e, sì con le altre, che di $opra habbiamo racconte, ti bi$ognerà ul-
timamente di$egnare la pianta della opera, che tu uorrai fare nel terreno; $e-
[064]DELLA ARCHITETTVRA
gnando gli $patij con la loro mi$ura, degli angoli, & delle linee. Et alcuni $ono
che ne auerti$cono che e' $i debba nelle edificationi, o$$eruare, o a$pettare buon
punto, & dicono che importa grandi$simamente il punto, nel quale qualunche
co$a debbe cominciare ad hauere da prima, lo e$$ere; & $i dice che Lucio Taru-
t<007>o ritrouò il Natale di Roma, <002> hauere notati i $ucce$si della fortuna. I $aui$-
5
$imi Antichi, raccontano che que$to momento del principiare le co$e, hà tanta
po$$anza nelle co$e che hanno da $uccedere, che Iulio Firmico Materno, raccon
ta che e' furono alcuni, che di$$ono di hauere trouato il punto, nel quale hebbe
principio il Mondo, & di ciò hauerne $critto accurrati$simamente; percioche
E$culapio, & Annubio, & Peto$iro, & Necep$o; che $eguirono co$toro, dicono
10
che il $uo principio fu nell'u$cire fuori dell' Orizonte la Luna in mezo del Grã-
ch<007>o, e$$endo il Sole in Leone, Saturno in Capricorno, Gioue in Sagittario, Mar-
te in Scorprione, Venere in Libra, & Mercurio in Vergine; & ueram\~ete $e noi ne
giudichiamo bene, i tempi po$$ono a$$ai nel piu delle co$e: Percioche, che co$a
è quella che dicon? che nel minore dì dell'anno, il Puleggio a<007> ido, fiori$ce; le Ve
15
$ciche gonfiate $coppiano; le $oglie de Saliconi, le grãnella delle Mele $i torcono
& $i uoltano; le minute uenuzze de fegati delle Cocchiglie, cre$cono, & $cemano
$econdo che cre$ce, o $cema la Luna. Io certamente $e bene non credo tãto
a pro$e$lori di que$ta $cienza, & o$$eruatori de Tempi, che io pen$i, che con le ar
ti loro po$sino dare una determinata fortuna alle co$e; non pen$o però $ia da di-
20
$prezzarli, $e e' di putteranno alcuna uolta che i pre$critti sì $atti tempi, mo$tran
dolo il Cielo po$lono molto nell'una, & nell'altra parte. Ma $ia la co$a come $i
uoglia, Lo o$$eruare quello che e' ne auerti$cono, $e gli è uero, o giouerà a$$ai; o
e$lendo fal$o, nocerà pochi$simo. Io aggiugnerei quì alcune co$e da rider$e-
ne, ma non uorrei che elleno fu$sino interpetrate in altro modo che $i $tia il fat-
25
to, & ueramente egli è da rider$i di coloro, che uogliono che e' $i cominci con
buono augurio sì le altre co$e, sì ancora il di$egno della pianta. Gli antichi at-
tendeuano tanto a que$ta $uper$titione, che nel de$criuere delli E$erciti, non uo
leuano che il primo $oldato haue$$e in cõto alcuno, nome infelice; oltre che nel
riuedere la Colonia, & gli e$erciti, eleggeuano nomi buoni; & co$i faceuano di
30
chi doueua condurre i be$tiami per i $acrificij: Et i Cen$ori nel uendere allo
incanto le gabelle, & i dazzi, uoleuano che il Lago Lucrino fu$$e il prinio, per
la felicità del $uo nome; oltre che commo$si dal cattiuo nome di Ep<007>danno,
acciò non $i dice$$e che coloro, che ui nauigauano, ui anda$$ero in danno, uol-
leno che e' $i chiama$$e Dirrachio: Et $imilmente fecero di Beneuento, che
35
prima $i chiamaua Maleuento. Io me ne rido in que$to luogo, & mi piace di
aggiugnerc<007> parole buone, & preghi ancora. Et alcuni $ono, che affermano,
che le parole delli huomini po$$ono tanto, che elleno $ono udite dalle fiere, &
dalle co$e mutole. La$cio quello di Catone, che i Buoi $tracchi per le parole
de gli huomini $i rinfrancono; & dicono che gli huomini erano $oliti $uppli-
40
canco con parole, & con preghi, di ottenere dal paterno terreno, che egli nu-
tri$$e alberi fore$tieri, & non $oliti; Et che quelli Alberi $i poteuano pregare di
la$ciar$i condurre in Terreno a loro fora$tiero, & di cre$cere. Ma poi che ri-
cordando le $c<007>ochezze d'altri habbiamo cominciato ad e$$ere $ciocchi, non
[065]LIBRO SECONDO.
la$cerò in dietro (per hauere di che ridere) quel che dicono, che il genere delli
huomini è tanto udito, che la rapa cre$ce $mi$uratamente, $e quando ella $i $e-
mina $i prega, che a $e, alla famiglia, & alla uicinanza conferi$ca, & gioui beni-
gnamente; ma poi che que$te co$e $ono co$i? Io non intendo perche alcuni
$i pen$ino che il Ba$silico con quanta piu uillanie, & maladitioni $i $emina tan-
5
to faccia $rutti piu lieti; ma la$ciamo $tare que$te co$e. Io finalmente mi pen-
$o che e' $ia bene che $prezzata ogni dubia $uper$titione di opinioni, noi ci
mettiamo a dare principio a e$$a co$a con mente $incera, & pura.
Diane princ<007>pio o Mu$e l'alto Gioue
Cia$cuna co$a $ia colma di Gioue.
10
Adunque con animo puro, & netto, adorato $antamente, & deuotamente il $a-
crificio; ne piacerà dare principio a sì grande opera, hauendo ma$simamente
fatti que$ti preghi a Dio, mediante i quali $i ricerchi che ne dia $occor$o, & aiuto
all'opera, & fauori$ca le principiate impre$e, fino a tanto, che elle $uccedino feli-
cemente, & pro$peramente: & $ia con $alute, & $anità $ua, & de $uoi abergatori,
15
con $tabilità delle co$e, con contentezza di animo, accre$cimento di fortuna, &
frutti delle indu$trie, & acqui$tamento di gloria, & eternità, & $ucce$sione di tut
ti i beni, & diloro $ia detto a ba$tanza.
DELLA ARCHITETTVRA
20
DI LEONBATISTA
ALBERTI.
LIBRO TERZO,
25
DELLE OPERE.
In che con$i$ta la Ragione del murare, quali $ieno le parti delle Muraglie, & di che co$e
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habbino di bi$ogno. Che il $ondamento non è parte di muraglia, & quale $ia il Terre-
no buono per li edific{ij}. Cap. I.
TVTTA la ragione dello edificare $i riuolta intorno a que$ta co-
$a $ola, cioè che amma$$ando con ordine piu co$e in$ieme, & cõ
arte congiugnendole; o $iano pure pietre quadrate, o pezzami,
35
o legnami, o qual'altra $oda co$a tu ti uogli, e' $i faccia di e$$e
quanto piu $i puo, una $alda, & intera, & unita muraglia. Inte-
re & unite, $i chiameranno quelle co$e, le parti delle quali,
non $aranno dalle altre parti, nè $piccate, nè di$giunte; & che po$te a luo-
ghiloro, $i acco$teranno in$ieme, & $eguiteranno tutto l'ordine delle li-
40
nee. Bi$ogna adunque con$iderare nella muraglia, quali in e$$a $iano le par-
ti principali, & quali $iano le linee, & gli ordini delle parti. Nè $ono na$co$te
le parti della muraglia, che $i ha a fare: Imperoche le parti da alto, & quelle da
ba$$o, le da de$tra, & quelle da $ini$tra, le uicine, & le lontane, & quelle, che nel
[066]DELLA ARCHITETTVRA
mezo di que$te e$trem tati $i ritruouano, $ono da per loro $te$$e manife$te. Ma
quel che cia$cuna habbia in $e de natura, & perche $ieno infra loro differenti, nõ
$a co$i ogni huomo: Imperoche il condurre un'edificio, non è come p\~e$ano gli
ignoranti, il porre l'una pietra $opra l'altra; o il murare l'un pezzame $opra l'al-
tro; ma e$$endo le parti molto diuer$e hãno ancora bi$ogno di molte co$e, & di
5
diuer$a indu$tria. Imperoche altra co$a $i a$petta a fare a $ondamenti; altra al
ricinto, & alle cornici; & altra alle cãtonate, & a labri de uani; & altra alle ultime
pelli; & altra alli ripieni, & alli ingro$$amenti di dentro. Ma noi ci ingegnere-
mo di dimo$trare quel che a quale $e l'uno $i a$petti. Nel trattare adunque di
que$ti, ci cominceremo da e$si fondamenti imitando come dic\~emo coloro, che
10
doue$$er fare uno edificio di lor mano. Il fondamento, $e io nõ m'ingãno, nõ
è parte della muraglia, ma è il luogo, & la $edia, $opra la quale $i debbe porre &
alzare e$$a muraglia: Percioche $e e' $i trouerà <002> au\~etura un $ito del tutto $aldo,
& $tabile, di pietra, for$e come appre$$o de Vei $e ne trouano alcuni; che fonda-
menti ui harai tu a gittare? non altri di certo, che cominciare ad alzarui $opra la
15
muraglia. A Siena $i ueggono machine grandi$sime di torri, po$te $opra e$$o
primo, & ignudo terreno; percioche il monte è $otto tutto pieno di tufo. Del
$ondare adũque, cioè dell'andare a fondo, e di fare le fo$$e, ti $arà bi$ogno in quel
luogo, doue tu harai a cercare del Terreno fermo, & $tabile con il cauare, & fare
una fo$$a; ilche è di nece$sità che $i faccia in la maggion parte di tutti i luoghi, de
20
quali tratteremo dipoi. Sarannoci inditij manife$ti che il Terreno douerà e$-
$ere cõmodo, que$te co$e, cioè $e e' non ui $arà $opra herba alcuna di quelle che
$ogliono na$cer\~e ne luoghi humidi; $e egli non genererà alberi di $orte alcuna,
o quelli $olamente che na$cono in terreno molto duro, & molto $errato; $e tut-
te le co$e all'intorno ui $aranno grandemente $ecche, & qua$i del tutto aride; $e
25
ei $arà luogo $a$$o$o, di $a$si non minuti, & tondi, ma accantonati, & $odi, & ma$-
$imo di $elici; $e $otto di $e nõ ui na$ceranno fontane, nè ui pa$$eranno riui d'ac-
que; percioche la natura de fiumi è di portar uia continouamente, o d'imporui
per quanto dura il moto loro: Et di quì auiene che i luoghi piani, che $ono pre$-
$o a doue corrono fiumare, non ne pre$tano mai $aldezza di Terreno, in$ino a tã
30
to che e' non $i $cende $otto il letto del fiume. Innanzi che tu cominci punto
a cauare i fondamenti; e' ti bi$ogna di nuouo, & da capo notare, & con$iderare
diligenti$simamente le cantonate de Siti; & tutti i diritti de lati, quali e' debbi-
no e$$ere; & in quali luoghi $i habbino a porre. Nel porre di que$te cantona-
te ci è bi$ogno di una $quadra non piccola, ma molto grande, accioche le linee
35
de diritti ne $uccedino piu certe. Gli Antichi faceuano la $quadra di tre rego-
li diritt<007>, congiunti in$ieme in triangolo, de quali uno era di tre cubiti, l'altro di
quatro, & l'altro di cinque. Certamente gli ignoranti non $anno porre que$te
cantonate $e e' non leuano prima tutte le co$e, che gli occupano il $ito, la$ciando
il terreno netto, & $pianato del tutto. Et <002> que$to, $ubito pigliate furio$am\~ete
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le Martelline, ui mettono gua$tatori a rouinare, et a $pianare ogni co$a: Il che
certam\~ete cõ piu mode$tia farebbono ne campi de loro nimici. Lo errore de
quali, $i debbe correggere; Percioche, & la ingiuria della fortuna, & aduer$ità
de tempi; & il ca$o, & la nece$sità, po$$ono arreccare con loro molte co$e, che ti
[067]LIBRO TERZO.
auerti$chino, & ti uietino, che tu non $eguiti l'opera incominciata. Et in que-
$to mentre ei $i di$dice certo, il non perdonare alle $atiche delli Antichi, & non
prouedere a que’ commodi de cittadini, che e' pigliano di que$te loro paterne
habitationi, in lequali $i $on a$$uefatti; peroche il rouinare, & gittare per terra, &
$pianare in$ino a fondamenti tutte quelle co$e douunche elleno $i $ieno, $i puo
5
far $empre a tua po$ta. Et però io uorrei che le co$e uecchie, $i mantene$sino
intere; in$ino a tanto che le nuoue non $i pote$sino piu fare $e quelle non $i ro-
uinano.
Che i fondamenti $i debbono principalmente di$egnare con linee, & con quali Inditij $i co-
10
no$ca la $aldezza del terreno. Cap. I I.
NEl d<007>$egnare i fondamenti, bi$ogna che tu ti ricordi chei primi princi -
pii delle mura, & i Zoccoli, che e' chiamano fondamenti, debbono e$$ere
una determinata parte piu larghi che il muro da far$i:a imitatione di co
15
loro, che uanno per le neui $u per le Alpi di To$cana, iquali portano in piede
certi graticci fatti di funicelle, & di Vinchl, te$$uti per quello u$o proprio; con
la larghezza de quali $i difendono dallo sfondare. Come e$$e cantonate $i di-
$tribui$chino non $arebbe facile il racontarlo co$i a punto, $olamente con pa-
role: concio$ia che il modo del di$egnarle, $ia tratto da i Matematici; & habbia
20
bilogno di e$$empio di linee. Co$a fuori della intention no$tra, della quale
trattammo in altro luogo, ne Comenti delle co$e matematice. Io niente dime
no mi prouerrò, & mi sforzerò per quanto a que$to luogo $i a$petta di parla-
re in modo, che $e tu $arai ingegno$o, intenderai facilmente molte co$e, onde
dapoi da te $te$$o, po$$ederai il tutto. Quelle co$e adunque che per auentura
25
ti parriano o$cure, $e tu le uorrai pure $apere apunto, le imparerai pigliandole
da e$si comenti. Noi ueramente di$egnando i fondamenti, $iamo $oliti a diriz
zare alcune linee, le quali chiamiamo radici, in que$to modo. Dal mezo della
facciata dinanzi della opera io tiro una linea in$ino alla parte di dietro, nel me-
zo della lunghezza della quale, io ficco un chiodo in terra, a trauer$o della
30
qnal linea, per uia di Geometria io tiro una linea diritta; & co$i tutto quello,
che $i hà a mi$urare, io riduco a que$te due linee, tutte le co$e ne $uccedono
beni$simo. Sonui pronte le linee equidi$tanti, colgon$i giu$ti$sime le cantona
te, corri$pondono le parti alle parti, & $i conformano commodamente.
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[068]DELLA ARCHITETTVRA
Facciata di dietro.
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Facciat a dinanzi.
Ma $e per auentura $cade$$e che per e$$erui interpo$te mura di edificij uec-
chi, tu non pote$s<007> con il raggio della ueduta e$peditamente notare il punto, o
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la $edia da porre la cantonata, Tu hai a tirare linee equidi$tanti dalla parte, che
piu e$pedita, & libera ti $i mo$tra. Di quì $egnato il punto della inter$eca-
tione, con il tirare, & del Diametro, & dello Gnomone, & con il tirare ancora
altre linee equidi$tanti, aggiu$tatele con la $quadra, otterremo beni$simoil de-
$iderio no$tro, & $arà co$a cómodi$sima, terminare con una linea i raggi del-
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la ueduta, ne luoghi, che $oprauanzano, accioche di quiui piombatoui con il
filo, $i po$$a pigliare la d<007>rittura, & procedere piu innanzi. Di$egnatele dirit-
ture, & le cantonate delle fo$$e, bi$ognerebbe hauere ne gli occhi una forza, o
ueduta tanto acuta, come fauoleggiando dicono, che in que$ti tempi ha uno
certo Spagnuolo, che di$cerne le int<007>me uene delle acque che uanno $otto la
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terra, non altrimenti che $e egli le uede$$e correre allo $coperto. Tante co$e
non cono$ciute accaggiono $otto la Terra, alle quali tu non puoi $icuramente
dare a reggere il pe$o, & la $pe$a delli edificii. Et certamenie e bi$ogna sì in
tutto lo edificio sì principalmente ancora in e$si $ondamenti, non $i fare beffe
di co$a alcuna, nella quale $i po$$a de$iderare la rag<007>one, & la diligenza di uno
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accurato, & circun$petto edificatore: Percioche $e pure nelle altre co$e $i $arà
fatto alcuno errore, nuoce manco, & piu facilmente ui $i rimedia, & $i può piu
commodamente comportare che ne fondamenti, ne quali non $i debbe am-
mettere $cu$a alcuna de gli errori. Ma gli antichi u$auano dire caua con buo-
na uentura i fondamenti in$ino a tanto che tu truoui il terreno $odo, impero-
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che la terra hà $otto filoni doppi, & di piu $orti, alcuni $ono $abbionofi, alcuni
reno$i, & alcuni $a$$o$i, & $imili, $otto iquali con ordine uario, & incerto, $i truo-
ua uno pancone $errato, & $pe$$o, gagliardi$simo a reggere gli edi$icij. Ilquale
ancora e$$o è certamente uario, nè $imile punto in alcuna co$a, alle altre co$e
[069]LIBRO TERZO.
del $uo genere; perche altroue è duri$simo, & qua$i in e$pugnabile dal ferro; al-
troue è piu gra$$o; altroue piu nero, altroue piu bianco; Ilquale da' piu è tenu-
to il piu debole di tutti gli altri, altroue tiene di creta, altroue di Tufo, altroue
di certa $orte di Arzilla, me$colata con ghiaia, de' quali non $e ne puo dare alcu
no altro piu certo giudicio, che que$to $olo, cioè che $i tenga per migliore quel
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lo, che difficilmente $ia offe$o dal ferro, & che me$$aui dell'acqua, non $i ri$olua,
Et per que$ta cagione, nõ pen$ano che $i po$$a hauere $aldezza alcuna di Terre-
no migliore, nè piu certa, o $tabile che quella, che $i truoua nelle ui$cere della
terra, $otto al na$cere delle acque. Ma noi pen$iamo, che e' $ia da con$igliar$i
con i dotti, & $aputi pae$ani, & circunuicini Architettori. Iquali certo, & con
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lo e$empio delli edificij ant<007>chi, & per e$$er $oliti di collocare ogni giorno bene
$imili edif<007>cij hanno potuto facilmente comprendere, qual $ia il terreno della
regione, & quanto ba$tante a reggere il pe$o. A tentare, & a cogno$cere la $er
mezza del Terreno, ci $on que$ti inditij, cioè che doue tu uoltolerai per il Terre
no alcuna co$a graue, o la la$cerai da alto cadere in terra, & non ui tremerà $otto
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il luogo, o non ui $i dimenerà l'acqua me$$aui in un catino, non $arà marauiglia,
$e in que$to luogo ci prometteremo la $aldezza, & la fermezza del Terreno. Ni\~e
te dimanco, tu nõ lo trouerai $empre $odo in ogni luogo, ma ri$contrerai in una
Regione come è pre$$o ad Adria, & pre$$o a Venetia, doue tu nõ trouerai il piu
delle uolte niente altro, che fango $ciolto po$ticcio, & amma$$atoui $otto.
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Che le $orti de luoghi $ono uar{ij}, & però non $i debbe pre$tare co$i al primo fede a ne$$uno
luogo, $e prima tu non ui harai cauate, o fogne, o citerne, o pozzi. ma ne luoghi paludo$i
conficchin$i pertiche, & pali abronzati capo piedi, con mazzi leggieri, ma co colpi $p e$
$i, & continouati in$ino a tanto che è $ieno tutti con$itti. Cap. I I I.
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DIuer$amente adunque harai a operare nel fare i fondamenti, $econdo la
diuer$ità de luoghi, de quali alcuno ne è rileuato, alcuno ba$$o, alcuno è
mezano infra que$ti, come $ono le $piaggie; Vn'altro ancora $arà $ecco, &
arido, come il piu delle uolte $ono i gioghi, & le cime de monti, alcun'altro $arà
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tutto humido, & pregno, come i uicini al mare, & a gli $tagni, o quelli, che $on
po$ti infra le ualli. Vn'altro è po$to in modo, che egli non è però $ecco del
tutto, nè $empre anco $tà bagnato, come di loro natura $ono i Pendij come
quelli, che le acque non ui $i fermano, & non ui $i corrompono, ma cadendo
alquanto $e ne $colano. In ne$$uno luogo non è da fidar$i co$i di $ubito tro-
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uato il pancone, che recu$i il ferro: Percioche que$to potrebbe e$$er in una
pianura, & e$$ere infermo, onde ne $eguirebbe poi gran danno, & rouina di
tutta l'opera. Io hò ueduto una Torre pre$$o a Me$tri ca$tello de Venezia-
ni, la quale doppo qualche anno che ella fu fatta, forato per il $uo pe$o il ter-
reno, $opra del quale ella era po$ta, $ottile, & deb ole (come dimo$trò il fatto)
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$i $otterò in$ino qua$i alle merlature. Perilche $i debbono bia$imare coloro,
che poi che la natura non gl<007> ha dato o porto $otto un sì fatto pancone, $aldo, &
ba$tante a reggere ma$simam\~ete edificij, i quali hau\~edo truouata alcuna muric-
cia di antiche rouine, non la ricercano $otto diligentemente, quale & quãta ella
[070]DELLA ARCHITETTVRA
$ia, ma alzano $opra di e$$a incon$ideratamente alti$sime muraglie, & <002> auidita
dello $p\~edere manco, gettano uia, & perdono dipoi tutta la muraglia: bene adũ
que $ieno auuertiti, che la prima co$a cauino i Pozzi, & que$to sì <002> l'altre co$e, sì
ancora perche e' $i. uegga manife$to, qual $ia ogni filone del terreno atto a reg-
gere gli edificij, o a rouinare; Aggiuntoci che & trouata l'acqua, & quello che di
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e$si $i cauerà, giouerà molto alle commodità di fare molte co$e. Agiũtoci anco-
ra; ch'aperta di quì tale ri$piratione arreccherà all'edi$icio fermezza $icura, & da
non e$$ere offe$a dalle e$alationi di $otterra. Per tãto o <002> il fare d'un pozzo, o
di una citerna, o fogna, o qual'altra fo$$a tu ti uoglia, cono$ciuti i filoni, che $otto
terra $i na$condono, $i debbe eleggere quello che $ia cõmodi$simo piu che gli al
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tri, alquale tu debba fidare l'opera tua. Et ne luoghi aperti, & in qualunche altro
luogo, donde l'acqua $correndo po$$a $muouere, & portar uia alcuna co$a, ti gio
uera certo molto il farui una profondi$sima fo$$a. Et che per la cõtinouatione
a$sidua delle pioggie, e$si monti $i dilauino, & $ieno ro$i dalle acque, & $i con$u-
mino l'uno dì piu che l'altro, ne fanno fede le Cauerne, & gli $cogli, che $i ueggo
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no di giorno in giorno piu e$peditamente, iquali per e$$erui prima interpo$to il
monte, non $i $corgeuano. Monte Morello, che è $opra F<007>r\~eze, a t\~epi de no$tri
padri, era uerde <002> l'abbondanza di molti Abeti, & hora è rima$to $pogl<007>ato, &
a$pro, s'io non m'inganno, per le dilauationi dell'acque. Ne $iti a pendio co-
mandaua Iunio Columella, che noi comincia$simo i fondamenti dalla parte di
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$otto, & dal luogo piu ba$$o, $auiamente certo: Percioche oltra che le co$e gitta-
teui, & murateui, $tarãno $empre $alde, & $tabili ne luoghi loro, re$i$teranno co-
me un gagliardo pignone cõtro a quelle co$e, lequali $e dipoi ti piace$si d'accre
$cere l'edificio, s'applicherãno alla parte di $opra. Accaderatti ancora che for$e
quei difetti, che $ogliono alcuna uolta $eguire in sì fatti cauam\~eti, <002> l'aprir$i del
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terreno, o <002> lo $mottare, nõ ti fiano a$co$i, & non ti nocerãno. Ne luoghi palu-
do$i, bi$ogna fare le $o$$e larghe, & bi$ogna affortificare le Spõde di quà, & di là
delle fo$$e, con pali, cõ graticci, cõ tauole, con Alga, & cõ fango, accioche non ui
$corra acqua. Dipoi $i debbe attignere, & cauarne l'acque, $e infra dette arma-
dure ne fu$$ero. Debbe$ene cauare ancora la rena, & nettare b\~e d\~etro nel fon
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do il fango$o letto, $ino a tanto, che tu truoui da fermare il piede $opra il $odo.
Nel terreno, che tiene di $abbione, $i debbe $are il mede$imo, in$ino a tanto che
ricerca il bi$ogno. Oltra que$to ogni piano di qualũche fo$$a, $i debbe $pianare
nel $ondo a piano, accio non penda in luogo alcuno, d'alcuna delle bãde, & che
le co$e, che ui s'hanno a por $opra, $ieno bilanciate di uguali pe$i. Hanno le co$e
graui per loro naturale in$tinto d'aggrauare $empre, & premere i luoghi piu ba$
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$i. Sõci ancora quelle co$e, che ci comãdano che $i facciano circa alle muraglie
in Acqua, ma $i appart\~egono piu al modo del murare, che a quello del $are i fon
dam\~eti, e' comandano certam\~ete, ch“e” $i faccia que$to, cioè ch'abrõzate le pũte,
di molti pali, & di molte <002>tiche, $i ficchino capo piede, accioche la pianta di que
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$ta opera $ia il doppio piu larga, che non debbe e$$ere il muro, & i pali $ieno lun
ghi non punto mãco, che l'ottaua parte dell'altezza del futuro muro, & $ieno in
modo gro$si, che corri$põdino alla duodecima parte, & non mãco della loro luu
ghezza. Finalm\~ete cõficchin$i tãto $pe$si, ch“e” nõ ui re$ti piu luogo alcuno, do-
[071]LIBRO TERZO.
ue metterne. Gli in$trum\~eti da cõficare i pali, $ieno come $i uoglino, nõ bi$o-
gna, c'habbino i loro mazzi graui$simi, ma che dien $pe$si colpi; Percioche i trop
po graui e$$endo di pe$o $trao rdinarij, & d'impeto intollerabili, infrangono del
tutto i legnami, ma lo $pe$$eggiare cõtinouam\~ete, doma, e uince ogni durezza, e
<002>$idia di terreno. Tu lo puoi ueder quãdo tu uuoi cõficare un chiodo $ottile in
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un legno duro, che $e tu adopererai un martello graue, nõ ti riu$cirà, ma $e tu ne
adopererai un piccolo, & accõmodato lo farai penetrare. Ba$ti de cauam\~eti quel
che n'abbiamo detto, $e già nõ è da aggiugnerci que$to, ch'alcuna uolta, o <002> ri-
$piarmo della $pe$a, o per $chifare la ruuino$a debolezza del Terreno, ti giouerà
di fondar nõ cõ una $ola cõtinouata $o$$a, tirãdo la muraglia cõtinouata <002> tutto,
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ma tramezzãdo, la$ciati interualli, come s'haue$si a piãtar $olam\~ete pila$tri, o co
lõne, onde tirati poi archi dall'uno pila$tro all'altro, ui $i rizzi $opra il re$to della
muraglia; in que$ti s'hanno a o$$eruare le mede$ime co$e, che noi habbiam raccõ
te di $opra, ma quãto piu ui hai a por $opra pe$i maggiori, tanto piu larghi, & piu
gagliardi pila$tri, & zoccoli, ui ti bi$ogna fare; Hor $ia detto di que$ti a ba$tanza.
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Della Natura, Forma, & hab<007>tudine delle pietre, dello intri$o della calcina, & del ripieno,
& de legamenti. Cap. I I I I.
RE$taci a dare principio alla Muraglia, ma depend\~edo tutta l'arte del Mae-
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$tro, & il modo del mura re, parte dalla natura, & forma, & habitudine
delle pietre, parte dallo incolamento della calcina, & del ripieno, & da le-
gamenti, douiamo trattare prima di que$te co$e, & breuemeute di quelle che
fanno a no$tro propo$ito. Delle pietre, alcune $ono uiue, & forti, & $ugo-
$e, come $ono le Selici, i Marmi, & $imili, lequali da natura hãno lo e$$ere graui,
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& $onore. Alcune $ono e$au$te, leggieri, & $orde, come $ono quelle che tengo
no di Tufo, & di Sabbione. Delle pietre ancora, ne $ono alcune di $uperficie
piane, di linee diritte, & di angoli uguali, lequali $i chiamano pietre riquadrate.
Altre $ono di $uper$icie, di linee, & di angoli di piu $orti, & uarie, qual<007> $i chia-
[072]DELLA ARCHITETTVRA
mano roze. Delle pietre ancora alcune $ono molto grandi, cioè che non po$
fono e$$er maneggiate a lor uoglia dalle mani delli huomini $enza carruccio, pa
lo, rullo, o tirari, & $imili altre co$e. Alcune altre $ono minute, lequali come
ti piacerà, con una $ola mano, $i po$$ono alzare, & maneggiare. La terza $orte
di pietre infra quefte, che di grandezza, & di pe$o $aranno mezane, $i chiamano
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giu$te. Bi$ogna che ogni Pietra $ia $alda, & non loto$a, & bagnata bene, $e ella
$arà falda, o fe$$a, te lo dimo$trerà il $uono che ne u$cirà dal percuoterla. Non
$i bagnerà in luogo alcuno meglio, che in fiume. Etè co$a chiara, che le pietre
mezane, non $on bagnate dalle acque a ba$tanza, $e non in capo a noue giorni,
& le grandi pin tardi. Quelle che $on cauate della Caua di fre$co, $ono molto
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piu commode, che le $tantie; & quelle che $ono $tate una uolta congiunte con la
calcina, non amano di congiugner$i la $ecõda uolta. Que$to ba$ti delle pietre.
Veramente che e' bia$imano la Calcina, & dicono che ella non è per e$$ere ga-
gliarda nelle opere, quella dico che portata dalla fornace, non $arà di zolle inte
re, ma disfatte, & qua$i come poluere. Lodano quella che purgata dalle fiãme
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biancheggia, & che è leggiere, & $onora, & che quando tu la $pegni, cõ a$$ai $cop
pi $accia gran fumo, & forte, & che $e ne uadia in alto. A quella di $opra per
non e$$ere ella troppo po$$ente, è co$a chiara, che bi$ogna dare mãco rena: Ma
a que$ta piu gagliarda ne bi$ogna dar piu. Catone ordinaua che a ogni duoi
piedi $i de$$e una mina di calcina, & duoi di Rena. Et alcuni altri altrimenti.
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Vitruuio, & Plinio comandano, che la Rena $i me$coli in que$to modo, cioè che
per ogni $taio di Calcina, $i dia tre $taia di Rena di caua, & di quella di fiume, &
di mare, duoi. Vltimam\~ete doue $econdo la qualità, & natura delle pietre (co
me di $otto diremo) la materia harà da e$$ere piu liquida, o piu trattabile, Vagli$i
la Rena cõ uagli: ma doue la materia harà da e$$ere piu $errata, allhora $i me$co-
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lino per metà con la Rena, & ghiaia, & minuti perzami. Affermano tutti, che
$e tu ui me$colerai la terza parte di mattone pe$to, farà molto piu tenace, ma
me$colandola come tu ti uoglia, e' ti bi$ogna rimenarla bene di nuouo, & da ca
po, in$ino a tãto chei minuti$simi pezzolini $i me$colino, & $ono alcuni che per
fare ciò,& me$colarla bene, la rimenano a$$ai$simo t\~epo, & la pe$tano ne mor-
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tai, & $ia della Calcina ancora detto a ba$tanza, $e già a quello, che noi habbia-
mo detto, non ui manca que$to, cioè che la Calcina fa migliore pre$a con le $ue
pietre, & ma$simo cõ quelle che $ono della mede$ima Caua, che cõ le fore$tiere.
Del $are i Ricinti daba$$o, o $ondamenti, $econdo gli e$empi, & gli auertimenti delli
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Antichi. Cap. V.
NEl fare i Ricinti da ba$$o, cioè nel finire i fondamenti in$in $u$o al piano
del Terreno, non truouo co$a alcuna che gli antichi ci in$egnino, $aluo
che una, cioè che quelle pietre, che $aranno $tate come dicemmo all' Aria
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duo anni, & che haranno $coperto mãcam\~eto, $i debbono cacciare ne fondam\~e
ti. Percioche $i come in l'arte del $oldo, gl<007> infingardi, & i deboli che non po$-
$ono $opportare il Sole, & la poluere, ne $ono (non $enza uergogna) riman-
dati a ca$a loro, Co$i ancora que$te pietre tenere, & $enza neruo, $i ributtano:
[073]LIBRO TERZO.
accioche ignobili $i ripo$ino nel loro ocio primiero, & nella loro u$ata ombra.
Ancor che io truouo appre$$o gli hi$torici, che gli Antichi co$tumarono nel piã
tare i detti fondamenti nel Terreno, & $i sforzarono con ogni loro in du$tria, &
diligentia, che la muraglia fu$$e quiui per ogni conto quanto piu $i poteua $al-
di$sima, come in tutto il re$to dell'altre mura. A$ite Re delli Egittij figliuolo
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di Nicerino, che fece quella legge che chi fu$$e pre$o per debito, de$si in pegno
le o$$a del Padre; Hauendo a fare una Piramide di Mattoni, nel fare ifondam\~eti,
ficcò nel Padule Traui, & $opra ui po$ei Mattoni. E' $i sà ancora che Te$ifo
quello ottimo, che edificò il celebrato Tempio di Diana in Efe$o, hau\~edo$i elet-
to unoluogo piano & purgato, il quale doue$$e finalmente e$$ere $icuro da Tre-
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muoti: accioche i fondamenti disì gran machina non $i gitta$sino a ca$o in quel
terreno tenero, & poco $tabile, che egli inanzi tratto ui fece nel fondo un $uolo
di carboni calcati. Et truouo oltra que$to che ui $ono $tati pieni gli interualli
fra pali, & pali, diuelli, & di $pe$si carboni, & pillati, & che ultimamente ui $on
$tate di$te$e pietre quadrate con longhi$sime congiunture. Truouo ancora
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appre$$o di Iero$olima ne fondam \~eti delle opere publiche, e$$er $tati alcuni che
ui po$ono pietre lunghe quindici braccia nè meno alte che $ette & mezo. Ma
io ho auertito che in altti luoghi quelli antichi e$perti$simi nelle opere molto
grandi, tennero in ri\~epiere i Fondamenti uario ordine, & regola. Al $epolcro
degli Antonij u$arono nel riempiere i fondam\~eti pezzami di duri$simi $a$si, nõ
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maggiori che quelli, ch'empiono la mano, & gli feciono notare nella calcina.
Nel Mercato Argentario, di pezzami d'ogni$orte di pietra $pezzata, appre$$o al
Comitio di pezzami come zolle di pietra ignobile. Ma a me piacquono mol
to coloro i quali immitarono la Natura, pre$$o a Tarpeia, & ma$simo cõ lauoro
accommodati$simo alle Colline: Percioche $i come ellanel fare de mõti me-
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$colata infra le dure pietre le materie piu tenere, co$i co$toro ui po$on $otto un
filare di pietre riquadrate, quanto piu poteuano $alde, di duoi piedi. Et $opra
que$to feciono ancora qua$i uno $malto di calcina, & pezzami, & co$i dipoi con
un'altro ordine di pietre, & con un'altro di $malto, riempierono i fondamenti.
Io ho ueduto ancora altroue che gli Antichi fecero opere di fondamenti $imili,
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con ghiaia di caua, & cõ $a$si ragunaticci, & muraglie ancora $aldi$sime che $ono
durate gran t\~epo. Disfaccendo$i a Bologna una alti$sima, & $aldi$sima Torre,
$i trouarono i fondamenti ripieni di $a$si tõdi, & di creta, qua$i che in$ino a quat
tro braccia, & mezo. Le altre co$e erano murate a calcina: perilche in que$te
co$e è uaria la ragione, & quel che io piu lodi di que$te, nõ dirò io co$i facilm\~ete
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trouando che l'una, & l'altra $orte è durata grã t\~epo, & fermi$sima, & $aldi$sima.
Ma io giudico che $i habbia ri$petto alla $pe$a, pur che tu non ui cacci cal cinacci,
& co$e atte a corromper$i. Sonci ancora altre $orti di fondam\~eti, una $i a$petta
a Portichi, & a quei luoghi, doue $i hanno a mettere ordini di colonne: l'altra $i
a$petta a quello, che noi u$iamo ne luoghi marittimi, doue non $i ha modo di
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trouare o $cerre come tu uorre$ti la $aldezza del Terreno. Delle co$e Marit-
time ne tratteremo allhora quando tratteremo del Porto, & del Molo da col-
locar$i nella profondità del Mare: Percioche que$to ueramente $i a$petta non
alla opera di tutti gli edificij, della qual co$a noi parliamo in que$to luogo, ma
[074]DELLA ARCHITETTVRA
a una certa particolare parte della città, dellaquale, tratteremo in$ieme con l'al-
tre co$e del $uo genere, quando membro per membro tratteremo di $imili ope
re publiche. Nel fondare $otto gli ordini delle colõne, nõ fa me$tiere tirare a
dilũgo una fo$$a tutta cõtinouata ripiena di muraglia, ma è co$a conueniente for
tificare prima il luogo oue tu uuoi porre le $edie, & il letto di e$$e colõne: & dal
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l'uno all'altro gittare poi archi uoltãdo il dor$o di qual s'è l'uno uer$o il {pro}$ondo,
di modo che'l ricinto, e lo $pazzo del primo piano, $erua <002> corda di detti archi.
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Percioche $tãdo co$i, $arãno mãco prõte a forare il Terreno in un luogo $olo,
po$toui $opra, & di quà, & di là piu pe$i, <002> i fortificam\~eti de gli Archi che in que
$to modo $e gli cõtraporrãno. Et quãto le colõne $ien atte a forare il terreno, &
quãto elleno $ieno pericolo$e, & aggrauate da i pe$i po$tiui $opra, lo dimo$tra la
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cãtonata del nobile T\~epio di Ve$pa$iano, ch'è uolta uer$o l'occid\~ete e$tiuo. Per
cioche hauendo uoluto la$ciare $otto uota la uia publica, da poterui pa$$are, che
ueniua occupata dalla cãtonata, intrala$ciãdo alquanto di $patio della piãta, & ad
dattata alla muraglia una uolta, la$ciarono e$$a cãtonata qua$i che in modo d'un
pila$tro a lato alla uia, & l'afforzificarono con $aldezza di opera, & con aiuto di
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un barbacane. Ma que$ta finalmente sforzata dalla grauezza di sì grande edi-
ficio, & mancandoli $otto il Terreno, $i pelò, & di que$ti $ia detto a ba$tanza.
Che e' $i debbono la$ciare Sfiatatoi aperti nelle mura gro$$e, da ba$$o, ad alto, & che diffe-
rentia $ia intra il muro, & il fondam\~eto, et quali $ieno le parti principali delle mura. de
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tre modi del murare, & della materia, ct della forma del primo ricinto a piano. Cap. VI.
GIttati i fondamenti, ne $egue dipoi il muro e$pedito, Nè quì uoglio la$cia
re in dietro quello che $i appartiene sì a riempiere i fondamenti, sì a fini-
re ancora tutte le mura. Percioche ne gli edificij grandi, doue la mole
della muraglia ha da e$$ere molto gro$$a, $i hanno a la$ciare nel mezo delle gro$
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$ezze delle Mura, da fondamenti in$ino al di$opra, sfogatoi aperti, & $piramenti
non molto lontani l'un da l'altro, per i quali po$sino liberam\~ete e$alare $enza al
cun danno della Muraglia, i uapori che $i fu$$ero generati, & ragunati $otto il
Terreno, $e alcuno per $orte ue ne fu$$e. Gli antichi in certi luoghi $imili, sì
[075]LIBRO TERZO.
per amor di que$ta $te$$a co$a, sì ancora per la commodità, acciò $i pote$$e $alire
da ba$$o ad alto dell'edificio, & for$e ancora per $pendere manco ui faceuano
dentro una $cala a chiocciola. Ma torniamo a propo$ito, infra il fondamento,
& il muro $chietto, ui è que$ta differenza, che quello aiutato da lati delle fo$$e,
può e$$ere fatto di ripieno $olo, & que$to altro $i compone di molte parti come
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io dirò dipoi. Le parti principali del muro $on quelle da ba$$o, che $ubito $i co
minciano ad alzare $opra il ripieno de fondam\~eti. Que$te $e e' ci $arà lecito chia
meremo il primo ricinto tirato a piano, o uero il ricinto rileuato da Terra. Le
parti mezane che cingono, & abbracciano il muro, le chiameren<007>o il $ecõdo ri-
cinto. Le parti da alto cioè quelle, che tengono l'ultime impalcature, finalm\~ete
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chiameremo cornici. Infra le principali parti delle mura, o uoglian dire pure
le principali, $ono le cantonate, & le adattateui, o po$teui pila$trate, o colonne, o
qual altra co$a $imile $i uoglia, che in cambio di colonne $ieno po$te in luogo da
reggere le trauatture, & gli archi delle uolte; le quali co$e u\~egono tutte $otto no
me di o$$ami. Sonci ancora gli $tipiti di quà & di là de uani, che $on qua$i della
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natura delle cantonate, & in$ieme delle colonne. Oltra di que$to le coperture
de uani, cioè i cardinali, o $iano pur diritti, o pur tirati in arco, $i annouerano an
cora infra le o$$a. Percioche io dirò che lo arco non è altro che una traue pie
gata, & la traue non è altro che una colonna po$ta in trauer$o. Ma quelle par-
ti che $ono interpo$te, & $i truouano infra que$te principali, $i chiameranno ra-
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gioneuolmente i ripieni. In tuttto il muro ui $ono ancora alcune co$e che $i
conuengono a qual s'è l'una delle parti, che noi habbiamo racconte, cioè il ripie
no di mezo del muro, & le due$corze, o uogliamo dire corteccie da amendue le
parti, dellequali l'una di fuori ha a riceuere i $oli, & i uenti, l'altra di dentro ha a
a nutrire l'ombra della pianta. Ma la regola delle corteccie, & de ripieni è ua
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ria, $econdo la uarieta delli edificij. Le maniere delli edificij $on que$te. Lo
ordinario, lo amandorlato, & l'incerto, & quì farà alquanto a propo$ito il detto
di Varrone, che dice, che i Tu$culani $oleuano fare le muraglie da Villa di pie-
tre, main Gallia, di mattoni cotti, infra i Sabini, di mattoni crudi, in Spagna, $i fa
ceuano le mura di Terra, & di pietre. Ma di que$te ne tratteremo altroue.
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La muraglia or dinaria è quella, nellaquale le pietre riquadrate, o uero le meza-
ne, o piu pre$to le molto grandi, $i murano in modo, ch'elleno $ieno po$te cõ le
loro faccie per ordine, $econdo il regolo, $econdo l'archipenzolo, & $econdo il
piombino, laqual muraglia è la piu ferma, & la piu con$tante di tutte l'altre. La
muraglia ammandorlata è quella, nellaquale le pietre riquadrate, o uuoi mez-
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zane, o piu pre$to minute, $i pongono non a diacere $opra un lato, ma $tando $o-
pra un canto, e$pongono la fronte, $econdo il regolo, & il piombino. La mu-
raglia incerta è quella, nellaquale le pietre roze, $i congiungono in modo, che
qual s'è l'uno de lati per quanto e'po$$a, con la $ua faccia $i acco$ti il piu che puo
a lati delle altre pietre, che gli $ono a canto, que$ti sì fatti acco$tamenti di pietre
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u$ian noi nel la$tricare delle $trade. Ma que$te maniere $i debbono in uarij
luoghi u$are uariatamente: Percioche al primo ricinto tirato a piano $opra il
Terreno, non faremo le correccie, $e non di pietre riquadrate molto grandi, &
molto dure, peroche hauen do ad e$$ere la muraglia, quanto piu $i puo inte-
[076]DELLA ARCHITETTVRA
ra & $alda, in tutto e$$o muro, non è luogo alcuno, doue bi$ogni nè maggiore
$aldezza, nè maggiore $tabilità che in que$to, anzi $e tu potrai hauere una $ola
pietra, lo fermerai con e$$a, o ueramente con quel numero di pietre, che $ia piu
che $i puo uicino alla integrità, & perpetuità d'una $ola pietra. Come $i maneg
gino, o muouino le pietre grandi, a$pettando$i ciò alle maniere delli ornamen-
5
ti, ne tratteremo al $uo luogo. Ma tira dice Catone la muraglia di pietra dura,
& calcina, $ino a tanto, che l'edificio e$ca fuori del Terreno un piede, & l'altra
parte della muraglia non ti uieta, quãdo bene $i face$$e di Mattoni crudi. Et è
manif e$to che co$tui $i metteua a fare que$to, perche le gocciole dell'acque pio
uane, che ca$cano da tetti, rodono quella parte della Muraglia. Ma quãdo noi
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rie$aminiamo gli edificij delli Antichi, & ueggiamo sì altroue in molti luoghi,
le parti da ba$$o de gli edificij ben fatti, e$$er fatti di duri$sime pietre; sì ancora
appre$$o di quelle genti, che non hãno paura delle ingiurie delle piogge, e$$er-
ui $tati, cioè in Egitto, chi u$aua di fare le ba$e $otto le Piramidi di pietre nere du
ri$sime, $ono forzato a ricercare la co$a piu largamente: Percioche, $i come in-
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teruiene nel ferro, & nel bronzo, & in altri $imili metalli, che $e $i piegano piu,
& piu uolte in quà, & in là, a contrario l'una dell'altra, aftaticandoli, aperti alla fi-
ne $i rompono. Co$i ancora le altre ma$$e offe$e da sì fatte $cambieuoli offen-
$ioni, grandemente $i gua$tano, & $i corrompono, laqual co$a io ho con$iderata
ne ponti, & ma$simo di legnami: Percioche quelle parti, che per la uarieta de
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Temporali, $on hora $ecche da raggi del Sole, & da fiati de Venti, & hora humi-
de per i noturni uapori, o per l'acque, noi le ueggiamo certo con$umate pre$ta-
mente, o intarlate del tutto. Il mede$imo $i puo uedere in quelle parti delle
muraglie, che $ono uicine al terreno, che per le $cambieuoli alterationi delle
polueri, & delle humiditati s'infracidano, & $i rodono. Perilche io delibero
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co$i, che tutto il primo ricinto dell'edificio tirato a piano, $i debba fare di dure,
$aldi$sime, & grandi$sime pietre, accioche e're$ti $icuri$simo contro le $pe$$e of-
fen$ioni delle co$e contrarie, & quali $ieno quelle pietre che $ono duri$sime, le
raccontammo a ba$tanza nel $econdo libro.
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Come $i generino le pietre, come le $i commettino, & congiunghino in$ieme, & quali $ieno
le piu gagliarde, & quali le piu deboli. Cap. VII.
EGli importa certo grandemente con quale commettitura, & con quale
collegamento $i mettino e$$e pietre in opera, in cote$to, o in altro luogo:
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Percioche $i come nel legno, co$i nelle pietre ancora, $ono & uene, & no-
di, & altre parti piu deboli, anzi è manife$ti$simo, che i Marmi $i fendono, & $i
torcono. Sono nelle pietre po$teme, & $accate di materia putrida, laquale ma
teria col tempo rigonfia ($i come io pen$o) inzuppata$i di humidità dell'aria,
che ella ha $ucciata, onde ne $eguitano piu graui po$teme, & gua$tamenti di co-
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lonne. Perilche, oltre a quelle co$e che delle pietre a lor luogo di $opra trat-
tammo, è di necefsità cono$cere, che le Pietre $ono ($i come noi ueggia-
mo) create dalla natura, $tando e$$e bocconi, di materia come e$si affermano,
liquida, & flu$sibile; laquale e$$endo a poco a poco cre$ciuta, & indurita, ri$er-
[077]LIBRO TERZO.
ua e$$a ma$$a le prime figure delle $ueparti. Di quì è che in e$$e pietre le parti
di $otto $ono di corpicelli piu graui, & maggiori, che quelle di $opra; Et ui in-
tracorrono uene, $econdo che la materia po$ta $opra l'altra materia, $i $trin$e in
$ieme. Quelle co$e che dentro a le Vene $i truouano, o $ieno e$$e ueramente
$tiume della prima congelata$i materia me$colata in$ieme con le feccie della $o
5
pragiuntaui materia: o $iano pure quale altra co$a $i uoglino, non hauendo per-
me$$o la Natura che co$i di$crepanti s'uni$sino del tutto in$ieme, no n è maraui-
glia che $ieno atte al fender$i nelle pietre. Oltra di que$to $i com e il fatto da
per $e $te$$o dimo$tra, & è manife$to per l'ingiuria de Tempi (per dir co$i) accio-
che noi non andiamo ricercando co$e piu recondite, tutti i corpi cõpo$ti, & am-
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ma$$ati $i disfanno, & $i ri$oluono: Co$i ancora nelle pietre quelle parti che $o-
no e$po$te a $offerire le tempe$te, $ono piu atte a macerar$i, & a putrefar$i. Le
quali co$e e$$endo co$i, uogliono che nel collocare le pietre $i auerti$ca di porre
contro le offen$ioni delle co$e contrarie, quelle faccie delle Pietre che $ono $al-
di$sime, & che non $ono atte ad e$$ere co$i pre$to con$umate, in quelle parti ma$
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$imo dello edificio, che debbono e$$ere le piu gagliarde. Nõ $i porrà adũque
la Vena per ritto, accioche per i cattiui t\~eporali le Pietre non $i $corteccino: Ma
mettera$si a giacere di$te$a, accioche aggrauata per il pe$o delle di$opra, non
apra mai in luogo alcuno. Et la faccia che nella caua era piu a$co$a, $i debbe
collocare in modo che re$ti allo $coperto: Percioche ella è piu $ugo$a, & piu for-
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te. Ma in tutta la pietra di Caua, non $i trouerà faccia alcuna piu atta al $op-
portare che quella, che $i $taccherà non per il filone della caua, ma che taglierà a
trauer$o la lunghezza della giacente ma$$a. Oltra di que$to le Cantonate per
tutto lo edificio, percioche elle debbono e$$ere oltra modo gagliardi$sime, $i
debbono fare di muraglia $aldi$sima: Concio$ia certamente, che $eio ne giudico
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bene, cia$cuna Cantonata è la metà del tutto dello edificio. Però che il manca
mento dìuna cantonata non può $uccedere $enza il danno di amenduoi gli lati.
Et $e tu con$ideri que$to, Tu trouerai $enza dubbio che qua$i ne$$uno edificio è
cominciato a rouinare per altro, che per il difetto delle Cantonate. Con$ide-
ratamente adunque u$arono gli Antichi di fare le Cantonate piu gro$$e che le
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mura; & di aggiugnere ad e$$e, alie piu ferme ne portichi doue $ono le colonne.
La $aldezza della Cantonata adunque, non $i de$idera perche ella regga la co-
pertura (Perioche que$to è piu to$to officio delle Collõne, che delle cantonate)
Ma principalm\~ete perche le mura $i mantenghino in$ieme a fare gli officij loro;
& non $i pieghino da alcuna delle bande dal filo del piombo. Sarà adunque
35
que$ta cãtonata, di pietre lunghi$sime, & duri$sime, che $i dilatino <002> la lunghez-
za delle mura a gui$a di braccia, & di mani; & $iano larghe que$te pietre $econdo
la larghezza delle mura; accioche nel mezo nõ ui $ia bi$ogno di ripieno alcuno.
Egli è co$a conueniente ancora, che nelle mura, & ne lati de uani, $ieno o$$ami
$imili alle cantonate, & tanto piu $aldi, quanto che haranno a $tare $otto a pe$i
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maggiori: Et $opra tutto bi$ogna la$ciare mor$e, cioè alcune pietre di quà, & di
là, che $portino in fuori da l'uno ordine $i & dall'altro no; delle pietre; qua$i che
aiutamenti, & appiccamenti a $o$tenere il re$tante dello altro muro.
[078]DELLA ARCHITETTVRA
_Dclle parti de finimenti, delle corteccle, de ripieni, & delle $orti loro. Cap. VIII._
LE parti de finim\~eti $ono quelle che noi dicemmo che cõmunicano a tut-
to il muro, cioè le corteccie, & i ripieni: Ma le corteccie, alcune $ono da
lato di fuori, & alcune al contrario da lato di dentro, $e tu farai quelle di
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fuora di pietra duri$sima, ti giouerà molto quãto al durare eternamente. Ol-
tre a que$to in tutti i finimenti, $iano di qual opera $i uoglino, o amãdo@lata, o di
pietre roze, io non ti riprenderò, pur che tu metta rincontro a fa$tidio$i$simi, &
nociui$simi, o uuoi Soli, o mole$tie di Venti, o ueramente a i fuochi, o alle brina
te quelle pietre, che per loro natura $ono gagliardi$sime a re$i$tere all'impeto,
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al pe$o, & alla ingiuria, & in que'luoghi ma$simo, $i debbe porre materia al tut-
to robu$ti$sima, donde nel cadere da Canali de tetti, o dalle grondaie le pioggie
maggiori $ieno da Venti sbattute nella muraglia, uedendo$i per tutto ne gli edi
ficij antichi, per la ingiuria di $imili $pruzaglie, e$$o Marmo (per dir co$i) e$$er$i
grandemente ro$o, & qua$i con$umato del tutto. Ancora che qua$i tutti gli
15
Architt ettori intendenti, per prouedere a que$ta ingiuria, u$arono di ragunare
le acque de tetti, & ri$tring\~edole in canali, condurle, & leuarle uia. Et che piu?
gli Antichi no$tri auertirono che ogni anno nell' Autunno, le foglie de gli albe-
ri, cominciano a cadere prima da quella parte ch'è uolta ad O$tro, & a mezo dì:
Noi habbiamo con$iderato tutti gli edificij con$umati per la Vecchiaia, e$$ere
02
cominciati a rouinare di uer$o O$tro. Etla cagione, perche co$i auenga, è for
$e, perche l'ardore, & l'impeto del Sole, mentre che l'opera era ancora in piede
con$umò troppo pre$to il neruo della calcina. Aggiugne$i, che per i fiati d'o-
$tro, in humidito$i piu, & piu uolte il muro, & per glì ardori del Sole ribollito,
marcito$i, alla fine $i corrõpe. Contro a que$te adunque, & $imili altre ingiu
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rie, $i debbe e$porre materia atta, & gagliardi$sima. Que$to pen$o io che prin
cipalmente $i debba offeruare, cioè tirare per tutto lo andare della muraglia, gli
incominciati filari ugualmente, & non con di$aguaglianza alcuna, accioche ella
non $ia da mano de$tra di pietre grandi, & da $ini$tra di piccole: Percioche e' di
cono, che la muraglia per l'aggiunta di nuoui pe$i $i $erra in$ieme, & la calcina
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nel racciugar$i per il troppo aggrauamento, non fa la pre$a: Onde è di nece$si-
tà, che nella obera $i $cuoprino uarij difetti. Ma io non ti uieterò già, che tu
non facci la corteccia di dentro in$ieme con tutta la facciata del muro di pietra
piu tenera, ma facendo qual corteccia tu uuoi, o di dentro, o di fuori, ella $i
debbe tirare in modo, che ella $ia di$te$a, & finita, $econdo la $ua linea, & il
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$uo piombo. La $ua linea $arà quella, che corri$ponderà pari per tutto, al di-
$egno della pianta, talmente che ella in alcuna delle $ue parti, non $porti in fuo
ra, nè in alcuna $i tiri in dentro, non $ia in alcun luogo a onde, nè in alcuno
luogo non diritta, & bene adattata, & perfettamente finita. Se nel murare,
& mentre che la muraglia è fre$ca tu l'arriccierai, tiauerrà dipoi, che quale
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$i uoglia intonico, o imbiancatura, che tu ui aggiugnerai, $arà un lauoro da
non $i con$umare mai. Duoi $ono i generi de Ripieni, l'uno è quello, me-
diante ilquale e' riempiono il Vano, che re$ta tra le corteccie, di calcina, &
pezzami alla rinfu$a: L'altro è quello, mediante ilquale con pietre ordinarie,
[079]LIBRO TERZO.
ma roze, murano piu to$to che e’riempino. L’uno, & l’altro $i uede che è
$tato trouato per ma$$eritia; concio$ia che $i metta ogni minuto, & piccolo $a$$o
in que$ta parte delle mura. Ma$e egli auerrà che e’ ui $ia abbondanza di pie
tre grandi, & riquadrate, chi $arà quello che $pontanamente $i uoglia $eruire di
pezzami, & di minutami? Et certamente in que$ta $ola co$a $ono differenti gli
5
o$$ami delle muraglie, da finimenti, che infra l’una, & l’altra corteccia di que$ti,
$i riempie di qual $i uoglia $prezzato, & gua$to $a$$o, qua$i come con opera ama$
$ata a ca$o, & tumultuariamente fatta: Et in quelli altri, nõ $i me$colano alcuni o
pochi$simi $a$si rozi, ma tutti, & in ogni luogo in$ino dentro, $i murano di ope-
ra ordinaria. Io uorrei piu to$to che e’ ri\~epie$sino il muro per tutto, con tutti
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gli ordini di pietre quadrate, accioch’egli dura$$e eterno, ni\~ete dimeno, $ia qual
$i uoglia uano infra le corteccie delle mura, che tu habbi ordinato di riempiere
di pietre, auuerti$ci quanto piu puoi, che i filari $i tirino per tutto uguali. Et
oltra que$to $arà bene che dalla facciata di fuori a quella di dentro, $i mettino
non troppo rade, alcune pietre ordinarie, che abbraccino tutta la gro$l>ezza del
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muro in$ino alle corteccie, & che le leghino $cambieuolmente in$ieme, accio-
che i gittatiui ripieni non $pinghino le $ponde delle corteccie. O$$eruarono
gli Antichi nel gittare i ripieni, di non gli gittare (con una $ola continouata git-
tatura) piu alti che cinque piedi, & di ragguagliarui dipoi $opra con un filare.
Onde la muraglia ueni$$e qua$i ri$tretta, & ricinta di nerui, & di legature, accio-
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che $e co$a alcuna o per difetto del Mae$tro, o per altro accidente, comincia$$e
in tutta quella gittatura ad auuallare, non habbia a tirar$i $ubito addo$$o il pe$o
dell'altre co$e, che di $opra l’aggrauano, ma habbino le co$e di $opra qua$i una
nuoua ba$a, da fermarui$i. Vltimamente ne auerti$cono, ilche appre$$o di tutti
gli Antichi, ueggo io molto o$$eruato, che ne ripieni non $i metta pietre, che pa$
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$ino di pe$o la libra; percioche e’ pen$ano che le minute, $i uni$chino piu facil-
mente, & $i pareggino meglio alle congiũture, che le grandi. Et faccia a que$to
propo$ito quello, che appre$$o di Plutarco $i legge del Re Minos; Percioche ha-
uendo co$tui diui$a la Plebe in arti, teneua per co$a certa, che ogni corpo in quã-
te piu minute parti fu$si diui$o, tanto piu facilmente, & piu a $uo piacere $i pote$-
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$e maneggiare, & trattare. Non pen$o già che $ia da $timare poco, che tutte le
concauità $i debbono riempiere, & che e’ bi$ogna per tutto in ogni minimo luo
go rinzaffare, sì per altri conti, sì ancora perche gli animali non ui po$sino entra-
re a far$i nidio, & che ragunateui$i ribalderie, & $emi, na$chino per le mura fi-
chi $aluatichi. Egli è co$a incredibile a dire quãte gran moli di pietre, & quali
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ma$$e io ho ui$te $mo$$e da una $ola radice d’una pianta. Tutte quelle co$e adũ
que, che tu hai a murare $i debbon, & legare, & riempiere diligenti$simamente.
De Ricinti di pietra, del legamento, & del fortificamento delle cornici, & in che mo do_$i_
$err<007>no in$ieme molte pietre per $aldezza del muro. Cap. I X.
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INfra i ricinti oltra di que$to $i mettono alcuni legamenti di Pietre maggio-
ri, che legano in$ieme le corteccie di fuori, cõ quelle di dentro, & allacciano
gli o$$ami, con gli altri o$$ami, come $on quelli, che noi dicemmo, che $i do-
[080]DELLA ARCHITETTVKA
ueuano mettere a ogni cinque piedi. Sono ancora altri ricinti di mura, &
que$ti in uero principali, che $i tirono per tutta la lunghezza della muraglia per
abbraciare le cantonate, & per afforzificamento dell’opera: Ma que$ti ulti-
mi $i fanno piu di rado, & in un muro $olo, non mi ricordo hauerne mai ui$ti, in
alcuno luogo, $e non duoi, o alcuna uolta tre. Etil Sito, & la principale lor$e-
5
dia, è in ultimo della muraglia, come cornice di e$$a, a renderla qua$i immune,
di quelle piu $pe$$e congiunture; e$$endo tutti i detti ricinti uguali, di cinque
piedi l'uno, & non $i di$conuerrà $e ci $aranno le pietre $ottili. Ma in que$ti
altri ricinti, che noi chiamiamo cornici, quanto elleno $ono piu rade, & quan-
to piu d’importanza; tanto piu gro$$e, & piu gagliarde pietre bi$ogna metterui.
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De$idera$i in amenduoi, $ecõdo il genere loro, pietre lunghi$sime, larghi$sime,
& $aldi$sime. Ma que$te minori $i collocheranno in modo, che elle conuen-
ghino a piombo, & $econdo il regolo, in$ieme con l’altre corteccie del muro:
Ma que$te altre, imitando le cornici, $porgeranno la fronte in fuora. Que$te
co$i fatte Pietre, molto lunghe, & molto larghe, $i pongono con l’archipenzolo,
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& $i congiungono con i filari beni$simo, qua$i che come po$toui $opra un paui-
mento, $i cuoprino le co$e murate di $otto in que$to luogo la commettitura del
le Pietre, quando e’ $i pone di $opra qual $i uoglia ultima pietra, $i adatta, & com
mette talmente in$ieme, che il mezo di e$$a, uenga a punto $u la commettitura
delle due di $otto; contrape$ata la $ua lunghezza da amendue le bande.
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35
Laquale commettitura di pietre, non e$$endo da e$$ere $prezzata per tutta la
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muraglia; $i deue ma$simamente o$$eruare ne ricinti. Io ho auertito, che gli
Antichi u$arono nelle opere amandorlate, tirarui il ricinto, che fu$se di cinque
ordini di mattoncini; o nõ punto meno di tre, & che tutti, o almanco uno ordi
ne, fu$$e di pietre, non piu gro$$e che l’altre, ma bene piu lunghe, & piu larghe.
[081]LIBRO TERZO.
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Ma nelle muraglie ordinarie di mattoni, Io ho ueduto a ogni cinque piedi,
e$$ere $tati contenti in luogo di legatura, di uno ordine di mattoni di grandezza
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di duoi piedi.
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Ho ui$to ancora chi hà $par$e per le mura pia$tre di piombo, molto lun-
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ghe, & molto larghe; $econdo la gro$$ezza del muro: Acciò faccino legamen-
to. Ma nel murare pietre molto grandi, io ueggo che e’ $i $ono contentati di
ricinti piu rari, anzi qua$i $olamente delle Cornici. Nel fare le Cornici, per-
che que$te ancora ricingono la mnraglia, con fermi$sima legatura; bi$ogna
non $i far beffe d'alcuna di quelle co$e, che noi habbiamo dette in$ino a quì
35
di e$si ricinti; cioè che in que$te non $i metta pietra alcuna che non $ia lunghi$-
$ima, larghi$sima, & $aldi$sima; & $i adattino con commettitura continouata,
& bene comme$$a; $pianati i filari $econdo l’archipenzolo, & ridottili, & pareg-
giatili con il regolo; cia$cuno $econdo il $uo bi$ogno: Et tanta maggior cura, &
diligentia in ciò debbi porre; quanto che le ricingono l’opera, in e$$o luogo,
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piu atto a rouinare. I tetti ancora hanno l’ufficio loro nelle mura; & di quì è
che e’ dicono alle mura di mattoni crudi, fauui una cornice di mattoni cotti;
accioche dalla fine del tetto, o dalle grondaie $e acqua alcuna ui cade$$e, non
gli nuoca; ma $ieno dife$e dallo $portare in fuora d’e$$a cornice. Et per que-
[082]DELLA ARCHITETTVRA
$ta cagione $i debbe in qual $i uoglia luogo di tutto il re$to del muro, auuertire,
che la cornice gli $tia qua$i che per tetto, ben murata; & $tuccata per tutto; accio
che ella $cacci uia tutte le ingiurie delle pioggie. Bi$ogna con$iderare ancora,
con quale afforzificamento, & con quali $o$tegni $opra una $aldezza di muro, $i
ritenghino; & $i mettino in$ieme molte pietre. Et certo quando io con$idero,
5
e’ mi pare che a fare que$to, la principal co$a habbiano bi$ogno della calcina.
Ancora che $econdo me, non $i debba congiugnere ogni pietra con la calcina:
Percioche i Marmi nell’e$$ere tocchi dalla calcina, non $olamente perdono la
candidezza loro, ma $i macchiano di brutte, & $anguino$e macchie: Tanta gran-
de è la $uperbia della bianchezza nel Marmo, che a gran pena può $opportare
10
altro che $e $te$$o; che pen$i? i fumi $degna; tocco da olio diuenta pallido; ba-
gnato da uino ro$$o, diu\~eta pagonazzo; $e è tocco da acqua cauata del legno del
ca$tagno, in$in dentro diuenta nero, & $i gua$ta talmente, che dette macchie,
non $e ne uanno per raderlo che $i faccia. Per que$to gli Antichi u$auano di
mettere i Marmi nudi in opera quanto piu poteuano, $enza punto di calcina;
15
ma di que$ti, ne diremo dipoi.
Del uero modo del murare, & della conuenientia che hanno le pietre con larena. Cap. X.
HOra apparten endo$i a officio di pratico Mae$tro, non tanto $cegliere le
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co$e piu commode, quanto d’u$are attamente, & commodamente quel-
le che gli ba$tano; Noi $eguiteremo di$correndo in que$ta maniera. Tu
hai da $apere, che quella calcina è cotta a ba$tanza; la quale bagnata, & poi dop-
po il caldo $penta, immitando la $chiuma del latte, ingro$$ando tutte le zolle ri-
gonfia. Di non e$$ere $tata in macero a ba$tanza, te ne daranno inditio, i $a$-
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$olini, che nel me$colarla con la rena ui trouerai. Se tu gli darai piu rena che
il bi$ogno, per la a$prezza $ua, non farà pre$a. Et $e tu gliene darai manco,
che non ricerca la forza, & la natura $ua; re$terà come una pania per la liqui-
dezza, cattiua; & ti obedirà mal uolentieri. Metterai la calcina nõ bene $penta
del tutto, & per qualche altro conto piu debole, con manco danno ne fondam\~e
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ti, che nelle mura; & ne ripieni, che nelle $corze. Ma dalle cantonate, & dalli
o$$ami, & da i ricinti bi$ogna leuar uia ogni calcina che haue$$e difetto alcuno,
benche minimo; & ne gli archi ma$simo, $i debbe mettere fidati$sima. Le
cantonate & l’o$$a & i ricinti, & le cornici, ricercano la rena piu minuta, piu $ot-
tile, & piu pura, & ma$simo doue $i mettono pietre pulite. I ripieni non ricu-
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$ano la materia piu ghiando$a. La pietra arida di $ua natura, & $itibonda, non
ha mala conuenienza con la rena de fiumi. La pietra humida per natura, &
acquido$a, amerà molto la rena di caua. Nõ norrei che la rena tolta del mare,
$i mette$$e di uer$o O$tro, For$e che ella piu commodamente $i e$porrà a Venti
Tramõtani. A qual $i uoglia pietra minuta, $i debbe dare lo intri$o piu magro;
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alla pietra e$au$ta, & arida, $i debbe dare piu gra$$o. Ancor che gli Antichi p\~e
$a$sino, che per tutta la muraglia, un sì fatto intri$o alquanto gra$$etto, fu$$e piu
tenace che il magro. Alle pietre maggiori, non $i pon $otto $e non intri$i li-
quidi, & flu$sibili; qua$i per ripieno, accioche $imil materia ui paia po$ta piu per
[083]LIBRO TERZO.
letto mouibile, $opra il quale le s’hanno a po$are che per altro: Onde mentre le
$i adattano, $on certo piu facili ad e$$ere mo$$e dalle mani de gli Artefici, che per
congiugnerle in$ieme le maneggiano. Ma giouerà certo molto il metterui $ot
to alcun letto $imile, qua$i che un moruido guanciale: accioche le pietre, $otto il
graui$simo pe$o, non $i infranghino. Sono alcuni, che doue e’ ueggono hor
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quà hor là nelli edificij antichi, pietre grandi comme$$e in$ieme, che fra le loro
congiunture par che habbino terra ro$$a; $i pen$ano che gli antichi la u$a$$ero in
cambio di calcina. Que$to non mi pare ueri$imile, & ma$sime per que$ta ca-
gione, che io nõ ueggo amendue le loro $uperficie, ma una $ola intri$a di tal ma-
teria. Accade ancora circa le mura alcuna altra co$a, da non $e ne fare beffe.
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Imperoche e’ non $i debbe fare un muro con furio$a pre$tezza; & amma$$arlo
qua$i cõ mano tumultuaria, $enza leuarne le mani: Nè $i deue ancor, incomiucia
ta l’opera, mandarla in lungo con pigra infingardaggine; che e’ paia qua$i che tu
muri maluolentieri; ma $i debbe $eguitare il lauoro, cõ modo, & ragione, che ui
$ia una certa pre$tezza, congiunta in$ieme con maturo con$iglio, & diligen-
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za. Quei, che $anno, uietano lo alzare dello edificio, $ino a tanto che quel-
la parte, che era fatta prima, non habbia fatto bene la pre$a: Imperoche il la-
uoro fre$co, & tenero, e$$endo ancora debole, & re$olubile; non potrà mai $op-
portare quello, che tu gli murerai addo$$o. Puo$si certamente uedere chel:
Rondini ammae$trate da la natura, quando fanno i loro nidi; non pongono
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mai a ca$o le prime loro impia$trature, ne palchi; le quali $eruano per fon-
damento, & ba$a dell’opera loro; ne pongono ancora a ca$o, le $econde im-
pia$trature addo$$o a que$te; ma intrala$ciando l’opera, fino a tanto chei lo-
ro primi impia$tramenti $i $ieno $ecchi; maturamente, & $en$atamente di-
poi edificano. Dicono che la calcina ha fatto la pre$a, quando ella ha gitta-
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tato fuori una certa lanugine, o uero un fiore, cono$ciuto da Muratori.
Di quante in quante braccia $i habbia a intrala$ciare il lauorare, ce ne auuer-
tirà la gro$$ezza di e$$o muro, & la temperie del luogo, & del Cielo. Quando
tu giudicherai da douer$i intrala$ciare, coprirai la $ommità dello edificio con
Strami accioche il uento, o il Sole, non con$umi il neruo della Calcina, & la
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$accia piu to$to diuentare uana, che ra$ciugar$i, o fare pre$a in debito tempo.
Quando tu ricomincerai a muraruì, gettaui molta, & molta acqua chiara; fi-
no a tanto, che la $i inzuppi bene: Et che le polueri, $i mandino con l’acqua
uia; accioche non ui re$tino fomenti da generare fichi $aluatichi. Non è co-
$a alcuna che piu faccia l’opera $oda, & $tabile, che il bagnare le pietre con mol-
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ta acqua. Et dicono che la pietra non è ben bagnata, $e rompendola non truo
uile faccie $ue in$in bene adentro, humide, & qua$i diuentate nere per tutto.
Aggiugni a que$te co$e, che nel murare, in tutti i luoghi, ne quali for$e alcuno,
pote$$e de$iderare, o per uarie commoditati dello edificio, o per $uoi piaceri;
altri uani, giu per lo andare delle mura; bi$ogna tirare archi, $otto i quali $ca-
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uato dipoi il muro, habbia l’arco $icura & nata con e$$o lui $edia, da ripo$ar$i.
Nè $i può dire quanto la forza, & i nerui della muraglia $i indeboli$chino, tol-
tane uia alcuna uolta una pietruza ben minima. Et certo, mai ci uerrà fatto
che noi attacchiamo una muraglia nuoua, ad una uecchia; talmente che non
[084]DELLA ARCHITETTVRA
s’aprino l’una dall’altra. Et per que$ta magagna non $i puo dire quanto il mu
ro indebolito, diuenti pronto al rouinare. Il Muro gro$$o, non ha bi$ogno di
armadure, o ponti, concio$ia che per la $ua larghezza, dà occa$ione a Mae$tri
da poterui $tare $opra.
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Del fare le mura con uarie co$e, del modo dello intonicarle, delle $pranghe, & de rimed{ij} lo-
ro, & della antichi$sima legge delli Architettorí, & de remed{ij} da $chifare i pericoli
delle Saette. Cap. X I.
NOi habbiamo trattato del legitimo modo del murare; con che pietre
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certo $i innalzi; & con che calcina $i muri; Ma hauendo$i a maneggiare di
uer$e $orti di pietre, alcune le quali non $i murino con la calcina, ma con
lo $tucco; & alcune altre, che $i cõmettino infra loro $enza intri$o di $orte alcuna;
Et $ieno oltra di que$to alcuni altri modi di edificare, che con i ripieni $oli; & al-
cuni che con le corteccie $ole $i fini$chino, & $imili; ne tratteremo breui$simam\~e
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te. Le pietre che $i hanno a murare con terra; bi$ogna che $iano, quadre, &
molto aride, & a que$to non è co$a alcuna piu commoda che i mattoni, o cotti, o
piu pre$to crudi ben $ecchi. Il muro fatto di mattoni crudi, è molto atto alla
$anità de gli habitatori; & e$$endo contro a fuochi $icurri$simo, non è anco mol-
to commo$$o da Tremuoti: Ma il mede$imo, $e e’ non $l fa gro$$o, non regge alle
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impalcature. Per que$to comandaua Catone, ch’e’ ui $i tira$sino alcuni pila$tri
di pietra, che regge$sino le Traui. Sono alcuni, che de$iderano che il loto con
che hanno a murare, $ia $imile al Bitume; & credono che quello $ia ottimo, che
me$$o nell’acqua $i ri$olue adagio; & che maluolentieri $i $picchi dalle mani; &
che $i ri$erri molto, quando $i $ecca. Altri lodano piu il reno$o, per che egliè
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piu trattabile. Que$to sì fatto lauoro bi$ogna di fuori ue$tirlo d’una cro$ta di
calcina, & di d\~etro, $e ti piace di ge$$o, o di terra bianca. Et perche que$ta piu
adattamente $i acco$ti, $i debbe nel murare, mettere ne fe$si delle congiunture,
alcuni pezzuoli di mattoni hor in que$to luogo, & hor in que$to altro, che $por-
tino in fuori, come dentelli; accioche la corteccia meglio ui $i attenga. Lepie-
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tre ignude, debbono e$$ere, & quadrate, & maggiori che l’altre, $alde, & fermi$si
me; nel murare que$te, non acca$cono alcuní ripieni: Ricercano gli ordini giu-
$ti$simi con cõmettitura perpetua, & ui $i debbono mettere legamenti $pe$si di
$pranghe, & di perni. Le $pranghe $on quelle che cõgiungono le pietre a due
a due, ugualmente po$te; & che le uni$cono per ordine. I Pernì $on quelli, che
fitti nelle pietre, & di $otto, & di $opra, procurono che per auuentura gli ordini
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delle pietre non e$chino l’uno troppo fuori dell’altro: Non bia$imano le Spran
ghe, & i Perni di ferro; Ma io ho con$iderato ne gli edificij de gli Antichi; che
il ferro $i gua$ta: & non dura, ma il Rame dura, & qua$i $empre $i mantiene
eterno. Oltre a che, io hò auertito che i Marmi per la ruggine del ferro, $i
gua$tano, & a torno ad e$$o, $i rompono. Veggon$i ancora Spranghe di legno
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me$$e nelle pietre delle antichi$sime muraglie; le quali io giudico, che non $i
debbino po$porre a quelle di $erro; Le di Rame, & di ferro $i fermano con
piombo; quelle di legno, $ono a$$ai ferme per la forma loro, perche e’ le pial-
[085]LIBRO TERZO.
lano, & acconciano in modo, che per la $omiglianza, $i chiamano a coda diron-
dine. Debbon$i collocar le Spranghe talmente, che le gocciole delle piog-
gie, non ui po$sino penetrare. Et pen$ano che quelle di Bronzo, $i faccino fer-
mi$sime contro alla Vecchiaia, $e nel gittarle ui $i me$colerà delle tr\~eta parti una
di $tagno; & temeranno manco la ruggine, $e le ugneranno con bitume, o con
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Olio. Affermano cheil ferro $i tempera nella biacca, ge$$o, & pece liquida; ac-
ciònon arruggini$ca. Le Spranghe di legno, unte di cera pura, & di morchia;
non $i gua$tano. Io ho ueduto doue egli hãno me$$o nel capo delle Spranghe
troppo piõbo, & molto caldo; che le pietre $otto ui $ono $coppiate. Et trouer-
rai ne gli edificij de gli Antichi, mura tirate molto fermi$simc per tutto, $olam\~e
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te di ripieni; que$te $i tirano come quelle di terra. Et u$auano in Affrica, & in
Spagna, adattando da l'un lato, & l'altro due tauole, o graticci, in cambio di Spõ-
de, teneruele <002> corteccie, tãto che la po$taui materia, face$$e la pre$a. Ma $ono
in que$to differenti, che quì u$ano metterci uno intri$o di calcina, & pezzami li-
quido, qua$i che ondeggi; & quiui calcano cõ i piedi, & cõ i pali da $pianare, una
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terra ui$co$a fatta trattabile cõ hauerla in humidita, & rimenata a$$ai. In que$to
luogo ancora per collegamento ui mettono ad ogni tre piedi, qua$i come pez-
zami certe pietre maggiori, & ma$sime ordinarie, o ueramente $pezzate a canti
uiui; percioche le pietre tonde, $e ben $ono contro le igniurie robu$te; $e non $a-
ranno cinte intorno di molti aiuti, $aranno in c<007>a$cuna muraglia molto infedeli.
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In quello altro luogo, cioè nelle mura di Terra, della Affrica, me$colano con il
loto la gine$tra, o il giunco marino, opera da far$i marauiglio$a. Percioche ella
$i mantiene incorrotta da u\~eti, & da le pioggie. A tem pi di Plinio, $i uedeuano
$opra i gioghi de Mõti Torricelle di terra, & luoghi da $coprire pae$e, fatte in$i-
no a' t\~epi d'Annibale. Noi facciamo le $opradette cro$te(per chiamarle piu to
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$to co$i, che corteccie) cõ graticci & $tuoie fatte di Canne, non fre$che; opere nõ
magnifiche certo, ma u$ate per tutto dalla antica Plebe Romana. Impia$trõ-
$i i graticci in$ieme con loto rimenato tre giorni con le paglie; dipoi (come
poco fa ti di$si) $i ue$tono di calcina, o di ge$$o: Finalmente $i adornano di Pit-
tura, & di Statue. Se tu me$colerai per mezo, con il ge$$o la terra cotta; & pe$ta;
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temerà manco le $pruzzaglie. Se tu lo me$colerai con la calcina, e' diu\~eta piu
gagliardo: Ne luoghi humidi, alle brinate, & a freddi, il ge$$o è di$utile del
tutto. Re$taci qua$i come uno epilogo, che io racconti una legge appre$$o de
gli Architettori antichi$sima; la quale io giudico, che $i debba o$$eruare, non
altrimenti che le ri$po$te delli Oracoli. Et è que$ta; Poni $otto le mura $on-
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damenti fermi$simi; Fa che le co$e di $opra, $tieno a Piombo $opra quelle di
$otto, $opra il mezzo del Centro; Ferma le Cantonate, & li o$$ami delle mu-
ra, da ba$$o in$ino ad alto di Pietre forti$sime, & $aldi$sime; Spegni bene le
calcine; Non mettere le pietre in opera $e non bagnate per$ettamente; Met-
ti le piu dure di uer$o que' lati onde po$$ono uenire le oflen$ioni: Tira la mu-
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raglia a $ilo con l'archipenzolo, & con il piombo: Procura che $opra le com-
mettiture delle pietre di $otto, uenga il mezo della pietra di $opra; metti ne gli
ordini le pietre intere, & nel mezo del muro riempi di pezami; Legai filari
con $pe$$e committiture di pietre; Et que$to ba$ti hauer detto delle Mura; Io
[086]DELLA ARCHITETTVRA
uengo a dire del Tetto; ma non uorrei pretermettere que$to, ilche da gli Anti-
chi intendo e$$ere $tato grandemente o$$eruato; Intra le co$e naturali ne $ono
alcune, che hanno certe proprietà da non $e ne far beffe, come è che e' dicono,
che la $aetta non feri$ce mai nè lo Alloro, nè la Aquila, ne il Vecchio Marino.
Sono alcuni, iquali for$e pen$ano, che $e que$te co$e $i mettono nelle muraglie
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le non $aranno perco$$e, & nõ $entiranno $aette. A me certo pare, che e' $i po$-
$a $perare que$to, al pari che credere quello, che e' dicono della ranocchiella:
che rinchiu$a in un ua$o di terra, & $otterrata nel mezo d'un campo; $cacci
dalle $emente gli Vccelli; & che $e il frutto O$tro $i mette in ca$a, rende i par-
ti difficili; & che chi $i mette in ca$a le $rondi dello Oemonio di Lesbo; fa ue-
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nire flu$$o di Ventre, & uota tanto altrui, che ne conduce a morte. Hora tor-
no a propo$ito, quì bi$ogna raccontar quelle co$e, che noi raccogliemmo in-
$ieme, quando trattammo de lineamenti de gli Edificij.
De Tetti di linee dritte, delle Traui, de correnti, & del congiugnere in$ieme gli
o$$am. Cap. XII.
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LE coperture adunque, ne $ono alcune allo $coperto, & alcune al coperto;
& alcune di que$te $on fatte di linee diritte, alcune di linee torte, & alcu-
ne me$colate di amendue. Aggiugnerai a que$to, ilche non $arà fuori di
propo$ito, che le coperture $i fanno, o di legnami, o di pietre; Comincieremo a
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parlarne pre$o il principio da que$to, che noi deliberiamo e$$ere un certo che,
che s'appartenga proprio al di$cor$o uniuer$ale d'ogni copertura, & $ia di que-
$ta maniera. A qual tu ti uoglia palco, o tetto noi diremo e$$erui, & o$$a, &
nerui, & finimenti, & corteccie, o cro$te, non altrimenti, che nel muro; nien-
tedimeno, che que$to $ia co$i con$ideriamolo dal fatto $te$$o. Pimieramen-
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te per cominciarci da quelli, che e' fanno di legname, & di linee diritte. Vera
mente nel porrele coperture, bi$ogna mettere da muro a muro gagliardi$si-
me Traui, & non negheremo (come poco fa diceuamo) che le $ieno colonne
po$te per il trauer$o. Le Traui adunque, $aranno in cambio di o$$ami; che
$e e' ne fu$$e lecito, non hauere ri$petto alla $pe$a; chi non de$idererebbe haue-
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re la muraglia (per modo di parlare) tutta di o$$ami, & $al di$sima; cioè com-
po$ta, & afforti$icata con contin ouate colonne, & congiunte traui? Ma noi an-
dian dietro alla poca $pe$a, pen$ando che $ia $uper$luo tutto quello, che (ri$er-
bata la $tabilità dello edi$icio) $i po$$a leuare uia; & per que$to $i la$ciano fra
traue, & traue interualli. Onde poi $i mettono le piane da traue a traue, & ui $i
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aggiungono i riquadramenti che corrono, & altre co$e a que$ti $imili, $e alcu-
ne ue ne $ono: lequali co$e, non è uergogna pen$are che $ieno legam\~eti. Final
mente $opra que$te, adattate, & congiunte a$si, & tauole maggiori, che mara-
uiglia? $e $aranno in cambio di $inimenti; & per la mede$ima ragione dire-
mo, che il pauimento, & i Tegoli $ieno la corteccia di fuori; & il Cielo del
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Tetto, o palco, che ci $tà $opra il capo, non negheremo che $ia la Corteccia
di dentro. Adunque $e noi $appiamo che la co$a è co$i, andiamo inue$tigan-
do $e egli è co$a alcuna che s'appartenga a qual $e l'una di que$te; accioche
ricogno$ciuto la piu facilmente, $appiamo quali co$e $i conuenghino alle co-
[087]LIBRO TERZO.
perture di Pietra. Di que$te co$e adunque di$correremo breui$simamente;
Ma faccia que$to a no$tro propo$ito. Io non lodo gli Architettori di que$ti t\~e
pi, che per fare i palchi, la$ciano in e$si o$$ami delle mura, larghi$simi $quarci di
buche, ne quali poi habbino finite le mura a mettere le Te$te delle Traui: Onde
il muro diuenta piu debole, & lo edificio ne diuiene mal $icuro dal fuoco, per
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e$$er in que' luoghi aperte le uie al $uoco, da penetrare facilmente nell'altre $tan
ze. Per laqual co$a, mi piacciono coloro infra gli Antichi, ch'u$arono mettere
nelle mura, fermi$sime men$ole di pietra, $opra lequali, come ho detto, po$aua-
nole te$te delle traui; che $e tu uorrai con le traui incatenare le mura, non ti mã
cheranno $pranghe, & catene di bronzo, & tacche, che e$chino $opra le men$o-
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le, lequali a $imili co$e u$erei commodamente. La traue debbe e$$ere al tutto
intera, & molto netta; & $opra tutto per il mezo della $ua lunghezza, non deb-
be hauere difetto alcuno. Po$to l'orecchio a l'una delle te$te di e$$a, $e perco$-
$a piu uolte dall'altra riceuerai le perco$$e $orde, & ottu$e; $arà inditio, che den-
tro ui $ia a$co$a infermitate. Le traui nodo$e, $i debbono molto $chifate, & ma$
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$imo $e i nodi $aranno $pe$si, & agruppati in un monte. Quella parte del le-
gno che è piu uicina alla midolla, $i piallerà, accioche nell'opera ella $tia di $o-
pra; ma quella parte, che debbe $tare di $otto, pialli$ene $olamente per la $uperfi-
cie, nulla altro che la $corza; & di que$ta qua$i, o niente, o uero quanto $e ne puo
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manco. Ma qualunche delati, che per il trauer$o ui $ia difetto alcuno; ponlo
in modo, che egli $tia di $opra, $e per auentura per il lungo della traue fu$$e al-
cuno fe$$o, non lo mettere mai da gli lati; ma ponlo, o di $opra, o piu to$to di
$otto. Se tu hai per $orte a bucarne alcuna, o a farui intaccature, non la forare
mai nel mezo; & non fendere mai la $uper$icie di $otto. Et $e come u$arono
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nelle chie$e $i porranno le traui a due a due; la$cierai infra loro $patij di alquante
dita, mediante i quali le e$alino, accioche non $i gua$tino ri$caldando l'una l'al-
tra; & $arà molto utile, ad ogni coppia, porre e$$e traui al contrario l'una de l'al-
tra, accioche le te$te di amendue non $tieno $opra un mede$imo po$are; ma do-
ue l'una ha la te$ta, habbia l'altra in quel luogo il piede. Imperoche in que$to
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modo, con la fortezza della te$ta, $i $ouerrà $cambieuolmente alla debolezza
del piede. Et bi$ogna che e$$e traui $ieno parenti, cioè d'una mede$ima $orte
di legnami, & di una mede$ima $elua cre$ciute, & e$po$te $e gli è po$sibile alla
mede$ima regione del Cielo: & tagliate in un mede$imo giorno: Accioche con
uguali forze di natura, faccino uguale officio. Fa che le po$te delle Traui $ie-
no ben $pianate, talmente che qual $e l'una, $ia falda, & fermi$sima; guardati nel
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porre delle traui, che il legname non tocchi punto di calcina, & la$ciali intor-
no intorno $piragli liberi, & aperti, accioche non $i gua$ti per e$$er tocco da co-
$a alcuna, o rinchiu$o s'in$racidi. Per letto delle traui, du$tendiui $otto, o la
felce herba molto alida, o carboni, o morchia piu to$to con San$a. Ma $e gli
Alberi $aranno in modo corti, che tu non po$$a d'un $olo troncone fare una
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traue d'un pezzo, commetteranne in$ieme piu d'una, talmente che habbino
in loro maggiore $orza, cioè che la linea di $opra della anne$tata traue, non po$
$a per aggrauamento di pe$o mai diuentare minore. Et per l'oppo$ito la linea
di $otto, non po$$a diuentare piu lunga: Ma $tia qua$i, come una corda, con
[088]DELLA ARCHITETTVRA
neruo$o legamento a $ermar gli addattati tronchi, che $i $pingono con le te$te
l'uno con l'altro.
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Le piane poi, & tutto il re$to dellegname, $aràlodato, & approuato dalla $in
cerità, & dalla $aldezza delle Traui: Percioche e'$i fa di Traui $egate. Non
pen$ano, che le a$si di legnami troppo $errati $ieno commode; percioche quan-
do le comincieranno a torcer$i, gitteranno uiai chiodi, & le a$si $ottili, & ma$-
$imo nelle impalcature, che hanno a $tare allo $coperto, uogliono, che $i con$ic-
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chino con chiodi doppiamente, con iquali $i fermino i canti, i mezi, & i lati lo-
ro. Vogliono che gli Aguti, che hanno a reggere pe$i per il trauer$o, $i facci-
no a$tai gro$si; Ma non bia$imano gli altri, $e $aranno $ottili, ma gli uogliono
piu lunghi, & con il capo piu largo. Gli Aguti di Bronzo allo $coperto, & al-
lo humido, durano grandi$simo tempo; que' di ferro nelle opere al coper-
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to, & allo a$ciutto, truouo io, che hanno piu neruo. Doue $ia sì fatto il co$tu
me, $i $ono dilettati di fermare le impalcature con perni di legno. Et quelle
co$e che noi habbiamo dette delle impalcature di legname, $i debbono anco-
ra o$$eruare nelle traui di pietra. Imperoche quelle uene, & que' di$etti che
$ono per il trauer$o, $i debbono la$ciare $tare, per lo u$o delle traui, per fare le
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colonne: O $e e' $aranno difetti non molto grandi, & leggieri, ilati della pie-
tra, ne quali appariranno, quando $i metteranno in opera, $i riuolteranno al-
l'in$u$o. Le uene, che uanno per lo lungo, in qual tu ti uoglia traui, $aranno
piu tollerabili, che quelle che uanno per il trauer$o. Le tauole, o a$si di Pietra
ancora sì per altri conti, sì per amore della grauezza loro, non $i debbono por
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re troppo gro$$e. Finalmente le a$si, i Correnti, ole Traui, che $i mettono
nelle Impalcature, o di legno, o di pietra, non $i debbono mettere nè in modo
$ottili, nè in modo rare, che elle non $ieno ba$tanti à reggere, & $e $te$$e, & gli
altri pe$i: Et per l'oppo$ito, non anco tanto gro$$e, ne tanto l'una $otto l'altra,
hele faccino l'opera men bella, & dis$orme: Ma della f orma, & gratia della
[089]LIBRO TERZO.
opera ne diremo altroue. Et per tanto delle Impalcature di linee diritte $ia
detto a ba$tanza. Se già non ci manca, che io ti auuerti$ca di quello certo che
io pen$o $i debba in ogni opera o$$eruare. Hanno con$iderato i Fi$ici, che la
Natura nel formare i corpi de gli animali, usò talmente di finire l'opere $ue, che
ella non uol$e mai che le o$$a in alcuno luogo fu$sino lontane, o $eparate dalle
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altre o$$a, co$i noi ancora appiccheremo le o$$a alle o$$a, & con nerui, & legatu-
re le confermeremo beni$simo, accioche l'ordine, & il collegamento delle o$$a,
$ia quello $olo, mediante il quale, $e bene ui manca$sino le altre co$e, rimanga la
opera qua$i come $inita, con le $ue membra, & fortezze.
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Delle Impalcature, o Tetti di linee torte; de gli Archi, & loro differentia, et del modo del
farli, & del mettere in$ieme le pietre de gli Archi. Cap. XIII.
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VEgnamo a parlare delle Impalcature di linee torte, & quelle certamen-
te con$idereremo, lequali in tutti i loro affari, corri$pondono pienamen
te alle impalcature di linee diritte. Il Palco di linee torte lo fanno gli
archi, & noi dicemmo, che l'arco era una traue piegata, Intracorronci ancora
in que$to luogo legamenti, & ci $i aggiungono co$e da riempiere i Voti, ma io
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uorrei e$$ere inte$o piu apertamente nel dire, che co$a $ia e$$o arco, & di che
parti e' $ia compo$to. Imperoche io pen$o, che gli huomini impara$sino a
gittare gli Archi da que$to. Cioè che e' uede$sino, che due Traui aggiuntate$i
in$ieme con le te$te, & allargate$i di piede da ba$$o in diuer$e parti, $i poteuano
per la loro anne$tatura, & per i pari pe$i, fermare l'una contro l'altra commo-
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damente; piacque loro que$ta tale inuentione, & con que$to modo, comincia-
rono a porre i tetti, che pioue$sino in diuer$e parti. Doppo que$to non po-
tendo per auentura coprire, come for$e harebbono uoluto, uno $pazzo maggio
re, per non hauere traui tanto lunghe, po$ono in$ra le te$te delle Traui, nel me-
zo un legno a trauerlo di $opra, talmente che elle fu$$ero qua$i come appre$-
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$o de Greci è la lettera P, & quello che e' ui me$$ono, chiamarono for$e Co-
nio; $uccedendo da que$to la co$a bene, multiplicatiui conii, $guardando la
fatta effigie di co$i fatto arco, $atisfece loro: Et trasferendo la mede$ima rego-
la di fare tali archi, nelle opere di pietra, aggiugnendoui $empre Conij, compo
$ono l'arco intero; talmente che e' bi$ogna con$e$$are che e$$o arco, $ia fat-
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to del congiugnimento di piu conij in$ieme; alcuni de quali $tanno da ba$$o
con la te$ta $otto l'arco, & $i chiamano le mo$$e de gli archi; alcuno $tando $o-
pra nel mezo, $i chiama il $erraglio; gli altri da i fianchi, fini$cono il re$to del-
l'arco a gui$a di Co$tole. Nè $ia fuori di propo$ito il raccontare di nuouo quel
le co$e, che nel primo libro dicemmo. Gli Archi infra di loro $ono differen-
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ti, imperoche egli èl'arco intero, ilquale è fatto d'un mezzo cerchio, la cor-
da delquale $i dirizza per il centro del cerchio, Enne ancora un'altro, che tie-
ne piu di traue, che di arco, & lo chiamiamo minore di mezzo cerchio; per-
che egli non è un'intero mezo cerchio; ma è una certa determinata parte mi-
[090]DELLA ARCHITETTVRA
nore di e$$o, la corda delquale è $opra il centro, & da quello lontana. Ecci an
cora l'arco compo$to, da alcuni chiamato angulare, & da alcuni chiamato ar-
co compo$to di duoi archi minori del mezo cerchio; & ha nella $ua corda duoi
centri di due piegate linee, che s'inter$ecano l'una l'altra $cambieuolmente.
Che l'arco intero $ia fermi$simo piu di tutti gli altri; oltre a che il fatto da per
5
$e $te$$o lo manife$ta, $i pruoua ancora per ragioni, & argomenti. Etio non
ueggo in che modo egli $i po$$a $pontaneamente di$$oluere; $e già l'un Conio
non è $pinto dall'altro, dallaqual uillania, $ono tanto lontani, che in cambio
di di$aiutar$i, piu pre$to porgono aiuto l'uno all'altro. Ma che piu? quando
e' comincia$$ero a uolere ciò fare egli è uietato loro dalla Natura de pe$i, a qua-
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li, o e$si $tanno $otto, o de quali e' $ono ripieni. Di quì è quel detto di Varro-
ne, che dice, che nelle opere fatte in uolta non $i reggono manco le co$e da de-
$tra, mediante le da $ini$tra, che $i faccino le $ini$tre, mediante le dalla de$tra.
Et que$to $i puo uedere, imperoche il Conio $uperiore del mezo, ilquale $er-
uirà $olo, per $erraglio, In che modo potrà egli mai $cacciare uia, i Conij de
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gli lati? o quando potrà egli premuto da quelli $te$si, e$$ere mai $cacciato del
$uo già pre$o luogo? & quei Con{ij}, che per $palle da lati gli $ono uicini, per il
giu$to contrape$o impo$toli $taranno facilmente fermi nell'officio loro; Vlti-
mamentei Conij, che $taranno $otto ad amendue le te$te dell'arco, come $i po-
tranno e$si mouere, facendo gli officij loro, quelli che gli $ono $opra? adunque
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non habbiamo bi$ogno di corde ne gli archi interi, difendendo$i per loro me-
de$imi; ma ne gli archi meno che interi, habbiamo bi$ogno d'una catena di $er
ro, o gli affortifichiamo di mura di quà, & di là, che habbino forza di corda, &
de$ideriamo, che e$$e mura $i tirino tanto lunghe, che in e$$e $i po$$a reintegra-
re l'arco minore che l'intero, in$ino alla $ua integrità. Ilche u$arono $empre
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fare gli Architettori antichi, & doue e' poterono reintegrarono ne fianchi del-
le mura tutti gli archi $cemi. Oltre a che egli o$$eruaron@ diligentemente,
doue haueuano la occa$ione di tirare gli archi $cemi $opra di diritte traui; & $o-
pra de gli archi non interi, u$arono di tirare archi interi, che porge$$er o aiuto
a' non interi, che gli haueuano di $otto, & intraprende$sin o le mole$tie de pe-
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$i. Appre$$o de gli Antichi non $i ueggono archi compo$ti; $ono alcuni che
dicono, che egli è bene u$arli ne uani delle Torri, accioche qua$i come Prue,
fendino i troppo graui$simi pe$i, po$toli $opra ancorche fimili archi compo$ti,
$on piu pre$to confermati, che oppre$si da $imili pe$i po$tili addo$$o. Io uor-
rei che le Pietre, dellequali io haue$$e a fare uno arco, fu$$ero d'un larghi$si-
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mo, & grandi$simo $a$$o, quanto piu $i puote maggiore; Imperoche la parte
di qualunche corpo, che è creata, & in$ieme unita dalla Natura, è meno re$o-
lubile, che quella, che dalle mani de gli huomini è in$ieme amma$$ata, o con-
giunta. Et bi$ogna che le Pietre con la faccia con la grandezza, & con il pe-
$o, & con $imile co$e $iano $cambieuolmente uguali, come bilanciate, & da
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de$tra, & da $ini$tra. Se tu harai a fare una loggia, & tirare $opra i Vani in-
fra continouate colonne, da e$$e, o da capitelli piu archi; fa che le mo$$e de
gli archi, $opra lequali gli duoi, o piu archi $i debbono po$are, non $ie-
no di duoi pezzi, o di quanti $aranno gli archi; ma d'un pezzo $olo, & $ia del
[091]LIBRO TERZO.
tutto intero, che tenga infiemele te$te di tutti gli Archi. Male $econde pic-
tread arco, che a canto a que$te $i innalzano, $e $aranno di pietre grandi, au-
uerti$ci che amendue acco$tino le reni l’una all’altra con linea a filo. Le Ter-
ze pietre ad arco, che anderanno $opra a que$te $econde, adattale come nelle
mura ti in$egnammo con lo archipenzolo, con pari commettitura, in modo
5
che $eruino ad amenduoigli archi, & con la pre$a loro, $errino le pietre ad ar-
co di amenduoi gli lati. Fa che per tutto lo arco gli acco$tamenti, & i $erra-
menti delle congiunture $i dirizzino al $uo centro.
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[092]DELLA ARCHITETTVR A
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[093]LIBRO TERZO.
Gli Intelligenti u$arono di porre $empre il $erraglio di una $ola pietra intera,
& molto grande;& $e la gro$$ezza del muro $arà talmente grande, che tu non ui
po$$a porre un $imile $erraglio d’un pezzo, que$ta tal muraglia finalmente co-
mincierà ad e$$ere non uno arco, ma piu to$to una uolta, laquale noi chiamere-
mo a meza botte.
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Che le uolte $ono di uarie $orti, & in quel chele $ieno differenti fra loro, con che linee le $i
$tabili$chino, & qual $ia il modo dello allentarle. Cap. XIIII.
VArij $ono i modi delle uolte, & è bene andare inue$tigando in quel che
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le $ieno differ\~eti, & di che lineele $i faccino; e’ mi bi$ognerà, formare nuo
ui nomi, accioche io $ia in que$ti miei libri, $icome io deliberai, & facile,
& a perto. Nè mi è na$co$o che Ennio Poeta, chiamò il cerchio del Cielo, Vol
ta grandi$sima; & Seruio chiamò Cauerne le Volte fatte a gui$a di Carine; Ma io
chieggio que$ta licentia, che e’ $i tenga in que$ti miei libri per ben dette, tutte
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quelle co$e che attamente, & apertamente, & a propo$ito dette $i $arãno. I mo
di delle uolte $ono que$ti, a meza botte, a $pigoli, & a cupola tonde, & $e alcune
altre ne $ono, che $ieno di alcuna determinata parte di que$te. Quelle a cupo
la tonde, non $i pongono per loro natura mai, $e non $opra mura, che $i alzino
$opra della piãta loro in cerchio; Le a $pigoli $i põgono $opra le piante quadrate;
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Le a mezza botte $i pongono $opra piante di quattro angoli, $ieno e$$e, o lũghe,
o corte, $i come noi ueggiamo ne portici $otterra. Quella uolta ancora, che $arà
$imile ad un monte traforato, $i chiamerà $imilm\~ete a meza botte; $arà adunque
que$to, come $e tu acco$ta$si uno, o piu archi in$ieme, l’uno a canto all’altro; o co
me $e tu di$t\~ede$si molto, o allarga$si del tutto, la larghezza d’una piegata traue.
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Perilche auerrà che $opra il capo ci $tarà per coperta un muro piegato. Ma $e
a que$ta tal uolta a botte for$e tirata da $ett\~etrione a mezo dì, $e ne attrauer$erà
un’altra tirata da Leuante a Ponente, & la inter$egherà con pari linee che a gui$a
di piegate corna cõcorreranno ne gliangoli, que$ta chiameremo noi Crociera.
Ma $e piu archi, & uguali $i inter$echerãno $cambieuolmente nel punto del me-
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zo della $ommità, faranno una uolta $imile al Cielo, & però ci è piaciuto chia-
marla a cupola perfetta. Quelle Volte, che $on fatte di parti di que$te, $ono di
que$ta man<007>era, $e la natura con diritta diui$ione, & a piombo diuideràil mezo
cerchio del Cielo in due parti dallo Oriente allo Occidente; ella ti farà due
uolte, lequali certo con i Vani a u$o di Zane ti $eruiranno pet tetto. Ma $e dal
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lo angolo di Oriente, allo angolo di mezo dì; & da que$to di mezo dì, a quel-
lo di Occidente; & da que$to a quello di Settentrione; & da que$to ritornan-
do al primo d’Oriente; la Natura con pari ragioni renderà il Cielo interrot-
to, & mutilato; ella la$cerà allhora una uolta nel mezo, laqual noi a $imilitudi-
ne d’un uelo gonfiato chiameremo una cupola a uela. Ma quella uolta doue
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concorrino in$ieme piu pari di uolte a meza botte, $i come noi ueggiamo
che $i fa $opra le piante di $ei, & d’otto faccie, la chiameremo Tribuna a $pic-
chi. Nel fare delle uolte $i o$$eruerà la mede$ima regola, che nel fare delle
mura; rileueranno$i gli o$$ami interi in$ino alla $ommità della uolta, di $u le
[094]DELLA ARCHITETTVRA
offa delle mura: Et $econdo la regola di quelle, $i tireranno que$te altre o$$a in
que$to luogo, & infra loro $aranno alquanto lontane di certa determinata parte.
Ma da o$$a ad o$$a $i tireranno legature, & $i riempieranno i uani del mezo. So
no certo le uolte in que$to differenti dalle mura, che nelle mura, tutte le pietre,
& i filari $i compongono, & amma$$ano in$ieme dirittamente a filo $econdo la
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$quadra, & l’archipenzolo; Ma nelle uolte i filari $i tirono cõ linea torta, & le cõ-
mettiture delle pietre $i dirizzano tutte al centro delloro arco. Gli Antichi
non u$arono qua$i mai in luogo alcuno, fare gli o$$ami d’altro che di mattoni
cotti;& gli faceuano il piu delle uolte lunghi di duoi piedi, & ci auerti$cono che
$i fini$chino i ripieni delle uolte di pietre leggieri$sime; accioche non $ieno le
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mura per que$to dal troppo gran pe$o affaticate. Io niente dimeno ho cõ$ide
rato, che alcuni co$tumarono di non tirare $empre o$$ami, $aldilsimi per tutto;
ma in cambio di o$$a, hauerui me$si hor quà hor là, mattoni, cõ le te$te congiũ-
ti l’uno a l’altro a pettine; come $e alcuno cõ le dita della mano de$tra, $trigne$$e
intraprendendo le dita della $ini$tra; & u$arono di riempiere gli intramezi di
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pezzami ragunaticci, & ma$sime di tu$i; la qual $orte di pietra, è $econdo il dire
di tutti, per fare le uolte la piu commoda. Ma a uolere fare, o Archi, o Volte,
habbiamo bi$ogno di armarle. Le Armadure $ono certe centine, fatte co$i al-
la roza di a$si, & come per breue tempo $opra delle quali $i pongono per pelle,
o $corza graticci, o canne, o $imili altre co$e uili; <002> reggere l’amma$$amento del-
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la uolta, tanto che la habbia fatta la pre$a. Niente dimeno infra le uolte, ne è
una, la quale $ola, non ha bi$ogno d’armadura; & que$ta è la Tribuna tonda; cõ-
cio$ia che ella non $ia fatta $olamente di archi, ma di andari come cornici. Et
chi potrà raccontare, o pen$are giamai, quãto l’uno, & l’altro di e$si(che $ono in-
numerabili)che $i acco$tano l’uno all’altro, & $i inter$ecano ad angoli pari, & nõ
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pari;quanto dico, $ieno commodi? Di maniera, che in qual $i uoglia luogo di
tutta la uolta, che tu metterai una $imil pietra, o mattone, tu cono$cerai hauerui
me$$o un $erraglio di piu archi, & di piu cornici in$ieme; & chi murerà l’una cor-
nice $opra l’altra, o un arco $opra l’altro, quando bene uole$$e rouinare; dõde co-
mincerà egli? andando tutte le pietre ad arco ma$simamente cõ le loro linee ad
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un centro, cõ uguali forze, & aggrauam\~eto. De la $tabilità di que$ta uolta, cer-
ti de gli antichi $ene fidarono tanto, che egli me$$ono $olamente cornici $empli
ci di mattoni, in alcuni determinati piedi, & finirono il re$to della uolta di pez-
zami po$tiui $enza ordine. Ma io lodo molto piu coloro, iquali in fare tali
opere, procurarono che con quella arte che le pietre $i collegano nelle mura,
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con quella mede$ima ancora in que$ti lauori le cornici di $otto, $i colleghino
con le cornici di $opra uicine: & gli archi ancora $i colleghino in molti$simi
luoghi, & ma$simo $e non ui $arà gran copia di Rena di caua, o $e la muraglia
$i porrà e$po$ta a uenti Marini, o Au$trali. Potrai ancora uolgere $enza alcu-
na armadura la Tribuna a $picchi; purche tu uolga dentro nella $ua $te$$a gro$-
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$ezza una cupola a mezo cerchio perfetto. Ma quì hai tu bi$ogno grandi$si-
mamente di legature, con le quali tu leghi $tretti$simamente, le parti piu debo-
li di e$$a, alle parti $tabili$sime di que$ta. Ma ti bi$ognerà niente dimeno ha-
uer’ me$$o $otto l’uno, o $otto i piu filari di pietra, che tu harai murat<007>, alcune
[095]LIBRO TERZO.
$pranghe, o perni non graui; a quali, poi che i fatti filari harãno fatto la pre$a, tu
accomandi tanto di armadura, che $ia ba$tante a $o$tener i filari, che ui $i deb-
bono porre $opra, di altezza di alquanti piedi, infino a tanto, che elsi faccino la
pre$a. Et dipoi quando que$ti filari harãno fatto la pre$a, potrai tra$porre, que-
$ti ordigni, o aiuti della armadura, in tutti gli altri filari, a fornire le parti di $o-
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pra, fino a tanto che tu fini$ca l’opera del tutto. L’altre uolte, quelle a $pigoli,
& $imilmente quelle a botte, è di necefsità, che $i tirino con qualche armadura,
po$taui $otto; ma io uorrei che i primi filari, & le te$te de loro archi, $i pianta$sino
$opra $aldi$sime $edie. Nè mi piacciono coloro, che innanzi tratto tirano in al
to tutte le mura, la$ciando $olam\~ete murati, i peducci de capitelli, $opra de quali
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dipoi a certo tempo gettino le uolte; opera che è ueramente debole, & che non
dura. Perilche $e faranno a mio modo, getteranno que$te uolte in$ieme cõ i
filari delle mura, alle quali le $i appoggiano ugualmente; accioche tallauoro cõ
piu ferme legature che èpo$sibile, diuenti come tutto d’un pezzo. Ma i fian-
chi rima$ti infra gliarchi delle uolte, & il diritto delle mura alle qualis appoggia
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no, chiamati da muratorile Co$cie delle uolte, $i hãno a ri\~epiere non di terra, o
di calcinacci uecchi, ma piu \’p$to di muraglia ord<007>naria, & $tabile, collegata pur
di nouo, & da capo alle mura. Et mi piacciono coloro, che per non caricare le
uolte, hanno me$$e nelle co$cie delle Volte, orcia fe$$e, & uolte $ozzopra, accio-
che nõ tenghino le humiditati; $e alcuna ui $e ne aduna$$e; & di $opra ui hãno po
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$ti pezzami di pietre non molto graui, ma $odi. Finalmente in ogni uolta, $ia
ella come $i uoglia, noi andremo imitando la Natura, la quale allhora che la con
giun$e l’o$$a all’o$$a, andò con nerui inte$$endo le carni; attrauer$andole <002> tutto
cõ legature, introdotteui per la lunghezza, per la larghezza, <002> l’altezza, & circu-
larmente. Io giudico che que$to arti$icio della Natura, $i debba da noi imi-
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tar nel commettere delle pietre, per fare le uolte. Finite que$te co$e, ci re$ta
il coprirle; co$a in tutta la Muraglia principali$sima, & non manco difficile,
che nece$$aria; nel con$eguire della quale, & in darli perfettione, $i $ono piu
& piu uolte affaticati tutti gli huomini; ponendoci ogni loro cura, & diligen-
tia. Di que$te co$e douiamo noi trattare, ma prima mi piace di in$erirci quel-
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lo che principalmente s’appartiene all’ opere in uolta. Imperoche nel fare del
le uolte, ci $ono alcune differentie: Cõcio$ia che quelli archi, & quelle uolte, che
hanno armadura $otto per tutto; è di nece$sità finirle pre$to, $enza intrala$cia-
re mai il lauoro; ma quelle che $i fanno $enza che habbino armadura per tut-
to, bi$ogna intrala$ciare il lauoro qua$i di $ilar, in filare, tanto che i filari già fat-
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ti, faccino la pre$a; accioche le ultime parti $oprapo$te alle prime, che non han-
no for$e fatta ben la pre$a, non rouina$$ero. Et oltra di que$to alle uolte arma-
te per tutto, poi che elle $on $errate con iloro $erragli, giouerà $ub<007>to, per di-
re co$i, allentarei puntelli, $opra iquali $i po$ano dette armadure. Etque$to,
non $olamente accioche le pietre ad arco comme$$e fre$camente ne la ope-
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ra, non nuotino neletti, che hanno $otto, & nello intri$o della calcina; ma ac-
cioche calando ancora tutta la uolta; ella tutta $i $erri in$ieme contrape$ato il
pe$o per tutto, & che ella $i ripo$i $opra giu$ta $ede. Altrimenti il lauoro me$-
$o in$ieme, non $i $arebbe $tretto come ricerca tale opera; ma nel po$ar$i poi
[096]DELLA ARCHITETTVRA
La$cerebbe fe$$ure. Et però facci$i in que$to modo, non $i leuino uia a fatto le
armadure, ma di dì in dì $i all entino a poco a poco; accioche nel leuarle inanzi t\~e
po, non te ne riu$ci$$e l’opera cruda. Ma dopo alquanti giorni, $ecõdo la grã-
dezza dell’opera; rallentala alquanto piu, & co$i ua $eguitando, $ino a tanto, che
le pietre ad arco $i a$$ettino per la uolta infra di loro, & che l’opera faccia pre$a.
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Il Modo dello allentarle è que$to, quando tu harai po$ta l’armadura $oprai ca-
pitelli, o $opra quel che piu haràfatto per te; poni primieramente $otto le te$te
dell’armadura, biette di legno auzzate a guifa di conio: quando poi tu uorrai al
lentarla, caccierai con un martello fuori a poco a poco e$$e biette, $enza perico-
lo, fin a quanto tu uorrai. Io finalmente delibero, che le armadure non $i deb
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bino leuare uia afatto: $ino a pa$$ato l’i nuerno intero: & que$to sì per altri ri$pet
ti, sì ancora, accioche per il dilauare delle pioggie, l’opera $neruata, & disfatta$i
non rouini. Ancorche non $i puo fare maggiore utilità alle Volte, che dar lo-
ro tanta acqua, che elle $e ne po$sino abbondantemente inzuppare, & che le
non pati$chino mai di $ete; ma $ia di loro detto a ba$tanza.
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Delle Corteccie de Tetti, della loro utilità, & delle $orti de Tegoli, & della forma loro, &
di quel che $i faccino. Cap. X V.
IO torno al coprire de tetti. Certamente $e noi andremo bene con$ideran
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do, e’ non è co$a alcuna in tutto uno edificio piu utile, che l’hauere un luo-
go doue tu po$$a ri$uggire, a difenderti da rouenti Soli, & dalle Tempe$te,
che ca$cano dal cielo. Et che que$to beneficio ti $ia eterno? non ne $ono cagio
ni le mura, non lo $pazzo, non qual altra co$a di que$te tu ti uo glia; ma princi-
palmente per quanto $i puo uedere, la $ola ultima $corza del Tetto; la qua-
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le la indu$tria, & l’arte de gli huomini, fatto e$perienza d’ogni co$a, non ha per
ancora $aputo trouare gagliarda, & ba$tante contro le ingiurie de tempi, $e-
condo che la nece$sità della co$a ricerca. Nè io ho fede, che ella $i po$$a tro-
uare co$i facilmente. Imperoche concio$ia che non $olamente le pioggie, ma
i diacci, & le gran uampe, & i Venti piu d’ogni altra co$a mole$ti, non re$ti-
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no mai di danneggiarle in ogni luogo; che co$a è quella, che po$$a piu hora-
mai in luogo alcuno $opportare, i tanto continoui, o piu to$to crudeli inimi-
ci? Di quì na$ce, che alcune coperture, $ubito $i infracidano; & alcune $i di$-
fanno, altre aggrauano troppo le mura, altre $i fendono, e $i rompono; altre $i
dilauano; di maniera che i metalli, per altro conto inuitti contro le ingiurie
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delle tempe$te, non po$$ono in que$ti luoghi durare contro le tante $pe$$e of-
fen$ioni. Ma gli huomini non $i faccendo beffe delle co$e, che e’ poteuano
hauere abbondantemente, $econdo la Natura del luogo, prouiddero alla ne-
ce$sità il piu che poterono; & di quì nacquero uarij modi d<007> coprire gli edifi-
cij. Dice Vitruuio che que’ di Pirgo copriuano gli edificij con Canne; &
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que’ di Mar$ilia con terra battuta, & rimenata con paglie. I Telofagi appre$$o
de Garamanti (come dice Plinio) cuoprono le $uperficie de Tetti di cortec-
cie. Grâdi$sima parte della Magna u$a a$sicelle. In Fiãdra, & nella Piccardia;
$egano in a$$e la Pietra bianca, piu facilmente che il legno; laquale adoperano
[097]LIBRO TERZO.
in cambio d’embrici, I Genoue$i, & i To$cani adoperano nel coprire le ca$e,
la$tre $piccate da $caglio$e Pietre. Altri hanno e$perimentati gli $malti, de
quali parleremo dipoi. Fatta finalmente e$perientia d’ogni co$a, non troua-
rono però mai gli ingegni, o l’indu$trie de gli huomini; co$a piu commoda,
che gli Embrici di Terra cotta. Imperoche i lauori di $malti, per le brinate di-
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uentano $cabre>$i, $i fendono, & $i rouinano. Il piombo da gli ardori del Sole
$i liquefa. Il Rame $e e’ $i pone gro$$o, co$ta a$$ai; $e egli è $ottile, è alterato
da Venti, & dalla ruggine fatto $ottile, $i gua$ta. Dicono che un certo Grinia di
Cipro, figliuolo d’un contadino fu il primo, che trouò il fare i Tegoli, iquali
$ono di due $orti, l’uno è largo, & piano; largo un piede, & lungo tre quarti di
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braccio con $ponde ritte di quà, & di là, $econdo la nona parte della $ua lar-
ghezza, che $i chiama Embrice; L’altro è tondo, & $imile a gli $tinieri da arma-
re le gambe, detto Tegolino, amenduoi piu larghi donde hanno a riceuere le
acque, & piu $tretti, donde le hanno a uer$are. Ma gli Embrici piani, cioè le
Gronde $ono piu commode, pur che le $i congiunghino l’una appo l’altra a $i-
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lo, & con l’archipenzolo, che le non pendino da alcuno de lati, & che le non
rimanghino in alcun luogo come catini, o in alcun’altro, come poggiuoli ri-
leuati, accioche non ui $ia a trauer$o co$a alcuna, che impedi$ca l’acqua nel
cor$o, & che non ui $ia intrala$ciata co$a alcuna non coperta. Se la $uper$icie
del tetto $arà grandi$sima, ricerca Embrici maggiori, accioche e’ non traboc-
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chino, non $endo $ufficienti a riceuere le gore delle pioggie. Io uorrei, accio
che i furio$i Venti non portino uia i Tegoli, che e’ $i $erma$sino tutti con calci-
na, & ma$simo ne gli edificij publici: Percioche nelli edificij priuati, ba$terà
fermare contro la furia de Venti, leGronde; oltre a che $e e’ $i gua$ta$$ero, piu
facilmente $i racconciano doue e’ fanno danno. Que$to per altro commo-
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di$simamente $i farà in que$to modo: concio$ia che $e ne Tetti di legname in
cambio di A$si, $i metteranno per la lunghezza de correnti pianelle di Terra
cotta, con ge$$o, & $i di$tenderanno $opra le dette pianelle gli embrici, ferman
doli con calcina; que$to lauoro $arà $icuri$simo contro a fuochi, & a bi$ogni de
gli habitatori accommodati$simo; & $arà di minore $pe$a, $e in cambio di pia-
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nelle, ui metterai canna greca, & la fermerai con calcina. Io non uorrei, che
tu adopera$si gli embrici, & ma$simo quelli, che tu uuoi mettere a calcina nelli
edificij publici, $e e’ non fu$$ero $tati prima duoi anni a $opportare i diacci, & i
Soli: Percioche $e e’ ui $i porranno che e’ non $ieno $ufficienti, non $i leueranno
di tale muraglia $enza $pe$a non piccola. Souuiemmi che io raccõti quel che
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io ho letto in Diodoro I$torico de celebrati orti di Siria in palco, inuention nuo
ua, & non di$utile. Percioche $opra le traui, ui po$ono canne impia$trate di
Asfalto; & $opra ui me$$ono duoi $oli di mattoni cotti, l’un $opra l’altro, fermi
con ge$$o; nel terzo luogo ui me$$ono Embrici di piombo, in modo fatti, & con
giunti in$ieme, che a primi mattoni non poteua penetrare giamai humidità
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alcuna.
[098]DELLA ARCHITETTVRA
De pauimenti $econdo l’oppenione di Plinio, & di Vitruuio, & $econdo l’opere delli An-
tichi; & quali$ieno i T empi buoni, per cominciare, & terminare le uarie $orti delle
opere. Cap. XVI.
TRatteremo hora delli $malti, i quali $ono ancora della natura de tetti. Di
5
que$ti alcuni ne $ono allo $coperto; alcuni ne $ono di trauate; & alcuni no;
amenduoi bi$ogna c’habbino un piano finito, tirato $econdo le $ue linee,
$opra il quale $i ponghino. Quelle $uper$icie che $aranno allo $coperto, bi$o-
gna che $i rileuino in modo, che almeno a ogni dieci piedi, habbino di pendio
due dita; & onde l’acque po$sino $colando$i, raccor$i nelle Citerne, o nelle $o-
10
gne. A que$te fogne $e elle non $i potranno mandare, o in mare, o in fiumi, ca-
ua loro pozzi in luoghi commodi, in$ino che tu truoui l’acqua uiua, & rie>mpi
intorno la fo$$a di ciottoli. Et $e finalmente nõ potrai fare que$to, dicono che
$i faccino fo$$e capaci, & ui $i mettino carboni, dipoi $i ri\~epino di Sabbione, che
$i $ucceranno, & inghiottiranno la $uperfluità dello humore. Vltimamente $e
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il piano $arà fatto di materia ragunaticcia, $i mazzanghererà accurati$simam\~ete;
& ui $i di$tenderanno $opra pezzuoli di $a$si, a$$odandoli con la Mazzeranga.
Ma $e il piano harà $otto, la impalcatura allhora $i attrauer$i con un’altra impal-
catura di A$le; & poi ui $i mettino i pezzuoli de $a$si alti un piede, & $i battino, &
s’a$$odino con la mazzeranga. Et $ono alcuni che pen$ano che $otto i pezzuoli
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de $a$si, $i debbino di$tendere gine$tre, & felci; accioche il legname non $i gua$ti
tocco dalla calcina. Se i pezzuoli de $a$si $aranno nuoui, alle tre parti dia$ene
una di calcina; $e $eranno uecchi, aggiunghi$i alle cinque parti, due; & co$i me$co
lato $i faccia diuenire $errato, cõ batterlo eccellentem\~ete cõ ba$toni. Sopra que
$ti s’aggiunga una poltiglia gro$$a $ei dita, di terra cotta trita, che alle tre $ue par-
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ti, $ia me$colata una parte di calcina. Vltimamente ponghinui$i $opra, o am-
mattonati in cerchio, o altri mattoni cotti, a $pinape$ce; o uero mezane a filo
& $econdo il regolo. Sarà il lauoro piu $icuro, $e infra la materia battuta, & la
poltiglia, $i congiugneranno in$ieme embrici, & regoli con calcina rimenata
con oglio. Gli $malti, che non hanno a $tare allo $coperto, perche $on molto lo
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dati $e $ono aridi, & $ecchi, Varrone comanda che $i faccino in que$to mo-
do: Caui$i duoi piedi di Terreno, & mazzeranghi$i molto bene, & pongaui$i
$opra, o un $uolo di $a$$olini, o di mattonami; la$cinui$i sfogatoi, onde l’humo-
re po$$a di$tillar$i per i $uoi canali, mettinui$i $opra de Carboni, & $pianati, &
pe$ti bene; pongaui$i $opra un $uolo gro$$o di mezo piede, qua$i come una
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$tiacciata me$colata di $abbione, calcina, & cenere; Que$te co$e che in$ino a
quì habbiamo dette, le habbiamo tolte da Plinio; Et principalmente da Vi-
truuio. Racconteremo per l’aduenire quelle, che io con $omma cura, & dili-
gentia ho raccolte circa gli $malti, da li edificij de li Antichi; da quali io con-
fe$$o hauere imparate molto piu co$e, che da gli $crittori. Et comincierò da
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la corteccia di $opra, la quale è molto difficile, a fare che ella non $i gua$ti, o
non $i fenda: Percioche e$$endo ella pregna di humore, diuenta humida: Tocca
poi dal Sole, & da Venti aduiene che ella in pelle in pelle $i ri$ecchi: perla qual
co$a, come de l’altra creta molle ueggiamo, che aduiene, $i ri$tringe la $corza
[099]LIBRO TERZO.
di $opra, & apre fe$$ure, che nõ $i po$$ono rimediare; percioche quelle parti, che
$aranno diuentate aride, non $i ri$tringhono in$ieme per arte alcuna, & le parti
humide cedono facilmente, & uanno dietro a chi le tira. Io ueggo che gli An
t>ichi po$ono le ultime corteccie, o di Terra cotta, o di pietra, & i Tegoli ueram\~e
te, oue non $i uadia $u con i piedi, ho io ui$ti po$ti larghi per ogni uer$o tre quar
5
ti di braccio congiunti con calcina rimenata con olio. Et $i ueggono Matton-
cini minuti, gro$si un dito, larghi duoi, & lunghi quattro; comme$si per il lato a
$pinape$ce. Po$$on$i uedere in molti luoghi la$tricati di pietre, fatti di tauole
di Marmo grandi$sime, & di $egate in piu minuti pezzi, & di quadretti. Ol-
tra di que$to $i ueggono ammattonati, o $malti antichi, fatti d’una $ola materia,
10
cioè calcina, rena, & matton pe$to, me$colato per quanto io po$$o conietturare,
per terzo. Io ho trouato che que$ti $malti, $ono piu fermi, & piu forti, $e ui $i
aggiugne la quarta parte di Treuertino pe$to. Sono alcuni, che lodano gran-
di$simamente per fare tal lauoro la poluere di Pozzuolo, che e’ chiamano Ra-
pillo. Gli $malti, che di una $ola materia $ono compo$ti, bi$ogna e$perimen-
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tarli con batterli $pe$si$simo; & che con il batterli $pe$$o e’ $i guadagnino l’un dì
piu che l’altro, & lo e$$ere $errati, & la durezza loro, tal che $ieno qua$i piu duri,
che la pietra. Et è chiaro, che $e tali $malti $i bagnano con lauatura di calcina,
& con olio di lino; acqui$tano una durezza $imile al uetro, & che non è mai con
$umata dalle tempe$te. La calcina rimenata con olio, dicono che ne gli am-
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mattonati non riceue mai co$a alcuna nociua. Sotto lo ammattonato, o $mal-
to io ueggo e$$erui po$ta materia di calcina, & di pezzuoli di mattoni minuti, &
rotti; gro$$a due, ouero tre dita. Sotto que$ta, $i truoua qua$i come un ripieno,
parte di pezzami di mattoni, parte di $caglie di pietra, come quelle, che gli $car-
pellini leuano con le $ubbie; & la gro$$ezza di que$ta è qua$i di un piede. Al-
25
troue infra quella di $opra, e que$ta, trouo e$$erui di$te$i pezzami di mattoni cot
ti; ultimamente nel piu ba$$o luogo, $i truouano $a$si non piu gro$si che un pu-
gno. Veggon$ine $iumi Sa$si, che $i chiamano ma$chi, come $ono quelli, che
$ono tondi, che tengono di $elice, & di Vetrina, che fubito fuori dell’acqua $i $ec
cano, ma il matton cotto, & il Tu$o, & $imili ri$erbano l’humidità gran tempo.
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Per laqual co$a $ono molti, che aftermano, che l’hnmidità, che e$ce della Terra;
non penetrerà mai a le corteccie de lo ammattonato, che harà $otto un $uolo di
tale Sa$$o. Habbiamo ui$to ancora, chi $opra piccoli Pila$tri di tre quarti adat-
tati $opra il $uolo del Terreno, con ordine quadrato, ha u$ato di por tegoli di ter
ra cotta, con iquali feciono l’ammattonato, o $malto, che noi habbiamo detto.
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Ma que$ta $orte di $malto s’a$petta principalmente a Bagni, de quali diremo a
luoghi loro. Godono gli ammattonati de la humidità, & de la aria humida,
mentre che e’ $i fanno, & ne luoghi ombro$i, & humidi, $i mantenge>no piu
fermi, & piu interi; & a gli ammattonati nuocono principalmente la infermi-
tà del Terreno, & una $ubita di$eccatione. Percioche $i come piouuto, & ri-
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piouuto piu uolte, la terra a la Campagna $i ri$erra, co$i i pauimenti inhumiditi
abbondantemente, diuentano di una $ola, & $alda durezza $imile al ferro. Do
ue il pauimento habbia a riceuere l’acque che ca$cano da le grondaie de Tet-
ti; bi$ogna farlo di pietre molto grandi, & molto $alde; accioche egli (per dir
[100]DELLA ARCHITETTVRA
co$i) per la malignità delle continoue gocciole, che da alto impetuo$amente ad
do$$o gli ca$cano; non $ia forato, o gua$to. Oltra que$to, il pauimento, che $o-
pra legname, o impalcature $i di$tende, bi$ogna hauer cura che le o$la, dalle qua
li deue e$$er $o$tenuto, $ieno di forze gagliarde, & in$ra loro uguali. Ilche quã
do co$i nõ fu$$e (come $e gli aueni$$e che alcun muro, o traue ui $u$$e po$ta $otto,
5
molto piu gagliarda che l’altra) Il pauimento in quel luogo $i gua$terebbe, & $i
fenderebbe: Imperoche nõ ten\~edo il legname $empre il $ermo, ma mouendo$i
$econdo la uarietà de tempi, che per li humidi ingro$$a, & per li alidori $i ri$ecca,
& $i ri$trigne, non è marauiglia $e per que$ta cagione, lo ammattonato $i $ende,
durando fatica, & cedendo al pe$o le parti piu deboli. Di que$ti $ia detto a ba
10
$tanza. Ma io nõ uorrei pretermettere quel che è molto a propo$ito; Impero-
che altri tempi, altri annuali, & altra $tagione, & qualità d’aria, $i a$petta al cauare
de fondamenti, altra a riempierli, altra ad alzare le mura, altra a $are le uolte, &
altra al mettere delle corteccie. Imperoche i fondamenti $i cauano commo-
di$simamente mentre che il Sole è in Leone, & in e$$o Autũno, e$$endo terreno
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a$ciutto: Nè impedendo le troppe acque le $o$$e. Molto accomodatam\~ete an-
cora $i riempiono certo nella primauera, & ma$simo dou>e e’ $ono molto pro-
fondi: Percioche e’ $i $aranno a$$ai dife$i dalli ardori della $tate, mediante il ter-
reno che ui era po$to attorno qua$i come per difen$ore; ma molto piu commo-
dam\~ete $i riempierãno nel principio dell’Inuerno; pur che quella tale Regione,
02
non $ia $otto il Polo, o in $imili luoghi, talche in un $ubito egli habbino a diac-
ciarui, piu pre$to che a fare la pre$a. Le Mura ancora hãno in odio i caldi ecce$
$iui, & i freddi crudeli, & i $ubiti diacci, & piu che altro, il Vento Aquilone. Le
Volte in$ino a tanto c’habbino fatto la pre$a, de$iderano piu che altra muraglia
$tagione uguali$sima, & temperati$sima. Le corteccie porremo noi a tempo
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molto commodo, $e le porremo al na$cere delle $telle, chiamate Gallinelle; & in
que’ giorni finalmente, che haranno $offiato a$$ai, & inhumidito i Venti Au-
$trali. Percioche $e non $arà humido del tutto, ciò che $i harà a intonicare, o
a imbiancare, non ui $i attaccherà co$a, che ui $i metta, ma fe$$e, & $piccate l’u-
na dall’altra, cadranno, & faranno per la $cabro$ità loro, il lauoro men bello.
30
Ma delle corteccie, & delli Imbiancamenti, piu diffu$amente ne tratteremo a
luogo loro. Hora hauendo finiti i Modi delle co$e, che $i doueuano dire, pa$-
$iamo alla con$ideratione delle altre co$e, piu diftintamente. Et primieramen
te, tratteremo di quante $orti, & uarietà $ieno gli edificij, & di quello, che a
qual $i è l’uno $i a$petti, Dipoi de gli ornamenti de gli edificij. Vltimamente
35
di$correremo come $i po$sino rimediare @ loro difetti, che auuenuti li $ono,
per colpa del Mae$tro, o per ingiuria de Tempi.
40
[101]
DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONBATISTA
ALBERTI.
5
_LIBRO QV ARTO,_
DELLE OPERE VNIVERSALI.
Che ne gli edific{ij}, o $ieno $tati fatti per la nece$sit à della Vita, o per l’opportunit à de bi$o-
10
gni, o per dilettatione de Tempi; Furono nondimeno ordinatiper cagione de gli huomi
ni. Della uaria diui$ione delle Republiche appre$$o diuer$e nationi, che l’huomo per la
ragione, & per la cognitione c’ha delle Arti, è differente dalle bestie, perilche $i di$cer-
ne differentia, et diuer$ità, infra gli huomini, & parimente infra gli Edific{ij}. Cap. I.
15
EGLI è co$a manife$ta, che gli Edificij $ono $tati fatti per cagione
de gli huomini: Percioche $e noi andremo ben con$iderãdo, gli
huomini incominciarono a fare un’opera, mediante laquale di-
fende$sino loro $te$si, & le co$e loro da tutte le male qualità de
t\~epi. Ate$ero dipoi ancora, che nõ $olamente quelle co$e, che
20
fu$$ero nece$$arie a la $alute loro: Ma che tutte quelle ancora, che
gioua$$ero a qual $i uoglino e$pedite cõmoditati, non $i la$cia$$ero in maniera al
cuna in dietro. Oltra que$to auertiti, & allettati in modo da la opportunità de
le co$e, uennero a quello, che eglieno andarono e$aminando, di fare gli edificij
di maniera, che cõ e$si pote$sino ad\~epier i loro diletti & i loro piaceri. Et \~q$to
25
co$tumarono l’un dì piu che l’altro; in modo che $e alcuno dice$$e co$i, cioè che
gli Edifficij fu$$ero $tati fatti, alcuni per la nece$sità de la Vita, alcuni p la oppor-
tunità de bi$ogni, & alcuni per i diletti de gli huomini, $econdo i tempi; for$e di-
rebbe il uero, & bene. Ma quando noi andiamo guardãdo per tutto, la grãde
abbondanza, & uarietà delli edificij, facilm\~ete cogno$ciamo, che tutti gli edificij
30
nõ $olamente $ono $tati fatti per que$ti bi$ogni; o preparati piu per que$ta cagio
ne, che per que$ta altra; ma ci aueggiamo, che le uarietà, & le tante $orti loro, $o-
no principalmente nate da la uarietà, de gli huomini. Di modo che $e noi uor
remo diligentemente e$aminare; $i come ordinammo le $orti loro, & le parti
di e$si; douiamo farci, & incominciare ogni no$tra inue$tigatione da que$to;
35
cioè che noi douiamo primieramente con$iderare molto accuratamente. Le
Nature de gli huomini; & in quello che $ieno differenti infra $oro; per ca-
gione de quali $i fanno gli edificij, & per l’u$o de quali, $i uariano; accioche
quindi ricono$ciute tutte le co$e, $i tratti di loro piu di$tintamente. Raccon-
tiamo adunque per que$ta cagione, quel che dello $compartire la multitudi-
40
ne delli huomini intende$$ero i dotti$simi antichi Fondatori de le Repub. &
delle leggi. I quali con $tudio, cura, & diligentia, nel rie$aminare, & di$correre
$imili co$e, $i affaticarono acqui$tando grandi$sima lode delle co$e da loro tro-
uate. Dice Plutarco che Te$eo diui$e la Republica in huomini che crea$$e-
ro, & e$pone$$ero le leggi humane, & diuine, & in altri che attende$$ero ad e$er-
[102]DELLA ARCHITETTVRA
citij manuali. Solone di$tiribuì i $uoi Cittadini, $econdo il m>odo, & la quanti
tà de l’E$timo, & dele ricchezze loro; in modo che chi non ricoglieua dale
$ue po$$e$ioni trecento Staia, non era qua$i da lui annouerato infra, i $uoi Cit-
tadini. Gli Atenie$i tenneronel primo luogo, quegli huomini; che erano or-
nati, & pieni di dottrina, & de lo u$o de leco$e; & nel $econdo luogo, gli ora-
5
tori, & ne l’ultimo gli Artigiani. Romulo $eparò da la Plebe, i caualieri, & i
Patritij. Ma il Re Numma diui$e la Plebe $econdo J>e Arti. In Francia era
la Plebe qua$i come $tiaua, gli altri dice Ce$are, che erano, o Soldati, o dediti a
la Religione, o a gli $tudij di $apienza, iquali $i chiamauano Druidi. Appre$-
$o a Pantei, i primi erano i Sacc>rdoti, i $econdi gli Agricultori, & i Terzi erano
10
i Soldati, coniquali erano i Pa$tori, & i guardiani de be$tiami. Gli Inghile$i $i
diuideuano in quattro ordini, i primi erano quelli, de quali $i faceuano i Re,
gli altri i Sacerdoti; nel Terzo luogo i Soldati, & ne l’ultimo la Plebe. Gli
Egittij diedero il primo grado a Sacerdoti; il $econdo a Re, & a Prefetti; nel
Terzo luogo po$ero i Soldati, & la moltitudine altre$i diui$ono diuer$amen-
15
te infra Agricultori, & Pa$tori, & Artefici; & come dice ancora Erodoto in-
fra Mercennarij, & Barcaruoli. Raccontano, che Ippodamo diui$e ancora
egli la $ua Republica in tre parti, Arte$ici, Agricultori, & Soldati. E’ pare che
Ari$totile non bia$ima$$e coloro che $epararono da la moltitudine alcuni huo-
mini piu degni, che con il con$iglio, con i Magi$trati, & con i giudicij, haue$-
20
$ino ad e$$er $opra de gli altri, & che diui$ero il re$tante dela Plebe, infra Agri-
cultori, Artigiani, Mercatanti, Mercennari, Caualieri, Pedoni, & Turba Na-
uale. Non troppo qua$i di$simile a que$ta, $econdo che di Diodoro h<007>$to-
rico $i caua, fu la Republica de gli Indiani; percioche egli hebbono i Sacer-
doti, gli Agricultori, i Pa$tori, gli Arte$ici, i Soldati, i Pre$identi, & quelli che
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erano $oprai Con$igli publici. Platone di$$e, che una Republica era hor pacifi-
ca, & de$idero$a de la quiete, & del ripo$o; & hora armigera, & uolontero-
$a, $econdo che erano gli animi di chi la gouernaua. Et diui$e tutta la molti-
tudine de Cittadini, da le parti de lo animo; una parte $ece di coloro, che con
ragione, & con$iglio moderauano il tutto; & l’altra di coloro, che con le armi
30
rimoueuano le ingiurie. Et la Terza di coloro, che ne porgeuano; & mini$tra-
uano, i nutrimenti; con i quali i Padri, & i Soldati $i $o$tentauano. Que$te co-
$e ho io breui$simamente raccolte, cauate da molti $critti de gli Antichi; le
quali mi pare che mi auuerti$chino, talmente, che io habbia a conofcere che
leco$e, che io ho raccolte, $on tutte parti di Republiche; & che io debba an-
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co giudícare che cia$cuna di loro, debba hauere il $uo particolare modo del-
li Edi$icij. Ma accioche $econdo il co$tume no$tro, noi trattiamo di ciò piu
di$tintamente; haremo piacere di di$correre in que$ta maniera. Se alcuno
haue$$e a $eparare in alcune parti; il numero de Mortali; la prima co$a, che ca-
drebbe in la mente di co$tui, $arebbe que$ta. Principalmente e’ cono$cereb-
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be che e’non è il mede$imo, con$iderare gli habitatori di alcuna prouincia co-
me tutti in$ieme; & il con$iderargli come $eparati, & di$tinti in parti; Secon-
dariamente, contemplando egli la Natura loro, non $i auedrà egli in qual co-
$a, e’ $aranno piu che in altra differenti; onde quindi po$$a pigliare le occa$io-
ni del $epararli in parti? Ma e’ non è co$a alcuna, per la quale l’huomo $ia piu
[103]LIBRO QVARTO.
differente da l'huomo, che quella $ola, mediante la quale egli è molto lontano
dal genere de le be$tie; cioè la ragione, & la cognitione de le buonearti; & aggiu
gnici $etu uuoi, la pro$perità de la fortuna. De le quali tutte Doti, pochi $ono
infra mortali, che ne $ieno interamente dotati, & in e$$e eccellenti. Apriracci$i
di quì adunque la no$tra prima diui$ione, cioè che noi ne $cegliamo di tutta la
5
moltitudine alquanti, alcuni de quali $ieno Illu$tri, mediante la loro $api\~eza, cõ-
$iglio, & ingegno. Alcuni altri approuati mediante l'u$o, & la notitia de le co$e,
& altri $ieno celebrati perla copia de le ricchezze, & per la abbondanza de beni
di fortuna. Et chi negherà, che à co$toro non $i debbino dare à cura le princi-
pali parti de la Repub. A gli huomini egregij adunque che $arãno di gran cõ-
10
$iglio, $i debbe dare la principal cura, & pote$tà dimoderarele co$e. Co$toro
cõ Religione $tatuiranno le co$e$acre: Et giu$ti, & ragioneuoli, con$tituiranno
con le leggi gli ordini, & mo$treranno la uia di bene, & felicemente uiuere. Ve-
glieranno per difendere, & accre$cer, l'un dì piu che l'altro, l'autorità, & la digni
tà deloro Cittadini. Et doue per auentura eglino harãno proueduto co$a, che
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$ia per e$$ere commoda, utile, o nece$$aria, e$$endo e$si for$e $tracchi da gli anni,
talmente che piu pre$to uoglino e$$ere occupati nel cõtemplare delle co$e, che
in metterle ad e$$ecutione le cõmetteranno a quelli che in e$$e $ono pratichi <002>
lungo u$o, & e$pediti, & atti a metterle ad effetto; accioche e' uadino cõtinouan-
do con i portamenti loro, di ben meritare della Patria. Et que$ti altri, pre$o il
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negotio $opra di loro, & in ca$a con grandi$simo ingegno, & $ollecitudine; & fuo
ra con la fatica, & con i di$agi, procureranno il fatto diligentemente, daranno
$ententie, guideranno e$$erciti, e$erciteranno $e $te$si, & la multitudine, & la in-
du$tria de loro. Cono$cendo$i finalmente, che $i affaticheriano indarno, a uo-
ler dare perfettione a le co$e, $enza le facultadi; quelli, che $eguono doppo co$to
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ro, bi$ogna che $opperi$chino con le ricchezze loro, o da la agricultura, o merca
tura che $ele habbino. Tutta l'altra multitudine de gli huomini, debbe $econ-
do che ricercherà il bi$ogno, ubbidire, & porgere aiuto a que$ti principali. Se
que$te co$e fanno a$$ai a propo$ito, noi certo ueggiamo chele qualità de gli edi-
ficij, altre $i a$pettano al Publico, altre a Cittadini principali, & altre a la Plebe.
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Et a principali, ancora, altre $i a$pettano a quelli che hanno il pondo di pen$ar a
la Città, & a Con$igli; altre a quelli, che $i e$ercitano in le faccende, & altre a quel
li, che attendono a ragunar le ricchezze. Di tutte lequali co$e certamente, re-
ferendo$ene, come habbiamo detto, una certa parte a la nece$sità, & un' altra
parte a la commodità; $iane lecito a noi, che trattiamo de gli edificij, l'hauerne
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conce$si alcuni per diletto delo animo mentre che in cambio di premio, noi
$tatuiremo che i principij di $imili diui$sioni, $i debbino ricercare da primi do-
cumenti de Filo$ofi. Di que$ti adunque douiamo noi trattare quel che ad uno
edificio publico $i a$petti quel che a gli edificij de Cittadini principali, & quel
che a gli edificij de la Plebe $i cõuenga. Ma donde comincieremo noi a dare
40
principio a $i gran co$e? Comincieremo noi $i come interuenne a gli huomi-
ni, nel procacciar$i di giorno in giorno $imili co$e, da le picciole ca$uccie de
poueri priuati? & dipoi pa$$eremo $i come noi ueggiamo, a que$ti grandi$si-
mi edificij de Teatri, de le Terme, & de Tempi? Egli è certo co$a manife$ta,
[104]DELLA ARCHITETTVRA
che legenti del Mondo $tettero grandi$simo tempo $enza cinger mai le Città
di mura. Gli Hi$torici $criuono, che andando Dioni$io per la India, non trouò
appre$$o d<007> quelle genti alcuna città cerchiata di Mura. Et Tucidide $criue, che
già la Grecia, non era cinta di alcuna muraglia. Et per la Francia $ino à tempi
di Ce$are, non era popolo alcuno in la Borgogna, che $te$$e ne le Cittadi; ma $ta-
5
uano $par$i in Borghi. Che piu? Io truouo che la prima Città fu Biblo; occu-
pata da Fenici, la quale Saturno haueua accerchiata di Mura intorno alle $ue ca-
$e. Ancor che Põponio dica di Ioppe edificata inanzi al Diluuio. Dice Ero-
doto che occupando gli Etiopi lo Egitto, non puniuano alcuno, che erra$$e, di
pena capitale; ma li faceuano alzare la Terra intorno à Borghi, ch'eglino habita-
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uano. Etdi quìdicono $i cominciarono a fare le Città in Egitto. Ma parle-
remo di loro altra uolta. Perche hora $e bene io ueggo che tutte le co$e che
naturalmente $i fanno; na$cono da principij deboli, mi piace nõdimeno comin-
ciar dalle co$e piu degne.
Della Regione, del luogo, & del Sito commodo, & $commodo, per le Città, $econdo il parer
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delli Antichi, & $econao il parer dello Autore. Cap. II.
ATutti i Cittadini $i appartengono tutte le co$e Publiche, le quali $ono par
ti della Città. Se noi terremo per co$a certa, che la importanza, & la ca
gione di fare una Città, debba $ecõdo il parere de Filo$ofi e$lere que$ta;
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cioè che gli habitatori ui u<007>uino in pace, & quanto piu $i può $enza incommodi,
& liberi da ogni mole$tia; E' bi$ognerà certamente con$iderare, & d<007> nuouo, &
da capo rie$aminare, in che luogo, in che $ito, & con qual circuito di linee, ella
$i debba porre. Di que$te co$e ci $ono $tati uarij, & diuer$i pareri. Ce$are $cri
ue che i Tede$chi $i arrecauano à grandi$sima lode, l'hauere intorno à loro
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confini, di$erti, & $olitudini grandi$sime: Et que$to interueniua, perche e' $i pen-
$auano, mediante e$si di$erti, e$$er $icuri dalle $ubite $correrie de Nimici. Gli
Hi$tor<007>ci non pen$ano che Se$o$tri Re delli Eg<007>ttij, re$ta$$e per altra cagione di
condurre lo E$$ercito in Etiopia, che per e$$er$i sbigottito da la Care$tia de
le Vettouaglie, & da la difficultà de luoghi. Gli A$sirij dife$i da di$erti, & da
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luoghi padulo$i, non $opportarono mai alcun Re foreftiro. Dicono che gli
Arabi mede$imamente per non hauer nè acqua, nè frutti, non hanno mai pro-
uato nè l'impeto nè la ingiuria de Nimici. Plinio $criue che la Italia, non è $ta-
ta mole$tata per alcuna altra cagione da le Armi Barbare, piu che per il dilet-
to del Vino, & de fichi. Aggiugni che la grande abbondanza di cote$te co$e,
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che $olamente a$pettano al diletto, nuocono come diceua Crate, & a giouani,
& a Vecchi; percioche que$ti ne diuentano crudeli, & quelli effeminati. Ap-
pre$$o li Americi, dice Tito Liuio, è una Regione fertili$sima; la quale $i come
il piu de le uolte $uole interuenire a pae$i gra$si, genera huomini non gagliar-
di, & effeminati. Per l'oppo$ito ne Lignij per habitare in luoghi $a$$o$i, e$$en-
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do forzati continouamente ad e$ercitar$i, & a uiuere con e$trema ma$$eritia;
ui $ono gli huomini indu$trio$i$simi, & robu$ti$simi. Il che $tando in que$ta
maniera, auuerrà for$e che alcuni non bia$imeranno i luoghi co$i a$pri, & co-
$i difficili per farui le Cittadi; & alcuni forfe per il contrario. Percioche e'
[105]LIBRO QVARTO.
de$idereranno certamente godere di tutti i beni, & di tutti i doni de la Natura;
talmente che non ui $i po$$a arrogere piu co$a alcuna: & quanto a la nece$sità, &
quanto a piaceri, & che i beni $i u$ino rettamente, $i puo ordinare per leggi, &
per $tatuti de Padri. Ma di quelle co$e, che giouano a la Vita, certo che $ono
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molto piu gioconde quelle che $ono in ca$a, che quelle che $i hanno a procaccia
re di fuori. Et de$idereranno certamente un terreno, quale è appre$$o di M\~e-
fi, come $criue Varrone, che gode di Cielo tanto benigno, che non pure tutti gli
Alberi, ma le uiti ancora, non ui perdono le $oglie in tutto l'anno, o quale $otto
il Monte Tauro, in que' luoghi che guardano uer$o A quilone. Doue Strabo-
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ne dice, che i Grappoli dele Vue ui $ono di un braccio, & mezo, & che di cia$cu
na Vite $i ricoglie mezo barile di Vino, & di un fico $olo, libre cento quaranta
di fichi. Oquale è quello, che habita l'India, ol'I$ola Hiperborea nel mare
Oceano, delquale terreno $criue Herodoto, che e' ricolgono il frutto due uol-
te l'anno. O quale è quello di Portogallo, che dai $emi che ca$cano fanno piu
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& piu ricolte. Opiu pre$to quale è il Talge, nel monte Ca$pio, ilquale campo
ancorche non lauorato, genera da $ele biade. Sono que$te co$e rare, & piu to
$to da e$$er bramate, che trouate. Et però quelli eccellenti$simi Antichi, che
$cri$lono di $imili co$e, o pre$e da altri, o pure da loro trouate, Dicono che la
Città $i debbe talmente collocare, che ba$tandole quello, che ella ricoglie nel
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$uo (per quanto $opporta la ragione, & la conditione de le co$e humane) el-
la non habbia bi$ogno di andare fuori per alcuna co$a nece$$aria: & $ia af-
forzificato in tal modo il circuito de $uoi confini, che dal nimico non ui $i po$$a
entrare co$i facilmente, & che ella po$$a a $ua po$ta mettere fuora e$erciti, ne le
prouincie d'altri, & contro a la uoglia del nimico. Imperoche egli affermano
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che una Città co$i collocata, puo difender $e, & la libertà $ua, & allargar$i molto
d'Imperio. Ma che dirò io quì? Que$ta lode principalmente è attribuita a
lo Egitto, cioè che egli $ia da ogni banda, oltre a modo affortificato, & qua$i del
tutto inacce$sibile; concio$ia che da un lato habbia oppo$ta la marina, & da l'al-
tro un di$erto grandi$simo, da la de$tra ripidi$simi Monti, & da la $ini$tra Paludi
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larghi$sime. Oltre a che la fertilità del terreno ui è tanta, che gli antichi di$$o-
no, che lo Egitto era un publico granaio del mondo. Et che gli Dij erano $o-
liti rifuggire in quel luogo, per recreatione, & $alute de glianimi loro. Non a-
uenne niente dimeno, $econdo che $criue Gio$efo (benche que$ta regione fu$-
$e tanto forte, & tanto abbondante, che ella $i gloria$$e di potere dare da man-
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giare a tutto il Mondo, & riceuere, & albergare, & $aluare e$si Dij) che ella fu$$e
però in ogni età libera. Ben dicono adunque coloro il uero, che fauoleggiando
dicono che le co$e de Mortali non $ono $icure, $e bene in grembo a e$$o Gioue.
Et però ci parerà immitare quella ri$po$ta di Platone, ilquale e$$endo dimãdato
in qual luogo $i potria trouare quella preclara Città, che egli s'era immaginata;
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Noi ri$po$e, non $iamo iti dietro a que$to, ma $iamo iti inue$tigãdo, in qual mo-
do $e ne pote$$e fare una migliore di tutte l'altre. Tu anteporrai quella a tutte
l'altre, che manco $i di$co$terà da la $imilitudine di que$ta. Co$i ancor noi, qua$i
che adducendo e$empi, de$criuiamo quella città, laquale da gli huomini dotti$si
mi $ia <002> e$$er g<007>udicata per ogni conto, da douere e$$ere cõmodi$sima: accõmo-
[106]DELLA ARCHITETTVRA
dandoci nele altre co$e al tempo, & a le nece$sità de le co$e, Terremo quella op-
penione di Socrate, di giudicare che quella co$a, che da per $e $tia di maniera,
che ella non $i po$$a mutare, $e non in peggio, $ia uerameute la migliore. Et
per tanto, noi deliberiamo, che la Città debba e$$ere talmente fatta, che e' non
ui $ia incommodità alcuna, di quelle che noi raccontammo nel primo libro, &
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che non ui manchi co$a alcuna, che a la nece$sità de la Vita $i de$ideri. Habbia
la campagna $ani$sima, larghi$sima, uaria, amena, fertile, forte, ripiena, & ornata
d'ogni abbondantia di frutti, & abbõdanti$sima d'acque. Sianoui Fiumare, la
ghi, aperta la uia di Mare, donde commodi$simamente $i po$sino condur den-
tro le co$e, che mancano, & mandar fuori quelle che auanzano. Tutte le co$e
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finalmente porgeranno aiuto a lo $tabilire, & a lo accre$cere eccellentemente,
& le co$e Ciuili, & le Armi, con lequali e$$a Città pofla porgere aiuto a $uoi, or-
namenti a $e $te$$a, diletto a gli Amici, & a Nimici $pauento. Et crederò che
quella Città la faccia bene, che a di$petto del nimico po$$a coltiuare una gran
parte del $uo Terreno. Bi$ogna finalmente che la tua Città $ia collocata nel
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mezo de la Campagna in luogo che la po$la $guardare a lo intorno il $uo pae$e
per tutto, & di$cernere le co$e opportune, & e$$ere pre$ta doue la nece$sità lo ri
cerchi; Donde il Contadino, & lo Aratore po$$a continouamente u$cire a la-
uorare, & tornare ancora in uno in$tante dal Campo, carico di frutti, & di ricol
te. Ma importa gran d<007>$simamente porla, o ne la Pianura $pazzata, o $opra il li
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to, one Monti; Concio$ia che in qual s'èl'uno di que$ti luoghi, ui $ono alcune co
$e che ti an drebbono a l'animo, & alcune ancora, che non ti piacerebbono.
Nel condurre Dioni$io lo e$$ercito per la India, $e gli ammalò per il caldo; on-
delo ridu$$e a Monti; perilche, pre$a in uno in$tante di quella Aria $ani$sima, ri
tornò $ubito $ano. Quegli che primi collocarono le Città $u per i Monti, pa-
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re che lo face$sino, perche e' cono$ce$sino di douere $tare in $imil luoghi, mol-
to piu che altroue $icuri; ma egli ui hanno care$tia de le acque: La Pianura ti pre
$terà commodità grandi$sima d'acque, & di Fiumare; ma ella è coperta d'Aria
piu gro$$a, onde la State ui $aranno caldi $temperati, & lo Inuerno freddi gran
di$simi: Et è contro a gli impeti manco gagliarda. I liti per condurre Mercan
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tie $ono molto opportuni, ma come $i dice, ogni Città di Mare è troppo uaga, &
troppo $i diletta d<007> co$e nuoue, & ecc<007>tata, & ue$$ata troppo cõtinouamente dal
la forza, & dal maneggio de faccendieri, uà del continouo fluttuando, & è
e$po$ta a molti pericolofi ca$i, & accidenti di Armate fore$tiere. La onde io
delibero in que$to modo, che ponendo tu in qual $i uoglia di que$ti luoghi,
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una Città, Ti douerrai ingegnare, che ella partecipi di tutte quelle commo-
ditati, & che ella uon habbia $commodità ne$$una: Et uorrei ne monti fare
le $pianate, & ne piani rileuarmi da Terra, in quel luogo, doue io uole$$e por-
re la mia Città. Et $e ciò non potremo co$i con$eguire a punto a uoglia no-
$tra, per la uarietà de luoghi, Argomenteremo per hauere le co$e nece$$arie
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in que$ta maniera. Non $i la$ci ne le Regioni Marittime, $e elle $aranno pia-
nure, la Città, troppo uicina al Mare, & $e $aranno monti, non $i ponga trop-
po d<007>$co$to. Dicono che i liti $i mutano, & che in certi luoghi, alcune Città,
& nela Iralia ancora, la Città di Baia è $ommer$a nel Mare. Il Faro in Egitto,
[107]LIBRO QVARTO.
che già era attorniato dal Mare, $i truoua al pre$ente nõ altrimenti che il Cher
$one$$o in Terra ferma. Il mede$imo ancora $criue Strabone di Tiro, & di
Clazzomene: Oltra di que$to dicono che già il T\~epio di Annone, era $u la Ma-
rina, & che per e$$er$i di$co$tato il Mare, $i ritruoua al pre$ente molto infra ter-
5
ra. Et ne auerti$cono pure, che le Città $i ponghino, o $opra e$$o lito, o lonta-
ne a$$ai dal Mare. Percioche e' $i uede che i fiati Marini, $ono per la $al$edi-
ne loro graui, & a$pri. Et però quando e' giugneranno ne luoghi non molto
lontani dal Mare, & ma$simo ne le pianure, tu ri$contrerai quiui l'aria humidic-
cia, liquefacendoui$i la humidità che ella ha pre$a del mare; neè marauiglia che
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l'aria ui diuenti gro$$a, & qua$i mucida; di maniera che in alcuni luoghi sì fatti, G
ueggino alcuna uolta raggirarui$i per l'aria alcune ragne, con<007>e quelle de ra-
gnateli; & dicono che il $imile interuiene a le arie, che a le Acque, cioè che me-
$colate con l'acque $alate $i gua$tano talmente, che con il loro puzzo ti nuoco-
no. Gli Antichi, & ma$simo Platone, lodano quella Città che $ono po$te die-
15
ci miglia di$co$to dal Mare. Ma$e tu non potrai porla tanto lontana, Ponga$i
in quel $ito, nelquale i detti fiati non po$sino arriuare, $e non rotti, $tracchi, & pu
rificati, collocandola di maniera, che infra e$$a, & la Marina, $ieno interpo$ti
Monti, che interrompino ogni nociuo influ$$o, che ueni$$e dal mare. La ue-
duta de la Marina di $u Lito è molto diletteuole, & è cerchiata ancora d'Aria $a-
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ni$sima. Ari$totile crede che quelle Regioni $ieno $ani$sime, doue ri$pirano
$empre agitandoui$i continoui Venti: Ma è da guardar$i, che in $imil luogo non
$ia il Mare erbo$o, con lito ba$$o, & ricoperto appena da l'acque; ma $ia profon-
do, con ripe $co$ce$e, di Pietre uiue, ripide, & a$pre. Lo hauere collocato anco
ra e$$a Città (come $i dice) $upra le $uperbe $palle del Monte, conferi$ce grandi$-
$imamente, sì alla dignità, & alla amenità: sì ancora principalmente a la $anità,
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& a la $alute dell' Aria. Ne luoghi, doue i Monti $opra$tanno a la Marina, ui è $em
pre il Mare profondo; Oltre a che $e e' ui $i leua alcuna gro$$ezza di uapori, dal
Mare, nel $alire a l'alto $i con$uma; & $e da alcuna moltitudine di tuoi inimici,
ti fu$$e in un $ubito fatto alcun danno, $i preuede piu pre$to, & $i ributtano con
piu $alute tua. Gli Antichi lodano quella Città $ituata ne le Colline, che $guar
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di a Leuante; lodano ancora ne Pae$i caldi, quella che è battuta da Venti Gre-
chi. Altri $or$e loderanno quella, che penda uer$o Occidente, indotti da
que$to, che gli haranno inte$o, che i Terreni coltiuati $otto quella faccia di Cie
lo, $ono piu fertili. Et certamente $otto il Monte Tauro, quelle parti, che guar
dano uer$o Greco, dicono che $ono molto piu $alutifere, che l'altre; $olamente
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per que$to, che elle $ono piu fertili, come dicono gli Hiftorici. Vltimamen-
te $e $i harà a collocare in alcun luogo $oprai Monti alcuna Città, $i debbe
principalmente auuertire, che e' non ui interuenga quel che il piu de le uol-
te $uole interuenire in fimili luoghi, & ma$simo hauendo a lo intorno Colline
piu alte di $e, cioè che una graue, & continoua ma$$a di Nebbie, non ne fac-
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cia continouamente il giorno o$curo, & fo$co, & incrudeli$ca l'aria. Deb-
be$i auertire oltra di que$to, che il furiare, & la $mi$urata mole$tia de Venti,
non faccia troppo crudelmente danno a quel Sito, & ma$simo de Vent<007> Gre-
ci. Concio$ia che il Greco, come dice E$iodo, ratrappa, & $torce ognuno,
[108]DELLA ARCHITETTVRA
& ma$simo i Vecchi. Sarà quel $ito $commodo, doue la Città harà $opra a ri-
do$$o alcuna ripa, che rimãderà a lo ingiu$o, i $olleuatiui uapori dal Sole, o quel-
lo, nelquale alcune profondi$sime Valli, $uaporeranno a l'intorno aria crudeli$-
$ima. Altri ne auerti$cono, che i fianchi de le città $i debbino terminare con
luoghi precipito$i. Ma che i precipitij qua$i tutti non $ieno di lor natura ba-
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$tanti a durare contro a i motiui, & a gl<007> accidenti de Tempi, lo dimo$trano in a$
$ai luoghi molte Ca$tella, & in To$cana Volterra. Rouinano certo iluoghi co$i
fatti in proce$$o di Tempo, & $i tirano dietro, ciò che tu ui pon $opra. Bi$ogna
grandemente ancora auertire, che tal Sito non habbia attaccato alcun monte a
rido$$o, che preoccupato da gli Inimici, ti habbia a e$$ere di cõtinoua mole$tia,
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che $otto la Città non ui $ia tanto di pianura $icura, che il nimico ui $i po$$a na-
$condere, pigliandoui con l'e$ercito Alioggiamenti, & farui dipoi Tr<007>ncee, o or
dinare gli $quadroni per uenirti ad affrontare. Noi habbiamo letto, che Deda
lo po$e la Città d' Agrigenta, hoggi Gergento, $opra una difficili$sima pietra, cõ
una entrata $tretti$sima; di maniera che ella era guardata da tre huomini $oli;
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$ortezza certo commodi$sima, pur che e' non t<007> po$$a e$$er ri$errata l'u$cita a le
armi, con altante per$one, con quante $i difende la entrata. I pratichinele co
$e da guerra, Lodano grandemente Cingoli, fatto da Labieno ne la Marca, sì per
molte altre co$e, sì ancora, <002>che quiui non interuiene quello, che'l piu de le uol
te $u ole interuenire alle Terre di Montagna, che poi che tu ui $ia $alito, ui $ia il
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combattere pareggiato: Concio$ia che i nimici ui $ono ributtati da una alti$si-
ma, & precipito$a ripa; Nè ui puolo Inim<007>co con una $ola $correria dare a $uo
piacimento il gua$to al pae$e, & predarlo, nè riturare tutte le uie infieme ad un
tempo, nè ritrar$i $icuro a gli alloggiamenti, nè mandare mai a fare cornaggio,
o <002> legne, o per acque $enza pericolo. Il contrario interuiene a que' di dentro;
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<002>cioche mediante i Monti che egli hanno $otto, collegati in$ieme da piu bãde,
& mediante le interpo$teui Valli, hanno da poter u$c<007>re in uno $ubito a mole-
$tare gli Inimici, da poterli a l'improui$o affrontare, & dar loro la carica, $econ-
do che $e gli porge qual $i uoglia pre$ta occa$ione, & $peranza. Nè danno mi-
nor lode a Bi$$eio Ca$tello de Marsij forti$simo, mediante le tre fiumare, che
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quiui da diuer$e bande concorrono; & difficili$simo ad andarui, mediante gli
$tretti$simi pa$si de le Valli, alzandoui$i all'intorno a$pri$simi, & inace$sibi-
li Monti: Di maniera che gli inimici, non hanno luogo doue porui$i ad a$$e-
dio; nè po$$ono guardare tutte le sboccature de le Valli, commodi$sime cer-
tamente a que' del Ca$tello, da poterui metter dentro $occor$i, & uettouaglie,
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& da nuocere a nimici; Ma $ia de Monti detto a ba$tanza. Hora $e tu collo-
cherai una Terra ne la Pianura, & come il piu de le uolte $i $uol fare in $u la fiu-
niara, talmente che ella for$e pa$si per il mezo de la Terra, auuerti$ci che det-
ta fiumara non uenga da Au$tro, o corra uer$o Au$tro: Percioche quindi la
humidità, & quinci la frigidità, multiplicate per i uapori de la fiumara, arri-
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ueranno piu mole$te, & piu nociue. Ma $e la fiumara pa$$erà fuori del cir-
cuito de le Mura, bi$ognerà con$iderare la Regione a l'intorno; & donde i
Venti haranno cãpo piu aperto, alzare da quella banda le mura, dietro a lequa-
li habbia a pa$$are detta fiumara. Ne l'altre co$e farà a propo$ito quel che ten-
[109]LIBRO QVARTO.
gonoi Nauiganti, cioè chei V\~eti per lor natura $ogliono $eguitare molto il Sole;
& le breze Orientali:Eti Medici dicono, che quelle de la Mattina $ono piu pure
& quelle de la Sera piu humide. Et per l'oppo$ito, le breze Occidentali al le-
uar del Sole $ono piu $pe$$e, & al tramontare di e$$o piu leggieri. La qual co$a
$e co$i è, non $aranno mai bia$imate quelle Cirtà, ne le quali la fiumara entrerà
5
di uer$o Leuante, & u$cirà in uer$o Pon\~ete:Percioche quella breza, o Venticello
che $i lieua col Sole, o ueramente manderà uia i Vapori fuori de la Città, $e alcu-
ni ue ne $aranno cattiui, o ella nel $uo arriuare, non gli accre$cerà punto. Final-
m\~ete io uorrei piu to$to che i Fiumi, i Laghi, & $imili, $i $tende$sino uer$o Borea,
che uer$o Au$tro, pur chela Terra non $ia po$ta a Bacio, $otto un Monte, che è
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il peggior $ito, che e$$er po$$a. La$cio le altre co$e, che habbiamo di$putate di
$opra; E' $i sà che Au$tro certo è molto graue, & di natura tardo; talmente che
piene le Vele de Nauili de la $ua grauezza, qua$i come oppre$si da un grandi$si-
mo pe$o, $i affondano. Ma Borea per il contrario, par che $accia, & il Mare, & i
Nauili leggieri: Pure qual $e l'uno di que$ti, è bene che ti $tia lontano, piu to$to
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che riceue lo dentro tale che e' batta, o $i appicchi a le $acciate de le mura; & bia
$imano grandemente quelle fiumare, che corrono infra ripe molto $co$ce$e; con
gran fondo, $a$$o$o, & ombro$o; percioche le acque $ue $ono nociue a bere;& l'a-
ria $opra ui è mal $ana. Oltre a que$to il por$i lontano da Stagni, & Paludi,
d'acque morte, & fango$e; è certo co$a da huomini $aui, & con$iderati. Non
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replico le in$ermità de l' Aria, che in que$to luogo $i raccozzano. Hanno cer-
to da natura $imili luoghi, oltre a tutti, i fa$tidij de la $tate; come $ono i feto-
ri, le pulci, & altri $chifi animali, & $imili, che quando tu pen$i che l'aria ui $ia
purgati$sima, & netti$sima, e' non ui ti manca quel che noi habbiamo detto,
che interuiene ne le pianure, che ne lo Inuerno ui $ono ecce$siui freddi; & nel
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la State ribollimenti $temperati$simi. Vltimamente e' bi$ogna hauere una
e$trema cura, & diligenza, che, o monte, o ripa, o lago, o padule, o fiume, o fon-
te, o qual altra di que$te co$e tu ti uoglia, non ui $tia di maniera, che ella po$-
$a rendere forte il nimico, o difenderlo, & arecare a $uoi Cittadini da alcu-
na del le bande, incommodità ueruna. Etque$to ba$ti de la Regione, & del
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Sito de le Città.
Del circuito, de lo $patio, & de la grandezza de le Città; de le forme, & figure de le Terre,
& de le Mura, & del co$tume, de le cerimonie, et o$$eruationi de gli Antichi, in di$egnar
le Città. Cap. III.
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NOi deliberiamo che e' bi$ogni uariare il circuito di e$$a Città, & il mo-
do del di$tribuire le parti, $econdo la uarietà de luoghi, concio$ia che al-
cuna uolta, $i deue che e' non $i può ordinare ne Monti uno di$egno di
muraglia, o tõda, o quadra, o di che altra forma tu ti pen$i che $ia buona; cõ quel
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la facilità che in una pianura aperta. Gli architettori antichi, nel cerchiare
le Terre di muraglia, bia$imarono le cantonate che e$cono fuori de diritti
delle Mura, credendo che elle gioua$$ero piu a gli nimici nel dare lo a$$alto,
che a Terrazzani nel difender$i, & che le fu$sino deboli$sime a reggere con-
[110]DELLA ARCHITETTVRA
tro a le perco$$e de le Macchine da guerra:Et certo, per tradimenti, & per tirare
le freccie, le giouano non poco a gli nimici, hauendo e$si ma$simo commodità
di poter $correre la campagna, & di ritirar$i. Niente dimeno le $ono alcuna
uolta digrandi$simo aiuto, ne le Città di montagna, e$$endo po$te a ri$contro de
le $trade. A Perugia celebrati$sima Città, per hauere ella i Borghi $par$i $u <002>
5
i Colli, non altrimenti che le dita de le Mani, che $i $porgono in fuori, $e inimici
uorranno dar l'a$alto a la Cantonata, poi che ui $aranno andati cõ molta gente,
non haranno donde a$$altarla, & qua$i me$si$i $otto una fortezza, non $aranno
ba$tanti a $o$tenere l'impeto de le co$e, che gli $arãno tratte, & la carica che uer-
rà loro ado$$o. Et però non $i deue tenere il mede$imo modo di cerchiare le
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Terre di Mura, in tutti i luoghi. Oltra que$to dicono gli Antichi, che le Città,
& le Naui, non douerriano per alcun modo e$lere tanto grãdi, che uote barcol-
la$sino, o piene, non ba$ta$sino. Ma altri hanno uoluto la loro Città piena, &
pinza, pen$ando per que$to, che ella fu$$e piu $icura. Altri promettendo$i una
ottima $peranza, ne le co$e che haue$sino a uenire, $i dilettarono di hauerui grã
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di$simi $patij. Altri for$e proueddono con con$iglio, a la fama, & al nome de
Po$teri. Imperoche la Città certo del Sole, edificata da Bu$iride, la quale chia-
mano Tebe, $ecõdo che io truouo ne le Storie de gli Antichi, girò uenti miglia.
Menfi diciotto miglia, & $ei ottaui. Babillonia quarãtatre miglia, & $ei ottaui.
Niniue miglia $e$$anta. Et furono alcuni, che rinchiu$ono tanto di Terreno,
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che dentro al circuito de la Città ricoglieuano da uiuere p tutto l'anno. Quinci
loderei io quello antico prouerbio che dice, in tutte le co$e $i debbe $eruare
ordine, & regola, & $e e' mi piace$$e di gettarmi da una de le parti, mi getterei
piu pre$to a que$ta, che pote$si commodamente riceuere la accre$ciuta mol-
titudine de Cittadini, che a quella che non può riceuere i $uoi commodi$si-
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mamente. Aggiugni che la Città non debbe e$$er fatta $olamente per lo u$o
& per la nece$sità de Tetti, ma debbe e$$er fatta di maniera, che oltre a le cu-
re ciuili, ui rimanghino grandi$simi luoghi, & $patij per piazze, per correrui
con le carrette, per Orti, & per $pa$$eggiare, & per notare, & per $imili or-
namenti, & dilicatezze. Raccontano gli antichi, Varrone, Plutarco, & altri,
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che i pa$$ati loro erano $oliti di di$egnare le mura de le Città con religione,
& ordini $acri. Percioche, hauendo prima pre$i lungamente gli Augurij, me$-
$i ad uno giogo uno Bue, & una Vacca, tirauano uno aratolo di Bronzo, & $i fa-
ceua il primo Solco, con ilquale di$egnauano il Circuito de le Mura, $tando
la Vacca da lo lato di dentro, & il Bue da lo lato di fuora. I uecchi Padri, che
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douieno habitare la Terra, $eguitauano lo Aratro, & rimetteuano nel fe$$o
Solco, le $mo$$e, & $par$e zolle, & ra$$etandouele dentro, acciò non $e ne $parge$-
$e alcuna; quando arriuauano a luoghi de le porte, $o$teneuano lo aratolo
con le mani: Accioche la $oglia de le porte rimane$$e $alda, & perciò diceua-
no che eccetto le porte, tutto il cerchio, & tutta l'opera era co$a $acra, & non
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era lecito chiamare le porte $acre. A tempi di Romulo, dice Dioni$io Alicar-
na$eo, che i P @dri antichi, nel principiare le Città, erano $oliti, fatto il $acrificio
di accendere il fuoco inanzi a loro Allogiamenti. Et per e$$o far pa$$are il Po-
polo, accioche nel pa$$are per le fiamme, gli huomini $i purifica sino, & $i pur-
[111]LIBRO QVARTO.
ga$sino: Et pen$auano che a co$i fatto $acramento, non doue$sino interuenire
quelli che non erano puri, & netti. Que$te co$e di$$ono co$toro. In altri luo-
ghi io truouo, che $eminando una poluere di terra bianca, ch'e' chiamano pura,
erano $oliti di di$egnare la linea per luoghi de le Mura. Et Ale$$andro in cam
bio di que$ta Terra bianca, mancandoli ella nel di$egnare la Città del Faro, tol-
5
$e de la farina. Laqual co$a diede occa$ione a gli Indouini, di poter predire le
co$e future;percioche notati certi pre$agij $imili, mediante i@giorni natali de le
Città, Pen$arono che e' $i pote$$e predire $ucce$si certi de le co$e future. Ap-
pre$$o i To$cani ancora da libri de le loro o$$eruationi erano ammae$trati, Qua
li doue$sino e$$ere i $ecoli futuri, dal giorno natale de la loro Città. Et que$to
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non da o$$eruatione del Cielo, del che di $opra nel$econdo libro dicemmo;Ma
da i pre$i argomenti, & conietture de le co$e pre$enti. Cen$orino racconta che
e$si $cri$$ono in tale maniera. Gli huomini che na$ceranno in quello $te$$o gior
no, che $i con$titui$cono le Città loro, quelli dico, che haranno uita lunghi$sima,
daranno con il gio rno de la lor morte, fine al modello del primo $ecolo de la
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Cittàloro: Quegli ancora che da quel giorno in là rimarranno ne la Città; &
che uiueranno piu tempo che gli altri, dimo$treranno il termine del $econdo
$ecolo, con il giorno de la loro morte; Et co$i $eguendo $i andrà terminando il
tempo de gli altri $ecoli. Sono da gli Dei mandati portenti, per iquali $iamo
auertiti, in che tempo qualunque $ecolo $ini$ca. Que$te co$e $cri$$ero co$to-
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ro. Etin oltre aggiungono, chei To$cani $eppono con que$te argomentatio-
ni molto bene i loro $ecoli; concio$ia che e' la$ciarono $critti di que$ta maniera,
che i loro primi quattro $ecoli doueuano durare Cento cinque anni l'uno; il.
Quinto cento uentitre; il Se$to diciannoue; & altretanto il Settimo; lo otta-
uo e$$er quello, nelquale $i ritruouauono al tempo de gli Imperatori; & che
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il Nono, & il decimo gli haueuano ad auanzare; & da que$ti Inditij pen$auano
non e$$ere co$a a$co$a, il $apere quali doue$sino e$$ere i $ecoli futuri. Et fecio-
no coniettura, che Roma doue$$e hauer l'Imperio del tutto da que$to, che in
quel giorno che ella fu collocata, uno denati nel mede$imo giorno s'acqui$tò
l'Imperio di lei. Et que$to trouo che fu Numma. Imperoche Plutarco rac-
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conta che a diciannoue dì di Aprile fu po$ta Roma, & nacque anco Numma.
Ma quelli di Lacedemonia $i gloriauano di non hauere la loro Città cinta di
Mura:Percioche confidati$i ne le armi, & ne la fortezza de loro cittadini, $i pen-
$auano e$$er a$$ai fortificati da le leggi. Gli Egittij, & i Per$iani, per il contra-
rio, pen$arono che e' fu$$e benecingere gagliardamente le loro Città di Mu-
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ra. Concio$ia che & gli alt i, & Niniue, & Semiramis ancora, uollono che le
mura de le loro Città fu$sino talmente gro$$e, che in cima di quelle pote$si-
no pa$$ar duoi carri a un tratto, & le alzarono tanto alte, che pa$$auano brac-
cia $ettantacinque. Arriano racconta che le Mura di Tiro, erano alte braccia
cento dodici, & mezo; Et $on$i trouati di quegli, che non $i $ono contentati di
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e$$ere cinti di uno $olo circuito di muraglia. I Cartagine$i cin$ono la città lo-
ro di tre circuiti di mura: Et Erodoto $criue che i Deiocei cin$ono la Città
Cebetana, ancor che ella fu$$e po$ta in luogo rileuato, di $ette circuiti di mu-
ra. Ma noi che cono$ciamo trouar$i in e$$e mura dife$e gagliardi$sime, per di-
[112]DELLA ARCHITETTVRA
$endere la $alute, o libertà. E$$endoci $uperiori gli inimici, o p numero, o per
fortuna; Non approuiamo però il parere di co$toro, che uollono le loro città
$pogliate di Mura; nè il parere di coloro ancora, che pare che pone$sino ogni lo
ro $peranza di dife$a ne le mura de la città. Io niente dimeno, accõ$ento à Pla-
tone; e$$endo naturalméte qualunche città in ogni momento di tempo, $empre
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e$po$ta a pericoli d'e$$er fatta $uggetta; poiche da la Natura, o da co$tumi de gli
huomini è dato, che ne$$uno nè in publico, nè in priuato habbia mai po$to ter-
mine a l'ingordo de$iderio, che $i ha, de lo hauere, & del po$$edere, piu che quel
lo, che $i po$siede; da la qual co$a principalmente, è nata ogni Ingiuria d'armi.
Si che chi negherà che e' non $i debba aggiugnere guardie a le guardie, & for-
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zi$icamenti a forzificamenti $econdo che altroue habbiamo detto. Quella cit
tà $arà piu di tutte l'altre capace, che $arà tonda. Sicuri$sima quella che $arà cinta
di mura interrotte hor in dentro, & hor in fuori, come dice Tacito, ch'era Hiero
$olima: Percioche e' tengono per fermo che non $i po$$a $enza pericolo entrare
infra due parti che $portino infuora;nè con certa $peranza $i po$sino acco$tar le
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Macchine da guerra a le Te$te;auertiremo niente dimeno, a pigliar le commo-
dità, che ci $i offeri$cono a beneficio di e$$o ca$tello, o Terra. La qual co$a hab
bian noi notata, che fecero gli Antichi, $econdo la opportunità, & $ecõdo la ne-
ce$sità de luoghi. Concio$ia che Antio antica città de Latini, per abbracciar il
$eno del lito mediante le reliquie de le antiche rouine, $i dimo$tra e$$ere $tata
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molto lũga. Il Cairo $ul Nilo dicono ancora che è molto lunga. Palumbrota
città de la India, in Gra$ij, $criue Meta$tene che fu lunga $edeci miglia, larga tre,
di$te$a a $ecõda de la fiumara. Il circuito de le mura di Babillonia, dicono che
fu quadrangolare. Et Mem$i, dicono che haueua le Mura fatte a modo di uno
D. Finalmente qualũche di$egno di circuito tutti approui, Vegetio $i pen$a che
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e' $ia a$$ai a ba$tãza per nece$sità de la co$a, $e tu farai le mura tanto larghe, che
duoi Soldati armati $tandoui a la dife$a, po$sino ri$contrando$i l'un ne l'altro
pa$$are $acilmente $enza alcuno impedimento: Et $e le $aranno tanto alte, che
acco$tateui le $cale, non ui $i po$$a $alire, & $e le $i $aranno con la calcina, & con il
murare tanto $ode, che le nõ cedino a gli Arieti, & a le macchine. Lemacchine
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certamente $ono di due $orti; una è quella, con la quale percotendo, & battedo
$i gettano a terra le muraglie; L'altra è quella, mediante la quale acco$tãdo$i a le
mura, le $i $calzano $otto, & $i rouinano. Prouedera$si a l'una, & a l'altra in grã
parte, non tanto con un muro quanto con una fo$$a. Concio$ia che in que$to
luogo, non lodano la muraglia $e ella non è fondata in$ino di $otto a l'acqua, o
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$opra di un $aldo ma$$o. Mauogliono che e$$a fo$$a $ia oltra modo larga, &
oltra modo profonda: Percioche e$$endo co$i, impedirà a la Te$tuggine an-
dante, & a la Torre, o a $imili altre Macchine, il poter$i acco$tare a la mura-
glia. Et ritrouata l'acqua, o il $a$lo, $arà certo fatica indarno, il uolerui far $otto
Mine. Di$puta$i infra gli huomini di guerra, qual $ia piu utile co$a, o che i fo$-
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$i $tieno pieni di acqua, o uero a$ciutti; & $i ri$oluono che primieramente $i deb-
ba procurar a lo $tare $ano de gli habitanti. Dipoi lodano a$$ai quei $o$si, ne
quali $e per l'impeto del trarre, ui fia dentro caduto co$a alcuna; ella $i po$$a
leuare uia in un $ubito, purgando detti fo$si commo di$simamente; acciò
[113]LIBRO QVARTO.
quindi ripieni, non ne pre$tino la uia alli Inimici.
Delle Mura, Merlature, Torri, Cornici, & Porte, & lor Legnami. Cap. IIII.
M A torniamo alle Mura. Gli antichi ne auerti$cono che le Mura, $i fac-
cino in tal modo, Interpo$to uno $patio di uenti piedi, faccinui$i duoi
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muri da lo lato di dentro, & infra loro ui $i getti la terra, che $i caua de
fo$si, & pilli$i con $tanghe. Et di maniera $i tirino que$te mura, che dal piano
de la Città, come qua$i per gradi $i po$$a montare, con un dolce pendio $ino
a le merlature. Altri dicono, che la Terra, che $i caua de fo$si, $i debbe met-
tere fuori de la muraglia, oltre a fo$si, accioche $erua per argine, & che dal piano
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de fo$si s'inalzi un muro tanto gro$$o, che gagliardi$simamente po$$a reggere il
pe$o de la detta Terra, che ui $i aggraua. Lontano da que$to ancora $i debbe
tirar ne la cittade un'altro muro, piu alto, che il pa$$ato; & per nõ poco $patio $ia
dal primo lontano; ma tanto di$co$to, che l'armate $quadre ui po$sino in ordi-
nanza hauere $patij e$pediti da combattere. Oltra que$to $i tiri $imilmente a
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trauer$o da le mura principali a quelle di dentro, altre mura, mediante il colle-
gamento, & aiuto de lequali, le mura principali, cõgiunte in$ieme $i leghino cõ
quelle che le hanno dietro; & piu attamente $opportino il graui$simo pondo de
la interpo$taui terra. Ma noi ueramente oltre a que$te, lodiano quelle mura
collocate di maniera, che $e pur a la $ine, p forza di batteria fu$sino gittate a ter-
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ra, habbino a piedi loro un piano, doue le $tieno qua$i come un'argine, & che cõ
la loro rouina non ri\~epino ifo$si. Ne l'altre co$e mi piace a$$ai Vitruuio, che
dice, che le mura $i debbino fare in que$to modo, cioè che per il trauer$o de la
lor gro$$ezza $i mettino tauole di Vliuo abbrõzate molto $pe$$e, accioche l'una
facciata, & l'altra de le mura, qua$i collegate cõ $pranghe d' A$$e durino eterne.
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Vno co$i $atto muro, racconta Tucidide e$$er $tato fatto da i Plateen$i in loro de
fen$ione contro a quelli de la Morea; da quali, come da nimici erano a$$ediati:
Concio$ia che e' me$cola$sino legnami con mattoni, & gli ferma$sino gagliar di$
$imamente. Et Ce$are afferma che ne la Francia, la maggior parte de le mura
$ono fatte in que$ta maniera. Rizzano Traui per il lungo de la muraglia, & le
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incatenano in$ieme, lontane parimente l'una de l'altra, & con grandi$simi $a$si
le riempiono, di maniera che l'una Traue non tocchi l'altra: Et con amma$$ar or
dini co$i fatti, forni$cono una ragioneuole altezza di Mura. Que$to co$i
fatto lauoro, non è brutto a uedere; & per difen$ione è molto $orte; percio-
che le pietre, lo difendono da le ar$ioni, & il legname da li Arieti. Que$te sì
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fatte me$colanze, non$ono molto approuate da alcuni; Perciche e’ dicono
che la calcina, & il legname, non conuengono in$ieme lungo tempo; concio-
$ia che il legname è con$umato, & abbruciato, & da la $al$edine; & da lo ardo-
re de la calcina. Oltre a che $e per $orte la muraglia rouinerà per batteria;
dicono che e' ti auuerrà, e$$endo tutta la muraglia, come d'un pezzo, che $co$-
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$a, la $i commouerà, & $arà inclinata a rouinar tutta ad un tratto. Ma noi
pen$iamo chele Mura, contro le igniurie de colpi $i fermino molto bene in
que$to modo. Faccin$i Barbacani fuori del diritto de le mura, a gui$a di
Triangolo, con uno angolo uolto a nimici, di$co$to l'uno da l'altro $ette brac-
[114]DELLA ARCHITETTVRA
cia, & mezo, & poi da l'uno a l'altro tirinui$i archi in uolta; Eti Vani, che quiui
come zane rimangono, $i riempino di Strame, & di Terra, pillata con $tagioni.
Et di quì ti auuerrà, che la forza de le Macchine, & gli impetuo$i colpi, $aranno
da la tenerezza del Terreno ingannati, & le Mura da la continouatione de la
batteria, non $i debiliteranno, $e non quà, & là $par$amente; & quelle buche, che
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ui $i faranno, $i potranno ri$errare in un $ubito. In Sicilia giouerà grandemen-
te la abbondantia de le pomici; a far quel che noi cerchiamo in que$to luogo.
In altri luoghi in cambio di Pomice, & di Terra non $enza commodità $i $erui-
ranno di Tufi. Nèin sì fatto lauoro ricu$eremo il Ge$$o. Finalmente $e di
que$te co$e, alcuna ne $arà per auuentura, che $ia po$ta a rincontro de li humili
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uenti au$trali, o de Vapori notturni; ue$ta$i, & cuopra$i d'una $corza di Pietra;
Et inanzi ad ogni altra co$a, ti giouerà grandemente, $e tu farai che la ripa de fo$
$i di fuori, $tia a pendio; & che l'argine del fo$$o $ia alquanto piu alto che il re$to
del Terreno: Percioche i colpi de li Inimici non toccheranno le Mura; ma pa$-
$eranno di $opra. Et alcuni ci $ono che credono che quel Muro $ia piu che gli
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altri gagliardo, contro le batterie; le linee delquale s'a$$omiglino a denti de le
Seghe. Lodo in Roma quelle Mura, che hanno nel mezzo de l'altezza loro
uno andito con certe Bucoline in luoghi commode, donde gli arcieri po$sino
offendere a$co$amente il tra$curato, & $corrente Inimico. Et quelle Torrian
cora, che ad ogni trenta$ette braccia, & mezo $i congiungono alla muraglia,
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qua$i come barbacani, ri$altando tonde a lo in fuora, & auanzando con l'altezza
loro; l'altra muraglia, accioche chi fra loro $i uole$$e acco$tare a la muraglia, e$põ
ga alle Saette il $ianco di$armato: & ui rimanga morto. Percioche in que$ta
gui$a le mura da il fiancheggiare de le Torri, & l'una Torre da l'altra $aranno di-
fe$e. Da quella bãda che le Torri, $guardano uer$o la Terra, fa che le $ieno $en-
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za mura, & aperte, accioche $e per auentura, i nimici u'entra$$ero dentro, non ui
$tieno $icuri. Le cornici a le Torri, & a le mura oltre a che le arrecano ornam\~e
to, & $tabilitàcon la loro legatura, proibi$cono ancora il $alire, da le po$teui $ca-
le. Sono alcuni che per lemura, & uicino ma$simo a le Torri, uogliono che ui
$i la$ci precipitij interpo$ti; & gli fortificano con ponti di legno, che in un $ubito
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$i po$$ono & alzare, & abba$$are $econdo il bi$ogno, & $ono utili, & buoni. Gli
Antichi u$arono da cia$cun lato de le Porte, piantarui due gran Torri gagliardi$
$ime per tutto, lequali come due braccia, facendo fauore al $eno, & a l'apertura
de l'entrata, la de$endeuano. Ne le Torri non debbono e$$ere alcune $tanze
in uolta, ma Impalcature d'a$$e, accioche ad un bi$ogno, $ien piu facili a leuar$i, o
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o ad abbruciar$i. Eti detti tauolati de le Torri non uogliono che $ieno con-
fitti con chiodi altrimenti, accioche uincendo il nimico, piu facilmente $i po$si-
no disfare. Coperture & $tanzini, non ui manchino, con lequali co$e le $enti-
nelle po$sino da le brinate del uerno, & da $imili ingiurie de Tempi difender$i.
Ne le merlature, che $portano in fuora, $ianoui piombatoi, daquali $i po$sino a-
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uentare a nimici, & pietre, & fuochi, & acqua ancora, $e per auentura haue$sino
attaccato fuoco a la Porta; & dicono che le porte coperte di cuoio, & di ferro, $i
difendono dal fuoco, & di loro $ia detto a ba$tanza.
[115]LIBRO QVARTO.
De la grandezza, Forma, & Regola de le uie mae$tre, & non mae$tre. Cap. V.
DEbbe$i auertire nel fare le porte, che le $ieno a punto tante, quante $on le
$trade mae$tre; Concio$ia che alcune $trade $ieno mae$tre, & alcune no.
10 non uo quì dietro a quel che dicono i legi$ti, che il ba$$o d'una $trada
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$eruendo per le be$tie, $i dimãdi la battuta: & il rileuato per gli huomini, $i chia-
mi il cammino; Ma io dico, che col nome di $trada s'<007>ntende il tutto. Le $trade
mae$tre $on ueramente quelle, per lequali noi andiamo nel le Prouincie, & con
gli e$erciti, & con le bagaglie: Adunquele $trade mae$tre bi$ogna che $ieno mol-
to piu larghe che le altre, & ho con$iderato, che gli Antichi co$tumarono di farle
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di maniera, che le non fu$sino manco di $ei braccia in alcnn luogo; Mediante la
legge de le dodici Tauole, deliberaron che le $trade, doue l'andauano diritte, nõ
fu$sino manco di $ei braccia, & doue l'anda$sino aggirando, cioè torcendo$i non
fu$sino manco di otto braccia. Le non Mae$tre, $on quelle, per lequali noi an-
diamo, partendoci da le Mae$tre, o in qualche Villa, o in qualche Ca$tello, oue-
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ro a ritrouare qualch'altra uia mae$tra, come $ono per le u<007>llei Viotoli, & i Chia$
fi per le Terre. Sono ancora altre $orti di Strade, che tengono di Piazza, come
$ono quelle che $i fanno a $eruire a certi bi$ogni determinati; & ma$simamente
publici, come uerbigrat<007>a quelle, che ti guidano al Tempio, o al luogo del cor$o
de cauagli; & a luoghi doue $i rende ragione. Gli andari de le $trade mae$tre,
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non bi$ogna che $ieno & fuori a la campagna, & dentro ne la Città, fatti ad un
modo. Debbe$i al tutto procurare che fuor de la Cittade le $ieno $patio$e, &
aperte da potere ben $guardare a l'intorno per tutto, che le $ieno libere, & e$pe-
diti$sime da ogni impedimento, o d'acqua, o di rouine. Non ui la$cino per nien
te na$condegli, o ritirate di $orte alcuna, doue gli A$$a$sini po$sino $tando a gli
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agguati farti uillania: Non ui $ieno da qual banda $i uoglia hor quà, hor là adi-
ti aperti, atti a le prede. Finalmente debbe e$$ere diritta, & breui$sima; $arà
piu di tutte l'altre breui$sima non quella, come $i dice, che $arà la piu diritta, ma
quella che $arà la piu $icura. 10 la uoglio piu to$to alquanto piu lunga, che m\~e
comn<007>oda; Sono alcuni che credono, che la campagna di Piperno, $ia piu di
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ogn'altra $icura, e$$endo ella $egata da uie profonde, come $cauate fo$$e, ambi-
gue nell'entrarui; incerte al camminarle; & mal $icure, per le $opra$tante ri-
pe, dal di$opra de lequali puo facilm\~ete e$$ere il nimico acciaccato. I piu pra-
tichi pen$ano che quella $ia la p<007>u $icura, che pareggiata, $i tira $u per la $tie-
na dele collinette. Doppo que$ta, $eguita quella, che fatta $opra uno arg<007>ne,
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$i dirizza per la campagna, $econdo il modo antico; Anzi gli antichi, per que-
$ta cagione la chiamarono Argine. Et certamente che la co$i fatta pre$terà di
$e molte commoditati; concio$ia che $i allegerirà molto la fatica, & la mole$tia
de uiandanti, mediante il piacere del guardare a lo intorno mentre cammine-
ranno $opra il rilieuo de l'argine; Oltra che grandemente importa il uede-
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re l'inimico da lungi, & l'hauere commodità, o da potere, con poca molti-
tudine, fare ritirare indietro il mole$to inimico, o da poterli cedere $enza al-
cun danno de tuoi, $e per $orte e' uince$$e. Ettornici a propo$ito quel che
io ho notato ne la uia, che uà a Porto. Concio$ia che concorrendoui d'Egit-
[116]DELLA ARCHITETTVRA
to, d'Affrica, di Libia, di Spagna, de la Magna, & de le I$ole, una moltitudine infi
nita di huomini, & una grandi$sima quantità di Merci, ui fecciono la $trada dop
pia, & giù per il mezo ui era un filare di Pietre rileuate a gui$a d'un termine, che
$oprauanzaua un piede; accioche da l'un lato anda$$ero, & da l'altro torna$$ero,
$chifando il dar$i noia nel ri$contrar$i. Tale bi$ogna che fuori de la cittade $ia
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la $trada mae$tra, e$pedita, diritta, & $icuri$sima. Quando ella arriuerà ne la
Cittade, $e la Città fia nobile, & potente, è ben giu$to che l'habbia le uie diritte,
& larghi$sime, ch'arrechino a la Città grandezza, & Mae$tade: Ma $e ella $arà una
Terriciuola, ouero un Ca$tello, ne pre$terà $icuri$sima entrata, $e ella nõ andrà
co$i a dirittura a le Porte, Ma girando hora da de$tra, hora da $ini$tra pre$$o a
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le mura, & ma$simo in$ino $otto a Torrioni de le mura. Ma dentro a la terra
poi non $ia diritta, ma come un fiume torcendo$i piu & piu uolte in uer$o l'una
parte, & l'altra; $arà co$a piu condecente. Percioche, oltra che nel parere ella
piu lunga, accre$cerà in quel luogo l'openione de la grandezza $ua; & certamen
te tal co$a gioua molto a la bellezza, a le commodità de l'u$o, & a le opportuni-
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tà, & nece$sità de Tempi. Ma non $arà que$to a$$ai, che a Viandanti $i $cuopri-
no ad ogni pa$$o nuoue foggie di edificij; & che l'u$cita, & la facciata di qualun-
que ca$a, $i addirizzi qua$i che al mezo de la larghezza de la $trada, accioche e$-
$endo ancora in alcun luogo e$$a troppa larghezza $gratiata, & mal $ana; ella in
que$to no$tro co$i fatto luogo piu to$to $ia $ana, & diletti. Scriue Cornelio che
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la Città di Roma allargata di $trade da Nerone, d<007>u\~ene a$$ai piu calda, & per ciò
manco $ana; In altri lnoghi oue le uie $on $trette, ui è l'aria piu cruda, & ne la $ta-
te ui $arà $empre ombra. Oltra di que$to non ui fia Ca$a alcuna, che e' non ui
entri dentro il Sole, in qualche hora del giorno; nè $arà mai $enza piaceuole
uentolino, che mouendo$i doue $i uoglia, non truouiin gran parte diritto, &
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e$pedito camino, onde pa$$are. Et la mede$ima nõ $entirà mai uenti fa$tidio-
$i, concio$ia che $ubito $aranno rotti da le facciate de le muraglie. Aggiugni,
che $e ui entrano i nimici, ui rouineranno non manco offe$i da lato dinanzi,
che da i fianchi, o da lato di dietro. Hor $ia de le uie mae$tre detto a ba$tan-
za. Le $trade non mae$tre, $aranno $imili a le mae$tre, & $e già infra di loro,
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non fu$$e que$ta differentia, che que$te, $e le $aranno diritte a capello, conuer-
ranno meglio con le cantonate de le mura, & con le parti de li edificij: Ma 10
truouo che gli antichi uollono che ne la terra ui fu$sino alcune uie ine$trica-
bili, & alcune che non haue$$ero riu$cita; ne le quali cntrato il nimico per nuo-
certi, ambiguo, & diffidato$i di $e $te$$o; ui habbia a $tare $o$pe$o, o $e pure e'
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per$euera$$e di uolerti far danno, e' po$$a in uno $ubito e$$er rouinato del tut-
to. Nè $arà fuori di propo$ito, che ui $ieno $trade minori, non lunghe; ma che
termino ne la prima $trada, che le attrauer$a, che e' non $ia come un cam-
mino publico, & e$pedito; ma come un tragetto, che uadia a trouare una ca$a
po$tali al dirimpetto; concio$ia che per que$to le ca$e haranno piu commodi
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lumi, & imped<007>ra$si a nemici il non potere correre la terra co$i a loro uoglia.
Curtio $criue, che Babilonia dentro era piena di Borghi $par$i, & non conti-
nouati. Platone per l'oppo$ito non $olamente non uolle i Borghi $par$i, ma
uolle ancora che le mura de le ca$e fu$si>no attaccate l'una con l'altra; & gli piac-
[117]LIBRO QVARTO.
que che un lauoro di sì fatta maniera gli $erui$$e per muraglia de la Cittade.
De Ponti di legno, & di pietra, & del Situargli. de le Pile, Volte, Archi, cantonate, ripe,
Serragli, Spranghe, la$tricatura, & rilieuo loro. Cap. VI.
IL Ponte certamente è parte principali$sima de la Strada. Nè $arà ogui luogo
5
commodo a farui Ponti; Percioche, oltra che e' non è conueniente la$ciarlo fit
to in una e$tremità d'un rinchiu$o cantone, per commodità di pochi; ma bi$o-
gna che $ia nel mezo del pae$e per i bi$ogni de lo uniuer$ale; egli certamente $i
debbe $ituare in $ito facili$simo da finirlo con non grandi$sima $pe$a, & da $pera-
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re, che egli habbia qua$i ad e$$erui eterno. Debbe$i adunque eleggere un gua
do, che non $ia de piu profondi, nè de piu $co$ce$i, che non $i uadia uariando, nè
mouendo; ma $tia uguale $empre, & da durare. Debbon$i fuggire i ritro$i de
le acque, gli auolgimenti, le uoragini, & co$e $imili, che ne cattiui fiumi $i truo-
uano. Debbon$i ancora principalmente $chifare i gomiti de le ripe, & gli auol
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gimenti de le acque, sì per molte cagioni (e$$endo le ripe certam ente in que$to
luogo molto $ottopo$te al rouinare) sì ancora perche i legnami, i Tronconi, &
gli alberi, che de la campagna leuati $on portati giù de la piena; non po$$ono
pa$$are per e$si gomiti a diritto, per cammino e$pedito: ma $i attrauer$ano, & $i
auiluppano, impedendo$i l'uno l'altro: & acco$tati$i a le Pile, fanno una grandi$-
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$ima ma$$a, onde riturate le uie, gli archi de Ponti uanno $otto; di maniera che ta
le edificio per il pondo de le impetuo$i$sime acque $i gua$ta, & $i rouina. Ma
de Ponti, ne $ono alcuni di Pietra, alcuni di le gname. Diremo prima di quelli,
che $i fanno di legno, come piu facili a metterli in opera; Dipoi pa$$eremo a trat-
tare di quegli che $i fanno di Pietra. Bi$ogna che amenduoi $ieno forti$simi.
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Quello che fia di legname adunque $i affortificherà con grande, & gagliarda ab-
bondanza di legnami; & che tal co$a $i con$eguilca eccellentemente; ne darà
grandi$simo aiuto il Ponte di Ce$are. Ilquale ne in$egnò il modo di farlo in
que$ta manicra. Egli congiugneua in$ieme duoi legni di$co$to l'uno da l'al-
tro duoi piedi (mi$urati a l'altezza del fiume) gro$si tre quarti di braccio, & auz-
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zati alquanto da ba$$o; Que$ti metteua egli nel fiume con certi in$trumenti fic-
candoli a ca$tello, non diritti a piombo a gui$a di pertiche; ma a pendio, ritiran-
doli alquanto di $opra che pende$sino $econdo il cor$o del Fiume. Rincontro
a que$ti dipoi ne ficcaua duoi altri, congiunti in$ieme nel mede$imo modo, con
interuallo da ba$$o di quaranta piedi; uolti contro la forza, & l'Impeto de la
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acqua, fitti l'uno, & l'altro di que$ti, co$i come noi habbiamo detto, gli congiu-
gneua in$ieme, mettendoui $opra traui gro$$e duoi piedi, lunghe, quanto era
la di$tantia di e$si confitti legni. Que$te co$i po$teui traui erano da la parte
di fuori $o$tenute da due legature, lequali aggirate attorno, & in la contra-
ria parte ripiegate. era tanta la fortezza de la opera, & tale la natura di tali
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co$e, che quanto maggiore ui $i fu$$e incitato l'impeto de le acque, tanto
piu $trettamente le traui po$teui $opra $i $errauano in$ieme. Sopra que$te,
po$teui altre legne, $i intrecciauano, & ui $i faceua $opra un piano di per-
tiche, & di graticci. In un mede$imo tempo $i metteuauo da la parte di $ot-
[118]DELLA ARCHITETTVRA
to del fiume, alcune traui piu $ottili a pendio, lequali po$teui in cambio di Arie
te, & congiunte con tutto l'edificio, re$i$te$sino a l'impeto del fiume. Et $i met
teuano altre traui ancora con mediocre interuallo da lato di $opra del Ponte,
che auan zauano di poco l'altezza d el fiume, accioche $e da i nimici fu$sino man
dati, o Tronconi di arbori, o naui giu per il fiume, per rouinare detto Ponte, $i
5
$cema$$e, mediante la defen$ione d<007> dette traui la uiolenza de le dette co$e, &
non potes$ino nuocere al Ponte. Que$te co$e ne in$egnò Ce$are. Nè $arà
fuor di propo$ito, quello che e' co$tumarono pre$$o a Verona, di la$tricare i Pon
ti di legno di Verghe di ferro, & ma$simo da quella parte doue hanno da pa$$are
le carrette, & i carri.
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[119]LIBRO QVARTO.
Re$taci a trattare, del Ponte che $i fa di pietre, le parti delquale $ono que$te.
I fiãchi de le ripe, le Pile, le uolte, & la la$tricatura; Infra i fianchi de le ripe, & le
Pile, ui è que$ta differentia, che i fianchi bi$ogna, che $ieno oltra modo gagliar-
di$simi, atti non $olamente a $o$tenere il pe$o de gli archi po$tiui $opra, come le
Pile, ma che $ieno molto piu gagliardi a $o$tenere le te$te del Ponte, & a reggere
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contro al Pondo de gli Archi; di maniera che non $i aprino in luogo alcuno.
Debbon$i adunque andare $cegliendo le riue, o piu pre$to le ripe di pietra, cõ-
cio$ia che le $ono le pin $tabili, a le quali tu debba fidare le Te$te de Ponti, & le
Pile $i fanno piu, o meno, $econdo la larghezza del fiume. Gli archi in caf-
fo, oltre a che e' dilettano per il numero, giouano ancora a la $tabilitade; con-
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cio$ia che quanto il diritto del cor$o del $iume è piu lontano da fianchi de le ri-
pe, tanto è piu $pedito; & quanto è piu e$pedito, tanto piu ueloce, & piu pre$to
corre uia: Que$to adunque $i debbe la$ciare molto e$pedito, & aperto, accio-
che con il combattere, percotendo ne le Pile non faccia loro nocumento. Et
dette Pile $i debbono porre in que' luoghi del fiume, doue le acque (per dir co$i)
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corrono piu l\~ete, & piu infingarde. Et gli inditij onde tu po$$a cono$cere que
$ti luoghi, te gli mo$trerãno le piene. Quanto che no, te n'auedrai in que$t'altra
maniera. Imiteremo ueramente coloro, che gittarono le noci per il fiume, de
le quali gli a$$ediati ragunandole $i cibarono; Gitteremo nel cõtinouato cor$o
del fiume, di $opra qua$i mille cinque cento pa$si, & ma$simo quando il fiume $a
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rà gro$$o, alcune co$e $imili, che uadino a galla: Et quel luogo, doue $imili co$e
$arãno in gran parte ragunate$i in$ieme, ti $eruirà per $egno, che quiui $ia il mag
giore impeto de le acque. Nel $ituare adunque le Pile fuggiren que$to luogo,
& pigliaren quell'altro, doue le co$e gittate $i condurrãno piu rare, & piu@tardi.
Il Re Mina, quando e' deliberò di fare il Põte a Memphi, cauò il Nilo del letto
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$uo, & lo mandò in altri luoghi fra certi Monti; & finita la $ua muraglia, lo ricõ-
du$$e poi nel proprio letto. Nicore Regina de gli A$sirij hauendo me$$o in pũto
tutte quelle co$e, che gli faceuano me$tieri a fare un Ponte, fece cauare un gran-
di$simo Lago, & uol$eui il fiume, & mentre che il Lago $i empieua, $eccando$i
il letto del fiume, murò le Pile. Que$te sì fatte co$e feron co$toro. Ma noi $e-
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guiteremo il fatto no$tro in que$ta maniera. Faccin$i i fondamenti de le Pi-
le ne l'Autunno, che l'acque $on piu ba$$e, fattoui prima attorno alquanto di
riparo. Etil modo da farlo è que$to, Ficchin$i duoi filari di Pali folti, & $pe$-
$i, che con le te$te auanzin fuor de l'acqua, qua$i che come uno Argine, met-
tin$i poi da lo lato di dentro uer$o le Pile, nel circuito de filari de Pali, gratic-
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ci, & i uani di detti filari $i riempino di Aliga, & di loto, & con il mazzapic-
chiarli $i conden$ino; di maniera che l'acqua non ui po$$a piu entrare in mo-
do alcuno. Quelle co$e dipoi, che dentro alo argine $i ritruouono, o acqua, o
oltre a l'acqua fango, o rena, o qual altra co$a $i uoglia, che ti dia impedimento,
bi$ogna che $e ne cauino. A l'altre co$e poi $i da perfettione in quel mo-
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do che noi t'in$egnammo nel pa$$ato libro. Caua$i in$ino $ul $odo, o piu
pre$to ui $i fa una palafitta di Pali abbronzati, per tutto il terreno, folti$si-
ma. In que$to luogo ho io con$iderato, che <007> buoni architettori u$arono di
farui una continouata ba$a, di tanta lunghezza apunto, di quanta e$$er ui de-
[120]DELLA ARCHITETTVRA
ue il ponte. Et ciò feciono non con il $errare con un $olo Argine tutto il fiu-
me ad un tratto, ma fattone prima una parte, pa$$arono a far l'altra, & a congiu-
gnerla poi con la già fatta: Concio$ia che egli è impo$sibile rimuouere, & ritene-
re ad un tratto tutto l'impeto de l'acque. Debbon$i adunque mentre noi mu-
riamo ne fiumi la$ciarli foce aperte, per lequali pa$si uia l'impeto de le gonfiate
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onde. Que$te foci $i la$ceranno aperte, o in e$$o guado, o quando piu faccia
a propo$ito, faccinui$i doccie di legname, & Canali, che $tieno $olleuati in Aria,
per liquali l'acqua che $opprabbonda, $correndoui $opra, pa$si uia. Ma $e la
$pe$a ti pare$si troppa, farai a cia$cuna Pila una ba$a $emplice $olamente, fatta
& finita a gui$a di una Naue con uno Angolo in la Poppa, & uno ne la Prua, di-
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rizzandole a filo $econdo il cor$o de le acque, accioche l'impeto de le acque nel
diuider$i, $i $cemi. Et bi$ogna ricordar$i che l'onde nuocono molto piu a le Pop
pe, ch'a le Prue de le Pile. Ilche da quefto ci $i manife$ta, che da le Poppe de le Pi
le ui $i aggira molto piu copia di acque, che da le Prue; oltra che in quel luogo $i
ueggono aggiramenti d'acque, che le $cauano in$ino nel fondo, & le Prue $tãno
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$al di$sime e$$endo rincalzate dalletto del fiume, ripieno di Rena. Ilche e$$en
do co$i, è di nece$sità, che que$te parti per tutto l'edificio $ieno gagliardi$sime,
& forti$sime a reggere contro gli impeti delle acque; $arà dunque molto a pro-
po$ito, che e$$o edificio $ia molto a fondo, & con gran fondamenti da ogni ban-
da, & ma$simo uer$o la Poppa, in$ino a tanto, che per qual $i uoglia accidente, an
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data$ene una parte del fondamento, ue ne re$tino tante, che $ieno ba$tanti a
reggere il pe$o de le Pile. Etinnanzi tratto giouerà grandemente, ancora che
da principio tu habbi cominciato a $ituare le Ba$e ne la piu alta parte del letto
del fiume, che le acque, che ui pa$$ano $opra, non ui ca$chino rottamente come
in un precipitio; ma sdrucciolino facilmente, come per un dolce pendio. Per
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cioche l'acqua, che cade precipito$amente commoue il fondo, & di quì fatta
piu torbida, porta uia le co$e $mo$$e, & continouamente caua $otto tali luo-
ghi. Faremo le Pile di Pietre lunghi$sime, & larghi$sime, che di loro na-
tura re$i$tino a Diacci, & che non infracidino per l'acque; nè per altro acci-
dente facilmente $i ri$oluino, nè $otto il pe$o $i fiacchino: Et $i mureranno con
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ogni diligentia $econdo il Regolo, il Piombino, & l'archipenzolo, non pre-
termettendo per lo lungo alcuna collegatura, & per il tra@@er$o con commet-
titure che $cambieuolmente leghino l'una l'altra, la$ciando da parte ogni ri-
pieno di $a$si minuti. Aggiugnerannoui$i ancora molto $pe$si, & perni, &
$pranghe di Bronzo, appiattate, & acconce, di maniera ne luoghi loro, che le
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Pietre per e$$e buche non diuentino deboli; ma con sì fatte $prangature $tieno
ferme. Et tirifi tale operain alto con amendue le te$te eleuate angularmen-
te, & da Prua, & da Poppa; di maniera che le fronti de le Pile, $oprauanzino
$empre le piene maggiori. Sia la gro$$ezza de le Pile, per la quarta parte de
l'altezza del Ponte. Et $ono ftati alcuni che non hanno terminate le poppe,
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& le Prue di co$i fatte Pile con angoli; ma con un mezo cerchio, credo io, per
conto de la uenu$tà di tale lineamento. Et ancorche io habbia detto che il cer-
chio habbia forza di angolo, 10 appruouo piu to$to in que$to luogo gli ango-
li; purche e' non $ieno tanto appuntati, che $puntati da ogni piccola mole$tia
[121]LIBRO QVARTO.
$ieno gua$ti. Piacerannomi ancora quelli, che $arãno fatti in cerchio, $e e’ $arã
no talmente $puntati, & bi$tondati; che e’ non $ieno la$ciatiottu$i, di maniera,
che $i contrapongino a la mole$ta pre$tezza, & impeto dele onde. Harannole
Pileragioneuole cantonata $e ella $arà in tre quarti d’uno angolo retto; & $e que-
$ta non ti piace$si, fa ch’ella n’habbia duo terzi. Et que$to ba$ti quanto ale Pile.
5
Se per natura del luogo noi non haremo, i fianchi de le ripe co$ifatti, come de-
$iderer\~emo; faremoli nel mede$imo modo de le Pile; & a l’ultimo delleripe, fa-
remo altre Pile, & tireremoui alcuni archi ne lo $te$$o a$ciutto terreno; accioche
$e per auentura per la continouatione de le onde, & dele piene, in $ucce$$o di
tempo, $i leua$$e uia parte de la ripa;con l’hauere allungato il Ponte nel terreno,
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ti rimanga pur libera la $trada. Le uolte, & gli archi, si percõto dele altre co$e,
sì per i crudeli, & continoui intronamenti de carri, bi$ogna che $ieno forti$sime
& gagliardi$sime. Aggiugni che alcuna uolta hau\~edo$i a tirar $opra detti Põti
pe$i $mi$urati, di Colo$si, o di Aguglie, o $imili; Non ti interuenga come interu\~e
ne a Scauro nel far tirare quella $oglia di Pietra; che i Mini$tri publici, habbino
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ad hauer paura de danni fatti. Etper que$to conto il Ponte, & di di$egno, & di
ogni $orte di lauoro, $i debbe accommodare in modo contro le $pe$$e, & conti-
noue $co$$e de carri, che e’ duri eternalmente. Che i ponti uerrebbono e$$er
fatti di pietre molto grandi, & $aldi$sime; celo dimo$tra facilmente la ragione,
con lo e$$empio de la ancudine; la quale $e in uero è molto grande, & graue, $o-
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$tiene facilmente, i colpi de martegli; ma $e ella è leggiere, ri$alta per i colpi, & $i
commuoue. Noi dicemmo che la Volta era fatta di Archi, & di ripieni; &
quello arco e$$er il piu$orte, che era d’un mezzo cerchio: $e per la di$po$itio-
ne de le Pile, il mezzo cerchio $i rileuerà tanto, che tale rilieuo ti offenda, u$e-
remo l’arco $cemo; afforzificati i fianchi de le rìpe, con farli piu gro$si. Qua-
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lunque arco $i uoglia finalmente, che harà a $tare per te$ta di e$$e uolte, bi-
$ogna che $ia di Pietre duri$sime, & grandi$sime; non altrimenti che quelle,
che tu harai po$te ne le Pile. Etin detto arco non ui $aranno pietre piu $otti-
li che almeno non corri$pondino con la loro gro$$ezza, a la decima parte de la
$ua corda. Nè $arà la corda piu lunga, che per $ei uolte quantoè la gro$$ez-
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za dela pila, nè piu corta che per quattro. Et commettin$i in$ieme que$te pie
tre ad arco con Perni, & $pranghe di Bronzo gagliardi$sime. Oltra di que-
$to l’ultima pietra ad arco, che e’ chiamano il $erraglio, $arà ridotta da lo $car-
pello a la mi$ura de le altre pietre ad arco, & ancora da l’una de le te$te $arà la-
$ciata alquanto piu gro$$a, acciò non ui $i po$$a mettere, $enon per $orza,
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& con mazzapichiarla leggiermente. Percioche in que$to modo le altre pie-
tre ad arco di $otto, piu ri$trettamente $errate in$ieme, gagliardamente, &
lungo tempo $taranno ne lo officio loro. Tuttii ripieni dentro $i murino di
pietre; di maniera che non $e ne po$$a trouare alcuna piu $alda, & di commet-
titure di $orte, che non $e ne truoui alcuna piu $trettamente congiunta. Et $e-
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nèl’fornire iripieni, tu non haue$si tanta abondantia di pietre forti, non ricu$e-
rò de le piu deboli in ca$o di nece$sità, pur che per tutta la $tiena de la uolta nõ
$i me$coli ne $erragli co$a alcuna, $e non Pietre forti. Re$taci a la$tricare tal la-
uoro. Non $i debbe manco a$$odar il terreno a ponti, che a le uie da durare
[122]DELLA ARCHITETTVRA
eterne; & $i debbe alzare di ghiaia $ino a la altezza di tre quarti, dipoi di$tender-
ui $opra le pietre, con riempitura di Rena pura di Fiume, o di Mare. Ma il ua-
no $otto il la$trico de Ponti; $i debbe riempiere, & pareggiare di pezzami, $ino
a la altezza de $uoi archi, doppo que$to, quel che tu ui la$tricherai $opra a$$et-
teralo cõ la calcina. Nele altre co$e che re$tano, $i deue hauere uguale ri$petto
5
a l’una che a l’altra; concio$ia che da gli lati con forti$sima muraglia, $i affortifi-
cheranno, e $i la$tricheranno con pietre, nè piccole, nè $rombole atte a uoltar$i,
che con ogni poco di $pinta $i $muouino; nè anche con pietre tanto grandi, che
le be$tie habbino come $opra co$a lubrica cominciandoui a $drucciolare, prima
che le truouino fe$$ure doue po$sino fermare lunghia a caderui. Etueram\~ete
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importa molto di che pietre $i la$trichino, hor che pen$i tu che auengha per il lũ
go, & continouato con$umamento de le ruote, & de le be$tie; poi che noi ueg-
giamo che le formiche in e$$e $elici, cõ il pa$$are de lor piedi, ui hanno ancor e$$e
$cauato illoro cãmino? Maio ho con$iderato che gli Antichi in molti luoghi,
& ne la uia ancora che uà a Tiboli, la$tricarono il mezo de la $trada di Selici, & i
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lati dale bande, coper$ono di ghiaia minuta. Et que$to $ecero, accioche leruo-
te ui face$$ero manco danno, & i piedi de le be$tie ui $i attacca$sino meglio. In
altriluoghi, & ma$simo $u per i Ponti, accanto a le $ponde feciono andari con
pietre, rileuati, che $erui$sino per i pedoni; & la parte del mezo la$ciarono a Car
ri, & a le be$tie. Finalmente gli Antichi in $imili opere lodarono molto la Se-
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lice, & infra le Selici, quelle, che haueuano piu buche, o piu$e$si; non per che le
fu$sino piu dure, ma perche manco ui $i $drucciolaua $opra. V$eremo adunque
qual $i uoglia Pietra, $econdo che ne haremo abbondanza, pur che $i $ceglino le
piu dure; con le quali almeno $i la$trichi quella parte de la uia, la quale è piu
battuta da le be$tie; & la piu battuta da quelle, è la piu pari, concio$ia che $empre
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fugghino quelle parti che pendono. Et ponga$i, o uuoi $elice, o qual altra pietra
$i uoglia gro$$a tre quarti di braccio, & larga al manco un piede con la faccia di $o
pra piana, congiunta l’una con l’altra, che non ui $ia fe$$ura alcuna, colmandoui
la $trada, accioche raccolteui le pioggie $corrino uia. Ilmodo di colmare le
$trade è di tre $orti; concio$ia che i pendij $aranno fatti o inuer$o il mezo de la
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$trada, il che s’a$petta a le $trade piu larghe; o uero da glilati, che impedi$cono
manco le uie piu $trette; o ueramente per il dirito de la lunghezza de la $trada
dal principio a la fine. Que$ti ueramente $i uanno accommodando, $econdo
che è piu commodo, o che torna meglio a le sboccature de le fogne, & de Riga-
gnoli, ne la Marina, o nelaghi, o ne fiumi. Quella colmatura $arà ragioneuole,
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che ad ogni braccio, & mezo, $arà un mezo dito. Io ho con$iderato i pendij de
gli Antichi, con i quali $aliuano al monte, che gli u$auano alzare un piede ad
ogni trenta piedi. Et in alcuni altriluoghi, come uerbigratia ale te$te de ponti
fi ueggono alzati tali pendij ad ogni cubito un palmo, ma que$ti $ono talmente
corti, che una be$tia carica, con uno sforzo $olo li pa$$a uia.
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[123]LIBRO QVARTO.
De le Fogne, de lo u$a, & forma loro, & de fiunsi, & dellefo$$e d’acqua, che $eruono æ
Nauil{ij}.
Cap. VII.
E’Si pen$a, che le Fogne $i a$pettino al lauoro de le $trade, concio$ia chele
$i debbino fare $otto le $trade, giu per il mezo, & che le giouino molto al
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coprire, al pareggiare, & a rendere piu nette le $trade, & per ciò non ci fa-
remo beffe di quelle, in que$to luogo. Et ueramente che altra co$a dirò io che
$ia una Fogna, $e non un ponte, o piu to$to un qualche arco molto largo? Nè
è marauiglia, $eper que$to nel far $imili Fogne, $i debbino o$teruare tutte quelle
co$e apunto, lequali poco fa dicemmo di e$si Ponti. Et certamente gli Antichi
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$timarono tanto l’u$o de le Fogne, che e’non $i uede ch’eglino face$sino mai $pe
$e maggiori, in finire qual altra $orte di muraglia $i uoglia, nè in alcun luogo u$a$
$ino maggiore diligentia: & infra le marauiglio$e muraglie de la Città di Roma,
$i tiene che le Fogne$ieno le principali. Io non $tò quì a raccontare quante cõ
modità arrechino con loro le Fogne, quanto le rendino la Città piu dilicata,
15
quanta pulitezza arrechino a priuati, & a publici edificij, & quanto le giouino a
mantener l’aria fana, & $incera. La Città di Smirna, ne laquale trouando$i a$le-
diato Trebonio, fu deliberato da Dolobella, $criuonoche & per la dirittura de
le $trade, & per gli ornamenti de li edificij, era tenuta belli$sima; ma per non ha
uere ella Fogne, che pote$sino, raccogliendo le brutture, portarle uia, offendeua
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grandemente con il puzzo gli habitatori. Siena Città in To$cana, per non ha-
uere ella Fogne, non è punto dilicata, onde gli auuiene, che non $olamente nel
principio, o nela fine de le notti, ne quali tempi $i gettano da lefine$tre i ua$i de
le raccolte brutture, ella tutta $puzzi; ma alcuna uolta $i uede $porca, & fracida
per le molte humiditati. Sono le Fogne di due $orti, de l’una de lequali $ono
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quelle che portan uia le brutture, o nefiumi, o ne laghi, o nel mare: De l’altra $on
quelle, che fatto un pozzo profondo nel Terreno, $malti$cono le brutture nel
uentre de la Terra. Quelle che portano uia, bi$ogna che $ieno la$tricate di la-
$trico a pendio, & a sdruciolo, $aldi$simo: perilquale po$$a la humidità $correre
liberam\~ete, & chequelle co$e, che ui $ono murate, per la continoua humidità,
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non $i infracidino. Que$te mede$ime ancora bi$ogna che $ieno $olleuate dal
fiume, accioche per le piene non $ienoripiene dal fango, nèriturate da la mota.
Quelle che haue$sino a $tare $coperte, $iamo cõtenti $enza la$tricarle de lo ignu
do Terreno, concio$ia che i Poeti chiaman@ la Terra, il Cerbero, & i Filo$o-
fi, il Lupo de gli Dei; percioche ella con$uma ogni co$a, & ogni co$a diuora.
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Quelle $porcitie, & brutture adunque, ui $i aduneranno, mangiando$ele il
terreno, $i con$umeranno, & non e$aleranno puzzolenti uapori. Vorrei be-
ne, che le Fogne, che hanno a riceuere l’orine, $i colloca$sino di$co$to a le mu-
ra: Percioche da gli andori del Sole, $i marci$cono, & $i gua$tano marauiglio$a-
mente. I Fiumi oltra que$to, & lefo$$e da acqua, & quelle ma$simo, per le-
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quali hanno a pa$$are le Naui, Io pen$o, che $i debbono annouerare infra le
fpetie de le uie: Concio$ia che e’ pare a molti, che le Naui $ieno $petie di car-
ra; non e$$endo a la fine altro il Mare naturalmente, che una larga, & $patio$a
$trada. Ma di que$te co$e, non s’a$petta parlarne piu a la lunga in que$to luo-
[124]DELLA ARCHITETTVRA
go. Et $e per auentura egli auerrà che que$te co$e non ba$tino a bi$ogni de gli
huomini, $i doueranno allhora, & con la mano, & con l’arte rimediare i difetti, $e
alcuni per auentura ue ne fu$sino, & aggiugnerui quelle commodità che ui man
ca$sino, il modo de lequali co$e tratteremo poi nel luogo loro.
5
Della cóueniente muraglia de Porti, e de luoghi cómodi per le Piazze nelle Città. Ca. VIII.
HOr $e egli è parte alcuna de la Città, che $i confaccia con le co$e, che noi
douiamo trattare in que$to luogo. II Porto ueramente $arà quel de$-
$o. E$$endo certamente il Porto non altro, che qua$i un termine nel cor
10
$o de Cauagli, dalquale, o tu ti muoua a cor$o, o alquale arriuando, finito il cor$o
ti fermi, & ti ripo$i. Altri for$e diranno che il Porto $ia la Stalla de le Naui, $ia
pure egli come tu ti uoglia, o termine, o Stalla, o ricettacolo; certamente $e la
proprietà di qualunque Porto è di riceuer dentro a $e le Naui, $icure da l’im-
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peto de le tempe$te; egli è di nece$sità che e’ le difenda: Sianoui fianchi ga-
gliardi$simi, & alti; & oltra que$to bi$ogna che ui $ia una larghezza adattata
di maniera, chele Naui po$sino, & grandi, & cariche, commodi$simamente
raccorui$i, & $icuramente ripo$arui$i. Lequali co$e $e ti $i rappre$enteranno
da la opportunità del luogo, non harai da de$iderarui altro, $e già non ti au-
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ueni$si come ad Atene, laquale haueua $econdo che $criue Tucidide, tre Por-
ti fatti da la Natura; che tu habbia a $tare in dubbio, quale di tanti tu ti uoglia
eleggere per il meglio, doue tu uoglia andare a prender Porto. Ma egliè cer-
tamente co$a euidenti$sima, mediante quelle co$e, che noi dicemmo nel pri-
mo libro, che e’ $ono alcune regioni, doue non po$$ono tutti i Venti: & alcu-
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ne, doue alcuni di loro $ono molto fa$tidio$i, & continoui. Anteporremo
adũque a gli altri quel Porto, ne le bocche del quale $pirino i Venti piu benigni
& piu quieti; & nel quale tu po$$a cõ buona gratia de Venti entrare, & u$cire $en
za hauergli molto ad a$pettare. Infra tutti i Venti, dicono che Borea è il piu
benigno, & che il Mare commo$$o da Greco, ce$$ato il Vento $i quieta $ubito;
Ma $e bene ce$$ono i Venti Au$trali, il Mare dura nondimeno a fluttuare
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gran tempo. Ma $econdo la uarietà de luoghi $i debbono elegger quelle co-
$e, che $ono, & piu commode, & piu e$pedite a bi$ogni de le Naui. De$idera-
ui$i un fondo grandi$simo, sì ne la Foce, sì nel mezo, & sì a le ripe del Porto;
ilquale non rifiuti le Naui da carico, graui per le co$e portate: Etè conuenien-
te che il fondo $ia purgato, & che non ui $ieno herbe in alcun luogo. Ancor
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che taluolta le $pe$$e, & intricate radici de le herbe, arrechino grandi$sima uti-
lità a fermar le Ancore; Io niente dimeno uorrei piu to$to il Porto, che non
genera$$e co$a alcuna, che haue$$e a contaminare la purità de l’aria, o a nuoce-
re a le Naui, come fanno le Alige, & le herbe, che na$cono ne le acque. Con-
cio$ia che le eccitano a Nauilij Vermi mole$ti$simi, Tigniuole, & lombricuz-
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zi, & per il marcir$i di tai liti, uapori pe$tiferi. Faranno ancora il Porto infer-
mo, & mal $ano, $e ui $i me$coleranno acque dolci; & ma$simo quelle, che pio-
uute d al Cielo ui caleranno da Monti; Vorrei nondimeno che egli haue$$e
a canto, & uicino, fontane, & Riui, donde $i po$$a prendere acqua chiara, &
[125]LIBRO QVARTO.
commoda a mantener$ine Nauilij. Et che gli haue$$e u$cite e$pedite, & dirit-
te, & certe, non ui $i uaria$$e il fondo, fu$$e libero da gli impedimenti, $icuro da
gli aguati de Nimici, & de Cor$ali. Oltra di que$to haue$$e $opra capo alcune
$ommità di alti$simi Monti da ueder$idi lontano, & notabili; a quali i Nauigan-
5
ti po$sino, come a luogo determinato dirizzare il loro nauigare. Dentro al
Potto $i debbe tirare una ripa, & un ponte; accio quindi $i habbia piu commodi
tà delo $caricare le Naui. Que$ta $orte di muraglia u$arono gli Antichi uaria
mente, de lequali uarietatinon è tempo da parlare al pre$ente. Concio$ia che
tale di$cor$o $i debba ri$erbare, allhora che noi parleremo del ra$lettare i Porti;
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& del condurre tal machina. Debbe oltra di que$to il Porto hauerui luoghi
da po$$eggiare, & un Portico, & un Tempio, doue po$sino alquãto fermar$i quel-
li che e$cono de Nauilij. Nè ui debbono mancare Colonne, Spran ghe, & Cã-
panelle di ferro, a lequali $i po$sino legare i Nauilij. Faccinui$i $pe$$e uoltic-
ciuole, $otto lequali $i mettino al coperto le co$e portate. Murinui$i ancora in
15
$u le bocche Torri alte, & gagliarde; accioche de la lanterna di e$$e, $i uegghino
uenire le Vele; & quindi la notte con fuochi mo$trino a Nauiganti il cammino
$icuro; & con le loro merlature difendino i Nauilij de gli Amici; & mettiuin$i a
trauer$o Catene, che tenghino fuora gli inimici. Et dal Porto al dritto mezo
dela Città, dirizzi$i una $trada mae$tra, & ui concorrino a$$ai Borghi; accioche
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da ogni uer$o $i po$$a in un $ubito a$$alire la in$olente armata de nimici; & hab-
bia piu adentro alcuni Seni minori, doue i Nauili indeboliti $i po$sino ra$$etta-
re. Ma non $ila$ci que$to indietro, appartenendo$i egli ma$simo al Porto, che
furono, & $ono Città celebrate, $icure piu per que$to, che per altro, cioè per ha-
uere le bocche, & in luogo dele bocche l’entrata incerta; & le diuer$ità de Ca-
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nali cono$ciuti a pena da chi ui nuota, mouendoui$i il fondo d’hora in hora.
Que$te $on quelle co$e che ci è par$o di dire de gli Edificij Publici de lo uniuer-
$ale, $e già non ci aggiugne$$e, che dicono, che $i $comparti$chino le Piazze, che
alcune $eruino a poterui uender le co$e, che nella pace ui $aranno $tate portate;
alcune $eruino perche la giouentù ui $i e$erciti; & alcune nella guerra $er-
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uino a riporui legnami, $trami, & altre co$i fatte co$e, che t’habbino a
$eruire a potere $opportar l’a$$edio. Mail Tempio, i luoghi
$acri, & il luogo da rendere ragione, & il luogo da recitar-
ui$i Spettacoli, & $imili, $ono piu to$to luoghi comu-
ni, & proprij, di non molti; & que$ti $ono
35
o Sacerdoti, o pure Magi$trati,
& però tratteremo di e$si
a luogo loro.
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[126]DELLA AR CHITETTVRA
DI LEONBATISTA
5
ALBER TI.
LIBRO Z>VINTO,
NELQVALE SI TRATTA DE GLI EDIFICII PARTICOLARI.
10
Dele Fortezze, & delle habitatiom che banno a $eruire per i Re, & per i Signori, & delle
loro differentie, & parti. Cap. I.
DISPVTAMMO nel pa$$ato libro, che egliè di nece$sità accom-
15
modare uariamente gli Edificij, & ne la Città, & ne le Ville, $e-
condo i bi$ogni de Cittadini, & de gli habitanti; & dimo$tram-
mo, che altri Edificij s’a$pettano a la uniuer$ità de Cittadini, al-
tria Cittadini piu degni, & altri a piu ignobili: Et finimmo il ra-
gionamento diquelli, che a la uniuer$ità $i a$pettauano. Or-
dinera$siadunque que$to Quinto Libro, accio $erua a la nece$sità, & a la cõmo-
20
dità de particolari. Nela qual co$a certo & uaria, & grande, & difficile ad e$pli
car$i; ci sforzeremo per quanto $arà in noi di ingegno, & di Indu$tria, ch’e’ $i hab
bia a cono$cere, che noi nõ habbiamo uoluto la$ciare in dietro co$a alcuna, che
in qualunque luogo $i uoglia, pote$$e fare a propo$ito, o che pote$$e hauere ad
e$$ere de$iderata da alcuno; nè aggiugnercene ancora alcuna che gioui piu ad
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abbellire il parlar noftro, che admettere ad effetto la no$tra intentione. Co-
mincieremociadunq; da le co$e piu degne. Digni$simi $opra tutti gli altri $ono
coloro, a cui è dato l’Autorità, & il $reno in mano del moderare leco$e. Iquali
o ueramente $ono parecchi, o pure un $olo. E’ bi$ogna che co$tui, $e $arà $olo,
$opra tutti; $ia ancora $opra tutti gli altri, il piu degno. Andremo adunque cõ
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$iderando quelle co$e, che per ri$petto di co$tui, che $arà $olo, $ieno da far$i.
Se prima però noi delibereremo, ilche molto importa, quale habbia da e$$ere
co$tui, o $imile a uno, che con Integrità, & Iu$titia comandi a coloro, che da lui
uogliono e$$er comandati; & non $i muoua tanto per lo intere$$o $uo proprio,
quanto per la $alute, & per la commodità de$uoi Cittadini, o $imile a quello, che
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uoglia hauer ordinate le co$e con i$uoi $ubditi: di maniera, che e’po$$a coman-
dar loro, ancorche e’non uole$$ero. Concio$ia che e’ nõ bi$ogna che e’ $ieno sì
la maggior parte de gli edificij, sìancora e$$a Città fatta in un mede$imo modo
per coloro, che $ono diuentati nuouamente principi a$toluti, & per coloro, che
po$$eggono, & difendono uno gouerno, nelquale $ieno entrati come che in
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uno Magi$trato datogli per a tempo. Habbino i Re le Città loro afforzifi-
cate grandemente, molto piu da quella banda, da laquale po$sino $cacciare gli
Inimici, che gli ueni$$ero addo$$o. Et quelli, che nuouamente $on diuenta-
ti Principi a$$oluti, hauendo per Inimici non manco i $uoi, che i fore$tieri,
[127]LIBRO QVINTO.
bi$ogna, che affortifichino la Città loro non meno contro a $uoi, che contro a
Fore$tieri: & talm\~ete debbe e$$ere afforzificata, che e’ po$$a a un bi$ogno ualer$i
delo aiuto, & de $uoi, & de Fore$tieri ancora cõtro a $uoi. Nel pa$$ato libro di-
mo$trãmo come $i haueua a fortificare una Città contro a gli Inimici fore$tieri;
con$idereremo al pre$ente quel che ella uoglia hauere contro a nimici Terra-
5
zani. Euripide tiene per co$a certa, che la moltitudine naturalmente $ia uno
Inimico potenti$simo, & che $e ella uorrà ridurre unitamente in$ieme le fraudi,
& gli in ganni, diuenterà certamente ine$pugnabile. I $aui$simi Re del Cairo
in Egitto, città dimaniera popolati$sima, che e’ pen$auano che allhora ella $te$-
$e $ana, & bene, quando e’ non ui moriuano piu che mille huomini il giorno: la
10
diui$ono con fo$$e d’acqua tãto $pe$$e, che ella non pareua di già una $ola Città,
ma molte picciole Terrecciole congiunte in$ieme: Et que$to credo io che e’ fa-
ce$sino, accioche la cõmodità de gli Impeti fu$$ediui$a, & $par$a. Et per \~q$to
ottennero facilmente, che innanzi tratto non hauieno a temere de gli impor-
tanti motiui de la moltitudine; & $ecõdariamente di potere reprimere con fa-
15
cilità, i detti motiui $e pure ne na$ce$$ero; non in altra maniera che auerrebe, $e
di uno colo$$o grandi$simo, $e ne face$sino due, o piu $tatue, piu trattabili, & piu
portatili. I Romani non mandauano in Egitto alcuno Senatore, con autorità
Procon$olare, ma di$tribuiuano a cia$cun luogo huomini de l’ordine de Caua-
lieri. Ilche dice Arriano che e$si faceuano, accioche una Prouin cia tanto dedi
20
ta a la innouatione di nuouitumulti, non fu$$e gouernata da un $olo. Et con-
$iderarono ne$$una Città e$lere $tata $enza di$cordie de Cittadini piu che \~qlle,
che o diui$e da la natura, come che $e ui pa$$a$$e un fiume per il mezo, o doue fu$
$ino collinette $eparate in piu parti; o che ueram\~ete po$te parte in piano, & par
te in colle, fu$sino diui$e da alcuna muraglia commodi$simamente; & tal diui$io
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ne non pen$o io che $i habbia a tirare come un Diametro a trauer$o d’una pian-
ta; ma come rinchiudere un circuito in un altro: Concio$ia che i piu Ric-
chi come quegli, che uorrieno il pae$e piu largo, $opporteranno facilmen-
te d’e$$ere la$ciati fuori del primo cerchio; & la$ceranno uolentieri a le Bec-
cherie, & ale altre botteghe, & a Trecconi, il mezzo della Città per il Mer-
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cato; & la poltrona Turba del Terentiano Gnatone, cioè Pizzicagnoli,
Beccai, & Cuochi, & $imili arrecherà piu $icurtà, & manco $o$petto, che $e
ella non fu$$e $eparata da Cittadini piu nobili. Nè $ia fuori di propo$ito, quel
che $i legge ne gli $critti di Fe$to, che Seruio Tullio comandò a Patritij, che
anda$sino ad habitare nel Borgo; accioche $e egli haue$$ero cerco habitan-
35
do in quelluogo di fare innouatione, $tandoui egli $opra a rido$$o, egli pote$-
$e opprimere in un $ubito. Que$to muro dentro a la Terra bi$ogna murarlo
di maniera, che pa$si per tutte le reggioni de la città, & di gro$$ezza, & d’ogni
altra $orte di lauoro bi$ogna alzarlo gagliardi$simo, & alti$simo, fino a tanto
che $oprauanzi a tutti i Tetti de gli edificij priuati. Et bi$ognerà for$e ancora
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aftortificarlo di Torri, & di merlature, & di fo$$e ancora da ogni banda, ac-
cioche i tuoi Soldati nel $tarui dentro, mediante quelle dife$i, & $icuri, da per
tutto lo po$sino difendere; Bi$ogna che le $ue Torri non $ieno aperte da lo
lato di dentro, machiu$e di muro per tutto, & bi$ogna che le $ieno e$po$te a
[128]DELLA ARCHITETTVRA
luoghi co$i uer$o i $uoi, come uer$o i fore$tieri, a quelli ma$simo, dico, a quali $o
no addirite le $trade, o gli alti$simi tetti de t\~epij. Non uorrei che ne le Tor-
ri $i $ali$$e da alcuno altro luogo, che perlo $te$$o muro, & allo $te$$o muro non
uorrei che $i $al<007>$$e, $e non da una uia conce$$a da il Principe. Dala fortezza a
la Città non uorrei $i cammina$$e per $trade, che ui fu$sino alcuni archi, nè la$cia
5
teui Torri in alcun luogo. Debbe$iancora auertire, che non ui $ieno nè agetti
di terrazzi, nè Piombatoi, donde po$$a e$ler dato impedimento, con il tirare de
$a$si, & de le freccie, a Soldati, che corrono a fare gli offitij loro. Vltimamente
e’ $i debbe di maniera ordinare tutta que$ta muraglia, & di sì fatte co$e, che tut-
ti <007> luoghi, che $ono a caualiere, $ieno in pode$tà di chiregge. Et che ne$$uno
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po$$a impedire i $uoi dal potere $correre la Città liberamente per tutto. Etin
que$to le Città di coloro, che $ono nuouamente diuentati Principi, $ono differ\~e
ti da quelle de Re. Et for$e in que$to ancora $ono differenti, che a Popoli libe
ri $on piu commode le Cittàne le pianure; & a quelli, che nuouamente $i$ono ac
qui$tato uno Imperio, piu $icurenelle montagne. Gli altri edificij di co$toro,
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doue habbino ad habitare, & i Re, & quei Principi che dinuouo $i hanno acqui
$lato uno Imperio, non pure $i $omigliano infra loro ne la maggior parte de le
co$e, ma conuengon ancora in alcune con gli edificij Plebei de Priuati. Dire-
mo prima in quel che e’ $i $omiglino: Dipoi quel che cia$cuno habbia per $ua
proprietà. Que$to genere de gli edificij, dicono che fu trouato per la nece$si-
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tà; niente dimeno e’ ci $ono alcune altre parti, ueramente tanto commode, che
per l’u$o, & per la con$uetudine del uiuere, par che le $ieno al tutto diuentate ne
ce$$arie, come è il Portico, il luogo da pa$$eggiare, il luogo da far$i portare, & $i-
mili, lequali co$e e$$endo noi per$ua$i, co$i da la $cienza, & da la ragione de l’edi-
ficare, non le di$tingueremo già di maniera, che noi diuidiamo però le co$e cõ-
25
mode da le nece$$arie; ma in tal modo, che sì come nelle città, co$iancora in co$i
fatti ca$amenti, altre parti $i a$pettino alla uniuer$ità di tutti, altre a le commodi
tà di pochi, & altre a quelle d’un $olo.
Del Portico, Antiporto, Androne, Sala, Scale, Veroni, Vani, Porti di dietro, Ripo$ti-
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gli $egreti, & $tanze na$co$e, & in quello che $iano differentile ca$e de Principi, da
quelle de Priuati; & de gli appartati, & in$ume congiunti appartamenti del Princi-
pe, & della $ua Donna.
Cap. II.
NOi certamente non pen$iamo che il Portico, & lo Antiporto fu$$e fatto
35
$olamente per commodità de Serui, come dice Diodoro; ma per cagio-
ne ancora de la uniuer$ità de Cittadini: In ca$a poii luoghi da pa$$eg-
giare la Corte, lo Androne, la Sala (laqual credo io che $ia chiamata co$i dal $al-
tare, che in quella $i fa nel celebrarui$i l’allegrezza delle Nozze, & de Conuiti)
non $i appartengono alla uniuer$alità, ma piu to$to a gli habitanti proprij. Le
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Stanze da $tarui a mangiare è co$a certa che alcune $eruono per i padroni, &
alcune per i Seruidori, le Camere da dormirui $eruono per le Matrone, per
le Fanciulle, per i Fore$tieri, & qua$i per cia$cuno appartatamente. De la uni-
uer$ale diui$ione, de le quali, per quanto s’a$pettaua a parlarne generalmente,
[129]LIBRO QVINTO.
ne tratammo nel primo libro de Di$egni: hora è nece$$ario $eguitare di dire,
quante elle debbino e$$ere, come grandi, in che $iti $i debbino porre, che cia$cu
na, $econdo il bi$ogno, ui $tia accommodatamente. Il Portico, & lo Antipor-
to $i adornerà con la entrata. L’entrata $i adorna sì de la $trada, uer$o laquale
ella $tà aperta, sì ancora de la maie$tà de l’opera, con laquale $arà finita. Le $tan-
5
ze poi da mangiare piu adentro, & quelle doue s’hanno a riporre le robe, & $imi
li, $i debbono collocare in luoghi atti, accioche le co$e, che ui $i hanno a riporre,
ui $i mantenghino commodamente hauendoui aria, Venti, & Soli conuenienti;
& $ieno accommodate $econdo i bi$ogni, & $ieno di$tinte di maniera, che nel
conuer$are, o de fore$tieri, o de gliabitanti proprij, non diminu$chino a co$toro
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la dignità, la commodità, & il diletto, & non accre$chino anco a coloro il de$ide
rio, & la $ete di co$a non conueniente. Et $i come il Mercato, & le piazze ne la
Città non debbono e$$ere in luoghi ripo$ti, o na$co$i, o $tretti, ma in luoghi
aperti, & qua$inel mezo: co$i ne le Ca$e ancora, la Sala, & il ricetto, & l’altre co$e
$imili, debbono e$$ere di maniera in luoghi cõmodi, che tutte le altre membra
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ui corri$pondino $opra commod$simam\~ete: Cõcio$ia che in que$te $i debbono
terminare, i uani de le $cale, & de Veroni, In que$te ancorai ricetti doue que’di
ca$a $alutano, & ri$contrano cõ allegrezza gli inuitati a Conuiti. Non debbe la
Ca$a ancora hauere $e non una u$cita, accioche$enza $aputa del Portinaro, non
po$$a alcuno entrare, & portar fuori co$a alcuna. Guarderenci ancora che i Va-
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ni de le fine$tre, & de gli u$ci, nõ $ieno e$po$ti nè a le cõmodità de ladri, nè a Vi-
cini, accioche nõ interrompino, uegghino, o cono$chino quel che $i faccia in ca-
$a, o quel che ui $i porti. Edificauano gli Egitij le ca$e priuate di maniera, che
dal lato di fuori non appariuano alcune fine$tre. De$idererebbe for$e alcu-
no hauere una porta di dietro, per la quale $i conduce$sino dentro le ricolte,
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portate, o dal carro, o da le be$tie, accioche la Porta principale non $i imbrat-
ta$$e, & ui aggiugnerebbono un altro V$ciolino piu $ecreto, per <007>lquale $enza
$aputa de la famigl<007>a, il Padron $olo pote$$e riceuere dentro i cauallieri $ecre-
ti, & que’ che gli porta$sino aui$i, & u$cire fuori a $ua po$ta, $econdo che ricer-
cano i Tempi, & lo e$$ere de le co$e. Io non bia$imo già que$to, ma io de$ide-
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ro ben grandemente, che ui fu$sino na$condegli, & ripo$tigli na$co$i$simi, &
$ecreti$simi, & $tanze da rifuggirui coperti$sme, che a pena le $ape$$e il Pa-
drone, ne quali luoghi per i ca$i $ini$tri, $i pote$sino ripporrele V e$ti, gli argen-
ti, & $e e’ bi$ogna$$e per mala di$auentura, egli ui $i $alua$$e ancora $e $te$$o.
Nel $epolcro di Dauid erano $tati fatti alcuni na$condegli, per na$conderui
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dentro i Te$ori de la Eredità Regia, con uno artificio tanto marauiglio$o, che
egli era impo$sibile accorger$ene in modo alcuno; De l’uno de quali di-
ce Io$efo, che Ircano Pontefice doppo mille trecento anni ne cauò tre milia
Talenti d’oro, cioè mille ottocento migliaia di $cudi per liberare la Città dal-
lo a$$edio di Antioco. Oltra que$to dicono che a$$ai tempo doppo, Herode
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ancora ne cauò di un altro una gran quantità di Oro. In que$te co$e adunque
conuengono le Ca$e de Principi, con quelle de priuati: Ma ui è principalmen-
te que$ta differentia, cioè che l’una, & l’altra di que$te hanno inanzi tratto un
certo che, di lor natura propria; Concio$ia che in quanto a quelle parti che $i
[130]DELLA ARCHITETTVRA
hanno ad attribuire a lo u$o di molti, dette parti debbono e$$er & piu, & mag-
giori; & in quanto a quelle che $i hanno ad a$$egnare a gli u$i de pochi, debbo-
no dette parti e$$er piu to$to alquanto piu ornate, che tanto grandi. Euui que-
$ta altra differentia ancora, che ne le ca$e de Principi bi$ogna che que’ ricetti
che $on de$tinati a l’u$o di pochi, habbino ancor’ e$si del grande, co$i bene, co-
5
me quelle parti, che $ono de$tinate a l’u$o di molti; concio$ia che tutti i luoghi
de le ca$e de Principi s’empiono $empre di moltitudine. Ma ne le altre ca$e
priuate, quelle parti, c’hanno a $eruire a l’u$o de piu, giouerà porle dimaniera,
che le $ieno non altrimenti che quelle de Principi. Et gli appartamenti $ieno
al tutto di$tinti per la Moglie, & per il Marito, & per imini$tri, di modo che tut-
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ti non pure $ommini$trino per tutto al bi$ogno, ma a la Maie$tà ancora, & non
ui re$ulti alcuna confu$ione da la moltitudine di quegli di ca$a. Que$ta co$a è
ueramente molto difficile, & mal uolentieri da poter$i far $otto un $olo Tetto; &
però a cia$cuno membro $i debbe dare la $ua regione, & il $uo Sito, & il $uo inte-
ro $patio del Tetto, & la $ua muraglia; ma debbon$i congiugnere di maniera, &
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con le coperture, & con i Veroni, che la moltitudine de $erui, & di que’ di ca$a,
mentre che s’affrettano di fare le facende, non habbino a uenirui, come chiama-
ti di un’altra ca$a uicina, ma ui $ieno pronti, & pre$ti. Eti Fanciulli, & le $erue,
& lo $trepito del re$to de la famiglia, che $empre cicala, $iano $eparati da i com-
mertij de Patroni; & co$i $i $epari ancora ogni men dilicata pulitezza de $erui.
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Le Stanze de Principi, doue hanno a $tare, a mangiare, $i debbono porre in luo-
go digni$simo. Il por$i alto arreca $eco grandezza, il ueder$i, come $otto a gli
occhi la Marina, le Colline, & una Regione grandi$sima, $i arreca mede$imam\~e
te grandezza. Tutta la Ca$a de la Moglie $arà $eparata al tutto da la ca$a del
Principe $uo marito, eccetto però che l’ultimo appartamento, & le $tanze del
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letto Matrimoniale, debbono e$$er comuni a l’una, & a l’altro. Vno $olo Por-
tinaro $errerà, & guarderà con una porta $ola, amendue le lor ca$e. Le altre
co$e, ne le quali que$te $ieno dif$erenti da le altre, $i a$pettano piu pre$to, come
lor propie a le ca$e de priuati, che a quelle de Principi. Diremo adunque di
quelle al luogo loro. Le ca$e de Principi conuengono ancora tra loro
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$te$$e in que$to, che oltre a quelle co$e che $i a$pettano a gli u$i priuati loro;
Bi$ogna che ella habbino l’entrata $opra la uia mae$tra, & ma$simo $opra il Fiu-
me, o $opra il Mare; Et in cambio di Antiporto, bi$ogna che habbino ricetti grã
di$simi, che $ieno capaci a riceuer le accompagnature de gli Imba$ciadori, o de
Baroni portati da Carrette, o da Barche, o da caualli.
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De la ragioneuole muraglia, del Portico, Androne, Sale da$tate, & da Verno, de la Tor-
re, et de la Fortezza, & de la proprietà de le Ca$e Regali, & di quelle de Principi
nuoui.
Cap. III.
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IO uorrei che e’ ui fu$$e il Portico, & le coperture non $olamente per amore
de gli huomini, ma per ri$petto ancora de le be$tie, accioche u<007> $i pote$sino
difendere dal Sole, & da le pioggie. A canto a lo Antiporto le loggie, il
luogo da Pa$$eggiare, & da far$i portare, & $imili, hanno molto del gratio$o, do-
[131]LIBRO QVINTO.
ue la giouentû $tando ad a$pettare i loro uecchi, che tornino da negociare con
il Principe, $i po$$a e$ercitare con $altare, con fare alla Palla, con trar la Pietra, &
con far a le braccia. Piu a dentro poi un grande Androne, o una grandi$sima
Sala; Doue i Clientoli po$sino a$pettando i lor Padroni, $tare a di$putare; & doue
$ia preparatoil $eggio da $tarui il Principe a dar le $ententie. Piu ad\~etro poi una
5
altra $ala, doue i principali de lo $tato $i ragunino in$ieme a $alutare il Principe,
& a dire il parer loro di quel che e’ $ono domandati. Et$arà for$e conuenien-
te farne due. Vna per la $tate, & una per la Vernata: & $opratutto $i debbe ha-
uere riguardo a l’antica, & $tracca età de uecchi Padri, che ui $i ragunano: che e’
non ui acaggia loro niente di co$a, cõtro la loro $anità, & che e’ po$sino $tarui a
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di$putare, & a deliberare de le co$e $enza alcuno pur minimo impedimento, fi-
no a tanto che ricerca il bi$ogno, & la nece$sità. Io truouo appre$$o di Seneca
che Gracco primieramente, & poi Dru$o ordinarono di nõ dare audienza a tut
ti in un mede$imo luogo; ma di hauere la Turba $egregata, & riceuere alcuni in
parte piu $egreta: alcuni con molti; & alcuni con la uniuer$alità, perdimo$trare
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in quel modo, quali erano i loro primi, & quali i loro $econdi Amici. Se que-
$to in una co$i fatta fortuna, o ti è lecito, o ti piace, Potrai fare piu & diuer$e por
te, per le quali tu gli po$$a riceuer e da l’una, & da l’altra parte, & mandarne que
gli, che haranno hauuta audienza, o tener fuora $enza contumacia quelli, a cui
tu non la uole$si dare. Sia ne le ca$e una Torre rileuata, da laquale in un $ubi-
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to $i po$sino uedere tutti i motiui. Er co$i in que$te co$e, & in le $imili a que-
$te conuengono in$ieme; Ma in quello che le $ieno differenti $on que$te. Per-
cioche le Ca$e de Re, $tanno bene nel mezo de la città che $ieno facili a l’andar-
ui, ornale dilicatamente, & leggiadramente piu to$to che $uperbamente: Ma ad
un Principe, che nuouamente $i $ia acqui$tato uno $tato, $tà meglio una Fortez-
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za, che un Palazzo, la quale $ia & dentro, & fuori de la Città. Alle ca$e de Re $tà
bene che ui $ia congiunto il luogo da recitarui gli $pettacoli; il tempio, & alcuni
belli Edificij ancora di Baroni. Vn Principe quale habbian detto, è di nece$si
tà che habbia la $ua Fortezza $piccata per tutto allo intorno da ogni $orte di edi-
ficio, ornati$sima, & conueniente; & giouerà ancora a l’uno, & a l’altro quella
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muraglia (che e$$endo un Palazzo Regio) $e e’ non $arà fatto tanto sbandato, che
e’ non $e ne po$$a facilmente $cacciare chi uole$$e fare in$olentia. Et e$$endo
una Fortezza, $e ella $arà fatta dimaniera, che ella non parrà manco una habita-
tione diuno dilicato Principe, che una Prigione. Non uorrei la$ciar già in die
tro in que$to luogo che a Principinuoui $ono commodi$simene le gro$$ezze de
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le mura alcune occulte, & $ecrete fe$$ure, dale quali po$sino di na$co$o inten-
der quel che, o i Fore$tieri; o que’ di ca$a infra loro ragionino. Ma e$$endo
officio proprio de la Ca$a Regale, l’e$$er qua$i in tutte le $ue co$e, & ma$simo
ne le Principali, diuer$a da le Fortezze, $arà bene congiugnere a la Fortezza
il Palazzo Regale. Gli Antichi co$tumarono di far le fortezze ne la Città.
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Per hauere, & e$si, & il Re, doue rifuggire ne li accidenti contrarij, & doue la
Pudicitia de le Matrone, & de le fanciulle $i difende$$e con la Sanità de le co-
$e $acre. Fe$to racconta che appre$$o de gli Antichi, le Fortezze erano con-
$acrate a la Religione, & che elle $i uolenano chiamare Auguriali, & che egli
[132]DELLA ARCHITETTVRA
era $olito farui$i da le Vergini un certo $acrificio molto occulto, & remoto grã-
demente da la notitia del uulgo. Et per que$to tu non trouerai fortezza alcu-
na de li Antichi, che non habbia il $uo Tempio. Mai Tiranni occuparono le
Fortezze, & riuoltarono la Pietà del luogo, & la Religione, conuertendo l’u$o
di e$$e a le $celleratezze, & a le crudeltà, & quel Santo refugio de le calamitadi,
5
adoperarono per uno fomento di mi$erie. Ma torniamo a propo$ito. La
Fortezza di Ammone era accerchiata attorno al Tempio con tre circuiti di mu-
ra, la prima fortificatione era del Principe, l’altra de le Moglie, & de figliuoli, &
l’ultima era la $tanza de $uoi Soldati. Accommodato lauoro in uero; $e già e’
non $erue piu a difender $e, che ad of$endere altri. Et io in uero, co$i come e’
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non mi piace il ualore di quel Soldato che nõ $ia buono ad altro che a ributtare
gagliardamente un $uo nimico, che lo affronti, co$i ancora non lodo quella for-
tezza, che oltre a lo e$$er ba$tante a difender$i, nõ è tale, che ella po$$a offendere
i nimici: Et niente dimanco qualun che $i è l’una di que$te co$e, $i debbe procac-
ciar in sì fatta maniera, che paia che tu habbi cerco grãdem\~ete di quella $ola, &
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che ciò ci auenga fatto, ne $arà cagione il Sito del luogo, & il modo de le Mura.
De la commoda Muraglia, Sito, et Forzificamento d’una Fortezza, o in piano, o in Monte,
& del Ricinto, Piano, Mura, Fo$$i, Ponti, & Torri di e$$a.
Cap. IIII.
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IOueggo che gli e$ercitati ne le co$e de la Militia dubitano in che modo e’
$i può fare una Fortezza ine$pugnabile po$ta in Monte, o in piano. Le col-
line ueramente non $ono in ogni luogo di maniera, che tu non le po$$a, o
a$$ediare, o minare. Nèa piani ancora $e $arãno ben murati ui ti potrai acco$ta-
re $enza pericolo. Io non di$puto di que$te co$e. Percioche e’ bi$ogna che
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il tutto $i accommodi $econdo la oportunità deluogh<007>, di maniera chetut-
to quello, che noi dicemmo del collocare una Città, $i o$$erui nel collocare le
fortezze. La Fortezza bi$ogna che habbia $opra ogni altra co$a $trade dirit-
te, & e$pedite, donde $i po$$a $occorrere addo$$o a nimici, a Cittadini, & a $uoi
Terrazzani, $e per alcuna $editione, o perfidia bi$ogna$$e. Et che e’ $i po$$a
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metter dentro aiuti, & de $uoi, & de Fore$tieri liberamente, & per terra, & per
Fiume, Lago, o Mare. Sarà commodi$simo quel di$egno de la Fortezza,
che come uno O, tondo $i congiugnerà a tutte le mura de la Città, & le mura
grandi $i congiunghino con e$$a, come un C con corna piegate non la accer-
chiando intorno; o ueramente quello dal quale $i partino piu raggi, come per
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andare a la circunferentia, & in que$ta maniera quel che poco fa dicemmo che
bi$ognaua non $aria la Fortezza nè dentro nè fuori de la Città. Et $e alcu-
no uole$$e con breuità de$criuere la Fortezza, non errerà for$e a dire che ella
$ia la Porta di dietro de la città, affortificata da ogni banda gagliardi$simamen-
te. Ma $ia ella come e’ $i uogliono, o il capo principale, o pur la chiaue de la
40
muraglia, e’ bi$ogna che ella porga $pauento, $ia a$pra, & rigida, perfidio$a, &
ine$pugnabile, & quanto $arà piu piccola, tanto piu $icura: Percioche la picco-
la, ha bi$ogno de la fede di Pochi, & la grande ha bi$ogno de l’officio di mol-
ti. Et come dice Euripide, e’ non fù mai moltitudine che non fu$$e piena di
[133]LIBRO QVINTO.
cattiui ingegni, & però in $imile luogo $arà manco dubbio$a la fedene pochi, che
cattiua ne molti. Il Ricinto de la fortezza $i debbe porre $aldo, di Pietre gran-
di, conlinea dal lato di fuoria $carpa, per la quale le $cale, che ui fu$sino, po$te,
diuentino deboli per l’hauere a $tar troppo a pendio: Et accioche quello inimi-
co, che acco$tatoui$i $i attaccha$$e a le mura non po$$a $chi$are i $a$si, che di$opra
5
gli fu$$ero auentati. Etaccioche le co$e, che dale Macchine de nimiciui fu$$ero
gittate non colp<007>$chino in piena, ma $muccino peril trauer$o. Il Piano da lo la-
to di d\~etro per tutto $ia la$tricato di duoi, o tre $uoli di larghi$sime Pietre; accio-
che chi uiè allo a$$edio, faccendoui for$e $otto mine, o trincee, non ui po$$a en-
trare di na$co$o. Il re$to de la Muraglia $i debbe alzare alti$sima, $aldi$sima, &
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gro$si$sima, in$ino a li ultimi cornicioni; accioche po$sino gagliardam\~ete rifutar
l'<007>mpeto, & le co$e tratte de le Macchine, & per quanto noi po$siamo, non ui $i
po$$a aggiugnere con $cale, o equiparare con argini. Le altre co$e $i faccino nõ
in altra gui$a, che de le Mura de le Città dicemmo. Potenti$sima ragione $arà
ueramente, nel difender le mura, o d'una Città, o d'una fortezza $e tu harai cura,
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che il nimico $opra ogni altra co$a non ti $i po$$a acco$tare $enza $uo pericolo.
Et que$to $i farà sì con fare i fo$si larghi, & profondi, come ti dicemmo; sì ancora
cõ la$ciare na$co$e $otto le bale$triere(per dir co$i)ne la gro$$ezza d'e$$o ricinto,
$tabilite fe$$ure, da le quali mentre che il nimico $i cuopre cõ lo $cudo delle of-
fen$ioniche gliuengono di $opra, po$$a e$$er ferito per fianco da quella parte che
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li re$ta $coperta. Que$to modo di dife$a, è $opra tutto il principali$simo. Quin
ci pigliano occa$ione piu $icura di ferire il nimico, Dãneggianlo piu dappre$$o,
& raro traggono indarno al nemico, il quale non può difendere la $ua corpora-
tura per tuto. Et $e la $aetta pa$$a $enza offendere il primo nimico, ri$contrerà
ne l'altro, & taluolta ne ferirà uno, & duoi, & tre. Quelle co$e, che di$opra
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$i auuentano, non $i gettano $enza pericolo; perche appena colgono uno, il
quale le può prouedere, & in poco di momento $chifarle, & con ogni piccola
rotella ributtarle. Se la Fortezza $arà $u la Marina, ui $i debbe ficcare attor-
no Pali, & Sa$si, perche il guado non $ia $icuro, & che le Macchine da guerra di
$u le Nauinon ui $i po$sino acco$tare. Se ella $arà $u la Pianura, $i debbe ac-
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cerchiare d'una fo$$a d'acqua: ma accioche ella non ui $i marci$ca, faccendo-
ui cattiua Aria $i debbe cauar$ino a tanto che $i truoui l'acqua uiua. Se ella
$arà in Monte, $i cerchierà di precipitij, & doue ci $arà lecito ci $eruiremo di
tutte que$te co$e in$ieme. Ma da que' luoghi, donde le batterie po$sino fare
danno, ui $i addir<007>zzeranno mezi cerchi, o piu to$to Cantonate di Mura acu-
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te come prue. Ne mi è na$co$o che molti e$ercitati nelle co$e da guerra di-
cono che le mura troppo alte, $ono contro le batterie pericolo$e; concio$ia
che la loro rouina riempiendo i Fo$si, porge a nimici il cammino e$pediti$si-
mo ne gli a$$alti. Que$to non accaderà $e $i o$$eruaranno quelle co$e, che noi
habbiamo dette di $opra. Io torno al primo ragionamento. Ne la Fortez-
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za $i debbe alzare un Turrione principale, $aldi$simo per tutto, & gagliardi$-
$imo, quanto ad ogni $orte dimuraglia, & forti$simo per tuttto, piu alto che il
re$to de l'altra muraglia, difficile alo andarui, & che non habbia alcuna en-
trata, $aluo che da uno Ponte leuatoio. I pontileuatoi $on di due $orti, l'uno
[134]DELLA ARCHITETTVRA
con alzarlo $erra l'u$cita, l'altro con il mandarlo fuori, & con tirarlo dentro, ce
ne $eruiamo: Doue tirono i Venti crudeli, ci $eruiamo di que$to ultimo piu ac-
commodatamente. Quelle Torri, che potranno tirare inuer$o que$to Torrio
ne, dz quella parte, che e$$e lo $guardano, bi$ogna che $ieno aperte, o murate di
$ottili$simo muro.
5
Deluoghi de la Fortezza, doue i Soldati hanno a far le guardie, & doue egli hanno a $tare
a combaitere. De Tetti di detta Fortezza, & come $i debbino afforzificare, & de le
altre co$e nece$$arie a la Fortezza, e di uno Re, o d'uno principe nuouo. Cap. V.
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I Luoghi doue i Soldati hanno a $tare a far le guardie, & a difendere la mura
glia, $i debbono di$tribuire di maniera, che alcuni habbino a guardare le
parti da ba$$o de la fortezza, & alcuni quelle da alto; & altri $ieno de$tinati a
uarie cure, & officij. La entrata finalmente, & l'u$cita, & ogni appartamento
debbe e$$er co$i ordinato, & afforzificato, che non po$$a e$$ere offe$o, nè da la
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perfidia de gli amici, nè da gli inganni, o fraude de gli Inimici. A Tetti de la
fortezza, accioche non $ieno rouinati da i Pe$i de le Macchine, $i debbe dar fine
con uno angolo acuto, o con un gagliardo lauoro, & $i fermeranno con $pe$si$si
me traui; dipoi mettaui$i la coperta, & in quella le doccie $enza calcina, o terra al
cuna, per lequali $e ne uadia l'acqua raccoltaui. Dipoi $i cuoprino dipezzami
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di terra cotta, o piu to$to di Pomici alzandouele un braccio, & mezo; & co$i non
haranno paura nè de Pe$i, che gli cadranno $opra, nè de fuochi. In $omma una
Fortezza $i debbe far non altrimenti, che $e tu haue$si a fare una piccola Città:
Affortifichi$i adunque con uguale lauoro, & arte che una Città, & ui $i accõmo-
deranno l'altre co$e che faccino a bi$ogno. Nõ ui manchi l'acqua. Si\~eui luoghi
25
a ba$tãza da poterui tenere, & mantenere i Soldati, le Armi, i Grani, le carni $ala
te, & l'aceto, & inanzi ad ogni altra co$a le legne. Et in detta Fortezza quello
Torrione che noi chiamãmo principale, $arà qua$i come una fortezza minore,
nel quale non deue mancar co$a alcuna di quelle che $i de$iderano in una fortez
za. Debbe hauere la Citerna, & i ripo$tigli di tutte le co$e, mediãte lequali egli
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$i po$$a abbondantemente nutrire, & difendere. Debbe ancora hauere u$cite
onde e' $i po$$a a$$altare ancora i $uoi mede$imi a lor mal grado, & d'onde $i po$-
$a metter dentro $occor$i. Non uò la$ciare indietro que$to, che alcuna uolta le
Fortezze $i $ono dife$e mediante le fo$$e coperte da acqua: & che alcuna uolta
le Città $i $ono pre$e per le fogne. L'una, & l'altra di que$te co$e giouano a man
35
dar fuori auui$i. Ma e' bi$ogna hauere cura che $imili cò$e po$sino nuocerti po
co, & giouare a$$ai. Faccin$i dunque cõmodi$sime, uadino torte, sbocchino in
luoghi profondi$simi, di maniera che uno armato non ui cappia, & che uno di-
$armato non po$$a $e non chiamato & introme$$o dentro, entrare ne la fortezza.
Termin erãno commodamente ne le fogne, o piu pre$to in un luogo areno$o ab
40
bandonato, & non cono$ciuto, o ne le $ecrete Tombe, o $epolture de Tempij.
Oltra di que$to non $i douendo mai far beffe de li accidenti, & de ca$i huma-
ni, certamente che ti giouerà grandemente hauere una entrata ne la piu inti-
ma parte de la fortezza, che tu $olo la $appia, dala quale quando mai acca-
[135]LIBRO QVINTO.
de$$e che tu ne fu$si $errato fuori, tu po$$a in un $ubito correrui con i tuoi armati
& entrarui, & giouerà for$e a que$to, hauere una certa parte di muro a$co$i$sima,
che non $ia murata a calcina, ma con terra $olamente. Hora habbiamo dato
fine a quelle co$e che $on nece$$arie a fare per ri$petto di uno $olo, che comandi
a gli altri, o $ia egli Re, o pur Principe nuouo, quale di $opra dicemmo.
5
Di che co$e $ia con$ertata la Republica: In che luogho, & in che modo debbino e$$er fatte le
Ca$e di que', che gouernanole Rep. & in che modo quelle de Pontefici. De Temp{ij} prin
cipali, & de mediocri. Dele Cappellette, & de Tabernacoli. Cap. VI.
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R E$taci a trattare di quelle co$e, che $i a$pettano a coloro, che $ono non pur
un $olo, ma piu in$ieme, a un gouerno. Co$toro, o egli harãno come un
$olo Magi$trato che habbia totalmente la cura ditutta la Rep. autorità a$-
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$oluta, o la detta autorità $arà di$tribuita in piu parti. La R ep.è un cõ$erto dico
$e $acre, mediãte le quali adoriamo Dio:de le quali ne hãno la cura i Pontefici, &
di co$e $ecolari, mediante le quali $i mantiene in$ieme il cõmertio, & la $alute de
gli huomini, la cura de quali hanno ne la Città i Senatori, & i giudici, & fuori, i
Capitani de gli e$erciti, & de le armate, & $imili. A qual s'è l'uno di \~q$ti, $i a$pet
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tano duoi modi di habitationi, l'uno che s'appartenga al Magi$trato, in che e' $i
truoua. L'altro doue gli habbia a $tare egli $te$$o con la $ua famiglia. Debbe
cia$cuno ueramente hauere la $ua habitatione $imile a quella uita ch'e'uuole te-
nere, o da Re, o da Principe nuouo, o pur finalmente da priuato. Concio$ia che
$ono alcune co$e, che molto $i conuengono a que$ta $orte di huomini, & ben di$
25
$e Virgilio, che la Ca$a di Anchi$e era in luogo $eparato, e coperta da gli Alberi,
intendendo che le ca$e de gli huomini principali, per $uo ri$petto, & de la $ua fa-
miglia, debbono e$$er lõtane da la ignobilità del Vulgo, & dal romore de le bot
teghe, sì per amor de le altre co$e, & per la delicatezza, & cõmodità, di e$$ere al
largo, deli Orti, & de luoghi ameni, sì ancora, accioche infra sì gran famiglia, di
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tante $orti, tãto uaria, la licentio$a Giouentù, atte$o che la maggiore parte de gli
huomini $i gua$tano piu to$to del Vino di fuori, che di quel di ca$a, non uadia
eccitãdo i cordogli de Mariti. Sìancora, accioche la maledetta Ambitione di
chi anenga a ui$itare, nõ tolga la quiete a padroni. Et ho ui$to che i Principi $aui
non $olamente $i $on po$ti fuori del concor$o del uulgo, ma fuori de la città an-
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cora, acciochei Plebei con la loro a$siduità non gli $ieno mole$ti, $e non $pinti
da una nece$sità grandi$sima. Et certo che gioueranno a co$toro le loro tante
ricchezze, $e e' non potranno alcuna uolta $tar$i in ozio, & in ripo$o? Le ca$e
niente dimeno di co$toro, $ieno qualmente elle $i uoglino, bi$ogna che habbino
$tanze capaci$sime, doue $i riceuino coloro, che u\~egono a ui$itarli, & la u$cita, e
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la $trada che uà a palazzo non uuole e$$er $tretta, accioche que' di ca$a, i Clien-
toli, & que' di Corte, & quelli che per fare piu numero poi ui $i intromettono,
ne lo aftrettar$i de lo accompagnare il Padrone, non $i pe$tino l'un l'altro,
nel fare confu$ione. Ma quali $ieno gli edificij doue i Mag<007>$trati habbino a
e$ercitare i loro officij, $i $anno. I Senatori ne la Audienza del Palazzo, i Giu-
[136]DELLA ARCHITETTVRA
dici a Tribunali, & al Palazzo. Il Capitano de gli e$erciti in campo, ouero $u
l'armata. Ma che diren noi del Pontefice?a co$tui s'a$petta non $olamente il
Tempio, ma i Chio$tri anchora, che $eruono come per alloggiam enti de Solda-
ti; Concio$ia che il Pontefice, & quelli che $ono $ottopo$ti al Pontefice, a mini$tra
re le co$e $acre, $i e$ercitano in una acerba, & fatico$a militia, quale è quella che
5
noi raccontammo in quel Libro, che $i chiamail Pontefice, cioè de la uirtù con-
tro a uitij. De tempij ne $ono alcuni grandi, come quello, nelquale, il $ommo
Pontefice $uole celebrar $olennemente alcune determinate cerimonie, & $acri-
ficij $olenni. Altri ne $ono in cura di Sacerdoti minori, come per le ragioni del-
le città $ono le chie$icciuole, & a la cãpagna i Tabernacoli. Il T\~epio principale $a
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rà for$e piu commodo nel mezo de la città, che altroue: Ma $eparato alquanto
da la $pe$$a moltitudine, & frequentia de Cittadini $arà piu honorato, harà piu
degnità po$to in collina; ma in Piano $arà piu $tabile, & $icuro da Tremuoti. Fi
nalmente il Tempio $i debbe collocar in quel luogo, che e' ui habbia a$tar con
$omma reuerentia, & maie$tà; Et quindi $i debbe al tutto di$co$tare ogni $orte
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di $purcitia di brutture, & di lordezze; Accioche i padri, le Matrone, & le Ver-
gini, che u'hanno a orare non $ieno da e$$e offe$e, o s'habbino a tornare a dietro
da le ordinate loro incominciate Deuozioni. Io trouo appre$$o di Nigrige-
neo Architettore, che $cri$$e de Termini che gli Architettori antichi pen$aro-
no che que' Tetti de gli Dij $te$sino bene, che uolta$sino la fronte alo Occiden
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te. Ma a coloro che uennono dipoi, piacque di riuoltare que$ta u$anza, & pen$a
rono che la fronte del Tempio, & i Termini di e$$o, $i doue$sino uoltare uer-
$o Leuante, accioche uede$sino $ubito il Sole quando $i leua: Niente dimeno io
ho auertito che gli Antichi nel collocare le chie$e minori, o Tabernacoli, o$$er-
uarono che e' uolta$sino la fronte, o a la Marina, o a la fiumara, o ad alcuna uia
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mae$tra. Finalmente e' bi$ogna che que$to tale edificio, fia talmente $atto, che
egli aletti que' che $ono lontani ad andarlo a uedere; diletti que' che già ui $ono
& gli intrattenga con la marauiglio$a, & rara arte, con laquale egli è fatto. In
uolta $arà piu $icuro dal fuoco, con palchi piu $icuro da Tremuoti: ma contro a la
uecchiaia $aràil primo piu robu$to che que$to; Pure que$to quanto a la gratia $a
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rà piu gratio$o, che l'altro: & $ia detto a ba$tanza de Tempij. Concio$ia che
molte co$e, che paiono da dir$i, s'appartengono piu alli ornamenti, ch'a l'u$o
de tempij, de quali ne parleremo altroue. I Tempij minori, & le Cappellette,
$econdo la degnità del luogo, & il bi$ogno, andranno $eguitando l'ordine del
Tempio principale.
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Che gli Alloggiamenti de Pontefici $ono i Chiostri; qual $ia l'officio del Pontefice. Quan
te $ieno le $orti de Chio$tri, & doue s'babbino a collocare. Cap. VII.
GLi Alloggiamenti de Pontefici $ono i Chio$tri, ne quali, o per e$$ere Re-
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ligio$i, o per attendere a le uirtù $i ragunano gli a$$ai: come $ono quelli
che $i $ono dati a le co$e $acre; & quelli che hãno fatto uoto di Ca$tità. So
noi Chio$tri de Pontefici ancora quelli, ne quali $i e$ercitano gli ingegni de
gli $tudio$i, circa la cognitione de le co$e humane, & diuine. Perche $e lo of-
ficio del Pontefice è di condurre la moltitudine de gli huomini per quanto e
[137]LIBRO QVINTO.
può, ad una uita quanto piu $i può perfetta, que$to non farà egli mai per uia al-
cuna meglio, che per quella de la Filo$ofia. Conciofia che e$$endo ne la natura
de gli huomini due co$e, che ci po$$ono dar que$to, cioè la uirtù, & la uerità, quã
do auerrà che que$ta ci in$egni quietar, & leuare uia le perturbationi de l'animo,
5
& quella ci dimo$tri, & ci communichi le ragioni, & i $ecreti de la Natura, per le
quali co$e, lo ingegno $i purgherà da la ignoranza, & la mente da la contagione
del corpo; non $arà marauigl<007>a che mediante que$ta entriamo in una uita bea-
ti$sima, & diuentiamo $imili a gli Dij. Aggiugni quel che s'appartiene a gli
huomini buoni, $i come debbono e$$ere, & uogliono e$$ere tenuti i Pontefici,
10
cioè, che debbono pen$ar a quelle co$e, $tudiarle, & andar loro dietro, che e' co-
no$cono e$$er bene che gli huomini faccino inuer$o gli altri huomini, cioè di
giouare, & porger aiuto a gli infermi, a gli impotenti, & a gli abbandonati, con
fare buoni officij uer$o di loro, beneficarli, & u$arli mi$ericordia. Que$te $o-
no quelle co$e, ne lequaliil Pontefice debbe e$ercitare $e, & i $uoi. Di que$ti sì
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fatti Edificij appartenenti a maggiori, o a minori Pontefici douiamo noi tratta-
re, & però comincieremoci da Muni$teri. I Muni$teri $ono di piu $orti, o e'
$ono ri$errati di modo, che e' non $e ne e$ce mai in publico, $enon ne l'andar for
$e nel Tempio, & a le Proce$sioni. O altri non $tanno però co$i ri$errati, che
e' non ui $i po$$a però mai entrare per ne$$uno. Di que$ti ancora altri $eruono
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per le Donne, & altri per gli huomini. I Muni$teri de le Donne, non gli bia$i-
mo che e' $ieno dentro ne la Città. Nègli lodo ancora grandemente che e' ne
$ieno fuori. Concio$ia che fuori, la $olitudine farà che e' non $aranno molto
frequentati: ma chi ui frequenterà, harà piu tempo, & piu licentio$amente ui po
trà fare qualche $celleratezza, e$$endoui pochi Te$timonij. Ilche non $ipuo fa
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re doue $ono a$$ai Te$timonij, & a$$ai che ne po$sino da ciò $confortare. A l'u
no, & a l'altro $i debbe prouedere certamente, che e' non uogliono e$$er disho-
ne$ti; ma principalmente che e' non po$sino. Perilche $i debbe, di modo $er-
rare tutte le entrate, che e' non ui po$$a entrare per$ona, & guardarle di manie-
ra, che non ui $i po$$a aggirare alcuno attorno per tentare di entrarui $enza ma-
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nife$ti$simo $o$petto di $ua uergogna. Nè debbono e$$ere tãto afforzificati gli
alloggiamenti di alcuna legione di $teccati, o di fo$si, quanto i circuiti di co$to-
ro $i debbono accerchiare d'alti$sime mura, intere $enza porte, o fine$tre, o aper
tura alcuna, per lequali non pur gli e$pugnatori de la Ca$tità, ma ne pur incita-
menti d'occhi, o di parole, po$sino penetrare dentro a incitare, & a maculare gli
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animi di quelle. Habbino i lumi da lo lato di dentro, da una corte $coperta. In-
torno a la Corte, $i debbono collocare le Loggie, i luoghi da pa$$eggiare, le
Camere, il Refettorio, il Capitolo, & quelle co$e che ui fanno di bi$ogno, in
luoghi commodi, $econdo la regola dele ca$e de priuati. Nè uorrei che ui
manca$sino $pazij per Orti, & per Pratelli, iquali giouano piu a recreatione
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de gli animi, che a nutrimento di piaceri. Lequali co$e e$$endo co$i fatte, auer
rà, che non $enza buon con$iglio $aranno remote da la frequentia de gli ha-
bitatori. I Muni$teri de l'una, & de l'altra $orte, $e e' $aranno fuori de la Cit-
tà, $arà bene; concio$ia che quella a$siduitàloro, dedicata a la $antimonia, &
quella ripo$ata Religione de l'animo, a laquale $i $ono interamente tutti dati,
[138]DELLA ARCHITETTVRA
$ara manco mole$tata da la frequentia di coloro, che gli uanno a ui$itare. Ma
gli edificij di co$toro, o $ieno Donne, o pur huomini, uorrei, io che fu$sino po$ti
in luoghi piu che $i può $ani$simi, accioche i ri$errati nel Muni$tero, mentre che
$olamente attendono a l'Anima, non habbino cõ i corpiloro peri gran digiuni,
& uigil<007>e indeboliti, a uiuerui oppre$$ati da piu infermità che il douere. A \~qlli
5
in fine che $ono fuori de la Città, uorrei io che innanzi tratto fu$si cõ$egnato un
Sito forti$simo di $ua natura, accioche la forza de ladri, o lo $corrente inimico cõ
poca moltitudine non lo pote$$e ad ogni $ua uoglia $accheggiare, e per que$to af
forzifichi$idi Argine, & di Mura, & commodamente d'una Torre, che non $i di
$conuenga a un luogo religio$o. Mailuoghi doue hanno a $tare rinchiu$i co-
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loro, c'hanno congiunti con la Religione, gli $tudij de le buone arti, accioche $i
come egli è loro obligo e' po$sino piu commodam\~ete con$igliare le co$e de gli
huomini, non debbono e$$ere a punto nel mezo de lo $trepito, & del tumulto
deli Artigiani, & ne ancora molto lontani dal commertio de Cittadini. Sì ri-
$petto a le altre co$e, sì ancora perche $ono a$$ai in famiglia, & sì perche ui cõcor
15
re molto popolo, a udirli predicare, & di$putare de le co$e $acre: Onde hanno bi
$ogno di Tetti non piccoli. Collocheranno$i molto bene uicino a li edificij
dele opere Publiche, del Teatro, de Cerchi, de le Piazze, doue la moltitudine
uoluntariamente per $uo piacere andando, po$$a piu facilmente e$$ere con la
per$ua$ione, & conforti, & auuertimenti di co$toro, ritirata da uitij, & indiritta a
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le Virtudi, & da la ingnorantia a la cognitione de le co$e ottime.
De le palestre, Stud{ij}, & Scuole publiche; Spedali da alloggiare, & da Infermi co$i per i
Ma$chi, come per le donne. Cap. VIII.
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CO$tumarono gli Antichi, & ma$simo i Greci collocare nel mezo de la
Città quelli edificij, che e' chiamauano Pale$tre, doue quelli che attende-
uano a la filo$ofia, haue$sino a ritrouar$i a le di$pute. Erano in quel luo-
go ueramente luoghi capaci$simi pieni di fine$tre, & una bella ueduta di apertu
re, & gli ordini da $edere, & u'erano Loggie ch'accerchiauano attorno un uerde,
30
& fiorito prato. Vn co$i fatto lauoro $i conuiene a$$ai a que$ta $orte di Reli-
gio$i: & uorrei che coloro che $i dilettano de gli $tudij de le buone lettere,
$te$sino a$sidui a canto a loro precettori con grandi$simo piacere, & $enza fa-
ftidio alcuno, o $atietà de le co$e a loro pre$enti. Etper que$to io ordinerò
in cote$to luogo, di maniera & il prato, & le loggie, & $imili co$e, che per tuo
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diporto non ui de$idererai piu alcuna altra co$a. Riceuino ne l'Inuernata i
Soli benigni, & ne la State ombra, & Ventolini, il piu che $i puo piaceuoli$-
$imi. Ma de le dilicatezze di que$ti edificij, ne tratteremo piu di$tintamente
al $uo luogo: & $e e' ti pia cerà porre gli$tudij, & le $cuole publiche, doue $i ra-
gunino i $aui, & i Dotrori, ponle in qu el luogo, che le $ieno commode ugual-
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mente a tutti gli habitatori. Non ui $ieno $trepiti di Fabbri, non puzzi, o feto-
ri cattiui, non $ia luogo che ui habbino ad andare per lor piacere gli otio$i; $ia
anzi che no $olitario, luogo ueramente degno di huomini graui, & occupati
in co$e grandi, & rari$sime; & habbia in $e piu to$to alquanto di Maie$tà, che
[139]LIBRO QVINTO.
di dilicatezza. Ma il luogo per gli Spedali poi doue il loro Spedalingo hab-
bia a e$$ercitare l’officio de la pietà uer$o i Poueri, & gli abbandona ti, $i debbe
fare uario, & collocarlo cõ grandi$sima diligentia: concio$ia che in altro luogo
è nece$$ario alloggiare i Poueri abbandonati, & in altro ricreare, & ri$anare gli
infermi. Et infra gli infermi, ancora bi$ogna hauere cura che per uoleruene
5
tenere alcuni pochi, & di$utili, che tu nõ nuoca a’piu che $ono atti ad e$$ere utili.
Sono $tati alcuni Principi in Italia, che non hanno uoluto chene le loro Città
uadino a u$cio a u$cio a chiedere la limo$ina, certi poueracci $tacciati, e$tropiati,
& però $ubito che ui capitauano, era fatto loro comandamento che nõ fu$sino
ueduti in detta Città $tar$i $enza fare qualche arte, piu che tre giorni, non e$$en-
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do ne$$uno tanto $torpiato che non pote$$e in qualche co$a giouare a gli altri
huomini con la $ua fatica. Che piu? I Ciechi giouano ancora a girare il Fila-
toio a funaiuoli, $e non ad altro. Ma coloro ch’erano oppre$si del tutto da al-
cuna Infermità piu graue, erano dal Magi$trato de gli ammalati fore$tieri, di$tri
buiti per ordine, & dati in cura a Spedalinghi di meno autorità. Et in que$to
15
modo i detti nõ chiedeuano indarno aiuto a Pieto$i uicini, ne la città re$taua offe
$a, da la loro puzzolente malattia. In To$cana per amor di quella antica uene-
ratione de la $antità, & de la ueri$sima religione, de la quale $empre portò il uan
to, $i ueggono Spedali marauiglio$i, & fatti con incredibile $pe$a, ne quali a qual
$i uoglia cittadino, o fore$tiero, non manca co$a alcuna, che e’ cono$ca apparte-
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ner$i a la $ua $anità. Ma e$s\~edo gli infermi di uarie $orti, come $ono i lebbro$i,
& que’ c’hanno la pe$te, che con loro $imili Veleni di tali malattie ammorbino i
$ani, & altri che per dir co$i $ieno atti a guarire. Vorrei che gli edificij di co$to
ro fu$sino di$tinti. Gli antichi dedicauano ad E$culapio, ad Apolline, & a la Sa
lute loro Dij $imili edificij, cõ le Arti, & $antità de quali pen$auano che gli infer-
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mi recupera$$ero, & mantene$$ero la loro $anità: edificandoli in luogo del tutto
$ani$simo, doue $pira$sino Venti $aluberrimi, & fu$sino copie d’acque purga-
ti$sime, accioche gli infermi condotti in sì fatti luoghi, non tanto per lo aiu-
to degli Dij, quanto ancora per la benignità di tali luoghi, $i ri$ana$sino piu
pre$to, & non è marauiglia $e $opra ogni altra co$a noi de$idereremo, che i
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luoghi doue s’habbino a tenere gli ammalati, o publicamente, o priuatamente,
fu$sino $ani$simi, & a que$to effetto $aranno for$e a propo$ito i luoghi a$ciutti,
& $a$$o$i, & agitat<007> continouamente da uenti, & non abbruciati da Soli, ma il-
luminati di Soli temperati; concio$ia che gli humidi $ieno fomenti di putre-
dine. Ma ella è co$a manife$ta, che la Natura in ogni co$a gode del tempera-
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mento, anzi non è altro la $anità, che uno temperamento di comple$sione, &
le co$e mediocri $empre dilettano. In l’altre co$e gli infermi de le infermità,
che $i apiccano, $i debbono tenere non $olamente fuori de la Città, ma lon-
tani ancora da le $trade mae$tre. Gli altri $i tenghino ne la Città. Le $tanze
per tutti co$toro, $i debbono $compartire, & di$tribuire in modo, che altroue
40
$tieno gli infermi da guarire: & altroue, que’ che tu riceue$si piu to$to per
guadargli che per guarirgli, fino a tanto che dura il loro de$tino, come$ono i
decrepiti, & i Pazzi. Aggiugni che in altri luoghi debbono $tare le Donne, &
in altro gli huomini, & co$i, o uuoi gli infermi, o pure coloro, che gli gouer-,
[140]DELLA AR CHITETTVRA
nano, uogliono hauer $tanze $eparate. Aggiugni ancora, che $i come a Serui-
tori, co$i ancora a co$toro bi$ogna che $iano adattate ad altri, altre $tanze, alcune
piu $ecrete, & alcune piu comuni, $econdo che ti mo$trerà il bi$ogno, & il modo
del gouernare, & de l’habitare in$ieme. De le quali co$e non è no$tra inten-
tione trattar al pre$ente piu lungamente. Que$to $olo faccia a propo$ito, che
5
tutte que$te co$e, in tutte le loro parti debbono e$$ere diffinite da bi$ogni de
priuati. Et di loro fia detto a ba$tanza. Seguiteremo al pre$ente quel che ci
re$ta con quello ordine, che noi haueuamo incominciato.
Del Palazzo principale, de Senatori, del Tribunale dele Sententie, del Tempio, & del Pa
10
lazzo, doue $i ammini$tra Iu$titia, & che co$e ui $tieno bene, & commode. Cap. IX.
HAuendo noi detto che le parti de la Rep. $ono due, cioè una Eccle$ia$tica,
& l’altra Secolare; & e$$endo$i trattato de la Eccle$ia$tica a ba$tanza, & de
la Secolare ancora in granparte in quel luogo, doue noi di$putãmo che $i
15
haueua a ragunare il Senato, & doue $i haueuano a dare le Sent\~etie in le ca$e del
Principe; Raccõteremo al pre$ente in que$to luogo breui$simam\~ete quelle co$e
che ci paiono nece$$arie di aggiugnere a quelle. Dipoi pa$$eremo a trattare de
gli Alloggiamenti de Capitani per Terra, & de le Armate per acqua; & a la fine
poi tratteremo de le co$e de Priuati. Gli Antichi u$auano ragunare il Senato
20
ne le Chie$e; Dipoi uenne una u$anza, che $i reguna$$e fuori de la Città. Vltima-
mente ri$petto a la Maie$tà, & al giouar a le co$e, che $i ha ueuan o a fare, uollono
che $i edifica$$ero Edificij a que$to effetto $olo: Da quali i uecchi padri, nè per la
lor lunga età $i $pauenta$$ero, nè ri$petto a la incommodità del luogo $i ritine$-
$ero, di non ui andare continouamente, & di nõ ui badare a$$ai; & per que$to col
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locarono in mezo de la Città il Palazzo Principale, & allatoli il Tribunale de le
Sententie, & il Tempio ancora giudicarono che ui $te$$e bene uicino, non $ola-
mente per que$to, cioè, perche coloro che uanno dietro a l’ambitione, & colo-
ro che $ono occupati intorno a letigij, po$sino con piu commodità $enza perde-
re tempo, o occa$ione alcuna, attendere a l’una co$a, & a l’altra. Ma per que$to an-
30
cora, cioè che e$si Padri(come fanno $empre coloro che $ono piu Vecchi, e$$en-
do molto piu che gli altri dediti a la Religione) entrati prima in chie$a a loro
deuotioni, $i po$sino tras$erire $enza intermi$sione di tempo commodamente
a le $accende. Aggiugni che $e alcuni Imba$ciadori, o Principi fore$tieri ricer-
ca$sino di uoler audienza nel Senato, egli è utile de la Republica l’hauer un luo
35
go doue con degnità, & de Fore$tieri, & de la Città, tu gli po$$a riceuere men-
tre che eglino a$pettano d’e$$ere chiamati, o introme$si. Vltimamente in co$i
fatti publici Edificij, $i debbe non $i far punto beffe di alcuna co$a, che $i appar-
tenga a poter commodamente riceuere la moltitudine de Cittadini, tener-
uela honoratamente, & opportunamente rimandarnela. Et$opra tutto $i deb-
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be hauere auertenza che e’ non ui manchino per conto alcuno tutte le com-
modità po$sibili de gli andari, & de lumi, & de luoghi larghi, & di altre $imili
co$e. Ma al Palazzo doue $i mini$tri Iu$titia, doue molti contendono in$ieme,
bi$ogna che ui $ieno apertur e piu & maggiori, & piu pronte che nel Tempio,
[141]LIBRO QVINTO.
o nel Palazzo principale. La entrata nel Palazzo principale detto Senato, è di
nece$sità che $ia affortificata non meno che hone$tamente. Et que$to sì per
ri$petto de le altre co$e, sì ancora accioche un tumulto temerario di pazzi
de la $ciocca Plebe, concitato da qualche $editio$o, non po$$a a fua po$ta a$$a-
5
lire i Senatori, & far loro danno. Anzi per que$to piu che per altro ui $i deb-
bono far loggie, luoghi da pa$$eggiare, & $imili doue i $eruidori, i Clientoli,
& la famiglia, che $tanno ad a$p ettare ilor padroni, ne $ubiti accidenti po$si-
no e$$er loro in aiuto. Non uò la$ciare que$to in dietro, che tutti quei luoghi,
ne quali $i ha ad a$coltare la uoce, o d<007> chi recita, o di chi canta, o di chi di$pu-
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ta, non $tà bene che $ieno in uolta, perche le uoci rimbombano, ma i palchi di
legname $tanno meglio, perche rendono la uoce piu $chietta.
Che gli Alloggiamenti de Soldati per Terra $ono di tre $orti, & come e’ $i debbino affor-
tificare, & come altri, altrimenti gli affortificano. Cap. X.
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NEl porre gli alloggiamenti de li e$erciti, $i debbe certamente riandare, &
rie$aminare tutte quelle co$e, che ne pa$$ati libri di$corremmo nel collo
care le Cittadi. Concio$ia che tali allogiamenti $ono come $emenze de
le Cittadi, & trouerai che e’ $ono $tate collocate nõ poche Città in que’ luoghi,
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doue gli eccellenti capitani da guerra haueuano pre$i con i loro E$erciti gli allog
giamenti. Nel porre gli alloggiamenti la principal co$a è $apere a che fine e’$i
piglino. Non $i piglierebbono gli alloggiam\~eti, $e non fu$sino i $ubiti accid\~e-
ti de le armi, & $e non $i haue$$e paura de la forza de nimici piu gagliarda, &
crederebbono che tal lauoro fu$si al tutto fuor di propo$ito, & per que$to bi$o-
gna hauere con$ideratione a nimici. I nimici alcuni $ono che di armi, & di nu
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mero, ti $ono uguali, Alcuni altri $ono piu pre$ti, & piu gagliardi: & per que$to
noi diremo che il modo de l’accãpar$i è di tre $orti, l’uno è quello che $i fa per a
t\~e po, & che ad ogni mom\~eto è mutabile, ilquale s’u$a ne l’hauer$i a maneggiare,
& ne l’hauere a combattere contro a nimici a te uguali; parte per tenere i tuoi
Soldati al $icuro; parte per addattarti, & procacciarti l’occa$ione, mediãte laqua
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le tu rechi eccellentemente a fine la tua incominciata impre$a. L’altro modo è
quello, doue tu ti a$$etti a $tar fermo, per premere, & offendere il nimico, che dif
fidato$i del $uo e$ercito $i è rifuggito in alcun luogo forte. Il Terzo modo $arà
for$e quello, doue tu ti $arai fermo ad a$pettare il Nimico, che ti uiene ado$$o, fi-
no a tanto che $atiato$i di offenderti, & $tracco dal prouocarti, $i uadia con Dio.
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Nel procurare bene a tutte que$te co$e innanzi tratto, bi$ogna auertire, che $i ac-
commodino per ogni conto, talmente che di tutte quelle co$e, che $ono nece$-
$arie per $alute, per $offerire, per difender$i, & per rompere il nimico, non ue ne
manchi pur una. Et per il contrario che il tuo nimico, per quanto tu potrai,
non habbia alcuna co$a commoda, mediante luquale, o egli ti po$$a far danno, o
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$tarui e$$o $enza $uo danno, o pericolo. Et però innãzi tratto $i debbe piglia-
re la opportunità del luogo, nel quale ui $i po$sino trouare in abbõdanza le uet
touaglie, & i $occor$i, & e$$erui condotti e$peditamente, & riceuuti a tua uolon-
tà. Non ui manchi per conto alcuno l’acqua; Pa$ture, & legne non $ieno mol-
[142]DELLA ARCHITETTVRA
to lontane. Fa di poter tornare liberamente uer$o i tuoi, & di potere u$cire a
tua po$ta contro i nimici: Al nimico per il contrario, $i la$ci ogni co$a difficile, &
piena di impedimento. Vorrei che tali alloggiam enti fu$sino collocati di ma
niera alti, che e’ uede$sino tutto il pae$e all’intorno del nimico, accioche e’ non
tenti, o non dia principio a far co$a alcuna, che tu non la preuegga, & cono$ca in
5
uno $ubito: Affortifichi$i a torno largamente illuogo con pendij, con ripe $co-
$ce$e, difficili, & con precipitij, accioche il nimico non po$$a con gran moltitu-
dine accerchiarti, o darti lo a$$alto da parte alcuna, $enza $uo gran pericolo. Et
accioche $e pure e’ ui $i acco$ta$$e finalmente, non puo$$a nuocerti con le Mac-
chine da guerra liberamente, o fermarui$i $enza $uo graui$simo danno. Se que-
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$te co$e $cadranno, uedi d’e$$er il primo a pigliare le opportunità de luoghi, altri
menti ti bi$ogna cõ$iderare, & quali alloggiamenti, & in quali luoghi tu gli deb-
bi pigliare per fare il fatto tuo. Concio$ia che gli alloggiamenti da uolerui $tar
$aldo; Bi$ogna che fieno alquanto piu fortificati che quegli, che $i pigliano per a
tempo; & ne la Pianura, hanno bi$ogno di piu larghe impre$e, & di maggior la-
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uoro, che ne le colline. Noi comincieremo da quelli per a tempo, perche e$si
$i u$ano piu frequentemente che gli altri. Oltre a che il mutare gli alloggia-
menti ha giouato a$$ai$sime uolte a la $anità de gli e$$erciti. Ma nel por gli al-
loggiamenti ci $ouuerrà for$e, che noi $tiamo in dubbio, $e egli è bene porgli $o
pra il $uo, o pur $opra quel de nemici. Diceua Senofonte, che nel mutare gli
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alloggiamenti, $i offendeuano gli inimici, & $i giouaua a $uoi: $enza dubbio $arà
co$a honorata, & da huomini forti, po$ar$i $opra quel de nimici, & $arà molto cõ
modo, & $icuro il po$ar$i nel $uo. Ma ordiniamo in que$ta maniera, pre$up-
ponghianci che tali $ieno gli alloggiamenti a tutto il pae$e che è lor $otto, & che
gli obbedi$ce, quale è ad una Città la fortezza, laquale è nece$$ario che habbia le
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ritirate uicine uer$o i $uoi, & le u$cite pronte, & parate uer$o i nimici. Vltima-
mente ne lo affortificare gli alloggiamenti, $i tengono uariati modi. Gli In-
ghile$i con pali di dieci piedi, abbronzati, & appuntati $i fanno a torno uno $tec-
cato, con una de le Te$te fitta, & rincalzata nel Terreno; & l’altra $opra terra, & ri
leuato di modo, che $guardino uer$o i Nimici. I France$i, dice Ce$are, che era-
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no $oliti di porre di uer$o i Nimici per argine, i carri, Ilche dice che u$arono an
cora i Tracij contro di Ale$$andro. Que’ di Tornai, per impedir ma$simo i
Caualli, tagliati teneri arbu$celli, & ripiegatili, & intrecciatili in$ieme l’un con
l’altro, & con $pe$si rami rilegati $i faceuano una $iepe atorno. Arriano rac-
conta, che quando Nearco Capitano de l’Armata di Ale$$andro nauigò per il
35
Mare de l’India che e’ cin$e gli alloggiamenti di Mura per e$$ere piu $icuro da
Barbari. I Romani haueuano per co$tume, di hauere proueduto $empre in
qualunche ca$o, o di fortuna, o di tempo, che mai in luogo alcuno $i haue$sino
a dolere di loro $te$si; & e$ercitauano i loro Soldati non meno nel fortifica-
re gli Alloggiamenti, che in ogni altra $orte di co$a appartenente alla guer-
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ra. Nè $timauano tanto il nuocere a loro Nimici, quanto che e’ cercauano
che i loro $i pote$sino difendere egregiamente; & pen$auano finalmente che
fu$$e non piccola parte de la uittoria, il potere re$i$tere al nimico, & re$i$ten-
doli farli cadere la $peranza del uincere, & mandarnelo per mala uia. Et per
[143]LIBRO QVINTO.
que$to $i u$urparono di abbracciare tutte quelle co$e, che da qual s’è l’uno, o rac
contar$i, o pen$are, $i poteuano, & e$$equirle $econdo i cõmodi, & la $alute loro.
Et $e e’ ui ma ncauano luoghi rileuati, & $co$ce$i, gli immitauano con profondi$-
$ime fo$$e, & Argini rileuati, & gli accerchiauano di $teccato, & di graticci.
5
Del commodo $ito.
De gli Alloggiamenti per Terra, & da$tarui a$$ai, & de la grandezza, de la forma, & de
le parti di e$$i. Cap. XI.
10
SEguiteremo gli ordini di co$i fatti alloggiamenti in que$ta maniera. Noi
ci fermeremo in luogo, non $olamente cõmodo; ma in tale che per quelle
co$e, che noi ui haremo a trattar allhora, non ui $e ne po$$a trouare alcuno
piu accõmodato. Et oltre a quelle co$e, che noi habbiamo racconte, $ia que$to
15
luogo a$ciutto di natura, non fango$o, nè mole$tato in parte alcuna da le piene;
ma talmente collocato, che e’ $ia da ogni parte a tuoi e$pedito, & a nimici non
porga di $e alcuna $icurezza. Non habbia appre$$o Acque putride, nè le buone
ancora troppo lontane. Faccia di hauere dentro a gli Alloggiamenti puri$sime
fontane, o riui di Acque, o uegga di hauere una fiumara p Argine; Et $e ciò nõ $i
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potrà fare, procuri$i d’hauere uicina qualunche $i uoglia commodità di Acqua.
Oltra di que$to non debbono e$$ere gli Alloggiamenti, $econdo la moltitudine
de Soldati, sì grandi, che e’ non $i po$sino guardare da le guardie, $econdo gli or
dini de contra$egni; & che e’ non $i po$sino difendere con lo $cãbiar$i de Solda-
ti: da una $ola parte di loro, $enza loro $tracchezza. Et co$i per il contrario non
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debbono e$$er tanto Mi$eri, o $tretti, che e’ non ui $ia luogo nece$$ario per gli af
fa ri de Soldati. Licurgo pen$aua che le Cantonate fu$sino di$utili nel $ituare gli
alloggiamenti, & gli $ituaua in cerchio, $e già e’ non haue$$e hauuto dietro a $e
un Monte, o un Fiume, o Muraglie. Altri lodarono porre gli Alloggiamenti
in forma quadrangolare, ma nel porre, o $ituare gli alloggiamenti, ci andremo
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accõmodando alla conditione de T\~epi, & a la Natura de luoghi, $econdo che ri-
cercherà il bi$ogno de le co$e da far$i, o de lo $trignere il nimico, o de lo a$pet-
tarlo. Tireremo una fo$$a tanto grande, che ella non $i po$$a ri\~epiere, $enon con
un grande sforzo, & in molto tempo, o piu to$to faccin$i due fo$$e, la$ciãdo uno
$patio nel mezo fra l’una, & l’altra. Credettero gli Antichi, che in que$te co$e
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ancora $i haue$$e ad hauere ri$petto a la Religione, con u$ar il numero caffo; &
u$arono di far detta fo$$a larga quindici piedi, cioè braccia $ette, & mezo, & fo@-
da noue, cioè braccia quattro, & mezo. Facci$i la fo$$a con le $ponde $co$ce$e a
piombo, che ella $ia tanto larga nel fondo, quanto ella è nella bocca; ma doue il
terreno $mota$$e, facci$i un poco a $carpa, ri$tringendo$i alquanto nel fondo.
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Ne le pianure, & ne luoghi ba$si riempin$i detti fo$si di acqua condottaui a po-
$ta, ca uata dal fiume, del lago, o del Mare. Et $e tu non potrai far que$to, $emi-
nerai di punte di ferro, & di triboli il fondo, & ficcheraui in diuer$i luoghi pali,
& tronconi mondi, & appuntati, accioche nuochino a gli nimici. Fatte, & a$$et-
[144]DELLA ARCHITETTVRA
tate le fo$$e, Faccia$ilo Argine tanto gro$$o, che e’ non po$$a e$$ere disfatto da
ogni minima Macchina da guerra, & tanto alto che non pure le falci ui po$sino
arriuare a leuar uia i Soldati, ma non ch’altro nõ ui po$sino e$$ere tratte freccie,
o altro manualmente, con facilità per $pauentar i Soldati. Et è co$a molto op
portuna, che quel che $i caua de le fo$$e, $i ammonti $u$o, perche e’ $erua per ar-
5
gine. Al fare que$to lauoro lodarono gli Antichi grandemente le Piote de le
praterie con l’erba di$opra, congelate $otto con infinite Barboline. Altri me-
$colano infra e$si ramu$celli di Salci uerdi, che affortifichino con il loro germu-
gliare, & con il loro abbracciare de rami, il fatto Argine. Per i labri de le fo$$e
di dentro, & ne l’ultimo de lo argine ui $i mettono $pine, punte diritte, & punte
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a oncini, & sì fatte co$e, accio non ui po$sino $alire i nimici co$i pre$to. La par-
te de lo Argine di $opra $ia cinta da paloni gagliar di$simi, fermati $u gli altri at-
trauer$o a gui$a di Cornicione con graticci, & terra me$$aui dentro, & pigiataui;
accommodinui$i le merlature, & auanzinui $opra tronconi a gui$a di Corna di
Cerui. Vltimamente addattin$i tutte le co$e in sì fatto lauoro, mediante lequa
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li, egli $ia manco atto a e$$ere minato, o a e$$ere tagliato, o a poterui$i $alire; & $ia
il Soldato, mediante tale afforzificamento piu coperto, & piu $icuro. Faccin-
ui$i a ogni c\~eto piedi in $u margini Torri, & ma$simo di uer$o i luoghi, oue $i ha
a combattere, piu $pe$$e, & piu alte, accioche elle po$sino nuocere gagliardi$si-
mamente al nimico, che fu$le entrato dentro a gli Alloggiamenti. Faccia$i che
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il padiglione del Generale, & la Porta, che guarda uer$o i nimici, & quella dal la-
to di dietro, che già $i chiamauano Porta Quintana, & Porta Decumana, $ieno in
luoghi forti$simi, & e$pediti$sime a mettere fuori in un $ubito l’e$$ercito, a met-
ter dentro le Vettouaglie, & a riceuere, & a recuperere i Soldati, & que$te co$e
certo $i conuengono piu a gli alloggiamenti da $tarui a$$ai, che a quelli, che $i fan
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no momentanei. Ma e$$endo bene hauer paura di ogni euento, che ti po$$a
arrecare, o la fortuna, o i tempi. In e$si alloggiamenti momentanei ancora,
non $i debbe far beffe di quelle co$e, che noi habbiamo dette, per quanto ricer-
ca il bi$ogno. Ma quelle co$e che $i appartengono a gli Alloggiamenti da $tar
ui a$$ai tempo, pre$i ma$simo per a$pettarui lo a$$edio, $ono molto $imili a quel
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le co$e, che noi dicemmo de la Fortezza del nuouo Principe. La Fortezza è
una certa $petie di Muraglia da e$$ere a$$ediata, concio$ia che i Cittadini hanno
contro di lei uno odio eterno, & immortale, & è uno crudeli$simo modo di
a$$edio, uegliarla $empre, & hauere un de$iderio continouamente inten$o di pi
gliare in ogni momento la occa$ione, mediante laquale tu po$$a $atisfare al-
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l’ardente odio, che tu hai di rouinarla. Et perciò ($i come noi dicemmo) $i
debbe auertire che ella $ia po$$ente, gagliarda, $tabile, pronta a difender$i, &
ad indebolire, & a $cacciare il nimico, & ad ogni impeto, & o$tinatione di a$$e-
dio $icura, & ille$a. Vltimamente in quelli alloggiamenti, ne quali tu hai a $ta
re a tenere rinchiu$o, & a mole$tare il nimico, non debbi o$$eruare con mino-
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re diligentia alcuna di sì fatte co$e. Et dicono bene alcuni, che dicono, che
il fatto de la guerra $tà co$i, che chi a$$edia, è ancora egli in gran parte a$$edia-
to. Perilche non $olamente $i debbe procurare il modo da ottenere quel-
lo che tu cerchi, ma guardar$i ancora di non e$$ere oppre$$ato, o da lo ardire, &
[145]LIBRO QVINTO.
indu$tria de Nimici, o dalla tra$curataggine de tuoi. Per ottenere quel che tu
cerchi ti giouerà il combatergli, & lo a$$ediarli. Et per non e$$ere oppre$$o ti
gioueranno mede$imamente due co$e, il difender$i, & l’e$$erben fortificato, tut
to lo sforzo de lo a$$altare non cerca far altro, che di entrare in una Terra, o in
una fortificatione. Io non parlo in que$to luogo de le $cale, $u per le quali tu
5
habbia a $alire a di$petto de nimici, non de le mine, non de le Torri che uanno,
non di quelle Macchine che tormentano le muraglie, non di qual $i noglia altra
$pecie di Macchine da offendere, che noi u$iano, o con fuoco, o con acqua, o con
qual altra abbondantia di co$e naturali, non è dico luogo que$to da parlare di $i-
mili co$e che altroue piu di$tintam\~ete parleremo di $imili Macchine da guerra,
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ma faccia que$to a no$tro propo$ito, che e’ ci auerti$cono che a ricontro de le
batterie, $i debbino mettere, Traui, Piane, Parapetti di legnami gro$si, graticci,
Canapi, Fa$cine, Sacca piene di lana, d’Aliga, & di fieno, & $i debbono porre in
modo che le $tieno penzoloni, & che le ondeggino. Et a rincontro de fuochi
bagna que$te $imili co$e, & ma$simo con aceto, o fango, & cuoprile di manttoni
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crudi, a ricontro de l’acque, accioche i mattoni non $i disfaccino, di$tendiui $o-
pra coiami, di nuouo conrro a le batterie, perche le pelli nõ $i forino, o gua$tino;
aggiugniui pannacci lani bagnati bene, & pregni. Gli argin<007> intorno a le mura
a$$ediate, per piu cagioni $i debbono far loro uicini, non $enza con$iglio; per-
cioche con l’e$$ere piu corti di circuito, con manco fatica de Soldati, & con man
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co materia, & manco $pe$a $i finiranno, & finiti haranno bi$ogno di manco guar
die, ma non $i debbon anco ficcarli tanto $otto le mura, che i Terrazani con le
Macchine da guerra di$u le mura, po$sino far danno a tuoi dentro a le Trincee,
che $e $i fanno gli argini, accioche e’ $i uieti a gli a$$ediati il poter hauere di fuori
& $occor$i & uettouaglie, certamente che que$to ti uerrà commodi$simamente
25
fatto, $e uolendo che que$to ti rie$ca $econdo il tuo di$egno, tu preoccuperai
& $errerai loro tutte le uie, o uuoi con sbarrare i Ponti, o leuando altroue i
guadi, o con fare attrauer$o a le $trade una $iepe di Traui, & $a$si, o uero $e tu
attrauer$erai con opera continouata gli $tagni, i laghi, le paludi, i fiumi, & le
collinette, o uero $e tu ti ingegnerai, che ui multiplichi, & cre$ca abbondanza
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d’acqua, in modo che ella allaghi, & riempia i luoghi uoti. Debben$i aggiu-
gnere a que$te co$e quelle che $on buone a bi$ogni del difender$i, & del fortifi-
car$i gagliardamente: Concio$ia che e’ bi$ogna fortificare gagliardi$simamente
le fo$$e, gli Argini, & le Torri, & $imili, & di uer$o que’ de la Terra, & di uer$o
quelle prouincie: che con moltitudine gli potte$sino $occorrere: accioche quel-
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l<007> non ti po$sino nuocere con l’u$cir fuori, & que$ti con il correrti addo$$o, &
a$$alirti. Et oltre a que$te co$e ponghin$i in luoghi conuenienti Velette, &
Torri, mediante le quali i $oldati, & i cauagli po$sino andare piu $icuri, piu li-
beri, & con piu commodità, per acque, per legne, & per uettouaglie. Ma non
$i $eminino le bande tanto lontane l’una da l’altra in uarie parti, che elle non
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po$sino ubbidire a un $ol cenno del Generale, combattere con forze unite
tutte in$ieme, & unitamente in uno $ubito porgere $occor$o l’una a l’altra.
Piacemi in que$to luogo raccontare quel che dice Appiano, co$a certo de-
gna di memoria; Concio$ia che a$$ediando Ottauiano Lucio in Perugia, fece
[146]DELLA ARCHITETTVRA
una fo$$a lunga $ette miglia $ino al Teuere, larga quindici braccia, & altretanto
fonda; Oltra di que$to ui aggiun$e un’alto muro, & mille cinquecento Torri di
legno, che $oprauanzauano braccia trenta; & di maniera affortificò tal lauoro,
che gli a$$ediati non erano da e$$o tanto rinchiu$i, quanto che e$clu$i del tutto di
non potere oftendere l’e$ercito da luogo alcuno, & $ia detto a ba$tanza de gli al-
5
loggiamenti per terra; $e e’ non ci manca già, che e’ bi$ogna eleggere un luogo
digni$simo, & approuati$simo, doue $i habbino a collocare con grandi$sima ma
ie$tà, gli $tendardi de la Republica, & doue le co$e diuine $i celebrino con gran-
di$sima reuerentia. Et doue i Capitani, & gli altri Soldati conditionati $i ragu
nino chiamati al Tribunale, & a Con$iglio.
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De le Naui, & parti loro; Et de gli Alloggiamenti Marittimi, & loro
fortificatione. Cap. X I I.
SAranno for$e alcuni, che negheranno che le Naui $ieno alloggiamenti Ma-
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ritimi, & diranno che u$ino le Naui, qua$i come Liofanti aquatici, reggen-
doli con i loro freni, & che i Porti $ono piu to$to alloggiamenti Marittimi,
che le Naui. Altri per il contrario diranno che la Naue non è altro, che una cer-
ta fortezza che camina. Noi la$ceremo in dietro que$te co$e, & diremo co$i, che
due $on quelle co$e, con lequali que$to no$tro di$cor$o, & arte de l’edificare, par
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tori$ce la $alute, & la uittoria, a Capitani de l’Armate per acqua, & a la loro molti
tudine; la prima con$i$te ne l’abbigliare bene i Nauilij, la $econda nel fortficare
bene i Porti, o uadi tu ad affrontare i nimici, o $ia pure l’affrontato. Hanno prin
palmente per u$anza i Nauilij di portare te, & le co$e tue. Secondariam\~ete che
e’ po$sino guerreggiare $enza pericolo. Eti pericoli, o e’ na$ceranno da e$si Na-
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uilij, come che $ieno incorporati, & innati in e$si, o uero ti auerranno di fuori.
Quelli di fuori $ono gli Impeti de Venti, il rompere de l’onde, gli $cogli, & lo in
correre ne le $ecche, lequali co$e tutte, con l’e$perienza de le co$e Marittime, &
con la cognitione de luoghi, & de Venti, & con la $cienza $i $chiferanno a$$ai per
tempo. Ma i Pericoli incorporati, & innati in e$si Nauilij, na$ceranno o da di-
$egni, o da legnami; a sì fatt<007> difetti ci bi$ogna prouedere. Bia$imano tutto il
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legname atto a fender$i, fragile, graui$simo, & atto a putrefar$i. Antepongono
i ch<007>oui, & le $pranghe di bronzo, o di rame, a quelle di ferro. Io ho con$idera-
to mediante la Naue di Traiano, laquale a giorni pa$$ati, mentre che io di$ten-
deua le co$e che io haueua compo$te, $i cauò del lago de la Riccia; doue ella era
$tata la$ciata, & $ommer$a $otto l’acque piu che mille trecento anni che il legno
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del Pino, & del’Arcipre$$o, era durato in e$$a egregiamente, Ella era $atta da lato
di fuori di tauole doppie, & impicciate di pece Greca, con pezzami di panni li-
ni, & $opra ui haueuano fatta, una $corza di pia$tre di piombo fermandole cou
chiodi di bronzo. Pre$ono gli antichi Architettori, il di$egno da fare i Na-
uilij da pe$ci, & di quella parte che ne pe$ci è la $tiena, ne Nauilij $e ne $eruiro-
40
no per Carina, & quel che ne pe$ci era il capo, ne Nauilij fu la prua, & per la
coda $eruì il Timone; & in cambio di branche, o di aliette u$arono i Remi.
I Nauilij $ono di due $orti, o e’ $ono da carico, o pure da $correre; i Nauilij lun-
[147]LIBRO QVINTO.
ghi gioueranno molto alo $correre la Marina, & ma$simo per diritto; i corti ub-
bidiranno piu al Timone. Non uorrei che le Naui da carico fu$sino manco
lũghe che per le tre uolte de la loro larghezza, nè quelle da $correre fu$sino piu
lunghe che per le noue. Noi habbiamo trattato lungamente in altro luogo de
modi de le Naui in quel libro che è intitolato il libro de le Naui: main que $to
5
luogo ne habbiamo detto quel tanto che ci bi$ogna. Le parti de Nauilij $ono
que$te, la Carina, la Poppa, & la prua, & i fianchi da amendue le bande; aggiugni-
ci $e ti piace la uela, il Timone, & l’altre co$e, che appartengono al cor$o, il uano
de la Naue $o$terrà al tanto pe$o de le po$teui robe, quanto $arà il pe$o de l’ac-
qua di che ella $i pote$$e empiere $ino in $ommo. La Carina bi$ogna che $ia pia-
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na, tutte l’altre co$e $i a$$etteranno a gui$a di gomito con linee torte. Quanto
la Carina $arà piu larga, tanto piu reggerà pe$i maggiori, ma $arà a lo $correre
piu tarda;la Carina $tretta, & ridotta $arà piu ueloce, ma $e tu non la empierai di
zauorra uacillerà in quà, & in là; La Carina larga ne luoghi non fondi, $arà piu
atta, ma la $tretta in alto Mare $arà piu $icura: I $ianchi, & La Prua rileuati, & e$po
15
$ti al franger de l’onde, $aranno o$tinati, ma $ono $uperati da Venti piu graui; la
punta de la Prua quanto piu $arà acuta, tanto piu $arà il Nauilio atto, & pronto
al correre. Et la Poppa quanto piu $arà $ottile, tanto piu terrà il diritto ne co-
minciati Solchi marini. Bi$ogna che gli $cudi de la naue, & i petti $ieno gagliar
di$simi, & alquanto piu pronti, accioche per lo sforzo de le uele, & per lo $pigne
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re, & per l’impeto de remi, fendino l’onde; $otto poi uer$o la Poppa $ia la naue
piu $ottile, accioche qua$i $pontanamente con un fuggire lubrico, uoli uia. Il nu
mero de Timoni accre$ce fermezza a le naui, ma le fa manco ueloci: La mede$i-
ma lunghezza $arà quella de gli Alberi, & quella de le Naui. La$cin$i indietro
l’altre co$e minute che fanno di bi$ogno, & a l’u$o de le Naui, & a l’u$o de la guer
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ra, come $ono i Remi, le Ancore, le Funi, i becchi de Nauili, le Torri, i Ponti, &
altre $imili minuzie, & faccia que$to a noftro propo$ito, cioè che le Traui, &
le piane, che pendono da le $ponde, & da i fianchi, & che $portano fuori de
becchi de le Naui, $eruono per fortificamento contro gl’impeti de nimici, &
le traui ancora ritte in luogo di Torri, le Antenne, & le $cafe, o Gaggie ritte $u
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le Antenne, $ono molto a propo$ito in cambio di ponti. Gli Antichi u$arono
mettere $u le Prue quelle Macchine da guerra che e’ chiamauano Corui, i no-
$tri ne la Prua, & ne la Poppa a lato a gli alberi hanno imparato a rizzare Tor-
ri, & a porui pannacci gro$si, & funi, & $acchi, & altre co$e $imili, che $erunino
per $teccato, & difen$ione, & impararono diligentemente a uietare la $alita a
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que’che montauano a la uolta loro $u per le funi, con metterui $opra una re-
te. Et noi altroue penfammo, & de$criuemmo in che modo i Tauolati de le
Naui, $u per iquali $i cammina, $i pote$sino in un momento nel mezo del com-
battere empiere per tutto di pungenti$sime punte, $pe$$e, & ritte; di maniera
che il nimico non ui po$$a muouere $opra punto il piede, fenza rimanerne fe-
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rito, & per il contrario quando bi$ogna$$e, in manco $patio di tempo, come
$i pote$$e leuar uia qual $i uoglia sì fatta offen$ione: Ma non è quì luogo da uo-
lerle riandare, ba$ta che io ne ho uoluto auertire i buoni ingegni. Oltra que-
$to trouai uno modo con il quale io poteuo con uno leggier colpo di martel-
[148]DELLA A R CHITETTVRA
lo, mandar $ozzopra tutti i tauolati, & tutta la moltitudine, che ui fu$$e $alita $o-
pra: Et dipoi in un $ubito con poca fatica rimettere in a$$etto il tutto, $econdo il
bi$ogno. Ne è da raccontare quelle co$e, che io andai inue$tigando per affon-
dare, & abbrucciar e le Naui de nimici, & per mandare male, & ammazzare con
morte mi$erabile, la ciurma Nauale. Di e$$e $e ne parlerà for$e altroue. Ma nõ
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$i la$ci in dietro que$to, che e’ non $i a$petta la mede$ima lunghezza, altezza, &
grandezza di Nauilij in tutti i luoghi. Nel Mare Maggiore infra gli $tretti de le
I$ole, i Nauilij che hanno le Carine larghe, de quali nõ puoi fare à tuo modo $e
non con gran numero d’huomini, la fanno male, quando i uenti $ono punto ga-
gliardi piu che il douere: Per il contrario a le Colonne d’Hercole doue il Mare
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$i allarga, i Nauilij che hanno le Carine $trette, ui $i $ommergono. Appartien$i
ancora a le co$e Nauali difendere il Porto, o impedirlo. Que$to ci uerrà fatto
commodi$simamente, cõ hauere affondata qualche grãdi$sima Macchina, & con
hauere fatto attrauer$o, o argini, o po$teui catene, o altre $imili co$e, de le quali
trattammo nel libro di $opra: Ficchinui$i pali, gettinui$i impedimenti di $a$si, ol-
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tra di que$to ui $i affondino ca$$e di Tauoli, & ce$te di uimini; & co$e uote $imili,
piene di co$e graui. Ma $e la Natura del luogho, o la grandezza de la $pe$a, nõ
comporta$$e que$to, come uerbi gratia, $e ui fu$$e, una fanghiglia che $i moue$$e
$empre, o una altezza troppo profonda, farai in que$to modo, me$si dogli per
ordine, o congiunti in$ieme, adattaui traui, & piane per il diritto, & per il tra-
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uer$o, collocandole l’una a trauer$o de l’altra, aggiugniui che da foderi de le tra-
uate $portino uer$o i nimici puntoni, & becchi grandi$simamente a puntati, &
pali cõ le punte di ferro, quali chiamano paloni ferrati, accioche alcuna naue de
nimici $palmata, non ardi$ca uenire ad affrontare il luogo a piene uele o a trapa$-
$arlo. Copri i foderi de la uiolenza de fuochi con terra, & ponui attorno per
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$teccato, graticci, & parapetti di legname gro$$o, fauui, in luoghi commodi Torri
di legname, & fermale con a$$ai Ancore in luoghi $tabili contro l’impeto de le
onde, & na$co$i a nimici. Giouerà cõdurre tal lauoro a onde, uoltando l’arco
uer$o l’onde, accioche egli piu facilmente le $opporti, & habbino le Ancore
manco bi$ogno delo aiuto di $uori, & di loro $ia detto a ba$tanza.
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De comme$$arij, Camarlinghi, & Ri$cotitori publici; & di sì fatti Magi$trati; a quali bi$o-
gna fare il Granaio, la Camera del Comume, la Camera dell’arme, il Mercato, gli Arza-
nali, & le $talle, & de le tre$orte de le prigioni, & del modo, luoghi, & $orma
loro. Cap. XIII.
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HOra accadendo che nell’hauer a fare tante co$e, tu habbi bi$ogno di uet-
touaglie, & di$pe$e a$$ai, bi$ogna trattare de Magi$trati, che habbino cu-
ra di $imili affari; come $ono, Comme$$arij, Camerlinghi, & ri$cotitori pu
blici & $imili; per i quali $i debbono fare edificij sì fatti. Il Granaio, la Camera
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da tenerui i denari, Quella da tenerui le Armi, Il luogo per il Mercato, lo
Arzanale, & le $talle da Caualli; Poche $on quelle co$e, che in que$to luogo
ci paiono da dir$i, ma da non $e ne fare inuero beffe. Concio$ia che egli è a$-
$ai manife$to, che il Granaio, la Camera del Comune, & la Camera de le Ar-
[149]LIBRO QVINTO.
mi, $i debbono collocare nel mezo de la città, & in luogo celebrati$simo, accio-
che le $ieno piu $icure, & piu commode. Gli Arzanali poi, uogliono e$$er po-
$ti lontani da le ca$e de Cittadini, per amore de gli incendij. Nè$i debbe far bef-
$e, che e’ bi$ogna me$colarui in uarij luoghi muri interi, che dal piano del Terre
no auanzino in$in $opra i Tetti, iquali difendino l’una $tanza da l’altra da le ar-
5
denti fiamme, & uietino a fuochi il potere attaccar$i da l’un tetto a l’altro. I
luoghi per i Mercati, $i debbono $tabilire $u la Marina, $u le bocche de fiumi, &
ne ri$contri di piu uie mae$tre. Gli Arzanali bi$ogna che habbino ghomiti, &
ricetti, o golfi di acque, accioche i Nauili ui po$sino e$$er tirati dentro, & ra$$etta
ti; & che quindi ancora $i po$sino uarare nel mare. Ma bi$ogna auertire, che
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in que$to luogo l’acqua ui $i agiti $empre del continouo. I Nauilij $i infracido-
no per i uenti au$trali; Apron$i per i caldi di mezo giorno; & $i con$eruano per
il leuare del Sole. Oltra di que$to, qual $i uoglia Granaio, che $i faccia per man
tenere le co$e, egli è co$a chiara, che e’ gode di luogo, & d’ Aria a$ciutta. Ma
parleremo di que$te co$e piu lungamente, quando noi tratteremo dele co$e de
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Priuati, a l’ordine de lequali $i a$petta tale ragionamento, eccetto però che de
luoghi, per tenerui il Sale. Percioche le $tanze per tenerui il Sale, le farai in
que$ta maniera. Metterai $opra il terreno nn $uolo di Carboni alto un cubito,
cioè tre quarti di braccio, & pillalo bene per tutto: dipoi $pargiui $opra $abbio-
ne dibattuto con creta pura, alto tre palmi, & $pianalo bene, dipoi lo ammatto-
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na con mezzane cotte $ino a tanto che $ieno diuentate nere. Farai i lati de le
Mura dal lato di dentro, non hauendo abbondantia di sì fatto lauoro, di pietre
riquadrate, non di tufo, nè di pietra uiua, ma d’una pietra che $ia infra que$te di
natura mezana, pur che ella $ia molto dura, & tal lauoro ri$trignilo dale mura a
lo indentro per $patio di un cubito; & fauui attorno un tauolato di pane con
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chiodi di bronzo, o piu to$to con $pranghe, & riempi il uano che re$ta fra il ta-
uolato, e’l muro di canne, & giouerà grandemente l’hauer unto il legname cõ
creta macerata, con morchia, & me$$oui dentro gine$tre con giunchi $pezzati.
Finalmente gli edificij publici co$i fatti, bi$ogna che $ieno fortificati gagliardi$-
$imamente di mura, di Torri, & di munitioni, contro a qualunche in$idia, mali-
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gnità, o impeto di ladri, di nimici, o di cittadini $editio$i. Parmi hauere tratta-
to a$$ai abbondantemente de gli edificij publici, $e già non ci re$ta quel che $i
a$petta, & non per ultima co$a, a Magi$trati, cioè che noi non ci facciamo beffe,
che egli habbino luoghi, doue egli habbino a tenere coloro, che egli haranno
condennati per contumacia, perfidia, & malignità. Io trouo che gli Antichi ha
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ueuano tre $orti di Prigione, la prima era quella doue erano tenuti gli $co$tuma-
ti, & i male alleuati, accioche la notte fu$sino ammae$trati, & che fu$sino in$e-
gnate loro da dotti$simi, & approuati$simi profe$$ori de le buone arti quelle co-
$e, che s’a$pettano a buoni co$tumi, & a una uita da huomo da bene. La $e-
conda era quella, doue $i teneuano i debitori, & quelli che bi$ognaua raftrena-
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re da la licentio$a uita, in che erano tra$cor$i. La terza era quella, ne laquale
<002> macerarli con le Tenebre, & con la $purcitia, $i mandauano coloro, che era-
no crudeli, & $celerati, indegni del Cielo, & del commertio de gli huomini, &
che haueuano a morir pre$to. Se que$ta ultima $orte di prigione $arà alcuno
[150]DELLA ARCHITETTVRA
che ordini, che ella $i faccia $imile a una $pilõca $otterranea, o a una horr\~eda $e-
poltura, co$tui certo ri$guarderà a$$ai piu a la pena del Reo, che nõ $i cõuiene $e
condo la legge, o $ecõdo la natura de gli huomini. Et $e bene gli huomini di ma
li$sima uita per le loro ribalderie meriteranno qual $i uoglia ultimo $upplicio e’
$arà officio d’una Rep. & diun Principe pendere alquanto $empre inuer$o l’e$$er
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pieto$o. Et però $ia a ba$tanza l’hauer fortificato $imili edificij con mura, Vani,
& Volte, talmente che colui, che ui è dentro rinchiu$o, nõ ne po$$a da per $e $te$
$o u$cire giamai di luogo alcuno; a laqual co$a giouerà molto la gro$$ezza, & la
profondità, & la altezza di tal muraglia fatta con pietre grandi, & duri$sime, col-
legate l’una con l’altra con ferro, & cõ bronzo. Aggiugnici $e tu uuoi, le fine$tre
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ferrate a$pri$sime qua$i di Traui, o di co$e $imili; ancorche que$te co$e $ono al tut
to di poco ualore, & nõ reggono, di maniera che il prigione ricordeuole de la li
bertà, & de la $alute $ua; nõ le po$$a rõpere facilm\~ete, pur che tu gli la$ci mettere
ad e$$ecutione le forze, porteli da la natura, e da l’ingegno $uo. Ma e’ mi pare che
coloro n’auuerti$chino eccellentem\~ete, che dicono che l’occhio uigilante de le
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guardie è una prigione adamãtina. Ma $eguitiamo noi ne le altre co$e, i co$tumi,
& gli ordini de gli antichi. Siaci que$to a {pro}po$ito, che ne le prigioni bi$ogna che
ui $ian o i de$tri, & i cammini da poterui far fuoco $enza fumo, o puzzo. Oltra di
que$to a parlare d’una prigione interam\~ete, bi$ogna ordinarla co$i. Cignerai di
Mura gagliarde, & alte, $enza che ui $ieno alcune aperture un tuo $patio in una
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parte $icura, & non fuor di mano de la tua città; & afforticheralo con Torri, & cõ
ballatoi. Da que$to muro a lo indentro uer$o le mura, doue hãno a $tare i prigio
ni $iaci un uano di due braccia, & un quarto, perilquale le guardie cãminando la
notte po$sino uietare il fuggire de congiurati prigioni. Lo $patio che re$ta nel
mezo di que$to circuito, $cõparti$cilo in que$ta maniera. In cãbio di Antiporto
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ordiniui$i una Sala allegra, doue $ieno mandati a $tare per forza, coloro che han
no bi$ogno di imparare a uiuere: doppo que$ta, le prime entrate infra il cãcello,
& gli $teccati, $ieno habitationi, & luoghi per le guardie armate, Dipoi $iaui una
corte a lo $coperto, & di quà, & di là adattati portichi, nequali $ieno piu fine$tre
da poter uedere in piu $tanze. In que$te $tanze i falliti, & que’ che hanno debito,
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$ieno $errati non tutti in$ieme; ma di$per $e $i $erreranno: in te$ta ui $ia una pri-
gione alquanto piu $tretta, doue s’habbino a $errare quei che hanno peccati leg
gieri, piu a dentro poi $i $errino, i prigioni per la uita in $tanze piu $ecrete.
De li Edificij priuati, & loro differentie: De la Villa, & de le co$e da o$$eruar$i nel collo-
carla, & murarla. Cap. XIIII.
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IO uengo hora a trattare de gli edificij priuati. Io ti di$si altroue, che la ca-
$a era una picciola Città. Bi$ogna adunque con$iderare nel farla qua$i tut-
te quelle co$e, che $i a$pettano circa il fare di una Città, che ella $ia $ani$sima,
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habbia tutte le co$e, che gli bi$ognano, porga di $e tutte le commoditati, che gio-
uano, a uiuerui con quiete, con tranquillità, & con dilicatura. Quali $ieno tut-
te que$te co$e di lor natura, & quali habbino a e$$ere, & comefatte, mi pare in
gran parte hauerne trattato ne pa$$ati libri. Ma in que$to luogo pre$o il prin-
[151]LIBRO QVINTO.
cipio d'altronde, comincieremo la co$a in que$ta maniera. Egli è co$a mani$@-
$ta che la Ca$a priuata $i debbe fare per amore de la famiglia, accioche ella ui po$
$a $tare dentro commodi$simamente. Non $arà commoda a ba$tanza quella ca
$a, $e in quella $te$$a non ui $aranno tutte quelle co$e, che co$toro hanno dibi$o-
gno. Grande è il numero de le co$e, & de gli huomini in una famiglia, ilquale
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non potrai a tua uoglia di$tribuire ugualmente ne la città, & ne la Villa. Con-
cio$ia che ne le muraglie de la Città, ti accade che un muro d'un uicino, una grõ-
daia, una piazza publica, una $trada, & $imili co$e, qua$i tutte ti impedi$couo che
tu ti po$$a $atis$are a tuo modo, ilche a la Villa non ti auiene, percioche tu hai in
Villa ogni co$a piu libera, & ne la Città piu impedita. Adunque sì per altre ra-
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gioni, sì ancora per que$ta, mi piace di$tinguere la co$a in que$ta maniera: Cioè
che altrim\~eti $ieno le habitationi ne la Città, & altrimenti quelle da la uilla, per i
priuati, in amendue que$te, altrimenti debbono e$$er quelle, che $i a$pettano a
Cittadini minuali, & altrimenti quelle che s'a$pettanno a Cittadini piu ricchi,
concio$ia che i minuali murano $olamente per loro nece$sità, & i piu ricchi mu
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rano per diletto, & $atisfattione de de$iderij loro. Ma noi racconteremo quelle
co$e, che la mode$tia de gli huomini $auij, approuerrà in qualunche $orte di
Edificij, & però mi pare da cominciare da le co$e piu facili. Le habitationi ne le
Ville $ono piu e$pedite, & i Cittadini $on o piu inchinati a la $pe$a, a le Ville che
dentro. Ma raccontiamo prima breui$simam\~ete alcune poche co$e, che gioua
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no molto a principali bi$ogni de le Ville, & $on que$te. Bi$ogna fuggire l'aria
cattiua, & il Terreno cattiuo. Bi$ogna edificare nel mezo d'una Campagna a le
radici del Monte, in luoghi che ui $ieno acque, luoghi ameni, & pae$i $ani$simi, e
del pae$e in la parte piu $ana. L'aria tri$ta, & mal $ana dicono che cagiona, sì tut
te l'altre incommoditadi, (de le quali trattammo nel primo libro) sì ancora $elue
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piu folte, & ma$sime piene di arbori, che hanno le foglie amare, concio$ia che
l'aria in quel luogo non agitata, nè da Sole, nè da Venti, ui diuenta cruda, sì
ancora ui cagiona il Terreno $terile, & mal $ano, dal quale a la fine $e tu co>r-
cherai cauarne co$a alcuna, $aranno $elue. Io giudico che e' $i debbe hauere la
uilla in que' luoghi, che $ieno piu conuenienti a le ca$e del Padrone che $ono
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dentro ne la città. Dice Senofonte che a la Villa $i uorrebbe poter andare
a piede, per fare e$ercitio, & tornar$ene poi a cauallo: Et però non $arà molto
lontana da la Città, & la $trada non $arà nè difficile nè impedita, ma atta, &
accommodata a lo andarui, & al farui$i portare, o di State, o di Verno, ò uoglia
ciò fare per uia di carretta, ò da tuoi piedi, ò for$e per naue, & farà molto a pro-
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po$ito, $e ella non $arà fuori di una porta de la Città a te di$co$to, ma de la piu
uicina, accioche tu po$$a piu commodamente, & piu e$peditamente, $enza trop-
po grande apparato di ue$timenti, & $enza te$timonianza di tutto il popolo, &
con la moglie, & con i figliuoli andare, & tornare $pe$$o da la Villa a la Città, &
da la Città a la Villa a tuo piacere. Egli è co$a conueniente hauere la Villa in
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que' luoghi, che andandoui$i da mattina i raggi di leuãte non ti dieno mòle$tia
a gli occhi, & i raggi di ponente da $era non dieno ne gli occhi a chi $e ne torna
a la Città. Oltra di que$to debbe e$$ere la Villa in quel luogo, che non $ia ab-
bandonato del tutto, non abietto, non ignobile, ma tale che ui $i habiti con $pe-
[152]DELLA ARCHITETTVRA
ranza di ricorui de la roba. Et allcttati da la amenità del'Aria, & da la abbon-
dantia de le co$e, & da la piaceuolezza de la uita, & $enza alcuno pericolo. Nè
deue ancor e$$er po$ta la uilla in luogo troppo celebrato, congiunto, o a la Città,
o a la uia mae$tra, o al porto, doue concorrino una infinità di Nauilij; ma $ia po-
$ta commodamente, che non ui manchino di $imili piaceri; ma che non ue ne $ie
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no ancor tanti, che la tua $amiglia $ia troppo mole$tata da la frequentia de fore-
$tieri, che pa$$ano. Dicono gli Antichi che neluoghi uento$i non $i incarbon-
chiano mai le co$e, ma ne luoghi humidi, & ne le Vallate, che non ui e$alano i
uenti, ui accaggiono $pe$$o $imili difetti. Non mi piace già quello, che e' dicono
in tutti i luoghi, che la Villa $i debbe edificare in modo che ella fia uolta uer$o il
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leuare del Sole mentre che è l'equinottio; Concio$ia che quelle co$e, che $i dico
no de Soli, & de Venti; è co$a manife$ta che $i mutano $econdo le Regioni; di ma
niera che non auuiene che $empre Greco $ia leggieri, nè i uenti au$trali, mal $a-
ni in ogni luogo. Et diceua bene Cel$o Medico, che tutti i Venti, che uengo-
no dal mare, $ono piu $errati, ma quelli che $i leuano di Terra, $on $empre piu
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leggieri: Et giudico che $i debbino $chifare per amor de i Venti, le prime foci de
le Valli; Percioche in que' luoghi ui $ono i Venti troppo freddi, $e e' uengono
di notte, o e' $ono troppo caldi, $e e' u\~egono di giorno, ri$caldati da le troppe re
perco$sioni de Raggi Solari.
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Che le Ca$e di Villa $ono di due $orti, & del collocare tutte le loro parti commodamente
appartenenti parte a gli huomini, parte a gli animali, parte a gli in$trumenti, & parte
a bi$ogni de le co$e nece$$arie. Cap. X V.
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MA e$$endo l'habitationi de le Ville alcune che $eruono per i Padroni, &
alcune per i Lauoratori, & alcune di que$te fatte primieramente per
utilità, altre for$e per diletto de l'animo. Parleremo prima di quel-
le, che $i a$pettano a lauoratori. Non bi$ogna che le ca$e di co$toro $ieno
molto di$co$to da le ca$e de padroni, accioche hora per hora $i uegga quel che
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cia$cun di loro faccia, & che e' $appino quello, che $ia bi$ogno di far$i. Ap-
partien$i a co$i $atte ca$e per loro proprietà, che le robe che dal campo $i po$$o-
no condurre, $i a$$ettino, $i raccolghino, & $i $erbino in e$$e. Se già que$to
ultimo officio, cioè di $erbare le ricolte, tu non pen$i che $i a$petti piu to$to a
le ca$e de Padroni, & a quelle ancora che $ono ne le Città, che a quelle de la
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Villa, a que$te co$e darai tu perfettione, con la moltitudine de gli huomini,
& con la abbondantia de gli $trumenti, & piu che con altro con la indu$tria,
& con la diligentia del lauoratore. Gli Antichi uoleuano che la famiglia del
lauoratore fu$$e di quindici per$one: per amor di co$toro adunque bi$ogna ha-
uere doue ri$caldargli, quando fa loro freddo, o doue riceuerli partiti$i dal la-
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uoro per i mali temporali, accioche e' ui po$sino $tare a mangiare a ripo$ar$i,
& a ordinare le co$e, che egliharanno di bi$ogno. Et però facciaui$i u na gran
Cucina, non buia, & $icura da pericoli de l'abbruciare, col forno, col focolare,
col pozzo, & con l'acquaio. Di là da la cucina ui $ia una camera, doue $tieno
[153]LIBRO QVINTO.
le per$one piu qualificate, la ca$$a del pane, la carne $alata, & i lardi da $erbar$i <002>
i bi$ogni di giorno in giorno. Gli altri $i di$tribui$chino di modo, che cia$cuno
$ia $opra le co$e $ue, & pronto ad a$$eguirle. Il fattore di Villa $tia a canto a la
porta principale, accioche non po$$a alcuno $enza $ua $aputa u$cir fuori la notte,
o portar uia co$a alcuna. Que' c'hãno ad hauere cura de le be$tie, $tieno pre$$o
5
a le $talle, accioche per la diligentia loro, non re$ti a far$i co$a alcuna, che $caggia.
Et que$to ba$ti quanto al numero de gli huomini. Gli In$trumen ti alcuni $o-
no animati, come i be$tiami, & alcuni $enza anima come $ono i Carri, & i ferra-
menti, & $imili, per amor di sì fatti $trumenti facci$i a canto a la Cucina una gran
capanna $otto la quale $i riponga il carro, la Treggia, lo aratolo, il giogo, le ce$te
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da fieno, e $imili altre co$e, & $ia detta capanna uolta a mezo dì, accioche la fami
glia ne l'Inuerno ui $i po$$a $tare a pa$$ar$i al Sole i giorni di fe$ta. Al Fattoio,
& a lo Strettoio bi$ogna dare un' $patio grandi$simo & netti$simo. Sia@i ancora
un magazino, doue $i riponghino, & $i ferbino lo $taio, le paniere grandi di Vin-
chi, i panieri piccoli, le funi, i Sarchiegli, i becca$trini, & altre sì fatte co$e. Sopra
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i legni, che attrauer$ano le traui, ne le capanne di$tendinui$i graticci, & $opra
ui $i riponghino pali pertiche, a$te, uergoni $ermenti, & fra$che, $agginali, per i
buoi, & canape, & lini non conci, & $imili altre co$e. I Be$tiami $ono di due $or-
ti una $orte $erue a lauorare, come i buoi, & i cauagli; & l'altra $orte $erue a fare
frutto, come $ono le troie, le pecore, le capre, & ogni armento. De Be$tiami
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da lauorare, diremo prima; concio$ia che e' $eruino, come per in$trumenti;
poi tratteremo di quelli, che $eruono a far frutto, che s'a$pettano a la indu$tria
del Fattore. Fà che le $talle per le be$tie uaccine, & per i Caualli, non $ieno
l'inuerno fredde; fa le Mangiatoie gagliarde, acciò non gettíno uia quel che tu
gli dai da mangiare. Fà che i cauagli habbino gli $trami $opra da alto, accio-
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che non ne po$sino hauere $enza fatica, $tando con la te$ta alta, percioche e' ne
diueranno con le te$te piu a$ciutte, & piu agili di $tiena. Per il contrario, da-
gli l'orzo, & l'altre biade, che e' l'habbino a cauare, come giu ba$$o d'una fo$$a;
percioche egli haranno manco occa$ione di inghiottirlo tutto a un tratto, & nõ
manderanno giu le granella intere, & oltra que$to diuenteranno di mu$coli, &
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di petto, piu gagliardi, & piu robu$ti. Sopra tutto bi$ogna guardar$i, che il mu-
ro de la mangiatoia, doue ha a $tare uolta la fronte del Cauallo, non $ia humido;
il Cauallo ha il Craneo del ceruello $ottile, che non puo $offerire nè l'humido,
nè il freddo, & però guardati che per le fine$tre non ui entrino i raggi lunari.
La Luna fa'> diuentare gli occhi bianchi, & induce graui$sima to$$a, a le pecore in-
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ferme i raggi de la Luna $ono come pe$te. A Buoi poni le mangiatoie piu ba$-
$e, che po$sino $tando a diacere rugumare. Se i Caualli guarderanno il cam-
mino, diuenteranno horridi. Il Bue hauendo al dirimpetto gli huomini, $i ral
legra. La Mula che $tà in luogo caldo, o o$curo, impazza. Sono alcuni che
pen$ano che la Mula $ia a$$ai coperta dal Tetto, $e ella harà coperto il capo, &
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l'altre parti non dà noia che $ieno e$po$te al $ereno, & al freddo. Lo $pazzo
$otto i Buoi la$tricalo di pietre, accioche per lo $terco, & per la ribalderia, non
$e gli infracidi le Vnghie. Sotto a Caualli farai una fo$$a ne lo ammattonato, &
cuoprila di a$$e di leccio, & di rouere, accioche e' non ui $i generi per l'ori-
[154]DELLA ARCHITETTVRA
ne una fanghiglia, ne per il troppo zappare de piedi $i gua$tino l'unghie, & il pa
uimento.
Che la indu$tria del fattore di Villa $i debbe e$$ercitare tanto circa i Be$tiami, quanto cir-
ca le Ricolte, & circa il far' l' Aia. Cap. XVI.
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DIremo breuemente che la indu$tria del Fattore, nõ $i e$$erciterà $olam\~ete
in raccorre le co$e, che $ono ne campi, ma innanzi ad ogni altra co$a $i in-
gegnerà che i Be$tiami, gli uccelli, & i pe$ci gli fruttino. Poni le $talle per
gli Armenti in luogo a$ciutto, & nõ humido, lieuane ogni minimo $a$$o di $otto,
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& fa che le p\~edino, accioche le $i po$sino uotare, & nettare facilmente, cuoprine
una parte di loro, e una parte ne la$cia a lo $coperto, & ordina che i Venti Au$tra
li, o qual altro Vento humido $i uoglia, non percota la notte le pecore, & che nõ
ui tirino ancora altri Venti troppo mole$ti. I luoghi, doue hanno a $tare rin-
chiu$i i Conigli, fauui un muro di pietre riquadrate in$ino al fondo de l'acqua, in
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lo $pazzo fauui un $uolo di Sabbione ma$tio, la$ciando in piu, e piu luoghi alcuni
monticelli con terra da $apone. Fa che le galline habbino nel Cortile loro un
portico uolto a mezo giorno, $partoui $otto di molta cenere, & $opra detto por-
tico il luogo per i Nidij, & le $tãghe da dormirui $opra la notte. Sono alcuni che
uorrebbono che le Galline $i tene$sino rinchiu$e in un gran circuito che fu$$e
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uolto a leuante, ma quelle, che $i tengono per hauer de l'uuoua, & de pulcini, $i
come le $ono piu allegre per la libertà, così ancora $ono piu feconde. L'uoua
nate a lo $curo, & in luogo rinchiu$o $ono piu $ciocche. Porrai la Colombaia,
che la uegga l'acqua, & non la porre troppo alta, ma co$i a modo, accioche i Co-
lombi $tracchi dal uolare, qua$i con l'alie $cherzando liete, s'allegrino sducciolar
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ui ad alie chiu$e. Sono alcuni che dicono che le colombe pre$i i $emi de la Cã-
pagna, quanto piu fatica & uiaggio haranno a fare a portarli a lor figliuoli, tan-
to piu gli faranno gro$si: Et que$to perche i $emi portati nel gozzo per nu-
trire i figliuoli, con lo $tarui a$$ai, diuenteranno mezi cotti, & per que$to pon-
gono le colombaie buone in luoghi alti$simi. Et for$e pen$ano che gioui a$-
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$ai che le Colombaie $ieno lontane da le acque, accioche giugnendoui, i Co-
lombi non raffreddino l'uoua con i piè molli. Se a la cantonata de la Torre
tu ui rinchiuderai un Gheppio diuenterà tal Colombaia $icura da gli Vccelli
di rapina. Se tu na$conderai in $u l'entrata un capo di lupo, gittatoui $opra
del Cimino rinchiu$o in uno orcio fe$$o, che getti fuori puzzo, per tal co$>a ui
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concorreranno una infinità di colombi. Se tu farai lo $pazzo de la tua colom-
baia di creta, & lo bagnerai, & ribagnerai $pe$$o con la orina de gli huomini, la-
$ciando gli altri colombi le $edie de loro Antichi, ti $i multiplicheranno gran-
di$simamente. Fuori de le fine$tre fa che ui $ieno Cornici di pietra, o Tauo-
le di Vliuo che $portino fuori uno cubito, $u per le quali, i colombi habbino
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da fermar$i ne lo arriuare, & da le quali habbino a pigliare il uolo nel partir-
$i. Gli uccelletti minori rinchiu$i per il uedere de li Alberi, & del cielo $i mar-
ci$cono. I Nidij, & le $tanzette per li Vccelli, bi$ogna farle in luoghi caldi.
Ma a quelli, che piu to$to camminano che e' uolino, bi$ogna collocarli ba$si,
[155]LIBRO QVINTO.
& in e$$o Terreno, a li altri bi$ogna porli in luoghi piu alti, Tutti habbino le $põ
de di quà, & di là per amor di ritenere l'uoua, & i figliolini, che nõ ca$chino. Per
far i Nidij è piu commodo il loto che la Calcina, & la Calcina piu che il Ge$$o.
Tutte le $orti di pietra uiua $ono cattiue, i Mattoni $on piu utili che il Tuffo, pur
che non $ieno troppo cotti. I legnami, o di Oppio o di Abeto, $ono utili$simi.
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Tutte le $tanze per gli Vccelli uogliono e$$ere pulite, pure, nette, e ma$simo per
i colombi. Anzi $e il be$tiame ancora di quattro piedi $tarà in luoghi brutti di
uenterà $cabbio$o. Et però faccin$i in uolta arricciate, intonicate, e imbiancate
per tutto, & turi$i ogni minimo bucolino, accioche le Faine, le Donnole, & le lu
certole, o $imili be$tiuole non po$sino far danno a l'uoua, a Pippioncini, o a le
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mura. Aggiunghinui$i le Tramoggie da beccare, & gli Abbeueratoi. Et pero
facci$i intorno a la Villa un fo$$one, doue l'Anitre, i Porci, e le beftie uaccine, ui $i
po$sino, & lauare, & gittarui$i dentro, & quando tu dai loro da mangiare, o $ia
buono, o $ia cattiuo tempo fa che le $i $attollino. I Beccatoi, & gli abbeueratoi <002>
gli uccelletti minori ne le loro $tanze, $i mettino i canali lungo il muro, accioche
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e' non gli po$sino $pandere con i piedi, ne imbrattare le co$e che tu ui dai loro.
Fa che que$ti habbino alcune cãnelle da lato di fuori, da le quali tu po$si por-
gerui dentro il Vitto loro. Nel mezo fa che ui $ia un lauatoio, doue po$$a $ta-
re a$$ai acqua chiara. Farai il Viuaio in terreno creto$o, & tanto fondo, che e'
non habbia a ribollire per i raggi del Sole, ne addiacciar$i per il $ouerchio fred-
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do. Oltra que$to da gli lati faraui alcune cauerne, accioche il pe$ce habbia do-
ue rifuggire $e $ubitamente $enti$$e intorbidar$i le acque, & non $i marci$ca
sbigottito de lo animo. Il Pe$ce $i nutri$ce del $ugo de la Terra, pati$ce de
gran caldi, & per i diacci $i muore: A $oli di mezo giorno $i rallegra, & $cher-
za. Credono che alcuna uolta $ia bene che e' ui entri dentro le piene fango$e
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che uengono, da le pioggie, ma non $i deuono riceuere le prime doppo i gior-
ni Caniculari, <002>che $anno come di calcina, & ammazzano i pe$ci, & dipoi non
$i debbe metteruene dentro, $e non di rado: percioche elle nuocono con il mu-
$chio puzzolente, & a l'acqua & al pe$ce. Ma bi$ogna auertire che l'acqua conti-
nouamente ui entri, & continouamente $e ne uadia, uenga ella, o da fonte, o da
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fiume, o da lago, o da Mare. Ma de Viuai, che $i fanno d'acque marine,
ne in$egnano commodamente piu a la larga in que$to modo. Ne le regioni
fango$e $i nutri$cono i pe$ci $tiacciati, come $ono le Sogliole. Ne pae$i are-
no$i le cocchiglie, gli altri $i nutri$cono meglio nel Mare, come le Orate, & i
Dentali, fra $a$si $i nutri$cono meglio i Tordi & le Merle, et gli altri, che infra $a$-
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$i $on nati. Vltimamente dicono, che quello $tagno è ottimo per con$erue di
pe$ci, che $arà collocato in modo, che l'onda del Mare, che di nuouo ui uiene ri-
percuota in quella che ui era innanzi, & che non la$ci impigrirui$i d\~etro l'acqua,
che ui era prima, & dicono che quelle acque diuentano manco $ane, che $i rin-
nuouano pur troppo adagio. Hor $ia detto a ba$tanza de la Indu$tria, & de la
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diligentia del Fattore circa molte co$e. Ma molto $i loda quel che gioua gran-
dem\~ete al ra$$ettare, & al riporre le ricolte <002> amor de le quali, bi$ogna ordinare
l'Aia, e$po$ta a Soli, & a V\~eti, nõ lontana da la capãna, che noi ti dic\~emo poco auã
ti, accioche ne le pioggie $ubitane tu po$$a in un mom\~eto riporre, & i lauoranti,
[156]DELLA ARCHITETTVRA
& e$$e robe al coperto; doue tu uuoi fare l'Aia, $pianaui il terreno non a piano;
ma corretto co$i leggiermente, dipoi uangalo, dipoi gettaui di molta morchia,
& la$cianela bene inzuppare; dipoi disfa bene le zolle; dipoi pareggialo, o con
il Cilindro, o con l'erpice, & battilo con le mazzeranghe. dipoi gettaui di nuo-
uo $opra de la morchia, & quando ella $arà ra$ciutta; nè Topi, nè formiche non
5
ui faranno nidio, nè diuenterà fango$a, nè ui na$cerà erba; a co$i fatto lauoro
la Creta arrecherà gran $aldezza. Et $ia detto a ba$tanza de le habitationi
de lauoratori.
De la Villa de Padroni, & de le per$one nobili, & di tutte le parti $ue, & del luogo loro
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commodo. Cap. XV II.
LE ca$e di Villa per i Padroni, $ono alcuni, che credono che e' ne bi$ogni
una per la $tate, & l'altra per l'inuerno; & le diffini$cono in que$ta manie-
ra, che le Camere per la $>tate uogliono che $ieno uolte a leuãte d'inuerno,
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& le Sale uolte a occidente equinottiale; & le Camere per lo inue>rno uogliono
uolte a mezo giorno, & le Sale a leuãte d'inuerno. I luoghi da pa$$eggiare, uol-
ti a mezo dì ne lo Equinottio. Ma noi pen$iamo, che $econdo le uarietà de l'A-
ria, & del pae$e, co$i s'habbino ancora a uariare $imili co$e; di maniera che le co-
$e calde con le fredde, & le $ecche con le humide $i temperino in$ieme. Vor-
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rei che le Ca$e de la po$$e$sione de Nobili, non fu$sino po$te ne la piu gra$$a par
te de la Campagna; ma bene ne la piu degna, donde $i po$$a pigliare ogni com-
modità, & ogni piacere liberi$simamente di qualunche Vento, $ole, o ueduta;
$cenda$i quindi facili$simamente ne le po$$e$sioni, riceua i fore$tieri che ui capi-
tano in luoghi conuenientemente $patio$i, $ien uedute, & uegghino la Città, le
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Terre, il Mare, & una di$te$a pianura, & le cono$ciut>e cime de le Colline, & de
Monti: Habbia po$ti qua$i $otto gli occhi dilicatezze di giardini, & allettamen-
ti di pe$cagioni, & di caciagioni. Et concio$ia che $i come noi ti dicemmo, le
parti de le ca$e, altre $i apparrenghino a tutto lo uniuer$ale, & altre a piu per$o-
ne in$ieme, & altre a una, o piu per$one $eparatamente. In que$te, quanto a le
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parti, che s'appartenghino a lo uniuer$ale imiteremo le Ca$e de Principi. Innan
zi a la porta $ianui pratelli grandi$simi, da poterui$i correre con le carrette, &
da maneggiarui caualli, che $ieno molto piu lunghi, che il Tiro de giouani de
Dardi, o de le A$te. In ca$a poi per le parti, che $eruono a piu, non ui mancherã-
no luoghi da pa$$eggiare, da far$i portare, da notare: & pratelli, & cortili, & log-
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gie, e alcune in cerchio, doue i Vecchi l'inuerno a benigni Soli po$sino $tare a ra
gionare, & la famiglia ui habbia a $tare a fe$teggiare, & a goder$i la $tate de l'om-
bra. Et è co$a manife$ta, che ne le ca$e, alcune co$e s'a$pc>ttano a la famiglia, &
alcune a quelle co$e, che $on grate a la famiglia. La famiglia $arà que$ta, il Mari-
to, la Mo glie, i figliuoli, & i parenti, & que' che per bi$ogno di co$toro ui $tanno
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in$ieme, que' che haranno cura de le co$e, i mini$tri, i famigli; oltre a che i fore-
$tieri anc ora $ono nel numero de la famiglia. Bi$ogna per amore de la $amiglia
hauerui le co$e per uiuere, come $ono le co$e da mangiare, & le co$e che $eruo-
no per i bi$ogni, le Ve$ti, le Armi, i Libri, & i Caualli ancora. La principal
[157]LIBRO QVINTO.
parte di tutte è quella, la quale, o Cauedio, o Atrio che tu ti dica, noi lo chiame-
remo il Cortile con le loggie. Doppo il quale, $ono le Sale, & piu a dentro le
Camere, & finalmente l’Anticamere, l’altre $tanze mediante le lor co$e $i cono-
$cono. Et però il cortile $arà la parte principale, $opra il quale corri$ponderan
no tutte l’altre m\~ebra minori, come $e fu$si un publico mercato de la Ca$a, del
5
qual cortile non $olamente $i cauerà commodità de la entrata, ma de lumi anco
ra commodi$simamente. Et di quì $i uede che cia$cuno uorebbe hauere uno
Cortile $patio$o, grande, aperto, bello, & accomodato. Ma alcuni $i contentano
di un $ol Cortile. Alcuni ne hanno uoluti più, & que$ti, o egli li hãno cinti tut-
ti a torno di alti$sime mura, o ne hãnò cinto una parte di alte & una parte de piu
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ba$$e. Et uollono che in alcun luogo $u$sino coperta, & in alcun luogo $coper
to, & in alcun luogo una parte $coperta, & l’altra coperta, & in alcun luogo ui fe
ciono loggie da un lato $olo, in alcun altro da più lati, & in alcun altro da per tut
to, & in alcun luogo le feciono cõ palchi, & in alcuno con uolte. Circa a que$te
co$e nõ ho piu che dire, $aluo che e’ s’habbia ri$petto a pae$i, & atempi, & a bi$o-
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gni, & ad ogni commodità, di maniera che ne pae$i freddi $i rimuoua la crudez-
za del uento Greco, & l’horridezza de la Aria, & del Terreno, & ne luoghi cal-
di $i di$caccino i mole$ti$simi, & ardenti$simi Soli. Riceua$i lo $pirito del Cielo
grati$simo da ogni parte, & quella abbondantia de lagrati$sima luce che $i ricer
ca; & auuertira$si, che non ui arriuino uapori, $uaporati da Terreni humidi, che
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ui habbino ad arrecare nocumento, & che inugoli uenutiui da luoghi piu alti,
non ui $i fermino $opra. Et $arà in mezo del Cortile l’entrata, & lo antiporto
honorato, non $tretto, non malageuole, non $curo. Et nel primo ri$contro $iaui
un luogo dedicato a Dio con l’altare, accioche i fore$tieri che uerrãno incomin-
cino l’Amicitia con la religione. Et il Padre de la famiglia chiegga a Dio la pace
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de'la ca$a, & la tranquillità de $uoi; in que$to luogo abbracierà egli chi uerrà a ui
$itarlo; Et $e egli harà cau$a alcuna rime$$a in lui da gli amici, le e$aminerà dili-
gentemente in que$to luogo, & altre co$e $imili a que$te. Con que$te co$e $i con
faranno molto, le fine$tre di Vetro, le loggie, & i Terrazi, da lequali po$sino in-
$ieme riceuere con diletto, & i Soli, & i Venti, $econdo le $tagioni de Tempi.
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Dice Martiale, che le fine$tre uolte a mezo giono riceuono i Soli puri, & il gior
no chiaro, & gli Antichi credettero che fu$$e bene por le loggie uolte a mezo
dì: Percioche andando la State il Sole piu alto, non ui entrano i raggi $uoi, doue
l’inuerno u’entrano. Le Vedute de Monti, che $ono a mezo giorno, e$$endo i
Monti da quella parte, che e’ $i ueggono coperti d’ombra, & caligino$i per il biã
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cheggiante uapore de l’Aria non $ono molto gioconde, $e e’$ono lontani. Et
$ei mede$imi ti $ono piu appre$$o, & che qua$i ti ca$chino in capo, ti daranno le
notti piene di brine, & $reddi$sime; ma $e ti $ono co$i commodamente uicini,
$ono grati$simi, & commodi$simi perche e’ ti di$endono da Venti Au$trali. Il
Monte uer$o Settentrione, perche rinuerbera i raggi del Sole, accre$ce il caldo;
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alquanto piu lontano è dilicati$simo; concio$ia che per la chiarezza de l’Aria,
che $otto tal regione di Cielo continouamente ui $tà $erena, & per lo $plendore
del Sole, da cui $empre è illu$trata, è molto bello a uedere. I Monti a leuante, &
co$i quelli a ponente ti darãno le hore innanzi giorno $redde, & l’aurora rugia-
[158]DELLA ARCHITETTVRA
do$a, $e ti $aranno uicini, ma amenduoi $e ti $aranno alquanto lontani, $aranno
lieti$simi. Similmente & i fiumi & i laghi non $on commodi quando ti $ono
troppo appre$$o, ne piaceuoli $e troppo lontani. Et per il contrario $e la Ma-
rina ti è lontana mediocremente ui $ono Soli & Venti cattiui$simi: Ma quando
ti è uicini$sima t’offende manco, concio$ia che e’ ui per$eueri Aria piu aggua-
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gliata. Da lontano ci è ancor que$to che è co$a gratio$a, che ella accende il
de$iderio di $e fte$$a. Importa niente di meno da qual parte del Cielo ti $i di-
mo$tri, concio$ia che $e tu hai la Marina aperta da mezzo dì, ti abbruccia, $e da
I euante ti inhumidi$ce, $e da Ponente ti fa l’aer caligino$a, $e da Settentrione
ti da freddi grandi$simi. Del cortile $i entrerà ne le $ale, che $aranno $econ-
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do il bi$ogno de tempi alcune buone per la State, & alcune per lo Inuerno, &
altre per dir co$i per mezi tempi. Le $ale per la State uorrebbono acque, &
uerzure di giardini, Quelle per lo Inuerno uorrebbono e$$ere calde, & hauere
il cammino. L’una & l’altra uogliono e$$er grandi, allegre, & dilicate. Son$i
inditij per iquali facilmente ci per$uaderemo che appre$$o de gli antichifuro-
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no i camini, manon come i no$tri, percioche egli è uno detto Antico che di-
ce che fummicauano le $ommità de tetti. Que$to mede$imo eccetto che in
Etruria, & in Lombardia ueggian noi che $i è o$$eruato in$ino a tempi no$tri per
tutta Italia, che e’ non era ne$$un cammino con la gola che u$ci$$e $oprai tetti.
Dice Vitruuio che ne le $ale per lo Inuerno non è co$a utile il dipignere leg-
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giadramentele Volte, perche dal fummo del fuoco & da gli $pe$si lumi $i gua-
$tano. Anzi tingeuano la Volta $opra il $ocolare con inchio$tro, accio che
quello $curo fattoui da la pittura pare$$e fattoui dal fummo. Altroue trouo
che gli u$auano legne purgate, & che fu$sino $enza fummo, le quali $i chiama-
uano carboni, & per que$to conto i legi$ti non uogliono che i Carboni $ieno
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$petie di legne, accioche tu po$si pen$are che eglino u$auano i Caldani di fer-
ro, & di Rame doue e’faceuano fuoco, $econdo che il ca$o & la dignità ricerca-
ua. Et for$e che chi andaua al Soldo, & che era auezzo $u la guerra, $i come tut
ti erano in$ieme ad una, non u$auano Cammini. Ne ci concedono i Medici
che noi $tiamo continouamente a gran fuochi. Dice Ari$totile che gli animali
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hanno le carne $ode medianteil $reddo, Et auuertirono coloro che fanno pro-
fe$sione di $imili co$e, che i lauoranti, che attendono a le fornaci, diu\~etano qua$i
tutti in ui$o, & ne la pelle cre$pi, & grinzo$i, & dicono che ciò auuiene da que-
$to che le carni tirate & di$te$e per il freddo, perdono quel $ugo delquale $i ge-
nera la carne, perche e $i di$tilla mediante il $uoco, & $e ne ua in Vapori. In La-
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magna, & fra Colchi, & in altri luoghi, doue è di nece$sità ualer$i del fuoco, per
difender$i da $reddi, u$ano le $tu$e: de le quali $i tratterà a luoghi loro. Tornia
mo a cammini che bi$ogna $ieno fatti a que$to modo per $eruir$ene. Egli è di
nece$sità, che il Cammino $ia pronto, che ui cappino intorno a$$ai, $ia lumino-
$o, non ui tiri Vento, habbia niente dimeno onde e$ca il fummo, che altrimenti
40
non $alirebbe $u$o ad alto, & però non $i faccia un cantone, non troppo fitto
dentro nel muro, nõ occupi ancora lo apparecchio principale, nõ $ia mole$tato
da Venti di $ene$tre, o di porte, non e$ca in bocca troppo fuori del diritto del
muro, habbia la gola grande, & larga da de$tra in $ini$tra, & diritta a piombo,
[159]LIBRO QVINTO.
alzi la Te$ta $opra qualunche altezza della Muraglia, & que$to $i perche $i $ug-
ga i pericoli dello abbrucciare; $i ancora accioche raggirandoui$i il Vento per
il percuotere in qualche parte del Tetto, non ritardi l’u$cita al fummo, & non
lo rim bocchi in giu$o. Il fummo di $ua natura per e$$ere caldo $aglie ad alto,
5
ma poi per il calore delle $iamme, & del cammino $i $pigne con piu uelocità,
riceuuto adunque nella gola del cammino, $i $erra come per vn canale, & per
l’impeto delle fiamme, che lo $econdano, e$ce non altrimenti che vn $uono d’u-
na Tromba. Et $i come auuiene che la Tromba $e ella è tr oppa larga, non
rende il $uono chiaro per il riuoltarui$i dell’ Aria, co$i interuiene ancora del fu-
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mo. Cuopra$i la te$ta del cammino per amor delle pioggie, & faccinui$i all'in
torno Na$elli, che $portino in fuori, con alie dalle bande, accio rimuouino le
mole$tie de Venti, & infra l’alie, & ina$elli $i la$cino le buche per l’u$cita del
fummo, & doue tu non po$si far que$to, farai vn parauento che vorrei $te$$e fit-
to $opra vn perno ritto. Il parauentoè vna ca$$etta di Rame, larga di ma-
15
niera che abbracci le bocche de la gola del cammino, habbia que$ta mede$ima
$opra come per cimiere vna lama di ferro, che guidata come vn Timone volti
la te$ta a Venti che $offiano: Grandi$sima commodità ti arreccheranno $e in ci-
ma de Cammini metterai a lo intorno alcuni corni di bronzo, o di Terra cot-
ta, larghi & aperti con la bocca larga volta ne la gola del cammino a lo in giu,
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per la quale i ricenuti fumi da la bocca piu larga, e$chino di $opra per la piu
$tretta a di$petto de Venti. A le $ale bi$ogna accommodarui le Cucine, &
le di$pen$e doue $i riponghino le co$e, che auanzano da le cene, & i va$i, &
le Touaglie. La Cucina non vuol e$$er ne $u gli occhi de conuitati, ne anco
troppo lontana, accio che i conuitati po$sino hauer le viuande che gli $on por-
tate ne troppo calde, ne troppo $redde, & $arà a ba$tanza che non $entino
25
lo $trepito de guatteri, de le padelle, & de catini, ne la loro $purcitia. Do-
ue s’ha a pa$$are con le viuande, bi$ogna che vi $ia l’andare accommodato,
non vi pioua, non vi $ia co$a $porca, & che $i prouegga che le viuande non
$ieno dishone$tate da $imili co$e. Di $u le $ale, $i va ne le camere, appartien-
$i a gli huomini dilicati & grandi, che non $ieno le mede$ime le $ale perlo In-
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uerno, & quelle per la State. Souuiemmi il detto di Lucullo che e’ non bi-
$ogna che vn huomo nobile $ia peggio a$$ortito che le grue, o le rondini. Ma
noi racconteremo quello, che appruoua in qualunche co$a, il di$cor$o de le
per$one moderate. Appre$$o di Emilio Probo Hi$torico, io mi ricordo ha-
uer letto, che appre$$o de Greci le Moglie non compariuano a Tauola, $e non
35
ne conuiti de parenti. Et che le $tanze doue $tauano le Donne, erano certi
luoghi, doue non andaua mai ne$$uno, $aluo i parenti piu $tretti. Et certa-
mente doue hanno a $tare le Donne, io pen$o che bi$ogni che $ieno luoghi non
altrimenti che $e e’ fu$sino dedicati a la Religione, & a la Ca$tità. Oltre a che io
vorrei che $imili $tanze dedicate a le fanciulle, & a le Vergini, fu$sino dilicati$si-
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me, accioche i tenerelli animi loro, in sì fatte $tanze cõ manco tedio di loro $te$-
$e vi $i trattene$$ero. La Madre de la famiglia, $tarà meglio in quella $tanza, onde
ella po$$a facilmente intendere quel che cia$cuno faccia per ca$a. Ma noi an-
dremo dietro a le v$anze $econdo <007> co$tumi de luoghi. Il Marito, & la Moglie
[160]DELLA ARCHITETTVRA
debbono hauere una camera per uno, non $olamente perche la Moglie nel par
torire, o alquanto indi$po$ta, non dia mole$tia al Marito: Ma accioche ancora la
$tate po$$a dormire qual $i $ia di loro, $enza e$$ere offe$o da l’altro, cia$cuna came
ra harà la $ua porta principale; Et oltra que$ta ui $arà un’u$cio, che andrà da l’u-
na camera a l’altra, acciò $i po$sino andare a trouare l’un l’altro, $enza te$timo-
5
nij; de la camera de la Moglie uadia$i ne la $tanza doue $i ripongono le ue$ti; &
di quella del Marito in una $tanza doue $ieno i libri. Il padre di famiglia, e$$en
do molto uecchio, per hauere bi$ogno di ripo$o, & di quiete habbia una came-
ra calda, fa$ciata intorno, rimota da romori di que’ di ca$a, & di que’ di fuori. Et
principalmente habbia la alleggrezza di uno camminetto, & l’altre co$e di che
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hanno bi$ogno gli infermicci, sì per amore de l’animo, sì ancora per amore del
corpo, de la camera di co$tui $i entri ne la $tanza doue $i ripongono gli Argen-
ti. In que$ta $tieno i figliuoli. Et in la $tanza de le ue$ti, le figliuole, & le fanciul
le; & uicine a loro $tieno a dormire le balie. I fore$tieri metteremo in quelle ca
mere, che $aranno uicine a lo antiporto, accioche e’ ui po$sino $tare, & riceuere
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chi gli uiene a ui$itare, piu liberam ente, & dieno manco noia al re$to de la fami-
glia. I figliuoli di $edici, o dicia$ette anni, debbono $tare al dirimpetto, o non
troppo lontani da $ore$tieri; per acqui$tare con e$si dime$tichezza, & trattener-
li. De la camera de fore$tieri $i uadia in una $tanza doue e’ po$sin riporre, &
$errare le co$e loro piu $ecrete, & piu care, & cauarnele a loro piacere. Di ca-
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mera de figliuoli di $edici, o dicia$ettc anni $i entri in una $tanza, doue $tieno le
Armi. I Mae$tri di ca$a, i mini$tri, i famigli $ieno in modo appartati da Nobili,
che cia$cuno habbia un lnogo conueniente, $econdo l’e$$ercitio $uo. Le $erue,
& i camerieri cia$cuno n>e le $ue $tanze, non debbono e$$ere tanto lontani, che e’
non po$sino $entire a un tratto, & e$$ere pronti a far quanto gli è comandato. Il
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Credenziere uorrebbe $tare pre$$o a la uolta, & a la di$pen$a. Quelli che han-
no cura de caualli, uorrebbono dormire a canto a le $talle; i caualli, che $eruono
p i Padroni, nõ è bene che $tieno con que’ che portano la Soma; & $iterrano in
luogo, che non offendino col puzzo la ca$a; & non $i faccino danno con lo azzuf
far$i, o non gli po$$a nuocere il fuoco per accidente alcuno. Il Grano, & tutte le
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biade $i guaftano per la humidità, diuentano liuidi per il caldo, a$$ottiglian$i
per i Venti, & tocchi da la calcina $i corrompono. Doue tu gli uorrai riporre
adunque, o in cauerne, o in fo$$e, o in arche, ouero amontati $opra uno $pazzo,
auuerti$ci che <007>l luogo $ia a$ciuti$simo, & qua$i nuouo. Io$e$o afferma che e’ $i
cauarono grani interi, & buoni di fo$$e appre$$o a Sibali, $tatiui piu di cento an
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ni. Sono alcuni, che dicono che gli orzi tenuti in luoghi caldi, non $i gua$ta-
no, iquali in capo a uno anno $i gua$tano pre$to. Dicono <007> Medici che i corpi per
la humidità $i preparano a corromper$i; & mediante il caldo poi, $i corrõpono.
Se tu $ara<007> un $uolo nel tuo granaio di loto fatto di Morchia, & di Arzilla con
gine$tre in $racidate, & paglia trita, battuto di gran uantaggio, ui $i metteran-
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no le granella $odi$sime, & intere, & durerannoti piu tempo, nè ti noceran-
noigorgoli, nè ti ruberanno le formiche. Que’ granai che $i fanno per i $e-
mi, $arãno migliori di mattoni crudi, a ripo$tigli di tutti i $emi, & di tutti i frutti,
è piu amico il Vento Boreale che lo Au$trale, & per i Venti, che ui arriuino,
[161]LIBRO QVINTO.
che u\~eghino di luoghi humidi donde $i uoglia, $i gua$tano per i gorgoli, & s’em
piono di bacolini. Inoltre i legumi, che da qual $i uoglia gran Vento cõtinouo
$on tocchi inuietano. Fa a tuoi granai una cro$ta di cenere, & di morchia, & ma$
$imo doue tu hai a riporre le faue. Tieni le mele, e $imili intauolati ripo$ti$simi
& freddi. Ari$totile pen$aua che le $i mantene$sino un anno in otri gon$iati.
5
Tute le co$e $i gua$tano per la mutatione de l’Aria, & per ciò rimuoua$ene ogni
fiato. Anzi pen$ano che le diuentino grinze per il Vento Greco. La uolta per
il uino lodano quella, che è $otterra, & ripo$ta, ancor che $ieno alcuni uini che al
buio $uani$cono. Il uino, che $ente i Venti, che tirano da Leuante, o da mezo dì,
& da pon\~ete, & ma$simo nel Verno, o ne la Primauera $i gua$ta. Se ne giorni ca-
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niculari è tocco ancora da Venti Grech<007>, fa mutatione, Se da raggi del Sole, diu\~e
ta forte, Se da raggi de la Luna, diuenta gro$$o, $e $i muoue punto indeboli$ce, &
$uani$ce, riceue il unio ogni odore, gua$ta$i per il puzzo, & $nerua$i, $tando in
luogo a$ciutto, & freddo, che $tia $empre a un modo, dura molti anni. Il uino
dice Columella, quanto piu $arà freddo, tanto piu $tarà meglio. Porrai adũque
15
la uolta per il uino, in luogo $tabile, & che non $enta romori di carra, i $uoi fian-
chi, & i lumi uoltali da Leuante inuer$o Greco. Brutture, & tutti i mali odori,
humidità, uapori gro$si, fumi, $piram\~eti, d’orti, e odori di cipolle li $tieno lõtani,
cauoli, fichi dome$tici, e $aluatichi, $ieno al tutto lõtani, & e$clu$i per ogni conto.
Smaltaui lo $pazzo de la uolta, & nel mezo la$ciaui uno catino doue corra tutto
20
quello, che per mãcamento de le botte $i uer$a$$e, & quindi $i ricolga. Sono al-
cuni, che fanno le botti di $tucchi, & di materia murate cõ calcine. Male botti
quanto $aranno piu grandi, tanto terrãno il uino piu uiuo, e piu pot\~ete. Le celle
per l’olio amano l’ombre calde, & hanno in odio i Venti freddi, & $i gua$tano <002>
il fumo, & per la@filiggine. La$cin$i in dietro le co$e $porche ch’e’ dicono, cioè
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che e’ $i debbe tenere il litame in duoi luoghi, uno doue $i metta il nuouo, e l’al
tro oue $i tenga il uecchio, & che e’ gode del Sole, & de l’humido, & che diuenta
arido, e uano per i Venti. Faccia que$to a no$tro propo$ito, quelle co$e che te-
mono del fuoco, come i luoghi per gli $trami, & quelle co$e che $ono $porche a
uederle, & ad odorarle, $i debbono $eparare, & mettere di$co$to l’una da l’altra,
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de lo $terco de buoinon na$cono le $erpi. Que$to non p\~e$o io che $ia da la$ciare
in dietro: Percioche, che poltroneria è que$ta? Noi uogliamo che a la Villa $i põ-
ghino gli $terchi in luoghi $eparati, & ripo$ti, accioche nõ offendino con <007>l loro
puzzo punto la famiglia del lauoratore, & ne le no$tre ca$e, & qua$i a canto al ca
pezzale, nele camere principali (doue noi $tiamo a pigliare ogni no$tra quiete)
35
noi uogliamo hanere i de$tri pliuati, cioèi ripo$tigli di mole$ti$simi fetori. Se
l’huomo $arà malato piu commodamente $i $eruirà de la predella, & d’una cati-
nella, Ma da $ani non ueggo io perche cau$a tu non giudichi che e’ $ia bene ri-
muouere tale nau$ea. Etè bene guardare sì gli altri V ccelli, sì ancora principal-
mente le rondini, con quanto $tudio cerchino d’hauere i lor figliuoli in un nido
40
pulito. E' co$a certo marauiglio$a di quel che ne auuerti$ca la natura. Concio$ia
che i Rondinini $ubito c’hanno a$$odate per la età le membra loro, non e$cono
del corpo $e non fuori del nidio, $onui i Padri & le Madri che per di$co$tare piu
detta bruttura, portano uia con il becco le cacature de figliuoli. Io pen$o adun-
que che e’ $ia bene obbedire a la Natura, che ne auerti$ce bene.
[162]DELLA ARCHITETTVRA
Che differentia $ia in$ra le ca$e de la Villa, & quelle de la Città, dericchi. Et chele ca$e de
manco ricchi, $i debbono a$$omigliare a quelle de piu ricchi, $econdo peròle ricchezze
loro. Et che $i debbe murare per la $tate piu che per l’inuerno. Cap. XVIII.
MA le Ca$e per la uilla, & quelle per la Città, de Ricchi, $on difterenti in
5
que$to, che la Villa per i Ricchi $erue per una ca$a per la $tate: & u$ano
le Ca$e de la Città, per difender$i piu commodamente da lo Inuerno.
Et perciò pigliano di Villa ogni dilicatura, & piaceuolezza dilumi, di Venti, di
luoghi $patio$i, & diuedute. Ma ne la Città uanno dietro a le piu piaceuoli dili-
catezze de le ombre. Et per que$to è a ba$tanza, che ne le ca$e dentro a la Città
10
ui $ieno tutte le co$e nece$$arie a la ciuilità, con dignità, & $anità, & per quanto la
$trettezza de luoghi, & l’abbondanza de lumi ce lo comporta $i u$urpino tutti i
piaceri, & tutte le delicatezze da uilla. Haranno certamente oltre a la larghez
za del cortile, ancora le loggie, luoghi da far$i portare, da pa$$eggiare, & dilica-
tezze di orti, & $imili. Et $e que$to non $i potrà fare in un piano $olo facc<007>a$i di
15
$opra, adattando $tanze, $opra $tanze, $econdo i membri loro. Et $e la natura del
luogo te lo concederà, cauin$i luoghi $otto Terra, doue $tieno i uini, gli oli, le le
gne, & la famiglia parimente, $opra de lequali $i edificherà con piu maie$tà. Et
$opra que$te ancora $i aggiugneranno altre $tanze, le ue ne $arà di bi$ogno, fi-
no a tanto che $i $ia proueduto al bi$ogno de la famiglia abbondantemente. Le
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principali parti $i di$tribuiranno a principali bi$ogni, & le piu degne a piu de-
gni. Finalmente $i prouederà che i luoghi $ieno ordinati, & $compartiti, ne qua
li, & le ricolte, & i frutti, & gli In$trumenti, & ultimamente tutta la ma$$eritia $i
po$$a riporre. Non ui mancherà doue $i habbino a riporre, le co$e che $eruino
a $acrificij, nè doue quelle, che $eruino alle donne. Sienui ancora $tanze che $er-
25
uino a riporre le ue$ti per i dì de le fe$te, & al ue$tire de gli huomini ne giorni
$olenni, & per le armi da diffendere, & da offendere, & per quelle co$e che s’a-
$pettino al fare de le tele di lana, & per quelle che $eruono al pa$teggiare, & al-
la uenuta de fore$tieri, & per quelle ancora, che $eruono, & $ono dedicate a ra-
ri u$i, & bi$ogni detempi. In altri luoghi debbono e$$ere quelle co$e, che $e n’ha
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bi$ogno una uolta il Me$e, in altri quelle che $e n’ha bi$ogno una uolta l’anno,
& in altri quelle co$e, che $e n’ha di bi$ogno ogni giorno. Cia$cuna de le quali
$e bene non potranno e$$ere tutte in loro $tanze appartate, bi$ogna auuertire
almeno, che elle $ieno in luoghi accommodati, che tu le po$$a uedere in uno $u-
bito, & quelle maggiormente che $i adoperano piu di rado. Concio$ia che
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quella co$a, che $i uede ogni giorno, teme manco le in$idie de ladri. Le Mura-
glie de le per$one manco ricche per quanto comportano le loro facultadi, deb-
bono a$$omigliar$i a le dilicatezze de le ca$e de ricchi, & imitarle non dime-
no con que$ta moderatione, che e’ non uoglino $pendere per loro diletto, piu
che e’ non po$$ono. La uilla di co$toro adunqne, ri$guarderà a buoi, & al be$tia
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me poco manco che a la Moglie. Et uorrà la colombaia, la Pe$chiera, & $imili
co$e non per dilicatezze, ma per cauarne frutto. Adattera$si niente dimeno
la uilla alquanto meglio, accioche la Madre de la famiglia ui uadia piu uolen-
tieri, & $i auuezzi a gouernare la ca$a diligenti$simamente, nè $i debbe hauere
tanto ri$petto ala utilità, & al cauarne, quanto che procurare a la $anità innan-
[163]LIBR O QVINTO.
zi a tutte l'altre co$e. Quando tuharai bi$ogno di mutare aria, Dice Cel$o che
$i faccia d'Inuerno. Percioche noi ci a$$ue$acciamo con manco pericolo a $o$$e-
rire la grauezza de l'aria ne l'Inuerno, che ne la $tate. Ma noi andiamo di $tate
in uilla, piu che d'altri t\~epi: & però $i debbe auuertire che ella $ia $ani$sima. Ne>
le ca$e dentro a la Città bi$ogna hauerui $otto la bottega, piu ornata che la $ala,
5
$econdo finalmente che l'huomo $i pen$erà che conferi$ca a le $ue $peranze, & a
$uoi de$iderij; & in un cantone di tre uie, piglierà la cantonata, Nel Mercato, pi-
glieràla Te$ta; ne la uia mae$tra, piglierà quella parte, che è piu ueduta, nè $i harà
altro pen$iero maggiore, $aluo che ella $ia talmente e$po$ta, che ella alletti i com
peratori. Ne le muraglie da lo lato di dentro non $arà $conueniente l'u$are mat
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toni crudi, graticci, legnami, & creta battuta, & rimenata con paglia. Ma le parti
di fuora, perche $empre non $i hanno i uicini buoni, & da bene, $i debbono mu-
rare con muraglia piu $alda, & che re$i$ta contro a le ingiurie de tempi, & de gli
huomini, & i chia$solini, che fra l'una ca$a, & l'altra rimarranno, o gli la$cierai tan
to larghi, che $i ra$ciugheranno, in un $ubito da Venti, ouero tanto $tretti, che
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amendue le grondaie $i raccorranno in una $te$$a doccia, & per e$$a $i manderan
no fuora le pioggie. Que$ti tali chia$$olini, che riceuono l'acque da due bande,
& le doccie ancora, $i faranno che habbino gran pendio, accioche l'acqua non ui
$i fermi, & non ui trabocchi, Ma $e ne uadia per la piu corta uia che $i può.
Vltimamente tutto quello, che di que$te co$e mi pare che $ommariam\~ete $i deb
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ba riandare in$ieme con quelle co$e, che noi trattãmo nel primo libro è que$to.
Quelle parti de gli edificij, ch'e' uogliono che nõ portino pericoli de gli accid\~eti
defuochi. Quelle che $ono per e$$ere e$po$te a non $entire ingiurie de t\~eporali.
Quelle, che debbono e$$ere piu $errate. Quelle che nõ debbono $entire ro-
mori, bi$ogna che $i faccino in uolta. Tutte le habitationi a terreno $i debbono
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fare in uolta, le di $opra $ono piu $ane cõ palchi di legname. Quelle $tanze c'hã-
no di bi$ogno di buono lume la mattina a buon hora, o la $era al tardi, come $o-
no i Ricetti i luoghi da pa$$eggiare, e la libreria ma$simo, bi$ogna che guardino
uer$o Leuãte equinottiale. Quelle $tãze, c'hanno paura de le tigniuole, de l'im-
pallidire, del muffare, & de lo arrugginire, le ue$ti, i libri, le armi i $emi, & tutte le
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co$e da mangiare, $errin$i diuer$o mezzodì, & di uer$o occid\~ete. Se e' $i haue$$e
bi$ogno di lumi, che non uaria$sino come interuiene a Pittori, a gli Scrittori, &
a gli Scultori, & a $imili, dagnene diuer$o Sett\~etrione. Finalmente uolgi tutte
le $tanze per la $tate che riceuino i Venti Grechi, quelle per l'Inuerno uoltale
a mezzo giorno, quelle per la primauera, & per lo Autunno uoltale a leuante.
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Fa che le $tufe, & le $ale per la primauera uoltino uer$o Ponente. Et $e tu non
puoi fare que$to, co$i come tu uorre$ti, $opra tutto accommodati di $tanze>,
principalmente per la $tate, & $econdo me, chi mura, muri per la $tate, $e egli è
$auio. Percioche a lo Inuerno $i prouede facilmente, & è a ba$tanza il $errare
& accendere il fuoco. Contro al caldo bi$ognano molte co$e, ma elle non
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giouanò già $empre a ba$tanza, & perciò fa che le $tanze per l'Inuerno $ieno
piccole, ba$$e, & con piccole fine$tre, & le $tanze per la $tate tutte al contrario
$ieno larghe, aperte $patio$e, & fa che riceuino i Venticelli freddi, ma non u'en-
trm>o nè i Soli, nè le uampe loro. Gran quantità d'Aria rinchiu$a in una $tanza
Grande, a $imilitudine d'una gran quantità d'Acqua, pena a$$ai a ri$caldar$i.
[164]
DELLA AR CHITETTVRA
DI LEONBATISTA
ALBERTI.
5
LIBRO SESTO,
De ia difficultà, & de la ragione de l'impre$a de l' Autore, donde e' raccoglie quanto ctu-
dio, fatica, & indu$tria egli habbia po$ta in $iriuere que$te co$e. Cap. I.
10
NE cinque pa$$a$$ati libri habbiamo trattato de di$egni, & de la ma
teria de le opere, & de la moltitudine de Mae$tri, & di quelle co-
$e, ch e pareua $i appartene$$ero a bene $tabilire gli edi$icij publi
ci, & priuati, & i $acri ancora, & i $ecolari; di maniera che egli ha-
15
ue$sino a e$$ere atti da poter reggere contro le ingiurie de t\~epi,
& accommodati cia$cun di loro, a loro o$$icij, $econdo che ricer-
cano i temporali, i luoghi, gli huomini, & le facende, & ne parlammo con quella
diligentia, quale tu puoi uedere in detti libri, talmente che nel trattare di $imili
co$e non la de$idererai molto maggiore. Cõ fatica, o Dio piu grande, che io cer
20
to alcuna uolta, poi che haueuo pre$o tale a$$unto, non harei for$e uoluto. Oc-
correuommi certo continoue di$$icultadi, & de lo e$plicare le co$e, & del ritro-
uare i nomi, & del trattare de la materia, che mi sbigottiuano, & mi faceuano ri-
tirare in dietro da l'impre$a. Da l'altro canto quella ragione che mi haueua in
clinato a dare principio a l'opera, la mede$ima mi richiamaua, & mi confortaua a
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$eguitarla. Percioche e' mi $apeua male, che tante gran co$e, & tanto eccellenti
auuertimenti de gli Scrittori, $i perde$sino per la ingiuria de tempi; di maniera,
che a pena un $olo di sì gran naufragio, cioè Vitruuio ci fu$$e rima$to; Scrittore
ueramente, che $apeua ogni co$a, ma per la lunghezza del tempo in modo gua-
$to, che in molti luoghi, ui mancano molte co$e, & in molti ancora molte piu co
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$e ui $i de$iderono. Oltra di que$to ci era ancora, che egli non haueua $critto
molto ornatamente. Concio$ia che egli parlaua, di maniera, che a Latini pa-
reua che e' parla$$e Greco, & a Greci pareua che egli parla$$e Latino; Ma la co$a
$te$$a nel dimo$trarci$i fa te$timonianza, che egli non parlò nè Latino, nèGre-
co; di modo che egli è ragioneuole, che egli non $criue$$e a noi, poiche egli $cri$-
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$e di maniera, che noi non lo intendiamo. Re$tauanci gli e$empi de le co$e
antiche ancora ne tempi, & ne teatri, da lequali come da perfetti Mae$tri $i po-
teuano imparare molte co$e, ma io le uedeuo non $enza mie lacrime cõ$umar$i
di giorno in giorno. Et uedeuo coloro, che per auentura edificauono in que
$ti tempi, andare piu pre$to dietro a le pazzie de moderni, che dilettar$i de la
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uerità de le opere lodati$sime. Per le quali co$e, non era ne$$uno che nega$$e
che que$ta parte de la uita, per dire co$i, & de la cognitione non fu$$e per $pe-
gner$i del tutto in breue tempo. Et però e$$endo le co$e così, Io non poteuo
fare che io non anda$$e pen$ando $pe$$o, & piu, & piu uolte meco e$aminando
di de$criuere dette co$e. Et ne lo andare e$aminando co$e tanto grandi, tan-
[165]LIBR O SESTO.
to degne, tanto utile, & tanto nece$$arie a la uita de gli huomini, non giudicauo
che e' fu$$e da far$i be$$e de le co$e, che a me, che uoleuo $criuere mi $i face$sino
$pontanamente incontro. Et pen$auo che fu$si officio d'huomo da bene, &
$tudio$o, lo sforzar$i di liberare que$ta $cientia, la quale $empre i piu $aui antichi
$timarono a$$ai, da la $ua annichilatione, & rouina. Et co$i $tauo in dubio, & nõ
5
mi $apeuo ri$oluere, $e ío tira$$e dietro a la Impre$a, o pur me ne toglie$$e giu$o.
Vinceuami molto al fine l'Amore di tale opera, & la carità di tali $tudij, et a quel
che non fu$si $tato a ba$tanza lo Ingegno mio, $opperiua uno ardente $tudio, &
una incredibile diligentia. Non era co$a alcuna in alcun luogo de le opere àn-
tiche che ui ri$pl\~ede$$e alcuna lode, che io $ubito non anda$si inue$tigando $e io
10
da e$$a pote$si imparare co$a alcuna. Andaua adunque inue$tigando, con$ide-
rando, mi$urando, & di$egnando con pittura ogni co$a, non ne la$ciando alcuna
indietro in alcun luogo, fino a tanto che io haue$si cono$ciuto interamente, &
po$$eduto tutto quello che da qualunche ingegno o arte in sì fatti edificij fu$$e
$tato me$$o in opera, Etín quel modo a>lleggeriuo la fatica de lo $criuere con il
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de$iderio, & con il piacere de lo imparare. Et ueramente che il raccorre in$ieme,
& raccontare con dignità, & collocare con ordini ragioneuoli, & $criuere con ac
curato $tile, & mo$trare con uere ragioni tante uarie co$e, tanto di$uguali, tanto
di$per$e, & tanto aliene da l'u$o, & cognitione de gli huomini, era al tutto offitio
di huomo di piu qualità, & di maggior dottrina, che io in me non cono$ceuo.
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Non mi pento, & non mi dolgo punto di me$te$$o $e io ho pur con$eguito quel
che io haueua ordinato che coloro, cioè, che leggieranno habbino piu caro, che
nel mio dire io rie$ca loro piu to$to facile che troppo eloquente. Laqual co$a
quanto $ia di$$icile nel trattare $imili co$e lo cono$cono piu facilmente colo-
ro, che ne hanno fatta e$perienza, che non lo credono coloro che non hanno
25
e$perienza alcuna. Et$e io non mi inganno, le co$e che noi habbiamo $crit-
te, le habbiamo $critte di maniera, che non $i negherà che le non $ieno $critte
$econdo le regole di que$ta lingua, & intenderanno$i ancora a$$ai bene. Que-
$to mede$imo in quelle co$e, che $eguitano ci ingegneremo di fare per quanto
potranno le forze no$tre. De le tre parti, che $i a$pettauano a tutte le $or-
30
ti de gli edí$icij, accioche quelle co$e, che noi mura$simo fu$sino accommodate
$econdo i bi$ogni, $al di$sime per durar gran tempo, & gratio$i$sime, & piaceuoli$
$ime, e$pedite le prime due, ci re$ta a e$pedir la terza digni$sima piu che tutte l'al
tre, & molto nece$$aria.
35
Della Bellezza, & dello ornamento, & delle co$e, che da e$$e procedono, & delle loro dif-
ferentie, & che egli $i debbe edificare con ragioni uere, & chi $ia il padre & lo Alum-
no delle Arti. Cap. II.
PEn$ano ueramente, che la gratía, & la piaceuolezza non deriui daltronde
40
che da la Bellezza, & da lo ornamento, indotti da que$to, che e' non $en-
tono che $i truoui alcuno tanto maninconico, tanto gro$$o, tanto rozo, &
tanto uillano, che non gli piaccino grandemente le co$e belle, & che non uadia
dietro, la$ciate tutte le altre, a le piu addorne, & che non $ia ofte$o da le brut-
[166]DELLA ARCHITETTVRA
te, & che non $cacci uia le non ornate, & abbiette, & che non $i auegga del man
camento di qualunche co$a, & che non confes$i, che gli manchi uno certo che,
che $e quella tale opera l'haue$$e $arebbe piu gratio$a, & piu degna. Bi$ogna a-
dunque $cerre, & andar principalmente dietro a una dignis$ima bellezza, et co-
loro ma$simo, che uogliono, che le loro co$e $ieno grate. Quãto i no$tri mag-
5
giori, huomini prudenti$simi $timarono, che $i doue$$e hauer cura a que$ta co$a,
lo dimo$trano, sì l'altre co$e, sì ancora le leggi, la militia, le co$e $acre, & tutte le
co$e publiche. Veramente egli è co$a incredibile a dire quanto e' s'affatificaro-
no di farle ornati$sime, come $e gli haue$sino uoluto, che e' $i fu$$e creduto, che
leuati, di sì $atte co$e ($enza lequali appena potrebbe $tare la uita de gli huomi-
10
ni)gli apparati, & la Pompa, elle $arebbono $tate come un certo che di $ciocco,
& di $cimunito. Ne lo alzar gli occhi al cielo, & nel ri$guardare le marauiglio-
$e opere di Dio, ci marauigliamo piu di lui, mediante le co$e belle, che noi ueg-
giamo, che mediante la utilità, che ne $entiamo. Ma perche uò io dicendo $imil
co$e? La Natura $te$$a de le co$e; ilche $i può uedere per tutto, non re$ta mai l'un
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dì piu che l'altro di $cherzare cõ la$ciuia, dietro al troppo piacere de le bellezze.
La$cio l'altre co$e indietro, & quel che ella fà nel dipingere i fiori, che $e $imili
bellezze $i de$iderano in co$a alcuna. L'edificio ueram\~ete èuna certa co$a, che
non può $tare $enza e$$e in modo alcuno, talmente che & coloro, che $anno, &
gli ignoranti ancora non ne re$tino offe$i. Che co$a è quella, che ne faccia muo
20
uere per una gran ma$$a di pietre mal formata, & male acconcia. Se non che
tanto quanto ella è maggiore, tanto piu bia$imiamo la $pe$a gittata uia? & uitu-
periamo l'incon$iderata libidine de le ammontate pietre? l'hauer $atisfatto a la
nece$sità è co$a leggiere, & di poco momento, l'hauer hauuto ri$petto a la com-
modità, nõ è co$a gratio $a doue la bruttezza de l'opera ti offenda. Aggiugne$i
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che que$ta $ola de la quale parliamo arreca non piccolo aiuto, & a la commodi-
tà, & a la eternità. Percioche chi $arà quello, che nieghi, che non $ia molto piu
cõmodo l'habitare in un'edi$icio ben fatto, & adorno, che raccor$i dentro a mu-
raglie brutte, & abbiette? O qual co$a $i può fare da ne$$una arte de gli huomini
tanto $tabile, che $ia afforti$icata à ba$tanza, contro all'ingiuria de gli huomini?
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Etla bellezza $ola impetrerà gratia da g li huomini ingiurio$i, che e' modereran
no le $tizze loro, & $offeriranno che non le $ia fatto uillania. Ma io uoglio ardire
di dire que$to, Ne$$uno lauoro per ne$$un'altra co$a può giamai e$$er piu $icuro
da le ingiurie de gli huomini, & parimente ille$o, quanto che per la dignità; &
uenu$tà de la $ua bellezza. In que$to $i debbe porre ogni cura, & ogni diligen
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tia, & a que$to referir$i ogni $pendio; di maniera che quelle co$e, che tu farai,
$ieno, & vtili, & commode, & ancora principalmente ornati$sime, & perciò
gratio$i$sime, talmente che chi le ri$guarda habbia ad hauer caro, che e' non $i
$ia fatta in alcuna co$a maggiore $pe$a, che in que$ta. Ma che co$a $ia Bellez-
za, & ornamento da per $e, & che differentia $ia infra di lo>ro, for$e lo inten-
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deremo piu apertamente con lo animo, che à me non $arà facile di e$plicarlo
con le parole. Ma noi per e$$er breui la di$$iniremo in que$to modo, & dire-
mo, che la Bellezza è vn con$erto di tutte le parti accommodate in$ieme cõ pro-
portione, & di$cor$o, in quella co$a, in che le $i ritruouano; di maniera, che e'
[167]LIBRO SESTO.
non ui $i po$$a aggiugnere, o diminuire, o mutare co$a alcuna, che non ui $te$$e
peggio. Et è que$ta certo co$a grande, & diuina: Nel dar perfettione a la quale
$i con$umano tutte le forze de le arti, & de lo ingegno, & di raro è cõce$$o ad al-
cuno, nè ad e$$a Natura ancora, che ella metta inanzi co$a alcuna, che $ia $inita
del tutto, & per ogni conto perfetta. Quanto è raro (dice colui appre$$o di
5
Cicerone) un bello Giouinetto in Atene. Intendeua quello $crutatore de le
bellezze, che a coloro, ch'e' nõ lodaua, manca$sino, o auanz a$simo alcune co$e,
le quali non $i aftaccendo a la $omma, & intera bellezza', poteuano (s'io non
m'ingãno) acqui$tar$i per uia de gli ornamenti con li$ciar$i, & con il coprire $e
eglino haueuano co$a alcuna brutta, o con pettinar$i, & pulir$i le co$e piu belle,
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aceioche le co$e meno gratio$e offende$$ero manco, & le gratio$e porge$$ero
piu diletto. Se que$to $i crederà co$i, $arà certo lo ornamento una certa luce
adiutrice de la bellezza, & qua$i uno $uo adempimento. Mediante que$te co$e
pen$o io che $ia manife$to, che la bellezza è un certo che di bello, qua$i come di
$e $te$$o proprio, & naturale di$$u$o per tutto il corpo bello, doue lo ornam\~et o
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pare che $ia un certo che di appiccaticcio, & di attaccaticcio, piu to$to che natu
rale, o $uo propio. Di nuouo ci re$ta a dir que$to. Coloro, che murano di ma
niera che uoglino che le lor muraglie $ieno lodate; ilche deb bono noler tutti i
$auij, co$toro certo $on mo$si da uera ragione. Appartien$i a l'arte adunque il
far le co$e con ragione uera. La buona, & uera Muraglia adunque chi negherà
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che $i po$$a fare $e non mediante l'arte? Et ueramente que$ta $te$$a parte che $i
riuolge circa a la bellezza, & circa l'ornam\~eto, e$$endo la principale di tutte nõ
$arà gran fatto $e ella harà in $e alcuna potente ragione, & arte, che chi $e ne $arà
beffe $arà $ciocchi$simo. Ma e' ci $ono alcuni che non appruouano $imili co$e,
& che dicono che ella è una certa uaria oppenione, con la quale noi facciamo
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giudicio de la bellezza, & di tutte le muraglie, & che la forma degli edificij $i
muta $econdo il diletto, & il piacere di cia$cuno, non $i ri$trignendo dentro ad
alcuni comandamenti de la arte: Comune difetto de gli Ignoranti, è il di re che
quelle co$e, ch'e'non $anno loro, non $ieno. Io giudico che e' $ia da leuare uia
que$to errore, non piglio già a$$unto, che io giudichi che e' $i uadia dietro ad
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e$aminare lungam\~ete, da quali principij ueni$$ero le Arti, da quali ragioni fu$-
$ero ordinate, & per quali co$e cre$ce$$ero. Non $ia fuore di propo$iro, che il
padre de le arti fu il ca$o, & il cono$cimento: Lo Alunno di e$$e fu l'u$o, & l'e$pe
rim\~eto, & che le crebbono mediante la cognitione, & il di$cor$o. Co$i dicono
che la Medicina fu trouata in mille anni da mille migliaia d'hu omini, e co$i l'ar
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te del nauicare, e qua$i tutte l'altre arti e$$ere cre$ciute da piccoli$simi principij.
Che l'. Architettura cominciò in A$ia, Fiorì in> Grecia, & in Italla è uenuta a per$ettio-
ne approu>ati$sima. Cap. III.
L'Arte edi$icatoria per quanto io ho potuto comprendere da le co$e de gli
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Antichi $par$e (per dire co$i) la la$ciuia de la $ua prima adole$c\~etia fu in A$ia.
Dipoi$iorì appre$$o de Greci. Vltimamente acqui$tò la approuati$sima $ua
maturità in Italia. Concio$ia che a me pare co$i ueri$imile. Poi che i Redi quel
[168]DELLA ARCHITETTVRA
tempo per la gran copia de le co$e, & per la abbondanza de lo otio, poi che e'
con$iderarono $e, & le co$e loro: le ricchezze, la Maie$tà de lo Imperio, & la
grandezza, & che e' $i accor$ero che egli haueuano bi$ogno di ca$amenti mag-
giori, & di'|piu adorne mura. Cominciarono ad andar dietro, @& a raccorre tut-
te quelle co$e, che a ciò face$sino a propo$ito, & accioche e' pote$sino hauer
5
maggiori, & piu honorati edificij, $i pre$ono per u$anza di por le coperture cõ
legni grandi$simi, & di fare le mura di pietre nobili. Vn co$i fatto lauoro di-
mo$trò grandezza & marauiglia, & appar$e molto gratio$o. Et dipoi hauen-
do $entito che for$e le muraglie grandi$sime erano lodate. Et pen$ando che'l
principale officio di vn Re fu$$e il fare quelle co$e, che non pote$sino e$$er fat-
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te da priuati. Dilettati$i de la grandezza de le opere, cominciarono e$si Re
a contendere infra di loro con piu $tudio, tanto che tra$cor$ono in$ino a la paz-
zia di inalzare le Piramidi. Credo ueramente che l'u$o del murare habbia por
to occa$ione, per laquale e' $i $ieno accorti in gran parte, che differentia $ia tra
l'hauer ordinato che le co$e $i murino con uno ordine piu che con un'altro, &
15
$imilmente del numero, $ito, & faccia di e$$e, & impararono da que$to piglia-
to piacere de le co$e piu gratio$e, a la$ciare $tare le meno gratiate. Succe$$e di
poi la Grecia, laquale fiorendo di buoni ingeni, & di huomini eruditi, & arden-
do di de$iderio di far$i addorna, cominciò a fare sì le altre co$e, sì principalmen
te il Tempio. Et di quì cominciò a guardare le opere de gli A$sirij, & de
20
gli Egittij con piu diligentia, fino a tanto che ella conobbe che in $imili co$e $i
lodaua piu la mano de gli arte$ici, che le ricchezze regali: Concio$ia che le co$e
grandi po$$ono e$$ere fatte da Ricchi: Ma quelle co$e, che non $ieno bia$ima-
te $on ueramente fatte da gli ingegno$i, & da quelli, che meritano d'e$$er loda-
ti. Et per que$to la Grecia $i pensò che $e le doue$$e appartenere, che pre$o
25
tale a$$unto, ella haue$$e a sforzar$i, poi che ella non poteua equiparar$i a le ric
chezze di coloro, almanco di $uperargli per quanto ella poteua di prontezza
d'ingegno. Et cominciò $i come tutte le altre arti co$i ancora a ricercare que-
$ta de lo edificare dal grèmbo de la natura, & a cauarla in luce, & a maneggiarla,
& a cono$cerla tutta, con$iderandola, & contrape$andola con $agace indu$tria,
30
& diligentia. Nèla$ciò co$a alcuna in dietro in ricercare che differentia fu$$e
in$ra gli edificij lodati, & in$ra i meno lodati. Ella tentò ogni co$a, andando,
riueggendo, & repetendo le pedate de la Natura, me$colando le co$e pari a le
impari, le diritte a le torte, le aperte a le piu o$cure, con$ideraua innãzi, qua$i co-
me che e' doue$$e de la congiuntione in$ieme del ma$chio, & de la femina re$ul-
35
tare un certo che di terzo, che de$si di $e $peranza, da $tar bene, per il de$tinato
o$$icio. Ne re$tò ancora ne le co$e minuti$sime di cõ$iderare piu, e piuvolte tutte
le parti, in che modo $te$sino bene le da de$tra con quelle da la $ini$tra, le ritte
con quelle da addiacere, le uicine con le lontane, aggiun$e, leuò uia, ragguagliò
le maggiori a le minori, le $imili a le di$simili, le prime a le ultime, fino a tanto
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che ella dimo$trò chiaramente, che altra co$a $i lodaua in quelli edificij, che haue
uano a inuecchiare, po$ti come per $tare $empre eterni, & altra in quelli', che $i
fabbricauano come che nõ haue$sino a $eruire qua$i a co$a alcuna, ne fatti <002>> alcu
na grãdezza, o maie$tà. Que$te co$e feciono i Greci. La Italia in que' $uoi prĩcipii
[169]LIBRO SESTO.
hauendo $olo ri$petto alla par$imonia, deliberaua che negli edificij doue$sino
e$$erele membra come ne gli Animali. Si come uerbi gratia nel Cauallo,
ella giudicaua che di raro auiene che e$$o animale non $ia cõmodi$simo a quelli
$te$si bi$ogni, per i quali $i loda la forma de $uoi membri, la onde $i pen$aua che
5
la gratia de la bellezza, non $i troua$le mai $eparata, o e$clu$a da la giudicata cõ-
modità de bi$ogni. Ma acqui$tato$i poi l’imperio del Mondo, ardendo di de-
$iderio non manco che la Grecia di addornare, $e, & la $ua Città, inanzi che pa$-
$a$$ero trenta anni, la piu bella ca$a de la Città di Roma, non che ottene$si il pri-
moluogo, ella non ottenne pure il cente$imo. Et abbondando di una incre-
10
dibile copia di ingegni, che in tal co$a $i e$ercitarono, truouo che in Roma $i
trouarono a un tratto in$ie me $ettecento Architettori, l’opere de quali per i me
riti loro, a gran pena lodiamo tanto che ba$ti. Et $opperendo le $orze dello im
perio a ba$tanza a qual $i uoglia marauiglia di muraglie, dicono che a un certo
Tatio $pendendo $olamente del $uo, donò a que’ d’Ho$tia $tu$e murate con C\~e-
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to Colonne Numidice. Et e$$endo le co$e di que$ta maniera, piacque loro di
congiugnere la grandezza de potenti$simi Regi, in$ieme con la utilità antica, di
modo che la poca $pe$a non detrae$$e co$a alcuna a la utilità, ne la utilità nõ per-
dona$$e a le ricchezze, & che $i aggiugne$si ad amendune tutto quello, che $i po-
te$$e inue$tigare in alcun luogo, che arreca$$e $eco dilicatezza, o uenu$tà. Vlti-
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matamente non $i e$$endo la$ciata indietro mai in alcun luogo, qualunche cura,
& diligentia de lo edi$icare, ne diuenne tanto eccell\~ete que$ta arte edi$icatoria,
che ella non haueua co$a alcuna tanto $ecreta, tanto a$co$ta, & tanto ripo$ta del
tutto, che non $i inuc$tiga$$e, non u$ci$$e fuori, & non uen<007>$$e a luce, mediante la
uoluntà di Dio, & non repugnante e$$a a arte, Cõcio$ia c’hauendo l’arte edifica-
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toria il $uo antico $eggio in ltalia, & ma$simamente appre$$o de To$cani, de qua
li $uor di que’ miracoli, che $i leggono de i loro Re, & ancora de laberinti, & de
Sepolcri, $i truouano alcuni $critti antichi$simi, e approuatis$imi, che ne in$egna
no il modo del fare i Tempij, $econdo che gli u$auano i To$cani anticamente.
Hauendo dico il $uo antico $eggio in Italia, & cono$cendo$i d’e$$eru<007> ricerca cõ
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grandi$sima in$tantia, E’ pare che que$ta arte $i sforza$$e quanto piu poteua,
che quello Imperio del Mondo, che era honorato da tutte l’altre uirtuti, diuen
ta$$e mediante gli ornamenti di $e $te$$a, ancora molto piu marauiglio$o.
Adunque ella diede di $e ogni cognitione, & notitia. Tenendo per co$a brut-
ta che il Capo del Mondo, & lo $plendore de le genti, pote$$e e$$ere pareggia-
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to per gloria de le opere da coloro, che egli haue$$e d’ogni altra lode di Vir-
tù $uperati. Et a che fare racconterò io piu i Portici, i Tempij, i Porti, i Tea
tri, & le grandi$sime opere de le Stufe, nel far de le quali co$e $ono $tati tan-
to marauiglio$i, che alcuna uolta quelle $te$$e co$e che $i uedeuano in e$$ere,
fatte da co$toro, I dotti$simi Architettori fore$tieri negauano che fu$$e po$-
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$ibile il $arle? Che piu? io non uo dire, che nel far de le fogne non $opporta-
rono che ui manca$$e la bellezza, & de gli ornamenti $i dilettarono di manie-
ra, che per que$to conto $olo pare che e’ tene$sino per co$a belia, $pendere pro-
digamente le $orze de lo imperio, cioène lo edificare per haner doue com-
modamente e’ pote$sino aggiugnere ornamenti. Si che per li e$$empi de pa$-
[170]DELLA ARCHITETTVRA
$ati, & per quel che ne in$egnano, coloro che $anno, & per il continouo v$o $i è
acqui$tata intera cognitione di far le opere marauiglio$e; da la cognitione $i $o-
no cauati precetti approuati$simi, de quali non debbono $inalmente per conto
alcuno far$i be$$e coloro, che non vorranno (il che douiamo volere tutti) ne lo
5
edificare e$$er tenuti pazzi. Que$ti, come per no$tra impre$a, habbiamo noi
a raccorre, & e$plicare $econdo le $orze de lo ingegno no$tro. De gli am-
mae$tramenti d<007> que$te co$e, ne $ono alcuni, che comprendono l’uniuer$ale
bellezza, & gli ornamenti di tutti gli edificij, & alcuni comprendono quella
de le parti membro per membro. I pr<007>mi $ono cauati del mezzo della Filo-
10
$ofia, & adattati àindirizzare, & a conformare il modo, & la via di que$ta arte:
Gli altri poi, de la cognitione, laquale noi dicemmo (per dir così) pulita a re-
gola di Filo$ofia, produ$$ono l’ordine de l’arte. D<007>rò prima di que$ti, ne’ qua-
li appari$ce piu l’arte: & de gli altri, che abbracciamo il tutto in vniuer$ale, mi
$eruirò per Epilogo.
15
Che, ò dallo ingegno, ò da la mano dello Arte$ice $i in$eri$ce il decoro, & l’ornamento in tut
te le co$e, della Regione, & del $ito, & di alcune leggi $atte da gli Antichi per cagione
de Temp{ij}, & d’alcune altre co$e degne d’e$$er’ notate, Ma diffic<007>li a creder$i. Cap. IIII.
QVel che ne le belli$sime, & ornati$sime co$e arreca $atisfattione quel cer-
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to na$ce, ò da la fanta$ia, & di$cor$o de l’ingegno; ò da la mano de l’Arte-
fice, ò vero è in$erto in e$$e co$e rare da la Natura. A l’ingegno $i ap-
parteràla elettione, la di$tributione, & la collocatione, & $imili altre co$e, che ar
recheranno dignità a l’opere. A la Mano lo accozzar in$ieme, <007>l mettere, il le-
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uare, il tor via, il tagliare atorno, il pulimento, & l’altre co$e $imili, che rendono
l’opere gratio$e. A le co$e è in$erto da la Natura la grauezza, la leggerezza, la
$pe$$ezza, la purità, cõtro l’inuecchiare la virtù, & altre co$e $imili, che fanno l’o-
pere marauiglio$e. Debbon$i que$te tre co$e $ecõdo l’u$o, & l’officio di cia$cu-
na accõmodare a le parti. Le parti da notar$i $i cõ$iderano diuer$amente. Ma in
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que$to luogo ci pare che l’edificio $i habbia a diuidere in que$to modo, ò in quel
le parti <002> le quali tutti gli edificij cõu\~egono in$ieme, ò in quelle, per le quali $on
l’un da laltro differ\~eti. Nel primo libro, ved\~emo che qual $i voglia edi$icio hauea
bi$ogno di Regione, di $ito, di Scompartim\~eto, di Mura, di Coperture, & di Va-
ni, in que$te co$e adunque conuengono in$ieme. Main que$te altre $ono diffe-
renti, che alcuni $ono Sacri, alcuni Secolari, alcuni Publici, alcuni Priuati, alcuni
35
$atti per nece$sità, alcuni per piacere, & $imili. Cominciamo da quelle co$e, ne le
quali e’ conuengono in$ieme. Quel che la Mano, ò l’ingegno de l’huomo po$-
$a arrecare di gratia, o d<007>gnità a la Regione, apena $i di$cerne: $e già non gioua
lo andare imitando coloro, che vanno e$aminando que’ $uper$titio$i miracoli
de le fabbriche, che $i leggono. Iquali non dimanco non $ono bia$imati da gli
40
huomini $aui, $e que$ti tali $i $aranno me$si a fare co$e commode; e’ non ne $o-
no lodati $e elle non $ono nece$$arie, e bene veramente: Percioche chi $arà mai
tanto ardito di promettere, fu$se egli chi $i voglia, ò Sta$icrate, come dice Plu-
tarco, ò Dinocrate, come dice Vitruuio di fare del Monte Ato, la e$$igie di
[171]LIBRO SESTO.
Ale$$andro in la mano de laquale $u$$e po$ta vna Città capace di dieci mila huo
mini? Ne loderòio certamente la Regina Nitocri per hauer’ ella con grandi$si-
mi $o$si s$orzato l’Eu$rate a girare attorno a la mede$ima Città de gli A$sirij tre
volte con molto viaggio; $e bene per la pro$ondità de le $o$$e ella rendè la Re-
gione $orti$sima, & fertili$sima per l’abbondantia de l’acque. Ma dilettin$i i Po-
5
tenti$simi Re di que$te co$e, cõgiunghino, i Mari, a Mari, taglino lo $patio, ch’è
in$ra l’uno, & l’altro: pareggino i Monti a le Valli; faccino I$ole di nuouo, & cõ-
giunghino l’I$ole con la Terra $erma, non la$cino co$a ne$$una a gli altri da po-
tere e$$ere imitati, & con sì fatti modi la$cino memoria di loro a po$teri. Vera-
mente, che quãto piu $i vedrà, che l’opere loro $ieno vtili, tãto piu $arãno lodate.
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Co$tumarono gli Antichi di arroger dignità a’ luoghi, & a le Regioni cõ bo$chi
$acrati a gli Dij, & con la Religione. Io ho letto, che tutta la Sicilia era con$acrata
a Cerere, ma la$ciamo andare que$te co$e. A me piacerà grãdemente, che la Re-
gione $ia dotata d’alcuna co$a marauiglio$a, che $ia in$ra le co$e rare vnica, & di
virtù miracolo$a, & nel $uo genere eccell\~ete, come per modo di dire, $e ella per-
15
auuentura $arà d’Aere temperati$simo, piu che tutte l’altre, & cõtinouato d’vna
vgualità incredibile, come dicono, che è Meroe, doue gli huomini viuono quã-
to e’ vogliono; o come $e quella Regione producerà alcuna co$a non vi$ta mai
altroue, e da e$$er da gli huomini de$iderata, e $aluti$era, quale è quella, che pro-
duce l’Ambre, la Cannella, & il Bal$amo, o come $e in lei $arà qualche forza diui-
20
na, come è nel Terreno de l’I$ola Euboia, che dicono che nõ produce co$a alcu-
na nociua. Il $ito, e$$endo egli vna certa determinata parte de la Regione, $i fa-
rà bello di tutte quelle co$e, che adornano la Regione. Mala natura de le co$e
pre$terà piu commodità, & $aranno piu atte a fare molto piu celebrato il Sito,
che la Regione; Percioche e’ $i truouano co$e, che in molti modi arrecano ma-
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rauiglia grandi$sima, come $ono Promontorij, Pietre, Montagne alti$sime $co-
$ce$e, & $piccate, cauerne d’acque, Antri, Fonti, & $imili, vicino a quali meglio,
che altroue $i $abrica ri$petto a la marauiglia, che di $e rendono. Nè ci mancano
alcune ve$tigie di qualche antica memoria, inuer$o le quali la conditione de’ t\~e-
pi, dele co$e, & de gli huomini, ha cau$ato, che tu non puoi voltare ne gli occhi,
30
ne la mente, $enza marauiglia. Io la$cio $tare il luogo, oue fu già Troia, & i
Campi Leutrici macchiati di $angue, & i Campi pre$$o a lago di Perugia, & mil-
le altri $imili. Ma quanto le mani, & l’ingegno de gli huomini giouino a que-
$ta co$a non dirò io così facilmente. La$cio l’altre co$e piu facili. I Platani
portati per mare $ino ne l’l$ola del Triemito per adornare quello $ito, & le po-
35
$te Colonne da i grandi$simi huomini, gli Obeli$ci, gli Alberi, accioche da’
Po$teri $ieno riguardati con veneratione. Come lunghi$simo tempo $i man-
tenne ne la $ortezza di Athene quello Vliuo piantatoui da Nettunno, & da Mi-
nerua. La$cio le co$e mantenute$i lunghi$simo tempo, & da Vecchi date ma-
nualmente a’ po$teri, come appre$$o di Chebrone, dicono de l’Arbore, che pro-
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duce la Trementina, ilquale durò dal principio del mondo in$ino a’ Tempi di
Io$elo. Giouerà certo grandi$simamente ad adornare il $ito, quel che e’ d<007>cono,
(Inuentione eccellente certo, & molto a$tuta) cioè che per leggi prohibirno che
nel Tempio de la Dea Bona non pote$$e entrare ne$$uno ma$chio, nè in quel
[172]DELLA ARCHITETTVRA
di Diana nel Portico Patritio, Et appre$$o a Tanagra che ne$$una Donna pote$$e
entrare nel bo$co $acrato, nè manco piu adentro ne penetrali del Tempio di
leru$alem, & che ne$$uno, $aluo che Sacerdote, & $olamente per $acri$icare $i po
te$$e leuare nel Fonte uicino a Panto. Et che ne$$uno in quel luogo che e’ chia-
mauano Dolioli pre$$o a la $ogna maggiore di Roma, doue $ono l’o$$a di Pom-
5
pilio, pote$$e $putare. Et $opra alcuno tempietto $cri$$ono, che e’ non ui $i me-
na$$e alcuna cantoniera. In creta nel Tempio di Diana non $i poteua entrare,
$e non a pie nudi. Et nel Tempio de la Dea Matuta non $i poteua menare una
$tiaua. A Rodi nel Tempio di Orodione non poteua entrare il Banditore, a Te-
nedo nel tempio di Tennio non poteua entrare il Sonatore de Pifferi. Del
10
Tempio di Gioue Al$i$tio non era lecito u$cire $e pr<007>ma non $i $acri$icaua. In
Atene nel T\~epio di Pallade, & a Tebe in quel di Venere nõ ui $i poteua portare
Ellera. Nel Tempio di Fauna nõ era lecito (nõ che altro) nominare il Vino. Et
ordinarono che la Porta Ianuale in Roma non $i $erra$$e mai $e non quando era
guerra, nè che <007>l Tempio di Iano s’apri$$e quando era pace, & uollono che il T\~e-
15
pio de la Dea Horta $te$$e s\~epre aperto. Se noi uorremo im<007>tare alcuna di \~q$te
co$e $aria for$e bene che $i face$se uno editto che le Donne non poteisino en-
trare ne Tempij de Martiri, nè gli huomini in quegli de le $ante Vergini; Oltra
que$to quella è certo co$a digni$sima, pur che ella $ia fatta da lo ingegno de gli
huomini, che quando la leggiamo non ci per$uaderemo già mai ch’ella pote$$e
20
e$$ere co$i fatta, $e noi non uede$simo in alcuni luoghi ancor hoggi alcune co$e
e$$ere $imili. Sono alcuni, che dicono che per arte de gli huomini è $tato fatto,
che in Co$tantinopoli le Serpi nõ nuocono a per$ona, & che intra le Mura nõ ui
uolano le Mulachie. Et in quel di Napoli non $i $entono Cicale. In Candia nõ
ui $ono Ciuette. Ne l’I$ola Bori$tene nel Tempio d’Achille non entra Vccello
25
alcuno. In Roma pre$$o al Foro Boario nel Tempio d’Hercole non entra nè mo
$ca, nè cane. Ma che co$a marauiglio$a è quella, che a Tempi, no$tri $i uede che
in Venetia nel Palazzo publico de Cen$ori non entra $orte alcuna di Mo$che?
Et a Tolledo ne la publica Beccheria in tutto l’Anno non ui $i uede mai piu
che una Mo$ca, & quella notabile certo, per la $ua bianchezza. Tali co$e mol
30
te certo, & infinite che $i leggono, $arebbe quì lunghe a racontare tutte, & $e el-
leno $ono $atte, o da la Natura, o da la Arte non sò io per hora ridire: Ma che
p<007>u? con qual Natura, o Arte $i potrà dire che $ia $atto quel che in Ponto del
Sepolcro del Re Bebrio raccontano, che e$$endoui uno Alloro, dal quale $en
è leuato ramo alcuno, & me$$o in una Naue, non ui $i fermano ma<007> le conte-
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$e, $ino a tanto che non $i getta uia detto ramo. In Pa$o, $u lo Altare del Tem-
pio di Venere non pioue mai. Nela Frigia minore <007>ntorno al $imulacro di
Minerua, i $acrificij, che ui $i lafciano non $i corrompono mai. Se dal Sepol-
cro di Anteo è portato uia co$a alcuna, comincia a piouer da Cielo, ne re$ta
mai per fin che non $i riempie il luogo doue era $tato $cauato. Ma e’ ci $ono
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alcuni finalmente, che affer mano che que$te co$e po$sino e$$ere fatte da gli huc-
mini artifitio$amente con immagini, la qual arte è di già perduta, & le quali
immagini gli a$tronomi fanno pro$e$sione di $apere. Io mi ricordo haue-
re letto appre$$o d<007> colui, che $cri$$e la Vita di Appolon<007>o, che in Babbilonia
[173]LIBRO SESTO.
ne le $tanze principali del palazzo Regio, alcuni magici haueuano legato al pal-
co quattro Vccelli d’oro, chiamati da loro le lingue de gli Dij, & che egli haue-
uano forza di conciliare gli animi de la moltitudine ad amare il Re. In oltre Io-
$epho Autore graui$simo dice hauere veduto vn certo Eliazaro, che in pre$en-
5
za di Ve$pa$iano adattato vno Anello al na$o de’ fanciulli gli liberaua $ubito dal
mal caduco. Et dice, che Salamone $ece certi Ver$i, per i quali $i mitigano le
malattie; Et Eu$ebio Pamphilo dice, che Serapi appre$$o de gli Egittij, che noi
chiamiamo Plutone, ordinò certi contra$egni, con i quali $i $cacciono i mali $pi-
riti, & in$egnò il modo con ilquale, i Diauoli pre$e forme d’Animali bruti ci $o-
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no mole$ti. EtSeruio dice, che gli huomini erano $oliti a portare ado$$o alcune
con$ecrationi, med<007>ante lequali fu$sino $icuri da gl’impeti de la $ortuna, & che
e’ non poteuano morire, $e e’ non $i fu$$e prima disfatta tale con$ecratione. Se
que$te co$e $on vere. Io crederò facilmente quel che $i legge in Plutarcho, che
egli era appre$$o de Pelenei vn Simulacro che leuato dal Tempio per il Sacerdo
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te, da quella banda, che egli $guarda$$e empieua ogni co$a di $pauento, & di grã
di$simo di$turbo; & che nõ $i trouauano occhi, che guarda$sino <007>nuer$o lui per
la paura. Ma $ieno que$te co$e dette per diletto de l’animo. De le altre co$e,
che giouino a far bello il $ito generalmente, com’è il circuito, il di$egno attor-
no, l’e$$er$i rileuzto alquanto, l’hauere $pianato, & lo $tabilimento, & l’altre co$e
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$imili non hò io piu che dire, $aluo che tu le vadia a pigliare di $opra, & dal pri-
mo, & dal terzo libro. Honorata certamente $arà quella pianta, laquale (Come
noi ti dicemmo) $arà $ecchi$sima, vguale & a$$odata, & che $arà ancora atti$sima,
& e$pediti$sima a quello, a che ella harà da $eruire: & giouerà grandemente $e
ella $arà $m altata di Terra cotta, del qual lauoro parleremo dipoi, quando trat
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teremo de le Mura. Faccia ancora a no$tro propo$ito quel che diceua Platone,
che l’Autorità del luogo $arà piu degna, $e tu gli porrai vn nome $plendido; &
che que$to grandemente piace$$e ad Adriano Imperatore lo dimo$trano il Li-
co, il Canopeio, la Accademia, le Tempe, & altri chiari$simi nomi $imili, che egli
po$e alle $ue Sale de la Villa di Tiboli.
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Del ragioneuole $compartimento, & dell’adornare le Mura, & il Tetto, & quale ordine,
& modo $i habbia a tenere nel mettere le co$e in$ieme accuratamente. Cap. V.
ANcor che nel primo libro $i $ia trattato de lo $compartimento qua$i che a ba
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$tãza, ni\~etedimeno, lo riandremo breui$simam\~ete in que$ta maniera. Il prin-
cipale ornamento in qual $i uoglia co$a è chenon ui $ia $conueneuolezza alcu-
na. Sarà adunque ragioneuole, quello $compartimento, che non $arà
interrotto, confu$o, perturbato, $ciolto, compo$to di parti $conueneuoli,
& che non harà troppe membra, non troppo piccole, non troppo grandi,
non troppo di$cordanti, & deformi, non qua$i $eparate, & $taccate dal re$tan-
40
te del corpo. Ma ui $aranno tutte le co$e, $econdo che ricerca la Natura, la
utilità, & il bi$ogno de le facc\~ede, che ui $i hanno a trattare talmente termina-
te, & talmente condotte a fine, con tale ord<007>ne, numero, grandezza, col-
locatione, & forma, che noi dobbiamo cono$cere che di tutta que$ta fabrica,
[174]DELLA ARCHITETTVRA
non è parte alcuna $atta $enza qualche nece$sità, $enza molta commodità, & $en-
za una grati$sima leggiadria di tutte le parti. Imperoche $e certamente con
que$te co$e $i con$arà bene, qual $i uoglia $compartimento, in e$$e ancora, oltra
che la leggiadria, & lo $plendore de li ornamenti ui torneranno bene, ui ri$plen
deranno ancora piu chiari. Se egli non ui $i con$arà, nõ ui potrai certo mante-
5
nere dignitate alcuna. Et però e’ bi$ogna che tutto il compo$to de le membra
$ia ben guidato, & perfettamente condotto, di maniera che e’ paia $atto qua$i <002>
nece$sità, & per commodità, talmente che non $olamente ti diletti che ui $ieno
que$te, & que$te altre parti, ma che que$te $te$$e, in que$to luogo, con que$to or-
dine, in que$to $ito, con que$ta aggiunta, con que$ta collocatione, cõ que$ta for-
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ma, $ieno po$te egregiamente. Quanto ad adornarele Mura, & i Palchi, tu ha-
rai certo molti luoghi, da $piegarui le rari$sime doti de la Natura, & la $cientia
de l’arte, & la diligentia de lo Arte$ice, & la $orza de lo ingegno. Ma $e per au\~e-
tura tu haue$si cõmodità di potere immitare quello antico O$iride, il quale di-
cono che fece duoi tempij d’oro, Vno a Gioue Cele$te, & l’altro a Gioue Regio,
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o che tu pote$si alzare in alto qualche grandi$sima pietra, fuori de l’opinione de
gli huomini, come quella, che condu$$e Semiramis da Mõti di Arabia, che per
ogni uer$o era gro$$a quindici braccia, & lunga cento dodici, & mezo: o $e tu
haue$si tal grãdezza di pietra, che tu ne pote$si fare alcuna parte de l’opera d’un
$olo pezzo, $i come dicono, che era in Egitto quella Cappelletta al tempio di La
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tona, larga in $accia quaranta Cubiti, & cauata in un $a$$o di un $olo pezzo, e co$i
coperta d’un altro $a$$o, pur d’un pezzo $olo, \~q$to certo arrecherebbe a l’opera
marauiglia non piccola, & tanto piu $e il $a$$o fo$$e fore$tiero, & condotto per
cammino di$$icile, come quello, che de$criue Erodoto e$$er $tato condotto da la
Città Elefantina, largo in $accia più di quindici braccia, alto undici, e un quarto,
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condotto in termine di Venti giorni $ino a Sui. E'co$a apparten\~ete ancora egre
giamente al genere de gli adornamenti, che qual $i uoglia Pietra degna di am-
miratione $ia po$ta in luogo nobile, & honorato. A Chemmin I$ola in Egitto,
quel Tempietto, che ui è non è tanto marauiglio$o per e$$er coperto d’una pie-
tra d’un $olo pezzo, quanto per e$$ere detta pietra di cotanti cubiti, po$ta $opra
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mura di cotant>a altezza. Arrecherà ancora ornamento lo e$$ere detta pietra
rara, & eccellente, come uerbi gratia $e ella fu$$e di quella $petie di marmi che
$ono puri, candidi, & tra$parenti di modo che $errate tutte le porte paia che
dentro ui $ia rinchiu$a la luce, de la qual $orte dicono che NERONE fecenel
$uo Aureo Palazzo il tempio de la Fortuna. Tutte que$te co$e $inalmente
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faranno bene, ma qualunque elle $ieno, $aranno co$e inette, $e nel comporle
in$ieme non $i u$ceràordine, & modo piu che diligente, concio$ia che cia$cu-
na di loro $i ha a ridure a numero, di maniera che le pari corri$pondino a le
pari, le da de$tra, a quelle da $ini$tra, le da ba$$o, a quelle da alto, non ui intra-
ponendo co$a alcuna, che perturbi, oleco$e, o gli ordini, aggiu$tando tutte le
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co$e a determinati angoli, con linee $imili, & vguali. Puo$si certamente uede-
re che alcuna uolta, una materia ignobile per e$$er maneggiata con arte, arre-
ca $eco piu gratia, che una nobile in altro luogo confu$amente amma$$ata.
Chi direbbe mai che quel muro di Atene, che Tucidide racconta che $u fat-
[175]LIBRO SESTO.
to tanto tumultuariam\~ete che ui me$lono $ino a le $tatue leuate da Sepolcri, fu$-
$e per tal ca$o bello? cioè per e$$er pieno di $trage di $tatue? Co$i per il cõtrario
ne diletta di riguardare le alzate mura de gli antichi edificij contadine$chi, fatte
di pietre incerte di minute, & di ragunaticci douegli ordini $tãno conguagliati,
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& dipinti a uicenda di colori bianchi, & neri, di maniera che e’ pare che$ecõdo
la piaceuolezza del’opera, e’non ui $i po$$a de$iderare piu altro. Ma que$to sì
appartiene for$e piu a quella parte de le mura, che $i dice lo Intonicare, che a lo
alzare la uera $aldezza de le Mura. Finalmente tutte que$te co$e, che $ono a$$ai
$i debbono di$tribuir di maniera, che e’ non ui$ia cominciata co$a alcuna, $e nõ
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quelle, che furono da prima de$tinate da la arte, & dal con$iglio, non ui $ia accre-
$ciuto co$a alcuna oltre a quelle, che ricerca la ragione de le co$e principiã>te, nõ
ui $ia la$ciata co$a alcuna per $inita che non $ia con grandi$sima cura, & diligen-
tia $inita, & per$etta. Ma il principale ornamento de le Mura, e de le coperture,
& ma$simo de le Volte è e$$o intonico. (Io ne eccettuo $emprei Collonnati)
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Et può certamente que$to Intonico e$$er di piu $orti, o e’ $arà bianco $tietto, o e’
$arà pieno di $tatue, & di Stucchi, ò di pitture, o di intauolati, o di co$e comme$-
$e a piano, o di Mu$aico, o d’un me$cuglio di tutte que$te co$e.
Con che modi le Macchine, & i pe$i de grandi$simi $a$$i $i muouino da luogo a luogo, o $i $ol-
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lieuino in alto. Cap. VI.
DI que$ti habbiamo a trattare, quali e’ $ieno, & come $atti, ma da che noi
habbiamo detto del muouere le pietre grandi$sime, que$to luogo ne au-
uerti$ce, che noi raccontiamo prima in che modo tãto gran macchine $i
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muouino, & in che modo, elle $i ponghino in luoghi di$$icili$simi. Scriue Plutar-
co che Archimede in Siracu$a tiraua per mezzo la piazza una Naue da carico
carica con la mano, qua$i come un Cauallo per la briglia, ingegno Matema-
tico, Ma noi andremo $olamente dietro a quelle co$e, che $i accommodino a
bi$ogni. Dipoi ne dichiareremo alcune altre, ondei Dotti, & acuti ingegni
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potranno da per loro $enza o$curità cono$cere que$ta tal co$a. Io truouo che
Plinio dice che la Aguglia condotta a Tebe da Fenice, fu condotta per una
$o$$a tirata dal Nilo, me$$a detta Aguglia $opra Nauilij carichi di Zauorra,
accioche $caricata dipoi detta Zauorra, porta$$e uia il $olleuato pe$o. Truo-
uo in Ammiano Marcellino una Aguglia e$$ere $tata condotta per il Nilo con
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una Naue di trecento remi, & po$ta $opra curri pre$$o a Roma a tre miglia, e$-
$ere $tata tirata in Circo Ma$simo per la porta che ua ad Ho$tia, & che nel riz-
zarla durarono fatica, parecchi migliaia di huomini, e$$endo tutto il Circo ri-
pieno di in$trumenti di grandi$sime Traui, & di canapi gro$si$simi. Leggia-
mo in Vitruuio che Cte$ifone, & Metagene $uo figliuolo condu$$ono in Efe$o
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colonne, & architraui pre$o il modo dal Cilindro, con il quale gli Antichi in-
$egnauano pareggiare il terreno, concio$ia che egli impiombò in cia$cuna de
le te$te de le Pietre uno perno di ferro, che u$ciua fuori, & $eruiua per fu$o, &
me$$e ne detti perni di quà, & di là alcune ruote tanto grandi, & tanto larghe,
che dette pietre $tauano $olleuate $opra di e$si perni. Dipoi col girare de le
[176]DEHLLA ARCITETTVRA
ruote $urono $mo$$e & portate uia. Dicono che Chemminio Egittio nel far
la Piramide per e$$ere opera alta piu di $ei ottaui di miglio, condu$$e quelle
Pietre grandi$sime l’una $opra l’altra con hauerui $atti di mano in mano monti
di Terreno. Scriue Erodoto che Cleopa $igliuolo di Ra$inite haueua la$ciato
dallato di $uori in quella Piramide, nel far de la quale a$$aticò molti anni Cen-
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tomila huomini certi gradi, $u per i quali. con piccoli legni, & in$trumenti ac-
commodati, facilmente $i conduceuano le grandi$sime pietre. Troua$i $crit-
to ancora oltra di que$to che in alcuni luoghi $urono $opra grandi$sime Colon
ne po$ti Architraui di pietra di $mirata grandezza in que$to modo; $otto detti
Architraui, apunto nel mezo ui metteuano duoi baggioli a trauer$o, che $i toc-
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cauano l’un l’altro. Dipoi all’una de le te$te de gli Architraui appiccarono una
moltitudine di ce$te piene di rena, per lo aggrauo, & per il pe$o de le quali l’al-
tra te$ta oue non erano ce$te $i $olleua$$e a la Aria, & l’altro baggiolo ne re$ta-
ua $enza pe$o alcuno; leuate quindi poi le ce$te, & me$$e a l’altra te$ta già $ol-
leuata, in gran quantità, hauendo prima però alzato il baggiolo, che era $enza
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pe$o, mettendoui $opra da quel lato che $i poteua altri baggioli piu alti, & co$i
$eguendo a uicenda uenne lor $atto che qua$i a poco a poco detta pietra ui $ali$-
$e da $ua po$ta. Que$te co$e raccolte co$i in$ieme $otto breuità la$ciamo noi
che $i po$sino imparare piu adilungo da e$si Auttori. Finalmente $econdo
l’ordine de l’opera no$tra, e’bi$ogna raccontare $uccintamente alcune poche
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co$e, che $anno ano$tro propo$ito. Nèuo perder tempo in raccontare che
il pe$o ha danatura lo aggrauare $empre, & che o$tinatamente uadia cercando
de luoghi piu ba$si, & che con tutto il $uo potere contra$ti di non $i la$ciare al-
zare, ne $i muti mai di luogo $e non come Vincitore, o $uperato da un pe$o mag
giore, o da alcuna po$$anza contraria che lo uinca. Nè $tarò a raccontare che
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i mouimenti $ieno uarij, cioè da ba$$o ad alto a ba$$o, & all’intorno del centro, &
altre co$e e$$ere portate altre tirate, altre $pinte & $imili, di que$ti di$cor$i ne
tratteremo altroue piu alungo. Teniamo pur noi que$to per $ermo, che i
pe$inon $i muouono mai in alcun luogo, piu facilmente che quando uanno a
lo in giù; percio che ui uanno $pontaneamente, nè mai piu di$$icilmente, che
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quando uanno a lo in$u; percio che di lor natura acciò repugnano, & che egli è
un certo mouim\~eto mezzano infra que$ti, & for$e che terrà dell’uno & de lo al-
tro, ilqual certo non $i muoue di $ua natura, nè anco contradice all’obbedire, $i
come è quando i pe$i $i muouano a piano, & per uie non impedite. Tutti
gli altri mouimenti, che $ono piu uicini, o a que$ti, o a quelli, $ono, o tanto
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piu facili, o tanto piu di$$icili. Ma in che modo i grandi$simi pe$i $i po$sino
mouere, pare che la $te$$a natura de le co$e in grã parte l’habbia dimo$tro. Però
che e’ $i puo uedere che i grandi$simi pe$i che $i pongono $opra una ritta co-
lonna $ono perturbati da piccola perco$$a, & quando e’ cominciano a muouer$i
per cadere, non $i po$$ono con forza alcuna ritenere. Puo$si ancor uedere
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che e$$e colonnetonde, & le ruote, & le altre co$e da girare $on facili a muouer-
$i, & maluolentieri $i fermano $e cominciano a rotolare, & $e $i tirano di ma-
niera che nõ ruotolino, nõ cãminano co$i facilm\~ete. Oltra di que$to $i uede ma
ni$e$to che i grãdi$simi pe$i de le naui $i mouono $opra l’acque ferme cõ poco $pi
[177]LIBRO SESTO.
gnerle $e tu continoui di tirarle: Ma $e tu le percoterai di qual $i uoglia grandi$-
$inio colpo non $i moueranno co$i $ubito, come uorre$ti. Et per il contrario cõ
un $ubito colpo, & con una $urio$a $pinta $i muouono alcune co$e, che giamai
$enza una $traordinaria forza di pe$i grandi$simi $i $ariano po$$ute muouere.
Sopra il diaccio ancora i grandi$simi pe$i non repugnano a chi gli tira. Veg-
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giamo ancora che quelle co$e, che pendono da un lungo canapo per alquanto
di $patio $on pronte ad e$$er mo$$e. Il con$iderare le ragioni di que$te co$e,
& lo imitarle $aràa propo$ito, noi ne tratteremo $uccintamente. Bi$ogna che
il di$otto del pe$o $ia $aldi$simo & uguale, & quanto e’ $arà piu largo, tanto man
co con$umerà il piano ordinatoli $otto: ma quanto e’ $arà piu $ottile, tanto $arà
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piu e$pedito, uero è che e’ $arà $olchi nel piano, & a$$onderauui. Se nel di$ot-
to del pe$o ui $aranno angoli, $e ne $eruirà come di ugnoni ad afferrar$i nel pia
no, & a re$i$tere al uiaggio. Se i piani $aranno li$ci, gagliardi, uguali, forti non
pendendo da alcun lato, non $i alzando da alcun’altro, non affondando da al-
cun lato, che impedi$ca, quel pe$o certamente non harà co$a alcuna che li con-
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tra$ti, o per il che recu$i di obbedire, eccetto que$ta $ola co$a, cioè che e$$o pe-
$o di $ua natura è grandi$simo amico del la quiete, & però tardo & lento. Con-
$iderando for$e Archimede a $imili co$e, & e$aminando piu pro$ondamente la
forza de le co$e, che noi habbiamo dette, $u indotto a dire, che $e e’ $i troua$$e
ba$a di tanta gran macchina, che gli darebbe il cuore di tramutare il Mondo.
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Lo ordinare il fondo del pe$o, & il piano $opra a che $i hà a tirare, il che noi quì
cerchiamo, ci uerrà fatto commodamente. Di$tendin$i Traui tante, & tanto
gro$$e, & tanto gagliarde, che $ieno ba$tanti al pe$o, $alde, uguali, li$ce, congiun
te pari in$ieme, in$ra il fondo & il piano, ui è di bi$ogno d’un certo che di me-
zo, che faccia il cammino piu lubrico, il che $i fa con $apone, o con $euo, o cõ
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morchia, o for$e con belletta. Ecci ancora un’altro modo di fare il cammi-
no lubrico, cioè con curri me$siui $otto a trauer$o, i quali $e in que$to luogo $a-
ranno a$$ai, di$$icilmente $i acconcieranno diritti, a linee uguali & determina-
te al di$egnato uiaggio, il che è di nece$sità che $i faccia, accio non dieno noia,
& non conduchino il pe$o a l’una de le bande. Ma che ad una $ola $pinta facci-
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no tutti bene l’o$$itio loro. Et $e e’ $aranno pochi, certo che durando $otto il
pe$o $atica, o $i con$umeranno, o $tiacciati$i $i $ermeranno, ouero con quella
una $ola linea con laquale toccono il $ondo del pe$o, $i $icheranno & $i ferme-
ranno qua$i come un taglio nel pe$o, o nel piano. Il curro è compo$to di piu
cerchi congiunti in$ieme, & i Mathematici dicono che il cerchio non può toc-
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care una linea retta piu che in un punto, per que$to chiamo io taglio del Curro
quella linea $ola del curro che dal pe$o è aggrauata, a que$ti curri $i prouederà
bene $e $i torrà legnami $odi, $errati, & con il di$egnare & dirizzare le linee $e-
condo la $quadra.
Delle Ruote, Perni, Stanghe, o Manouelle, Taglie & della grandezza, forma, & figu-
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raloro. Cap. VII.
MA e$$endoci oltre a que$te molte altre co$e, buone a bi$ogni no$tri, co-
me $ono Ruote, Taglie, Viti, & Stanghe, douiamo di e$$e trattare piu ac-
[178]DELLA ARCHITETTVRA
curatamente. Sono certamentele Ruote in gran parte molto $imili a Curri:
percioche $empre da vn $ol punto a piombo premono a lo in giù: Ma ecci que-
$ta differentia che i curri $ono piu e$pediti, & le ruote per l’infragnerui$i dentro
il perno, $anno l’officio loro piu tardo. Le parti de le Ruote $ono tre, il circui-
to maggiore di $uori di e$$a ruota, il Perno del mezzo, & quel buco, doue entra
5
il Perno. Que$to Perno alcuni $or$e lo chiameranno il polo, ma a noi, percio-
che egli in alcuni in$trumenti $ta $aldo, & in alcuni altri $i gira, $ia lecito il chia-
marlo Perno. Sela Ruota $i girerà $opra vno Perno gro$$o, $i girerà con $atica;
$e intorno ad vn $ottile non reggerà a pe$i, $e il circuito di $uori di e$$a ruota $a-
rà $tretto, $i come dicemmo de Curri $i $iccherà nel piano; $e $arà largo, andrà
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vagellando hor da una parte, & hora da l’altra; & $e perauentura le ruote $i ha-
rãno a $uolgere, o da de$tra, o da $ini$tra, obbediranno malageuolmente; $e il cer
chio in che $i gira il Perno $arà largo piu che il bi$ogno, rodendo egli $e n’e$ce,
$e troppo $tretto, non gira, infra il Perno, & il Cerchio in che ei $i volge bi$ogna
che $ia vn mezzano che lo lubrichi, perche l’uno di que$ti $erue per il piano, &
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l’altro per il $ondo del pe>$o. I Curri, & le Ruote $i fanno d’olmo, & di leccio.
I Perni d’Agri$oglio, & di Corniolo, o piu pre$to di Ferro, il miglior cerchio di
tutti gli altri in cui $i gira il Perno, $i $a di Rame me$colatoui vn terzo di $tagno;
Le Girelle $ono ruote piccole, le $tanghe, o Manouelle $ono de la $petie de razi
dele Ruote. Ma tutte que$te co$e qualunque elle $ieno, o $iano Ruote grandi
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volte da gli huomini con lo andarui dentro, o $iano Argani, o Viti, ne quali in-
$trumenti le $tanghe, o Ruote piccole, o qual $i voglia co$a $imile, $ono la impor
tanza, la ragione del farle certo tutta na$ce da principij de la Bilancia. Dicono
che Mercurio per que$to piu che per altro fu tenuto diuino, che $enza fare ge-
$to alcuno di mani, pronuntiaua con le parole $ole, quelle co$e, che ei diceua, di
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maniera, che egli era inte$o larghi$simamente: & $e bene io dubito di non po-
tere fare que$to, io me ne sforzerò nondimeno quanto piu potrò: Concio$ia,
che io m<007> $ono deliberato di parlare di que$te co$e, non come Mathematico,
ma come vno artier, & non dire $e non quello, che a me paia di non potere la-
$ciare in dietro. Fa per imparare que$to di hauere in mano vno dardo: Io
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vorrei, che in e$$o tu vi con$idera$si tre luoghi, i quali io chiamo punti, i duoi
e$tremi capi, cìoè il $erro, & la impennatura; & il terzo il laccio del mezzo;
& i duoi $patii, che $ono in$ra duoi e$tremi capi, & il laccio io gli chiamo rag-
gi. Non voglio di$putare, perche co$i $ia; Percioche il $atto $arà chia-
ro da la e$perienza. Concio$ia che $e il laccio $arà collocato nel mezzo
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del dardo, & il capo de la impennatura corri$ponderà al pe$o del capo del
$erro, $taranno certamente amendue le te$te del dardo $cambieuolmente v-
guali, & bilanciate: Ma $e perauuentura la te$ta del ferro $arà piu graue,
l’altra de la impennatura $arà $uperata; nondimeno in e$$o dardo $i trouerà v-
no determinato luogo piu vicino a la te$ta piu graue, nel quale riducendo tn> il
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laccio i pe$i $ubito $i bilanceranno l’vno l’altro; & que$to $arà quello punto dal
quale que$to raggio maggiore $oprauanza tanto il minore, quanto que$to pe-
$o minore è auanzato dal maggiore. Percioche coloro, che vanno dietro à
que$te co$e, hanno trouato, che i raggi di$uguali $i aggiu$tano con pe$i di$u-
[179]LIBRO SESTO.
guali, pur che i numeri de le parti, che $i multiplicano in$ieme, da il raggio, &
da il pe$o del lato de$tro, corri$pondino ad altre tanti contrarij numeri del la
to $ini$tro, perche $e il ferro pe$erà tre, & la impennatura due, il raggio, che è
dal laccio al $erro, bi$ogna che $ia due, & quello che è dal laccio a la impenna
tura, bi$ogna che $ia tre. Perilche corri$pondendo que$to numero di cinque
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a l’altro cinque di pari, aggiu$tate le ragioni, & de raggi, & de pe$i $taranno bi-
lanciati, & pari.
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Et $e i numeri non corri$ponderanno, non $taranno pari, ma l’uno capo alto,
& l’altro ba$$o.
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Non uò la$ciare que$to in dietro, che $e dal mede$simo laccio a le te$te $a-
ranno i raggi uguali, mentre che e’ $i gireranno le te$te $aranno ne l’aria cer-
chi uguali, ma $e detti raggi non $aranno uguali di$egneranno ancora cerchi
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di$uguali. Dicemmo che le ruote $i $anno di cerchi. Et per tanto $i è dimo-
$tro che $e due contigue ruote, me$$e in un $ol perno $i moueranno di un $olo
& mede$imo moto, talmente che mo$$a l’una, l’altra non $i $tia, & $tando$i l’u-
na, l’altra non $i muoua, cogno$ceremo da la lunghezza de i raggi in amendue
che $orza $ia in quale $i è l’una di e$$e: la lunghezza de i raggi, bi$ogna che tu
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l’habbia notata dentro al punto di mezo del Perno. Se que$te co$e s’inten-
dono a ba$tanza la regola di co$i fatte machine, che noi cerchiamo è a$$ai ma-
nife$ta, & ma$sime de le ruote, & de le Manouelle. Ne le taglie douiamo noi
con$iderare vno poco piu co$e; percioche, & il Canapo me$$o ne le taglie, &
e$$e carrucole ne le taglie $eruono per il piano, per il quale $i ha a fare il mo-
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to mezano, il quale noi dicemmo, che era in$ra il piu facile, & il piu di$$icile,
per e$$er quello che non $aglie, & non $cende, ma $i tira a piano ugualmente di
$co$to dal centro. Ma accioche tu intenda come $tà la co$a, piglia vna $tatua
di mille libre $e que$ta penderà da vn troncone d’uno albero legata con una
$une $ola, egli è co$a certa che que$ta $ola fune $o$terrà mille intere libre.
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[180]DELLA ARCHITETTVRA
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Lega dipoiuna taglia a la $tatua, & metti in e$$a quella fune, perlaquale pen-
deua la $tatua, & ritorna detta $une al troncone, di modo che detta $tatua penda
$o$pe$a da due $uni, egli è certo che il pe$o d’e$$a $tatua è retto da due funi, & la
taglia nel mezo bilanciatamente re$ta $tretta.
[181]LIBRO SESTO.
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Andiamo piu auanti, aggiugni ancora al Troncone un’altra taglia, & metti ancora in e$$a
detta fune. Io uò $apere da te quanta $arà la portione del pe$o, che quella parte de la fune ti-
rata in alto, & poi me$$a ne la Taglia $o$terrà cinquecento dirai. Non t<007> accorgi tu adunque
che a que$ta $econda Taglia non $i puo dare maggior pe$o da e$$a fune, che ella $i habbia, &
ella ne ha cinquecento. non ne parleremo piu adunque.
[182]DELLA ARCHITETTVRA
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In$ino a quì mi pen$o hauere a$$ai dimo$tro, che il pe$o $i diuide con le Taglie; & che per
quefto i pe$i maggiori u\~egono mo$si da minori, & quanto piu $i adoppierãno $imili in$trumen
ti, tanto piu $i diuiderà il pe$o, perilche auuiene che quante piu carrucole ui $aranno, tanto
piu commodamente $i maneggerà il pe$o, qua$i $partito, & diui$o in piu parti.
[183]LIBRO SESTO.
De la Vite, & de $uoi Pani, in che modo ipe$i $itirino, $iportino, & $i
$pinghino. Cap. VIII.
NOi habbiamo trattato de la Ruota, dele Taglie, & dele Manouelle, da
quì innanzi uoglio che tu $appia che la Vite è fatta qua$i di cerchi come
5
anelli, i quali ueramente $on \~qlli, che pigliono $opra di loro a reggere il
pe$o, $e que$ti pani, o Anegli fu$sino intieri, & non tagliati, in modo chela fine
de l’uno nõ fu$$e il principio delo altro, certam\~ete che il pe$o, che reggerebbo-
no $e bene e’ $i moue$$enõ anderebbe mai nè in $u, nè in giu, ma andrebbe ator-
no ugualm\~ete $ecõdo lo andare del pane, è forzato adunque il pe$o ad andarin
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$u, o in giu-da la forza dele Manouelle giu peri pani de le Viti.Di nuouo $e
que$ti pani fu$sino piccoli, & $i auuicina$sino al centro quanto piu pote$sino cer
to che con piu piccola manouella, & con minori forze mouere$ti i pe$i. # Non
tacerò quì di dire quel che certo non pen$ai d’hauer a raccontare, c<007>oè che $e tu
ti ordinerai di maniera che il fondo di qual $iuoglia pe$o da muouer$i, non $ia
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(per quanto però potrà la mano, o l’arte del mae$tro) piu largo che un punto,
& che $i muoua talmente $u per un piano $tabile & $odo, che nel muouer$i non
faccia $olco alcuno in detto piano, io ti prometto che tu mouerai la Naue d’Ar-
chimede, & ti riu$cirà qual tu ti uoglia co$a, $imile a que$ta, Ma di loro ne tratte-
remo altroue. # Qual s’è l’una di per$e di que$te co$e, chenoi habbian dette è
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molto gagliarda a mouer pe$i, ma $e elle s’accozzeranno tutte in$ieme, $aranno
gagliardi$sime. # Ne la Magna trouerai tu in molti luoghi la giouentù $cherza-
re $u per il diaccio con certi zoccoli ferati, che di $otto $ono $ottili$simi, i quali
poi che $i muouono non altrimenti che un leggiere pe$ce, sdrucciolano $o-
pra il diaccio con tanta uelocità, che non $opportano d’e$$er $uperati dal uolo
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di qual $i uoglia ueloce uccello. # Maconcio$ia che i pe$i o e’$i tirino, o e’ $i
$pinghino, o e’ $i portino, diremo, che e’ $i tirano conle funi, $i $pingono
con le $tanghe, & $i portano con le ruote, & con $imili in$trumenti, & in qual mo
do ci po$siamo $eruire a un tratto di tutte que$te co$e in$ieme, è manife$to.
Main tutti que$ti $i fatti modi, bi$ogna che ci $ia una qualche co$a’, che $tando
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ferma, & immobile, $erua a far muouere l’altre co$e. # Se il pe$o $i harà a tirare
bi$ogna che ui $ia un’altro pe$o maggiore, alquale $i leghino gli in$trumenti, che
tu harai ad adoperare, & $e tu non harai@tal pe$o, metterai un palo di ferro di tre
cubiti gagliardo, ben adentro nel terreno ben pillato, o fermatolo con tron
coni attrauer$ati. # Dipoilega a la te$ta del palo, che e$ce fuori del terreno le
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Taglie, & gli Argani. Et$e il terreno $aràreno$o di$tendaui$i traui lunghe $opra
dele quali $i riri il pe$o, e a le te$te de le traui ad un buon chiodo leghin$i i uo$tri
in$trumenti. # Io dirò co$a che gli ine$perti non l’accon$entiranno, fino a tanto
che’non habbino inte$o il ca$o come egli $tà, cioè, che per un piano $i tirano piu
commodamente duoi pe$i che uno, & que$to $i farà in que$to modo. # Mo$-
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$o il primo pe$o in$ino a la fine de la trauata che egli harà $otto, lo fermerò
con biette, & conij, in maniera che non $i muoua diniente, & ui appiccherò, o
legherò lo in$trumento con il quale harò a tirar l’altro pe$o, di maniera che $u
per un mede$imo piano auerrà che il pe$o mobile, da lo altro a lui uguale, ma
[184]DELLA ARCHITETTVRA
che $tarà fermo $arà uinto, & tirato. # Se il pe$o $i harà a tirare ad alto, ci $er-
uiremo molto accommodatamente d’una traue $ola, o uero d’uno albero di
naue, ma gagliardo. # Rizzando que$to albero lo fermeremo da piede a un pa
lo, o con qualche altra co$a $tabile tu ti uoglia, Da la te$ta da capo $i leghino
non meno che tre canapi, l’uno che $erua da de$tra, & l’altro da $ini$tra, per Ven-
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ti, & l’ultimo, che uenga giù per lo albero di$te$o. # Dipoi alquanto di$co$to
dal piè de lo albero $i fermino le taglie, & l’argano in terra, & me$$o que$to ca-
napo ne le taglie, correrà per e$$e, & mentre che ei correrà, tirerà $eco la te$ta
de lo albero che è $u alta. # Ma noi da l’una parte, & da l’altra con que’ duoi
Venti, qua$i che come con duaredinilo modereremo, di maniera che egli
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$tia quanto noi uogliamo ritto, & che e’ penda da quellaparte, che piu bi$ogna,
per collocare il pe$o nel de$tinato luogo. # Que$ti duoi Venti da gli lati, $e tu
non harai pe$i maggiori a chi tu gli po$$a accommandare, fermerali in que$ta
maniera. # Caui$i nel terreno una fo$$a quadrata, & metta$i nel fondo a giacere
uno troncone al quale $i leghino uno, o piu laci, che u\~eghino ad auanzare $o-
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pra il terreno, $opra il troncone poi fi di$tendino a$si a trauer$o, dipoi $i riem-
pia la fo$$a di terreno, & $i pilli, & mazzapicchi forte, & bagnandola diuen-
teràpiu graue. # L’altre co$e tutte $i faccino in quel modo, che dicemmo del
piano da tirarui $oprai pe$i; percioche a la te$ta de la traue, & al pe$o ancora
bi$ogna legare le loro taglie, & appre$$o al piè de la traue bi$ogna fermare lo
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Argano, o qual altro in$trumento tu uoglia, che habbian $e forza di Manouelle.
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[185]LIBRO SESTO.
In tutte que$te co$i fatte co$e, per metterle in opera, bl$ogna auuertire nel
muouere i pe$i grandifsimi, che tutti que$ti mezi, che s’hanno ad adoperare
non $ieno troppo piccoli, & che non ci $eruiamo di lunghezza debole ne le fu-
ni, & ne li $tili, & <007>n qualunche mezo, che noi u$eremo per muouere; Percio-
che egli hanno del debole, concio$ia che la lunghezza di $ua natura è certa-
5
mente congiunta con la $ottigliezza. # Et per il cõtrario le co$ecorte hanno del
gro$$o, $e le funi $arãno $otrili raddoppin$i ne
le carrucole, $e elle $arãno troppo gro$$e, bi$o
gna trouare carrucole piu gro$$e, accioche ne
le carrucole $trette le funi nõ $i taglino. I per-
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ni de le carrucole uogliono e$$ere di ferro, nõ
meno gro$si che la $e$ta parte del mezo diame
tro de la $ua carrucola, ne anco piu che la ot-
taua parte di tutto il diametro, le funi bagna-
te $ono piu $icure da lo abbruciar$i, ilche p il
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$offregar$i, & muouer$i taluolta auuiene, e$o-
no piu atte a fare girare le carrucole, e meno
$gu$ciano, & è meglio bagnarle con aceto che
con acqua, e $e pure cõ acqua, quella di mare
è la migliote, $e elle, $i bagnano cõ acqua dol
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ce, & $tieno al Sole caldi$simo, $i infracida no
pre$to auuolgere le funi in$ieme è molto piu $icuro, che annodarle, $opra tut-
to bi$ogna hauere cura che l’una fune non $eghi l’altra. Gli antichi u$auano un’
regolo di ferro, alquale egli accomãdauano le prime legature de le funi, & de le
Taglie, e nel pigliare un pe$o, & ma$simo di pietra u$auano una forbicia di ferro.
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La forma di e$$a forbicia, o tanaglia era cauata da la lettera X. che con i rampi di
$otto, era uolta a l’indentro cõi quali qua$i come un granchio $trign e$$ero mor-
dendo il pe$o. # I duoi rampi di $opra erano bucati, & per e$si buchi me$$aui
una fune, & fattoui una legatura $tringneua il tratto di e$$a forbicia, o Tanaglia.
Io ho ui$to ne le gran pietre, & ma$-
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$imo ne le colonne, ancora che elle fu$
$ino finite del tutto, la$ciatiui certi da
dotti, che e$cono in fuora, qua$i come
manichi, a li quali $i legas$ino le le-
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gature acciò non i$corre$sino, u$a$i,
& ma$simo a le cornici di fare certe
buche ne le pietre, da metterui le
uliuelle, che $i fanno in que$to modo,
faccifi una buca ne la pietra a $imilitu-
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dine d’una $car$ella uota, grande $e-
condo la grandezza de la pietra, che
$ia $tretta in bocca, & larga nel fondo.
Io ho uedute buche di uliuelle fon-
[186]DELLA ARCHITETTVRA
de un piede: empion$i que$ti di conii di ferro, i duoi de quali da gli lati $on fat-
ti a $omiglianza de la lettera D. que$ti $i mettono i primi per empiere i fianchi
de la buca, & il conio del mezo poi $i mette l’ultimo intra l’uno & l’altro. Han
no tntt’a tre que$ti conii i loro orecchi che auanzano fuori del pari forati, nel
qual foro $i mette un Perno di ferro, che piglia con loro in$ieme un manico che
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auanza fuori, al quale $i lega la fune che corre, per le taglie che l’ha a tirare.
Io lego in que$to modo le Colonne, & gli $tipiti de le porte & $imili pietre
che $i hanno a po$are per douere rimanere ritte. Io ho fatto fare, o di legno, o
di ferro una cintura gagliarda $econdo la grandezza del pe$o con laquale ho
cinto intorno in luogo accommodato la colonna, o alttra pietra, & con certi co
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nietti $ottili & lunghi dandoli col martello leggiermente l’ho $errata, & ferma,
dipoi ho agglunto a detta cintura una legatura di $une come una braca, & in
que$to modo non ho offe$o nè la pietra con ferrarui dentro uliuelle, nè dato
danno a canti uiui de li $tipiti, o $imili con cignerli di funi; Oltre a che que$to
modo di legare èil piu e$pedito, il piu atto, & il piu fidato di tutti gli altri. # Rac-
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conteremo piu di$te$amente altroue molte co$e che acciò$i a$pettano. Ma ho-
ra bi$ogna $olamente trattare, che gli $trumenti $ono qua$i come corpi animati,
& che hanno mani molto gagliarde, & che e’ muouono i pe$i nõ altrimenti, che
noi huomini ci facciamo con le mani. # Et per tanto que’ mede$imi di$tendi-
menti di membra, & di nerui, che noi u$iamo nel rila$$are, $pignere, raccorre
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& transferire, quelli $te$si bi$ogna che noi imitiamo ne le machine. # Vna co-
$a ti uo ricordare che e’ $arà bene, che quando tu harai a mouere in qual $i
uoglia modo, qualche $mi$urato pe$o, che tu ui ti metta $en$atamente, cau-
tamente, & con maturo con$iglio, ri$petto a uarij incerti & inrecuperabili
accidenti & pericoli, che in co$i fatte facende, $uor d’ogni oppenione $oglio-
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no auuenire, ancora a piu pratichi, perche e’ non te ne $uccederà mai tanta
gran lode, ne gloria d’ingegno $e ti riu$cirà bene quel che tu ti $arai me$$o a
fare che e’ non $ia molto maggiore il bia$imo, & l’odio de la tua temeraria
pazzia, quando il fatto non ti rie$ca. # Di que$ti $ia detto a ba$tanza, tornia-
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mo a gli intonichi.
Che le corteccie, che $i danno di calcina olle mura, debbono e$$er tre. Diche cofa$i debbi-
no fare, & a quel che ell’habbino a $eruire. Delli Intonichi, & delle lor uarie $orti,
& come $i hà a ordinare la calcina per farli, & delle statue diba$$o rilieuo, & de
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le pitture con che s’addornanole mura. Cap. IX.
IN tutte le corteccie bi$ogna almanco tre $orti di intonichi, il primo $i chia-
ma rinzaffare, & l’officio $uo è di attaccar$i $tretti$simo a le mura, & reg-
gere bene $opra di $e poi gli altri duoi Intonichi. Lo officio de lo ultimo
Intonico, è il pulimento, i colori, & i lineamenti che rendono l’opera gra-
tio$a, l’officio de lo Intonico di mezo, che hoggi dì $i chiama arricchiare, è
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di rimediare che nè il primo nè l’ultimo intonico non faccino difetto alcu-
no. # I difetti $on que$ti, $e li duoi ultimi, cioè lo arricciato, & lo Intonico
faranno acerbi, & per modo di dire mordaci dele mura, $i come $i appartie-
[187]LIBRO SESTO.
ne ad e$$ere al rinzaffato $copriranno per la crudezza loro nel ra$ciugar$i infini-
te $e$$ure. Et $e il rinzaffato $arà dolce come s’appartiene di e$$ere a lo Into-
nico, non $i attaccherà tanto che ba$ti a le mura, ma $e ne caddrà a pezzi, quan
te piu coperte $e li daranno tanto meglio $i puliranno, & contro a li acciden
ti de tempi $aranno piu durabili. Io ho ueduto appre$$o le co$e antiche, che
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e’ ne me$$ono l’una $u l’altra $ino a noue. Le prime di que$te bi$ogna che
$ieno a$pre & di rena di fo$$e, & di matton pe$ti, ma non troppo: ma gro$si
come ghiande, o pezzi come dita, & in qualche lato come un palmo, per lo ar-
ricciato è migliore la rena del $iume, & manco $i fende, que$to arricciato an-
cora bi$ogna che $ia ronchiu$o, percioche a le co$e li$ce non $i attaccano $opra
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le co$e, che ui $i pongono. L’ultima di tutte $arà candidi$sima come marmo,
cioè che in cambio di rena $i tolga pietra pe$ta candidi$sima, & è a ba$tanza che
que$ta $ia gro$$a un mezo dito, percioche facendo$i gro$$a, mal uolentieri $i $ec-
ca. Io ho ueduti alcuni che per nõ $pendere non la fanno piu gro$$a che un $uolo
di $carpa. Lo arricciato, $econdo che è piu uicino, o a quelle, o a que$to $ecõ
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do $i modera. Ne ma$si de le caue di pietra $i trouano certe uene molto $i-
mili a un tra$parente Alaba$tro, che non $ono, nè marmo, nè ge$$o, ma d’una cer
ta natura mezzana infra l’uno & l’altro. Lequali $on molto atte a dis$ar$i, que-
$te sì fatte uene pe$te & me$colate in cambio di rena mo$trano certe $cintille co
me di $p lendido marmo. In molti luoghi $i ueggono aguti me$si per le mura
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accio ritenghino gli Intonichi, & il tempo ne ha in$egnato, che e’ $ono migliori
di bronzo che di ferro. Piaccionmi a$$ai coloro che in cambio di chiodi han
no me$$o fra l’una pietra & l’altra per le mura certi pezzuoli di la$truccie, che
e$chino fuori, ma con un martello di legno. Et il muro quanto $arà piu fre$co,
& più ronchiu$o, tanto piu forte riterrà il rinzaffato, l’arricciato, & l’intonico,
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Per il che $e nel murare & mentre che $i fa l’opera tu la rinzafferai, benche leg-
giermente, farai che lo arricciato & lo intonico ui $i attaccheranno forti$sima-
mente, & da non $i $piccare mai, doppo che hanno tirato i Venti Au$trali $arà
bene farte ognuna di qual ti uoglia di que$te co$e, ma $e quando tirano tramon
tani, & che e’ $ono, o gran freddi, o gran caldi, tu uorrai intonicare, l’into-
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nico $ubito diuenterà $cabro$o. Le ultime corteccie finalmente $ono di due
$orti, o elle $ono appia$trate & di$te$e, o elle $ono di co$e aggiunteui & adat-
tateui. Di$tende$i il ge$$o & la calcina, ma il ge$$o non è buono $e non in luo-
ghi a$ciuti$simi, a qual $i uoglia $orte di corteccie, la $corrente humidità de le
mura uecchie, è inimici$sima, quelle che $i commettono $ono pietre & uetri &
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$imili. Le corteccie di$te$e & appia$trate $on que$te, le bianche $tiette, le di$i-
gure di $tucchi, & le dipinte, ma quelle che $i commettono $ono gli intauolati,
gli s$ondati, & i ta$$ellati. Tratteremo de le prime, per lequali la calcina $i ordi
nerà in que$ta maniera. Spenga$ila calcina con acqua chiara in uno truogolo
coperto, & con tanta acqua, che di gran lunga gliene auanzi, dipoi con la mar-
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ra $i rimenerà a$$ai, a$ciandola, & piallandola, come $i fa a legni, & che ella $ia
bene $penta & macera, ne darà $egno $e la marra non $arà offe$a da alcuno $a$$oli
no, o pietruzza, non credono che ella $ia matura a ba$tanza, innanzi a tre me$i.
Bi$ogna che $ia molto morbida & molto ui$co$a, quella che è da lodare; percio-
[188]DELLA ARCHITETTVRA
che $eil ferro n’u$cirà a$ciutto, è $egno che ella non ha hauuta tanta acqua, che
$ia $tata a ba$tanza a$pegnerli la $ete, quando tu la rimenerai con la rena, o cõ
alcuna co$a pe$ta, rimenala dinuouo, & da capo digran uantaggio, & rimenala
tanto che qua$i faccia la $tiuma. Gli antichi u$auano pe$tare nel mortaio quel
la, che e’ uoleuano adoperare pcr gli intonachi, & temperauano que$ta mi$tura
5
in maniera, che mentre la dauano non $i attacca$$e al ferro. Sopra la già po$ta
corteccia, mentre che ella è co$i $oppa$$a & fre$ca $i metta l’altra, & auuerti$ca$i
che in un mede$imo in$tante uenghino a ra$ciugar$i in$ieme tutte que$te cor-
teccie, puli$con$i & $erron$i in$ieme con appianatoie, con pialletti & con co$e
$imili, mentre che le $ono $oppa$$e. L’ultima pelle di bianco $tietto $e ella $a-
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rà $tropicciata diligentemente rilucerà come uno $p ecchio. Et $e la mede$ima
poi che $arà qua$i a$ciutta, tu la ugnerai con un poco di cera & ma$tico liquefat-
ti con un poco poco d’oglio, & co$i $e le mura co$i unte$calderai con uno $cal-
daletto di carboni acce$i, o con un caldano, di modo che ella $i $ucci quello un-
tume uincerà di bianchezza il Marmo. Io ho fatto e$perienza che $imili into.
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nichi non $coppiano mai, $e nel farli $ubito che $i ueggono apparire que’ fe$$o-
linie’ $aranno maneggiati con certi fa$cetti di uergette di Maluaui$chio, o di gi-
ne$tra $aluatica. Ma $e a un bi$ogno tu harai a intonicare nel Sollione, o in luo
ghi caldi$simi, pe$ta & taglia minutamente funi uecchie, & me$colale con lo In-
tri$o. Oltra di que$to $i pulirà dilicati$simamente $e tu ui gitterai $opra un po
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co di $apon bianco, disfatto con alquanto d’acqua tiepida, & e$$endo troppo un-
to diuenta pallido. Le figurette di $tucco e$pediti$simamente $i caueranno da
caui, & i caui $i formeranno da rilieui gittandoui $opra ge$$o liquido, & quando
elle $aranno ra$ciute, $e le $aranno vnte con quello untume cheio ho detto, fa-
ranno una pelle come un marmo. Que$te figurette $ono di due $orti, una di
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tutto rilieuo, & l’altra di ba$$o rilieuo, in un muro diritto $tanno bene quelle di
tutto rilieuo, main un cielo d’una uolta $tanno meglio i ba$si rilieui, perche
quelle digran rilieuo per il pe$o loro hauendo a $tare $penzoloni, $i $taccano &
ca$cano facilmente, & $ono pericolo$e di dare in te$ta a chi ui $i truoua $otto.
Bene auuerti$cono che doue hà da e$$ere a$$ai poluere non ui $i metta adorna-
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menti di cauo, o di molto rilieuo, ma ba$si & di poco rilieuo, accio $i nettino piu
facilmente. Gli Intonachi dipinti altri $i fanno in fre$co, & altri $i lauorano
a$ciutti, a quelli, che $i fanno in fre$co $i confa ogni colore naturale, che proce-
de da la Terra, da le miniere o $imili, mai colori alterati & ma$simo tutti quelli,
che me$si a fuoco fanno mutatione, de$iderano co$e a$ciuti$sime, & hanno in
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odio la calcina, la Luna, & i Venti Au$trali, hãno trouato nuouamente che tutti
icolori $i me$colano con olio di lino, & durano eterni, contro le offe$e dell’ A-
ria, & del Cielo, purche il muro, doue $i mettono $ia a$ciutti$simo, $enza pun-
to di humidità, ancora che io trouo che ipittori antichi u$arono nel dipignere
le Poppe de le Naui in cambio di colla, cera liquida. Et$eio mi ricordo bene
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io ho ui$to nele opere de li Antichi colori di Gemme appicatinele mura con
cera o for$e con $tucco bianco, diuentati per il tempo tanto duri, che nè con fuo
co, nè con acqua $e ne po$$ouo $piccare. Dirai che $ia Vetro abbrucciato, &
ho ueduto che alcuni con il candido $iore de la calcina, hãno attacati colori a le
[189]LIBRO SESTO.
mura, & ma$simo Vetrini mentre erano ancora fre$che, ma di loro $ia detto a
ba$tanza.
Del modo del $egare i Marmi, & che rena $ia perciò migliore de la conuenienza, & dif-
ferentia del Mu$aico di rilieuo, & del Mu$aico piano, & de lo stuco con che $i hanno a
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mettere in opera. Cap. X.
MA ne le corteccie comme$$e, o attacate d’intauolature, o pulite, o di-
sfon dati, $i u$a in tutte il mede$imo modo. E co$a certo marauiglio$a
a raccontare la diligentia, che gli Antichi u$arono nel $egare le tauole di
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marmo, & nel pulire. Io ueramente ho uedute tauole di marmo lunghe piu di
tre braccia larghe un braccio, & mezo, ma gro$$e apena mezo dito, & congiunte
in$ieme con una linea piegata a gui$a d’una onda, acciochei riguardanti rimane
$ino piu facilmente ingannati nel non $i accorgere de la commettitura. Dice
Plinio che gli antichi lodarono a$$ai per $egare marmi, la Rena di Etiopia, & che
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quella d’India $e li auicinaua, ma piu morbida e$$ere la Egitia, & finalmente mi
gliore dele no$tre, pur dicono, che in un certo guado del Mare Adriaco ne fu
trouata una, che gli Antichi $e ne $eruirono. Noi di $u liti di Pozzuolo cauia-
mo una $orte di Rena non però di$utile per sì fatti lauori, la rena cantoluta pre$a
di qual $i uoglia Torrente è utile, ma quanto ella è piu gro$$a, tanto fa le $egature
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piu larghe, & rode piu forte, & quanto ella uà piu legiermente leccando, tanto
piu s’auuicina al pulimento. Il pulimento comincia da le ultime $calpellature,
& fini$ce piu to$to leccando che rodendo, Lodano nel pulire, & $troppiciare i
marmi a$$ai quella di Tebe, lodano ancora le pietre da orrotare, & lo $meriglio
che è una $petie di pietra, la poluere de la quale è perciò eccellenti$sima. La
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Pomice ancora per dare gli ultimi pulimenti è molto utile, la $tiuma de lo $ta-
gno ar$o, & la biaccia abbruciata, & piu di tutti il ge$$o di Tripoli, & $imili, pur
che $i pe$tino $ottili$simamente in piu minuta poluere che non $on gli A tomi,
ma mordaci, $ono utili$simi. Per fermare le tauole, $e le $aranno gro$$e ficchin$i
ne le mura, o perni di ferro, o $pranghe di marmo, ch’e$chino fuori del Muro, a le
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quali $i accomandino le nude tauole. Ma $e le tauole $aranno $ottili, doppo lo
arricciato, in cambio di calcina torrai cera, pece, ragia, ma$tico, & una quantità di
qual ti uoglia gomma liquefatta co$i in$ieme a la me$colata, & $calda a poco a po
co la tauola accioche per la troppa forza del fuoco $e per auentura le ne de$si
a uno tratto, non uenga a $copiare. Nel fermare le tauole $arà co$a lodata $e
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da la commettitura, & ordine loro, ne na$cerà una ueduta gratio$a, debbon$i
accommodare le machine a le machine, i colori a colori, & le co$e $imili a le
$imili, di modo che l’una renda l’altra gratio$a. Mi piace molto lo accor-
gimento de li Antichi che faceuano quelle co$e che doueuano $tare piu uici-
ne a gli occhi, nitidi$sime, & oltra modo pulite, & ne le altre, che haueuano a
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$tare lontane, & $u$o ad alto, non durauano tanta fatica, anzi le metteuano non
che altro in alcuni luoghi, $enza pulirle, douendo e$$ere a gran pena guardate
da ricercatori curio$i$simi. Il mu$aico di rilieuo, & qnello, che $i fà piano,
conuengono in que$to, che in amenduni imitiamo la pittura con uarij color
[190]DELLA ARCHITETTVRA.
di pietre, di Vetri, & di nicchi, con un certo accommodato componimento’>
Nerone dicono che fu il primo, che $ace$$e $egare i nichi de le perle, & me$co-
larli nel Mu$aico. Main que$to $on differenti l’un da l’altro, che nel Mu$aico di
rilieuo mettiamo pezzi di pietre maggiori che noi po$siamo, ma nel Mu$aico
piano non $i mettono pezzi quadri, maggiori che $i $ia una faua. Et quanto e’
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$ono piu minuti pezzuoli, tanto piu rendono lo $plendore $cintillante, riuerbe-
rando quelle faccie i pre$i lumi in uarie parti. Sono ancora in que$to differenti
che ne lo attaccare quelle, è piu utile lo $tucco, che $i fà di gomme; Eta que$te in
piano è piu utile la calcina, che ui $ia me$colato treuertino pe$to come poluere.
Sono alcuni, che al Mu$aico piano, uogliono che $i bagni la calcina più, & più
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uolte con acqua bollita, accioche la$ciata quella $al$edine $ia più moruída, & più
pa$to$a. 10 ueggo che ne l’opere del Mu$aico di rilieuo, $ono $tate pulite a la ruo
ta pietre duri$sime. Nel mu$aico piano s’appicca l’oro al uetro con calcina di
piombo, laquale diuenta piu liquida che qual $i uoglia Vetro. Tutto quello che
noi habbian detto de li intonichi, o corteccie, fa qua$i appropo$ito de pauim\~eti,
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de quali habbiã prome$$o di trattare, $aluo però che ne pauimenti non $i fanno
sì belle pitture, nè sì belli Mu$aici, $e già tu non uuoi che $i chiami pittura, il fare
uno $malto di uarij colori, & con ordine di$tinguerlo in $patij determinati fra
marmo, & marmo ad imitatione di pittura. Fa$si di terra ro$$a, di mattoni cotti,
di pietra, & di $tiuma di $erro, & tale $malto quãdo è a$ciuto bi$ogna che $i $chiu
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mi, ilche $i fa in que$to modo, habbi una pietra uiua, o piu to$to un Piombo di
cinqne pe$i, c’habbia la $accia $pianata, & con funi da l’una te$ta, & da l’altra $i tiri
innanzi, & in dietro tanto, & tãto per il pauimento, gettãdoui $opra rena gro$$a
& acqua, che qua$i radendo il pauimento lo puli$ca grandemente, & non $i
pulirà $e le linee, & i canti de li intauolati non $aranno uguali, & conformi, $e
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$arà unto, & ma$simo con olio di lino, farà una pelle come un uetro, & è mol-
to commodo ugnerlo con morchia, & con acqua ancora ne la quale $ia $tata $p\~e
ta calcina, giouerà a$$ai $e tu lo bagnerai più, & più uolte. In tutte que$te co$e
che noi habbiamo racconte, $i ha da fuggire, che in un mede$imo luogo non $ia
troppo $pe$$o un mede$imo colore, nè troppo $pe$$e le mede$ime forme, nè me$
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$e in$ieme troppo a ca$o. Fugga$i ancora che le commettiture nõ $ieno troppo
aperte, tutte le co$e adunqne $i faranno, & $i metteranno in$ieme con gran dili-
gentia, accioche tutte le parti d’un tal lauoro mo$trino d’e$$er finite ugualm\~ete.
De le coperture detetti, & de le uolte, & de la$trichi $coperti che cuoprono
gl’edific{ij}. Cap. X I.
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LE cop erture ancora hanno le loro ricchezze, & bellezze de le impalca-
ture, de le Volte, & de pauimenti $coperti. Sono ancora hoggi nel Porti
co di Agrippa Impalcature con traui di Bronzo, lunghe quaranta piedi,
opera certo ne laquale non $aprai di che più $ia da marauigliar$i, o de la $pe$a, o
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de lo ingegno del Mae$tro. Nel tempio di Diana Efe$ia, come altroue dicem-
mo, durò grandi$simo tempo un palco di Cedro. Racconta Plinio che Sa-
auce Re di Colchi, poi che egli hebbe uinto Se$o$tre Re di Egitto, hebbe
[191]LIBRO SESTO.
traui d’Oro, & d’Argento. Veggon$i ancora alcuni Tempij coperti di tauole di
Marmo, come quelle, che dicono ch’erano grãdi$sime nel T\~epio di Hiero$oli-
ma, & $plendidi$sime, & di candore marauiglio$o, talmente che chi di lontano
ri$guardaua quel Tetto, gli pareua uedere una Montagna di neue. Catulo fu il
primo che in Roma me$$e d’Oro i Tegoli di Bronzo di Campidoglio. Trouo
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oltra di que$to che la Ritõda in Roma era coperta di Pia$tre di Rame adorate.
Et Papa Honorio, quello(dico)al t\~epo del quale Maumetto ordinò a lo Egitto,
& a la Libia nuoua Religione, & nuoui $acrificij, coper$e la chie$a di San Pietro
tutta di Tauole di Rame. La Germania ri$pl\~ede peri Tegoli inuetriati. In mol
ti luoghi u$iamo il Piombo, opera certo atta a durare a$$ai, & $opratutto ha del
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gratio$o, & non è di grande $pe$a, ma e’ $i arreca dietro que$te in commodità,
che $e egli $i mette in calcina per non potere re$pirare da lato di $otto, ribollen-
do quelle pietre $opra le quali egli è po$to, per il feruore del Sole, $i $trugge. Fac
cia que$to a no$tro propo$ito, del che po$siamo fare e$perienza. Se $i mette nn
ua$o di piombo a fuoco pieno d’acqua uon $i $trugge, ma metteui una pietruz
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za dentro, $ubito per e$$er tocco $i lique$a & $i fora. Oltra a che non e$$endo
egli confitto, o $prangato per tutto, e facilmente con$umato da uenti. Ol-
tre a que$to ancora $i con$uma & $i gua$ta pre$to da la $al$edine de le calcine,
ma $i accommoderà meglio in fu legname, $e già tu non hai paura del fuoco, ma
in que$to luogo $ono $commodi$simi i chiodi, & ma$simo di ferro, concio$ia
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che ribollono & s’infiammano piu che le pietre & $i con$umano all’intorno di
ruggine, & per que$to $opra le uolte debbono e$$ere le $prange, & iperni di piõ
bo, accioche col $aldatoio di ferro rouente $i fermino nelle pia$tre di Piombo,
bi$ogna che ui $i faccia $otto un piano di cenere di $alci, lauata, me$colata con
terra bianca, i Perni di Rame manco $i infiammano, & manco offendono conla
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ruggine. Il Piombo imbrattãdo$i di $terco $i gua$ta, & però bi$ogna auertire
che non ui $ieno luoghi doue gli uccelli po$sino commodamente po$arui$i,
o $e pure ui $i hanno da ragunare uccellami, metta$i materia piu $errata do-
ue $i ha a ragunare lo $terco. Dice Eu$ebio che in cima del T\~epio di Salamone,
erano $tate me$$e certe catene, dale quali $penzolauano quattrocento cãpanet-
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te di bronzo, per il $uono de le quali gli uccelli $i fuggiuano. Ne tetti an-
cora $i adornanoi $ronti$picii, & le gronde & le cantonate, mettendoui$i Pal-
le, Fiori, Statue, Carrette, & $imili co$e, de le quali membro per membro tratte-
remo aluogo loro. Al pre$ente nõ ci $ouiene d’altre, che $i a$petti a trattare de
gli ornamenti in genere, $e non che $econdo l’opere $i mettino in luoghi
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accommodati quelle co$e, che piu $e gli confanno.
Che gli ornamenti de uani dilettano a$$ai, ma che hanno molte, & uarie incommodità, &
difficultà, & che i uani finti $ono di due $orti, & quel che $i confaccia a l’una, & a
l’altra. Cap. XII.
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GLi adornamenti de Vani arrecano all’opera & dilettatione & grandezza nõ
piccola, ma hanno molte graui, & grandi$sime difficultati, ale quali non
$i prouede $enza grandi$sima diligentia del mae$tro, & gro$$a $pe$a. Per-
[192]DELLA ARCHITETTVRA
cioche egli uiè di bi$ogno di Pietre grandi intere, uguali, eccellenti, rare, lequali
co$e nõ $i trouano co$i facilmente tutte, nè facilmente $i maneggiano, dirizzano,
lauorano, o mettono in$ieme, $ecõdo il tuo parere a punto. Cicerone u$aua dire
che gli Architetrori diceuano, che e’ non $i poteua piantare una Colonua, che
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$te$$e a piombo, ilche ne uaniè oltra modo nece$$ario sì quanto a la $tabilità, sì an
cora quanto a la gratia, Sonci ancora de le altre incõmodità, ma a tutte per quã-
to $i di$tenderàl’ingegno no$tro prouuederemo. Il uano naturalm\~ete è aperto,
ma alcuna uolta $ifa dietro ad un uano un muro, come s’appicca la pelle ad una
ue$te, & $i finge uno uano non aperto, ma chiu$o, il quale non male perciò
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chiameremo un uano finto, que$ta $orte d’ornam\~eto fu $i come la maggior parte
ditutti gli altri ornam\~eti per far l’opera piu gagliarda, & per $pender manco, pri-
mieramente trouata da legnaiuoli, & $eguitando que$te pedate gli $carpellini ar-
recarono a le fabbriche gratia non piccola. Qual $i è l’un di que$ti $arà piu bel
lo $e $arà d’o$$a intere d’una $ola pietra, & uicino a que$to $arà quãdo tutte le par-
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ti $aranno in$ieme in maniera congiunte, che le commettiture non $i uegghino.
Gli antichi u$auano di rizzare, & fermare le colonne, & altre pietre, che $eruono
per o$$ami ne uani finti, & fermarle ne le loro ba$e, auãti che e’ face$sino le mura,
$auiamente certo perche piu e$peditamente $i poteuano ualere de li in$trumenti
& meglio le poteuano collocare a piombo. La Colõna $i pianterà $u la $ua ba$a
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a piombo in que$ta maniera, noteranno$i, & nel daba$$o, & nel da capo de la co-
lonnai centri de’ collarini, nel centro de la ba$a $i impiomberà un perno di fer-
ro, & fara$si tanto buco nel centro del da pie de la colonna che r<007>ceua il perno
che e$ce fuora del centro de la ba$a. Sopra il capo della colonna $i noterà uno
punto, al quale acco$tando il filo del tuo piomdo farai che egli ca$chi apunto
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$ul mezo del perno de la $ua ba$a a dirittura. Ordinate que$te co$e non ti $arà
difficile, $are pendere $econdo il bi$ogno la te$ta de la colonna talmente, che
ella po$i a piombo nel mezo $opra la ba$a. Io ho imparato da le opere de li
Antichi che i Marmi piu teneri $i po$$ono $pianare con quelli $te$si ferri con i
quali $i $piana il legname. V$arono ancora gli antichi di murare le pietre ro
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ze, che haue$sino $olamente lauorate le te$te, & i lati, mediante i quali $i pote$si-
no murare l’una co l’altra, & fatta che era l’opera poi lauorauano, & puliuano
quel che ui era rima$to di rozo, cioè le facce, & credo che e’lo face$sino per
e$porre al pericolo de gli in$trumenti, da adoperarui$i manco $pe$a che e’ pote-
uano. Percioche molto maggior dãno harebbon riceuuto $e per di$grat<007>a $i
fu$$e rotta alcuna pietra lauorata, & finita del tutto, che e’ non harebbono rice-
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uuto de le incominciate a lauorar$i: oltre a che egli haueuano gran di$sima au-
uertenza al tempo; percioche altra $tagione ricerca il murare, altra il ue$tire
le muraglie, & altra il ripulire. Duoi $ono i modi de uani $inti, l’uno è quello
doue le colonne, o i pila$tri $i acco$tano talmente al muro, che il muro ne na$cõ-
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de una determinata parte, & una altra parte ne la$cia fuori, l’altro è quello doue
tutte le colonne e$cono fuori del muro, parendo qua$i che $i uogli imitare uno
portico, quel primo $i dirà ba$$o rilieuo, & que$to altro $i chiamerà tutto rilieuo,
al mezo rilieuo s’a$pettano le colonne tonde, o i pila$tri, le colonne tonde non
uogliono u$cire nè piu nè men $uori che mezze.
[193]LIBRO SESTO.
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Pianta del uano finto
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di ba$$o rilieuo con
meze colonne.
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[194]DELLA ARCHITETTVRA
I pila$tri non piu chela quarta parte de la $ua larghezza ne meno chela $e$ta.
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[195]LIBRO QVINTO.
Nel modo di tutto il rilieuo le colonne non uogliono u$cir fuori del muro
piu che la larghezza de la ba$e, & il quarto piu.
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[196]DELLA ARCHITETTVRA
Nè meno mai in alcun luogo che tutta la colonna, & la ba$a e$ca fuori del
muro.
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[197]LIBRO SESTO.
Ma quelle che u$ciranno fuori del muro per la larghezza de la ba$a, & il quar
to piu, è di nece$sità che habbino nel muro il lor pila$tro quadro di ba$$o rilie-
uo, che gli corri$ponda, nel modo di tutto rilieuo non $i di$tenderà l'architraue
per il lungo del muro; ma partendo$i in i$quadra dal pila$tro, andrà ri$altando a
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trouare la te$ta de la colonna; & il fregio, & la cornice, che adornano l'architraue
faranno ancora il $imile.
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[198]DELLA ARCHITETTVRA
Ma nel modo di mezo rilieuo ti $arà lecito far come tu uoi, o ueramente
tirare l'architraue, & le cornici a diritto per la lunghezza del muro, o ueram\~ete
con un poco diri$alto $opra i pili$tri, andrai con gliaggetti imitando il modo di
tutto il rilieuo.
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[199]LIBRO SESTO.
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Habbiamo trattato de gli ornamenti che $ia$pettano a quelle parti degli edi-
ficij, ne quali ornamenti tutti gli edificij conuengono in$ieme; ma di quelli ne
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quali conuengono diremo nel libro che $egue; percioche que$to è grande a ba-
$tanza:ma hauendo que$to libro pre$o $opra di $e a di$correre quelle co$e, che $i
appartengono a gli ornamenti di que$te parti, non $i la$ci perciò in dietro nien-
te, che $ia per giouare a tal co$a.
[200]DELLA ARCHITETTVRA
Dele Colonne, & loro ornamenti, che co$a $iano i piani, che il centro del $u$o, la centina gli
Aggetti, iritiramenti, il V entre, il mazzocchio, & il collarino. Cap. XIII.
IN tutta l’Architettura il principale adornamento certo con$i$te nele colon
ne, percioche le molte po$te in$ieme adornano le loggie, le mura, & qual $i
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uoglia $orte di Vani, & una $ola ancora ha del buono, percioche ella adorna
un ri$contro di$trade, un Teatro, una piazza, $erbai Trofei, $erue per memoria
de le gran co$e, ha gratia, reca$i dietro dignità, & è co$a difficile a dire quanto
$pende$sino gli Antichi in quelle, per e$$ere ornamento eccellenti$simo. Per-
cioche non ba$tando ad alcuni che elle fu$sino di Marmo Pario, Numidico, &
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Alaba$trino, & $imili, uollono che alcuni Scultori eccellenti$simi ui $ace$sino
dentro $tatue, & imagini, $i come dicono che nel Tempio di Diana Efe$ia ue ne
erano piu di cento venti. Altri u$arono i capitelli, & le ba$e di bronzo indorate,
$i co me in Roma nel portico doppio $i uede, il quale e’ feciono nel con$olato
di quello Ottauio che trionfò di Per$eo. Altri feciono le Colonne tutte intere
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di bronzo, & altrile ue$tirono di Argento, ma la$ciamo $tare que$te co$e. Egli è
di nece$sità che le colonne $ieno li$ce, & ben tõde. Io truouo che un certo Theo
doro, e Tholo Architettori in Lemno haueuano fatto certi Tornij ne le loro bot
teghe, & haueuanui di maniera cõtrape$ate d\~etro le collonne, ch’elle $i tondaua
no girate intorno da un fanciulletto $olo, Greca hi$toria. Que$to faccia al pro-
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po$ito no$tro. Ne le colonne noi con$ideriamo due linee lunghe giù per il fu$o,
l’una $i può chiamare il centro delfu$o, & l’altra la centina, ma le linee corte che
noi con$ideriamo ne le colonne $ono i uari diametri di que’ cerchi, che in uarij
luoghi cingono e$$a colonna, & di co$i fatti cerchi noti$sime $ono le due $uperfi-
cie, l’una da la te$ta, & l’altra dal piè de la colonna. Ma il centro del fu$o è quella
linea, che per entro al mezo de la colonna $ia tirata dal centro del cerchio de la
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$uper$icie piana di $opra, al centro del cerchio de la $uper$icie piana di$otto, la
qual linea ancora $i chiama il piombo del mezo de la colonna, in que$ta me-
de$ima linea $i appuntano i centri ditutti i cerchi, ma la centina è una linea ti-
rata da lo aggetto del collarino di $opra per lo lungo $ino allo aggetto del
collarino di $otto. Et è quella nella quale terminano tutti i diametri, che $o-
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no nella gro$$ezza de la colonna, & non è $ola, nè ua a dirittura come quella
del centro del fu$o, ma è fatta, & compo$ta di molte linee parte diritte, & par-
te torte come noi ti diremo. I diametri de cerchi, che $i hanno a con$idera-
re in più luoghi giù per la colonna, $ono cinque, gli Aggetti, i Ritiramenti, & il
Ventre, gli Aggetti $on duoi l’uno in cima, l’altro in piè de la colonna, chia-
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mati aggetti, perche $i gettano più in fuori che il re$to de la colonna, i Ritira-
menti ancora $on duoi, che $ono a canto a gli Aggetti da capo, & da piede, &
chiamon$i co$i perche $i ritirono da gli aggetti al $odo de la colonna, il dia-
metro del Ventre $i nota dal mezo in giù de la colonna, chiama$i Ventre
perche e’pare che in quel luogo la colonna gonfi alquanto. Gli aggetti infra
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loro $ono differenti, percioche quello che è da ba$$o è fatto del collarino, &
d’uno poco di piegatura, mediante la quale $i ritira dal collarino al $odo de la
colonna, ma lo Aggetto, che è in cima de la colonna, ha oltte al collarino, & ala
piegatura, ancora il mazocchio. Ne l’ultimo lalinea de la Centina $i ordinerà
[201]LIBRO SESTO.
in que$to modo. Nel pauimento, o in qualche faccia piana d’un muro, il qual
luogo io chiamo il di$egno, $i tira una linea diritta, lunga quanto ha da e$$ere lun
ga la Colonna, che da la caua habbiamo a fare uenire, que$ta linea $i chiama il c\~e
tro del fu$o. Diuideremo adunque que$to centro in alcune determinate parti, $e
5
condo chericerca la ragione, & la qualità de la muraglia, & de le colõne che s’ha
ranno a fare, de la quale ragioneremo a luogo $uo, & $econdo le dette parti $i ti-
rerà con ragione il diametro de la pianta da piede, con una linea piccola in $qua
dra a trauer$o del centro del fu$o in detto muro. Que$to diametro diuideremo
in uentiquatro parti, una de le quali diamo a la altezza del collarino, la quale al-
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tezza notiamo nel muro con una lincetta piccola, di nuouo pigliamo tre de le
uentiquattro parti, & $econdo que$ta altezza ponghiamo nel centro del fu$o, un
punto c’habbia a $eruire per il ritiramento, & da que$to punto tiriamo una linea
equidi$tate a la linea del Diametro de la pianta, laquale $arà il diametro, che $arà
la $ettima parte piu corta, che la linea del diametro de la pianta. Segnate que$te
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due linee, cioè il diametro del ritiramento, & il collarino, tiriamo da la punta de
la fine del collarino a la punta del diametro del ritiramento una linea piegata,
uer$o il fu$o de la colonna, piu dolce, e piu grata che è po$sibile, il cominciam\~eto
di que$ta linea piegata $arà il quarto d’un cerchio piccolo, il mezo diametro del
quale cerchio $arà l’altezza del collarino. Doppo que$to diuido tutta la lun-
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ghezza del fu$o in $ette parti uguali, & $egno con alcuni punti e$$e diui$ioni. Nel
quarto punto cominciandomi ad annouerare da piede, fermerò io il centro
del Ventre, attrauer$o del quale $i tirerà il $uo diametro, la lunghezza del qua-
le $ia uguale al diametro del ritiramento da ba$$o. Il ritiram ento poi, & l’agget
to da capo $i ordinerà in que$to modo. Percioche $econdo la grandezza del-
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la colonna, de la qual tratteremo al $uo luogo, il diametro del collarino di $o-
pra $i cauerà del diametro de la pianta da ba$$o, & $i di$egnerà in cima a la co-
lonna nel tuo di$egno, ilquale diametro poi, che l’harai di$egnato diuideralo
in dodici parti, una de le quali parti $eruirà per l’aggetto del collarino, & del
mazzocchio, & di poi di que$to ne darai duoi terzi al mazzocchio, & un ter-
zo al collarino, ma da que$to aggetto ritirerati per ritiramento a l’ingiù per il
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fu$o una parte, & mezzo de le dodici, & il diametro di e$$o ritiramento $arà mi-
nore del diametro maggiore de l’aggetto, la nona parte di e$$o. Dipoi tirerai
la linea piegata come ti in$egnai tirare l’altra di $otto. Vltimamente poi di$e-
gnati nel tuo di$egno gli aggetti, i ritiramenti, & le piegature, & il diametro del
Ventre, tiri$i una linea retta da la te$ta del ritiramento di $opra, & co$i dal riti-
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ramento di$otto al diametro del Ventre, & in que$to modo con que$to di$e-
gno $arà finita la linea che noi chiamiamo Centina de la colonna, $econdo la
quale linea faremo un regolo, con ilquale gli $carpellini po$sino finire, & dare
forma a la colonna. La $uperficie da piè de la colonna, $e la colonna $arà tonda
bene ad angoli uguali dal piombo del mezo, $i aggiu$terà beni$simo, con tira-
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re uno $e$tone che $ia appuntato nel centro del cerchio de la $uperficie de la co-
lonna da capo. Que$te co$e non ho io trouato che $ieno $critte da gli Antichi,
ma le ho notate con diligentia, & con $tudio da le opere de buoni Mae$tri. Le
co$e, che $eguiteranno, $i apparteranno per la maggior parte a modi di co$i fatti
di$egni, & $aranno co$e molto degne, & utili$sime per dilicatezza de Pittori.
[202]DELLA ARCHITETTVA
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[203]DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONBATISTA
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ALBERTI.
_LIBRO SETTIMO,_
DELLI ORNAMENTI DE TEMPII SACRI.
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Chele Mura, i Temp{ij}, le Ba$iliche $ono con$ecrate a li D{ij}, de la Regione de la Città, & del
$ito, Et de $uoi adornamenti principali. Cap. I.
NOI habbiamo detto cheil fabbricare $i fa di piu parti, & che de
le parti alcune $on quelle, per lequali tutte le $petie di qual $i uo-
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glia edificio conuengono in$ieme, come è il $ito, le coperture, &
$imili, & alcune ne $ono, mediante lequali gli edificij $ono infra
loro differenti. In$ino a quì habbiamo trattato de gli ornamenti
che a quelle prime $i a$pettano, al pre$ente tratteremo de gli a-
dornamenti di que$te altre, & que$to di$cor$o harà tanto grande utilità in $e, che
non che altro i dipintori accurati$simi inue$tigatori de le co$e belle, confe$$eran
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no ch’e’ non $ia bene mancarne in modo alcuno. Sarà ancora tanto piaceuole,
non uo dir piu, ba$ta che non ti pentirai d’hauerlo letto, ma io non uorrei che tu
bia$ima$si, $e e$$endoci propo$ti nuoui fini cominceremo a trattare la co$a da
nuoui principij. I primi principij, & le uie adunque ci $i dimo$trano a$$ai bene,
mediante la diui$ione, il di$egno, & la annotatione de le parti, de lequali la co$a
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in fe con$i$te; Percioche $i come in una $tatua fatta di bronzo, d’oro, & d’argento
cofia la rinfu$a, il Mae$tro ui con$idera altre co$e circa il pe$o, & lo $tatuario, altre
circa il di$egno, & altri for$e altre co$e diuer$e; co$i noi ancora dicemmo altroue,
che que$te mede$ime parti de l’architettura bi$ogna che $ieno talmente diui$e,
c’habbino un’ordine a$$ai commodo acciò $i po$sino raccõtare quelle co$e, che
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faccino a tal co$a a propo$ito. Daremo adunque hora $ine a quella diui$ione che
principalmente conferi$ce piu a la leggiadria, & a la gratia de gli edificij, che a la
utilità, o a la $tabilità loro. Ancor che tutte le co$i fatte lodi, talm\~ete cõuenghino
infra di loro, che una che ne manchi in qual $i uoglia co$a, l’altre in la $te$$a co$a
non $ieno lodate. Gli edificij adunque $ono, o publici, o priuati. Etipriuati
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& i publici, $ono, o $acri, o $ecolari. Tratterò prima de publici. Gli antichi col
locauano con grandi$sima religione le mura de le città dedicandole a uno Dio,
che di loro haue$$e ad hauere la tutela. Nè pen$auano che $i pote$$e mai $econ-
do il di$cor$o humano da alcuno moderare tanto le co$e de mortali, che nel
commertio, & con$ortio de gli huomini non $i ritroua$$e la contumelia, & la per
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fidia, & credeuano che una città, o per negligentia de $uoi, o per inuidia de ui-
cini, fu$se $empre uicina a gli accidenti, & $ottopo$ta a pericoli, non altrimenti
che una naue nel Mare. Etperò credo io che eglino u$a$sino fauoleggiando
di dire che Saturno per prouedere a bi$ogni de gli huomini, haueua già propo-
[204]DE LLA AR CHIT ETTVRA
$ti a le Città per capi alcuni Semidei, & baroni, che con la prudentia loro le difen
de$sino: Concio$ia che noi non $olamente habbiamo bi$ogno di mura, per difen
derci; ma habbiamo nece$sità grandi$sima del fauore de gli Dij, & dicono che
Saturno usò di fare que$to, accioche $i come ad uno armento di pecore non $i
propone una pecora: ma un pa$tore, co$i $i intende$$e che a gli huomini ancora
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bi$ognaua proporre un’altra $orte di animanti, che fu$$e di maggiore $apientia,
& di maggior uirtù, che gli huomini ordinarij: & però $ono le mura con$ecrate
a gli Dij. Altri dicono, che da la prouidentia di Dio ottimo, & grandi$simo, è
auuenuto, che $i come gli animi de gli huomini hanno iloro genij fatali, co$i an-
cora gli habbino i popoli. Non è marauiglia adunque $e le mura, dentro a le
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quali $i ragunauano, & defendeuano i Cittadini, erano tutte con$ecrate. Et $e
e$$endo per pigliare alcuna Città a$$ediata, per non far co$a alcuna contro a la
Religione, inuocauano, & cercauano diplacare con certi himni $acri, gli Dij de-
fen$ori di e$$e, pregandoli che $i contenta$$ero di uenir$ene uolentieri nel pae$e
loro. Chi è per dubitare, che il Tempio non $ia $acro, sì per ri$petto d’altre co
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$e, sì per que$ta piu che per altra, che in e$$o $irende una douuta reuerentia, &
honore a gli Dij; di tanti infiniti oblighi che la generatione humana ha con e$$o
loro? La pietà è una de le principali parti de la giu$titia; & chi$arà che non con
fe$si che e$$a giu$titia da per sèè dono di Dio:& è ancora una parte di giu$titia cõ
giunta a la di $opra, degna, & eccellente, & molto grata a gli Dij, & perciò $acra-
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ti$sima, quella che noi u$iamo uer$o gli huomini per conto di pace, & di tran-
quillità, mentre che noi uogliamo che cia$cuno $econdo i meriti $uoi $ia rimune
rato? Et perciò per qual $i uoglia cagione giudicheremo che i luoghi doue $i
mini$tri giu$titia $ieno con$ecrati a la Religione. Che diren noi de le memorie
dele gran co$e, che dedicate a la Eternità, $i la$ciano a po$teri? diremo certo, s’io
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non mi inganno, che tutte attenghino in qualche modo a la giu$titia, & a la Reli
gione. Habbiamo adunque a trattare de le Mura, de Tempij, de luoghi doue
$i mini$tra giu$titia, e de le la$ciate Memorie, $e prima peroche noi ne trattiamo,
diremo breuemente alcune co$e di e$$e cittadi da non $i douere la$ciare in die-
tro. Renderà molto gratio$a la regione & il $ito, una abbondantia di edi$icij
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ben di$tribuiti, & ben collocati in luoghi commodi$simi. Platone lodaua, che
la pianta, & il $ito d’una Città $i $comparti$$e in dodici parti, & in cia$cuna collo-
caua il $uo Tempio, & le $ue chie$e minori. Ma noi ci aggiugneremo luoghi
done concorrino a$$ai $trade, & luoghi per altri magi$trati piu minuali, fortifica-
tioni, luoghi da correrui, & per piazze, & per giuochi; & $e alcune altre co$e $ono
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che con que$te $i affaccino, pur che il $ito da ogni banda fiori$ca di abbondan-
tia di ca$amenti. Ma le Città certamente ne $ono alcune grandi, alcune mi-
nori, come $ono i Ca$telli, & i Caftelletti. Gli Scrittori antichi hanno oppe-
nione che le Città po$te in piano, non $ieno molto antiche; perciò $ieno di man
co autorità che l’altre; percioche e’ credono che le $ieno $tate fatte a$$ai gran
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tempo dopo il Diluuio. Ma ueramente che le Città in luoghi piani & aperti,
& i Ca$telli in luoghi a$pri & difficili, hanno piu del gratio$o, & del diletteuole:
niente dimeno io uorrei che in que$te $i u$a$$e que$to contracambio, che quel-
le, che$ono ne le pianure $i rileua$sino alquanto da terra $opra uno colletto per
[205]LIBRO SETTIMO.
ri$petto de le $porcitie, & de le immonditie; & quelle che $ononele montagne
uorrei io chefu$sino collocate in luogo piano, & uguale ri$petto a le $trade, & a
gliedificij. A Cicerone pareua che Capua fu$$e da antepor$i a Roma, perche
ella non era impiccata $u peri colli, nè interrotta da le ualli, ma piana & aperta.
Ale$$andro la$ciò difornire la incominciata Città ne l’I$ola del Faro, luogo cer-
5
to per altro forte, & commodi$simo: ma conobbe che ella non ui $i poteua allar
gare di $patio da diuentare grande. Nèpen$o che quì $i habbia da la$ciare in die-
tro, che il grandi$simo ornamento de la città, è la moltitudine de cittadini. Io
ho letto che Tigrane, quando egli edificò la città Tigranocerta, co$trin$e una
grandi$sima moltitudine d’huomini ricchi$simi, & honorati$simi, ad andare con
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tutti i loro beni ad habitarla, hauendo mandato uno editto, che tutte quelle co
$e, che e’non ui conduce$sino, & fu$sino ritrouate altroue, fu$sino applicate al
fi$co. Que$to mede$imo faranno uolentieri da per loro i conuicini, & gli altri
fore$tieri, quando e’$aperanno d’hauerui a $tare $ani, & dilicatamente, & abbon
dantemente, & infra gente ben co$tumata. Ma arrecheranno principali$si-
15
mo ornamento a le città, e$si $iti de le $trade, de le piazze, & di cia$cuno altro edi
ficio, $e $aranno condotti, conformati, & collocati tutti commodamente, & bene
cia$cuno $econdo il bi$ogno: Percioche tolto uia l’ordine da le co$e, non $arà
certo co$a alcuna, che dimo$tri d’e$$ere commoda, grata, o degna. Ad una
ben co$tumata, & ordinata Città, dice Platone, bi$ogna prouedere per uia di leg
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ge, che non ui $i introduchino le delicature de fore$tieri; & che ne$$uno citta-
dino, $e non finiti i quaranta anni, po$$a andare fuori. Et che i fore$tieri che
per attendere a gli $tudij $aranno $tati raccolti ne la città, poi che haranno fatto
pro$itto, $e ne rimandino a ca$a loro. Et que$to $i fa, perche egli accade che per
contagione de fore$tieri i Cittadini $i $dimenticano di dì in dì di quella par$imo-
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nia, con laquale furono alleuati da lor padri, & comincian@ ad hauere in odio
quelle u$anze, & co$tumi antichi. La qual co$a è potisima cagione, che le Cit-
tà uadino peggiorando. Racconta Plutarco che gli Epidauri hauendo auuer-
tito, che iloro cittadini diuentauano cattill per il commertio ch’egli haueuano
con gli Illiri, & imparauano cooro peruer$i co$tumi ad innouare $empre
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qual co$a ne la loro città, pettiti per tal conto ele$$ono fra tutta la loro mol
titudine un Citcadino per anno, huomo graue, & circon$petto, che anda$$e a gli
Illirici, & compera$$e, & conduce$$e tutte quelle co$e, che qual $i uoglia cittadino
gli commette$$e. In $omma tutti i $auij conuengono in que$to ch’e’ uogliono,
ch’e’ $i habbia una grandi$sima cura, & diligentia, che la città non $i corrompa
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per il commertio de fore$tieri, che ui capitano; nè io pen$o che e’$ia però da imi
tare coloro, che non uogliono che ui capiti alcuna $orte, o qualità d’huomini.
Appre$$o de Greci, $econdo il co$tume antico, era u$anza di non riceuere den-
tro ne la città que’ popoli che non erano in lega in$ieme, nè per que$to anche
inimici, $e taluolta e’ ueni$$ero armati perauentura a ca$a l’un de l’altro: ma
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ne anche $cacciarli, & però gli alloggiauano lungo le mura, non lungi dal
Mercato de le co$e da uender$i, acciò mediante quelle i fore$tieri $i pote$si-
no rinfre$care, $e di co$a alcuna haue$$ero di bi$ogno, & i cittadini pote$sino $ta
re $icuri da pericoli. Maio lodo ueramente i Cartagine$i, percioche e’riceue-
[206]DELLA ARCHITETTVRA
uano dentro i fore$tieri; ma non uoleuano però che egli haue$$ero co$i ogni co$a
a comune con i cittadini: l’altre $trade per andare a la piazza, o al mercato erano
comuni con i fore$tieri, ma i luoghi piu ripo$ti de la città come gli Arzanali, & $i
mili non gli la$ciauano, non che altro uedere. Noi adunqne ammae$trati da
tali e$empij, diuideremo la pianta de la no$tra Città talmente che non $olo i fo-
5
re$tieri ui habbino le loro habiture $eparate, & commode per loro, & a Cittadi-
ni non $commode: Ma in modo ancora che i cittadini po$sino infra loro conuer
$are, negociare, & habitare bene commodamente, & con dignità $econdo il bi-
$ogno, & grado loro. Renderà certo la città gratio$a, $e diuer$e botteghe d’ar
tieri $taranno in diuer$e $trade, & regioni in luoghi conuenienti, & accomodati.
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Percioche nel mercato $taranno bene gli Argentieri, i Dipintori, gli Orefici. Ol
tra que$ti gli Spetiali, i Sarti, & $imili, e quelli, che fanno gli e$ercitij piu honorati;
ma ne luoghi piu lontani debbono $tare le arti piu $porche, & piu lorde, il $etore
de Coiai $i manderà ad $tare lontano, & uer$o $ettentrione; percioche da quel
luogo i uenti uengono di rado ne la città, o tanto furio$i, che piu pre$to uolano
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che e’pa$sino. Saranno for$e alcuni a chi piacerebbe piu to$to che le habitationi
de Nobili fu$sino tutte in$ieme libere, e purgate dal me$cuglio de la plebe. Altri
uorrebbono piu to$to che tutte le regioni de la città, fu$sino co$i ordinate che <002>
tutto $i troua$$ero quelle co$e, di che $i può hauere di bi$ogno, & per que$to non
recu$ano che le botteghe ben uili $ieno me$colate con le ca$e de Cittadini piu
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honorati. Ma di que$to $ia detto a ba$tanza, altra co$a $i a$petta a la utilità, &
altra ala degnità. Io torno al no$tro propo$ito.
Di che pietre, & come gro$$e $i debbino fare le mura. Et chifurono i primi a fabbricare i
Temp{ij}. Cap. II.
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LOdarono gli Antichi, & ma$simo i Popoli di To$cana che le pietre per le
mura fu$sino grandi$sim. & riquadrate. Ilche gli Athenie$i ancora $ecõ-
do Temi$tocle u$urparono ne Pireo. Veggon$i Ca$tella antichi$si
mein To$cana, & in quel di Spuleto, & app$$o a Piperno in Campagna, mu-
30
rate digrandi$sime pietre roze, ilqual lauoro c a me piace grandi$sima-
mente; percioche tal $orte di muraglia, dimo$tra una certa rigidezza de la
antica $euerità, che arreca a la antica città non piccolo ornamento. Etio
certamente uorrei che le mura de le Città fu$sino tali, che $guardate da lo Ini-
mico, e’$e ne $pauenta$$e, & diffidato$i di e$$e $ene parti$$e. Arrecano ancora
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$eco maie$tà i fo$si larghi$simi, & profondi acco$to a le mura, che habbino le
ripe $co$ce$e, come dicono che erano que’ di Babbillonia, che erano larghi
cinquanta cubiti regij, & a fondi piu di cento. Accre$ce maie$tà l’altezza, & la
gro$$ezza de le mura $imili a quelle, che $i dice che fece Nino, Semiramide, &
Tigrane, & la maggior parte di tutti quelli, che hanno hauuto l’animo incli-
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nato a la Magnificentia. Ne le Torri, & ne corridori de le mura di Roma ho
io ueduto pauimenti dipinti a Mu$aico, & mura intonicate di co$e honorati$-
$ime: ma tutte le co$e non $tanno bene in qualunche Città. Le dilicatezze de
le cornici, & de gli Intonichi non $i ricercano ne le mura de le città, ma in cam-
[207]LIBRO SETTIMO.
bio di cornici e$chino fuori alcune pietre alquanto piu lauorate che le roze, lun
ghe po$te a corda, & con l’archipenzolo, & in cambio di Intonichi ancor che l’a
$prezza de la faccia $i dimo$tri alquanto piu rigida, & qua$i minacceuole, uorre
non dimeno che le pietre ui fu$sino talmente congiunte in$ieme $u canti, & con
uguali linee di maniera, che murate non ui $i uegga mai alcuna fe$$ura. Que$to
5
ci uerrebbe commodi$simamente fatto, $e noi ci $erui$simo del Regolo de Dori
ci, $imile alquale u$aua dire Ari$totile che bi$ognaua fu$si la legge: Percioche egli
era di piombo, & $i piegaua: Concio$ia c’hauendo e$si pietre duri$sime, & difficili
a maneggiarle, perdonando a la $pe$a, & a la fatica non le lauorauano tutte in
$quadra, ma le murauanocõ ordini incerti, purche cia$cuna po$a$$e bene, perche
10
ella era co$a fatico$i$simaoltra modo il maneggiarle, & porle apunto come tu uo
leui ne luoghi conuenienti. Seruiuan$i adũque di que$to regolo che $i piegaua,
& l’acco$tauano, & con e$$o cingeuano il canto, & i lati de la pietra già murata, a
la quale haueuano ad acco$tare l’altra, & del regolo co$i piegato $i $eruiuano per
centina de $a$si che poteuano riempiere i uani, de gli altri già murati, per cono-
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$cere con facilità i luoghi, ne quali pote$sino commodamente mettere le pietre
che a le già murate s’hauuano ad acco$tare. Oltra di que$to per ri$petto d’una
certa reuerentia, & dignieà, uorrei io che, & dentro, & fuori atorno a le mura fu$
$i una larghi$sima $trada, t& ch’ella $i con$ecra$$e a la publica libertà, la quale non
pote$$e e$$ere impedita da huomo di qual $i uoglia $orte, nè con fo$$o, nè con mu-
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ra, nè con $iepe, nè con arbucello alcuno, $enza gran pena. Hor torniamo &
Tempij. Il primo che fabbrica$$e Tempij, truouo io che in Italia fu il Padre
Iano, & però gli Antichi haueuano per u$anza di cominciare $empre da Ia-
no i preghi de loro $acrificij. Et Alcuni $ono, che dicono che in Creta Gio-
ue fu il primo che fabbrica$$e Tempij, & per que$to haueuano openione, che
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Gioue fu$$e il primo Dio da e$$ere adorato. In Fenicia, dicono che V$one, fu
il primo che rizza$$e $imulacri al fuoco, & al Vento, & che edifica$$e Tem-
pij. Altri dicono che Dioni$io, cioè Bacco andando in India, nuouo, & fo-
re$tiere, non trouando in’, quelle Regioni alcune cittadi, poi che ui hebbe
fattele Città, ui fece ancorai Tempij, & ui ordinò certi modi di religione.
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Altri dicono che in Achaia, Cecrope fu il primo che edifica$$e il Tempio a la
Dea Opi, & gli Arcadi l’edificarono a Gioue. Etraccontano che I$ide, la
quale ancora fu chiamata Dea Legifera, per e$$ere $tata la prima infra gli
Dij, che haue$$e ordinato che $i uiue$$e mediante le $ue leggi, fu la prima an-
cora che fece Tempio a Gioue, & a Giunone $uoi progenitori, & che po$e Sa-
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cerdoti a la cura di quelli. Ma come fatti in quella età appre$$o a qual $i no-
glia di co$toro fu$sino i Tempij, non $i sà co$i bene. Io crederò facilmente
che fu$sino $imili a quello, che era ne la Fortezza di Athene, o a quello, che a
Roma era nel Campidoglio. Concio$ia che e$$endo ancora la città florida, e’
l’haueuano coperto di paglie, & di canne, e$primendo in que$to modo quel
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la pri$tina par$imonia de loro antichi padri. Ma poi che le richezze de Re,
& de gli altri Cittadini gli per$uaderon che fu$si bene che egli honora$sino
$e $te$si, & le città loro, con la grandezza de gli edificij par$e loro co$a brutta
chele ca$e de li Dij non haue$sino ad auanzare di bellezza in qualche co$a
[208]DELLA ARCHITETTVRA
le habitationi de gli huomini; & fece in breue tempo la co$a tanto progre$$o, che
ne $ondamenti d’un Tempio, e$$endo la Cittade per ancora ma$$aia, & $tretta ne
lo $pendere, il Re Nũma con$umò quattromila libbre d’Argento. Io certo gran
demente lodo l’impre$a di co$i fatto Pr<007>ncipe; percioch’egli hebbe con$ideratio
ne, & ri$petto: & a la dignità de la Città, & attribuì molto a la reuer\~etia, che $i de
5
ne a li Dii, da quali certo douiamo ricono$cere il tutto. Ancor che e’$ia $tata
openione di alcuni, che$ono $tati reputati $aui, ch’e’ non fu$$e bene cõ$ecrare, nè
dedicare Tempij a li Dij, & dicono che andando dietro a tale oppenione Ser$e,
abbruciò i Tempij de la Grecia, parendoli male che i Greci haue$$ero rinchiu$i
gli Dij entro a le mura, a quali debbono e$$ere aperte tutte le co$e, & a quali il
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Mondo ha a $eruire per tempio, ma torniamo al no$tro propo$ito.
Con quanto ingegno, cura, & dilgentia $i debba collocare un Tempio, & adornare, a quali
D{ij}, & doue $i ha a porre, & de uar{ij} modi de $acrific{ij}. Cap. III.
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IN tutta l’arte del fabbricare non è co$a alcuna doue bi$ogni hauere maggio-
re ingegno, cura, indu$tria, & diligentia, che nel porre, & adornare un t\~epio,
perche la$ciando $tare che un Tempio certo ben fatto, & bene adorno
$ia ueramente il maggiore, & il principale ornamento che habbia una Città,
egli certo è pur ueramente la ca$a de gli Dij. Et $e noi adorniamo, & paria-
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mo dilicati$simamente le ca$e doue hanno ad habitare i Re, & gli huomini,
grandi, che faren noi a quelle de $uperni Dij? i quali uogliamo che inuocati
uenghino a no$tri $acrificij, & e$audi$chino le no$tre preci, & le no$tre oratio-
ni, che $e bene gli Dij non $timeranno que$te co$e caduche, da gli huomini
$timate a$$ai, $i moueranno non dimeno da la purità dele co$e $plendide, &
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da quella ueneratione, & reuerentia, che $i harà uer$o di loro. Certamente che
per indirizzare gli huomini a la pietà, $ono molto a propo$ito i Tempij, i qua-
li dilettino $ommamente gli animi, & gli intrattenghino con gratia, & mara-
uiglia di $e $te$si. V$auano di dire gli Antichi che al’hora $i rendeua honore
a la Pietà quando che $i frequentauano i Tempij. Et perciò uorrei io che
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nel Tempio $u$$e ueramente tanto di bellezza che e’non $e ne pote$$e imagi-
nare in alcuno altro luogo alcuna maggiore, & uorrei che e’fu$$e da ogni par-
te co$i ordinato che e’porge$$e a que’ che ui entrano dentro $tupefatti, $pauen-
to, per la marauiglia de le co$e degne, & eccellenti, & che a gran pena $i ri-
tene$$ero, che non dice$$ero con marauiglia alzando la uoce que$to certo è
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luogo degno di Dio. Strabone dice che i Mile$ij feciono il Tempio tanto
grande, che per la $ua grandezza non lo poterono coprire di tetto. Ilche io
non approuo. I Samij $i gloriauano d’hauere un Tempio maggiore di tutti gli
altri. Non mi di$piace già che e’ $i debbino collocare talmente che a gran fa
tica $i po$sino accre$cere. L’ornamento certo è una co$a infinita, & $empre
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ne Tempijancor piccoli rimane qual co$a che e’ti pare che, & ui $i po$$a, &
ui $i debba aggiugnere. Nondimeno a me piacono a$$ai quei Tempij, che
$econdo la grandezza de la Città, tu non gli de$iderere$ti maggiori, & infra
l’altre co$e mi offende a$$ai la $mi$urata grandezza de Tetti. Ma $opra tutto
[209]LIBRO SETTIMO.
de$idero che nel Tempio $ia que$to, cioè che tutte quelle co$e che ti $i appre$en-
tano dinanzi a gli occhi, $ieno talmente fatte che tu habbia ad hauere difficultà a
deliberare $e e’$arà da lodare più l’ingegno, & l’artificio del Mae$tro, o lo $tudio
de Cittadini, in hauere ordinato, & dedicate in e$$o Tempio co$e $ingulari$sime
5
& eccellenti$sime. Et$e le mede$ime co$e $i affaranno più a la gratia, & a la leg-
giadria, o pure al douere e$$ere eterne, a la qual co$a sì in tutte l’altre fabbriche,
& publiche, & priuate, sì ma$simamente ne l’edificare i T\~epij, $i debbe di nuouo
& da capo hauere cura oltra modo diligenti$sima. Perche egli è certo ragio-
neuole che le tante fatte $pe$e, $ieno forti$sime da reggere contro a tutti gli acci
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denti, accioch’elle non $i perdino. Et credo io che la antichità non arrechi mã-
co autorità, che $i faccia l’ornamento degnità a Tempij. Ma gli Antichi am
mae$trati da la di$ciplina de To$cani, non giudicarono che e’ fu$$e bene $tatuire
in ogni luogo Tempij a tutti gli Dij, percioche giudicarono che fu$si bene che
dentro al circuito de le Mura $i doue$sino collocare i Tempij a gli Dij de la Pace,
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& de la Pudicitia, & a gli altri che fu$sino auuocati, & Tutori de le buone arti.
Ma à quelli Dij auuocati de Piaceri, de le Inimicitie, & de li Incendij come Ve-
nere, Marte, & Vulcano, giudicarono che $te$sino meglio a collocarli fuori de le
Mura. A Ve$ta, a Gioue, & a Minerua (da Platone chiamati i Defen$ori de le
Città)gli collocauano in mezo del Ca$tello, & de la Roccha, a Pallade auuocata
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de lauoranti, & a Mercurio alquale $acrificauano i Mercatanti di Maggio, & ad
I$ide gli collocauano nel Foro, a Nettunno $opra il Lito del Mare, & a Iano in ci
ma de più alti Monti, ad E$culapio collocarono il tempio ne l’I$ola del Teuere,
percioch’e’ giudicauano che la principal co$a, di c’haue$sino ad hauere bi$ogno
gli ammalati fu$$e l’acqua, In altri pae$i, dice Plutarco, che egli erano $oliti di
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collocare il Tempio a que$to Dio fuori de la Città, per e$$erui l’aria miglio-
re. Oltra di que$to pen$auano che a uarij Dij, $i haue$sino a fare, & conueni$-
$eno uarie forme di Tempij: Percioche lodauano che al Sole & a Bacco era
bene di farli tondi. Et Varrone diceua che il Tempio di Gioue era bene che
in alcun lato fu$$e $coperto, concio$ia che egli è quello, che apre i $cemi di tut-
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te le co$e. A la Dea Ve$ta pen$ando che ella fu$$e la terra, faceuano il Tem-
pio tondo come una Palla. A gli Altri Dij $uperni $i poneuano con gli edifi-
cij $olleuati alto da terra. Alli Dij Infernali gli faceuano $otto Terra, & a Ter-
re$tri gli poneuano a piano. Auenne ancora accioche io co$i lo interpetri
che a uarie $orti di $acrificij trouarono uarie $orti di Tempij. Percioche altri
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bagnauano gli altari di $angue, altri con Vino, & con una Torta $acrificaua-
no. Altri di giorno in giorno $i dilettauano dinuoui modi. Po$tumio fece
appre$$o de Romani una legge che $opra il fuoco con che gli abbruciauano i
corpi non $i $parge$$e Vino, & perciò gli Antichi non erano $oliti $acrificare con
uino, ma con latte. Nel Mare Oceano ne l’I$ola Hiperborea doue dicono che
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nacque Latona, era la Città Regale con$ecrata ad Appolline, i Cittadini de
la quale per e$$ere $oliti a cantare ogni giorno le lodi del loro Dio, erano qua$i
tutti $onatori di lira. Truouo in Teofra$to Sofi$ta che ne la Morea erano $o-
liti $acrificare al Sole, & a Nettunno con ammazzare una formica. A li Egit-
tij non era lecito placare iloro Dij con alcuna altra co$a dentro a le loro città,
[210]DELLA ARCHITETTVRA
$aluo che con le orationi, & per potere $acrificare a Saturno, & a Serapi con le pe
core, collocarono ilor Tempij fuori de la Cittade. Ma i no$tri cominciarono
a poco a poco a $eruir$i de le Ba$iliche, per $acrificare, & feciono que$to sì perche
e’$i erano auuezzi da principio a ragunar$i, & a ritrouar$i in$ieme ne le Ba$ili-
che de Priuati, sì ancora perche in quelle $i collocano gli altari $u$o alto in cam-
5
bio del Tribunale con gran maie$tà, & attorno a gli Altari ancora s’accommoda
eccellentem\~ete il Coro. Il re$tante de la Ba$ilica come $ono le Naui, & il portico
parte $tauano apparecchiate a $eruire a chi pa$$eggiaua, & parte a chi $taua atten-
to a $acrificij. Aggiungeuaci$i che la uoce del Pontefice mentre ch’egli parlaua
$i comprendeua meglio in una Ba$ilica cõi palchi di legname, che non faceua ne
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Tempij in uolta: Ma di que$te co$e tratteremo altroue, faccia hora a no$tro pro-
po$ito ch’e’ dicono che a Venere, a Diana, a le Mu$e, a le Nimphe, & a le Dee più
dilicate $i debbono dedicare Tempij, che con lo e$$er loro uadino imitando
quella Virginale $chiettezza, & quel fiore de la loro età giouenile: Ma ad Ercole,
a Marte, & a gli altri Dij maggiori, $i hanno a dedicare Tempij di $orte che $i hab
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bino ad arrecare indietro per la grauità loro Autorità, più to$to che gratia per la
loro bellezza. Vltimamente quel luogo doue tu harai a collocare un Tempio,
bi$ogna che $ia luogo celebrato, Illu$tre(& come $i dice) $uperbo, & e$pedito da
ogni contagione di $ecolari, perciò habbia dinanzi una $patio$a, e degna piazza,
& $ia accerchiato di $trade larghi$sime, o più pre$to di piazze grandi$sime, tal-
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mente che da ogni banda $ia bello a uedere.
De le parti, forme, & figure de Temp{ij}, & de le Cappelle, & doue $i debbino
collocare. Cap. IIII.
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LE parti del tempio $ono due, il portico, & la parte di dentro, ma $ono
in que$te molto differenti. Percioche i tempij alcuni $ono tondi, alcuni
quadrati, & alcuni finalmente di piu facce. Vede$i manife$to che la Natu
ra $i diletta de le co$e tonde, concio$ia che le co$e che $i conducono, $i generano
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o $i fanno mediante la Natura $on tonde. Ma che bi$ogna che io racconti le
$telle, gli alberi, gli animali, & i nidi loro, & $imili altre co$e di que$to mondo,
da che ella uol$e che tutte fu$sino tonde? Veggiamo ancora che la Natura $i
è dilettata de le co$e che hanno $ei facce. Percioche le Pecchie, i Calabroni,
& ogni altra $petie di Ve$pe che tu ti uoglia, non hanno imparato a fare quel-
35
le loro $tanzette ne loro teatri, mai d’altro che di $ei facce. Termineremo
con un cerchio uno $ito tondo d’un tempio. Ne tempij quadri u$arono
gli Antichi che la pianta fu$$e una meza uolta piu lunga che larga. Altri l’u-
$arono il terzo piu lunga che larga. Et altri uol$ono che la fu$$e lunga due
larghezze, ma in que$te piante quadrate $arà grandi$simo difetto di bruttez-
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za $e le cantonate non $aranno tutte in $quadra. Gli antichi nel farli di piu
facce, gli faceuano, o di $ei, o di otto, o ueramente di dieci facce. Di tut-
te que$te co$i fatte piante è di nece$sità, che i loro angoli $i terminino den-
tro ad un cerchio, & da quello, è forza $i tirino diritti; percioche il mezo
[211]LIBRO SETTIMO.
diametro di co$i fatto cerchio, farà una faccia de le $ei, che in detto cerchio po$-
$ono entrare.
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Et $e tu tirerai dal centro linee diritte, che taglino apunto nel mezo tutte le
$ei faccie de la fatta pianta, uedrai manife$to, che modo tu habbia a tenere a fare
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una pianta di dodici faccie, & da la pianta de le dodici faccie, il modo da farla di
quattro, & da farla di otto ancora.
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Ecci non dimeno un’altro modo molto piu facile à di$egnare le piante di
otto faccie. Percioche di$egnato un quadro di lati uguali, & in $quadra, tirerò
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i diametri da qual s’è l’uno de canti di que$to quadrato, & dal punto doue $i
inter$egano in mezo tirerò un cerchio, aprendo le $e$te per quanto porta il
mezo diametro che abbraccierà per tutto i lati del quadrato, diuiderò poi
uno de lati del quadrato, & tirerò dal centro per e$$a diui$ione una linea ne la
[212]DELLA ARCHITETTVRA
circunferenria del cerchio, che da e$$a a la cantonata del quadrato ti darà a pun-
to la ottaua faccia, che puo entrare in detto cerchio.
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Caueremo ancora una pianta di dieci facce d’un cerchio in que$to modo.
Di$egneremo duoi diametri in un cerchio che $i inter$eghino l’un l’altro in
i$quadra, & dipoi d<007>uideremo un mezo di qual $i uoglia di que$ti diametri, in
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parti due uguali. & da que$ta diui$ione tireremo una linea diritta a lo in $u$o a la
te$ta de l’altro Diametro, che nerrà a $chiancio; $e di que$ta linea a $chiancio tu
ne leuerai tanto, quanto è il quarto d’uno de fatti diametri, il re$tante di detta li
nea $arà la decima facciata che puo entrare in detto cerchio.
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Aggiungon$i a Tempi le cappelle; ma ad alcuni piu, & ad alcuni meno.
Ne Tempii quadri non $e ne fa mai in alcun luogo $e non una; & que$ta $i po-
ne in te$ta, accioche $ubito s’appre$enti a la ui$ta di chi entra dentro di $u la
porta. Et $e pure ti piacerà di farui da le bande piu capelle, ne Tempii qua-
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dranguli non $taranno certo male, in quelli che $aranno il doppio piu lunghi
che larghi, & in que$ti non $e ne debbe fare piu che una per lato. Et $e pur tu
ue ne uole$si piu, $aranno piu conuenienti che le ui $ieno in caffo, che in pari.
Ne le piante tonde, & co$i in quelle che $aranno di molte facce ($e però mi è
[213]LIBRO SETTIMO.
lecito chiamarle co$i) ui $i faranno molto commodamente gran numero di cap
pelle, $econdo il numero de le facce, collocãdone una perfaccia, o in una sì, & in
una nò, a ricontro l’una de l’altra. Ne le piante tonde $taranno molto bene
$ei cappelle, & otto ancora. Ne le piante di piu $accie, bi$ogna auertire, che le
cantonate $ieno conformi, & corr<007>$pondenti l’una a l’altra. Le cappelle, o elle ha
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ranno del quadro, o elle haranno del tondo. Se in te$ta d’un Tempio $i harà a
fare una cappella $ola, $arà molto lodata quella che $arà meza tõda, & dopo que-
$ta quella che $arà in i$quadra. Ma $e tu harai a fare gran numero di cappelle, $a
ràcerto co$a molto gratiata $e elle $i faranno una parte quadra, & un’altra parte
tonda, che a uicenda $i corri$pondino con le faccie l’una a l’altra. L’entrate de
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le cappelle di$egnale in que$to modo. Quando tu harai a fare una cappella $o
la in un tempio quadrangulare, diuidi la larghezza del Tempio in quattro par-
ti, de lequali ne la$cierai due per la larghezza de la cappella. Et $e pure tu uor-
rai uno $patio maggiore, diuiderai la larghezza ti di$si in $ei parti, & la$cerane
quattro a la larghezza de la capella. Et in que$to modo quelli adornamenti
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che ci $i hanno ad applicare, come $ono colonne, fine$tre, o $imili, $i accommo-
deranno a loro luoghi commodi$simamente. Et $e atorno a que$ta pianta tu
harai a fare molte cappelle, potrai uolendo fare quelle che uerranno ne le faccie
da lati, de la mede$ima grandezza che la cappella principale. Maio uorrei ha
uer ri$petto a la dignità de la principale, però mi piacerebbe che ella fu$$e mag-
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giore de l’altre la duodecima parte. Ecci ancora que$t’altra differentia ne le
piante de Tempij quadrangulari, che $e la capella principale $arà fatta di linee
uguali, cioè quadra apunto, non $arà bia$imata, ma l’altre cappelle uogliono e$-
$ere il doppio piu larghe, che non $ono dal petto a le rene. Il $odo de le mura,
cioè quelli o$$ami de lo edificio, che nel tempio diuidono l’una cappella da l’al-
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tra, non uogliono e$$ere punto men gro$si che per la quinta parte del uano, che
infra di loro rimane, nè piu gro$si ancora che peril terzo, o quando tu gli uole$-
$i fare molto gro$si per la metà. Ma ne le piante tonde, $e le cappelle $aranno
$ei, farai che il $odo, cioè l’o$$ame che re$ta tra l’una cappella, & l’altra $ia per la
metà del uano, & $e ui haranno a e$$ere otto cappelle, fa che infra loro, & ma$si-
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me ne tempii grandi tanto $ia il $odo, quanto il uano de la cappella; ma $e ui ha-
ranno a e$$ere piu & piu faccie, faccin$i per il terzo del uano de le capelle.
In alcuni tempii $econdo il co$tume de To$cani, $i hanno a fare da gli lati alcune
non dico naui grandi, ma alquanto minori, che $i fanno in que$to modo. Egli
u$arono di fare una pianta che fu$$e un $e$to piu lunga, che larga de la lunghez-
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za di que$to Tempio a$$egnauano due de le $ei parti al portico che $erui$$e per
antiporto del Tempio, il re$tante diuideuano in tre parti che haue$sino a $erui-
re a tre larghezze de gli andari, o cieli de le uolte; diuideuano ancora la larghez
za del Tempio in dieci parti; tre de le quali a$$egnauano da mano de$tra a la na-
ue minore, & tre a quella de la mano $ini$tra, & le quattro altre parti a$$egnaua-
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no a lo $patio del mezo per pa$$eggiarui. In te$ta del Tempio, & co$i ne mezi
di amenduo gli lati de le naui aggiugneuano le cappelle, & le mura rincontro a
gli andari, o cieli de le uolte faceuano gro$$e per il quinto del uano del loro in-
teruallo.
[214]DELLA ARCHITETTVRA
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[215]LIBRO SETIMO.
Dele Loggie, & Portich<007> del Tempio, de le eutrate de li $caglion i, & de Vani, & de> li
$pat{ij} di e$$i. Cap. V.
HAbbiamo in$ino a quì tratatto de le piante di dentro, ma i Portici inanzi
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a Tempij quadrangulari, o e’ $aranno a la facciata dinanzi, o uero a quel-
la di dietro, & a quella dinanzi a un tratto, o e’ $aranno per tutto a lo in-
torno. Da quella banda che la Tribuna $porta$$e infuora non ui $i farà portico.
In ne$$un luogo certo $i debbe fare il portico piu corto ne Tempij quadrati che
$i $ia l’intera larghezza del Tempio, & in ne$$un luogo ancora piu largo, che per
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il terzo de la $ua lunghezza. Ne’ portici che $ono da li lati del T\~epio, di$co$tin$i
le colonne da le mura de la uolta per tanto $patio quanto è da colonna a colõna.
Il portico di dietro imiterà qual tu ti uoglia di que$ti, che noi habbiamo raccõti.
A Tempij tondi o noi gli faremo il portico atorno, atorno, o ueramente gli fare
mo un $ol portico da la parte dinanzi, in qual $i $ia l’uno quanto a la larghezza,
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terremo lo ordine che $i cauerà de Tempij quadrati, & que$ti non $i fanno mai
in ne$$un luogo $e non di quattro faccie, ma la lunghezza loro $arà, o quãta tutta
la larghezza de la pianta di dentro, o cederà de la ottaua, o finalmente non $arà
mai in luogo alcuno piu corta che il quarto. Haueu an o gli Ebrei anticam\~ete
per la legge de loro padri ad hauere una città $acra, e principale in luogo oppor
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tuno, & commodo, & in quella un Tempio $olo, & un $olo Altare di pietre non
lauorate amano, ma come le ueniuano ragunate, pur che fu$sino bianche, e puli
ti$sime, nõ uoleuano che nel Tempio $i $ali$$e per gli $caglioni, & perche un po-
polo cõ un $olo con$en$o, & con un mede$imo modo, & ordine di religione de-
dicata a un $olo Dio, ha quel $olo era $aluato, & dife$o, Io non lodo nè l’una, nè
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l’altra di que$te co$e, percioche la prima è co$a molto aliena da l’u$o, & da la cõ-
modità de gli huomini, & ma$simo di quelli, che uanno $pe$$o nel Tempio
come $ono le Vecchierelle, & gli Infermi, & qne$ta altra $i di$co$ta molto da
la Maie$tà del Tempio. Ma quel che io ho ui$to in alcuni luoghi come a
Tempij $acri fatti di poco da no$tri uecchi padri, a quali fi $alga a la $oglia
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per alquanti gradi, & quindici poi per altrettanti $i $cenda al pauimento del pia
no $acrato, non dirò che $ia una $ciocchezza, ma@non sò già uedere perche $e
lo face$$ero. Ma al parer mio uorrei che la pianta de portici, & di tutto il tem-
pio: concio$ia che, cioè molto degna co$a fu$$e dal re$to del piano de la città
alquanto rileuata. Ma $i come in uno animante, il capo, & il piede, & qualun-
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che membro $i hanno a raportare a l’altre membra, & a tutto il re$to del cor-
po’, co$iancora in uuo edifitio, & ma$simo in un tempio $i hanno a conforma-
re, & a corri$pondere tutte le parti del corpo, talmente, che elle $i corri$pondi-
no, che pre$a una di qual $i uoglia di e$$e, tutte l’altre parti con e$$a $i po$sino
mi$urare commodamente. In que$to modo truouo che la maggior parte de
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buoni Architettori Antichi $i alzarono con l’altezza de la pianta del tempio
$econdo la larghezza di e$$o Tempio: Percioche e’ diui$ono la larghezza in
$ei parti, una de le quali poi ne a$$egnarono a l’altezza de la pianta, o del rilie-
uamento da terra. Et alcuni furono che ne Tempi maggiori uol$ono che ella
$i alza$$e per la $ettima parte, & ne’ grandi$simi per la nona. Il portico di $ua
[216]DE LLA ARCHITETTVRA
natura è fatto d’un $olo continouato muro, & da gli altri lati con i uani aperti
concede di $e largo pa$$aggio. Et perciò bi$ogna con$iderare di che $orte di
uani tu ti uoi $eruire. percioche egli ci è una $orte di uani di colonnati, doue le
colonne $i mettono alquanto più di$tanti, & alquanto piu larghe, & un’altra do
ue le $i mettono piu uicine, & piu $errate l’una con l’altra. In qual s’è l’una di
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que$te $orti $ono alcuni d<007>fetti. Percioche ne colonnati piu radi, ri$petto a gran
uani$e tu ui uuoi mettere un’Architraue e’ $i $pezza nel mezo, & $e tu ui uuoi fa
re un arco, non $i accommoda co$i facilmente $opra le colonne, ma ne colõnati
piu folti, & piu $pe$si s’impedi$cono le uie, le uedute, & i lum<007>, & perciò $i è ri-
trouato uno altro certo modo infra que$ti mezano, che $i chiama eccellente, che
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prouede a difetti di que$ti, $erue a la commod<007>tà, & è piu che gli altri lodato. Et
po$siamo di que$te tre $orti rimaner $atisfatti, ma la indu$tria de gli Architettori
& de Mae$tri mede$imam\~ete ne hà aggiunte due altre $orti, de lequali io in que-
$to modo ne giudico. For$e che mancandoli quantità di colõne per la larghez
za de la pianta $i d<007>$co$tarono da quella ottima mediocrità, & imitarono i uani
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piu larghi, & quando perauentura haueuano abbondantia di colonne, parue
loro di metterle piu folte, che quella altra uolta, $i che cinque $ono le maniere de
li interualli fra colonna, & colonna, i quali chiameremo in que$to modo rado,
$pe$$o, eccellente, men rado piu $pe$$o, Oltra di que$to credo ancora ch’egli ac-
cade$$e che per non hauere e$si Mae$tri in alcuni luoghi commodità di lunghez
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za di pietre fu$sino forzati a fare le colonne piu corte, & cono$ciuto che que$ta
loro opera co$i incominciata, non haueua del gratio$o, fecciono $otto dette co-
lonne muricciuoli per hauere quella altezza de l’opera che fu$$e condecente.
Percioche da la cõ$ideratione, & dal ri$guardare de le fabbriche haueuano ri-
trouato che le colonne ne portici non hãno gratia $e elle non $ono $tate fate cõ
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proportionata mi$ura di gro$$ezza, & di altezza: & in$egnano in que$to modo
quel che bi$ogni per far que$to. I uani fra le colonne uogliono e$$ere in caffo, &
le colonne non le por mai $e non pari, quel uano che ha a corri$pondere a la
porta, fallo alquanto piu largo che gli altri, doue i uani hanno a e$$ere mino-
ri, mettiui colonne piu $ottili, ne uani piu larghi $eruiti de le piu gro$$e. Et pe-
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rò andrai moderando le gro$$ezze de le colonne, da gli interualli, & gli inter-
ualli da le gro$$ezze in que$ta maniera ma$simo. Perciò ne colonnati $pe$si,
fa che i uani fra l’una colonna, & l’altra non $iano piu $tretti che una uolta, &
mezo per la gro$$ezza de la colonna, ne colonnati radi non $ieno piu che tre
gro$$ezze, & tre ottaui de la tua colonna. Ne colonnati eccellenti due gro$-
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$ezze, & un quarto, & ne li piu $pe$si due, nel manco raditre. Ma que’ uani,
che $aranno infra l’una colonna, & l’altra nel mezo de loro ordini, faccin$i al-
quanto piu larghi che gli altri, cioè piu il quarto, che co$i ne in$egnano loro.
Ma noi habbiamo cono$ciuto da le mi$ure de gli edificij antichi, che quefti co-
$i fatti uani del mezo, non $ono $tati po$ti da ogni banda con que$te regole.
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Percioche ne colonnati radi ne$$uno de buon mae$tri gli fece mai il quarto
piu larghi, anzi la maggior parte gli feciono per la duodecima parte piu, con
$auio con$iglio inuero, accioche un dishone$to architraue, non $i reggendo da
per sè per la $ua lunghezza non $i $pezza$$e. Molti finalmente ne gli altri co-
[217]LIBRO SETTIMO.
lonnati la po$ono dun $e$to piu, & in oltre non pochi d'una duodecima parte
piu, & ma$simo ne colonnati che noi chiamiamo eccellenti.
Delle parti de Colonnati, & de Capitelli, & delle $orti loro. Cap. VI.
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POi che $aranno $ermi i vani, $i hanno a rizzare le colonne, dalle quali han-
no a e$$ere rette le volte, o le coperture. Grandi$sima differentia certo
è $e tu hai a rizzare Colonne, o veram\~ete Pila$tri, & $e $opra ivani tu ti uuoi
$eruire d'architraui o pure di Archi. Gli archi, & i Pila$tri $tanno molto be-
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nene Teatri; & nelle chie$e ancora nõ$ono di$conuenienti gli Archi; ma nelle
opere de Tempij piu eccellenti che l'altre, non $i veggono mai portici $e nõ cõ
gli Architraui. Di que$to habbiamo a trattare. Le parti de Colõnati $on que$te,
il Zoccolo da ba$$o, & $opra quello la ba$a, $opra la ba$a la colonna, dipoi il ca-
pitello, & poi l’architraue, poi il fregio con il quale $i venga a terminare, & a co
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prire le te$te de gli architraui, nell'ultimo poi è la cornice. Giudico che $ia bene
cominciare da capitelli mediante i quali $i variano grandemen te i Colonnati.
In que$to luogo prego io coloro che copiano que$to mio libro, che e'$ieno cõ-
tenti $criuere i numeri che noi adopereremo con lettere a que$to modo cioè
dodici, venti, quaranta, & non con i caratteri XII. XX. XL. La nece$sità ne hà
in$egnato porre i capitelli $opra le colonne, accioche $opra di loro i pezzi delli
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Architraui, $i congiũghino in$ieme, ma pareua brutto quellegno co$i rozo da
riquadrar$i, Furono adũq; da principio appre$$o i Dorici$e noi crediamo però
ogni co$a a Greci, alcuni, che andarono inue$tigãdo ch'e'$i doue$$e imitare un
certo che fatto a tornio, che pare$le qua$i una tazza po$ta fotto a un coperchio
quadro, & perche ella pareua loro troppo $tiacciata la $olleuarono allungãdola
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alquanto di collo. Gli Ionici veduto il lauoro de Dorici lodarono la tazza nel
capitello, ma nõ piacque già loro vederla co$i $pogliata ne cõ il collo tãto lũgo,
& per que$to vi aggiun$ono due $corze d'albero che pendeuano di quà, & di là,
& rauolgendo$i a gui$a di cartoccio abbracciauano i fianchi d'e$$a tazza. Succe$
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$ono dipoii corinthij, & di ciò fu inuentore Gallimaco, alquale non piacque
come a co$toro le Tazze $tiacciate, ma hauendo veduto ad vna $epoltura d'u-
na fanciulletta un va$o molto alto, coperto, & pieno atorno difoglie nateui di
Acanto? gli piacque molto, Tre adunque furono le maniere trouate de capi-
telli. Il Dorico ancor che io truouo che que$to mede$imo haueuano pri-
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main v$o i To$cani antichi; il Dorico dico lo lonico, & il Corinthio. Et che
altra cagione credi tu che $ia del ritrouar$i vn numero infinito di capitelli va-
rij, & che non $i $omigliano, $e non che con grandi$sima cura, & diligentia $o-
no $tati fatti, & trouati da coloro, che $i $ono ingegnati di ritrouare $empre
co$e noue. Niente di manco non $e ne vede ne$$uno che $ia meritam ente
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da e$$ere lodato piu di quelli, eccetto però che quel $olo (accioche noi non
dichiamo però d'hauere hauuto ogni co$a da fore$tieri) che io chiamo To-
$cano, o vuoi compo$ito, percioche alla bellezza di quello de Corinthij ui $i
aggiun$ero le dilicatezze delli Ionici, & in cambio di manichi vi@$i me$$ono car
tocci auuolti che pendono, opera molto grata, & molto lodata. Le Colonne
[218]DELLA ARCHITETTVRA
poi c'haue$sino à corri$põdere alla eccellentia dellauoro le $aceuano in que$to
modo. Percioche e' di$$ono che a capitelli Dorici $i conueniuano colõne, che
fu$sino lunghe da alto a ba$$o $ette volte quanto era la colonna da ba$$o. Alli
Ionici che la $u$le lunga per otto te$te. Et a capitelli Corin thij me$$ono $otto
colonne, che fu$sino per noue te$te quanto èla loro gro$$ezza da ba$$o. A tutte
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que$te colonne piacque loro di mettere le ba$e d'una mede$ima altezza, ma di
di$egno, & di lineamenti variate, che piu? elle furono di lineamento di$simile
in tutte le parti, niente dimeno nel modo de le colonne furono molto $imili.
Perc ioche il di$egno delle colonne, del quale trattãmo nel pa$$ato libro, & gli
Ionici, & i Corinthij, & i Dorici lodarono, & conu\~enono in que$to che $i doue$
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$e imitare la natura, cio è che il da capo delle colonne $empre fu$$e piu $ottile
che il da piede; Furono alcuni, che di$$ono che le $i doueuano fare il quarto piu
gro$$e da piede, che da capo. Altri cono$cendo che le co$e vedute perdono s\~e
pre di gro$$ezza, come tu te le di$co$ti d'una occhiata, vollono, & certo con grã
con$iglio, chele colonne, che hanno a e$$ere molto lunghe $i face$sino alquãto
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piu gro$$ette da capo che le corte, & le di$egnarono in que$to modo. La gro$$ez
za daba$$o della colonna quã do ella hà da e$$ere quindici piedi $i ha a diuidere
in $ei parti, cinque delle quali hanno a $eruire per la gro$$ezza da capo. Ma la co
lonna c'ha a e$lere lunga da quindici a XX. piedi, diuidendo$i la $ua gro$$ezza
da piedi in tredici parti, dia$ene vndici alla gro$$ezza da capo; & quelle c'hanno
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a pa$$are da XX. piedia XXX. debbono daba$$o e$$er gro$$e $ette parti, & da ca
po $ei, a quelle dipoi da XXX. a X L. delle XV. parti del ba$$o della colonnane
a$$egnerai XIII. alla gro$$ezza da ca po; finalmente quelle, che arriuano a L.
piedi $iano da piede otto, & da capo $ette parti, & co$i $i debbe di$correre, &
con proportione ordinarle, che quanto la colonna $arà piu lunga, tanto $i la$ci
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da capo piu gro$$a, $i che in $i fatte co$e le Colonne conuennono tuttein$ieme,
ma io non truouo già nel mi$urare, che io ho $atto delli edificij, che que$te co$e
fu$sino da Romani co$i apunto o$$eruate.
De lineamenti delle colonne, & delle loro parti, De la ba$a, Mazoccbi, cauetti, bastonci-
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ni, Dado, & del di$egno de membri, fa$cia, grado, bastone, o $une, $unicella, canaletto, o
nuoi cauetto goletta, & onda. Cap. VII.
R Eplicheremo adunq; qua$i quelle mede$ime co$e del di$egno delle co-
lonne, che $i trattarono nel pa$$ato libro; non con quel mede$imo mo-
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do, ma con un modo certamente vtile. Io piglierò adunque vna di quel-
le colõne che i no$tri an tichi v$aronodi mettere nelle fabriche publiche, laqua
le $uole e$$ere la mezana in$ra le grandi, & infra le piccole, che la $tatui$cono
di XXX. piedi Il maggiore diametro di que$ta pianta adunque diuiderò io in
noue parti vguali, delle quali ne a$$egnerai otto al maggior diametro del col-
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larino da capo, $arà adunqne la proportione di que$te come è dal noue allo
otto, laquale i Latini chiamano $e$quiottaua; & con la mede$imá proportio-
ne faro io che $ia il diametro del collarino daba$$o al $uo tiramento; percio-
che la pianta $arànoue, & il ritiramento otto: di nuouo farò ancora che dal
[219]LIBRO SETTIMO.
diametro del collarino di $opra al $uo rititamento $ia la proportione che i La-
tini chiamano $e$qui$ettima cioè da otto a $ette. Hor vengo a lineamenti de
membri in quello, che $ono differentiati, nelle ba$e $ono que$ti membri, il da-
do, i mazzochi, & i cauetti, Il dado è quella parte quadra che $tà da ba$$o, la-
5
quale io chiamo co$i perche ella è per ogni ver$o quadra come un dado $tiac-
ciato; i mazzocchi $ono que guancialetti $opra l'un de quali $i po$a la colon-
na, & l'altro po$a in $ul dado; il cauetto è quella parte cauata in cerchio all'in-
dentro che $tà tra duoi mazzocchi come la girella nella carrucola; tutto il
modo, & l'ordine del mi$urare que$ti membri lo cauarono dal diametro del-
la pianta della colonna, & i Dorici da principio l ordinarono in que$ta manie-
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ra. Feciono la ba$a alta per la metà della gro$$ezza della colonna da ba$$o, &
uollono che il Dado fu$$e da ogni banda largo quanta vno diametro, & me-
zo della colonna da ba$$o il piu, & il meno un diametro, & vn terzo: Diui$o-
no l'altezza ditutta la ba$a in tre parti, una delle quali ne a$$egnarono all'altez-
za del dado. Fu adunque la altezza di tutta la ba$a tripla alla altezza del dado,
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& la larghezza del dado ancor tripla alla altezza della ba$a, oltre al dado di-
ui$ono il re$to della gro$$ezza de la ba$a in quattro parti, delle quali la parte
di$opra a$$egnarono al mazzocchio di $opra, di nuouo q uel re$tante che rima
neua in$ra il mazzocchio di $opra, & il dado di $otto, lo diui$ono in due parti,
l'una delle quali dettono al mazzocchio di $otto, & l'altra di $opra $cauarono
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per cauetto che re$ta$$e $oppre$$ato dal'uno mazzocchio, & da l'altro; il cauet-
to è fatto d'un canale incauato, & di due intaccature che accerchiano attorno
attorno il cauetto; all'intaccatura a$$egnarono la $ettima parte, & il re$to inca-
uarono. In ogni edificamento dicemmo che bi$ogna auuertire che quelle co-
$e, che $i murano po$ino $ul $odo. Non $arà $odo $e il tuo piombo cadendo
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dal piè de la po$ta pietra trouerà nel $uo diritto alcuno voto daria, o calcuno
vacuo; & percio nel fare i cauetti hebbono con$ideratione di non gli cauare
tanto a dentro, che nello $carnarli troppo offende$sinoi diritti de le pietre,
che ui $i haueuano a piantare $opra; i mazzocchi v$ciranno $uori per la metà
della loro gro$$ezza, & vno ottauo piu; & il maggiore aggetto del cerchio
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del mazzocchio cadrà apunto $ul piombo del dado in que$to modo le di$e-
gneranno i Dorici.
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[220]DELLA ARCHITETTVRA
Ma a gli Ionici piacque la Altezza come quella de Dorici, ma addoppiarono
i cauetti, & me$$ono duoi mazzocchi in mezo a cauetti, $i che e' feciono le ba-
$e alte per la metà della gro$$ezza della colonna da piede, & diui$ono quella
altezza in quattro parti, vna delle quali a$$egnarono alla altezza del dado; Ma
alla larghezza del dado a$$egnarono vndici di que$te quarte. Fù adunque tut-
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ta la altezza della ba$a quattro, & la largheza vndici. Di$egnato il dado diui$o-
no il re$tante della altezza in $ette parti, due delle quali a$$egnarono alla gro$-
$ezza del mazzocchio di$otto, & quel re$tante ancora della altezza che rima$e
oltre al dado & al mazzocchio, diui$ono in tre parti, vna delle quali a$$egnaro-
no al mazzocchio di$opra, & le due del mezo a$$egnaron a i duoi cauetti, & al-
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li duoi ba$toncini, che in$ra l'uno mazzocchio & l'altro $tanno qua$i come in
$oppre$$o; i quali cauetti, & ba$toncini, feciono in que$to modo. Diui$ono
lo $patio che era infra l'uno mazzocchio & l'altro in $ette parti delle qualine
a$$egnarono vna per vno a ba$toncini, & l'altrediui$e per metà $eruirono per
i cauetti, in quanto a gli aggetti de mazzocchi o$$eruarono il mede$imo che i
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Dorici; & nello $cauare de cauetti hebbono ri$petto a piombi delle pietre che
$opra vi $i haueuano a po$are, ma le intaccature $eciono della ottaua parte de
loro cauetti. Alcuni altri giudicarono, che oltre al dado la altezza de la ba$a $i
haue$le a diuidere in $edici parti, le quali chiameremo modelli, di que$te ne a$
$egnaron quattro al mazzocchio di $otto, & tre al mazzocchio di $opra, & al
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cauetto di $otto tre & mezo, & tre & mezo a quel di $opra, & gli altri duoi mo-
delletti a$$egnarono a ba$toncini che haueuano a $tare in quel mezo, in que
$to modo gli v$aron adunque gli Ionici.
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Ma i Corinthii lodarono la ba$a Ionica & la Dorica, & indifferentemente
$i $eruirono dell'una, & dell'altra, Anzi in quanto alle colonne non aggiun$o-
no co$a ne$$una $e non il capitello. Dice$i che i To$cani v$arono di mettere
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$otto alle colonne il dado non quadro, ma tondo, ma que$ta $orte di ba$e non
hò io mai trouato nelle opere delli Antichi, Mahò bene con$iderato che ne
portici che accerchiauano a torno i Tempii tondi gli Antichi v$arono di por-
ui le ba$e col dado cõtinouato che gira$$e a torno, accioche e'fu$si d'un pezzo
[221]LIBRO SETTIMO.
continouato come compagno me$$o $otto a tutte le colonne, $econdo quella
altezza, che apunto al dado $i conuiene. Credo certo che e'faces$ino que$to
perche e' s'accorge$sino che le co$e quadrangolari non $tauano bene con le
tonde. lo ho ui$to alcuni, che ne coperchi de capitelli haueuano diritte le linee
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al c\~etro del mezo del T\~epio. il che chilo face$$e nelle ba$e, for$e nõ $arebbe da ri
pr\~edere, ni\~etedimeno non ne $aranno molto lodati. Ma e' mi piace d'intramet
tere in que$to luogo cõ la gratia di Dio alcune co$e, le Membra de gli ornamen
ti $on que$te; la Fa$cia, il Dentello, il Bottaccio, o uero l'uuouolo, il Bottacci-
oo, o uero ba$toncino, il canaletto ouero gu$cio, la goletta ouero lo intauola
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to; qual $i uoglia l'uno di co$i fatti membri è tale che e' $i rilieua, & $porta in fuo
ra, ma con vario di$egno; percioche il di$egno della fa$cia $i a$$omiglia alla let-
tera L. Et è la fa$cia il mede$imo che la intaccatura ouero il pianuzzo; ma al-
quanto piu larga: Il Dentello hà molto più aggetto che la fa$cia: Il Bottaccio,
o vero vuouolo $tetti io gia in dubbio $e lo uoleuo chiamare hellera, percioche
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egli vi $i acco$ta di$te$a, & il di$egno del $uo aggetto come un C. me$$o $otto la
letteta L. a que$to modo LC>. & il Bottaccino, o uero ba$toncino è alquanto mi
nore. ma quãdo que$ta lettera C. $i mette a roue$cio $otto la letera a que$to mo
do LO> ella fa il canaletto, ouero gu$cio: Ma $e $otto alla mede$ima letera L. $i met
te vn S. in que$to modo $i chiameràla goletta, o uero lo intauolato LS>. pcioche
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ella $i a$$omiglia al gorgozzule dell'huomo, ma $e ella ui $i mette adiacere, &
a roue$cio in que$to modo LS>. dalla $omiglianza del$uo piegar$i $i chiamerà
onda, o uero gola. Que$ti membri ancora, o e' $aranno $tietti o vera-
mente ci $i intaglierà dentro qualche adornamento. Nella fa$cia intagliano
Nicchi, Vccelli, & caratteri di lettere, nel grado fanno il dentello, che $i fà in
que$to modo; fas$i largo per la metà della $ua altezza, & il uoto, che re$ta tra
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l'un Dentello & l'altro, ha due delle tre parti della larghezza del dentello. Nel
Bottaccio alcuna uolta fanno gli Vuouoli, & alcuna volta lo ue$tono di foglie;
& gli Vuouoli alcuni gli fanno interi, & alcuni li fanno mozzi di $opra, del Bot
taccino fanno coccole qua$i infilate in filo. la Goletta & l'onda non intagliaro-
no mai, ma le ue$tirãno di fogliami; le intaccature $empre $eciono $tiette in tut
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ti i lati. Nel congiugnere in$ieme que$ti membri ci è que$ta regola, che $em-
pre quelli che $on di $opra habbino piu aggetto che quelli di $otto. Le intac
cature $on quelle, che diuidono l'un membro dallo altro, & $eruono per cima$a
$opra detti membri; percioche la cima èquel liniamento che $tà $opra a quel
tu ti uoglia membro. Giouano ancora que$te intaccature che con hauere la te
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$ta li$cia & pulita, diuidono l'a$prezza delli intagli de l'altre membra, & fanno$i
larghe per la $e$ta parte di quel membro alle quali $i pongon $opra, o $ieno
Dentelli, o pure vuouoli, ma nella goletta $i fanno per il terzo.
Del Capitello Dorico, Ionico, Corinthio, & To$chano. Cap. VIII.
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T Orniamo hora a capitelli, i Doricifeciono il loro capitello alto quanto
la ba$a, & tutta que$ta $ua altezza diui$ono in tre <002>ti, la prima diedero alla
cima$a, la $econda al bottaccio, che è $otto la cima$a, & la terza la$ciarono
[222]DELLA ARCHITETTV RA
per il collo del capitello, che è $otto al bottaccio; la larghezza della cima$a era
per ogni ver$o quanto la gro$$ezza da ba$$o della colonna & il duodecimo piu;
que$tã cima$a $i diuide in duoi membri cioè in vna goletta, & in vn dado, ma
la goletta è due delle cinque parti di tutta la cima$a; il labbro del bottaccio con
la $ua linea di$opra cigneua apunto le linee del dado apie del bottaccio, Altri vi
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feciono a torno tre minuti anelletti, & altri vna goletta, acciò haue$$e piu gra-
tia, & que$to $i fa to adornamento occupò non più che la terza parte del bottac
cio. il Diametro del collo del capitello cioè la parte più ba$$a di e$$o, non fù mai
talmente gro$la, che eccede$$e la gro$$ezza da capo della colonna, il che $i o$$er-
ua in tutte le maniere de capitelli, Alcuni altri $econdo il di$egno, che io hò ca-
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uato delli edifitii antichi, feciono il capitello Dorico alto tre quarti della gro$-
$ezza della colonna da ba$$o, & lo diui$ono in vndici parti, delle quali ne a$$e-
gnarono quattro alla cima$a, & quattro al bottaccio, & tre al collo del capitello;
dipoi diui$ono detta cima$a in due parti, delle quali ne a$$egnarono l'una di $o-
pra alla goletta, & l'altra di $otto a vna fa$cia, il bottaccio ancora diui$ono in
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due parti, la piu ba$$a delle quali a$$egnarono a gli anelli, o a d'una goletta, che
accerchia$si di $otto il bottaccio. Et nel collo altri intagliarono ro$e, & altri
fogliami, che $porta$sino in fuori. Que$to è il modo de Dorici. Il capiteilo Io-
nico faremo in que$to modo, tutta l'altezza del capitello $arà per la metà della
gro$$ezza da ba$$o della colonna, diuideremo que$ta altezza in dicianoue par-
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ti, tre delle quali ne daremo alla cima$a, alla gro$$ezza del cartoccio ne dare-
mo quattro, & al bottaccio ne daremo $ei, & l'altre $ei daba$$o la$ceremo alle ri-
uolte de cartocci che di quà & di là faranno i cartocci nel pendere giu a ba$$o;
la larghezza della cima$a da ogni banda $arà quanto il diametro da capo della
$ua colonna, la larghezza del cartoccio che $arà dal dinanzi al di dietro del ca-
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pitello $arà vguale alla cima$a; la lunghezza di e$$o cartoccio cadrà da lati &
$penzolerà accartocciando$i a gui$a di linea a chiocciola, il punto del cartoccio
pitello $arà vguale alla cima$a; la lunghezza di e$$o cartoccio cadrà da lati &
$penzolerà accarto cciando$i a gui$a di linea a chiocciola, il punto del cartoccio
del lato de$tro $ia di$co$to dal punto del cartoccio del lato $ini$tro trentadue
parti, & dalla piu alta parte della cima$a fia di$co$to le dodici parti, il quale car-
toccio $i faccia in que$to modo, dal punto di detto cartoccio di$egna un cer-
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chiolino piccolo, che il $uo mezo diametro $ia vna delle dette parti cioè l'oc-
chio del cartoccio, & a rincontro $egnane un altro di $otto, & di poi di$opra ne
$egna un'altro altretanto lontano, & co$i ne $egna un'altro dal lato di $otto.
Poni dipoi nel punto notato $opra l'occhio un piè delle $e$te fermo & apri le
$e$te $ino alla linea di $opra della cima$a, che ètermine infra la cima$a & il car-
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toccio, & gira dal lato di fuora del capitello talmente le $e$te, che tu facci uno
intero mezo cerchio, & fini$ca apunto a rincontro al punto dell'occhio da lato
di$otto; & quiui poi ri$trigni le $e$te, & metti il pie fermo di e$$e nel punto di
$otro a locchio, & il piè mobile $ino alla cominciata linea riuolta cioèa quel
mezo cerchio già fatto, & $agli con e$$o al di$opra in$ino a che tu tocchi il lab-
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bro di$opra del bottaccio; & co$i con duoi mezi cerchi di$uguali, harai dato a
torno a torno una uolta intera. Dipoi ricomincia a ripliare, il girar co$i fatto, &
il cartoccio, & gira a que$to modo in$ino all'occhio, cioè in$ino a quel cerchio
piccolo del mezo, Allabbro del bottaccio $i darà tanto aggetto, che con la $ua
[223]LIBRO SETTIMO.
te$ta e$ca $uori del cartoccio due parti, & dalla parte di $otto $ia apunto quanto
è gro$$a la colonna da capo; il ritirar$i dentro de cartocci doue $i congiugne il
cartoccio dinanzia quello di dietro, ne fianchi del capitello, $i ridurrà talmen-
te che e’$ia quanto il bottaccio, & vna meza parte delle diciannoue dette; alla
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cima$a $i aggiugnerà per ornam\~eto una goletta d’una di dette parti, nella gro$
$ezza del cartoccio $i $arà vn canaletto <002> una meza delle dette parti, & a que$to
canaletto la intaccatura che vi $arà, $arà larga per il quarto di detto canaletto
nel mezo della fronte per il canaletto $i intaglieranno $rondi, & $emi in quel-
la parte del bottaccio, che appari$ce fuori nelle te$te dinanzi del capitello, far-
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no vuouoli, & $otto gli vuouoli delle coccole, & ne ritiramenti da gli lati de
cartocci intagliano $oglie, o $caglie, co$i fatto adunque è il capitello Ionico.
[224]DELLA ARCHITETTVRA
[225]LIBRO SETTIMO.
Ma il capitello Corinthio è alto per una gro$$ezza de la colonna da ba$$o,
tutta que$ta altezza $i diuiderà in $ette parti, ala cima$a $e ne a$$egnerà una di
dette parti, il re$tante è occupato da la altezza de la campana che da ba$$o è
apunto tanto larga quanto è il da capo de la colonna $enza gli aggetti, & illab-
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bro di detta campana con la larghezza da capo $ua è uguale a la maggiore
gro$$ezza del da pie de la colonna. La larghezza de la Cima$a è dieci de le
a$$egnate parti, mai canti $i $puntano da ogni banda una meza parte, le ci-
ma$e de gli altri capitelli $ono dilinee diritte, ma quelle de Corinthij, s’incaua-
no allo indentro, tanto quanto è larga da piede la loro campana. Diuidono
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la gro$$ezza de la cima$a in tre parti, l’una de le quali, cioè il di$opra fini$co-
no come il dacapo de le colonne con una intaccatura, & con uno bottaccino,
ue$tono que$ta campana di duoi ordini difoglie ritte, & in cia$cuno di que$ti
ordini fanno otto foglie, fanno le prime $oglie lunghe due parti, & co$i le$e-
conde foglie, & le altre parti a$$egnano a Viticci che e$cono de le foglie, &
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$algono $ino a la cima de la campana, & gli fanno $edici, de quali ne legano
quattro in cia$cuna $ronte del capitello, duoi dal $ini$tro da un $ol nodo, &
duoi dal de$tro lato da l’altro nodo, partendo$i cia$cuno talmente dal $uo nodo
che gli duoi ultimi fanno con la cima loro cartoccio, appunto $otto le cantona-
te de la Cima$a. Ma quei duoi di mezzo la fronte, $i congiungono mede$ima-
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mente in$ieme accartocciando$i, $opra que$ti nel mezo apunto, s’intaglia nel
la campana un bel fiore, non però piu alto che la Cima$a. La gro$$ezza del
labbro della campana, che$i $cuopre doue non $ono i uiticci è per una parte $o-
la, le foglie che $i piegano $i diuidono in cinque dita, & non in piu che $ette $e
pur ti piace, le cime de le foglie $portano in fuori una meza parte, honorati$si-
25
ma co$a è certo, che, & ne le foglie $i fatte de capitelli, & in qualunche altro
intaglio $i trafigghino forte a dentro qual $i uoglia $orte di linee, co$i $atti adun-
que $ono i capitelli de Corinthij.
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I To$cani tras$erirono ne’loro Capitelli tutti gli ornamenti che e’potero-
no trouare ne gli altri, & tennono il mede$imo ordine nel $are la campana, la
Cima$a, le foglie, & il fiore, che i Corinthij, ma in cambio de uiticci fecion
certi manichi che u$ci$$ero $uori $otto le quattro cantonate de la Cima$a, che
haueuano d’aggetto due parti intere. Ma la fronte del Capitello ritrouan-
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do$i per altro ignuda, pre$ei $uoi adornamenti da li Ionici, percioche in cam-
bio de uiticci ella mãda $uori que’manichi a cartocciati, et ha il labro de la cam-
pana pieno d’uuoli, & $ottoui le coccole.
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[229]LIBRO SETTIMO.
Oltre a que$te $orti di capitelli $e ne ueggono a$$ai compo$ti di di$egno me$co
latamente, & de le dette perti accre$ciuti, o diminuti: ma da chi intende non $o-
no molto approuati. Et que$to ba$ti de capitelli, $e già non ci manca che egli-
no u$arono di porre $opra la cima$a ordinaria del capitello un'altra pietra qua-
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drata piu $ottile:ma molto larga nel lauoro, per laquale pare$le che’l capitello al-
quanto re$pira$$e, & che non dimo$tra$$e di e$lere affogato da lo architraue, &
che nel murarui poi $opra quelle parti, che ui erano piu $ott<007>li, & piu belle por-
tas$ino manco pericolo.
De gli arcbitraui, de capitelli, de correnti, o uuoi$regi, delle Tauole, men$ole, o men$oloni,
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tegeli, embrici, canali, & altre $imil co$e appartenenti alle colonne. Cap. IX.
PO$ti i capitelli a luoghi loro, ui $i mette $opra l'architraue; $opra l'architraue
il fregio, la cornice, & co$e fimili, che a fare il T etto $i appartenghino. In
tutte que$te co$e, & Tutti, & gli Ionici ancora $ono molto differenti da Do-
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rici, ancor che in alcune di dette co$e conuenghino tutti in$ieme. Percioche
gli ordinano l'architraue in que$to modo, uogliono che la $ua larghezza da ba$$o
nõ $ia ni\~ete piu larga che il $odo da capo de la colonna, & la larghezza da capo di
detto architraue, non uogliono che ecceda la gro$$ezza del da pie de la colonna.
Le Cornici $on quelle, che $i po$ano $opra il fregio, & che con i loro aggetti e$co-
[230]DELLA ARCHITETTVRA
no fuori, in que$te ancora o$$eruarono quello, che noi ti dicemmo già, che era ne
ce$$ario in tutti gli aggetti, cioè che eglino u$cis$ino tanto fuori de diritti quanto
cra la loro aitezza. V$arono ancora di fare, che que$to lauoro de le cor-
nici, $i pone$$e, che e' pende$$e per la duodecima parte mdietro, & feciono
que$to, perche e' conobbono che que' membri pareuano membri arroue$cia-
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ti, $e eglino $portauano fuori ad angoli retti. Qui chieggo io di gratia a
coloro, che tra$criueranno que$ti miei libri, & ne li prego di nuouo, & da ca-
po, che i numeri de’ quali noi ci $eruiremo, $ieno da loro $critti con lettere di-
$te$amente, & non con caratteri daabbaco, accioche ci $i faccino manco crro-
ri. I Dorici adunque feciono il loro architraue non punto men gro$$o, che
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la metà de la colonna da ba$$o, & in e$$o po$ono tre fa$ce, $otto la prima di $o-
pra de lequali $ono di$te$i alcuni regoletti, da qual s'è l'uno de' quali $penzo-
lano $ei chiodi confitti dal di$otto del regolo; perche uadino a ritenere i cor-
renti, le te$te de' quali e$con fuori $ino a es$i regoli, & que$to accioche detti cor-
renti non rientrino in dentro. Tutta la gro$lezza di que$to architraue di-
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ui$ono in dodici parti con lequali $i diuidono tutte le altre parti che $eguo-
no. Innanzi tratto a$$egnarono quattro di dette parti a la prima fa$cia da pie-
de, & $ei ne a$$egnarono a l'altra fa$cia $opra que$ta che è quella del mezo, & l'al-
tre due la$ciarono a la fa$cia di$opra, & de le $ei parti de la fa$cia di mezo, una di
$opra fu la$ciata a regoletti, & l'altra a chiodi, che $penzola$$ero. La lunghez-
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za di detti regoletti fu dodici parti, & i uani che furono la$ciati puri tra regolo,
& regolo furono per diciotto parti, $opra l'architraue po$ono per $regio i corren
ti, le te$te de' quali fatte di rilieuo a piombo e$cono in fuori una meza parte, la
laaghezea di que$ti correnti $arà quanto la gro$$ezza de l'architraue, & l'altezza
una meza uolta piu, tanto che l'arriui a diciotto parti, ne la fronte dinanzi di que
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$ti correnti s’intaglino per lo lungo tre $olchi infra loro con $pazii uguali incaua-
ti con angoli in i$quadra, tanto che la $ua apertura $i aprirà per una de le a$$egua-
te parti. Eti canti uiui da le bande $i $cantonano per la metà d'una de le det-
te parti, i uani tra l’uno corrente & l’altro $i riempiono di tauole larghe ugual-
mente. doue $i habbia a fare qualche bella opera, & pongnno i correnti che col
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piombo loro po$ino $opra il $odo de le lor colonne. Et le te$te de correnti
e$cono fuori de le tauole per una meza parte, & i piombi de le tauole batto-
no apunto con la fa$cia piu ba$$a del po$to architraue. In que$te tauole
ui intagliano dentro te$te di tori, bacini, ruote, & co$e $<007>mili; $opra cia$cuna
di que$te fa$ce, & di que$ti correnti $i mette in cambio di Cima$a la $ua fa-
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$cia larga due de le già dette parti. Fatto que$to u<007> $i pon $opra una cima-
$ina gro$la per due parti con di$egno a gui$a di canaletto. Sopra que$ta ci-
ma$ina, $i di$tende (che co$i lo chiamò) un pauimento gro$$o tre parti, che $i
adorna con uuoua piccole cauate for$e (s'io non m'inganno) da la imitatione de
$as$i, che nel pauimento e$cono fuori del ripieno de la calcina. Sopra que$to
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pongono le Men$ole larghe apunto quanto i correnti, & gro$$e quanto il paui-
mento, & cia$cuna $i mette di maniera che corri$ponda a correnti, che ella ha
$otto, & $portano con gli aggetti tanto, che e$cono fuori dodici parti. Le te$te
de lequali $i $egano a piombo, & ui $i pon $opra la cima$a, $opra le men$ole $i fa
[231]LIBRO SETTIMO.
una gola, de tre quarti d'una parte, ma ne’ uani, che appari$cono $otto fra l'una
men$ola & l'altra s'intaglia una ro$a, o un fiore di branca or$ina. Sopra le men-
$ole $i pone la fronte de l'opera, cioè il gocciolatoio & la gola con lo intauolato.
laquale contiene in $e quattro parti, & que$ta fronte è fatta d'una cima$a, & d'una
gola, percioche la gola è una parte & mezo. Se a co$i fatto lauoro $i harà a
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porre il fronti$picio, in e$$o fi trasferi$corlo tutte le membaa d'e$$a cornice; &
in qual $i $ia l'una $i pigliano tutte le parti di cia$cuno membro apunto $e-
condo il determinato di$egno, accioche elle corri$pondino apunto a loro
piombi & uenghino terminate da le $te$$e linee. Ecci que$ta differentia infra i
fronti$picii & le prime cornici che $ampre ne fronti$picii $i mette $opra le corni
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ci il grondatoio, che appre$lo de Dorici è una Cima$a con un'onda gro$$a per
quattro parti, & detto grondatoio, o Cima$a, non $i mette mai $opra le cornici,
che hanno ad hauere ado$$o il fronti$picio, ma $opra quelle, che non hanno a ri-
ceuere $opra di loro fronti$picio, $i mette $empre. Ma de fronti$picii trattere-
mo dipoi, & que$te furono le co$e, che u$arono i Dorici.
[232]DELLA ARCHITETTVRA
A. Onda, ouero gola.
B. Goletta, ouero intauolata,
C. Gocciolatoio, oucro fronte.
D. Men$ole.
E. Bottaccio, ouero uuouolo.
F. Goletta, ouero intauolato.
G. Fa$cia.
H. Correnti.
I. Regoletti.
K. Chiodi.
L. Fa$cia.
M. Tauole.
O que$to $patio, è quanto $i ha ap-
porre le cornice che pendino
a l’indietro & co$i $i uedr à ne
le altre cornici $equenti.
[233]LIBRO SETTIMO.
Ma gli Ionici giudica rono & non $enza buon con$iglio, che $opra le colonne
maggiori $i doues$ino porre architraui piu gros$i; laqual co$a non $enza ragio-
ne $arà bene o$$eruare $i come $i è fatto ne Dorici. Et per que$to effetto giudi-
carono che $i haue$$e a ordinarle in que$to modo. Quando e’ $i habbia a fare
una colonna alta uenti piedi, l'architraue debbe e$$e<007> e alto la tredice$ima parte
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de la lunghezza de la colonna; ma quando e' s’habbia a fare una colonna lunga
uenticinque piedi faccia$i alto l'architraue per la duodecima parte de la lunghez
za de la colonna. Et $e finalmente la colonna haue$$e a e$$ere lunga trenta pie
di, facci$i alto per l'undice$ima parte di detta lunghezza, & con que$ta regola $i
proceda poi bi$ognando a le altre. Lo architraue de gli lonici fuor de la cima-
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$a è fatto di tre fa$ce, & lo diui$ono tutro in noue parti, due de lequali ne a$$egna-
rono a la cima$a, & di$egnarono la cima$a con una goletta; il rimanente dipoi $ot
to la cima$a diui$ono in dodici parti, Tre de lequali a$$egnarono a la fa$cia di $ot-
to, & quattro a la fa$cia di mezo, & cinque a la fa$cia di $opra, che uiene apunto
$otto la cima$a. Furono alcuni che a dette fa$ce non feciono cima$a alcuna, &
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alcuni ue la feciono, & di que$ti furono alcuni, che feciono una gola de la quin-
ta parte, & alcuni che de la $ettima parte de la $ua fa$cia feciono uno ba$tonci-
no. Trouerrai oltra di que$to che ne gli edificij de gli antichi $imili di$egni, &
liniamenti furono tra$portati & me$colati diuer$amente da uno ordine ad un'al-
tro, che non t<007> parranno però da bia$imate. Ma $opra tutti gl'altri: pare che lo-
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da$sino quello architraue, nelquale non cra piu che due fa$ce, ilquale io credo
che $ia Dorico, leuatone quei duoi regoletti & quei chiodi. Que$to di$egnaro-
no in que$to modo. Diui$ono tutta l'altezza in noue parti, una & duoi terzi de
lequali ne a$$egnarono a la cima$a; Et $otto que$ta ne a$$egnarono a la fa$cia del
mezo quattro & un terzo, ma a la fa$cia di $otto la$ciarono l'altre rre intere. La
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cima$a di que$to architraue da lato di $opra haueua de la metà del $uo $patio un
canaletto, ouero gu$cio con una intaccatura, & de l'altra, uno ba$toncino; ma a la
fa$cia del mezo $otto la fune detta, fu a$$egnato per cima$a uno ba$toncino de la
otttaua parte di tutta la fa$cia, & a l'ultima fa$cia fu a$$egnato pcr cima$a una go-
letta per il terzo de la $ua larghezza; $opra l'architraue po$onoi correnti, ma le
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te$te di e$$i non appariuano fuori, come in quelle de Dorici, percioche e'le $e-
gauano al piombo del $odo de lo architraue, & feciono un lauoro coperto d'u-
na tauola continouata che io chiamo Fregio, la larggezza delquale è tanto quan-
to è alto lo architraue che egli ha $otto; u$arono di intagliare in que$to luogo.
o ua$i, & altre co$e appartenenti a $acrificij, o te$te di toro $compartite di uano
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in uano; da le corna de quali pendeuano re$te di pomi & di frutte: $opra que$to
$regio po$ono per cima$a una gola non mai piu alta che per le quattro parti, nè
piu ba$la che per le tre; $opra que$ta po$arono per pauimento il dentello al-
to per quattro parti, ilquale da alcuni fu intagliato, & da alcuni fu la$ciato tut-
to $odo; $opra il dentello po$ono il bottaccio, o $ia pure uno $edile atrauer$o
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dalquale poi e$chino fuori i men$oloni, alto per tre parti, & ui intagliarono
dentro, gli uuouoli, & $opra que$to po$ono i men$oloni, che coperti da di-
fte$e tauole $portas$ino infuori; ma l'altezza di quella tauola, che ritta $erue
in cambio di gocciolatoio è alta quattro parti, & quella che adiacere cuopre
[234]DELLA ARCHITETTVRA
i men$oloni, è larga $ei parti & mezo; $opra que$to gocciolatoio fatto di men$o-
loni, po$ono embrici alti per due parti, & vi <007>n tagl<007>arono dentro, o vno ba$tone,
o vna goletta: nell’vltimo luogo poi vi era vna onda per tre parti, o $e pure ti pia-
co diquattre. Inque$la onda, & gli Ionici, & i Dorici intagliauano capi di Leo-
5
ni, che come doccie inandauano fuori le raccolte Acque. Ma $i guardauano,
che gosì fatta acqua non pote$$e bagnare chi entraua nel Tempio, nè che ella po-
te$$e anchora entrare a bagnare dentro il Tempio, & però turauano le fauci di
quelle Te$te, che corri$pondeuano $opra le porti, & $opra le fine$tre.
[235]LIBBO SETTIMO.
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[236]DELLA ARCHITETTVRA
I Corinthij non aggiun$ono co$a alcuna a que$te $orti di lauori d'Architraui,
& fregi, & cornici, eccetto que$to $e io bene me ne ricordo, che e' non me$$ono
imen$oloni coperti dinanzi, nè tagliati anco a piombo, comei Dorici, ma ignu-
di con vna forma, $imile a vna onda, & li me$$ono di$co$to l'uno da l'altro, al-
tanto che con le te$te $portauano fuori del diritto, ma nelle altre co$e $eguitarc-
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no gli Ionici.
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[237]LIBBO SETTIMO.
Ba$ti hauer detto in$ino a quì de colonnati, che hanno ad hauer $opragli ar-
chitraui. Ma de le colonne$opra lequali s'haranno a uoltare gli archi trattere-
mo quando diremo de la Ba$ilica. Re$tanzi alcune co$e appartenenti a $i fatti
colonnati da non le la$ciare certamente indietro. Concio$ia che egli è manife-
$to che quelle colonne, che hanno a $tare a lo $coperto, paiono $empre pin $ottili
5
che quelle colonne che hanno a $tare al coperto. Et quanti piu canali farai in
una colonna, tanto apparirà piu gro$la. Et perciò ne in$egnano in que$to me-
do, faccia$i che le colonne $canalate, che hanno a $tare a lo $coperto ri$trette in-
torno intoruo da la ueduta, $ieno alquanto piu gro$le, o ueramente accre$ca$i il
numero de canali. Mai canali $i fanno, o diritti per il fu$o de la colonna, oue
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ro a torti, che aggirano e$$a colonna, I Dorici gli fanno diritti per illungo de la
colonna, que$ti canali da gli architettori furno chiamati Strie, & appre$$o i Dori-
ci erano uenti, gli altri ne n$arono far uentiquattro: Altri diui$ono que$ti canali
con un pianuzzo fra l’uno, & l'altro, ilquale $i fa non meno che la terza, nè piu
che la quarta parte del uano del canale, & $i incauano i canali a mezo cerchio. I
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Dorici fanno, i canali $emplici $enza la diui$ione del pianuzzo; alcuna uolta pia-
ni, o piu to$to incauati per il quarto d'un cerchio, & fini$cono detti incaui conti-
nouati in uno angolo. I canali de la terza parte de la colonna, che uengono da
ba$lo qua$i tutti gli riempierono di canelli, accioche la colonna fu$$e piu gagliar-
da & manco atta ad e$$ere offe$a da le perco$$e, & da le ingiurie. I canali, che $o-
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no tirati per il lungo de la colonna fanno parere la colonna a gli occhi di chi la
ri$guarda piu gro$$a che ella in fatto non è. Ma quei canali, che $i auuolgono
atorno a la colonna $i uariano, ma quanto manco $i fanno $uolgere dal diritto de
la colonna tanto pare la colonna piu gro$$a. Le uolte, che dauano i canali
atorno a la colonna non mai ne u$arono piu di tre, ne manco di una.
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Il canale qual $i noglia che tu ti faccia da ba$$o ad alto bi$ogna che $ia tirato con
uguale & continouata linea, accioche gli $caui $ieno giu$ti per tutto, & la rego-
la de lo incauarli piglieremo dal canto de la $quadra. Hanno i Matematici una
linea, che da qual $i uoglia punto tirata ne la circunferentia d'un mezo cerchio a
le te$te del diametro di detto m>ezo cerchio, la chiamano angolo retto, oa $qua-
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dra. Incauati adunque i lati de canali $i hanno ad affondar tanto nel mezo, che
in $i fatto affondamento termini l<007>beramente il can to della $quadra, toccando i
labbri : ma da qual tu ti uoglia de le due te$te de la colonna $canalata $i ha a la-
$ciare uno $patio conueniente, mediante ilquale $i di$tinguino i uot<007> de canal<007> da
collarini, che atorno atorno gli $errano, & di loro $ia detto a ba$tanza.
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[238]DELLAARCHITETTVRA
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[239]LIBBO SETTIMO.
Dicono che a Menfi u$arono intorno al Tempio di $eruir$i in cambio di colon
ne, di $tatue di dodici cubiti, cioè di braccia noue. In altri luoghi po$ono colon
ne con il $odo auuolto ue$tite di Pampani, & pienedi uccellett<007> di rilieuo. Ma
in quanto a la maie$tà, $on piu conuenienti a Tempij le colonne pulite & $tiette;
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Metton$i in$ieme certe mi$ure che a metter le colonne in opera, arrecano a mae
$tri facilità grandis$ima: percioche $i annouerano le colonne, che s'hanno a mette
re in una fabrica, & dal numero di quelle $i caua la regola del metterle in opera.
Eti Dorici per cominciarmi da loro $e haranno a metter in opera quattro colon-
ne diuideranno la te$ta de la pianta de l'edificio in uenti$ette parti; $e ui $e ne ha-
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rà a metter in opera $ei $i diuiderà in quarantadua parti, & $e otto in cinquanta-
$ette, & di que$te parti $e ne a$$egnerãno due a la gro$$ezza di cia$cuna colonna.
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[240]DELLA ARCHITETTVA
Ma ne le fabriche Ioniche, doue $i harà a mettere quattro colonne, $i diuide-
rà la te$ta de la pianta in undici parti & mezo; ma doue $i harà a metterne $ei, $i
diuiderà in diciotto; ma $e ue ne harai a mettere otto, diuiderala in uintiquat-
tro parti & mezo, de lequali ne a$$egnerai una parte $ola a la gro$$ezza di qual s'è
l'una colonna.
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[241]LIBRO SETTIMO.
Del pauimento del Tempio, de gli $pat{ij} di dentro del luogo dello Altare, de le mura, &
de loro addornamenti. Cap. X.
SOno alcuni, che lodano, che nel pauimento del Tempio, & ne gli $patii di
dentro $i habbia a $alire per alcuni $caglioni; & vogliono che il luogo do-
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ue $i harà a collocare lo altare per i $acrificii $ia molto piu rileuuaro. IV ani
& le entrate delle tribune, che $ono da gli lati, furono da alcuni la$ciati aperti $en
za $errargli con muro di $orte alcuna, & da alcuni vi furono me$$e due colonne,
& $opra tiratoui mede$imamente gli Architraui, i fregi, & le cornici in quel mo-
do, che poco fà raccontammo de Portici. Et quel’re$to del vano che auan zaua $o
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pra le cornici la$ciauano aperto per porui $opra $tatue & candellieri. Alcuni al-
tri $errauano l’entrate a co$i fatte tribune, con duoi muri fatti vn’ di quà & l’altro
di là. Chi pen$a che per arrogere dignità a un Tempio $i debbino far’ le Mura
gros$i$sime $i inganna. Percioche chi è quello, che non bia$ima$$e quel’corpo,
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che haue$$e qual che membro enfiato oltra modo? Oltre a che per fare le mura
troppo gro$$e $i im pedi$cono le commodità de lumi. Nella ritonda quello ec-
cellenti$simo Architettore hauendo bi$ogno di muro gro$$o, $i $eruì $olamente
de gli o$$ami, & la$ciò $tare gli altri ripieni, & quei vani, che in que$to luogo i
poco accurati hareb bono ripieni, occupò egli con zane, & altri vani; & in que-
$to modo $pe$e manco, re$$e la mole$tia del pe$o, & fece l’opera piu gratio$a. Il
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muro vuole pigliare le $ue gro$$ezze da le maniere delle colonne, cio è che
l’altezza $ua corri$ponda alla gro$$ezza come fanno le colonne. Io hò con$ide
rato che gli antichi nel tempio v$arono di diuidere la te$ta della pianta in do-
dici parti, o doue e’ bi$ogna$$e farlo gagliardi$simo, la diui$ero in noue, & per
yna di que$te parti feciono gro$$o il muro. Il muro ne Tempii tondi, non fù
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mai fatto da alcuno men’alto che per la metà del diametro del $uo vano, mol-
ti lo feciono per le due delle tre parti del $uo diametro, & alcuni per le tre del-
le quattro parti di e$lo diametro, con le quali altezze alzarono il muro di den-
tro in$ino al principio del voltare della culpa. Ma i mae$tri piu $aggi diui$ono
il giro di que$ta pianta circulare in quattro parti, & $econdo vna di que$te par-
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ti, di$te$ono vnalinea, & $econdo la lunghezza di quella alzarono il muro di
dentro, che corri$ponda come vndici a quattro; lá qual’ co$a da molti, & ne
Tempii tondi, & ne quadrati, o in qual’ $i voglia altra $orte di edificii inuolta
è $tato imitato. Ma doue oltre al muro hanno da e$$ere di quà & di là nella pian
ta del tuo edificio altre naui, accioche in quel’ luogo la larghezza dello $paz-
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zo paia a riguardanti maggiore. Alzarono alcuna volta le mura altanto della
larghezza della pianta: Ma ne Tempii tondi non $arà l’altezza delle mura di
dentro quanto quella delle mura di fuori; percioche il fine delle mura di den-
tro, $arà apunto doue comincierà la volta, ma il fine delle mura difuori bi$o-
gna che $i alzi in $in’$otto le grondaie. Que$ta parte adunque occuperà di tutta
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l’altezza della volta che è po$ta $opra le mora, il terzo; $e il tetto $ara fatto a $ca-
glioni; ma $e il tetto $arà fatto piano col $uo pendio ordiuario, occuperà al’ho-
ra il muro di fuori in quel luogo la metà della altezza della cupola. Il muro nel
Tempio $arà molto commodo $e $arà di mattoni, ma $i ve$tirà di varii orna-
[242]DELLA ARCHITETTVRA
menti. Dello adornare le mura de tempii $acri, altri altrimenti hanno giudi-
cato, a Spiga in A $ia, furono alcuni che addornarono le mura del Tempio cõ pie
tre pulitis$ime, & ne le commettiture fra l’una & l’altra me$$ono oro mas$iccio.
In Elide al tempio di Minerua dicono che il fratello di Fidia fece uno intonico
con calcina $penta con zafferano & latte. I Re di Egitto cin$ono atorno il Se-
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polcro Simandio per $otterrarui le concubine di Gioue, d’un cerchio d’oro alto
un cubito, cioè tre quarti di braccio, & di circuito di cubiti trecento $e$$antacin-
que, accioche in qual s’è l’uno de cubiti fus$i in $critto un giorno de l’anno.
Que$te co$e feciono co$toro, & altri feciono al contrario. Cicerone $eguen-
do l’openione di Platone, giudicò che ei fu$$e bene auuertire con legge i $uoi,
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che la$ciata da parte ogni $orte, & ogni dilicatezza di adornamenti ne tempii, $i
ingegnas$ino di hauerlo innanzi tratto candidis$imo. Nientedimanco di$-
$e faccia$i bellis$imo. A me certo $i per$uaderia facilmente che a Dio ottimo
fu$$e co$a gratis$ima la purità & la $implicità del colore, $i come gli è la purità de
la uita. Et non è co$a conueniente che ne Tempii $tieno co$e, che $olleuino gli ani
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mi de gli huom<007>ni da pen$ieri de la religione, & gli uoltino a uarii piaceri & dilet
tationi de $en$i. Ma io pen$o bene che colui $arà molto lodato, ilquale, & ne le
co$e publiche & ne Tempii $acri, pnr che non $i di$co$ti punto da la grauità, uo-
glia che le mura; & le uolte, & il pauimento, $ia con ogni indu$tria, & arte fatto
& adorno, eccellentis$imamente bene, & principalmennte da douer durare quã-
20
to piu è pos$ibile. Perilche gli intonichi di dentro $otto i tetti $aranno mol-
to lodati di marmo, o di uetro, o piani, o di rilieuo, che $i a$$ettino. Ma
la corteccia di fuori, $econdo che u$arono gli antichi, $arà lodata $e la farai di
calcina, & di figure, & ne l’una & ne l’altra harai auuertenza grandis$ima di por
re, & le tauole, & le figure in luoghi & $eggi conuenienti. Et ne’ portici $i
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accommodano molto eccellentemente in pittura le memorie de le gran co$e
$eguite. Ma dentro nel Tempio a me piacciono piu le tauole dipinte che
non mi piace il dipignere le facciate de le mura, anzi mi piaceranno piu to$to
$tatue che pitture, $e già per auentura elle non fus$ino, come quelle due, che
già Ce$are comperò mille quattrocento $cudi per adornare il Tempio di Vene-
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re Genitrice. Et io $tarò a riguardare una pittura, de le buone, dico, per-
che egli è un’im brattare le mura a dipignerui le cattiue, for$e con non manco
piacere d’animo che io mi $tia a leggere una buona hi$toria, l’uno & l’altro è pit-
tore, l’uno dipinge con le parole, & l’altro col pennello, l’altre co$e $ono ad
amenduoi pari & communi, nell’una & nell’altra $i ha dibi$ogno di grandis$i-
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mo ingegno, & di incredibile diligentia. Ma io uorrei che ne tempii, &
ne le mura, & nel pauimento non fu$$e co$a alcuna, che non fu$$e tutta Filo$o-
fia. Io truouo che in Campidoglio erano tauole di bronzo intagliateui den-
tro le leggi, con lequali regges$ino l’Imperio. Lequali quando ar$e il Tem-
pio furono poi rifatte da Ve$pa$iano Imperatore $ino al numero di tremila.
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Dicono che ne la $oglia del Tempio d’Apolline in Delo erano intagliati uer$i,
che in$egnauano a gli huomini, che compo$itioni di herbe haues$ino ad u$are
contro a qual $i uole$$e ueleno. Et io giudicherò che $ia bene porui quel-
li auertimeuti mediante iquali habbiamo ad imparare ad e$$ere piu giu$ti, piu
[243]LIBRO SETTIMO.
mode$ti, piu utili, piu ornati d’ogni uirtù, & piu grati a Dio; come $ono queí det
ti che $i leggono, fa d’e$$er tale, quale tu uuoi e$$er tenuto, ama & $arai ama-
to, & $imili. Et uorrei che’l componimento de le linee del pauimento fu$$e
tutto pieno di linee, & di figure appartenenti a le proportioni, & a la Geome-
tria; accioche da ogni banda fus$ino eccitati a lo e$ercitamento de lo animo.
Gli antichi u$arono di porre ne Tempii & ne portici per adornarli co$e rare &
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eccellenti, come nel Tempio di Ercole furono quelle corna de le formiche ar-
recateui in$ino da l’India, o come quelle corone di Canella, che Ve$pa$iano con
du$$e nel Campidoglio, o come quella tazza d’oro che Augu$ta po$e nel Tem-
pio principale del Monte Palatino dentroui una gran barba di Cinnamomo,
o cannella. A Termo in Etholia debellata da Filippo, dicono, che erano ne’
10
portici del Tempio meglio che quindici mila pezzi d’arme, & per adornare il
Tempio meglio che dumila $tatue, lequali $econdo che racconta Polibio furo-
no tutte disfatte da Filippo, eccetto che quelle, ne lequali era, o $critto il nome
di alcuno Dio, o che rendeuano $imiglianza alli Dii, & non è for$e da con$idera-
re manco la gran quantità, che la uarietà di sì fatte co$e. In Sicilia dice Solino
15
furono alcuni, che faceuano le $tatue di Sale, & una dice Plinio ne fu fatta di ue-
tro. Et certamente che $imil co$e $aranno raris$ime, & oltra modo degne
fuor de la oppenidne de la natura, & de gli ingegni de gli huomini. Ma par-
leremo altroue de le $tatue. Mette$i de le colonne ne le mura, & $i applicano a
uani. Ma non con il mede$imo ordina che ne portici. Et ho con$ideraro
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que$to ne Tempii grandis$imi che non hauendo for$e colonne, che $eruis$ino a
ba$tanza a tanta grandezza di fabrica, e’ dettono tanto di diritto a le mo$$e de le
uolti, che quella $aetta, che da la $ommità de gli archi de le uolte $i tira$$e $ino
al piano, rincontro a le mo$$e de le uolte fu$$e un terzo piu lunga del $uo mezo
dia metro, laqual co$a ancora accrebbe bellezza a l’opera perche rileuando$i la
25
uolta alquanto piu in alto diuiene (per dir così) alquanto piu agile, & piu e$pedi-
ta. Nè pen$o che in que$to luogo $ia da la$ciare indietro che ne le uolte, le
mo$$e delli Archi hanno ad hauere oltre al mezo d<007>ametro, tanto di diritto al
manco, quanto ne tolgono gli aggetti delle cornici a cnloro che $tando nel me-
zo del Tempio alzano gli occhi all’<007>nfu$o.
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Perche cagione è bene che i tetti de Temp{ij} $ieno in uolta. Cap. XI.
IO uorrei che i Tempii $i perche $i arrecano dietro maggior’ dignità, $i an-
cora perche $ono piu durabili & eterni, fus$ino qua$i tutti in volta; & non sò
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veramente d’onde $i proceda, che e’ non $i truoua qua$i alcun’ Tempio cele-
brato, che non $ia caduto nella calamità del fuoco. Io hò letto che Cambi-
$e abbruciò tutti quanti i Tempii di Egitto, & che ei ne portò l’oro & gli ad-
dornamenti a Per$epoli. Eu$ebio racconta che lo Oracolo di Delpho fù
tre volte abbruciato da Tracii, il mede$imo truouo io appre$$o di Erodoto
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e$$endo vn’altra volta da per$e abbruciato, che fù da Ama$o reftaurato. Al-
troue hò letto che ei fù abbrucciato da Flegias in quel’tempo nel quale Feni-
ce aggiun$e alcuni caratteri di letter’ per i $uoi cittadini; & ar$e di nuouo vn’al-
[244]DELLA ARCHITETTVRA
@a uolta regnando Ciro, pochi anni dopo la morte di Seruio Tullio Re de Ro-
mani, & è chiaro che egli ar$e ancora un’altra uolta intorno a quelli anni, che nac
quero quei chiaris$imi lumi d’ingegno, Catullo, Salu$tio, & Varrone. Il Tem-
pio Efe$io fu abbruciato da le Amazone regnando Siluio Po$tumio, & di nuo-
uo fu abbruciato nel tempo che Socrate in Athene beuè il ueleno. Et appre$-
5
$o de gli Argiui capitò male per il fuoco il Tempio, in quello anno che Platone
nacque in Athene, regnando in Roma Tarquino, che dirò io de $acri portici
di Hiero$olima? che del Tempio di Minerua a Mile$io? che del Tempio di Se-
rapio in Ale$$andria? che in Roma della Ritonda? & del Tempio de la Dea Ve
$ta? & di quello di Apolline? nelquale dicono che abbrucciarono i uer$i de la
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Sibilla? Tutti gli altri Tempii qua$i dicono che $ono caduti in $imile calami-
tà. Diodoro $criue che $olamente quello, che era dedicato a Venere ne la
città di Erice in Sicilia $i era mantenuto ille$o da tal calamità $ino a tempi $uoi.
Et Cefare $criue che Ale$landria non ar$e per e$$ere ella in uolta, pigliandola
egli per forza. Hanno certamente le uolte i loro adornamenti. V$arono
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gli antichi di trasferire ne le cupole tutti quelli adornamenti, che gli Ore$ici fa-
ceuano ne le tazze de $acrificij, & quelli, che $i u$auano ne le coltre che $i ten-
gono $u per le letta, gli tra$portarono ne le uolte a $pigoli, & in quelle a botte,
& però $i ueggono $compartimenti di quattro, & di otto facce, & $imili tirati
per la uolta con angoli uguali, & con linee equidi$tanti, & con diritture di linee,
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& con cerchi, $compartite tanto bene, che e’ non è pos$ibile aggiugnerci co$a
alcuna per farle piu gratiate. Et faccia que$to a no$tro propo$ito che gli ad-
dornamenti de le uolte $enza dubbio $ono co$a dignis$ima, $i quelli, che in mol-
ti altri luoghi qua$i per tutto $i ueggono, sì quelli mas$imo, che $ono ne la Riton
da fatti di sfon dati, iquali in che modo $e li faces$ino non $i truoua $critto.
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lo gli ho u$ati di fare in que$to modo con poca fatica & con poca $pe$a. Io di-
$egno i lineamenti de le forme, che io uoglio $opra l’armadura de la uolta, di
quattro di $ei, o d’otto facce, & doue io uoglio che le uolte sfondino, alzò in$i-
no a quella determinata altezza di mattoni crudi murati con terra in $cambio
di calcina: $i che murate que$te co$e, come monticelli $opra il dor$o de la ar-
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madura, ui gettò poi $opra la uolta di mezane cotte, & di calcina, u$ando
diligentia, che doue $arà la uolta piu $ottile, mediante que$ti sfondati ella $i
congiunga bene, & $imeni legata con le parti de la uolta piu gro$$e, & piu ga-
gliarde. Fatto che la uolta ha poi la pre$a, & che e’ $i lieuano le armadure,
io cauo del $aldo de la uolta quei monticelli di loto, & di mattoni crudi, che
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io ui haueua da prima accommodati, & in que$to modo mi rie$cono le forme
de gli sfondati in quella maniera che io haueuo di$egnato. Torniamo hora
al propo$ito no$tro. A me piacerebbe grandemente quel che $criue Varro-
ne, che ne la uolta fu$$e dipinta la forma del Cielo, & una $tella mobile, che
con la $ua lancetta dimo$tra$$e qual hora fu$$e del giorno, & che Vento ancora
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tira$$e dal lato di fuora; certo che sì fatte co$e mi piacciono grandis$imamen-
te. Dicono che i Fronti$picii arrecano tanto di grandezza a le fabriche, che
le cele$ti ca$e del gran Cioue, $e bene la sù non pioue mai, non po$$ono $tar
bene $enza il fronti$picio, uolendo mantener$i una certa grandezza, i fronti$picii
[245]LIBRO SETTIMO.
$i pongono $opra le uolti in que$to modo, piglia$i non piu che la quarta parte, nè
meno che la quinta, de la larghezza de la facciata doue è il tuo cornicione, &
que$ta ti $erue per il piu alto punto del mezo, dalquale habbino a pendere le
grondaie del fronti$picio. Et $opra quella $ommità $i pongono certi Zoccoli
per metterui $opra $tatue. Quei Zoccoli, che $i hanno a porre a le fini de le
5
grondaie $ieno alti quanto il fregio, & la cornice: ma quello, che ha a $tare $opra
la punta del mezo, $ia l’ottaua parte piu alto che quelli de gli illati. Dicono che
Buccide fu il primo che u$a$$e di por le $tatue $opra i fronti$picii per adornamen
to, & che egli le fece di terra cotta ro$$a, & dipoi $i usò di metteruele di marm o
con tutte le tegole & l’altre co$e di marmo.
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De uani de temp{ij}, delle finestre, porti, u$ci, & de membri,
& ornamenti loro. cap. XII.
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IVani de le fine$tre ne tempii è dibi$ogno che $ieno piccoli & alti, per iqua-
li tu non po$$a riguardare altro che il Cielo; accioche & quelli, che $acrifi-
cano, & quelli, che intorno al $acrificio $tanno attenti, non $i $uaghino per
e$$e punto con la mente. Quello horrore, che da la molta ombra è eccitato,
accre$ce di $ua natura, nè gli animi de gli huomini una certa ueneratione, & la
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au$terità in gran parte è congiunta con la maie$tà; oltre a che gli acce$i fuochi,
che ne tempii $ono nece$$arii, de’ quali non hai co$a alcuna piu degna, per hono-
re & ornamento de la religione, ne la troppa luce, perdono a$$ai. Et perciò non
è marauiglia $e gli antichi alcuna uolta $i contentarono d’una $ola apertura de la
porta. Ma io certo loderò grandemente che l’entrata del Tempio $ia per quan-
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to $i puo chiara & ornata, & che il didentro doue $i pa$$eggia non $ia maninconi-
co. Ma il luogo doue $i ha a collocare l’altare uorrei io che haue$$e piu to$to
maie$tà, che leggiadria. Torno hora a uani de’ lumi, e’ bi$ogna ricordar$i di
quel che altroue dicemmo, che i uani $on fatti del uoto de gli $tipiti, & del cardi-
nale, gli antichi non me$$ono mai nè porte, nè fine$tre $e non quadrangolari: ma
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tratteremo prima de le porti. Tutti i migliori architettori, o Dorici, o Ionici,
o Corinthii, fecion $empre le porti piu $trette da capo che da piede la quattordi-
ce$ima parte di $e $te$$a. Al cardinale diedero quella gro$$ezza, laquale eglino
trouarono in te$ta de lo $tipite, & feciono le linee de loro adornamenti uguali, &
$imili a l’uno & l’altro, & le congiun$ono in$ieme auguate, & l’ultima cornice,
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che $tà $opra il cardinale de la porta, uollono che anda$$e alta in$ino al pari del di-
$opra de capitelli, che $ono ne’ Portici; Si che in que$te co$e tutti o$$eruarono
quel che noi habbiamo detto: ma ne le altre co$e furono molto differenti l’uno
da l’altro. Percioche i Dorici diui$ono tutta que$ta altezza, cioè dal piano del
pauimento $ino al palco, in $edici parti, de lequali ne a$$egnarono a la altezza del
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uano, da gli antichi chiamata il lume, dieci parti, & cinque a la larghezza & uno
a gli $tipiti; in que$to modo gli $compartirono i Dorici: Ma gli Ionici diui$ono
quella prima maggiore altezza, ch’è in$ino al di$opra de capitelli de le colonne
in diciannoue parti, de lequali ne a$$egnarono dodici a la altezza del lume, & $ei
[246]DELLA AR CHITETTVRA
a la larghezza, & a lo $tipite una. Mai Corinthii le diui$ono in uentiuna par-
te, $ette de lequali ne a$$egnarono a la larghezza del uano, & per la lunghezza rad
doppiarono detta larghezza, & la larghezza de lo $tipite fu per la $ettima parte
de la larghezza del uoto, in qual $i uoglia di que$te porte gli $tipiti furono archi-
traui. Et $e io non m’inganno gli Ionici $i dilettarono d’adornare i loro $tipi-
5
ti di tre fa$ce, come gli architraui, & i Dorici ne leuarono i regoletti & i chiodi, &
tutti poi per fare le porte piu adorne aggiun$ono $opra il cardinale la maggior
parte qua$i di tutte le leggiadrie de le loro cornici. Ma i Dorici non me$$ono
$opra l’architraue i Glifi: ma in quello $cambio un fregio largo quanto gli $tipiti
de l’u$cio, & $opra il fregio aggiun$ono una cima$a, una goletta, & $opra que$ta
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un regolo $tietto, cioè dentello, & $opra dipoi gli uuouoli, dipoi i men$oloni co-
perti con i loro aggetti, & con la loro cima$a, & ne l’ultimo luogo una ondetta,
hauendo o$$eruate in que$te parti le mi$ure $econdo quell’ordine di \’quelle co$e,
che noi dicemmo ne le architrauate de Dorici.
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[248]DELLA ARCHITETTVRA
Gli Ionici peril contrario non ui me$$on fregio, come ne l’altre loro architra-
uate; ma in cambio di fregio ui me$$ono un fe$tone di uerdi frondi gonfiato,
legato con certe fa$ce di gro$$ezzail terzo manco che l’architraue, $opra delqua-
le po$ono una cima$a, & un dentello, & gli uuouoli & i men$oloni gros$i, coperti
con una fa$cia, ne la fronte, & la $ua cima$a, & poi di $opra ne l’ultimo una ondet-
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ta. In oltre po$ono a qual $i è l’una de le te$te fuor de gli $tipiti $otto il goccio-
latoio (per chiamarli co$i) certi orecchi, chiamati co$i da begli orecchi de cani,
cioè men$ole, & fu il di$egno di que$ti orecchi $imilea una S. maiu$cula lunga, che
$i accartoccia ne le $ue te$te in que$to modo S. & la gro$$ezza di que$ti orecchi da
capo $u quanto il fe$tone de le frondi, & da piede piu $ottile il quarto, la lunghez-
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za di detti orecchi arriuò $ino al principio del uoto.
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[250]DELLA AR CHITETT VRA
I Corinthii ne le loro porte tra$portarono tutti gli adornamenti de Colõna-
ti. Adornon$i ancora le porte, & mas$imo in quei luoghi doue elle hanno a $ta-
re a lo $coperto, per non hauere a ridire piu que$te co$e altroue, con un porti-
chetto attaccato nel muro in que$to modo. Po$ti che tu harai gli $tipiti & il car-
dinale, metterai da amenduele bande una colonna tutta tonda, o alcuna uolta
5
una meza, le ba$e de le quali $tieno di$co$to l’una da l’altra tanto che gli $tipiti in-
fra l’una & l’altra pos$ino $tare agiatamente. la lunghezza de le colonnecon i ca-
pitelli ha da e$$ere apunto tanto, quanto è dal canto de la ba$a de$tra, al canto ul-
timo de la ba$a $ini$tra, $opra que$te colonne $i pone l’architraue, il fregio, il cor-
nicione & il fronti$picio, con quelle regole che dicemmo ne portici de lequali
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trattammo a luogo loro.
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[251]LIB RO SETTIMO.
Furono alcuni che me$$ono da gli illati de le porte, in cambio di $tipiti orna-
menti di cornici, per il che $eciono il uano de la porta piu aperto, lauoro certo
piu conueniente a le delicatezze de gli edi$icij de priuati, & mas$imo de le fi-
ne$tre, che a le porte de Tempii, Ne Tempii grandi, in quelle porte mas$imo
doue non $ono altri uani, $i diuide l’altezza del uano in tre parti, l’una di $opra
5
de lequali $i la$cia per fine$tra & ui $i fa la $errata, & il re$tante rimane per la por-
ta. Le porte ancora hanno lor diuer$i modi, & lor diuer$e parti. Infra que-
$te parti la principale è il cardinale che $i fa in duoi modi. Percioche, o a canto
a gli $tipiti $i mettono arpioni di ferro, ouero da cantoni de le impo$te da capo,
& da piede e$cono certi perni $opra la punta de quali $i bilicano gli u$ci, & $i
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aprono & $errano. Le porte de Tempii, che per durare qua$i $empre $i fanno
di bronzo, & di pe$o grandis$imo, piu $icuramente $i uoltonosù bilichi, che
sù gli arpioni. Io non $tarò quì a raccontare leporte, che appre$lo gli hi$tori-
ci, & appre$$o i poeti io ho letto ue$tite d’oro, d’auorio, & di $tatue tanto graui,
che non $i poteuano aprire $enza una gran moltitudine d’huomini, & con lo $tre
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pito loro metteuano altrui $pauento. Io certo in que$to lodo la facilità de lo
aprirle, & del $errarle. Sotto la punta adunque del perno, o bilico $i metterà
una Ralla fatta di bronzo, & di$tagno, & que$ta Ralla $i $cauerà bene a dentro,
$caueras$i ancora la punta del bilico, che regge la impo$ta a gui$a di catino, tal-
mente che infra il bilico & la Ralla $tringhino in$ieme una palla di ferro ben ton
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da, & ben pulita; ma quanto al bilico di$opra, ch’èin te$ta a la impo$ta, bi$ogna
che $ia nel cardinale impiombata una $pranga di ferro che habbia un’anello mol
to pulito, & molto li$cio, nelquale entrando e$$o bilico $i muoua, & co$i auuerrà
che la porta non farà mai re$i$tentia nel muouer$i, & con ogni poco di $pinta an-
drà doue ru uorrai. Ad ogni porta $iano due impo$te, che una $i apra uer$o uno
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illato, & l’altra uer$o l’altro. Sieno que$te impo$te gro$$e la duodecima parte de
la loro larghezza, adornan$i con $corniciature, che po$te $opra l’impo$te accer-
chiano atorno la grandezza di quella, & mette$ene quante tu uuoi, o due, o tre
l’una $opra l’altra, o pur una $ola $emplice, & $e que$te $corniciature $aráno due,
me$$e a giacere qua$i come $caglioni l’un $opra l’altro, fa che fra tutte due piglino
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de la larghezza de la porta non piu che il quarto, nè meno che il $e$to, & que$ta
ultima che è po$ta a $tare $opra l’altra piu eminente, fa che ella $ia il quinto piu
larga che quella di$otto, ma$e elle $arannotre $corniciature, o$$eruerai in e$$e
le mi$ure de gli architraui Ionici, Ma $e atorno ui andrà una $ola $corniciatura, fac
cia$i non piu de la quinta, nè meno de la $ettima parte, sfonderanno le $cornicia-
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ture a lo indentro con una goletta. La lunghezza de le impo$te $i debbe di-
uidere con le $corniciature per il trauer$o di maniera che gli $patii da alto occu-
pino i duoi quinti di tutta l’altezza de’ uani de gli u$ci. Ne Tempii $i ador-
nano le fine$tre non altrimenti che le porte; ma i uani di quelle, perche egli oc-
cupano uicino al cielo de la uolta la piu alta parte de le mura, & con i loro an-
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goli terminano nel tondo Cielo de le cupole, per que$to $i fanno tonde al con-
trario de le porte, percioche elle $ono il doppio piu larghe che alte, & que$ta
loro larghezza diuidono con due colonnette, po$teui con quella regola, che fi
mettono ne le logge ma que$te colonnette $ono la maggior parte quadrate.
[252]DELLA ARCHITETTVRA
i di$egni de le Zane, ne lequali $i hanno a collocare, o tauole dipinte, o $tatue,
$i fanno $ecõdo il di$egno de le porte, & con l’altezza loro occupano il terzo del
loro muro. A le fine$tre de’ Tempij u$auano porrein cambio di inuetriate
tauole di Alaba$tro tra$parenti, che fu$sino gagliarde contro a le brinate, & con-
tro a Venti, ouero uno ingraticolato di bronzo, o di marmo, & i uani di tali in-
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graticolati riempieuano non di fragil uetro, ma di pietra tra$parente cauata di Se
guenza ca$tello in I$pagna, o di Bologna di Piccardia; que$te pia$tre rare uolte $o
no piu larghe d’un piede, di ge$$o tra$parente, & lucidi$simo, alquale la natura ha
dato un dono particolare, cioè, che ei non inuecchia mai.
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De lo Altare, Comunione, Lumi, & Candellicri. Cap. XIII.
DOppo que$to $arà bene quanto a le co$e de Tempij collocarelo Altare $o
pra ilquale $i hanno a fare i $acrificij in luogo molto degno, & $tarà mol-
to bene in mezo a la Tribuna. Gli antichi feciono lo Altare alto $ei
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piedi, & largo dodici, $opra ilquale collocauano le $tatue, ma $e egli è bene, che
in uno Tempio $ieno piu altari per fare i $acrificij, ò non, la$cieremo giudicare
ad altri. Appre$$o a no$tri antichi in quei primi principij de la no$tra religio-
ne gli huomini da bene, & buoni conueniuano in$ieme a la cena, non per em-
piere il corpo di uiuande, ma perche pigliando in$ieme tutti quel cibo, diuenta$-
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$ino piu man$ueti, & piu benigni, & empiendo gli animi di buoni ammae$tra-
menti $e ne tornas$ino a ca$a acce$i, & infiammati del de$iderio de la uirtù.
In que$to luogo adunque gu$tate piu to$to che mangiate quelle co$e, che mode-
ratamente erano ordinate per la cena, $i leggeua, & $i haueuano ragionamenti
dele co$e diuine. Ardeua cia$cuno dizelo dicarità uer$o l’altro per la $alute
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comune, & per il culto diuino. Finalmente ognuno $econdo la po$$ibilità
$ua, metteua a comune qua$i come un cen$o douuto a la pietade, laroba per $ti-
pendio di coloro, che ueramente meritauano, & dal $ommo $acerdote, era-
no tali co$e di$tribuite a coloro, che ne haueuano bi$ogno. Tuttele co$e
adunque in que$to modo erano infra di loro comuni, come infra fratelli aman-
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ti$$imi. Doppo que$to tempo poi chei Principi accon$entirono che ciò $i fa-
ce$$e publicamente, deuiarono certo non molto da lo antico co$tume, ma con-
correndoui maggiore numero di popoli, u$arono piu $obriamente cenare.
Et que’ $ermoni, che in quei tempi faceuano i dotti Ve$coui, $i po$$ono anco-
ra uedere ne gli $critti de no$tri antichi padri. Si che haueuano un $olo alta-
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re in quei tempi, doue $i ragunauano a fare un $olo $acrificio per giorno. Suc-
ce$$ono dipoi que$ti tempi, ne’ quali uole$$e Dio che $i leua$$e $u$o alcuno huo-
mo di grauità (& $ia con pace de Pontifici) che giudica$$e che fu$$e bene, di
emendarli, iquali Pontefici per mantener$i una certa loro reputatione $i la$cia-
no affatica uedere dal popolo una uolta l’anno, & hanno talmente ripieno ogni
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co$a di Altari, & alcuna uolta, hor $u io uo $tar cheto. Ma dico bene que-
$to, che e’ non $i truoua co$a alcuna appre$$o de’ Mortali, nè $i puo imagina-
re che $ia piu $anta, o piu degna del $acrificio, & io non credo che $i truo-
iu ne$$un $auio che uoglia che le co$e tanto degne $i auili$chino con farnetroppa
[253]LIBRO SETTIMO.
abondantia. Sonci alcune altre $orte di adornamenti non $tabili con iquali $i
adorna & honora il $acrificio. Soncene ancora di quelli con iquali $i adorn a
ancora il Tempio, l'ordine de' quali $i appartiene a l'architettore, Et $i cerca qual
$ia piu bella co$a di tutte que$te, o un luogo doue concorrino molte $trade, pie-
no di una $cherzante giouentù, o un Mare pieno di Nauilij, o una campagna pie-
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na di $oldati armati, & di in$egne uincitrici, o una piazza piena di uecchi padri
togati & $imili, o un tempio lieto per la quantità & allegrezza di molti lun<007>i.
Ma io certo uorrei che nel Tempio i lumi haues$ino una certa maie$tà, laquale
in que$te piccole $cintille de lumi, che hoggidì noi u$iam o non $i ritruoua. Ha-
ranno certo gran leggia dria, io non lo niego, $e $i accommoderanno con qual-
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che ordine di linee, $e la lampane $i di$tenderanno $econdo gli ordini dele cor-
nici. Ma a me piaceuano a$$ai gli antichi, che $opra i candellieri metteuano al-
cune baccinelle alquanto grandotte piene di odorifere fiamme. Diuideuano
in $ette parti la lunghezza de candellieri, due de lequali ne a$$egnauano a la ba-
$a, & era la ba$a triangolare piu lunga che larga *> & da piede era piu larga che da
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capo *> il fu$o del candelliere $i rizza in alto con ua$i $trozzati nel collo po$ti l'u-
no $opra l'altro, & in cima ui $i metteua una tazza concaua piena di gomme & di
legni odoriferi, Troua$i $critto quanto bal$amo per ordine del principe $i arde$-
$e per cia$cun giorno $olenne in Roma ne le chie$e principali a $pe$e del publi-
co, che furono libre cinquecento ottanta. Et que$to ba$ti de Candellieri.
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Hora uegniamo a le altre co$e, con lequali $i adorna eccellentemente il Tempio.
Io ho letto che Gige donò al Tempio d'Apolline Pithio $ei tazze d'oro mas$ic-
cio, che pe$auano libre trentamilia, & appre$$o a Delfo e$$ere $tati ua$i d'oro ma$-
$iccio & d'argento, cia$cun de quali ten eua $ei anfore & ui furono alcuni, che $ti-
marono piu l'inuentione, & la fattura, che non $timarono l'oro. Appre$$o a Sa-
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mij nel Tempio di Iunone dicono che ui fu una tazza intagliatoui all'intorno
certe figurette di ferro, laquale già gli Spartiani haueano mandata a pre$entare a
Cre$o, tanto grande, che ten eua trecento an fore, cioè 135 oc. libre. Ho troua-
to ancora che i Samij mandarono già a donare a Delfo un ua$o di ferro, nelquale
erano intagliate con artificio grandis$imo certe te$te d'animali, ilquale era retto
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da certe ftatue alte $ette cubiti, cioè braccia cinque & un quarto, che ginocchioni
lo $o$teneuano. Marauiglio$o certo fu quel che fece il Sannitico Egittio al
Tempio del Dio Api, ornatis$imo di uarie colonne, & di uarie $tatue, nelquale
era la immagine del Dio Api, che continouamente $i uolgeua, a $guardare uer$o
il Sole, & quella ancora fu co$a marauiglio$a che la freccia di Cupido nel Tempio
35
di Diana in Efe$o, $taua $o$pe$a $enza e$$ere legata in alcuno luogo con legame
alcuno. Ne$o io che mi dire di sì fatte co$e, $e non che elle $i debbono por-
re in luoghi condecenti, di maniera che elle $ieno guardate con marauiglia, &
con Reuerenza.
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[254]DELLA ARCHITETTVRA
De princip{ij} de le Ba$iliche, de Portici, de le parti de la muragl ia, & in quello, che elle $ian@
differenti da Temp{ij}. cap. XIIII.
EGliè manife$to che le Ba$iliche da prima erano luoghi, ne quali, i Magi$tra
ti de la città $i ragunauano a rendere ragione al coperto, a que$to luogo
5
per darli piu maie$tà $i aggiun$e il Tribunale: Dipoi per farla piu larga
non ba$tando le coperture principali, la circondarono di quà & dilà da lato di
dentro di portici larghi, innanzi tratto d'un $olo, dipoi gli feciono anco doppi.
Aggiun$onli dipoi al trauer$o del Tribunale una naue, laquale noi chiamiamo
cau$idica, percioche in quel luogo concorreuano Notari, Procuratori, & Auuoca
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ti, & congiun$ono in$ieme que$te naui a $imilitudine de la lettera T. Doppo que-
$to dicono che furono ordinati per cagione de' $eruitori i portici, di fuori, $i che
la Ba$ilica è fatta di naui, o luoghi da pa$$eggiare, & di logge. Ma perche la Ba
$ilica pare che $ia de la natura del Tempio, ella $i è attribuito in gran parte tutte
le $orti de gli ornamenti del Tempio, ma $e le è attribuite di maniera che pare,
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che piu to$to ella habbia uoluto imitare, che pareggiare gli ornamenti de Tem-
pij. Solleueranno$i col piano da terra come i Tempij:ma l'ottaua parte manco
di quell'altezza, che s'a$petta al Tempio; accioche mediante quella, ceda con re-
uerentia al Tempío come a co$a piu degna, tutte l'altre co$e che ui $i metteranno
poi per adornam\~eto nõ hãno ad hauere mai quella grauità, che quelle che $i met
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tono ne Tempii. Ecci oltra di que$to ancora infra la Ba$ilica, & il Tempio que-
fta differentia, che e' bi$ogna che ella $ia di andari $pedita, & che ella habbia le fi-
ne$tremolto lumino$e per la $requentia de qua$i tum ultuanti litiganti, & per la
neces$ità di ricono$cere, & di $otto$criuere le $critture, & $arà lodata, $e ella $arà
ordinata di maniera, che quelli, che uerranno a cercare, o de loro Clientoli, o de
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loro padroni, pos$ino a la prima giunta uedere doue e' $ono, & perciò $i debbo-
no in que$ti luoghi por le colonne piu rare, & molto a propo$ito ui $taranno quel
le, che reggono gli archi:ma non recu$ano ancora quelle che reggono gli archi-
traui. Ma noi daremo a la Ba$ilica que$ta diffinitione, & diremo che ella certo
è un luogo da pa$$eggiare molto grande, molto e$pedito, coperto di tetto, con
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logge di dentro: percioche quella ch'è $pogliata di logge, pen$o io che piu to$to
$ia una muraglia, che s'a$petti a la curia, & al $enato, che a le Ba$iliche, de laquale
parleremo al luogo $uo. La Pianta de la Ba$ilica bi$ogna che $ia piu lunga il
doppio, che larga, & è co$a conueniente che ella habbia la naue del mezo princi-
pale, & la naue a trauer$o, che dicemmo cau$idica libere, & $pedite da poterui
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pa$$eggiare. Ma $e per auentura ella harà ad hauere $olamente un portico $o-
lo da le bande$enza la naue cau$idica, $i terminerà in que$to modo. Diuida$i
la larghezza da la pianta in noue parti, cinque de le quali $e ne a$$egnino a la naue
di mezo, & due a cia$cuno de portici. La lunghezza dipoi $i diuida mede$ima-
mente in noue parti, una de lequali $i a$$egni al uano, ch'e dal petto a le reni de la
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tribuna, & due a la larghezza de l'entrata de la tribuna.
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Facciata di dentro de la Ba$ilica $enza la naue cau$idica.
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[257]LIBRO SETTIMO.
Ma $e oltre al portico ui $i harà ad aggiugnere la naue cau$idica alhora diuide-
rai la larghezza de la pianta in quattro parti, due $e ne daranno a la naue di mezo
& una per uno, dipoi a portici, la lunghezza ancora $i diuiderà in que$to mede$i-
mo modo; percioche il $eno de la tribuna piglierà a l'indentro con la $ua curua-
tura la duodecima parte de la $ua lunghezza:ma il uano de l'entrata $arà duoi do
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dice$imi, & mezo, & la naue cau$idica re$terà larga la $e$ta parte de la lunghezza
de la pianta.
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[258]DELLA ARCHITETTVRA
Faccia dela Ba$ilica di dentro con la naue cau$idica.
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[259]LIBRO SETTIMO
Ma $e uiharanno a e$$ere in$ieme con la naue cau$idica i portici doppi, diuida
$i la larghezza in dieci parti, quattro de lequali ne a$$egnerai a la naue di mezo, &
l’altre tre di quà & di là diui$e in parti uguali $eruiranno peri portici; ma la $ua
lunhezza $i diuiderà in uenti parti, de lequali $e ne a$$egnerà una & mezo al cauo
de la tribuna, & tre & un terzo a l’entrata di e$$a tribuna, alla larghezza de la na-
5
ue cau$idica $e ne a$$egneranno $olamente tre parti. Le mura de le Ba$iliche
non $aranno gro$$e, come quelle de Tempii; percioche elle non $i fanno per ha-
uere a reggere i pe$i de le uolte, ma per reggere le traui & i caualletti de terti: Fac
cin$i adunque gro$$e per la uige$ima parte de la loro altezza, & faccin$i alte $ola-
mente una uolta & mezo per quanto èla $ua larghezza dinanzi & non piu mai in
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alcun luogo. Nele cantonate de le naui da pa$$eggiare e$chino pila$tri fuori
del uiuo del muro con di$egno per il lungo del muro, $econdo l’ordine del co-
lonnato, gros$i nõ meno che per due, nè piu che pertre gro$$ezze di quel muro.
Sonci ancora alcuni che per fare l’edificio piu gagliardo faranno un pila$tro an-
cora giù per il diritto del filare de le colonne infra le colonne. La larghezza
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de’ quali, o ella è per tre, o al piu per quattro gro$$ezze d’una colonna, i colonnati
ancora non hanno mai ad hauere quella grauità, c’hanno quelli che $i mettono
ne Tempii, per ilche & mas$imo $e noi u$eremo colonnati con gli architraui, ne
di$correremo in que$to modo. Sele colonne hanno a e$$ere Corinthie leui$i
de la loro gro$$ezza la duodecima parte, & $e Ionice la decima parte, & $e Dori-
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ce, lieui$ene la nona parte, nel mettere in$ieme poi l’altre co$e, cioè capitelli, ar-
ch<007>traui, fregi, cornici, & $imili $i andrà $eguitando l’ordine de Tempii.
[260]DELLA AR CHITETTVRA
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[262]DELLA AR CHITETTVRA
De colonnati con gli Architraui, & con gli Archi, di che $orte Colonne $i habbino a me@
tere nelle Ba$iliche, & che cornici, & doue $i habbino a collocare; della
Altezza, & larghezza delle finestre; delle loro ferrate, delle
impalcature, & delle Porte delle Ba$iliche, & de
modi loro. Cap. XV.
5
AQuelle co$e, che noi imitiamo gli Archi, bi$ogna che vi $i mettino co-
lonne quadrate, percioche $e noi vi mette$simo colonne tonde, $arebbe
il lauoro difetto$o; concio$ia che le te$te de gli Archi non po$erebbono
$ul $odo della collonna che vi è $otto; ma quanto il quadrato della te$ta dello ar-
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co eccederebbe il cerchio, che dentro a $e $i rinchiude, tanto po$erebbe in vano.
Per riparare a que$to di$ordine i buon’mae$tri antichi me$$ono $opra i capitelli
delle colonne vn’altra cima$a quadrata gro$$a in alcun’luogo per il quarto, & in
alcun’altro per il quinto del diametro della $ua colonna, la larghezza di que$ta
cimafa fù vguale cõ vna ondetta alla maggior’larghezza del capittello da capo.
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gli Aggetti $portarono tanto quãto la loro altezza, in que$to modo le te$te & li
$pigoli de gli archi hebbero $edilipiu e$pediti & piu $tabili. I colonnati con gli
Archi come quelli cõ gli Architraui $ono infra loro differenti, percioche alcuni
$e ne fanno radi, & alcuni $pe$si, & $imili, ne gli $pe$si l’altezza del voto $arà tre
larghezze & mezo della $ua apertura; ne radi $arà l’altezza $ua per vna larghezza
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& duo terzi; nè meno radi la lunghezza $arà per due larghezze, nè piu $pe$si la
l@rghezza $arà il terzo della altezza. Altroue habbiam’detto che lo arco è
vna Traue piegata; Daranno$i adunque quelli ornamenti alli Archi che $i dareb
bono alli Architraui $econdo a che colonne $i mettono $opra; oltra que$to chi
volef$e che l’opera fu$$e ornati$sima, metta $opra le cime di $i $atti archi a filo
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Architraui, fregi, & cornici, quali ei cono$cerà appartener$i a colonnati $e
arriua$$ero à quella altezza. Ma e$$endo le Ba$iliche alcune accerchiate di
vn’$ol portico, & alcune di duoi, $arà per tale conto il luogo de le cornici $o-
pra le colonne, & $opra gli archi differente. Percioche in quelle, che $ono ac-
cerchiate di vn’$ol’portico prenderanno le cornici, diui$a che tu harai l’altezza
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del tuo muro in noue parti, le cinque parti, o diuidendola in $ette, ne piglie
ra nno le quattro, Main quelle, che hanno ad haucre i portici dopi, $i porran-
no le cornici al terzo della altezza del muro al manco, ne punto piu però, che a
tre ottaui. Metteranno$i ancora per leggiadria d’addornamento & per vtilità
$opra le prime cornici altre colonne, & ma$simo pila$tri, che po$ino apunto $ul
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centro del mezo di quelle di $otto. Et gioua veramente a$$ai, percioche man-
tenendo la gagliardia & la fortezza delli o$$ami, & accre$ciuta la maie$tà de l’ope
ra, $i alleggerirà in gran’parte il pe$o & la $pe$a del muro; & $opra que$lo colon-
nato ancora $i metteranno le loro cornici con i loro aggetti $econdo che ricer-
ca la $orte del lauoro. Oltre a che nelle ba$iliche che haranno duoi portici,
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$i metteranno tre colonnati l’uno $u l altro da alto a ba$$o, & nelle altre due, Ma
doue tu metterai tre colonnati, diuiderai in due parti quello $patio che è dal-
le prime collonne in$ino al tetto, & in quella diui$ione fini$chino le $econde
cornici; infra il primo & il $econdo corniciato $erbaui il muro intero &
[263]LIBRO SETTIMO
@ddornalo di varie $orte di intonico, & di lauoro & nel muro che è fra le $econ-
de & le terze cornici farai le fine$tre che ti $eruino a dare i lumi, & faranno$i le fi-
ne$tre ne le Ba$iliche, che cori$põdino $opra i vani de collonnati tutte ad vn’mo
do & corri$pondenti l’una l’altra. La larghezza delle quali non $ia piu $tretta
cheitre quarti del vano che è infra colonna & colonna; ma $e la loro altezza $ara>
5
per due de le $ue larghezze, $arà commoda; & con il loro cardinale andranno
al pari della cima delle colonne, nõ però del capittello, $e elle $arãno quadrate,
ma $e le fineftre $aranno tonde, ti $arà lecito co l’arco loro andare $ino qua$i
a $otto l’architraue, & piu aba$$o piacendoti di diminuire l’arco, pur che gli
archi non pa$sino l’altezza della colonna che gli $arà a canto. Metta$i $otto la
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fine$tra un’dauanzale con vna cima$a goletta, & vuouoli faccin$i ne vani delle
fine$tre le ferrate, ma non $i $errino con tauole di ge$$o come quelle de Tem-
pij: ma ben’habbino con che po$sino prohibirea gli impetuo$i venti, & alle
tempe$te l’entrare dentro, accio non vi $i $enta mole$tia alcuna, da l’ah>ra parte
egli è di nece$sità che di continuo & liberamente po$sino re$pirare, accioche la
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poluere che per il pa$$eggiare $i lieua di terra nõ nuoca a gli occhi & a polmoni.
Et però me piace grandemente che in que$to luogo $ieno alcune pia$tre di bron
zo o di piombo, qua$i dipinte (per dir’co$i) con molti & $pe$si buchi, per i quali
entri il lume & gli $piriti per il moto de l’aere $i rinfre$chino. il Tetto ouero
palco $arà certo molto honorato, $e da lato di dentro $i farà vn’cielo a un’piano
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con riquadarmenti d’a$$e ben’ comme$si, & vi $i intrametteranno con mi$ure
accommodate cerchi grandi me$colati con altri $compartimenti ad angoli, &
$e quelle riquadrature $i di$tingueranno membro per membro con $petie di
cornici, & ma$simo con gole, cõ vuouoli, con baccelletti, & con frõdi, in trapo$te
l’una ne l’altra, & $e $i farãno gli $patij infra sfondato & sfondato, ornati d’vn’ fre
25
gio a gui$a di g\~eme con aggetti proportionati infra i quali ri$pl\~edino fiori cele
brati, o di branca or$ina o d’altro, i piani de quali ri$pl\~edino per i colori hauuti
da pittori con ingegno & con maie$tà $ingulare. Plinio v$aua dire che lo oro
$i attacaua molto bene a legname con vno intri$o, che $i fa in que$to modo.
Me$colan$i in$ieme meza libbra di Senopia Pontica, cioè Bolo. & libbre die-
30
ci di ocria lucida, & libbre due di melino Greco, & triti $i tengono in$ieme
per dodici dì. Il ma$tico illiquidito con olio di lino & me$colato con Bolo
della elba abbruciato bene, fà vna colla, la quale non $i di$tacca mai. La
altezza della porta nelle Ba$iliche $i raporterà alle loggie, $e da lato di fuori $i
aggiungnerà per $polgliatoio vn’portico $ia alto, & largo quanto il portico di
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dentro. Il voto, & gli $tipiti, & $imil’co$e delle porte $i faranno con le regole
di quelle de Tempij, ma la Ba$ilica non harà mai l’impo$te di bronzo. Faccin$i
adunque di legno di cipre$$o, di cedro, & $imili, & adornin$i con bullettoni di
bronzo, & acconci$i tutto vn’lauoro co$i fatto, che habbia del gagliardo, &
dello $tabile, piu to$to che del dilicato, o $e pure e’$i hà da attendere a delica-
40
tezza, o maie$tà non vi mettere co$e troppo minute con le quali $i và imitan-
do la pittura. ma piu to$to vi $i intaglino ba$si rilieui con non molro aggetto
che addornino il lauoro, & $i difendin o facilmente. Hanno ancora comincia-
to a fare le Ba$iliche tonde, in que$te la altezza del ricetto del mezo è tanta
[264]DELLA ARCHITETTVRA
quanta è la larghezza di tutta la Ba$silica. Ma il portico & i colonnati, & le
porte, & le fine$tre $i termineranno nel mede$imo modo che quelle delle Ba-
$iliche quadrate, & di que$te $ia detto a ba$tanza.
De $egni posti per memoria delle gran’co$e fatte publicamente, & in e$$e e$peditioni
5
delle guerre & nelle u<007>ttorie ancora da Romani & Greci. Cap. XVI.
IO vengo hora a trattare delle co$e, che $i pongono per memoria & $egno
delle vittorie, & per diletto d’animo mi piace in que$to luogo e$$er alquan
to piu piaceuole, che io non $ono $tato in ne$$un’altro luogo; mentre che
tutto il parlar’no$tro $i riuolterà circa le mi$ure & circa i numeri, ma $aro quan
10
to io potrò nel dire corto & breue. I no$tri pa$$ati m\~etre che $uperati gli inimi
ci cercauano con le forze & con le virtù loro di allargarei confini del loro Im-
perio, collocauano $tatue & termini mediante le quali co$e de$sino inditio
di quanto era $tato il cor$o nella lor’vittoria, & co $i $eparauano, & di$tingue-
uano le già $uperate campagne dalle altre. Di qui $on nate le Piramidi, le Co-
15
lonne, & $imili altre co$e, che $eruono per $egno delle co$e pa$$ate. Dipoi vo-
lendo ricono$cere Dio per le hauute vittorie, con$ecrarono vna parte della
preda alli Dij, diedero in protezzione alli Dii le publiche allegrezze, don-
de ne nacquono gli Altari, le Capelle, & co$i fatte co$e lequali face$$ero a tal’
propo$ito. Deliberarono ancora che e’fu$$e bene prouedere al nome, & alla
20
po$terità, & $i affaticarono di contraffare le e$$igie de gli huomiui talmente,
che $i cono$ce$sino, & che $imanife$ta$sino le virtù loro appre$$o la generatio-
ne humana. Di qui andarono ritrouando le $poglie, & le $tatue, &i Titoli, &
i Trofei; accioche $erui$sino a $pandere per il mondo la fama loro. Gli
altri de$cendenti poi non pur’$olo quelli, che in alcuna co$a hanno gioua-
25
to alla patria loro; ma i $elici & i piu fortunati, per quanto egli hanno potuto
dimo$trar$i, $econdo il potere delle loro ricchezze gli $ono iti imitando: Ma
nel far’que$te co$e diuer$i diuer$amente con diuer$i modi $i $ono affaticati.
Bacco nella fine del $uo viaggio nella India po$e per$uoi termini pietre mol-
to $pe$$e per ordine, & alberi grandi$simi con i pedali ve$titi di ellera. Vicino
30
a Li$imachia era vn’grandi$simo altare po$toui da gli Argonauti, nel pa$$are
che di quiui feciono. Pau$ania a Hippari $ul mare maggiore collocò vn’Va-
$o di Bronzo gro$$o $ei dita che teneua libbre 225. Alle$$andro oltre al Mare
Occeano vicino al fiume Alce$te rizzò dodici Altari di grandi$sime pietre
riquadrate, & vicino al fiume della Tana cin$e tutto lo $patio delli allogiamenti
35
del$uo e$$ercito di muro, opera di $e$$anta $tadij cioè miglia $ette & mezo.
Dario e$$endo$i accampato pre$$ o alli Otri$ii $ul fiume Arte$roo comandò
a $uoi $oldati che cia$cuno gitta$$e in diuer$i cumuli vn’$a$$o l’vn $opra l’altro,
i quali e$$endo a$$ai$simi & grandi$simi veduti poi da po$teri gli haue$sino a
inducere a marauiglia. Se$o$tre nel $uo guereggiare honorando coloro, che
40
come huomini valenti $e gli contrapponeuano drizzaua in loro memoria vna
Colonna, aggiugnendoui con magnificentia i nomi loro, ma $uergognaua &
vituperaua coloro, che come Vili $enza combattere $e gli arrendeuano, con
fare intagliare nelle pietre, & nelle colonne per tal’memoria $e$si femminili.
[265]LIBRO SETTIMO
Ia$one $i faceua Tempij a $e $te$$o in tutte quelle regioni, donde ei pa$$aua, i
quali dicono che furono tutti disfatti da Parmenione, accio che in que’luoghi
non rimane$$e memoria di nome alcuno, $aluo che di Ale$$andro. Que$te
erano quelle co$e, che co$toro faceuano mentre che combatteuano. Ma ac-
5
qui$tata la uittoria, & pacificate le co$e, cominciarono a far’ poique$te altre.
Nel tempio di Pallade Solerte attaccarono $o$pe$i quei ferri de piedi con i qua
li furono legati i Lacedemonij. Gli Euiani non $olamente $aluarono nel Tem-
pio quella pietra, con laquale il Re Fimio perco$$e & ammazzò il Re de Ma-
chien$i, ma l’adorarono ancora come uno Dio. Gli Egineti dedicarono al tem
10
pio i becchi delle Naui, predate alli Inimici. Augu$to $eguendo le pedate di co
$toro, poi che hebbe $uperato lo Egitto, fece quattro colonne de becchi delle
Naui, lequali dipoi da Domitiano Imperatore furno collocate nel campido-
glio. Iulio Ce$are ancora ne arro$e due a que$te, poi che per * Mare hebbe $u
perati i Peni, una $u la Ringhiera, & l’altra innanzi alla curia. A che racconterò
15
io in que$to luogo le Torri, i Tempij, le Aguglie, le piramidi, i Laberinti & $i-
mili co$e? che hanno raccolte gli Hi$torici. Venne certo a tale lo $tudio di cele
brare $e $te$$o cõ $imili opere, che e’ collocarono anchora le cittadi per tal’ con
to, & gli impo$ono i loro proprij nomi per e$$ere noti a’ po$teri. Ale$$andro
per la$ciar gli altri di gran lunga in dietro, oltre a quella città, che ei fece impo-
0
nendoli il nome $uo proprio, ne fece ancora vna, & gl’impo$e il nome di Buce-
falo $uo cauallo. Ma a mio giuditio fu piu condecente quel che fece Pompeio,
ilquale hauendo me$$o in rotta Mitridate, edificò in quel luogo, doue ei lo $u-
però la Città di Nicopoli nella Armenia minore. Nondimeno e’ pare che Se-
leuco $upera$$e tutti co$toro, perche ad honore della moglie fece tre Città det-
25
te Apamie, Ad honor della Madre ne fece cinque Laodicee, & in honore $uo
ne fece noue Seleucie, & in honor’ del Padre fece dieci Antiochie. Altri $i han
no procacciato nome appre$$o a po$teri non tanto con la grandezza della $pe-
$a, quanto con alcuna nuoua inuentione. Ce$are delle coccole dello Alloro,
che egli portò nel Trionfo fece $eminare una $elua, & la cõ$acrò a futuri Trion
fi. Appre$$o ad A $calo in Syria era un’celebrato Tempio, nel quale era collo-
30
cata la $tatua di Dercete, che haueua il uolto humano & il re$tante di pe$ce,
per e$$er$i di quel luogo precipitata nello $tagno, & fuui oltra di que$to ordi-
nato che qualunche Syrio gu$ta$$e pe$ce di quel’lago, li fu$$e uietata l’entrata
del Tempio, il fuoco, & l’acqua. Appre$$o al lago de Mar$i i Mutinij popoli
fin$ono Medea ammazza $erpenti, $econdo l’effigie d’un’ $erpente; perche
35
con lo aiuto $uo $i liberarono dalla ingiuria de $erpenti. Simile a que$te co$e
fù la Hydra di Hercole, la Vacca, la fiera Lernea, & l’altre co$e che gli Antichi
Poeti dipin$ono ne loro Ver$i; le quali inu\~etioni molto mi piacciono, pur che
elle habbino rinchiu$o in $e un’certo che di uirtuo$o, $i come èquel che fù $cul
pito al $epolchro di Symandio; percioche e’ ui è $colpito un’ Giudice con alcu
40
ni de Magi$trati principali, ue$titi a gui$a di Sacerdoti, dal collo de quali $tà pen
dente al petto la verità, che cõ gli occhi chiu$i accenna, & nel mezo ui è un’mõ
te di libri, & uno Epitaftio che dice. Que$ti $ono i veri medicamenti dell’ani-
mo, ma l’u$anza delle $tatue fù la piu egregia di tutte. cõcio$ia ch’elle $ono buo
[266]DELLA ARCHITETTVRA
ne per adornare gli edifitij $acri, & i $ecolari, & i publici & i priuati; & $erbano
con loro vna rim\~ebranza marauiglio$a, & de gli huomini, & delle co$e. Et cer-
tamente che e’ dicono che e’ fù di grandi$simo ingegno chi trouò le $tatue, &
che le nacquono in$ieme con la Religione; & tengon’ per co$a certa che gli
Inuentori delle $tatue fu$sino i To$cani, Altri credono chei Telchinij Rodiani
5
fu$sino i primi che fabbrica$sino $tatue delli Dij, & $criuono ch’elle erano $oli-
te con le loro magiche religioni far’ tornare i nugoli, & le pioggie, & cofe $imi
li, & mutar$i $econdo che piu piaceua loro in varie forme d’Animali. Infra i
Greci fù il primo Cadmo figliuolo di Agenore che con$ecra$$e nel Tempio le
$tatue de gli Dij. Trouiamo in Ari$totile che le prime $tatue che furono collo-
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cate $u la piazza di Athene, furono in honore di Hermodoro & di Ari$togito-
ne, per e$lere $tati i primi a liberar’ la città dalla Tirannide. Et Arrianno hi$to
rico racconta che que$te $te$$e $tatue furono di Su$a (doue gia Ser$e 1 haueua
tra$portate) ricondotte in Athene da Ale$$andro. In Roma fù tanta gran’ mol
titudine di $tatue, che e’ $i diceua che eui era vn’altro popolo di marmo. Rap-
15
$inate antichi$simo Re di Egitto rizzò $tatue di pietra a Vulcano alte braccia
diciotto & tre quarti, Se$o$lre Egittio fece vna $tatua per sè & una per la mo-
glie alte braccia uentiquattro. Ama$i appre$$o a Menfi collocò una $tatua a
$edere, la grandezza della quale era quaranta$ette piedi cioè braccia ventitre
& mezo & nella $ua ba$a ue ne era due altre alte uenti piedi. Al $epolero di Si
20
mandio ui erano tre $tatue di Gioue di mano di Memnone, opera miracolo$a,
intagliate in una pietra d’un’ pezo $olo; una delle quali $ed\~edo era tanto gran
de, che il piede $uo era piu di braccia cinque, & un quarto, & oltre alla arte del
Mae$tro, & alla grandezza di $i gran’ pietra era co$a marauiglio$a che in $i gran
pietra non era ne un’pelo, ne una macchia. Et non trouando di poi i po$teri
25
$aldezza ne grandezza di pietre $econdo quelle grandezze che cercauano di
uoler’ fare le $tatue, cominciarono a farle di bronzo di cento cubiti, ma oltre
alle altre co$e, Mancando a Semiramis una pietra di quella grandezza che ella
de$ideraua, & hauendo in animo di fare qualche co$a molto maggiore che non
$i pote$$e fare di bronzo vicino al mõte di Media, che $i chiama Bagi$tano, fece
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$culpire la $ua propia immagine in una pietra di dicia$ette $tadij cioè miglia
due & un’ ottauo, alla quale $acrifica$sino con alcuni doni, cento huomini. Io
non pen$o che $ia da la$ciare indietro quel che dice Diodoro delle $tatue, cioè
che gli $tatuarij di Egitto erano $oliti di e$$ere tanto eccellenti con l’arte & con
lo ingegno loro, che e’ faceuano una $tatua d’un’ corpo di uarie pietre lauora-
35
te in diuer$i luoghi, con le cõmettiture delle parti talmente finite, che le pare-
uano fatte in un’ mede$imo luogo; & da un’ mede$imo mae$tro; & con co$i
miracolo$o artifitio dicono che fù fatta quella celebrati$sima $tatua d’ Appolli-
ne Pithio appre$$o a Samij: la metà della quale fu fatta da Thele$io, & l’altra
metà finì Teodoro in Efe$o. Que$te co$e hò io dette per dilettatiõe de gli ani
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mi, lequali $e bene fanno molto a propo$ito, io vorrei non dimeno che elle $i
fu$sino racconte come accatate in pre$to dal libro che $egue, nel quale trattere-
mo delle memorie de Priuati, allaqual’ co$a que$te $i a$pettauano. Percioche
non $i la$ciãdo i priuati co$i facilmente $uperare da Principi in quanto alla grã-
[267]LIBRO SETTIMO
dezza delle $pe$e & ardendo di de$iderio della gloria, & de$iderando, per quã-
to è pote$$ero di $pandere la fama del nome loro; non perdonarono però
(per $ino a quanto poterono) a $pe$a alcuna, & con ogni loro $tudio preoccu-
parono tutto quello, che pote$$e & l’arte, & la forza de gli ingegni & de mae-
5
$tri. Contendendo$i adunque & di di$egno, & di conuenientia di lauori, di e$-
$ere uguali a’ Re. Ottennero $econdo me di non gli e$tere in tal’ ca$o molto
inferiori. Et però ri$erbin$i nel libro, che uiene. Et prometto que$to, che $i
fatte co$e arrecheranno quando $aranno lette ad altrui piacere. ma non la$cia-
mo qui indietro quel che fà a no$tro propo$ito.
10
Se e’ $i debbon’ metter’ le statue ne Temp{ij}, & di che co$a $i debbon’ fare piu com-
modamente. Cap. XV II.
SOno alcuni, che nõ uorrieno, che ne Tempij $i mette$sino $tatue, & dico-
15
no che il Re Nũma nõ volle che ne Tempij $i mette$$e $imulacro alcuno,
$eguendo la di$ciplina di Pittagora. Et però Seneca $i rideua di $e, & de
$uoi cittadini, fcherziamo diceua come i bambini con le bambole, ma quelli
che impararono da no$tri antichi adduc\~edone la ragione di$corrono in que-
$to modo delle co$e de gli Dij. Chi $arà tanto $ciocco che nõ $appia che le co$e,
20
de gli Dij $i hanno a cõ$iderare con la mente & nõ con gli occhi. Etè co$a ma-
nife$ta che e’ non $i può dare alcune forme con lequali $i po$$a in alcuna parte
ancor’ che minima, imitare, o $ormare una co$a di tanta grandezza com’ è Dio;
& $i pen$a certo che gioui grandi$simamente a potere con$eguire, che cia$cuno
potrà $econdo le forze $ue intendere & cono$cere & e$$er’ capace della natura
del primo motore, & delle $uperne intellig\~etie, $e non ui $aranno alcune $tatue
25
fatte manualmente. Et co$i in que$to modo piu prontamente honoreremo il
nome della Maie$tà diuina. Altri la intendono per il contrario. Percio che e’
dicono che certe $orti di huomini furono connumerati infra gli Dij, con otti-
mo certo & $auio con$iglio, accio che gli animi de gli ignoranti piu facilm\~ete
leuando$i dalla loro mala uita, $i riuolta$sino a doue fu$sino le $tatue, & andan
30
do ad adorarle, pen$a$sino di and are ad adorare gli Dij. Altri credettero che e’
fu$$e bene porre in luoghi $acri & doue haue$sino ad e$$ere ueduti l’effigie di
coloro, che haue$sino meritato a$$ai da gli altri huomini, o che è pen$a$sino
che e’fu$sino da douere e$$ere con$acrati per Dij, accioche honorati da po$teri
gli accende$$ero di zelo di gloria cercando di imitarli. Ma egli certo importa
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a$$ai quali $tatue, & ma$simo ne Tempij, in quai luoghi, come $pe$$e, & di che
materia ui $i ponghino. Percioche e’non ui $i hanno a mettere $tatue da far’ ri-
dere, come quelle che $i mettono ne gli horti, per $pauentacchio de gli vccegli,
ne come quelle che $i mettono ne portici de $oldati, & $imili. Ne giudico che
$ia bene metterle in luoghi $tretti, & in luoghi che nõ $ieno honorati, Ma tratte
40
remo prima di che materia $ia ben’ farle, & dipoi dell’altre co$e. Dice Plutarco
che gli antichi faceuano le $tatue di legno, $i come in Delo fù la $tatua di Apolli
ne, & in Popolonia, vicina a Piombino vene fù vna di Vite con$ecrata a Gioue,
laquale molti raccontano che $i mantenne $alda lungo tempo, & come quella
[268]DELLA ARCHITETTV RA
di Diana Efe$ia, che alcuni dicono che era di Ebano, & Mutiano dice che ella
era di Vite, Peras che fece il Tempio di Argolica, & vi con$ecrò la figliola per
Bade$$a vi fece vn’Gioue d’un’ troncone d’un’pero. Furono alcuni che prohi-
birono che gli Dij $i $culpi$sino in pietre, percio che elle $ono dure & crude-
li. Rifiutauano ancora l’oro, & l’argento perche na$ceuano di Terra $terile,
5
& infelice, & perche haueuano vn’colore pallido da infermi, & il Poeta dice
que$ti ver>$i.
Staua il gran’ Gioue in sì piccolo albergo.
Ritto a gran’ pena, & nella destra mano
Alto teneua un’fulmine di terra.
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Appre$$o a gli Egizzij furono alcuni che $i pen$arono che Dio fu$$e di fuoco, &
che egli habita$$e nello elemento del fuoco, nè potere e$$ere compre$o dal $en
$o de gli huomini, & però feciono gli Dij di cri$tallo, Alcuni altri $i pen$arono
che fu$$e bene fare gli Dij di pietra nera, pen$ando che tal colore fu$$e incom-
pren$ibile, Altri finalmente di oro per confar$i il colore alle $telle, ma io $on $ta
15
to $o$pe$o di che co$a $ia bene fare le $tatue delli Dij, Tu dirai certamente che
quella materia in che $i ha a intagliare la imagine di Dio, bi$ogna che $ia oltra
modo degna; acco$ta$i alla degnità quella co$a, che è piu che l’altre rara, niente
dimeno io non $on tale che io le uoglia fare di $ale, $i come dice Solino, che era-
no $oliti di fare i Siciliani, nè come dice Plinio anco di Vetro, nè di oro mas$ic-
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cio, nè di argento ancora, non perche io la intenda come coloro che ciò recu$a
uano, per e$$er nato di terra $terile, & di color pallido. Ma ci $ono molte cagio-
ni che acciò mi muouono, infra le quali ci è que$ta, che io mi per$uado che e $i
appartenga alla Religione, che quelle $tatue, che noi porremo da douer$i ado-
rare come Dij, $ieno per quanto $i può $imili a es$i Dij; giudico adunque che
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gli huomini mortali le habbino a fare quanto piu po$$ono immortali, o qual
dirò io che $ia la cagione perche $i $timi tanto una riceuuta openione da no$tri
maggiori di co$i fatte co$e? che e $i tenga per certo, che in que$to luogo una
dipinta Immagine d’uno Dio ci e$audi$ca, & in que$to altro una $tatua del me-
de$imo Dio, non e$audi$ca non che altro, le orationi, & i voti de gli huomini
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giu$ti? che piu, $e tu tramuti le mede$ime $tatue da luogo a luogo, alle quali il
uulgo $oleua portare grandis$ima reuerentia, non trouerai chi piu gli creda, o
gli faccia uoti, come $e elle fus$ino fallite; bi$ogna adunque che elle habbino i
luoghi loro $tabil<007>, propij, & dignis$imi. Dicono che e non ci è memoria alcu-
na infra gli huomini, che di oro $i $ia ui$to lauoro alcuno eccellentis$imo, come
35
che il principe de metalli $i $degni di e$$er troppo honorato dalle mani de gli
Artieri, $e que$to è co$i, non è bene fare le $tatue de gli Dij, che noi uorremo fa
re conuenientis$ime di Oro. Oltre a che alcuni tirati dal de$iderio de l’Oro piu
facilmente fonderanno tutta la $tatua, che $olamente la bar ba e$$endo d’oro.
Piacerammi molto di bronzo, $e già non mi diletterà piu il candore del bian-
40
chis$imo marmo. Ma nel bronzo ui $arà un certo che, che io primieram\~ete lo-
dero, ri$petto al durare a$$ai, pur che noi le facciamo tali, che e $ia maggiore il
peccato nel gua$tarle che il guadagno nel fonderle, per farne poi altro. Sieno
ueramente tali come $e noi le haues$imo fatte con il martello, o di lamine $ot-
[269]LIBRO SETTIMO.
tilis$ime, fondute che paia fatta a punto la pelle. Scriuouo che fu fatto un $i-
mulacro d’Auorio tondo, grande, che a gran pena capiua $otto il tetto del tem
pio, a me non piace. Percioche e bi$ogna che e $ia conueniente di grandez-
za, di forma, di di$egno, & di conuenienza di parti, & for$e non $tanno bene
in$ieme, le faccie de grandi Dij $eueri di barba & di ciglia, con l’effigie piu dol-
5
ci delle Vergini. Oltre a che $e gli Dij $aranuo piu rari, s’io non m’inganno, ac-
cre$ceranno la reputatione & la reuerentia. Sopra uno altare ui $e ne porranno
commodamente duoi, o non piu ditre, 11 numero & moltitudine de gli altri $i
ponga nelle nicchie, in luoghi accommodatis$imi. Io uorrei che lo $cultore
$i ingegna$$e quanto piu puo di e$primere nel fare qualunque di que$ti Dij con
10
habito, & con ge$ti da huomini grandi, qual $ia $tata la uita & i co$tumi loro, lo
non uoglio, il che e tengono per co$a bella, che e paia qua$i un’hi$trione, o vno
$chermidore, ma uoglio che & dal uolto, & da tutto il re$to del corpo mo$tri
di $e una certa grauità, & una Maie$tà degua, certo di Dio. Et che e dimo$tri
qua$i col cenno & con la mano di e$$audire & $pontaneamente riceuere colo-
15
ro che lo uanno ad adorare. Co$i fatte uorrei io che fus$ino le $tatue che $i po-
nes$ino ne Tempij, & l’altre $i la$cia$$ero a Teatri, & a gli altri edifitij $ecolari.
DELLA ARCHITETTVRA
20
DI LEONBATTISTA
ALBERTI.
LIBRO OTTAVO.
Dell’ ornamento delle uie mae$tre dentro o fuori della Città, doue $i babbino a $otterrare,
o abbruciare i corpi mor<007>i. Cap. I.
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IN altro luogo habbiamo di$cor$o, che gli adornamen-
ti che $i applicano alle opere, giouano grandis$imamen
te alla Architettura, & è a$$ai manife$to, che i mede$imi
adornamenti non $tanno bene in tutti gli edifitil. Per-
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cioche e $i debbe u$are in ogni arte, ogni indu$tria, &
ogni fatica in fare che le opere $acre, & mas$imo publi-
che $ieno ornatis$ime, come quelle che $i fanno per li
Dii, doue le $ecolari non $i fanno $e non per gli huomi-
ni. le cofe men degne adunque debbono cedere alle piu degne, nondimeno
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e$$e ancora $i addorneranno delle loro parti, de loro addornamenti, & hab-
biamo nel pa$$ato libro racconto come habbino a e$$er fatti gli edifitii $acri
publichi, & con che maniera: hora ci re$ta a trattare de gli edifizii $ecolari;
andremo e$plicando adunque quali adornamenti $i debbino a$$egnare a qual
[270]DELLA ARCHITETTVRA
s’èuno di loro, Primieramente io pen$o che la $trada $ia co$a publica, concio$ia
ch’ella è ordinata per cagione di cittadini; e per cõmodità ancora de fore$tieri:
ma perche de Viandanti ne $ono alcuni, che vanno per Terra, & alcuni che
$i fanno portare per acqua, tratteremo di amenduoi. Vorrei che tu ti ricor-
das$i che altroue ti dis$i, che de le $trade alcune ne $ono mae$tre, & alcune
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no, & in oltre che altrimenti haueua a e$$ere la $trada nella città, & altrimenti
nella campagna; la $trada mae$tra nella cam pagna riceuerà gran dis$imo orna-
mento da e$$a cãpagna, nella qual ella $i trouera, $e detta cãpagna $arà cultiuata,
$eminata, piena di Villagi, & di habitazioni, & $e ella $ara abbõdante di molte
co$e piaceuoli, $e vi $arà hora il Mare, horai monti hora vn’fiume, hora vn’fon
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te hora vn’terreno arido, & vna rupe, hora vna pianura, hora vn’bo$co, ò vna
valle; non $arà piccolo addornamento s’ella non $arà alla china, o difficile al
$alirla o $porca, ma per dire co$i, $e ella $arà vaga & piana, & $patio$a, & aperta
per tutto; & che non feciono gli antichi? per ottenere que$te tal’co$e. Io non
$tò a raccontare che e’la$tricarono $trade di cento miglia con pietre duri$sime,
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alzandoui $otto vn’piano di grandi$sime pietre. La$tricarono la via Appia da
Roma $ino a Brindi$i. Veggon$i in molti luoghi per tutte le $trade mae$tre
Rupe di pietra tagliata, Monti $ghembati colline forate, Valli ripiene con
incredibile $pe$a, & miracolo delle opere; le quali co$e certo $on’tutte, & vtili
& honoreuoli. Oltra di que$to arrecheranno ornamento grandi$simo, $e vi
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$aranno co$e che a Viandanti, che per e$$e pa$$eranno porghino occa$ione di
di$cor$il, & mas$imo di co$e degne. Vno Amico, o Compagno che $appia ra-
gionare di a$$ai co$e (diceua Laberio) $erue qua$i per vna lettiga in vn’viaggio;
& certamente che nel ragionare $i $cema a$$ai del fa$tidio, che l’huomo hà nel
caulacare. Per la qual’co$a, hauendo io $empre molto riuerita la pruden tia de
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no$tri maggiori, $i in tutti gli altri loro ordini, $i ancora gli lodo grandi$sima-
mente, per hauer trouato quel che noi diremo ade$$o (ancor’che la inten-
tion’loro haue$$e ri$petto a co$e di molto maggiore importanza) cio è il dilet-
tare i viandanti. Diceua la legge delle dodici tauole nõ $otterare & nõ abbru-
ciare alcuno homo nella citta. Oltre che egl’era vna legge antica nel Senato che
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enon $i pote$$e $otrerare alcun’morto dentro alle mura della citta, $aluo le Ver
gini ve$tali, & li Imperatori, che non erano compre$i da tal’legge. Dice Plu-
tarco, chei Valerij, & i Fabricij per loro honore poteuano e$$ere $otterrati in
$u la Piazza, ma i loro po$teri, hauendoli me$si in cotal’luogo $ubito datoui con
la fiaccola il fuoco, gli portauano via, volendo dimo$trare che poteuano cio
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fare, ma per mode$tia non voleuano. Per il che accomodauano il lor’$epolcri
alla campagna in luoghi accomodati, lungo la $trada, & faceuano per quanto
portauano le ricchezze loro, & l’arte delli Architettori, che efu$sino quanto
piu poteuano pieni, & colmi d’ornamenti; erano per que$to murati con di-
$egno grandis$imo, ne vi mancaua gran’copia di colonne, ri$plendeuonui le
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corteccie delle facciate rendeuonui dilicatezza, le $tatue, & le $culture, & le ta-
uole dipinte, vedeuanui$i le te$te fatte di bronzo, & marmo con artifizio eccel-
entis$imo; cõ la quale v$anza quãto quelli huomini prudenti$simi certo gioua$
ero, & alla Repub. & a buoni co$tumi, $aria co$a lunga a raccontarla. Dirò con
[271]LIBRO OTTAVO.
breuità $olamente quelle co$e che fanno a no$tro propo$ito, che pen$i tu che
faces$ino i viandanti $e alcuna volta pa$$auano per la via Appia, o per qualch'al-
tra via mae$tra tu ti voglia trouandole tutte piene marauiglio$amente d'una
moltitudine di$epolchri; non credi tu che e n'haues$ino piacer’ grandis$imo
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offerendo$eli innanzi a gli occhi hor'que$to hor'quello, & poi quell'altro, &
piu la vn'altro, ornatis$imi oltre a mi$ura, mediante i quali ricono$ceuano i no-
mi, & le effigie de famo$i Cittadini. Che dirai adunque? non ti par'egli che da
$i gran moltitudine di indizij delle co$e antiche, na$ce$$e grande occa$ione da
potere ragionare de le gran'co$e fatte da gli huomini grandi, & dipotere alleg
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gerire il fa$tidio del viaggio, & da accre$cere dignità alla città di Roma? ma
que$to era il manco. percioche egli era molto piu d'importanza che con que-
fta co$a $i prouedeua molto bene al bene & alla $alute della Patria, & de citta-
dini. Infra le principali cagioni che i ricchi ricu$arono la legge Agraria rac-
conta App<007>ano hi$torico fù che e'tennero per co$a impia chei $epolchri de lo
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ro maggiori $i haue$sino a transferire in altri, Quante grandi hereditadi cre-
dian'noi che peruenis$ino $alue ne nipoti, $olamente per que$ta reuerentia, &
o$$eruatione della carità o Pietà o Religione, che $arebbono da prodighi, dal
giuoco, & da fallimenti $ute mandate male? Oltre a che que$ta era vna co$a
che, & alle Ca$ate, & alla cittàfaceua ornamento non piccolo dando nome di
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$e, & de fuoi antichi; per il che i po$teri $i haues$ino a eccitare di nuouo, & da
capo a volere imitare le virtù de gli huomini degni di grandis$ima lode. Che
ti pare finalmente di que$to con che occhi, $e mai per auentura fu$$e accaduto
credian'noi che eglino haues$ino po$$uto ri$guardare l'in$olente, & furio$o ini
mico, che fe$tiggia$$e infra $epolchri de loro maggiori? chi $aria mai tanto $cia
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gurato, o tanto dappoco, che $ubito non arde$$e d'ira, & di de$iderio di vendi-
car$i, & per conto della Patria, & per conto dello honore? & quanta $arebbe la
audacia, & la fortezza, che o per la vergogna, o per la pietà, o per il dolore che
di cio haues$ino; $i ecciterebbe ne gli animi de gli huomini? Per tanto gli
Antichi, $ono certo da e$$ere lodati, nondimeno io non bia$imo anco i no$tri
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che $otterrano imorti loro dentro alla città in luoghi $acri, pur che non met
tinoi corpi nel Tempio doue i Padri, & i Magi$trati $ono chiamati a $acri$itij,
Tal che alcuna volta interuenga, che la purità del Sacrifitio $i venga a con-
taminare dal vapore di alcuno corrotto puzzo, ma molto piu commoda era
l'u$anza di coloro, che abbruciauano i corpi.
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De uar{ij} modi de $epolcri, & del $eppellire. Cap. II.
E'Mi gioua certamente di non la$ciare in que$to luogo indietro quelle co
$e, che mi pare ci $ieno da dire circa i modi de $epolchri; concio$ia che e
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pare che qua$i $i acco$tino allo e$$ere edi$izij publichi, percioche è$i con
$acrano alla religione. Doue tu hai a $otterrare i morti dice la legge, fàche vi
$ia $acrato & no<007> facciamo la mede$ima profes$ione, cio è che le co$e de $e-
polchri $i appartenghino alla religione. Per tanto douendo$i la Religione an-
teporre a tutte l'altre co$e, io pen$o, che $ia bene, ancor'che le $ien'co$e appar-
[272]DELLA AR CHITETTVRA
tenenti a priuati, trattar' prima di loro, che pa$$are a trattare delle co$e publi-
che $ecolari. Ei non è $tato mai in alcun' luogo gente tanto e$ferata, che nõ hab
bia giudicato che e $ia bene v$are i $epolcri, eccetto che alcuni lchtiofagi, de'
quali $i dice, ch'erano $oliti a gui$a di Barbari, nell'ultimo della India gittare i
corpi de morti loro nel Mare; affermando ch'egli importaua poco che i detti
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corpi $i con$uma$lero col fuoco, o cõ l'acqua. Gli Albani ancora teneuano che'
fu$$e co$a brutta tener' cura de morti, & i Sabei teneuano cura de' corpi morti
come dello $terco, anzi v$auano gittare ne luoghi delle brutture ancora i corpi
de loro Re. I Trogloditi legauano il capo, & i piedi del morto in$ieme & con
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celerità lo conduceuano fuori ridendo & $cherzando, & $enza hauer' ri$petto
più ad un'luogo, che ad un'altro lo $otterrauano, & poneuanli a la te$ta un'cor
no di capra. Ma chiũche harà dell'humano, nõ loderà co$toro; altri $i appre$$o
de' Greci, come ancora appre$$o degli Egizzij v$arono di fabbricare $epolchri
nõ pure a corpi de gli amici loro, ma a nomi ancora, laqual' pietà veramente è
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lodata da cia$cuno. Ma io pen$o che principalm\~ete meritino piu lode appre$-
$o de gli Indiani coloro, che diceuano che quelle erono rim\~ebranze eccell\~eti$
$ime, lequali $i mãteneuano la$ciate nella memoria de po$teri; & coloro ancora
che celebrauano i mortorij degli huomini lodati$simi non con altra co$a, che
cõ il cãtare le lodi di quegli. Ma io giudico che $ia bene che s'habbia a tener' cu
ra ancora de corpi morti per ri$petto di coloro, che rimangono in vita. Oltre a
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ch'egli è manife$to chei $epolcri giouano grandem\~ete a dare notizia a po$teri
delle co$e pa$$ate. I no$tri Antichi v$arono di fare $tatue & $epolture a $pe$e
del Publico, in honore di quegli che haueuano $par$o il $angue, & me$$a la vita
per la Repub. per rendergliene con degno guiderdone, & per inanimire'gli al
tri a vna $imil' gloria divirtù, ma for$e feciono $tatue a molti, & $epolcri a po-
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chi; perche e' cono$ceano che que$ti $i gua$tauano, & rouinauano per lo inuec-
chiar$i. La $antità de $epolcri diceua Cicerone è talmente congiunta con e$$a
Terra, che per co$a alcuna non $i può, ne $cancellare, ne muouere. Percioche
hauendo l'altre co$e fine, i $epolchri come co$a $acra durano eterni; & con$a-
crauano i $epolcri alla Religione, hauendo s'io non mi inganno in con$idera
tione di fare, che la memoria di quello huomo, che ei dauano in protettione
alla muraglia, & alla $tabilità del Terreno, fu$$e dife$a dalla riuerenzia, & dalla
religione delli D<007>j, accioche lungo tempo $i mantene$$e ille$a dalla uiolenzia
delle mani de gli huomini. Di qui nacque che mediante la legge delle dodici
tauole non $i poteua v$urpare il ve$tibolo ne la entrata de $epolcri per u$i pro-
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prij, oltre a che ci era la legge per laquale era a$$egnata grandi$sima pena a chi
uiola$$e i corpi abbruciati, o face$$e cadere, o rompe$$e pur una Colonna de
$epolcri, finalmente appre$$o a tutte le nationi ben' co$tumate, è $tata la v$an-
za di fare i $epolchri; fù tanta la diligentia, & la cura de $epolcri appre$$o de
gli Athenie$i, che $e alcuno Capitano Generale non haue$$e procurato che
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coloro, che fusino morti in guerra, non $i fu$sino $otterrati honoratamente
gliene andaua la Te$ta. Appre$$o a gli Ebrei era vna legge che ordinaua che $i
$otterra$sino ancora gli Inimici. Racconton$i molti modi, & molti de'morto-
rij & de $epolcri, che lo andar'lor' dietro $arebbe fuor' di propo$ito, $i come è
[273]LIBRO OTTAVO.
quello che $i dice de gli Sciti, che erano $oliti per fare honore a morti di man-
giar$eli in compagnia delle altre loro viuande; & altri nutrire cani, accio-
che morti poi fu$sino da e$si denorati, ma $ia di ciò detto a ba$tanza. La
maggior'parte qua$i di coloro, che vollono, che la loro Republica $u$se ordi-
5
nata di buone leggi, procurarono la prima co$a, che & imortorij, & i $epol-
chri non $i face$$ero troppo $untuo$i. Secondo la legge di Pittaco, $opra il
Tumulo della Terra del morto, non era lecito porui co$a alcuna $aluo che
tre colonnette, non piu alte che vn'cubito, ò che vna mi$ura, concio$ia che e
pen$auano, che e fu$$e co$a conueniente, che in quella co$a in laquale la natura
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di tutti era comune, non vi $i haue$$e ad hauere differentia alcuna, ma che le co
$e $u$sino vgualmente comuni co$i alla Plebe, come a Ricchi, $econdo il co$tu-
me antico, adunque $i ricopriuano co$i, $olamente di zolle, & pen$auano che
que$to $te$$e molto bene, percioche e$$endo il corpo di Terra lo riponeuano
qua$i nel grembo della Madre. Et ordinarono che ne$$uno pote$$e fare $epol-
cro lauorato di maniere, che ui anda$$e piu tempo che quello vi con$uma$$ero
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dieci huomini in tre giornate. Ma gli Egizij feciono piu che tutti gli altri ilor'
$epolcri cõ curio$ità grãdi$sima. Concio$ia che egli v$auano dire che gli huomi
ni faceuano errore a fabricar$i le ca$e tanto dilicatamente, le quali haueuano
ad e$$ere $tanze per breui$simo t\~epo, & a nõ tenere troppa cura de $epolcri do
ue haueuano a ripo$ar$<007> tãto lungam\~ete. Ma a me pare che que$to cõ$uoni piu
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alla verità. Le genti in quella prima loro antichità, ordinarono che in quel'luo
go doue e'$otterauauo i corpi morti, $i mette$$e per $egno la prima co$a una
pietra o for$e (come di$$e Platone nelle $ue leggi) uno arbore, & di poi comin
ciarono ad ama$$arui $opra, & allo intorno, alcune co$e accioche le be$tie con
lo $calzare o con lo $mouere non ui $ace$sino bruttura alcuna, & ritornãdo poi
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quella mede$ima $tagione dell' anno, ritrouando quel campo, o fiorito, o
carico di ricolte, come era al'hora, che i loro moriuano, non era gran'fatto che
$i de$ta$$e ne gli animi loro il de$iderio de loro cari$simi morti; & ch'egli an
da$$ero in$ieme al pre$atto luogo raccontando, & cantando i detti, & i fatti di
quelli, & adornando con quelle co$e che e'poteuano la memoria del morto.
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Di qui for$e nacque che tutti gli altri, & i Greci maximo v$arono di adornare i
$epolcri di coloro, & di farli $acrificij, a quali e'$i troua$$ero grãdemente obliga
ti. Ragunauan$i dice Tucidide in quel luogo con habiti appropriatia quello,
& vi arrecauano le primizie de' loro frutti, la qual'co$a certo pen$arono che $u$
$e molto co$a pia & relligio$i$sima<007>l farla publicamente. Onde auiene che io vò
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conietturando che eglino po$ono nõ $olam\~ete a loro $epolcriterra amontata
ò colõnette per ricoprim\~eto e per $egno, ma v$arono di porui ancora alcuni Al
taretti, per hauerui luogo da poter celebrare tal $acrificio honorati$simamen-
te. Per la qual'cofa procurarono, che e'fu$sino conuenient$simi, & ornati$si-
mi per ogni conto, mafurono varij iluoghi doue e'collocarono $i fatti $epol-
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cri $ecõdo la lege Põti$icia nõ era lecito porrei $epolcri in luoghi publici. A Pla
tone parue che l'huomo douea e$$ere tale, che nè viuo, nè morto haue$si a e$$er
mole$to al cõ$orzio de gli huomini, & <002> que$to voleua ch'e'$i $otterra$sino fuo
ri della città & in terreno $terile. Que$to andarono imitãdo coloro ch'a$$egna-
[274]DELLA ARCHITETTVRA
rono a $epolchri vn luogo $coperto determinato, & $eparato dal cõmerzio degli
huomini, i quali io lodo grãdem\~ete. Altri per il cõtrario $erbauano i corpi morti
in ca$a rinchiu$i in $ale, o in ge$lo. Micerino Rede gli Egizzij hauea rinchiu$o
il corpo morto della figliuola in vn'bue di legno, e lo $erbaua appre$$o di $e nel pa
lazzo regio, & commandaua a coloro che haueuano la cura de $acrifizij che gli
face$sino il rinnouale ogni giorno. Racconta Seruio che gliantichi $oleuano col
locare i $epolcri de figliuoli Nobili$simi & Eccellenti$simi, $opra i monti molto
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rileuati & molto alti. Quei di Alle$$andria al t\~epo di Strabone hi$torico haueua-
no $erragli, & horti dedicati a $epelire i morti. Nella vicina età de no$tri Anti-
chi v$arono di murare a canto a Tempi principali alcune $tanze $acrate per met-
terui i $epolcri; & per tutto il Lazio $i ueggono Cimiterij delle ca$ate intere, fatti
$otto terra, & po$ti per ordine nelle mura i va$i pieni delle ceneri de gl<007> abbru-
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ciati corpi, & vi $ono ancora certe piccole memorie & nomi del Fornaio del
Barbiere, del Cuoco, dello Stufaiuolo, & di $imili che erano connumerati infra
il numero de la famiglia, & della ca$ata; ma nell'Vrne doue e $otterauano i pic-
coli fanciulletti, che $ogliono e$$ere il $ollazzo delle madri, formauano in quelle
l'effigie loro di ge$$o; & le e$$igie de grandi, & ma$simo de Nobili faceuano di
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marmo. Que$ta era la v$anza loro ma noi non bia$meremo coloro che harãno
ordinato di $otterrare i morti doue piu $i voglia, pur'che in luoghi degni & ho
norati habbino de$critti i nomi di quegli. Vltimamente le co$e che gran-
demente dilettano in $imili $epolcri $ono que$te, il di$egno di e$$o, & lo epitaf-
fio. Qual'forma giudica$$ero gli antichi, che fu$$e piu di tutte le altre degna
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per i $epolcri non lo $aprei io dire co$i facilmente. Il $epolcro di Augu$to in
Ro ma fu fatto di marmi riquadrati, & coperto d'Arbori che $empre teneuano
le foglie verdi, & in c<007>ma vi era la $tatua di Augu$to. Nell'l$ola Taurina non
lontana dalla Carmania, il $epolcro di Eritrea fù una gran ma$$a di Terra $emi-
natoui $opra palme $aluatiche. Il $epolcro di Zarina Regina de Sacri fù nva Pira-
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mide di tre faccie & in'cima vna $tatua d'oro. ad Archacheo Luogotenente di
Xer$e fù fatto da tutto lo e$$ercito vn'$epolcro di Terra amontata, ma e'mi par'
vedere che tutti haue$sino que$to per v$anza, di voler'variare l'uno da lo altro
non per far'uergogna a $epolcri daltrui, ma per allettare con la lor'nuoua inuen-
tione gli animi de gli huomini a riguardargli; & della tanto $par$a v$anza de
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$epolcri, & dallo $tudio dello hauer'trouato l'un' dì piu che l'altro $empre
nnoui di$egni, vennono a tale, che e'non fù po$sibil'trouare piu co$a alcuna
che prima non fu$$e $tata $atta & eccellentemente da altri: & tutte finalmen-
te $on'fatte di maniera, che $ono grandemente lodate, ma in tutti quan ti hò
io con$iderato, che altri non atte$ono ad adornare altro che quella parte, che
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teneua il corpo, & altri hauer cerco piu oltre, cio è di murare qualche altra
co$a doue pote$sino con di$egno accomodare gli epitaffi, & la memoria del-
le co$e che gli haueuano fatte in vita, adunque quegli o $i contentarono d'un
$olo ca$$one di marmo, o pure vi aggiun$ono $opra vn'poco di Tabernaco-
letto per quanto $opportaua la religione di vn'tal luogo. Ma que$ti altri o mu-
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rarono in quel luogo vna colonna o vna Piramide, o una Mole, & co$e $imil<007>
con lauoro grandi$simo, non con intentione principale di $epellirui il corpo
[275]LIBRO OTTAVO.
ma piu to$to, per la$ciare il nome di quelli celebrati$simo appre$lo de Po$te-
ri. Non lontano ad A$one di Troade vi è vna pietra chiamata Sarcofago che
in vn'$ubito con$uma i corpi, in vn'Terreno ragunaticcio, & doue $ono a$$ai
pezzami, $i con$uma pre$to lo humore, ma io non andarò piu dietro a $imili
minuzzie.
5
Delle cappellette, de Sepolcri, delle Pyramidi, Colonne, Altari, &
Mole. Cap. III.
DA poi che, i $epolcri de gliantichi $ono lodati, & io veggo in alcuni luoghi
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po$te per $epolcri capellette in altri Piramidi, in altri Colonne, & in altri
altre co$e con<007>e $ono le Moli, & $imili, pen$o di hauere a trattare di tutte
que$te, & prima delle capelle. Vorrei che que$te cappellette fu$sino come pic
coli modelli di Tempij, nè recu$erò $e tu ci agiugnerai di$egni pre$i o cauati da
qual'tu ti voglia $orte di edfizij, pur che eglino habbino del gratio$o, & dello $ta-
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bile. Se egli è ben'murare que$t<007> $epolcri che noi de$ideriamo che $ieno eterni, di
materia nobile o vile, non è ancor'ben ri$oluto, med<007>ante le ingurie che $on'fatte
loro da chi traporta via le co$e; ma gli addornamenti certo dilettano grandi$sima
mente, de quali $i come altroue dicemmo, non è co$a alcuna piu commoda, per
mantenere le memorie delle co$e ne po$teri. De $epolcri che certamente furono
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eccellenti$simi di C. Ce$are, & di Claudio che furono $i grandi Imperadori, an-
cor'che vi fu$sino molte co$e eccellenti non veggiamo rima$tone in que$ti tempi
altro che certe piccole pietre quadrate di duoi cubiti, nelle quali $i trouauano
$critti i nomi loro, & $e quelli epita$$i, s'io nõ m'ingãno fu$sino $tati $critti in pie-
tre maggiori $arebbono vn'pezzo fà mãcati; perche $arebbono $tati leuati via, &
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dis$atti in$ieme con gli altri addornamenti. In altri luoghi $i veggono $epolcr<007>
antichi$simi, non gua$ti da per$ona, per e$$er fatti d<007> Lauoro ammandorla-
to, o di pietre da non $e ne potere co$i $eruire ad altri b<007>$ogni, che facilmente
$i di$endono dalle mani de vogliolo$i; onde ne na$ce que$to, che io giudico
che $ia bene di auertire coloro che voglino che i lor $epolcri $ieno perpetui
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che egli murino, non di cattiue pietre, ma non anco di tanta eccellentia, che
ogni homo co$i facilmente le habbia anco a de$iderare o alleuarnele via con
poca fatica. Oltra di que$to pen$o che e $ia bene v$are in tutti que$ti vna cer-
ta mode$tia $econdo, i gradi, & le qualità di chi e'$ono, di maniera che io
bia$imerei ancora vna $traboccheuole $pe$a fatta ne $epolcri de Re, & $enza
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dubbio io bia$imo quelle mon$truo$e opere che feciono per loro $te$si gli
Egizzij, le quali a e$si Dij ancora non credo io che piace$sino, concio$ia che
ne$$un'di loro $ia $otterrato in $epolcri di tanta $tra$ordinaria Pompa. Lo-
deranno for$e alcuni i no$tri To$cani che non cede$sino di tropo, In quan-
to alla magnificentia de $epolcria gli Egizzij, & infra gli altri Por$enna, il qua-
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le $i fabbricò vn'$epolcro $otto la città di Chiu$i di pietre riquadrate, dentro
a la ba$a del quale, alta cinquanta piedi, era vn'Laberinto che in modo alcu-
no non $e ne poteua v$cire, & $opra e$$a ba$a cinque Piramidi una nel mez-
zo, & una per una $u per i cantoni, la larghezza da pie delle quali era $ettan-
[276]DELLA ARCHITETTVRA
tacinque piedi & in cima di cia$cuna di e$$e era una palla di rame, dalle quali
pendeuano legate a certe cathene, alcune campanelle, che commo$$e dal ven-
to, rendeuano il $uono molto da lontano, & $opra co$i fatto lauoro vi erano al-
tre quattro Piramidi, alte cento piedi, & $opra que$te con$eguentemente delle
altre incredibili non pure di grandezza, ma di di$egno ancora. Io certo non
lodo que$te co$e tanto prodigio$e. nè accomodate a ne$$una buona v$anza. Fù
lodato quel che fece Ciro, Re de Per$i, & giudicato che la $ua mode$tia fu$$e da
5
e$$er antepo$ta a tutte le vanaglorie di $i fatte e grãdi opere. Percioche appre$$o
a Pa$argadi in vn'Tempietto inuolta piccoletto fatto di pietre quadrate cõ vna
porticella appena di duoi piedi era rinchiu$o il corpo di Ciro, in vn'Vrna d'o-
ro, $econdo che $i richiedeua alla dignità Regale, allo intorno per tutto di que
$to Tempietto era vn'bo$chetto di tutte le $orte di frutti, & oltra que$to vn'lar-
10
go prato verde, pieno di fiori, & di ro$e per tutto, cio che vi era pareua che ren
de$$e odore, letit<007>a, & piaceuolezza, & confaceua$i a que$te co$e lo Epitaffio
che vi era $critto, il qual diceua.
Qual tu ti $ia lettor'o di qual'parte
15
Ben $apeua to che qui uenire doueui
10 $on' quel'Ciro che gial'alto Imperio
Fondai de Per$i, deh non aggia inuidia
Ch'hor $i poco terren'qui mi ricuopra.
Ma torniamo horamai alle Piramidi, $ono alcuni, che for$e hanno v$ato di
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fare le Piramidi di tre faccie, & gli altri tutti di quattro, & parue loro di farle
tanto alte quanto erano larghe. è$tato lodato colui che nel fare la Piramide
ha $aputo congiugnere le pietre in$ieme di maniera chele linee, o commettitu
re di quelle non riceuino ombra dal Sole, la magior'parte de gli huomini han-
no fatte que$te Piram<007>di di pietre riquadrate, & alcuni ancora di mattoni.
25
Le colonne alcune furono atte a $eruir$ene per li edficij come per tutto $e ne
veggono a$$ai. & alcune altre furono tantegrandi, che non $on buone nè atte a
bi$ogni ciuili: ma furono $olamente trouate a mantenere ne po$teri la memo
ria delle co$e pa$$ate; & di que$te habbiamo a trattare. i membri delle quali
$on'que$ti, in cambio di pianta, & di imba$amento che $i $olleui da terra, vi $i
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mettono $caglioni che $i rilieuano dal piano del terreno, & $opra que$ti $i met-
te vn'zoccolo quadro, & $opra que$to un altro zoccolo non minore che il pri-
mo. Nel terzo luogo la ba$a della colonna, di poi la colonna, & $opraui il
capitello, & nello vltimo luogo la $tatua, po$ta $opra vn zoccolo. Sono
alcuni, che infra il primo, & il $econdo zoccolo $otto la ba$a mettono vn'
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certo che, come vn'dado, in cambio di vn'rilieuo, accioche la opera $i rile-
ua$$e piu alta, & con maie$tà. I di$egni di tutte que$te parti $i caueranno dal
diametro da ba$$o della colonna come nel fare de Tempij ti dicemmo. ma
que$ta $i fatta ba$a, doue $i harà a fare vn'opera grandi$s<007>ma ha da hauere
vn'mazzocchio $olo, & non duoi come le altre colonne, diuida$i adunque
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la gro$$ezza della ba$a in cinque parti, due delle qualli ne a$$egnarai al maz
zocchio, & treal dado; la larghezza del dado per tuttii ver$i $arà per vna parte
intera, & vn'quarto del diametro. ma i piedi$talli $opra i quali po$eranno le
[277]LIBRO OTTAVO.
ba$e$aranno fatti con que$ti membri, nel piu alto luogo di es$i piedi$talli ui $arà
una cima$a con i $uoi aggetti, laqual co$a $i a$petta a tutti i membri di qual $i uo-
glia $orte d’ornamenti, & da ba$$o ui $arà un zoccolo, o un dado, io chiamo co$i
per la $omiglianza che egli ha, quello ornamento che $porta in fuori, o $ieno $ca-
glioni, o $ia fatto a gui$a di onda, o di gola, ilquale certamente $ia, come propria
5
ba$a di alcuna parte. Ma di que$ti piedi$talli habbia mo a trattare alcune co$e,
lequali la$ciammo in pruoua nel pa$$ato libro, come ri$erbate a po$ta per raccon
tarle in que$to luogo. Dis$i che alcuna uolta era accaduto che egli haueuano
u$ato di murare a dilungo muricciuoli $otto a le colonne: ma hauendo uoluto di
poi gli andari piu liberi, & e$pediti, leuati uia quei muricciuoli che correuano da
10
una colonna a l’altra, la$ciarono $olamente quella parte del muricciuolo che ba-
$taua per reggere, & a $o$tenere le colonne, que$to muricciuoloco$i la$ciato chia
mo io piedi$tallo. A que$to piedi$tallo fu dato per di$opra per ornamento
una cima$a con una goletta, o ondetta, o qual $i uoglia altra co$a tale, da piede di-
poi gli corri$pondeua parimente il dado con que$ti duoi adornamenti, adunque
15
accerchiarono il piedi$tallo, & feciono e$la cima$a per la quinta parte de l’altezza
del piedi$tallo, o per la $e$ta, & il piedi$tallo non fecion mai piu $ottile che $i fu$$i
la larghezza de la ba$a de la colonna, accioche il dado de la ba$a po$toui $opra
po$a$$e $ul$odo. Altri per far l’opera piu gagliarda feciono il piedi$tallo piu
gro$$o che il dado de la ba$a uno ottauo di e$$o dado, ultimamente l’altezza del
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piedi$tallo fuori de la $ua cima$a, & del $uo dado, o ella fu alta quanto larga, o il
quinto piu, $i che co$i fatti ho io trouato che appre$$o de gli eccellenti mae$tri
furono i piedi$talli, & i muricciuoli $otto le colonne. Torniamo hora a la
colonna. Sotto la ba$a de la colonna $i collocherà il piedi$tallo che corri-
$ponda come poco fa dicemmo commodamente a le mi$are de la ba$a, que$to
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piedi$tallo harà in luogo di cima$a una intera cornice, il piu de le uolte lonica,
i membri da laquale ti puoi ricordare che $ieno co$i fatti, da ba$lo $arà una go-
la, poi uno dentello, poi uno bottaccio, poi il gocciolatoio, & ne lo ultimo
luogo una onda con uno ba$toncino, & con la intaccatura con le te$te de’ mem-
bri che pendino a lo indietro, metteras$i un’altro piedi$tallo $otto a que$to
30
primo che corri$ponda al pa$$ato co’ mede$imi di$egni talmente, che e’ non ui
$ia dipoi murato alcuna co$a $opra, che non $ia $ul $odo, ma $otto di que$to dal
piano del terreno $i metteranno; o tre, o cinque $caglioni, & di altezza, & di
aggetti in$ra loro non uguali, & que$ti $caglioni non $aranno tutti in$ieme, nè
piu alti che il quarto, nè piu bas$i che il $e$to, de la altezza delloro piedi$tallo,
35
& nel piedi$tallo che gli hanno $opra ui $i aprirà una porticciuola con adorna-
menti, o Dorici, o Ionici, come ti dicemmo di quelli de Tempii; ma in l’altro
piedi$tallo, piu alto, $i collocheranno gli epitaffii & $i $colpiranno una moltitudi-
ne di $poglie: ma $e e’ $i metterà co$a alcuna infra l’uno piedi$tallo & l’altra, $i fa-
rà alta per il terzo de la $ua larghezza, & in que$to $patio $i $culpiranno di ba$$o
40
rilieuo $tatue, come$ono quelle Dee allegre, la Vittoria, la Glor ia, la Fama, la
Abondantia, & $imili. Furono alcuni che incro$tarono il zoccolo di $opra d’u-
na coperta di rame dorato; $inito il piedi$tallo, & la ba$a ui $i rizzerà $opra la co-
lonna alta per $ette de $uoi diametri; $e le colonna $arà grandis$ima faccia$i da la
[278]DELLAARCHITETTVRA
refta di fopra il decimo piu $tretta, che da la te$ta da ba$$o, ne l’altre minori $i ten
ga quella regola che noi in$egnammo nel pa$lato libro. Sono $tati alcuni c’hanno
fatto colõne alte c\~eto piedi, & le hãno intorno intorno adornate di $tatue, & d’hi
ftorie, & dentro ui hanno la$ciate $cale a chiocciole da potere per e$$e $alire $ino
in la cima. Sopra co$i fatta colonna me$$ono un capitello Dorico, leuatone l’ag-
5
giunta del collo; $opra la cima$a del capitello ne le colonne minori, po$ono l’ar.
chitraue, il fregio, & la cornice, atorno atorno pieno di adornamenti; ma ne le
colonne grandi que$te co$e $i la$ciano $tare. concio$ia che non $i trouerebbono
pezi di pietre $i grandi, nè co$i facilmente ui $i porrebbon $opra. A le piccole,
10
& a le grandi $opra il capitello $i mette un zoccolo che $erua per po$are, & per im
ba$amento $opra ilquale habbia a $tare la $tatua. Se que$to zoccolo, o imba$a-
mento $arà per auuentura un zoccolo quadrato non ecceda per niente cõ i $uoi
canti la gro$$ezza de la colonna: ma $e e’ $arà tondo, non uarchi con la $ua gro$-
$ezza le linee di detto quadrato. La grandezza de la $tatua $arà per il terzo de
la $ua colonna. & de le colonne $ia detto a ba$tanza.
15
[279]LIBRO OTTAVO.
[280]DELLA ARCHITETTVRA
[281]LIBRO OTTAVO.
Nel fare de le Moli gli antichile di$egnarono in que$to modo. Primiera-
mente $i rileuauano da Terra con uno imba$amento quadro, a gui$a di quelli
del T\~epio, dipoi alzauano le mura non manco che per il $e$to, & non piu che per
il quarto de la lunghezza de la pianta, non $i adornauano que$te mura $enon, o
da alto, o da ba$$o, o alcuna uolta $u le cantonate, o ueramente $i faceuano, oltre
5
a que$ti certi colonnati ne le mura attaccati. Ma quando non $i metteuano orna-
menti $e non $u le cantonate, all’hora tutta l’altezzza del muro $i diuideua, eccet
to però irilieui de gradi in quattro parti, de lequali $e ne a$$egnauano tre a la co
lonna con il capitello, & con la ba$a: ma quella parte ultima di $opra $i a$$egnaua
a gli adornamenti, cioè a lo architraue, fregio & cornice, & que$ta parte $i diui-
10
deua dinuouo in $edici parti, cinque de lequali $e ne a $$egnauano a lo architra-
ue, & cinque al fregio, & $ei a la cornice con la $ua cima$a a on da: ma quello che
rimaneua $otto l’architraue $ino a lo imba$amento, $i diuideua in uenticinque
parti, tre de lequali $e ne a$$egnauano a la altezza del capitello, & due a l’altezza
de la ba$a, & quel che re$taua nel mezo a l’altezza de la colonna, & nele cantona
15
te $empre $i faceuano $imili colonne quadrate, a la ba$a faceuano un $olo mazzoc
chio gro$$o de la metà de l’altezza di tutta la ba$a. La cólonna da ba$$o in cam-
bio di collarino haueua i mede$imi di$egni ne $uoi aggetti che il dacapo, la lar-
ghezza de la colonna in que$te opera, era per il quarto de la $ua lunghezza. Ma
doue, il muro era-pieno di ordini di colonnati, all’hora quelle colonne quadre,
20
che erano ne le cantonate erano gro$$e per il $e$to de lalor lunghezza. Ma
dell’altre colonne giù per il filo de le mura & dei loro adornamenti $i cauauàno
le mi$ure da di$egni di quelle de Tempii. Infra que$ta $orte di colonnati, &
quella altra, che poco fa dicemmo ci è que$ta differentia che in quella prima $or-
te, da cantonata, a cantonata de la muraglia, $i tira per il lungo del muro $otto
25
l’architraue, il collarino, & il mazzocchio del da capo de la colonna & del dapie-
de ancora: ilche non $i fa ne l’ordine doue $ieno molte colonne che di ba$$o ri-
lieuo $portino infuori, ancor che e’ ci $ieno alcuni che uoles$ino che in que$to
luogo il di$egno de le ba$e $i tira$$e continouato per tutto, come ne Tempii.
Sopra que$to quadrato imba$amento di mura, $i rizzaua in alto una muraglia
30
tonda, opera certo eccellente, alta piu che le già po$te mura non meno che per la
metà del $uo diametro, ne piu che per i duoi terzi, & la larghezza di sì fatto ton-
do, non pigliaua manco che per la metà del diametro maggiore di e$$a pianta
quadrata, nè piu, che per i cinque $e$ti. A$$ai ne occuparonoi tre quinti, & Aui-
cenda metteuano un’altra muraglia quadrata $opra que$ta tonda, & fopra l’altra
35
tonda, un’altra quadrata, cõ il mede$imo ordine, & con la mede$ima regola, che
ti ho detto in$ino a che ne faceuano quattro l’una $u l’altra, & le adornauano co-
me habbiamo detto. Non mancauano dentro ad e$$a mole $cale commodis$i-
me, & luoghi $acri, & colonnati, che per le mura da ba$$o ad alto $portauano in
fuori, & infra le colonne, ancora $tatue, & Epitaffii, po$ti, & collocati in luoghi ra-
40
gioneuoli & conuenienti.
[282]
[283]
[284]DELLAARCHITETTVRA
De gli Epita$$i, de gli $eritti, & de le imagini che $i mettono ne $epolcri. Cap. IIII.
MA io uengo hora mai a ragionare de gli Epitaffi, iquali appre$$o de gl’an-
tichifurono, & uarii, & infiniti, concio$ia che non gli u$auano $olamente
ne le $epolture, ma & nele chie$e, & ne gli edificii priuati. Dice Simaco
ch’ei metteuano nel fronti$picio de Tempi il nome delo Dio, a chi e’ l’haueuano
5
con$ecrato. I no$tri u$ano di $criuer $opra le capelle il nome de Santi, & l’Anno
nelquale $ono $tateloro dedicate, ilche $ommamente mi piace, & non $ia que$to
fuor di no$tro propo$ito, ch’e$$endo Crate filo$o$o arriuato a Spiga, ouer Zelia,
& hauendo trouato qua$i per tutto $opra le porte de’ priuati que$ti uer$i.
Hercole il forte nato del gran Gioue.
10
Habita in que$t’ albergo, hor s’allontani
Quindi ciò che giamai nuocer ne po$$a.
Seneri$e, & per$ua$eloro che p<007>u to$to ui doues$ino $criuere. Quihabita la
pouertà perche que$ta molto piu prontamente, & piu gagliardamente che Her-
cole manderebbea terra qual $i $ia $orte di mon$tro. Magli Epitafii $aranno,
15
o $critti, iquali ei chiamauano già epigrammi, o ueramente notati con $tatue, &
immagini. Platone u$aua dire, che ne $epolcri non uorrebbono e$$e piu che
quattro uer$i; ma e’ ci fu chi di$$e.
Scriui il mio ca$o, in mezo alla colonna
Ma breue sì, che’n trapa$$ando legga$i.
20
Et ueramente che una troppa lunghezza, sì in altri luoghi, sì mas$imo in que$ti
è co$a o dio$a, o $e pure $arà alquanto lunghetto, bi$ogna che tale Epitaffio $ia del
tutto elegante, & che e’ gli habbia in $e un certo che da muouerea compas$io-
ne, & a mi$ericordia, & $ia gratiato, & che tu non ti habbia à dolere d’hauerlo let
tn, & che t<007> piaccia d’hauerlo imparato a mente, & di recitarlo $pe$$o, loda$i quel
25
lo di Omenea,
S’alma per alma compen$ar la$cia$$e.
# Il crudo fato, o $i pote$$e uiuo
# T ornare altrui con la $ua propria morte
# Ogni tempo pre$critto al uiuer mio
30
# Perte cara Omenea, lieto darei;
# Ma poi, che ciò non po$$o, il Sole, & Die
# Verrò fuggendo per $eguirti la$$o
# conaffrettata morte a i Regni $tigij. & altroue
Guardate o cittadin l’ Imago, & l’Vrna
35
# D’Ennio, del uo$tro uecchio, che cantande
# Scri$$e de uoftri antichi i fatti egregij,
# Ne$$un col pianto la mia morte honori,
# O mi fa ccia l’e$$equie, perciò ch’io
# Pur uìuo ancor, tra l’honorate lingue.
40
A $epolcri di coloro che morirono à Termopile, i Lacedemonii ui $cri$$uno que
$te parole. O uiandante fa intendere à Lacedemonii, che mentre facciamo quel
che ne comme$$ono, $tiamo quì ad giacere:nè ci di$piacerà $e alcuna uolta egli
h arà del piaceuole $traordinariamente, come quello che di$$e.
[285]LIBRO OTTAVO:
Alla alta marauiglia il pa$$o ferma
# O Viator, quì non contende in$ieme
# Moglie, & Marito; piu for$e uorre$ii
# Saper chi $emo? io nol direi giama.
# Vien quà, uien quà, ch’io te ldtrò ben’ io,
5
# Que$to mio Belbo, Balbo, Ebbra, Per Bebbra
# Michiama; Ab donna ancor morta contendi?
Simil co$e certo mi piacciono grandemente. Gli antichi ufauano di dorare i
caratteri de lelettere ne marmi, gli Egittii $i $eruiuano di immagin<007> & di co$e in
que$to modo. Sculpiuano un’occhio, & per e$$o intendeuano Dio. # Vno
10
Auoltoio, & per e$$o intendeuano la natura, per una Pecchia un Re, per un cer-
chio il tempo; per un bue, la pace, & altre co$e $imili. Et diceuano che ognina-
tione cono$ceua $olamentei $uoi $tes$i caratteri, & che egli auerrebbe che tale
cognitione $i $pegnerebbe del tutto, fi come è interuenuto a noi de le lettere
Etru$che. Per la Etruria mediante le rouine de le città de le ca$tella, & de cimi-
15
teri ho ui$ti $epolcri di$otterati con Epitaffii di lettere $econdo il giudicio uniuer
fale. Etru$che, i caratteri de lequali $i a$$omigliano & a quei de Greci, & a quei de
Latini, ma non è però ne$$uno che gli intenda, & però pen$auano che a gl’altri an
cora fo$$e per auenire il mede$imo:ma il modo de lo $criuere che u$auano in sì
fatte co$e gli Egittii potrà e$$ere per tutto il mondo da gli huomini dotti (a quali
20
è bene che $ieno comunicate le co$e eccellenti)facilmente interpretato. Alcu-
ni immitando que$te co$e, intagliarono ne $epolcri uarie co$e. Al $epolcro di
Diogene Cinico ui era una colonna ritta, ne laquale haueuano me$$o un cane di
marmo Pario. Cicerone Arpinate $i uantaua d’hauer ritrouato a Siracu$a il $epol
cro di Archimede, abbandonato per la antichità, come coperto da pruni, & nõ
25
cono$ciuto da $uoi Cittadini, pre$a coniettura da uno Cylindro, & da una Sfera
piccola, che ei uedde intagliata in una certa colonna molto alta. Al $epolcro
di Simandio Re de gli Egittii ui era $colpita in un marmodi uenti cubiti la ma-
dre con tre corone Regali $opra la te$ta, per denotare che ella era $tata figliuola,
moglie, & madre di Re. Al $epolcro di Sardanapalo, Rc de gli As$irii po$ono
30
una $tatua, che in $egno d’allegrezza, $i batteua le mani in$ieme, & ui haueuano
po$to un’Epita$fio, che diceua. Io feci Tar$o, & Archileo in un $ol giorno:ma tu,
o amico ma ngia, & bei con piacere, & con allegrezza, concio$ia che l’altre co$e,
che $on o de gli huom ini non fon degne di que$ta allegrezza. Si che $i fatte
erano le in$crittioni & le $tatue loro. Ma a Romani no$tri, èpiaciuto d’e$pri-
35
mere i gran fatti de gli huomini grandi, con l’hauer fatto intagliare una hi$toria
di marmo. Diquìle colonne, diquìgli archi trionfali, di quì i portici furo-
no ripieni, d’hi$torie, di pittura & di $cultura: ma io non uorrei che cou que$te
co$e $i face$$e memoria alcuna, $e non di co$e di grandis$ima importanza. Ma
di loro $ia detto a ba$tanza. Habbian detto de le $trade, per terra:ma le $trade
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per acqua goderanno di quelle mede$ime co$e, che $i lodano per le terre$tre:ma
a$pettando$i a le $trade marittime, & a quelle per terra ancora le torri in luoghi
rile uati $iamo forzati a trattare alquanto di loro.
[286]DELLA ARCHITETTVRA
Delle Torri, & loro addornamenti. Cap. V.
DIcono che il principale ornamento delle Torri, è che elle $ieno po$te in
luoghi conuenienti, & fatte con boni$simo di$egno. & quando elle $aran
no a$$ai in$ieme pre$teranno di loro marauiglio$a veduta: non dimeno
5
io non lodo quella et, che fù dugento anni $ono, la quale par’ che haue$le vna
certa maladittione commune nel murare delle Torri, $ino ne Ca$tellucci, talche
e non pareua, che a ne$$un’ padre di $amiglia fu$$e lecito il nõ hauer la $ua Torre,
onde qua$i per tutto $i vedeuano Selue di Torri. Alcuni $ono che pen$ano che
gli animi degli huomini $i vadino variando, $econdo gli influ$si de cieli; trecento
10
o quattrocento anni $ono fù tanto grande il feruore della Religione, che e’pare-
ua che gl’huomini non fu$sino nati per altro, che per edificare chie$e, & Tempii:
Non dico altro, In Roma hoggidi $e bene la metà de gli Edifitii $acri $on rouina-
ti, io non dimeno vi hò vi$to meglio, che duomilia cinquecento Chie$e. Ma che
co$a è que$ta: che noi veggiamo, tutta la Italia andar$i a ghara rinnouando: Quan
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te Citta vedeuamo noi mentre erauamo fanciulli fatte tutte di A$$e, lequali hora
fono $tate fatte di marmo? Torniamo alle Torri? Io non voglio qui raccontare
quel’ che $i legge appre$$o di Erodoto che nel mezo del Tempio di Babilonia vi
era vna Torre, la ba$a dellaquale per ogni ver$o era vno intero $tadio, cio è vno
ottauo di miglio, & era di otto impalcature po$te l’ una $opra l’altra, ilqual’ la-
20
noro certo io loderò molto nelle Torri, perche le impalcature in que$ti luo-
ghi e$$endo sfogate, & alte haranno del gratio$o, & dello $tabile, pur che gli inca-
tenamenti $i a$$ettino nelle volte di maniera, che e’ tenghino le mura in$ieme ec
cellentemente. La Torre $arà o quadra, o tonda, in qual’ $i $ia di que$ta è di
nece$sità che la altezza conri$ponda a certa determinata’ parte della larghez-
25
za. La quadra hauendo a e$$ere $ottile $ia largha per il $e$to della $ua lunghezza:
la tonda $arà alta quattro de $uoi diametri, quella che $i harà a fare gro$si$sima, $e
ella $arà quadra non $i fara piu larga, che per il quarto della $ua lunghezza, &
$e tonda $aràlungha per tre diametri; alla gro$$ezza delle mura $e ella $arà alta
quaranta cubiti, non a$$egnerai mai manco che quattro piedi; ma $e ella ha-
30
rà da e$$ere cinquanta cubiti farala di cinque piedi, & a quella di $e$$anta cubiti
farala gro$$a, $ei piedi. & co$i andrai di mano in mano $equendo con que$to or-
dine, ma que$te co$e $i a$pettano alle torri pure, & $emplici. Ma e’ ci $ono $tati al
cuni, che hanno aggiunto da lato di$uori a meza l’altezza della Torre vna loggia
con le colonne $taccate & ci $ono $tati di quelli, che hanno fatta que$ta loggia
35
a chiocciola a torno a torno, & alcuni che le cin$ono di loggie, pari a torno a
gui$a di corone & alcuni che le empierono tutte di e$$igie di animali. Il mo-
do di fare que$ti colonnati non $arà differente da gli altri delle opere publiche,
ma $aracci lecito pendere con ogni co$a nel $ottile, ri$petto al pe$o della mura-
glia. Ma chi vorrà fare vna torre $icuri$sima contro alle ingiurie de Tempi &
40
piaceuole anco a riguardarla, metterà $opra il primo piano quadrato vn’altro
piano tondo, & $opra que$to tondo vn’altro quadrato, & fara di mano in ma-
no il lauoro piu $ottile, $econdo l’ordine che $i o$$erua nelle colonne. De$cri-
uerronne vna quale io pen$o che $arebbe conuenienti$sima. Inanzi tratto dalla
[287]LIBRO OTTAVO.
pianta quadrata $i rilieui da terra vno imba$amento, l’altezza della qual’ $ia per la
decima parte del tutto dell’opera dal capo al piede la larghezza $ia per il quarto
di que$ta $te$$a altezza, nel mezo di cia$cuna facciata $opra que$to imba$amento.
$i mettino due colonne, & vna colonna per cia$cuna cantonatã di$tinte con i lc-
ro addornamenti, come poco fà ti dicemmo ne $epolcri. Et in $ul mede$imo im-
5
ba$amento $i ponga di poi il quadrangolo fatto, come vn’ Tempietto; la larghez
za del quale $ia per due altezze dello imba$amento, & la altezza $ia quanto la lar-
ghezza, & ci $i metterani. o, dallo lato di fuori tre, quattro, & cinque gradi di co-
lonne come quelle che noi dicemmo ne Temp@i, $opra que$to quadrato $i por-
ranno<007> Tempietti tondi. Seranno adunque que$ti tempietti tondi $ino a tre di
10
numero, i quali noi pre$a la $imilitudine dalle canne chiameremo nodi. La lun
ghezza di qual $i voglia di que$ti nodi $arà quauto è la lor’ propria larghezza ag-
giuntoui vno duodecimo di e$$a, ilche vogliamo $erua per imba$amento. Ma la
larghezza $i cauerà da quel’tempietto quadrato che noi ponem mo $ul primo
imba$amento in que$to modo, cio è. Diuida$ile faccia di que$to Tempietto qua-
15
drato in dodici parti, undici delle quali a$$egneremo al primo nodo; Diuida$i di
poi il Diametro di detto primo nodo in dodici patti, le undici delle quali $i a$$e-
gnino al $econdo nodo, & il terzo nodo $imilmente farai piu $ottile la duodeci-
ma parte che il $econdo. & con que$to ordine ci uerrà fatto che con$eguiremo
quelche i buoni mae$tri antichi lodarono nelle colonne grandi$simamente; che
20
la parte del fu$o di sì fatto lauoro da ba$$o, $arà piu gro$$a il quarto che la parte di
$opra. Intorno a que$ti nodi $i debbono applicare colonne con iloro addorna-
menti non piu però che otto ne anco manco di $ei. Oltra di que$to a qualunche
di que$ti nodi & al tempietto quadrato $i aprino fine$tre in luoghi conuenienti,
& ui $i accomodino zane con ornamenti a loro appartenenti; il lume della fine-
25
$tra non $arà piu che per la metà del uano, che re$ta tra colonna, & colonna. Il
$e$to ordine di co$i fatto lauoro che $u$o da alto in que$te torri $i $tabilirà$opra il
terzo nodo, $arà quadrato; & $i ordinerà che la $ua larghezza & la $ua altezza non
pigli piu che i duoi terzi, di e$$o terzo nodo; per $uo addornamento $eruiranno
$olamente pila$tri quadrati appiccati nel muro, $opra i quali $i gitterà la volta in
30
archo, $arannoui ancora gli architraui & i capitelli, & $imili addornsmenti, ma
infra pila$tro & pila$tro $arà la metà del vano aperto da poteruipa$lare. Nel $et-
timo & vltimo grado $i rizzerà vna loggia tonda, con colonne tonde & i $olate
da poterui pa$$are per tutto, la longhezza di que$te colonne con gli ornamenti
$ia quanto il diametro di $i fatta pianta. & e$$o diametro $arà per i tre quarti del
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tempietto quadro che gli è $otto, $opra que$ta loggia tonda $i porrà vn’ tetto a
cupola tondo, Ma in quei tempietti che $aranno di linee rette & quadrati $i rile
ueranno $u le vltime cantonate certe cre$te di muro alte quanto è lo a rchitraue
fregio, & cornice, che egli hà $otto. Nel primo tempietto quadrato, Il noto del
di dentro $oprà lo imba$amento $arà per cinque ottaui di tutta la $ua larghezza
40
[288]
[289]
[290]LIBRO OTTAVO
[291]DELLA ARCHITETTVRA
[292]
[293]
[294]DELLA ARCHITETTVRA
Ma appre$$o de gli antichi quel che fece Tolomeo ne l’I$ola delfaro mi piae-
que grandis$imamente, ilquale per utilità de nauiganti me$$e per conto de la not
tein cima de la torre fuochi grandis$imi, che $tauano $o$pe$i & caminauano con-
tinouamente, accioche da lontano le fiamme non fus$ino tenute in cambio di
$telle, & immagini mobili ancora, che mo$trauano che uento, o da qual parte del
5
mondo tira$$e, & in qual parte del Cielo fu$$e il Sole, & quanto egli haue$$e con-
$umato del giorno, & $imil co$e, che in $imili luoghi faranno molto a propo$ito,
hor $ia diloro detto a ba$tanza.
De le $trade piu principal<007> de la città, & come $i adornino le porte, i porti, & i ponti, gli ar-
10
# ch<007>, i ri$contri di p<007>u uie, & la pi<007>zza. Cap. VI.
HAbbiamo da quìinanzi ad entrare ne la cittade: ma e$$endoci alcune $tra-
de molto piu degne, & dentro, & fuori de la città, che non $ono le ordina-
rie di loro natura, come $on quelle, che ne conducono al tempio, a le Ba-
15
$ilica, o a lo $pettacolo. Parleremo adunque prima di que$te. Io ho letto che
Eliogabalo haueua la$tricate que$te co$i fatte $trade piu larghe, & piu degne che
l’altre, di marmo Macedonico, & di Porfido. La $trada che in Buba$ti città di
Egitto andaua al Tempio è molto lodata da gli $torici; concio$ia, che ella pa$$a-
ua per il mercato & era la$tr<007>cata di pietre eccellentis$ime, larga quattro Iugeri,
20
eioè quattrocento ottanta piedi, & di quà & di là ui uerdeggiauano arbori gran
dis$imi. In Hiero$olima racconta Ari$teo, ch’erano per la città alcuni andari
$tretti: ma molto eccellenti, per iquali, i padri, & i piu degni camminauano con
maggior mae$tà, & que$to piu che per altro primieramente, accioche le co$e $a-
cre, ch’ei portauano, non fus$ino (con l’e$$er tocche da $ecolari) contaminate.
25
Platone ancora celebra grandemente quella $trada, che piena d’arcipres$i anda
ua da Gno$io, in$ino al Antro, & al Tempio di Gioue. Io truouo, che appre$$o
de Romani furono due Ptrade $imili, molto eccellentis$ime, & molto maraui-
glio$e una da la porta in$ino a la Chie$a di S. Paulo di circa quindici $tadii, cioè
un miglio & $ette ottaui, & l’altra da Ponte $ino a la Chie$a di S. Pietro, di dumi-
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la cinquecento piedi, coperte di loggie con colonne di marmo, & con tetto di
prombo. # Que$ta $orte di adornamenti $on molto conuenienti a $imili $tra-
de. Ma torniamo hora a le $trade mae$tre. Dele $tradè mae$tre, o dentro, o
fuori de la città $e io non m’inganno il capo & qua$i il termine principale è que-
$to a quelle di terra, la porta, & a quelle di mare il porto. Se già ella non fu$$e una
35
$trada $otto terra, come dicono ehe erano quelle di Thebe in Egitto, per lequa-
li i Re poteuano conducere e$$erciti $enza che ne$$uno de la città lo $ape$$e, o
quali ancora io truouo che ne eran o a$$ai in Latio pre$$o a I’rene$te, cauate $ot-
to terra da la cima del monte $ino a la pianura con artificio marauiglio$o.
In una de lequali dicono che morì Mario a$$ediatoui dentro. # Io truouo,
40
che colui che $cri$$e la uita di Apollonio, racconta una $trada certo di memo-
ria molto degna, concio$ia che e’dice che una Donna di Media in Babillonia
murò una $trada larga di pietre, & bitume $otto il letto del fiume, per laquale a
piedi a$ciutti, $i poteua andare dal palazzo, a la altra ca$a po$tali al’incontro ol-
[295]LIBRO OTTAVO.
tre al fiume: ma $iaci lecito non credere però co$i ogni co$a a gli hiftoriogra$i
Greci. Terni@mo al no$tro propo$ito. Le porte $i adorneranno non altri-
menti che gli archi trionfali, de' quali parleremo piu inanzi. Ilporto $iadorne-
rà con $arui atorno larghis$ime loggie, & rileuate da terra, & con un Tempio ce
5
lebratis$imo alto, & bello, & inanzi al Tempio piazze $patio$e, & in e$$e bocche,
$tatue grandis$ime, $i come $e ne ueggono in molti luoghi, $i come ancora $on
quelle tre che in $imil luogo $ono in Rodi, me$$eui $econdo che e' dicono da
Erode. Da gli Hi$torici è celebrato il Molo di Samo, che nel porto dicono era
alto cento uenti piedi, & che $i di$tendeua nel mare per duoi ottaui di miglio.
10
Si che que$te co$e adorneranno il porto $e elle $aranno fatte eccellentemente,
& di materia non uile. Ma la $trada dentro a la città, oltre a che e' bi$ogna che
clla $ia ben la$tricata, & pulita grandemente, diuenterà molto bella $e ui $aran-
no i portici fatti per tutto ad un modo, & ca$amenti di quà & di là tutti tirati ad
un $ilo, & non alti piu l'uno che l@altro: ma le parti di e$$a $trada che $i debbono
15
adornare, $on que$te. Il ponte, il ri$contro di piu $trade, & lo $petacolo, ilqua-
le $pettacolo non è altro che una piazza con gradi atorno. Comincierommi
adunque dal ponte e$$endo egli principalmente una potis$ima parte di $trada.
Le parti del ponte $ono le pile, gli archi & il la$tricato. Sono ancora parti del
ponte, la $trada, del mezo, per laquale pa$lano le be$tie, & quei piani di quà & di
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là rileuati, $u per iquali pa$$ano i Cittadini con le ue$ti, & le $pondi ancora, & in
alcun lato i tetti, come era già il ponte piu di tutti gli altri eccellentis$imo de la
Mole di Adr ano, co$a per dio degna di memoria. Le Reliquie delquale per
dire co$i, $oleuo io $guardare non $enza gran reuerentia. Concio$ia che egli
era coperto d'uno tetto che era retto da quarantadue colonne di marmo, con
25
architraue, $regio, & cornice, coperto di bronzo, & adornato marauiglio$amen-
te. Faremo il ponte ugualmente largo quanto la uia, le pile $i faranno infra
loro di numero, & di grandezza uguali, & $aranno gro$$e per il terzo del uano.
Le cantonate, o punte de le pile, che $porgeranno incontro a lo impeto de le
acque, $ieno per la metà de la larghezza del ponte, & $iano tanto alte che $opra
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auanzino a le piene de le acque. Le punte de le pile che $ono $econdo il cor-
$o de le acque $portino infuora altrettanto, nè $i di$conuerran no nondimeno $e
e'le $aranno $puntate, o qua$i bi$tondate, & mi piacerà che per $o$tenimento de
le te$te, o co$cie de ponti da lo lato di $opra, & da quello di $otto $i rilieuino
barbacani per reggere piu gagliardamente le te$te del ponte, la gro$$ezza de'
35
quali da ba$$o non occuppi manco che per i duoi terzi de la larghezza de la pi-
la, gli archi de uani con tutte le te$te $taranno fuori de la acqua, i di$egni de' qua-
li $i cauerannno da lo architraue Ionico, o piu pre$to Dorico, & $i faranno
gros$i ne' ponti grandi non punto manco che per la quindige$ima parte di tut-
to il uano de l'arco. Per fare la $ponda del ponte piu gagliarda $comparti-
40
rai a H>uea & a piano, alcuni $compartimenti quadri, $opra iquali $e e' ti uerra an-
co bene potrai rizzare colonne, acciò pos$ino bi$ognando reggere uno tet-
to, la altezza de le $ponde con il zoccolo, & con la cima$a $arà due braccia
& infra l'uno zoccolo, & l'altro, ouero fra l'uno piedi$tallo & l'altro mette-
rai la$troni per ritto, ouero muro, l'uno, & l'altro di que$ti habbia per ci ma$a
[296]DELLA ARCHITETTVRA
una goletta, o piu to$to una ondetta, tirata per tutta la lunghezza de la $ponda, il
zoccolo da piede corri$ponderà parimente a la cima$a. Saranno quei duoi an-
dari di quà, & di là, che mettono in mezo la $trada di mezo del ponte $atti, per-
che ui uadino le donne, & i pedoni, duoi $caglioni piu alti, che que$ta uia del me
zo, laquale per amore de le caualcature $i la$tricherà di Selici l'altezza de le colon
ne con gli ornamenti $arà quanto la larghezza del ponte.
[297]LIBRO OTTAVO.
Il ri$contro de le uie, & la piazza $ono differenti $olamente ne la grandezza,
concio$ia che il ri$contro de le uie, non è altro che una piazza piccola. Coman-
daua Platone che ne' ri$contri de le uie, ui fus$ino $patii, & larghezze, acciò ui $i
ragunas$ino le balie, con i putti, & ui $tes$ino in$ieme. Et credo che ciò $u$$e,
sì perche i putti $tando a la aria diuentas$ino piu gagliardi, sì accioche le balie ue
5
dendo$i l'una l'altra diuenta$$ero piu pulite, & piu dilicate, & $us$ino manco negli
genti ad errare ritrouando$i in$ieme tante, che o$$eruauano una mede$ima co-
fa. Certamente, che & ne la piazza, & nel ri$contro de le $trade $arà ornamento
non piccolo $e ui $arà una bella loggia, $otto laquale i uecchi padri $tieno, o $e-
dendo, o pa$$eggiando il giorno, o a far$i $cam bieuolmente $eruitii l'uno a l'al-
10
tro. Oltre a che la pre$entia de padri $pauenterà, & raffrenerà la $cherzante
giouentù nel re$to de la piazza, da ogni malignità, & da ogni $ciocchezza in che
tra$corre la età giouenile. La piazza ne $arà una doue $i man eggi oro, & argen-
to, l'altra per gli herbaggi, l'altra per i be$tiami, & un'altra per legnami, & $imili,
a lequali $i a$pettano ne la città, & luoghi, & ornamenti determinati: ma quel-
15
le doue $i ha maneggiare l'oro & l'argento, bi$ogna che $ia eccellentis$ima $opra
tutte le altre.
IGreci $aceuano il mercato quadrato, & lo acerchiauano con logge grandi$$i-
me, & doppie addornandolo con colonne, & architraui di pietra, & $opra le log-
ge faceuano terrazzi da pa$$eggiare. Appre$$o a no$tri Italiani il mercato era
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un terzo piu lungo che largo. Et perche $econdo l'u$anza de gli antichi in tal
luogo $i uedeuano e$ercitar$i i giuochi della Scherma, ui $i metteuano le colon-
ne piu rade, & intorno a le logge erano gli Argentieri, & i banchi, & $opra il pri-
mo piano $i faceuano i terrazini fuori del diritto de le mura da poter uedere gli
$chermidori, & i magazzini che haues$ino a $eruire per l'entrata del publico.
25
Que$te erano quelle co$e, che egli u$auano di fare. Ma noi loderemo ancora
quel mercato, che $ia il doppio piu lungo che largo, & è conueniente che la log-
gia, che ui $i farà atorno corri$ponda con alcune mi$ure a la piazza, che ui re$ta a
lo $coperto, accioche ella non paia troppo grande, e$$endo le logge troppo ba$$e,
o troppo piccola $e le logge fus$ino come una $iepe troppo alte. Sarà quella al-
30
tezza de gli edificii intorno al mercato molto comoda, $e ella $arà p il terzo de la
larghezza del mercato, o niente manco, che per il $e$to. Vorrei che le logge $i ri-
leuas$ino con un piano da ter ra per il quinto de la loro larghezza, & che la loro
larghezza fu$$e quanto è alta la colonna. Il di$egno de colonnaai caui$i da quel-
lo de le ba$iliche: ma in que$to il di$egno de le cornici, fregio, & architraue in$ie-
35
me uorrei che fus$i alto per il quinto de la colonna. Et $e $opra il primo piano,
tu uorrai rizzare un'altro colonnato, que$te tali colonne $i faranno piu $ottili, &
piu corte, che quelle di $otto il quarto, & $i metterà loro $otto in $cambio di
imba$amento uno Zoccolo, che $ia alto per la metà di quel primo imba$amen-
to di $otto.
40
[298]DELLA ARCHITETTVRA
[299]LIBRO OTTAVO.
[300]DELLA ARCHITETTVRA
Ma e' non è co$a alcuna che adorni piu le piazze, & i ri$contri de le $trade, che
gli archi, po$ti in te$ta di e$$e $trade. Concio$ia che uno arco non è altro che
una porta che $ta $empre aperta. Io credo certamente, che l'arco fu$$e troua-
to da coloro che allargarono i con$ini de loro Imperii. Concio$ia che co$toro
$econdo che dice Tacito anticamente u$auano di allargare illuogo lungo le mu
5
ra de la città; ilche dicono che fece Claudio; Concio$ia che accre$ciuta la città
giudicauano che fu$$e bene che $i manten e$$e la porta uecchia, ri$petto a la utili-
tà, sì per molte altre cagioni, $i for$e ancora perche tali porte fus$ino una $icur-
tà piu a ribattere l'impeto de nemici, che ne des$ino la carica, dipoi perche tal
muraglia era in Iuogo celebratis$imo per que$to appiccauano quiui le $poglie ar
10
recate de nimici, & le in$egne de le hauute uittorie. Dipoi $i cominciò ad ador-
nare il detto arco, aggiugnendoui epitaffii, $tatue, & hi$torie. Commodis$ima-
mente collocheremo uno arco doue la uia finirà nel mercato, o ne la piazza, &
mas$imo ne la uia principalis$ima, che co$i chiamo io quella uia nela Città, che
è la piu degna di tutte l'altre, & lo arco non altrimenti che un ponte harà tre
15
uie, per lequali; $i po$$a caminare, quella del mezo $eruirà per i $oldati, & le due
da gli lati $eruiranno per le madri, & per i Cittadini, che accompagneranno il
Triom$ante e$ercito, che $e ne torna a reuerire in$ieme con loro i paterni Dii,
& che andatigli incontro $i rallegreranno con quello, & gli $aranno $e$ta. Ha-
uendo tu ad edi$icare uno arco, $a che la linea de la pianta, che ua per il lungo
20
de la $trada, $ia per la metà apunto de la llnea che s'attrauer$a a la $trada da de-
$tra a $ini$tra di detto arco, & la lunghezza di que$ta linea attrauer$o non $arà
mai manco di cinquanta cubiti, que$ta $orte di cdificio è molto $imile a pon-
ti, ma è di quattro pile, & di tre archi, & non di piu, de la piu corta linea de
la pianta, cioè di quella che uàper il lungo de la $trada, ne $ia la$ciata la ottaua
25
parte diuer$o il mercato, & altrettanto da lato di dietro, che $eruiranno per pian
te $opra lequali $i haranno a rizzare le colonne, per gli archi: ma quella altra li-
nea piu lunga che $i attrauer$a a la $trada $i diuiderà in otto parti, due de lequa-
li $e ne a$$egneranno al uano di mezo, & una per uno poi a cia$cuno pila$tro,
& a cia $cuno uano. Mai lati di mezo in$ra pila$tri, iquali $i murano a piombo
30
per reggere l'arco del mezo in$ino a la mo$$a di detto arco, $i fanno alti per due
di dette parti & un terzo, & la mede$ima regola terrai ne l'alzare i fianchi da le
bande, ne duoi archi de gli illati; percioche e' $i ridurranno a loro $patii con la
$imile mi$ura. La uolta $otto gli andari $arà a meza botte, gli adornamenti,
che $ono in cima de le pila$trate $otto l'arco, & $otto la meza botte $accin$i, che
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immitino il capitello Dorico; ma in cambio di ba$tone, & di cima$a habbino cor
nici con i loro aggetti, che e$chino $uori con opera Corinthia, o Ionica, & $otto
la cornice a gui$a di collo habbia un fregio e$pedito, & $otto que$to un ba$ton-
cino, & un collarino, come $i $uol fare ne le te$te dele colonne. Tutti que-
$ti adornamenti co$i raccolti in$ieme, $aranno per la nona parte di tutta l'altez-
40
za de la pila$trata. Que$ta nona parte $i diuiderà un'altra uolta ancora in no-
ue parti minori, de lequali ne a$$egnerai cinque a la cornice di $opra, tre al $re-
gio, & una al ba$toncino & al collarino. L'arco ch'è in$ronte $i uolge $opra la
pil a$trata nõ $arà mai piu gro$$o che per la decima parte del $uo uano, nè piu $ot-
[301]LIBRO OTTAVO.
tile che per la duodecima. Le colonne che $i metteranno in faccia, rincõtro alle
pila$trate hanno a e$$ere legittime, & e$pedite, & $i farà, che conla te$ta loro
da capo $ieno alte quanto la altezza dello arco, & $ieno lunghe quanto èlunga
la larghezza del vano del mezo, $otto la colonna $i metterà la $ua ba$a, il $uo
dado, & il $uo piedi$tallo, & in cima alla colõna il capitello o Corinthio o To-
5
$cano, & $opra que$to l’architraue, il fregio, & la’ cornice Ionica o Corinthia,
& tutte que$te co$e $i faranno con i loro di$egni & $econdo i loro ordini, co-
me ti dicemmo di $opra. Sopra $i fatti colonnati nel piu alto lor’luogo $i
alzeranuo certe alie di muro, alte per la metà di tutto il prima fatto lauoro,
cominciando$i dal primo imba$amento $ino al piano della cornice di $opra.
10
& la altezza di que$to muro dal primo piano in $u $i diuiderà in vndici parti,
la piu alta delle quali $i a$$egnerà $olamente a una cornice $emplice $enza fre-
gio o architraue, & vna parte & mezo da ba$$o $i a$$egnerà a vno imba$amen-
to che $arà vna ondetta aroue$ciata per il terzo della $ua altezza. Le $tatue
$i po$eranno e$pedite $opra le te$te delle traui che $opra le colonne ri$altano
15
fuori del muro, per ritener’qua$ile colonne, & haranno $otto i piedi vno im-
ba$amento gro$$o quanto èla colonna da ba$$o: La altezza delle $tatue con
tutto il $uo imba$amento piglierà le otto parti delle vndici di co$i fatto mu-
ro di $opra. Nella vltima $ponda di poi di tutto que$to lauoro, & ma$simo
di ver$o la piazza o il mercato, $i intaglieranno carrette con quattro cauagli,
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& $tatue maggiori & animali, & effigie, & $imulacri di co$e co$i fatte: mette-
ra$si per zoccoloa que$te, $opra il quale $i po$ino alquanto di muro, alto per
tre volte la cornice che gli è $otto & vicina; le $tatue principali che noicollo-
cheremo in que$to vltimo & piu rileuato luogo, $aranno piu alte che quelle di
$otto, le quali haueuamo di già po$te $opra le colonne, non piu che il $e$to, nè
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manco che i duoi noni. Nelle facciate delle mura, & in luoghi conuenienti $i
metteranno gli epitaffi, & le hi$torie di rilieuo in luoghi determinati, & deter
minati $patij, $ieno eglino o cerchi, o quadrati; $otto l’arco; dal mezo il mu-
ro in sù $opra il quale $i volta l’arco, $i accomoderanno le hi$torie di rilieuo
molto eccellentemente, ma dal mezo in giù ri$petto alli $chizzi non vi $taran-
30
no già bene.
Alle pila$trate per imba$ameuto $i darà vno $caglione alto non più che
vn’cubito, & mezo, & accioche il fu$o delle ruote non lo $cantoni, $i farà $pun-
tato con vna ondetta a roue$cio, & la ondetta $arà per il quarto della alltezza di
detto imba$amento, & di loro $ia horamai detto a ba$tanza.
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[302]
[303]LIBRO OTTAVO.
Dello adornare gli $pettacoli, i Teatri, i loghi da correre, & quanta $ia la utilitd
loro Cap. VII.
VEngo hora a trattare de gli Spettacoli. Dice$i che Epimenide quello che
dormì in quella cauerna cinquanta$ette anni nel murare che faceuano
5
gli Athenie$i vno Spettacolo, diceua villania a quei Cittadini, dicendo
voi non $apete ancora di quante morti $ia per e$$er’que$to luogo cagione? che
$e voi lo $ape$$e, lo sbranere$te con i denti. & io non ardi$co di bia$mare i no-
$tri Ponte$ici, & quegli che hanno a dare e$empio ad altri, che con buono cõ$i
glio habbino leuato via la v$anza de gli Spettacoli. Lodono Moi$e che vole-
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ualche tutti i $uoi popoli$iraguna$sino in vn’Tempio $olo, ne dì Solemni; &
che in certi determinati tempi mangia$sino tutti in$ieme. # A che dirò io che
co$tui haue$$e riguardo ? volle veramente che gli animi de $uoi Cittadini
nel ragunar$i in$ienie, & mangiare in$ieme diuentas$ino piu benigni, & piu
s’interza$sino di amicitia l’un’ con l’altro, I no$tri antichi credo io, che con
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que$ta mede$ima intentione ordina$sino nella Città gli Spettacoli, non tanto
per conto de piaceri, & del fe$teggiare, quanto ancora per conto della vtilità.
& certamente $e noi andren’bene e$aminando la co$a, ci $ouerrãno molte co-
$e, perle quali ci dorremo a$$ai, & a$$ai, che vna v$anza tanto eccellente, & tan-
to vtile $i $ia gia è tanto tempo di$me$$a. Concio$ia che e$$endo $tati trouati
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gli Spettacoli alcuni per $eruire a piaceri nel tempo della pace & del ripo$o,
& alcuni per poter$i e$ercitare nelle co$e da guerra, & nelle faccende, l’uno
de quali $erue ad eccitare & a nutrire la $ottigliezza, & la bontà dello’ngegno,
& della mente; & l’altro accre$ce marauiglio$amente la gagliardia & la con
$tantia dello animo, & fa le forze robu$te; hanno nondimeno l’uno, & l’altro
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vn’modo fermo, & certo per il quale giouano marauiglio$amente alla $alute
& allo ornamento della patria. Gli Arcadii $i dice che furono, i primi che tro-
ua$$ero i giuochi, & lo feciono per mitigare, & addome$ticare gli animi de lo-
ro Cittadini, che erano di vita au$tera & $euera, & quegli che trala$ciarono
di poi tale v$anza, $econdo che $criue Polibio, diuentarono di animi $i crudi,
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che pertutta Grecia erano tenuti abbomineuoli. Ma inuero la memoria de
giuochi è molto anticha, & varii $i crede che $ieno gli inuentori di e$si. # Per-
cioche e’dicono che Dioni$io fu il primo inuentore de balli, & de giuochi.
Trouo ancora, che Hercole fu il primo che ordina$$e il giuoco della $cher-
ma. Dicono oltra di que$to che gli Etolij, & gli Epei poi che furono tornati
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dallo eccidio di Troia, trouarono la inuentione del luogo per i giuochi Olim
pici, Dicono ancora che appre$$o de Greci, Dioni$io Lemneo, il quale fu il
primo che trouò i cori delle Tragedie, fù anco il primo che mura$$e in luogo
per gli Spettacoli. In Italia dicono che Lucio Mummio fu il primo che nel
trionfo introdu$$e i giuochi Teatrali dugento anni inanzi, che Nerone impe-
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ra$$e: & gli I$trioni vennono in Roma di To$cana. I giuochi de caualli $uron’
trouati da Tyrij, & qua$i tutta la varietà de giuochi che ci $ono rima$ti $uron’
condotti & tra$portati della A$ia, in Italia. Io credo che in quella prima anti-
chità delle genti, quando e’cominciarono a $colpire Iano in bronzo facilmen-
te $i $te$$e avedere i giuochi $otto vn’faggio, o $otto vn’olmo, Dice Ouidio.
[304]DELLA ARCHITETTVRA
Romul’ tu primo allor’, di cure empie$ti
# Igiuochi, ch’e’l Sabin’le $iglie uide,
# A i uedoui Roman gioconda preda.
# Non ornaua Theatro ancora il Marmo
5
# Neuela ombra faceali: ei $uoi $uggi$ti
# Non $acea ro{$s}itemperato Croeo.
# Iui eran’ frondi $olo; e’n quella giu$a
# Che $emplici l’hauea prodotte il bo$co;
# Era $enz’arte ancor’ fatta la $cena
# Sedeua il popol’ $opra i gradi fatti
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# Di uerdi Ce$pi, & difendea dal Sole
# L’a$pro capel’, con qual’ $i uoglia fronde.
Dicono nientedimanco che Iolao figliuolo di Ip$icleo fu il primo che nella
I$ola di Sardigna ordina$$e gradi da $edere, quando e’ riceuè le Te$piade da
Ercole. Ma da prima anticamente $i faceuano i Teatri dilegno. # Anzi bia-
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$imarono Pompeio, perche egli haueua fatti i gradi dello $pettacolo fermi, &
non da poter$i leuare, come prima era l’u$anza. Dipoi venne la co$a a tan-
to che dentro alla città di Roma erano tre grandi$simi Teatri, & Amfiteatri
infiniti; & quello ancora che era capaci$simo di meglio che di dugento mi-
la per$one; & quel’luogo che e’ chiamauano Cerchio ma$simo, i quali tutti
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erano fatti di pietre riquadrate, & addornati di colonne di marmo. Oltre a
che non contenti di $i fatte co$e, feciono ancora $pettacoli per attempo pieni
di marmi, & di uetri, & di vna in finita moltitudine di Statue; il maggiore $pet-
tacolo in$ino in quei tempi & piu di tutti gli altri capaci$simo, ar$e a Piacentia
città di Lombardia per la guerra di Ottauiano. Ma di que$ti $ia detto a ba$tan-
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za. # De gli $pettacoli ne $ono alcuni buoni per la quiete, & per l’ocio, & al-
cuni per le faccende. # A quelli che $on’buoni per l’ocio, $i confanno bene i
Poeti, i Mu$ici, & li I$trioni che dilettano; ma a quelli che $i a$pettano alle co-
$e da guerra, $i con$à il giucare alle braccia, il far alle pugna, lo $chermire, l’e$-
$ercitar$i nel tirare, il correre, & $e alcuno altro giuoco o e$$ercitio d’arme $i
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truoua $imile a que$ti. Le quali co$e Platone voleua che ogni anno $i faces$i-
no, percioche giouauano molto alla $alute & allo ornamento della città. &
hanno que$ti bi$ogno di varie $orti di edificij, & per ciò hanno ancora varij
nomi. Concio$ia che e$$endone alcuni ne quali $i e$$ercitano i Poeti Comici
& i Tragici, & $imili; que$ti per amore della degnità loro gli chiameremo
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Teatri. Ma quegli altri doue la Giouentù Nobile $i e$$ercitera correndo
con carrette di duoi, & di quattro Caualli $i chiameranno Cerchi. Gli altri
finalmente ne quali rinchiu$eui le fiere $i faranno caccie, chiameremo Am$i-
teatri. Qua$i tutti gli $pettacoli vanno immitando vn’campo d’arme, che me$-
$o$i in ordinanza da duoi corni, voglia venire alle mani. Et $on fatti prima
d’una piazza nella quale i de$tinati per il giuoco o $chermidori, o carrette, &
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$imili $i habbino ad e$ercitare, dipoi di Gradi atorno $u per i quali $egghino
gli $pettatori, ma $ono di$simili, & differenti del di$egno della piazza, percio-
che di que$ti, quelli che hanno la forma qua$i $imile a vna Luna che già comin-
cia ad inuecchiare $on’chianiati Theatri; ma quando e’$i di$tende$sino con le
[305]LIBRO OTTAVO
te$te per lo lungho $i chiamano cerchi, perche in que$ti con le carrette di
duoi, & di quattro cauagli $i và nel giucare accerchiando, & aggirando a tor-
no a i po$tiui termini & piramidi. & in que$ti ancora $i faceuano combatti-
menti & giuochi Nauali condottaui dentro la acqua, o di qualche riuo, o di
quella degli aquidotti $econdo i luoghi. Sono alcuni che dicono che gli an-
5
tichi erano $oliti di fare tai giuochi incirco inter en$es & flumina, cioè nel
cerchio infra le $pade & l’acqua. & però e$$er’chiamati giuochi Circen$i, &
che lo inuentore di que$to giuoco fu vn’ certo Monago in Elide di A$ia. ma
quello $patio che $i richiudeua infra le frondi di duoi Teatri, che $i atte$ta$sino
in$ieme chiamauano cauea, lo edificio tutto in $e chiamauano Amfiteatro.
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Bi$ogna che i luoghi per gli $pettacoli principalmente $i eleghino in boni$si-
ma aria, accioche non $ieno o$$e$i da Venti nè da Soli nè da le altre co$e che
noi raccontammo nel primo libro; & il Teatro ma$simamente bi$ogna che
$ia dife$o dal Sole, & coperto dal tutto, concio$ia che il popolo cerca le dilica-
tezze de Poeti, & le leggieri & ombratili delitie de gli animi, nel Me$e di Ago
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$to. & $e nel circuito della muraglia riuerbera$sino in cerchio i raggi del So-
le, il calore cocerebbe i corpi, & ri$caldati$i gli humori, cadrebbono facilmen-
tein in$irmitati, & malattie. bi$ogna ancora che il luogo $ia $onoro, & non ro-
co. & è conueniente che vi$ieno loggie o congiunte con lo edi$itio o quiui vi-
cine doue il popolo po$$a in vn’$ubito ricorrere a fuggire le furio$e pioggie
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& le tempe$te. # A Platone piaceua che i Teatri $i face$sino nella Citta. Le
parti del Teatro $on’que$te, la Piazza e$pedita nel mezo allo $coperto, & in-
torno a que$ta piazza i gradi da$edere, & a rincontro delle Te$te di detti gra-
di il Palco rileuato, $ul quale $i hanno ad accomodare le co$e appartenenti al-
la $auola da recitar$i; & nella piu alta parte $opra i gradi, loggie, & volte che
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riceuino le voci de recitanti, & le faccino diuentare piu $onore. Mai Teatri
de Greci $ono differenti da quei de Romani in que$to, chei Greci produce-
uano i chori, & gli hi$trioni $cenici $u la Piazza & però haueuano bi$ogno di
minor’ palco, mai Romani recitauano tutta la fauola con tutti gli hi$trioni
$ul palco, & per ciò vollono i palchi maggiori. Ma furono in que$to tutti d’ac-
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cordo, che da principio nel di$egnare vna$imil pianta $i $eruirono di vn me-
zo cerchio. & di$tenderono dipoi le corna del mezo cerchio; ma alcuni con
linee diritte, & alcuni con linee torte. Quelli che $i $eruiuano delle linee di-
ritte le tirauano in$ra loro equidi$tanti in$ino a tanto che aggiugne$sino alla
quarta parte del Diametro del mezo cerchio; Ma quelli che $i $eruiuano del-
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le linee torte di$egnauano vn’cerchio tondo, & ne leuauano dipoi il quarto de
la $ua circunferentia, & quei che rimaneua, re$taua per il Teatro. Di$egnati &
collocati i termini della pianta $i daua ordine a gradi per $edere, & la prima
co$a deliberauano della altezza di e$si gradi, & dalla altezza loro andauano
e$aminando quanto $patio e’ fu$sino per occupare da ba$$o. La maggior’ parte
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faceuano i Teatri alti per quanto era la piazza di mezo, perche e’$apeuan’cer-
to che ne Teatri piu ba$si le voci $i perdeuano & non $i $entiuano, ma ne piu
alti $i ingagliardiuano & $i $entiuano piu forte. ma infra gli eccellenti furon
quelli ne quali furono alzate le mura per i quattro quinti della larghezza del-
la piazza. Di co$i fatto lauoro non occuparon’mai i gradi manco che la me-
[306]DELLA AR CHITETTVRA.
tà, ne piu chei duoi terzij. I gradi da $edere alcuna volta gli feciono alti
quanto egli erano larghi, & alcuna volta alti per i duo’quinti. # Io ne di$egne-
ròvno comeio pen$erò che egli $te$$e bene, & che e’fu$$e approuato da ogn’u-
no. Gli vltimi fondamenti de gradi, cioè delle mura. nelle quali harà a finire
il più alto grado da$edere, $i gitteranno tanto di$co$to dal centro del mezo
5
cerchio, per quanto farà il mezo diametro della $ua piazza, & più vn’terzo di
e$$a. I primi gradi da $edere non comincieranno giù aba$$o nel mezo della
piazza, ma in tal’ luogo $i alzerà vn’muro, alto ne Teatri grandi per la nona
parte del mezo del diametro della piazza di mezo, accioche da que$to co-
mincino i gradi da $edere, & vadino $alendo ad alto. ma ne Teatri minori al-
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zerai que$to muro non manco di $ette piedi. i Gradi farai alti vn’piede & me-
zo & larghi duoi & mezo. Infra que$ti gradi $i faranno $compartite in volta
parte certe entrate per andar’nella piazza, & parte certe $cale per $alire ad al-
to che vadino a trouare i gradi da$edere, che $aranno piu alti, le quali entrate
& $cale $aranno tante, & tanto grandi quanto parrà che ricerchi la grandezza
15
del Teatro. # Ma dique$te entrate ne $aranno $ette principali che $aranno ad-
diritteal centro, & e$pedite per tutto; & vgualmente lontana l’una dell’altra,
& dique$te ancora ce ne $arà una più largha che l’altra, la quale verrà nel me-
zo del mezo cerchio, & la quale io chiamo entrata mae$tra. concio$ia che per
e$$a pa$$a la uia mae$tra; vn altra poi, ne $arà nella te$ta del mezo cerchio da
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man’ritta & un’altra nell’altra te$ta da mano $tanca a ricontrole, & infra que-
$te poi & la entrata mae$tra $aranno $compartite quattro altre entrate, due da
ogni banda: Sarannoui ancora altre aperture & altri vani tali, & tanti, quali
& quanti ne comporteràil circuito del Teatro. Tutti i gradi da $edere gli
antichine teatrigrandi gli diui$ono in tre parti, & a cia$cuna di que$te diui$io
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ni faceuano atorno atorno vn’grado il doppio piu largo che gli altri, il quale
diuide$$e i gradi di $opra da quei di $otto, qua$i come vna piazzetta de$tinata
in quel’luogo. Sopra que$ti pianerottoli, per chiamarli co$i arriuauano le $ca-
le in uolta per lc quali $i $aliua a detti gradi. Io hò con$iderato che i buoni Ar-
chitettori, & valenti ingegneri proueddono che a cia$cuna principale entrata
30
$u$sino dal lato di dentro, di quà & di là due $cale da $alire, per l’una delle qua-
li più ritta, con $alita più continouata & piu pre$ta vi pote$sino $alire i più vo-
lontero$i, & i piu e$pediti, qua$i come volando, & per’l’altra $cala che era alquan
to piu larga & piu dolce, & nella quale erano pianerotoli piu $pe$si & piu $pe$-
$e $uolte potes$ino $alirele Matrone, ei piu vecchi cõ loroagio & comodita di
35
ripo$ar$i piu $pe$$onel $alire, que$te $ono le co$e appartenenti a gradi. Vltima
menterincontro alle te$te del Teatro, $i $aceua il palco per la $cena & per gli
hi$trioni che haueuano a recitare, & in que$ti luoghi erano $oliti di $edere in
luogo determinato & molto adorno i Padri, & i Magi$trati, $eparati dalla Ple-
be, come $arebbe a dire, $e nel mezo della piazza $i fus$ino acconcie alcune
40
$edie per loro da $edere, molto honoreuolmente. & allhora $i faceua il palco
della $cena tanto grande, che & gli hi$trioni, & i Mu$ici, & quegli che guidaua-
no la fauola, non lo harebbono de$iderato molto maggiore. Il piano di e$$o
palco, ueniua in$ino al centro del mezzo cerchio, & $i alzaua da terra non piu
che cinque piedi, accioche i Senatori che $edeuano nella piazza potes$ino di
[307]LIBRO OTTAVO
$u quel piano di$cernere bene tutti ige$ti delli hi$trioni & delli altri. Ma quan
do i Senatori non poteuano co$i $tarenella piazza del mezo, hauendo ella a $er
uire alli hi$trioni, & a mu$ici. Il palco della $cena $i faceua minore, rileuando$i
alcuna uolta da terrail piu alto $ei cubiti, & $i addornaua que$ta parte con duoi
colonnati, & due impalcaturel’una $opral’altra, $econdo la immitatione delle
5
ca$e che $i haueuano a di$egnare; & haueuano porte & fine$tre in luoghi acco-
modati, & nel mezo ui era una porta principale con addornamenti $imili a
quelli de Tempij, qua$i come d’un Palazzo Regio, & a canto a que$ta erano al-
tre ca$e, & porte, per le quali gli hi$trioni potes$ino entrare, & u$cire, $econdo
che gli atti della comedia haueuano d<007> bi$ogno. Et e$$ercitando$i nel Theatro
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tre $orti di Poeti, il Tragico per cui $i recitano le mi$erie, & le infelicità de Tiran
ni. Il Comico che e$plica le facende & gli affanni de Padri delle famiglie, & il Sa
tirico per cui le piaceuolezze della Villa, & i Pa$torali Amori$i dimo$trano,
non ui mancaua una Macchina, la quale uolgendo$i $opra un perno, mo$traua
in uno in$tante a gli $pettatori una facciata talmente dipinta, che $embraua ho-
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ra una $cena Regia da Tragici, hora una $cena di ca$e ordinarie da Comici, & ho
ra una $elua per i Satirici, $econdo che ricercaua la qualità della fauola che $i do
ueua recitare. Sì che in que$to modo era fatta la Piazza, & i Gradi, & i Palchi
de gli hi$trioni, & de gli altri. Io ho detto che una delle principal parte del
Theatro è la loggia trouata per ritenere, & per far apparire le uoci, & i $uoni
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maggiori, & che ella era po$ta $opra gli ultimi gradi da $edere, & che con i uani
da colonna & colonna guardaua la piazza del mezo nel Teatro; di que$ta adun
que $i ha a trattare. Haueuano gli Antichi inte$o da filo$ofi, che la Aria per la
repercus$ione della uoce, & per il ribattimento del $uono $i moueua circular-
mente, non altrimenti che $i faccia|l’acqua, quando in un $ubito e$ce fuor di lei
25
alcuna co$a a galla, & cono$ceuano che $i come in una lira, & come infra due
ualli, quando mas$imo $ono piene di bo$caglie, la uoce & il $uono diuentaua-
no molto piu $onore, & piu chiare, poi chei gonfianti cerchi dell’aere, per dir
co$i, ripercos$i ri$contrauano in qualche co$a che ferma$$e & rimanda$$e indie-
tro i raggi della uoce, u$citi dal centro a gui$a di una palla ribattuta dal muro;
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dal qual ribattimento $i cau$aua quei cerchi piu $pes$i, & piu gagliardi. Per
que$ta cagione adunque giudicarono quei primi antichi, che e fu$$e bene fare
i Theatri in cerchio; & accioche la uoce non haue$$e in que$to mentre o$taculo
alcuno che la impedi$$e, tal che ella non pote$$e andar $ubito liberamente a fe-
rire ne piu alti luoghi del Theatro. Collocarono i gradi di maniera, che tutti i
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canti batteuano ad una mede$ima linea, & $opra l’ultimo luogo de gradi, accio
che molto gioua$$e ui collocarono la loggia, uolta come io dis$i uer$o la piaz-
za che era in mezo del Theatro: I Vani della qual loggia dalla parte di dentro
uoleuano che fu$$ero liberi, & e$pediti, quanto piu $i poteua. Ma da la parte
di dietro di e$$a loggia, uoleuano che rincontro a uani del colonnato fu$$e tira
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to un muro che la tura$$e bene per tutto. Oltra que$to, $otto le colonne mu-
rauano qua$i una $ponda che $erui$$e per piedi$tallo alle colonne, doue $i ragu
nas$ino i gõfiati cerchi delle uoci, le quali riceuute dolcis$imamente in e$$e log
gie dall’aria a$$ai quiui conden$ata, non fus$ino percot\~edoui in piena ribattute
[308]DELLA ARCHITETTVRA
da quella intere, ma piu pre$to rattenuteui, & raffermate. Aggiugneuanci oltra
di que$to $i per difender$i dal Sole, $i per ri$petto ancora delle voci, per cielo
del Teatro, vna tenda po$ticcia, la quale dipinta a $telle, & di$te$a $u$o ad alto $u
canapi copriua con l’ombra $ua la piazza di mezo, & i gradi, & gli $pettatori. Ma
5
que$ta $i fatta loggia era certo molta artificio$a, concio$ia che per reggere que
$ta $ola loggia, $i faceuano $otto di lei altri colõnati, & altre loggie aperte, & vol
te ver$o il lato di dietro del Theatro, & ne Teatri grandi $i faceuano doppie, ac-
cioche $e alcuna volta, per alcuna furio$a pioggia, o tempe$ta vi fu$sino ricor$i
al coperto gli $pettatori, non $i bagna$sino; & erano i colonnati, & i portici po$ti
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$otto que$ta prima loggia, non come quelli de Tempij, o delle Ba$siliche, ma di
Pila$trate $ode & mura $tabili$sime, con di$egno $imile a quello delli Archi Tri-
onfali; Tratteremo prima adunque di que$ti portici di $otto, che $i fanno per
ri$petto della prima loggia di $opra. La regola de vani di que$ti portici è que$ta,
che a qualunque $i uoglia entrata che uadia nel mezo della piazza del Theatro,
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$i ponghino a r<007>ncontro alcuni uani, & è di neces$ità che que$ti uani, & que$te
entrate $ieno accompagnate da altri vani con ordini determinati, & che tut-
ti $ieno alti, & larghi a vn’modo, tutti habbino i mede$imi di$egni, & corri-
$pondino di di$egno & d’ornamenti l’un a l’altro. Bi$ogna ancora che la lar-
ghezza per la quale $i và per lo lungo di e$$a loggia, $ia ancora di larghezza
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quanto è il uano tra pila$trata & pila$trata, & è conueniente che le pila$trate in
que$to luogo $ieno murate per la metà del lor uano, che è infra di loro. Le qual
co$e bi$ogna che tutte $ieno o$leruate con grandis$ima diligentia, & con indu-
$tria marauiglio$a. Vltimamente non ui $i metteranno colonne intere i$olate
come nelli Archi Trionfali, ma nel mezo della faccia delle pila$trate $i mette-
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ranno meze colonne nel muro, & $i metteranno piedi$talli $otto le colonne
per il $e$to della altezza del colonnato, gli altri addornamenti ui $i faranno co-
me ne Tempij. Ma la altezza delle colonne con tutti i loro addornamenti &
cornici, $arà per la metà del piombo de gradi di dentro, tal che que$ti di fuori
$aranno duoi colonnati l’uno $u l’altro, il $econdo de quali con la $ua uolta $arà
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uguale a l’ultimo grado da $edere, alla quale altezza ancora $i pareggerà a $e$ta
il piano della loggia ultima che io d<007>s$i, che guardaua uer$o la piazza di dentro
nel mezo del Theatro. Il di$egno della piazza di mezo $i a$$omiglia ad una
forma impre$$a dal piè di uno Cauallo; finite que$te co$e muriui$i di $opra la ul-
tima loggia, la faccia, & il colonnato della quale, non come quelle che ella hara
35
di $otto, che noi habbiamo poco fa detto, che riceuono i lumi da lato di fuori,
ma al contrario come dicemmo di lei nel principio, $arà uolta uer$o la piazza
che è in mezo del Theatro. Que$to sì fatto lauoro, $endo egli fatto perche
e $ia cagione che le uoci non $i perdino, anzi $i ragunino in$ieme & $i $entino
piu piene, chiamerò io un Serraglio a torno, la altezza del quale $arà per una
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uolta & mezo della altezza del primo colonnato, che è da lo lato di fuori, &
le parti $ue $aranno que$te. Quel muricciuolo che ha da e$$er $otto le colon-
ne, il quale $i può chiamare Sugge$to, o $ponda, $arà di tutta la altezza di que-
$to $erraglio, che è dal piano dello ultimo grado da $edere in$ino a doue $i cuo-
pre nella ultima altezzail Theatro, non piu che il terzo ne Theatri grandi, &
[309]LIBRO OTTAVO.
ne piccoli non meno che il quarto, $opra que$ta $ponda $i rizzeranno le|colon-
ne lequali con la lor’ ba$a, & con il capitello $aranno lunghe per la metà di tutta
la altezza di que$to $erraglio; $opra que$te colonne $i porranno iloro addorna-
menti, & in oltre vna alia di muro tirata $opra le colonne, come ti di$si nelle ba
$iliche, laquale alia di muro occuperà la $e$ta remanente parte di tutta l’altezza
5
del $erraglio. Le colonne in que$ta loggia $aranno i$olate tratte dal di$egno di
quelle delle ba$iliche, & $aranno apunto tante, quante $on’ quelle de portiei di
fuori lequali e$cono mezo fuori delle pila$trate, & $i collocheranno rincontro a
punto $u le linee di quelle che $i po$$ono chiamare razzi, concio$ia che io chia-
mo razzi quelle linee diritte, che dal centro del Theatro vanno a trouare le co-
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lonne di fuori. Ma nel muro della loggia di dentro che è $otto le colonne, il qua-
le chiamano $ponda $i aprirranno certi vani, corri$pondenti a punto a vani del-
le entrate di $otto nel Teatro, con i lor’ piombi, & in co$i fatti luoghi $i faranno
zane vguali & accommodate l’una a l’altra, nelle quali piacendoti collocherai
volti con la boccha allo ingiù va$i di rame, accioche riuerberando in e$si le voci
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diuentino piu $onore. Io non $tarò quì ad andar’ dietro a quelle co$e di Vitru-
uio, lequali $on’ co$e che $i canano dalle diui$ioni, & da componimenti de Mu-
$ici, $econdo le regole de quali, ei voleua che ne Theatri $i colloca$sino i prefati
va$i a proportione che corri$ponde$sino alle voci piu graui, alle mezane, & alle
piu acute; co$e for$e certo facili a dirle, ma in che modo $i pote$$e fare vna
20
co$a $imile lo sà chi ne hà fatta e$perienza. Ma non mi di$piacerà gia, $i come
ancor’ pare ad Ari$totile il credere chei va$i voti di che $orte tu ti voglia, & i pozi
ancora giouano a ri$onarui dentro le voci. Ma torniamo alla loggia di den-
tro del Theatro, que$ta loggia harà il $uo muro di dietro intero per tutto, il
quale fa attorno Serraglio, accioche le voci arriuando quiui non $i perdino;
25
nella corteccia di fuori di que$to muro del Teatro che ri$guarda ver$o coloro
che vi arriuano, $i aggiugneranno gli addornamenti delle colonne, cha $aran-
no tante, co$i alte, talmente à piombo, & con $imili & sì fatte membra & parti,
che corri$pondino à colonnati, che elle hanno $otto di loro nella facciata di-
nanzi deportici. # Per le co$e che noi habbiam’ dette $i vede manife$to in che
30
co$ei Theatri grandi $ieno differenti da piccoli, percioche ne grandi il portico
di fuori da ba$$o è doppio, & in que$ti altri è $cempio, in quelli ancora $i pongo
no tre colonnati dallo lato di fuori l’uno $opra l’altro, & in que$ti non $e ne po-
ne $e non duoi. Sono ancora differenti in que$to, che in alcuni Theatri piccoli
non $i fà la loggia di dentro, ma $i mura $olamente il $erraglio con vna cortec-
35
cia d<007> muro, me$$eui le $ue cornici, accioche egli in que$to luogo habbia for-
za qua$i di loggia à fermar’ le voci, $i come ne Theatri grandi l’hà, & il muro,
& la loggia in$ieme, ma in alcuni Theatri grandi$simi que$ta loggia di $opra è
doppia. Vltimamente quei piani che re$tano in à pendio, di maniera che l’ac-
$i fanno di $maltò, vi $i fa vna $corza. & fanno$i à pendio, di maniera che l’ac-
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que giu peri gradi po$sino $cendere à ba$$o, mai canali che riceuon’ le acque
che vi $i adunano le conducono, & le mandono ne gli angoli delle mura per doe
cioni coperti in fogne coperte: Intorno alla piu alta cornice dal lato di fuo-
ri del Theatro, $i accomodano men$oloni, i quali $eruono à reggere arbori $i-
[310]DELLA ARCHITETTVRA
mili a quelli de le naui, ordinati con canapi, & legamenti, che $eruono, & tengo-
no di$te$e le tende per adornamento de giuochi publici. Ma hauendo$i adinal-
zare una $i gran machina di muraglia ad una altezza ragioneuole, bi$ogna, che
la gro$$ezza del muro $i faccia recipieute a poter reggere un tanto pe$o. # Fac-
ci$i adunque il muro di fuori de’ primi colonnati gro$$o per una de le quindici
5
parti de lo $patio, che ha a $eruire per tutta l’altezza del’opera: # Ma quell’al-
tro muro che $arà in mezo, tra l’un portico, & l’altro, quando i portici $aranno
doppi $ia piu $ottile il quarto, che quello di fuori. Quelle mura finalmente
che $opra di que$te $i haranno a fare, haranno da e$$er piu $ottili che quelle di $ot
to una duodecima parte.
[311]LIBRO OTTAVO.
[312]DELLA ARCHITETTVRA
[313]LIBRO OTTAVO.
[314]DELLA ARCHITETTVRA
Dello Amfiteatro, del cerchio, de luoghi da pa$$eggiare, de gradi da $edere, & de portici de
giudici minori, & de loro adornamenti.
Cap. VIII.
HAbbiamo in$ino a quì Trattato de Teatri, re$taci da quì inanzi a trattare
del Cerchio, & de gli Amfiteatri, tutti que$ti $ono di$ce$i dal Teatro, per-
5
cioche il cerchio certamente non è qua$i altro, cheun Teatro che $i $ia di-
$te$o in lungo con le te$te, con linee equidi$tanti l'una da l'altra, ma non ha di$ua
natura $eco portici, & lo Amfiteatro è fatto di duoi Teatri congiunti in$ieme,
con le te$te, & con i gradi da $edere, con circuito continouato, & $ono in que$to
differenti, che il Teatro certamente, è qua$i un mezo Teatro, & in que$to ancora,
10
che lo Amfiteatro ha la piazza del mezo libera, & e$pedita da Palchi de gli I$trio
ni, ma ne le altre co$e, & mas$imo ne' gradi da $edere, & ne le Logge ancora, &
ne le entrate, & in $imili altre co$e $ono molto conformi: Io credo che lo Amfi-
teatro principalmente fu$$e fatto per $eruire a le caccie, & che per que$to piace$-
$e loro di farli tondi: Accioche $errata, & $timolate le fiere in co$i fatto luogo, nõ
15
trouãdo in ne$$un luogo alcun cãtone doue rifuggire, fus$ino da cõbattenti piu
facilmente aizzate, & fatte muouere; concio$ia che e' ui $i metteuano huomini,
che cõ modi miracolo$i combatteuano contro le ferocis$ime fiere, intra quali
alcuni con il $altare, & con l'aiuto d'una a$ta; eleuando$i in alto ingannauano un
Toro che ueniua a la uolta loro: Altri armati di punte, come quelle de le Canne,
20
$i offeriuano a la$ciar$i maneggiare da gli Or$i, in una arca di legno, o aggirando-
ue$egli atorno, altri gli a$$aliuano contenti $olo di una Cappa, & di una accetta,
o mazzaferrata. Finalmente $e alcuno haueua trouata co$a alcuna che con lo
ingegno pote$$e ingannare le fiere, o $e egli $i $entiua tanto gagliardo, o ualente
di forze, & di an<007>mo che e' pote$$e $ottentrare al pericolo, $i offer<007>ua là nel me-
25
zo. Secondo che cia$cuno haue$$e deliberato d'acqui$tare premio, o lode.
Trouo ancora, che ne' Teatri, & ne gli Amfiteatri, i Principi erano $oliti di gittar
ui pomi, & a la$ciarui andare uccellami, per eccitare fanciulle$che que$tioni di
chi prima $e gli pote$$e pigliare. La piazza del mezo dell' Amfiteatro, ãcora che
ella $ia accerchiata da duoi Teatri, congiunti in$ieme, non però $i dee fare tan-
30
to lunga, come ella uerrebbe $e $i congiugnes$ino in$ieme duoi Teatri, con le
braccia, o te$te di$te$e; ma bi$ogna che la larghezza conri$ponda proportional-
mente a la lunghezza. Furono alcuni appre$$o a gli antichi, che $eciono la lun-
ghezza otto, & la larghezza $ette parti, & alcuni che la feciono tre larga, & quat-
tro lunga, l'altre co$e $eciono come ne Teatri. Concio$ia che gli fecionoi porti-
35
ci di fuori, & $opra gli ultimi gradi da $edere, feciono la loggia di dentro, laqu a-
le chiamammo Serraglio. Re$taci a trattare del cerchio. Dicono, che que$to
fu fatto ad immitatione de le co$e del Cielo, percioche $i come le ca$e del Cielo
$on dodici, co$i que$to ancora, ha dodici porticciuole da entrarui, & co$i come
i pianeti $on $ette, co$i que$to ha $ette termini. Vno de' quali è po$to a la par-
40
te di Oriente, & l'altro a quella di Ponente a$$ai lontani l'uno da l'altro, Talmen-
te che le Carrette di duoi, & di quattro Cauagli giù per il mezo de gli $patii del
cerchio, potes$ino $correndo combattere, come fa il Sole & la Luna, per il Zo-
diaco, & fare in xxiiii. hore uentiquattro uolte tai giuochi. I giucatori mede-
[315]LIBRO OTTAVO.
$imamente erano diui$i in quattro $quadre. Cia$cuna de le quali era ue$tita del
$uo proprio colore, alcuni per $ignificare la primauera $i ue$tiuano di uerde, per
l'e$tate di ro$$o, per il Pallido Autunno di bianco, & per la tri$ta inuernata di Ta
nè $curo. La piazza del mezo de cerchi, non era libera, & e$pedita, come quel-
la'de gli Amfiteatri, nè come quella de Teatri occupata da palchi: ma per il dirit-
5
to de lo lungo diui$o no la piazza in duoi cor$i, o in due larghezze rizzandoui in
luoghi accomodati le Mete, o i Termini intorno a quali giucando correnano i
Cauagli, o gli huomini, i Termini principali erano tre, de quali quello del mezo
era il piu degno di tutti, & era quadro gro$$o, & andaua tutta uia a$$ottigliando$i
uer$o la cima, & per que$to a$$ottigliamento lo chiamauano obeli$co, hoggi
10
Aguglia. gli altri duoi termini erano due grandis$ime $tatue, o due cre$te, ouero
altezze di muro con le te$te molto alte, fatte in quel modo che piu era par$o al
mae$tro conueniente; a far che elle haue$$ero del gratiato, & del grande, ne me-
zi di que$te metteuano due, o colonne, o Aguglie minori da cia$cuna de le ban-
de. Io truouo che il Circo Mas$imo d<007> Roma, $econdo gli hi$torici, era lungo
15
tre ottaui di miglio, & largo uno, ilquale a mio tempo è rouinato, & non $i uede
per alcuna coniettura pur piccola, come $i fu$$e fatto. Ma in altri luoghi truo-
uo per le mi$ure di sì fatti lauori che egli erano co$i fatti. Soleuano gli antichi
fare la piazza del mezo de cerchi, larga almanco $e$$anta cubiti, cioè braccia xl.
& tanto lunga che la larghezza ui entra$$e dentro $ette uolte, la larghezza $i di-
20
uideua in due parti uguali, tirando per lo lungo una linea giù per il mezo, $opra
de laquale $i collocauano le Mete, o i Termini in que$to modo; Diuideuano que
$ta lunghezza in $ette parti, una ne a$$egnauano a la riuolta, ch'occuperebbono,
i giucatori intorno a l'ultima meta, ne l'andare correndo dalla de$tra nella $ini-
$tra; di$tribuiuano poi l'altre Mete $u per la mede$ima linea, di maniera, che ne
25
la lunghezza del cerchio fus$ino ugualm\~ete lõtane l'una da l'altra, & occupa$$ero
di tutta la lunghezza cinq; $ettimi, & era congiunta l'una meta con l'altra con un
piano rileuato da terra non meno di $ei piedi, che $eparaua talmente di quà, &
di là gli duoi $patii del cot$o, che, o $olo, o accompagnati i Caualli che giucaua-
no, ancor che e' $i uolta$$ero, non haueuano donde pote$$ero attrauer$are. Et
30
di quà & di là, a' lati de cerchi, $i faceuano gradi da $edere non piu che per il quin
to, nè manco che per il $e$to di tutta la larghezza de la piazza di mezo, & i gradi
da $edere cominciauano apunto a la uguale altezza, & al piano del rilieuo, o im-
ba$amento, $opra ilquale erano collocate le Mete, accioche gli huomini non
portas$ino, sì come non faceuano anco ne gli Am$iteatri, pericolo alcuno da
35
le be$tie.
[316]DELLA ARCHITETTVRA
[317]LIBRO OTTAVO.
Infra le opere publiche $ono ancora i luoghi da pa$$e ggiare, ne' quali la gio-
uentù $i e$$erciti a giucare a la palla, a $altare, & a maneggiare le armi, & doue, i
padri $i e$$ercitono pa$$eggiandoui e$$endo in$ermi; o facendo$i portare, ripigli-
no le forze. Diceua Cel$o fi$ico, che lo e$tercitio è molto migliore a lo $coper-
to che a l'ombra: ma accioche ei potes$ino e$$ercitar$i piu commodamente a
5
l'ombra, ui $aceuano atorno portici, co' quali accerchiauano a torno la piazza, &
la piazza da alcuni era la$tricata di marmo, alcuni la faceuano uerde, la empie-
uano di mortella, di ginepri, di cedri, & di cipres$i, in co$i $atto lauoro faceuano
le loggi da tre lati $cempie, & talmente grandi, che erano i duoi noni maggio-
ri che le logge del mercato. Ma nel quarto lato che guardaua uer$o mezo
10
giorno $i faceuano le logge $patio$is$ime, & doppie. In la facciata dinanzi u$a-
uano colonne Doriche, alte $econdo la larghezza de le loggie, le colonne di-
nanzi con lequali $i d<007>uideua il pr<007>mo portico dal $econdo, uoleuano che $i fa-
ces$ino piu alte, che quell'altre prime il quinto, per regger i comignoli, & per da
re il pendio al tetto. Ne è marauiglia $e per que$to uollono ch'elle fus$ino Ioni-
15
che. Cõcio$ia che le Ioniche di lor natura $ono piu lũghe, che le Doriche. Ma io
non ueggo già, perche cau$a in que$te logge nõ fu$$e lor lecito fareil cielo del tet
to uguale, & piano da l'una banda, come da l'altra, concio$ia che certamente egli
harebbe hauuto del gratio$o: ma in amenduoi que$ti colonnati la gro$$ezza de
le colonne era di que$ta maniera. Ne le Doriche la gro$$ezza da piede era due
20
de le quindici parti di tutta la $ua altezza col capitello, & con la ba$a: ma ne
le Ioniche, & ne le Corinthie $i daua a la gro$$ezza da ba$$o de la colonna una
parte & mezo de le otto parti, che era l'intero del fu$o de la colonna. L'altre co$e
$i faceuano come in quelle de Tempii, & accomodauano al lato al muro del por-
tico gradi da $edere honoratis$imi, acciò $eruis$ino a gli huomini graui, & a $ilo-
25
$ofi a di$putare de le co$e eccellentis$ime, ma que$ti gradi da $edere, alcuni $erui-
rono per la e$tate, & alcuni per lo inuerno. Concio$ia che da quella parte do-
ue poteua Borea, o Aquilone, ui faceuano i gradi per l'e$tate & da quella banda
donde ueniuano i Soli lieti, & doue non pote$$e il uento, gli faceuano per lo in-
uerno, & per que$to i gradi per lo inuerno erano rinchiu$i da al<007>e di muro in-
30
tere, & quelli per la e$tate leuate le alie de le mura da gli lati che reggeuano le
tetta erano diuer$o borea aperti con alcune fine$tre, o piu to$to colonnati, che
guardauano liberamente uer$o il mare, o uer$o i monti, o uer$o il lago, o uer$o
qual'altra dilicatezza tu ti uoglia di luoghi, & riceueuano dentro maggiori lu-
mi che$i pote$$e. Ma ne la loggia da de$tra, & in quella da $ini$tra de luo-
35
ghi da pa$$eggiare $i accomodauano mede$imamente altri gradi da $edere dife-
$i da uenti di fuori, iquali riceueuano da lo $coperto del cortile, il Sole da matti-
na, & quello dopo mezo giorno, & i di$egni di co$i fatti gradi erano di uariate
$orti, percioche alcuni $e ne faceuano a mezo cerchio, alcuni con linee diritte,
amenduoi corri$pondenti al cortile, & a le loggie con proportione determina-
40
ta, la larghezza di tutta que$ta opera era per la metà de la $ua lunghezza, laqua-
le larghezza $i diuideua in otto parti, $ei de le quali $e ne a$$egnauano al cortile
$coperto, & una per uno a cia$cuno de portici: ma doue e' faceuano i gradi da
$edere in mezo cerchio, il loro diametro, pigliaua allhora per i duoi quinri del
[318]DELLA ARCHITETTVRA
Cortile. ma il muro di dietro del portico $i faceua aperto con alcune entrate
da poterui pa$lare per andare a $edere. L'altezza del mezo cerchio di que$ti
gradi da $edere, ne le opere grandi, era quanto la $ua larghezza: ma ne le opere
minori era alta per una larghezza & un quarto. Sopra il tetto de la loggia rin-
contro al mezo cerchio, & de' gradi da $edere, fi apriuano in alto fine$tre per le-
5
quali entraua il Sole, & i lumi molto gagliardi nel mezo cerchio. Ma $e i gradi $i
faceuano quadrati allhora $i faceuano il doppio piu larghi che il portico. Et la
loro lunghezza, era per due de le $ue larghezze. Io chiamo in qu e$to luogo lun
ghezza quella, che ua giù per il lungo de la loggia, di modo che a coloro che en
trano da man de$tra in que$ti gradi da $edere, uerrà la lunghezza di que$ti gradia
10
e$$erli da la $ini$tra, & a quelli che u'entrono da la $ini$tra ad e$$ergli da la de$tra.
[319]LIBRO OTTAVO.
[320]DELLA ARCHITETTVRA
Infra le opere publiche ancora s'intendela loggia de litiganti, de giudici mi-
nori, laquale faceuano in que$to modo. La $ua grandezza era $econdo la dignità
de la città, & del luogo a$$ai grande & eranui giù per le loggie appicate per or-
dine alcune camere, nelequali $i daua $ine a le $acende $econdo il parere di quei
che ui $tauano dentro. Que$ti edi$icii che io ho racconti in$ino a quì pare che
5
$ieno ueramente i publici, concio$ia che, & la plebe, & i Senatori in$ieme libera-
mente per tutto ui $i poteuano ritrouare, & interuenire. Ma de publici ce ne $o-
no ancora de gli altri, che non $i a$pettano $e non a'Cittadini principali, & à quei
che gouernano lo $tato, come è il luogo doue $i raguna il con$iglio, la curia, & il
Senato, de' quali dob biamo trattare al pre$ente.
10
Dello adornare, i luoghi del con$iglio, & le curie; de Bo$chi, delle Città, de luoghi da
notare, delle Librerie, delle Scuole, delle Stalle, de gli Arzanali,
& de gli $trumenti matematici.
Cap. IX.
15
P Latone uòleua che'l luogo doue s'haueua a ragunare il con$iglio $u$$e uno
Tempio. I Romani haueuano un luogo determinato, che lo chiamauano
Comitio. A Ceraunia era un bo$co $olto $acrato a Gioue, doue gli Achei $i
ragu nauano a di$correre le co$e de lo $tato loro; molte altre città $aceuano i lo-
ro con$igli nel mezo de la piazza. A Romani non era lecito ragunare il Se-
20
nato, $e non in luogo determinato da gli augurii, & il piu delle uolte $i raguna-
uano ne' Tempii. Dipoi u$arono di fare le curie, & Varrone dice che elle
crano di duc $orti, una doue i Sacerdoti attendeuano a le co$e Eccle$ia$tiche,
l'altra doue il Senato daua ordine a le co$e $ecolari. De la proprietà di qual
s'è l'una di que$te non ho io co$a certa, ma noi pos$iamo bene andare coniet-
25
turando che que$ta $u$$e $imile al Tempio, & quella piu $imile a la ba$ilica.
La curia de Sacerdoti adunque $arà in uolta & quella de Senatori $arà col palco.
In amendune gli huomini da con$iglio, hanno ricerchi, a dire il parer loro, &
perciò bi$ogna hauere ri$petto a modi de le uoci, per tanto bi$ogna che e' ui$ia
al cuna co$a che non la$ci $pargere in alto le uoci, & mas$imo ne le uolti, accio-
30
che rimbombando non rintruoni ne gli orecchi, nè$arà marauiglia $e per farle
piu gratiate, & per utilità ancora ui $i metteranno ne le mura alcune cornici.
Io ho con$iderato mediante le muraglie de gli antichi, che e' $aceuano le curie
quadrate. A la curia in uolta $aceuano il muro alto $ei $ettimi de la larghez-
za de la $acciata, & $aceuano la uolta a meza botte, rincontro a la porta a quei
35
che entrauano dentro $i o$$eriua la tribuna larga, la cui $aetta era per il terzo de
la $ua corda, la larghezza de la porta col $uo uano occupaua il $ettimo del $uo mu
ro. Intorno a la metà de la altezza del $uo muro, & un'ottauo piu di detta
meza parte, $i mettono con loro aggetti, architraui, $regi, cornici, & colonne, le-
quali da alcuni $ono $tate me$$e piu $pe$$e, & da alcuni piu rade $econdo che $i
40
$ono dilettati d'hauerle piu $olte, o piu rade, $econdo il di$egno de' colonnati, &
de le loggie de Tempi. Sopra le cornici da de$tra, & da $ini$tra, collocauano
in certe Zane $atteui nel muro, & $tatue, & altre co$e attenenti a la Religione, ma
n el muro dela facciata di te$ta apriuano al pari de l'altezza de le Zane una $ine-
[321]LIBRO OTTAVO.
$tra il doppio piu larga, che alta, con due colonnette nel mezo che regges$ino {ij}
cardinale di$opra. Si che in que$to modo $arà la curia de Sacerdoti.
[322]DELLA ARCHITETTVRA
[323]LIBRO OTTAVO.
Ma la curia de Senatori $i farà in que$to altro modo, la larghezza de la pianta
$arà i duoi terzi de la $ua lunghezza, l'altezza $ino a le traui del tetto $arà quanto
è la larghezza de la pianta, & un quarto piu di detta lunghezza. Intorno a le
mura ui $i metteranno cornici in que$to modo. Diuida$i da ba$$o ad alto in
noue parti, una de lequali $e ne dia a lo imba$amento, o zoccolo che $erua per ri
5
leuar$i da terra a le colonne, & que$ta parte del $odo $eruirà per $palliere de le
panche da $edere. Quel che da quiui in$u$o poi ui re$ta diuiderai in $ette par-
ti, quattro de lequali ne darai al primo colonnato, $opra ilquale porrai dipoi l'al-
tro colonnato, $opra iquali porrai gli architraui, il $regio, & gli altri adornamenti
che $eguitano, & co$i il primo, come il $econdo colonnato harà le $ue ba$e, i $uoi
10
capitelli, & le $ue cornici, & l'altre appartenenze in quel modo che noi dicemmo
che s'a$pettauano a le ba$iliche, gli interualli loro co$i da de$tra, come da $ini$tra,
ne le mura $opra tutto bi$ogna che $i $acc<007>no in ca$$o, & che i uani ui $ieno ugua-
li: ma ne le te$te non $ien o gli interualli piu che tre, de quali quel del mezo $arà
il quarto piu largo che gli altri, in$ra cia$cuno de' uani, o $ieno diui$i con colon-
15
ne, o pur con men$ole che $ieno $opra le Cornici del mezo facciuin$i le $ine$tre,
concio$ia che que$te curie hanno bi$ogno di grandis$imo lume, & $i metteran-
no $otto le $ine$tre, i dauanzali nel modo che noi dicemmo a quelle de le ba$ili-
che, & gli adornamenti de le $ine$tre, che u$ciranno $uori del diritto del muro,
non pa$$eranno con la loro altezza, l'altezza de le uicine colonne $enza i capitel-
20
li: ma l'altezza del uano de le $ine$tre $i d<007>uiderà in xi. parti, $ette de lequali $e ne
a$$egneranno a la $ua larghezza, ma $e e' ti piacerà la$ciando $tare di metterui le
colonne, porui men$ole in cambio di capitelli, allhora ci $eruiremo di quei di$e-
gni che ne le porte u$erebbono gli Ionici, cioè haranno que$te $ine$tre da gli la-
ti alcuni orecchi, come quelle porte, che $i $aranno in que$to modo, la larghezza
25
di que$te men$ole ha da e$$ere quanto $arebbe da capo il uiuo de la colonna, la-
$ciando da parte gli aggetti del collarin o & del ba$tone, & $iano lunghe quan-
to è la lunghezza del capitello Corinthio $enza la cima$a, lo aggetto di que$ta
men$ola non $arà piu che $i $ia quello de la cima$a de lo architraue $regio, &
Cornice.
30
[324]DELLA ARCHITETTVRA
[325]LIBRO OTTAVO.
Hebbono ancora in molti luoghi alcune altre $orti di edificii, che & per nece$-
$ità, & perloro diletto ancora riceueuano adornamenti, & rendeuano la città
piu magnifica. Dicono che appre$$o ala Academia di Athene era un bo$co
con$acrato a gli Dii molto bello, ilqual fu tagliato da Sylla nel fare una Trincea,
35
o Ba$tione contro ad Athene, Ale$$andro Seuero aghiun$e a le $ue Terme, o ba-
gni un bo$co, & alle Antoniane arro$e molte egregie $tanze da notare, gli Agri-
gentini per la uittòria che hebbe Zelone contro a Carcedonii murarono un luo
go da notare lungo $ette ottaui di miglio, affondo uenti cubiti, delqual luogo
ne cauarono dipoícerto datio. Io mi ricordo hauer letto che a Tiboli ui erauna
40
Libreria publica molto celebrata. Py$i$trato $u il primo che in Athene $ece una
Libreria publica, laquale $endo d'una moltitudine di libri infinita, fu da Ser$e poi
tran$pertata in Per$ia, & dipoi da Seleuco ricondotta in Athene. I Re Ptolomei
hebbono in Egitto una Libreria di $ettecento milia uolumi: ma perche ci mara-
[326]DELLA ARCHITETTVRA
uígliamo noi de le Publiche? nella Libreria de Gordiani trouo io che erano. lxii.
milia volumi. Nel pae$e di Laodicea in$ieme col T\~epio di Neme$i era celebrata
grandemente vna grandi$sima $chuola di Medici, ordinata da Zeu$ide. Scriue
Appiano che vicino à Cartagine era vna $talla ditrecento elefanti, & una di quat
trocento caualli, & vno Arzanale perle naui, che vi $tauano dentro dugento ven
5
ti naui & altri luoghi da armi, & da grani, doue vno e$$ercito, p oteua ripporre, &
$erbare le co$e da viuere. Ne la città del Sole che $i chiama Thebe, $i dice che era
no cento $talle publiche tanto grandi che in qual’s’ è l’una $tauano dugento caual
li. Nel l’I$ola Zelia nel Mare di Propontide erano duoi porti, & nel mezo Arza-
nali per le naui, $otto i tetti de quali capriuano dugento nauilij. Appre$$o al Py-
10
reo era vn’luogo da armi celebrati$simo fatto da Filone che vi era vn’luogo ho-
norati$simo & capace per quattrocento nauilij. Dyoni$io al Porto di Syracu$a
fece Arzanali $compartiti con cento $e$$anta edifitij, $otto cia$cuno de quali pote
uano $tare duoi Nauilij, & vn’luogo per armi, doue in pochi giorni vi ripo$e piu
di cento venti milia $cudi & vna infinita moltitudine di $pade. In Sytico lo Arza-
15
nale de gli Spartani era diui$o in piu di cento $e$$anta $tanze. Si che a que$to mo
varie truouo io che $ono $tate le co$e appre$$o di varie nationi, ma in che mo-
do elle debbino e$$er’ fatte, & con qual’ ordine, & di$egno non hò che raccontar
ne co$a alcuna che $ia eletta, $e non che io vorrei, che in sì fatti lauori, tu cauas$i
per quelle co$e che hanno a $eruire quanto al bi$ogno, il di$egno dalle co$e priua
20
te, ma per quelle co$e che hanno à $eruire quanto alla grandezza, & allo addorna
mento, è bene pigliare i di$egni dalle opere publiche. Non la$cierò que$to indie
tro che lo ornamento grande delle librerie principalmente $ono i libri, & gli a$-
$ai, & i rari$simi, & ma$simo ragunati di quella dotta antichità. Sono ancora ad-
dornamento gli in$trumenti Mathematici, & tutti gli altri & quegli ma$simo che
25
$aranno $imili a quelli che fece Po$sidonio, ne quali, i $ette Pianeti $i moueuano
cia$cuno $econdo il $uo proprio moto: o $imile a quello di Ari$tarco, che dico-
no che haueua in vna tauola di$erro de$critto tutto il mondo, & tutte le prouin-
cie con artificio eccellenti$simo, & ben $ece certamente Tyberio che donò alle
librerie le immagini de Poeti antichi. A me pare d’hauer’ dato fine qua$i, a tutte
30
quelle co$e che $i po$$ono trouare per addornare gli edi$icij publichi, habbiamo
trattato delli edifitij $acri, de $ecolari, de Tempii, delle Ba$iliche, de Portici, de $e-
polchri, delle $trade, de porti, de concor$i delle $trade, delle piazze, de ponti, de
gli Archi, de Teatri, de luoghi da correre, delle curie, de luoghi da $edere, de luo-
ghi da e$$ercitar$i, & da pa$$eggiare, & $imili: di maniera che e’non mipare che
35
mi re$ti da trattar’ d’altro che delle Terme, o bagni.
Delle Termc, o bagni, & dclle loro commodità & addornamenti. Cap. X.
SOno $tati alcuni che hanno bia$imate le Terme, dicendo che elle fanno gli
40
huomini effeminati. Alcuni altri le hanno tanto lodate che $i $ono lauati in
e$$e $ette volte per giorno. I no$tri vecchi medici per $anare i corpi median
te i bagni murarono dentro nella citta infinite $tuffe con $pe$a certo incredibile.
In fra gli altri Eliogabalo fece $tufe in infiniti luoghi, ma non $i vol$e lauare piu
[327]LIBRO OTTAVO.
che una $ol uolta per cia$cuna $tufa, & dipoi lauato$i le dis$ece per non l’hauere
ad u$are. Io non $ono ancora re$oluto $e que$ta $orte di edificio è priuata, o pu-
blica. Certamente cheper quanto io ho potuto comprendere, egli èuno edi-
ficio me$colato de l’una $orte, & de l’altra, concio$ia che e’ ui $ono molte co$e ca
uate dal di$egno de le co$e publiche, & molte ancora dal di$egno dele co$e pri-
5
uate. L’edificio de le $tufe hauendo bi$ogno di grande $patio di terreno per
$uo $ito, non è bene farlo ne’luoghi principali, & piu frequentati de la città, ne
ancora uorrebbe e$tere troppo tuori di mano, concio$ia che quiui concorrono
Senatori, & le Matrone a lauar$i, & a nettarfi. Fanno$i a torno, atorno alle $tufe
piazze, le quali $ono accerchiate di mura non ba$$e, ne $i può entrare in dette
10
piazze, $e non da certi determinati luoghi, ma nel mezo delle $tufe qua$i come
centro dello edifitio $i fà vn’ $alone grandi$simo & magnifico con le volte, & con
di$egno del Tempio che noi chiamammo To$cano. In que$to $alone $i entra di
vn’ certo andito principale, la facciata del quale guarda ver$o mezo dì, di manie-
15
ra che coloro che enrrano per l’andito guardano ver$o $ettentrione, di $u que$to
andito principale grandi$simo $i và in vno altro andito piu $tretto, o piu pre$to
vn’androne, per entrare in quel $alone grandi$simo. Que$to $alone ver$o $etten
trione hà yna v$cita aperta larga $opr’vna gran’ piazza $coperta; dalla de$tra &
dalla $ini$tra, della qual’ piazza viè vna larghi$sima $pacio$a loggia. Dietro alla
qual loggia ui $ono le $tu$e fredde da lauar$i. Ritorniamo una altra uolta den-
20
tro nel $alone principale, ne la facciata de$tra di que$to $alone uer$o Oriente $i
di$tendeua vno andito molto $patio$o & largo, con tre andari divolte da que$to
lato, & con altrettanti cheli corri$pondeuano a rincontro. Da que$to andito
di poi $i andaua in vna piazza $coperta, laquale io chiamo Si$to attorniata ator-
no di loggie. Ma di que$te logge quella che mo$tra la $ua faccia, & è aperta
25
diuerlo lo andito, hà di dietro a $e luoghi da $edere a$$ai capaci, in quella log-
gia che riceue il Sole da mezo dì, ui $ono ancora le $tufe, & luoghi freddi da
lauar$i come dicemmo appiccati & aggiunti a le loggie di quella gran’ piazza
$coperta. & ui $ono ancora alcuni $pogliatoi: ma l’altra loggia rincontro a que-
$ta apunto ha dietro a$e le $tufe tiepide, lequali riceuono i Soli, & i lumi da me-
30
zo giorno. Sonui ancora in luoghi accomodatis$imi ne le cantonate del Si$to
per entrate, alcuni anditi minori peri quali $i può v$cire in quelle piazze gran-
di che accerchiano intorno intorno le $tufe. Tale, & $i fatto $arà l'ordine del-
le co$e che fi di$tende dal de$tro lato del $alone, & $imili a que$te $i hanno a f-
re le co$e de l’altro lato $ini$tro uer$o occidente, che a le dette corri$pondino,
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& lo andito con quelli tre andari di volte, & oltra que$to con quella piazza $co-
perta con le loggie $imili a quell’altra, & con i luoghi da $edere, & con gli anditi
minori nelle cantonate del Si$to.
Io ritorno un’altra uolta a quello andito principale di tutto que$to edificio,
ilquale dicenimo che era ver$o mezodi, ver$o la de$tra del quale $u per la li-
40
nea, che uà uer$o Oriente $ono tre $tanze l’una dopo l’altra, & da la $ini$tra
ancora $u per la linea che và ver$o Occidente, ne $ono tre altre; accioche que-
$te $eruino per le donne & quelle altre per gli huomini. Nelle prime $tanze
adunque $i $pogliauanol, nclle $econde $i vgneuano, & nelle terze $i lauauano,
[328]DELLA ARCHITETTVRA
& alcuni per piu magnificentia ui $eciono la quarta $tanza doue haues$ino a $ta-
re ue$titi i compagni & i $erui di chi $i lauaua ad a$pettargli. In que$te $tanze
da $tufar$i entraua il Sole diuer$o mezo dì, per grandis$ime fine$tre. Infra
que$te $tanze, & infra quelle di dentro, che noi dicemmo che erano attaccate a
le mura de gli anditi di dentro, iquali andati andauano dal Salone in$ino ala piaz
5
za conleloggie attorno, che noi chia mammo Si$to, $i la$ciaua uno $patio coper-
to, dalquale il lato di mezo dì de le $tanz e di d\~etro che $ono congiunte col Salo
ne riceues$ino i lumi. Accerchiauano tutta que$ta machina di co$i $atti tetti,
come io ti dis$i molte $patio$e piazze tanto che fus$ino ancora a ba$tanza a giuo
chi da correre. nè ui mancauano in luoghi accomodati Mete, & Termini, che
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fus$ino attorniate da i giucatori aggirandole. Ne la piazza diuer$o mezo dì,
che $eruiua come un ue$tibulo a que$to edificio $i faceua un mezo cerchio in ver
$o mezo dì, nelquale $i accomodauano gradi da $edere $imili a quelli del Teatro,
& le mura in cerchio $i alzauano $uo ad alto, acciò defendes$ino altrui da Soli di
mezo dì, & tutte que$te sì fatte piazze erano $errate, come uno ca$tello da un mu
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ro cótinouato, & in que$t’ultimo muro $i faceuano alcune $tanze da $edere, mol-
to honorate, o in mezo cerchio, o quadrate, che guar dauano uer$o i tetti princi-
pali de le $tufe. In que$ti luoghi da $edere $tauano, i Cittadini al Sole, & a l’om-
bra, o da mattina, o da $era, o in qual’altra hora piu li piaceua. Oltra di que$to
& mas$imo uer$o $ettentrione dietro a que$t’ultimo circuito de le mura, $i face-
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uano piazze$coperte, d’altezza mediocre, piu lunghe, che larghe con di$egno a
gui$a d’una linea piegata in arco, que$te piazze haueuano atorno uua loggia in
cerchio chiu$a di dietro dal $uo muro, laqual piazza non uedeua niente altro,
che un poco di Cielo. Et co$i da que$ta $ua piazza $coperta, infra il circuito
del muro principale & maggiore, & infra que$ta loggia in cerchio rimaneua un
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refugio per la $tate bonis$imo; percioche il Sole, & per la $trettezza de la piazza,
& per l’altezza de le mura ui entraua a gran pena nel $ol$titio de l’e$tate, ne le can
tonate del circuito dele mura maggiori. ancora ui erano Tempietti, ne’quali pu
ri$icate$i & purgate$i le Matrone, erano $olite $acrificare a loro Dii. Si che que-
fta era la $omma dele parti di che erano fatte le $tufe, & i di$egni dique$ti sì fatti
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membri $i pigliauano da quelle co$e che noi habbiamo racconte di$opra, & da
quelle ancora, che ci re$tano a raccontare, $econdo che piu $i confaceuano, o a
que$te, o a quelle, cioè, o a le publiche, o ale priuate, & la pian ta ditutta l’opera
teneua piu di undici mila piedi quadri.
[329]LIBRO OTTAVO.
[330]DELLA ARCHITETTVRA
[331]LIBRO NONO.
Che e'$i debbe hauer ri$petto in tutte le co$e, & ma$$imo nella Archit ettura,
alla utilit à, & alla Par$imonia, & de gli adornamenti della ca$a Re-
gale, Senatoria, & Con$olare. Cap. I.
5
EGLI è di neces$ità che noi ci ricordiamo che degli edi
$icij de priuati, alcuni $eruono per habitare nella città
& alcuni perle ville; & di que$ti ancora alcuni $i appar-
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tengono a cittadini di piu ba$$a mano, & alcuni a citta-
dini piu nobili & piu $plendidi & noi habbiamo a trat-
tare dello addornare tutti que$ti, ma prima voglio che
noi di$corriamo di alcune co$e che fanno a que$to pro-
po$ito. Io veggo che appre$$o de no$tri antichi a gli huo
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mini prudentis$imi, & mode$tis$imi piacque grandemente, $i in tutte l'altre co
$e, & publiche & priuate, $i ancora in que$ta co$a del murare la temperanza
& la par$imonia, & truouo, che e giudicarono che e'fus$i bene leuar' via & ra-
frenarene cittadini per tal conto ogni $traboccheuole, & $ouerchio $pendere,
& che eglino proueddono a que$ta co$a, & per via di leggi, & per via di coman-
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damenti cõ ogni indu$tria, & diligentia, $i che appre$$o di Platone erano appro
uati coloro che haues$ino ordinato per legge, quel che io dis$i altroue, che ne$
$uno conduce$$e pitture di ne$$una $orte che fus$ino piu belle, che quelle che $i
trouanano ne Tempij de gli Dij dipinte da gli antichi, non volle che il Tempio
$i addorna$$e d'altra pittura che di quella vna $ola, che vn $ol pittore pote$$e
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fare in vn $ol giorno, & uoleua che le $tatue mede$imamente delli Dij $i faces$i
no $olamente, o di legno, o di pietra, & che il bronzo o il $erro $i la$cia$$e per i
bi$ogni della guerra, della quale erano in$trumenti. Demo$tene lodaua molto
piu i co$tumi de $uoi Athenie$i antichi, che e'non $aceua quegli di coloro che
erano al tempo $uo; Concio$ia che e'diceua che egli haueuano la$ciati loro vna
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infinità di edi$itij publichi, & mas$imo Tempij tanti, & tãto magnifici, & tanto
bene addornati, che e'non gli era rima$to luogo da potergli $uperare. Ma $e-
ciono gli edifitij priuati con tanta mode$tia che le ca$e de piu honorati cittadi-
ni non erano molto dis$imili da quelle de cittadini piu mediocri, di maniera
che infra i mortali par che eglino ottene$$ero di e$$er quelli che $uperas$ino la
inuidia, con la gloria. Ma a Lacedemonij non pareua gia che co$toro $us$ino da
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e$$er lodati, concio$ia che egli haues$ino abbellita la lor città piu to $to median-
tela mano de gli arte$ici, che mediante la gloria delle co$e & gli pareua di me-
ritare piu lode di loro, perche gl'haueuano addornata la città loro, di virtù piu
che di muraglie. Non era lecito appre$$o di loro $econdo le leggi di Licurgo
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hauere i palchi lauorati altrimenti che con la $cure, & le porte con la $ega.
Hauendo Age$ilao vedute in A$ia alcune traui riquadrate nelle ca$e, $e ne
ri$e, & gli dimandò $e per auuentura fus$ino di lor natura nate quadre, e l'ha-
rebbono fatte tonde, & bene certo. Concio$ia che ei pen$aua $econdo quella
antica mode$tia de $uoi, che le ca$e de priuati $i doues$ino edi$icare $econdo
[332]DELLA ARCHITETTVRA
la neces$ità, & non $econdo la Maie$tà o le delicatezze. Nella Germania à tempi
di Ce$are $i haueua auertenza che e' non $i edifica$$e, & mas$imo in villa troppo
accuratamente, accioche di quiui non na$ce$$e, intra i cittadini alcuna di$$en$io
ne per il de$iderio di v$urpare le co$e d'altri. Valerio hauendo in Roma vicino
a Monte cauallo, vna altis$ima ca$a, la disfece per $chifare & fuggire la inuidia,
5
& la rimurò giu$o nel piano, $i che quella buona antichità andò $eguitando que
$ta mode$tia, & in publico, & priuato, $ino a tanto che gli fù perme$$o $econdo i
buoni co$tumi. Ma accre$ciuto di poi lo Imperio crebbe tanto in la maggior
parte de gl'huomini que$to appetito $untuo$o del murare (eccetto che in Otta
uiano) concio$ia che li pareua tanto graue lo edi$icare $untuo$amente, che egli
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dis$ece vna ca$a in villa murata con troppa $untuo$ità. tanto dico crebbe que-
$to $traboccheuole appetito nella città, che ci furono alcuni in la $amiglia de
Gordiani, infra gli altri, che per la via che va a Pale$trina murarono vna ca$a cõ
cc. colonne di vna mede$ima gro$$ezza, & grandezza in vn $ilo, cinquanta del-
le quali erano Numidice, cinquauta Claudiane, cinquanta Simiade, & cinquan-
15
ta Ti$tee $econdo che io mi ricordo d'hauer letto: Ma che co$a ancora è quella
che racconta Lucretio che per le ca$e $i trouauano $tatue di Giouani d'oro, che
nella man de$tra teneuan'torce acce$e, accioche i lumi $opperis$ino alle viuan-
de della notte. Ma a che racconto io que$te co$e, accioche io con$ermi per la
comparatione di e$$e (quel che io dis$i poco fà) che e'mi piace che le co$e $i mo-
20
derino cia$cuna $econdo la $ua degnità, & $e tu farai al mio modo, io vorrei piu
to$to, & mas$imo nelli edifitij priuati, che gli huomini piu $plendidi vi de$ide-
ras$ino per addornamenti alcune co$e, che io non vorrei che gli huomini mo-
derati, & compo$ti vi riprendes$ino da ne$$una banda la troppa $untuo$ità. Ma
poi che tutti accon$entiamo di hauere a la$ciare appre$$o de po$teri fama, & di
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$auij, & di potenti, per que$to conto dico come diceua Tucidide, muriamo $un
tuo$is$imam ente acciò dimo$triamo a po$teri la grandezza no$tra. Per il che
ancora quando che non meno per honorare la patria, & la ca$ata no$tra che per
dilicatezza addorneremo alcune co$e no$tre, chi $arà quello che non dica che
ella è co$a da homo da bene? Ne $arà marauiglia che mi piaccia colui che vor-
30
rà che quelle parti della ca$a, mas$imo che hanno a $tare in publico, & che han-
no ad e$$ere le prime, per riceuere gratamente quelli che vi uerranno ad allog-
giare, com'è la facciata della ca$a, l'antiporto, & $imili, $ieno molto honoratis$i-
me, & $e bene io tengo che coloro $ieno da e$$ere bia$imati che e$con troppo
fuori de gli ordini, Nondimeno io credo che e' $ieno da e$$er vituperati colo-
35
ro, che haranno edi$icato con $pe$a grande in $i $atta maniera, che la lor mura-
glia non $i po$$a addornare, molto piu che coloro che nelle loro muraglie han-
no voluto addornamenti di maggiore $pe$a, ma io mi ri$oluo in que$to modo,
chi vorrà bene auuertire, & con$iderare il vero, & certo addornamento de gli
edifitij: cono$cerà certamente che e' non con$i$te principalmente nella $pe$a
40
della opera, ma nel di$egno che dallo ingegno $i caua. Credo che chi $arà $auio
nõ vorrà nel murarele $ue ca$e priuate, farle cõ troppa $untuo$ità differenti da
le altri & $i guarderà di nõ $i prouocar cõtro inuidia per la troppa $pe$a, o per
croppa o$tentatione. Ma b\~e vorrà per il contrario colui, che $ara $auio, nõ e$$er
[333]LIBRO NONO.
$uperato in alcun luogo da ne$$uno, ne di diligentia di Arte$ice, ne di con$iglio,
ne di giudicio, mediãte le quali co$e tutto lo $compartimento, & la conuenien
tia del di$egno $ia grandemente lodato, il qual modo di addornar le muraglie
è il principale, & il piu eccellente, ma torniamo al $atto no$tro.
La ca$a Regale di colui che in vna citta libera $arà o Senatore, o capo di quel
5
la. Sarà la prima che tu de$idererai che $ia la piu bella, & la piu addorna di tut
te le altre. In que$ta ca$a in quanto a quella parte con la quale ella $i a$$omiglia
a gli edi$itij publichi, io hò detto di $opra come ella $i ha ad addornare. Ma ho-
ra ci apparecchieremo ad adornare quelle parti che s'a$pettano all'u$o de priua
ti. Io vorrei che lo antiporto $u$$e $econdo il grado di cia$cuno hone$tis$imo
10
& $plendidis$imo, $ianui di poi bellis$ime loggie, ne vi manchino $patij magni-
fichi, & $inalmente di tutte le altre co$e piglin$i i di$egni dalli edi$itii publichi,
per quanto però la $te$$a co$a ne permetta; di tutte quelle co$e che la po$$on fa
re ornata, & degna; aggiuntaci però que$ta mode$tia, che e'paia che ella vadia
piu to$to dietro alla gratia, & alla mae$tà, che ad alcuna $untuo$ità, & per que-
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$to $i come nel pa$$ato libro delle opere publiche, gli edifitij $ecolari cederno
per quanto $ù conueniente alla dignità de gli edi$itij $acri, co$i in que$to luogo
gli edi$itii priuati, $opportino di e$$ere alquanto $uperati di eccelentia di addor
namenti, & di quantità da gli edifitii publichi. Non $i $accino a que$te ca$e (del
20
che fu bia$imato Camillo) le porte di bronzo, o di auorio, nè ri$plendino i pal-
chi di troppo oro, o troppo vetro, nè riluca però ogni co$a di marmo himetrio
o pario. Concio$ia che que$te $on co$e appartenenti a Tempi, ma $erua$i delle
co$e medicori con eccellentia, & delle co$e eccellenti con mode$tia. Contenti-
$i di Arcipre$$o, di larice, & di Bo$$olo, $accia le incro$tationi o corteccie delle
mura di figurette di gie$$o bianco, & le ve$te di pitture piu $emplice, faccia le
25
cornici di marmi o piu to$to di treuertini. Ne recu$erà anco però del tutto le
co$e piu eccellenti, o non $è ne $eruirà ma $i $eruirà di poche come di Gemme
in vna corona mett\~edole in luoghi honoratis$imi. Ma $e tu vuoi che io ti di$$i-
ni$ca il tutto breuemente, io delibererò in que$ta maniera. Bi$ogna addornare
gli edi$icij $acri di maniera, che e'nõ vi $i po$la aggiugnere co$a alcuna che gli
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po$$a dare piu maie$tà, nè piu marauiglio$a bellezza; ma le ca$e priua te bi$o-
gna per il contrario che e'nõ vi $e ne po$$a leuare, o tor'via co$a alcuna che nõ vi
$ia congiunta cõ eccellente dignità. Alli altri come $ono a publici & a $ecol ari
p\~e$o che $ia da attribuire la mediocrita che è infra que$te, $i che ne priuati $ia $e
ueris$imam\~ete cõtinente, nõdimeno v$i in alcuni via piu libera. Concio$ia che
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$e in que$to luogo vi $aranno per auentura le colonne di corpo al quanto piu
$ottili, o for$e di ventre piu gro$$e, o $otto il collarino piu $ottili, che quelle che
$i fanno $econdo le mi$ure delle opere publiche, nó $arà que$to, o difetto,
o co$a bia$imeuole, pur ch'elle nõ habbino punto del dis$orme, o che nõ $iano
deprauate del tutto. Anzi quello che nelle opere publiche; non $i concede
40
che elle pos$ino di$co$tar$i punto dalla e$$attis$ima lege, & grauità de gli ordini
loro, taluolta nelle priuate, $i arreca dietro del gratio$o. O quãto era co$a hono
rata, & degna, quel ch'v$arono gli huomini piu giocõdi, il mettere, cioe in cam
bio di $tipiti, alle porti delle $ale $tatue di $erui che regges$ino il cardinale di $o
[334]DELLA ARCHITETTVRA
pra con la te$ta, & il por'colonne, & mas$imo nelle logge de gli horti, lequali
pares$ino qua$i che o tronconi di alberi leuatine, i rami, o vero vno fa$tello di
rami legati in$ieme con vna $a$cia, o veramente come le auolte & piene di pal-
me o come le piene di frondi, di vccelletti, & di canaletti; o doue e' voles$ino
che l'opera $u$$e robu$lis$ima metteuano colonne quadre a cãto viuo, allequali
5
aggiugneuano vna meza colonna tonda di quà, & vna meza di là, che $portas$i-
no in furori, & oltra que$to in cambio di capitelli, vi poneuano, o cane$tre pie-
ne di $penzolãti grappoli d'uue, & di $rutte, o vna palma che alzaua verdi le $ue
foglie, o vn'gruppo di $erpiannodato$i variam\~ete in$ieme, o aquile che con le
10
alie faces$ino $egno di allegreza, o Te$te di Medu$a, con $erpi che contendes$i-
no in$ieme, & co$e $imili che $arieno lunghe a raccontare, ma in co$i fatte co$e,
lo Architettore hauerà cura quanto e'potrà maggiore, di mantenere le forme
di $imil' co$e dignis$ime dentro a termini delle linee, & degli angholi, tirati $e-
condo la arte, & vorra che paia che il lauoro non $i $ia defraudato della $ua con-
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ueniente proportione delle membra: Ma che chi vedrà $imil' co$a habbia piu
pre$to a cono$cere che egli habbia $cherzato con leggiadria intorno a quei luo
ghi, & che piu pre$to habbia a dare loro piacere mediante la gratia di vna tale
inuentione, & e$$endo le $ale grandi, & gli anditi, & i ricetti, altri comuni, & al-
tri piu ripo$ti, & qua$i $egreti, a que i prima $eruirà uno $plendore ciuile, con
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la publica Pompa della Città non punto odio$o. Ma que$ti piu ripo$ti ti $arà le-
cito di $arli alquanto piu la$ciui $econdo che piu ti piacerà.
_De gli addornamenti de gli edifit{ij} della città & di quelli della V illa. Cap. II._
MA e$$endo le ca$e de priuati alcune nelle cittadi, & alcune $uori, di$cor-
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riamo degli addornamenti a loro conuenienti. Infra la ca$a della cit-
tà, & la ca$a della uilla ci è ancora oltra quelche noi habbian'detto ne
pa$$ati libri que$ta differentia, che gli addornamenti per le ca$e della città bi$o-
gna che habbino molto piu del graue che quelli per le ca$e delle uille, ma a
quelle delle uille $i a$petta ogni $orre di allegrezza, & di piaceuolezza. Ecci an-
30
cor' que$ta differentia, che nella città ti bi$ogna moderare molte co$e, ri$petto
a quel' che ti uieterà il tuo uicino, il che potrai tu piu liberamente u$are alla uil-
la. Bi$ogna guardar$i, che il rileuar$i troppo alto col piano, non habbia trop-
po piu del $upeabo che non ricerca lo acco$tamento che hai a fare con lo edi-
fitio uicino. Le logge ancora $econdo la lunghezza del muro a chi elle $i ap-
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poggiano piglieranno la proportione della loro ilarghezza. La gro$$ezza,
& la altezza delle mura in Roma non $i faceua come ben'ueniua a chi mura-
ua, Concio$ia che per la legge che ui era antica non era lecito piu gro$$e,
che un' certo che. Ordinò ancora Iulio Ce$are re$petto a pericoli del roui-
nare, che dentro alla città non $i alza$$ero in alcun' luogo mura $opra il pri-
40
mo palco, a que$te leggi non è $ottopo$ta la Villa. A Cittadini di Babillonia
era co$a glorio$a che nelle ca$e loro $i habita$$e il quarto palco. A elio Ari-
$tide Oratore lodando in una $ua oratione in publico la città di Roma, tene-
ua per co$a marauiglio$a, chei Romani haues$in' murato $opra grandis$ime
[335]LIBRO NONO.
cã$e, altre grãdis$ime ca$e (grãdis$ima adulatione certo) ma lodaua molto piu
la grãdezza del popolo, che ei non faceua il modo delle muraglie. Dicono che
di altezza di ca$e Roma fù $uperata da Tiro, & che per tal conto, mancò poco
che ella non rouina$$e tutta per i Tremuoti. Saranno molto commodi, &
$opra tutto gratio$i, quegli edi$itij, ne quali non $i harà niente piu che la nece$-
5
$ità a $alire o a $cendere, & certo che coloro dicono bene, i quali dicono che le
$cale $ono gli $compigli de gli edi$itij. Da quali $compigli, io veggo che gli an-
tichi $ene guardarono a$$ai. Ma e'non ci è neces$ita veruna che ne s$orzi che
in villa $i pongha gli edifitij l'uno $opra l'altro, Concio$ia che pigliando$i
$patio piu largo, $i $aranno conuenientis$ime $tanze, con le quali $i $ouerrà ad
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vn'piano alle commodità l'una dell'altra, il che nelle città ancora pur che io po
te$si, mi piacerebbe a$$ai. Ecci ancora vna $orte di edi$itij priuati, nella quale
$i ricerca in $ieme la dignità delle ca$e delle città, & i piaceri delle ca
$e della villa; della qual $orte di edi$itij non trattamo ne pa$$ati libri, come ri-
$erbatici per trattarne in que$to luogo, & que$ti $ono, i Giardini intorno alla
15
città, de quali non pen$o però $ia da tenere poco conto, s$orzerommi di e$$er
breue, del che quanto piu po$$o m'ingegno. Concio$ia che io e$plicherò ad
vn tratto quel che a qual s'è l'uno di que$ti edifitij $i a$petti, ma prima bi$ogna
dire alcune co$e de Giardini, da non le la$ciare certo indietro. Coloro che ap
pre$$o de gli antichi diceuano, chi a$$etta ben la Villa, venda la Ca$a della Città
20
& quello, che hà a cuore le co$e della Città non hà me$tiero delle co$e della Vil
la; $or$e lo diceuano per que$to, cioè perche e' credeuano che il Giardino fu$$e
vna co$a commodis$ima. I medici ci comandano che noi $tiamo alla aria piu li-
bera, & piu purgata che $ia pos$ibile. Io non niego che in una Villa po$ta $opra
un rileuato colle, non ti $ia per riu$cire que$to, dall'altra parte un padre di fami
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glia, ri$petto alle facende della Città, & negocii ciuili, ha gran bi$ogno d'e$$ere
$pe$$o in piazza, in Palazzo, & nelle Chie$e, & a $ar que$to comodamente glie
ne darà grande occa$ione la Ca$a dentro nella Città, sì che le Ville impedi$co-
no le facende, & que$te della Città non conferi$cono alla $anità. V$arono i
Capitani de gli e$$erciti mutar$i di alloggiamenti, accioche non fus$ino offe$i
30
da puzzi cattiui. O che pen$i tu che habbia ad interuenire nella Città, nella
quale $ono tante immunditie, & ragunateui in sì lunghi tempi, che da ogni par
te $uaporano? le qual co$e e$$endo in que$to modo, io giudico che di tutte le
muraglie che $i fanno per commodità de bi$ogni de gli huomini, la principale,
& la piu $aluti$era $ia il giardino, il quale & non t'impedi$ca da le $acende, & an
35
co non $ia $enza qualche parte di aria bonis$ima. Procuraua Cicerone che
Attico gli prouede$$e i Giardini in luogo celebrato, ma io non gli uorrei in
luogo tanto frequentato, che e non mi fu$$e lecito $tarui $u la porta $enza e$$e-
re addobbato. Io uorrei che egli haue$$e quelle commodita che diceua colui
appre$$o di Terentio, il qual diceua.
40
_Ne la Città, ne la Villa m'incre$ce_
_Et bene appre$$o di Marziale._
[336]DELLA ARCHITETTVRA
Da che pur uuoi $aper’ quel ch’io fò in Villa
Sappi c’hor’mangio, hor’Beo, hor canto, bor’giuoco
Hor’mi lauo, & bor’ ceno, & talbor’ dormo,
Hor’leggo, hor’de$to Appollo, hor’ Mu$e incito.
5
Et dilettano a$$ai le co$e $imili, & iluoghi da ritirarui$i facilmente vicini alla
cittade, doue ei ti è lecito di far tutto quello che ti vien bene. Seil luogo $arà
vicino alla città, $ee vi $i andrà per $trada aperta, chiara, & lumino$a, $e il pae$e
$arà diletteuole, allhora $arà quel giardino celebratis$imo. Diletterommi di
habitare in que$to $imil luogo $e que$ta muraglia a chi e$ce $ubito della città $i
10
dimo$trerà tutta in faccia lieta, come $e ella alletta$$e, & affretta$$e gli huomini
ad andarui; & per que$to vorrei io che ella fu$$e al quanto rileuata, & che e’vi $i
$ali$$e tanto dolcemente, che coloro che vi vanno non $e ne accorges$ino, $e
non quando $i trouano in $u il luogo, con$iderando che di quiui $cuoprono a$$ai
pae$e, ne vorrei vi mancas$ino fiorite praterie & campi molto aprichi, & om-
15
tre di fre$che $elue, & limpidis$ime fontane & chiari riui, & luoghi da notare,
& le altre co$e che altroue dicenimo appartener$i alle Ville, $i per diletto, co-
me per bi$ogno. Vltimamente io vorrei, che tutta la facciata, & tutta la ma$-
$a di tutto I’edifitio (il che conferi$ce molto all’e$$ere gratiato) fu$$e da ogni ban
da lumino$is$ima, & molto aperta, riceue$$e dal largo cielo lumi grandis$imi,
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grandis$imi $oli, & gran quantità d’aria $aluberrima. Non voglio che e’vi $i ve-
gha in alcun’luogo co$a ne$$una che con ombra manenconica offenda altrui.
Rida, & $i rallegri ogni co$a alla venuta de fore$tieri. Stieno coloro che di già
$ono entrati in ca$a in dubbio, $e e’vogliono per diletto dello animo loro, pa$-
$are piu inanzi o pur fermar$i quiui doue e’$ono; qua$i prouocati della allegrez
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za, & dallo $plendore delle co$e. Vadia$i delle $tanze quadrate, nelle tonde, &
delle tonde di nuouo nelle quadrate, & di que$te $i vadia in altre $tanze, che
non $ieno ne tutte tonde ne tutte quadrate, & nel pa$$are piu adentro nelle piu
$ecrete $tanze della ca$a, fà che e non vi $ia pur’vno $caglione che tu habbia à
$cendere, ma in$ino nelle vltime $tanze fà, o di andare a piano, o che le $oglie
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non vi $ieno tropp’alte.
Che le parti, & le membra de gli edifit{ij} $ono infra loro differenti, di Natura, & di$pe
tie, & che elle $i debbono addornare in uari{ij} modi Cap. III,
MA e$$endo i membri de gli edifitij molto differenti infra di loro, cioè di
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natura, & di $pecie. Io pen$o che e $ia bene di$correre di tutte que$te
co$e, le quali la$ciammo in dietro come ri$erbate a que$to luogo. Con-
cio$ia che e $ono molte co$e, lequali nõ importa che tu le faccia o tonde, o qua
dre, pur’che elle ti $eruino bene al tuo bi$ogno, ma importa bene grandem\~ete
quanto elle $ieno di numero, & in che luogo tu le metta, & alcune di que$te, è
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nece$lario farle maggiori, come $ono i cortili delle ca$e, & alcune hanno bi$o-
gno di manco $patio come $ono le camere, & tutte le altre $tanze piu $ecrete, Al
cune altre $ono mediocri come $ono le $ale, & il ve$tibolo. Altroue habian det
to come habbia ad e$$er fatto qual $i voglia membro della ca$a, & come que$te
[337]LIBRO NONO.
membra $ieno dilarghezza di $ito differenti, non ho io che raccontare. Con-
cio$ia che elle $ono infinite, $econdo che piu ti piacerà, & $i mutano dando loro
uariati luoghi, $econdo il co$tume del uiuere. Gli antichi faceuano inanzi alle
ca$e, o il portico, o i gradi da $edere, nè $empre faceuano l’uno, o l’altro di linee
diritte, ma di torte ancora a gui$a di Teatro, a canto al portico faceuano il ue$ti
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bolo qua$i tutti, tondo. Dipoi era lo andito che ne conduceua nel cortile, & le
altre co$e che a luoghi loro raccontãmo, a di$egni delle quai co$e $e io andas$i
dietro, $arei troppo lungo. Ma quelle co$e che fanno al bi$ogno no$tro $on que
$te. Se la pianta $arà tonda, $comparti$ca$i $econdo il di$egno del Tempio, $e già
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non ci è que$ta differentia, che l’altezza delle mura hanno in que$to luogo ad
e$$ere piu alte che nel Tempio, il che perche $ia co$i, lo uedrai al pre$ente. Et $e
ella $arà quadrata, ui $aranno allhora alcune co$e, per le quali ella $arà differen-
te dalle co$e che noi raccontamo de gli edifitij $acri, & dalle publiche de $ecola
ri, nondimeno ui $aranno ancora alcune co$e, per le quali conuerranno con il
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luogo del con$iglio, & con la curia, $econdo il riceuuto co$tume de gli Antichi.
Lo andito $arà largo per i duoi terzi della $ua lunghezza, oueramente la $ua
lunghezza $arà per una intera larghezza & duoi terzi, ouero $e ne darà alla lun-
ghezza una larghezza intera, & duoi quinti. A qual s’èl’una di que$te propor-
tioni, pare che gli Antichi ordina$$ero di alzar le mura in alto, tanto che la ter-
za parte della lunghezza della pianta $i de$$e quattro uolte alla altezza. Io per
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hauer mi$urati a$$ai edifitij, ho trouato che le piante delle $tanze quadrate ricer
cano altre altezze di mura, doue s’habbia a far in uolta, & altra doue s’habbino
a fare i palchi, & che altra co$a bi$ogna prouedere per gli edifitij grandi, & al-
tra per i minori: concio$ia che e non è uguale proportione de gli $patij nell’u-
no, & nell’altro, dal punto dell’occhio di chi ri$guarda all’ultime altezze uedu-
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te, ma di que$te co$e tratteremo altroue. Termineremo le grandezze delle
$tanze $econdo il tetto, & il tetto $econdo le lunghezze delle traui, con le quali
habbiamo bi$ogno di coprirli. Dico che quel tetto è mediocre, al quale per $o-
$tegno di $e $te$$o, ba$ti uno albero, o una traue mediocre. Et ci $ono ancora ol-
tra que$te che noi habbiamo racconte molte altre proportioni, & corri$põden
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tie di linee conuenientis$ime, le quali ci sforzeremo di e$plicare cõ piu breuità
& piu chiaram\~ete che noi potremo, in que$to modo, $e la lunghezza della pian
ta, $arà il doppio della larghezza, la altezza de palchi allhora $arà quanto la lar-
_ghezza, &_la $ua metà piu, ma $e haràa e$$ere in uolta, aggiugnerai alle mura il
terzo de la larghezza. Que$to ti $eruirà per le muraglie mediocri, ma per le grã
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di, $e harãno a e$$er’in uolta, l’altezza allora da alto a ba$$o, $arà per una larghez
za, & un quarto, ma doue s’habbino a far palchi, $arà per una larghezza, & duoi
quinti, ma $e la pianta $arà lunga per tre larghezze, hau\~edoui a far palco, aggiu-
gniui i tre quarti della $ua larghezza, & hau\~edoui$i a far la uolta, $ia l’altezza per
vna uolta & mezo la $ua larghezza. Ma $e ella $arà lunga per 4. larghezze, hauen
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do$i a fare in uolta, piglierai la metà della $ua lunghezza, & $e ui harai a far pal-
co, diuiderai la larghezza in quattro parti, & ne darai alla altezza una intera, &
tre quarti, & $e ella $arà lunga per cinque quadri, farai l’altezza come in quella
de quattro quadri, ma un $e$to piu di e$$a altezza, & $e ella $arà di $ei quadri
[338]DELLA AR CHITETTVRA
faccia$i come nella pa$$ata, & aggiungiui non il $efto come in quella, ma il quin
to. Se la pianta $ara di lati uguali, hauendo a e$$ere inuolta, auanzi per l’altezza,
come ti dis$i di quelle de tre quadri, ma hauendo ad hauere il palco, non auan-
zerà, anzi nelle piante alquanto maggiori $arà lecito abba$$ar$i talmente, che la
larghezza $uperi l’altezza del quarto. In quelle piante che la lunghezza $opra-
5
uanzeràla larghezza della nona parte di $e $te$$a, faccia$i mede$imamente che
la altezza $ia auanzata dalla larghezza per la nona parte, ma que$to non $i u$a $e
non ne palchi. Quãdo la lunghezza $arà per una larghezza, & un terzo, alzerati
per una larghezza & un $e$to, doue habbino a e$$ere i palchi, ma $e tu ui harai a
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far le uolte, fa che ella $ia alta a punto per la $ua larghezza, aggiuntoui un $e$to
della $ua lunghezza. Quando alla lunghezza $arà a$$egnato un quadro & me-
zo, farai che la $ua altezza $ia quanto la larghezza & un $ettimo, nelle impalca-
ture, ma hauendoui a far la uolta, farala alta quanto la $ua larghezza, aggiuntoui
la $ettima parte della lunghezza della pianta. Se finalmente ella $arà $atta di li-
nee, che una $ia lunga $ette, & larga cinque, o un’altra larga tre & lunga cinque
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& $imili, $econdo che $arà $tato di bi$ogno per la neces$ità del luogo, o per la va
rietà dell’inuentione, o peril modo de gli adornamenti, congiugnerai in$ieme
amendue que$te linee, & la metà del tutto a$$egnerai alla altezza. Io non uo già
qui la$ciare indietro que$to, che e non bi$ogna che gli anditi $i faccino in alcun
luogo piu lunghi che per il doppio della loro larghezza, le camere non debbon
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mai e$$er tanto lunghe, che elle non $iano almanco larghe per il terzo della lo-
ro lunghezza. Le piante di tre quadri, & di quattro per lunghezza, & l’altre di
que$ta $orte, $i a$pettano alle loggie, le quali ancora non hanno a pa$lare i $ei
quadri. Nelle mura $i la$ciano i uani per le fine$tre, & per le porte, $e la fin e$tra
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$i harà a far nel muro della larghezza, che per $ua natura è $empre piu corto,
che quell o della lunghzza della pianta, non ui$e ne farà $e non una, & $arà certa
mente fatta di maniera, che ella $arà piu alta che larga, o per il contrario che el-
la $arà piu larga che alta, la qual $orte di fine$tre $i chiamano fine$tre adiacere.
Se la larghezza adunque $arà come quella delle porte, alquanto minore, ordi-
nerai allhora che il uano della larghezza del lume non $ia piu che la terza par-
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te del muro di dentro, nè manco che la quarta, & il dauanzale non $ia piu alto
dal piano dello ammattonato, che quattro noni di tutta la altezza, nè manco di
duoi. L’altezza del uano della fine$tra $arà un quadro & mezo, sì che que$to è
il $uo ordine, $e le fine$tre $aranno piu lunghe che larghe: ma $e la fine$tra $arà
piularga che alta, allhora di tutta la lunghezza del muro di dentro non a$$egne
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rai al uano del lume della fine$tra manco che la metà, nè piu che i duoi terzi.
La $ua altezza $i farà ancora nel med e$imo modo, o per la metà della larghez-
za, o per i duoi terzi, ma ui $i metteranno due colonne per reggere di $opra il
cardinale, ma $e $i haranno a collocare fine$tre in un muro lungo, ui$e ne faran
no piu, & in numero caf$o. Io ueggo che gli antichi lodarono a$$ai in que$to il
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numero ternario, & faccia$i in que$to modo, tutta la lunghis$ima linea del mu-
ro $i diuiderà in $ette parti il piu, & in cinque il meno, delle quali piglierane
tre, & in e$$e di$tribuirai una fine$tra per una, & all’altezza del uano darai una
intera larghezza & tre quarti, o una larghezza, & quattro quinti, & $e pure vlti-
[339]LIBRO NONO.
mamente ti bi$ogna$$e piu fine$tre, e$sendo allhora vn tal lauoro qua$i della na
tura delle loggie, piglierai le mi$ure de uani da dette loggie, & mas$ime da quel
le de Teatri, $econdo che ti dicemmo a luogo loro. I vani delle porte $i faccino
come di quelle che noi dicemmo appartener$i alle $tanze del con$iglio, & alle
curie. Adornerai le fine$tre di opera Corinthia. La Porta principale di lauoro
5
lonico. Le porte delle $ale, & delle camere di lauoro Dorico, & que$te co$e per
quanto fa di bi$ogno al di$egno, $ieno a ba$tanza.
Con quai pitture, con che frutti, & con quai $orti di $tatue $i debbino adornare le ca$e
de priuati, i pauimenti, le loggie, le altre $tanze, & i Giardini. Cap. IIII.
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SOnci oltra di que$ti ancora altri adornamenti per accomodargli alle ca$e de
priuati da non gli la$ciare però indietro. Dipingeuano gli antichi ne paui-
uimenti delle Loggie, Laberinti quadri, & tondi, per i quali i fanciulli $i e$serci-
ta$sero, io ho ueduto ne gli ammattonati dipinta della herba campanella, cõ le
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cime a gui$a di ondc molto $parte all’ intorno. Vede$i chi|ha finto nelle camere
di inta$sellatura di marmi, tappeti di$te$i, altri le hanno $par$e di ghirlande, & di
ramucella, loda$i la inu\~etione di quello O$i, che ammattonò il pauim\~eto a Per-
gamo, nel quale appariuano i rima$ugli, ch’erano auanzati ad una cena, lauoro
certo non inconueniente in una $ala. Giudico che Agrippa face$$e molto bene,
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il quale ammattonò i pauimenti di terra cotta, io ho in odio la $untuo$ità,| & mi
diletto di quelle co$e che $ono inuentione d’ingegno, che habbino del gratia-
to. & del diletteuole, nelle corteccie delle mura non ui $i mette applicamento
ne$$uno di pittura piu grata, nè piu da ueder$i uol\~etieri, che quella che ne dimo
$tri colonnati di pietra. Tito Ce$are haueua me$$o per le mura delle loggie, per
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le quali e$oleua pa$$eggiare, pietre Fenicie, che con illor $plendore riuerbera-
uano tutte le co$e come un $pecchio. Antonio Caracalla Imperadore dipin$e
nelle $ue loggie le co$e memorabili, & i Trionfi del padre. Seuero anco-
ra fece il $imile. Ma Agatocle nõ ui dipin$e le co$e del padre, ma le $ue proprie.
Appre$$o de Per$iani non era lecito, $econdo la lor antica legge dipingere, o fa
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re $culpire co$a ne$$una, $aluo le ucci$e fiere da iloro Re. Et certamente che le
gran co$e, & degne di memoria, fatte da $uoi cittadini, & l’effigie di quelli anco
ra $taranno & ne portici & nelle loggie molto bene, & molto conuenientemen
te. C. Ce$are po$e nella $ua loggia, & ne fu molto lodato da ognuno le $tatue di
tutti coloro che haueano accre$ciuta la Republica, co$toro certo mi piacciono
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a$$ai, ma non uorrei però che il muro fu$$e pieno per tutto, o di$tatue, o d’imma
gini, o qua$i che tutto occupato da una hi$toria. Que$to $i puo uedere ne le g\~e-
me, & mas$imo nelle gioie, che $e e $e ne mette molto in$ieme non hanno gra-
tia, & perciò io uorrei che $i applicas$ino in certi determinati conueni\~eti, & ho-
norati luoghi al muro, alcuni ornamenti di pietra, doue $i haues$ino ad accomo
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dare & le $tatue, & le tauole, $imili a quelle che Pompeio cõdu$se nel $uo Trion
fo. Nelle quali $i uedeuano dipinte le lodi delle gran co$e che egli haueua fatte
per mare, & per terra. O uorrei che piu to$to ci fus$ino quelle co$e che hanno
finto i Poeti per indirizzar gli huomini a buon co$tumi, come quelle di Deda-
[340]DELLA ARCHITETTVRA
lo, che a Cuma nelle porte, fin$e Icaro che volaua, & e$$endo & la pittura, & la
Poe$ia uaria, cioè altra quello ch’e$prime le gran co$e fatte da gli huomini gran
di, degne di memoria, & altra quella ch’e$primei co$tumi de cittadini priuati,
& altra quella ch’e$prime la uita de gli agricultori. Quella prima c’ha in $e maie
$tà, $i applicherà alle opere publiche, & de gli huomini grãdi, & que$ta ultima $a
5
rà molto conueni\~ete alli horti, & a Giardini, per e$$er la piu lieta di tutte. Ralle-
gron$i oltra modo gli animi no$tri nel ueder dipinti pae$i diletteuoli, & porti,
& Pe$cagioni, & cacciagioni, & notationi, & giuochi da pa$tori, & co$e fiorite, &
piene di frondi, faccia ancora a no$tro propo$ito quel che fece Ottauiano Impe
radore, il qual poneua nelle $ue ca$e per adornarle, alcuni o$$ami di animali nõ
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piu ueduti, di grandezza $mi$urata. Nelle grotte, & nelle $pelonche u$auano gli
antichi di farui una corteccia di co$e a$pre, & ronchio$e, cõmettendoui pezzuo
li piccoli di pomice, o di $pugne, di treuertini, la quale $pugna è chiamata da
Ouidio uiua pomice, & ho ueduto chi ui ha me$$o cera uerde, per fingere quel
la lanugine di una $pelonca piena di mu$chio. Piacquemi grandemente quel
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che io uiddi già ad una $imile $pelõca, donde cadeua una fontana d’Acqua, con
cio$ia che e ui era una $corza fatta di uarie $orti di nicchi, & di o$trighe marine.
Altre arrouer$cio, & altre bocconi fattone uno $compartim\~eto, $ecõdo la uarie
tà de lor colori, con arti$itio molto diletteuole. Ma nelle camere doue i padri
de le famiglie hanno a dormire con le lor mogli, auerti$ca$i che non ui $i dipin
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ga $e non uolti di huomini, o di Donne bellis$imi, & honorati, & dicono che
que$to importa grandemente quanto allo ingrauedare delle Matrone, & quan
to alla bellezza della futura progenie. A coloro che hanno la febre, gioua gran
dis$imamente il ueder dipinte fontane, & riui di acque uiue, che ca$chino, del
che $i può fare e$perienza, che $e alcuno tal uolta non potrà nella notte dormi-
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re, $tando$i nel letto, poi che egli harà cominciato a riuoltar$i per la fanta$ia al-
cune limpidis$ime acque, o fontane, che altra uolta harà ui$te in alcun luogo, o
qualche lago $i inhumidirà $ubito quella $iccità dello $tar de$to, & ne uerrà il
$onno, tanto che $i addormenterà dolcis$imamente. Sarannoci oltra que$to &
le delicatezze de frutti, & de gli hortaggi, & le loggie $u l’orto, nelle quali tu
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po$$a $tare al Sole, & a l’ombra. Siaci un pratello allegris$imo, ca$chino di mol-
ti luoghi fuor di $peranza le acque. Siano i uiali terminati da frutti, che tenghin
$empre le frondi uerde, & da quella parte che e $on dife$i da uenti, accerchie-
rali di bo$$oli, perche il bo$$olo allo $coperto, & dalla $puzzaglia mas$imo che
e$ce della marina, è offe$o, & $i infracida, ma ne luoghi piu e$po$ti al Sole, $ono
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alcuni che ui mettono la mortella, la quale di $tate dicono diuenta molto lieta.
Ma Teofra$to dice, che la Mortella, lo Alloro, & la Ellera, amano a$$ai l’ombra,
& però in$egna che ella $i pianti folta, accioche con l’e$$er folta $i mantenga
uerde, mediante l’ombra che ella $i faccia con le $ue $te$$e uermene, nè quì
manchino arcipres$i ue$titi di ellera. Faccin$i oltra di que$to cerchi, $econdo
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quei di$egni, che delle piante de gli edifitij, $ono lodati d’allori, di cedri, & di
Ginepri intrecciati auuiluppati, & rimes$i l’uno nell’altro. Fitone Agrigen-
tino hebbe nella $ua ca$a priuata Trecento ua$i di pietra, che qual s’è l’uno dilo
to teneua cento Amfore. Simili ua$i per le fontane ne giardini $ono addorna-
[341]LIBRO NONO.
mento grandis$imo. Gli antichi v$auano di coprire i viali con pergole di viti
che $i reggeuano $opra colonne di marmo, la gro$$ezza delle quali era per la
decima parte della $ua lunghezza, cõ ordine Corinthio. Gli alberi, o per me
glio dire i frutti $i hanno à porre per ordini diritti vgualmente di$co$to l’uno
da l’altro, & che e corri$pondino l’uno a l’altro come $i dice rinterzati à filo,
5
lo hauere a$$ai herbe, & rare, & quelle che da medici $ono apprezzate a$$ai fa-
ranno $empre il giardino verde. Gratis$ima co$a era quella certo che v$auano
i giardinieri antichi, adulando à lor padroni con de$criuere i nomi loro con
lettere di boflolo, & di altre herbe odorate $opra il terreno; per far $iepe $on
buoni i ro$ai incatenati con melagrani, & con cornioli, ma il Poeta di$$e.
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Cornioli pianter ai Su$ini, & Vepri
Et le quercie, & i Lecci, alti & fecondi
Faran’ pa$colo al greggie, al $ignor’ombra.
Ma $imili co$e $aranno for$e piu conuenienti alle Po$$es$ioni da cauarne frut
to che à giardini. Ma quel ch’e’dicono di Democrito; cioè che chi li $erra à tor
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no di pietre o di muraglie nõ fà $auiamente; nõ bia$imerò io già chi que$to fac
cia, cõcio$ia che e’bi$ogna rimediar’a danni che ne po$$on fare ogni hora i trop
po vogliolo$i. Non bia$imo anco che ne’giardini $ieno $tatue ch’incitino à ride
re, pur che non habbino punto del di$one$to. Talm\~ete certo debbono e$$er fat
ti i giardini, ma nelle ca$e dentro alla città le mura dentro delle Camere, & del
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le $elue nõ cedino punto quãto ad allegrezza, alle $tanze de gli horti, & de giar
dini, ma nelle mura mãco $ecrete come $ono quelle della loggia, & del antipor
to nõ ti curare di tãta allegrezza, accioche ei nõ paia che tu ti $ia $m\~eticato trop
po de la cõueni\~ete grauità. Anzi le loggie de cittadini principali è ragioneuole
che $ieno con architraue, fregio, & cornice $opra le colonne, & quelle de citta-
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dini di piu ba$$a mano, con gli archi $opra le colonne, ma l’una & l’altra inuol-
ta, gli adornamenti & dello Architraue, & delle cornici che $i põgono $opra le
colonne, $ieno per il quarto del uano tra colonna & colonna, & $e $opra le pri-
me colonne $i haranno a porre altre colonne, faccin$i le $econde il quarto mi-
nori che le prime, & $e ancora ui $i metterà il terzo ordine $opra, faccin$i que$te
30
piu corte il quinto, che quella che gli $ono $otto, a qual s’è l’una di que$te, i pie-
di$talli, & le $ponde, o dauãzali che ui $i metrerãno $otto, $arãno alti per il quar-
to della lor colonna, ma doue $i harà a fare un colõnato $olo, accomoderati de
gli ordini delle opere publiche $ecolari. Non $i faccia il fronti$picio nelle ca$e
de priuati, di maniera che in alcun modo uadia imitando la maie$tà di quello
35
de Tempij. Nondimeno $e lo antiporto $arà con la $ua fronte alquanto rileua-
to, & a gui$a di fronti$picio ancora, $arà molto honorato. Il re$tante del muro
da amendue le bãde non alzando troppo la te$ta, $i adornerà di corniciami &
harà grandis$ima gratia, $e le principali cantonate dello edifitio $i rileuaranno
alquanto piu $uperbette che le altre mura. A me nõ piacciono coloro, che nelle
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ca$e de priuati hanno fatte, & Torri, & merlature; concio$ia che que$te $on co$a
da Signori, & da fortezze; co$e aliene da quieti cittadini, & da vna Repub. ben
ordinata: percioche que$te co$e dimo$trano vna comune paura, o vno e$$er
$empre apparecchiato à far villania ad altri, L’opera de ballatoi nella facciata del
[342]DELLA ARCHITETTVRA
lo edifitio $arà co$a gratio$a, $e enon $aranno troppo grandi, o troppo larghi, o
troppo$conuenienti.
Che tre $ono le co$e principali che fanno gli edifit{ij} belli, & gratio$i, il Numero delle
5
membra, la Forma, & il Sito. Cap. V.
HOra ritorniamo a quelle co$e che io promes$i di dire, nelle quali con$i$te
uniuer$almente tutta la bellezza, & tutti gli adornamenti, o piu to$to dalle
quali ènata ogni bellezza, & ogni adornamento. Inue$tigatione certamente
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difficilis$ima. Concio$ia che qual $i è l’una di que$te co$e che s’habbia da cauare,
& da $cerre dall’uniuer$al numero, & dalla natura di tutte le parti, o habbia$i el
la a compartire a tutte, con certo & giu$to ordine, o pur $i habbia a far tale, che
congiunga & tenga in$ieme in una ma$sa, & in un corpo piu co$e con buona
unione, & $tabile congiugnimento, al che cerchiamo noi in que$to luogo alcu
15
na co$a $imile, egliè di neces$ita che que$ta $te$sa co$a che noi cerchiamo parte
cipi, & contenga in $e della forza, & qua$i del neruo di tutte quelle, alle quali, o
ella $i congiunge, o con e$se $i me$cola, che altrimenti per la di$cordia, & per le
inconuenientie cõbatterebbon’ in$ieme, & rouinerebbono, il qual $ceglim\~eto,
& la qual inue$tigatione, e$sendo sì nelle altre co$e non molto pronta, nè molto
e$pedita, sì ancora mas$imam\~ete in que$te co$e, delle quali habbiamo a trattare
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la piu dubbia, & la piu pericolo$a di tutte, per hauere in $e l’arte dell’ Architettu
ra tante parti, & tante uarie $orti di adornamenti, che qual s’è l’una di e$$e parti,
come tu hai ueduto, ha di bi$ogno che tu ne facci conto grandis$imo. Ma noi
$econdo il co$tume no$tro per quanto potranno le forze del no$tro ingegno
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$eguiteremo. Non raccontando le co$e per quella uia, per la quale dal numero
delle parti $i caui la uera cognitione del tutto. Ma comincieremo da quello che
fa a no$tro propo$ito, notando che co$a $ia quella, che per $ua natura faccia le
co$e belle. Siamo auettiti da buon mae$tri antichi, & lo habbiam detto altroue,
che lo edifitio è qua$i come uno animale, sì che nel finirlo, & determinarlo bi-
$ogna immitare la natura. Andiamo dunque inue$tigando onde na$ca che
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ne’ corpi prodotti dalla natura, alcuni $ono bellis$imi, & alcuni men belli, &
alcuni brutti, & deformi. Egliè co$a manife$ta, che in tutti quelli che $ono te-
nuti belli, non $on tutti i membri fatti a un modo. Talmente che e non $iano
punto infra loro differenti, anzi cono$ciamo che egli è impre$$o, & infu$o in
quella parte, mas$imo nella quale non $i $omigliano uu certo che, per il che $e
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bene e $ono dis$imili, nondimeno noi gli tenghiamo l’uno & l’altro per gra-
tio$i. Sarà alcuno che de$idererà di hauere una fanciulla, che $ia di corporatura
dilicata, & magretta, & colui appre$$o di Terentio anteponeua alle altre fan-
ciulle quella che era di carnagione piu $oda, & piu compre$$a, a te for$e piace-
ra di hauere una moglie che non paia $trutta, come gli ammalati, nè anche tal-
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mente compre$$a di membra, che paia un contadinaccio tozzo da fare al-
le pugna. Ma uorre$ti che $i troua$$e in lei una conueneuole forma, $econdo
che conuenientemente $i potrebbe fare, $e $i arroge$$e alla prima quel che $i
potria leuare, o torre alla $econda, che dunque? per que$ta cagione che ti
[343]LIBRO NONO.
piacerà piu que$ta che quell’altra? giudicherai tu però che l’altre non $ieno bel
le, o gentili? No. Ma che que$ta ti piaccia piu che l’altre lo potette cau$are al
cuna co$a, laquale non vò ricercare come ella $i $tia: ma il giudicare che tu fa-
rai, che alcuna co$a $ia bella non na$cerà dalla oppenione, ma da uno di$cor$o,
5
& da una ragione che harai dentro nata in$ieme con l’anima, il che $i vede e$-
$er’ così; concio$ia che ei non è ne$$uno che guardando le co$e brutte & mal-
fatte, non $i $enta da e$$e $ubito offendere, & non le habbia in odio. Donde
ancora $i de$ti, & onde uenga que$to cono$cimento dello animo, non ricerco
io così profondamente. Ma con$ideriamo, & e$aminiamo quel’ tanto che
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faccia a no$tro propo$ito dalle co$e che per loro $te$$e ci $i offeri$cono. Con-
cio$ia certamente che nelle figure & nelle forme de gli edifitij, è vn’ certo
che di eccellente, & ben’ fatto naturalmente che in un’ $ubito $ueglia gli ani-
mi, & $i fà cono$cere. Io credo certamente che la maie$tà, la bellezza, & la di-
gnità, & qual’ ti uoglia $imili altre co$e, cõ$i$ta in quelle co$e, che $e tu le leua$si,
15
o le muta$si, diu\~eterebbono in un’ $ubito brutte, & mancherebbono. Se noi
ci per$uaderemo que$to, non ci parrà co$a lunga trattare di quelle co$e che $i
po$sino leuar’ via, accre$cere, o mutare; & ma$simo nelle figure, & forme: con
cio$ia che ogni corpo, è compo$to di certe parti $ue, & determinate; delle quali
certamente $e ne leuerai alcuna, o la ridurrai che $ia maggiore, o minore, o la
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tramuterai di luogho, a luoghi non conuenienti, ti auuerrà, che quel’ che
era bello, o $taua bene in $i fatto corpo, vi $tarà male; & $arà gua$to. Per la-
qual’ co$a noi po$siamo deliberare, accioche io non $ia più proli$lo nelle al-
tre $imili co$e, che tre $ono le co$e principali, nellequali con$i$te il tutto di
quel che noi andiamo cercando. Il numero cioè & quello che io chiamo il
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finimento, & la collocatione. Ma e’ ciè di piu uno altro certo che, che na$ce
da tutte que$te co$e congiunte, & collegate in$ieme, per ilquale tutta la faccia
della bellezza ri$plende miracolo$am\~e>te, ilche appre$$o di noi $i chiamerà leg-
giadria; laquale certamente noi diciamo che è la nutrice d’ogni gratia, & d’o-
gui bellezza, & è l’officio della leggiadria, & $e li appartiene il mettere in$ie-
30
me i membri, che ordinariamente $ono di natura infra loro differenti, di ma-
niera che corri$pondino $cambieuolmente l’uno allo altro al far’ la co$a bella.
Di qui na$ce, che quando, o per la ui$ta, o per lo vdito, o per qual’ altro mo-
do, ei $irappre$enta allo animo alcuna co$a, $ubito $i cono$ce la leggiadria.
Concio$ia che naturalmente de$ideriamo leco$e ottime & con piacere a quel
le ci acco$tiamo: ne $i truoua la leggiadria in tutto il corpo, o nelle membra,
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piu che in $e $te$$a, & nella natura, talmente che io dichiaro ch’ella è congiunta
con l’animo & con la ragione & hà larghi$simo campo, per ilquale ella può e$-
$ercitar$i, & fiórire, & abbraccia tutta la vita & tutti imodi de gli huomini, &
viengli per le mani la natura di tutte le co$e. Tutto quello certo che produce
la Natura, tutto $i modera $econdo gli ordini della leggiadria. Ne hà $tudio al
cuno maggiore la Natura, che il fare che le co$e ch’ella harà prodotte $ieno per
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fettamente finite. Ilche nõ verria fatto $e $e ne leua$$e la leggiadria, cõcio$ia che
il principale cõ$en$o delle parti che opera, mãcherebbe; ma $ia detto di que$te
co$e abba$tãza. Lequali $e $on’ chiare abba$tãza, po$siamo hauer’ deliberato in
[344]DELLA ARCHITETTVRA
que$to modo. Che la bellezza, è vn’ certo cõ$en$o, & concordantia delle par
ti, in qual’ $i voglia co$a che dette parti $i ritruouino, laqual’ concordanzia $i
$ia hauuta talmente con certo determinato numero, finimento, & collocatio-
ne, qualmente la leggiadria cioè, il principale intento della natura, ne ricerca-
5
ua. Que$to è quel che vuole grãdemente la Architettura. Con que$to $i proc
cacia ella dignità, gratia, & autorità, & per que$to è impregio. Per il che cono-
$cendo ino$tri Antichi dalla natura delle co$e, che tutto quello che io hò rac-
conto di $opra, era in $atto co$i, & non dubitando punto, che faccendo$i beffe
di $imil’ co$e, non poteua in modo alcuno interuenir’ loro di far’ co$a alcuna
10
che fu$$e o lodata, o honorata giudicarono che e’ bi$ognaua che e’ cercalsino
di immitare la Natura ottima artefice di tutte le forme, & per que$to andorno
raccogliendo per quanto po$$ette la indu$tria de gli huomini, le leggi, lequali
ella haueua v$ate nel produrre le co$e, & le tra$portarono alle co$e da edifi-
car$i. Con$iderando adunque quel@ che la natura v$a$$e circa il corpo inte-
15
ro, & circa qual’ s’ è l’una delle parti conobbono da primi principij delle co$e,
che i corpi non erano compo$ti $empre di parti o membri vguali, per il che
interuiene chei corpi $ono prodotti dalla Natura alcuni piu $ottili alcuni piu
gro$si, & alcuni mediocri. Et con$iderando, che vno edifitio era differente dal-
l’altro, mediante il fine a che egli era fatto, & il bi$ogno a che haueua a $erui-
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re, $i come ne pa$lati libri raccontammo bi$ognaua per que$to che $i face$sino
variati. La onde auertiti da la natura trouarono tre maniere di addornare le
ca$e & gli impo$ono, i lor’ nomi, cauati da quelle co$e, dellequali o que$ti o
quelli $i diletta$sino, o per auuentura dalle co$e, $econdo che le trouauano,
vno di que$ti fù piu pienamente atto alla fatica, & al durar’ qua$i eterno ilqua-
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le ci chiamarono Dorico, vn’altro piu $ottile, & piaceuoli$simo, & lo chiamaro
no Corinthio, & uno mediocre qua$i compo$to dell’uno, & dell’uno, & dell’ al-
tro, & lo chiamarono Ionico. Si che intorno a vn’ corpo intero andorno e$a-
minando co$e $imili. Doppo que$te co$e hauendo con$iderato che quelle tre
co$e che noi raccontammo conferiuano molto & ma$simo a con$eguire la bel-
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lezza, cioè il numero, il finimento, & la collocatione, & come que$te tre co$e
$i haue$sino ad v$are, trouarono dal compen$are le opere della natura, cauati
i principij $econdo ch’io mi pen$o da que$to. Percioche da e$$o numero, co-
nobbono la prima co$a che egli era di due $orti, cioè il pari & il caffo, & $i $er-
uirono dell’ uno, & dell’ altro, ma in un’ lato del’ uno, & in un’ lato dello altro,
imperoche nelli o$$ami delli edi$itij $eguitorno la Natura, cioè nel porre delle
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colonne, & delle cantonate, & $imili, non le po$ono mai $e non impari, concio
$ia che tu non truouerrai mai animal’ ne$$uno che $tia fermo, o che uadia con i
piedi in caffo. Ma i vani per il contrario non po$ono mai $e non in caffo con-
cio$ia che egli è manife$to che la natura anchor’ ella hà fatto il $imile, percio-
che alli animali fece ella uno orecchio di quà, & vno di là, duoi occhi, & due
40
nare del na$o ugualmente. ma nel mezo poi collocò un’ vano $olo & largo: &
que$to fu la Boccha. Ma infra que$ti numeri, o pari, o caffi ce ne $ono alcuni
che alla natura $ono piu famigliari che gli altri, & piu celebrati appre$$o de $a-
ui, che gli altri. I quali $ono $tati v$urpati da gli Architettori come loro pecu-
[345]LIBRO NONO.
l<007>ari. Per que$to conto ma$simo che e’ par’ che gli habbino in loro vn’ certo
che, per ilquale $ono $timati degni$simi. Concio$ia che tutti i Filo$ofi affer-
mano che la natura da principio con$i$te in numero ternario, & il numero qui-
nario quando io vò e$aminando le tante co$e, tanto varie, & tanto ammirabili,
5
che o$$eruano in loro il numero del cinque, o che $ono di$ce$e dal numero
quinario, come $ono le mani de gli huomini. Non $enza ragione accon$ento
di dire, che $ia co$a diuina, & con$egrata alli Dij delle arti, & a Mercurio prin-
cipalmente, & è co$a manife$ta, che Dio ottimo grandi$simo $i diletta grandi$-
fimamente del numero del $ette, hauendo egli po$te in Cielo $ette Stelle erran
10
ti, & hauendo uoluto che dell’huomo $ua ricchezza & delitie, il crear$i, il far$i,
il cre$cere, & il con$ermar$i, & $imili altre co$e, $i riduchino tutte, & habbino
riguardo a que$to numero $ettenario. Ari$totile dice che gli Antichi non
imponeuano nome al figliuolo, che fu$$e lor’ nato $e non in capo al $ettimo
giorno, qua$i che in$ino à quel’ giorno non fu$$e de$tinato alla $alute. Con-
15
cio$ia che il $eme nella Matrice, & il faciullo poi che è nato portano grandi$-
$imo pericolo, $ino al $ettimo giorno. De numeri in caffo celebrano ancora
il noue, $econdo ilqual’ numero, l’artifitio$a natura fece le $pere del Cielo, &
i Medici dicono ch’ egliè co$a manife$ta che la Natura $i è contentata, di v$are,
& di $eruir$i di vna nona parte d’ un’ tutto nelle co$e grandi. Concio$ia che il
Quaranta $ia circa la nona parte di tutti, i Di dell’ Anno $econdo il cor$o del
20
Sole, & Hyppocrate dice che in Quaranta giorni la Creatura piglia la forma
nel uentre della grauida. Oltra di que$to noi ueggiamo che qua$i in tutte le
malattie graui $i torna alla $anità in capo a Quaranta giorni. In $imil’ t\~epo
re$tano di purgar$i quelle che $i $ono ingrauidate, $e $ono grauide di Putto
ma$chio, & poi ancora ch’ elle haranno partorito un’ Putto ma$chio, in capo a
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Quaranta giorni cominciano a purgar$i di nuouo, & dicono che il putto da
che egliè nato mentre $tarà de$to non riderà mai ne mai gitterà lagrime $e
non in capo a Quaranta giorni. ma che bene dormendo $i è vi$to che fanno,
l’uno, & l’altro, & que$to ba$ti de Numeri in Caffo.
30
De numeri pari ci $ono $tati alcuni infra i Filo$ofi che di$$ono che il nu-
mero quaternario era con$ecrato alla Diuinità & per que$to hanno uoluto
che $e gli pre$ti, & aggiu$ti grandi$sima fede, & dicono che il numero del $ei
infra i rari$simi, è molto perfetto come quello che $i fà di tutte le $ue parti
intere.
35
40
[346]DELLA ARCHITETTVRA
Et è co$a chiara, che lo otto hà vna grandi$sima forza nella natura delle co-
$e. Noi non ueggiamo $aluo che in Egitto che chi na$ce nello ottauo me-
$e viua, anzi la Madre che vi partori$ce nell’ ottauo me$e, & $e le muoia il
parto, dicono che hà a morire ancor’ e$$a, & che $e il padre v$erà con la mo-
5
glie nell’ ottauo me$e diuenterà il fanciullo pieno di $cabbia, & harà la con-
tenna brutta, & $cabro$a & molto $chifa. Credeua Ari$totile che il nume-
ro del X. fu$$e piu perfetto di tutti gli altri for$e per que$to che e’ dicono
che il quadrato $uo $i adempie dal ragunare in$ieme quattro continuouati
cubi, $i che da que$te co$e $i mo$$ono gli Architettori a $eruir$i di que$ti nu-
10
meri, ma non hanno già pa$$ato quanto al numero pari, ilquale ei de$tinaro-
no a vani il numero del X. & quanto a caffi il numero del 9. & ma$simo ne
tempij. Hora ci re$ta a trattare del finimento.
Il finimento appre$$o di noi è una certa corri$pondentia di linee infra di
loro, con lequali $on’ mi$urate le quantità, che una è la lunghezza, l’altra la
15
larghezza, & l’altra la altezza. La regola del finimento $i cauerà comodi$-
$imamente da quelle co$e per lequali e’ $i è cono$ciuto & veduto e$pre$$amen-
te, che la Natura ci $i mo$tra marauiglio$a, & da e$$ere con$iderata. Et cer-
tamente io affermo piu l’un’ di che l’altro il detto di Pittagora, che egliè $imi-
le a $e in tutte le $ue co$e, co$i $tà la co$a. Quei mede$imi numeri certo,
20
per iquali auiene che il concento delle uoci appare grati$simo ne gli orecchi
de gli huomini, $ono quegli $te$si che empiono anco, & gli occhi, & lo ani-
mo di piacere marauiglio$o. Caueremo adunque tutta la regola del fini-
mento da Mu$ici, a chi $ono perfetti$simamente noti que$ti tali numeri; & da
quelle co$e oltra di que$to, dallequali la natura dimo$tri di $e alcuna co$a de-
25
gna, & honorata: ma non andrò dietro a que$te co$e $e non quanto farà dibi-
$ogno al propo$ito dello Architettore. La$ciamo adunque quelle co$e che
$i appartenghono, a gli ordini di cia$cuna uoce, & a modi de Tetracordi.
Ma quelle co$e che fanno a no$tro propo$ito $ono que$te, Noi habbiamo
detto che la Armonia è una con$onantia delle Voci, $uaue a gli orecchi; de le
uoci ne $ono alcune graui, & alcune acute. La uoce piu graue uiene da cor-
30
da piu lunga, & le acuti da corde piu corte, dal vario $compartimento di que-
$te uoci ri$ultano uarie Armonie. Lequali Armonie gli Antichi cauarono
dalla $cambieuole con$onanza delle corde con certi numeri determinati.
I nomi dellequali con$onanze $on’ que$ti. Diapente, cioè quinta laquale
ancor’ $i chiama Se$qui altera. Diate$$aron’, cioè quarta che $i chiama $e$qui-
35
tertia, & dipoi Diapa$on cioè ottaua che $i chiama doppia, & Diapa$on Dia-
pente cioè duodecima che $i chiama triplicata, & Di$diapa$on cioè quintade-
cima che $i chiama quadrupla. A que$te aggiun$ono il tuono ilqual’ $i chia-
ma $e$qui ottauo ancora. Que$te $i fatte con$onantie che noi habbiamo rac
conte a volerle comparare alle corde, $tanno in que$to modo. La $e$qui alte-
40
ra $i chiama così, perche la corda maggiore, contiene in $e la corda minore
intera, & la metà piu, concio$ia, che in que$to modo interpretian’ noi quel
che gli Antichi chiamarono $e$qui. Nella $e$quialtera adunque alla corda
maggiore $i a$$egnerà tre, & alla minore due.
[347]LIBRO NONO.
La $e$quitertia è quella che harà la corda maggiore lunga quanto la minore,
5
& un terzo piu, farai adunque la maggiore Quattro, & la minore Tre.
Ma in quella con$onantia che $i chiama Diapa$on, i numeri $i corri$pondo-
10
no l’uno all’altro adoppio, $i come è il dua a l’uno, & il tutto alla metà. Nella
tripla, i tre mede$imamen te corri$pondono allo uno, come il tutto alla terza
parte di $e $te$$o.
15
Nella quadrupla il quattro corri$ponde a e$$a unità, come il tutto corri$pon-
20
de alla quarta parte di $e mede$imo.
25
Finalmente e$si numeri mu$icali $on que$ti, uno, dua, tre, quattro, & il tuo-
no, $i come io di$si, è quello la corda maggiore del quale $upera la minore, di
una parte delle otto di detta minore.
30
Di tutti que$ti numeri $i feruono gli Architettori commodi$simamente, pre
$igli a duoi a duoi come nel di$egnare il mercato, le piazze, & gli $pazzi $coper-
ti, nelle quali ca$e $i con$iderano $olamente duoi diametri la lunghezza, & la
35
larghezza, ancora gli pigliano a tre a tre, & $e ne $eruono nel di$egnare il luo-
go da $ederui publicamente, & la $ala del con$iglio, & $imili. Ne quali $imil-
mente fanno corri$pondere la larghezza alla lunghezza, & all’una, & all’ altra di
que$te uogliono che la altezza corri$ponda a proportione conueniente.
Della corri$pondenza de’ Numeri, del mi$ur are lc piante, & del modo della Regola del
40
terminare che non è naturale, nè delle Armonie, nè de’ Corpt. Cap. V I.
DI que$ti adunque habbiamo a trattare. ma prima di quelle piante nel-
lequali i Diametri $i adattano a duoi a duoi, le piante $ono, o piccole, o
grandi, o mediocri. la minor di tutte è la quadrata, deilaquale qual tu ti uoglia
[348]DELLA ARCHITETTVRA
lato è lungo a vn modo, & corri$pondon$i l’un a l’altro, con angoli tutti a $qua-
dra. La piu vicina a que$ta è la $e$quialtera; & la $e$quitertia ancora $i annoue
reràin$ra le piante minori. Que$te tre $i $atte corri$pondentie adunque lequa
li noi chiamiamo ancora $emplici, $i conuengono alle piante piccole. A le
piante ancor mediocri, $e ne conuengono parimente tre altre, la ottima di tut
5
te è la Dupla, & la vicina a que$ta è quella, che $i fà della $e$quialtera duplicata,
laquale $i fà certamente in que$to modo: Di$egnato il minor numero della
pianta, come s’è a dire quattro, $i allunga la prima $e$qui altera, & $arà $ei, ag-
giugni ancora vn’altra uolta a que$ta l’altra $e$quialtera di que$ta $e$ta, & diuen
terà noue. Eccederà adunque la maggiore lunghezza in que$to luogo la mi-
10
nore, per il doppio, & un Tuono piu di e$$o doppio.
4 # 0 # 0 # 0 # 0 $e$qui altera
6 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0
9 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 $e$qui altera
15
Alle mediocri ancora $i appartiene quella, nella quale piglierai due volte la
$e$quiterza col mede$imo ordine come nella pa$$ata. # Sarà adunque la linea
minore di que$ta ripre$a produttione, come s’è a dir noue, & la lunga $edici.
20
9 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # $e$qui terzia
12 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # $e$qui terzia
Adunque que$ta linea maggiore è $uperata dal doppio della minore man-
co un tuono. Nelle piante maggiori $i tiene que$ta regola, concio$ia che, o
25
e’ $i accozza la dupla con la $e$quialtera, & fa$si tripla, o e’ $i accozza alla dupla
la $e$quitertia, & diuentano gli ultimi numeri come tre & otto, o veramente
e’ $i pigliano, che i diametri corri$pondino l’uno a l’altro per il quadruplo.
Habbiamo detto delle piante minori, nelle quale i numeri corri$pondono
vgualmente l’uno a l’altro, o come dua a tre, o come tre a quattro; & delle
30
piante mediocri, nellequali i numeri $i corri$pondono per dupla, o come il
quattro al noue, o come il noue al $edici. Nel vltimo luogo habbiamo trat-
tato delle piu lunghe & maggiori, nellequali i numeri $i corri$pondono per tri
ple, o per quadruple, o come il tre allo otto. Congiugneremo in$ieme i dia-
metri di qual $i uoglia corpo interzo per dir co$i con que$ti numeri, i quali $o
35
no o innati o congiunti con e$$e armonie, o ueramente pre$i d’altronde, con
certo ordine & regola determinata. Nelle armonie $ono i numeri delle cor-
ri$pondentie, de quali $i fanno le proportioni di quelle, come nella dupla, nel-
la tripla & nella quadrupla. La dupla certamente $i fà della $e$qui altera $em-
plice, allaquale ancora $i aggiunga la $e$quitertia, & l’e$$empio è que$to. # Sia il
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numero minore della dupla due, aggiugnia que$to $econdo l’ordine della la
$e$quialtera il numero ternario, & da que$to ternario ancora, $econdo la$e$qui
tertia producerai, & harai il quaternario, ilquale mede$imo numero è doppio
al numero del due.
[349]LIBRO NONO.
Dupla # 0 # 0 # $e$qui altera
# 0 # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # 0 # $e$qui tertia
Overam\~ete $i fà il mede$imo in que$to modo, Sia verbi gratia il minor nume
5
ro tre, io gli aggiũgo <002> vna $e$quitertia, & diu\~eta quattro: aggiũgo a que$to quat
tro vna $e$qui altera, & diuenterà $ei, ilquale refer\~edo$i al tre fà apũto vna dupla.
Dupla # 0 # 0 # $e$qui altera
10
# 0 # 0 # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # $e$qui tertia
La tripla ancora $i fà della doppia & della $e$qui altera congiunte in$ieme, Sia
verbi gratia il numero minore in que$to luogo due, que$to addoppiandolo di-
uenterà quattro, aggiungo à que$to vna $e$qui altera, & diuenterà vi. ilqual nu-
15
mero del $ei ri$ponde al dua per Tripla.
Tripla # 0 # 0 # duplicata
20
# 0 # 0 # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # $e$qui altera
Overamente il mede$imo $i fà in que$to modo, po$to il mede$imo numero
del due per minore, piglia la $e$qui altera, & harai tre, raddoppia dipoi il nu-
mero tre, & haremo $ei che’n terzo corri$ponde al due.
25
Tripla # 0 # 0 # $e$qui altera
# 0 # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # addoppiata
Con quelle $te$$e e$ten$ioni $i produce la quadrupla con lequali $i compone
30
la dupla, aggiunto à quelle l’altra dupla, concio$ia che que$ta $i fà della dupla
addoppiata, laquale $i chiama anchora di$diapa$on, & $i fà in que$to modo, Sia
verbi gratia il minor numero in que$to luogo il due addoppio que$to & diuen
ta Diapa$on, cioè quattro che ri$ponde come quattro à due, raddoppio anco-
ra que$to altro, & diuenta di$diapa$on, nel qual ri$ponde l’otto al due.
35
Quadrupla # 0 # 0 # Diapa$on
# 0 # 0 # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # Di$diapa$on
40
Que$ta quadrupla $i compone ancora, aggiunto alla dupla vna $e$qui alte-
ra, & in$ieme vna $e$quitertia, & come que$to $i faccia $i uede mani$e$to per
le co$e che dicemmo poco fà, ma accioche venga piu e$plicata, porremola piu
aperta, po$to verbi gratia il due per la $e$qui altera diuenterà tre, ilqual tre per
[350]DELLA ARCHITETTVRA
una $e$quitertia diuenterà quattro, ilqual quattro addoppiandolo diuenterá
otto.
Quadrupla # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # $e$qui altera
# 0 # 0 # 0 # 0 # $e$qui tertia
5
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # addoppiata
O piu to$to in que$to modo, percioche po$to il numero tre dallo addop-
piarlo diuenta $ei, al quale $ei aggiugnerai l’altra parte di $e $te$$a, & diuenterà
noue, aggiugnici a que$ta un terzo, & diuenta dodici, ilqual dodici corri$ponde
10
al $uo minimo, che è il tre per quadrupla
Quadrupla # 0 # 0 # 0
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # addoppiata
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # rinterzata
15
# 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # 0 # rinterzata
Di que$ti numeri che noi habbiamo racconti $i $eruono gli Architettori nõ
con$u$amente, ne alla me$colata, ma in modo che corri$pondino, & con$en-
tono da ogni banda alla Armonia, come $e alcuno vole$$e alzare le mura d’una
$tanza for$e che fu$$e il doppio piu lungha che larga, $erua$i in que$ta non di
20
quelle corri$pondentie con lequali $i fà la tripla, ma $olamente di quelle delle
quali $i compone e$$a dupla, & il mede$imo $i faccia della $tanza che fu$$e lun-
ga per tre larghezze, leruendo$i ancor in e$$a delle $ue corri$pondentie, & non
v$i altro che le $ue proprie. Si che terminerà i diametri con numeri rinterza-
ti come dicemmo; accioche e’ s’accorga che nel $uo lauoro e’ verranno piu
25
accomodati, & nel terminare i diametri ci $ono ancora certe naturali corri-
$pondentie, le quali non $i po$$ono mai terminare con numeri, ma $i pigliono
dalle radici, & dalle potentie loro. Le radici $ono i lati de numeri quadrati, &
le potentie $ono le piante di e$si quadrati. Dello accre$cere delle piante $i fan-
no i cubi; il primo de cubi la radice del quale è lo vno, è con$ecrato alla diui-
30
nità, concio$ia che e$$endo prodotto dallo vno, & da ogni parte, & per ogni
ver$o vno: aggiugneci$i che e’ dicono che egli è il piu $tabile di tutte le figure,
& con$tante, & da douere parimente $tare in ogni imba$amento; Ma $e e$$o
vno, o unità non è numero, ma è quello, o da cui na$cono, o che in $e contiene
tutti i numeri, ci $arà for$e lecito dire, che la dualità $ia il primo numero. Da
35
que$ta radice $i fà la pianta in quattro, laquale chi la hara ritta in alto, al pari
della $ua radice fara il cubo ottonario, & da que$to cubo co$i fatto $i cauano
le regole delle determinationi. Percioche inanzi tratto in que$to luogo ci $i
offera e$$o lato del buco, che $i chiama radice cubica. La pianta del quale in
quanto a’ numeri è quattro, & il pieno, o lo intero del cubo è otto, a que$te co-
40
$e ancora ci è aggiunta la linea, che uà da nno angolo a l’altro diritta, laquale
diuide in due parti vguali la pianta del quadrato, & $i chiama il diametro: &
quanto que$ta $ia per numero non $i sà. Ma $i sà bene che ella è la radice d’una
pianta che per ogni lato è otto, & ecci oltra que$to il diametro del cubo, ilqua
[351]LIBRO NONO.
le noi $appiamo certamente che è radice della pianta che per ogni lato è
dodici.
5
10
15
20
Vltimamente e’ $i truoua vna linea maggiore in quel triangolo che habbia
l’angolo a $quadra, del quale vno de lati minori che fanno l’angolo retto $ia la
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radice della pianta che per ogni lato è quattro, & l’altro lato $ia la radice della
pianta che per ogni lato è dodici, laqual linea maggiore di$te$a rincontro allo
angolo retto, $arà la radice della pianta che per ogni lato è $edici.
30
35
40
[352]DELLA ARCHITETTVRA
Tali quali noi habbiamo racconto adunque nel terminare i diametri $ono
le naturali, & proprie corri$pondentie de numeri, & delle quantità, & $i deb-
bon tutti que$ti v$are in que$to modo che la linea minore $erua per la larghez-
za della pianta, & la maggiore per la lunghezza; & la mezana per la altezza,
ma alcuna volta $econdo la commodità de gli edifitii $i tramutano. # Ma hora
5
habbiamo da trattare della regola della determinatione, che non è naturale,
ne congiunta con le armonie, & con i corpi, ma pre$a daltronde, laquale $erue
à congiugnere in$ieme i diametri, in terzo. Certamente che e’ ci $ono certe an
notationi molto commode dell’accomodare in opera, i tre Diametri; cauate
sì da Mu$ici, sì ancora da Geometri, & dalli aritmetici, lequali ci giouerà di rico
10
no$cere. # I filo$o$i le chiamarono mediocritati. La regola loro è molta, & va-
ria, & di molte maniere. Ma del pigliare lle mediocritati $ono appre$lo de $aui
tre, i modi, il fine di tutti è che po$ti i duoi e$tremi, il numero mezano $i debbe
porre corre$pondente a già duoi po$ti con certo determinato ordine & rego-
la, cioè <002> dir co$i che egli habbia in$ieme vna certa parentela, in que$ta di$cus$io
15
ne ricerchian noi tre termini, l’uno de quali $ia da que$to lato grandi$simo, &
l’altro dall’altro lato minore, & il terzo $ia infra’l mezo d’ambe duoi, corri$pon
dendo all’uno, & all’altro di pari interualli, & ne quali que$to interuallo del me
zo col $uo numero $tia vgualmente lontano dall’uno, & dall’altro, Delle tre ma
ni ere, lequali i $ilo$o$i lodano piu che le altre, la mediocre è facili$sima ad e$$er
20
trouata, laquale e’ chiamano Aritmetica, che dati i duoi e$tremi termini de nu-
meri, cioè $ia di quà il maggiore, verbi gratia otto & arrincontro il minore, ver
bi gratia quattro, raccogli que$ti in$ieme $aranno dodici, laqual $omma diui$a
in due parti, ne piglierò vna, laquale $arà $ei.
8 # 4
# 12
# 6
25
Que$to numero del $ei dicono gli Aritmetici, che è la mediocrità, laquale
po$ta nel mezo infra il quarto, & lo otto, $tà parimente lontana dall’una, & dal
la altra.
30
8 6 4
Ecci l’altra mediocrità, che e’ chiamano Geometrica, laquale $i piglia in que
$to modo, Il numero minore verbi gratia quattro, $i multiplica per il $uo mag-
gior numero che $ia verbi gratia noue; di que$ta multiplicatione ne re$ulta. 36
La radice della qual $omma come e’ dicono, cioè il numero del lato multiplica
35
ta in $e $te$$a debbe ancor ella fare, & arriuare al numero. 36. $arà adunque que
$ta radice $ei, concio$ia che multiplicato. 6. vie. 6. ne ri$ulta. 36.
4. vie 9. 36
6. vie 6 36.
Que$ta mediocrità Geometrica è molto difficile à ritrouarla per tutto con i
40
numeri, ma per via di linee $i e$plica molto bene, delle quali nõ mi accade par-
lare in que$to luogo. La terza Mediocrità che $i chiama Mu$icale è alquãto piu
fatico$a della A ritmetica, nondimeno $i diffini$ce beni$simo per via di numeri.
La proportione in que$ta che è dal piccolo al grande de termini po$ti, bi$ogna
[353]LIBRO NONO.
che corri$ponda à le di$tantie dal minore al mediocre, & dal mediocre al mag
giore, & eccone lo e$empio. Sia per e$empio il numero minore trenta,
& il maggiore $e$$anta, que$ti in que$to luogo $ono per il doppio l’uno all’al-
tro. 10 piglio adunque i numeri che nella dupla non po$$ono e$$er minori,
iquali $on que$ti da que$to lato l’uno, & da que$to altro il dua, che congiunti in-
5
$ieme fanno. 3. Diuido dipoi tutto quello interuallo che fù infra il numero
maggiore che fù $e$$anta, & il minore che fù trenta, in tre parti, $ara dunque
qual $i è l’una di que$te parti dieci, & percio ne aggiugnerò vna di que$te che
$arà dieci alla parte minore, & diuenteranno quaranta, & que$ta $arà la medio-
crità mu$icale che $i ricerca.
10
30 # 60
1 # 2
# 3
3 # 30
# # 10
15
# 30
# 10
30. # 40. # 60.
Laquale $arà lontana dal numero maggiore per il doppio di quello interual
lo, per ilquale e$$o numero della medio crità è lontano dal numero minore, &
20
haueuamo pre$uppo$to che il numero maggiore doue$te corri$pondere al mi
nore con que$ta proportione. Con que$te mediocrità gli Architettori, & cir-
ca tutto lo edifitio, & circa le membra di quello, hanno trouato molte co$e ec-
cellenti, che $arieno lunghe a raccontarle, & $i $ono molto $eruiti di que$te $imi
li mediocrità per diametri della altezza.
25
Del modo del por le colonne, della mi$ura & della collocatione loro. Cap. VII.
SArà certo co$a bella intendere la regola del porre le collonne, & la mi$ura
loro, lequai co$e e’ diui$ono in tre maniere $econdo le tre varietà de tem-
30
pi, con$iderando adunque le fattezze del huomo, andorno ghiribizando
di far le colonne à $imilitudini di quelli, & co$i cominciãdo à mi$urare le mem-
bra de gli huomini, trouarono che da l’un fianco à l’altro vi era per il $e$to del
la lunghezza, & che dal Bellico alle Rene vi era il decimo della lunghezza, il-
che con$iderando i no$tri $acri Teologi di$$ono che la Archa di Noe; per con-
35
to del diluuio, fù fatta $econdo que$ta mi$ura del huomo. Con que$te mi$ure
adunque for$e feciono le colonne, che fu$sino alcune per $ei tanti della ba$a, &
alcune per dieci tanti.
Ma da vno in$tinto d$ natura, & da un $en$o, che naturalmente è ne gli ani-
mi, mediante ilquale noi dicemmo, che $i cono$ceua le co$e gratiate & leggia-
40
dre, conobbono, che in que$to luogo non $taua bene tanta gro$$ezza, & che
per il contrario in que$to altro non $taua bene tanta $ottigliezza, & però auer-
titileuarono via l’una, & l’altra, & pen$arono $inalmente, che da que$ti duoi
termini troppo vitio$i, $i haue$$e à cauarne uno mediocre & buono, & però
[354]DELLA ARCHITETTVRA
andando inanzitratto dietro alli Aritmetici congiun$ono quei duoi numeri
in$ieme, & dipoi diui$ono que$ta ma$$a in due parti, perilche quella co$a, che
$taua con numeri vguali, infra il $ei, & il dieci trouorno che era l’otto, & piac-
queloro, & per que$to diedero alla lunghezza della colonna otto diametri del
la ba$a, & la chiamarono Ionica. Mal’ordine delle colonne Doriche, ilquale è
5
quello che $i a$petta à gli edificij piu ma$sicci, feciono e$si con le mede$ime re
gole, che le Ioniche Cõcio$ia che e’ raccol$ono il numero minore che fu il $ei
in$<007>eme cõ lo otto, che fu la mediocrità Ionica, & ne re$ultò la $omma di quat-
tordici, laqual $omma diu<007>$ono in parte vguali, & rima$e il $ette, $econdo ilqual
numero feciono la colonna Dorica, che fu$si lunga per $ette Diametri della co-
10
lõna da ba$$o; Oltra di que$to ne ordinarono vn’altra maniera delle piu $ottili,
& la chiamarono Corinthie, fattole della mediocrità di quella sõma maggiore
cõgiunta, con la $omma della Ionica, & accozzati inumeri in$ieme, diuid\~edola
per il mezo, percioche il numero ò sõma della Ionica fu otto, & la sõma mag-
giore fu dieci, che congiunti in$ieme fanno diciotto. La metta delle quali parti è
15
noue, & in que$to modo vollono, che le colonne corinthie fu$sino lunghe, per
noue volte il diametro da ba$$o della colõna, le Ioniche per otto, & le Dor<007>che
per $ette, & di lor $ia detto à ba$tanza. Re$taci à trattare del collocarle, & del $i-
tuarle. Il $ituare $i a$petta al $ito, & alla fede delle parti; laquale $i cono$ce molto
meglio quando ella è male accomodata che non $i $corge da per $e il m odo da
20
$aperla ben collocare. Cõcio$ia che e$$a in gran parte $i referi$ce al giudicio na-
turale, che è in$erto nelli animi delli huomini, & in gran parte ancora $i cõfà cõ
le maniere de finimenti, Nondimeno alla co$a della qualle $i tratta $ien que$ti
come $uo<007> generi o vero maniere, le parti ancor che minime che $ono per il
lauoro a luoghiloro fanno bellezza à uederle, male po$te in altro luogo nõ de
25
gno, ne à loro conueniente, $e elle $ono eccellenti diu\~etano vili, quãto che nò $i
vituperano. Et ecco il mede$simo nelle opere della natura, come per modo di
dire $e al Cane fu$$e appiccata nella te$ta una orecchia di A$ino, ò $e alcuno ca-
mina$$e cõ un piè maggior che l’altro, ò cõ una mano grande, & l’altra piccola,
co$tui certo $arebbe $contrafatto, & il uedere$$i infra i caualli ancora vno c’hab-
30
bia vno occhio gazino, & l’altro occhio nero, è co$a brutta; tanto è co$a natu-
rale, che le co$e da de$tra debbino di pari corri$pondere à quelle da $ini$tra. Per
laqual co$a o$$erueremo inanzi tratto che tutte le co$e, ancor che minuti$sime
$tieno à un piano, & a un diritto cõri$põd\~ete$i di numeri, di forma, & di faccia.
Talmente che le co$e da de$tra, à quelle da $ini$tra, le alte, alle ba$$e, le vicine al
35
le vicine, le uguali alle uguali vgualmente conuenghino, & corri$pondino allo
ornamento di quel corpo, del quale elle hanno ad e$$ere parti. Anzi, & le $ta
tue, & le Tauole & tutto quello che di bello $i applicherà, è di nece$sità, che $i
accomodi di maniera che elle paiono nate in que$ti luoghi, & come $orelle.
Gli Antichi hebbono tanta auertenza a que$ta corri$pondentia delle co$e,
40
che e’ uollono nel porre, non che altro le Tauole di Marmo, che elle $i corri-
$ponde$sino e$ati$simamente, di grandezza, di qualità di finimento intorno
di $ito, & di colori. Io hò veduto co$a certo eccellente appre$$o de gli Anti-
chi, nella quale io mi $oglio marauigliare della eccellentia della Arte, concio-
[355]LIBRO NONO.
$ia che in alcuni luoghi, egli auertirono nel porre delle $tatue, & ne fronti$pi-
cij de Tempij, che le co$e che e’ poneuano uno lato, non fu$sino ne di di$e-
gno, ne di materia diferenti da quelle dello altro lato in co$a alcuna benche
minima. Noi veggiamo carrette di duoi, & di quattro caualli, & $tatue di
chi le guida, & di chi vi è attorno. Talmente $imili l’una a l’altra che e’ $i può
5
dire che la arte habbia $uperata la Natura, nelle opere della quale non veggia
mo pur un Na$o $imile all’altro Na$o, $i che $ia horamai à ba$tanza l’hauer di-
mo$tro che co$a $ia la bellezza, & in quel che ella con$i$ta, & con che numeri, &
con quale finimento i no$tri antichi colloca$sino le co$e.
10
Di alcuni piu graui di$etti della Architettura.
Cap. VIII.
RE$taci che io raccolga, & metta in$ieme alcuni breui auertimenti, & alcu
ne sõme di co$e. Lequali co$e, è di nece$sità che $i o$$eruino come qua$i
15
leggi, in ogni $orte di addornam\~eto, & in ogni co$a bella, & in tutta l’arte
della Architettura, & farà ancora à que$to propo$ito quelche noi promett\~emo,
cioè di riepilogare. Et primamente perche noi dicemmo che tutti i difetti, per
i quali le co$e riu$ci$sino brutte erano grandi$simamente da e$$er fuggiti. Trat-
teremo adunque al pre$ente di quelli, & ma$simo de piu graui. I difetti na$co-
20
no, ò dal Con$iglio, o da la Mente, come è il giuditio, & la elettione; o alcuni al
tri na$cono da le mani delli Artefici come $ono uerbigratia, le co$e che $i fan-
no manualmente. Gli errori, & i difetti del con$iglio, & del giudicio $ono quã-
to alla lor natura, & quanto al tempo i piu importanti. Etin $e $te$si ancora i
piu graui, & $on tali che fatto lo errore $ono mãco emendabili. Si che comin-
25
cieremoci da que$ti. Sarà certamente difetto $e tu eleggerai per porre il tuo
edificio vna Regione mal $ana, inquieta, $terile, infelice, malenconica, & che
$ia piena, & tormentata da infiniti mali, a$co$i, & pale$i, Sarà ancor difetto $e
tu di$egnerai vna pianta mal’atta, & male accomodata. Se tu applicherai
membra à le altre membra, per v$o de gli abitanti, che non conuenghino, &
30
non corri$pondino à lor bi$ogni. Se ei non $i $arà proueduto a quanto $ia
conueniente con dignità alli ordini di cia$cuno, & à tutta la famiglia libera, &
de $erui, & delle matrone, & delle fanciulle, & delle commodità di quei del-
la Città, & di que$ti della uilla, & à le commoditati ancora di chi veni$$e ad al-
loggiar teco, & di chi veni$si à ui$itarti. Se tal muraglia $ara troppo gran
35
macchinaccia, o troppo piccola ancora, o $e ella $arà troppo @aperta, o trop-
po ripo$ta, & chiu$a, o troppo ri$tretta in$ieme, o troppo $parta. o che e’ @vi $a-
ranno molto piu co$e, o molto manco che il bi$ogno $i ricerchi, $e e’ vi man-
cheranno $tanze, mediante lequali tu non po$$a difenderti da gran caldi, o da
gran freddi, $enza mole$tia; $e e’ nõ ui $aranno $tanze, nelle quali tu ti po$$a e$-
40
$ercitare, e pigliar piacere quando $arai $ano; & $tanze ancora, che per e$$e po$-
$a $chifarele offen$ioni della aria per gli infermi, & che non $i $entono bene.
Aggiugnici $e ella non $arà a$$ai $icura, & gagliarda per di$ender$i ne ca$i fortui
ti, & $ubitani dalle ingiurie de gli huomini. Se le mura $aranno o tãto $ottili che
[356]DELLA ARCHITETTVRA
elle nõ $i reghino per $o$tenere il tetto, o piu gro$$e che il bi$ogno per regger$i,
& $tar ferme, $e i tetti contenderanno, (per dir co$i) con le lor grondaie l’un con
l’altro. Se dette grondaie gitteranno lo impeto delle loro acque nelle mura, ò
nelle entrate. Se tu porrai tale muragl<007>a troppo ba$$a, o troppo alta, $e i uani,
& le fine$tre riceueranno venti mal $ani, guazze mole$te, o $oli importun i, ò
5
per il contrario, $e $arãno tanto $trette che ne induchino troppa o$curità odio
$a, $e nõ harãno hauto riguardo à gli o$$ami delle mura, $e le entrate $arãno da
co$a alcuna impedite, $e mo$trerãno co$e brutte, & $porche, & $imili altre co$e,
lequali ne pa$$ati libri e$plicammo. Ma i difetti che inãzi à tutti gli altri bi$ogna
hauere in odio per conto delli adornamenti fien que$ti, Come $e nelle opere
10
della natura $i uede$$e perauentura co$a alcuna po$ta al cõtrario, o arroue$c<007>o,
o manca, o troppa, o $e per conto alcuno ella haue$$e mala forma. Percioche $e
que$to, è imputato a mancamento nelle co$e della natura, & è tenuta per co$a
mon$truo$a che $i dirà egli d’uno Architettore che $i $ia $eruito delle parti delle
co$e inconuenientemente? & $ele parti che $i v$ano intorno alle forme $ono
15
linee angoli e$ten$ioni, & $imili, dicono adunque bene coloro, <007>quali affermano
che e’ non $i truoua difetto alcuno d<007> contrafatto, piu brutto, ne piu dete$tabile
cheil me$colare in$ieme, ò angoli, ’o linee, ò $uperficie che non $ieno, & di nu-
mero, & di grãdezza, & di $ito $imili l’un a l’altra vguali, & cõgiunte in$ieme cõ
diligentia, & accuratezza grandi$sima. Et chi $arà quello che non bia$imi gran-
20
demente colui che doue e’ nõ $ia $tato forzato da alcuna nece$sità, hab bi tirato
mura in quà, & in là $imili à un lõbrico $enza ordine alcuno, & incõ$ideratam\~e-
te, & alcune piu lunghe, & alcune piu corte con angoli di$uguali, & con con-
giugnimento $enza forma che buona $ia, & le mede$ime co$e ma$simo, ò in
vna pianta, che da l’un lato $ia troppo ottu$a, & da l’altro troppo appuntata,
25
con regola confu$a, con ordine tramutato, & con con$iglio non preueduto,
ne e$aminato. Sarà ancora d<007>fetto hauer tirato in modo la muraglia che
$e bene quanto à fondamenti ella non $tia però co$i male, le mura nondimeno
$tieno di maniera, che ancora che elle de$iderino gli ornamenti, non po$sino
per modo alcuno diuentare piu cccellenti, o piu garbate per leggiadria d’ad-
30
dornamenti; come $e e’ non $i fu$$e curato nelle mura di co$a alcuna, $aluo di
farle per reggere, itetti, non hauendo la$ciato co$a alcuna in alcun luogo
doue $i po$sino accomodare conuenientemente, & con ordine di$tinto ò la
dignità delle colonne, ò lo ornamento delle $tatue, ò la maie$tà delle tauo-
le, & la bellezza delle pitture, ò la delicatezza dell<007> intonichi. Simile à
35
que$to mancamento, & qua$i $uo congiunto, è que$to, quando altrinelle co-
$e che $i hanno a fare non dura il piu che può fatica di uedere che con la me-
de$ima $pe$a elle $i faccino oltra modo belli$sime, & che habbino maie$tà
grandi$sima. Concio$ia che certamente nelle forme, & nelle figure de gli edifi-
cij $i truoua una certa eccellentia, & una certa gratia di natura, che de$ta gli ani-
40
mi de gli huomini, & $i cono$ce $ubito $e ella v<007> è, & non vi e$$endo vi $i de$ide-
ra grandi$simamente, & gli occhi ma$simo per lor natura cono$cono, & de$i-
derano il bello, & la leggiadria, & in que$ta co$a $on difficili, & fa$tidio$i à con-
tentar$i. Ne sò io, dõde $i proceda, che e’ pare che e’ de$iderino molto piu quel-
[357]LIBRO NONO.
le co$e, che vi mancano, che ei non lodano quelle che vi $ono di buono, percio
che continouamente cercano quel che vi $i po$$a arroggere, per far la co$a piu
$plen dida & piu gratio$a, & re$tano offe$i, $e non veggono che vi $i $ia po$ta tan
ta fatica, & tanta indu$tria d<007> arte, quanta habbi po$$uto porui uno accuratis$i-
mo, accorti$simo, & diligenti$simo mae$tro. Oltra di que$to non $anno dire da
5
che co$a re$tino alcuna volta ofte$i, $e non da que$to $olo che e’ non hanno da
potere $atiare totalmente, ne adempire lo sfrenato de$iderio, che egli hanno,
di vedere vna $mi$urata bellezza. Lequali co$e e$$endo co$i, $arà certamente be
ne di sforzar$i per quanto noi po$siamo, con ogni $tudio, opera, & diligentia,
che quelle co$e che noi muriamo $ieno ornati$sime, & quelle ma$simo che
10
ogn’un de$idera $ieno addorne; nella quale $pecie $ono le Muraglie publiche, &
ma$simo le $acre, percioche e’non $arà ne$$uno, che po$$a $opportare, che elle
$tieno ignude di ornamenti. Sarà difetto ancora $e gli addornamenti, che $i
a$pettano à gli edifitii Publici, tu gli accomoderai à priuati, ò quelli che $i a$pet
tano à priuati, tu gli applicherai à le muraglie Publiche, & ma$simo $e nella lo-
15
ro $pecie $aranno co$e minime, $e elle $aranno da non douer durare, come $e
alcuno ne gli edifitii publichi applica$$e pitture mal fatte, caduche, & fracide,
concio$ia che le co$e publiche hanno à e$$ere eterne. Et è ancora difetto
a$$ai graue, ilche veggiamo accadere à certi $ciocchi, che non hanno à fatica
cominciata una muraglia, che la dipingono, & vi mettono $tatue, & add orna-
20
menti in quantità, onde aduiene che que$te $imil co$e $on gua$te & rouinate
auanti che $ia finita la muraglia; e’ bi$ogna hauer finito co$i ignuda tutta la tua
muraglia auanti che tu la ve$ta di ornamenti, & l’ultima co$a $arà lo addornar-
la. Allaqual co$a l’occa$ione d’e tempi, & delle co$e, & la facultà ti $i pre$ter-
rà allhora nella fine da poterlo fare commodi$simamente, & $enza alcuno im
25
pedimento. Maio vorrei che gli addornamenti che tu ci metterai fu$-
$ino in gran parte talmente fatti, che vi $i fu$sino affaticate diuer$e, & piu
mani di mediocri artefici, Ma $e pure tu ve ne vole$si alcuni piu eccel-
lenti & piu rari come $tatue, & Tauole, come furno quelle che di Fidia & di
Zeu$i, per e$$cr tenute rari$sime, è bene collocarle in luoghi rari$simi, &
30
honorati$simi. Io non lodo quello Dioceo Re de Medi, che accerchiò
la Città Ebbatana di $ette circuiti di mura, & gli fece di variati colori, che alcu-
ni fu$sino ro$si, alcuni giallicci, altri coperti d’argento, & altri d’oro ancora,
hò in odio anco Gallicula che haueua la $talla di marmo, & le mangiatoie di
auorio. Le co$e che edificaua Nerone erano tutte coperte d’oro, & com-
35
me$le di gemme. Eliogabalo fù piu pazzo che ammattonò le $tanze di oro,
& $i doleua che non le po$$eua ammattonare di Ambra. Et non è gran fatto $e
que$ti pazzi o$tentatori, per dir co$i, di $i fatti lauori, anzi piu to$to di tale
pazzia, $ono da e$$ere vituperati; gittando e$si uia le fatiche de mortali, &
i $udori de gli huomini, in quelle co$e, che non $i u$ano ne $ono conuenien-
40
ti alla principiata muraglia; & in quelle ancora, nelle quali non $i uegga co$a
alcuna che ne faccia marauigliare di ingegno, ne doue $i habbia à lodare la
inuentione.
Io dunque auerti$co di nuouo, & da capo che $i $chifino $imili difetti,
[358]DELLA ARCHITETTVRA
& inanzi che tu ti metta à far opera alcuna con$idera, & e$amina teco molto
bene il tutto, & in$ieme conferi$cilo alli intendenti; fattine ancora i modelli.
Da quali io uorrei che tu rianda$si con tempo continouato, & tal uolta met-
tendo tempo in mezo, due, tre, quattro, $ette, & dieci volte, tutte le parti, &
5
membra del futuro edifitio, fino à tanto che dal ba$$o $ino alla cima dell’ ultimo
tegolo, non vi $ia co$a alcuna coperta, ò $coperta, grande, ò piccola in tutta la
opera da far$i, che tu non la habbia pen$ata molto, & lungo tempo, & ordi-
natala, & de$tinato di che co$e, in che luoghi, con che ordine, con che nu-
mero e’$ia conueniente, & $tia bene hauerla collocata, congiunta in$ieme &
datoli fine.
10
Qual $ia lo officio di un buono Architettore, & quali $ien le co$e
che faccino gli addornamenti Eccellenti.
Cap. IX.
15
IN que$to modo adunque farà vn buono Arcgitettore, comincierà à dar
principio alle co$e, ordin atamente, & accuratamente. Imparerà le $or-
ze & la natura del terreno, doue harà a fabricare, & auertirà $i da li edifit<007>i
delli antichi, $i da la v$anza, & con$uetudine de gli habitatori quel che $otto
quel cielo doue egli harà da murare uaglia qual $i voglia $orte di pietra, come
20
$ia buona la rena, come la calcina, comei legnami pre$i di que$t<007> luoghi. Et
quel che vaglino le co$e condotteui da altroue, contro alle ingiurie de tempi.
Terminerà la larghezza, & la altezza de fondamenti & de primi pr<007>ncipii, & di-
poi andrà e$aminando che co$a, ò quale $i conuenga alle mura, alle corteccie,
& a ripieni, & à legamenti, & alli o$$ami, & riandrà ancora quel che $i
25
a$petti à vani, quel che al tetto, quel che alli intonichi, quel che a vn am-
mattonato $coperto, & quel che al lauoro di dentro, & andrà terminando i
luoghi, le vie, & i modi, per iquali $i leuino, $i forzino, & $i mandino v<007>a
le $uperfluità, le co$e nociue, & le puzzolenti, come $ono le fogne, da man-
dar via le pioggie, & le fogne per ra$ciugare gli ammattonati, delle $tan-
30
ze, ordini, & preparamenti da farle a$ciutte, & prohibire le humiditati; &
come $ono quelle co$e che ne defendino, & vinchino il pe$o d’una mole,
che $ia per douerti venire addo$$o, ò da vna ingiuria di rou<007>no$i venti, ò di
impetuo$e acque. A$$egnerà finalmente termine ad ogni co$a. Non la$cerà co-
$a alcuna indietro, allaquale non a$$egni la $ua legge, & il $uo ordine. Tutte qua
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$i que$te co$e, ancor che principalmente paia che elle $i appartenghino alla
$tabilità, & allo v$o, nondimeno preferi$cono di $e que$to, che altrui $e ne
fa beffe, $i arrecano dietro vn difetto grandi$simo di contrafatto. Quel-
le co$e che fanno gli ornamenti Eccellenti $ono que$te. Bi$ogna, che lo or-
dine, & la regola dello addornare le muraglie $ia terminati$sima, & libera,
40
& e$pedita del tutto, che le co$e Illu$tri, & eccellenti non vi $ieno me$$e
in$ieme troppo folte, non calcate, & ammontate qua$i in una ma$$a, ma di-
$tribuite, & collocate talmente, & con tal determinatione, che chile uole$-
$e mutare altrimenti, cono$ca che $i gua$ta tutta la gioia della leggiadria,
[359]LIBRO NONO.
& bellezza. Oltra di que$to non $i ha à la$ciare co$a alcuna in dietro da banda
ne$$una, che il Mae$tro non l’habbia addornata: ma non bi$ogna anco però
che tutte $ieno addornate vgualmente con ornamento grandis$imo; ne le
vorrei anco tutte piene di ricchezze, ma vorrei che altri $i $eruis$i, non tanto
della abbondantia, quanto della varietà delle co$e. Collocherà le co$e eccel-
5
lenti$sime ne luoghi principali; & le mediocri ne luoghi meno principali; &
le piu minuali, & di manco $tima collocherà ne luoghi piu humili. Et in que$to
guardi$i grandemente di non congiugnere in$ieme alle co$e eccellenti$sime le
molto friuole; ne alle grandi$simele molto picciole, ne alle piu corte, & piu
$trette, le molto larghe & alti$sime; ma quelle co$e che infra loro $aranno di$u-
10
guali di dignità, & non $imili di genere $i aiuteranno adaggiu$tar$i con l’arte &
con lo ingegno, & con il darli la forma, accioche e$$endo alcune co$e, che per $e
hanno del graue, & del grande, & alcune altre del piaceuole, & del giocondo;
$i debbe a$$ettare l’ordine, & la regola di tutte, di maniera, che non $olamente
faccino a ghara ad addornare la tua muraglia, ma che e’ paia che que$te non po$
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$ino $tare $enza quelle, o ch’elle non pos$ino mantenere, a ba$tanza la loro di-
gnità: & giouerà che in certi luoghi $i me$cholino alcune co$e alquanto piu ne-
glette, accioche lo $plendore delle piu nobili dalla comparatione di que$te, di-
uenga piu chiaro, & piu noto. Ma $opra tutto guardi$i di non peruertire gli or-
dini de di$egni, ilche auerrebbe $e alle co$e Corinthie, $i me$colas$ino le Dori-
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che, come io dis$i, o $e con le Doriche $i me$colas$ino le Ioniche, & $imili. Allo
ordine ancora $i a$$egneranno le $ue membra, acciò non ui $i $emini co$a alcu-
na interrottamente, & con confu$ione, ma che cia$cuna $tia al $uo luogo deter-
minato & conueniente. Le co$e del mezo $i mettino ne mezi: & quelle co$e, che
ugualmente $aranno lontane da mezi, $i bilanceranno del pari, & tutte le co$e fi
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nalmente $aranno mi$urate, ordite, & applicate, con linee, con angoli guidate,
congiunte, & collegate, in$ieme non acca$o: ma con certo ordine determinato;
& dimo$trerãno$i tali che, & doue $ono le cornici, & doue elle non $ono, & per
tutta la facciata di fuori, & per tutta quella di dentro della muraglia, corra libe-
ro, & uolentieri lo $guardo de gli huomini multiplicando il piacere per il pia-
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cere per le co$e $imili, & per le dis$imili, & che a coloro che le ri$guardano, non
paia d’hauerle tanto guardate, & riguardate, ne e$$er$i tanto marauigliati, che
nello andar$ene ancora non $e ne uoltino indietro a riguardarle. Et che hauen
do ben con$iderato il tutto non truouino in tutto il lauoro co$a alcuna in ne$-
$un luogo, che non $ia vguale, & corre$pondente, & che non conuenga con
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tutti i numeri alla gratia, & alla leggiadria. Si che que$te co$e $i pen$eranno, &
$i caueranno da Modelli. Ne $olamente è di nece$sità preuedere, & ordina-
re da detti modelli quelle co$e che tu hai ad incominciare, ma quelle ancora
che tu hai ad hauer di bi$ogno, nel mettere in atto: Accioche dato principio
alla muraglia tu non habbia à dubitare, a variare, ò a $opra$edere; ma preue-
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duto il tutto pre$tamente, & con un certo ordine determinato $uppli$chino
quelle co$e, che raccolte, & me$$e, in$ieme, $ono atte, pronte, & accomoda-
te. Si che que$te $ono quelle co$e che e’bi$ogna che lo Architettore habbi
premeditate con con$iglio, & buon giudicio. I difetti che na$cono dalle co$e
[360]DELLA ARCHITETTV R A
fabbricate manualmente nõ accade replicarli, ma auerti$ca, che i mae$tri ado-
perino bene, i lor piõbi, i loro Archip\~ezoli i lor Regoli, & leloro $quadre. Mu-
rino intempi cõuenienti & in tempi cõuenienti $i ripo$ino, & att\~epo ritornino
al lauoro, $eruin$i di co$e pure, non corrotte, non me$colate, $alde, $incere, com
modeaccomodate, gagliarde, e $comparti$chinle in lor luoghi atti et conueni\~e
5
ti, acciochi’elle $tieno ritte, adiacere, bocconi, con la fronte, con il fianco, o aper
to, olargo, $econdo che, & l’u$o, & la natura di cia$cuna co$a ricerca.
Che co$e $ieno quelle, che principalmente habbia hi$ogno di con$iderare uno
Architettore, & che co$e $ia di nece$sità, che ei $appia.
10
Cap. X.
MA accio che lo Architettore, nel procurare, ordinare, & mandare ad ef-
fetto, que$te co$e, $i po$$a portare egregiamente, & $econdo $e li a$petta,
ci $ono alcune co$e danon $e ne far beffe. Egli hàda e$aminar bene che
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pe$o e’ $i piglia $opra le $palle, che profe$sione e’ faccia, che huomo e’ voglia
e$$er tenuto, à che impre$a ei $i metta, & quanto di lode, quanto di guadagno,
quanto di gratia, quanto di fama appre$$o a po$teri, e’ $i $arà guadagnato ogni
volta che egli habbia ben fatto l’officio $uo: Et per il contrario $e egli hauerà
incominciato co$a alcuna ignorantemente $enza con$iglio, o incon$iderata-
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mente, a quanto vituperio, a quanto odio e’ $i $ottometta quãto e’ dia che dire,
quanto $i mo$tri aperto, manife$to, continuo, il te$timonio della $ua pazzia ap-
pre$$o alla generatione humana. Gran co$a certo è la Architettura, ne $tà be-
ne che ogn’uno $i metta a tantaimpre$a, bi$ogna che $ia di grandi$simo inge-
gno, $tudio$i$simo, habbia ottima dottrina. Et è di nece$sità che $ia e$perimen-
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tato a$$ai, & $opra tutto che habbia purgato giudicio, & maturo con$iglio, co-
lui che ardi$ca di far profe$sione di Architettore. Appartien$i alla Architet-
tura & è $ua prima lode il giudicare quel che ad ogni co$a $i conuenga. Con-
cio$ia che lo edificare è co$a nece$laria, ma lo edificare commodamente, è ca-
uato, & dalla nece$sità, & dalla utilità. Ma lo hauere edificato di maniera, che
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gli $plendidi te ne lodino, & che i mi$eri ancora non telo rinfaccino, non può
na$cere $e non dal $apere d’un con$iderato & ualente, & dotto Architettore.
Oltre a di que$to, il fare quelle co$e che $ieno commode $econdo il bi$ogno,
& delle quali non $i habbia a $tare in dubbio, che, & in quanto a quel che $i era
deliberato, & in quanto alla facultà delle ricchezze e’ $i po$$a dar loro perfet-
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tione, è officio non tanto d’uno Architettore, quanto di uno muratore. Ma l’ha
uere preueduto, & deliberato con la m\~ete, & con il giudicio quel che per ogni
conto debbe e$$ere perfettamente finito, & terminato, s’appartiene a quello
uario, & $olo ingegno che noi ricerchiamo. Dallo ingegno adunque la inuen-
tione; Dalla e$perientia, la cognitione; Dal giudicio, la elettione; Dal con$i-
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glio, la compo$itione; è di nece$sità che proceda; & con la arte poi $i rechi a
fine quel che altri $i mette a fare. Il fondamento delle quai tutte co$e, credo
che $ia la prudentia & un maturo con$iglio: Concio$ia che le altre uirtuti, co-
me è la humanità, la benignità, la mode$tia, la bontà, non le de$idero piu in co-
[361]LIBRO NONO.
ftui che io mi faccia nelli altri huomini, dediti a qual $i uoglia $orte d’arti. Con
cio$ia che que$te $on co$e che chi non le ha, non credo io, non che altro, che $ia
da reputare per huomo. Ma $opra tutto bi$ogna che egli $chifi la leggierez-
za, la o$tinatione, la boria, la intemperantia; & $e alcune altre co$e ci fono che
appre$$o de’ cittadini gli po$sino diminuire la $ua buona gratia, o accre$cerli lo
5
odio. Vltimamente uorrei che $i porta$$e come fanno coloro che danno ope-
ra alli $tudij delle buone lettere. Concio$ia che e’ non è ne$$uno che pen$i d’ha-
uere $tudiato tanto che gli ba$ti. Se e’ non harà letto & ueduti tutti gli Auttori,
& di quei che nõ $on ancor buoni, iquali trattino, o habbino $critto alcuna co$a
di quella facultà, nellaquale ei $i e$ercita. Co$i in que$to luogo con$idererà dili-
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genti$simamente tutti gli edificij che communemente $aranno lodati, & appro
uati da gli huomini, di$egneralli con linee, & numeri, uorràfarne modelli, &
e$empil, & hauerli appre$$o di $e, & co$i cono$cerà, & e$aminerà, lo ordine, i
luoghi, i generi, & i numeri di cia$cuna delle co$e; dellequali coloro $i $aranno
$eruiti; & ma$simo di chi harà fatto co$e grandi$sime, & eccell\~eti$sime; de qua-
15
li $i puo fare coniettura che fu$sino huomini egregij. E$$endo $tati moderato-
ri di sì grandi $pe$e. Ne $arà mo$$o da una gran machina di muraglia, talmente
che in quella po$i lo animo. Gran co$a di$$e colui, è certo quella che ha fatto Co
lono. Ma la prima co$a andrà rinuenendo quanto artificio $ia in qualunque co
$a preueduto, & $ecreto, o quel che ui $ia eccellente, & mirabile, mediante la in
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uentione, & $i auuezzerà che nulla ui $ia lodabile, nè da e$$ere approuato, $e nõ
quelle co$e che vi $ieno del tutto eccellenti, & degne di ammirationi d’inge-
gno, & ciò che in qualunque luogo truoua di lodabile, attribui$ca alle co$e $ue,
acciò habbia ad e$$ere imitato, & quelle co$e che e’ cono$cerà poter$i fare mol-
to piu dilicate, con l’arte, & con il moderarle, le correggerà, & modererà, & quel
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le che non $aranno però cattiue affatto, $i sforzerà con le forze dello ingegno
migl<007>orarle, & $empre con una $ottile, & continoua inue$tigatione di co$e otti-
me, de$iderando $empre co$e maggiori e$erciterà, & accre$cierà l’ingegno $uo,
& in que$to modo $i raccorrà, & riporrà nello animo tutte le lodi, non $olamen
te $par$e, & $eminate, ma na$co$te, & ripo$te per dire co$i nell’intime ui$cere del
30
la natura, Lequali lodi introducerà con grandi$simo frutto di lode, & di gloria
nelle opere $ue; & $i rallegrerà di hauer me$$o inanzi alcuna $ua bella inuen-
tione, dellaquale gli huomini s’habbino a marauigliare, come perauentura fu
quella di colui che fece il Tempio $enza alcuno ferramento. O ueramente
come quella di colui che condu$$e a Roma il Colo$$o $empre ritto, & $o$pe$o,
35
nel qual lauoro faccia ancor que$to a no$tro propo$ito, $i $eruiua di uentiquat-
tro Elefanti. O come quella di colui, che nel cauare di una caua ui la$cierà
fatto un laberinto, o un Tempio, o qual’ altra co$a tu ti uoglia che $erua a’ bi-
$ogni de gli huomini fuor della oppenione d’altrui Dicono che Nerone $i
$eruì certo di Architettori prodigio$i, a’ quali non cadeua mai co$a alcuna
nello animo, $e non quelle che erano qua$i impo$sibili a far$i da gli huomini.
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Io certo non lodo que$ti tali. Ma io uorrei, che e’fu$sino, & $i apparecchia$$e-
ro di e$$er tali, che e’ paia che egli habbino uoluto in ogni co$a atten dere pri-
ma alla utilità, & al bi$ogno che ad altro, & $e bene egli harà fatto tutto quello
[362]DELLA ARCHITETTV RA
che hara fatto per addornamento, io nientedimeno vorrei, che tu non negas$i
che e’ paia che e’ l’habbia fatto principalmente per vtilità, & loderò $e alle nuo
ue inuentioni vi $aranno in$erti i lodati$simi ordini delli Antichi. Et $e a quel
li non mancheranno nuoui truouati di ingegno. Si che in que$to modo ecci-
terà le forze dello ingegno $uo, con l’u$o, & con la e$$ercitatione delle co$e che
5
giouino a acqui$tare que$ta $cientia, o arte con molta lode, & pen$erà che lo of
ficio $uo $ia di non hauer $olamente quella faculta, laquale non hauendo $i tro-
uerrebbe non e$$er quello, quale ei fà profe$sione di e$$ere. ma $i armerà della
cognitione, & ornato di tutte le buone arti, per quãto farà a $uo propo$ito, & ci
diuenterà prompto, & e$pedito, Talmente, che in quella co$a non de$idererà
10
maggiori aiuti di dottrina, & $i delibererà di nõ hauer mai a tor$i, ne acce$$are
dallo $tudio, ne dalla indu$tria, fino a tanto che e’ $i cono$ca e$$ere $imile a colo-
ro, alle lodi, de quali non $i può arroggere co$a alcuna. Ne pen$erà di hauer
mai $atisfatto a $e $te$$o, $e e’ $arà co$a alcuna in alcun luogo, che per ver$o alcu-
no li po$sa giouare, da poterla ottenere con arte, o con ingegno, $e egli nõ l’ha-
15
rà compre$a, & non $e ne $arà totalmente in$ignorito, & non $i $arà con tutto il
$uo potere sforzato, che in lui $te$lo $i ritruoui il cumulo, & la $omma vltima
della gloria, di hauer cõdotto al piu pregiato fine, qual $i voglia genere, $pecie,
o forma delle co$e. Ma quelle co$e che giouano, & quali delle arti $ieno ad
vno Architettore nece$$arie, $on que$te. La Pittura, & le Matematiche, nell’ altre
20
non mi affatico, che $ia dotto, ò no. Concio$ia che io non pre$terò fede a co-
lui che dice, che a vno Architettore s’a$peta di e$$ere Dottore di Legge, accio-
che e’$appia rendere ragione del rimuouere le acque. Del por termine in-
fra i confini, & del non incorrere in Lite, & controuer$ie & $imili, come ne lo
edificare bene $pe$lo interuiene. Non mi curo anco che e’ $ia perfetti$simo
25
A$trologo in que$to affare, perche egli habbia a $apere, che le Librerie $i fanno
diuer$o borea, & che le $tufe, $tanno bene ver$o Occidente. Ne confe$$erò an-
co che e’ $ia di nece$sità l’e$$ere Mu$ico per hauer a porre ne Teatri i va$i di Ra
me o di Bronzo che ri$uonino. Ne mi curo anco, che $ia Rettorico, pche egli
habbia a $aper ben raccontare, inanzi quel che egli habbia a fare per mo$trar$i
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a chi vole$si $eruir$i di lui: Concio$ia che il pen$iero, la Scientia, il con$iglio, &
la diligentia gli $ara a ba$tanza per potere e$primere con parole quel che faccia
al $uo propo$ito accomodatamente, & bene. llche nella eloquentia, è la co$a
principale, & importanti$sima. Non vorrei gia che ei fu$$e $enza lingua, ne che
egli haue$$e gli orecchi tanto $ordi, che ei non cono$ce$$e l’harmonie. Sarà be-
35
ne a ba$tanza $e ei non edificherà per il Publico, quando egli edificherà per il
priuato che e’ non nuoca ad altri, con i lumi, con le grondaie, con docioni,’o
guidamenti di acque, o non impedirà viaggi a Serui fuori del cõ$ueto. Se e $a-
pràquali V enti da qual parte del mondo tirino, & come $i chiamino, il quale $e
ne $arà informati$simo non lo bia$imerò. Ma della pittura, & della Mathemati
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ca bi$ogna che non ne manchi non altrimenti che non può mancare il Poeta
del $apere bene le voci, & le Syllabe, & non sò $e egli è a ba$tanza, che di que$te
due co$e e’ ne $ia mediocremente in$trutto. Farò ben di me tal profe$sione,
che mi $ono molte volte entrate nella m\~ete a$$ai conietture, & p\~e$ieri di mura-
[363]LIBRO NONO.
glie, che io harei grandi$simamente lodate, & quando io le ho poi di$egnate
con linee, ho trouato in quella parte, che piu $arebbe piaciuta, molti graui er-
rori, & da correggerli a$$ai, & quando poi io ho ripen$ato, a quel che io haueua
me$$o in di$egno, & che io haueua cominciato a determinare, conobbi la mia
<007>ndiligentia, & la ripre$i. Finalmente hauendone io $atti modelli, & e$empi,
5
& alcuna uolta andando repetendo tutte le parti, accadde, che tal uolta, che io
conobbi, che nel numero ancora mi ero ingannato. Ma io non uoglio già
che $ia Zeu$i nel dipignere, nè Nicomaco nel maneggiare dè numeri, nè Ar-
chimede nel trattare de gli Anguli, & delle linee; ma $arà a ba$tanza, $e da’ libri
della pittura, & del di$egno, che noi $criuemmo, $aprà cauare i primi principij,
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& $e delle co$e Mathematiche, ne cauerà quella notitia, che $i fu pen$ata alla me
$colata de gli angoli, de numeri, & delle linee, come $ono quelle co$e, che del
mi$urare i pe$i, le $uperficie, & i corpi ci $ono, lequali i Greci chiamano Podi$-
mata, & Embada; con que$te arti aggiuntoci & $tudio, & diligentia lo Achitet-
tore $i acqui$ta gratia, ricchezze, gloria, & fama appre$$o de po$teri.
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_A_ chi lo Architettore debbe communicare il $uo con$iglio, & l’opera $ua. Cap. XI.
E’Mi piace che in que$to luogo non $i la$ci indrieto, quel’che sì appartiene
allo Archittetore. Tu nõ hai a andare $põtanam\~ete co$i a $eruire ogn’u
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no che dice di uolere edificare. Ilche i leggieri, & i borio$i piu che il bi
$ogno, $ogliono fare. Io non $o $e egli è da a$pettare, che e’ te ne richiega piu
& piu uolte. Bi$ogna che da per loro ti credino, & che eglino habbino fede
in te, chi $i uuol $eruire dell’opera, & del con$iglio tuo, o perche uorrò io offe-
rire le mie degne, & utili inuentioni $enza hauerne frutto ne$$uno a fare che o
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uno, o un’altro ignorante mi creda? Merita per Dio certamente premio non
mediocre il farti con gli auertimenti miei piu e$perto in quella co$a, nellaquale
io ti ri$piarmi grandi$sima $pe$a, & gioui oltra modo, & alle commodità, & a’
piaceri tuoi, è co$a da $auio il $aper$i mantenere la reputatione, & è a ba$tanza
dare fidato con$iglio, & di$egni lodati$simi a chi te ne ricerca; che $e per auen-
30
tura tu piglierai il lauoro $opra di te, & che tu uogli e$$erne $opra$tante, & quel
lo che ne dia fine, durerai grandi$sima faticha a $chifare, che tutti i di$etti di al-
tri, & tutti gli errori, o per ignorantia, o per negligentia comme$si, non $ieno a
te $olo imputati. Que$te $ono co$e da commetterle a $opra$tanti diligenti,
accurati, rigidi, $eueri, che proccurino il modo, cõ ilquale le co$e $i habbino æ
35
fare, con $tudio, indu$tria, & diligentia, & a$siduità. Vorrei ancora per quan-
to è po$sibile, che tu auerti$ca di non ti impacciare $enon con per$one $plendi-
de, & con i Principi delle Cittadi, cupidi$simi di que$te co$e. Concio$ia che le
tue fatiche date a chi $i uoglia, che non $ieno per$one qualificate diuentano ui-
li. Quanto pen$i tu che ti gioui, la authorità de gli huomini grandi, a’ quali tu
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ti $ia pre$uppo$to d’hauere a $eru<007>re, inquanto alla gloria. Io $ono uno di
quelli, che (oltre a che a la maggior parte de gli huomini non sò perche alcuna
uolta pare, che gli huomini grandi habbino miglior gu$to, & miglior giudicio
al parere del uulgo, che in effetto non hanno) io dico che $ono uno di quelli
[364]DELLA ARCHITETTV RA
che uorrei, che lo Arohitettore fu$sino date prontamente, & in abbondantia
tutte quelle co$e, lequali $ono di bi$ogno a mettere ad effetto tale muraglia.
Que$te co$e gli huomini di ba$$a mano, il piu delle uolte perche non po$$ono,
non uogliono anco farle. Aggiugnici, ilche $i puo facilmente uedere, che an-
5
cora che e’$ieno duoi mae$tri di ingegno, & di induftria uguali, & che habbino
a fare un’ opera uguale, alcuna uolta $i arrecherà piu gratia dietro l’uno di loro,
& piu abondantemente, mediante la ualuta, & la eccellentia delle co$e, delle-
quali $i harà a $eruire, che non faràl’altro. Vltimamente, ti auuerti$co che per
de$iderio di gloria tu non ti metta $cioccamente ad alcuna impre$a in ne$$un
luogo di co$e in u$itate, o non mai uedute: fa di hauere e$aminate, & con$idera-
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te molto ben e infino ad ogni minima co$a: le impre$e, che tu metti inanzi. Il
far dar fine con le mani d’altri alle tue inuentioni, & immaginationi, è co $a grã
de, & fatico$a; & il uolere far $pendere ad altrii danari, $econdo il tuo parere.
Chi è quello, che non $appia, che è co$a $empre piena di cordogli, & di ramma-
richi? Oltre di que$to io uorrei, che tu $cacia$si molto lungi da te quel difet-
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to comune, per ilquale $pe$$o auuiene, che il piu delle uolte, non è ne$$uno edi-
fitio infra grandi, che non habbia graui$simi difetti, & da uituperar$i grande-
mente, percioche chi $arà quello, che non de$ideri grandemente d’hauer a e$$e
re Cen$ore, correttore, & emendatore della uita tua, dell’arte, de’ co$tumi, &
delli ordini tuoi? Concio$ra che a qual $i uoglia grandi$sima muraglia, rare uol-
20
te auiene, che gli $ia dato fine, o per la breuità della uita de gli huomini, o per
la grandezza dell’opera, da quel mede$imo huomo, dal quale ella $arà $tata prin
cipiata. Ma noi che re$tiamo inuidio$i, & importuni, ci sforciamo, & ci uantia-
mo di hauerui innouato alcuna co$a. Onde auuiene, che le co$e bene inco-
minciate da altri $i deprauino, & $i gua$tino, & $i fini$cono male. Io giudico,
25
che $ia bene di douer $tare a quelle determinationi di coloro, che ne $ono $tati
inuentori, che le hanno lungamente e$aminate, & cõ$iderate. Percioche quei
primi inuentori po$$ettono e$$ere mo$si da alcuna cagione, I aquale for$e, $e tu
e$aminerai diligentemente il tutto, & la con$idererai con attentione, & cura,
non ti $arà na$co$ta. Nondimeno io ti auerti$co, che tutto quello, che tu ti de-
30
libererai di innouarui, non lo fare, $enon con$igliato, & piu to$to comandatoti
dal con$iglio di huomini e$perti$simi, & approuati$simi. Imperoche in que$to
modo procederai bene a’bi$ogni della muraglia, & ti di$enderai da’ morfi del-
le male lingue. Habbiamo trattato delle co$e Publiche, delle priuate, de gli
edificij $acri, de $ecolari, delle co$e, che $eruono a bi$ogni; di quelle, che
35
$eruono alla Maie$tà, & di quelle che $eruono a diletti, & a piaceri.
Hora diremo quel che ci re$ta, cioè, in qual modo $i po$sino ri-
parare, & correggerei difetti, iquali o per ignorantia de
Tempi, & de gli huomini, o per ca$i auer$i, o non
pen$ati acca$cono ne gli edificij;
40
pre$tate o litterati fa-
uore a que$ti
$tudij.
[365]
DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONBATISTA
ALBERTI.
LIBRO DECIMO.
De difetti de gli edi$ic{ij}, onde na$chino, quali $ieno quelli, che $i po$sino correggere, e qual
no, da gli Architettori, & quai co$e $ien quelle, che faccino cattiua aria. Cap. _I_.
SE Da quì inanzi noi habbiamo a di$putare de difetti da emen-
dar$i, delli edificij, e’ bi$ogna con$iderare quali $ieno certam\~ete
quei difetti, che $i po$$ono dalle mani delli huomini emendare.
15
Percioche i Medici in que$to mede$imo modo giudicano, che
nel cono$cere la qualità del male d’uno intermo, cõ$i$ta la $om-
ma de rimedij da guarirlo. Adunquei difetti delli edificij, & publici, & pri-
uati alcuni $ono nati, & cau$ati dall’ Architettore, & alcuni ui $ono $tati porta-
ti d’altronde; & di que$ti ancora ad alcuni $i puo riparare con l’arte, & cõ l’inge
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gno, & ad alcuni altri nõ $i puo dare rimedio alcuno. Dall’ Architettore proce-
dono quelli, che noi dic\~emo nel pa$$ato libro qua$i mo$trãdoli a dito. Concio-
$ia che alcuni $ono difetti dell’animo, & alcuni delle mani; dell’animo $ono l’e-
lettione, lo $cõpartim\~eto, la di$tributione, il finim\~eto mal fatto, di$sipato, & con
fu$o. Ma i difetti delle mani $ono l’apparecchiam\~eto delle co$e, il prouederle, il
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murarle, & metterle in$ieme poco accuratam\~ete, & a ca$o, & $imili, ne quai di-
fetti, i poco dilig\~eti, & mal cõ$iderati, facilm\~ete incorrono. Mai difetti, che pro
cedono d’altrõde, apena p\~e$o io che $i po$sino annouerare, tãti $ono, & tãto ua
rij, infra iquali ci è quello, ch’e’ dicono, che tutte le co$e $ono $uperate, & uinte
dal t\~epo, & che i torm\~eti della uecchiaia $ono pieni di in$idie, & molto pot\~eti,
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nè po$$ono i corpi sforzar$i cotro a’ patti della natura, di nõ inuecchiare, talm\~e
te, ch’alcuni p\~e$ono, che’l Cielo $te$$o $ia mortale, p que$to $olo, ch’egli è corpo,
& $appiamo quanto po$$a l’ardore del Sole, quãto i diacci, quanto le brinate, &
quãto i u\~eti. Da que$ti tor@@\~eti ueggiamo i duri$simi $a$si con$umar$i, aprir$i, &
infracidar$i; & col t\~epo $piccar$i dalle alte ripe, & cadere $a$si oltra modo gran-
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di$simi, talm\~ete che rouinano con gran parte del Monte. aggiugni a que$te le
uillanie, che fanno gli buomini, Co$i mi guardi Dio, come alcuna uolta io non
po$$o fare, che e’ nõ mi uenga a $tomaco, uedendo che per $tracurataggine di al
cuni (per nõ dire co$a odio$a) che direi per auaritia, e’ $i cõ$ente di dis$are quel-
le muraglie, allequali ha perdonato, mediante la loro maie$tà, il barbaro, & l’in
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furiato inimico, & allequali il t\~epo peruer$o, & o$tinato di$sipatore delle co$e,
accõ$entiua, che ancora $te$$ero eterne. Aggiugnicii ca$i repentini de fuochi,
delle $aette, de tremuoti, & delli impeti dell’acque, & delle inõdationi, & dell’al
tre molte co$e, che di giorno in giorno l’impeto {pro}digio$o della Natura ne puo
[366]DELLA ARCHITETTVRA
arrecare, non piu vdite, fuor’ d’oppenione incredibili; mediante le quali co$e $i
rouina, & $i difetta qual’$i uoglia ben’ordinata, & ben’fatta muraglia da qual $i
uoglia Architettore. Platone diceua che la I$ola A tlantea non minore che lo
Epiro le ne era ita in fumo. Mediante le i$torie $appiamo noi che Bura, & Elide,
vna da vna apertura della Terra, & l’altra dall’onde furono $ummer$e, & che la
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Palude Tritonide di$parue in vno $tante, & per il contrario appre$$o alli Argiui
e$$ere in un’$ubito appar$a la Palude Stinfal<007>da, & appre$$o a Teramene nacque
in vn $ubito vna I$ola cõ acque calde, & infra Tyre$ia, & Thera nacque nel Mare
vna fiãma, che durò quattro dìinteri ad abbruciare, & ad ardere il mare tutto,
& dipoi riman erui vna I$ola di dodici $tadij, nella quale i Rodiani edificarono il
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Tempio a Nettuno Defen$ore, & in alcuni altri luoghi e$$ere multipl<007>cati tãto i
Topi, che dipoi ne $ucce$$e la pe$te, & dalli Spagniuoli furno mãdati Imba$cia-
dori al Senato, i quali chiede$sino $occor$o contro le iniurie de Conigli, & mol-
te altre co$e $imili a quelle, che noi raccogli\~emo in quello opu$colo, che $i chia-
ma Theogenio; ma non tutti i difetti che procedono d’altronde $ono però in-
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emendabili, nè anche i diftetti che na$cono dallo Architettore fon’però tutti at
ti a poter$i emendare, concio$ia che le co$e gua$te totalmente, & deprauate per
ogni conto, non $i po$$ono emendaræ. Quelle ancora, che $tanno di maniera,
che non $i po$lono migliorare, $e non $i riuoltano $ozzopra tutte le linee, e$$e
certo nõ $i rimediano; ma piu pre$to $i rouinano <002> faruene di nuouo delle al-
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tre. Ma io non attendo a que$to. Noi andren’dietro a quelle, che mediãte
la mano $i po$$ono migliorare, & fare piu commode, & ina nzi tratto andremo
alle Publiche, delle quali la maggior, & la piu importante, è la Città, o piu pre$to
$e e’ ci è lecito il dir’co$i la Regione della citta, la Regionen ellaquale il mal’dili
gente Architettore harà po$ta la $ua Cittade, harà for$e que$ti difetti da e$$ere
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em\~edati. Percioche, o ella $arà mal $icura, mediãte le $ubite $correrie de nimici,
o ella $arà $otto vn’aria cruda, & poco $ana; & quelle co$e di che $i harà bi$o-
gno non ui $i genererano a ba$tanza. Tratteremo adunque di que$ti. A par-
tir$i di Ly dia per andare in Cilicia ui è un cammino molto $tretto fatto dal-
la natura infra i monti, di modo che tu dirai che ella habbia uoluto fare vn a
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porta alla prouincia. Nelle fauci del giogo, da Greci chiamate Porte, ui è
ancora un’ uiaggio, che tre armati lo guardano, con vna via $co$ce$a da $pe$si
riui di acque hora in qua, hora in la, che ca$cono dalle radici de monti, $imili
a que$te $ono nella marcha le Rocche $co$ce$e che il uulgo chiama Fo$$oom-
brone, & molte altre in altri luoghi. Ma $imili pa$si non $i truouano per tut-
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to fatti doue tu uorre$ti dalla Natura. Ma e’ par bene che in gran parte $i
po$sino fare imitando la Natura. Ilche in molti luoghi feciono i $aui anti-
chi. # Percioche per render’il pae$e $icuro dalle $correrie de nimici, $i ordi-
narono in que$ta maniera. # Racconterrò alcune co$e delle grandi, fatte da
huomini eccellenti$simi, con breuità, lequali faranno a no$tro propo$ito.
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Arta$er$e pre$$o allo Eufrate fece infra $e, & il nimico una $o$$a larga $e$$anta
piedi, & lunga diecimilia pa$si; I Ce$ari tra quali uno fù Adriano feciono un’
muro per Inghilterra lungo ottanta miglia, col quale e’ diuidef$ero i campi
de Barbari da quelli del popolo Romano. # Antonio Pio, ancora, fece nella
[367]LIBRO DECIMO.
mede$ima I$ola un muro di Piote. # Seuero doppo co$tui a trauer$o della
I$ola da lun capo allo altro $ino al Mare fece uno Argine di cento ventiduo
mila pa$si. # Appre$$o alla Margiana prouincia della India, Antioco Sotero,
doue egli edificò Antiochia, cin$e la prouincia intorno di un muro lungo.
1500. $tadij. # Et $e$o$e lungo lo Egitto ver$o la Arabia fece un muro, da Pe-
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lu$io $ino alla c<007>tta del Sole, laquale ei chiamano Thebe, per luoghi di$erti di
$tadij mede$imamente. 1500. I Neritoni appre$$o a Leucade concio$ia che
ella fu$$e gia terra ferma tagliato il Monte, & introdottoui il Mare la feciono
diuentare l$ola. # Eti Calciden$i, & i Beotij feciono uno argine nel Canale
mediante il quale l’I$ola di Negropõte $i cõgiugne$si alla Beotia, accioche elle
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$i $occorre$sino l’una l’altra. # Vicino al fiume O$sio Ale$$andro vi fece $ette
terre, nõ molto lontane l’una da l’altra, accio ne gli accidenti $ub<007>tani de nimici
$i pote$sino $occorrere l’vna l’altra. Chiamauano T<007>r$e certi alloggiamenti ch’e’
faceuano affortificati di argini, & $teccati alti, $imili a Ca$telli, de quali per tutto
$i $eruiuano contro le $correrie de nimici. # I Per$iani $erratele cateratte im-
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pediuano il fiume Tigri, accio per e$$o nõ pote$$e $alire ne$$una Naue come lni
mica. Le quali da Ale$sãdro furono disfatte, & gua$te dic\~edo ch’ell’erano co$e
da animi vili, & poltron<007>, & gli per$ua$e che piu to$to $i di$ende$sino cõ la Virtù
delle forze. Sõci alcuni, c’hãno fatto il loro pae$e $imile a un palude, con il con-
durui le acque in abbondantia come $i dice che $i faceua la Arabia, laquale me-
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diante le Paludi, & li $tagni che per lo Eufrate vi $i cau$auano dicono ch’era for
ti$sima contro la venuta de nimic<007> cõ que$ti aftortificam\~eti adunq; ren derono, i
pae$i forti$simi cõtro le iniurie de nimici, & cõ le mede$ime arti feciono il pae-
$e delli Inimici piu debole. Ma quelle co$e, che faccino l’aria cattiua raccõtãmo
noi a$$ai a lungo nel $uo luogo cõueni\~ete, le quali co$e $e tu andrai raccogli\~edo,
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trouerai che per il più $aranno di que$te maniere, Percio che, o da le troppo
grandi s$erze de $oli, o dale troppo ombre, o da fiati cattiui, & gro$si, che
venghin d’altronde, o da cattiui vapori, che e$chino della terra $i corrompe-
rà l’aria; o vero da per $e $te$$a l’aria $i arrecherà dietro qualche difetto: che
l’aria quando ella è cattiua o corrotta po$la emendar$i da alcuna arte de gli
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huomini, non è a pena alcuno che il creda, $e già non gioua quel che egli $cri-
uono, che placati gli Dij, o per con$iglio delli Dij, come $e $i fu$$e confitto il
chiodo per il Con$olo, $i placarono alcuna uolta pe$ti crudeli$sime. # Con-
tro alle troppo grandi sferze del Sole, & de Venti per gli habitatori di alcuna
terra, o delle Ville non mancherãno rimedij che giouino, ma il volere rimedia
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re a un pae$e, o prouincia intera, non sò io gia come ci faremo, ancor che io
non niego, che i difetti, che in gran parte procedono, & vengono portati dal-
la aria non $i po$sino rimediare, doue accagia che i vapori nociui della Terra
$i leuino uia, per la qual co$a io non ho da andar’dietro a vedere, $e o per la
po$$anza del Sole, o per il conceputo ardore nelle intime vi$cere, la Terra
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e$ali, & mandi fuori quei duoi vapori, l’uno che$olleuando$i in l’aria $i con-
uerta per il freddo in pioggie, & in neui, l’altro è il vapore $ecco, per il qua-
le $i muouono, i Venti. Siaci $olamente noto a noi che l’uno, & l’altro
e$ala, & e$ce della Terra, & $i come quei vapori, che e$alano fuori de corpi
[368]DELLA ARCHITETTVRA
delli animali $entiamo che $anno di quello odore, di che è quel tal corpo, cio è
che di un corpo pe$tilente ne e$ce puzzo pe$ti$ero, & di vn corpo odoro$o ne
c$ce $uaue, & $<007>m<007>li. Alcuna uolta ancora $i vede che accade manife$tam\~ete,
che quel’$udore, & quel vapore, che in quanto a $e non è mole$to di $ua natura,
nondimeno per il $udiciume delle ve$ti in$ettato $puzza. Co$i interuiene
5
nella terra. # Percioche quella campagna, che nõ $arà ben coperta di acqua, &
ne ancora a$ciutta a ba$tanza, ma qua$i come un loto, & vna fanghiglia, que$ta
certo per piu cagioni e$alerà fiati nociui, & in$etti; & $accia que$to a no$tro pro
po$ito, che doue noi $entiamo il Mare pro$ondo vi trouiamo le acque fredde, &
doue non è molto fondo le trouiamo tiepide, & dicono, che cio accade perche
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i raggi del Sole non po$$ono penetrare, ne pa$$are $ino al fondo, & $i come $e tu
mette$si un $erro rouente, & ben candito nell’olio, & quello olio fu$$e poco, $u-
bito ecciterebbe fumi forti & torbidi, Ma $e vi $arà a$$ai olio che $oprauanzi al
ferro $pegner à $ubito quel calore, & non farà fumo alcuno. Ma tratteremo di
que$te co$e con quella breuità, che noi habbiamo incominciato. E$$endo $tata
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ri$ecca vna palude intorno a vna certa terra, & e$$endo per tal conto $ucce$$a la
pe$te, $criue Seruio, che andorno a chiederne con$iglio ad Appolline, & che
gli ri$po$e che la $eccas$ino affatto. Vicino a Tempe vi era vno $tagno d’acqua
molto largo, & Hercole $attoui vna $o$$a lo $eccò. Et $eccò anco la Hidra dal
qual luogo, i rompimenti delle acque gua$tauano la Città propinqua come e’
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dicono; onde auuenne che con$umato lo humore $uperfluo, & $atto diueni-
re il terreno $odo, & a$ciutto leuarono uia i riui delle acque $opr’abbondan-
ti. # Gia il Nilo e$$endo vna fiata cre$ciuto molto piu che non era $uo $oli-
to, donde oltre al fango re$tarono molti, & varij animali, chera$ciutto$i poi il
terreno $i corroppono; fù cagione che di poi $ucce$$e vna grandi$sima pe$te.
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La Città Mazzara pre$$o al Monte Argeo dice Strabone abbonda di buone
acque, ma $e la $tate elle non banno donde $correre, vi $anno vna Aria mal
$ana, & pe$tilente. # Oltra di que$to in Libia uer$o $ettentrione $i come in
Ethiophia ancora non pioue, onde i laghi $pe$$o diuentano per il $ecco fan-
go$i, & perciò abbonda ella duna moltitudine di animali nati di corruttio-
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ne, & ma$simo di gran copia di locu$te contro a $i fatti $etori, & puzzo $i cru-
dele, l’un rimedio, & l’altro di Hercole, $aranno commodi faccendovi vna
fo$la, accioche per il fermarui$i de le acque, non vi diuenti il terreno fango-
$o, & di poi $i apra la regione a Soli, & co$i fatti credian noi che fu$sino i fuo-
chi di Hercole, & gioua a$$ai riempierui di $a$si, di Terra; Ma in che modo
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tu po$$a facilmente riempiere vno $tagno concauo, di Rena del fiume lo dire-
mo a luogo $uo. # Diceua Strabone che a $uo tempo la Città di Rauenna per
e$$ere inondata da a$$ai Mare, era $olita a $entire fiati puzzolenti, nondimeno,
la Aria non vi era cattiua, & $i marauigliano onde que$to accaggia $e già non
auiene per quello, che e’dicono, che accade alla Città di Venetia, che per agi-
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tarui$i $empre le paludi da i Venti, & dal $iotto della Marina, non $i quietano
mai. # Simile a que$ta ancota dicono che fù Ale$$andria. # Ma la State i cre-
$cimenti del Nilo, ne hanno di quel luogo leuato tal difetto. # Siamo adunque
auuertiti dalla Natura di quello che habbiamo a fare, Concio$ia che e’ $a-
[369]LIBRO DECIMO.
rà buono, & giouerà, o $eccare le paludi a fatto, o veramente far che vi $ia di
molta acqua di Riui, di fiume, o di Mare, tirataui dentro, o veramente cauarle
tanto a fondo, che $i troui l’acqua viua. Et di que$te $ia detto a ba$tanza.
5
Chel’ Acque principalmente $ono nece$sari$sime & di uarie
$orti. Cap. II.
PRouediamo al pre$ente che e’ non ci manchi co$a alcuna della quale po$-
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$iamo hauere di bi$ogno. Et quali $ieno le co$e nece$$arie non $tarò io
a raccontare troppo lungamente; perche elle $ono manife$te. Le co$e da
mangiare, le ve$timenta, i Tetti, & principalmente l’acqua. Talete Mile$io
v$aua dire che l’acqua era il principio delle co$e, & della congiuntione huma-
na. # Ari$tobolo dice, c’haueua veduti piu di mille borghi abbãdonati, perche
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il fiume lndo $i era volto altroue. Etio non negherò che l’acqua non $ia a gli
animali qua$i vn nutrim\~eto di calore, & vno alimento della vita; o perche $tarò
io a raccontare le piante? o l’altre co$e, de le quali $i $eruono i mortali? io mi
p\~e$o co$i, che quelle co$e, che cre$cono, & $i nutri$cono $opra de la terra, tutte,
$e tu gli leuerai l’acqua diuenteranno, & $i conuertiranno in niente. Appre$$o
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allo Eufrate non la$ciano pa$cere i be$tiami quanto e’ vogliono, perche eglino
ingra$lano troppo, mediante le Praterie troppo buone del che pen$ano ne $ia
cagione la troppa abbondantia dell’humore. Dicono che in Mare $ono pe$ci
grandi$simi, perche dall’acqua ne è porta grandi$sima copia, & abbondantia di
nutrimenti. Dice Senofoute che a Re di Lacedemonia era dato per maggior
25
grandezza che inanzi alla ca$a vicino alle Porte haue$sino vno $tagno di acqua.
Per co$tume antico nelle nozze, ne Sacrificij, & in tuttte qua$i le co$e $acre,
adoperiamo l’acqua, le qual co$e tutte faranno fede, & $ono inditio della $tima,
che feciono; i no$tri Antichi della acqua. Ma chi negherà che la abbondantia
di quella non gioui molto, & aiuti in molti modi a la generatione humana, di
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maniera che e’ non è mai da pen$are che in qual $i voglia luogo ne $ia mode$ta-
mente, $enon quando e’ ue ne $arà abbondantia grandi$sima per tuttii bi$ogni.
Dalla acqua adunque comincieremo $eruendo$ene noi come e’ dicono, & $ani
& infermi. I Ma$$ageti, aperto in molti luoghi il fiume Arago, feciono la Re-
gione Aquido$a. A Babbillonia perch’ella era edificata in luogo arido furo-
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no condotti, & il Tigre, & lo Eufrrate. Semiramis introdu$$e nella Città Ecba-
tana vno A quidotto, forato un alto monte per $tadij. 25. con vna fo$$a larga
quindici piedi. Il Re Arabo dal fiume Coro di Arabia $ino a quei luoghi de$er
ti, & aridi, doue egli a$pettaua Cambi$e ($e noi crediamo ogni co$a, ad Erodoto)
condu$$e l’acqua, hauendo fatto il condotto di pelle di Tori. Appre$$o a Samij
infra le opere rare era per marauiglio$a tenuta, vna fo$$a lunga $ettanta $ta-
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dij tirata per un monte alto cento cinquanta cubiti. # Marauigliauan$i
ancora di vno condotto fatto da Megaro, che era alto venti piedi, median-
te il quale $i conduceua il fonte nella Città. # Ma a mio giuditio la Città
di Roma $uperò di gran lunga tutti co$toro, & di grandezza di muraglie,
[370]DELLA ARCHITETTVRA
& di artificio del condurle, & della gran copia delle acque condotte dentro.
Ne $empre $aranno apparecchiati, o fonti, o fiumi, de quali tu po$$a cauare le
acque. # Ale$$andro per poter hauer dell’acqua per la Armata lungo il Mare,
& il lito Per$ico, fece cauare de pozzi. Dice Appiano che Hannibale quando
era $tretto da Scipione alla Citta di Cilla nel mezo della campagna per non vi
5
e$$ere acqua prouedde alla nece$sità de Soldati, con farui fare de pozzi. Ag-
giugnici ancora che ogni acqua che tu truoui non è buona ne commoda a bi-
$ogni de gli huomini. Percioche oltrea quello, che alcune $ono calde, & al-
cune fredde, & che alcune $ono dolci, alcune a$pre, alcune amare, alcune puri$-
$ime, alcune fango$e, vi$co$e, vntuo$e, & alcune tenghono di pece, & alcune che
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fanno le co$e, che tu vi metti dentro, come $a$si, & alcune, che fcaturi$cono par-
te chiare, & parte torbide, & in alcuni luoghi nel mede$imo fonte $ono, & quì
dolci, & quì $al$e, & amare. Sonci ancora molte co$e degne di memoria, per
le quali le acque infra di loro $ono, & di natura, & di po$$anza molto diferenti,
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lequali conferi$cono molto, & alla $alute, & al danno de gli huomini. Et $iaci
lecito ancora raccontare alcuni miracoli delle acque, che ne dilettino. Il fiume
Ar$inoe in Armenia gua$ta le ve$ti, che $i lauano con e$$o. L’acqua della fonte
di Diana pre$$o a Camerino, non $i vni$ce col Vino. A Debri Ca$tello de Ga-
ramanti vi è un fonte, che di giorno è freddo, & di notte è caldo. # Ap-
pre$$o de Sege$tani lo Helbe$o nel mezo del cor$o $ubito $i ri$calda. # Il fon-
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te Sacro di Epiro, $pegne le co$e che vi $i mettono acce$e, & accende quel-
le, che vi $i mettono $pente. # In Eleu$ina il fonte che ui è, $alta, & $i ral-
legra al $uono delle Tibie. # Gli animali fore$tieri quando beono del $iu-
me Indo $i mutano di colori. # Nel lito del Mare Eritreo ancora vi è vn fon-
te, del quale $e le pecore ne bcono, $ubito $i muta loro la lana in colore o$cu-
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ro. # A fonti Laodicen$i tutti i be$tiami di quattro piedi, che vi na$cono vi-
cini, $ono di colore gialliccio. # Nella campagna Gadarena vi è vna acqua,
la quale $e il be$tiame ne bee, perde $ubito, & la lana, & le vnghie. # Pre$$o
al Mare Hyrcano vi è un lago, nel quale tutti coloro, che v<007> $i lauano diuen-
tano Rogno$i, & $i guari$cono $olamente con olio. # A Su$a, è vna Acqua,
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che fa ca$care i denti. # Pre$$o allo $tagno Zelonio èvna fonte della qualle
chi ne bee, diuenta $terile, & ue ne è un’altra, che chi ne bee, torna $econda.
Et in Scio ne è una, che fa diuentare pazzo chi ne bee, & altroue una, che
non $olamente beuta, ma a fatica gu$tata, fa morire altrui ridendo, & $i truo-
ua una acqua ancora, che $e tu ti laua$si con e$$a, ti faria morire. Et in Arca-
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dia appre$$o a Nonagio, ui è una $orte di acqua, puri$sima per altro; ma è tan-
to ueleno$a, che ella non $i puo tenere in Metallo di $orte alcuna. Et per
il contrario ci $ono acque, che rendono ad altrui la $anità, come $ono quel-
le di Pozzuolo, di Siena, di Volterra, di Bologna, & quelle che in uarij luo-
ghi $ono celebrate per la Italia. Ma è maggior quello, che della acqua di
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Cor$ica $i racconta, che ra$$odaua le o$$a rotte, & con la quale $i $anaua-
no pe$simi ueleni, & in alcuni luoghi ne $ono, che fanno altrui buono in-
gegno, & qua$i indouino. In Cor$ica ancora è una fonte molto utile per gli
occhi, $e alcuno ladro negherà con $agramento il $urto in pre$ent<007>a del furto &
[371]LIBRO DECIMO.
$i lauerà gli occhi, $i accecherà $ubito. Di que$ti $ia detto a ba$tanza. Vltima-
mente in alcuni luoghi non $i trouerà acqua nè buona, nè cattiua. Et però, &
ma$simo in puglia u$arono di $erbare le acque piouane nelle Citerne.
Che quattro $ono le co$e da con$iderare circa alla co$a dell’ acqua, & doue ella
5
$i generi, o donde ella na$ca, & doue ella corra. Cap. III.
QVattro adunque $ono le co$e circa alli affari de le acque, che fanno a no-
$tro propo$ito, che elle $i truouino, che elle $i conduchino, che elle $i $cel
ghino, & che elle $i mantenghino. Di que$te habbiamo a trattare. Ma
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habbiamo prima a raccontare alcune co$e, che $i a$pettano all’u$o uniuer$ale
delle acque. Io non pen$o che l’acqua $i po$$a tenere, $enon in ua$i, & con$en-
to a coloro, che mo$si da que$to, dicono, & affermano il Mare e$$ere uno ua$o
grandi$simo, & a $imile $omiglianza, dicono <007>l fiume e$$ere un ua$o lunghi$si-
mo ancora, Ma ci è que$ta differentia, che in que$ti le acque di loro natura cor-
15
rono, & $i muouono, $enza che alcuna forza di fuori ci $i adoperi, & le altre,
cioè le del Mare, facilmente $i fermerebbono, $e elle non fu$sino agitate dallo
Impeto de Venti. Io non andrò quì dietro alle co$e de’ Filo$ofi. Se le ac-
que uanno al mare, qua$i che a luogo di quiete, & $e e’ na$ce dal raggio della
Luna, che il Mare per $patio di tempo cre$ca, & per $patio di tempo $cemi.
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Concio$ia che que$te co$e non conferi$cono punto al no$tro propo$ito. Non
è già da la$ciare indietro, ilche ueggiamo con gli occhi no$tri, che la Acqua di
$ua natura cerca di andare allo ingiù, ne puo patire, che la aria in ne$$uno
luogo, $tia $otto di lei, & che ella hà in odio il me$colamento di tutti i corpi
piu leggieri, & di tutti i piu graui di lei; & che ella de$idera di empiere tutte
25
le forme delle concauitati, nelle quali ella corra; & che ella $i sforza con tutte
le forze $ue quanto più te gli contraponi, di far forza, & di contendere con
piu perfidia, & contumacia, contro di te; nè mai $i ferma $ino a tanto che $e-
condo le forze $ue ella con$egui$ca, & ottenga di andare alla quiete, che ella
de$idera. # Et giunta al luogo doue ella $i ripo$i, $i contenta $olamente di $e
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$te$$a, & $prezza tutte le altre co$e me$colate, & pareggia con l’ultime $ue lab-
bra a l’ultima $uperficie $e $te$$a ad uguale parità di altezza, & mi ricordo di
hauer letto in Plutarco quel che $i appartenga alle acque. Cercaua Plutarco,
$e cauato il terreno, la acqua $urge$$e $u$o, come fa il $angue ne le ferite, o piu
pre$to, $e come latte generato a poco a poco nelle poppe delle Balie, $caturi$$e
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fuori. Sono alcuni, che aflermano, che le acque, che corrono $empre, non
e$cono di un ua$o, come raccolte in e$$o, ma che di quei luoghi, onde elle na-
$cono continouamente, ui $i generino di aria, non d’ogni $orte aria, ma di quel-
la finalmente, che $ia piu atta a diu\~etare uapore, & che la terra & ma$simo i Mõ
ti $ono come una $pugna piena di Pori, per iquali l’aria conceputa, diuenta piu
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$errata per il freddo, & $i uni$ce in$ieme, & pen$o che que$to acca$chi sì per
gl<007> altri inditij, sì per que$to, che e’ ueggono che i gran fiumi na$cono ne’ gran
monti. Alcuni altri non la intendono co$i, nè $tanno contenti all’oppenione di
co$toro, percioche e’ dicono, che molti altri fiumi, & che il Piramo ma$simo
[372]DELLA ARCHITETTVRA
non piccolo(concio$ia che egli è nauigabile) non na$ce però ne’ monti, manel
mezo della pianura. Perilche colui che dirà, che la terra $uccia gli humori del-
le piopgie, iquali mediante la loro grauezza, & la loro $ottigliezza penetrano,
& $i di$tillano, & ca$cano ne luoghi concaui, $arà for$e da non e$$er bia$imato.
Percioche e’ $i puo uedere, che le Regioni, doue $ono le pioggie rari$sime, man
5
cano di acque. La Libia, dicono, che è detta, qua$i lypigia, perche e’ ui pioue
di rado, ha adunque mancamento di acqua: & che doue e’ pioue a$$ai, $i truoui
grandi$sima abbondantia di acque, chi $arà quello, che lo nieghi? fa ancora al
propo$ito da con$iderar$i, che noi ueggiamo, che chi caua i pozzi, non truoua la
acqua in$ino a tanto che egli non è al piano del $iume. Pre$$o a Vol$conio Mon
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tano ca$tello di To$cana in un profondi$simo pozzo $ce$ono abba$$o auãti tro-
ua$$ero alcuna uena d’acqua uenti piedi l’acqua non ui fu prima ritrouata, $enõ
quando e’ furono al piano delle fontane, che de’ lor luoghi dal lato del Monte
$caturi$cono; & cono$cerai che il mede$imo interuiene ne’ pozzi di monte, qua
$i per tutto. Noihabbiamo prouato, che una $pugna diuenta humida per la hu-
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midità dell’aria, & di quì cauiamo una regola da pe$are, con laquale noi pe$ia-
mo quanto $ieno graui, & quanto $ecchi, i Venti, & l’aria. Et io certo non ne-
gherò, che l’humidità della notte non $ia $ucciata dalla $uperficie della Terra, o
che da per $e non entri ne’ pori di e$$a, & che facilmente $i po$$a conuertire in
humore; ma io non $on già ri$oluto di quel che io debba tenere per co$a ferma
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trouando io appre$$o delli $crittori tanto uarie co$e, tãto diuer$e, & infinite che
uengono innanzi a chi con$idera $imili co$e. Etè mani$e$to, che in molti luo-
ghi, o per tremuoti, o pur $pontaneamente ui$ono nate fontane di $ubito, & $ta
teui a$$ai tempo, & in uarij tempi e$$er mancate, talche alcune $i $ieno per$e nel
la $tate, & alcune nella inuernata, & alcune altre fonti dapoi che $i $ono $ec che,
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e$$ergli tornata un’ altra uolta grandi$sima abbondantia di acqua, & che le fon-
tane di acqua dolce non $olamente na$cono nella Terra, ma in mezo dell’ onde
del Mare, & affermano che le acque e$cono ancora da e$$e piante. In una cer
ta I$ola di quelle, che e’ chiamano fortunate, dicono, che cre$cono le ferule alla
altezza d’uno albero, delle quali di quelle che $ono nere, cauano un $ugo ama-
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ro, & delle bianche, $i di$tilla una acqua puri$sima, molto commoda al berne,
& molto mirabile. Ne’ monti di Armenia, ilche $criue Strabone molto graue
auttore, $i truouano certi uermini nati nella neue, che $ono pieni di acqua otti-
ma per bere. A Fie$ole, & a Vrbino, ancorche $ieno Città di Montagna, $ono
le acque a$$ai commode a chi caua i pozzi. Et que$to, perche quei monti $ono
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pietro$i, & le pietre ui $ono congiunte con la creta. Et ui $ono ancora certe
zolle, che con la pelle della loro tunica tengono acqua puri$sima, perilche e$-
$endo le co$e co$i fatte, il cono$cerne la Natura, non è co$i facile, ma è co$a mol-
to difficile, & o$cura.
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Che indic{ij} ci $ieno da truouare l’Acqua na$co$ta. Cap. IIII.
TOrno hora a propo$ito, trouerai con que$ti indicij le acque na$co$te. Sarat-
tene indicio la forma, & la faccia del luogo, & la $orte del terreno, doue tu
[373]LIBRO DECIMO.
habbia a ritrouare la acqua, & alcune co$e, c’ ha trouate l’indu$tria, & la diligen-
tia de gli huomini. Naturalmente il fatto $tà co$i, che quel luogo, ch’ è come un
$eno, & $imile a un luogo concauo, pare che egli $ia qua$i un ua$o apparecchia-
to à ritenere l’acqua; in quei luoghi, doue po$$ono a$$ai i $oli, perche gli humo-
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ri ui $i ri$eccano da raggi $uoi, $i truouano poche uene d’acqua, o ne$$una, o $e
pur ne’ luoghi campe$tri, $e ne troueranno alcune, $aranno certo graui, & ui$co
$e, & $al$e. Ne monti uer$o Settentrione, & doue è ombra o$curi$sima, ti $ucce-
derà prontamente il trouarui l’acqua. I Monti, che $tanno a$$ai tempo coperti
dalla Neue, danno di $e gran copia di acque. Io ho cõ$iderato que$to, che i Mõ
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ti, che nella loro cima hanno praterie piane, non mancano mai di acque. Et tro
uerai, che qua$i tutti i fiumi non na$cono d’altronde, $enon doue egli hanno
$otto di loro, o allo intorno il terreno $aldo, & $odo, & $opra di loro, o ui $arà
una pianura adiacere, o e’ $aranno coperti di terreno raro, & $ciolto, di manie-
ra, che $e tu e$amini bene la co$a, non negherai, che l’acqua ragunata ui ca$chi,
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qua$i da un lato d’un catino rotto. Et di quì è che il terreno piu $errato ha man
co acque, & non ui $i trouano, $enon in pelle in pelle. Ma il terreno piu $ciolto,
ha piu humore, ma non ui trouerai l’acqua, $enon giù ben adentro. Plinio rac-
conta, che in alcuni luoghi poi che ui è $tata tagliata una $elua, ui è nato una ac-
qua, Scriue Tacito, che quãdo Moi$e andaua peregrinando per il de$erto, & che
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per la $ete $i trouaua a mal partito, che e’ trouò le uene dell’ acqua $olam\~ete dal
la coniettura del terreno pieno di herbe. Emilio hauendo l’e$ercito pre$$o allo
olimpo, hauendo care$tia di acque, le trouò auertito dalla uerzura delle $elue.
Nella uia Collatina, una certa Verginella mo$trò à certi $oldati, che andauano
cercando della acqua, alcune uene, dietro allequali andando e$si cauando $co-
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per$ono un fonte abbondanti$simo, & al fonte accommodarono una ca$etta, &
ui dipin$ono la memoria del $eguito. Se il terreno auuallerà con facilità $otto
le piante de piedi, & $i appiccherà a’ piedi, dimo$tra che $otto ui è l’acqua. So-
no ancora indicij piu pro$simi dello e$$erui l’acqua $otto, doue na$cono quelle
co$e, & cre$cono, che amano le acque, o che na $cono per le acque, come il Sali-
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cone, le cannuccie, i giunchi, & la ellera, & quelle co$e, che non po$$ono $enza
gran nutrimento d’humore e$$ere peruenute à quella grandezza, allaquale $o-
no peruenute. Quel terreno, dice Columella, ilquale nutri$ce le uiti piene di
frondi, & quello ma$simo, che produce il Lebbio, & il Trifoglio, & i Su$ini $alua
tichi, è buono, & ha uene di acque dolci. Oltra di que$to l’abbondantia delle
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ranochielle, & de Lombrichi, & delle Zanzare, & le caterue de Mo$cherini, do-
ue aggirando$i uolano, ne danno inditio, che $otto ui $ia delle acque. Ma gli in-
dicij, che la acutezza dell’ ingegno ha ritrouati $ono que$ti. Cõ$iderarono gli in
ue$tigatori sì ogni $orte di terreno, sì ancora chei Monti $ono fatti di $corze,
qua$i come di carte, alcune piu $errate, alcune piu rade, & alcune piu $ottili, &
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con$iderarono, che i Monti erano fatti di que$te $corze po$te l’una $opra l’altra,
& amma$$ate, talmente che da lato di fuori, gli ordini di que$ti filari, o $corze,
& le linee delle congiunture $ono tirate a piano da de$tra a $ini$tra. Ma da lato
di dentro diuer$o il centro del Monte dette $corze $i chinano allo ingiù con
tutta la $uperficie di $opra, che ugualmente pende, ma non cõ tirare, & andare
[374]DELLA ARCHITETTVRA
di $e $te$$a continouato $ino adentro. Percioche ad ogni cento piedi qua$i $i
fermano con certi gradi dallo $cendere a trauer$o, rotta$i la $corza. Et dipoi
con $imile interrompimento di ordini, corrono con pari $orte di gradi da l’un
lato & l’altro del Monte $ino a’ centri del monte. Vedute adunque que$te co
$e, gli huomini di $ottil ingegno hanno facilmente potuto cogno$cere, chele
5
acque $ono, o generate, o ueramente, che le pioggie $i raccolgono infra que$te
$corze, & congiunture de filari, perilche le parti intime del Monte diuentano
humide. Di quì pre$ono argumento da poter hauere le r<007>po$te acque, fora-
to il Monte di quel luogo ma$simo, nel quale corrono a congiugner$i l’uno cõ
l’altro, i filoni, & gli ordini delle linee, che uanno a ba$$o, ilqual luogo è molto
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pronto doue i Mu$coli de monti congiugnendo$i l’uno a l’altro, faranno qual-
che $eno. Oltra di que$to le pelli del terreno mo$trano chiaro e$$ere infra lo-
ro di uaria & diuer$a natura atte a $ucciar$i le acque, o à dartele. Perciochei
$a$si Ro$si, il piu delle uolte $ono aquido$i, ma $ogliono ingannare; percioche
le acque, infra le uene dellequali tali $a$si abbondano, $e ne uanno. Et la $eli-
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ce, pietra tutta $ugo$a, & uiua, che nella radice del Monte $ia rotta, & molto a-
$pra, ne porge facilmente la acqua. La terra $ottile ancora facilmente ti darà
occa$ione di trouare la acqua in abbondantia, ma $arà di cattiuo $apore, Ma il
$abbion ma$chio, & la rena, che $i chiama carbonchio, ne porgono con certez
za, le acque molto $ane, & eterne. Il contrario interuiene nella Creta, che per
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e$$er troppo $pe$$a, non ti dà acque. Ma mantiene quella, che di fuori li uiene.
Nel $abbione $i truouano molto $ottili, & fango$e; & nel fondo fanno po$atura.
Della Arzilla e$cono acque leggieri, ma piu dolci che le altre. Del tufo piu
fredde, del terreno nero piu limpide. Ma ne la Ghiaia, $e ella $arà $ciolta, o mi-
nuta, ui $i cauerà con $peranza non certa. Ma doue ella comincierà ad e$$ere
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$errata piu a ba$$o, non $arà $peranza incerta il cauarui, Ma trouataui l’acqua,
oue ella $i $ia, o ne l’una, o ne l’altra $arà $empre di buono $apore. Et è mani-
fe$to, che aggiuntoci la diligentia della arte, $i cogno$ce quello luogo, $otto il-
quale è la uena; Et ne in$egnano in que$to modo. E$$endo il Cielo $ereno,
ponti la mattina a diacere a buon’ hora col mento in terra, dipoi uà riguardan-
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do per tutto il pae$e allo intorno, & $e in alcuno luogo tu uederai leuar$i uapori
di terra, & $alire cre$pi in Aria, come nel $reddo inuerno $uol fare il fiato de gli
huomini. Pen$ati, che quiui non manca l’acqua.
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40
[375]LIBRO DECIMO.
Ma accioche tu ne $ia piu certo, caua una fo$$a affonda, & larga quattro cubi-
ti, & mettiui d\~etro intorno al tramontare del Sole, o un ua$o di terra cauato di
$re$co della fornace, o alquanto di lana $udicia, o un ua$o di terra cruda, o un ua
$o d<007> Rame $ozzopra unto di olio, & cuopri con a$sicelle la fo$$a, & ricuoprila
5
di terra, $e la mattina dipoi il ua$o $arà molto piu graue, che non era prima, $e
la lana $arà bagnata, $e il ua$o di terra cruda $i $arà inhumidito, $e al ua$o di Ra-
me ui $aranno gocciole attaccate, & $e una lucerna la$ciataui acce$a, non harà
con$umato troppo olio, o $e fattoui fuoco, la terra ui farà fumo, certamente nõ
ui mancheranno uene di acqua. Ma in che tempo $i debbino far que$te co$e,
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non hanno ancora ben dichiarato; ma appre$$o gli Scrittori, in alcuni luoghi
truouo que$to. Ne’ dì caniculari & la terra, & i corpi delli Animali diuentano
molto humidi, onde auiene, che in quei giorni gli alberi $otto le $corze $i inhu
midi$cono molto, per la e$uberantia dell’humore; oltra que$to in quel t\~epo a
gli huomini uiene flu$$o di uentre, & per la troppa humettatione de’ corpi $on
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mole$tati da $pe$$e febbre, le qual<007> in quel t\~epo $ogliono piu che il $olito hauer
forza. Teo$ra$to p\~e$a che le cagioni di que$te $ieno, che allhora tirano i u\~eti Au
$trali, che di loro natura $ono humidi, & nebulo$i. Ari$totile afferma, che il ter-
reno è forzato a mandare fuori i uapori mediante il fuoco naturale, il quale è
me$colato nelle ui$cere del terreno. Se que$te co$e $ono co$i, $arebbono buoni
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quei t\~epi, ne quali que$ti fuochi $ono, o piu gagliardi, o meno oppre$$ati dalla
abbondantia dell’humore; & quelli ancora, ne quali e$$o terreno non fu$$e pe-
rò del tutto arido, & abbruciato. Ma io loderò certam\~ete que$ti t\~epi, la Prima-
uera ne luoghi $ecchi, l’Autunno ne luoghi ombro$i; Cõfermata adũq; la $pe-
ranza da que$te co$e, che noi habbiamo dette, cominciamo a cauare per Pozzi.
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Del cauare, & murare i Pozzi, & i condotti, & i Bottini. Cap. V.
IL cauare de Pozzi $i fa in duoi modi, o e’ $i caua il pozzo giù per il dirit-
to del fondo, o e’ $i fa una fo$$a per lo lungo, quelli che cauano i pozzi alcu-
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na uolta portano pericoli, & que$to accade, o per il cattiuo uapore, che indi
na$ce, ouero perche i lati del pozzo rouinano. Gli antichi mandauano gli $tia-
ui condennati per qualche maleficio a cauare nelle caue de Metalli, ne quai luo
ghi per la pe$tilentia della aria in breue tempo ueniuano con$umando$i. Con-
tro a uapori ci è infegnato, che noi mouiamo di continouo l’aria, & ui mettia-
35
mo lucerne ardenti, accioche $e il uapore per auentura è leggieri, $i con$umi
dalle fiamme, & $egli è graue habbino coloro che ui $tanno a cauare, onde aiu
tati po$sino piu temperatamente $chifare il nociuo male, percioche contino-
uando il uapore graue, $i $pegnerà la $iamma. Ma $e i uapori ingro$$eranno, &
per$euereranno, caua, dicono di quà, & di là, da de$tra, & da $ini$tra sfogatoi,
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per iquali il mal uapore, po$la liberamente u$cir fuora. Contro al pericolo
delrouinare farai l’opera in que$to modo, nel primo $uolo del terreno, doue
tu ti $arai ri$oluto di fare il pozzo fauui un filare a u$o di un cerchio, o di Mar-
mo, o di materia gagliardi$sima, tanto largo, quanta tu uuoi che $ia la larghez-
za del pozzo. Que$to ti $eruirà per ba$a dell’opera, che tu harai a fare, Mure-
[376]DELLA ARCHITETTVRA
rai adunque in que$to i lati del pozzo alti tre cubiti, & la$cerali ra$ciugare.
Quando que$to $arà ra$ciutto caua dentro il pozzo, & cauane quel che u’e den
tro, & ti auerrà che quanto andrai in giù col cauare, tanto vi murerai atorno,
in$ino al fondo, tu di poi hor con il cauare, & hor con il murare andrai $icura-
mente tanto allo in giù quanto tu vorrai. Sono alcuni, che uogliono che le mu-
ta del pozzo $i faccino $enza calcina, accio non $i $erri la uia alle uene. Alcu-
5
ni altri uogliono che ui $i facci tre $corze di muro, accioche l’acqua uenga ad
i$tillare da ba$$o piu nitida. Ma egli è d’una grande importanza il luogo doue
tu habbia a cauare. Percioche hauendo il terreno certe $corze o $ilari uarij po-
$ti l’uno $opra l’altro, accade che alcuna uolta, le acque piouane $i truouano e$-
$er mantenute $ubito $otto il terreno po$ticcio, nel primo $uolo $odo del ter-
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reno, Et que$ta per non e$$ere pura non l’apprezzeremo molto, & alcuna uolta
interuerrà il contrario, che trouata l’acqua, & volendo cauare piu adentro tal
uolta $i perderà, & ti $i fuggirà dinanzi a gli occhi. Et que$to accade perche tu
harai forato il ua$o, che la teneua. Per il che molto mi piaccono coloro, che
murano i pozzi in que$to modo; come $e egli haue$$ero a $are vn’ va$o, egli ac-
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cerchiano il di dentro del già cauato pozzo con duoi ordini di cerchi di legno
& di a$$e, di maniera che infra l’uno ordine, & l’altro, vi re$ta vno $pacio di un’
cubito, & que$to voto che re$ta, tra l’una $corza, & l’altra dellegname ri\~epiono
di un getto di ghiaia gro$$a, o piu pre$to di pezzami di $elici & di marmi me$co-
lati con calcina; & la$ciano che per $ei me$i que$to lauoro infra dette $corze $i
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$ecchi, & faccia pre$a; que$to $i fatto lauoro, è come un ua$o intero, dal fondo
del quale, & non d’altronde $urgendo vna acqua leggieri, & purificata zampilla.
Se tu farai condotti di acque $otto terra, o$$eruino coloro, che gli cauano le me-
de$ime co$e, che noi habbiamo raccõte cõtro a vapori. Et accioche doue tu ha-
rai cauato i condotti il di$opra non ti rouini in capo faraili in volta, ma giù per i
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condotti faccinui$i $pe$si sfogatoi parte à piombo, & parte con linee oblique,
non tanto perche egli habbino a rimouerei cattiui vapori, ma principalmente
accioche vi $iano diuer$e v$cite, & piu e$pedite, per le quali $i po$sino tirare $u$o,
& cauar fuori le co$e tagliate, & che vi fu$sino $ott’entrate. A coloro, che cerca-
no delle acque $e nel cauare non $e li offeriranno continouamente zolle di
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mano in mano piu humide, & che i ferramenti non cauino piu facilmente il
terreno rimarranno certamente ingannati dalla $peranza del trouar l’acqua.
Dello u$o delle Acque, quali $ieno piu $ane, & migliori, & co$i qua-
li $ieno piu cattiue. Cap. VI.
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TRouate le Acque, io vorrei che elle non $i accommoda$sino a ca$o a bi-
$ogni de gli huomini, Ma de$iderando$i per le città gran copia di acqua
non tanto perche e’ ne po$sino gli habitanti bere; ma perche e’ po$sino
lauar$i ancora, & perche elle $opperi$chino abbondanti$simamente agli orti, a
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coiai, a Purgatori, alle Fogne, & accioche con e$$e $i po$$a riparare in un’$ubito
alli impeti delle ar$ioni; nodimeno $i hà da eleggerne una, che $ia ottima, che
$erua per berne, l’altre di poiaccommodin$i in quei modi $econdo ch’elle gio-
[377]LIBRO DECIMO.
uano piu a cia$cun bi$ogno. Teofra$to diceua che quanto l’acqua era piu fred-
da, tanto era migliore alle piante, & che la fango$a, & torbidiccia, quella ma$si-
mo, che $corre da terreno fertile rende il terreno piu gagliardo. I cauagli non
$i dilettano diacque puri$sime, & ingra$$ano per le acque, che t\~eghino di Mu-
5
$tio, & tiepide. i Purgatori $timano a$$ai le acque crudi$sime. Truouo che i Fi$ici
dicono che la nece$sità delle acque per mantenere la uita, & la $anità de gli huo
mini è di due $orti; vna che e$tingua la $ete, & l’altra che come carro porti i
nutrimenti nelle vene de cibi che $aranno con e$$a cotti, acciò purificato quiui,
& cotto il $ugo di quelli, lo applichi alle m\~ebra. Et dicono che la $ete è un certo
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de$iderio, che $i hà principalm\~ete dello humore freddo; & p\~e$ano che le acque
fredde, & ma$simo doppo cena, a quelli che $ono $ani ingagliardi$chino lo $to-
maco, ma quelle che $ono alquanto troppo fredde a quei che $i $entano ancor
bene induchino $tupore, percuotino $pe$$o le inte$tine, $cuotino i nerui, & cõ
la crudezza loro $penghino quella virtù, che cuo ceil cibo nello $tomaco. Il Fiu
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me Oxo per e$$er $empre torbido perciò non è $ano a berne. Gli habitatori di
Roma sì per la $pe$$a mutatione dell’aria, sì per i vapori notturni del fiume, sì
ancora per i uenti, che vi traggono dopo mezo dì, $ono occupati da graue feb-
bre. Percioche que$ti venti nella e$tate $u la nona hora del giorno, nella quale
i corpi $entono il gran caldo, tirano freddi, & fanno o$tupefattioni nelle uene.
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Ma al parer mio, & le febbre, & la maggior parte di tutte le infirmità cattiue in
gran parte na$cono da le acque del Teuere, beute da la maggior parte $empre
qua$i torbidiccie. Nè $ia fuor di propo$ito che i Medici antichi nel curare le feb
bre Romane$che, ne comandano che noi v$iamo lo Aceto $quillitico & gli In-
ci$iui. Torno a propo$ito. Andiamo inue$tigando una Acqua, che $ia ottima.
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Cel$o Fi$ico di$$e que$to delle Acque, che la piouana era leggeri$sima, nel $ecõ-
do luogo poi era quella delle Fontane, nel terzo quella de Fiumi, nel quarto,
quella de pozzi, nel quinto, & ultimo luogo quella che $i liquefaceua, o della
Neue, o del Diaccio. Piu graue di ne$$una di que$te era quella del lago, & la pe$-
$ima $opra tutte l’altre quella delle paludi. La città di Mazzara $otto il Monte
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Argo abonda di buone acque, ma perche la $tate elle non hanno doue$correre
diuentano mal $ane, & pe$tifere. Tutti que$ti, che $anno $ono di que$to parere,
che e’ dicono che l’acqua di $ua natura è un corpo non me$colato, & $emplice,
che ha in $e & frigidità, & humidità. Diremo dunque e$$er ottima quella che nõ
$ia punto aliena, & deprauata da la Natura di $e $te$$a. Perilche $e ella nõ $arà pu
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ri$sima, e netta da ogni me$tione, & da ogni $apore, & da ogni difetto d’odore,
$enza dubbio ella nocerà molto alla $alute, faccendo o$tupefationi come e’ di-
cono per i pori intrin$echi delli Inte$tini ri\~epiendo o ri$tucãdo le vene, & ri$er-
rando, & $uffocando gli $piriti, mini$tri della vita. Et di quì a uiene che e’ dico-
no che la pioggia quando ella è minuta di vapori $otilli$simi, è la migliore che
$ia di tutte, pur che ella non habbia quel’difetto che $erbata, facilmente $i cor-
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rompa, & puzzi, & diuentata piu gra$$a induca durezze ne corpi. Hanno det-
to alcuni che que$to auiene perche elle $ono attinte da nugoli di troppo varie
& diuer$e me$colanze d’acque in$ieme, non altrimenti che interuiene del Ma-
re, nelqualesbocca, & $i aduna ogni $orte di acque & che e’ non è co$a ne$$una
[378]DELLA ARCHITETTVRA
piu atta, nèpiu pronta a poter$i pre$to corrõpere, che uno cõfu$o me$cuglio d
co$e di$simili, il $ugo di molte uue, me$$o confu$amente in$ieme, non dura mai
troppo. Appre$$o gli Hebrei era unalegge antica, che ne$$uno poteua $eminare
$emi alcuni, $enõ $implici, & $celti, giudicando, che la Natura abori$le del tutto
il me$cuglio delle co$e di$simili. Ma coloro, che $eguitano A ri$totile, iquali pen
$ano, che i uapori leuati$i diterra, $aliti in quella parte dell’aria, che è fredda, per
5
il freddo principalmente $i $errino in$ieme, come nugoli, & dipoi $i ri$oluono
in gocciole. La intendono altrimenti. Diceua Teofra$to che i frutti coltiuati, &
dome$tici cadeuano piu pre$to in infermità, che i $aluatichi. Et che que$ti e$$en
do rigidi, & di durezza non domata, re$i$tono piu gagliardamente alle impre$-
$sioni che gli uengono di fuori, & quelli altri per la loro tenerezza non $ono ga
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gliardi a poter re$i$tere per e$$er domati, $econdo il uoler tuo cõ la tua di$cipli-
na. Et co$i $imile malattie $i inducono nelle acque, quanto piu l’harai a tenere
(per u$are il detto $uo) tanto piu $arãno atte ad alterar$i, & di quì dicono che ac-
cade che l’ Acque cotte, & mitigate dal fuoco $i freddono pre$ti$simamente, &
pre$ti$simamente, di nuouo $i ri$caldano. Ma della pioggia $ia detto a ba$tãza.
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Doppo que$te cia$cuno loda le fontane, ma coloro, che antepõgono i Fiumi al
le Fõtane, dicono co$i. Che diren noi, che il fiume $ia altro, $enon una e$uberan
tia, & un concor$o di piu fonti congiunti in$ieme, maturato dal Sole, & da u\~eti,
& dal moto? Dicono ancora che il Pozzo è una Fõte, ma profonda. Et $e noi nõ
neghiamo, che i raggi del Sole giouino in parte all’ Acque; quale di que$te Fõti
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$ia la piu cruda $i uede manife$to, $e già noi non accõ$entiamo che nelle ui$cere
della terra $ia uno $pirito di fuoco, dal quale le acque $otto terra $ieno cotte. Le
Acque de Pozzi, dice Ari$totile, che la $tate doppo mezo dì diu\~etano tiepide.
Sono alcuni, che affermano che le acque de’ Pozzi nella $tate non $ono fredde,
ma che le ci paiono a comparatione della caldezza dell’ Aria. Ma per il cõtrario
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$i può vedere la antiquata oppenione di molti, che l’acqua $ubito attinta nõ ap
panna il uetro, nelquale ella $i mette, $e quel uetro $arà pulito, & non unto; Ma
e$$endo in fra primi principij, da i quali tutte le co$e hanno lo e$$ere $econdo il
parere ma$simo de Pittagorici, due le co$e Ma$tie, il calore, & il freddo, & la na-
tura & forza del calore $ia il penetrare, il ri$oluere, il rompere, il tirare à $e, &
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$ucciar$i ogni humore. Et la natura del freddo $ia $errare, ri$trignere, & induri-
re, & confermare. Da l’uno, & da l’altro nondimeno, in qualche parte, & ma$si-
mo nelle Acque, na$ce qua$i il mede$imo effetto. Se ei $aranno immoderati, o
piu a$sidui che il bi$ogno; percioche l’uno & l’altro inducono uguali con$uma-
menti delle parti $ottili$sime. Onde ne diuentano per la arr<007>d<007>tà adu$te. Et di
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quì interuiene, che noi diciamo, che i frutti $ono diuentati abruciati per i gran
caldi, & per i gran’ freddiancora. Et que$to perche noi ueggiamo che con$u-
mate, & $pente le parti piu tenere dal gielo, & da il Sole, i legnami diuentano
piu $cabro$i, & piu abruciati. Si che per le mede$ime ragioni le acque per i Soli
diuentano ui$co$e, & per il freddo cenerognole. Mainfrale acque lodate ci
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è ancora un’altra differentia. Percioche egli importa molto in che $tagione del
lo anno, in che hora del giorno, quai pioggie, & tirando quai venti. Tu racco-
glierai le acque piouane, & in che luogo ancora tu le riporrai, & quanto tempo
[379]LIBRO DECIMO.
tu ve l’habbia tenute. Pen$ano che le Acque piouane doppo il cuore del-
lo inuerno venghino piu graui di Cielo. Le raccolte nella inuernata, dico-
no che $ono piu dolci, che quelle, che $ono raccolte nella State. Le prime
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pioggie doppo i dì Caniculari $ono amare, & pe$tifere, percioche elle $i cor-
rompono mediante il me$cuglio del terreno adu$to, & dicono che la terra per-
cioè amara, perch’ella è fatta adu$ta da gli ardori del Sole. Et di quì nalce ch’e’
dicono ch’egli è migliore quella che $i piglia da tetti, che quella che $i piglia dal
Terreno, & di quella che $i piglia da tetti, pen$ano che la piu $ana $ia quella, che
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$i piglia doppo che i Tetti $on lauati dalla prima pioggia. I> Medici, che
$cri$$ono in lingua Cartagine$e dicono que$to. La pioggia, che cade la $tate,
& ma$simo tonando non è pura, & è, per la $al$edine nociua. Teofra$to p\~e$a
che le pioggie di notte $ieno migliori che quelle di giorno. Et di que$te pen
$ano che $ia piu $ana quella, che cade tirando Aquilone, Columella pen$a che la
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acqua piouana non $ia cattiua s’ella $i conduce per doccioni in citerna coperta,
percioch’ella facilmente allo $coperto & à $oli $i corrompe, & $erbata in va$o
di legno $i gua$ta pre$to. Le acque delle fontane ancora $ono infra loro diffe-
renti, delle quali Hipocrate pen$aua che quelle che na$ceuano alle radici de col
li fu$sino le migliori. Ma dellefontane gli Antichi diceuan que$to, infra le
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fontane lodauano primieramente quella, che fu$$e volta à Settentrione, o
che guardas$i ver$o il leuare del Sole, nello equinottio; & teneuano che la
piu cattiua fu$si quella, che fu$$e a mezo giorno. Et le piu vicine alle mi-
gliori, quelle che $ono a Leuante d’Inuerno, & non bia$imano però anco del
tutto quelle, che $ono ad Occidente, il qual luogo $uole e$$ere molto hu-
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mido di molta rugiada, & leggieri, che ne $uol pre$tare acque $uaui$sime;
perche la rugiada non ca$ca $e non in luoghi quieti, puri, & di aria tem-
perata. Teofra$to pen$a che l’acqua pigli del $apore del terreno, non al-
trimenti che interuiene del $ugo de frutti, delle viti, & delli alberi, iquali
tutti, $anno di quel terreno dal quale pigliano l humore, & di tutte quelle
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co$e, che $i congiungono con le loro radici. Gli antichi di$$ono che egli
era tante $orti, di vini, quante eran le $orti de Terreni, doue $i piantauano le
vigne. I uini di Padoua (diceua Plinio) $anno di Saliconi, a quali eglino ma
ritano le Viti, Catone in$egna doue $i medicano le viti con lo Elleboro her-
ba per muouere il corpo $enza pericolo, gittando fa$cetti di que$ta herba
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alle barbe delle viti quando elle $i $calzano. Et di quì na$ce, che e’ pen$ano,
che quelle acque, che e$cono dal $a$$o viuo, $ieno migliori che quelle, che
e$cono dal fango$o. Ma pen$ano che quella $ia di tutte le altre migliore.
Laquale na$ce di quel terreno del quale $e tu ne metterai in vn catino me-
$colato con acqua per farne loto, $ubito che tu re$terai di rimenarlo, ei
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$e ne vadia al fondo, & la$ci l’acqua di colore, di $apore, & di odore, pu-
ri$simo; Per la mede$ima ragione pen$aua Columella che le Acque, che $i
riuoltauano per i precipitij Sa$$o$i $u$sino ottime, perche elle non $i gua-
$tano per i me$colamenti che di fuori gli venghino. Manon ogni acqua,
che corra in$ra $a$si, è tale, che io la lodi a$$ai, percioche $e ella corre$$e
[380]DELLA ARCHITETTVRA
per vn’letto profondo, che haue$le le ripe molto ombro$e & affonde, ella diuen
teria cruda, & $e ella correrà per vn’ letto troppo aperto alhora facilmente con-
$ento ad Ari$totile, percioche per lo ardore del Sole con$umate$i le parti piu
$ottili, diuenta piu gra$$a. Gli Scrittori preferi$cono a tuttti gli altri fiumi il
Nilo, per que$te cagioni, prima perche egli hà molto gran’ cor$o, & perche e’
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fende terreni puri$simi, non difetto$i d’alcuno vitio di putredine, o vitiati dalla
contagione di nociuo $ecco, & perche e’ corre à Settentrione, & perche il letto
$uo, è $empre pieno d’acque, & purgate: Et non $i può negare che le acque, che
hanno piu lungo cor$o, & piu tardo, non $ieno manco crude, & non $ieno per
la $tracchezza piu e$tenuate, & però diuentano ben’purgate, la$ciata la $oma del
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le brutture nel lungo cor$o. Oltra que$to conuennero ancora tutti gli Anti-
chi in que$to, che le acque non $olamente $on’ tali, quali $ono i Terreni, come
poco fà diceuamo, nel qual luogo elle $i mantengono come in grembo di lor’
Madre, ma diuentano ancor tali, quali $ono i Terreni, per iquali elle correndo
pa$$ano; & quali $ono i $ughi delle herbe, che elle lauano, non $olamente per-
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che nello $correre e$$e le vadino leccando; quanto per que$to conto ma$simo,
che la pe$ti$era herba me$colerà in e$$e i $udori di quello pe$tifero terreno, nel
quale ella è cre$ciuta. Di quì auiene che e’ dicono che le cattiue herbe ne dan-
no acque mal $ane. Sentirai alcuna uolta la pioggia che puzzerà, & for$e $ara
amara, Et que$to dicono che auiene dalla In$ettione di quel luogo, donde quel
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$udore primieramente $uaporò fuori del Terreno. Et dicon’ che il $ugo del ter-
reno, doue egli è di natura $maltito & maturo, produce le co$e dolci, & per il
contrario doue egli è indige$to produce & fà tutte le co$e amare allequali $i ap-
plica. Quelle acque, che corrono ver$o Settentrione, dirai $or$e che $ieno piu
commode, perche elle $aranno piu fredde, percioche le $uggono velocemente,
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i raggi del Sole, & da lui $on piu to$to vi$itate, che abbruciate; per il contrario
$on quelle, che corrono ver$o Au$tro, percio ch’ elle $i gettano da per loro qua$i
nelle fiamme. Ari$totile diceua che il $pirito $oco$o, che dalla Natura è me-
$colato ne corpi, era ributtato dal vento Borea, e$$endo e$$o freddo, & $i ri$erra-
ua dentro, accio non $e ne anda$$e in fumo, per ilche le acque ne diuentano piu
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cotte, Etè manife$to che que$to $te$$o $pirito $i di$grega, & $i di$uni$ce dallo ar-
dore del Sole. Seruio con la auttorità di quei che $anno diceua che i Pozzi, &
i Fonti delle Acque $otto i Tetti non mandano fuori vapori, & que$to auuiene
perche quello Alito $ottile v$cito del Pozzo non può fendere, ne penetrare, ne
rimuouere quella aria raccozzata in$ieme & gro$$a che $i è adunata infra il mu
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ro & il tetto. Ma e$po$to al Cielo $coperto & libero, penetra piu $acilmente, &
qua$i vapore $i ri$olue & $i purga. Et di quì auuiene che e’lodano il pozzo, che $tà
allo $coperto molto piu che quello, che è al coperto. Nelle altre co$e $i de$idera
no qua$i tutte quelle co$e ne Pozzi che $i ricercano nelle $ontane. Percioche il
pozzo, & la fontana $ono qua$i cõgiunti di a$$inità in$ieme, ne $ono in co$a alcu
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na differenti, $aluo che nel moto del correre dell’acqua, anchor che $i trouino
molti pozzi ne quali vi corre, & $i muoue gro$$a vena. Et affermano
che quelle Acque, che durano a$$ai, bi$o gna che habbino moto. Ogni $orte
d’acqua, che non $i muoua $ia oue $i voglia, è inferma, che $e e’ $i attignerà di
[381]LIBRO DECIMO.
vn pozzo continouamente di molta acqua, $ara certamente quello tornato &
diuentato come vna ba$$a fontana. Et per il contrario $e e$$a fontana non tra
boccherà, ma $tarà ferma & quieta, $ara que$ta certo vn pozzo poco profondo,
piu to$to che vna fontana. Sono alcuni, che pen$ano che e’ non $i truouino ac-
5
que alcune che $ieno continoue & eterne, le quali non $i muouino di moto $imi
le qua$i al cor$o d’un fiume, & di vno Torrente. Ilche certamente credo. Ap-
pre$$o à Iuri$con$ulti $i fà difterentia infra il lago & lo $tagno, che il lago hà le ac-
que continoue & lo $tagno le hà per a tempo & ragunate ne lo Inuerno. Il lago
è di tre $orti, vno, che $tà fermo per dirlo co$i, che contento delle acque $ue $tà
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$empre à vn modo, ne sbocca mai in alcun loogo, l’altro che come padre di vn
fiume sbocca in alcun lu>ogo, & l’ultimo è quello, che riceue le acque d’altron-
de, & quelle, che gli auanzano ancora le manda via a gui$a di fiume. La prima
$orte di $i $atto lago è $imile ad vno $tagno, Il $econdo è $omigliantis$imo ad
vna fontana, il terzo $e io non m’inganno, è vn fiume allargato$i in quelluogo.
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Si che non $i hanno à ridire quelle co$e che noi dicemmo de $onti, & de $iumi.
Aggiugneci$i que$to che tutte le acque coperte per la ombra$ono piu fredde,
& piu chiare, ma $ono piu crude, che quelle, che $ono battute da Soli. Et per
il contrario le acque cotte dal molto Sole $ono $al$e & vi$co$e, lo e$$ere fonde
gioua a l’una $orte, & all’altra, perche a que$te per la profondità $i leua via lo e$-
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$er troppo calde, & a quelle $i ripara $enza incommodità che non diaccino. VI
timamente non giudicano che lo $tagno $ia però da e$$ere totalmente bi$ima-
to. Percioche doue na$cono le anguille pen$ano che le acque non vi $ieno
però cattiue del tutto, piu di tutte l’altre acque di $tagno dicon quella e$$ere cat
tiua, che genera le mignatte, & quella, che $tà $erma come $e vi $u$$e $opra di$te-
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$o vn panno, che offenda per il puzzo il na$o, che harà colore nero & liuido, &
che in vn va$o $i manterrà gro$$a gran tempo, Et che diuenti vi$co$a & graue
per molto mu$chio, & quella, cõ la quale $e ti lauerai le mani tardi $i ra$ciughi.
Ma per fare vn $unto di quelle co$e, che $i $on dette delle acque, e’ bi$ogna che
l’acqua $ia leggieri$sima, limpida, $ottile, & tra$parente, A que$te co$e $i hanno
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ancora ad arrogere quelle, che noi toccammo leggiermente nel primo libro.
Oltre a que$te co$e farà a propo$ito $e tu vedrai che le pecore, che ne habbino
beuto parecchi me$i, & lauate$i piu volte in quella acqua, che noi dicemmo, che
era miglior dell’altre $tieno bene del corpo & della $anità loro per tutto, & che
le $tien’ bene & $ieno $ane lo cono$cerai dalla qualità de $egati. Percioche e’ di
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cono che tutto quello, che nuoce, nuoce in tempo, & non è gran fatto che quel-
le cofe, che $i $entono piu tardi, po$sino nuocere piu grauemente.
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[382]DELLA ARCHITETTVRA
Del modo del condurre le Acque. & come elle $i pos$ino accommodare
à bi$ogni de glibuomini. Cap. VII.
TRouata finalmente l’acqua, & prouata che $ia buona, bi$ogna prouedere
che ella $i conduca eccellentemente, & che ella $i accommodi à bi$ogni
5
de gli huomini commodi$simamente. Duoi $ono i modi del condurre le
acque, o elle $i conducono per vn’$olco, & per vn’canale; o veramente elle $i fan
no gonfiare per cannelle & docioni. In qual $i è l’uno di que$ti modi, l’acqua nõ
$i mouerà, $e il luogo doue tu la vuoi condurre non $arà piu ba$$o che quello,
onde ella $i hà a muouere. Ma ci è que$ta differentia che l’acqua che $i condu-
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ce per canale bi$ogna che continouamente vadia allo ingiù col $uo pendio, ma
quella, che $i fà gonfiare in qualche parte del viaggio $i può fare $alire qualche
poco. Di que$te habbiamo à parlare. Ma bi$ogna raccontare prima alcune co$e
che fanno a propo$ito. Coloro, che vanno inue$tigando que$te co$e, dicono
che la terra è sferrica, ancor’ che in molti luoghi ella $ia a$pra di Monti, & in mol
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ti altrĩ ve$tita di Mari, Ma per il gran circuito di quella, a fatica $i cono$ce la $ua
a$prezza, & che egli interuiene come nel vuouo, ilquale $e bene è ronchio$o
nondimeno nella grandezza del $uo gran circuito non $i con$iderano, & non $i
$timano quei piccioli rilieui, che vi $ono. Etè co$a certa, $econdo Erato$tene
che il gran circuito della terra, è dugento cinquanta dua milia $tadii, & che e’
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non $i truoua monte ne$$uno tanto alto, ne acqua ne$$una tanto profonda che il
loro piombo pa$si. 15000. cubiti non il Monte Cauca$o certamente, in la cima
del quale batte il Sole $ino alle tre hore di notte. Egli è in Arcadia vn’grandi$si
mo monte chiamato Cylleno, & chi hà mi$urato il $uo piombo dice che e’ non
pa$$a. XX. $tadii. Et pen$ano che il Mare $ia $opra il terreno qua$i che vna co-
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perta, $i come $opra vn’pomo la rugiada di $tate. Sono alcuni che per ciancia di-
cono che il creatore del Mondo $i $eruì de la concauità del Mare qua$i che co-
me di vn’$uggello, quando fece i monti. A que$te co$e aggiungono i Geome-
tri, ilche faccia molto bene a propo$ito. Se e’$i tira vna linea retta, che tocchi il
globo della terra che dal punto nel quale ella tocchi il terreno $i di$tenda mille
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pa$si per lo lungo, egli auuerrà che quello interuallo che $arà infra lei, & il gran
circuito della terra nõ $arà mai piu che dieci dita, & però l’acqua non vi andrà
mai per i canali, ma che ella $i fermerà a gui$a d’uno $tagno, à ogni otto $tadii
adunque bi$ogna che ella $ia piu ba$$a vn’piede intero, che non fù il luogo doue
prima fu tagliata la Ripa, & trouata l’acqua; Il qual luogo, ilegi$ti chiamano lo
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Incile, detto co$i dalla inci$ione, che $i fà, o nel $a$$o, o nel terreno per cagione
del condurre l’acqua; & $e ad ogni otto $tadii egli harà piu di $ei piedi di pen-
dio, pen$ano che la rapidità del cor$o $ia per le naui incommoda, Et per vedere
$e dal piano dello Incile, la fo$$a $cauata, che ha à condur’ l’acqua, è piu ba$$a o
nò, & quanto habbia di pendio $i $ono trouati certi in$trumenti & vna arte mol
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to vtile. Que$ta co$a da i Mae$tri che non $anno, è cono$ciuta con il
mettere vna palla in e$sa $o$sa, laquale rotolando fà lor’ credere che l’ac-
qua vi habbia ad hauere a$sai ragioneuole pendio, gli In$trumenti di quei,
che $anno $ono la Liuella, Archipenzolo, & il Regolo, & oltra que$to tut-
[383]LIBRO DECIMO.
te l’altre co$e $imili, che $ono terminate con un’angolo retto, que$ta è una arte
alquanto piu $ecreta, ma non la e$plicheremo, $enon quanto ci faccia in ciò di
me$tiero; percioche ella $i fa con lo $guardo, & con la ueduta, lequali co$e noi
chiamiamo punti. Se doue $i harà a condurre una acqua, ui $arà la pianura e$pe
5
dita, bi$ognerà in duoi modi dirizzare la ueduta. Percioche, o non molto lon-
tani l’un da l’altro, o pur lontani a$$ai, $i porranno certi termini, & certi $egni, &
quanto gli ultimi punti de gli interualli $aranno infra loro piu uicini, tanto mã
co $i di$co$terà la dirittura dello $guardo dal circuito della terra. Ma quanto gli
interualli $aranno piu lunghi, tanto $i trouerà il circuito, & lo $pazzo del Terre
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no e$$er piu ba$$o dalla dirittura de la linea della Liuella, in que$ti sì fatti, o$$er-
ui$i che ad ogni mille pa$si ti abba$si $ino a dieci dita.
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Ma $e e’ non ui $arà una pianura e$pedita, ma ui $arà qualche collinetta, alho
ra in que$ti ancora ti bi$ognerà fare in duoi modi, l’uno che tu pigli la altezza
dallo Incile, & per il contrario ancora dallo emi$$ario. Lo emi$$ario chiamo io
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quel luogo de$tinato, doue tu uuoi che l’acqua arriui, donde l’acqua po$$a u$ci-
re, o continouamente, o a certi bi$ogni. In co$i fatti luoghi $i cono$cono le al-
tezze nel tirarui gradi di mi$ure, chiamoli gradi, perche e’$on $imili a quei gra
di, per iquali $i $aglie nel Tempio. Vna linea de quali è il raggio della ueduta,
che e$ce dallo occhio di chi ri$guarda, $econdo la pari altezza dello occhio, il
35
che $i fa con la liuella, o con l’archipenzolo, & col regolo. Et l’altra linea à quel
la, laquale ca$cherà dallo occhio di colui, che guarda $ino a $uoi piedi a piom-
bo. In co$i fatti gradi noterai da’ lor piombi la portione della linea, che auan-
zerà l’una l’altra, qual $ia, o quella che tu piglia$ti dallo Incile, o per il contrario
quella altra, che tu piglia$ti dallo emi$$ario.
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[384]DEILA ARCHITETTVRA
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Ecci ancora un’altro modo che tu tirile linee dallo lncile $ino alla cima di
quello colle, che è in qnelmezo, & diquiui poi tireraile linee $ino allo emi$$a-
rio, & noterai gli Angoli retti per uia di Geometria, che conuenientia habbi-
no in$ieme. Ma que$to modo è molto difficile a $aperlo u$are, & non molto fe-
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dele al farlo, percioche in un grande interuallo lo errore dello Angolo, che $i
cau$a dallo occhio, di chi ri$guarda $e bene egli è piccolo, rilieua pur a$$ai in
quo$ta faccenda. Ma $arannoci alcune co$e, che $i affaranno a que$ta maniera,
come dipoi diremo, dellequali ci $eruiremo molto bene, per hauere le dirittu-
re; $e per auentura e’ $arà a condurre nella terra una a cqua traforandoui il Mõ-
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te. Ilche $i farà in que$to modo, nella $ommità d’un monte, donde tu po$$a ue-
dere da uno lato lo Incile, & da l’altro lo emi$$ario di$egnerai nel terreno
$pianato un cerchio largo dieci piedi, que$to cerchio $ichiama Orizonte, nel
centro del cerchio ficcherai ritta vna a$ta, che $tia a piombo. Fatte que$te co$e, il
mae$tro, che vorrà pigliare que$te diritture $tando fuori del cerchio andrà
25
con$iderando intorno, cercando in che luogo la linea della veduta, intenta ad
vn capo della acqua da condur$i vegga e$lo termine, & doue da ba$$o quella
a$ta fitta nel centro batta nella circunfer’entia del cerchio, hauendo trouato il
mae$tro que$to luogo certo in quello Orizonte del cerchio, & hauendolo, $e-
gnato, e’tirerà vna linea, che pa$si per il de$critto punto, & per il centro, che $e-
30
gherà di quà & dila la circunferentia del cerchio. Sarà certamente que$ta li-
nea il diametro d’e$$o cerchio quando pa$$ando ella per ilcentro inter$egherà
a dirittura la circunferentia del cerchio da amendue le bande. Et$e que$ta me
de$ima linea vgualmente riguardata davn lato, & da l’altro tirata in lungo à
dirittura, guarderà da que$to lato lo Incile, & da que$to altro lo emi$$ario, ella
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ne pre$terà per condur l’acqua il cor$o diritto. Ma$e que$te vedute non $i
ri$contreranno in que$to modo, & altroue batta il diametro, che guarda lo In-
cile, & altroue quello, che guarda lo emi$$ario; alhora da la inter$egatione, che
e$si diametri $anno alla a$ta che è nel centro, $ivedrà la differentia, che è infra
e$$e diritture; Io mi $eruo dello aiuto di co$i $atto cerchio, à leuare le piante de
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le città, & delle prouincie, & à di$egnarle, & à dipignarle, & accommodati$si-
mamente ancora à fare le mine, & le Trincee $otto terra. Ma di que$te tratte-
remo altroue.
[385]LIBRO DECIMO.
5
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A qual riuo $i voglia per cui l’acqua $i conduca, o poca per bere, o a$$ai per
che $erua a nauicarui, ci $eruiremo di quelle diritture che noi habbiamo rac-
conte in$ino a qui. Ma no farà il mede$simo lauoro il fare i canali per hauer
gran copia d’acqua, & quello per hauerne poca. Noi in que$to luogo diremo
20
prima quelle co$e come habbian cominciato, che bi$ognano per la acqua da-
bere. Et poi pa$$eremo a trattare dell’acque da nauigare. Illauoro di co$i
fatto riuo, o e’$arà murato, o pure $arà $olamente vna $o$$a. La fo$$a $i farà di
due $orti, o ella $i farà in piano per la campagna, o veramente pa$$erà per en-
tro vn Monte, il che chiamo mina, o canali $otto terra. In tutta duoi que-
25
$ti, doue tu trouerrai, o $a$si, o tufi, o terreno piu $errato, o co$a alcuna $imile,
che $ia tale, che reggendo$i da $e $te$$o non imped<007>$ca il cor$o dell’acqua, non
harai bi$ogno di murarui. Ma doue il Terreno, o i $ianchi della $o$$a non $a-
ranno $odi, a l’hora bi$ogna murarli, $e la mede$ima $o$$a $i hà a cauare per le-
vi$cere dentro del terreno. Ella $i cauerà in quel’modo che di $opra ti di$si.
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Nel fare i condotti $otto terra a ogni cento piedi faccinui$i pori, & sfogatoi
$opra, $econdo cheil bi$ogno del terreno richiede, & faccin$i murati. Io hò
vi$ti pozzi appre$$o de Mar$i la doue cade l’acqua nel Lago di pie di luco,
murati eccellenti$simamente di mattoni cotti alti $uor dell’oppenione de gli
huomini. Nella città di Roma per in$inoa 441. anno da che ella fù fatta non
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vi fù condotto ne$$uno di acqua che fu$si murato, di poi venne la co$a a quel-
lo, che e’ vi condu$$ono i fiumi per aria. Et dicono che per Roma erano tan-
ti condotti di acqua murati in vn tempo, che per e$si tutte le ca$e di Roma
abbondauano di acqua. Ma da prima cominciarono a murare i condotti $ot-
to terra, il che haueua piu commodita: Percioche il lauoro co$i na$co$o era
manco $ottopo$to alle Ingiurie, & perche e’ non erano e$po$ti a diacci, nè a
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caldi rouenti del Sol Leone, ne conduceuano le acque migliori, & piu fredde,
ne poteuano e$$ere interrotte o gua$te, o volte altroue dalli Inimici, mentre
$correuano il pae$e. Di poi venne la co$a in tanta grandezza che per hauer
l’acque che $ali$sino in alto per le fontane de gli horti, & per le $tufe comin-
[386]DELLA ARCHITETTVRA
ciarono a condurre per aquidotti fatti $u gli archi con muraglia in alcun luogo
alta piu di centouenti piedi, & lunga piu di $e$$anta milia pa$si, del che haueano
ancora que$te commodità. Percioche & altroue, & in Tran$teueri macinauano
con l’acqua di quello aquedotto le biade, & i grani, ilquale poi disfatto dalli ini
niici, cominciarono a fare i mul<007>ni $u per le naui. Aggiugni, che per la abbon
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dantia delle acque lo a$petto della città, & l’aria ne diuenne piu pura, & pin pur
gata. Aggiun$onui ancora gli Architettori alcune co$e, lequal<007> face$sino a pro-
po$ito a certe hore, & in certi tempi a’bi$ogni ciuili, con grandi$simo piacere
delle co$e, che quiui $i moueuano, percioche alcune $tatue di bronzo, le quali
andauano innanzi alla facciata della fonte rappre$entauano i giuochi, & la pom
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pa de’ Trion$i. Vdiuan$i ancora organi mu$icali, & armonie, & concenti di
uoci molto $onore, & molto $uaui, cau$ate dal moto della acqua. Gli Aquidot
ti murati, copriuano eglino di una uolta alquanto gro$$a, accioche l’acqua non
ri$calda$$e peri Soli. Et dallo lato di dentro li arricciauano, & incro$tauano d’u-
na corteccia, $imile a quella con laquale dic\~emo ammattonar$i gli $pazzi, gro$-
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$a almanco $ei dita. Ma le parti de gli Aquidotti murati $ono que$te. Allo Inci
le $i ta un ricetto, dipoi giù per il condotto $i fanno le con$erue della acqua, ma
doue $i ri$contra$$e in terreno che fu$$e troppo alto, $i caua nel terreno un bot-
tino; allo sboccatoio, donde s’ha a uer$are l’acqua $i aggiugne le cannelle. Que
$te co$e da legi$ti, $ono dichiarate, & terminate in que$to modo. Il riuo è il ca-
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nale, per la lunghezza del quale $i conducono l’acque; il ricetto è quello, che $i
applica allo Incile per auuiare l’acque; le con$erue $on quelle, che $erbano l’ac-
qua publica. Il Bottino è quello, che è cauato nel terreno con ripe atorno, dal
quale $i puo uedere le acque; lo sboccatoio è la fine del condotto, donde $i uer
$ano le acque. Tutte que$te co$e è dinece$sità che $i faccino di muraglia $erma,
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con fondo $tabile gagliardi$simo, & con incro$tamenti $aldi, & che non uer$ino
per conto alcuno. In bocca del condotto $i fa una porta, per laquale tu po$$a $er
randola uietare alle acque torbide l’entrare per il condotto, & che tu po$$a quã
do mai ti bi$ogua$$e ra$$ettare il condotto $e $i fu$$e gua$to in alcun luogo, a tuo
piacere, $enza che l’acqua ui ti habbia a dare impaccio, & ui $i metterà una gra-
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ta di Rame, per laquale l’acque po$$a entrare nel condotto piu chiara, & piu pu
ra, la$ciando $uori & rami, & frondi, & altre co$e brutte, che ui ca$ca$$ero. Ad
ogni cento cubiti per il condotto $i fanno le con$erue, & co$i di mano in mano
ad ogn<007> altri cento cubiti, o una con$erua, o un bottino largo uenti piedi, lungo
trenta, $ondo $otto il canale quindeci piedi, & que$to $i fa, accioche il me$cuglio
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delle acque, che ca$cono dal terreno, o che per quello ui $ono portate impetuo
$amente trouato una $ede da ripo$arui$i $ubito ui $i $ermino, & dieno luogo
all’acqua uiua da poter correre piu $tillata, & piu pura. I buchi delli sbocca-
toi $i uarieranno per uer$are le acque, $econdo il concor$o dell’acqua che uie-
ne, & $econdoi doccioni. Percioche quanto piu l’acqua $arà pre$a da un lar-
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ge, & ueloce fiume, & quanto ella $arà condotta per canali, o uie piu e$pedite,
& qu anto ella $arà piu per e$$e $tretta in$ieme, tanto piu bi$ognerà allargare il
mod ine da uer$are. La cannella, che $arà me$la a piano & diritta, mantenerà il
mo dine, & hanno trouato, chedetta cannella per lo attingere, per dirco$i, $i
[387]LIBRO DECIMO.
con$uma dalla acqua, & non è metallo alcuno, che piu $i difenda che l’Oro. Et
$ia detto a ba$tanza del modo da condur le acque, & per le fo$$e, & per i condot
ti. Mal’acqua $i farà gonfiare con cānelle di piombo, o piu to$to con doccioni
di terra, percioche i Medici dicono, chei canali di piombo inducono e$coria-
tione delli Inte$tini. Simile di$etto ne na$cerà ancora dal rame, le acque che $i
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hanno a bere, & quelle che $i hanno a mangiare, i Saui dicono ch’elle $ono mi-
gliori $tando in ua$i di terra cotta, & piu $aporite, percioche e’ dicono, che la ter
ra è $ede naturale da ripo$arui$i bene, sì l’acqua, sì l’altre co$e, che produce la ter
ra; i canali di legno in certo $patio di tempo danno all’acque un certo colore,
& un certo $apore non grato. Bi$ogna che le cannelle $ieno fermi$sime, iua$i
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di rame cau$ano il mal caduco, il cãcro, dolor difegato, & di milza. Al diametro
del vano della cannella bi$ogna che corri$ponda la gro$$ezza dell'intorno della
cannella non manco che per il qnarto, con cõmettiture ma$tiettate. I doccioni
entrerranno l'uno ne l'altro, & $i commetteranno con calcina viua, & con olio,
& $i rincalcerranno atorno, & $otto cõ gagliardi$sima muraglia, & $i fermerãno
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con metterui in$ieme $opra pe$i grandi$simi; & ma$simo doue tu harai a fare il
condotto che volti l'acqua, o doue ella trouando$i aba$lo harà a $alire, o doue
nel uolgerla faccendo gomito le diuenti piu $tretta. Perciochè da il pe$o della
$pignente acqua, & dalla mole, & dallo Impeto del cor$o i doccioni facilmente
$i $olleuerebbeno, & $i $coppierebbono. I buon mae$tri per fuggire que$to pe
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ricolo, & ma$simo nelle inginocchiatture $i $eruiuano d'una pietra uiua, & ma$
$imo della ro$$a traforata per tal bi$ogno. Io ho ui$ti marmilunghi piu di XII.
piedi forati da capo a piede, d'un buco largo vn palmo; il che io facilmente po$
$etti per manife$ti$sime conietture, & inditij di e$$a pietra cono$cere e$$er $tato
fatto con vna cannella di rame, & con rena al Tornio, ma perche tu fugga il pe-
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ricolo dello $coppiare, raf$renerai il cor$o della acqua, con fare che ella $i vadia
piegando, non però inginocchiata a $atto, ma piegata mode$tamente, talm\~ete
c'hora $i pieghi $u la de$tra, & hora $u la mãca; hora $alga, & hor $c\~eda piu volte.
Aggiunga$i ancora a que$to alcuna co$a, che $ia in vece di bottino, o di cõ$erua,
sì perche l'acqua in e$$o $i purifichi, sì ancora perche e'$i po$$a piu facilmente, $e
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e' vi na$ce$$e difetto alcuno, veder manife$to in che modo, & in che luogo bi-
$ogni riparare, ma non $i ponga la con$erua nel piu ba$$o luogo della valle, nè
doue l'acqua s'habbia a far $alire a lo in$u$o, ma ponga$i doue l'acqua $erbi il
cor$o $uo piu vguale continouatamente. Et $e per auentura tu harai a fare vn
condotto che pa$si per vn lago, o per vno $tagno, $i farà con pochi$sima $pe$a
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in que$to modo. Farai d'hauere Traui di leccio, & per il lungo di quelle $ca-
uerai a gui$a di doccioni vn $olco largo, & lungo, & in que$to $olco adatterai
i doccioni, & commetterali con la calcina, & fermerali con $pranghe di Ra-
me $aldi$simamente. Doppo que$to me$$e a $ilo per illago que$te traui, con-
giugnerai, & anne$terai co$i fatti legni l'uno a l'altro in que$to modo, fà di ha-
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uere cannelle d<007> piombo gro$$e quanto i doccioni, & lunghe tanti piedi, che
doue bi$ogni $i po$sino piegare commodamente. Que$te canelle $i com-
metteranno ne docioni ($iami lecito dir co$i) & le commettiture ri$tucche-
rai con calcina $penta con olio, & le fermerai con $pranghe dirame, & <007>n que-
[388]DELLA ARCHITETTVRA
$to modo len etti in$ieme, & di$tendi detti condotti, che pendino da $oderi tal
mente che arriuino da l'una riua a l'altra, & che le te$te re$tino in $ecco da l'una
& l'altra ripa. Di poi doue illago è più fondo primieramenae la$ciaui andare
$ino in $ul fondo a poco a poco, & qua$i vgualmente que$to $i fatto lauoro dile-
gname & di doccioni, andandoli dietro qua$i che aiutandoli tutto il re$to di que
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$ta ma$$a. Doue auuerrà per lo aiuto de le funi che le cannelle di piumbo $i pie
gheranno $econdo che bi$ognerà, & illauoro dellegname & de doccioni $i col
locherà & po$erà $ul$ondo commodi$simamente. Ordinati in que$to modo,
icondotti col metterui la prima volta l'acqua mettiui ancor' dentro della cene-
re, accioche $e ne doccioni non fu$sino co$i ri$aldate le commettiture per e$$a
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$i inta$ino. Et darai l'acqua a poco a poco accioche data in vn'$ubito nello in-
ghiottir$i per i doccioni nõ $i auiluppi il Vento ne cõdotti. Egli è co$aincredibi
le quanto $ia la po$$anza & la $orza della Natura quãdo $imili doccioni piglino
vento & che l'aria $i ri$trigne in vn'gruppo. Io ho trouato appre$$o de Medici
che l'o$la de gli $tinchi de gli huomini $ono $coppiate dal rõper$i che hà fatto il
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vapore, che vi $i era dentro rinchiu$o. Quei che attendono a codotti dell'acque
forzano l'acque $alire d’un’va$o in alto, cõ hauer'rinchiu$o l’ar<007>a infra due acque.
Delle Citerne, & dell'u$o, & utilit à loro. Cap. VIII.
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IO vengo a trattare delle Citerne. La Citerna è vn’va$o alquanto maggiore
da acqua, che non è vna con$erua non dis$imile però da que$ta, e bi$ogna
che difondo, & per tutto ella $ia ben'fatta $alda, & che tenga beni$simo. Et
que$ta $i farà doppia, vna, che ti $erua per berne l'altra, che ti $erua per gli altri
bi$ogni, come per ammorzare vn'fuoco & $imili. Quella $i come gl<007> Anti-
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chi la chiamauano per v$ato co$tume Argento da cibare, co$i ancora noi la
chiameremo Acqua da bere. Ma l'altra che $olamente $i farà per $erbare ac-
que di qual'$i voglia $orte, & che $arà lodata quanto piu $arà maggiore, la chia-
meremo la con$erua, o bottino della Citerna. Egli è d'una grande importan-
za che la Citerna dell'acqua da bere, tenga buona acqua, o cattiua. Nell'una
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citerna, & nell'altra bi$ogna procurare che l'acqua ci $i conduca bene, ci $i con-
$erui bene, & bene $i $comparti$ca a bi$ogni. Egli è manife$to che nelle Citer-
ne $i mettono l'acque de fiumi & delle fonti peri condotti, & le pioggie de tet-
ti, & de piani, de terreni ancora hanno v$ato per tutto. ma a me piacque a$$ai
la inuentione di quello Architettore, il quale fece all'intorno di vna grandi$si-
35
ma & rileuata pietra, po$ta in cima del Monte, vna fo$$a affonda dieci piedi, la
quale come vna corona po$taui all'intorno raccoglie$$e, dalla ignuda $ommi-
tà del Monte tutta la pioggia che vi cade$$e, & in luogo alquanto piu ba$lo $ot-
to il colle in piano, fece vna con$erua di acqua da poterui andare per tutto di
mattoni & di calcina alta trenta piedi, larga quaranta, & lunga quaranta; & in
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que$ta condu$$e per condotti di doccioni $otto terra l'acqua co$i raccolta dal-
la fo$$a. Et era quella fo$$a po$ta in molto piu alto luogo, che non era la coper-
ta della con$erua, o bottino dell'acqua. Se tu farai nella citerna vn'$uolo di
ghiaia cantoluta, o di rena del fiume gro$$a ben'lauata, o vero ne riempierai
[389]LIBRO DECIMO.
vna parte della Citerna come dire $ino all altezza di tre piedi ella ti darà vna
acqua, pura, $incera, & fredda; & quanto que$to $uolo $arà piu gro$$o, tanto farà
l'acqua piu chiara. L'acqua della citerna alcuna volta $enevà per le aperture
del mal'murato, & $e$$o bottino. Alcuna volta $i corrompe per le brutture.
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Et certo che egli è co$a dif$icile il voler tenere $errata l'acqua in vna prigione
di muragl<007>a, $e la muraglia non $ara $aldi$sima; & $opratutto $ia fatta di pietre or-
dinarie. Et $opra tutto bi$ogna, che vn $imile lauoro $ia a$ciutti$simo auanti
che tu vi metta dentro l'acqua, percioche ella per la grauezza $ua prieme la mu
raglia, & perle humettationi getta $udori, & trouati, i pori gli apre con $tillare
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in quelli fino a tanto che $e ne uà poi come per cãnelle piu larghe liberamente.
Gli Antichi per riparare a que$ta incommodità vi prouedeuano, & ma$simo
nelli angoli delle mura cõ farui piu, & piu intonichi l vn $opra l'altro, & faceua-
no vna$corza con grandi$sima diligentia di Intonico $imile al Marmo. Ma e'
non $i riparaua in modo alcuno meglio à $imili verlamenti di acqua, in que$to
15
luogo con co$a alcuna, che con il riempiere di creta infra il muro della Citerna
& illato della fo$$a di detta, pigiata, & mazapicchiata, o pillata grã li$simam\~ete.
Io hò comandato che egli adoperino in que$to luogo creta a$ciutti$sima, &
trita a gui$a di poluere. Sono alcuni, che pen$ano che $e tu torrai vn va$o di
vetro, & lo empierai di $ale, & lo turerai con calcina $penta con olio bene, tal-
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mente che non vi po$si entrare dentro acqua, & porrai que$to va$o, che $tia $o-
$pe$o in mezo delle acque della citerna, e’t’auerrà che le acque di que$ta Citer-
na nõ $i corrõperanno mai per gran t\~epo che elle vi $tieno. Aggiungõci alcuni
ancora lo Argento viuo. Et alcuni pen$ano che $e $i toglie vn va$o nouo di terra
pieno di Aceto $orti$simo, & turato beni$simo come ti di$si, & metta$i nella ci-
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terna, pre$ti$simo ri$anera vna acqua, che $ia mucida. Dicono che l'acque della
Citerna, & del pozzo diuentano piu purgate, & mett\~edoui$i d\~etro de pe$ciuoli,
percioche e’pen$ano chei pe$ci $i nutri$chino, & $i pa$chino della mucidaglia
dell'acqua, & della humidità del terreno. Dice$i quella $ententia di Epigenio.
Queila acqua, che vna uolta $i $arà corrotta, & $i puri$ica in $pacio di t\~epo, & di
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nuouo torna buona, que$ta dice non $i corromperà mai piu. Quella acqua che
harà cominciato a puzzare, agitata a$$ai a$$ai, & tra$portata, & cõmo$$a, la$cerà
il puzzo, il che è chiaro ancora che auieneal Vino, che tiene di mucido, & allo
Olio. Dice Io$efo ch'e$$endo Moi$e arriuato in vn luogo arido, & nõ ui e$$endo
altra acqua, che quella d'un pozzo amaro, & brutto, comandò che e'$e ne atti-
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gne$$e, il che hauendo fatto, i $uoi$oldati, con dibatterla, & con il dimenarla
in $i $atto modo, diuenne buona a bere. Egliè manife$to che le acque $i purga-
no nel cuocerle, & nel di$tillarle. Le Acque ancora che tengono di $annitro
& diamaro, dicono, che $i mitigano me$$oui dentro vna $tiacciata d'orozo
fritto, di maniera che fra due hore tu ne potrai bere. Ma alle Citerne da bere,
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oltre alle dette co$e, accioche l'acqua ui $ia piu purgata, $i aggiugne un pozzo
piccolo accerchiato di $ue proprie mura, po$te in luogo commodo, che $ia al-
quanto po$to colfondo piu ba$$o, che la Citerna. Et harà que$to pozzo nel $uo
fianco alcune fine$trette rimurate con $pugne, l>o pomici, accioche l'acqua
non po$$a penetrare della Citerna in que$to pozzo, $e non ben purgata, & di-
[390]DELLA ARCHITETTVRA
$tillata da tutte legra$$ezze. Appre$$o a Tarragona in Hi$pagna $itruoua
vna pomice bianca piena dipori, minuti$simi, periqualil’acqua $ubito $i $til-
la limpidi$sima. Di$tilleras$i ancora $etu $errerai l’entrata per la quale ella ha-
rà da venire con vn va$o $orato da ogni banda di $pe$si$simi bucolini, & r<007>pie-
no di rena di$iume, di modo che l’acqua penetriper la rena $otilli$sima. Ap
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pre$$o a Bologna hanno vn Tufo gialliccio, chetiene direna, peril quale l’ac-
qua a gocciola, a giocciola $i di$tilla chiari$sima. Sono alcuni, che fanno il pa
ne con l’acqua del Mare, la quale è piu atta che alcuna altra a corromper$i.
Tanta po$$anza hanno le sì fatte $tillationi, che noi habbiamo racconte, che
fanno la detta acqua, $ana, & buona. Dice Solino, che $e l’acqua di Mare $i co-
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la per la Arzilla, ella diuenta dolce. Et $i è trouato, che doue ella $i cola piu, &
piu volte per la $ottile rena di alcuno Torrente, ella la$cia la $ua $al$edine. Se
tu metterai in Mare vn va$o diterra ben turato, e’ $i empierà d’acqua dolce. Et
non $ia que$to $uor di propo$ito che in quei va$i, ne quali e’ poneuano l’acqua
del Nilo, che fu$$e torbida, $e e’ fregauano intorno il labro, & il margine dell’ac-
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qua con mandorla, in vn $ubito diuentaua chiara. Et que$te co$e $ieno a ba$tá-
za. Se per auentura, i condotti de doccioni, o cãnelle comincia$sino a riturar$i
per fango, mettiui dentro, ovna gallozola, o vna palletta fatta di $ughero legata
a vn filo $ottile, & lungo, & quando la cor$iua harà condotta la palla con il filo
per il condotto $ino all’altra te$ta: lega a que$to filo co$i $ottile, vn altro filo piu
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gro$$o, & finalmente poi vna fune di herba. Dipoi con tirarlainanzi, & in die-
tro piu volte $i caueranno $uori quelle co$e che vi haueuano fatta $eccata.
Del por le Vitinel prato, & in the modo le $elue cre$chino ne luoghi padulo$i, &
come $i rimed{ij} alle Regioni che $ono molestate dall’ acque Cap. IX.
VEgniamo hora all’altre co$e. Dicemmo che glihabitatori hanno bi$o-
gno di co$e da mangiare, & di ve$timenti, que$te co$e ci $arãno date dal
la Agricultura, & lo andar dietro a que$te arti, non è no$tra intentione.
Nondimeno hanno alcune co$e gli Architettori, che giouano allo Aratore, &
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que$to, è che $e vno campo, o per la troppa aridità, o perla $ouerchia abbondã-
tia dell’acqua, $arà tale che altrui non $e ne po$$a $eruire per cultiuarlo, di que-
$te co$e ci giouerà dire breuemente alquanto. Farai in un prato, & in un luo
go humido vna Vigna in que$to modo, Diuerrai da Leuante a Ponente a di-
rittura con linee di$co$to parimente l’una da l’altra $o$$e piu afonde che tu po-
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trai, larghe noue piedi & quĩdici piedo di$co$to l’una da l’altra, & il terreno, che
tu cauerai delle $o$$e ammonterai in lo $pazzo, che ti re$ta tra l’una $o$$a, &
l’altra di modo che col pendio riceua il Sole di mezo dì con que$to ordine fat-
te que$te collinette, la Vite $arà piu $icura, & piu fertile. Per il contrario in un
colle arido farai il prato in que$to modo. Farai vna $o$$a lunga, che non hab-
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bia pendio, ma che l’acqua vi $i fermi nella piu alta parte con li argini pareg-
g<007>ati, & fattia vn piano con la Liuella. Et in que$to condurrai l’acqua delle piu
vicini fontane, & quella sboccando da gli lati vgualmente anna$$ierà la cam-
pagna, che ella harà $otto. Nella campagna di Verona, piena diciotoli. & ignu-
[391]LIBRO DECIMO.
da & magra deltutto, hanno fatto che in alcuniluoghi, per lo $pe$lo darui del-
l’acqua vi $i è fatta vna $corza di ce$pugli & vn’prato lieti$simo. Se tu vuoi che
in luoghi paludo$i cre$ca la $elua, fenderai il terreno con lo aratro, & c$tirperai
in$ino da le radici ogni ce$puglio. Doppo que$to, diuer$o leuãt>e $pargiui ghian
de di Roueri con que$ta $orte di$ementa diuenterà <007>lluogo pieno diabbondan
5
tia di piante, dallequali l’humore $uperfluo in gran parte $arà $ucciato, oltra
que$to & per il cre$cimento delle barbe, & delle foglie, che ca$cano & perlo ac
cumularui$i de rami diuenterà il terreno l’un’dìpiu chel’altro alquanto piu $ol
leuato. Se tu anna$$ierai ancora con acque torbide perche le vi$i fermino farai
vna cro$ta all’altre acque, che vi $on’$otto, ma parleremo di que$te co$e altroue.
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Ma $e la regione $arà mole$tata dalla abbondantia di troppe acque, $i come noi
veggiam’che interuiene del Pò in Lombardia, o come veggiamo in Venetia,
ci $ono molte co$e da con$iderare, percioche elle impediranno, o con lo e$$ere
troppe o cõ il moto loro, o vero con l’una co$a & cõ l’altra: Dique$te co$e trat-
teremo breuis$imamente. Appre$$o del lago de Mar$i, Claudio forò il Monte, &
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condu$$e l’acqua, che gli auanzaua alla riua del fiume. Et for$e per la mede$ima
cagione M. Curio fece che l’acqua del lago di pie di Luco $uperflua, $e n’anda$$e
nel fiume della Nera, & veggiamo il lago della Riccia forato il Monte e$$ere $ta-
to condotto nel lago Laurento: Dalche ne è nata quella Amenità de giardini,
& quelle bo$caglie, che vi $ono $otto il Nemore$e per e$$er’rima$to il pae$e libe
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ro dalle acque. Ce$are haueua ordinato che $i face$sino molte fo$$e pre$$o a Le-
rida, con le quali voleua diuertire vna parte delle acque, del fiume Sicoro. Il fiu-
me Erimanto per e$$er’$tato piegato in piu luoghi, è talmente con$umato dalli
habitatori in adacquare i campi, che quelle acque, che gli auãzano sboccano in
Mare $enza che habbino nome alcuno. Ciro diui$e il Gange con hauerui fatti
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piu condotti, i quali Eutropio dice, che $urono quattroc\~eto $e$$anta, & che e’ lo
ridu$$e tanto piccolo, che e’$i pa$$aua a piede a$ciutto. Appre$$o al Tumulo di
Haliatte in Sardigna, il che in gran parte $eciono le $tiaue, vi è vn’lago fatto a ma
no per riten ere le acque piouaue. Myri cauò vn’lago pre$$o a Me$opotamia $o-
pra la città, il quale giraua di circuito 360. $tadii, & era cinquanta cubiti a $on-
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do, nel quale voleuano chesbocca$$e il Nilo, $e alcuna volta ueni$$e troppo gro$
$o. Allo Eufrate accioche e’ non porti via le tetta della Città, oltre alle Mura-
glie dalle quali era detenuto, vi aggiun$ono certi laghi, iquali $erui$sino per re-
primere l’impeto del fiume. Aggiun$onui ancora $eni cauati di grandezza $tra-
ordinaria, ne quali me$$a l’acqua a’$tagnare & a $tar’ quieta, gli $erui$$e per argi-
53
ne contro l’impetuo$e onde. Habbiamo adunque detto delle acque doue elle
auanzano, & in alcune parte doue elle $on’mole$te col moto. Et$e ci re$ta à di-
re co$a alcuna, che $accia a que$to propo$ito, lo diremo non molto doppo, quan
do noi tratteremo del fiume, & del Mare.
Delle strade, o uero uiaggi per Terra, Delle uie per acqua, & dello Argine. Cap. X.
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SEguita che la regione che da per $e non è ba$tante a generare tanti nutri-
menti che ba$tino a $uoi habitanti, ella gli habbia d’altronde cõ piu cõmo
dità che è po$sibile. Farãno a que$to propo$ito le $trade & i cãmini; i quali
bi$ogna che $ieno tali che per e$si cõmodam\~ete & cõ facilità $i po$sino ne T\~epi
[392]DELLA ARCHITETTVR A
opportuni portare tutte le co$enece$$arie. Le $orte di uiaggi $ono due (il che
dic\~emo altroue al luogo loro) quello <002> terra, & quell’altro <002> acqua, che la $tra-
da nõ $ia fango$a, ne gua$ta dalle carra, oltre allo alzarla (nel modo che noi di-
c\~emo) bi$ogna auertire che vi po$$a a$$ai il $ole, & i Venti; & le ombre poco. Ap-
pre$$o al bo$co di Rau\~ena a que$ti t\~epi <002> hauer ipae$ani cõ tagliarui delli alberi
5
allargata la $trada, & fatto che v’entra il $ole, dicatiui$sima, è diu\~etata molto
buona. Que$to $i può uedere $otto gli alberi, che $ono lũgo la $trada, che, per-
che il terreno ĩ quel luogo $i ra$ciuga piu tardi $tãdoui a$$ai l’ombra vi $i fanno
dal calpe$tio delle be$tie alcuni laghetti, o pozzanghere, i quali raccogli\~edo le
pioggie, $empre $tãno humidicci, & s\~epre $i allargano. Ma il camino o $trada p
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acqua $arà di due $orti, l’una che $i potra mettere in canali, come vn Fiume, o
una fo$$a d’acqua; l’altra che nõ $i po$$a far co$i, come, èil Mare. Et parmi di po-
ter dire che ne fiumi $ieno alcuni difetti nõ altrim\~eti che ne ua$i, doue <002> au\~etu
ra eglino habbino il fondo, o i lati nõ atti, nõ faldi, o non cõmodi. Cõcio$ia che
per reggere, & portare le Naui ci $ia bi$ogno di nõ poca acqua que$ta $e ella nõ
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hà le ripe $alde, che la t\~eghino, sboccherà, & gua$tãdo le po$$e$sioni $i dilaterà,
& $i perderà $parg\~edo$i, talm\~ete che gua$tera ancora le $trade <002> terra che nõ te
ne potrai valere. Oltra di que$to $e il $ondo andrà torc\~edo in quà, & in là chi
dubita? l’onda veloce ri$iuterà la Naue, che nõ potrà il cõtro all’acqua. Aggiu-
gnici ancora che $e dal fondo vi $arà co$a alcuna $cabro$a, & che $i rilieui col dor
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$o allo in$u$o, ípediràle Naui. Nello hauer portato lo Obeli$co di Egitto a Ro-
ma conobbono che il Teuere era piu atto all’e$$er nauigato che il Nilo, quello
hauer il fondo piu largo perla maggior parte, & que$to altro e$$er piu pot\~ete <002>
la profondita delle acque. Neper que$to affare delle Naui, habbiamo tãto bi$o-
gno della abbõdáza delle acque quãto de fondi. Ancor ch’e’ci gioui a$$ai la lar-
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ghezza, percioche l’acque diuentano piu tarde per le Ripe. Quando il letto del
fiume nõ farà $tabile, nõ hara anco que$to fiume leripe gagliarde, ogniletto di
fiume è qua$i in$tabile $aluo che quello, che noi dic\~emo, ch’era buono <002> collo-
carui $otto vna muraglia, cioè che quel terreno per la $ua $odezza di$prezzi
il ferro, & $arà al tutto mutabile quelletto che harà le $ue ripe di creta, & che
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correrà $ul piano della campagna, che harà $otto il terreno pieno di rileuati, &
chele co$e vi rullino $opra. Quel fiume che harà cattiue $ponde, harà ancorail
fondo a $caglioni doue alto, & doue ba$$o, & $arà inpedito, dalli e$crementi del
le rouine, & de trõconi, o delle pietre, o delle machine che $eli attrauer$erãno
quelle ripe $arãno deltutto cattiui$sime, & mutabili in oguí mom\~eto, lequali vi
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$arãno $tate po$te dalle piene; da que$to $mottar delle ripe ne$eguitano quelle
co$e, che $i dicono del fiume Meãdro, & dello Eufrate perche per fender quel-
lo vn terreno debole $i muta ogni dì diletto hora in quà, & hora in là. Et a lo
Eufrate $pe$$o $i rittura il canale del $uo cor$o, per lo $mottare delle $ue ripe, à
$i $atti difetti delle ripe i no$tri antichi prouedeuano cõ fare la prima co$a vno
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argine, & il modo del fare vno argine $i referi$ce a glialtri modi del far le mura
glie, percioche egli è digrande importantia il $apere con che modo di linee tu
l’habbi a tirare, o con che $orte lauoro tu l’habbia a fare, a fermarlo. Quello ar-
gine che $i farà con linea diritta $econdo il cor$o del fiume nõ $arà certo disfat-
to dall’onde. ma quello argine, che $arà fatto a trauer$o del fiume $e e’$arà de-
[393]LIBRO DECIMO.
bole, $arà dal fiume gittato per terra, o $e e’$arà ba$$o il fiume vi pa$$erà. Quel
lo argine che in cote$to luogo non $aràgittato a terra, diuenterà maggiore piu
l’un dì che l’altro $ino nel fondo. Perche il fiume vi porrà quelle co$e, che egli,
harà condotteui, & ammontandoui$i qua$i per $alirui, $i alzerà di letto & la$cia-
te qui quelle co$e, che e’ non potrà portare, o $pign ere piu auanti, $i voltera al-
5
troue. Se con l’impeto, & con la forza $ua e’ gitterà l’argine a terra, a l’hora farà
lo sforzo $uo in quel modo che io ti di$si, riempierà i luoghi voti mouerà in di-
uer$e parti il letto, & $ene porterà$eco tutte quelle co$e, che $e gli attrauer$eran
no. ma la$cerà le co$e graui, & quelle che maluolentieri $i muouono (andando
pian piano) in$ieme con la furia del cor$o, & di quì è che le piene nelle bocche
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doue elle rompono ne campi, vi la$ciano la rena piu gro$$a nella parte piu alta,
di poi $i truoualo accre$cim ento del terreno piu leggieri, & piu fango$o, Ma $e
la piena $upererà lo argine, & li pa$$erà $opra al’hora $i commouerà il terreno
$chernito per la caduta delle rouinanti onde, & le co$e commo$$e dal cor$o dell’
acque $aranno portate via fino à tanto, che cauatoui $otto vna $o$$a, $calzato det
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to argine rouinerà. Ma $e la onda certamente correndo $i ri$cõtrerà in un argi-
ne ne diritto, ne anche a trauer$o del $uo cor$o, ma co$i per $ianco, mole$terà &
nocerà per il piegar$i & per la larghezza del fiume l’una & l’altra ripa, nõ meno
que$ta dallaquale ella è riceuuta che quella altra nellaquale ella $i percuote. Et vn
piegamento è qua$i il mede$imo che vna co$a attrauer$ata, per il che patirà delle
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mede$ime offen$ioni, le quali $ono mole$te alle co$e attrauer$ate, & in$ieme ro-
uinerà per l’impeto de l’acque, lequali certam\~ete $aranno tãto piu impetuo$e, &
tanto piu mole$te, quãto pìu vi $aranuo in quelluogo ritro$i, veloci, & piu torbi
di(per dir co$i) che vi gorgoglino; il ritro$o & lo aggiramento delle acque è co-
me vn $ucchiello ne fiumi, al quale nõ è durezza alcuna, che lungamente glipo$
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$a re$i$tere. Et que$to $i può vedere $i a torno de ponti di pietra, quãto dalla par
te di $otto $ieno $cauati & a $ondi di letto; $i ancora a torno a quei luoghi, del $iu
me, doue egli $tretto dalle ripe sbocca in luoghi piu larghi; quãto l’acqua caden
do & aggirãdoui$i con$umi & diuori cioche di ripa $e li oppone. Io ardi$co
di dire che il ponte di Adriano in Roma è il piu gagliardo edifitio che mai $ia
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$tato fatto da gli huomini, nodimeno le piene l’hanno ridotto a tale, che io du-
bito che ei nõ po$$a re$i$tere molto tempo. Le piene ogni anno caricano le pi
le di mole$tie, de pedali & de rami de gli alberi che elle lieuano via della campa
gna, & in gran parte hanno riturati, i vani de gli archi. Per la qual co$a aduiene
che le acque gon$iano, & per que$to ca$cano da alto ritro$i dacque precipito$a
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mente, & mole$ti che quiui $i raggirano, adunque $cauano $otto le poppe de le
pile, & fanno danno à vna tanta machina. In$ino à quì ba$ti de fianchi de fiumi.
Tratteremo hora del fondo del fiume. Scriue Erodoto che Nicotrice pre$$o
a Me$opotamia ritardò il cor$o dello Eufrate che andaua troppo veloce con
farlo andar piegato & torto, & certamente|che e’lne $eguita di cio que$to
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che lacqua $i mantien piu, doue ella corre piu tardi, & è que$ta vna co$a
$imile, come $e alcuno $cenda da vno alto monte per vna via non precipito$a,
ma hora per vn $entiero $u la man manca & hara $u lade$tra. Et che la velocità
del fiume $ia cau$ata da lo hauere il fondo a pendio, è a$$ai manife$to. Il cor$o
[394]DELLA ARCHITETTVRA
del fiume troppo veloce & ancora il troppo tardi è nociuo all’unbi$ogno & al-
l’altro, perche que$to caua $otto & fà roumare le ripe, & que$t’altro genera fa-
cilmente l’herbe, & facilmente diacci, chi ri$trigne$si vn’ fiume harebbe for$e
maggior’fondo, & chi abba$$a$si il letto del fiume, harebbe le acque piu ba$$e,
nello abba$$are il letto del $iume & in leuar’via gli impedimenti, & in nettarlo, $i
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tien’qua$i il mede$imo ordine, & la mede$ima regola, de quali ne diremo di-
poi; ma lo abba$$areil letto in que$to lato $i farà indarno, $e già il fondo diuer-
$o il Mare non $eguiterà parimente ba$$o che l’acque vi po$sino correre.
Dello addornare le $o$$e, che e’ non manchila abbondantia delle Acque, &
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che ella non $ia impcdita. Cap. XI.
IO vengo a parlare delle $o$$e, egli è da de$iderare che labbondantia delle ac
que nõ manchi, & che ella non $ia impedita dal $uo determinato ordine; che
ella nõ mãchi habbiamo duoi modi, <007>l primo che donde noi pigliamo la ac-
qu a ella $ia a$$ai. Il $ecõdo che hau\~edola pre$a ella $i mantenga a$$ai. Cõducera$
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$i vn’ cõdotto nel modo, che di$opra ti dic\~emo, & che l’u$o della gia cõdotta nõ
$ia impedito, otteremo noi cõ l’hauerne cura & diligentia, $e noi cioè la nettere
mo $pe$$o, & ne caueremo $pe$$o quelle co$e, che vi $i fu$sino cõdotte. Ma e’ di-
cono che vna fo$$a da acqua è vn’fiume addorm\~etato, & però $e gli appart\~egono
tutte quelle co$e, che a vn fiume, & innanzi tratto hà bi$ogno di $aldezza & fer-
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mezza di fondo, & di fiãchi, accioche ella nõ $i $ucci, onõ ver$i per alcune $e$$u-
re le acque, che ella riceuerà; & mede$imam\~ete bi$ogna che ella $ia piu affonda
che larga, $i per poter’ reggere le naui, $i perche ella $ia n@@co ra$ciutta da Soli, &
mãco generi herbe. Furono tirate molte fo$$e dallo Eu$rate nel Tigre, <002>che l’Eu
frate è di letto piu alto, la Lõbardia parte d’Italia che è intorno al Pò, doue egli
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èpiu ba$$o & intorno allo Adice $i nauiga tutta per le fo$$e, ilche in quel luogo è
cõce$$o dalla pianura. Dice diodoro che Ptolomeo v$ciua del Nilo per vna fo$$a
che egli apriua nauigando, & nauicato che egli haueua la $erraua. I rimedii per
que$ti difefti $on que$ti, il ri$trignere, il nettare, il chiudere. I fiumi $i $tringono
cõ gli argini, fà che la linea de gli argini nõ $ia repente ma $tringa & $erri apoco
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apoco i fiãchi. Ma doue da vn’luogo $tretto tu harai a la$ciare v$cire vn’fiume in
vn’luogo piu largo & piu aperto nõ ve lo la$ciare cadere a vn’tratto, ma allunga
to il canale, fà che dipoi il fiume apoco apoco torni cõ allargar$i con l’onde alla
$ua primiera larghezza, accio che egli nõ offen da & nõ faccia dãno cõ i $uoi im-
portuni ritro$i & auolgim\~eti, cercãdo la lic\~etia $ubita della $ua libertà. Metteua
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il fiume Mela nello Eufrate & Artanatrice Re, indotto for$e da de$iderio di ac-
qui$tar$i fama, gli riturò lo e$ito, & inundò pertutto il pae$e, nõ molto doppo la
gran machina, della impedita acqua roppe cõ tãta furia, & cõ tãto impeto delle
onde, che ella ne portò $eco molte po$$e$siõi, & gua$tò gran parte della Galacia
& della Frigia. Il Senato cõdannò l’in$olétia di que$to huomo in trenta tal\~eti, &
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faccia appro$ito che noi habbiamo letto ancora che a$$ediãdo Iphicrate Stimfa
le, $i sforzò di $errare con vna infinità di $pugne di pietra l’acqua del fiume Era-
$io, il qual fiume pa$$a $otto il Mõte, & rie$cene gli Argiui, ma la$ciò $tare <002> au-
uertim\~eto fattoli da Gioue. Lequali co$e e$s\~edo così è bene auertirne in que$ta
[395]LIBRO DECIMO.
maniera. Farai il lauoro degli Arginigagliardi$simo, & la gagliardezza te la
darà la $aldezza del legname, & il modo, & la grandezza di tal lauoro, da quella
parte che l’onda pa$$ando $opra harà a cadere, fa ch’ella nõ ca$chi a p<007>ombo da
lato difuora, ma fa ch’ella vi uadia con dolce pendio, di modo ch’ella vicorra
adagio, & $enza ritro$o, o auuolgimento d’acqua alcuno, che $e nel cadere ella
5
cominciera a cauarui $otto, riempiui $ubito non con legname minuto, ma con
$a$si grandi, interi, $tabili, & accantonati, giouerà ancora il metterui fa$tella di
$tipe, accioche l’acqua nõ arriui $ul $ondo $enõ rotta, & $tracca. In Roma ueggiã
noi il Teuere e$$ere $tato ri$tretto dalle muraglie in molti lati. Semiramide nõ
cõtenta di fare gli argini di mattoni, aggiũ$e a gli argini l’asfalto gro$$o quattro
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cubiti, & ui fece ancora mura lunghe molti $tadij, di altezza ch'erano alpari del
le Mura della città. Que$te $on co$e da Re. Noi $aremo cõtenti d’uno argine di
terra, $i come Nicotrice li $ece di Terra appre$$o li A$sirij, o quali noi ueggiamo
per la Lombardia, doue ueggiamo grãdi$simi fiumi qua$i $tare in Aria talm\~eto
che in alcuni luoghi $oprauanzano con il loro piano, le altezze delle capãne. Et
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$aracci a$$ai $e noi mureremo il ponte di muraglia $tabile. Sono alcuni che per
fare gli argini lodano le piote piene di herba leuate dal prato, & à me ancora
piacciono a$lai cõcio$ia che mediãte quelle barboline diu\~etano forti$simi, pur
che $i a$$odino con batterli a$$ai. Tutta la ma$$a de gli argini certamente, & ma$-
$imo quella parte che è bagnata dalle onde bi$ogna che $i a$$odi, & $i faccia du-
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ri$sima, & $errata grãdi$simamente in modo che nõ $i po$$a nè penetrare nè ro-
uinare. Sono alcuni, che inte$$ono negli Argini alcune pertiche di Vimini, lauo
ro certo fermi$simo, ma di $ua natura $atto per a t\~epo, percioche e$$endo le per-
tiche atte facilm\~ete a corrõper$i, accade chei raggi delle acq; entrano, & occupa
no iluoghi del legname infracidato, & di quiui incominciando a pa$$are accre-
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$ciuti, i canali de pori, ne $eguitano riui maggiori. Di que$to haremo noi mã-
co paura $e noi ci $eruiremo di pertiche verdi. Altri piantano giu per le riue
$aliconi, ontani, Pioppi, & altri Alberi che amano le acque, con ordini molto
$pe$si. E'certam\~ete que$to molto commodo, ma èancor e$$o $ottopo$to a quel
difetto che noi diceuamo delle pertiche, perche infracidati$i alcuna volta per
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la vecchiaia, i piedi delli Alberi gia morti, ver$ano per li $traforamenti, & per
le buche che per ciò vi rimangono. Altri, il che mi piace grandem\~ete piantano
in $u le riue virgulti, & ogni $orte di herbe, che ama le acque, che produca piu
barbe, che ella non fa rami, della quale $pecie è il $alcio, il giunco, le cãnuccie,
& principalmente le Vetrici, percioche que$ta multiplica di a$$ai & molte bar-
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be, & $pande molto lunghe, & molto viuaci barboline, & per il contrario fa ra-
mi piu ba$si, & piu fle$sibili, che $cherzano con l’onde, & non $e gli con
trapongono, & quel che gioua a$$ai que$ta pianta per il de$iderio che ella hà
dell’acqua continouamente $i uà a ficcare nel fiume. Ma doue l’argine $arà
fatto $econdo il cor$o del $iume, bi$ogna chela ripa vi$ia ignuda, & netta ac-
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cioche ei non $i ri$contri co$a alcuna, per la quale $ia irritata la piaceuolez-
za del cor$o. Madoue lo Argine $i contraporrà al fiume per uoltarlo,
perche in que$to luogo e’re$i$ta piu gagliardamente, affortifichi$i con tauo-
le. Ma$e tu harai a $cacciare, o a reggere tutto il pondo del fiume con vno
[396]DELLA ARCHITETTVRA
argine attrauer$o, alhora nella $tate quando le acque $aranno piu ba$le manife-
$tando$i il letto del fiume, fà vn $odero, o vero vn graticcio con congiugnere in
$ieme pedali di Rouere molto lunghi, & congiugni & incatena bene in$ieme
con $pranghe que$to fodero, & metti, i pedali per il diritto del letto del fiume
che con le te$te $caccino la corrente, & ficca per quanto il terreno te lo compor
5
ti, nella profondità del letto pali auzi per i buchi fatti in detti foderi. Fatto que
$to $odero di$t\~ediui $u$o altri legni a trauer$o & $opra que$to fodero metti vna
gran machina di $a$si, & murala con calcina, o doue tu non po$$a fare la $pe$a,
legale in$ieme con fa$ci di ginepro intrame$colati con e$si $a$si. Di quì auuerrà
che l'acqua non potrà muouere la $mi$urata grandezza del pe$o, & la $aldezza
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del fodero, & $e l'acqua co $uoi ritro$i cercherà di $cauarui $otto il terreno, gio-
uerà, & aiuterà al bi$ogno tuo, perche ella ne darà vtilità che aggrauando$i il
detto fodero & andando$ene $ul fondo, trouerrà il tal pe$o $ede, da fermarui$i
fermi$sima. Ma $e il fiume $arà pieno continouamente d'acque & profondo in
modo che tu non po$$a metterui que$ti foderi, $eruirati di quei modi con i qua-
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li ti dicemmo che tu face$si le pile de Ponti.
Con quali Argini $i affortifichi il Lito del Mare, in che modo $i faccia forte il Porto, &
le entrate $ue, & con che artificio $i $erri l' Acqua, che non $e ne uadia. Cap. XII.
AFfortifichera$si ancora illito del Mare con Argini, ma non fatti come
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quelli de fiumi perche l'acque de fiuminuocono con le loro ingiurie,
ma non per quella via che fanno le onde del Mare. Percioche e' dicono
che il Mare di $ua natura è quieto & tranquillo, ma che e' $i muoue per e$$ere
$pinto sforzato da Venti, & di quìauiene che le onde per ordine l'una doppo
l'altra contendono con il lito, doue $e e' $i metterà loro per argine à rincontro
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alcuna co$a à trauer$o, & ma$simo $cabro$a & a$pra & pilo$a, elle vi $i cõtrapor-
ranno con tutte le forze loro & riperco$$e $alteranno in alto romperanno$i, &
ca$cando co$i rotte da altro $mouerãno il fõndo, & cauerannolo con la loro a$si-
dua mole$tia, & rouineranno cio che $e li contraporrà. Et che que$to auuiene
co$i, lo dimo$trano l'altezza de ifondi che $i truouano alle riue della marina.
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Ma $e il litto $arà co$i ver$o il Mare con dolce pendio battuto dalle ond:, non
hauendo percio il Mare cõmo$$o che combatta con l'onde ri$caldate, il mare la
$cia lo impeto, & con onde piu quiete, & piu benigne ritorna in $e $te$$o, & $e
egli harà pre$o, o portataco$a alcuna per il commuouere delle rene egli le la-
$cerà & po$eralle in luogo piu quieto, per il che noi cono$ciamo che i liti, che
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in que$to luogo $portano in Mare, di poco terreno l'un dì piu che l'altro cre$co
no allo adentro ver$o il Mare. Ma doue il Mare percoterà in vna punta
d'un monte, & che e' vi $arà la linea del lito torta a gui$a di cerchio, o d'arco,
quiui il Mare andrà ratto $econdo il lito, & vi correrà, & vi $i aggirerà, onde
anuiene, che in $imili luoghi per tutto, lungo il lito vi $ono canali profondi. Al-
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tri dicono che il Mare di $ua natura hà il flu$$o & il reflu$$o, & hanuno con$ide-
rato che l'huomo non muore mai, $e non quando il mare $cema, qua$i che que-
$ta co$a dia di sè argomento che e$$o mare habbia aicuna anima, o moto co-
mune & corri$pondente alla Vita de gli huomini, & di que$te co$e $ia detto
[397]LIBRO DECIMO.
a ba$tanza. Ma il cre$cere & lo $correre del Mare, è co$a manife$ta che in al-
cuni luoghi $i varia. Il Mare di Negroponteogni giorno $i varia $ei volte alle
onde. A Con$tantinopoli non $i varia $e non con lo andare nel Mare mag-
giore. Nella propontide il Mare di $ua natura getta al lito tutte quelle co$e,
che vi $ono condotte da fiumi, però che quelle co$e, che $i muouono median-
5
te le agitationi poi che elle hanno trouata la $ede da quietar$i, $i fermano. Ma
veggendo noi che la maggior parte de liti gettano vna quantità di rena, & la$cia
no ancora de $a$si, e' mi piace di raccontar quelle co$e, che io truouo appre$$o
de Philo$ophi. Io hò detro altroue che la rena è fatta di fango, ra$ciutto dal So
le, poi che il calor del Sole l'harà diui$a in minuti$simi corpicelli. Dicono che le
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pietre $on generate da l'acqua del Mare, percioche e' dicono che l'acqua diuen
ta tiepida per il Sole & per il moto $i $ecca, & percio $i $erra in$ieme, con$umate
dal caldo le parti piu $ottili, & conduce$i a quella gro$$ezza, perche $e il Mare al
cuna volta $i quieta un poco, fà a poco a poco vna $corza mucida, & qua$i fango
$a, & rompe$i di poi que$ta $corza, & gua$ta$i per i moti, & per le ripercus$ioni
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diuenta come zolle, & vno certo che, $imile alle $pugne, & que$te zolle $ono git
tate $ul lito, nel qual luogo elleno pigliano le rene commo$$e, & $e le applica-
no, & applicate$ele in que$ta maniera per la forza del Sole, & del Mare $iri$ecca
no, & $i $errano piu in $ieme, & in proce$$o di tempo induri$cono talmente, che
diuentano pietre. Que$te co$e hanno dette co$toro. Noi nondimeno veggia-
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mo che alle foci de fiumi per tutto i liti cre$cono a$$ai, & ma$simo $e quei fiu-
mi $ono di quelli, che corrino per campagne fciolte ne quali mettino molti al-
tri fiumi. Percioche e' ragunano & gettano in $u le foci al lito del Mare di quà
& di là a$$ai rena, & a$$ai $a$si come qua$i vno Argine, & fanno il lito piu aden-
tro ver$o il Mare, ilche lo dimo$tra che co$i è lo Hi$tro & il Fa$$o de Colchi, &
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molti altri & ma$simo il Nilo. Gli Antichi chiamarono lo Egitto ca$a del Nilo,
& affermano che gia era ricoperto $ino alle Palude Pelu$ie dal Mare. Et dico-
no che alla Cilicia fù aggiunto vna gran parte dal fiume. Ari$totile dice che il
moto delle co$e è continuo, & che in proce$$o di tempo auerrà che il Mare $i
$cambierà di luogo con imonti, di qui di$$e colui.
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Cio ch'è $otterra in proce$$o di tempo,
Si $coprirà pale$e, & uerrà fuori,
Et le co$e $coperte andran' $otterra.
Torno hora a propo$ito. Oltra di que$to l'onde marine hanno ancora in $e
que$ta natura, che vrtando in vna muriccia di $a$si oppo$ta loro, la battono &
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gli fanno forza, & partendo$ene quanto piu d'alto ca$cano le acque commo$-
$e, tanto piu cauano $otto la rena. Que$to $i può vedere, che alle ripe, & a gli
$cogli doue è il mare pro$ondo, egli vi $i ripercuote piu forte, che doue ei non
hà con chi combattere $aluo che con vn lito piaceuole & piano, le quai co$e
e$$endo così, $arà certamente vna grandis$ima indu$tria, & da homo di gran-
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dis$imo ingegno che tu raffreni l'impeto & gli $piriti del Mare; Percioche il ma
re ingannerà in gran parte & le arti & la mano delli huomini, & non facilmen
te $arà vinto dalle forze di quegli. Giouerà certamente il farui le ba$e de i fon-
damenti in quei modi, che noi dicemmo altroue che s'a$pettauano à ponti.
[398]DELLA ARCHITETTVRA
Ma $e e' ci $arà dibi$oguo che per affortificare il porto e' $i habbia a fare vn Mo-
lo nel Mare, cominceremoci da la terra ferma & dallo a$ciutto: & di poi produ-
remo la muraglia in mare non tutta ad vn tratto, ma prima vna parte, & poi vn
altra, & la prima co$a procureremo che que$ta muraglia $i ponga in terreno
quanto più $i può $tabile, & pon\~edolo doue tu ti voglia e' bi$ogna amma$$arla
5
di pietre quanto più $i può grandi$sime. Di modo che la muraglia de $as$i $tia
cõtro à l'onde qua$i vn poco a pendio, accio che il pe$o dell'onde, che vengono
(per dir co$i) & le lor minaccie $i ammorzino, & nõ trouando doue dar di pet-
to in piena, ritornãdo in dietro, nõ rompino ma $e ne ri$corrino piaceuolm\~ete.
Percioche in que$to modo l'onda, che ritornerà ver$o il Mare, riceuerà & ritar-
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derà, le altre onde, che doppo lei veniuano a proda, e' pare che ale bocche de
fiumi $i debba o$$eruare i mede$imi ordini, che ne porti, cõcio$ia che le naui al
t\~epo delle t\~epe$te $i rifugghino in quel luogo. La prima co$a io vorrei che le foci
de fiumi $i affortifica$$ero, & $i $trigne$$ero cõtro le onde del Mare. Diceua Pro-
pertio $ia vinto, o vinci altri, que$ta è la ruota di Amore, co$i interuiene in cote-
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$to luogo; percioche cõtinouam\~ete o le foci $ono $uperate da lo impeto del Ma
re, che nõ re$ta mai, & $ono riturate da la rena; oper il cõtrario cõ laloro a$sidui
tà & con la perfidia del vincere $uperano l'impeti del Mare. Per il che mi piace-
rà a$$ai, $e tu sboccherai vn fiume in Mare con duoi rami pur che le acque $ieno
a ba$tanti. Et que$to non $olo perche alle Naui mutato$i vento $ieno piu pron-
20
te l'entrate, ma $e ancora ti $i cõtrapone$si alcuna forza di Tempe$te o che l'vna
delle bocche per auentura tirando Au$tro fu$$e riturata, gonfiate le acque per le
piene, non isboccando allaghino il pae$e,' ma che vi$ia via aperta da potere e$-
$ere riceuute nel Mare. Di que$te $ia detto a ba$tanza. Re$taci a dire del nettare
& votare. Cefare po$e vna gran cura nel nettare il Teuere. Era certamente ri-
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pieno di pezzami & di ribalderia. Sono ancora & dentro & fuori della città non
di$co$to dal Teuere monti non piccoli fatti di pezzami di terra cotta cauati del
fiume, non mi ricordo d'hauer letto con quali artifitii caua$$ero tanta materia
di vn fiume tanto po$$ente. Ma io mi pen$o che e' face$sino $teccati, con i qua-
li mandato da parte il fiume, & cauatone l'acqua, e' caua$sino di poi gli impe-
30
dimenti, che vi erano. Gli $teccati $i $aranno in que$to modo, ordinerai traui
piallate per lo lungo, & da l'vn capo à l'altro farai nella gro$$ezza de gli lati ca-
nali di quà & di là a$$ondi quattro dita; larghi $econdo la gro$$ezza delle tauo-
le, delle quali ti harai a $eruire per tal bi$ogno, & apparecchierai tauole vguali
di gro$@ezza & di lunghezza, ordinate que$te co$e, ficca le tue traui, che ti di-
35
cemo, che elle $tieno a piombo con ragioneuoli $patii infra di loro, $econdo la
lunghezza delle ordinate tauole, ficcate le traui & bene ordinate, metti le tauo-
le $u da alto da le te$te, & fà che elle $cendino $ino nel fondo per i canali delle
traui. Vn lauoro co$i fatto il Vulgo lo chiama catheratte, ma tu metti $opra le
dette tauole, altre tauole, & $errale che elle $i cõgiunghino bene in$ieme, $com-
40
parti$ci poi in luoghi commodi & opportuni trombe torte da tirar $u l'acqua,
trombe diritte, $chizzatoi, & $ecchie, & ogni in$trum\~eto da cauare acque, & ag-
giugniui vna moltitudine di huomini, che in un $ubito $enza ripo$ar$i mai, o in-
trametter t\~epo in mezo, cauino l'acqua dentro da lo $teccato, & $e e' ue ne en-
[399]LIBRO DECIMO.
tra$$e da banda alcuna, rituraui cõ panni & ti riu$cirà il lauoro come tu cerchi.
Infra que$ta $orte di $teccato da acqua, & quell' altra di che noi ci $eruimmo nel
murare de ponti ci è que$ta differentia, che quella bi$ognò che fu$$e $tabile, &
da durare a$$ai, fino à tãto che le pile nõ pur fu$sino finite, ma che finite haue$-
$ino fatta la pre$a & a$$odate$i. Ma que$ta qui è, per a tempo, & il dì dipoi che tu
5
harai cauato il fango l'harai a leuare uia, & portarla altroue. Io ti auuerti$co di
que$to, o netti tu il fiume con que$to $teccato, o pur voltando il fiume in altra
parte, guardati di non combattere con tutta labondanza, & con tutta la forza
dell' acqua in vn mede$imo luogo a vn tratto, ma fà il tuo lauoro in piu uolte.
Prima un membro, & poi un altro, quei lauori, che $i faranno contro il pe$o, &
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contro l'impeto delle acque, $e $aranno fatti con uno arco che uolti il dor$o
uer$o l'impeto delle acq;, re$i$terãno piu gagliardam\~ete. Faraia a fondo il $iume
$e tu li farai vno argine a trauer$o il modo che l'acqua $i habbia ad alzare $u$o al-
to, & che ella $i sforzi a gõfiare a$$ai, uerrati ancor di qui fatto que$to che l'onda,
che pa$$erà di $opra colla $ua caduta vi cauerà vna fo$$a, & ancora quanto dalla
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parte inferiore del fiume tu $cauerai piu a fondo, tanto il letto del fiume $i $ca-
uerà $ino al $uo fonte; percioche l'acqua nello $pigner$i cõmuoue, & perturba
continouam\~ete il terreno & lo porta uia. Purgherai ancora un riuo, & una fo$$a
in que$to modo mettendoui dentro bufoli, $errala che l'acqua vi $i alzi; Dipoi
fà che il be$tiame cõ correrui, & agitarui$i $pe$$o faccia l'acqua torbida, & $ubito
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dà la uia a l acqua, ch'ella $e ne uadia precipito$a, & ch'ella laui. Et $e perau\~etura
$arà co$a alcuna $otterrata nel fiume, o fittaui che li dia impedim\~eto, oltre all' al
tre machine che sãno fare i Mae$tri, quella è atti$sima che tu vi cõduca vna naue
carica, allaquale legherai forti$simamente qual co$a $i $ia que$ta, o palo, o qual
altra co$a $i uoglia che tu habbia a $uerre. Dipoi $carica la naue del pe$o di che
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era carica, di qui na$cerà che alleggerita$i di pe$o alzando$i $opra delle acque,
ella $uerrà, & $ino dalle barbe, quel che tu gli harai legato, giouerà molto $e nel
lo alzar$i la naue, tu aggirerai il palo come $i fa una chiaue. lo hò ueduto nel
pae$e di Pale$trina vna creta humida, nella quale $e tu ui ficcheraio un palo o
vna $pada non piu aftonda che vn cubito, non $arà mai po$sibile che con forza
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alcuna di mano tu ne la po$$a cauare, ma $e nel uolerla cauare tu la girerai vn
poco, come fanno coloro, che uogliono $orare cõ $ucchielli ti riu$ciràil cauarla
piu facilm\~ete, Appre$$o à Genoua era uno $coglio a$co$o $otto le onde, che im-
pediua le entrate Del Porto, trouo$si vn huomo a tempino$tri dotato di mara-
uiglio$a arte & natura, che lo $cemò, & aper$e largamente detta entrata. E $par-
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ta$i vna fama che co$tui $taua $otto le acque a$$ai, & che e' nõ ueniua fuor dell'ac
que per rihaure il fiato $e non doppo lũgo t\~epo, cauerai il fango del fondo, cõ
vna rete gro$$a, & rõchio$a d\~etroui vn'$acco perche $tra$cinãdola $e ne empierà,
caueralo ancora doue il Mare nõ $arà molto fondo co uno in$trum\~eto di pala.
Fa di hauere due barcotte, in una delle quali rizza vno $tile in $u la poppa, nel
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quale giuocolivna antenna lunga: non altrimenti che $i faccino un par di bi-
lance ne loro $u$o, in l'una delle te$te di que$ta antenna, che pende dalla naue
$ia accommodata vna pala larga tre piedi, & lunga $ei, i manifattori affondan-
do que$ta, caueranno il fango, & lo gitteranno nell'altra barca quiui apparec-
[400]DELLA ARCHITETTVRA
chiata. Da que$ti principij $i potranno fare molte co$e $imili, & piu vtili, che
$arebbono co$e lunghe a raccontarle. Ba$ti in$ino à qui di que$ti. Re$taci il
chiuder l'acque. Serera$si il cor$o dell'acque con le cateratte, $erera$si ancora
con li $teccati. L'uno, & l'altro hà bi$ogno di canali di pietra $aldi$sima, come ti
dicemmo che $i faceua nelle pile. Alzeremo il pe$o delle cateratte, $enza peri-
5
colo de gli huomini, aggiugnendo al fu$o che lo tira alcune ruotte con denti, le
quali noi moueremo come quelle de gli horiuoli, adattatii d\~eti d'un altro fu$o a
tale lauoro, & a tal moto. Ma commodi$sima piu di tutte l'altre $arà quella ca-
teratta, che $opra il mezo di $e $te$$a hara colocato vn fu$o a piõbo, ilquale $i uol
ti, appichera$si al fu$o la cateratta quadrata, che $tia te$a come una uela quadra
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$ta di$te$a in una naue da carico, che da l'un lato, & dall'altro po$$a e$$ere girata,
& da poppa, & da prua, ma i lati di que$ta cateratta, o porta non debbono e$$ere
vguali perche da piede ella $arà alquanto piu $tretta qua$i che tre dita che da
capo; & di qui auuerrà che $i aprirà da un fanciulletto $olo, & per il contrario
ancora $i $errerà da $e $te$$a, vinc\~edola il pe$o dello lato piu lungo di $opra. Farai
15
due cateratte, rinchiu$o il fiume in duoi lati, la$ciatoui uno $patio per quanto è
lunga una Naue, accioche $e e' u' harà a $alire vna naue poi che la ui $arà arriuata
chiugga$i la cateratta di $otto, & apra$i quella di $opra, ma $e ella harà a $cendere
per il contrario $erri$i quella di $opra, & apra$i quella di $otto. Et co$i la$ciata an
dare la naue con que$ta parte del fiume $arà portata dal fiume à $econda. Et il
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re$to della acqua $arà mantenuta dalla cateratta di $opra. Non la$cerò in dietro
quel che s'appartiene alle vie per non replicare que$te, Fara$si la $trada ben net
ta, & ben pulita nelle città non la alzando di pezzami, ilche è mal fatto, ma piu
to$to leuandone, & $pianando per tutto allo intorno, & portando via, accioche
gli $pazzi, & il piano della città nõ venga $otterrato dallo alzarui$i delle $trade.
25
Del rimediare ad alcune co$e, & del re$$ettarle generalmente. Cap. XIII.
HOra andremo dietro a trattare delle altre co$e piu minute che $i po$$ono
ra$$ettare con piu breuità che noi potremo. In alcuni luoghi per e$$erui-
30
$i condotta l'acqua, il pae$e vi è diuentato piu caldo, & in alcuni per il cõ-
trario piu freddo. Pre$$o à Lari$$a in Te$$aglia vi era la campagna coperta di ac-
qua morta, & tarda, & percio vi era l'aria gro$$a, & caldiccia; Dipoi cauatone
l'acqua & ra$ciutta la campagna diu\~etò la regione piu fredda, di maniera, che
gli Vliui da quiui inanzi, che prima vi erano in abondantia tutti allo intor-
35
no ui $i $eccauano. Per il contrario appre$$o a Filippici per e$$erui$i come dice
Tcofra$to cauato l'acqua, & ra$ciutto il lago, auuenne che hebbono manco
$tridori. Et $i crede che la cau$a di que$te co$e venga dalia aria che vi $pira pu-
ra, o non pura: percioche e' dicono che l'aere gro$$o $i muoue piu tardi, ma
che mantiene piu le impre$sioni calde, o fredde. Ma l'aria $ottile è piu atta
40
al fredda$i, & pre$to ancora $i ri$calda da raggi del Sole, & dicono che una cam-
pagna non colriuata, & abbandonata, cau$a l' aria piu gro$$a, & meno benigna.
Doue le $elue cre$chino ancora folte talmente che e' non ui entri Sole, ne vi
penetrino i Venti, ui $arà certo laere piu crudo, Al lago Auerno erano le $pe-
[401]LIBRO DECIMO.
lonche delle $elue tanto folte che il zolfo e$alando per quei luoghi $tretti am-
mazzaua gli vccelli, che ui uolauano $opra. Ce$are tagliate le $elue fece che di
una aria pe$tilente diuenne benigna & amena. Pre$$o a Liuorno Ca$tello ma-
ritimo di To$cana erano gli huomini $empre ne giorni caniculari oppre$$ati
da graui$sime febbre, ma fatto gli Abitanti un muro ri$contro al Mare $i man-
5
tennono poi $ani, ma dipoi me$$a l'acqua ne $o$si per far l'edifitio piu $icuro,
$on tornati di nuouo ad ammalarui$i; Scriue Varrone che hauendo lo e$$erci-
to pre$$o à Corfù & morendo$i qua$i tutto di pe$te, $errò tutte le fine$tre che
uer$o Au$tro erano aperte, & a que$to modo cãpò lo e$ercito. A Murano pati-
$cono rare uolte di pe$te, $e b\~e Venetia lor città principale ne è mole$tata a$$ai,
10
& grauemente, & pen$ano che que$to accaggia per la grande abbõdanza delle
fornaci de uetri, percioche egli è co$a manife$ta che l'aria $i purga marauiglio$a-
mente da fuochi, & chei ueneni habbino in odio il fuoco ne è inditio, che egli
hanno auuertito chei corpi morti de gli animali ueleno$inõ generano uermi-
ni come gli altri, per que$to che la Natura del ueneno è diammazzare, & e$tin-
15
guere del tutto ogni forza di uita; ma $e i mede$imi $ono tocchi dalla $aetta, al-
lhora generano uermi, percioche il ueneno loro è $p\~eto dal fuoco. Et che i uer
mi $on generati ne corpi morti de gli animali nõ da altro, che da una certa po-
t\~etia ignea della Natura, che muoue queilo humido, che è in quelli, atto à $piri
ti uitali, lo $pegnere de quali $i a$petta proprio al ueleno doue egli $ia $uperio-
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re, ma doue egli è $uperato dal fuoco nõ ui può niente. Se tu $uerrai herbe uele
no$e, & ma$simo la $quilla, ti auuerrà che quel cattiuo nutrim\~eto della terra $a-
rà attratto a $e dalle piãte buone, & pre$o tal nutrim\~eto $i gua$teranno. Gioue-
rà piãtare una $elua, & ma$simo difrutti uer$o i uenti nociui, perche egli impor
ta grãdemente da qual ombra di frondi, o foglie tu riceua l'aria. Dicono che la
25
$elua de gli arbori, che fanno la pece, gioua grandem\~ete a Ti$ici, & à coloro, che
per lunga malattia nõ po$$ono rihauere le forze. Ma per il cõtrario quelli albe-
ri, che hanno le foglie amare, percioche elle ne pre$tano arie pe$tifere. Se alcun
luogo $arà humidiccio, paludo$o, & pantano$o, giouerà molto allargarlo, & far
che u'entri a$$ai aria, percioche i puzzi & le nociue be$tiuole, che ui na$cono $i
30
$pegneranno pre$to per la aridità & per i venti. Appre$$o ad Ale$$andria vi èun
luogo publico nel quale $i pongono & nõ altroue tutte le brutture, & tutti gli
auanzaticci de pezzami della città, & di già hanno fatto un mõte tãto alto, che
porge molta opportunità à nauigãti per entrare in porto, piu facilm\~ete adun-
que i luoghi ba$si & voti mediãte vna legge $imile $i riempieranno. A Venetia
35
(ilche io lodo grandem\~ete) a t\~epi mia, cõ i nettam\~eti della città hanno amplia-
to infra le Paludi piazze grãdi$sime. Coloro che cultiuano i cãpi pre$$o alle Pa-
ludi dello Egitto dice Erodoto, che per fuggire & $chifare la mole$tia delle zan
zare & delle Mo$che, dormono in Torri alti$sime. In Ferrara $ul Pò dentro al-
la terra non $i veggono troppe zanzare. Ma fuori della città a chi non ui è auez-
40
zo $on co$a e$$ecrabile, pen$ano che elle $i caccino della città per la abbondan-
tia de fuochi & de fummi, la Mo$ca nõ $tà volentieri ne all' ombra ne al freddo
ne in luoghi uento$i, & ma$simo doue le fine$tre $arãno alte. Sono alcun che di
cono che le Mo$che non entrano doue $ia $otterrata una coda di lupo, & che le
[402]DELLA ARCHITETTVRA
co$eveleno$e $i cacciano via con impiccar in aria vna $quilla. Ino$tri Antichi
contro il gran caldo v$auano a$$ais$imi rimedii, in$ra i quali dilettauano i’porti
chi $otto terra & in volta, che non hanno lumi $e non da lato di $opra. Diletta-
uano ancorale $ale che haueuano gran $ine$tre, & dalla contraria parte dimezo
dì. Et quelle ma$simo, che riceueuano li ombro$i venticelli da altre $tanze che
5
fu$sino mede$imamente coperte; Metello nato di Ottauia $orella di Augu$to
coper$e il $oro di tende, accioche i litiganti vi pote$sino $tare piu $ani; mache
per rin$re$car$i vaglia molto piu il vento che l'ombra, lo cono$cerai dal coprire
i luoghi conle tende, che non vi po$$a venir venti. Plinio racconta, che nelle
ca$e $i $oleuano fare i ricettacoli delle ombre, ma e' non de$cri$$e già in chemo
10
do fu$$ero fatti. Ma $ieno come $i voglino, e' bi$ogna imitare la Natura, e' $i può
vedere che quando tu aliti con la bocca a$$ai aperta tu mandi fuori il fiato tiepi
do, ma quando tu aliti con le labbra alquanto piu $trette, lo mandi fuori alquan
to piu freddo, co$i in cote$to luogo nello edificio, doue il vento venga per luo-
go piu aperto, & ma$simo veduto dal Sole egli è piu caldo, ma doue e' venga
15
per cammino piu $tretto, & piu ombro$o egli vi è & piu veloce & piu freddo, $e
l'acqua calda $ia da vna cannella condotta per vn'altra che vi $ia pa$$ata la fredda
$i raffredda. La $imile ragione certamente $arà della aria, cercano della cagio-
ne per che $i auuenga che chi cammina al Sole non diuenta nero, & chi vi $tà
fermo sì, ellaè co$a manife$ta, percioche per il moto $i muoue la aria, da la qua
20
le è impedita la $orza de raggi del Sole. Oltra di que$to perche la ombra $ia da
per $e piu gelata, giouerà molto fare $tanze l'una $opra l'altra, & mura dietro al
le mura. Et quanto que$te $aranno piulontane l'una da l'altra, tanto $arà l'om
bra piu gagliarda che il caldo, fino a tanto che un luogo co$i coperto, & co$i ac-
cerchiato non $i ri$caldi. Percioche que$to $patio, che è fra l'un muro
25
& l'altro, hà qua$i la mede$ima po$sanza, che harebbe un muro di gro$-
fezza vguale, ma è miglior di quello, perche il muro $i $poglia piu tardi di quel-
la vampa, che egli hà pre$a dal Sole, & tiene ancora piu lungamente il freddo
che egli harà pre$o. In$ra que$te mura doppie, che noi habbian detto $i mantie
ne vgualmente l'aria temperata, ne luoghi, doue gl'impeti de $oli offendano a$-
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$ai, un muro fatto di pomice non piglia co$i pre$to il caldo, & manco lo ritiene.
Sele porte delle camere $aranno con u$ci doppi cioè, s'elle $i $erreranno cõ vn
v$cio di dentro, & con vno altro di fuori, talmente che infra l'una porta & l'al-
tra $i rinchiugga tanto d'aria, quanto vn cubito, auerra che coloro, che parleran
no dentro, non potranno in modo alcuno e$$ere inte$i da chi $arà fuori.
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Che alcune co$e piu minute giouano à l'u$o del fuoco.
Cap. XIIII.
HOra $e noi haremo à edificare in alcun pae$e, che $ia troppo freddo, $er-
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uiremoci del $uoco. V$a$i il fuoco in uarii modi. ma quello v$o $arà piu di
tutti gli altri cõmodo, che $arà in luogo $patio$o, & lumino$o, percioche
$e tu farai fuoco in luogo che tu nõ po$$a mandare uia il fumo, o, in luogo $er-
rato in uolta, ne darà aria mal conditionata che ti farà gli occhi ci$po$i, & ti
[403]LIBRO DECIMO.
indebolirà la ui$ta. Aggiugni che la ueduta delle $iamme & del chiarore del
fuoco viuo èuno allegri$simo compagno a uecchi che $i $tanno al fuoco a ragio
nare; ma nel mezo della gola del cammino da lato di $opra bi$ogna che vi $ia
vna porticciuola attrauer$o di ferro, à la quale poi che $e ne $aràito tutto il fu-
mo, & che la brace bene acce$a harà cominciata a couare $e $te$$a, tu dia la vol-
5
ta, & chiuggali la gola, accioche per quella apertura, o vano non po$$a penetra
re alcun fiato di $uori; Il muro di$elice, o di marmo è, & freddo & humido,
concio$ia che col $uo freddo ri$trigne l'aria, & la conuerte in $udore, quello che
è di Tufo & di mattoni è piu commodo, poi che e'$arà a$ciutto del tutto; chi
dormirà d\~etro a muraglia humida & nuoua & ma$simo $e ella $aràin volta, in-
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correrà in graui$sime infermità di doglie, & di febbre, per la flemma & perica
tarri; Son$i trouati alcuni, che hanno per tal conto per$o il vedere, & chi s'è rat
trato di nerui, & alcuni che hanno per$o l'animo & la mente, & $on diuentati
pazzi. Ma perche $i ra$ciughino pre$to $i hà à la$ciare i vani aperti à venti che
$corrino. Migliore di tutti gli altri quante alla $anità $arà quel muro, che $i fa-
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rà di matton crudi ra$ciutti già di duoi anni; la corteccia fatta di ge$$o per e$$e-
re troppa $errata fà l'aria mal $ana, & è $pe$$o nociua a polmoni. Ma$e tu farai
atorno alle mura un tauolato di Abeto, o di Albero $aràla $tanza piu $ana, nel-
l'inuerno a$$ai ben tiepida, & la $tate non $arà molto calda, ma $arà for$e fa$tidio
$a per i topi & <002> le cimici, que$to $chiferai tu $e tu riempierai i uani di Calamo,
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o vero $e tu riturerai tutti i bucolini & tutti i luoghi doue $imili be$tiuole $i po
te$sino ri$uggire; ritureranno$i beni$simo con creta con rapillo pe$ta & dime-
nata con morchia. percioche que$ta $orte d'animali e$$endo generati di corrut
tione hanno in odio del tutto l'olio.
In che modo le Taranto>le, le Zanzale, le cimici, le Mo$che, i Topi, le Pulci, le Tignuole,
25
& $imili $i $pengbino, & $i mandin uia. Cap. XV.
MA dapoi che noi$iamo caduti in que$to di$cor$o e' mi piace di raccon-
tare in que$to luogo alcune co$e, che io hò letto appre$$o di Authori gra
ui. Egliè da de$iderare che vno edifitio nõ habbia in $emole$tia alcuna.
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Quelli del Mõte Oeta faceuano $acrificio ad Ercole, perche egli gli haueua li-
berati dalle zan zare, & i Meliunti perche egli haueua $cacciati i bruchi da le vi-
gne; Gli Eolii $acrificauano'ad Appolline per la abbondanza de topi. Benefitio
grande certam\~ete, ma e' nõ hanno già in$egnato in che modo e'face$sino que-
$te co$e. Ancor che appre$$o di alcuni io truouo que$to. Gli A$sirii con un'pol-
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mone abbronzato, & con la cipolla $quilla ancora che p\~eda dal cardinale dell'u
$cio p\~e$auano che $i $caccia$sino tutti gli animali veleno$i. Dice Ari$totile che tu
caccerai fuor di ca$a tutti gli animali, che vãno col corpo <002> terra $erpeggiando,
cõ lo odore de la ruta: Et rinchiuderai in vna pentola $e tu vi metterai de la car
ne, la moltitudine delli ve$pi; & cõ zol$o, & cõ rigano $aluatico, me$$o ne buchi
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delle formiche le e$terminerai. Sabino Tyro $cri$$e a Mecenate che elle $ileua
uano via $e cõloto di mare, o cõ cenere $e li riturauano i buchi. Plinio dice che
elle $i mandauano via cõ l'herba gira$ole, & che que$to è rimedio effi caci$simo
[404]DELLA ARCHITETTVRA
Altri pen$ano che l'acqua con laquale $i $ia lauati mattoni, $ia loro molto inimi
ca, me$$a neloro buchi. Appre$$o de gli Antichi affermano que$to che fra alcu
ne co$e, & fra alcuni animali $ono in$ra loro innate & crudeli inimicitie dateli
dalla natura, talmente che $ono pernitio$i l'uno a l'altro, & $i dano morte. Don
de auuiene che la Donnola per il puzzo d'vna gatta abruciata, & i $erpenti per
5
l'odore del Leopardo $i fuggono, & dicono che $e tu appiccherai vna cimice al
capo d'una mignatta, quādo per auentura ella $arà troppo forte attaccata a qual
che m\~ebro d'un corpo humano, che ella $ubito $i $piccherà, & cadrà mal condi
tionata, & per il cõtrario per il $umo d'una mignatta abruciata $i $cacciano & $i
cauan $uori le cimici di qual $i voglia intimi re$ugii che ell'habbino. Dice Soli-
10
no che chi $pargerà la poluere pre$a della l$ola Athamo che è in Inghilterra, $u
bito $i fuggiranno tutti i $erpenti. Il mede$imo dicono gli Hi$torici che fà la ter
ra, che $i piglia in molti altri luoghi, & ma$simo nella I$ola Eubu$$a. Ma quella
che $i piglia dell'I$ola Galeona de Garamanti ammazza gli $corpioni & i$erpen
ti. Dice Strabone che in Lybia per paura delli $corpioni quando gli huomini
15
vanno a dormire, che e' $on $oliti di s$regar$i i piedi & iletti cõ lo aglio. In che
modo e'$i ammazzino le cimici lo de$criue Sa$erno cõ que$te parole. Metti $ot
to l'acqua vn Mellone di quelli, che ilatini chiamarono Cucumer anguinus, &
gettala doue tu vuoi che elle non vi $i acco$teran no mai, overamente vgni il
letto cõ fiele di Bu$olo me$colato con aceto. Altri vogliono che $i turino i bu-
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chi cõ la feccia del vino. La barba del cerro dice Plinio è molto nimica alli Scor
pioni, & cõtro a $imili nociue be$tiuole, & mas$inio contro à $erpenti il Fra$si-
no, hà vna po$$anza miracolo$a. I $erpenti non $tanno mai $u le $oglie delle fel
ci, manderanno$i i $erpenti via con lo ardere capelli di dõne, o corna di capra,
o di ceruio, o $corze di cedro, o lacrime di galbano, o di Silero, o Ellera verde,
25
o ginepro, & quelli che $i vngono di $eme di Ginepro $on $empre $icuri dalla
ingiuria de $erpenti. L'herba Haxo inebbria con lo odorato gli a$pidi, & s'addor
mentano tanto che diuentano pigri, contro i bruchi comandano che ne gli or-
ti $i $icchi vna te$ta di Caualla in cima d'un palo. I Platani $on nimici de Pippi-
$trelli. Se tu anna$$ierai con acqua nella quale vi $i $ia cotto $iori di Sambuco tu
30
ammazzerai tutte le mo$che, ma que$to $i farà meglio con lo elleboro; Ammaz
zeranno$i ancor le mo$che con la cocitura dello elleboro nero. Il dente cani-
no in$ieme cõ la coda & co piedi $otterrato(come $i dice) in $ala, lieua via la mo
le$tia delle mo$che, I ramarri non po$$ono $opportare lo odore del zafferano,
il fumo de lupini abruciati ammazza le zanzare. Itopi dallo odore dello aco-
35
nito ancor che da di$co$to $aranno ammazzati. Oltra que$to i topi & le cimici
hanno in odio i fumi del Vetriolo. Le pulci tutte $e ne andranno $e tu annaffie-
rai le $tanze con cocitura di colloquintida, o di calcatreppolo, ma $e tu anna$-
fierai con $angue di becco le vi correranno à monti, $caccion$i con lo odore
del cauolo & molto piu con quello dello Oleandro, me$si in varit luoghi va$i
40
di acque per le $tanze $i $pegneranno $acilmente le pulci $altandoui dentro in-
con$ideratamente. Le tignuole $i manderanno via col $eme dello A$$entio, &
dello Aneto, con lo odore della $auina. Dicono che quella ve$ta non $ara
tocca dalle Tignole che $arà $u le funi, ma $ia detto di que$te a ba$tanza. Le-
[405]LIBRO DECIMO.
quali $or$e$ono $tate molte più che non harebbe ricerco un con$iderato letto-
re, ma perdonerammi poi che elle non $on co$e fuor di propo$ito per rimuo-
uere gli inconuenienti dalle $tanze. Ancor che contro la mole$tia & l'odio$a
a$siduità di co$i fatte, & fa$tidio$e pe$ti, non $ia co$a ne$$una, che paia che po$si
giouare tanto che ba$ti.
5
De luogbi delle ca$e da $caldar$i & darinfre$car$i & dello emendare i difetti
delle mura & ra$$ettarli. Cap. XVI.
TOrno à propo$ito, è co$a marauiglio$a perche co$i $ia, che $e tu parerai
vna $ala di panni di lana, diuenterà il luogo alquanto piu tiepido, & $e tu
10
la parerai di panni Iini diuenterà piu fre$co, $e il luogo $arà troppo humi-
diccio cauaui $otto fogne, o pozzi, & riempigli di pomici, o di ghiaia, accio
che l'acqua non vi $i corrompa, dipoi di$tendiui $opra un $uolo di carboni alto
un piede, & $opra que$to di$tendiui del $abbione, o piu pre$to mettiui docio-
ni & ammattonaui poi di $opra. Giouerà certo grandemente $e l'aria $otto al pa
15
uimento potrà re$pirare, Ma contro allo impeto delli ardori del Sole & cõtro
alle crudi t\~epe$te dello Inuerno farà molto bene, $e il piano per altro nõ vi $arà
humido ma $ecco. Fa che $otto lo $pazzo della tua $ala ella $ia cauata $otto $ino
à $ei braccia, & fagli per ammattonato $olam\~ete uno a$sito di legname $tietto, lo
$pazzo nõ ammattonato, fà diuentar d\~etro unaaria freddi$sima molto piu che
20
tu nõ credere$ti, talm\~ete che chi ha ancora le pianelle in piede, $i $ente raffred-
dare i piedi da legname $te$$o nõ che altro, $enza che ui $ia ammattonato di $or
te alcuna, $aluo che di tauole; ma la coperta di detta $ala $opra il capo falla in uol
ta, & ti marauiglierai quãto la $tate ella $ia fre$ca, & lo Inuerno tiepida. Et $e per
auuentura accadrà quello di che $i duole il Satirico, che il pa$$ar delle carrette
25
perluogo $tretto delleuie, ne lieuino il $onno & rintuonino le uillanie delle
importune $tiere, dõde lo Infermo mole$tato dallo $trepito pati$ca, a que$ta in-
commodità impariamo dalla epi$tola del piu giouine Plinio, in che modo noi
ci habbiamo à rimediare beni$simo, cõ que$te parole, A que$te $tanze è cõgiun
ta la camera della notte & del $onno, ne $i $ente in quella le uoci de $erui, non il
30
mormorio del Mare, non il moto del temporale, nõ il lume de Baleni, ne e$$o
giorno ancora, $e nõ aprile $ine$tre, tãto è ripo$ta & $ecreta. Etla ragione è che
uno androne po$to infra il muro della camera & quello dell'orto, gli $eparal'u-
no da l'altro, & in que$to modo $uani$ce mediante que$to $patio, ogni$uono &
ogni romore. Vegniamo hora alle Mura, i difetti delle Mura $on que$ti, o el-
35
le $i pelano, o elle s'aprono, o gli o$$ami $i rompono, o elle $i piegano da lor
diritti: Varie $ono le cau$e di que$ti di$etti, uarii ancora i Rimedii de le cau$e,
alcunne ne $ono manife$te & alcune piu occulte, & non è co$i manife$to qual
co$a $i gioui $e non doppo il riceuuto mancamento. Et alcune oltra que$te
non $ono molto o$cure, ma for$e non uagliono tanto à danno delli edifitii,
40
quanto $i $ono per$ua$i gli huominiper la loro negligentia, le cau$e mani$e$te
nelle mura $aranno que$te, come per modo di dire le il muro fu$$e piu $ottile,
$e e' non fu$le ben conlegato in$ieme, $e fu$$e pieno di uani nociui, o finalmen-
te $e non haue$$e o$$ami ba$tanti & gagliardi contro le ingiurie de temporali.
[406]DELLA ARCHITETTVRA
Ma quelle co$e, che di na$co$o o $uor di $peranza accaggiono, $on que$te, il mo-
uimento della terra, le $aette, la inco$tantia del Terreno, & di tutta la natura,
ma inanzi a tutte que$te co$e nuoce principalmente a tutte l'uniuer$ali parti
dello edi$icio, la negligentia, & la tra$curataggine delli huomini, di$$e colui che
il fico $aluatico è vno ariete $ordo contro le mura, ne è co$a da crederla à dir
5
quanto io habbia veduto pietre grandi$sime $mo$$e & cauate de luoghi loro,
per la $orza, & qua$i per conio di una barbolina nata in$ra le cõgiũture, laquale
$e alcuno da principio l'haue$$e $uelta uia, il lauoro $i $aria mantenuto eterno da
tal pe$te, Io lodo grãdemente gli Antichi che $oldauano le $amiglie c'haue$sino
ad hauere cura alli edificij publichi, & li di$endelsino. Agrippa per tal conto ne
10
la$ciò pagati dug\~eto cinquãta. Ma Ce$are. 460. & la$ciarono alli edificij quindi-
ci piedi vicini che $te$sino liberi intorno alli Aquidotti, accioche i $ianchi, & le
volte delli Aquidotti nõ fu$sino intrapre$i da alcuna radice di Alberi che gli ro
uina$$ero, que$to mede$imo pare che face$sino ancorai priuati, in quelli edi$i-
cij ch'e' uoleuano che fu$sino eterni, percioche nele muraglie de loro $epolcri,
15
$criueuano quante braccia di terreno la$cia$sino con$egrate alla religione altri
quindici, & altri uenti, ma per nõ raccõtare que$te co$e, e'pen$ano cheli arbori
cre$ciuti $i $p\~eghino, & $i leuino via del tutto, $e in que giorni che il Sole entra
nella canicula e' $i taglian a un mezo braccio, & fattoui vn foro $i metta nella mi
dolla olio petronio me$colato cõ poluere di zolfo, o veram\~ete $e della cocitura
20
de $ermenti delle faue abronzate $i annaffierà abbõdantem\~ete. Dice Columella
che tu e$tirperai una $elua col fiore del lupino, & col $ugo della cicuta, cõmace-
rato per vngiorno, & a$per$one nelle radici. Dice Solino che vno Albero tocco
dal me$truo delle Dõne perde le $rondi, & altri dicono che elle $i $eccano. Dice
Plinio che li alberi $i $eccano tocchi da la radice della pa$tinaca marina. Tor-
25
no hora alle co$e di $or ra. Se il muro $arà piu $ottile che il bi$ogno, alhorao
noi applicheremo al vecchio vn'altro muro, tal che e diuentino vn muro $olo,
o veramente per $chifare la $pe$a ui applicheremo $olamente o$$ami, cioè o pi-
la$tri, o colonne, a gui$a di traui, & $i applichera l'un muro all'altro in que$to
modo. Nel muro uecchio $i metteranno in piu luoghi alcune mor$e gagliar-
30
de di pietra ma viua, & $i fermeranno, che e$chino in $uori, di maniera che en-
trino nel muro che tu harai a fare di nuouo, & che $ieno qua$i per legatura
infra l'una corteccia, & l'altra del muro; & il muro nuouo in que$to luogo
non $i dee fare $enon di pietre ordinarie. Applicherai nel muro uno pila$tro
in que$to modo, di$egnerai con la matita la $ua larghezza nel muro uecchio,
35
dipoi da e$$o fondamento iucominciandoti, forerai il muro con una fine$tra,
la larghezza dellaquale $ia alquanto maggiore, che quella che tu di$egna$ti con
la matita nel muro. Ma la altezza della fine$tra non $arà molta. Dipoi riem-
pi detta $ine$tra con pietre riquadrate con e$trema diligentia, & con filari ugua-
li, & in que$to modo auerrà che quella parte del muro, che fu la$ciata den-
40
tro al $egno della matita, $arà intrapre$a dalla gro$$ezza del pila$tro, & il
muro $arà diuentato piu gagliardo. Dipoi col mede$imo ordine che tu hai
alzata que$ta prima parte del pila$tro, alzerai l'altre parti di $opra $ino a che
tu ne uenga a l'ultimo fine del lauoro. Della $ottigliezza $ia detto a ba-
[407]LIBRO DECIMO.
$tanza. Ma doue mancheranno incatenature, v$eremo catene, o $pranghe di
ferro, o piu pre$to di rame. Ma bi$ogna auertire che li o$$ami, non $i debi-
litino con l'hauerli a forare. Ma $e perauentura il pe$o della $opra $tante terra
$pignerà alcuno de gli lati, o con la humidità gli $arà danno, $à lungo il muro
vna fo$la larga, $econdo che ricerca il bi$ogno, & muraui alcuni mezi cerchi, i
5
quali certamente riceuino la $orza del pe$o dell'aggrauante terreno, & aggiu-
gniui in alcuni luoghi ua$elli, o doccie, per le quali $ene $coli, & $i purghi l'hu-
more che vi di$tilla, o vero di$tendeui correnti per piano, che con le te$te loro
piglino & tenghino il muro $pinto dall'aggrauante terreno, & a que$ti legni ne
con$icca alcuni a trauer$o, & caricali poi di terreno po$ticcio. Giouerà certa-
10
mente que$to, percioche il terreno po$ticcio $i a$$oderà, & $i $trignerà in$ieme,
auanti che il neruo del legname $i con$umi.
Di quelle co$e, allequali non $i puo prouedere, ma che $i po$$ono doppo il $atto
emendare. Cap. XVII.
15
IO vengo a quelle co$e, alle quali non $i può prouedere, ma che doppo il fat-
to $i po$$ono emendare. I peli nelle mura, o vero il pendere da $uoi diritti al
cuna volta na$cerà dalle volte perche gli Archi $pigneranno le mura, o per-
che nõ $aranno ba$tantia reggere il troppo mole$to pe$o: Ma i difetti graui qua
20
$i tutti $i fatti non vengono $e nõ da fondam\~eti; ma $e e' verranno, o daltronde,
o da $ondamenti cene auuederemo da tali Inditii. Perciochei peli delle mura
per cominciarmi da que$ti inuer$o quella parte, che nello andare in sù$i pieghe
ranno ti dimo$treranno che $otto a quella, è la cau$a del loro di$etto. ma$eil pe
lo nõ penderà in alcuna delle parti, ma $e ne andrà $u$o a dirittura & da capo $i
25
allargherà cõ$idereremo di quà & di là gli andari delle pietre percioche quegli
che noi vedremo che penderãno dal piano; da quella parte dõde e' p\~ederanno
ti dimo$trerãno che quiui $otto, il fondam\~eto è cattiuo. Ma $e dallo lato di$opra
il muro $arà intero, & da ba$$o vi $arãno piu & piu peli in piu luoghi, i quali nel
lo andare allo in sù, $i tocchino cõ le te$te l'unol'altro, al'hora dimo$trano che
30
le cantonate delle mura $tanno $alde, & che il difetto è nel mezo giù per la lun
ghezza del fondam\~eto, ma $e vi $arà vn pelo$olo $i fatto, quanto egli $arà da alto
piu aperto, tãto piu ti mo$trerà che le cantonate han fatto mutatiõe & per tãto
bi$ogna prouedere a loro $ondam\~eti. Al'hora $econdo la grãdezza della mura-
glia, & $ecõdo la fermezza del terreno cauerai lungo il muro vna fo$$a, o pozzo
35
$tretto, ma pro$ondo, tãto che tu truoui il $odo & il fermo, & quiui cauato il ter
reno di $otto al fondam\~eto da ba$$o rimuraui pre$tam\~ete di pietre ordinarie, &
la$ciali far la pre$a, quãdo tal muramento harà fatta la pre$a, $cauerai $imilmente
vn altro pozzo in altro luogo, & mureraui $otto nel mede$imo modo, & la$cia-
lo far pre$a. In que$to modo adunque con hauer fatte que$te $o$$e, metterai tu
40
$otto vn fermamento al muro. Ma $e tu non harai come vorre$ti $aldezza di ter
reno. Alhora fatti certi pozzi o $o$$e in alcuni determinati luoghi poco di-
$co$to dalle cantonate, & vicino alle radici del muro, da l'un lato, & da l'altro,
cio è dalla banda che è al coperto, & da quella che è a lo $coperto, ficchin$i
[409]LIBRO DECIMO.
$ieme per il mouer$i, con trauicelle, & con ogni $orte di legnamento: Il modo
da cignerla cõmodo è il $errarla bene con cerchi $tretti, & cõ conij; $ollenuerãla
dipoi me$loui $otto vna traue a gui$a di manouella, il che noi chiamamo la $ta-
dera, leuerali alcune co$e di $otto con farli a poco a poco vna fo$$a, & $i farà in
que$to modo, comincerati dal mezo del lato $otto a le radici del fondamento
5
da ba$$o, & quiui a fondo cauerai vno vano non molto largo, ma alto tanto che
tu po$$a metterui $otto a tua volonta pietre ordinarie $aldi$sime; nel riempiere
que$to vano, non lo riempiere in $in da capo, ma la$carane alcuni palmi voti, i
quali tu riempierai di conii di rouere non molto rari, con $i fatto lauoro affor-
tificherai tutto il lato del tuo tempietto, che tu vuoi che vadia piu ba$$o. Poi
10
che il pe$o $arà tutto $u que$te co$e tu $mouerai accuratamente & bene e$si co-
nii, o biette, & ridurrai il tuo muro, che pendeua a $uoi piombi giu$ti, quei va-
ni poi che re$tano infra i conii riempierai tu di conii, o biette di pietra duri$-
$ime. A Roma alla Chie$a maggiore di San Pietro, perche l’alie delle mura,
che $on $opra le colonne pendendo da loro diritti minacciauano ruina al tet-
15
to. Io haueua pen$ato di rimediarui in que$ta maniera cia$cuna di quelle
parti che pendeua, che da qual $i uoglia colonna era $o$tenuta, io m’era re$olu
to di tagliarla & di leuarla via, & di rifar quel muro che io haue$$e leuato di la-
uoro ordinario a piombo, la$ciando nel murare di quà & di là mor$e di pietra,
& $pranghe gagliardi$sime, alle quali $i applica$$e il reftante della nuoua mu-
20
raglia. Vltimamente al Tetto io harei accomandata la traue $otto, la quale $i
haueua a leuare quella parte del muro, che pendeua, à certe machine ritte
$opra il Tetto che $i chiamano Capre, fermati, i piedi di dette Capre & di quà
di là nelle parti delle mura & del tetto piu $tabili. Et que$to harei fatto $o-
pra que$te & $opra le altre collonne, $econdo che fu$$e $tato il bi$ogno. La Ca-
25
pra è uno in$trumento nauale di tre legni, le te$te da capo de quali congiunte
in$ieme $i $prangano & $i annodano, & i piedi $i collocano in triangolo. Di
que$to in$trumento aggiuntoui taglie & carrucole ci $eruiamo noi commodi$-
$imamente ad alzare, i pe$i aggiuntoci le taglie, & i uerricelli. Se tu harai a ri-
mettere una corteccia di nuouo a un muro uecchio, o à riammattonare un pia
30
no, la prima co$a bagnaui bene con l’acqua chiara & con liqu<007>do fiore di calci-
na me$colataui poluere di marmo cõ pennello & bianco, co$i terrà gli Arriccia
ti & gli Intonichi. Ne la$trichi allo $coperto $e ui $aranno fe$si, vi rimedierai
co$i tenere uagliate, & dibatutte con ol<007>o, & ma$simo di lino, mettendole in
dette fe$$ure, o peli. A que$to lauoro $arà commodi$simo la creta, me$colata
35
con calcina uiua ben pe$ta & ben cotta nel forno, & $ubito $penta con olio, ha-
uendo prima netto bene da ogni poluere dette fe$$ure, il che $i farà con nettar-
li con penne, o co$e acute, & con il $offiare a$$ai de Mantici, & non ci faccian
beffe di acconciarla dilig\~etemente; $e le Mura perauuentura $aranno alte fuor
di mi$ura mettiui appia$trate nel muro, o cornici, o diui$ioni d<007> pitture, che di
40
uidino in luoghi conuenienti dette altezze. Et $e il muro $arà troppo lungo
mettiui da capo a piede colõne nõ molto $pe$$e, ma alquãto men che rade, per
ciocbe la ueduta $i fermerà & $i ritarderà come $e elle haue$$e trouati alberghi
doue fermar$i, accio che manco $ia offe$a dalla troppa lunghezza, que$to faccia
[410]DELLA AR CHITETTVRA
ancora a propo$ito. Molte co$e certo per e$$er po$te in luogo troppo ba$$o,
& per e$$er cinte di piu ba$$e mura, che non $i conueniua, parranno per tal
conto & minori & piu $trette, che in verità non $ono. Et per l’oppo$ito mol-
te co$e poi che elle $on fatte piu larghe, accommodate poi al pauimento, &
al muro vedute da lontano $on maggiori, che non pareuano prima. Et
è certo che le Sale, & le $tanze $i riducono ad e$$ere piu degne
& molto piu eccellenti hauendo i vani accommodati,
& la porta po$ta in luogo p<007>u ap@rto, &
le fine$tre in luoghi delle
Mura piu alti.
IL FINE.
[411]
TAVOLA DELLE
COSE PIV NO TABILI.
_ABBEVER ATOI_ # _151, 15_
Abbódátia Dea # _273, 45_
Abeto # _41, 25_
Abeto arde facilmen-
# te # _44, 43_
Abitatione de’ priua-
# ti # _131, 22_
Abitatione de Nob<007>li # _201, 16_
Accademia di Athene. # _317, 34_
Accampar$i ad a$$edio # _137, 34_
Achaia # _18, 42_
Acero # _41, 26. 44, 33. 46, 30_
Acque continoue $empre nociue # _66, 14_
Acqua come $i $ani # _11, 20_
Acque che nõ $i mouino, $i gua$tano # _13, 11_
Acque $i debbono a$$aggiare # _15, 35_
Acqua ottima # _16, 23_
Acqua di$costo da gli Edific{ij} # _34, 22_
Acqua nuoce piu alle poppe, che alle prue
# de ponti # _116, 13_
Acque & loro cadute # _116, 26_
Acq; che ca$cono # _334, 32. 373, 42. 389, 3_
Acqua # _363, 19. 374, 1._ & per tutto
Acque di diuer$e $ort<007> # _364, 8_ per tutto
Acqua Gaderana fa cader la lana # _474, 28_
Acque uarie producano uar{ij} effetti # _364,_
# _30_ per tutto
Acqua come $i generi # _365, 37. 366, 1._
_ # 372, 5_
Acque ne pozzi quando # _366, 8_
Acqua di piante # _366, 29_
Acqua di ferule # _366, 30_
Acqua di uermini # _366, 34_
Acqua di Fie$ole # _366, 35_
Acqua di Vrbino # _366, 35_
Acqua ne’ terreni piu $errati, & ne’ piu
# $ciolti. # _367, 15_
_A_cqua nata dal tagliar d’una $elua # _367, 19_
_A_cqua ucrgine # _367, 25_
_A_cqua della _a_rzilla # _368, 24_
_A_cqua del Tufo # _368, 24_
_A_cqua della Ghiaia. # _368, 25_
_A_cqua trouata, perche $i perda tal uolta
# _370, 14_
_A_cque come $i deono accõmodare # _370, 39_
_A_cqua fredda a che è buona # _371, 1_
_A_cqua calda a che è buona # _371, 1_
_A_cqua torba a che è buona # _371, 1_
_A_cque di $ette $orti, & loro bótà # _371, 25_
_A_cqua cotta # _372, 15_
_A_cq; piouane quádo $iripóghino # _372, 47_
_A_cqua piglia i $apori de’ terreni # _373, 27_
_A_cque quando condotte in Roma # _379, 35_
_A_cqua da Gonfiare # _381, 3_
_A_cqua di Citerna come $i ri$ani. # _383, 35_
_A_cqua di Mare # _384, 12_
_A_cqua di Nilo # _384, 12_
_A_cque ueloci come $i ritardino # _381, 26_
# _387, 40_
_A_cqua $al$a come diuenti dolce # _384, 12_
_A_cque per canali & docioni # _376, 10_
_A_cque che corrono a Settentrione # _374, 25_
_A_cque $coperte # _374, 39_
_A_cqua corre in molti pozzi # _374, 45_
_A_cqua come $i dia a condotti # _382, 8_
_A_cque come $i chiughino # _394, 3_
_A_ddornamenti # _170, 11. 187, 43. 249, 1._
# _265, 33. 326, 27. 352, 39. 353, 3, e 15_
_A_driano Papa # _45, 20_
_A_driano Imperadore # _169, 28_
[412]
TAVOLA DELLE
Agatocle # _333, 29_
Aggetti # _196, 42_
aia # _151, 43_
agricultura # _384, 30_
agrifoglio # _46, 28_
agrigenta po$ta da Dedalo # _104, 14_
aguglia condotta a Roma # _171, 36_
aguglia di Thebe # _171, 32_
aguglie # _307, 11_
aguti # _84, 27_
alatro città in Campagna # _23, 34_
alaba$tri # _248, 4_
Albani mor$i da ragnatelli # _17, 14_
Albani nõ teneuano cura de’ morti # _268, 6_
albero che fa la pece gioua a’ Ti$ichi # _395,_
# _27_
alberi uar{ij} buoni a gli edific{ij} # _44, 7_
alberi che male $i incollano # _47, 4_
alberi, & loro qualità, & proprietà # _47,_
# _18, & 43_
alberi ma$chi, & femine # _47, 42_
albero # _180, 2_
albere$e buono per calcina # _55, 23_
alberine monti pre$$o al lago di Garda # _48,_
# _30_
alberi tagl<007>ati, doue $i deono $erbare # _43, 4_
albero che fa la trementina # _167, 41_
alce$te # _260, 35_
ale$$andro _M_agno, perchenon po$e la città
# nel monte ato # _14, 23_
ale$$andro Ma. nel d<007>$egnare il Faro # _107, 4_
ale$$andro Magno, non fornì il Faro # _201, 5_
ale$$andro _M_a. rizò dodici altari # _260, 35_
ale$$andro Seuero # _317, 36_
ale$$andro Macedone # _4, 15_
ale$$andria, perche non ar$e # _240, 14_
ale$$andria # _362, 43. 395, 32_
alleggerimenti de’ uiaggi # _266, 23_
alloggiamenti de gli e$erciti # _137, 16_
alloggiamenti in luoghi alti # _138, 3_
alloggiament<007> per atempo # _138, 16_
alloggiament<007> de gli Inghile$i # _138, 28_
alloggiamenti de France$i # _138, 31_
alloggiamenti de’ Bomani # _138, 38_
alloggiamenti per a$$ai tempo # _139, 12_
alloggiamenti di Nearco Capitano di Ale$
# $andro Magno # _138, 36_
alloggiamenti d<007> Licurgo # _139, 27_
alloggiamenti di Ale$$andro # _260, 38_
alloggiamenti a bene mutargli # _328, 30_
alloro # _46, 28. 168, 35. 334, 38_
altare # _248, 14_
altari a’ $epolchri # _269, 38_
altezza de’ fondamenti # _352, 24_
alzare di pietre grandi$$ime # _172, 10_
ama$o # _239, 43_
americi # _100, 39_
amfiteatro # _297, 10. 306, 15_
ammattonati per bagni # _95, 37_
ammattonati d’ Eliogabalo # _351, 37_
ammiano _M_arcellino # _30, 34_
andari de monti # _367, 40_
andito delle $tufe # _319, 18_
andito quanto largo # _331, 6, & 16_
and<007>to quanto lungo # _331, 6, & 16_
andro bagno # _44, 35_
androne # _124, 38_
anello delle porte # _247, 23_
angoli doue $i debbino porre # _22, 38_
angolia $quadra $otto, & $opra$quadra
# _21, 18, 22, 20_
anguilla uiue $ei giorni fuori della acqua
# _13, 33_
an<007>maluzzi come atomi # _19, 30_
annibale # _81, 26_
annubio # _60, 10_
antenne # _143, 31. 180, 2_
antio città lunga # _108, 19_
antiporto # _124, 36. 126, 44_
antiporto de’ palazzi # _327, 10_
antonio Caraccala # _333, 27_
api Dio # _249, 34_
appartamenti per il Marito, & per la _M_o
# glie # _126, 9_
appiano Hi$torico # _15, 3_
aquila non è tocca dalla $aetta # _82, 4_
aquile ne’ capitelli # _328, 10_
aquidotti # _380, 13_
[413]
COSE PIV NOT ABILI.
arabia # _18, 35. 100, 32_
arabo # _363, 38_
arago f. # _363, 34_
arca di Noe di che legno $u$$e, & come
# _347, 36_
archacheo # _270, 29_
archelao # _43, 22_
architettori lodati # _355, 45_
architettura accrebbe auttorità a’ Roma-
# ni # _7, 24_
architettore chi $ia # _5, 30. 356, 22_
architettura cominciò in a$ia, fiorì in _G_re-
# cia, et uenne perfetta in Italia # _136, 43_
archi de’ ponti # _115, 10. 117, 23_
archibu$iere, & cannoniere # _129, 19_
architettura $ormonta # _164, 5_
architettura nata in To$cana # _165, 25_
architettori $ettecento a un tratto in Ro-
# ma # _165, 11_
archimede d<007>$$e che mouerebbe il @mondo
# _171, 27. 173, 18_
arch<007> & pila$tri per i teatri # _213, 9_
architraui ne Temp{ij} # _213, 11. 225, 38_
architettore lodato # _238, 18_
archi.> $i douerebbono leuare di $u pila$tri
# _258, 8_
architettura che co $a de$ideri # _358, 5_
architettori perche $i $eruiranno de nume-
# ri # _340, 10_
architettori come $i $eruiranno de numeri
# _344, 18_
architettore che de$iderano # _352, 17. 354,_
# _16_
architettura # _354, 14_
archipen$olo # _354, 2. 376, 45_
architettore # _36, 41. 335, 25. 356, 18._
# _357, 18_
archimede, & $uo $epolcro # _281, 25_
archi che $i reggono $enza colonne # _33, 6_
architraue lodato dallo autore # _229, 23_
architraue Dorico # _226, 10_
architraue Ionico # _229, 10_
archipre{$s}o # _44, 45. 45, 13, & 15. 327, 24_
arco intero, $cemo, & composto # _21, 40_
arco come debbe e$$ere # _32, 40_
arco onde nato # _85, 22_
arco è fatto di piu con{ij} # _85, 36_
arco intero forti$simo # _86, 5_
arco a quinto aguto # _86, 31_
arco che $ia # _258, 23_
arco difronte # _242, 44_
arco trionfale, & $ua pianta # _292, 1_
argano # _180, 21_
argento, cioè acqua # _382, 27_
arg enti # _156, 13_
argini # _140, 1. 361, 2. 387, 2. 388, 41_
argonauti # _260, 32_
aria come $i pe$i # _366, 15_
aria non $i ri$ana # _361, 30_
aria come $i $ani # _11, 20_
aria gro$$a genera gro$siingegni, & la $ot-
# tile $ottili # _11, 28_
aria Pallade, & Glaucope # _11, 39_
aria pura # _11, 40_
aria cattiua, & $uo<007> $egni # _30, 27_
aria & $uoi difetti # _11, 42_
aria & $ua natura # _229, 24_
aria quanto g<007>oui # _329, 24_
aria come $i purghi # _395, 10_
ari$totile che Regione ama$$e # _103, 20_
aristotile # _48, 8. 98, 18. 154, 30. 340, 6_
aristogitone # _262, 12_
armadure delle uolte # _90, 28_
arme # _156, 22. 239, 13_
armonia # _340, 28_
arpioni # _247, 7_
arriciato # _182, 44_
ar$inoef. # _364, 17_
arte ha $uperato la Natura # _349, 6_
arte$roof # _260, 38_
arthemi$ia # _38, 24_
artha$er$e # _360, 40_
ar$anali # _144, 43. 318, 5_
a$$edio # _140, 43_
a$sir{ij} # _100, 31_
a$ite Re d’ Egitto # _69, 5_
a$sicelle # _92, 44_
athenie$i & loro Repub. # _98, 4_
[414]
TAVOLA DELLE
_A_thenie$i perche ingegno$i piu de’ Theba-
# ni # _11, 31_
_A_thene haueua tre porti # _120, 21_
_A_thenie$i, & loro $epolchri # _268, 40_
_A_to monte # _14, 23_
_A_trio # _153. 1_
_A_udi\~eze, come date da gli antichi # _127, 13_
_A_ugu$to # _261, 10_
_A_uertimenti # _26, 40_
_A_uertimenti delle co$e maritime # _142, 21_
_A_uertimenti da non contendere contro un
# fiume # _393, 7_
_A_ulide # _51, 39_
_A_utore non crede a Greci # _196, 21_
_A_utori, che banno trattato di co$e che gio-
# uano # _41, 1_
_A_utorità de’ grandi # _357, 40_
_A_u$terità # _241, 21_
B
_BABBILONIA_ # _30, 30. 40, 18. 58, 45._
# _108, 24. 112, 47. 363. 35_
Babbilonia gira quarantatre miglia, & $ei
# ottaui # _106, 20_
Bacco inuentore de’ Temp{ij} # _203, 29_
Bacco & $uoi termini # _260, 30_
Ba<007>a # _102, 45_
Balie # _289, 6_
Bal$amo # _249, 19_
Barbacani # _24, 7_
Barbe $ono nociue nelle muraglie # _75, 36_
Ba$a di una colonna grandi$sima # _272, 40_
Ba$a # _27, 18, & 39. 214, 44. 215, 10._
# _216, 1_
Ba$e de ponti # _115, 43_
Ba$ilice conuer$e in chie$e # _206, 3. 250, 4._
# _250, 16_
Ba$il<007>ca $enza la Naue cau$idica # _251, 1_
Ba$ilica con la Naue cau$idica # _253, 1_
Ba$ilica con portici doppi # _255, 1_
Ba$s<007>licata # _51, 20_
Ba$tone # _217, 9_
Beccatoi # _151, 15_
Becchi delle Naui # _261, 10_
Bellezza difende le muraglie # _162, 31_
Bellezza che $ia # _162, 40. 163, 5. 338. 1_
Bellezza onde na$ca # _336, 7, & 27_
Bellezze uarie che piacciono # _337, 1_
Beneuento # _60, 36_
Benignità # _354, 45_
Be$t<007>ami di due $orti # _149, 19_
Be$tiami perche non pa$chino quanto uo-
# gliono # _363, 20_
Biade per uendere, & per $erbare # _42, 11_
Biade # _156, 31_
Bianco colore per lo autunno # _307, 3_
Bia$imi di chi mura # _36, 1_
Bia$imo de gli _A_rchitettori antichi # _83, 2_
Bilancia, & $uo e$empio # _174, 35_
Bilichi # _247, 11_
Bi$$eio castello lodati$simo # _104, 31_
Bitume # _58, 45_
Bocca # _338, 40_
Bocche, o foci de fiumi # _391, 21. 392. 13_
Bontà de terreni # _101, 1_
Bontà de glihuomini # _354, 45_
Borgogna non haueua città # _100, 5_
Boria # _355, 3_
Boria rouina gli _A_rchitettori # _358, 7_
Bo$co $acro # _317, 34_
Bo$$olo # _46, 1, & 26. 327, 24. 334, 35_
Bottaccio # _217, 8. 229, 42_
Bottaccino # _217, 9_
Bottega come # _159, 4_
Botti # _157, 22_
Bottino # _380, 23_
Braccio _F_iorentino è duoi piedi antichi.
Branca or$ina # _259, 28_
Brindi$i # _266, 17_
Bruchi # _397, 34_
Bucefalia # _261, 21_
Budini hanno ca$e di legno # _59, 2_
Buoi $i rinfrancano con le parole # _60, 40_
C
_CACCIE_ne gli _A_mfiteatri # _306, 15_
Cadmo inuentore d<007> statue in Grecia
# _262, 9_
Cag<007>one perche le città s’infermino # _13, 1._
# _12, 45_
[415]COSE PIV NOT ABILI.
Cagion del fare le città # _100, 20_
Cairo città lunga # _108, 21_
Calcina di che pietre $iabuona # _54, 43_
Calcina, & $uo pe$o # _55, 3_
calcina di frombole # _55, 17_
calcina di Albere$e # _55, 20_
calcina di Ostrighe # _55, 30_
calcina come s'ha a $pegnere # _56, 8_
calcina cotta a ba$tanza, bene, o male
# $penta # _78, 23_
calcina quando ha fatta la pre$a # _79, 26_
calcina $penta con olio # _95, 20_
calcina per gli intonichi # _183, 39, & 45_
calcina $penta cõ zafferano, et latte # _238, 5_
calcina & $ue lodi # _68, 13_
calcina per il Mu$aico # _186, 9_
calcide$i $i fuggirono da Procida per itre-
# muoti # _19, 4_
caldo $ouerch<007>o ri$olue # _14, 44_
caldi grandi nelle pianure # _105, 27_
calore, & $ua natura # _372, 31_
cambi$e abbruciatore de Temp{ij} # _239, 39_
# _363, 39_
camere # _124, 38.330, 42_
camera de danari # _144, 42_
camere per il marito, & per la moglie
# _156, 1_
cammino, o $trada per acqua # _387, 10_
cammino # _154, 38_
campagna hatuoni d'ogni tempo # _18, 21_
campogna ha a$$ai tremoti # _18, 40_
campanile ne' muni$teri # _134, 10_
campana del cap<007>tello # _221, 22_
campagna # _362, 6_
campidoglio ar$o # _20, 10_
campidoglio giacoperto di bronzo # _187, 5_
canale # _379, 22_
canaletto # _217, 9_
canali dorici # _233, 16_
canali auolti # _233, 23_
canali quanto affondi # _233, 33_
canali di piombo # _381, 5_
canali di rame # _381, 5_
canali d<007> terra # _381, 5_
canali di legno # _381, 5_
candellieri # _249, 14_
cane$tre in cambio di capitelli # _328, 8_
Cani non entrano nel ternpio d'Ercole
# _168, 27_
cannella de condotti # _380, 20_
cannoniere # _129, 20_
cannuccie # _389, 36_
cátonate _62, 32.71, 12. 73, 24,_ per tutto
# _78, 35_
capi di Lioni nelle cornici # _230, 4_
capitello # _283. 218, 19. 221, 1_
capitolino hist. # _30, 30_
capitelli # _27, 19.217, 43_
capitelli perche # _213, 21_
capitello Dorico # _217, 43_
capitello to$cano o cópo$ito # _213, 43. 223, 1_
capit elli adorni uariamente # _328, 13_
capra in$trumento # _403, 26_
capua da antepor$i a Roma # _201, 3_
cappelletta # _153, 24_
cappelle # _208, 38, 209, 6, 237, 9_
cappellette per $epolcri # _271, 11_
carboni # _154, 25_
carboni ne fondamenti # _69, 14_
cardinali # _71, 17_
card<007>ni # _247, 7_
Carità # _133, 12_
carina de Nauili # _143, 7_
carne degli alberi # _48, 8_
carri hanno le ca$e di $ale # _59, 39_
carrucole # _175, 32_
carrettc con quatro cauagli # _293, 20_
Cartagine$i # _58, 44. 107, 42. 201, 44_
ca$a che$ia # _25. 9. 146, 40_
ca$a di Anchi$e # _131, 25_
ca$a per il contadino # _148, 41_
ca$a dentro & fuori della citta # _328, 26_
ca$a nella citta # _335, 20_
ca$e degli Egiz{ij} # _125, 24_
ca$e di villa per i nobili # _152, 13. 328, 30._
# _330, 9_
ca$e de ricchi # _158, 5. 335. 41_
ca$e de gli D{ij} # _203, 45_
[416]TAVOLA DELLE
ca$a Regale come fatta # _327, 5_
ca$e di Babbillonia a 4. palchi # _328, 42_
ca$e in che conuengbino con gli edific{ij}
# pub. # _331, 14_
ca$a lumino$a # _330, 19_
ca$$andrea # _51, 37_
ca$$etta di oro # _30, 31_
ca$tagno # _43, 30. 44, 30. 46, 18_
ca$tel $anto agnolo # _287, 22_
catene come $i rimettino # _401. 1_
cateratte come $i maneggino # _394, 5_
catene di ferro doue bi$ognino # _86, 22_
catone # _41, 37. 43, 14. 46, 28. 49, 9. 68, 19_
catullo # _240, 3_
cauagli # _149, 26_
cauea # _297, 10_
cauedio # _153, 1_
cecrope inuentore de' Temp{ij} # _203, 32_
cedro # _43, 25. 45, 45. 48, 26. 334, 42_
centro # _21, 35_
centro del $u$o della colonna # _196, 23_
centina della colonna # _196, 30_
cen$orino del di$egnare le terre # _107, 13_
cera liquida in cambio di colla # _184, 40_
ceraun{ij} hanno a$$ai $aette # _18, 23_
cerchio # _21, 24_
cerchio d'oro # _238, 7_
cerchio Ma$simo # _306, 4. 307, 4, & 15_
cerro # _46, 10_
Ce$are # _109, 30 39, 2, 25. 395, 2_
Ce$are fece $eminare una $elua di lauri # _261_
# _29_
che co$arenda la Regione gratio$a # _200, 30_
che i $aui debbono o$$eruare le regole della
# arehitettura # _166, 2_
chernite Pietra # _52, 4_
che e' non $i debbe al primo gittare a terra
# le muraglie antiche # _62, 40_
che non $i debbe murare $opra il uecchio
# $enza e$aminar bene <007> fondament<007> # _66, 1_
che $i cauino i pozzi auanti a' fondamen-
# ti # _66, 3_
che co$a offenda le muraglie # _72, 23_
che le co$e $i debbono riporre $eparatamen-
# te # _158, 25_
che e' $i uadia in uilla di uerno # _159, 1_
che chi dice che l' Architettura non $i puo
# o$$eruare a piac<007>mento, non $e ne intcn
# de # _163, 29_
chia$$olini, & tetti infra ca$a, & ca$a
# _159, 16_
chiane f. in To$cana # _51, 34_
chie$a di V at<007>cano # _24, 18_
chie$a di S. Marco in V enetia # _24, 34_
chie$a primitiua # _248, 26_
chiodi di ferro cattiui # _187, 21_
chiodo confitto per il con$olo # _361, 34_
chi camina al Sole non diuenta nero, ma chi
# sta fermo # _395, 20_
chiu$i # _271, 42_
cicale non $i $entono in Napoli # _168, 24_
cicerone # _188, 4, 12, 26_
cicogne non uolano $offiando ostro # _13, 30_
ciech<007> $on buoni a girare i filatoi # _135, 13_
cilleno monte # _376, 24_
c<007>ma$ina # _226, 38_
cimice al capo di una mignatta che faccia
# _393, 7_
cimiteri # _270, 11_
cingoli # _104, 18_
cinnamomo # _239, 11_
ciro # _240, 1_
circuito della città # _105, 38_
citerne giouano a fuggire i pericoli de' tre-
# muoti # _66, 7_
citerne # _130, 30. 393, 17. 382, 22, & 45.
# _383, 1_ per tutto
città come $i debba collocare # _101, 19. 102_
# _15_
città di montagna # _103, 24_
città uolta a uarii uenti # _103, 32_
città ben ordinata # _99, 4_
città di Platone # _101, 39_
città $oprai liti # _102, 31_
città di Iolao $empre libera # _20, 5_
città di marina # _102, 40_
città in piano # _104, 37, 200, 38_
città tonda $aria capaci$sima # _108, 12_
[417]COSE PIV NOT ABILI.
città diun Re # _122, 42_
città diun Signore nuouo # _122, 44_
città, & Naue, nè grande, nè piccola # _106,_
# _11_
città uenti$ette fece Seleuco # _261, 24_
città da migliorar$i # _360, 24_
città come fatta # _102, 4. 106, 27_
ciuette non $ono in Candia # _168, 25_
Claudio forò un monte # _386, 16_
clazomene # _103, 3_
cocchiglie # _151, 34_
cono$cere il bello onde na$ca # _337, 2_
cognitione # _354, 41. 356. 9_
colchi # _154, 36_
collarino della colonna # _169, 43_
collocatione # _337, 25_
colmo delle $trade # _118, 31_
colombaia # _150, 24_
colonna # _27, 4, & 30_
colonne per $epolchri # _271, 11_
colonne di piu maniere # _328, 1_
colonne, & loro o$$eruationi # _229, 4_
colonne, & loro proportione # _197, 9.2 14._
# _10_ per tutto
colonne $pe$$e $opraui architraui # _32, 37_
colonne rade $opraui archi # _32, 38_
colonne $ono atte a forare il terreno # _70, 23_
colonna non $i può piantare a piõbo # _188, 5_
colonna quando $i ri rizzi # _188, 16_
colonne, & loro proprietà # _196, 5_
colonne di bronzo # _196, 16_
colonne allo $coperto # _233, 5_
colonne $canalate # _233, 8_
colonne con il $odo auolte # _235, 3_
colonne doriche, ct loro proportione # _235, 8_
colonne proportionatamente $compartite
# nelle fabbriche Ioniche # _236, 1_
colonnat<007> diuer$i # _258, 18_
colonne di cinquanta braccia # _274, 5_
colonne $toriate # _274, 5_
colonne di $tatue d<007>$egnate # _274, 5_
colonne della loggia di dentro del teatro
# _301, 6_
colonne ne' luoghi da pa{$s}eggiare # _309, 20_
colonne per le fine$tre # _332, 39_
colonne $empre in pari # _338, 36_
colonne come $i piantino # _347, 30_
colonne Doriche # _214, 2. 348, 5_
colonne Ioniche # _214, 4. 346, 10_
colonne Cor<007>nte # _214, 4. 348, 12_
colonna come $ir<007>metta $otto una mura-
# glia # _402, 20_
colonne per le ca$e # _327, 36_
colori appropriati alle quattro $tagioni del
# lo anno # _307, 2_
colo$$o in Roma # _335, 36_
Columella # _42, 14. 373, 14_
come $i debbino principiare le co$e # _61, 11_
Come $i po$sino tirarele diritture oltre al-
# le mura # _64, 20_
come $i incatenino le mnra con le traui
# _83, 10_
Come $i cono$chino i $ecoli futuri delle cit-
# tà # _107, 15_
come $i facc<007>no iluoghi da difender$i dal cal
# do # _395, 22_
comico coro # _299. 10_
comitio # _312, 18_
commodità del murare in uilla # _147, 10_
commodità delle ca$e # _126, 17_
commodità uniuer$ale diun palazzo # _136_
# _39_
comparatione # _25, 18. 26, 19. 68, 44._
# _72, 16. 138, 24_
comparatione di qual $i $ia co$a piu bella
# _249, 4_
compo$itione # _354, 42_
communione antica # _248, 17_
cono$cere il bello onde na$ca, # _337, 3_
conigli # _150, 15. 360, 14_
condotti di Roma # _363, 44. 380, 1_
condotto da acqua di pelle di Tori # _363,_
# _40_
condotto alto uenti piedi # _363, 43_
condotto per un lago come # _381, 35_
condotti come $i nettino # _384, 17_
condotti d' acque $otterra # _370, 24. 380, 21_
con$erua della armi # _144, 42_
[418]TAVOLA DELLE
Con$erue d' acque # _380, 22. 381, 32_
con$ideratione da uolere edificare # _21, 2_
con$ideratione da chi uuole murare # _59,_
# _30. 351, 44_
con$ideratione nel porre gli edifiz{ij} # _25, 30_
con$ideratione # _358. 27_
con$igl<007>o di fare i _M_odegli # _36, 10_
con$iglio $irag unauane Temp{ij} # _312, 22_
con$iglio de gli antichi # _338, 8_
con$iglio da $auio # _20, 19_
coperture # _28, 39. 29, 3 & 8, & 29 & 44_
# _91, 27 10, 28_
corda # _21, 30_
cori delle Tragedie # _295, 37_
_C_ornelio Cel$o # _309, 4_
cornelio Tacito # _38, 28_
cornici # _76, 6. 71, 34. 78, 35. 110, 28_
# _225, 45_
Corniciame Dorico # _228, 1_
corniciame Io>nico # _231, 1_
corniciame _C_orinto # _232, 1_
corna di formiche # _239, 8_
cornici incambio di $tipiti # _247, 1_
cornici nelle ba$il<007>che # _258, 30_
corn<007>olio # _46, 29_
coro # _363, 38_
corona di cannella # _239, 8_
corpi morti $erbati # _270, 2_
corpi morti della giouentù nobile # _270, 6_
corpo compo$to # _337, 18_
corridoro diroma # _202, 42_
cor$o della acqua come $i raffreni # _381, 27_
corteccic di dentro, & di fuori delle mu-
# ra # _74, 33_
corteccie quando # _96, 26_
corteccie di due $orti # _183, 32_
corte # _124, 38_
cortilc # _153, 4, 330, 41_
corui in$trumenti # _143, 33_
co$cie delle uolte # _91, 16_
co$e cbe $i a$pettano al murare # _11, 6_
co$e da apparecchiu>r$i per murare # _40, 27_
co$e create dalla Natura $ono piu durabili
# che le ordinate dalla arte # _86, 36_
co$e nobili, & eccellenti come $i hanno ad
# u$are # _327, 27_
co$e brutte $i hanno a noia # _337, 6_
co$e cccellenti, & friuole # _353, 6_
co$e che nuocono alle muraglie # _359, 45_
co$e tramutate # _337, 20_
co$e nece$$arie # _363, 8_
co$ta di Oropo ad aulide # _51, 39_
costume antico nel porre le citta # _19, 23_
co$tume degl<007> antichi nel de$criuere gli e$-
# $erciti # _60, 28_
co$tume de gli antichi nel uendere le gabcl-
# le allo incanto # _60, 32_
co$tume ant<007>co nel gittare i fondamenti
# _69, 2_
co$tume antico dclle muraglie # _100, 1_
co$tume de Tede$chi # _100, 25, 326, 1_
co$tume de Greci # _164, 15, 201, 39_
co$tume de gli Italiani # _164, 45_
co$tume de gli Hebrei # _211, 19_
co$tume di Per$ia # _333, 29_
co$tume de gli Hebrei nel $eminare # _211, 19_
cotenna de gli alberi # _48, 7_
creatura in quaranta giorni # _339, 22_
credenciere doue # _156, 26_
creta da che nobilitata # _7, 22_
cre$o pre$entato da gli Spartiani # _249, 29_
creta di Pale$trina, # _393, 29_
Cte$ifone # _171, 40_
cubito Regio è il cubito doppio
cubito è tre quart<007> di braccio Fiorentino
cubo che $ia # _344, 31_
cucina doue stia bene # _155, 24_
cupola di Santa Reparata come $ia fatta
# _90, 43_
curie di due $orti # _312, 23_
cur<007>a Eccle$iastica # _312, 28_
curia de' Senatori # _312, 25. 315. 1_
curro che $ia # _173, 27, & 35_
curtio # _40, 15_
cutrone in Ba$ilicat a non $entì mai di pe-
# $te # _18, 18_
D
_D_A_CHE_ procede il nõ $i $at<007>are # _351, 7_
[419]COSE PIV NOT ABILI.
Danni delle fornaci # _56, 42_
Dario # _54, 4. 260, 38_
Dauitte # _40, 7_
Dedaio inuentore delle stufe # _6, 6. 104, 13._
# _333, 45_
Dcfen$ione de' porti # _144, 13_
Delfini $entono molto da lontano # _13, 30_
Delo non $ente tremuoti # _18, 36_
Demetrio nel por le città # _19. 24_
Dentali # _151, 35_
Dentello # _217, 8. 229, 39_
De$iderã$i quelle co$e che mancano # _350, 44_
De$ideran$i co$e ottime # _337, 35_
Destri $ono da fuggir$i # _157, 37_
Dìminore dello anno # _60, 15_
Diametro del cubo # _344, 44_
Diametri delle colonne # _196, 35_
Diapente che $ia # _340, 34_
Diapa$on che $ia # _340, 34_
Diate$$aron che $ia # _340, 34_
Diapa$on diapente che $ia # _340, 34_
Difetti che $i po$$on, & non po$$on correg-
# gere # _359, 11_
Difetto de gli Ed<007>fic{ij} # _28, 16_
Difetto in _S._ Pietro di Roma # _28, 18_
Difetti nel pigliare i lumi # _31, 26_
Difetti del tempo de lo _A_uttore # _160, 39_
difetti delle pietre # _72, 37_
difetti della arte # _350, 1_
difetti della architettura # _349, 15,_ & per
# tutto
difetti delle arie # _103, 10_
difetti delle mura # _401, 17_
d<007>fferentia della cità diun Re a quella di
# uno Signore # _124, 12_
differentia dalle mura alle uolte # _90, 4_
diletto de' uiandanti # _266, 29_
diligentia # _357, 1_
diligentia dello _A_uttore # _361, 3_
Dioceo Re de' Med{ij} # _351, 32_
Diodoro # _16, 21. 20, 7. 41, 17_
Dione _A_licar del cominciare le città # _106,_
# _42_
Dioni$io trouò i cori delle tragedie # _295, 37_
dipintore # _36, 38_
diracchio, già epidanno # _60, 36_
disdiapa$on che $ia # _340, 34_
di$egno delle mo$$e de gliarchi # _88, 1_
di$egno che $ia # _9, 29, & 41_
di$egno di che $i faccia # _21, 13_
di$egni delle $tufe # _321, 1_
d<007>$egno de' luoghi da pa$$eggiare # _311, 1_
di$egno del cerchio # _308, 1_
di$egno de' $epolchri # _270, 22_
di$$egno delle Moli # _278, 1_
di$egno delle Torri oucro $pecule # _284, 1_
di$egno del ponte di Ce$are # _114, 1_
di$egno del ponte # _288, 1_
di$egno del mercato # _290, 1_
di$egno dell' arco # _294, 1_
di$egni del teatro # _303, 304. 305_
di$egni delle curie # _313. 314. 316. 317_
di$ert<007> notabili # _14, 17_
di$gratia di Marco Antonio # _16, 35_
di$ordini che auengono a gli edific{ij} po$ti
# infra due ualli # _15, 14_
diuer$i modi da $e pellire i morti # _268, 1_
diui$ione della architettura # _9, 25_
diui$ione delle Republiche # _97, 44. 99, 4_
diui$ione, & appartamenti de gli arcieri
# _202, 9_
docioni, quando piglino ucnto # _382, 13_
donne de' Greci non compariuauo ne' con-
# niti # _155, 35_
dorici # _213, 23_
dormire dentro a muraglie nuoue quanto
# $ia nociuo # _397, 13_
dupla che $ia # _341, 15_
Dru$o come daua audienza. # _127, 13_
E
_E_B_REI_, & loro $epolchri # _268, 43_
Ecbatana città # _363, 36_
Eccellentia nelle statue, & ne gli edific{ij}
# _337, 12_
Edi$icare bene & presto # _40, 12_
Edificio uorria e$$ere commodamente ua-
# rio # _26, 8_
Edific{ij} $ono di $ette $orti # _10, 22_
[420]TAVOLA DELLE
Edific{ij} grandi uogliono gran membra # _25,_
# _20_
edificare è nato dalla nece$sità # _26, 4_
edific{ij} perche rouinati # _29, 1_
edific{ij} con$umati per la uecchiaia uer$o
# mezzo dì # _74, 20_
edific{ij} perche fatti # _97, 15_
edific{ij} per rendere ragion<007> # _131, 44_
edific{ij} in che conuengono # _166, 32_
edific{ij} in che $ieno differenti # _176, 32_
edific{ij} di quante $orti # _199, 27_
edi$ic{ij} priuati # _325, 8_
edific{ij} moderati # _326, 22_
edific{ij} commodi # _329, 5_
edificio è qua$i uno animale # _336, 30_
edific{ij} di quante $orti # _10, 20_
egineti # _261, 9_
Egitto ca$a del Nilo # _391, 27_
Egitto, & $ue lodi # _101, 27_
Egitto granaio del mondo # _101, 32_
Egitto non ha pioggie # _18, 27_
Egitto ha aere temperati$simo # _12, 40_
Egitt{ij} # _98, 14. 107, 34_
Egitt{ij} hanno palagi di canne # _59, 9_
Egitt{ij} tr\~edono e$$ere i primi huomini crea
# tida Dio # _12, 36_
Egitt{ij} mantengono il fuoco con lo $terco
# delle be$tie # _59, 6_
elettione onde na$ca # _354, 41_
elbe$o fiume # _364, 20_
Eliogabalo # _38, 38. 351, 37_
Embrici # _93, 12, & 15. 93, 32_
Emilio Probo # _155, 35_
emi$$ario che $ia # _377, 39_
Enone uiffe di uuoua di uccelli # _14, 19_
entrata del Tempio # _241, 26_
entrate ne' Teatri # _298, 16_
Epe<007> inuentori de' luoghi per i giuochi
# Olimpiaci # _295, 35_
epidamno hoggi D<007>racchio # _60, 36_
Epigenio delle acque # _383, 29_
epita$fii de' $epolchri # _270, 22_
ep<007>taffio del Sepolchro di Cyro # _272, 16_
epitaffii # _281, 1. 293, 26_
epitaffio di Omenea # _280, 28_
epigramma di Ennio # _280, 35_
epigramma di Belbo, & di Bebbra # _281, 1_
epilogo di ben murare # _81, 36_
epimenide # _295, 4_
eratostene # _376, 20_
Era$sio fiume $ecco con le $pugne # _388, 43_
erice # _240, 13_
ercole inuentore della $eherma # _295, 34_
erimanto fiume # _386, 24_
erithrei popoli # _19, 4_
erodoto # _59, 2. 363, 39. 387. 39_
errori ne' fondamenti non $ono $cu$abili
# _64, 38_
e$alamenti # _361, 41_
e$culapio # _60, 10_
e$clamatione contro a' V e$coui # _248, 40_
e$iodo # _41, 34. 103, 45_
e$iti de fummi # _34, 10_
e$$empio della bellezza # _336, 38_
e$$ercito infermo come campa$$e # _395, 8_
e{$s}ercito di Dioni$io come guari$$e # _102, 24_
e$ercitatione # _356, 5_
e$ercit{ij} de' Giouani # _127, 2_
etiop<007>a non $ente Ostro> # _18, 34_
eufrate # _363, 36_
eugenio # _45, 20_
euiani # _261, 7_
eurialo inuentore delle ca$e # _10, 17_
eu$ebio # _40, 10. 41, 18. 187, 30_
euripide # _123, 6. 128, 45_
F
_F_A_BBRICII_ $i poteuano $otterrare in
# piazza # _266, 34_
Facciata di dentro della ba$ilica # _352, 1_
Faggio # _44, 30. 46, 10_
Fama Dea # _273, 43_
famiglia del lauoratore # _148, 39_
famiglia de' Nobili # _152, 40_
fango come $i caui di un fiume # _393, 38_
faro # _102, 45. 107, 4_
fa$cia # _226, 18_
fa$$o fiume # _391, 26_
fattore di uilla # _149, 3_
[421]COSE PIV NOTABILI.
febbre in Roma cau$ate dalle acque del Te-
# uere # _371, 20_
felci a che buone # _94, 22_
fenice # _239, 44_
ferrara molestata dalle zanzare, # _395, 40_
ferro con che $i temperi per non arrugini-
# re # _81, 6_
feruore di religione # _282, 11_
fiamma in mare # _360, 9_
fianchi delle uolte # _91, 15_
fianchi de' ponti # _115, 3. 117, 8_
fianchi delle città # _104, 4_
fico $aluatico nociuo alle muraglie # _400, 5_
fico di Egitto # _43, 31_
fidenati philo$ophi # _55, 2_
figure di stucco # _184, 22. 327, 24_
filari # _367, 43. 370, 19_
filippici # _394, 37_
filippo # _239, 13_
filoni del terreno # _64, 42_
filoni de' monti # _367, 43_
fimio Re # _261, 8_
fincstre ne' Teatri # _310, 5_
finestre graidi, opiccole, alte, oba$$e # _31, 1_
fine$tre de' Temp{ij} # _241, 16. 247, 39_
# _248, 3_
fine$tre delle Ba$iliche # _259, 3_
fine$tre delle curie # _313, 1. 315, 20_
fine$tre delle ca$e # _332, 24_
finestre adiacere # _332, 35_
fine$tre $compartite # _333, 42_
fine$tre adorne d'opera corinthia # _333, 35_
fine$tra $opra tetto # _310, 4_
finimenti # _75, 5_
finimento # _337, 25. 340, 13_
fitone # _334, 43_
fiumi che cre$cono per le Neui generano
# cattiua aria # _13, 20_
fiumare, & loro pa$$aggio per le Città
# _104, 49_
fiumi quando buoni # _154, 2_
fiumi cauar$i de' loro letti # _363, 14_
fiume è un ua$o # _365, 14_
fiume che $ia # _372, 18_
fiumi che condue bocche sboccano in ma-
# re # _392, 19_
fiume come $i faccia affondo # _393, 12_
fiume come $i uoti quádo è ripieno # _393, 22_
flegias # _239, 44_
flu{$s}o, & re$lu$$o # _390, 41_
foderi # _382, 2_
foglie delli alberi co$cono prima quelle che
# $ono uer$o mezo giorno # _74, 18_
foglie de' Capitegli # _221, 13_
fogne quanto utili # _119, 25_
fogne # _119, 4. 119, 14_
fogne delle fortezze # _130, 43_
fondamenti $otto colonne # _70, 10_
fondamenti a Bologna # _69, 33_
fondamenti $ino al piano del terreno # _68, 39_
fondamenti in acqua # _66, 38_
fondament<007> $i debbono $pianare # _66, 35_
fondamenti d<007>uer$i in diuer$i luoghi # _65, 28_
fondamenti ne' $iti a pendio # _66, 20_
fondamenti ne' pantani # _66, 27_
fondamenti # _27, 15. 62, 11. 63, 13. 69,_
# _22. 96. 15_
fondamenti come $irimed{ij}no # _401, 35_
fondo di una co$a che pe$i a$$ai, come debba
# e$$er fatto # _179, 14_
fontane di acque # _334, 16, &_ pertutto
fonte di Diana a camerino # _364, 18_
fonte freddo, & caldo # _364, 19_
fonte Sacro # _364, 22_
fonte che $alta # _364, 23_
fonte che fa uariare la lana # _364, 25_
fonte nato in un $ubito # _366, 24_
fonte che $ia # _372, 20_
fonte a Settentrione # _373, 20_
forbicia in$trumento # _181, 25_
fore$tieri doue $itengh<007>no # _156, 14_
forma di donna conueneuole # _336, 43_
formiche con$umano le pietre con i piedi,
# _118, 13_
fornace $i fredda prima da ba$$o che da alto
# _57, 35_
fortezze # _123, 39. 127, 34. 128, 6_
fortezza che $tia # _140, 32_
[422]TAVOLA DELLE
Fortezze in piano, & in monte # _128, 12_
Fortezze piccole piu utili # _128, 44, & 31_
Fortezze d<007> mare # _129, 29_
Fortezza, & città $ono $imili # _130, 23_
fortezze pre$e, e di$e$e per le $ogne # _130, 41_
fo$$a # _379, 22, 388, 12_
fo$$o di Nerone # _39, 2_
fo$si lodati # _108, 43_
fo$si de gli alloggiamenti # _139, 35_
fragore d'aria corrotta # _30, 31, & 39_
Francia ha rari monstri # _18, 19_
Francia, & $ue Republ<007>che # _98, 7_
Francia $enzamura # _100, 4,. 109, 30_
fra$$ino # _41, 26. 46, 18_
fregio # _226, 23. 229, 34_
freddo, & $uanatura # _372, 29_
freddi grandi nelli pianure # _105, 26_
frondi in mezo alle pietre # _57, 10_
fronti$pit{ij} # _227, 6. 240, 42. 335, 35_
frontino # _59, 39_
frutti # _334, 30. 335, 4_
frutti abbruciati dal caldo, & dal freddo
# _372, 38_
frutti dome$tici hanno manco uita che i $al
# uatichi # _372, 8_
fune nelle caruccole # _181, 14_
fune con che $i bagnino # _181, 15_
funi meglio auuolte che annodate # _181, 21_
fuoco # _396, 41_
fuoco alle fornaci # _57, 24_
G
_GAGGE # 143, 31_
Galatia ha uenti grandi$simi # _18, 31_
Galee # _143, 3_
galline # _150, 20_
gange fiume fu diui$o da Ciro # _386, 26_
garamanti # _13, 4_
garzoni di stalla # _156, 27_
Gellio inuentore delle ca$e # _41, 16. 43, 21._
# _10, 18_
gemme # _48, 44_
Genoue$i, & lor tetti # _93, 1_
gergento # _104, 14_
ge$si di quattro $orti # _55, 31, & 38_
ge$$o $odo appre$$o d<007> Rimini # _56, 3_
ge{$s}o come $i dee acconciare # _56, 6_
ge$$o me$colato con calcina # _81, 31_
ge$$o di Tripoli # _185, 28_
Gheppio alle colombaie # _150, 34_
giardino di Cicerone # _329, 37_
giardinieri # _335, 8_
giardini # _329, 16_
gige # _249, 23_
ginepro # _45, 44. 48, 28. 334, 42_
ginestra # _81, 22. 94, 21_
giorni caniculari per i pozi # _369, 11_
Gioue inuentore del Tempio # _203, 26_
giouanetti doue $i tenghino # _156, 17_
girelle # _174, 19_
gittature di ripieni # _75, 18_
giucatori come ue$titi # _307, 1_
giuggiolo # _47. 2_
giunco marino # _81, 22_
giuochi antichi # _295, 32_
giuoch<007> di cauagli # _295, 42_
giuochi di Teatri # _306, 14_
giuochi Nauali # _297, 4_
giuochi Circen$i # _297, 7_
giuochine gli Amfiteatri # _306, 15_
giuochi di Statue di bronzo alle fontane
# _380, 7_
glaucope # _11, 39_
gloria rouina gli Architettori # _358, 8_
gloria # _273, 44_
gocciolatoio # _227, 3_
gordiani, & loro muraglie # _326, 13_
Gracco come de$$e audienza # _126, 13_
gradi del teatro # _297, 38_
gradi da $edere # _298, 7. 309, 25_
gradi <007>n tre partite # _398, 25_
gradi ad un filo # _299, 37_
gradi per lo inuerno # _309, 30_
gradi a mezzocerchio # _309, 44_
granaio # _144, 41. 156, 40_
granchi trouati in mezzo alle pietre # _57, 9_
grano # _156, 31_
grandezza del populo Romano # _329, 2_
grate dirame # _380, 31_
[423]COSE PIV NOTABILI.
Gratia & piaceuolezza delle opere donde
# deriui # _161, 41_
Gratia onde na$ca # _336, 6_
Grecia non era cinta di mura # _100, 4_
Greci ond'haue$$ero l'architettura # _163, 20_
Grinia inuentore de' Tegoli # _93, 8_
Grandatoio # _227, 11. 241, 4_
Gro$$ezza delle pile'de ponti # _116, 40_
Grotte # _334, 11_
Guardarobe di armi # _318, 6_
Gu$cio # _217, 9_
H
_H_ER_BE_rare, & a$$ai # _335, 6_
Herbe nociue # _16, 36_
Herbe cattiue dãno acq; mal $ane # _374, 19_
Hermodoro primo che haue$$e $tatue in
# Grecia # _262, 11_
Hyda$pe ha $empre pioggie nel principio
# della$tate # _18, 28_
Hydra # _261, 37. 362, 20_
Hyerone Siracu$ano # _19, 6_
Hyppocrate # _13, 26. 339, 21. 373, 18_
Hy$tro f. # _391, 26_
Humanità # _354, 45_
Humido $ouerchio ri$olue # _14, 14_
Huomo differente da bruti perche # _99, 1_
Huomini di ba$$a mano non po$$ono mura-
# re # _358, 2_
I
_IA_no inuentore del Tempio # _203, 23_
Ia$one # _261, 1_
_I_ct<007>ophagi gittauano i morti nel mare
# _268, 2_
_I_caro # _334, 1_
_I_ero$olima # _40, 7_
_I_magini delli D{ij} diche $i fanno # _46, 35_
_I_mba$amento delle pila$trate # _293, 32_
_I_mpo$te & loro $compartimento # _247. 17_
_I_ncanti a gli alberi, alterreno, alle rape al
# Ba$ilicò # _60, 42_
_I_ncile che $ia # _376, 36_
_I_ndiani & loro repub. # _98, 24. 101, 14_
_I_ndia ha begli huomini et d'ingegno # _16, 21_
_I_ndiani hanno le ca$e di co$tole di balene
# _59, 9_
_I_ndo fiume uolto altroue # _363, 15_
Indic{ij} da trouare lc acque # _367, 28_
_I_ndic{ij} di buona aria # _17, 25_
Indic{ij} del terreno # _62, 21. 65, 14_
_I_ndic{ij} da trouare l'acque # _366, 44. 370,_
# _31. 375, 34_
Ingle$i # _98, 11_
intaccature # _217, 33_
intauolato # _217. 9_
intemperantia # _355, 3_
intonichi # _182, 38. 183, 2. 184, 11, et 14_
_ # & 32. 238, 22_
intonichi di$tucco # _238, 24_
intri$o magro, & gra$$o # _78, 41_
intri$o per i pauimenti # _94, 23_
inst<007>nto di cono$cere il buono dal cattiuo
# delle co$e # _35, 29_
in$trumenti di u<007>lla # _149, 8_
inuentione lodata # _355, 21_
inuentione onde na$ca # _354, 40_
Iolao truouò i gradi da $edere # _296, 13_
ionici # _213, 27_
iope edificata auanti al diluuio # _100, 8_
Io$efo # _40, 16. 101, 34_
Iperbio inuentore delle ca$e # _10, 18_
Ippodamo # _98, 17_
I$chia # _44, 18_
I$ide # _203, 33_
i$ole iperboree # _101, 13_
i$ole fortunate # _366, 29_
istoria & pittura $on $imili # _238, 34_
I$tria # _50, 45_
Italia perche mole$tata dalle armi # _100, 34_
Italia rinnouar$i # _282, 15_
Iulio Ce$are # _36, 4_
Iulio formeio # _60, 7_
L
_LA__BER INTI_ # _333, 14. 355, 38_
Lacedemon{ij} # _107, 33. 261, 7_
Lago di pie di Luco # _51, 16_
Lago che fa uenire la rogna # _364, 10_
Lago della Riccia # _386, 19_
Lago di Sardigna # _386. 29_
[424]TAVOLA DELLE
Lago di Me$opotamia # _386, 29_
Lago dello Eufrate # _386, 34_
Lago Auerno # _395, 1_
Laghi quando tristi # _154, 2_
Larghezza de fondamenti # _352, 24_
_L_arice # _45, 27, & 30. 46, 32. 327, 24_
_L_ari$$a # _394, 33_
_L_a$trico de ponti # _118, 5_
_L_astrichi $coperti come $i ra$$ettino # _403,_
# _34_
_L_auatoi # _151, 19_
_L_eccio # _44, 27. 46, 25_
_L_egature nelle mura # _75, 14_
_L_egatura da o$$a ad o$$a # _90, 3_
_L_egatura delle colonne # _182, 8_
_L_eggerezza # _355, 3_
_L_egge agraria perche recu$ata # _267, 14_
_L_egge d<007> _I_ulio _C_e$are # _328, 39_
_L_eggi, & o$$eruationi uarie # _167, 45_
_L_egge come $i dee maneggiare # _203, 8_
_L_egge di A$ite # _69, 5_
_L_egge delle dodici tauole # _268, 35_
_L_egge Pontificia # _269, 41_
_L_egge d<007> Pittaco $opra i $epolchri # _269, 6_
_L_eggiadria # _337, 28, & 37_
_L_egnami quando $ecchi # _44, 5_
_L_egnami quádo $i deono cauare # _43, 39_
Legni $i $otterrano, acciò $i $ecchino # _43, 33_
_L_egni $i $otterrano uerdi # _43, 37_
_L_egumi # _157, 2_
_L_emno I$ola nel mare Egeo # _18, 24_
_L_ibia non ha pioggie # _362, 29_
_L_ibia ha uenti dirado # _18, 29_
_L_ibri # _156, 7. 318, 1_
_L_ibrer<007>e # _317, 42. 318, 24_
_L_icurgo, & $uoi alloggiamenti # _139, 27_
Lig{ij} # _100, 41_
_L_inea diritta & torta # _21, 21_
_L_i$imach<007>a # _260, 31_
Litami # _157, 33_
Liti del mare come cre$chino # _390, 37_
_L_iti come commodi per le città # _102, 31_
Liuella # _376, 45_
_L_iuellare # _377, 10, & 28. 378, 15_
_L_iuio # _100, 39_
liuorno perche mal $ano # _395, 3_
locri pre$$o a cauo di $ole # _18, 18_
locu$te # _362, 32_
lodi delle traui # _83, 12_
lodi de gli antich<007> circa i $epolchri # _267, 29_
lodi de' Morti # _368, 19_
lodi di Moi$e # _295, 10_
lodi della Pittura # _238, 31_
lodi del Sacrificio # _248, 44_
lodidelle colonne # _27, 8_
lod<007> & difetti de gli edific{ij} # _35, 25_
logg<007>a de' giardini # _334, 31_
loggia del mercato # _289, 27_
loggie del teatro # _299, 20_
loggie di dentro # _299, 40 301, 24_
loggie di $otto # _300, 6_
loggia de litiganti # _312, 1_
loggia di Gaio Ce$are # _333, 34_
loggie de' nobili # _335, 25_
loto, o terra ĩ cábio di calcina # _59, 1 80, 22_
loto albero # _46, 25_
lucio Tarutio # _60, 5_
lucio Mummio trouò i giuochi Teatrali
# _295, 39_
lumi $empre da alto # _31, 24_
luoghi freddi $ono piu $ani # _15, 1_
luogo per il Tempio # _206, 18_
luoghi per gli $pettacoli # _297, 11_
luogo del Con$igl<007>o # _312, 17_
luogo da notare ne' bagni # _317, 37_
luogo da $edere ne' bagni # _320, 18_
luoghida pa$$eggiare # _309, 3_
luoghi da ritrar$i # _330, 6_
luoghiper le $tatue # _333, 4_
luoghi da difender$i dal caldo # _399, 20_
luoghi da' ponti # _115, 16_
luoghi doue $i habbino a udire le uoci
# _137, 11_
M
_MADRE_ di famiglia # _155, 43_
Mae$trale uento fa to$sire # _13, 36_
Magazini # _130, 30_
Magna # _92, 44. 154, 36_
[425]COSE PIV NOTABILI.
Maie$tà de' Tempi o$curi # _241, 21_
Malattie per conto dell'acque # _15, 38_
Malattie cau$ate da uicini # _19, 34_
Malattie in quaranta giorni # _339, 23_
Maluaui$chio # _184, 27_
Maniere de gli edific{ij} # _71, 27_
Maniere de gli _I_nterualli # _206, 18_
Maniera Dorica # _338, 25_
Maniera Ionica # _338, 26_
maniera Corinta # _358, 26_
manouelle # _174, 20_
Marco Antonio, & uero # _30, 35_
Marco Curtio sboccò il lago di pic di Luco
# _386, 18_
mare mediterrano pati$ce di duoi $oli # _13,_
# _37_
mare è un ua$o # _365, 14_
mare $opra la terra # _376, 27_
mare di Negroponte $<007> uaria $e<007> uolte il
# giorno # _391, 2_
mare della Propontide # _391, 2_
Mario doue mor<007>$$e # _286, 40_
marina # _154, 6_
marmi cre$cono nelle caue # _51, 14_
marmi in quantit à $empre in _A_$ia, # _58, 40_
marmo come $i $ega$$e anticaméte # _185, 15_
marmi # _80, 41. 327, 26_
marmo ro$$o è con$umato dalle $puzzaglie
# _74, 15_
marmi $i macchiano dalla Calcina, & dalle
# altre co$e # _78, 8_
marmi come $i mettino in opera # _78, 15_
marmo di bracc<007>a $ei forato # _381, 23_
mar$ilia hatetti di p<007>glia # _92, 42_
ma$$ageti # _363, 33_
Mastico, & olio di lino # _256, 33_
mastio delle Fortezze # _129, 42_
matematica # _356, 20_
mattoni # _52, 11_
mattoni quando $i debbino fare # _52, 31_
mattoni d'inuerno, & di$tate # _52, 34, et 35_
mattoni inuetriati # _52, 36_
mattoni gro$$i # _52, 41_
mattoni $ott<007>li # _53, 9_
mattoni quando $i arruotino # _53, 19_
mattoni quando $ecchi # _54, 26_
mattoni antichi # _53, 25_ per tutto
mazzara # _362, 27_
mazzi da conficcare pali # _67, 2_
meandro f. # _386, 38_
macenate # _38, 26_
medea amazza $erpenti # _261, 35_
medicina come trouata # _163, 36_
mediocrità # _346, 11._ & per tutto
mela # _59, 5_
melaf. # _388, 36_
mele di Colco # _16, 33_
membra delle cornici # _217, 7_
membra intagliate # _217, 23_
membra della ca$a # _330, 45_
memfi dotato di buona aria # _101, 7_
memfi giraua diciotto miglia, & $ei otta-
# u<007> # _106, 19_
memfi come fatta # _108, 25_
memorie la$ciate a' posteri # _200, 25_
memorie delle uittorie # _260, 8, & 42_
men$ole # _229, 42_
menfoloni $otto le antenne del Teatro
# _22, 42. 301, 45_
mercato de Greci, & de To$cani # _289_
# _18_
meriti d'uno architettore # _357, 26_
mercato # _144, 42_
merle # _151, 36_
metagene # _171, 40_
metalli non durano ne' tetti # _92, 36_
metello # _394, 6_
mete de Cerchi # _307, 26_
mezzi da muouere i pe$i # _181, 2_
meze colonne ne' teatri # _300, 25_
micerino Re di Egitto # _270, 3_
mina # _115, 25. 379, 23_
mini$tri pagati per conto de gli edific{ij}
# _400, 11_
minos # _75, 14_
mi$ure di Colonne # _214, 37_
mode$tia de glihuomini # _354, 45_
mode$tia nel murare # _26, 2_
[426]TAVOLA DELLE
Modegli, & loro utilità # _36, 15, & 30.
# _353, 38. 357, 5_
Modo antico Romano era quarantaotto
# libbre
Modi dimurare pozzi # _370, 17_
Modi da condurre acque # _376, 1_
Modi di cauare pozzi # _369, 42_
Modo di allentare le armadure # _92, 6_
Modi da cominciare una città # _106, 33_
Modine da uer$are acque # _380, 44_
Moliper $epolcri # _271, 12. 277_ per tutto
Molo nel mare # _392, 2_
Monte di pozzuolo forato # _38, 36_
Monte morello, perche $enza legnami # _66,_
# _18_
Monti come fatti # _367, 37_
Monti da Mezo dì, da Leuante da Setten-
# trione # _153, 35_
Monte Tauro hauue gro$$i$$ime # _101, 9_
Mor$e # _73, 43_
Mortella # _334, 37_
Morti doue $i $otterauano anticamente
# _266, 29_
Mortinel tempio come & doue # _267, 30_
Moro # _44, 33_
Mo$ca di Tolledo # _168, 29_
Mo$che come $i amazzino # _393, 40_
Mo$che non entrano nel Tempio di Herco-
# le # _168, 29_
Mo$tri & $torpiati cau$ati dall'aria # _17, 30_
Mo$e lodato # _295, 10. 367, 19. 383, 34_
Mo$$e de gli archi # _85, 37_
Mouimento de pe$i # _172, 26_
Mulini di Roma antichi # _380, 3_
Mulacchie non entrano in Con$tantinopol<007>
# _168_
Muli # _149, 40_
Munisteri # _132, 40. 133, 17, & 20,_ et _43_
Mura alte a proportione delle $tanze # _331,
# _33_
Mura come $i deono fare # _79, 11. 331, 18_
Mura con$egrate a gli D{ij} # _100, 8_
Mura di Babbilonia # _202, 38_
Mura della Città, $ecódo l'autore # _202, 34_
Mura in Affrica, & in Spagna # _81, 11_
Mura della plebe Romana # _81, 28. 328, 37_
Mura che habbino in odio # _96, 23_
Mura delle città famo$e # _107, 39_
Mura d'una città # _109, 4_
Mura lodate # _109, 43_
Mura di Francia # _109, 30_
Muraglia gagliarde contro le batterie
# _110, 15_
Mura de Teatri quanto gro$$e # _302, 4_
Muraglie de Gordiani # _326, 13_
Muraglie grandi, che non $i po$$ino adorna
# re $ono bia$imate # _326, 35_
Muraglie di Eliogabalo # _351, 37_
Muraglie di Nerone # _351, 36_
Muraglie mai finite da chi le ha di$egnate
# _358, 19_
Muraglie come $i ra$ciughino con pre$tez-
# za # _397, 14_
_M_uraglia ordinaria # _71, 31_
_M_uraglia Amandorlata # _71, 36_
_M_uraglia incerta # _71, 39_
_M_uraglia da ba$$o # _72, 3_
_M_uraglia uguale per tutto # _74, 27_
_M_uraglia quanto dee ripo$ar$i # _79, 29_
_M_uraglia quanto ripigliarla # _79, 33_
_M_uraglia quando & come attaccar$i alla
# uecchia # _79, 45_
_M_uraglie di terra # _80, 16_
_M_urare con con$iglio di buon mae$tro
# _39, 33_
_M_urare in che con$i$ta # _61, 33_
_M_urare da $auio # _326, 42_
_M_uricciualo $otto le colonne # _300, 42_
_M_uro # _27, 2. 28, 7. 71, 6. 10, 27_
_M_uro del Tempio # _237, 26_
_M_uro quanto alto, & per tutto # _237, 27_
_M_uro come $i ingro$si # _400, 26_
_M_uro come $i affortifichi # _400, 31_
Muro come $i dirizzi # _402, 30_
Muro doppio di Roma # _110, 17_
_M_u$aico # _185, 44_
_M_u$aico piano # _186, 4_
_M_u$aico di rilieuo # _186, 4_
[427]_COSE PIV NOT ABILI._
_NABVCDONOSOR__40, 17_
Natale di Roma # _60, 5. 107, 32_
Natale del mondo # _60, 11_
Natura$i d<007>letta delle co$e tonde # _206, 32_
Natura # _337, 40. 338, 12. & 40_
Natura gode del temperamento # _135, 36_
Naue di Archimede # _179, 19_
Naue cau$idica nelle ba$iliche # _250, 9_
Naue è unafortezza che uà # _142, 19_
Naue di Tra. nel lago della Riccia # _142, 35_
Naui graui come $i muouino # _172, 45_
Naui $ono alloggiam\~eti di $oldati # _142, 15_
Naui & loro di$egno donde’ pre$o # _142, 41_
Naui da carico, et loro proportione # _143, 2_
Naui $ono $pecie di carra # _119, 43_
Nauil{ij} diuer$i in diuer$i mari # _144, 7_
Nearco d' Ale$$andro Magno # _138, 36_
Necep$o # _60, 10_
Ncrone, e $uoiarchitettori # _50, 37. 355, 40_
Nerone dedicò una $tatua al Sole # _40, 35_
Nerui delle muraglie # _91, 23_
Neur{ij} non hanno legne # _59, 5_
Nicchi # _334, 17_
Nicopoli fatta da Pompeio # _261, 23_
Nicori Regina # _115, 28_
Nigrigneo Architettore # _132, 19_
Nilo # _362, 24. 374, 5_
Niniue giraua $e$$anta miglia # _106, 20._
# _107, 37_
Nipoti di Protogene # _41, 19_
Noce # _46, 21_
Noce di Negroponte # _44, 34_
Nome a’ figliuoli quando # _339, 14_
Noue numero # _339, 18_
Nugoli come $i generino # _12. 5_
Numa # _107, 31_
Numero # _337, 25. 338, 33. 339, 33. 340,_
# _6. 344, 34_
Numeri mu$icali # _341, 29_
Numid{ij} perche uiuino a$$ai # _15, 3_
O
_O_DIO de' Cittadini contro alle fortezze
# _140, 33_
Odori abbruciar$i nel tempio in un di $olo
# libre # 580. # _249, 21_
officio del di$egno # _9, 29_
officio d'huomo con$igliato # _35, 39_
officio del Pontefice # _132, 44_
olmo # _41, 26. 41, 41. 44, 19, 44, 33. 46, 18_
# _46, 28_
ontano # _44, 16_
onda # _217, 9. 387, 16, 391, 35_
openione de primi habitatori # _41, 13_
openione dello autore del Tempio. # _211, 33_
orate # _151, 35_
ordine, & regola in tutte le co$e # _106, 22_
ordini del terreno # _368, 9_
ornamento che $ia # _163, 14. 240;17_
ornamento della città # _201, 8. 204, 20_
Orniello # _46, 30_
ornamenti delle cupole # _240, 16. & 39_
ornamenti della Ritonda # _240, 25_
oro per cannelle # _381, 1_
oro ma$siccio per le comettiture # _238, 3_
o$tro fa amalare # _13, 35_
o$$a de gli Alberi # _48, 8_
o{$s}ami di mattoni cotti # _90, 9_
o$$ami # _75, 5. 78, 35. 89, 45. 91, 24. 96, 4_
o$$ami d'animali # _334, 10_
o$$a, & colonne in pari # _338, 36_
o$tinatione # _355, 3_
o$trighe # _334, 17_
Ottauiano Aug. non murò $ontuo$amente
# _326, 10. 334, 9_
oxo f. $empre torbo # _371, 15_
P
_P_Adiglione del Generale de gli e$$erciti
# _140, 21_
Palazzo di un Re # _127, 32_
palazzo di un Signore # _127, 22_
palazzo del Magi$trato # _131, 20_
palazzo Principale in mezzo la terra
# _136, 27_
palazzo doue s’ amini$tra ragione # _136,_
# _44_
Palazzoforte # _137, 2_
palcbi # _82, 14. 332, 8_
[428]_TAVQLA DELLE_
Palco del Teatro # _297, 24_
Palco della Scena # _298, 37_
Pali per fondare in acqua # _66, 43_
palla del bilico delle porte # _247, 21_
palmafa arco contro al pe$o # _45, 43_
palude Stinfalida # _360, 7_
palumbrota lunga 16 miglia # _108, 22_
pancone che recu$i il ferro non è tutso buo-
# no per fondarui $opra # _65, 36_
pane con acqua di mare # _384, 7_
pani delle uite # _179, 7_
paraucnto de cammini # _155, 15_
paramenti lani, & lini # _399, 10_
parole intagliate nella $oglia d'un tempio
# _238, 42_
partimez ine del muro # _71, 9_
parti, & membra delle porti # _247, 8_
parti del Teatro # _297, 21_
parti de Nauil{ij} # _143; 8_
parti del Tempio # _206, 28_
patrit{ij} habitauano in borgo # _123, 36_
pauimento ò piano delle cornici # _226, 39_
pauiment<007> delle logg<007>e # _333, 12_
pauimenti uar{ij} # _333, 16_
pauimento $opra ilquale $piouino itetti # _95,_
# _43_
pau$ania # _260, 33_
peli delle Mura # _401, 23_
pelle del Terreno # _368, 11_
pendio delle Strade # _118, 31_
pen$are alle acque fa uerir uoglia di dow>ni-
# re # _334, 24_
pera # _19, 41_
perche chi sta alfuoco diuenti grinzo # _154,_
# _32_
pericoli de Nauil{ij} # _142, 26_
perle poste in Mu$aico # _186, 2_
penni # _80, 36. 117, 33. 174, 17. 181, 10._
# _187, 23. & 27. 188, 22. 247,_
per$iani # _107, 35_
per$<007>i, & loro citta # _107, 35_
pertiehene gli argini # _389, 23_
perugia # _24, 13, 106, 5_
pefchiere da pe$ci # _151, 20
pe$i $oprail diaccio # _173, 5_
pe$i come $i tirino, & duoi piu facilmente
# che uno # _179, 27_
pe$i grandi $i hanno a manegg<007>are $en$ata-
# mente # _182, 23_
pe$o, & $uanatura # _172, 21_
pe$te $empre in Pera perche # _19, 42_
petc$iro # _60, 10_
pianta d<007> 24 angoli # _22, 31_
piante diuer$e # _22, 31_
piante, & altri legnami peri tetti # _84, 21_
piano di un pauimento # _94, 16_
pianure hanno gran caldi & gran freddi
# _105, 26_
piani di tirarui $opra pe$i # _173, 13_
pianuzi # _217, 33_
pianta del Tempio # _206, 37_
pianta del cubo # _344, 40_
pianta della ba$ilica # _251, 1_
pianta del ponte # _288, 1_
pianta del Teatro # _297, 35_
piants> d'alberi come $i$ecchino # _400, 19_
piastre di piombo per legature nelle mura
# _77, 31_
Pia$tre di bronzo forate in cambio dimue-
# triate # _259, 18_
piazza dello Anfiteatr@ # _306, 30_
piazza del Cerchio # _307, 19_
piazza del Teatro # _300, 33_
piazza delle $tufe # _320, 9_
piazze diuer$e # _289, 13_
picea albero # _41, 23. 44, 20. 45, 24. 46, 30_
pre di $tallo # _273, 6_
piede è la lunghezza d'un piede de l'buomo
# cioè mezo braccio
piene # _387, 13_
pietà, religione, & deuotione # _204, 24. &._
# _27_
pietre ne fondamenti di Iero$olima # _69, 17_
pietre, & loro origine # _48, 37_
pietre quando $i debbino cauare # _49, 9_
pietre quando mettere in opera # _49, 17_
pietre atte a $ender$i # _49, 41_
pietre che durano a$$ai # _50, 14_
[429]_COSE PIV NOT ABILI._
pietre d<007> bol$ena # _50, 31_
pietre da Albano, & da Gabinio # _50, 38_
pietre di Campagna # _51, 3_
pietre in romagna et pre{$s}o ad Imola # _51, 28_
pietre di faenza # _51, 32_
pietre in torno alle chiane # _51, 34_
pietra chernite # _52, 4_
pietre nelle fornaci come $i debbino mettere
# _56, 35_
pietre, & loro natura # _49, 26_
pietre concaue dentro # _56, 38_
pietre $imili alle cocchiglie # _57, 14_
pietre di Verona <007>ntagl<007>ate come il cinque
# foglie # _57, 16_
pietre di uarie $orte # _67, 40_
pietre quando bagnate a ba$tanza # _68, 8_
pietre murate una uolta non pigliano bene
# la Calcina la $econda uolta # _68, 11_
pietre come create # _72, 44_
pietre come $i mcttino in opera # _73, 14_
pietre per ripieni # _75, 25_
pietre grandi come $i murino # _78, 43_
pietre o mattoni ben bagnati # _79, 37_
pietre non uogliono il piombo troppo caldo
# _81, 9_
pietre per le pile de ponti # _116, 29_
pietra grand<007>$sima condotta da $emir amis
# _170, 18_
pietre che rendono lume # _170, 34_
pietre grandi$sime come $i alzino # _172, 19_
pietre roze # _188, 30_
pietra che$ia # _200, 28_
pietre per le mura della citta # _202, 28_
pietre fenicie # _333, 26_
pietre # _352. 21_
pigliare diritture # _378, 26_
pilastrate # _300, 11_
pila$tri $opra le corn<007>ci # _258, 36_
pile de ponti # _115, 5, 115, 32_
pino # _41, 23. 44, 20. 45, 24. 46, 30_
pino $aluatico # _44, 32_
pioggia $empre nociua a gli edifizi{ij} # _29, 37_
pioggie come $i creino # _12. 5_
pioggia minuta # _371, 40_
pioggie di notte # _373, 12_
piombo $i gua$ta dallo $terco # _187, 27_
piombo del mezzo della colonna # _196, 29_
piote # _140. 7_
piperno, & $ue$trade # _111, 31. 202, 31_
pipi$irelli come $i $caccino # _398, 30_
pirramo nella pianura, # _365, 45_
piramidi # _259, 16, 271, 11. 271, 22_
pirgo # _92, 41_
pittagora della Natura # _340, 18_
pittaco, & $ualegge # _269, 6_
pittura lodata # _334, 20_
pitture de temp{ij} $econdo Platone # _325, 20_
p<007>ttura uaria per tutto # _334, 1_
pittura # _334, 6. 356, 20_
plateen$i, & loro muro # _109. 27_
platone de gli $piriti d'aria # _19, 16_
Platone & $ua repub. # _98, 26_
Platone, & $ua opinione per con$eruare
# una città # _108, 4. 201, 20_
platone de $epolcri # _269, 23_
platone de gli cpitaffi # _280, 18_
platone uoleua le legg<007> in tauole di arcipre$-
# $o # _45, 9_
platone nacque regnãdo Tarqu<007>no # _240, 7_
platone, & $ua opinione de morti # _269, 43_
plinio # _13, 26. 41, 15. 43, 18, 68, 21. 81, 24_
# _94. 38_
plinio del ricettacolo dell' ombra # _395, 9_
plutarco in$egnò i rimed{ij} contro all'herbe
# ueleno$e # _16, 40_
plutarco # _75, 29_
plutarco del di$egnare le Città # _106, 31_
plutarco de gli Epidaur{ij} # _201, 29_
policrate Architettore # _14, 24_
poluere di Pozzuolo # _51, 38_
poluere nuoce a gliocchi et a polmoni # _259,_
# _16_
pompe<007>o # _17, 15_
pompeio perche bia$imato # _396, 15_
pomi $i gittauano ne Teatri # _306, 28_
pompeio fece Nicopoli # _261, 23_
pomponio # _100, 8_
ponte # _113, 6_
[430]TAVOLA DELLE