metadata: dcterms:identifier ECHO:Y1G1TRCW.xml dcterms:creator (GND:118627252) Vitruvius Pollio, Marcus dcterms:title (it) L' Architettura generale di Vitruvio : ridotta in compendio dcterms:date 1747 dcterms:language ita text (it) free http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/ECHOdocuView/ECHOzogiLib?mode=imagepath&url=/mpiwg/online/permanent/library/Y1G1TRCW/pageimg log: unknown: <007> = i or ı (dotless i) (occurs 7 time(s)) parameters: despecs = 2.0 replacements: [0001] [0002] [0003] [0004] [0005] [0006] [0007] L’ ARCHITETTURA GENERALE DI VITRUVIO RIDOTTA IN COMPENDIO DAL SIG. PERRAULT dell’ Accademia delle Scienze di Parigi, ed arricchita di Tavole in Rame. OPERA Fradotta dal France$e, ed incontrata in que$ta Edizione col Te$to dell’AUTORE, e col Commento di MONSIG. BARBARO: Alla quale in oltre fi è aggiunto la Tavola e le Regole del Piede$tallo. IN VENEZIA, MDCCXLVII. NELLA STAMPERIA DI GIAMBATTISTA ALBRIZZI Q. GIR. Con Licenza deè Superiori, e Privilegio [0008] [0009]ALL’ ILLUSTRISSIMO SIGNOR JACOPO CAMPELLI NOBILE DELLA CITTA’ DI BELLUNO. GIAMBATISTA ALBRIZZI Q. GIR.

_U_N‘occa$ion favorevele per rende- re nota al pubblico e a Vo$tra Signoria Illu$tri$$ima in qualche parte la $tima, che da gran tempo nodri$co al di Lei degni$$imo Per$onale, mi vien pre$en- tata nella ri$tampa, che fanno i miei torchj di un’ Opera d’ Architctto il più celebre che vive$$e nel $ecolo del buon gu$to. Que$ta è il _Compendio dell’Ar-_ _chitettura generale di Vitruvio,_ che porgo a Lei non già col pen$iere ch’ Ella porti la $ua cognizione alla lettura di un’ Opera nella quale $i è pur troppo di già con$umata, ma perchè in quella con- [0010] $ervi El nome e la memoria di un Ser- vidore che $o$pirava la congiuntura per dichiarar$i. So hen io già quanto Ella $ia$i avanzata in tale $orta di $tudj: $o la $celta copio$a d’ Autori Architetti da Lei raccolti con molte cure e di$pendj; e come anche a Lei obbligato $ia il Pub- blico per aver Ella fatto incider in ra- me li $uoi prodotti d’ Architettura deli- neati di sì buon gu$to, e con sì vaga e nobile idea, che avrebbero potuto recar merito e nome a i più provetti Mae$tri, non che al- la di Lei età allora fre$ca, che adde$tra- va$i $ol per diletto in un’arte così genrile.

E que$ta che dè $uoi meriti è la me- noma parte, fu però molto per me op- portuna nella congiuntura pre$ente, apren- domi foriunatamente la via per acqui- $tarmi un Padrone. Che per altro l’ Ar- chitettura, che rende un fregio non or- dinario alla $ua Per$ona, non $arebbe$i meffa a fronte di tante eccellenti viriù, che adornano l’ animo $uo gentile: di quella cognizione perfetta nelle Matema- uche e in tutta la Fi$ica, nelle quali s’ [0011] e$ercita a$$iduamente: di quella Erudizio- ne $acra e profana, in cui tanto s’avan- za, quanto vede$i alla giornata accre$ciu- ta d’ottimiLibri la $celta $ua Biblioteca: e fi- nalmente d<007> quel co$tume di$tinto e pregevo- li$$imo, che in una fortuna sì avvantag- g<007>ata ed illu$tre, ci porge l’E$emplare di uno $plendido e perfetto Cavalier Cri$tiano.

Dopo il merito di que$ti ed altri Per- $onali $uoi fregj, quanti non ne ba Ella ancora $ortito dalla natura? come l’ an- tico illu$tre natale, che lo rende Nobile di una co$picua Città, dalla quale $i $on veduti u$cire tanti Uomini illu$tri, o per Na$cita, o per Armi, o per Letteratu- ra, $icchè non invidia i Privilegj, o la Nobiltà di $angue più chiaro a qualunque Città $oggetta alla Sereni$$ima Dominan- te: o l’ affluenza di una fortuna, che diffonde$i largamente a ogni condizione di Per$one in opere di pietà, di bene- ficenza e di $plendidezza: o il merito de’ Maggiori, che $olamente in un _Gio-_ _vanni Campelli_, per le immen$e limo- $ine da lui sì largamente di$pen$ate a’ [0012] Poveri della Città di Venezia, ri$cuote ancora univer$almente una ben degna ri- putazione, e la più tenera ricordanza, potendo$i dir con giu$tizia non e$$ervi $ta- to alcun Povero o Luogo Pio in que$ta sì grande Metropoli, che non ne abbia ri- $entito $occor$i con$iderabili: o ancora per l’ erudite Opere di que$to Soggetto $tampate in Poe$ia Sacra e profana, che lo mettono al rango de i più eleganti e colti Letterati dell età $ua.

Que$ti tutti diceva, $ono per Lei me- riti fore$tieri; nè ha Ella hi$ogno di mendicar dalla $orte la $timache $i proc- cura a più gran pregio coll’ ingegno, e colle Per$onali $ue doti. Re$ta $olo che io impetri dalla gelo$a $ua mode$tia un be- nigno perdono per que$to benchè $emplice tocco delle $ue ledi, $apendo ch’ Ella ha più a cuore di meritarle che di udirle; e che la $ua innata affabilità $i degni accoglier $otto il $uo Pa<007>rocinio que$t’ O- pera e me che gli la pre$ento, umilian- domi col più profondo del mio ri$petto della mia divozione.

[0013]PREFAZIONE DEL TRADUTTORE.

E’noto abba$tanza ad ognuno e$$er $tato _Vi-_ _truvio_ uno de’ più eccellenti Mae$tri d’Ar- chitettura che ne’$ecoli pa$$ati nella no$tra Ita- lia fiori$$ero; poichè l’ Opere $ue tante volte ri$tampate e in lingua latina, e in lingua vol- gare, e da più $ublimi ingegni commentate lo hanno dato chiaramente a cono$cere.

Anche la Francia nel $ecolo pa$$ato ce ne ha dato un vero te$timonio della $ua grande e$ti- mazione per que$to celebre Autore, avendo ancor’ e$$a prodotta alla luce la Traduzione in lingua France$e che ne fu fatta di tutta l’ O- pera d’ Architettura di _Vitruvio_ dal tanto rino- mato Signor _Perrault_, uno de’ più illu$tri $og- getti che abbia avuto l’ Accademia delle Scien- ze di Parigi; come pure il Compendio e$atto e giudizio$o della $te$$a Architettura, che per maggior vantaggio de’ Profe$$ori e de’ di let- tanti di que$t’arte, pubblicò non molto dopo lo $te$$o Signor _Perrault_ con le Tavole in rame di $ua mano delineate: e que$to appunto è quel Compendio che viene pre$entemente alla luce nel no$tro idioma Italiano.

Vero è che un’ altra volta $i è veduto non ha molti anni u$cir dalle $tampe un altro li- bercolo d’Architettura con titolo con$imile; ma [0014] con tutto il fondamento potiamo ben a$$erire, che quello non $olo era affatto diver$o da que- $to no$tro, ma ch’ era in cltre così $uccinto, mancante, e mal $piegato, che appena $e gli $arebbe dato giu$tamente il titolo di puro indi- ce, o di $emplice abbozzo di varie co$e in confu$o, non che quello di un e$atto Com- pendio: e le $ue Tavole in rame erano sì mal di$egnate ed inci$e, e così $corrette, che mal convenivano all’ Opera di un Autore di sì gran merito.

La diligenza dunque che $i è praticata nella $tampa di que$t’ Opereta, è la $eguente: in primo luogo ella è $tata intieramente ed e$at- tamente tradotta con tutta la po$$ibile atten- zione, $enza che nulla $ia$i omme$$o di ciòche v’era nell’ Originale France$e.

2. Ella $i è confrontata col Te$to originale di Vitruvio e col Commento di Mon$ig. Barbaro, e $i $ono adoperati i di lui termini mede$imi volgari tanto nella $piegazione delle materie, quanto nel denominare tutti que’ membri che all’ Architettura appartengono: in oltre ella $i è $upplita in qualche parte in cui pareva man- cante, e $i è $piegato un pò diffu$amente qual- che paragrafo, che per e$$er a$$ai difficile e$i- geva maggior chiarezza.

3. Le Tavole in Rame $ono $tate con gran diligenza di$egnate $ulle Originali di Parigi, e così pure inci$e da Valentuomo a$$ai intendente del di$egno e perito nell’ Architettura: poi di nuovo e$aminate e corrette dove le France$i pa- [0015] tivano qualche difetto, $i $ono in modo coordinate, che corri$pon- dano adequatamente alla $piega- zione del te$to. E perchè nulla vi manca$$e di e$$enziale, $i è $timato bene di aggiungere in que$ta no$tra edizione una Tavo- la in rame con la Pianta del Pie- de$tallo, e di mettervi pure a $uo luogo la $piegazione delle re- gole e della proporzione di que- $to membro, cavata per altro dall’Opera $te$$a di Vitruvio.

4. Per compimento poi dell’O- pera, e per maggior comodo e facilità de’Studenti, $i è in$erito per via di Alfabeto il Vocabola- rio de’Termini u$ati in que$t’ ar- te, con la loro $piegazione anti- ca e moderna, corri$pondente al- le co$e in detta Opera de$crit- te; e l’ Indice degli Articoli, e di tutte le materie che vi $i con- tengono.

[0016]AVVERTIMENTO DELL’ AUTOR FRANCESE.

ALtre volte $ono $tati me$$i alle $tampe compendj di _Vi-_ _truvio_; ma pure non ve ne ha neppur uno, in cui $ia $tata $e- guita l’ idea, che ha $uggerita _Fileberto dell’ Olmo_ nel terzo $uo libro. De$idera que$to Autore, che nel compendiare _Vitruvio_, $i mettano in ordine le materie da lui trattate confu$amente; e che quanto $i ritrova in più luoghi di$per$o, concernente uno $te$$o $oggetto, tutto $i riduca ad un $olo e mede$imo capo. Que$to Metodo, il quale dalla maggior parte degli Scrittori antichi li vede tra$curato, è $tato o$$erva- to nel Trattato pre$ente; per- chè può egli $ervir molto ad ao- prendere, e a ritenere le co$e con più di facilità. Si è avuta [0017] elatta attenzione di non metter- vi co$a, che non $ia cavata da _Vitruvio_; bensì vi $i $ono aggiunti dapertutto oltre al te- $to, varj periodi che facevano a propo$ito per legar il di$cor- $o, e per renderlo più chia- ro. Se eontuttociò, malgrado que$te tali cautele, vi re$ta qual- che o$curità, com’è impo$$ibile che non ve ne abbia più d’ u na, il Lettore potrà ricorrere al _Vitruvio_ France$e impre$$o l’ anno precedente, $opra il qua- le è $tato formato que$to com- pendio; dove $i troveranno nel- le note, nelle figure, e nelle $piegazioni che vi $ono, tutte le nece$$arie dichiarazioni. Del re- $to que$to piccolo Trattato non è utile $oltanto a coloro, che co- minciano a $tudiare l’Architettu- ra; ma può e$$ere ancota di van- taggio grande a quegli $te$$i che in tale $tudio vi $ono con$uma- ti. Poichè non $i può dubitare, ch’ e$$endo $tato _Vitruvio_ un sì [0018] gran Valentuomo, l’ autorìtà di lui unita a quella di tutta l’An- tichità, la quale $i truova rin- chiu$a ne’ $uoi $critti, non $ia capace, prevenendo i Princi- pianti, e confermando i Mae- $tri, di $tabilire le buone ma$$i- me, e le vere regole dell’Archi- tettura.

[0019]TAVOLA De’ Capitoli, ed Articoli della pre$ente Opera. ARTICOLO PRIMO DELLA PREFAZIONE. Del merito di Vitruvio, e di quello dell’ Opera di lui. # pag. 1 ARTICOLO SECONDO. Economia di’tutta l’ Opera cogli Ar- gomenti in ri$tretto di cia$chedun li- bro. # II

PRima divi$ione di tutta l’Opera in tre parti, cioè I. La co$tru- zion delle Fabbriche. II. La Gno- monica. III. La Meccanica. Secon- da Divi$ione in tre parti, cioè I. La Solidità. II. La Comodità. III. La Bellezza. Sommario de’ dieci libri di Vitruvio. Del primo, del $econdo e $eguenti.

[0020]PARTE PRIMA Contenente l’ Architettura a noi comune cogli Antichi. CAPITOLO I. Dell’ Architettura in generale. ARTICOLO PRIMO. Dell’ Origine dell’ Architettura. # pag.19

LA prima occa$ione di applicar$i all’ Architettura. I primi mo- delli, che ha $eguiti l’Architettu- ra, $ono $tati o naturali, o artifi- ziali. I primi Inventori $tati $ono 1. Gli Architetti del Re Doro, 2. quelli del Principe Ione, 3. Calli- maco, 4. Ermogene.

[0021] ARTICOLO SECONDO. Che co$a $ia l’ Architettura. # 27

Definizione dell’ Architettura. L’ Ar- chitettura debbe aver cognizione di undici co$e, cioè I. Della Scrit- tura. II. Del Di$egno. III. Della Geometria. IV. Dell’ Aritmetica. V. dell’ I$toria. VI. Della Filo$o- fia morale. VII. Della Filo$ofia na- turale. VIII. Della Medicina. IX. Della Giuri$prudenza. X. Dell’ A- $tronomia. XI. Della Mu$ica.

ARTICOLO TERZO. Quali $ieno le parti dell’ Architettu- ra. # 31

L’ Architettura ha otto parti, cioè I. La Sodezza. II. La Comodità. III. La Bellezza. IV. L’ Ordi- nanza. V. La Di$po$izione. VI. La proporzione. VII. La Decen- za, la quale ricerca, che abbia- $i riguardo a tre co$e, cioè 1. Al- [0022] lo Stato. 2. Al Co$tume. 3. Al- la Natura de’ luoghi. VIII. L’ Eco- nomia.

CAPITOLO II. Della Sodezza delle Fabbriche. ARTICOLO PRIMO. Della $celta de’ Materiali. # pag. 39

VItruvio parla di cinque $pezie di Materiali, cioè I. Delle Pietre. II. De’ Mattoni. III. Del Legname, di cui $e ne u$a molte $pezie, come l’Abete, la Quercia, il Faggio, il Pioppo, il Salice, l’ Alno, l’ Ol- mo, il Fra$$ino, il Carpino, il Pi- no, il Cipre$$o, il Ginepro, il Ce- dro, il Larice, l’ Olivo. IV. Del- la Calcina. V. Del Sabbione, di cui ve n’ha cinque $pezie, cioè il Sabbione 1. di Cava, 2. di Fiume, 3. di Ghiarra, 4. di Mare, V. del- la Pozzolana.

[0023] ARTICOLO SECONDO. Dell’ u$o dè Materiali. # 47

I. L’ u$o delle Pietre. II. Quello del Legname. III. Quello de’Mattoni. IV. Quello della Calcina. V. Quel- lo del Sabbione.

ARTICOLO TERZO. Delle Fondamenta. # 55

Convien con$iderare tre co$e nelle Fondamenta, cioè I. La e$cavazio- ne del terreno: II. L’ a$$odamento del mede$imo. III. La muratura.

ARTICOLO QUARTO. Delle Mura. # 57

Vi $ono $ette $pezie di Muratura, cioè I. La Reticolata. II. Quella in Le- gatura. III. Quella de’ Greci. IV. Quella, che è per ordini uguali di [0024] pietre. V. Quella che è per ordini di$uguali. VI. La Riempiuta. VII. La Compo$ta. Tre cautele per tut- te le $pezie di muro, le quali $o- no I. di mettervi ancore o chia- vi. II. di fare, che tutto $ia a piombo. III. di farvi degli alleg- gerimenti, che $i fanno in due maniere, cioè 1. alleggerendo il muro per mezzo di puntelli, di colonne, d’ archi e di volte. 2. $o- $tentando i terreni.

ARTICOLO QUINTO. De’ Pavimenti o Terrazzi. # 66

I Pavimenti $ono di quattro $orte, cioè I. Quelli a piè piano, che fa- cean$i o alla maniera ordinaria, o alla maniera de’Greci. II. I. Pavi- menti che $ono tra due Solaj. III. I Pavimenti che $ono $opra il col- mo delle ca$e in piatta-forma. IV. I Pavimenti in $offittato, ne’ qua- li $i con$idera il nudo del Pavi- mento, e le Cornici.

[0025] ARTICOLO SESTO. Delle Incamiciature. # _73_

Le Incamiciature $ono di quattro $or- te, cioè I. Quelle per Muri gro$- $i. II. Quelle per le Pitture a fre- $co. III. Quelle per i Tramezzi. IV. Quelle per i luoghi umidi.

CAPITOLO III. Della Bellezza della Fabbriche. ARTICOLO PRIMO. Della comoda $ituazione delle Fabbri- che. # pag._78_

PErchè un luogo $ia comodo, debb’ e$$ere I. Fertile. II. Acce$$ibile. III. Sano: per que$to non debb’ e$- $ere ba$$o, paludo$o, nè rivolto al Mezzodì, o al Ponente. Come po$$a cono$cer$i, $e un luogo $ia $ano.

[0026] ARTICOLO SECONDO. Della E$po$izione delle Fabbriche. # _81_

La E$po$izione d’una città dipende dalla di lei $ituazione ri$petto al cielo, ed a’ venti.

L’ E$po$izione delle ca$e, e delle par- ti loro dipende da due co$e, cioè I. Dalle qualità e dagli u$i loro, $econdo i quali $i debbono di$por- re diver$amente i luoghi da cu$to- dire le frutta, le Sale da mangia- re nell’ inverno, e i Bangi; le Bi- blioteche, le Sale da mangiare per la Primavera, e per l’ Autunno; gli Appartamenti da State, le Gallerie de’ Quadri, e i luoghi per dipignere. II. Dalla natura del Pae$e.

ARTICOLO TERZO. Della Di$po$izione delle Fabbriche. # _84_

La Di$po$izione delle Fabbriche com- prende quella, ch’ è convenevole [0027] alle piazze pubbliche, ed alle ca$e private, dl cui ve n’ha due $pe- zie, cioè I. le ca$e di città, che $ono o per i Grandi, o per i Mer- catanti. II. Le ca$e di villa, che hanno dodici parti, cioè 1. la Cu- cina. 2. la Stalla de’ buoi. 3. i Ba- gni. 4. il Torchio. 5. la Canti- na. 6. il Con$ervatojo dell’ Olio. 7. gli Olivi. 8. le Stalle per le Ca- pre. 9. le Stalle de’ Cavalli. 10. le Tezze. 11. i Fenili. 12. i Molini. Il lume fa una delle parti princi- pali della comodità delle Fabbri- che. Ciò che convien fare per averne a $ufficienza.

ARTICOLO QUARTO. Della Forma comoda delle Fabbriche. # _88_

La comodità delle Fabbriche dipen- de dalla forma, che debbono ave- re I. Le Mura della città. II. Le Piazze pubbliche, le quali erano differenti $econdo i Greci, e $econ- do i Romani. III. Le Scale. IV. le Sale.

[0028] CAPITOLO IV. Della Bellezza delle Fabbriche. ARTICOLO PRIMO. In che con$i$ta la Bellezza delle Fa- briche. # pag._92_

VI $ono due $pezie di Bellezza nelle Fabbriche, cioè I. quella, ch’ è Po$itiva, la qual dipende 1. dalla Simmetria. 2. dalla Ma- teria. 3. dalla E$ecuzione. II. Quel- la ch’ è arbitraria, la quale è di due $pezie, cioè 1. la Saviezza. 2. la Regolarità, che con$i$te nella o$$ervanza delle leggi pre$critte dal- la ragione, e dall’ u$anza. La Bel- lezza delle Fabbriche con$i$te nel- la proporzione di tre membri prin- cipali, che $ono le Colonne, il Fronti$pizio, l’ Erta. Da que$te co- $e ne ri$ultano due altre, cioè il Genere e l’ Ordine.

[0029] ARTICOLO SECONDO. De’ cinque Generi di Edi$icj. # _99_

I cinque Generi d’ Edificj $ono I. il Picno$tilo. II. il Si$tilo. III. il Dia$tilo. IV. l’ Areo$tilo. V. l’ Eu- $tilo. I Generi debbon e$$ere ad- dattati agli Ordini, attribuendo il Dorico all’ Areo$tilo, il Jonico al Dia$tilo e all’ Eu$tilo, il Corintio al Si$tilo e al Picno$tilo.

ARTICOLO TERZO. De’ cinque Ordini d’ Architettura. # _104_

La Di$tinzione, e le differenze degli Ordini con$i$tono in due co$e, cioè 1. nella Dilicatezza. 2. nell’ Orna- mento. Vitruvio non i$tabili$ce che $oli tre Ordini.

[0030] ARTICOLO QUARTO. Delle co$e che $ono comuni a più Or- dini. # _106_

Vi $ono $ette co$e comuni a tutti gli Ordini, cioè I. I Gradini, ne quali convien con$iderate 1. il lo- ro numero, che debb’ e$$ere di$pa- ri. 2. la loro altezza. 3. la loro larghezza. 4. i loro Pianerottoli- II. Gli Stilobati, o Piede$talli, che $ono di tre $orte, cioè 1. quelli che $ono dapertutto della mede$i- ma gro$$ezza. 2. quelli che hanno de’ $porti. 3. quelli che hanno de’ poggi. III. La diminuzione delle Colonne, ch’ è di tre $orte, cioè 1. la diminuzione ver$o l’ alto. 2. la diminuzione da ba$$o, da cui ne deriva la Gonfiezza. 3. la dimi- nuzione d’ una colonna in riguar- do dell’ altra, cioè delle colon- ne del $econdi Ordini ri$petto a quelle de’ primi; delle colonne di mezzo ri$petto a quelle de’ can- toni. IV. Le Canalature, che $o- no di tre $pezie, cioè 1. quelle [0031] che $ono piatte. 2. quelle che $o- no poco $cavate. 3. quelle che $o- no più incavate. V. I Frontoni che hanno due parti, cioè 1. il Timpano. 2. la Cornice. VI. Le Cornici, nelle quali convien o$- $ervare cinque co$e, cioè 1. la ma- niera di collocare la ultima loro Cima$a $opra i Frontoni. 2. la pro- porzione della loro ultima Cima- $a. 3. le loro Te$te di lione. 4. i loro Dentelli. 5. i loro Modiglio- ni. VII. Gli Acroterj. Due rego- le generali per tutti i membri d’ Architettura. E$$e concernono la loro inclinazione, e il loro $porto.

ARTICOLO QUINTO. Dell’ Ordine To$cano. # _118_

L’ ordine To$cano con$i$te nelle pro- porzioni. I. Della colonna ch’ è compo$ta di tre parti, le quali $o- no, 1. il Fu$to. 2. la Ba$e. 3. il Capitello. II. Dell’ Intavolamen- to, che ha 1. due travi, che $er- vono d’ Architrave. 2. un muret- [0032] to, che terrà luogo di Fregio. 3. la Cornice, che ha de’ Mutuli. III. Del Fronti$picio.

ARTICOLO SESTO. Dell’ Ordine Dorico. # _121_

L’ Ordine Dorico con$i$te nelle pro- porzioni. I. Della Colonna, ch’ è $tata differente, 1. in diver$i tem- pi, 2. in opere differenti. Le par- ti della colonna Dorica $ono, 1. il Fu$to. 2. la Ba$e, ch’ ella non avea anticamente, e ch’ ella pren- de dall’ Ordine Attico, di cui la Ba$e ha cinque parti, cioè il Plinto, il Ba$tone $uperiore, il Ba$tone inferiore, la Scozia, e i Gradetti o Li$telli. 3. il Capitel- lo. che ha quattro parti, cioè il Dado, l’ Ovolo, gli Anelletti, e la Gola. II. Dell’ Architrave, che ha due parti, cioè, 1. la Ben- da. 2. le Goccie. III. Del Fre- gio, ch’ è divi$o in due parti, che $ono, 1. le Metope. 2. i Tri- glift, che hanno quattro parti, cioè Mezzi - Canali, Pianuzzi o [0033] Gambe, Canali e Capitelli. IV. Della Cornice, che ha cinque par- ti a lei particolari, cioè, 1. Vie dritte. 2. Goccie. 3. Quadri con Fulmini. 4. una Scozia. 5. Mu- tuli.

ARTICOLO SETTIMO. Dell’ Ordine Jonieo. # _128_

L’ Ordine Jonico con$i$te nelle pro- porzioni. 1. Del Piede$tallo, le cui parti principali che in e$$o $i con$iderano, $ono 1. la $ua altez- za. 2. il $uo Capitello. 3. la $ua Ba$e. 4. il $uo Dado. 5. il $uo Zocco. II. Della Colonna, che ha tre parti, cioè, 1. il Fu$to, di cui le proporzioni $ono $tate differenti in diver$i tempi; e che po$a $opra la Ba$e $ua in due ma- niere, cioè fuori di piombo, e a piombo. 2. la Ba$e, nella quale $i con$iderano le proporzioni delle $ue parti, che $ono il Plinto, il Toro, la Scozia $uperiore, la Sco- zia in$eriore, e gli a$tragali. 3. il Capitello, le cui parti $ono il [0034] Dado, le Volute, l’ Echino, il Ca- nale, la Cinta, l’ A$$e. Le pro- porzioni del Capitello Jonico deb- bono e$$ere differenti nelle colon- ne grandi da quelle delle colonne piccole. II. Dell’ Architrave, in cui convien con$iderare, 1. il rap- porto che aver deve ai Piede$tal- li, e alla differente altezza delle Colonne; 2. la $ua larghezza nel- la parte di $otto; 3. lo $porto e l’ altezza della Cima$a: 4. l’ altez- za delle $ue Fa$cie. III. Del Fre- gio. IV. Della Cornice, le cui parti $ono, 1. la prima Cima$a. 2. il Dentello. 3. la $econda Ci- ma$a. 4. la Corona colla $ua Ci- maciera. 5. la Cima$a grande. Proporzion generale di tutti gli $porti.

ARTICOLO OTTAVO. Dell’ Ordine Corintio. # _141_

L’ Ordine Corintio non è differente dal Jonico, che nel Capitello. Per altro egli è compo$to del Dorico, e del Jonico. Nel Capitello Co- [0035] rintio vi $ono $erte co$e da con$i- derare; cioè, 1. la $ua altezza; 2. la $ua larghezza in alto; 3. quella a ba$$o; 4. le $ue Foglie; 5. i Caulicoli; 6. le $ue Volute; 7. le $ue Ro$e. Gli ornamenti dell’ Ordine Corintio.

ARTICOLO NONO. Dell’ Ordine Compo$to. # _144_

L’ Ordine Compo$to non viene de- $critto da Vitruvio. Egli è di- $egnato $oltanto in generale. Pren- de le parti, che compongono il $uo Capitello, dall’ Ordine Corin- tio, dal Jonico, e dal Dorico.

[0036] SECONDA PARTE

In cui $i contiene l’ Architettura a noi comune cogli Antichi.

CAPITOLOI. Degli Edificj Publici. ARTICOLO PRIMO. Delle Fortezze. # pag._147_

LE Regole per le Fortificazioni contengono quattroco$e, cioè, I. La Di$po$izione dei Terrapieni. II. La Figura di turta la Piazza. III. La co$truzione delle Mura, che comprende, 1. la loro gro$- $ezza; 2. la loro materia; 3. i lo- ro Speroni; IV. la figura e la di- $po$izione delle Torri, e delle Cortine.

[0037] ARTICOLO SECONDO. De’ Templi. # _151_

Divi$ione generale de’ Templi in Gre- chi, e To$cani. I Grechi erano o rotondi, o quadrati. Nei qua- drati v’ha tre co$e da con$iderare. I. Le parti che $ono cinque, cioè, 1. l’ Atrio. 2. il Po$tico. 3. il mezzo. 4. i Portici. 5. le Porte ch’ erano di tre $orte, cioè, la Porta Dorica, di cui le partiera- no l’ Antepagmento, il Fregio e la Corona piatta. La Porta Jonica, di cui le parti erano l’ Erta, il Fregio, e le Men$ole. La Porta Artica. II. La Proporzione. III. L’ A$petto ch’ è doppio, l’ A$pet- to riguardo al Cielo, e quello in riguardo alle parti appartenenti a due varie $pezie di Templi, che $o- no: i Templi $enza colonne; i Templi con colonne, che $ono di otto $pezie, cioè 1. il Tempio _ad_ _Antes_, che era di tre maniere, la prima, la $econda, la terza. 2. il Pro$tilo. 3. l’ Amfipro$tilo. 4. il [0038] Periptero. 5. lo P$eudodiptero. 6 il Diptero. 7. l’Ipetro. 8. lo P$eu- doperiptero. I Templi rotondi erano di due $pezie, cioè: il Mo- noptero, e il Periptero rotondo. I Templi To$cani. Gli Antichi aveano quattordici $pezie di Tem- pli.

ARTICOLO TERZO. Delle Piazze Pubblichi, delle Ba$ili- che, de’Teatri, de’ Porti, de’ Ba- gni, e delle Accademie. # _167_

Gli Edificj per la comodità pubbli- ca $ono di dieci $pezie, cioè I. Le pubbliche Piazze de’ Greci e de’ Romani, 1. i loro Peri$tili. 2. la loro proporzione. II. Le Ba$ili- che. 1. la loro proporzione. 2. le Colonne. 3. i loro Corridoj, ch’ crano due l’uno $opra l’altro. 4. le loro Calcidiche. III. I. Teatri che aveano tre parti, cioè, 1. i Gradi, che comprendevano l’ Or- che$tra, il Portico in alto, i Va$i di rame. 2. la Scena, che avea tre parti, cioè il Pulpito, il Pro- [0039] $cenio, che aveva le tre $ue porte, le $ue Macchine voltatili per le mutazioni, le quali facevano, che la Scena fo$$e Tragica, Comica, e Satirica: il Para$cenio. 3. i Luo- ghi da Pa$$eggio. IV. I Porti, ch’erano o Naturali, o Artifizia- li, che $i fabbricavano in tre ma- niere: la prima, la $econda, e la terza. V. I Bagni, ch’ avevano più parti differenti per ri$caldare a poco a poco i corpi, per far $uda- re, per far ri$caldar l’acqua, per lavar$i. VI. Le Pale$tre, che avea- no più parti differenti, cioè, 1. il Peri$tilo, che avea due $orti di Portici, tre $emplici, ed un dop- pio. 2. lo Xi$to, che anch’ e$$o avea due $orte di Portici, uno dop- pio, e due $emplici. Una pianura d’Alberi. 3. lo Stadio, che avea due parti, ci è i Gradi degli Spet- tatori, e la Piazza per gli e$ercizj del Cor$o.

[0040] CAPITOLO II. Delle Fabbriche Private. ARTICOLO PRIMO. Dei Cortili delle Ca$e. # pag._179_

LI Cortili delle ca$e erano di cin- que $orte, cioè quattro con i$- porti, che $i chiamavano: il To- $cáno, il Corintio, il Tetra$tilo, il fatto a Volte, e uno Scoperto.

ARTICOLO SECONDO. Degli Atrj o Ve$tiboli. # _181_

La proporzione degli Atrj $i pren deva in tre maniere, cioè I. Dal- la loro lunghezza alla loro lar- ghezza, ch’ era di tre $orte: la prima; la $econda; la terza. II. Dalla loro lunghezza alla loro a tezza. III. Dalla Nave di mezzo alle Ale.

[0041] ARTICOLO TERZO. Delle Sale. # _183_

Vi erano tre $pezie di Sale: le Co- rintie, l’ Egiziane, le Cizicene. La proporzione delle Sale.

ARTICOLO QUARTO. Della Di$tribuzione degli Appartamen- ti degli Antichi.

Le Di$tribuziooe degli Appartamen- ti era differente pre$$o ai Greci, e ai Romani. I Greci aveano tre $orte d’ Appartamenti, cioè quelli degli Uomini, quelli delle Don- ne, e quelli de’Fora$tieri.

[0042] CAPITOLO III. Delle co$e che appartenevano ugualmente alle Fabbriche Pubbliche, e alle Private. ARTICOLO PRIMO. Della condotta delle Acque delle Fon- tane. # pag._186._

LA maniera degli Antichi per li- vellar le acque. Le conduceva- no con tre $orte di Canali, cioè con Acquedotti, con Cannoni di piombo, e con Cannoni di terra cotta.

ARTICOLO SECONDO. Dei Pozzi, e delle Ci$terne. # _189_

Le Cautele, cheu$avano gli Antichi nello $cavare i Pozzi, e nel far le Ci$terne.

[0043] ARTICOLO TERZO. Delle Macchine per portare, e per $ol- levare i $a$$i e gli altri pe$i. # _191_

Le Macchine per la Fabbriche era- no fatte a due fini, cioè I. Per tirare le pietre, ch’ erano di for- ma, 1. cilindrica, 2. quadrata bislunga, 3. cubica. II. Per $ol- levare e metter a $uo luogo le pie- tre grandi. Erano que$te di tre $pezie, cioè 1. quelle che $i ma- neggiavano per mezzo di un Mo- linello; 2. quelle che $i maneg- giavano per mezzo di una Ruota, e 3. quelle che $i maneggiavano a forza d’uomini.

ARTICOLO QUARTO. Delle Macchine per alzar le Acque. # _197_

Aveavi cinque $pezie di Macchine per alzar l’acque, cioè I. ll Tim- pano. II. La Ruotra Ca$$elle. III. Le Catene a Va$i. IV. La Vite [0044] d’ Archimede. V. La Tromba di Cte$ibio.

ARTICOLO QUINTO Dei Molini ad Acqua per macinare il Grano. # _202_

I Molini ad acqua degli Antichi era- no $imili a’no$tri.

ARTICOLO SESTO. Dell’altre Macchine Idrauliche. # _203_

Que$te Macchine Idrauliche erano di tre $pezie, cioè I. Le Clep$idre. II. Gli Organi. III. le Macchine per mi$urare il cammino che $i fa, 1. per acqua; 2. per terra.

ARTICOLO SETTIMO. Delle Macchine da Guerra: # _207_

V’ erano tre generi di Macchine da guerra, cioè I. Per lanciare 1. [0045] Strali; 2. Giavellotti; 3. Pietre; 4. Dardi acce$i. II. Per battere le Mura, che erano 1. l’ Ariete; 2. la Trivella. III. Per appre$$ar- $i alle mura al coperto, cioè 1. le Te$tuggini; 2. le Torri di le- gno.

[0046] NOI RIFORMATOR # 1 dello Studio di Padova.

AVendo veduto per la Fede di Re- vi$ione ed Approvazione del P.F. _Paolo Tomma$o Manuelli_ Inqui$itore di Venezia, nel Libro intitolato: _Ar-_ _chitettura Generale di Vitruvio_ ridot<007>a in compeudio dal _Sig. Perrault_, ulti- tima edizione arricchita di figure in rame tradotta dal France$e, non vi e$- $ere co$a alcuna contro alla $anta Fede Cattolica; e parimente per Atte$tato del Segretario no$tro, niente contra Principi e buoni co$tumi, concedemo Licenza a _Giambatti$ta Albrizzi q._ _Gir._ Stampatore di Venezia, che po$- $a e$$ere $tampato, o$$ervando gli or- dini in materia di Stampe, e pre$en- tando le $olite Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia e di Padova.

Dat. li 16. Febbrajo 1746.

Z. Alvi$e Mocenigo 20. Rif.

Zuane Querini Proc. Rif.

Regi$trato in lib. a carte 45. al n.240.

Michiel Angelo Marino Seg.

Regi$trato al Magi$trato Eccell. con- tro la Be$temia.

France$co Gadaldini Seg.

[0047] COMPENDIO DE’ DIECI LIBRI D’ ARCHITETTURA DI VITRUVIO. PREFAZIONE. ARTICOLO PRIMO. Del merito di Vitruvio, e della $ua Opera.

IN Vitruvio tante $ono le co$e, le quali direttamente all’ Ar- chitettura non appartengono, che $embra e$$er que$to libro men a propo$ito per i$truire chiunque abbia idea d’ apprendere di tal’ arte i precetti, che a render per- $ua$o tutto il rimanente del mon- do, e$$ere $tato l’ Autore di lui l’ Architetto più intendente di quanti mai vive$$ero; e non aver [0048]ARCHITETTURA potuto altr’uomo più giu$tamente di lui meritar il goduto onore di $ervir Giulio Ce$are, ed Augu$to, que’ due Principi i più grandi, e i più magnifici della Terra, in un $ecolo, nel quale ogni co$a era giunta al grado più alto di $ua perfezione.

Imperciocchè nel leggere que$t’ Opera, tutta ripiena di un’ am- mirabile diver$ità di materie trat- tatevi con erudizione $ingolare, $i vede che que$to grand’ uomo acqui$tata profonda cognizione a- vea, quale e quanta nella $ua profe$$ione $i richiede, per mezzi più nobili, e più capaci di pro- durre qualche co$a di perfetto, che non è l’e$ercizio e la pratica d’un’arte meccanica. E$$endo con- Lib. 6. Proem. $umato in tutte le cognizioni tan- to delle belle lettere, che dell’ Arti liberali, il di lui $pirito av- vezzo fin dalle fa$ce a comprender le co$e più difficili, avea$i una tale facilità acqui$tata, che non hanno [0049]DI VITRUVIO. gia i più $emplici artigiani, di penetrare i $egreti più reconditi, e tutte le difficoltà d’ un’ arte così va$ta e così difficile, com’è l’ Ar- chitettura.

Nulla però dimeno, $iccom’ è vero non $empre nell’ e$ercizio dell’arti cono$cer$i facilmente qua- le $ia la capacità di coloro, che vitravagliano; quella di Vitruvio, avanti la pubblicazione del $uo Li- bro dall’ Autore compo$to in età Lib. 2. oem. già matura, non ebbe tutto quel credito, ch’e$$a meritava: dimo$trò almeno nelle Prefazioni $ue Vi- lib. 6. oem. truvio di non e$$ere in que$to par- ticolare $oddisfatto appieno. E quel $uo $ecolo, in cui $i $ono pur trovati gli $piriti così ragionevoli, appunto come gli altri, non ebbe che $car$o numero di per$one, le quali fo$$ero in i$tato di guardar$i dalle $orpre$e della fal$a apparen- za, e dall’ ingiu$tizie, che fa fare la prevenzione in pregiudizio di quanti $i applicano a ben coltivare [0050]ARCHITETTURA i proprj loro talenri, più che a farli comparire.

Era Vitruvio un uomo di poca Lib. 2. Proem. apparenza nell’e$teriore, che non Lib. 6. Proem. avea accumulate molte fortune Lib. 3. Proem. dall’ e$ercizio di $ua profe$$ione, e che e$$endo $tato allevato, e con- tinuamente occupato nelle $cien- ze, non avea nè $tudiata, nè praticata l’arte della Corte, nè la degna maniera di portar$i innan- zi, e far$i valere. Imperciocchè, quantunque $tato fo$$e raccoman- dato ad Augu$to dalla Principe$$a Lib. 3. Proem. Ottavia di lui $orella, non par- ve ch’egli fo$$e impiegato in o- pere di grande importanza. La Fabbrica più bella tra le fatte fare da Augu$to, ch’è il Teatro di Marcello, fu ideata ed eretta da un altro Architetto; e la $ola, che noi $appiamo e$$ere $tata con- dotta dal no$tro Vitruvio, non è neppur in Roma, ma in Fano, che è una piccola Cittadella. Quin- Lib. 6. Proem. di e$$endo per la maggior parte [0051]DI VITRUVIO gli Architetti, che aveano voga alla età $ua, ignoranti a tal $e- gno di non $apere (com’egli è co$tretto a pale$are) neanche i primi principj della lor arte; la qualità $emplice d’Architetto era divenuta talmente di$prezzevole, che $e il Libro di lui non ave$$e avuto caratteri di un $apere $tra- ordinario, e ch’egli non ave$$e $mentite, com’ha fatto, le di- $avvantaggio$e te$timonianze, che potea darne del di lui merito il poco $uo impiego; i precetti da lui la$ciatici non avrebbero già avuta quell’autorità che $i con- viene.

Imperciocchè e$$endo l’ Architet- tura un’ arte, la quale in tutto ciò che forma la bellezza, onde l’ opere $ue $ono capaci, non ha qua$i altra regola che quel che appella$i il buon gu$to, e che fa il vero di$cernimento del bello e del buono da ciò che non è tale; egli è a$$olutamente nece$$ario il [0052]ARCHITETTURA per$uader$i, quel gu$to che $i $eguita, e$$er migliore d’un altro, a fine che que$ta per$ua$ione in$i- nuando$i negli $piriti di quanti a un tale $tudio $i appigliano, venga a formare un’<007>dea corretta e rego- lata, la quale per altro $enza que- $ta per$ua$ione re$tarebbe vaga, ed incerta. A fin però di $tabilire que$to buon gu$to, di cui è duopo convenire, s’ha bi$ogno d’ aver qualcheduno, a cui riportar$i, che meriti tutta la credenza a mo- tivo della dottrina grande $coperta negli $critti di lui, e che faccia credere aver lui tutta la nece$- $aria $ufficienza per bene $cegliere nell’antichità quanto v’ha di più $odo, e di più a propo$ito per fondare i precetti dell’ Architettu- ra. La venerazione che $i ha ver$o i primi Ritrovatori delle Arti, non è $oltanto naturale, ma è fondata ancora $ulla ragio- ne, per cui $i giudica che co- lui, il quale ebbe il primo pen- [0053]DI VITRUVIO. $iere d’una co$a, abbia dovuto aver anche un altro cervello, e molto più di abilità per digerirne l’ idea, di quanti po$cia dopo di lui hanno travagliato nell’applica- zione di condurla all’ultima $ua perfezione. Avendo i Greci, che $ono $tati i Padri dell’Architettu- ra, come lo furono della maggior parte delle altre $cienze, la$ciate molte opere tanto in fabbriche, quanto in i$critti, con$iderate al tempo di Vitruvio come i modelli di quanto potea$i avere di più com- pito in que$t’ arte; fece Vitruvio $copo $uo principale il $eguirli e l’ imitarli; e perciò ei compo$e il $uo libro, di quanto d’eccellen- te e di raro in tutte cote$te opere raccol$e. Il che deve far credere, ch’ egli non abbia trala$ciata cos’ alcuna di quelle che poteano ap- partenere a formar que$t’idea ge- nerale del bello e del buono: poi- chè non v’ha apparenza, che po- te$$e qualche co$a $cappare ad una [0054]ARCHITETTURA mente, la quale datanti lumi dif- ferenti appari$ce ri$chiarata.

Ma perchè la$tima di Vitruvio è oramai così generalmente $tabi- lita, che tutti i $ecoligià lo han- no me$$o nel primo po$to tra le belle menti, e che per far valere i di lui precetti d’ Architettura, non è di me$tieri altrimenti il raccom- mandarli, $e non $e coll’a$$icurare, che $on e$$i cavati dal libro di Vi- truvio; $i è giudicato coll’idea che $i ha di formare un Tra$$unto, ed un compendio di que$to libro, di poter$i recidere tutte que$te eccel- lenti e curio$e ricerche, in cui le per$one erudite $pecialmente ri- trovano mille belle co$e cavate da una infinità d’ Autori da Vitruvio letti, ma di cui le opere $i $o- no al pre$ente $marrite; e $i è contentato di parlarne nel Som- mario, che $i ha fatto di cia$cun libro al principio di que$to com- pendio, nel quale $i è po$to $ol- tanto tutto ciò che può $ervire [0055]DI VITRUVIO preci$amente all’ Architettura. Le materie però $i $ono di$po$te con un altr’ordine da quello di Vitru- vio, poichè ei $ovente la$cia quel- le, di cui egli tratta, per ria$$u- merle dappoi.

L’ordine, che $i è propo$to in que$to compendio è tale, che dopo d’aver rapportato in poche parole quanto è contenuto in tut- ta l’opera, $i $piega più partico- larmente ciò, che $i è giudicato e$$er utile, ed acconcio a $ervir a coloro, che vogliono $tudiare l’ Architettura. Que$to Trattato è divi$o in due parti. La prima par- te contiene le ma$$ime ed i pre- cetti, che po$$ono adattar$i all’ Architettura Moderna. La $econ- da comprende ciò, che appartiene all’ Architettura Prima, ed all’ Antica, le quali tuttochè $ieno per lo più de$tinate a co$e tali, le quali non $ono più di no$tro u$o, nulladimeno po$$ono molto $ervir a formar il giudizio, ed il gu$to, [0056]ARCHITETTURA e a $ommini$trar degli e$empj per quelle co$e, che a noi convengono.

Io fo di$tinzione tra Architet- tura Prima, Architettura Anti- ca, e Architettura Moderna: perchè Prima Architettura $i chia- ma quella, di cui ha $critto Vi- truvio, e di cui veggon$i ancora degli e$empj nelle Fabbriche, che $ono re$tate nell’ Antica Grecia: l’ Architettura antica è quella, che $i vede nelle Fabbriche $tate fatte dopo Vitruvio in Roma, in Co$tantinopoli, in Francia, e in molti altri luoghi: e l’Architettu- ra Moderna è quella, che o per a- dattar$i agli u$i no$tri, o per altre ragioni, ha cangiato qualche co$a nelle di$po$izioni e nelle propor- zioni, che la Prima, e l’Antica aveano in co$tume d’o$$ervare.

[0057]DI VITRUVIO. ARTICOLO SECONDO. Economis di tutta l’opera di Vi- truvio cogli Argomenti e Som- marj di cia$cun libro.

L’Opera tutta è divi$a in tre Lib. 1. cap. 3. Prima divi$io- ne di tutra l’ opera in tre parti cioè parti. La prima riguarda la co$truzione delle Fabbriche; la $econda è per la Gnomonica: la terza per le Macchine, che $ervo- no all’ Architettura, ed alla guer- ra. La prima viene trattata negli otto primi libri, la $econda nel nono, nell’ultimo la terza.

La prima parte, che è per le I. La co- $truzio- ne delle Fabbri- che. Fabbriche, ha due capi: poichè gli Edifizj o $ono pubblici, o $ono privati. Dei privati $e ne parla nel libro $e$to, e per ciò che con- cerne a quelli, che $ono in pub- blico, la parte, in cui $e ne trat- ta, è divi$a ancora in tre parti: una è quella, che ri$guarda la $i- curezza, la qual con$i$te nelle For- [0058]ARCHITETTURA tificazioni de$critta al capo terzo del primo libro; l’ altra ap- partiene alla Religione, della quale $i parla nel terzo e nel quarto libro; e la terza ap- partiene alla pubblica comodità, la quale comprende le Piazze, le Ca$e di Città, i Teatri, i Bagni, le Accademie, e i Porti, delle quali co$e tutte $i di$corre nel quinto libro.

La $econda parte, che è per II. La Gno- moni- ca. la Gnomonica, viene trattata nel libro nono.

La parte terza, che è per le III. La Mecca- nica. Macchine, $i tratta e $i $piega nel decimo ed ultimo libro.

Oltra que$te materie particolari Secon- da di- vi$ione di tutta l’opera in tre parti, cioè I La $odez- za. dell’ Architettura, v’ha tre co$e ancora, che appartengono gene- ralmente a tutte le Fabbriche; le quali tre co$e $ono la $odezza, la comodità, e la bellezza. Della $o- dezza $i parla nell’undecimo capo II. La como- dità. del $e$to libro: della comodità al capo $ettimo del mede$imo libro; [0059]DI VITRUVIO e della bellezza in tutto il libro III. La bellez- za. $ettimo, il qual contiene gli or- namenti, che la Pittura e la Scoltura po$$ono dare a tutte le $orte di Fabbriche. Poichè per quanto concerne la Proporzione, che deve e$$ere $timata uno de’ principali fondamenti della bellez- za, que$ta parte vien trattata in ogni luogo dell’ opera.

Ma per far cono$cere un poco Som- mario dei x. libri di Vitru- vio. Del Primo. più particolarmente con che ordi- ne cia$cun libro $pieghi tutte le accennate co$e, convien dire che nel primo, dopo di avere trattato di ciò che appartiene all’ Archi- tettura in generale per l’ enume- razione delle parti, che la com- pongono, e di quelle, che $i ri- chieggono in un Architetto; l’ Autore comincia a $piegare per minuto qual e$$er debba la $celta de’ luoghi, dove vuol$i fabbricare, e qual’ e$po$izione aver debbano gli edifizj per e$$ere $ani e como- di. In $eguito egli parla deifon- [0060]ARCHITETTURA damenti, e del rimanente del- la co$truzione delle Fortificazio- ni, e della forma delle Torri e delle mura delle Città: in- di molto $i $tende $u i diver$i temperamenti di tutti i corpi, e $ulla natura dei luoghi, e de’ venti.

Nel $econdo libro egli parla dell’ Del Se- condo. origine dell’ Architettura, e dice quali $ieno $tate le prime abita- zioni degli Uom<007>ni. Tratta egli in $eguito de’ materiali, cioè dei Mattoni, del Sabbione, della Calcina, e del Legname. Dopo di che parla delle maniere diver$e di $ituare, legare, e murare le pietre: va filo$ofando $opra i prin- cipj delle co$e, e $opra ciò che le rende durevoli, $opra la natu- ra della Calcina, $opra la $celta del Sabbione, e del rempo di far il taglio del legname.

Tratta il libro terzo delle pro- Del Terzo. porzioni dei Templi, e dei $ette loro generi, che $ono il Tempio [0061]DI VITRUVIO. detto volgarmente da no$tri _Fac-_ _cia in Pila$tri,_ il Pro$tilo, detto _Faccia in colonne,_ quello nomi- nato Amfipro$tilo, il Periptero, o $ia lo _Alato d’intorno,_ il P$eu- dodiptero, o $ia _il Fal$o Alato_ _di due ordini,_ il Diptero, o $ia _lo Alato di due ordini,_ e l’Ipetro, cioè _lo $coperto:_ indi parla degli $pazj differenti delle colonne, on- de na$cono le cinque maniere de’ Templi, che chiaman$i, il Picno- $tilo, cioè _di $pe$$e colonne,_ il Si- $tilo, cioè _di colonne più larghe,_ il Dia$tilo, cioè _di colonne ancora_ _più di$tanti_, l’Areo$tilo, cioè _di_ _colonne oltra quello, che $i convie-_ _ne, lontane_, e l’Eu$tilo, cioè _di_ _colonne con ragionevoli e conve-_ _nienti intervalli di$po$te._ Si co- mincia poi dopo di que$to a dar le mi$ure, e’l dettaglio dell’ ordine Ionico, e $i dimo$tra come le proporzioni delle colonne $ono $tate pre$e $opra quelle del corpo umano.

[0062]ARCHITETTURA

Il libro quarto è impiegato nel Del quarto. dar le mi$ure dell’ ordine Corin- tio, e del Dorico per i Templi, con le proporzioni di varie parti, che gli compongono. Racconta l’ Autore quali $ieno $tati i primi Ritrovatori degli ordini d’Archi- tettura appre$$o i Greci.

Il quinto tratta degli Edifizj Del quinto. pubblici, cioè delle Piazze, delle Ba$iliche, dei Teatri, dei Bagni, delle Scuole per le Scienze, e del- le Accademie per gli E$ercizj, e in fine de’Porti di mare. Si diffon- de alla lunga l’ Autore $opra la Mu$ica per occa$ione de’ Teatri, nei quali gli Architetti avean in co$tume di alle$tire certi luoghi, ove riporre certi va$i di rame ac- cordati in tuoni differenti per $er- vir di Eco, a fine d’accre$cere co- sì la forza della voce degli Attori delle Commedie.

Nel $e$to in$egna l’ Autore, Del $e$to. quali fo$$ero le proporzioni, e quale la forma delle Ca$e private [0063]DI VITRUVIO. appre$$o i Greci ed appre$$o i Ro- mani, tanto nella Città che alla Campagna; e de$crive le parti di tali Ca$e, ch’ erano le Corti, gli Atrj, le Sale grandi, le Sale da mangiare, le Camere, i Gabi- netti, e le Biblioteche.

Nel $ettimo tratta Vitruvio Del Setti- mo. della maniera d’impiegare la mal- ta per le intonacature, e per gli Tavolati; e $piega come debba preparar$i la calcina e la polvere di marmo per fare lo Stucco. Parla egli ancora degli altri orna- menti comuni ad ogni $orta di Fabbriche, come della Pittura e dei differenti colori, sì naturali che artifiziali, cui eran $oliti di u$are gli Antichi.

L’ottavo impiega$i tutto in par- Dell’ ottavo. lare delle acque de’ fiumi e delle fonti, cioè della loro natura e delle lor proprietà e propone il modo di ricercare le acque, e quello ancora di condurle.

Il nono altresì tutto verte $ulla Del nono. [0064]ARCHITETTURA Gnomonica, vale a dire $ulla ma- niera di formar orologj a Sole, e $opra alcune regole di Geome- tria, che po$$ono $ervire a mi$u- rare i piani e i corpi $olidi. Si $tende poi molto l’Autore $opra il cor$o degli A$tri, e $ulla de$crizio- ne delle Stelle fi$$e.

Il decimo è per le Macchine, Del deci- mo. che $ervono ad alzare e a gittare pe$i molto grandi, e per quelle che $i adoperano a molti altri u$i, come all’innalzamento dell’ acque, ne’Mulini da biada, negli Organi da acqua, per la mi$ura del cammino che $i fa in viag- giando, tanto per acqua come per terra: ma principalmente tratta l’ Autore di quelle Macchine, che $ervono alle Fabbriche ed alla Guerra.

[0065] COMPENDIO DE’ DIECI LIBRI D’ ARCHITETTURA DI VITRUVIO PRIMA PARTE, In cui $i contiene l’ Architettura che noi abbiamo comune cogli Antichi. CAPO PRIMO Dell’ Architettura in generale. AR TICOLO PRIMO. Dell’ origine dell’ Architettura.

SI dice che gli uomini, i quali Lib. 2. cap. 1. La pri- ma oc- ca$ione di ap- plicar$i all’ Ar- chitct- tura. abitavano per l’innanzi a ma- niera di fiere $elvaggie ne’bo$chi e nelle caverne, $i aduna$$ero la prima volta per fabbricar Ca$e e [0066]ARCHITETTURA Città; é che ciò avvenne per oc- ca$ione del fuoco dal vento acce- $o$i a ca$o in una fore$ta, da cui coloro che abitavan colà, furon tratti fuori per lo $pettacolo della novità, e per gli ammirabili $uoi effetti: poichè in tal gui$a e$$en- do$i in numero gli uomini $con- trati in$ieme tutti in un luogo mede$imo, trovaron mezzo, aju- trando$i gli uni gli altri, di met- ter$i più agiatamente al coperto, che non erano $otto gli alberi, o nelle $pelonche. Quindi pretende- $i, che l’ Architettura fo$$e il prin- cipio e l’ origine di tutte l’ altre arti: poichè vedendo gli uomini di e$$er riu$citi nell’ arte di fab- bricare, che la nece$$ità avea loro fatta inventare, ebbero perciò il pen$iero e il coraggio di rintrac- I primi model- li, che l’ Archi- tettura ha $e- guiti, furono o natu- rali, ciarne dell’ altre, e di ben appli- carvi$i.

Ora $iccome in quella volta $i $ono pre$i degli alberi, de’$a$$i ed altre co$e, che la natura da $e [0067]DI VITRUVIO. $te$$a $ommini$trò agli animali per metterli a coperto, e quelle tali co$e $i fecero $ervire come di mo- delli $opra cui fabbricaron$i le pri- me ca$e, le quali altro non erano da principio $e non ce$pugli e tron- chi d’ alberi $velti; così appunto in appre$$o $i tenne la $te$$a maniera per giugnere a qualche co$a di più perfetto: imperciocchè pa$$ando$i o arti- fiziali. dall’ imitazione del naturale a quel- la dell’ artifiziale, s’inventarono tutti gli ornamenti degli Edifizj i più artifizialmente lavorati, dando loro la forma delle co$e, che $o- no $emplicemente nece$$ariè alle Fabbriche più naturali: e i pezzi di legname onde $ono formati i Lib. 4. cap. 2. tetti e i tavolati delle ca$e, $ono $tati l’ origine delle Colonne, degli Architravi, dei Fregi, dei Tri- glifi, dei Modiglioni, delle Cor- nici e de’Fronte$pizj, che $i fan- no di pietra o di marmo.

Le Colonne, che debbon e$$ere Lib. 5. c. 1. più $trette in alto che a ba$$o, $o- [0068]ARCHITETTURA no $tate la prima volta fatte ad imitazione dei tronchi degli alberi, e il loro u$o è $tato pre$o da que’ puntelli di legno, che $ogliono far$i per $o$tentare. Gli Architra- vi che $i pongono a traver$o $o- pra più colonne, rappre$entano que’ travi i quali reggono la par- te anteriore del tetto, o quel tra- Lib. 4. c. 2. ver$o, che congiugne in$ieme più puntelli. I Fregj imitano quella muratura che $i fa $opra l’ accen- nato traver$o tra le te$te de’ legni, che po$ano $opra il dritto delle colonne. I Triglifi fono immagine delle pia$trelle di ma$tice o di legname lavorato, che mettevanfi $ulle te$te de’ travi per con$ervar- li. Le Cornici $ono come l’ e$tre- mità del $offitto e dell’ altre co- $e, onde $ono compo$ti i tavola- ti o i $olaj. I Modiglioni rap- pre$entano la te$ta de’ cantieri; e i Dentelli quelle degli a$$eri o moraletti, che $portano fuori nel tavolato del coperto. I Fronte- [0069]DI VITRUVIO. $pizj $ono fatti a $omiglianza del- le travature triangolari de’ tetti di legname, $opra cui giace il colmo.

V’ha una terza origine ancora I pri- mi In- ventori dell’ Ar hi- tettura $ono $tati dell’ Architettura, la quale $i de- $ume dagl’ Inventori degli Ordini, e da coloro che vi hanno aggiun- ti gli ornamenti, onde gli Ordini Lib. 4. c. 2. mede$imi vanno arricchiti. Si cre- de, che la prima Fabbrica la qua- le fu fatta $econdo qualcheduno degli Ordini che $ono in u$o, $ia $tata il Tempio che il Re Doro 1 gli Archi- letti del Re Doro. erger fece a Giunone nella Città d’ Argo. Quindi la maniera $e- condo la quale quel Tempio fu ordinato, venne chiamata Dorica, allora quando il Principe Ione condottiere della Colonia ch’ egli $tabilì nell’ A$ia, vifece con$truire de’ Templi $ul modello di quello, che Doro avea prima fatto fabbri- care in Grecia. 2 quel. li del Prin- cipe- lone.

Ma i Ionj avendo cangiata qualche co$a nelle proporzioni e [0070]ARCHITETTURA negli ornamenti dell’ Ordine Dori- co, furon Autori d’un altro, che appello$$i Ionico; $econdo il quale ere$$ero un Tempio a Diana. Il motivo di tal cangiamento $i fu, che e$$endo que$to Tempio con$e- grato a una Divinità, cui e$$i rappre$entavano $otto la figura d’ una Giovane, credettero e$$er a propo$ito il rendere le Colonne di quello più gentili, affinchè me- glio corri$ponde$$ero alla $tatura di que$ta Dea; e per tal ragio- ne le adornarono più dilicatamen- te, aggiugnendovi le ba$i che rap- pre$entavano la calzatura di quel tempo, e facendovi le canalature più incavate, per imitare la cre$- patura d’ un ve$tito $ottile e leggie- ro. Vi po$ero ancora dei Rivolti al Capitello, pretendendo, che que- $ti ave$$ero la forma dell’ accon- ciatura d’ una Giovane, i cui ca- pelli calano dalla fronte e dall’ alto della te$ta, per e$$ere al di $otto di cia$cheduna orecchia raccolti.

[0071]DI VITRUVIO.

In $eguito Callimaco, Scultore Ca’li- maco. Atenie$e, arricchì ancora di più il Capitello delle Colonne, po- nendovi dei Rivolti più dilicati e in maggior numero, aggiungnen- dovi anche delle foglie d’ Acan- to, e delle ro$e alle quattro fac- ciate. Dice$i, che que$to Capitel- lo, il quale, $econdo Vitruvio, forma tutta la differenza dell’ Or- dine Corinthio dal Ionico, fu in- ventato da que$t’ Artefice ingegno- $o per tale occa$ione. Vide Calli- maco le foglie d’ una pianta di A- canto alzar$i all’ intorno d’ un ca- ne$tro, ch’ era $tato po$to alla tom- ba d’ una Giovane Corintia, e ch’ era$i incontrato a ca$o $ul mezzo della pianta; egli perciò avvi$o$$i di rappre$entare que$to cane$tro per lo Tambuto o Va$o del Capitello, al quale vi fece un Tagliere per imitare una tegola, con cui era il paniere coperto. Vi rappre$entò ancora la curvatura de’ fu$ti dell’ Acanto co’ Fu$ti e Rivolti i quali [0072]ARCHITETTURA $empre po$cia $i aggiun$ero al Ca- pitello Corinthio. Vegga$i la Ta- vola IX.

Que$to mede$imo Scultore in- ventò altri ornamenti ancora, come quelli, che noi chiamiamo Uova a cagione delle Ovali in rilievo, che $ono ne’ modani delle Cornici, e che ad Uova s’ a$$o- migliano. Gli Antichi nominavano que$t’ ornamento Echino, che $i- gnifica il gu$cio $pino$o delle Ca- $tagne, perchè trovavano, che que- $te Ovali rappre$entavano una Ca- $tagna, la quale mezza s’ apre, quand’ ella è matura.

Vien fatta menzione ancora d’ 4. Er- moge- ne. Lib. 3. c. 2. un altro celebre Autore, il quale ha trovata la proporzione delle parti delle Fabriche; e que$ti è Er- mogene, al quale $i attribui$ce l’ in- La voce France$e _Oves_ che $i leg- ge nell’ Originale, dai Sigg. Acade- mici viene pre$a per la voce Latina _Echinus_, vale a dir _Riccio_. Vegga$i il _Ricbelet_ alla voce _Oves_. [0073]DI VITRUVIO. venzione dell’ Eu$tilo, del P$eu- dodiptero, e di quanto v’ ha di più bello e di meglio inte$o nell’ Archittetura.

ARTICOLO SECONDO. Che co$a $ia l’ Architettura.

L’ Architettura è una $cienza, Lib. 1. c. 1. Defini- zione de ll’ Archi- tettura che deve e$$er accompagnata da una gran varietà di $tudj e di cognizioni, col di cui mezzo ella giudica di tutte le opere delle al- tre arti, le quali appartengono ad e$$a. Que$ta $cienza colla Teo- ria $i acqui$ta, e colla Pratica. La Teoria dell’ Architettura è la cognizione, che $i può avere di ciò che a que$ta $cienza appar- tiene, dallo $tudio de’ libri, o da’ viaggi, o dalla meditazione. La Pratica è la cognizione, che $i è acqui$tata dall’ e$ecuzione, e dalla condotta delle Fabbriche. Que$te due parti $ono talmente [0074]ARCHITETTURA nece$$arie, che gli Architteti, i quali tentarono di giugner alla cognizione della lor arte per via del puro e$ercizio, non hanno potuto mai avanzar$i, per quanto di travaglio v’ abbiano $pe$o; ap- punto come quegli altri, i quali hanno creduto, la $ola cognizione delle lettere e il $olo di$cor$o poter condurli al fine prete$o.

Oltre alla cognizione delle co- L’ Ar- chitet- to deb- be aver cogni- zione di undi- ci co$e, c ioè $e che appartengono particolar- mente all’ Architettura, ve ne ha un’ infinità d’altre, che all’ Archi- tetto $ono nece$$arie.

Imperciocchè convien, ch’ egli 1. della Scrit- tura. $appia mettere bene in carta, per e$tender il di$cor$o e l’ idea delle opere, ch’ e’ $i propone di fare.

Egli deve $aper di$egnare, per 2. del Di$e- gno. formar i piani e l’ elevazioni del- le Fabbriche, ch’ intraprende.

La Geometria gli è nece$$aria, 3. della Geo- metria. per prendere le $ue giu$te mi$u- re, e i $uoi livellamenti. 4. dell’ Arit- metica.

Egli ha bi$ogno dell’ Aritmeti- [0075]DI VITRUVIO. ca, per poter fare i $uoi calcoli.

Egli deve $apere l’ I$toria, a 5. dell’ Iftoria. fine di poter render ragione della maggior parte degli ornamenti d’ Architettura, che $ono fondati $ull’ I$toria. Per modo d’ e$empio, $e in vece di Colonne fa $o$tenta- re gl’ Intavolati delle Fabbriche da figure di Donne, che $i appel- lano Cariatidi, convien ch’ e’ $ap- pia, che inventaron i Greci tali figure, per far intendere alla po- $terità le vittorie da lor ottenute $opra i popoli della Caria, de’ quali fecero cattive le Donne, e ne pofero le loro immagini nelle proprie Fabbriche.

E’ nece$$ario inoltre, ch’ egli $ia 6. della Filo$o- fia Mo- rale. i$truito ne’ precetti della Filo$ofia Morale; perch’ ei aver deve l’ animo grande ed ardito, ma $en- za arroganza, giu$to, fedele, e affatto lontano dall’ avarizia.

L’ Architetto aver deve ancora Lib. 1. c. 11. tale docilità, che lo rattenga dal tra$curare e dallo $prezzare gli av- [0076]ARCHITETTURA vi$i, che po$$on e$$ergli $ommini$tra- ti non $olamente dagli Artigiani di minor conto, mada quelli an- cora, che non $ono della $ua pro- fe$$ione: poichè i $oli Architetti, ma tutto il mondo, non $ono quel- lo che deve giudicare dell’ opere.

La Filo$ofia Naturale gli è ne- 7. della Filo$o- fia Na- turale. Lib. 1. c. 2. ce$$aria ancora per i$coprire quali $ieno le cagioni di molte co$e, alle quali deve l’ Architetto por- ger rimedio.

E’ nece$$aria inoltre qualche co- 8. della Medi- cina. gnizione della Medicina, per $a- per le qualità dell’ aria, che ren- dono i luoghi $ani e abitabili.

Non bi$ogna ch’ egli ignori nep- 9. della Giuri$- pru- denza pure la Giuri$prudenza, e i co- $tumi de’ luoghi per la creazione dei muri divi$orj, per le vedute e per gli $colatoj delle acque.

Egli $aper deve l’ A$tronomia, 10. dell’ A$tro- nomia. acciocchè po$$a formare ogni $orta d’ orologj a $ole.

Era d’uopo parimente appre$$o 11. del- la Mu- fica. gli Antichi, che un Architetto [0077]DI VITRUVIO. ave$$e la cognizione della Mu$i- ca, per $aper condurre le Cata- pulte, el’ altre Macchine di Guer- ra, che $i tendevano con delle corde di Minugia, di cui do- vevano o$$ervar i tuoni per giu- dicar della forza e della robu$tez- za degli Alberi, fatti a maniera d’archi, che tali corde avean te- $i. La Mu$ica era nece$$aria an- cora agli Architetti antichi per $aper accordare i va$i di rame, che $oleano mettere ne’ Teatri, come $i è detto.

ARTICOLO TERZO. Quali $ieno le parti dell’ Ar- chitettura.

TRE $onole co$e, che in ogni Lib. 1. c. 3. L’ Ar- chitet- tura ha ot- to par- ti, cioè Fabbrica debbono ritrovar$i Le corde di Minugia $ono quel- le di cui $i $ervimo per gli $trumen- ti da $uono, come il violino, liuto ec. le quali con budelli $i fanno e più $ottili e più gro$$e come $i vuole. [0078]ARCHITTETURA $empre unite in$ieme; e $ono la Sodezza, la Comodità, e la Bel- lezza, le quali provengono dalla Ordinanza e dalla Di$po$izione di tutte le parti concorrenti a com- porre qualunque Edificio, e che $ono regolate per via di una giu- $ta Proporzione in riguardo al- la Decenza ed alla Economia. Quindi ri$ulta, e$$er otto le par- ti dell’ Architettura, cioè la So- dezza, la Comodità, la Bellezza, l’ Ordinanza, la Di$po$izione, la Proporzione, la Decenza e l’ Eco- nomia.

La Sodezza dipende dalla bon- 1. La Sodez- za. Lib. 1. c. 3. tà delle Fondamenta, dalla $celta de’ Materiali, e dar loro impiego, che dee far$i con un’ Ordinanza, con una Di$po$izione e con una Proporzione conveniente di tutte le parti, co$icchè abbiano corela- zione l’ una coll’ altre.

La Comodità con$i$te ancor e$$a 2. La Como dità. nell’ Ordinanza e nella Di$po$izio- ne, la quale deve e$$er fatta e tal- [0079]DI VITRUVIO. mente a propo$ito, che niuna co$a l’ u$o impedi$ca delle parti dell’ Edifizio.

La bellezza richiede, che la for- 3. La Bellez- za. ma della Fabbrica $ia elegante e gra- zio$a mediante la giu$ta proporzione di tutte le parti della mede$ima.

L’ Ordinanza è ciò che fa, che Lib. 1. c. 2. 4 L’ or dinan- za. tutte le parti d’ un Edifizio abbiano una conveniente grandezza, o e$$e $i con$iderino $eparatamente, o pure $i riguardi la proporzione di tutto il comple$$o dell’ opera.

La Di$po$izione è la collocazione 5 La di$po$i zione. fatta a propo$ito, eil grazio$o con- giungimento di tutte le parti, che compongono l’ opera, $econdo la qualità di cia$cuna. Quindi è che nella $te$$a gui$a che l’ Ordinanza ri- guarda la grandezza, così la Di$po- $izione è fatta per la figura e per la $ituazione, che $ono due co$e com- pre$e $otto la voce di _Qualità_, da Vitruvio attribuita alla Di$po$izio- ne, e da lui oppo$ta alla _Quantità_, che appartiene all’ Ordinanza. Vi [0080]ARCHITTETURA $ono tre maniere, per le quali può l’ Architetto far vedere qual $arà l’ ef- fetto della Di$po$izione della Fab- brica ch’ ei vuole co$truire, cioè l’ Ic- nografia ch’ è il Piano geometrale, l’ Ortografia ch’ è la elevazione geo- metrica, e Scenografia ch’ è l’ eleva- zione pro$pettiva.

La Proporzione, che appella$i an- 7. La Propor- zione. cora Euritmia, è ciò che forma que- $to congiungimento di tutte le parti dell’ opera, e che ne rende l’ a$petto grazio$o, allorchè l’ altezza corri$- ponde alla larghezza, e la larghezza alla lunghezza, avendo il tutto la giu$ta $ua mi$ura. Ella vien definita, la relazione che ha tutta l’opera colle $ue parti, e quella che que$te hanno $eparatamente coll’idea del tutto, $e- condo la mi$ura d’una certa parte: imperciocchè $iccome nel corpo u- mano vi è una relazione tra il piede, la mano, il dito, e le altre parti: co- sì nelle opere perfette un membro particolare fa giudicare della gran- dezza di tutta l’opera. Per modo [0081]DI VITRUVIO. d’ e$empio il Diametro d’una Colon- na, o la lunghezza d’un Triglifo, fa giudicare della grandezza d’ un Tempio.

Sopra di ciò convien notare, che per e$primer que$ta relazione, che più co$e hanno l’une all’ altre per la grandezza, o pel numero diffe- rente delle loro parti, Vitruvio $i $erve indifferentemente di tre vo- caboli, che $ono Proporzione, Eu- ritmia e Simmetria. Ma $i è giu- dicato e$$er meglio di tutto u$are quello di Proporzione; perchè Eu- ritmia è una voce greca $traordina- ria, che null’ altro $ignifica, $e non Proporzione; e Simmetria, ben- chè voce comune a$$ai e u$itata, non $ignifica però in France$e ciò, che Vitruvio intende per Propor- zione: perciocchè $otto que$ta vo- ce _Proporzione_ egl’ intende una re- lazione di ragione: e Simmetria in France$e vuol dire $oltanto una relazione di parità e d’ uguaglian- za. Poichè il vocabolo _Simme_- [0082]ARCHITETTURA _tria_ tanto in Greco, quanto in La- tino $ignifica la relazione, per modo di e$empio, che le fine$tre di otto piedi di altezza hanno con altre fine$tre di piedi $ei, quando le prime hanno quattro piedi di larghezza, e tre le altre: e Sim- metria in France$e è la relazione, per cagion d’ e$empio, che le fine- $tre hanno l’ une all’ altre, quando e$$e $ono tutte d’ altezza e di larghez- za uguale, e che il lor nnmero e i loro $pazj $ono uguali a dritta e a $ini$tra; per maniera che, $e gli $pazj $on di$uguali da una parte, pari di$uguaglianza $i ritrovi dal- l’ altra parte ancora.

La Decenza fa, che l’ a$petto 7 La Decen- za, la qual ri- cerca, che ab- bia$i riguar- do a tre co$e, cioè della Fabbrica $ia talmente corret- to, che non v’ abbia co$a la qua- le non $ia approvata, e fondata $u qualche autorità. Ora la Decen- za richiede, che s’ abbia riguardo a tre co$e, le quali $ono lo Stato, il Co$tume, e la Natura.

Il riguardo, che $i ha allo Sta- 1 Allo Stato. [0083]DI VITRUVIO. to, fa che $i $celga, per cagion d’ e$empio, altra Di$po$izione, e $i u$ino altre Proporzioni per un Pa- lazzo, ed altre per una Chie$a.

Il riguardo, che $i ha al Co$tu- 2 Al Co$tu- me. me, fa per modo d’ e$empio, che $i adornino gl’ Ingre$$i ed i Ve$ti- boli, quando le parti di dentro $ono ricche e magnifiche.

Il riguardo, che $i ha alla Natu- 3 Alia Natura dei luoghi. ra de’ luoghi, fa che $celgan$i di- ver$i a$petti per le differenti parti degli Edifizj, a fin di renderli più $ani e più comodi. Per modo d’ e$empio le camere $i e$pongono a Ponente, e le Biblioteche a Le- vante; gli Appartamenti d’ Inver- no all’ Occa$o iberno, e le Galle- rie di Quadri, e di altre curio$i- tà, che vogliono un lume $empre uguale, a Settentrione.

L’ Economia fa, che l’ Architer- 8 L’ E- cono- mia. to avendo riguardo alla $pe$a che vuol far$i, ed alle qualità de’ ma- teriali che trovan$i nel luogo, dov’ egli dee far l’ Edifizio, prenda le [0084]ARCHITETTURA $ue mi$ure, per regolare la $ua Ordinanza e la $ua Di$po$izione, cioè a dire per dare alla $ua Fab- brica uua grandezza, ed una for- ma conveniente.

Que$te otto parti $i riferi$cono, 8 L’ E- cono- mia. come $i è detto, alle tre prime, cioè alla Sodezza, alla Comodità ed alla Bellezza, le quali $uppon- gono l’ Ordinanza, la Proporzio- ne, la Decenza, e l’ Economia. E que$to $i è il motivo, per cui que$ta prima Parte $i divide $ola- mente in tre Capi, che $ono del- la Sodezza, della Comodità e del- la Bellezza delle Fabbriche.

[0085]DI VITRUVIO. CAPITOLO II. Della Sodezza delle Fabbriche. ARTICOLO PRIMO. Della $celta de’ Materiali.

IMateriali di cui parla Vitru- Vitru- vio par- la di cinque $pezie di ma- teriali, cioè I delle Pierre Lib. 1. c. 1. vio, $ono la Pietra, i Mat- toni, il Legname, la Calcina ed il Sabbione.

Tutte le Pietre non $ono già d’ una $orta: ve ne ha di tenere, di mediocremente dure, e di duri$- $ime.

Quelle che non $on dure, $i taglia- no facilmente, e $on buone per impie- gare nelle parti di dentro ed al coper- to; ma i geli e le pioggie le fanno an- dare in polvere; e $e $i mettono in opera vicino al mare, le rode il $al$o, e il gran caldo le gua$ta.

Quelle che $ono di mediocre du- rezza, re$i$tono al carico; ma $e [0086]ARCHITTETURA ne trovano di quelle, che con facilità $i $cheggiano al fuoco.

Havvi ancora un’ altra $orta di Pietra, ch’è una $pezie di Tufo: di tali pietre altre $on ro$$e, altre nere, ed altre bianche, e che $i tagliano colla $ega, appunto come il legno.

I migliori Mattoni $on quelli, 8. De’ Matto- ni. ch’ e$$endo $oltanto ben $eccati, non $ono cucinati al fuoco: ma vi $i vogliono molti anni per $eccarli bene. Lib. 2. c. 3.

Quindi è ch’ aveavi una legge in Utica, Città d’ Africa, la quale proibiva il mettere in opera Mat- toni, che non fo$$ero $tati formati cinque anni prima: poichè in tali $orte di Mattoni l’ aridezza chiudea per maniera i pori della Terra al di fuori, che nuotavano $opra l’ a- cque come una pietra pomice, ed aveano una leggerezza, ch’ era d’ una gran utilità nelle Fabbriche.

La terra di cui forman$i i Mat- toni, era molto gra$$a ed era or- [0087]DI VITRUVIO. dinariamente una $pezie di Creta bianca: doveva ella e$$ere $enza ghiara, e parimente $enza $abbio- ne, affinchè i Mattoni ne riu$ci$- $ero più leggeri, e men facili a $temperar$i: frammi$chiava$i anche della paglia per meglio legarne in- $ieme le parti.

Il Legname, del quale $i fa u$o 3. del Legna- me, di cui $e ne u$a molte $pezie, come fono nelle Fabbriche, com’ è la Quercia, il Faggio, il Pioppo, l’ Olmo, il Cipre$$o, l’ Abete, non è tutto u- gualmente a propo$ito, nè l’ una $pezie e così propria come lo è l’ altra.

L’ Abete, perchè contiene mol- L’ Abe- te. to d’ aria e di fuoco, e poco di terra e d’ acqua, è leggero, e non piega$i così facilmente; ma egli è $ottopo$to a’ tarli e a prender fuo- co.

La Quercia, ch’ è più terre$tre, La Qner- cia. dura eternamente nella terra: fuor della terra $i gua$ta e $i fende.

Il Faggio, che ha poco di ter- Il Fag- gio. re$tre, d’ umido, e di fuoco, ma [0088]ARCHITETTURA molto d’ aria, è poco $odo, e fa cilmente $i rompe.

Il Pioppo, il Tiglio e il Salice Il Piop- po, il Tiglio, il Sali. ce. non $on buoni, che per quelle ope- re in cui ricerca$i la leggerezza, e la facilità ad e$$er tagliato: ciò che gli rende proprj per la $cultura.

L’ Alno è buono a$$ai per far L’ Alno. delle palificate ne’ luoghi paludo$i.

L’ Olmo, ed il Fra$$ino hanno L’ Ol- mo, e il Fra$$i- no. que$ta proprietà, che facilmente non $i $cheggiano, e $ono alquanto fle$$ibili.

Il Carpino è pieghevole e fer- Il Car- pino. mo in$ieme: quindi è, che gli Antichi di que$to legno formavano i gioghi degli Animali.

Il Pino e il Cipre$$o hanno que- Il Pino, e il Ci- pre$$o. $to difetto, che $i piegano facil- mente, e $i curvano $otto il pe$o, per cagione della loro umidità gran- de; ma dall’ altra parte hanno que$to vantaggio, che la loro umidità non è $oggetta a generar tarli, per mo- tivo della loro amarezza che gli fa morire.

[0089]DI VITRUVIO.

Il Ginepro, e il Cedro hanno Il Gi- mepro, e il Ce dro. la virtù mede$ima di pre$ervar$i dalla corruzione; il Ginepro per la $ua gomma, ch’ è la Sandarac- ca; e il Cedro per lo $uo olio, che chiama$i _Cedrium_ da’ Latini.

Il Larice po$$iede anch’ egli que- Il La- rice, $ta $te$$a virtù; ma la $ua partico- lar proprietà $i è, ch’ ei non s’ ab- brucia. La Storia riferi$ce una co$a memorabile di que$to legno; ed è, che Ce$are avendo a$$ediato un Ca$tello a piè dell’ Alpi, dove una Torre vi avea, fabbricata di que- $to legno, la quale facea la di lui principal diffe$a, credette d’ impa- dronir$ene a$$ai facilmente facen- do un gran fuoco a piè della Tor- re; ma dopo che tutto il legname che a que$to fine fu acce$o, re- $tò con$unto, rima$e la Torre $en- za punto e$$ere $tata daneggiata dal fuoco.

L’ Olivo ancora è di grande $er- L’ Oli- vo, Lib. 1. c. 1. vizio per e$$er po$to nelle fonda- menta e nelle mura delle Città; [0090]ARCHITETTURA poichè allora quando dopo d’ e$$er un poco abbruciato, s’ intreccia tra mezzo le pietre, per farlo $ervire di chiavi, dura eternamente, e non corre punto pericolo di cor- romper$i.

La Calcina $i fa con delle pie- 4 Del- la Cal. cina. Lib, 2. c. 5. tre bianche, ovvero con delle $el- ci; ma e$$a è migliore per la mu- ratura, quanto più le pietre $on dure. Quella, ch’ è di pietre $pu- gno$e, è più a propo$ito per le incamiciature.

V’ ha cinque $pezie di Sabbio- 5 Del Sabbio- ne, di cui ve- ne ha cinque $pecie. ne, e $ono il $abbione di Cava, il $abbione di Fiume, la Ghiara, il Sabbione del mare, e la Poz- zolana.

Il miglior Sabbione è quello, il Lib. 3 c. 4. quale $trofinato tra le mani, fa dello $trepito; ciocchè non avvie- ne in quello ch’ è terro$o; poi- chè non ha punto d’ a$prezza. Un altro contra$$egno della bontà del Sabbione, è quando e$$endo me$$o $opra un drappo bianco, non vi [0091]DI VITRUVIO. la$cia alcun $egno dopo d’ e$$ere $tato $co$$o.

Il Sabbione, che $i $cava nella 1 Di ava. terra, e chiama$i Sabbione di Ca- va, ha le accennate proprietà, ed è $timato il migliore di tutti gli altri. Vitruvio ne a$$egna quattro $pezie, cioè il bianco, il nero, il ro$$o, e il carboncino.

Se non vi $ia luogo alcuno, da 2 Di Fiume. cui po$$a trar$i buon Sabbione di Cava, $i potrà u$ar Sabbione ma- rino, ovver di Fiume, ch’ è an- che migliore per l’ incamiciature di quello di Cava, il quale è ec- cellente per la muratura a moti- vo che prontamente $i $ecca.

Il Sabbione che $i prende dalla 3 Di Ghiara. Ghiara, è anch’ e$$o molto buono, purchè $i getti via quello al di$- $opra ch’ è troppo gro$$o.

Il Sabbione del mare è il men 4 Di Mare. buono; perchè vuole gran tempo a $eccar$i. Per que$ta ragione è co- $a nece$$aria il far la muratura, [0092]ARCHITETTURA dove convenga u$ar$i que$ta $orte di Sabbione, in più volte, e in tempi diver$i.

Il Sabbione, che $i trova ap- 5 Della Pozzo- lana. pre$$o Napoli, chiamato Pozzola- na, è così a propo$ito per far buo- na malta, quando venga me$cola- to con la calcina, che non $ola- mente nelle Fabbriche ordinarie, ma eziandio nel fondo del mare que$ta $orta di malta fa corpo e s’ indura a maraviglia. Se ne $er- vivano gli Antichi per co$truire i Moli e gli Sporti nel mare. Im- Lib. 5 c. 12. perciocchè dopo aver fatto con pa- li e con tavole delle Barricate, git- tavan dentro nel ricinto delle det- te Barricate que$ta malta $enza le- varne l’ acqua, perchè la malta e le pietre che gettavan$i in$ieme la facevano u$cire, e così $eccava$i la malta in mezzo all’ acque.

[0093]DI VITRUVIO. ARTICOLO SECON@O, Dell’ u$o de’ Materiali.

LA prima co$a, cui bi$ogna met- 1 L’ u$o delle Pietre. Lib. c. 7. ter cura nel porre in opera le pietre nelle Fabbriche, $i è di cavarle dalla petriera due anni a- vanti d’ impiegarle nel lavoro, e di tenerle e$po$te in luogo $coperto, affinchè quelle, le quali in que$to mezzo rimarranno danneggiate dal- le ingiurie dell’ aria, $ieno po$te nelle fondamenta; e l’ altte, che do- po d’ e$$ere $tate provate dalla $te$- $a natura, $aranno ritrovate buo- ne, $ieno per la muratura $opra terra.

Convien ancora u$are molta cau- 2 L’ u$o del Le- gname. Lib. 2. c. 7. tela per porre il legname in i$ta- to di $ervire alle Fabbriche. Im- perciocchè bi$ogna, che que$to $ia $tato tagliato in un tempo conve- niente, ch’ è quello appunto, in cui l’ umore che con$ervava la for- [0094]ARCHITETTURA za degli Alberi, è il meglio condi- zionato: ciocchè avviene durante l’ Autunno e il Verno, nel qual tempo non è il legname ripieno d’ umidità troppo abbondante, che lo indeboli$ce col dilatar le $ue fi- Lib. 2. c. 10. bre; ma è ca$tigato dal freddo. Ciò tanto è vero, che il legname degl’ Al- beri, i quali cre$cono e divengo- no a$$ai grandi in breve tempo a motivo dell’ abbondanza della loro umidità, è tenero, facile a rom- per$i, e poco atto ad e$$er me$$o in lavoro; $iccome l’ e$perienza fa ve- dere negli Abeti chiamati Superna- ti, i quali cre$cono nell’ Italia di qua dall’ Appenino ver$o il Mare Adriatico. Imperciocchè $on e$$i grandi e belli, ma il loro legno nulla punto vale per u$o di fab- bricare: laddove quelli che $ono dall’ altra parte della montagna, e$po$ti al caldo e al $ecco nomina- ti Infernati, $ono molto migliori nel lavoro.

Que$ta $overchia umidità è tal- [0095]DI VITRUVIO. mente contraria agli Alberi, che tal volra $i è in nece$$ità di forar- li nel piede per la$ciarla $colare: e que$to è il motivo, per cui $i è introdotta la pratica che deve$i o$$ervare per fare il taglio del le- gname da $ervir$ene nelle Fabbri- che; cioè, di fare alcuni tagli nel pie- de dell’albero attorno attorno, ta- gliando non $olamente la corteccia, ma ancora una parte del vivo delle- gno, e di la$ciarlo così qualche tempo prima di gettarlo a terra, af- finchè que$ta umidità di$cenda, e $i vada a tempo $colando.

Egli è ancora facile il giudica- re quanto $ia importante l’evacua- zione dique$ta umidità $overchia per fortificare il legname, e per guardarlo dalla corruzione, $e $i con$idera, che i pali $oliti a por$i tramezzo le pietre nelle mura del- Lib. 1. c. 5. le fortificazioni delle Città perchè $ervano di chiavi, quando $ieno $tati un poco bruciati e$terior- [0096]ARCHITETTURA mente, durano perpetuamente $en- za corromper$i.

I Mattoni non debbono e$$er 1 L’u$o de’Mat- toni. impiegati, $e non in muri a$$ai gro$$i: e que$ta è la cagione, per la quale nella Città di Roma non fabbricava$i con mattoni; perchè a motivo di ri$parmiar luogo, non era perme$$o di farvi muri più lar- ghi d’un piede e mezzo; ciocchè non fa più di $edici pollici e mez- zo incirca del no$tro piede.

Non faceva$i nè anche la parte Lib. 1. c. 11. $uperiore delle mura con mattoni; poichè $iccome que$ti appre$$o gli Antichi non erano cotti, così quella parte di muraglia facilmente $arebbe$i gua$tata dall’ acqua del- la pioggia, in ca$o che qualche te- gola del coperto $i fo$$e rotta o mo$- $a di luogo. Quindi è, che la $ommità delle mura faceva$i di pez- zi di tegole dell’altezza d’un piede e mezzo; compre$avi una cornice, o $ia un coperto fatto di que$ta mate- [0097]DI VITRUVIO. ria, per portar fuori le acque, e di- fendere il rimanente del muro. Sce- glievan ancora per la co$truzione di que$te tali cornici i migliori pezzi di tegole, cioè quelli che e$$endo $tati fatti di tegole le quali aveano lungo tempo $ervito $opra i tetti, davano a cono$cere d’e$$er ben cot- te, e di e$$er fatte di buona materia.

La muratura di Mattone era $ti- mata a tal $egno dagli Antichi, che le loro Fabbriche tanto pubbliche quanto private, e i lor palazzi più belli erano fatti di tal materia. Ma ciò che principalmente rendea con- $iderabile una tal $orta di fabbrica- re, era la lunga durata: impercioc- chè quando i Periti erano chiamati per e$timare le Fabbriche, diffalca- vano $empre da ciò che giudicava$i aver co$tato il fabbricarle, l’ottante- $ima parte per cia$cun anno dacchè era $tato fatto il muro; poichè $up- ponevano, che i muri non pote$- $ero ordinariamente durare più d’ ottant’anni; laddove le Fabbriche [0098]ARCHITETTURA di Mattoni venivano $empre ap- prezzate quel tanto appunto che aveano co$tato, come $e ave$$ero dovuto durar eternamente.

Per ben impiegare la Calcina e 4 L’u$o, della Calcina Lib. 7 c 2. ‘l Sabbione, e farne buona Malta, convien primieramente, che la Calcina $ia $morzata bene, e che $ia $tata lungo tempo in con$erva, affinchè $e vi ha un qualche pez- zo men cotto degli altri uella for- nace, po$$a anch’ e$$o, venendo $morzato a bell’agio, $temperar$i così facilmente, come quegli al- tri che $ono $tati cotti perfetta- mente. Que$ta è una co$a che molto importa, ma$$imamente nelle incamiciature e ne’lavori di $tucco: perchè quando vi re$tano di que$ti tali piccoli pezzi di Cal- cina mezzo cotti, allorchè ven- gono poi a $morzar$i, fanno $chieg- giare e rompere il lavoro.

Per cono$cere, $e la Calcina $ia $morzata bene, ella $i taglia con una $cheggia di legno, o pure $e le [0099]DI VITRUVIO. caccia dentro un coltello: poichè $e s’incontrano con quella $cheg- gia di legno piccoli $a$$etti, o che il coltello ne $ia cavato fuori net- to, $egno è che la Calcina non è ben condizionata; perchè quando ella fo$$e tale, $arebbe anche gra$- $a, e al coltello $i attaccherebbe. Convien o$$ervare ancora, che per Lib. 7. c. 3. contrario la Malta non è ben pre- parata, e che non è $tata me- $ciata quanto ba$ta, quando ella s’ attacca alla cazzuola.

Per impiegar poi bene il Sab- 5 L’u$o delSab bione. Lib. 2. c. 4. bione, bi$ogna con$iderar ciò che $i vuol fare: poichè $e la Malta dee $ervire all’incamiciature, non $i deve adoperar il Sabbione imme- diatemente dopo ch’ e$$o è $tato $cavato; perchè fa $eccare la Mal- ta troppo pre$to, e que$ta fa poi crepolare le intonaccature: ma per lo contrario $e $i voglia impiegare nel corpo della Muratura, non è bene che $ia $tato gran tempo e$po- $to all’aria; poichè il Sole e la Luna [0100]ARGHITETTURA di maniera lo alterano, che la pioggia lo di$cioglie, e lo cangia alla fine qua$i tutto in terra.

La proporzione che debbono a- Lib. 2. c. 5. vere il Sabbione e la Calcina per far buona Malta, deve e$$er tale, cioè che vi $i mettano tre parti di $abbione di Cava, o due parti di $abbione di Fiume ovvero di Mare con una parte di Calcina; e $arà migliore ancora, $e vi $i aggiunga al $abbione di Mare o di Fiume una terza parte di pezzi di Tegole ben pe$ti, e ben crivellati.

Una delle principali co$e, che Lib. 7. c. 3. convien o$$ervare nella Malta, $i è il ben prepararla, e ben mefco- larla. Gli Artefici ab antico nella Grecia erano così attenti in que- $to, che ogni volta che $e ne for- mava, impiegavano attorno d’e$sa dieci uomini, da’quali la faceano lungo tratto di tempo rivoltare e rime$colare, ciocchè facea acqui$ta- re alla malta durezza tale, che i pez- zi d’incro$tatura i quali cadeano da’ [0101]DI VITRUVIO. muri vecchi, $ervivano a far del- le tavole da dipignere.

ARTIGOLO TERZO. Delle Fondamenta.

IL Fondamento è la parte delle Con- vien con$i- derar tre co$e nelle Lib. 6. c. 12. Fabbriche la più importante: poichè non $i può rimediare a’di- fetti di quello così facilmente co- Fonda- menta, cioè me $i rimedia a’ difetti che av- vengono alle altre parti.

1 La e$cava- zione del ter- reno.

Per fondare un Edifizio, è duopo Lib. 1. c. 3. $cavare il terreno, $e $i può, fin a do- ve $i truova il terreno $odo; anzi è bene $cavare nel $odo $te$$o tanto quanto è nece$$ario per $o$tentar il pe$o delle muraglie; avertendo di farlo in maggior larghezza, di quel- lo che ha da e$$ere la muraglia al di $opra della levata di terra.

Allorchè $i $arà ritrovato il ter- 2 L’a$- $oda- mento del me- de$imo. Lib. 3. c. 8. reno fermo, per renderlo vieppiù $odo, $i dovrà battere con quel $tru- mento che chiama$i Montone.

[0102]ARCHITETTURA

Ma $e non po$$a giugner$i fin al terren $odo, e che non $i truovi altro che terra mo$$a o paludo$a, converià $cavare fin a tanto che $i potrà, e poi conficarvi de’Pali d’Alno, d’Ulivo o di Quercia un poco abbru$toliti, e cacciarli a for- za con le macchine l’uno all’altro più vicino che $i potrà; e poi riempiere di carbone tutti i vani che $ono tra mezzo i Pali.

Fatto que$to, converrà in tutta 3 La Mura- tura. Lib. 2. c. 8. la fo$$a che $arà $tata $cavata, fabbricare una Muratura con pietra la più $oda che $i po$$a trovare.

Per legar maggiormente in$ieme le Pietre nelle fondamenta di Edi- fizjgrandi, vi $i mettono Pali d’U- livo un poco abbru$toliti, e$ituati a$$ai d’appre$$o tra l’una e l’altra fila di pietre, perchè $ervano co- medi Chiavi e di Arpioni: poichè que$to legname così preparato non è lottopo$to nè a tarlar$i, nè ad e$- $er corrotto in maniera veruna dal tempo, potendo durar eternamen- [0103]DI VITRUVIO. te, tanto $otto terra quanto nell’ acqua $enza gua$tar$i.

Quando $i voglia fare delle Can- Lib. 6. c. 11. tine o altri Luoghi $otterranei, bi- $ogna che le Fondamenta $ieno mol- to più larghe: poichè il Muro che dee $o$tentare il terreno di $opra, richiede una gro$$ezza grande per re$i$tere alla $pinta che fa la terra in tempo del verno, nella qual $tagione ella $i gonfia, e divien più pe$ante a cagion delle acque, di cui è imbevuta.

ARTICOLO QUARTO. Vi $ono $ette $pezie diMu- ratura, cioè Lib. 1. c. 8. Delle Mura.

LA Collocazione delle pietre u- nite colla Malta, che noi chia- miamo la Muratura o $ia la manie- ra di far muro, è di $ette $pezie: ve ne ha tre di pietre tagliate, cioè quella che è in forma di Reticel- la, quella che è in Legatura, e quella ch’è chiamata Greca: ve [0104]ARCHITETTURA ne ha tre altre di pietre grezze e non tagliate, cioè quella ch’ è di ordini Uguali di pietre, quel- la ch’è di ordini Di$uguali, e quella che è Guarnita e riempiuta nel mezzo: la $ettima è quella ch’ è compo$ta di tutte l’altre.

1 La Retico- lata.

La Muratura che è in forma di rete, che noi po$$iamo chiamare perciò Reticolata, è quella ch’è fatta di pietre, le quali e$$endo perfettamente quadrate nelle loro facciate, $ono po$te in maniera, che le comme$$ure procedano obli- quamente, e le diagonali $ono l’una a piombo, l’altra a livello. Que- $to genere di muratura è il più va- go alla vi$ta; ma il lavoro è $ot- topo$to a fender$i. Si veda la Fi- gura A della Tavola I.

2 Quel- la, ch’è in Le- gatura.

La Muratura, detta in Legatu- ra, è quella (come Vitruvio la $piega) in cui le pietre $ono po$te l’une $opra l’altre a gui$a di tego- le, cioè a dire, in cui le com- me$sure dei piani vanno a livello, [0105]DI VITRUVIO. e l’erte a piombo, in maniera che l’erto della comme$$ura che divide due pietre l’ una dall’ altra, cada $opra il mezzo a dirittura della pietra che $ta di $otto.

Alcuni chiamano Incerta que$ta Maniera di murare: ma ciò mala- mente, perchè in Vitruvio leggo- no _Incerta_ in vece d’ _In$erta_. l no- $tri Muratori l’appellano in Lega- tura: ella è men bella ma più $oda che la Reticolata. Si veda la Figura BB. della Tavola I.

La Muratura, che dice Vitru- 3 Quel- la de’ Greci. vio e$$er particolare de’Greci, è quella in cui dopo d’ aver po$te due pietre che fanno cia$cuna una facciata e$teriore nel muro, $e ne pone una per lungo delle altre due che venga a fare nel muro facciata di quà e di là, e $i o$$ervi $empre que$to mede$imo ordine. Potrebbe$i chiamare que$ta maniera doppia Legatura; poichè la legatura non è già $oltanto di pietre d’una $te$$a facciata l’une coll’altre, ma ella è [0106]ARCHITETTURA ancora di pietre d’una facciata coll’ altra, a motivo di quelle lunghe pietre, le quali e$$endo po$te a tra- ver$o, legano le pietre d’una fac- ciata con quelle dell’altra. Si o$$er- vi la figura CC della Tavola I.

La Maniera di murare per ordi- 4 Quel- la ch’è per or- dini U- gualidi pietre. ni di pietre Uguali, chiamata da- gli Antichi _I$odomum_, non è dif- ferente da quella che $i fa in Lega- tura, $e non che in que$to, che le pietre non $ono tagliate. Veg- ga$i la $igura D. della Tavola I.

L’ Altra maniera per ordini Di- 5 Quel. la ch’è per or- dini Di- $uguali $uguali, appellata _P$eudi$odomum_, è fatta anch’e$$a di pietre non ta- gliate, e po$te in legatura; ma non $on e$$e già della $te$$a gro$- $ezza, nè vi $i o$$erva l’uguaglian- za, $e non in cia$chedun ordine; e$$endo per altro gli ordini delle pietre tra di loro di$uguali. Si ve- da la figura E della Tavola I.

La Muratura che è Guarnita O 6 La Guar- nita. $ia riempiuta nel mezzo, nominata _Emplecton_ dagli Antichi, $i fa anche [0107]DI VITRUVIO. que$ta di pietre non tagliate, e per ordini; ma le pietre non $i pon- gono che alle bande o alle fac- ciate, e il mezzo $i riempie di $a$$i gettativi alla rinfu$a nella malta. Si veda la figura FF, GG, H della Tavola I.

In tutte que$te $pezie la mura- tura $arà $empre migliore, s’ ella $ia fatta di pietre mediocri, e an- zi piccole che grandi, affinchè la malta penetrandole in più luoghi, le rattenga meglio, e la forza $ua non $i perda sì pre$to, e$$endo at- tratta da pietre grandi, nelle cui comme$$ure $i vede che la malta $i gua$ta, e $i riduce in polvere coll’ and are del tempo: ciò che non $i $corge nelle Fabbriche antiche, le quali $ono $tate fatte di pietre piccole. Dal che $i ricava, non dover$i u$ar ri$parmio di Malta.

Quindi è, che Vitruvio propo- 7 La Com po$ta. neuna certa maniera di far muro, la quale chiamar $i potrebbe o Com- po$ta, perch’ ella è fatta in$ieme [0108]ARCHITETTURA di pietre tagliate e di pietre non la- vorate; ovvero Ramponata, perchè le pietre da una facciata all’ altra $ono fermate con de’ramponi difer- ro. La $truttura è tale. E$$endo le facciate del muro fabbricate di pie- tre tagliate, $i guarni$ce il mezzo che $i è la$ciato voto e $i riempie di malta e d’ogni $orta di $a$$i gettati- vi così alla rinfu$a. Po$cia $i lega- no le pietre di una facciata con quel- le dell’ altra per via di ramponi di ferro $aldati con piombo. E que- $to $i fa in tal modo, acciocchè l’ abbondanza della malta ch’è nella parte riempiuta, $ommini$tri e co- munichi una umidità $ufficiente al- le comme$$ure delle pietre gro$$e che formano le facciate. Si veg- ga la Figura k della Tavola I.

Lib. 1. c. 5.

Si po$$ono $uggerire molte caute- Tre cautele per tut- te le $pezie di mu- 10, cioè le per rendere la Muratura più $o- da e più durevole; e que$te cau- tele cadono in acconcio $opra tutte le accennate $pezie di Muratura.

Quando s’abbiano a far muraglie [0109]DI VITRUVIO. a$$ai gro$$e per Fabbriche pe$anti Di @metter- @i an- more, o @hiavi ma$$iccie, $i guarni$cono dalla parte di dentro di pali lunghi d’Ulivo un poco abbru$toliti, per farli $ervire di Chiavi e d’Ancore: poichè que- $to legno in tal maniera prepara- to non $i corrompe giammai.

E’ di grande importanza ancora Di @are, @he tut- @o $ia a @iombo per la $odezza delle Mura, che tutto $ia tirato ben a piombo, e che i Pila$tri, le Colonne, e le Pile $iano talmente $ituate, che il $odo corri$ponda al $odo: poichè $e v’ha qualche parte di Muro o qualche Colonna la quale s’appog- gi $ul fal$o, egli è impo$$ibile che l’Opera duri lungo tempo.

Vi $ono ancora due maniere di Di @arvi @lleg- @eri- @menti, @he $i @anno un due @manie- @e, cioè @Alleg. @e c 1- @o lil Muro. fortificare i Muri, e que$te $ono di alleggerirli del proprio lor pe$o, o pur d’ alleggerire il pe$o della terra che debbon e$$i $o$tentare.

La prima maniera di alleggeri- re $i fa in que’luoghi ne’quali vi $ono de’vani, come nella parte di $opra delle porte o delle fine$tre.

[0110]ARCHITETTURA

Que$ti tali alleggerimenti po$$o- con Puntel li. no e$$ere di due $orte. La prima è di mettere al di $opra del Li$tel- lo che $o$tenta il Muro, $opra il vano delle porte e delle fine$tre, due puntelli che po$ando nella parte inferiore $opra de’Pila$tri s’ uni$cano nella $uperiore.

L’altra maniera e di fare $opra con Ar chi a volta. i vani, degli Archi a volta con pietre tagliate a gui$a di conio e tendenti ad un centro: poichè e$- $endo i muri così a$$odati col mez- zo di que$ti tali Alleggerimenti, tutta la muraglia ch’è nella parte di $otto non declinerà punto, re$tan- do $caricata dal pe$o della parte che è di $opra: e $e le avveni$$e un qualche difetto col lungo pa$- $are di tempo, ella potrebbe ri$ta- bilir$i $enza che fo$$e bi$ogno di puntellare la parte di $opra.

La Seconda maniera di alleggeri- 2 So, $tentan. done il rerre- no. re $i è per qu’ muri che fatti $ono a $o$tentamento di terreno; poichè oltre alla gro$$ezza $traordinaria [0111]DI VITRUVIO. che debbono avere, convien loro fare ancora degli Speroni nelle fron- ti dalla parte del terreno, tanto di$tanti gli uni dagli altri, quant’è l’ altezza del muro: ma debbono e$$i avere tanto di piede o $ia di Scar- pa quantoè pure l’ altezza del muro, in modo che a poco a poco inal- zando$i $i re$tringano tanto, che di $opra $iano così gro$$i quanto è gro$$o il muro dell’ opera che $i fa.

Che $e $i giudichi, non e$$er Lib.6 c. 11. que$ti tali Speroni $ufficienti, s’ appoggierà ancora il muro che $o- $tiene il terreno, ad altri Spero- ni nella parte di dentro, fatti co- me denti di $ega, che verranno a fare degli angoli $portanti in fuo- ri, ed altri rientranti nel $ito dov’ e$$i al muro $ono congiunti.

Lib. 1. c. 5.

L’ effetto di que$ti Speroni non è $oltanto di $o$tentar il terreno colla loro re$i$tenza, ma d’ eluder anche la forza della $pinta del terreno mede$imo, $eparandolo in più parti.

[0112]ARCHITETTURA ARTICOLO QUINTO. De’ Pavimenti o Terrazzi. Lib. 7. c. 1.

VI ha quattro $ortè di Pavi- I Pavi- menti $ono di quattro $orte, cioè menti: alcuni $ono a piè piano; altri tra due $olari; altri $ono po$ti $opra il colmo delle ca$e in piatta forma; ed altri $o- no in Soffittato.

Per far quelli che $ono a piè 1. Quel- li a piè piano, che fa- ccan$i o alla manie- ia ordi- naria, piano, convien primieramente $pia- nare, e livellare il $uolo, s’ egli è fermo e $odo; e $e non è tale, convien batterlo col Montone, ch’ è lo $trumento con cui $i battono li pali in terra; e dopo avere $te- $o $opra il $uolo così apparecchia- to una prima incro$tatura, detta dagli Antichi _Statumen_, ch’ era di $a$$i e di rottami della gro$$ezza che può capir un pugno, mi$ti nella malta di calcina e di $abbione; con- vien porre la $econda mano, ch’ e$$i appellavano _Rudes_, e ch’ era fatta [0113]DI VITRUVIO. di pietre e di rottami più minuti, de’ quali ce ne vogliono tre parti in una di Calcina, s’ e$$i $ono nuovi, perchè $e $ieno pre$i da rovine vec- chie, vi $i vorranno cinque parti di tal terrazzo in due di calcina.

I Greci aveano una maniera di e alla manie- ra de’ Greci. Lib. 7. c. 4. fare i Pavimenti ne’ luoghi ba$$i, dove regnano d’ ordinario il freddo e l’ umidità, che gli rendeva e$enti da tali incomodi. Scavavano la terra a due piedi d’ altezza, e do- po d’ averla ben battuta, vi met- tevano una mano di terrazzo, o $ia il pavimento di te$tole così col- mato, che ave$$e un poco di pen- dìo dalle due parti ove faceano de’ Canali atti a far $colare l’ acqua $otto terra: indi ponevano $opra que$ta prima Intonacatura un let- to di carbone, quale battuto e li- vellato che l’ aveano, coprivanlo d’un altro Strato di Calcina, di Sabbione, e di Cenere; e que$to poi lo polivano, quand’ era $ec- co, con una Cote. Que$ti Pavi- [0114]ARCHITETTURA menti aveano la qualità di $orbir l’acqua $ubito che vi cadea $o- pra, $icchè vi $i potea cammina- re a piedi $calzi, $enza e$$er pun- to incomodato dal freddo.

2. I Pa- vimenti che $o- no tra due Solaj.

Quanto poi ai Pavimenti dei So- laj, bi$ogna aver attenzione, che $e vi ha qualche Parete o Tramez- zo al di $otto, que$to non giun- ga a toccare il Tavolato di $opra, affinchè $e il Tavolato veni$$e ad abba$$ar$i dal pe$o, re$tando il Tramezzo $aldo e fermo, non do- ve$$e il Pavimento per forza rom- per$i e crepare $opra di e$$o.

Per far que$ti Pavimenti, con- vien inchiodare le tavole da tutte le bande $opra cia$chedun Trave, affinchè que$te non $i gettino, o non $i fendano. Que$te Tavole bi- $ognerà coprirle di felce o di pa- glia, per impedire che la calcina non gua$ti il legname; poi vi $i $ten- derà $opra la prima mano formata d’ una mi$tura di malta e di rotta- mi gro$$i quanto può capir un pu- [0115]DI VITRUVIO. gno, che converrà battere lunga- mente conleve; e in tal maniera for- mera$$i una cro$ta ma$$iccia, che avrà nove oncie di gro$$ezza: $opra di una tal cro$ta $i metterà come per Nucleo o Anima un’ altra pa$ta, che non avrà meno di $ei dita; e que- $ta $arà fatta di te$tola ben pe$tata, che di ogni due parti ne abbia un’ altra di calcina. Sopra l’ Anima $i porrà il Pavimento o di taglietti di petruccie, o di quadrati grandi ben drizzati a $quadra ed a livello; c dopo di ciò $i anderà fregando per levare tutti li rilievi ed inu- guaglianze che vi $i pote$$ero in- contrare nelle giunture; in fine vi $i pa$$erà $opra una compo$izione di Calcina, di Sabbione e di Mar- mo pe$tato, per ben riempiere ugualmente tutte le comme$$ure.

3. I Pa- vimen- tiche $ono $opra colmo delle Ca$e

Se $i vuol fare un Pavimento ch’ abbia a $tare allo $coperto $opra le terrazze; acciò po$$a re$i$tere e con- $ervar$i contra le piogge e contra il gelo, e che non re$ti danneg- [0116]ARCHITETTURA giato dal gran calore; convien do- in Piat- ta for- ma. po che $i è inchiodato $u i Travi il Tavolato, conficcarne con chiodi un’ altro per traver$o del primo, co- $icchè faccia una doppia armatura alla travamenta; poi $te$avi la pri- ma mano nella maniera già detta, $elciare con Tegole grandi di due piedi in quadrato, le quali debbon e$$ere $cavate $u gli orli in forma di mezzi canali della grandezza d’ un dito, che poi convien riempie- re di calcina $temperata con olio. Que$te regole della $elciata debbon e$$ere po$te in maniera che $iano rilevate nel mezzo, dando loro due dita di pendìo per ogni $ei piedi, cioè a dire una quarantotte- $ima parte. Poi $opra que$to la$tri- cato $i porrà il Nucleo, $opra di cui, dopo che $arà $tato battuto ben bene nel modo che tutto il re$to, $i metterà un la$tricato di grandi pietre quadrate. Ora per ovviare, che l’ umidità non appor- ti nocumento a’ Pavimenti di tal [0117]DI VITRUVIO. $orta, è buona co$a d’ imbeverli ogn’ anno di tanta feccia d’ olio, quanta ne po$$on ricevere.

Il Di$otto de’ Pavimenti ed i 4. I Pa- vimen- ti in Soffit- tato, ne’ quali $i cen- $idera Il nudo del Pa- vimen- to. Lib. 7. c. 3. Soffittati debbon e$$er fatti ancor e$$i con gran diligenza. Per fare i Soffittati a volta, convien inchio- dare ai Travi de’ $olaj, ovvero a Travicelli de’ tetti, di due piedi in due piedi, alcuni Pezzi di legno ar- cheggiato (detti_i_ volgarmente Se- $ti) Bi$ogna far $celta di legname, il quale non $ia $oggetto a corrom- per$i, com’ è il Cipre$$o, il Bo$$o, il Ginepro, l’ Ulivo, e non già adoprate la Quercia, perchè $i $cheggia o $i torce, e fa fendere quel lavoro doves’ impiega. E$$en- do gli A$$eri o travicelli compar- titi con catene di legno, e confitti con chiodi alla Travatura, vi $i at- taccheranno con giunchi di Sparto I$panico palu$tre delle canne Greche battute e $chiacciate. Si u$avano que$te Canne in luogo delle Late, o vogliam dire Cantinellè, che s’ [0118]ARCHITETTURA inchiodano al dì d’ oggi per fare i Graticcj delle Volte. La parte di $opra di que$te Canne $i coprirà con una Intonacatura di malta e di $abbione, per impedire che le gocciole d’ acqua, le quali vi po$- $on cader dall’ alto, non gua$tino que$ti Soffittati; dopo di che con- verrà incamiciare la parte di $ot- to che noi diciamo il cielo, $gro$- $andola con ge$$o, ed eguaglian- dola po$cia con malta di calcina e di $abbione, e pulirla finalmen- te con una mano di calcina mi- $ta col marmo.

Faceano talvolta gli Antichi le Lib. 5. c. 10. Volte doppie, allorchè temeano, che l’ umidità $olita a generar$i da’ vapori che $i $ollevano in al- to, non gua$ta$$e la Struttura di legname che $ta $opra delle Vol- te: ciò co$tumavano di $are prin- cipalmente ne’ bagni.

Delle Cornie ci.

Le Cornici, che $i fanno at- torno via de’ Soffittati, debbon e$- $ere leggiere e piccole, poichè dee [0119]DI VITRUVIO. temer$i che il grande loro $porto non le renda pe$anti, e $ottopo- $te a cadere. Convien perciò farle tutte di Stucco di marmo $enza ge$$o, affinchè $eccando$i tutto il lavoro nel tempo mede$imo, $ia men $oggetto a romper$i.

ARTICOLO SESTO. Delle Incamiciature.

PER fare Incamiciature che du- Lib. 7. c. 4. Le inca- micia- ture $ono di quattro $orte, cioè rino lungo tempo, e che non $iano mai $oggette a $crepolature, bi$ogna aver attenzione di non ap- plicarle $opra muratura, la quale non $ia ben $ecca: perchè altrimen- ti $uccede, che l’ Incamiciatura ch’ è e$po$ta all’ aria, $eccando$i più pre$to della parte interiore del Muro, $i fende e $i rompe.

Per far poi l’ Incamiciatura con Lib. 7. c. 3. 1. L’in- cami- ciature pe’ Mu- ri gro$- $i. metodo, convien applicarla di ma- no in mano, o$$ervando di non mettervi una nuova mano, $e quel- [0120]ARCHITETTURA la $opra cui debbe e$$er po$ta, non $ia prima qua$i $ecca affatto. Sei mani ne metteano gli Antichi; tre di malta fatta con Calcina e Sabbione; e tre di Stucco fatto con polvere di marmo e di calcina.

Le prime mani che vi mettevano erano $empre più gro$$e che l’ ulti- me; ed aveano ancora que$ta at- tenzione, di non metter in opra la malta di Sabbione o di Stucco nell’ Incamiciature, $e prima non fo$$e $tata lungo tempo battuta e me$co- lata, principalmente lo Stucco, che lo dovea e$$ere fino a tanto, che non $i tene$$e più alla Cazzuola.

U$avano parimenti gli Antichi diligenza molta nel battere le Inca- miciature e nel ribatterle più volte dacchè erano applicate, e nel li$ciar- le: ciò che dava loro una durezza, una bianchezza, ed una pulitezza ta- le che faceale lucenti come $pecchj.

Que$te Incamiciature fatte in tal 2. L’in- cami- ciature da pitu- rarle a Fre$co modo $ervivano ancora per dipi- gnervia Fre$co: perchè icolori, ve- [0121]DI VITRUVIO. nendo applicati $opra la Malta pria che $i $ecchi, la penetrano, e fan- no in$ieme con e$$a uno $te$$o cor- po, di maniera tale, che quantun- que poi la pittura $i lavi, non è più $oggetta a cancellar$i: ciò che non avviene di quella, la quale fatta $ia $opra la Malta già $ecca.

3. L’In- cami- ciature pe’ Tra- mezzi.

Applicavano pure gli Antichi que$te Incamiciature $opra i Tra- mezzi o Pareti di legno riempiuti di terra gra$$a, inchiodando delle Canne, come noi facciamo le La- te o vogliam dir Cantinelle, e$ten- dendovi $opra della terra gra$$a; poi vi mettevano un’ altra fila di Canne a traver$o delle prime, e poi un’ altra mano di terra gra$$a; dopo di che applicavano $opra di quella gli $trati di Malta, e di Stucco nella maniera già detta.

Per Incamiciare i luoghi ba$$i ed 4. L’In- cami- ciature pe’luo- ghi umidi. Lib. 7. c. 4. umidi, u$avano gli Antichi molte al- tre cautele, principalmente nelle parti interne: poichè per quello che riguarda il di fuori, $i conten- [0122]ARCHITETTURA tavano di farvi l’ Incaminatura dal ba$$o de’ Muri $ino all’ altezza di tre piedi con Cemento.

Ma al di dentro, quando il ter- reno nella parte di fuori era più alto del piè piano interno, vi fa- cevano contro al muro mae$tro un’ altro muretto $tretto, tra l’ uno e l’ altro de’ quali vi la$cia- vano $olamente l’ intervallo d’ un Canale o Condotto, che faceano più ba$$o del piè piano della $tan- za, acciocchè riceve$$e l’ acqua tra- mandata dai muri, e la face$$e $colare al di fuori. Ed a fin d’ impedire, che i vapori, che po- teano rin$erar$i tra que$ti muri, non v’ ingenera$$ero molta acqua, vi faceano ver$o l’ alto del con- tra muretto alcuni Spiragli, per dove pote$$ero i vapori $ortire: poi que$to contra muretto veniva in- camiciato al di fuori con Malta e Stucco nella maniera già e$po$ta.

Quando il $ito era troppo ri- $tretto, tal che non permette$$e [0123]DI VITRUVIO. che nel di dentro $i face$$ero Con- tra muri, vi merteano delle Te- gole incavate, l’ une $opra l’ altre contro al muro; e que$te poi le ricoprivano, e le incamiciavano di Malta e di Stucco. Tali Te- gole ch’ erano impegolate nella parte interiore, e che formavano certi mezzi canali, la$ciavano $co- lare nell’ accennato Condotto l’ acqua che $tillava dal muro mae- $tro, e la$ciavano anche $ortire pe’ già detti Spiragli tutti i va- pori che dall’ umidità vi s’ inge- neravano.

[0124]ARCHITETTURA CAPITOLO III. Della Comodità delle Fabbriche. ARTICOLO PRIMO. Della comoda $ituazione delle Fabriche.

UNA delle principali cofe che Perchè un luo go $ia como- do, debb’ e$$ere Lib. 1. Proem. @ dee con$iderare l’ Architetto, $i è la comodità del luogo, dov’ egli intende di fabbricar un’ Edifi- zio. Quindi è, che l’ Architetto Dinocrate fu bia$imato da Ale$- $andro, perchè aveagli propo$to un bel di$egno per fabbricare una Città in un luogo $terile, ed ina- bile a $o$tentarne gli abitatori.

Convien per tanto $ciegliere un 1. Ferti- le. Lib. 1. c. 3. luogo fertile ed abbondante da $e $te$$o, e che per altro abbia Fiu- 2. Ac- ce$$ibi- le. mi e Porti capaci di $ommini$trar- gli tutte quelle comodità, di cui proveduti $ono i luoghi circonvicini.

[0125]DI VITRUVIO.

La terza co$a è, che l’aria $ia 3. Sano. Per que$to mon debb’ e$$ere Ba$$o, Palu- do$o. Lib. I. c. 4. $ana. Per que$to bi$ogna che il luogo $ia $ollevato, a fin d’ e$$ere men $ottopo$to alle nebbie. Deb- be e$$er anche lontano dalle Palu- di a motivo della corruzione, che può e$$er cagionata dagli aliti in- fetti de’ veleno$i animali che vi s’ingenerano, e che rendono i luo- ghi all’intorno inabitabili: quan- do però non $i dia il ca$o, che le Paludi appre$$o al Mare $iano $ol- levate in maniera, che le lor ac- que vi po$$ano $colare, e che all’ incontro anche il Mare quando $i gonfia in tempo di burra$che, po$$a portarvi le $ue, e far mo- rire con la $ua $al$edine le be$tie venefiche.

Ed’ uopo con$iderare ancora, che Nè ri- volto a Mezzo- dì, o a Po- nente l’ aria non può e$$er $ana in una Città po$ta $ulla $piaggia del Mare, quando detta $piaggia $ia volta ver- $o al Mezzodì, o pur ver$o a Ponen- te: poichè d’ ordinario avviene che il caldo indeboli$ce i corpi, e che [0126]ARCHITETTURA il freddo gli fortifica; e l’ e$pe- rienza fa vedere, che coloro i quali pa$$ano da pae$i freddi a pae$i caldi, difficilmente re$i$tono a $oggiornarvi $enza che vi $i am- malino; laddove per lo contrario gli abitanti de’ pae$i caldi, qua- lunque volta pa$$ino ver$o il Set- tentrione, $tanno meglio di $alute.

Gli Antichi aveano in co$tume di formar giudizio della qualità dell’ Aria, dell’ Acque, e de’ Frut- ti che po$$ono rendere mal$ano un luogo, dalla co$tituzione de’ corpi Come $i po$$a cono- $ecre $e un luogo è $ano. degli Animali che vi $i erano nu- triti, con$iderandone di que$ti gl’ inte$tini. Imperciocchè $e in e$$i ritrovavano corrotto o livido il fegato, conghietturavano quindi, che lo $te$$o $arebbe degli uomi- ni ancora.

[0127]DI VITRUVIO. ARTICOLO SECONDO. Della E$po$izione delle Fabbriche.

FAtta la $celta d’un luogo$ano, L’E$po- $izione d’una nittà dipen- de dall, di lei $itua- zione per ri$. petto al cie- lo, ed a’venti. Lib. 1. c. 6. convien prendere le giu$te mi- $ure per la Di$po$izione delle con- trade $econdo il più vantaggio$o a$petto delcielo. La miglior E$po- $izione $arà di fare che il vento non imbocchi le contrade in que’luoghi, dove ve ne ha di a$$ai freddi, e $traordinariamente impetuo$i.

L’ A$petto delle Ca$e private L’ E$po- $izione delle Ca$e, e delle loro parti dipen- de da due co. $e, cioè Dalle loro qualità, ed u$i, $econ- do i quali $i debbo- no di$- porre diver$a. mente, i luoghi da cu- $todire le frut- ta. Le Sale da man- giar l’Inver- no, e i Ba- gni. Lib. 1. c. 4. viene renduto comodo dalle aper- ture, che loro $i danno differente- mente per ricever l’aria e il lume, $econdo la qualità delle parti che $i trovano nelle Fabbriche.

Imperciocchèle Di$pen$e, i Gra- Lib. 6. c. 9. naj, egeneralmente tutti que’luoghi ne’ quali voglia$i chiudere, e cu$to- dire qualche co$a, debbono e$$er e$po$ti ver$o il Settentrione, ed [0128]ARCHITETTURA e$$er pochi$$imo dominati dai rag- gi del Sole.

Lib. 6. c. 7.

Gli u$i differenti delle parti che compongono le Fabbriche, ricer- cano ancora differenti E$po$izioni: poichè le Sale da mangiare in tem- po d’ Inverno, e i Bagni doveano appre$$o gli Antichi riguardare a Ponente d’ Inverno; perchè tale Situazione rende i luoghi più cal- di a motivo del Sole, che vi bat- te co’ $uoi raggi $u quell’ora del giorno, in cui aveano e$$i per co- $tume di $ervir$i di sì fatti Appar- tamenti.

Le Biblioteche e$$er debbono Le Bi- bliote- che. rivolte a Sol Levante; perchè gli u$i loro richiedono il chiaro del- la mattina: oltre di che i libri non $i gua$tano tanto nelle Bibliote- che e$po$te in tal gui$a, quanto in quelle che guardano a Mezzo- dì e a Ponente, le quali $ono $og- gette a’ tarli, e ad una umidità che ingenera muffa $u’libri.

Le Sale da mangiare per la [0129]DI VITRUVIO. Primavera e per l’ Autunno deb- Le Sa- le da man- giare per la Prima- vera, e per l’ Au- tunno. bon’ e$$ere voltate all’Oriente, af- finchè e$$endo riparate dalla mag- gior forza del Sole, ch’ è quella ch’ e$$o ha quand’ è vicino a tra- montare, $ieno que$ti luoghi tem- perati in quel tempo che $i $o- gliono adoperare.

Gli Appartamenti che $ono per Gli Appar tamen- ti da State. la State, riguarderanno a Setten- trione, per aver così più difre- $co.

Que$t’ A$petto è molto proprio Le Gal- lerie de’Qua- dri, e i luogh i per di- pignere ancora per le Gallerie di Pitture, e per quei luoghi ove $i dipigne; acciocchè i colori, per la fermez- za ed egualità de’lumi che vi è in tutto il giorno, $iano nelle opere impermutabili.

E duopo aver anche riguardo 2. Dal- la Na- tura del pae$e. Lib. 6. c. 1. alla diver$ità de’ pae$i, dove gli ecce$$i del caldo e del freddo ri- chiedono Situazioni, A$petti e Strutture differenti. Imperciocchè ne’pae$i Settentrionali le Ca$e deb- bon e$$ere fatte a volta con po- [0130]ARCHITETTURA che aperture, e rivolte ver$o le parti del mondo overegna il cal- do; per lo contrario nelle Regio- ni calde e Meridionali convien farvi delle aperture grandi, e ri- volte a Settentrione; affinchè l’Ar- te e l’ Indu$tria po$$a rimediarea ciò, che la natura del luogo ha in $e d’ incomodo.

ARTICOLO TERZO. Della Di$po$izione delle Fabbriche.

LA Di$po$izione, o Di$tribu- La Di- $po$i- zion delle Fabbri- che com- prende quella, ch’ è conve- nevole alle Piazze pubbli- che Lib. 6. c. 6. zione degli Edifizj contribui- $ce alla Comodità loro, quando ogni co$a è $ituata bene, in modo che abbia a $ervir agli u$i, per cui è de$tinato l’Edifizio. Quindi è, che la Piazza pubblica e il Merca- to devono e$$ere nel mezzo della Città; $eppure non vi $ia un qual- che Porto o Fiume. Perciocchè il Mercato non debb’e$$er lontano da sì fatti luoghi, donde le merca- [0131]DI VITRUVIO. tanzie debbono e$$ere tra$portate.

Le Ca$e prvate debbon avere le Alie Ca$e priva- te, di cui ve n’ ha due $pezie, cioè Lib. 6. c. 7. loro parti differentemente di$po$te $econdo la diver$a condizione di chi le abita. Imperciocchè nel- le Ca$e de’Grandi, gli Apparta- menti del padrone non debbono 1. Le Ca$e di Città, che$o- no o pe’ Grandi e$$ere $ull’entrata; ma $ogliono an- zi fabbricar$i dinanzi a’loro appar- tamenti de’luoghi vacui, come a dire de’Ve$tiboli, Cortili, Peri$ti- li, Sale, e Giardini ancora per ricevervi il gran numero delle per- $one, che hanno affare co’Grandi, e che loro fan corte.

Le ca$e de’Mercatanti debbono o pe’ Merca- tanti. avere $ull’ingre$$o le loro Botteghe, i loro Magazzini, e gli altri luoghi, ove hanno a trattare co’ fore$tieri.

Alle Ca$e di Villa convien dare 2. Le Ca$e di vil- la, che hanno dodici parti, cioè Lib. 6. c. 9. un’ altro ordine e un’altra di$po$i- zione diver$a da quella delle ca$e di Città.

Imperciocchè la Cucina deve e$$ere pr$$o la Stalla de’ Buoi, in 1 La Cucina. gui$a che le Mangiatoje riguar- [0132]ARCHITETTURA dino ver$o il Focolare e ver$o il 2. La Stalla de’ Buoi Levante: que$to fa che i Buoi non diventino ombro$i, e non abbiano il pelo arricciato.

I Bagni debbon’ e$$ere anch’e$$i 3. I Ba- gni. alla Cucina vicini, affinchè il ca- mino po$$a $ervire a ri$caldarli.

Il Torchio non deve e$$er nè 4. Il Tor- chio. pur e$$o lontano dalla Cucina, perchè così $arà comodo al $er- vizio ch’ è nece$$ario per la pre- parazione delle Ulive. Se il Torchio è a fu$olo, non debbe aver meno di quaranta piedi di lunghezza, e $edici di larghezza, $e non ve n’ha che un $olo: ma $e vi $arà luogo per due preli, $i diano ventiquattro piedi per lunghezza.

Congiunta al Torchio $arà la Cantina, di cui le fine$tre guar- 5. La Canti- na. deranno a Settentrione, dove il So- le non può ri$caldare; perchè il calore rende debole il vino e lo gua$ta.

Per lo contrario il luogo, in 6. Il Con- $erva. cui $i con$erva ripo$to l’Olio, debb’ [0133]DI VITRUVIO. e$$ere rivolto a Mezzodì: perchè è rojo dell’ Olio. buona co$a, che il calor mite del Sole trattenga l’olio $empre fluido.

Gli Ovili, e le Stalle per le Ca- 7. Gli Ovili, pre debbon’ e$$ere molto grandi, 8. Le Stalle per le Capre. per far sì, che cia$cuna di tali be- $tie abbia almeno quattro piedi di $ito da occupare.

Le Stalle de’Cavalli convien che 9. Le Stalle de’Ca- valli. $ieno fabbricate vicino alla ca$a nel luogo più caldo, purchè non guardino al focolare; perciocchè i cavalli che veggono $ovente il fuo- co, fanno il pelo arricciato.

Le Tezze ed i Fenili, che $ono 10. Le T zze, i luoghi ove $icu$todi$cono la pa- 11. 1 Fenili. glia ed il fieno, come anche i Mo- 12. 1 Molini. lini, bi$ogna che $i facciano un po- co lungi dalla ca$a a motivo del pericolo del fuoco.

In ogni $orta di Fabbrica bi$o- Il lume fa una delle parti grandi e la co- modi. tà del- le Fab- briche. gna aver attenzione, che tutte le parti $ieno illuminate bene: ma $opra tutto il lume è nece$$ario al- le Scale, agli Anditi, ed alle Sale da mangiare.

[0134]ARCHITETTURA

A que’ luoghi che $ono re$i Ciò, che conven- ga fa- re per averne a $uffi- cienza. o$curi dalle Fabbriche vicine, con- vien aggrandir le fine$tre quanto più $arà po$$ibile, ed alzarle fino a tanto, che per la loro apertura $i po$$a veder il cielo alla $coperta.

ARTICOLO QUARTO. Della forma comoda delle Fab- briche.

AS$icurato che uno $ia della La co- modità delle Fabbri- che di- pende dalla forma che debbo- no ave- re. Lib. 14 c. 5. Comodità del luogo in cui vuol$i fondare una Città, per mez- zo della cognizione che $i avrà del- la bontà della $ua aria, della fua fertilità, e della facilità che pre$tar po$$ono le Strade, i Fiumi, e i Porti di mare di farvi venire ogni co$a nece$$aria; convien provvede- re a ben munirla con fortificazio- ni, le quali con$i$tono non $ola- mente nella $odezza de’Muri e de’ Rampari, della quale $i è già par- lato, ma principalmente nella for- ma con cui devono e$$er fatti.

[0135]DI VITRUVIO.

La figura d’una Piazza non deve 1. Le mura delle Città e$$ere nè quadrata, nè compo$ta d’angoli troppo avanzati in fuori, ma convien ch’e$$a abbia gran nu- mero di $eno$ità, affinchè il ne- mico po$$a e$$er veduto da più luo- ghi. Imperciocchè gli angoli, che troppo s’avanzano all’infuori, $ono inopportuni alla dife$a, e più favore- voli agli a$$edianti che agli a$$ediati.

Bi$ogna procurare di rendere l’avvicinamento alle mura più dif- ficile, che mai $i po$$a.

2. Le Piazze pubbli- che ch’ erano diffe. renti $econ- do i Greci.

La forma più comoda delle pub- Lib. 5. c. 2. bliche piazze $i è, che abbiano per larghezza due terzi della longhezza loro. I Greci adornavano le pub- bliche piazze con doppj portici all’ intorno e con $pe$$e colonne, e di $opra nei palchi o ta$$elli fa- cevano i luoghi da pa$$eggiare.

Ma i Romani avendo ritrovato Secon- do i Roma- ni. e$$er incomoda tale quantità di Co- lonne, le po$ero in maggior di- $tanza, di$tribuendole con più $pa- zio$i e larghi intervalli, a fine che [0136]ARCHITETTURA $otto que’ portici vi $i pote$$ero piantar delle botteghe, le quali non fo$$ero o$cure.

3. Le Scale.

Le Scale degli Edifizj pubblici Lib. 5. c. 3. debbono e$$er larghe e dritte; e bi$ogna che $iano molte, e mol- ti anche gl’ ingre$$i, a fi- ne che il popolo po$$a entrare ed u$cire comodamente. Si parla più ampiamente de’ gradini delle Scale nel Capo $eguente Artico- lo 4.

Le Sale, in cui abbiano a far$i 4 Le Sale. Lib. 5. c. 2. grandi A$$emblee, debbono avere Lib. 6. c. 5. la travatura molto alta. Per dar loro una giu$ta proporzione, bi$o- gna unire in$ieme la lunghezza e la larghezza della Sala, poi $i pi- Lib. 6. c. 6. gli la metà di tutta la $omma, e tanto $e gli dia per altezza. Le Sale poi, nelle quali non $i vorrà un sì grande innalzamento, avranno tanto di altezza, quanta $arà una volta e mezza la loro larghezza.

Lib. 5. c. 2.

Ne’luoghi va$ti e a$$ai $ollevati, per rimediare all’incomodo che vi [0137]DI VITRUVIO. $uol cagionare il rimbombo delle voci, convien fare all’intorno nel mezzo de’Paretiun Corniccione in forma di cintura, a fine che ri- tardata da que$to la voce prima che $ia nell’ aere di$$ipata, pervenga alle orecchie degli uditori; altri- menti ne venirebbe, che la voce dopo e$$er andata a percuoter$i contra i muri, andrebbe a ribat- tere una $econda volta nel cielo della Sala, e farebbe un doppio ri$uono molto fa$tidio$o.

[0138]ARCHITETTURA CAPITOLO IV. Della Bellezza delle Fabbriche. ARTIGOLO PRIMO. In che con$i$ta la Bellezza delle Fabbriche.

LE Fabbriche aver po$$ono due Vi $o- no due $pezie di bel- lezza nelle Fab- briche, cioè $pezie di Bellezza; l’una è Po$itiva, Arbitraria l’altra. La Bellezza Po$itiva è quella, che piace nece$$ariamente da per $e $te$$a. La Bellezza Arbitraria è 1. quel- la, ch’ è Po$i tiva, e che’di pende quella, che non piace già nece$- $ariamente, ma l’aggradimento di e$$a dipende dalle circo$tanze che l’accompagnano.

La Belleza Po$itiva con$i$te in 1. dalla Simme- tria, tre co$e principali, cioè nell’ u- 2. dalla Mate- ria, guaglianza della relazione che le parti hauno l’une all’altre, e che 3. dall’ e$eeu- zione. chiama$i Simmetria; nella ric- chezza della Materia; e nel- la proprietà, politezza edaggiu- [0139]DI VITRUVIO. $tatezza dell’ E$ecuzione.

Per quanto appartien$i alla re- lazione uguale, che le parti d’una Fabbrica hanno l’une all’altre, Vi- truvio non ne ha parlato, $e non $e for$e allora, ch’ei antepone la Lib. c. 3. $truttura reticolata all’altre $pezie di Muratura, a motivo della u- niformità, ch’ella ha nella figura e nella $ituazione delle $ue pietre: ma per quello concernela ricchez- za e la materia, ei ne la$cia la Lib. 1. c. 2. di$po$izione a chi fa la $pe$a della Fabbrica; e confe$$a ìnoltre, che la bellezza dell’ e$ecuzione intera- Lib. 6. c. 11. mente dipende dall’indu$tria, ed attenzione dell’ artefice.

La $econda $pezie di bellezza cioè 2. Quel- la, ch’è Arbi- traria, e ch’è di due $pe. zie, cioè quella che non piace $e non $e per le circo$tanze che l’accompagnano, è di due $orte; l’una $i chiama Saviezza, l’altra Regolarità. La Saviezza con$i$te nell’u$o ragione- 1. La Saviez- za vole delle bellezze Po$itive, che ri$ulta dall’Impiego, e dalla Col- locazione conveniente delle parti, [0140]ARCHITETTURA per la perfezione delle quali $i è data ad una Materia ricca e pre- zio$a una Figura uguale e unifor- me con tutta la pulitezza, pro- prietà, e correggimento po$$i- bile.

Vitruvio apporta due e$empj di Lib. 4. c. 4. que$ta $pezie di bellezza. Il pri- mo è, quando $i fanno delle Bu- gnenelle pietre, a fin di na$con- dere le comme$$ure, ponendole im- mediatamente l’ una $opra l’altre in modo, che le cuoprano co’ loro $porti: poichè tali rilievi cagionano una bellezza ed una più dilette- vole apparenza di componimento.

Il Secondo e$empio è, quando $i Lib. 7. c. 4. ha la mira, che gli Appartamen- ti d’Inverno non abbiano nei pa- reti, e nei $offittati $e non poca $cultura, e che gli ornamenti non $ieno di $tucco: poichè ha lo $tucco una bianchezza tale e così lu- mino$a, che ogni menoma macchia o bruttura lo deforma, e per altro non potrebbe$i impedire, che il fumo [0141]DI VITRUVIO. del fuoco, e delle torcie che vi $i accendono nella $tagione d’in- verno, non gua$ta$$e il bel colore di tai lavori, a’ quali la fuligine s’attacca ed entra per maniera ne- gl’intagli della $cultura, che non $i può più levare.

La Regolarità dipende dall’ o$- 2. La Rego- larità, che con$i$te nell’o$- $ervan- za del- le leggi, che pre$cri- ve $ervanza delle leggi, che $ono $tabilite per le Proporzioni di tutt’ i membri d’Architettura. L’o$$er- vanza di tali leggi produce una bellezza gioconda agl’Intendenti d’ Architettura, i quali amano que- $te proporzioni per due motivi.

Il primo motivo è, ch’e$$e fon- La Ra gione. date $ono la maggior parte $ulla Ragione, la quale vuole per e$em- pio, che le parti che $o$tengono, e che $ono di $otto, $ieno più forti di quelle che $tanno di $o- pra; $iccome $i o$$erva ne’ Piede- $talli, che $ono più larghi delle co- lonne ch’e$$i $o$tengono; e nelle colonne, che $ono più larghe a ba$$o che in alto.

[0142]ARCHITETTURA

L’altro motivo è la Prevenzione, L’ u$an. za. ch’è uno de’più ordinarj fondamen- ti della Bellezza delle co$e. Im- perciocchè $iccome ama$i la forma degli abiti, che portano i per$o- naggj della Corte, benchè tal forma non abbia alcuna Po$itiva bellezza, ma $oltanto a cagion del merito po$itivo di que$ti per- $onaggj; così ancora porta il co- $tume, che s’ amino le Propor- zioni de’membri dell’Architettura piutto$to a motivo della buona o- pinione conceputa univer$almen- te di coloro, che le hanno inven- tate, e per cagione dell’altre po- $itive bellezze $coperte nell’opere degli Antichi, nelle quali que$te Proporzioni truovan$i o$$ervate, che per verun’altro motivo. Poi- chè $ovente que$te proporzioni $o- no contra la ragione; $iccome $i vede nel Toro, o $ia Ba$tone del- la ba$e Jonica, nelle fa$ce degli Ar- chitravi, e degli Antepagmenti o vogliam dir Erte delle porte, dove [0143]DI VITRUVIO. il forte vien portato dal debole; e in molte altre co$e, che la $o- la U$anza rende $opportabili.

Ora que$te Proporzioni appar- La Bel- lezza delle Fabbri- che con$i- $te nel- la pro- Porzio- ne di tre mem. bri princi- pali che $o- no le Colon- ne. tengono a tre principali membri, i quali $ono le Colonne, i Fron- ti$picj, e le Erte.

Le Colonne generalmente pre- $e, e in quanto $on oppo$te a’ Fronti$picj, e all’Erte, hanno tre parti, cioè il Piede$tallo, la Colonna, e gli Ornamenti: cia$- cheduna di que$te tre parti è an- cora divi$a in tre altre; imper- ciocchè il Piede$tallo è compo$to della $ua Ba$e, del Dado, e del- la Cornice: la Colonna compren- de la $ua Ba$e, il $uo Fu$to, e il $uo Capitello: e gli Ornamen- ti con$i$tono nell’ Architrave, nel Fregio, e nella Cornice.

Il Fronti$picio ha anch’ e$$o Il Fron. ti$pi- cio. tre parti, cioè il Timpano, le Cornici, e gli Acroterj, che $o- no que’ Piede$talletti di $opra do- ve vanno le $tatue.

[0144]ARCHITETTURA

L’Antepagment, o Erta che L’ Er- ta. vogliam chiamarlo, è compo$to di due Stipiti e d’un’ Impo$ta o $ia Sopralimitare per traver$o, il quale $o$tiene anch’ e$$o un Fre- gio, e poi $opra di que$to vi è la $ua Cornice.

La Di$po$izione, la Forma, e Da que- $te co$e ne ri- $ultano due al- tre, cioè le Proporzioni differenti di tutte que$te parti vengono a formare due altre co$e principali, alle qua- li $i può riferire tutto ciò che co$ti- tui$ce la bellezza degli Edificj, e que$te $ono il Genere, e l’ Ordine.

Il Genere dipende dalla Pro- Il Ge- nere. porzione, che pa$$a tra la gro$- $ezza delle Colonne, e l’interval- lo che tra lor $i frappone.

L’ Ordine dipende anch’ e$$o L’ Or- dine. in parte dalla proporzione, ch’ è tra la gro$$ezza delle Colonne, e la loro altezza; ma à que$ta pro- porzione convien aggiugnere an- cora molte altre co$e, che appar- tengono alla forma delle parti principali delle Colonne, e dell’ [0145]DI VITRUVIO. altre parti che le accompagnano, come $ono le Porte, le Erte, e l’altre co$e, che variano $econdo i diver$i ordini.

ARTICOLO SECONDO. De’cinque Genevi d’ Edifizj.

VI$ono cinque generi d’Edi- I cin- que ge- neri d’ Edifizj fono Lib. 3. C. 2. fizj. Il primo è chiamato _Pycno$tylo_, cioè a dire di colonne 1. Il Pince- $tilo. a$$ai $pe$$e, la di cui proporzio- ne è tale, che tra l’una e l’ al- tra Colonna vi $i po$$a porre la gro$$ezza d’una Colonna e mez- za. Si vegga la Figura AA. del- la Tavola Il.

Il Secondo è detto _Sy$tylo_, vale 2. Il si$tilo. a dire dove le colonne $embrano e$$er’ unite in$ieme; $ono e$$e pe- rò non o$tante un poco più tra di loro di$co$te che nel Picno- $tilo: imperciocchè l’Intercolun- nio, o $ra $pazio che v’è tra co- [0146]ARCHITETTURA lonna e colonna, è di due gro$- $ezze di colonne.

Il difetto, che $i nota nel Si- $tilo, egualmente che nel Picno- $tilo è que$to, che gl’ingre$$i del- le Fabbriche, le quali $ono attor- niate di colonne così di$po$te, $ono angu$ti: di maniera che, $iccome avverte Vitruvio, le Da- me che $i portano ai Templi, tenendo$i per mano di qualche per$ona, $ono co$trette a la$ciar- $i; poichè due per$one non po- trebbero pa$$are al pari tra gl’ intercolunnj. Si vegga la Figura BB. della Tavola Il.

Il terzo nominato è _Dia$tylo_, 3. Il D’a$ti- lo. ch’è quanto dire, dove le colon- ne $ono tra di loro $taccate e lon- tane, in maniera tale che nell’ intercolunnio $i po$$a frapporre la gro$$ezza di tre colonne; ma que- $ta di$po$izione pati$ce un’incon- veniente, cioè, che gli Architra- vi, i quali po$ano da una colona all’altra, per la grandezza de- [0147]DI VITRUVIO. gli $pazj corrono pericolo di $pez- zar$i, perchè gli Antichi faceanli di una $ola pietra. Vegga$i la Fi- gura CC. della Tavola Il.

Il Quarto è appellato _Aveo$tylo_, 4. L’ Areo- $tio. che è quello dove le colonne $ono rare. Qui non v’è cerra regola di proporzione; ma $empre però la di$tanza d’una colonna all’altra è maggiore che nel Dia$tilo. Quindi è che in que$to genere non $i può mettervi Architrave d’al- tra $orta, che di legno. Si o$$ervi Lib. 3. C. 2. la Figura DD. della Tavola Il.

Il Quinto è detto _Eu$tylo_, cioè 5. L’ Eu$ti- lo. dove le colonne $ono di$tanti l’ una dall’altra con una più conve- niente proporzione che negli al- tri generi: perciocchè $i devono fare gl’intercolunnj della gro$$ez- za di due colonne e un quarto; con que$to particolare però, che lo intercolunnio di mezzo tanto a fronte, quanto di dietro deve e$- $er più largo degli altri, doven- do$i fare della gro$$ezza di tre co- [0148]ARCHITETTURA lonne. Quindi è, che que$to ge- nere oltrepa$$a gli altri in bellez- za, in fermezza, e in comodità. Vegga$i la Tavola III.

Tuttochè l’e$$enziale de’cinque 1 Gene. ri deb. bon’e$. fere adatta- ti agli Ordi- ni, at- tri- buendo generi con$i$ta nella proporzione che pa$$a tra la gro$$ezza della Colonna ed il $uo intercolunnio; e$$i però ancora $ono differenti per la proporzione che corre tra la gro$$ezza della colonna, e la $ua altezza. Imperciocchè i generi ne’ quali le colonne $ono $pe$$e, e molto da vicino l’une all’altre, debbon’ avere le colonne più $ot- tili; all’incontro più gro$$e $i han- no a tenere in quegli altri, dov’ e$$e vanno in maggior di$tanza.

La verità è nulla di meno, Lib. 4. C. 7. che que$te proporzioni non $ono già $empre o$$ervate, e che bene $pe$$o alle colonne Joniche, ed alle Corintie che $ono le più di- licate, $i danno Intercolunnj pa- ri a quelli che proprj $ono dell’ ordine To$cano, ch’è quell’ Ordi- [0149]DI VITRUVIO. ne, in cui le Colonne $ono le più gro$$e.

Ma la pratica la più ordinaria Il Do- @@ all’ A- reo$ti- lo. Lib. 3. C. 2. $i è di fare le colonne dell’ Areo- $tilo in modo che la gro$$ezza di quelle $ia l’ottava parte della lo- ro altezza.

Nel Dia$tilo, e nell’ Eu$tilo Il Joni- co al Dia$ti- lo. e all’ Eu- $tilo. $i divide l’altezza della colonna in otto partie mezza, per darne una di quelle alla gro$$ezza.

Nel Si$tilo, l’altezza delle co- Il Co- rintio al Si- $tillo, e al Piono- $tilo. lonne $i ha a dividere in nove parti e mezza, e alla gro$$ezza $e ne dà una.

Nel Picno$tilo la gro$$ezza del- la colonna $i fa della decima par- te dell’ altezza.

La ragione di que$te differenti proporzioni è fondata $u que$to; che $i con$idera, che l’aria la qual’ entra tra i vani delle colonne, con- $uma e $minui$ce la gro$$ezza loro a proporzione, che vi è più di va- no e di $pazio; perciocchè quanto più $i rauna d’ intorno alle co- [0150]ARCHITETTURA lonne di aere e di luce, tanto più pajono $ottili: quindi è, che per la mede$ima ragione $i è cre- duto e$$er’ uopo d’ ingro$$are le colonne delle Cantonate di una cinquante$ima parte di diametro di più delle altre. Vegga$i la Ta- vola Il. e la Tavola III.

ARTICOLO TERZO. De’cinque Ordini d’ Architettura.

Icinque Ordini d’Architettura Ls di- $tinzio- ne, e lo dif ferenze degli Ordini con$i- ftono in due co$e, cioè $ono il To$cano, il Dorico, il Jonico, il Corintio, ed il Com- po$ito.

Que$ti Ordini diver$i $ono $tati inventati per $oddisfar al di$egno, che $i potrebbe avere di far delle Fabbriche più o meno ma$$iccie, e più o meno adorne: Impercioc- chè la di$tinzione degli Ordini con$i$te in que$te due co$e; e $iccome gli Ordini To$cano e Do- rico $ono i più ma$$iccj ma i meno [0151]DI VITRUVIO. ornati, e come il Corintio e il 1. nella dilica- tezza. Compo$ito $ono i più dilicati ma i più ricchi; così il Jonico tiene 2. nell’ orna- mento il mezzo sì nelle $ue proporzioni, come negli ornamenti $uoi, e$- $endo e$$o meno ma$$iccio ma più ornato del To$cano e del Dorico, e più ma$$iccio e men ornato del Corintio e del Compo$ito.

Ora benchè Vitruvio non abbia Vitru- vio non iftabili- $ce che tre or- dini Lib. 4. Proem. divi$a l’ Architettura, $e non in Lib. 4. C. 7. tre Ordini, cioè Dorico, Jonico, Lib. 4. C. 1. e Corintio, ei non la$cia però di dar le proporzioni del To$cano, e di parlare del Compo$ito ancora.

[0152]ARCHITETTURA ARTICOLO QUARTO. Delle co$e che $ono comuni à più Ordini.

PRima ditrattare delle differen- Vi $ono $ette co$e comu- ni a tutti gli Or- dini, cioè ze di que$ti cinque Ordini, egli è a propo$ito di parlare delle co$e che $ono comuni a più Or- dini, come $ono i Gradini, i Pie- de$talli, la Diminuzione delle co- lonne, le loro Canalature, i Fron- I Gra. dini; ove dee con$i- derar$i ti$picj, le Cornici, e gli Acroterj.

I Gradini, che $ono nella faccia- ta de’ Templi, debbon’ e$$ere $em- pre di numero di$pari; affinchè 1. Il loro nume- 10 che deve e$$er di$pari avendo me$$o il piè de$tro in mon- tando $opra il primo gradino, lo Lib. 3. C. 3. $te$$o piede venga a po$ar$i anche $ull’ ultimo di $opra entrando$i nel 2. La loro al rezza. tempio. E$$i non debbon’ e$$ere nè più alti di $ei oncie e dieci li- 3. La Joro lar- ghez- za. nee, ne’ più ba$$i di oncie $ei.

La loro larghezza e$$er deve Lib. 9. C. 2. proporzionata alla loro altezza; e [0153]DI VITRUVIO. que$ta proporzione deve e$$ere di tre a quattro; in gui$a che $e i gradini hanno $ei oncie d’ altezza, che $ono due volte tre, ne abbiano otto di larghezza, che $ono due volte quattro, $econdo la propor- zione del Triangolo Rettangolo inventato da Pittagora.

I Pianerottoli di ripo$o, o $ia 4. I lo- to Pia- perot- toli. Lib. 3. C. 3. quei Scalini più larghi che $i fan- no per ripo$arvi $opra, non debbon e$$ere nè più $tretti di $edici on- cie, nè più larghi di oncie venti- due. I Gradini che attorniano tutto un’ edifizio, convien che Il. I Stiloba- ti, che $ono di tre $or- te, cioè $ieno d’una $te$$a larghezza.

I Stilobati o Piede$talli, che portano molte colonne o in un’ i$te$- $a fila, avranno miglior grazia, 1. quei che $o- no d’ una $te$$a gro$- $ezza. $e $u la drittura di cia$cuna colonna $i facciano loro degli $porti, che avanzino in fnori in gui$a di Scamilli o Sgabelli; poichè altrimente $e il 2. Quei che hanno de’ $por. ti. Piede$tallo fo$$e tutto $eguente della $te$$a gro$$ezza dappertutto, ra$$o- migliarebbe ad un canale.

[0154]ARCHITETTURA

Se abbia$i idea di fare dei Pog- 4. Quei che hanno de’ Pog- gi. gi tra’ Piede$talli, convien che que$ti $ieno dell’ altezza de’ Pie- de$talli, e che le cornici de’ Pie- de$talli e de’ Poggi $ieno in tutto $imili, e corri$pondenti.

Tutte le colonne debbon’ e$$er III. La Dimi- nuzio ne del- le Co- lonne, ch’è di tre $or re, cioè Lib. 5 C. 1. fatte in maniera, che vadano re- $tringendo$i e dicre$cendo ver$ol’ al- to, per aumentare la loro $odezza, e per dar loro più di grazia, imi- tando in que$to i tronchi degli al- 1. La dimi- nuzione ver$o l’alto beri, i quali $ono più gro$$i ver$o il piede, che ver$o la parte $upe- riore. Ma bi$ogna avvertire, che que- $ta tal diminuzione deve e$$er mi- nore nelle Colonne grandi; percioc- chè quelle hanno la parte loro $u- periore piu di$co$ta dalla vi$ta, e Lib. 3. C. 2. per con$eguenza fanno parere que$ta mede$ima parte più $ottile, $e- condo l’ ordinario effetto della pro- $pettiva, che $minui$ce $empre gli oggetti a mi$ura che $i vanno allontanando dall’ occhio.

La regola di tal differente Di- [0155]DI VITRUVIO. minuzione è que$ta; che $e una Colona $arà di quindici piedi d’ altezza, $ia divi$a la gro$$ezza del fu$to da ba$$o in $ei parti, e di cinque di quelle $i faccia la gro$- $ezza di $opra: quella che $arà alta da quindici a venti piedi, il fu- $to da ba$$o $ia divi$o in $ei parti e mezza, e di quelle $iano date cinque e mezza alla gro$$ezza di $opra: quella che $arà dai venti $ino ai trenta, la pianta $i par- tirà in $ette parti, ed in $ei di quelle $i farà la diminuzione di $opra: quella dai trenta fino a’ qua- ranta, a ba$$o $i dividerà in $ette e mezza, e di $opra avrà $ei parti e mezza di gro$$ezza: quella che $arà dai quaranta fino alli cin- quanta, $ia divi$a da ba$$o in ot- to parti, e $ette $e ne dia di gro$$ezza in alto. Que$te diminu- zioni però non appartengono all’ ordine To$cano, perchè le Co- lonne di que$t’ ordine devono e$$er molto più diminuite; $ic- [0156]ARCHITETTURA come $arà detto qui appre$$o.

Oltra la Diminuzione che $i 2. La Dimi- nuzio- ne da ba$$o, da cui ne de- riva la Gon- fiezza. fa in alto della Colonna, ve n’ha ancora un’altra che $i fa da ba$$o, e da que$ta ne deriva che la Co- lonna vien ad avere nel mezzo come una $pezie di pancia, che volgarmente appella$i Gonfiezza, Lib. 3. C. 3. o Tumidezza. La mi$ura di que- $ta gonfiezza $i prende dalla lar- ghezza del quadrato o filetto, che forma il $pazio che è tra una $canalatura e l’altra, da Vi- truvio chiamato Stria o Pia- nuzzo. 3. La dimi- nuzio- ne d’ una Co- lonna in ri- guardo dell’al- tra, cioè delle Colon- ne de’ $econdi ordini ri$petto a quel- le de’ primi.

Havvi parimente un’ altra Di- minuzione nelle Colonne, ed è quella che $i fa all’une ri$petto dell’altre. Que$ta diminuzione è di due $orte, cioè o quando ol- tre il primo ordine di colonne $e ne mette un’altro di $opra; im- perciocchè in tal ca$o bi$ogna, che le colonne del $econdo ordine $ie- no più piccole e più $ottili di un quarto di quelle che $ono a ba$- [0157]DI VITRUVIO. $o: ovvero quando $i fanno de’ Delle Colon- me di mezzo @i$pet- to a quelle le’Can- moni. Portici, che abbiano delle Colon- Lib. 3. C. 2. ne $ulle cantonate: poichè allora bi$ogna che quelle di mezzo $ieno più $ottili d’ una cinquante$ima parte, che nol $ono le colonne po$te $u i cantoni.

Le Scanalature $ono chiamate @V. Le scana- @ature, che $o- mo di @@re $pe- @ie, cioè così, perchè appunto $ono come tanti mezzi canali, che vanno Lib. 4. C. 1. dall’alto della Colonna al ba$$o. E$$e rappre$entavano le falde de’ ve$timenti delle matrone, di cui le Colonne erano l’immagine.

Sono le Scanalatute di tre $pe- zie; le due prime $ono particolari dell’ordine Dorico; la terza è co- mune al Jonico, al Corintio, ed Lib. 1. C. 3. al Compo$ito. Le prime due $pe- zie $ono più $emplici, nè $i fan- no in tanto numero quanto l’altre.

La $pezie più $emplice è quel- 1. Quel le, che $ono piane. la delle $canalature, che non $o- no incavate, ma che formano $oltanto diver$i membri come $tri- $cie o fa$cie angolate ma piane.

[0158]ARCHITETTURA

L’altra $pezie di $canalature è 2. Quel. le, che $ono un poco $eava- te. quella che ha qualche cavità, ma molto leggera. Per incavarle bi- $ogna fare un quadrato, i di cui lati $iano eguali a quello $pazio ove vuol$i incavare la $canalatura, e po$to un piede del compa$$o nel mezzo di que$to quadrato, Lib. 3. C. 3. con l’altro $i raggiri intorno la circonferenza, formando una linea curva che tocchi da un’ angolo della $canalatura all’ altro; e quan- to di cavo $arà tra la circonferen- za e la quadrata de$crizione, tan- to $ia cavato a quella forma. Del re$to poi, $ia nell’ una o nell’ al- tra maniera che $i canalino le colonne, bi$ogna che le $canala- ture $ieno $empre al numero di venti.

Negli altri Ordini $e ne fanno 3. Quel. le, che $ono più in- cavate Lib 4. C. 1. ventiquattro, e tal volta $ino a trentadue, allorchè $i vuol far parere le Colonne più gro$$e di Lib. 4 C. 4. quello che non $ono in realtà: imperciocchè l’occhio giudica le [0159]DI VITRUVIO. co$e più grandi, quando e$$e han- no più punti e più $pe$$i, li qua- li fanno in certa maniera vagar la vi$ta con maggior circuito $o- pra più oggetti.

Que$te $canalature $ono molto più incavate, che quelle dell’Or- dine Dorico; e la profondità lo- ro è tale, che bi$ogna, che una Squadra, e$$endo po$ta nella ca- vità, tocchi col $uo angolo il fondo, e con le braccia o lati, i due $pigoli della canalatura. Vi- truvio non ha in$egnato, quale debba e$$er la proporzione delle $canalature in riguardo del Pia- nuzzo, che forma lo $pazio che è di mezzo tra l’ una e l’ altra $canalatura, nè qual debba e$$e- re la larghezza di que$to Pianuz- zo, ch’ egli ha $tabilito per re- gola della Pancia o Gonfiezza del- la colonna.

I Frontoni o per meglio dire Lib. 3. C. 3. I Fron- toni, che hanno due par- i Fronti$picj, con altro nome da Vi- truvio chiamati Fa$tigj, $ono com- [0160]ARCHITETTURA po$ti del Timpano, e delle Cor- ti, cioè I. Il Tim- pano, nici. Per formar l’ altezza del Timpano, bi$ogna dividere in nove parti tutta la laughezza, ch’ è tra le due e$tremità della Cima$a del Gocciolatojo, $opra del quale po$ar deve il Fronti$pi- cio, e darne una di quelle nove parti al Timpano.

La gro$$ezza della Cornice, 2. La Corni- ce. aggiunta che $ia a que$ta nona parte, farà l’ altezza di tutto il Frontone.

Il piano del Timpano deve ri- po$are $ul vivo; per con$eguenza bi$ogna che corri$ponda a piom- bo $ul collarino, e $ul vivo del- la colonna. VI. Le Corni- ci, nel- le qua- li con- vien o$$er- vare cinque co$e, cioè 1. La ma- niera di col- locare

Le co$e che $ono comuni a tutte le Cornici, $ono, che bi- $ogna che la Cornice del Fron- tone $ia grande egualmente e pa- ri a quella che è di$otto, tolta- ne l’ ultima Cima$a grande, la quale $i la$cia fuori in tutto, nè $i mette $u la Cornice di$otto [0161]DI VITRUVIO. del Frontone; ma va po$ta $ola- Pulti- ma lo. ro Ci- ma$a $opra i Fron- toni. mente $ulle Cornici, che $ono in pendìo $opra il Frontone.

Que$ta Cima$a grande deve aver d’ altezza una ottava parte più, che la Corona, o Goccio- I. La propor zione della loro ultima Cima- $a. latojo.

Ne’ $iti, ne’ quali non v’ ha Frontoni, conviene nelle Cima- $e grandi delle cornici, tagliar- vi delle te$te di lione ma in di- 3. Le loro le$te diLio- ne. $tanza tale, che ve ne abbia una corri$pondente ad ogni Colonna, e che le altre corri$pondano a quelle la$tre grandi, che cuopro- no il tetto. Que$te te$te di lio- ne devono e$$er forate, acciò quel buco $erva di condotto per gittare l’acqua, che cola dal tet- to $ula Cornice; ma bi$ogna av- vertire, che que$t’ apertura o $ia condotto $i deve fare $olamente a quelle Te$te che corri$pondono a drittura $u le Colonne, e non alle altre, affinchè tutta l’acqua e$ca con impeto per quelle $ole, [0162]ARCHITETTURA e che non ve ne cada tra Co- lonna e Colonna $opra le per$o- ne, che vi pa$$ano per entrare $otto i Portici.

Conviene $aper ancora, che negli Edificj de’ Greci giammai non $i usò di porre Dentelli $or- to ai Modiglioni; perchè quegli 4. Ilo- xo Den- telli. A$$eri, che noi diciamo moraletti, non po$$ono e$$ere $otto i Can- 5. 1 Io- ro Mo diglio- ni. terj: e que$to è un mancamento grande, che quello, che nella Verità della $truttura deve e$- $er po$to $opra, nella Rappre$en- tazione venga me$$o $otto.

Per que$ta $te$$a ragione gli Antichi non approvarono i Mo- diglioni ne’ Fronti$picj, nè i Dentelli; non volendo altro che Cornici $emplici; perchè nè i Canterj, nè i Moraletti po$$ono e$$ere nella mede$ima po$itura, che vanno i Frontoni, a diritto de’quali e$$i non po$$ono u$cire; ma $oltanto ver$o la Gronda, alla quale e$$i propendono.

[0163]DI VITRUVIO.

Gli Acroterj $ono tre Piede- VII. Gli ACRO- terj. $talli, che vanno due $u i can- toni, ed uno nel mezzo del Fron- ti$picio per $o$tentare delle Sta- tue. Quelli de’cantoni debbono e$$ere tanto alti, quanto è la me- tà dell’altezza del Timpano; ma quello di mezzo deve e$$ere più alto degli altri l’ottava parte.

Tutti i Membri, che $aranno Due re- gole ge nerali per tutti i Mem- bri d’ Archi- tettu- ra. E$$e concer- nono la Incli- nazio- ne loro. Il loro $porto. po$ti $opra i Capitelli delle Co- lonne, cioè a dire gli Architra- vi, i Fregi, le Cornici, i Tim- pani, e gli Acroterj, debbono e$$ere inclinati e pendenti in fuo- ri la duodecima parte della loro altezza.

Vi ha un’ altra regola genera- le ancora; ed è, che tutti i Membri che $portano in fuori, debbon avere il loro $porto egua- le alla loro altezza.

[0164]ARCHITETTURA ARTICOLO QUINTO. Dell’ Ordine To$cano.

SI è già detto, che gli Edificj L’ordi- ne To- $cano con$i$te nelle propor zioni. hanno tre parti, le quali po$- $ono e$$ere differenti $econdo gli Ordini diver$i, cioè le Colonne, i Fronti$picj e gli Antepagmenti o $ian Erte; e che le Colonne hanno tre parti, che $onoil Pie- de$tallo, il Fu$to della Colonna e i $uoi Ornamenti, cioè a dire l’Architrave, il Fregio e la Cor- nice.

La proporzione de’ Piede$talli, e quella delle Porte e delle Erte dell’ Ordine To$cano in Vitruvio non $i ritrova.

La proporzione della Colonna 1. Della Colon- na, ch’è compo- $ta di tre par ti cioè, 1. Il Fu$to. è tale, che la $ua gro$$ezza da Lib. 4. C. 7. piedi deve e$$ere la $ettima par- te della $ua altezza. La $ua di- minuzione di $opra è della quar- ta parte della gro$sezza della Co- [0165]DI VITRUVIO. lonna da piedi. La Ba$e ha di 2. La Ba$e. altezza la metà del diametro del- la Colonna. Il Plinto, o $ia Or- lo, che debb’ e$$ere rotondo, fa la metà della Ba$e, e l’altra me- tà è per lo Toro da noi detto Ba$tone, e per quella parte che $i chiama Apofige, o $ia volgar- mente la Cimbia e Collarino.

L’ altezza del Capitello è del- 3. Il Capi- tello. la metà del diametro della Co- lonna da piedi: la larghezza dell’ Abaco, o $ia Dado, è uguale a tutto il diametro da ba$so della Colonna: l’ altezza poi del Ca- pitello $i divide in tre parti, e di que$te convien darne una al Plinto che le $erve di Dado, l’ altra all’ Echino o $ia Ovolo, e la terza alla Gola del Capitel- lo, compre$ovi l’ A$tragalo o $ia Tondino, e l’ Apofige o Cimbia, che $ono immediatemente $otto all’ Ovolo.

Sopra le Colonne convien po- Il. Dell’ Inta- vola. $are dei Moralli, o $ian Travi [0166]ARCHITETTURA congiunte in$ieme con chiavi o to, che ha arpioni fatti a coda di Rodi- ne.

Que$ti Moralli debbon e$$ere I. Due travi, che $ervonò d’ Ar- chitra- ve. di$tanti l’ uno dall’ altro un dito incirca; perchè $e $i tocca$$ero, il legname $i ri$calderebbe, e $i marcirebbe.

Sopia i Moralli, che $erviran- 2. Un mure to, che terrà luogo di Fre- gio. no di Architrave, $i fabbricherà un muretto, che farà le veci di Fregio.

La Cornice, che $i pofa $opra 3 La Corni- ce che ha è Mutu- li. que$to muretto, o fiegio, ha de’ Mutuli, o $ia Modiglioni, che fanno $porto.

Tutto que$to coronamento avrà la quarta parte dell’altezza della Colonna: i muretti poi, farti tra l’ e$tremità de’ travi che deb- bono po$are $opra le Colonne, $aranno gueiniti e ricoperti con tavole inchiodate fulle te$te del- le travi.

Il Fronti$picio, che può e$$e- re o di muro, o di legno, e [0167]DI VITRUVIO. che dee $o$tenere il Colmello, i Canterj e Tempiali, ha una proporzione particolare: poichè deve e$$ere molto $ollevato, a fine di dar alla gronda un pen- dio $ufficiente per lo $colo dell’ acque. Vegga$i la Tavola V.

ARTICOLO SESTO. Dell’ Ordine Dorico.

LA Colonna Dorica ha avute Lib. 4 c. 1. L’ Or- dine Dorico con$i$te nelle propor- zioni. 1. Della Colon- na, ch’è $tata diffe- rente 1. In di- ver$i tempi. in diver$i tempi e in diffe- renti Edificj proporzioni anche differenti: avvegnachè nell’ ori- gine $ua primiera, ella non avea di altezza che $ei volte il $uo diametro; e$$endo $tata pre$a que$ta proporzione dall’ imita- zione di quella del corpo umano, nel quale la lunghezza del piede è la $e$ta parte dell’ altezza di tutto il corpo. In $eguito poi l’ altezza della Colonna $u $at- [0168]ARCHITETTURA ta di $ette diametri della gro$- $ezza.

Ma que$ta proporzione, ch’ 2. In opere diffe- renti. ebbero da principio le Colonne de’ Templi, fu poi cangiata in quella de’ Teatri, di cui $i ac- crebbe di un mezzo diametro l’ altezza; cioè a dire alle Colon- ne $i a$$egnarono quindici Modu- li: imperciocchè nell’ ordine Do- Lib. 5. c. 9. rico il $emidiametro della Co- lonna da piedi è il Modulo, che negli altri Ordini è il diametro intero.

La Colonna Dorica è compo- Le par- ri della Colon- na Do- rica $o- no. $ta come le altre, del Fu$to, della Ba$e e del Capitello; tutto che non ne parli punto Vitruvio 1. Il Fu$to. della Ba$e: dal che facil co$a è il dedurre, che nelle Fabbtiche an- 2. La Ba$e, ch’ella non a- vea an- tica- mente, e tiche que$t’ Ordine non ne ave$- $e; perchè in fatti vien detto, che quando $i volle rendere l’ ordine Jonico più delicato del Do- rico, vi $i aggiun$e una Ba$e; e vede$i ancora in alcuni avan- [0169]DI VITRUVIO. zi antichi delle Fabbriche di que$t’ Ordine, che le Colonne non han- no Ba$e altrimente: Ma quando ch’ella prende dall’ Ordine Attico di cui la Ba$e ha cìn- que parti cioè la $i voglia fare, vi $i mette la ba$e Attica, di cui la proporzion è tale:

Tutta la Ba$e deve aver un Modulo d’altezza, cioè a dire la metà del diametro della Colon- na. Que$to Modulo $i divide in tre parti; una $e ne dà all’ al- tezza del Plinto o $ia Orlo, il il Plin- to, re$tante $i partirà in quattro, una delle quali $i darà al Toro o $ia Ba$tone di $opra; le altre il Ba- $tone $upe- riore, tre $i partiranno ancora in due parti eguali, l’ una $i darà al Ba$tone di $otto, e l’ altra alla il Ba- $tone infe- riore, la Sco- zia, e i Gra- detti o Li$telli Scozia o $ia Cavetto, con li $uoi Gradetti o Li$telli. Que$ta parte poi del Cavetto $i divide in $ei, una delle quali $i dà al Gradetto di $opra, l’ altra al Gradetto di $otto, e le altre quattro re$tano al Cavetto. La larghezza di tut- te le Ba$i in generale è d’ un [0170]ARCHITETTURA quarto di più per ogni lato del- la gro$$ezza della Colonna da pie- di: ma tale $porto è ecce$$ivo, e $enza e$empio; e Vitruvio $te$- $o lo fa minore nella Ba$e Jo- nica.

L’ altezza del Capitello è $i- Lib. 4. c. 3. milmente come quella della Ba- 2. Il Capi- tello, che ha quattro parti, cioè ilDado. l’Ovo lo, gli Anellet, ti, ela Gola. $e, d’un Modulo; e la larghez- za è di due Moduli e mezzo. E$$endo poi l’ altezza del Capi- tello divi$a in tre parti, una con- vien darne al Plinto, o Dado colla $na Cima$a. L’altra, è per l’ Echino, o $ia Ovolo co’ $uoi Anelletti; e la terza appartiene alla Gola del Capitello.

L’ Architrave, il quale com- II. Dell’ Archi- trave, che ha due parti, cioè prende la $ua Benda o $ia Fa$cia, colle Goccie che $ono $otto i Triglifi, è parimente, come il Capitello, d’ un Modulo: la Benda o Fa$cia è per la $ettima 1. La Benda. parte di un Modulo, e le Goccie colla loro Regoletta, debbo- 2. Le Goccie. no pendere la $e$ta parte d’ un [0171]DI VITRUVIO. Modulo. La larghezza della par- te di $otto dell’ Architrave, cioè il piano di $otto che $i po$a $opra il Capitello, debb’ e$$er uguale alla larghezza o $ia al vivo del- la Colonna di $opra.

Sopra l’ Architrave vi è il Fre- III. Del Fregio, ch’e di- vifo in due parti cioè. gio, e in que$to convien di$por- re a giu$ta di$tanza i Triglifi, e le Metope. I Triglifi hanno un modulo e mezzo d’ altezza, ed uno di larghezza: le Metope $o- 1. Le Meto- pe. no tanto alte, quanto larghe. Bi$ogna collocare un Triglifo che riferi$ca a dirittura $ul vivo di cia$cheduna Colonna, e nell’ in- tercolunnio di mezzo ne debbo- no e$$ere tre. Ma $u le cantona- te, o angoli che $iano vi $i vo- gliono Semimetope, ovvero $o- lamente parti di Metope.

La larghezza del Triglifo $i di- 2. ITri- gli$i, che hanno quattro parti, cioè Mezzi- Canali, viderà in $ei parti, e di que$te $e ne la$cia mezza parte per ban- da per li Mezzi-Canali, dopo i quali $e ne la$cia una parte per [0172]ARCHITETTURA banda, ed un’ altra nel mezzo per li tre Pianuzzi, che Vitru- Pianuz zi, o Gam- be, vio chiama Femora, vale a dire Gambe o Co$cie; e le due che $ono una per banda tra le Gambe, Canali, $i la$ciano ai due Canali che $o- no intieri, e che verranno in- tagliati in modo, che l’ Angolo della Squadra v’entri nel mezzo, e le braccia della $quadra fac- ciano le $ponde. Il Capitello del Triglifo debbe avere la $e$ta par- Capi- telli. te d’un Modulo.

Sopra il Capitello del Trigli- IV. Del- la Cor- nice, che ha cinque parti a lei par- ticola- ri, cioè fo po$a il Corniccione, o $ia Goc- ciolatojo. Il $uo $porto è d’ un mezzo modulo, e d’ una $e$ta parte di modulo: l’ altezza $ua è d’ un mezzo modulo, compre$a la Cima$a Dorica, che ha di $o- pra, e quella che ha di $otto.

Sotto il piano della Cornice, 1. Vite dritte. alla parte che guarda in giù e $porta in fuori, convien $cavare e partire le dritture delle vie, che corri$pondano a piombo ai lati [0173]DI VITRUVIO. de’ Triglifi, e al mezzo delle Metope.

Similmente a dritto dei Tri- 2. Goe- cie. glifi $i $colpi$cono delle Goccie al numero di nove; delle quali la di$tribuzione debb’ e$$er tale, che ve ne abbia $ei per lunghez- za, e tre per larghezza. Negli $pazj poi che $ono a diritto delle Metope, perchè $ono e$$i più grandi di quelli, che $ono a di- ritto dei Triglifi, non vi $arà intaglio di $orte alcuna, $alvo che per avventura de’ Fulmini, o $ia di quelle fiamme co’ dardi 3. Qna- dri con Fulmi- ni. che $i u$avano anticamente. Di piò ver$o l’orlo della corona con- verrà intagliare una Scozia, o $ia Cavetto. 4. Una Scozia

Alcuni fanno avanzar a piom- Lib. 4. c. 2. bo al di $opra de’Triglifi le te$te 5. Mu- tuli. dei Canterj per formare i Mutu- li, o Modiglioni, che $o$tengo- no le Cornici, di maniera che $iccome dalla di$po$izione delle Travi è venuta l’ invenzione de’ [0174]ARCHITETTURA Triglifi, così dai $porti de’ Can- terj è $tata ritrovata la ragione della di$po$izione de’Modiglioni, che $o$tengono le Cornici. Ve- da$i la Tavola VI.

ARTICOLO SETTIMO. Dell’ Ordine Jonico.

PRima di parlare della propor- I’ Or- dineJo- nico con$i$te nelle propor- zioni. zione delle Colonne dell’ Or- dine Jonico, par certo conde- cente co$a che tagioniamo del Piede$tallo, giacchè nell’ Arti- colo IV. del Capitolo IV. di 1. del Piede- $tallo, le cui parti princi pali che in e$$o $i con- $idera- no, $o- no. que$to no$tro Libro abbiamo o$- $ervato e$$er que$ta una delle co$e che $ono comuni a molti Ordi- ni, perchè alcune volte $i po- ne $otto alle Colonne per ele- varle con grazia. Ben è vero che, come abbiamo notato ncgli Articoli $eguenti, in Vitruvio non $i dauno Piede$talli da $e e [0175]DI VITRUVIO. $eparati dal ba$amento della fab- brica, nè alle opere To$cane, nè alle Doriche; ma per l’ Or- dine Jonico, Corintio e Com- po$to $i truovano $e non altro le proporzioni generali, o $ia le mi$ure delle parti principali che compongono il Piede$tallo, le qua- li in cia$cheduno de’ $opraddet- ti Ordini vengono a $tare qua- $i le mede$ime; raccogliendo- $i que$te dal Libro terzo e dal Libro quinto, dove egli ragio- na del Poggio della Scena. Di- ver$e per tanto $ono nell’ Ar- chitettura le mi$ure de’ Piede- $talli; ma tutte però $i cava- no dall’ altezza della Colonna compre$a la $ua Ba$e e Capitel- lo: perchè altri $ono la terza parte, altri la quarta, altri $o- no d’ una quarta e mezza, ed altri d’ una quinta parte della Colonna: e que$ta diver$ità na- $ce dalle diver$e intenzioni con cui l’ Architteto $upplir vuole al- [0176]ARCHITETTURA la grandezza e bellezza delle Fab- briche.

Vitruvio però fa il Piede$tallo dell’ altezza d’un terzo della Co- lonna, e gli a$$egna le propor- zioni $eguenti. L’ altezza tutta 1. La $ua al- tezza, Lib, 3. c. 3. del Piede$tallo $arà divi$a in otto parti: una di que$te $i dà agli ornamenti o membrelli di $opra, che $ono come il Capitello o Ci- 2. Il $uo Capi- tello, ma$a del Piede$tallo: due $i dan- no alla $ua Ba$e: il re$to al Da- 3. La $ua Ba- $e, do o $ia al Tronco di mezzo, il quale deve e$$er largo quanto è 4. Il $uo Dado, largo il Zocco della Ba$e della Colonna. La Ba$e poi del Pie- de$tallo $i divide in tre parti, e di que$te, due $i danno al Zoc- 5. Il $uo Zocco. co, e l’altra alle altre parti che vi $ono di $opra. Si vegga la Ta- vola VII.

La proporzione delle Colonne Il. Del- la Co- lonna che ha tre par- ti, cioè Lib. c. 1. dell’ Ordine Jonico $ul principio era que$ta: cioè ch’ ella dove$$e avere di altezza otto moduli, o $ia otto delle $ue gro$$ezze. Ma 3. Il Fu- $to, di [0177]DI VITRUVIO. gli Antichi vi aggiun$ero ben pre- cui le propor- zioni $ono $tate diffe- renti in di- ver$i tempi, $to una mezza gro$$ezza, allor- chè per far riu$cire la Colonna Jonica più bella della Dorica, non $olamente per via della $ua altezza, ma ancora per via de’ $uoi ornamenti, vi $ottopo$ero la Ba$e, la quale non era $tata ancora mai in u$o nell’ Ordine Dorico.

Le Colonne debbono ripo$are Lib. 3. c. 3. e che po$a $opra la Ba$e $ua in due manie- re, cioè Fuori di pi- ombo, $opra le Ba$i loro in due manie- re. Imperciocchè tal volta vi deb- bono $tare a piombo; tal volta po$ar vi debbono fuori di piom- bo, come $arebbe quelle Colon- ne, che $ono di fuori, quando ve ne abbia più di una fila. Poi- chè bi$ogna, che la parte della Colonna, la quale riguarda al di dentro ver$o il muro dell’ Edifi- zio, $ia a piombo; e che quell’ altra, la quale è al di fuori, ab- bia tutta la Diminuzione, e che $ia inclinata ver$o il muro. Le Colonne poi, che $ono nella par- [0178]ARCHITETTURA te interiore de’ Portici, e che $tanno tra il muro e la colon- na e$teriore, debbono e$$er a A piom- bo. piombo.

La larghezza della Ba$e Joni- 2. La Ba$e, nella quale $i con$ide- rano le propor- zioni delle $ue par- ti, che $ono Il Plin- to, ca è del diametro della Colonna, e di più tanto quanto è un quar- to ed un ottavo del detto diame- tro. La di lei altezza è per la metà del diametro: e que$ta al- tezza divi$a che $ia in tre parti, $e ne darà una al Plinto o pur Orlo che vogliam dirlo, poi di- vi$o il re$tante in $ette parti, tre di que$te $e ne a$$egneranno al Il Toro, Toro o Ba$tone di $opra: indi partendo ugualmente le quattro che re$tano, le due più alte $a- ranno per la Scozia o Cavetto di La Sco- zia $u- periore, $opra col $uo A$tragalo o Tondi- no; e le due piu ba$$e $erviranno per la Scozia o Cavetto di $otto, La Sco- zia in- feriore, e che apparirà più grande di quello di $opra, a motivo ch’ e$$o $por- terà $ino all’e$tremo dell’ Orlo. Gli A$tragali o Tondini debbono Gli A- $traga- li. [0179]DI VITRUVIO. avere l’ottava parte della Scozia, lo $porto della quale $arà dell’ ot- tava parte di tutta la Ba$e unita alla $e$tadecima parte del diame- tro della Colonna. Si veda la Ta- vola VIII.

Per quello che concerne il Ca- 3. Il Capi- tello, le cui parti $ono, il Da- do, pitello, bi$ogna, che il Taglie- re o Dado, dagli Antichi detto Abaco, $ia tanto lungo e largo quanto la gro$$ezza del piede del- la Colonna, aggiuntavi una di- ciotte$ima parte: la metà poi del Dado debb’ e$$ere l’ altezza del Capitello, compre$o però il giro della Voluta. Ma dall’ angolo del Dado convien ritirar$i indentro in cia$cheduna Facciata dove $o- no le Volute, una dodice$ima parte e mezza di que$t’ altezza del Capitello; e di là tirar delle linee perpendicolari, che $i chia- mano Cateti; e di poi dividere tutta la gro$$ezza del Capitello in nove parti e mezza, e di que$te la$ciarne una e mezza per la gro$- [0180]ARCHITETTURA $ezza del Dado, a fin di fare le Volute dell’ altre otto, che $o- pravanzano.

Allora avendo la$ciate $otto il Le Vo- lute, Dado quattro parti e mezza di que$te otto, convien tirar una li- nea in quel $ito che taglia per traver$o le due, e i punti del ta- glio $aranno i centri degli Occhi, i quali avranno di diametro una delle otto parti. Nella metà del- lo $pazio dell’ Occhio $aranno col- locati i centri, da’ quali $i tirerà col compa$$o la linea $pirale del- la Voluta, cominciando in alto da $otto al Dado, e andando nei quattro $uoi quarti diminuendo, fino a tanto che $ia$i arrivato a dritto del primo quarto, ed a$- $egnando a cia$chedun quarto un centro particolare.

Nel rimanente bi$ogna, che la gro$$ezza di tutto il Capitello $ia divi$a in maniera, che di nove parti e mezza, ch’ella con- tiene, la Voluta penda della lar- [0181]DI VITRUVIO. ghezza di tre parti più in giù da dove comincia l’ A$tragalo o Tondino della Colonna di $opra, il quale dee pa$$are per il centro dell’ Occhio della Voluta.

Il re$to ch’ è al di$opra dell’ L’ E- chino, A$tragalo, debb’ e$$er impiegato nel Dado, nel Canale, e nell’ Echino ovver Ovolo, il di cui $porto oltre il quadrato del Dado debb’ e$$er della grandezza dell’ Occhio.

Il Canale aver dee d’incavatu- Il Ca- nale, ra la dodice$ima parte della $ua larghezza.

La Cinta della parte laterale La Cinta. del Capitello, dee $portar fuori del Dado tanto, quanto v’ ha di $porto dal centro dell’ Occhio $i- no alla e$tremità dello $porto dell’ Ovolo.

La gro$$ezza dell’ A$$e delle Volute, o $ia la gro$$ezza della Voluta veduta per fianco, e che fa ciò, che chiama$i volgarmente il Balau$tro, non dee punto ec- [0182]ARCHITETTURA cedere il diametro dell’ Occhio. Vegga$i la Tavola IX.

Que$te proporzioni però del Le pro- poreio- ni del Capi- tello Jorico debbo- no e$$e- re dif- ferenti nelle Colon- ne grandi da quel- le delle Colon- ne pic- cole. Capitello Jonico $ervono $olamen- te per le Colonne di quindici piedi: ma le Colonne che $o- no più grandi, ne ricercano d’ altre: e parlando generalmente, convien accre$cer le grandezze delle proporzioni a mi$ura che la Colonna è più grande, per quella ragione $te$$a, per cui $i è già detto, che tanto meno $i hanno a diminuire le Colonne, quanto $ono e$$e più alte. Così quando le Colonne $aranno alte $opra quindici piedi, converrà aggiugnere, per cagion d’ e$em- pio, una nona parte al diame- tro della Colonna per formar la larghezza del Dado, al quale non $i aggiugne che una diciotte$ima parte nelle Colonne di piedi quin- Il. Dell’ Archi- trave, in cui- convien dici.

Gli Architravi po$eranno $o- pra le Colonne con degli $porti [0183]DI VITRUVIO. eguali a quelli de’ Piede$talli, in con$ie derare ca$o che non $ieno tutti della me- 1 Il rappor- to, che aver debbe ai Pic- de$tal- li, eal- la diffeo rente altezza delle Colon- ne. de$ima gro$$ezza, ma a maniera di Sgabelli, a fin di far $piccare la Simmetria.

La loro altezza debb’e$$er dif- ferente a proporzione dell’ altez- za della Colonna: perciocchè $e la Colonna è alta dai dodici ai quindici piedi, l’ Architrave $arà alto per la metà del diametro della Colonna da piedi: s’ ella è dai piedi quindici ai venti, $i di- viderà in quindici parti l’ altezza della Colonna, e $e ne darà una parte all’ Architrave: parimente s’ ella è dai venti ai venticinque, tal’ altezza $arà divi$a in parti do- dici e mezza, e l’ Architrave $a- rà alto quanto una parte di que- $te; e così a proporzione faccia$i nell’ altre.

L’ Architrave debbe avere nel- 2. La $ua lar- ghezza nella parte la parte di $otto che po$a $o- pra il Capitello, tanto di lar- [0184]ARCHITETTURA ghezza quanto la Colonna di $o- di $ot- to. pra ne ha $otto il Capitello.

Lo $porto della Cima$a dell’ 3. Lo $porto, c l’ al- tezza della Cima- $a. Architrave dee corri$pondere al- la gro$$ezza da piedi della Co- lonna, e l’ altezza di que$ta Ci- ma$a debb’ e$$ere la $ettima par- te dell’ altezza di tutto l’ Archi- trave.

Il re$tante ch’è $otto la Cima- 4. L’ al- tezza delle $ue Fa- $cie. $a $i divide in dodici parti, e di que$te convien a$$egnarne tre al- la prima Fa$cia di$otto, quattto alla $econda di mezzo, e cinque alla terza di $opra $u di cui $ta la Cima$a.

Il Fregio deve e$$er un quarto III. Del Fregio. men alto dell’ altezza dell’ Archi- trave con la $ua Cima$a; $e pu- re non vi $i voglia intagliare qual- che co$a: poichè allora, accioc- chè $i goda l’ intaglio, e che la $cultura abbia miglior garbo, do- vrà il Fregio e$$er un quarto più alto dell’ Architrave.

[0185]DI VITRUVIO.

Sopra il Fregio converrà fare IV. Del- la Cor- nice, le cui par- ti $ono, 1. La prima la Ci- ma$a. 2. Il Dentel- lo. una Cima$a, alta la $ettima par- re del Fregio, ed avrà lo $porto uguale alla $ua altezza.

Il Dentello che $ta $opra que- $ta Cima$a, $arà dell’ altezza del- la Fa$cia di mezzo dell’ Architra- ve, con uno $porto anch’ egli uguale alla $ua altezza. Il taglio poi o $ia la $eparazione dei Den- telli e$$er dee fatto in tal manie- ra, che la larghezza di cia$che- dun Dentello $ia per la metà del- la $ua altezza; e che il cavo del taglio cioè lo $pazio che v’ è tra un Dentello e l’ altro, che anche Metopa $i chiama, abbia due ter- zi della larghezza dello $te$$o Den- tello.

La Cima$a che va $opra il Den- 3. La $econda Cima- $a. tello, avrà un terzo dell’ altezza del Dentello mede$imo.

La Corona o Cornice colla $ua 4. La Corona colla $ua Ci- macie- ta. Cimacieta $arà alta quanto la Fa$cia di mezzo dell’ Architra- ve.

[0186]ARCHITETTURA

La Cima$a grande debbe aver 5. La Cima$a grande, d’ altezza una ottava parte di più dell’ altezza della Corona, Corni- ce o Gocciolatojo che vogliamo chiamarlo.

Lo $porto di tutta la Corni- Propor- zion ge- nerale di tutti gli $porti. ce, compre$o il Dentello, deb- be e$$er uguale allo $pazio che v’ è dal Fregio fino al di $opra della Cima$a grande. E in gene- rale, tutti gli $porti avranno molto miglior grazia, quando $a- ranno uguali all’ altezza de’ mem- bri $portanti. Vegga$i la Tavola VIII.

[0187]DI VITRUVIO. ARTICOLO OTTAVO. Dell’ Ordine Corintio.

LE Colonne dell’ Ordine Co- L’ Or- dine Corin- tie non è diffe- rente dal Jo- nico, chenel Capi- tello. rintio non hanno ne$$un’ al- tra proporzione che $ia diver$a dalle Joniche, $alvo che nel Ca- pitello, di cui l’ altezza fa, ch’ e$$e appari$cano più gentili, e più alte. Gli altri Membri, co- me l’ Architrave, il Fregio e la Cornice pigliano le loro propor- Per al- tro cgli è com- po$to del Do- rico e del Jo- nieo. Nel Ca- pitello Corin- tio vi $ono $ette co$e da con$i- derarc, cioè, I. La $ua al- tezza. zioni dall’ Ordine Dorico, e dal Jonico, nulla avendo di partico- lare. Poichè i Modiglioni Corin- tj $ono ad imitazione de’ Mutoli dell’ Ordine Dorico; e i Dentelli $ono pre$i dal Jonico.

Ciò e$$endo così, altro non re$ta, che di dare le proporzio- ni del Capitello, e $ono tali, Il Capitello, compre$o l’ Aba- co o Dado $arà alto, quanto il diametro della Colonna da piedi.

[0188]ARCHITETTURA

Per aver poi la larghezza di 2. La $ua lar- ghezza in alto. detto Abaco, convien fare, che la $ua diagonale che pa$$a da un angolo all’ altro del quadro, $ia il doppio dell’ altezza del Capitel- lo. La piegatura in entro che le fronti dell’ Abaco debbono avere nel mezzo, $arà della nona parte della $ua larghezza.

Il ba$$o del Capitello è uguale 3. A ba$$o. al collo, o $ia al vivo della Co- lonna di $opra. La gro$$ezza o altezza dell’ Abaco $i fa della $et- tima parte di tutto il Capitello; le altre $ei $i di$tribui$cono in que$ta maniera.

Due di que$te parti convien 4. Lc $ue Fo- glie. darle per altezza al primo ordine di Foglie da ba$$o; due altre $i daranno al $econdo, o $ia all’ or- dine di mezzo, e ognuno di que- $ti Ordini $arà compo$to di quat- tro foglie.

I Caulicoli poi o voglian$i di- 5. I Cauli- coli. re piccoli Steli, che $ono anch’ e$$i compo$ti d’ altre Foglie, e che [0189]DI VITRUVIO. na$cono tra mezzo alle $oglie dell’ ordine $uperiore, avranno le al- tre due parti compre$evi le Vo- lute.

Que$te Volute na$cono dal di 6. Le $ue Vo- lute. dentro de’ Caulicoli: e di que- $te, le une che $ono le più gran- di, $i $tendono $ino all’ e$tremità degli angoli dell’ Abaco, l’ altre $ono $otto alle Ro$e.

E que$te Ro$e che $ono nel 7. Le $ue Ro$e. mezzo di cia$cheduna delle fron- ti dell’ Abaco, debbono e$$ere co- sì grandi, quanto è gro$$o l’ A- baco.

Gli Ornamenti dell’ Ordine Co- Gli or- namèn- ti dell’ Ordine Corin- tio. rintio, cioè a dire l’ Architrave, il Fregio e la Cornice, non $o- no punto differenti da quelli dell’ Ordine Jonico. Si veda la Tavo- la X.

[0190]ARCHITETTURA ARTICOLO NONO. Dell’ Ordine Compo$to.

VItruvio non ha punto parla- L’ Or- dine Com- po$to non è de$crit- to da Vitru- vio. to dell’ Ordine Compo$to, come d’ un’ Ordine di$tinto dal Corintio, dal Jonico e dal Dori- co. Dic’ egli $oltanto, che $opra la Colonna Corintia metteva$i talvolta un Capitello compo$to di più parti, ch’ erano pre$e dall’ Ordine Corintio, dal Jonico e dal Dorico.

Ma di là cava$i una con$eguen- E’ di$e- gnato $oltanto in ge- nerale. za, che l’ Ordine chiamato pre- $entemente Compo$to, poteva e$- $ere $tato in u$o al tempo di Vi- truvio, benchè allora non $e ne face$$e un’ Ordine $eparato, poi- chè il no$tro Ordine Compo$to non è e$$enzialmente diver$o dal Corintio, $alvo che nel Capitel- lo. Potrebbe$i dir anche, che per que$ta $ola differenza del Ca- [0191]DI VITRUVIO. pitello egli intende$$e di co$tituire un’ Ordine differente dal Corin- tio; poichè $econdo Vitruvio, il $olo Capitello Corintio co$titui$ce l’ Ordine Corintio.

Ora le parti che il no$tro Or- Prende le par- ti che com- pongo- no il $uoCa- pitello, dall’ Ordine Corin- tio, dine Compo$to prende dal Corin- tio, fono il Tagliere o Abaco, e i due ordini di foglie d’ Acanto ch’ e$$o ha ritenuti, tutto che il Corintio abbia la$ciate le foglie d’ Acanto per a$$umer quelle d’ Olivo.

Le altre parti, ch’ei prende dall’ Dal Jo- nico, Ordine Jonico, $ono le Volute, le quali egli $orma in certa maniera $ul modello delle Volute dell’ Or- dine Corintio, piegandole, come anche l’ Abaco; imperciocchè nel Capitello Jonico $ono e$$e diritte, e così anche il $uo Abaco.

L’Echino, o quarto di tondino Dal Dorico ch’egli ha $otto l’ Abaco, lo pren- de dall’ Ordine Dorico, piutto$to che dal Jonico; perchè que$to Echino è immediatamente $ot- [0192]ARCHITETTURA to l’ Abaco, appunto come nell’ Ordine Dorico; ciocchè non ha luogo nel Jonico, il quale tra l’ Echino e l’ Abaco vi mette la Scorza o Canale che fa la Volu- ta. Può dir$i nulla di meno, ch’ egli imita l’ Echino dell’ Or- dine Jonico in que$to, ch’e$$o è intagliato d’ Ovi, i quali non $i trovano che rare volte nel Capi- tello Dorico, ma bensì $empre nel Jonico.

[0193]COMPENDIO DEI DIECI LIBRI D’ ARCHITETTURA DI VITRUVIO. SECONDA PARTE, In cui $i contiene l’ Architettura a noi comune cogli Antichi. CAPITOLO PRIMO Degli Edificj pubblici. ARTICOLO PRIMO. Delle Fortezze.

GLi Edificj o $ono pubblici, o Le Rea gole per le Forti- ficazio- ni con- tengo- no quattro co$e. cioè $ono privati. Quelli che $ono pubblici, appartengono o alla Si- curezza, o alla Religione, o alla Comodità pubblica. Le Fortifica- zioni delle città $ono per la Sicu- rezza; i Templi per la Religio- [0194]ARCHITETTURA ne; le Piazze, le Ba$iliche, i Tea- tri e le Accademie per la pubblica Comodità.

La di$po$izione e la figura de’Ter- 1. La di$po- $izione de’ Terra- pieni. Lib. c, rapieni appre$$o gli Antichi era tale, che le Torri s’ avanza$$ero fuori delle mura, affinchè quan- do il nemico s’appre$$a$$e, gli a$- $ediati che $tavano $ulle Torri, a dritta ed a $ini$tra, lo pote$$ero incomodare ne’ fianchi.

Aveano gli Antichi la mira an- cora di render malagevole al Ne- mico l’avvicinamento alle mura, facendo in maniera, che le $tra- de, le quali conducono alle por- te, non fo$$ero già diritte, ma che anda$$ero per torto cammino alla $ini$tra della porta loro cor- ri$pondente: Imperciocohè per tal mezzo gli A$$edianti erano obbli- gati a pre$entare a que’ che $ta- vano $ulle Torri, il proprio fian- co dritto, che non va coperto dallo $cudo.

La Figura d’ una Piazza forte II. La figura [0195]DI VITRUVIO. non dovea e$$er già nè quadrata, di tutta la Piaz- za. nè compo$ta d’angoli che u$ci$$e- ro troppo in fuori; ma la fa- ceano $oltanto compo$ta di molti giri: perchè gli angoli che ven- gono in fuori $ono favorevoli piut- to$to agli A$$edianti, che agli A$- III. La co$tru- zion delle Mura che com- prende. $ediati.

La Gro$$ezza della Muraglia era tale, che due uomini armati, incontrando$i l’ uno con l’ altro, pote$$ero facilmente pa$$arvi $opra 1. La loro gro$- $ezza. $enza impedimento.

Rendevano gli Antichi $ode e durabili le Mura loro, col met- 2. La loro mate- ria. tervi tramezzo alle pietre de’ba- $toni d’ Oliva$tro mezzo abbru$to- liti, a fine di legarle, e di fer- marle.

Tuttochè non vi $ia co$a, la quale renda tanto forti i Terra- pieni, quanto il terreno, gli An- tichi nulla di meno non aveano in co$tume di terrapienare le mu- ra; tolto che nel ca$o, in cui vi fo$$e $tato per avventura un luo- [0196]ARCHITETTURA go della Piazza, il quale fo$$e $tato dominato da qualche emi- nenza, dalla quale gli A$$edianti ave$$er potuto entrare a piè piano $ulle mura.

Per fortificare que$te opere ter- 3. Ilo- ro Spe- roni. rapienate, e per impedire che la Terra non $pigne$$e e rove$cia$$e i due muri che la $o$tentavano, vi faceano degli Speroni o con- trafforti, per traver$o d’uno de’ due muri all’altro; a fine che la terra e$$endo $eparata in più par- ti, non ave$$e tanto di pe$o per rove$ciare le mura.

Le Torri degli Antichi erano IV. La figura c la di$po- zion delle Torri. o rotonde, o fatte di molti fian- chi: perchè quelle che $ono qua- drate, re$tano pre$ti$$imo rovina- te dalle Macchine da guerra, e gli Arieti urtando ne rompono facilmente le cantonate.

Il muro poi ch’ era ver$o la Edelle Corti- ne. parte interiore delle Torri, do- veva e$$er divi$o con i$pacj tanto grandi quanto erano le Torri, e [0197]DI VITRUVIO. le vie nelle parti di dentro delle Torri erano congiunte $olamente con delle travi appoggiate $ulle due e$tremità, $enza e$$er attac- cate con ferro; a fine che $e il nemico $i fo$$e impadronito di qualche parte della muraglia, gli A$$ediati pote$$er levare le dette vie, o $ia il ponte di legno, ed impedire che non pa$$a$e più ol- tre.

ARTIGOLO SECONDO. De’ Templi.

IL $econdo genere di pubblici Lib. 4. @. 4. Divi- $ion ge- nerale de’ Tern pli in Grechi e To- $cani. Edificj, che $ono quelli, i qua- li appartengono alla Religione, $ono i Templi. Erano que$ti ap- pre$$o gli Antichi di due $orti: altri erano alla Greca, ed altri alla maniera To$cana.

I Templi alla maniera To$ca- I Gre- chlera- no oro. tondi. o guadra- ti, na erano Quadratl; i Greci gli faceano talvolta Rotondi, e tal- [0198]ARCHITETTURA volta Quadrati. Ne’Templi Qua- Ne’ qua. drati v’ha tre co$e da con$i- derare. drati de’ Greci v’ha tre co$e da con$iderare, cioè le Parti delle quali erano compo$ti, la Propor- zione di tutto il Tempio, e il $uo A$petto.

Le parti de’ Templi quadrati I. Le parti, che $o- no cin- que, cioè erano il più $ovente al numero di cinque: poichè avean e$$i qua$i tutti l’ Antitempio, o vogliam dire Atrio o Portico, nella @parte anteriore del Tempio, chiamato _Pronaos_; il Po$trempio, o $ia@la la parte po$teriore del Tempio appellata _Po$ticum_, ovver _Opi-_ _$tbodomos_; il mezzo del Tempio nominato _Cella_ o _Secos_; i Porti- o Ale; e la Porta.

L’Atrio o Antitempio, era un I. L’ A- trio. luogo coperto $ull’ entrata della maggior parte de’Templi, di tan- ta larghezza, di quanta era il Tempio $te$$o. Gli Atrj erano di tre $orte: gli uni erano $o$tenuti da Colonne da tre lati: gli altri non aveano Colonne che nella [0199]DI VITRUVIO. facciata davanti; e$sendo i loro lati $o$tentati da due ale di pare- ti continuati alle pareti del Tem- pio: i terzi venivano $o$tentati nei due lati, la metà da colon- ne, e la metà da’muri ch’ erano la continuazione delle pareti la- terali del Tempio.

Il _Po$tico_, o $ia il di dietro del 2. Il Po$tico Tempio era pari all’ Atrio, aven- do anch’ e$$o una Porta. Tutti i Templi però non aveano già il loro _Po$tico_, benchè ave$$ero qua$i tutti il _Pronao_ o Atrio.

Il mezzo del Tempio che chia- 3. Il mezzo. mava$i _Cella_, era un luogo $er- rato da quattro muri, non rice- vendo lume che per la Porta; toltone il ca$o in cui egli fo$$e $ta- to $coperto, $iccome $arà $piegato in $eguito.

I Pottici che formavano le Ale 4. I Por- tici. de’ Templi, erano certe file di Colonne, talvolta $emplici, e tal- volta doppie, che andavano at- torno ai fianchi de’Templi al di [0200]ARCHITETTURA fuori. Alle volte però que$ta par- te mancava ad alcuni Templi.

Le Porte de’Templi erano dif- 5. Le Porte, ch’era- no di rre $or- te, cioè, ferenti $econdo la differenza dell’ ordine d’ Architettura, a norma del quale era fabbricato il Tem- pio. Aveavi la Porta Dorica, la Jonica, e l’ Attica.

L’ altezza della Porta Dorica LaPor- ta Do- xica, di cui le parti crano, prendeva$i in que$to modo, che divi$o in tre parti e mezzail trat- to che v’era dal pavimento $ino al fondo del $offitto dell’ Atrio, il quale $offitto chiamava$i _Lacu-_ _nar_; due di que$te parti davan$i all’ altezza del lume della porta $otto il Li$tello o Sopraciglio: poi divi$a tal’altezza in parti do- dici, prendevan$ene cinque e mez- za per la larghezza del lume del- la porta da ba$$o; mal’ alto e$$er dovea più ri$tretto della terza, della quarta, e anche dell’ ottava parte dell’ Impo$ta o Erta, $econ- do l’ altezza della porta; perchè quanto maggiore era la $ua al- [0201]DI VITRUVIO. tezza, tanto meno ftretta ella do- vea e$$er di $opra. La gro$$ezza delle Impo$te o Erte nella fronte dovea e$$er per la duodecima par- te dell’ altezza del lume della porta.

Ma l’ Erta andava anch’ e$$a L’ An- tepag- mente. ra$tremando$i di $opra per la dc- cimaquarta parte della $ua lar- ghezza; ed era $oltanto orlata da una Cima$a con un A$tragalo o Tondino.

Poi $opra que$ta Cima$a, cioè $opra quella ch’ era in alto nel Sopraciglio o Sopralimitare, $i fa- cea un Fregio chiamato _Hyper-_ Il Fre- gio, _tbyron_, ch’ era della mede$ima gro$$ezza del Sopraciglio; e $opra que$to Fregio metteva$i una Ci- ma$a Dorica con un Tondino o A$tragalo Lesbio, l’ uno e l’altro de’ quali doveano avere un poco di $porto.

Indi $opra que$ti Ornamenti era $ituata la Corona piatta con La Co- rona piatta, la piccola $ua Cima$a o Gola, [0202]ARCHITETTURA la quale avea tanto di $porto, quanta era l’ altezza del Sopra- ciglio che s’ imponeva $opra l’ Erte.

L’ altezza delle Porte Joniche La Por- ta Jo- nica, di cai le parti crano prendeva$i nella maniera mede$ima che nelle porte Doriche: ma per avere la larghezza, conveniva divider l’ altezza in due parti e mezza, per darne una e mezza al lume da ba$$o; il re$trignimento poi faceva$i nel modo $te$$o, che nella porta dorica.

La larghezza o gro$sezza delle L’Erta, Erte era per l’ altezza del lume nella fronte la quartadecima par- te. Di poi $i dividea que$ta gro$- $ezza in $ei parti, e una di que$te $e ne pendeva per la Cima$a: poi divi$o il re$to in dodici par- ti, tre davan$ene alla prima Fa- $cia compre$o il $uo A$tragalo o Tondino, quattro alla $econda, e cinque alla terza.

Il Fregio nominato _Hypertbyron_ Il Fre- gio. formava$i con le proporzioni me- [0203]DI VITRUVIO. de$ime, come nell’ Ordine Do- rico.

Le Men$ole, o come altri le Le Men- $ole, chiamano Cartelle, $colpite a drit- ta e a $ini$tra, pendevano lontane a livello del ba$$o del Sopraci- glio $enza comprendervi la Fo- glia, ch’e$$e aveano da ba$$o. La loro larghezza in alto era della terza parte dell’Erte, mada ba$- $o erano la quarta parte più $ot- tili che di $opra.

Le Porte Attiche erano $imili La Por- ta At- tiea. alle Doriche, ma le loro Erte non aveano che una Benda $ola $otto la Cima$a; e que$ta Benda o Fa$cia avea $olamente di lar- ghezza due parti delle $ette, nel- le quali divideva$i tutto quello, che re$tava dell’ Erta.

La proporzione de’Templi era Lib. 3. c. 3. II. La propor- zione. tale, che doveano e$$er due volte tanto lunghi, che larghi: ma ciò non deve$i intendere preci$amen- te, che di que’ Templi, i quali [0204]ARCHITETTURA erano $enza Colonne; di cui di- vi$a e$$endo la larghezza in otto parti, alla larghezza $e ne davano quattro.

I Templi però che aveano lo Lib. 4. c. 4. alato attorno di colonne, non poteano avere que$ta proporzione doppia; atte$ochè la lunghezza avea $oltanto il doppio degl’in- tercolunnj; e per con$eguenza Lib. 3. c. 3. avea una colonna di meno del doppio delle colonne ch’ erano in fronte, e nel da dietro: per e$em- pio, $e la fronte aveva $ei co- lonne, vi erano dunque cinque intercolunnj; laonde $e $i voleva- no raddoppiar gl’ intercoiunnj, e farli dieci, ba$tavano undici co- lonne, perchè gl’ intercolunnj $o- no $empre un meno delle co- lonne.

Per lo A$petto de’Templi, due III. L’ A$- petto, ch’ è doppio. co$e $i po$$ono intendere in Vi- truvio, cioè la Di$po$izione chele parti del Tempio hanno le une [0205]DIVITRUVIO. ri$petto all’altre; e la Di$po$izio- ne di tutto il Tempio ver$o le parti del cielo.

Per quello concerne la Di$po- Lib. 4. @. 5. L’ A$- petto riguar- do al cicle. $izione del Tempio ri$petto al cielo, gli Antichi aveano $empre la mira, che i Templi volti fo$- $ero ver$o l’Oriente; purchè non fo$$e $tato il luogo mal di$po$to per ciò fare, e che qualche gran- de $trada non gli ave$$e obbligati a voltarli altramente. L’ A$- petto in ri- guardo alle parti appar- tenenti a due varie $pezie diTem- pli, che $ono:

Per quello poi che $i appartie- ne alla Di$po$izione delle parti, cioè dell’ Atrio, del _Po$tico_, del- le Ale, della parte interiore del Tempio, e delle Porte, era que- $ta una co$a differente ne’ Tem- pli ch’ erano $enza Colonne, da quelli ne’quali v’erano Colonne.

I Templi $enza Colonne eran Lib. 4. @. 4. I Tem- pli $en- za Co- lonne. quelli, che non arrivavano a venti piedi di larghezza. Di que$ti Tem- pli $i divideva la larghezza in quat- tro parti, e $i faceva la lunghez- za del doppio, cioè di otto, e que- [0206]ARCHITETTURA $te otto $i compartivano in que$ta maniera, cioè cinque $e ne da- vano alla lunghezza dell’ interio- re del Tempio, o $ia alla Cella, le altre tre $i a$$egnavano all’ A- trio.

I Templi poi che aveano Co- I Tem- pli con Colon- ne che $ono di otto $pezie, cioè Lib. 3. c. 1. lonne, erano di otto $pezie. La prima e la più $emplice era quel- la, la quale chiamavano _ad An-_ _tes_, o $ia Pila$tri in faccia: per- chè in que$ta $pezie di Templi 1. Il Tempio _ad An-_ _tes_, ch’ cra di tre ma- niere: non aveavi che due colonne nel- la faccia d’avanti tra due _Ante_. Erano que$ti Templi di tre ma- niere.

La prima e la più $emplice ma- La pri- ma, niera era quella che nelle canto- nate avea due _Ante_ o Pila$tri, e nella facciata dinanzi del Tempio avea due Colonne, le quali $o$te- nevano il Fronti$picio.

La $econda maniera anch’ e$$a La $e- conda, non avea $e non due Colonne; ma erano e$$e tra due _Ante_ in una i$te$$a fila con le Ante $te$$e; [0207]DIVITRUVIO. e que$te Ante con le due Colon- Lib. 4. @. 4. ne terminavano e chiudevano la parte anteriore dell’ Atrio del Tempio.

La maniera terza era, quando La ter- za. all incontro delle due Colonne ch’ erano nella facciata dinanzi, la quale chiudeva l’ Atrio, $e ne mettevano due altre ancora nella parte di dentro dell’ Atrio. Que- $te colonne interiori però erano men gro$$e di quelle della faccia- ta, tutto che fo$$ero di uguale altezza: ma a fine di farle appa- rire ugualmente gro$$e a quelle di fuori, vi $i faceano in e$$e del- le canalature in maggior nume- ro, formandovene $ino a ventot- to o trentadue, $uppo$to che quel- le di fuori ne ave$$ero ventiquat- tro: e que$to facea$i per la$ciar più libero e $pazio$o l’andito dell’ interiore dell’ Atrio. Que$ti Tem- pli aveano anche que$to di parti- colare, che la parte anteriore dell’ Atrio era chiu$a con alcuni [0208]ARCHITETTURA parapetti di marmo o di legna- me, alti quanto $arebbe il pog- gio, in modo però che $i la$cia- vano le $ue entrate nell’ Atrio per gl’ intercolunnj, tra le Ante o Pila$tri delle ale.

La $econda $pezie di Templi a 2. Il Pro$ti- lo. colonne era chiamata _Pro$tilo_, che non era differente dalla prima, $e non in que$to; che oltra le due colonne del Tempio _ad Antes_, avea due altre colonne $opra le cantonate dirimpetto ai Pila$tri.

La terza $pezie era appellata 3. L’ Amfi- pro$ti- lo. _Amfipro$tilo_, perchè lo i$te$$o mo- do e numero di colonne che nel Pro$tilo vi è nella facciata di- nanzi, que$to lo $erva anche nel- la parte di dietro del Tempio.

La quarta $pezie diceva$i il _Pe-_ 4. Il Pe- riptero. _riptero_, ed era quella, che tanto nella facciata anteriore, quanto nella po$teriore avea $ei colonne, e undici per ogni lato, contando in tal numero quelle de’ cantoni. Lo $pacio che v’ era dal muro [0209]DIVITRUVIO. della Cella alle colonne, era ugua- le allo $pacio che v’ era tra co- lonna e colonna.

La $pezie quinta era il _P$eu-_ 5. Lo- P$eudo- dipte- ro. _dodiptero_, che è quanto dire fal$o Diptero, o fal$o alato doppio. Avea que$to otto colonne nella facciata anteriore, ed altrettante nella po$teriore, e quindici per ogni lato, compre$evi quelle de- gli angoli. Le Colonne erano lontane dal muro quanto è lo $pa- cio di due intercolunnj, e la gro$- $ezza di una colonna:

La $e$ta $pezie era il _Diptero_, 6. Il Di- ptero. ed era quello che avea otto co- lonne dinanzi, ed otto di dietro, e due ordini o due ale di colon- ne d’ intorno la cella.

La $ettima $pezie nominava$i 7. L’ I- petro. _Ipetro_, perchè il di dentro del Tempio era $coperto. Avea que- $to dieci colonne dinanzi, e dieci di dietro; e nel rimanente era $i- mile al Diptero: ma e$$o avea que$to di particolare, che nella [0210]ARCHITETTURA parte di dentro avea tutto all’ in- torno due ordini di colonne uno $o- pra l’altro, le quali erano alquanto rimote dai pareti, per formar de’ Portici, come ne’ Peri$tili.

L’ ottava appellava$i _P$eudope-_ 8. Lo- P$eu- doperi- ptero. Lib. 4. c. 7. _riptero_, o fal$o Periptero; per- chè la di$po$izione delle $ue co- lonne era pari a quella delle Co- lonne del Periptero, avendo il Tempio $ei colonne nella faccia- ta anteriore, $ei nella po$teriore, e undici nelle Ale. Ma la Di$po- $izione de’ pareti del Tempio era differente in que$to, ch’ e$$i $ten- devan$i $ino alle colonne, co$ichè que$te non formavano più Porti- co, ma erano tutte attaccate ai pareti, $alvo quelle dell’ Atrio, ch’ erano I$olate.

I Templi Rotondi erano di due 1 Tem- pli Ro- tondi erano di due $pezie, cioè Il Mo- nopte- ro. $orte. I primi erano chiamati _Monopteri_; perchè non aveano pa- reti, avendo $oltanto l’ ala, cioè a dire le colonne, che $o$teneano una Cupola. La proporzione lo- [0211]DIVITRUVIO. ro era tale, che dividendo tutto il Tempio in tre parti, un ter- zo $e ne dava ai gradi, o $ia al- la $alita $ul piano del Tempio, $opra di cui ripo$avano le Colon- ne, che aveano la loro altezza uguale alla di$tanza che pa$$a da una Colonna all’ altra che gli è diametralmente oppo$ta.

La $econda $orte che era ap- Il Pe- riptero roton- do. pellata _Periptero_, avea le ale di colonne $opra i Stilobati o Piede- $talli a torno a torno del Tem- pio, il quale era rotondo; lo$pa- zio ch’ era tra il Stilobate ed il Parete della cella, era della quin- ta parte di tutto il Tempio; ed il diametro della Cella doveva e$- $er tanto, quanta era l’ altezza di tutta la Colonna $opra il Sti- lobate.

I Templi alla maniera To$ca- Lib. 4. @. 7. I Tem- pli To- $cani. na crano quadrati, e avevano cin- que parti in lunghezza, e quat- tro in larghezza. L’ Atrio, ch’ cra tanto grande, quanto il ri- [0212]ARCHITETTURA manente del Tempio, avea la fronte dinanzi di quattro colon- ne: i fianchi erano chiu$i la me- tà dalla continuazione de’ pareti laterali del Tempio, e l’altra me- tà da due colonne angolari: nel mezzo poi dell’ Atrio eranvi due altre colonne all’ incontro di quel- le di fronte. L’interno del Tem- pio avea due Cappelle per parte.

Si trova, che gli Antichi avea- Gli An- tichi aveano quat- tordici $pezie di Tem- pli. no quattordici $pezie di Templi. I. Il Tempio $enza Colonne. 2. Il Tempio _ad Antes_, o $ia Fac- cia in Pila$tri. 3. Il Tempio _ad_ _Antes_ con due colonne nell’i$te$$a fila in cui $ono le Ante. 4. Il Tem- pio _ad Antes_ con colonne di gro$- $ezza ineguale. 5. Il Pro$tilo. 6. L’ Am$ipro$tilo. 7. Il Periptero. 8. Lo P$eudodiptero. 9. Il Di- ptero. 10. L’ Ipetro. 11. Lo P$eu- doperiptero. 12. Il Monoptero. 13. Il Periptero rotondo. 14. Il To$cano. Veggan$i le Tavole II. III. e IV.

[0213]DIVITRUVIO. ARTICOLOTERZO. Delle Piazze Pubbliche, delle Ba- $iliche, de’ Teatri, de’ Porti, de’ Bagni, e delle Ac- cademie.

IL terzo genere di pubblici Edi- Lib. 5. @. 1. Gli E- dificj per la como- dità pubbli- ca $ono di dieci $pezie, cioè ficj, cioè quelli che $i co$trui- $cono per la comodità e per l’u$o di tutto il popolo, $ono di $ei $pezie; cioè le Piazze pubbliche, le Ba$iliche, i Teatri, i Porti, i Bagni, e le Accademie.

Le Piazze pubbliche appre$$o i I. Le pubbli- che Piazze de’ Gre- ci e de’ Roma- ni. Greci erano tutte all’ intorno ad- ornate con $pe$$e colonne: ma appre$$o i Romani le colonne che attorniavano le Piazze, aveano degl’ intercolunnj più larghi; perchè formavano e$$e de’ Peri- 1. I lo- ro Pe- ri$tili. $tili, $otto cui eranvi delle bot- teghe. 2. La loro propor- zione.

La proporzione delle pubbliche Piazze era tale, che divi$a la lun- [0214]ARCHITETTURA ghezza in tre parti, due $e ne davano alla larghezza.

Le Ba$iliche non aveano giam- II. Le Ba$ili- che. mai di larghezza meno, che la terza parte della loro lunghezza, 1. La loro propor- zione. nè più che la metà.

Le Colonne erano tanto alte, quanto erano larghe le Ale o $ia 2. Le Colon- ne. i Portici; e que$te Ale aveano di larghezza la terza parte del- lo $pacio della gran volta di mez- zo.

Sopra le dette Ale eravi una 3. I lo- ro Cor- ridori che era- no due l’ uno $opra l’altro. $econda fila di colonne, le quali formavano dei Poggiuoli o Cor- ridoj alti; e que$te colonne era- no po$ate $opra un Piede$tallo in forma di Parapetto a$$ai alto, acciocchè quelli che pa$$eggiava- no in que$ti alti Corridoj non fo$$ero veduti da quelli, ch’era- no abba$$o.

Negli e$tremi poi delle grandi 4. Le loro Calci- diche. Ba$iliche, $i faceano delle Sale chiamate Calcidiche, le quali aveano la comunicazione di una [0215]DI VITRUVIO. con l’ altra per via dei Corridoj alti, e $ervivano a dar le Udien- ze, e per ammini$trar la Giu- $tizia.

I Teatri erano compo$ti di tre III. I Teatri, che aveano tre par- ti, cioè parti, cioè de’ Gradi, della Sce- na, e de’ Luoghi da pa$$eg- giare.

I Gradi che $ervivano di $edi- 1. I Gra- di, che com- pren- devano li agli Spettatori, erano di$po$ti in $emicerchio, e racchiudevano uno $pacio voto nel mezzo e nel piano del Teatro, che chiama- va$i l’ Orche$tra.

L’ Orche$tra era fatta ne’ Tea- Lib. 5. c. 6. L’ Or- che$tra, tri de’ Greci per fare i Balli; ma in quella de’ Romani vi erano i $eggi dei Senatori, perchè i Balli pre$$o di loro $i facevano nella Scena.

Sopra gli ultimi e $upremi Gra- Lib. 5. c. 6. Il Por- tico in alto. di di $opra eravi all’ intorno un Portico di colonne: ed ogni tan- ti Gradi eravi una cinta, cioè un piano o pianerottolo, $opra il quale attorno $i camminava. Tre [0216]ARCHITETTURA erano que$ti piani; il primo alla parte più ba$$a, il $econdo nel Lib. 5. c. 6. mezzo, e l’ altro di $opra; e quel- la $cala per cui $i $aliva $ino al primo piano, non $eguitava fino al $econdo; ma tra mezzo nel $e- condo piano eravi un’ altra $ca- la, che conduceva al terzo; e vi erano a que$to effetto alcune apri- ture o vie, che andavano alle $a- lite ed alle $cale drizzate. I Gra- di erano alti dai quattordici ai quindici pollici, e larghi dai ven- totto ai trenta.

Tra i Gradi del Teatro al di Lib. 5. c. 5. $opra dei pianerottoli, eranvi ne Teatri grandi tredici Celle, nel- le quali $i collocavano de’ Va$i di 1 Va$i di ra- me. rame, accordati in differenti tuo- ni, che col loro rimbombo $er- vivano a rendere più chiaro il $uono della voce de’ Recitanti.

La Scena era compo$ta del _Pul-_ La Sce- na, che avea tre par- ti, cioè il Pul- pito, _pito_, del _Pro$cenio_, e del _Para-_ _$cenio_. Il Pulpito era il luogo, $opra cui gli Attori venivano a [0217]DI VITRUVIO. rappre$entare le loro parti. E$$o non era alto più di cinque piedi $opra il pavimento dell’ Orche- $tra.

Il _Pro$cenio_ era la facciata del- Il Pro- _$cenio_, che aveva la Scena, la quale era adornata di varj ordini di colonne un $o- pra l’ altro; ma proporzionati in gui$a tale, che il $econdo era più piccolo di un quarto del primo, e il terzo $i andava diminuendo con la $te$$a proporzione.

Que$ta facciata avea le apertu- Le tre $ue por- te. re da tre porte: quella di mezzo ch’ era la più grande, appellava- $i la porta Reale; le altre due chiamavan$i le porte deè Fore- $tieri.

Que$te tre porte venivano chiu- Le $ue Mac- ch@ne voltati- li per le muta- zioni, le quali faceva- no, che la Sce- na fo$- $e. $e per via di Macchine fatte a triangolo, e compo$te di tre fac- ciate dipinte, per rappre$entare delle Fabbriche in pro$pettiva. Servivano que$te Macchine a fa- re i cangiamenti delle Scene, al- lorchè facevan$i girare; avvegna- [0218]ARCHITETTURA chè le pitture che vi erano $o- pra, rappre$entavano tre $orte di Fabbriche, e per con$eguenza for- mavano tre $orti di Scena, cioè Tragi- ca, Comi- ca, Satiri- ca. la Tragica con Palagi magnifici; la Comica con privati Edificj, e la Satirica, cioè a dire Pa$torale, con luoghi campe$tri e bo$che- reccj.

Il _Para$cenio_, o _Po$t$cenio_ era Il Pa- ra$ce- nio. un luogo o portico dietro al Tea- tro, dove gli Attori $i ritirava- no, $i abbigliavano, o ripeteva- no i Balli, e dove $i riponevano le Macchine.

Vicino ancora ai Teatri eranvi 3 ILuo- ghi da Pa$$eg- gio. de’ pubblici Luoghi da pa$$eggia- re, lunghi uno Stadio, che fa novanta pertiche incirca. Erano que$ti piantati di file d’ Alberi, e chiu$i tutti all’ intorno da doppj Portici, cia$chedun de’ quali era tanto largo, quanto erano alte le colonne del di fuori; poichè le interiori erano più alte d’ una quinta parte, che l’e$teriori, ed [0219]DI VITRUVIO. erano anche d’Ordine differente: Imperciocchè l’ e$teriori erano d’ ordine Dorico, e le interiori d’ ordine Jonico, ovvero Corintio,

Gli Antichi co$truivano i Porti Lib. 5. @. 13. IV. I Porti, ch’era- no o Natu- rali, in due maniere. A quelli ch’ era- no formati dalla natura, vi face- vano $oltanto de’ Portici all’ in- torno con dei Magazzini, e dall’ una all’ altra parte vi piantavano delle Torri, dalle quali con Mac- chine $i poteva tirare dall’ una all’ altra banda una catena per chiuder il Porto.

Quelli poi, ch’ erano artifizia- o Ar- tifizia- li, che $i fab- brica- vano in tre ma- niere. La pri- ma. li, $i fabbricavano in tre manie- re. La prima era di fare de’ca$- $oni o $erragli di legname $oltan- tanto, $enza votare l’ acqua rac- chiu$a nel recinto de’ mede$imi; e poi gettarvi tra sì fatti $erragli delle pietre, e della malta impa$tata con la Pozzolana, il tutto alla rinfu- $a e $enza ordine: perchè ciò fa- cea u$cir l’ acqua contenuta fra i ca$$oni; ed erano di più per$ua$i [0220]ARCHITETTURA che quella malta $eccherebbe$i in mezzo all’ acqua.

La $econda maniera era di fare La $e- conda. de’ ca$$oni o $erragli doppj, con calcarvi dentro della terra gra$$a all’ ordinario; e poi dopo che s’ era votata l’ acqua col mezzo di trombe, fabbricare nel fondo del mare che v’ era tra quei $er- ragli.

La terza maniera era di co$truir La ter- za. un Molo $opra l’ orlo e gengiva del Mare, e di gittarvelo dentro, allorchè il lavoro era $ecco abba- $tanza: ciò che non richiedeva $e non due me$i di tempo. Per po- ter far cadere que$to tal Molo in Mare, lo fabbricavano metà $ull’ orlo del Mare mede$imo, e metà $opra un letto di $abbione, ch’e$- $i formavano vicino al detto or- lo, a fine che que$to $abbione che non era trattenuto $e non che da muri eretti $olamente per $o$ten- tarlo, durante il tempo in cui $i $eccava il Molo, lo la$cia$$e cade- [0221]DI VITRUVIO. re, allorchè veniva il Mare a por- tar via il Sabbione, dopo d’aver atterrati i muri predetti.

I Bagni degli Antichi erano Lib. 5. @. 10. V. I Ba- gni, che aveva- no più parti diffe- renti. compo$ti di più $tanze, altre per gli Uomini, ed altre per le Fem- mine.

Alcune di que$te $tanze avea- no un calor mite e temperato per Per ri- $caldar a poco a poco i corpi, ri$caldare in$en$ibilmente i cor- pi, e prepararli ad un calor più forte e valevole a farli $u- dare.

La Camera ch’ era per far $u- Per far $udare, dare, e che gli Antichi appella- vano _Laconicum_, era rotonda e formata a volta a maniera di For- no, pertugiata in alto da un’ apertura rotonda, che $i chiude- va ed apriva con un coperchio di rame, $o$pe$o ad una catena, per cui mezzo aumentava$i e di- minuiva$i il calore, a proporzio- ne ch’ era alzato’, od abba$$ato il detto coperchio.

Un $olo e mede$imo Fornello [0222]ARCHITETTURA ri$caldava tanto l’ aria quanto l’ acqua, atte$a la di$po$izione de’ luoghi, i quali erano più o meno vicini al Fornello, donde il calore communicava$i alle $tan- ze per di $otto i $olaj, i quali erano perforati.

L’acque erano anch’ e$$e diver- Per far ri$cal- dar l’ acqua, $amente temperate dalla differen- te $ituazione di tre gran Va$i di rame, l’ acqua de’ quali pa$- Per la- var$i. $ava dall’ uno nell’ altro; e v’ erano dei tubi, che portavano que$te tre $orti d’ acque ne’ Ba- gni.

L’ Accademie degli Antichi, IV. Le Pale- $tre, che aveano più parti diffe- renti, cioè, Lib. 5 c. 11. ch’ e$$i chiamavano _Pale$tre_, luo- go dove la Gioventù apprendeva le lettere e gli e$ercizj, erano compo$te di tre parti, cioè d’ un Peri$tilo, d’ un Xi$to, e d’ uno Stadio.

Il Peri$tilo era una corte attor- 1. Il Pe- ri$tilo, che avea due $or- ti di Portici. niata da Portici, i quali erano di due $orti, cioè tre ve ne avea ch’ erano $emplici, ed uno doppio.

[0223]DI VITRUVIO.

I Semplici erano appoggiati a Tre $empli- ci, tre pezzi di appartamenti compo- $ti di molte Sale grandi, ove fa- ceano i Filo$ofi le loro di$pute e le loro conferenze.

Il pezzo di appartamento ch’ Un dop- pio. era per lungo del portico doppio, ed una parte degli appartamenti che formavano le due facciate, erano di$tribuiti anch’ e$$i in più membra, per gli $tudj, e per gli e$ercizj della Gioventù: poichè v’ erano Scuole, Bagni, Stuffe e Giuochi di Balla.

Lo Xi$to era un luogo piantato 2. Lo Xi$to, che a@ vea due $orre di portici d’ Alberi, e chiu$o da Portici per ogni lato. Que$ti Portici era- no di due $orti.

Uno era doppio, ed era appog- Uno dop- pio, giato a quel pezzo di appartamen- to, a cui era attaccato il Portico doppio del Peri$tilo.

I Semplici faceano due ale. Due $em- plici. Sotto que$ti Portici $emplici v’ era- no delle $trade un poco più fon- de, dove $i faceano gli e$ercizj; [0224]ARCHITETTURA e il rimanente del Portico era più alto tanto a drita quanto a $i- ni$tra, per coloro che voleano pa$- $eggiare, durante il tempo in cui gli altri $i e$ercitavano nelle $tra- de profonde.

La Piazza ch’ era chu$a da que- Una Pianura d’ Albe- ri. $ti tre Portici, era piantata d’ Al- beri, i quali $aceano de’ $tradoni, dove s’ e$ercitavano gli Atleti du- rante l’ Inverno, quando era buon tempo.

Lo Stadio era a canto del pe- 3. Lo Stadio, che a veadue parti; cioè ri$tilo e dello Xi$to. Era que$to uno $tradone di novanta pertiche, $iancheggiato da una banda da molti gradi, che formavano una I gradi degli $petta- tori: La piazza per oli e$ercizj del cor- $o. $pezie di Teatro lungo, ed incur- vato nei due e$tremi. Que$tigra- di erano fatti, perchè la gente $u quelli pote$$e comodamente guar- dare gli Atleti, mentre s’ e$ercita- vano nel cor$o.

[0225]DI VITRUVIO. CAPITOLO II. Delle Fabbriche private. ARTICOLO PRIMO Dei Cortili delle Ca$e.

LE Ca$e degli Antichi aveano Lib. 6. c. 3. Li Cor- tili del- le Ca$e crano di cin- que $orte, cioè, cinque $orti di Cortili, i quali la maggior parte erano co- perti tutti all’ intorno dagli $por- ti che $o$teneano il Canale, in cui andavano ad unir$i ed a $co- lare tutte le acque dei tetti.

Que$ti Cortili fatti con i$porti Quat- tro con i$porti, che $i chia- mava- no: Il To- $cano. erano di quattro $pezie. La pri- ma chiamava$i To$cana. Que$to Cortile era attorniato da uno $por- to, il cui pender era in piovere, e $i po$ava $u quattro travi $o$te- nuti da altri travi interpen$ivi po- $ti ne’ cantoni, e che venivano ad incontrare i travi in quel luo- go, dove s’ univano.

[0226]ARCHITETTURA

La $econda $pezie era chiama- Il Co- rintio. ta Corintia. Ella aveva le mede- $ime travi; ma que$te erano un poco più in fuori dei muri, di quel che fo$$ero nei cortili To$ca- ni, e po$avano $opra colonne.

La terza $pezie era nominata Il Te- tra$tilo. Tetra$tila, poichè le travi erano $o$tenute $oltanto da quattro co- lonne, le quali $ervivano in vece de’ travi interpen$ive che $i ado- peravano nel cortile To$cano.

La quarta $pezie era quella fat- Fatto a Volte. ta a Volte; perchè lo $porto ch’ avea tutto all’ intorno, era pog- giato $opra volte.

La quinta $pezie di Cortile che E uno Scoper- to. non avea $porto alcuno, e che tenea il nome di Scoperto o Di$- pluviato, avea il Canale in cui $colavan le acque po$to a livello $olamente del muro, e que$to era coperto $oltanto dal tetto $en- za che veni$$e in fuori col pio- vere.

[0227]DI VITRUVIO. ARTICOLO SECONDO. Degli Atrj o Ve$tiboli.

LE Ca$e degli Antichi aveano Lib. 6. c. 4. La pre- porzio- ne de- gli Atrj $i pren- deva in tre ma- niere, cioè degli Atrj o Ve$tiboli grandi e magnifici: aveano que$ti tal- volta fino a quindici pertiche di lunghezza e nove di larghezza, e venivano $o$tenuti da due file di colonne, che faceano un’ Ala per parte.

La proporzione della loro lar- I. Dalla loro lun- ghezza alla lo- ro lar- ghezza, ch’ era di tre $orta. La pri- ma: la $econ- da: la terza. ghezza con la lunghezza prende- va$i in tre maniere. La prima era, quando divi$a la lunghezza in cinque parti, davan$ene tre alla larghezza: la $econda, quan- do divi$a quella in tre, alla lar- ghezza $e ne a$$egnavano due: la terza, quando dopo d’ aver for- mato un quadrato perfetto, pren- deva$i per la lunghezza la diago- nale di tal quadrato, e la laterale per la larghezza.

[0228]ARCHITETTURA

L’ altezza poi era tale, che le- II. Dal- la loro lun- ghezza alla lo- 10 al- tezza. vatone un quarto della lunghez- za, il re$to $i dava alla altezza, mi$urando dal pavimento da ba$$o fino alla trave o catena del tetto, che $o$tentava l’ arca o $ia la ca$$a di tutto il colmo; avvertendo in- oltre che il colmo dovea e$$er pro- fondato, o rizzato in declivio $o- pra il Lacunare o travatura, la $ettima parte di tutta l’ altezza.

La proporzione, che l’ Andito III. Dalla Nave di mezzo alle Ale. di mezzo tra le Colonne avea con le Ale, era differente $econ- do la grandezza degli Atrj: poi- chè quanto più erano grandi gli Atrj, tanto meno larghe erano le Ale a proporzione dell’ Andito di mezzo: in maniera che quan- do l’ Atrio era lungo cento pie- di, le Ale non erano più larghe della quinta parte di tal lunghez- za; e quando e$$o non avea di lunghezza che trenta piedi, dava$i alle Ale la terza parte.

[0229]DI VITRUVIO. ARTICOLO TERZO. Delle Sale.

AVeano gli Antichi tre $pezie V’ era- no tre $pezie di Sale di Sale, cioè le Corintie, l’ Egiziane, e le Cizicene.

Le Corintie aveano delle Co- Le Co- rintie, lonne dintorno appre$$o i pareti, e tali Colonne $o$tentavano il cielo $atto bensì a volta, ma alquanto $chiacciato e piano.

Le Sale Egiziane aveano le lo- L’Egi- ziane. ro Colonne d’ intorno alquanto lontane dai pareti a maniera di Peri$tilo, e $o$tentavano $olamen- te un Architrave $enza Fregio, e $enza Cornice. Ma $opra que$to Architrave vi avea un altro ordi- ne di Colonne, tra le quali v’ erano le fine$tre che davano lume alla parte di dentro. Lo $pazio poi che v’ era dall’ Architrave che $o$teneva le colonne di $opra fino ai pareti, era coperto di un pa- [0230]ARCHITETTURA vimento, e $erviva di loggia per pa$$eggiare dintorno la Sala allo $coperto.

Le Sale Cizicene aveano que$to Le Ci- zicene. Lib. 6. c. 6. di particolare, ch’ erano voltate al Settentrione, ed aveano la ve- duta $opra Giardini. Erano e$$e principalmente in u$o appre$$o i Greci.

La proporzione delle Sale era La pro- pòrzio- ne del- le Sale. que$ta, che la loro lunghezza fo$- $e il doppio della larghezza loro: quanto poi a ciò che concerne la loro altezza, o$$ervava$i que$ta re- gola, per avere l’ altezza di tutte le $orte di $tanze, che $ono più lunghe che larghe: univan$i in- $ieme la lunghezza e la larghez- za loro, e di quella $omma pren- deva$i la metà per la loro al- tezza.

Le Stanze che non erano più lunghe che larghe, ma quadra- te, aveano in altezza tutta la loro larghezza, e la metà della mede- $ima larghezza.

[0231]DI VITRUVIO. ARTICOLO QUARTO. Della Di$tribuzione degli Ap- partamenti degli Antichi.

IRomani e i Greci ordinavano Lib. 6. c. 10. La Di- $tribu- zione degli Appar- tamen- ti era dlffe- rente pre$$o ai Gre- ci ed ai Roma- ni. e di$tribuivano in differente maniera i loro Appartamenti. Poichè i Romani aveano Cortili Lib. 6. c. 3.e 4. ed Atrj, $iccome già s’ è detto; ma ciò non $i vedeva nelle Ca$e de’ Greci, perchè que$te aveano $oltanto un’ Entrata, ovvero un Andito a$$ai $tretto, per il quale $i pa$$ava in un Peri$tilo. Tale Andito da una parte avea la Stan- za del Portinajo, e dall’ altra le Stale de’ Cavalli.

Le Ca$e di que$te due Nazio- I Greci aveano tre $or- te d’ Appar- tamen- ti, cioè Quelli degli Uomi- ni, ni erano differenti ancora in que- $to, che gli Appartamenti delle Donne appre$$o i Greci erano $eparati da quelli degli Uomini; in maniera tale che aveano $ino de’ luoghi a parte per mangiare.

[0232]ARCHITETTURA

Aveano ancora delle Fore$terie, Quelli delle Donne o Appartamenti di ri$erva per i Fore$tieri, e in que$ti gli davano Quelli de’ Fore- $tieri. $oltanto d’ alloggiare, perchè non gl’ invitavano a men$a, e non gli banchettavano, $e non che il primo giorno in cui arriva- vano.

CAPITOLO III. Delle co$e, che appartenevano ugualmente alle Fabbriche Pub- bliche, e alle Private. ARTICOLO PRIMO. Della condotta delle Acque delle Fontane.

ECo$a molto importante per La ma- niera degli Anti- chi per livellar Pacque. Lib. 8. c. 6. condurre le Acque il livel- larle, a fine di $apere, s’ elle po$- $ano andare a que’ luoghi, ove $i pretende di condurle. Adope- ravano per ciò gli Antichi un [0233]DI VITRUVIO. i$trumento chiamato _Chorobate_, il quale veniva diretto dal piom- bo pendente, e talvolta anche dall’ acqua, quando il vento im- pediva col movimento che $i po- te$$e u$ar il piombo.

Conducevano gli Antichi le Lib. 8. c. 7. Le con- duce- vano con tre $orte di Canali, cioè acque in tre maniere, cioè a di- re per via d’ Acquedotti, per via di Cannoni di piombo, e per via di Cannoni di terra cotta.

Ai Canali, o Letti degli Ac- Con Acque- dotti. quedotti davano mezzo piede di pendìo o livello per ogni cento piedi di lunghezza; e quando s’ in- contravano montagne nel loro cammino, le foravano, e vi fa- ceano de’ pozzi di $pazio in i$pa- zio, i quali pozzi andavano a ri- ferire con la loro bocca $ino alla cima della montagna, per darvi aria.

I Cannoni di piombo erano Con Canno- ni di piom- bo. lunghi almeno nove piedi Gli faceano gli Antichi di lame pie- gate in tondo, e di gro$$ezze dif- [0234]ARCHITETTURA ferenti, $econdo la proporzione della gro$$ezza de’ Cannoni. Per condur que$ti Cannoni $e gli da- va quel pendio, ch’ era nece$$a- rio; e quando vi s’ incontrava una qualche valle nel cammino loro, ella veniva livellata e pa- reggiata, con apparecchiarvi di $otto una Muratura. Se però le valli erano molto lunghe, $i fa- ceano di$cendere i cor$i dei Can- noni in luogo chino, per poi far- li di nuovo ri$alire. Faceano an- cora gli Antichi di $pazio in i$pa- zio alcuni $piragli, per cui far $ortire i venti; e de’ ca$telli o con$erve per cono$cere più facil- mente $e i Cannoni abbiano fat- to danno, e potervi rimediare in qual$ivéglia $ito.

I Cannoni di terra cotta era- Con Canno- ni di terra cotta. no gro$$i due dita, e $mu$$ati da una parte, acciocchè uno pote$$e entrare nell’ altro. Dipoi le im- boccature di que’ Cannoni $i ot- turavano con calce viva $tempe- [0235]DI VITRUVIO. rata nell’ olio: e quando occorre- va fare qualche gombito o piega- tura, $i adoperava una pietra di $a$$o ro$$o, e que$ta forata, ac- ciocchè pote$$e ricevere e unire in e$$a le due e$trimità de’ Can- noni.

ARTICOLO SECONDO. De’ Pozzi e delle Ci$terne.

AVendo o$$ervato, che le Ac- Le cau- tele ch’ u$avano gli An- tichi nello $cavare i pozzi. que $otterranee hanno $o- vente delle qualità cattive, e ch’ e$alano vapori capaci di $offocar coloro che lavorano ne’ pozzi, allorchè, $cavati che $iano, co- mincia l’ acqua a raunar$i; u$a- vano gli Antichi que$ta cautela, di calarvi giù una lucerna acce- $a: e $e quella per la forza del vapore veniva e$tinta, era que$to un indizio della cattiva qualità dell’ acqua.

[0236]ARCHITETTURA

Le Ci$terne facevan$i racco- Nel far le Ci- $terne. gliendo l’ acqua della pioggia nel- le con$erve $otterra; di cui i mu- ri laterali, ed il fondo fabbrica- van$i con malta fatta di calcina viva forti$$ima, di a$pri$$imo $ab- bione, e di giera e $cagliuzze mezzane, il tutto ben battuto e mi$to ie$ieme. Gli Antichi face- vano molti Con$eruatoj, acciocchè pa$$ando l’ acqua dall’ uno nell’ al- tro depone$$e e la$cia$$e tutto il limo ne’ primi. E$$i ancora get- tavano nell’ acqua delle loro Ci- $terne un poco di $ale, per ren- derla più $ottile e più leggiera.

[0237]DI VITRUVIO. ARTICOLO TERZO. Delle Macchine per portare, e per $ollevare i $a$$i e gli al- tri p\,e$i.

CTe$ifonte e Metagene $uo fi- Lib. 10. 6. LeMac- chine, per le Fabbri- che era- no fatte a due fi- ni, cioè gliuolo Architetti del Tem- pio d’ Efe$o inventarono delle Macchine per condurre quei gran pezzi di pietre, che dovevano $er- vire per fare le Colonne e gli Ar- chitravi. Quella che fu fatta per Perti- rare le pietre, ch’ era- no di forma tirare i fu$ti delle Colonne, era una $pezie di Telajo fatto di quat- tro pezzi di legno ben conne$$i, cioè due traver$i congiunti con due lunghi quanto i fu$ti delle 1. Cilin- drica. colonne: poi nelle te$te dei fu$ti delle Colonne impiombavano bene un fu$o o pirone di ferro per ban- da; e nei due traver$i del Telajo vi ponevano due armille o cer- chielli di fero, nei quali faceva- no entrar i detti pironi a gui$a [0238]ARCHITETTURA di a$$e: così tirando i buoi la Macchina, i pironi rinchiu$i nei cerchielli $i andavano continua- mente vogliendo, e con e$$i per con$eguenza $i girava attorno an- che la Colonna; e in que$to mo- do ella $erviva a $e $te$$a di Ruo- ta. Que$ta invenzione era riu$ci- ta a$$ai bene, atte$a la di$po$r- zione del luogo per cui tali pie- tre dovevan$i tra$portare, perchè era tutta campagna piana ed u- guale.

L’ altra Macchina fatta per con- 2. Qua- drata bislun- ga. durre gli Architravi era un Tela- jo con$imile, che rinchiudeva due Ruote a$$ai grandi; e nel mezzo o centro di que$te v’ inca$$avano bene le te$te dell’ Architrave, il quale $ervendo come di a$$e, veniva in tal modo $o$tentato dalle Ruote mede$ime: poi con la $te$$a ragione di mettervi i pi- roni ed i cerchielli, conducevano anche que$te pietre.

Una terza Macchina fu anco- 3. Cu- bica. [0239]DI VITRUVIO. ra inventata per tra$portare la gran pietra che dovea $ervir di Ba$e alla Statua colo$$ale d’ Apol- lo, perchè era lunga dodici pie- di, alta cinque e mezzo, elarga $ette e quattro pollici. Si fecero dunque due gran Ruote, nelle quali e$$endo inca$$ate e ben chiu- $ele te$te della pietra, veniva el- la dalle ruote $o$tentata: poi da una ruota all’ altra attaccarono dei fu$i che univano in$ieme le ruote, e che formavano una $pe- cie di rochello attorno la detta pietra, e intorno ai fu$i di quel rochello vi circondarono delle fu- ni, le quali le facevano tirare da’ buoi, e così $ciogliendo$i le funi, voltavan$i attorno le ruote. Que- gli però che avea tentato il tra- $porto di que$ta pietra col mezzo della detta Macchina, non potè riu$cire nella $ua idea; perchè non potendo i buoi tirare d’ una ugual forza le funi, la Macchina non andava maidritta, ma$i vol- [0240]ARCHITETTURA geva ora in una parte ora nell’ altra, dal che per drizzarla era duopo di quando in quando ti- rarla di nuovo indietro, e così la fatica era vana.

Per ciò, che concerne la eleva- 11. Per $olle- vare e metter a $uo luogo le pietre grandi. Erano que$te di tre $pezie, cioè Lib. 10 c. 2. zione dei pe$i gravi, aveavi tre $orte di Macchine. La prima era una Cavaletta o gaverna che $i di- ca, compo$ta di tre pezzi di le- gno, i quali nelle te$te di $opra erano congiunti da un pirone o cavicchia che trapa$$ava d’uno nell’ altro. Drizzati poi detti legni era- 1. Quel- le, che $i ma- meggia- vano per mezzo di un Moli- nello. no in tal gui$a da ba$$o allargati, che due di e$$i $tavano da un la- to, e $eparati l’uno dall’ altro, e il terzo era loro oppo$to: poi ne’ due legni ch’ erano da una $te$$a banda, $i $iccavano due ca$tignol- le o gattelli, alle quali $i racco- mandava un Molinello che tirava una fune, la quale pa$$ava per una Taglia o Recamo a tre ro- telle, di cui la parte che conte- neva due rotellle era attaccata nel- [0241]DI VITRUVIO. la $ommità della Macchina, e la parte di $otto che conteneva la terza rotella era attaccata al pe$o da $ollevar$i.

La $econda Macchina era più Lib. 10. @ 5. 2. Quel- le che $i maneg- giava- no per mezzo di una Ruo- ta, c po$$ente della prima in que$to, che avea due Taglie, cia$cuna con due ordini di rotelle, e che in luogo di un Molinello avea una gran Ruota, o $ia Timpano, dal quale veniva tirata una fune pa$- $ata nelle dette rotelle, e $opra il Timpano avea un’ altra fune intortigliata, la quale era tirata da un’ Argana. Quella Ruota o Timpano che noi vogliamo chia- marla, talvolta era così grande e vuota, $icchè di dentro vi pote$- $ero camminar uomini, e farla girare $enz’ Argana.

La terza avea $olamente un lun- Lib. 10. @ 5. 3. Quel- le, che $i ma- neggia- vano a forza d’ uo- mini. go e forte pezzo di legno, il qua- le veniva a$$icurato, e tenuto fer- mo da quattro bande con quattro $arte, come appunto $i $uol $are ad un’ albero d’un naviglio. Per [0242]ARCHITETTURA mezzo delle dette $arte faceva$i piegare e voltare quel pezzo di legno da qual parte $i voleva, ogni qualvolta da una banda le $arte $i tiravano, e dall’altra de- $tramente $i ammollavano. Le Taglie poi, tanto quella ch’ era attaccata di $opra alla trave, quan- to quella ch’ era attaccata al pe- $o, aveano cia$cheduna tre ordi- ni di rotelle, le quali erano al numero di tre per cia$cun’ ordi- ne, a fine di farvi pa$$ar e$$e tre funi, le quali $i riportavano re- golatamente da un’ ordine all’al- tro delle rotelle della Taglia di $opra a quella di $otto, e non venivano tirate già per via di Mo- linelli o di Ruote, ma dopo e$- $er calate a piè della Macchina, dove era legata una terza Taglia di tre rotelle al pari, venivano pa$- $ate cia$cheduna di e$$e funi per una di quelle rotelle, e a ogni capo $i attaccavano più per$one in fila, dalle quali $i facevano ordi- [0243]DI VITRUVIO. natamente tirare; e così con fa- cilità la Macchina $ollevava i pe$i e prontamente e vigoro$amente.

ARTICOLO QUARTO. Delle Macchine per alzare le Acque.

ERano que$te Macchine di cin- Lib. 10. @ 9. Aveavi cinque $pezie di Mac- chine per al- zar l’acque, cioè 1. Il Tim- pàno, que $pezie. La prima era il Timpano, di cui aveavene due $orte: il primo levava una quan- tità d’ acqua, ma poco in alto: poichè e$$a non montava che all’ a$$e dello $te$$o Timpano, il quale era una gran Ruota fatta di tavole fermate e po$te in$ieme, nel di cui concavo otto tavole era- no po$te per traver$o, che con uno de’ capi loro toccavano l’ a$- $e, e con l’ altro l’ e$trema cir- conferenza, e compartivano la parte di dentro in otto $pacj e- guali; poi d intorno alla fronte, o circonferenza, cioe per taglio del [0244]ARCHITETTURA Timpano, in cia$cheduna di quelle $eparazioni v’era un’ apertura o bu- co di mezzo piede, acciocchè l’ac- qua vi pote$$e entrare nel Timpano, dal quale poi e$$endo alzata e man- data $opra l’a$$e, $i $colava per via dei buchi o colombari cavati nell’ a$$e come tanti canali a drittura di cia$cuno di quei compartimenti.

La $econda Macchina era una 11. La Ruota a Ca$- $elle, Ruota, che levava l’acqua tanto alto, quanto era la $ua circonfe- renza; e ciò per mezzo di molte Ca$$elle, che vi erano inca$trate d’ intorno alla $ua $ronte, e che ver$avano la loro acqua in un va- $o o con$erva molto capace, al- lorchè dopo e$$er levate in alto, cominciavano a calar a ba$$o.

La terza Macchina era la Cate- III. Le Catene a Va$i, na a Va$i: e$$a era raddoppiata c rivolta per $o$tentare e innalza- re certe $pezie di va$i o $ecchielli, i quali facevano come una coro- na, che appoggiata $opra la fronte d’ una Ruota, alzava in alto l’ac- [0245]DI VITRUVIO. qua cavata da quei va$i, ela ver- $ava in una $pezie di tinazzo, o con$erva allorchè imentovati va$i $i voltavano per di$cendere.

La quarta Macchina era la Vi- Lib. 10. c. 11. IV. La Vite di Archi- mede. da, che $i attribui$ce ad Archi- mede, quantunque Vitruvio non nomini l’ Inventore. Que$ta Vi- da era fatta di un pezzo di le- gno lungo $edici volte quanto era il $uo diametro: attorno del le- gno vi $i poneva obbliquamente una piana di Selice o Vitice un- ta di liquida pece; e que$ta fa- ceva$i poi girare intorno da un capo all’ altro di quel pezzo di legno. Sopra tal piana ponevan- $ene dell’ altre, tanto ch’e$$e fa- ce$$ero la giravolta come d’una di quelle Scale che $on fatte a lumaca. Fatto que$to copriva$i quell’ in- voglio o Vida con tavole, che al di dentro s’ impegolavano, e al di fuori $i legavano con cerchjdi ferro. Su le due te$te poi del le- gno $i ponevano dei pironi, i [0246]ARCHITETTURA quali pa$$ando entro de’ ma$coli rendevano la Macchina mobile. Que$ta Vida era $ituata $econdo il modo della inclinazione del mag- gior lato del triangolo rettangolo di Pittagora, del quale $i è par- lato qui addietro $ul propo$ito del- la Salita delle Scale. Tal Mac- china alzava facilmente una quan- tità grande d’acqua; ma non la potea portar molto in alto.

La quinta Macchina era la V. La Trom- ba di Cte$i- bio. Lib. 13. C. 12. Tromba di Cte$ibio, fabbricata nel modo $eguente. Eravi primie- ramente una $pecie di Conca col $uo coperchio ben $aldato e $tagna- to in$ieme, dalla cui $ommità u$ci- va una canna o tromba $ottile che vogliam dirla: Nel fondo diquel- la Conca eranvi due buchi coperti con animelle di cuojo o di legno, in modo che $i potevano alzare e ba$$are come $i fa ne’ folli: e a quelle bocche o buchi erano $al- date due canne, le quali, $tenden- do$i una dalla de$tra e l’altra dalla [0247]DI VITRUVIO. $ini$tra, andavano ben $tagnate a riferire pre$$o al fondo di alcune trombe o $ecchie, nel fondo delle quali eranvi parimente le animelle come nella Conca. In que$te $ecchie poi per la bocca di $opra faceva$i en- trare un Ma$colo per cia$cune, ben tornito e a$$aggiato come $i fa in un $chizzatojo, e que$to $i alzava e s’ abba$$ava come $i voleva. Quando adunque $i levava un Ma$colo, $ollevava$i $ubito l’ animella nel fondo del Secchio, e l’acqua en- trando per la bocca del mede$imo, veniva da quello a$$orbita ed em- pivail Secchio: quando poi il detto Ma$colo $i abba$$ava, calcava egli allora l’acqua; e quella non poten- do più u$cire per la bocca di $ot- to, perchè la trovava otturata dall’ animella, era forzata dalla com- pre$$ione del Ma$colo di a$cender per la canna ed entrar nella Con- ca. In tanto dall’ altro Secchio alzando$i il Ma$colo faceva$i la $te$$a operazione; ma come l’ac- [0248]ARCHITETTURA qua di que$to, qual ora per la compre$$ione doveva a$cender per la canna, vi trovava l’altr’acqua nella Conca, e non poteva più tornar a ba$$o per e$$er le bocche otturate dalle animelle; così ne $eguiva che l’acqua nella Conca era forzata di $alire in alto, e di u$cire per la tromba di $opra, e $i faceva andare dove $i volea.

Tutte que$te Macchine per alzar Pacque erano mo$$e, egirate, o a braccia d’ uomini, ovvero da mo- lini, i quali erano fatti andare dall’ acqua di qualche ru$cello, o di qualche fiume.

ARTICOLO QUINTO. De’ Molini e dell’ acqua per ma- cinar il grano.

IMolini ad acqua per macinar 1 Mo- lini ad acqua degli Anti- chiera- no fimi- li a’no- $tri. Lib. 10. c. 10. il grano, erano anch’ e$$i gi- rati col mezzo d’una gran Ruo- ta, la quale avea molte pinne o ale, che dalla correntia dell’ acqua venendo $pinte, facevano [0249]DI VITRUVIO. che la Ruota a forza $i volge$$e. L’ a$$e di que$ta gran ruota pa$- $ava per un’ altra ruota, la quale era dentata ed in coltello, e fa- ceva andare attorno un rochello dentato po$to orizontalmente; nel mezzo del quale pa$$ava per lun- go un ba$tone di ferro, ch’ en- trava da capo in un ferro fatto in forma di $cure, e per mezzo di cui il detto ba$tone era ben a$$i- curato e $tabilito nella mola; poi $opra que$ta v’ era la Dramoggia in forma d’ imbuto, dalla qua- le veniva $ommini$trato il grano alle mole.

ARTICOLO SESTO. Dell’ altre Maccbine Idrauliche.

AVeavi ancora diver$e altre Le Mac- chine Idrau- liche erano di tre $pezie, cioè, Macchine, che agivano a forza d’acqua, come le Clep$i- dre, gli Organi, e le Macchine per mi$urare il cammino che fa- ocano le barche e i navigli.

[0250]ARCHITETTURA

Le Clep$idre indicavano le ore I. Le Clep$i- dre. Lib. 9. c. 9. per mezzo dell’acqua, la quale pa$- $ando lentamente per un piccolo buco fatto nel fondo di un va$o, e cadendo in un’ altro, $econdo che $i andava $ollevando in$en$ibilmen- te nel va$o ch’ e$$a riempiva, fa- ceva parimenti alzare un pezzo di $overo, il quale pendendo dauno de’ capi d’ una catena ch’ era in- tortigliata attorno ad un’ a$$e, e che avea $ull’ altro capo attaccato un piccolo $acchetto ripieno di $abbione, e un poco meno pe$an- te del $overo, facendo girare l’a$- $e, facea girar ancora un $tiletto che v’era allo $te$$o a$$e attaccato, e che indicava l’ore $opra un Qua- drante, dove erano ordinatamen- te $egnate.

Gli Organi $onavano per mez- II. Gli Orga- ni. Lib. 10. c. 13. zo di due fondelli a gui$a di Ma- $coli, che s’alzavano e abba$$ava- no nei Moggietti, o Secchielli co- me nella Macchina Cte$ibica. I Fondelli $pignendo l’aria con vio- [0251]DI VITRUVIO. lenza in un’ imbuto rove$ciato in una ca$$a di rame, e mezzo pie- na d’acqua, premevano l’acqua, e la obbligavano a $alire intorno del- la ca$$a: dal che avveniva, che facendola la $ua gravità rientrare nell’ imbuto, caccia$$e l’aria nelle canne, e così le face$$e $uonare, producendo $oltanto quell’ effetto, che fanno i mantici negli Organi no$trali.

Mi$uravano gli Antichi il cam- Lib. 10. c. 14. III. Le Mac- chine per mi- $urare il cam. mino, che $i fa mino che fanno i va$celli $ull’ac- qua, per mezzo di un Molino, ch’ era attaccato al va$cello, e che girava per cagion della re$i$tenza, che incontravano le $ue pinne nell’acqua, allorchè il va$cello 1. Per acqua. andava avanzando. L’a$$e di que- $to Molino avea un piccolo den- te, che ogni giro che faceva, ur- tava e $pigneva uno dei denti d’ una gran ruota, la quale ne fa- cea girar un’ altra, e quella un’ altra ancora, che faceva andar at- torno un $tileto; e que$toindica- [0252]ARCHITETTURA va il numero de’ giri del Molino, da’ quali era facile il $upputare le pertiche e le leghe della $trada già fatta.

Si $ervivano ancora della Mac- 2. Per terra. china mede$ima per terra, attac- cando al moggetto della ruota d’ un cocchio un dente, che facea girare più ruote, come nella Mac- china precedente; all’ultima delle quali era attaccato un $tileto, che dimo$trava il numero delle perti- che e delle leghe. Aveaviancora in que$ta Macchina una $pezie di ruota da conto, la quale ad ogni miglio che il cocchio faceva, la- $ciava cadere un $a$$olino in un va$o di rame, per dinotare col lo- ro numero, e per avvertire ancora col $uono ogni volta che $i avea fatto un miglio di cammino.

[0253]DI VITRUVIO. ARTICOLO SETTIMO. Delle Macchine da Guerra. V’era- no tre generi diMac- chine da guerra’ cioè

LE Macchine da guerra degli Lib 10. c. 15. Antichi $ervivano a tre prin- cipali u$i. Imperciocchè erano e$- $e fatte o per lanciare de’ $trali, com’ erano gli Scorpioni; ovvero de’ giavelotti, come erano le Ca- tapulte; odelle pietre, come era- no le Balli$te; o de’ dardi infuo- cati, come erano i Brulotti; o pure erano fatte per abbatter le mura, com’ erano gli Arieti, e le Trivelle; o per appre$$ar$i alle mura al coperto, o per monta- re $opra i terrapieni, com’ era- no le Te$tuggini, e le Torri di legno.

Gli Scorpioni crano certe gran- Lib. 10. c. 18. I. Per lancia- re di Arbale$tre, delle quali $i $ervi- vano gli Antichi per difendere le II. Stra- li, mura, e dalle quali anche gli [0254]ARCHITETTURA a$$edianti che $tavano nelle Torri di legno, tiravano $opra i difen- $ori delle mede$ime mura.

Le Catapulte lanciavano de’ 2. Gia- velotti, Giavelotti di dodici in quindici piedi di lunghezza: erano e$$e compo$te di due Alberi, o $ia due gro$$i pezzi di legno, ficcati l’un contra l’altro, come due Alberi, i quali $i piegavano tirandoli con un molinello: e quando que$ti Alberi erano di$te$i, urtavano al- lora tutti e due in$ieme, e $pigne- vano il giavelotto. Tendevan$i e$$i tirandoli l’uno appre$$o l’ al- tro con una mede$ima corda fatta di menugia, acciocchè il ma$tro che conduceva la Macchina, po- te$$e e$$er a$$icurato, cheidue al- beri erano te$i ugualmente. Ciò egli comprendeva, facendo $uo- nar la corda allorchè cia$cun de- gli alberi era te$o, e quando l’e$tre- mità d’alto era tirata fino al Ca- pitello della Macchina, dov’erano [0255]DI VITRUVIO. fermati con cavicchie di ferro, le quali ad un tratto levavan$i con un colpo di martello, quando era$i al punto di fare la $carica- tura. Aveavi un rotolo, che pa$- $ava a traver$o di un’ orecchione, per mezzo di cui $i alzava o $i abba$$ava il capo d’uno degli al- beri dalla parte da ba$$o per au- mentare, o per i$minuire la $ua ten$ione, $econdo che il ma$tro della Macchina lo giudicava ne- ce$$ario dal $uono della corda che tirava que$t’ alberi, i qua- li doveano far rendere un $uo- no mede$imo, quando erano te- $i ugualmente. Vegga$i la Tavo- la XII.

Le Balli$te $i tendevano nella 3. Pie- tre. maniera mede$ima, che le Ca- tapulte; ma in luogo di Gia- velotti e$$e $cagliavano gro$$e pie- tre.

I Brulotti erano Macchine che Lib. 10. @. 22. 4.Dardi accefi. [0256]ARCHITETTURA lanciavano dardi, a’ quali era at- taccata una materia combu$tibi- le, che s’ accendeva in quel pun- to in cui $i volea lanciarli contra le Macchine da guerra, o con- tra i va$celli, per appiccarvi il fuoco.

L’ Ariete era $atto per battere II. Per battere le Mu- m ch’ crano le Torri e le Mura, e per farvi breccie. Era que$ta una gran tra- ve ferrata $u la cima, la quale 1. L’A- xicte, era gro$$a e ma$$iccia. Doveva que$ta e$$er $o$pe$a nel $uo mez- zo, e $i $pigneva a forza di brac- cia.

La Trivella era molto $omi- 2. La Trivel- la. Lib. 10 c. 9. gliante all’ Ariete, e$$endo una Trave ferrata in te$ta, il di cui ferro però era aguzzo. Ella $erviva per i$pezzare una qualche pietra della muraglia, e per tritarla in più $cheggie; a fine che $opravve. nendo po$cia l’ Ariete a Battere l’ altre pietre $ituate all’ intorno, [0257]DI VITRUVIO. le pote$$e $taccare, $pignendole nel buco, $tato prima fatto con la Trivella.

Le Te$tuggini erano gran Tor- Lib. 10. c. 20. III.Per appre$- $ar$i al- le mura a co- perto, cioè ri di legno larghee ba$$e, che fa- cevan$i rotolare $opra $ei, ovver otto ruote. Erano e$$e coperte di pelli di buoi, di fre$co $corticati, 1. Le Te$tug- gini. a fine di difenderle dal fuoco. Il loro u$o era di coprire coloro, che $i avvicinavano alle mura per minarle, o per batterle cogli Arieti.

Le Torri di legno erano fatte 2. Le Torri di le- gno. per $ollevare gli a$$edianti all’al- tezza delle mura, onde cacciarne gli a$$ediati a colpi di frecce e co- gli Scorpioni, e per pa$$arvi $o- pra per via di ponti che vi $i ca- lavano. Erano e$$e alte talvolta fino a trenta pertiche, avendo venti piani. Si coprivano nella maniera $te$$a, che la Te$tuggi- ne, di pelli recentemente $corti- [0258]ARCHITETTURA cate; ed erano guernite di cent’ uomini, parte de’ quali erano im- piegati a muoverle, parte a tirare $opra gli a$$ediati.

FINE. [0259]AVVERTIMENTO.

QUi $i $ono me$$e le Figure $oltanto più nece$$arie all’ intelligenza di Vitruvio; cioè a dire, quelle cbe $ervono a far comprendere le regole, cbe dà l’ Architettura per gli Edificj, i quali po$$ono e$$er di no$tro u$o. Le Figure dell’ altre co$e di cui iratta Vitruvio, $ono $tate ome$- $e; e $i è giudicato ba$tare il darne una $olamente per $ervir d’ e$empio in cia$ebedun genere; vale a dire una per iutti i Tem- pli, una per iutti i Teatri, c una per tutte le Maccbine.

[0260] SPIEGAZIONE DBLLA TAVOLA I.

QUe$ta Tavola contiene le $ette $pezie di Muratura degli Antichi. _A_. è la prima ch’ e$$i chiamavano _Reticulatum_, cioè a dire muro fatto a gui$a direte, perchè ap. punto le comme$$ure delle pietre vengono a formare una figura $imigliante ad una rete. _BB_. è la $econda chiamata _In$ertum_, cioè a dire in Legatura, a cagione, che le pietre $o- no po$te in maniera, che cia$cuna è legata, ed impegnata con quattro altre, due di $opra, e due di $otto. _C C_. è la terza $pezie, ch’era particolare de’ Greci. Que$ta $i può chiamarla a doppia Legatura, perchè la legatura non è $oltanto tra le pietre di una mede$ima faccia- ta, ma ancora tra quelle delle due facciate che $i fa col mezzo delle pietre po$te per tra- ver$o. _D D_. è la quarta nominata _I$odomum_, a motivo che i cor$i $ono uguali in altezza. _E_. è la quinta appellata _P$oudi$odomum_, per- chè i $uoi cor$i erano di$uguali in altezza. _F_. _GG_. _H_. è la $e$ta, detta _Emplecton_, poichè cra e$$a riempiuta, e imbonita nel mezzo. _E_. _F_. $ono le pietre, che facevano le facciate. _G G_. $ono mani di malta $te$a tra l’ un cor$o e l’ altro di pietre: _H_ è Pincamiciatura delle facciate. _K_, è la $ettima, che $i può chia- mare _Compo$ta_, ovvero _Ramponasa_, a cagiom che le facciate $ue $ono di pietre tagliate, e il mezzo è guernito e riempiuto di malta c $a$$i alla rinfu$a, e perchè le facciate $ue $o- no legate l’ una con l’ altra con ramponi di ferro. Que$ta Tavola ha rapporto alle pagine 58. 59. 60. 61. c 62.

[0261] G G H F E D D K K C C K H A B [0262] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II.

QUe$ta Tavola e quella che $iegue, con- tengono i cinque generi di Edificj. _A A_. è il _Picno$tilo_, quello cioè, dove le Colonne $ono a$$ai $pe$$e l’une coll’ altre, non e$$endo lo $pazio tra colonna e colonna, che d’ una gro$$ezza e mezza della colonna. _B B_. è il _Si$tilo_, cioè a dire dove le Colonne $embrano e$$er unite in$ieme, e$$endo l’ inter- colunnio di due gro$$ezze. _C C_. è il _Dia$tilo_, eioè a dire dove le Colonne $ono tra di loro lontane, e$$endo la di$tanza tra l’ una e l’ al- tra di tre gro$$ezze. _D D_. è l’ _Arco$tilo_, cioè dove le Colonne $ono rare. E$$o non ha al- cuna certa proporzione: nella Figura $i $ono dati quattro diametri all’ intercolunnio: ma e$$o ne può avere anche di più. Il quinto ge- nere appellato _Eu$tilo_, è nella terza Tavola. Que$ta $econda Tavola ha rapporto alle pagi- ne 99. 100. c 101.

[0263] B A B A D C D C [0264]SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III.

QUe$ta Tavola contiene il piano, e l’eleva- zione del quinto genere di Edificj, ap- pellato _Eu$tilo_; cioè a dire, dove le Co- lonne $ono di$tanti l’ una dall’ altra con una proporzione più comoda, che negli altri gene- ri. I $uoi intercolunnj tutti hanno due dia- metri e un quarto, a ri$erva di quel di mezzo delle facciate anteriori, c po$teriori, cui $i danno tre diametri interi. Que$ta Figura ha rapporto alla pag. 101.

Il Piano ch’ è in que$ta Tavola, $erve pari- mente a far cono$cere, quali $o$$ero le diffe- renti parti, delle quali i Templi degli Antichi erano compo$ti. _A A_, _A A_. $onole Ale, a gui- $a di Corridoj o di Portici, bordeggiate da una fila di colonne da un lato, e dal parete del Tem- pio dall’altro. _B_. è la parte chiamata P_renaos_, cioè a dire l’Atrio. _C_. è la parte detta P_o$ti_- _cum_, cioè il da dietro del Tempio. _D_. è la par- te nominata _Cilla_, cioè l’interiore del Tempio.

[0265] A C A D A B A [0266] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV.

COntiene que$ta Tavola il piano e l’eleva- zion per$pettiva d’un Tempio Exa$tilo, è P$eudodiptero, cioè a dire che ha $ei Colon- ne tanto nella facciata davanti, che in quella di dietro, e che ha de’ Portici $emplici, ma che $ono così larghi, quanto i due Portici dei Templi che gli hanno doppj. Que$to piano c que$t’elevazione po$$ono $ervire d’ e$empio per gli altri Templi, i quali in ciò che concerne le parti e$$enziali, $piegate nella Tavola pre- cedente, $ono $imili a que$to, come $ono il Periptero, il Diptero c l’ Ipetro, e i qua- li non $ono differenti che nel numero del- le colonne, o in altre circo$tanze di tal az- tura.

[0267] [0268] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA V.

QUe$ta Tavola contiene le proporzioni dell’ Ordine To$cano. _AA_. è la Ba$e della Colonna, che ha d’altezza la metà del dia- metto della Colonna. Ella è divi$a in due Parti uguali; quella di $otto è per lo Plinto o $ia Orlo $egnato _I_. quella di $opra marcata dalla _K_. è per lo Toro o Ba$tone e per la Cim- bia. _BB_., è il Capitello, di cui l’ altezza è uguale a quella della Ba$e. Si divide in tre parti, la prima delle quali $egnata _L_. è per la Gola, in$ieme con la Cimbia c l’ A$tragalo. La $econda $egnata _M_. è per l’Echino, o $ia Ovolo. La terza marcata _N_. è per lo Plinto o Dado. _C_. è una delle facciate delle travi che fervono d’ Architrave. _EE_. $ono la parte di $otto delle $uddette Travi, che corri$pondono al diametro di $opra della Colonna, $egnato _D_. La _L_. è un arpione a coda di Rondine, che uni$ce le due travi in$ieme. _G_. è il muretto, che $erve di Fregio, _H_. è la Cornice. Que$ta Tavola ha rapporto alla pagina 119. 120.

[0269] H G C B B N M L E D F E A A K I [0270] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI.

QUe$ta Tavola contiene la proporzione dell’ Ordine Dorico. _A. B_. è lo $paccato del Fuito della Colonna; que$to $paccato fa ve- dere il piano delle due $pezie di canalature, che $ono particolari all’ Ordine Dorico. La metà $egnata _A_. è qu$e4;lla che ha delle cana- lature che non $ono incavate, ma che forma- no $oltanto delle $tri$cie, o fa$cie piane. _B_. è l’altra metà, che ha le canalature legger- mente fonde, e che non $ono incavate, $e non un quarto di cerchio. E$$e forman$i col mezzo del quadrato _C_. i cui lati $ono uguali a cia$cheduna fa$cia. _D E. F_. è il Capitello divi$o in tre parti uguali. _D_. è per la Gola. _E_. per l’Echino e per gli Anelletti. _F_. per lo Dado. _G_. è l’Architrave. _H_. è il Triglifo. _I_. è la Metopa. _K_. è la Semi-Metopa. _L_. è la Cornice. _M_. $ono le $ei Goccie, che $tanno $otto il Triglifo. _N. O_. $ono le Goccie, che ftanno $otto il Piano della Cornice alla parte che guarda in giù e che $porta in fuoria drit- to de’ Triglifi. Que$ta Tavola ha rapporto al- la pagina 121. 122. c $eg.

[0271] O L I H K N G M G F E D C B A [0272] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VII.

QUe$ta Tavola contiene la proporzione del Piede$tallo Jonico, la quale può $ervi- re con poca differenza anche nell’ Ordi- ne Corintio e Compo$to. _F. E_. dinotano il Fu$to e la Ba$e della Colonna col $uo diame- tro, dalle quali $i prendono le regole per le mi- $ure del Piede$tallo. _D. A_. dimo$trano l’altezza tutta del Piede$tallo, che appunto viene ad e$- $ere un terzo della Colonna, e che ordinarìa- mente $i divide in otto parti. _D_. $ono gli or- namenti e membrelli, che $ono come la Cima- $a o Capitello del Piede$tallo, alti tutti in$ie- me una delle otto parti. _C_. è il Dado o Tron- co di mezzo, che ha cinque di quelle parti di altezza, e di larghezza tanto quanto il Zocco della Ba$e della Colonna. _B. A_. dinotano la Ba$e intiera del Piede$tallo, alta le due re$tan- ti parti, che però $i $uddividono in tre. _A_. è appunto il $uo Zocco che ha due di quelle par- ti di altezza. _B_. $ono gli altri membrelli che vanno di $opra il Zocco per comporre la Ba- $e alti la terza parte. Que$ta Tavola ha rap- porto alla pagina 130.

[0273] F E D C B A [0274] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VIII.

QUe$ta Tavola contiene le proporzioni dell’ Ordine Jonieo, e della Ba$e Attica. _A_. è il Plinto della Ba$e Attica, ch’ è la terza parte di tutta la Ba$e. _BB_. $ono i due Torio Ba$toni di quella Ba$e, il $uperiore de’ quali è la quarta parte di ciò che re$ta dopo che $i avrà fatto il Plinto: l’inferiore è la me tà di ciò che re$ta ancora; c l’ altra metà è la Scozia _C_. La _D_. è il Plinto della Ba$e Jonica, ch’ è la terza parte dell’ altezza di tutta la Ba- $e. _E_. è il Toro che contiene tre partidi quel- le $erte, nelle quali $i divide ciò chè re$ta: e$- $endo le quattro altre per le due Scozie; e per i due A$tragali, che $ono tra il Toro e il Plin- to. _F_. è il Capitello, le proporzioni del qua- le $ono $piegate più a lungo nella Tavola IX. _G H I K_. è l’ Architrave, che ha quattro par- ti, cioè la prima Fa$cia, $egnata _G_. la $econ- da $egnata _H_. la terza $egnata _I_. è la Cima$a $egnata _K_. La _L_. è il Fregio. _M N O P Q_. è la Cornice. _M_. è la prima Cima$a. _N_. è il Den- tello: _O_. è la $econda Cima$a. _P_. è la Corona con la $ua Cimacieta. _Q_. è la Cima$a gran- de. Que$ta Tavola appartiene alla pagina 132. 136. 137. e $eguenti.

[0275] [0276] SPIEGAZIONI DELLA TAVOLA IX.

QUe$ta Tavola contiene le proporzioni del Capitello Jonico, del quale quì non $i vede che la metà. _A. B_. è la metà del- la largezza del Dado o Abaco, la quale $i regola $opra la larghezza del piede d ella Co- lonna, di cui la metà è $egnata _B_. 18. Poichè e$$endo il piede della Colonna divi$o in 18. par- ti, dicianove di quelle $e ne danno al Da- do. _A. C_. è il ritiramento che convien fare dall’ angolo _A_. del Dado all’ indentro per de$criver la linea _C. D_. la quale dee regolare gli occhi della Voluta, a traver$o di cui ella dee pa$$are. Per fare tal ritiramento, $i pren- de una parte e mezza delle dodici, nelle qua- li è divi$a l’ altezza e gro$$ezza _E. F_. di tut- to il Capitello: la qual’ altezza è uguale alla metà della largezza del Dado. Que$ta altezza $egnata _C. D_. è divi$a in 9. parti e mezza, del- le quali $e ne dà una e mezza al Dado, e quattro e mezza dal Dado $ino al mezzo dell’ occhio, ch’ è attraver$ato dalla linea _G. H_. I numeri 1, 2, 3, 4. indicano i quattro centri de’ quattro primi quarti della Voluta, i quattro $econdi quarti, e i quattro terzi (poichè la Vo- luta ne ha dodici) $i prendono nelle diagonali 1, 3, e 2, 4. _H. I_. è l’ A$tragalo della Colon- na di $opra che corri$ponde all’ occhio della Voluta. _K. K_. è l’ Ovolo o Echiuo _L_. è l’ A$$e delle Volute. _M. M_. è la cinta della parte laterale delle Volute. Que$ta Tavola ha rapporto alla pag. 133. 134. 135.

[0277] [0278] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA X.

QUc$ta Tavola contiene le proporzioni del apitello Corintio, in cui con$i$te tutta la differenza, che pa$$a tra l’Ordine Jo- nico ed il Corintio; il quale. $econdo Vitru- vio non ha altra Ba$e, nè altro Fu$to, nè al- tro Architrave, nè altro Fregio, nè altra Cor- nice, $e non che la Jonica. _A_. è il Capitello Corintio, il quale, $econdo la proporzione di Vitruvio, non ha l’ altezza niente più che il diametro della colonna da piedi. _B_ è il Ca- pit llo del Pateon, ch’ è la $ettima parte più alto. cioè della gro$$ezza del Dado. _C. D_. è l’altezza del Capitello divi$a in $ette parti, delle quali una ne ha il Dado: due ne hanno le Volùte ed i Caul coli; le Foglie dell’ ordine di mezzo, due; ed eltrettante quelle dell’ ordine di $otto. Per aver la larghezza del Dado, convien a$$e- gnare alla $ua Diagonale _E. F_. il doppio della $ua altezza _C. D_. Per avere la grandezza della piegatura in entro $egnata _H_. bi$ogna divider la larghezza del Dado _E. G_. in nove parti, edar- gliene una.

In fondo della tavola $i è rappre$entata la Pianta d’ Acanto, che rive$ti$ce il ce$tello co- perto da una tegola; da dove, dice Vitruvio, che lo Scultore Callimaco ha pre$o il primo mo- dello del Capitello Corintio. Què$ta Tavola ha rapporto alle pagg. 141. 142. e $eg.

[0279] [0280] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XI.

QUe$ta Tavola contiene il piano, e la elevazione del Teatro de’Romani. _A A_ è il Portico, che a ba$- lo girava tutt’ a torno del Teatro, _B B_. $ono gl’Iagre$- $i, pe’ quali $i pa$$ava dal Portico nell’ Orche$tra _C_. I. è _K D E D K_ il Pu pito, ch’ è il lu go, $opra il qua- le gli Attori venivano a rap- pre$entare. _M M_. il Pia- nerotiolo, che $epara i gra- di di $opra da quelli di $ot- to. _L L_. le Scale, che $ono tra i gradi. _N N_. il Portico in alto del Te tro. _P P_. il pa$$aggio o andite, ch’è $ot- to i gradi. _K I H I K_. la Scena. _H_. la porta Reale. _II_ le porte de’ Fore$tieri. _K K_. le porte de’ ritorni. _O O O_. le Macchine che $er- vivano alle mutazioni della Scena. _G G_ il di dietro del Teatro. Que$ta Tavola ha rapporto alla pag. 169. 170.

[0281] [0282] SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XII.

QUe$ta Tavola contiene la $piegazione del- la Catapulta, ch’ era una Macchina da guerra, di cui gli Antichi $i $ervivano per lanciare de’Giavellotti d’una $traordinaria gro$$ezza. _A_ $ono due alberi congiunti l’uno contra l’ altro, che dopo d’ e$$ere $tati te$i $pignevano Il Giavellotto con una fotza gran- de, allorchè venivano $caricati e la$ciati in libertà. Ve ne ha uno di que$ti Alberi, che è rappre$entato come fermato al capitello del- la Macchina con una cavicchia di ferro, e$- $endo l’altro in punto di e$$ere fermato an- ch’ e$$o, quando il Ma$tro della Macchina $e. gnato _B_, che con la mano dritta $uona la corda da cui è tirato l’albero, avrà alzato, o abba$$ato il capo indicato _C_. fin a ral $e- gno, ch è nece$$ario per dargli una ten$ione uguale a quella dell’ altro. Ciò $i fa per mezzo di un’ orecchione, per cui $i fa pa$$are un rotolo, che il Ma$tro fa girare coll’ ajuto d’ una lieva, ch’ei tiene nella mano $ini$tra. _D E E_ è il Capitello della Catapul a rappre- $entato in grande. _E E_. $ono 1 fori, per cui $i pa$$, la fune da tirare gli Alberi. _F_. è il capo d’ uno degli Alberi rappre$entato in grande. _G_ è una delle cavicchie, che attra- ver$a un Ganzetto, per mezzo del quale vien fermato l’Albero al Capitello. _H_. è il roto- lo che pa$$a per l’orecchione _1_. Que$ta Ta- vola ha rapporto alla pag. 107. e $eg.

[0283] [0284] [0285] VOCABOLARIO, OSIA SPIEGAZIONE Delle parole difficili che s’ in- contrano in Vitruvio. A

ABaco $ignifica generalmente una tavoletta, che $erviva di Cre- denza appre$$o gli Antichi. Era anche una tavola quadrata, $opra la quale $crivevan$i i numeri d’ Aritmetica. In termine d’ Archi- tettura l’ Abaco è la parte $upe- riore del Capitello. Chiama$i da’ France$i il Tagliere, e da’ no$tri anche il Dado. Que$to termine $i- gnificava altre volte una tavoletta di legno, perchè allora $i u$avano tavolette di legno, ch’erano qua- drate. # pag. 133

_Acanto_. Que$ta è una pianta, che [0286] ha le foglie larghe e lunghe, del- la cui figura gli Antichi $i $ono $erviti per ornamento nel Capitel- lo delle Colonne, ed hanno an- cora adornata la maggior parte de’ membri d’ Architettura. # 25. 145.

_Acrotere_ generalmente appre$$o gli Antichi $ignifica ogni e$tremitâ del corpo, come negli Animali il na$o, l’ orecchie, le dita: nelle Fabbriche i finimenti e termini de’ Tetti $ono chiamati Acroterj, nella maniera mede$ima, che ne’ Navigli così $ono chiamati gli $pe- roni, che gli Antichi appellavano anche ro$tri. Negli edificj gli A- croterj $ono particolarmente quei piccoli promontorj o piede$talli, che $ono po$ti $ul mezzo, e $u gli angoli de’ Fronti$picj per $o$tenere delle Statue. # 97. 117

_Ala_ $ignifica una fila di Colonne, che vien’ aggiunta ai lati di un Tempio, o di un’Atrio, o di una Ba$ilica, $ia al di dentro, $ia al di fuori. Così chiama$i, perchè $ta per fianco di un’ Edificio $ic- come le Ale d’ un’ uccello $ono a fianchi del $uo corpo. # 153

_Allegerimento_ è un mezzo, di cui $e ne vale l’ Architettura per ovvia- [0287] re, che i muri non $i sfendano $opra i vani delle porte e delle fi- ne$tre. Ciò $i fa in due maniere, cioè o per via di puntelli po$ti un contra l’altro e uniti in alto, o per via di un’ arcata. # 64

_Amfipro$tilo_ era una $pecie di Tem- pio, che avea quattro Colonne nel- la facciata davanti, ed altrettante in quella di dietro. # 162

_Anelletti_ $ono certi piccoli membri quadrati, voltati in rotondo, che $i mettono al Capitello Dorico al di $otto di quel membro fatto in quarto di tondo, da noi detto Ovo- lo, o pur appellato Echino. # 124

_Ante_ è un Pila$tro quadrato, che gli Antichi mettevano $ui cantoni de’ muri de’ Templi. # 160

_Antepagmento_ è quell’ornamento o te- lajo, che borda i tre lati delle porte: noi lo chiamiamo Erta, ed anche Impo$ta. # 98. 155

_Architrave_ $ignifica il Trave mae- $tro. Que$ta è quella parte dell’ Edificio, che è immediatamente po$ata $opra i Capitelli delle Co- lonne. Quindi è che i Greci lo chiamano Epi$tilio, cioè a di- re quello ch’ è $opra le Colon- ne. # 97

[0288]

_A$$e_ è il Cardine, o $ia quel legno che pa$$a per il centro di una ruo- ta o di altra co$a. Vitruvio chia- ma con que$to nome anche l’ orlo o filetto della Voluta, che fa la di lei gro$$ezza ai lati, e che fa l’ e$tremità di ciò, che appella$i communemente il Balu$tro. # 135

_A$tragalo_ $ignifica il Talone, per la $ua ra$$omiglianza che ha appunto con la rotondità del talone. Que- $to è un membro d’ Architettura, che $i mette alle Ba$i, alle cor- nici, all’ Erte, agli Architravi ec. E$$o è rotondo come una bacche- ta, e per que$to noi lo chiamiamo anche Tondino. # 119

_Atleta_ $ignifica combattente. Gli At- leti appre$$o gli Antichi erano quel- li, ch’ e$ercitavan$i nel cor$o, nel- la lotta ec. # 178

_Atrio_ e _Antitempio_ è un luogo coper- to $ull’ ingre$$o de’ templi. # 152

_Attico_ $ignifica quello, ch’ è della Città d’ Atene, ovvero del $uo Territorio. In Vitruvio que$to è il nome della Ba$e, che i Moder- ni hanno data alla Colonna Dori- ca. Vien fatta menzione ancora delle porte Antiche: perchè tali co$e $ono $tate inventate dagli A- [0289] tenie$i. Noi appelliamo Attico nel- le no$tre Fabbriche un piccolo Or- dine po$ato $opra un’altro molto più grande; perchè in luogo di Colonne, que$to piccolo Ordine non ha altro per l’ordinatio che Pi- la$tri d’ una maniera particolare, e d’ un’ Ordine, il quale nomina$i appunto Attico. # 123

B

B_Allu$tro_ è la parte laterale del Capitello lonico. I no$tri Artefi- ci le hanno dato que$to nome, perchè ha in qualche maniera la forma di un Ballu$tro. # 135

_Ba$ilica_ $ignifica Reale. Era que- $ta appre$$o gli Antichi una gran Sala, che avea due file di Colon- ne, le quali faceano una gran na- vata in mezzo, e due Ale alle bande; $opra le quali Ale aveavi dei Corridoj. Que$te Sale ch’ era- no $tate fatte da principio per i Palazzi dei Re, $ervirono po$cia per ammini$trar la Giu$tizia, ed in fine furono impiegate nelle Chie- $e de’ Chri$tiani: i quali hanno da- [0290] to po$cia $empre tal forma alle Chie- $e da loro fabbricate. # 148. 168

_Benda_ o _Fa$cia_ è un membro qua- drato: che termina l’ Architrave dell’ Ordine Dorico, e che pa$- $a immediatamente $otto i Tri- glifi. # 124

_Bugna_ è la parte di muro, che $i fa $portare fuori del lavoro: cioc- chè $i fa o per farvi degl’ intagli di $cultura, o per na$condere le comme$$ure col loro $porto. Que- $te ultime $i mettono con un ordine uguale $econdo i cor$i delle pietre. # 94

C

C_Alcidica_ era una gran Sala alta e piana con un Corridojo. Ella era chiamata così a cagione della Cit- tà di Calcide, nella quale fu la prima volta fabbricata una tale $pe- zie di Edifizio. # 168

_Canalature_, o Scanalature fono cer- ti mezzi canali, che $ono inca- vati dall’ alto al ba$$o delle Co- lonne. # 106. 111

_Canale_ nel Capitello Jonico è quel- [0291] la parte ch’ è $otto il Dado, po- $ata $opra l’ Echino od Ovo, e che $i rivolta in giro da cia$che- duna banda per far le Volute. Tal parte è nominata Canale, perchè ella è un poco incavata. pagg. # 135. 146

_Cariatidi_ $ono certe $tatue di Fem- mine, le quali $ervono di Colon- ne. # 29

_Cateto_ $igni$ica ciò, che $i la$cia ca- lare in giù perpendicolarmente. Con tal nome chiamiamo noi una linea a piombo, o $ia una linea perpendicolare. # 133

_Caulicolo_ $ignifica un piccolo $telo. Chiama$i così ciò che $orte tra mezzo le foglie del Capitello Co- rintio, e che $i curva $otto le Vo- lute. # 142

_Cella_ $ignifica in generale un picco- lo luogo in una Fabbrica. Que$ta particolarmente me’ Templi degli Antichi è la parte di mezzo, rac- chiu$a da pareti. Era ella veri$i- milmente chiamata così, perchè era piccola in confronto di tutto il Tempio, i di cui Portici ch’ erano attorno la parte nominata _Cella_, occupavano la parte princi- pale. # 153

[0292]

_Chorobate_ $ignifica cio, che $erve a far la de$crizione d’ un pae$e, ed a trovarne la $ituazione. Egli è propriamente quello, che noi chia- miamo Livello, quando e$$o è fatto col piombo, e coll’ acqua. pag. # 187

_Cima$a_ $ignifica ciò ch’ è ondato. Que$to in Architettura è un mem- bro, di cui la metà è conve$$a, e l’altra metà concava. Ve ne ha di due $orte; l’ una è chiamata Gola dritta, di cui la parte più avanzata è concava; l’altra è det- ta Talone, o $ia Gola rove$cia, di cui la parte più avanzata è con- ve$$a. # 126. 138. e$eg.

_Cima$a_ grande è l’ultimo, e più al- to membro de’Corniccioni. Si chia- ma altrimente grande Gola drit- ta. # 115. 140

_Cimbia_. Gli artefici così appellano ciò che Vitruvio chiama _Apofige_, cioè fuga, ed _Apote$i_, cioè ritira- mento. Que$ta non è altra co$a, che un quarto di tondo cavo, che va da un piccolo quadrato, o fi- letto ritirando$i per guadagnare ed unir$i al vivo d’una Colonna, od’un Muro, o d’una Fa$cia. # 119

[0293]

_Cinta_ è la parte, che fa il mez- zo del Ballu$tro della Voluta Jo- nica. # 135

_Coda di Rondine_ è un pezzo dì le- gno, o d’ altra materia, che $er- ve ad attaccare in$ieme due altri pezzi. Così chiama$i, perchè va allargando$i a maniera di coda di Rondine. # 120

_Corona_ è propriamente la parte del- la Cornice, che noi chiamiamo Gocciolatojo, o Lagrimatojo. El- la $ovente vien pre$a da Vitru- vio per tutta la Cornice. # 115. 139. 140.

_Corona-piatta_ è un membro partico- lare della Porta Dorica. Ella è fatta per via dì uno slargamento $traordinario della fa$cia del Goc- ciolatoio, $icchè ell’ ha $ei volte più di larghezza, che non ha di $porto. Que$ta Corona non $i truo- va negli avanzi dell’ Antichità, $e non che negli $critti di Vitru- vio. # 155

[0294] D

D_Ado_ è quella parte che è nel mezzo de’ Piede$talli, cioè a dire quel membro, ch’è tra la lo- ro Ba$e, e la loro Cornice. Egli è chiamato così, perchè per lo più è di forma cubica, come ap- punto un Dado. 97. 130. Alle volte $i chiama Dado anche l’ A- baco, e il Plinto del Capitello. 124. 133.

_Dentello_ è un membro della Cornice Jonica, ch’è quadrato e inci$o da più tagli; i quali formando una cavità tra un Dentello e l’ altro, vengono a dargli la forma d’ una ra$telliera di denti. # 116. 139

_Dia$tilo_ è la $pezie d’ Edificio, do- ve le Colonne $ono tanto di$tanti l’una dall’altra, che nell’ interco- lunnio vi po$$an capire tre diame- tri di Colonna. # 100

_Diminuzione_ è lo re$trignimento, che $i dà alle Colonne in alto $in dove va a finire il Fu$to. pag. # 108

[0295]

_Diptero_ $ignifica ciò, che ha Ala doppia. Gli Antichi così chiama- vano que’ Templi, ch’ erano at- torniati da due file di Colonne: poichè que$te due file formavano due Portici, ch’ e$$i appellavano Ale. # 163

E

E_Chino_ $ignifica un Riccio $pino- $o. Così s’ appella un membro d’ Architettura, che noi appellia- mo un quarto di tondo. Tal no- me gli è $tato dato a cagione del- la forma, che $i dà per ordina- rio a que$to quarto di tondo, la qual pretende$i che rappre$enti una ca$tagna colla $corza $ua $pino$a mezzo aperta, che i Greci chia- mano _Echino_, a motivo ch’ella è coperta di punte, come un Ric- cio. Chiama$i ancora que$t’ Echi- no così tagliato Ovo, oppur Ovo- lo, perchè que$te tali prete$e ca- $tagne che vi s’ intagliano, $ono in ovale. # 26. 119. 124. 138

_Epi$tilio_. Vedi _Architrave_.

[0296]

_Euritmia_ $ignifica Proporzione. Que- $ta parola è pre$a nel $uo $ignifi- cato generale in Architettura: poi- chè particolarmente ella $ignifica la proporzione del movimento del- la Danza, e della Mu$ica. # 34

_Eu$tilo_ $ignifica una Fabbrica, dove le Colonne $ono ben $ituate. La porporzione è tale, che gl’ inter- colunnj $ono di due diametri ed un quarto. # 101

F

F_A$cia_ è un membro d’ Architettu- ra, che ha molto di larghezza, e poco di $porto. La $i mette agli Architravi, e agli Antepagmenti, o Erte. # 138

_Fileto_. Vedi _Li$tello_.

_Fregio_ è quella parte, che è po- $ta tra l’ Architrave e la Corni- ce. # 97. 138

_Fre$co_ è la pittura a $guazzo, che $i fa $opra l’ incamiciatura di malta, prima che que$ta $ia $ec- ca. # 74

_Fronti$picio_ O _Frontone_ è quella parte [0297] che copre la Cornice nell’entrate, formando un triangolo. # 97.113

_Fu$to_ è la parte principale della co- lonna, che è tra la Ba$e, e ‘l Ca- pitello. # 97

G

G_Amba_. Cos? Vitruvio chiama ciò, che v’ha di mezzo tra i canali, che $ono ne’ Triglifi. 126. Vedi Pianuzzo.

_Genere_. Le Fabbriche $i dicono e$- $ere differenti in Genere, allor- chè la proporzione, che pa$$a tra la gro$$ezza delle colonne, e lo $pazio che v’ ha tra le mede$i- me, $ono differenti. # 98

_Gnomonica_ è la $cienza di fare orolo- gj da $ole, Ella è così chiamata dalla parola Greca _Gnomon_, che $i- gnifica ciò, che fa cono$cere: per- chè il Gnomone è uno $tilo, o verghetta di ferro, la quale fa co- no$cere l’ altezza del Sole, i $e- gni ne’ quali egli $i trova, e le ore, pen mezzo della $ua om- bra. # 18

[0298]

_Goccie_ $ono certe piccole parti, che $i pongono al numero di $ei $ot- to cia$chedun Triglifo nell’ Ar- chitrave dell’ Ordine Dorico. 124. 127.

_Gocciolatojo_ è la parte della Cotni- ce, che altrimenti dice$i Corona. Così è detto perchè il $uo u$o è di fare $gocciolare l’ acqua lungi dal muro, facendola cadere a goc- cia a goccia, a gui$a di lagrime. 114. 126. 140. Vedi Corona l.

_Gola_ è la parte più $tretta del Capi- tello Dorico, ch’ è tra l’ A$tragalo del Fu$to di $opra della Colonna, e tra gli Anelletti. # 119. 124

_Gonfiezza_, e _Tumidezza_ è l’aumen- tazione di gro$$ezza che $i dà al- le colonne a diritto del terzo del Fu$to ver$o il ba$$o. # 110

_Gradetto_, o _Li$tello_, o _Fileto_ è un piccolo membro quadrato e drit- to. # 123

[0299] I

I_Cnografia_ $ignifica ve$tigio, cioè a dire la figura, che la pianta del piede imprime $opra la terra. Chiama$i così il piano d’ un Edi- fizio. # 34

_Idraulica_ $ignifica una Macchina, che lavora a forza d’ acqua, prin- cipalmente quando vi ha dei can- noni, o delle doccie. # 203. 204

_Impo$ta_. Que$ta e la parte $uperiore d’ un Pila$tro, $opra il quale po$a la fa$cia di un’ Arcata, o pur un Li$tello o Sopraciglio, ovvero una Benda. # 154

_Intavolato_ $ignifica propriamente il Solajo, e viene dalla parola lati- na _Tabulatum_. Que$ta in Architet- tura è la parte, ch’è compo$ta dell’ Architrave, del Fregio e della Cornice: perchè in effetto que$ta parte è la e$tremità del $olajo, ch’ è $o$tenuto dalle colonne, o dal muro, $e non vi $ono colon- ne. # 119

_Ipertiro_ $ignifica ciò, ch’ è al di$$o- [0300] pra della porta. Que$ta è una Ta- vola larga, che è nelle porte Do- riche al di $opra del Sopraciglio, in forma di Fregio. # 155. 156

_Ipetro_ $ignifica un Edifizio, la cui parte interiore è allo $coperto, ed e$po$ta alla pioggia. Gli Antichi appellavano così i Templi chenon aveano Tetto. # 163

L

L_Aconico_ era una Stuffa $ecca per far $udare. Ella era così chia- mata, perch’ era molto in u$o ap- pre$$o i Lacedemoni. # 175

_Lacunare_, o Soffitto è il Tavolato di $opra de’Portici. # 154

_Li$tello_ per _Sopraciglio_, e _Sopralimita-_ _re_, è la parte $uperiore d’una por- ta, o d’ una fine$tra; $iccome la $oglia è la parte inferiore, che gli è oppo$ta. # 154. 155

[0301] M

M_En$ola_, detta altrimenti _Cartel-_ _la_ è un membro d’ Architettu- ra, che $i mette di qua e di là dell’ Erta della Porta Jonica, per $o$tentare la Cornice, che v’ è di $opra. # 157

_Metopa_ $rgni$ica la Fronte. Così chia- ma$i lo $pazio, ch’ è nel Fre- gio dell’ Ordine Dorico tra i Tri- glifi. # 125

_Modiglione_ $ignifica in Italiano un piccolo modulo, una piccola mi- $ura. Que$ta è una parte, ch’ è $ovente ripetuta nella cornice Co- rintia o Compo$ta, e che $o$tiene lo $porto del Gocciolatojo. Que$ta parte è chiamata il modulo picco- lo in confronto del modulo gran- de, il quale è il diametro della colonna; perchè $iccome le pro- porzioni d’ un Edificio dipendono dal diametro della colonna; così ancora la grandezza dei modiglio- ni, il loro numero, e iloro $pazia- menti debbon avere una corri$pon- [0302] denza con tutta la Fabbrica. 116. 141.

_Modulo_ è una mi$ura, che $i pren- de per regolare tutte le proporzio- ni d’ una Fabbrica. Nell’ Ordine Dorico que$to è la metà del dia- metro della colonna; negli altri Ordini il modulo è il diametro tutto intero. # 122

_Monoptero_ $ignifica in Architettura ciò che non ha $e non l’ ala. Era que$ta una $pezie di Tempjo rotondo, il cui coperto fatto a cu- pola era $o$tenuto $oltanto da co- lonne. # 164

_Montone_ è una Macchina, che $ol- leva in alto una ma$$a a$$ai pe$an- te, la quale poi $i la$cia cadere $opra i pali, che voglion$i con$ic- car nella Terra. # 55. 66

_Moralle_ è un pezzo di legno lungo come un trave, ma che non è sì gro$$o quanto un trave. # 119. 120

_Mutulo_ $ignifica tarpato e mutilato. Que$ta è una $pezie di Modiglio- ne nella Cornice dell’ Ordine Do- rico. # 127

[0303] N

N_Ucleo_, e _Anima_ è la parte di mezzo dei Terrazzi degli An- tichi. E$$i lo facevano con cemen- to, che mettevano tra mezzo a una mano di mi$tura formata di rottami e di malta fatta di cal- cina e $abbione, ed il mattone o pavimento. # 69

O

O_Cchio_. Que$to è il mezzo del- la Voluta Jonica, che $i ta- glia in forma d’ una piccola ro- $a. # 134

_Orche$tra_ $ignifica il luogo, dove $i danza. Era que$to il $ito più ba$- $o del Teatro, ch’ era tra la Sce- na, cioè a dire, tra il luogo dove i Comici rappre$entavano, e tra i gradi dove $tavano $e- dendo gli Spettatori. In que$to luogo appunto co$tumava$i di fare [0304] i balli delle Comedie de’ Greci. pag. # 169

_Ordine_. Gli Edificj $i dice che $o- no d’ Ordine differente, allora quando la proporzione ch’ è tra la gro$$ezza delle colonne, e la loro altezza, colle altre co$e che convengono a que$ta proporzione, è differente. # 98

_Orlo_. Vedi _Plinto_.

_Ornamenti_. Vitruvio così chiama l’ Architrave, il Fregio e la Corni- ce. # 97

_Ortografia_ è una de$crizione retta. Que$ta è la maniera di di$egnare l’ elevazioni delle Fabbriche, nel- la quale tutte le linee orizonta- li $ono rette e parallele, e non obblique, come nella per$petti- va. # 34

_Ovolo_. Que$t’ è ciò, che altramen- te chiama$i Echino, allora quan- do è intagliato di $cultura. Vedi _Echino_.

[0305] p

P_Ale$tra_ $ignifica propriamente il luogo, dove i lottatori s’ e$er- tavano: ma la parola $i $tende a ogni $orta d’ e$ercizio. # 176

_Para$cenio_ è la parte di dietro del Teatro, o della Scena. # 172

_Periptero_ $ignifica ciò, che ha un’ ala tutt’ attorno. Era que$ta una $pezie di Tempio, che avea del- le colonne da tutti quattro i lati, e ch’ era differente dal Pro$tilo, perchè que$to non ne avea che d’ avanti, e dall’ Amfipro$tilo, che non ne avea che davanti e di dietro, e non già alle ban- de. # 162

_Peri$tilo_ $ignifica ciò, che ha delle colonne tutt’ attorno. Egli è dif- ferente dal Periptero in que$to, che le colonne del Peri$tilo $ono nel di dentro, come attorno una corte, e quelle del Periptero $ono nel di fuori, come ne’Templi de- gli Antichi. # 85.167.176

_Pianerottoli_ $ono gli $pazj, che $tan- [0306] no tra i gradini delle Scale per ri- po$ar$i nel $alire, o per entrare negli Appartamenti. # 107

_Pianuzzo_ detto da Vitruvio _Femur_, vale a dire _Co$cia_, o _Gamba_, è la parte del Triglifo, ch’ è tra mezzo ai canali. # 126

_Picno$tilo_ $ign<007>fica una Fabbrica, do- ve le colonne $ono a$$ai $pe$$e l’ una coll’ altra; in gui$a che gl’ intercolunnj hanno $olamente un diamerro e mezzo della Colonna. pag. # 99

_Piede$tallo_ è la parte, che $o$tiene la Colonna. # 95. 128. e $eg.

_Pila$tro_ è un pezzo di pietra come una colonna quadrata, di cui una parte è inca$$ata nel Muro, ed ha la $ua Ba$e e Capitello come le Colonne. Alle volte con tal nome chiamiamo anche le Ante. Vedi Ante. # 63. 160

_Plaffondo_ o _Soffitto_. Vedi _Lacunare_.

_Plinto_ $ignifica un mattone, o un quadro di terra cotta. Que$to in Architettura $i prende per una par- te ch’ è quadrata, e che fa il $on- damento della Ba$e delle colonne; $i appella anche l’Orlo. # 119

_Portico_ è un luogo lungo, e coperto [0307] da un$offittato, $o$tenuto $oprzco- lonne. # 153

_Po$tico_ è la parte di dietro d’ una Fabbrica. # 153. 159

_Pro$cenio_ $igni$ica il davanti della Sce- na. Era que$to un Edificio tan- to alto, quanto il $upremo Por- tico del Teatro, di cui la faccia- ta era adornata di più ordini di colonne. # 171

_Pro$tilo_ $ignifica ciò che ha colon- ne nella faccia davanti $olamen- te. Così chiamava$i una delle $pezie di Templi degli Antichi. pag. # 162

_P$eudodiptero_ $igni$ica fal$o Diptero. Era que$ta una $pezie di Tem- pio, ch’ avea de’ Portici tutt’ all’ intorno, ognuno de’ quali era tan- to largo, quanto il doppio Portico del Diptero. # 163

_P$eudoperiptero,_ o fal$o Periptero è una $pezie di Tempio, in cui le colonne dei lati $ono attaccate ai pareti del di dentro del Tempio, il quale è allargato $ino a racchiu- dere nel di dentro quello $pazio, ch’ è a$$egnato ai Portici nel Pe- riptero. # 164

_Pulpito_ era il luogo, $opra cuii Co- [0308] mici rappre$entavano; ch’ è pro- priamente ciò, che noi chiamia- mo il Teatro. # 170

R

R_Egoletta_ è un piccolo membro quadrato, che è a diritto di cia$chedun Triglifo $otto la Ben- da dell’ Architrave, e da cui pen- dono le Goccie nell’ Ordine Do- rico. # 124

_Rudus_ era una malta gro$$a, che $i u$ava per uguagliare la $uperfi- zie de’ muri, che s’ incro$tavano, prima di darvi la mano di malta fina, con cui ricopriva$i la $uper- fizie. Serviva ancora a fare la $e- conda mano de’ Terrazzi. # 66

[0309] S

S_Cena_ $ignifica Tabernacolo, Tenda, Padiglione. Era que$tanel Tea- tro degli Antichi una gran faccia- ta di Fabbrica adornata di Colon- ne e di Statue, che avea tre grandi aperture, nelle quali avean- vi pitture di pro$pettiva, che rap- pre$entavano le abitazioni, ove $og- giornavano i per$onaggi, i quali venivano a recitare le Tragedie o Comedie. # 170. e $eg.

_Scenografia_ è la terza maniera di di- $egnare un’ Edifizio, allorchè è rappre$entato in pro$pettiva. Que- $to termine $igni$ica ancora la rap- pre$entazione in rilievo, o alzato che $i chiama Modello. # 34

_Scozia_ $ignifica tenebra. Que$t’ è un membro d’ Architettura incavato co- me un mezzo canale: per tal ragio- ne $i chiama anche Navicella. Egli è particolarmente affi$$o alle Ba$i, dove vi $i mette tra i Tori, e gli A$tragali. Si mette anche talvol- ta al di $otto del Gocciolatojo nel- [0310] la Cornice dell’ Ordine Dorico pag. # 123.127.

_Simmetria_ $ignifica generalmente ap- pre$$o i Greci ed i Latini, la re- lazione che la grandezza di un tut- to ha con le $ue parti; quando qu e$ta tal relazione è uguale in un’ altro tutto ancora ri$petto alle $ue parti, dove la grandezza è dif- ferente. Pre$$o a noi particolar- mente il termine $igni$ica quella relazione, che le parti dritte han- no con le $ini$tre, le alte con le ba$$e ec. in tutto ciò che le può rendere $imili l’ une all’al- tre. # 36. 92

_Si$tilo_ $ignifica una Fabbrica, dove le colonne $embrano e$$er unite in- $ieme, perchè l’intercolunnio non è che di due diametri di colon- na. # 99

_Soffitto._ Vedi _Lacunave._

_Stadio._ Que$ta parola $igni$ica un luogo, dove a’ cuno $i ferma, quan- tunque $ia e$$o quello dove $i cor- re. Gli Antichi hanno così chia- mato lo $pazio di cento venticin- que pa$$i, che $i dice ch’ Ercole corre$$e $enza mai fermar$i, e$en- za prenden fiato. In Architettura [0311] que$to è un Edifizio in maniera di Teatro, compo$to di molti gra- di, a$$ai lungo, ed incurvato da ambe l’ e$tremità, dove poteano metter$i quelli, che voleano e$$e- re $pettatori del cor$o degli Atle- ti. # 172. 178

_Sattumen_ $ignifica generalmente tut- to ciò, che $i adopra per $o$tenta- re, ed appoggiare qualche co$a. In Architettura è una $pezie di malta mi$ta di $a$$i e di rottami, della quale faceva$i la prima mano de’ Terrazzi. # 66

_Stilobate_ $igni$ica porta-colonna. Noi lo chiamiamo Piede$tallo. # 107. 128. e $eg.

_Stucco,_ $pezie di malta fatta di pol- vere di marmo e di calcina. # 74

T

T_Aglia_ è un i$tromento, che $i u$a per alzar pe$i. E’compo$to di due pezzi di legno forati e incavati, in cui vi $ono girelle di ottone. Attacca$i uno di tali pezzi di legno al luogo, ver$o il quale $i vuol’alzare [0312] il pe$o; e l’ altro al pe$o $te$$o, il quale $i va levando, allorchè ti- rando le funi che pa$$ano $opra le girelle dell’una e dell’altra par- te della Taglia, $i fanno avvici- nare que$te due parti l’una all’al- tra. # 194. 195

_Tagliere_ è una tavoletta quadrata di legno. Que$t’ è la parte più al- ta del Capitello. _Vedi_ Abaco, e Dado.

_Teoria_ $ignifica contemplazione. Que- $ta è la cognizione che $i ha d’ una co$a, allorchè l’intelletto ne ha compre$e le cagioni, $enza che la pratica, o la $perienza le abbia mo$trate. # 27

_Timpano_ $ignifica un Tamburo. Que- $ta è la parte del fondo de’ Fron- ti$pizj, che ri$ponde al vivo del Fregio: que$ta parte è triangola- re, e po$a $ulla Cornice dell’ In- tavolato, ed è ricoperta da due al- tre Cornici in pendio. # 97. 114

_Toro,_ che noi chiamiamo Ba$tone, è un membro nelle Ba$i rotondo in forma d’ un gro$$o anello. Viene il termine dalla parola latina _Te-_ _rus_, che $ignifica un letto, un matera$$o. # 96. 123

[0313]

_Triglifo_ $ignifica intagliato intreluo- ghi. que$t’ è una parte, ch’ è nel Fregio dell’ Ordine Dorico a diritto di cia$cheduna colonna, ed in certe determinate di$tanze ne- gl’ intercolunnj. # 125

V

V_E$tibolo_ $ignifica generalmente tutt’i campi, che $ono $ull’ ingre$$o, e che $ervono $olamen- te di pa$$aggio a molti altri, i quali hanno altri u$i particola- ri. # 85. 181

_Voluta_ $ignifica attortigliata. Que$t’è una parte dei Capitelli degli Or- dini Jonico, Corintio, e Compo- $to, che rappre$enta una $corza d’ albero attortigliata, e rivoltata in linea $pirale. # 134

[0314] X

X_I$to_ $ignifica ra$chiato. Era que- $to un luogo, dove s’ e$ercita- vano gli Atleti. Egli è chiamato così, perchè gli Atleti $i faceva- no ra$chiar la pelle di tutto il cor- po con delle $triglie, per farne ca- dere il $udore, e per render il corpo mede$imo unito, $drucciolo- $o, e men’ atto a dar pre$a alle ma- ni de’ Lottatori. # 177

Fine del pre$ente Libro che $i vende Live 6.

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