metadata: dcterms:identifier ECHO:XYTWCGV1.xml dcterms:creator (GND:118627252) Vitruvius Pollio, Marcus dcterms:contributor (GND:119046024) Barbaro, Daniele Matteo Alvise dcterms:title (it) I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio dcterms:alternative (it) I Dieci Libri dell' Architettura di M. Vitruvio dcterms:date 1556 dcterms:language ita text (it) free http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/ECHOdocuView/ECHOzogiLib?mode=imagepath&url=/mpiwg/online/permanent/library/XYTWCGV1/pageimg log: added two missing descriptions on 0248 parameters: despecs = 2.0 unknown: <002> = ꝑ (occurs 11 time(s)) <003> = ꝑ (occurs 1 time(s)) <005> = ? (occurs 1 time(s)) <014> = *** just another cross (similar character: + [plus sign]) (occurs 4 time(s)) <030> = ꝓ (occurs 3 time(s)) <039> = ♓ (zodiac: pisces) (occurs 72 time(s)) <041> = ♋ (zodiac: cancer) (occurs 85 time(s)) <042> = ♈ (zodiac: aries) (occurs 86 time(s)) <043> = ♑ (zodiac: capricorn) (occurs 80 time(s)) <044> = ♏ (zodiac: scorpius) (occurs 3 time(s)) <045> = ♉ (zodiac: taurus) (occurs 114 time(s)) <047> = ♌ (zodiac: leo) (occurs 101 time(s)) <049> = ♍ (zodiac: virgo) (occurs 69 time(s)) <050> = ♒ (zodiac: aquarius) (occurs 93 time(s)) <054> = ♊ (zodiac: gemini) (occurs 129 time(s)) <077> = ♑ (zodiac: capricorn) ? (occurs 1 time(s)) <078> = ♄ variant of ♄ (planet: saturn / alchemy: plumbum) ? (occurs 1 time(s)) <079> = ♃ (planet: jupiter) ? (occurs 1 time(s)) <080> = ♂ (astronomy/astrology: conjunction), or ♂ (occurs 1 time(s)) <081> = ♀ (planet: venus) ? (occurs 1 time(s)) <082> = ☿ (planet: mercury) ? (occurs 1 time(s)) <083> = ♐ (zodiac: sagittarius) (occurs 88 time(s)) <091> = ☉ (occurs 1 time(s)) <095> = ♈ (astronomy/astrology: descending node) (occurs 5 time(s)) <100> = ☽ plus sun? (occurs 1 time(s)) <197> = ♑ (occurs 1 time(s)) <201> = ♏ (occurs 110 time(s)) <202> = *** dots (occurs 20 time(s)) <210> = *** dots (occurs 26 time(s)) <372> = *** some more dots (occurs 1 time(s)) <373> = *** image in document is right (occurs 2 time(s)) <374> = *** image in document is right (occurs 7 time(s)) <375> = *** combination of 202 and 210 (occurs 1 time(s)) <376> = ♐ (occurs 7 time(s)) <377> = ♑ (occurs 6 time(s)) <378> = ♏ (occurs 2 time(s)) replacements: ɩ = i ÿ = ij
_L_
_C_
MA
MA hauendo il Concilio de i Dei quello con$ecrato à i troni della immortalità, & trasferito nel po- ter tuo lo Imperio del Padre, lo i$te$$o mio $tudio nella memoria di lui re$tando fermo, in te ogni fanore tenne raccolto. Adunque con Marco Aurelio. P. Minidio, & Gn. Cornelio fui $opra Papparecchio delle Bali$tc, & delli Scorpioni, & alla proui$ione de gli altri tormenti, & con es$i loro io hebbi di molti commodi, iquali $ubito che mi concede$ti, molto bene per la raccommanda- tione di tua Sorella il ricono$cimento $erua$ti. Et però e$$endo io per quel beneficio tenuto, & ob- bligato di módo, che io non haueua à temer ne gli ultimi anni di mia uita la pouertà, io ho cominciato à $cri- uere que$te co$e.
Nel proemio del Secondo libro.
Ma à me, ò lmperadore la Natura non ha dato la grandezza del corpo, & la Età mi ha deformata la faccia, & la infer-
Nel proemio del Se$to libro.
Et pero io in finite, & grandis$ime gratie rendo à miei progenitori, i quali approuando la legge de gli Athenie$i am- mae$trato mi hanno nell’ Arti, & in quelle $pecialmente, che $enza lettere, & $enza quella raccommunanza di tut- te le dottrine, che in giro $i uolge, non puo per modo alcuno e$$er commendata.
Et $eguitando dimo$tra non e$$er stato ambɩtio$o, ne arrogante, ne auaro, & di $e modestamente parlando difende i litterati, riprende i teme-
rarij, ammae$tra gl’ ɩmperɩti, & ammoni$ce con cuore, & con $ede quelli, che uogliono fabrɩcare; $egni certis$imi della bontà dell’ animo, &
della innocenza della uita. Scr@je dieci libri della Architettura (come egli afferma nel fine dell’ opera,) & $otto uno a$petto, & in un corpo la
per que$ta ragione ancho aiutato dal diletto, & dallo $tudio che riuiue in molti, che $ono à nostri giorni, mi $ono po$to all’ impre$a, allaquale è
DI
S’IN tanto che la tua Diuina m\~ete, & Deità; O Ce$are Imperatore acqui$taua l’Imperio del Mondo,
& i Cittadini $i gloriauano delTriõfo; & della uittoria tua e$$endo tutti i nimici dalla tua inuitta uir
tù à terra gittati, & mentre che tutte le nationi domite, & $oggiogate il tuo c\~eno attendeuano, & il
Popolo Romano in$ieme col Senato $uori d’ogni timore da i tuoi altis$imi prouedim\~eti, & con$igli
era gouernato. Io non ardiua mandare in luce le co$e dell’ Architettura da me $critte tra tante occu-
pationi, & con grandi pen$amenti e$plicate, dubitando non fuor di t\~epo trãmettendomi incorres$i
nell’ offe$a dell’animo tuo.Ma poi, ch’io m’accor$i, che egualmente haucui cura della $alute d’ogn’uno con il publico
maneggio, & della opportunità de i Publici Edi$icij, accioche nõ $olamente còl tuo fauore la Città $u$$e di $tato am-
pliata ma ancora la mae$tà dell’lmperio grandezza haue$$e, & riputatione de i publici lauori. Io ho pen$ato non e$-
$er tempo di tardare, & non ho uoluto pretermettere, che di $ubito à nome tuo non mandas$i fuora le già dette co$e;
Il$auio, & prudente lettore potrà per le parole di Vitr. con$iderare la prudenza, & bontà $ua come di per$ona, che e$$endo obbligato per be-
nefic{ij} dimostra gratitudine, & nella gratitudine giuditio offerendo quelle co$e, che po$$ono e$$er grate à chi le riceue, & in uero e$$endo tut
to il Mondo $otto un Principe l’armi erano ce$$ate, & le porte di Giano rinchiu$e, il Principe raccolto nella gloria delle belle ɩmpre$e da lui
fatte godeua del $uo $plendore; & $ommamente di fabricar $i dilettaua, gloriando$i di la$ciar la Città, che prima era di pietre cotte, la$tricata
di Marmo. Fu adottiuo figliuolo di Giulio Ce$are: nacque di Accia, & di Ottauio. Alco$tui tempo nacque no$tro Signore, Fu ueramente
buono, & grande appoggio de i uirtuo$i: per il che non tanto per hauer accre$ciuto l’Imperio e$$er deue nominato Augusto, quanto per ha-
uer fauorito gl’huomini da bene, & aumentato con lode, & premio ogui uirtu, & dottrina. Allui adunque meritamente con$acra
le $atiche $ue il no$tro Vitr. & con ingegno di quelle co$e, & con quelle parole l’e$$alta, che ueramente, & $enza adulatione $e li con-
Architettura è Scienza di molte dottrine, & di diuer$i ammae$tram\~eti ornata, dal cui giudicio s’approuano tutte l’ope re, che dall’altre Arti compiutamente $i fanno.
Prima che $i e$ponga, & dimo$tri, che co$a e Architettura, dirò la $orza della compo$itione di que$to nome, percioche molto gioua alle co$e, che
$i diranno. Architettura è nome Greco di due uoci composto delle qualɩ, la prima $igni$ica principale, & capo: la $econda fabro ò arte$ice,
& chi uole$$e bene uolgarmente e$primer la forza del detto nome, direbbe capo mae$tra; Et pero dice Platone, che l’ Architetto non fà me-
Dal cui giudicio s’approuano tutte le opere, che dall’altre Arti compiutamente $i fanno.
Ecco l’ultima di$$erenza, che ne i ueri, & giu$ti termini, & qua$i confini rinchiude l’ Architettura, percioche il giudicare l’opere compiute dal l’ Arti, è propio di lei, & non d’ altre: l’Oratore s’adorna di molte Arti, & Di$cipline, & quelle grandis$ime $ono, & bellis$ime, il $imi- gliante $a il Medico, ma l’uno, & l’altro hanno diuer$i intendimenti, l’Oratore s’adorna per potere per$uadere, cioè indurre opinione, il Me- dico, per indurre, ò con$eruare la $anità, ma lo Architetto $olo per giudicare, & approuare l’opere con$umate dall’ altre Arti, con$umate dico, & perfette ò uero compiute, come dice Vitr. però che non $i puo giudicare $e non le co$e finite, acciò ne$$una $cu$a $ia dell’ Artefice. Dalla diffinitione dell’ Architettura $i comprende, che co$a è Architetto, & $i cono$ce Architetto e$$er colui, ilquale per certa, & maraui- glio$a ragione, & uia, $i con la mente, & con l’animo $a determinare come con l’opera condurre à fine quelle co$e, che da il mouimento de i pe$i, dal compartimento de i corpi, dalla compo$itione dell’opere à beneficio de gli huomini commendate $aranno. Dice adunque Vitr.
Architettura è Scienza ornata di molte dottrine, & uarie eruditioni.
Et per Dottrina s’intende quella e$$ere la quale i Mae$tri in$egnano, & Di$ciplina quella laquale i di$cipoli imparano, il parlare è $trumento del-
E$$a na$ce da fabrica, & da di$cor$o.
Ma questa con$equenza non $i puo $apere $e prima non $i fa manife$to che co$a è fabrica, & che co$a è di$cor$o, però dice Vitr.
Fabrica è continuo, & e$$ercitato pen$amento dell’u$o, che di qualunque materia, che per dar forma all’opera pro-
Diuino è ueramente il di$iderio di quegli, che leuando la mente alla con$ideratione delle co$e, cercano la cagione di e$$e, & riguardando come dal di$opra, & da lunge la uerità s’ accendono alle fatiche, per lo contrario molti $ono, che con grandis$ime lodi al Cielo inalzando i dotti, & letterati huomini, & con marauiglia ri$guardando le $cienze fanno ogni altra co$a piu pre$to, che affaticar$i per acqui$tarle. Sono anche mol- ti, che auenga dio che del certo $appiano e$$er bi$ogno per l’acqui$to d’una $cienza participare di molte altre, poco però di quelle $i curano, anzi danno bia$imo à gli studio$i di quelle, que$ti come gente trauiata, & folle $i denno la$ciare. Bella co$a è il poter giudicare, & appro- uare l’opre de mortali, come atto di uirtù $uperiore uer$o l’inferiore, nientedimeno pochi $i danno alla fatica, pochi uogliano adoperar$i; & u$cire delle pelli dell’otio, & perciò non fanno giudicio, & con$equentemente non peruengono al fine dell’ Architettura. Bi$ogna adunque e$- $ercitio, bi$ogna di$cor$o, il di$cor$o come padre, la fabrica è come madre dell’ Architettura.
Fabrica è continuato, & e$$ercitato pen$iero dell’u$o.
Ogni artificio$o componimento ha l’e$$er $uo dalla notitia del fine, come dice Galeno. Volendo adunque fabricare, fa di me$tieri hauere cono$ci-
mento del fine. Fine intendo io quello à cui s’indrizza l’operatione, & in que$to intelletto con$idera che co$a è principio, & che co$a è mez-
zo, & troua che il principio $i con$idera in modo di pre$idenza, & nel principiare il fine è prima, che lo agente, perche il fine è quello che
muoue all’opera, lo agente è prima che la forma, perche lo agente induce la forma, & la forma è prima che la materia, ɩmperoche la materia
non e mo$$a $e la forma non è prima nella mente di colui che opera. Il mezzo ueramente è il $oggetto, nelquale il fine manda la $ua $imiglianza
al principio, & il principio la rimanda al fine, però non è concordanza maggiore di quella che è tra il principio, & il fine, oltra di que$to $i
comprende, che chiunque impedi$ce il mezzo leua il principio del fine, & il mezzo per cagione del principio s’affatica, & ri$petto al fine $i
ripo$a, come dicono i $au{ij}. Volendo adunque fabricare, bi$ogna cono$cere il fine, come quello che almezzo impone forza, & neces$i-
tà. Ma per la cognitione del fine è nece$$ario lo studio, & il pen$amento, & $i come il $aettatore non indirizzerebbe la $aetta alla brocca,
Fabrica e$$er continuo, & e$$ercitato.
Et come uia trita, & battuta da pa$$aggeri $requentato pen$iero di indrizzare le co$e à fine conueniente, & da que$te parole $i dimostra l’utili-
tà, che era conditione dell’ Arte. Ma perche con tanta $ollecitudine di pen$iero affaticar$@? à che $enza intermis$ione auuertire? certo non
per altro, che per mani$e$tare in qualche materia e$teriore la $orma, che prima era nel pen$amento interiore, & però dice Vitr. dando fine
alla diffinitione della fabrica, quella e$$ere operatione mani$e$ta in qualche materia fuori di noi $econdo il pen$iero, che era in noi. Fabrica è no
Di$cor$o è quello, che le co$e fabricate prontamente, & con ragione di proportione puo dimo$trando manife$tare.
Il di$cor$o è proprio dell’huomo, & la uirtù che di$corre, è, quella che con$idera quanto $i può fare con tutte le ragioni all’opere pertinenti,
& pero erra il di$cor$o, quando l’intelletto non concorda le proprietà delle co$e atte à fare, con quelle, che $ono atte à riceuere. Di$corre
adunque l’huomo, cioè applica il principio al fine per uia del mezzo; ilche come s’è detto, è, proprio dell’humana $petie, auuenga che mol-
ti de gli antichi habbino à gl’altri animali conce$$o una parte di ragione, & chiamati gli habbino mae$tri dell’huomo, dicendo che l’arte del te$
Prontamente.
Che nel Latino dice $olertia. Ma non è a$$ai e$$er pronto à ritrouare il uero, perche potrebbe quel uero e$$er poco atto à concludere, però $og- giugne.
Con ragione di proportione.
Che co$a $ia proportione $i dir à nel $equente Capitolo. Vitr. ha parlato in modo che quelle parole, che dicono.
Prontamente, & con ragione di proportione.
Re$erire anche $i po$$ano à quella parola che dice. _Fabricate_.
Et il $entimento $arebbe que$to, che il di$cor$o pote{$s}e dimo$trare, cioè render la ragione delle co$e fabricate con $olertia, & proportione, e$-
$endo l’ufficio dell’ Architetto approuare le co$e ragioneuoli; ma $ia qual $i uoglia l’intendimento delle parole dette, tutto è conforme al uero.
Piu $ecreta intelligenza $i tragge ancor da quello s’ è dichiarato, & prima che l’artefice ri$petto all’opera tiene doppia con$ideratione; poi
tiene doppia affettione à quelle con$iderationi corri$pondente. La prima con$ideratione è una notitia $emplice uniuer$ale per la quale $i dice,
che lhuomo $a quanto $i richiede à fine, che l’opera rie$ca, & niente piu ui aggiugne, l’altra è una notitia particolare, & pros$ima all’ope-
rare, che con$idera il tempo, il luogo, il modola doue na$ce una affettione, che muoue l’huomo à commandare, & operare, come $econdo
E$po$ta la diffinitione dell’ Architettura, & dichiarito il na$cimento di e$$a uiene Vitr. à formare l’ Architetto, co$amolto ragioneuole, & con- ueniente, come $i uedrà da quello che $egue, dice adunque.
Dalle dette co$e ne $egue, che quelli Architetti, che $enza lettere tentato hanno di affaticar$i con le mani, non hanno potuto fare, che s’habbino per le fatiche loro acqui$tato riputatione alcuna, & quei, che nei di$cor$i, & nella co- gnitione delle lettere $olamente fidati $i $ono; l’ombra non la co$a pare che habbino $eguitato. Ma chil’una, & l’altra bene apparato hanno, come huomini di tutte armi coperti, & ornati con credito, & riputatione hanno illoro intento facilmente con$eguito.
Sicome alla naturale generatione $i richiede il Padre, & la Madre, & $enza uno di loro niente $i genera, co$i à e$$er Architetto, che è una
artificio$a generatione, $i ricerca il di$cor$o, & la fabrɩca unitamente; & $e alcuno $i per$uade$$e e$$ere Architetto con la $ola $abrica, ò
uero con il $olo di$cor$o egli s’ingannerebbe, & $arebbe $timato co$a imper$etta, anzi monstruo$a; & di gratia $e uno haue{$s}e il $apere $o-
lamente, & u$urpare $i uole$$e il nome d’ Architetto non $arebbe egli $ottopo$to all’offe$e de gli E$perti? non potrebbe ogni manuale improue
rarli, & dirli che $ai tu? dall’ altra parte $e per hauere un lieue e$$ercitio, & alquanto di practica, di $i gran nome degno e$$er $i crede$$e,
non potrebbe uno ɩntelligente, & litterato chiuderli la bocca, domandandoli conto, & ragione delle co$e fatte? & però bi$ogna e$$ere ar-
mati, & ornati di tutte l’armi per acquistare la uittoria, & il uanto del uero Architetto. Bi$ogna e$$er coperto per dife$a, armato per of-
fe$a, ornato per gloria maneggiando l’e$perienza con l’artificio. Perche adunque i pratici non hanno acquistato credito? percioche l’Ar-
chitettura na$ce da di$cor$o. Perche i letterati? percioche l’ Architettura na$ce da fabrica, & però dice Vitr. dalle dette co$e, cioè dal na-
$cimento dell’ Architettura che è fabrica, & di$cor$o cioè opera, & ragione, $egue quello, che egli dice. Main que$to luogo potrebbe alcuno
Perche $i in ogni altra co$a come $pecialmente nell’ Architettura que$te due parti $i trouano, cioè la co$a $ignificata, & quella che $igni$ica. La co$a $ignificata è l’opera propo$ta, dellaquale $i ragiona. Quella che $ignifica, è la proua, & il perche di e$$a con mae$treuole ragione e$pre$$o, & dichiarito.
Trale Arti$ono alquante, il fine dellequali non pa$$a oltra la con$ideratione delle co$e alloro $uggette, come $ono le Mathematiche, & la Scienza
naturale. Altre oltra uengono ad alcuna operatione, ma niente re$ta di fatto, come è nell’ Arte di $altare, di $onare, & altre $imiglianti.
Sonui alcune, che dietro à $e la$ciano alcun lauoro, come l’ Arte fabrile, & l’Arte del fabricare. Appre$$o qualch’una è, che al pren-
dere, & acquistare alcuna co$a $i dà, come la uenatione, l’uccellare, la pe$caggione, & altre: infine molte non à con$iderare, non à finire,
non à pigliare intente $ono, ma correggono, & emendano gl’errori, & i danni delle co$e fatte, & acconciano quelle. Con tutte le pre-
dette Arti, anzi $opra tutte è l’ Architettura, come giudice che ella è di cia$cuna: là onde bi$ogna che in e{$s}a $pecialmente $i con$ideri alcu-
Specialmente nell’ Architettura.
Percioch’ella $opra ogn’ Arte, (_$ignifica_,) cioèrappre$enta le co$e alla uirtù, che cono$ce, & concorre principalmente à formare il concetto $econdo l’intentione dell’ Arte; & que$to è propio $ignificare: ma e$$er $ignificato è propio e$$er rappre$entato al $opradetto modo.
De i $egni alcuni $ono $i à dentro, che ueramente $ono come cagione delle co$e, altri fanno una $uperficiale, & debile istimatione delle co$e; lo Architetto la$cia que$ti ultimi $egni all’Oratore, & al Poeta, & in$ieme con la Dialettica, che è modo dell’artificio$o di$cor$o, abbraccia quegli, perche nece{$s}ar{ij} $ono, intimi, & concludenti.
Donde auuiene, che chi fa profes$ione d’ Architetto, pare che nell’una, & l’altra parte e$$er debbia e$$ercitato.
Ogni agente nel grado, ch’egli tiene, e$$er deue perfetto, acciò che l’opera compita, & perfetta $i ueda. Tre $ono gl’agenti delle co$e, il Diui-
no, il naturale, lo artificiale, cioè IDIO, La Natura, l’Huomo, noi parleremo dell’ huomo: s’adunque l’ Architettura è co$i eccellente,
Onde auuiene che chi fa profes$ione d’Architetto, pare nell’una & nell’una & nell’altra parte e$$er debbia e$iercitato.
Cioè nella co$a $ignificata, & nella $ignificante, poi $egue.
Doue, & ingegno$o, & docile bi$ogna che egli $ia, perche ne l’ingegno $enza l’ammae$tramento, nell’ammae$tramen- to $enza l’ingegno puo far l’huomo eccellente.
Lo ingegno $erue, & alla inuentione che $a l’huomo da $e, & alla dottrina, che egli impara da altri, rare uolte auuiene che uno $ia inuentore, & compito fattore d’un’arte, cioè che ritroui, & riduca à perfettione tutto il corpo d’un’arte, pero ben dice Vitr.
Che $enza l’ingegno l’ammae$tramento, ne $enza l’ammae$tramento l’ingegno fa l’huomo eccellente.
La Seconda conditione dell’ Architetto, é la educatione, & lo e$$ercitio da i primi anni fatto nelle prime $cienze. Prime chiamo la Geometria, l’ Arithmetica, & l’altre Mathemattice. Que$te hebbe Vitr. per opera de’ $uoi progenitori, come egli con$e$$a nel proemio del Se$to libro al luogo di $opra citato nella uita $ua.
La terza conditione è l’hauer’ udito, & letto i piu eccellenti, & rari huomini, & $crittori, come fece Vitr. ilquale atte$ta nel proemio del $e- condo libro quello ch’io dico dicendo.
Et $eguitando e$porrò gl’ingres$i dell’antica Natura, & di quegli che i principij del cõ$ortio humano, & le belle, & fon- date inuentioni con gli $critti, & regole dedicarono, & pero come io ne $ono da quelli ammae$trato dimo$trerò.
Et que$to é quanto a gli $crittori, & alla lettione de’ buoni: ma quanto à i pre$enti, & allaudito dice nel proemio del Se$to libro hauere hauu- to ottimi precettori.
La Quarta conditione è la tolleranza delle fatiche, & il continuo pen$iero, & ragionamento delle co$e pertinenti all’ Arti, difficilmente $i tro- ua ingegno eleuato, & man$ueto Vitr. hebbe acuto ingegno, & $offerente però dice.
Et dilettandomi delle co$e pertinenti al parlare, & alle Arti, & delle $critture de’ commentar{ij}. Io ho acqui$tato con l’animo quelle po$ses$ionɩ, dallequali ne uiene que$ta $omma di tutti i frutti, che io non ho piu alcuna neces$ità, & che io $timo quella e$$er la propietà delle richezze di di$iderare niente piu.
La Quinta conditione è non di$iderare nɩente altro che la uerità, ne altro hauere dinanzi à gliocchi, & per meglio con$equirla, euui.
La Se$ta conditione, che con$i$te nell’hauere una uia ragioneuole di ritrouare il uero, & quella uia poco ci giouarebbe $enza.
La Settima, che é posta in $aper u$ar la detta uia, et nell’ applicatione. Che Vitr. fu$$e $tudio$o del uero, che gl’haue$$e la regola di trouarlo, & che
finalmente $ape$$e u$are la dettaregola, molto bene appare nel $uo procedere ordinatamente, nel $ignificar le co$e, nel dar forma, & perfettione
à tutto il corpo dell’ Architettura. Le $ette conditioni $oprodette na$cono da i princip{ij} detti di $opra, cioè dalla diffinitione dell’ Architettura,
Appre$$o bi$ogna, che egli $ia letterato. habbia di$$egno, perito $ia dell’arte del mi$urare, non ignorante della pro$petti- ua: $appia l’ Arithmetica, cono$ca molte hi$torie, udito habbia con diligenza j Filo$ofi: di Mu$ica; di Medicina del le Leggi, & ri$po$te de luriscon$ulti, $ia intelligente; & finalmente rozzo non $ia nel cono$cer la ragione del Cielo, & delle $telle.
Poi che Vitr. per formare l’ Architetto ha detto quante, & quali co$e $iano nece$$arie dice.
Ma perche co$i bi$ogno $ia, que$ta è la ragione.
Et partitamente di cia$cuna $eguitando ne rende conto, & prima dice.
Enece$$ario che lo Architetto habbia cognitione di lettere, acciò che leggendo gli $critti libri. Commentarij nomina-
Il giudicare, è, co$a da prudente, la prudenza compara le co$e $eguite con le in$tanti, $a stima delle $eguenti: le co$e $eguite per memoria $i han
no, pero è nece$$ario all’ufficio del giudicare, il quale conuiene all’Architetto, hauer memoria ferma delle co$e pa$$ate, ma la memoria ferma $i
fa per la lettione perche le co$e stanno ne gli $critti fermamente, però bi$ogna, che lo Architetto habbia la prima Arte, detta Cognitione di
lettere, cioè del parlare, & dello $eriuere drittamente, ferma$i adunque la memoria; con la lettione de commentar{ij}, il nome $te$$o lo dimo-
$tra, perciò che commentario è detto, come quello ch’alla mente commetta le co$e: & è $uccinta, & breue narratione delle co$e, la doue con
la breuità $ouuiene alla memoria, bi$ogna adunque leggere, & le co$e lette per la mente riuolgere, altrimente male n’hauerebbe dalla inuen-
tione delle lettere, come dice Platone, perciò che gl’huomini fidando$i negli $critti, $i fanno pigri, & negligenti. Vittruuio hebbe cognitione
di lcttere Grece, & Latine, usò uocaboli Greci, & con$e$$a hauer da Greci molte belle co$e trapportate ne i commentari $uoi, & for$i di qui
è nata la difficultà d’ intendere Vitr. & la $correttione de i testi per la ignoranza di molti, che non hanno hauuto lettere Grece, in questo mo
Appre$$o habbia di$$egno, acciò che con dipinti e$$empi ogni maniera d’opera, che egli faccia $enza fatica formi, & dipinga.
Tutte le Matbematice hanno $otto di $e alcune Arti, le quali nate da quelle $i danno alla pratica, & all’operare, $otto l’ A$trologia è la nauiga-
tione, $otto la mu$ica è quella parte, che in pratica è po$ta di cantare, & di $uonare diuer$i strumenti, $otto l’ Arithmetica è l’abbaco, $otto
la Geometria, è l’Arte di perticare i terreni, & mi$urare i campi, $ono anche altre arti nate da piu d’una delle predette $cienze. Vitr. uuole,
che non $olamente habbiamo quelle prime, & uniuer$ali, che rendeno le ragioni delle co$e, ma anche gli e$$ercit{ij}, & le pratiche da quelle pro-
cedenti, & però quanto al di$$egno uuole, che habbiamo facilità, & pratica, & la mano pronta à tirar dritte le linee, & anguli approuata
L’arte del mi$urare gioua molto allo Architetto, perche ella in$egna l’u$o della linea dritta, & della circulare, dal che poi i di$$egni de gli edi$idij $i fanno ne i piani ageuolmente. & le dritture delle $quadre de i liuellɩ, & de i lineamenti $i formano e$peditamente.
L’arte del mi$urare è detta Geometria; questa gioua al di$$egno, & è quella, che alla predetta pratica del di$$egno $ouuiene con la ragione, co- me $i uede nella uoluta del capitello Ionico, & in molte proportionate mi$ure; oltra di que$to perche $pe$$o auuiene, che è nece$$ario liuellare i piani, tirare à $quadra, & drizzare i terreni, però è nece$$ario hauere la Geometria, come $i uede del liuellare le acque nell’ottauo, del- la diui$ione dell’opere, nel primo, del mi$urare i terreni, nel nono, & finalmente per ogni parte; doue $i può dire la Geometria e$$er madre del di$$egno, bi$ogna adunque hauere la facilità del di$$egno bi$ogna hauere la ragione, la quale è po$ta in $apere la cagione de gli effetti fatti con la regola, & col compa$$o, che $ono le linee dritte, & le piegate, gli archi, i uolti, le corde, & le dritture per u$are i nomi della pra- tica. La Geometria adunque dal punto prouede le linee diste$e, le torte, le pendenti, le piane, lequedi$tanti, gli angoli giu$ti, gli stretti, i larghi, le $ommitati, i circoli interi, i diminuiti, i composti, le figure de piu lati, le $uperficie, i corpiregolari, & gl’irregolari, le pirami di, le $pere, i coni, & altre $imiglianti, che alle colonne, à gli architraui, alle cube, tribune, & à molte altre co$e de gli edific{ij}; & co$i la Geometria è nece$$aria allo Architetto. & questa hebbe Vitr. come appare in molti luoghi, & $pecialmente al $e$to, & ottauo libro.
Per la pro$pettiua anche nelle fabriche $i pigliano i lumi da determinate parti del cielo.
Pro$pettiua è nome del tutto, & nome della parte. Pro$pettiua in generale è quella, che dimostra tre ragioni del uedere, la dritta, la rifle$$a, la
ri$ranta, ne la dritta $i comprende la cagione de gli effctti, che fanno le co$e ui$ibili medianti i lumi po$ti per dritto. La ri$le$$a è laragione del
ri$alimento de i raggi, & gli effctti che $i fanno come da gli $pecchi piani, caui, ritorti, riuer$ci, & altre figure. La rinfranta è la ragione
delle co$e, che appaiano per mezzo d’alcuna co$a lucida, & tra$parente: come $otto l’acqua, per lo uetro, oltra le nubi, & questa pro$pet-
tiua $i chiama, pro$pettiua de i lumi naturali, $peculatiua, & di grande conditione tra le parti della Filo$ofia; percioche il $uggetto $uo è la
luce giocondis$ima alle ui$te, & agli animi de mortali, la doue e$$endo noi nelle stanze rinchiu$i per dife$a del freddo, & del caldo, nece$$a-
rio è che habbiamo la diletteuolis$ima pre$enza della luce, & del lume, $ia egli, ò dritto, ò rifle$$o, & però è nece$$ario che l’Architetto hab
bia la pro$pettɩua. Ma quando come parte è pre$a, riguardando alla pratica $uol far co$e marauiglio$e ingannando gli occhi humani per le
distanze de i luoghi ritrouando lo inganno. Que$ta $opra i piani dɩmo$tra i rilieui, le di$tanze, il fuggire, & lo $corciare delle co$e corpo-
Col mezo dell’Arithmetica $i fa la $omma delle $pe$e, $i dimo$tra la ragione delle mi$ure, & con modi, & uie ragione- uoli $i trouano le difficili que$tioni delle proportionate mi$ure.
Il uulgo stima quelle pratiche nate dalle Mathematice, che noi $opra dicemmo e$$er uere arti, & eccellentis$ime uirtuti, ilche non è, pericò che
non rendeno le ragioni delle co$e, benche dimo$trino effetti dɩletteuoli, & belli, Vitr. (come ho detto) abbraccia, & la principale, & la
meno principale, come $i uede nell’ Arithmetica, & s’ha ueduto nella predetta ragione della Geometria, & del di$$egno, l’abbaco prima è ue-
Solamente quelli, che con $ottigliezza delle dottrine prudenti $ono, farebbeno profes$ione d’Architettura.
Ma piu à dentro penetrando oltra la pratica del numerare, che co$iste nella rappre$entatione de i numerɩ, nelraccorre, nel’abbattere, nel
moltiplicare, nel partire, nel radoppiare, nello $mezzare, nel cauare le radici, $i de gli interi, come de i rotti; & anche in una certa, & ordi-
nata $alita de numeri, che progres$ione $i chiama; utile è l’Arithmetica à dimostrare le ragioni delle mi$ure, & à $ciorre le dubitationi,
che per Geometria $ono indi$$olubili, come ci dimostra nel Nono hauere, & Platone, Pitagora, & Archimede ritrouato, come iui $i uede.
E in uerò, uero è quello che dice Plat che gli huomini di natura Arithmetici atti $ono à tutte le di$cipline, come quelli, che in $e habbino prõtez-
La cognitione dell’I$toria fa, che $i $appia la ragione di molti ornam\~eti, che $ogliono fare gl’Architetti nelle opereloro.
Vitr. in que$ta parte è chiaro per gli e$$empi ch’egli da.
Come $e alcuno po$to haue$$e in luogo di colonne le $tatue feminili di marmo, quelle, che Cariatidi chiamate $ono ue
$tite di habito lõgo, & matronale, & $opra quelle po$to haue$$e i modiglioni, & i gocciolatoi, co$i di tale opera à chi
ne domanda$$e, renderebbe ragione. Caria città della Morea con i Per$iani contra la Grecia $i congiun$e, i Greci con
la uittoria glorio$amente dalla guerra liberati, di con$iglio uniuer$ale contra i Cariati $i mo$$ero, pre$a la loro $ortez
za, ucci$i gli huomini, & $pianata la terra, le Matrone loro per i$chiaue menarono, non $opportando, che quelle
depone$$ero gli habiti, & gli ornamenti matronali, acciò che non in uno trionfo $olo condotte $o$$ero, ma con eter-
Noi adunque per le parole di Vitr. piglieremo argomento di ornare gl’edific{ij} con la memoria di quei fatti, che grati $aranno à quei principiò
uerò quelle republiche, le quali uorremo honorare, & honorandole à noi grate rendere, & fauoreuoli. Come ste$$ero quelle matrone $ot-
to i pe$i Vitr. non dichiara, prende$i argomento, che $te$$ero con il capo $ottopo$to, & con la $inistra mano leuata al $o$tenimento de ɩ pe$i,
& que$to per parole d’ Atheneo dotto, & diletteuole $crittore, ma noi la$ceremo la pompa dell’ autorità à piu curio$i commentatori, $ola-
mente quello addurremo, che per intelligentia di Vitr. potrà ba$tare, hauendo gratie immortali à chiunque s’affaticher à per noi. Ma perche
bi$ogna cominciare à u$ar$i di uedere alcuno dipinto e$$empio, di$criuerò qui di $otto le figure delle Cariatide, $econdo, che al pre$ente nego-
tio $arà bastante, dichiarando, che stola era ue$te lunga, & dime{$s}a, propia delle matrone, con quella erano le imagini delle Cariatidi come
Similmente i Lacedemon{ij} $otto Pau$ania figliuolo d’Ege$ipolide dopo il fatto d’armi di Platea hauendo con poca gen te $uperato il numero$o e$$ercito de’ Per$iani, & con gloria trionfato; de i denari tratti delle $poglie, & della preda in luogo di trofeo della uittoria à po$teri fabricarono il portico Per$iano dimo$tratore della lode, & della uirtu de Cittadini, & in quel portico po$ero i $imulachri de i prigioni con l’ornamento Barbaro del ue$tire, che $o $teneua- no il tetto, hauendo con meritate contumelie la lor $uperbia ca$tigata. A $ine che i nimici cagione haue$$ero di te- mere gli effetti della fortezza loro, & i Cittadini guardando in quello e$$empio di uirtu dalla gloria $olleuati alla di- fe$a della Patria s’eccita$$ero grandemente, la doue nei $eguenti anni molti cominciarno à porre le $tatue Per$ia- ne, che $o$teneuano gli archi, & i loro ornamenti, & indi tra$$ero argomen to di accre$cere nell’opere marauiglio$a uarietà di maniere, dɩ $imiglianti I$torie altre ne $ono, delle quali bi$ogna che l’ Architetto ne $ia bene informato.
Come $i legge della ɩnuentione del capitello Corinthio, & d’altri effetti che $i uedranno, leggendo ne! Quarto libro. Has$inel primo libro di Tu-
cidide Pau$ania Spartano figliuolo di Cleombroto capitano de Greci. Plutharco citando Chi$iferno nelle comparationi de i Romani, & de i
Grecinarra che; Di$correndo i Per$i nella Grecia, & facendo di molte prede Pau$ania duce de Lacedemon{ij} riceuè quaranta talenti d’oro da
Xer$e, accɩoche tradi$$e la Grecia, la qual co$a poi che $i ri$eppe. Age$ilao Padre hauendo per$eguitato il figliuolo fino al tempio di Pallade.
Edichalca; otturò con mattoni le porte del tempio, & iui per fame lo fece con$umare, & la Madre lo la$ciò in$epolto; que$to dice Plutharco di
uer$amente da Thucidide. Soleuano ɩ Greci nel luogo oue haueuano po$ti in fuga, & $uperati i nimici tagliare i rami de gli Alberi, & orna-
_La Filo$ofia ueramente $a lo Architetto_. _Nella_ Filofofia, che è Studio, & amore di Sapienza, cioè del bene, & del uero é la $pecula- tione delle co$e, & la regola delle attioni, l’una, & l’altra è nece$$aria allo Architetto, quanto alla regola delle attioni dice Vitr. che.
_La Filo $ofia fa l’Architetto_. Cioè dimo$tra allo Architetto il modo di co$tumatamente uiuere, & dichiara in che principalmente $i con-
uenga questa regola, & dice, che prima. _La Filo$o$ia lo fa d’animo grande._ Si per abbracciar le grandi impre$e, come per non
temer le grandi offe$e; ma perche la grandezza dell’animo pare che $eco apporti il di$pregio d’altrui, & una certa $euerità, & appre$$o l’ar-
roganza, però $ia l’ Architetto di grand’ animo $enza arroganza, che è uitio alla uerità opposto, che oltra il debito attribui$ce à $e $te$$o: $ia
piaceuole $i nell’udire, & $atisfare alle dimande de gl’imperiti, $i nel $opportare i loro di$$etti: ma perche nell’ e$$ere piaceuole egli potrebbe
inchinar$i ad alcuna co$a men giusta però come mae$tro di proportione $ia egli giu$to, & eguale à ogmuno, & nella egualità dimo$tri $ede
nel con$igliare: non $ia auaro nel riceuere i doni, ne cupido nel de$iderargli, hauendo que$te belle conditioni l’ Architetto con$eruerà il gra-
do $uo, re$terà honorato, & la$cierà fama immortale, & però Vitr. hauendo cono$ciuto in $e ste$$o quanto $ia bello, & degno l’ornamento
La Filo$o$ia ueramente fa lo Architetto d’animo grande, $enza arroganza, piaceuole, giu$to, & fedele, non auaro, il- che è co$a grandis$ima, la doue $enza $ede, & ca$tità ueramente niuna opera $i può $are. Anchora la Filo$ofia leua la cupidigia, & non la$cia l’animo occupato nel riceuer doni, ma fa, che con grauità $i difenda la propria dignità, & $ene riporti buon nome. Que$te co$e dalla Filo$ofia pre$critte ci $ono.
Quanto alla parte, che al uero a$petta dice Vitr. ancho quella e$$er’utile all’Architetto.
Appre$$o la mede$ima cognitione ci dimo$tra la Scienza delle co$e naturali, la quale con i$tudio $i deue grandemente
Vna parte della Filo$o$ia Naturale è chiamata Hi$toria Naturale, & una Scienza; la Hi$toria Naturale è $emplice narratione de gl’effetti, et del
l’opere di Natura, l’e$$empio $i può da gli $critti di Plinio commodamente pigliare, perche Plinio narra tutto quello, che $i uede nelle co$e fatte
dalla Natura, cominciando da e$$o Mondo, & dalle parti principali di e$$o come $ono i Cieli, & gl’Elementi. Venendo alle co$e particolari de
i Pae$i, delle Pietre, de i Metalli, delle Piante, de gl’Animali, & dell’Huomo che e fine di tutte l opere di Natura. La Scienza è cognitione del-
le cau$e, & de i princip{ij} di tutte le predette co$e, della quale ordinatamente, & con mirabil dottrina il buouo Ari$totile ne è $tato mae$tro.
Della Mu$ica e$$er deue pratico l’Architetto à fine, che egli cono$ca la regolata ragione, & la Mathematica, & acciò, che egli $appia drittamente dare la tempera à gli in$trumenti da Pietre, ò Saette, come $ono Bale$tre, Catapulte, & Scorpioni.
Qui Vitr. dimo$tra la Mu$ica e$$er’utile allo Architetto, & quanto alla pratica, & quanto alla $peculatione come $ono l’altre Mathematice,
quanto alla pratica dice quella parola. # Regolata. # Che nel Latino dice. # _Canonica_. # Quanto alla $peculatione dice quellaltra.
Mathematica. Io dichiaro l’una, & l’altra con l’autorità de i buoni Autori. La Canonica appartiene all’orecchie, come la pro$pettiua à
Quei ua$i ancho di Rame, che nei Theatri $otto i gradi nelle Celle con ragione Mathematica $i fanno, & le differenze de i tuoni $i accordano à i ri$uegliamenti de i dolci $uoni Mu$icali, & $i compongono à Cella per Cella, in quei giri, con quelle con$onanze, che da i Mu$ici, Diate$$aron, Diapente, Diapa$on nominate $ono, acciò, che la uoce de i $uoni $cenici nelle di$po$itioni conuenienti quando toccherà l’udito piu chiara, & piu $oaue à gli a$coltanti peruenga. Gli in$trumenti d’acque $enza ragione di Mu$ica drittamente non $i fanno.
Et $imilmente $i uedrà del Decimo Libro al cap.
Acciò che egli $appia drittamente dare la temperatura à gli ɩn$trumenti, che tirano Pietre, ò Saette, come $ono Bale$tre
grandi, & piccole nominate Bali$te, Catapulte, & Scorpioni, imperoche ne i capi dalla de$tra, & dalla $ini$tra $ono i
Non è luogo ne tempo di dimorare $opra le predette co$e, percìò, che la dottrina e$$er deue ordinata, & quel che uuole maggiore introduttio- ne e$$er non deue nella prima $ronte collocato. Certo è nella Mu$ica chella egualità del $uono dimo$tra egualità di $patio, & quella propor- tione che è tra $patio, e $patio, $i troua ancho tra $uono, & $uono, & però e$$endo il $uono eguale, dall’uno, & l’altro braccio $eguita che la fune dentro le braccia $ie eguale, dalche na$ce la bontà dello instrumento, & l’u$o di e$$o, come prouano gli Arcieri, & ɩ Balestrieri tut- to il giorno, e ci $erà manife$to nel Decimo.
La medicina deue dal buono Architetto e$$er appre$a pet cono$cere le inclinationi del Cielo, & l’aere de i luoghi $alu- bri, ò mal $ani, & per l’u$o delle acque, percioche $euza tali ragione $tanza non $i può fare, che buona $ia.
Le inclinationi del Cielo dette Climata da Greci, $ono $pat{ij} del Cielo po$ti tra due circoli egualmente di$tanti detti Paralelli, come $i dirà poi, par lando de gl’Horolog{ij} nel Nono Libro. Vitr. ueramente hebbe qualche notitia della Medicɩna; come $i uede nel Primo Lɩbro doue egli di- mo$tra quali in$ermità da quai uenti $onoingenerate, & in altri luoghi del mede$imo Libro, & de gl’ altri dɩchiara le qualità de pae$i quanto all’aere, all’acque, all’herbe, à gl’animali, à gl’Huomini, co$e alla cognitione del Medico $ottoposte.
Dapoi cono$cere è dibi$ogno la ragione ciuile in quanto è nece$$aria à i pareti de gli edifici communiallo $patio delle gronde, de i tetti, & delle chiauiche, & de i lumi, & anchora de i condotti dell’acque, & altre $imighanti co$e hauer bi$ogna cono$cimento, accioche $i guardino prima, che comincino di non mettere in lite i padri di famiglia, dipoi che haueranno l’opere con$umate, & acciò, che nel fare de patti con prudenza prouedɩno, & à chi toglie, & à chi da à pigione, perche $e il patto $arà ben fatto, & chiaro, auuerrà, che quello da que$to, & que$to da quello $i potrà $enza fraude liberare.
Qui Vitr. dichiara quello che egli di$$e di $opra appartenere alla fedeltà, & giu$titia dell’Architetto, dico adunque che quella parte di Filo$o-
fia, che ci da laregola del ben uiuere, tratta di diuer$e maniere di beni, tra quali è la uirtù de co$tumi, po$ta nella parte ragioneuole, ò uero
in quella, che alla ragione ubidi$ce. In que$ta parte di Filo$ofia $i tratta de gl’affetti humani, delle potenze dell’anima, nellequali $ono gl’af-
fetti, de gli habiti di quelle potenze, $ieno quegli ecces$i, ò mancamenti, ò mediocritati: tratta$i ancho dell’arbitrio, della elettione, del con-
Dalla A$trologia ueramente $i cono$ce il Leuante, il Ponente, il Meriggie, & il Settentrione, & la ragione del Cielo, lo Equinottio, il Sole$titio, i cor$i delle Stelle, la notitia delle quai co$e chi non ha, non può $apere la ragione de gli Horolog{ij}.
Vna delle parti principali dell’ Architettura è come $i uede al terzo cap. del Primo Libro, circa l’ombre cau$ate dal Sole, & da gli $tili nece$$a-
ri à fare gl’ Horolog{ij} da Sole, di que$ta cognitione è ripieno con marauiglio$a dottrina il Nono Libro di Vitr. nel quale $i uede ancho l’altra
parte dell’ A$trologia, che con$idera le eleuationi, & le di$tantie de i Pianeti, & delle Stelle, alle quali a$petta la inuentione dell’ A$trolabio,
E$$endo adunque co$i degna di$ciplina ornata, & copio$a di tante, & $i diuer$e dottrine, io non pen$o, che alcuno di $ubito po$$a ragioneuolmente chiamarfi Architetto, $e con que$ti gradi di $cienze à poco à poco $alendo $in da i te- neri anni nodrito della cognitione di uarie $orte di lettete non peruerrà al colmo della Architettura.
Quanto uero $ia, che lodar non $i debbia co$a alcuna, prima che egli dimo$trato non $i habbia, quello, che ella è, chiaramente $i uede per le co$e
Ma for$e à gli imperiti puo impos$ibil co$a parere, che la Natura apprenda, & s’arricordi tanto numero di dottrine.
Que$ta è la dubitatione $ondata nel potere della Natura Humana come impotente à riceuere tanta uarietà di dottrine, $cioglie la predetta dubita tione Vitr. in que$to modo.
Ma quando auuertiranno bene, che tutte le dottrine, & di$cipline tra $e tengono una certa raccõmunanza, & cogni-
tione, uedranno quello, che io dico potere auuenire, per cio che tutto quello, che s’impara à gui$a di corpo di tai
membri compo$to in $e $te$$o $i raggira, & però chi da i primi anni in uar{ij} ammae$tramenti $i e$$ercita, ricono$ce,
in tutte $orti di lettere i $egni mede$imi, & la raccõmunanza uede delle di$cipline, & per quella $ono atti, ad appren
Diceua il dubbio, ò uero la obiettione quello effetto e$$ere impos$ibile, di cui la cagione è impos$ibile, & però non poter l’Huomo apprender tan te arti perciò, che la cagione di apprenderle era impos$ibile: la cagione era la uirtù dell’anima in$ufficiente, & incapace. Ri$ponde Vitr. & dice argomentando, che pos$ibile è quello effetto, il modo del quale è pos$ibile, però è pos$ibille che l’Huomo adornato $ia di uarie dottri- ne, perciò che il modo è pos$ibile. Il modo ueramente è che hauendo le Scienze una certa raccomunanza tra loro, & qua$i in giro l’una nel- l’altra mouendo$i per alcune $imiglianze di co$e, non è impos$ibile à chi per tempo comincia, & s’affatica ricono$cere la ditta $imiglianza, & fare di piu co$e $imiglianti lo $te$$o giuditio, & però può e$$ere un termine, & una $obrieta (diro co$i) di $apere, che hauendo noi quanto ci $a, pos$iamo commodamente $eruirci. Vedremo di$otto per e$$empio quello, che hora s’è detto, fin tanto Vitr. riprende Pythio Architetto, ilquale haueua oppinione, che l’ Architetto pote$$e meglio in ogni arte partitamente, che i prop{ij} arte$ici, dice adunque.
Et però Pythio uno de gl’antichi Architetti, quello che in Pirene $i nobilmente fece il Tempio di Minerua, dice ne i
Vitr. appo$ta la ripren$ione di Pythio, argomenta contra di e$$o con uarie ragioni, & prima dalla e$perienza, dicendo.
Ma que$to con effetto non $i uede, perche non deue, ne può lo Architetto e$$ere come Ari$tarcho perito della Gram-
matica, ma bene non $enza letteratura, ne come Ari$toxeno Mu$ico, ma non lontano dalla Mu$ica; ne Pittore co-
me Appelle, pure habbia di$$egno, ne qual Mirone Statuario, ò Policleto lauoratore di Stucchi. ma non ignorante
Le parole $econdo la no$tra interpretatione $ono chiare, ne proua poi con argomenti non e$$er uero il detto di Pythio; & dice.
Perche non puo alcuno in tante, & $i diuer$e co$e con$eguire $ingulare $cienze, à pena cadendo in poter no$tro cono- $cere, & con$eguire le loro ragioni, ne però non $olamente gl’ Architetti non po$$ono hauere in tutte le co$e gl’ulti- mi effetti, ma quelli che ad una $ola $cienza $i danno, non ripportano tutti il $ommo principato della lode. Se adun- que non tutti in cia$cuna dottrina, ma pochi in molti anni appena ottennero il de$iderato nome, in che modo lo Ar chitetto, ilquale e$$er deue in tante arti perito, non fara co$a grande, & marauiglio$a, $e non gli manchera alcuna del- le predette co$e, & di piu $e egli andrà innanzi à tutti gl’ Arte$ici, iquali particolarmente in cia$cuna dottrina $tati $ono grandemente $olleciti, & diligenti?
Molto piu ragioneuole ci pare, che uno huomo con$egui$ca la perfettione di una $ola $cienza, che di molte, & pure di raro $i troua, che que$to auuenga, cioè che uno $ia perfetto in un’arte $ola, però $e non è quello, che pare piu ragioneuole che $ia, meno $arà quello che meno ci pare cioè che un $olo huomo, ottenga il $ommo grado in molte, & diuer$e cognitioni, la onde $i conclude da Vitr. dicendo.
Per ilche pare, che in que$to Pythio errato habbia.
Cioè $e Pythio è $tato eccellente Architetto, $e ha detto molte belle co$e, in que$to però ha errato, in que$to non gli dò $ede, e$$endoci il $en$o, & la ragione contraria, & per piu $tabilire la ragione detta, non $i $corda Vitr. di quello che $opra ci propo$e, cioè, che nell’ Architettura erano, come in ogni altra peritia, due co$e da e$$er con$iderate; l’una era l’opera proposta, che egli dice $ignificata, l’altra la ragione, che egli dic@ $ignificante, il mede$imo $i dice con altre parole, in que$to luogo per confirmatione de i detti $uoi, dice adunque mode$tamente.
Pare che Pythio in que$to errato habbia, non uedendo che di due co$e ogni arte è compo$ta, cioè dell’opera, & della ra-
gione di e$$a, & di que$te due una è propia di coloro, che in cia$cuna co$a e$$ercitati $ono, & que$to è, l’effetto del-
Non è alcuno, che ricordando$i le co$e dette di $opra, non intenda quello, che hora dice Vitr. & $e egli non haue$$e appre$o bene, che co$a è fa- brica, & di$cor$o, opera, & ragione, la co$a $ignificata, & quella, che $ignifica, legga l’in$ra$critto e$$empio dello Autore, che intender à il tutto, & cono$cerà piu oltra come $ia il giro, & la raccommunanza delle $cienze., dice adunque.
Come auuiene à i Medici, & à i Mu$ici $opra il numero$o battere delle uene, & il mouimento de i piedi, ma $e gl’auuer- rà, che bi$ogni medicare una ferità, ò trarre di pericolo uno ammalato, non uerrà il Mu$ico, ma il Medico, & co$i nel- l’Organo canterà, non il Medico, ma il Mu$ico, à fine che l’orecchie dal $uono dolcezza prendino, & dilettatione.
Molti e$$empi ci adduce Vitr. per i quali $i comprende come $tà la communanza delle $cienze, & prima dimo$tra quella tra due $cienze, & poi
tra molte, la Mu$ica, & la Medicina $ono $cienze, l’ufficio del Medico in quanto Medico, è ri$anare gl’infermi, l’ufficio del Mu$ico in quanto
Mu$ico, è dilettare cantando gl’a$coltanti, in questi uffici $ono differenti, ma nelle ragioni po$$ono e$$er conformɩ, la con$ormità na$ce da una
Simigliantemente tra Mu$ici, & A$trologi commune è il di$putare del con$en$o delle Stelle, de i concetti, & con$onan- ze Diate$$aron, & Diapente nominate, che $ono ne i quadrati, & ne i triangolari a$petti, & con il Geometra della pro$pettiua, & delle apparenze, & co$i in tutte l’altre dottrine molte co$e, ò tutte communi $ono atte $olamente ad e$$er con di$putationi trattate, ma gl’incominciamenti dell’opere, che con il maneggio, & con l’operare ad e$peditio- ne $i conducono, à quelli $olamente a$pettano, che propiamente all’ e$$ercitio d’un’arte determinati $ono.
Io di$idero la$ciarmi chiaramente intendere, perciò il Philandro, benche fidelmente e$ponga le parole dello interprete di Tholomeo; ci la$cia pe-
rò de$iderio di maggior intelligenza. Dico adunque, che gl’A$trologi uolendo dimostrare come i corpi cele$ti concordano, & s’uni$cono à>
mandare qua giu nel centro, i diuini loro influs$i, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra loro proportionate, & ri$pondenti. La
L’angulo del quadrato per e$$er giu$to, & intero $arà detto A$$e: quello del Triangulo per e$$er maggiore un terzo, $econdo, che $i @e-
de nello $patio della occupata circon$erenza, contenerà una fiata il dritto, che è di dodici parti, & $arà di piu uno quadrante,
Et però a$$ai parerà hauer fatto colui, che di cia$cuna dottrina mediocremente hauerà cono$ciute le parti, & le ragio- ni di e$$e, & quelle, che nece$$arie $aranno all’ Architettura, affine che non $i manchi quando di tai co$e, & di tal ar- ti bi$ognerà farne giudicio, ò renderne conto.
Pre$critto il modo, & la $obrietà di $apere, perche di$opra è $tato detto da Vitr. que$te parole.
Perche non deue, ne puo l’ Architetto e$$ere come Ari$tarcho perito nella Grammatica.
Et il resto, però dichiara quel, _(non deue_,) percioche $e bene l’ Architetto pote$$e e{$s}er perfetto in tante arti, non però per quella perfettio-
ne $i douerebbe chiamare Architetto, perche u$cirebbe fuori de i termini dell’ Architettura, & per que$to molto più forte $i fa laragione
di Vitr. contra Pythio, perche prima s’è dimo$trato, che la $ua oppinione per la e$perienza non è uera, poi per ragionando non è po$-
$ibile, & in fine $e bene pos$ibil $u{$s}e, non é conueniente. Simili argomènti u$a Platone, Aristotile, & Galeno, ragionando quei dell’ Ora-
tore, & que$ti del Medico, Secondo il propo$ito loro, & però qui dirò co$a, che à me pare degna di con$ideratione, per fare auuer-
Ma quelli à i quali la natura benigna tanto di acutezza d’ingegno, & di memoria, & di $olertia concederà, che pos$i- no in$ieme del tutto cono$cere la Geometria, l’A $trologia, la Mu$ica, & l’altre $cienze, certamente u$ciranno fuo- ra de termini dell’ Architetto, & $i faranno Mathematici, doue facilmente potranno contra quelle di$cipline di$pu- tare, perche di piu armi di $cienze, armati $aranno.
Egli $i $uole di$putare de i principÿ d’una $cienza, & $i $uole anche di$putare delle co$e contenute $otto i principÿ $uoi, contra chile nega$$e, $tan-
do nella $ua $cienza, perche niente è prima de i principÿ, ma $e egli uole$$e di$putare de i principÿ $uoi bi$ognerebbe, che egli u$ci{$s}e de iter-
Ma di rado $imili huomini $i trouano, come fu Ari$tarcho Samio, Philolao, & Archita Tarentini. Apollonio Pergeo, Eratho$tene Cyreneo. Archimede, & Scopinas Siracufani, iquali, molti $trumenti, raggi, & $tili da ombre per uia di numeri, & can$e naturali à po$teri degnamente la$ciarono.
Io non uoglio deuiarmi dalle co$e belle di Vitr. per narrare le hi$torie de $opradetti huomini eccellenti, Popere de iquali fede ci faranno delle loro
Quando adunque $ia, che dalla $olertia naturale, non à tutte le genti, ma à pochi hnomini $i dia l’hauere co$i buoni
ingegni, & l’ufficio dell’ Architetto $ia e$$ere in djuer$i ammae$tramenti e$$ercitato, & la ragione della co$a il per-
metta, non $olo $econdo la neces$ità le grandi, ma le mediocre $cienze douere hauere. Io ò Ce$are, & à te, & à quel-
li che leggeranno dimando, che $e co$a alcuna poco $econdo l’arte grammaticale $arà e$po$ta, perdonato mi $ia, per-
ciò, che non come grande Philo$ofo, ne come eloquente Oratore, ne grammatico io fono nelle piu belle ragioni
_Ecco quanto è pieno que$to parlare di $entimenti, & d’argomenti, & prima dalla natura quando dice_. (Ma à pochi huomini $i dia.) _Dapoi dall’arte quando dice_, (Et l’ufficio dello Architetto.) _Indi dalle co$e i$te$se, quando dice_, (Et la ragione per la grandez- za della co$a.) _Et finalmente compie il $entimento, dicendo_, (Io ò Cefare.) _Il re$tante finita la $ua bella, & ripiena oratione propone_ _di che co$a egli habbia à trattare, & in che modo dicendo._
Quanto ueramente richiede il potere di que$t’arte, & le ragioni, che in e$$o potere po$te $ono, prometto; come io $pe- ro, in que$ti libri non $olo à gli edificatori, ma à tutti ɩ $aui $enza dubbio con grandis$ima autorità douer pre$tare.
Pareua la prome$$a di Vitr. grande, & gonfia, però con prudenza egli ha giunto quelle parole, _(come io $pero_) per dimo$trar mode$tia, dice
adunque, che egli promette pre$tare quanto porta il poter dell’ Architettura, non $olamente à gli edificanti, ricordando$i di bauer detto, che
l’ Architettura na$ce dafabrica, ma à tutti i periti le ragioni dell’ arte promette, le quali nel di$cor$o, nella co$a $ignificante, & nella proua
L’A
Chiunque intender à bene il pre$ente capitolo, potrà dire con uerità $apere, & intendere la forza, & il ualore dell’ Ar-
chitettura, perciò che le $ei co$e, nellequali afferma Vitr. che con$iste l’Architettura, $ono quelle, che appartengono all’e$-
$enza di e$$a. Quelle delle quali è l’habito nella mente dello Architetto compo$to, & quelle finalmente $enza lequali niuna
co$a esteriore puo hauer forma, ò perfettione. Difficile, & ingegnio$a co$a, e dimostrare la diuer$ità, che è tra le predete
Dico adunque per intelligentia di quello, che $i deue e$ponere, che alcune co$e in quanto all’ e$$er loro non $i riferi$cono ad altre, ma libere, &
a$$olute $ono. Altre hanno relatione ò ri$petto, & $enza non $tarebbero; l’huomo, la pietra, la pianta non hanno comparátione ad altro, ma
l’e$$er padre, patrone, mae$tro, amico, fratello, non sta da $e, ma di nece{$s}ità ad altro riguarda, perche padre non è, chi non ha figliuolo, pa
trone, chi non hà $eruo; mae$tro, $enza $colare, amico, ò fratello, $enza amico, ò fratello, $iinilmente il doppio, il maggiore, il minore
$onco$e, che $ole non $i po$$ono intendere, perciò che bi$ogna dire, doppio, della metà, maggiore del minore, & minore del maggiore, co-
me equale dello equale, pari del pari; oltra la predetta distintione, egli é degno di auuertimento, che nelle co$e, che di natura $i riferi$cono,
$i hanno alcuni termini, & que$ti $ono il fondamento, cioè $oggetto, & principio da cui s’incomincia la relatione, & il fine, nelquale ella
termina, come l’e$$er padre comincia da chi genera, & fini$ce in chi è generato; l’e$$er mae$tro $i fonda in colui, che in$egna, & hail $uo fine
Noi di$tintamente ragioneremo di cia$cuna parte, & prima dell’Ordine il quale in que$to modo da Vitr. è diffinito.
Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente, & ri$petto di tutta la proportione al com- partimen to, il quale $i compone di quantità.
perche in molte co$e ritrouiamo, Ordine, Di$p o$itione, Decoro, Di$tributione, & le altre parti $opradette, però diremo, che que$ti termini $ono
generali, & commuui, & come gen erali, & communi hanno le loro diffinitioni, ditermini communi, & generali; ma poi, che cia$cuno
L’Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente.
Et que$ta attitudine con$iste nel regolare, & temperare uua parte circa la $ua grandezza in modo, che con l’altre parti conuenga, & ri$ponda,
& in que$ta regolatione una parte deue precedere, l’altra $uccedere. Precede la parte dalla cui grandezza $i prende la regola, $uccede la par-
te regolata, euui adunque nell’ordine all’Architettura, il prima, & il poi, & que$te $ono differenze opposte, & ono eguali, & pero $i deono
Et un ri$petto di tutta la Proportione al Compartimento delle mi$ure.
Proportione è comparatione di co$e l’una i$te$$a natura; que$ta nell’Architettura $i fa pigliando una certa, & determinata quantità, la quale
$ia regolatrice di tutte le grandezze, & mi$ure delle parti, & membri dell’opere, l’e$$empio è que$to Vitr. nel terzo libro al $econdo, uo-
lendo render ragione di quella bella maniera de i Temp{ij}, nella quale é il luogo commodo, & fermo $patio tra una colonna, & l’altra, dice
che egli bi$ogna, che lo $patio $ia della gro$$ezza, & del quarto della colonna, & con questo dice, $e la Fronte del luogo $arà di quattro co-
lonne, bi$ogna compartirla in undici parti, & mezza, la$ciando le $pire, & una delle undici deue e$$ere ilmodulo, che co$i egli chiama quel
la mi$ura, che regola tutte le grandezze dell’opere, dà po$cia alle gro$$ezze delle colonne un modulo, à gli estremi $pat{ij} uoti due moduli,
& la quarta parte, allo $patio uano di mezzo tre modali, & in questo modo ordina tutta la facciata, come chiaramente $i uede, che quattro
Quefta $i compone di quantità, cioè la Simmetria.
Et dichiara, che co$a è quantità dicendo.
Laquale è conueniente effetto de i moduli dalla pre$a di e$$a opera, & da cia$cuna parte de i membri di tutto il lauoro.
Come s’è dichiarato per l’ l’e$$empio di Vitr. ilquale prima prende tutta l’opera nella Fronte, & quella in parti diuide, & di quelle parti ne fà la regoletta, & il modulo, ilquale tempera, & modera imembri, & le parti dell’opera facendo nel tutto un conueniente effetto.
La Di$po$itione è atta collocatione delle co$e, & $celto effetto dell’opera nella compo$itione d’e$$a con qualità.
La Di$po$itione compare le parti dell’opere non come grandezze, macome parti da e$$er collocate nel propio luogo, perciò che non è a$$ai tro- uare una commune mi$ura, che $ia regola della grandezza dɩ cia$cuna parte, ma bi$ogna ancho trouare un’ ordine di quella co$a, che ha par te, non comparando le parti come grandezze, & quantità, ma comparandole come co$e da e$$er po$te al luogo $uo. Due maniere $ono di di$po$itione, l’una dal ca$o procede, ò dalla neces$ità, & l’ altra dall’artificio, ò dal$apere. Vitr. ragiona di que$ta ultima nel pre- $ente luogo, ma nel $esto libro ragiona della prima, & molto bene $i la$cia intendere al $econdo capitolo del detto libro, circa le predette $ei co$e dicendo.
Niuna cura maggiore hauer deue l’Architetto, che far, che gli Edific{ij} habbiano per le proportioni della rata parte i componimenti delle loro ragioni. Quando adunque farà fornita la ragione delle mi$ure, & con di$cor$o e$plicate le proportioni.
Come ricerca l’Ordine, & la Simmetria.
Allhora è propio anche dell’acutezza dello intelletto prouedere alla natura del luogo, all’u$o, alla bellezza, & ag- giugnendo, ò $cemando, far conueneuoli temperàmenti, acciò che quando $arà tolto, ò uero accre$cruto alcuna co$a alla mi$ura, ciò paia e$$ere drittamente formato.
Come fa Vitr. nella Di$po$itione delle Ba$iliche nel quinto libro, doue egli uuole, che e$$endo il luogo piu lungo di quello, che $i conuiene alla mi$ura della Ba$ilica ri$petto alla larghezza, $i facciano le Calcidiche daicapi. Segue Vitr.
In modeo, che niente piu $i de$ideri nello a$petto, _(Ecco la Eurithmia_.) Perche altra forma pare, che $ia da pre$$o, & al ba$$o, altra da lunge, & in altezza; ne quella $te$$a pare in luogo rinchiu$o, che pare in luogo aperto; nelle quai co$e è opera di grande ingegno $aper prender partito.
Et in fine del detto cap. dice piu piu chiaramente, toccando la Di$po$itione, che dal ca$o, & dalla neces$ità procede.
Io non pen$o che bi$ogni dubitare, che alle nature, & neces$ità de i luoghi non $i debbino fare gli accre$cimenti, & le di
Dalle parole di Vitr. chiaramente $i cono$ce il numero l’ordine, & la natura delle $ei parti predette; io l’ho uolute allegare, per e$$er l’intento mio d’e$porre Vitr. con Vitr. $te$$o, quanto mi $arà pos$ibile. Di$po$itione dunque è ordine, che dimo$tra che co$a in che luogo ponere $i con- uenga, & però dice Vitr. quella e$$ere.
Atta collocatione delle co$e.
Et per co$aintende le $tanze, & le parti di e$$e, òuero le parti dell’opere fatte dallo Architetto $iano quali $i uoglia. Da questa collocatione uno
Scelto effetto dell’opera nella compo$itione di e$$a con qualità.
Scelto, cioè sbrɩgato, netto, di$tinto. Alla Di$po$itione s’oppone il $uperfluo, come all’Ordine la confu$ione, & $i puo dire, che l’Ordine è Di$po-
$itione delle mɩ$ure alla Simmetria, la Di$po$itione è Ordine delle parti al luogo come $i uedr à nel libro primo al $esto cap. & in molti luoghɩ del
l’opera chiaramente. Nel collocar le parti lo Architetto forma nel $uo pen$iero tre Idee, & figure dell’opere, l’una è della Pianta per dimostrar
la larghezza, & la lunghezza delle parti, & del tutto, collocando ogni parte al$uo luogo, et questa é detta Icnographia, l’altra è la Eleuatione,
che all’altezza dell’opere $i dona, detta Orthografia, detta lo in Piè, la quale deue e$$ere alla Pianta cõ$orme, altrimenti nõ $arebbe una $te$$a co
$a quella che na$ce, & quella che cre$ce, il che è grande errore, & contra la natura delle co$e, perciò che nelle piante, & ne gli animali $i
uede quello che na$ce, & quel che cre$ce e$$er lo ste$$o, & niuna parte aggiugner$i da poi. Laterza Idea é il Profilo detto Schiographia dal
quale infinita utilià ne prende l’Architetto, perciò che dalle de$crittione del Profilo ben fatta rende conto delle gro$$ezze de i muri, de gli
Le Idee della Di$po$itione $on que$te; la Pianta, l’Eleuatione, il Profilo, & diffini$ce cia$cuna dicendo.
La de$crittione della Pianta, è moderato u$o del compa$$o, & della $quadra, dal quale $i piglia il di$$egno delle forme nei piani. Icnographia è detta la de$crittione della pianta; in que$ta mirabilmente $i ricerca l’u$o del compa$$o, & della regola come $i uedrà nelle piante dei Theatri, & altri edific{ij}, nella Icnographia è il na$cimento dell’opera, nell’Eleuatione il cre$cimento, ne Profilo la compiuta per$ettione, quanto ap- pertiene alla forma dell’opera che $i deue fare, & però dice Vitr.
La de$crittione del dritto, el’imagine eleuata della fronte, & figura con modo dipinta con le ragioni dell’opere, che $i dee fare.
Io farò auuertito in que$to luogo il diligente lettore, che Vitr. e$ponendo & dichiarando le nature, & le propietà delle $eico$e predette, uiene à
confermar quelle che appartengono alla cognitione dell’ Architetto, perciò che $i uede nella Di$po$itione, & nelle Idee quanto utile $ia il di$$e-
La Eleuatione è imagine della Fronte, & figura dipinta con modo.
La doue rappre$enta $opra il piano d’una carta, tela, ò tauola quello che na$ce dalla pianta riferendo il tutto, alle ragioni dell’opera, che $i dee fare, $ia ella Dorica, ɩonica, ò qual $i uoglia. Ma perche in una piana $uperficie non $i può uedere nella mae$tà gli $porti, & i caui, & le gro$$ezze dell’opere, però è nece$$ario il Profilo, detto Sciographia, perche in questo modo leggerei Vitr. & non Scenographia, perciò, che molto piu importa, & piu aperta, & di$tinta ragione dell’opere $i rende facendo il Pro$ilo, che le coperte, òitetti di quelle, & pero di- ce Vitr.
La De$crittione del Profilo è adombratione della Fronte, & de i lati, che $i $co$tano, & corri$pondenza di tutte le li-
Vitr. ha chiamato Fronte ogni eleuata co$a, che per dritto $i uede, doue nel Profilo $i adombra la Fronte, & i lati che $i $co$tano, come $i uede
nell’ e$$empio infra$critto del Profilo, perciò che riuolgendo una fabrica per li lati, $i uede quello che e$ce, & quello che entra nel uiuo, &
tutto quello, che è tale uiene al punto dell’occhio, come dimostra l’e$$empio, & del de$criuere il Profilo arte niuna $i troua, ma il tutto é po-
sto, in diiligenza, & industria, & u$o dell’ Architetto. Noi porremo qui all’incőtro l’e$$empio della Pianta, & $opra quella in un altro e$$empio
$i far à la Eleuatione, & della mede$ima nel terzo e$$empio $i de$criuer à il Profilo perche molti $ono da i quali potremo hauere una Pianta de
qualche fabrica, & ancho non u$cendo fuori de i termini di quella faranno la Eleuatione $econdo laragione dell’ opera futura, ma non $apran-
no in ogni ordine della fabrica dimo$trare la gro{$s}ezza de i pareti. Lo equale al uiuo, quello che e$ce, & qnello che entra, & però manche
ranno di que$ta terza $petie, & idea della Di$po$itione. Altri uogliono, che $i intenda il modello, à me non pare conforme à Vitr. ben che il mo=
dello d mo$tri, efaccia piu certa la nostra intentione. Non uoglio tanto affermare la opinione di $opra, che in non po{$s}a creder che ancho
L
Vitr. in que$to luogo dimo$tra da che na$cono le maniere predette della Di$po$itione, & come huomo, che bene inte$o habbia, & prouato quello, che eglidice, u$a alcuni termini efficaci per e$primere la $ua intentione. Se adunque la natura ci apporta{$s} le predette maniere, $enza dub- bio poco ci bi$ognerebbe u$are dell’arti$icio, ma perche la natura non ci mostra le dette co$e, nece$$ario è ricorrere all’arte, & perche con l’arte $i cerca rappre$entare gli effetti alla natura $imiglianti, però ci uuole pen$amento, & per e{$s}ere difficile il con$eguir con drte l’in- tento no$tro, però grande.
Studio, & indu$tria.
Siricerca; Ma poi, che dalla diligentia, & $olertia no$tra na$cono belle, & leggiadre co$e, di $ubito s’accompagna il diletto, & piacere, il qua
Effetto d’indu$tria, & uigilanza $econdo il propo$to intendimento.
Percioche non pen$a bene, chi non è indu$trio$o, & uigilante, uenendo dalla indu$tria, & uigilanza molte co$e nell’intelletto, che ci danno da
pen$are, come fece Archimede, ilquale comparando gl’effetti naturali, & cercandone le cagioni, hebbe cau$a di pen$are, & di trouare il ue
ro della propo$ta dimanda; come dice Vitr. nel nono libro, al terzo, & hauendolo trouato da nouo, da mirabil letitia $oprapre$o, di{$s}e, rep-
plicando io l’ho trouato, io l’ho trouato, nelche apparue la pronta, & mobil uiuacità della mente $ua, hauendo in breue $patio di tempo ap-
Dimanda è propo$ta dubbio$a; dubbio è po$to in mezzo dell’affermare, & del negare; quando adunque l’intelletto è trail $i, & ilnò, di alcu-
na co$a, egli forma una propo$ta dubbio$a, che $i chiama dimanda, ò uero que$tione, & u$a alcune particelle, che dimo$trano il mo-
do d’interrogare, & dimandare la ri$posta; come è, $ei tu buono, ò nò? che co$a è bontà?> donde uieni?> doue $tai?> perche $ei mo$$o?> à che
tanto affaticar$e?> & altre co$e, & modi $imiglianti, iquali non piegando piu all’a$$irmatione, che alla negatione, richieggono certa, &
indubbitata ri$po$ta, laquale non può e$$er fatta, $e non da quelli, che haranno l’inuentione per lo pen$amento, & per l’indu$tria, & uiua-
cità dell’ animo acquistata, & que$ti $ono i termini della Di$po$itione, cioè la Di$po$itione é rinchiu$a nelle tre $opradette maniere, che $on la
Il bel numero è maniera bella, & a$petto accommodato nelle compo$itioni de i membri.
Deue e{$s}ere ogni artificio$o lauoro à gui$a d’un bellis$imo uer$o, ilquale $ene $corra $econdo l’ottime con$onzane, $uccedendo le parti l’una al-
l’altra $ino, che peruenghino all’ordinato fine, & benche alcuna co$a in $e ottima non $ia, nientedimeno può e{$s}ere ottimamente ordinata,
come egli è manife$to nelle parti del corpo humano, & nelle co$e artificiali, nellequali è la con$onanza, & l’armonia, imperò che auuen-
ga dio, che l’occhio $ia piu del piede nobile, & pre$tante, pure $e con$ideriamo quello, & que$to, $econdo l’ufficio à cia$cuno conue-
niente, tanto l’occhio quanto il piede $aranno nel corpo ottimamente $ituati; in modo, che ne l’occhio $arà miglior del piede, ne il piede
miglior dell’occbio; $imilmente nella cithara, perciò che tutte le corde po{$s}ono e{$s}ere in modo proportionate, che $e alcuna $ar à te$a, acciò che
$e li dia $uono migliore, non re$terà la con$onanza; il $imile auuiene nell’opere, nellequali è nece{$s}ario, che ci $ia que$to ri$petto di-
formare con perfetta ragione tutte le parti, che $ono per natura distinte in modo, che tutte alla bellezza concorrino, & la ui$ta dilet-
tino de riguardanti, come nella Mu$ica $i richiede il con$erto delle uoci, nel quale oltra, che le uoci $on giuste, oltra che conuengono nella
Que$ta $i fa quando imembri dell’opera $ono conuenienti l’altezza alla larghezza, la larghezza alla lunghezza, & in $omma quando tutte le co$e ri$pondono alla $ua commen$uratione propia.
Sua propia, percioche $e ri$ponde{$s}ero ad altre $immetrie conuenienti ad altre parti, non $arebbe la gratio$a maniera cono$ciuta, & qui $i deue
ri$erire la detta maniera alla dilettatione dell’afpetto, (come chiaramente Vitr. dichiara in molti luoghi,) nel terzo al $econdo, & all’ultimo, nel
$e$to al $econdo, & in piu luoghi; & perche ogni proportione è nata, da i numeri, però $i ha $eruato il nome predetto in ogni co$a, oue $ia pro
portione, & perche la larghezza, lunghezza, & altezza dell’opere deue e{$s}er proportionata, & doue è proportione $i troua numero, però
il nome d’Eurithmia è stato pigliato da Vitr. Delle proportioni ueramente, quante, & quali $ieno $i dir à chiaramente al primo capitolo
Il Compartimento, & la ri$pondenza delle mifure detta Simmetria è conueneuole con$entimento nato da i membri del- l’opera, & ri$pondenza delle parti $eparate alla forma di tutta le figura, $econdo la rata portione.
La Simmetria è la bellezza dell’Ordine, come la Eurithmia della Di$po$itione, non è a{$s}ai ordinare le mi$ure una dopo l’altra, ma nece{$s}ario è, che
quelle mi$ure habbiano conuenienza tra loro, cioé $ieno in qualche proportione, & però doue $arà proportione, quiui non può e{$s}er co$a
$uperflua; & $i come il mae$tro della natural proportione e lo in$tinto della natura, co$i il mae$tro dell’arti$iciale è l’habito dell’arte; di qui
na$ce, che la proportione piu presto dalla forma, che dalla materia procede, & doue non $ono parti non può e$$er proportione, perche e{$s}a
na$ce dalle parti compo$te, & dalla relatione di e$$e, & in ogni relatione è forza, che ci $ieno almeno due termini (come s’è detto) ne $i puo
lodare à bastanza l’effetto della proportione, nellaquale è po$ta la gloria dell’Architetto, la $ermezza dell’opera, & la marauiglia del-
l’artificio, come $i uedrà chiaramente, quando ragioneremo delle proportioni, & apriremo i $ecreti di questa Arte, dimo$trando qual ri$petto
Come $i uede nel corpo humano, che del cubito, del piede, del palmo, è commi$urato, & que$to chiaramente $i uedrà nel primo cap. dal terzo lib. co$i auuiene nelle perfettioni dell’opere.
Hauendo Hercole mi$urato il cor$o, & lo $patio di Pi$e, & trouatolo di piedi $ecento de i $uoi, & e{$s}endo$i poi nell’altre parti della Grecia fat ti quegli $pat{ij} da correre di piedi $ecento, ma piu breui, il buon Pythagora comparando quei cor$i trouò il piede di Hercole e{$s}ere $tato mag- giore de i piedɩ, con i quali ɩ Greci haueano mi$urato gli altri $pat{ij}, & $apendo che, & quale la proportione della giu$ta grandezza dell’huo- mo e{$s}er douea, compre$e la $tatura d’Hercole e$$er $tata tanto maggiore della $tatura de gli altri huomini, quanto il cor$o da Hercole nu$u- rato eccedeua gli altri cor$i della Grecia. Quando adunque le mi$ure $aranno alle maniere accommodate, non è dubbio, che dalla mi$ura d’una parte non $i cono$ca la grandezza dell’altra; & con$eguentemente la grandezza del tutto.
Et prima ne i $acri Tempi come dalle gro$$ezze delle colonne.
Que$to è dichiarato di $opra, che dalla gro{$s}ezza della colonna, che era d’un modulo $i pigliauano gli $pat{ij}tra le colonne, & le altezze di e$$e, & piu chiaramente $i uedrà nel terzo. O uero del Triglifo
Triglifo è membrello $cannellato, che $i mette nella cornice, ò nel $regio, qua$i tri$olco nominato, perche tre $olchi ò canaletti contiene; con
questo Vitr. mi$ura gran parte dell’opera Dorica, come al terzo cap. del quarto lib. $arà dichiarato. Ouero dal Trigli$o, questo uocabulo
Simigliantemente nelle naui dello $patio, che è tra il ligamento d’un remo, & l’altro $i prende il manubrio, quello che in greco diiax, & diichi$is è detto.
Che è quella parte deltimone, che il nocchiero tiene per reggere la naue detta claua, & an$a latinamente, benche qui è pre$a per tutto il timo- ne detto gubernaculo, ma for$e è meglio à dire, che da gli $chermi, cioè dallo $patio, che è tra un $chermo, & l’altro $i piglia quella mi$ura, che regola, & mi$ura tutto il corpo della Galera, come ho uoluto intendere da quelli che lauorano nell’ Arzanà de Venetiani, & quella mi$ura da due cubiti for$e è data in greco, come la chiama Vitr. Dipichi.
Et $imigliantemente nell’altre opere, che hanno membri, & parti da e$$e $i troua la ragione delle mi$ure di cia$cuna, poi $eguita.
Decoro è l’a$petto polito di tutta l’opera compo$ta con autorità di approuate co$e.
Io e$pono decoro per le co$e, che $egueno, ma in uero Vitr. abbraccia $otto nome d’ornamento, & bellezza dell’opere quando egli dice, a$petto po
Que$to è con$umato, & perfetto, ò per $tanza, ò per con$uetudine, ò per natura, per $tanza, quando à Gioue, folgo-
ratore, al Cielo, al Sole, & alla Luna $i fanno gli edific{ij} $coperti, & $otto l’Aere, imperoche anco le forme, & glieffetti
di quei Dei pre$enti uedemo nello aperto, & lucente mondo;à Minerua, à Marte, à Hercole i Tempi Dorici $on con
uenienti, perche à que$ti Dei per la uirtù loro le fabriche, (come $ta bene) $i fanno $enza delicatezze, ò tenerezze:
ma à Venere, à Flora, à Pro$erpina, & alle Nynfe delle fonti $on l’opere Corinthie mirabilmente conueneuoli, per-
che à que$ti Dei per la loro tenerezza l’opere $ottili, & floride, ornate di foglie, & di uolute, pare, che accre$chino
il douuto ornamento; ma à Giunone, à Diana, al padre Baccho, & à gli altri Dei, iquali $ono della $te$la $imiglianza
Dalle parole di Vitr. il prudente Architetto puo trar molti bei documenti circa il Decoro, & gli adornam\~eti, che conuengono alle $abriche de gior-
ni no$tri, imperò, che $e bene noi non bauemo gli Dei fal$i, & bugiardi de gli Antichɩ, non ci manca però di potere $eruare il decoro nelle chie-
$e con$ecrate à i ueri amici del uero Dio, & anche alla Mae$tà di quello, & come, che molti $ono, & differenti nello $plendore di diuer$e
uirtuti, come le $telle del cielo egli $i può bene u$are ogni maniera coueniente, & propia à gli effetti di cia$cuno; l’austerità di Santi, che nella
$olitaria uita macer ati $i $ono, in digiuni, uigilie, orationi, ricerca $odi, & inculti lauori, la $emplicità, & purità uirginale i piu gentili,
& delicati, & $imilmente lamoder ata uita ricerca l’una, & l’altra parte, per $eruar quel, che $i conuiene; ma non $i deue credere, che $o-
lamente $ieno tre maniere d’opere, perche Vitr. n’habbia tre $olamente numerate, perciò che egli $te$$o nel quarto libro al $ettimo cap. ag-
giugne la To$cana, & i moderni ue metteno un’altra, & in potere è d’un prudcnte, & circon$petto Architetto di componere con ragio-
ne di mi$ure molte altre forme, che non $aranno da e$$er di$prezzate, hauendo cia$cuno la $ua ragione, & propio Decoro, ma que$te $ono le
Alla con$uetudine $i accommoda la conueneuolezza, quando le parti di dentro magnifiche, & l’entrate belle, & con- formi $i faranno, perche $e gli edific{ij} interiori faranno bel uedere, & l’entrate $aranno ba$$e, & brutte non ci $arà bellezza, ne decoro. Similmente, $e ne gl’architraui dorici $colpiranno$i i dentelli nelle corone, cioè goc- ciolatoi, ò uero $e ne i capitelli fatti à $ponde, ò ne gli architraui Ionici $i faranno i membrelli $cannellati Triglifi no- minati, togliendo altroue la propietà de i membri s’o$tenderà l’occhio de riguardanti per e$$er l’u$anza in con- trario.
Propio è nel gocciolatoio Ionico $colpire i dentelli, que$ti $e nell’opera Dorica trapportati $aranno, come $ece colui, ilquale fabricò il Theatro,
che Augu$to in nome di Marcello $uo Nipote $e fare, offender à gli occhi a$$uefattɩ ad altra ueduta; Similmente farà colui, che negli architra-
ui Ionici $arà ne i fregi, imembrelli $cannelletti, che ho detto e$$er Triglɩfi nominati, perciò che que$ti $on prop{ij} de gli architraui dorici, come
Il decoro naturale $arà, $e prima nel fabricare ogni Tempio elette $aranno le regioni $omniamente $ane, & le fonti
dell’acque ne i luoghi, doue $i faranno le chie$e; dipoi $pecialmenie ad E$culapio, alla Salute, & à quegli Dei per le
medicine de quali molti infermi acqui$tato hanno la lor $alute, perche quando di luogo pe$tilente in buona parte
i corpi condotti $ono, & dalle fonti le buoneacque li $on recccate, molto pre$to ricourano la $anità, dal che poi
uiene, che dalla natura del luogo diuotione $i prende, & l’oppinione della diuinità con grandezza, & credito
ogni giorno $i faccia maggiore. Appre$$o il Decoro dalla natura $i piglia, $e per le $tanze, oue $i dorme, & per
le librerie $i piglieranno i lumì del Leuante per li bagni, & luoghi del uerno, dalla parte doue il Sole tram-
monta la inuernata, per le cancellarie ò $crittoi, & per quei, che richieggono certa equalitâ di lumi dal $etten-
Perche Vitr. nel quinto al decimo, & nel $e$to al $ettimo cap. ragiona delle co$e dette, & $imilmente nel quinto al duodecimo, & in altri luoghi ragiona del decoro, & della bellezza. 10 non uoglio per le antedette ragioni preuenire con dichiaratione di uocaboli la intelligenza ri- $eruata al luogo $uo; ba$timi dire che la bellezza, & decoro è relatione di tutta l’opera all’a$petto, & à quello, che $ta bene à chi è l’opera in drizzata $eruando l’u$anza, et la commodità della natura, $eguita, che dichiaramo l’ultima parte, detta distributione, ò uero Di$pen$atione.
La Di$tributione è commoda, & utile di$pen$atione delle co$e, che bi$ognano, & del luogo, & moderato tempera-
mente della $pe$a fatta con ragione. Que$ta s’o$$eruerà $e prima lo Architetto non s’affatɩcherà in cercar quelle co-
$e, che non $i po$$ono hauere, ò trouare $enza $mi$urata $pe$a, perciò che non in ogni luogo $i caua l’arena, ne per
tutto è copia di Cementi, di Abeti, di Sabbine, di Marmi, ma una co$a in un luogo, & altra in altra parte $i tro-
Comele maniere del dire $ono qualità dell’oratione conuenienti alle co$e, & alle per$one, co$i le maniere de gli edific{ij} $ono qualità dell’arte con-
uenienti alle co$e, & alle per$one, & $i come per $are una maniera dell’oratione otto co$e nece$$arie $ono, cio è la $ententia, che è l’intendi-
mento, & la uoglia dell’huomo, l’artificio, col quale l’una, & l’altra co$a $i leua dall’interno concetto, le parole, che e$primeno li concetti,
la compo$itione di quelle, con i colori, & figure, il mouimento delle parti che $i muouano, & la chiu$a, & il fine della compo$itione, co$i per
$pedire unamanier a dell’arte, $eico$e nece$$arie $ono, & que$te gia qua$i tutte habbiamo di $opra $pedite; re$ta $olamente la Di$tributione,
quella, che nell’arte or atoria $ommamente è de$iderata, & molto s’apprezza nella cura della $amiglia, anzi è con uno $te$$o uocabolo in Gre
co nominata Iconomia, que$ta pare, che con il Decoro conuenga ri$erendo$i, alle co$e, & alle per$one, ma è differente, perche il Decoro $i ri-
LE parti dell’Architettura $ono tre, Fabrica, Regolato lineamento, Opera di machine.
Tempo è, che io $atisfaccia homai alla prome$$a $atta di $opra, quando io dis$i di douer diuidere, et dichiarar le parti dell’Architcttura, però con quella breuità maggiore, che mi $ar à cõce$$a, e$primere intendo tutta la $orma intiera, et unità dell’Architettura, & dimostrare le parti $ue ordinatam\~ete, accioche rinchiudiamo ne i terɩnini $uoi tutto il corpo di e$$a.
Il $aperenon è altro, che cono$cer gli effetti per le propie cau$e, ogni effetto è $atto da aleuno, di qualche co$a, ad alcuno
fine, cõ aleun modo, & forma; colui che fa è detto agente, quella co$a di che $i fà è detta materia, ò $oggetto;quella à cui s’in
drizza è detta fine, quella che cõ pie, et rende per$etta in e$$ere, & in figura, è detta $orma; nõ piu di quattro adunque $ono le cau$e principali,
per ò bene intendere, & $apere $i dirà colui, che $apr à le dette cau$e. Noi dell’Agente artificio$o, quale egli $i $ia, & di che conditione e$$er
debbia, gia detto habbiamo, quando & l’ufficio, & le uirtu dello Architetto habbiamo dichiarato. La forma $imilm\~ete in uniuer$ale è $tata
e$posta, re$taci à dire della materia, & del fine, & per piu chiara intelligenza dicemmo in $omma, che ad imitatione delle co$enaturali con$i-
deriamo nelle artificiali due co$e; l’una è lo e$$ere, l’altra é il bene e$$ere, circa lo e$$ere con$ideriamo la materia, la forma, & la compo$itione,
circa il bene e$$ere con$ideriamo gl’ornamenti, & gl’acconciamenti dell’opere, & perche molti $trumenti cɩ bi$ognano per comporre, & uni-
re la materia alla $orma, però è nece$$ario trattar de gli strumenti, & delle machine, & la ragione delle $opradette co$e in tal modo $i e$po-
ne. L’arte quanto può imita la natura, et questo auuiene, percioche il principio dell’arte ch’l’intelletto humano ha grã $imiglianza cõ il princi
Le parti dell’Architettura $on tre. Edificatione, Lineatione regolata per l’ombre de $tili, & l’Arte di far le Machine.
Dapoi che Vitr. ci ha dimo$trato, che co$a deue e$$ere nella mente dello Architetto prima, che egli uenga all’opera, hora egli ci dimostra in quante
co$e egli ha da porre le $ei predette co$e, & dice che l’ordine, la Simmitria, la Di$po$itione, la Di$tributione, il Decoro, & la Eurithmia $i hanno
e$$ercitare in tre co$e principalmente, che egli chiama parti dell’Architettura, & $ono parti materiali, & la prima, è, la edificatione è $abrica.
Fabrica è nome generale, et nome particolare, in gener ale fabrica è arte, et cõponimento d’alcuna co$a; come latinam\~ete fabro è detto ogni ope-
Dell’opere publiche $i ragiona da Vitr. di$tintamente, & con grande intelligenza; come $i uedr à ne i cinque primi libri, de i priuati nel Se$to.
La di$tributione dell’opere publiche, ò uerò è per dife$a, ò uerò è per la Religione, ò uer per il commodo, alla dife$a ap- partɩene la ragione di far le mura, le torri, & le porte, trouate per ribattere l’impeto de i nemici.
Et que$ta $i ha nel primo, & nel $econdo Cap. alla Religione a$petta il $abricare de Tempi, & delle Chie$e de i dei immortali, come $i uede nel ter zo, & nel quarto, alla commodità $i richiede la di$po$itione di tutti i luoghi all’u$o della Città; come ponti, Fori, portichi, bagni, theatri, log- gi, & altre co$e, lequali con le ragioni $te$$e nei publici luoghi $i di$$egnano, & di que$te co$e nel quinto, & nel $ettimo $i ragiona, come det- to hauemo.
Que$te co$e co$i deono e$$er di$po$te, che $i habbia riguardo alla $tabilità loro, all’utile, & alla bellezza. Alla fermez- za $i riguarderà, quando le fabriche $arãno ben fondate, et $enza auaritia fatta $arà elettlone della materia d’ogni $or te, che uerrà al propo$ito. Alla utilità $i prouederà, quando $enza impedimento al commodo, & u$o de luoghi, & $en za menda $aranno le co$e di$po$te, & bene accõmodate ad ogni ragione. Alla bellezza $i $atisfarà, quando con bella, & gioconda maniera dell’a$petto la compartita mi$ura de i membri $arà giu$ta, eguale, & proportionata.
Quelle co$e, che piaceno nell’opere, uengono ò uerò dall’ɩngegno, ò uerò dalle mani, ò dalla natura: dallo ingegno uiene l’elettione, il compartimen-
to, & le $ei co$e dichiarate di $opra. Dalle mani il tagliare, $egare, conficcare, polire, il dipignere. Dalla natura il pe$o, la leggerezza, la den-
$ità ò uerò la rarità. Tutte que$te co$e $ono abbracciate dalla edificatione, dalla regolata ragione de gli $tili, & dalla mecanica, & mirabil co$a
è, à, chi ben con$idera le co$e dette nel primo Cap nel $econdo, et nel terzo, il ueder quanto ogni co$a concorda, et ri$ponda, & $i uede dalla dif-
finitione, dal na$cimento, dall’ufficio dell’Architettura, come è nece$$ario l’ordine, la di$po$itione, la bellezza, l’utilità, & la uenu$tà, le quali tre
NEL fabricar le mura que$ti princip{ij} $i deono o$$eruare.
Hauendo Vitr. $ondata la trattatione dell’Architettura $opra i princi p{ij} dichiar ati di $opra, comincia hora à fabricar-
ui $opra, & $econdo la $ua diui$ione comincia à ragionar dell’opere publiche, & delle $ei co$e, che appartengono alla $or-
ma tocca la di$tributione, & il decoro naturale, & delle tre che deue heuer ogni fabrica; ragiona prima dell’utilità, perciò
che l’utilé precede alla duratione, & la dur atione alla uenu$tà dell’opere. Sei co$e $ono; come dice il dotto Leonbatɩ$ta, da
e$$er con$iderate da chiuuol $abricare, la prima è l’ampiezza di tutta la terra po$ta d’intorno, & la facciata doue $i debbe
fabricare, detta Regione, la $econda è il campo, & l’area, & lo $patio, et determinato della Regione, da e$$er con l’opera circondato, laterza è
il compartimento del detto $patio; la quarta è tutto quello, che $i leua dal piano, parete ò muro nominato, la quinta è tutto quello, che ci $tà $o-
Nel fabricare le mura que$ti $ono princip{ij}, primieramente la elettione de luoghi $ani, & que$ti $ono glialti, eleuati,
Fin qui Vitr. con e$$empi ha prouato quanto nociui $ieno i luoghi $ottopo$ti al calore del Sole, & $i hà la$ciato molto bene intendere inconfor-
mità di molti antichi, i quali hanno $opra ciò $critto, $eguita poi à dimo$trare le $ue predette conclu$ionicon ragione, & cau$e naturali, & di-
chiara non e$$er in e$perto della Filo$ofia; di$corre adunque, acciò che dal di$cor$o ne uenghi la fabrica. Leggi Leonbati$ta al terzo, quarto,
Perche da quei principi, che $i chiamano elementi, tutti i corpi compo$ti $ono, cioè di calore, di hum
Vna gran parte del $ettimo della Rep. d’Ari$tot. tratta di quello, che $i contiene in questo Cap. & ne gli altri $eguenti del pre$ente Libro, ma noi
non uogliamo à pompa empire i $ogli, ne di$putar $ottilmente delle co$e dette da Vitr. nelle quali egli ha uoluto, & Medico, & Filo$ofo e$$ere
$timato. lo de$criuerei l’herba A$plenon i luoghi di Cãdia, doue ella na$ce co’ nomi antichi, et moderni, & dmo$trerei in pɩttura il $ito, et la Re
gione, nella quale e$$er deue collocata una Città. Ma perche io intendo, che altri $i pigliano que$ta fatica, uolentieri la la$ciero à loro. Circa l’Hi
$torie uoglio creder à Vitr. perche nõ par conueniente con$ermare i detti di Vitr. cõ autorità di Plinio, ò d’altro, che $or$e ha pigliato da Vɩtr.
QV
Hauendo trattato Vitr. della Regione, et delle $ue qualita, & buone, & ree, acciò che la$ciãdo que$te abbracciamo quelle,
hora uuole trattare di quella parte, che noi dicemo di $opra e$$er certa, et terminata, nè co$i ampia, et $pacio$a, come è la Re
Io ho uoluto dare i $opradetti princip{ij} acciò che cominciamo
Quando adunque con tai ragioni e$po$ta $arà la $a
lubrità de i luoghi, doue $i hanno à fare le Città,
& che per $ouuegno di quelle elette $aranno le
parti copio$e de frutti, & per gli acconciamen-
ti delle $trade, & per le commodità de i fɩumi,
Hora la natura de, i, luoghi porta $anità, & fortezza, ho- ra l’arte, hora l’uno, &l’altro: nel primo ca$o egli $i de- ue cono$cere quello, che di natura $ua, e, buono, come nel precedente Capitolo è stato mani$esto, nel $econdo bi- $ogna porre mano al di$cor$o dell’arte, come $i dir à nel $eguente, ne uoglio hora commendare la con$uetudine delle genti straniere, che ho ra nelle amplis$ime $olitudini, & di$erti habitando, hora ne gli a$pris$imi mõti, & tra le o$curis$ime $elue riducendo$i, & alcuna fiata nel mez zo di larghis$ime paludi, qua$i attuffando$i, & habitando luoghi $terilis$imi, $icuri$i chiamauano da ogni uiolenza, come $i legge ne’ Com. di Ce$are de i Germani, & altroue de gli Hirlande$i, Ingle
Pectinatim di$po$iti quemadmodum $erræ dentes.
Cimo$tra il Terrapieno, & per qual ragione di$idera lo Sprone come denti d’una $ega dicendo.
Cum enim $ic erit factum, tuncita oneris terreni magnitudo.
Et il re$to, Pare, che $ia que$ta differ\~eza tra quella di quei tempi, & no$tri, che l’ Autore loda il Torrione tondo come piu atto à re$i$tere alle ma-
chine oppugnatorie, bia$ma gli anguli, perche $ono piu dis$ipabili, & coprono gli inimici, che non po$$ono e$$er battuti da due lati, come nel
tondo. Ma$e auertimo bene la mede$ima dottrina $erue à no$tri tempi, perciò che $iamo tenuti à fuggir gli anguli tutti, $iano piani di linee
Le Torri deono u$cir fuori dell’ordine delle mura, & $portare nella parte e$teriore, acciò che uol\~edo il nimico impetuo $amente auuicinar$i alla muraglia, $ia da ogniparte ne gli aperti Fianchi dalle Torri con pietre, & altre co$e da trarre ferito. Egli pare anchora, che prouedere $i debbia grandemente, cheil nimico non habbia facile lo adito à oppugna- reil muro, ma co$i di fos$i precipito$i circondato $ia, & proui$to, che le uie nõ $ieno alle porte drizzate, ma per torto camino uadino alla $ini$tra, perche quando ciò $arà fatto, la de$tra parte di coloro, che andranno alla Città, che non è dallo $cudo coperta, $arà pros$ima alla muraglia.
Il fine di $ar le Torri, é la di$en$ione della Cortina, però é nece$$ario, che le Torri e$chino nelle parti e$teriori. Le porte $on fatte, acciò che s’e$ca,
& entri commodamente per tragger fuori, ò uero portar dentro le co$e nece$$arie, $i per il uiuere, come per la difen$ione, & perche nella com
modità dell’ entrare, & dell’u$cire è pericolo, che il nimico nõ faccia il $imile, però è nece$$ario, che le porte $ieno dife$e, & $icure, ilche $i far à
quando le uie non $aranno alle porte drizzate, come s’è detto. Tutta la pre$ente materia è à giorni no$tri conueniente, & è co$a degna di
Le Ca$tella deon$i fare non quadrate, ne di anguli, che e$chino fuori, ma deono piu pre$to girare, acciò che da piu parti
il nimico ueduto $ia, perciò che quel luogo, di doue e$cono gli anguli cõ difficultà $i difende, imperò che lo angulo, è,
Leggi il terzo Cap. dell’Ottauo Libro, & qui con$idera la figura de$critta, che bene darà ad intendere quanto Vitr. commanda, & $i uede i pre- cetti de gli antichi non e$$er molto lontani da i no$tri, come ho detto di$opra, il resto è $tato ancho aβai copio$amente dichiarato di $opra.
CIRCONDATA la Città d’intorno con la muraglia $eguita il compartimento interiore delle piazze, & de gli $pat{ij}, & il drizzamento delle contrade, & de i capi delle uie alle parti del Cielo.
Dapoi che Vitr. ha trattato della Regione, che era la prima co$a tra i prɩncipi pertinenti alla $abrica, & dapoi, che ha
Drizzerannoli bene, $e prudentemente $aranno e$clu$i i uenti da i capi delle uie, perche i uenti freddi offendono, i caldi
corrompono, gli humidi nuocono, per ilche pare, che $i debbia $chifare que$to diffetto, & $i conuenga hauer cura,
che quello non auuenga, che in molte Città $i $uol fare, come nell’I$ola di Lesbo il ca$tello di Meteline e fatto ma-
Le$bo è I$ola del mare Egeo detto Arcipelago, uolge cento, & $e$$antamiglia, & ha la $ua Metropoli detta Metelino, dalla quale hoggitutta
l’$ola è nominata, bene è uero, che hora è priua de gl’antichi ornamenti, & è andata in ruina. Giace Metelino uer$o la Trammontana, uer$o
ponente è S. Theodoro, uer$o Garbino il col$o Caloni, & ira Sirocco, & Leuante il col$o Hieremidia: il $ito di questa ɩ$ola è altroue de$crit
to da noi. Metelino adunque e mal $ituato, e compartito, percioche è $ottopo$to à i uenti, de qualila maggior parte $ono mal $ani, pero nel
compartim\~eto bi$ogna hauer con$ideratione à i uenti: Da que$to precetto Vit. $i piglia una occa$ione bellis$ima di Filo$ofare d’intorno ad una
materia non men bella, che difficile, percioche hauendo dimostrato per e$$empio di quanto nocumento $iano i uenti, & uolendoci in$egnare à
romper il cor$o loro con i capi delle uie, & col compartimento delle strade, egli entra à ragionare de iuenti. Bi$ogna adunque $chiuare i noio$i
Il uento è onda dell’aere, che $corre con sforzeuole mouimento.
Qui Vitr. comincia à filo$ofare $opra la natura, & la qualit à de i uenti, dichiara prima che co$aè uento, & poi da che na$ce, prouando con e$$empio $en$ibile e$$er e il uero quanto dice: il uento adunque è onda dell’aere. Si come l’onda del mare è una parte dell’acque unita, & rac- colta, che uer$o alcuna banda $i muoue, co$i uuole Vitr. che il uento $ia parte dell’aere in $e ristretta, che in alcuna parte $i pieghi, & però ha detto che il uento è onda dell’aere, che con sforzeuole, & grande mouimento $i commoue.
Egli na$ce quando ritroua l’humore, & lo impeto del feruore da $e tira, & e$prime la forza dello $pirito, che $offia.
Vɩtr. cerca in questo luogo il na$cimento del uento, & uuole, che quando il calore per alcun modo ritroua l’humidità per la calidità $i mandi fuo- ri la forza dello Spirito, che $offia. Pare que$ta co$a e$$er uera per lo e$$empio, che egli prende, ma inuero non è co$i, come egli dice, ne $i puo intendere il na$cimento del $offiare per le parole di e$$o. Io e$ponerò prima l’oppinione di e$$o autore, & le parole $ue, dapoi breuemente con i ueri termini della filo$ofia tratterò la pre$ente materia, per $atisfare à gli $tudio$i del uero, dice adunque Vitruuio.
Et ciò e$$er uero $i dimo$tra dalle palle da uento, æolopilæ nominate, & con gl’artificio$i rittrouamenti delle co$e $i trag ge dalle $ecrete ragioni del Cielo quanto è uero della diuinità. Fanno$i dette palle cauate, & hanno un punto $tret- tis$imo, per lo quale ui $i mette l’acque, que$te al foco $i pongono, la doue prima, che $i $caldmo alcuno $offio non fanno, ma poi, che cominciano à bollire, $offiano grandemente, & in que$to modo da picciola, & breuis$ima uedu ta $i puo $apere, & far giuditio delle grandi, & immen$e ragioni del Cielo, & della natura de i uenti.
Pareua grande argomento à Vitr. la i$perienza àuoler prouare il na$cer de i uenti dal calore, che opera nella humidità, pero egli $e ne è re$tato
Perche $e i uenti $aranno e$clu $i non $olamente à i $ani renderanno le habitationi $alubri, ma ancora $e per altri diffetti ci $eranno delle infirmità, le quali ne gl’altri luoghi $alu bri $i curano con contrarie medicine, qui per la temperata e$clu$ione de i uenti piu ageuolmente $eranno curate.
Ottimo rimedio $arebbe nel predetto luogo de gl’Orzi nuoui alle molte infirmità, che uengono à gl’habitanti di quel luogo, & $pecialmente l’apo $temme, lo drizzare le $trade, come ci dimostrer à Vitr. per e$cludere i uenti, & in uero il uento genera molte in$irmità : ecco Vitr. il quale dapoi, che ha filo$ofato circa la natura de i uenti, comincia ancho à fare il Medico; narrando gl’effetti di quegli, & dicendo.
Imali, che difficilmente $i curano ne i detti luoghi $ono la grauezza, i dolori artefici, la to$$e, la punta, il ti$ico, l’o$cire il $angue, & l’altre infirmità, che con lo aggiugnere, & non con il minuire $i curano.
Narrati i mali, che uengono da i uenti à difficultà di cura. Vitr rende la ragione, perche cagione quelle $i leuano difficilmente, & dice.
Que$te difficilmente $i leuano, prima, perche u\~egono dal freddo, poi perche indebolite le forze dalla egritudine lo aere cõmo$$o da i uenti $i a$$ottiglia, & unitamente leua da gli infermi il $ucco, & quegli rende piu uoti, & e$tenuati, ma per lo contrario l’aere quieto, dolce, & ripo$ato, & non agitato da i uenti è piu den$o, perche non $offia, ne ha $pe$$e commotioni per la $ua $tabilità, aggiugnendo à i membrɩ de i corpinotri$ce, & ri$tora coloro, che $ono da $imili infir- mitati oppres$i.
Ogni infirmità na$ce, ò dallo ecce$$o, ò uero dal mancamento, cura$i dal contrario riempiendo oue manca, & leuando oue abonda, uuole Vitr. che le
$opradette in$ermità uenghino da diffetto, & mancamento dicendone la ragione, che lo aere a$$ottigliato per l’agitatione de i uenti a$ciuga l’hu
more de i corpi, & gl’indeboli$ce, & il freddo gl’ offende, per questo riuolgendo$i al contrario, uuole, che l’aere dolce, & tranquillo gli riempia,
& notri$ca, & $ia ottimo rimedio alle $opradette malatɩe. Grauezza è humore, che di$cende dal capo, $erra le narici, ingro$$a la uoce, & muo
Degna co$a è adunque cercare: Quali pas$ion di nerui, & di legatura detto habbia Hippocrate far$i nelle $iccità, per-
cio che $e le $iccitadi immoderate haueranno con$umata la humidità de i legamenti, le faranno un certo mouimento
difficile per la $iccità, & for$e alcn>na fiata apporterãno dolore, ma non faranno però quella infirmità, che è detta Ar-
thritis, $e for$e alcuno non uuole nominare con que$to nome ogni dolore di nerui. Ma il mede$imo Hipp. nel $econ
do Libro delle Epidimie dice in que$to modo. Quelli, che per fame nell’I$la Acno, che è nel golfo Arabico; mangia-
uano de legumi, haueano debolezza di gambe: & quelli, che u$auano per cibo la uezza, patiuano dolori nelle ginoc-
chia: que$ti Hipp. non chiama arthetrici, ma doglio $i delle ginocchia. Ma for$e alcuno dirà, che arthritis $i chiama il
Et in Latino è detto morbus articularis, et questa é la dubitatione di Gal. nella quale è po$ta la $olutione nell’ultima parte. La pleuritide è apo$tema dentro delle co$te, chɩam>a$i la punta. Pti$is $ono le piaghe in$anabili del polmone, dalle quali con piccola $ebre $eguita la e$tenuatione di tutto il corpo, & poi la morte ce$$ando lo $puto. L’o$cire il $angue, cioe lo $putar $angue è detto in Greco Aemophti$is, & $i cau$a da $iccità, & le $o- pradette infirmita $i curano $i curano difficilmente ri$petto alli uenti, & però Hipp. Nel i{ij}. Libro dice, in que$to modo, al quinto A ph.
I uenti Au$trali a$$ordano, ingro$$ano la ui$ta, fanno pe$are il capo, fanno lenti, & pigri gl’huomini, & li di$cioglieno, & quando anderanno que$ti tempi nelle malatie $i deono a$pettare $imili effetti : Da gli Aquilonari, & Settentrionali uengono le tos $i, lo e$$er rauco, durezza di uentre, difficultà d’orina, gli horrori, & i dolori delle co$te, & del uentre.
La ragione delle predette co$e e come dice Ga. perciò che i uenti Au$trali riempieno, & otturano, perche $eco portano grande humidità, laquale
riempie gl’instrumenti de $en$i humani, & pigri $onnacchio$i, & aggrauati re$tano; Ma per li uenti Settentrionali, per $temperatura de gl’in-
Piacque ad alcuno, che i uenti fu$$ero quattro.
Comincia Vitr. à narrare il numero de uenti, & $econdo l’opinione di diuer $i dichiara la $ua intentione, laquale noi poneremo di$tinatam\~ete, & con le figure $ue $econdo la diuer$ità de nomi, & il bo$$olo da nauigare, per giouare alli praticanti dell’arte, dice adunque Vitr.
Dell’Oriente Equinottiale, il Solano, detto da i pratici il Leuante : dal Mezzodi l’O$tro, dall’Occidente Equinottiale, il Fauonio detto Ponente; dal Settentrione, la Trammontana, detta Settentrione.
Per la intelligenza delle co$e dette, & di quelle che s’hanno à dire circa il numero de uenti. Io dico, che $ono trentadue nomi di uenti pratɩcati nella
nauigatione; & la ragione perche $i da que$to numero è come dice Pietro da Medina, perche imaginiamo la ritondità del mondo e$$er diui$a in
partitrentadue, & à cia$cuna di e$$e $e le a$$egna un uento, alquale $i da nome d’intiero, ò mezzo, ò quarta $econdo quella parte, da che ci
Que$ti quattro uenti ne hanno altri quattro collaterali, & $ono cõpo$ti di quelli, pigliando il nome dalla metà di que$ti cia$cuuo, il primo è tra’l
Mezzodi> & il Leuante; dal na$cer del Sole l’Inuernata Eurus nominato, come à dire uento Leuantino. Tra il Ponente, & il Settentrione euui
quel uento, che Caurus, ò uero Carus $i chiama, perche rinchiu$o del coro de i uenti, & dal uerno Occidente, tra l’O$tro, & il Ponente
euuì l’Affrɩco dall’Affrica, donde uiene chiamato. Tra’l Settentrione, & il Leuante è l’Aquilone, perche con$trigne, dis$ipa le acque, la
Questi otto uenti $i chiamano uenti interi, & principali, tra quali ne $ono altri otto $egnati, che $i chiamane mezzanini, non perche $i eno
di manco forza, che i primi, ma perche $ono trapposti, & tramezzano gl’otto $opradetti. Questi $imilmente prendono i nomi da i uen-
ti. che gli $ono da i lati : il primo è tra la Trammontana, & lo Aquilone : il $econdo tra il Leuante, & l’Aquilone : il terzo tra il Leuan-
Tra que$ti $edici uenti, altri $edici figurati $ono, che $i chiamano quarte cia$cuno de gli otto principali tiene due quarte collaterali, & cia- $cuna quarta prende il $uo nome dal uento uɩcino, come $arebbe à dire la Trammontana tiene due quarte, quella, che $ta alla parte del Gre- co $i chiama, la quarta di Trammontana uer$o Greco, & quella che $ta alla parte di Maestro, $i chiama la quarta di Trammontana uer$o Mae$tro, & co$i il Mae$tro ha due quarte, quella, che è uer$o Trammontand, $i chiama la quarta di Ma@@o uer$o Trammontana, & quella, che $ta uer$o Ponente, $i dice quarta di Mae$tro uer$o Ponente: il $imile s’intende di tutte l’altre quarte, & la figura. Si> può facil- mente fare $econdo la regola delle altre.
La infr$critta diui$ione è la piu di$tinta, & piu u$itata, che $i po$$a trouare, però $econdo que$ta $i reggonoi marinari, come $econdo co$a
determinata, & di$tinta, alli quali in que$to ca$o ogn’uno $i deue riferire, perche è propia loro con$ideratione: bi$ogna an cho auuertire, che
E ben co$a degna di auuertimento à con$iderare come $i disting uono i uenti, pcrcioche molto gioua à $aper di$cioglier molte dubitationi, che
uēgono per non intendere i ri$petti delle di$tintioni de i uenti, però $aperemo, che in quattro modi $i di$tingueno i uenti, primamente, $econ
do tutti i punti, che $ono nella circonferenza dell’Orizonte: Orizonte è circolo, che partela metà del mondo, che $i uede da quella, che non
$i uede, & mette i termini alla ui$ta nostra: Almodo hora detto infiniti uenti $i darebbeno, & in ogni parte dell’ Orizonte, & perche non
cadono $otto alcuna regola, non $i deono à que$to modo diuidere, dapoi distinti $ono i uenti per li punti dell’ Orizonte, che notabilmente $o-
no di$tanti l’uno dall’ altro, & co$i da i marniari posti $ono. X X X I I. uenti $opradetti, perche à que$to modo $i po$$ono i marinari commo-
damente $eruire. Il terzo modo di partire i uentiè $econdo le me$colãze delle prime qualità, che $ono, caldo, freddo, humido, & $ecco, & à que-
Ma chicon maggior diligenza cercato hanno, otto ne po$ero, & $pecialmente Andronico Cirre$te, ilquale ne fece
l’e$$empio $abricando in Athene una torre di marmo fatta in otto faccie, & in cia$cuna delle otto faccie po$e la i-
magine di un uento $colpita, che riguardaua contra i $offiamenti dogn’uno, & $opra la torre ui mi$e una Meta
di marmo, nella cui $ommità ui fi$$e uno Tritone di ràme, che con la de$tra porgeua una uerghetta, & lo fece in
Nella pre$ente con$ideratione, i me pare, che bi$ogna $apere le qualità de i uenti, & gli effetti, che fanno in diuer$i luoghi, percioche per darne
lo e$$empio, l’O$tro in alcuni luoghi è mortale, in altrinò co$i. Borea è $ano in Venetia, & altroue danno$o, però nelle dritture delle strade bi$o
gna hauer que$ta con$ideratione; $e for$e nò uogliamo dire, che ogni uento $ia noio$o, & mal $ano: Vitr. adunque ha con$iderato l’uniuer$ale,
& bene, perche il particolare $i deue con$iderare da i particolari, iquali $econdo le loro comple{$s}ioni $aper deono qual uento glɩ $ia gɩoueuole,
& qual non? Dichiarano i preceti de medicile qualità de i uenti, & dimo$trano qual uento à qual comple{$s}ione ouero nuoca, ouero $ia digio
uamento: lo à quelli mando i curio$i, ò $tudio$i di que$te co$e. Hau\~edo fin qui Vitr. dataci intentione del drizzare le $trade, & le uie, uuole piu
Ma $or$e quelli, che hanno piu nomi di uenti cono$ciuti prenderanno marauiglia, che io detto habbia otto $oli uentiri
trouar$i, ma $e auertiranno il circuito di tutta la terra e$$ere $tato da Erato$tene Cireneo cõ mathematiche ragioni, et
uie ritrouato per lo cor$o del Sole, & per l’ombre dello $tile equinottiale dalla inclinatione del cielo e$$ere di $tadi du
cento, & cinquanta due mila, che $ono pas$i. 31500000. trenta una fiata mille migliaia, & cinquecento fiate mille, & di
que$ti la ottaua parte da un uento e$$er occupata, che è di pas$i. 3937500. tre mila miglia nouecento, & trenta$ette mi
la, & cinquecento, non $i doueriano marauigliare, $e in tãto grande $patio un uento uagando col ce$$are, & col rit-
torno farà uarie mutationi di $o$$iare, & però cerca l’O$tro dalla de$tra, & dalla $ini$tra è il uento detto Leuconotus,
& il u\~eto nominato Altanus: d’intorno allo Affrico $o$$ia il Libonoto, & quello, che $i chiama Sub ue$perus: d’intor-
no al Fauonio $pira l’Arge$te, & à certi tempi l’Ethe$ie; da i lati del Cauro $ta il Circio, & il Coro; circa il Settentrione
In questo luogo Vitr. ri$ponde à quello, che $e gli potrebbe opporre circa il numero de i uenti. Potrebbe dire
Sono anchora piu nomi, & fiati di uenti
pre$i da i luoghi di doue $pirano, ò ue-
rò da i fiumi, ò dalle procelle, che fan-
no uenendo da i monti, oltra di que-
$to $ono le aure mattutine, che $pira-
no quando il Sole e$ce di $otterra, per-
che il Sole girando percuote l’humore
dell’aere, & nello alzar$i con impeto
$cacciãdo tragge i $iati delle aure con
lo $pirito, che uiene auanti la luce, i
Aura è piu presto Spirito, che uento, è, detta dal-
l’aere, perche leue, & dolce è il mouim\~eto del-
l’aere, la onde i Poeti dɩcono, che le aure con
Sono alcuni, che negano Eratho$tene ha uer potuto drittam\~ete mi$urare lo $pa tio del Mondo; ma $ia la mi$ura detta uera, ò nó uera, non puo la no$tra $crittura non hauere la uera determinatione delle parti, dalle quali na$cono i uen ti; ilche $e co$i è, poco manchera, che cia$cun uento non habbia la certa ragione della $ua mi$ura, ma poco piu, ò po- co meno impeto. Ma perche que$te co$e da noi breuemente e$po$te $ono, mi è par$o nell’ultimo del Libro porre due $igure dette da Greci Schemata, una, che dimo$tri d’onde uengano certi gli impeti de i uenti? l’altra con che ma- niera dalle loro forze con diuer$e dritture di borghi, & di piazze, $chiuar $i po$$on i noio$i $iati de uenti.
Non uuole contendere Vitr. $e Erathostene s’habbɩa portato bene nel mɩ$urare il Mondo, percioche questo gli importa poco, ne può uariarla
Sia adunquc in piano eguale il centro, doue è la littera. A.l’e$tremità dell’ombra cagionata dallo $tile inanzi al mezzo
giorno doue è la littera. B. dal centro. A. all’ombra. B. allargata la $e$ta $i faccia la linca circolare, & ripo$to lo $tile do-
ue era prima, a$petti$i tanto, che l’ombra $i $minui$ca, & faccia di nuouo, cre$cendo l’ombre dopo il mezzodì eguale
all’ombra fatta inanzi, & tocchi la linea circolare doue $i $egnerà con la littera. C. all’hora dal $egno. B. al $egno. C. con
la $e$ta $i de$criuerà in croce doue è il. D. dapoi per quello incrocciamento doue è il. D. & per lo centro tirata $ia una
linea allo e$tremo della circolare, à i capi della quale $aranno le littere. E.F.que$ta linea $arà dimo$tratrice della par-
Modo antico dɩ $criuere. I I X. due di dieci, come. X X C I X. uenti di cento; &noue;$ono. 89. &. X L I I X.per 48.& altri $imili. Altra dichiaratio- ne non $i ricer ca delle co$e dette da Vitruuio, $e non la $igura, laquale è là appre$$o de$critta.
La Piazza da ba$$o $erà alta $opra il piano del fo$$o piedi X V I I.
La Piazzadi $opra piu alta di que$ta piedi X V I. Doue è $egnato la littera. M. $ono Magazeni da monitione.
Doue è $egnato la lettera S $ono $cale, che $eruono per andare da ba$$o per le contramine a torno il Baloardo.
La lettera. L. è la Piazza di $opra.
Dali Huomini di giudicio, $era cono$ciuto lo errore fatto (dallo intagliatore, nella pianta qui all’incontro) in alcune linee, che dimo$trano i tiri, che perfettamente non e$cono delle Canoniere.
PArera for$e a molti, che il trattare delle fortificattioni $iaco$a da e$$er tenuta $ecreta, come, che a Prin-
cipi, & a Republiche $olamente debbia e$$er manife$ta, oltra, che io ho udito alcuni doler$i, che pale$ando$i
il modo, & le mi$ure del fortificare egli $i uiene a giouare a molte genti fuori d’Italia, alle’quali par loro;
che $i debbia tener le man $trette nello in$egnare. A que$ti io non ri$pondo, perche da $e $tes$i uanno a ba$$o
come quelli, che e$$endo huomini, mancar uogliono dell’ufficio della humanità, & poi $ono ingrati, perche
hauendo imparato molte co$e belle dalle genti di diuer$i pae$i, non uogliono u$ar que$ta gratitudine di ri-
compen$arle ne bi$ogni della lor $alute, oltra, che non $anno gli inuidio$i, che gli e$$empi delle fortezze fatte iu Italia po$-
$ono ammae$trare ogni buon intelletto $enza altra $crittura. A quelli ueramente, che lodano la $ecretezza, direi, che quello,
_D
Se le mura $aranno pre$$o al mare, il campo doue $i deue fare il Foro, $i deue eleggere appre$$o il porto; la Città $arà fra terra nel mezzo.
Laragione é perche nel Foro, che è luogo doue $i uendono le co$e, & doue $i tiene ragione e commodo à i fore$tieri, & mercanti, che uengano di parti lontane, e$$endo uicino al porto, quando la Città è pre$$o il mare. Ma quando è fra terra il mezzo della Città é commodo per lo Foro, perche il mezzo è propinquo à tutte le parti, & pre$to prouede al bi$ogno, & però Vitr. ha detto ɩn medio oppido, perche Oppidum, e detto dal dare aiuto, che in latino $i dice dare opem; ò uero perche iui $i portano le ricchezze, che da latini Opes dette $ono.
Ma per li Tempi Sacri di quelli Dei, nella tutela de i quali $pecialmente è po$ta la terra, & à Gioue, & à Giunone, & à
Minerua $i danno i campi in altis$imi luoghi, da i quali la grandis$ima parte della Città $i po$$a unitamente uede-
re; Ma à Mercurio nel Foro, ò uero ancho come ad I$ide, & Serapi nel fontico, ò mercato; ad Apolline, & al Padre
Bacco pre$$o al Theatro; ad Hercole in quei luoghi doue non $ono Gimna$i, ne Amphiteatri, appre$$o il Circo. A
Marte fuori della Città, & al campo. A Venere pre$$o il porto; & que$to da i To$cani aru$pici è $tato ordinato; cioè
che à Venere, Vulcano, & à Marte, fatti $iano i Tempi fuori delle mura, acciò che i piaceri di Venere, non prendi-
Etragioneuolmente in uero prima della materia tratta Vitr. & poi della forma, per che prima poco è da dire della materia, come co$a, che la na- tura ci recca, & molto della forma, & è giu$to sbrigar$ene pre$to; da poi, perche una $te$$a materia $erue à diuer$e forme, & maniere; & $imile u$anza tiene Ari$t. ne i libri de i Principi naturali, & qui $ia fine del primo libro.
PRoemio. La cagione perche tanti Imperi, & luoghi murati, ch’appò gli antichi erano, de$trutti $i trouano.
Regole d’intorno, al forti$icare, & difendere un for te, & $ono 81.
La fortificatione ci è stata mo$trata della natura, del la quale gli antichi hebbero cognitione, & buona.
La Fortificatione de Rom. niente in dife$o haueua.
Che è ragioneuol credere, che detta $ortif. de Rom. haue$$e, & $palle, & fianchi, & piazze $patio$e, come, & meglio di quelle che habbia- mo noi.
Perche $ia, che all’età no$tra non ueggiamo molte fortificationi de gli antichi del modo, che i Scrittori dɩ $opra le pre$uppongono.
Quale con$ideratione hebbero gli antichi nel fabricar le lor Città.
Che il pe$o di di$egnare, di $tabilire un luogo, & una Città $orte e$$er deue tutto del Princɩpe Caualiero, lo e$equire tutto dello ingegnero.
Se la Geometria, & l’arti Mathematice nece$$arie $iano al Principe Caualiero, per ben $aper ordinare una fortificatione.
Prɩma, che $i uenga alla fortificatione, e$$er nece$$ario far $cielta de Soldati e$perimentati alla guerra.
Sono le $orti$icationi utili anco à quelli, che hanno $orze grandi dɩ po- ter metter una, & piu uolte e$$erciti in campagna.
Egli è nece$$ario hauer cognitione delle uoci, e uocaboli, che u$iamo al- la età no$tr a nelle fortificationi.
Che $ia bene hauer notitia della Ethimologia delle uoci, è, uocaboli di- $opra.
Che ė nece$$ario nell’ordinar le forti$icationi di$tinguer i tempi, ne i qua li $i trouano.
Che tutti i tempi di $opra ne $uoi gradi hanno le regole loro.
Che gli è bene $apere in qu@nti modi $i di$$enda un $tato, & co$i quante & quali $iano le di$$c$e di quello.
Quali, & quante $iano le diffc$e, che entro la forti$icatione nece$$a- rie $ono.
Quali $ono le principali con$ider ationi nel fortificare un Regno.
Se $ia bene hauer le terre tutte del Regno forti$icate, ò meglɩo $olamen- te parte.
Che lo Stato de Signori Vinitiani piu che altro, che $ia hoggi potria qua$i tutto re$tar $orte, & ageuolmente di$$e$o.
Vn Principe pouero $orti$icar deue, quel che ei cono$ce poter diffendere.
Quali $iano la utilità, che trahemo dalle fortɩ$icationi de Stati.
Tre Principali $ono le con$iderationi che hauer $i deono nella forti$i- catione, che $ia forte, che $ia con $paragno, & che $i faccia in tempo.
Come di$correr potiamo la $pe$a, che nel $orti$icar $ia nece$$aria.
Quel che $ia da ri$oluere perche la $orti$icatione da far$i pos$i e$$ere in di$$e$a nel bi$ogno.
Nelle $orti$icationi che in e$$er trouamo, ò dobbiamo u$cir fuori del
Colui che da principio al forti$icar un Stato, un luogo ha da guardar$i come $e nel $o$petto della guerra $u$$e.
L’huomo, il terreno, il muro, fanno la $ortezza.
Tre $ono le o$$e$e principali; la Batteria, il Tagliamento che fa la ma- no dell’huomo, è la $cala.
PRoemio.
Na$cono le città oltra quelle, che $i fanno per elettio ne molte uolte à ca$o, molte uolte per neces$ità.
Volendo$i far una Città $opra un monte, che egli è bene $apere come na$chino i monti, & le natu- re loro.
Quel che con$iderar $i deue per forti$icar una Città, che collocata $i tro ua nella co$ta d’un monte.
Quel, che con$iderar $i deue quando un monte alla Città uicino $i troua.
Quando una Città $ia po$ta parte in piano, & parte nella co$ta dil mon- te, quel che $ia da con$ider are.
Quando una Città $ituata $i troua in una ualle.
Che non $ia ben pen$ato d’abba$$ar i monti, che $opra stanno in offe$a del forte.
Di$cor$o intorno a mari, laghi, $iumi, $onti, paludɩ, riui, e $imiglianti luo- chi oue annidano l’acque.
Se un fiume $ia da pigliar dentro la Citta ò ueramente la$ciarlo fuori.
Ch’il fiume, ò qual altra $orte d’acqua che $ia, che faccia porto, che $ia da e$$er tenuta in grande i$tima.
Delle Città ch’hãno paludi, $iumi, è laghi, rupine precipito$i à lor uicine
Delle Città, è luoghi ch’entro lagune $opra i $cogli $i trouano.
Qual $orma $ia migliore per $orti$icar una $ortezza.
Qual miglior, & piu $orte $ia, ò il cɩrcoito maggior, ò menore d’una Cɩttà.
Perche $ia, che molti $orti ne $iano in riputatione, che poi tentate debo- le $i trouano quale potiamo riputar per $orte.
Qual piu $orte renda la $ortezza, ò il $o$$o a$ciutto, ò pieno di gro$$a acqua.
Quali, & quante auuertenze hauer $i deono, nel ricono$cer un $ito per $orti$icarlo.
Come cono$cer $i po$$ano le uenute de nemici.
Le $pianate nece$$arie $ono per $ortezza de i luochi.
Il pae$e di $uori molte uolte alla Città fortezza, è debolezza apporta, che non ce ne auuediamo.
Molte uolte aiutiamo con l’arte gli intorni di $uori, per difficultar l’al- loggiar del nemico.
Del $o$$o, che ua intorno alla $ortezza.
Del ciglio, è $ommità del $o{$s}o.
Del $ondo del $o$$o
Del riuo piccolo, ch’entro’l fondi del $o$$o far $i deue.
Dell’ altra parte del $o$$o uer$o la muraglia.
Qual con$ideratione hauer debbiamo $opra le $ondam\~ete delle muraglie.
Di$cor$o intorno il cauamento della $o$$a, & del maneggiar il terreno.
Di$cor$o intorno il $ondamento della muraglia.
Diqual modo potiamo as$icurarci, che’l $ondamento $opra’l quale ua la muraglia $ia buono.
Delle arene, & calcine.
Quali $ian le cagioni, che $anno roinar le $abriche.
Che glie nece$$ario hauer con$ideratione $opra tutti gli accidenti di $o- pra, che danno cagione alla ruina delle $abriche.
Due $ono gli errori, che nelle fabriche $i commettono, l’uno della mano, l’altro dell’occhio.
Della $trada coperta, che uà nel ciglio del $o$$o.
Delle montate, che $i fanno dal $ondo del $o$$o à detta strada.
Della contra$carpa.
In tre parti $i diuide il lauoro del muro.
A qual parte della fortezza $i deue dar principio.
Di$cor$o intorno le mi$ure delle fortificationi.
Auuertenze intorno le mi$ure delle forti$icationi.
Le mi$ure $econdo l’u$o d’hoggi, $ono l’infra$critte.
Della contramina.
Che nel fortɩficare $i à da pen$are hauer copia di terreno.
Delle due canoniere ba$$e, che à $ianchi di Baloardi $i $anno.
Dell’ officɩo delle dette cannoniere.
Per qual cagione oprar $i deueno Cannoni nelle cannoniere di $opra & pre$$o quelli, qual’ altra $orte di pezzi.
Dell’orecchione.
Della piazza di $ianchi di $otto.
Della finestra, che ua nell’ouatura della Cannoniera di uer$o la Cortina.
Della $trada, che pa$$a dall’una, & l’altra piazza del Baloardo, & del- l’utilità di quella.
Del Merlone, che s’u$a di $are tra l’una, & l’altra cannoniera.
Della piazza di $opra entro il Baloardo.
Tutti que’ Cauallieri ch’in fronte, ò gola de Baloardi $i trouano fatti, tutti $enza ragione $abricati $ono.
Ch’il Baloardo hauer douerebbe, & di $opra, & di $otto, una $erratura di legname, che niun u$cir pote$$e $enza licenza.
Delle cannoniere della Girlanda, & dell’officio loro.
Di Cauallieri di Mezzo.
Di Cauallieri $opra $ianchi.
Quali $iano le commodità, gli utili, che trahemo dalli Cauallieri, che ne fianchi di Baloardi $ono posti.
Delli Parapetti.
Breue di$cor$o intorno al terreno.
Che è nece$$ario che Cauallieri, le piazze de Baloardi anchora aữanci- no gran pezza la $pianata di fuori.
Delle $palle delle cannoniere.
De contra$orti, ò $peroni che $i dicano.
De i uolti, che s’u$ano di fare in certi luoghi $opra contraforti.
Delle diffe$e, che con fos$i, & ripari $i fanno entro le Città dietro la per dita del primo cir coito del forte.
Che la diffe$a de noui ripari poi la Batteria deurebbe e$$er nel $ecreto $ol del capo che diffende.
Delle diffe$e, che far debbiamo contra le mine, quali l’e$$ercito Ce$areo à nostri dì dimanda Forni.
De alcuni $chiaratori, che $ono bucchi, che $i fanno nelle torri in diffe$a contra fumi, é fuochi.
Nelle fortificationi, che $i à d’auuertire di poter batter entro le trince- re, che $i face$$ero per auuicinar$i al muro.
Que$te uoci Rocca, Fortezza, Ca$tello, quel che $ignifichino.
Che gli antichi nelle lor Città fecero le Rocche.
Che le Rocche $ono nece$$arie, & utili.
In qual $ito, & parte della Città $iano da far le Rocche.
Della grandezza che $i deueno far le Rocche, & delli Ma$chi che s’u$a- uano far in quelle da no$tri antipa$$ati.
Che nelle fo{$s}e delle Rocche ui deue e$$er l’acqua.
Di qual forma douerebbon e$$er le Rocche per e$$er piu gagliarde.
Auuertenze delle diffe$e delle Rocche, & che con tre modi diffendiamo le faccie de Baloardi.
Peroratione.
DI
TR
GLIHVOMINI per antica u$anza come fiere nelle $elue, & nelle $pilonche; e tra i bo$chi na$ce-
uano, & di agre$te cibo pa$cendo$i menauano la lor uita; in quel tanto in un certo luogo da i uenti
& dalle fortune furono gli $pes$i alberi agitati, & commos$i, & i rami $tropicciando$i in$ieme fuo
ri ne mandarono il fuoco; 1 uicini dalla gran fiamma sbigottiti in fuga $i mi$ero; ce$$ata la fiamma,
& hora que$to, hora quello auicinando$i al fuoco, & rittrouando il fuoco e$$er di molta commodi-
tà à i corpi aggiugnendogli legna mentre, che mancaua, & con$eruandolo ui conduceuano de glial
trɩ, & accennando$i fra loro dimo$trauano la utilità, che di ciò ne ueniua. In quel concor$o d’huomini e$$endo le uo
ci diuer$amente dallo $pirito mandate fuori, per la quottidiana conuer$atione fecero come lor fatto ueniua i uocabo
li delle co$e, dapoi $ignificando quelle piu $pe$$o, & in u$o ponendole, per quello auuenimento com inciarono à
Fin qui Vit. ha narrato artificio$amente à poco à poco per ordine il principio del fabricare, il mezzo, & il $ine, quanto poteua ba$tare all’huma na neces$ità dico artificio$amente, & per ordine, perche prima ha detto la cagione, che con$trin$e gli huomini à star in$ieme; che fu il co- no$cer l’utilità, che dal fuoco procedeua; il ca$o dimo$trò l’ utilità. Questa con$trin$e gli huomini ad unir $e, dalla unione nacque la fauella, nacque la cognitione del poter operar$i con le mani, & l’operare, & nacque la concorrenza di auanzar l’un l’altro nelle inuentioni de gli edi- fic{ij}. Onde à poco à poco peruenne lo artificio nato (come dicemo nel primo libro) dalla i$perienza fondata nella natura delle co$e. Ma perche alcuno potrebbe dubitare di que$to, ouero opponere à Vitr. dicendogli doue hai tu ritrouato gli ingres$i dell’antica natura, che hai ardi- mento di affermare que$te co$e? Ri$ponde Vitr. & dice in que$to modo.
Ma che que$te co$e da quei princip{ij}, che detto hauemo $iano $tate ordinate in que$to modo $i puo couo$cere; percio- che $ino al dì d’hoggi dalle nationi e$terne $i fanno gli edific{ij}, come in Francia in Hi$pagna, in Portogallo, in Gua- $cogna, doue $i fanno i tetti di tauole $ecate di Rouere, ouero con paglie e $trame.
Pare à Vitr. grande argomento à prouare l’origine delle fabriche l’u$anza delle genti e$terne; & in uero è ragioneuole, che doue non è perue-
nuta la bellezza, & la grandezza dell’arte, $i uede il modo naturale, & $i rittegna quello, che dalla natura à i primi huomini è $tato dimo-
$trato; perche $i puo dire, che ogni arte habbia la $ua pueritia, la $ua adole$centia, il fior dell’età, & la maturità, come l’ Arch itettura che
ne i primi $ecoli hebbe i $uoi $gro$$amenti, crebbe nell’ A$ia, ottenne in Grecia il $uo uigore, & finalmente in Italia con$eguì per$etta & ma
tura dignità. Dal principio adunque è ragioneuolele à credere che ella haue$$e quelli princip{ij}, che la neces$ità dimostrò primieramente all’hu-
mana generatione, come $i ha \.a di no$tri e$$er nell’l$ola Spagnuola, & nelle parti del mondo $coperte da moderni, che le $tanze, & le habitatio
ni fatte $ono d’ Alberi, te$$ute di canne, coperti di paglie, ma di modo, che $i ha in con$ideratione la dignit à delle per$one dando piu belle, &
Appre$$o la natione de Colchi nel mar maggior per l’ abondanza delle $elue con alberi perpetui i$pianati dalla de$tra, &
dalla $ini$tra po$ti in terra la$ciatoui tra quelli tan to $pacio, quanto ricerca la lunghezza de gli alberi, fanno$i gli edi
fic{ij}, ma di $opra nelle e$treme parti di quegli alberi pongono altri trauer$i. iquali d’intorno chiudono lo $pacio di
mezzo dell’ habitatione, & allhora dapoi le $opra po$te traui dalle quattro parti legando, e $trignendo gli angoli, &
Chipon mente alle parole di Vitr. ritrouer à nel pre$ente di$cor$o un’ordine merauiglio$o, perche prima ha rɩtrouato quanto può la neces$ità, & la natura dicendo la cagione, che con$trin$e gli huomini ad habitar in$ieme; dapoi ha dimo$trato quanto può la e$perienza, & l’u$anza, di cendo quello, che molte genti acco$tumano difare per accommodar$i, & diffender$i, nelle habitationi uariamente, & $econdo l’u$o de i luoghi, & delle co$e, & finalmente dir à quanto ha potuto l’ arte cerca le regolate inuentioni, & gliornamenti, & la pompa del fabricare, come Vi- tru. al primo cap. del Decimo conferma dicendo.
Et in tal modo quelle co$e, che auuertirono e$$er buone all’u$o, tentarono ancho con i$tudio diarte, & ordinationi per
Et qui $i uedrà come la natura humana tutta fiata $e ste$$a auanza di giorno in giorno, & dal nece$$ario al commodo, & dal commodo al honore uole peruiene. Bella, & degna co$a è, à con$iderare come l’arte $opra la natura $i fonda, non mutando quello, che é per natura, ma facendo- lo piu perfetto, & adorno, come $i uede nel pre$ente capo, che Vit. per diuer$i e$$empi ci mo$tra non $olamėnte la origine del fabricare, ma i mo di, & le maniere naturali, che $ono pre$e dall’arte à per$ettione delle co$e, come $onoi tetti, i colmi, le uolte, & altre parti, che $ono dalla natural neces$ità alla certezza dell’arte per humana $olertia trapportate. Seguita adunque Vitr. dicendo.
Mai Phrig{ij}, che habitan le campagne, per la inopia de bo$chi hauendo de legnami bi$ogno, eleggono alcune parti
piu eleuate del terreno, & quelle cauando nel mezzo, & uotandole, & facendo i $entieri allargano gli $pac{ij} quanto
cape la quantità, e grandezza del luogo; ma di $opra poi legando tra $e molti fu$ti fannoi colmi de i tetti piramida-
li, & quelli con canne, & paglie coprendo inalzano $opra le $tanze grandis$imi grumi di terra, & à que$to modo
fanno con la ragione dei tetti l’inuernate caldis$ime, & l’e$tati fre$chis$ime. Altri di palu$tre alica i loro tuguri ri-
coprono, & ancho appre$$o altre nationi, & in alcuniluoghi $imigliantemente, & in que$ta maniera le ca$e $i fan-
no, in Mar$iglia ancho $i può uedere, cheitetti fatti $ono $enza tegole po$taui $otto la terra con le paglie; in Athe-
ne etiamdio per e$$empio di antichità nell’Arcopago fin’àno$tri giorni $i uede il tetto dilottole. Anchora nel Cam-
pidoglio la ca$a di Romulo enlla Sacra Rocca ci può far auuertiti de gli antichi co$tuni, per e$$er coperta di paglie,
& dificno, & co$i per tai $egni potemo di$correre $opra la inuentione de gli antichi edific{ij}, che co$i fu$$ero, come
Finito ha Vitr. l’argomentatione proposta, & con molti e$$empi ci haconfermati nella credenza dell’ antico, enece$$ario modo del fabricare, & qua$i ci ha indotti à credere la inuentione del con$ortio humano e$$er $tata $econdo, che egli ha detto, hora ci unole far accorti di quanto lo u$o, & la i$perienza, & dipoi l’arte ci ha dimostrato, & dice.
Ma hauendo gli huomini operando ogni giorno fatto le mani piu pronte, e piu de$tre à fabricare, & e$lendo con $oler- tia alle arti peruenuti per lo e$$ercitare continuamente gl’ingegni loro, ne $egui poiche à gli animi loro aggiunta la indu$tria fece, che chitra quelli fu$$ero piu $tudio$i, & diligenti confe$$auano $e e$$er fabri.
Fabro latinamente ogni artefice è nominato, dice$i in Greco Tecton d’onde è il nome d’Architetto deriuato (come nel primo libro s’è detto,) &
qui$i può uedere come non$olamente le co$e alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho iuocaboli delle co$e, però pru
dentemente Vitr. nonla$ciando alcuna co$a rende per fetto l’anditore, & il lettore delle opere $ue. Fabri adunque $i chiamauano ipiu studio$i
Quando adunqueda principio que$te co$e $tate $ieno in que$to modo ordinate, & la natura non pure di $entimen-
ti habbia gli huomini, comeglialtri animali adornati, maanchora di con$ideratione, & di con$iglio armato l’intel-
letto, $ottomettendo al poter loro glialtri animali, quelli digrado in grado alle altrearti, & di$cipline peruenendo,
u$citi dal fabricare, dalla uita ferigna, & $ilue$tre alla man$ueta, & humana $i condu$$ero; d’indi animo$amente
ammae$trando$i, & piu oltre guardando con maggiori pen$amentinati dalla uarietà dell’arti, non piu ca$e humi-
li, & ba$$e, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & dilcgnami compo$te, & di
tegole coperti cominciarono à fabricare. Dapoi cre$cendo in uarie o$$eruationi di$tudi con giudicio$o di$cor$o da
Vitruuio ci ha condotti à poco à poco à ritroudr la materia, & l’abondanza delle co$e, che uanno nelfabricare, & qua$i ha fatto na$cere tutte
le co$e una dall’altra con la euidenza, & col porre dianzi à gli occhi tutto il $ucce$$o, & accre$cimento dell’arte, & s’ha eletto di trattare
uon di tutte le $orti del$abricare; perche le fabriche fatte dalle gentirozze, ò per neces$ità $ono d’infinite maniere, & Pinfinito non cade
$otto la dottrina de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile u$anza, & per commodo, & per bellezza $ono degne die$$er con$i
derate. Hora adunque cominciar à à trattare delle qualità, è forze delle $opradette co$e, accioche (come $idice) la $ua in$titutione uada
con $uoi piedi, & perciò fare proua con che ragione egli ha uoluto nel pre$ente libro trattare della materia, che $i adopera nel fabricare,
Ma $e alcuno uorrà di$putare dell’ordine di que$to libro pen$andoquello douer’e$$er à tutti gli altri prepo$to, acciocho eglinon pen$i, cheio errato habbia, ne dirò la ragione.
Come chi fabrica una ca$a, e tenuto rendere la ragione dell’ordine u$ato nelfabricare; co$i chi compone un’opera, & in$egna un’arte, e obbli- gato à dire, perche prima, & perche poi po$te habbia le co$e in quell’arte contenute, & que$to è per acquetar gli animi di quelli, che odono, ò uedono le co$e impo$te, però Vitr. con grande humanità & modestia rende conto dell’ordine del pre$ente libro.
Scriuendo io il corpo dell’Architettura, ho pen$ato di e$ponere nel primo libro di che ammae$tramenti, & di$cipline
ella e$$er debbia ornata, & con certi terminiio ho uoluto finire le $ue maniere, & dire, da che ella nata fu$$e, & co$i
quello,che fu$$e all’Architetto nece$$ario iui dimo$trai, & però nel primo libro ho detto dell’offico dell’arte, nel
pre$ente io di$puterò delle co$e naturali della materia per accommodarle all’u$o del fabricare, perche il pre$entelibro
La ragione di Vitr. in uirtu è que$ta, non è conueniente trattare d’alcuna co$a partitamente contenuta in un’arte, prima che egli $i tratti de i prin
cip{ij} di quell’arte, percioche niuno effetto è prima che la cau$a $ua, $e io adunque (puo dir Vitru.) trattato haues$i prima della materia, che
è trattatione particolare di que$t’arte, & non de i princip{ij} di tutta l’arte, io non hauerei u$ato l’ordine, che $i conuiene, il fine dell’ Archi-
tetto non ci$arebbestato manife$to, co$a che era $ommamente nece$$aria, perche la cognitione delfine precede ogni operatione; dapoi l’uffi-
cio dello Architetto $arebbe $tato a$co$o, iprecetti dell’arte la$ciati, la confu$ione ci hauerebbe impeditoil uero intendimento. Meritamen-
te adunque le co$e dette nel primo libro doueuano preceder tutte l’ultre, che nei$eguenti contenute $ono; ma perche il$econdo libro conte-
ner debbia il trattamento della materia, $imilmente è manife$to; perche la materia è principio non della Architettura, perche l’Architettura
Hora io tornerò al propolito, & delle copie dirò, che buone $ono al fabricare, in che modo $iano dalla natura compo $te, & con che me$colanze, e princip{ij} $ienoiloro componimenti temperati;acciò non o$cure, ma chiare $ieno àilet- tori e$ponerò con ragione. Perche niuna $orte di materia, ne corpo ò, ne co$a alcuna, che $enza la unione di quei prin cip{ij} po$$a uenir in luce, ne e$$er allo intendimento $ottopo$ta, ne altramente la natura delle co$e dei precetti de i Filo$ofi naturali puo hauere le $ode, & uere dichiarationi, $e prima le cau$e, che in quelle co$e $i trouano, in che mo- do, & perche co$i $ieno con $ottilis $ime ragioni dimo$trate non $ono.
Douendo trattar Vitruuio de glieffetti che fanno le co$e, che entrano nelle fabriche, come $onoilegnami, le pietre, & altre co$e, accioche $ap-
piamo elegger le buone, & utili; nece$$ario è, che egli ragioni delle cau$e, & de i princip{ij} di quelle, imperoche il uero $apere, (come det-
to hauemo) con$i$te nella cognitione delle cau$e, & de iprincip{ij}, di perche adunque niuna co$a $i troua in qualunque modo à $en$i humani $ot
topo$ta, che compo$ta non $ia per la me$colanza de $uoi princip{ij}, & le co$es’intendono, come $ono; però è nece$$ario trattare de i princi-
p{ij}, & tanto piu perche la cognitione della me$colanza de i princip{ij} ci dara ad intendere qualmateria come pietra; ò legno $ia buona ad
una co$a,& quale all’altra, perche altra natura ha ’Olmo, oltra il Poppio, altro effetto failmarmo, altro il tofo, altro il $a$$o, però Vi-
TH
Vitruuio e$pone in que$ta parte le diuer$ità delle oppinioni de gli antichi filo$ofi ccrcai princip{ij} delle co$e, & intende (come ho detto,) i Prin-
Quattro $ono i principή materiali di tutte le co$e (come uogliono gli antichi) che gli chiamarono primi corpi, & que$ti $ono terra, acqua, ae=
P
Et la diuina mano aprio la chiu$a A gli elementi, & in gioconda uece Fu $ua uirtute nelle co$e infu$a,
Delle piaggie mondane anchora fece L’ordine bello, e il uariato $tile A beneficio dell’bumana fpece.
Dalla terra Phumor, l’aura gentile Dal $oco $ciel$e, & a que corpi diede Loco $ublime, à que$ti ba{$s}o e humile,
Et $e l’un per di$tanza l’altro eccede, Pur han uirtù tra lor conueniente, Si che’l tutto, ch’èqui, d’indi proceded.
E tra lor ben $i cangiano $ouente. Et la terra nell’acqua ri$luta Rara diuenta, liquida, e corrente.
L’Humor la $ua grauezza anco ri$iuta, E s’a{$s}ttiglia in aer, e questi anchora. In $ottilis$imo $oco $i trammuta.
In questo uariar non $i dimora, Ch’il fuoco $cema la $ua leggierezza, Et per la noua $orma $i $colora.
L’aer lubrico è graue à piu chiarezza
Si moue del liquor, che à maggior ponde
Co$i natura uariando il mondo Ripara d’un’in altra la $emenza Della co$e, che’l fan bello e gicondo.
Onde’l morir non è $e non $tar $enza L e$$er di prima, e il na$cer coninciare Altr’e$$er, altra forma, altr’apparenza;
Que$to continuato uariare Dello $tato mondano ordine tiene Soggetto alle uirtù celeεti, e chiare.
Ch’indi Peterno cor$o lo mantiene Lo tempra, e lo di$cerne, & uariando In pro di noi uiuenti lo rittiene.
Et la mi$ura d’ogni co$a e il quando.
_Q
Vedendo$i adunque, che dal concor$o di que’ corpi. # _Etil re$tante._
_Q
ETio dirò prima de i mattoni di che terra $i habbiano à fare.
Vitruuio tratta in que$to luogo de i mattoni, & prepone que$ta con$ideratione à tutte le altre, perciochela ri$$o-
lutione ultima di tutta la fabrica eridotta ne i mattoni, però $ono i primi mes$i in opera come elementi della fàbrica,
prende da gli effetti, & dall’u$o de mattoni argomento di trattar della materia loro, & dimo$trare qual terra $ia buona
perfare i mattoni, & l’u$o die{$s}i, & glieffetti che deon o fare nelle fabriche. No$econdo l’unstituio no$tro poncremo
Material adunque e quella co$a, diche $i fanno le fabriche come pietre, legnami, ferramenti, hora $itratta della materia piu nece$$aria, & prin- cipale, come $ono le pietre, la calce, l’arena, i legnami. Delle pietre altre natur ali $ono, altre fatte dall’arte. Delle artificiali $itrat- ta nel pre$ente capo, delle altre, & delre$tante della materia nei $eguenticap, hora noie$pediremo le artificiali, che $ono i mattoni, doue$i ha da $apere di che terra, & in che modo $i fanno, che qualitate hanno, & cheforma. Quanto adunque apartiene alla terra, $i deue pigliare la terra creto$a, bianchegna, domabile, e quella che $i chiama sabbion ma$chio, che è (per quantostimo) un$abbio- ne molto gro$$o, e granito, cheper e$$er tale è detto ma$chio, $i come $i dice ince$o ma$chio dalla forma ma$culina. La$cia$ideltutto la terra ghiaro$a, & $abbionegna, batte$i bene la terra, cioè $i $padazza concerti$erri in modo di$pade, & $i doma bene cacciandone le cioole, & le petruzze, & piu che è domata & macerata, emigliore.
Ne gli antichi s’è ueduto marmo pe$to, & $abbiaro$$a, la terra Samia, l’Aretina, la Modene$e, la Sagontina di Spagna, & la Pergame$e
Etio dirò prima dei mattoni, di che terra $i habbiamo à fare, perche non di
areno$a, ne giaro$a, ne Sabbionigna lota $i fanno, imperoche e$$endo di tai
maniere di terreni compo$ti, primieramente $ono graui, dapoi e$$endo dalle
pioggie bagnati cadono daimuri, & le paglie, che in quelli $i pongono, per
Imittoni e$$er deono leggieri di pe$o, & però deono refi$tere all acque, & non riempir$i d’hu- more, ma bene poter in$ieme congiugner$i, & fare una pre$a tenace, & $alda; e$$er deo- no leggieriper non caricar la fabricha, re$istere alle pioggie, acciò per l’humore non $i stacchino, la pre$a gagliarda fortifica ilmu- ro, per que$to Vitruuio dimo$tra qual terra $ia buona, & qual non, dapoi tratta deal tempo di farli, & ne rende la ragione, quan- do dice.
Deon$i faire la Primauera, ouero l’Autunno, accioche.
Nella creta da far i mattoni $i poneuano le paglie tagliate, co$i dice Palladio nel $e$to al Duodecino cap. Et$ene legge la doue il po- polo d’l$rael’ era afflitto da Faraone, nell’operadifarimattoni.
Diterra bianchegna.
Plinio dice Albicante al Quartodecimo capo del libro trige$imo quinto, & Vitr. dice. Albida, & ne rende la ragione dicendo.
Perche que$te $orti per la loro mollitie, ò morbidezza, hanno fermezza, non $ono di pe$o nelle opere, & facilmente $i raunano, & $i uni$cono in$ieme.
Dapoi dice, à che tempo $i deono gettare, ò formare, al che Palladio al $opradetto luogo con$ente dicendo, che imattoni $i deono formar di Maggio. Vitr. dice la Primauera.
Deon$i fare la Primauera, ouero l’autunno, accioche parimente ad uno i$te$$o tenore $i $ecchino, perche quelli, che
$i fanno al tempo del Sol$tition $ono diffetto$i, perche la lor coperta $uperficiale e$$endo cotta dal Sole, $à che pa-
rino $ecchi, & aridi, ma di dentro non $ono a$ciutti, & poi, che $eccando$i $i re$tringono, le parti aride crepa-
no, & co$i fes$i $i fanno debili, & però $ommamente buoni $eranno quelli, che due anni prima $i formeranno,
percioche non piu pre$to $eccar $i po$$ono quanto bi$ogna, & pero quando fre$chi, & non $ecchi $ono po$ti in
lauoro indottaui la cro$ta, e$tando quella rigidamente $oda, dando quelli in $e, non po$$ono tener la i$te$$A al-
tezza, che tiene la coperta, ò la cro$ta, ma $ono dalla congiuntione di quella $eparati, & però la intonicatura della
fabrica $eparata non potendo $tar da $e per la $ua $ottigliezza $i rompe, & i pareti per $orte dando in $e $tes$i ri-
ceueno mancamento, per que$ta ragione gli Vtice$i nel fare i pareti u$ano, & in opera mettono il mattone,
quando è bene a$ciutto, & $ecco, & fatto cinque anni prima, & che po$cia que$to $ia del magi$trato pre$iden-
Dal pre$ente luogo $i può moderare la ingordiggia di quelli, che non prima pen$ato hanno difabricare, che in un punto uogliono hauer finita l’o pera, $enza con$ideration, ò $cielta della materia. Ma giu$tamente poi$ono castigati, quando per la loro traccuraggine, qualche $inistro gli aurene, là onde infinitamente $i dolgono, che della loro negligenza eterno te$timonio $i $erbi nella memoria della genti, è $pecialmente nelle opere publiche, che $ono piu riguardate.
Tre maniere di mattoni $i fanno, una che da Greci Didoron $i dice. Quella che da no$tri $i u$a lunga un piede, larga mezzao. L’altre da i Greci adoperate $ono ne gli edific{ij}loro, dellequali una è detta Pentadoron, l’altra Te- tradoron, Doron chiamano il Palmo, & il dare de i doni in Greco Doron $i dice, & quello, che $i da $i porta nel- la palma della mano.
Benche Vit, dica e$$er tre maniere de mattoni, pure non pone una $erma legge, che piu non $e ne u$ino, imperoche imaggiori edific{ij} $i faceua-
Quello adunque che per ogni uer$o, e di palmi cinque Pentadoron, & quello di quattro Tetradoron $i di-
Et in uero con ragione, perche de i maggiori edific{ij} maggiori e$$er deono i membri, & de i maggiori membri le parti maggiori e$$er con- uengono.
Fanno$i appre$$o de i detti quadrelli; mezzi quadrelli, iquali quando $i mettono in opera ne i cor$i da una parte $i pongono gli intieri dall’altra i mezzi, & però quando dall’una, & l’altra parte po$ti $ono à drittura i pareti cam- bieuolmente con gli ordini, & cor$i legati $ono, & i mezzi mattoni $opra quelli con$trignimenti collocati, & fer- mezza, & a$petto non ingrato fanno dall’una, & l’altra parte.
Vit. dimostra una bella u$anza di poner i mattoni uno $opra l’altro, & perche la uarietà proge diletto in qualunque opera, & la confor-
mità continua partori$ce $a$tidio; però trouando egliuna forma di quadrelli differente inmi$ura daipredetti, ce in$egna accompagnar
Sono nella Spagna di la Calento, & Mas$ia, & nell’A$ia Pitane, doue i mattoni quando $pianati $ono, & $ecchi, po-
$ti poi nell’acqua $opranuotano. Ma perche pos$ino co$i nuotare, que$ta mi pare, che $ia la ragione, perche la terra
di che $i fanno, e come pomice, & pero e$$endo leggiera, & dallo aere ra$$odata non riceue, & non a$$orbeil liquore,
& però e$$endo di lieue, & di rara propietà, ne la$ciando entrar l’humore nella $ua corporatura, $ia di che pe$o $i uo-
Strabone nel terzo decimo libro della $ua Co$mogra$ia co$idice. Dicono che appre$$o Puane i quadrelli po$ti in acqua $opranuotano, ilche quuie
ne $imilmente iu Etruria in una certa I$ola, imperoche e$$endo la terra piu lieue, che l’acqua accade che e$$a è portat. Po{$s}idonio riferi$ce
hauer ueduto, che i quadrelli fatti d’una certa certa, che netta le co$e inargentate, nuotano $opra l’acque. Ma la cagione del nuotare dette
da Vitr. & ad Strabone à me non $atisfa; $e for$e Strabone non intende quella creta in particulare e$$er piulieue dell’acqua, ilche an-
cho non è a$$ai, perche bi$ogna render il perche quella terra è piu lieue, che l’acqua, & $e Vitru, ri$ponde, che quella terra è come po-
mice, che tanto è quanto à dir leggiera, non però compie di a$$egnar la cagione del $opra nuotare, & $e ben que$to conciede alla natura
de i princip{ij}, de quali quella terra abonda, dicendo che ella è ra$$odata dallo aere, ne la$cia penetrare adentro l’humore, non però que$ta puo e$
$er la cagione, percioche que$to puo auuenire per la ontuo$ità, & gra{$s}ezza della terra, & ancho per troppo $iccità, & per e$$er la terra
MA nelle opere de Cementi prima bi$ogna hauer cura di trouar l’Arena, accioche ella $ia buona à me-
$colar la materia, cioè la calce, & non habbia $eco terra me$colata. Le $orti dell’Arena che $i caua $on
que$te, la nera, la bianca, la ro$$a, il carbuncino. Di que$te ottima è quella, che $troppicciata con le
dita, cigola, ma quella, che $erà con terra me$colata non hauerà dell'a$pro, non $erà buona, dapoi
Vit.ce in$egna le $orti dell’arena, i $egni di cono$cerla, quello che in ca$o di neces$ità douemo fare, i diffetti, & l’utilità di quelle $orti; & il tutto
è qui$otto manife$to. Plinio di questo luogo $e ne $erue al duodecimo capo del trente$imo quinto libro. La $o$taza, della terra è in tre modi
uariata, la gro$$a è detta arena, la $ottile Argilla, la mediocore commune, l’arona è $terile, & non è atta ad e$$er formatain alcun modo, l’argil-
HA
Della calce $i tratta nel pre$ente luogo, la natura è materia, & la comparatione della materia, di che $i $a la calce. Ogni pietra da humori pur-
gata $ecca, fracle, & che non habbia co$a da e$$er con$umata dal fuoco è buona per far la calce. Gliarchitetti antichi lodauano la calce $atta
di pietra duris$ima, $pe$$a è candiada, noifacemo ottima calce de i cuocoli della Piaue. Vitr. lodò la $elice, benche altri dica che ogni pietra ca-
uata per $ar la calce $ia della raccolta migliore. & diombro$a, & humida caua piu to$to, che di $ecca, & di bianca meglio $i adopera,
che di bruna. Quella calce, che è fatta di pietre da macinare è di natura gra$$a $e non ha $ale, & è piu amma{$s}ata, erotta con lima getta pol-
ue. Cuoce$i in hore $e{$s}anta la pietra di che $i $a la calce, & la piu lodata deure re$tar il terzo piu leggiera della $ua pietra, ma è co$a mirabile
del bollimento che ella $a quando è cotta gettando$ele dell’acqua $opra. Legge$i in Santo Ago$tino al quarto capo del uente$imo primo libro
della Città di Dio, questo bello $entimento. La calce concepe il $uoco dal $uoco, & e{$s}endo la zolla fredda immer$a nell’acqua $erua il
fuoco na$co$o dimodo, che egli à niun $en$o e mani$e$to, ma però $i ha per i$perienza, che $e bene il fuoco non appare $i $a che egli ui
è dentro, per il che chiamiamo quella calce uiua, come, che il fuoco na$co$o $ia l’anima inui$ibile di quel corpo ui$ibile, ma quanto è
EV
Io non $aprei aggiungere alcuna co$a à Vit. poi che la interpretatione è da $e molto chiara, & egli altro fatto non habbia in que$to capo, che det ta la uirtu della Pozzaolana, che però non è quella, che hoggidi $i u$a à roma. Plinio piglia que$to lugo di Vitru. nel terzo decimo capo del trente$imo quinto. Le dimande, & le ri$po$te in Vitr. $ono manifeste.
DE
Vitr. tratta qui delle Pietre fatte dalla Natura, & ne dimo$tra la diuer$ità, lu$o, & il commodo di e$$e molto facilmente, è tutta questa materia
$imilmente è $tata pre$a, & leuata di pe$o (dirò co$i) da Plmio, nel trente$imoquinto Libro al uige$imo $econdo Cap. Hora ancho noi $ommaria-
mente tratteremo que$ta materia. Cinque $orti di Pietre Natruali $i trouano anzi cinque generi, cioè la Gemma, il Marmo, la Cote, il Se-
lice, il Sa$$o. Cono$con$i le Gemme dalla Sostanza, dal ueder dal tatto, & dalla lima. Sono piu graui, & piu fredded del Vetro, non pati$co-
no la lima, hanno lo $plendore piu $aldo, piu chiaro, & empiono piu la ui$ta, ne $i $amri$cono al lume della Lucerna, & $ono di $o$tanza uiua-
ce, e piena. Di questil’Architetto non ragiona, perche non uanno nelle Fabriche, i Marmi $entono la lima, & $ono grandi, & ri$plendono.
Le Selici hanno come $quame, le Cotti come grani, i Sas$i non hanno nitore. Con$ideramo nelle Pietre, it tempo di cauarle, la quantità la
qualità la comparatione, & l’u$o. Cauan$il’e$tate, & $tanno allo $coperto, acciò che $i faccia la proua della bontà di e$$e, adopran$i dopo
due anni, & dall’u$o, & dagliedifici fatti$i prendono le loro qualità, però la Pietra bianca è piu facile che la $o$ca, la trapparente miglior,
che l’opaca, piu intrattabile è la piu al$ale $imigliãte, il sa$$o a$per$o come di arena, è, a$por, $e gli u$ciranno come punte nere, è indomabile,
l’a$per$o digocciole angulari, e piu$odo, chel’a$per$o diritonde. Quanto meno è uenato, tanto piu è intiero, piu dura e$$endo il colore pur-
_VI
Le maniere di murare $on que$te; prima quella, che $i fà in modo di Rete, che hor $i u$a da ognuno, poi l’antica laqual
$i chiama Incerta, di que$te due piu bella è la prima, laquale poi a fare le fi$$ure è facile, perche in ogni parte ha i letti,
Eglie nece$$ario in que$to luogo e$ponere alcuni uocaboli u$ati da Vitr perche piu facilmente s’intenda quello, che egli ce in$egna. Et prima Ce
Ma noi $eguiteremo il propo$ito no$tro di prima, che hauendo detto di$o- pra quante $iano le parti del muro, & quale $ia cia$cuna di e$$e, & le ma- niere del murare, giusta co$a, et ragioneuole ci pare, dire il biRogno che ha cia$cuna parte, & qui è buono reccar$i à mente quello, che di $opradicemo della forma, & quantità delle Pietre, accioche u$ando noi i prop{ij} uoca- boli delle co$e, $iamo inte$i da ognuno. Sono adunque le Pietre quadra- te, incerte, grãdi, giuste, minute, dico adunque, che ordinareie murature $o- no quelle doue le Pietre quadrate, le giu$te, o le grandi, $i pongono in$ieme ordinatamente, à $quadra, piombo, e liuello, & che que$ta $ia l’ordinaria Vitr. lo accenna quando dice.
Et però non $i deue $preggiare la Fabrica de Gteci $e benenon
l'u$ano polita di tenero cemento, pure quando $i partino dal
Fabricaredi quadrata Pietra fanno di Selice, ò di dura Pie-
Laquale è mezzana tra la incerta, & quella, che $i fa di quadrata pietra.
La Regola, & quuertimento, che $i deue hauere nelle maniere del mu-
rare, è che deono e$$er accommodate à diuer$e parti. Il poggio, che for-
$e Stereobata da Vitruuio è detto, che è quella parte fatta in $carpa, che
$i leua dal fondamento della Fabrica hauer deue l’incro$tatura di quadra-
ta Pietra, grande, e dura. Accio $ia diffe$o da molte offe$e, che à quel-
la parte nuocer po$$ono, però in que$ta parte il muro ha di piu $odezzai
bi$ogno, come parte, che ha della natura del fondamanto, che $o$tenga tut-
to il carico, & che piu uicina $ia alla humidità del terreno, & in Vine-
Que$te Fabriche Greche in due modi $i murano, l’uno è detto eguale, l’altro di$egual, Il primo è quando tuttii cor-
$i $eranno eguali in grandezza, l’altro, e quando gli ordini de i cor$i non $eranno drizzati pari. L’una, & l’altra ma
niera per cio è ferma, perche prima i cementi $ono di$oda, & den$a natura, ne a$ciugar po$$ono il liquore della ma-
teria, ma con$eruano quelle nell’humor $uo $ino alla uecchiezza, & iletti loro piano, & benef liuellati non la$ciano
la materia rouinare, ma con la continuata gro$$ezza de Pareti co$i legati durano longamente. Euui un’altra manie
ra di Fabrica riempita nominata, la quale ancho dai no$tri uillani $i u$a, dellaquale $ono $olamente le fronti polite,
Io ho uoluto porre tutta la interpretatione del pre$ente cap. $i perche è facile, & di piana intelligenza, $i perche prima mi $on forzato di met-
LA Materia $i deue tagliare al principio dell’Autunno $ino à quel tempo, che comincia à $offiare il
uento da Ponente, perche da Primauera gli alberi $ono pregni, & tutti mandano nelle frondi, &
Vitruuio ce ha in$egnato quanto appartiene alla materia il tempo di tagliar gli alberi, & la ragione, il modo di tagliargli, la natura, & u$o loro,
ha parlato dell’ Abete, del Cedro, & del Larice co$e degne di auuertimento, & ha de$critto alcunɩ alberi, concludendo chiaramète, quanto egli
ha detto fin hora. Noi tutta la pre$ente materia $imilmente proponeremo $otto un’a$petto, $econdo l’u$anza no$tra. Nel legname adunque
$i con$idera il tempo, & il modo di tagliarlo, la natura. & l’u$o, la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Theofrasto il Rouere, il
Pezzo, il Pino deon$i tagliare quando le piante sbroccano. Ma l’Acero, l’Olmo. La Tiglia, & il Fra{$s}eno dopo la uendemia. Vitr. uuole,
che fi taglie dal principio dell’ Auttunno fin quãdo comincia à $offiare il uento detto Fauonio, ò Zefiro, Columela da i uenti fino à, i, trenta delia
NA
IL DELPHICO Apollo nelle ri$po$te date à Pythia, affermò Socrate e$$er di tutti
$apientis$imo. Que$ti $i dice, che cõ prudenza, & dottis$imamente dice$$e, che bi$ogna
ua, che i petti de gli huomini fu$$ero come fine$tre, & aperti, affine chė haue$$ero i $en$i
non occulti, ma pale$i ad e$$er con$iderati. Vole$$e Iddio che la natura $eguitando la
opinione di Socrate $atto haue$$e i petti apparenti, & chiari, perche $e ciò $tato fu$$e,
non $olamente le uirtù, & i uit{ij} de gli animi $i uederiano, ma anchora le $cienze delle
di$cipline à gli occhi $ottopo$te con certo giudicio $i approueriano. Ma à gli eruditi,
& cono$centi huomini grande, & ferma riputatione s’accre$cerebbe. Et però perche
la natura non à modo d’altri, ma al $uo co$i fare ha uoluto, non può e$$er, che gli huo-
mini con gli ingegni $otto i petti o$curati habbiano potuto le a$co$e $cienze de gli ar-
_DETTO_ ha Vitruuio nel Primo Libro al terzo capo che tre $ono le parti della Architettura. Vna dellequali era la
Edificatione, detto ha $imilmente, che la edificatione er a in due parti diui$a, una delle quali apparteneua alla Fabrica del-
le mura, & delle opere communi, ne, i, publici luoghi, l’altra era tutta nelle priuate fabriche collocata. Ha uoluto, che
le distributioni delle publiche opere fu{$s}ero di tre maniere. L’una pertinente alla Dɩffe$a, l’altra alla Religione, la ter-
za alla Opportunità, nel mede$imo Libro ha fornito quanto s’a$pettaua alla Dife$a. Doueua po$cia delle Fabriche per-
tinenti alla Religione trattare, ma parendogli molto nece$$ario e$ponere, & la materia, & il modo per porre la materia>
in$ieme (come detto hauemo) diede $oggetto al Secondo Libro, nel quale chɩaramente della materia piu nece$$aria alle Fabriche, ha uoluto trat
tare e$ponendo la natura, l’u$o, & le ragioni di quella, pero hauendo$i da quella $brigato, ritorna hora alla Di$tributione delle co$e pertinen
O´ Mu$e, ò alto ingegno hor m’aiutate O´ Mente, che $criue$ti ciò ch’io uidi Qui $i parrà la tua Nobilitate.
Et ueramente, ė degna con$ideratione quella, che $i far à $opra la pre$ente materia, & molto gentilmente è $tato auuertito da Vitr. imperoche
$apendo egli la grande importanza della co$a, & che infinita, è la $chier a de gli $ciocchi, s’ha mo$$o à de$iderar quello, che Socrate de$idera-
ua, che fo$$e nella fabrica dell’huomo, ciò, è che ogn’uno haue$$e una fini$trella nel petto, accioche dentro $i uede$$e la Scienza l’Arte, e ɩl Bene,
Vuole adunque Vitruuio. (dapoi, che la natura non ha fatto à modo no$tro,) che almeno ci forzamo $coprire con la eccellenza dell’arte quello, che ne i petti no$tri è rinchiu$o. # La eccellenza adunque dell’arte, ė posta nella ragione. laquale Vitr. ha detto nel prɩmo libro e$$er la co$a $ignificante, il di$cor$o, & la forma, & tutto quello, che nelle $ei co$e, delle quali è fatta l’Architettura, $i comprende. però $e alcuno fia che uoglia uedere piu à dentro, ė ritrouar e la uerità delle co$e, io lo prego, che con benigno animo legga il $otto$critto di$cor- $o mio, & ritrouando quello, che egli de$idera, lodi meco la bontà di Dio, & $e del tutto egli non $er à $atisfatto, aggiunga lo $tu- dio, & il fauore all’opera da me cominciata, l’uno per ritrouar il uero, l’altro per accettare il buon animo mio, delquale mi faccio perpe- tuo debitore.
Tanta ė la forza della proportione, tanta ė la neces$ità di e$$a nelle co$e, che niuno può ne all’orecchie, ne à gli occhi, ne à gli
altri $ėn$i alcuna dɩlettatione reccare $enza la conueneuolezza, & la ri$pondenza della ragione, la onde ciò che ci diletta, & piace, non per
altro ci diletta è piace, $e non perche in $e tɩene proportionata mi$ura, é moder ato temper amento. Non prima con diletto, & piacere nell’a-
nimo per le orecchie di$cendono lè uoci, & i $uoni, che tra $e non conuenghino in proportionata ragione di tempo, & di di$tanza. Le belle
inuentioni de gli huomini tanto hanno del buono, quanto piu ingenio$amente proportionate $ono. Effiċacis$ima co$a è nel comporre, & me-
$colare le $emplici medɩcine la proportione, come nel fare la Tiriaca, il Mitridate: diuina è la forza de numeri tra loro cõragione comparati ne
$i può dire, che $ia co$a piu ampia nella fabrica di questa uniuer$ità, che noi mondo chiamamo della conueneuolezza del pe$o, del numero, &
della mi$ura, con laquale il tempo, lo $patio, i mouimenti, le uirtù, la fauella, lo artificio, la natura, il $apere, & ogni co$a in $omma diui-
na, & humana, è compo$ta, cre$ciuta, & perfetta. ilche come è uero co$i non $timo io, che $ia utile il uolere con pɩu ampie ɩndottioni pro-
uarlo, hauendo noi quel $olo te$timonio conueniente che Vitr. adduce. però à Vitr. acconstando$i diremo, che oue $ia chɩ con ragione proceder
Quando questo con bello, & $ottile auuedimento $ar à da noi proui$to, non $olo $aremo giudici conuenienti delle opere de gli antichi, ma anchora ɩnuentori, & operatori da noi $tes$i di co$e rare, & eccellenti, & quando bene Vitr. non $i ritroua$$e al mondo, potrebbe colui, che ueramerte intende$$e ɩl ualore delle proportioni, ritrouare innumer abili precetti d’ Architettura, ne per temerario $arebbe hauuto, perche in $ua di$e$a haurebbe la ragione, laqual co$a ha dato credito à pa$$ati, da commodo à i pre$enti, & dara gloria à quei, che $eguiranno.
Volendo adunque noi trattare delle proportioni diremo primier amente che co$a è proportione, poi di$tingueremo le $pecie $ue, & infine lu$o
di cia$cuna fpecie comparando trouaremo gli effetti di e$$e, accioche $appiamo quale proportione, à qual fabrica $i affaccia. Molto ampia-
mente $i e$tcnde que$to nome di proportione con la $ignɩficanza $ua, perche ogni conuenienza, & $imiglianza di co$e uolgarmente ė det
Ma perche noi parlamo hora di quella proportione, che nella quantità $i troua. però dicemmo, che la proportione altro non ė, che una termina-
E$pedita adunque la diffinitione della proportione, mani$esto è, che ritrouando$i ella nella quantità alcuna apartenera alle mi$ure, alcuna à i nu- meri, alcuna $er à me$colata d’amendue.
Quella che apertiene alle mi$ure, che Geometrica ė detta, $er à nelle quantit à continue, lequali tutte cadono $otto mi$ura.
Quella, che apartiene à i numeri, che e detta Arithmetica, è nelle distinte è $eparate, come è quando $i fa comparatione da numero à numero. La me$colata che Harmonica $i chiama, in$ieme a$petta à i numeri, & alle mi$ure, come quella, che compara i tempi, é gl’interualli do>lle uoci. come $i dir à nel quinto libro.
Hora diremo della proportione Geometrica nominata. Laquale ė quando $i fa comparatione di una co$a continua all’altra, come da una linea, ad un’altra linea, da un corpo ad un’ altro. & della Arithmetica, che $i fa tra i numeri. Quando adunque uorremo trouar le $pecie dei>le propor- tioni, bi$ogna $apere come $tiano le co$e tra $e comparate. per tanto ritrouando noi che le quantità $ono tra $e ò eguali, ò di$eguali, facc>ndo di quelle la comparatione, diremo, che la proportione $er à di due maniere. una quando $i fara comparatione di due quantit à eguali tra loro, cioè che una non eccedera l’altra, & $er à detta proportione di Agguaglianza, l’altra quando $i fara la comparatione dɩ due quantita di$egua li tra loro, cioė, che una eccedera l’altra, & $er à detta proportione di di$agualianza, & in que$to modo haueremo due $orti di proportio- ne, dellequali la prima non hauera $otto di $e altra maniera, imperoche l’aguaglianza non $i può diuidere, perche non na$ce $e non ad un’i$te$- $o modo.
Ma la $econda $er à in due modi, Puno quando uorremo comparare il piu al meno, l’altro quando uorremo comparare il meno al piu,
il primo $er à detto proportione di di$aguaglianza maggɩore, il $econdo proportione di di$aguaglianza minore. & perche tante $ono le
Hora diuideremo breuemente cia$cuna delle predette $pecie in altre piu particolari di$tintioni. La moltiplice adunque, laqual ė (come detto ha-
Ma $e uorremo $apere le $pecie della $oprapartiente, diremo in questo modo. che il piu contiene il meno una uolta è due parti d’e$$o, ouero tre, ò quattro, & co$i in infinito. Se contenera di piu del meno due parti, diras$i $oprabipartiente. come cinque, à tre, che è un tanto, & due terzi, $e tre parti chiameras$i $opratripartiente, come otto à cinque, che è un tanto, è tre quinti. $e quattro parti, chia meras$i $opra quadripartiente, come noue à cinque, che è un tanto ė quattro quinti. & co$i nel re$tante, & que$te $ono le $pecie della $emplice proportione, della maggior di$aguaglianza.
Le compo$te ueramente $ono due, et chiaman$i cõposte, perche fatte $ono da due $emplici, la prima è detta moltiplice $opraparticolare. la $econda
moltiplice $oprapartiente, & $ono co$i dette, perche rittengono la natura di quelle proportioni delle quali compo$te $ono, inquanto adunque
la prima è detta moltiplice, ne $egue, che il maggiore contegna il minore piu uolte, ma inquanto é detta $opraparticolare, ne $egue, che il mag-
Et perche per un ri$petto $i cono$ce l’altro, però dalle $pecie delle proportioni della di$aguaglianza del maggiore al minore, $e hanno le $pecie
della di$aguaglianza del minore al maggiore, ne altra differenza é, che $i come nella prima $i cominciaua dal piu & $i terminaua nel meno,
Deues$i auuertire, che à due modi una quantità ė parte d’unaltra. Il primo ė quando la parte d’una quantità pre$a $econdo alcune fiate apunto, entra nel tutto di punto. cio è quando il partitore entra apunto nella co$a partita, & niente glɩ auanza. que$ta noi chiamaremo parte molti- plicante, & questa è la uera $ignificatione, & propia intelligenza di questo nome, che parte $i chiama.
Dice$i in altro modo parte quella, che pre$a quante fiate uuoi, mai non ti rende l’intiero, & $i chiama parte aggiunta, imperoehe aggiunta con un’ altra parte fa il tutto, l’e$$empio della parte moltiplicante, è come due à $ei, imperoche due mi$ura $ei, & in e$$o entra tante fiate apun- to, come tre in noue, otto in trentadue. l’e$$empio della parte aggiunta è come due nel cinque, perche due pre$o due fiate non fa cɩnque, ma meno. & pre$o tre non $a cinque ma piu.
Quando adunque s’è detto che nella proportione $emplice $opra particolare il piu contiene il meno una fiata, & ancho qualche parte del meno
Per $apere adunque ritrouare i denominatori delle proportioni, ilche gioua, à cono$cere qual proportione $ia maggiore, qual minore, perche nelle
fabriche quelle hanno piu del grande, che $ono di maggior proportione, è da con$iderare, che quando la proportione è di aggudgliamza, cioė
quando $ono tante unit à in un numero, quante in un’altro, non è nece$$arɩo affaticar$i in ritrouar i denominatori, perche (come ho detto)
Breue adunque, & i$pedita regola dɩ ritrouar i numeri da i quali chiamate, & nominate $ono le proportioni, ė partire l’uno e$tremo della pro- portione per altro. imperoche quello che ne adiuiene per tal partimento, e $empre il denominatore, cio è ɩl numero dalqual e denominata la proportione. Partire altro non ė che uedere quante fiate un numero entra nell´altro, & quello, che gli auanza. La onde è raggioneuole che dal partimento, & dall’ auuenimento $i cono$ca il nome di cia$cuna proportione.
Se adunque $i uuol $apere come $i chiama la proportɩone che è tra quattro & otto, partir conuien$i otto per quattro, cio ė uedere quante fiate quattro entra in otto. & ritrouerai che quattro entra in otto due fiate apunto. da due adunque chiamerai, & denominarai la proportione, che e tra quattro, & otto. & dirai la proportione e$$er doppia.
Eccone un’altro e$$empio $e de$ideri $apere, che proportione $ia tra cinque e $edici, parti $edici per cinque, & ritrouerai chel cinque entra nel
Dalla $opradetta cognitione $i può $apere quale proportione $ia da e$$er po$ta tra le maggiori, & quale tra le minori, & quale tra l’eguali & $imili proportioni. imperoche eguali e $imili $ono quelle, che hanno le i$te$$e denominationi. ma $ono maggiori quelle, che hanno denomination maggiore, & minori quelle che l’hanno mɩnore, perche la denominatione e detta tanto e$$er grande, quanto il numero, che la dinota. & però la quadrupla e maggiore della tripla, perche di quella il numero, che la dinota e quattro, di que$ta, tre. & co$i la $esquialtera e mag- giore della $esquiterza, perche la $esquialtera e nommata dalla meta, & la $esquiterza da un terzo, & ne i rotti quanto e maggiore il de- nominatore del rotto, tanto e minore il rotto, & quanto e minore il denominatore, tanto e maggiore il rotto, & peròun quarto e meno d’un terzo, perche quattro e maggiore di tre. & però una tripla $esquialtera e maggɩore, che una tripla $esquiterza. ma una tripla $esquiterza> e maggiore che una doppia $esquialtera. & que$to non per la denominatione del rotto, ma per ragione del numero intiero.
Non è facɩle a dichiarire la utilità che ne uiene all’ Architetto della cognitione delle $opra dette co$e, imperoche infinite $ono le occorrenze di $eruir$i piu d’una, che d’un´ altra proportione, come nella diui$ione de i corpi delle fabriche, ne gli Atr{ij}, Tablini, Sale, Loggie, & al- tre $tanze.
Nelle $oprapartienti proportioni $imilmente quella è maggiore, che da numero maggiore è denominata, & perche que$to s’intendi bene, io dico.
Dal numero delle parti quando il piu contiene il meno una fiata, & due parti di e$$o dicė$i $oprabipartiente, $e tre $opra trɩpartiente, & co$i nel re$to.
Dalla denominatɩone clelle parti, quando il piu contiene il meno una fiata, & le parti di quello che $ono terzi dice$i $opra partɩente le terze. Dall’uno, & dall’ altro come $e dɩces$i $oprabipartiente le terze.
Dico adunque che $econdo la prima denominatione, che efprime quante parti del numero minore $ono contenute nel maggiore s’intende la pro- portione maggiore, perche la $econda, che e$prime quali $iano quelle parti del numero minore, è quella i$te$$a come à dire la $opraotto partien te le undecime, e maggiore, che la $opr atripartiente le undecime, perche que$ta dal numero mɩnore, che è il ternario, quella dall’otto, che è pɩu $i denomina e$$endo la $econda denominatione la iste$$a nell’una, & nell’altra.
Quɩ ci bi$ognerebbe la generatione, & le propiet à di cɩa$cuna proportione, & quel bello di$cor$o, che $anno gli Arithmetici prouando, che ognɩ di$aguaglianza na$ce dall’ agguaglianza, & che l’equalità ė principɩo della di$egualit à, & che ognɩ dɩ$egualità $i riduce all’ agualianza, ma la$ciar bi$ogna co$i alte con$iderationi à quelli che uogliono trouare il principio di tutte le co$e create, la unità trina di e$$o, & la produt- tione non di que$te fabriche particolari, ma della uniuer$ità del mondo, & delle co$e: Parlaremo adunque del raccogliere, moltiplicare, $ce- mare, & del partire le proportioni, ilche ci $eruirà alli nostri bi$ogni, perche Vitr. in molti luoghi aggiugne, $ottragge, ė diuide le propor- tiom, come $i uedrà ancho nel pre$ente Libro al primo capo, al $econdo, & all’ultimo, & nel quarto al terzo capo.
Ben ė uero che oltra la Simmetria, & proportione molte fiate $i riguarda à quello che richiede l’occhio perche alcune co$e $ono che la gran- dezza loro ricerca piu pre$to una $atisfattione della uista, che una ragione di mi$ura.
Et l’u$o $pe$$o dimanda altro, che proportione, come chiaramente in molti luoghi ci dimo$tra Vitruuio, ma chi con$idera bene tutto è proportio- ne, & conueneuolezza.
Hor al propo$ito per raccorre due proportioni in$ieme bi$ogna prima trouare il denominatore della proportione prodotta, dapoi raccogliere i numeri po$ti $otto la i$te{$s}a prodotta proportione.
Il primo $i fa à que$to modo, moltɩplica il denominatore d’ una proportione, nel denominatore dell’altra, & co$i ne procederà il denominatore della raccolta è prodotta proportione.
Il$econdo $i fa moltɩplicando tra $e i numeri antecedenti delle propo$te proportioni, & moltiplicando $imilmente tra $e i numeri con$eguenti del- le dette proportioni, auuertendo che questa regola ci $erue nelle proportioni $imɩglianti, cioe quando amendue $ono della maggiore di$agua- glianza, ò uero amendue della minore, perche quando fu$$e altrimenti, ci bi$ogna un’altra regola (come dirò qui $otto). Hora all’ e{$s}empio, ecco la ragione che é tra nuoue e tre, è tripla, & la ragione che è tra quattro e dua, è doppia.
Voglio raccoglier ɩn$ieme una tripla, & una doppia, dico, che bi$ogna moltiplicare i denominatori di queste proportioni uno nell’ altro, adunque
$i moltiiplchera due che è denominatore della doppia, nel tre, che è denominatore della tripla, & ne riu$cɩrà $ei, che $er à denominatore della
Voglio $imɩlnsente nelle $opraparticolari raccoglier due proportioni come la $e$quialtera che è tra tre, e dua, & una $e$quiterza che è tra tre ė quattro, moltɩplico il denominatore della $e$quiterza, nel do minatore della $e$quialtera che e un mezzo in uno è un terzo, & ne na$ce due, che è denominatore della prodotta proportione, & pero da una $e$quialtera, & d’una $e$quiterza ne na$ce una doppia.
Ecco ne i numeri gli e$$empi moltiplica gli antecedenti e primi numeri tra $e cioè tre in quattro fa dodici, & $imilmente i con$equenti delle dette proportioni, che $on due, & tre, ne ri$olter à $ei, ma dodicɩ à $ei, è in doppia proportione.
Quando adunque la con$onanza mu$icale detta Diapente $ia in proportɩone $e$quɩaltera, & la Diate$$aron in $e$quiterza, d’amendue raccolte in$ieme ne ri$oltera la Diapa$on, che con$i$te in doppia proportione.
Similmente adduremo l’e$$empio nelle $oprapartienti, uoglio aggiugnere la bipartɩente le terze, come cinque à tre, alla triparti\~ete le quarte come $ette à cinque pɩglɩo il denominatore della bipartiente le terze che e un e due terze, & lo moltiplico ɩn$ieme col denominatore della $opra tri- partiente le quarte che è un è tre quarti che fanno due & undeci duodecimi, da i quali na$ce la doppia undeci partiente le duodecime.
Adunque dalla bipartiente le terze, & dalla tripartiente le quarte, ne ri$olta la doppia undeci partɩente le duodecɩme. Ecco multiplica cinque e $ette che $ono gli prɩmi numeri delle predette proportioni, ne ri$olta trentacinque, moltiplica ancho i $econdi che $on tre, & quattro fan dodici, trentacinque adunque contiene dodɩci due fiate, & undeci duodecimi.
Et co$i $i raccoglieno le proportioni quando amendue $ono $imili. Ma quando $ono dis$imili cioè una della maggior di$aguaglianza, & l’altra del- la minore, allhora quella proportione che è denominata dalla maggior quantità $i deue partire per l’altra, $ia adunque da comporre una $ot- to doppia con una $e$quialtera come un e due, con tre e due.
La $ottodoppia proportione, ė, denominata dal due, come la doppia, & la $e$quialtera è denominata dall’uno è mezzo, che è meno dalla doppia,
Ecco ne i numeriun e due $opra tre è dua, moltiplica i primi numeri in$ieme, che $ono un’ & tre, ne na$cerà tre, che $i deue notar di $otto, dapoi moltiplica due in due ne ri$olterà quattro, & tre à quattro, e, in proportione $ub$e$quiterza.
Ma quando bi$ogno $ia comporre piu di due proportioni in$ieme, componer ai con la terza quello, che ri$olta delle due prime, & la compo$ta di tre componerai con la quarta, & co$i per ordine; per e$$empio $ian questi numeri quattro, tre, due, tre, uno.
Dalle proportioni adunque di quattro à tre, & di tre à due (come s’ė detto) ne na$ce una doppia, laqual partita per la $eguente $e$quialtera due a tre fa la $e$quiterza, laqual moltiplicata in una tripla, che ha tre ad uno, fa la quadrupla, che ha quattro ad uno.
Dalle co$e dette ne na$ce che di due proportioni della maggior di$aguaglianza in$ieme compo$te, $i genera la proportione della maggior di$agua-
Ma da una della maggiore, & l’altra della minore, $i fa tale proportione, quale è, quella che, è, denominata dal numero maggiore. Ma la pro- portione della aguaglɩanza, con la proportione della maggior di$aguaglianza produce la i$te$$a proportione della maggior di$aguaglianza, & fa lo i$te$$o ri$pondente con la proportione della minor di$agualianza per ilche $i uede che la proportione della aguaglianza moltiplicata in $e $te$$a, produce la ragione della aguaglɩanza. Et que$to detto $ia del componɩmento delle proportioni.
Ma quando uorremo $ottrare una proportione dall’ altra, & cono$cer quale proportione re$ta, bi$ogna ciò fare per uia del partire, ma $i deue au- uertire quello, che ne i numeri s’ė detto, che $i come il minor numero $i deue leuare dal magiore, & non il maggiore dal minore, co$i ancho nelle proportioni $i $erua ɩl mede$imo, che la minor $i leua dalla maggɩore, primamente adunque $i parte il denominatore della maggɩore, per lo denominatore della mɩnore, & $i produce il denomɩnator di quella che resta. Dapoɩ per lɩ numeri po$ti $otto le date proportioni.
Et ciò $i fa in que$to modo ponga$i di $opra i numeri della maggior proportione, che ė quella, che $i deue partire, & di $otto i numeri della mi- nore, dapoɩ moltiplicato $ia il primo antecedente numero di quella proportione, che $i deue partire, per il con$eguente del par- titore, perche $i farà l’antecedente e primo dɩ quella proportione, che re$ta, & per la moltiplicatione del $econdo numero della propor- tione da e$$er diui$a per lo con$eguente della dɩuidente, ne na$ce ɩl con$eguente della restante, & que$to modo conuiene col partire de i rotti uulgari.
L’e{$s}empio di quanto hauemo detto prima prenderemo nelle moltiplici. Poniam ca$o, che uogliamo $ottrare una doppia da una tripla, partirai adunque tre che e denominator della tripla, per due che, è, ɩl denominator della doppia, $i fara uno e mezzo, dalquale $i denomina la $e$quialte- ra, da que$to partimento adunque $i genera la $e$quialtera.
Siano que$ti numeri in proportion tripla noue tre, & in doppia quattro ė due.
Multiplica noue per due ne uien diciotto, & tre in quattro ne uien dodici, alqual numero diciotto e in proportione $e$quialtera. Prenderemo ancho l’e$$empio di $ottrare dalla $opraparticolare, come $arebbe leuare una $e$quiterza da una $e$quialtera, parti adunque il denominato- re della $e$quialtera, che ė uno è mezzo, per lo denominatore della $e$quiterza, che ė uno & un terzo, ne $eguira uno e un’ottauo, dalla pro- posta $ottratione adunque ne re$ta una $e$quiottaua, ne i numeri que$to $i uedė tre à due e in $e$quialtera, quattro à tre in $e$quiterza, mol- tiplica tre per tre $a noue, quattro per due fa otto, ma> noue ad otto, ė, in proportione $e$quiottaua.
Similmente nelle $oprapartienti $i dara lo e$$empio. Leua$i una bipartiente le terze, da una tripartiente le quarte. partendo uno, è tre quar-
Dal partɩre adunque la proportione della maggior di$aguaglianza per la ragion, & proportione della minor, ne na$cera la proportione del- la maggior, menor dell’una, & dell’ altra, il $imigliante giudicar $i deue delle proportɩoni dis$imiglianti della di$aguaglienza minore, percio- che ne na$cera la proportione della minor di$aguaglianza, parimente menor dell’una & dell’altra, ma $e amendue le proportioni $erannno ò della maggior, ò della minor di$aguaglianza, & tra $e $imiglianti, cioe $e la propo$ta proportione $i partira per $e $te$$a, ne ri$oltera la ragione dell’aguaglianza.
Et $e in $omma una $era della maggiore di$aguaglianza, & l´altra della minore, $i produra una proportione, che tenira piu in que$ta parte dalla
E tanto uoglio che detto $ia dello accre$cere, $cemare, & partire delle proportioni, ilche $e nelle fabriche, & ne gli edific{ij} uorremo o$$eruare, non ha dubbio,, che noɩ non $appiamo dar, & tuore grandezza, & moderare quanto ci parera in ognɩ occa$ione di componimento.
Re$ta che noi portamo inanzi quello, che piu importa, & è co$a mirabɩle per $aper le comparationi, & delle $imiglianze delle proportioni, & ci giouera nelle co$e ciuɩli, ne i di$cor$i della mu$ica, & in molte co$e, che tutto di ci uengono per le mani, & $ono co$e pre$e da Alchindo an- tiquo authore, delquale ce ne ha fatto copia il Reuerendis$imo Phɩlippo Archinto Lega o di $ua Santita alli Signor Venetiani, benche in e$$o lɩbretto ci $iano molte co$e delle antedette, co ne $ono le infra$critte. La dɩffinɩtione della proportione, & altri princip{ij} che à me non graue- ra poner qui $otto $econdo l’ordine dello antedetto authore, per e$$er co$a d importanza & breui. Sono adunque po$te prima quattro, dif- finitioni, & $ono que$te. Proportione e habitudine mutua dɩ due quantita $otto un’i$te$$o genere.
La $econda ė che quando di due quantit à compre$e $otto uno i$te$$o genere una parte l’altra, quello, che re$ta e la proportione della partita, alla
La terza è, che la prodottione, ò la compo$itione d’una proportione dall’altra, non ė altro, che la denominatione e$$er prodotta dalle denomi- nationi.
La quarta è, che l’e$$er diui$a una proportione per un’altra, ò uero e$$er $ottrata, non e altro, che quando la denominatione della proportione da e$$er partita, è diui$a per la denomination di quella che dɩuide. Que$te $oprapo$te dɩffinitɩoni $ono $tate da noi chiaramente e$po$te di $o- pra, $eguitano le propo$itioni.
La prima è, $e la denominatione della proportione di qual ti piace di due e$tremi $er à moltiplicata nel $econdo $i produr à il primo, perche $e per la $econda dɩffinitione partito il primo per il $econdo, ne na$ce il denomɩnatore, adunque moltiplicata la denominatione nel $econdo, ne na- $ce il primo.
La $econda quando che tra due è interposto un mezzo che habbia proportione con amendue la proportione che hauera il primo al terzo $erd
Sian tre termini due, quattro, dodeci; & quello di mezzo habbia qualche proportione con gli estremi, io dico che la proportione, che é tra il pri-
mo, & ɩl terzo, e composta dalla proportione, che è tra ɩl prɩmo, & il mezzano, & tra ɩl mezzano, & il terzo, e{$s}endo adunque tra due, &
dodici $e$tupla, dico che ella è compo$ta della proportione, che ha due à quattro, & quattro à dodici. ecco il denominatore della proportione
che e tra due ė quattro, e due, adunque tra que$ti è proportione doppia, & il denomɩnatore della proportione che è tra quattro e dodici, e tre
adunque tra questi ui cade proportione tripla, $ia adunque à due, b quattro, c. dodici.d. ɩl denominatore tra due e quattro, ė il denominatore
tra b &. c. & f. il denominatore tra a &. c. perche adunque dal f. nel. c. $i fa lo a, & dal e nel. c. $i fa b. per la prima propo$itione, l’o f. all’e, e
come lo a al b. & pero e$$endo ɩl d, il denominatore tra l’ a & ɩl.b. egli $era ɩl denominatore f all’e. adunque per la i$te$$a prima proportione
dal d in e $i fà l’o $. perche adunque la denominatione dello a al c. e prodetta dalla denominatɩone del b al c, ne $egue per la terza dɩffinitione
che la proportɩone, che e tra lo a & ɩl c. come tra due & dodici, che ė la $e$tupla $ia compo$ta dalla proportione che è tra l’a e’l b, cioe tra due
Seguita la terza propo$itione di Alchindo. Siano quanti mezzi $i uoglia io dico, che la propo$itione che è tra gli e$tremi, e compo$ta delle pro- portioni di tutti gli intermed{ij}.
Sia tra a, & d due intermed{ij}. b c. io dico che la proportione di a ad d. e compo$ta delle proportioni, che $ono tra a & b. tra b & c. tra c & d. im- peroche per la precedente la proportione, che e tra a & d.e composta dalla proportione che e tra b. & d. & b a d, ma la proportione che e tra b & d. e fatta dalla proportɩone, che è tra b & c. & tra. c. & d, per la i$te$$ɩ propo$itione, & però la proportione che è tra à & d. e fat- ta da tutte le proportioni, che $ono tra gli intermed{ij}, & co$i $i hauera à prouare quando fu$$ero piu intermed{ij}, & questo ancho di $opra con e$$empi e stato dichiarito, & la replica è fatta $i per $eguitar l’ordine dɩ Alchindo, come per e$$ercitio della memoria in co$a di tanta importanza.
La quarta, é, che $e alcuna proportione è compo$ta di due proportioni, la $ua conuer$a è compo$ta delle conuer$e. Sia la proportione della a al b composta della proportione del c al d. & dell’e al f. io dɩco, che la proportione del b all’a. $era compo$ta della proportɩone del d al c. & del f al c. perche $ian continuate le proportioni del c al d, & del e all’ f.tra g.h.K. di modo che il g, $ia allo h, come il c al d, & l’h al K. come l’e all’ f io dico che l’a al b $era compo$ta della proportione del g all’h, & dell’h al K, & però per la $econda propo$itione la proportione del a al b $er a come la proportione del g al K adunque all’incontro la proportione, del b all’a, $er à come K al g ma la proportione del K al g per la ɩste$$a propo$itɩone, fatta dalla proportione del K al h, & del h al g, ma il K al h, ė come l’ f all’e. & l’h al g, & come il d al c. adunque il b all’a $era compo$to dalla proportione che è tra il d & c. & tre l’ f. & l’e. has$i adunque l’intento ilche praticato ne i numeri, chiaramente $i uede.
Finite le dɩffinitioni, & le propo$itioni, che pone A lchindo, $i uiene alle regole, lequali $ono que$te.
Quando dɩ $ei quantita la proportione che è tra la prima, & la $econda e compo$ta della proportione che ha la terza alla quarta, & la quinta
Da questɩ $ei termini prouengono trenta $pat{ij} dɩ$tinti. dieci dallo a. otto dal b. $ei dal c. quattro dal d. due dal e. & niuno dal f. perche prima
E$poneremo adunque le quindeci poste nella tauola, dellequali noue $eranno di neces$ità composte dì
Soppo$to adunque il primo modo, cioè che la proportione che è tra l’a e’lb. composta $ia delle propor-
tioni, che $ono tra’l c. e’l d. & tra lo e. et lo f. Io dimo$trero il $econdo. che è compo$to della i$te$$a che
è tra c. & f. & tra e & d. perche io ponero tra c. & f. d. & e. & la proportione tra c. & f. $erà
compo$ta delle proportioni, che $ono tra c. & d, & tra d & e. & tra e & f, per il che ne $eguirà, che
le proportioni che $ono tra c & f. & tra e & d. $eranno compo$te delle proportioni, che $ono tra
c. & d. tra d & e. & tra e & f. & tra e & d. Ma le proportioni che $ono tra c & d. tra d. & e. &
tra e & d. compongono quella proportione che ė tra c & d, per la terza propo$itione po$ti d & e.
tra c & d. adunque e a d, & c ad f, $ono $i come c a d. & e ad f. ma la proportione, che è tra a & b,
è compostà delle proportioni, che $ono tra c. & d. & tra e & f. A dunque ancho la proportione tra
Adunque la proportione che è tra a. & c.e compo$ta di b. & d. & di e. & f. Il quarto modo $i come il
$econdo modo dal primo, co$i il quarto prociede dal terzo po$ti tra b. & f. communemente d. & e.
& co$i tutti i modi pari, con i lor difpari $i collegano, per $chifare il repeter quella i$te$$a uia. Il
quinto modo. Compone$i ancho a. ad e. di b.ad f. & di c. a d.perche po$to b. tra a. & e. $i fa l’argo-
Adunque la c al d. e composta dalla a al b, & dalla f. alla e. Il duodecimo modo $i caua dall’argomento di $opra trapposto. b. & $. tra la a. & e.
Il terzodecimo $imilmente e, che la proportione tra c. & f. $erà compo$ta delle proportioni tra a & b. & tra d. & e. po$to d. & e. trac.
& f. $erà compo$ta la c & la f. dalla c al d. della d al e. & della e alla f. ma la c al d, & la e alla f. compongono la a al b. adunque la
c al f. e composta della à al b. & della d. alla e. Il quartodecimo $i caua dal precedente, $i come il $econdo dal primo trapposta b. & d, tra la a
& la e. Il quintodecimo ė che ancho la d & la e è compo$ta della b. alla a. & della c al f, perche po$to c. & f. tra d & e. la d alla e $erà compo$ta
dalla d. al c. dalla c alla f. & dalla f alla e. ma la d. alc. & la f. alla e. compongono la b alla a. perche le conuer$e compongono la a al b. per la
$oppo$itione adunque la d alla e. è composta della b. alla a. & dalla c al f. Il decimo$esto modo. con l’argomento del $econdo, c dedutto dal pre
cedente trappo$to a & c tra b & $. Il decimo$ettimo modo e che la e. & la f. $i compone della a al b. & dalla d al c. percioche per la conuer$a
del quinto modo, la e alla a $i fa della f. al b. & della d al c. il re$to $i ordina, come s’è fatto nella prima deduttione del modo undecimo. Il De-
cimo ottauo modo con l’argomento del $eeondo $i caua dal precedente b & d. trappo$titra a. & c. Seguitarebbe che io dimo$tras$i, che i modi
Similmente $e la proportion del terzo al quarto come ė da tre à quattro doue cade proportione $otto $e$quiterza, na$cerà dalla proportione del
primo al $econdo, come da uno à due, doue cade proportione $otto doppia & dal terzo al quinto, come da noue à $ei, doue cade proportione
$e$quialtera, la iste$$a proportɩone na$cerà dalla proportione, che è tra il primo, & il quinto, che è uno & $ei, doue cade proportione $ot-
to$e$cupla, & del $e$to al $econd, o come da noue à due, doue cade proportione quadrupla $e$quialtera, perche da una $otto $e$cupla, &
Oltr a di que$to, $e la proportione che ė tra’l terzo e il $e$to, che è $ottotripla come da tre a noue, na$ce dalla proportione nel primo al $econdo come da uno à due, che $ottodoppia, & dal quarto al quinto, che è $otto$e$quialtera come tra quattro c $ei, la i$te$la na$cerà dal pri- mo al quinto, come da un a $ei doue cade la $otto$cupla, & dal quarto al $econdo come da quattro à due, doue cade la $ottodoppia, perche da una $otto doppia, & da una $otto $e$quiterza ne na$ce la $ottotripla. Di nouo $e la proportione del quarto al quinto cioè del quattro e’l $ei doue cade la $otto$e$quialtera, e compo$ta del $econdo al primo cioè dal due, & uno doue cade la doppia, & del terzo al $e$to, come del tre al noue, doue cade la $otto tripla, la iste$$a, $otto $e$quialtera na$cerà dalla proportione del $econdo al $e$to, & del terzo al primo.
Finalmente $e la proportione, che è del quinto al $e$to, come è tra $ei, & noue doue cade la $otto$e$quialtera, na$cerà dalle proportioni del pri-
mo al $econdo come da un à due doue cade la $ottodoppia, & dal quarto, al terzo doue cade la $e$quiterza, la i$te$$a na$cerà, da quella, che
e dal primo al terzo, che e la $ottotripla, come da un à tre, & da quella, che è dal quarto al $econdo, che ė la doppia, come dal quattro al due,
LA Compo$itione de i tempi $i fa di corri$pondenza di mi$ure; la cui ragione e$$er deue con $omma
La $omma di tutto quello, che dice Vit. cerca le fabriche pertinenti alla religione, è che prima $i dimo$tra la neces$ità
di cono$cer la $orza delle mi$ure, dapoi $i dichiara donde é stata pre$a la ragɩome delle mi$ure, & perche prima $i co-
mincia à trattare della compo$itione de i Tempi con$ecrati alli Dei, & in questo trattamento $i con$idera prima tutto
quello, che allo a$petto no$tro da diuer$e figure, & forme di Tempi $i rappre$enta di fuori, & da lontano, & in que$ta
parte $i tratta di cinque maniere di Tempɩ con le ragioni di cia$cuna, & $i dichiara il modo di fondare, l’ornamento delle colonne, de gli
architraui, de i capitelli, de i coperti, & d’altre co$e pertinenti à quello, che di fuori $i uede, come $ono gradi, poggi, $porti, piede$tal
li, ra$tremamenti, gonfiature, aggiunte, $canellature, & $imil co$e $econdo i generi delle fabriche, pa{$s}a poi alle parti di dentro, & di$tin
tamente ragiona delle mi$ure, lunghezze, larghezze, & altezze de i Tempi, delle celle, de gli Antitempi, de gli altari, delle porte, &
di tutti gli ornamenti, che conuengono alle predette parti, la onde niente ci la$cia al de$iderio nostro, conchiudendo come ho detto, nel ter-
Di que$to la ragione e in pronto, perche $e bene ogni fabrica e$$er deue con ragione compartita, & mi$urata, nientedimeno con$iderando noi quanto la diuinità eccede la humanità, meritamente douemo quanto $i puo di bello, & di raro $empre mai operare per honore, & o$$er- uanza delle diuiue co$e, & perche diuina eo$a e in terra l’humana mente; però quella con ogni $tudio e$$ercitar douemo, accioche honor amo i Dei, che Dei ueramente $ono i ueri amici di Dio.
O@tima co$aénellαmente dellhucmo la ragione, & que$ta cccellentemente $i dimosεtra nelle proportioni, & però $@Vitr. ha detto che la ragicre della corri$pondenza delle mi$ure con grandis$ima diligenza e$$er deue da gli Architetti appre$a, egli ha detto co$a ragioneuole,hone$ta, & de bita alla diuinità & $e co$a mortale puo à ba$tanza honorare la immortalità, direi anchcra io che le piu pretio$e, & care co$e e$$er douriano $oggetto alle proportionate fabriche de i $acri luoghi, accioche, & con la forma, & con la materia $i honora$se quanto piu $i poteβe ogni co$a del cielo. Nece$$aria è adunque la cognitione della Simmetria, & accioche egli $i $appia doue ella na$ce , in$egnacelo Vitr. dicendo.
Que$ta $i piglia dalla proportione, (& dice,) che co$a è proportione, in quefto modo.
Proportione è conuenienza di moduli, & di mi$ura in ogni opera, $i della rata parte de i membri, come del tutto, dalla- qual procede la ragione delle Simmetrie.
Hauemo noi di $opra diffinita la proportione $econdo la communanza, & uniuer$alità di quel nome, hora Vitr. applica lo i$te$$o uocabulo al-
la pratica della Architettura, dicendo, che la Proportione è una con$onanza,e rifpondenza delle mi$ure delle parti tra $e $te$$e, & col tutto
Que$to pen$o io, che di già $ia manife$to, però dice Vitr. $eguendo ci dimo$tra da quale eβempio di natura, e $tata pigliata la ragione delle mi$ure, & dice.
Perche non puo fabrica alcuna $enza mi$ura, & proportione hauer ragione di componimento, $e prima non hauerà ri$petto, & con$ideratione $opra la uera, & certa ragione de i membri dell’huomo ben figurato.
La natura maeεtra ce in$egna, come hauemo à regger$i nelle mi$ure, & nelle proportioni delle fabriche à i Dei con$ecrate, imperoche non da
altro ella uuole che impariamo le ragioni delle Simmetrie, che ne i Tempi u$ar douemo, che dal Sacro Tempio fatto ad imagine, & $imiglian
za di Dio, che è l’huomo, nella cui compo$itione tutte le altre merauiglie di natura contenute $ono, & però con bello auuedmento tol$ero gli
Perche la natura in tal modo ha compo$to il corpo dell’huomo, che la faccia dal capo dal mento alla $ommità della fronte, & alle ba$$e radici de i capelli fu$$e la decima parte, & tanto ancho fu$$e la palma della mano dalla giuntura del nodo alla cima del dito di mezzo, il capo dal mento alla $ommità della te$ta l’ottaua parte, & tanto ancho dal- le ba$$e ceruici.
Prima, che io e$pona la intentione di Vitr. parmi nece$$ario dicbiarire breuemente alcune co$e pertinenti alla pre$ente con$ideratione. Ditre ma-
niere $i dice e{$s}er la mi$ura. Primier amente quando una co$a è piu perfetta che le altre $otto un’iεte$$o genere, quella $i dice mi$ura di perfet-
tione, in que$to modo l’huomo fra tutti gli animali e$$endo il piu perfetto $i puo dir, cβer la mi$ura di tutti gli animali. Chiama$i poi mi$ura
Dalla $ommità del petto alle radici de i capilli la $e$ta parte,alla $ommità della te$ta la quarta, dal fine del mento al fine
delle narjci e la terza parte dell’altezza di tutta la faccia, & tanto è lungo il na$o tutto in$ino al mezzo del $opra-
Seguita Vitr. à darci le mi$ure del corpo humano dellequali copio$amente ne ha parlato il buon Alberto Durero nel $uo libro della Simmetria
dell’huomo. Gli antichi faceuano i corpigrandi, le te$te alquanto picciole, & la $ueltezza era po$ta nella lunghezza della co$cia, parlo hora
de i corpi perfetti, imperoche altra mi$ura conuiene à putti altra à corpi gras$i, altra ad alcuni a$ciutti, $imilmente gli antichi εtando nelle
mi$ure conuenienti amauano la lunghezza, & la $ottigliezza d’alcune parti parendo loro di dar non $o che piu di leggiadro all’opere; & pe-
rò $e bene dalla ra$$etta, che è la piegatura della mano, in$ino alla $ommità del dito di mezo uoleuano che tanto fu$$e dal mento alla $ommit à del
la fronte; niente dimeno per la detta cagione faceuano la mano, & le dita alquanto piu lunghe, il Filandro auuerii$ce, & bene; che non puo
Vuole Pomponio Gaurico che la giu$ta altezza $ia di noue teεte, altri alquanto piu, ma noi altroue ci ri$$eruamo non e$$endo queεto il propio luo go, non però uolemo re$tar di pouer per $atisfattione d’alcuni, quello, che à queεto propo$ito $i legge nel libro della $ottilità, doue $ono que$te parole.
Queεta è la $orma del corpo humano per$etto. La faccia è la decima di tutta la longhezza del na$cimento de i capelli all e$tremo del pollice del
piede. La faccia $i diuide in tre partieguali,l’una $i da dalla radice de i capelli alla $ommità del na$o, l’altra è la lungbezza del na$o, che è la tri
ge$ima parte di tutto il corpo. La terza è dal fine del na$o al mento. La lunghezza della bocca è eguale alla lunghezza dell’occhio, & la lun-
ghezza dell’occhio, e quanto lo $pacio da un’occhio all’altro, di modo che in tre parti $i diuida lo $pacio, che è da un’angulo dell’occhio allo an
gulo dell’altro, cioè due occhi, & lo $pacio che è tra quelli, & tutto que$to, e doppio alla lunghezza del na$o, di maniera che la lunghezza
La faccia parte dieciotto, tra due anguli eεteriori de gliocchi parti dodici. La lunghezza del na$o parti $ei, il circuito da baβo del na$o parti
$ei, la lunghezza dell’orecchia parte $ei, dalle radici de capelli al na$o parte $ei, dal men o al $otto na$o parti $ei, la lunghezza della bocca par
ti quattro, la rotondità della bocca parti dodici. Dalla cima della te$ta al fine di dietro parte uenti quattro, dalla $ommit à del petto alle $om-
Simigliantemente le membra de i Sacri Tempi hauer deono in cia$cuna parte alla $omma uniuer$ale di tutta la gran-
dezza conuenientis$ime ri$pondenze di mi$ure. Appre$$o di que$to naturalmenteil mezzo centro del corpo eil
Non $olamente le mi$ure dell’opere $atte da gli huomini $ono $tate pre$e dalle mi$ure delle opere $atte dalla natura, ma le figure piu perfette an- chora come è la ritonda, & la quadrata giu$ta come apertamente ci dimo$tra Vitr. & le figure fatte da glialtri, hora uuole ancho egli dimo- $trare, che le mi$ure dette hanno tra $e ri$pondenza per uia de numeri, & dice.
Seadunque la natura in que$to modo ha il corpo dell’huomo compo$to, che i membri alla perfetta loro figuratione
proportioneuolmente ri$pondino, con ragione pare, che gli antichi habbiano con$tituito, che in tutte le perfet-
Fin qui haconchiu$o Vitr. la $ua intentione; hora dimo$tra da che $ono $tate pre$e non le mi$ure, ma le ragioni delle mi$ure, & propone pri- ma, quello che egli prouer a poi.
Similmente gli antichi raccol$ero da i membri del corpo le ragioni delle mi$ure, che in tutte l’opere pareno e$$er nece$- farie come il Dito, il Palmo, il Piede, il Cubito, & quelle di$tribuirono nel numero perfetto, che da i Greci Te- lion è detto.
Co$a perfettaè quella, à cui nulla manca, & niente $e le può aggiugnere, & che di tutte $ue parti è compo$ta, ne altro le $oprauanza, per que-
$taragione il mondo è perfetto a$$olutamente; & molte altre co$e nel loro genere. Ma uediamo noi con che ragione $i chiamino i numeri per-
Perfetto numero da gli antichi fu po$to il dieci, imperoche dalle mani $i caua il numero denario delle dita, dalle dita il Palmo, & dal Palmo il piede, & $i come nell’una & nell’altra mano dalle dita naturalmente il dieci è proceduto, co$i piacque à Platone quel numero per que$to e$$er perfetto, perche dalle unità; che Monades grecamente $i chia- mano, è empito il dieci, che è la prima croce, ilqual poi che è fatto un dieci, ouero dodici, non può e$$er perfetto, fin che non uiene all’altro incrocciamento, & la ragione è perche egli $opraauanza, perche l’unità $ono particelle di quel numero.
Detto hauemo di$opra, che parte ueramente è quella, che pre$a quante fiate $i può compone il tutto $enza piu, dal che na$ce la intelligenza di quello che $i dirà. Dico adunque che alcuni numeri ri$petto alle parti loro, dellequali compoεti $ono, $i po$$ono chiamar diminuti, e po- ueri, altri $uperflui, & ricchi, & altri uer amente $officienti, & perfetti.
La onde poueri $ono quelli, le parti de quali in$ieme raccolte non aggiugnono alla $omma del tutto. Ecco otto è numero diminuto, perche l’uno, il due, il quattro, che $ono parti di e$$o raccolte in$ieme fan $ette, & non la $omma di otto. Ricchi $ono quelli, le parti de i quali accozzate in$ieme $oprauanzano la $omma del tutto, come dodici, e numero fuperfluo, perche l’uno, il due, il tre, il quattro, & il $ei, che $ono parti di e$$o raccolte in$ieme pa$$ano la $omma del tutto, & $on $edici.
Perfetti $ono que numeri, le parti intiere de i quali con la lor $omma fanno, & rendeno preci$amente il tutto, come $ei, & uentiotto, ecco un, e due, e tre, che $ono parti del $ei raccozzate in$ieme fanno $ei à punto; Puno, dua, quattro, $ette, & quattordici $ono parte del uentiotto, & $ommate in$ieme fanno preci$amente uentiotto.
Ma poi che noi $iamo condotti à ragionar de numeri perfetti diremo la loro generatione, & alcune loro propietà, & per queεto fare propo-
neremo alcune diffinitioni. Sono adunque alcuni numeri detti parimente pari, & $ono quelli, che e$$endo pare la $omma loro, $i diuidono
$empre $ino alla unità in numero pare, come $arebbe $e$$antaquattro, che e pare, $i parte in trenta due, & que$to in $edici, & $edici in otto,
Maperche cagione $ia $tato chiamato il numero ternario, & il denario perfetti dirò, & prima, il tre è εtato detto perfetto, perche abbraccia pri ma il numero par e di$pari, che $ono le due principali differenze de i numeri; il dieci è $tato $timato perfetto, perche fini$ce, e termina come for ma tutti gli altri numeri, & però ha detto Vit. che come $i pa$$a il dieci, bi$ogna da capo tornar dall’unità, & non $i poter uedere la perfettio ne fin all’altro incrocciamento, che egli chiama decu$atione, che $i fa in forma della lettera X. Ma il Senario è uer amente per$etto, per le dette ragioni, gli altri $ono perfetti $econdo alcune compar ationi e ri$petti.
Ma i Mathematici di$putando contra la $opradetta oppinione, per que$to di$$ero il $ei e$$er per$etto, percioche per le loro ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero di $ei.
Per le loro ragioni, cioè $econdo le ragioni di es$i Mathematici, che uogliono quel numero e$$er per$etto, ilqual na$ce à punto dalla $omma delle $ue parti, & però dice Vitr. percioche per le lor ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero di $ei, perche raccolte $anno $ei.
Et per que$to chiamarono l’una parte del $ei $e$tante, le due triente, le tre $emi$$e, le quattro Be$$e detto Dimerone, le cinque quintario che Pentamerone $i chiama, & il $ei perfetto.
Soleuano gli antichi chiamare a$$e ogni co$a intiera (come detto hauemo nel primo Libro)& partire quella nelle $ue parti, & come quelli, che
felicemente interpretauano le co$e di Greci molto propiamente ragionauano di quelle. Volleno adunque gli antichi (come la ragione anche ci
dimo$tra) che li $ei fuβe numero perfetto, & lo chiamarono a$$e. Queεto hauendo le parti $ue, ci dimo$traua per il nome dɩ e$$e quali $u$$e-
ro, & però l’una $i chiamaua $e$tante, perche uno è la $e$ta parte di $ei. Le due triente, per e$$er la terza. Il tre $emi$$e qua$i mezzo A$$e
per eβer tre la metà di $ei, il quattro be$$e, perche leua due parti dal tutto, et in Greco Dimerone $i dice, il cinque quintario, che pentameroni $i
dice, & noi cinque parti dicemo. Ma poi che $opra il numero per$etto $i pone la unita, gia $i comincia à raddoppiar l’altro A$$e per uenire al
dodici, che ancho a$$e doppio $i può dire, & pero in Greco dipla$iona, è, nominato. Lè $ette parti $i chiamanan e$eεton, qua$i $opra aggiunta
del $ei, l’otto $i chiaman tertiario, perche oltra $ei aggiugne due, che $ono la terza parte del $ei, & pero in Greco $on dette Epitritos, cioe
che $opra aggiugne la terza parte al $ei;noue $on dette numero $e$quialtero, & Hemiolio perche noue contiene $ei una uolta, è mezza. Ma fat-
to dieci chiama$i bes alterum cioe Paltro bes, perche il primo (come dicemo)era quattro & chiamaua$i dimerone, qua$i di due parti, & però
Per le ragioni loro quel numero ha le parti conuenienti al numero di $ei.
Perche po$te in$ieme le parti numer anti, & multiplicanti il $ei lo rendono à punto.
Et quando Vitr. diβe.
Et per que$to chiamarono l’una parte del $ei $e$tante
Non uuole render la ragione perche il $ei $ia perfetto, ma unole dimo$trar che e$$endo perfetto per la ragione antedetta, i Mathematicihãno uolu-
Similmente perche il piede è la $e$ta parte dell’altezza dell’huomo, pero co$i da quel numero de i piedi, dalqual’è mi- $urato, & perfetto il corpo terminandolo in altezza con que$ti $ei perfetto lo fecero.
Fcco adunque che dal numero $enaric è εtata pigliata la ragione della mi$ura del corpo humano inquanto all’altezza $ua.
Et auuertirono il cubito e$$er di $ei palmi, & di uentiquattro dita.
Sicome dalle dita e uenuta la ragioue del numerare co$i ancho e uenuta la ragione del mi$urare, & co$i la ragione del numero $enario entra nelle
mi$ure. Et qui parla Vitr. $econdo la oppinione de Greci, che uoleuano $ei e$$er numero perfetto. La onde ancho alle monete trasferirono
Et da quello pare che la Città di Greci habbiano fatto, che $i come il cubito è di palmi $ei, co$i $i u$a$$e lo i$te$$o numero nella dramma.
Voleuano i Greci, che la dramma lero haue$$e $ei oboli, & queεto ri$pondeua al cubito, che contiene palmi $ei. Voleuano che cia$cuno obolo ha- ueβe quattro monete, che es$i chiamauano dichalchi, la onde uentiquattro dichalchi faceuano una dramma come uentiquattro dita fanno un cubito, & pero dice Vitr.
Perche quelle Città fecero, che nella dramma fu$$e la ualuta di $ei ramini $egnati (come as$i)che es$i chiamano oboli, & con$tituirono in uece di dita uentiquatrro nella dramma i quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichalchi, da alcu- ni trichalchi.
Era la dramma pre$$o à Greci, le parti della quale, $i chiamauano oboli, & ualeua una dramma $ei oboli, & obolo era una moneta di rame di poca
Ma i no$tri prima fecero l’antico numero e$$er il diece, & po$ero nel denario dieci a s$i di rame, & pero $in al di d’hoggi la compo$itione della moneta rittiene il nome del denario, & la quarta parte di e$$o, perche ualeua due as$i, & mez- zo, la chiamarono $e$tertio, ma poi hauendo po$to mente, che l’uno, & l’altro numero era perfetto, cioè il $ei, & il dieci, amendue in$ieme raccol$ero, & fecero il fedeci perfetto, & di ciò trouarono il piede autore, perche leuando dal cubito palmi due, re$ta il piede di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, & co$i il piede uiene hauere $e- dici dita, & tanti as$i il denario di rame.
I palmi $ono due maggiore, è minore, il minore è di quattro dita, il maggiore di dodici, quello $i chiama pale$te, que$to $pitthame, noi chiamamo $pana allargando il dito gro$$o, & il minore. Dito ò digito e lo $pacio di quattro grani d orzo po$ti in$ieme $econdo la loro larghezza. Dice adũque Vitr. che Romani pigliarono da prima il diece come numero perfetto, & però chiamarono la moneta denario, come fin hora $i u$a, & in quella po$ero dieci as$i di rame, & $e bene dapoi cõgiun$ero il diece, & il $ei, uedendo, che ancho il $ei era perfetto, rittennero pero ancho il nome del denaio mettendo $edici as$i in un denaio, che ri$pondeno à $edeci dita, che uanno nel piede. Stando adunque le predette co$e Vitr conchiude, & dice.
Se adunque è ragioneuole, & conueniente co$a, che il numero dalle dita dell’huomo $ia $tato rittrouato, & che da i
membri $eparati $i faccia la corri$pondenza della mi$ura $econdo la rata parte à tutta la forma del corpo, re$ta che
noi ammettiamo quegli, iquali ancho fabricando i Tempi de gli Dei immortali co$i ordinarono le par†i delle opere
loro, che le di$tributioni, & compartimenti di quelli $eparate, & unite col tutto conuenienti fu$$ero alle propor-
Pone in que$to luogo Vitr. la uniuer$ale conchiu$ione di tutto quello, che egli ha detto, però à me pare, che il primo capo di que$to Libro quiui habbia à finire, doue $i conchiude chiaramente, & le mi$ure, & le ragioni di e$$e douer e$$er pigliate dalle mi$ure, & da i numeri, che $i tro- uano nelle parti del corpo humano, uero, & raro e$$empio di tutte le opere di natura d’ogni perfettione. Ma $eguitando noi la gia $atta di- ui$ione de i capi attenderemo alle co$e, dice adunque Vitr.
I princip{ij} de, i, Tempi $ono quelli de iquali è formato lo a$petto delle lor figure.
Con granragione Vitr. uolendoci in$egnare la fabrica de i Tempi comincia da quelle differenze, che prima ci uengono dinanzi à gli occhi, per-
che l’ordine della cognitione porta, che cominciamo dalle co$e uniuer$ali, confu$e, & indi$tinte, & poi che $i uegna al particolare, e$plicato, è
di$tinto. Oltra che nell’Architettura $i deue auuertire che l’occhio habbia la parte $ua, & con la uarieta de gli a$petti $econdo le figure, & for
me diuer$e de i Tempi $i dia diletto, ueneratione, & autorita alle opere, che $i fanno, & $i come la oratione ha forme, & idee diuer$e per $a-
Et prima lo a$petto nelle pila$trate $i forma, dapoi $egue quello che dinanzi ha le Colonne detto Pro$tilo.
Le pilaεtrate, che Ante $i chiamano $ono nelle cantonate della facciata, queεte in Greco Para$tade $ono dette. Il primo a$petto adunque è della
facciata dinanzi, & della fronte del Tempio, nellaquale $ono ne gli anguli le pilaεtrate, & contraforti quadrati, & nel mezzo le colon-
Et prima lo a$petto della facciata in pila$tri $i forma, dapoi della faccia in colonna, amendue le te$te in colonne, l’ale intorno, il finto a$petto di due ordini, il doppio à lato, & lo $coperto, il Tempio di faccie in pila$tri $i $a quando egli ha nella fronte i pila$tri.
Che $on colonne quadre $u gli anguli de i Pareti.
Che rinchiudono il corpo del Tempio, & tra i pila$tri nel mezzo due colonne, & $opra e$$e il Fronte$picio fatto con quella conuenienza di mi$ure, che $i dirà in que$to Libro. Lo e$$empio di que$to a$petto $i uede alle tre Fortune, è delle tre quello, che è uicino alla porta Collina.
Et à no$tri giorni non $i hareliquia di que$to Tempio, pero con le ragioni imparate da Vitr. figurando la pianta, & lo impie, & alcuna uolta il profilo, & i lati la$ciaremo le ombre, è $olamente con linee operando, proponeremo gli e$$empi adornandone qualche parte, con diuer$e ma- niere di tagli, accioche $i $appia qual ornamento à qual membro conuegna, & oltra i corpi intieri delle fabriche po$ti in forma conueniente fa remo da per $e partitamente ogm membro di piu commoda, & maggior mi$ura, di modo che ogni parte $i potr à con la $e$ta mi$urare, & le fi- gure noεtre $er anno come Sacome, che $eruiranno à tutti i fabricatori. La$ciaremo d’empir i figli di figure di co$e minute, & facili, & non affettaremo la quantita, & la $ottilit à delle figure adombrate, & in i$corzo, & in pro$pettìue, perche la noεtra intentione è, dimo$trare le co$e, & non in$egnare à dipignere.
La faccia in colonne detta Pro$tilos, ha tutte le co$e, che tiene la faccia in pila$tri, ma ha due colonne $opra le cantonate
dirimpetto à pila$tri, & $opra ha gli architraui come ha la faccia in pila$tri, & dalla de$tra, & dalla fini$tra nel uolhare
delle cantonate tiene una colonna per banda. Lo e$$empio è nell’I$ola Tiburtina al T\~epio di Gioue, & di Fauno. Lo
Vno e$$empio $erue ad amendue le forme $oprapo$te, però ci $eruira una figura $ola, ma bene dalla pianta $i cono$cerà la differenza perche le uando uia, quello che è nella pianta da una delle te$te dell’ amphipro$tilos, reεter à la pianta del pro$tilos, ò uero aggiugnendo al pro$tilos quello che è dall’una delle te$te all’altra, ne uenir à l’Amphipro$tilos. Stimo io che la luce di que$ti tempi uene$$e dalle porte $olamente, percioche io non trouo $atta mentione dɩ fine$tre. L’l$ola Tiburtina fu con$ecrata ad E$culapio $atta prima, à, ca$o, pci da Romani fortificata, & ador nata di molti belli, & grandi edific{ij}. Appre$$o il Tempio di E$culapio hebbe Gioue il $uo edificato da L. Furio Purpurione Con$olo, & de- dicato da C. Seruilio (come dicono alcuni).Et nella punta dell’l$ola hebbe ancho Fauno il $uo Tempio, delqual hoggi appena $i uedeno alquanti ue$tigi, & meno $e ne uedrà per l’auuenire perche il Teuere, per quanto odo, gli ua rodendo intorno, & leuando il terreno. T. Liuio uuole che di alcune condennagioni fu$$e edificato il detto Tempio da Gn. Domitio, & C. Scribonio Edili.
L’a$petto che ha le ale à torno detto Peripteros, è quello che tiene d’amendue le fronti $ei colonne, ma ne i lati undici con le angulari, $i che que$te colonne $iano collocate in modo che lo fpacio che è tra colonna, è colonna, $ia d’intor- no da i Pareti, à gli ultimi ordini delle colonne, & fi po$$a pa$$eggiare d’intorno la cella, come è nel portico di Metel- lo. Di Gioue $tatore, & alla Mariana dell’Honore, & della uirtù fatto da Mutio fenza la partedi dietro.
Legge$i che un Tempio dell’Honore era fuori della porta Salaria, perche iui $i trouò pre$$o lo altare una lamma con que$te parole
Il finto a$petto di due ordini detto P$eudodipteros co$i $i pone, che nella fronte, & di dietro $iano otto colonne, & ne i lati quindeci con le angulari. Ma $ono i pareti della cella dalle te$te al dirimpetto di quattro colonne, & co$i lo $pa- tio, che $arà da i pareti d’intorno à gli e$tremi ordini delle colõne $erà di due intercolunni, & della gro$$ezza da ba$- fo d’una colonna, l’e$$empio di que$ta forma non è à Roma. Troua$i bene à Magne$ia il Tempio di Diana fatto da Hermogene Alabandeo, & il Tempio d’Apolline fatto da Mne$te.
Le piante, & Pimpie mo$trano bene quanto s’ha ad intendere, io ho uariato l’impie $econdo diuer$i generi, & fatto igradi, come io pen$o, che
L’a$petto di due ordini, che Dipteros è nominato, ha dinanzi, & di dietro otto colonne, ma d’intorno la cella ha due ordini di colonne. Come il Tempio Dorico di Quirino, & lo Ionico di Diana Efe$ia fatto da Ete$ifonte.
Del Dipteros, & del P$eudodipteros ne fa mentione Vitr. nel proemio del Settimo. Et ancho ragiona della inuentione di Hermogene nel $eguen te capo, & que$to può ba$tare con la figura.
Il $otto l’aere, & $coperto detto Hipetros è di dieci colonne per te$ta, ma nel re$to è $imile al Dipteros, ma nella parte di dentro tiene doppio ordine di colonne in altezza rimote da i Pareti al circuito, come il portico de chio$tri, che Peri$tili $i chiamano, ma la parte di mezzo è alla $coperta $enza tetto, & dinanzi di dietro ha l’entrate delle porte, l’e$$empio non è in Roma, ma in Athene è di otto colonne nel Tempio di Gioue Olimpio.
Queεto e$$er doueua un bellis$imo, & grandis$imo Tempio, haueua i Portici doppi d’intorno, & di dentro haueua due ordini di colonne un $opra
Que$td Piantd ci $erue al Pro$tilo, & all’ Amphiprostilos a$petto, perche leudndo uia le Colonne da una delle teste, ci dimo$trer à la faccia in Colonne, ma la$ciandole, come $ta qui di $otto, ci dimostrer à l’Ampbipro$tilos, gli Fronti$picij dell’ uno, & dell’ altro a$petto uanno allo i$te$$o modo, $econdo le regole, che $i daran poi da Vitr, qui $otto.
CINQVE $ono le maniere de i Tempi, dellequali i nomi $ono que$ti, Picno$tilos, cioe di $pe$$e Co- lonne, Si$tilos piu larghe, Dia$tɩlos anchora piu di$tanti. Areo$tilos, oltra di quel, che $i conuie- ne, di$tanti, Eu$tilos che ha conuenienti, e ragioneuoli interualli.
La humana cognitione, $ia di che uirtu dell’ anima eβer $i uoglia, ò, del $en$o, ò dell’intelletto, comincia prima (come detto
hauemo) dalle co$e confu$e, & indi$tinte, ma poi appros$imando$i l’oggetto $i fa piu particolare, & piu certa,nc uoglio
bora $opra que$to filo$ofare, $olo ne darò un’e$$empio della cognitione de i $en$i. Vedendo noi di lontano alcuna co$a, ci
formiamo prima una cognitione confu$a dipoi auuicinando$i quella, uedemo, che col mouimento ella $i porta in alcuna parte, & però dicemo
e$$er animale, ma piu oltre paβando cono$cemo e$$er un’huomo, et auicinando$i anchor piu, trouamo e$$er un’ amico, etraffigurandolo piu d’ap-
Picno$tilos adunque è quella $pecie nell’intercolunnio dellaquale ui cape la gro$$ezza d’una Colonna, è, mezza, come nel Tempio di Diuo Giulio, & nel Foro di Ce$areil Tempio di Venere, & $e altri Tempi $ono in que$ta maniera compo$ti.
L’e$$empio di que$ta $pecie, e, nella ultima pianta $ottopo$ta del Tempio $coperto doue da una colonna all’ altra, e, lo $patio di una Colonna e mez- za. La gro$$ezza della Colonna s’intende il Diametro della te$ta di e$$a. L’impie di que$to Tempio $i ponera al $uo luogo, in$ieme con, i,leuati de gli altri Tempi. Ma di quelli che Vitr. cita non ne ce restato alcuno. Iuocaboli $eranno quegli i$tes$i nella no$tra lingua.
La maniera detta Si$tilos, è quella nella quale lo intercolumnio è di due gro$$ezze di colonna, & i Zocchi delle $pire à quello $patio $ono tanto grandi quanto $erà tra due zocchi, come è nel tempio della Fortuna eque$tre, al Theatro di pietra, & ne gli altri, che $ono con l’i$te$$e ragioni fabricati.
Il zocco è la parte inferiore della ba$a, detta plinthus, perche è in forma di quadrello. uuole Vitr. che il zocco $ia tanto grande quanto è lo $patio, che è po$to tra due zocchi. intende qui il Filandro, il Tbeatro di Pompeio, i cui ue$tigi $ono nel campo di Fiore, ne ual$e à Pompeio, che egli ogni $tudio ui pone$$e per farlo eterno facendolo di pietra, perche troppo grande è la forza del tempo, & la ingiuria, che egli fa alle co$e. ma quali non gli $on $ottoposte ? il tempo i$te$$o con il tempo $i con$uma, & quello, che col tempo prende uita. col tempo ha fine, perche l’e$- $er del tempo è $empre na$cere, & $empre morire. & mentre $i uiue, altro non $i fa, che riceur Pingiurie del tempo, allequali quanto $i può l’arte cerca di rimediare. ma in fine il tempo auanza l’arte. L’e$$empio della maniera Si$tilos, è nella pianta di$opra Dipteros nominata, à fac- cie 72. & l’Impiè è à faccie. 78.
Le due antedette maniere hanno l’u$o loro diffetto$o, perche le Matrone a$cendendo per gradi alle $upplicationi loro non po$$ono andar appari tra gli intercolunni. ma bi$ogna che pas$ino à fila. l’altro diffetto è, che le porte, & gli or- namenti loro per la $trettezza delle colonne non $i ueggono, & finalmente per la $trettezza de gli $pat{ij} è impedi- toil pa$$eggiar d’intorno il Tempio.
Potrebbe$i dire $e l’u$o, l’a$petto, & il caminare è co$i impedito dalle due predette maniere, à che fine Vitr. ce le ha prepo$te ? Dico io che co-
me non fi deue la$ciare à dietro alcuna forma del dire per e$$er men bella. percioche é tempo, che la o$curita ci uiene à propo$ito, & la con-
fu$ione, che $ono forme oppo$te alla chiarezza, & eleganza del dire. co$i non deue P Architetto la$ciare alcuna forma, che $ia men commoda,
& gioconda all’ a$petto, perche hora è che nell’ animo de riguardanti per gli occhi $i ha da porre diletto, & piacere, bora merauiglia, &
horrore $econdo il bi$ogno, & ciò non $i può fare da chi non $a l’effetto, che fan diuer$e maniere di fabriche. potrebbe$i ancho dire, che in
que$te maniere $i farebbeno le colonne tanto gro$$e, che quando tra colonna e colonna ùanda$$ero due gro$$ezze, ci $arebbe $patio di andar
La compo$itione del Dia$tilos, è quando potemo noi traporre nello intercolunnio la gro$$ezza di tre colonue, come nel Tempio d’Apollo, & di Diana. Cote$ta di$po$itione tiene que$ta difficultà, che gli Architrani per la grandezza de gli $pat{ij} $i $pezzano.
O quanto e$$er deue auuertito lo Architteto, non $olamente ri$petto alla $orma, & ragione che nello animo, & nella mente $ua con artificio$i modɩriuolge. ma quanto alla materia, i cui diffetti $ono infinuti, i rimedi pochi, & difficili, & tal fiata niuno, ò di niun ualore. Però è bene che ancho Vitr. ci propona, le diffetto$e mantere, perche pe lo contrario ci potemo guardare da gli errori. La Pianta di que$ta $pecie s’inten- de per le co$e antedette.
Leon Batt. nel quinto libro al $ettimo capo a$$ai commodamente ha interpretato, i nomi delle cinque maniere, dicendo con$erta, $ubcon$erta, $ub- di$pan$a, Di$pan$a & elegante.
Nelle maniere Areo$tili non ci è dato l’u$o de gli Architraui di pietra, ne di marmo, ma $opra le colonne porre $i deo- no le traui di legname continue. & le maniere di quei tempi $ono ba$$e, larghe,humili, & ornano i loro Fronti$pici di figure di terra cotta, ò di rame dorate all’ u$anza di To$cana, come $i uede al Circo Mas$imo, il Tempio di Cerere, & di Hercole, & del Pompeiano Campidoglio.
Il pre$ente luogo è alquanto intricato per la diuer$ità della lettione, perche $i legge da molti diuer $amente. benche $i intenda per conietture, &
$i habbia il buon $entimento. Le maniere Arcostili u$ano liberi $pat{ij} tra colonna, & colonna. & però Vitr. ha u$ato il numero del piu, & non
ha detto la maniera Areo$tilos. ma le maniere, perche e$$endo gli $pat{ij}, & i uani liberi po$$ono e$$er piu, & meno larghi $econdo il uolere di
chi fabrica, & non ci è legge, ne regola alcuna. in queste non $i u$an'Architraui di pietra, ò di amrmo, perche $i $pezzerebbero, il qual pericolo
Siano le traui inca$trate in modo con chiaui, & rittegni, che la commi$$ura habbia lo $patio largo due dita,imperoche toccando$i le traui, & non riceuendo $piraculto di uento $i ri$caldano in$ieme, & pre$to $i gua$tano, ma $opra le traui, & $opra il pareti $iano le me$ole trappa$$ate per la quarta parte dell'altezza della colonna $portando in fuori, & nel le fronti loro dinanzi fitti $iano gli ornamenti.
Ecco che Vitr. dice ante pagmenta quelli ornamenti, che $ono apposti. & fitti alle trauature per coprirle. & Vitr. ancho dice qui $otto, che quan- to gli fpat{ij} tra le colonne $ono maggiori, tanto piu gro$$e e$$er deono le colonne, & con$eguentemente minori, & piu ba$$e. & però i Tempi Areo$tili $ono humili, depres$i, & bas$i.
Deue$i hora render la ragione della bella, & elegante maniera Eu$tilos nominata. Laquale, & all’u$o, & alla bellezza,
& alla fermezza e$pedite tiene le $ue ragioni. percioche gli $pat{ij} tra gli interualli $i deono fare della gro$$ezza di due
colonne, & un quarto, & lo intercolunnio di mezzo tanto dinanzi, quanto di dietro $i deue far di tre gro$$ezze, per-
Il ristretto intercolunnio impediua il caminare, Pentrare, & l’a$petto. però le due maniere di prima erano uitio$e. il piu largo, & libero portaua
pericolo. A dunque il giu$to, & elegante tra il piu, & il meno, che $ono e$tremi uitio$i, come uirtuo$o nel mezzo $i deue ridurre. Se adunque
uno è mezzo, ouer due e poco. & tre e di piu, re$ta che due, & un quarto $ia conueniente. Ma perche non è co$i due, & mezzo, come due, &
un quarto ? Ri$pondo, che que$to farà la giu$ta mi$ura del compartimento, quando $i uorrà $ar lo $patio dell’intercolunnio maggiore nel mez-
zo, che ne gli e$tremi, oltra che $e noi cauamo da una proportione $otto $esquialtera, una $otto $esquiquinta.ne na$cera una $otto $esquiotta-
ua, & non altro. ecco uno e mezzo $ono $ei quarti, due $ono otto quarti, due, & mezzo dieci quarti, tre dodici quarti. Sei ad otto $ono in
proportione $otto $esquialtera, dieci à dodici in proportione $otto $esquiquinta. di adunque $ei uia dodici, $ettantadue, otto uia dieci ottanta.
tra $ettanta due, & ottanta cade proportione $otto $esquiottaua. il noue adunque è piu proportionato al $ei, & al dodici, che al dieci, noue
Se la facciata doue $i deue fare il Tempio, $era per farlo di quattro colonne, parti$ca$i in parti undici è mezza. la$ciando
fuori da i lati i margini, & gli $porti de i ba$amenti. Se di $ei parti$ca$i, in parti diciotto, $e di otto in uentiquattro è
mezza. Di que$te parti, $ia il tempio di quattro, di $ei, \=o di otto col\=one in fronte, ne piglierai una. & quella ferà il mo
dulo. la gro$$ezza delle colonne $erà d’un modulo. & ogni intercolunnio, eccetto quello di mezzo $ia di due moduli,
& d’un quarto, l’intercolunnio di mezzo, $i dināzi, come dietro, $ia di tre moduli. L’altezza delle colonne $ia di otto
Qui bi$ogna molto bene con$iderrare quello, che ci dimo$tra Vitruuio, perche egli ci rende conto della bella maniera, Eu$tilos nomi-
nata, laquale è quando i uani tra le colonne $ono di due te$te & un quarto, & il uano di mezzo è di tre te$te. Con que$ta ra-
gione Vitruuio regola, quelle $ei $orme dette di $opra, la$ciando la $ettima, che è la $accia in pila$tri, perche è rinchiu$a, & non ha
portico dinanzi. Que$to $i comprende benis$imo dalle parole di Vitr. perche egli dimo$tra cia$cuna di quelle figure dal numero delle colonne.
& però in uece di dire Pro$tilos, ò Amphipro$tilos, cio è facciata in colonne, ò ambe le teste in colonne, egli dice Tetra$tilos, cio è quattro co-
lonne. in uece di dire peripteros, cio è alato, dice E$astilos, cio è di $ei colonne, in uece di dire P$eudodipteros, ò Dipteros, cio è fal$o doppio,
& doppio alato, egli dice ottastilo, cio è di otto colonne. Hauendo adunque dimo$trato in confu$o, le maniere de gli a$petti, hora egli uuole re-
golar cia$cuna. Et prima $econdo la bella maniera del giu$to $patio, & poi $econdo le altre, che banno piu $tretti, ò piu liberi interualli. Rego-
Et quelle ri$pondenze di mi$ure ordinò Hermogene, il qual ancho fu il primo nel trouar la ragione del Tempio d’otto
colonne, ò finto a$petto doppio di ale, perche dalla $immetria del Dipteros egli leuò gl’interiori ordini di trenta co-
lonne, & con quella ragione, & della $pe$a, & della fatica fece guadagno, co$tui nel mezzo d’intorno la cella fece un
larghis$imo $pacio da caminare, & niente leuò dello a$petto, ma $enza de$iderio di co$e $uperflue, con$eruò Pauto-
Leuando$i dal doppio colonnato le colonne di dentro ponendoui quelle delle te$te $i leuano trenta colonne, come per la pianta $i può uedere. Her-
mogene per auanzar $pe$a,è $paragnar fatica, leuò l’ordine di dentro, la$ciò i portici piu liberi, & non leuò alcuna co$a dello a$petto, perche
nelle fronti restarono otto colonne, & ne fianchi $i uedeuano le quindici. & però a$petto $i chiama fal$o Dipteros, perche fa la mo$tra
del Dipteros ma non è. Di qui $e comprende, che Vitr. baregolati gli a$petti $e ben egli non gli ba nominati, perche chɩaramente egli per
Nella maniera detta Areo$tilos, doue è libero lo $patio de i uani deon$i fare le colonne in que$to modo.
Hauendoci Vitr. regolato gli a$petti con la piu $cielta, et bella maniera, hora egli ce in$egna come $i hanno à regolare, i, mede$imi a$petticon le al-
tre maniere, che $ono le altre quattro, la di$trette, la di larghe, la di piu larghe, la di libere distanze di colõone. La sõma della $ua intentione è que
sta, che noi douemo cõ$iderare gli fpat{ij}, che $ono tra colonna & colonna in cia$cuna delle dette forme, & doue troueremo tra le Colonne e$$er’
$patio piu grande, douemo proportionatamente accre$cere la gro$$ezza delle colõne, & la ragione è que$ta, perche $e fu$$ero le Colonne $ottili,
douc $ono i uani maggiori, molto $i leuerebbe dello a$petto, imperoche Paere, e, quello, che toglie a$$ai della gro$$ezza delle colonne, & fa quel-
le piu $ottili parere, come la i$perienza ci dimo$tra. Doue adunque, e, piu di larghezza, & di$tanza iui entra piu lo aere, & $i taglia del ui-
uo per lo molto aere, & però con $omma ragione la di$tanza de gli intercolunni regola la gro$$ezza delle colonne, & la gro$$ezza l’altezza.
La onde Vitr. uolendoci confermare con altra i$perienza, & ragione ciò, che egli ci ha propo$to, uuole, che le colonne delle cantonate $iano
Nei Tempi Areo$tili doue $ono liberi $pat{ij} tra le colonne, deon$i fare le colonne in que$to modo, che la gro$$ezza di
quelle $ia l’ottaua parte dell’altezza. Oltra di que$to nella forma Dia$tilos, I’altezza deue$i mi$urare in que$to mo-
do, che $ia diui$a in parti otto, & mezza, & di una parte $ia fatta la gro$$ezza delle colonne. Nella maniera Si$tilos
egli $i ha à diuidere l’altezza in noue parti, & mezza, & di quella darne una alla gro$$ezza. Anche nella forma det-
ta Picno$tilos. (Doue _gli intercolunni $ono di un Diametro, e, mezzo_) L’altezza, e in dieci parti diui$a, & d’una parte di-
ui$a, & d’una parte $i fa la gro$$ezza della colonna, Nella maniera Eu$tilos nominata $i $erua la ragione della maniera
Noi hau\-emo e$po$to a$$ai $ufficientemente la oppinione di Vitr. & pero pa$$ando à quello, che egli dice, io dico che egli anchora uiene à piu par- ticolari, & piu di$tinte ragioni, però tratta delle contrattioni, & rastremamenti, che $i $anno nel $ommo della Colonna e tratta della gonfia- tura che $i fa nel mezzo, & dice.
Le diminutioni, che $i fanno nella parte di $opra delle Colonne, $otto i collarini Hypotrachel{ij} nominati, $i deono
fare in que$to modo, che $e la Colonna $erà di quindici piedi almeno diui$a $ia la gro$$ezza del fu$to da ba$$o in $ei par
ti, & di quelle parti cinque facciano la gro$$ezza di $opra. Anchora di quella colonna, che $ara da quindici fin pie-
di uenti, la pianta $era in $ei parti, è mezza diui$a, & di quelle cinque, & mezza facciano la gro$$ezza di $opra. Si-
milmente di quelle, che $aranno da uenti fin trenta piedi, la pianta $i partira in $ette parti, & in $ei di quelle $i fara
la diminutione di $opra, ma quella, che $ara d’altezza da trenta fin quaraãta piedi, dal ba$$o hauera $ette, & mezzo, &
di $opra $ei, & mezzo la ragione del $uo ra$tremamento. Et co$i quella, che $ara alta da quaranta fin cinquanta pie-
Faceuano gli antichi la $ommita della colonna di $opra piu $ottile, che la parte di $otto, faceuano $imilmente nel mez
Ma della aggiunta, che $i fa nel mezzo delle colonne, che Enta$i da Greci, è detta, nel fin del li- bro $era formata la $ua ragione, come dolce, & conueniente $i debbia fare.
Della gonfiatura, che $i fa nel mezzo della colonna, accioche la $ia dolce, & tenera, & che gentilmente $i uolga,
noi non hauemo da Vitr. altro, che una prome$$a, & certo io credo, che cio credo, che cio $tia piu presto in di$crettione, & de-
strezza, che in arte, ò uero in regola, perche Vitr. ci promette la figura $olamente nel fine del libro. Dico be-
LE fondationi delle opere gia dette di quanto $otterra $i ha da fare, deon$i cauare, $e trouar $i po$$o- no, dal $odo, & poi nel $odo, quanto ci parerà per la grandezza dell’opera con ragione deono e$$er fatte, & quella fabrica per tutto il $uolo, quanto piu $i puo $i faccia $oda, & $opra terra faccian$i i muretti $otto le colonne per la meta piu gros$i di quello, che e$$er deono le colonne, accioche le parti di $otto piu ferme $iano, che le parti di $opra.
Et que$ti $i po$$ono chiamare Stercobata, qua$i ferme piante, perche $o$tentano il pe$o di tutto l’Edificio.
Oltra di quelto gn $porti delle $pire, & delle ba$e non deono u$cir del uiuo, & co$i di $opra e$$er deue $eruata la gro$- $ezza del muro, ma gli $pat{ij}, ò uero e$$er deono fatti à uolti, ouero $iano ben ra$$odati, è battuti, accioche $ian ben rattenuti, e collegati.
Hauendo Vitr. trattato di quelle co$e, che da lontano in confu$o, & d’appre$$o piu di$tintamente uedemo, accioche non paia, che le $iano $ola-
mente nell’ aere, & che le non habbiano piede, egli uuole trattar delle fondamenta di quelle, & con bell’ordine dal fondamento fin alla cima
ci far a na$cer la fabrica. Dimo$traci adunque prɩma quello, che $otto le fabriche deue stare, & uuole, che imitiamo la natura, che ne gli al-
beri fa le parti inferiori piu gro$$e, che le $uperiori, percioche meglio $i $ostentano i carichi. il piano adunque doue $i deue fabricare, è ouero
duro, è $odo, naturale, & fermo, ouero tenero, molle, ò di terreno gia mo$$o. Diuer$amente fonderai nell’uno, & nell’altro terreno, perche
doue trouer ai la terra $oda, cauerai per fondare, & farai la fo$$a tanto larga, quanto portera la ragione dell’ opera, che dei fare, $e il terreno
Et $opra terra faccian$i i muri $otto le colonne.
Cio è quando la fabrica comincia à $coprir$i, & ueder$i, i muretti $otto le colonne altro non $ono, che i piedi$talli, que$ti e$$er deono piu gro$-
$i per la meta del fu$to delle colonne da ba$$o. Ecco la ragione. la $pira, & ba$a della colonna non $porta piu in fuori per lo piu, che la meta del-
la colonna per gro$$ezza, cio è per un quarto da un lato, & per un quarto dall’altro, & que$to nella Dorica, perche lo $porto della ba$a 10
nica $i fa d’una quarta, & ottaua della gro$$ezza della colonna, come ancho della Corinthia. Vuole adunque Vitr. che il piede$tɩlo, che è $otto
la colonna $ia per la metà piu gro$$o della colonna, che $i deue por di $opra. & dipiu uuole, che gli $porti delle ba$e che $ono tanto, quanto e la
larghezza del zocco, non e$chino del uiuo, cio è del quadrato del piede$tallo & deue$i ancho auuertire, che per questo nome Stilobata, $e be-
ne s’intende quello che è $otto le colonne, come piede ò po$amento. per ò ancho $ono i Stilobati congiunti uno con l’altro mediante quella ag-
giunta, dellaquale parla Vitr. qui $otto. & però tutto quel legamento, è detto ancho Stereobata $econdo la e$po$itione del nome, che detto ha-
uemo, & tutta que$ta fabrica è immediate $opra terra. & $i può ancho Poggio nominare. ma del Poggio ne diro qui $otto. deue$i auuertire,
che i buoni antichi $e ben faceuano il ba$amento piu largo della fabrica di $opra. non però lo faceuano à $carpa in modo, che di$cendes$i con
Etancho di$opra la gro$$ezza del parete $i dene $eruare.
Cio è che la parte inferiore $ia di quella di$opra piu gro$$a, ma gli $pat{ij}, che $ono tra un piede$tallo
Ma s’egli non $i troua il $odo, & che il $uolo $ia mo$$o, ouero palu$tre, al’hora quel-
luogo $i deue cauare, & uotare, & con pali d’Alno, ò di Oliuo, ò di Rouere ar-
$icciati conficcare, & con i becchi, & altri $trumenti $iano fatte, & battute le
pallificate $pes$is$ime, & gli $pat{ij}, che $ono tra pali, $iano empiti di carboni,
& di $odis$ime murature $iano le fondamenta riempite, ma poi, che $erà battu-
ta la fondamenta, deon$i à liuello porre i piede$talli, $opra de i quali di$ponerai
le colonne (come di$opra $i è detto) ouero nella maniera di $pe$$e colonne come
ella ricerca, ouero altre (come cia$cuna richiede, $iano di piu larghi $pat{ij}, ò piu liberi, ò ragioneuoli) come di$opra
Vitr. di$$e nel capo antecedente, che lo alato à torno, detto Peripteros, haueua $ei colonne in fronte, adunque haueue haueua cinque uani. & da i lati ha- ueua undeci colonne computando le angulari, adunque hauera dieci uani, & però dice.
Perche co$i $erà doppia la lunghezza dell’opera alla larghezza, peroche quelli, che hanno uoluto raddoppiar le colon- ne ne i lati, pare, che habbiano errato, percioche pare un uano di piu $i $tenda per la lunghezza.
Et que$to auuɩene perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati quelle, che stanno $opra gli anguli, & cantonate, che $erueno
alla fronte, & a i lati, $i che bi$ogna raddoppiare i uani, & non le colonne, & questa regola è nelle altre maniere, che hanno colonne à tor-
no, che for$e $otto que$to nome di Periptere $ono $tate tutte compre$e, perche tutte hanno porticɩ à torno. Fin qui adunque hauemo le fonda-
I gradi nella fronte in que$to modo $i deono formare, che $empre $iano di$pari, perche $alendo$i al primo grado col pie
de$tro, lo i$te$$o piede entrando$i di$opra nel Tempio $erà po$to. Ma le gro$$ezze di que gradi co$i deono e$$er termi
nate, che non $iano piu gro$$e di dieci dita, ne piu $ottili di noue, i re$tringimenti de i gradi non meno $iano d’un pie-
Il piede a$cendendo prɩma s’alza, poi s’allarga, quella mi$ura, che $i fa alzando è detta gro$$ezza del grado, quella, che il piede calca, & s’allar- ga per $cender all’altro grado, e detta da Vitr. Rittrattione, io larghezza nominareɩ. Qui Vitr. non dice, che i gradi e$$er debbiano piu tre, che cinque, ne piu cinque, che $ette, uero è che egli è $tato auuertito, che nelle antiche fabriche non s’è pa$$ato il numero di noue, & $e pure pa$$aua, $i faceua un pɩano, & una rittrattione larga, che noi requie chiamiamo, $opra laquale fermando$i gli huomini $i ripo$ano dopo la fa- tica del $alɩre. I Gradi alti ouer gros$i deono e$$er non piu di dieci parti d’un piede, ne meno di noue, ma $e fu$$ero noue, ò meno di dɩeci, cer- tamente $arian piu commodi, pone adunque Vitr. i, termini del piu & del meno, ma à di no$tri $i fanno minori; il piede è partito in dodici on- cɩe, de$tante $ono dieci, dodrante noue dita gro$$e, cioe oncie, & que$ta, è, la regola de i gradi.
Ma s’egli $i uorrà fare da tre lati il poggio d’intorno, bi$ognerà guardare, che i Quadretti, le Ba$e, Tronchi, le Cornici, & le Gole conuenghino col Piede$tilo, che è $otto le $pire delle Colonne.
Cioè $e il Piede$tale hauer à Quadretti, Li$telli, Tronchi, Gole, Cornici, Ba$e, ò altri membrelli, i mede$imi $iano ancho nel poggio, come dimo$tra il lato eleuato del Tempio dɩ $ei Colonne Peripteros nominato, po$to qui $otto, ma perche il Piede$tale $opra ilquale, era la Colonna u$ciua del dritto del poggio, et $i ritiraua in entro, & tra piedestale e piedestale faceua una concauita, che Vitr. chiama alueolato, pero era nece$$ario, che Vitr. ci de$$e la regola di agguagliar, & pareggiar que$ti piedestali, accioche $i $ape$$e, quanto haueuano ad u$cir del dritto del poggio. Et però dice.
Ein que$to modo bi$ogna che il Piede$tilo $ia agguagliato, & pareggiato al poggio, che egli habbia nel mezzo, l’ag- giunta per gli $camilli impari, e di$eguali, perche s’egli fu$$e drizzato à linea, egli $i uedrebbe con l’occhio il letto, è, ca uo, ma come à far que$to $i facciano gli $camilli conuenienti, come di molte co$e la forma, & la dimo$tratione $era nel fine del Libro de$critta.
Deono i Piede$tɩli u$cir del dritto del poggio, & que$ta ri$alita Vitr. chiama aggiunta, & la parte, che ua di dentro, che è quella del poggio, è
Conuengono tutte le Fabriche nelle $ondamentd, delle quali s’è detto à ba$tanza nel $econdo libro. Sopra le $ondam\~eta, ògradi, ò poggi, che ui $iano
$imilmente $e ne è data la regola poco di $opra. De i prede$talli hora parleremo, $ono di due mcdi i piede$talli, prima tutto il ba$amento d’una
fabrica $i può dire pɩede$talle, in Greco $tereobata qua$i $ode piante $on dette, perche con perpetua $odezza legano la fabrica d’intorno. L’e$$em
pio è nelle piante d’ alcuni Tempi $oprapo$ti, come del Dipteros, & dell’h Ipethros. & nel primo Tempio ritondo nel quarto, doue $iuede che
corre quel legamento intorno, $opra ilquale $i po$ano le colonne, & nella parte dinanzi $ono i gradi $errati tra quel legamento. L’effetto di
que$to ba$amento è per leuar la fabrica daterra, & darle $odezza, è mae$tà, & per ornamento. $pe$$o gli antichi ui poneuano delle $tatue
nelle fronti, la doue da una parte, & l’altra erano dal ba$amento, che u$ciua dell’ordine delle colonne dinanzi, per legar i gradi, & questo
poteua e$$er alto per la quarta parte della colonna, I piede$tili (che co$i correttamente $i deono chiamare) benche $ia nome composto del Lati-
no, & del Greco, $ono come piedi delle colonne, non $i danno, per quanto $i legge in Vitr. ò $i uede nell’ antico, ne alle opere Doriche, ne
alle To$cane, però quelli de Moderni, che danno mi$ure de piede$tilɩ., pare che s’habbino di lor capo $ormati in que generi i piede$tɩli. Ma
La Ba$a To$cana ha di que$te parti l’orlo, & il bastone, la mi$ura di que$ta ba$a è que$ta. Sia alta quanto è la meta del Diametro della colon
na, que$ta, altezza $i duade in due parti, l’una $i da all’orlo, ilqual in que$ta ba$a e $atto à $e$ta, l’altra $i da al ba$tone con quella parte, che apo
phige $i chiama. & apothe$i, che $ono certe piegature dalle te$te delle colõne, che danno gratia mirabɩle quando $ono ben fatte, & pare che fug
gino, & $iano ritratte, & però hanno in Greco queste nominanze apothe$i, & apophige, & quella di$opra è detta collarino, quella di$ot-
to e detta cimbia, & $ono in modo, che $e amendue fu$$ero congiunte farebbeno la $orma del cauetto, perche l’una e come unameta, & l’al-
tra, l’altra meta del cauetto. Lo $porto dell’orlo e per la terza parte dell’altezza della ba$a, il ba$tone ha tanto di $porto quanto l’orlo, & $i
fa con la $e$ta, $i come ancho l’orlo, benche qui pare quadro. però dal $uo fondamento $i cono$ce. il Semidiametro, dalqual $i caua il ba$tone è
termine della cimbia ò apophige. laqual cimbia e per la quarta parte dell’auanzo oltra l’orlo, cio è la ottaua di tutta l’altezza della Ba$a. alcu-
ni chiamano la cimbia anulo, ò li$tello, ò lembo dell’ apophige, que$te parti ne gli altri generi $ono parte della colonna, ma nel To$cano $ono par
tidella ba$a, egli $i parte in tre parti lo $pacio, che e del dritto della colonna allo $porto della cimbia, & $e ne riporta una infuori dal punto o,
& la doue termina $i fa un punto, come qui $egnato a, & iui ponendo la $esta $i $a la decu$$atione di$opra al punto b. & quella i$te$$a lar-
Nel Capitello Tho$cano ci $ono que$te parti. Abacus Echinus, Hypotrachelium cum A phigi, nel Capitello Dorico ci$ono questi Cimacium,
Plinthus, Echinus, pars quæ Hypotrachelio contrahitur columnæ, nel Corinthio ci $ono que$te, Abacus, Voluta, Flos, Cauliculi, Folia. nela>-
l’Ionico, Cimatiũ, Abacus, Voluta, Oculus, Canalis. Balthei Puluinorum, Axes Volutarum. Tutti i Capitelli adunque conuengon nell’ Abaco,
& in que$to, che tutti $i po$ano, & s’incontrano con le linee cia$cuno della colonna $ua, perche adunque tutti conuengono nell’ Abaco, però
hanno le parti di $opra quadrangolari. Abaco è tauola quadra, operculum detta da Leone. Dado da no$tri, perche è di $orma quadrangula-
re, questa nel T ho$cano $i può chiamarezocco, è Plynthus, le mi$ure del Capitello Tho$cano $ono que$te, prima egli è alto quanto la ba$a,
Macome $i facciano, & quanti uoglino e$$er, & come $i comparti$chino, io diro qui $otto ragionando del Capitello Ionico, Hypotrachelio è $ot- to gola alla $imiglianza co$i detto, come il piu de nomi delle parti $ono $tati pre$i dalla $imiglianza delle parti del corpo humano, faccia$i adun- que il dado ò Plintho per un $e$to della gro$$ezza della colõa, che uien ad e$$er un terzo della meta del Diametro. Il uuouolo occupa la parte di mezzo, que$ti accioche bene, & à $e$ta $ia tirato bi$ogna tirar$i in entro dal dritto della’colonna una parte delle due, che è dal detto dritto allo $porto del dado, & iui poner l’un piede della $e$ta come nel punto i, & allargando alla estremita di quel li$tello, che ua $otto il uuouolo il- qual listello, è alto la $e$ta parte di quell’ultimo terzo, che $i da alla $ottogola è $porto, tanto quanto egli è alto, $i tira la parte del giro del uuo- uolo all’abaco la$ciandoui per garbo alquanto di prominenza, fornito’luuouolo, et il listello, $i $erra di $otto l’altro terzo contratto all’Hypo- trachelio, con la $ua bella piegatura fatta con la $opradettaragione, che $i fa $otto al piede della colonna l’Hipotrachelio garbato $i fa in quel modo che $i fa l’A pophige.
Ealto il doppio del li$tello $otto l’uuouolo, la $ua cimbia è alta la meta, cioe tanto quanto è il li$tello, il $uo tondo $porta oltra lo $porto del li$tello
detto, perche la$ciando cadere una linea à piombo dall’ e$tremita del listello, $opra quella $era il centro difar ilgiro, è tondo predetto, et $opra
la i$te$$a cade lo $porto della cimbia. Ma la piegatura $otto la cimbia $i fa al modo $opradetto, facendo il centro (come $i è detto). Et co$i è
fornito il Capitello Tho$cano, $opra ilquale $i pone l’architraue, con quelle ragioni, che porta la ragione dell’opera, ma, è, di legno, perche,
per la distanza delle colonne, che $i $a à uoglia di chi fabrica, non $i puo fare di pietra $enza certo pericolo, come s’è detto di $opra, questi
traui uanno à pari l’una dell’altra, ma collegate con alcuni incastri fatti à coda di Rondine, chiman$i compactiles da Vit. & quell’inca$tri $ub-
$cudes, & $ecuricle, & $ono come dimostra la $igura qui $otto. pero le traui $ono appari, malarghi due dita una dall’altra, accioche non $i
putreface$$ero, quando $i toccas$ino, & che l’aere non pote$$e pa$$are & qui $otto $ono le forme di diuer$e ligature di trauɩ, & incastrature di
Dorico non ba Ba$a propia, ma $e le da alcuna fiata la Ba$a attica, laquale $i forma di que$te parti, Plinthus, Torus Inferior, Quadræ, Scotia’
torus $uperior, que$te di gia $ono dichiarite, che co$a $ono, ha dunque l’orlo, due ba$toni, un cauetto tra quelli, con i, $uoi quadretti, ò grade<_>t
ti, l’uno di $opra. l’altro di $otto, la mɩ$ura è que$ta, l’altezza è per la meta della gro$$ezza della colõna, la longhezza è per una gro$$ezza, è’
mezza, parti$ca$i poi la gro$$ezza della colonna in tre parti una $i dia all’altezza dell’orlo, ɩl resto, cioe le due $i parti$cano in quattro parti,
al bastone di $opra $e ne dia una, le altre tre $i parti$cano in due parti eguali, l’una $i dara al ba$tone di $otto, l’altra al cauetto con i $uoi gra-
detti partendola in $ei parti, una dellequali $i da al gradetto di $opra, l’altra al gradetto di $otto, le quattro al cauetto, lo $porto del bastone
di$otto ua à pari dell’orlo, $i $a à $e$ta come è $opradetto, lo $porto del gradetto di $otto ua per dritto del Semidiametro, del ba$tone di $opra il
cauetto à dritto della cimbia, lo $porto del ba$tone dɩ $opra oltra del gradetto di $opra tirato à $e$ta, la cimbia à pari del Semidiametro del ba-
$tone di $opra, ilquale Semidiametro è un terzo dello $porto dell’orlo oltra la gro$$ezza della colonnalo $mu$o, ò giro dell’A pophige ua à que-
$to modo, che $i rippona inanzi una delle due parti dello $porto della cimbia dal dritto della colonna come da b a c & dall’r all’s. & po$to il pie-
La colonna è alta $ette te$te, & $i ra$trema $econdo la ragione dell’altezza $ua, come $i dira poi. Mail capitello ha que$te parti Cimatium, Plin-
thus, Echinus cõ annulis, pars, quæ Hɩpotrachelio cõtrahitur columnæ, cioe cima$a, zocco, ò dado, uuouolo, annella, collarino, dellequali s’è det
to donde derriuino, & che $ignificatione habbiano, hora $i dir à delle mi$ure, la gro$$ezza del Capitello, è per la meta della gro$$ezza della co
lonna, la larghezza, è per tutta la gro$$ezza della colonna, & di piu un $esto $econdo Vitruuio, ma nell’antico $i troua, & rie$ce meglio un
quinto per parte, partirai la gro$$ezza del capitello in tre parti, una dellequali $i da al zocco con la $ua cima$a, l’altra al uuouolo cõ i $uoi anel
li. la terza $i contragge all’Hipotrachelio, ò collarino della colonna, di modo che la larghezza del Capitello è due quinti piu della gro$$ez-
za della colonna, l’altezza del Plintho con la cima$a, che è la terza parte dell’ altezza del capitello, $i parte in cinque parti, tre dellequali $i dan
no al zocco, due alla cima$a, & quelle due $i parti$cono in cinque, tre $i danno alla cima$a, due al quadretto di $opra, $inito il zocco, & la ci-
ma$a $eguita il uuouolo, & gli anelli, questo occupa l’una delle tre parti dell’altezza del capitello, questa $i diuide in tre parti due $i danno al
uuouolo, una à gli anelli, che $on tre, alti tanto, uno quanto l’altro, $portano la meta della loro altezza. piglia$i poi l’altezza del uuouolo $o-
L’architraue detto trabs, con le parti di quello che gli sta $opra ha que$ti uocabuli Epi$tilium, Tenia, guttæ, Trigliphi, Methopæ, regula, Capitula,
Canales, Femora, Cimatium, Corona, Timpanum, Acroteria, Sima. Le $ignificationi dellequal co$e $ono que$te. Epi$tilium, è tutto quello che ua
$opra le Colonne, è Capitelli per nome generale, ma propiamente è la Traue mae$tra, che Architraue $i chiama uolgarmente. la $orza del nome
Greco come imposta ò $opra colonna, que$tinel genere Dorico hauna fa$cia ò benda, che Tenia $i chiama, $otto laquale con una regoletta $ono
intagliate le goccie, che fanno l’effetto delle goccie dell’acqua, & $ono $ei di numero per ogni te$ta di traue, che Triglipho $i chiama, & laragio
ne di que$ti Trigliphie è que$ta. Soleuano nella Fabrica di legname nelle fronti $portare le te$te de traui, lequali Ope $i chiamauano, et lo $pacio
La Ba$a Ionica $i forma à que$to modo, che la larghezza $ua per ogni uer$o e per un Diametro della colonna, aggiuntoui un quarto, & un’otta- uo, l’altezza, è per la metà del Diametro, l’orlo è la terza parte dell’ altezza il re$tante $i parte in $ette, tre dellequali $i danno al ba$tone di $opra le altre quattro $i diuidono in due parti eguali, & d’una di e$$e $i fa il cauetto di $opra con i $uoi tondini, & col $opraciglio l’altra par- te $i da al cauetto di $otto, i tondini $i fanno per la ottaua parte del cauetto, ma ben parera, che il cauetto di $otto $ia maggiore, percioche egli $portera fin’all’e$tremo dell’orlo. In $omma lo $porto di $opra $i fa à questo modo, $i piglia la gro$$ezza della colonna, & di quella $i piglia la ottaua, & la $e$tadecima parte, & unite in$ieme la ottaua & $e$tadecima parte, $i diuide in due parti eguali, una $i ripporta da un capo, & l’altra dall’altro dal piedi della colonna, & tanto è lo $porto della $pira, come $i uede dal punto a al punto b. & dal punto o al punto r $i rippor ta poiuna parte delle due que$to $porto in fuori come dal punto b. al punto c. & dal punto r. al punto f. & allargata la $e$ta dal punto a, al pun- to c. ò uero dal o. all’s. $i ripporta quella lunghezza $opra il dritto della colonna, al punto. d. & q. & fatto l’incrocciamento dal punto b & dal d. da una parte $i $a centro nel punto. e. il quale $a la b lla uolta della cimbia al pie della colonna, il $imile $i fa dall’altra parte, & i centri $ono $egnati. h. l’altezza della Cimbia, è per un terzo dell’altezza del ba$tone, il centro del quale è $opra la linea, che di$cende dallo $porto della Cimbia, & co$i è fornita la Ba$a Ionica.
Il Capitello Ionico $i forma à que$to modo. egli $i piglia la gro$$ezza della Colonna da piedi, & $e le da la dieciottaua parte, cio è $i diuide la gro$-
$ezza della Colonna in parti dieciotto, & $i fa di tutta la gro$$ezza, & di una di quelle parti la longhezza, è larghezza dell’abaco, di modo
che al Diametro della Colonna la lunghezza dell’ahaco, & larghezza $erà in proportione $e$quidecima ottaua. questa longhezza $i diuide in
due parti eguali, & d’una di e$$e $i fa l’altezza del Capitello con le $ue uolute, che $ono certe inuogli fatti ad imitatione de cincinni delle don-
ne. Tiramo adunque una linea della detta longhezza, et la$ciamo da i capi cadere à piombo una linea per capo dellaqual ci $eruiremo poɩ. Par-
tiremo la linea della longhezza in uenti parte, & ne piglieremo due & mezza, & quelle due & mezza partiremo per meta, che $erà una
& un quarto, & l’una metà riporteremo ad una te$ta della linea della longhezza, & nella parte di dentro $egneremo doue termɩna quella.
Gli Architraui Ionici $i $anno $econdo la grandezza, ò altezza delle colonne, accioche aggiugnendo$i à quelli tanto, quanto l’altezza puo leuare,
all’ occhio piu certa ne $egua la $ua mi$ura. Quanto adunque debbiano cre$cere Vitr. ce in$egna qui $otto, io ponero che la colonna $ia alta
quindeci piedi. Dico adunque $e la colonna $era alta quindici piedi, l’Architraue $era alto per la metà del Diametro della colonna da piedi,
la larghezza di$otto, quella, che $i po$a $opra il capitello, $era tanto quanto è la gro$$ezza della colonna di $opra, accioche $i po$a $ul uiuo, la
$ommita tanto, quanto la gro$$ezza di$otto, la Cima$a dell’ Architraue $i $a per la $ettima dell’ altezza dell’ Architraue, & $portar deue tan-
to, quanto e alta, & lo $porto $i mi$ura da quella linea, che cade erincontra nel rastremamento della colonna, il re$to oltra la Cima$a $i diui-
de in parti dodici, tre dellequali $i danno alla $a$cia di $otto, quattro à quella di mezzo, & cinque à quella di $opra. Oltra l’Architraue ua
il Zophoro, che noi chiamamo $regio. Greci co$i lo chiamano, perche era di $igurine tagliato, & portaua molte imagini, noi $reggio lo chia-
mamo, $imilm\~ete è come fregio, que$ti è un quarto meno alto dell’ Architraue mi$urando l’altezza dell’ Architraue con la $ua Cɩma$a, & que-
$ta altezza del $reggio $i $erua quando in e$$o non $i fanno tagli, perche intagliando$i, egli $i $a un quarto piu, accioche e$$endo maggiore, le $i-
Sopragli Acroteri ui uanno $igure, & gli Acroter{ij} angulari deono cominciare al dritto delle colonne, ma entrar tanto in entro quanto porta
laragione della ueduta, perche in alcune $abriche uanno piu, perche $ono ba$$e, in altre meno, perche $ono alte. L’e$$empio ène ilati d’un
Il Capitelio Corinthio $u pre$o da uno Architetto, (come dice Vitr. nel quarto) ilquale pa$$ando per uia in Corintho uide dal capo d’un monimento uno ce$to con una tegola $opra, & il ce$to e$$er abbracciato dalle $oglie dell’ Achanto, cioè dɩ branca ur$ina, che gli era nata $otto, que$to era un cesto pieno di alcune co$e dellequali $i dilettaua una uergine iui $epolta, & le $u po$to da una $ua nutrice, & coperto con una tegola ac- cioche non $i gua$ta$$e dall’ acque, parue allo Architetto gratio$a $orma, uedendo, & le $oglie, & iritorti, & il $iore di quell’ herba hauer adornato quel ce$to, però tras$eri quella $ormá nel capitello Corinthio, ino$tri chiamano campana quella parte, che è $otto le $oglie, che rappre$enta il ce$to nndo, hora $i dir à delle $ue mi$ure. E il Capitello Corinthio alto quanto il Diametro della Colonna, & $econdo Vitru. s’include l’abaco in que$ta altezza, ma in molte opere antiche l’abaco è di più, & in uero ha piu del $uelto.
La larghezza dell’ abaco, cioè il quadro e$$er deue tanto, che le linee, che pa$$ano dall’ un’ an-
Fatte, e compite que$te co$e $i poneranno le Ba$e ne iluoghi $uoi, & quelle à conueniente mi$ura in que$to modo $i fa ranno, cioè che la gro$$ezza del Orlo $ia per la metà della gro$$ezza della colonna, lo $porto dai Greci Ecphora no- minato la quarta parte, & co$i larga, & lunga $erà per una gro$$ezza, è mezza della colonna.
Vit. ce in$egna a porre le ba$e delle colonne, & uuole, che la Ba$a alta $ia, ò gro$$a come egli dice per la metà del Diametro della colonna, alcu- ni uogliono, che $ian colonne quadre dette Attiche da gli inuentori, l’altezza dellequali non è determinata, come $ono nel Amphitheatro di Ti- to, & Vit. dimo$tra euidentemente l’attica e$$er di$$erente dalla Dorica, dicendo nel quarto libro, che la porta Atticaua come la Dorica, & però altro è l’Attico, altro è il Dorico, $ia adunque la gro$$ezza, & altezza della Ba$a, la metà del diametro della Colonna, il quadro, & larghezza $ua $porti in $uori della gro$$ezza della Colonna un quarto per ogni uer$o, $iche $erà larga un Diametroe mezzo.
L’altezza della Ba$a s’ella $erà fatta al modo Attico $i partirà in que$to modo, che la parte di $opra $ia per un terzo della
gro$lezza della Colonna, il re$to $ia dell’orlo. Leuato uia l’orlo, il re$tante $ia diui$o in quattro parti, il ba$tone di$opra
Ma s’egli $i deue fare le Ba$e Ioniche la conuenienza delle mi$ure è que$ta, che la larghezza della Ba$a $ia per ogni uer $o tanto quanto è gro$$a la Colonna aggionta la quarta, & ottaua parte di detta gro$$ezza, ma l’altezza è come nel- le $oprapo$te fatte al modo Attico, co$i l’Orlo di e$$a. Ma il re$tante oltra l’Orlo, che $erà la terza parte della gro$$ez- za della colonna, diui$o $ia in parti $ette, & di tre di e$$e $ia il Ba$tone di $opra le altre quattro parti $iano egualmente diui$e, & d’una $i faccia il cauetto di $opra coni $uoi tondini, & con il $uo pianuzzo, detto $opraciglio. L’altra par- te per lo cauetto di $otto $ia la$ciata. Ma que$to cauetto di $otto ci parerà piu grande, perche gli e$tremi $uoi, ue- niranno $ino à gli e$tremi dell’orlo. I tondini $i deono fare, perla ottaua parte del cauetto, lo $porto della Ba$a per la ot taua, & $e$tadecima parte della gro$$ezza della colonna.
Le Ba$e Ioniche $ono alte, come le Attɩche: mail compartimento è diuer$o, perche hanno due cauetti, ò canaletti, & tra quelli due anelli, ò li$tel- li, Deue$i leggere nel Latino, ita & eius Plinthus, & qui $ermar$i, & s’ intende che l’altezza della Ba$a Ionica, è come l’Attica, cioè per la metà del Diametro della Colonna, & co$i l’Orlo, cioè l’Orlo della Ionica, $ia come l’Orlo dell’ Attica per la terza parte della gro$$ezza della colonna, dapoi quello che re$ta oltra l’Orlo $ia in $ette parti diui$o. Et quello che dice Vitr. che lo $porto della Ba$a $i deue $are per la Otta- ua, & $e$tadecima parte della gro$$ezza della colonna, $e intende à questo modo, che partita l’ altezza del cauetto in otto parti l’una $i da all’altezza d’un tondino, oltra di que$to la parte, che $porta in $uori della Ba$a $i $a à questo modo, che prima $i mi$ura la Ottaua parte del Diametro della Colonna, dapoi la $estadecima $imilmente di tutto il Diametro, & $i pone in$ieme l’ottaua, & la $e$tadecima, $i allunga da amendue le parti la linea dell’Orlo tanto quanto à quella mi$ura composta della ottaua, & $e$tadecima parte, che tanto $arebbe à dire parti il Diametro in parti $edici, cauane prima due, che $on l’ Ottaua parte, & poi una, che è la $e$tadecima, & raccogli in$ieme due, & un $anno tre, ditre adunque delle $edici parti del Diametro $i $a lo $porto della Ba$a, & questo è il uero $entimento di Vitr.
Fatte compitamente, & collocate le ba$e, egli $i deue porre à piombo le colonne di mezzo, che $ono nel Pronao cioè Antitempio, & quelle di dietro $imilmente à perpendicolo del mezzo centro. Ma le angulari, & quelle, che alle an gulari dirimpetto nelli lati del Tempio dalla de$tra, & dalla $ini$tra deono e$$er po$te, $i $ermeranno in modo, che le loro, parti che guardano al di dentro uer$o i pareti della cella, $iano dritee à piombo, ma le e$teriori $tiano (come s’è detto) della loro contrattura, perche à que$to modo le $igure della compo$itione del Tempio $eranno giu$tamente, & con ragione della contrattura fornite.
Quello che dice Vitr. è, che po$te le ba$e, $opra di e$$e $i deono porre le colonne, ma con di$$egno, & leggiadria. Delle colonne altre $ono nelle cantonate, altre $onotra quelle: Queste mediane $i ch@amano da Vit. quelle angulari, uuole Vitr. che le mezane $iano dritte à piombo nel lo- ro mezzo collocate, ma quelle de gli anguli $iano nella parte di dentro piane, & $enza ra$tremamento, & que$to for$e è $atto, perche $contri- no con gli anguli del parete della cella, & dicono que$ti o$$eruatori, che rie$cono bene alla ui$ta. Similmente ra$tremate non $ono quelle, che $ono appoggiate al parete dirimpeto alle angulari dico da i lati del parete, perche tanto que$te quanto quelle di dentro uia non hanno con- trattione, ma il loro lato interiore ua dritto à piombo, benche pare che Vit. per quelle che uanno dalla de$tra, & dalla $ini$tra nelli lati del tempio, intenda, che $i debbia porre $opra le cantonate due colonne una che $erua alla $ronte, l’ altra al lato del Tempio, ma que$to non $timo io che $ia, perche le mi$ure de i uani non ci $eruerebbono togliendo lo $patio di due colonne ad un lato del Tempio.
Po$ti i fu$ti delle colonne $eguita la ragione de i capitelli. Que$ti $e $eranno piumazzati, $ideono $ormar con que$te
Simmetrie, che quanto $erâ gro$$a la colonna da piedi aggiuntaui una dieciottaua parte del fu$to da ba$$o, tanto $ia
Sotto il tondino, ouero A$tragalo, che $i dica tre parti delle noue e mezza $i diano, il re$tante delle noue è mezza che $ono $ei, & mezza $i
da al Dado al Canale, & alla Gola, ò Cima$a, ma dell’ Abaco $e ne è detto però dice Vit. adempto Abaco, cioè leuatone l’Abaco, del qual hauemo
detto, che $e gli da una parte e mezza, il re$to $i da al Canale, & alla Cima$a del Dado, e ponendoui il Dado in quel conto, $tanno bene, &
non $i deono mutare, come uogliono alcuni dicendo, adempto Abaco, ma addito Abaco, $ei parti & mezza adunque $i comparteno al Dado,
al Canale, & alla Cima$a, una & mezza $e ne da al Dado, una allo A$tragalo, e Tondino, che tanto quanto la grandezza dell’ occhio, le al-
tre quattro$i danno alla Cima$a, & al Canale, itermini del Canale $ono dimo$trati dal primo giro della Voluta, lo $porto della Cima$a ò Go-
Le Cinte de i piumazzi habbiano del Dado que$to $porto, che po$to un piede della $e$tanel tetrante del Capitello, & allargato l’altro alla e$tremità della Cima$a raggirando$i tocchi l’e$treme parti delle cinte.
Que$ta è la terza conditione, che proua, che noi hauemo $atto bene il Capitello, & di $opra noi l’ hauemo ben dimo$trata, & que$to è un de bei pas$i di Vitr. ɩlqual non ci la$$a de$iderio d’ alcuna co$a, & però $eguitando dice.
Glias$i delle Volute e$$er non deono piu gros$i della grandezza dell’ occhio, & le Volute $iano tagliate in modo, che le
altezze habbiano la duodecima parte della loro larghezza. Que$te $eranno le Simmetrie de i capitelli di quelle Co-
lonne, che per la meno $eranno di piedi quindeci, & quelle altre, che $eranno di piu teneranno allo i$te$$o modo la
conuenienza delle lor mi$ure: Il Dado $era lungo, & largo quanto è gro$$a la colonna da ba$$o, aggiuntoui la nona
parte, accioche quanto meno la Colonna piu alta hauerà di ra$tremamento non meno di quelle il Capitello habbia
A$$e chiama egli quella parte, che è dalla gro$$ezza dell’ occhio occupata, come $e egli fu$$e un bastone, che pa$$a$$e per lo mezzo del piumazzo, et $opra e$$o $i rauolge, $i come a$$e è quella linea, che da polo à polo trappa$$ando per lo cètro $i stende. Que$te $ono le mi$ure di que capitelli, che uanno $opra colonne alte quindeci piedi. Ma $e $u$$ero piu alte $eranno alli capitelli loro date le iste$$e mi$ure, ueròè, che il Dado $era largo, & longo di piu della gro$$ezza della colonna per la nona parte, perche e$$endo la colonna maggiore, meno $irastrema di $opra, perche lo ae- re per la lontananza fa lo effetto.
Forniti i capitelli, & poi po$ti ne i $ommi fu$ti delle colonne non à dritto liuello, ma $egondo egual modulo, accioche
quella aggiunta che ne i piede$talli $erà $tata $atta ri$ponda ne i membri di $opra con la ragioneuole mi$ura de gli ar
_Voleua (come hauemo ueduto di $opra) Vit. che i Piede$talli u$ci$$ero oltra il Poggio, ma però che di tutti i membrelli del Piede$tallo ri$ponde$-_
_$ero i membrelli del poggio che piu adentro $i ritiraua, ilche con$iderando egli auuertiti cirende, che poniamo i capitelli di modo, che ri$pondi_
_no cõ le ri$alite loro à quelle giunte da ba$$o, accioche nell’architraue corri$pondino i membri con la loro ragioneuole mi$ura alle parti di$otto_
_come per la $igura dello impiè del Tempio P$eudodipteros $i dimo$tra._ Egli $i deue in que$to modo pigliar la ragione de gli archi-
traui che $e le colõone $erãno almeno da dodici $in quindici piedi l’altezza dello Architraue $ia per la metà della gro$-
$ezzadella colõna da piede. Se pa$$erà da quindici à uenti partita l’ altezza della colõna in parti tredici per una di e$$e
$erà l’altezza dello Architraue. Se piu oltre da uenti à uenticinque u$cirà la colonna, diuida$i l’altezza $ua in parti do
dici, e mezza, & diuna parte di quelle $ia $atto l’Architraue nell’altezza $ua. Se $erà da uenticinque à trenta di dodici
parti della colõna una $ia per l’altezza dello Architraue, & oltra di que$to $ecõdo la rata parte allo i$te$$o modo dalla
Hauendo io dichiarito di $opra tutto il pre$ente ordine, & la$ciando$i Vitr. molto bene intendere nel pre$ente luogo, io non pen$o, che bi$ogno, $ia dimorarui piu $opra, però $eguitando $i danno alcuni auuertimenti, & regole della Eurɩthmia.
Tutti i membri che andar deono $opra i capitelli delle Colonne, cioè Architraui, Freggi, Gocciolatoi, Timpani, Fa$ti- gi, Pila$trelli, tutti dico deono piegare in fuori per la duodecima parte cia$cuno della $ua fronte, accioche $tandò noi, à, dirimpetto alle fronti $e due linee all’occhio $i $tenderanno, & una tocchera la parte di $otto, & l’altra la parte di $opra d’alcuno di que membri, quella che tocchera la parte $uperiore $era piu longa, & co$i quanto piu longo il ue- dere della linea procede, nella parte di $opra, fara lo a$petto pɩu lontano, & che pieghi in dentro uer$o il muro, ma $e piegheranno come è $critto di $opra, all’hora ci pareranno alla ui$ta dritte à Perpendicolo.
Bella ragione di pro$pettiua è questa che Vitr. adduce nel pre$ente luogo, alla cui intelligenza bi$ogna prima porre la $ua intentione, come una
conclu$ione, dapoi prouarla, con la ragione della Pro$pettiua. Dice adunque, che ogni membro, che $opra i capitelli $i pone deue nella $ua
Le $canellature delle colonne e$$er deono uentiquattro, caua$e in que$to modo,
che po$ta la $quadra nel cauo della $cãnellatura, & raggirata tocche in modo,
con le $ue braccia dalla de$tra, & dalla $ini$tra gli anguli delle $trie, che la pun-
La $cannellatura della colonna è fatta ad imitatione delle falde delle uesti $e-
Io ho de$critto, quanto io ho potuto diligentemente in que- $to Libro le di$po$itioni dei Tempi Ionici, nel $eguente io e$ponero, quali $iano le proportioni de i Tempi Dorici, & Corinth{ij}.
Conclude Vitr. & dice quanto ba trattato $in bora, & dice bauer detto
con diligenza le ragioni de i Tempi lonici, & promette diuoler tratta-
HAVENDO io ò Imperatore auuertito, che molti la$ciato hanno precetti, & uolumi
di Commentari non ordinati, ma cominciati come particelle $membrate, degna, & uti
lis$ima co$a ho pen$ato prima il ridurre tutto il corpo di que$ta di$ciplina à perfetto
ordine, & poie$plicare in cia$cuno uolume le pre$critte, ecerte qualità delle maniere
partitamente. Nel primo uolume adunque ò Ce$are io ti ho dichiarito l’ufficio dello Ar
chitetto, & dimo$trato di che arti bi$ogna, che egliperito $ia. Nel $econdo io ho di$pu-
tato della copia della materia, che $i adopera nelle fabriche. Nel terzo delle di$po$itioni
de i $acri Tempi, & della uarietà delle loro maniere, quali, & quante forme s’habbia-
no, & delle di$tributioni, che $ono in cia$cuna maniera, & de i tre generi, che erano di
$ottilis$ime conditioni per le proportioni delle loro mi$ure, ho dimo$trato l’u$anze Io-
_PERCHE_ Vitr. non $accia nel Proemio del quarto, come nei Proemi de gli altri libri, di$correndo $opra alcuna
bella co$a, laragione (come io $timo) puo e$$er questa. La materia di que$to libro è continuata con la materia del pre-
cedente, però non bi$ognaua far altro Proemio, con digres$ione, & hi$toria come ha $atto ne gli altri; ma per che ha
$atto que$to poco? Prima per di$tinguer un libro dall’altro, dapoi per continuar la materɩa dimo$trando quello, che $in
hora egli ci ha in$egnato, & quello, che eglɩ ciè per in$egnare, & $e alcuno dice$$e non doueua egli $otto un libro com-
prender tutta la materia delle $abriche dedɩcate alla religione? io direɩ che per $uggir il tedio, che ci arreca la lunghez-
za delle co$e, egli ha uoluto dar modo al terzo libro, & ri$eruar$i nel quarto à dichiararci il restante, & per quella breuità, che egli
Nel terzo delle di$po$itioni de i Sacri tempi. _Quanto à gli a$petti delle $ronti, & de i lati al primo capo._
Et della uarietà delle loro maniere. _Quanto allo $patio delle colonne, del che ne $ono cinque $pecɩe, come $i uede al $econdo capo, nel_ _qual è compre$o ancho quello che qui dice Vitr._ Quali, & quante forme s’habbiano, & delle di$tributioni, che $ono in cia- $cuna maniera. _Quanto alla applicatione delle cinque $pecie, alle figure de gli a$petti, & ancho doue egli dice._
Et dei tre generi, che erano di $ottilis$ime qualità per le proportɩoni dei moduli, cioè Dorico, Ionico, & Corinthio.
Et in uero co$i ritrouo, & è nece$$ario riuolgere nella mente le co$e dette $opra le proportioni, & i componimenti di quelle, nel terzo libro,
& e$$ercitar$i nel ragionare $opra di e$$e, ricordando$i oltra di que$to della Eurithmia, che è il temperamento delle proportioni applicate al-
la materia, come la equità alle co$e di giustitia. Tratta adunque in que$to libro della Origine, & inuentione delle colonne, de i loro ornamen
L
Nel pre$ente capo tratta Vɩtr. delle origini, & inuentioni delle maniere delle colonne, della colonna Corinthia, & del capitello. Le regole delle
Corinthie $ono breuemente raccolte, la prima è che le colonne Corinthie no $ono dalle Ioniche di$$erenti di mi$ure, $aluo che nel capitello, im-
Perche in tutta l’Achaica, & il Pelopone$$o Doro $igliuolo di Helleno, & della Ninfa Optice hebbeil principato, &
Perche $empre $prezzaua quello, che egli$atto haueua, ne mai $i contentaua, & $empre poliua.
Pa$$ando appre$$o à quel monumento, auuertendo uide quel ce$to, & d’intorno la tenerezza na$cente delle $oglie, &
dilettato$i della maniera, & della nouità della forma fece à quella $imiglianza appre$$o i Corinth{ij} le colonne, & po-
Ricercherebbe un curio$o, che io citas$i in questo luogo l’auttorità di Plɩnio, di Pau$ania, & di Strabone, & d’altri authori, per e$ponere le hi-
storie, & le di$crittioni de i luoghi posti da Vitr. ma io credo à Vitr. per hora, & maggior negotio mi strigne, & dɩ maggɩore importan-
za, che narrare l’Historie, di$criuer i luoghi, & dipigner l’herbe. Grande occa$ione, & bella ci ha dato la natura, per $are che l’arte per-
$etta $u$$e, quando ella ci propo$e la forma del corpo humano, percioche con il numero, coni termini, & contorni, con il $ito, & collocatio-
ne delle parti in un $oggetto nobɩlis$imo ci diede e$$empio merauɩglio$o di $ingular bellezza, $ece chei corpi quantunque dis$imiglianti $u$$e-
ro, nientedimeno bellɩ, & ben $ormati, & uaghi cɩ pare$$ero, la onde molte bellezze nate $ono, percioche con il certo, & determinato nume-
ro delle parti, la natura congiun$e la corri$pondente grandezza con i termɩni $uoi, & niente la$ciò, che in luogo propio, & accommodato non
$u$$e perche $i trouano de i corpigentili è $uelti, che ci porgono diletto, trouan$i de gli altri, che $ono piu $odi, & maggiori, & però non ci
dɩ$piaceno, & $inalmente tra questi, & quelli molti altri belli $ono, & gratio$i, come che in ogni co$a $i trouail grande, ɩl picciolo, il medio-
Io ho e$po$to di $opra que$ta compo$itione a$$ai chiaramente, & dɩmo$tratela ɩn dɩ$$egno, uero è che $i ha auuertito appre$$o gli antichi che $itro ua il dado e$$er oltra la te$ta del capitello, ilche $or$e gli daua maggior $ueltezza.
Sono ancho le manieɩe de i capitelli, che alle mede$ime colonne s’impongono con diuer$i uocaboli nominate, dei qua
li ne le propieta delle mi$ure, ne la maniera delle colonne potemo nominare, ma cono$cemo, cheiuocaboli di
La maggior parte de i belli edi$ici antichi $ono di maniera compo$ta, & que$ta maniera è uaria, $econdo la diuer$ità delle proportioni, che $i com pongono in$ieme, però non ha nome propio, benche à di nostri $e le dia il nome d’ltaliana. Veggon$i tanti capitelli, con tanta dɩuer$ità di lauori, che non ci è numero, altri con $oglie d’Oliua, & $ono bellis$imi, altri hanno legature d’ammalɩ, altre di altre co$e $econdo la $anta$ia de cõpo$itori, che però deono e$$er garbati, & e$$ere ad imitation di qualche opera dinatura. Et di questa maniera $i dirà nel $ine del lɩbro.
P
Mirabile dottrina, & pratica di Archɩtettura ci in$egna Vɩt. nel pre$ente capo, percioche eglici rende conto di tutti gli adornamenti, & mem-
bri, che $opra le colonne $i mettono, dimo$trandoci chiar amente l’orɩgine, & la inuentione di quelli, dalche laragione di molti uocaboli nel pre
$ente luogo ci appare. Certo è (come $pe$$o ho detto) che dalla neces$ità alla magni$icenza del $abricare $ono glɩ arte$ici peruenuti. Lanatura
c’impo$e laneces$ità, ma l’animo grande acce$o dalla concorrenza cercò di auanzar $e $te$$o, $iche i primɩ $abricarono, come lor $atto ueniua,
& quanto il bi$ogno richiedeua, $ucce$$ero le conte$e d’auanzar$i l’un l’altro, ma però $i $ondauano le inuentioni, & gli accre$cɩmenti $opra
la imitatione di quelle co$e, che per loro natura doueuano e$$er tali però niuna co$a $ecero ne gli adornam\~eti, di che non ne pote$$ero pienamen
te rendere laragione dalla imitatione delle co$e $atte per neces$ità, ɩlche perche non $ia accaduto Vit. ce lo dimo$tra in que$to modo. Eleuato lo
edɩ$icio nella già dimo$trata $orma, dal $ondamento $in alla cɩma de i Pareti, colonne, e muri, bi$ognaua coprirlo, accicche per$ettamente $i ue
de$$e il $ine dell’opera, nel coperto era nece$$ario prouedere, che i paretɩ uniti$te$$ero, & legati in$ieme. & il coperto acconciamente $i ripo
$a$$e. La onde per hauer quanto s’è detto, e da $apere, che bi$ogna $ar tutto que$to lauoro di legname, che materiatio è detto da Vit. & cono$ce
Et co$i ogni co$a $i uedrà con$eruare, & il luogo, & la maniera, & la maniera, & l’ordine propio.
Hora tenendo$i à mente gli e$$etti di cia$cuna delle $opradette co$e potremo benis$imo $apere la origine de gli ornamenti, che nelle opere di pie- tra $ono $tati introdutti da i grandi Architetti, & con che ragione s’habbiano à fare, & per piu $acile facile intelligenzale figure $on queste.
Dalle dette co$e, & dall’opera di legname gli artifici, con le loro $culture, & nelle opre di pietra, & di Marmo de i $acri Tempi, imitato hanno le di$po$itionni, & hanno giudicato, ch’egli $ia da $eguitare quella loro inuentione, percioche gliantichi $abbri edificando in un certo luogo, hauendo co$i po$te le traui dalle parti di dentro de i pareti all’e$tre- me, che u$ciuano, & $portauano in fuori dal parete, compo$ero ancho quello, che fra traue è traue poner $i doueua, & ornarono con opre di legname gratio$amente quello, che $opra le cornici, & le $ommità $i poneua, & poi taglia- rono à piombo drittamente gli $porti de i trauicelli per quanto u$ciuano in fuori, ilche parendogli fenza garbo fi$$e ro $opra le te$te tagliate de i trauicelli nella fronte alcune tauolette formate nel modo, che hora $ono i Triglifi, & quelle dipin$ero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offende$$ero la ui$ta, & co$i nelle opere Do- richele diui$ioni de i trauicelli, coperti con la di$po$itione dei Trigli$i cominciarono hauer lo $patio po$to tra i tra- uicelli, & illetto delle trauature.
Hadetto Vitr. che $opra le colonne, & i pila$tri ua la trauatura, & $opra la trauatura il tetto, ò colmo, ba e$posto le parti, & le ragioni del
Dapoi altri $ono $tati, che in altre opere à piombo dritto dei triglifi faceuano $portarin fuori i cantieri, è piegare
i loro $porti, & allhora come dalla di$po$itione delle traui uennero i triglifi, co$i da gli $porti de i cantieri $otto i goc-
ciolatoi è $tata la ragione de i Mutuli ritrouata. Et co$i nelle opere di pietra, & di marmo $i formano $colpiti i mo-
dioni inchinati, ilche non è altro, che la imitatione de i cantieri, percioche di nece$$ita per lo cadimento dell’acque $i
fanno piegarin fuori, & però la ragione $i de i trigli$i, come de i modioni nelle opere doriche è $tata da quella imita-
tione ritrouata percioche non come alcuni errãdo hanno detto che i Triglifi $ono le imagini delle fine$tre, co$i puo
e$$er, percioche i Triglifi $i põgono ne glianguli, & contra i quadri delle colonne, ne i quai luoghi niuna ragion uuo
le, che $i facciano le fine$tre, percioche le giunture delle cantonate fi slegano ne gli edificn, $e in quelle $i lalcieranno
Le cantonate de gli Edɩfic{ij} deono e$$er fortis$ime, perche $ono come l’o$$a delle fabriche, la doue non poco errore e di colui, & non piccioldanno dell’edi$icio, $e il cantone $i apre con qualchc $oro, non è adunque buona l’opinione dɩ quelli, che uogliono i Triglɩfi, & le Metope rappre$en- tare le Finestre, perche oltra che laragione non con$ente, $eguiterebbe, che nelle opere Ioniche i Dentelli pote$$ero $imilmente rappre$en- tare i fori delle Fine$tre, ilche non puo e$$er come dice Vitruuio. & ce in$egna ad un tratto l’origine de i Dentelli nelle opere Ionɩche & dice.
Et di piu ancho $e doue hora $i fanno i Triglifi, iui $erà giudicato che $iano $tati gli $pac{ij} de i lumi, per la i$te$$a ragio-
ne ci può parere, che nelle opere Ioniche i Dentelli habbiano occupato il luogo dellc Fine$tre, percioche amendue
gli $pat{ij}, che $ono, & tra i Dentelli, & tra i Trigli$i, Metope detti $ono, perchei Greci chiamano Ope i letti delle
traui, & de gli A$$eri, come i no$tri i chiamano caui Colombari, & co$i lo $patio delle traui po$to tra due Ope, ap-
pre$$o i Greci Metopa è nominato, in modo, che $i come per auanti nelle opere Doriche è $tata rittrouata la ragio-
Adunque nelle opere Ioniche i Dentelli rendono la $imiglianza de gli $porti de gli A$$eri, & perche gli A$$eri $ono $opra i Cantieri, pero i Den- telli $ono $oprai Modioni, que$to è $tato o$$eruato da i Greci. Similmente egli è un’altro auuertimento $ondato $opra laregola, che dalle ue- re u$anze di natura $i deono prender gli adornamenti dell’arte, e questo auuertimento è po$to da Vitr. qui $otto.
Etancho gli antichi non laudarono mai, ne commendarono, che ne gli Fronti$pici $i haue$$e à fare i Modioni, ò uero i
dentelli, ma $olamente le corone $chiette, perche ne i cantieri, ne gli A$$eri uanno contra le fronti de i Fa$tigi, ne
Ogni co$a di $opra detta à me facile, & i$pedita $i mo$tra, ma poco da molti Architetti $i è con$iderato quello, che Vitr. dice, cioe che noi non do-
uemo far co$a, che non habbia del ueri$imile, ne rappre$entare imagine alcuna che dal uero non habbia principio, & che cadendo in di$putatio-
ne nõ $i habbia donde ricorrere, per $o$tentarla. Vitr. adunque bia$imaper opinione de gli antichi i dentelli, ò modioni $atti ne glɩ fronte$picÿ,
che di $opra $i ba fatto mentione di tetti, pareti, è$ine$tre, io dirò alcune co$e pertinenti à que$ta materia, $e ben altroue po$$a e$$er il luogo
$uo. Cerca il parete ci $ono alcune regole, & prima egli $i deue auuertɩre, che $opra longo, & continuato ordine di apriture $enza contrafor-
te non è $icuro porre longo, & continuato parete. Dapoi e$$er deue il muro tant’alto, quanto l’altezza delle colonne col capitello, è tanto gro$-
$o, quanto la colonna da ba$$o, è $pecialmente doue $ono i pɩla$tri, peroche que$ti $enza dubio e$$er deono della gro$$ezza delle colonne. Il muro
della città è lodato di pietra quadrata, et grande, ouero di pɩetra grande, & incerta, & posta in modo, che dia à chi la mira un certo horrore, è
$pauento, aggiugnendoui(come s’é detto nel pruno libro)un’alta fo$$a, et larga, l’ornamento del muro $ia il cordone prominente, & la $ua cro$ta
di pietra a$pra, & $euera, che ru$tica direi, comme$$a in modo, che non mo$tri grande apriture, u$auano gli antichɩ una regola di piombo, che $i
piegaua, & torceua per tentare ɩl letto, doue $i haueuano à porre i $a{$s}igrandi non lauorati, accioche meglio $i accommoda$$ero, & i muratori
ALCVNI de gli antichi Architetti negato hanno e$$er commoda co$a fabricare i Tempialla Do-
rica, adducendo che le Simmetrie fu$$ero in quella di$conueneuoli, & mendo$e, & pero Tharthe-
$io. Pitheo, & Hermogene $imilmente lo negarono. Perche Hermogene hauendo apparecchiata
la materia per far l’opera di maniera Dorica, cangio quella, & della $te$$a fece un Tempio alla Io-
Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico, egli ci propone una difficulta de gli antichi Architetti, accioche noi stiamo piu auuertiti.
Bia$imauano alcuni la mi$ura, è compartimento Dorico nel fabricar de i Tempi, non perche la forma non baue$$e del grande, ò che l’opera di-
$piace$$e, ma perche nontornaua bene il compartimento de i Triglifi, & delle Metope. Noi bauemo ueduto di $opra, che i Triglifi ri$pondo-
no allc te$te delle traui, & che le Metope ri$pondono à gli $patÿ, che $ono da una traue all’altra detti intertignia nella parte di fuori, ma nella
parte di dentro, & le traui, è gli $patÿ $i chiamano lacunaria. Se adunque ɩ Triglifi rappre$entano le teste delle traui, & le Metope gli $pa-
t{ij}, ne $egue che e$$endo impedito il partimento de i Triglifi, & delle Metope impedita $ia ancho laragione delle trauamenta, & del loro orna
mento di dentro. Ma come $ia impedita la di$tributione de i Triglifi egli $i uede, perche è nece$$ario che lo Trigli$o $ia giu$to per mezzo la
quadra della colonna, & la Me opa $ia tanto alta quanto longa, ma gli antichi non auuertendo à quello, che era per gli Trigli$i, & per le Me
toper rappre$entato, poneuano $opra le e$treme parti delle colonne angulari, & non $ul uiuo i Triglifi, dalche ne na$ceua che le Metope ap-
pre$$o que Triglifi, non ueniuano quadre giu$te, ma alquanto piu longe de i Triglifi, cioe per la meta della loro larghezza, & questo auueni-
Ma noi come richiede l’ordine e$ponemo in quel modo, che da i no$tri precettori hauemo, accioche $e alcuno ponen- do mente, à que$te ragioni uorrà in que$to modo cominciare, egli habbia le proportioni e$pedite, & manife$te, con lequali egli po$$a bene, & $enza diffetto alla Dorica fabricare e finire i Tempi de gli Dei.
Vitr. ci promette di douer dare il modo, & le mi$ure dɩ fabricare alla Dorica $enza difetto. Et $i come nella maniera Ionica egli ci ba dati i precetti
La fronte del Tempio Dorico nel luogo doue s’hanno à porre le colonne douendo e$$er di quattro colonne diui$a $ia in parti uenti$ette, ma $e di $ei in parti 42.
Di que$te parti una $erà il modulo, che Grecamente Embatis è detto, & quello , perla cui con$titutione di$correndo, e ragionando $i fanno i compartimenti d’ogni opera, la gro$$ezza delle colonne $erà di due moduli, l’altezza del ca pitello di quattordici.
In que$to luogo $i deue por mente, che $e bene Vitr. ha detto che la maniera Dia$tilos ha i uani di tre gro$$ezze di colonne , non però nella distri butione pre$ente cadono tre gro$$ezze di Colonne, madue, & tre quarti, però auuertir douemo, che quando Vitr. nel terzo libro parla di que$tɩ uani tra colonna è colonna, in tutte le forme ò di $pe$$e, ò di larghe, ò di piu libere distanze egli u$a que$ti termini.
Puo e$$er, $i puo porre, potemo trammettere.
Et non dice $i deue porre, douemo trammettere. ò deue e$$er lo $patio di tante gro$$ezze, perche non ci commanda, perche non da termine cer-
Perche fare li deono gli $pat{ij} de gl’intercolunni di due colonne, & un quarto.
Et però non è nece$$ario, che apunto uengbino tre Diametri tra colonna è colonna in que$ta forma Dia$tilos , come apertamente $i uede in que- $ta di$tributione de i Triglifi. Dapoi è da auuertire, che $u gli anguli uengono mezze Metope, ma non di fatto mezze, perche Vitr. dice Se mumetopia e$$er di mezzo Modulo in larghezza; & mezzo Modulo, e un terzo di Metopa , & però $i dice mezza Metopa al modo che $i dice Semituono, ò Semiuocale, non che $ia mezzo tuono à punto, ò mezza Vocale, ma perche è una co$a tra gli e$tremi.
Da questa intelligenza ne na$ce, che la fronte di quattro colonne ba da e$$er dɩui$a in uenti $ette parti, & non in uenti $ette, e mezza, & co$i
la fronte di $ei colonne e$$er deue diui$a in parti quaranta due , come à chi ben con$idera è manifesto, con la i$te$$a ragione $i potrebbe rego-
lare la $accɩata di otto, & di dieci colonne, & qui $otto noi poneremo que$ta diui$ione con i nudi Triglifi, & gli $pat{ij} delle colonne, mache
Vɩtru. intenda mezze Metope non à punto mezze, ma meno $i puo prouare , perche di $otto egli u$a Semitriglifo , dicendo che $opra gli
La gro$$ezza del Capitello d’un modulo, la larghezza di due, & della $e$ta parte.
Rie$ce meglio della quinta parte (come bo detto) il resto è facile per la dichiaratione fatta di$opra nel terzo libro.
Diuida$i la gro$$ezza del Capitello in tre partɩ d’una dellequali $i faccia l’Abaco con la Cima$a, ò Gola, dell’altra il uuouolo con gli anelli, della terza il fregio, fin al Collarino. Sia poi contratta, & ra$tremata la colonna , $i come nel terzo libro è $tato nelle Ioniche dimo$trato . L’altezza dello Architraue $ia d’un modulo con la li$ta , & con le goccie. La li$ta $ia per la $ettima parte del modulo. La longhezza delle goccie $otto la li$ta per mezzo i Triglifi alta con la regola $ia innanzi pendente, per la $e$ta parte d’un modulo, & co$i la larghezza dello Architraue dal ba$$o ri- $ponda al fregio della colonna di $opra.
Cioè il piano dello Architraue, che guarda al ba$$o non $ia piu largo di quella, che è quella parte che $i contragge al Collarino della Colonna, che tanto è quanto la colonna di $opra rastremata .
Ma $opra l’Architraue deon$i porrei Triglifi con le $ue Metope alti un modulo & mezzo, larghi nella fronte un mo-
dulo, co$i diui$i, che nelle colonne angulari, & nelle di mezzo po$ti $iano contra il mezzo de i Tetranti, & tra gli
altri intercolunni due, ma in quelli di mezzo dinanzi, & di dietro il Tempio tre, & à que$to modo $enza impedi-
mento allargati gli $pat{ij} di mezzo $erà commoda l’entrata à i $imulacri de i Dei. Parti$ca$i poi la larghezza de i Tri-
glifi in parti $ei, dellequali cinque nel mezzo $iano, ma due mezze dalla de$tra, & dalla $ine$tra $iano di$segnate,
& con una regula nel mezzo $ia formato il piano, che femur latinamente, & Miros da Greci è detto, longo quel
la regola con la punta della $quadra $ian trauolti i mezzi canaletti. Po$ti in que$to modo i Triglifi, $iano le Metope
che uanno tra i Triglifi tanto alte, quanto longhe, & appre$$o di $opra le cantonate $iano le mezze Metope impre$$e
per la metà d’un Modulo, perche co$i facendo$i auuerrà, che tutti i diffetti, & errori $i delle Metope, come de gli In-
tercolunni, & delle trauature, e$$endo$i fatti i compartimenti giu$ti $eranno emendati. I Capitelli de i Triglifi $i han
Tutto il re$tante delle parti come $ono i Timpani , le Gole dette Sime, i gocciolatoi $i faranno, come nel Ionico $crit- to hauemo. Et que$ta ragione $i troua nelle opere Dia$tile nominate.
Nel terzo libro io ho formato tutto l’ordine Dorico $econdo le regole di Vitr. ne altro è da dirui $opra per hora.
Ma $e l’opera $arà da far di $pe$$e colonne; & che habbia un Triglifo $olo tra lo $pacio di e$$e partiras$i la fronte douen-
do e$ler di quattro colonne in parti diecinoue, & mezza, dellequali una $i piglia per modulo, alla cui mi$ura (co-
me s’è $critto di$opra) $on tutte l’opre compartite: co$i $opra in cia$cuna parte dello Architraue poner $i deue due
Metope, & un Triglifo, ma nelle cantonate non piu di mezzo Triglifo. Appre$$o le dette co$e s’aggiugne que$ta,
che lo $pacio di mezzo $otto il Fronti$picio $arà da e$$er formato con due Triglɩfi, & tre Metope, accioche lo in-
tercolunnɩo piu ampio $ia, & piu $pacio$o, & commodo à quelli che uorranno entrar nel Tempio, & lo a$petto
Bi$ogna $cannellare le Colonne con uenti $cannellature, quelle $e piane $eranno hauer deono uenti anguli, ma $e $a-
ranno cauate, $i farannoin que$to modo, che quanto $erà lo $patio d’una $cannellatura $i habbia à formare un
quadrato di lati, eguali, & quello $patio $ia uno de ilati, nel mezzo poi del quadrato $i ha da porre il piede della $e-
$ta, & raggirare intorno la circonfereza, che tocche glian-
La figura delle $cannellature delle Colonne Doriche è qui po$ta, ne hora ci re-
$ta altro, che hauendo Vitr. fin qui in$egnatoci con ogni diligenza le mifu-
re, et proportioni di tutte le parti esteriori de i Tempi, cominciando dal pie
de fin alla cima, & hauendo il tutto mi$urato $econdo le tre maniere del fa
bricare, $enza la$ciar parte, ne membro, ne ornamento, che $i conuegna,
non ui re$ta altro dico, che entrar in chie$a, & ricono$cere i comparti-
menti di dentro, fermando$i al quanto nella entrata detta pronao, cioè An-
Ma poi che la forma e$teriore de i compartimenti & Corinth{ij}, & Dorici, & Ionici è $tata de$critta, egli è nece$$ario che di- chiariamo la di$tributione delle parti interiori delle celle, & di quelle, che $ono inanzi à i tempi.
E dopo que$ta prome$$a egli la e$equi$$e nel $eguente capo dicendo.
LA longhezza del Tempio $i comparte in modo, che la larghezza $ia la metà della longhezza, ma la cella $ia la quarta parte piu longa di quello, che è la larghezza con quel parete , nel qual $eranno po$te le porte, le altre tre parti del pronao, ò Antitempio corrino uer$o le ante de i pareti; lequal ante deono e$$er della gro$$ezza delle colonne. Ma $e il Tempio $erà di larghezza maggiore di uen ti piedi porre $i deono due colonne tra due ante, l’officio dellequali è $eparare lo $pacio delle ale & del pronao.
Io $timo che’l pre$ente luogo $ia difficile, & $e non ci $u$$e qualche o$$eruatione de gli antichi tempi for$e bi$ognerebbe indouinare, però hauendo
E$$aminamo le parole di Vitr. il titolo del capo è que$to.
Della di$tributione interiore de le Celle, & del Pronao.
Adunque Vitr. ci mostra come $i habbia à compartir la Cella, & ancho quella parte, che ui ua dinanzi, adunque altro è Tempio, altro Cella, al- tro Portico, altro Pronao. Il Tempio è il tutto, la Cella è la parte rinchiu$a, e cɩnta de Parete, il Portico è il Colonnato, che ua d’intorno, Pronao è quella parte che è dinanzi la Cella, che da i lati ha due ale di parete continuati alli Pareti da ɩ lati della Cella, nel fine delle quali $o- no le ante, dice adunque Vitr.
La longhezza del Tempio $i comparte in modo, che la larghezza $ia la metà della longhezza.
Cioe tutto il Tempio con la Cella, & Colonnato ò Portico, ha in proportione doppia la longhezza, alla larghezza, & que$to è uero nelle fronti di quattro Colonne, ma doue ui ua Portico non ri$ponde à punto, percioche glɩ intercolunni di mezzo nelle fronti $ono maggiori che gli altri, & gli $pat{ij} $ono regolati, ma ci manca poco.
La Cella $ia per la quarta parte piu longa di quello che è la larghezza.
Cioe parti la larghezza del Tempio in quattro parti, & fa la longhezza della Cella d’una parte piu che $eran cinque, qui ciauanzano tre par- ti, liquali ne i Tetra$tili d’ogni a$petto in ogni genere, & in ogni $pecie $i danno al Pronao $olo quando non uie Postico, ouero $i danno al Pro- nao, & al Po$tico quando ci $ono. Que$to compartimento rie$ce ne i Tetrastili à punto, ma non co$i nelle altre $pecɩe, dice adunque.
La Cella $ia per la quarta parte piu lunga di quello che è la larghezza.
Et comprende nella longhezza della Cella, ancho la gro$$ezza de muri , dicendo.
Con quel Parete , nel qual $tate $eranno collocate le porte.
Cioe ɩl Parete neila $ronte della Cella, perche in quello $ono le aprɩture delle porte.
Le altre tre parti della entrata dinanzi detta Pronao, ò Antitempio $i deono e$tendere inanzi fin à i pila$tri de Pareti, iquali pila$tri hauer deono la gro$$ezza delle Colonne.
Ecco, che egli fa le Ale dette Pteromata, lequali fanno il Pronao, $e cinque parti uanno nella longhezza della Cella, & $e il Tempio è longo il doppio della larghezza $ua, & $e una dɩ quelle cinque e un quarto della larghezza del Tempio. Seguita, che la longhezza $ia di otto par- ti, dellequali trattone cinque per la longhezza della Cella, ne re$tan tre per l’Antitempio, ma le ale di e$$o meglio è che ne habbian due la$cian do la fronte in colonne, terminano quelle ale in pila$tri, i quali come ho detto e$$er deono della gro$$ezza delle colonne, & perche queste ale po$$ono e$$er molto di$tanti, pero dice Vitr.
Et $e il Tempio $erà di larghezza piu di piedi uenti trapponga$i tra i due pila$tri due colonne, che parti$chino lo $pa- cio dell’ala, & dello Antitempio.
Ecco quella parola (Ala) che in Greco è detta Pteroma $igni$ica quel muro, che da i lati abbraccia l’Antitempio, & lo diuide è $epara & in que$ta $ignificatione. Nel X V I I. Libro della Co$mographia Stradbone piglia quella parola Pteron.
Etancho i tre intercolumni, che $eranno tra i pila$tri, & le colonne $iano, interchiu$i con pozzi di Marmo, ò uero di
Non $olamente po$$ono e$$er tre iutercolumni tra que pila$tri, ma ancho cinque, come ne gli a$petti di dieci colonne, que$ti intercolumni in tutti glɩaltri a$petti $ono tre, percioche non $i mette à conto il Portico $emplice, ò doppio che $ia. Tra questi adunqne $i poneuano alcuni $eragli ò di Marmo, ò di legno non piu alti di quello, che $arebbe il poggio s’egli ui anda$$e, la cella haueua le $ue porte ordinarɩe, & il $uo parete alto, che la chiudeua, ma l’Antitempio haueua le $ue entrate per glɩ intercolumni tra i pila$tri delle ale.
Ma $e la larghezza della Fronte $era maggiore di piedi quaranta, egli $i deue porre altre colonne dalla parte di dentro all incontro di quelle, che trappo$te $eranno tra i pila$tri, & $iano di quella altezza, che $ono le e$teriori nella fronte.
Puo auuenire che lo Antitempio $ia molto largo in fronte, & che ancho occupa grande $patio, come nelle opere di dieci colonne, & ancho in quel
le di otto, & di $ei, pero nello $patio di dentro dello Antitempio $i puo & deue porre delle colonne per $o$tenimento, lequali ri$pondino alle
colonne della fronte, & $iano di quella i$te$$a altezza, che stia bene, ma quando lo $patio non $u$$e molto grãde par molto buono la$ciare
Grande autorità porgeua l’Antitempio, percioche con piu uenerationi s’entraua nel Tempio entrando prima in uno andito, & non uenendo co$i pre$to al luogo della adoratione.
Ma le gro$$ezze di quelle $iano a$$ottigliate con que$te ragioni, che $e quelle fronti $eranno per otto parti, que$te $ia- no di noue, ma $e quelle di noue ò di dieci que$te $iano per la rata parte.
Vuole Vitr. che le colonne poste $otto ò dentro dello Antitempio $iano alte tanto, quanto $ono quelle delle fronti, ma non uuole, che $iano co$i gro$- Te, laragione è dallo i$te$$o dimo$trata.
Perche $e nello aere rinchiu$o alcune $eranno a$$ottigliate non $i potranno di$cernere, ma $e pareranno piu $ottili. Bifo
Hauendo Vitr. dɩchiarito quanto alte e$$er deono le colonne interiori dell’Antitempio, egli ci mo$tra le ragioni delle loro gro$$ezze, & uuole,
che quelle $iano piu $ottɩli, che le e$teriori. Laragione è in pronto, perche ($i come di $opra nel Terzo Libro) egli uuole, che le colonne an-
gulari $iano piu gro$$e, che quelle di mezzo, perche l’aere leua della uista di quelle co$i commenda ɩn que$to luogo, che le colonne interiori $ia-
no piu $ottɩli delle e$teriori, percioche con ragione $i pareggier anno que$te à quelle leuando l’aere dalle e$teriori, quello che la ragione toglie
dalle interiori, ne $olamente l’a$$ottigliar le colonne di dentro un ottauo, ò uer un nono $econdo la rata parte fa que$lo e$$etto di pareggiarle, ò
farle parer pari alle colonne di fuori, ma ancho il numero delle $cannellature fa parer pari una co$a piu $ottile ad una piu gro$$a : percioche
quanto piu $cannellature $ono, tanto la colonna pare piu gro$$a, perche l’occhio no$tro ha piu da $patiare allbora, quando $ono piu termini,
& maggiori nella co$a ueduta, che quando ne $ono meno, & minori, & hauendo piu da $patiare la co$a piu grande $i dimostra , pcrò quella
colonna, che hauera piu $cannellature ci parer à maggiore, che quella che ne hauerà meno, hauendo la colonna, che tiene piu $cannellature, piu
termini, che quella, che ne ha meno, come $i uede rauolgendo un filo d’intorno l’una, & l’altra, perche piu filo $i con$umer à nella piu $can-
Fare bi$ogna la gro$$ezza de i muri della cella per la rata parte della grandezza, pure che i pila$tri di quelli eguali $iano
alle gro$lezze delle colonne, Et $e i mnri $eranno ordinatamente fatti $iano murati con minutis$imi cementi.
Ma di Quadrato $a$$o , ò uero di Marmo s’hanno à fare, faccian$i con puri, & molto piccioli quadretti, percioche le
pietre di mezzo, che contengono i cor$i, & rincalzi di mezzo hanno piu ferma la perfettione dell’opera, & co$i
I pila$tri, ò, ante $empre $eranno delle gro$$ezze delle colonne, ma i pareti al quanto minori, & $econdo, che porta la ragion delPopera, & il rifpetto del carico. It muro puo e$$er di minutis$imi cementi, & ancho di $a$$o quadrato grande, è picciolo, rozzo è polito, ma $iloda per la dɩlettatione, che i quadrɩ $iano piccɩoli, perche la moltitudine delle bugne, & delle prominenze è rilieui, come $i uede nelle opere ru$tiche, da gran dilettatione.
TEMPI dei Dei immortali fabricar $i deono in modo, che guardino uer$o quelle parti del Cie-
lo, che $ɩ cõuiene, che $e ragione alcunna nõ impedira, & libero $erà il potere, la $tatua, che $erà po$ta
Tratta del Decoro, che per stanza $i o{$s}erua, dilche $e n’è detto nel Primo Libro. Guardino adunque le fronti de i Tempi uer$o Ponentė, di qui
VESTE $ono le ragioni delle porte, & delle loro erte, ò pila$tri, che dinanzi à quelle $i $anno.
Prima, che ad altro $i uegni, parmi nece$$ario dichiarire alcuni uocaboli o$curi, che $ono posti da Vitr. & $ono questi. Antepagmentum, Thyro-
mata, Atticurgis, Hypothiron, Lacunare, Supercilium, Cimatium Le$bium, & Doricum. A $tragalus Le$bius, Sima Scalptura, Crepidines.
A dunque A ntepagmentum da noi è detta l’ Erta delle porte, cioe quelle pietre che stanno dritte da una banda, & dall’altra delle porte, ma io
Ma $e lc porte alla Ionica $i $aranno, $ia il lume alto come nella maniera Dorica. la larghezza non co$i, ma diui$a l’altezza in parti due,
e mezza, di quelle una $i darà al lume da ba$$o, la larghezza della contrattura come nelle Doriche, la gro$$ezza delle erte per l’al-
tezza del lume ne la $ronte la quartadecima parte: la cima$a dique$ta per la $e$ta parte della gro$lezza, il re$to oltra la cima$a $ia diui-
$o in dodici parti, di tre dellequali $i $a la prima corfa con il $uo $u$aiuolo, ò a$tragalo, la $econda di quattro, la terza di cinque. & que-
$te cor$e con i loro a$tragali uadino intorno intorno, Il $opralimitare ò frontale, e$$er deue compo$to al modo, che è compo$to il $o-
pralimitar Dorico. Le men$ole ò cartelle dette Prothirides, $colpite dalla de$tra, & dalla $ini$tra pendino lontane alliuello del da ba$$o
del $opraciglio oltra la $oglia. Que$ti habbiano nella $ronte una delle tre parti delle erte, & $ino dal ba$$o la quarta parte piu $otti
Vitr. ragiona in questo luogo del componimento della porta Ionica, & $i la$cia intendere. Cor$a è la $a$cia delle impo$te ò antepagmenti, la prima cor$a è la piu uicina al lume. Ancones $ono certe me$ole dalle bande delle porte à $imiglianza della lettera S. che con i loro capi ne i rittorti delle uolute $e intricano, & $ono dette Prothirides in Greco, qua$i antiportali, pendono dal di$$otto della cornice longo le erte à piombo dal ba$$o del $opraciglio, oltra la $oglia, come $i uede nella $igura, ne qui ancho $i deue credere, che la porta lonica habbia la cornice, come la Dorica à liuello de i capitelli, perche Vɩtr. non lo dice, & co$i l’oppo$itione del Fɩlandro ua giu.
Le porte à que$to modo $ono da e$$er po$te in$ieme, che i $u$ti de i cardini $iano longhi la duodecima parte dell’altezza del lume, i tim-
pani, ò quadri delle porte, che $ono tra i fu$ti delle dodici parti ne ritt\~egono tre, le de$tributioni de gli orli, che impagine $i chiamano
co$i $i faranno, che partite l’altezze in cinque parti, due $i diano à quegli di $opra, & tre à quelli di $otto, Sopra il mezzo mezzi orli
po$ti $iano, & de gli altri alcuni riguardino ɩl di $opra, altri il di $otto, la larghezza dell’orlo $ia per la terza parte del quadro, la golet-
Detto ha Vitr. delle porte inquanto à quello, che $i $a di $opra, di $otto, & dalle bande di marmi, ò di pietre, hora tratta dell’opera, che ua di legname, o ue-
rò di metallo, che ancho di metallo ne $aceuan gli antichi. Noi dɩchiariremo alcuni uocaboli per $are la intell>genza di Vitr. piu e$pedita. Ianua non è altro,
che il primo adito, & la prima entrata del tempio detta da Iano, à cui con$ecrato era ogni cominciamento, il resto communemente $i chiamaua ho$tia, cioe porte,
prendo$i come $i uoglia, ò uer$o la parte interiore, ò uer$o la e$teriore, ò rauolgendo$i, comes’ u$a, i Greci le chiamarono Thyras, la onde il uono $i chiama hypothy
ron, i lati delle porte $i dicono Ante, ò Para$tade, et dalle Ante gli adornam\~eti $on dettɩ Antepagmenta: Fanno differenza i latini tra que$ti nomi Ianua è porta, per
che uogliono, che porta $ia propiamente quella della città & delle $ortezze, ma Ianua d’altri edi$ic{ij}. Con$ondono i nomi poi, & hanno per lo i$te$$o Ianua, & O-
$tium. Po$ticum è la porta di dietro detta da Greci P$eudothyron, qua$i $al$a porta. Antɩcum è la porta dinanzi. Le porte di legno, & gli adornamenti $uoi co$i
$i $anno, i $u$ti che entrano ne i cancani nominati da Vitr. $capi cardinales, $i deono $are in que$to modo, che prima $appiamo l’altezza del uano, ò lume della por-
_Ma $e le porte $eranno in $e ripiegate, & ualuatc (come dicono) le loro altezze $eranno come le $opradcette. Cioè come le Doriche Ma nella_ _larghezza $i aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza della porta, ma $e ella $erà di quattro fori $i aggiugnerà ancho l’al-_ _tezza._ Que$te $ono le porte Ioniche, cioè quelle porte, che $i aprono, & $ono di piu pezzi, & $i aprono pur in entro, & perche la porta Ionica e piu largha che la Dorica, però dice Vitr. Ma nella larghezza $i aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza della porta. & perche le porte Attiche erano, ancho piu larghe, come quelle, che $i ripiegauano in piu $usti, però à que$te ancho $e le da maggior altezza, & però Vitr. dice, Ma $e elle $eran di quattro $ori egli $i aggiugner à ancho l’ altezza.
Le porte fatte al modo Attico $i faranno con quelle ragioni, che $i fanno le Doriche, Oltra di ciò le cor$e, ò fa$cie $otto le golette uan- no à torno l’erte, lequali $i hanno à compartire in que$to modo, che nelle erte, oltra la gola di $ette parti nehabbian due.
Ecco qui la mi$ura delle porte, cioe di quel che sta $ermo, $eguitan gli ornamenti ò porte che $i mouono.
Et gli ornamenti di e$$e porte non $i fanno à gelo$ie, ma di due fori, ma ualuate, & hanno le apriture nelle parti e$teriori.
Io ho l’ autorit à d’alcuni antichi te$ti, che dice non cero$trota, ma clatrata. clatra è il lauoro $atto à gelo$ia, $i trouano porte $atte à que$to modo, che $i puo per e$$e uedere nella parte interiore, $ono come $errate, pare, che parli de lle corinthie, le chiu$e dellequali nõ $i $anno à gelo$ie, ne di due $usti ò pezzi, ma per la loro lar- ghezza $i $anno ualuate cioè di piu $ori e che $i riuolgono in $e, & s’aprono nella parte e$teriore. & co$i conclude. _Io ho e$po$to quanto ho potuto co_ _me, & con quai ragioni $i hanno à fare i tempi nelle maniere Doriche, Ioniche, & Corinthie. Come de legitime u$anze tratte $ono._ _Hora dirò delle di$po$itioni Tho$cane, come $i habbiano ad ordinare._ Qui $eguitano le $igure delle porte & prima della Dorica con la $ua Sa- coma, & ornamenti poi della Ionica $imilmente, & in $ine dell’ Attica, & tutte hanno & gli adornam\~eti et le $acome, & le lettere che dimo$trano le lor parti, mi- nutamente, & que$to è $atto con diligenza, perche la pre$ente materia è di$$icile.
L luogo nelquale $i deue $abricare il tempio quando hauerà $ei parti di longhegza leuandone una,
$i dia il re$tante alla larghezza. Ma la lunghezza in due parti $i diuida, & quella parte, che $erà di
dentro $ia di$$egnata per gli $pacij delle celle, ma la uicina alla fronte $ia lafciata per porui ordinata
mente le colonne, $imilmente diuiderai la larghezza in parti dieci, di que$te tre ne darai allo $pacio
delle celle minori, che $ono dalla de$tra, & dalla $ini$tra, ouero le la$cierai doue e$$er deono le ali, ma
le altre quattro $i diano al mezzo del tempio. Lo $pacio dinanzi le celle nello antitempio co$i di$le-
gnato $ia per le colonne, che quelle de gli anguli $iano dirimpetto à ɩ pila$tri nelle ultime parti de i pareti, ma le due
di mezzo, che $ono dirimpetto à i pareti, che $ono tra i pila$tri, & il mezzo del tempio $iano co$i di$tribuite, che tra i
Qui Vitr. tratta delle ragioni delle opere Tho$cane, hauendo$i $pedito delle opere de Greci, prima, che io e$pona quanto apartiene alla intelligen-
za del pre$ente luogo, dɩrò alcune co$e conuenienti à tutte le ragɩoni deli’opere $opradette, benche altr oue ne habbiamo detto. Prima io dico
che l’opera Dorica, è piu atta à $o$tentar i pe$i, appre$$o è la T bo$cana, $opra la Dorica nel jecondo ordɩne $ta la Ionica, & nel terzo la Co-
rinthia come piu ornata, & dilicata ad imitatɩone de gli alberi $atti dalla natura nel piede rozzi, n@ll’a$cend@r piu $ottilɩ, nella $ommɩt à piu
adorni; però $i uede in molti edɩ$ic{ij} l’ordine ba$$o e$$er il Dorico, ɩl di mezzo lonico, & il di $opra Corntbɩo. Oltra di que $to non $i douemo
Ouero le la$cierai doue deono e$ler le ale.
Hauendo poi co$i partito ne $egue, che le altre parti, che $ono quattro, resteranno al mezzo del tempio la onde tale proportione dal mezzo à
cia$cuna delle bande $er à proportione $e$quiterza, et in que$to modo $i ha la dɩ$tributione della parte di dentro. Hora quanto apartiene al colõ
Ma $opra le traui, & $opra i pareti $ia il trappa$$o de i mutuli $porto in $uori per la quarta parte dell’altezza della co- lonna.
Cioe bi$ogna che le te$te delle traui trappa{$s}ino oltra il parete per un quarto dell’ altezza delle colonne, come dimo$tra la $igura, ilche $a un largo
piouere, le te$te di que$ti trauicelli deono e$$er coperte, con i $uoi adornamenti a$$itti, che Vitr. chiama antepagmenti, ò pure egli intende gli
Et nelle fronti di que tempi dinanzi $iano $itti gli antepagm\~eti, & $opra quelli il timpano, che habbia i $uoi $a$tigi di muro, ò di legno, & $opra quel fa$tigio il colmo, ò colmello, & i can- thieri, & i tempiali in modo chel grondale ri$ponda alla ter- zera del coperto compito.
Per terzera, che tertiarium è detta intende Vitr. tutta qualla legatura che dal colmo partendo$i $i allargha in $orma triangolare, & è dalle chiaui è trauer $i contenuta, & rende la $orma compita del tetto, come appare per la $igu- ra.a. & qui è la pianta della maniera Tho$cana, il cui alzato, è à faccie 128 $egnate di numero imperiale.
Le maniere Tho$cane doueuano hauere ancho altri compartimenti, & dare ancho occa$ione a gli Architetti di prendere da quelle alcune mi$ure, & me$colarle con gli altri generi, come qui $otto dirà Vitr. & allargher à la mano à quelli $uper$titio$i, che non uogliono preterire alcuni precetti dell’ Architettura temendo, che ella $ia tanto pouera, che $empre $ormi le co$e ad uno i$te$$o modo, ne $anno, che la ragione, è uniuer$a le, ma l’ applicarla è co$a d’ingenio$o, è ri$uegliato Architetto, & che la bella me$colanza diletta, & le co$e, che $ono tutte ad un modo uengo- no in fastidio, però dirà Vitr. dapoi, che hauerà parlato delle forme $emplici, ancho delle composte, & tra i tempi $emplici numera anche i ritondi, de iquali non ha parlato nel terzo libro, quando egli diuideua i tempi $econdo gli a$petti, per le ragioni allegate in quel luogo. Et que $te maniere egli con$e$$a hauerle imparate, & hauute da i $uoi precettori, & $atto $ine alle co$e pertinenti alle proportionɩ delle $abrɩche per tinente alla religione, uenir à alle commode, & opportune all’u$o commune della città Io ardi$co di affirmare, che la $cielta delle co$e $atta da Vitr. $ia stata fatta con $ommo giudicio, & che $i bene non pare co$i al primo a$petto nientedimeno, à chi legge, e rilegge, e con$idera tutte le parti, che in que$ta $ua artificio$a $abrica $i trouano, uederà che egli non n’hauer à la$ciata alcuna delle belle, e nece$$arie, & $e alcuno d@$idera le co$e piu minute, non $a quello, che $ia $criuere un’arte con dignità ne quello, che $ia di$$erente la inuentione dalla elettione.
Il componimento delle ricette ricerca ogni minuta de$crittione di tutte le co$e come ricerca de$crittione di un luogo particolare, mail componi mento d’un’arte richiede una $cielta delle principali e nece$$arie, come la de$crittione del mondo detta Co$mogra$ia prende $olamente le parti uniuer$ali $econdo il ri$petto che hanno al cielo, però imparamo porger le co$e $econdo, che $ono con decoro, e grandezza dichi $criue.
Fanno$i ancho de i Tempi ritondi, de quali altri $ono d’un’ala $ola $enza cella colonnati, altri $ono cinti d’intorno, Quelli che fatti $ono $enza cella hanno il tribunale. & l’a$ce$a per la terza parte del $uo diametro, Dapoi $opra i pie deltili po$ti $iano le colonne tanto alte, quanto è il diametro da gli e$tremi pareti de i piede$tili, ma $iano gro$$e con i loro capitelli, è $pire per la decima parte della loro altezza. Lo Architraue alto per la metà della gro$$ezza della colonna: ll Zo$oro, ò $regio, & le altre parti, che uɩ uanno $opra $iano come nel Terzo Libro delle mi$ure $critto hauemo.
Tratta$i nel pre$ente luogo de i Tempi ritondi, & di alcune maniere di Tempi composte. E co$a degna di auuertimento la dimo$tratione delle
co$e dette da Vitr. A Ve$ta $i $aceuano i Tempi ritondi, & molti riuer$i di Medaglie ci lo dɩmostrano. I Thracɩ $abricauano al Sole i Tem
pi di que$ta $orma. Erano nel mezzo del tetto $coperti, la $orma ritonda dimo$traua la $igura del Sole. La $ommità $coperta ci daua ad
intendere, che la luce del Sole illuminaua di $opra tutte le co$e, & il tutto per quello ueniua in luce, & $i mani$e$taua. Trouan$i de i Tempi
Fanno$i ancho i Tempi d’altre maniere ordinate dalle i$te$$e Simmetrie, ma in altro modo di$po$te. Come è il Tempio
di Ca$tore nel Circo Flamminio, & tra due bo$chi $acri il Tempio del gran Gioue, & piu argutamente nel bo$cho
di Diana aggiuntoui dalla de$tra, & dalla $ini$tra alle $palle dello Antitempio le colonne. In que$ta maniera prima
$u $atto il Tempio, come è quello di Ca$tore nel Circo: Di Minerua in Athene nella Rocca, Et di Pallade à Sunnio
Attica. Di quelle non ci $ono altre proportioni ma le i$te$$e. Le longhezze della Cella $ono doppie alle larghezze,
& come l’altre parti eguali, che $ogliono e$$er nelle fronti $ono à i lati trapportate. Sono alcuni, che togliendo le di-
$po$itioni delle colonne dalle maniere Tho$cane trasferi$cono quelle ne gli ordini delle opere Corinthie, & loniche,
perche doue le ante del Pronao u\~egono in fuori, iui all’incontro della Cella de i Pareti ponendoui due colonne com-
muni $anno le ragioni delle opere Tho$cane, & delle Greche. Altri ancho rimouendo i pareti del Tempio, & appli-
cando à gli intercolunni nello $p>acio dell’ala del leuato parete ampia fanno la larghezza della Cella, & con$eruando
E$pedite le $orme de i Tempi ritondi accioche niente ci restɩ Vitr. ci propone ancho altre maniere di Tempi cõpo$te, & me$colate delle maniere Greche, & Tho$cane, & per maniere Greche egli intende tanto le Corinthie, quanto le loniche. Aɩtri aggiugneuano alle $palle dello Antitem pio tre colonne per parte. Altri ancho nei latɩ del Tempio $eguiuano con lo i$te$$o ordine di colonne. Altri apriuano la Cella, & la riduceuano à maggior larghezza $acendo i pareti la doue erano le colonne, & $econdo il propo$ito, et la cõmodità de i $acri$ic{ij}, che (come ho detto erano diuer$i) accõmodauano le di$po$itioni de i Tempi, ilche da ad intendere ancho à noi che all’ u$o de no$tri $acri$ic{ij}, accõmodiamo le di$po$itɩoni delle chie$e doue, & $i $acri$ica il uero $acri$icio, & $i predica, & $i celebran i $acri o$$ic{ij}, & $i $erbano le Sante $eliquie, & ui uanno, è stan- no buomini, è donne. Hora è $ornito l’altra parte della $abrica, che era quella, che apparteneua alla R eligione. Et però conclude Vitr. & dɩce.
Io ho e$po$to tutte le ragioni delle $acre ca$e de i Dei, come mi $on $tate la$ciate, ho di$tinto con i $uoi compartimenti gli ordini, & le mi$ure, & mi $on forzato di de$criuere quanto ho potuto, quelli che $ono de $igure dis$imiglianti, & con che di$$erenze tra $e $ono $eparate. Hora io diro de gli altari de i Dei immortali, accioche attamente $iano ordi- nati alla di$po$itione de i $acri$ici.
Et co$i @agiona delle mi$ure de gli Altari dicendo.
GLI Altari riguardino all’Oriente, & $iano $empre po$ti piu bas$i de i $imulachri, che $aranno nel
Tempio, accioche i $upplicanti, & $acerdoti guardando in $u ammirando$i della diuinità con di-
La $omma di questo ultimo capo è come s’habbiano à drizzare gli altari per $eruare il Decoro conueniente alla $orza, & al potere di cia$cuna
Deità. Conuengono tutti in que$to, che deono riguardar l’Oriente (come di $opra s’è detto). Vuole Alberto, che gli antichi $ace$$ero l’ Altare
alto $ei piedi, largo dodici, $opra’lquale po$to ui $u$$e il Simulachro, Vitr. non ci pre$criue altezza, perche altri Dei altezze richiedono,
& $opra gli Altari $i $acri$icaua. I Decreti de i nostri Ponte$ici non uogliono che gli Altrari $i $acciano d’altro che di marmo, & $opra quelli
ui uogliono una pietra con$ecrata. Ma $e stiano meglio, piu altari, ò d’un $olo lo la$cio decidere ad altri. Noi $opra gli Altari $tendemo bellis$i
_LEPARTI_ dell’ Architettura (come nel Primo al terzo cap. ci ha dimostrato Vitr. & noi ancho ha
uemo replicato nel Proemio del terzo) $ono tre: la Edɩficatione, la Gnomonica, & l’arte delle ma-
chine, Veduto hauemo nel mede$imo luogo, che in due partiera la Edificatiane dɩuɩ$a, Puna dellequa-
li apparteneua alle co$e publiche, & communi. L’altra alla ragione delle opere partɩcolari. Parti-
ta fu la ragione delle fabriche unɩuer $ali, & communi in modo, che unariguardaua la dife$a; dellaquale
QVELLI, che con grandi uolumi e$po$to hanno i pen$ieri del loro ingegno, & precetti delle co$e, certamente hanno dato grandis$ima riputatione à i loro $critti, ilche uole$$e Dio, ò Imperatore che ancho nei no$tri $tud{ij} $i comporta$$e, accioche con tal ampiezza di dire etiamdio ne i no$tri precetti l’authorità prende$$e augumento, ma que$to non e, come altri crede e$pedito.
ɩl $en$o di que$te parole è, che il potere à $uo aggio $criuer quello, che nell’ anɩmo $i uolge, $enzae$$er obbligato à bre uita di dire, $uol dar credito, & riputatione à gli $crittori, percɩoche à grado $uo cia$cuno ampiamente $criuendo, può amplɩare, adornare, & acconciare i $uoi $critti in modo, che po$$ono piacere, & dilettare, e, $pecialmente quando le co$e $on tali, che tengono i lettori de$idero$i di $aper pɩu oltre, ma $imile ampiezza non e co$i facile in ogni trattamento, perche $e co$i fu$$e, io non dubita- rei, che non potes$i a i miei $critti dare authorità & riputatione, pero non potendo far que$to, io re$to con gran de$iderɩo farlo; ma di- rebbe alcuno perche non lo puoi fare? Vitr. ri$ponde.
Percioche egli non $i $criue dell’ Architettura, come $i $criuono le Hi$torie, ò uero i Poemi.
_I_ Poemi $ono pen$amenti del no$tro mgegno, & le Hɩ$iorie e$$empi delle attioni, pero rifponde à quello, che egli ha detto poco di $opra dicendo.
Pen$ieri del loro ingegno, & precetti.
Dapoi $eguitando dimostra la differenza che, ė, tra lo $criuer PHi$torie, & i Poemi, & trattar dell’ Architettura, dicendo.
Le Hi$torie, da $e tengono i lettori, perche hanno uarie e$pettationi di co$e noue, & le mi$ure de i uer$i de i Poemi, & i piedi, & la $cielta di$po$itione delle parole, & delle $entenze tra le per$one, & la di$tinta pronuntiatione dei uer$i con lu$inghe conduce i $entimenti di chi legge $enza offe$a in$ino all’ultimo de glɩ $critti, ma que$to non $i puo fare nello $criuere dell’ Architettura.
La Hi$toria diletta, perche apporta $empre co$e noue, dellequali ne è l’animo nostro $ommamente de$idero$o; dilettando la uarietà, è nece$$ario,
che il lettore $i $tia $empre bramo$o, però per $atisfare al $uo de$iderio legge continuamente, & con dɩfpiacere $i ferma. Et molto piu
dilettano i Poemi, $i perche hanno la nouità delle co$e, $i perche allettano. l’orecchie con la $oauità de i numeri, & delle parole, doue l’huo-
mo tratto da doppɩa dolcezza, $i la$cia condurre in$ino all’ultimo de gli $critti. Ma nel trattamento d’un’ arte, perche le parole na$cono da
neces$ità, & le co$e $ono o$cure, non $i puo ade$care l’anɩmo dɩ chi legge e$$endo dalla $tranezza delle parole, & dalla dɩfficultà delle co$e
confu$o: ilche maggiormente nella Archɩtettura $i cono$ce, il cui trattamento è per $ua natura molto piu difficile de gli altri, & pero ben
Ma que$to non $i puo fare nello $criuere dell’ Architettura.
Cioe con uarie e$pettationi dɩ co$e noue, & con doleezza di parole tirare glianimi $ino al fine, & ne rende la cau$a dicendo.
Perche i uocaboli natɩ dalla propia neces$ità dell’arte, con inu$itato parlar’ o$curano la intelligenza.
Ogni arte u$a i propi uocaboli, i qualina$cono dalla neces$ità delle co$e, pero bi$ogna prima partitamente $apere come $i chiama, & come dico-
no i Fɩlo$ofi, il quid nominis, de gli in$trumenti dell’ arte. Questa propietà di trouare, ò di e$porre i uocaboli, rende o$curo il $entimento
Non e$$endo adunque da $e manif$e$te quelle co$e, che nelle arti $ono, & non e$$endo ancho i nomi di quelle e$po$ti, & chiari nella pratica, & nella u$anza, & uagando molto ancho le $critture de i precetti, $e non $i re$tringono, & cõ po che, & aperte $entenze non $i dichiarino ponendoui impedimento la frequenza, & la moltitudine del parlare, ren- dono dubbio$e le menti de i lettori.
Ecco Vitr. dicendo la frequenza, & la moltitudine del parlare dichiara quello nel principio di$$e.
Quelli che con grandi uolumi e$po$to hanno.
Byogna adunque in$egnando e$$er breue, perche la breuita $occorre alla memoria, ma è nece$$ario ancho prouedere, che la breuita non $ia o$cu-
Et pero pronunciando io gli occulti nomi, & le occulte mi$ure delle membra dell’opere, breuemente mi e$pedirò, accio che $iano mandati à memoria: perche co$i piu ageuolmente le menti le potranno ricenere.
A mio giudicio douea dire Vitr.
Breuemente, & con chiarezza mi e$pedɩrò.
Volendo con la parola breuemente ri$pondere à quello. che ha detto.
Accioche $iano mandate à memoria.
Et con la parola chiarezza Satisfar à quello, che ha detto.
Percioche co$i piu ageuolmente le menti le potranno riceuere
Cioe intendere, & capire: imperoche il no$tro intender non e altro, che un certo riceuimennto: per le dette ragioni adunque Vitr. uuol e$$er bre ue; quanto però può portare il trattamento di co$a difficile: oltra, che n adduce un’altra, ragione dicendo.
Similmente hauendo io auuertito la Città e$$er occupata, in publiche, & priuate facende, ho giudicato douer e$$er bre ue ne gli $critti miei, accioche nella $trettezza dell’ocio, quelli, che leggeranno breuemente pos$ino capire.
Vuol dɩr Vitr. quello che non puo fare ne i miei $critti il numero, & la bellezza de i uer$i, la commodità di allargar$i, & la nouità de i ueri $uc-
ces$i. farà la breuita, & la chiarezza dello in $egnare, che ancho inuita à leggere gli occupati, & trauaglɩatiɩn diuer$e facende. Hora che
Co$i ancho piacque à Pithagora, & à i fuoi $eguaci ne i loro uolumi $criuere i loro precetti con ragioni cubiche, & fece ro il cubo di dugento è $edeci uer$i, & quelli giudicarono non douer e$$er piu di tre in un trattamento. Il cubo è cor po di $ei lati, quadrato di eguallarghezza di piano. Que$ti poi che è tratto in quella parte, che $i po$a, $e non è toc co, tiene una immobɩle $tabilità, à gui$a de i dadi, che $i tirano $opra i tauolieri.
_I_ precetti de i Pitagorici er ano breui, & raccolti in uer$etti come que$ti. Non percuoter il fuoco col coltello. Senza mangiarla, trappianta
la Malua. Nella tua ca$a non la$ciar le Rondini; Laua il pie manco prima, & calza il de$tro. Ne core ne ceruello mangierai. Non orɩnar, ne
Eti Greci compo$itori di comedie interponendo dal choro le Canzoni, diui$ero lo $patio delle fauole in modo, che fa- cendo le parti con ragioni cubice, con gli intermed{ij} alleggeriuano la fatica del recitar’ de gliauttori.
Io non ho trouato anchora, come i Greci face$$ero le parti, che io Atti chiamerei, con ragioni cubice, non trouando$i for$e, quelle fauole à quel
modo compartite, che $i trouauano al tempo di Vitr. Mae bi$ognaua ò che gli atti fu$$ero otto, ò uero otto $cene, per atto, ò uero il nu-
mero de uer$i d’una $cena, ò d’un atto fo$$e Cubico, ma pare che Vitr. accenni gli intermedij delle fauole fatte di numero cubo,
E$lendo adunque tai co$e con natural mi$ura da i no$tri maggiori o$$eruate, & uedendo io, di douer $criuere co$e inu$i- tate, & o$cure à molti, io ho giudicato con breui uolumi e$pedirmi, accioche piu facilmente peruenghino à i $en$i dei lettori, perche co$i s’intenderanno ageuolmente, & io le ho ordinate in modo, che le non $aranno da e$$er $epa ratamente raccolte da chi le cercheranno, ma $eranno tutto un corpo, & in cia$cun uolume con i propi generi $e ranno e$plicate.
Cioè in dieci lɩbriɩo ho raccolto tutto il corpo della Architettura, e breuemente, come egli dice nel fine del Decimo, & in cia$cun lɩbro partita mente ha po$to i generi, & le partidi e$$a à gui$a di membra in modo, che quel luogo dichiara molto bene il pre$ente, & dimo$tra vitr. non hauer $critto à ca$o, & $enza ordine, come uogliono alcuni.
Done ò Ce$are nel terzo, & nel quarto io ho e$po$to le ragioni de i Tempi. in que$to io e$pedirò le di$po$itioni de i
luoghi publici, & prima io dirò, come s’habbia à porre il Foro, perche in e$$o da i magi$trati $i gouerna quanto al pu
Siche per quelle parole $opradette $i uede la continuatione del pre$ente libro con gli altri. Comincia adunque à trattar del Foro, & delle $ue ragioni, & qua$i diffini$ce il foro, dicendo.
Perche in e$$o da i magi$trati $i gouerna quanto al publico, & al priuato ragioneuolmente ap partiene.
Perche iui èɩl Senato, la Curia, i Tribunali de i giudici, & i magistrati, che gouernano, & per que$to ancho $i dimostra che conragione $i tr at ta prima del Foro, che dell’altre parti publiche, come di co$a, che appartiene all’uniuer$al gouerno.
IGRECI fanno il Foro quadro con ampis$imi, & doppi porticali, & con $pe$$e colonne, & con Architraui di pietra, ò di marmo gli adornano, & di $opra ne i palchi, ò ta$$elli fanno i luoghi da pa$$eggiare.
E nece$$ario, bello, & commodo nella città, che oltra le strade, & le uie ci $iano delle piazze, & de i campi (come $i di ce à Vinetia,) percioche oltra l’ornamento, che $i uede ritrouando$i à capo una $trada un luogo bello, & ampio dalqua- le $i ueda tutta la forma d’un Tempio, egli $i ha questo commodo, che iui $i raunano le genti à pa$$eggiare, $i uendono le co$e nece$$arie utili à bi$ogni della plebe, & $i da luogo à molti $pettacoli, & $i come torna bene, che ci $iano molte piazze $par$e per la Cit ta, co$i molto piu ha del grande, & del honoreuole, che ce ne $ia una principalis$ima, & che ueramente $i po$$a publica nominare, & doue ancho $iano i luoghi doue $i trattano le cau$e, & i giudic{ij}, & le trattationi di stato, oltra gli $pettacoli, che $i fanno, della cui commodità, & di$po$itione hora ne tratta Vitr.
Ma per i$pedirmi di quelle piazze, che $ono per la Città $parte, dico che gli antichi le chiamaron Triu{ij}, & benche Triuio, & Quadriuio $iano luoghi, doue tre ò quattro uie fan capo, non dimeno ancho di$$ero Triu{ij} à que luoghi aperti, e fpatio$i, doue $i raunauano molte per$one, do- ue $i puo dire che Triuio $ia una picciola piazza, & $e ornar $i uole$$e que$te picciole piazze prendendo la forma dalle grandi, noi fares$i- mo due co$e, prima i portichi d’intorno dupplicati, dapoi s’entrerebbe in quelle per archi po$ti à capo le uie, perche il portico di $ua natura ha delgr ande, & ueder poi in te$ta d’una bella $trada, un’arco Trionfale $arebbe co$a, & diletteuole, & honoreuole, come per uiuo e$- $empio, ci poteua dimo$trare la Città di Roma, perche la fronte d’un’arco à capo una $trada fa parer quella piu bella; & per l’arco l’e ntrata fa parer la piazza maggiore.
Tre uolte fanno un´arco per l’ordinario, & per quello di mezzo pa$$aua il Trionfante, & il soldato, per gli altri pa$$ano quelli, che incon- trano, o accompagnano con allegrezza il Trionfo. L’arco ha piu del grande, quando è po$to à capo la strada maestra, & principale, che conduce alla publica piazza, perche è di maggior $pettacolo, & piu degnamente i titoli, e le $tatue $i pongono, doue meglio $i po$$ono uedere.
Lemi$ure de gli archi non hauemo, perche inanzi a lui non $i u$auano gli archi, iquali al Tempo di Tito $i cominciarono, (s’io non m’in- gan no) ne piu antichi $e ne uede di quelli di Tito.
V$auan$i prima i Trofei, & le $tatue Trionfali, le mi$ure adunque $i traranno da gli archi fatti, & dall’ ottauo libro nel $e$to cap. dell’ Alber to, & molti e$$empi $i po$$ono hauere da gli archi, che $ono in Roma dɩrimpetto alla chie$a di santa Maria alle radici del Campidoglio.
Et l’Arco ai Settimio Seuero de belli, che $iano stati fatti; doue $colpite $ono le Vittorie alate con i Trofei, & i $imulachri delle battaglie ter- re$tri, & delle pugne nauali, con i glorio$i titoli delle impre$e. Et $e bene pare, che prima ci fu$$ero de gli archi, come $i uede fra la uia la- ta, & la Minerua un’arco $chietto detto Camillo; per il che $i coniettura da alcuni, che à Camillo fu$$e drizzato, non dimeno quello, & altri Archi prima fatti erano uolti, doue $i poteua ponere qualche $tatua, ma non erano archi per Trionfanti.
Dianzi à que$to arco fu una colonna dellaquale come da capo cominciano tutte le $trade d’ɩtalia, chiamaua$i l’ Aureo miliario.
Eu ui un’ altro Arco di Con$tantino con i $uoi ornamenti men gua$ti, & è nellapunta del Palatino che riguard il Colɩ$eo, & dinanzi à que$to
Fu drizzato à Domitiano, & iui è la $ua natural e$$igie conforme à quella, che>elle medaglie $i uede.
Ma quell’ Arco, che hoggi $i chɩama l’Arco di S. Vito, che è ritornando $u la uia Tiburtina, dice$i, che fu l’arco di Galieno Imperatore, il- quale $i pen$a, che gli fu$$e drizzato per qualche bene$icio illu$tre, & non per Trionfo.
Ma di tuttɩ gli archi per eterna memoria della uendetta, che $ece Iddio per mezzo di Tito contra gli Hebrei fu fatto prima $u la uia $acra $ino
ad hoggi $i uede l’Arco di Tito, nel cui Fronti$picio $i legge.
Euui il Candelabro con $ette rami. Eranui le due Tauole di marmo doue era $critta la legge di Mo$e.
Eranui i ua$i del Tempio, la men$a d’oro, & altre $poglie. Ma hora io la$cierò que$ta digres$ione de gli Archi, che non è $tata fuori di propo$ito, perche da que$ta narratione $i da lume à quelli, che uole$$ero à di no$tri drizzare gli Archi, à i Principi Re, & Imperatori, & benche io non habbia posta mi$ura d’alcun’arco, pure $i troua, chi ha pigliato que$ta fatica.
Il Serlio de$criue l’Arco di Settimio, & quell’ Arco, che è à beneuento, & l’Arco di Tra$i già à Con$tantino dedicato, & altri archi, pe- rò la$cio à $tudio$i, que$to pen$iero di leggere, & inue$tigar le co$e antiche.
Hora ritornando al Foro io dico, che il Foro principale $econdo Vit. era fatto da Greci di forma quadrata. D’intorno eranui i porticali am- plis$imi è doppi, le Colonne $pe$$e, & gli Architr aui di pietre, ò di marmi, & $opra i colonnati faceuano luoghi da pa$$eggiare.
Mai Romani, & gli Italiani, perche, ne i Foriloro $i dauano i doni à gladiatori non riquadrauano i Fori, ma i faceuano bislonghi, in modo, che partita la lunghezza loro in tre parti due di e$$e dauano alla larghezza.
Erano gli $pat{ij} trale Colonne piu larghi, & d’ intorno ɩ portici di$po$ti erano i luoghi de Banchieri, & di quelli, che cambiauano l’argento, & di $opra porgeuano i poggiuoli, accioche da quelli commodamente $i pote$$ero uedere gli $pettacoli, & co$i riguardando alla quan- tità del popolo faceuano le piazze grandi, e capaci, accioche $e le genti fu$$ero molte, la piazza non fu$$e $tretta, $e poche, non pa- re$$e uota. Dice adunque Vit.
I Greci fanno il Foro Quadrato con amplis$imi, & doppi Portici.
Doppi cioè di dentro, e di fuori, ouero doppi di dentro $olamente, & è meglio, perche Vitr. u$a ancho nel terzo que$ta parola (Dupli-
Et di $pe$$e colonne, 10 $timo che qui Vitr. intenda Picno$tilo, come ne i Tempi $acri intendeua lo $pacio $tretto da una colonna, & l’al- tra d’un Diametro è mezzo, & che questa $ia la uera intelligentia lo dimo$trano le parole di $otto, quando dice, che nelle Città d’italia non $i deono al modo Greco fabricare le piazze, perche altro u$o era quello d’italia, che quello de Greci, però, dando$i in italia i doni à gladia- torinel Foro, eranece$$ario d’intorno à gli $pettacoli dare grandi $pat{ij} tra le colonne.
Ecco che egli oppone que$te parole, à quelle, che di $opra ha detto, Con $pe$$e colonne.
Dice ancho Meniana, che noi e$ponemo. Poggiuoli.
Silegge che Menio uendè à Catone la ca$a $ua, che era $opra la piazza, & $i ri$eruò una $ola Colonna, $opra laquale uifece un Tauolato, ò Solaro, per poter $tarui $opra à ueder le fe$te, & ancho uolle, che i po$terigoder pote$$ero questo priuilegio, & di qui è nato, che i pog- giuoli, ò pergolate coperte, che $portano in fuori, $i chiamauano Meniana, da quella Colonna di Menio.
Que$te Meniane adunque erano all’u$o commode, perche iui $i $taua à uedcr i giuochi, erano utili, perche iui $i $eruauano le co$e, che $i uende- uano, è comprauano, come $ono i Panti in Anuer$a, ri$petto à i Falchi ò Solari.
Legrandezze delle piazze far $i deono $econdo la moltitudine de gli huomini, accioche al commodo, & u$o non $ia $pacio picciolo, & ri$tretto ouero per lo poco numero delle per$one il foro non paia dishabitato. La larghezza di e$$o $ia determinata in modo, che diui$a la lunghezza in tre parti due di quelle $e le diano, & co$i la $ua forma $erà bislonga.
Piace à Leon Battista, che la lunghezza $ia di due quadri, & ui aggiugne ancho una bella con$ider atione, che è que$ta, cioè che gliedific{ij} che $eranno à torno la piazza $iano in modo proportionati, che non facciano parere la piazza $tretta e$$endo molto alti, ò non la facciano parer troppo ampia e$$endo molto bas$i, è depres$i, però egli uuole che gli edifici $iano alti per la terza parte della larghezza del Foro.
Et la Di$po$itione utile à gli $pettacoli.
Qui $i deue con$iderare, perche cagione la forma bislonga $ia piu commoda, che la quadrata perfetta, certoe, che la figura ritonda è piu capa ce d’ogn’altra $igura, poila quadrata perfetta, però douemo con$iderare perche la bislonga $ia piu commoda alla ragione de gli $pettacoli, perche $e guardano alla capacità, e piu capace la quadra, $e al commodo de i gladiatori certo hanno maggior $patio nella bislonga, come, che nelle gio$tre è piu commoda la lunghezza per lo cor$o de i caualli, $e con$ideramo la ragione della pro$pettiua, e piu al propo$ito la quadra- ta, perche tutte le parti d’intorno hanno piu uicinanza al centro, però la$cio que$ta con$ideratione à chi legge.
E adunque nece$$ario fare il foro $econdo la moltitudine, accio non $i conuenga far quello, che $ece Augu$to, ilqual fece fare un Foro, benche picciolo appre$$o due, che ui erano per la moltitudine de gli huomini, & delle liti, $ecelo picciolo per non dar noia a i patroni delle uicine ca$e.
Que$to Foro era la doue $ono hora gli horti dietro à Morforio, & alla Chie$a di Santa Martina, & fu fatto con molta fretta, $i ordinò, che
quiui $i tratta$$ero igiudi{ij} publici, $i a$$ortl$$ero i giudici, & il Senato ancho $i rauna$$e per con$ultar delle guerre, & de i Trionfi, &
che qui poi i uincitori Capitani pone$$ero le $poglie de i loro Trion$i, hebbe que$to due bellis$imi portichi, & fu adornato di co$e rari, $ime.
Que$to, & altri Fori, come che molti $iano stati bellis$imi con tuttɩ i loro ornamenti, ò caduti da $e, ò gettati à terra, ò tramutati in altre Fa- briche $ono $tati. Faceuan$i i portichi molto ricchi, & grandi, & con piu ordini di colonne, pu$o de i quali era fuggire le pioggie, per star- ui all’ombra, & pa$$eggiare, & per fuggir ogni noia della grauezza dello aere, chiamauan$i dalla lor grandezza miliar{ij}, ò $tadiar{ij}, & dalla lor maniera Dorici, Corinthi, Ionici, Tho$cani, ò $otterranei, altri erano con$ecrati ài Dei. Erano in $omma adornamenti delle piazze merauiglio$i.
Le colonne di $opra $iano per la quarta parte manco delle Colonne di $otto, perche le co$e inferiori ri$petto al pe$o,
che portano, deono e$$er piu ferme, che le di $opra ne manco perche egli bi$ogna imitar la natura delle na$centi co-
$e, come ne gli alberi ritondi come è l’Abete, il Cipre$$o, il Pino, de iquali non è alcuno, che piu gro$$o non $ia dalle
radici, ma poi cre$cendo con naturale re$trignimento di $opra à poco à poco peruiene alla Sommità. Se adunque la
Bello auuertimento è que$to di Vitr. nel pre$ente luogo. Vuole egli, che $e uorremo $opra le colonne del portico porre altre colonne, & leuar la
fabrica con piu ordini di Ta$$elli, ò Solari, bi$ogna auuertine di far le colonne di $opra piu $ottili la quarta parte delle colonne di $otto;
ma la ragione delle colonne inferiori uuole l’Alberto che $ia pre$a dalle colonne della Ba$ilica, dellaquale $i dirà poi piu abba$$o, da queste la
ragione delle colonne di $opra $erà regolata, però uolendo Vit. che re$trignendo la gro$$ezza delle Colonne di $opra per un quarto, $iano
ancho nell’altezza con debita proportione $cemate ad imitatione delle co$e, che na$cono, c cre$cono, come $ono gli alberi, che piu gros$i $o-
no dal piede, che nella cima. Il $imile $i puo dire de i monti, & d’altre co$e, che hanno pe$o, & $ermezza, ben douemo auuertire che’l primo
ordine di colonne era Dorico, il $econdo Ionico, il terzo Corinthio; & che non $eguita, che $e lė colonne di $otto $ono la quarta parte in
gro$$ezza maggiori, che le colonne di $opra, che ancho $iano in altezza maggiori, la quarta parte, perche $e la colonna Dorica po$ta di $ot
Le Ba$iliche $iano congiunte al Foro nelle parti piu calde che $ia pos$ibile accioche i negotiatori il uerno $enza mole- $tia de i cattiui Tempi à quelle $i po$$ano trasferire.
Auuertir douemo che Vit. col Foro abbreccia le Ba$iliche, l’Erario, il Carcere è la Curia, & però mi pare che in una pianta $ola $i doureb- be rappre$entar il Foro la Ba$ilica l’Erario, & la Curia, accioche quelle, co$e, co$e che fannoɩl Foro $iano di$po$te à i luoghi $uoi. Dice Vitr nel terzo capo di que$to lìbro.
Quando $erà fornito il Foro bi$ogna eleggere il luogo molto $ano, per gli Spettacoli.
Ecco che il Foro abbracciaua la Curia, le Ba$ilɩche, l’Erario, le Carceri: & $i legge la Ba$ilica bellɩs$ima, & merauiglio$is$ima di Paulo Emi-
Et le larghezze di quelle non minori, che per la terza parte, ne maggiori che per la metà della lunghezza $i facciano, $e la natura del luogo non impedirà, ouero sforzerà à mutar mi$ura.
Vuole che la Ba$ilica habbia non $o che da far col Tempio ma non però in modo, che eguale grandezza $e la dia, perche molto piu degna co$a è il Tempio che la Ba$ilica. In quanto adunque la Ba$ilica tiene una certa conuenientia col Tempio ella $i u$urpa molte ragioni del Tempio.
Et però poco àapoi dirà Vitr. che le ragioni de gli Architraui, freggi, & goccɩolatoi $i piglieranno dalla Simmetria delle Colonne, $i come nel
Ma $e’l luogo $erà ln lunghezza piu ampia po$te $iano neglie$tremile Chalcidiche come nclla Giulia Aquiliana.
L’Alberto legge Cau$idica, non Chalcidɩca, & uuole che Cau$idɩca $ia una aggiuuta alla lunghezza della Ba$ilica per trauer$o nella te$ta, & che faccia la forma d’un T. doue $tauano gli auuocati, & cau$idɩcɩ à dɩ$putar le cau$e.
Troua$i che Chalcidɩcum è una $orte di edɩficio detto dalla Cɩttà Chalcɩdia, & che era un’edificio grãde e $patio$o, & $or$e questo uuole vit. che $i
Le colonne della Ba$ilica $iano tanto alte, quanto $ono larghi i portichi, ma il portico per un terzo terminato $ia di quello, che e$$er deue lo $patio di mezzo.
Se la larghezza del portico $erà dieci piedi $iano le colonne dieci piedi, & per la larghezza del portico $e intende lo $pacio, che è dalle colonne al parete, & poi uuole, che il portico $ia tanto longo, che egli $ia d’un terzo della larghezza di mezzo, cioe quanto $er à il corpo della Ba$i- lica ri$tretto da i pareti prenda$i un terzo, & di quello $i faccia la larghezza del portico.
Le colonne di $opra $iano minori di quelle di $otto, $econdo che detto hauemo di $opra. _Cioè per la quarta parte._
Il Parapetto (che puteum $i dice) che è tra le colonne in$eriori, & le $uperiori $imilmente pare, che $ia di douer e$$er per la quarta parte meno delle colonne di $opra, accioche quelli, che caminano $opra il palco della Ba$ilica non $ia- no da i negociatori ueduti. Le colonne, i fregi, i gocciolatoi $iano pre$i dalla Simmetria delle colonne, come nel terzo libro, hauemo detto.
Quanto dice Vitr. qui $opra dalle parole $ue è manife$to. Leone Alberto al luogo $opracitato pone le mi$ure, & il compartimento della reale à modo $uo.
Ma qui $otto $er à la pianta della Ba$ilica detta di $opra, & lo impie.
Questa figura rappre $enta una parte di uro de i fianchi collonati della Ba$ilica $eguente; e uà congiunta la lettera A con la lettera B po$ta a uno de i lati del Tribunale; e dalla $ua Pianta po$ta all’ incontro, & dalla $eguente figura, $i può comprendere tutte le parti di dentro di questo bellis $imo Edificio.
Ne meno di dignità, & di bellezza hauer po$$ono i compartimenti delle Ba$iliche di quella maniera, che io le ho po- $te nella Colonia Giulia di Fano, & come io ho hauuto cura che la $i faccia, le proportioni è mi$ure dellaquale $o- no in que$to modo. La Te$tuggine di mezzo tra le colonne è lunga piedi C X X. larga L X. il portico d’intoruo la Teltuggine tra i pareti, & le colonne è largo piedi uenti.
Lecolonne erano dalla parte di dentro, e $o$teneuano la Te$tuggine, & il Colmo, ma il portico era di fuori à torno, ilquale era$errato dimu- ro, e parete.
Le Colonne di altezza continuate con i capitelli piedi cinquanta, gro$$e cinque. Et però e$$er deono Corinthie.
Hauendo drieto le pila$trate alte piedi uenti, larghe due e mezzo, gro$$e uno e mezzo, lequali $o$tentano la traui,
nellequali s’impone la trauatura de i portichi, & $opra quelle $ono altre pila$trate di piedi diciotto, larghe due grof-
$e uno, che riceueno le traui $imilmente, quelle dico, che $o$tentano il cantieri, & i coperti de i portichi, i quali $o-
Auuertir $i deue, che il coperto del $econdo portico, era piu ba$$o della Te$tuggine.
Gli altri traui, che $ono tra gli $patἣ delle Pila$trate, & delle Colonne.
Cioè tra il coperto del Portico, & il coperto della Testuggine.
Per gli interualli delle Colonne $ono la$ciati à i lumi, quattro Colonne $ono nella larghezza della Te$tuggine, pur con le angulari dalla de$tra, & dalla $ini$tra. Ma nella lunghezza pros$ima al Foro pur con le $te$$e angulari ne $ono otto dall’altra parte con le angulari $ei, perche le due di mezzo in quella parte non $ono po$te accioche impedi to non $ia l’a$petto della facciata del Tempio di Augu$to, ilqual’ è po$to in mezzo del parete della Ba$ilica, & guar- da per mezzo il Foro, & il Tempio di Gioue.
Euui ancho il Tribunale in quel Tempio, meno di figura Semicircolare, & lo $pacio di quello nella fronte, è di pie-
Que$ti i$cu$auano per Architraue.
Et quelli delle terze Colonne.
Cioè quelle tra lequali ci $ono leuate le due di mezzo, nel mezzo del parete della Ba$ilica, perche $ono al numero di tre contando dalle angulari.
Che $ono nella parte di dentro alle pila$trate, ò ante, che $i $tendono dall’ Antitempio, & toccano dalla de$tra, & da la $ini$tra il Semicircolo. Sopra le traui dirimpetto de i capitelli, $ono alcuni pila$trelli, come piedi$tili di$po$ti.
Questi$ono in luogo di Fregio.
Di$po$ti à $o$tenere alti piedi tre, & larghi quattro per ogni uer$o. Sopra quelli ui $ono le traui ben compo$te inchia-
Le traui euerganee, cioè ben lauorate è compo$te erano in luogo di Cornici.
Sopra iquali ui $tanno i trauer$i con le chiaui, che contra i Fregi, & le ante, & i pareti dello antitempio $o$tentano un continuato colmo della ba$ilica, & un altro dal mezzo $opra l’Antitempio, & co$i la doppia di$po$itione delle uolte, & de i colmi, l’una di fuori del tetto, & l’altra della Te$tuggine porge una ueduta, che ha del buono, & $imil mente i leuati ornamenti de gli Architraui, & la di$tributione de i Parapetti, & delle colonne di $opra ci toglie la mole$tia, & $cema per una gran parte la $omma della $pe$a. Ma le colonne co$i alte fin $otto la trauatura della te$tug gine; pare, che accre$chino, & la magnificenza della $pe$a, & la dignità dell’opera.
Erano leuate quelle parti, cioè Architraui, Fregi, Cornici, & gli adornamenti, & in loro luogo, erano le co$e predette, le traui euerganee, i
pila$trelli, & le traui di legno perche co$i era nece$$ario e$$endo molto $pacio tra colonna è colonna, & gli Architraui di pietra non hauerian
Et à mio giudicio era una bella Ba$ilica quella $ua della quale hora non ci $ono ue$tigi apparenti.
Vedeua$i allhora una giudicio$a compo$itione, $i perche haueua del grande, $i perche $cemaua la $pe$a, & $atisfaceua al bi$ogno.
Di que$ta prima fatto hauemo la pianta $egnata a, & la pianta del Tempio di Augu$to $egnata. b. lo Antitempio, ò pronao $egnato c. il Tri-
bunale. d. Il parete della Ba$ilica, che rinchiudeua i portichi e f g h. il parete del Tempio i K l m. i pila$tri drieto le Colonne $egnati n. lo
In pie della Ba$ilica, & del Tempio dimo$tra poi partitamente il tutto le colonne 1. i pila$tri di 20. piedi 2. la prima trauatura del portico
3. i $econdi pila$tri di 18. piedi 4. le traui, che $ostentano i canteri del coperto del portico, che è inferiore al coperto della Ba$ilica 5. le
colonne eran Corinthie, le traui di tre morelli di due piedi l’uno che $eruiuano per Architraue 6. i pilastrelli di tre piedi, che $eruiuano per
Fregio 7. gli altri traui posti in$ieme, che legauano la fabrica à torno, & $eruiuano per cornici compo$te di morelli di due piedi puno 8. il tet
to $i uede con il $uo legamento $opra il pronao del Tempio, il paretè del portico à torno la Ba$ilica $egnato 9. era ancho alla prima traua-
L’ERARIO, il Carcere, & la Curia deono e$$er al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran- dezza della Simmetria ri$ponda quella, che è pros$ima al Foro, & $pecialmente la curia $i deue fare $econdo la dignità delluogo, & della città.
Erario è luogo doue $i ripone il The$oro, & il dinaro publico. I Romani nello Erario con$eruauano tutti gli atti pu- blici, i decreti del Senato. I libri Elefantini, ne quali eran de$critte le trentacinque tribu di Iuda.
Dice Suetonio, che Ce$. abbrucciò tutti i libri delle obbliganze, che egliritrouò nello Erario, per togliere ogni occa-
Era lo Erario nel Foro Rom. nel Tempio di Saturno, perche Saturno (come $i dice) fu il primo, che dimostro il modo di batter le monete.
Come e$$er debbia l’Erario, & il carcere non dice qui Vitr. perche $ono parti del Foro, & al giudicio de gli Architetti rimette quelle fabri- che, che na$cono da una certa neces$ità, come $ono il Granaio publico, l’Erario, l’Armerie, l’Arzanà, il Fondaco, percioche que$te fa- briche $eco portano di e$$er po$te in luoghi $icuris$imi, & prontis$imi, cir condate d’alte mura, & guardate dalle $orze, & dall’in$idie de i $editio$i Cittadini.
Hauemo nella Città no$tra i Granari, & la Zecca congiunti alla piazza.
Le Armerie nel palazzo i$te$$o, l’Arzana $icura è fornita $i altra ue n’è, ò $ia $tata al mondo, la Zecca è opera del San$ouino, iui $i batte è cimenta l’oro, e l’argento, & $i con$eruano le monete, & $iriducono alcuni magi$trati alla Zecca deputati, $i per la cura di e$$a, come per li depo$iti, che a$cendono ad una merauiglio$a $omma di $cudi.
Le prig ioni $imilmente $ono $otto il Palazzo, alquale è congiunta la piu ricca, che ben inte$a chie$a nella te$ta della $patio$a piazza.
Antic amente erano tre $orti di prigio ni. L’una di quelli, che erano $uiati, & immode$ti, che iui $i teneuano accio che fu$$ero ammae$trati, hora que$ta $i da à pazzi.
L’altra era di debitori, & que$ta ancho s’u$a $ra noi, & ne è in Realto, & in altri luoghi della terra.
La terza è doue stanno i rei, & perfidi huomini, ò già condennati, ò che deono e$$er condennati.
Que$te maniere $ono $ufficienti, perche i $alli de gli huomini nati $ono ò da immode$tia, ò da contumacia, ò da peruer$ità.
Alla immode$tia $i da la prima. Alla contumacia la $econda. Alla peruer$ità la terza.
Non uoglio qui addurre le prigioni doue eran po$ti i martiri, ò quelle, che i crudelis$@mi Tiranni ordinarono come Ezzelino da Romano,
& altri, che tormentar uoleuano i mi$eri Cittadini, ma $olo dirò, che le altezze, le gro$$ezze de i muri, le fortezze, & ba$$ezze delle
porte $i richiedono alle prigioni, accioche per niuna uia $i po$$a fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, le uolte altis$ime, le
V uole l’Alberto che li prigioni prime $iano piu $patio$e, le $econde piu ri$trette, & le ultime de malfattori ri$trettis$ime $econdo i gradi de i delitti.
Hauemo nella città nostra in molti luoghi le prigioni, che $i chiamano Caβoni, doue $i porgono quelli, she $on pre$i la notte, òperarmi, ò per qualche occa$ione meno hone$ta, diuer$i offic{ij} hanno anche le prigioni propie $econdo le occa$ioni, Anco Martio edificò nel mezzo del Foro il Carcere, al quale Tullio aggiun$e una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le I atomie di Siracu$a, & $i $cendeua da mano manca per lo fpatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d’altis$ime, & fortimura, o$cura, horribile, e puzzolente.
Era ancho in Roma doue è il Theatro di Marcello, il carcere della Plebe fatto da App. Claud. x. Vir. nel quale stando egli per la uita ucci$e $e $te$$o, $ono i ue$tigi di que$to carcere appre$$o la Chie$a di S. Nicolo in carcere. Seguita, che $i dica della Curia.
E $pecialmente la curia $i deue fare $econdo che ricerca la dignità de gli habitanti, & della Città, & $e ella $erà quadra- ta, quanto hauerà di larghezza aggiugnendoui la metà $i farà l’altezza, ma $e la forma $erà piu lunga, che larga porras$i in$ieme la lunghezza, & la larghezza, & di tutta la $omma $i piglierà la metà, & $i darà all’altezza $otto la trauatura.
Il Foro è de litiganti, la Curia de i Senatori, il Comitio doue $i creauano i magi$trati, onde i giorni à que$to deputati $i chiamauano i giorni Comitiali. Era prima $coperto il Comitio, fu poi coperto l’Anno che Annibale paβò in Italia, & poi da Cai. Ce$. rifatto, era iui il fico rumi nale appre$$o le radici del Palatino, & il Comitio era una gran parte del Foro.
Noi nella Citta no$tra chiamamo il gran con$iglio quel luogo, doue la numero$a nobiltà $i rauna per creare i Magistrati.
Ma uegnamo alla Curia, che noi chiamamo il Pregadi, perche anticamente $i mandauano à pregare à ca$a i nobili, che ueni$$ero à con$ul- tar nelle co$e di Stato.
Soleuano gli antichi raunar$i per deliberare ne i Tempi; Et però il Tempio di Giunone Moneta, & Senatulo, & Curia fu detto.
Chiamaua$i ancho Curia doue i $acerdoti trattauano, & procurauano le co$e pertinenti alla religione, come fu la Curia uecchia: ma altro cra la Curia doue il Senato $i raundua, come era la Ho$tilia edificata da Tullo Ho$tilio $opra la Curia uecchia fatta da Romulo.
Et la curia di Pompeio fu dinanzi al $uo Theatro, doue (come dice Suet.) fu Cai. Ce$are morto da i congiurati.
Ma uegnamo à Vitr. ilquale ha piu à cuore la Simmetria della Curia, che del resto. Vuole adunque, che $e la Curia $er à riquadrata, che l’altez- za$ia una uolta è mezza alla larghezza, que$ta proportione Se$quialtera è molto da Vit. commendata, ma piu comparando la larghezza alla lunghezza, che comparando la altezza alla lunghezza.
A me pare che que$ta Simmetria della Curia habbia del pozzo, & molto piu hauerebbe $e $u$$e maggior altezza, però $eguitando la forma
bislonga uuole Vitr. che raccogliamo la $omma della larghezza in$ieme, & della lunghezza, & quella per metà partendo facciamo l’altezza
di quella metà, ma quanto e$$er debbia la lunghezza, & la larghezza non dice, perche ha detto di $opra, che s’habbia riguardo alla dignità
Oltra di que$to $i deono circondare intorno i pareti al mezzo di Cornicioni con opra fatta di pietra cotta pe$ta, ò di $tucco, ò bianchimento alla metà dell’altezza, ilche quando fatto non fu$$e, ne $eguirebbe, che la uoce de i di$pu- tanti inalzata molto non $arebbe udita da gli a$coltanti; ma quando d’intorno i pareti ci $eranno i Corniccioni, la uoce da quelli ritardata prima, che in aere $ia dis$ipata, peruenirà all’orecchie de gli auditori.
I Corniccioni u$cendo con gli $porti fuori del muro impediranno, che la uoce non $i perda nell’altezza delle Curie, anziripercotendo il $uono lo
$ara abba$$o ritornare, & meglio udire. Ecco che le Curie erano molto alte, però Vit. troua modo, che la uoce $ia udita. Ma quello, che $ia
FORNITO il Foro elegger bi$ogna il luogo molto $ano per lo Theatro.
Sicome il Trattamento del Foro abbracciaua la Ba$ilica l’Erario, il Carcere, & la Curia, co$i il trattamento del Thea tro abbraccia molte co$e, dellequali Vit. ne tratta in que$to, e in altri capi: & è co$a degna di auuertimento, perche ci $o no molte belle, & difficil pratiche, & con$iderationi, come di$tintamente $i uedrà al luogo $uo. Seguitando adunque le $olite diui$ioni diremo, che de gli $pettacoli alcuni $ono per diletto della pace, & dell’ocio, altri$ono drizzati allo $tu- dio della guerra, & del negocio, & $i come ne i primi $i ri$ueglɩa il uigore dello ingegno, & della mente, co$i ne i $e- condi $i eccita la gagliardezza delle forze, & dello animo, ma l’amendue una e$$er deue la intentione, cioè, indrizzare il tutto all’ornamen- to, & alla $alute della patria, però $ommamente $i deue auuertire, che ne i giuochi, & ne gli $pettacoli non $iano introdutte co$e dishone$te, & la$ciue. Hora dirc>mo dell’una, & dell’altra maniera de $pettacoli.
Nella prima adunque doue è il diletto della pace, ɩntrodutti $ono i poeti, i Mu$ici, gli l$trioni, nella $econda, che riguarda a gli $tud{ij} della guer-
ra, $i fanno diuer$i certami, & contentioni $pettanti alla $orza, & destrezza de i corpi. A i primi $i da il Theatro, che altro non uuol di
Douemo con$iderare le per$one, che ui uanno, i giuochi, che $i fanno. Riguardando adunque alle per$one trouamo prima una gran moltitudine
de nobili, & di plebei, che ad un tempo ui uanno, in$ieme stanno, & for$e ad un tempo $i partono, però molte entrate $i ricercano, molte $a-
Le per$one, che recitano hauer deono i luoghi loro doue $i ue$tino, et s’apparecchino per recitare, & i luoghi doue u$citi fuori hanno à recitare, però ne i Theatri $er à nece$$ario fabricare $imili partimenti. Riguardando poi à giuochi uenimo in con$ideratɩone di tutta la $orma, im- peroche ne i Theatri $i recitano Poemi, & $i fanno Mu$iche, però è nece$$ario dare tal forma al Theatro, che ogn’uno po$$a udire chiar amen tei$uoni, & le fauole, alche $are è nece$$ario $apere il mouimento della uoce, la qualit à del luogo, & la ragione di dar la $alita alla uoce, & farla unit amente per tutto $entire, & di qui è nata la con$ideratione della Armonia, dellaquale $i dirà al $uo luogo.
Da questa con$ideratione condutto Vit. con $omma diligenza ha e$$equito la distributione del Theatro cominciando dalle fondamenta in$ino alla cima, pero acco$tando$i allui diremo.
Fornito il Foro elegger bi$ogna il luogo molto $ano per lo Theatro, doue ne i dì $olenni à i Dei $i facciano i giochi. La
ragione de i luoghi $ani s’è dimo$trata nel primo libro, quando parlamo da far le mura d’intorno la Città, percioche
quelli che perli giochi con le moglie, & figliuoli con diletto $i tengono, $tando i corpi per lo piacere $enza mouer$i
hanno le uene aperte, nelle quali entrano i uenti, che uenendo da luoghi palu$tri, ò d’ altre parti corrotte nuocono
con i loro $piriti grandemente, ‖ & però $e con diligenza $i trouerà luogo al Theatro, ageuolmente $i $chiferà
ogni diffetto. Bi$ogna oltra di que$to proucdere, che egli non habbia lo impeto del meriggie, percioche em-
Que$to è facile, ne ha bi$ogno di e$po$itione: elegga$i adunque il luogo $ano, & faccia$i il Theatro nella Città, come di fuori il Circo, horaue- gnamo alle $ondamenta.
Piu ageuole $era fondare ne i monti, ma $e in piano, ò in luogo palu$tre per neces$ità $i faranno le fondamenta, bi$o- gnera, che quello $i fa $otterra, & i ra$$odamenti, $i facciano in que$to modo, che di $opra nel Terzo Libro s’è detto delle fondationi de i Tempi.
Ben ha detto in luogo palustre per neces$ità, perche non ci ha con$eglɩati di $opra, che in luoghi mal $ani $acciamo i Theatri: ma la neces$ità
non ha legge, & perche non può e$$er un luogo palu$tre è $ano? di quella $orte, che egli ha detto e$$er $ane le paludi d’Altɩno, d’Aquɩleg-
Sopra le $ondamenta i gradi da terra far $i deono, di pietre ò di Marmi.
_Da terra_ (cioe $ubito $opra le $ondamenta) _I Gradi_ (Ecco che la prima con$ideratione dopo la $anità del luogo, è di accommodar le per$one. Far $i deono adunque le gradationi $ubito $opra terra, di pietre, ò di Marmi, & questa pompa di fabricare era molto lontana dalla rozza antichità, come dice Ouidio.
Tu prima i giuochi ò R
Sedean $opra i Ce$pugli le brigate,
Semplicemente era la Scena ordita
Ne i $olti bo$chi con le $rondi ornate
Soleuano ne i di $olenni raunar$i i contadini in$ieme per le uille, & $ar$i diuer$i facri$ic{ij}, & giochi ru$ticali, & que$ta u$anza piacque tanto à
gli Athenie$i, che $urono i primi, che la introduce$$ero nella Città, & il luogo, nelquale $i faceuano quei giochi nominarono Theatro. I Ro-
mani dapoi dilettando$i di $imili costumi uolleno ancho es$i i Theatri nella Città, ma non gli fecero da prima $operbi, & alti, & di pietre,
Sopra le fondamenta dalla $u$truttione $i deono far i gradi di pietra, ò di Marmi, le cinte $econdo l’altezza di Theatri per la rata parte, ne piu alte di quello, che $erà la larghezza della cinta per doue $i ua à torno.
Que$to luogo ha bi$ogno di buon intendimento, però douemo auuertire che $e bene io ho detto gradi, intendo però quello, che uuole, & intende Vitr. per quel nome, che egli dice Gradationi, cioe tutta l’opera, & fabrica della $alita, & dico, che le precintioni, che ic ho detto cinte, al- tro non $ono, che diui$ioni d’intorno i gradi per lo piano dellequali, $i caminaua à torno, & uuole Vitr. che $iano tanto alte, quanto è la lar- ghezza del piano per doue $i camina, che Vitr. chiama itiner a que$ti piani, & rende la ragione perche queste precintioni deono e$$er co$i al- te, come i loro piani, e dice.
Perche $e piu alte $eranno $caccierauno le uoce alla parte di $opra, ne la$cieranno che udite $ieno le parole intiere, e ter- minate con quello, che $igni$icano da quelli, che $ederanno ne i $eggi, che $ono $opra le cinte.
Se la cinta $era piu alta, che il $uo piano largo, certo è, che la uoce percuotera in quella, perche non potra terminare per dritta linea alla parte di $opra, e$$endo ribattuta, e rotta dall’altezza della cinta, & però per rimediare à que$to di$ordine dice.
Et in $omma co$i è nece$$ario che $i gouernamo, che $i gouernamo, che tirando una linea dal piu ba$$o al piu alto grado, tutte le e$tremita de i gradi, & tutti gli anguli $ian toccati da quella, & co$i la uoce non $era impedita.
Dice linea, cioe, ò corda, ò $acoma, ò filo di $erro, & que$to modo è ragioneuole, per che co$i dritta andera la uoce, come il $ilo, & la corda, &
$e la corda non è impedita, non $era ancho impedita la uoce. Ma Vitr. non ci da regola qui dell’altezza de i Theatri $econdo la rata parte,
pero douemo auuertire, che i Theatri $ono stati fatti da alcuni tanto alti quanto era la piazza di mezzo, perche uidero, che la uoce $i perde-
ua ne i Theatri piu bas$i, & piu duramente s’udiua ne i piu alti, ma que$to $i potra e$pedire dal luogo, & dal di$$egno, & dalle regole, che $i
Bi$ogna di$porre molti, è $patio$i aditi, & $argli in modo, che quelli di $opra non s’incontrino con quelli di $otto, ma da ogni parte drizzati, & continui $enza pieghe, ò uoltamenti, accioche licentiate le per$one da gli $pettacoli, non $iano calcate, & oppre$$e, ma pos$ino da ogni parte u$cire $enza impedimento.
Quella ragione, che è dell’u$cire, è ancho dell’intrare, a$cendeua il popolo per gradi coperti, & riu$ciua $opra i piani delle cinte gia dette. Era- no di qua, & di la le $cale altre commode, & aperte, altre piu dritte è coperte; per quelli a$cendeuano i piu ripo$ati, e maturi, per que$te i piu curio$i, è pre$ti, in modo, che era prouisto all’età, & allo appetito d’ogn’uno. Seguitan l’altre rogole.
Deue$i ancho grandemente auuertire che il luogo non $ia $ordo, ma in e$$o liberamente chiara, & i$pedita la uoce po$$a uagare, & que$to $i potra fare $e egli $i eleggera luogo, doue la ri$$onanza impedita non $ia.
Vitr. uuole render la ragione della forma del Theatro, & prende argomento dal moto della uoce, & però dice.
La uoce è $pirito, che $corre, & perco$$a dello aere, che peruiene al $en$o dell’udito: Que$ta $i moue con infiniti rag- giramenti, non altramente, che $e nell’acqua ripo$ata gettando$i una pietra, na$ce$$ero innumerabili cerchi dell’on- da, cre$cendo à poco à poco dal centro, & allargando$i quanto piu pote$$ero, $e non fu$$ero interrotti dalla $trettez- za del luogo, ò da qualche offe$a, che non permette$$e que giri dell’onde terminare fin doue $i $tende$$ero, con la i$te$$a ragione, & giramento $i moue la uoce.
La uoce è $uono cau$ato dalla perco$$a dello aere $econdo, che diuer$amente da naturali str;rumenti dell’huomo è lo $pirito fuori mandato. Il mo- uimento dello aere perco$$o dallo $pirito è circolare; come quello dell’acqua doue $ia gettata una pɩetra: ma $i troua differente in que$to, che i giri dell’acqua po$$ono piu presto e$$er nominati circoli fatti nel piano dell’acqua, & quelli dello aere, perche per ogni uer$o $i girano po$$ono e$$er chiamati S$ere, conuengono però con quelli dell’acqua, perche $e que$ti, & quelli non $ono impediti, ɩl $econdo na$ce dal pri- mo, il terzo dal $econdo, il quarto dal terzo, fin che tanto $i allargano, & a$$ottigliano, che peruengono al fine, & co$i uanno dal pri- mo all’ultimo $empre cre$cendo, perche la parte perco$$a moue la pros$ima, & s’allarga, & questo intende Vitruuio quando dice.
Adunque quando $ono rattenute d’alcuno o$taculo le prime $turbano le $eguenti; con la i$te$$a ragione la uoce in gi-
ro, & come à $e$ta $uol fare il $uo mouimento, ma nell’acqua i circoli $i mouono in larghezza nel piano eguale, &
Da questo conclude Vitr. la ri$onanza de i luoght, è, dice.
Come adunque nell’acqua nelle di$$egnationi dell’onde, co$i nella uoce quando non ui è o$tacolo nella prima non di- $turba la $econda, ne le $eguenti, ma tutte con la loro ri$uonanza peruengono alle orecchie, $i di quelli, che $o- no abba$$o, come di quelli, che $ono ad alto, però gli antichi Architetti $eguitando i ue$tigi della natura, nel cercare la ragione della uoce, fecero i gradi de i Theatri in modo, che ordinatamente a$cende$$ero, & cercarono per la regulare Mathematica, & Mu$ica ragione, che ogni uoce, che dalla $cena u$ci$$e, chiara, & $oaue all’orecchie de gli $pettatori perueni$$e.
Se adunque la uoce per lo aere in giro $i moue, chi dubita, che la $orma ritonda, è circolare non $i conuegna al Theatro? perche quando il
Theatro $u$$e di $orme angulari, non egualmente la uoce terminarebbe, percɩoche alcuni udirebbeno bene, come piu uicini, alcuni male,
Diceadunque Vitr. gli antichi Architetti hauer u$ato la regolata ragione de Mathematici, intendendo per canonica, è regolata la ragione de numeri, dellaquale i Mu$ici e$perti $i $ogliono $eruire, & comprende la $peculatione, & la pratica dicendo.
La ragione de Mathematici, & la Mu$ica.
Et perche il luogo $ia piu ri$uonante oltra la circolar figura de i Theatri, oltra il giu$to $alimento de i gradi toccati tutte da una $te$$a linea, ne i loro anguli, $ecero $opra gli ultimi, & $upremi gradi un portico à torno il Theatro di $opra con ampie aperture dauanti, ma chiu$o da dietro, accioche la uoce $ottentrando in quelle ampiezze ri$$uona$$e $otto que uolti, come ri$$uona nelle cauerne, & ne gli in$trumenti, che hanno gran corpo. Di que$ti portichi ne dir a Vitr. al $uo luogo, fin tanto auuertiremo à quello, che egli dice.
Perche $i come gli organi nelle lame d’ottone, ò di corno $i $anno per la die$i perfetta alla chiarezza de i $uoni delle
Cioe $i come alla ragion delle corde, & del loro $uono, s’accordano gli in$trumenti da canne, & gli organi, co$i con Armonica ragione al- lo accre$cimento della uoce $ono state ordinate le ragioni de i Theatri da gli antichi, come, che egli uoglia dire, che la die$i, che è la mini- ma uoce, & principio d’accordar gli strumenti, habbia dato la regola à gli organi, di e$$er accordati. Entra adunque Vitr. con questo pro- po$ito à ragionare dell’Armonia, & dice, che co$a ella $ia, & ne fa le figure, & de$crittioni interpretando la mente di Ari$texeno, del- quale pero non douemo noitroppo as$icurar$i, imperoche egli attribuiua il tutto all’orecchie, niente daua alla ragione, diuideua il tuono in due parte eguali, co$a non approuata da i buoni Armonici, & $inalmeute, è licentio$o, & dubbio$o authore. Noi e$poneremo Vitr. & à i luoghi $uoi diremo la nostra opinione, & leggerei qui il titolo del $eguente capo dell’Armonica, intendendo $cienza, piu presto, che dell’Armonia; $e for$e Vitr. non allude à i ua$i Echei, de i quali ne dir a poi.
L’ARMONIA è Mu$ica litteratura na$co$a, & difficile, è $pecialmente à quelli, che non han- no lettere Greche, perche alcuna co$a di quelle non ha i nomi Latini, & pero quanto mi $era con- ce$$o, piu breue da gli $critti di Ari$toxeno, quelle mi $orzero d’interpretare, & di de$criuere la $ua figura, di$$egnando ancho le terminationi de i $uoni, accioche chi con diligenza attendera, po$$a ageuolmente capirle.
A lla Mu$ica appertiene, & con$iderare, & operare d’intorno, à que numeri, che ad altri $i ri$eri$eono, aggiuntoui
La uoce, quando con mutationi $i piega, alcuna uolta $i fa graue, alcuna uolta $i fa acuta, & à due modi $i moue,
de i quali uno ha gli effetti $uoi continuati, l’altro di$tanti. La uoce continua non con$i$te ne i termini, ne in
alcun luogo, ma $uol fare le $ue terminationi non apparenti, & gli interualli $uoi di mezzo manife$ti, come
quando nel parlare dicemo. Sol, Fior, Mar, Ben, perche à que$to ne doue comincia, ne doue termina $i co-
Questa diui$ione (come dice Aristoxeno) è fatta per $eparar la uoce, che è atta ad entrar in Armonia da quella, che non è atta. La uoce adunque
in due modi $i muoue, prima in modo, che pare all’orecchia, come è, continuata, ne che mai $i fermi in alcun modo di terminatione, que$ta dal-
lo effetto $uo $i chiama continua: ma dall’u$o $i chiama ragioneuole, perche con quel mouimento di uoce $olemo parlare, è ragionare, non alte-
rando la uoce. Moue$i dapoi la uoce in modo, che pare di$tinta, & che $i parta da un luogo d’altezza, all’altro, & che mute diuer$e termina-
tioni de $uoni, & co$i $i chiama dallo effetto, distinta: ma dall’u$o melodica, cioe u$ata da chi canta, ò recita uer$i: perche, quando noi canta-
mo, ò recitamo uer$i, alzamo, & abba$$amo distintamente la uoce $ermandola, & ripigliandola $i, che il $en$o la di$tingue. Benche Boetio uo-
glia, che nel recitar de uer$i u$ano una uoce mezzana, e mista, tra la continua, & la di$tinta. La uoce continua, & d’uno ɩ$te$$o tenore non e al-
la con$ideratione della Mu$ica $ottopo$ta, perche doue non è graue, & acuto, non è con$onanza. Ma $i bene la di$tinta, ne que$ta anchora $e-
ra atta alle con$onanze prima, che ad un certo luogo peruenga, $i come aduiene à molti corpi, i quali non $ono atti à cadere $otto la ragione
del pe$o $e non hanno una certa quantità, e grandezza, ne po$$ono uenir $otto la pro$pettiua, $e non hanno quel tanto, che fine del non poter
Le maniere de i canti $ono tre l’una è detta da Greci Armonia, l’altra Chroma, la terza Diatonon. Il canto Armonico, è dall’arte partorito, & per cio le canzoni rittengono grauità, & authorità non poca. Ma il Chromatico ornato di $ottile $olertia, è $pe$$ezza di moduli porge piu $uaue diletto; Il Diatonico per e$$er naturale, è piu facile per la di- $tanza de gli interualli.
Se io haues$i à trattar della Mu$ica io la ordinarei altrim\-eti, ma hora io int\-edo di $eguitar il modo proposto da Vit. Maniera, ò Genere, è un certo
cõpartimento de gli $ptt{ij} nelle $cale, & nelle ordinanze, che rappre$enta diuer$e idee d’ Armonia, & di que$ti diremo partitam\-ete qui $otto, $a
cendo chiaro, quello che pare à molti difficile, & o$curo. Tre adunque $ono i generi della Melodia. Chromatico, Diatonico, Armonico. Que$ti
prendono i nomi loro dalla uicinanza, ò lontananza de gli $pat{ij} nelle $cale, & or dinanze. Armonico è quello, che nella $ua ordinanza abon-
da di pros$imi, e picciolis$imi $pat{ij}, è breuis$ime $alite della uoce, & è co$i chiamato qua$i adattato, e con$ertato, Diatonico è co$i detto per-
In que$te tre maniere dis$imiglianti $ono le di$po$itio-
ni de i Tetracordi, perche i Tetracordi, che appar-
tengono al genere Armonico han due Tuoni, & due
Die$i; La Die$i è la quarta parte del Tuono, & co$i
in un Semituono $ono due Die$i. Nel Chromatico
$ono po$ti in ordine duemezzi Tuoni, ma il terzo
$patio, è, di tre Semituoni. Il Diatonico ua per due
continuati Tuoni, & con lo terzo $patio d’un Semi-
In ogni Tetracordo d’ogni genere $ono quattro termini, ò $uoni, ò gradi, che uogliamo dire, tutti $altano ad una $omma in tre $alti, ma diuer$a- mente, percioche il genere Armonico $ale da la meta d’un Semituono, che die$i $i chiama, ad un’altra meta d’un Semituono, & d’indi allo $pacio di un ditono, il chromaticho ha lo primo $patio d’un Semituono, & $imilmente il $econdo, ma $ale poi ad un Trihemituono. Finalmente il Diatonico, ha lo primo $patio d’un tuono, ɩl $econdo d’un tuono, il terzo di mezzo tuono. Siche in ogni genere il tetracordo è composto di due tuoni & mezzo, & que$to è quello, che dice Vitr. che i tetracordi $ono ne i tre generi agguagliati, & pareggiati di due tuoni, & d’un Se mituono. Et perche s’intenda meglio quello, che dice Vitr. dɩro che co$a, è, tetracordo, che co$a è $patio, & interuallo, & dichiarito gli al- tri term{ij}ni po$ti dallui, quanto al pre$ente bi$ogno io pen$ero, che $ia per $atis$are, con quella breuità, & chiarezza, che $i puo in $imile ma teria difficile, a$co$a, & alla lingua nostra $traniera.
Delle $cale, & or dinanze per$etta, è, quella, che tra i gradi della piu ba$$a, & della piu alta uoce contiene quella con$onanza, che le abbraccia tut
te, & questo non $i può fare $e la ordinanza della $cala non tiene quindeci gradi di uoce, & quattordici $pat{ij}. Grado io intendo il luogo della
$oprapartiente,
come, quella in che con$iste il Tuono, $i puo in due parti eguali diuide-
Euui ancho la $ettima minore, che abbraccia due Semituoni minori, è quattro tuoni, come da ut à mi da uno $patio al quarto $pacio, ò da una li- nea alla quarta linea, ci $ono ancho molti altri $pat{ij} piu presto nello e$$ercitio, che nelle regole collocati, come è la nona, la decima, la undeci- ma, & la duodecima, ma di que$ti altri ne han parlato. Delle con$onanze diremo poi.
Hora hauendo gettato noi i buoni fondamenti, e$poneremo Vitr. Dice egli, che diuer$e $ono le di$po$itione, & i compartimenti de i Tetracor-
di, ne i tre predetti generi, & la ragion è questa; perche $ono applicati à diuer$e intentioni, & idee di co$e ba$$e, ò grandi, ò di mezzo.
Dichiara poi la di$po$itione di cia$cuno, & dice, che la di$po$itione del Tetracordo, nel Genere Armonico, che egli Armonia dimanda con-
tiene due Die$i, & due Tuoni, & s’intende à questo modo, che la $alita dalla parte graue, & ba$$a, all’acuta, & alta $i fa $alendo dalla
metà d’un Semituono, che $a lo primo $pacio, all’altra metà, che $a lo $econdo, & da que$to $i $ale allo $pacio d’un Dituono, intendeua Ari-
Ma quando es$i Tetracordi $ono $eparatamente con i termini di cia$cun genere con$iderati hanno dis$imile di$$egna- tione delle di$tanze.
Cioe la $omma de i Tetracordiè pareggiata, perche in ogni genere è abbracciata la Diate$$aron di due tuoni, & un Semituono, ma partitamen- te è di$$erentemente $i $ale alla Diate$$aron in cia$cun genere, comes’e detto di $opra, conclude adunque dicendo.
La Natura adunque ha diui$o nella uoce le di$tanze de i tuoni, & dei Semituoni, & dei Tetracordi, & ha finito le ter minationi di quelli con mi$ure con la quantita de gli $pacij, & con certi modi di$tantil>ha ordinato lequalità, lequali u$ando ancho gliartefici de gli $trumenti $econdo le co$e con$tituite dalla natura apparecchiano le loro perfettio- ni à conuenienti concenti.
L’arte o$$eruando la natura ha ritrouato le con$onanze, è gliartefici $econdo quelle fanno i loro $trumenti, la natura ha dato il potere di far un
tuono, & un Semituono, ma Parte baritrouato in che proportione $ia l’uno e l’altro. La natura $econdo gli affetti fpontanamente moue
gli buomini, & le uoci, ma l’arte ba compre$o con uie ragioneuoli, & le quantita, & le qualità de i $uoni, & ha me$colato i generi, ritro-
I $uoni, che da Greci Phtongi $i chiamano, $ono 18.de i quali otto continuamente $tanno in tutte tre le maniere, ma gli altri dieci quando communemente $i cantano $ono in$tabili, & uaganti.
A me pare che Vitr. poteua meglio ordinare, que$to $uo di$cor$o, perche adduce molte co$e prima, che hanno bi$ogno dello intendimento di al-
tro, che egli pone dapoi, però noi ordinatamente $econdo il douere procieder intendemo. Certo è che ogni ordinanza di Mu$ica, e compo-
$tade $uoni. Suono e cadimento, ò qualità indiui$ibile della uoce, la cui quantita ò grandeζζaè certa, è determinata, e principio della me-
lodɩa, & in quello come nel propio elemento ogni concento $iri$olue. Dei$uoni altri $ono estremi, altri di mezzo nelle ordinanze. De
glɩ estremi altri $ono grauis$imi, $otto i quali piu ba$$o non $i uà, altri acutis$imi, $opra i quali piu alto non $i ua nelle perfette ordinanze. Di
quelli> di mezzo altri $ono graui, & acuti rifpetto a gli altri, graui $e riguardano à i piu alti, acuti $e riguardano ai piu bas$i, chiaman$i adun
que alti, & bas$i per comparatione, come tra gli elementi l’acqua ri$petto alla terra è lieue, ri$petto al fuoco è graue, & co$i l’aere compa-
rato all acqua è leggieri, al fuoco é graue, ma la terra è grauis$ima, il fuoco leggieris$imo, perche $otto quella niuna co$a $ogggiace, $opra
I fuoni detti da Greci Phtongi $ono 18. de iquali 8. $tanno $empre in tutti tre i generi fermi, & immobili, ma glialtri 10.
quando cõmunem\~ete $i cantano $ono in$tabili, è uaganti. Stãti $ono quelli, che po$ti, tra quelli che $ono mobili, con-
tengono la congiuntione del Tetracordo, & per le differenze de i generi $tanno ne i loro termini permanenti, & $i
chiamano in que$to modo. Aggiunto, primo de i primi, primo deimezzi. Mezzano. Vltimo de i congiunti
pre$$o al mezzano. Vltimo de i di$giũti. Vltimo de gli eccll\~eti. Mobili $on quelli, che nel Tetracordo tra gli $tabili ne
_In ogni genere $i può far l’ordinanza di questi $uoni, & di questi altri $ono $tabili, altri mobili, & uaganti. Stabili $ono quelli, che trai quindici in_ _ogni ordinanza di Mu$ica $ia di qualunque genere, ò colore $i uoglia fermi $tanno nel grado loro, come termini delle con$onanze, perche le con-_ _$onanze $ono le i$te$$e in ogni genere, però doueua Vitr. trattar prima de i $uoni, de gli $pat{ij}, de i generi, delle con$onanze, che con$onder que-_ _$te co$e. Mutabili $ono quelli, che $econdo diuer $i generi, & diuer$i colori $i mutano ne gli $pat{ij} loro, facendoli maggiori, ò minori $econdo-_ _il genere, ò il colore. Ecco tanto nel Tetracordo del genere Chromatico, quanto de gli altri gli estremi $ono $tabili, perche $i ri$pondeno in_ _con$onanza, ma le uoci, & i $uoni di mezzo $i mutano $econdo i generi, perche l’Armonia ua da Die$i à Die$i. Il Colore ò Chromatico da_ _Semituono à Semituono. Il Diatono, ua da Tuono à Tuono, & però dice Vitr_. Ma i $uoni mobili riceuer $ogliono altre uirtù, perche hanno gli $pat{ij}, & le di$tanze cre$centi. _Et dichiara come cre$cono, & dice dandoci gli e$$empi_.
La pros$ima alla prima adunque, che nell’ Armonico e di$tante dalla prima una Die$i, nel Chromatico e di$tante per un Semituono, & nel Diatonico un Tuono. Et quella, che$i chiama indice nell’ Armonia, e di$tante dalla prima un Se- mituono, ma trapportata nel Chromatico pa$$a à due Semituoni, & nel Diatonico è di$tante dalla prima per tre Se- mituoni, & co$i le dieci uoci per gli trapportamenti loro nei generi. fanno una uarieta di canto di tre $orti.
L’e$$empio è chiaro, & la figura di$opra fa piu chiaro. Seguita adunque Vitr.
Cinque $ono i Tetracordi, il primo grauis$imo detto, Hipatõ da Greci, il $ecõdo mezzano detto Me$on, il terzo cõgiun to detto Sin\~emenõ, il quarto di$giũ to detto, Diezeugmenõ, il quinto, che è acutis$imo, e detto in Greco Hiperboleõ.
Il Tetracordo delle prime dette Hipaton che è alla parte piu graue, è que$to.
Hypate Hypaton. \\ Parhypate Hypaton. \\ Licanos Hypaton. \\ Hypate Me$on.}
Il Tetracor do delle Mezzane detto Me$on è que$to
Hypate Me$on. \\ Parhypate Me$on. \\ Lycanos Me$on. \\ Me$e.}
Il Tetracordo delle congiunte detto Sinemmenon è que$to.
Trite Sinezeugmenõ \\ Paranete Sinezeugm. \\ Nete Sinezeugmenon}
Il Tetracordo delle di$giunte detto Dieζeugmenon è que$to.
Parame$e
Trite dieζeumenon.
Il Tetracordo delle eccellenti, e $opra acute detto Hiperbolcon, è que$to.
Nete Diezeugmenon. \\ Trite Hyperboleon. \\ Paranete Hiperboleon \\ Nete Hyperboleon.}
Congiuntione è quando $i troua un $uono cõmune à due Tetracordi contiuuati è $imili $econdo la figura. Di$giuntione è quando tra due continua- ti Tetracordi è $imili in figura, e trappo$to un tuono, non niego però, che egli non $i po$$a trouar alcune ordinanze communi, che alcund> $iata $econdo la Di$giuntione, & alcuna uolta $econdo la congiuntione, non $i facciano. Tutte le congiuntioni nella immutabile ordinanza $ono due. La graue, & l’acuta. La graue è del Tetracordo delle prime, & delle mezzane. L’acuta è del Tetracordo delle di$giunte, & delle eccellenti. Nella graue l’Hypate ò prima delle mezzane è il tenore ò $uono commune della congiuntione come qui.
Hypate Hypaton. \\ Parhypate Hypaton. \\ Lycanos Hypaton.} Tetracordo.
Hypate Me$on. \\ Parhypate Me$on. \\ Lycanos Me$on. \\ Me$e.} Congiuntione Tetracordo.
Ma la Di$giuntione è una, laqual è fatta da un Tuono compre$o dalla mezzana, & dalla uicina alla mezzana come qui.
Hypate Me$on. \\ Parhypate Me$on. \\ Lycanos Me$on.}
Me$e. \\ Parame$e} Di$giuntione.
Trite Diezeugmnon. \\ Paranete Diez. \\ Nete Diezeugmenon.}
Ma nell’ acuta è la Nete delle di$giunte, laqual in quel ca$o muta il nome. Et per questo $ono oltrai quindici queitre $uoni, che fanno 18. che $o- no Trite, Paranete, & Nete Sinezeugmenon.
Le con$onanze, che l’huomo può naturalmente cantare, & chein Greco $i chiamano Sinfonie, $ono $ei, Diate$$aron, Diapente, Diapa$on, Diapa$on con Diate$$aron, Diapa$on con Diapente. Di$diapa$on.
Con$onanza è temperato me$colamento de $uoni acuti, è graui (come ho detto) che dolcemente uiene alle orecchie nata da proportione, ò moltipli-
ce ò $opra particolare. La con$onanza à due modi s’intende, ò uero in ri$petto di que $uoni, che dilettano $olamente, & non peruengono
alla perfettione delle con$onanze, come i gia detti, che $i chiamano Emmeli in Greco, cioe attialla melodia, ouer melodici. I contrari de i qua
li $ono detti Ecmeli, cioe fuori di melodia: ne $i portano dolcemente alle orecchie, ò uero ri$petto alla con$onanza maggiore, che contiene tut
te le altre. Le con$onanze uere, ò $ono $emplici, ò compo$te, le $emplici $ono tre, la Diate$$aron posta in proportione $e$quiterza, la Dia-
pente po$ta in proportione $e$quialtera, la Diapa$on po$ta in proportion doppia. Non è pero nece$$ario, che da tutte le $emplici proportio-
Et però dal numero hanno pre$o i nomi di quelle, percioche quando la uoce $i forma in una terminatione de & $uoni, piegando$i da quella $i muta, & peruiene alla quarta $ua terminatione, la con$onanza è detta Diate$$aron, & termi- nando nella quinta Diapente, nella ottaua, Diapa$on, nelle otto & mezza Diapa$on, & Diate$$aron, nelle noue, & mezza Diapa$on, & Diapente, nella quintadecima Disdiapa$on: Perche egli non $i puo fare le con$onanze, quando tra due $pat{ij}, ò nella terza, ò nella $e$ta, ò nella $ettima il $uon delle corde, ò il canto della uoce $erà formato. Ma (co- me di $opra $critto hauemo) la Diate$$aron, & la Diapente hanno i loro termini conuenienti dalla natura della uoce conforme nell’ordine alla Disdiapa$on; & i concenti na$cono dalla congiuntione de i $uoni da’ Greci Pthongi no- minati.
L’ordine della Di$diapa$on, che è la
ETCOSI da fimiglianti inue$tigationi con Mathematici di$cor$i $i fanno i Va$i di Rame $econdo la grandezza del Theatro. Et quelli $i fanno in modo, che quando $on tocchi po$$ono fra $e ren- dere la Diate$$arron, & la Diapente in ordine alla Di$diapa$on.
Pot che $apemo in che proportione con$i$te cia$cuna con$onãza. Volendo noi preparare que ua$i di Rame, che u$auano gli
Dapoi tra i $eggi del Theatro con ragione di Mu$ica $i deono collocare nelle celle à que$to fine apparecchiate, ma di modo, che non tocchino alcun parete, & habbiano d’intorno il luogo uoto.
_Deon$i fare i luoghi doue hanno à $tare i ua$i detti, que$ti luoghi $ono da Vitr. nominati Celle, non deono toccare da alcuna banda muro, ò altro,_ _perche non ri$uonerebbeno_. Et habbiano d’intorno il luogo uacuo. _Perche ri$uonino meglio_.
Et dalla $ommita del capo loro habbiano $pacio.
Perche meglio u’entri la uoce
Et $iano riuolti in giu.
Perche la uoce $ott’entri.
Et habbiano da quella parte, che riguarda i Theatri i Cunei $ottopo$ti. _Perche quei ua$i deono e$$er $ostentati in qualche modo_,
_non potendo $tare in dere come l’arca di Mahomet. non erano però $o$pe$i come le campane, ma erano $opra alcuni Cunei, che gli teneuano $ol_
Siano di ferro que Cunei, non meno alti di mezzo piede.
Per dare $patio $otto i ua$i, accioche non tocchino d’alcuna parte.
Et all’incontro di quelle Celle.
Dentro le quali deono stare i ua$i
La$ciate fiano le apriture a i letti de i gradi inferiori longe due piedi, alte mezzo.
Fin qui Vitr. ha preparato il luogo, doue $i hanno à porre que ua$i, & ci ha dimostrato il modo di a$$ettargli. Seguita egli $econdo la pro- portione, che conuiene alla Mu$ica, gli di$ponga. Ma prima parla del modo, & del luogo da por le Celle, importando molto il porle piu in un luogo, che in un’altro.
Ma in che luogo egli $i habbia à di$$egnar le celle, co$i è nece$$ario dichiarire. Se il Theatro nõ $era molto ampio, & gran de l’altezza di mezzo per trauer$o $ia di$$egnata, & in quella $iano à uolti fatte 13. Celle di$tãti per i dodici $pat{ij} egua li, in modo, che que’ ua$i ri$$uonanti, che $ono $tati $critti di $opra, $uonando all’ultima delle eccellenti detta Nete Hiperboleon $ian po$ti prima nelle Celle, che $ono nelle e$treme corna dall’un’, & l’altra parte.
Cioè parti$ca$i à torno à torno il Theatro la parte di mezzo dell’altezza, et quella $ia diui$a in dodici $pat{ij} eguali con tredici Celle, certo è, che ne
$aranno due $u gli estremi corni, una nel mezzo, cinque da una parte tra l’un’ estrema e la di mezzo, & cinque dall’ altra tra l’altra e$trema,
I $econdi da gli e$tremi $uonino la Diate$$aron all’ultima delle di$giunte.
Ecco à gli e$tremi ua$i di qua, & di la $ono due altri ua$i uicini, que$ti due ancho traloro $eranno Vni$$oni, & d’una i$te$$a grandezza, ma> maggiori de i primi un terzo, perche hanno da fare il $uono che fa l’ultima delle di$gionte con l’ultima delle eccellenti, cioe la Diate$$aron, ò la quarte, & que$te $ono gli estremi termini dell’ultimo tetracordo.
I terzi ua$i di qua, & di la $uonino la Diate$$aron alla uicina alla mezzana.
Ecco che Vitr. ua di Tetracordo in Tetracordo pigliãdo $olamente gli e$tremi termini, cioe quelli, che fanno la con$onanza, et la$ciando i $uoni di mezzo, $uonano all’ultima delle congiunte, questa è per un Tuono distante alla di $opra, detta Parame$e ò uicina alla mezzana per rinchiu- dere l’Octocordo con l’ultima delle eccellenti.
I quinti $uonano la Diate$$aron alla mezzana.
Sono proportionatamente maggiori i ua$i del quinto ordine, perche $uonano alla parte piu ba$$a, & rinchiudono il terzo Tetracordo.
I $e$ti $uonano la quarta alla prima delle mezzane, & nel mezzo è uno ua$o $olo, che $uona la Diate$$aron alla pri- ma delle prime.
Et co$i è rinchiu$o il quarto Tetracordo, ne i $uoi termini, & di$po$ti $ono i ua$i al $uo luogo con quell’ ordine, che $i ricerca, dal che na$ce quel- lo che dice Vitr.
Et co$i con que$to di$cor$o partendo$i la uoce dalla Scena come da un centro raggirando$i à torno, & toccando le concauità di cia$cuno di que ua$i, ri$ueglierà una chiarezza di $uono accre$ciuto, & fara ri$$uonare una conuenien te con$onanza.
Que ua$i adunque non $olamente faceuano la uoee piu chiara, ma rendeuano ancho con$onãza, è melodia. Ne i Theatri piccioli poneua$i un’ordine de ua$i nel mezzo dell’ altezza del Theatro, & que ua$i $i poteuano accordare in che genere gli pareua, ma erano $econdo il genere Armonico.
Ma $e la grandezza del Theatro $erà piu ampia, all’hora $i partira l’altezza in quattro parti, perche $i facciano tre $pa-
t{ij} trauer$i per tre ordini di celle, dellequali uno $i darà al genere Armonico, l’altro al Chromatico, il terzo al Diatoni
co, & dal Ba$$o la prima regione $i darà all’ Ordinanza dell’ Armonia, $i come hauemo detto di $opra nel Theatro mi-
nore. Ma nella prima parte dell’ordine di mezzo $i hanno à porre ne le e$treme corna que ua$i, che ri$pondino all’ec
cellenti del genere Chromatico, ne i $econdi da que$ti la Diate$$aron alla Chromatica di$giunta, ne i terzi la Diapen-
_Egli $i deue auuertire, che quando Vitr. dice_. Ma nella prima parte dell’ordine di mezzo $i hanno à porre nelle e$treme corna
que ua$i, che ri$pondino alle eccellenti del Genere Chromatico. _Non piglia la Nete Hyperboleon, ma una di quelle Hiperbolee_,
_cioe la Trite Hiperboleon, & co$i di $otto nel Genere Diatonico egli piglia la Paranete Hiperboleon per prima $u l’e$treme corna, altrimen-_
_ti $e egli piglia$$e in tutte tre i Generi la Nete Hyperbolem non ci $arebbe differenza tra un Genere all’altro, perche tutti i termini de i Tetra_
_cordi $arebbon gli isteβi, perche quei $uoni $ono $tabili come termini delle con$onanze, da questi princip{ij} $i hanno gli altri $uoni come dimo-_
Ma nella diui$ione di $opra, & nell’e $trema regione delle celle pongan$i i ua$i nelle prime corna $uonanti alla Diatoni- ca eccellente, ne i $econdi la Diate$$aron alla Diatonica di$giunta, ne i terzi la Diapente alla Diatonica congiunta ne i quarti la Diate$laron alla Diatonica mezzana, nei quinti la Diate$$aron alla Diatonica prima, ne i $e$ti la Dia- te$$aron all’aggiunta, nel mezzo alla mezzana, perche la mezzana ri$ponde la Diapa$on alla aggiunta & la Diapen te alla prima Diatonica.
Quello che Vitr. ha detto fin qui ci $erà manife$tato per la figura $otto $critta.
Ma chi uorrà à perfettione ridurre facilmente que$te di$$egnationi, auuerti$ca alla figura nel fin del libro di$$egnata cõ
ragione di Mu$ica, la quale Ari$toxeno con gran uigore, & indu$tria partendo i canti per generi la$cio formata, &
da quella di$$egnatione ($e alcuno ui porra mente) potra ordinare, e ridurre à compimento i Theatri, & alla natura
Perche noi non hauemo ne e$$empio, ne altra memoria altroue, è nece$$ario che crediamo à Vitr. però di que$to non ne diremo altro, perche (come dice Leon. Bat que$ta co$a è facile da dire, ma quanto facilmente ella $i po$$a e$$equire con l’opra, $apianlo gli e$perti.
MA La conformatione del Theatro $i deue fare in que$to modo: che prima $i ueda quanto grande e$-
fer deue la circonferenza della pianta, è po$to nel mezzo il centro $i tira un circolo, nelquale $i fan-
no quattro Triangoli eguali & di $pac{ij}, & di lati, che tocchino la circonferenza, & que$ti triango-
La Scena è la fronte del Theatro equidi$tante à quella fronte $ia tirata una linea, che paβi per lo centro, la qual $epari il Pulpito, (cioe il luogo
piu alto, che é auanti la Scena, $opra laquale $i recitauanole Comedie) dalla parte dell’ Orchestra. Orche$tra era luogo nel mezzo del Thea-
tro al piano doue $tauano i $eggi per li Senatori appre$$o Rom. altramente la Orchestra era del Choro, & de $onatori, la Scena de gli Attori,
L’altezza del Pulpito non $ia piu di cinque piedi, accioche quelli, che $ederanno nell’ Orche$tra pos$ino ueder i ge$ti di tutti i recitanti.
Hauemo adunque chel piano del Pulpito deue uenir $ino alcentro del Semicircolo, & che l’altezza di quello non era piu di piedi cinque, accio- che i Senatori dal piano, doue erano à $edere, uede$$ero commodamente il tutto.
Siano partitii Cunei de gli $pettacoli nel Theatro in modo, che gli anguli de i Triangoli, cheuanno à torno la circonfe- renza del cerchio de$critto drizzino le a$ce$e, & le $cale tra i Cunei fino alla prima cinta.
Vitr. data Paltezza del Pulpito ce in$egna doue, & in che modo hauèmo à drizzar le $chle, & le a$ce$e. Haueuano i Theatrii gradi à torno, &
ogni tanti gradi ci erauna cinta, cioe un piano $opralquale $i caminaua. Tre erano que$te cinte dette da Vitr. precinctioni la prima alla
parte piu ba$$a, la $econda nel mezzo, & l’altra di $opra, ma quella $cala, che ci conduceua alla prima cinta, non $eguitaua fino alla $econda,
ma nel mezzo della $econda cinta era un’altra $cala, che ci conduceua alla terza, & co$i le $cale non erano dritte, & d’una $alita. Imagina-
Ma di $opra con alternati $entieri $iano drizzati i cunei di mezzo. Quelli cunei ueramente, che $ono dal ba$$o, & driz zano le $alite feranno $ette.
Come ho detto, & ri$ponderanno à $ette anguli de i detti trianguli: poi $i compartono gli altri cinque (come dice Vitr.) à que$to modo.
Ma gli altri cinque di$$egneranno la compo$itione della Scena, tra quali quello, che $erà nel mezzo à dirimpeto di $e ha uer deue le porte mae$tre. I due, che $eranno alla de$tra, & alla $ini$tra, di$$egneranno le compo$itioni delle fore$te- rie, che ho$pitali chiamano, gli ultimi due riguarderanno le uie doue $i uolta.
Le porte regie nel mezzo della Scena, gli ho$pitali dalla banda, & doue $i uoltaua per u$cir fuori, ri$pondeuano al restante di dodici cunei, cioe à
icinque. Dalla Scena alle corna del Theatro erano portichi non continui in modo, che tocca$$ero le corna, benche in alcune piante que$to $i com
pr\~eda, ma erano que$ti portichi come ale della Scena, ma che importa $e Vitr. intende$$e per quel nome di Ver$ura, quello che ueram\~ete $i deue
I gradi de gli $pettacoli, doue hanno à porfi i $eggi, non $iano meno alti d’uu palmo, & d’un piede, ne piu d’un piede e $ei dita, le larghezze di quelli non piu di due-piedi è mezzo, ne men di due.
I gradi de gli $pettaculi, cioe l’opera dipietra doue $i $taua à uedere à torno il Theatro non $ian meno alti di cinque palmi, ò uinti dita, ne piu d’un
piede e $ei dita. Erano ancho nell’ Orche$tra preparati i luoghi da $edere, per li grand’ huomini, & Senatori compo$ti in luoghi piu alti, iui $i
portauano i $eggi honorati à tempo, & però $i legge, che per le parole di Na{$s}ica mo$$a la prudenza de Senatori uietò, che i $ub$elli, che nel
Theatro $i portauano à tempo, & s’erano ancho cominciati dalla città à poner in u$o, portati fu$$ero e posti ne i luoghi loro. Ecco che pare
che i $ub$elli ò $eggi oue stauano i nobili erano portati, & po$ti, & $i leuauano, & il luogo loro era $opra alcuni gradi eleuati dal piano dell’ Or
che$tra, per 558. anni il Senato me$colato col popolo era pre$ente à gli $pettacoli. Ma questa u$anza Attilio Serãno, et Lucio Scribonio Edili
L Coperto di quel portico del Theatro che$ta fopra l’ultimo ordine de i gradi $uperiori, $i fa ad egual liuello dell’altezza della Scena; & la ragione è que$ta, perche la uoce cre$cendo egualmente peruenirà, & al$ommo ordine de i gradi, & al tetto, perche $e’l portico non $erà eguale all’altezza della Scena, quanto men egli $erà alto la uoce $erà portata inanzi fin la doue ella prima peruenirà.
Io ho detto, che que$to portico era $opraigradi, & come un corridore aperto uer$ola piazza del Theatro, ma $errato di dietro faceua ri$uonar la uoce mirabilmente. Leon Batti$ta lo chiama circonuallatione, & dice, che per re$trignere, & unir la uoce era fatto, & che $opra come per Cielo del Theatro, & per lauoce, & per Pombra $i tiraua una uela ornata di Stelle. Que$ta portico era fatto molto mae$treuolmente, perche haueua $otto di $e altri colonnati, & altri portichi per $o$tenimento di quelli di $opra, maas- pertinella parte esteriore, & ne i grand {$s}imi Theatri. Questi portichi $i faceuano doppi, perche meglio al tempo delle pioggile genti $i pos- te$$ero riparare. I colonnati di que$tiera di opra$oda, & ferma tratti i lineamenti da gli archi come dice Leone, che copio$amente di questi ne parla.
L’Orche$tra tra i gradi inferiori quanto grande haueràil $uo Diametro, prenda$i la $e$ta parte di quello, & nelle cor- na, & d’intorno à gliaditi a piombo di quelle $iano tagliati i $eggi inferiori, & la doue $eràfatto il taglio iui $iano po- $ti i $opracigli delle uie, perche in que$to modo le loro conformationi haueranno ba$teuole altezza.
Il primo ordine de gradi non era $ubito alzato daterra, percioche $arebbe $tato troppoba$$o, e$$endo i gradi alti due picdi è mezzo, & e$$endo i Sedili nell’ Orche$tra piu alti, però uuole Vitr. che $i piglie la $e$ta parte del Diametro dell’Orche$tra, & quella $ia l’altezza di quel muret to, che circonda l’Orche$tra, & $econdo quell’ altezza dinanzi $i deono tagliare i primi gradi da ba$$o nelle corna, et d’intorno gli aditi, et doue $eranno que tagli posti $ianoi $opraciglɩ delle uɩe, & per $opracigli intende $opralimitari, & erano alcune aprɩture, che andauano alle $alite, e $cale drizzate $econdo i cunei, che pone Vitr di $opra. & que$to nome di $opraciglio Vitr. l’ha u$ato ancho nel quarto parlando delle porte.
La lunghezza della Scena fia doppia al Diametro dell’Orche$tra, l’altezza del Poggio dal liuello del Pulpito con la $ua
cornice, è gola pre$a $ia per la duodecima del Diametro dell’Orche$tra. Sopra il Poggio $iano le colonne, con i capi-
Dice Leon Batti$ta, che le foudamenta di que pareti, che a$cendono à gliultimi gradi, & piu lontani dal centro, cioe dell’ultimaè piu larga cinta,
$i deono gittare tanto lontani dal centro, quàto è il Semidiametro del piano di mezzo, con un terzo di piu, ma i primi gradi, cioe quelli, che
$ono di dentro, & piu ba{$s}i, cioé doue $i comincia la gradatione, non deono cominciar $ubito dal piano: ma dal piano ne i grandi Tbeatri
egli $i deue leuar un muro ò parete alto per la nona parte del Semidiametro del piano di mezzo, ma ne i Theatri minori non $i leuerà quel
Ne in ogni Theatro à tuttele ragioni & effetti corrifponder po$$ono le mi$ure, e i compartimenti.
Perche erano alcuni Theatri grandi, alcuni minori, & in diuer$i luoghi, è $iti, ma è nece$$ario, che lo Architetto con$ideri, & auerti$ca con che proportioni $ia nece$$ario $eguire i compartimenti, & con che ragione egli debbia alla natura, ò alla grandezza del luogo $eruire.
Imperoche ci $ono delle co$e, che tanto nel grande, quanto nel minor Theatro di necesfità deono tenere la i$te$$a gran
Et però chi uede le membra delle opere antiche, & troua co$a, che paia fuori de gli ammae$tramenti di Vitr. ( come s’è detto altroue) non deue
dɩ primo tratto bia$imare ò Vitr. ò l’Popere, perche non può $apere quello portaua la nece{$s}ità & quanto in tutto il corpo quel membro tene
ua la $uaragione. Vit. $e ne auuide di que$ta $orte d’huomini, & in ogni luogo dapoi, che egli ci ha dato le Simmetrie, & proportioni delle co
$e, ci fa auuertiti, come u$ar douemo quella moderatione, che richiede il pre$ente bi$ogno. Noi hauemo interpretato cinte, quella parola,
Ma le Scene habbiano le loro ragioni e$plicate in modo, che le porte di mezzo habbiano gli ornamenti d’una ca$a rega le, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra $iano gli ho$pitali, ma longo quellifpac{ij}, che per gli ornamenti fi danno, iquali da i Greci Periachi detti fono, perche in que luoghi $i girauano le machine; che hanno i triangoli, che fi uolgono, in ognu no di quelli tre fono gli adornamenti, iquali, ò quando fi deono mutar le fauole, ò quando nengono i dei con fubiti Tuonɩ $iano riuoltati, & mutino nelle fronti loro le $orti de gli adornamenti. Longo que luoghi $ono le cantonate e uolte che $i $tendono auanti, lequali fanno l’entrare della Scena, l’una dal foro, l’altra da qualche altra parte d’on- de $i uegna.
La porta di mezzo, che ri$ponde al cuneo di mezzo de i cinque, che $i dáno alla Scena, era detta regale da gli ornamenti $uoi. Eranui altre porte
T R E $ono le maniere delle Scene. Quelli, che interpretano quella parola, che è posta nel primo Libro detta
Sciographia, & che intendono in quel luog{223}o, doue $i tratta delle $pecie della Di$po$itione, la Pro$pettiua, con$erma-
no la loro opinione con que$ta parte dell’ottauo Capitolo del pre$ente Libro. Doue da Vitruuio po$te $ono tre manie-
re di Scene, ò tre $ortɩ di apparati, & d’ apparenze dipinte, $econdo, che tre $ono le materie, & i $oggetti delle $a-
uole, che $i hanno a recitare, imperoche e$$endo le co$e, ò ba$$e, ò mediocri, uogliono, che alle attioni d’ɩmpor-
tanza doue intrauengono per$one grandi, & d’alto $tato, $i faccia un’apparato di fabriche $ontuo$e, & una Pro$petti-
ua Magnɩfica, e Reale, & in$ieme con Vitr. danno que$ta apparenza alle Tragedie, & qne$to apparecchio chiamano Scena Tragica.
Similmente doue $ono i maneggi dome$tici, fatti tra per$one medɩocri, & di ordinaria conditione, fanno un’altra $orte di Scena, che
Comica, $i chiama, perche iui $i rappre$entauano le Comedie, cɩoè le attioni di priuate per$one. Et in fine alle infime, rozze, e $emplici
T R E fono le maniere delle Scene. Vna è detta Scena Tragica, l’altra Comica, la Terza Satirica. Gli or namenti di que$te $ono diucr$i tra $e, & con di$eguale compartimento $i fanno; imperoche le Scene Tragiche $i formano con colonne Fronti$pic{ij}, figure, & altri ornamenti regali. Le Comiche han- no forma di priuati edific{ij}. di pergolati, ò Corridori, è pro$pettiue di fine$tre di$po$te ad imitatio- ne di communi edific{ij}. Ma le Scene Satiriche $ono ornate di alberi, & di $pilonche, & di monti, & d’altre co$e ru$ticali, e $ilue$tri in forma di giardini.
I Tragɩcɩ recɩtaùano ɩ ca$i de i Tiranni, & de i Re à que$ti conn>eniuano Palaggi, Loggie, Colonnati: però la $acciata del Triangolo, che era per
la Tragedia haueua tali edi$icij dipinti. I Comici rappre$entauano le co$e quotidɩane, & le cure famigliari di ba$$a gente, però la Scena loro
Nei Theatri dei Greci non $i deono fare tutte le co$e con le i$te$$e ragioni, perche nella circonferenza di $otto, $i come
nel Latino gli anguli di quattro triangoli toccauano il giro d’intorno, co$i nel Greco gli anguli di tre quadrati deo-
no toccare la detta circonferenza, & illato di quel quadrato, che è pros$imo alla $cena, & che taglia la curuatura
della circonferenza, in quella parte di$$egna il termine del Pro$cenio, & d’indi all’e$tremo giro della curuatura $e
le fa una linea equidi$tante, nellaquale $i di$$egna la fronte della Scena. Et per lo centro dell’Orche$tra à canto al
Doueua appre$$o Greci e$$er l’Orche$tra maggiore però nella di$$egnatione de lor Theatri $aceuano tre quadr ati in un circolo, $i come i latini
faceuano quattro Triangoli, & tutto che tanto gli Anguli de i Triangoli, quanto gli Angoli de i quadrati parti$$ero in dodici parti eguali
la circonferenza: Era però maggior $pacio nel mezzo la àdoue erano tre Quadrati, che la doue eran quattro Triangoli, perche i lati de i
Oltra di que$to $i tiraua ancho una linea, che pa$$aua per lo centro, & era come Diametro equidistante, è parallela al lato detto, & alla fronte
della Scena: $opra gli e$tremi di que$ta linea, la doue tocca la circonferenza, $i faceua il centro, & prima po$to l’un piede della $e$ta in uno,
l’altro $i allargaua al centro, & uolgendo$i à torno ci daua i termini della circonferenze maggɩore, perche la doue toccaua la linea del Pro-
$cenio, ɩui era il termine della circonferenza, è precintione ultɩma del Theatro, come e nel punto b & c. nella linea c. b. & i centri $ono
d. c. la machina uer$atile triangulare alla letterao. doue è ancho la porta Regia, la fronte della Scena f. g. l’Orche$tra p. il re$tante è facile.
& gli ho$pitali, & altre $tanze come nel Theatro de Latini. Vero è che nella pianta del Latino, nella Scena hauemo fatto tre porte, & in cia
L’altezza di quel luogo non deue e$$er meno di dieci, & piu di 12. piedi: I gradi delle $cale tra i cunei e le $edi all’incontro de gli anguli de i quadrati $iano drizzati alla prini>a cinta, & da quella cinta tra mezzo di quelli $iano drizzate an- cho le altre gradationi, & alla $omma quante $eranno altre tanto $empre $iano ampliate.
L’altezza dɩ quel luogo, cioè del Logeo, e pulpito, non deue e$$er meno de dɩeci piedi, ne piu di Dodici. Vit. alza il pulpito de Greci $ette piedi
pɩu del pulpɩto de Latini, perche e$$endo il pulpito de Latini piu uicino non doueua hauer piu altezza, accɩoche quelli, che $tauano nel-
Alzato adunque ɩl pu pɩto, Vitr. drɩzzale $cale uer$o i cunei, come ha fatto nel Theatro de Latini, & uuole il mede$imo, cioè che le $cale, che uanno alla prima cɩnta non i$contrino con quelle, che uanno alla $econda, & co$i quelle, che uanno alla terza non ɩ$contrɩno con le $econde.
Poiche que$te co$e con $omma cura, e $olertia e$plɩcate $eranno, bi$ogna allhora piu diligentemente auuertire, che egli $i elega un luogo, doue la uoce dolcemente applicata $ia, & che $cacciata ritornando à dietro non riporti all’o- recchie una incerta $ignificatione delle parole.
A Vitr. molto preme l’accommodar il luogo alla uoce, però oltra le co$e gia dette egli tutta uia di ciò ci da precetti, & ammaestramenti bellis$i- mi, & certo non $enza ragione, perche tutto il fine di que$ta materia, e che $i ueda, & che $i oda commodamente. Dɩstɩngue adunque i luoghi quanto alla natura del $uono, & dice.
Sono alcuni luoghi, che naturalmente impedi$cono il mouimento della uoce come $ono i di$$onanti, i circon$onanti, i ri$onanti, i con$onanti: detti da Greci Cathicontes, Per{ij}contes, Ant{ij}contes, Sinicontes. Dɩ$$onanti $on quelli ne i quali poi, che la prima uoce s’inalza offe$a da i corpi $odi di $opra è $cacciata ritorna à ba$$o & opprime l’inal- zamento della $econda uoce.
Come s’egli dice$$e: che il primo giro della uoce intoppando$i in co$a $oda $u$$e in giu rincalzato & rompe$$e il $econdo, doue ne na$ce$$e la dɩ$$onan za, che per uirtu della parola Greca $ignifica $uono al ba$$o cacciato, rotto, e franto, perche Cathicontes è qua$i deor$um $onum mitentes, & io ho interpretato di$$onanti, à quel modo, che nel Latino $i dice de$picere qua$i deor$um a$picere.
Circon$onanti luoghi $on quelli, ne i quali la uoce ri$tretta girando intorno ri$oluendo$i nel mezzo, e $nonando $en- za i $uoi e$tremi cadimenti $i e$tingue la $ciando incerta la $ignificatione delle parole.
Questi luoghi fanno ribombo, perche in es$i ritorna lo i$te$$o bombo, ò $uono, come dentro le campane $i perde il $uono, poi che re$ta la perco$$a.
Rif$uonanti $ono que luoghi donue la uoce perco$$a ritornando à dietro le imagɩni di e$$a e$pre$$e, & fanno, che doppi $i odano gli ultimi cadimenti.
Ri$$uona la uoce percuotendo, & ritornando à dietro qua$i de rinuerbero, & come i raggi del Sole rɩfles$i, perche $on doppi hanno pɩu for-
Ecco figlia de i bo$chi, & delle ualli Ignudo $pirto, e uoce errante, e $ciolta
Eterno e$$empio d’amoro$i falli Che tanto altrui ridice quanto a$colta,
S’amor ti torne ne $uoi allegri balli, E che ti renda la tua $orma tolta
Fuor d’e$te ualli abbandonate e $ole Sciogli i miei dubbi in $empɩci parole.
Ecco, che co$a e’l fin d’amore? amore. Chi fa $ua strada men $icura? cura
Viu’ella $empre, o pur $en more? more Debbo $uggir la $orte dura? dura.
Chi dara fin’ al gran dolore? l’hore. Come ho da uincer chi è $pergiura? giura.
Dunque l’inganno ad amor piace? piace.
Con$onanti $ono que luoghi, nei quali da ba$$o la uoce aiutata con augumento cre$cendo entra nelle orecchie con chɩara terminatione delle parole.
I luoghi con$onanti $ono affatto contrari à i di$$onanti, perche in quelli la uoce uiene dal centro alla circon$erenza aiutata, & unita, & cre$ce egualmente, in questi la uoce dalla circon$erenza al centro e ribattuta, & rotta. Questa dɩ$$erenza di luoghi è molto bella, & ben dichia- rita da Vitr. & degna di $omma con$ideratɩone, & però dice.
Et co$i $e nella elettione de i luoghi $i auuertirà con diligenza, $enza dubbio lo effetto della uoce ne i Theatri $erà con
prudenza all’utilità moderata, & emendata: Ma le de$crittioni, & i di$$egni tra $e con que$te differenze $eranno
notati, che quelli di$$egni, che de i quadrati $i fanno, $iano de Greci, & quelli de Trianguli equilateri habbiano l’u
Fin qui Vitr. à di$$egnato il Theatro, & dimo$trato $econdo l’u$o di Greci, e de Latini, che diffcrenza $ia nelle lor o dc$crittioni. Hora uuole parlare di que portichi, che erano dietro la Scena, & de i luoghi da pa$$eggiare, perche co$i era ordinato da i buoni Architetti, che à i Tem- pi, alle ca$e di grandi, & alle fabriche publiche $i de$$ero i portichi, & que$to come dice Vit. & per neces$ità, & diletto, & per orna mento $i $aceua. Dice adunque.
Deon$i fare i portichi drieto la Scena à que$to fine, che quando le repentien pioggie $turberanno i Giuochi, il popu-
lo habbia doue egli $i ricoueri dal Theatro, & accioche que luoghi, ne i quali $i danno gli $trumenti per lo choro,
& l’apparato del choro habbiano $patio$o campo. Come $ono i portichi Pompeiani, & in Athene i Portichi Eume
nici, & il Tempio del padre Bacco, & l’Odeo à quelli, che e$cono della parte $ini$tra del Theatro, ilquale Pericle in
Athene di$po$e con Colonne di pietra, & con gli alberi, & con le antenne delle naui delle $poglie de Per$iani rico-
Choragia $ignifica e quelli che danno l’in$trumento, & Papparato per li giuochi, & il luogo, di doue $i caua lo $trumento. Odeum, era qua$i un picciolo Theatro, doue $i guar dauano i certami & le proue di Mu$ici, io $timo, che iui $i a$$etta$$ero i Mu$ici, come nel Choragio $i a$$etta- uano gli histrioni, che d’ɩndi poi entrauano in Scena.
Et come è à Smirna lo Stratageo. _Cioè l’armamento_.
Età Tralli il portico dall’una, & l’altra parte come le Scene $opra lo $tadio, _che è luoco, oue $i corre_, & come le altre cit- tà, che hanno hauuto gli Architetti piu diligenti. D’intorno à Theatri $ono gli $pac{ij} da pa$$eggiare, & i portichi, che in que$to modo par, che $i debbiamo collocare, prima che $iano doppi,
Cioè non in altezza, ò di due ordini di colonne, ma doppi dɩ $otto come, portichi de i Tempi, & lo dimo$tran le $eguenti parole.
Et habbiano le colonne e$teriori Doriche, & gli Architraui con gli ornamenti $econdo la ragione della mi$ura Dorica
La ragione è perche deono occupar quello $patio, che occupa l’ Architraue $opra le colonne e$teriori, & perche $opra quelle di mezzo non $i po- ne Architraue, però e$$er deono piu alte.
Et fatte $iano alla Ionica, ouero alla Corinthia. Le mi$ure delle colonne, & le proportioni non $eranno tali, quali ho
detto douer e$ler quelle de i $acri tempi, perche altra grauità conuengono hauer ne i tempi de i dei, & altra $ottilità
ne i portichi, ouero nelle altre opere, & però $e le colonne feranno di maniera Dorica, fiano partite le loro altezze
con i capitelli in parti quindici, & di quelle una $ia il modulo, alla cui ragione $i e$pedirà tutta l’opera, & nel ba$$o
della colonna la gro$$ezza $i faccia di due moduli, lo $patio tra le colonne di cinque è mezzo, l’altezza delle colonne
La aggiunta del Pɩede$tilo, che $i fa per gli $cabelli impari $ia tolta dal di$$egno $opra$critto nel terzo libro. Gli Ar-
chitraui, i goccɩolatoi, & tutto il re$to de membri $econdo la ragione delle colonne da gli $critti de i uolumi di $o-
pra $i piglieranno, ma gli $pat{ij} di mezzo, che $eranno alla $coperta tra i portichi, ornare $i deono di uerdure, perche
il pa$$eggiare alla $coperta rittiene gran Salubrità, & prima da gli occhi, perche lo aere dalle uerdure a$$ottigliato
per lo mouimento del corpo entrando a$$ottiglia la $pecie ui$iua, & co$i leuando da gli occhi il gro$$o humore la$cia
la ui$ta $ottile, & la $pecie acuta. Oltra di que$to $caldando$i il corpo nel caminare per lo mouimento, che egli fa
a$ciugando lo aere gli humori da i membri $cema la loro pienezza, & dis$ipando gli e$tenua, perche molto piu ne
$ono di quello, che il corpo puo $o$tenere. Et che que$to $ia co$i, $i puo auuertire, che e$$endo le fonti dell’acqueal co-
perto, ouero $otterra $ia la copia palu$tre dell’humore da quelli non $i lieua alcuno humore nebulo$o, ma $i benenei
luoghi aperti, & liberi, quando il Sole na$cente col $uo caldo uapore il mondo ri$calda, eccita da i luoghi humidi, &
Io non $aprei, che aggiugnere à Vitr. $e non à pompa, però $eguitando porremo il testo, doue egli parla della Di$po$itione de i bagni.
PRIMAMENTE egli $i deue eleggere un luogo, che $ia caldis$imo, cioè riuolto dal Settentrio- ne, & dallo Aquilone, & i luoghi da ri$caldare, ouero intepidire habbiano i lumi da quella parte doue il Sole tramonta la inuernata. Ma $e la natura del luogo ci $arà d´impedimento, egli $i piglierà il lume del meriggie, perche il tempo del lauar$i dal meriggie al ue$pro è ottimo.
Vitr. ci accommoda ne i bagni gentilmente, & dice quello che è nece$$ario, & e$pedɩente all’u$o $olamente, hauendo ri-
$petto al bi$ogno, imperoche da prima le Therme non erano in quel pregio, che furono poɩ, anzi eraui $olamente il bagno
Anchora è da auuertire che i luoghi doue $i hanno à ri$caldare gli huomini, & le donne $iano congiunti, & po$ti dɩ quelle i$te$$e parti. _E ne rende la ragione_.
Perche co$i auuenirà, che ad amendue que luoghi del forno ne i ua$i $eruirà l’u$o commune.
Cioè un mede$imo $orno ri$calderà amendue gli $caldatoi, & ancho gli intepidatoi.
Sopra il fornello douemo porre tre ua$i di rame, uno che $i chiama il caldaio, l’altro tepidario, il terzo rinfre$catoio, & $i deono por dentro con que$to ordine, che quanta acqua u$cirà del caldaio, tanta dal tepidario in e$$a ui uegna, & co$i all’i$te$$o modo dal rinfre$catoio nel tepidario di$cenda, & dal uapore della fornace commune à tutti $iano $caldati, i uolti de i letti $opra iquali $ono quei ua$i.
Il rin$re$catoio cioè il ua$o dell’ acqua fredda, $erà di $opra. que$ti in$onder à l’acqua nel ua$o tepido, & que$ti nel ua$o caldo, & il caldo uapo- re della $ornace darà $otto al $ondo de que ua$i, ma al ua$o dell’acqua calda ne dar à poi, à qudllo di mezzo meno, à quel di $opra niente, & ce in$egna il modo di $o$pender que ua$i, dicendo.
Il $o$pender de i caldatoi $i fa prima in modo, che il $uolo $ia $alicato di tegole d’un piede, e mezzo, ma $ia quel $elica-
to pendente uer$o la bocca della fornace, accioche quando in quella ui fus$i gettata una palla, ella non po$$a $tarui
dentro, & fermar$i, ma di nouo ritorni alla bocca della fornace, perche co$i la fiamma da $e piu facilmente andrà
Ma di $opra con quadrelli di otto once far $i deono i pila$trelli, co$i di$po$ti, che $opra quelli $i po$$ano fermar le tego
le di due piedi, ma i pila$trelli $iano alti due piedi, & fatti $iano con argilla ò creta, e capelli ben battuta, & à quelli $i
$oprapongan tegole di due piedi, che $o$tentino il pauimento. Le concamerationi, ò uolti $eranno piu utɩli fe $i fa-
ranno di muratura. Ma $e $i $aranno ta$$elli, e di legname bi$ogna porui $otto l’opera di terra cotta, & farla à que
$to modo. Faccian$i le regole, ò lame, ò gli archi di $erro, & que$ti coni$pes$is$lmi oncini di ferro $iano $o$pe$i al ta$
$ello, & quelle regole, ò archi $ieno di$po$ti in tal modo, che $i pos$ino $opra due di quelli ponere le tegole, $enza i
loro margini, & iui collocarle, & co$i tutte le uolte po$ando$i, e fermando$i $opra ferro $ian condotte, è perfette, & i
con$tregnimenti, & legamenti di quelle uolte dalla parte di $opra $iano coperti leggiermente con argilla battuta in
$ieme con pelli, ma la parte di $otto, che rɩguarda al pauimento prima $ia con te$tole rotte, & calce rimboccata, e
Vitr. ce in$egna come douemo $are i uolti, & il Cielo de i bagni, & quanto alla materia, & quanto alle parti, ma prima egli ci dimostra come
bi$ogna $are il pauimento del bagno per alzarlo da terra, & dall’humore, dicendo, che la$tricar bi$ogna con tegole d’un piede, e mezzo ɩl
piano, ilquale penda uer$o la bocca del fornello. Sopra il lastricato uuole, che $i drizzino alcuni pilastrelli alti due piedi $atti di quadrelli
Le grandezze de i bagni $i hanno à fare $econdo la moltitudine de gli huomini. ma $iano però in que$to modo compar
tite, che quanto ha da ef$er la lunghezza leuandone un terzo fatta $ia la larghezza oltra il luogo doue $i $ta ad a$pet
tare d’intorno allabro, e la fo$$a, bi$ogna fare il labro $otto il lume, accioche quelli, che $tanno d’intorno non toglie
no il lume con l’ombre loro. Gli $pat{ij} de i labri, detti $cole, co$i $pacio$i deueno e$$er, che quando i primi haueranno
occupati i luoghi, gli altri guardanti à torno pos$ino $tare dritti in piedi. La larghezza dell’alueo trail parete, & ɩl
Parapetto non $ia meno di $ei piedi, accioche il grado inferiore, & il puluino da quella larghezza ne caue due piedi,
il Laconico, & le altre parti per li $udatoi congiunte $iano al tepidario, & quanto $eranno larghi tanto $iano alti al
La dechiar atione d’alcuni uocaboli ci darà ad intender quanto dice Vitr. deon$if ar i bagni grandi $ccondo la moltitudinc delle per$one. Legge$i
che Agrippa ne fece cento e $ettanta à beneficio del popolo, crebbero poi in infinito, & col numero $atisfaceuano a quello, che la grandez-
za non poteua. La mi$ura loro era, che la lunghezza fu$$e tre parti, & la larghezza due, ecco la proportione $e$quialtera, ma in que$ta
larghezza non $i comprendeua il labro, & il luogo doue a$pettauano quelli, che uoleuano lauar$i. I abro era una fo$$a, ò ua$o capacis$i-
mo di pietra, ò di marmo, dentro ilquale era l’acqua da lauare, d’intorno dà quello erano alcuni Parapetti doue s’appoggiauano le per$one a$pet
tando, che i primi u$ci$$ero del lubro, que$ti $ono detti $cole, ouero, ilche mi piace piu, erano alcune banche d’intorno i labri, doue $i a$petta-
HORA à me pare ( tutto che que$to non s’u$i nell’Italia) di dichiarire il modo di far le pale$tre, & di- mo$trare come da i Greci $ono fabricate. Fanno$i adunque in tre portichi le exedre $pacio$e, che hanno ɩ luoghi da $edere, & uedere, nellequali i Filo$ofi, gli Oratori, & gli altri, che $i dilettano de gli $tud{ij} po$$ono $edendo di$putare.
Nelle pale$tre i Colonnati, e porticali d’intorno $i hanno à fare quadrati, ouero alquanto lunghi in modo, che habbiano gli $pat{ij} da caminare intorno di due $tadi, de iquali di$po$ti $iano tre por- ticali $emplici, ma il quarto porticale, che $erà uer$o il meriggie bi$ogna, che $ia doppio, accioche e$$endo i cat- tiui tempi neuo$i, non po$$a l’acqua uenire piu adentro.
Ma nel portico, che $erà doppio $iano po$te que$te membra, il luogo da ammae$trare i Garzoni detto Ephebeo fia nel
mezzo. (Et que$to e una exedra amplis$ima con le $ue $edie longa un terzo piu, che larga) $otto il de$tro è il luogo
Nella Pale$tra $ieno i Peri$tili, come s’è detto di $opra, co$i deono e$$er perfettamente compartiti. Ma dalla parte di
fuori deono e$$er di$po$ti tre portichi, uno la doue $i e$ce del Peri$tilio, due dalla de$tra, & dalla $ine$tra detti Sta-
diati. Dique$ti portichi quello, che riguarda al Settentrione $i fa doppio, & di amplis$ima larghezza, l’altro
è $emplice, & fatto in modo, che nelle parti, che fono d’intorno i pareti, & in quelle, che $ono uer$o le Colon-
Que$to portico, e nominato Xi$to da Greci, perche gli Athleti al tempo del uerno $otto i coperti ne gli Stad{ij} $i exercitauano.
I Xi$ti $i deono fare $i che tra due portichi ui $iano $elue, & le piantationi, & in que$ti $i facciano tra gli alberi le $trade, & iui di A$treco $iano collocate le $tanze.
Appre$$o il Xi$to, & il doppio Portico, $i di$$egnino i luoghi $coperti da caminare detti Peridromide da Greci, nei quali il uerno, quando l’aere è $ereno u$cendo gli Athleti $i pos$ino e$$ercitare.
Dapoi il Xi$to $erà figurato lo Stadio, cioè il luogo da e$$ercitar$i in modo, che la moltitudine delle genti po$$a larga-
Io ho de$critto diligentemente quelle co$e, che erano nece$$arie dentro le mura, ad e$$er acconciamente di$po$te.
Quanto dice Vitr, è chiaro a$$ai con la interpretation nostra, & dalle parole $ue, la doue $i deue auuertire quanto $tudio pone$$ero gli antichi nel
lo e$$ercitio, & come acconciamente prouede$$ero à i bi$ogni, & à i piaceri de gli huomini. Ma noi diremo qualche co$a del Circo, & del-
lo Amphitheatro, & prima dello Amphitheatro, ilquale non era altro che due Theatri in$ieme con le corna congiunti, & continua-
ti leuate uia le $cene, & i pulpiti, & la$ciato il luogo piano, e $pacio$o coperto di Arena, doue contra le ferocis$ime be$tie $oleuano
Io con$iderando, che Plinio uuole, che cia$cuno $i moue$$e $opra un Perno, & che di due Theatri $i fa-
ce$$e uno A mphitheatro, & uedendo non meno audacia, che ingegno in tanta opera con$iderai molte
co$e, & trouando difficultà grande $econdo il mio par ere, mentre io $taua in que$ta con$ideratione
mi $oprauenne l’ingenio$o Me$$er France$co Marcolini, colquale communicando il mio pen$iero egli
Bi$ogna adunque porre i Perni in dritta linea in cia$cun Theatro giustamente $opra l’un capo del Diametro della Orche$tra; & $ar girare con in$trumenti $ufficienti $opra i ditti ruotoli quei gran pe$i, & riu$cirà.
Il Circo, e come un Theatro, ma con le corna slongate, & egualmente distanti l’una dall’altra. Et di $ua
natura non ha portichi, & dicono che il Circo fu fatto ad imitatione delle co$e cele$ti, pero haueua do-
Tre erano le mete principali, piu honorata quella di mezzo, le e$treme erano Colos$i, le trammezzate colonne, òmetà minori, la parte doue $i cominciaua il cor$o era detta carcere, noi chiamamo le mo$$e.
Il maggiore, che $ia $tato fatto è quello, che fin hora $i chiama il circo Mas$imo, che già $i stendeua appre$$o quattrocento e cinquanta pas$i, &
s’allargaua 1 2 5. & ui poteuano $tare aggiatamente 26000. per$one, & à poco crebbe in adornamento, & grandezza, che era co$a
mirabile, come Liuio, Suetonio, Tacito, & gli altri $criuono, & di que$te antichit à il diligentis$imo me$$er Pirro Ligori, ne è tanto it$trut
E
Ma s’egli non $i hauerà luogo per natura idoneo da as$icurar le naui dalle fortune, in que$to modo $i deue fare: che $e egli non ci $arà fiume, che impedi$ca, ma da una parte $arà la $tatione, cioè il luogo doue $icuramente $tanno le na ui, che noi dicemo buon $orgitore, allhora dall’altra con gli argini, & con le fabriche $i uenirà in fuori, & $i farà pro gre$$o, & co$i $i rinchiuderanno i porti.
Il fine del Porto è $icurar le naui da i uenti, & dalle fortune, il porto e$$er deue $icuro, e capace. Que$ta $icurtà ouero è naturale, ouero aiu-
E un $ito naturale, & commodo nella Scotia doue è üno Porto, ò Golfo, che $i chiama Sicher$and, cioè Arena di $alute, & porto tranquillo.
Que$to non ha Venetia, ma la poca $icurtà del porto, e la molta $icurtà della Terra, uengono però le naui nella Laguna, & iui $i $aluano.
Quando adunque $i hauer à da natura il $ito poca fatica ci uole, il porto è $icuro per la bocca, & per le rocche, e per li fianchi, ma quando que- $to non $i po$$a hauere, bi$ogna ricorrere all’arte, & però Vitr. ce lo in$egna, dicendo.
Ma quelle fabriche, che $i hanno à fare nell’acqua co$i pare che $i habbiano à reggere. Bi$ogna prima portare la polue
da quelle parti, che $ono dalle Cume $in al Promontoro di Minerua, & me$colarla nel mortaio, in modo, che due ad
una ri$pondino. Poi la doue $i hauerà deliberato di fabricare, poner bi$ogna nell’acqua le ca$$e di rouere, & con ca-
Qui Pu$o della Pozzolana è mirabile come Vitr. ci ha detto nel $econdo libro al $e$to capo. Doue adunque $ià, che pos$iamo hauer copia di Pozzolana, poneremo due parti di quella, & una di calce, & faremo nella fo$$a, che Vitr. chiama mortario una buona pa$ta, e ben uol- tata, e battuta, poi faremo delle cataratte è ca$$e di legname dette arche da Vitr. et que$te $eranno di buon rouere, & $i fanno in que$to modo.
Prendi delle traui ben i$pianate, & per la loro longhezza da una te$ta all’altra farai di $olchi, ò canaletti larghi, $econdo la larghezza del ta-
glio delle tauole, che dentro ui metterai, que$te tauole e$$er deono di eguale grandezza, egro$$ezza, & con le te$te loro ne i canali gia fat-
t unca$trate, & in que$to modo stando le traui dritte, & con giu$ti $pac{ij} lontane una dall’altra, perche piu di due traui per lato $i drizza-
Ma $e per lo cor$o, ò per la forza dello aperto mare, non $i potrà rattenere le ca$$e giu mandate, allhora $ubito $opra l’orlo, e gingiua del mare, doue termina il terreno, $i deue fare un letto fermis$imo, ilquale $ia piano men della metà; ma il re$tante, che è pros$imo al lito $ia pendente, e inchinato, dapoi uer$o l’acqua, & da i lati intorno al detto letto $i facciano i margini, & le $ponde à liuello di quel piano, & quel pendente la$ciato oltra la metà $ia empito di arena tanto, che egli $ia pare al margine, & al piano del letto, & $opra quel piano $i fabricha un pila$tro grande, & fatto che egli $ia, accioche $i po$$a feccare, & far prefa bi$ogna la$ciarlo per due me$i, dapoi tagli$i di $otto quel margi- ne, che $o$tenta l’arena, & co$i la terra $ommer$a dall’acqua farà cadere nel mare quel pila$tro, & con que$ta ragio- ne richiedendo il bi$ogno, $i potrà nell’acque fabricando andar inanzi.
Per far un braccio $u’l mare à poco à poco comincier ai da terra, & farai uno $cagno parte piano, & parte, chc $tia in cadere. La parte penden
te $ia uer$o il lito, allo $cagno farai i $uoi margini nella te$ta uer$o il mare, & da i lati à liuello di quello, & la parte che pende empirai d’a-
Ma in quei luoghi, doue non na$ce la polue, con que$ta ragione dei fabricare. La doue hai deliberato di fondare, poner $i deono le ca$$e doppie intauolate, & cõcatenate, & tra l’una & l’altra $ia calcata la creta in$icme con i $acconi fatti d’ Alica palu$tre, & poi che co$i $erà molto bene calcato, & $odis$imamente ripieno quel luogo di mezzo tra il dop- pio tauolato, alhora il luogo di mezzo della ca$$a, che è circondato da doppie cataratte, deue e$$er uotato con ruote e con timpani, & altri $trumenti da cauar acqua, & iui poi cauate $iano le fondamenta. Lequali $e $eranno in terre no buono, $iano cauate piu gro$$e del muro, che ui anderà $opra fino al uiuo, & empite di Cementi Calce & Arena.
Ma $e il luogo farà molle, $ia conficato di pali d’ Alno, di Oliuo $ilue$tre, ò di Rouere bru$tolati, & empito de carbo- ni, $i come $critto hauemo nel fondar de i Theatri, & delmuro.
Indi poi $ia tirata la cortina del muro di $a$$o quadrato con longhis$ima legatura, accioche $pecialmente le pietre di mezzo $iano benis$imo contenute, & allhora quel luogo, che $erà tra il muro riempito $ia di rouinazzo, ouero di muratura. perche à que$to modo egli $tarà $i, che $opra $i potrà fabricarui una torre.
A me pare, che Vitr. $i la$cia intendere, & Leone nel decimo diffu$amente del modo di fare le cataratte, gli argini, le pallificate, i $ostegni, le ro$te, le botte, per tenere, chiudere, condurre, e di$tornar le acque, accioche $i po$$a fabricare, ò $i rimedi al danno, ò $i prouede al commo- do, & noi ne parlaremo al $uo luogo nell’ottauo libro.
Fornite que$te co$e i nauali. _Cioè i luoghi doue hanno da $tar le Naui._ Deono riguardar al Settentrione, perche il merig-
gie per lo caldo genera uermi, bi$cie, & altri animali, che fan danno, & notrendoli i con$erua, & quelli edifici (che
Poi che à no$tri giorni co$a perfetta non hauemo àell’ Antiche, ne alcuno studia con noui edifici imitar quelle fabriche merauiglio$e, & che pochi
$ono tali che per arte, & per pratica pos$ino animo$amente, & con giudicio abbracciare $i alte impre$e, che facciano ò Theatri, ò Amphi-
theatri, Circi, Bagni, Ba$tliche, ò Tempi degni della grandezza dello imperio, non $o io che mi dire, $e non uoltarmi à quelle fabriche, che
$econdo la qualità di tempi no$tri $ono riputate maggiori, & la prima grandezza, che mi $i para dinanzi, e la fortezza della città, che con
gros$i, & alti muri $opra larghis$imi, e profondis$imi fondamenti $ono, ci rappre$enta una Idea Magnifica, & eccellente delle fabriche mo
Io conciedo le ampie $elue i dinari, l’Imperio, & la uoglia grande con molte altre commodità à gli altriprincipi, ma come potrò dar loro un lun
go $tudio, un’e$$ercitio continuato, una proui$ione nata dalla prerogatiua del tempo, come hanno questi Signori? Certo non è opera tanto di
grandi Imper{ij}, quanto di continuati, e liberi reggimenti lo artificio inuiato, & ordinato, & $e bene non s’introduce nelle Arene i Gladiatori,
nelle S cene gli Hi$trioni, nc i Circi i Cor$i, & le contentioni de caualieri, s’introduce pure nell’ Ar$enale di Vinetiani un’apparato d’ acqui$tar
i Regni, & le Prouincie, & di leuar ancho le uoglie à chi uole$$e in alcun modo turbare la libertà di quello $tato, & $i come la fortezza della
città ha hauuto per Architetto la prouidenza diuina, & il beneficio della natura, doue ne Muraglie, ne Fo$$e, ne Fianchi, ui hanno luogo,
A
T
Io uedo i ue$tigi de gli huomini.
Non intendeua Ari$tippo l’orme del corpo humano, ma i uestigi della mente, perche le Mathematiche figure erano $tate prima nella mente di que
ualent’huomini con ragioni uere con$iderate, & poi po$te in opera, & di$$egnate nell’arena, & $i come la $crittura è $egno del parlare, & il
parlare della mente, co$i le di$$egnationi Mathematiche, & le figure Geometriche erano come $egni d’i concetti di coloro. Di$$e adunque Ari-
stippo io uedo i uestigi de gli huomini, cioè non d’animali brutti, perche non hanno di$cor$o, ne delle parti del corpo humano, ma della mente,
per laquale, & dalla quale l’huomo é huomo. posto lo e$$empio di Ari$tippo approua la intentione con te$timoni, & authorità di Filo$ofi, &
Concio$ia co$a adunque che io $i per la cura de i genitori $i per le dottrine de i mei precettori habbia accumulato gran copia di di$cipline con le co$e pertinenti allo $tudio delle lettere, & al de$iderio dell’arti.
Io ho interpretato qui piu al propo$ito, che di $opra que$te parole, ma il $en$o e lo i$te$$o à chi ben con$idera. Non $olo adunque deue lo Archi-
tetto dar$i con ardente de$iderio alla cognitione delle lettere, ma diilettar$i di $epere come uanno le co$e artificio$e, inue$tigarle, & farle affuie,
che la $ua cognitione non re$ti morta, & inutile: & bene egli $i ricorda di quello, che egli ha detto nel Primo Libro della Fabrica, & del di-
$cor$o, & delle conditioni dello Architetto, però à me pare di auuertire, che Vitr. douendo parlare delle fabriche de i priuati, qua$i che egli
di nouo comincia$$e, ha uoluto ridurci à memoria le co$e dette nel Primo Libro, & però tocca nel Proemio del pre$ente Libro parte dì quelle
co$e che ha toccate nel primo cap. Et nel primo, $econdo, & ultimo capo di que$to accenna à quello, che egli ha detto nel $econdo, nel quarto,
Q
Le qualità de i pae$i deono e$$er con$ider ate da chi fabrica, imperoche in un luogo $i fabrica ad un modo, in altro ad altro modo, ri$petto à gli ar-
denti Soli, à i freddi uenti, alle neuo$e $tagioni, & all’inondationi del mare, ò d’i fiumi, la doue altri nelle cauerne della terra, altri $opra i mon
ti, altrine i bo$chi, altri àncho $opra gli altis$imi alberi hanno fatto le loro habitationi, però Vitr. ha riguardo in generale à quello, che in
ogni luogo deue con$ider are l’ Architetto, & proua la $ua intentione à molti modi, & con belli e$$empi, cioè, che le qualità del Cielo, & gli
a$petti in diuer$e Regioni fanno diuer$i effctti, & che à quelli $i deue por mente accioche $i po$$a goder le $tanze, & le habitationi $enza dif-
fetto. Prende argomento dalla statura, & da i membri dell’huomo, & dalla di$po$itione de gli animi, che $eguitano la temperatura del corpo.
Il tutto è facile, $olamente quella parte ha bi$ogno di e$po$itione, che appartiene alla differenza delle uoci, quando dice, che il $uono della uo-
ce tra le genti del mondo ha diuer$a qualità, & dalla uarietà de i clima uariar$i la uoce de gli huomini, dice adunque in $omma, che quelli à i
quali $i leua meno il Polo $opra l’Orizonte, hanno la uoce piu $ottile, & piu acuta, & quanto piu uno na$ce in pae$e uicino al Polo, cioè che’l
ponto che gli $opra$tà nel Cielo, è uicino al Polo, tanto ha uoce piu ba$$a, que$ta intentione é pre$a da una $imiglianza di quello instrumento,
Adunque quello $patio, che è pros$imo al Cardine inferiore nelle parti Me ridiane, quellle nationi, che $ono $otto quel clima per la breuità dell’al- l’altezza al mondo fanno un $uono di uoce acutis$imo, & $ottilis$imo, $i come fa nello $trumento la corda, che è uicina all’angulo.
Et co$i ua $eguitando, & la no$tra figura dimo$tra chiaramente la $ua intentione, & quella linea obliqua, che egli dice, che $i debbia tirare, ben-
che pare, che egli la tire dall’e$tremo Orizonte, come dal punto C che egli chiama labro, pure deue e$$er tirata dal centro, parte di que$to
N
Io ho detto che molto ragioneuolmente Vitr. ha uoluto replicare nel $e$to libro quelle co$e che nel primo ha uoluto per introduttione dell’Ar-
chitettura proporre, perche l’ Architetto hauer deue le i$te$$e idee, nell’ ordinare gli edifici priuati, che egli ha nelle co$e publiche, & molto
bene auuertire alla Difpo$itione, al Decoro, alla Bellezza, alla Di$tributione, al Compartimento, & altre co$e toccate nel primo libro $e-
condo che nel detto luogo molto bene hauemo e$po$to, & di piu ancho $i deprime l’arroganza di molti, che mi$urano molte membra, & mol
te parti, nelle ruine di Roma, & non trouando quelle ri$pondere alle mi$ure di Vitr. $ubito le bia$imano dicendo, che Vitr. non la intende-
ua, la doue imitando nelle fabriche le co$e, che hanno mi$urato fuori de i luoghi loro, come ferma regola $empre allo i$te$$o modo $i gouerna-
no, & non hanno con$ideratione à quello, che Vitr. ha detto di $opra, & molto piu chiar amente dice nel pre$ente luogo, cioè che non $em-
I
Hauendoci Vitr. e$posto quello, che @ouemo con$iderare prima, che mettiamo le mani à fabricare le ca$e priuate, $i per ri$petto delle porti del
Cielo, & gli afpetti del mondo $econdo i quali douemo di$ponere gli Edifici{ij}, $i per ri$petto alle mi$ure, & proportioni, allequali douemo au-
uertire tanto nella hbera, quanto nella neces$itata di$po$itione de gli Edific{ij}. Comincia à darci i precetti, & i compartimenti delle ca$e pri-
Come dimo$tra la pianta, & la figura, O, laqual ancho ci $erue al primo Cauedio, per la $imiglianza che ha il Cauedio Corinthio con lo To$ca-
no, intendendo però che nello To$cano non ci$iano colonne. La terza maniera è detta Tetra$tilos, cioè di quattro colonne, & è molto $orte
ne ha molto carico, perche non ci $ono gl’ Interpen$iui, Que$to Cortile non doueua e$$er molto grande imperoche hauendo $olo quattro colon
ne, & quelle $opra le cantonate, $e $u$$e $tato molto longo, òlargo, gli $pac{ij} tra le colonne $arebbeno $tati $uori di modo, & la opera non $a-
rebbe $tata $erma (come dice Vitr.) La quarta maniera, è, detta Di$pluuiata, cioè quella che sta in due pioueri fatta di Traui posti come una
Se$ta aperta in piedi, che Deliquiæ $i chiamano. Que$ti han due cadimenti dell’ acque, però che una parte pioue uer$o i cortili, l’altra dall’altra
parte di $uori, & qui ci na$ce un di$$ctto, perche l’acqua, che cade per li canali, non può co$i pre$to entrare nelle canne, che Fi$tule $i chiamano
& $u le bocche s’ingorgano, & $oprabõdando $i $parge, & uien giu per li pareti, & col tempo gua$ta i $ottogrondali, & le fine$tre, & ile-
LE LONGHEZZE ueramente, & le larghezze de gli Atr{ij}, à tre modi $i formano, Prima par- tendo la longhezza loro in cinque parti, & dandone tre alla larghezza. Poi partendo in tre, e dan- done due, finalmente ponendo la larghezza in un quadro perfetto, e tirando la Diagonale,la lon- ghezzza della quale dara la longhezza dello Atrio.
Io non diuiderei con nouo capo que$ta parte de gli Atr{ij} dal capitolo precedente perche l’Atrio ua col Cauedio, & ancho
il modo del parlare, che u$a Vitr. lo dimostra dicendo Atriorum uero longitudines. L’Atrio è quella parte prima à chi
entra dentro in ca$a, & è luogo coperto, ha la porta principale nel mezzo à dirimpetto dellaquale in fronte $ono le porte, che uanno ne i Pe-
ristili pa$$ando prima per alcuni altri luoghi, che Tablini $i chiamano, ba dalla de$tra, & dalla $ini$tra le ale, che Pteromata in Greco $i chia-
mano, che lo Atrio $ia la prima parte lo dimo$tra Vir. nel $ettimo capo del pre$ente Libro dicendo, che nella Città gli Atr{ij} e$$er deono ap-
pre$$o la porta, che lo Atrio $u$$e coperto Vitr. $imilmente l’ba dimostrato di $opra parlando del Cauedio, doue dice le traui, che $ono nella lar
Per la Pittura delle imagini molto grandemente $imiglianti di tempo in tempo $i con$eruauano le figure, ilche del tutto è mancato. Hora $i pongo-
no gli $cudi di Rame coperti d’Argento, & con non inte$a> di$$erenza delle figure, $i cambiano le te$te delle Statue, diuulgati ancho i moti de i
uer$i co$i piu presto uogliono, che la materia $ia riguardata, che es$i e$$er cono$ciuti, & tra que$te co$e con le ueccbie tauole acconciano gli ar
Ecco che da questo luogo $i può hauer il $entimento di Vitr. & come nello Atrio era il Tablino, le imagini, & le $tatue. Similmente Ouidio nella
ottaua Elegia del primo de gli Amori dice. Nec te dicipiant ueteris quinque Atria ceræ, uolendo dimostrare una grande, & antica nobiltà à
cui non basta$$ero cinque Atr{ij} per porre le imagini di cera de i maggiori. L’u$o adunque di que$ti Atri, et delle parti loro come Ale è Tablini
è di già mani$e$to per le parole di questi buoni autori. Per procedere adunque ordinatamente nel di$$egno de gli Atr{ij}, & nel compartimen-
to delle ca$e, accioche egli s’intenda questa materia riputata (come inuero è) da tutti di$$icilima. Io dico, che bi$ogna prima uenire alla pianta,
& con linee di$$egnare l’Atrio in longbezza, et larghezza $econdo una di quelle proportioni, che ha po$to Vit. ò di un quadro è mezzo, ò Dia-
gonale, ò d’un quadro e due terzi, & qui noi l’hauemo fatto d’un quadro è mezzo inclu$o nelle lettere A B C D. Venimo poi al di$$egno delle
A le, che $ono dalla de$tra, et dalla $ini$tra $olamente, & $ono portichi, e colonnati, et perche dipendono dalla proportione della longhezza del-
L’altezza de gli Atr{ij} $i deue alzare $otto le traui tanto quanto tiene la longhezza leuandone uia la quarta parte. Del
re$tãte $i deue hauer ri$petto à i Lacunari, & all’ Arca, che è $opra le traui. Alle Ale che $ono dalla de$tra, & dalla $ini
$tra la larghezza $i dia in que$to modo, che $e la longhezza dell’Atrio $erà da 30 à 40 piedi, ella $ia della terza parte, $e
da 40 à 50 partita $ia in tre parte e mezza, dellequali una $i dia alle Ale, $e da 50 à 60 la quarta parte della lõghezza $i
Qui$i uede un cre$cere, & un $cemare di proportioni, mirabile, & chi uorra bene con$ider are $econdo le regole date da noi nel Terzo Libro, po
tra cono$cere il mirabile artificio di que$te proportioni, et l’effetto diletteuole, che fanno, quãto meno $on longbi gli atri tanto maggior propor
tione è della larghezza dell’Ale, perche $e le proportioni delle ale de gli atriminori fu$$ero minori molto $trette $arebbono Pale, et nõ bauriano
del buono. 16 Pho riuoltata in. tutti i modi, ne mi pare di masticare il pane ad altri, et quee$to per dar cagione, che $i fermino meglio i dentirom
pendo ancho es$i le croste. Veramente con buona intentione l’bo $atto,perche $e l’buomo da $e non ua di$correndo,& riuolgendo le co$e belie
non fa frutto alcuno. Hora uegniamo al Tablino la cui mi$ura dipende dalla larghezza dello Atrio, $i come la mi$ura delle ale dipende dalla>
longbezza,& que$to meritamente, & conragione perche $i come le ale uanno per la longhezza dell’Atrio,co$i il Tablino ua per la larghez
Il Tablino $e la larghezza dello Atrio $erà di piedi 20 leuãdone la terza parte allo $patio $uo $i dia il re$tante, $i da 30 à 40 $i dia la metà della larghezza dello Atrio al Tablino. Ma quando da 40 à 60 parti$ca$i la larghezza dello Atrio in 5 parti,& di que$te $e ne diano due al Tablino. percioche gli Atri minori nõ po$$ono hauere le i$te$$e ragioni di Simme trie cõ i maggiori, percioche $e u$atemo le Simmetrie de i maggiori Atr{ij} ne i minori, ne i Tablini nelle ale potranno hauer utile alcuno. # _Perche $eranno troppo strette, & non $eruiranno al bi$ogno._
Et $e an co pr\~ederemo le proportiõi de i minori, ne i maggiori quelli m\~ebri $erãno in que$te fabriche gua$ti, e $mi$urati.
L’e$$empio e que$to. Se la proportione delle ale de gli Atr{ij} longhi 80 piedi, che è un quinto della longhezza, $er à pigliata nel mi$urar le ale de gli
Atri di 30 piedi,le ale $erãno troppo $trette,perche un quinto di 30 è $ei piedi, i quali partiti in due parti,$arãno la lerghezza delle ale di 3 pie
di. Similm\~ete $e la proportione delle ale de gli Atri di 30 piedi $erà pre$a per formar le ale de gli Atri di 80 piedi, che è un terzo della lõghez-
Et però io ho pen$ato di douer $criuere partitamente le ragioni e$qui$ite delle grandezze per $eruire all’utilità, & all’A$petto.
All’utilità ci $erue le ale larghe,perche quando fu$$ero $trette nõ $i potrebbe pa$$eggiare. Similm\~ete il Tablino doue $i põgono le $tatue, & gli ar-
mari e$$endo troppo stretto non baurebbe u$o alcuno. All’ A$potto $imilmente perche una co$a gua$ta, et $mi$urata fa perdere la uista, et unari-
$tretta troppo l’occupa, eri$trigne. Se il Tablino pre$o dall’atrio largo 20 piedi hauera la proportione dell’atrio di $e$$anta niuno u$o bauera
il Tablino perche $erà, largo due quinti cioe 8 piedi, & $e il Tablino pre$o dall’atrio di 60 piedi largo hauera la proportione dell’atrio di 20
L’altezzza del Tablino alla traue e$$er deue con l’aggiunta dell’ottaua parte della larghezza. I Lacunari $iano inal- zati con l’aggiunta della terza parte della larghezza all’altezza.
Il Tablino adũque della nostra piãta $er à largo due quinti della larghezza dello atrio, che $ono piedi 22 poco piu, perche l’atrio e largo piedi 53 et onci 16 $er à alto oltra, i, 22 piedi ancho un’ottauo di 22 fin all’Architraue, allaqual altezza $i dara ancho un terzo della larghezza del Tabli- no $in à i Lacunari, & co$i $er à e$pedito Patrio l’ale, et il Tablino quanto alle proportioni, & cõmen$uration loro;et perche gli antichi haue- uano piu Atri, Cauedi, Peristili, Loggie, et altre $imigliãti m\~ebri, però ui erano le boccbe, et gli anditi d’andar d’uno nell’altro, et però dice Vit.
Le bocche à gli Atr{ij} minori $ono per la larghezza del Tablino leuandone un terzo, ma à i maggiori per la metà.
Que$te bocche, che Vit. Fauce dimanda erano anditi, & luoghi da pa$$are da un luogo all’altro, ne (come $timo) mãcaua loro i prop{ij} adornam\~eti, & perche nei Tablini $i poneuano le statue però Vitr. ordina quanto alte $i deono collocare con i loro ornamenti, e dice.
Le imagini $imilmente e$$er deono po$te in quella altezza, che $erà la larghezza delle Ale.
Et qui nel no$tro impiede del Tablino le $tatue $ono alte piedi otto, perche tanto è la larghezza delle ale. Il re$to è facile in Vitr. & compre$o $otto le regole date nel Terzo, & nel Quarto Libro.
Le larghezze delle porte deono e$$er proportionate all’altezza $ecõdo che ricerca le maniere loro. Le Doriche,come le
Doriche, le Ioniche, come le Ioniche, $ian fatte, come nel Quarto Libro parlãdo delle porte e$po$te $ono le ragioni del
le Simmetrie. Il lume dllo impluuio largo per la larghezza dallo Atrio non meno d’un quarto, ne piu d’un terzo $ia
la$ciato. Ma la longhezza come dell’Atrio $ia fatta per la rata parte. I Peri$tili per trauer$o la terza parte piu longhi
che di d\~e tro, le colõne tãto alte, quãto $erãno larghi i portichi. Gli intercolunni e $pat{ij} tra le colonne non $iano di-
QVANTO farà la larghezza de i Triclini due uolte tanto e$$er deue la lunghezza. Le altezze di
tutti i conclaui, che $eranno piu longhi, che larghi, deono e$$er compartite in que$to modo, che
po$ta in$ieme la longhezza, & la larghezza, $i piglie di quella $omma la metà, & tanto $i dia per
l’altezza; ma $e le $tanze, & le E$$edre $eranno quadrate aggiunta la metà alla larghezza, $i farà
l’altezza. Le $tanze dette Pinacotheche, deono e$$er fatte come le E$$edre con ampie grandezze.
Le $tanze Corinthie, & di quattro colonne, & quelle che Egittie $ono chiamate habbiano la
ragione delle mi$ure loro al $opradetto modo de i Triclini. Ma $iano per la interpo$itione delle colonne piu $pa-
Hauendo trattato Vitr. fin qui delle parti communi de gli edi$ici, tratta hora delle propie, come $ono i cenaculi, le camere, i camerini,le Sale,&
le stanze appartate. Queste hanno diuer$i nomi pre$i $econdo la$igni$icatione de i nomi Greci, & prima è il nome del Triclinio, che era
luogo doue $i cenaua, detto da tre letti, $opra i quali $te$i col comito ripo$ando$i mangiauano, non pero ui dormiuano, & for$e eran $imili
à Mastabe Turche$chi, da questi letti le $tanze erano chiamate Triclini, che in una stanza per l’ordinario erano apparecchiati, & $i puo
formare Diclinio. Tetraclinio,e Decaclinio, doue $ono due, quattro, e dieci letti, & piu, ò meno $econdo la di$po$itione di quelli. Il Filan
dro parla molto bene diffu$amente $opra que$to luogo. Stauano da un lato $olo della men$a, che era appre$$o il letto $opra tre piedi, & an-
cho $opra uno, & mutauano la tauola mutando l’imbandigioni, di modo, che leuata la prima uiuanda, era portata di pe$o, la $econda $opra
un’altra men$a. Le donne per antico in$tituto $edeuauo à tauola,gli huomini, come ho detto, stauano $te$i appoggiati $ul comito. Quando uo-
leuano mangiare i $erui correuano, & gli leuauano le $carpe. Per l’ordinario non piu di due stauano $opra un letto, ma $econdo il numero
Trale Corinthie, & le Egittie $i troua que$ta differenza, le Corinthie hanno le colonne $emplici, ò uero po$te $opra il poggio, ò uero à ba$lo, & hanno gli Architraui, e le corone di $tucco, ò d’opera di legno, & ancho $opra le colonne il cielo, ò uolta è curuo, à $e$ta $chiacciato; Ma nelle Egittie $ono gli Architraui po$ti $opra le colonne, & da gli Architraui à i pareti, che uanno à torno e po$to il palco, e $opra e$$o il tauolato, e pauimento allo $coperto, $i che $i uada à torno; dapoi $opra l’Architraue à piombo delle colonne di $otto $i pongono le colonne minori per la quarta parte, $opra gli Architraui, & ornamenti dellequali uanno i $offittati adorni, & tra le colonne di $opra $i pongono le fine$tre, & co$i pare quella $imiglianza delle Ba$iliche, & non de i Triclini Corinth{ij}.
Le Sale Corinthie baueuano le colonne appre$$o il parete, e muro, & erano le colonne $emplici, cioè d’un ordine, & $opra e$$e non u’erano altre colonne, ma gli Architraui, e Cornici, come nella Curia di $tucchi, & d’o pere di biancheggiamento, ò uero di legno. Ma le Sale Egittie ha- ueuano il parete à torno, et le colõne di dentro uia lõtane dal muro, come le Ba$iliche, & $opra le colõne, erã gli Architraui, et Corone, & gli $pat{ij} tra le colõne, et il parete era coperto di pauim\~eto, ilqual pauim\~eto era $coperto di modo, che $i poteua andare intorno la Sala allo $copto, & $opra l’Architraue, erano delle altre colõne per un quarto minore di quelle di $otto, et tra queste erano le finestre, che dauano lume alla par te di d\~etro, laquale parte baueua il $offitto alto, perche era $opra gli Architraui, & le cornici delle $ecõde colonne, & in uero doueua e$$er co$a grãdis$ima, e degna da uedere, & poteua $eruire mirabilm\~ete alla ui$ta delle feste, & de i conuiti, che $i faceuano in quelle Sale. Somigliauano que$te Sali Egittie alle Ba$iliche piu pre$to, che à i Triclin{ij}, da queste poi s’entraua in altre Sale, & in altre $tanze, ò fu$$ero Triclini, è con- claui, ò altro, che fu$$e nece$$ario alla commodità della ca$a. Vitr. $eguita à darci altre maniere distanze, & di alloggiamenti fatti alla Gre- ca, che ancho quelli doueuano hauer del grande, & il prudente Architetto potrà pigliare quanto gli parerà $econdo l’u$o de no$tri tempi.
FANNOSI ancho le Sale non al modo d’Italia dette Cizicene da Greci. Que$te guardano uer$o
Trammontana e $pecialm\~ete à i prati, è uerdure, & hanno le porte nel mezzo, & $ono co$i longhe,
& larghe, che due Triclini con quello, che ui ua d’intorno, riguardando$i all’incontro, ui po$$ono ca-
pire, & hanno dalla de$tra, & dalla $ini$tra i lumi delle fine$tre, che $i aprono, e $errano, accioche
egli $i po$$a per gli $pat{ij} delle fine$tre dal tetto uedere i prati da lungi. Le loro altezze $iano aggiun-
taui la metà della larghezza. In que$te maniere di edifici $i deono fare tutte le ragioni delle mi$ure,
Eque$ta differenza tra le Sale Corinthie, & Egittie, che le Corinthie haueuano le colonne $emplici, cioè d’un’ordine po$te, ò uero $oprail poggio
a modo, d’alcuni tempi, $econdo che egli ha detto nel terzo, ò uero $enza il poggio erano da terra leuate, & $i ripo$auano in terra, & $opra le
colonne gli Architraui, & le cornici, ò di legno, ò $tucco al modo, che egli ha detto al $econdo capo del Quinto parlando della Curia, $opra
u’erano i $offittati non di tutto tondo, ma $chiacciati, erano pero fatti à $esta, & que uolti erano portioni de circoli, noi chiamaremo rimenati.
Ma gli Egitt{ij} u$auã ancho es$i $opra le colõne gli Architraui, ma $opra quelle, che erano di$co$te dal parete uer$o la parte di dentro poneuano
la trauatura, che da gli Architraui à i muri d’intorno pa$$aua: $opra la trauatura il ta$$ello piano e tauellato col pauim\~eto $coperto, ilqual paui
HOR noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all’u$o, & alle parti del cielo com-
modamente pos$ino riguardare. I Triclini del uerno, & iluoghi de i bagni riguardino quella par-
te, doue il Sole trammonta il uerno, perche bi$ogna u$are il lume della $era, & ancho per que$to, per
che il Sole cadendo ha lo $plendore oppo$to, & rimettendo il calore nel tempo ue$pertino intepe
di$ce piu la ragione d’intorno. I Cubiculi, & le Librerie deono e$$er po$te all’Oriente, perche l’u$o
uuole il lume mattutino, & ancho i libri non $i gua$tano nelle librerie, perche in quelle, che $ono
Haueuano gli antichi molta auuertenza al Decoro, del quale parlato hauemo nel Primo Libro. Similmente alla Di$tributione, che $erue all’u$o,
ESSENDO le $tanze alle parti del Cielo à que$to modo di$po$te, allhora bi$ogna auuertire, con che
E$pedita la parte, che apparteneua alla Distributione. Vitr. nel pre$ente capo ci dimo$tra quanto conuiene al Decoro, che altro non e, che un
ri$petto alla dignità, & allo stato delle per$one. Fatta adunque la di$tintione delle per$one bi$ogna à cia$una $econdo il grado $uo $abrica-
re, & pero altro compartimento hauerà la ca$a d’un Signore, altro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle ca$e $imilmente
$iano, ò communi, ò propie deono riguardare alla qualità delle per$one. V$auano anticamente quelli, che con maggiore $plendidezza uoleuano
HORA dirò de ru$ticali edi$ici come po$$ono e$$er commodi all’u$o, & con che ragioni $i deono fa-
re, prima li deue guardare alla $alubrita dello aere, come s’è detto nel Primo Libro di porre le Città.
Le grandezze loro $econdo la mi$ura delle po$$es$ioni, & le copie de i frutti $ieno comperate; I cor
tili, & le grandezze loro al numero delle pecore, & co$i quanti parà de buoi $erà nece$$ario, cheul
$tiano bi$ognera determinare. Nel cortile la cucina in luogo caldis $imo $ia po$ta, & habbia con-
giunte le $talle de i buoi, le pre$epi de i quali riguardino uer$o il fuoco, & l’Oriente, perche i buoi
guardando il fuoco, & il lume non $i fanno ombro$i, & timidi, & co$i gli agricoltori periti delle regioni, non pen-
$ano che bi$ogna, che i buoi riguardino altra parte del Cielo, $e non il na$cimento del Sole. Le larghezze de i boui-
Non ha uoluto Vitr. la$ciar à dietro la con$ideratione della uilla, & delle $abriche fatte $uori della Città, imperoche non meno era nece$$ario
que$to trattamento, che quello delle altra $abriche. Da Columella, Varrone, Catone, e Palladio $i può trarre copio$amente, quello, che
apartiene alla uilla, & perche quelli autori a$$ai di$tinti, è copio$i$ono, io non uoglio à pompa citare i luoghi loro: a$$ai mi $er à dimo$trare in
Vitr. i precetti del quale $ono $tati da alcuni di quelli benis$imo o$$eruati. Le $abriche di Villa e$$er deono in luoghi $ani, $ono piu libere, che
quelle della Città, & molte commodità $i deue hauere in quelle, & molte dalla natura cercarne. Hanno piu, & meno stanze, $econdo il gra-
do de gli buomini tanto per gli $amiliari, quanto per li $ore$tieri. Il mediocre, & ba$$o $i deue s$orzare d’hauer in uilla buona stanza, accio
la moglie $tia piu uolentieri à gouernar le robbe, & attenda piu all’utile, che al piacere. Al contrario i ricchi, è grandi buomini habbiano di-
Il grano, & ogni $eme marci$$e per l’humido, impallidi$ce per lo caldo, amma$$ato $i ri$trigne, e $obboglie, & per toccar la calce $i guasta, & pero $ia $opra tauolato, ò in caua $opra la nuda terra, uer$o Borea, e Tramontana.
Le poma $i con$eruano in luogo $reddo, in ca$$e di legno rinchiu$e.
La Cantina $otterrra, rinchiu$a, lontana dal mezzo di, & da i uenti Meridionali, & dallo strepito, habbia il lume da Leuaute, ouero da Borea, ogni humore, uapore, & fetore e$$er le deue lontano, $ia pendente, & la$tricata in modo, che $el uino $i $pande, po$$a e$$er raccolto. I ua$i del Vino $iano capacis$imi, e fermi.
Gliin$trumenti, che bi$ognano à gli Agricoltori $iano in luoghi accommodati: il carro, i gioghi, l’Aratro, le corbe dal fieno $iano $otto il co- perto al mezzo di uer$o la cuccina.
Al Torchio dia$i $tanza capace, & conueniente, oue $i ripongono i ua$i, le Funi, i Ce$ti. Sopra le Traui del coperto $i pongono i Crattici, le Pertiche, lo Strame, il Canapo.
I Buoi mangino al ba$$o, a Caualli penda lo $trame di $opra, perche alzando la testa l’a$ciugano, perche hanno la te$ta humida, però dinanzi la mangiatora non $ia il Parete humido. La Luna gli gua$ta gli occhi.
La Mula impazza in luogo caldo, ba$$o, & o$curo. Le Mi$ure delle $talle da buoi, & da pecore $ono po$te da Vitr.
Il Torchio antico for$e haueua altra maniera di quello, che u$amo noi à que$ti tempi.
Po$ti i precetti di tutte quelle co$e, che alla uilla $ono piu nece$$arie parla Vit. de i lumi, & delle finestre. Lequali in uilla $ono men impedite, ma
nella Citt à po$$ono hauere molti contrari, à i quali $i troua rimedio ogni uolta, che $i con$idera l’e$$e>tto del lume, & il cadimento, & doue
uegna, perche è chiaro, che doue non puo cadere il lume, egli non $i puo hauere. Le gro$$ezze de i pareti $pe$$o l’impedi$cono, però alcuni
banno tagliato il muro doue hanno à $tare le $inestre, cominciando dalla $uperficie di $uori, & uenendo per la gro$$ezza del muro alla $uper$i
Auuertiamo adunque in que$ta materia à i precetti di Vitru. eleggendo prima il luogo $ano, perche la doue $i uuol far conto con l’in$crno, non
$olamente l’entrata, ma la uita è dubbio$a, anzi la morte è piu certa, che’l guadagno: dapoi con buon con$iglio douemo far le fabriche tanto
grandi, quanto ricerca la po$$es$ione, l’entrata, & la copia de i $rutti. Quanto alla po$$es$ione e$$er deue il modo, & la mi$ura, che è ot-
tima in tutte le co$e, & $i deue $eruar quel precetto che dice, il campo douer e$$er piu debile, che l’A gricoltore: perche $e bi$ogna $o$tener-
lo, & curarlo, quando l’ Agricoltore non puo tanto, è nece$$ario, che’l campo pati$ca, & però men rende $pe$$o una gran po$$es$ione poco,
che una picciola molto coltiuata. Siche douemo tanto tenere, quanto potemo mantenere, accioche compramo i campiper goderli noi, & non
per torgli ad altri, ò per aggrauarci troppo, perche niente gioua il uoler po$$edere, & non poter lauorare. Quanto alle fabriche $imil-
mente douemo $chiuare di non incorrere nel uitio di Lucullo, & di Sceuola, de quali uno edi$ico in uilla molto piu riccamente di quello, che
Que$to errore comincia à moltiplicare à di nostri per la $uperbia de gli buomini. Le fabriche che non $ono ba$tanti, fanno, che i frutti $i gua- $tino per la $trettezza del luogo. Deue$i adunque fabricare in modo, che ne la fabrica de$ideri il $ondo, ne il $ondo ricerchi fabrica.
Il $esto capo di Columella, e al propo$ito di questo capo, il Torchio, l’ara ce in$egna Catone, e Palladio.
PERCHE i Greci non u$ano gli atr{ij} nelle entrate, però à no$tro modo non $on $oliti di fabricare, ma entrando dalla porta $anno gli anditi non molto larghi, & dall’una parte le $talle de i caualli, & dall’altra le $tanze de i portonari, & $ubito $on finite l’entrate interiori, & que$to luogo tra due porte e detto, Thirorio, cioè Portorio, ò Portale; dapoi è lo ingre$$o nel Peri$tilio, ilquale ha il portico da tre parti, & in quella parte, che riguarda al Meriggie, hanno due pila $trate, ò ante tra $e per molto $pacio di$co$te, $opra lequali s’impongono le traui, & quanta di$tanze> è tra le dette ante, tanto di quella toltane uia la terza parte $i da allo $pacio interiore.
Que$to luogo da alcuni pro$tàs, da altri para$tas è nominato. In que luoghi di dentro $i fanno le $tanze grandi, nelle-
Aque$te $i congiugnono le ca$e piu ampie, che hanno i Peri$tili, ò colonnati piu ampi, ne i quali $on quattro porti-
chi di pari altezza, oucro quello, che riguarda al meriggie, è fatto di piu alte colonne, & quel Colonnato d’intor-
no, che ha le Colonne, & il portico piu alto fi chiama Rhodiaco. Quelle ca$e hanno i ue$tibuli magni$ichi, & le
porte propie con grandezza, & i portichi de i Peri$tili ornatis$imamente $offittati, intonicati, & lauorati di Stuc
chi, & ne i portichi, che riguardano al Settentrione hanno i Triclini, i Ciziceni, le cancellarie, ma uer$o il Leuante
hanno le Librerie, uer$o Ponente le E$$edre, & uer$o il mezzo di le Sale co$i grandi, che facilmente po$ti in quelli,
& acconci, quattro Triclini, il luogo è $pacio$o ancho per uedere far le fe$te, & per lo $eruitio, & ammini$tratione.
Co$i non pareua che i padri di famiglia nell’albergo e$$er fore$tieri hauendo in tali alloggiamenti una libertà $ecreta.
Tra que$ti Peri$tili, & alberghi erano gli anditi detti me$aule, perche erano di mezzo tra due aule, ma i no$tri chia
Anchora $e alcune figure uirili $o$tentano i mutuli, ò le corone, i no$tri chiamano Telamoni, ma p erche co$i le chia-
mino, egli non $i troua $critto nelle hi$torie, i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hi$toria Atlante è $ormato
à $o$tenere il mondo perche co$tui primo fu, che con prontezza d’animo hebbe cura di la$ciare à gli huomini il cor
$o del Sole, & della luna, i na$cimenti; & gli occa$i di tutte le $telle, & le ragioni del girar del mondo, & per que$to
da Pittori, & $tatuari è formato per quello bene$icio $o$tenere il mondo, & le $ue figliuole Atlantide, che noi chia
miamo Virgilie, & i Greci Pleiade con le $telle nel Cielo $ono con$ecrate. Ne io ho propo$te tal co$e, perche $i mu-
te la u$anza de i uocaboli, & del parlare; ma perche non $iano a$co$e, à chi ne uuole $aper la ragione. lo ho e$po$to
con che ragione $i fanno le fabriche d’Italia, & di Grecia; & ho $crittodelle mi$ure, & delle proportioni di cia$cuna
maniera. Adunque perche della Bellezza, & Decoro, e$tato $critto di $opra, hora $i dirà della fermezza, in che mo
Pareua à Vitr. che l’huomo facilmente $i pote$$e ingannare leggendo, ò udendo i nomi Greci, & i nomi Latini delle parti delle $abriche, perche tra
quelli ui è non poca differenza, però per rimediare à que$to di$ordine, egli ba uoluto in que$to luogo ragionare delle parti de gli edi$ici de i
Greci, & e$ponere iloro uocaboli molto di$$erenti dalle u$anze italiane. Et pero dice, che i Greci non u$auano gli atr{ij}. Credo io perche non
haueuano quella occa$ione, che haueuano Romani della grandezza. Benche ancho quellinon erano $enza, perche $aceuano le $tanze delle
donne belle, & $eparate da quelle de gli buomini, non u$ando adunque gli atr{ij}, che appre$$o Rom. erano appre$$o le porte. Subito che egli
s’entraua in ca$a era una entrata coperta non molto larga, che da una parte haueua i luoghi de i caualli, & dall’ altra le stanze de portinari,
& in fronte u’era un’altra porta, & quel luogo che era tra una porta, & Paltra $i chiamaua Thirorio co$i detto qua$i $pacio tra le porte, &
que$to era in luogo di atrio, ò di ue$tibulo, per la porta di dentro entrauano in un bel Peri$tilio, ò colonnato, ilquale haueua le colonne da
tre lati, cioè dal lato della porta, & dalla destra, & dalla $ini$tra, ma nella $ronte à dirimpetto della porta, che guardaua al meriggie era
Et que$ta parte è quella che appartiene alle donne, il resto è de i compartimenti delle stanze de gli buomini, ilche è ancho mani$e$to in Vit. Segui
ta poi, à dichiarire le di$$crenze d’alcuni uocaboli u$ati da Greci, & pre$i in altra $igni$icatione da Latini, & dona la $ua parte all’u$o, ap-
pre$$o ilqual è la forza, & la norma del parlare, ne conuiene ad huomo $aldo contender de nomi là, doue s’intende la co$a, noi ne no$tri com-
mentari Latini piu ampiamente ragionamo di que$ti nomi, conuenienti à Latini, perche bora ci può ba$tare hauerli nel traccor$o della interpre
tatione accennati. Re$ta qui, che io dica alcuna co$a del modo, che u$auano gli antichi per $caldar$i. Io ho hauuto in que$ta materia due co-
$e prima l’Architetto, che fece il Palazzo d’Vrbino la$cia $critto, che la ragione, perche non hauemo gli e$$empi de i camin de gli antichi, e per
L’altra co$a è, che mi pare ancho, che $ia $tato ritrouato un’altro modo, con il quale gli antichi ri$caldauano le loro stanze, & ė que$to. Fa-
ceuano nella gro$$ezza del muro alcune canne, ò trombe, per le quali il calore del $oco, che era $otto quelle $tanze $aliua, & u$ciua $uori
per certi $piragli, ò bocche fatte nelle $ommita di quelle canne, & quelle bocche $i poteuano otturare, acciocche $i pote$$e piu, & meno $cal-
dare le $tanze, & darle piu, & meno del uapore; con que$ta ragione uogliono alcuni, che $i po$$a dalle parti in$eriori delle ca$e raccoglie-
re il uento, & farlo $alire da luoghi $otterra per le canne alle habitationi della $tate, & nelle no$tre parti $i trouano alcune $abriche appre$-
$o monti, da i quali per luoghi rinchiu$i uenendo gli $piriti de i uenti, & apprendo $i piu, & meno alcune portelle, egli $i fa le $tanze $re-
$che di modo, che la $tate ci $i fa un $re$co mirabile. Ma io non con$iglierei un mio amico, che e$$endo caldo egli entra$$e in luoghi $imili.
Mi pare hauer letto, che gli antichi $pende$$ero a$$ai in certe conche di metallo, lauorate, nelle quali $i faceuano portare il $oco uolendo$i
$caldare, & io non dubito, che non ui accende$$ero delle co$e odorate, & che non u$a$$ero de carboni, che non nuoce$$ero. A no$trigior-
ni è manife$to quello $i u$a, & come nella gro$$ezza de i muri $i fanno i camim, i quali u$cendo con le lor canne fuori del tetto portano il fu-
LE $abriche, che $ono à pie piano, $e $eranno fatte al modo e$po$to da noi ne gli antedetti libri quan- do ragionato hauemo delle mura dellacittà, & del Theatro, $enza dubbio dureranno eternamen te, ma $e uorremo $otterra, & in uolti $abricare douemo fare le fondamenta de quelle $abriche piu gro$$e di quello, che è $opraterra, e i pareti di quelli edific{ij}, che ui $tan $opra, i Pila$tri, & le Colon ne $iano collocate al mezzo à piombo di quelle di $otto, perche ripo$ino $ul uiuo, e ri$pondino al $odo, perche $e i carichi de i pareti, & delle colonne $eranno po$ti in pendente, non potranno hauer continua fermezza.
Egli $i troua tra le ruine de gli antichi edi$ic{ij} molti luoghi $otterranei fatti à uolti con marauig lio $o lauoro, & di inestimabile grandezza, pe
rò $i può de$iderare di $apere il modo di $ondare que luogbi, & di uoltarli, & di farli in modo, che $o$tentino i carichi grandi delle $abriche
grandi, che gli $tanno $opra. Però Vitr. accioche ancho in que$ta parte noi non de$ideriamo alcuna co$a, tratta delle $ondationi delle $abri
che. & perche ba trattato nel primo, & nel terzo, & nel quinto libro del $ondare in que luoghi, doue le $abriche uanno a pie piano, egli $i pa$-
$a leggiermente in que$to luogo la ragione di que $ondamenti, riportãdo$i a gli allegati luoghi. Hora piu copio$amente egli ce in$egna il modo
di $ondare per le $abriche $otterra, & ci da molti precetti, l’uno è che le $ondamenta di questi edi$ici e$$er deono pɩù gro$$e di quel che $ono le
fabriche di $opr: La’altro che non douemo $opraporre ne pila$tro, ne parete, ne colonna, che non cada a picmbo $opra muri, pila$tri, ò colonne
di $otto, $i perche egli è errore à nõ fare, che le eo$e di $opra na$chino dal di$otto, $i perche porta pericolo di presta ruina, quando un muro di
$opra attrauer$a una $tanza, & non habbia il piede di $otto, che na$ca dal piano. Di que$ti errori è danni molti ne $ono nella citta nostra, nella-
quale a me pare che gli buomini per hora deono piu pre$to e$$er auuertiti, che non incorrino ne gli errori, che ammae$trati, che facciano belli,
Oltra di que$to $e tra i $ogliari longo i pila $tri, e le ante $eranno $ottopo$te i rilafci, che po$tes detti $ono, non haueran-
no di$etto, perche i limitari, & le traui e$$endo dalle fabriche caricate nel mezzo $paccate rompono $otto le piane
le $trutture, ò congiunture. Ma quando ci $eranno $ottopo$ti, & come cunei $oggetti i rila$ci, non la$cieranno le
traui $opra$edendo à quelli, offenderla. Deue$i ancho procurare, che gli archi leuino i pe$i con le diui$ione de i cunei,
è i legamenti che ri$pondino al centro, perche quãdo gli archi $eranno $errati da i cunei oltra le traui, & i capi de i
$opralimitari, prima la materia $olleuata dal carico non $i aprirà. Dapoi $e per la uecchiezza $aranno alcun danno $a
Qui pare che Vitr. tocchi l’opera ru$tica doue $opra le porte i cunei di gro$$e pietre in arco $i $errano, & le bugne, che co$i chiamo le diui$ioni de i cunei, ri$pondeno al centro, & accenna, che que$ti lauori $i fanno à pila$trate, cioe a colonne quadre, & hanno di$opra gli archi, & le $or- nici, & non gli architraui, & ci da un precetto degno da e$$er o$$eruato, imperoche dice, che le ultime pila$trate $i dcono fare di $pacio piu lar- ghe, che le mezzane, & ne rende la ragione. Dice adunque.
In que$te fabriche fatte à pila$tri, le ultime pila$trate $i deono fare di $pacio piu largo, accioche habbian $orza di re$i-
$tere quando i pareti oppres$i da i carichi per le congiunture, che $i $tringono al centro $i allargheranno le impo$te, ò
In che maniera le opere deono e$$er fatte $enza di$$etto, & come deono e$$er auuertiti quelli, che cominciano, io ho e$-
Oltra che egli è in potere del patrone di edificare, ò di quadrelli, ò di cementi, ò di quadrato $a$$o. L’approuare adun
que di tutte le opere, e in tre parti con$iderato, imperoche egli $i proua un’opera, òper la $ottigliezza dello arte-
fice, ò per la Magnificenza, ò per la Di$po$itione. Quando $i uedrà l’opera per$etta magni$icamente con ogni pote
re, egli $i lauderà la $pe$a. Ma quando $i uederà fatta $ottilmente $i trouerà la manifattura del fabro, ma quando $erà
bella, & hauerà autorità per le proportioni, e Simmetrie, il tutto tornerà à gloria dello Architetto, & que$te co$e tor
neran bene quando l’Architetto & da gli arti$ici, & da gli I dioti $opporterà e$$er con$igliato. Percioche tutti gli
Qui altro non dico, $e non. che con diligente cura $i pen$i à quello, che Vitr. ha detto in $ine del pre$ente libro.
ET PRVDENTEMENTE, & utilmente deliberarono i no$tri maggiori di la-
$ciar à po$teri per relatione de Commentari i pen$ieri de gli animi loro, accioche non
peri$$ero, ma in ogni età cre$cendo, & in luce mandati con i uolumi à poco à poco con
la uecchiezza perueni$$ero alla $omma $ottigliezza delle dottrine. Et però nõ di poche,
ma d’infinite gratie à quelli tenuti $iamo, che non hanno con inuidia uoluto tacere, ma
hanno procurato con $critti mandar à memoria ogni maniera di $entimento, perche $e
co$i fatto non haue$$ero; noi non haueres$imo potuto $apere, che co$e $tate fu$$ero
fatte nella città di Troia; ne quale opinione Thalete, Democrito, Anaxagora, Xeno-
fonte & gli altri Filo$ofi naturali haue$$ero hauuto della natura delle co$e, & qual
deliberatione della uita haue$$ero à gli huomini la$ciato; Socrate, Platone, Ari$totile,
I Re Attalici indotti dalla dolcezza di $apere le ragioni delle co$e hauendo à commun diletto fatto una bella, & egre-
gia libraria nella Città di Pergamo. Ptolemeo d’ardente zelo di de$iderio incitato à quel tempo con non minore in
Il Re hauendone gia fatto, & eletto $ei, & non potendo co$i pre$to rittrouare il $ettimo, $i con$igliò con quelli, che era no $opra$tanti alla libraria, & dimandò loro $e haue$$ero cono$ciuto alcuno, che fu$$e atto à que$to giudicio.
Ri$po$ero, che era un certo detto Ari$tofane, ilquale con grande $tudio, & con $omma diligenza ogni giorno per ordi ne compiutamente turti que libri leggeua. E$$endo adunque nel ridotto de i giuochi partite le $edi $ecretamente di coloro, che haueuano à giudicare, chiamato Ari$tofane con gli altri, in quel luogo, che gli fu con$egnato $i po$e.
Introdutto fu prima l’ordine de poeti al contra$to, e recitando$i gli $critti loro tutto il populo con cenni addimanda- ua quello, che que giudici approua$$ero, e$$endo adunque dimandate da ogn’uno le oppinioni, $ei concor$ero in una $entenza i$te$$a, & quello, che haueuano auuertito e$$er $ommamente alla moltitudine piaciuto, à quello dauano il primo premio, & à quello, che era dapoi, il $econdo.
Ari$tofane e$lendogli richie$to il $uo parere, uolle, che prima fu$$e prononciato quello, che men diletto haue$$e detto al popolo. Ma sdegnando$i il Re, in$ieme con glialtri, egli $i leuo in piedi, e pregando impetrò, che gli fu$$e la$cia- to dire. Et co$i fatto $ilentio dimo$trò quel $olo tra quelli e$$er poeta, & gli altri recitare le co$e aliene, & che bi$ogna ua, che i giudici approua$$ero gli $critti, & non i $urti.
Merauigliando$i il populo, & dubitando il Re egli confidato$i nella memoria tra$$e di certi armari in$initi uolumi,
e comparandogli con leco$e recitate, isforzò quelli à con$e$$are d’hauerle rubbate, & pero il Re uolle, che contra
Ne gli anni $eguenti Zoilo uenne di Macedonia in Ale$$andria, dico quello, che hebbe il cognome di Flagellatore di Homero, e recitò i $uoi uolumi al Re fatti contra la Iliade, & l’Odi$$ea. Perche uedendo Ptolemeo il padre dei Poe- ti, & la guida della dolcezza del dire e$$er in a$$enza accu$ato, & e$$er da colui uituperato quello, che da tutte le genti era pregiato, sdegnato$i non gli diede alcuna ri$po$ta. Zoilo poi dimorando longamente nel regno oppre$$o dal bi$ogno mandò $ottomano dimandando al Re, che gli fu$$e dato qualche co$a.
Diceli che il Re ri$po$e. Homero ilquale e mancato mille anni auanti pa$cere molti migliaia di per$one, & però e$- $er conueniente, che colui, che faceua profes$ione d’e$$er di miglior ingegno pote$$e non $olamente $e $te$$o, ma anchora piu gente notrire, & in $omma $i narra la morte di Zoilo, come di Parricidio condennato.
Altri dicono quello da Philadel$o e$$er $tato in croce conficcato, altri lapidato, altri à Smirna uiuo po$to in una pira: Dellequai co$e qualunque auuenuta gli $ia degna certamente à i meriti $uoi è $tata la pena, perche altro non me- rita colui, che in giudicio chiama quelli, de quali la ri$po$ta non $i puo nella lor pre$enza dimo$trare, che oppinio- ne habbiano hauuto $criuendo.
Ma io ò Ce$are, ne mutati gli altrui indici trappo$to il nome mio ti mo$tro que$to corpo, ne bia$imando gli altrui pen$ieri, per quello uoglio approuare, & lodare me $te$lo, ne de$idero, che $imile opinione $ia hauuta di me, per- che niuna co$a ho detto, che da altri io non habbia cercato, & inte$o, & $e co$a, è che dir $i po$$a e$$er mia, la fatica, & lo $tudio certamente $i puo dire.
Maio rendo infinite gratie à tutti gli $crittori, che con l’acutezze de gli ingegni loro con l’età conferite hanno in di- uer$e maniere abondantis$ima copia di co$e preparato, dallequali, come da fonti; cauando noi l’acqua, e traducen- dola al propo$ito no$tro, piu feco nde, & piu $pedite forze hauendo nello $criuere, & in tali authori confidati$i, prendemo ardimento di far co$e noue.
Et però hauendo io da loro tal principio pigliando quelle ragioni, che io ho ueduto e$$er al ca$o mio apparecchiate, ho cominciato andar inante, perche prima Agatharco, mentre E$chilo in Athene in$egnaua la Tragedia, fece la Scena dipinta, & di quella ne la$ciò il Commentario.
Da que$to ammonito Democrito, & Anaxagora $cri$$ero della i$te$$a ca$a, in che maniera bi$ogna con ragione natu-
rale dal centro po$to in luogo certo corri$ponder all’occhio, & alla drittura de i raggi con le linee, accioche d’una
co$a incerta le certe imagini delle fabriche nelle pitture delle Scene rende$$ero Pa$petto loro, & quelle che nelle
Dapoi Sileno fece un uolume delle mi$ure Doriche. Del Tempio Dorico di Giunone che è in Samo $cri$$e Theodoro.
Dello Ionico à Diana con$ecrato in Efe$o Cte$ifonte, & Metagene.
Di quello di Minerua in Priene, che è di lauor Ionico, ne parlo Phileo.
Di quello, che è Dorico in Athene pur di Minerua nella Rocca. Ictimo, & Carpione, Theodoro Phoce$e della Cuba, che è in Del$o. Phileno delle mi$ure de i Sacri Tempi, & dello Armamento, che era al porto Pireo.
Hermogene del Tempio Ionico dɩ Diana, che è in Magne$ia P$eudodipteros, & di quello, che è à Teo di Bacco Mono- pteros.
Argelio delle mi$ure Corinthie, & delle Ioniche ad E$culapio in Tralli, ilquale $i dice e$$er di $ua mano.
Del Mau$o leo Satiro, e Pitheo, à i quali ueramente la felicità fece un grandis$imo dono, perche le arti loro $timate $o
Molti ancho men nominati hanno $critto le regole delle proportionate mi$ure come Nexare, Theocide, Demofilo, Pollis, Leonida, Silanio, Melampo, Sarnaco, Eufranore. Similmente delle Machine, come Cliade, Archità, Archimede, Cte$ibio, Nimfodoro, Philo Bizantino, Diphilo, Charida, Pol{ij}do, Phitone, Age$i$trato.
Deicommentari dei quali quello, cheio ho auuertito e$$er utile à que$te co$e raccolte ho ridutto in un corpo, e que $to $pecialmente, percheio houeduto molti uolumi $opra que$ta co$a da Greci, & pochi da no$tri e$$er dati in lu ce, perche Fus$itio primo di tal co$e deliberò di dar in luce un mirabile uolume.
Et appre$$o Terentio Varrone $cri$$e delle noue di$cipline, & un libro di Architettura.
Publio Settimio ne fece due. Et piu non è $tato chi habbia dato opera à $imile maniera di $critture, e$$endo $tati i cit- tadini grandi Architetti, iquali hanno potuto $criuere non meno elegantemente de i $opradetti, perche in Athe- ne Anti$thene, e Calle$cheo, & Antimachide, & Dorino Architetti po$ero le $ondamenta del Tempio, che faceua far Pi$i$trato di Gioue Olimpio, ma dapoi la morte di quello per lo impedimento delle co$e publiche lo la$ciarono imperfetto, & però da dugento anni dapoi Antiocho Re hauendo prome$$o la $pe$a per quell’opera Co$$utio Cit- tadin Romano con gran prontezza, & $omma cognitione nobilmente fcce la Cella, & la collocatione delle colon- neintorno il Dipteros, & la di$tributione de gli Architraui, & de gli altri ornamenti con proportionata mi$ura.
Que$ta opera non $olamente tra le uulgari, ma tra le poche e dalla magnificenza nominata, perche in quattro
parti $ono le di$po$itioni de i luoghi facri di marmo ornate, dellequali que$te con chiaris $ima fama nominate $o
In A$ti $i dice ancho, che Co$$utio $i pigliò la impre$a di far Gioue Olimpio loro amplis$imi moduli, & di mi$ure, e proportioni Corinthie, come s’è detto di $opra, delqual niuno Commentario è $tato ritrouato.
Ne$olamente da Co$$utio tal $orte de $critti $ono da de$iderare, ma ancho da Caio Mutio, ilquale confidato$i nella
Quel Tempio $e egli fu$$e $tato fatto di marmo, accioche egli haue$$e hauuto come dall’arte la $ottigliezza, co$i dal- la magnificenza, & dalle $pe$e l’autorità certamente tra le prime, e grand’opere $arebbe nominato.
Ritrouando$i adunque, & de gli antichi no$tri non meno de i Greci e$$ere $tati grandi Architetti, & molti an- cho di no$tra memoria, & non hauendo quelli $e non poco $critto de i precetti dell’ Archi tettura.
Io non ho pen$ato di uoler con $ilentio pa$$armi, ma per ordine in cia$cun libro trattar di cia$cuna co$a, & però hauendo io nel $e$to con diligenza $critto le ragioni de i priuati edific{ij}.
In que$to, che è $ettimo in ordine uoglio trattar de gli ornamenti, & e$primere con che raggione habbiano, & bellezza è $tabilità.
_NEL_ $ettimo Vitr. ci dai precetti delle politure, & de gli adornamenti delle fabriche, & non $enzaragione ha po$to in que$to luogo la detta materia $eguitando egli l’ordine di natura, che prima pone le co$e in e$$er, & poile adorna.
Hanno adunque le parte de glɩedi$ici i loro adornamenti, & prima i piani, dapoi i pareti, & finalmente i tetti. A i piani è nece$$arɩo il pauimento, & $uolo, à i murɩ l’intonicature, & i bianchimenti, & le pitture, à i tetti & $olari i $offitati, & ancho le pitture. & perche le co$e e$$er deono non men belle, che durabili, però Vit. abbraccia in que$to libro, & la fermezza, & lo adornamento, & adorna ancho il pre$ente libro d’un belli{$s}ɩmo proemio, ilqual commenda la uirtu de pa$$ati, accu$a l’arroganza de gli imperiti, è rende gratitudine à i precettori. ɩl proemio è $acɩle, & pieno d’hi$torie, è narrationi, & e$$empi, iquali io non uoglio confirmare con altri detti, che con quelli di Vit. il re$to ancho del libro è facile per la maggior parte, però ci leuer à la fa- tica di lunga commentatione.
Tratta ne i primi quattro capi de gli adornamenti de i pauimenti, & dal quinto fin al $ettimo parla della ragione del dipignere, & del incro- stare de marmi, dal $ettimo fin al fine del libro parla de i colori naturali, & artificiali, noi ci fermaremo doue $ara bi$ogno.
ET prima comincierò à dire de i $gro$$amenti dei Terrazzi, che $ono i princip{ij} delle politure, &
de gli ornamenti delle fabriche, accioche con maggior cura è prouedimento $i gnardi alla fermez
za. Se adunque egli $i deue sgro$$are, e terrazare à pie piano cerchi$i il $uolo $e gli è tutto $odo, &
poi $ia i$pianato bene, e pareggiato, & $e gli dia il terrazzo con la prima cro$ta. Ma $e tutto il
luogo, ò parte $era di terreno commo$$o, egli bi$ogna con gran cura, e diligenza ra$$odarlo, $i che
$ia ben battuto, & pallificato. Ma s’egli $i uuole terrazzare $opra i Palchi, ò Solari, bi$ogna bene
auuertire $e ci è qualche parete, che non uenghi in $u, che $ia fatto $otto il pauimento, ma piu pre$to rila$ciato hab
bia $opra $e il tauolato pendente, perche u$cendo il parete $odo, $eccando$i la trauature, ouer dando in $e per lo tor
Ancho bi$ogna dar opera, che non $iano me$colate le tauole di E$culo con quelle di Quercia, perche quelle di Quer- cia $ubito, che hanno riceuuto l’humore torcendo $i fanno le fi$$ure ne i pauimenti.
Ma s’egli non $i potrà hauere de gli E$culi, & la neces$ità per bi$ogno ci co$trignerà u$are la Quercia, co$i pare, che
bi$ogni operare, che quanto $i puo $i $eghino $ottili; $ottili; perche quanto meno haueranno di forza tan to piu facilmen-
te conficcate con chiodi $i teneranno in$ieme? Dapoi per cia$cun traue nelle e$treme parti dell’a$$e $iano confitti
due chiodi, accioche torcendo$i dall’una parte non pos$ino glianguli $olleuare. Perche del Cerro del Faggio, & del
Farno niuno puo alla uecchiezza durare. Fatti i tauolati $e egli ci $ara del Felice, $e non della paglia $ia $otto di$te$a,
accioche il legname $ia dife$o da i danni della calce, allhora poi ui $ia me$$o il $a$$o pe$to non minore di quello, che
Quando quelli $eranno po$ti in$ieme, & la $oper$icie, eminente u$cirà fuori, bi$ogna fricarli in modo, che e$$endo il pauimento di petruccie non ci $iano alcuni rilieui, ò gradi $econdo quelle forme, che haueranno i pezzi, ò tonde come $cudi, ò triangolari, ò quadrate, ò di $ei anguli, come i faui delle api, ma $ian po$ti in$ieme drittamente, & il tutto $ia piano, & agguagliato.
Ma $e’l pauimento $erà di quadri grandi bi$ogna, che habbian gli anguli eguali, & che niente e$ca fuori della i$piana- tura, perche quando gli anguli non $eranno tutti egualmente piani, quella frecatura non $era compitamente per- fetta. Et co$i $e’l pauimento $era fatto à $piche di Te$tole, ò di Teuertino deue$i fare con diligenza, $i che non hab- bia canali, ò rilieui ma $ian di$te$i, & à regola i$pianati. Ma poi $opra la fregatura quando $eranno fatte li$cie, ò po- lite, ui $ia criuellato il marmo, & di $opra ui $ian indotte le cinte di Calce, & di Arena.
Ma ne i pauimenti fatti alla $coperta bi$ogna u$ar diligenza, che $iano utili è buoni, perche le trauature per l’humore cre$cendo, ouero per lo $ecco $cemando, ò u$cendo di luogo, col far panza mouendo $i fanno i terrazzi difetto$i.
Oltra di que$to i freddi, i giacci, & l’acque non gli la$ciano $tar intieri, & però $e la neces$ita uorrà, che $i facciano, ac- cio non $iano difetto$i bi$ogna operare in que$to modo.
Quando egli $erà fatto il tauolato, bi$ogna $opra farne un’altro attrauer$o, ilquale con chiodi conficcato faccia una armatura doppia alla trauamenta, dapoi $ia data la terza parte di te$tole pi$te al terrazzo nouo, & due parti di Cal- ce à cinque di e$$o ri$pondino nel mortaio.
Fatto il riempimento po$to ui $ia il terrazzo, & quello ben pi$to non $ia men gro $$o d’un piede, ma poi indottaui l’a- nima, come s’è detto di $opra $ia fatto il Suolo, ò Pauimento di quadro grande, hauendo in dieci piedi due dita di colmo, que$to pauimento $e $era ben impa$tato, & i$pianato, $era da tutti i diffetti $icuro, ma perche tra le com- mi$$ure la materia non pati$ca da i ghiacci, bi$ogna ogni anno anantiil Verno $atiarlo di fece d’oglio, perche a que- $to modo non la$ciera riceuere la brina del gelo, che cade.
Qui Vit. Parla delli Terrazzi che $i fanno al $coperto $opra le ca$e.
Ma $e egli ci parerà di uoler far que$to con piu diligenza, $iano po$te le tegole di due piedi tra $e comme$$e, $opra
Que$te co$e quando $aranno fatte in que$to modo, non $i gua$teranno.
Il primo luogo trale politure tengono i sgro$$amenti, ò Terrazzi, che $i chiamino. Que$te $ono ò à pie piano, ò in $olaro, & que$te, ò co- perte, ò $coperte, $i $ono à pie piano, ouero il terreno è mo$$o, ouero è $odo.
Ditutte que$te maniere Vitru. cida i precetti. Il terren $odo deue e$$er i$pianato, e liuellato, & poi indurui $opra il terrazzo con la prima co-
Per fondamento adunque porre $i deue (come dice Vitru.) di $otto il $a$$o non piu grande del pugno, ouero il Quadrello, & que$to fon- damento Vitru. chiama Statumen, & questo ɩn$ieme con la materia piu gro$$a.
Ma $e il terreno $er à commo$$o, è nece$$ario batterlo, & ra$$odarlo molto bene, & con pali unirlo, accioche non s’allarghi, & faccia rom- pere, e crepare il pauimento, nel che bi$ogna u$are grandis$ima diligenza, indi poi $pianarlo, & far come di $opra inducendoui il pri- mo $gro$$amento.
Ma $e ne i palchi $opra le trauature uorremo gettare i pauimenti, bi$ogna $opra le traui porre un’ordine di tauole attrauer$ate, & auuertire
che la trauatura, & il parete, che $o$tenta quel tauolato, $ia d’una $ote di legname, ò di pietra egualmente gagliarda, e forte, accioche
Nelle trauature, & tauolati bi$ogna auuertire di non me$colare legname di piu $orte, perche in diuer$i legni, e dɩuer$a natura, ne uno e co$i $aldo, come l’altro, dalche ne na$cono i diffetti de i Pauimenti.
Per la i$te$$a ragione $opra la trauatura, ò tauo lato bi$ogna porui della paglia, ò del Felice, perche la calce, che entra nel terrazzo non gua-
V$auano due $orti di Terrazzo, il nouo, che $i $a di pietra allbora pe$ta, ò di te$tole aggiugnendoui una parte di Calcina, à due di quelle, il uecchio rinouato fatto di pauimenti gia ruinati, nella cui me$colanza ui ua à cinque di terazzo due di calcina.
Gettato il terrazzo, e nece$$ario batterlo bene, però à que$to officio gli antichi eleggeuano un numero di buomini fin à dieci, perche $i poteua- no accommodare in una stanza, che uno non impediua l’altro, & $i faceuano tante decurie, cioè tanti dieci buomini, quanti era nece$$a- rio, di modo, che uno commandaua, & $opra$taua à dieci.
Questo modo dɩ battere, ra$$odare, e $pianare il terrazzo noi chiamamo Or$are. L’altezza, ò gro$$ez za di quella materia co$i pe$ta, e bat-
tuta e$$er deue non meno di once noue, che Vitr. dice Dodrante, & que$to è il primo $gro$$amento, & la prima crosta, ò letto del pauimen-
to. Sopra ilquale di piu $ottile, & minuta materia $i deue indurre un’altra mano, che come anima, & $odezza e$$er s’intende, & è di te$tola
ben pistata, che di due parti, ne habbia una di calce. Sopra que$ta crosta s’induce il pauimento, ò di pietra cotta, ò d’altra pietra, & que-
Ma$otto Paere ui bi$ognaua altra manifattura, e$$endoui maggior pericolo <002> li ghiacci, per la humi
dit\.a, & per l’ardore, però bi$ogna fare due mani dɩ tauolati uno attrauer$o de l’altro, che $ia
no b\~e chiodati in$ieme, dipoi col terrazzo nouo bi$ogna me$colar due parti di testa pe$ta, et due
Ma per le politure, e $pianamenti egli $i piglia un pezzo di piombo, ò di $elice, di molto pe$o $pia nato, & quello con funi tirato $u, & gɩu, di qua, & di la $opra il pauimento $pargendoui $em pre della Arena a$pera, & dell’acqua i$pianail tutto, & $e gli anguli, & le linee del $elica- to non $ono con$ormi, que$to non $i puo far commodamente, & $e’l pauimento, e con oglio di lino fregato rende un lu$tro, come $e $u$$e di Vetro.
Similmente $er à buono $pargerui della Amurca, ò gettarui piu uolte $opra dell’acqua, nellaqua- le $ia $tata e$tinta la calce, & $e uuoi acconciare un terrazzo rotto prendi una parte di tego- le pe$te, & due di bolo armeno, & incorpora con ra$a pre$$o al fuoco, & $caldato, che ha- rai il terrazzo, gettaui $opra questa materia, & poicon un ferro caldo $tendila gentil- mente.
Et co$ifarai ancho $e col marmo polucrizato me$colerai Calcina bianca cruda in acqua boglien-
te, & la$ciate $eccare fatto que$to tre, ò quattro fiate impa$terai con latte, & con quel
colore, che ti piacerà di dare, & $e uole$ti far parere l’opera di mu$aico, poni la detta ma-
teria nelle forme, dandoli quel color che ti piace, ma poi dalli l’oglio caldo, ouero impa$ta con
colla di cacio il marmo tamiggiato, pur che la colla $ia stemperata con chiara d’uuoua ben bat-
QVANDO dal pen$iero di far ipauimenti ci $aremo partiti, allhora bi$ogna dichiarire il modo
di biancheggiare, & polire le opere, & que$to è per $ucceder bene, quando molto tempo inanzi il
Ma poì che $i hauerà ben proui$to alla maceratione della calce, & ciò con diligenza $erà nell’opera preparato, piglie$i
una A$cia, che noi cazzuola, altri zapetta chiamano, & $i come $i $piana, e poli$ce il legname, con la $piana, co$i la
calce macerata nella $o$$a $ia a$ciuta, & riuoltata con la cazuola, $e i calcoli $i $entiranno dare in quello $trumento,
$egno $era che la calce non è ben temperata, ma quando il $erro $i trarra $uori $ecco, e netto, $i mo$trera quella uani
da, & $itibonda, ma quando $era gra$$a, & ben macerata attaccata come colla à quel ferro, dara ottimo inditio di
Fatte, e preparate que$te co$e trouati gli $trumenti, & l’armatura $iano e$pedite le di$po$itioni de i uolti nelle $tanze, quando $ia, che non uogliamo fare i $offitti.
Nel $econdo capo Vitr. ce in$egna à preparare la calce accioche, commodamente la potiamo u$are alle coperte, & biancheggɩamenti de i pareti, & co$i e$pediti i pauimenti, & loro bellezze uiene ad ornar i muri, io nel $econdo libro ho detto a ba$tanza della calce, & quello, che iui s’e detɩo, rende piu facile il pre$ente luogo, che da $e ancho è piano, però e$poneremo il $eguente, che adorna i uolti, & i pareti.
QANDO adunque $era bi$ogno fabricar’ à uolti, co$i fare $i deue. Siano di$po$ti gli A$$eri, ò tra
uicelli dritti di$tanti piu di due piedi l’uno dall’altro, & que$ti $iano di Cipre$$o, perche quelli di
Abete pre$to $ono da i tarli, & dalla uecchiezza con$umati, quelli A$$eri quando $eranno à torno
di$po$ti in forma ritonda $iano congiunti alle traui, ò coperti, & conficcati con chiodi di ferro di-
Nei Conclaui doue $ono a$$ai lucerne; ò uero il fuoco $tanno meglio le $chiette, accioche piu facilmente $i pos$ino net-
tare, ma ne i luoghi della $tate, & nella E$$edre, doue non è fumo, ne caligine puo far danno, $tan bene le orna-
te, perche $empre le co$e bianche, per la $operbɩa e grandezza del candore, non $olamente da i propi luoghi
Quando adunque in que$to modo, come è $opradetto, i pareti $eranno coperti potranno hauere, e fermezza, e
$plendore, & forza di durare eternamente; ma quando $era data una coperta di arena, & una di minuto marmo
Dalche è nato, che molti u$ano in luogo di tauole da dipignere quelle cro$te, che $i leuano da i pareti, & quelli coper-
Quando tutto il parete $era impa$tato di loto, allhora in quell’opera $iano le canne continue con chiodi mu$car{ij} con- fitte, dapo di nouo indottoui il loto $e le prime canne $eranno fitte per trauer$o, le $econde $iano fitte per dritto, & co$i come (s’è di $opra determinato) data ui $ia la cro$ta di arena, & di marmo, & d’ogni maniera di coperta, & co$i doppiamente e$$endo fitta la continuità delle canne ne i pareti con ordini trauer$i, ne peli, ne fi$$ure è per fa- re in modo alcuno.
Tratta della Di$po$itione de i uolti, & que$to è nece$$ario, imperoche male $i potranno coprire, & intonnicare i uolti, $e non $eranno fer-
Noi in uniuer$ale parleremo de i uolti, accioche tutta la pre$ente materia ci $ia dinanzi à gliocchi, & udurremo parte di quello, che dice l’Alberto nel Terzo al 14 Cap.
Varie $ono le maniere de i uolti, e camere, noidouemo cercare, che differenza $iatra quelle, & quali $iano le linee de i contorni loro, le $orti
loro $ono la fornice, la camera, l’hemi$pero, & quelle uolte, che $ono parti di que$te. L’hemi$pero, ò mezza palla non uiene per $ua natura
$e non dalle piante circolari. La camera $i deue alle piante quadrate, le fornici conuengono a quegli edifici, che $on quadrangolari, ma quel
uolto, che è fatto à $imiglianza d’un monte cauato, è detto fornice, che è un uolto longo, & piegato in arco. Imaginamoci un parete lar-
ghis$imo, che dalla cima $i uolti, & $i pieghi attrauer$o d’un portico. Camera è come un’arco, che da Mezzodi à Trammontana $i pieghi,
& che ne habbia $imilmente attrauer$ato un’altro da Leuante à Ponente, & e à $imiglianza delle corna piegate. Hemi$pero e il concor$o
di molti archi eguali in un centro del colmo di mezzo. Ci$ono ancho molte altre maniere di uolti, & di archi, che fanno mostra di figure di
molti anguli, dellequali è una i$te$$a ragione deluoltarli, & tutte le predette maniere $i fanno con laragione, che $i fa il parete, imperoche i
$o$tegni, & l’o$$a, che uengono $ino alla $ommita deono leuar$i dall’o$$a del parete, ma $econdo il modo loro deono nel parete e$$er’impo$ti,
cioe in quella forma, che uolemo dar al uolto, & queste o$$a deono e$$er drizzate di$tanti una dall’altra, per un certo $patio. Vitr. dice A$$eri
IO HO detto con che ragioni $i fanno le coperte ne i luoghi a$ciutti, hora io e$ponero in che mo-
do, accioche durino far $i conuegna le politezze, ne i luoghi humidi, & prima ne i Conclaui, che $e
ranno à pe piano cerca tre piedi alto dal pauimento in luogo di arenato $i dia la te$tola, & $gro$$ato
accioche le parti di quelle coperte non $ian gua$te dall’humore. Ma $e egli $i trouerà alcuno pare-
te, che per tutto $ia offe$o dall’humore, bi$ogna allontanar$i alquanto da quello, & farne un’altro
tanto di$tante, quanto parera conuenire alla co$a, & tra due pareti $ia tirato un canale piu ba$$o
del piano del Conclaue, & que$to canale sbocche in qualche luogo, & poi che egli $era fatto alquanto alto la$ciati ui
$iano gli $piracoli, perche $e l’humore non u$cira per la bocca, ma u$cira, ò di $otto, ò di $opra, $i $pargera nella mu-
ratura noua. Fatte que$te co$e $i dia lo primo $gro$$amento al parete di te$tola, & poi drizzato, e $pianato, & poli-
to $ia. Ma $e’l luogo non patira, che $i faccia l’altra muratura, facian$i pure i canali, & le bocche loro e$chino in loco
Qui $i uede la mirabile industria, che u$auano gli antichi, accioche le loro fabriche dura$$ero, & $i mantene$$ero belle, & ornate, imperoche an-
cho la doue la natura del luogo poteua impedire, ò non patiua gli abbellimenti, con arte $i sforzauano di remediare, & perche non é co$a niu-
na, che guasti piu gliedifici, & le politure, che la humidità, non ha dubbio, che quando à quella $er à ingenio$amente proui$to, che la bellezza
non con$egua l’effetto $uo, pero hauendo Vitr. fornito di darci i precetti di abbellire, & biancheggiare le opere fatte ɩn luoghi a$ciutti, nel
pre$ente capo ce in$egna à rimediare à i diffetti de i luoghi bumidi, il difetto dell’humido uiene, ò dal ba{$s}o per lo terreno, ò dall’alto per li mu-
ri, che $iano appoggiati à monti, ò à terreni piu alti. Se uiene dal ba$$o, bi$ogner à per le $tanze à pe piano dal luogo, doue uorremo fare il pa-
AGLI altri Conclaui cioè di Primauera, d’Autunno, dell’A$tate, & gli Atr{ij}, & Peri$tili da gli an-
tichi $tate $ono determinate alcune maniere di pitture per certi ri$petti, perche la pittura $i fa im-
magine di quello, che è, & può e$$er, come dell’huomo, dello edificio, della naue, & delle altre co$e,
dalle forme dellequali, & da i contorni de i corpi configurata $imiglianza $i pigliano gli e$$empi.
Da que$to gli antichi, che ordinarono i principi delle politezze prima imitarono la diuer$ità delle
cro$tc di marmo, & le loro collocationi, & dipoi delle Cornici, & dei uar{ij} compartimenti di colo-
re Ceruleo, & di minio. Dapoi intrarono à fare le figure de gli edific{ij}, e delle colonne, & imitare gli $porti, & i ri-
lieui, de i Fronti$pici, & ne i luoghi aperti, come nelle E$$edre per l’ampiezza de i pareti di$$egnarono le fronti delle
Ma uediamo ancho che à no$tri tempi la Scena di Apaturio non ci faccia Alabandei, ouero Abderiti: perche chi di uoi
puo hauere le tegole de i tetti le Ca$e? ò le Colonne? ò i Fronti$pici, perche que$te co$e $i poneuano $opra i ta$$elli,
ma non $opra le Tegole da i tetti. Se adunque le co$e, che non po$$ono hauere la uerità del fatto, $eranno da noi ap-
prouate nelle pitture, uerremo anchora noi à con$entire, à quelle città, che per tali diffetti $ono $tate giudicate di
poco $apere. Adunque Apaturio non hebbe ardimen to di ri$pondere alcuna co$a contra, ma leuò la Scena, & muta
Quello, che bi$ogni dipigner in diuer$e $tanze, accioche $ia $eruato il Decoro, Vitr, ce lo ha dimostrato in parte nel precedente cap. & in par
te hora ce lo in$egna. Et dalla di$$initione della pittura ua argomentando quello, che $ta bene, & poiriprende liberamente le u$anze de i pit-
tori de i tempi $uoi, come che habbiano deuiato molto dalla certa, & giusta ragione de gli antichi. Doue grandemente s’oppone à quella ma
mera di pitture, che noi chiamamo Grotte$che, come co$a che non po$$a stare in modo alcuno, perche $e la pittura e una imitatione delle co$e,
che $ono, ò che po$$ono e$$ere come potremo dire, che $tia bene quello, che nelle Grotte$che $i uede? come $ono animali, che portano Tempi,
colonne di cannuccie, artigli di mo$tri, difformita di nature, mi$ti di ucrie $pecie: Certo $i come la Fanta$ia nel $ogno ci rappre$enta con$u-
$amente le imagini delle eo$e, e $pe$$o pone in$ieme nature diuer$e, co$i potemo dɩre, che facciano le Grotte$che, lequali $enza dubbio potemo
nominare $ogni della pittura. Simil co$a uedemo noi nelp arti del parlare, imperoche il Dialetico $i forza di $atisfare alla ragione, l’Orato-
NON di una $te$$a maniera in ogni pae$e $i genera il Marmo, ma in alcuni luoghi na$cono le Glebe
come di $ale, che hanno le miche lucide, & ri$plend\~eti, le quali pe$te, & ammollite danno grande uti
lità nelle coperte, & nelle cornici, ma in quei luoghi ne i quai non $i trouano tai co$e. Pe$tan$i con
i pi$telli di ferro, & $i criuellano i cementi di Marmo, ò uero le $caglie, che cadono dalle pietre ta-
gliate da i marmorari, & que$te cernite $i parteno in tre maniere, & quella parte, che $arà piu gran
de, (come $i è detto di $opra) con la calce $i dɩa con l’arenato, dapoi la $eguente, & la terza, che $arà
DEI colorialcuni $ono, che da lor $tes$i na$cono in certi luoghi, & indi $i cauano, altri da altre co$e
in$ieme po$te, è me$colate, ò temperate $i compongono, accioche dieno nelle opere utilità allo i$te$-
$o modo. Ma e$poneremo quelli, che da $e na$centi $i cauano, come è l’Ochrea; Que$ta in molti luo
ghi come ancho in Italia $i troua. Ma l’Attica e ottima, & que$ta non $i ha al tempo no$tro, perche
in Athene le mineri, doue $i caua l’argento, quando haueuano le famiglie, allhora $i cauaua $otterra
per trouare lo argento: quando iui $i trouaua la uena la uena la $eguitauano come fu$$e $tata d’Argento.
Et però gli antichi alle politezze dell’opere u$arono una gran copia di Sile, & ancho in molti luoghi $i caua copio-
$amente la terra ro$$a, ma perfettamente in pochi, come nel ponto la Sinope, & in Egitto, & nell’i$ole Baleari in Hi-
L’Ochrea $i chiama terra gialla, & ancho Ochrea uolgarmente, questa $i abbru$cia perche faccia il fondo all’Ochrea non abbru$ciata, pero che
$i fa piu $cura, & ruggia, ne uiene dalle partɩ di Leuante, & io ne ho trouato ancho nelle mie po$$es$ioni nei monti di Triuiggiana buonis$i-
HORA io entrerò ad e$plicare le ragioni del Minio. Que$to prima $i dice e$$er $tato ritrouato ne i
cãpi Cilbiani de gli Efe$ij, il cui effetto, & la cui ragione ne da cau$a di gran merauiglia. Caua$i una
IO ritornero hora alla temperarura del Minio, perche quelle zoppe e$$endo aride $i pe$tano con pi-
Il Minio come dice Plin. e una $orte di arena di colore del Zafferano la cera Punica dicono e$$er cerabianca, il modo di farla bianca e in pli. al 21. Libro, nel cap. 14. Chri$ocolla e colla da oro, la dicono Bora$o. Il Minio e detto da un Fiume della Spagna co$i nominato. Indicum da noi e detto Endego, e di color Biauo $curo, $i tingono i pannicon quello, & $i u$a ancho nelle pitture.
HORA io entrero à quelle co$e, che mutate con le tempre delle me$colanze d’altre maniere, riceuo-
no le propieta de i colori. Et prima io diro dello inchio$tro, l’u$o del quale nelle opere ha grande
neces$ita, accio manife$te $iano le t\~epre, in che modo con certe ragioni di artefici $iano preparate.
Il luogo edificato come il Laconɩco, & di marmo $i poli$ce, & $i li$cia $ottilmente, dinanzi à que$to
$i fa una picciola fornace, che ha le apriture di dentro uer$o il Laconico, & la bocca $ua di fuori $i
chiude, & abba$$a con gran diligenza, accioche la fiamma dis$ipata non $ia di fuori, nella fornace $i
pone della reli>na, ò ra$a, & que$ta bru$andola la forza del fuoco con$trigne mandar fuori per le apriture tra il Laco-
nico il fumo, ilquale d’intorno i pareti, & la curuatura della camera $i attacca, dapoi raccolto parte $i cõpone battu-
LE tempre dello Azurro prima $ono $tate ritrouate in Ale$$andria. Dapoi Ve$torio à pozzuolo or
DELLA Cerufa, & del Verderame, & che da no$tri Eruca $i chiama, non è fuori di propo$ito à dire
in che modo $i faccia. I Rhodiotti mettendo ne i dogli le limature di piombo, $pargono quelle di
aceto, & $opra quelle limature ui mettono le ma$$e di piombo, & otturano con i coperchi $i fatta-
mente que dogli, che non po$$ono re$pirare, dopo un certo tempo aprendogli ritrouano la Ce
ru$a, ò Biacca, che $i dichi dalle ma$$e di piombo. Et con la i$te$$a ragione ponendoui le lamelle di ra
me, fanno il Verderame nominato Eruca. Ma la Ceru$a cuocendo$i nella fornace, cangiato il $uo
colore allo incendio del fuoco diuenta Sandaraca. _(Che noi Minio chiamiamo.)_ Et gli huomini hanno imparato que$to
IO incominciero hor’à dire dell’O$tro, ilquale rittiene, & caris$ima, & eccellentis$ima $uauita del-
l’a$petto oltra i predetti colori. Que$to $i coglie dalle marine cocchiglie, delquale $i tigne la purpu-
ra, & di quello non $on minori le merauiglie à chi con$idera, che delle altre nature delle co$e. Percio
che non ha il colore d’una maniera in tutti que luoghi, che na$ce, ma dal cor$o del Sole naturalmen
te $i tempra; Et pero quello, che $i raccoglie nel Ponto, & nella Gallia, perche quelle parti $ono uici
FANNOSI ancho i colori purpurei tinta la creta con la radice de Rubbia, & Hi$gino. Ft $imilm\~ete
La Rubbia, e detta Ruggia, et $i u$a uolgarmente da tintori de panni Hi$gino, e Vacinio, e Hiacintho, e una i$te$$a co$a, la creta Selinu$ia di color di latte, & l’annularia e bianca, nel resto io non ho prouato queste co$e, ne uoglio empɩr ɩl lɩbro di ricette.
THALETE Mile$io, uno di $ette Sapienti di$$e, l’acqua e$$er principio di tutte le co$e.
Heraclito il fuoco; i Sacerdoti de i Magi l’acqua, & il fuoco. Euripide auditore di Ana
xagora, ilquale Filo$o$o gli Athenie$i Scenico nominarono, lo aere, & la terra, & quel
la dalle pioggie cele$ti, ingrauidata, hauere generato nel mondo i parti delle gen-
ti, & di tutti gli animali, & quelle co$e, che da quella $o$$ero prodotte, quando co$tret-
te dalla $orza del Tempo $i di$cioglie$$ero, in quella di nuouo ritornare, & quelle, che
di aere na$ce$$ero, ancho nelle parti del cielo cangiar$i nel riceuere alcuno diffetto, ma
mutata la loro di$$olutione ricadere nella i$te$$a propietà, nellaquale erano per in-
nanzi; Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Fi$ici, & Filo$ofi que$ti e$$er
quattro principi ci propo$ero, aere, fuoco, acqua, & terra, & le qualità di que$ti tra
Cioè il re$pirare, che $i fa col tirare il fiato à $e, & mandarlo fuori.
Ma $e egli non $erà nel corpo ancora una giu$ta mi$ura di calorenon ui $erà lo $pirito uitale, ne il poter$i fermamente drizzare in piedi, & le forze del cibo non potranno hauere la tempra della Dige$tione, & però non notricando$i i corpi di terre$tre cibo, mancherebbeno, & co$i dalla me$colanza del principio terreno $eranno abbandonati: & gli animali $e $eranno $enza la pote$tà dell’humore exhaul\‘ti, & a$ciutti dal liquore de i $uoi principi $i $eccheranno.
Dice Ari$totile, che noi ci notrimo di quelle co$e, delle quali $iamo compo$ti, & però i quattro elementi, $ono nece$$ari alla uita dell’huomo, per
Et però la diuina Prouidenza non $ece difficili, & care quelle co$e, che propiamente erano nece$$arie alle genti come
$ono le pretio$e pietre, l’oro, & l’argento, & le altre co$e, le quali ne il corpo, ne la natura de$idera, ma quelle co$e,
$enza le quali la uita de i mortali non puo e$$er $ecura largamente alle mani pronte cidiede in ogni parte del mondo;
& però di que$ti principi $e per ca$o alcuna co$a ui manca di $pirito lo aere as$ignato per re$tituirlo ciò pre$ta copio
$amente. Ma lo impeto del Sole apparecchiato, ad aiutarci col calore, & il fuoco ritrouato la uita piu $icura ci ren-
de, & co$i il frutto della terra pre$tando$i la copia del uiuere per gli $oprabondanti de$ideri alleua, & nutri$ce gli ani
mali pa$cendoli continuam\~ete, & l’acqua non $olam\~ete per lo beuere, ma per l’u$o dandoci infinite neces$ità per e$-
$erci data per grande utilità ci r\~ede, & da cio quelli, che all’u$anza de gli Egitt{ij} trattano le co$e $acre dimo$trano tut
te le co$e con$i$tere dalla forza del liquore, & pero quando ricoprono i ua$i dell’acqua, i quali al Sacro Tempio cõ ca
REPLICA Vitr. le co$e dette nel $econdo libro, al primo cap. circai principi materiali delle co$e, ma con diuer$a intentio
ne, perche nel $econdo egli hauea animo di dimostrare gli effetti, che uengono dalla me$colanza de i principi nelle co$e, co-
me nella calce, ne i mattoni, nell’Arena, nelle pietre, & ne gli Alberi, qui ha intentione trattare della natura, & dell’u$o
dell’acque, & in uero ha ben ragione di adornare que$ta $ua fatica con il trattamento dell’acque, perche $i come l’oro, &
le gemme, & pietre $ono pretio$e per la rarità loro, tutto che la natura humana habbia poco bɩ$ogno di quelle, co$i l’acqua
è precio$a per la neces$ità, & per l’u$o della uita, doue non immeritamente, & i $aui, & i poeti, & i Sacerdori hanno ce
lebrato l’u$o dell’acqua, & perche la Città di Roma ha di gran lunga $uperato con l’opere, & con le condotte dell’acque tutto quello, che è
stato altroue, però Vitru oltra l’u$o uniuer$ale dell’acque per $atisfare ancho in que$ta parte à i Romani ha particolarmente un libro à que-
Della natura ne parla, nel Secondo, Terzo, & Quarto cap. dell’u$o, nel primo, & ne gli altri, quanto alla natura ci narra le propietà dell’ac que, le forze, & qualità $eguendo una diletteuole hi$toria naturale. Quanto all’u$o, egli ci tratta della inuentione dell’acque, della elettione, del condurle, & del con$eruarle. Alla inuentione dona il primo capo. Alla elettione il quinto, perche non e a$$ai trouare le acque, ma è nece$- $ario lo eleggere le buone, & $alutifere; al condurle, & con$eruarle da il sesto, & il $ettimo capo, in$egnandoci à liuellarle, & d@mo$trando- ci gli $trumenti, atti, & i modi di condurle, & co$i con grande utilità da perfettione al Ottauo lib. ilquale io e$porrò ne i luoghi la$ciando le digres$ioni, & la pompa ad altro tempo.
ESSENDO adunque, & da i Fi$ici, & da i Filo$ofi, & da i Sacerdoti giudicato, tuttele co$e $tare in$ieme per la forza dell’acqua, io ho pen$ato poi, che ne i primi $ette uolumi e$po$te $ono le ragio ni de gli edifici, in que$to douer$i delle in uentioni dell’acque trattare, & che forze egli habbino nelle propietà de luoghi, & con che ragioni $i conduchino, & come ancora quella $i proui.
Conclude per dimostrare la $ua intentione, in tre parole abbraccia un bel di$cor$o $opra l’acque dicendo.
Perciò che ella è molto nece$$aria, & alla uita, & à i piaceri, & all’u$o quotidiano.
Alla uita egli l’ha dimo$trato di$opra, perche $enza l’humore è impos$ibile mantener$i in uita>; al piacere; qui la$cio di$correre à chi ha ueduto bellis$imi $iti, acque, ru$celli, & fonti, di quanto contento, & diletto $ia la ui$ta di quelli, all’u$o, gli e$$erciti, gli a$$ediati, gli artefici, le campagne, il mare, & la terra finalmente dimostra l’u$o dell’acque, però uerremo all’u$o $eguitando la intentione, & l’ordine di Vit.
Ma quella $erà piu $ocile $e le $onti aperte, & correnti $eranno.
Tratta della inuehtione dell’ucque, & rinchiude il $uo di$cor$o in que$ta $omma, che l’acque, buero $i trouano aperte, & dallanatura dimo$ira- te, come $ono i Fonti, i Fiumi, & altreuene aperte, & manifeste, & pero dice Vitr. Ma quella, & c. òuero $i trouano a$co$e, & $otterra, & que$te, ò dalla forma, & faccia delluogo $i trouano, & gl’indit{ij} $ono prima efpo$ti da Vitr. dicendo.
Ma $e non correranno deue$i $otterra cercarei capɩ, & raccoglierla, le quai co$e in que$to modo dcono e$$ere e$peri- mentate, che $te$o in terra alcuno con i denti appoggiati prima, che il Sol na$ca doue l’acqua $i deuetrouare, & po$to in terra il mento, & fermato $opra un Zocco piccolo $i riguardi il pac$e d’intorno, perche in que$to modo fermato il mento la ui$ta non anderà pìu alto eleuata del bi$ogno, ma con certo fine i pae$i à liuellata altezza equale all’ori- zonte di$egnerà. Allhora doue $i $corgeranno gli humori in $pes$ir$i, & in cre$par$i in$icme, & in acre $olleuar$i iui bi$ogna cauare, perche que$to $egno non $i può fate in luogo $ecco.
Et pone il modo dicendo, che $e alcuno la mattina à buona bora $i $tender à in terra, & guarder à per lo piano dell’ orizonte, & uedr à alcuni $u- mi leuar$i dal terreno, & incre$par$i come fa il fumo, che e$ce dalle legna uerdi, quando hanno il fuoco di $otto, prender à mditio di acque, per- che doue e$alano que$ti uapori e $egno, che abbonda l’humore ilquale e tirato dal Sole, & que$to inditio prendono ancho quelii, che cauano le minere, perciò che, & dalla quantit à del uapore, & dal colore prendono, argomento della quahtà della minera, & uuole Palladio, che que $ta proua $i faccia nel me$e d’ Ago$to, leggi tutta que$ta materia al $ettimo, & ottauo capo della $ua agricol@ura, posto questo natur ale mdi- tio uiene Vitr. ad e$ponere quelli argomenti, che $i cauano dalla quaht à dellaterra, & dice.
Ancho anuertir deue chɩ cerca l’acque, di che natura $ia il luogo.
Et ne rende la ragione dicendo.
Perche certi, & determinati $ono i luoghi doue na$cono l’acque.
Et ci e$pone la natura de i luoghi, il che è facile nell’autore, & non ha bi$ogno di no$tra dichiaratione.
Nella creta e $ottile, & poca, & non copia, & quella non di ottimo $apore, & co$i e $ottile nel $abbione di$ciolto,
ma $e ella $i trouerà in luoghi piu bas$i $erà fango$a, & in$uaue. Nella terra negra $i trouano $udori, & $tille non
gro$$e, le quali raccolte per le pioggie del uerno ne i $pes $i, & $odi luoghi danno giu. Que$ti $ono di ottimo $apore.
Dalla ghiara ueramente mediocri, & non certeuene $i trouano, & que$te $ono di mirabil $oauità, & co$i ancora dal
$abbione ma$chio, dall’arena, & dal carbõchio piu certe, & piu $tabili $ono le copie dell’acque, & que$te $ono di buon
$apore. Dal $a$$o ro$$o, & abbondanti, & buone uengono, $e tra le uene non $correranno, & non $coleranno, ma $ot-
to le radici de i monti, & ne i $elici piu copio$i, & piu abbondanti, & que$te piu fredde, & piu $ane, ma ne i fonti
campe$tri $al$e $ono, graui, tepide, & in$oaui, $e non romperanno uenendo da i monti $otterra nel mezzo de i cam-
pi, & quelle hanno la $oauità dell’acque montane, che $ono coperte d’intorno da gli alberi. Ma i $egni à che maniere
di terre $otto $tanno le acque oltra i $opra$critti, que$ti $eranno, $e egli $i trouerà che ci na$ca il $ottil Giunco, la Salice
Ma quello, che appartiene alla industria dell’huomo per trouar l’acque è toccato da Vitr. dicendo.
Ma in quei luoghi, nei quali $imili inuentioni non $eranno $ignificate, in que$to modo $i deono e$perimentare. Caui$i
per ogni uer$o il luogo alto piedi tre, largo nõ meno di piedi cinque, & in e$$o po$to $ia uer$o il trammontar del Sole
uno bacile di Ramo, ò di Piombo, ò uero una conca, di que$ti quello, che $erà pronto uoglio, che $i unga dentro di
oglio, & riuer$o $i metta, & la bocca della caua $ia di canne, ò di frondi coperta, & di $opra ui $i metta della terra, di-
Argomenti del $ito, & forma del luogo.
Et que$te co$e ne i monti, nelle regioni Settentrionali $pecialmente $i deono cercare, perciò che in quelli, & piu dolci,
& piu $ane, & piu copio$e $ono le acque, imperoche $ono riuolte dal cor$o del Sole, & però in tai luoghi gli albe-
ri $ono $pes$i, & le $elue, & i monti hanno l’ombre loro o$tanti, che i raggi del Sole à terra dritti, non uenghino,
ne pos$ino a$ciugare gli humori. Gli $pat{ij} ancho de i monti riceuono le pioggie, & per la $pe$lezza delle $elue iui
le neue da l’ombre de gli alberi, & de i monti lungamente $i con$eruano, dapoi liquefatte colano per le uene della
terra, & co$i peruengono alle intime radici de i monti da gli quali erompeno gli $correnti cor$i de i fonti. Al con-
trario ne i luoghi campe$tri, & piani hauer non $i po$$ono le copie dell’acque, & $e pure $ono, al meno mal $ane $i
trouano, perche il uehemente impeto del Sole, perche niuna ombra gli o$ta: bogliendo a$ciuga l’humore de i cam-
Non $empre la natura con larghi fiumi, con $pe$$e fonti, ò con aperti indit{ij} ci dimo$tra l’abbondanza dell’acque, ma $pe$$o tra le ui$cere della
terra come $angue nelle uene raccoglie l’acque, & per luoghi a$co$i, le conduce; però uolendo noi con industria ritrouare quello, che la na-
tura ci tiene a$co$o, à quello prouede Vitr. nel pre$ente luogo, & ci in$egna à ritrouare gli indit{ij}, quando la natura non ce li mo$tra$$e, &
à cauare i pozzi, ne i quali è d’auuertire, che non $i troua l’acqua, $e prima non $i ua tanto $otto, che cɩ $tia il letto del fiume $opra, & ol-
tra di que$to ci uuole indu$tria per fuggir il pericolo, che il terreno non cada, ò che la e$$alatione non ci offenda, perche bene $pe$$o dal ter-
reno cauato e$cono alcuni ueneno$i, & pe$tiferi uapori, come ben $anno quelli, che cauano le minere, à i quali in que$to ca$o $i deue di-
mandar con$iglio, & Vitr. con que$to ci conchiude il trattamento dell’inuentione dell’acque, & Plinio, & Palladio, & molti altri $e ne
ADVNQVE l’acqua dalle pioggie raccolta è migliore, & piu $ana, imperoche prima da uapori piu
$ottili, & leggieri da tutte le fonti $i $ceglie, dapoi per la cõmotione dello aere colando$i, & disfacen
do$i perle tempe$tati uer$o la terra di$cende. Oltra che nõ co$i $pe$$o ne i piani pioue, come ne i mõ
ti, & alle $ommità, perche gli humori la mattina dal na $cimento del Sole cõmos$i, u$citi dalla terra,
in qualunque parte del cielo, che piegano $o$pingono lo aere, dapoi quando agitati $ono, accio che
non $i dia luogo, che uoto $ia, tirano dopo $e l’onde dello aere, lequali con pre$tezza, & $orza gli uã
no dietro. in quel mezzo lo aere precipito$o $cacciando l’humore, che gli $ta dinanzi in ogni luogo, fa che i $offi, gli
Vitr. in que$to luogo è chiaro, & dɩce molte belle co$e, et $pecialm\~ete parlando del fiume detto Nigir, che hoggi $i chiama il fiume di Senega, che per Africa ua uer$o ponente nell’Occeano, ilquale $a gli $te{$s}i effetti, che fa il Nilo, cre$ce, et produce gl’animali, che $opra il Nilo $i uedono. Narrala generatione delle pioggie, & con e$$empi lo dimo$tra, et parla, della generatione delle fonti, & de i fiumi noi per diletto porremo qui $otto i uer$i tratti delle no$tre meteore.
Chiunque niega che’l ualor cele$te Formar non po$$a la mondana cera. Certo $ua ment’e d’ignoranza ue$te.
Et $el mio dir $alda ragion’ auera Spero mo$trar, ch’il lume, & l’influenza, El mouimento han qui lor $orza uera.
Quando ch’ɩl Sol da noi $a $ua partenza, Ouer ritorna ad albergar col $egno, In cui comincia à mo$trar $ua potenza
Chi non cono$ce al uariar del $egno Delle co$e uolubili, & non uede Come faccia il terren’ hor uoto, hor pregno?
Quand’ à mostar $ua bella faccia rɩede Non è $i ar$iccio, & arido ce$puglio Che non rinuerdi, & non ne faccia $ede.
Ma quando poi piu bolle ɩl caldo Giuglio. Ogni $ement’ al maturar s’appre$ta Per far maggior ogni no$tro pecuglio.
D’mdi trahendo la dorata cre$ta, La$ciand’ i no$tri per contrari alberghi, Gia la morte dell’anno è manɩfe$ta.
Ne $ol par, ch’alla uita in alto s’erghi O per morir $i pieghi ogni germoglio S’auuien che’l Sol’ ò quiui, ò altrou’ alberghi;
Ma quand’ ancor $opr’ ɩl cete$te $oglio
Alcun pianeta i dritti raggi uibra,
Non equalmente i primi corpi libra Ma i due piu lieui raddoppiando moue Con di$eguale, & $temperata libra.
Ma Saturn’, & Mercurio fan lor proue Contrarie à quelle, & $tando $opra noi Fan che la terra, & lacqua $i rinoue.
Perche fredd’ è lor forza, & $redde poi Sono le qualitati mde cadute Per gl’humid’, & gelati mflu{$s}i $uoi.
Non che nel ciel, ch’è padre di $alute Ardor’, ò gelo $ia, come qui ba$$o, Ma perche tal è $ua forza, & uɩrtute.
Ne dietro però deɩ uolger’ ɩl pa$$o, Se dico glɩ elementi e$$er maggiori, Perche nè in questo uerità trapa$$o.
Che $e del fuoco accre$cano gl’ardori
In una parte, poi nell’altra @ono
Et que$t’ è di natura un largo dono, Che quant’ iui ripiglia, qui ripone E in ciò concorda quell’eterno $uono.
Ma noi $eguend’ɩl uer della ragione Gia cominciata, altronde pigheremo Da far piu forte no$tra oppenione.
Vede$i adunque dal ualor $upremo Del Ciel tirar$i in giro il fuoco, & l’onda El corpo, ch’è tra que$to, & quell’, e$tremo
Il calor grand’ all’hor molto piu abbonda, Quando la Luna nella part’ oppo$ta Al Sol dimostra la $ua $accia tonda,
L’antichɩ{$s}imo $pirto, che s’acco$ta Alla ruota maggior ferma la terra, Che non riuolge ne lato, ne costa,
Et quel pianeta, ch’è $opra la guerra, Odi cagion di nuoua marauiglia, Tra i primi corpi l’agguaglianza $erra.
Appre$$o ancor la nobile famiglia, I metalli, le pietre, & l’altre co$e Come propie richezze in guardia piglia.
Ne $i puon dire le uirtuti a$co$e Ne gli animai, nell’ acque, & nelle piante, Ch’à marauiglia $on marauiglio$e,
La$ciamo dunque à dietro il mondo errante, Et $eguitiam’ à dir’ cioche da humore Si fa qua giu con apparenze tante.
Surge da terra l’humido uapore Tratto dal Sol’ alla men calda stanza E apoco apoco prende piu uigore.
B in questo $patio fa gran raunanza Tanto, che $i conden$a, & $i ri$trigne In folta nebbia, & di nera $embianza,
Il freddo e la cagion, che la costrigne Come $ponga, che d’acqua piena $ia Spreme l’humor, che la terra dipigne,
Tal’ hor minute $on le goccie in uia Tal’ hor piu gro$$e, come che’l $uggetto Piu copio$o, ò meno $i di$uia,
Et $pe$$o l’aer puro in $e ri$tretto Da potenza $upern’ in pioggia uolto Acqua giu manda piena di diletto.
Que$to nel grembo della terr’ accolto Pregna la rende ond’ella poi s’in$iora, E in uerdeggiante gonna ha il $en’ in uolto
Po$cia Vertunno, con Pomona, & Flora El Padre Bacco, & mill’ ancichi numi, Lodan’ il Sol, che $i bell’ anno honora
Ma quando l’aer riuers’ i $uoi fiumi, Come da i monti delle nubi aperte Con $pauento$i, e horribili co$tumi.
Et $on le uoci $trepito$e in$erte Del mormorar’, e in ogni parte rugge Con fiamme $par$e, mobili, & incerte:
Ciò na$ce dal $offiar, ch’intorno mugge Et con gran forza indura il fo$co nembo. Ch’impatiente del legame fugge.
Pero $i uede hor angulo$o, bor gembo L’a$petto della nube intorno cinta Da $i feroc’, e impetuo$o lembo,
Ma perche $ia la mia ragion distinta, Dirò de $egni della pioggia, & quali Et quanti $on con mae$treuol tinta
Chi ued’ il fumo con $ue turbid’ ali Salir’ al Cielo, & apparir in forma Di nebbia, ò dɩ uapori ò fumi tali,
Può gɩudicar $enz’hauer altra norma Che l’aer pregno à piouer s’apparecchi, Che raro ɩn altra co$a $i trasforma.
Quand’ ancho dietro à gl’humidi, e rubecchi Vapor’ il Sol ro$$eggia in oriente, Segn è di pioggia, & di $uoi molli $pecchi.
Il gracidar della fango$a gente Et dalcun’ uccelletti ɩl canto mo$tra La piu gro$$a ruggiada e$$er pre$ente.
L’auida pecorell’ ancho ɩl dimo$tra
Lo $entillar delle lucerne innante Inditio d’acqua copio$a porge, Et l’humido del muro cɩrco$tante.
Quando con men liquor’, il fonte $orge, Et con cor$o men fort’ɩl fium’è mo$$o, Vn buon giuditio del piouer s’accorge.
Mill’altri $egni $on, che dir non po$$o,
In breue $patio, & da quei $aui inte$i,
Molti ne $on d’agricoltoti appre$i, Et molti ancor dalle genti, che $anno L’u$anza, & i costumi de pae$i.
Ch’è inanzi il ca$o il $ucce$$o diranno.
L’anima $emplicetta, che di$cende Dalla cele$t’ terrena $tanza, A$$ai meno, che prim’il uero apprende,
Perche distolta dalla prim’ u$anza, Rinchiu$a come Danae n@l fondo Viue della mi$errima ignoranza.
Il benigno $uo padre, che nel mondo Volle mandarla del $uo amore acce$o Si cangia in Oro lucid’, & fecondo.
L’oro e’l $aper’, & il bel uero inte$o
Che dà benigno influ$$o nella mente
Fa ricco l’huomo $oura Mida, ò Cre$o.
os’il perduto bene tra la gente
Ben’è la cono$cenza alquanto mi$ta Da fanta$ime, & forme, che @dal $en$@ Na$cono in noi dall’udit’, & la uista
Trouas’infine dallo $tudi’ immen$o Co$i pur’, & purgato l’intelletto Che rend’ à Gioue l’honora o cen$o
Questo $i uede chiar da quel, chi ho detto
Ch’oltr’ il bel uer delle notitie prime
Que$ti n’han fatto con $cienze opime Tornar delle materie nelle quali La forza del calor uero s’imprime
I lampi, le Comette, i fuochi tali Per le co$e ui$ibɩli $on fatti A’ gl’mtelletti de gl’huomini eguali
Et gl’humidi uapor’ ancho $on tratti Per l’accident’alla notitia no$tra, Come $i fanno, & come $on dis$atti.
Hor $egue quello, che mia mu$a mostra Della rugiada dir’, & della brina Et del re$to conform’ à $imil mo$tra
Dolce calor dalla luce diuina Dolcemente un uapor lieua dal piane> Nella parte dell’aer piu uicina
La notte col $uo freddo uelo, e piano Restringue quel uapor’, & quell’inuoglie In gocciole conuer$o à man’ à mano
Que$t’all herbette, à i fior’, & alle foglie
Simil uapor’ fa il gelo mattutino Ma perch’il gelo, è piu potente, & forte Però $i strigne e diuenta piu fino.
Spe$$o $i $ono le per$on’accorte
Ch’al ba$$o la rugiada $i conden$a
Per non e$$er calor ch’alto la po
Perche $edend’ à diletteuol men$a
Ne bei prati la $era hanno $entite>
Il luogo, & la $tagion $anno l’inuito A queli’unpre{$s}ion, che $pe$s’ amarò Et $pe{$s}’ ha dolc’ ɩl gu$to, & $aporit@.
S’hebbe gia un cibo precios’, & caro Simil’alla rugiada, & per far fede Quanto puo il cielo con inditio chiaro.
Nella di$erta piaggia oue non uede Na$cer herbette ɩl Sol’, ò $orger fonte, Fu fatt’un popol d’ogni cibo herede.
Col gu$to lor’, & con le uoglie pronte Vn’e$ca $ol’haueua ogni $apore, Odi cos’incredibili, ma conte
Er’un pae$e ou’il diuin fauore Conduczua la gent’à Dio diletta, Sott’il ue{$s}illo d’un gran conduttore
In quell’in uece d’acqua pur’, & netta Candido latte, & dolce mel correa Ogni co$a in $uo grado era perfetta
Ma giugner prima ou’andar $i douea Senza fatica, & camin a$pro, & pieno D’ogni di$agio, & mal non $i potea.
Il popol $i $entiua uenir meno Et della uit’, & delle $ue $peranze, Et àl mal dire non haueua freno
Il capitano alle cele$te $tanze Gl’occhi, & le palme humilmente uolgendo Pregò $econdo le $ue antiche u$anze
Padre (dicea) del cel $e ben comprendo Hauer condotta la tua gente in loco, Oue la morte $enza te n’attendo
Tu, che parti$ti gl’elementi, e al foco Seggio $ublime, & piu capace de$ti El troppo al mezzo reduce$ti, el poco
Pur’io confido ne i mei uoti hone$ti Che $on fondati nelle tue prome$$e Che grat’ il nostro male non haure$ti
Meco $on que$te genti, & io con e$$e E$$e alla mia, & io $to alla tua uoce, Voce, che $ta nelle tue uoglie ste$$e
Ecco l’a$pro $entier quanto li noce, Quant’ è l’error fallace delle strade, Quant’è la fame indomita, & atroce
Tu $ei la uia<_>2, tu $ei la ueritade Tu $ei la uita, però dolce padre Mo$traci il uer camino per pietade
Porg’il cibo bramato alle tue $quadre, Et fa, che $i comprenda, che ne $ei Pre$ente con quest’opere leggiadre.
Vdi la uoce il padre de gli Dei Del capitan fedele, & $uo gran duolo, Mostrò quant’ ama i buon’, & odia i rei
Però chiamand’ɩl $uo beato stuolo Quello, ch’il $uo uoler’ in terra $piega, E innant’ogn’hor li $ta con dolce uolo.
Di$$eli poi ch’al giu$to non $i niega Giu$ta dimanda, hor git’oue $i $erua L’ambro$ia no$tra, el nettare $i lega
Nei uas’eterni, in eterna con$erua, Di questa $opra la di$erta piaggia Ou’ɩl popolo mio la fame $nerua,
Tanta dal Cel per ogni uer$o caggia, Ch’ogn’un’il $eno $i riempi, & goda Ne ui $ia tribu, ch’in copia non haggia,
Ecc’una $chiera di quei $pirti $noda
L’afflitta turba, che dal chiaro uelo Del bel $eren’ intorno, uede & mira Scender’ il dolc’, & trapparente gelo
De$io$a la coglie, & pon giu l’ira, Che la fame notri$ce, & $ene $atia Con marauiglia, & quanto puo re$pira.
L’alto stupor di co$i rara gratia
Conduc’ à dir’ ogn’un, che cos’è questa?
La uoglia ogni $apor’ in quella de$ta Però $ene content’ogni palato, Ogni gu$to s’acquet’, & $ene resta
Benedetto $ial Ciel, che ciò n’ha dato, Et $e ben quella uolta fu corte$e, Qualche parte però n’anchor la$ciato.
Ma ben benign’è l’aria in quel pae$e, Che ciò ne manda per $anar gl’mfermi Di uari mali lor’, & uarie offe$e
Ma qui conuien co’l mio cantar $i fc>rmi.
Com’ɩl calor delle $operne $pere Leu’ɩl uapor dalla terrena $corza, Detto s’è prima con $entenze uere
La bianca neue il uerno s’in$orza, Come $uol far la $tate la tempe$ta, In cui uirtu maggior $i mo$tra, & forza
Humid’, & caldo fumo al Ciel $i de$ta
Et nella mezza region s’innalza
Quell’ il uapor debilement’inalza, Che per e$$er $ottil’, è gia di$per$o Come candida lana $i di$calza.
Onde s’imbianca tutto l’unɩuer$o, L’aere pregno d’ogni intorno fiocca Le bianche falde dell’humor con$per$o
Ma con piu furia, & piu durezza tocca Lagrandine gelat’i tetti, & i colmi, Et con horror, & $trepito trabocca
Onde $i $pezzan con le uiti gli olmi Le biad’ à terra uanno con durezza, Del gelido cri$tal ch’à dirlo duolmi
Muor’ogni piant’ alla temperie auuezza, El contadin di $ue $peranze cade, Ne piu $e $te$s’, ò $ua $amiglia apprezza;
Que$to $iran’accidente alhor accade, Quand’ha piu forz’il Sol, però ch’ei lieua L’humor in altre piu fredde contrade.
Che non $on quell’, oue $i fa la neua,
Ne di ciò prender dei piu marauiglia, Perche l’e$tate, piu che’l uerno gela, La region’ ou’il uapor s’appiglia
Ardon gl’e$trem’, el mezo $i congela, Ne potendo fuggir’ i $uoi nemici Ri$trett’in $e mede$imo $i cela.
SONO alcune fonti ancora calde, dalle quali n’e$ce acqua di ottimo $apore, laquale nel bere è co$i $oaue, che non $i di$idera quella delle fonti Camene, nè la $urgente Martia. Ma que$te da e$$a natu ra à que$ta gui$a $i fanno. Quando di entro la terra per lo allume, ò per lo bitume, ò $olfo $i accende il fuoco mediante l’ardore, la terra, che è d’intorno à quello bianca, & rouente diuiene, ma $opra di $e alla $uperficie della terra manda fuori il feruido uapore, & co$i $e alcune fonti in quei luoghi, che $ono di $opra, na$cono di acque dolci offe$e, & rincontrate da quel uapore bogliono trale uene, & in que$to modo e$cono fuori, $enza che il loro uapore $i gua$ti.
Sono ancho di non buono $apore, & odore alcune fonti fredde, lequali da luoghi inferiori drento la terra na$cen-
Hermolao nelle ca$tigationi di Pli. al. 2. del. 32. legge non, & in A$ti, ad portũ Pireæũ, ma Ma$ti u$que ad portũ Pireæũ, et dice, che Masti $ono det te altram\~ete, mãmæ, et papillæ, et ubera, qua$i mãmelle <002> lequali u\~egano l’acque, b\~eche ancho $alua la prima lettione, et <002> A$ti int\~ede Athene.
Ma à Troezzeno ciò non $i può fuggire perche iui altra $orte di acque nõ $i troua, $e non quella, che hanno i Cibdeli, &
Perche nella Beotia e il fiume Cephi$o, & il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Crate, à Troia il Xanto, & ne i cam
pi de i Clazomeni, & di Erithrei, & di Laodice$i $ono fonti, & fiumi, alliquali quãdo le pecore à $uoi tempi dell’anno
s’apparecchiano à concepere il parto, ogni giorno à bere à quei luoghi $on cacciate, & da quello è, che auegna, che $ie
no bianche, ni\~etedimeno parturi$cono in alcuni luoghi gli animali grɩgi, in alcuni neri, in alcuni del colore del coruo
& co$i quando la propietà del liquore entra nel corpo dentro ui $emina la qualità me$colata $econdo la natura $ua,
perche adonque ne i campi Troiani na$cono pre$$o al fiume gli armenti ruffi, & le pecore grigie, però $i dice che li
Ilie$i hanno chiamato quel fiume Xanto. Trouã$i ancho alcune acque mortifere, lequali pa$$ando per un $uc-
co malefico della terra, riceuono in $e la forz a del ueleno, $i come $i dice d’una fonte di Terracina, laquale Nettuno
$i nominaua, dellaquale chiunque per in auertenza ne beueua, era della uita priuato, per laqual co$a dice$i, che gli
antichi la otturorno, & appre$$o de i Greci in Thracia è un lago, che non $olamente fa morire chi di quello ne beue,
Se te Pa$tor’al fonte di Clitoro Et la tua greggia ardente $ete $prona
Su’l mezzo giorno porgine ri$toro Col ber’a quella, & alla tua per$ona
Anco la ferm’al diletteuol Choro Delle Naiade, è a quella piacer dona
Ma per lauarti non entrar nell’acque S’il ber del uino giamai non ti $piacque.
Fuggi la fonte mia ch’odia la uite Per cio ch’in quell’ogni bruttezza $ciol$e
Melampo delle figlie inacerbite Di Preto quando d’Argo $i riuol$e
Ver$o D’Arcadia le dure $alite Ogni $ordida co$a qui rauol$e
Et l’attuffò con l’altre cos’immonde Nel mezo delle mie gia limpid’onde.
Troua$i nell’I$ola Chios fonte di natura, che fa pazzi, chi ne beue per inauuertenza, & iui è $colpito un’epigramma di que$to tenore, che l’acqua di quella fonte è dolce, ma chi ne beuera è per hauere i $entimenti di pietra, & i uer$i $ou que$ti.
Fre$che $on le mi’acque, & dolci a bere Ma poi che n’hauerai tu qui beuto Di pietra ti conuien la mente hauere
A Su$e, nel qual pae$e è ilregno de i Per$i, troua$i uno $onticello di cui, chi ne bee perde i denti, & in quello è $critto uno Epigramma, che $ignifica que$ta $entenza buona e$$er l’acqua per bagnar$i, ma $e alcuno di e$$a ne beuera caderangli li denti delle radici, di que$to Epigramma i uer$i $on greci.
O pa$$eggier uedi que$t’acque horrende Licito è hauerne $olo per lauarti.
Ma s’il freddo liquor nel uentre $cende Se ben le $omme labra uoi toccarti
Pre$to uedrai re$tar orfane, & priue Di denti, che n’andran le tue gingiue.
SONO ancho in alcuni luoghi propieta di fonti, che fanno, che chi na$ce in que luoghi $iano di uo
ce mirabili a cantare, come in Thar$o, & a Magne$ia, & in altre $imili regioni, & è ancho Zama citta
Dapoi, che $i $ono l’acque ritrouate, era necc>$$ario prouarle, & eleggerle, ma per che la elettione pre$uppone piu co$e proposte, acciò che di tutte la meglio $i caui, però Vitr. doppo la inuentione cɩ ba propo$to mnanzɩ diuer$e qualità>, & nature di acque, accic@be poi di quelle $i elegga il meglio, la onde hora uiene alle e$perienze, & proue dell’acque.
LE e$perienze, & proue delle fonti in que$to modo $i procacciano. Se $eranno correnti, & aperto, pri
ma, che $i dia principio à condurle deono e$$er guardati, & molto bene con$iderati, i circon$tanti à
Ritrouata, & cletta l’acqua è nece$$ario condurla, ma perche nel condurla, è nece$$ario, che l’acqua di$cenda, & uenga$econdo il $uo cor$o na turale al determinato luogo, però che que$to $i e$pedi$ca bene Vitr. ci da la forma di molti $trumenti da liuellare le acque, & fra mol- ti ne elegge uno, come piu $icuro, & di que$t o la forma mtera, $i uedra chiara nella figura; Liuellare, adunque altro non e, che prendete l’al- tezza del luogo, doue l’acqua $i troua, & compararla con l’altezza del luogo, doue ella $i ba da condurre.
HORA delcondurre le acque alle habitationi, & alla città, come fare acconciamente $i deono, dimo
$trerò chìaramente. Di que$to la prima ragione e il liuello. Que$ti $i $uol $are cõ tali $trumenti, con
Se uoi condur l’acqua auuertirai, che il luogo. alquale tu le uuoi condurre, $ia $empre piu ba$$o, che il luogo dal quale tu le conduci.
Puonti adunque à pie del fonte, & guarda per li traguardi del tuo qnadrante al luogo de$tinato, in modo però, che il piombo cada giu dritto allà
lmea dell’ Orizonte, $e la ui$ta ti condurr à $opra il luogo destinato $appi, che l’acqua $i potr à condurre, altrimenti non $i puo, ma $e da rupi, ò
ATRE modi $i conduce l’acqua, prima con riui per canali fatti, dipoicon trombe di piombo, ouero
con canne di terra, ò creta. Se noi u$eremo i canali, nece$$ario è fare la muratura $odis$ima, & il let
to del riuo habbia il $uo liuello alto niente manco di mezzo piede in cento, & que$te murature $ia-
Deue$i però au uertire, che quelle ca$tella non $i faccino ne nelle cadute, ne ancho nel piano del uentre, nè la doue $i hã-
no à cacciare le acque in $u, ne in tutto nelle ualli, ma in una continuata aguaglianza. Ma $e con $pe$a minore uorre-
mo condurre l’acque à que$to modo faremo. Faccian $i le trombe di te$tole niente meno gro$$e di due dita, ma in mo-
do, che du una parte $ieno $mu$$ate, accioche una a$$aggiatamente entri nell’altra. Dapoi la doue $ono le commi$$u-
re, & imboccature di quelle trombe deue$i otturare con calce uiua battuta con l’oglio, & nel piegare del liuello del
uentre nel nodo $i deue porre una pietra di $a$$o ro$$o, & que$ta forata, accioche l’ultima tromba, oue cade l’acqua $ia
attaccata con quella pietra, il $imile $i farà alla prima tromba uicina al liuellato uentre, & nello $te$$o modo nell’op-
po$ta a$ce$a l’ultima tromba del giu$tato uentre $ia $maltata nel concauo del $a$$o ro$$o, & la prima per doue $i deue
cacciare l’acqua, con $imile ragione $ia appigliata, & co$i il liuellato piano delle trombe, & della caduta, & del $alimen
Il Fɩlandro in questo libro dichiara molte belle co$e degne da e$$er lette per la dottrina, & cognitione che ɩn e$$e $i troua, però e$orto gli $tudio$i à
uederle, & a leuarmi la fatica di $eruirmi delle co$e d’altri. Ben dirò calcune co$e per dichɩaratione dell’ultimo capo la cui $omma è que$ta.
Tratta ɩn e$$o Vitr. dɩ condur l’acque. & dice e$$er tre modi di condurle, per riui, ò canali aperti, per cãne di piombo, & per trombe di
terra cotta. & dichiara come $i habbia à fare in cia$cun modo, & prima de i canali, & ce in$egna a dare la $eaduta de l’acqua, & $arh le $ue
con$erue, & dɩ$tribuirle all’u$o della città, & come $i deono leuare gli impedimenti de i monti, cauar le $pɩlonche i toffi, i $a{$s}i, & far icanali.
IMAGGIORI de, i, Greci con$tituirono co$i grandi honori à que nobili Athleti,
che uinto haue$$ero i giuochi Olimp{ij}, Pith{ij}, I$tmici, e Nemei, che non $olamente
$tando quelli tra la moltitudine de gli huomini con la palma, & con la corona rippor
tano lode; ma ancho nelle loro patrie ritornati con uittoria trionfando nelle carette
ISPEDITE le ragioni, che appartengono alle fabriche, $i publiche come priuate. Hora $i uiene alla $econda parte
principale dell’ Archɩtettura detta Gnomonica, & $i uede gli effetti, che fanno i lucenti corpi del Cielo con i raggi loro nel
mondo, & perche la pre$ente parte ci leua da terra mentre contempla la diuinità del Cielo con la grandezza $ua, & col
$uo uelocis$imo mouimento, però Vitr. pone un Proemio à $imile trattamento conuenientis$imo, parendogli, che quegli
huomini, che ritrouato hanno le $ottilis$ime ragioni delle alte co$e, degni $iano de gli honori Cele$ti, perche non tanto al-
l’utilità loro quanto al beneficio commune hanno riguardato, & non in un tempo, in una età, in un $ecolo $olo, ma del
contmuo $ono, & $eranno $empre di perpetuo giouamento, & quanto e piu nobile, & piu pre$tante l’animo del corpo, tanto e piu degna la
uirtù d’ ogn’ altro bene. Felici adunque chiamar $i po$$ono quegli $aui, che con belle, & utili inuentioni s’hanno procacciato quella lode, &
quella gloria, il frutto dellaquale è pa$$ato in $empiterno bene$icio del mondo, e tanto piu quanto ci hanno mostrato le co$e nobili, e precio$e,
Veramente felici, è fortunate, Furon quell’alme, à quaɩ prima fu dato, Cono$cer co$e $i belle, e pregiate.
Ben lor $ucce$$e quel pen$ier beato, Che fu da $cender, à $tellatì chiostri, Et pareggiar con la Virtute ɩl Fato.
Quest’è credibil, che gli horribil mo$tri, Vince$$er de gli errori, & ch’ogni gioco La$cia$$er, ch’ammoli$ce i petti no$tri.
Non $caldò i petti lor Pardente fuoco. Di Venere crudel, ne uino, ò co$a, Ch’impedi$$e lor cor$o molto, ò poco.
Non la turba del Foro litigio$a, Non la dura Militia, non la uana, Ambitione, ò la gloria pompo$a.
L’ingordiggia dell’or empia, inhumana, Non piegò punto gli animi di quelli, Ch’eran riuolti alla parte $oprana.
Chi uorrà adunque comparare à $imil huomini gli Athleti? chi i Gladiatori? ò altri, che per uittorie, ò, benefic{ij} pre$enti s’hanno obbligate le gen
ti? meritamente adunque douemo in$ieme con Vitr. giudicare, che gli inuentori delle utili, è belle co$e meritino piu presto gli honori celesti,
che quelli, che à tempo de Greei fiorirono dɩ gloria per le forze del corpo dimo$trate in quei giuochi, che ad honore di diuer$i Dei, & heroi,
co$i ponpo$amente, & con tanto concor$o di popoli $i celebrauano. Come erano i Giuochi Olymp{ij} in honore di Gioue, i Pith{ij} in honor
d’ Appolline, i Nemei in honore di Archimoro, gli I$thmici in honore di Palemone. Ma noi la$ciamo quello, che in Vitr. è da $e manife$to, e
uegniamo ad alcune belle inuentioni, che egli pone di alcuni antichi $aui, & prima di Platone nel Primo, poi di Pythagora nel $econdo, & in
SE IL luogo, òueroil campo di lati eguali $erà quadrato, & bi$ogno $ia di nouo con lati eguali rad
doppiarlo, perche que$to per numeri, ò per moltiplicatione non $i ritroua, pero $i puo fare con
Qui non ci è altro che dichiarire par hora, e$$endo Vitr. da $e mani$esto, imperoche il quadro $i rad-
Troua$i la diagonale à que$to modo. Moltiphca due lati del quadrato in $e cɩa$cuno $eparata-
PITHAGORA $imilmente dimo$trò la $quadra trouata $en-
za opera di artefice alcuno, & fece chiaro con quanta gran fati-
ca i fabri facendola à pena ridur la po$$ono al giu$to. Que-
$ta co$a con ragioni, & uie emendata da $uoi precetti $i dichia-
Pone Vitr. la inuentione della $quadra, & putilɩtà, che $i ha da quella. la inuentione fu di Pithagora, ilquale ueramente fu Diuino in mol-
te co$e, ma in que$ta inuentione trappa{$s}ò digran lunga molti degnɩ artifɩci, & però merita grandis$ima commendatione. La $quadra $i
fa di tre righe po$te in triangolo, che una $ia tre, Paltra quattro, laterza cinque parti; Da que$ta inuentione $i comprende, che facen-
do$i tre quadri perfetti $econdo la longhezza di cia$cuna righa. Il quadro fatto dalla righa di cinque parti, $erà tanto grande, & capɩra
tanto, quanto i due quadri fatti dalle due altre righe, come per la figura $i uede. L’u$o della $quadra in tutte le $orti di fabriche, & di edi-
ESSENDO $tate molte, & merauiglio $e inuentioni quelle di Ar-
chimede, di tutte con infinita $olertia quella, che io e$ponero pa-
re, che troppo $ia $tata e$pre$$a, imperoche Ierone nobilitato della
regia pote$tà nella Città di Siracu$a, e$$endogli pro$peramente $uc
ce$$e le co$e, & hauendo deliberato di porre al Tempio una corona
d’oro uotiua, & con$ecrarla à i Dei immortali con grandis$imo
precio la diede à fare, dando à pe$o l’oro, à, colui, che $i pre$e il pre$e il carɩco. Que$ti al tem-
po debito approuò al Re l’opera $ottilmente fatta con le mani, & parue, che al giu$to
Il fuoco fra tutti gli elementì è leggieris$imo, perche à tutti $opra$tà, come detto ho nel Secondo Libro, la terra e grauis$ima perche à tutti $otto-
giace, l’aere, & l’acqua nõ $ono a$$olutam\~ete graui, ne leggieri, ma in ri$petto, perche Paere à l’acqua $opraa$cende, al $uoco di$c\~ede, l’acqua $a-
le $opra la terra, e cala nello aere, $imilmente le co$e compo$te de gli elementi hanno quel moto, che lor da quello elemento, che preuale nella
compo$itione, la doue le co$e, che hanno piu dello aere, ò del fuoco nella loro mistura a$cendono, come $ono i fumi, le $entille, il fuoco mate-
riale quagiu, & altri uapori, male co$e, che hanno in $e piu di acqua, ò diterra, $i mouono à quella parte doue la terra, ò l’acqua l’inclina.
Hora trasferiamo la mente à i pen$ieri d’Archita Tarentino, & di Erato$thene Cireneo, perche que$t’huomini hanno
Dice Vitr. che le iuuentioni de Archita, & di Erato$thene $ono $tate gioconde, & grate a gli huomini, ma trattando ammendue una que$tione,
& forzãdo$i cia$cuno per diuer $e uie ri$oluerla, dato hanno $o$petto, non perche la co$a non $i po$$a diuer $amente trouare, ma perehe le gen
ti, che non $anno uedendo, che Archita u$aua una uia, & Eratosthene un’altra $o$pettauauno per la loro concorrenza, pen$ando che gareg-
gia$$ero à proua. Come $e uno piglia$$e l’altezza d’una torre col quadrante, l’altro con uno $pecchio, il terzo con due dardi, & un’altro in
Dice$i che uno de gli antichi Compo$itori di Tragedie introduce Minos fabricare il $epulchro, à, Glauco, & hauendo detto, che quello era per
ogni lato di piedi cento, di$$e. Que$ta e una picciol arca per un $epolchro regale, $ia dunque doppio, & non $i mute il cubo, certamente chi
uorr à doppiar ogni lato in larghezza del $epolchro non parer à e$$er fuori d’error, perche $e i lati $eranno doppiati il piano riu$cir à quattro
Proposte $iano due linee dritte, è di$$eguali, l’una $ia a b. l’altra c. d. cerchiamo tra que$te hauerne due di mezzo, che $iano in continua proportio-
Lo $trumento colquale $i po$$a fare, & porre in oper a co$i bella inuentione $econdo Era
to$thene e que$to. Piglia una piana di legno, ò di rame piu lunga, che larga, di figu-
Quanto piu adunque artɩficɩo$o $era lo in$trumento, & ben $atto, tan
to piu facilmente $i trouer anno le due proportionali, pero le te$te
delle lamette, che $i moueno entrer anno ne i lor canali a$$ettate, &
$i moueranno dolcemente, & $e alcuno uorra trouare piu di due li-
nee proportlonali, egli potra con l’aggiunta di piu regole, e lamette
commodamente farlo, & que$ta è $tata la inuentione di Erato$the-
ne, bi$ogna però auuertire che le regole $iano longe, perche quan-
do bi$ogna allargare le lamette, pos$ino aggiugnere à i tagli delle
linee, che $i uorranno, è tocchino il lato $uperiore dello $trumento come e m. f x. K u. anzi per dir meglio $iano tanto grandi quanto $arebbe la
diagonale della lametta ferma e. f. g. h. ò uer poco piu. Re$ta di dire con piu chiarezza e $acilita co$i debbia u$are questo $trumento, cioe co-
Sian due linee dritte a b. c d. caggiano amendue $opra una linea dritta in modo, che $iano egualmente di$tanti, e tanto $i aggiugna alla linea. c d.
che ella $ia pari alla linea a b. il cui capo $ia, e, & dallo a. $ia tirata una linea $in’all’e. $iche $i faccia una $operficie quadrangulare a b c e. par-
ti$ca$i poï la lined b c. in tre parti, una dellequali $ia la doue è la f. & alquanto piu inanzi dal punto f. $ia $egnato il punto g. di modo, che dal
b. al g. $ia alqnanto piu d’un terzo della linea b c. $imilmente nella linea a. $ia $egnato un punto tanto di$tante dallo a. quanto e il g. dal b. &
$ia quello h. & $i leghi poi il g. con la a, & con la h. & lo a con il d, & la g h. taglie la a d. nel punto, i, $imilmente $i tagli tanto della linea a b.
Quanto appartiene ad Archita dico la inuentione e$$er difficile, & la dimo$tra
tione molto $ottile in modo, che à porla in opera, non $i troua instrumen-
to alcuno $atto $econdo quella dimostratione. Noi con quella facilità, che
$i può dimo$treremo tal co$a, i $ond onenti dellaquale $ono di$per$i in molte
propo$itioni di Euclide, lequali é nece$$ario hauerle per certe perche trop
po $arebbe il $cioglier ogni anello de $i gran catena. Date ci $ian due linee
a d. maggiore, l’altra $ia c. Tra queste bi$ogna trouarne due di mezzo
Nicomede u$aua un’altra dimo$tratione, & $ormaua un’ altro $trumento $econdo quella dimo$tratione, molto arti$icio $amente, & con gran $ottili
Trouiamo adunque $econdo que$ta intentione di Nicomede à due propo$te due di mezzo pro-
Io uoglɩo adunque ad un proposto $odo $otto una data proportione farne un’altro. Sia adunque il $odo pro-
Et di qua $i raccoglie, che $enza difficulta $i riduce ad un cubo una colonna laterale, dellaquale gli oppo$ti piani $ono paralelli, & co$i tutti gli al-
Concio$ia adunque, che con $i grandi piaceri delle dottrine tai co$e $iano $tate auuertite, & naturalmente forzati $iamo mouer$i per le inuentioni di cia$cuna co$a con$iderandone gli effetti, mentre che io con attentione riguardo à mol- te co$e, io pr\~edo nõ poca ammiratione de i uolumi cõpo$ti da Democrito d’intorno alla natura delle co$e, & di quel $uo commentario intitolato Chirotonito, nelquale ancho egli u$aua lo anello $igillando cõ cera fatta di Minio quel- le co$e, che egli haueua $perimentato.
Qui leggierei cirocinnauos perche ciros $igni$ica la cera, & cinnauos le’ imagini, che tengono gli $tatuari dinanzi a gli occhi, co$i Democrito nella<_>2
Nelqual egli u$aua lo anello $igillando con cera tinta di Minio quelle co$e, lequali egli haueua $perimentate. _Certo é, che Democrito $egnaua in cera ro$$a quelle co$e, che egli uoleua ricordar$i._
Le inuentioni adunque di quegli huomini non $olamente $ono $tate apparecchiate à correggere i co$tumi, ma ancho
ra alla perpetua utilitâ di cia$cuno. Ma il grido, & la grandezza de gli Athleti in breue tempo con i corpi loro inuec-
chia, in modo, che ne quando grandemente fiori$cono, ne dapoi, ne per ammae$tramenti que$ti po$$ono giouare al-
la uita humana come fanno i belli pen$amenti, & le rare inuentioni de gli huomini $aui. Ma non $i danno hoggi i
debiti honori ne à co$tumi, ne à precetti de gli ualenti $crittori, & guardando le m\~eti piu alto, che l’aere con i gradi
Conclude Vitr. la $ua long a digre{$s}ione, & pare, che fin qui $ia stato il proemio del pre$ente libro, ilquale per la diuer$ità delle co$e for $e è $tato in tante parti diui$o. il tutto è non meno facile, che degno da e$$er con$iderato piu uolte.
QVELLE co$e adunque con diuina mente $ono $tate acqui$tate, & $eco’hanno grande ammiratio-
ne, quando egli $i con$idera, che l’ombra equinottiale dello $tile, è di altra grandezza in Athene
Mirabil dottrina è quella, che ci da Vitr. nel pre$ente libro delle co$e dell’ A$tronomia, & piu mir abile é la breuit à $ua, però egli $i deue con dilig\~e
za, è pen$amento non mediocre pa$$are tutto que$to trattamento, nel quale $i tocca breui{$s}imamente quello, che in molti uolumi da molti è $tato
trattato, & perche noi non habbiamo à con$onder$i, dire mo ordinatamente ogni co$a, ponendo le parole di Vitr. lequali non parole ma $ent\~e
ze, & conclu$ioni $i po$$ono nominare. Tratta adunque nel pre$ente libro della ragione de gli horologi da Sole, & delle ombre, & perche om
bra non è $e non doue è il corpo lumino$o i cui raggi $ono impediti dal corpo opaco, però tratta de i corpi cele$ti, che fanno lume, & $econdo
que$ta occa$ione abbraccia il mouimento del Cielo, la figura, et la mi$ura del tutto. Introduce il $uo trattamento à que$to modo, che uedendo noi
Analemma è $ottil ragione trouata dal cor$o del Sole, & dell’ombra cre$c\~ete $econdo, che $i o$$erua dal Sol$titio del uer no detto Bruma da gli antichi, dallaquale per ragione d’Architettura, & per u$o di adoperar la $e$ta è $tato nel mon do ritrouato l’effetto.
Cominciauano gli antichi l’anno dal Solestitio del Verno, che uiene di Decembre, questo chiamauano Bruma. auuertirono, che $ul mezzo dì
l’ombr a dello stile al tempo della bruma era piu longa, che ne gli altritempi al mezzo dì, però concludeuano che à quel tempo il Sole fu$$e piu
ba$$o: De$criuendo adunque nel piano de i circoli, e drizzando i Gnomoni, cioè gli $tili da ombre $opra il piano tirauano linee da i de$critti cir
E $tato nel mondo ritrouato l’e$$etto. #_Però per que$ta occa$ione egli dichiara, che co$a è mondo, & dicè._
Mondo è un grandis$imo concetto della natura di tutte le co$e, & il Cielo di Stelle figurato.
Due co$e abbraccia il mondo, la prima è il cielo, la $econda è tutto quello, che dal Cielo è compre$o, la doue i moderni nella diui$ione della S$era
hanno detto la regione elementare, & la cele$te. Era nece$$ario porui il Cielo, perche in e$$o po$ti $ono i corpi lumino$i, i raggi de iquali fan-
no gli e$$etti nel mondo, il mondo adunque è un grandi{$s}imo, & $ommo concetto di tutte le co$e, perche è corpo per$etto, & quella co$a è per$et
Que$to Cielo cõtinuam\~ete $i uolge d’intorno la terra, e il mare per gli ultimi cardini del $uo perno, che a$$e è nominato.
La$cia Vitr. la prima parte della diffinitione, perche non fa al $uo propo$ito, è tratta della $econda, che è Cielo, dice adunque in poche parole mol
te co$e, che $i dichiareranno à poco à poco. Che il Cielo $i moua egli è al $en$o mani$i $to per la mutatione del luogo, che fanno i corpi cele$ti,
che mai non $i ferma, ilche è ancho noti{$s}imo, che’l mouimento $uo è circolare, d’intorno il mare, & la terra, & che $i uolge $opra un perno
Perche in tali luoghi la uirtu della natura co$i ha, come Architetto $abricato & ha $itto i cardini come c\~etri uno in que- $to mondo di $opra del mare & della terra, l’altro di la al cõtrario $otterra nelle parti meridiane, & iui d’intorno à que cardini, come d’intorno à centri, ha fatto le rotelle come à torno, lequali $ono Poli da i Greci nominati, per lequali eternamente con uelocis$imo cor$o il Cielo $i gira, & co$i la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è $tata natu ralmente collocata.
Due $ono i Poli, è Cardini, iquali diametralmente nel mondo oppo$ti $ono, ma che uno $ia di $opra, l’altro di $otto non ê, $e non per ri$petto à gli
habitanti della terra, però bi$ogna intendere che Vitr. doueua dire à que$to modo, & ca$o, che egli non lo dica, come $i può uedere dicendo e-
gli, che la natura co$i gli ha po$ti, che uno $ia $opra, l’altro di $otto, è nece$$ario, che noi intendiamo drittamente, perche quelli, che $tanno nel
mezzo del mondo egualmente di$tanti da un Polo all’altro, non ne hanno un piu eleuato dell’altro. Similmente quelli, che $tanno di la dal mez-
zo hanno il loro Polo eleuato, che à noi habit anti di qua dal mezzo è depre$$o, & il no$tro à loro è meridiano $i come il loro à noi, però que-
E$$endo que$te co$e dalla natura di$po$te in modo, che dalla parte Settentrionale il Cielo habbia il centro piu eleuato da
terra con l’altezza $ua, & nella parte del mezzo di $ottopo$to a i luoghi inferiori $ia dalla terra o$curato, indi attrauer
$o per mezzo il mondo euui formata una Zona à gui$a di circolo, è cinta con dodici $egni piegata alla parte del merig
Volendo Vitr. con breuità e$primere molte co$e diuenta alquanto o$curo per la durezza del dire. Vedendo noi il certo è continuo uolgimento del
Cielo da Leuante à Ponente, trouato hauemo, i due Poli & il Perno in certi, & determinati luoghi. Cõ$iderando poi il mouim\~eto, che fa il Sole
in un’anno, et à che hora na$ce in una parte dell’Orizonte, et da un u\~eto, hora da un’altra, et che hora $ulmezzo di s’auicina piu al punto che ci
$opra$tà, hora è piu ba$$o, & che uaria i giorni, & le notti egualmente, $apemo che per que$te co$e gli antichi hãno trouato la uia del Sole, per
laquale andando egli di giorno in giorno $aceua tutta quella $en$ibile mutatione. Similmente auuertendo il cor$o de gli altri pianeti $eguitare la
uia del Sole, ma non co$i egualmente stargli appre$$o, diedero nome a quella uia, per laquale il Sole, & gli altri pianeti pa$$auano, & la chiamo
rono cinta ò zona, perche $i come una cinta cignendo non $olo s’aggira con una $emplice linea, ma tiene larghezza, co$i la uia de pianeti è sta-
ta imaginata larga, & circolare, & è $tata cono$ciuta piegare da una parte ad un Polo, & dall’altra, et abbracciare tutto il Cielo, cioè
Etperò quei $egni lucenti col mondo, & con il re$tante ornamento delle Stelle d’intorno la terra, & il mare girando$i fanno il cor$o loro $econdo la ritondezza del Cielo. Ma tutte le co$e, che $i uedono, & che non $i uedono con la ne- ces$ità de i tempi, & delle $tagioni formate $ono, dellequali $ei $egni $opra la terra col Cielo uanno uagando gli altri $otto la terra dall’ombra di quella $ono o$curati, & $ei di questi $empre $i rinforzano $opra la terra, perche quanto una parte dell’ultimo $egno forzata dalla depres$ione col $uo girare andando $otto $i occulta, tanto dalla contraria parte dalla neces$ità del girar$i $opra leuata col mouimento circolare u$cendo da luoghi non manife$ti, & o$curi $e ne uiene in luce.
Perche una forza, & una nece{$s}ità mede$ima $a, che l’una a$cenda, & che l’altra di$cenda. I mouimenti de i cieli $on due per moltì accidenti cono-
$ciuti, l’uno é da Leuante à Ponente, come $i uede ogni giorno leuare, & trãmontar il Sole, & l’altre Stelle, que$to mouimento è detto primo,
& diurno, $opra d’e$$o non è co$a $en$ibile, & in termine di hore uentɩquatro gira l’uniuer$o, fac\~edo lo $pacio d’un giorno naturale, il Sole fa
Ma quei $egni e$$endo in numero dodici, & ten endo del mondo cia$cuno la duodecima parte, & andando egli continua mente da Leuante à Ponente allhora per quei $egni con mouimento contrario la Luna, la $tella di Mercurio, & di Venere, il Sole, & co$i la la Stella di Marte, di Gioue, & di Saturno come per $alita de gradi montando cia$cuno con differente grandezza di circoito ua dall’Occidente al’Oriente.
Ecco come è pieno, & come in poche parole Vitr. ci da molte conclu$ioni. Vna è che dodiei $ono i $egni, l’altra, che ogni $egno occupa la duodeci-
Come per $alimento di gradi correndo.
Adunque il Zodiaco è di parti 360 peroche 12 fia 30 fa 360. Que$to numero di parti è $tato $timato il piu cõmodo, come quello che $olamente per
cinque manca da tutta la $omma di tutti i giorni dell’anno. Et perche il Sole per la obliquit à del Zodiaco non egualm\~ete a$cende, però $i uede
alcuna fiata piu ueloce, alcuna piu tardo, la onde auuiene, che per la proportionata di$tributione de i predetti cinque giorni $egua il numero
di 365, & non $o che di piu ri$pondenti alli 360 gradi. Oltra che per la commodità del numero di 60 ognì circolo grande, ò picciolo che
La Luna in giorni uentiotto, & qua$i un’hora girando$i à torno il Cielo, è ritornando à quel $egno, d’one de prima s’era mo$$a, compie il me$e lunare. Ma il Sole pa$$a per lo $pacio d’un $egno, che è la duodecima parte del Cielo, in un me $e, la doue in dodici me$i andando per lo $pacio di dodici $egni, quando ritorna al $egno di donde prima $i mo$$e, compie lo $pacio d’un’anno, & quel giro, che fa la Luna tredici fiate in do dici me$i, il Sole mi$ura ne ɩ mede$imi $e- gni una fiata.
Ma la Stella di Mercurio, & la Stella di Venere girando $i d’intorno à i raggi del Sole, & coronando con i uiaggi loro il $ole à gui$a di centro fanno i ritorni, & le dimore, & ancho per loro girare fermando$i fanno dimora ne gli $pac{ij} de i $egni.
Poi che Vitr. ci ha dimo$trato, che $i troua diuer$ità, ne i mouimenti cele$ti quanto a i termini di e$$o, hora egli ci dimo$tra e$$er diuer$ità, nel-
la tardezza, & pre$tezza, & determina gli $pac{ij} del tempo, ne iquali cia$cuno fa il $uo mouimento, & noi per piu chiara intelligenza
proponeremo alcune co$e breuemente, dell’ordine, del numero, della po$itione del $ito, & del mouimento delle sfere cele$ti. Otto $ono
i Cieli, & le Sfere materiali, ò per dir meglio tutta la machina cele$te contiene otto giri $eparati contigui, è concentrici al mondo, che Cieli
$i chiamano, oltra iquali non è mouimento alcuno $c non imaginato per $aluar le apparenze. Sette Cieli $i danno d i $ette pianeti gia nume-
rati, il piu pro{$s}imo alla terra e la Luna, il piu lontano è Saturno. L’ottauo Cielo è delle stelle fi$$e detto fi$mamento ilquale è grandi{$s}i-
mo, & capace di tutti i predetti Cieli, questo numero è $tato cono$ciuto dalla uelocità delle Stelle inferiori, & dalla tardezza delle $uperio-
Euui un’altro argomento, che $i piglia dalla occultatione de i corpi piu alti, percioche e$$endo noi nel piu ba$$o luogo non é dubbio che quel- lo che ci é piu uicino à glɩ occhi, non cuopra, ò non occulti quello, che stà di $opra trapponendo$i tra il nostro uedere, & il corpo $u- periore.
Aggiugnendoui quella differenza, che è tra il luogo, à cui peruiene la ui$ta no$tra, da quel luogo, doue è ueram\~ete la Stella, ò il pianeta, laqual diffe renza $i $uol chiamare diuer$ità dello a$petto, laqual nõ è altro, che un’ arco d’un circolo grande, che ci pa$$a $opra la te$ta cõpre$o da due linee, dellequali una imaginamo, che $i parta dalcentro del mõdo, l’altra dali’occhio nostro, che è nella $operficie della terra, et pa{$s}iper lo c\~etro della ueluta $tella, et termine nello arco predetto. Quella linea, che $i parte dal centro della terra, et pa$$ando per lo centro della Stella, termina nello arco imaginato del Zodiaco, è detta linea del uero luogo, pche è dimo$tratice, et indice del uero luogo, ma quella linea, che ua dall’occhio plo c\~e tro della $tella, al Zodiaco, e detta linea dell’ apparenza, come quella, che dimo$tra il luogo apparente, perilche lo angulo compre$o $otto quelle dritte linee, $erà la quantità della diuer$ità, laqualè tãto maggiore, quanto la $tellaé piu ba$$a, et piu uicina all’orizonte, imperoche $tãdoci la stella $opra il capo, non $i uede alcuna diuer$ità, perche amèdue le lɩnee diuentano una $ola, però $imil diuer$ità nella Luna è grandi{$s}ima; pic ciola nel Sole, in Marte apena $i uede, & ne i pianeti di $opra non $i cöprende, perche $ono lõtanɩ{$s}imi, et la figura delle dette co$e è qui $otto.
La Luna adunque, perche è ueloci{$s}ima tra tutte le erranti, & perche ha
Vnagran parte delle nationi del mondo fa il me$e, & lo chiama dal nome della Luna, & dicono due Lune, tre Lune, quattro Lune, intendendo due,
tre, & quattro me$i. Chiamas$i me$e in quattro modi, è prima il me$e commune, & $econdo questa nominatione dodici $ono i me$i, & comin-
ciando da Genaro il primo, il terzo, il quinto, il $ettimo, l’ottauo, e’ldecimo hanno giorni 32. il re$tante un meno, eccetto Febraro, che ne ha 28
per l’ordinario, & 29 l’anno del bi$e$to, & quel Mille$imo è del bi$e$to, che partendo$i per due cia$cuna parte è di numero pare, l’aggiunta di
quel giorno $i da per quello $pacio di piu di 365 giorni, che s’auanza ogni anno per lo mouimento del Sole, che è un quarto di giorno, che in
quattro anni fa un giorno intero, il qual$i da à Febraro, & $i chiama bi$e$to, perche egli $i numera due fiate il $esto delle cal\~ede di Marzo, che
Ma la Stella di Venere, & di Mercurio girando$i intorno i raggi del Sole, & cignendo à torno con i loro uiaggi il Sole
come Centro fanno i ritorni loro; & ancho fermando$i fanno dimora ne gli $pac{ij} de i $egni. Et che ciò $ia ueramente
$i fa chiaro dalla Stella di Venere, percioche $eguitando ella il Sole, & apparendoci doppò il tramontar di quello, &
lucendo chiaris$imamente, $i chiama per que$to Ve$perugine, & quando in altri tempi che gli ua inanzi, & $i lieua in
anzi il giorno, $i chiama Lucifer. & per quello alcune fiate piu giorni in un $egno dimorano, alcune fiate piu pre-
$to entrano in un’altro, & però non egualmente compieno il numero de i giorni in cia$cuno de i $egni, quanto hanno
prima rittardato, tanto con piu ueloce cor$o pa$$ando agguagliano il camino, & lo pareggiano perfettamente, & co-
$i na$ce, che auegna, che dimorino in alcuni $egni, niente di meno poi, che $i tolgono dalla neces$ita della tardanza
pre$tamente con$egui$cono il giu$to circoito. Ma la Stella di Mercurio co$i pa$$a il $uo cor$o nel cielo, che correndo
per gli $pac{ij} de i $egni in giorni 360 ritorna à quel $egno, di dõde ella $i parti prima, & il $uo uiaggio co$i s’agguaglia
In que$ta parte Vitr. è difficile non concorda con gli altri, & for $e è $corretto: Plinio, che $uole pigliar le facciate intiere da Vitr. in questa parte
è tutto diuer$o Vitr. pone i pianeti nece{$s}itati tardare, gli $cioglie dalla nece{$s}ità, & qua$i slegandoli uuole, che pareggino-con la uelocità d@i>
cor$o, quel uiaggio, che haueriano fatto $e $empre fu$$e $tato loro conce$$a la libertà di caminare, ne cidichi. ra come $i cõuiene con approuate
dimostrationi doue na$ca que$ta nece{$s}ità, & donde uegna la loro libertà, però nece$$irio ci pare darne un poco di lume con quelle co$e, che da
poi Vitr.con belli fondam\~eti $ono $tate ritrouate da gli $tudio$i, et però la nece{$s}ità ci conduce à far quello, che noiuoleuamo $ugga>re, però dich>a
riremo alcuni termini, che $ono al propo$ito nostro. & $ono que$ti. Epiciclo, Defcrente, Eccentrico, Concentrico, Giogo, opposto al giogo,
Ma $el pianeta ander à di contrari mouim\-eti, $e quelli $eranno equali, cioè, che tanto per uno anda$$e inanzi, quanto per l’altro anda$$e indietro,
parerà, che egli $tia, come $e uno tanto uer$o la poppa camina$$e, quanto dalla galera fu$$e inanzi portato, ma $e $eranno di$eguali, uincer à il
piu ueloce, però $el mouimento del deferente $er à piu gagliardo che il mouimento dello Epiciclo, il pianeta ander à uer $o Leuante, ma $e $er à il
contrario, il pianeta ander à uer$o Ponente, et $er à in que$to modo retrogrado, come $e uno torna$$e indietro meno di quello, che è portato in-
nanzi dalla Galera, parer à pure che egli uada inanzi, ma $e piu $i contrapone parerà che ritorni, & però lo stare, & il regre$$o auuiene alli
cinque pianeti nell’arco inferiore dello Epiciclo, percioche ɩn quel luogo $ono dall’Epiciclo portati contra il mouimento del deferente, & auuie
ne, che in alcuni luoghi il mouimento dello Epiciclo $ia pari, & in alcuni piu ueloce, che’l mouimento del deferente. Maal Sole, & alla Luna lo
$tato, & il ritorno auuenirebbe nello arco di $opra dello Epiciclo, perche iui lo Epiciclo ua contra il deferente, ma perche non lo uince, ne gli è
pare, però al Sole, & alla Luna non $i da stato, ne regre$$o, come accenna Vitr. Al Sole adunque daremo ouero il deferente Eccentrico $olam\~e
te, ouero lo Epiciclo con il Concentrico, imperoche, $e’l So
Poi che hauemo detto del Sole. Seguita che con$ideriamo il moui-
mento della Luna, & $ua diuer$ità, & uero luogo. Dico adùque
Da que$ta o$$eruanza $ono stati certificati, che nello $patio di due Eclip$i la Luna haueua fornito il numero delle $ue intiere riuolutioni, percioche
era ritornata à quello ɩste$$o luogo dello Epiciclo, et $imilm\-ete haueua finito il perfetto numero de i me$i Lunari e$$endo tornata al luogo oppo-
Ma la $tella di Marte da 683 giorni uagando per gli $pati{ij} de i Segni peruiene la doue cominciando da prima fatto haue- ua il $uo cor$o, & in quei $egni, che piu uelocemente traccorre, poi, che hauerà fatto la dimora $na, riempie la ragione del numero de i giorni, Ma la Stella di Gioue, con piu moderati gradi a$cendendo contra il cor$o del mondo mi$ura ogni $egno qua $i in 365 giorni, e $ta per anni 11 & giorni 363, & ritorna in quel $egno, nelquale dodici anni prima $i trouaua. Saturno ueramente per me$i uentinoue, & alquanti giorni di piu pa$$ando per un $egno. in uentinouean- ni, & qua$i 160 giorni uien re$tituito in quel $egno di doue 30 anni prima $i mo$$e, & d’indi na$ce, che quanto egli è men lontano dall’ultimo cielo, tanto piu $pacio di circuito facendo appare de gli altri piu tardo.
Quanto dice Vitr. dalle parole $ue $i fa manife$to. ma come noi intendiamo quello, che egli ha detto, per le $opraposte $peculationi $i uede.
Ma quei pianeti, che $opra il camin del Sole, fanno i loro giri, $pecialmente quando $eranno in quel triangulo nelquale
$era il Sole alhora non uanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tanto, che il Sole partendo da quel train-
Pare che Vitr. tratti in que$to luogo de gli a$petti, & delle occultationi delle $telle ragionando de i progre{$s}i, & delle dimore, & ne r\-ede egli la cau
$a à modo $uo, & ri$iuta la oppenion d’altri, Noi $imilmente ragionaremo $econdo la da noɩ propo$ta intentione delle apparenze, et de glia$pet
ti quello, che hanno $timato i periti astronomi, et poi ueniremo à Vitr. Con$ider amo adunque il Sole in quattro luoghi principali terminati dal-
Porizonte & dal meridiano, che $ono in oriente, nel mezzo del Cielo di $opra, nell'occidente, & nel mezzo del cielo $otterra, $tando adunque
il Sole in uno di que$ti quattro luoghi puo star prima in oriente, & $e $tando il Sole in oriente la $tella, ò il pianeta $ar a in oriente, chiamaremo
quello stato mattutino, $e al mezzo dì, meridiano, $e all’occidente ue$pertino, $e alla mezza notte, intempesto, per u$are il nome de latini; à
que$to modo cia$cun $ito de i quattro della $tella à quattro modi $i ri$erirà al Sole, la doue $edici $eranno li habitudini delle $telle al Sole. Di quel
le habitudini la meridiana è, ma non $i uede imperoche la pre$entia del Sole debilita lo a$petto, & però uera non apparente $i chiama, ma il ri-
$petto della mezza notte è, & $i uede $empre, eccetto quando $otterra la stella è nel mezzo del cielo è, & $i uede: perche di notte ogni $tella $i
Et que$to piace ad alcuni, che co$i $ia.
Cioè i progre{$s}i, & le dimore, le apparenze, & le occultationi hanno que$ta cagione $econdo alcuni.
Perche dicono, che il Sole quando è, per una certa di$tanza piu lontano, fa, che con non chiari $entieri errando le $telle con o$cure dimore $iano impedite.
Voglion, che la lontanauza del Sole impedi$ca, & rittegna le $telle, et auicinando$i ɩl Sole $iano liberate, & $ciolte, que$ta ragione da $e ua giù, & Vitr. la impugna dicendo.
Ma à noi non pare, che co$i $ia, perche lo $plendore del Sole $i la$cia molto ben uedere, & è manife$to $enza alcuna o$cu
ratione per tutto il mondo. in modo, che egli ci appare ancho quãdo quelle $telle fanno i ritorni & le dimore loro, $e
adunque per tanti $pac{ij} la no$tra ui$ta puo que$to auuertire, perche cagione giudichiamo noi, che à quelli diuini
Que$ta è buona ragione di Vitr. cerca l’apparenze delle $telle, ma non $atisfa alle dimore, & ritorni delle stelle, $i come hauemo detto di $opra.
Anzi piu pre$to quella ragione à noi ci farà manife$to, che $i come il feruore à $e tira tutte le co$e, come uedemo i frutti perlo calore leuar$i in alto da terra, & cre$cere, & i uapori dell’acque delle fontialle nubi per lo arco cele$te e$$er at- tratti, co$i per la i$te$$a ragione lo impeto, & la forza del Sole mandando fuori i raggi è $tendendoli in forma triango lare, à $e tira le $telle, che gli uanno drieto, & qua$i raffrenando quelle, che gli corrono auanti, & ritten\~edole non le la $cia pa$$are piu oltra, ma le forza ritornare à $e, & fermar$i nel $egno d’un’altro triangulo.
Que$ta ragione di Vitr. è piu presto d’Architetto, che di Filo$o$o. imperoche chi diria, chel Sole raffrena$$e, ò rila$cia$$e i mouimenti del ciclo co
i raggi $uoi come un freno ? che nece{$s}ità $cioglier à i pianeti da quella forza ? perche $e que$to fu$$e, non potre{$s}imo noi uedere tutti i pianeti,
& tutte le $telle raccolte in una ma$$a ? non è ragioneuole, che i cele$ti corpi $ieno $ottopo$ti à que$te pa{$s}ioni, anzi è men conueniente, che que-
$to auuegna, che la predetta ragione di quelli, che danno alcuni $ecreti $entieri, & o$curi alle $telle, Ma la$ciamo andare tal co$e, è ritornamo à
For$e alcuno può de$iderare di $apere, perche cagione il Sole dal quinto $egno lontano da $e piu pre$to, che dal $econdo ouero dal terzo, che gli $ono piu uicini rittegna in que$ti feruori i pianeti. Io come ciò pare, che auuegna e$ponerò. I raggi del Sole $i $tendono con lineam\~eti come è la forma d’un triangulo, che habbia i lati eguali, & ciò non è piu ne meno, che al quinto $egno da $e lontano, $e adunque $par$i in giro anda$$ero uagando per tutto il mondo, ne $i $ten- de$$ero dritti à gui$a di Triangoli le co$e, che piu uicine gli fu$$ero abbruccierebbero, & que$to pare, che Euripide Poeta Greco habbia molto bene con$iderato dicendo, che quelle co$e, che pin dal Sole rimote $ono, ardono molto piu gagliardamente, & però $criue nella fauola intitolata Phetonte in que$to modo. Arde le co$e, che gli $on piu ri- mote, Etle uicine piu temprate la$cia. Se adunque, & lo effetto, & la ragione, & la te$timoniãza dell’antico poeta di mo$tra que$to e$$er uero, io nõ pen$o bi$ogni fare altro giudicio di quello, che di $opra detto hauemo di que$ta co$a.
Se il Sole ritiene piu feruore quando manda i raggi triangolarmente, ragione è dice Vitr. che à $e tiri piu gagliardamente le $telle, & quelle ra$ freni dal cor$o loro, ma perche ragione que$to auuegna cioè che piu pre$to il Sole faccia que$to effetto nello $pacio del quinto $egno, che è lo $pacio d’uno lato del triangulo e$cludendo però il quinto $egno, che dal $econdo, ouero dal terzo $egno, che $ono piu uicini, egli dimanda hora, & ri$ponde à $e $te$$o, & la proua è pre $a dallo effetto i$te$$o dalla ragione, & dal te$timonio di Euripide antico poeta. Ma perche tutta que$ta materia compre$a dalla ragione di Vitr. ci pare che bi$ogno habbia di maggior chiarezza, però diremo quanto $i ha da Plinio nel $econdo li- bro, doue egli parla di que$ta mutatione dellaquale Vitr. in questo luogo ne cerca la ragione. Et dice in questo modo.
Delche $eparatamente $i deue renderne conto. Le stelle perco$$e nella parte che detto hauemo, & dal raggio del Sole triangolare $ono rattenu- te, che non po$$ono tener dritto il cor$o loro, & dalla forza del calore $ono in alto leuate, ma que$to non co$i presto $i può comprendere dalla ui$ta nostra, & pero pare che $tiano, di doue è pre$o il nome di Statione. Dapoi la forza dello i$te$$o raggio ua inanzi, & il uapore le $erza tornar à dietro, come da quello riperco$$e.
E$pone questo luogo il Zigliero, & dice. Dichiamo auanti, che altro $i dica la intentione di Plinio in $omma pigliando lo e$$empio dal monte Etna. iui $i pone il uapore del fuoco concetto nel fondo della terra manda fuori le pɩetre affocate, co$i il Sole $caccia le $telle, che $e gli troua- no appre$$o i luoghiba{$s}i, & uicini alla terra, ma in questa parte, questo manca allo e$$empio predetto, percioche alle pietre non $oprauɩene da luogo alto altro uapore, che le faccia ritornar nel fondo, perche di natura loro di$cendono, ma il Sole di nouo $oprauiene col $uo uapore, & rincalza le $telle uer$o la terra.
Que$ta ragione dice Plinio e$$er $ua priuata, & non di altri, $econdo, che e$pone il Zigliero. Ma poi pare che egli $i merauiglie di Plinio, perche
Ma la Stella di Gioue correndo tra la Stella di Saturno, & di Marte fa maggior uiaggio, che Marte, & minor, che Satur
Quello che dice Vitruuio in que$to luogo è facile, & bello, & è $tato da po$teriori u$urpato per dare ad intendere il contrario mouimento delle s$ere de i pianeti.
Ma che altre $telle $iano temperate, altre calde, altre fredde, que$ta pare che $ia la ragione. Ogni fuoco ha la fiamma $ua, che a$cende, il Sole adunque abbrucciando con i raggi $uoi fa la parte Etherea, che è di $opra, rouente.
Cioe come $erro, che bogliente, e tratto dal $noco.
In quei luoghi doue la Stella di Marte traccore, & però quella Stella $i fa feruente dal cor$o del Sole. Ma la Stella di Sa- turno, perche è pros$ima alla e$tremità del mondo, & tocca le congelate parti del Cielo, è grandemente fredda, & da que$to prociede, che hauendo Gioue ad andare di mezzo tra que$ta è quellla, dal freddo, & dal caldo di quelli, come nel mezzo, tiene effetti conuenienti, & $ommamente temperati.
Tuttauia Vitr. ua ragionando da Architetto, però non è che $i affattichiamo in contradirgli, hauendo per certo, che ne freddo, ne caldo, ne qua- lità, ne pas$ione $ia la $u, doue $ono quei Cele$ti, e lumino$i corpi, i quali $ono $timati di $uoco, perche rilucono, ma inuero $ono inalterabili, & impatibili, ne perche ri$plendono, $i deue $timare, che $iano di $uoco : imperoche molti animali, & molte $corze d’alberi, & molte $quame di pe$ci rilucono à mer auiglia, ne però hanno in loro fuoco alcuno, & $e quella Stella è detta calda, & que$t’altra $redda, non e $enon perche hanno tal uirtù di produrre qua giu $imili effetti, la doue lo influ$$o altro non e, che occulta qualità de i corpi Cele$ti, che non puo e$$er impe- dita da alcuno corpo trappo$to. Ma torniamo à Vitr.
Io ho e$po$to come ho da miei precettori hauuto della Zona ornata de i dodici $egni, & delle $ette Stelle, & della loro
contraria fatica, con che ragione, & con che numeri pa$iano di $egno in $egno, & fini$cono il cor$o loro. Hora io di-
rò, come cre$ca e $cemi la Luna, in quel modo, che da maggiori ci è $tato la$ciato. BEro$o, che dalla Città, ò uero
dalla natione de i Caldei, uenne in A$ia, & fece chiara la di$ciplina de Caldei, co$i ha confermato, che la Luna è da una
A me pare, che l’oppinione di Bero$o, & la oppinione di Ari$tarcho qua$i concorrino in una, ben è uero che Bero$o uuole, che la metà della Lu-
na $ia lucida, quella $empre $i riuolga al Sole, & que$to puo $tare, $e egli intende, che la metà $ia lucida, ò uedendola, ò non uedendola noi,
& Ari$tarcho uuole, che tutto il lume, che ha la Luna uegni dal Sole, laqual oppinione è migliore, & è stata accettata. Dico adunque in $om
ma, che la Luna congiunta col Sole non $i uede, perche ha la $accia illuminata riuolta al Sole, & la o$cura à noi, ma $co$tando$i ogni giorno
dal Sole, il Sole percuote una parte della Luna coni raggi $uoi, & perche noi $iamo di mezzo cominciamo à uedere la parte illu$trata, & ne
i primi di poco ne uedemo. però quello a$petto $i chiama Lunato, & in Greco Monoidis, ma nel $ettimo quando ella è per una quarta del Cie-
I
Qui ci rende la ragione del cre$cere, & del calare de i giorni, ma breuemente, & piu pre$to ci e$pone lo effetto, che $a ɩl Sole nel mondo entran do di $egno in $egno cerca la quantita de i giorni, benche la ragione $ia questa, che il Sole $opra terra di $egno in $egno faccɩa maggiori, ò minori archi del Cielo. Però noi $aldaremo ancho que$ta partita, dicendone la cagione uniuer$ale, percioche quando à noi cre$cono ɩ giorni ad altri uan $cemando, pero douemo abbracciare tutta la cau$a di tal’effetto, & non quella, che à noi habitanti di qua dallo Equinottiale $er- ue $olamente.
Il giorno adunque in due modi s’intende, prima lo $patio, che fail Sole col Mondo girando una fiata $ola nel termine di hore 24 & questa è l’ordi-
naria $ignɩficatione di que$to nome pre$o uulgarmente, ɩmperoche gli e$perti a$tronomi, al giro di hore 24 danno quel di piu, che il Sole nel-
lo $pacio di hore 24 ha fatto col $uo mouimento contrario à quello del Mondo, & questa è una $ignificatione di questo nome Giorno, ne è me-
rauiglia $e in que$to $patio, e compre$o ancho la notte, perche ri$petto à tutto il mondo $empre luce il Sole, & fa giorno in qualche luogo.
L’altra è che per giorno s’intende quello $patio, che il Sole in qualche luogo sta $opra l’Orizonte. Nel primo modo ɩl giorno $i comincia dal
mezzodi, & dura fin all’altro mezzodi, percioche à qualunque habitante della terra $tando fermo nel luogo, doue egli è, ogni giorno dell’an-
no il Sole peruiene al mezzodi $opra uno i$te$$o circolo tratto da un polo all’altro, & che pa$$a $opra il punto, che gli sta $opra, ilqual punto
è detto Zenith, & il circolo è chiamato. Meridiano. Imperoche, quando il Sole $i troua in alcun punto di quello, quando è> $opraterra $em-
pre è mezzodi, & benche diuer$i habbiano diuer$i Meridiani, à cia$cuno pero il $uo è uniforme. Mai punti del leuare, & del trãmontar
del Sole, $i uanno $empre uariando, perche $i uede il Sole hora na$cere al uero Leuante, hora di quà, hora di là, & co$i trammontare: Per $a-
Et co$i quanto $ono i gironi longhi al tempo del Solstitio, tanto $ono le notti al tempo della Bruma di modo, che in tutto l’anno tanto è lo $patio de i giorni, quanto è lo $patio delle notti. Volendo adunque noi $apere quanto è il di maggiore in cia$cun pae$e, $i rɩccorrera alla predetta tauo- la, doue prima $i trouera l’altezza del Polo, e d’incontro e la grandezza del giorno $econdo l’hore, e minuti, e $econde. Ma che il mondo $ia habitato $in la doue $ono me$i $ei di notte, et $ei di giorno, questo è gia manife$to per la pratica de gli huomini, & per gli $critti dɩ molti. La natura à quelli ha proui$to. La Luna con lo $uo $plendore $pe$$o gli ui$ità. I Crepu$culi gli $ono longhi tanto la $era, quanto la mattina. Il Sole gli la$cia $ua ɩmpres$ione dimorandoglɩ tanto $opra la terra, il pae$e con i monti è coperto da i uenti, il $ito è incuruato, che riceue meglio il calore. lui le finis$ime pelli $i trouano, & il mare, che pur per la $al$deine da indɩtio di qualche adu$tione, benche geli, è pero copio- $i{$s}imo di pe$ci. Gli huomini $ono gagliardi, erobu$ti, & la terra non $i $degna dɩ produrre herbe, & metalli in gran quantità di modo, che gli antichi, ɩ quali non haueuan ueduto piu inanzi $ono $tati dapoi $enza lor frutto dalla e$perienza conuinti. Ma tornamo al propo$ito, & dichiamo breuemente quello, che è stato o$$eruato delmouimento del Sole, nelle quarte del Zodiaco. Io dico che il Sole ua per la pr@ma quar- ta del zodiaco in giorni 94 hore 12, & del $uo eccentrico gradi 93 minuti 9. Va per la $econda, che è la quarta e$tiua, in giorni 92 hore 12. & del $uo eccentrico gradi 91 minuti 11 Va per la terza in giorni 88 hore 3. & del $uo eccentrico gradi 86 minuti 41. Va per la quarta del Ver no in giorni 90 hore 2. minuti 55 $econde 2. & del $uo eccentrico gradi 88 minuti 99. Fala metà Settentrionale del Zodiaco in giorni 18@. l’al tra meta in giorni 178 hore 55 minuti 55. $econde 12 la doue andando per la metà Settentrionale pone giorni 8 hore 18 minuti 4. $econde 48 di piu che andando per la metà Meridiana.
Hora io diro delle altre con$tellationi, che $ono dalla de$tra, & dalla $ini$tra della Zona de i $egni di$po$te, & figurate di Stelle dal Settentrione, & dal Meriggie.
Propone Vit. quello, che egli far intende, dapoi che ci ha e$plicato il cor$o del Sole il cre$cere, & $cemare de gli $pat{ij} diurni, & delle hore, Et dice uolerci proporre il $ito delle $telle po$te di qua, & dɩ la dal Zodɩaco, percɩoche e$$endo alcune imagini nella larghezza del zodiaco, & alcu ne fuori, & hauendo detto di quelle, che $ono dodici, & quali, & come $tiano, uuole egli trattare di quelle, che $ono fuoridella larghezza, & però tratta di quelle, che $ono dalla parte Settentrionale, & dɩ quelle, che $ono alla parte di mezzodi, chiamando Sydera le con$tellatɩoni, cɩoè le ɩmagmi intɩere compo$te di pɩu Stelle, & Stella una $ola Stella.
I
Vitr. non $olo pone le imagini Cele$ti, che $ono raunanze di una moltitudine di Stelle, ma ancho qualche Stella $egnalata da $e, ne meno le pone
tutte, ma $olamente quelle, che per gli na$cimenti, e cadɩmenti loro $i cono$cono. Pero $i uede, che Vitr. ha hauuto intentione di e$poner quel
lo, che, appare $opra il nostro hemi$pero, & però ha ragionato prima de i Poli in quel modo, come per legge perpetua il Settentrɩonale $te$$e
di $opra, & l’altro di $otto, ma peggio è che il testo è piu $corretto in que$to luogo, che altroue, & $e la dɩlɩgenza di molti ualenti huomɩni
non ci haue$$e aiutato, poco $apres$imo, che dire. Va à torno una carta di Gioanni Stabio, d’Alberto Durero, & del Volpaia Firenti-
no fatta da tutti tre in$ieme, nella quale $ono le imagini Cele$ti molto ben po$te, iui e di$tinto ɩl zodiaco in $egni, & gradi, & po$te $ono le ima-
gini $econdo il $ito loro distanti dal zodiaco, in$ieme col numero delle Stelle, che le adornano, & la quantita è grandezza loro, & ancho ci
Quattro Stelle po$te in croce $egni $ono dell’altro polo. Queste po$te nõ $ono nelle’imagini’predette, ne meno nel Zodiaco; i nauiganti le chiamano crociere & quella del piede è dell’altre maggiore, per e$$a $i cono$ce quale è la te$ta di e$$e, & quai $ono le braccia, & quando il piede è $u l’ ori zonte, & che il capo è dritto, il piede $ta apartado dal polo gradi 30. da que$ta $i prende l’altezza del polo, & prende$i in modo, che $e l’altez za che di e$$a $i piglia $er à di quelle 30 colui, che la piglia $er à nell’ equinotiale, $e piu di 30, quel di piu sta apartado dalla equinottiale alla par- te di ostro, $e meno, quel tãto $ta apartado dalla linea alla parte di tr ammontana. Dalla declinatiane adunque di detta Stella dal polo $i cono$ce l’altezza, perche quanto piu uno dell’ oquinottiale s’allontana tanto piu $e gli leua il polo $opra l’orizonte $uo, come dimo$tra la figura & in tanto pɩu gradi piglia l’altezza della detta Stella, et per 30 gradi che la detta $tella $ta $opra il polo, quelli che $aranno di piu tanto $i $ta apar tado, dalla i$te$$a linea fino l’iste$$o polo, & tanto $ta il mede$imo polo leuato $opra l’ orizonte, & $i pig li l’ altezza in 20 $tai aparta- do dalla linea in 10 à trammontana $e 10 20. $e s. 25 $e nell’ orizonte 30. $onui ancho dell’ altre Stelle leggi nel libro de i uiaggi.
Sono adunque in $omma quaranta otto imagini, benche altri n’hanno fatto piu altri meno, ma que$to è
Gioue, che $pe$$o d’amoro$o ardore Delle $iglie de gli huomini s’ acce$e. Hauendo à noia l’immortal conte$e Dell’orgogli$a moglie, & $uo furore
Vide Cali$to, ch’era $u’l fiore Di $ua bellezza, e per lei in terra $ce$e. Et dopo i dolci ba$ci, & le dite$e
Giunon gelo$a piena di di$degno Prende la bella giouane, è $tracciata Che Phebbe, in Or$a horribil la conuer$e
L’in$elice ne diè colruggir $egno,
Per le $elue d’Arcadia, ma leuata
Ma tornamo noi al propo$ito. Vitr. parlando delle imagini, che $ono uer$o il Settentrione, dice che quel Settentrione, che da Greci è detto Arctos
ouero Helice, che altro non è, che l’Or$a maggiore, che altri chiamano il carro dalla figura, ha dietro di $e il cu$tode, ò guardiano, ò Bootes
che $e gli dica, $otto ilquale non molto lontano ò il $egno della Vergine che per A $trea, ò per la giustitia, è po$ta $opra la cui de$tra $palla $i
uede una lucidiβima Stella, che $i chiama anteuindemia, perche quando na$ce promette la maturità della uindemia, della cui maturità $egni ma
nife$ti $ono gli acini mutati di colore, que$ta Stella è $imile al $erro affocato però Vitr. dice, che è piu presto candens, che colorata, pche gli $crit
tori le danno un mirabile $plendore. Oltra di que$to tra le ginocchia del guardiano, è la Setlla nominata Arcturo, dallaquale alcuni chiamato hã
no Arcturo tutta la imagine del guardiano. Ecco che Vitr. non $olam\~ete tocca le imagini, con$teltioni, asteri$mi, $egni, e figure, che tutto e
uno, ma ancho le Stelle particolari, come detto hauemo, dalche na$ce la differenza de gli $crittori nel numero. $eguita poi l’ Auriga, carrattie-
Et quiè il te$to $corretto, perche le parole di Vitr. non hanno rilatione, ò con$truttione, & la uerita è che $opa Andromeda ci $ono due caualli, uno alato, che per lo Pega$eo $i pone, l’altro è la parte dinanzi d’un cauallo, cioè il capo, e il petto, il uentre dello alato, & $opra il capo d’ An- dromeda, il detto cauallo ha ancho una Stella $opra la $pina a$$ai notabile; & però potria dir Vitr.
Ci $ono ancho i pe$ci $opra Andromeda, & il uentre di quel cauallo, che è $opra la $pina, dell’altro cauallo, ma nel uen- tre del primo è una lucidis $ima Stella, chetermina il detto uentre, & la te$ta di Andromeda, Ma la mano d e$tra di Andromeda è po$ta $opra il $imulachro di Cas$iopea, & la $ini$tra $opra il pe$ce Aquilonare: Similm\~ete l’Acqua rio $opra il capo del cauallo, & le unghie del Cauallo toccano le ginocchia d’A cquario.
Però nella figuratione di que ualent’ huomini il cauallo alato deue hauere i piedi riuolti all’altra parte.
Sopra Ca$$iopa per mezzo il Capricorno in alto è po$ta l’Aquila, & il Delfino, dopo iquali è la Saetta, &alquãto die
tro alla Saetta è l’Vccello, la cui de$tra penna tocca la mano di Cefeo, & il Scettro, ma la $ini$tra di Ce$eo $ta fopra la
_Qui s’ intende del mezzo Cauallo_. D’indi $ono le imagini del $agittario, dello Scorpione, &della Bilancia.
Se Vitr. haue$$e con $eparati nomi $ignificato amendue i cauulli, chiamando l’uno Equus, l’altro Equiculus, ouero protome hippus come dicono i Greci, non ci harebbe la$ciato tante di$$icultà, oltra, che dicendo di $opra, che l’Aquila, è molto lontana dal Simulachro di Cas$iopea, & che le unghie del Cauallo toccano le Ginocchia dello Acquario, è poi dicendo, che $otto la coda dell’uccello $ono coperti i piedi del cauallo, egli ci da ad intender, che non $i ragiona d’un $olo cauallo, ma il tutto s’ acconcia per la lettione, & de$crittione de i buoni autori.
Di$opra poi il Serpente tocca con la cima del ro$tro la corona, nel mezzo delquale è lo Ophiuco, ò ferpentario, che tie- ne il $erpente in mano calcando col pie $ini$tro la $ronte dello Scorpione. Ma alla metà del capo dell’Ophinco non molto lontano è il capo dello ingenocchiato.
Che Hercole, The$eo, Tamiri, Orpheo, Prometheo, Ixione, Cetheo, Lycata alcuna fiata è detto.
Ma le cime delle loro te$te $ono piu facili ad e$$er cono$ciute, imperoche $ono $ormate di Stelle a$$ai lucenti. Ma il piede dello ingenocchiato à quella t\~epia $i ferma del capo di quel $erp\~ete, che è po$to tra le Or$a che $ett\~etrioni $i chiamão.
_Ma quello, che dice Vitr. parue per eos flectitur Del$inus, non accorda col detto de gli altri, perche il Del$ino è lontano dallo ingenocchiato, $e_ _for$e non $i legge._ Vbi parue per os qui flectitur Delfinus cõtra uolucris ro$trũ e$t propo$ita lyra. Ma doue d’intorno alla bocca del cauallo picciolo $i piega breuem\~ete il Delfino, cõtra il ro$tro dell’uccello, è propo$ta la lyra. Tra gli ho meri dello ingenocchiato, & del cu$tode, è la corona ornata. Ma nel cerchio fettentrionale po$te $ono le due Or$e.
Dapoi, che Vitr. ci ha ragionato di quelle stelle, & di quelle imagini, che $ono tra il tropico, & il circolo $ettentrionale, egli entra a quelle, che
Nel circolo $ettentrionale po$te $ono le due Or$e, che uoltano le $palle l’una all’altra, & hãno i petti in altra parte riuol ti, la minore Cyno$ura, & la maggiore Helice è detta da Greci; guardano am\~edue all’ingiù, & la coda dell’una è uol ta uer$o il capo dell’altra, percioche i capi dell’una, & dell’al tra dalla cima loro u$cendo per le code $oprauanzando$i tra quelle, è $te$o il $erpente, ò Dracone, che $i dichi, dal fine delquale è la $tella lumino$a, quella, che $i chiama il Polo, che è d’intorno al capo dell’Or$a maggiore, perche quella, che è uicina al Dracone, $i uolge d’intorno al $uo capo.
Qui $i uede l’errore di molti, che hanno dipinto POr$a maggiore, & la minore, & il Dracone, percioche la figura del Dracone non è di quella
maniera contorta, come $i dipigne, et quelli, che l’hanno con diligenza o$$eruata, non hanno trouato che le $telle apparino in Cielo nel modo, che
Qui $an di Gioue le notrici chiaro Helice, è Cyno$ura, quella Greci Guida per l’alto mar, que$ta Fenici Helice, è tutta chiara, & ha $ue $telle Dimaggior lume, & di grandezza adorne. Et quando il Sol nell’Ocean s’a$conde, Quella di $ette fiamme adorlla $plende. Ma à marinari, è piu fedel quel’altra. Percioche tutta in breue giro acco’ta Al fido Polo $i riuolge e mai, (Pur che ueduta $ia) non $iritroua Alle naui di Sidone fallace.
Tra que$ti à gui$a di $pezzato lume
Il fiero Drago $i trammette, e uolge,
Et quinci, & quindi Pun è paltra auanza.
Helici con la coda, & poi torcendo
A Cyno$ura piega, & doue punta
Con la $ua coda, iui la te$ta pone
Helice, & oltra Cyno$ura stende
Le $ue rittorte pieghe, e alzato adrieto
La trammõtana dellaquale $i $eruono i no$tri marinari, è quella Stella, che è l’ultima nella coda dell’Or
Et il $erp\~ete d’intorno la te$ta della Cyno$ura di$te$o è po$to, & ua di lógo per drit
Cioè il Serpente $i stende d’intorno alla te$ta dell’Or$a minore, & iui alquanto $i piega, dapoi $i rad- drizza fin’à i piedi dell’Or$a predetta, & iui di nouo $i rittorce, & riuolge il capo uer$o la te$ta dell’Or$a minore, $i come dalla bocca de i fiumi alle fontiloro Ptolomeo ce in$egna le uolte, et i cor$i diste$i de i fiumi, co$i Vitr. ci de$criue quelle parti del Dracone, che $ono dritte, & quelle, che dan no uolta però io leggerei Vitr. à questo modo.
Vnà uero(cioè in$ieme) circum cyno$ure æ caput iniecta e$t flexu, (uidelicet $erpens flexa) porrecta\’q proxime eius pedes (eius $cilicet ur$æ minoris) hic autem (ide$t ad ur$æ minoris pedes) intorta, re- plicata\‘q (ide$t $erpens) $e attollens reftctitur, & reliqua.
Ancho $opra la coda dell’Or$a minore $ono i piedi di Cepheo, & iui alla $ommità del Montone, $ono le $telle, che fan- no il triangulo de lati eguali $opra il $egno del Montone.
(Co$i io intendo) Ibique ad $ummum cacumen in $uper Arietis $ignum.
Sunt Stellae quæ faciunt triangulum paribus lateribns.
Lequal parole $ono poste da Vitr. molto intricatamente, & $econdo i $uoi modi di parlare, Il triangolo e ancho per la $imiglianza $ua detto delta dalla $imiglianza della lettera greca, delta nominata.
Ma molte $ono le $telle con$u$e del $ettentrione minore, & del $imulachro di Cas$iopea.
Confu$e egli intende, che non fanno alcuna figuatione, come d’intono al Montone cinque, d’intorno al Toro undici, d’intorno à i Gemelli $ette, ouero con$u$e, non co$i lucenti, ò dell’ ultima grandezza. Conclude poi Vitr. quello. che ha detto, & propone quello, che deue dire.
Io ho e$po$to fin qui quelle Stelle, che $ono nel Cielo di$po$te alla de$tra dell’oriente tra la Zona de i $egni, & dei Sett\~e trioni, hora io e$plicherò quelle, che $ono alla $ini$tra nelle parti dell’orizõte, & del mezzo di dalla natura di$tribuite.
PRIMIER AMENTE $otto il Capricorno è il pe$ce Au$trale, che da lungi riguarda Cepheo, &
da quello al $agittario il luogo uoto. Il Torribolo è $otto lo artiglio dello Scorpione; Ma le prime
parti del C\~etauro $ono uicine alla Bilancia, & Allo Scorpione, tengono in mano quel $imulachro,
chei periti chiamano la be$tia delle $telle. Longo la uergine, il Leone, & il Cancro e il Serpente, il-
quale porgendo una $chiera di Stelle intorto $otto cigne lo $pacio del Cancro alzando il ro$tro uer
$o il Leone, & col mezzo del corpo $o$tiene la Tazza, $ottponendo ancho la coda alla mano del-
Appre$$o la Tazza, & il Leone e la naue d’Argo, la cui prora è o$curata, ma lo albero, & quelle parti, che $ono à torno il temone appaiono eminenti, & e$$a nauicella, & la poppà è congiunta per la $ommitâ della coda del cane.
Et qui s’intende del cane maggiore.
Ma il caneminore $eguita i Gemelli inconta al capo della $erpe, & il maggiore $imilmente $eguita il minore.
Auuertir douemo che quando Vitr. dice, che il minor Cane $eguita i Gemelli, intende che il minor Cane è à dirimpetto $opra i Gemelli, perche l’ordine di Vitr. è di porre le imagini di quà, & di là dal Zodiaco accompagnandole con i $egni del Zodiaco, accioche egli $i $appia il loro $iro nel cielo, & però douemo auuertire à que$to in tutto il trattamento di $opra, & di $otto, ilche bene con$iderato ci leuer à la difficultà d’intendere molte co$e.
Ma Orione è a ttrauer$ato, $ottopo$to, & fiaccato $otto l’ongia del Toro, & tiene con la $ini$tra la claua, alzando l’ltra mano fopra i Gemelli, & $uo pa$$o poco di$tante al cane, che per$eguita il Lepore. Ma al Montone, & à i Pesci, è $ottopo$ta la Balena, dalla cui cre$ta ordinatamente all’uno, & all’altro Pe$ce, è di$po$to un $ottile $pargimento di Stelle, che in Greco è detto Hermidone.
Plinio chiama commi$$ura de i pe$ci quella, che Greci chiamano Hermidone, altri la nominano cinta ò legame, altri lino, ò filo, percioche pare, che
annodi la parte $ettentrionale con la meridiana. Hermidone uuol dire piacere, ò diletto di Mercurio, ma con difficultà tragge dal commento
Et di dentro per grande $pacio oppre$$o il nodo à gui$a di $erpenti tocca la $ommità della cre$ta della Balena.
Cioé detto nodo entra molto dentro nella parte Au$trale, & come i giri di $erpenti ruttorto peruiene $in’alla $ommità della cresta della Balena, puo anche stare, che la parola, che è nel latino $erpentium, non ci uoglia e$$ere.
Ma il fiume Eridano $correndo per una apparenza di $telle prende il capo della $ua $onte dal $ini$tro piede di Orione; ma quell’acqua, che $i dice e$$er $parta dallo Acquario $corre tra la te$ta del pe$ce Au$trale & la coda della Balena.
Io ancho interpreterei à que$to modo, per la imagine di Eridano $corre un fiume di $telle prendendo il capo della $ua $onte dal $in$tro piede d’Orione.
Io ho e$po$to quei $imulachri di $telle, che dalla natura, & dalla mente diuina di$$egnate, come piacque à Democrito $i
lo$ofo naturale $ono $tate figurate, & formate nel mondo. Ma nõ tutte però da me $ono $tati po$ti, ma $olam\~ete quel
Sie$cu$a Vitr. perche non ha po$to tutte le con$tellationi, & figure dou\~edo come Astronomo parlar di e$$e, & non hauer ri$etto al $uo orizõte,
ma in generale. Canopo è una $tella po$ta nel $eguente remo della naue co$i nominata dall’I$ola Canopo, doue prima fu cono$ciuta:Quelli, che $i
partono dalla Arabia petrea uer$o l’Azania per dritto nauigando al meriggie uan contra la $tella Canopo, che in que luoghi è nommata caual-
lo, chiama$i iui $ubel, cioè incendio, & que$to per la moltitudine, è grandezza de i raggi, Questa ri$plende(come dice Plinio)all’I$ola Taproba
Del giramento del mondo d’intorno la terra, & della di$po$itione, de i dodici $egni, & della parte $ettentrionale, & meri
diana delle Stelle, come $ia lo a$petto, ne ho dato ammae$tramento, Imperoche dal girar del mondo, & dal contrario
mouimento del Sole, ne i $egni, & dalle ombre fatte da gli $tili, e gnomoni al tempo de gli equinottij, $i trouano le
ragioni de gli analem mi. Ma le altre co$e, cioè che effetti habbiano i dodici $egni, le cinque Stelle, il Sole, & la Luna
quanto appartiene alla ragione della A$trologia, $i deono conciedere à i ragionamenti de i Caldei, imperoche è loro
propio il di$cor$o delle natiuità, perche pos$ino & le pa$$ate, & le future co$e dalle ragioni delle $telle far manife$te:
MA noi da quelli, co$i douemo $eparare la ragione de gli horologi, & e$plicare le breuità de i giorni,
& le longhezze di me$e in me$e, imperoche il Sole al tempo dello equinottio raggirando$i nel Mõ-
tone, & nella Bilancia di noue parti del Gnomone, otto ne fa di ombra in quella inclinatione, che è
à Roma, & in Athene tre parti $ono dell’õbra, di quattro del Gnomone, ma à Rhodi à $ette cinque
Volendo Vitr.darci il modo, colquale poβiamo fare gli horologi da Sole. uuole, che noi auuertiamo l’ombre, che $anno le cofe dritte $opra l’orizõ
te, quando è il mezzo di al tempo dello equinottio, percioche ued\~eedo noi la proportione dell’ ombra alla co$a, che fa Põbra potemo trarne lo ana
lemma, ilche è come modulo de gli horologi. Imperoche Vitr. non ce in$egna qui à fare alcuno horologio, ma bene ci apre la uia, come i potiamo
fare, Et per dichiar atione di que$ta materia ognuno $i deue imaginare, che quando il Sole è nel principio del Montone, ò della Bilàcia, egli $i he
ua al uero punto di Leuãte, & $i corca al uero punto di Ponente; & in quel mezzo, ch’egli ua da L euãté à Pon ente, egli s’innalza apoco apo-
co fino al mezzo dì, et dal mazzo dì uer$o Ponente $i abba$$a, & $e egli la$cia$$e in quel dì nel Cielo un’ orma ui$ibile di tuto il cor$o $uo, egli $i
uederebbe un mezzo cerchio, ilquale not imaginamo, et chiamamo Equinottiale, que$to mezzo cerchio è di $opra l’rizonte, & l’altra metà dì
$otto, et $ecõdo diuer $i orizonti nel punto del mezzo dì ad altri è piu ba$$o, ad altri è piu alto il Sole: imperoche à quelli, de iquali il punto, che
Ma la proportione dell’ombràal Gnomone ò $tile $i cono$ce dalla $otto$critta tauola, per la cui intelligenza è da notare, che $ono due $orti di ons
bre, una $i chiama ombra drittta, & è quella, che fa una co$a drizzata in piedi $opra il piano, come $ono le torri, gli alberi, gli huom ni, &
tutto quello, che $i forma dritto $opra l’orizonte, l’altra $i chiama ombra uoltata, & è quella, che fanno le co$e, che $portano in fuori dalle
torri, & dalle ca$e paradlelle al piano, come $e uno porge$$e fuori uno bastone d’una fine$tra. Que$te ombre conuengono in certa proportione,
con le co$e, che le fanno, & tra $e hanno differenza, & ancho in alcuni termini $ono conuenienti. Quando na$ce il Sole le ombre delle co$e
dritte $ono infinite, le uoltate nulle, intendo quando la punta dello $tile e riuolta $empre al Sole. Alzando$i il Sole le ombre dritte uen-
gono minori, le uoltate maggiori, $ul mezzo di breuiβime $ono le dritte, longhiβime le riuolte, conuengono però, che quando il Sole è in
gradi 45 d’altezza $opra l’orizonte, Pombra dritta, & la uoltata $ono pari alle co$e, però chi uole$$e mi$urare, qualche altezza ò di torre, ò
d’altro, che $ia dritta $opra il piano, a$petti che’l Sole $ia à 45 gradi alzato, ilche nelle no$tre parti adiuiene ogni giorno due fiate da mez
zo Marzo, fin’à Settembre, & mi$ure l’ombra, perche tanto $aranno alte le co$e, che la fanno quanto longa $erà l’ombra loro. Ma quando
Et però ogni lnogo, che noi uoremo fare gli horologi douemo pigliar l’ombra equinottiale.
Comincia Vitr. ad in$egnarci come $i habbia à fare lo analemma, & perche un $olo analemma non ci può $eruire per tutto, perche differenti $ono le ombre meridiane equinottiali, però ne piglia uno, che ci in$egna a $are quello che $erue à Roma. dando prima una regola generale, che in qualunque luogo douemo $ar horologi, bi$ogna auuertire all’ombra equinottiale, & intëde quello ombra, che $i $a $ul mezzo dì dalle co$e le- uate $opr a il piano, & la ragione è in punto, perche dall’ ombra equinottiale $i piglia ancho l’ombra dell’uno, & l’altro tropico, & de i $egni di mezzo, dalla declinatione del Sole dallo equinottiale.
Et $e feranno come à Roma noue le parti del Gnomone, & otto le parti dell’ombra; faccia$i una linea nel piano $opra
la quale dritta à piombo è à $quadra ne cada un’altra, che $i chiama il Gnomone, & dalla linea del piano fin nel fine
del Gnomone, $i mi$urano noue $pat{ij}, & doue termina la nona parte in $u quel punto facia$i il centro, $egnato con
la lettera a. & aperta la $e$ta da quel c\~etro alla linea del piano doue $era la lettera b.faccia$i un circolo,che $i chiama il
meridiano, dapoi delle noue parti, che $ono dal piano al centro del Gnomone $e ne piglie otto, & $iano $egnate nel
Lo Analemma per Roma $i $a in que$to modo, egli $i tira una linea in un piano, que$ta linea non è orizonte, ma è quel piano $opra’l qual è driz
zato lo $tile, perche la punta dello $tile $e imagina e$$er nel centro del mondo, & la longhezza dello $tile, che egli chiama Gnomone, perche
è posto come $quadra, e norma $opra un piano; termina $opra quel piano, alquale l’orizonte è paralello, drizzato adunque $opra la linea
del piano à perpendicolo il Gnomone, egli $i $a centro la punta del Gnomone, & $i allarga la $e$ta tanto, quanto è longo il Gnomone, & $i fa
Allhora dal centro allargando la $e$ta fin’alla linea del piano, $ia $eguato con egual di$tanza dalla $ini$tra doue è la lette ra e & dalla de$tra doue è la lettera i. nell’ultimo giro del cerchio, & per lo centro tirata $ia una linea in modo che $i facciano due eguali $emicircoli; que$ta linea da i Mathematici è detta orizonte.
Poteua dire in due parcle Vitr. quello, che ha detto in molte cioè uolendo formare l’orizonte tir a il diametro del meridiano che $ia egualmente di
Dapoi $i deue pigliare la quintadecima parte dɩ tutto il giro, & poner il piede della $e$ta, la doue il raggio equinottiale taglia quella linea iui $erà la lettera f. & $egnare dalla de$tra, & dalla $ini$tra, doue $on le lettereg. & h. & da quci punti, & per lo centro $i deono tirare le linee fin’alla linea del piano doue $eranno le lettere t. & r. & co$i $eran po$ti i raggi del Sole uno della State, & l’altro del Verno.
Vitr. uuole porre nel $uo analemma il raggio del $ole$tɩtio, & della bruma, che $ono gli estremi del cor$o del Sole, & troua questi per la maggior
dectinatione del Sole, laquale egli $a di parti 24, ch’è la quintadecima dɩ tutto il meridiano, ma i posteriori hanno trouato il maggior apparta
mento del Sole e$$er di gradi 23 {1/2} posto adunque il piede della $e$ta nell’estremo del raggio equinottiale $opra il meridiano, & $egnando di quà,
Incontra la lettera e $erà la lettera i doue la linea, che pa$$a attrauer$o il centro tocca la circonfernza, & contra la g, & h. $eranno le lettere K. & I. & contra c.& f.& a.$erà la lettera.n.allhora poi $i deono tirare i diametri da g. ad l. & da h a K, & quel diametro che $erà di $otto $erà della parte e$tiua, & quello, che $erà di $opra $erà della parte del uerno.
I termini dell’ orizonte $ono e & i. i termini de i tropicig. & h. che deono e$$er congiunti con linee alla parte oppo$ta ne i punti K. & l. & quelle
Que$ti diametri $i deono nel mezzo egualmente partire doue $eranno le lettere m. & o. & iui notar $i deono i centri, & per qnelli, et per lo c\~etro $i deue tirare una linea alla e$trema circõferenza doue $erãno le lettere p. & q. que$ta linea caderà dritta $opra il raggio equinottiale, & per ragioni mathematiche, que$ta linea $erà nominata l’A$$e, ò il Per- no, & da gli $tes $ii punti aperta la $e$ta fino alla e$tremitta de i diametri $ieno fatti due $emicirculi, de i quali l’uno $erà quello della $tate, l’altro quello del uerno.
Ecco che à poco à poco Vitr. ci rappre$enta la sfera con tutti i $uoi circoli, l’a$$e e.q a o m p. il tropico del Cancro $opra il diametro r o K. il tropi co del capricorno $opra il diametr o g m l. lo equinottiale c. f. @ n. l’orzonte e a i. il meridiano $ q n p.
Dapoi in que punti che le linee egualmente di$tanti tagliano quella linea, che è chiamata l’orizonte nella piu de$tra parte $erà la lettera i. & nella piu $ini$tra la lettera u.
Cioe doue i diametri de i tropici tagliano l’orizonte, & qui auuertiamo che quel taglɩo dimo$tra quanto dell’un tropitco $ta $otto l’orizonte, & quanto ne $ta $otto dalche $i comprende la lunghezza del maggior dì, & del minore, & co$i delle notti, & è pa$$o degno di con$ideratione, co- me $i uede nell’u$o del Planisferio del Roias. & dell’horologio po$to nel piano circolare po$to da Pietro Appiano, & dall’Orontio, & molto prima da gli antichi, anzi è lo i$te$$o Analemma, che pone Vitr.
Et dalla de$tra parte di uno $emicircolo doue è la lettera g. tirar bi$ogna una linea equalmente di$tante allo a$$e fino al $ini$tro $emicircolo doue è la lettera h. & que$ta linea egualmente di$tante $i chiama Lacotomus.
Cioè linea, che parti$$e, & diuide la larghezza, imperoche ella ua da un tropico all’altro, & abbraccia tutto lo $pacio nelquale hanno à $tare i $egni del Zodiaco: Come che $i dice$$e linea, che parte la larghezza, imperoche ella abbraccia tanto di qua, quanto di la dello equinottiale che contiene la eclittica, nellaquale $ono i $egni de$critt.
Et allhora il c\~etro della $e$ta $i deue porre iui, doue quella linea paralella è tagliata dal raggio equinottiale, doue è la let
La linea della larghezza detta Lacotomus e diametro di quel circolo, che ci da, i termini de i me$i, & dei $egni imperoche posto il piede in
quel punto, che ella taglia lo equinottiale, & allargato fin all’una & all’ altra di$tanza de i punti, $i $a un cerchio picciolo, ilqual diui$o in
dodici parti ci rappre$enta i termini di 12 $egni, & $e egli $i uole$$e hauere tutte le parti de i $egni bi$ognerebbe partire il detto cerchio in 360
parti, ma per piu e$pediente egli $i parte ò di cinque in cinque, ò di dieci in dieci & tirando da i punti di $opra à i punti di $otto le linee egual-
m\~ete di$tanti all’equinottiale, doue quelle tagliano la linea della larghezza iui $i fanno i puntɩ, da i quali tirando al centro di $opra, & alla li-
nea del piano di $otto le linee $i formano i raggi meridiani, che fa il Sole di $egno in $egno, & co$i é formato lo analemma, cioè la ragione del
cor$o del Sole $econdo la proportione dello stile, & dell’ ombra, da cui ogni maniera di Horologio $i può formare, & mi merauiglio a$$ai, che
Egli $i legge, appre$$o Plinio, che Augusto all’ Obeli$co di campo Martio aggiun$e un’u$o mer auiglɩo$o, per pigliar l’ombre del
Sole, & cono$cer le grandezze de i giorni, & delle notti, imperoche egli ui $te$e da piedi uno lastricato di pietra longo alla
ragione de l’Obeli$co, con$ider ando quanto poteua e$$er longa la ombra Meridiana nel uerno, & $opra il la$iricato a trauer-
$o, egli fece $tendere alcune linee di metallo, lequali mostrauano ogni dì la longhezza del giorno, & quanto calaua, perche
quanto l’cmbra maridiana era minore dell’Obeli$co tanto piu il Sole $i alzaua, & con$eguentemente cre$ceuano i giorm, &
quanto era maggiore Pombra meridiana, tanto minor’era il giorno, pero egli $egnaua appre$$o quelle lame di metallo i m me-
ri del cre$cere, & del calare de i giorni, ne era questo per Horologio, percioche $e eglɩ haue$$e uoluto $egnar l’hore, $arebbe
$tato nece$$ario la$tricare per molto $pacio d’intorno, e $tender$i ancho piu a$$aɩ, ri$petto alle longhezze delle ombre auanti,
& dopo il mezzodì. Dice$i che Manlio aggiun$e alla $ommità dell’Obeli$co una palla d’oro dalla cui cima l’ombra in $e $te$$a
$iraecoglie$$e, che diuer$i accre$cimenti mandaua dalla $ua estremità. Dice ancho Plinio, che gia trent anni dal $uo tempo la
Era l’Obeli$co di 116 piedi, & $e la palla era piu alta della Cima dell’Obeli$co non poteua restare la ragione dell’ ombra. Se in$erta nell’ Obeli$co
di modo, che ella non auanza$$e l’Obeli$co, $e egli haueua for $e tanto leuato dell’ Obeli$co, quanto poteua e$$er la grandezza della palla egli
poteua hauer gua$to l’Obeli$co, & faceua contra la religione, perche gli Obeli$chi erano $acri, & inuiolabili, ma $e Manlio hebbe tanta liber
tà, certo egli gua$to l’Obeli$co à modo $uo, per ɩlche l’ombra poteua uariare. Ma che merauiglia $arebbe stata poi quella, degna di cognitio-
ne, & d’un bel ingegno (come dice Plinio) certamente douemo con$iderare, & penetrare piu à dentro. Poniamo che Manlio habbia po$to la
palla $opra l’Obeli$co, & che in tanta grandezza le gentinon s’habbiano accorto della uarietà dell’ombra per poca co$a in uero può e$$er che
per li terremoti, et per le inõdationi quella gran mole dell’ Obeli$co $ia calata, tutto, che egli $i dica, che ella haue$$e tanto di fondamento $otto
Dapoi, che co$i haueremo de$eritto, & dichiarito lo Analemma, ò per le linee del Verno, ò per le linee della State, ò per l’Equinottioli, ò per quelle, che uanno di me$e in me$e. Allhora le ragione delle hore $i deono di$$egnare da gli Analemmi, & in quel ca$o ci faranno $otto po$te molte uarietà, & maniere d’Horologi, & con tali arti$icio$e ragio- ni $eranno de$critte.
Non $olamente da i raggi Equinottiali $i puo cominciare à fare gli Analemmi, ma da qualunque altro raggio di cia$cun $egno; percioche, $e egli $i piglia il raggio e$tiuo, $i $a che’lraggɩo equinottiale, è lõtano da quello gradi 23{2/1}, et dallo Equinottiale il raggio del Verno é $imilm\~ete lonta no gradi 23 {2/1} pero $apendo la declinatione di ogni $egno, & d’ogni parte di $egno come dalla $oprapo$ta tauola $i comprende, $i può comin- ciare doue $i uuole, perche un raggio, che é cono$ciuto nel Meridiano, ci da ad intendere ogni altro raggio, & que$to è quello, che ha detto Vitr fin hora.
Ma di tutte le figure, & de$crittioni di tutte quelle uarietà, e un $olo effetto, cioe che il giorno Equinottiale, il Bruma le, & il Sole$titio $ia in dodoci parti eguali diui$o.
Se ɩl mezzo, che è l’Equinottiale, & gli e$trimi $eranno in dodɩci parti diui$i, & da uno e$tremo all’altro, cioe da un tropico all’ altro $eranno ti-
rate le linee, che pas$ino per lo mezzo, cioe per lo Equinottiale tuttɩ i giorni dell’anno $eranno partiti in dodici hore, ò grandi, ò piccioli, che
$iano, & que$to effetto $er à commune à tutte le $orti de Horologi, & qui $i uede, che gli antichi non u$auano altra $orte di hore, che le ine-
Lequal co$e non impaurito dalla pigritia ho preterme$$o, ma perche $criuendo molte co$e, io non offende$$e. Ma $olo da chi molte $orti dɩ Horologi, & molte de$crittioni $ono $tate ritrouate e$ponero, ne hora io po$$o ritrouare altre maniere da me, ne mi par, che io debbia u$urpare quelle de gli altri, & attribuirlemi Et pero io diro que$te co$e, che ci $ono $tate date, & da chi $iano $tate rittrouate.
Ecco la mode$tia grande di Vitr. ilquale, non come $i u$a à i dì no$tri, $i ue$te come Coruo delle piume de gli altri uccelli, ma mode$tamente rende
gratie, & lode à gli inuentori delle co$e. Potemo uedere à di no$tri tanti Quadranti, tanti Bacculɩ, tante Anella, tanti Horologi, tanti Rag-
gi, è tanti Strumentì, che gia le centenaia d’anni $ono $tati ritrouati, & pure ci $ono di quelli, che con argomenti, in $crɩttiom, & titoli, s’attri-
bui$cono le inuentioni dì quelli, ò pare loro gran co$a hauergli lauorati all’ordɩnation d’altri, ò hauergli aggiunto qualche minuta co$a, ò per-
che $tiano meglio appe$i, ò piu dritti ne i Perni, ò piu egualɩ, che $ono tutte co$e dɩ manouali, & non di Architetti. Hora ancho io e$ponero,
Tutti gli Horologi da Sole, che $i fanno deon$i pigliare da i loro Analemmi, cioe non prima $i $a un’Horologio, pur che non copia uno dall’ altro,
che nõ $i con$ideri la ragione del cor$o del Sole, in tutto l’anno, & la proportione de i Gnomoni, & delle ombre, che fa il Sole in quella regio-
ne, doue $i ha fare l’Horologio. De gli Horologi altri $ono fermi, ò $i fermano quando $i uogliono adoperare, e $tanno $empre in un $ito, altri
$i mouono $econdo il cor$o del Sole, gli Anelli, i Quadranti, i Cilindri, le ritonde $operficie, & quello che con la ï$te$$a ragione ė fatto, $i mo
uono. Mai Caui, i Conues$i, i Dritti, i Piani, i Torqueti, i Tronchi diuer$i, nece$$arɩo è che $tiano in un certo, & determinato $ito, altri driz
zatɩ al mezzo dì, altri ad altre parti. Tutti quelli, che $i girano $i fanno con una $ola ragione pre$a dall’ altezza del Sole quottidiana d’hora
in hora $econdo le eleuationi del Polo, perche (come ho detto) il Sole $i leua piu, e meno in una i$te$$a hora in diuer$i pae$i, doue $ono Ori-
zonti diuer$i. Tutti gli Horologi, che stanno, $i fanno con due ragioni l’una è pre$a dall’ altezza del Sole d’hora in hora, come gli altri, l’al-
tra dal giro, & da quegli archi, che fa il Sole d’hora in hora, imperoche non $olo il Sole s’alza $opra P Orizonte, ma alzando$i $i raggira, dal-
EGLI $i dice, che Bero$o Caldeo ritrouò l’Horologio, che $i caua da un quadrato d’un Semicircolo, che $i $eruiua ad un clima $olo.
Que$to Horologio $i fa in que$to modo. Piglia$i dallo Analemma la linea Equinottiale, & $ia a c laqual $ia tagliata nel
mezzo ad anguli gɩu$ti nel punto b. dalla linea detta Lacotomus quɩ $ia d.e, aquale con gli e$tremi $uoɩ dɩmo$tr a ɩ termɩ-
nɩ de ɩ Tropichi. Siano ancho tirate due linee per gli e$tremi della linea Lacotomus, cɩoe ɩ Diametri de, i, Tropicɩ dello
Analemma, f g. & h i. è tanto la Equinottiole, quanto i detti Diametri $ian tirate ɩn luogo. Oltra di que$to $ian tirate
le altre lɩnee, che $ono i Semidiametri de gli altri $egni, cauate dal circolo detto Monachus, & co$i fin qui haueremo $ette linee paralelle, una
dell’ Equinottiale nel mezzo, due de i Tropici $u glɩ e$tremi, & due per una parte, tra l’Equinottiale, & i Tropici, una del Toro, l’altra de i
Gemelli, da una parte, & l’una dello Scorpione, & l’altra del Sagittario dall’altra, & la Equinottɩale $eruira al Montone, & alla Bɩlancia,
quella del Toro alla Vergine, quella de’ Gemelli al Leone, quella dello Scorpione à Pe$ci, quella del Sagɩttario allo Acquario, ma cõ ordine con
La Scapha, ò uero l’Hemi$pero trouò Ari$tarcho Samio.
Que$to Horologio $i fa ancho piu $acilmente. egli $i caua con gran diligenza una mezza palla giu$ta, nellaquale egli $i ha à di$$egnar l’Horo-
logio, & l’orlo di e$$a $i diuide in 4 parti, & una di quelle in 90, prima in tre, poi cia$cuna in tre, & cia$cuna delle tre in due, & cia$cuna del
le due in cinque, egli poi $i allarga la $e$ta una di quelle quarte, & $i pone il piedi della $e$ta in una, & $i fa nella concauita uno mezzo cir-
colo, che comincia dal punto della uicina quarta alla destra, pa$$a per lo centro nel fondo, & peruiene alla $inistra $ull’orlo alla parte opposta,
questa circonferenza rappre$enta la linea Meridiana. Stando poi la $e$ta co$i allargata, $i pone un piede d’e$$a $u l’orlo al punto della quar-
ta uɩcina, & $i tira per la cõcauita all’altra parte oppo$ta un’altro Semicircolo, di modo che egli $i incroccia col primo nel $ondo, & questi
duo archi parti$cono l’Hemi$pero in quattro parti eguali, & $i come il primo giro rappre$$entaua il Meridiano, co$i que$to rappre$enta dal
Leuante al Ponente un Semicircolo uerticale, egli dapoi $i numera $opra l’orlo la eleuatione del Polo di Roma facendo l’Horologio per Roma,
& dal principio della quarta $ull’orlo partita con un’altra $e$ta $i piglia dal punto di quella Eleuatione lo $pacio, che auanza $in al compimento
Il mede $imo ritrouò il Di$co nel piano.
Per fare commodamente que$ti Horologi bi$ogna hauere una $esta con i piedi incuruati in entro, percioche meglio abbraccia la ritondezza.
L’Aragna trouò Eudoxo Aftronomo, alcuni dicono Apollonio.
Gli Horologi, che $i ch@amano con que$ti nomi, che rappre$entano alcune co$e ò naturali, ò arteficiali come ė l’Aragna, il zocco, la naue, la
foglia, i Torqueti, & molte altre maniere $econdo lequali noi hauemo fatto diuer$i Horologi in forma di uccelli, & d’altri animali, $i fanno
Il Plintho, ò uero il Lacunare, che è ancho nel circo Flamminio Scopa Siracu$ano.
Il Plintho era un zocco, ò tronco, nelqual $i poteua in diuer$e faccie fare diuer$i Horologi, de i qualɩ ne daremo i precetti poi.
Parmenione fece gli Horologi $econdo le relationi delle hi$torie.
Credo ɩo, che Parmenione $econdo le eleuationi del Polo in diuer$i pae$i hauute per relatione de $crittori accommoda$$e gli Horologi, la do- ue ancho.
Ad ogni clima Theodo$io, & Andrea fecero gli Horologi.
Quellɩ che erano fermi $i faceuano $econdo la eleuatione dello Equinottiale, percioche ogni Horologio fatto nella $operficie Equinottiale e parti- to in 24 parti eguali, & $i u$a alzando quella $operficìe $econdo, che $i leua lo Equinottiale $opra l’Orizonte nel pae$e, doue egli $i uole u$are, uoltandolo al mezzodi. Fanno$i ancho Horologi per ogni clima, che $i uoltano $ecodo il cor$o del Sole, come è quello di Gioanni Stabio, & quello dɩ Pietro Appiano, lo Analemma di quelli e lo i$te$$o di Vitr. con alcune aggiunte fatte dal Mustero, da Orontio, & da altri, ma ė co$a antica.
Patrocle trouò il Pelecino, Dioni$oporo il Cono, Apollonio la Faretra, & altre $orti trouarono, gli $opra$critti, & altri, come è il Gonarche, l’Engonato, & lo Antiboreo.
Pelecino è detto dalla forma di Secure, che io crederei, che fu$$er o gli horologi, che hanno $egnati i paralelli de i $egni, come $i uedra poi. il Cono
è formato da una regola, che $i parte dal centro, & $i $tende nello Hemi$phero di $otto fino alle estreme declinationi de i Tropici, & le e$tremi
tà di e$$o non terminano in alcuna oppo$ta $uperficie, può ancho e$$er il Trigono zodiaco de$critto dal Mun$tero. Ma quello, che dice Vitr.
Et co$i dalle maniere predette molti la$ciarono $critto, come $i haue$$ero à formare gli Hrologi da uiaggio, & che $tan- no appe$i, da i libri de i quali s’alcuno uorrà, purche egli $i $appia la de$crittione de gli Analemmi potra ritrouar- ne i di$$egni.
L’Horologio, che Compa$$o $i chiama, e di quelli che portan $eco i uiandanti, Gli Anelli, Cilindri, i quadranti, i circoli piani $ono di quelli, che
$tanno appe$i, de iquali ne $ono pieni i libri de gli Horologigraphi. Et co$i fa fine Vitr. alla materia de gli Horologi da Sole, & e$pone gli
inuentori, & le forme de glɩ horologi d’altra maniera. Noi di piu hauemo gli horologi da ruote, ò pennole, & quelli d’Arena, che $ono mir abi
li quelli per lo ingegno dello Arti$icio, que$ti per la commodità, & facilità, ci $ono ancho horologi da fuoco, fatti con fuochi, che con$umano
ogni hora tanto di stoppino, ci $ono ancho da acqua, de i quali parla Vitr. qui $otto. Ma noi da capo, $econdo che imparato hauemo, ripi-
Imaginamo che la linea e i dello Analemmma $ia una $operficie piana $imilmente la linea a n, un’altra $operficie, & la linea dello $tile continuan-
do dal centro a alla circonferenza del Meridiano $ia un’altra $uper$icie certo è che haueremo tre $operficie, una ci $erue per l’Orizonte, che è
la e i. l’altra per la $oper$icie Equinottiale che è la a n. La terza per la $operficie uerticale, cioe per un muro dritto $opra l’Orizonte, ecco
che que$te tre $operficie concorrono nel punto a. ilquale $e imaginamo che $ia una linea toccata da tutte tre quelle $operficie, imaginamo poi,
che dodicɩ lɩnee circolari concorrendo tutto in due punti come Poli parti$chino tutte que$te circon$erenze in 24 parti, io dico, che que$ta
Et fatto que$to piglia lo $pacio c d, & posto il piede della $esta nel punto f. e$te$o
Maper de$criuere ì $egni del Zodiaco in que$ti horologi, bi$ogna formare uno Zodiaco Triangolare, che chi bene con$idera ė parte dello Ana- lemma di Vitr. imperoche egli $i fa un Semicircolo del Meridiano che ė a b c. diui$o in due parti eguali da una linea, che rappre$enta il rag- gio Equinottiale e b, & doue ella tocca la circonferenza dal punto b. $i piglia dalla de$tra, & dalla $ini$tra la maggior declinatione del Sole come dal b al g. & dal b all’f. & que$ti punti g. & f. $ono congiunti con una linea dritta, laquale è la linea detta Lacotomus, & doue quella taglia il raggio Equino@tiale nel punto h. $i fa centro, & allargata la $e$ta à i punti g. & f. $i fa il circolo detto Monachus. ilquale $i parte in dodici parti $econdo, che s’è detto di $opra, que$te parti di qu\.a, & dɩ là dal raggio Equinottiale $i legano con lɩnee occulte paralelle al det- to raggio, & la doue toccano la linea f. g. $i fanno i punti, da i quali poi al centro e. $i tirano le linee manifeste, che rappre$entano i rag- gi del Sole come nello Analemma. Il centro e rappre$enta il centro della terra, & il Diametro rappre$enta l’Orizonte, le linee tirate al centro, la doue $i allargano, $i ritirano alquanto piu in fuori del Semicircolo, per accommodarui i $egni, come $i uede nella figura.
Segnato il Zodiaco con i $uoi $egni, egli $i puo nel mede$imo Triangolo $egnare le longhezze de i giorni, & delle notti, ilche $i $a in que$to
modo. Il raggio della State dimo$tra ɩl maggior di, pero in fine dɩ quello $egneremo in fine della linea del Cancro con numeri il maggior dì
del no$tro pae$e, & alla eleuatione di quar antacinque gradi, e di hore quindici e minuti uinti$eɩ, & appre$$o il raggio della Bruma, nel fine
la doue e $egnato il Capricorno $egneremo il minor dì, che è di hore otto minuti trentaquattro $u’lraggio Equɩnottiale $egneremo dodici, &
Da queste di$$egnationi $i po$$ono trarre molti Analemmi, & molte de$crittioni di Horologi. Fatto il Zodiaco triangolare al modo $oprapo$to
ueniremo à i Zodiachɩ particolari, per fare gli horalogi Orizontali, & Verticali. Sia adunque il Zodiaco $opra il centro a la cui lɩnea di
mezzo, che è lo raggio Equinottɩale, & $erue al Montone, & alla Bɩlancia $ia a g. dapoi taglierai la linea a g nel punto a con una dritta li-
nea a h. dapoi piglia dal fondamento $opraposto lo $pacio d f. è po$to l’un piede della $e$ta nel punto a. & l’altr o uer$o lo h. farai il punto b. Si-
milm\~ete piglia dal fondam\~eto lo $pacio c f. & posto un piede della $e$ta nel punto a. l’altro st\~eder ai uer$o il punto g. & $a nota c. di nouo poni un
piede della $e$ta nel fondam\~eto nel punto c. e$t\~edi l’altro doue la linea della prima hora tocca la linea K l. & quello $pacio ripporta dallo a uer$o
il g. facendo un punto $u la linea a g. di nouo piglia dal fondam\~eto lo $pacio dal c. al tagliam\~eto della linea K l. dell’hora $econda, & ripportelo
Fornita la tauola che fa al bɩ$ogno no$tro, fa
Io uoglio far auuertiti quelli, à iquali pareranno queste co$e difficɩli, che $e pen$eranno intender le bene, $enza farne la proua, $i potranno facil-
m\~ete ingannare, ne bi$ogna dire, che $iano $critte difficilmente, perche in ogni e$perienza e dɩfficulta, doue non e $tato e$$ercitio, & uer amente
io po$$o affermare d’hauerne inte$o, e questo molto piu facendo, & ɩ$perimentando, che leggendo, pure i principÿ $ono di grande un por-
tanza. Ciresta à dimo$trare una $orte di horologio fatto in un piano circolare, & di quella $orte, che Vitr. chɩama Viatorɩ penfili, il-
quale ci puo rappre$entare l’Aragna. Fa un circolo, ilqual partirai in quattro quadranti con due diametri, dentro del quale ne farai u
Oltra di que$to da gli $tes$i $crittori $i $ono cercate le ragioni de gli Horologi d’acqua, & primamente da Cte$ibio Alef-
Era uno ruotolo nelquale erano inuolte due cordicelle per un uer$o, ɩ capi delle quali pendeuano da una parte, & all’uno de capi era appe$o lo
Hauendo adunque Cte$ibio auuertito, che dal tirare, & dallo $cacciare dello aere na$ceuano gli $piriti, & le uoci, u$ando que$ti auuertimenti come princip{ij} fu il primo, che ordina$$e le machine Hidrauliche, & le e$pres$ioni delle acque da $e mouenti$i, & le machine tratte dalla ragione del dritto, & del circolar mouimento, & molte altre $orte di gen- tilezze, tra lequali egli e$plicò gli apparecchi de gli horologi d’acqua.
Faceua Cte$ibio molte belle co$e mo$$o da que principÿ, che glɩ mo$trò for $e il ca$o, perche uedendo, che lo aere $cacciato, & depre$$o con $uono, &
Primieramente Cte$ibio fece uno cauo d’oro, ò d’una gemma forata, perche quelle co$e ne $i con$umano per la perco$
$a dell’acqua, ne riceuono bruttezze, che le otturino. Et per quel cauo influendo l’acqua egualmente $ollieua un $ec
chiello riuer$cio. Phello, ò Timpano nominato, nelqual è po$ta una regola, & un Timpano, che $i uolta cõ d\~eti egua
li, que$ti dentelli $pignendo l’uno l’altro fanno fare certi piccioli mouimenti, & riuolgimenti, $imilmente ci $ono
ancho altre regole, & altri Timpani dentati allo i$te$$o modo, che da un mouim\~eto forzati uoltando$i fanno effetti,
& diuer$ità di mouimenti, ne i quali $i mouono le figurine, $i uoltano le mete, $i tirano pietruccie, ouero oua. $uona-
no le trombe, & $i fanno altre co$e per bellezza oltra il propo$ito. In que$te machine ancho ouero in una colonna,
Vuole Vitr. che gli Equinottÿ, & i Sol$titÿ, $i facciano in otto gradi de i lor $egni, & comincia l’anno quando il Sol entra in Capricorno.
Ma quando egli inclina dal Cancro, & ua per Leone, & Vergine, ritornando à i punti della ottaua parte della Bilancia,
& di grado in grado abbreuiando gli $pac{ij}, egli acorza le hore, & co$i peruen endo à i punti della Bilancia, di no-
Molte belle inuentioni $ono $tate quelle di Cte$ibio, & uole$$e Iddio, che il tempo non ce le haue$$e rubbate. Noi e$poneremo la mente di Vitr.
con quella facilità, è breuità, che $i puo in co$e tanto difficili. Lo analemma de$critto di $opra $er à il modulo del no$tro horologio. piglia adun
que la line a lacotomus bg. & quella $ia il dɩametro d’una colonella fatta giustamente al torno, il circolo de i me$i r.c.g. $er à la circonferen-
za della colonella. que$to diuider ai in 22 parti eguali nell’ ultima $ua cɩrconferenza $opra la te$ta della colonella. & da cia$cun punto della di
uɩ$ione la$cier ai cader à piombo longo la colonnella le linee fin’all’ altra te$ta, queste diuiderano lo $tipite della colonella in dodici parti eguali
deputate à gli $pac{ij} de i dodici $egni. una di quelle linee, che cader à dalla te$ta della linea lacotomus $eruir à al principio del Cancro, l’altra,
che cader à dall’ altra parte $eruɩr à al principio del Capricorno. tir ata poi una linea $opra la te$ta della colonnella in croce alla linea lacoto-
mus una di quella linea, che cader à dall’ una delle te$te ci $eruir à al principio del Montone, l’altra al principio della Bilanza. ma le altre linee,
che caderanno da gli altri punti ci $eruiranno à i principÿ de gli altri me$i, come fanno le linee tirate ne i Cilindri. Di$$egnerai anco uolendo
di grado in grado le lɩnee per ogni $egno al modo $opra po$to, piglia poi dallo anal\~ema lo $pacio che è dallo a al n. $opra l’equinottiale & quello
Fa tornire due Mete ò coni di rame con diligenza, una dellequalɩ $i far à uota, & $er à come femina, laquale nella $ua punta hauer à un foro $ottile
fatto in un cauetto d’oro, ò d’una Gemma, l’altra Meta $er à $oda, & come ma$chio entrera nella femina, & hauer à attacca a una regola
L’altra forma di horologio è belli{$s}ɩma, & molto artificio$a, & utile alla dimo$tratione delle co$e cele$ti, & $i fa in que$to modo, & é diui$o
que$to trattamento da Vitr. in due parti, l’una è la compo$itione dello horologio, l’altra è la tempra dell’acqua, $imilmente la compo$itione
dello horologio è diui$a in due parti, Puna è la de$cruttione delle hore, l’altra è la de$crittione del Cielo, & Zodiaco, la de$crittione delle
hore è pre$a dallo analemma, ma Vitr. non in$egna à che modo, $imilmente ancho egli non ce in$egna il modo di de$criuere il cɩelo, & il Zodia
co, però partitamente to e$ponerò $econdo, che io la intendo. Lo analemma adunque $i piglia dalla sfera po$ta in piano con ragione di pro$pet
tiua, $econdo, che $i de$criue una tauola dello A $trolabio. Il modo é que$to. Sia fatto un circolo a b c d. in quattro parti da due diametri diui-
La te>mpra dell’acqua $i fa in que$to modo, egli $i fa drieto la fronte dell’horologio una con$erua dell’acqua, laquale Vitr. qui & altroue
chiama ca$tellum, à questo ca$tello $i fa un foro di $otto, accio l’acqua po$$a u$cire, à quel foro è congiunto un Timpano, & ancho egl@ ha
un foro per lo quale entra l’acqua in e$$o dal ca$tello, que$ti $erà dɩ quella grandezza $econdo, che ricerca la grandezza dello horolo-
gio, la materia delquale è di rame ri$petto all’acqua, che eglɩ tiene del continuo. que$ti è immobile, & ha $egnato nella $ua circonfe-
renza di tauti punti quanto $ono giorni all’anno, & ancho egli $i può fare un zodiaco i gradi de i $egni delquale ri$pondino à i gior-
nɩ de i me$i, $econdo che egli $i puo trarre dalla tauola $otto posta. di$$egnato $ia nella $ommità il Cancro, dalla de$tra di colui, che guar-
da la Libra, dalla $inɩ$tra il Montone, di $otto il Capricorno, & tra questi $iano al luogo $uo de$critti gli altri $egni, & igradi loro a
iquali di $otto $iano i giorni, i numeri, & i me$i ri$pondenti à i loro propi $egni. Tira poi una linea à perpendicolo dal Cancro al Capricorno,
laquale è come diametro del Timpano, partirai poi la circonferenza del detto Timpano in parti noue eguali, & $econdo la larghezza di una
$i fa il $emidiametro d’un’altro Timpano picciolo, della circonferenza delquale $i fanno otto parti, & $econdo la dɩ$tanza d’una di quelle $i al
I Timpani po$ti all’incontro $eruono alla Faccia di que$to Oreloggio; Quello di $opra è immobile e l’altro gira mo{$s}o da l’artificio de l’acqua.
Quste due Figure $ono po$te per mo$trare le Parti occulte de i Timpani, che $eruöno per la tempera de L’acqua; & uanno congiunti in$ieme come nella pa{$s}ata figura $i uede.
DICESI che in Efe$o nobile, & ampia città di Greci è $tata da i loro maggiori con du-
ra conditione, ma con ragione non iniqua un’antica legge ordinata: percioche l’ Ar-
chitetto quando piglia à fare un’opera publica, promette prima quanta $pe$a ui ha
d’ãdare, fatta la $tima al magi$trato $i obbligano i $uoi beni, fin che l’opera $ia $inita, la-
quale fornita, quando la $pe$a ri$ponde a punto à quanto s’è detto, con decreti, & ho-
nori l’ Architetto uiene ornato; & $imilmente $e non piu del quarto $i $pende, quello
aggiugner $i deue alla $tima, & $i ri$tora del publico, & egli à niuna pena, ètenuto, ma
HOra condotti $iamo all’ultimo lauoro, come dice Dante, & cire$ta la terza parte principale dell’ Architettura po$ta nella
cognitione, & nella di$po$itione delle machine, & de glɩ strumenti, bella utile, & merauiglio$a pratica, imperoche chi é
quello, che non guardi con $tupore un huomo $opra le forze $ue aiutato da un picciolo $trumento leuare con grandi{$s}ɩma
ageuolezza un pe$o $mi$urato? con debil fune artifɩcio$amente riuolta $olleuare un $a$$o appari d’un monte pondero$o?
chi non legge con merauiglia le co$e fatte da Archimede? chi non pauenta all’horrɩbɩle inuentione dell’ Artiglierie, lequa-
li & col $uono, & con l’empito, & con gli effetti imitando i tuoni, i baleni, & i fulmiini, con infrernal tormento $ono
la $trage del genere humano? ma la$ciamo i terrori da parte, quanta utilità di gratia, quanto piacere ci presta la inuentione delle ruote, il
modo di alzar l’acque, gli $trumenti da fɩato, le co$e che da $e $i mouono? et quello che fa la natura, perche niente $ia di uoto? Non è dunque che
Facendo adunque la natura alcune co$e contra l’utilità de gli huomini, & operando $empre ad uno i$te$$o modo, e nece$$ario che à questa contra-
rietà $i troui un modo, che pieghi la natura al bi$ogno, & all’u$o humano, Que$to modo è riposto nell’aiuto dell’ Arte, con laquale $i uince la na-
tura in quel@e co$e, nellequalɩ e$$a natura uince noɩ, Ecco quanto cɩ contra$ta la natura ne i pe$i, et nelle grandezze delle co$e, & $e nõ fu$$e l’in
gegno dall’arte guidato, chɩ potrebbe alzare, tirare, & condure le moli grandi{$s}ime de $mi$urati marmi? drizzar le colonne? le mete, e glɩ obe
li$ci? chɩ uarar le naui, chi tirarle in terra? chi pa$$ar le portate di gro$$e barche con i tragetti? certamente non ba$terebbeno le foze humane,
pcrò bello é ɩl $apere la cagione, da che operar $i pa$$a, e fabricare tanta uarietà di machine, & de $trumenti, Que$ta con$ideratione è po$ta &
LA machina è una perpetua e continuata congiuntione di materia, che ha grandis$ima forza, à i mo- uimenti de i pe$i.
Diffini$ce in que$to capo. Vitr. et dichiara che co$a è machina, come ella $i moue, quãte et quali maniere di machine $i troua-
no, che dɩ$$erenza è tra machina, e i$trumēto, che origɩne, & donde gli huomini hàno tolto le machine, è gli $trumèti. Quan
to adunque apartiene alla diffinitione egli dice, che, Machina è una continente, ò continuata congiuntione di materia, cɩoè
di legno, che ha grandi{$s}ɩme forze i i mouɩmenti de i pe$i. Et la ragione dɩmo$tratrice del modo di fare le machine, è detta
$cɩenza, o arte mecanica, nõ però è $otto quello intendɩm\~eto, che’l uulgo abbraccia chiamando mecanica ogni arte uɩle, che $ia, <002>che questa è det
ta dalla machinatione, & di$cor$o che $i fa prima nella mente, & che poi regola le opere artɩ$icio$e per leuar i pe$i, $alir à luoghi alti, $cuoter
le mura, & far quelle co$e all’humana commodità, che la natura operando ad uno i$te$$o modo, come fa, non ci può pre$tare. Que$ta cognitio-
Vna $orte di machine è per a$cendere, que$ta è detta in Greco acrouaticon, qua$i andamento all’in$u, l’altra $piritale, che da i mede$imi, è detta pneumaticon, la terza è da tirare detta uanau$on.
A que$ti tre membri $i riducono tutte le altre machɩne, e tutti gli altri $trumenti, uediamo noɩ che co$a, è cia$cuna di queste $econdo Vitr.
Quella $orte, che è per a$cendere, è quando le machine $eranno po$te in modo, che drizzati in piede ɩ trauicelli, & in$ie- me ordinatamente colligati i trauer$i, $i a$cenda $enza pericolo à guardare l’apparato.
Anzi io ui porrei quelle $cale, che s’appoggiano alle muraglie, dellequalɩ ne i libri della militia $i tratta, e tutto il di da gli ingenio$i $oldati $i troua- no à uarɩ modi fabricate, perche ancho in queste non è meno l’audacia che l’arte, & di e$$e ne tratta V alturio.
_Ma la maniera $piritale è quando lo $pirito $cacciato con l’e$pres$ioni, & le perco$$e, & le uoci $ono, con i$trumenti_ _epre$$e_. # Molto piu abbraccia que$t’arte, che le machine hidraulice, come $i uede in Herone, doue oltra glɩ organi, oltra le uocɩ, & i cantɩ de gli uccelletti, oltra i fɩ$chi de i $erpenti, & i $uoni delle trombe, che egli à fare con in$trumenti ci dimo$tra, ci $ono ancho altri artifɩc{ij}, doue ne uoce, ne $uono $i $ente, come è ɩl uotar diuer$i liquori per una i$te$sa canna, & quellɩ hora in una proportɩone hora ɩn un’altra. ɩl far $alir l’acqua, lo $pruzzare di odoriferi liquori le genti, & altre co$e, che $enza $uono $i fanno, che però tutte conuengono in que$to, che in e$$e è lo $pɩrito, cɩoè l’aere $cacciato con l’e$pre{$s}ioni. # _Finalmente la maniera da tirare, è quella, quando con le machine $i tirano i_ _pe$i, ouero alzati $i ripongono_. Et que$to è facile, dapoi Vɩtr. compara in$ieme que$te machine e dice.
La ragione di a$cendere $i gloria non di arte, ma di audacia, & quella con catene trauer$i, & legature annodate, & con
appoggi è contenuta, ma quella che entra con la pote$tà dello $pirito con le $ottilità dell’arte con$egue belli, è $cielti
effetti; Ma quella, che al tirar de i pe$i ci $erue, ha in $e commodi maggiori, & occa$ioni piene di magnifɩcenza all’ u-
Adunque di queste tre maniere una $i uanta di audacia, l’altra di $ottigliezza, la terza di utilità. Della prima nõ ne parla Vitr. la$ciandola (co- me egli dice nel fɩne di questo libro) à $oldati e$perti, che fanno le $cale $econdo il bi$ogno. Di quella di mezzo ne parla, è ne parla, quando ce in $egna la machina di Cte$ibio, & la machina hydraulica. & della terza ne parla nel re$to. Que$ta terza adunque che trattoria è da Vitr. no minata, nell’operare può hauer bi$ogno di molto apparecchio, & per cio fa effetti maggɩori, & per questo dice, che $i dimanda machina, può ancho e$$er che $i contente d’un’opera $ola, è bi$ogno non habbia di tanta fatura, ne faccia $i grandi effctti, & que$ta dice Vitr. che opera con in$trumenti, però ci fa differenza dicendo.
Di que$te trattorie altre $i mouono con machine, altre con i$trumenti, & pare, che tra machina e $trumento ci $ia que-
$ta differenza, che bi$ogna che le machine con piu opere, ouero con forza maggiore con$eguano gli effetti loro, come
le bali$te, & i preli de i torcolari, Ma gli $trumenti col prudente toccamento d’un’opera fanno quello, che s’hanno
Tutta la machina $i chiama balɩ$ta, ò torculare, all’una & all’ altra è nece$sario, che ci $ia altra fattura, come al torchio è quella traue, che preme l’uua detta prelo, & Vitr. ci ha in$egnato di fare il torculare nel $esto libro al non capo, $imigliante co$a e$$er douea nello $caricare della bali- $ta, come $ono le $tanghe, e i mollinellɩ, però queste $ono dette machine, perche hanno bɩ$ogno di piu opere, come $trumenti $i chiamano gli $cor pioni, e catapulte, che con un’opera fanno gli effetti loro. Ani$ocicli $ono circoli della uida, ò coclea che $i dica. et perche ne glɩ $corpioni era- no alcuni $ili ritorti, prima raccolti & poi rila$ciati che $pigneuano le $aette, quando $i $caricauano, però Vitr. dice Ani$ocicli, i capellɩ delle donne $o$pe$i fanno certe anella, che $i po$$ono chiamare Ani$ocicli.
Adunque è gli $trumenti, & la ragione delle machine $ono nece$$ari all’u$o, $enza iquali niuna co$a puo e$$er e$pedita.
Dell’u$o delle machine, & de gli $trumenti è co$a manifesta però ueniremo all’origine, dice adunque Vitr.
Ogni machinatione è prima nata dalla natura delle co$e, & ordinata dalla mae$tra uer$atione del mondo. Con$ideria-
A me pare, che chiaramente interpretato io habbia, ciò che da Vitr. è $tato detto d’intorno all’origine, & u$o delle machine, però $i uenirà alla e$po$itione del $econdo cap.
PRIMAMENTE ordineremo quelle co$e, che ne i $acri tempi, & alla per$ettione delle opere pu-
bliche $i apparecchiano, lequali à que$to modo $i fanno. Drizzan$i tre trauicellɩ $econdo la grãdez
za de i pe$i, que$ti dalle te$te di $opra congiunti da un pirone, & da ba$$o allargati $i drizzano po-
$te le funi dalle te$te, & con quelle atorno di$po$te $i tengono drittɩ, lega$i nella $ommità una taglia
detta da alcuni recamo. nella taglia $ono due rotelle, che ne i loro pernuzzi $i uolgono, per la rotel
la di $opra $i fa pa$$ar il menale, que$ta fune dapoi $i manda à ba$$o, & $i fa andar à torno la rotella
della taglia inferiore, & $i ripporta alla rotella di $otto della taglia $uperiore, & co$i di$cende alla inferiore, & nel $uo
Qui Vitr. ci dimo$tra come $i fanno gli $trumenti da leuar i pe$i, e porlɩ doue fa bi$ogno nelle fabriche de i tempi, & delle opere publiche. &
prima ci parla della taglia, che egli troclea, ò ricamo dimanda: il piu $emplice modo è drizzare una caualletta, ò gauerna che $i dica, ditra-
ui, ò antenelle, per u$are i nomi del no$tro Ar$enale, accio meglio $i piglie la pratica ditaɩ co$e. Que$ta gauerna $i fa pigliando$i tre traui
QVESTA ragione di machinatione, che $i riuolge con tre raggi, $i chiama tri$pa$tos, ma quando nella taglia di $otto due raggi, & nella di$opra tre $i ruotano penta$pa$ton, Ma $e per pe$i maggiori $i apperecchieranno le machɩne, allhora $erà nece$$ario u$are le traui, & piu lunghe, & piu gro$$e, & con la mede$ma antedetta ragione da i capi di $opra legarle, & congiungerle con le loro fɩbbie, e pironi, & di $otto con molinelli accommodarle.
Perche (come ho detto) la moltitutdine delle taglɩe, & de i raggi in piu parte diuide il pe$o, però la doue $i ha à leuar pe$o
E$plicate le predette co$e $iano dinanzi alle machine ammolate quelle $uni, che an tarie dette $ono, è $opra le $palle della
machina di$po$ti $iano per lungo i rittegni, & $e non $erà doue ligarli, & riccommandarli, $iano confɩccati i pali drit
ti, & $ermati col batterli bene à torno, & iui $iano le $uni legate. Dapoi $ia una taglia al capo di $opra della machina
cõ una corda legata, & da quello $iã ripportate le corde al palo, & d’intorno è quella taglia, che è al palo alligata $i me
ni la $une cerca il $uo raggio, & poi ripportata $ia alla taglɩa, che al capo della machina, & d’intorno il raggio dalla
Vitr. ce in$egna à drizzar le machine, & chi ha ueduto come $e inalbora le naui, può intender quello, che egli dice. io e$ponerò la mente $ua piu fa
cilmente, che $i può, per drizzare adunque la machina $i ferma ɩl pɩede dɩ e$$a ad un palo, ouero ad altra co$a $tabɩle, accɩoche la machɩna ui
punti dentro. Alla te$ta $i legan non meno di due funɩ, accioche una uada dalla destra, l’altra dalla $inistra, & que$te credo io che da Vitr.
antarie, & da Greciproton@, & da marɩnarɩ $artie dette $ono, $tende$i poɩ per la lunghezza della machina un’altra fune, laquale s’inue$te
in una taglɩa di $opra, & in un’altra dɩ $o@tto, dapoi questo è alquanto d{ij}costo l’argana, ò ɩl molɩnello, alquale $i rɩpporta la $une predetta, che
da noi codetta $i chiama, $i come la taglia da pɩedi, è nomina@a pa$tecca,
MA $e porrein opera uorremo co$e di maggior pe$o, e grandezza, non douemo fɩdar$i de molinelli,
ma $i come il molinello nelle orecchie è contenuto, co$i in que$to ca$o bi$ogna, che nelle orecchie
u’entri un perno, nel mezzo delquale cɩ $ia un timpano, che alcuni ruota, i Greci Ampheure$in, al-
tri Peritrochio detto hanno, & in que$te machine le raglie uanno ad un’altro modo, perche & di $ot
to, & di $opra hanno due ordini de raggi, & in tal modo il menale $i fa trappa$$are nel foro della ta-
glia di $otto, che i due capi $ieno eguali quando la fune $erà $te$a, & ini lungo la taglia inf\~eriore at-
torchiata una cor dicella, è legate amendue le parti della fune $ieno contenute in modo, che non pos$ino u$cire ne
dalla de$tra, ne dalla $ini$tra: fatto que$to i capi della fune $i ripportano alla taglia di $opra nella parte e$teriore, & $o-
Tutta la diffɩcultà d’intender bene l’artificio della $opra$critta machina, è po$ta nell’ordimento delle funi. Vitr. dice prima l’effetto $uo, che è di le
uar pe$i di maggior importanza, che la machina po$ta al $econdo cap. poɩ dimostra ɩl modo dɩ fabrɩcarla, chiama egli collos$icotera quelle co$e,
che & di pe$o, & di grandezza eccedono l’ordinario, $e come colos$i dette $ono le grandi{$s}ɩme $tatue, & che $ono dɩ molto maggɩor mi$ura
della con$ueta. Drizza$i la caualletta di gro{$s}i, & altɩ traui al modo $opradetto, poi $i fanno due taglie di quattro raggɩ per una, due di $otto
EVVI un’altra $orte di machina a$$ai ariti$icio$a, & accommodata, alla pre$tezza, ma il por$i à farla,
è opera di periti; imperoche egli è un traue, che $i drizza in piedi, & da quattro parti con rittegni
tenuto, $otto i rittegni $i confɩccano due manichi, à iquali con funi $i lega una taglia, $otto la quale
è po$to un regolo due piedi longo, largo $ei dita, gro$$o quattro, le taglɩe hanno per larghezza tre
ordini di raggi, & co$i tre menali nella $ommità della machina $i legano, & dipoi $e ripportano alla
taglia da ba$lo, & $i fan pa$$are dalla parte di d\~etro per li $uoi raggi di $opra, d’indi $i ripportano al-
la taglia di$opra, & s’inue$tono per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di $otto, quando $eranno per la parte di
dentro $ce$i, & per li $econdi raggi $i trapportano nella parte di $uori, & $i ripportano dɩ $opra à i $econdi raggi trap
Bella, & $ottile ragione & inuentione di Machina ci propone Vitr. & ce in$egna il modo di farla, l’ordimento delle funi, l’accommodarla per ti
NON è alieno dall’in$tituto no$tro e$ponere una ingenio$a inuentione’ di Cte$ifonte, percioche uol\~e
do co$tui condure dalle boteghe di tagliapietra in Efe$o al tempio di Diana i fu$ti delle colonne, nõ
fɩdando $i ne i carri per la grandezza de i pe$i, & per le uie de i campi molli temendo, che le ruote
La interpretatione, & la pratica $a mani$e$to quello che dice Vitr. et cilindro era una pietra di forma di colõna per i$pianare, et or$are, come dice- mo noi i terrazzi, ma quanto bɩ$ogni prɩma pen$arci $opra, auanti che $i dia principio à tali ɩmpre$e di condure le co$e grandi. Vitr. ci di- mo$tra in un bello e$$empio dicendo.
Ma à no$tri giorni e$$endo nel t\~epio doue era il colo$$o d’ Apollo per’ uecchiezza rotta la ba$a, è tem\~edo$i che la $tatua
non ruina$$e, & $i rompe$$e, cõdu$$ero chi dalle i$te$$e petraie taglia $$ero la ba$a. Paconio $i pre$e il carico. Era que$ta
ba$a lunga dodici piedi, larga otto, alta $ei, que$ta Paconio gon$io di uanagloria nõ come Metagene tentò di cõdure,
Et questo luogo è ancho facile, perche Paconio fece un rochello, come dicemo noi, nelquale $errò la pietra, & la corda, che era d’intorno al detto rocchello $i uolgeua hora in un luogo hora in un’altro, & però non poteua tɩrar dritto, ma quanto tiraua inanzi, tanto la machɩna $i torceua, & per drizzarla, tanto era nece$$ario tirarla in dietro, & co$i la $atica era uana, come quella di si$ifo, per la colpa della uanità $ua, leggi Leone al $e$to del $e$to.
IO u$cirò alquanto di propo$ito, è dirò come trouate furono que$te petraie, Pi$$odoro $u pa$tore, è
praticaua in que$ti luoghi. Pen$ando gli Efe$i di $ar un tempio à Diana, & deliberando dɩ $eruir$i
del marmo di Paro, Precone$$o, Heraclea, e di Tha$o anuenne, che in quel tempo Pi$$odoro caccia-
La uanagloria ingannò Paconìo, l’arte aiutò Cte$i$onte, è Metagene, il ca$o fece fauore à Pi$$odoro. Et Vitr. ci harecreati con questa digre{$s}ione uedendoci hauere $tanca, & intricata la $anta $ia con ruote, corde, timpani, arganɩ, è girelle. Hora egli pa$$a dopo la fabrica al di$cor$o, & $a $opra le detteco $e una belli{$s}imama con$ideratione dicendo.
DELLE ragioni, con lequali $i tirano i pe$i breuemente io ho e$po$to quelle co$e, che io ho giudica- te nece$$arie.
Vitr. nel primo cap. di que$to lɩbro ha detto, che machina era una continua colligatione di legname, che hauea uirtu grande à mouere i pe$i. # Que$to fɩn hora egli ci ha dimostrato. Ha detto ancho, che la machina $i moue con arti$icio di molti giri, questa parte hora egli ci e$pone, alche douemo por mente, per e$$er ɩl $ondamento di tutti gli artifɩc{ij}, oltra che cɩ$a- rà intender molte belle co$e delle Mecaniche di Arɩ$totile. Dice adunque.
Delle ragioni da tirar i pe$i, quelle co$e io ho breuemente e$po$to, che io ho giudicate nece$$arie, i mouinenti, & le uir-
La propo$itione dɩ Vitr. è que$ta, che il mouimento drɩtto, & il circolare, benche $iano due co$e diuer$e, & che $imiglianza tra $e non habbiano pure concorreno à $are ɩ merauiglio$i effetti, che tutto dì uedemo nell’alzar i pe$i, ne uno può $tar $enza l’altro, ma come cio adiuegna Vitr. da $e $te$$o l’e$pone dicendo.
Ma come quello, che io ho detto, s’intenda, e$ponerò. Entrano i pernuzzi ne i raggi come centri, & nelle taglie $i pon gono, per que$ti raggi la fune $i uolge con dritti tiri, & po$ta nel molinello per lo riuolgimento delle $taughe $a, che i pe$i $i leuino in alto, & i cardini del molinello come centri del dritto ne i gatelli collocati, & ne i $uoi bucchi po$te le $tanghe uoltando$i in giro le te$te à ragione di torno alzano i pe$i.
Per indottione proua Vitr. che ɩl dritto, & il circolare entrano à i mouimenti delle co$e, & prima ne gli $trumenti delle taglie, $tanghe, è molinel li, perche i giri, i raggɩ gli auolgimenti ri$pondono al circolare, le $uni, le $tanghe i perni $i$pondono al dritto nelle $oprapo$te machine, dapoɩ ne gli altri strumenti, come qui $otto dimostra dicendo.
Similmente come la $tanga, ò leua di ferro quando è appo$ta al pe$o, quello, che non puo da molte mani e$$er leuato, $ot topo$to à gui$a di centro per dritto, quello $opra, che $i $erma la manouella, che hypomochlion da Greci è detta, qua- $i $otto$tanga, & po$ta $otto il pe$o la manouella, ò lenguella della, $tanga, & calcato il capo di quella dalle forze d’un huomo $olo, quel pe$o $i leua.
Molte que$tioni pertinenti alle Mecaniche di Arist. in poche parole poste, & ri$$olte $ono da Vitr. in que$to luogo. Però con$iderar bi$ogna le re
gole generali, & i princip{ij} di tutte. In ogni artifɩcio$o mouimento $ono quattro co$e ɩl pe$o, la forza, che lo moue, lo $trumento, con che $i
moue, detto Vectis Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare, & quello $opra che $i ferma la Leua Hypomochlion in Greco, Pres$io
Et que$to na$ce perche la parte dinanzi piu corta della leua entra $otto il pe$o da quella parte della $ottoleua, che è co- me centro, & il capo della leua, che è piu lontano dal centro mentre, ch’è calcato $acendo il mouimento circolare co- $trigne col calcare con poca forza porre in bilico un grandis$imo pe$o.
Il mouimento drɩtto prouato dɩ $opra ha bɩ$ogno del mouimento circolare, questo proua Vitr. nella leua, ilche $i uede chiaro, percioche tanto il capo del raggɩo minore, quanto del maggiore di$$egna ɩ circoli, come nella bɩlancia s’è dimostrato.
Simigliantemente $e la lenguella della leua di ferɩo $erà po$ta $otto il pe$o, & che il capo col calcare non à ba$$o ma per lo contrario in alto $erà leuato la lenguella apuntando$i nel piano della terra hauerà quello in luogo di pe$o, & l’an- gulo del pe$o in luogo di $otto leua, & co$i non tanto $acilmente, quanto per la $ottoleua alzerà, ni\~etedimeno all’op po$to del pe$o nel carico $erà commo$$o.
Quello, che dice Vitr. benche con modo diffɩcile detto $ia, però $i puo intendere à que$to modo, che non $olamente la leua $i adopera calcando uno
Adunque $e la lenguella della leua è po$ta $opra la $ottoleua, sott’entrerà al pe$o con la parte maggiore della $tanga, & il capo di quella $erà calcato piu uicino al centro nõ potra alzar’il pe$o, $e non ($i come è $tato $opra$critto) il bilico, & l’e$$ame della leua $erà piu longo dalla parte della te$ta, et non $erà $atto appre$$o il pe$o.
Nella leua, come ho detto è il capo, & è quella parte che $i calca cõle mani, è la lenguella, che è quella parte, che $ott’entra al pe$o $orrata da capo, tutta la leua è ɩn due raggi partita, da quel punto, che tocca la $ottoleua, $e adunque da quel punto alla lenguella $er à il raggio piu lungo, che dallo i$te$$o punto al capo, non $i potr à leuar ɩl pe$o, & la ragione, è in pronto, perche ɩl raggio maggiore rappre$enta la lɩnea maggiore, che $i parte dal centro, & però $a piu mouimento, & que$to $i proua da Vitr. in que$to modo, quando egli dice.
Et que$to $i puo con$iderare dalle $tadere, perche quando la orechia è uicina al capo, doue pende la lance, nelqual luo go ella è come centro, & che il marco, o romano detto equipondio, nell’altra Parte del $u$to uagando per lɩ $egni, quã to è piu lontano condotto, $e ben $u$$e pre$$o all’e$tremo del fu$to, ancho con men pari pe$o agguaglia il pe$o, che è dall’altra parte, $e bene è grandis$imo, & que$to adiuiene per lo bilanciar del $u$to, & perche la leua è lontana dal cen tro. Et con la piccolezza del marco piu debile leuando in un momento maggior forza di pe$o $enza uehem\~enza dol cemente con$trigne dal ba$$o al di$opra lenar$i.
Que$to ancho s’ɩntende, per le co$e dette di$opra da noi, quãdo dimostrato hauemo, che co$al>è $tadera, che parti habbia, & che effetti faccia. Arɩ$t.
nella uige$ima quinta que$tione, dimanda perche cagione la stadera cõ un picciol marco pe$a grandi{$s}ɩmɩ, pe$i, concio$ia che tutta la $tadera al-
tro non $ia, che mezza bilancia, perche da una parte $ola pende la lance, allaquale $i appende ɩl pe$o, dall’ altra $enza lãce, e la $tadera: $cɩoglie$i
la dimanda, che la stadera cirappre$enta, & la bilancia, & la leua, ìmperoche é $imile alla bilancia quando cɩa$cuna orecchia, & lenguella può
mutar luogo $econdo la quantita de i pe$i, che uolemo leuare, & mutando il luogo, et $ac\~edo diuer$i centri, da una parte è la làce, ouer uncino do
ue s’ appende il pe$o, dall’altra è il marco, in luogo dell’altra lance, ilquale tira il pe$o, che è nella lance, & à que$to modo la $tadera, è come la bi-
lancia, & però $a gli èffetti i$te{$s}ɩ per le ɩ$te$$e ragioni, & accioche una $tadera e$$er po$$a diuer$e bilancie, $e le pone diuer$e orecchie, & len-
guelle, cɩoè $i mutano ɩ centri, doue la $i tiene, uero è che quando pe$amo una co$a, ella è come una $ola bɩlancia, perche ha un centro $olo, & due
raggi, ma noɩ mutando ɩl pe$o mutamo il centro, perche ɩl marco non calca egualmente e$$endo pɩu uicino, ò piu lõtano al c\~etro, imperoche quan
do pe$amo alcuna co$a, quanto pɩu il centro, doue è l’orecchɩa, è uɩcino al pe$o, tanto piu $i leua, perche la linea, cɩoè $u$to, che è dal centro al
marco $i $a maggɩore. Ecco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nella $tadera, che da Ari$t. e Phalange nomɩnata, s’a{$s}ɩmiglia anche alla
leua, & è come una leua riuer$cia, perche ha dal di $opra la $ottoleua, ò pre{$s}ione che $i dica, che è ɩl centro, ha la $orza, che moue, che
Ancho $i come il nocchiero d’una gran naue da carico tenendo l’an$a del temone, oiax detta da greci, in un mom\~eto con una mano per la ragione del centro calcando arti$icio$amente uolge la naue carica di pe$i grandis$imi, de merci, & d’altre co$e nece$$arie.
Ari$totele nella quinta que$tione dimanda, perche cagione e$$endo il gouerno picciolo & po$to nella e$tremità della naue, ha però tanta $orza, chete
nendo un’huomo l’an$a di quello nelle mani, e uogliendola de$tram\~ete, $accia tanto mou>mento nelle naui di grandi{$s}imo carico, ri$ponde dic\~edo,
Et ancho le uele alzate à mezzo l’albero non danno tanta celerità alla naue, quanto $e $ono alzate le antenne alla $om-
mità, & la ragione è que$ta, perche $tando nella $ommità non $ono uicine al piede dell’albero, che in quel luogo è in
uece di centro, ma nella $ommità piu lontane, & da quello piu rimote pigliano le uele il uento, Adunque $i come la
leua $ottopo$ta al pe$o, $e per la metà è calcata è piu dura ne opera, ma quando il $uo capo e$tremo è calcato, è mena-
Con lo iste$$o uento, & con la mede$ima uela ander à la naue piu forte e$$endo ghindata l’ant\~ena alla $ommità dell’ albero, che al mezzo, la ragione è come nella $e$ta questione $i uede, perche l’ albero è come la leua, il pɩede la doue $i ferma, è come il pe$o è la naue, il mouè te e il uento, $e adunque il mouente calca, ò $pigne le parti lontane dal centro piu facilmente moue, che uicino al centro.
Ancho i remi con le $trope legati alli $chermi $pinti, & retirati con le mani, allontanando$i dal centro le pale di es$i nel, l’onde del mare con grande forza $pingono la naue innanzi, che è di$opra mentre che la prora taglia la rarita del liquore.
Il remo è come leua, lo $chermo come $ottoleua, il mare come pe$o, $econdo che $i uede nella quarta dimanda, le braccia della leua $ono l’uno dallo
I grandi pe$i parimente quando portati $ono da quattro ò fei, che portano le lettiche, $ono po$ti in bilico, per li centri dɩ mezzo delle $tanghe, accioche con una certa proportione partito il carico cia$cuno de i ba$taggi porti col collo egual parte del pe$o indiui$o, perche le parti di mezzo delle $tanghe, nellequali s’inue$tono le cigne, e collari de por- tatori $ono fitte, & terminate con chiodi, accioche non $corrino di quà: perche quando oltra i confini del centro $i mouono premono il collo di colui, che gli è piu uicino, $i come nella $tadera il marco quando con l’e$$ame ha i termini del pe$are.
Dimanda Ari$t. nella uige$imanona que$tione, donde na$ce, che $e due portano uno iste$$o carico $opra una stanga, non egualmente $ono oppres$i,
$e il pe$o non è nel mezzo, ma piu s’affatica colui, che è piu uicino al pe$o? ri$ponde che la stanga e inuece di due leue, la cui $ottoleua riuer-
Per la i$te$$a ragione i giumenti, che $ono fotto il giogo con egual fatica tirano i pe$i, quando legati $ono in modo, che i
loro colli $iano egualmente di$tanti dal mezzo la doue $i lega il giogo, ma quando di quelli $ono le forze di$eguali,
& uno e$$endo piu gagliardo preme l’altro, alhora facendo$i trappa$$are la corregia, $i fa una parte del giogo piu lun-
ga, laquale aiuta il giumento piu debile, co$i nelle $tanghe, come ne i gioghi, quando le cigne non $ono nel mezzo, ma
fanno quella parte, dallaquale paffa la cingia piu corta, & l’altra piu lunga con la i$te$$a ragione $e per quel centro
Que$to, è, facile per le co$e dette di $opra però uolendo Vitr. dare una uniuer$ale conclu$ione prouata da i primi principij, dice $eguitando la $ua indottione.
Et $i come le ruote minori hanno i mouimenti loro piu duri, & piu difficili, co$i le $tanghe, & i gioghi in quelle parti doue hanno minor di$tanza dal centro alle te$te loro premono con difficultà i colli, & quelle, che hanno dallo i$te$$o centro $pat{ij} piu lontani allegieri$cono di pe$o i portatori, & in $omma $e que$te co$e gia dette al predetto modo ri- ceuono i loro mouimenti col dritto, & col circolare $i ancho i carri, le carette, i Timpani, le ruote, le uide, gli $corpio- ni, le bali$te, i calcatoi de i torchi & le altre machine con le i$te$$e ragioni per lo dritto centro, & perlo circolare ri- uoltate fanno gli effetti $econdo la no$tra intentione.
A me pare che Vitr. in uirtù de i princip{ij} posti da lui egli habbia propo$to la ragione ditutte le machine trouate, & che $i po$$ono trouare cer-
ca l’alzare, il tirare, & lo $pignere de ɩ pe$i, che $otto un’i$te$$o nome di machina trattoria è contenuto, la$cia que$ta bella con$ideratione à
gli ingenio$i, che il drɩtto, & ɩl circolare mouɩmento, è principio di tutte le co$e dette, & che chɩ $apera in e$$e cono$cere ɩl pe$o, la leua, la
$ottoleua, & la uirtù mouente comparando qneste co$e in$ieme potra render conto, & $atisfare à tutte le dimande fatte nella pre$ente mate-
ria, à noi re$ta dire alcuna co$a d’intorno le ruote de carri, & cerca le uide, che hanno grandis$ime forze, & qua$i incredibɩli, & diro quello
che dice il Cardano nel libro decimo $ettimo della $ottilità delle co$e. Dice eglɩ adunque con $imigliantɩragione $i fanno le uide. Sia la uɩda a.b.
cioè quella che eglɩ Coclea dimanda, & il ma$chio cioe la uida c d, laquale $i gira à torno come $i $uole, $ia ɩl manico giunto al ma$chio e f. il-
qual $i uolge col perno g. h. facilmente per la detta ragione delle $tanghe, giunte $ia dal ba$$o del ma$chɩo à piombo un pe$o di cento lɩbre, &
$ia m. uoltando$i adunque il perno g h. egli $i tirera K l in $u, & il pe$o m. andera all’ɩn$u, & per lo contrario uoltato ɩl perno. g.h. & con
la ragione i$te$$a $i $pignera K l. & pieghera il ferro oppo$to di una gro$$ezza incredibɩle, ci re$ta à dimo$trare, che il pe$o. m. $i po$$a moue-
HORA degli $trumenti dirò, iquali $tati $ono ritrouati per cauar l’acqua, e$ponendo la uarietà loro,
& prima io ragionerò del Timpano. Que$ti non molto alto l’acqua, ma molto e$peditamen-
te ne caua una gran quantità, egli $i fa un perno à torno, ò, à $e$ta, con le te$te ferrate, que$ti nel
mezzo ha un Timpano di tauole fermate è po$te in$ieme, & $i pone $opra alcuni legni dritti, che
dalle te$te hanno certi cerchielli di lame di $erro doue $i po$a il perno, ma nel cauo di quel Timpa-
Et la interpretatione, & le figure, & l’hauer inte$o le co$e piu difficili, & il uederne ordinariamente gli e$$empi, mi leuan la fatica di commentare
questo, & altri capi di Vitr. ben diro che in que$ta ultima ruota la catena cõ i $ecchielli puo e$$er po$ta $ul taglio della ruota, perche ancho piu
FANNOSI ancho nei fiumi le ruote cõ le i$te$$e ragioni, che di $opra $critto hauemo. D’intorno al-
le fronti loro s’affigeno le pinne, lequali quando tocche $ono dall’impeto dell’acqua fanno à forza
andando inã zi, che la ruota $i uolga, & co$i con i $ecchielli riceuendo l'acqua, & riportandola di $opra
$enza opera di huomini, che la calchino dallo $pigner del fiume danno quello, che è nece$$ario all’u$o.
Con la i$te$$a ragione ancho le machine dette Hidraule $i uolgono, nellequali $ono tutte quelle co$e,
L’u$o $imilmeute, & la figura, con la chiarezza della interpretatione ci dimostra quanto è $opradetto, hora ueniremo, à, piu ingenio$e inu\~etioni.
EVVI ancho la ragione della Vida, che caua molt’acqua, ma non l’alza tanto quanto la ruota, & la
forma di quella in que$to modo $i ordina, Piglia$i un traue che $ia tante dita gro$$o, quanti piedi
ha da e$$er lungo, & $i fa tondo à $e$ta, i $uoi capi per lo circuito loro $i partono in quarti, ò uero in
ottaui, $e $i uuole, tirando le linee da un capo all’altro, & que$te linee co$i po$te $ono, che drizza-
to il traue in piedi à piombo ri$pondino le linee de i capi drittamente Puna con l’altra, & dapoi da
que$te che fatte $ono $u le te$te, da una te$ta all’altra per la lunghezza del traue $iano tirate le linee
conuenienti in modo, che quanto grande $erà l’ottaua parte nel circuito delle te$te del traue, tanto $iano di$tanti le
linee tirate per la lunghezza, del traue, & co$i, & nella circonferenza delle te$te, & nella lunghezza $eranno gli $pa
ci eguali, dapoi nelle linee de$critte per longo $egnar $i deono quegli $paci, è terminarli con incrocciamenti è $egni
I>o ho ueduto que$to $trumento fare una mirabili$sima proua nelle no$tre paludi per $eccar l’acque, che in e$$e colano, & di piu io ho ueduto, che e$$endo le paludi pre$$o il fiume di Br\~eta la ruota, che uolgeua la uida era po$ta $opra il fiume di modo, che l’acqua uolg\~edo la ruota, faceua, che altre ruote è rochelli, che dal perno di quella alquanto di$co$ti erano, $i moue$$ero, & de$$ero uolta alla uida, che dalla palude cauando l’acqua la faceua cader in un ua$o $ottoposto da cui n’u$ciua un canale di legno, per loquale l’acqua cauata, $e ne andaua nel fiume, altri uogliono, che $i po$$a con la iste{$s}a acqua dar mouimento ad una ruota, che uolga la uida continuamente dopo il primo mouimento, co$i $arebbe un moto qua$i pcrpetuo. La fabrica di que$ta machina po$ta da Vitr. è non men bella, che $acile, non men facile, che utile, & s’intende per la no$tra inter- pretatione, & per la figura di$critta da noi, conclude adunque Vitr.
Io ho $critto quanto piu chiaramente ho potuto, accioche tai co$e manife$te $iano di che materia $i facciano gli $trumen ti da cauar l’acqua, & con che ragioni $i facciano, & con quai co$e riceuendo il mouimento con i lor giri pre$tino in- finiti commodi.
SEGVITA, che $accia la dimo$tratione della machina di Cte$ibio laquale alza molto l’acqua.
Quella $i fa di rame, à pie dellaquale $ono due moggietti alquanto di$tanti, liquali hanno le lor can
ne, ò trombe (è $ono in modo di $orchelle) ad uno il>te$$o modo attaccate, & concorrenti amendue
Cte$ibio molto commendato in diuer$i luoghi trouò una machina mirabile da alzar l’acqua, & questa è tra le machine $piritali collocata. Vitruuio
prima ne $a la dimo$tratione della pratica, dipoi commenda Cte$ibio di diuer$e inuention. Quanto adunque a$petta alla fabrica, io dico, che
$i apparecchia un catino, ò uero una conca di rame, ilquale ha un coperchio di rame detto Penula da Vitr. che è come un tramoggio riuer$o,
IO NON la$ciero à dietro di toccare quanto piu breuemente potrò, & con $crittura con$eguire
à punto, cio che a$petta alla ragione delle machine Hidraulice. Egli $i fa una ba$a di legno ben col-
legata, & congiunta in$ieme, in quella $i pone un’arca di rame, $opra la Ba$a dalla de$tra, & dal-
Dipoi nel piano di $opra ci $ono i fori circa tre dita grandi uicino à quali, ne i lor fu$aioli po$ti $ono i Delfini di ra- me, che dalla bocca loro pendenti hanno dalle catene i cembali, che calano di $otto i Fori de i moggietti nell’arca do- ue è ripo$ta l’acqua, iui è come un trammoggio riuer$o $otto il quale $ono certi ta$$elli alti cerca tre dita, iquali liuel- lano lo $pacio da ba$$o po$to tra i labri inferiori del forno, & il fondo dell’arca.
Que$ta $abrica di machina è difficile, & o$cura, ilche Vitr. afferma nel fine del pre$ente capo, benche egli dica hauerla chiar amente e$po$ta, &
nel principio del mede$imo capo ci prometta di uoler ciò fare, & toccar la co$a, quanto piu uicino $i può, ma con $omma breuita, & io $timo
che egli ciò fatto habbia, & e$$eguito, auenga che altri dica, che que$ta norma di Vitr. $ia piu presto per un modello, che per una e$qui$ita di-
Sopra la te$ta gli è una ca$$etta ben $errata, e congiunta che $o$tenta il capo della machina detta il Canone mu$icale,
nella cui longhezza $i fanno quattro canali $e lo $ttumento e$$er deue di quattro corde, $ei $e di $ei, otto $e di otto, &
in cia$cun canale po$ti $ono i $uoi bocchini rinchiu$i con manichi di ferro que$ti manichi quando $i torcono,
ò dan uolta, aprono le nari dall’arca ne i canali, & da i canali il canone per trauer$o ha di$po$ti i $uoi fori, ò buc-
chi, che ri$pondono, & s’incontrano nelle nari, che $ono nella tauola di $opra, laqual tauola in Greco Pinax da
noi $ommiero è detta. Tra la tauola, & il regi$tro trappo$te $ono alcune regole, forate allo i$te$$o modo, & unte
di oglio, accioche facilmente $i $pignino, & di nuouo $iano tirate dentro, l’effetto di que$ti è otturare i buc-
chi, & perche $ono da i lati, però da Greci pleuritide fono detti, di que$te lo andar, & il ritorno ottura altri de que
fori, & altri apre. Similmente que$te regole hanno attaccati, è fitti i loro cerchielli di $erro congiunti con le pin-
Bello Artificio è que$to, & degno di con$ideratione, $opra la canna del trammoggio nella te$ta è congiunta una ca$$etta di legno, que$ta rice-
ue il fiato che uiene dalla tromba, ò canna del trammoggio, & lo ri$erua per mandarlo in alcuni canali fatti $opra una regola larga al nu-
mero de i registri, que$ti canali, che $ono per la longhezza del canone, hanno per trauer$o alcuni $ori, & $opra il compommento di que-
$taregola con i canali e fori $uoi, ui è una tauola, che copre ogni co$a & $erra(diro co$i)per tutto, e copre il canone; questa è detta il $om-
miero, & ha tanti fori nella $operficie $ua di $opra, quanti $ono i fori $atti ne i canali, & $i $contrano benis$imo; que$ti fori $ono fat-
ti $econdo il numero delle canne, che $uonano, lequal canne $tanno dritte ne i bucchi del $ommiero; hauendo noi adunque i canali forati, &
la tauola forata con ri$pondenti fori. Interponemo alcune regole tra la tauola, & i canali, lequali pa$$ano da un lato all’altro, & $ono $i-
Ma à i moggietti $ono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono alle nari, che $on nella
ca$$>etta, nellequali $ono le anemelle tornite, & iui po$te affine, che riceuendo la ca$$etta il fiato, otturando i fori
non lo la$cino piu tornare, co$i quando $i alzano le $tanghe, manichi tirano à ba$$o i $ondi de i moggietti, & i Del-
finì, che $ono ne i fu$aioli calando nella bocca i cembali riempieno gli $paci de i moggietti, & i manichi alzando i
Imoggietti hanno le lor canne congiunte dalle bande, lequal canne $i riferi$cono nel trammoggio, perche in e$$o portano il fiato, hanno que$ti
TRAPPORTIAMO hora il pen$ier no$tro di $criuere ad una non inutile ragione ma con gran
de prontezza dataci da no$tri maggiori con che uia quelli, che $iedono in carretta, ò nauigando $a-
A$$ai facile è la $opra$critta dimo$tratione, pure che con ragione Aritbmetica inte$a $ia, però per maggiore dichiaratione $i dirà, che que-
$to artificio di mi$urare il uiaggio andando in carretta con$iste nella grandezza delle ruote, laqual grandezza e$$er deue certa, & di mi$ura
cono$ciuta, quando adunque $ia, che dal diametro $i cono$ca la circonferenza del circolo, egli è nece$$ario far le ruote d’un diametro cer-
to, & mi$urato, però Vitr. fa i diametri delle ruote di quattro piedi, & due dita, di dodeci che uanno à far un piede, pero $ono la $esta
d’un piede, accioche la circon$erenza dellaruota $ia manifesta, & intende per questo, che la circonferenza uolga dodici piedi, è, mezzo,
entrando il diametro tre fiate nella circonferenza del circolo, e$$endo adunque la ruota di dodici piedi è mezzo di circonferanza, & po$to
Similmente nel nauigare mutando alcune co$e $i fanno que$ti artific{ij}, perche $i fa pa$$are per li lati delle bande della
naue un perno, ilqual con le $ue te$te e$ce per le parti e$teriori della naue, nellequali s’impongono le ruote di quat-
tro piedi, & un $e$to di diametro, que$te ruote nelle fronti loro hanno le lor pinne, che toccano l’acqua, nella me-
tà del perno dentro della naueal mezzo c’è un timpano, con un dentello, che e$ce dalla $ua circonferenza, iui ap-
pre$$o euui una ca$$a col $uo timpano dentato di quattrocento dentelli egualmente di$tanti, & conuenmenti al den-
tello di quel timpano, che è po$to nel perno, ha di piu un dentello nel $uo lato, che $porta in fuori oltra la ritondi-
ta $ua, & c’è un’altro timpano piano, confitto in un’altra ca$$a dentato allo i$te$$o modo, co$i il dentello confitto
al lato di quel Timpano, che $ta in coltello urtando in que dentelli di quel timpano, che $ta in piano, per ogni uol-
ta che egli da à torno, facendo andar uno di que dentelli uolge il timpano, che è po$to in piano, nelquale $ono i fo-
ri, doue $i ripongono i $a$$olini ritondi, & nella ca$$a del detto timpano $i caua un foro, che ha un canale, per loqua-
Que$to artificio è $imile à quello della carretta, ma io uedo, che puo e$$er impedito il girar delle ruote, ò per l’acqua, ò per altri acciden-
ti, però io la$cio che la pruoua $ia quella, che lo confermi. La figura ci dimostrera quanto è $critto, & dell’Organo, & della mi$u-
HORA io e$ponero con che mi$ure apparecchiar $i pos$ino quelle co$e, che $tate $ono ritrouate à
i pre$idi della guerra, & alla neces$ità della con$eruatione, & $alute de mortali, che $ono le ragioni
de gli Scorpioni, Catapulte, & Bali$te, & prima dirò delle Catapulte, & de gli Scorpioni. Dalla
propo$ta lunghezza della $aetta, che in que$ti $trumenti $i tira, tutta la loro proportione $i ragio-
na, & prima la grandezza de i Fori, che $ono ne i loro capitelli, è per la nona parte di e$$a, & que$ti
fori $ono quelli, per li quali $i $tendono i nerui torti, i quali deono legare le braccia delle Catapulte.
Ma i capitelli di que fori e$$er deono della $otto$critta altezza, & larghezza, le tauole che $ono di $opra, & di $otto dal
Qui bi$ogno è bene che Iddio ci aiuti, percioche ne la $crittura di Vitr. ne di$$egno d’alcuno, ne forma antica $i troua di que$te machine, io dico
al modo da Vitr. de$critto, & lo ingegnar$i e pericolo$o, imperoche molto bene di$correndo $i potrebbe fare alcuno di quelli strumenti, per
tirar $as$i, ò $aette, ma che fu$$ero à punto come Vit. ci de$criue, $arebbe co$a grande, oltra, che le ragioni de i mede$imi $trumenti col tem
po dopo Vitr. $i $ono mutati, perche la proua, & l’u$o nelle co$e della guerra, come in molte altre $a mutar le forme de gli $trumenti, &
à no$tri giorni quelle machine $ono del tutto po$te in di$u$o, però io credo che io $arò degno di e$cu$atione, $e io non entrerò in fanta$ia di e$po-
ner quelle co$e, che per la difficulta loro, anzi per la impos$ibilità $ono tali, che hanno fatto leuare da que$ta impre$a huomini di piu alto
ingegno, & di maggiore e$perienza che non ho io. Dirò bene che dal fine cioè dallo effetto, che $i uuol fare, $i puo trouare ogni $trumen-
to, come nella pre$ente occa$ione. Bali$ta, Catapulte, e Scorpione $ono $trumenti da tirar pietre grandi, e $aette, certo è che dalla in-
IO HO DETTO delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni $i fac
ciano. Ma la ragione delle Bali$te $ono uarie, & differenti, però tutte $ono ad uno effetto drizzate,
perche altre con Stanghe, altre con Molinelli, alcune con molte Taglie, e con molti raggi, alcune
con Argane, & altre con Ruote e Timpani $ono tirate. Ma con tutto que$to niuna Bali$ta $i fa $e
non $econdo la propo$ta grandezza del $a$$o, che da tale $trumento $i manda, però della ragione di
quelle non è ageuole à tutti. & e$pedita co$a trattarne, $e non à quelli, che hanno l’arte di numera-
re, & di moltiplicare, perche $i fanno ne i capi alcuni Fori per gli $pac{ij} de i quali tirate $ono & caricate, con capello
di Donna $pecialmente, ò con neruo le Funi, lequali $i pigliano dalla proportione della grandezza del pe$o, di quel
Si può creder molto à Vitr. in questa materia percioche egli era prepo$to all’artegliarie, & all’apparato delle Bali$te, Scorpioni, & delle Ca- tapulte, $econdo che egli afferma nella dedicatione del Libro. Potemo ancho uedere quanto nece$$ario $ia ali’ Architetto la cognitione del- l’ Arithmetica, et della Geometria, come egli ha detto nel Primo Libro, perche le proportioni de numeri, & le $olutioni delle co$e, che cõ nume ri non $i po$$ono fare, ma $i bene per uia di linee, come prouato hauemo nel Nono Libro, u\~egono da l’arte del numerare, & da l’arte del mi$u- rare, et qui ci $erue quella dimãda di trouare le linee di mezzo proportionali à dua date, $ecõdo che dice Archimede, et Vit. delle ragion loro.
QVELLA Bali$ta, che deue mandar fuori una pietra di due libre hauerà il foro del $uo capitello di
cinque dita, $e di quattro libre, dita $ei, $e di otto dita $ette, & noue parti, $e di dieci, dita otto, & no-
ue parti, $e di uinti dita dieci, & noue parti, $e di quaranta, dita dodici e mezzo & K. $e di $e$$anta
dita tredeci, & l’ottaua parte d’un dito, $e di ottanta dita quindeci, & noue parti d’un dito. Se di cen
to e uinti, piedi uno e mezzo, e d’un dito e mezzo <210> <202> $e di cento e ottanta, piedi due & dita cin-
Et qui che potemo noi dire in tanta $correttione di te$to? in tanta con$u$ione di mi$ure, e in tanta o$curità di uocaboli? Mirabile era certo questa machina tirãdo fin ducento è cinquanta libre di pe$o, & ci uoleua una grandis$ima manifattura, di parti e membri di e$$a.
PIGLIANSI traui lunghis$imi $opra i quali $i cõficcano i gattelli, dentro de quali uãno i na$pi,
ma per mezzo gli $pac{ij} di quelle traui $i tagliano dentro le forme, nellequali s’inue$tono i capitel-
Que$to accennò Vitr. nel Primo Libro uolendo, che lo Architetto haue$$e qualche ragione di Mu$ica, perche $e è quella proportione da $uono, à $uono, che è da $patio à $patio, non prima $errar $i deono i Fori posti ne i capi, per liqualɩ $i tirano le funi torte, che rendino $uoni eguall, & allhora renderanno $uoni eguali, che ci $era parit\.a de $patij, & eguale tiramento dalla de$tra, & dalla $ini$tra delle funi, & quando que$to dal- l’orecchia $er à udito, alhora $er à molto bene temperata la carcatura, & il colpo $er à dritto e giu$to, come la ragione ci dɩmo$tra.
IO HO detto quello, che io ho potuto di que$te co$e. Re$tami dire delle Machine da battere, & da
oppugnare in che modo cõ machinationie uittorio$i Capitani, & le Città e$ler pos$ino diffe$e. Pri
ma quanto appartiene alla oppugnatione, co$i $i dice e$$er’$tato ritrouato l’Ariete. I Carthagine$i
per oppugnar Gade s’accãparono, & hauendo prima pre$o il Ca$tello $i sforzarono di gettarlo à ter
ra, ma poi che non haueuano ferramenti per roinarlo pre$ero una traue, & que$ta cõ le mani $o$te-
nendo, & urtãdo con uno de capi continuam\~ete andauano $calcinãdo la $ommità del muro, è $man
tellando i primi cor$i delle pietre à poco à poco leuarono tutta la diffe$a. Dapoiaccade, che un certo Fabro di Tiria
detto Pefa$meno indutto da que$ta ragione, & inuentione, drizzata un’antenna da quella ne $o$pe$e un’altra per tra
Le co$e tratate nel pre$ente cap. della inu\~etione dello Ariete, & della Fabrica $ua, & delle Torriè Testuggini, & della Triuella, et delle altre ma chine $ono a$$ai bene inte$e, però non mi par’ che $ianece$$ario tentar dɩ e$plicarle meglio, & di que$te $e ne fa mentione appre$$o gli Hi$torici, & de gli effetti loro $e ne parla copio$amente, & inomi di queste machɩne, come gli altri $ono pre$i dalle $orme, & da gli effetti loro, come facilmente $i può intender, $enza no$tra fatica.
LA TESTVGGINE, che $i apparecchia alla conge$tione delle Fo$$e, & che ancho $i puo acco-
$tare alle mura in que$to modo $i deue fare. Faccia$i una Ba$a detta E$chara da Greci, & $ia que$ta
quadrata per ogni lato piedi uinticinque, i $uoi trauer$i quattro, & que$ti contenuti $iano da altri
due trauer$i gros$i f. 5. larghi. 5. & $ian que$ti trauer$i di$tanti tra $e da un piede e mezzo, & per
ogni $pacio di quelli $iano $ottopo$ti alcuni arbor$celli Amaxopodes detti da Grecɩ, nei quali $i
uoltano i Perni delle ruote cerchiati di lame di ferro, & quegli arbor$celli $iano co$i temperati, che
habbian ɩ Cardini, & i Fori loro per doue le $tanghe pa$$ando po$$ano quelli à torno uoltare, accioche inanzi, & in-
dietro dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & per torto in angulo, doue ricercherà il bi$ogno per gli arbor$celli inanzi mo-
EVVI un’altra $orte di Te$tuggine, che ha tutte le altre co$e al modo, che hanno le te$tuggini $opra
$critte, eccetto che i capreoli, ɩna hanno d’intorno il parapetto, ei merli fatti di tauole, & dal di$o-
IO HO e$plicato quanto mi pareua conueniente de gli Scorpioni, & delle Catapulte, & delle Pa-
li$te, & parimente delle Te$tuggini, & delle Torri, & da chi $ono $tate ritrouate, & in che modo far-
Le co$e dette in que$t’ ultimo cap. del Decimo, & ultimo Libro dell’ Architettura di Vitr. benche $ieno $acili, deono pero e$$er diligentemente con- $iderate da cɩa$cuno ingegniero, perche $i uede $pe$$o e$$er uero quel prouerbìo, che dice, che l’ingegno $upera le $orze, come quel uillano c\=o$i- gliò, che $opra il Põte di Verona fo$$ero portati molti carri di terreno, accioche calcãdo col pe$o l’acqua del Ladice, che mir abilm\~ete cre$ceua, nol porta$$e uia, hau\~edo$i prima cõ$ultato la co$a cõ molti ingegnieri, che cõ la loro arte nõ $apeuano prouederle, & co$i $ia fine à laude di Dio della fatica no$tra, la qual uol\~etieri ho impiegata per bene$icio di molti dãdo occa$ione ad altri di far meglio, cõ l’opera miadi noue anni apũto.
IL Capitello Ionico, del quale à carte 94, nel Terzo Libro baucmo $atto mentione. Denominato $u da
gli Ioni, che prima lo $ecero con la manier a $uelta delle colonne di otto testc è mezza. Questo no@
minarono Puluinato pcr la ragione, che s’è detta altroue, imperoche tutta quella maniera rappre@
$enta alcune gon$iezze à gui$a di puluini, ò piumazzi. Le parti, c>t i uocaboli del detto Capitello, da
e$$er dɩchiariti $ono que$ti: Abaco, Volute, Cima$e, Quadre, Tetranti, Catheti, l’Occhio, & $uo
centro, i Canalɩ, i Balthei de i puluini, gli A &{$s}i delle uolute. Nel pre$ente luogo noi dichiareremo
que$ti termini, accioche bauendo po$to nel pre$ente $oglio la uoluta, e il Capitello in $orma piu gran-
de, egli cɩ $ia mani$esto in una $acciata tutta la pre$ente materia in $crittura, & in di$egno. Abac@
adunque $i come e$po$to hauemo à carte 89, è quella parte di $opra del Capitello, nella quale conuen-
gono tutti i Capitelli di tutti i generi, & è come una tauola quadra, che in uece di coperchio di $opr@
$i poneua alle colonne, ò stipiti di legno. Et però Leone chiama operculo quella parte. Volgarment@
$i chiama Dado, benche inpropiamente, imperoche $i bene è quadrata come un dado, per la $ua origine è tratta altroue. Voluta è quello
inuoglio, che uolgarmente $cartoccio $i chiama, & ancho questo è lontano dalla propɩet à dell’origine, imperoche coine dice Vitr. nel pri@
mo cap. del quarto Libro, gli Ioni po$ero le uolute come capillatura ornate, e cre$pe, & innanellate, & ornarono di cima$i, & $rutti le
$ronti di e$$e in uece di capelli, & però $i uede quanto impropiamente per non intender l’origine delle co$e, & per regger$i $econdo alcune
apparenze $i ua mutando il uero $entimento de i uocaboli delle co$e. Cima$a che in Greco cimatio è detta, è ritonda, e gonfia à $imiglianza
dell’onda, & però è detta undula da L Alberto, come picciola onda, que$ta as$imigliaua ancho ad un piumazzetto, che Puluino $i chiama,
& per diuer$i ri$petti ott\~ene diuer$i nomi. Nel Capitello Dorico è detta Echinus, perche era $colpita di ricci di Ca$tagna, come bo detto,
che Echini propiamente $i chiamano. Et però nel Quarto Libro al preallegatoluogo Vitr. dice, & Encarpis pro crinibus di$po$itis $rontes
ornauerunt. Nel Capitello Ionico $i ciama Cimatium, per la detta ragione, & però gon$iata come ornamento della $ronte deue hauer a
torno la uoluta dolcemente inuolta, che pari ciedere alla durezza della Cima$a, come $i uede nel di$$egno $otto la Voluta e$$er i termini
della detta Cima$a, & quello è ancho uno de i belli auuertimenti, che $iano nel $are la Voluta. Quadre $i chiamano le quarte parti di
tutte le co$e. Et ancho tetranti è il quadro i$te$$o. Catheti $imɩlmente $ono le linee, che uengono a piombo a ba$$o, & non $enza ragione
Vitr. $a di$cendere tanti Catheti dɩllo A baco, perche (come io bo detto nel Terzo Libro) $ono po$ti con di$$egno, come termini de gli oc-
chi, & de i centri delle uolute, & fanno effetti merauiglɩo$i, & non $tati auuertiti da quelli, che $anno pro$es$ione di e$$er $tati inuentor@
delle uolute, de i quali io non uoglio e$$er giudice, hauendo ancho M. ɩ$eppo Saluiati Nobile pittore data in luce, & dedicatamɩ la detta
Voluta, & $crittone di e$$a a$$ai copio$amente, dal quale io $o, che uno mɩo amico di $ua con$es$ione ne ba tolto copia già molto tempo,
& halla la$ciata in mano di molti che $i fanno inuentori ai e$$a. Quello ueramente, che $ia l’occhio della uoluta, & il $uo centro, non credo
hormai che $ia dubbio, & e co$i nominato dalla $imiglianza, $i come ancho ɩl Canale è dettoperche $imiglia ad un Canale, & è alla lettera.
G. doue egli bɩ$ogna auuertire, che quella parte doue è la lettera. F. che è la doppiezzadella Voluta, nell’antico ua paralella, & di
pari $empre con la Voluta, ne $i restrigne $e non nell’ultimo $uo giro appre$$o l’occhio, ɩlche ancho è degno d’auuertimento. Sopra la Ci
ma$a (come ho detto) crano $colpiti i ricci di Ca$tagne aperti, & dimo$tr auano le Castagne, ilche $aceua un bel uedere, & però ancho $e
ingannano nel porre i nomi, quelli, che chiamano lo Echino Vuouolo, pare $or$e loro, che quelli fu$$ero oua. Na$ce fuorɩ dalla uoluta
la foglia laquale a mio giudicio, cra $oglia di Castagna. Balthei $ono le cinte de i puluini, perche è ragioneuole, che legato fu$$e quello
inuoglio, che $acaua le uolute, & che era come ornamento della $ronte, & quello inuoglio pareua fatto a torno d’un ha$tone il cui capo
rappre$entaua la forma dell’occhio, & il detto ha$tone $i chiama a$$e della uoluta, & que$ta è la dechiaratione de i uocaboli, de membri
del Capitello i richiami de i quali $ono posti al $uo luogo, & la $imɩglianza delle lettere nel Capitello, & nella pianta dimo$tra, che le i$te$$e
parti, che $ono nel Capitello, $ono ancho nella pianta. I centri della uoluta $ono con $uoi numeri $egnati, le $telle dinotano le partidel
N
NOI
Tutti $ono Quaderni ordinar{iy}. cccetto. C. che è alterato. B. H. R. $ono terni ordenar{ij}. V. alterato E. F. I. K. M. $ono quinterni alterati.