metadata: dcterms:identifier ECHO:XYTWCGV1.xml dcterms:creator (GND:118627252) Vitruvius Pollio, Marcus dcterms:contributor (GND:119046024) Barbaro, Daniele Matteo Alvise dcterms:title (it) I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio dcterms:alternative (it) I Dieci Libri dell' Architettura di M. Vitruvio dcterms:date 1556 dcterms:language ita text (it) free http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/ECHOdocuView/ECHOzogiLib?mode=imagepath&url=/mpiwg/online/permanent/library/XYTWCGV1/pageimg log: added two missing descriptions on 0248 parameters: despecs = 2.0 unknown: <002> = ꝑ (occurs 11 time(s)) <003> = ꝑ (occurs 1 time(s)) <005> = ? (occurs 1 time(s)) <014> = *** just another cross (similar character: + [plus sign]) (occurs 4 time(s)) <030> = ꝓ (occurs 3 time(s)) <039> = ♓ (zodiac: pisces) (occurs 72 time(s)) <041> = ♋ (zodiac: cancer) (occurs 85 time(s)) <042> = ♈ (zodiac: aries) (occurs 86 time(s)) <043> = ♑ (zodiac: capricorn) (occurs 80 time(s)) <044> = ♏ (zodiac: scorpius) (occurs 3 time(s)) <045> = ♉ (zodiac: taurus) (occurs 114 time(s)) <047> = ♌ (zodiac: leo) (occurs 101 time(s)) <049> = ♍ (zodiac: virgo) (occurs 69 time(s)) <050> = ♒ (zodiac: aquarius) (occurs 93 time(s)) <054> = ♊ (zodiac: gemini) (occurs 129 time(s)) <077> = ♑ (zodiac: capricorn) ? (occurs 1 time(s)) <078> = ♄ variant of ♄ (planet: saturn / alchemy: plumbum) ? (occurs 1 time(s)) <079> = ♃ (planet: jupiter) ? (occurs 1 time(s)) <080> = ♂ (astronomy/astrology: conjunction), or ♂ (occurs 1 time(s)) <081> = ♀ (planet: venus) ? (occurs 1 time(s)) <082> = ☿ (planet: mercury) ? (occurs 1 time(s)) <083> = ♐ (zodiac: sagittarius) (occurs 88 time(s)) <091> = ☉ (occurs 1 time(s)) <095> = ♈ (astronomy/astrology: descending node) (occurs 5 time(s)) <100> = ☽ plus sun? (occurs 1 time(s)) <197> = ♑ (occurs 1 time(s)) <201> = ♏ (occurs 110 time(s)) <202> = *** dots (occurs 20 time(s)) <210> = *** dots (occurs 26 time(s)) <372> = *** some more dots (occurs 1 time(s)) <373> = *** image in document is right (occurs 2 time(s)) <374> = *** image in document is right (occurs 7 time(s)) <375> = *** combination of 202 and 210 (occurs 1 time(s)) <376> = ♐ (occurs 7 time(s)) <377> = ♑ (occurs 6 time(s)) <378> = ♏ (occurs 2 time(s)) replacements: ɩ = i ÿ = ij = temporär! = = = [0001] [0002] [0003] [0004] [0005] I DIECI LIBRI DELL’AR CHITETTVRA DI M. VITRVVIO TRADVTTI ET COMMENTATI DA MONSIGNOR BARBARO ELETTO PATRIARCA D’AQVILEGGIA. Con due Tauole, l’una di tutto quello $i contiene peri Capi nell’Opera, l’altra per dechiaratione di tutte le co$e d’importanza. IN VINEGIA PER FRANCESCO MARCOLINI CON PRIVILEGGI. MDLVI. [0006] [0007] ALLO ILLVSTRISSIMOET REVERENDISSIMO CARDINAL DI FERRARA D. HIPPOLITO DA ESTE DANIEL BARBARO ELETTO D’AQVILEGGIA. S.

_L_E BELLE inuentioni de gli buomini Illuftris$tris$imo, & Reuerens dis$imo Signor mio fatte a commune utiliti portano a chi non le intende merauiglia, & a chi le intende diletto grandis$imo, perche a quelli pa, re, che la natura $iauinta, e $uperata dall’ arte, a que$ti fatta migliore, & perfetta. Et benche le cagioni delle co$ebelle allamaggior parte na$co- $e $iano, niente di meno il commodo, & il piacere è uniuer$almente datutti prouato, è$entito. Per questaragione e$$endo io $icuro ditali due co$e mi $on po$to congran fatica allo studio della Architettura, come dico$a, che abbraccia tutto il bello delle inuentioni, che $ipo$$atrouare a commodita, e diletto di chiciuiue. Loappoggio di que$ta alta efatico$a impre$a è $tato Marco Vitruuio, antico, buono, e$olo Authore, ilquale come ammae$tra to nella Dottrina de Greci, $uegliato dalla grandezza de Latini, aiutato dalla propria inclinatione, eportato dal piacere naturale di $apere, $i diede allo $tudio, & all’ opera di $i glorio$a Arte, anzi Capomae$tra (come il nome $uona) dituttele. Arti, etridu$$e in uno tuttiipiu $cielti precetti die$$a, & facendone come un corpo le diede membra, & parti conuenientis$ime, dimodo, che $i può uedere come intiera, & compita la forma $ua. Vero è che come una $tatua nuouamente di $otterra ritroua- ta ba bi$ogno di molti acconciamenti, & abbellimenti, perche po$$a e$$er ueduta netta, & polita da quelle macchie, che’ltempo, e lo bumore le bauera fatte, co$ique$to Authore ha contratto in $e, per molte cagioni molti diffetti, & molte o$curità, doue era nece$$ario racconciarlo, & fare, che le $ue bellezze $i $copri$$ero, accioche po$to in alto luogo come un merauiglio$o lauoro fu$$e da tutti riguar- dato: al che e$$endomi io po$to gia molti anni con amore, $tudio, e fatica nonpicciola, cercando da ogni parte aiuto, e con$iglio, mi $on forzato di andar de$tramente nel polire di co$i eccellente fattura, nel- la quale io bo trouatoil tempo bauer fatto danni grandis$imi, e gli E$po$itoriingiurie moltonotabili, però anch’ io bene $pe$$o ho temuto di non e$$er troppo pe$ante di mano, & chela mia pomice non $ia $ta- ta troppo a$pra, & lo $tuccare doue era corro$o troppo differente dal uero, & il lu$tro poco dolce, & artificio$o. La doue pen$ando di far bene, & di fare che gli errori mei, che po$$ono e$$er molti, ó $iano deltutto leuati, ò in parte coperti, riccorro a uoi Illu$tri{$s}imo, & Reuerendi{$s}mo Signor mio, & con quella $icurtâ che piglia ogni $tudio$o ditutta la Europa, cono$cendo già molto tempo l’ buma- nità, bontá, & giudicio $uo, chiamo, erichiamo la $ua protettione, & le dedico tanta mia fatica laquale prima, che V. S. Illu$tri{$s}ima $ape$$e douerle e$$er con$ecrata, s’baueua pigliato a difen- dere, & a $icurare. Hora maggiormente di hone$to obbligo ella $era tenuta fauorirla, & come quella, che ba tutte le conditioni di eccellente Architetto, tra le quali é l’humanità, & piaceuolez- za, congiunta con $omma dignitá, e grandezza, $opporterà i miei difetti, coprira glierrori, & fara ri$plendere, quelpoco, che $erà mediocremente buono. A me $erà a$$ai, che allegando a fauor mio, le Fabriche Regali, cheella ha fatte in Italia, in Franza, & doue è $tata, con l’ e$$empio di quelle io lalui le regole, & iprecetti contenuti nell’ opera mia. Perche hauendo uoi gettati i fonda- menti $odi, & durabilinella eternità della uirtù, lo $plendor del $angue, la copia de i beni, e delle ric- chezze, la grandezza della dignità, ui fanno riguardeuole, come un’ ornato, e celebre Edificio, alla cui $imiglianza, chinon cerca di formare la uita $ua, è in tutto fuoridella $trada, e del uero camino.

[0008]
[0009] IL PRIMO LIBRO DI DIECI DELLAR CHITETTVRA DIM. VITRVVIO TRADVTTI ET COMMENTATI DA MONSIGNOR BARBARO ELETTO DACQVILEGGIA.

_C_O N IL NOME DIDIO Glorio$o io Daniel Barbaro nobile Venetiano mi $ono po$to ad e$pone- re, & interpretare i dieci lɩbri dell’ Architettura di M. Vitruuio. Mia intentione è $tata con qualche bone- $ta fatica giouare à gli studio$i delle artificio$e inuentioni, & di dare occa$ione ad altridi $criuere piu chia- ramente di quelle co$e, che per alcuna cagione, (come che molte humanamente auuengono) mi $eranno dal- le mani fuggite. Ecco benigno Lettore, che io non di$idero premio $enza fatica, ne con ripo$o arr cchirmi cerco de i beni altrui, giustamente richiedo la tua gratitudine, buomini nati $iamo, & ciò che procede dalla humanit @ è atto di noi propio, & naturale, che uer$o altrui $i e$$ercita, imperoche ad altri uiuiamo, & l’un l’altro aiutamo. Solo Iddɩo nella $ua e$$enza, & infinità raccolto bi$og non ha di co$a, che non $ia e$$o, ma il tutto è di $ua gratia bi$ogneuole. Godiamci adunque di quella, & $enza inuidia porgendoci ma- no di pari pa$$o tentiamo di peruenire à quella bella uerità, che nelle degne Arti $i trcua, accio che con lo 10 $plendore della uirtù, & della gloria $cacciamo le tenebre dello errore, & della morte.

VITA DI VITRVVIO.

MARCO Vitruuio fu altempo di Giulio Ce$are, ui$$e ancho $otto il buono Augu$to ne gli anni del mondo, 5159. & di Roma. 727. $u di mediocre $tatura, & de i beni della fortuna, non molto accommodato. Hebbe felice $orte ri$petto al Padre, & alla Madre : Imperò che con diligenza nodrito da quelli, & bene ammae$trato alla congnitione di molte arti $i diede, per le quali peruenne allo acqui$to della Architettura. Vi$$e molti anni, operò, e $cri$$e, & uirtuo$amente $i con- du$$e à i termɩni della uita, ne altra memoria altroue di lui $i troua, che le $ue propie compo$itioni, dalle quali $i ba quan to $i è detto fin’hora, & pruna nella dedɩcatione dell’ opera dice.

MA hauendo il Concilio de i Dei quello con$ecrato à i troni della immortalità, & trasferito nel po- ter tuo lo Imperio del Padre, lo i$te$$o mio $tudio nella memoria di lui re$tando fermo, in te ogni fanore tenne raccolto. Adunque con Marco Aurelio. P. Minidio, & Gn. Cornelio fui $opra Papparecchio delle Bali$tc, & delli Scorpioni, & alla proui$ione de gli altri tormenti, & con es$i loro io hebbi di molti commodi, iquali $ubito che mi concede$ti, molto bene per la raccommanda- tione di tua Sorella il ricono$cimento $erua$ti. Et però e$$endo io per quel beneficio tenuto, & ob- bligato di módo, che io non haueua à temer ne gli ultimi anni di mia uita la pouertà, io ho cominciato à $cri- uere que$te co$e.

Nel proemio del Secondo libro.

Ma à me, ò lmperadore la Natura non ha dato la grandezza del corpo, & la Età mi ha deformata la faccia, & la infer- 30 mità leuate le forze, là done e$$endo io da co$i fatti pre$idij abbandonato, io $pero per mezzo della $cienza, & per gli $critti uenire in qualche grado.

Nel proemio del Se$to libro.

Et pero io in finite, & grandis$ime gratie rendo à miei progenitori, i quali approuando la legge de gli Athenie$i am- mae$trato mi hanno nell’ Arti, & in quelle $pecialmente, che $enza lettere, & $enza quella raccommunanza di tut- te le dottrine, che in giro $i uolge, non puo per modo alcuno e$$er commendata.

Et $eguitando dimo$tra non e$$er stato ambɩtio$o, ne arrogante, ne auaro, & di $e modestamente parlando difende i litterati, riprende i teme- rarij, ammae$tra gl’ ɩmperɩti, & ammoni$ce con cuore, & con $ede quelli, che uogliono fabrɩcare; $egni certis$imi della bontà dell’ animo, & della innocenza della uita. Scr@je dieci libri della Architettura (come egli afferma nel fine dell’ opera,) & $otto uno a$petto, & in un corpo la 40 ridu$$e raunando le parti di e$$a à bene$itio di tutte le genti, come egli confe$$a nel proemio del quarto libro. Ilmodo che u$a Vitr. nello $cri- uere, e ( come $i conuɩene ) prima ordɩnatamente, da poicon $emplicità di uocaboli, & proprietà di parole, del che egline rende la ragione, nel proemio del quinto libro, ɩlquale io di$idero, che letto $ia, prima che ad altro $i uenga. Ma poihabbiamo altre difficultà, le quali ò uero $pauentano, i lettori di Vitr. ouero rittardano gli studio$i della Architettura, & quelle grandɩ $ono, & potenti, & la prima, e il poco $ape- re di molti, iquali $i uogliono dare à Vitr. $enza lettere, & $enza pratica. Altri $i pen$ano $aper a$$ai, & $ono come Sofi$ti, & uantato- rɩ; i dif$@tti de i quali dallo Autore $ono in piu luoghi $copertɩ; @ altra difficultà é posta nel mancamento de gli e$$empi, $i delle opere antiche, co- me delle pitture, che ci promette Vɩtr. nel fine di cia$cun libro. Quelle a$$ai ci in$egnerebbono, & non ci la$cierebbero il carico di piu pre$to in- douinare, che approuare la uerità delle co$e. Ma io non uorrei che per que$ta ragione alcuno sbigottito $i rimoue$$e da $i bella, & lodata impre$a, nella quale molti di genero$o animo affaticati $i $ono, & di nuouo s’affaticano, & s’ affaticheranno, $perando che la fatica, & dili- genza di mortalɩ $ia per $uperare ogni humana difficult. iì.

50

per que$ta ragione ancho aiutato dal diletto, & dallo $tudio che riuiue in molti, che $ono à nostri giorni, mi $ono po$to all’ impre$a, allaquale è 10 tempo homai di entrare. Per di$ponere adunque gli intelletti, acciò che meglio $ia loro dimo$trato il $entiero, & ɩl fine alquale deono perueni- re, dirò che co$a è Arte, onde na$ce, come cre$ca, à che peruenga. Di$tinguerò le Arti, Ritrouerò l’ Architettura, & le parti di e$$a, di- chiarandoc l’u$$icio, & il fine dello Architetto.

[0010]PROEMIO.

DIVERSE $ono le qualità delle co$e, trale quali una è, che habito $e dimanda, $econdo che $i dice far buon’habito, e$- $er bene habituato, & $imiglianti modi; che dinotano, ò prendere, ò po$$edere una qualità, che di là doue ella é difficɩl- mente $i po$$a leuare. Sotto il predetto nome ogni $cienza, ogni arte, ogni uirtù, & ogniuitio $i comprende. Da questa cognitione lo intelletto tragge due co$e, l’una è, che eglicono$ce la importanza di apprendere piu uno habito, che un’ altro, là doue non è da marauigliar$i$e alcuna fiata non $i fa profitto nelle $cienze, & nelle uirtù, l’altra è, che non co$i ageuolmen- te s’ acqui$tano i belli habiti, ne di leggieri alcuno merita e$$ere con i chiari nomi di quelli chiamato, il che co$i e{$s}endo l’huo mo auueduto s’ affatica, & pratica con le per$one Eccellenti, & non $educe $e mede$imo credendo di $apere quello, che egli ueramente non $a. Diuidon$i gli habiti in que$to modo, che altri $ono dello intelletto, altri della uolontà no$tra. Gli habiti dello intellet- 10 to. Sono di tre maniere. Alcuni non la$ciano lo intelletto piu al uero, che al fal$o piegare, come è la oppinione, il $o$petto, la Credulità. Altri uolgono la mente humana dal uero, & di fermo al fal$o la torcono; come $e alcuno da fal$i princip{ij} di$po$to, al uero per modo alcuno con$en- tir non pote$$e, & que$to mal’habito, $i chiama ignoranza praua. La terza maniera di habiti e quella che auezza l’ intelletto al uero di modo, che eglinon $i puo alla fal$ità, & all’ errore per alcuna uia riuolgere; degna ueramente, & pretio$a maniera, come quella, che lieua le in$tabi- lità della oppinione, $caccia le tenebre della ignoranza, & induce la certezza, la chiarezza; & la $ermezza del uero. Ma perche il uero nelle co$e diuer$amente $i troua. però molti $ono gli habiti dello intelletto circa il uero nelle co$e. Dico adunque nelle inenti humane e$$er uno habito del uero, che di neces$ità auuiene, & uno altro habito di quel uero, che non è nece$$ario, che auegna, detto da filo$ofi cõtingente. Il ue- ro nece$$ario e quello, che per alcuna uera, e certaragione, ò proua $i conchiude, & oltra di que$to uero nece$$ario e quello, che $i piglia per prouare una co$a, & appre$$o quel tutto in$ieme, che della proua, & della co$a prouata e composto; uero nece$$ario $e dimanda, la on- de tre maniere de habiti dalla predetta diui$inoe ci $ono manife$te. @l primo e nominato $cienza, che è habito di conclu$ione per uera, & ne- 20 ce{$s}aria proua acqui$tato. Il $econdo è detto intelletto, che è habito de i princip{ij}, & delle proue, & ritiene il nome della potenza dell’ anima no- $tra, nella quale egli $i troua, là onde è Intelletto nominato, imperoche allo acqui $to di quello non ui concorre altro habito precedente, ma cono$ciuti i termini, cioè $apendo$i la $ignificatione de nomi, di $ubito l’intelletto $enza altra proua $olo da diuini Raggi illu$trato cono$ce, & con$ente e$$ere il uero quello, che é propo$to. Pcrò Dante chiama il cono$cimento di que$to uero, Prima notitia, & quel uero. Primo uero, i Filo$ofi Primi concetti, dignità, e mas$ime $ogliono chiamare. Da gli habiti predetti hanno hauuto uigore, & forza tutte le Mathematice, perche que$te prime notitie picciole $ono di quantità, ma di ualore ine$timabile. Per $apere adunque concludere molte co$e da i propi princi- p{ij}, che altro non è che hauer $cienza, bi$ogna prima acqui$tar$i lo intelletto, cio è l’habito che cono$ce i princip{ij}, che io in que$to luogo chia merei intendimento per non confondere i uocaboli delle co$e. Il terzo habito é detto $apienza, che é pronta, & $ottile cognitione delle proue alleconclu$ioni appplicate, & come l’acume della Diuina intelligenza penetra per entro al mezzo d’ ogni co$a, co$i ad uno ri$uegliamento dello intelletto habituato in molte $cienze, & molti princip{ij} $i ritroua il uero, et i $opradetti habiti $ono dello intelletto, circa il uero nece$$a- 30 rio, cioé circa il uero, che non puo e$$ere, che non $ia, ne i quali non $i haritrouato quello habito, che noi Arte propiamente chiamiamo; dico propiamente, perche hora $i ragiona con i propi, & ueri uocaboli delle co$e. Horauediamo $e ne gli habiti, che $ono d’ intorno al uero, che contingente $i chiama, $i troua l’ Arte. Dico, che nelle co$e fatte da gli huomini, perche dipendono dalla uolontà loro, che non piu a que- $to che à quello e terminata, $i manca di quelle nece{$s}ità, & altre di quelle $on pertinenti alla unione, & conuer$atioue, altre conuengono alla utilità, & commodo uniuer$ale. La Regola delle prime é nominata Prudenza, che è habito moderatore delle attioni humane, & ciuili. Laregola delle $econde è detta Arte, che è habito regolatore delle opere, che ricercano alcuna materia esteriore, & $i come dalla prima $ono gli huomini chiamati Prudenti, Giudici, & Rettori, cosi dalla Seconda $on detti Architetti, Soldati, Agricoltori, Fabri, & finalmente Artefici. Dalle già dette co$e ritrouato hauemo, che l’ Arte é habito nella mente humana, come in uero $uggetto ripo$to, che la di$pone fermamente à fare, & operare drittamente, & conragione fuori di $e, co$e utili alla uita; come Prudenza era habito, che di$poneua l’ intelletto à regolare la uoluntà, perche habituata fu$$e in quelle uirtù, che alla unione, & bene della Republica, & della faɩniglia, & di $e $te$$o conuen- 40 gono. La onde giu$ti, mode$ti, forti, piaceuoli, amici, ueraci, & in $omma buoni, & uirtuo$i diuentiamo, & di piu qua$i Semidei per la uir- tu heroica $iamo giudicati. Ma la$ciamo à dietro le co$e, che non $anno per noi, & ritrouiamo il na$cimento dell’ Arte, $econdo che prome$$o hauemo di $opra. Na$ce ogni Arte dalla I$perienza; ilche come $ia dirò breuemente, dimo$trando che co$a è I$perienza; Da che na$ce, come $ia $onte dell’ Arti. I$perienza non è altro, che notitia nata da molte ricordanze di $imiglianti co$e à $en$i humani $ottopo$te, per lequali ricor danze l’ huomo giudica à uno i$te$$o modo. Eccoti lo e$$empio. Nel cono$cer unà co$a ui concorre prima il Sen$o, dapoila Memoria, & di piu la comparatione delle ricordate co$e, hauendo l’ huomo per uia de $en$i compre$o che l’ A$$entio ha conferito à que$to, & à quello nella debo- lezza dello $tomaco, & ricordando$i di tal’ effetto, ne caua una $omma d’ uniuer$al propo$itione, & dice. Adunque doue è debollezza di $to- maco l’ A$$entio è gioueuole, & buono. Il $imile puo fare delle altre piante, & da molte particolari, & di$tinte I$perienze col mezzo della me- moria puo trarre le propo$itioni uniuer$ali, lequali $ono princip{ij} delle Arti. L’ I$perienza adunque è $imile all’ orma, che ci dimo$tra le Fiere perche $i come l’ orma è principio di ritrouare il Ceruo, ne però è parte del Ceruo. Percio che il Ceruo non è compo$to di orme, co$i l’ ɩ$pe- 50 rienza é principio di ritrouar le Arti, & non é parte di alcun’ Arte, perche le co$e à $en$i $ottopo$te non $ono Princip{ij} delle Arti, ma occa- $ioni, come chiaramente $i uede, perche il Principio delle Arti è uniuer$ale, & non $ottoposto à Sen$i humani, benche da Sen$i $tato $ia tro- uato. Ma che differenza $ia tra la I$perienza, & l’ Arte, $i uedrà con$iderando in que$to modo. Certo e che quanto all’ operare non è da l’ Ar- te la I$perienza differente. Percioche tanto in quella, quanto in que$ta uenendo al fatto $i di$cende all’ Indiuiduo, perche le attioni $ono circa le co$e particolari. Ma quanto alla $orza, & efficacia dell’ operare gli e$perti fanno effetto maggiore, che quelli, iquali hanno la ragione uniuer$ale delle co$e, & però $pe$$o auuiene che lo Artefice ine$perto, auenga dio che egli habbia la ragione nella mente de gli Artefic{ij}, erra però, & pecca bene $pe$$o, non per non $apere, ne perche la ragione $ia men uera, ma perche non à e$$ercitato, ne cono$ce i diffetti della mate- ria, che molte fiate non ri$ponde alla intention dell’ Arte. Con tutto que$to l’ Arte è piu eccellente, & piu degna della I$perienza, perche é piu uicina al $apere, intendendo le cau$e, & le ragioni della co$a, là doue la I$perienza opera $enza ragione. Appre{$s}o lo intelligente Artefice è piu pronto à ri$oluere, & dar conto delle co$e, che il $emplice, & puro e$perto, la onde l’ Arte è alla $apienza, che è habito nobili{$s}imo, piu pro 60 pinqua. Segno manife$to del $apere è il poter in$egnare, & ammae$trare altrui, percioche la perfettione con$i$te in poter far altri à $e me- de$imi $imiglianti. Et però l’ Artefice che è quello, che intende la ragione, puo in$egnare, & fare un’ altro $e $te{$s}o quanto all’ Arte $ua, ma l’e$perto non co$i, & $e bene l’ e$perto ad altrui dimo$tra come egli fa, non però è atto à darne conto, non hauendo l’ Arte, & la $ua d@no$tra- tione oltre il $en$o non $i e$tende, & é $olamente in modo di uedere congiunto con alcuna opinione, ò credenza di colui, che uede, ilquale in $imil ca$o fa ufficio $eruile imper$etto, & lontano dall’ ufficio dell’ Arte, & però Vitr. uuole che la I$perienza $ia con la cognitione accom- pagnata. Come adunque na$ce la I$perienza, che co$a è, & in che modo l’ Arte da e{$s}a procede chiaramente s’è dimo$trato dalche $i comprende e{$s}er due maniere d’ I$perienza, l’ una che all’ Arte è propo$ta, cioè che $i fa prima che l’ Arte s’ acqui$ti, come è quando $i dice io faccio I$perien- za, & uoglio prouar $e mirie$ce alcuna co$a, & que$ta è come fonte à fiume. L’ altra che eccita, & de$ta l’ arte, che in noi $i troua. Et $ecõdo l’ Arte la e{$s}ercitiamo. Egli $i puo anche dalle co$e predette uedere che l’ I$perienza piu $erue all’ Arti che per inu\~etione s’ acqui$tano che à quel- le che per ammae$tramento s’imparano. Il na$cimento dell’ Arti da principio è debole, ma col tempo acqui$ta forza, & uigore. Imperoche 70 i primi inuentori hanno poco lume delle co$e, & non po{$s}ono raccorre molte uniuer$ali propo$itioni, per lequali l’ Arte s’ingagliardi$ca, per che tempo non hanno di farne l’ I$perienza per la breuità della uita; ma la$ciando à i po$teri le co$e da loro trouate, $cemano la $atica di quelli, aggiugnendoli occa$ione d’ aumentare le loro Arti, per la molta forza, che ne pochi princip{ij} $i troua, perche $i come nella mente $i concepe la moltitudine de $udditi $otto un Principe, co$i molti concetti dell’ Arte al $uo principio $i riferi$cono, & per questo di gran lode $on de- gni gli Inuentori delle co$e iquali trouato hanno i princip{ij} $enzari$piarmi o di fatica, da i quali il compimento, & la perfettione dell’ Arti peruiene doue $i puo dire che la metà del fatto, è nel cominciar bene, Et qui $ia detto a$$ai d’ intorno alla diffinitione. Origine, Accre$cimento, [0011]PROEMIO. & per$ettione dell’ Arte. Re$ta che io di$tingua l’ Arti $econdo che io di $ar promis$i di$opra. Certo io non uoglio fare in que$to luogo una $celta ditutte l’ Arti partitamente, perche troppo rittarderei l’intendimento di chi legge, & poco giouerei. La$cierò à dietro quella $ignifica- tione uniuer$ale di que$to uocabolo Arte, che abbraccia l’ Arti liberali, dclle quali tre $ono d’intornoal parlare, & quattro circa la quan- tità; d’intorno al parlare, é la Gram. la Reth. la Logica. Circa la quantità, e la Geometria, la Mu$ica, l’A$trologia, l’ Arithmetica. La$cie- ròle Arti uili, & ba$$e, che degne non $ono della pre$ente con$ideratione, ne del nome dell’ Arte. Nonragɩonerò di quelle Arti, & Dottri- ne, che ci $ono da Iddio in$pirate, come è la no$tra Chri$tiana Theologia, perche horanon $itratta à que$to fine, che rittrouiamo tutto quello, che $otto il nome di Arte $i contiene, imperoche non è al propo$ito nostro. Si che la$cierò le Diuinationi, che me$colate $ono d’in$piratione di- uina, & inuétione humana. Sono adunque al pre$ente bi$ogno di quelle Arti nece$$arie, che $erueno con dignità, & grandezza alla commodità, & u$o de mortali, come è l’ Arte di andar per mare, detta Nauigatione, l’ Arte militare, l’ Arte del fabricare, la Medicina, l’ Agricoltura, la 10 Venatione, la Pittura, & Scoltura, & altre $imiglianti, lequali in due modi $i po$$ono con$iderare. Prima come di$correno, & con uie ra- gioneuoli trouando uanno le cagioni, & le Regole dell’ operare, da poi come con prontezza di mano s’affaticano in qualche materia esteriore; di qui na$ce che alcune Arti hanno piu dalla Scienza, & altre meno. Ma à cono$cere l’ Arti piu degne que$ta è la uia; che quelle, nelle quali fa bi$ogno l’ Arte del numerare, la Geometria, & l’ altre Mathematice, tutte banno del grande, il rimanente $enza le dette Arti, (come dice Platone) é uile, & abietto come co$a nata da $emplice imaginatione, fallace coniettura, & dal uero abbandonata I$perienza. Et qui appari- rà, la dignità della Architettura, la quale giudica, & approua l’opere, che dall’altre Arti $i fanno. Ma perche non $i deue lodare alcuna co$a, $e prima non $i $a che co$a ella $ia, giusto & ragioneuol’è che dimo$triamo l’origine, & le parti dell’ Architettura, et qual $ia l’ uf- ficio, ct il fine dell’ Architetto; et perche il mede$imo $i $a dall’ Autore come da Erudito, & ammae$trato ne i precetti dell’ Arte, darò principio alla dichiaratione de i detti $uoi, sbrigandomi prima dalla Dedicatione dell’opera. Dedicando adunque ad Ottauio Augu$to dice in questo modo.

20

S’IN tanto che la tua Diuina m\~ete, & Deità; O Ce$are Imperatore acqui$taua l’Imperio del Mondo, & i Cittadini $i gloriauano delTriõfo; & della uittoria tua e$$endo tutti i nimici dalla tua inuitta uir tù à terra gittati, & mentre che tutte le nationi domite, & $oggiogate il tuo c\~eno attendeuano, & il Popolo Romano in$ieme col Senato $uori d’ogni timore da i tuoi altis$imi prouedim\~eti, & con$igli era gouernato. Io non ardiua mandare in luce le co$e dell’ Architettura da me $critte tra tante occu- pationi, & con grandi pen$amenti e$plicate, dubitando non fuor di t\~epo trãmettendomi incorres$i nell’ offe$a dell’animo tuo.Ma poi, ch’io m’accor$i, che egualmente haucui cura della $alute d’ogn’uno con il publico maneggio, & della opportunità de i Publici Edi$icij, accioche nõ $olamente còl tuo fauore la Città $u$$e di $tato am- pliata ma ancora la mae$tà dell’lmperio grandezza haue$$e, & riputatione de i publici lauori. Io ho pen$ato non e$- $er tempo di tardare, & non ho uoluto pretermettere, che di $ubito à nome tuo non mandas$i fuora le già dette co$e; 30 imperoche per que$ta ragione io mi feci à tuo Padre cono$cere, & apprè$$o io era della uirtù $ua $tudio$o. Ma hauen do il Concilio de i Cele$ti Dei con$ecrato quello nella $ede dell’immortalità, & tras$erito nel poter tuo l’imperio del Padre, l’i$te$$o mio $tudio nella memoria di quello re$tãdo $ermo in te ogni $auore tenne raccolto. Adunque con M. Aurelio Publio Minidio, & Gn. Cornelio $ui $opra l’apparato delle Bali$te, & Scorpioni, & alla proui$ione de gli al- tri tormenti, & in$ieme con e$$o loro n’hebbi de’ commodi, liquali $ubito, che mi concede$ti molto bene per la rac- c\=omandatione di tua Sorella il ricono$cɩmento $erua$ti; & pero e$$endo io per que$to bene$icio tenuto, & obbligato in modo, che io non hauea à temere ne gl’ultimi anni della uita mia di$agio alcuno. Io diedi principio à $criuere quelle co$e, perche io hauea auuertito, che tu haueui molte co$e fabricate, & tutta uia ne uai edificãdo, & per l’auue nire $ei per hauer cura, & p\~e$iero delle publiche, & priuate opere $econdo la grãdezza delle co$e fatte; accioche $iano alla memoria de po$teri comendate. Io ho $critto cõ diligenza precetti fermi, & terminati in modo, che da te $te$$o à 40 quelli ponendo p\~e$iero, pote$ti cono$cere quali fu$$ero le co$e gia $abricate, et come haue$lero à riu$cire quelle, che far $i doueano, percioche in que$ti uolumi io ho mani$e$tato, & $coperto tutte le ragioni di $imile ammae$tramento.

Il$auio, & prudente lettore potrà per le parole di Vitr. con$iderare la prudenza, & bontà $ua come di per$ona, che e$$endo obbligato per be- nefic{ij} dimostra gratitudine, & nella gratitudine giuditio offerendo quelle co$e, che po$$ono e$$er grate à chi le riceue, & in uero e$$endo tut to il Mondo $otto un Principe l’armi erano ce$$ate, & le porte di Giano rinchiu$e, il Principe raccolto nella gloria delle belle ɩmpre$e da lui fatte godeua del $uo $plendore; & $ommamente di fabricar $i dilettaua, gloriando$i di la$ciar la Città, che prima era di pietre cotte, la$tricata di Marmo. Fu adottiuo figliuolo di Giulio Ce$are: nacque di Accia, & di Ottauio. Alco$tui tempo nacque no$tro Signore, Fu ueramente buono, & grande appoggio de i uirtuo$i: per il che non tanto per hauer accre$ciuto l’Imperio e$$er deue nominato Augusto, quanto per ha- uer fauorito gl’huomini da bene, & aumentato con lode, & premio ogui uirtu, & dottrina. Allui adunque meritamente con$acra le $atiche $ue il no$tro Vitr. & con ingegno di quelle co$e, & con quelle parole l’e$$alta, che ueramente, & $enza adulatione $e li con- 50 ueniuano, & que$to detto $ia circa la dedicatione dall’opera. Legge$i in alcuni te$ti non Minidio, ma Numidio, & in alcuni Numdico. Io non trouo altra fcde che piu ad uno, che ad altro modo $i debba leggere, benche in alcune midaglie $i legga e$$er $tato $opra la moneta un L. Mus$idio, ne $ono curio$o di dichiarare che co$a é Balista, & Scorpione percioche $e ne dirà nel Decimo libro al $uo propio luogo: ne $i de- ue, per quanto stimo io, con$onder l’ordine delle co$e. Venirò dunque à Vitr. ilquale $econdo il precetto dell’Arte di$$ini$ce, & determina che co$a é Architettura, dicendo.

Architettura è Scienza di molte dottrine, & di diuer$i ammae$tram\~eti ornata, dal cui giudicio s’approuano tutte l’ope re, che dall’altre Arti compiutamente $i fanno.

Prima che $i e$ponga, & dimo$tri, che co$a e Architettura, dirò la $orza della compo$itione di que$to nome, percioche molto gioua alle co$e, che $i diranno. Architettura è nome Greco di due uoci composto delle qualɩ, la prima $igni$ica principale, & capo: la $econda fabro ò arte$ice, & chi uole$$e bene uolgarmente e$primer la forza del detto nome, direbbe capo mae$tra; Et pero dice Platone, che l’ Architetto non fà me- 60 $tier alcuno, ma è $opra$tante à quelli, che u$ano i me$tieri: la doue potremo dire l’ Architetto non e$$er fabbro, non mae$tro di legnami, non muratore, non $eparatamente certo, & terminato artefice, macapo, $opra$tante, & regolatore di tutti l’ Arte$ici; come quello, che non $ia prima à tanto grado $alito, ch’egli non s’habbia in molte, & diuer$e opere, & dottrine e$$ercitato: $opra$tando adunque dimo$tra, di$$e- gna, di$tribui$ce, & cõmanda; & in questi u$$ici appare la dignità all’ Architettura e$$er alla Sapienza uicina: & come uirtu Heroica nel mezzo ditutte l’ Arti dimorare, perche $ola intende le cagioni; $ola abbraccia le belle, & alte co$e, $ola dico tra tutte l’ Arti participa delle piu certe $cienze com’è l’ Arithmetica, la Geometria, & molte altre, $enza le quali, come s’e detto, ogni Arte è uile, & $enza riputatio- ne. Vedendo adunque Vitr. l’ Architettura e$$er tale, dice prima ella e$$er (_Scienza_) & per $cienza intende cognitione, & raunanza di molti precetti, & ammae$tramenti, che unitamente riguardano alla cono$cenza di un $ine propo$to: poi perche in questo l’ Architettura con- uiene con molte altre $cienze, delle quali $i puo dire partitamente cia$cuna e$$er cognitione: pero Vitr. le attribui$ce alcune di$$erenze che ri- strigneno quello intendimento uniuer$ale, & commune del predetto nome, & que$to é u$$icio della uera di$$initione, cioé dichiarire la natu- 70 ra, et la $orza della co$a di$$inita in modo, ch’ella da tutte l’altre co$e $eparata, et di$tinta $i ueggia, & pero $oggiunge Vitr. di molte dottrine, & di diucr$i ammae$tr amenti ornata, & di$tingue per le dette parole l’ Architettura da molte particolari notitie, che uengono da i $en$i, stan no nella ɩ$perienza, & $i e$$ercitano per u$anza, ne per questo é bene di$$inita l’ Architettura, percioche $e qui re$ta$$e la diffinitione, ella $a- rebbe cummune, & piu ampia di quello, che $i conuiene, imperoche l’ Arte dell’Oratore, la medicina, & molte altre Arti, & Scienze or- nate $ono di molte dottrine, & di diuer$i ammae$tramenti, come che chiaramente per gli $critti di Cicer. di Galeno, & d’altri Autori $i uede. Ristringendo adunque Vitr. con maggiore propietà la $ua diffinitione dice.

Dal cui giudicio s’approuano tutte le opere, che dall’altre Arti compiutamente $i fanno.

[0012]PROEMIO.

Ecco l’ultima di$$erenza, che ne i ueri, & giu$ti termini, & qua$i confini rinchiude l’ Architettura, percioche il giudicare l’opere compiute dal l’ Arti, è propio di lei, & non d’ altre: l’Oratore s’adorna di molte Arti, & Di$cipline, & quelle grandis$ime $ono, & bellis$ime, il $imi- gliante $a il Medico, ma l’uno, & l’altro hanno diuer$i intendimenti, l’Oratore s’adorna per potere per$uadere, cioè indurre opinione, il Me- dico, per indurre, ò con$eruare la $anità, ma lo Architetto $olo per giudicare, & approuare l’opere con$umate dall’ altre Arti, con$umate dico, & perfette ò uero compiute, come dice Vitr. però che non $i puo giudicare $e non le co$e finite, acciò ne$$una $cu$a $ia dell’ Artefice. Dalla diffinitione dell’ Architettura $i comprende, che co$a è Architetto, & $i cono$ce Architetto e$$er colui, ilquale per certa, & maraui- glio$a ragione, & uia, $i con la mente, & con l’animo $a determinare come con l’opera condurre à fine quelle co$e, che da il mouimento de i pe$i, dal compartimento de i corpi, dalla compo$itione dell’opere à beneficio de gli huomini commendate $aranno. Dice adunque Vitr.

Architettura è Scienza ornata di molte dottrine, & uarie eruditioni.

Et per Dottrina s’intende quella e$$ere la quale i Mae$tri in$egnano, & Di$ciplina quella laquale i di$cipoli imparano, il parlare è $trumento del- 10 l’in$egnare, & l’udire dell’imparare, la Dottrina comincia nel concetto di colui, che in$egna, & s’e$tende alle parole; ma la di$ciplina comin cia nell’udito di colui, che impara, & termina nella mente, ma bella co$a, & utile è il $opponere per ragione, & dimo$trare per pratica, in quello é la Dottrina, & in que$to la eruditione, cioè lo $gro$$amento. (_Per lo cui giuditio s’approuano_) Il giudicare è co$a eccellen- tis$ima, & non ad altri conce$$a, che à $aui, & prudenti, percioche il giuditio $i fa $opra le co$e cono$ciute, & per e$$o (_s’approua_) Cioè $i da la $entenza, & $i dimo$tra che con ragione s’è operato. Approua adunque l’ Architettura. (_L’opere fatte dall’altre Arti_ _compiutamente. Opera_) e quello arti$icio, & lauoro che resta ce$$ando l’operatione dell’ Artefice, come operatione è quel mouimento ch’egli $a mentre lauora. Ma attione s’intende negotio, & maneggio ciuile, & uirtuo$o, ce$$ato ilquale, niente piu re$ta (_Arti_) Qui s’in- tende l’ Arti in quanto s’adoprano, & $i $anno, le ragioni delle quali à e$$a padrona $i riferi$cono, & qui $ia fine della diffinitione dell’ Archi- tettura. Nella quale uirtualmente compre$e $ono le belle uerità dell’ Architettura, & de i precetti $uoi, co$a degna di molta con$ideratione, & perche chiaramente s’intenda que$to notabile $egreto. Dico che in cia$cuna cognitione, il di$$inire il $oggetto, del quale $i tratta, che è 20 quello à cui $i ri teri$ce tutto quello, che $i tratta, contiene uirtualmente le $olutioni de i dub{ij}, le inuentioni de i $ecreti, & le uerità delle co$e in quella $cienza contenute. Virtualmente contenere intendo, poter produrre una co$a, come il $eme contiene in uirtu il frutto. La diffini- tione adunque del $oggetto, quando è fatta con leragioni dichiarate di $opra, cioè quando dimostra la natura della co$a diffinita, la raccommu nanza che ha con molte co$e, & la differenza, propietà, che tiene; ha uirtù di far mani$e$te l’o$cure dimande, che $ono di quella $cienza, della quale, è, il $oggetto diffinito, & la ragione, è, perche la diffinitione del $uggetto, è, principio, il quale come precetto dell’ Arte e$$er deue uero, utile, & conforme; come dice Galeno. Vero, perche niente $i comprende, che non $ia uero, come $e alcuno dice$$e il fele della Chimera e$$er’ utile à gli infermi; que$to non $i potrebbe comprendere, perciò che non $i troua, & non e uero che la Chimera $ia. Vtile bi$ogna $ia il precetto, perciò è nece$$ario che egli tenda à qualche fine; & utilità, non è altro che riferire le co$e al debito fine, & in uero nõ è de- gna del nome di Arte quella cognitione la cui operatione, non è utile alla humana uita. La con$ormità é po$ta nella uirtù predetta, molte co- $e in uero hanno in $e la forza della uerità, che non hanno la forza della con$ormità, perche non hanno ualore d’in$luire il lume loro nelle co- 30 $e, ilche $i cono$ce, che uolendo noi applicare i princip{ij} alle co$e, non $i raccoglie alcuna ragione, percio che non $ono concludenti, & con- formi, quando adunque il $oggetto, & le propietà na$cono da i princip{ij}, all hor a ui è la conformità, & la uirtù con$i$te nell’applicatione. Vero è da tutti giudicato cono$ciuti i termini, come io diceua, che $e dalle co$e equali $i leueranno l’equali, ò dalle pari, le pari il rimanente $arà pari, ò equale, ne $olamente è uero que$to principio, ma di ualore ine$timabile, perciò che egli s’applica dal Filo$o$o naturale à i mo- uimenti, al tempo, à gli $pat{ij}; dal Geometra alle mi$ure, & grandezze; da l’ Arithmetico à i numeri, dal Mu$ico à i $uoni; dal Nocchiero al uolteggiare;dal Medico alle uirtù, & qualità delle co$e; $tando adunque le già dette co$e, ne $eguita quello che dirà Vitr. dell’ Architettu- ra, & prima del $uo na$cimento, poi delle $ue conditioni, dice adunque.

E$$a na$ce da fabrica, & da di$cor$o.

Ma questa con$equenza non $i puo $apere $e prima non $i fa manife$to che co$a è fabrica, & che co$a è di$cor$o, però dice Vitr.

Fabrica è continuo, & e$$ercitato pen$amento dell’u$o, che di qualunque materia, che per dar forma all’opera pro- 40 po$ta $i richiede, con le mani $i compie. Di$cor$o è quello, che le co$e fabricate prontamente, & con ragioneuole proportione puo dimo$trando manife$tare.

Diuino è ueramente il di$iderio di quegli, che leuando la mente alla con$ideratione delle co$e, cercano la cagione di e$$e, & riguardando come dal di$opra, & da lunge la uerità s’ accendono alle fatiche, per lo contrario molti $ono, che con grandis$ime lodi al Cielo inalzando i dotti, & letterati huomini, & con marauiglia ri$guardando le $cienze fanno ogni altra co$a piu pre$to, che affaticar$i per acqui$tarle. Sono anche mol- ti, che auenga dio che del certo $appiano e$$er bi$ogno per l’acqui$to d’una $cienza participare di molte altre, poco però di quelle $i curano, anzi danno bia$imo à gli studio$i di quelle, que$ti come gente trauiata, & folle $i denno la$ciare. Bella co$a è il poter giudicare, & appro- uare l’opre de mortali, come atto di uirtù $uperiore uer$o l’inferiore, nientedimeno pochi $i danno alla fatica, pochi uogliano adoperar$i; & u$cire delle pelli dell’otio, & perciò non fanno giudicio, & con$equentemente non peruengono al fine dell’ Architettura. Bi$ogna adunque e$- $ercitio, bi$ogna di$cor$o, il di$cor$o come padre, la fabrica è come madre dell’ Architettura.

50

Fabrica è continuato, & e$$ercitato pen$iero dell’u$o.

Ogni artificio$o componimento ha l’e$$er $uo dalla notitia del fine, come dice Galeno. Volendo adunque fabricare, fa di me$tieri hauere cono$ci- mento del fine. Fine intendo io quello à cui s’indrizza l’operatione, & in que$to intelletto con$idera che co$a è principio, & che co$a è mez- zo, & troua che il principio $i con$idera in modo di pre$idenza, & nel principiare il fine è prima, che lo agente, perche il fine è quello che muoue all’opera, lo agente è prima che la forma, perche lo agente induce la forma, & la forma è prima che la materia, ɩmperoche la materia non e mo$$a $e la forma non è prima nella mente di colui che opera. Il mezzo ueramente è il $oggetto, nelquale il fine manda la $ua $imiglianza al principio, & il principio la rimanda al fine, però non è concordanza maggiore di quella che è tra il principio, & il fine, oltra di que$to $i comprende, che chiunque impedi$ce il mezzo leua il principio del fine, & il mezzo per cagione del principio s’affatica, & ri$petto al fine $i ripo$a, come dicono i $au{ij}. Volendo adunque fabricare, bi$ogna cono$cere il fine, come quello che almezzo impone forza, & neces$i- tà. Ma per la cognitione del fine è nece$$ario lo studio, & il pen$amento, & $i come il $aettatore non indirizzerebbe la $aetta alla brocca, 60 $e egli non tene$$e ferma la mira, co$i l’ Arte$ice non toccherebbe il fine, $e da quello altroue $i riuolge$$e. L’u$o adunque è (come s’è detto) driz zare le co$e al debito fine, come abu$o è torcerle da quello, ma per hauer que$to indrizzamento delle co$e al fine, fa bi$ogno hauer un’altro u$o, ilquale uuol dire a$$uefattione, laquale non è altro, che $pe$$a, & frequentata operatione d’alcuna uirtù, & forza dell’anima. Onde $i dice e$$er u$ato alle fatiche; e{$s}er u$ato, posto in u$o, & con$uetudine, bi$ogna adunque e$$er u$o al continuo pen$amento del fine, & però dice Vitr.

Fabrica e$$er continuo, & e$$ercitato.

Et come uia trita, & battuta da pa$$aggeri $requentato pen$iero di indrizzare le co$e à fine conueniente, & da que$te parole $i dimostra l’utili- tà, che era conditione dell’ Arte. Ma perche con tanta $ollecitudine di pen$iero affaticar$@? à che $enza intermis$ione auuertire? certo non per altro, che per mani$e$tare in qualche materia e$teriore la $orma, che prima era nel pen$amento interiore, & però dice Vitr. dando fine alla diffinitione della fabrica, quella e$$ere operatione mani$e$ta in qualche materia fuori di noi $econdo il pen$iero, che era in noi. Fabrica è no 70 me commune à tutte le parti dell’ Architettura, & molto piu contiene di quello, che communemente $i $tima come $i dir à dapoi.

Di$cor$o è quello, che le co$e fabricate prontamente, & con ragione di proportione puo dimo$trando manife$tare.

Il di$cor$o è proprio dell’huomo, & la uirtù che di$corre, è, quella che con$idera quanto $i può fare con tutte le ragioni all’opere pertinenti, & pero erra il di$cor$o, quando l’intelletto non concorda le proprietà delle co$e atte à fare, con quelle, che $ono atte à riceuere. Di$corre adunque l’huomo, cioè applica il principio al fine per uia del mezzo; ilche come s’è detto, è, proprio dell’humana $petie, auuenga che mol- ti de gli antichi habbino à gl’altri animali conce$$o una parte di ragione, & chiamati gli habbino mae$tri dell’huomo, dicendo che l’arte del te$ [0013]PROEMIO. $ere e $tata pre$a dalla Ragna, la di$po$itione della ca$a dalla Formica, il gouerno ciuile dall’ Api; ma noi trouiamo, che quelli $ono instinti di natura, & non di$cor$i dell’ arte, & $e arte $i deue$$e chiamare la loro naturale, & non auueduta prud\~eza, perche non $i potrebbe $imilmen te Arte chiamare la uirtù, che nelle piante, & nelle pietre $i troua? come l’Arte dello Helleboro purgare la pazzia? l’ Arte della pietra pregna che ne i nidi dell’ Aquile, $i troua rila$ciare i parti? perche anche non $i direbbe e$$ere un’arte diuina che regge, & con$erua il mondo; una ce- le$te che regola i mouimenti de i Cieli, una mondana, che tramuta gl’Elementi? ma la$ciamo la translatione de nomi $atta per le $imiglianze del- le co$e; il di$cor$o è padre (dirò co$i) dell’ Architettura, nel di$cor$o bi$ogna Solertia. Solertia non è altro, che $ubita, & pronta inuentio- ne del mezzo, & quello è mezzo, che hauendo conuenienza con gli estremi, lega quelli ad uno effetto, & però dice Vitr. quella parola.

Prontamente.

Che nel Latino dice $olertia. Ma non è a$$ai e$$er pronto à ritrouare il uero, perche potrebbe quel uero e$$er poco atto à concludere, però $og- giugne.

10

Con ragione di proportione.

Che co$a $ia proportione $i dir à nel $equente Capitolo. Vitr. ha parlato in modo che quelle parole, che dicono.

Prontamente, & con ragione di proportione.

Re$erire anche $i po$$ano à quella parola che dice. _Fabricate_.

Et il $entimento $arebbe que$to, che il di$cor$o pote{$s}e dimo$trare, cioè render la ragione delle co$e fabricate con $olertia, & proportione, e$- $endo l’ufficio dell’ Architetto approuare le co$e ragioneuoli; ma $ia qual $i uoglia l’intendimento delle parole dette, tutto è conforme al uero. Piu $ecreta intelligenza $i tragge ancor da quello s’ è dichiarato, & prima che l’artefice ri$petto all’opera tiene doppia con$ideratione; poi tiene doppia affettione à quelle con$iderationi corri$pondente. La prima con$ideratione è una notitia $emplice uniuer$ale per la quale $i dice, che lhuomo $a quanto $i richiede à fine, che l’opera rie$ca, & niente piu ui aggiugne, l’altra è una notitia particolare, & pros$ima all’ope- rare, che con$idera il tempo, il luogo, il modola doue na$ce una affettione, che muoue l’huomo à commandare, & operare, come $econdo 20 la primaco. ɩ$ideratione l’huomo $i compiaceua, & in uniuer$ale abbracciaua non l’opera, ma la cognitione, & però non è $ufficiente que$ta $ola con$ideratione $ola del dɩ$cor$o, $ola dell’uniuer$ale, ma $i richiede quella $econda notitia, & quella $econda affettione, che nella fabri- ca è collocata.

E$po$ta la diffinitione dell’ Architettura, & dichiarito il na$cimento di e$$a uiene Vitr. à formare l’ Architetto, co$amolto ragioneuole, & con- ueniente, come $i uedrà da quello che $egue, dice adunque.

Dalle dette co$e ne $egue, che quelli Architetti, che $enza lettere tentato hanno di affaticar$i con le mani, non hanno potuto fare, che s’habbino per le fatiche loro acqui$tato riputatione alcuna, & quei, che nei di$cor$i, & nella co- gnitione delle lettere $olamente fidati $i $ono; l’ombra non la co$a pare che habbino $eguitato. Ma chil’una, & l’altra bene apparato hanno, come huomini di tutte armi coperti, & ornati con credito, & riputatione hanno illoro intento facilmente con$eguito.

30

Sicome alla naturale generatione $i richiede il Padre, & la Madre, & $enza uno di loro niente $i genera, co$i à e$$er Architetto, che è una artificio$a generatione, $i ricerca il di$cor$o, & la fabrɩca unitamente; & $e alcuno $i per$uade$$e e$$ere Architetto con la $ola $abrica, ò uero con il $olo di$cor$o egli s’ingannerebbe, & $arebbe $timato co$a imper$etta, anzi monstruo$a; & di gratia $e uno haue{$s}e il $apere $o- lamente, & u$urpare $i uole$$e il nome d’ Architetto non $arebbe egli $ottopo$to all’offe$e de gli E$perti? non potrebbe ogni manuale improue rarli, & dirli che $ai tu? dall’ altra parte $e per hauere un lieue e$$ercitio, & alquanto di practica, di $i gran nome degno e$$er $i crede$$e, non potrebbe uno ɩntelligente, & litterato chiuderli la bocca, domandandoli conto, & ragione delle co$e fatte? & però bi$ogna e$$ere ar- mati, & ornati di tutte l’armi per acquistare la uittoria, & il uanto del uero Architetto. Bi$ogna e$$er coperto per dife$a, armato per of- fe$a, ornato per gloria maneggiando l’e$perienza con l’artificio. Perche adunque i pratici non hanno acquistato credito? percioche l’Ar- chitettura na$ce da di$cor$o. Perche i letterati? percioche l’ Architettura na$ce da fabrica, & però dice Vitr. dalle dette co$e, cioè dal na- $cimento dell’ Architettura che è fabrica, & di$cor$o cioè opera, & ragione, $egue quello, che egli dice. Main que$to luogo potrebbe alcuno 40 dubitare, & dire. Se ueramente l’arte è nello intelletto, perche cagione ha detto Vitr. che quelli iquali, nel $aper $olamente $i $ono fidati, l’ombra non la co$a pare che habbino $eguitato? Ri$pondo, che le co$e dell’intelletto alla piu parte ombre paiano, & il uolgo $tima le co$e in quanto che à i $en$i, & à gliocchi $ottopo$te $ono, & non inquanto non appaiono, & que$to auuiene per la con$uetudine, perche non $ono le genti auuezze à di$correre, & però l’accorto Vitr. non afferma, che i letterati habbino $eguito l’ombre, ma dice, parere, que$to che dinota il giuditio de gli imperiti e$$er fatto dalle co$e apparenti, & però mi pare che molti uaneggiano nel decidere qual $ia più nobile, la $cultura, ò la pittura, imperoche uanno alla materia, al tempo, & à molti altri accidenti, che non $ono dell’ arte, perche l’arte, è nell’intel- letto, la doue tanto è $cultore, & pittore il diuino Michel’ angelo dormendo, & mangiando, quanto operando, & facendo, però co$i $i do- ueria con$iderare qual’ è piu degno habito nell’intelletto di Michel’angelo, ò quello che egli ha della $cultura, ò pure quello della pittura, & co$i la$ciare i marmi, gl’azurrɩ, ɩ rilieui, & le pro$pettiue, la difficultà, & la facilità delle dette arti; all’hora $i potrebbe dire qualco$a, che haue$$e del buono, ma hora non è tempo di decidere que$ta que$tione. Dice adunque l’arte non douer e$$ere ocio$a, ma con e$$a le mani 50 e$$er nece$$arie, & questo approua con altre parole, dicendo.

Perche $i in ogni altra co$a come $pecialmente nell’ Architettura que$te due parti $i trouano, cioè la co$a $ignificata, & quella che $igni$ica. La co$a $ignificata è l’opera propo$ta, dellaquale $i ragiona. Quella che $ignifica, è la proua, & il perche di e$$a con mae$treuole ragione e$pre$$o, & dichiarito.

Trale Arti$ono alquante, il fine dellequali non pa$$a oltra la con$ideratione delle co$e alloro $uggette, come $ono le Mathematiche, & la Scienza naturale. Altre oltra uengono ad alcuna operatione, ma niente re$ta di fatto, come è nell’ Arte di $altare, di $onare, & altre $imiglianti. Sonui alcune, che dietro à $e la$ciano alcun lauoro, come l’ Arte fabrile, & l’Arte del fabricare. Appre$$o qualch’una è, che al pren- dere, & acquistare alcuna co$a $i dà, come la uenatione, l’uccellare, la pe$caggione, & altre: infine molte non à con$iderare, non à finire, non à pigliare intente $ono, ma correggono, & emendano gl’errori, & i danni delle co$e fatte, & acconciano quelle. Con tutte le pre- dette Arti, anzi $opra tutte è l’ Architettura, come giudice che ella è di cia$cuna: là onde bi$ogna che in e{$s}a $pecialmente $i con$ideri alcu- 60 na co$a fatta, ò uero da e$$er fatta, & poi $i con$ideri la ragione: & però due co$e $ono, una è la $ignificata, & proposta opera, l’altra è la $igni$icante, cioè dimo$tratiua ragione. Tutti glieffetti adunque, & tutte l’opere, ò lauori delle Arti: tutte le conclu$ioni di tutte le $ci- enze $ono le co$e $ignificate, ma le ragioni, le proue, le cau$e di quelle $ono le co$e $ignificanti, & que$to è perche il $egno $i riferi$ce alla co$a $ignificata, l’effetto alla cau$a, la conclu$ione alla proua. Ma per dichiaratione io dico, che $ignificare è per $egni dimo$trare, & $egnare, e imprimere il $egno: là doue in ogni opera da ragione drizzata, & con di{$s}egno finita è impre$$o il $egno dell’ Artefice, cioè la qualità, & la forma, che era nella mente di quello, perciò che l’artefice opera prima nell’intelletto, & concepe nellamente, & poi $e- gna la materia e$teriore dell’habito interiore.

Specialmente nell’ Architettura.

Percioch’ella $opra ogn’ Arte, (_$ignifica_,) cioèrappre$enta le co$e alla uirtù, che cono$ce, & concorre principalmente à formare il concetto $econdo l’intentione dell’ Arte; & que$to è propio $ignificare: ma e$$er $ignificato è propio e$$er rappre$entato al $opradetto modo.

70

De i $egni alcuni $ono $i à dentro, che ueramente $ono come cagione delle co$e, altri fanno una $uperficiale, & debile istimatione delle co$e; lo Architetto la$cia que$ti ultimi $egni all’Oratore, & al Poeta, & in$ieme con la Dialettica, che è modo dell’artificio$o di$cor$o, abbraccia quegli, perche nece{$s}ar{ij} $ono, intimi, & concludenti.

Donde auuiene, che chi fa profes$ione d’ Architetto, pare che nell’una, & l’altra parte e$$er debbia e$$ercitato.

Ogni agente nel grado, ch’egli tiene, e$$er deue perfetto, acciò che l’opera compita, & perfetta $i ueda. Tre $ono gl’agenti delle co$e, il Diui- no, il naturale, lo artificiale, cioè IDIO, La Natura, l’Huomo, noi parleremo dell’ huomo: s’adunque l’ Architettura è co$i eccellente, [0014]PROEMIO. ch’ella giudica l’ opere d’ogni artè, bi$ogna che lo Architetto $ia in tal modo formato, che egli po{$s}a far l’u$$icio del giudicare; & però direi che le infra$critte co$e gli $ono nece{$s}arie. Prima che egli $ia di natura per$picace, & docile, cioè che dimo$tratagli una co$a di$ubito egli l’ap- prenda, & benche di natura Diuina è colui, che da $e troua, et impara, non e però $enza lode chiunche pre$to s’ammae$tra da altri, come è d’in- fima conditione, chi ne da $e $te$$o, ne per opera de’ Mae$tri apprende le co$e. Quelle buone conditioni $ono da Vitr. in que$te parole compre$e.

Onde auuiene che chi fa profes$ione d’Architetto, pare nell’una & nell’una & nell’altra parte e$$er debbia e$iercitato.

Cioè nella co$a $ignificata, & nella $ignificante, poi $egue.

Doue, & ingegno$o, & docile bi$ogna che egli $ia, perche ne l’ingegno $enza l’ammae$tramento, nell’ammae$tramen- to $enza l’ingegno puo far l’huomo eccellente.

Lo ingegno $erue, & alla inuentione che $a l’huomo da $e, & alla dottrina, che egli impara da altri, rare uolte auuiene che uno $ia inuentore, & compito fattore d’un’arte, cioè che ritroui, & riduca à perfettione tutto il corpo d’un’arte, pero ben dice Vitr.

10

Che $enza l’ingegno l’ammae$tramento, ne $enza l’ammae$tramento l’ingegno fa l’huomo eccellente.

La Seconda conditione dell’ Architetto, é la educatione, & lo e$$ercitio da i primi anni fatto nelle prime $cienze. Prime chiamo la Geometria, l’ Arithmetica, & l’altre Mathemattice. Que$te hebbe Vitr. per opera de’ $uoi progenitori, come egli con$e$$a nel proemio del Se$to libro al luogo di $opra citato nella uita $ua.

La terza conditione è l’hauer’ udito, & letto i piu eccellenti, & rari huomini, & $crittori, come fece Vitr. ilquale atte$ta nel proemio del $e- condo libro quello ch’io dico dicendo.

Et $eguitando e$porrò gl’ingres$i dell’antica Natura, & di quegli che i principij del cõ$ortio humano, & le belle, & fon- date inuentioni con gli $critti, & regole dedicarono, & pero come io ne $ono da quelli ammae$trato dimo$trerò.

Et que$to é quanto a gli $crittori, & alla lettione de’ buoni: ma quanto à i pre$enti, & allaudito dice nel proemio del Se$to libro hauere hauu- to ottimi precettori.

20

La Quarta conditione è la tolleranza delle fatiche, & il continuo pen$iero, & ragionamento delle co$e pertinenti all’ Arti, difficilmente $i tro- ua ingegno eleuato, & man$ueto Vitr. hebbe acuto ingegno, & $offerente però dice.

Et dilettandomi delle co$e pertinenti al parlare, & alle Arti, & delle $critture de’ commentar{ij}. Io ho acqui$tato con l’animo quelle po$ses$ionɩ, dallequali ne uiene que$ta $omma di tutti i frutti, che io non ho piu alcuna neces$ità, & che io $timo quella e$$er la propietà delle richezze di di$iderare niente piu.

La Quinta conditione è non di$iderare nɩente altro che la uerità, ne altro hauere dinanzi à gliocchi, & per meglio con$equirla, euui.

La Se$ta conditione, che con$i$te nell’hauere una uia ragioneuole di ritrouare il uero, & quella uia poco ci giouarebbe $enza.

La Settima, che é posta in $aper u$ar la detta uia, et nell’ applicatione. Che Vitr. fu$$e $tudio$o del uero, che gl’haue$$e la regola di trouarlo, & che finalmente $ape$$e u$are la dettaregola, molto bene appare nel $uo procedere ordinatamente, nel $ignificar le co$e, nel dar forma, & perfettione à tutto il corpo dell’ Architettura. Le $ette conditioni $oprodette na$cono da i princip{ij} detti di $opra, cioè dalla diffinitione dell’ Architettura, 30 & dal $uo na$cimento, come $i puo con$iderando uedere. Ma noi à Vitr. ilquale narra quante co$e bi$ognano, & quali, & perche cagio ne, & à che modo.

Appre$$o bi$ogna, che egli $ia letterato. habbia di$$egno, perito $ia dell’arte del mi$urare, non ignorante della pro$petti- ua: $appia l’ Arithmetica, cono$ca molte hi$torie, udito habbia con diligenza j Filo$ofi: di Mu$ica; di Medicina del le Leggi, & ri$po$te de luriscon$ulti, $ia intelligente; & finalmente rozzo non $ia nel cono$cer la ragione del Cielo, & delle $telle.

Poi che Vitr. per formare l’ Architetto ha detto quante, & quali co$e $iano nece$$arie dice.

Ma perche co$i bi$ogno $ia, que$ta è la ragione.

Et partitamente di cia$cuna $eguitando ne rende conto, & prima dice.

Enece$$ario che lo Architetto habbia cognitione di lettere, acciò che leggendo gli $critti libri. Commentarij nomina- 40 ti, la memoria $i faccia piu ferma.

Il giudicare, è, co$a da prudente, la prudenza compara le co$e $eguite con le in$tanti, $a stima delle $eguenti: le co$e $eguite per memoria $i han no, pero è nece$$ario all’ufficio del giudicare, il quale conuiene all’Architetto, hauer memoria ferma delle co$e pa$$ate, ma la memoria ferma $i fa per la lettione perche le co$e stanno ne gli $critti fermamente, però bi$ogna, che lo Architetto habbia la prima Arte, detta Cognitione di lettere, cioè del parlare, & dello $eriuere drittamente, ferma$i adunque la memoria; con la lettione de commentar{ij}, il nome $te$$o lo dimo- $tra, perciò che commentario è detto, come quello ch’alla mente commetta le co$e: & è $uccinta, & breue narratione delle co$e, la doue con la breuità $ouuiene alla memoria, bi$ogna adunque leggere, & le co$e lette per la mente riuolgere, altrimente male n’hauerebbe dalla inuen- tione delle lettere, come dice Platone, perciò che gl’huomini fidando$i negli $critti, $i fanno pigri, & negligenti. Vittruuio hebbe cognitione di lcttere Grece, & Latine, usò uocaboli Greci, & con$e$$a hauer da Greci molte belle co$e trapportate ne i commentari $uoi, & for$i di qui è nata la difficultà d’ intendere Vitr. & la $correttione de i testi per la ignoranza di molti, che non hanno hauuto lettere Grece, in questo mo 50 do io dichiaro hauere cognitione di lettere, perche di$otto pare che Vitr. co$i uoglia e$ponendo cognitione di lettere e$$er la Grammatica, altri intendeno l’Arti $critte, ma io ueggio che l’ Arti $critte $enza grammatica non s’hanno.

Appre$$o habbia di$$egno, acciò che con dipinti e$$empi ogni maniera d’opera, che egli faccia $enza fatica formi, & dipinga.

Tutte le Matbematice hanno $otto di $e alcune Arti, le quali nate da quelle $i danno alla pratica, & all’operare, $otto l’ A$trologia è la nauiga- tione, $otto la mu$ica è quella parte, che in pratica è po$ta di cantare, & di $uonare diuer$i strumenti, $otto l’ Arithmetica è l’abbaco, $otto la Geometria, è l’Arte di perticare i terreni, & mi$urare i campi, $ono anche altre arti nate da piu d’una delle predette $cienze. Vitr. uuole, che non $olamente habbiamo quelle prime, & uniuer$ali, che rendeno le ragioni delle co$e, ma anche gli e$$ercit{ij}, & le pratiche da quelle pro- cedenti, & però quanto al di$$egno uuole, che habbiamo facilità, & pratica, & la mano pronta à tirar dritte le linee, & anguli approuata 60 biamo la ragioue di quelle, che altro non è, che certa, & ferma determinatione concetta nella mente, fatta con linee, & anguli approuata dal uero, il cui ufficio è di pre$criuere à gl’edefici atto luogo, certo numero, degno modo, & grato ordine. Que$taragione non $eguita la materia, anzi è l’i$te$$a in ogni materia, perche la ragione del circulo è la mede$ima nel $erro, nel piombo, in cielo, in terra, & nell’ Abbi$$o, bi$ogna adunque hauere la peritia de i lineamenti, che Vitr. dice (_Peritiam graphidos_.) Che è peritia de i lineamenti, che $erue à pit- tori, à $cultori, intagliatori, & $imiglianti, la quale alle arti predette in quel modo $erue, che le mathematice $erueno alla filo$ofia. Que- $ta peritia raccoglie la dimen$ione, & la terminatione delle co$e cioè la grandezza, & i contorni, la grandezza s’ha per le $quadre, & per le regole, che in piedi, & once di$tinte $ono, il contorno $i piglia con uno strumento del raggio, & del finitore compo$to, & da que$to $trumento $i pigliano le comparationi di tutti i membri alla grandezza di tutto il corpo, le di$$crenze, & le conuenienze delle parti tra $e $te$$e, alle quali la pittura aggiugne i colori, & ombre: del predetto strumento $i dir à al $uo luogo, bi$ogna adunque che l’ Architetto hab- 70 bia di$$egno, que$to $i uede per le co$e dette nel quinto libro al $e$to cap. della conformatione del Theatro, $imilmente all’ottauo del detto li- bro, doue $i parla delle Scene, & al quarto del $esto, & in molti luoghi, doue bi$ogna hauer pratica del di$$egno, & facilità nell’operare, la ragione di questa pratica è tolta dalla Geometria, come quando accade pigliare una linea à piombo $opra l’altra, formare gli angoli drit- ti, far le figure di piu lati, trouare il centro di tre punti, & $imil altre co$e, che giouano à far le piante, & i rileui de i di$$egni e$peditamen- te, & pero dice Vitr.

L’arte del mi$urare gioua molto allo Architetto, perche ella in$egna l’u$o della linea dritta, & della circulare, dal che poi i di$$egni de gli edi$idij $i fanno ne i piani ageuolmente. & le dritture delle $quadre de i liuellɩ, & de i lineamenti $i formano e$peditamente.

[0015]PROEMIO.

L’arte del mi$urare è detta Geometria; questa gioua al di$$egno, & è quella, che alla predetta pratica del di$$egno $ouuiene con la ragione, co- me $i uede nella uoluta del capitello Ionico, & in molte proportionate mi$ure; oltra di que$to perche $pe$$o auuiene, che è nece$$ario liuellare i piani, tirare à $quadra, & drizzare i terreni, però è nece$$ario hauere la Geometria, come $i uede del liuellare le acque nell’ottauo, del- la diui$ione dell’opere, nel primo, del mi$urare i terreni, nel nono, & finalmente per ogni parte; doue $i può dire la Geometria e$$er madre del di$$egno, bi$ogna adunque hauere la facilità del di$$egno bi$ogna hauere la ragione, la quale è po$ta in $apere la cagione de gli effetti fatti con la regola, & col compa$$o, che $ono le linee dritte, & le piegate, gli archi, i uolti, le corde, & le dritture per u$are i nomi della pra- tica. La Geometria adunque dal punto prouede le linee diste$e, le torte, le pendenti, le piane, lequedi$tanti, gli angoli giu$ti, gli stretti, i larghi, le $ommitati, i circoli interi, i diminuiti, i composti, le figure de piu lati, le $uperficie, i corpiregolari, & gl’irregolari, le pirami di, le $pere, i coni, & altre $imiglianti, che alle colonne, à gli architraui, alle cube, tribune, & à molte altre co$e de gli edific{ij}; & co$i la Geometria è nece$$aria allo Architetto. & questa hebbe Vitr. come appare in molti luoghi, & $pecialmente al $e$to, & ottauo libro.

10

Per la pro$pettiua anche nelle fabriche $i pigliano i lumi da determinate parti del cielo.

Pro$pettiua è nome del tutto, & nome della parte. Pro$pettiua in generale è quella, che dimostra tre ragioni del uedere, la dritta, la rifle$$a, la ri$ranta, ne la dritta $i comprende la cagione de gli effctti, che fanno le co$e ui$ibili medianti i lumi po$ti per dritto. La ri$le$$a è laragione del ri$alimento de i raggi, & gli effctti che $i fanno come da gli $pecchi piani, caui, ritorti, riuer$ci, & altre figure. La rinfranta è la ragione delle co$e, che appaiano per mezzo d’alcuna co$a lucida, & tra$parente: come $otto l’acqua, per lo uetro, oltra le nubi, & questa pro$pet- tiua $i chiama, pro$pettiua de i lumi naturali, $peculatiua, & di grande conditione tra le parti della Filo$ofia; percioche il $uggetto $uo è la luce giocondis$ima alle ui$te, & agli animi de mortali, la doue e$$endo noi nelle stanze rinchiu$i per dife$a del freddo, & del caldo, nece$$a- rio è che habbiamo la diletteuolis$ima pre$enza della luce, & del lume, $ia egli, ò dritto, ò rifle$$o, & però è nece$$ario che l’Architetto hab bia la pro$pettɩua. Ma quando come parte è pre$a, riguardando alla pratica $uol far co$e marauiglio$e ingannando gli occhi humani per le distanze de i luoghi ritrouando lo inganno. Que$ta $opra i piani dɩmo$tra i rilieui, le di$tanze, il fuggire, & lo $corciare delle co$e corpo- 20 rali, con un punto reggendo il tutto, come $i dir à; però nel Terzo libro al $ecõdo capitolo uuole Vitr. che le colonne angolari $ieno piu gro$$e, percioche l’aere circon$tante diminui$ce. & leua della ui$ta, & nel fine del detto libro commanda, che tutti i membri $opra i capitelli come $ono architraui, $regi, gocciolatoi, fronti$pit{ij} $ieno inclinati per la duodecima parte, cia$cuno della fronte $ua, & que$to $olo per la ui$ta, come $i dirà nel $e$to anche al $econdo capitolo parla alcune co$e della pro$pettiua. per le quali $i comprende quella e$$er allo Architetto ne- ce$$aria & Vitr. non e$$erne stato imperito, & finalmente le pitture delle Scene altro non $ono, che pro$pettiua.

Col mezo dell’Arithmetica $i fa la $omma delle $pe$e, $i dimo$tra la ragione delle mi$ure, & con modi, & uie ragione- uoli $i trouano le difficili que$tioni delle proportionate mi$ure.

Il uulgo stima quelle pratiche nate dalle Mathematice, che noi $opra dicemmo e$$er uere arti, & eccellentis$ime uirtuti, ilche non è, pericò che non rendeno le ragioni delle co$e, benche dimo$trino effetti dɩletteuoli, & belli, Vitr. (come ho detto) abbraccia, & la principale, & la meno principale, come $i uede nell’ Arithmetica, & s’ha ueduto nella predetta ragione della Geometria, & del di$$egno, l’abbaco prima è ue- 30 nuto dalla uera Arithmetica, et que$to è nece$$ario per far conto delle $pe$e, imperoche uano $arebbe il di$$egno, uana la $atica del principiare, $e l’opera per alcuno impedimento resta$$e, & tra molti impedimenti la $pe $a è il principale, doue al Decimo libro nel proemio loda Vitr. la leg- ge de gli E$e$ii, come $i uede in quel luogo della pena de gli Architctti, che piu $pendeuano di quello, che haueuano affcrmato, & prome$$o. Ma benche ageuolmente $i faccia il conto, non però ageuolmente $i cono$ce $opra che $ar $i debbia, & però Vitr. nel predetto proemio dice.

Solamente quelli, che con $ottigliezza delle dottrine prudenti $ono, farebbeno profes$ione d’Architettura.

Ma piu à dentro penetrando oltra la pratica del numerare, che co$iste nella rappre$entatione de i numerɩ, nelraccorre, nel’abbattere, nel moltiplicare, nel partire, nel radoppiare, nello $mezzare, nel cauare le radici, $i de gli interi, come de i rotti; & anche in una certa, & ordi- nata $alita de numeri, che progres$ione $i chiama; utile è l’Arithmetica à dimostrare le ragioni delle mi$ure, & à $ciorre le dubitationi, che per Geometria $ono indi$$olubili, come ci dimostra nel Nono hauere, & Platone, Pitagora, & Archimede ritrouato, come iui $i uede. E in uerò, uero è quello che dice Plat che gli huomini di natura Arithmetici atti $ono à tutte le di$cipline, come quelli, che in $e habbino prõtez- 40 za, & altezza di $pirito. Ma perche cagione Vitr. di que$te cognitioni tocca le $peculatiue, & le pratiche? certò non per altro, che per di- mo$trare e$$er uero, quanto egli ha di $opra detto, che ci uuole di$cor$o, & fabrica, & che in ogni arte è la co$a $ignificata, & la $ign ficante.

La cognitione dell’I$toria fa, che $i $appia la ragione di molti ornam\~eti, che $ogliono fare gl’Architetti nelle opereloro.

Vitr. in que$ta parte è chiaro per gli e$$empi ch’egli da.

Come $e alcuno po$to haue$$e in luogo di colonne le $tatue feminili di marmo, quelle, che Cariatidi chiamate $ono ue $tite di habito lõgo, & matronale, & $opra quelle po$to haue$$e i modiglioni, & i gocciolatoi, co$i di tale opera à chi ne domanda$$e, renderebbe ragione. Caria città della Morea con i Per$iani contra la Grecia $i congiun$e, i Greci con la uittoria glorio$amente dalla guerra liberati, di con$iglio uniuer$ale contra i Cariati $i mo$$ero, pre$a la loro $ortez za, ucci$i gli huomini, & $pianata la terra, le Matrone loro per i$chiaue menarono, non $opportando, che quelle depone$$ero gli habiti, & gli ornamenti matronali, acciò che non in uno trionfo $olo condotte $o$$ero, ma con eter- 50 no e$$empio di $eruitu da grande $corno oppre$$e, per tutte le città loro pare$$ero portar la pena. Gli Architetti di quei tempi ne i publici edific{ij} po$ero le imagini di quelle matrone per $o$tenimento de i pe$i, acciò che alla me- moria de i po$teri la cono$ciuta pena de gli errori de Cariati commendata fu$$e.

Noi adunque per le parole di Vitr. piglieremo argomento di ornare gl’edific{ij} con la memoria di quei fatti, che grati $aranno à quei principiò uerò quelle republiche, le quali uorremo honorare, & honorandole à noi grate rendere, & fauoreuoli. Come ste$$ero quelle matrone $ot- to i pe$i Vitr. non dichiara, prende$i argomento, che $te$$ero con il capo $ottopo$to, & con la $inistra mano leuata al $o$tenimento de ɩ pe$i, & que$to per parole d’ Atheneo dotto, & diletteuole $crittore, ma noi la$ceremo la pompa dell’ autorità à piu curio$i commentatori, $ola- mente quello addurremo, che per intelligentia di Vitr. potrà ba$tare, hauendo gratie immortali à chiunque s’affaticher à per noi. Ma perche bi$ogna cominciare à u$ar$i di uedere alcuno dipinto e$$empio, di$criuerò qui di $otto le figure delle Cariatide, $econdo, che al pre$ente nego- tio $arà bastante, dichiarando, che stola era ue$te lunga, & dime{$s}a, propia delle matrone, con quella erano le imagini delle Cariatidi come 60 dice Vitr.

Similmente i Lacedemon{ij} $otto Pau$ania figliuolo d’Ege$ipolide dopo il fatto d’armi di Platea hauendo con poca gen te $uperato il numero$o e$$ercito de’ Per$iani, & con gloria trionfato; de i denari tratti delle $poglie, & della preda in luogo di trofeo della uittoria à po$teri fabricarono il portico Per$iano dimo$tratore della lode, & della uirtu de Cittadini, & in quel portico po$ero i $imulachri de i prigioni con l’ornamento Barbaro del ue$tire, che $o $teneua- no il tetto, hauendo con meritate contumelie la lor $uperbia ca$tigata. A $ine che i nimici cagione haue$$ero di te- mere gli effetti della fortezza loro, & i Cittadini guardando in quello e$$empio di uirtu dalla gloria $olleuati alla di- fe$a della Patria s’eccita$$ero grandemente, la doue nei $eguenti anni molti cominciarno à porre le $tatue Per$ia- ne, che $o$teneuano gli archi, & i loro ornamenti, & indi tra$$ero argomen to di accre$cere nell’opere marauiglio$a uarietà di maniere, dɩ $imiglianti I$torie altre ne $ono, delle quali bi$ogna che l’ Architetto ne $ia bene informato.

70

Come $i legge della ɩnuentione del capitello Corinthio, & d’altri effetti che $i uedranno, leggendo ne! Quarto libro. Has$inel primo libro di Tu- cidide Pau$ania Spartano figliuolo di Cleombroto capitano de Greci. Plutharco citando Chi$iferno nelle comparationi de i Romani, & de i Grecinarra che; Di$correndo i Per$i nella Grecia, & facendo di molte prede Pau$ania duce de Lacedemon{ij} riceuè quaranta talenti d’oro da Xer$e, accɩoche tradi$$e la Grecia, la qual co$a poi che $i ri$eppe. Age$ilao Padre hauendo per$eguitato il figliuolo fino al tempio di Pallade. Edichalca; otturò con mattoni le porte del tempio, & iui per fame lo fece con$umare, & la Madre lo la$ciò in$epolto; que$to dice Plutharco di uer$amente da Thucidide. Soleuano ɩ Greci nel luogo oue haueuano po$ti in fuga, & $uperati i nimici tagliare i rami de gli Alberi, & orna- [0016]PROEMIO. re i tronchi di $poglie ho$tili per $egno, & ricordanza della uittoria, quel tronco adorno co$i, chiamaua$i tro$eo, come in piu luoghi $i uede nella historia di Thucydide, uolendo i Lacedemon{ij} hauere memoria della bella impre$a, che $ecero $otto Pau$ama contra i Per$i non uol$e- ro alzare, & adornare i Tro$ei, ma $ecero co$a piu illu$tre, & memorabile, come dice Vitr. $abricando un portico con i denari tratti del- le uendute $poglie, chi $i dicono, manubie, & della preda, che è tutto il corpo del bottɩno, di que$to portico ne $a mentione il dotto Pau$ania ne i Laconici; dice ancho nell’ Attica ragionando, della $tirpe di Pau$ania, e pone la genealogia di quello, & nell’ Archadia dice che Pau$a- nia figliuolo di Cleombroto Duce de Plate$i hebbe impedimento dalle ribalderie che egli poi $ece, di e$$er chiamato benemerito della Grecia. Dalle hi$torie adunque occa$ione prende l’ Architetto di adornare l’opere $ue, come ancho Vitr. in molti luoghi adorna i $uoi uolumi, co- me nel. VI. cap. del primo, nel. IX. del $econdo, nel primo del VI. & in tutti i proemi de i $uoi. X. libri, & altroue e pieno di belli am- mae$tramenti tratti dalle hi$torie. [0017]PRIMO. che è come un belli{$s}imo giardino, che con la bella ueduta delle herbe, & de fiori ristora gli occhi de gli affaticati dal lungo uiaggio, co$i lo interporre delle hi$toriche narrationi tra i dɩfficili precettɩ d’ alcuna arte, ricrea la mente $tanca dal pen$iero delie co$e di$$icili, & a$co$e. Di tai con$olationi in Vitr. ne haueremo a$$ai, non lontane pero da i propo$i ti delle co$e, che egli ce in$egna, accioche con la dolcezza del- la uarietà porti la con$ideratione de $uoi ammaestramenti nell’animo nostro. Seguita adunque il di$$egno delle Cariatidi, che dopo i Per$iani a bello $tudio è $tato po$to. Benche que$to importi poco nelle co$e facili, nelle quali for$e $iamo stati negligenti, come nella de$crittione della Torre & della muraglia a carte 32 doue la muraglia tra le chiaui deue mo$trare terreno, & non pietra, & deue e$$er alta al pari di quel- le traui, che $i $taccano dalla Torre ne i bɩ$ogni, come hauemo auuertito nel detto luogo.

[0018]LIBRO

_La Filo$ofia ueramente $a lo Architetto_. _Nella_ Filofofia, che è Studio, & amore di Sapienza, cioè del bene, & del uero é la $pecula- tione delle co$e, & la regola delle attioni, l’una, & l’altra è nece$$aria allo Architetto, quanto alla regola delle attioni dice Vitr. che.

_La Filo $ofia fa l’Architetto_. Cioè dimo$tra allo Architetto il modo di co$tumatamente uiuere, & dichiara in che principalmente $i con- uenga questa regola, & dice, che prima. _La Filo$o$ia lo fa d’animo grande._ Si per abbracciar le grandi impre$e, come per non temer le grandi offe$e; ma perche la grandezza dell’animo pare che $eco apporti il di$pregio d’altrui, & una certa $euerità, & appre$$o l’ar- roganza, però $ia l’ Architetto di grand’ animo $enza arroganza, che è uitio alla uerità opposto, che oltra il debito attribui$ce à $e $te$$o: $ia piaceuole $i nell’udire, & $atisfare alle dimande de gl’imperiti, $i nel $opportare i loro di$$etti: ma perche nell’ e$$ere piaceuole egli potrebbe inchinar$i ad alcuna co$a men giusta però come mae$tro di proportione $ia egli giu$to, & eguale à ogmuno, & nella egualità dimo$tri $ede nel con$igliare: non $ia auaro nel riceuere i doni, ne cupido nel de$iderargli, hauendo que$te belle conditioni l’ Architetto con$eruerà il gra- do $uo, re$terà honorato, & la$cierà fama immortale, & però Vitr. hauendo cono$ciuto in $e ste$$o quanto $ia bello, & degno l’ornamento 10 delle predette uirtù, & de$orme la macchia de gli oppo$ti errori: in molti luoghi dell’opera $ua dimo$tra stimare piu la Verità, che le ricchez- ze piu la Gloria che l’utile, & bia$ima gl’adulatori, arroganti, & auari Architetti, come da tutti i Proemi de i Dieci Libri $i può uedere, iquali ueramente, come $e fu$$eno un Proemio $olo di tutta l’opera $i deono leggere, & con$iderare. Quanto adunque alla uirtù de co$tumi grandemente ci gioua la Filo$ofia, & pero Vitr. dice.

La Filo$o$ia ueramente fa lo Architetto d’animo grande, $enza arroganza, piaceuole, giu$to, & fedele, non auaro, il- che è co$a grandis$ima, la doue $enza $ede, & ca$tità ueramente niuna opera $i può $are. Anchora la Filo$ofia leua la cupidigia, & non la$cia l’animo occupato nel riceuer doni, ma fa, che con grauità $i difenda la propria dignità, & $ene riporti buon nome. Que$te co$e dalla Filo$ofia pre$critte ci $ono.

Quanto alla parte, che al uero a$petta dice Vitr. ancho quella e$$er’utile all’Architetto.

Appre$$o la mede$ima cognitione ci dimo$tra la Scienza delle co$e naturali, la quale con i$tudio $i deue grandemente 20 cercare, come quella, che in $e contenga molte, & diuer$e dimande naturali, come ancho $i uede nel condurre l’acque, perche ne i cor$i, & ne i giri, & ne i piani liuellati, & ne gli e$iti le u$cite, & gli $piriti naturali à molti modi $i fanno, à i difetti delle quali co$e niuno può rimediare, $e non chi dalla Filo$ofia pre$o hauerà i princip{ij} della natura delle co$e. Oltra di que$to chiunque leggerà i uolumi di Thesbia, ò d’Archimede, non con$entirà loro, $e prima di tali co$e non $arà da i Filo$ofi ammae$trato.

Vna parte della Filo$o$ia Naturale è chiamata Hi$toria Naturale, & una Scienza; la Hi$toria Naturale è $emplice narratione de gl’effetti, et del l’opere di Natura, l’e$$empio $i può da gli $critti di Plinio commodamente pigliare, perche Plinio narra tutto quello, che $i uede nelle co$e fatte dalla Natura, cominciando da e$$o Mondo, & dalle parti principali di e$$o come $ono i Cieli, & gl’Elementi. Venendo alle co$e particolari de i Pae$i, delle Pietre, de i Metalli, delle Piante, de gl’Animali, & dell’Huomo che e fine di tutte l opere di Natura. La Scienza è cognitione del- le cau$e, & de i princip{ij} di tutte le predette co$e, della quale ordinatamente, & con mirabil dottrina il buouo Ari$totile ne è $tato mae$tro. 30 Tanto l’hi$toria quanto la cognitione è buona per lo Architetto. Vitr. hebbe l’una, & l’altra, come $i uede nel quarto cap. del Primo doue $i tratta de i princip{ij} delle co$e, & nell’Ottauo Libro, & nel Secondo, & nel restante di quel Libro, & in tutta l’opera doue egli parla de gli Alberi, delle Pietre, delle minere, de gl’ Animali, delia uoce, dell’udito, del uedere, & di molte opere di Natura, le cagioni delle quali $ono in molti luoghi dell’ Architettura cercate, & $pecialmente nella materia dell’acque, come $i uede nell’ Ottauo Libro.

Della Mu$ica e$$er deue pratico l’Architetto à fine, che egli cono$ca la regolata ragione, & la Mathematica, & acciò, che egli $appia drittamente dare la tempera à gli in$trumenti da Pietre, ò Saette, come $ono Bale$tre, Catapulte, & Scorpioni.

Qui Vitr. dimo$tra la Mu$ica e$$er’utile allo Architetto, & quanto alla pratica, & quanto alla $peculatione come $ono l’altre Mathematice, quanto alla pratica dice quella parola. # Regolata. # Che nel Latino dice. # _Canonica_. # Quanto alla $peculatione dice quellaltra. Mathematica. Io dichiaro l’una, & l’altra con l’autorità de i buoni Autori. La Canonica appartiene all’orecchie, come la pro$pettiua à 40 gl’occhi, & è pre$a da i Mu$ici come per $ondamento della loro arte u$itata, & è quella, che mi$ura le altezze, & le lunghezze delle uoci, & da Greci la mi$ura del durare delle uoci è detta, Rithmus, cioè numero, & la mi$ura dell’altezza, è detta, Melos, cioè canto. Tiene anco la Ca- nonica un’altra parte, Metrica nominata, cioè arte di comporre i uer$i, che $ono effctti delle predette mi$ure nelle $illabe, & nelle parole; arte ueramente diletteuole, & conforme alla Natura Humana, è detta Canonica cioè regolatrice (come dice Boetio) nella $ua Mu$ica, perche non $i deue dare tutto il giuditio à i $en$i, perche $ono fallaci, & alterabili per ogni minima offe$a, benche $ieno princip{ij}, cioè occa$ioni dell’Arti, & ci facciano auuertiti delle co$e, però la per$ettione, & la forza della cognitione e po$ta nella ragione, la quale con certe regole e$$endo $er mata non ci $a errare in modo alcuno, & però è detta Canonica, & regolata. La Mathematica è quella, che non piu riguarda al $en$o, ma è facultà di giudicare $econdo la $peculatione, & la propo$ta ragione conueniente alla Mu$ica de i numeri $onori, & de i modi, & delle maniere delle Canzoni, & de i me$colamenti, & de i uer$i de Poeti, for$i piu alto $al\~edo la Humana, & Mondana conuenienza de i Cieli, & dell’ Ani- ma uà con$iderando. Ma noi ci ri$erimo al Quinto Libro doue chiaramente di parlar intendemo circa la Mu$ica, & Harmonia, credendo à 50 Vitr. come far deue chiunque impara, fino che il giuditio, & la e$perienza $i faccia, perche al $uo luogo uedremo acconciamente quello, che dice hora Vitr. di ua$i di rame nel Quinto, & de gl’in$trumenti d’acqua nel Decimo.

Quei ua$i ancho di Rame, che nei Theatri $otto i gradi nelle Celle con ragione Mathematica $i fanno, & le differenze de i tuoni $i accordano à i ri$uegliamenti de i dolci $uoni Mu$icali, & $i compongono à Cella per Cella, in quei giri, con quelle con$onanze, che da i Mu$ici, Diate$$aron, Diapente, Diapa$on nominate $ono, acciò, che la uoce de i $uoni $cenici nelle di$po$itioni conuenienti quando toccherà l’udito piu chiara, & piu $oaue à gli a$coltanti peruenga. Gli in$trumenti d’acque $enza ragione di Mu$ica drittamente non $i fanno.

Et $imilmente $i uedrà del Decimo Libro al cap. X VIII. quello che egli ha detto di $opra la Mu$ica e$$er nece$$aria all’ Architetto

Acciò che egli $appia drittamente dare la temperatura à gli ɩn$trumenti, che tirano Pietre, ò Saette, come $ono Bale$tre grandi, & piccole nominate Bali$te, Catapulte, & Scorpioni, imperoche ne i capi dalla de$tra, & dalla $ini$tra $ono i 60 pertugi, ò fori de i pari tuoni, per li quali le torte funi di neruo tirate $ono con molinelli, ò na$pi, iquali non $i chiu- dono, ò legano $e prima fuori non mandano determinati, & eguali $uoni all’orecchie di quelli, che le fanno, perche le braccia $i $errano nelle carcature, & nel tirare di e$$e funi, quando poi $i $tendono, $i $chiudono con egualità, & parimente d’ambe le parti mandar deonole $aette, la doue $e non $aranno di pari tuoni impediranno il tirare drittamente.

Non è luogo ne tempo di dimorare $opra le predette co$e, percìò, che la dottrina e$$er deue ordinata, & quel che uuole maggiore introduttio- ne e$$er non deue nella prima $ronte collocato. Certo è nella Mu$ica chella egualità del $uono dimo$tra egualità di $patio, & quella propor- tione che è tra $patio, e $patio, $i troua ancho tra $uono, & $uono, & però e$$endo il $uono eguale, dall’uno, & l’altro braccio $eguita che la fune dentro le braccia $ie eguale, dalche na$ce la bontà dello instrumento, & l’u$o di e$$o, come prouano gli Arcieri, & ɩ Balestrieri tut- to il giorno, e ci $erà manife$to nel Decimo.

70

La medicina deue dal buono Architetto e$$er appre$a pet cono$cere le inclinationi del Cielo, & l’aere de i luoghi $alu- bri, ò mal $ani, & per l’u$o delle acque, percioche $euza tali ragione $tanza non $i può fare, che buona $ia.

Le inclinationi del Cielo dette Climata da Greci, $ono $pat{ij} del Cielo po$ti tra due circoli egualmente di$tanti detti Paralelli, come $i dirà poi, par lando de gl’Horolog{ij} nel Nono Libro. Vitr. ueramente hebbe qualche notitia della Medicɩna; come $i uede nel Primo Lɩbro doue egli di- mo$tra quali in$ermità da quai uenti $onoingenerate, & in altri luoghi del mede$imo Libro, & de gl’ altri dɩchiara le qualità de pae$i quanto all’aere, all’acque, all’herbe, à gl’animali, à gl’Huomini, co$e alla cognitione del Medico $ottoposte.

[0019]PRIMO.

Dapoi cono$cere è dibi$ogno la ragione ciuile in quanto è nece$$aria à i pareti de gli edifici communiallo $patio delle gronde, de i tetti, & delle chiauiche, & de i lumi, & anchora de i condotti dell’acque, & altre $imighanti co$e hauer bi$ogna cono$cimento, accioche $i guardino prima, che comincino di non mettere in lite i padri di famiglia, dipoi che haueranno l’opere con$umate, & acciò, che nel fare de patti con prudenza prouedɩno, & à chi toglie, & à chi da à pigione, perche $e il patto $arà ben fatto, & chiaro, auuerrà, che quello da que$to, & que$to da quello $i potrà $enza fraude liberare.

Qui Vitr. dichiara quello che egli di$$e di $opra appartenere alla fedeltà, & giu$titia dell’Architetto, dico adunque che quella parte di Filo$o- fia, che ci da laregola del ben uiuere, tratta di diuer$e maniere di beni, tra quali è la uirtù de co$tumi, po$ta nella parte ragioneuole, ò uero in quella, che alla ragione ubidi$ce. In que$ta parte di Filo$ofia $i tratta de gl’affetti humani, delle potenze dell’anima, nellequali $ono gl’af- fetti, de gli habiti di quelle potenze, $ieno quegli ecces$i, ò mancamenti, ò mediocritati: tratta$i ancho dell’arbitrio, della elettione, del con- 10 $iglio, dell’appetito, in cui è la cupidigia, l’ira, & la uoglia: tratta$i delle co$e, che uogliono alle uirtuti as$imigliar$i, ò uero, che di quelle princip{ij} $ono, per le quali co$e l’huomo è ba$teuole à $e $te$$o: dapoi riguarda il pros$imo $uo come parte di $ua famiglia, & come parte di $uo uniuer$al gouerno, & nella famiglia ritroua l’ufficio del Patrone, & del $eruo, della Moglie, & del Marito, del Padre, & del figliuo- lo, acquista, di$pen$a, u$a, & adorna il tutto, ma nella ciuile, & publica ammini$tratione contenuta da un $olo, ò da grandi, ò da molti con legittimo reggimento, ucde i $aggi e$$ere in uece di ragione, i Soldati in luogo d’iracundia gli arte$ici in cambio della cupidigia, che $i troua in noi. De i $aggi $i fanno i Capi, i Magi$trati, i Sacerdoti, i Senatori, i Giudici, ne i quali ha $ondamento la ragion ciuɩle, perciò, che da quelli $i fanno le leggi, & le e$$ecutioni, perche altro non è ragion ciuile, che quella che, è fatta da cia$cuna Città $econdo il fine del propio gouerno. La $omma di que$ta ragione è raccolta ne i libri delle Pandette, che co$i chiamate $ono, perche raccolgono tutte le parti della ra- gion ciuile: la doue $otto il primo titolo $i ragunano i Principi, $otto il $econdo i Giudic{ij}, $otto il terzo le Co$e, $otto il quarto le Hypoteca- tion, $otto il quinto i Testamenti con le co$e à quelli appartenenti, $otto il $e$to uar{ij} Titoli delle Po$$es$ioni de i beni cogniti; i danni, le fabri- 20 che rouinate, le in$idie di quelle, la legge delle gronde, & dell’ acqua piouana, parte all’ Architetto nece$$aria, & finalmente $ono altri capi, che lungo $arebbe à nominarli. Nell’ultimo titolo $ono le $tipulationi, i contratti, i malleuadori, l’opere publiche, imercati, i cen$i, & al- tre co$e ne i grandi uolumi de Legi$ti compre$e, delle quali $econdo il bi$ogno e$$er ne deue l’ Architetto ammae$trato, come di co$e pertinenti al uiuer in pace, & $enza litigio. Ma piu alto $alire, è, nece$$ario per bene de gl’ Huomini, & però dice Vitr.

Dalla A$trologia ueramente $i cono$ce il Leuante, il Ponente, il Meriggie, & il Settentrione, & la ragione del Cielo, lo Equinottio, il Sole$titio, i cor$i delle Stelle, la notitia delle quai co$e chi non ha, non può $apere la ragione de gli Horolog{ij}.

Vna delle parti principali dell’ Architettura è come $i uede al terzo cap. del Primo Libro, circa l’ombre cau$ate dal Sole, & da gli $tili nece$$a- ri à fare gl’ Horolog{ij} da Sole, di que$ta cognitione è ripieno con marauiglio$a dottrina il Nono Libro di Vitr. nel quale $i uede ancho l’altra parte dell’ A$trologia, che con$idera le eleuationi, & le di$tantie de i Pianeti, & delle Stelle, alle quali a$petta la inuentione dell’ A$trolabio, 30 come $i dirà poi. Quanto ueramente appartiene à quella parte, che da gl’a$cendenti nel na$cer no$tro comprende i $ucces$i delle future co$e niuno u$o $i troua nell’ Architettura, $aluo $e noi non uogliamo cercare alcune occulte qualità de i luoghi, le cognitioni delle quali non ad al- tro, che à gliordini, & influs$i de Pianeti re$erire $i po$$ono, ma non è lecito per lo amore, che $i porta all’ Architettura e$$er curio$i di tan- te cognitioni, che non meno dubie, che inutili ($alua la pace di chi altrimenti crede) e$$er ueggiamo, però qui $ia fine delle proue po$te da Vitr. per dimostrare tanta diuer$ità di arti e$$er nece$$aria allo Architetto, & però conchiude dalle conditioni dell’ Architettura quale, & chi $i deue Architetto nominare.

E$$endo adunque co$i degna di$ciplina ornata, & copio$a di tante, & $i diuer$e dottrine, io non pen$o, che alcuno di $ubito po$$a ragioneuolmente chiamarfi Architetto, $e con que$ti gradi di $cienze à poco à poco $alendo $in da i te- neri anni nodrito della cognitione di uarie $orte di lettete non peruerrà al colmo della Architettura.

Quanto uero $ia, che lodar non $i debbia co$a alcuna, prima che egli dimo$trato non $i habbia, quello, che ella è, chiaramente $i uede per le co$e 40 fin’hora dichiarate, perciò che niuno hauerebbe degnamente potuto lodare l’ Architettura $enza la cognitione della natura, & delle propietà, che le conuengono, & $e $cioccamente egli posto s’haue$$e à lodarla, prima $aputo non hauerebbe, poi non gli $arebbe stato creduto, & fi- nalmeute costretto à renderne ragione fuggito $arebbe, ò uero à $e $te$$o contradetto hauria, & in que$to ca$o con gli ignoranti al pari $areb- be $tato. Ma prouiamo noi $e con ragione pos$iamo lodare l’ Architettura, $i ueramente, & primo quanto alla cognitione, poi quanto al- l’operationi, perche nel cono$cimento, & nel giudicio ella può e$$ere con la Sapienza, & con la prudenza, meritamente paragonata, & per l’operare tra le arti come Heroica Virtù chiaramente riluce. Mirabil co$a è il potere à cõmune beneficio raunare gl’huomini rozzi, & quelli ridurre al culto, & alla di$ciplina, $icuri, & tranquilli nelle Città, & nelle fortezze: poi con maggior uiolenza fatta alla natura tagliare le Rupi, forare i Monti, empire le Valli, $eccare le Paludi, fabricare le Naui, drizzar i Fiumi, munire i Porti, gettare i Ponti, & $uperar la $te$$a Natura, in quelle co$e, che noi uinti $iamo leuando pe$i immen$i, & $atisfacendo in parte al de$iderio innato della Eternita, dilettando chi nõfabrica, & molto piu chi fabrica, ornando i Regni, le Prouincie, il Mondo, per ilche $i può dire di e$$a, che molto piu $i puote con l’ani- 50 mo pen$arne, che con la penna $criuerne, ò con la lingua ragionarne; Ma perche alcuno piu oltre non $apendo può dinanzi à gl’occhi l’in- finito, & l’impos$ibile propor$i, argumentando che non cape in animo Humano tanta cognitione, & uarietà di Scienze, però Vitr. ci dimo- $tra in che modo, & in$ino à che termine bi$ogna hauer le predette Scienze, & dice.

Ma for$e à gli imperiti puo impos$ibil co$a parere, che la Natura apprenda, & s’arricordi tanto numero di dottrine.

Que$ta è la dubitatione $ondata nel potere della Natura Humana come impotente à riceuere tanta uarietà di dottrine, $cioglie la predetta dubita tione Vitr. in que$to modo.

Ma quando auuertiranno bene, che tutte le dottrine, & di$cipline tra $e tengono una certa raccõmunanza, & cogni- tione, uedranno quello, che io dico potere auuenire, per cio che tutto quello, che s’impara à gui$a di corpo di tai membri compo$to in $e $te$$o $i raggira, & però chi da i primi anni in uar{ij} ammae$tramenti $i e$$ercita, ricono$ce, in tutte $orti di lettere i $egni mede$imi, & la raccõmunanza uede delle di$cipline, & per quella $ono atti, ad appren 60 dere ogni co$a.

Diceua il dubbio, ò uero la obiettione quello effetto e$$ere impos$ibile, di cui la cagione è impos$ibile, & però non poter l’Huomo apprender tan te arti perciò, che la cagione di apprenderle era impos$ibile: la cagione era la uirtù dell’anima in$ufficiente, & incapace. Ri$ponde Vitr. & dice argomentando, che pos$ibile è quello effetto, il modo del quale è pos$ibile, però è pos$ibille che l’Huomo adornato $ia di uarie dottri- ne, perciò che il modo è pos$ibile. Il modo ueramente è che hauendo le Scienze una certa raccomunanza tra loro, & qua$i in giro l’una nel- l’altra mouendo$i per alcune $imiglianze di co$e, non è impos$ibile à chi per tempo comincia, & s’affatica ricono$cere la ditta $imiglianza, & fare di piu co$e $imiglianti lo $te$$o giuditio, & però può e$$ere un termine, & una $obrieta (diro co$i) di $apere, che hauendo noi quanto ci $a, pos$iamo commodamente $eruirci. Vedremo di$otto per e$$empio quello, che hora s’è detto, fin tanto Vitr. riprende Pythio Architetto, ilquale haueua oppinione, che l’ Architetto pote$$e meglio in ogni arte partitamente, che i prop{ij} arte$ici, dice adunque.

Et però Pythio uno de gl’antichi Architetti, quello che in Pirene $i nobilmente fece il Tempio di Minerua, dice ne i 70 $uoi Commentar{ij}, che l’Architetto piu deue potere operare in tutte l’arti, & dottrine, che quelli, iquali cia$cuna co- $a con loro indu$tria, & e$$ercitio hanno al $ommo della eccellenza, condotto.

Vitr. appo$ta la ripren$ione di Pythio, argomenta contra di e$$o con uarie ragioni, & prima dalla e$perienza, dicendo.

Ma que$to con effetto non $i uede, perche non deue, ne può lo Architetto e$$ere come Ari$tarcho perito della Gram- matica, ma bene non $enza letteratura, ne come Ari$toxeno Mu$ico, ma non lontano dalla Mu$ica; ne Pittore co- me Appelle, pure habbia di$$egno, ne qual Mirone Statuario, ò Policleto lauoratore di Stucchi. ma non ignorante [0020]LIBRO di tal’arte, ne di nuouo come Hypocrate medico, ma non $enza ragione di medicina, & finalmente non $ia egli in tutte altre di$cipline perfetto, pure che di e$$e imperito non $ia.

Le parole $econdo la no$tra interpretatione $ono chiare, ne proua poi con argomenti non e$$er uero il detto di Pythio; & dice.

Perche non puo alcuno in tante, & $i diuer$e co$e con$eguire $ingulare $cienze, à pena cadendo in poter no$tro cono- $cere, & con$eguire le loro ragioni, ne però non $olamente gl’ Architetti non po$$ono hauere in tutte le co$e gl’ulti- mi effetti, ma quelli che ad una $ola $cienza $i danno, non ripportano tutti il $ommo principato della lode. Se adun- que non tutti in cia$cuna dottrina, ma pochi in molti anni appena ottennero il de$iderato nome, in che modo lo Ar chitetto, ilquale e$$er deue in tante arti perito, non fara co$a grande, & marauiglio$a, $e non gli manchera alcuna del- le predette co$e, & di piu $e egli andrà innanzi à tutti gl’ Arte$ici, iquali particolarmente in cia$cuna dottrina $tati $ono grandemente $olleciti, & diligenti?

10

Molto piu ragioneuole ci pare, che uno huomo con$egui$ca la perfettione di una $ola $cienza, che di molte, & pure di raro $i troua, che que$to auuenga, cioè che uno $ia perfetto in un’arte $ola, però $e non è quello, che pare piu ragioneuole che $ia, meno $arà quello che meno ci pare cioè che un $olo huomo, ottenga il $ommo grado in molte, & diuer$e cognitioni, la onde $i conclude da Vitr. dicendo.

Per ilche pare, che in que$to Pythio errato habbia.

Cioè $e Pythio è $tato eccellente Architetto, $e ha detto molte belle co$e, in que$to però ha errato, in que$to non gli dò $ede, e$$endoci il $en$o, & la ragione contraria, & per piu $tabilire la ragione detta, non $i $corda Vitr. di quello che $opra ci propo$e, cioè, che nell’ Architettura erano, come in ogni altra peritia, due co$e da e$$er con$iderate; l’una era l’opera proposta, che egli dice $ignificata, l’altra la ragione, che egli dic@ $ignificante, il mede$imo $i dice con altre parole, in que$to luogo per confirmatione de i detti $uoi, dice adunque mode$tamente.

Pare che Pythio in que$to errato habbia, non uedendo che di due co$e ogni arte è compo$ta, cioè dell’opera, & della ra- gione di e$$a, & di que$te due una è propia di coloro, che in cia$cuna co$a e$$ercitati $ono, & que$to è, l’effetto del- 20 l’opera, l’altra è, commune à tutti i Dotti, cioè la ragione, ò uero il di$cor$o fattoui $opra.

Non è alcuno, che ricordando$i le co$e dette di $opra, non intenda quello, che hora dice Vitr. & $e egli non haue$$e appre$o bene, che co$a è fa- brica, & di$cor$o, opera, & ragione, la co$a $ignificata, & quella, che $ignifica, legga l’in$ra$critto e$$empio dello Autore, che intender à il tutto, & cono$cerà piu oltra come $ia il giro, & la raccommunanza delle $cienze., dice adunque.

Come auuiene à i Medici, & à i Mu$ici $opra il numero$o battere delle uene, & il mouimento de i piedi, ma $e gl’auuer- rà, che bi$ogni medicare una ferità, ò trarre di pericolo uno ammalato, non uerrà il Mu$ico, ma il Medico, & co$i nel- l’Organo canterà, non il Medico, ma il Mu$ico, à fine che l’orecchie dal $uono dolcezza prendino, & dilettatione.

Molti e$$empi ci adduce Vitr. per i quali $i comprende come $tà la communanza delle $cienze, & prima dimo$tra quella tra due $cienze, & poi tra molte, la Mu$ica, & la Medicina $ono $cienze, l’ufficio del Medico in quanto Medico, è ri$anare gl’infermi, l’ufficio del Mu$ico in quanto Mu$ico, è dilettare cantando gl’a$coltanti, in questi uffici $ono differenti, ma nelle ragioni po$$ono e$$er conformɩ, la con$ormità na$ce da una 30 commune regola, che all’uno, & all’altra può ageuolmente $eruire, perche con$iderando il Medico la eleuatione, & la depres$ione de i pol$i, la uelocità, & tardezza, la equalità, ò uero la di$guaglianza, conuiene col Mu$ico, ilquale nelle uoci con$idera le $te$$e co$e, perciò che l’e$$er tardo, & ueloce, alto, & ba$$o, eguale, ò di$eguale $on termini communi, che à molte co$e di natura diuer$e $i po$$ono applicare, però non è incommodo, alcuno, che nella ragione conuenghino molti artefici, i quali $ieno nell’opere differenti, & questo na$ce dal ualore de i princip{ij}, i quali e$$endo uniuer$ali, & indifferenti abbracciano piu co$e, & non dipendono da $uggetto alcuno, equale adunque $i può inten- dere il tempo, il luogo, il mouimento, il corpo, il numero, la uirtù, & molte altre co$e, che à diuer$i artefici con ragione diuer$amente con- forme a$pettano, dico diuer$amente con$orme, perche il principio è uno, come $e io dices$i l’eguale giunto all’eguale fa il tutto eguale, ma l’ap plicatione $i fa in materie, & $uggetti diuer$i, perche il Medico applica il detto principio alle qualità dell’herbe, il Mu$ico a i tempi, il Filo- $ofo naturale à i mouimenti, il Geometra alle grandezze, & altri altre co$e alle loro notitie $otto poste come ancho pigliando il Medico dal Geometra, che gl’anguli facilmente s’uni$cano, & la circonferenza non co$i, dice per questo le ferite circulari e$$er difflcili da unire, & $al- 40 dare, & in que$to s’accompagner à col Geometra ne però il Geometra o$erà metter mano $opra un ferito, ne il Medico ardirà oppor$i al Geometra come Medico, che egli è.

Simigliantemente tra Mu$ici, & A$trologi commune è il di$putare del con$en$o delle Stelle, de i concetti, & con$onan- ze Diate$$aron, & Diapente nominate, che $ono ne i quadrati, & ne i triangolari a$petti, & con il Geometra della pro$pettiua, & delle apparenze, & co$i in tutte l’altre dottrine molte co$e, ò tutte communi $ono atte $olamente ad e$$er con di$putationi trattate, ma gl’incominciamenti dell’opere, che con il maneggio, & con l’operare ad e$peditio- ne $i conducono, à quelli $olamente a$pettano, che propiamente all’ e$$ercitio d’un’arte determinati $ono.

Io di$idero la$ciarmi chiaramente intendere, perciò il Philandro, benche fidelmente e$ponga le parole dello interprete di Tholomeo; ci la$cia pe- rò de$iderio di maggior intelligenza. Dico adunque, che gl’A$trologi uolendo dimostrare come i corpi cele$ti concordano, & s’uni$cono à mandare qua giu nel centro, i diuini loro influs$i, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra loro proportionate, & ri$pondenti. La 50 prima è quella, che ha tre angoli, & tre lati equali. La $econda è quella, che n’ha quattro. La terza è quella, che n’ha $ei, hanno dipoi mi$u- rato gl’angoli di quelle figure, & ritrouato in quegli e{$s}er proportione, & corri$pondenza mirabile, & per quella giudicato hanno la con- formita, & con$onanza, che hanno le stelle nel mandar quà giu le loro Cele$ti, & Diuine uirtuti, & acciò, che il tutto chiaramente s’inten- da, io dico $econdo Euclide, che gl’angoli $i mi$urano dalla circonferenza, poniamo, che in un circolo molte linee tirate dalla circonferenza al centro facciano diuer$i angoli, dico che quegli angoli $aranno mi$urati da gli $pat{ij} che tengono i capi delle linee, che gli fanno nella circonfe- renza. Dico dipoi che gl’antichi chiamauano A$$e, ogni co$a intera atta à e$$er mi$urata, ò partita, & la diuideuano in parte dodici, l’una cra detta Oncia, le due Se$tante, perche entrauano $ei fiate neltutto, che era dodici, le tre, Quadrante, perche entrauano quattro fiate nel- l’A$$e, le quattro Triente, perche entrauano tre uolte nell’intero, le cinque Quincunce, & non denominauano le cinque parti altrimenti, che Quincunce, perche non entrauano à far il tutto equalmente, come le due, le tre, & le quattro, ma le $ei erano dette Semi$is, qua$i la metà dell’A$$e, le $ette, Settunce, per la $te$$a ragione delle cinque, le otto di$$ero Be$$em, perche alle $ei n’aggiugneuano due, le noue Dodrante, le 60 diece De$tante, & le undici, Deunce, perche non era multiplicatione, che egualmente entra$$e à finire le dodici, $tando le co$e nel $opradetto modo, io dico, che l’angulo dritto del quadrato giu$to, & intero occupera dodici parti, l’angulo del triangulo, che è maggiore, & piu largo @c occuperà $edeci, l’angulo della terza figura di $ei come piu $tretto, ne occuperà otto.

8 16 12

L’angulo del quadrato per e$$er giu$to, & intero $arà detto A$$e: quello del Triangulo per e$$er maggiore un terzo, $econdo, che $i @e- de nello $patio della occupata circon$erenza, contenerà una fiata il dritto, che è di dodici parti, & $arà di piu uno quadrante, [0021]PRIMO. che é un terzo, & qui $arà la proportione $e$quiterza nominata, che é quando una co$a contiene tutta un’altra, & di piu la terza parte, come $i dirà poi ragionando delle proportioni al $uo luogo. L’angulo della figura e$$angulare, e minor la metà dell’ angulo della triangulare, perche occupa otto parti della circunferenza, che è di mi$ura be$$ale, cioè d’otto parti, & però tra que$ti anguli è la proportione detta dop- pia, come tra Pangulo del quadrato, & l’angulo della e$$angulare figura, e proportione $e$quialterà, cioè, che nel continente è una uolta, & mezza, il contenuto, come otto, cioè il be$$ale, e nel dodici cioè nell’ A $$e una fiata, & uno triente, che è la metà d’otto, & que$to è quanto appartiene alla A $trologia. Quello ueramente, che è della mu$ica, è ch’il Mu$ico $imilmente con$idera la con$onanza, & quella non nelle figure, ma nelle uoei. Con$onanza è proportione di uoci di$tanti, & difforenti nel graue, & nell’acuto, che unitamente, & con dol- cezza girando peruengono all’ orecchie. Delle con$onanze alcune $ono $emplici, altre compo$te; i nomi delle $emplici $ono diapa$on, diate$$a- ron, & con diapende diapa$on. Laragione di que$ti nomi al luogo $uo $ar à manife$ta; hora dirò delle $emplici con$onanze. I mu$ici non han- no uoluto u$are i nomi de gli Arithmetici conuenienti alle proportioni, & que$to per le ragioni che $i diranno nel quinto libro; ma in luogo di 10 doppia u$ano que$to nome, diapa$on, & per $e$quialtera, diapente, & per $e$quitertia, diate$$aron; bi$ogna adunque $e le uoci e$$er deono con$onanti, cioè uenire all’udito in modo diletteuole unite, & me$colate, bi$ogna dico, che egli ci $ia tra la graue, & l’ acuta proportionata di$tanza, il $imigliante è nece$$ario, che $ia nel con$entimento delle stelle, & de i pianeti, acciò che unitamente qua giù mandino con effica- cia, & forzagl’ infiuls$i loro. Leregole adunque dell’ Arithmetica $ono quelle, che fanno la Mu$ica conl’ A $trologia congiunta, perche la pro- portione, è commune, & uniuer$ale in tutte le co$e atte à e$$er numerate, mi$urate, & pe$ate. Ma le regole della Geometria, che fanno alla pro$pettiua, & alle apparenze $ono da gli A $trologi pigliate in quanto che gli A strologi rendeno ragione de gli a$petti, delle distantìe, delle uedute, & delle apparenze de i corpi cele$ti, come $i uede ne i uolumi loro, & però l’ A strologia tien commertio (per modo di dire,) & con la Mu$ica, & con la Geometria, in quanto dalla Geometria è $eruita la Pro$pettiua, imperoche la Pro$pettiua prende il $uo $uggetto da due $cienze, cioè dalla Geometria la linea, dalla Naturale il uedere, & ne fa una $ola co$a, che io direi raggio, stando adunque le predette co- $e, & la raccommunanza delle $cienze Vitr. ci pre$criue il modo del $apere concludendo.

20

Et però a$$ai parerà hauer fatto colui, che di cia$cuna dottrina mediocremente hauerà cono$ciute le parti, & le ragio- ni di e$$e, & quelle, che nece$$arie $aranno all’ Architettura, affine che non $i manchi quando di tai co$e, & di tal ar- ti bi$ognerà farne giudicio, ò renderne conto.

Pre$critto il modo, & la $obrietà di $apere, perche di$opra è $tato detto da Vitr. que$te parole.

Perche non deue, ne puo l’ Architetto e$$ere come Ari$tarcho perito nella Grammatica.

Et il resto, però dichiara quel, _(non deue_,) percioche $e bene l’ Architetto pote$$e e{$s}er perfetto in tante arti, non però per quella perfettio- ne $i douerebbe chiamare Architetto, perche u$cirebbe fuori de i termini dell’ Architettura, & per que$to molto più forte $i fa laragione di Vitr. contra Pythio, perche prima s’è dimo$trato, che la $ua oppinione per la e$perienza non è uera, poi per ragionando non è po$- $ibile, & in fine $e bene pos$ibil $u{$s}e, non é conueniente. Simili argomènti u$a Platone, Aristotile, & Galeno, ragionando quei dell’ Ora- tore, & que$ti del Medico, Secondo il propo$ito loro, & però qui dirò co$a, che à me pare degna di con$ideratione, per fare auuer- 30 titi quelli, iquali à una $cienza $i danno, che chiunche $ape{$s}e bene quali fo{$s}ero i termini di cia$cuna $cienza, & cono$cer pote{$s}e quan- do altri n’u$ci$$ero, $enza dubbio egli trouerebbe tante, & $i belle co$e in cia$cuna arte, che ci darebbe da marauigliare, ba$timi hauere ac- cennato que$to, & da lungi il fonte come à dito mo$trato, percioche chi ba bene la propieta, & le di$tintioni delle co$e, puote ancho, & le rac- communanze, & le $imiglianze cono$cere, ma di raro $imili buomini $i trouano, come dice Vitr. prima dicendo.

Ma quelli à i quali la natura benigna tanto di acutezza d’ingegno, & di memoria, & di $olertia concederà, che pos$i- no in$ieme del tutto cono$cere la Geometria, l’A $trologia, la Mu$ica, & l’altre $cienze, certamente u$ciranno fuo- ra de termini dell’ Architetto, & $i faranno Mathematici, doue facilmente potranno contra quelle di$cipline di$pu- tare, perche di piu armi di $cienze, armati $aranno.

Egli $i $uole di$putare de i principÿ d’una $cienza, & $i $uole anche di$putare delle co$e contenute $otto i principÿ $uoi, contra chile nega$$e, $tan- do nella $ua $cienza, perche niente è prima de i principÿ, ma $e egli uole$$e di$putare de i principÿ $uoi bi$ognerebbe, che egli u$ci{$s}e de iter- 40 mini della $ua profe{$s}ione, & adopera{$s}e una $cienza commune, & uniuer $ale, & però dice Vitr. che chi è armato di piu armi di $cienze, può di$putare contra le $cienze, cɩoè contra coloro, che di quelle $cienze face{$s}ero profes$ione, & però Ari$t. non come filo$ofo naturale di- $puta contra parmenide, ò Meli{$s}o, che negauano i principÿ della filo$ofia naturale, macome dialetico, ouero Methafi$ico, contra quelli s’oppone, puo bene alcuno artefice non u$cendo fuori dell’arte $ua di$putare contra quelli, che delle co$e pertinenti, à quelle arti ragiona$- $ero, perche egli $i $eruirebbe de i principÿ di quell’arte. Quelli adunque iquali $ono in molte $cienze eccellenti $on $empre armati alla dife$a, & all’ offc$a.

Ma di rado $imili huomini $i trouano, come fu Ari$tarcho Samio, Philolao, & Archita Tarentini. Apollonio Pergeo, Eratho$tene Cyreneo. Archimede, & Scopinas Siracufani, iquali, molti $trumenti, raggi, & $tili da ombre per uia di numeri, & can$e naturali à po$teri degnamente la$ciarono.

Io non uoglio deuiarmi dalle co$e belle di Vitr. per narrare le hi$torie de $opradetti huomini eccellenti, Popere de iquali fede ci faranno delle loro 50 conditioni in piu luoghi dell’ Autore. Conclude adunque Vitr. con mirabile Circondottione, & abbracciamento le co$e dette, maper maggio- re intelligenza, dico che quando alcuno uuole u$are la grandezza del dire, egli u$a tra l’altre forme, & maniere, una che è, detta cir- condottione, ò uero Abbracciamento, & que$ta $i fa, quando $i tiene longamente $o$pe$o l’intendimento prima, che $i uenga al fine, & quan- do $i richiede altro $entimento, con alcune particelle come $ono, benche; auuenga dio, concio$ia, quantunque, non $olamente, & altre $i- miglianti, dice Vitr.

Quando adunque $ia, che dalla $olertia naturale, non à tutte le genti, ma à pochi hnomini $i dia l’hauere co$i buoni ingegni, & l’ufficio dell’ Architetto $ia e$$ere in djuer$i ammae$tramenti e$$ercitato, & la ragione della co$a il per- metta, non $olo $econdo la neces$ità le grandi, ma le mediocre $cienze douere hauere. Io ò Ce$are, & à te, & à quel- li che leggeranno dimando, che $e co$a alcuna poco $econdo l’arte grammaticale $arà e$po$ta, perdonato mi $ia, per- ciò, che non come grande Philo$ofo, ne come eloquente Oratore, ne grammatico io fono nelle piu belle ragioni 60 dell’arte e$$ercitato, ma come Architetto di tai letteere erudito, que$te co$e mi $ono sforzato di $criuere.

_Ecco quanto è pieno que$to parlare di $entimenti, & d’argomenti, & prima dalla natura quando dice_. (Ma à pochi huomini $i dia.) _Dapoi dall’arte quando dice_, (Et l’ufficio dello Architetto.) _Indi dalle co$e i$te$se, quando dice_, (Et la ragione per la grandez- za della co$a.) _Et finalmente compie il $entimento, dicendo_, (Io ò Cefare.) _Il re$tante finita la $ua bella, & ripiena oratione propone_ _di che co$a egli habbia à trattare, & in che modo dicendo._

Quanto ueramente richiede il potere di que$t’arte, & le ragioni, che in e$$o potere po$te $ono, prometto; come io $pe- ro, in que$ti libri non $olo à gli edificatori, ma à tutti ɩ $aui $enza dubbio con grandis$ima autorità douer pre$tare.

Pareua la prome$$a di Vitr. grande, & gonfia, però con prudenza egli ha giunto quelle parole, _(come io $pero_) per dimo$trar mode$tia, dice adunque, che egli promette pre$tare quanto porta il poter dell’ Architettura, non $olamente à gli edificanti, ricordando$i di bauer detto, che l’ Architettura na$ce dafabrica, ma à tutti i periti le ragioni dell’ arte promette, le quali nel di$cor$o, nella co$a $ignificante, & nella proua 70 della fabrica poste $ono, & però $enza dubbio con grandis$ima le prome{$s}e, perciò, che come buono Architetto fonderì l’arte $ua $opraueri, efficaci, utili, & conformi precetti, & que$to $ia detto $opra il primo capitolo.

[0022]LIBRO DI QVAI COSE E COMPOSTA L’ARCHI TETTVR A. CAP. II.

L’AR CHITETTVRA con$ifte nell’ Ordine, nella Di$po$itione, nella Eurithmia, nel Compartimen- to, nel Decoro, & nella Di$tributione.

Chiunque intender à bene il pre$ente capitolo, potrà dire con uerità $apere, & intendere la forza, & il ualore dell’ Ar- chitettura, perciò che le $ei co$e, nellequali afferma Vitr. che con$iste l’Architettura, $ono quelle, che appartengono all’e$- $enza di e$$a. Quelle delle quali è l’habito nella mente dello Architetto compo$to, & quelle finalmente $enza lequali niuna co$a esteriore puo hauer forma, ò perfettione. Difficile, & ingegnio$a co$a, e dimostrare la diuer$ità, che è tra le predete 10 $ei co$e, & bella co$a è la$ciar$i intendere, & non fuggire, perciò che à molti puo parere, che Vitr. dica una i$te$$a co$a in piu modi, il che non è, come io mi sforzerò chiaramente di dimo$trare.

Dico adunque per intelligentia di quello, che $i deue e$ponere, che alcune co$e in quanto all’ e$$er loro non $i riferi$cono ad altre, ma libere, & a$$olute $ono. Altre hanno relatione ò ri$petto, & $enza non $tarebbero; l’huomo, la pietra, la pianta non hanno comparátione ad altro, ma l’e$$er padre, patrone, mae$tro, amico, fratello, non sta da $e, ma di nece{$s}ità ad altro riguarda, perche padre non è, chi non ha figliuolo, pa trone, chi non hà $eruo; mae$tro, $enza $colare, amico, ò fratello, $enza amico, ò fratello, $iinilmente il doppio, il maggiore, il minore $onco$e, che $ole non $i po$$ono intendere, perciò che bi$ogna dire, doppio, della metà, maggiore del minore, & minore del maggiore, co- me equale dello equale, pari del pari; oltra la predetta distintione, egli é degno di auuertimento, che nelle co$e, che di natura $i riferi$cono, $i hanno alcuni termini, & que$ti $ono il fondamento, cioè $oggetto, & principio da cui s’incomincia la relatione, & il fine, nelquale ella termina, come l’e$$er padre comincia da chi genera, & fini$ce in chi è generato; l’e$$er mae$tro $i fonda in colui, che in$egna, & hail $uo fine 20 in colui che impara; l’e$$er maggiore comincia in co$a che eccede, & termina in co$a che è ecce{$s}a: Stando in que$ti termini $pe{$s}o auuiene, che la comparatione è pari, cioè che egli $i troua nell’uno, & nell’ altro termine ragione eguale: come dicendo, amico, fratello, percioche l’amico è pari all’amico; il fratello alfratello nell’ agguaglianza, $pe$$o anche $i uede in que$ti ri$petti maggioranza, ò di$aguaglianza, come dire pa- trone, & $eruo, padre, & figliuolo; mae$tro, & di$cepolo; perche importa piu cominciare da uno, che dall’ altro. Que$té relationinel pre- detto modo appre$e grande momento hanno all’intelligenza delle $ei predette co$e, perciò, che tutte $ono relationi, & comparationi, come $i uedr à qui $otto. Hauendo adunque Vitr. formato l’Architetto, cioè fattolo degno agente di tanti artificÿ. Tratta qui della forma, perciò, che e$$endo la materia immobile, & imperfetta, niuna co$a di e$$a $i trarrebbe $enza la perfettione, & forma, la quale con$iste nelle $ei predette co$e. Due fini $i trouano nell’opere, uno è il compimento, e perfettione de i lauori, come è quando $i dice l’opera è compita, & fini- ta; l’altro è il fine della intentione, che è quando finita l’opera $i dice. io ho l’intento mio, come finita la ca$a, io $on dife$o da i uenti, dà piog- gie, & da contrarÿ. Per uenire al fine dell’operaè nece$$ario ($e con arte ci uolemo regolare) procedere ordinatamente, & que$to in due 30 modi, prima quanto alla quantità, & grandezza delle parti, dapoi quanto alla $u$tanza, con qualità di e$$e parti, nel primo è l’Ordine, nel $econdo è la Di$pofitione, & perche la qualità $i puo con$ider are in $e, & comparandola alla forma, che allo a$petto, & à gliocchi $i rife ri$ce, però bi$ogna, che ui $ia nell’ opera una certa qualità, che contenti gli Occbi de i riguardanti, & que$ta é detta da Vitr. Eurithmia, del- laquale $i dirapoi; re$ta, che noiritrouiamo la ragione dell’ altre co$e; Perche adunque non $i propone l’opera infinita, ma terminata in gran- dezza $i del tutto, come delle parti; però bi$ogna, che oltra l’Ordine, ci $ia una corri$pondenza delle mi$ure tra loro, & al tutto comparate, che propo$taci una mi$urà d’una $ola parte, $appiamo le mi$ure dell’altre, & propo$taci la grandezza del tutto, $appiamo la grandezza di cia$cuna parte, & que$ta corri$pondenza è Simmetria nominata, qua$i concor$o, & ripondenza delle mi$ure. Ma perche Popere che $i fanno hauer deono autorità, & riputatione, & e$$er’ anche all’u$o de gli habitanti accommodate, & con prudenza di$pen$ate, però uolendo noi ot- tenere le predette co$e, bi$ogna $eruar quello, che conuiene, che Decoro $i chiama, & di$pen$are il tutto, il che nella distributione, è colloca- to, & que$ta è la neces$it à, & $ufficienza delle $ei co$e; con$ider ando adunque, per dire in breuità, & in $omma il tutto, & le parti d’und 40 opera, u$eremo la infra po$ta figura.

# _{_ # in $c & co$i # _}_ # " # " #### _{_ # Secando il prima, e il poi ordine. # " # " # — # _{_ # òucro fecondo la qnantità # " # _{_ ## _}_ ## " ## " # Secondo la ri$pondcnza, Simmetria. Tutta la forma, e figura dell’o\\pera $i con$idera ò uero # " ## " # — # " # " ## " ## " # ò uero $econdo la quantità & figura, co$i è la ci$po$itione. # _{_ # " ## _{_ # — # _{_ # ò uero all’ a$petto eurithmia # " # — riferita # " ## " # ò uerò alla conuenienze Decoro ### " # — # " # ò uero all’ u$o Di$tributione.

Noi di$tintamente ragioneremo di cia$cuna parte, & prima dell’Ordine il quale in que$to modo da Vitr. è diffinito.

Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente, & ri$petto di tutta la proportione al com- partimen to, il quale $i compone di quantità.

perche in molte co$e ritrouiamo, Ordine, Di$p o$itione, Decoro, Di$tributione, & le altre parti $opradette, però diremo, che que$ti termini $ono generali, & commuui, & come gen erali, & communi hanno le loro diffinitioni, ditermini communi, & generali; ma poi, che cia$cuno 60 Artefice uuole applicar quelle parti alla propia cogmtione, ri$trigne quella uniuer$alità al particulare, & propio dell’ arte $ua, come $i ue- de al pre$ente nelle dette diffinitioni, & prima nelia diffinitione dell’Ordine. Certo è che l’Ordine in $e, & $econdo la natura, è quando una co$a di $uaragione pone un’e{$s}er dopo l’altro, & per que$to ne uiene, che doue è ordine ui $ia prima, & poi, & questi $on termini commu- ni, ma l’ Architetto gli ri$trigne à $e, come ogni altro artefice, & dice, che l’Ordine é quando in un’opera di $ua ragione, l’e$$er d’una quan tità è po$ta prima, & l’altro poi, & in que$to modo la diffinitione dell’Ordine é fatta propia, & particulare per l’applicatione de i termini communi, & uniuer$ali, ne i quali $i puo dire, che po$ta $ia la raccommunanza delle $cienze. Per $tare adunque ne i no$tri primi fondamen- ti, io dico, che l’Ordine è po$to in comparatione. & ri$petto, & dico appre$$o, che la comparatione è di quelle, nelle quali $i troua la di$ag- guaglianza, chiaro è, che nell’ Ordine $ia ri$petto, percioche nell’Ordine s’intende, che alcuna co$a preceda, & altro $ucceda; euui di$aguaglian- za, perche $e tutte le co$e fu$$ero eguali, già non $arebbono tutte; come dice S. Augu$tino, & però l’ordine, è di$pen$atione delle co$e pari, & di$pari, eguali, & di$eguali. L’Ordine dello architetto è circa la quantità, & nella quantità $i troua l’Ordine, che riguarda al tutto, & l’Or- 70 dine, che riguarda alle parti, non che l’un’ordine in effetto $i ritroui $enza l’altro, ma in modo, che l’intelletto puo $ar la di$tintione, & in- tender cia$cuno $eparatamente, & però dice Vitr. quanto all’Ordine che é delle partitra$e che.

L’Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente.

Et que$ta attitudine con$iste nel regolare, & temperare uua parte circa la $ua grandezza in modo, che con l’altre parti conuenga, & ri$ponda, & in que$ta regolatione una parte deue precedere, l’altra $uccedere. Precede la parte dalla cui grandezza $i prende la regola, $uccede la par- te regolata, euui adunque nell’ordine all’Architettura, il prima, & il poi, & que$te $ono differenze opposte, & ono eguali, & pero $i deono [0023]PRIMO. ridurre $otto un termine commune; & que$ta è la regola; ma piu chiaramente per l’e$$empio, & que$to quando io hauerò dichiarato l’or- dine delle partì comparate al tutto, dice in quanto à questo ordine Vitr.

Et un ri$petto di tutta la Proportione al Compartimento delle mi$ure.

Proportione è comparatione di co$e l’una i$te$$a natura; que$ta nell’Architettura $i fa pigliando una certa, & determinata quantità, la quale $ia regolatrice di tutte le grandezze, & mi$ure delle parti, & membri dell’opere, l’e$$empio è que$to Vitr. nel terzo libro al $econdo, uo- lendo render ragione di quella bella maniera de i Temp{ij}, nella quale é il luogo commodo, & fermo $patio tra una colonna, & l’altra, dice che egli bi$ogna, che lo $patio $ia della gro$$ezza, & del quarto della colonna, & con questo dice, $e la Fronte del luogo $arà di quattro co- lonne, bi$ogna compartirla in undici parti, & mezza, la$ciando le $pire, & una delle undici deue e$$ere ilmodulo, che co$i egli chiama quel la mi$ura, che regola tutte le grandezze dell’opere, dà po$cia alle gro$$ezze delle colonne un modulo, à gli estremi $pat{ij} uoti due moduli, & la quarta parte, allo $patio uano di mezzo tre modali, & in questo modo ordina tutta la facciata, come chiaramente $i uede, che quattro 10 moduli $i danno à quattro colonne, tre allo $patio di mezo, che $ono $ette, quattro, & mezzo, à gli l’pat{ij} da i lati, che $ono undici & mezzo, & co$i ri$eri$ce al tutto quel modulo, che egli pre$e per regola. Similmente uuole, che l’altezza delle colonne $ia d’otto moduli, & mezzo, & la ragione $te$$a è lodata, $e la Fronte $arà di $ei colonne, perciò che quella è diui$a in parti diciotto, & uuole, che una di quelle $i habbia per lo modulo, dicendo la gro$$ezza delle colonne douere e$$ere d’un modulo; e$$endo adunque $ei colonne, $ei moduli nelle gro$$ezze loro $i metteranno; $onui ancho cinque $pat{ij}, quello di mezzo occupatre moduli, iquali con i $ei fanno noue moduli. Ma ne i quattro $pat{ij} dell’una, & l’altra parte, e$$endo cia$cuno di due moduli, & la quarta parte, terranno lo $patio di noue moduli; iquali con i noue prdetti faranno la $omma dɩ diciotto parti. Seguita poi, $e la Fronte del luogo $arà d’otto colonne, la diui$ione $ar ì in parte uentiquat- tro, & mezza unà delle quali $ar à il modulo, & regoletta di tutta l’opera. Otto colonne terranno in gro$$ezza otto moduli, lo $patio di mezzotre, i $ei da i lati tredici, & mezzo occupando per ogni $patio come s’è detto, due moduli, & la quarta parte, lequali parti $ono alta $omma di uentiquattro, &mezzo. Ordine adunque è comparatione di di$aguaglianza, che comincia in una precedente quantità come 20 regola di tutte le parti, tra$e, & al tutto riferita, facendo, & dimo$trando una conuenienza di mi$ure nominata da Greci. Simmetria, & però dice Vitr. l’Ordine e$$er compo$to di quantità anzi pure la Simmetria, perciò che non puo e$$er Simmetria, cioè conuenienza di mi- $ure $enza molte quantità, & mi$ure; dice adunque l’Autore.

Quefta $i compone di quantità, cioè la Simmetria.

Et dichiara, che co$a è quantità dicendo.

Laquale è conueniente effetto de i moduli dalla pre$a di e$$a opera, & da cia$cuna parte de i membri di tutto il lauoro.

Come s’è dichiarato per l’ l’e$$empio di Vitr. ilquale prima prende tutta l’opera nella Fronte, & quella in parti diuide, & di quelle parti ne fà la regoletta, & il modulo, ilquale tempera, & modera imembri, & le parti dell’opera facendo nel tutto un conueniente effetto.

La Di$po$itione è atta collocatione delle co$e, & $celto effetto dell’opera nella compo$itione d’e$$a con qualità.

30

La Di$po$itione compare le parti dell’opere non come grandezze, macome parti da e$$er collocate nel propio luogo, perciò che non è a$$ai tro- uare una commune mi$ura, che $ia regola della grandezza dɩ cia$cuna parte, ma bi$ogna ancho trouare un’ ordine di quella co$a, che ha par te, non comparando le parti come grandezze, & quantità, ma comparandole come co$e da e$$er po$te al luogo $uo. Due maniere $ono di di$po$itione, l’una dal ca$o procede, ò dalla neces$ità, & l’ altra dall’artificio, ò dal$apere. Vitr. ragiona di que$ta ultima nel pre- $ente luogo, ma nel $esto libro ragiona della prima, & molto bene $i la$cia intendere al $econdo capitolo del detto libro, circa le predette $ei co$e dicendo.

Niuna cura maggiore hauer deue l’Architetto, che far, che gli Edific{ij} habbiano per le proportioni della rata parte i componimenti delle loro ragioni. Quando adunque farà fornita la ragione delle mi$ure, & con di$cor$o e$plicate le proportioni.

Come ricerca l’Ordine, & la Simmetria.

40

Allhora è propio anche dell’acutezza dello intelletto prouedere alla natura del luogo, all’u$o, alla bellezza, & ag- giugnendo, ò $cemando, far conueneuoli temperàmenti, acciò che quando $arà tolto, ò uero accre$cruto alcuna co$a alla mi$ura, ciò paia e$$ere drittamente formato.

Come fa Vitr. nella Di$po$itione delle Ba$iliche nel quinto libro, doue egli uuole, che e$$endo il luogo piu lungo di quello, che $i conuiene alla mi$ura della Ba$ilica ri$petto alla larghezza, $i facciano le Calcidiche daicapi. Segue Vitr.

In modeo, che niente piu $i de$ideri nello a$petto, _(Ecco la Eurithmia_.) Perche altra forma pare, che $ia da pre$$o, & al ba$$o, altra da lunge, & in altezza; ne quella $te$$a pare in luogo rinchiu$o, che pare in luogo aperto; nelle quai co$e è opera di grande ingegno $aper prender partito.

Et in fine del detto cap. dice piu piu chiaramente, toccando la Di$po$itione, che dal ca$o, & dalla neces$ità procede.

Io non pen$o che bi$ogni dubitare, che alle nature, & neces$ità de i luoghi non $i debbino fare gli accre$cimenti, & le di 50 minutioni, ma in modo, che in $imile opera niente $ia di$iderato, & que$to non $olo per dottrina, ma per acutez za d’ingegno $i puo fare, & però prima egli $i deue ordinare la ragione delle mi$ure, dalla quale $i po$$a $enza dubi- tatione pigliare il mutamento delle co$e, dipoi e$plicato $ia lo $patio dal ba$$o dell’opera, cheue fare di larghez- za, & di lunghezza, della qualeopera, quando una fiata $arà la grandezza con$tituta lo apparato della proportio- ne alla bellezza ne $egua, acciò che dubbio non $ia l’a$petto della con$onanza, à chi ui uorrà $opra con$iderare.

Dalle parole di Vitr. chiaramente $i cono$ce il numero l’ordine, & la natura delle $ei parti predette; io l’ho uolute allegare, per e$$er l’intento mio d’e$porre Vitr. con Vitr. $te$$o, quanto mi $arà pos$ibile. Di$po$itione dunque è ordine, che dimo$tra che co$a in che luogo ponere $i con- uenga, & però dice Vitr. quella e$$ere.

Atta collocatione delle co$e.

Et per co$aintende le $tanze, & le parti di e$$e, òuero le parti dell’opere fatte dallo Architetto $iano quali $i uoglia. Da questa collocatione uno 60 effetto ne na$ce, che è il uedere in tutta la compo$itione una bella qualità, che è conueniente $ito à cia$cuna co$a, & però dice.

Scelto effetto dell’opera nella compo$itione di e$$a con qualità.

Scelto, cioè sbrɩgato, netto, di$tinto. Alla Di$po$itione s’oppone il $uperfluo, come all’Ordine la confu$ione, & $i puo dire, che l’Ordine è Di$po- $itione delle mɩ$ure alla Simmetria, la Di$po$itione è Ordine delle parti al luogo come $i uedr à nel libro primo al $esto cap. & in molti luoghɩ del l’opera chiaramente. Nel collocar le parti lo Architetto forma nel $uo pen$iero tre Idee, & figure dell’opere, l’una è della Pianta per dimostrar la larghezza, & la lunghezza delle parti, & del tutto, collocando ogni parte al$uo luogo, et questa é detta Icnographia, l’altra è la Eleuatione, che all’altezza dell’opere $i dona, detta Orthografia, detta lo in Piè, la quale deue e$$ere alla Pianta cõ$orme, altrimenti nõ $arebbe una $te$$a co $a quella che na$ce, & quella che cre$ce, il che è grande errore, & contra la natura delle co$e, perciò che nelle piante, & ne gli animali $i uede quello che na$ce, & quel che cre$ce e$$er lo ste$$o, & niuna parte aggiugner$i da poi. Laterza Idea é il Profilo detto Schiographia dal quale infinita utilià ne prende l’Architetto, perciò che dalle de$crittione del Profilo ben fatta rende conto delle gro$$ezze de i muri, de gli 70 $porti, delle ritrattioni d’ogni membro, & qua$i Medico dimo$tra tutte le parti interiori, & esteriori dell’opere, & però in que$to ufficio ha bi$ogno di grandis$imo pen$amento, & giuditio, & pratica, come à chigli effctti del Profilo con$idera, è manife$to; perche in uero l’eleuatio- ne della fronte, & la mae$tà della co$a, e$$endo fatta nella $uperficie non dimostra gli $porti, le ritrattioni, le gro$$ezze delle Cornici de i Ca- pitelli, de i Ba$amenti, de ɩ Fronte$pit{ij}, delle $cale, de i Piedi$talli, et d’altre co$e, & però è nece$$ario il Profilo, & con que$te tre Idee e$pre$ $e in dɩ$$egno l’Architetto s’as$icura come l’opera deue riu$cire, & fa piu certa la $ua intentione, & l’altrui de$iderio di far opra lodata, & degna, & appre$$o s’as$icura della $pe$a, & di molte co$e all’opera pertinenti, dalle dette Idee che $on forme dell’opere concette nella mente, & [0024]LIBRO e$pre{$s}e nelle carte, ne uiene quello effetto $celto, & elegante, che nella compo$itione dell’ opera $i richiede, po$to nella Di$po$itione, & però dice Vitr.

Le Idee della Di$po$itione $on que$te; la Pianta, l’Eleuatione, il Profilo, & diffini$ce cia$cuna dicendo.

La de$crittione della Pianta, è moderato u$o del compa$$o, & della $quadra, dal quale $i piglia il di$$egno delle forme nei piani. Icnographia è detta la de$crittione della pianta; in que$ta mirabilmente $i ricerca l’u$o del compa$$o, & della regola come $i uedrà nelle piante dei Theatri, & altri edific{ij}, nella Icnographia è il na$cimento dell’opera, nell’Eleuatione il cre$cimento, ne Profilo la compiuta per$ettione, quanto ap- pertiene alla forma dell’opera che $i deue fare, & però dice Vitr.

La de$crittione del dritto, el’imagine eleuata della fronte, & figura con modo dipinta con le ragioni dell’opere, che $i dee fare.

Io farò auuertito in que$to luogo il diligente lettore, che Vitr. e$ponendo & dichiarando le nature, & le propietà delle $eico$e predette, uiene à confermar quelle che appartengono alla cognitione dell’ Architetto, perciò che $i uede nella Di$po$itione, & nelle Idee quanto utile $ia il di$$e- 10 gno, & la Geometria, $i uede nell’Ordine quanto commodo $ia l’Arithmetica, & uedras$i nell’ altre parti quanto $arà à propo$ito la Pro$pet tiua, la Mu$ica, & quelle co$e, che all’hi$toria, & al’altre qualità dell’ Architetto $on conuenienti.

La Eleuatione è imagine della Fronte, & figura dipinta con modo.

La doue rappre$enta $opra il piano d’una carta, tela, ò tauola quello che na$ce dalla pianta riferendo il tutto, alle ragioni dell’opera, che $i dee fare, $ia ella Dorica, ɩonica, ò qual $i uoglia. Ma perche in una piana $uperficie non $i può uedere nella mae$tà gli $porti, & i caui, & le gro$$ezze dell’opere, però è nece$$ario il Profilo, detto Sciographia, perche in questo modo leggerei Vitr. & non Scenographia, perciò, che molto piu importa, & piu aperta, & di$tinta ragione dell’opere $i rende facendo il Pro$ilo, che le coperte, òitetti di quelle, & pero di- ce Vitr.

La De$crittione del Profilo è adombratione della Fronte, & de i lati, che $i $co$tano, & corri$pondenza di tutte le li- 20 nee al centro del compa$$o.

Vitr. ha chiamato Fronte ogni eleuata co$a, che per dritto $i uede, doue nel Profilo $i adombra la Fronte, & i lati che $i $co$tano, come $i uede nell’ e$$empio infra$critto del Profilo, perciò che riuolgendo una fabrica per li lati, $i uede quello che e$ce, & quello che entra nel uiuo, & tutto quello, che è tale uiene al punto dell’occhio, come dimostra l’e$$empio, & del de$criuere il Profilo arte niuna $i troua, ma il tutto é po- sto, in diiligenza, & industria, & u$o dell’ Architetto. Noi porremo qui all’incőtro l’e$$empio della Pianta, & $opra quella in un altro e$$empio $i far à la Eleuatione, & della mede$ima nel terzo e$$empio $i de$criuer à il Profilo perche molti $ono da i quali potremo hauere una Pianta de qualche fabrica, & ancho non u$cendo fuori de i termini di quella faranno la Eleuatione $econdo laragione dell’ opera futura, ma non $apran- no in ogni ordine della fabrica dimo$trare la gro{$s}ezza de i pareti. Lo equale al uiuo, quello che e$ce, & qnello che entra, & però manche ranno di que$ta terza $petie, & idea della Di$po$itione. Altri uogliono, che $i intenda il modello, à me non pare conforme à Vitr. ben che il mo= dello d mo$tri, efaccia piu certa la nostra intentione. Non uoglio tanto affermare la opinione di $opra, che in non po{$s}a creder che ancho 30 Sciographia non $i po$$a riferir alla pro$pettiua, & allo $corzare dicendo Vitr. & corri$pondenza di tutte le linee al centro del compa{$s}o. Et adombratione della fronte, & de i lati, che $i $co$tano, cioè che fuggono; ma che utilità $ia della Pro$pettiua, che rileui molto in questo fat- to, io nol uedo. Hora la infraposta Pianta $i deue intendere che dall’altro capo habbia come dall’uno, & le colonne, & i gradi, & benche $ia piu picciola dello inpiè, egli però $i deue intendere della i$te$$a grandezza. Ilche non $i è fatto, perche riu$ciua troppo grande $econdo l’inpie & noi non $iamo $tati prima auuertiti della grandezza della carta.

[0024a] [0025]PRIMO [0025a] [0026]LIBRO [0027]PRIMO [0028]LIBRO

LE predette idee na$cono da pen$amento, & da inuentione. Pen$amento è cura piena di $tudio, & effetto d’indu- $tria, & uigilanza circa l’opera propo$ta con dilettatione. Inuentione è dimo$tramento delle o$cure dimande, & ra- gione dalla co$a trouata con pre$ta, & mobile uiuacità.

Vitr. in que$to luogo dimo$tra da che na$cono le maniere predette della Di$po$itione, & come huomo, che bene inte$o habbia, & prouato quello, che eglidice, u$a alcuni termini efficaci per e$primere la $ua intentione. Se adunque la natura ci apporta{$s} le predette maniere, $enza dub- bio poco ci bi$ognerebbe u$are dell’arti$icio, ma perche la natura non ci mostra le dette co$e, nece$$ario è ricorrere all’arte, & perche con l’arte $i cerca rappre$entare gli effetti alla natura $imiglianti, però ci uuole pen$amento, & per e{$s}ere difficile il con$eguir con drte l’in- tento no$tro, però grande.

Studio, & indu$tria.

Siricerca; Ma poi, che dalla diligentia, & $olertia no$tra na$cono belle, & leggiadre co$e, di $ubito s’accompagna il diletto, & piacere, il qua 10 le non è altro, che riceuere impres$ione, & qualità conforme all’appetito, & de$iderio, & peròil piacere dell’intelletto e apprendere il ue- ro, perche niuna co$a è più conueniente all’intelletto, che lauerità, il diletto del $en$o è riceuer qualità di qualche oggetto, che con- uenga, & corri$ponda al $en$o, come $i proua nelle delicate uiuande, nella $uauità de gli odori, nella dolcezza dell’armonie, nella uaghezza delle pitture, & però dice Vitr. & bene, che pen$amento è cura piena di $tudio, perciò che è circa le co$e difficili, & non dimo$trate dalla natura, & per piu e$primere il $uo concetto dice.

Effetto d’indu$tria, & uigilanza $econdo il propo$to intendimento.

Percioche non pen$a bene, chi non è indu$trio$o, & uigilante, uenendo dalla indu$tria, & uigilanza molte co$e nell’intelletto, che ci danno da pen$are, come fece Archimede, ilquale comparando gl’effetti naturali, & cercandone le cagioni, hebbe cau$a di pen$are, & di trouare il ue ro della propo$ta dimanda; come dice Vitr. nel nono libro, al terzo, & hauendolo trouato da nouo, da mirabil letitia $oprapre$o, di{$s}e, rep- plicando io l’ho trouato, io l’ho trouato, nelche apparue la pronta, & mobil uiuacità della mente $ua, hauendo in breue $patio di tempo ap- 20 plicato il mezzo al debito fine, re$tandone $ommamente $atisfatto per la inuentione, con laquale egli dimo$trò l’o$cura dimanda circa il cono$ce- re, $e l’oro lauorato era $emplice, & puro, ouero con qualche portione d’argento me$colato, & però dice Vitr. l’ɩnuentione e{$s}er dimo- stramento delle o$cure dimande.

Dimanda è propo$ta dubbio$a; dubbio è po$to in mezzo dell’affermare, & del negare; quando adunque l’intelletto è trail $i, & ilnò, di alcu- na co$a, egli forma una propo$ta dubbio$a, che $i chiama dimanda, ò uero que$tione, & u$a alcune particelle, che dimo$trano il mo- do d’interrogare, & dimandare la ri$posta; come è, $ei tu buono, ò nò? che co$a è bontà? donde uieni? doue $tai? perche $ei mo$$o? à che tanto affaticar$e? & altre co$e, & modi $imiglianti, iquali non piegando piu all’a$$irmatione, che alla negatione, richieggono certa, & indubbitata ri$po$ta, laquale non può e$$er fatta, $e non da quelli, che haranno l’inuentione per lo pen$amento, & per l’indu$tria, & uiua- cità dell’ animo acquistata, & que$ti $ono i termini della Di$po$itione, cioè la Di$po$itione é rinchiu$a nelle tre $opradette maniere, che $on la 30 pianta, lo in piè, il profilo.

Il bel numero è maniera bella, & a$petto accommodato nelle compo$itioni de i membri.

Deue e{$s}ere ogni artificio$o lauoro à gui$a d’un bellis$imo uer$o, ilquale $ene $corra $econdo l’ottime con$onzane, $uccedendo le parti l’una al- l’altra $ino, che peruenghino all’ordinato fine, & benche alcuna co$a in $e ottima non $ia, nientedimeno può e{$s}ere ottimamente ordinata, come egli è manife$to nelle parti del corpo humano, & nelle co$e artificiali, nellequali è la con$onanza, & l’armonia, imperò che auuen- ga dio, che l’occhio $ia piu del piede nobile, & pre$tante, pure $e con$ideriamo quello, & que$to, $econdo l’ufficio à cia$cuno conue- niente, tanto l’occhio quanto il piede $aranno nel corpo ottimamente $ituati; in modo, che ne l’occhio $arà miglior del piede, ne il piede miglior dell’occbio; $imilmente nella cithara, perciò che tutte le corde po{$s}ono e{$s}ere in modo proportionate, che $e alcuna $ar à te$a, acciò che $e li dia $uono migliore, non re$terà la con$onanza; il $imile auuiene nell’opere, nellequali è nece{$s}ario, che ci $ia que$to ri$petto di- formare con perfetta ragione tutte le parti, che $ono per natura distinte in modo, che tutte alla bellezza concorrino, & la ui$ta dilet- tino de riguardanti, come nella Mu$ica $i richiede il con$erto delle uoci, nel quale oltra, che le uoci $on giuste, oltra che conuengono nella 40 con$onanza, bi$ogna anche un certo temperamento, che faccia dolce, & $uaue tutta l’barmonia, come auuiene à quei mu$ici, che $on $oliti di cantare in $ieme con la $olita compagnia. Questa bella maniera $i nella Mu$ica, come nell’Architettura è detta Eurithmia, ma- dre della gratia, & del diletto.

Que$ta $i fa quando imembri dell’opera $ono conuenienti l’altezza alla larghezza, la larghezza alla lunghezza, & in $omma quando tutte le co$e ri$pondono alla $ua commen$uratione propia.

Sua propia, percioche $e ri$ponde{$s}ero ad altre $immetrie conuenienti ad altre parti, non $arebbe la gratio$a maniera cono$ciuta, & qui $i deue ri$erire la detta maniera alla dilettatione dell’afpetto, (come chiaramente Vitr. dichiara in molti luoghi,) nel terzo al $econdo, & all’ultimo, nel $e$to al $econdo, & in piu luoghi; & perche ogni proportione è nata, da i numeri, però $i ha $eruato il nome predetto in ogni co$a, oue $ia pro portione, & perche la larghezza, lunghezza, & altezza dell’opere deue e{$s}er proportionata, & doue è proportione $i troua numero, però il nome d’Eurithmia è stato pigliato da Vitr. Delle proportioni ueramente, quante, & quali $ieno $i dir à chiaramente al primo capitolo 50 del terzo.

Il Compartimento, & la ri$pondenza delle mifure detta Simmetria è conueneuole con$entimento nato da i membri del- l’opera, & ri$pondenza delle parti $eparate alla forma di tutta le figura, $econdo la rata portione.

La Simmetria è la bellezza dell’Ordine, come la Eurithmia della Di$po$itione, non è a{$s}ai ordinare le mi$ure una dopo l’altra, ma nece{$s}ario è, che quelle mi$ure habbiano conuenienza tra loro, cioé $ieno in qualche proportione, & però doue $arà proportione, quiui non può e{$s}er co$a $uperflua; & $i come il mae$tro della natural proportione e lo in$tinto della natura, co$i il mae$tro dell’arti$iciale è l’habito dell’arte; di qui na$ce, che la proportione piu presto dalla forma, che dalla materia procede, & doue non $ono parti non può e$$er proportione, perche e{$s}a na$ce dalle parti compo$te, & dalla relatione di e$$e, & in ogni relatione è forza, che ci $ieno almeno due termini (come s’è detto) ne $i puo lodare à bastanza l’effetto della proportione, nellaquale è po$ta la gloria dell’Architetto, la $ermezza dell’opera, & la marauiglia del- l’artificio, come $i uedrà chiaramente, quando ragioneremo delle proportioni, & apriremo i $ecreti di questa Arte, dimo$trando qual ri$petto 60 s’intende e{$s}ere nella proportione, quai termini $iano i $uoi; qual’u$o, & quanti effetti, & di che forza e$$a faccia le co$e parere, però mi ri- porto à quella parte. Vɩtr. da l’e{$s}empio di quello, che egli ha detto $econdo la rata portione, dicendo.

Come $i uede nel corpo humano, che del cubito, del piede, del palmo, è commi$urato, & que$to chiaramente $i uedrà nel primo cap. dal terzo lib. co$i auuiene nelle perfettioni dell’opere.

Hauendo Hercole mi$urato il cor$o, & lo $patio di Pi$e, & trouatolo di piedi $ecento de i $uoi, & e{$s}endo$i poi nell’altre parti della Grecia fat ti quegli $pat{ij} da correre di piedi $ecento, ma piu breui, il buon Pythagora comparando quei cor$i trouò il piede di Hercole e{$s}ere $tato mag- giore de i piedɩ, con i quali ɩ Greci haueano mi$urato gli altri $pat{ij}, & $apendo che, & quale la proportione della giu$ta grandezza dell’huo- mo e{$s}er douea, compre$e la $tatura d’Hercole e$$er $tata tanto maggiore della $tatura de gli altri huomini, quanto il cor$o da Hercole nu$u- rato eccedeua gli altri cor$i della Grecia. Quando adunque le mi$ure $aranno alle maniere accommodate, non è dubbio, che dalla mi$ura d’una parte non $i cono$ca la grandezza dell’altra; & con$eguentemente la grandezza del tutto.

70

Et prima ne i $acri Tempi come dalle gro$$ezze delle colonne.

Que$to è dichiarato di $opra, che dalla gro{$s}ezza della colonna, che era d’un modulo $i pigliauano gli $pat{ij}tra le colonne, & le altezze di e$$e, & piu chiaramente $i uedrà nel terzo. O uero del Triglifo

Triglifo è membrello $cannellato, che $i mette nella cornice, ò nel $regio, qua$i tri$olco nominato, perche tre $olchi ò canaletti contiene; con questo Vitr. mi$ura gran parte dell’opera Dorica, come al terzo cap. del quarto lib. $arà dichiarato. Ouero dal Trigli$o, questo uocabulo [0029]PRIMO s’u$a da gli Architetti de no$tri tempi, come auche s’u$aua appre$$o i Romani, benche $ia greco, fore$tieri, u$iamolo anche noi, & con le paro lc u$itate, benche $trane, $ormiamo l’intendimento, dice adunque Vitr. dalle gro$$ezze delle colonne ò uero dal trigli$o e$$ere stata pre$a la mi- $ura della rata parte, ne i tempi dice $imilmente, dal forame della bali$ta, e$$ere $tata pre$ala mi$ura di quello, che egli chiama $cutula, che in greco peritritos $i dice, dal pe$o della pietra egli prende il $oro della bali$ta, & dal $oro piglia la mi$ura del pezzo di legno detto $cutula, & uuole che la $cutula $ia di lunghezza di tanti forami, come $i uedrà nel decimo, al X V I I. Dice adunque Vitr. per darne molti e$$empi, ò uero come è dal foro della bali$ta, nel quale entra il capo della corda $i prende quello, che da Greci è detto peritriton. Perche questo ci mi- $ura dal foro, & que$ta è l’intelligentia di Vitr. come e$pre$$amente nel decimo $ar à dichiarato, & non uuole Vitr. che quel foro $ia detto, peritriton; ò uero $cutula, ma che dal foro $i prenda la mi$ura della $cutula, come dalla palla $i piglia la mi$ura del pezzo dell’artigliaria, co$i $timo io rimettendomi à piu $ano intendimento.

10

Simigliantemente nelle naui dello $patio, che è tra il ligamento d’un remo, & l’altro $i prende il manubrio, quello che in greco diiax, & diichi$is è detto.

Che è quella parte deltimone, che il nocchiero tiene per reggere la naue detta claua, & an$a latinamente, benche qui è pre$a per tutto il timo- ne detto gubernaculo, ma for$e è meglio à dire, che da gli $chermi, cioè dallo $patio, che è tra un $chermo, & l’altro $i piglia quella mi$ura, che regola, & mi$ura tutto il corpo della Galera, come ho uoluto intendere da quelli che lauorano nell’ Arzanà de Venetiani, & quella mi$ura da due cubiti for$e è data in greco, come la chiama Vitr. Dipichi.

Et $imigliantemente nell’altre opere, che hanno membri, & parti da e$$e $i troua la ragione delle mi$ure di cia$cuna, poi $eguita.

Decoro è l’a$petto polito di tutta l’opera compo$ta con autorità di approuate co$e.

Io e$pono decoro per le co$e, che $egueno, ma in uero Vitr. abbraccia $otto nome d’ornamento, & bellezza dell’opere quando egli dice, a$petto po 20 lito di tutta l’opora, & la $econda $i riferi$ce al docoro; quando dice, compo$ta con autorità di approuate co$e, & perche egli molto bene $i la$cia intendere, però io non uoglɩo piu co$e à pompa reccare, & doue io ho dimorato, & $on per dimorare gran neces$ità mi $trigner à per maggiore intelligenza delle co$e, dice adunque Vitr. & $i la$cia benis$imo intendere parlando dell’ornamento, & Decoro.

Que$to è con$umato, & perfetto, ò per $tanza, ò per con$uetudine, ò per natura, per $tanza, quando à Gioue, folgo- ratore, al Cielo, al Sole, & alla Luna $i fanno gli edific{ij} $coperti, & $otto l’Aere, imperoche anco le forme, & glieffetti di quei Dei pre$enti uedemo nello aperto, & lucente mondo;à Minerua, à Marte, à Hercole i Tempi Dorici $on con uenienti, perche à que$ti Dei per la uirtù loro le fabriche, (come $ta bene) $i fanno $enza delicatezze, ò tenerezze: ma à Venere, à Flora, à Pro$erpina, & alle Nynfe delle fonti $on l’opere Corinthie mirabilmente conueneuoli, per- che à que$ti Dei per la loro tenerezza l’opere $ottili, & floride, ornate di foglie, & di uolute, pare, che accre$chino il douuto ornamento; ma à Giunone, à Diana, al padre Baccho, & à gli altri Dei, iquali $ono della $te$la $imiglianza 30 facendo$i i lauori Ionici, egli $i riguarderà alla uia di mezzo, perciò che & dalla $enerità della maniera Dorica, & dal la delicatezza della Ionica $arà la loro propietà moderata.

Dalle parole di Vitr. il prudente Architetto puo trar molti bei documenti circa il Decoro, & gli adornam\~eti, che conuengono alle $abriche de gior- ni no$tri, imperò, che $e bene noi non bauemo gli Dei fal$i, & bugiardi de gli Antichɩ, non ci manca però di potere $eruare il decoro nelle chie- $e con$ecrate à i ueri amici del uero Dio, & anche alla Mae$tà di quello, & come, che molti $ono, & differenti nello $plendore di diuer$e uirtuti, come le $telle del cielo egli $i può bene u$are ogni maniera coueniente, & propia à gli effetti di cia$cuno; l’austerità di Santi, che nella $olitaria uita macer ati $i $ono, in digiuni, uigilie, orationi, ricerca $odi, & inculti lauori, la $emplicità, & purità uirginale i piu gentili, & delicati, & $imilmente lamoder ata uita ricerca l’una, & l’altra parte, per $eruar quel, che $i conuiene; ma non $i deue credere, che $o- lamente $ieno tre maniere d’opere, perche Vitr. n’habbia tre $olamente numerate, perciò che egli $te$$o nel quarto libro al $ettimo cap. ag- giugne la To$cana, & i moderni ue metteno un’altra, & in potere è d’un prudcnte, & circon$petto Architetto di componere con ragio- ne di mi$ure molte altre forme, che non $aranno da e$$er di$prezzate, hauendo cia$cuno la $ua ragione, & propio Decoro, ma que$te $ono le 40 $emplici.

Alla con$uetudine $i accommoda la conueneuolezza, quando le parti di dentro magnifiche, & l’entrate belle, & con- formi $i faranno, perche $e gli edific{ij} interiori faranno bel uedere, & l’entrate $aranno ba$$e, & brutte non ci $arà bellezza, ne decoro. Similmente, $e ne gl’architraui dorici $colpiranno$i i dentelli nelle corone, cioè goc- ciolatoi, ò uero $e ne i capitelli fatti à $ponde, ò ne gli architraui Ionici $i faranno i membrelli $cannellati Triglifi no- minati, togliendo altroue la propietà de i membri s’o$tenderà l’occhio de riguardanti per e$$er l’u$anza in con- trario.

Propio è nel gocciolatoio Ionico $colpire i dentelli, que$ti $e nell’opera Dorica trapportati $aranno, come $ece colui, ilquale fabricò il Theatro, che Augu$to in nome di Marcello $uo Nipote $e fare, offender à gli occhi a$$uefattɩ ad altra ueduta; Similmente farà colui, che negli architra- ui Ionici $arà ne i fregi, imembrelli $cannelletti, che ho detto e$$er Triglɩfi nominati, perciò che que$ti $on prop{ij} de gli architraui dorici, come 50 Vitr. ci dimo$tra nel quarto lɩbro al terzo, io la$cio al $uo luogo la dichiaratione di molti uocaboli per non rittardare la intentione di chi di$ide- ra $apere ordinatamente il tutto.

Il decoro naturale $arà, $e prima nel fabricare ogni Tempio elette $aranno le regioni $omniamente $ane, & le fonti dell’acque ne i luoghi, doue $i faranno le chie$e; dipoi $pecialmenie ad E$culapio, alla Salute, & à quegli Dei per le medicine de quali molti infermi acqui$tato hanno la lor $alute, perche quando di luogo pe$tilente in buona parte i corpi condotti $ono, & dalle fonti le buoneacque li $on recccate, molto pre$to ricourano la $anità, dal che poi uiene, che dalla natura del luogo diuotione $i prende, & l’oppinione della diuinità con grandezza, & credito ogni giorno $i faccia maggiore. Appre$$o il Decoro dalla natura $i piglia, $e per le $tanze, oue $i dorme, & per le librerie $i piglieranno i lumì del Leuante per li bagni, & luoghi del uerno, dalla parte doue il Sole tram- monta la inuernata, per le cancellarie ò $crittoi, & per quei, che richieggono certa equalitâ di lumi dal $etten- 60 trione, perche quella parte del Cielo non $i fa piu chiara, ne piu o$cura per lo cor$o del $ole, ma è certa, & non $i muta in tutto il giorno.

Perche Vitr. nel quinto al decimo, & nel $e$to al $ettimo cap. ragiona delle co$e dette, & $imilmente nel quinto al duodecimo, & in altri luoghi ragiona del decoro, & della bellezza. 10 non uoglio per le antedette ragioni preuenire con dichiaratione di uocaboli la intelligenza ri- $eruata al luogo $uo; ba$timi dire che la bellezza, & decoro è relatione di tutta l’opera all’a$petto, & à quello, che $ta bene à chi è l’opera in drizzata $eruando l’u$anza, et la commodità della natura, $eguita, che dichiaramo l’ultima parte, detta distributione, ò uero Di$pen$atione.

La Di$tributione è commoda, & utile di$pen$atione delle co$e, che bi$ognano, & del luogo, & moderato tempera- mente della $pe$a fatta con ragione. Que$ta s’o$$eruerà $e prima lo Architetto non s’affatɩcherà in cercar quelle co- $e, che non $i po$$ono hauere, ò trouare $enza $mi$urata $pe$a, perciò che non in ogni luogo $i caua l’arena, ne per tutto è copia di Cementi, di Abeti, di Sabbine, di Marmi, ma una co$a in un luogo, & altra in altra parte $i tro- 70 ua, & le condotte di tai co$e $on difficili, & di $pefa, & però doue non $i può cauare $abbione di fo$$e, u$i$i quello de Fiumi, ò uero l’arena del mare ben lauata; fuggiranno$i i bi$ogni de gli Abeti, & delle Sabbine u$ando$i il Cipre$$o, il Poppio, l’Olmo, ò uero il Pino, & in tal maniera $i $pediranno l’altre co$e, che re$tano, euui un’al- tro grado di Di$tributione, quando $i fabrica all’u$o de padri di famiglia, ouero $econdo la commodità del di- naro, ouero $econdo la dignità della bellezza; perciò che pare, che altrimenti s’habbɩa à fare le ca$e nella cit- tà, altrimenti quelle, nelle quali $i hanno à riporre i $rutti delle uille, & non $arà quello i$te$$o il fabricare per li [0030]LIBRO mercanti, gabellieri, & per li delicati, & quieti; ma le habitationi de i grandi, che con i lor graui prouedimenti go- uernano la Republica, $i deono alla commodità loro fabricare, & in breue la di$pen$atione de gli Edifici conuiene e$$ere $econdo le per$one.

Comele maniere del dire $ono qualità dell’oratione conuenienti alle co$e, & alle per$one, co$i le maniere de gli edific{ij} $ono qualità dell’arte con- uenienti alle co$e, & alle per$one, & $i come per $are una maniera dell’oratione otto co$e nece$$arie $ono, cio è la $ententia, che è l’intendi- mento, & la uoglia dell’huomo, l’artificio, col quale l’una, & l’altra co$a $i leua dall’interno concetto, le parole, che e$primeno li concetti, la compo$itione di quelle, con i colori, & figure, il mouimento delle parti che $i muouano, & la chiu$a, & il fine della compo$itione, co$i per $pedire unamanier a dell’arte, $eico$e nece$$arie $ono, & que$te gia qua$i tutte habbiamo di $opra $pedite; re$ta $olamente la Di$tributione, quella, che nell’arte or atoria $ommamente è de$iderata, & molto s’apprezza nella cura della $amiglia, anzi è con uno $te$$o uocabolo in Gre co nominata Iconomia, que$ta pare, che con il Decoro conuenga ri$erendo$i, alle co$e, & alle per$one, ma è differente, perche il Decoro $i ri- 10 feri$ce alle co$e, & alle per $one in quella parte, che è conueneuole, & hone$ta, ma la Di$tributione in quella parte, che è utile, & commoda, come $i uede nel Se$to libro all’ottauo Capitolo, nel quale $i puo dire, che Vitr. habbia uoluto dichiarare la pre$ente parte, & però gli $tudio$i di Vitr. leggeranno quello, che iui è detto, & l’applicheranno alla Di$tributione, che io per non e$$er tedio$o lo pretermetto.

CAPITOLO III. DELLE PARTI DELL’ARCHITETTVRA.

LE parti dell’Architettura $ono tre, Fabrica, Regolato lineamento, Opera di machine.

Tempo è, che io $atisfaccia homai alla prome$$a $atta di $opra, quando io dis$i di douer diuidere, et dichiarar le parti dell’Architcttura, però con quella breuità maggiore, che mi $ar à cõce$$a, e$primere intendo tutta la $orma intiera, et unità dell’Architettura, & dimostrare le parti $ue ordinatam\~ete, accioche rinchiudiamo ne i terɩnini $uoi tutto il corpo di e$$a.

20

Il $aperenon è altro, che cono$cer gli effetti per le propie cau$e, ogni effetto è $atto da aleuno, di qualche co$a, ad alcuno fine, cõ aleun modo, & forma; colui che fa è detto agente, quella co$a di che $i fà è detta materia, ò $oggetto;quella à cui s’in drizza è detta fine, quella che cõ pie, et rende per$etta in e$$ere, & in figura, è detta $orma; nõ piu di quattro adunque $ono le cau$e principali, per ò bene intendere, & $apere $i dirà colui, che $apr à le dette cau$e. Noi dell’Agente artificio$o, quale egli $i $ia, & di che conditione e$$er debbia, gia detto habbiamo, quando & l’ufficio, & le uirtu dello Architetto habbiamo dichiarato. La forma $imilm\~ete in uniuer$ale è $tata e$posta, re$taci à dire della materia, & del fine, & per piu chiara intelligenza dicemmo in $omma, che ad imitatione delle co$enaturali con$i- deriamo nelle artificiali due co$e; l’una è lo e$$ere, l’altra é il bene e$$ere, circa lo e$$ere con$ideriamo la materia, la forma, & la compo$itione, circa il bene e$$ere con$ideriamo gl’ornamenti, & gl’acconciamenti dell’opere, & perche molti $trumenti cɩ bi$ognano per comporre, & uni- re la materia alla $orma, però è nece$$ario trattar de gli strumenti, & delle machine, & la ragione delle $opradette co$e in tal modo $i e$po- ne. L’arte quanto può imita la natura, et questo auuiene, percioche il principio dell’arte ch’l’intelletto humano ha grã $imiglianza cõ il princi 30 pio, che muoue la natura, ilquale, è, una intelligenza Diuina, dalla $imiglianza delle uirtù, et de princip{ij} na$ce la $imiglianza dell’operare, che per hora imitatione chiameremo. Que$ta imitatione in ogni arte $i uede, ma molto maggiormente in quella, che di tutte l’arti é giudice, et mae $tra, imitaremo adũque la natura nel trattamento dell’arte. Le co$e naturali e$$endo di uar{ij}, et diuer$i princip{ij} compo$te, ci danno da cõ$idera- re in e$$e tre co$e; Puna è di che fatte, et generate $ono; et que$ta materia $i dimãda, l’altra è quella, che dalla detta materia hauuta e$$a materia è per$etta, et finita, et que$ta $i chiama forma; la terza è quel tutto, che d’ambe le dette in$ieme congɩunte ne ri$ulta, $imile con$ider atione, è, fatta dallo intelletto humano circa le co$e ritrouate, et regolate dalla ragione, et però egli nell’Architettura dichiara la $orma; la materia, la cõpo$itio ne dell’opere, & imitando la natura per l’occulta uirtù, che in lei $i troua, dalle co$e meno per$ette alle piu per$ette $empre de$c\~ede. Tratta adun que prima dell’e$$ere, poi del bene e$$ere $egu\~edo la natura, percio, che non $i può adornare, quello che nõè;ma perche il principio, che regge la natura è d’infinita Sapièza ornato, ottimo, & potentis$imo; perciò fà le co$e belle, utili, & grande: conucneuolmente l’Architetto imitando il Fattor della natura deue riguardare alla bellezza, utilità, & fermeza dell’opere. Trattando adunque della forma bi$ogna, che egli $appia 40 ordinare, di$porre, mi$urare, distribuire, & ornare, & riguardare à quello, che $i conuiene, & perciò fare, $ar à egli instituito con quel- le conditioni, che nel primo cap. dette $ono, & con quelle, che nel $econdo $i leggono, $otto nome di forma compre$i $ono i lineamenti, i $iti delle co$e, la doue $i con$idera la Regione con tutte le $ue qualità occulte, & mani$e$te, buone, & ree, il piano, il partimento di quello, la ele uatione de i lati, & della fronte, l’apriture i coperti con ogni lor conditione, ammae$tramento, & regolatione, come $i dir à poi, & questa é la con$ideratione uniuer$ale della forma. Seguita quella, che appartiene alla materia, ma prima, che la materia di$po$ta $ia, & apparecchiata bi$ogna con$iderare, che lo intelletto dell’huomo è imper$etto, & non equale allo intelletto Diuino, & non equale allo intelletto Diuino, & la materia, come $i dice;è $orda, & la mano non ri$ponde all’intentione dell’arte, & però prima, che l’Architetto $i ad incominciar l’opere deue, imitar l’agente naturale, il quale non opera, $e non $econdo il $uo potere, co$i $ar à l’Architetto con$iderando l’opera, & la $pe$a, & perche la natura nelle co$e piu perfette, & piu tempo, & piu diligenza par che ui metta; però l’architetto ha da pen$ar molto bene, et per far piu certa la riu$cita dell’opere, col di$- $egno, & col modello $i mouer à prima, udendo anco i meno e$perti, & la$ciando raffreddare l’affetto per dar luogo al giuditio, imiterà la na- 50 tura, che contra il $uo fattore non opera alcuna co$a, però egli non cercher à co$e impos$ibili, & quanto alla materia, & quanto alla forma, che nè egli, né altri le po$$a finire, con$iderando, che il Fattor del mondo, uolendo quello formar di niente fece la materia delle co$e, & la natura come primo $uo parto, mancando di tanto potere, & uolendo pur as$imigliar$i al $uo Fattore nelle generationi delle co$e, piglia quella mate- ria, che ha uno e$$er $enza forma, con attitudine à riceuer ogni forma, & di quella $à ciò che $i troua al mondo $en$ibile, & corporale; onde l’arte o$$eruatrice della natura, uolendo anch’ella fare alcuna co$a, prende la materia dalla natura posta in e$$er di $orma $en$ibile, & naturale, come è il legno, il ferro, la pietra, & forma quella materia di quella Idea, & di quel $egno, che nella mente dello Arte$ice, è, ripo$to; prepa- rato adunque il dinaro, acciò, che co$a niuna $ia d’impedimento all’opera proueder as$i della materia, della quale $i tratta nella $econda parte; La principal materia, che u$a l’Architetto, è il legno, & la pietra, & quelle co$e, che compongono, & metteno in$ieme il legno, & la pietra, però con$idera nel $econdo libro Vitr. le pietre, & gli alberi, l’arena, la calce, la pozzolana, & partitamente la qualità, l’u$o, la natura, & il modo $i del tutto, come delle parti ci propone, acciò che $appiamo poi nelle $abriche $eruici delle dette co$e, & in fine $i ragiona di quella ma 60 teria, che la natura, & l’u$anza n’apporta, perche di quella, à che la neces$ità ne a$trigne, non $i ragiona, e$$endo in diuer$i luoghi diuer$a, come è bitume, cocciole, & altre co$e, che per pietre, ò uerò arena $i u$ano, doue arena, & pietre non $ono; in alcuni luoghi $i cuopreno le ca$e con testuggini, in alcuni con palme; altri u$ano il cuoio $econdo il bi$ogno. Preparata adunque la materia, et con$ider ata la forma in uni- uer$ale, ciresta à dire della compo$itione, ma prima egli $i deue auuertire, che lo agente, che regge la natura è d’infinite forme ripieno, & or dinatamente procedendo muoue le cau$e ad una ad una, infond\~edo in cia$cuna uirtù $econdo il uoler $uo, quelle cau$e co$i mo$$e portano qua giù quel diuino influ$$c con ordine marauiglio$o, la onde dal primo e$$ere, dalla prima uita, & dal primo intelletto, ognɩ e$$ere, ogni uita, & ogni intelletto dipende; il che co$i e$$endo, bi$ogna, che l’Architetto $ia $aggio, & buono; $aggio in cono$cere per le regole della non fucata A$tro- nomɩa l’ordinatione, & influenza diuina, & l’o$$eruatione de i tempi atti à dar principio all’opere, trala$ciãdo gli ardentis$imi Soli, & gli acu- tis$imi ghiacci, buono, $i infatti, non e$$endo auaro, ne dedito à uit{ij}; $i in parole pregando il datore di tutte le $orme, che lo $pogli d’ignoran- za, & lo $uegli à partorire le belle inuentioni con pro$pero, & $clice $ucce$$o dell’arte $ua, et beneficio commune de gli huomini. Hora per ri- 70 tornare al propo$ito, io dico, che non $olamente imitar $i deue la natura nel modo piu uniuer$ale, & commune, ma $empre al meno, & piu ri- $tretto di$cendere, per ilche gl’Architetti $i s$orzano di far l’opere loro à qualche opera di natura $imiglianti, & non e$$endo qua giu co$a, che in perfettione all’huomo s’aguaglie, bellis$imo e$$empio in ogni arti$icio ci dar à il cõ$iderare la proportione del corpo humano. Certo è che la natura nella generatione dell’huomo dimo$tra ueramente à quello ogni co$a douer$i ri$erire, la onde perfetta co$a lo rende, et per ciò di molte parti come di molti strum\~eti dotato in $eruitio dell’anima, et della uita $i uede. Delle dette parti alcune $ono di nome, et di natura $imiglianti, co me il $angue, l’o$$a, i neruɩ, unperò che ogni parte di $angue;è $angue;ogni parte d’o$$o è o$$o;ogni parte di neruo è neruo; & co$i uɩen chiamato. [0031]PRIMO. Altre $ono di nature, & uocaboli diuer$i, come è la mano, il capo; imperoche non ogni parte della mano è mano; ne è detta mano, & co$i del pɩede, et del capo. Delle prime parti già dette $i fanno le $econde, et le $econde hãnc ufficio, et fini diuer $i all’ u$o, et beneficio di tutto il corpo. Volendo adunque l’Architetto far l’opera $ua in modo, che ella $ia una intera, & unita, bi$ogna, che con$ideri le parti principali, acciò che $i dia lor materia, che cõuenga, & buona $ia per l’opere, & ad imitatione di natura, che da luogo cõuente, & ben preparato, nel quale per tanto $patio ditempo s’habbɩo à formare compiutamente le membra humane. gittando prima per $ondamento della uita, del $en$o, & del mouɩmen- to i $egni del cuore, del fegato, & del ceruello. Lo Architetto hauerà la con$ideratione del luogo, del modo, delle parti, & u$o di e$$e, & pc- rò $egue, che la materia $ia e$pedita $econdo l’u$o delle parti. Quanto adunque al luogo $i uede per certi $egni, & indit{ij} le qualit à del terreno, o$$eruan$i alcune regole, & danno$i alcuni ammaestr amenti, indi alla dechiar atione dell’ altre co$e $i ragiona delle pietre $econdo la quantita, et figura loro à fine, che $econdo l’u$o ci $eruiamo, come ci pare, il $imigliante $i dir à della calze, con quelle o$$eruationi, che all’u$o conuerranno, & piu oltre pa$$ando $i dir à il modo di porre in$ieme le calze, & la pietra, & con belli auuertunenti tolti dalla natura delle co$e, $i farà confiz 10 deratione delle parti della fabrica $opra il fondamento, le quali $ono, i pauimenti, i lati, i coperti con tutte le maniere di murature abbraccɩate da Vitr. nel Seondo Lib. & co$i l’o$$a, i $o$tegni, l’apriture, i legamenti, i cor$i, i riempimenti chiaramente $i daranno ad intendere, & que$taè par ticulare, & di$tinta ragione dell’Architettura, ma anchora non $pedita, perciò che fin’hora nõ $i ha hauuto alcuna con$ideratione del fine, che è quel, che pon $orza, & neces$ità à i mezzi, & con$titui$ce ogn’arte; come dice Gal. Operando adunque l’Architetto à fine, che gl’huomini $otto l’unione, alla quale per natura inclinati $ono, commodi, & $ecuri uiuino, & $iano l’un l’altro di gɩouamento, nece$$ario, è con$iderare la diuer$ità de gl’huomini, acciò che $i prouegga $econdo il bi$ogno di cia$cuno. Vedendo noi adunque gran numero d’huomini ad un fine in$ieme ragunati potemo con$iderare tutto quel numero in $e ste$$o, potemo anco di$correre tra quella moltitudine, et trouarui entro qualche differen za delle per$one; $e tutta la ragunanza in$ieme uorremo con$iáerare, nece$$ario diremo e$$ere, che $e le e$$accia una città, con tutte quelle par- ti, che per tutta quella ragunanza utili, & $icure $aranno, & però prima s’haucrà ri$petto all’ampiezza, & girò, nel quale $arà bi$ogno rin- chiuder la detta moltitudine, et però $i tratter à delle mura, nelle quali has$i à con$ider ar la diffe$a, & $icurtà di tutto il numero, la onde $i deue 20 ordinar la fabrica delle torri, & di quelle parti, che baloardi, caualieri, piatte forme, riuellini, porte, & $aracine$che $i chiamano, et perche or dinato, & compartito e$$er deue il piano rinchiu$o dalle mura per commodo d’ogn’uno, perciò che tutto non deue e$$er fabricato, ne tutto uoto, però $i tratter à delle $trade, piazze, calli, uie publiche, hauendo $empre ri$petto al $offiare de i uenti, come $i dir à dipoi. Oltra di que$to, perche ne i luoghi delle citt à pa$$ano fɩumi, ò uerò altre acque, per le quali $i conducono le merci, & le uettouaglie, però è nece$$aria la $abrica de i pon tɩ, & de i porti per la commodità d’ogn’uno, come è, nece$$aroio far le chiauiche, per le quali e$cano le immonditie fatte dalla moltitudine, ò dalle acque celesti, & tanto $ia detto di quelle parti, & dell’u$o di e$$e, le quali hanno riguardo à tutta la moltitudine. Ma uolgendoci noi alla di$tin- tione delle per$one troueremo altrie$$er piu degni, altri meno, & tra ɩ degni, ò uerò un capo, ò uerò molti, & quel capo, ò per elettione di mol- ti, & permis$ione delle leggi, ò per uiolenza, & forza; nel primo ca$o ci apparir à il Principe, nel $ecõdo il Tiranno, dal fine di cia$cuno prende rà l’Archɩtetto la maniera delle fabriche, & delle habitationi facendo al Principe il Palazzo, & la Rocca. Tra i molti degni ritro uerà alcuni alla Religione con$ecrati, alcuni fuori dell’o$$eruàza della Religione; di questi altri $aranno atti ad u$cir fuori per la republica, al 30 tri per regger quella non u$cendo fuori, di quegli, che $ono atti ad u$cire, altri al mare, altri alla terra $i daranno, & chiunque prender à il ma- re, come general dell’armate hauer à bi$ogno di Naui, Galere, di munitione, de porti, è nauali; però l’Architetto deue anche hauere con$idera- tione di quelle fabriche, che al mare conuengono, ma chi prender à la terra, come Capɩtano, & conduttor di e$$erciti hauera bi$ogno d’alloggia menti, di $teccati, & di $orti, & d’artiglierie, & strumenti diuer$i per offendere altri, & di$ender $e $te$$o; ma perche quelli, i quali $tanno den- tro al gouerno ò uero $on pre$identi alle controuer$ie ciuili, & criminali ò uerò $on con$ultori delle co$e di $tato, però è nece$$ario per i giudici il foro, et per ɩ Senatori il Senato, & co$i le per$one degne $uori dell’o$$eruãza della R eligione haueranno propie, & conuenienti habitatio- ni, ma à gli o$$eruatori della Religione $i farãno i mona$teri, i chio$tri, gli ho$pitali per gli huomini, et per le dõne, & come ricerca, & l’u$o, & il decoro d’ogni per$ona; $ono alcune opere, che ne in tutto publiche; ne in tutto priuate $i deono chiamare, delle quali alcune per con$erua delle co$e da uiuere, ò uerò dammercãtare, ò uero difen$ione, et aiuto $i fanno, come i fondichi, le dogane. La Zecca, gli armam\~etar{ij}, le arzena, i luoghi della munitione, et altri $imili edific{ij}, altre all’u$o come bagni, gli acquedutti, et altre $imili inu\~etioni, altre all’honore, et alla memoria, come gli 40 archi, i tro$ei, le $epulture, le mete, gli obeli$chi, et le piramidi. Alcune al dietto $erueno, et alle $e$te; come $ono, i Theatri, le loggi, gli Amphitea tri, i ridotti di diuer $i giochi, i circi; altre infine à i rei huomini $i $anno, come il carcere il quale é ccn$eruator della giu$titia. Tutte le predet- te $abriche hanno del publico, & del priuato in un certo modo. Male per$one $enza grado $ono i cittadini, gli artefici, gli agricoltori, & pe- rò con$iderando l’Architetto la commodità, & la conditione d’ogn’uno non la$cier à à dietro maniera alcuna di priuato edificio, $i nella Città, come in Villa, et con que$ta darà fine à quella parte del’Architettura, che tratta dell’e$$er delle co$e, riuolgendo$i poi al bene e$$ere, tratter à de gli ornamenti con quello $teβo ordine, che egli hauer à tratato dell’e$$ere, adornando la città, le fortezze, le $trade, i ponti, le chiauiche, i pa- lazzi, i tempi, le ca$e, & finalmente ogni edificio, & le parti principali, & le meno principali di cia$cuna opera in$ino all’ultime, & piu minu- te particelle, di que$te $i tratta nel Settimo; fɩnalmente perche à far $i grande, & bell’ opere ci bi$ognano molti in$trumenti, ne i quali contra la natura delle co$e l’arte dimostra la forza $ua, & la materia è $oggetto d’ogni opera, & la pot\~eza dell’agente la $à e$$er quello, che ella nõ era, et que$to cõ diuer $i m$trumenti, per e$$er lo $trum\~eto mezano tra l’operate, et la co$a operata, però il $aggio Architetto ragiona, come ho detto 50 de gli instrumenti & delle machine atte à leuare, tirare, & muouere i pe$i, & di tutte le $orti artiglierie, & altri ingegnio$i ordegni come $i uedrà ne i luoghi, prop{ij} al Decimo; & que$ta è la $omma dell’Architettura, la quale chi ben con$iàera abbraccia ogni commodo, & diletto dell’humana genetratione, Vitr ueramente dicendo, che co$a è Architettura, da che na$ce, in che con$i$te, qual $ia l’officio dell’Architetto di- mo$tra uirtualmente e$$ere uero tutto quello, che detto $i è delle parti dell’Architettura, & con que$ta intelligenza pos$iamo andar $icura- mente all ɩ dichiaratione del Terzo cap. dicc adunque diuidendo l’Architettura.

Le parti dell’Architettura $on tre. Edificatione, Lineatione regolata per l’ombre de $tili, & l’Arte di far le Machine.

Dapoi che Vitr. ci ha dimo$trato, che co$a deue e$$ere nella mente dello Architetto prima, che egli uenga all’opera, hora egli ci dimostra in quante co$e egli ha da porre le $ei predette co$e, & dice che l’ordine, la Simmitria, la Di$po$itione, la Di$tributione, il Decoro, & la Eurithmia $i hanno e$$ercitare in tre co$e principalmente, che egli chiama parti dell’Architettura, & $ono parti materiali, & la prima, è, la edificatione è $abrica. Fabrica è nome generale, et nome particolare, in gener ale fabrica è arte, et cõponimento d’alcuna co$a; come latinam\~ete fabro è detto ogni ope- 60 rario, $imilmente machinatione è quello $te$$o, che è fabrica in generale; ma quando l’uno, et l’altro nome è pre$o in particolare, fabrica s’inten de edi$icatione, & machinatione s’intende quella parte della fabrica, che tratta delle machine come $ono distinte nel Decimo. La edificatione è trattata ne i primi otto libri da Vitr. & perche alcuna uolta lo Architetto $i leua cõ la mente, & con gli occhi al cielo, & riguarda il Sole, la Luna, & le Stelle, & troua, che dal lume, & dal mouimento de i Cieli uengono molte commodità à mortali, però non uolendo egli la$ciare à die tro co$a, che bella, & gioueuole $ia di$cende à fare gli horologi, l’u$o de i quali è di utile, & di giouamento à gli huomini piu che mediocre, pe- rò la con$ideratione di tale co$a, & è, tra le parti principali dell’arte, & $e ne tratta nel Nono libro, & è quella, che dall’ombre de $tili in$egna le ragioni, & le di$crittioni de gli horologi, detta Gnomonica, l’ultima, che è detta Mecanica, nel Decimo. Noi al $uo luogo diremo, quello che $a rà nece$$ario circa i nomi, & le co$e predette, $eguitiamo hora la diui$ione delle parti $opraposte. Edificatione è in due parti diui$a, una è la collocatione delle mura, & dell’opere communi ne i publici luoghi, l’altra è la e$plicatione de priuati edific{ij}.

Dell’opere publiche $i ragiona da Vitr. di$tintamente, & con grande intelligenza; come $i uedr à ne i cinque primi libri, de i priuati nel Se$to.

70

La di$tributione dell’opere publiche, ò uerò è per dife$a, ò uerò è per la Religione, ò uer per il commodo, alla dife$a ap- partɩene la ragione di far le mura, le torri, & le porte, trouate per ribattere l’impeto de i nemici.

Et que$ta $i ha nel primo, & nel $econdo Cap. alla Religione a$petta il $abricare de Tempi, & delle Chie$e de i dei immortali, come $i uede nel ter zo, & nel quarto, alla commodità $i richiede la di$po$itione di tutti i luoghi all’u$o della Città; come ponti, Fori, portichi, bagni, theatri, log- gi, & altre co$e, lequali con le ragioni $te$$e nei publici luoghi $i di$$egnano, & di que$te co$e nel quinto, & nel $ettimo $i ragiona, come det- to hauemo.

[0032]LIBRO.

Que$te co$e co$i deono e$$er di$po$te, che $i habbia riguardo alla $tabilità loro, all’utile, & alla bellezza. Alla fermez- za $i riguarderà, quando le fabriche $arãno ben fondate, et $enza auaritia fatta $arà elettlone della materia d’ogni $or te, che uerrà al propo$ito. Alla utilità $i prouederà, quando $enza impedimento al commodo, & u$o de luoghi, & $en za menda $aranno le co$e di$po$te, & bene accõmodate ad ogni ragione. Alla bellezza $i $atisfarà, quando con bella, & gioconda maniera dell’a$petto la compartita mi$ura de i membri $arà giu$ta, eguale, & proportionata.

Quelle co$e, che piaceno nell’opere, uengono ò uerò dall’ɩngegno, ò uerò dalle mani, ò dalla natura: dallo ingegno uiene l’elettione, il compartimen- to, & le $ei co$e dichiarate di $opra. Dalle mani il tagliare, $egare, conficcare, polire, il dipignere. Dalla natura il pe$o, la leggerezza, la den- $ità ò uerò la rarità. Tutte que$te co$e $ono abbracciate dalla edificatione, dalla regolata ragione de gli $tili, & dalla mecanica, & mirabil co$a è, à, chi ben con$idera le co$e dette nel primo Cap nel $econdo, et nel terzo, il ueder quanto ogni co$a concorda, et ri$ponda, & $i uede dalla dif- finitione, dal na$cimento, dall’ufficio dell’Architettura, come è nece$$ario l’ordine, la di$po$itione, la bellezza, l’utilità, & la uenu$tà, le quali tre 10 co$e unitam\~ete $i deono hauere, perciò che non perfetta $arebbe quell’opera, che util fu$$e per poco tempo, ò uerò che per molto non fu$$e com- moda, ò uerò che niuna gratia contene$$e, però Vitr. nel $econdo all’ottauo Cap. nel terzo al $econdo, & nel $eguente Cap. & nel quinto del pre $ente Lib. nel quarto, & undecimo del $e$to, & in molti altri luoghi, $econdo l’occa$ione parla delle tre dette co$e, & quando ragiona della ue- nu$tà egli intende di quella gratia, che dalle proportioni procede, & non di quella bellezza, che nel $ettimo, è data à gli adornamenti, & pittu re, perciò che la uera bellezza e$$er deue interna, propia, & con l’opere nata, ma l’ adornamento è co$a esteriore, $atta da poi, & accidente del la bellezza, come chiaramente nelle belle Donne di natura $i uede, le quali alla natia uenusta aggiungono gli ornamenti e$teriori, la uenu$ta pro cede dalla intelligenza dell’Architetto, l’utilità, & la $ermezza dal potere; colui adunque $ar à le co$e utili, belle, et durabilɩ, che $a- prà, uorrà, & potrà fare, come in ogni operatione $i richiede.

DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI. sANI. ET DE I 20 CONTRARII ALLA SANITA CAP. IIII.

NEL fabricar le mura que$ti princip{ij} $i deono o$$eruare.

Hauendo Vitr. $ondata la trattatione dell’Architettura $opra i princi p{ij} dichiar ati di $opra, comincia hora à fabricar- ui $opra, & $econdo la $ua diui$ione comincia à ragionar dell’opere publiche, & delle $ei co$e, che appartengono alla $or- ma tocca la di$tributione, & il decoro naturale, & delle tre che deue heuer ogni fabrica; ragiona prima dell’utilità, perciò che l’utilé precede alla duratione, & la dur atione alla uenu$tà dell’opere. Sei co$e $ono; come dice il dotto Leonbatɩ$ta, da e$$er con$iderate da chiuuol $abricare, la prima è l’ampiezza di tutta la terra po$ta d’intorno, & la facciata doue $i debbe fabricare, detta Regione, la $econda è il campo, & l’area, & lo $patio, et determinato della Regione, da e$$er con l’opera circondato, laterza è il compartimento del detto $patio; la quarta è tutto quello, che $i leua dal piano, parete ò muro nominato, la quinta è tutto quello, che ci $tà $o- 30 pra il capo, ò che ci cuopre in qualunche modo. La $e$ta è l’apritura doue, & le per$one, & le co$e entrano, & e$cono. Vitruuio comincia à di- re della Regione cio è della elettione de i luoghi $ani, perche gran forza, et uirtù é po$ta nella natura de luoghi, & dell’aere, come quello, che da noi non $i puote $eparare, & il luogo é come padre della generatione, in quanto da e$$o con le qualità del cielo ogni co$a procede, & però le co $e naturalm\~ete piu $i con$eruano ne i propi luoghi, doue e$$e na$ceno, che altroue, della Regione adunque primieram\~ete $i ragiona. Noi con bre ue, & utile diui$ione proponeremo tutta la pre$ente materia $otto uno a$petto $pedito, et prõto, dalche manife$to $i render i quello, che ne dice Vittr. & $e alcuna co$a dubbia, ò uerò a$co$a, & difficile $i trouer à nello Autore, ci sforzeremo di darle luce, & $acilità, non uagando in co- $e, che utili non $ieno allo intendimento dell’Autore. La Regione conticne alcune qualità, delle quali altre $ono pale$e, altre na$co$e. Delle pale$i alcune $ono ree, & que$te $i cogno$cono per le buone. Alcune $ono buone, & di queste altre ci $erueno al commodo come è il pae$e abbon dante di acque, di frutti, di grani, & di pa$coli, che ha buoni uicini, porti, entrate, & commodo al contrattare, & condurre le merci. Altre ue- ramente $ono buone alla $anità, $i perche hanno l’acque mobili, lucide, non ui$co$e, $enza qualità di odore, $apore, & colore, $i anche perche, i, 40 uenti non uengono troppo freddi, troppo caldi, ò da luoghi in$etti, $imilmente $e la temperatura $ar à alquanto humida, et dolce cioè tempera- ta dopo la quale, è, piu $ana la fredda, et $e lo aere $arà puro, purgato, peruio alla ui$ta, mobile, et uniforme, et il Sole non cuocerà troppo, ò non $arà troppo lontano, ma potr à col $uo calore digerire le fredde aure matutine. Le na$co$e qualità po$$ono e$$ere buone, et ree, le ree $i cono- $cono per le contrarie delle buone, et le buone $i attendono da gli animali grandi, gagliardi $aporiti di carne, et di fegato buono, et da gli huomi- ni quando dell’uno, et dell’altro $e$$o $ono copio$i, et belli, quando uiueno $ani, et lungamente, et che $ono coloriti, et gagliardi, et di comple$- $ione temperata, et dalle piante, quando $on belle ben nutrite, non offe$e da i uentɩ, et non $ono di quelle, che na$cono in luoghi paludo$i, ò $tra- ni, & dalle co$e Diuine, come dal Genio, & buona $ortuna del luogo, e dalle naturali, quando le co$e $i con$eruano, le merce, i $rutti, dalle arti$icio$e quando gli edific{ij}non $ono corro$i da i uenti ò dalla $al$ugine. Questa è la $omma delle co$e pertinenti all’elettione de i luoghi $ani però dice Vitruuio.

Nel fabricare le mura que$ti $ono princip{ij}, primieramente la elettione de luoghi $ani, & que$ti $ono glialti, eleuati, 50 non nebulo$i, ne carichi di freddi uapori, ma che riguardino quelle parti del Cielo, che nè troppo calde $ono, nè trop- po fredde, ma temperate. Dipoi, che lontane $ieno da paludi, perche alla Città col na$cente Sole uenendo l’aure ma- tutine, & con quelle aggiugnendo$i le nate nebbie, & i fiati delle be$tie palu$tri me$colati ne i corpi mandando i ue leno$i uapori, faranno il luogo pe$tilente, & mal $ano. Anchora $e appre$$o il mare $aranno le mura, & riguarderan no al merigge, ò uero all’Occidente, non $aranno i luoghi $alubri, perche nella $tate l’area, che è uer$o il merigge na- $c\~edo il Sole $i ri$calda, nel mezzodì arde, & $imilm\~ete l’aere, che è uer$o il Pon\~ete na$c\~edo il Sole s’intepidi$ce, $al\~edo al mezzodi $i ri$calda, & cadendo abbrugia; là onde per le mutationi del freddo i corpi, che $ono in quei luoghi, s’infermano, & que$to $i può uedere nelle co$e inanimate, perciò che nelle cãtine coperte niuno pr\~ede il lume dal mezzodì, nè dal Ponente, ma dal Settentrione, imperò che quella parte à tempo alcuno mutata non $i uede, ma è ferma $empre, & immutabile, & però i grãnari, che riguardano il cor$o del Sole, pre$to mutano la bontà loro, & le 60 co$e da mangiare, & i frutti che non $ono alla parte oppo$ta al cor$o del Sole non $i con$eruano lungameute, perche $empre il calore cocendo alcuna co$a perfettamente leua la fermezza delle co$e, & con i feruenti uapori $ugge le uir- tù naturali, & le di$cioglie, & quelle perlo caldo ammollite $i fannodebili, & impotenti, corne $i uede nel ferro, il qua le, b\~eche $ia di natura forte, & duro, pure nelle $ornaci dal fuoco ri$caldato, s’ammolli$ce in modo, che in ogni for- ma $i puote ageuolmente piegare, & fabricare, & lo $te$$o e$$endo molle, & rouente po$to nell’acqua fredda $i rindu- ra, & nella primiera $ua propietà ritorna. Egli $i può anchora con$iderare co$i e$$ere da che nel tempo dell’e$tate tutti i corpi per lo caldo s’indebili$cono, non tanto ne i luoghi pe$tilenti, quanto ne i $ani; & per lo contrario nel uer no, quantunque le regioni $ieno molto mal $ane, diuentano però $ane, & habitabili, perciò che i freddi le fortificano grandemente. Simigliantemente $i uede, che i corpi da i freddi luoghi in calde parti trapportati poco durano, & $i di- $ciolgono; ma quelli, che $ono di caldi pae$i $tando $otto il Settentrione, che è luogo freddo, non $olamente non $i 70 infermano mutando luogo, ma $i confermano; per il che nel porre le mura della Città molto bene egli $i deue auuer- tire di $chiuar quelle parti, che po$$ono i caldi fiati $pargere ne i cotpi humani, Perche da queì princip{ij}, che chia- mano elementi.

Fin qui Vitr. con e$$empi ha prouato quanto nociui $ieno i luoghi $ottopo$ti al calore del Sole, & $i hà la$ciato molto bene intendere inconfor- mità di molti antichi, i quali hanno $opra ciò $critto, $eguita poi à dimo$trare le $ue predette conclu$ionicon ragione, & cau$e naturali, & di- chiara non e$$er in e$perto della Filo$ofia; di$corre adunque, acciò che dal di$cor$o ne uenghi la fabrica. Leggi Leonbati$ta al terzo, quarto, [0033]PRIMO. quinto, & $esto Capitolo del primo Libro, & hauerai la pre$eute materia copio$a, ornata, & dotta; alle ragioni adunque uenendo Vittruuio dice.

Perche da quei principi, che $i chiamano elementi, tutti i corpi compo$ti $ono, cioè di calore, di humore, di terreno, et d’aere; & dalla me$colanza di que$ti con naturale temperamento in $omma formate $ono le $pecie di tutti gli anima li, che $i trouano al mondo. In quei corpi adunque nei quali abonda tra quei princip{ij} il caldo, $i uede, che il cado gli uccide, & gli di$cioglie, & tai difetti $uol fare l’aere caldo, che uiene da certe parti del Cielo, quando egli entra nelle aperte uene piu di quello, che può portare il corpo, per le me$colanze dalla $ua naturale comples$ione. Parimente $e l’humore hauerà occupato le uene de i corpi, & quelle hauerà fatte di$eguali, tutti gli altri elementi, come dal li- quore corrotti, & gua$ti $i liquefaranno, & le uirtù della compo$itione $i di$taranno. Anchora da i freddi de gli hu- 10 mori, de i uenti, & dell’aure s’infondeno le malatie nei corpi, $imilmente la naturale compo$itione dell’aere, & del ter reno cre$cendo, ò minuendo fa debili, & impotenti gli altri princip{ij}, gli terre$tri per la pienezza del cibo, gli aerei, per la grauezza del Cielo. Ma $e alcuno uorrà que$te co$e con piu diligentia $en$ibilmente uedere, auuerti$ca, & at- tenda alle nature de pe$ci, de gli uccelli, & de terre$tri animali, & à que$to modo potra con$iderare le differenze del- le comples$ioni de i corpi. Imperoche altra me$colanza hanno gli uccelli, altra i pe$ci, & molto anco piu, è, diuer$a la natura de terre$tri animali. Gli uccelli hanno manco della terra, & manco dell’humore, $ono di teperato calore, ab bondano d’aere da che na$ce, che e$$endo di elementi piu lieui compo$ti ageuolmente $i leuano contra l’impeto del- l’aere, Ma le aquatili nature de pe$ci, perche $ono dal calor t\~eperate, & di terreno, & poco d’humore rit- tengono, quanto meno hanno tra quei princip{ij} loro dell’humore, tanto piu facilmente nell’humore $i con$eruano, & però à terra condotti ad uno $te$to tempo, & la uita, & l’acqua mandano fuori; à que$to modo mede$imo i terre- 20 $tri animali, perche tra i princip{ij} loro $on dall’aere, & dal calore temperati, & meno rittengono del terreno, & piu del l humore, abondando in es$i le partɩ humide, non po$$ono $tando nell’acqua lungamente con$eruer la uita loro, $e adunque co$i pare, che $ia come propo$to hauemo, & $e col$en$o uedemo i corpi de gli animali e$$er di tai princip{ij} compo$ti, & dimo$trato hauemo per lo mancamento, ò per lo $uperchio di tai co$e il tutto ce$$are, ò patire, non du- bitiamo, che nece$lario non $ia con ogni diligentia sforzar$i diligentia sforzar$i di elegger le parti del Cielo temperatis $ime, quando nel far le mura delle Città $i richiede la $anità. Et però ɩO giudico fermamente deuer$i à que$to propo$ito riuocare la ra- gione de gli antichi, imperoche dopo i $acrifici delle pecore, che pa$ceuano in quei luoghi, doue $i faceuano le ca$tel- la, & doue $i accampauano per $tarui, con diligenza ne i fegati di quelle riguardauano, & $e le prime erano liuide, ò macchiate di nuouo ne $acrificauano dell’altre, dubitando $e per ɩnfirmità, ò per li pa$coli offe$e fu$$ero; ma poi hauen do fatto l’e$perienza in molte di e$$e, & prouata l’intera, & $oda natura de i fegati per l’acque, & per li pa$coli, in queɩ 30 luoghi s’accompauano; ma $e trouauano diffetto in es$i per $egno certo argom\~etauano il mede$imo ne i corpi huma ni trapportãdo, che e$$er pe$tilente doue$$e in quei luoghi la copia dell’acqua, & del cibo, & co$i per altre parti $i mo ueuano, & mutauano pae$e, cercando in ogni luogo la $anità. Ma che per li pa$coli, & cibi $i manife$tino i terreni e$- $er di natura $alubre, argomento chiaro, & grande ci danno i campi di Candia, che $ono d’intorno al fiume Potero, tra Retimo, & Gortina, perche dall’una, & l’altra parte di quel fiume pa$cendo $i uanno le pecore; ma quelle, che $o- no dalla parte di Retimo, hanno la milza appar\~ete, & quelle, che $ono appre$$o Gortina non l’hanno. Perche diman dandone i medici la cagione, ritrouarno procedere que$to da un’herba, che pigliata dalle pecore $cema la milza, & pe rò cogliendola ne dauano à chi patiua di milza, & per quella ragione i Creten$i A$plenion la dimandauano; che da que$to $egno $i può hauere dal cibo, & dalle acque naturalmente i luoghi e$$er pe$tilenti, ò $alubri. Anchora $e nelle paludi $arà fabricata la Città, $e le paludi uicine al mare riguarderanno al Settentrione, ò uerò tra il Settentrione, & 40 il Leuante: pur che $iano piu alte, che il lito del mare con ragione parerà e$$er fabricata, perciò che tratte le fo$$e l’ac- queal lito $e ne corrono, & dal mare per le fortune ribattute nelle paludi, per uar{ij} mouimenti $aranno commo$$e, la doue per le amare me$colanze ne i luoghi palu$tri non na$ceranno animali ueleno$i, & quelli, che da piu alti luoghi uer$o i liti $e n’andranno per la nõ u$ata $al$ugine $i morranno; lo e$$empio di que$te co$e $i piglia dalle paludi Galli- ce, che $ono intorno Altino. Rauenna, & Aquilegia, & altre terre alle paludi uicine, che in quei luoghi $ono, le qua- li per que$te ragioni hanno una incredibil $alubrità di aere; ma quelle parti, che hanno le paludi ba$$e, & non hanno u$cite, nè per fiumane, nè per fo$$e, come $on le paludi Pontine, $tando ferme, & non hauendo cor$o $i putrefanno, & fuori mandano in quei luoghi humori graui, & pe$tilenti. Nella Puglia l’antica Salapia, che da Diomede nel ritor- no da Troia fu fabricata, ò uerò (come altri dice) de Elfia Rhodiotto, in tai luoghi era po$ta, onde gli habitanti infer- mando$i ognianno andarono finalmente à M. Ho$tilio: & da lui per publico nome chiedendo impetrarono, che egli 50 luogo idoneo gli troua$$e, & elegge$$e à fabricar la Città, non ritardò. M. Ho$tilio, ma pre$to con gran dottrina in- ue$tigãdo le Regioni appre$$o il mare in luogo $ano, comprò una po$$es$ione, & chie$e dal Sen, & Pop. Rom. che le- cito fo$$e trapportare la Città, & co$i fece le mura, diui$e il piano, & fatte le parti uendette à cia$cuno habitãte la $ua per due libre, & mezzo d’argento, & poi aper$e il lago nel mare, & feceil porto di e$$o lago con i doni conccs$i, la o- ue i Salapini per quattro miglia lontani dalla loro antica Cittàhabitano in luogo $ano.

Vna gran parte del $ettimo della Rep. d’Ari$tot. tratta di quello, che $i contiene in questo Cap. & ne gli altri $eguenti del pre$ente Libro, ma noi non uogliamo à pompa empire i $ogli, ne di$putar $ottilmente delle co$e dette da Vitr. nelle quali egli ha uoluto, & Medico, & Filo$ofo e$$ere $timato. lo de$criuerei l’herba A$plenon i luoghi di Cãdia, doue ella na$ce co’ nomi antichi, et moderni, & dmo$trerei in pɩttura il $ito, et la Re gione, nella quale e$$er deue collocata una Città. Ma perche io intendo, che altri $i pigliano que$ta fatica, uolentieri la la$ciero à loro. Circa l’Hi $torie uoglio creder à Vitr. perche nõ par conueniente con$ermare i detti di Vitr. cõ autorità di Plinio, ò d’altro, che $or$e ha pigliato da Vɩtr. 60 quello, che gli ha $critto, é a$$ai, che Leonbatista con ogni diligenza raccolto habbia molte, & diuer$e co$e ad un propo$ito, che po$$ono $atisfa re à curio$i di $aper piu oltra, & ciò detto $ia per ogni altra occa$ione, che mi po$$a uenire, leggi Leonbatista al $econdo del quarɩo.

DELLE FONDAMENTA DELLE MVRAGLIE, ET DELLE TORRI. CAP. V.

QVANDO adunque con que$te ragioni e$po$ta $arà la $alubrita de i luoghi, doue $i hanno à fare le cinte della mnra, & che per $ouuegno.

Hauendo trattato Vitr. della Regione, et delle $ue qualita, & buone, & ree, acciò che la$ciãdo que$te abbracciamo quelle, hora uuole trattare di quella parte, che noi dicemo di $opra e$$er certa, et terminata, nè co$i ampia, et $pacio$a, come è la Re 70 gione. Comincia adunque à rinchiuderla ne, i, termini $uoi con le muraglie, & tratta delle $ondamenta di quelle, & delle torri, riguardando al commodo, alla di$e$a, alla $ermezza dell’opera, & con$iderando il fine, come $i deue in ogni operatio- ne. Tratta adunque in questo Cap della circon$crettione di una parte della Regione, & però tratta delle mura. Nella diui$ione dell’ Architet- tura detto hauemo la neces$ità di $ar le muraglie, hora $i tratta delle fondamenta di quelle, delle parti loro, della $orma, della gro$$ezza, delle tor ri, & figure loro, pr\~edendo il tutto dal fine. Ma per applicare alle co$e, i, Principi loro, io dico, che egli bi$ogna hauere le idee della Di$po$itio ne, & i termini loro, acciò che il tutto $ia preui$to, & prima con$iderato, uenireɩno adunque alla pianta. I termɩni di e$$a $i fanno con linee, & anguli, quella parte del piano $ottopo$to, che tra due linee $i cõtiene toccando$i quelle, è angulo nominata, et però quattro anguli $i fanno da due [0034]LIBRO linee, che in$ieme $i tagliano, de i quali $e uno $arà à cia$cuno de i tre eguale, $ar à detto giu$to & dritto; & quelli, che del dritto $arăno minori, stretti, et acuti $arăno chiamati; et i maggiori, larghi, obtu$i, et rintuzzati. Delle linee alcune $on dritte, et $ono quelle, il mezzo delle quali non adombra gli estremi; & che $tanno nel piu breue $patio egualmente tra due punti. Altre $ono piegate, & quelle $ono, che e$cono col mezzo lo- ro da gli e$tremi. Delle piegate alcune $ono parte del circolo. Circolo è figura piana rinchiu $a da una $ola linea, dal cui centro, che è punto im- mobile nel mezzo, tutte le linee alla circo$erenzatɩrate $ono eguali, la linea piegata gli Architetti è Arco chiamata, $i come è detta Corda quella, che pa$$a dall’uno de capi della piegata linea all’altro, Saetta $i chiama quella linea, che dal mezzo della corda con angoli eguali a$cende alla circon$erenza dell’arco; & Raggio è detta quella linea, che dallo immotil punto alla circonferenza peruiene. Diametro è poɩ quella, che pa$$a per lo centro, & in eguali parti il circolo diuide. Intero arco è il $emicircolo. Diminuto è quello che è minore, cioè,che ba la corda $ua mi nore del Diametro; il composto è di due archi diminuti, & però nella $ommità di due archi incrocciati uno angolo, gli e$$empi delle predette co$e $ono qui $otto.

10

Io ho uoluto dare i $opradetti princip{ij} acciò che cominciamo a b Linea dritta e d Linea torta e Angoli giusti f Anguli larghi o Anguli $tretti h i K Circulo h g i Diametro g K Raggio g Centro l m n Arco intiero l m Corda n p Saetta r Arco $cemo $ Arco compo$to a b c d e e e e f o f o k b 3 1 T S n l p m à ragionare con i termini di que$t’arte. Vitr. continuando quello, che gli ha detto, con quello, che deue dire, il che è figura della chiarezza, & purit à del parlare, dice in que- sto modo.

Quando adunque con tai ragioni e$po$ta $arà la $a lubrità de i luoghi, doue $i hanno à fare le Città, & che per $ouuegno di quelle elette $aranno le parti copio$e de frutti, & per gli acconciamen- ti delle $trade, & per le commodità de i fɩumi, 20 ò uerò per gli porti del mare, $i potrà con le con- dotte delle co$e commodamente uenire, all’ho- ra in que$to modo $i hanno à fare le fondamen- ta, cioè, che $i cauɩ tanto, che $i troui il $odo, s’egli $i può ritrouare, & nel $odo quanto ra- gioneuolmente parerà per la grandezza dell’o- pera, con que$ta conditione però, che la par- te $otterra tenga $patio maggiore, & piu gro$- $a $ia, che i pareti $opra terra, & quelle fonda- menta, empite $ieno di fermis$ime pietre me- 30 $colate con calce, & arena, che $truttura $i chiama.

Hora la natura de, i, luoghi porta $anità, & fortezza, ho- ra l’arte, hora l’uno, &l’altro: nel primo ca$o egli $i de- ue cono$cere quello, che di natura $ua, e, buono, come nel precedente Capitolo è stato mani$esto, nel $econdo bi- $ogna porre mano al di$cor$o dell’arte, come $i dir à nel $eguente, ne uoglio hora commendare la con$uetudine delle genti straniere, che ho ra nelle amplis$ime $olitudini, & di$erti habitando, hora ne gli a$pris$imi mõti, & tra le o$curis$ime $elue riducendo$i, & alcuna fiata nel mez zo di larghis$ime paludi, qua$i attuffando$i, & habitando luoghi $terilis$imi, $icuri$i chiamauano da ogni uiolenza, come $i legge ne’ Com. di Ce$are de i Germani, & altroue de gli Hirlande$i, Ingle

    @@
, & Scoce$i, non lodo io $imili auantaggi, perciò che non mi pare, che egli $i debbia di- 40 $iderare la pouertà, acciò che niuno ci porti inuidia, nè anco $ognerei un poetico mondo, ò terre$tre paradi$o, doue i fiumi di latte corrono, mele $udando le querce, manna, & nettare piouono i Cieli, perciò che all’humana neces$ità, $i può con mediocre, & conueneuole habitatione proue- dere, et quelle
    copie
piu presto di$iderare, che hauere $i po$$ono Quanto adũque ricerca l’humana generatione, elegga$i in tal $ito la Città, che ella $i notri$ca del $uo tenitoro, che non po$$a di leggieri e$$er a$$alita, che $ia libera alle $ortite, & che habbia le $opradette cõditioni, dipoi hab bi$i cura delle $ondamenta della muraglia,
    por
que$to $are adunque io di$criuerò qui $otto partitamente, & con breuità tutta la ragione del $on- dare. Gli indit{ij} di buono, & $odo terreno. Che ne i luoghi nei quali $i bà à $ondare non $ieno herbe u$ate di na$cere in luoghi humidi. Che nel pae$e d’intorno $ieno $as$i acuti, & $odi, & alberi na$centi $olamente in luoghi a$ciutti. Se nõ ui $aranno acque uiue di $otto. Se il terreno per li pe$i in terra gittati non ri$uoner à, nè Pacqua in ua$o alcuno ripo$ta per li cadimenti $i mouer à. Le cauationi de pozzi oltra l’utilità dell’ac- qua, & della materia $egni daranno della $odezza del terreno. il fondamento non è parte della fabrica, imperoche bene $pe$$o la natura $enza l’arte $uol darci il luogo $ondato facendo il piano $odis$imo con alti, & duri $as$i, doue non $a bi$ogno d’alcuna $atica humana. Circa il fonda- 50 mento, che $i fà da gli huomini, $i deono con$iderare. La diui$ione del terreno, che è $atta $econdo la quantità de i luoghi i quali $ono alti, bas$i, pendenti, in que$ti da ba$$o $i deue il $ondamento incominciare. Secondo la qualità. Laterra bà molte $corze, onde alcune $on coperte di gro$$a, altre diminuta $abbia, & altre di creta, altre dito$o, molte di ghiarame$colata, & infine altre $ono $ecche, & areno$e, altre humide, & molli; nelle $ecche, areno$e, & nelle molli far ai le palificate $pe$$e, & $ode, & quelle piu pre$to col continuo percuotere, che col pe$o de gli in- $trumenti, che noi becchi chiamiamo, & da Latini fi$tuce detti $ono. Partimento. Di$$egna con linee i pianɩ, che $i deono cauare per le fonda- menta, & con la $quadra di$$egna gli anguli. Fa una croce di corde $econdo che dice Leone Alberto, & nel mezzo $ia fitto un chiodo, dal qua- le tireggerai, & co$i farai le tue $accome tirando il filo per ogni uer$o. Regole per le fondamenta d’ogni fabrica. Con$igliati con i periti de i luoghi cɩrca la natura del terreno. Non ti fidar di far le fondamenta $opraruina. Egualmente caua, & i$piana il $ondo delle $o$$e, acciò il pe$o prema egualmente. Sia la parte inferiore piu gro$$a della $uperiore imitando gli alberi. Con$erua piu il uecchio, che puoi, per non hauerti poi à pentire. Ne i luoghi molli per minore $pe$a, & piu $icurtà $i fonda $opra i Volti. La palificata $ia del muro il doppio piu gro$$a, i pali $pes$is$i- 60 mɩ, et gros$i per la lunghezza loro la duodecima parte, nè cortimeno dell’ottaua. Ne ɩ grãdi edifici la$cian$i alcuni $piragli nel mezzo delle fon damenta per l’opera, $ino alla cima, acciò che i uenti e$chino. Ampiezza, & giro della Città. Quanto alla dignità. Sirichiede ampia, populo$a, & ornata. Quanto alla fortezza. La grande da poche genti non può e$$er o$$e$a. La picciola da manco genti é di$e$a, piu facilm\~ete può e$$er rubbata, & è piu $icura al tempo di guerra. Quanto alla moltitudine. Sia capace della moltitudine, nè habbia molto di uacuo. Regole. Bi$ogna $econdo i tempi $ar le Città, imperò che dalle maniere delle offe$e, che $econdo le inuentioni de gli huomini tutto il giorno $i fanno, $i piglia for- ma alle di$e$e. Le offe$e in $omma $ono, ò uerò occulte, ò uero mani$e$te, & altre $on di dentro la cìttà, & altre di $uori, altre uicine, altre lonta- ne, & però bi$ogna, che tutte $ieno con$iderate, acciò che la di$e$a $ia pronta, la doue alle mine, all’artiglierie, al piccone, all’in$idie, & altre in- uentioni bɩ$ogna fabricando prouedere. Le mura, & $ue parti. Gli antichi uogliono, che $i $acciano due muraglie lontane piedi uenti, & tra quelle po$to $ia il terreno cauato dalle fo$$e, & bene ra$$odato, & battuto, ma in modo, che dal muro il primo parete $ia alquanto inferiore, il $e condo molto minore, accioche dal piano della Città alle di$e$e come per gradi s’a$cenda, chiaman$i $paltɩ boggi da noi. Non uoleuano la C ortina 70 dritta, ma non angulo$a, acciò che il nimico ɩn moltigiri di muri entrato, fu$$e per moltilati offe$o; legauano le muraglie, ò incami$ciate, che dichino, con muri trauer$i, & per la loro grandezza poneuano traui d’oliua$tro ar$iciati, $aceuano le fo$$e altis$ime, & pɩene, acciò che fa- cilmente non $i uarca$$eno, riempi$$eno, ò mina$$eno; uerò è che le $ecche $ono buone per le $ortite, & con$eruano le muraglie; bi$ogna $empre accommodar$i à, i, tempi. Continuando la muraglia, la quale deue e$$er gro$$a, col$uo cordone, che é la $ortezza $ua, deue$i u$are ogni buona re gola nel fondarla, & $opra tutto u$i$i la $quadra, il piombino, & modo con ogni diligentia. Dietro alle mura uer$o la ter- ra fanno$i alcuni $proni, che uagliano a$$ai per tener $erma la muraglia, perche tr a quelli $i fà un buono, & $odo Terrapieno, & lo Spalto, che [0035]PRIMO a$cende, onde $i $chiua grande $pe$a, & fa buono effctto; oltra il $o$$o $i fa la contra$carpa, con un muretto, che $o$tenta il terreno, acciò acciò l’ini- mɩco non co$i di leggieri a$cenda alla riua. Gli antichi ogni tante pa$$a $aceuano le torri, come dice Vitr. imoderni fanno i Baloardi, caual- lieri, & le piatte $orme, le porte $econdo il pre$ente bi$ogno, & alcune di$e$e nelle muraglie, come $ono le cannoniere, ò bombardiere, le- quali $ono $pes$is$ime, & batteno la campagna per dritto, le Cortine ueramente e$$er non deono troppo lunghe $enza Baloardi, ò cauallieri trapposti, & quando fu$$ero bi$ogna farli le piatte forme, lo effetto de Baloardi, è, fiancheggiare la Cortina, & batter la campagna; i lati de i Baloardi e$$er deono dalla Cortina dife$i. La conditione della porta è tale, che auenga Iddio, che bi$ogni as$icurarla, non però e$$er deue in modo, che pre$a da alcuno di dentro $ia di$e$a, & $icura, come $pe$$o è accaduto, che la fortezza della porta è $tat a cagione della pre$a della Città; bene, è, uero, che la porta deue e$$er $icura dal nimico, & poter bɩtter di fuorɩ, la doue s’o$$erua nelle terre ben $ortificate d’Italia, che le porte $ono a$co$e, & ad e$$e non mettono capo le $trade, nè di cor$o alla dritta po$$ono uenire le genti. Gli e$perti $oldati non lodano il mu ro alto, perciò che è $ottopo$to alle artiglierie, le quali rouinandolo, empiono le fo$$e, & con le ruine danno la $alita piu facile al nimico. Ho- 10 ra dirò de Ba$tioni. Lodan$i i Ba$tioni di $orma triangolare, l’u$o, & la e$perienza l’ha dimo$trato; deue e$$ere il Ba$tione ne gli anguli del- le muraglie, perche po$$a di$endere i fianchi, & $ia $uperiore à gli inimici, Ma la $omma del fortificare è ridotta à que$to da alcuni, che $crit- to ne hanno, che il munire delle Città è quando che i difen$ori $ono $icuri, quando $i può uietare il nimico, & quando anco egli $i può $cac- ciarlo, $i uieta con l’acqua, col fo$$o, & col muro, la fo$$a uieta, & per la di$ce$a, & molto piu per l’a$ce$a, quando ella è profonda, & pre-
    cipite, & piu d’una,
l’acqua $ortiua ne i luoghi non $i può leuare, $e è alta anniega, $e è ba$$a fa $drucciolare, impedi$ce i fuochi, La mura- glia e$$er deue gro$$a, è fatta con le ragioni, che ha detto Vitr. che molto bene $erueno anco a nostri giorni; $caccia$i, & $i tiene da lungi il nimico con le torri, Baloardi, argini, & $imil co$e fatte col predetto modo, la $icurtà parimente de i difen$ori è po$ta nelle piazze di Baloar- di, nel muro ben fatto, & ordinato in modo, che i fuochi, i colpi delle artiglierie quanto piu $i può $i $acciano uani, & per que$te co$e ben auuertite $i comprende molto bene quello, che io ho hauuto in oppinione, & che anco mi è $tato confermato dal giuditɩo del Conte Giouangia- copo Leonardi, che chi face$$e la fortificatione $econdo il modo pre$crittoci da Vitr. ritrouerebbe grande beneficio anco à nostri giorni, anzi 20 chi non auerti$ce à quello, che faceuano gli antichi nel fortificar moderno, non la intende, & però dice quel giudicio$o gentil’huomo, & hono- rato Cauallieri, che tutte le fortificationi $tanno in que$te co$e, che $ono la Cortina, il Fianco, la Strada, & Piazza oue $i po$$ano ope rare le genti, & le machine, che difendono, & tutte $i uedono notate da Vitr. Vediamo, che ci in$egna come $ia da fondare, & come da ti- rar le muraglia ad alto per farla $icura, & che egli $copre il contraforte molto meglio di quello, che facemo noi per quelle parole.

Pectinatim di$po$iti quemadmodum $erræ dentes.

Cimo$tra il Terrapieno, & per qual ragione di$idera lo Sprone come denti d’una $ega dicendo.

Cum enim $ic erit factum, tuncita oneris terreni magnitudo.

Et il re$to, Pare, che $ia que$ta differ\~eza tra quella di quei tempi, & no$tri, che l’ Autore loda il Torrione tondo come piu atto à re$i$tere alle ma- chine oppugnatorie, bia$ma gli anguli, perche $ono piu dis$ipabili, & coprono gli inimici, che non po$$ono e$$er battuti da due lati, come nel tondo. Ma$e auertimo bene la mede$ima dottrina $erue à no$tri tempi, perciò che $iamo tenuti à fuggir gli anguli tutti, $iano piani di linee 30 dritte, curui, acuti, ottu$i come $i $iano, $iamo obligati tirar le faccie de i Fianchi de i no$tri Baloardi con fuggir piu, che $i può gli anguli, per che $i faccia legatura migliore, che non fa l’angulo, ilquale può e$$er tagliato dall’artigliaria, che faria luogo $enza dife$a. Fa lo angulo il me- de$imo danno, che dice Vitr. percioche il nimico re$ta coperto, ci mo$tra il Fianco, ilquale con la regola de gli antichi potemo e$$equire con le no$tre artiglierie, perciò che uogliamo che $ian di$tanti uno tiro di $aetta, che il nimico po$$a eβer offe$o dalla de$tra, & dalla $ini$tra. Noi applicando que$ta dottrina alla no$tra forti$icatione facemo la distanza di modo, che la no$tra artigliaria offenda da due lati, & che po$$a ca- $tigare colui, che pre$ume$$e uoler fabricare di terreno tra l’uno, & l’altro Fianco. Le Torri che ci mo$tra, è, ragioneuole, che fu$$ero $icure, poi che uuole, che i di$en$ori pos$ino $tarui per la dife$a. Ne i $oldati, ne le machine $tate $ariano con $icurezza $e non haue$$ero hauuto le $ue $palle gagliarde $econdo l’offe$a delle machine de$critte nel Decimo Libro. Noi $e haueremo que$ta con$ideratione $econdo la mente del- l’Autore, uedremo, che ci mo$tra, che le $palle de no$tri Fianchi e$$er deono $icure, le piazze di quelli $pacio$e. Hauemo anco di qual modo far $i deono le $trade $ortite, doue uuole, che non $ian ritte, ma curue, di modo, che il nimico e$$er po$$a offe$o dal lato de$tro, oue non era lo 40 $cudo. Noi $eguendo quefta auuertenza faremo $empre le nostre $ortite, che fuggiremo lo ri$chio, che il nimico non potrà entrare me$cola- tamente co i no$tri entro la $ortezza, come è molte uolte auuenuto à quelli, che non hanno hauuto que$ta con$ideratione. Vuole anco Vitr. che hauer $i debbia grandis$ima con$ideratione alla qualità de $iti, nei quali $i fanno le Fortezze, perciò che non $empre $i procede à uno iste$$o modo, perche $e ci trouamo in luogo eminente ba$tano i Terrapieni con l’altezze della Torri, ma ne i luoghi à quali il nimico può uenir à pie piano da luogo alto, in$egna, che $ia da fare il fo$$o, perciò che grande è il uantaggio del nimico contra una Fortezza, quando egli $i troua ha- uere il $ito alto, con l’aiuto del quale le machine oppugnatorie po$$ano fare la offe$a maggiore, perche con l’alto $i $copreno i luoghi oue $tan- no i difen$ori con le lor machine, uengono battuti, & leuati dalle dife$e, come à tempi no$tri faciamo $imilmente con le artiglierie. I luoghi piani $ono ancho uãtaggio$i, $e il nimico nõ haue$$e il foβo, perche à un tratto l’Ariete, & l’altre offe$e e$$er po$$ono $otto la muraglia. Mo$tra come $i è detto, che quella Fortezza, che $i trouerà in luogo alto nõ hauerà bi$ogno di fo$$o, come l’altre, imperoche con grãdis$imo incoõmodo $i con- duceno gli huomini, & le machine cõtra i luoghi, che $iano in monte, Similmente noifacemo le due muraglie alcuna uolta, come faceuano gli an- 50 tichi, & que$to quando per le $palle della muraglia non hauemo il $ito pari, come ci bi$ogna alzare, facemo il primo uer$o il nimico con i Con- traforti, facemo un’altro muro entro la terra, per $o$tener il terreno, perche alzando$i ci dia commodità da poterui mettere l’artiglierie, & tener ancho corpo di battaglia de fanti, per la i$te$$a ragione gli antichi co$i fabricarono in molti luoghi, oue poi hauemo il Terrapieno dopole $palle di altezzatale, che non ci faccia bɩ$ogno di $o$tenerlo, non facemo altro, che la $ola muraglia, che uolta la faccia all’inimico, che quando co$i $iatorna à maggior commodità de i difen$ori, i quali per ogni uia $enza hauer à $alire per una $trada, ò per due poβono ageuolmente per la dife$a montare in ogni loco con le $ue machine. Que$te co$e conformi $ono à quelle, che io ho $empre giudicate e$$er di Vitr. & de nostri tempi. Ma molto piu belle co$e, & dimande il detto Sɩg. Giouangiacopo ci farà uedere $opra la pre$ente materia, imperoche in un Libro, che egli $à delle fortificationi de i tempi no$tri, tratta particolarmente d’ogni co$a, ne ci la$cia de$iderar altro nella pre$ente occa$ione, $olo in fine del Libro io ponerò l’indice di que$ta materia trattata nel Libro delle $ortificationi, acciò che uenendo egli in luce, $ia con piu de$iderio abbrac- ciato, ò non uenendo gli huomini $tudio$i $apiano, che co$a auuertire, & con$iderar $i debbia nella materia del fortificare.

60

Le Torri deono u$cir fuori dell’ordine delle mura, & $portare nella parte e$teriore, acciò che uol\~edo il nimico impetuo $amente auuicinar$i alla muraglia, $ia da ogniparte ne gli aperti Fianchi dalle Torri con pietre, & altre co$e da trarre ferito. Egli pare anchora, che prouedere $i debbia grandemente, cheil nimico non habbia facile lo adito à oppugna- reil muro, ma co$i di fos$i precipito$i circondato $ia, & proui$to, che le uie nõ $ieno alle porte drizzate, ma per torto camino uadino alla $ini$tra, perche quando ciò $arà fatto, la de$tra parte di coloro, che andranno alla Città, che non è dallo $cudo coperta, $arà pros$ima alla muraglia.

Il fine di $ar le Torri, é la di$en$ione della Cortina, però é nece$$ario, che le Torri e$chino nelle parti e$teriori. Le porte $on fatte, acciò che s’e$ca, & entri commodamente per tragger fuori, ò uero portar dentro le co$e nece$$arie, $i per il uiuere, come per la difen$ione, & perche nella com modità dell’ entrare, & dell’u$cire è pericolo, che il nimico nõ faccia il $imile, però è nece$$ario, che le porte $ieno dife$e, & $icure, ilche $i far à quando le uie non $aranno alle porte drizzate, come s’è detto. Tutta la pre$ente materia è à giorni no$tri conueniente, & è co$a degna di 70 grandis$ima con$ideratione, ilche e$$endo molto bene $pe$$o da me con$iderato ho uoluto $opra ciò il parere di molti e$perti Signori, tra quali per non defraudare del debito honore alcuno come ho detto è $tato il Sig. Conte Gianɩacopo de Leonardi huomo nella di$ciplina militare non meno, che nelle leggi eccellente, & $ollecito inuestigatore di tutte le co$e, il giuditio delquale $i può de$iderare, in quello Architetto, che ci ha propo$to Vitruuio.

Le Ca$tella deon$i fare non quadrate, ne di anguli, che e$chino fuori, ma deono piu pre$to girare, acciò che da piu parti il nimico ueduto $ia, perciò che quel luogo, di doue e$cono gli anguli cõ difficultà $i difende, imperò che lo angulo, è, [0036]LIBRO. piu pre$to in dife$a del nimico, che del cittadion. Ma la gro$$ezza del muro $i deue fare in modo, che gli huomini arma ti $contrando$i l’uno con l’altro $enza impedimento pos$ino pa$$are, pure che nella gro$$ezza del muro le taglie di Oliua$tro bru$tolate, & inca$trate $pes$is$ime po$te $ieno, acciò che amendue le fronti del muro tra $e come Fibbie, & chiaui con que$ti pezzi tagliati in$ieme legate durino eternamente, imperò che à $imile materia, nè pioggie impe- tuo$e, nè tarli, nè uecchiezza po$$ono fare nocum\~eto alcuno, ma & in terra $epolta, & po$ta in acqua dura fenza dan no in $empiterno, & però nõ $olam\~ete nel muro, ma nelle fondamenta ogni parete, che $i farà della gro$$ezza del mu ro, $e con que$ta ragione $arà legato, non $i potrà di leggieri intaccare, ne uitiare. Gli $pat{ij} da Torre à Torre nõ $ieno piu lõtani, che un tirar d’arco, perciò che $e da una parte $arà la Torre battuta, dalle Torri, che $arãno da l’una, & l’al- tra parte cõ bale$tre, & altri $aettam\~eti $ieno i nimici $cacciati. Etanchora per lo cõtrario il muro di dentro delle Tor ri, deue e$$er diui$o con interualli, & $pat{ij} tanto grandi quanto $aranno le Torri, & le uie $ieno conle parti interiori 10 delle Torri di traui cõtinuate, & congiunte, nè però $ieno alcuni chiodi, ò ferramenti da i capi cõficcati, perche quan do, i, nimici dalla parte di fuori haueranno pre$a alcuna parte del muro, quelli che $aranno alle dife$e potranno taglia re le dette uie, & $e faranno pre$ti nõ la$cieranno pa$$are i nimici all’altra parte delle Torri, ò uero della muraglia, $e for$e quelli nõ uorranno andare in precipitio. Bi$ogna adunque far le Torri, ò uero di forma ritonda, ò uero di molti anguli, però che le quadrate di leggieri $i gettano à terra dalle machine, perche gli Arieti urtando rompono le canto- nate, ma nelle ritonde $pignendole uer$o il centro come cunei non le po$$ono offendere. Appre$$o di que$to le dife$e delle muraglie, & delle Torri cõgiunte à gli argini, & Terrapienɩ grandemente $icure $ono, imperò che nè gli Arieti, ne le Mine, nè altri in$trumenti li po$$ono fare offe$a: ma nõ in ogni luogo $i richiede l’argine, ma $olamente la doue dal di fuori da luogo alto à piede piano $i può uenire à oppugnare la Città, & però in tai luoghi bi$ogna prima caua re le fo$$e di larghezza, & di altezza grandis$ima, dapoi e$$er deue il fondamento del muro deppre$$o, &calcato tra 20 lo alueo della fo$$a, & fatto di quella gro$$ezza, & che egli po$$a facilmente $o$tenere il carico dell’opera terrena, & an chora dalla parte della fabrica di dentro uer$o la terra deue$i fare il fondamento per ampio $patio di$tante da quel di fuori inmodo, che le compagnie pos$ino come in ordinanza nelle dife$e fermar$i $opra la larghezza dell’argine; ma poi, che in que$to modo di$tanti l’uno dall’altro fatte $aranno le fondamenta, all’hora bi$ogna per lo trauer$o farne de gli altri, che congiunti $ieno col fondamento di dentro, & conil fondamento di fuori, di$po$ti come pettini a gui- $a de i denti d’una $ega, perciò che quando in que$ta maniera $arà fabricato, & fondato il muro, all’hora $ene hauerà que$to commodo, che la grandezza del pe$o in picciole parti $eparata, non calcando con tutto il carico, nõ potrà per modo alcuno rallentare, & far u$cir dal $uo luogo di $otto alcuna co$a. Ma della muraglia, di che materia far $i cõuen ga non $i deue in que$to luogo altrimenti determinare, perciò che nõ $i può per tutto hauer quella copia di co$e, che $i de$idera; ma doue $aranno i $as$i di lati, & di anguli eguali, & di piana $uperficie, che quadrati $i chiamano, ò uero 30 il $ilice, ò uero il cimento, ò uero il matone cotto, ò crudo, que$te co$e $i deono u$are, perche non $i può in tutte le par ti del mondo, & in tutte le nature de i luoghi, perche i muri durino eternamente $enza difetto; adoperar quello che copio$amente uiene in Babilonia, doue in luogo di calze, & di arena, $i u$a il bitume liquido, & di quello, & di cotto matone è fatto il muro della Città.

Leggi il terzo Cap. dell’Ottauo Libro, & qui con$idera la figura de$critta, che bene darà ad intendere quanto Vitr. commanda, & $i uede i pre- cetti de gli antichi non e$$er molto lontani da i no$tri, come ho detto di$opra, il resto è $tato ancho aβai copio$amente dichiarato di $opra.

[0037]PRIMO. CAP. VI. DELLA DIVISIONE DELL’OPERE, CHE SONO DENTRO LE MVRA, ET DELLA DISPOSITIONE DI ESSE PER SCHIVARE I FIATI NOCIVI DE I VENTI.

CIRCONDATA la Città d’intorno con la muraglia $eguita il compartimento interiore delle piazze, & de gli $pat{ij}, & il drizzamento delle contrade, & de i capi delle uie alle parti del Cielo.

Dapoi che Vitr. ha trattato della Regione, che era la prima co$a tra i prɩncipi pertinenti alla $abrica, & dapoi, che ha 10 dimo$trato, come $i ha da pigliare una parte della Regione, & circondarla di dife$e, & munitione di muraglia, conra- gione egli uuole in$egnare à compartire il piano rinchiu$o da tutto il giro della Città, & prima con$idera il comparti- mento, quanto appartiene à $chiuar le co$e nociue, & que$to nel pre$ente $e$to Cap. dapoi quanto appartiene alla di- $tributione, & di$pen$atione dei luoghi, & que$to nel. _VII_. & ultimo cap. del pre$ente Libro. Quanto adunque s’a$petta al compartimen- to del piano per drizzar le uie, & le piazze, acciò che $i $chifino i noio$i, & danno$i fiati de i uenti, dice Vitr. Prima con e$$empi facendo- ne auuertiti, che alcuno danno rɩ$petto à i uenti nonne intrauenga, dapoi di$correndo $opra la natura, forza, nomi, numero, & $ito de i uenti, per $ormarne poicerta, & terminata figura, acciò che $appiamo con quella regger$i nelle dritture delle contrade, dice.

Drizzerannoli bene, $e prudentemente $aranno e$clu$i i uenti da i capi delle uie, perche i uenti freddi offendono, i caldi corrompono, gli humidi nuocono, per ilche pare, che $i debbia $chifare que$to diffetto, & $i conuenga hauer cura, che quello non auuenga, che in molte Città $i $uol fare, come nell’I$ola di Lesbo il ca$tello di Meteline e fatto ma- 20 gnificamente, & con molti ornamenti, ma po$to $enza con$ideratione, perchein quel luogo $offiando l’O$tro gli huomini s’infermano, $offiando Cauro hanno la to$$e, $offiando Trammontana $i ri$anano: ma nelle piazze, & ne i capi delle uie $tar non po$$ono per la forza del freddo.

Le$bo è I$ola del mare Egeo detto Arcipelago, uolge cento, & $e$$antamiglia, & ha la $ua Metropoli detta Metelino, dalla quale hoggitutta l’$ola è nominata, bene è uero, che hora è priua de gl’antichi ornamenti, & è andata in ruina. Giace Metelino uer$o la Trammontana, uer$o ponente è S. Theodoro, uer$o Garbino il col$o Caloni, & ira Sirocco, & Leuante il col$o Hieremidia: il $ito di questa ɩ$ola è altroue de$crit to da noi. Metelino adunque e mal $ituato, e compartito, percioche è $ottopo$to à i uenti, de qualila maggior parte $ono mal $ani, pero nel compartim\~eto bi$ogna hauer con$ideratione à i uenti: Da que$to precetto Vit. $i piglia una occa$ione bellis$ima di Filo$ofare d’intorno ad una materia non men bella, che difficile, percioche hauendo dimostrato per e$$empio di quanto nocumento $iano i uenti, & uolendoci in$egnare à romper il cor$o loro con i capi delle uie, & col compartimento delle strade, egli entra à ragionare de iuenti. Bi$ogna adunque $chiuare i noio$i 30 fiati de i uenti per fuggire quelle incommodità, che ci portano le uarie qualità loro come dice Vitr. e$$er auuenuto à Metelino, & come hog- gidi $i uede à gl’Orzi nuoui, fortezza de Vinetiani $ul tenitorio di Bre$cɩa. Questa fu fatta tutta di nuouo, & compartita, ma $enza con$i- deratione alcuna de i uenti, la doue tutte le uie di fatto $ono drizzate qua$i con deliberato con$iglio à i $offi de i uenti, per la qual co$a gl’ha- bitanti pati$cono grandemente.

Il uento è onda dell’aere, che $corre con sforzeuole mouimento.

Qui Vitr. comincia à filo$ofare $opra la natura, & la qualit à de i uenti, dichiara prima che co$aè uento, & poi da che na$ce, prouando con e$$empio $en$ibile e$$er e il uero quanto dice: il uento adunque è onda dell’aere. Si come l’onda del mare è una parte dell’acque unita, & rac- colta, che uer$o alcuna banda $i muoue, co$i uuole Vitr. che il uento $ia parte dell’aere in $e ristretta, che in alcuna parte $i pieghi, & però ha detto che il uento è onda dell’aere, che con sforzeuole, & grande mouimento $i commoue.

Egli na$ce quando ritroua l’humore, & lo impeto del feruore da $e tira, & e$prime la forza dello $pirito, che $offia.

40

Vɩtr. cerca in questo luogo il na$cimento del uento, & uuole, che quando il calore per alcun modo ritroua l’humidità per la calidità $i mandi fuo- ri la forza dello Spirito, che $offia. Pare que$ta co$a e$$er uera per lo e$$empio, che egli prende, ma inuero non è co$i, come egli dice, ne $i puo intendere il na$cimento del $offiare per le parole di e$$o. Io e$ponerò prima l’oppinione di e$$o autore, & le parole $ue, dapoi breuemente con i ueri termini della filo$ofia tratterò la pre$ente materia, per $atisfare à gli $tudio$i del uero, dice adunque Vitruuio.

Et ciò e$$er uero $i dimo$tra dalle palle da uento, æolopilæ nominate, & con gl’artificio$i rittrouamenti delle co$e $i trag ge dalle $ecrete ragioni del Cielo quanto è uero della diuinità. Fanno$i dette palle cauate, & hanno un punto $tret- tis$imo, per lo quale ui $i mette l’acque, que$te al foco $i pongono, la doue prima, che $i $caldmo alcuno $offio non fanno, ma poi, che cominciano à bollire, $offiano grandemente, & in que$to modo da picciola, & breuis$ima uedu ta $i puo $apere, & far giuditio delle grandi, & immen$e ragioni del Cielo, & della natura de i uenti.

Pareua grande argomento à Vitr. la i$perienza àuoler prouare il na$cer de i uenti dal calore, che opera nella humidità, pero egli $e ne è re$tato 50 conl’opinione $opradetta, & in uero, come ad Architetto $i può permettere ogni ragɩone di que$te co$e, ma $e egli, ò altri uole$$e contendere, io direi, che s’u$cirebbe de itermini dell’Architetto, come egli $te$$o dice nel primo cap. del pre$ente Libro. Io hauendo prome$$o di $atisfare in questa parte al de$iderio de gli $tudio$i, diro breuemente, che il uento è uapore della terra, che a$cende all’altezza dell’aere, & $cacciato dal freddo fortemente lo percuote, Per intelligenza di que$to, io dico, che il calor del Sole, & d’altri corpi cele$ti ha uirtu di trarre dalla terra al cuni fumi, & uapori, & leuarli in alto. Que$ti uapori $ono alcune parti minute, & $ottili dell’humor terre$tre, che non hanno ne colore, ne figura certa, & determinata; hanno alcuni calore, & humidità altri calore, & $iccita; de i primi $i $a ogni humida impres$ione, come le nubi, la pioua, la rugiada, la neue, la grandine, la brina, il mare, & le $onti: de i $econdi ogni affoccato, & infiammato ardore $i genera, & tutto quello, che è di calda, & $ecca natura, & pero i $uochi, i lampi, i tizzoni, le comete, le ca$e ardenti, le ca$e ardenti, le cornone lumino$e, i ful mini, le apriture, & uoragini dell’ aere notturno, i uenti, i turbini, & altre apparenze d’ imperfette misture da quellɩ hanno origine : noi di- remo de i uenti. Il Sole adunque ha uirtu di tirare à $e quel uapore, che é caldo, & $ecco, il quale u$cito dalla terra, per e$$er di natura di $uo- 60 co s’inalza, & $i leua dritto all’in$u, & a$cende fin, che egli ritroua quella parte di mezzo dell’aere, che è fredda per e$$er egualmente di- $tante, & dalla riuerberatione de i raggi del Sole, che dalla terra doppi ri$ali$cono, & dal feruore del fuoco, elemento $uperiore, rittrouando poi il freddo come nimico lo fugge, & hauendo il uapore natura di fuoco cerca pure di a$cendere, ma e$$endo ribattuto dal freddo è forza, che di$cenda, & per que$to contra$to e da i lati $cacciato, & in giro $i moue per la uiolenza fattagli dal freddo, che lo rɩbatte in giu, & per la natu rale inclinatione, che lo porta all’infu, & però il uento non è altro, che uapor caldo, & $ecco mo$$o da i lati circa la terra per la ribbattuta del freddo, che è nella mezzana parte dell’aere, & $e bene alcuna fiata chiamiamo uento l’aere mo$$o, come $i uede dal $offiare de i $olli, & dal $ar$i uento l’e$tate, non è però, che il uento $ia mouimento dell’aere, perche puo stare, che con il uento $i muoua l’aere, & che il uento però non $ia onda dell’aere, come dice Vitruuio. Ma che il uapor caldo, & $ecco $ia principio de i uenti proua$i per tre $egni, il primo e, che per l’abbon- danza de uenti, le regioni $i fanno calde, & $ecche : il $econdo e, che i grandi uenti fanno ce$$are le pioggie, il terzo e, che uengono piu uenti dà i poli del mondo cioè dal Settentrione, Meriggie, & dal Ponente, che dal Leuante, perche in quelle regioni $i troua maggior copia di uapo- 70 ri. Que$ti $egni pareno al primo a$petto contrari all’e$perienza, & prima, perche quando $ono i grandi uenti, pare che regni freddo maggio- re, dapoi non $i uede chiaramente, che gl’huomini ri$caldati cercano far$i uento per raffreddar$i, adunque il uento è di natura freddo. Ri$pon- do al primo detto, il freddo, che $i $ente dal tempo che $offiano i uenti, na$ce per la me$colanza, che fanno i uapori caldi, & $ecchi, con i $reddi, & humidi quando s’incontrano, & ancho dalla freddura dell’aere, con ilquale i uapori $ono me$colati, può ancho e$$ere, che il uapore caldo, [0038]LIBRO. & $ecco $ia mutato per lo freddo, che egli troua nel mezzo dell’aere, ma ceβando il uento il pae$e re$ta a$ciutto, & caldo; Al $ecõdo io dico, che per lo$ar $i uento egli $i moue l’aere, & $i ri$trigne, il quale e piu freddo, che il corpo humano ri$caldato, & però de$iderato, il uento adun- que e uapore eleuato, & $cacciato, et $i come il fiume nel prɩncipio pre$$o alla $onte è piccolo, et allontanando$i dalla $ua origine, per lo ingre$$o d’altri fiumi diuenta maggiore, co$i il uento uicino al luogo, oue egli $i leua è poco, & partendo$i é molto ritrouando $empre altri uapori di nuouo, ne prima il uapore diuiene uento, che egli $ia $caccɩato dal freddo dell’aere. Muoue$i in giro per la $opradetta cagione, & for$e anco $e guendo il mouimento delle stelle, & de i pianetɩ, che lo muouono, l’$$empio di Vitr. delle Palle dette æolopilæ, $i fa in que$to modo, che e$$endo rinchiu$a l’acqua, & al $oco po$ta, comincia à poco à poco allarga$i, et dilatar $i per lo calore, imperoche propio è dal caldo allargare, come \~e del freddo ri$trignere, lo allargare fa, che le parti dell’acqua piu den$e, diuentino piu rare, & però ricerchino luogo maggiore, come parti, che per lo calore $ieno aere diuentate, da que$to procede, che cre$cendo il caldo, le dimen$ioni dell’aere cre$cono $imilmente, & e$$endo in poco ua $o rinchiu$e, & uolendo u$cire trouano l’u$cita piccola, doue con uiolenza muouono lo $pirito, & $offiano grandemente, & que$to è quel po 10 co, che io ho uoluto dire della natura, & origine de i uenti. Ma quanto appartiene alla nauigatione ri$petto à ɩ uenti, la$cia$i à marinari, $e- condo quello $i dice. Nauita de uentis.

Perche $e i uenti $aranno e$clu $i non $olamente à i $ani renderanno le habitationi $alubri, ma ancora $e per altri diffetti ci $eranno delle infirmità, le quali ne gl’altri luoghi $alu bri $i curano con contrarie medicine, qui per la temperata e$clu$ione de i uenti piu ageuolmente $eranno curate.

Ottimo rimedio $arebbe nel predetto luogo de gl’Orzi nuoui alle molte infirmità, che uengono à gl’habitanti di quel luogo, & $pecialmente l’apo $temme, lo drizzare le $trade, come ci dimostrer à Vitr. per e$cludere i uenti, & in uero il uento genera molte in$irmità : ecco Vitr. il quale dapoi, che ha filo$ofato circa la natura de i uenti, comincia ancho à fare il Medico; narrando gl’effetti di quegli, & dicendo.

Imali, che difficilmente $i curano ne i detti luoghi $ono la grauezza, i dolori artefici, la to$$e, la punta, il ti$ico, l’o$cire il $angue, & l’altre infirmità, che con lo aggiugnere, & non con il minuire $i curano.

20

Narrati i mali, che uengono da i uenti à difficultà di cura. Vitr rende la ragione, perche cagione quelle $i leuano difficilmente, & dice.

Que$te difficilmente $i leuano, prima, perche u\~egono dal freddo, poi perche indebolite le forze dalla egritudine lo aere cõmo$$o da i uenti $i a$$ottiglia, & unitamente leua da gli infermi il $ucco, & quegli rende piu uoti, & e$tenuati, ma per lo contrario l’aere quieto, dolce, & ripo$ato, & non agitato da i uenti è piu den$o, perche non $offia, ne ha $pe$$e commotioni per la $ua $tabilità, aggiugnendo à i membrɩ de i corpinotri$ce, & ri$tora coloro, che $ono da $imili infir- mitati oppres$i.

Ogni infirmità na$ce, ò dallo ecce$$o, ò uero dal mancamento, cura$i dal contrario riempiendo oue manca, & leuando oue abonda, uuole Vitr. che le $opradette in$ermità uenghino da diffetto, & mancamento dicendone la ragione, che lo aere a$$ottigliato per l’agitatione de i uenti a$ciuga l’hu more de i corpi, & gl’indeboli$ce, & il freddo gl’ offende, per questo riuolgendo$i al contrario, uuole, che l’aere dolce, & tranquillo gli riempia, & notri$ca, & $ia ottimo rimedio alle $opradette malatɩe. Grauezza è humore, che di$cende dal capo, $erra le narici, ingro$$a la uoce, & muo 30 ue la $ecca to$$e. Hippocrate chiama tutte le di$tillationi, & grauezze Cryzas. I dolori artetici $ono pas$ioni di quelle parti, che $ono appre$$o le giunture, & legamenti, & $ono nerui, o$$a, & uene, dubita Galeno $opra il X V I. aphori$mo d’Hippocrate nel I I I. Libro, che co$a uera- mente s’intenda per que$to nome artheritis u$ato da Vitr in que$to luogo, & dice in que$to modo.

Degna co$a è adunque cercare: Quali pas$ion di nerui, & di legatura detto habbia Hippocrate far$i nelle $iccità, per- cio che $e le $iccitadi immoderate haueranno con$umata la humidità de i legamenti, le faranno un certo mouimento difficile per la $iccità, & for$e alcnna fiata apporterãno dolore, ma non faranno però quella infirmità, che è detta Ar- thritis, $e for$e alcuno non uuole nominare con que$to nome ogni dolore di nerui. Ma il mede$imo Hipp. nel $econ do Libro delle Epidimie dice in que$to modo. Quelli, che per fame nell’I$la Acno, che è nel golfo Arabico; mangia- uano de legumi, haueano debolezza di gambe: & quelli, che u$auano per cibo la uezza, patiuano dolori nelle ginoc- chia: que$ti Hipp. non chiama arthetrici, ma doglio $i delle ginocchia. Ma for$e alcuno dirà, che arthritis $i chiama il 40 dolore non di una giuntura, ò neruo $olo, ma di molti in$ieme.

Et in Latino è detto morbus articularis, et questa é la dubitatione di Gal. nella quale è po$ta la $olutione nell’ultima parte. La pleuritide è apo$tema dentro delle co$te, chɩama$i la punta. Pti$is $ono le piaghe in$anabili del polmone, dalle quali con piccola $ebre $eguita la e$tenuatione di tutto il corpo, & poi la morte ce$$ando lo $puto. L’o$cire il $angue, cioe lo $putar $angue è detto in Greco Aemophti$is, & $i cau$a da $iccità, & le $o- pradette infirmita $i curano $i curano difficilmente ri$petto alli uenti, & però Hipp. Nel i{ij}. Libro dice, in que$to modo, al quinto A ph.

I uenti Au$trali a$$ordano, ingro$$ano la ui$ta, fanno pe$are il capo, fanno lenti, & pigri gl’huomini, & li di$cioglieno, & quando anderanno que$ti tempi nelle malatie $i deono a$pettare $imili effetti : Da gli Aquilonari, & Settentrionali uengono le tos $i, lo e$$er rauco, durezza di uentre, difficultà d’orina, gli horrori, & i dolori delle co$te, & del uentre.

La ragione delle predette co$e e come dice Ga. perciò che i uenti Au$trali riempieno, & otturano, perche $eco portano grande humidità, laquale riempie gl’instrumenti de $en$i humani, & pigri $onnacchio$i, & aggrauati re$tano; Ma per li uenti Settentrionali, per $temperatura de gl’in- 50 $trumenti, che $eruono alla re$piratione, & per l’a$prezza delle canne nata dal $ecco, & dal freddo, uengono le predette infirmità, & que$to ci puo bastare per hora, il resto copio$amente da medici è trattato.

Piacque ad alcuno, che i uenti fu$$ero quattro.

Comincia Vitr. à narrare il numero de uenti, & $econdo l’opinione di diuer $i dichiara la $ua intentione, laquale noi poneremo di$tinatam\~ete, & con le figure $ue $econdo la diuer$ità de nomi, & il bo$$olo da nauigare, per giouare alli praticanti dell’arte, dice adunque Vitr.

Dell’Oriente Equinottiale, il Solano, detto da i pratici il Leuante : dal Mezzodi l’O$tro, dall’Occidente Equinottiale, il Fauonio detto Ponente; dal Settentrione, la Trammontana, detta Settentrione.

Per la intelligenza delle co$e dette, & di quelle che s’hanno à dire circa il numero de uenti. Io dico, che $ono trentadue nomi di uenti pratɩcati nella nauigatione; & la ragione perche $i da que$to numero è come dice Pietro da Medina, perche imaginiamo la ritondità del mondo e$$er diui$a in partitrentadue, & à cia$cuna di e$$e $e le a$$egna un uento, alquale $i da nome d’intiero, ò mezzo, ò quarta $econdo quella parte, da che ci 60 pare, che uenga il uento, deue$i per questo $apere, che tutto il giro del mondo tiene quattro parti principali, che anguli, ò regioni $i chiamano, come in que$to conuengono i Filo$ofi, & A $trologhi con i Sacri $crittori. Que$te qnattro parti $ono, & cono$ciute, & nominate, con quattro uenti principali, che $ono, Leuante, Ponente, O$tro, & Trammontana, chiamati da Vitr. Solanus. Fauonius, Au$ter, Septentrio; Solanus, per- che i ui $i leua il Sole quando è l’Equinottio, Fauonius, perche fauori$ce alle na$centi co$e, & con altro nome è detto Zephiro padre de i fiori. Septentrionalis, per le $ette Stelle dell’Or$a minore. Au$ter, perche tragge l’acqua, & gl’humori. La figura di questi quattro è qui $otto con i nomi u$itati nella nauigatione A Leuante B Ponente O Ostro D Trammontana, & $ono nel primo circolo.

Que$ti quattro uenti ne hanno altri quattro collaterali, & $ono cõpo$ti di quelli, pigliando il nome dalla metà di que$ti cia$cuuo, il primo è tra’l Mezzodi & il Leuante; dal na$cer del Sole l’Inuernata Eurus nominato, come à dire uento Leuantino. Tra il Ponente, & il Settentrione euui quel uento, che Caurus, ò uero Carus $i chiama, perche rinchiu$o del coro de i uenti, & dal uerno Occidente, tra l’O$tro, & il Ponente euuì l’Affrɩco dall’Affrica, donde uiene chiamato. Tra’l Settentrione, & il Leuante è l’Aquilone, perche con$trigne, dis$ipa le acque, la 70 figura di que$ti otto uenti è $egnata nel circolo di mezzo, & $ono f Siroccog Garbino h Mae$tro i Greco.

Questi otto uenti $i chiamano uenti interi, & principali, tra quali ne $ono altri otto $egnati, che $i chiamane mezzanini, non perche $i eno di manco forza, che i primi, ma perche $ono trapposti, & tramezzano gl’otto $opradetti. Questi $imilmente prendono i nomi da i uen- ti. che gli $ono da i lati : il primo è tra la Trammontana, & lo Aquilone : il $econdo tra il Leuante, & l’Aquilone : il terzo tra il Leuan- [0039]PRIMO. te, & l’Euro; il quarto tra l’O$tro, & l’Euro; il quinto tra l’Affrico, & l’Ostro; il $esto tra il Ponente, & l’Affrico: il $ettimo tra il Cauro, & il Ponente, Pottauo tra il Cauro, & la Trammontana, nelterzo circolo.

Tra que$ti $edici uenti, altri $edici figurati $ono, che $i chiamano quarte cia$cuno de gli otto principali tiene due quarte collaterali, & cia- $cuna quarta prende il $uo nome dal uento uɩcino, come $arebbe à dire la Trammontana tiene due quarte, quella, che $ta alla parte del Gre- co $i chiama, la quarta di Trammontana uer$o Greco, & quella che $ta alla parte di Maestro, $i chiama la quarta di Trammontana uer$o Mae$tro, & co$i il Mae$tro ha due quarte, quella, che è uer$o Trammontand, $i chiama la quarta di Ma@@o uer$o Trammontana, & quella, che $ta uer$o Ponente, $i dice quarta di Mae$tro uer$o Ponente: il $imile s’intende di tutte l’altre quarte, & la figura. Si può facil- mente fare $econdo la regola delle altre.

La infr$critta diui$ione è la piu di$tinta, & piu u$itata, che $i po$$a trouare, però $econdo que$ta $i reggonoi marinari, come $econdo co$a determinata, & di$tinta, alli quali in que$to ca$o ogn’uno $i deue riferire, perche è propia loro con$ideratione: bi$ogna an cho auuertire, che 10 la cognitione, & l’u$o del bo$$olo ci $erue à molte belle co$e, oltra l’indrizzo deɩ uenti, perche à pigliar i pae$i, & $iti è mirabile, & le facciate delle ca$e, ègli horologi altre co$e belle, & utili, dellequali $i dira al $uo luogo.

<014> Leuante Solanus. P Ponente Fauonius. Zefirus. T Trammontana Septentrio Aparctias. O O$tro Au$ter. M Mae$tro Caurus. L Libecchio, ò Garbino, Affricus. S Sirocco, Eurus. G Greco, Aquilo. @ Sirocco Leuante. 2 O$tro Sirocco, Euro Auster. 3 O$tro Garbino, Libonatus, ouer Au$tro Affricus. 4 Ponente Garbino. 5 Ponente Mae$tro. 6 Mae$tro Trammontana. 7 Greco Trammontana. 8 Greco Leuante. 20 9 tra Sirocco, è Sirocco Leuante. Et co$i ua $eguendo. come dimo$tra la figura. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 L M V G S O P T<014>

E ben co$a degna di auuertimento à con$iderare come $i disting uono i uenti, pcrcioche molto gioua à $aper di$cioglier molte dubitationi, che uēgono per non intendere i ri$petti delle di$tintioni de i uenti, però $aperemo, che in quattro modi $i di$tingueno i uenti, primamente, $econ do tutti i punti, che $ono nella circonferenza dell’Orizonte: Orizonte è circolo, che partela metà del mondo, che $i uede da quella, che non $i uede, & mette i termini alla ui$ta nostra: Almodo hora detto infiniti uenti $i darebbeno, & in ogni parte dell’ Orizonte, & perche non cadono $otto alcuna regola, non $i deono à que$to modo diuidere, dapoi distinti $ono i uenti per li punti dell’ Orizonte, che notabilmente $o- no di$tanti l’uno dall’ altro, & co$i da i marniari posti $ono. X X X I I. uenti $opradetti, perche à que$to modo $i po$$ono i marinari commo- damente $eruire. Il terzo modo di partire i uentiè $econdo le me$colãze delle prime qualità, che $ono, caldo, freddo, humido, & $ecco, & à que- 60 $ta maniera $aranno quattro u\~eti, i quali $offiano dalle quattro regioni principali dette cardini del mondo; di que$to modo $i $eruono i $ilo$ofi, et gl’ A strologi; Nel quarto modo $i di$tinguono i u\~eti dalle dodici partidel Zodiaco, che $ono i dodici $egni Cele$ti, $otto i quali il Sole ha uirtù di leuare la natura de i uenti, & que$ta di$tintione è propia de gl’ A$trologi; & $e per $orte $i troua$$e altra distintione de i uenti, questo $arebbe per maggiore, & piu determinata dimo$tratione ri$petto all’ arte del nauigare, ò uero ad altra int\~etione, et di qui è nata la uarietà dell’ oppinio ni circa il numero de i uenti, perche altri ne fanno xij. altri come dirà qui di$otto Vit. xxiiij. Ritorniamo adunque à Vit. ilquale hau\~edo po$to l’oppenione di quelli, che hannopo$ti $olamente quattro uenti, $eguita à dire l’oppinione di quelli, che ne hanno po$to in piu quantità, & dice.

Ma chicon maggior diligenza cercato hanno, otto ne po$ero, & $pecialmente Andronico Cirre$te, ilquale ne fece l’e$$empio $abricando in Athene una torre di marmo fatta in otto faccie, & in cia$cuna delle otto faccie po$e la i- magine di un uento $colpita, che riguardaua contra i $offiamenti dogn’uno, & $opra la torre ui mi$e una Meta di marmo, nella cui $ommità ui fi$$e uno Tritone di ràme, che con la de$tra porgeua una uerghetta, & lo fece in 70 modo, che dal uento commo$$o $i raggiraua, & contra il uento $i fermaua, tenendo $opra la imagine del uento fcolpito la uerga dimo$tratrice, & co$i tra il Leuante, & l’O$tro dal uerno Ori\~ete Euro, cioè Sirocco è collocato. Tra l’O$tro e’l Ponente oue il Sole il uerno Trammonta, è Garbino, Affrico nominato: tra Ponente, & tram- montana Cauro, cioe Mae$tro, & tra la Trammontana, & Leuan te e lo Aquilone, cioe Greco. Et co$i pa- [0040]LIBRO re, che dichiarito $ia, & e$pre$$o di che maniera egli prende il numero, inomi, & le parti de uenti d’onde $pi- rino determinatamente, laqual co$a e$$endo$i in que$to modo inue$tigata, accioche $i $appia prendere le regio- ni, & i na$cimenti loro, co$i bi$ogna di$correre. Po$to $ia nel mezzo della città à liuello un piano quadro di mar- mo, ò uero il luogo $ia $pianato, & pareggiato in modo, che il detto quadro Amu$io detto, non $i de$ideri, põga$i poi nel mezzo centro di e$$o uno $tile di rame, che dimo$tri l’ombra, & $opra il detto quadro $egni$i l’ombra e$trema fatta dallo $tile qua$i l’hom quinta ante meridiana, & faccia$i con un punto il $egno, dapoi rallargata la $e$ta al pun to, che è $egno della lunghezza dell’ombra, & fermata nel centro $accia$i il giro finito: dapoi $ia o$$eruato dopo il meriggie l’ombra cre$cente cagionata da que$to $tile, & quando quella hauerà toccato il giro gia fatto, & hauerà pa reggiato all’ombra antemeridiana quella fatta dapoi mezzo giorno, far bi$ogna in quel toccare un punto, da que$ti due $egni con la $e$ta due $egni in crocicchiati far $i deono, & per tale incrociamento, & per lo centro nel mezzo $i 10 deue tirare una linea, che tocchi l’e$tremità del cerchio, accioche s’habbia il mezzo giorno, & la trammontana. Fat- to que$to bi$ogna pigliare la $e$ta decima di tutta la linea circolare, & porre il centro nella linea del meriggie, laqua le tocca la circonferenza, & $i deue $egnare dalla de$tra, & dalla $ini$tra nella ditta circonferenza, & dalla parte del mezzo di, & dalla parte della trammontana: da poi da que$ti quattro $egni per mezzo del centro $i deono tirare in croce le linee, che con le loro e$tremità tocchino la circonferenza, & à que$to modo $i hauerà il di$$egno dell’ottaua parte dell’O$tro, & della Trammontana, le altre parti ueramente, che $ono tre dalla de$tra, & tre dalla $ini$tra eguali à que$te $i deono in tutto la circonferenza di$tribuire, in modo, che l’eguali diui$ioni degli otto uenti $iano nel de- $criuere, & compartire, di$$egnate, all’hora per gli anguli tra due regioni de i uenti, pare, che drizzar $i deueno le dritture delle piazze, & i capi delle uie, perche con tai ragioni, & compartendo à quel modo, dalle $tanze, & da i bor- ghi, & contrade $arà e$clu$a la mole$ta, & noio$a forza dei uenti; altrimenti quando le piazze per dritto dei uenti 20 $aranno di$$egnate, l’impeto, & il $offiar frequente uenendo dallo ampio, & libero $patio del Cielo rinchiu$o nelle bocche, & nelle entrate delle uie, & delle $trade, andrà con piu forzeuole mouimento uagando, per ilche le dritture de i borghi, & delle uicinanze deono e$$er riuolte dalle regioni de i uenti, accioche peruenendo quelli à gli anguli del le I$ole, & alle cantonate de i capi delle uie $ieno rotti, & e$pul$i, & dis$ipati.

Nella pre$ente con$ideratione, i me pare, che bi$ogna $apere le qualità de i uenti, & gli effetti, che fanno in diuer$i luoghi, percioche per darne lo e$$empio, l’O$tro in alcuni luoghi è mortale, in altrinò co$i. Borea è $ano in Venetia, & altroue danno$o, però nelle dritture delle strade bi$o gna hauer que$ta con$ideratione; $e for$e nò uogliamo dire, che ogni uento $ia noio$o, & mal $ano: Vitr. adunque ha con$iderato l’uniuer$ale, & bene, perche il particolare $i deue con$iderare da i particolari, iquali $econdo le loro comple{$s}ioni $aper deono qual uento glɩ $ia gɩoueuole, & qual non? Dichiarano i preceti de medicile qualità de i uenti, & dimo$trano qual uento à qual comple{$s}ione ouero nuoca, ouero $ia digio uamento: lo à quelli mando i curio$i, ò $tudio$i di que$te co$e. Hau\~edo fin qui Vitr. dataci intentione del drizzare le $trade, & le uie, uuole piu 30 partitamente $are il mede$imo, & formarne la $ua $igura: Ma prima ua indagando, $e per $orte $i troua piu numero dɩ uenti; & dice.

Ma $or$e quelli, che hanno piu nomi di uenti cono$ciuti prenderanno marauiglia, che io detto habbia otto $oli uentiri trouar$i, ma $e auertiranno il circuito di tutta la terra e$$ere $tato da Erato$tene Cireneo cõ mathematiche ragioni, et uie ritrouato per lo cor$o del Sole, & per l’ombre dello $tile equinottiale dalla inclinatione del cielo e$$ere di $tadi du cento, & cinquanta due mila, che $ono pas$i. 31500000. trenta una fiata mille migliaia, & cinquecento fiate mille, & di que$ti la ottaua parte da un uento e$$er occupata, che è di pas$i. 3937500. tre mila miglia nouecento, & trenta$ette mi la, & cinquecento, non $i doueriano marauigliare, $e in tãto grande $patio un uento uagando col ce$$are, & col rit- torno farà uarie mutationi di $o$$iare, & però cerca l’O$tro dalla de$tra, & dalla $ini$tra è il uento detto Leuconotus, & il u\~eto nominato Altanus: d’intorno allo Affrico $o$$ia il Libonoto, & quello, che $i chiama Sub ue$perus: d’intor- no al Fauonio $pira l’Arge$te, & à certi tempi l’Ethe$ie; da i lati del Cauro $ta il Circio, & il Coro; circa il Settentrione 40 uno è che $i chiama Thra$cias, & l’altro Gallico dalla de$tra, & dalla $ini$tra dello Aquilone $offia il Borea, & il Su- pernate: d’intorno il Solano è Carbas, & à certi tempi le Ornithie; ma dello Euro, che tiene le parti di mezzo dalle bande $tanno Cecia, & Volturno.

In questo luogo Vitr. ri$ponde à quello, che $e gli potrebbe opporre circa il numero de i uenti. Potrebbe dire A Ale$$andria. B Siene. A D il Gnomone. C il Centro del Mondo. F H C D G. iraggi del Sole. A D G A C B. gli Anguli corri$pondenti. e f d b a c 50 alcuno, ò Vitr tu hai noueratti $olamente otto uenti, ma dei $apere, che ne $ono molti altri anchora cono- $ciuti, però non doueui affermare cio che detto hai: Ri$ponde Vitr. che molto bene puo $tar quello, che egli ha detto del numero de i uenti, & che ancho altri uenti $ieno cono$ciuti, & la ragione è que$ta, perche nonè marauiglia, $e uno uento $te$$o uagando per grandi{$s}imo $pacio col ce$sare, & col rittorno $accia di- uer$amente $offiando molte uarietà, dalle quali $i prendino diuer$i nomi di uenti; ma direbbe alcuno, & che $patio e co$i grande, per ilquale hada uagare il uento? Ri$ponde quello e$$er l’ottaua parte di tutto il gi ro della terra, laquale ottaua parte é miglia. 3937. Prendendo adunque iuenti per lo grande $patɩo qualche mutatione ouero per gli monti oppo$ti, ouero per l’altezza della terra, o per qualche altra cagione non $i douemo marauigliare $e da i lati de gli otto uenti altri ne $ono $tati collocati-come narra Vitr. $in al nume ro di uentiquattro, & come appare per la $ottopo$ta figura, et accioche s’intenda que$to; dice egli, che Eratho$tene Cireneo, che fu grandi{$s}imo mathematico, rittrouò con uie, et modi ragioneuoli tutto il giro, et circuito della terra e$$er stadi ducento cinquanta due mila, che $ono miglia trent’un mila, et cinquec\~eto, per che otto $tadi $ono un miglio, et $ono pa{$s}i. 31500000. perche mille pa{$s}i fanno un miglio, & il pa$$o è di cin que piedi, l’ottaua parte di tutto il circuito è di miglia 3937. che $ono pa$$a. 3937500. & que$to è lo $pa- tio grande, che egli dice, ma in che modo per lo cor$o del Sole, & per l’ombre dello $tile equinottiale. Era tho$thene rittroua$$e con ragioni Mathemathiche dalla inclinatione del Cielo il circuito della terra, hora è al propo$ito no$tro dichiarire, benche altroue que$to fatto habbiamo mani$esto. Erathostene pre$e due luo 60 ghi in Egitto, Ale{$s}andria, & Siene, iquali due luoghi $ono qua$i $otto un’ɩste$$o meridiano, & dallo $patio, che è tra un luogo, & l’altro egli tra$$e tutta la circon$erenza della terra, drizzòadunque $opra la terra in Ale$$andria lo gnomone. Dipoi egli nel mezzo di appunto quando il Sole è nel principio del Cãcro con $ider aua due r aggi $olari, uno, che cadeua $opra Siene a piombo, perche Siene ė $otto il tropico, l’altro, che cadeua $opra la punta dello $tile drizzato in Ale$$andria, & gettaua l’ombra uer$o Settentrione perche Ale$$andria è di qua dal Tropico di Cancro, & per ragione del gnomone all’ombra per uia Geometrica egli trouò, che l’angulo compre$o $otto il gnomone, & $otto’raggio $olare, erala cinquante$ima parte di quattro anguli dritti, & però e$$endo que$to angulo eguale à quello, che nel centro della terra $a il rag- gio, che di$cende per Siene in$ieme col gnomone d’Ale$$andria imaginato continuare fin’al centrodella ter 70 ra, imperoche e$$endo i raggi qua$i paralelli, gl’anguli erano corri$pond\~eti, & $imili, era nece$$ario, che que llo $patio di circonferenza, che era da Siene ad Ale$$andria $u$$e la cinquante$ima del tutto, et peròmi$ura- ta quelia parte e$$er di 5000 stadi $eguita, che tutta lo circon$erenza $iadi 250000. $tadi, che $ono. 31250. miglia, & co$i $i può acconciare, & Vitr. & Plinio, & $e é diuer$ità tra gli Autori pen$o, che la uenga dalla diuer$ità delle mi$ure, la $igura della dimostratione di Erathostene é la $eguente.

[0041]PRIMO. A Solanus. B Septentrio. C Fauonius. D Meridies. E Euras. F Affricus. G Caurus. H Aquilo I Carbas. K Boreas. L Supernas. M Gallicus. N Trha$cias. O Corus. P Circius. Q Ethe$iœ. R Arge$tes. S Subue$perus. T Libonotus. V Altanus. X Leuconotus. Y Vulturnus. Z Cecias. * Ornithiœ. a b c d e f g h N F X n t s q p d n m l R l

Sono anchora piu nomi, & fiati di uenti pre$i da i luoghi di doue $pirano, ò ue- rò da i fiumi, ò dalle procelle, che fan- no uenendo da i monti, oltra di que- $to $ono le aure mattutine, che $pira- no quando il Sole e$ce di $otterra, per- che il Sole girando percuote l’humore dell’aere, & nello alzar$i con impeto $cacciãdo tragge i $iati delle aure con lo $pirito, che uiene auanti la luce, i 10 quali fiati $e nato il Sole re$tano $i ra- gunano con le parti del uento Euro, & perciò Euro dalle aure, delle quali egli $i genera, da Greci è nominato, & il Dimane $imilmente per le aure Ma tutine Aurion da i mede$imi è chia- mato.

Aura è piu presto Spirito, che uento, è, detta dal- l’aere, perche leue, & dolce è il mouim\~eto del- l’aere, la onde i Poeti dɩcono, che le aure con 20 lieui piume tra$corrono l’aere.

Sono alcuni, che negano Eratho$tene ha uer potuto drittam\~ete mi$urare lo $pa tio del Mondo; ma $ia la mi$ura detta uera, ò nó uera, non puo la no$tra $crittura non hauere la uera determinatione delle parti, dalle quali na$cono i uen ti; ilche $e co$i è, poco manchera, che cia$cun uento non habbia la certa ragione della $ua mi$ura, ma poco piu, ò po- co meno impeto. Ma perche que$te co$e da noi breuemente e$po$te $ono, mi è par$o nell’ultimo del Libro porre due $igure dette da Greci Schemata, una, che dimo$tri d’onde uengano certi gli impeti de i uenti? l’altra con che ma- niera dalle loro forze con diuer$e dritture di borghi, & di piazze, $chiuar $i po$$on i noio$i $iati de uenti.

Non uuole contendere Vitr. $e Erathostene s’habbɩa portato bene nel mɩ$urare il Mondo, percioche questo gli importa poco, ne può uariarla 30 ragione di trouare iuenti, la dubietà delle mi$ure della terra, percɩò che $e la mi$ura è incerta, $ono però i uenti certi, & uengono da certe, & determinate parte del Cielo; però $e bene altri hanno $cemato, ò uero accre$ciuto il numero de gli $tadi d’Eratho$tene, que$to poco $a nel pre$ente negotio; ne meno deue curare Vitr. $e uno uento $ia piu ò meno impetuo$o dell’altro, però egli ci dimo$tra in Figura la $ua inten- tione, & dice.

Sia adunquc in piano eguale il centro, doue è la littera. A.l’e$tremità dell’ombra cagionata dallo $tile inanzi al mezzo giorno doue è la littera. B. dal centro. A. all’ombra. B. allargata la $e$ta $i faccia la linca circolare, & ripo$to lo $tile do- ue era prima, a$petti$i tanto, che l’ombra $i $minui$ca, & faccia di nuouo, cre$cendo l’ombre dopo il mezzodì eguale all’ombra fatta inanzi, & tocchi la linea circolare doue $i $egnerà con la littera. C. all’hora dal $egno. B. al $egno. C. con la $e$ta $i de$criuerà in croce doue è il. D. dapoi per quello incrocciamento doue è il. D. & per lo centro tirata $ia una linea allo e$tremo della circolare, à i capi della quale $aranno le littere. E.F.que$ta linea $arà dimo$tratrice della par- 40 te Meridiana, & della parte Settentrionale, da poi $i deue pigliare la $e$tadecima parte della linea circolare, & il cen- tro della $e$ta porre nella linea Meridiana, che tocca la circonferenza doue è la littera.E.& dalla de$tra, & della $ini- $tra $egnare doue $ono.G.H.& poi nella parte Setten trionale ponga$i il centro doue nella circonfer\~eza è $egnato.F. & dalla de$tra, & dalla $ini$tra $egnare doue $ono le litttere.L.K.& dal. G.al.K.& dalla. H.allo.L.$i deono tirare le li- nee per lo centro, & co$i quello $patio, che $arà tra lo.G.& lo.H.$arà lo $patio del uento O$tro, & della parte Meri- diana, & quello $patio, che $arà dallo.L.al.K.$arâ lo $patio del Setten trione; le altre parti, che $ono tre dalla de$tra, & tre dalla $inɩ$tra e$$er deono egualm\~ete partite, quelle dal Leuante $aranno doue $i uedranno le Lettere.L.&.M. & quelle dal Pon\~ete doue $ono le littere, N.& O. dapoi dallo, M.allo.O.& dalla.L.allo.N. in croce s’hãno à tirar le linee, & in que$to modo egualm\~ete partiti $arãno gli $pat{ij} de gli otto uenti in tutto il giro di$$egnato, le quali co$e quãdo $aranno in que$ta maniera de$critte in cia$cuno de glianguli della figura d’otto faccie, $e cómincieremo dal mezzodì 50 tra lo Sirocco, & Garbino, l’O$tro nell’angulo $arà la littera. G.tra l’O$tro, & Garbino la. H.tra’l Garbino, & il Pon\~e- te la, N.tra’l Ponente, & il Mae$tro la, O.tra’l Mae$tro; & la Trãmontana, la, R.tra la Trãmontana, et il Greco, la, I. tra’l Greco, & Leuante, la, L. tra’l Leuante, & il Sirocco; la, M.di$po$te in tal modo le co$e predette, ponga $i lo $tile tra gli anguli dell’ottangulo; & in que$ta maniera drizzate $ieno le piazze, & le otto diui$ioni de i capi delle uie.

Modo antico dɩ $criuere. I I X. due di dieci, come. X X C I X. uenti di cento; &noue;$ono. 89. &. X L I I X.per 48.& altri $imili. Altra dichiaratio- ne non $i ricer ca delle co$e dette da Vitruuio, $e non la $igura, laquale è là appre$$o de$critta.

Incrociamento. f i l m g d h n o k d c e b [0042] STRADA RASTELLO TERRAPIENO PAS-110 FOSSO <014> S O G P M T G 20 40 50 55 110 220 [0043]PRIMO.

La Piazza da ba$$o $erà alta $opra il piano del fo$$o piedi X V I I.

La Piazzadi $opra piu alta di que$ta piedi X V I. Doue è $egnato la littera. M. $ono Magazeni da monitione.

Doue è $egnato la lettera S $ono $cale, che $eruono per andare da ba$$o per le contramine a torno il Baloardo.

La lettera. L. è la Piazza di $opra.

Dali Huomini di giudicio, $era cono$ciuto lo errore fatto (dallo intagliatore, nella pianta qui all’incontro) in alcune linee, che dimo$trano i tiri, che perfettamente non e$cono delle Canoniere.

piedi 250 piedi 110 piedi 60 PIEDI.iis piedi 80 piedi 50 L I S

PArera for$e a molti, che il trattare delle fortificattioni $iaco$a da e$$er tenuta $ecreta, come, che a Prin- cipi, & a Republiche $olamente debbia e$$er manife$ta, oltra, che io ho udito alcuni doler$i, che pale$ando$i il modo, & le mi$ure del fortificare egli $i uiene a giouare a molte genti fuori d’Italia, alle’quali par loro; che $i debbia tener le man $trette nello in$egnare. A que$ti io non ri$pondo, perche da $e $tes$i uanno a ba$$o come quelli, che e$$endo huomini, mancar uogliono dell’ufficio della humanità, & poi $ono ingrati, perche hauendo imparato molte co$e belle dalle genti di diuer$i pae$i, non uogliono u$ar que$ta gratitudine di ri- compen$arle ne bi$ogni della lor $alute, oltra, che non $anno gli inuidio$i, che gli e$$empi delle fortezze fatte iu Italia po$- $ono ammae$trare ogni buon intelletto $enza altra $crittura. A quelli ueramente, che lodano la $ecretezza, direi, che quello, [0044]LIERO. che appartiene alla con@eruati@@e de glihuomini, non $i deue tener $ecreto, et $e pare a molti co$a grande l’inuentione delle Ma- chine horribili, ch@@ed $trage del genere humano ritrouate $ono, & che il trouare ogni giorno dinouo $ia merauiglio$o, & la fa- tica di fare@quegli artifici non $ia fuggita da molti, quanto piu $i douemo affaticare, per le co$e della $alute? & $e le off e$e $o- no co@co$ɩ @abbracciate, come potremo, ò doueremo e$$er pegri nelle difefe? Ma in $omma io diro a tutti i riprenditori delle co$e que- $te poche parole, lequali $iano dette per una fiata, che il giudicare e operatione di una eccellenti{$s}ima uirtù, & come che difficil co$a, e pericolo$a $ia ad ogniuno, a coloro ma{$s}imamente, e dura & danno$a; i quali ò non intendono, ò uengono con proponi- mento di bia$imare piu pre$to, che di giudicare. Et guardando con gliocchi aperti al poco di male, $ono ciechi al molto di buono, che nelle opere di altri $i troua. Que$ta $orte di gente benche pare tra la moltitudine e$$er qualche co$a, perche il ripren- dere ha in $e nna mo$tra di eccellenza, & d’auantaggio, niente di meno la uerita col tempo $cuopre il difetto dell’ animo, & il mancamento de la uolonta loro. Alla peruer$ità di questi, e $ottopo$to ogn’ uno che $uol fare, ò dare alcuna co$a in publico, quan- 10 tunque l’habbiano fatta, ò data con ottima intentione. Però io $timo, che maggior occa$ione prenderanno molti di bia$mare quel- lo, che io con ottimo pen$amento ho propo$to di publicare,ɩmperoche il trattamento d’un’ arte $ola e $ottopo$to al peruer$o giudɩ- cio di quelli, che in quella arte uogliono e$$er tenuti, ò $i $timano periti, & intendenti. Ma il trattare di quella cognitione, che abbraccia molte, & diuer$e artɩ, non puo fuggire il bia$imo de molti e diuer$i artifici inuidio$i, de i quali $e in alcun tempo $e ne è trouato copia, a dì no$tri certamente ne $ono infinɩti, perche quanto manca a loro la indu$tria, la dottrina, la e$perienza, & lo e$$e mpio de i buoni, tanto $oprabonda l’arroganza, la perfidia, & la ignoranza loro; io di que$ti poco mi curarei, quando io co- no$ce{$s}i, che non gli fu$$e dato d’orecchia, percioche ne di danno, ne di uergogna $arebbeno a chi $e affatica. Maperche la co$a ua altrimenti, & uolontieri $i a$colta, chi dice male. Io e$orto ognuno; che $i piglia qualche bella impre$a per giouar altrui, che non perdonino a fatica per fare tale opere, che da $e $i difendino, & che prendendo $eco la diffe$adella uerita, con la forza 20 del tempo a poco a poco po$$ano conuincere di maluagità, chi s’oppone al uero. Que$to cou$iglio io mi ho forzato di prendere ne lo interpretare, & e$ponere i pre$enti uolumi de l’ Architettura, & $e ben le debil forze mie non hanno potuto far tanto, che l’o- pera $ia riu$cita a quella per$ettione, ch’ella po{$s}i mantenir$i da $e, nientedimeno io po$$o affermare con uerità, che ne maggior diligenza, ne piu indu$tria, ne miglior uoler ho potuto porui di quello ho po$to. Io ho cercato impar are da ognuno, ad ogn’uno che mi ha giouato re$to debitore, de infinite gratie, & come di$pen$atore, de i beni riceuuti da altri mi rendo. Io ho giudicato non men uergogna ɩl uon uoler imparare, che danno il non $apere. Ho fugito la pompa di citare a nome glɩ Autori, de i quali mi ho $eruito in que$ta fatico$a impre$a, & ho cercato non l’ampiezza della lingua, ò la copia, ma la chiarezza, & la elettione de le co$e, e$timando un co$i importante uolurne douer e$$er di giouamento piu che mediocre uenendo in luce. Piu uolte ho de $iderato di communicare le fatiche mɩe con altri, & in commune inuestigare la uerɩtà, accioche quello, che non puo far uno $olo fatto fu$$e 30 da molti, ma que$to per alcuna cagione, che io non $o, non mie uenuto fatto eccetto, che ne i di $$egni de le figure importanti ho u$ato l’opera dɩ M. Andrea Palladio Vicentino Architetto, il quale ha con incredɩbile profitto tra quanti ho cono$ciuto, & di ui$ta, & di fana & per giudicio de huomini eccellenti acqui$tato la uera Architettura non $olo intendendo le belle, e $ottilɩ ragioni di e$$a, ma anco ponendola in opera, $i ne i $ottili$imi, e uaghi di$egni delle piante, di gli alzati, & de i profili, come nelo e$equire e far moltie $uperbi Edific{ij} ne la patria $ua, & altroue, che contendono con gli antichi, danno lume a modermi, e daran merauiglia a quelli che uerranno. Et quanto appartiene a Vitr. l’artificio de i Theatri, de i Tempi de le Ba$iliche & di quelle co$e, che han- no piu belle, & piu $ecrete ragioni dɩ compartimenti tutte $ono state da qucllo con prontezza d’animo, & di mano e$plicate, e$e- co con$igliate, come da quello che di tutta Italia con giudici ha $cielto le piu belle maniere de gli antichi, & mi$urate tutte l’opere, che $i trouano. Ne i di$egni adunque ha guardato piu a le mi$ure, che ale pitture, perche Vitr. in$eona le proportioni, e non le adom arationi delle opere, Nel restante de la fatica mia il buon uolere, puo coprire, ò $cu$are qualche dɩfetto & inuitare altri amore- uolmente alla ciuile correttione, la quale io attendo con quel de$iderio, che ho hauuto $empre di far bene. Ma a$$ai $iamo u$citi del propo$ito nostro però, e tempo di ritornar a Vitr.

[0045]PRIMO. DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI ALLVSO COMMVNE DELLA CITTA. CAP. VII.

_DIVISIicapi delle uie, & de$critte le piazze, deue$i fare la elettione de i piani manife$ta al commo-_ _do, & all’u$o commune della Città per li Sacri Tempi, per lo Foro, & per gli altri luoghi communi-_ Tratta Vitr. in que$to cap. quanto appartiene all’uniuer$al Di$po$itɩone, Di$tributione, & Decoro de i luoghi, con$ideran do il cõpartimento de i luoghi all’u$o commune. Compartimento è ragioneuole diui$ione del piano, nella quale é po$ta tutta la forza dell’ingegno, et dell’opera, come in quella in cui ripo$to $ia l’u$o del tutto, & delle parti, la forza della proportione, la con$uetudine de pae$i, et la con$ider atione de tempi, come nella $otto$critta partitione $i dimo$tra cõpartim\~eto nel qua- 10 le $i con$idera l’u$o delle parti, la proportione, l’$anza, & le $tagioni. L’u$o e$$er deue accompagnato dal Decoro, dalla ba$tanza delle parti, & dalla intentione del fine; del Decoro s’ė detto di$opra al I I. cap. & ne dir à qui $otto Vitr. il re$tante $e dichiarerà al luogo $uo. La proportio ne, & ri$pondenza $ia, che à grandi $oggetti, grandi edifici $i facciano, & de i grandi edifici $iano i membri, & le parti grandi, perche la Cɩttà è una grandis$ima ca$a, come $i puo dire, che la ca$a $ia picciola Città. Il $auio Architetto deue alcuna co$a donare all’u$anza de $uoi pae $i; non però deue egli errare, ne abbandonare la ragione, ma non la$ciare la u$anza, & tener$i alla $cienza, altrimenti la cattiua u$anza non è altro che la uecchiezza del uitio, dal quale animo $amente l’huomo $i deue di$co$tare, & dar buono e$$empio à $ucce$$ori. Le stagioni $ono con $iderate ne i compartimenti per accommodare le stanze $econdo il uerno, l’e$tate, & gli altri tempi, ma noi al $uo luogo piu partitamente ne parlaremo; il re$to è facile nell’Autore.

Se le mura $aranno pre$$o al mare, il campo doue $i deue fare il Foro, $i deue eleggere appre$$o il porto; la Città $arà fra terra nel mezzo.

20

Laragione é perche nel Foro, che è luogo doue $i uendono le co$e, & doue $i tiene ragione e commodo à i fore$tieri, & mercanti, che uengano di parti lontane, e$$endo uicino al porto, quando la Città è pre$$o il mare. Ma quando è fra terra il mezzo della Città é commodo per lo Foro, perche il mezzo è propinquo à tutte le parti, & pre$to prouede al bi$ogno, & però Vitr. ha detto ɩn medio oppido, perche Oppidum, e detto dal dare aiuto, che in latino $i dice dare opem; ò uero perche iui $i portano le ricchezze, che da latini Opes dette $ono.

Ma per li Tempi Sacri di quelli Dei, nella tutela de i quali $pecialmente è po$ta la terra, & à Gioue, & à Giunone, & à Minerua $i danno i campi in altis$imi luoghi, da i quali la grandis$ima parte della Città $i po$$a unitamente uede- re; Ma à Mercurio nel Foro, ò uero ancho come ad I$ide, & Serapi nel fontico, ò mercato; ad Apolline, & al Padre Bacco pre$$o al Theatro; ad Hercole in quei luoghi doue non $ono Gimna$i, ne Amphiteatri, appre$$o il Circo. A Marte fuori della Città, & al campo. A Venere pre$$o il porto; & que$to da i To$cani aru$pici è $tato ordinato; cioè che à Venere, Vulcano, & à Marte, fatti $iano i Tempi fuori delle mura, acciò che i piaceri di Venere, non prendi- 30 no piede nella città pre$$o la giouentù, & le matri di famiglia; & che dalla forza di Vulcano tratta fuori della Città cõ religione, & $acrɩfici, gli edifici parino e$$ere dal timore de gli incend{ij} liberati. Ma la diuinità di Marte e$$endo fuo- ri della terra con$ecrata, non $arà tra i cittadini la di$$entione, che uiene all’arme, ma con quella di$e$a da i nimici con $eruerà quella da i pericoli delle battaglie; $imilmen te à Cerere $i faranno i Tempi fuori della Città in luoghi doue non $i uada, $e non per neces$ità douendo$i con religione, & con $anti co$tumi que$to luogo ca$tamente guardare; al re$tante de glialtri Dei bi$ogna ritrouar luoghi da fabricare, che $iano conuenienti, guardando $empre alle manie- re de $acri$ici. Ma del modo de fabricare i Tempi, & delle mi$ure, & Simmetrie di quelli, nel. i{ij}. & nel. ii{ij} lib. ne rende rò le ragioni, perciò che mi è piaciuto prima determinare della copia della materia, che $i deue nelle fabriche prepara re, & e$poner la forza, & l’u$o di e$$a, & poi le mi$ure de gli edifici, & gli ordini, & le maniere partitamente di tutte le Simmetrie trattare, & in cia$cuno de i $eguenti libri e$plicare.

40

Etragioneuolmente in uero prima della materia tratta Vitr. & poi della forma, per che prima poco è da dire della materia, come co$a, che la na- tura ci recca, & molto della forma, & è giu$to sbrigar$ene pre$to; da poi, perche una $te$$a materia $erue à diuer$e forme, & maniere; & $imile u$anza tiene Ari$t. ne i libri de i Principi naturali, & qui $ia fine del primo libro.

L’INDICE DEL PRIMO LIBR O DELLE FORTIFICATIONI DEL SIGNOR GIANIACOPO LEONARDI CONTE DE MONTELABATE.

PRoemio. La cagione perche tanti Imperi, & luoghi murati, ch’appò gli antichi erano, de$trutti $i trouano.

Regole d’intorno, al forti$icare, & difendere un for te, & $ono 81.

La fortificatione ci è stata mo$trata della natura, del la quale gli antichi hebbero cognitione, & buona.

La Fortificatione de Rom. niente in dife$o haueua.

Che è ragioneuol credere, che detta $ortif. de Rom. haue$$e, & $palle, & fianchi, & piazze $patio$e, come, & meglio di quelle che habbia- mo noi.

Perche $ia, che all’età no$tra non ueggiamo molte fortificationi de gli antichi del modo, che i Scrittori dɩ $opra le pre$uppongono.

Quale con$ideratione hebbero gli antichi nel fabricar le lor Città.

Che il pe$o di di$egnare, di $tabilire un luogo, & una Città $orte e$$er deue tutto del Princɩpe Caualiero, lo e$equire tutto dello ingegnero.

Se la Geometria, & l’arti Mathematice nece$$arie $iano al Principe Caualiero, per ben $aper ordinare una fortificatione.

Prɩma, che $i uenga alla fortificatione, e$$er nece$$ario far $cielta de Soldati e$perimentati alla guerra.

Sono le $orti$icationi utili anco à quelli, che hanno $orze grandi dɩ po- ter metter una, & piu uolte e$$erciti in campagna.

Egli è nece$$ario hauer cognitione delle uoci, e uocaboli, che u$iamo al- la età no$tr a nelle fortificationi.

Che $ia bene hauer notitia della Ethimologia delle uoci, è, uocaboli di- $opra.

50

Che ė nece$$ario nell’ordinar le forti$icationi di$tinguer i tempi, ne i qua li $i trouano.

Che tutti i tempi di $opra ne $uoi gradi hanno le regole loro.

Che gli è bene $apere in qu@nti modi $i di$$enda un $tato, & co$i quante & quali $iano le di$$c$e di quello.

Quali, & quante $iano le diffc$e, che entro la forti$icatione nece$$a- rie $ono.

Quali $ono le principali con$ider ationi nel fortificare un Regno.

Se $ia bene hauer le terre tutte del Regno forti$icate, ò meglɩo $olamen- te parte.

60

Che lo Stato de Signori Vinitiani piu che altro, che $ia hoggi potria qua$i tutto re$tar $orte, & ageuolmente di$$e$o.

Vn Principe pouero $orti$icar deue, quel che ei cono$ce poter diffendere.

Quali $iano la utilità, che trahemo dalle fortɩ$icationi de Stati.

Tre Principali $ono le con$iderationi che hauer $i deono nella forti$i- catione, che $ia forte, che $ia con $paragno, & che $i faccia in tempo.

Come di$correr potiamo la $pe$a, che nel $orti$icar $ia nece$$aria.

Quel che $ia da ri$oluere perche la $orti$icatione da far$i pos$i e$$ere in di$$e$a nel bi$ogno.

Nelle $orti$icationi che in e$$er trouamo, ò dobbiamo u$cir fuori del 70 fatto, ò$tar in quello, ò r e$trignerci dentro.

Colui che da principio al forti$icar un Stato, un luogo ha da guardar$i come $e nel $o$petto della guerra $u$$e.

L’huomo, il terreno, il muro, fanno la $ortezza.

Tre $ono le o$$e$e principali; la Batteria, il Tagliamento che fa la ma- no dell’huomo, è la $cala.

[0046]INDICE DEL SECONDO LIBRO.

PRoemio.

Na$cono le città oltra quelle, che $i fanno per elettio ne molte uolte à ca$o, molte uolte per neces$ità.

Volendo$i far una Città $opra un monte, che egli è bene $apere come na$chino i monti, & le natu- re loro.

Quel che con$iderar $i deue per forti$icar una Città, che collocata $i tro ua nella co$ta d’un monte.

Quel, che con$iderar $i deue quando un monte alla Città uicino $i troua.

Quando una Città $ia po$ta parte in piano, & parte nella co$ta dil mon- te, quel che $ia da con$ider are.

Quando una Città $ituata $i troua in una ualle.

Che non $ia ben pen$ato d’abba$$ar i monti, che $opra stanno in offe$a del forte.

Di$cor$o intorno a mari, laghi, $iumi, $onti, paludɩ, riui, e $imiglianti luo- chi oue annidano l’acque.

Se un fiume $ia da pigliar dentro la Citta ò ueramente la$ciarlo fuori.

Ch’il fiume, ò qual altra $orte d’acqua che $ia, che faccia porto, che $ia da e$$er tenuta in grande i$tima.

Delle Città ch’hãno paludi, $iumi, è laghi, rupine precipito$i à lor uicine

Delle Città, è luoghi ch’entro lagune $opra i $cogli $i trouano.

Qual $orma $ia migliore per $orti$icar una $ortezza.

Qual miglior, & piu $orte $ia, ò il cɩrcoito maggior, ò menore d’una Cɩttà.

Perche $ia, che molti $orti ne $iano in riputatione, che poi tentate debo- le $i trouano quale potiamo riputar per $orte.

Qual piu $orte renda la $ortezza, ò il $o$$o a$ciutto, ò pieno di gro$$a acqua.

Quali, & quante auuertenze hauer $i deono, nel ricono$cer un $ito per $orti$icarlo.

Come cono$cer $i po$$ano le uenute de nemici.

Le $pianate nece$$arie $ono per $ortezza de i luochi.

Il pae$e di $uori molte uolte alla Città fortezza, è debolezza apporta, che non ce ne auuediamo.

Molte uolte aiutiamo con l’arte gli intorni di $uori, per difficultar l’al- loggiar del nemico.

Del $o$$o, che ua intorno alla $ortezza.

Del ciglio, è $ommità del $o{$s}o.

Del $ondo del $o$$o

Del riuo piccolo, ch’entro’l fondi del $o$$o far $i deue.

Dell’ altra parte del $o$$o uer$o la muraglia.

Qual con$ideratione hauer debbiamo $opra le $ondam\~ete delle muraglie.

Di$cor$o intorno il cauamento della $o$$a, & del maneggiar il terreno.

Di$cor$o intorno il $ondamento della muraglia.

Diqual modo potiamo as$icurarci, che’l $ondamento $opra’l quale ua la muraglia $ia buono.

Delle arene, & calcine.

Quali $ian le cagioni, che $anno roinar le $abriche.

Che glie nece$$ario hauer con$ideratione $opra tutti gli accidenti di $o- pra, che danno cagione alla ruina delle $abriche.

Due $ono gli errori, che nelle fabriche $i commettono, l’uno della mano, l’altro dell’occhio.

Della $trada coperta, che uà nel ciglio del $o$$o.

Delle montate, che $i fanno dal $ondo del $o$$o à detta strada.

Della contra$carpa.

In tre parti $i diuide il lauoro del muro.

A qual parte della fortezza $i deue dar principio.

Di$cor$o intorno le mi$ure delle fortificationi.

Auuertenze intorno le mi$ure delle forti$icationi.

Le mi$ure $econdo l’u$o d’hoggi, $ono l’infra$critte.

Della contramina.

Che nel fortɩficare $i à da pen$are hauer copia di terreno.

Delle due canoniere ba$$e, che à $ianchi di Baloardi $i $anno.

10

Dell’ officɩo delle dette cannoniere.

Per qual cagione oprar $i deueno Cannoni nelle cannoniere di $opra & pre$$o quelli, qual’ altra $orte di pezzi.

Dell’orecchione.

Della piazza di $ianchi di $otto.

Della finestra, che ua nell’ouatura della Cannoniera di uer$o la Cortina.

Della $trada, che pa$$a dall’una, & l’altra piazza del Baloardo, & del- l’utilità di quella.

Del Merlone, che s’u$a di $are tra l’una, & l’altra cannoniera.

Della piazza di $opra entro il Baloardo.

20

Tutti que’ Cauallieri ch’in fronte, ò gola de Baloardi $i trouano fatti, tutti $enza ragione $abricati $ono.

Ch’il Baloardo hauer douerebbe, & di $opra, & di $otto, una $erratura di legname, che niun u$cir pote$$e $enza licenza.

Delle cannoniere della Girlanda, & dell’officio loro.

Di Cauallieri di Mezzo.

Di Cauallieri $opra $ianchi.

Quali $iano le commodità, gli utili, che trahemo dalli Cauallieri, che ne fianchi di Baloardi $ono posti.

Delli Parapetti.

30

Breue di$cor$o intorno al terreno.

Che è nece$$ario che Cauallieri, le piazze de Baloardi anchora aữanci- no gran pezza la $pianata di fuori.

Delle $palle delle cannoniere.

De contra$orti, ò $peroni che $i dicano.

De i uolti, che s’u$ano di fare in certi luoghi $opra contraforti.

Delle diffe$e, che con fos$i, & ripari $i fanno entro le Città dietro la per dita del primo cir coito del forte.

Che la diffe$a de noui ripari poi la Batteria deurebbe e$$er nel $ecreto $ol del capo che diffende.

40

Delle diffe$e, che far debbiamo contra le mine, quali l’e$$ercito Ce$areo à nostri dì dimanda Forni.

De alcuni $chiaratori, che $ono bucchi, che $i fanno nelle torri in diffe$a contra fumi, é fuochi.

Nelle fortificationi, che $i à d’auuertire di poter batter entro le trince- re, che $i face$$ero per auuicinar$i al muro.

Que$te uoci Rocca, Fortezza, Ca$tello, quel che $ignifichino.

Che gli antichi nelle lor Città fecero le Rocche.

Che le Rocche $ono nece$$arie, & utili.

In qual $ito, & parte della Città $iano da far le Rocche.

50

Della grandezza che $i deueno far le Rocche, & delli Ma$chi che s’u$a- uano far in quelle da no$tri antipa$$ati.

Che nelle fo{$s}e delle Rocche ui deue e$$er l’acqua.

Di qual forma douerebbon e$$er le Rocche per e$$er piu gagliarde.

Auuertenze delle diffe$e delle Rocche, & che con tre modi diffendiamo le faccie de Baloardi.

Peroratione.

IL FINE DEL PRIMO LIBRO.
[0047]LIBRO SECONDO DELLA ARCHITETTVRA DI M, VITRVVIO.
PROEMIO.

DINOCRATE Architetto confidato$i nei $uoi pen$ieri, & nella $ua $olertia e$$en- do Ale$$andro Signore del mondo, $i partì di Macedonia per andare allo e$$ercito de$idero$o d’e$$er dalla mae$tà Regia commendato. Co$tui dalla patria partendo$i ot- tenne da i parenti, & da gli amici lettere di fauore drizzate à i principali, & potenti della corte; accioche per mezzo loro piu facilmente adme$$o fu$$e. E$$endo adun- que benignamente da quelli raccolto, chie$e loro; che quanto prima lo conduce$$e- ro ad Ale$$andro. Quegli hauendogli ciò prome$$o erano alquanto tardi a$pettando il tempo commodo. Dinocrate pen$ando e$$er da quelli sbeffato, à $e $te$$o per aiu- to riccor$e. Era egli di grande $tatura, di gratio$o a $petto, & di $omma dignità è for- ma; fidato$i adunque di que$te doti di natura depo$e nell’albergo le ue$ti, & di 10 oglio tutto il corpo $i un$e, & coper$e la $ini$tra $palla di pelle di Leone, corona- to di fronde di Poppio, & tenendo nella de$tra la Claua, $e ne andò uer$o il tribu- nale del Re, che teneua ragione. Hauendo la nouità del $atto riuolto à dietro già tutto il populo, Ale$$andro lo ui- de, & marauiglian do$i commando, che gli $u$$e dato luogo, accioche egli innanzi $i face$$e, & dimandollo chi $u$$e. Egli di$$e. Io $on Dinocrate Architetto di Macedonia, che à te porto pen$ieri, & forme degne della tua chiarezza. Percioche io ho formato il monte Atho in $igura d’una $tatua uirile, nella cui man $ini$tra io ho di$$egnato le mura d’una grandis $ima città, & nella de$tra un ua$o, che raccoglie$$e l’acqua di tutti i fiumi, che $ono in quel monte; ac- cioche da quel ua$o nel mare $i $pande$$ero. Dilettato $i Ale$$andro della ragione della forma, $ubito dimãdò $e d’intor no ui fu$$ero campi, che di grano pote$$ero à quella Città prouedere. Hauendo rittronato che non ci era altra uia, che quella di oltra mare, di$$e, io conattentione riguardo al cõpimento di co$i bella forma, & di e$$a mi diletto. Maio con$i 20 dero, che $e alcuno uorrà in quel luogo uenir ad habitar, nõ $ia per poco giudicio bia$imato; perche $i come il fanciul- lo hora nato non $i puo $enza il latte della notrice alleuar$i in cre$cere, co$i la città $enza po$$es$ioni, òfrutti, che ui $ia- no portati, non può $o$tentar$i ne mantener$i, crefcendo $enza copia di uettouaglie, ne e$$er frequentata, ne $i può il populo $enza abondanza de uiueri con$eruare; perilche($i come io $timo)che $i bel di$$egno merita lode, co$i giuddi- co douer e$$er bia$imato il luogo, ma bene uoglio, che tu $tia meco; percioche io intendo di u$ar l’opera tua. Dall’ho- ra in poi Dinocrate non $i $co$tò mai dal Re, & in Egitto lo $eguitò iui hauendo ueduto Ale$$andro il porto per natu ra $icuro, lo egregio mercato, i campi d intorno à tutto lo Egitto abondanti di grano, & le molte cõmodità del grã fiu me del Nilo, cómandò, che iui dal $uo nome Ale$$andria $i fabrica$le; & per que$to Dinocrate dalla bellezza, & gratia del $uo a$petto, & grandezza del corpo à quella nobiltà, & chiarezza peruenne. Ma à me ò Imperatore la natura non diede la grandezza della per$ona, & la età mi haɩ deformato la faccia, la infermità leuato le forze, la doue e$$endo io 30 da tali pre$id{ij} abbandonato, $pero per mezzo della $ci\~eza, & de gli $critti à qualche grado dicõmendatione, & gloria peruenire. Hauendo adunque io nel primo lib. $critto dell’officio dello Architetto, & de i termini dell’Architettura, & appre$$o delle mura, & delle diui$ioni de i piani, che $ono dentro le mura, & $eguitando l’ordine de i $acri T\~epi, & dei publici edi$ic{ij}, & ancho de i priuati, có quai mi$ure, & proportioni deono e$$er fatti; io nó ho pen$ato di porre que$te co$e prima, che io ragionas$i della copia della materia, della qual $i fanno le fabriche, & cõ che ragione, & che forza ella habbia nell’u$o, & có che princip{ij} la natura delle co$e compo$te $ia. Ma prima, che io dia principio à dichiarire le co$e naturali delle ragioni del fabricare, doue hanno hauuto origine, & come per inu\~etione cre$ciute $ono, partitamente ra gionerò, & $eguitãdo e$porrò gl’ingres $i dell’antica natura, & di quelli, che il principio del con$ortio humano, & le bel le, & fondate inuentioni con gli $critti, & regole dedicarono, & però come io da es$i $ono ammae$trato, dimo$trerò.

40

TRATTA Vitr. nel $eco $econdo libro dell’ Architettura quale materia nece$$aria $ia allo Architetto, & come $i $cielga, & $i cono$ca; & cɩ dimo$tra il modo di metterla in$ieme, propone il $uo procmio, & inuero artificio$amente, & con $ommo giu dicio, percioche hauendo nel primo libro ragionato ne i quattro ultimi capi di molte co$e pertinenti alla elettione de i luo- ghi per fabricar la Città, & hauendo trattato delle muraglie, & dife$e, del compartimento de i piam $i per i$chiuare i no io$i uenti, come per di$tribuire ogni luogo con gratia e decoro, & uolendo darci un $egnalato precetto, ouero con$ermar- lo nell’ animo, & nel pen$iero dell’Architetto, benche pare, che ad altro fine lo dichi, ci dimostra con notabile e$$empio, nel proemɩo del $econdo libro, che $opra tutte le co$e douemo con$iderare di $abricare in luogo, che ci dia da uiuere, & che $uppli$ca alle nece$ $ità de i cittadini; altrimenti non riguaràando à que$to, noi faremo le Città indarno; percioche niuno $i mouerebbe ad habitare, doue egli $i mo ri$$e di fame; come $i uede per lo contrario, che per l’abondanza delle co$e i luoghi $ono frequentati. Legge$i in Ari$totele doue $i tratta delle co$e marauiglio$e del mondo, che i mercanti Carthagine$i trouarono nauigando fuori dello $tretto di Hercole per molte giornate un’ɩ$ola non 50 piu per lo adietro $coperta che era da fiere $olamente haoitata, ma piena però di alberi marauig lio$i & di grandis$imi fiumi, fertile, & abon- dante di ciò che puo na$cere, lontana molto dalla terra dell’ Affrica. Quiui trouando$i der temper atis$imo, & copia di tutti i frutti della terra, cominciauano le genti abbandonare la propria città, & andare ad habitar que luoghi, per la qual co$a i Carthagine$i con$tretti furono à fare uno editto, che $otto pena d’e$$er ucci$o in quelle parti niuno piu nauiga$$e, che for$e erano quelle, che à giorni no$tri di nuouo $ono uer$o po- nente $tate $coperte. Et pero uedendo Vit. la importanza del uiuere ha uoluto nel proemio di nuouo farci auuertiti come in luogo $egnato, & che prima uegni nella con$ider atione de i lettori, come che egli uoglia dire; prima, che io tratti d’ altre co$e ricorditi ò Architetto di prouedere in luoghi fertili, & abondanti alla uita de cittadini, come nel quinto capo del primo nel principio ueduto hauemo. Dinocrate Architetto. Legge$i Chirocrate co$i appre$$o Strabone, come appre$$o Eliano, ma i testi di Vitr. hanno Dinocrate. Delquale ne fa mentione Xenofonte s’io non m’inganno. Pen$amenti, & nella $ua $olertia. Ha detto Vitr. nel $econdo cap. del primo lib. che le maniere della Di$po$itione na- $ceuano da Pen$amento, & da Inuentione, però qui dimostra Dinocrate e$$er stato buon Architetto, quando dice. Pen$am@@to, e $olertia, 60 Come anche di$otto mo$tra lo i$te$$o quando Dinocrate dɩ$$e ad Ale{$s}andro. Io $ono Dinocrate Architetto di Maɔedonia, ilquale à te porto pen$ierɩ, & forme degne della tua $plendidezza. Perche dicendo. Pen$ieri & forme, uuol dire fabrica, & di$cor$o, la co$a $ignificata, & quella che $ignifica l’opera, & la ragione dalle qual co$e na$ce l’ Architettura. Io ho formato il monte Atho in $igu ra d’huomo. Voleua Dinocrate rappre$entare la figura di Ale$$. come $i legge, & nella de$tra $ormargli uno capacis$imo alueo da riceuere tutte le acque del monte Atho altis $imo tra la Macedonia, & la Thracia; & nella $ini$tra uoleua fabricar una città capace di diecimila huomi- [0048]LIBRO ni; bella, & $ottile inuentione; $e co$i egli haue$$e con$iderato di dare alla $ua città da mangiare, come egli le haued proui$to del bere dell’ac- que. Però di nuouo dico, che bi$ogna far le città in luoghi cõmodi, & opportuni, & di que$ta lode meritamente e$$er deue commendata la città di Vinetia, allaquale ri$pondono tanti fiumi, tante entrate, & tante commodità, che pare che tutto il mondo $ia obbligato à notrirla, & adornarla che $i puo dire, che $i come la notrice prende il cibo altroue, della $o$tanza delquale ella poi ne fa il latte da nodrire il fanciullo, co$i Vinetia riceua da ogni parte il $uo notrimento per $o$tentare il resto dello $tato $uo, & in uero appare, che la natura ri$$eruati $i habbia alcuni luoghi, che per raris$imi accidenti po$$ono e$$er dishabitatɩ, & que$to per la commodità del $ito loro, come è la detta Città, & Roma, & constantino- poli, & molti luoghi nella Prancia, & altroue (come $i uede,) che $empre $tati $ono celebrati, & frequentati per le $opradette ragioni.

CAP. I. DELLA VITA DE GLI HVOMINI ANTICHI, ET DE I PRINCIPII DEL VIVER HVMANO, ET DELLE CASE ET ACCRESCIMENTO DI QVELLE. 10

GLIHVOMINI per antica u$anza come fiere nelle $elue, & nelle $pilonche; e tra i bo$chi na$ce- uano, & di agre$te cibo pa$cendo$i menauano la lor uita; in quel tanto in un certo luogo da i uenti & dalle fortune furono gli $pes$i alberi agitati, & commos$i, & i rami $tropicciando$i in$ieme fuo ri ne mandarono il fuoco; 1 uicini dalla gran fiamma sbigottiti in fuga $i mi$ero; ce$$ata la fiamma, & hora que$to, hora quello auicinando$i al fuoco, & rittrouando il fuoco e$$er di molta commodi- tà à i corpi aggiugnendogli legna mentre, che mancaua, & con$eruandolo ui conduceuano de glial trɩ, & accennando$i fra loro dimo$trauano la utilità, che di ciò ne ueniua. In quel concor$o d’huomini e$$endo le uo ci diuer$amente dallo $pirito mandate fuori, per la quottidiana conuer$atione fecero come lor fatto ueniua i uocabo li delle co$e, dapoi $ignificando quelle piu $pe$$o, & in u$o ponendole, per quello auuenimento com inciarono à 20 parlare, & à quel modo tra loro fabricarono i ragionamenti. E$$endo adunque per la inuentione del fuoco da prima uenuto il conuer$are, & il uiuer in$ieme, & conuenendo molti in un luogo mede$imo, hauendo ancho dalla natura, che non chinati, come gli altti animali, ma dritti anda$$ero, & la magnificenza del mondo, & delle $telle riguarda$$e- ro, & trattando (come piaceua loro) con le dita ogni co$a facilmente, comin ciarono alcuni tra quella moltitudine à fare i coperti di fronde, altri à cauar le $pilonche di $otto à monti, & altri imitando i nidi delle rondini edificauano di loto, & di uirgulti per far i luoghi da ridur$i al coperto. Allhora molti o$$eruando i coperti fatti da gli altri, & ag- giugnendo à i $uoi pen$ieri co$e noue, faceuano di giorno in giorno piu bella maniera di ca$e, & e$$endo gli huomi- ni di natura docile, & che facilmente imitar poteua, gloriando$i ogni giorno piu delle loro inuentioni, altri ad altri di mo$trauano gli effetti de gli edific{ij}, & co$i per le occorr\~eze e$$ercitãdo gli ingegni alla giornata $i fa ceuano piu giudi tio$i, & prima alzate le forcelle, e trappo$ti i uirgulti con loto i pareti te$$euano, altri i ce$pugli, & le zoppe poi di fron 30 delloto a$ciugando faceuano i pareti commettendogli con legami, & per i$chiuar le pioggie, le grandini, & i caldi di, & di cannuccie le copriuano, & po$cia, perche i coperti nõ poteuano per la tempe$ta del uerno $o$tener le pioggie facendo i colmi, & $opraponendoui il loto col far i tetti pendenti conduceuano le grondi, & i cadimenti dell’acque.

Fin qui Vit. ha narrato artificio$amente à poco à poco per ordine il principio del fabricare, il mezzo, & il $ine, quanto poteua ba$tare all’huma na neces$ità dico artificio$amente, & per ordine, perche prima ha detto la cagione, che con$trin$e gli huomini à star in$ieme; che fu il co- no$cer l’utilità, che dal fuoco procedeua; il ca$o dimo$trò l’ utilità. Questa con$trin$e gli huomini ad unir $e, dalla unione nacque la fauella, nacque la cognitione del poter operar$i con le mani, & l’operare, & nacque la concorrenza di auanzar l’un l’altro nelle inuentioni de gli edi- fic{ij}. Onde à poco à poco peruenne lo artificio nato (come dicemo nel primo libro) dalla i$perienza fondata nella natura delle co$e. Ma perche alcuno potrebbe dubitare di que$to, ouero opponere à Vitr. dicendogli doue hai tu ritrouato gli ingres$i dell’antica natura, che hai ardi- mento di affermare que$te co$e? Ri$ponde Vitr. & dice in que$to modo.

40

Ma che que$te co$e da quei princip{ij}, che detto hauemo $iano $tate ordinate in que$to modo $i puo couo$cere; percio- che $ino al dì d’hoggi dalle nationi e$terne $i fanno gli edific{ij}, come in Francia in Hi$pagna, in Portogallo, in Gua- $cogna, doue $i fanno i tetti di tauole $ecate di Rouere, ouero con paglie e $trame.

Pare à Vitr. grande argomento à prouare l’origine delle fabriche l’u$anza delle genti e$terne; & in uero è ragioneuole, che doue non è perue- nuta la bellezza, & la grandezza dell’arte, $i uede il modo naturale, & $i rittegna quello, che dalla natura à i primi huomini è $tato dimo- $trato; perche $i puo dire, che ogni arte habbia la $ua pueritia, la $ua adole$centia, il fior dell’età, & la maturità, come l’ Arch itettura che ne i primi $ecoli hebbe i $uoi $gro$$amenti, crebbe nell’ A$ia, ottenne in Grecia il $uo uigore, & finalmente in Italia con$eguì per$etta & ma tura dignità. Dal principio adunque è ragioneuolele à credere che ella haue$$e quelli princip{ij}, che la neces$ità dimostrò primieramente all’hu- mana generatione, come $i ha \.a di no$tri e$$er nell’l$ola Spagnuola, & nelle parti del mondo $coperte da moderni, che le $tanze, & le habitatio ni fatte $ono d’ Alberi, te$$ute di canne, coperti di paglie, ma di modo, che $i ha in con$ideratione la dignit à delle per$one dando piu belle, & 50 piu grandi, & commode habitationi a quelli, iquali fra quelle genti ottengono maggior grado. Que$to è $tato ritrouato e$$er da i no$tri nel $opra detto modo; ma poi che piu perite genti, & piu ingegno$e hanno cominciato a praticar in que luoghi piu bella, & piu artɩficio$a manie- ra di fabricare, e $tata introdotta, lauorando i legnami, & facendogli molti ornamenti, che non haueuano prima, & co$i di giorno in giorno aumenteranno gli arti$ic{ij}, & le inuentioni delle co$e, & $i farà dome$tico il pae$e per l’humana conuer$atione, ottimo adunque è l’argomento di Vit. che fa coniettura dell’origine del fabricare, per quello, che a tempi $uoi $i trouaua in molti luoghi di gente Barbare, non u$e al uiuer ciuile, ma $olo alla natura ubidienti faceuano quello, che dal principio del mondo $aceuano i primi buomini. Dice adunque $eguitando.

Appre$$o la natione de Colchi nel mar maggior per l’ abondanza delle $elue con alberi perpetui i$pianati dalla de$tra, & dalla $ini$tra po$ti in terra la$ciatoui tra quelli tan to $pacio, quanto ricerca la lunghezza de gli alberi, fanno$i gli edi fic{ij}, ma di $opra nelle e$treme parti di quegli alberi pongono altri trauer$i. iquali d’intorno chiudono lo $pacio di mezzo dell’ habitatione, & allhora dapoi le $opra po$te traui dalle quattro parti legando, e $trignendo gli angoli, & 60 in que$ta maniera facendo i pareti d’alberi à piombo di quelli inalzano le torri, & quelli $pac{ij}, che per la gro$$ezza della materia trala $ciati $ono, con lotte, e $cheggie otturano, & ancho rittagliando, i tetti da gli anguli e$tremi tram mezzano con legni attrauer$ati di grado in grado ra$tremandogli, & in que$to modo al mezzo leuano delle quat- tro parti le Piramidi, lequali & di frondi, & di loto coprendo all’u$an za de barbari fanno i colmi te$tugginati.

Chipon mente alle parole di Vitr. ritrouer à nel pre$ente di$cor$o un’ordine merauiglio$o, perche prima ha rɩtrouato quanto può la neces$ità, & la natura dicendo la cagione, che con$trin$e gli huomini ad habitar in$ieme; dapoi ha dimo$trato quanto può la e$perienza, & l’u$anza, di cendo quello, che molte genti acco$tumano difare per accommodar$i, & diffender$i, nelle habitationi uariamente, & $econdo l’u$o de i luoghi, & delle co$e, & finalmente dir à quanto ha potuto l’ arte cerca le regolate inuentioni, & gliornamenti, & la pompa del fabricare, come Vi- tru. al primo cap. del Decimo conferma dicendo.

Et in tal modo quelle co$e, che auuertirono e$$er buone all’u$o, tentarono ancho con i$tudio diarte, & ordinationi per 70 uia di dottrina à poco à poco.

Et qui $i uedrà come la natura humana tutta fiata $e ste$$a auanza di giorno in giorno, & dal nece$$ario al commodo, & dal commodo al honore uole peruiene. Bella, & degna co$a è, à con$iderare come l’arte $opra la natura $i fonda, non mutando quello, che é per natura, ma facendo- lo piu perfetto, & adorno, come $i uede nel pre$ente capo, che Vit. per diuer$i e$$empi ci mo$tra non $olamėnte la origine del fabricare, ma i mo di, & le maniere naturali, che $ono pre$e dall’arte à per$ettione delle co$e, come $onoi tetti, i colmi, le uolte, & altre parti, che $ono dalla natural neces$ità alla certezza dell’arte per humana $olertia trapportate. Seguita adunque Vitr. dicendo.

[0049]SECONDO.

Mai Phrig{ij}, che habitan le campagne, per la inopia de bo$chi hauendo de legnami bi$ogno, eleggono alcune parti piu eleuate del terreno, & quelle cauando nel mezzo, & uotandole, & facendo i $entieri allargano gli $pac{ij} quanto cape la quantità, e grandezza del luogo; ma di $opra poi legando tra $e molti fu$ti fannoi colmi de i tetti piramida- li, & quelli con canne, & paglie coprendo inalzano $opra le $tanze grandis$imi grumi di terra, & à que$to modo fanno con la ragione dei tetti l’inuernate caldis$ime, & l’e$tati fre$chis$ime. Altri di palu$tre alica i loro tuguri ri- coprono, & ancho appre$$o altre nationi, & in alcuniluoghi $imigliantemente, & in que$ta maniera le ca$e $i fan- no, in Mar$iglia ancho $i può uedere, cheitetti fatti $ono $enza tegole po$taui $otto la terra con le paglie; in Athe- ne etiamdio per e$$empio di antichità nell’Arcopago fin’àno$tri giorni $i uede il tetto dilottole. Anchora nel Cam- pidoglio la ca$a di Romulo enlla Sacra Rocca ci può far auuertiti de gli antichi co$tuni, per e$$er coperta di paglie, & dificno, & co$i per tai $egni potemo di$correre $opra la inuentione de gli antichi edific{ij}, che co$i fu$$ero, come 10 detto hauemo.

Finito ha Vitr. l’argomentatione proposta, & con molti e$$empi ci haconfermati nella credenza dell’ antico, enece$$ario modo del fabricare, & qua$i ci ha indotti à credere la inuentione del con$ortio humano e$$er $tata $econdo, che egli ha detto, hora ci unole far accorti di quanto lo u$o, & la i$perienza, & dipoi l’arte ci ha dimostrato, & dice.

Ma hauendo gli huomini operando ogni giorno fatto le mani piu pronte, e piu de$tre à fabricare, & e$lendo con $oler- tia alle arti peruenuti per lo e$$ercitare continuamente gl’ingegni loro, ne $egui poiche à gli animi loro aggiunta la indu$tria fece, che chitra quelli fu$$ero piu $tudio$i, & diligenti confe$$auano $e e$$er fabri.

Fabro latinamente ogni artefice è nominato, dice$i in Greco Tecton d’onde è il nome d’Architetto deriuato (come nel primo libro s’è detto,) & qui$i può uedere come non$olamente le co$e alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho iuocaboli delle co$e, però pru dentemente Vitr. nonla$ciando alcuna co$a rende per fetto l’anditore, & il lettore delle opere $ue. Fabri adunque $i chiamauano ipiu studio$i 20 & diligenti operatori; perche alla natura, all’e$$ercitio, alla $olertia aggiugneuano la indu$tria. Laquale non è altro che un di$iderio di affa- ticar$i ridotto all’opera con diligenza, & e$$ercitio dello ingegno, & dell’arte per con$eguire il per$etto compimento di quella. Conchiude adunque Vitru. come tutte l’arti, & le inuentioni delle già dette co$e habbiam pre$o il na$cimento loro.

Quando adunqueda principio que$te co$e $tate $ieno in que$to modo ordinate, & la natura non pure di $entimen- ti habbia gli huomini, comeglialtri animali adornati, maanchora di con$ideratione, & di con$iglio armato l’intel- letto, $ottomettendo al poter loro glialtri animali, quelli digrado in grado alle altrearti, & di$cipline peruenendo, u$citi dal fabricare, dalla uita ferigna, & $ilue$tre alla man$ueta, & humana $i condu$$ero; d’indi animo$amente ammae$trando$i, & piu oltre guardando con maggiori pen$amentinati dalla uarietà dell’arti, non piu ca$e humi- li, & ba$$e, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & dilcgnami compo$te, & di tegole coperti cominciarono à fabricare. Dapoi cre$cendo in uarie o$$eruationi di$tudi con giudicio$o di$cor$o da 30 incerte à certe ragioni dimi$ure la co$ainanzi condu$$ero, & di la auuertendo, che la natura largamentei legnami producena, & porgeua loro abondante copia di materia da fabricare, cominciarono à nodrirla, & à cultiuarla, & cre$ciuta poi con artific{ij} ornarla all’u$o diletteuole & eleganza della uita. Etperò di quelle co$e io ui $on per dire, lequali commode, & buone $ono negli edific{ij}, dimo$trando, comeio potrò, le qualità, e uirtù di quelle.

Vitruuio ci ha condotti à poco à poco à ritroudr la materia, & l’abondanza delle co$e, che uanno nelfabricare, & qua$i ha fatto na$cere tutte le co$e una dall’altra con la euidenza, & col porre dianzi à gli occhi tutto il $ucce$$o, & accre$cimento dell’arte, & s’ha eletto di trattare uon di tutte le $orti del$abricare; perche le fabriche fatte dalle gentirozze, ò per neces$ità $ono d’infinite maniere, & Pinfinito non cade $otto la dottrina de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile u$anza, & per commodo, & per bellezza $ono degne die$$er con$i derate. Hora adunque cominciar à à trattare delle qualità, è forze delle $opradette co$e, accioche (come $idice) la $ua in$titutione uada con $uoi piedi, & perciò fare proua con che ragione egli ha uoluto nel pre$ente libro trattare della materia, che $i adopera nel fabricare, 40 & dice.

Ma $e alcuno uorrà di$putare dell’ordine di que$to libro pen$andoquello douer’e$$er à tutti gli altri prepo$to, acciocho eglinon pen$i, cheio errato habbia, ne dirò la ragione.

Come chi fabrica una ca$a, e tenuto rendere la ragione dell’ordine u$ato nelfabricare; co$i chi compone un’opera, & in$egna un’arte, e obbli- gato à dire, perche prima, & perche poi po$te habbia le co$e in quell’arte contenute, & que$to è per acquetar gli animi di quelli, che odono, ò uedono le co$e impo$te, però Vitr. con grande humanità & modestia rende conto dell’ordine del pre$ente libro.

Scriuendo io il corpo dell’Architettura, ho pen$ato di e$ponere nel primo libro di che ammae$tramenti, & di$cipline ella e$$er debbia ornata, & con certi terminiio ho uoluto finire le $ue maniere, & dire, da che ella nata fu$$e, & co$i quello,che fu$$e all’Architetto nece$$ario iui dimo$trai, & però nel primo libro ho detto dell’offico dell’arte, nel pre$ente io di$puterò delle co$e naturali della materia per accommodarle all’u$o del fabricare, perche il pre$entelibro 50 non dichiarerà oue na$ce l’Architettura, ma d’onde l’origini delle fabriche $ono $tate in$tituite, & con quai ragioni nodrite, & peruenute di grado ingrado à que$ta determinatione, & però in que$to modo alluogo, & ordine $uo po $ta $erà la compo$itione di que$to uolume.

La ragione di Vitr. in uirtu è que$ta, non è conueniente trattare d’alcuna co$a partitamente contenuta in un’arte, prima che egli $i tratti de i prin cip{ij} di quell’arte, percioche niuno effetto è prima che la cau$a $ua, $e io adunque (puo dir Vitru.) trattato haues$i prima della materia, che è trattatione particolare di que$t’arte, & non de i princip{ij} di tutta l’arte, io non hauerei u$ato l’ordine, che $i conuiene, il fine dell’ Archi- tetto non ci$arebbestato manife$to, co$a che era $ommamente nece$$aria, perche la cognitione delfine precede ogni operatione; dapoi l’uffi- cio dello Architetto $arebbe $tato a$co$o, iprecetti dell’arte la$ciati, la confu$ione ci hauerebbe impeditoil uero intendimento. Meritamen- te adunque le co$e dette nel primo libro doueuano preceder tutte l’ultre, che nei$eguenti contenute $ono; ma perche il$econdo libro conte- ner debbia il trattamento della materia, $imilmente è manife$to; perche la materia è principio non della Architettura, perche l’Architettura 60 non è fatta di legno, ne di pietra, ma delle co$e che $ono dall’arte formate, & è principio & $oggetto, nelquale $i e$prime quello che è nella mente dello artefice, cioè l’Ordine, la Di$po$itione, la Di$tributione, la Simmetria, la Gratia, & il Decoro, & in $omma il perche, lara- gione, il Di$cor$o, & la co$a $ignificante, come nel primo libro $i dimoftra, iltrattamento adunque della materia e alluogo $uo, & $i co- me nel primo libro s’ è detto della origine dell’arte, co$i nel $econdo $i tratta dell’origine del fabricare.

Hora io tornerò al propolito, & delle copie dirò, che buone $ono al fabricare, in che modo $iano dalla natura compo $te, & con che me$colanze, e princip{ij} $ienoiloro componimenti temperati;acciò non o$cure, ma chiare $ieno àilet- tori e$ponerò con ragione. Perche niuna $orte di materia, ne corpo ò, ne co$a alcuna, che $enza la unione di quei prin cip{ij} po$$a uenir in luce, ne e$$er allo intendimento $ottopo$ta, ne altramente la natura delle co$e dei precetti de i Filo$ofi naturali puo hauere le $ode, & uere dichiarationi, $e prima le cau$e, che in quelle co$e $i trouano, in che mo- do, & perche co$i $ieno con $ottilis $ime ragioni dimo$trate non $ono.

Douendo trattar Vitruuio de glieffetti che fanno le co$e, che entrano nelle fabriche, come $onoilegnami, le pietre, & altre co$e, accioche $ap- piamo elegger le buone, & utili; nece$$ario è, che egli ragioni delle cau$e, & de i princip{ij} di quelle, imperoche il uero $apere, (come det- to hauemo) con$i$te nella cognitione delle cau$e, & de iprincip{ij}, di perche adunque niuna co$a $i troua in qualunque modo à $en$i humani $ot topo$ta, che compo$ta non $ia per la me$colanza de $uoi princip{ij}, & le co$es’intendono, come $ono; però è nece$$ario trattare de i princi- p{ij}, & tanto piu perche la cognitione della me$colanza de i princip{ij} ci dara ad intendere qualmateria come pietra; ò legno $ia buona ad una co$a,& quale all’altra, perche altra natura ha ’Olmo, oltra il Poppio, altro effetto failmarmo, altro il tofo, altro il $a$$o, però Vi- [0050]LIBRO tru. che di$correua, che da diuer$e cau$e uengono diuer$i effetti, Filo$o$ando narral’opinion de gli antichi Filo$o$anti cercai princip{ij} mate riali, cioè che entrano come parti à far le co$e di natura, & nel $ucce$$o applicherà poi le cau$e à gli effetti, come ci $arà $e- guendo manife$to.

CAP. II. DE I PRINCIPII DELLE COSE SECONDO I FILOSOFI.

THALES primieramente pensò, che l’acqua principio fu$$e di tutte le co$e. Heraclito Efe- $io, che perla o$curità de $uoi detti Scotinòs era nominato, po$e il fuoco. Democrito, & l’Epicuro di Democrito fautore, gli Atomi, che in$ecabili da no$tri, ouero indiuidui corpi da alcuni chiama- 10 ti $ono. Ma la di$ciplina de Pithagorici aggiun$e all’acqua, & al fuoco, l’aera, & la terra. Democri to adunque auuegna, chele co$e à nome propio non chiama$$e, ma $olamente pone$$ei corpi indi- ui$ibili, pureper que$taragione pare, che egli pone$$e quelli i$tes$i princip{ij}; perche e$$endo es$i corpi $eparati, prima, che concorrino in$ieme alla generatione delle co$e, ne$i raccogliono, ne po$$ono mancare, ne $i diuidono, ma $empiternamente rittengono in $e perpetua, & infinita $odezza. Quando adunque da que$ti prin- cip{ij} in$ieme conuenientemente compo$ti tutte le co$e na$cere $i ueda, & e$$endo quelle co$e d’infinite maniere per natura di$tinte, io ho pen$ato, che $ia nece$$ario trattare delle uarietà, & differenze dell’u$o loro, & dichiarire che qualità habbiano negli edific{ij}, accioche e$$endo cono$ciute, quelli, iquali pen$ano di fabricare, non errino, ma appa- recchino le co$e buone è fufficienti all’u$o del fabricare.

Vitruuio e$pone in que$ta parte le diuer$ità delle oppinioni de gli antichi filo$ofi ccrcai princip{ij} delle co$e, & intende (come ho detto,) i Prin- 20 cip{ij} materiali, cioè quelli, che entrano nella compo$itione delle co$e, ne i quali finalmente ogni co$a $i ri$olue. Dice che Thales uuole, che del tutto fo$$e l’acquaprincipio. Heraclito il fuoco. Democrito, & PEpicuro alcuni corpi da quelli Atominominati, i Pithagorici l’ac- qua, ilfuoco, l’aere, & la terra uoluto hanno tra iprincip{ij} numerare. Vitr. non contende in questo luogo quale $ia $tata migliore op- pinione, macon$ente à quella de Pithagorici, che abbracciaua tutti quattro glielementi, & que$to piu chiaramente nel proemio dell’Otta- uo libro $i uede, doue ne dice laragione copio$amente, & con dignità della materia, pero chi non uuole a$pettar fino, che $i peruenga à quella parte, non gl’incre$ca uolgere alquante carte, & ritrouare il propio luogo. Ma perche iui non $i fa mentione di quello, che per Atomi Democrito intendeua, io dichiaro breuemente la oppinione di quello, & è co$a degna della cognitione dei Filo$ofanti. Vedendo adunque Democrito che tuttii corpi, che hanno parti diuer$e & di nome, & di ragione, compo$ti erano di purti, che in nome, & inra- gione erano $imiglianti, uolle che anche le parti dinome, & di natura $imiglianti fatte, & compo$te fu$$ero dialcuni indiui$ibili, & in$ec- cabili corpicelli, che Atomi $i chiamauano. Per intelligenza di que$to mi ricordo hauer detto nel primo libro, cheil corpo humano haue- 30 ua alcune parti distinte di nome, & dinatura, come $ono i piedi, le mani, il capo, & le altre parti, che $ono come $trumenti dell’anima. Dis$i, che cia$cuna di quelle parti diuer$e era compo$ta di particelle, che nel nome, & nella natura conueniuano, come il$angue, l’o$$a, la carne, perche del $angue ogni parte è$angue, & $i chiama $angue, dell’o$$o ogni parte èo$$o, & o$$o è detta. Della carne ogni parte è car ne, & è carne nominata, il$imile uedendo Democrito rittrouar$i in ogni corpo naturale, & uolendo rittrouar iprincip{ij} materiali di quel- le parti, che nel nome, & nellaragione conueniuano, po$e infiniti princip{ij} materiali, & quelli Atomi dimandaua, & benche trouar non $i po$$a co$i picciola parte nel corpo, come corpo che ella è, che non $i po$$a diuidere in altre parti, & quelle $imilmente in altre, & co$i in infinito, niente di meno ilbuon Democrito tanto da Ari$totile commendato, uoleua che infiniti corpicelli $i troua$$ero, che per modo alcuno non riceue$$ero diui$ione, ma fu$$ero indiui$ibili, & impartibili. Ma come egli que$to intende$$e, accioche un tant’huomo non $ia contraragione bia$imato, io dico che egli bene $apeua, chela diui$ione deicorpi, & delle parti, & delle particelle di quelli andaua in infi- nito, ne $i poteua que$ta diui$ione pos$ibile intender altrimenti; ma dall’ altro canto egli bene con$iderando che i corpi naturali e$$er pote- 40 uano diui$i in co$i minute parti, cheniuna di quelle pote$$e pre$tar piul’officio $uo, comes’egli $i prende$$e una minima parte di carne, che non pote$$e far l’operatione della carne, però egli uolle, chei corpi naturali fu$$ero compo$ti di que$ti corpicelli indiui$ibili, non in- quanto corpi, ma in quanto corpinaturali, & uolle, che que$ti infiniti fo$$ero, cioè dinumero grandis$imo, & difigure diuer$e, & pe- rò altri ritondi, altri piani, altri adunci, altridritti, altri rittorti, altri di quadrata figura, altri d’altra $orma facendo, & nel uacuo del mondo di$pergendoli, uoleua che per la unione, & per la $eparatione di quelli fatta diuer $amente $i produce$$ero le co$e, & manca$$e- ro, come ci appare; & que$ta era l’oppinione di Democrito, perlaquale $i comprende, che egli uoluto habbia, & creduto, che la natural fi- gura, & apparenza de i corpi $ia la forma loro $o$tantiale, & uera;ilche in uero non è, perche la figura è accidente, & non $o$tanza del- le co$e. Pare che Vitruuio uoglia, che Democrito habbia hauuto l’oppinione de i Pithagorici, $e bene egli non ha nominato terra, acqua, aere, e fuoco, & for$e per questa cau$a nell’ottauo libro non hafatto mentione diquesto. Madichiamo noi anchora alcuna co$a.

Quattro $ono i principή materiali di tutte le co$e (come uogliono gli antichi) che gli chiamarono primi corpi, & que$ti $ono terra, acqua, ae= 50 re, fuoco, & $e pir oltra pa$$ar $i uole$$e, egli $ipotrebbe dire anche que$ti e$$er compo$ti d’altri principή, ma non $i conuiene piu aden= tro penetrare in que$to luogo, perche $i tratta hora di que principή, le qualità de i quali fanno tutte le mutationi, & gli effetti, che nelle co= $e $i trouano, & quelle qualit à e$$er deono mani$e$te, come il calore, l’humore, l freddo, & il $ecco, che $ono à i quattro principή conue= nienti, per quelle, & in quelle ogni corpo $i trammuta, come ne i $equenti uer$i uer$i tolti delle no$tre Meteore per diletto dimoεtreremo.

POI che da prima il mondo giouanetto Mo$trò $ua bella faccia, che confu$a Ogni forma teneua in un’a$petto,

Et la diuina mano aprio la chiu$a A gli elementi, & in gioconda uece Fu $ua uirtute nelle co$e infu$a,

Delle piaggie mondane anchora fece L’ordine bello, e il uariato $tile A beneficio dell’bumana fpece.

Dalla terra Phumor, l’aura gentile Dal $oco $ciel$e, & a que corpi diede Loco $ublime, à que$ti ba{$s}o e humile,

Et $e l’un per di$tanza l’altro eccede, Pur han uirtù tra lor conueniente, Si che’l tutto, ch’èqui, d’indi proceded.

E tra lor ben $i cangiano $ouente. Et la terra nell’acqua ri$luta Rara diuenta, liquida, e corrente.

L’Humor la $ua grauezza anco ri$iuta, E s’a{$s}ttiglia in aer, e questi anchora. In $ottilis$imo $oco $i trammuta.

In questo uariar non $i dimora, Ch’il fuoco $cema la $ua leggierezza, Et per la noua $orma $i $colora.

L’aer lubrico è graue à piu chiarezza Si moue del liquor, che à maggior ponde 60 Giugne la $iccitate, & la $odezza.

Co$i natura uariando il mondo Ripara d’un’in altra la $emenza Della co$e, che’l fan bello e gicondo.

Onde’l morir non è $e non $tar $enza L e$$er di prima, e il na$cer coninciare Altr’e$$er, altra forma, altr’apparenza;

Que$to continuato uariare Dello $tato mondano ordine tiene Soggetto alle uirtù celeεti, e chiare.

70

Ch’indi Peterno cor$o lo mantiene Lo tempra, e lo di$cerne, & uariando In pro di noi uiuenti lo rittiene.

Et la mi$ura d’ogni co$a e il quando.

[0051]SECONDO.

_QVATTRO_ adunque $ono le prime qualità inanzile quali niun’ altra $i troua, caldo, $ecco, humido è freddo, da que$te per la loro me$co- lanza uengono le altre, duro, molle, a$pero, piano, dolce, amaro, lieue, graue, tenace, raro, den$o, & ogni altra $ecoida qualità, là doue è nece$$ario che lo Architetto, ilquale ha da con$iderar la bontà, & glieffetti della materia che $i deue porre in opra, $appia le forze delle prime qualità, come dice Vitr. nel fine del pre$ente cap. quando dice.

Vedendo$i adunque, che dal concor$o di que’ corpi. # _Etil re$tante._

_QVATTRO_ ancho $ono le pos$ibili, & naturali concorrenze delle prime qualità ne gli elementi, imperoche $tanno in$ieme Phumore eil calore, l’bumore è il $reddo, il freddo e la $iccità, la $iccità & il calore, & cia$cuno de gli elementi ha due di quelle, ma una di e$$e gli è propia, l’altra apropiata, il fuoco propiamente è caldo, l’aere humido, l’acqua fredda, la terra$ecca, & appropiatamente il $uoco è $ecco, l’aere è caldo, l’acqua humida, & laterra fredda. Quelielementi, che conuengouo in una qualità, più facilmente $i trammutano l’uno nell’altro come il fuoco, el’aere, l’aere, el’acqua. l’acqua, & la terra, perche la $imiglianza, & conuenienza della co$e fa il predetto effet- 10 to, il fuoco è caldo per lo $uo propio calore, e $ecco per la $iccità, che eglidalla terra riceue, lo aere è per $ua natura humido, & dal fuoco riceue il calore, l’acqua per $e ste$$a è; fredda, & dallo aere prende la humidità Laterra per la $ua propia $iccità è $ecca, ma per lofreàdo dell’acqua èfredda, & quando egli$idice, che i celesti $egni $ono ignei, acquei, òterre$tri, egli’intende che le loro uirtù $ono atte ad in- fluire qua giùglieffetti, che fanno gli elementi, & però l’Ariete alquale è attribuito la natura, & comples$ione del fuoco moltiplica con il $uo calore, neicorpi inferiori gliardori, $acaccia le $rigidità, con$uma le humidità $ecca, & a$ciugga i corpi, perche adunque la uirtù di que$to $egno hamaggiore conuenienza col fuoco, che con alcuno altro de gli elementi, però dicemo, cheegliè caldo, & $ecco, il$imile $i può dire de gli altri $egni $econdo le uirtù, e forze che hanno. A ppre$$o le già dette co$e è degna dicon$ideratione la forza delle predette qua- lità, perònel $ucce$$o dell’operamolte co$e $i faranno innanzi à gliocchi, che dimo$treranno uari, & diuer$i effetti, Vederemo cheil fuoco ri$olue, tira à $e, dilata, $epara, di$trugge, rende leggieri, & mobili, tutte le co$e, il freddo conden$a, restrigne, uccide, l’bumido riem- pie, gonfia, ritarda, il $ecco rende a$pro, rauco, a$ciutto ogni $oggetto, però è nece$$ario auuertire à i princip{ij} delle co$e. Cominciamo 20 adunque à uenire à gli effetti in$ieme con Vitr. ilquale hauendo $tabilito co$i degno precetto, come è questo, che $i debbia riguardare alla alla natura di que princip{ij}, che alla compo$itioneditutte le co$e concorrono, comincia à trattare de i mattoni, & dice.

CAP. III. DE I MATTONI.

ETio dirò prima de i mattoni di che terra $i habbiano à fare.

Vitruuio tratta in que$to luogo de i mattoni, & prepone que$ta con$ideratione à tutte le altre, perciochela ri$$o- lutione ultima di tutta la fabrica eridotta ne i mattoni, però $ono i primi mes$i in opera come elementi della fàbrica, prende da gli effetti, & dall’u$o de mattoni argomento di trattar della materia loro, & dimo$trare qual terra $ia buona perfare i mattoni, & l’u$o die{$s}i, & glieffetti che deon o fare nelle fabriche. No$econdo l’unstituio no$tro poncremo 30 dinanzi à gli occhi tutta la pre$ente materia, cioè di quello che $i contiene ncl $econdo libro.

Material adunque e quella co$a, diche $i fanno le fabriche come pietre, legnami, ferramenti, hora $itratta della materia piu nece$$aria, & prin- cipale, come $ono le pietre, la calce, l’arena, i legnami. Delle pietre altre natur ali $ono, altre fatte dall’arte. Delle artificiali $itrat- ta nel pre$ente capo, delle altre, & delre$tante della materia nei $eguenticap, hora noie$pediremo le artificiali, che $ono i mattoni, doue$i ha da $apere di che terra, & in che modo $i fanno, che qualitate hanno, & cheforma. Quanto adunque apartiene alla terra, $i deue pigliare la terra creto$a, bianchegna, domabile, e quella che $i chiama sabbion ma$chio, che è (per quantostimo) un$abbio- ne molto gro$$o, e granito, cheper e$$er tale è detto ma$chio, $i come $i dice ince$o ma$chio dalla forma ma$culina. La$cia$ideltutto la terra ghiaro$a, & $abbionegna, batte$i bene la terra, cioè $i $padazza concerti$erri in modo di$pade, & $i doma bene cacciandone le cioole, & le petruzze, & piu che è domata & macerata, emigliore.

Ne gli antichi s’è ueduto marmo pe$to, & $abbiaro$$a, la terra Samia, l’Aretina, la Modene$e, la Sagontina di Spagna, & la Pergame$e 40 d’A$ia lodate furnon da gli antichi nelle opere di terra, mabi$ogna chenoi ne pigliamo, didoue $i può hauerne. Caua$i l’Autunno, $i unacera il uerno, & $i forma la Primauera, mail uerno $i copreno di$ecca arena, & la State di paglia bagnata. Se la neces$itati $trigne à formargli iluerno, ola$tate, fatti che $ono $eccagli per molto tempo, & è megho $eccargli all’ombar, il che non$ifa in me- no di due anni; cuocigli poi; Cotti molto per lo gran fuoco diuentano duris$imi. Erano de mattom altricrudi, altricotti, & di que- sti altri Vetriati, altri non. La forma era tale faceuan$i anticamente lungbiun piede è mezzo larghiuno, ne eran o ancho di cinque palmiper ogni uer$o & di quattro ancho per gli edifici maggiori, $i $anno ancho di lunghi$eidita, gros$iuno, larghi tre per $elicare à $pina, Negliarchi, & nelle congiunture $i uedono Quadarelli di due piedi per ogni uer$o, lo dan$i ancho di forma triangolare diun piede per ogni uer$o gros$iundito è mezzo, & $i fan- no quattro di es$i unti, la$ciandoui i loro Diametri alquanto cauati, accioche piu ageuol- mente dapoi cotti $i rompmo, que$ta forma è commota al maneggiare, di$pe$a minore, & 50 dia$petto piubello, perche po$ta nelle fronti del muro riuolto l’angulo in dentro dimostra lar- ghezza di due piedi, Popera $i fa piu $oda, & piu uaga perche pare, che ogni mattone nel muro$iu intiero, & le cantonate dentate fannouna formezza mirabile, $imilmente i mattoni $ottili politi, & fregati $ono di durata, deon$i fregare $ubito tratti dalla fornace. I gros$i $i forano in piu luoghi, accioche meglio $i $ecchino, & cuochino, hora ueniremo à Vitru- uio la$ciando al $uo luogo dire delle naturali.

Etio dirò prima dei mattoni, di che terra $i habbiamo à fare, perche non di areno$a, ne giaro$a, ne Sabbionigna lota $i fanno, imperoche e$$endo di tai maniere di terreni compo$ti, primieramente $ono graui, dapoi e$$endo dalle pioggie bagnati cadono daimuri, & le paglie, che in quelli $i pongono, per 60 l’a$prezza loro non $i attaccano, econgiungono; adunque $ideono fare di ter- ra bianchigna, creto$a, ò ro$$a, ò di $abbione ma$chio.

Imittoni e$$er deono leggieri di pe$o, & però deono refi$tere all acque, & non riempir$i d’hu- more, ma bene poter in$ieme congiugner$i, & fare una pre$a tenace, & $alda; e$$er deo- no leggieriper non caricar la fabricha, re$istere alle pioggie, acciò per l’humore non $i stacchino, la pre$a gagliarda fortifica ilmu- ro, per que$to Vitruuio dimo$tra qual terra $ia buona, & qual non, dapoi tratta deal tempo di farli, & ne rende la ragione, quan- do dice.

Deon$i faire la Primauera, ouero l’Autunno, accioche.

Nella creta da far i mattoni $i poneuano le paglie tagliate, co$i dice Palladio nel $e$to al Duodecino cap. Et$ene legge la doue il po- polo d’l$rael’ era afflitto da Faraone, nell’operadifarimattoni.

Diterra bianchegna.

Plinio dice Albicante al Quartodecimo capo del libro trige$imo quinto, & Vitr. dice. Albida, & ne rende la ragione dicendo.

Perche que$te $orti per la loro mollitie, ò morbidezza, hanno fermezza, non $ono di pe$o nelle opere, & facilmente $i raunano, & $i uni$cono in$ieme.

Dapoi dice, à che tempo $i deono gettare, ò formare, al che Palladio al $opradetto luogo con$ente dicendo, che imattoni $i deono formar di Maggio. Vitr. dice la Primauera.

[0052]LIBRO

Deon$i fare la Primauera, ouero l’autunno, accioche parimente ad uno i$te$$o tenore $i $ecchino, perche quelli, che $i fanno al tempo del Sol$tition $ono diffetto$i, perche la lor coperta $uperficiale e$$endo cotta dal Sole, $à che pa- rino $ecchi, & aridi, ma di dentro non $ono a$ciutti, & poi, che $eccando$i $i re$tringono, le parti aride crepa- no, & co$i fes$i $i fanno debili, & però $ommamente buoni $eranno quelli, che due anni prima $i formeranno, percioche non piu pre$to $eccar $i po$$ono quanto bi$ogna, & pero quando fre$chi, & non $ecchi $ono po$ti in lauoro indottaui la cro$ta, e$tando quella rigidamente $oda, dando quelli in $e, non po$$ono tener la i$te$$A al- tezza, che tiene la coperta, ò la cro$ta, ma $ono dalla congiuntione di quella $eparati, & però la intonicatura della fabrica $eparata non potendo $tar da $e per la $ua $ottigliezza $i rompe, & i pareti per $orte dando in $e $tes$i ri- ceueno mancamento, per que$ta ragione gli Vtice$i nel fare i pareti u$ano, & in opera mettono il mattone, quando è bene a$ciutto, & $ecco, & fatto cinque anni prima, & che po$cia que$to $ia del magi$trato pre$iden- 10 te approuato.

Dal pre$ente luogo $i può moderare la ingordiggia di quelli, che non prima pen$ato hanno difabricare, che in un punto uogliono hauer finita l’o pera, $enza con$ideration, ò $cielta della materia. Ma giu$tamente poi$ono castigati, quando per la loro traccuraggine, qualche $inistro gli aurene, là onde infinitamente $i dolgono, che della loro negligenza eterno te$timonio $i $erbi nella memoria della genti, è $pecialmente nelle opere publiche, che $ono piu riguardate.

Tre maniere di mattoni $i fanno, una che da Greci Didoron $i dice. Quella che da no$tri $i u$a lunga un piede, larga mezzao. L’altre da i Greci adoperate $ono ne gli edific{ij}loro, dellequali una è detta Pentadoron, l’altra Te- tradoron, Doron chiamano il Palmo, & il dare de i doni in Greco Doron $i dice, & quello, che $i da $i porta nel- la palma della mano.

Benche Vit, dica e$$er tre maniere de mattoni, pure non pone una $erma legge, che piu non $e ne u$ino, imperoche imaggiori edific{ij} $i faceua- 20 no con maggiori mattoni, & s’è ueduto gli antichi hauer u$ato più grandi, e minori mattoni $econdo la commodità. Denominarono i mat- toni dal palmo, col quale erano mi$ur ati, come noi dalla forma quadra, Quadrelli i nominamo nel Greco idioma il Palmo $i chiama Do- ron, & perciò il dare de i doni, e $imilmente Doron detto, perche quello, che $i da $i $uole portar nella Palma, & peròi mattoni $ono denominati dal Palmo, perche $i po$ono con una pre$a di mano portare, anzi piu pre$to perche $i mi$urano col Palmo, Quello adunque che in lunghezza$er à d’un piede, & in larghezza mezzo chiamda$i Didron, cioè di due palmi, che $on mezzo piede, come nel terzo libro $i far à manifesto, doue d’ogni mi$ura, & proportione parleremo à bastanza. Palladio al luogo $opracitato uuole, che i mattoni $ian get- tati in una forma longa due piedi, larga uno, alta oncie quattro. Plinio, che piglia tutto il pre$ente luogo di Vit. dice, che’l mattone Dio- doro detto era longo un piede è mezzo, largo un piede, & co$i il Filandro dice rittrouar$i $citto in unte$to di Vit. ma gli piace piu che Vit. habbia hauuto ri$petto alla larhezza, & che egli habbia inte$o del Palmo minore, doue due palmi fanno mezzo piede.

Quello adunque che per ogni uer$o, e di palmi cinque Pentadoron, & quello di quattro Tetradoron $i di- 30 manda, & le opere publiche $i fano di quelli, che $ono di cinque palmi, & le priuate di quelli, che $ono di quattro.

Et in uero con ragione, perche de i maggiori edific{ij} maggiori e$$er deono i membri, & de i maggiori membri le parti maggiori e$$er con- uengono.

Fanno$i appre$$o de i detti quadrelli; mezzi quadrelli, iquali quando $i mettono in opera ne i cor$i da una parte $i pongono gli intieri dall’altra i mezzi, & però quando dall’una, & l’altra parte po$ti $ono à drittura i pareti cam- bieuolmente con gli ordini, & cor$i legati $ono, & i mezzi mattoni $opra quelli con$trignimenti collocati, & fer- mezza, & a$petto non ingrato fanno dall’una, & l’altra parte.

Vit. dimostra una bella u$anza di poner i mattoni uno $opra l’altro, & perche la uarietà proge diletto in qualunque opera, & la confor- mità continua partori$ce $a$tidio; però trouando egliuna forma di quadrelli differente inmi$ura daipredetti, ce in$egna accompagnar 40 que$ti, & quelli in modo che habbiano del buono, & durino a$$ai, perche que$ti minori con quelli, ne i cor$i, & ordini che lui dice Co- ria, $ono accompagnati in modo, che doue $i congiungono dalle teste di due quadrelli maggiori uengono di $opra quelli ad incontrar il mez- zo de i quadrelli minori, & que$to dice in altri luoghi, & nelle figure de diuer$i tempi noil’hauemo di$$engato. lo fra tanto di$idero, chenel pre$ente luogo $ia con$iderato, che Vitr.molto à propo$ito ha uoluto nel precedente cape e$poner la oppinione de gli autichi cercai princi- p{ij} delle co$e, perche douendo egli render la ragione di molti effetti, non potea ciò fare commodamente $enza la intelligenza della natura di quei princip{ij}, & delle loro qualità come detto hauemo.

Sono nella Spagna di la Calento, & Mas$ia, & nell’A$ia Pitane, doue i mattoni quando $pianati $ono, & $ecchi, po- $ti poi nell’acqua $opranuotano. Ma perche pos$ino co$i nuotare, que$ta mi pare, che $ia la ragione, perche la terra di che $i fanno, e come pomice, & pero e$$endo leggiera, & dallo aere ra$$odata non riceue, & non a$$orbeil liquore, & però e$$endo di lieue, & di rara propietà, ne la$ciando entrar l’humore nella $ua corporatura, $ia di che pe$o $i uo- 50 glia, e da e$$a natura forzata come la poimce ad e$$er dall’acqua $o$tenuta, & à que$to modo ne hanno grande utilità, perche ne troppo pe$ano nelle opere, ne quando $i formano delle pioggie $ono disfatti.

Strabone nel terzo decimo libro della $ua Co$mogra$ia co$idice. Dicono che appre$$o Puane i quadrelli po$ti in acqua $opranuotano, ilche quuie ne $imilmente iu Etruria in una certa I$ola, imperoche e$$endo la terra piu lieue, che l’acqua accade che e$$a è portat. Po{$s}idonio riferi$ce hauer ueduto, che i quadrelli fatti d’una certa certa, che netta le co$e inargentate, nuotano $opra l’acque. Ma la cagione del nuotare dette da Vitr. & ad Strabone à me non $atisfa; $e for$e Strabone non intende quella creta in particulare e$$er piulieue dell’acqua, ilche an- cho non è a$$ai, perche bi$ogna render il perche quella terra è piu lieue, che l’acqua, & $e Vitru, ri$ponde, che quella terra è come po- mice, che tanto è quanto à dir leggiera, non però compie di a$$egnar la cagione del $opra nuotare, & $e ben que$to conciede alla natura de i princip{ij}, de quali quella terra abonda, dicendo che ella è ra$$odata dallo aere, ne la$cia penetrare adentro l’humore, non però que$ta puo e$ $er la cagione, percioche que$to puo auuenire per la ontuo$ità, & gra{$s}ezza della terra, & ancho per troppo $iccità, & per e$$er la terra 60 cauerno$a, e piena di fori, come è la pomice.

CAP. IIII. DELLA ARENA.

MA nelle opere de Cementi prima bi$ogna hauer cura di trouar l’Arena, accioche ella $ia buona à me- $colar la materia, cioè la calce, & non habbia $eco terra me$colata. Le $orti dell’Arena che $i caua $on que$te, la nera, la bianca, la ro$$a, il carbuncino. Di que$te ottima è quella, che $troppicciata con le dita, cigola, ma quella, che $erà con terra me$colata non hauerà dell'a$pro, non $erà buona, dapoi 70 quella $erà idonea, che $par$a $opra le ue$ti, & poi crollata non la $cierà macchia, ne iui re$terà terra di$otto, ma $e nõ $eranno bucche di arena, allhora da i fiumi & delle ghiare $erà nece$$ario cernirla, & ancho dal lito del mare, ma quella nelle murature, & opere ha que$ti diffetti, che difficilmentes’a$ciuga, ne doue ella $i troua, il parete $opporta di e$$er continuamente di molto pe$o aggrauto, $e con qualche intermis$ione dell’opera non ripo$a, & oltra di que$to nõ riceue le uolte, & l’Arena del mare ha que$to male di piu, che quando i pa reti $eranno coperti, & intonicati, mandãdo fuori la $al$ugine $i di$cioglierãno. Ma l’Arene che $i cauan di fo$$e, quan [0053]SECONDO. do $on po$te nell’opere, pre$to $i a$ciugano, & nelle coperti dei muri $on buone, & durabili, $opportan le uolte, ma bi$ogna cauarle di fre$co, perche $tando troppo allo $coperto dal Sole, dalla Luna, & dalla prunina $i ri$$olueno in ter- ra. doue poi po$te in opera non rittengon o i cementi, ma $i $taccano, & candono, & i muri non $o$tengonoi pe$i, Ma le arene, che di $e$co $i cauano hauendo tanta bontà nel murare, non $ono però utili nelle coperte de i muri, perche la calce alla $ua gra$$ezza con la paglia me$colata per la fortezza, che tiene, non puo $enza fi$$ure $eccarli. Ma que’la de fiumi per la magrezza come l’aitreco, per e$$er bene con mazze battuta, & impa$tata nelle coperte riceue fer- mezza.

Vit.ce in$egna le $orti dell’arena, i $egni di cono$cerla, quello che in ca$o di neces$ità douemo fare, i diffetti, & l’utilità di quelle $orti; & il tutto è qui$otto manife$to. Plinio di questo luogo $e ne $erue al duodecimo capo del trente$imo quinto libro. La $o$taza, della terra è in tre modi uariata, la gro$$a è detta arena, la $ottile Argilla, la mediocore commune, l’arona è $terile, & non è atta ad e$$er formatain alcun modo, l’argil- 10 la è buona, & per notrire l’berbe, & per e$$er adoperata in molte $orme era di que$ta $orte quella terra bianca gia detta Ta$con ium, dellaqua- le in Hi$pagna $opra gli altimonti $i faceuano i luoghi alti delle guardie, & à di no$tri (come riferi$ce l’Agricola) è una torre di que$ta terra appre$$o una città di Sa$$onia detta Coruerco, piu $icura dal $uoco, daiuenti, & dalle pioggie, che $e $u$$e $atta di pietre, perche per la fua grauità re$i$te all’impeto de iuenti, per lo $uoco piu s’indura, & non riceuendo l’bumore non $i riempie d’acque, & però e$$er deue gra$$a, $ot tile, e$pe{$s}a, ma tornamo all’Arena. Troua$i arena di caua que$ta tiene il primo grado di bontà. Troua$i ancho arena di fiume $otto il primo $uolo, & di torrente $otto la balza, oue l’acque $cendono. Troua$i ancho di mare, que$ta per e$$er buona, bi$ogna che negrizzi, & $ia come uetro lucida. I colori dell’arena $ono il nero, il branco, & ilro$$o, la nera è a$$ai buona, la biancha tra quelle dicaua e la peggiore, la ro{$s}a $i u$a à Roma, il carbuncino è terra ar$a dal $uoco ne i montirinchiu$o piu $oda di terra non cotta piu molle del to$o, & piu commendabile, L’arena con ghiara me$colata e utile alle fondamenta, & è piu commendata la pi minua, angulare, & $enza terra, Tra le marine arene la piu gro{$s}, & la piu uicina alle riue è la migliore, pre$to $i $ecca quella del mare, & pre$to $i bagna, & $i disfa per lo $al$o, & non $o$tenta il 20 pe$o, l’arena di fiume è buona per le intonicature, l’arena di caua à i uolti continuati, è pero gra$$a, tenace, & $i fende, Delle $pecie di caua, e nighlior quella che $tride e$$endo $tropicciata, & che $opra i bianchi panni non la $cia macchia sdrucciolando giu, ò crollando$i, la pozzolana da mirabil fermezza alle opere, e $pecialmente à gli edific{ij} fatti nell’acque di que$ta ne parler à vit. qui $otto.

CAP. V. DELLA CALCE, ET DEL MODO D’IMPASTARLA.

HAVENDOSI chiaro quello, che appartiene alla copia dell’arena, bi$ogna, ancho u$ar diligenza 30 che la calce cotta $ia di pietra bianca, ouero di $elice, & quella, che di piu $pe$$a, & dura pietra, e fat- ta, piu utilmente $i adopera nelle murature, ma quella che $i fa di $pugno$a, buona $i troua nelle in tonicature. Quando le calce $erà e$tinta, allhora la materia in que$to modo $i deue me$colar,e che pi- gliando$i arena di caua tre parti di e$$a, & una di calce $i me$chia $e di fiume, ò di mare due parti di arena, & una di calce, & co$i giu$ta uerrà la ragione della malta, & della tempra $ua, & ancho $e nell’arena di nume, ò di mare pe$te $eranno le $pezzautre di te$te, & criuellati aggiunta la terza parte, farà la tempra della materia migliore. Ma perche la calce riceuendo l’acqua, & l’arena piu $oda faccia la muratura, è $truttura; que $ta pare che $ia la ragione Perche i $as$i à gui$a de glialtri copri $ono de gli elementi compo$ti, & quelli che nella loro mi$tura hanno più dello aerre $ono teneri, quelli che abondano d’acqua $ono lenti per l’humore, quelli, che han- 40 no piu della terra $ono duri, quelli oue predomina il fuoco $ono fragili. Et però di que$ti corpi $ei $as$i prima, che $ia no cotti pe$tati minutamente, & con l’arena me$colati $eranno adoperati, ne $i faranno $odi, ne potaranno tenere unita la fabrica. Ma quando nella fornace pre$i del gran feruore del fuoco perduoto, haueranno la uirtù della loro $odezza, allhora abbrucciate, & con$umate le forze loro re$tano con bucchi, & fori aperti: & uoti il liquore adun- que, che è nel corpo di quella pietra, & lo aere e$$endo con$umato, & leuato, & hauendo il re$to del calore in $e na- $co$o po$to, che è nellacqua, prima che il fuoco e$ca fuori, ricouera la forza, & penetrando l’humore nella rarità de i Fori bolle, & co$i raffreddato manda fuori del corpo della calce il feruore, & però i $as$i tratti dalla fornace, non ri- $pondeno alloro primo pe$o, & benche habbiano la i$te$$a grandezza, pure qua$i della terza parte del pe$o mancar fi trouano, poi che è a$ciutto il liquore. E$$endo adunque i bucchi loro aperti, & rari pigliano la me$colanza dell’a- rena, & $i accompagnano, & $eccando$i con le pietre $i raunano, & ferma fanno la muratura.

50

Della calce $i tratta nel pre$ente luogo, la natura è materia, & la comparatione della materia, di che $i $a la calce. Ogni pietra da humori pur- gata $ecca, fracle, & che non habbia co$a da e$$er con$umata dal fuoco è buona per far la calce. Gliarchitetti antichi lodauano la calce $atta di pietra duris$ima, $pe$$a è candiada, noifacemo ottima calce de i cuocoli della Piaue. Vitr. lodò la $elice, benche altri dica che ogni pietra ca- uata per $ar la calce $ia della raccolta migliore. & diombro$a, & humida caua piu to$to, che di $ecca, & di bianca meglio $i adopera, che di bruna. Quella calce, che è fatta di pietre da macinare è di natura gra$$a $e non ha $ale, & è piu amma{$s}ata, erotta con lima getta pol- ue. Cuoce$i in hore $e{$s}anta la pietra di che $i $a la calce, & la piu lodata deure re$tar il terzo piu leggiera della $ua pietra, ma è co$a mirabile del bollimento che ella $a quando è cotta gettando$ele dell’acqua $opra. Legge$i in Santo Ago$tino al quarto capo del uente$imo primo libro della Città di Dio, questo bello $entimento. La calce concepe il $uoco dal $uoco, & e{$s}endo la zolla fredda immer$a nell’acqua $erua il fuoco na$co$o dimodo, che egli à niun $en$o e mani$e$to, ma però $i ha per i$perienza, che $e bene il fuoco non appare $i $a che egli ui è dentro, per il che chiamiamo quella calce uiua, come, che il fuoco na$co$o $ia l’anima inui$ibile di quel corpo ui$ibile, ma quanto è 60 mirabile che mentre ella $i e$tingue, piu $i accenda? &per leuarle il fuoco occulto $i le in$onde l’acqua? & e{$s}endo prima fredda indi boglie, di doue tutte le co$e boglienti $i raffreddano, pare adunque che quella zolla e$pire, mentre appare il fuoco, che $i parte, & finalmente è come morta, in modo che gettatoui di nouo l’acqua, ella piu non arde, & quella calce, che prima era chiamata uiua, poie$tinta, & morta $i chiama, & di piu $i ha, che la calce non boglie $e ui $er à infu$o l’glio. Dico adunque, che il calore, che la calce acqui$ta nella fornace rin- chiu$o in e{$s}a $i restrigne fuggendo dal freddo dell’acqua, come da $uo nimico, & per tale unione $i rinforza, e diuenta $uoco, & però l’ac- qua accende la calce che co$i non accende la cenere, perche nella cenere $i con$uma il calore, però la calce tratta di fornace dal $uoco purga- ta $onora, e leggiera, e lodata, e mas$imamente $e bagnata con $trepito euapora, ma con questa piu $pe{$s}a diuenta con $abbia angulare, piu tenace con la terza parte di te$tole pe$te, & bene incorporate, & ben battute, ma noi pa{$s}amo à Vitr. che ci propone la merquiglio$a natu- ra della polue detta Pozzolana, & dice.

70 [0054]LIBRO CAP. VI. DELLA POLVE POZZOLANA.

EVVI ancho una $pecie di polue, che di natura fa co$e marauiglio$e. Na$ce à Baie, & nei campi di coloro, che $ono appre$$o il Monte Ve$uuio. Que$ta polue me$colata con la calce, & con cementi non $olo da fermezza à gli altri edific{ij}, ma le grandi opere che $i fanno nel mare per e$$a $ott’acqua $i fanno piu forti. La ragione di que$to è, perche $otto quei monti, & $otterra ci $ono ardentis$ime, e $pe$$e fonti, lequali non farebbeno, $e nel fondo loro non haue$$ero zolfo, ò uero allume, ouero bi tume, che fanno grandis$imi fuochi, Penetrão adunque il fuoco, & il uapore della fiamma nel mez zo delle uene, & ardendo fa quella terra lieue, & il fuoco che iui na$ce a$$orbe, & è $enza liquore. E$$endo adunque tre co$e cioè zolfo, allume, & bitume di$imile natural dalla uehemenza del fuoco in una mi$tura formate, $ubito, che han- 10 no riceuuto il liquore $i raunano, & pre$to l’humore in durite $i ra$$odano, ne il mare, ne la forza dell’acqua le può dificogliere. Ma che in quei luoghi $iano ardori $i dimo$tra per que$to, che nei monti Cumani, & di Baie cauati $ono i luoghi per li bagni, ne i quali il feruen te uapore dal fondo na$cendo con la forza del fuoco fora quella terra, & per entroe$$a pa$$ando in quei luoghi ri$$orge, & di’indi per li $udatoi $i cauano grandi utilità. Similmente $i narra an- ticamente e$$er cre$ciuti gli ardori, & e$$er abondati $otto il monte Ve$uuio, & d’indi hauer per li campi $par$a d’in- torno la fiamma, & però quella pietra che $pugna ouer pomice Pompeiana $i chiama cotta perfettamente da un’altra $pecie di Petra in que$ta qualità pare, che ridotta $ia, & quella $orte di Spugna, che d’indi $i caua, non na$ce in ogni luogo, $e non intorno il monte Etna, & i colli della Mi$ia, detti da Greci Catachiecaumeni, & altroue $e iui $ono que$te propietà di luoghi. Se adunque in quelle parti $i trouano le fonti d’acque feruenti, & da gli antichi $i narra, che nelle concauità de i monti caldi uapori $i trouano, & le fiammeite $ono per molti luoghiuagãdo, pare ueramen- 20 te e$$er certa co$a, che per la uehemenza del fuoco dal tofo, & dalla terra (come nelle fornaci dalla calce) co$i da que $ti $asfi e$$er cauato il liquore, & però da co$e di$jpari, & dis$imili, in$ieme raunate, & in una uirtu ri$trette il caldo di- giuno d’humore dall’acqua $ubito $atiato raccommunando i corpi bolle, per lo calore na$co$o, & fa che quelli forte- mente s’uni$chino, & pre$to riceuino la forza della $odezza. re$taci il di$iderio di $apere perche cagione e$$endo in To$cana molte fonti d’acque boglienti, non ci $ia ancho la polue, che na$ce nei detti luoghi, laquale per la i$te$$a ra- gione $ode faccia l’opere di $ott’acqua, & però prima, che ciò fi defideri, mi pare, perche co$i $ia, dirne la cagione. In tut- te le parti, & in tuttii luoghi non fi troua la mede$ima $orte di terra, ne di pietre; ma alcune hannon della terra, alcune- della $abbia, altre della ghiara, altre dell’arena, & co$i altroue diuer$e, & del tutto dis$imili, & di$pari maniere, come $o- no le ragioni $i trouano le qualità della terra, & ciò $i puo molto bene con$iderare, che la doue l’Appennino cigne le parti d’ltalia, & di To$cana qua$i in ogni luogo non manca l’arena di caua, ma oltra l’Appennino doue e’l mar Adria 30 tico niente $i troua, ne in Achaia, ne in A$ia, & in breue oltra il mare, appena $e ne $ente il nome, Adunque non in tuttii luoghi doue bolleno le fonti dell’acque calde concorreno, le mede$ime commodità delle co$e, ma tutte (come è da natura ordinato) non $econdo le uoglie humane, ma per $orte diui$e, & di$tribuite $ono, in quei luoghi adun- que nei quali non $ono i monti del tutto di terra, ma che tengono le qualità della di$po$ta materia pa$$ando per quel li la forza del fuoco gli abbruggia, & quello che è molle, & tenero a$ciuga, & la $cia quello che è a$pro, & però come in Campagna detta terra di lauoro, la terra abbrucciata diuenta polue co$i la Cotta in Tho$cana carboncino diuenta, & l’una, & l’altra materia è ottima nel fabricare; ma rittengono altra forza, ne gli edific{ij}, che $i fanno in terra, altra nelle grandi opere, che $i fanno in mare, perche la uirtù della materia iui, e, più molle del tofo, & più $oda che la ter- ra, dalqual tofo del tutto dal fondo per la forza del calore abbrucciato in alcuni luoghi $i fa quella $orte d’arena, che $i chiama carboncolo.

40

Io non $aprei aggiungere alcuna co$a à Vit. poi che la interpretatione è da $e molto chiara, & egli altro fatto non habbia in que$to capo, che det ta la uirtu della Pozzaolana, che però non è quella, che hoggidi $i u$a à roma. Plinio piglia que$to lugo di Vitru. nel terzo decimo capo del trente$imo quinto. Le dimande, & le ri$po$te in Vitr. $ono manifeste.

CAP. VII. DEI LVOGHI DOVE SI TAGLIANO LE PIETRE.

DELLA calce, dell’arena di che diuerfità $iano, & che forze, s’habbiano, fin quichiaramente ho ra- gionato, $eguita; che $i dichi per ordine de iluoghi doue $i tagliano le pietre, da i quali, & de i $as$i quadrati, & dei cementi gran copia $i caua per gliedific{ij}. Que$te $i trouano diuarie, & molto dis$imiglianti maniere, perche alcune $ono molli, come di’intorno à Roma le Ro$$e, le Palliane, le 50 Fidenati, le Albane, alcune tempereate, come le Teuertine, le Anmiternine, le Sorattine, & altre di que$ta maniera, alcune poi dure $ono come li Selici. Sonoui anche altre $pecie, come in Campagna il Tofo nero, & il Ro$$o, nell’Vmbria, nel Piceno, & nella Marca Triui$ana il Bianco, ilquale come legno con denta- ta $ega $i taglia, ma quelle tutte, che $ono molli, hanno que$ta utilità che quando i $as$i da quella cauati $ono, facil- mente nell’opere $i maneggiano, & $e $ono al coperto $o$tengono i pe$i, ma allo aere indurite per le Stille dell’acque, & per le pruinefi $pezzano, & apre$$o le parti maritime $ono mangiate dalla $al$ugine, ne $tanno $alde à i gran cal- di. Le Tiburtine, & quelle, che $ono della $te$$a maniera $opportano i carichi dell’opere; & le ingiurie de i mali tempi, ma nõ $ono dal fuoco $icure, & $ubito, che da quello toccate $ono, $i $pezzano, percioche nella loro naturale t\~eperatu- ra hanno poco humore, & non molto della terra ma a$$ai dello aere, & del fuoco. E$$endo adunque in e$$e poco della terra, & dell’humore, & enetrando ancho il fuoco per la forza del uapore $cacciato l’aere, & occupando i uacui tra 60 le uene, belle, & rende quelle $imiglianti à i fuoi ardenti corpi. Sono ancho altre petraie ne i confini di Tarquine$i, dette Anitiane di colore della Albane, le officine dellequali d’intorno il Lago di Vol$cena $pecialm\~ete, & nella prefet tura Stratonie$e $i trouano. Que$te hannon uirtù infinite percioche ne i grandi ghiacci, ne la forza del foco da loro no cumento alcuno, ma ferme $ono, & durabili alla uecchiezza, percioche nella loro mi$tura poco hanno dello aere, & del fuoco, ma di temperato humore con a$$ai terra, & co$i con $pe$$e $trutture a$$odati, ne da piggie, ne da fuoco of fe$e $ono. Que$te con buono argomento $i puo dimo$trare da i monumenti, che $ono d’intorno la terra di Ferento, fatti di que$te pietre, perche hanno le $tatue grandi, & belle le figurinei fiori, & gli achanti benisfimo $colpiti, le qual co$e benche uecchie $ono, però co$i come hora fatte fu$$ero noue, & recenti pareno. Similmente i fabbri di metallo adoperano per li getti le frome fatte di que$te pietre, & die e$$e per fonder il metallo n’hanno grndisfimi commodi, lequali $i fu$$ero pre$$o Roma, degna co$a $arebbe, che da que$te officine tutte l’opere fu$$ero formate; ma isforzan- 70 do $i la neces$ità per la uicinanza, che delle ro$$e, & delle palliane, & di quelli che $ono à Roma uicine, ci $eruiamo; $e al cuno uorrà porle in opera $enza diffetto, farà l’apparecchio di e$$e in que$to modo. Douendo$i Fabricare per due an ni prima non nel uerno, ma nella $tate $i deono cauare quelle pietre, & $iano la$ciate $te$e allo $coperto, & quelle, che dalle pioggie, è mali tempi per quelli due anni $eranno $tate offe$e, po$te $iano nelle fondamenta, le altre non gua$te come dalla natura approuate potranno $opra terra nelle fabriche mantener$i, ne $olamente $i deono que$te co$e nelle pietre Quadrate o$$eruare, ma anchora nelle opere di Cemento.

[0055]SECONDO.

Vitr. tratta qui delle Pietre fatte dalla Natura, & ne dimo$tra la diuer$ità, lu$o, & il commodo di e$$e molto facilmente, è tutta questa materia $imilmente è $tata pre$a, & leuata di pe$o (dirò co$i) da Plmio, nel trente$imoquinto Libro al uige$imo $econdo Cap. Hora ancho noi $ommaria- mente tratteremo que$ta materia. Cinque $orti di Pietre Natruali $i trouano anzi cinque generi, cioè la Gemma, il Marmo, la Cote, il Se- lice, il Sa$$o. Cono$con$i le Gemme dalla Sostanza, dal ueder dal tatto, & dalla lima. Sono piu graui, & piu fredded del Vetro, non pati$co- no la lima, hanno lo $plendore piu $aldo, piu chiaro, & empiono piu la ui$ta, ne $i $amri$cono al lume della Lucerna, & $ono di $o$tanza uiua- ce, e piena. Di questil’Architetto non ragiona, perche non uanno nelle Fabriche, i Marmi $entono la lima, & $ono grandi, & ri$plendono. Le Selici hanno come $quame, le Cotti come grani, i Sas$i non hanno nitore. Con$ideramo nelle Pietre, it tempo di cauarle, la quantità la qualità la comparatione, & l’u$o. Cauan$il’e$tate, & $tanno allo $coperto, acciò che $i faccia la proua della bontà di e$$e, adopran$i dopo due anni, & dall’u$o, & dagliedifici fatti$i prendono le loro qualità, però la Pietra bianca è piu facile che la $o$ca, la trapparente miglior, che l’opaca, piu intrattabile è la piu al$ale $imigliãte, il sa$$o a$per$o come di arena, è, a$por, $e gli u$ciranno come punte nere, è indomabile, l’a$per$o digocciole angulari, e piu$odo, chel’a$per$o diritonde. Quanto meno è uenato, tanto piu è intiero, piu dura e$$endo il colore pur- 10 gato, elimpido; Emigliore quello la cui uena, è piu$imile alla Pietra. La uena $ottile mo$tra la Pietra $piaceuole. La piu torta, & che piu gira, e piu au$tera. La nodo$a e piu acerba. Quella Pietra piu ageuolmente $i fende, che nel mezzo hauna ro$$a linea come putrida, pro$- $ima à quella è la bianchegna. Et quella che à uerde ghiaccio $i as$imiglia, è, piu difficile. Il numero delle uene dimo$tra la Pietra incon$tante, & che crepa. Le uene dritte $ono giudicate peggiori. Quella Pietra è piu $oda, le cui $cheggie $ono piu acute, & ter$e. La Pietra che $pez- zata rimane piu li$cia di $operficie, è piu atta allo $carpello. L’a$pra, quanto piu biancheggia, tanto meno ubidi$ce alferro. La fo$ca quanto piu la Luna $cema, tanto meno con$ente al ferro, ogni Pietra ignobile tanto è piu dura, quanto è piu cauerno$a. Quella che non a$ciuga l’ac- qua che $i li $pruzza di $opra, à piu cruda. Ogni Pietra graue, è piu $oda, & piu $i li$cia, che la leggiera. Et la piu leggiera della piu graue, è piu fragile. Quella che perco$$a ri$uona è della $orda piu den$a. La Stroppicciata, che $a zi Zolfo, è piu dura, che la $enza odore. Quel- la, che piu re$i$te allo $calpello, piu anco dura alle acque, & mali tempi. Ogni Pietra dinouo cauata è piu tenera, & io ne ho ueduti in An- glia che $i lauorano alle caue, perche $e $tanno troppo fuori $indurano di modo, che non $i po$$ono lauorare. Se non $ono po$ti una inuernata 20 nell’acqua. Soffiando l’Ostro piu facilmente $i lauorano le Pietre, che $offiando Borea. Quella, che nell’acqua $i fà piu greue, $i disfà per l’hu- more, quella che per lo fuoco $i $gretola, & apre non dura al Sole. Della quantità, & qualità $i dir à di$otto.

CAP. VIII. DELLE MANIERE DEL MVRARE, E QVALITA SVE. Le parti di poner in$ieme le Pietre $on que$te.

_VITRVVIO_ ce in$egna il modo, et le maniere di porre in$ieme le Pietre, cõmenda la muratura de Mattoni, et con bel- li e$$empi $imilmente proua quanto dice. Prima che io e$pona Vitr, io diro delle parti della Fabrica $oprail $ondamento, & quale $ia officio di cia$cuna, in ogni Fabrica con$ideramo il ba$$o, la cima, ilati. Il ba$$o è il paumento, & $uolo, la ci- 30 ma $ono i Copertiè colmi, i lati $ono i Partiò muri. Del Pauimento $i dira nel Settimo Libro, de i coperti nel quarto. Hora $i dirà del Muro, il quale è differente dal fondamento in que$to, che il fondamento dai lati della fo$$a $olamente $oste- nuto per e$$er intiero, con$i$te: ma il muro, ò, Parete di piu Parti è compo$to, perche ha il Poggio, il Procinto, la Cornice, l’o$$a e, $o$tegni, Pa- priture, & le labra, il compimento, & le $ue o$$eruationi, noie$poneremo l’u$o delle dette parti, à gui$a de Medici, i quali nella con$titutione della loro Arte trattano dell’u$o della parti del corpo humano. Poggio è quella parte che io direi Scarpa, che è la prima di$otto, che $i leua dal fondamento, alquanto piu gro$$a, che il Muro, ò Parete. Procinto, è Corona $ono parti del Muro una di$opra, l’altra nel mezzo Procinto, è quella parte di mezzo, & quella legatura, che lega il Muro d’intorno come cornice, & nelle Mura della Città $i potrebbe chiamare, & $i chia ma Cordone, l’o$$a è $o$tegni $ono come Anguli Pila$tri, Colonne, Trauamenti, Erte, & ciò che $ta $opra le apriture, come che elle $iano ò in ar- co, ò dritte, perche l’arco è come Traue piegato, è Traue come Colonna trauer$a, è Colonna come Traue dritto in piedi. Le apriture, è la bra $ono, come le fine$tre; le cannoniere, le porti, i bucchi, & in parte i nichi, che latinamente conche $i portriano dire. I compimenti trappo$ti $o- 40 no tra l’o$$a, & l’apriture, & altre parti, & que$to $ia à bastanza detto delle parti del Muro. Hora $i dira quanto conuenga à cia$cuna par- te, ilche accioche commodamente $i faccia, $i dir à della quantita, & qualità delle Pietre del modo diporle in$ieme, delle maniere, & regole del murare. Sono le Pietre, ouero di $operficie anguli, & linee equali dette quadrate, ouero di$$operficie, angoli, & linee uariate dette incerte. Sono alcune grandi, che $enza $tromenti, emachine, non $i po$$ono maneggiare, altre minute, che con una mano $i leuano, altre mezzane ditte giu$te, hanno ancho le Pietre qualità diuer$a perche alcune $ono uiuaci, forti, piene di $ucco come la Selice, & il Marmo, nellequali il $uono è innato, & la $odezza, altre e$au$te, & leggieri come to$i, & Pietre areno$e, i Marmi $ono Pros$imi all’honor delle Gemme, per la bellezza, & gratia loro, è $pecialmente que Marmi nobili, che per la uarieta di colori, ò per la gran bianchezza, ò per la finezza, e $plendore, ò tra$paren- za loro danno merauiglia, come e il Pario, il Porphido, il Serpentino, il Phengitico l’Alaba$tro, & altri $imiglianti Marmi, Il Selice ueramen- teò tenero, duro, tenace, friabile, graue, leggiero, ò che non $i pa$$a dal fuoco, ò che $i conuerta in cenere, è $quamo$o, $opporta il freddo, è l’ac- que, non ri$plende, però non è Marmo, entra però nelle fabriche, come ancho alcuni $as$i. Ma la Cote come è la Dama$china, il Tocco, che pro- 50 ua i metalli, alcune Pietre che nell’Indie $i u$ano per tagliare $ono per aguzzar iferri, $i con$umano à poco à poco $e $te$$e, ma pre$to con$uma no l’altre co$e, & la parte, che e riuolta al Sole, è migliore, che quella di $otto, perche dal Sole $i fanno perfette. I Sas$i $ono duer$i per la pro pietà, come la Calamita, per la uirtu, come il Calamocho, cioò $puma di canne, per lo colore, come l’Amochri$o, per la pittura comal’Alabandi- co, per la forma come il Trochite, per la nobiltà di re$i$tere al fuoco, & all’acqua come la Magne$ia. La propieta della Calamita è nota, perche tira, è $caccia il ferro, dimo$tra le parti del Cielo, $erue à nauiganti, & famirabili effetti. La $puma delle Arondine Calamocho nominata, è fortis$ima, & caldis$ima, & con$uma i corpi in e$$a $epolti. Il Trocchiere è $triato, ò cannellato nel piano, & nel mezzo del piano ha un pun to, dalquale $i partono tutte le $cannellature, & il piano è circondata da un lieue timpanuzzo, moue$i da $e po$toui $opra l’aceto. Ammochi$o, cioe Arena d’oro perche è di color d’oro, $quammo$a, & $e ne fà polue da $eccar le lettere. L’Alabandico dimo$tra in $e uarie figure. La Magne$ia re$i$te mirabilmente alfuoco, & all’acqua, ma di que$ti $as$i pochi $ono all’u$o delle Fabriche, benche per adornamenti po$$ono e$$er apprecciati. Io ho detto della quantità, & qualita delle Pietre, hora diro dil modo di porle in$ieme, perche importa molto alla fermezza delle 60 Fabriche. Ogni Pietra deue e$$er intera, non fango$a, ma bagnata bene, & s’e$$er può di torrente, le intiere al $uono $i cono$cono, le cauate di nuouo $on piu commode, la Pietra altre fiate adoperata non rie$ce, & non $i attacca bene, perche di gia ha $orbito Phumido, Altri con minu- te Pietre, & calce copio$a empiono i$ondamenti, altri ui mettono ogni $orte dirottame. Deue$i imitar la Natura, che nel far imonti tra le piu $ode Pietre la piu tenera trammette. Co$i $opra grande quadrate, & intiere Pietre gran copia di calce $temperata $i getta, le piu gagliar- de parti delle Pietre $i pongono oue è di maggior fermezza bi$ogna. E$$endo la uena atta à romper$i, non in lato ma $te$a giacendo $i ponga. La faccia della Pietra tagliata per trauer$o, e piu forte, che quella, che per lungo, è tagliata. Nel fondar le Colonne non è nece$$orio continuar il fondamento, ma conuien$i fare $otto le Colonne, accio col pe$o loro nonforino la terra, & tirare da Colonna à Colonna un’arco allariuer- $cia. La Pietra $ecca, & $itibonda con$abbia di fiume $iconfà la bagnata, & humida di natura con quella di caua. Non $i adoperi$abbia di Mare nelle opere di uer$o Ostro. A minute Pietre $pe$$a calce, à $ecche $oda $i ponga, benche la tenace $ia stata da gli antichi approuata. Le grandi Pietre uanno $opra tenera, & liquida calce, & for$e questo fi fà, perche $drucciolãdo nel liquido meglio $i a$$ettano, & però gioua $ot- 70 toporui alcuna co$a te$a, & liquida, perche le Pietre dal graue pe$o non $iano rotte. Gioua bagnare $pe$$o la muratura. Non uogliono quel le Pietre e$$er bagnate, che dentro non $ian bumide, & negrezzanti e$$endo $pezzate, è rotte. Hora cire$ta à dire delle maniere, & regole del murare. Tre $ono le maniere del murare, l’Ordinaria, la Incerta, la Reticulata. Di que$te ne tratta Vitr. nel pre$entte Cap. Et dice.

Le maniere di murare $on que$te; prima quella, che $i fà in modo di Rete, che hor $i u$a da ognuno, poi l’antica laqual $i chiama Incerta, di que$te due piu bella è la prima, laquale poi a fare le fi$$ure è facile, perche in ogni parte ha i letti, [0056]LIBRO & le Cõmi$$ure di$ciolte, & fi$unite, ma gli Incerti $edendo i cimenti l’uno $opra l’altro, & tra $e po$ti in modo d’im- brici, ehe uno tocca due anguli, e $i tocca in$ieme col’altro, non bella come la reticulata, ma $i bene piu ferma fanno la ligatura del muro. Vero \~e che l’una, & l’altra maniera di minutis$ime co$e deue e$$er impa$tata, accioche per la materia di calce, & d’Arena $pe$$a i Pareti $atiati in$ieme $tiano longamente perche e$$endo di molle, & rara me$co- lanza a$ciugano il $ucco della materia tirato, ma quando la copia della calce, & dell’arena $oprabondera, il Parete, che hauerà pre$o a$$ai dell’humore non co$i pre$to $i farà uano, ma $i contenera in$ieme. Ma quando la forza humi- da per la rarità dei cementi $arà dalla materia di$eccata, etratta fuori, alhora la calce dall’arena $taccando$i, $i di$cio- gliera, & co$i i cementi non $i potranno con que$ti accompagnare, ma col tempo faranno i Pareti ruino$i. Et que- $to $i può comprendere da alcuni monumenti iquali d’intorno à Roma, $ono di Marmi, ò uerò di pietre quadrate, & di dentro nel mezzo calcati, & empiuti, la materia uana, & uota per la uecchiezza diuenuta, & a$ciutta di fuori la ra- 10 rita de i Cementi rouinano, & di$ciolte dalla pruina, e ghiacci le Cõmi$$ure de i congiugnimenti $i dis$ipano. Et $e al- cuno non uorra incorrere in que$to uitio bi$ogna, che egli faccia i Pareti di due piedi la$ciando il mezzo concauo ap pre$$o i cor$i, & gli ordini dritti come Pila$trelli dalla parte di d\~etro di Sa$$o ro$$o quadrato, à uero di terra cotta oue ro di Selici ordinar{ij} & con i granchi di ferro, ò cõ piombo leghi le Fronti, & à que$to modo non $otto$opra ma ordi natamente fatta l’opera potrà $enza diffetto eternamente durare, perche i letti, & le legature di quelli tra $e giacen- ti, & con le chiaui ligati non $pigneranno l’opera, ne la$cieranno, i. Phila$trelli tra $elegati in altra parete piegare. Et però non $i deue $prezzare la Fabrica dei Greci: perche $i benenon la u$ano polita di tenero Cemento, pure quando $i partino dal Fabricare di quadrata Pietra, fanno la ordinaria di Selice, ò di dura Pietra, & co$i come fu$$ero di Mat- toni legano con doppi cor$i i loro con$tregnimenti, & co$i fanno fermis$ime l’opere loro.

Eglie nece$$ario in que$to luogo e$ponere alcuni uocaboli u$ati da Vitr perche piu facilmente s’intenda quello, che egli ce in$egna. Et prima Ce 20 mento è Pietra rozza, non tagliata, uulgare $enza terminata forma, ogni diper Roma ne uanno i giumenti carichi, & in terra di Laurora det ta Campagna rittiene il nome. Reticulato, & incerto, que$ti $on due modi di poner a $ilo, õ uero in$ieme i cor$i delle Pietre. Il Reticulato è co$i detto perche à gui$a di rete dimostra la diui$ione da una Pietra all’altra nel murare, & que$to non $i può $are $e almeno una facciata della Pietra non è quadrata, & polita. Bi$ogna ancho che $tiano in modo, che gli angoli $i tocchino, come qui $otto per la figura $i dimo$tra. L’incerto è quello, che $i $a di Pietre di diuer$e figure à ca$o poste, perche quello, che $i dice laucrar à ca$$a, e quello che di $otto è detto em- plecton. La correttione dello incerto accio fia $icuro, dritto, & forte, $i $a come per figura latroue è dimo$trato, imperoche è nece$$ario legar ambe le $ronti una con l’altra con attrauer$ata muratura, & empire il uano con pietre me$colate con molta calce.

Renculato iucerto

Ma noi $eguiteremo il propo$ito no$tro di prima, che hauendo detto di$o- pra quante $iano le parti del muro, & quale $ia cia$cuna di e$$e, & le ma- niere del murare, giusta co$a, et ragioneuole ci pare, dire il biRogno che ha cia$cuna parte, & qui è buono reccar$i à mente quello, che di $opradicemo della forma, & quantità delle Pietre, accioche u$ando noi i prop{ij} uoca- boli delle co$e, $iamo inte$i da ognuno. Sono adunque le Pietre quadra- te, incerte, grãdi, giuste, minute, dico adunque, che ordinareie murature $o- no quelle doue le Pietre quadrate, le giu$te, o le grandi, $i pongono in$ieme ordinatamente, à $quadra, piombo, e liuello, & che que$ta $ia l’ordinaria Vitr. lo accenna quando dice.

Et però non $i deue $preggiare la Fabrica de Gteci $e benenon l'u$ano polita di tenero cemento, pure quando $i partino dal Fabricaredi quadrata Pietra fanno di Selice, ò di dura Pie- 40 tra l’Ordinaria.

Laquale è mezzana tra la incerta, & quella, che $i fa di quadrata pietra. La Regola, & quuertimento, che $i deue hauere nelle maniere del mu- rare, è che deono e$$er accommodate à diuer$e parti. Il poggio, che for- $e Stereobata da Vitruuio è detto, che è quella parte fatta in $carpa, che $i leua dal fondamento della Fabrica hauer deue l’incro$tatura di quadra- ta Pietra, grande, e dura. Accio $ia diffe$o da molte offe$e, che à quel- la parte nuocer po$$ono, però in que$ta parte il muro ha di piu $odezzai bi$ogno, come parte, che ha della natura del fondamanto, che $o$tenga tut- to il carico, & che piu uicina $ia alla humidità del terreno, & in Vine- 50 gia $pecialmente $i deue o$$eruare, & $i o$$erua ancho nelle ca$e ben fatte, da questo piede alle Fabriche, del qual dice Catone. Leuerai da terra la Fabrica con $oda pietra, & calce per un piede, l’altre parti con cru- do mattone potrai $ormare; ma in Vingia que$ta parte è piu leuata, & ha del grande, & del $odo, & arriua finà cinque e$ei piedi, & $opra di e$$a è il cordone di forma ritonda ò uero in forma di fa$cia, che $porta in fuori. Trai procinti s’interpongono alcune legature di pietre mag- giori, lequali $ono come concatenationi dell’o$$a con l’o$$a, & della cro$te, the $ono nella parte di dentro, con quclle, che $ono di fuori, & pero qui lunghe, larghe, & $ode pietre $i richiedono, fanno$i ancho altri procinti, per legar le cantona, & tener l’opera in$ieme, ma piu rari, deono quelli primi à piombo, & à $quadra dentro, è di fuori col muro conuenire, & que$ti che $ono maggiori, come corone ò gocciolatoi $portare, & cõ gli ordini, & cor$i e$$er bene legati in modo, che come $oprapo$to Pauimento la Fabrica di $otto benef $i ricopra. Siano nelle murature le pietre un’all’altra $oprapo$te in modo, che la commi$$ura di due di $oprapo$te $ia nel mezzo della pietra di $otto, è questo $pecialmente nei pro- 60 cinti, & nelle legature, Nelle opere reticulate gli antichi tir auano il legamento di cinque Mattoni ò almento di tre, che ò uero tutti ò uero in un’ ordine almeno era di Pietre nõ piu gro$$e che l’altre, ma piu lunghe, et piu larghe, Ma nelle opere ordinareie per ogni cinque piedi, è $tato a ba$tã zaun Mattone di due piedi per legatura però fabricando con pietre maggiori piu raro legam\~eto bi$ogna, et è qua$i à $uffici\~eza la corona $ola, laqual deue e$$er fatta cõ $omma diligenza, et di $erme, & larghe pietre ordinareie, & qui$te, & ne Pareti di crudi Mattoni la corona e$$er deue diterra cotta, accio $ia diffe$a dalla pioggia, & alleggiamento del carico. Deue$i auuertire, che il marmo rifiuta la calce, & $i macchia fa- cilmente, la doue gli antichi quanto meno poteuano adoprauano i Marmi con la calce. Dell’o$$a, & de $o$tegni, & delle apriture $i dira dapoi. I compimenti trappo$ti $ono tra l’o{$s}a, la apriture, & l’altre parti, ne i quali $ono da con$ider are le imboccature, i riempimenti, Pintonicature tanto di dentro, quanto di fuori, perilche $i uede e$$er differenza tral’o$$a, e i compimenti, percioche nell’o{$s}a grandi, $ode, & ordinate pie- tre $i pongono, ne i compimenti minute rotte, $pezzate, meno ordinarie, & à ca$o; ma bene con molta calce, & arena. Vero è che perfect- to $arebbe l’edi$icio del muro, che tutto fu$$e di quadrate pietre, ma e$$endo di troppo $pe$a bi$ogna tra l’una, & l’altra $corza poner alcune 70 pietre ordinarie attrauer$ate nel muro per unir la $corza. V$arono ibuoni made$tri empire tra la $ponde non piu di piedi cingque tra ogni or- dine, accioche la Fabrica qua$i con nerui, e legature re$tretta fu$$e, & che $e nel mezzo le pietre cala$$ero il rejtante non $eguita$$e. Empiras$i bene ogni luogo, & non piu di’una libra maggiori $i mettino le pietre nel mezzo per empire, perche le pietre minute meglio s’uni$cono. Nelle intonicature di fuori poner ai le pietre migliori e$po$te in fuori à gli impeti de i uenti, & delle acque lontane da i cadimenti delle grondi, et non ui poner Pietre di grandezze, ò pe$i di$eguali, mari$põdino le parti de$tre alle $ini$tre, et le rimote alle uicine $eguendo gli ordini incominciati. Mai’intonicatura di dentro $ia di Pietra piu dolce, & $erui$i laregola, che $i dirà nel Settimo Libro. Il muro fatto con crudi Mattonidet- [0057]SECONDO. to Lateritio da gli antichi, fa la Fabrica piu $ana, ma molto da Terremoti pati$ce, $ia però gro$$o da $ol$tener i Palchi. Il Loto da fabricare $ia $imile al Bitume, che posto nell’acqua lentamente $i disfaccia, & s’attacchi alle mani, & a$ciutto bene’s ammas$i. L’opera di Lote di $uo- ri ue$tita $ia di calce, & dentro dige$$o, & come $i dira nel settimo. Lanuda pietra e$$er deue quadra, $oda, grande dura, $enza $caglie trappo$te. Sia me$$a in opera $olo con arpe$i, & chiodi, perche gliarpe$i fanno, che le peitre $tiano al pari, i chiodi legano il di $opra, con quello, che è di$otto. Gli arpe$i, & chiodi d’Ottone non irrugini$cono, ma fanno$i di Ferro è di legno, ferman$i quelli di ferro ò d’ottone con piombo $collato, que di legno con la forma loro, che dalla $imiglianza coda di rondine detti $ono. La terza parte di Stagno me$colata con quei d’Ottone piu dureuoli i rende, $e ancho $eranno unti con oglio, ò bitume. Il ferro con Sbiacca, Ge$$o, $i $erba dalla ruggine, bi$ogna ben guar dare, che l’acque non tocchino gli arpe$i. Matornamo alla muratura, ponerai dalle $ponde tauole, ò craticciper $o$tegno, fino che $i a$ciughino, a queimuri che $ono fatti di rotami, & qui $iè trouato modo di gettar le Colonne nelle forme di legno, per $cemar la $pe$a, empi$i la forma di ogni $orte di rotame con molta calce, altri ui la$ciano nel mezzo l’anima di Rouere, ò di Mattoni, per $icurta, altri fanno la pa$ta con minute 10 pietre, la$ciano a$ciugarla, & a$ciutta leuano la forma, danno la incrostatura, & la intonicatura alla Colonna, & la fingono di Marmo, ò di me$chio, ò come uogliano. La Pietra ritonda, $e non e da ogni parta fortificat, non e $erma, però pongono ne i muri fatti di que$te pietre per ogni tre piedi Pietre angulari alquanto grandette, Si pone in que$te opere il giunco Marino, con ls Sparto, fan$i craticci ò uer $tore di can- ne $ecche, empion$i di loto & paglia mec$olata per tre giorni poi copron$i con calce, & ge{$s}o, & $i dipingono, et è buono col ge$$o in$ieme por ui la terza parte di ua$i di terra bene pi$tati, & per dire quanto $i può in que$ta materia $eguirai l’opera del muro in modo, che la parte fatta del muro habbia fatto alquanto di pre$a co$i fanno le Rondini, perche neiloro nidi la$ciano alquanto $eccare il primo fango, et poi ue ne ap- portano dell’altro. Segno che la calce è a$ciutta, e quando ella manda fuori una lanugine, & certo fiorume da muratori cono$ciuto. Ce$$an- do dall’ opera $ia il muro con paglia coperto accioche il $ucco dal Sole, ò dal uento $eccato non $uani$ca prima che $ia fatta la pre$a. Quando poi $i ripiglia il lauo ro deue$i molto bene adoperar dell’acqua. Ilgro$$o muro non bad’armatura bi$ogno perche è armatura à $e$te$$o. La$cia il luogo commodo per le apriture facendoui un’arco, ilquale otturato $ia, & al bi$ogno $i apra, & que$to $i fa, perche il pe$o non aggraue trop 20 po la parte uoto, chiuuole aggingnere al muro, per la gro$$ezza di e$$o ui la$cia i denti $porti in fuori. Gli anguli, perche participan di due lati, & $ono per tener dritto il muro, però deono e$$er fermis$imi, & con lunghe, & dure pietre, come con braccia tenuti, per ilche faceuan$i gia il doppio del muro piugros$i. Ettanto detto $ia d’intorno alla $oprapo$ta diui$ione, laqual $e benef $era con$iderata, non ha dubbio che ella non $ia per apportare giouamento mirabile alle con$iderationi de $aui, & alle oper ationi de mae$tri, ma noitornamo à Vitruuio.

Que$te Fabriche Greche in due modi $i murano, l’uno è detto eguale, l’altro di$egual, Il primo è quando tuttii cor- $i $eranno eguali in grandezza, l’altro, e quando gli ordini de i cor$i non $eranno drizzati pari. L’una, & l’altra ma niera per cio è ferma, perche prima i cementi $ono di$oda, & den$a natura, ne a$ciugar po$$ono il liquore della ma- teria, ma con$eruano quelle nell’humor $uo $ino alla uecchiezza, & iletti loro piano, & benef liuellati non la$ciano la materia rouinare, ma con la continuata gro$$ezza de Pareti co$i legati durano longamente. Euui un’altra manie ra di Fabrica riempita nominata, la quale ancho dai no$tri uillani $i u$a, dellaquale $ono $olamente le fronti polite, 30 ma le altre parti come nate $ono, po$te in$ieme con la materia legano con $trettis$ime legature, mai no$tri per i$pe- dir$ene pre$to $acendoui i cor$i dritti, eleuati $eruaeno alli fronti, & nel mezzo empiono di $pezzati cementi $epara- tamente con la materia, & à que$to modo in quella muratura lauano e drizzano tre cro$te, due delle fronti, & una nel mezzo del riempimento. I Greci ueramente non fanno à que$ta gui$a, ma ponendoli piani, & ordinando le lon ghezze de i cor$i conalternati congiugnimenti in gro$$ezza, non empiono il mezzao, ma cõ i loro mattoni, che $ron- tati chiamano continuato, & in una gro$$ezza ra$$odato fanno il Parete, & oltra le altre co$e interpongono quelli, che da l’una & l’altra parte hanno le fronti, & $ono di continuata gro$$ezza detti Diatoni, i quali $ommamente $tri- gnendo confermano la $odezza de i muri, Et però $e alcuno uorra di que$ti commentar{ij}, elegger la maniera di mu rare, potra molto bene hauere alla perpetuita riguardo, percioche qulle Fabriche, lequali $ono di cemento, & di $ot tile a$petto di bellezza, non po$$ono fare che col tempo ruino$e non $iano. Etperò quando egli $i elegge gli arbi- 40 trei de communi Pareti, non $i $tima per quanto prezzo es$i $ono $tati fabricati, ma riguardando nelle loro $critture, i, prec{ij} delle loro locationi, leuano d’ogni anno, che pa$$ato $ia la ottante$ima, parte, & co$i del re$tante della $omma commandano, che re$tituito $ia una parte, per tai pareti, & $ententiano, che es$i piu che ottanta anni durar non po$- $ino. Ma de i Pareti fatti di Mattoni, pure che dritti, à piombo fatti $ieno, niente $i leua, ma per quanto prezzo $e- ranno $tati fabricati, tanto $empre $timati $eranno, & pero in alcune Città, & le opere publiche, & le priuate ca$e, & le reali di Mattoni fabbricate $iuedeno. Et prima in Athene il muro, che riguarda uer$o il monte Himeto, & Pete- len$e $i può uedere. Etancho, i, Paretinel Tempio di Gioue, & di Hercole le Celle $ono de Mattoni, e$$endo d’in- torno gli Architraui, & le Colonne di Pietra. In Italia in Arezzo cuui il muro benis$imo fatto, & in Tralli la ca$a di Re Attalici, che al Sacerdote di quel luogo per $tanza, e con$egnata, & co$i di Lacedemone d’alcuni Pareti $ono le pitture tagliate, che intagliati i mattoni po$te erano in alcune forme di legno, lequali po$cia ad ornamento della edi 50 lita di Varrone, & di Murena furono nel comitio portate. La ca$a di Cre$o laquale, i, Sardi, a, i cittadini per ripo$o della età per lo collegio de i piu uecchi dedicarono fù detta Geru$ia. Etin Alicarna$o la ca$a del potentis$imo Re Mau$olo hauendo di precones$io Marmo tutte l’lpere adornate, h ài Pareti fatti di Mattoni, i quali $in à que$to tem po rittengono una fermezza merauiglio$a, co$i con intonicature, & cro$te politi, che come uertri riluceno, ne ciò fat- to fu per bi$ogno, che quel Signor haue$$e, per che richis$imo era d’intrate, come quello, che à tutta la Caria domina- ua. Main que$to modo è da con$iderar la $olertia, & acutezza $ua nel fabricare, percioche e$$endo egli Mila$io, & hauendo ueduto il lugogo d’Halicarna$$o di natura munito, & hauer idoneo bazarro, ò mercato, & il porto commo- do iui $i fece la $tanza. Que$to luogo è $imile alla curuatura d’un Theatro, & nella parte di dentro appre$$o il pro- to eil Foro, & per mezzo la curuatura dell’altezza, & della cinta ui è una larghis$ima piazzo, nel mezzo dellaquale, è fabricato il Mau$oleo di $i fatta, & nobil opera, che, è, numerato tra i $ette $pettacoli del Mõdo, nel mezzo dell’alta 60 Rocca,e il Tempio di Marte, che tiene la $tatua del Colo$$o, detta Acrolitho fatta dalla nobile mano di Telocare; ben che altri dicono di Timotheo. Ma nella $ommità del de$tro corno, è il tempio di Venere, & di Mercurio, appre$$o’la Fonte Salmacide, che per fal$a oppinioue uien detto, che tenga di uenerea infirmita oppres $i chi beono di quella. Ma à me non rincre$cera di dire da che nata $ia que$ta oppinione fal$amente nel mondo, percioche e$$er non può, quello che $i dice, che gli huomini per quella acqua diuentino molli, & impudichi, ma la uirtù di quella Fonte, è, molto chiara, & il $apore egregio. Hauendo adunque Melante, & Areuania da Argo, & Tropzena in que luoghi una commune Colonia Ridotta, $acciarono, i, Barbari di Caras, & di Lelege. Que$ti $cacciati, à i monti $i raunarono in- $ieme, & faceuano molte correrie, & rubbando in quelluogo crudelmente uccideuano gli habitanti, auuenne poi, che uno de gli habitatori affine di guadagnare fece per la bontà dell’acque, una ricca ho$teria, e ten\~edola fornita allet taua quei Barbari, iquali à poco à poco uenendoui, & mettendo$i in$ieme, di duro, & ferigno co$tume nella u$anza 70 de Greci uoleutieri $i riduceuano. Quell’acqua adunque non per dishone$ta hora perche io $on uenuto alla dichia- manità mitigati i feroci petti de i Barbari acqui$to fece di quella fama. Re$ta hora perche io $on uenuto alla dichia- ratione delle loro muraglie, che io le de$criua tutti come $ono. Come adunque nella de$tra parte, è il Tempio di Venere, & la Fonte predetta, co$i nel $ini$tro corno, e il palazzio Reale, il quale per $e fece Mau$olo fabricare, perche dalla de$tra il Foro, & tutta la terminatione del porto, & delle mura $i uede, $otto la $ini$tra, è il porto $ecreto $otto i monti na$co$o in modo, che niuno può ueder, ò $aper quello, che iui $i faccia, accioche e$$o Re dal $uo bel palazzo, à [0058]LIBRO galeotti, & $oldati $enza che altri $ene accorga, po$$a quanto bi$ogna commandare, Dapoi la morte di Mau$olo re gnando Artemi$ia $ua moglie, $degnando$i i Rhodiotti, ch’una $emina $ignoreggia$$e le Città di tutta la Caria, $i mi- $ero in punto per occupar quel Regno, ilche e$$endo alla Reina fatto intender, ella commãdo che in quel porto $te$- $e l’armata all’ordine co’marinari, e $oldati, ma il re$to de cittadini $opra le mura compari$$ero. Ma hauendo i Rho- diotti la lor bella armata nel porto maggiore condotta, la Reina commando che fu$$ero dalle mura $alutati, & pro- me$$a loro fu$$e la Città perilche quelli abbandonate le naui entrarono nella Città, ma la Reina di $ubito per la fo$$a fatta dal minor porto tra$$e fuori la armata nel mare, & entrata nel maggiore sbarcati i $oldati, & i galcotti, tirò nel mare la uota armata de Rhodiotti, iquali non huendo doue ricourar$i e$$endo tolti di mezzo furono nella piazza tutti à pezzi tagliati. Artemi$ia entrata nelle naui de Rhodiotti pre$e la uia de Rhodi, periche uedndo i Rhodiotti le lor nauti tornare ingirlandate de frondi pen$ando che fu$$ero i loro cittadini, riceuerono iloro nemici, alhora la Rei na pre$a Rhodi, ucci$i i principali, nella Città po$e il Trofeco della $ua uittoria, è due $tatue fe fare di Bronzo, una 10 rappre$entaua la Città de Rhodi l’altra la Rua imagine, figurando que$ta, che con affocato ferro la Città di Rhodi $i- gilla$$e. Dapoi que$to fatto i Rhodiotti dalla Religione impediti, perchen non era lecito rimouere i con$ecrati Tro- fei, fecero d’intorno alle $tatue uno edificio, & quello ricoprirono inalzando un luogo per guardia all’u$anza Greca, accioche niuno andare ui pote$$e, & que$to commandarono, che Abaton $i chiama$$e. Non hauendo adunque, i, Re co$i potenti $prezzata l’opera de Mattoni, pot\~edo per le fatte prede, & per le co$e, che gli erano portate, farle non $o- lamente di cemento, ò di quadrata pietra, madi Marmo, io non pen$o, che $ian da bia$mare gli edific{ij} murati di qua- drelli, pure che drittamente fatti $iano. Ma perche non $ia lecito al populo Romano in Roma fabricare in que$to modo, io ne dirola ragione. Le leggi publiche non comportano, che le gro$$ezze de i muri neiluoghi communi $iano maggiori d’un piede, e, mezzo, ma gli altri Pareti, accio che gli $pat{ij}, non $i face$$ero piu $tretti, di quella $te$$a grof- $ezza $i fanno, ma que Mattoni crudi $e non $eranno di due, ò di tre cor$i de mattoni, con la gro$$ezza d’un piede & 20 mezzo, non potranno $o$tenere piu che un palco. Ma nella mae$tà di quella Città in tanta frequentia de cittadini bi$ognaua fare innumerabili habitationi, non potendo adunque il campo piano riceuere ad habitar dentro di Ro- ma tanta moltitudine, la co$a i$te$$a, po$e neces$ita di uenire all’altezza de gli edific{ij}, & però con le pila$trate di pie- tra, & con le murature di pietra cotta, & con i Pareti di cemento per commodità de i cenacoli, & dei luoghi, di doue $i guarda abba$$o $ono $tate fatte le altezze, & con gli $pes$i palchi condhiauate, & però il popolo room. $enza im- pedimento ha le $tanze bellis$ime moltiplicati i palchi, & i corritori in grande altezza. Ma poi che è $tato pre$o la ra gione perche in Rome per la neces$ità de i luoghi $tretti, non $i $anno i pareti di Mattoni. Hora $i dirà in che modo far $i deono accioche durino a$$ai, fuor della Città, po$to $ia nella $ommità de i Pareti $otto la copritura del tetto una muratura di terra cotta alta circa un piede, e mezzo, & habbia gli $porti de gli orli, & gli $porti de i gocciolatoi, & co- $i potranno $chiuare i danni, & i diffetti, che hauer $ogliono i pareti, perche quando nel tetto $eranno le tegole rotte 30 ò da i uenti al ba$$o gettate da quella parte, chel’acqua delle pioggie potrà far danno la $portatura, & il recinto di Mattoni cotti non la$ciera offender il crudo, ma lo $porto de i corniccioni $pignera in fuori le goccie oltra il dritto cadim\~eto, & con quel modo intiere, & $alde $i $erberanno le murature de quadrelli. Ma $e la muratura fatta di pietre cotte $erà buona ò non, in poco $patio di t\~epo non $i puo $apere, perche s’ella è ferma nelle t\~epe$te e $trau\~eti, & nella $tate, alhora è prouata, perche quella, che nõ $arà di buona creta, ò che $arà poco cotta toccata dal ghiaccio, ò dalla pruina iui $i mo$trera diffetto$a. Quella adunque non potra nelle murature$o$tenere il carico, che ne i tetti non può patir la fatica, perilche auuerra, chei Pareti di uecchie tegole coperti potrãno hauer fermezza. Ma io non uorrei, che in alcun t\~epo giamai fo$$ero $tati i Craticci rittrouati, perche quanto giouano alla pre$tezza, & tengono manco luo go, tanto $ono di cõmune, & maggior calamità, perche $ono come fa$ci à gli incend{ij} preparati. Et però pare, che la $pe$a delle cotte pietre $ia migliore nella $ontuo$ita, che lo $paragno dei craticci nel pericolo. Appre$$o quelle, che 40 $ono nella incro$tatura fanno $i$$ure per la di$po$itione dritta, & trauer$a de i Craticcipo$ti $otto la cro$ta, perche quando s’inteingono leggiermeute riceuendo l’humore $i gon$iano, & poi $eccando$i $i ri$tringono, & co$i a$$omigli- ti rompono la fermezza delle cro$te. Ma perche alcuni a$tretti $ono à co$i fare, ò per la pre$te zza, ò per bi$ogno, ò per $eparare un luogo dall’altro, però è di me$tieri far in que$to modo. Fatto fia il funolo, & $olleuato, acioche ò dal terazzo, ò pauimento toccato non $ia, perche e$$endo iui $ommer$o col tempo ammarci$ce dapoi dando in $e picga, erompe la bellezza delle incro$tature. Il fin qui, come hò potuto, dei Pareti ho detto, & dello apparecchio della materia loro di$tintamente, & di che bontà fieno, & che diffetti habbiano Re$ta, che io e$pona chiaramente quanto appartiene alle trauature, & con che ragione $i troua la materia da farle, & come $iano di buona durata quanto di- mo$tra la natura delle co$e.

Io ho uoluto porre tutta la interpretatione del pre$ente cap. $i perche è facile, & di piana intelligenza, $i perche prima mi $on forzato di met- 50 tere innanzi à gliocchi con il $oprapo$to di$cor$o tutta la pre$ente materia, nel re$to ogni $tudio$o può da $e $te$$o con$iderare tutto quello, che Vitr. hà uoluto fare in que$ta parte, & uedra la $ua intentione e$$er state di ragionar della Fabrica dei muri, e Pareti, come egli dice nel fi- ne del $oprapo$to capo, hauer diui$o que$to ragionamento in piu parti, & nella prima hauer detto le maniere del murare, & hauer re$o la ragione de i diffetti, & della bontà di quelle, qua$i comparadndole in$ime. Nella $econda hauer ragionato della muratura de Greci di tre ma- niere di quella, & hauer compareato il modo Greco al modo Latino di murare. Nellaterza hauer lodato il fabricare de Mattoni, dimo$trato- ui il uero modo, & con bella, & hi$torica commendatione hauer commendato le fabriche di Mau$olo, & propo$toci molti e$$empi di quelle, & finita la $ua ornata digres$ione accompagnata dalli leggi del populo Rom. nelqual ca$o s’e dimostrato non ignorante delle leggi ciuili, & nell’ultima e$$er ritornato ad’in$egnarci quanto era nece$$ario à uarie $orti dimurature $i de Pareti, come di craticci conchiudendo finalmen- te quanto ha uoluto fare, & quanto intende, po$cia nel $eguente capo di dichiarire. I uocaboli ueramente del testo per la interpretatione, & altroue per la e$po$itione no$tra $ono chiari. Leggi Plin. per tutto il Trente$imo$e$to Libro trouerai molte co$e al propo$ito, & le figure del 60 le co$e dette da Vitr. & da noi, che qui $otto $ono, daranno adintendcre. Leggi ancho Plin. al Cap. quinto e $e$to quartodecimo del pre- detto Libro.

[0059]SECONDO. tetradoron pentadoron di doron A b e Le $orti di murare dette di $opra. C Eguale muratura detta I$odomon. D La Fabrica riempita detta Emplecton. F Di$eguale muratura detta Ani$odomon. G La muratura de Greci con i Mattoni detti Diatoni $rontati $opra li Anguli. H Le Ortho$trate. 4 4 4 4 4 5 5 5 5 5 d c b a h g f e CAP. IX. DEL TAGLIARE I LEGNAMI.

LA Materia $i deue tagliare al principio dell’Autunno $ino à quel tempo, che comincia à $offiare il uento da Ponente, perche da Primauera gli alberi $ono pregni, & tutti mandano nelle frondi, & 50 ne frutti, che fanno ognianno la uirtù della loro propietà. Quando adunque per la neces$ità de i tempi uoti, & humidi $i fanno, uani, e deboli per la rarità $ogliono diuentare à gui$a de i corpi femi nili, quando hanno concetto, che dalla concettione loro $in’al parto non $ono intieri $timati. Ne gli animali da uendere quando $ono pregni $i danno per $ani, percioche cre$cendo nel corpo ciò che prima era $eminato da tutta la uirtù del cibo $i tira il nutrimento, & quanto piu il parto $i fa fermo à mãtener$i, tanto meno la$cia e$$er $oda quella co$a, di che $i genera, & però mandato fuori il parto quello, che per altra manie- ra di aumento era dettratto, quando è libero per la $eparatione fatta dal na$cimento della co$a nelle aperte, & uacue uene in $ericeue, & $uggendo il $ucco $i fà piu fermo, & ritorna nella prima $odezza della natura $ua. Per la $te$$a ra- gione al tempo dell’ Autunno per la maturità de i frutti infiacchite le frondi tirando le radici de gli alberɩ à $e il $ucco della terra, $i ricourano, & ritornano nella lor prima $odezza. Ma la forza dello aere del uerno comprime, & a$$o- 60 da quelle per quel tempo come detto hauemo. Se adunque con quella ragione che di $opra s’è detto, & à quel tem- po $i tagliera il legname, $era utile, & opportuno. Ma co$i bi$ogna tagliarlo, che egli $i uadi $ino à mezzo la midolla, & la$ciato $ia il taglio fino; che $tillãdo per e$$o $i $ecchi l’humore, perilche quello inutile liquore, che in es$i $i troua u$cendo per lo $uo torlo, non la$cia in quello morire la putredine, ne corromper$i la qualità della materia, ma quan- do poi $era $ecco l’albero, ne $tillera più;bi$ogna gettarlo à terra, & co$i perfetto all’u$o $i trouera e$$er. Et che que- $to $ia uero egli $i puo cono$cere ancho da gli arbu$ti. Percioche quando es$i cia$cuno al tempo $uo col foro, che $e le fà dal piede uiene ca$trato, mandano fuori dalle midolle il uitio$o, & $oprabondante humore, e tri$to liquore, & co$i di$$eccando$i riceuono in $e la uirtù di poter lungem\~ete durare. Ma quegli humori, che nõ hanno le u$cite dà gli alberi re$tando es$i dentro, fi putrefanno & rendono quegli uani, & diffeto$i. Se adunque quelli, che $tanno, & ui- uono $eccando$i non inuecchiano, certamente quando glɩ i$tes$i per farne legname $ono à terra mandati, e$$endo à 70 quel modo gouernati, potranno ne gli edifid{ij} lungamente, & con utilità durare. Quegli alberi hanno tra $e con- trarie, & $eparate uirtu, come il Rouere, l’olmo, il poppio, Il Cipre$$o, l’Abete & gli altri, che $ono ne gli edific{ij} grandemente utili, percioche non può il Rouere quello, che può l’Abete, ne il Cipre$$o quello, che può l’Olmo, ne gli altri alberi hanno quella $imiglianza mede$ima di natura fra loro, ma cia$cuna $pecie di quelli, con le di$po$itioni, & propietà de princip{ij} loro comparati con altri, & d’altra maniera effetti, nelle opere produce. Et però l’ Abete ha- uendo a$$ai dello aere, & del fuoco, ma meno del humido, & della terra, fatto di piu lieui $orze di natura non è pon- [0060]LIBRO dero$o, & però del $uo rigor naturale contento, non co$i pre$to $i piega per lo pe$o, ma $empre dritto rimane nelle trauature: ma perche ha in $e piu di calore produce, & notri$ce il tarlo, & da quello è gua$to, & anco percio, pre$to $iaccende, perche la rarita dello aere, che è in quel corpo aperto, riceue il fuoco, & co$i ne manda fuori la gran fiam- ma, & quella parte di e$$o, che è alla terra uicina, prima, che tagliata $ia, riceuendo per la uicinanza l’humore, $enza nodo, & humida $i rende, ma quella, che è di $opra uer$o la cima per la uehemenza del calore mandando in aere i rami fuori dei nodi $uoi tagliata alto da terra piedi uenti, & polita per la durezza de i nodi $uoi, è chɩamata fu$terna, ma la parte inferiore, quando tagliata per le quattro uene aperta la doue e$ce l’humore la$ciatoui fuori il torlo dallo $te$$o albero $i u$a nelle opere fatte di legno, & è detta Sappinea. Ma per lo contrario la Quercia abundando di ter- ra, & hauendo poco di aere, & di fuoco po$ta nelle opere terrene piglia una perpetua $tabilità, perche quando è toccata dall’humore, non hauendo forami per e$$er $pe$$a, meno puo nel $uo corpo admetter l’humore, ma da quel- 10 lo fuggendo re$i$te, & $i torce, & $a le fi$$ure. Ma lo E$colo per e$$er in tutti i $uoi princip{ij} temperato, e molto utile nelle fabriche, ma po$to nell’humore riceuendo quello per li meati, e $cacciando lo aere, & il fuoco per l’operatione dell’humida forza $i $uol uitiare. Il Cerro, il Souero, il Fago, perche hanno pari me$colanza di fuoco, & di terra, & molto dello aere, pa$$ando l’humore per la $ua rarita per entro di es$i, pre$to ammarci$cono. Il Poppio bianco, & nero, & la Salce, la Tiglia, il Vitice $atieuolmente di fuoco, d’aere, & di humore temperati hauendo poco del terre- no di leggieri tempera compo$ti hanno nell’u$o loro una mirabile rigidezza. Non e$$endo adunque duri per la me $colanza della terra $ono bianchi per la rarità, & facilmente po$$ono e$$er intagliati. Lo Alno, che na$ce uicino alle riue de i fiumi, & non pare utile a co$a alcuna, tiene in $e bellis$ime ragioni, perche è a$$ai temperato di aere, & di fuoco, non molto di terra, & poco di humore, & però perche non ha troppo humore ne i luoghi palu$tri, per le fon damenta delle fabriche, & conficcato $pe$$o nelle pallɩficate riceuendo in e$$o quel liquore, del qual per $ua natura 20 è bi$ogneuole, dura eternamente, & $o$tenta grandis$imi pe$i, & $enza diffetto $i con$erua, & co$i quello, che non può per molto $pacio $opra terra durare, po$to in acqua $i con$erua eternamente. Que$to, che io dico Rauenna ci dimo$tra doue tutte l’opere publiche, & priuate $otto le fondamenta hanno le pallificate di que$to legno. l’Olmo, & il Fras$ino abbondano in humore, poco hanno dell’aere, & del fuoco, ma della terra temperatamente, $i piegano in lauoro, & non hanno per l’abbondanza dell’humore $otto il pe$o durezza, ma pre$to $i torcono, & $ubito che $o no per la uecchiezza aridi diuenuti, ò nel tempo tagliati, manca il liquore che in es$i era prima, mentre, che in terra giaceno la doue piu $odi $i fanno, & nelle commi$$ure, & ne gli inca$tri per la loro lentezza riceueno ferme inchia uature. Simelmente il Carpino, perche è fatto di poca me$colanza del fuoco, & della terra, ma di molto dello aere, & dell’acqua, non è fragile ma $i può in ogni uer$o con grande utilità riuolgere, & trattare, & però i Greci, che di quella materia fanno 1 gioghi a i buoi, perche dicono i gioghi ziga, quella, materia Zigia $ogliono nominare. E la na- 30 tura del Cipre$$o, & del Pino merauiglio$a, perche hauendo il Cɩpre$$o, & il Pino abbondanza d’humore, ma eguale mi$tura de gli altri princip{ij} per la $atieta dell’humore $i $paccano, ma nella uecchiezza $enza diffetto $i cõfermano, perche il liquore, che è d\~etro quei corpi è di amaro $apore, che per l’agrezza non la$cɩa entrare ɩtarlɩ, ò uero altri no- ciui animaletti, & però le opere fatte di que$to durano $empre, & co$i il Cedro, & il Ginepro hanno le i$te$$e uirtu, & utilɩta. Ma $i come dal Cipre$$o, & dal Pino uiene la Re$ina, che noi Ra$a chiamiamo, co$i dal Cedro na$ce l’Oglio detto Cedrino, delquale quando le altre co$e unte $ono, come anche i Libri, ne tarli, ne carie $entono. Gli alberi di que$ta $pecie $ono $imiglianti alla fogliatura de Cipres$i, & di quella materia la uena e dritta. In Efe$o nel Tem- pio è la $tatua di Diana, & la trauatura, & co$i in altri luoghi nobilis$imi Tempi, per la Eternita di quella materia fatti $ono. Na$cono que$ti Alberi mas$imamente in Candia, in Affrica, & in alcune parti della Siria. Il Larice, che non e noto, $e non à gli abitanti d’intoano la riua del Pò, è i liti del mar Adriano, non $olamente per la grande ama- 40 rezza del $ucco da i tarli, & caruoli $i con$erua, ma ancho dal foco non riceue la $iamma, ne e$$o da $e può ardere, $e non come il $a$$o nella fornace, à cuocer la calce con altri legni $erà abbru$ciato, ne allhora però fiamma riceue, ò fa carbone, ma in lungo $patio a pena $i con$uma, perche tra i princip{ij}, de quali è fatto, ha pochis$ima tempra di fuoco, ò di aere, ma la materia di e$$o, è di humore, & di terra ispes$ita, & ra$$odata, & non hauendo poro$ita, per laquale il fuoco ui po$$a entrare, $caccia la forza $ua, ne $i la$cia da quella offendere facilmente, & per que$to il $uo pe$o non è dall’acqua $o$tenuto, ma quando è condotto, ò in naue, ò uer $opra le zatte di Abete, è, portato, ma come que$ta ma teria $ia $tata rittrouata nõ $enza cagione $i deue cono$cere. Diuo Ce$are hau\~edo l’e$$ercito cerca l’alpi, & hau\~edo cõ mandato à gli habitanti che gli de$$ero uettouaglie, & e$$endo iui un forte Ca$tello detto Larigno, quelli che in e$$o erano confidati$i nella fortezza naturale del luogo nõ uolleno ubbedire, perilche l’Imperatore $i $pin$e auãti con lo e$$ercito. Fra dinanzi la porta una torre di que$ta materia fatta con attrauer$ati traui alternam\~ete raddoppiati à gui 50 $a di pira in alto cõpo$ta in modo, che con pali, & pietre poteua $cacciare chiunque uoluto haue$$e, à, quella appro$i mar$i. Vedendo$i poi, che quelli altre armi nõ haueuano, che pali, & che per lo pe$o di quelli, nõ poteuano troppo da lungi tirarli, fu commandato, che $i mette$$ero $otto i fa$ci di uerge legati in$ieme, & le faci ardenti, & co$i pre$to i $oldati ne fecero una gran raunanza. Dapoi, che la fiãma d’intorno â quella materia hebbe la uerge appre$e leuata$i al Cielo $ece credere, che tutta l’altezza della Torre caduta fu$$e, ma poi che quella da $e $i e$tin$e, & fu ripo$ata, & re$tò, $i uide la Torre nõ e$$er $tata dal fuoco offe$a, ammirando$i Ce$are cõmandò, che quelli dal Ca$tello fu$$ero in- torno circondati lontani però dal trar di mano, perilche, i, ca$tellani con$tretti dalla paura $i diedero all’Imperatore ilquale poi gli dimandò di che fu$$ero quelle legna, che non $i con$umauano per la fiamma. Ri$po$ero dimo$tran- dogli quegli alberi, de i quali in quei luoghi n’è grandis$ima copia, & per que$to il nome hebbe quel Ca$tello, che fù nominato Larigno, & quella materia $imilmente, è detta Larigna. Que$ta per lo Pò $i conduce à Rauenna nella Co 60 lonɩa di Fano, di Pe$aro, & d’Ancona, & ne gli altri luohi, che $ono in quella Regione; della qual materia, s’egli $i ha ue$$e cammodita di condurne à Roma, $i trarebbe grandis$ima utilità ne gli edifici, & $e non in tutti, almeno le ta- uole $otto le grondi, d’intorno le ca$e de priuati, che I$ole $i chiamauano, per e$$er tutte $eparate l’una dall’altra, $e di quella materia po$te fu$lero, dal trappa$$are de gli inc\~ed{ij} le ca$e di pericolo $ariano liberati, perche que$ti ne fiam- ma, ne carbone riceueno, ne da $e farne po$$ono. Sono que$ti alberi di foglie al Pino $imigliãti la loro materia è lunga trattabile per lauori di legname nõ meno della Sappinea detta di $opra. Tɩene liquida ra$a di colore del mele attico, la\”qle è di giouam\~eto à, i pti$ici. Io ho detto di tutte le $orti de legnami di che propieta $ono per natura, & con che ra- gione $i generano, $eguita, che io auuerti$ca, perche cau$a \~qllo Abete, che in Roma $i chiamò Sopernate, peggiore $ia di quello, che è detto ɩfernate. Il\”qle è di mirabile utilita alla duratione delle Fabriche, & di que$te co$e cõe pareno ha- uer dalla propietà de i luoghi bõtà, ò uitio, accioche chiare $iano, à chi uorrà porui pen$am\~eto, chiaram\~ete e$ponerò.

70

Vitruuio ce ha in$egnato quanto appartiene alla materia il tempo di tagliar gli alberi, & la ragione, il modo di tagliargli, la natura, & u$o loro, ha parlato dell’ Abete, del Cedro, & del Larice co$e degne di auuertimento, & ha de$critto alcunɩ alberi, concludendo chiaramète, quanto egli ha detto fin hora. Noi tutta la pre$ente materia $imilmente proponeremo $otto un’a$petto, $econdo l’u$anza no$tra. Nel legname adunque $i con$idera il tempo, & il modo di tagliarlo, la natura. & l’u$o, la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Theofrasto il Rouere, il Pezzo, il Pino deon$i tagliare quando le piante sbroccano. Ma l’Acero, l’Olmo. La Tiglia, & il Fra{$s}eno dopo la uendemia. Vitr. uuole, che fi taglie dal principio dell’ Auttunno fin quãdo comincia à $offiare il uento detto Fauonio, ò Zefiro, Columela da i uenti fino à, i, trenta delia [0061]SECONDO. la Luna, che s’inuecchia, Vegètio dalla quintadecima fin’ alla uinte$ima$econda. He$iodo quando cadeno le foglie. Catone il Rcuere al Sol- $titio, & quella materia, che ha del maturo, & del uerde quando le cade il $eme. l’Olmo quando cadono le foglie. Plinio na$cendo il cane nel far della Luna, &, è, o$$eruatione a$tronomica, percioche per la forza della Luna ogni humore $i commoue;tirando adunque la Luna alle ra- dici l’humore, perche Plinio uuole che s’a$petti la notte, che $ucciede al giorno che fa la Luna, quãdo e$$a Luna $arà $otterra il re$to della mate ria $erà piu puro, & piu purgato. Non $i deono u$are i legnami$e non pa$$ati i tre me$i, ne tirargli per la ruggiada anzi dopo il mezzo di co- minciando, à, calar la Luna, deon$i tagliare alquanto d’intorno, & la$cirane u$cire l’humore, & poi tagliato di tutto $corzarli, e $pecialmen te quelli che fanno frutto, ne $i deono tagliare $e non fatto il frutto, ma gli altri al piacer no$tro. Riponi il legname tagliato doue ne i gran $oli, nei gran uenti le diano. Vgne$i di $terco bouino accioche per tutto egualmente $i $ecchi. La Ca$tagna $i purga nell’ acqua del mare, la materia, che $i adopera al torno $i $ommerge nell’ acque, & nel fango per trenta giorni, altri ungono la materia di morchia per li tarli, & quella, che per l’acqua $i gua$ta, s’impegola. La materia inue$chiata ò d’allume bagnata, non arde. La natura, & l’u$o de legnami, é, que- 10 sto. L’Alno è buono grandemente alle palificate, ne i paludi, & luoghi Fluuiali, ma all’ aere non dura. L’E$culo, che è una $orte di Rouere, è impatiente dell’humore, l’Olmo $i conden$a nello aere, & allo $coperto, ma altroue $i $pacca, & la $ua radice, é, bellis$ima fra tutti i legni per la uariet à de, i, colori, & per un certo $plendore, dapoi é la radice dell’ Oliua, bellis$ima. Il Peccio, & il Pino eternamente durano $ot- terrati. Il Rouere per e$$er $par$o, neruo$o, di pochi Fori, ė ottimo alle opere terrene, perche non riceue l’humore, e $o$tenta i pe$i mira- milmente. La Quercia non inuecchia. Il Fago, la Iuglande non $i gua$tano per l’acque. Il Souero, il Pina$tro, il Moro, l’ Acero, l’Olmo non inutil $ono all’ u$o di Colonne. A i ta$$elli, & u$o di trauamenti la noce Euboica, ma ottimo, è uer amente l’Abete, alquale però di leg- gieri $i attacca il fuoco, nel re$tò é utilis$imo, ne gli ciede il Cipre$$o, questo non $ente uecchiezza, ne tarli, ne da $e $i rompe, bene, è, uero, che pe$a molto, & è buono per porte, na$ce & cre$ce drittis$imo per natura oltra tutti gli altri alberi. Il Pino $i tarla, perche il $uo liquo- re è piu dolce di quello dell’ Abete. Il Larice per li pe$i, & per litrauamenti è buono, dura, & è neruo$o, non $i tarla, pare che delle fiamme $i $degni pure uediamo che egli arde, uero è che un tronco gro$$o di quello con la $corza molto re$i$te al fuoco. L’Oliuo, il Fico, la Tiglia il 20 Salice non $ono buoni per le trauamenta. La Palma contra il pe$o $i uolge. Il Ginepro è propo$to alle trauature $coperte, à questo $imile, benche piu $odo, è dinatura il Cedro, Il Cerro, il Faggio non durano, à, i, lauori di legnami come letti, men$e, tauole. L’Abete, il Cipre$- $o. Il Faggio, & ancho il Pezzo, benche $iano fragili, però per ca$$e, letti, & $ottili as$i $ono buoni, $imili à que$ti è, l’Elza, inutili $ono la Iuglande l’Olmo, & il Fras$ino, percioche la Iuglande fatta m tauole $acilmente $i rompe, & gli altri alberi cedeno, & $i $paccano, ma il Fras$ino è ubɩdientis$imo nell’opera, & co$i la Noce, benche di e$$a non facciano gli antichi alcuna con$ideratione &, à, giorni nostri ella in molti, et innumerabili, è $ottilis$imi lauori $i adopera. Il Moro, è lodato perche col t\~epo $i fa piu nero, et dura molto. L’Olmo, à i cordini delle porte é buono, pche $erua il rigore, ma la radice e$$er deue po$ta di $opra. Dell’ Acquifóglio $i fanno le stanghe, et co$i ancho di Lauro, et d’Olmo, ma i gradi d’Orno, et di Acero, et le chiauette di Cornolo. A condotti d’acqua coperti fanno bene il Pino, et Pezzo. La Arice $emmina di colore $imile al mele, è buona per adornar le ca$e e$$endo $tato auuertito, che nelle tauole de i Pittori é immortale, & però è buona per $tatue, perche non ha dɩ$te$i per longo i nerui ma interrotti, uar{ij}, & minuti. V $auano anche il Loto, il Bo$$o, il Cedro, il Cipre$$o, & la radice dell’Oliuo 30 piu $oda, & il Per$ico Egittio, per farne le $tatue, ma à farne le tauole per pitture, u$auano gli antichi il bianco, & il nero Poppio. La Sal- ce, il Carpene, ɩl Sorbo, il Sambuco, il Fico. Lodano alcuni la Giuggiola, & per le opere fatte al torno. Il Faggio, il Moro, il Terebinto, et $pecialm\-ete il Bo$$o, & l’Ebano. Il Rouere difficilmente s’accõpagna con altri alberi, & rifiuta la colla, & co$i fanno i lagremanti, & cre$pi alberi, et ogni legno $odo, che $i può radere. Non $tãno in$ieme gli alberi, che $ono per natura differ\~eti come l’Edera, il Lauro, la Tilia, per e$$er calidi, con i nati in luoghi humidi. Similmente non $tãno lungamente in colla l’E$culo, & la Quercia, ne $i deono accõpagnare l’Olmo, il Fras$i- no, il Moro, il Cireggio con il Platano, et l’Alno, perche que$ti $ono di natura humida, quelli di $ecca. Cõparan$i gli alberi quanto al tutto, per- che gli infecondi piu fermi $ono de i fruttuo$i. I $eluatichi ne con mano, ne con ferro colti piu duri. Gli acuti, & tardiui tra i fruttuo$i piu forti de i dolci, piu cre$cono gli $terili che i fertili, piu nodo$i gli $terili del tutto, ȯ quelli che auic\~eda fruttano, che i fer aci de inodo$i, i, piu corti $ono i piu difficili, piu nodo$i, i, nodriti in conualli, & piu corti d’unontani. Ma i mõtani piu fermi, & piu gros$i, piu molli i nati in luoghi humidi, & ombro$i de gli aprici. I legni di clor biãco $ono meno den$i, et piu trattabɩli. Ogni materia põdero$a della liggiera, è, piu $pe$$a, & dura, et quel 40 la, è piu fragile, piu durano tagliati quegli alberi, che uiui piu $i cõ$eruano. Quanto alla cõparatione delle parti io dico, che quanto meno ui é di midolla, tanto piu ui e di fortezza. Le parti piu uicine alla midolla $ono piu forti, & quelle, che $ono piu uicine alla $corza $ono piu tenaci, & la piggiore é l’Alburno. Le piu uicine alla terra $on le piu pondero$e, le di mezzo $ono piu cre$pe. Le interiori piu cõmode, le e$po$te al mezzo di piu $ecche, & $ottili, et hãno la midolla piu uicina al cortɩce, in fine molte altre co$e re$terebbeno à dire, ma que$te uoglio, che $iano à ba$tanza, il re$to con $omma diligenza $i troua nel Secondo lib. di Leone, et di Plinio nel Se$todecimo, et in Theofra$to, ma quello, che é degno di auuerti- mento in Vitr. è la doue egli dice parlando dello Abete, quadrifluu{ij}s di$paratur, non che Vitr. nõ habbia bene interpretato, & Plin. $imilmente quãdo dice, Quæ habeant quadripartitos uenarum cur$us, biffidos aut\~e omnino $implices, ma perche Theofra$to dice dizous monozous, tetra zous, parole tradotte da Theodoro quadriuiuas, biniuiuas, & uniuiuas come dice Hermolao, lequal parole, et nel Greco, et nel Latino non $igni ficano quello che ė in fatto, dico di Theofr asto, et di Theodoro. Pero $i può $timare, che nel Greco $iano $corrette, perche $i uede alcuni Abeti, ta gliati a trauer$o hauer un cor$o di uene, che uanno per un uer$o, & alcuni hauerne due cor$i, che uno caualca l’altro, come $e la dita d’una 50 mano attrauer$a{$s}ero le dita dell’ altra, & alcuñi hauerne quattro po$ti in modo di craticula, ò di rete, come chi pone$$e le dita d’una mano attra uer$ate $opra le dita dell’ altra, & $opra quelle ancho altre fin à quattro ordini.

CAP. X. DELLO ABETE DETTO SOPERNATE, ET INFERNATE, CON LA DESCRITTIONE DELL’APENNINO.

NASCONO le primi radici del mõte Ap\~enino dal Mar Tir\~eno in$ino all’ Alpi, & alle e$treme parti di Tho$cana, ma il giogo di quel mõte girãdo$i à torno, & con mezza curuatura appre$$ando$i alle riue del Mar Adriano peruiene cõ i $uoi giri uer$o il mare:la onde la $ua piegatura di qua, che alle re gioni di Tho$cana, & di Cãpagna riguarda, è molto aprica, & fiorita, perche del continuo prende ui gore dal cor$o del Sole, ma la parte di là, che piega al mar di $opra $ottogiace al Sett\~etrione, & perpe- 60 tuamente è fo$ca, & ombro$a, doue gli alberi, che $ono in quella parte nodriti d’humore nõ $olo cre- $cono in i$mi$urata grandezza, ma ancho le loro uene pregnanti di grãde humilità tumide, & gonfie $i $atiano dell’ab bondanza del liquore, ma poi che tagliate, è $pianate perduto haueranno il natural uigore, cangiando col $eccar$i il ri gore delle uene, diuentano per la loro rarità uacue, & $enza frutto, & però nelle fabriche nõ po$$ono durare. Ma quel le, che in luoghi e$po$ti al Sole $i generano nõ hau\~edo tra le uene loro alcuna rarità a$ciutte dal $ecco $i fanno piu fer me, perilche il Sole non $olamente dalla terra a$ciugando, ma ancho da gli alberi, caual’humore, & p erò quegli alberi che $ono in parte e$po$ta al Sole a$$odati per le $pe$$ezze delle uene non hauendo rarita alcuna per l’humore, poi che $ono piani, & politi per e$$er po$ti in lauoro, durano con molta utilità. Et però quelli, che $ono dalla parte inferiore dello Apennino i quali da luoghi aprici portati $ono, migliori $i trouano di quelli, che na$cono nella parte $uperiore, & u\~egono da luoghi opachi. Io ho e$po$to quanto ho potuto con l’animo cõ$iderare le copie nece$$arie al fabricare, 70 di che t\~epre $iano per natura della me$colãza de i loro princip{ij}, & quali perfettioni, è diffettihabbiano, accio manife $te $iano à chi intende di fabricare. Et però quelli, i quali haueranno potuto $eguitare le leggi di que$ti precetti, piu prudenti $eranno, & potranno far nelle opere elettione dell’u$o di cia$cuna $pecie. E$$endo$i adunque detto dello ap parecchio, re$ta, che ne gli altri uolumi io dica de gli edific{ij}, & prima de i $acri T empi de gli Dei immortali, & delle loro mi$ure, & proportioni, come $i conuiene all’ordine propo$to. _Ha uoluto Vitr. nel decimo, & ultimo capo di questo Secon_ _do Libro porre la differenza de gli alberi che na$cono dalla parte del Sole, & di quelli, che ne i luoghi ombro$i riguardano al Settentrione. La_ _co$a è facile, & confermata da Palladio nell’Vndecimo Libro al quintodecimo capo, & da Plinio nel Se$todecimo Libro al Trente$imonono._

IL FINE DEL SECONDO LIBRO. [0062] LIBRO TERZO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO.
PROEMIO.

IL DELPHICO Apollo nelle ri$po$te date à Pythia, affermò Socrate e$$er di tutti $apientis$imo. Que$ti $i dice, che cõ prudenza, & dottis$imamente dice$$e, che bi$ogna ua, che i petti de gli huomini fu$$ero come fine$tre, & aperti, affine chė haue$$ero i $en$i non occulti, ma pale$i ad e$$er con$iderati. Vole$$e Iddio che la natura $eguitando la opinione di Socrate $atto haue$$e i petti apparenti, & chiari, perche $e ciò $tato fu$$e, non $olamente le uirtù, & i uit{ij} de gli animi $i uederiano, ma anchora le $cienze delle di$cipline à gli occhi $ottopo$te con certo giudicio $i approueriano. Ma à gli eruditi, & cono$centi huomini grande, & ferma riputatione s’accre$cerebbe. Et però perche la natura non à modo d’altri, ma al $uo co$i fare ha uoluto, non può e$$er, che gli huo- mini con gli ingegni $otto i petti o$curati habbiano potuto le a$co$e $cienze de gli ar- 10 tific{ij}, come $ono, giudicare. Et anchora es$i artefici, tutto che promettino la loro prudenza, $e non haueranno quantità di danari, ò uero non $eranno $tati cono$ciuti per la uecchiezza delle loro offi- cine, ò non haueranno hauuto gratia, & eloquenza da piazza, non po$$ono per la indu$tria de gli $tudi loro hauer authorita alcuna, che creduto lor $ia, che $appiano quello, di che fanno profes$ione. Et que$to $pecialmente $i può cono$cer da gli antichi $tatuari, & Pittori, che di quelli, coloro che hanno hauuto i $egni di dignità, & la gratia di e$$er commendati con eterna memoria $i mantengono alla po$terità, come fu Mirone, Policleto, Phidia, Li$ippo, & gli altri, che hanno con l’Arte loro la nobilità cõ$eguita. Perche come alle gran Città, ò uero à, i, Re, ò uero à i nobili huomini fatto hanno opere, & fabriche, co$i ottennero quello, che io ho detto. Ma quei, che ne di manco $tudio, & ingegno, & $olertia $tati $ono, ne manco belle opere hanno la$ciato, à gli ignobili cittadini, & à quelli, che $ono $ta- ti di ba$$a conditione di fortuna, non hanno di loro la$ciato ricordatione, perche non dall’indu$tria, ne dalla $olertia. 20 dell’Arte, ma dalla felicita $ono $tati abbandonati, come fu Hellas Athenie$e, Chione Corinthio, Pharace Efe$io, Bedas Bizantino, & molti altri. Similmente i Pittori come Ari$tomene Tha$io, Policle, & Atramiteno, Nico- macho, & gli altri, à i quali ne indu$tria, ne $tudio dell’Arte, ne $olertia mancò, ma ò uero la poca robba, ò la debil fortuna, ò uero nell’ambitione delle concorrenze l’e$$er uinti da gli auer$ari impedi la loro grandezza. Ne però $i deue altri merauigliar$i, $e per l’ignoranza dell’arte s’o$curano le uirtù, ma grandemente $degnar$i quando bene $pe$$o la gratia de i conuiti lu$ingheuolmente da, i, ueri giudic{ij}, alla fal$a approbatione conduca. Et però, $e (come piacque a Socrate) i $en$i, & l’openioni, & le $cienze cre$ciute dalle di$cipline, chiare e e per$picue fu$lero $tate, non la gratia, non l’ambitione ualerebbe. Ma s’egli ci fu$$e, chi con uere, & certe fatiche impiegate nell’imparare le dottrine, ginnto fu$$e al colmo della $cienza, à que$ti $i darebbe uolentieri l’opere à fare, ma perche quelle non $o- no illu$tri, & apparenti, nello a$petto (come pen$amo che bi$ognaua) anzi io uedo piu pre$to gli indotti, che i dot 30 ti di gratia, & di fauore $uperare, non i$timando io, che buono $ia il contender con gli ignoranti di ambitione, piu pre$to con tai precetti dimo$trerò la uirtù della $cienza no$tra. Nel primo libro adunque, ò Imperatore ti hò e$po- $to dell’Arte, & che potere ella habbia, & di che di$cipline faccia bi$ogno che l’Architetto ornato $ia, & $oggiun$i le cagioni perche co$i bi$ognaua, che egli ammae$trato fu$$e, & diui$i in $omma le ragioni dell’Architettura, & diui$e io le ho po$cia diffinite, oltra ciò quello che era prima, & nece$$ario delle mura, come far $i debbia la elettione de, i, luoghi $ani con di$cor$i ho dimo$trato, & i uenti quanti, & quali $ieno, & da che parti $pirino, con di$crittioni di linee ho e$po$to, & in$egnato à fare, i, giu$ti compartimenti delle piazze, & de i borghi dentro le mura. Et co$i ho po$to fine al primo uolume. Nel $econdo io ho fornito di trattare della materia, che utilità $i habbia da e$$a ne gli edific{ij}, & che forza le dia la natura. Hora nel terzo dirò de i Tempi de gli immortali Dei, & in che maniera deono e$$er di$$egnati.

40

_DETTO_ ha Vitruuio nel Primo Libro al terzo capo che tre $ono le parti della Architettura. Vna dellequali era la Edificatione, detto ha $imilmente, che la edificatione er a in due parti diui$a, una delle quali apparteneua alla Fabrica del- le mura, & delle opere communi, ne, i, publici luoghi, l’altra era tutta nelle priuate fabriche collocata. Ha uoluto, che le distributioni delle publiche opere fu{$s}ero di tre maniere. L’una pertinente alla Dɩffe$a, l’altra alla Religione, la ter- za alla Opportunità, nel mede$imo Libro ha fornito quanto s’a$pettaua alla Dife$a. Doueua po$cia delle Fabriche per- tinenti alla Religione trattare, ma parendogli molto nece$$ario e$ponere, & la materia, & il modo per porre la materia in$ieme (come detto hauemo) diede $oggetto al Secondo Libro, nel quale chɩaramente della materia piu nece$$aria alle Fabriche, ha uoluto trat tare e$ponendo la natura, l’u$o, & le ragioni di quella, pero hauendo$i da quella $brigato, ritorna hora alla Di$tributione delle co$e pertinen 50 ti alla Religione, & tratta de i Sacri Tempi nel terzo, & nel quarto Libro abbracciando tutto il corpo della pre$ente materia, per ilche $i può dire che qui comincia tutto il bello, che di mano, & d’ingegno s’a$petta dallo Architetto. Qui l’Ordine ha luogo, qui la Di$po$itione $i troua, qui $i uede la Simmetria, il Decoro, la Gratia & la Di$tributione, nelle qual co$e il ualor dello Architetto, la forza dell’ Arte l’Acutez- za dello ingegno riluce. Onde $i può dire con il gran Poeta.

O´ Mu$e, ò alto ingegno hor m’aiutate O´ Mente, che $criue$ti ciò ch’io uidi Qui $i parrà la tua Nobilitate.

Et ueramente, ė degna con$ideratione quella, che $i far à $opra la pre$ente materia, & molto gentilmente è $tato auuertito da Vitr. imperoche $apendo egli la grande importanza della co$a, & che infinita, è la $chier a de gli $ciocchi, s’ha mo$$o à de$iderar quello, che Socrate de$idera- ua, che fo$$e nella fabrica dell’huomo, ciò, è che ogn’uno haue$$e una fini$trella nel petto, accioche dentro $i uede$$e la Scienza l’Arte, e ɩl Bene, 60 che ui fu$$ė, perche la Gratia, il Fauore, la Fortuna luogo darebbeno quando il dotto, & l’intelligente con l’imperito, & ignorante di pari ueni$$ero al giuditio delle genti, $arebbe la uirtu di piu $tima, & l’Arroganza cederebbe alla Mode$tia. Credo io, che Vitr. haue$$e bello, & alto pen$iero, uiuo, & $oaue gu$to delle alte ragioni dell’ Architettura, onde in $e $te$$ogodendone de$ideraua, che tutto il mondo cono$ce$$e la bellezza della uirtù, & però concorreua nella oppinione di Socrate, la dignit à delquale $opra tutti gli huomini fu giudicata dall’Oraculo che per nome d’ A pollo fu dato alla $ua $acer dote$$a Pithia nominata. Certamente ɩo ho o{$s}eruato, che non $enza grande cagione Vitr. propo$to [0063]TERZO. habbia i proemi à molti libri, percioche (come detto hauemo nel $econdo,) e$$endo il proemio quello, che prima ci ė propo$to, & riguardando noɩ con maggiore attentione à quello, che prima ci uiene innanzi, bello, & conueneuole auuertimento è di proponere ne i proemi quelle co$e, che noi uogliamo che $iano grandemente con$iderate, & atte$e.

Vuole adunque Vitruuio. (dapoi, che la natura non ha fatto à modo no$tro,) che almeno ci forzamo $coprire con la eccellenza dell’arte quello, che ne i petti no$tri è rinchiu$o. # La eccellenza adunque dell’arte, ė posta nella ragione. laquale Vitr. ha detto nel prɩmo libro e$$er la co$a $ignificante, il di$cor$o, & la forma, & tutto quello, che nelle $ei co$e, delle quali è fatta l’Architettura, $i comprende. però $e alcuno fia che uoglia uedere piu à dentro, ė ritrouar e la uerità delle co$e, io lo prego, che con benigno animo legga il $otto$critto di$cor- $o mio, & ritrouando quello, che egli de$idera, lodi meco la bontà di Dio, & $e del tutto egli non $er à $atisfatto, aggiunga lo $tu- dio, & il fauore all’opera da me cominciata, l’uno per ritrouar il uero, l’altro per accettare il buon animo mio, delquale mi faccio perpe- tuo debitore.

10

Tanta ė la forza della proportione, tanta ė la neces$ità di e$$a nelle co$e, che niuno può ne all’orecchie, ne à gli occhi, ne à gli altri $ėn$i alcuna dɩlettatione reccare $enza la conueneuolezza, & la ri$pondenza della ragione, la onde ciò che ci diletta, & piace, non per altro ci diletta è piace, $e non perche in $e tɩene proportionata mi$ura, é moder ato temper amento. Non prima con diletto, & piacere nell’a- nimo per le orecchie di$cendono lè uoci, & i $uoni, che tra $e non conuenghino in proportionata ragione di tempo, & di di$tanza. Le belle inuentioni de gli huomini tanto hanno del buono, quanto piu ingenio$amente proportionate $ono. Effiċacis$ima co$a è nel comporre, & me- $colare le $emplici medɩcine la proportione, come nel fare la Tiriaca, il Mitridate: diuina è la forza de numeri tra loro cõragione comparati ne $i può dire, che $ia co$a piu ampia nella fabrica di questa uniuer$ità, che noi mondo chiamamo della conueneuolezza del pe$o, del numero, & della mi$ura, con laquale il tempo, lo $patio, i mouimenti, le uirtù, la fauella, lo artificio, la natura, il $apere, & ogni co$a in $omma diui- na, & humana, è compo$ta, cre$ciuta, & perfetta. ilche come è uero co$i non $timo io, che $ia utile il uolere con pɩu ampie ɩndottioni pro- uarlo, hauendo noi quel $olo te$timonio conueniente che Vitr. adduce. però à Vitr. acconstando$i diremo, che oue $ia chɩ con ragione proceder 20 uoglia nello edificare, nece$$ario è che egli cono$ca la natura, & la forza delle proportioni, $appɩa di$tintamente ogni $pecie di e$$e, troui fi- nalmente quale proportione à qual maniera di fabrica $i conuegna.

Quando questo con bello, & $ottile auuedimento $ar à da noi proui$to, non $olo $aremo giudici conuenienti delle opere de gli antichi, ma anchora ɩnuentori, & operatori da noi $tes$i di co$e rare, & eccellenti, & quando bene Vitr. non $i ritroua$$e al mondo, potrebbe colui, che ueramerte intende$$e ɩl ualore delle proportioni, ritrouare innumer abili precetti d’ Architettura, ne per temerario $arebbe hauuto, perche in $ua di$e$a haurebbe la ragione, laqual co$a ha dato credito à pa$$ati, da commodo à i pre$enti, & dara gloria à quei, che $eguiranno.

Volendo adunque noi trattare delle proportioni diremo primier amente che co$a è proportione, poi di$tingueremo le $pecie $ue, & infine lu$o di cia$cuna fpecie comparando trouaremo gli effetti di e$$e, accioche $appiamo quale proportione, à qual fabrica $i affaccia. Molto ampia- mente $i e$tcnde que$to nome di proportione con la $ignɩficanza $ua, perche ogni conuenienza, & $imiglianza di co$e uolgarmente ė det proportione, & ancho nella uirtu è $u$tanza, nella qualità, & in altri gener alis$imi capi $i dice e$$er la proportione, & in piu altre co$e 30 non compre$e $otto i detti capi, ma noi non uogliamo uagare. Dɩremo $olamente della uera proportione, che $otto la quantità ė compre$a, non che la proportione $ia quantità, ma perche è propia della quantità. Trouan$i due maniere di quantità, una è detta continua, come linea, $uperficie, corpo, tempo, ė mouimento. l’altra è detta quantita partita è $eparata, come è nel numero una, dua, tre, & quattro, & nel parlar noftro quanto al proferire che una $illaba, & una parola, & una parte è di$tinta dall’ altra. Dell’una, & dell’altra quantità è propio, che $econdo cia$cuna $i dica le co$e e$$er eguali, ò dɩ$$eguali. Ma que$ta propietà è $tata trasfcrita in molte altre co$e, che non $ono quantit à, perche tutte le co$e, dellequali $i può far tra $e comparatione alcuna, ouero $ono eguali, & paritra $e, ouero $ono di$$eguali, è di$pari, pro- portione adunque è nel numero di quelle co$e, che noi dicemmo, che da $e non stanno, ma lo e$$er loro è riferis$i ad altro. Et perche una co$a in comparatione d’unaltra è, ò piu, ò meno, ò tanto di quella. però delle proportioni altre $eranno tra co$e pari & eguale, altre tra di$eguali ò maggiori ò minori, che elle $ieno.

Ma perche noi parlamo hora di quella proportione, che nella quantità $i troua. però dicemmo, che la proportione altro non ė, che una termina- 40 ta habitudine, ri$petto, ò comparatione di due quantit à compre$e $otto un’i$te$$o genere, come $arebbe due numeri, due corpi, due luo- ghi, due tempi, due linee, non $i potendo dire propiamente la linea e$$er minore della $operficie, ò maggiore, ò equale, come egli $ta bene à dire, una linea e$$er eguale, ò maggiore, ò minore d’ un’altra linea. Dis$i terminata, non in quanto à noi, ne in $e certa, ma tale che non può e$$er altra, come $i dira poi.

E$pedita adunque la diffinitione della proportione, mani$esto è, che ritrouando$i ella nella quantità alcuna apartenera alle mi$ure, alcuna à i nu- meri, alcuna $er à me$colata d’amendue.

Quella che apertiene alle mi$ure, che Geometrica ė detta, $er à nelle quantit à continue, lequali tutte cadono $otto mi$ura.

Quella, che apartiene à i numeri, che e detta Arithmetica, è nelle distinte è $eparate, come è quando $i fa comparatione da numero à numero. La me$colata che Harmonica $i chiama, in$ieme a$petta à i numeri, & alle mi$ure, come quella, che compara i tempi, é gl’interualli dolle uoci. come $i dir à nel quinto libro.

50

Hora diremo della proportione Geometrica nominata. Laquale ė quando $i fa comparatione di una co$a continua all’altra, come da una linea, ad un’altra linea, da un corpo ad un’ altro. & della Arithmetica, che $i fa tra i numeri. Quando adunque uorremo trouar le $pecie deile propor- tioni, bi$ogna $apere come $tiano le co$e tra $e comparate. per tanto ritrouando noi che le quantità $ono tra $e ò eguali, ò di$eguali, faccndo di quelle la comparatione, diremo, che la proportione $er à di due maniere. una quando $i fara comparatione di due quantit à eguali tra loro, cioè che una non eccedera l’altra, & $er à detta proportione di Agguaglianza, l’altra quando $i fara la comparatione dɩ due quantita di$egua li tra loro, cioė, che una eccedera l’altra, & $er à detta proportione di di$agualianza, & in que$to modo haueremo due $orti di proportio- ne, dellequali la prima non hauera $otto di $e altra maniera, imperoche l’aguaglianza non $i può diuidere, perche non na$ce $e non ad un’i$te$- $o modo.

Ma la $econda $er à in due modi, Puno quando uorremo comparare il piu al meno, l’altro quando uorremo comparare il meno al piu, il primo $er à detto proportione di di$aguaglianza maggɩore, il $econdo proportione di di$aguaglianza minore. & perche tante $ono le 60 $pecie, & i modi di comparare il meno al piu, quanti $ono quelli che $i può comparare il piu al meno. però noi dichiareremo le $pccie della pro portione detta della di$aguaglianza maggiore, perche poi l’altre ci $eranno manife$te. In tre modi adunque $i fa comparatione dal piu al meno, cioė in tre modi il piu eccede il meno parlando della $emplice proportione, il primo ė quando il piu contiene il meno piu uolte apunto, & moltiplice nominato come il quattro contiene due à punto due fiate, & non piu il noue contiene il tre, tre fiate. l’altro è quando il piu con- tiene ɩl meno, & qualche parte di quello. & $i chiama proportione $opra particolare, percioche il piu ė $opra il meno di qualche parte di e$$o, come è quattro à tre, cheil quattro contiene il tre una fiata, & la $ua terza parte, che uno. Il terzo modo è quando il piu contiene il meno una fiata, & piu parti die$$o come cinque ė tre, che cinque contiene tre una fiata, & due parti di e$$o. & que$ta $i chiama proportione $o- prapartiente, imperoche ɩlmaggior termɩne contiene il minore una fiata, & $opraparti$ce quello con l’aggiunta di piu parti. Et que$ti $ono le $emplicis$ime, & uniuer$ali $pecie della proportione della maggior di$aguaglianza.

Hora diuideremo breuemente cia$cuna delle predette $pecie in altre piu particolari di$tintioni. La moltiplice adunque, laqual ė (come detto ha- 70 uemo) quando la maggior quantità contɩene la minore à punto tante uolte, $i diuide in questo modo. Perche $e la maggior quantit ì contencra due fiate & non piu la minore, ne na$cera la proportione che $i chiama doppia, come quattro à due. Se tre fiate la tripla. come noue, à tre, $e quattro la quadrupla, come otto à due. & co$i $eguirai in infinito. Ma la proportione $opra particolare, che e quando il piu comparando$i al meno, $i troua che egli contiene il meno una fiata, & alcuna parte di e$$o, $i diuide, ė troua in questo modo, che $e il piu contiene il meno una fiata, & la metà $er à la proportione $e$quialtera, come $ei à quattro, perche $ei contiene quattro una fiata, & la meta di quattro che $on [0064]LIBRO due. Se contenera il terzo oltra il tutto, $er à la proportione $e$quiterza nominata. come quattro à tre, otto à $ei. Se un quarto la $esqui- quarta, come dieci à otto. & co$i ɩn infinito.

Ma $e uorremo $apere le $pecie della $oprapartiente, diremo in questo modo. che il piu contiene il meno una uolta è due parti d’e$$o, ouero tre, ò quattro, & co$i in infinito. Se contenera di piu del meno due parti, diras$i $oprabipartiente. come cinque, à tre, che è un tanto, & due terzi, $e tre parti chiameras$i $opratripartiente, come otto à cinque, che è un tanto, è tre quinti. $e quattro parti, chia meras$i $opra quadripartiente, come noue à cinque, che è un tanto ė quattro quinti. & co$i nel re$tante, & que$te $ono le $pecie della $emplice proportione, della maggior di$aguaglianza.

Le compo$te ueramente $ono due, et chiaman$i cõposte, perche fatte $ono da due $emplici, la prima è detta moltiplice $opraparticolare. la $econda moltiplice $oprapartiente, & $ono co$i dette, perche rittengono la natura di quelle proportioni delle quali compo$te $ono, inquanto adunque la prima è detta moltiplice, ne $egue, che il maggiore contegna il minore piu uolte, ma inquanto é detta $opraparticolare, ne $egue, che il mag- 10 giore contenera il minore piu uolte con qualche parte di e$$o. & però la moltiplice $opraparticolare comparando il piu al meno, ritroua, che il piu contiene ɩl meno piu uolte, & qualche parte di e$$o, $e due $iate & la metà $er à proportione dupla $e$quialtera, come cinque à due $e tre fiate, & la meta $erà tripla $e$quialtera, & co$i in infinito. Se due $iate & un terzo come $ette à tre $er à doppia $e$quiterza. Se tre fiate, & unterzo, $er à tripla $esquiterza, & co$i procedendo nell’ altre $i può andare in infinito. Parimente la moltiplice $oprapartiente proportione inquanto moltiplice il piu contenera il meno piu uolte, & inquanto $oprapartiente il piu contenera del meno alquante parti, & $e il piu contenera il meno due fiate, & due parti $er à doppia $opr abipartiente, come dodici à cinque, $e due fiate è tre parti, $er à doppia $o- pratripartiente, come tredici à cinque, & co$i in infinito, come $e il piu contene$$e il meno tre fiate, & due parti $arebbe tripla $oprabi- partiente, come dieci$ette à cinque. Se tre fiate, & tre parti, $arebbe tripla $opratripartiente come dieciotto à cinque. & co$i $eguendo nell’altre.

Et perche per un ri$petto $i cono$ce l’altro, però dalle $pecie delle proportioni della di$aguaglianza del maggiore al minore, $e hanno le $pecie della di$aguaglianza del minore al maggiore, ne altra differenza é, che $i come nella prima $i cominciaua dal piu & $i terminaua nel meno, 20 co$i in que$ta s’ineomincia dal meno, & $i termina nel piu. & $i muta quella particola $opra, nella particola $otto, & però $i dice $ottomol tiplice, $ottodoppia, $otto $esquialtera, $otto$esquiterza, & il re$to ad uno i$te$$o modo.

Deues$i auuertire, che à due modi una quantità ė parte d’unaltra. Il primo ė quando la parte d’una quantità pre$a $econdo alcune fiate apunto, entra nel tutto di punto. cio è quando il partitore entra apunto nella co$a partita, & niente glɩ auanza. que$ta noi chiamaremo parte molti- plicante, & questa è la uera $ignificatione, & propia intelligenza di questo nome, che parte $i chiama.

Dice$i in altro modo parte quella, che pre$a quante fiate uuoi, mai non ti rende l’intiero, & $i chiama parte aggiunta, imperoehe aggiunta con un’ altra parte fa il tutto, l’e$$empio della parte moltiplicante, è come due à $ei, imperoche due mi$ura $ei, & in e$$o entra tante fiate apun- to, come tre in noue, otto in trentadue. l’e$$empio della parte aggiunta è come due nel cinque, perche due pre$o due fiate non fa cɩnque, ma meno. & pre$o tre non $a cinque ma piu.

Quando adunque s’è detto che nella proportione $emplice $opra particolare il piu contiene il meno una fiata, & ancho qualche parte del meno 30 intende$i, che quella tal parte $ia parte moltiplicante, $imilmente quando s’ė detto, che nella proportione $oprapartiente il piu contiene il meno una fiata, & di pɩu alquante parte di e$$o, s’intende delle parti aggiunte, compo$te però di parti moltiplicanti, come cinque contiene tre, & due parti del tre, lequali pre$i quante fiate uuoi non fanno tre. perche due pre$o una fiata, non fa tre, pre$o due fiate pa$$a tre. & però due è parte aggiunta di tre, laqual parte però è fatta di parti, & che pre$e alquante fiate fan due, perche due è fatto di due unità. il $i- mile intender ai nelle compo$te proportioni, perche $erbano la natura delle componenti, & tanto $ia detto della $ignificatione. è ancho della diffinitione, & diui$ione delle proportioni. Hora $i dir à cio, che ne na$ce. Dalle proportioni na$cono le comparationi, & i ri$petti che han- no tra $e, cio ė quando una proportione ė comparata con l’altra, & que$te $imiglianze di proportioni $i chiamano proportionalità, & $i come la proportione è ri$petto, & conuenienza di due quantità compre$e come due estremi $otto un’i$te$$o genere, co$i la proportionalità ė ri$petto, ė comparatione non d’una quantità all’altra, ma d’una proportione all’altra, come $arebbe à dire la proportione che ė fra quat- tro ė dua, e$$er $imile alla proportione, che fra otto, & quattro, imperoche & l’una, & laltra ė doppia. & però tutte le doppie, tutte le 40 triple, ò quadruple, ò $iano d’ uno iste$$o genere come tralinea, & linea, tra corpo & corpo. ò $iano di diuer$i generi, come è tra linea, & corpo, & tra corpo é $patio. tra $patio & tempo $ono proportionali, & con$equentemente $imili, & doue ė proportionalità iui ė nece$$a- rio che $ia proportione, imperoche proportionalità non è altro che conueneuolezza di proportione. ma non per lo contrario, perche fra quattro & dua ė proportione, ma non proportionalità. in queste proportionalità con$isteno tutti i $ecreti dell’ arte. ma perche bene s’intenda quanto $coprir uolemo, $i dira prima. come $i cono$cono i denominatori delle proportioni. come $i aggiugne, come $i leua dalle proportio- ni, come $ono moltiplicate, & partite. & poi $i dira delle proportionnalità, è de i termini $uoi co$e, che in quantità poche $eranno ma in uirtu tali, & tante che ogni $tudio$o d’ogni facultà $e ne potra $eruire.

Per $apere adunque ritrouare i denominatori delle proportioni, ilche gioua, à cono$cere qual proportione $ia maggiore, qual minore, perche nelle fabriche quelle hanno piu del grande, che $ono di maggior proportione, è da con$iderare, che quando la proportione è di aggudgliamza, cioė quando $ono tante unit à in un numero, quante in un’altro, non è nece$$arɩo affaticar$i in ritrouar i denominatori, perche (come ho detto) 50 non $i trouano piu $pecie di quella, perehe tra le co$e pari non è maggioranza, ne minoranza. Ma doue è proportione di di$aguaglianza, bene è nece$$ario il $aperli, per poter cono$cer la diuer$ità delle $pecie loro.

Breue adunque, & i$pedita regola dɩ ritrouar i numeri da i quali chiamate, & nominate $ono le proportioni, ė partire l’uno e$tremo della pro- portione per altro. imperoche quello che ne adiuiene per tal partimento, e $empre il denominatore, cio è ɩl numero dalqual e denominata la proportione. Partire altro non ė che uedere quante fiate un numero entra nell´altro, & quello, che gli auanza. La onde è raggioneuole che dal partimento, & dall’ auuenimento $i cono$ca il nome di cia$cuna proportione.

Se adunque $i uuol $apere come $i chiama la proportɩone che è tra quattro & otto, partir conuien$i otto per quattro, cio ė uedere quante fiate quattro entra in otto. & ritrouerai che quattro entra in otto due fiate apunto. da due adunque chiamerai, & denominarai la proportione, che e tra quattro, & otto. & dirai la proportione e$$er doppia.

Eccone un’altro e$$empio $e de$ideri $apere, che proportione $ia tra cinque e $edici, parti $edici per cinque, & ritrouerai chel cinque entra nel 60 $edici tre fiate. & però dirai che ė proportion tripla, & perche gli auanza uno che è la quinta parte di cinque. però dirai che ė proportion tripla $esquiquinta. & cono$cer ai que$ta proportione e$$er compo$ta, cio e moltiplice $opraparticolare, & co$i nel re$tante ti e$$erciterai.

Dalla $opradetta cognitione $i può $apere quale proportione $ia da e$$er po$ta tra le maggiori, & quale tra le minori, & quale tra l’eguali & $imili proportioni. imperoche eguali e $imili $ono quelle, che hanno le i$te$$e denominationi. ma $ono maggiori quelle, che hanno denomination maggiore, & minori quelle che l’hanno mɩnore, perche la denominatione e detta tanto e$$er grande, quanto il numero, che la dinota. & però la quadrupla e maggiore della tripla, perche di quella il numero, che la dinota e quattro, di que$ta, tre. & co$i la $esquialtera e mag- giore della $esquiterza, perche la $esquialtera e nommata dalla meta, & la $esquiterza da un terzo, & ne i rotti quanto e maggiore il de- nominatore del rotto, tanto e minore il rotto, & quanto e minore il denominatore, tanto e maggiore il rotto, & peròun quarto e meno d’un terzo, perche quattro e maggiore di tre. & però una tripla $esquialtera e maggɩore, che una tripla $esquiterza. ma una tripla $esquiterza e maggiore che una doppia $esquialtera. & que$to non per la denominatione del rotto, ma per ragione del numero intiero.

70

Non è facɩle a dichiarire la utilità che ne uiene all’ Architetto della cognitione delle $opra dette co$e, imperoche infinite $ono le occorrenze di $eruir$i piu d’una, che d’un´ altra proportione, come nella diui$ione de i corpi delle fabriche, ne gli Atr{ij}, Tablini, Sale, Loggie, & al- tre $tanze.

Nelle $oprapartienti proportioni $imilmente quella è maggiore, che da numero maggiore è denominata, & perche que$to s’intendi bene, io dico. [0065]TERZO. che la proportione $oprapartiente, è, quando il piu contiene il meno una fiata, & piu parti di e$$o, & que$to è tanto dal numero di e$$e par- ti, quanto dalla denominatione, & quanto dall’uno, & dall’ altro.

Dal numero delle parti quando il piu contiene il meno una fiata, & due parti di e$$o dicė$i $oprabipartiente, $e tre $opra trɩpartiente, & co$i nel re$to.

Dalla denominatɩone clelle parti, quando il piu contiene il meno una fiata, & le parti di quello che $ono terzi dice$i $opra partɩente le terze. Dall’uno, & dall’ altro come $e dɩces$i $oprabipartiente le terze.

Dico adunque che $econdo la prima denominatione, che efprime quante parti del numero minore $ono contenute nel maggiore s’intende la pro- portione maggiore, perche la $econda, che e$prime quali $iano quelle parti del numero minore, è quella i$te$$a come à dire la $opraotto partien te le undecime, e maggiore, che la $opr atripartiente le undecime, perche que$ta dal numero mɩnore, che è il ternario, quella dall’otto, che è pɩu $i denomina e$$endo la $econda denominatione la iste$$a nell’una, & nell’altra.

10

Quɩ ci bi$ognerebbe la generatione, & le propiet à di cɩa$cuna proportione, & quel bello di$cor$o, che $anno gli Arithmetici prouando, che ognɩ di$aguaglianza na$ce dall’ agguaglianza, & che l’equalità ė principɩo della di$egualit à, & che ognɩ dɩ$egualità $i riduce all’ agualianza, ma la$ciar bi$ogna co$i alte con$iderationi à quelli che uogliono trouare il principio di tutte le co$e create, la unità trina di e$$o, & la produt- tione non di que$te fabriche particolari, ma della uniuer$ità del mondo, & delle co$e: Parlaremo adunque del raccogliere, moltiplicare, $ce- mare, & del partire le proportioni, ilche ci $eruirà alli nostri bi$ogni, perche Vitr. in molti luoghi aggiugne, $ottragge, ė diuide le propor- tiom, come $i uedrà ancho nel pre$ente Libro al primo capo, al $econdo, & all’ultimo, & nel quarto al terzo capo.

Ben ė uero che oltra la Simmetria, & proportione molte fiate $i riguarda à quello che richiede l’occhio perche alcune co$e $ono che la gran- dezza loro ricerca piu pre$to una $atisfattione della uista, che una ragione di mi$ura.

Et l’u$o $pe$$o dimanda altro, che proportione, come chiaramente in molti luoghi ci dimo$tra Vitruuio, ma chi con$idera bene tutto è proportio- ne, & conueneuolezza.

20

Hor al propo$ito per raccorre due proportioni in$ieme bi$ogna prima trouare il denominatore della proportione prodotta, dapoi raccogliere i numeri po$ti $otto la i$te{$s}a prodotta proportione.

Il primo $i fa à que$to modo, moltɩplica il denominatore d’ una proportione, nel denominatore dell’altra, & co$i ne procederà il denominatore della raccolta è prodotta proportione.

Il$econdo $i fa moltɩplicando tra $e i numeri antecedenti delle propo$te proportioni, & moltiplicando $imilmente tra $e i numeri con$eguenti del- le dette proportioni, auuertendo che questa regola ci $erue nelle proportioni $imɩglianti, cioe quando amendue $ono della maggiore di$agua- glianza, ò uero amendue della minore, perche quando fu$$e altrimenti, ci bi$ogna un’altra regola (come dirò qui $otto). Hora all’ e{$s}empio, ecco la ragione che é tra nuoue e tre, è tripla, & la ragione che è tra quattro e dua, è doppia.

Voglio raccoglier ɩn$ieme una tripla, & una doppia, dico, che bi$ogna moltiplicare i denominatori di queste proportioni uno nell’ altro, adunque $i moltiiplchera due che è denominatore della doppia, nel tre, che è denominatore della tripla, & ne riu$cɩrà $ei, che $er à denominatore della 30 generata proportione, & pero da una tripla, & da una doppia ne na$ce una $e$tupla, ilche appare per li numeri moltiplicati d’amendue le proportioni, perche moltiplicato noue per quattro, ne uien trenta$ei & tre per due ne uien $ei. La doue trenta$ei ri$petta à $ei tiene pro- portione $e$tupla.

Voglio $imɩlnsente nelle $opraparticolari raccoglier due proportioni come la $e$quialtera che è tra tre, e dua, & una $e$quiterza che è tra tre ė quattro, moltɩplico il denominatore della $e$quiterza, nel do minatore della $e$quialtera che e un mezzo in uno è un terzo, & ne na$ce due, che è denominatore della prodotta proportione, & pero da una $e$quialtera, & d’una $e$quiterza ne na$ce una doppia.

Ecco ne i numeri gli e$$empi moltiplica gli antecedenti e primi numeri tra $e cioè tre in quattro fa dodici, & $imilmente i con$equenti delle dette proportioni, che $on due, & tre, ne ri$olter à $ei, ma dodicɩ à $ei, è in doppia proportione.

Quando adunque la con$onanza mu$icale detta Diapente $ia in proportɩone $e$quɩaltera, & la Diate$$aron in $e$quiterza, d’amendue raccolte in$ieme ne ri$oltera la Diapa$on, che con$i$te in doppia proportione.

40

Similmente adduremo l’e$$empio nelle $oprapartienti, uoglio aggiugnere la bipartɩente le terze, come cinque à tre, alla triparti\~ete le quarte come $ette à cinque pɩglɩo il denominatore della bipartiente le terze che e un e due terze, & lo moltiplico ɩn$ieme col denominatore della $opra tri- partiente le quarte che è un è tre quarti che fanno due & undeci duodecimi, da i quali na$ce la doppia undeci partiente le duodecime.

Adunque dalla bipartiente le terze, & dalla tripartiente le quarte, ne ri$olta la doppia undeci partɩente le duodecɩme. Ecco multiplica cinque e $ette che $ono gli prɩmi numeri delle predette proportioni, ne ri$olta trentacinque, moltiplica ancho i $econdi che $on tre, & quattro fan dodici, trentacinque adunque contiene dodɩci due fiate, & undeci duodecimi.

Et co$i $i raccoglieno le proportioni quando amendue $ono $imili. Ma quando $ono dis$imili cioè una della maggior di$aguaglianza, & l’altra del- la minore, allhora quella proportione che è denominata dalla maggior quantità $i deue partire per l’altra, $ia adunque da comporre una $ot- to doppia con una $e$quialtera come un e due, con tre e due.

La $ottodoppia proportione, ė, denominata dal due, come la doppia, & la $e$quialtera è denominata dall’uno è mezzo, che è meno dalla doppia, 50 parti$ca$i adunque due per un’e mezzo, ne rɩ$ultera uno ė un terzo, dalle propo$te proportioni adunque ne uien la proportione $ub$e$qui- terza, percioche quella che $i deue partire, è della di$aguaglianza minore, & la proportione che e nata, $eguita in que$ta parte la proportio- ne che e$$er deue partita.

Ecco ne i numeriun e due $opra tre è dua, moltiplica i primi numeri in$ieme, che $ono un’ & tre, ne na$cerà tre, che $i deue notar di $otto, dapoi moltiplica due in due ne ri$olterà quattro, & tre à quattro, e, in proportione $ub$e$quiterza.

Ma quando bi$ogno $ia comporre piu di due proportioni in$ieme, componer ai con la terza quello, che ri$olta delle due prime, & la compo$ta di tre componerai con la quarta, & co$i per ordine; per e$$empio $ian questi numeri quattro, tre, due, tre, uno.

Dalle proportioni adunque di quattro à tre, & di tre à due (come s’ė detto) ne na$ce una doppia, laqual partita per la $eguente $e$quialtera due a tre fa la $e$quiterza, laqual moltiplicata in una tripla, che ha tre ad uno, fa la quadrupla, che ha quattro ad uno.

Dalle co$e dette ne na$ce che di due proportioni della maggior di$aguaglianza in$ieme compo$te, $i genera la proportione della maggior di$agua- 60 glianza, ma l’una & l’altra, è, maggɩore, con$eguentemente da due proportioni della mɩnor di$aguaglianza, $i produce la proportione della mi nor di$aguaglianza, & l’una, é l’altra ė minor proportione.

Ma da una della maggiore, & l’altra della minore, $i fa tale proportione, quale è, quella che, è, denominata dal numero maggiore. Ma la pro- portione della aguaglɩanza, con la proportione della maggior di$aguaglianza produce la i$te$$a proportione della maggior di$aguaglianza, & fa lo i$te$$o ri$pondente con la proportione della minor di$agualianza per ilche $i uede che la proportione della aguaglianza moltiplicata in $e $te$$a, produce la ragione della aguaglɩanza. Et que$to detto $ia del componɩmento delle proportioni.

Ma quando uorremo $ottrare una proportione dall’ altra, & cono$cer quale proportione re$ta, bi$ogna ciò fare per uia del partire, ma $i deue au- uertire quello, che ne i numeri s’ė detto, che $i come il minor numero $i deue leuare dal magiore, & non il maggiore dal minore, co$i ancho nelle proportioni $i $erua ɩl mede$imo, che la minor $i leua dalla maggɩore, primamente adunque $i parte il denominatore della maggɩore, per lo denominatore della mɩnore, & $i produce il denomɩnator di quella che resta. Dapoɩ per lɩ numeri po$ti $otto le date proportioni.

70

Et ciò $i fa in que$to modo ponga$i di $opra i numeri della maggior proportione, che ė quella, che $i deue partire, & di $otto i numeri della mi- nore, dapoɩ moltiplicato $ia il primo antecedente numero di quella proportione, che $i deue partire, per il con$eguente del par- titore, perche $i farà l’antecedente e primo dɩ quella proportione, che re$ta, & per la moltiplicatione del $econdo numero della propor- tione da e$$er diui$a per lo con$eguente della dɩuidente, ne na$ce ɩl con$eguente della restante, & que$to modo conuiene col partire de i rotti uulgari.

[0066]LIBRO

L’e{$s}empio di quanto hauemo detto prima prenderemo nelle moltiplici. Poniam ca$o, che uogliamo $ottrare una doppia da una tripla, partirai adunque tre che e denominator della tripla, per due che, è, ɩl denominator della doppia, $i fara uno e mezzo, dalquale $i denomina la $e$quialte- ra, da que$to partimento adunque $i genera la $e$quialtera.

Siano que$ti numeri in proportion tripla noue tre, & in doppia quattro ė due.

Multiplica noue per due ne uien diciotto, & tre in quattro ne uien dodici, alqual numero diciotto e in proportione $e$quialtera. Prenderemo ancho l’e$$empio di $ottrare dalla $opraparticolare, come $arebbe leuare una $e$quiterza da una $e$quialtera, parti adunque il denominato- re della $e$quialtera, che ė uno è mezzo, per lo denominatore della $e$quiterza, che ė uno & un terzo, ne $eguira uno e un’ottauo, dalla pro- posta $ottratione adunque ne re$ta una $e$quiottaua, ne i numeri que$to $i uedė tre à due e in $e$quialtera, quattro à tre in $e$quiterza, mol- tiplica tre per tre $a noue, quattro per due fa otto, ma noue ad otto, ė, in proportione $e$quiottaua.

Similmente nelle $oprapartienti $i dara lo e$$empio. Leua$i una bipartiente le terze, da una tripartiente le quarte. partendo uno, è tre quar- 10 ti, per uno è due terzi, ne ri$ulta uno & un decimo, dalche è denominata la proportione $e$quɩuige$ima, laquale ancho ci $ara data da i nu- meri i$tes$i, come $ette à quattro, cinque à tre, moltiplica $ette per tre, ne uien uent’ uno, & cinque per quattro ne uien uenti, & uinti uno, à, uenti, è in proportione $e$quiuige$ima, la quale è quella proportione, che re$ta dal $ottrare una bipartienti le terze da una tripartiente le quarte.

Dal partɩre adunque la proportione della maggior di$aguaglianza per la ragion, & proportione della minor, ne na$cera la proportione del- la maggior, menor dell’una, & dell’ altra, il $imigliante giudicar $i deue delle proportɩoni dis$imiglianti della di$aguaglienza minore, percio- che ne na$cera la proportione della minor di$aguaglianza, parimente menor dell’una & dell’altra, ma $e amendue le proportioni $erannno ò della maggior, ò della minor di$aguaglianza, & tra $e $imiglianti, cioe $e la propo$ta proportione $i partira per $e $te$$a, ne ri$oltera la ragione dell’aguaglianza.

Et $e in $omma una $era della maggiore di$aguaglianza, & l´altra della minore, $i produra una proportione, che tenira piu in que$ta parte dalla 20 proportione, che $i deue partire, che da quella, che parte, & $era quella, che $i e$prime per ɩl numero maggiore.

E tanto uoglio che detto $ia dello accre$cere, $cemare, & partire delle proportioni, ilche $e nelle fabriche, & ne gli edific{ij} uorremo o$$eruare, non ha dubbio,, che noɩ non $appiamo dar, & tuore grandezza, & moderare quanto ci parera in ognɩ occa$ione di componimento.

Re$ta che noi portamo inanzi quello, che piu importa, & è co$a mirabɩle per $aper le comparationi, & delle $imiglianze delle proportioni, & ci giouera nelle co$e ciuɩli, ne i di$cor$i della mu$ica, & in molte co$e, che tutto di ci uengono per le mani, & $ono co$e pre$e da Alchindo an- tiquo authore, delquale ce ne ha fatto copia il Reuerendis$imo Phɩlippo Archinto Lega o di $ua Santita alli Signor Venetiani, benche in e$$o lɩbretto ci $iano molte co$e delle antedette, co ne $ono le infra$critte. La dɩffinɩtione della proportione, & altri princip{ij} che à me non graue- ra poner qui $otto $econdo l’ordine dello antedetto authore, per e$$er co$a d importanza & breui. Sono adunque po$te prima quattro, dif- finitioni, & $ono que$te. Proportione e habitudine mutua dɩ due quantita $otto un’i$te$$o genere.

La $econda ė che quando di due quantit à compre$e $otto uno i$te$$o genere una parte l’altra, quello, che re$ta e la proportione della partita, alla 30 partitrice.

La terza è, che la prodottione, ò la compo$itione d’una proportione dall’altra, non ė altro, che la denominatione e$$er prodotta dalle denomi- nationi.

La quarta è, che l’e$$er diui$a una proportione per un’altra, ò uero e$$er $ottrata, non e altro, che quando la denominatione della proportione da e$$er partita, è diui$a per la denomination di quella che dɩuide. Que$te $oprapo$te dɩffinitɩoni $ono $tate da noi chiaramente e$po$te di $o- pra, $eguitano le propo$itioni.

La prima è, $e la denominatione della proportione di qual ti piace di due e$tremi $er à moltiplicata nel $econdo $i produr à il primo, perche $e per la $econda dɩffinitione partito il primo per il $econdo, ne na$ce il denomɩnatore, adunque moltiplicata la denominatione nel $econdo, ne na- $ce il primo.

La $econda quando che tra due è interposto un mezzo che habbia proportione con amendue la proportione che hauera il primo al terzo $erd 40 compo$ta dalle proportioni che ha il primo al mezzo: & ɩl mezzo al terzo & que$to ancho è noto.

Sian tre termini due, quattro, dodeci; & quello di mezzo habbia qualche proportione con gli estremi, io dico che la proportione, che é tra il pri- mo, & ɩl terzo, e composta dalla proportione, che è tra ɩl prɩmo, & il mezzano, & tra ɩl mezzano, & il terzo, e{$s}endo adunque tra due, & dodici $e$tupla, dico che ella è compo$ta della proportione, che ha due à quattro, & quattro à dodici. ecco il denominatore della proportione che e tra due ė quattro, e due, adunque tra que$ti è proportione doppia, & il denomɩnatore della proportione che è tra quattro e dodici, e tre adunque tra questi ui cade proportione tripla, $ia adunque à due, b quattro, c. dodici.d. ɩl denominatore tra due e quattro, ė il denominatore tra b &. c. & f. il denominatore tra a &. c. perche adunque dal f. nel. c. $i fa lo a, & dal e nel. c. $i fa b. per la prima propo$itione, l’o f. all’e, e come lo a al b. & pero e$$endo ɩl d, il denominatore tra l’ a & ɩl.b. egli $era ɩl denominatore f all’e. adunque per la i$te$$a prima proportione dal d in e $i fà l’o $. perche adunque la denominatione dello a al c. e prodetta dalla denominatɩone del b al c, ne $egue per la terza dɩffinitione che la proportɩone, che e tra lo a & ɩl c. come tra due & dodici, che ė la $e$tupla $ia compo$ta dalla proportione che è tra l’a e’l b, cioe tra due 50 e quattro che e la doppia, & tra ɩl b, & ɩl. c. che e tra quattro e dodici doue, e proportione tripla, adunque da una doppia, & da una tripla ne na$ce una $e$tupla, & que$to ancho dɩ $opra e $tato dichiarato.

Seguita la terza propo$itione di Alchindo. Siano quanti mezzi $i uoglia io dico, che la propo$itione che è tra gli e$tremi, e compo$ta delle pro- portioni di tutti gli intermed{ij}.

Sia tra a, & d due intermed{ij}. b c. io dico che la proportione di a ad d. e compo$ta delle proportioni, che $ono tra a & b. tra b & c. tra c & d. im- peroche per la precedente la proportione, che e tra a & d.e composta dalla proportione che e tra b. & d. & b a d, ma la proportione che e tra b & d. e fatta dalla proportɩone, che è tra b & c. & tra. c. & d, per la i$te$$ɩ propo$itione, & però la proportione che è tra à & d. e fat- ta da tutte le proportioni, che $ono tra gli intermed{ij}, & co$i $i hauera à prouare quando fu$$ero piu intermed{ij}, & questo ancho di $opra con e$$empi e stato dichiarito, & la replica è fatta $i per $eguitar l’ordine dɩ Alchindo, come per e$$ercitio della memoria in co$a di tanta importanza.

60

La quarta, é, che $e alcuna proportione è compo$ta di due proportioni, la $ua conuer$a è compo$ta delle conuer$e. Sia la proportione della a al b composta della proportione del c al d. & dell’e al f. io dɩco, che la proportione del b all’a. $era compo$ta della proportɩone del d al c. & del f al c. perche $ian continuate le proportioni del c al d, & del e all’ f.tra g.h.K. di modo che il g, $ia allo h, come il c al d, & l’h al K. come l’e all’ f io dico che l’a al b $era compo$ta della proportione del g all’h, & dell’h al K, & però per la $econda propo$itione la proportione del a al b $er a come la proportione del g al K adunque all’incontro la proportione, del b all’a, $er à come K al g ma la proportione del K al g per la ɩste$$a propo$itɩone, fatta dalla proportione del K al h, & del h al g, ma il K al h, ė come l’ f all’e. & l’h al g, & come il d al c. adunque il b all’a $era compo$to dalla proportione che è tra il d & c. & tre l’ f. & l’e. has$i adunque l’intento ilche praticato ne i numeri, chiaramente $i uede.

Finite le dɩffinitioni, & le propo$itioni, che pone A lchindo, $i uiene alle regole, lequali $ono que$te.

Quando dɩ $ei quantita la proportione che è tra la prima, & la $econda e compo$ta della proportione che ha la terza alla quarta, & la quinta 70 alla $e$ta, $i fanno trecento, & $e$$anta $pecie di compo$itioni, di trenta$ei dellequali $olamente $i potemo $eruire, il restante è inutile, & que$to è manife$to $e noi ponemo che la proportione tra a & b $ia compo$ta della proportione che e tra c & d & tra e & f. perche e$$endo ɩ terminɩ $ei, $i puo intender la proportione di due qual $i uoglia e$$er compo$ta di due proportioni che $iano tra i quattro re$tanti termini, ilche $era dichiarito poter$i fare per uia della moltiplicatione.

Da questɩ $ei termini prouengono trenta $pat{ij} dɩ$tinti. dieci dallo a. otto dal b. $ei dal c. quattro dal d. due dal e. & niuno dal f. perche prima [0067]TERZO. tutti $ono $tati pre$i. lequal co$e manife$te $ono nclla $otto$critta tauola, doue $ono cinque compartimenti, nel primo de i quali ė la compara- tione del a. à gli altri termini, & de gli altri termini all’a. Nel $econdo é la comparatione del b. à gli altri, & de gli altri al b. nel terzo è la comparatione del c. nel quarto del d. nel quinto del e. à gli altri, et de gli altri à quelli, perche $ono di cia$cun di due termini due $pat{ij}. come dal a. al b. uno, & l’altro dal b. all’a. & co$i de gli altri, perche adunque eran $ei termini, rimos$i due, che faceuano lo $patio compo$to, i re$tanti $er anno quattro, de quali ne $eranno uentiquattro ordini, che fanno $olamente dodici $pat{ij}, & perche que$to chiaramente s’intendi, dritta \\ a.a.a.a.a. \\ b.c.d.e.f. # conuer$a \\ b.c.d.e.f. \\ a.a.a.a.a. ## Primo ordine dieci. dritta \\ b.b.b.b. \\ c.d.e.f. # conuer$a \\ c.d.e.f. \\ b.b.b.b. ## Secondo ordine otto. dritta \\ c.c.c. \\ d. e.f. # conuer$a \\ d.e.f. \\ c.c.c. ## Terzo ordine $ei. dritta \\ d. d. \\ c. f. # conuer$a \\ e. f. \\ d. d. ## Quarto ordine quattro. dritta \\ e. \\ f. # conuer$a \\ f. \\ e. ## Quinto ordine due. _13_ # c. d. \\ e. f. \\ Primo # d. c. \\ e. f. \\ Settimo # _19_ _14_ # c. d. \\ f. e. \\ Secondo # d. c. \\ f. e. \\ Ottauo # _20_ _15_ # c. e. \\ d. f. \\ Terzo # e. c. \\ d. f. \\ Nono # _21_ _16_ # c. e. \\ f. d. \\ Quarto # e. c. \\ f. d. \\ Decimo # _22_ _17_ # c. f. \\ d. e. \\ Quinto # f. c. \\ d. e. \\ Vndecimo # _23_ _18_ # e. f. \\ e. d. \\ Se$to # f. e. \\ c. d. \\ duodecimo # _24_ $ian rimos$i que$ti termini a. & b. che fanno la proportione di a.a b. & la conuer$a del b al a. re$teranno quattro termini c.d.e.f. de i quali $eranno uentiquattro ordini. il numero posto fuori della tauola dimo$tra due ordini, che fanno un $olo interuallo, come il numero quinario, che è po$to dentro la tauola dinota, che quel- 10 l’ ordine à cui è preposto il decimo $ettimo non compone $patio di uer$o da quello, che compone ɩl quinto, perche $i compone la i$te$$a proportione di quella che è tra’l d, & l’e. & il c & lo f. di- notata per lo decimo $ettimo modo, & di quella che è tra’l c & lo f. & tra’l d & l’e. laqual pretende il quinto. Adunque per li numeri e$trin$eci $i dɩnota, che que$ti ordini quanto alla compo$i tione delle proportioni $ono geminati, cio è il terzo decimo, il quartodecimo, il quintodecimo, & co$i $eguitando fin al uente- $imo quarto, ilquale ancho ui s’include. La proportione adunque che è tra a. & b, & la $ua conuer$a trab. & a. $i può intendere 20 che $ia composta di dodici proportioni tra quattro termini c.d.e. f. & co$i cia$cuna delle predette. A dunque e$$endone trenta, che $i po$$ono componer tutte le combinationi $eranno trenta uolte dodici, che fanno trecento $e$$anta. Ma di tutte que$te po$to che la proportione che è tra l’a & il b, composta $ia delle proportio ni che $ono tra’l c el d. & l’e el’f, $i dimo$trino che $olo trenta $ei $ono utili, ma le altre non tenere. & ci potra ba$tare di e$po- nerne quindeci nella tauola, e$$endcne quindeci di quelle conuer- $e, & noi per la quarta propo$itione dimo$trato hauemo, che ogni conuer$a proportione, $i fa dalle conuer $e di quelle proportioni, delle quali è composta la principale. come $e la proportione, che è tra l’a 30 e’l b. è compo$ta dalle proportioni che $ono tra’l c. e’l d. & tra l’e & lo f.ancho la conuer$a, cioè la proportione, che è tra’lb, & l’a, $erà compo $ta dalle proportioni del d al c. & del f.all’e. & però e$poste quindeci di quelle, le altre quindeci ci $aranno pale$i.

E$poneremo adunque le quindeci poste nella tauola, dellequali noue $eranno di neces$ità composte dì Prima. # a. b. \\ compo$ta Seconda. # a. c. \\ compo$ta Terza. # a. d. Quarta. # a. e. \\ compo$ta Quinta. # a. f. Sesta. # b. c. Settima. # b. d. \\ compo$ta Ottaua. # b. e Nona. # b. f. \\ compo$ta Decima. # c. d. \\ compo$ta Vndecima. # c. e. Duodecima. # c. f. \\ compo$ta Terzadecima. # d. e. \\ compo$ta Quartadecima. \\ Quintadecima. # d. f. \\ e. f. \\ compo$ta due proportioni tra il re$tante di quattro termɩni, ma le altre $ei non di neces$ità $i compongono, & quella, che $i compone per la tauola è manife$tà, come è chiara ancho quella, che non $i compo ne. Ogni proportione adunque che $i compone à due modi $olamente $i compone, cioè dalla propor- tione del terzo al quarto, & del quɩnto al $e$to, & $imilmente dalla proportione del terzo al $e- sto, & del quinto al quarto. Per ilche e$$endone noue composte, $i fanno dieciotto compo$itioni, & altretante delle loro conuer$e. Trenta$ei adunque $eranno i modi utili. Ma quelle, che non $i compongono $ono $ei, & le loro conuer$e $ei, però dodici $ono inutili. Tutti i modi adunque $i utili 40 come inutili $ono quaranta otto.

Soppo$to adunque il primo modo, cioè che la proportione che è tra l’a e’lb. composta $ia delle propor- tioni, che $ono tra’l c. e’l d. & tra lo e. et lo f. Io dimo$trero il $econdo. che è compo$to della i$te$$a che è tra c. & f. & tra e & d. perche io ponero tra c. & f. d. & e. & la proportione tra c. & f. $erà compo$ta delle proportioni, che $ono tra c. & d, & tra d & e. & tra e & f, per il che ne $eguirà, che le proportioni che $ono tra c & f. & tra e & d. $eranno compo$te delle proportioni, che $ono tra c. & d. tra d & e. & tra e & f. & tra e & d. Ma le proportioni che $ono tra c & d. tra d. & e. & tra e & d. compongono quella proportione che ė tra c & d, per la terza propo$itione po$ti d & e. tra c & d. adunque e a d, & c ad f, $ono $i come c a d. & e ad f. ma la proportione, che è tra a & b, è compostà delle proportioni, che $ono tra c. & d. & tra e & f. A dunque ancho la proportione tra 50 a & b. $erà compo$ta delle proportioni che $ono tra c. & f. et tra e et d. che $ono le po$te nella con- clu$ione. Il terzo modo, è che ancho la proportione tra a et c, $erà compo$ta della proportione di b. a d, et di c. ad f. Il ehe è manife$to, perche po$to b. tra a. & c. la proportione che è tra a & c. $erà compo$ta da quella, che è tra l’a & b, & tra b & c. ma la proportione che è tra a & b. $i compo- ne, da c & d. & da e & f. $econdo il $uppo$ito adunque a a c è fatta di b & c. di c & d. & di e et f. ma b a.c. & c.a.d. compongono la b.a.d. trappo$to il c tra b. & e.

Adunque la proportione che è tra a. & c.e compo$ta di b. & d. & di e. & f. Il quarto modo $i come il $econdo modo dal primo, co$i il quarto prociede dal terzo po$ti tra b. & f. communemente d. & e. & co$i tutti i modi pari, con i lor difpari $i collegano, per $chifare il repeter quella i$te$$a uia. Il quinto modo. Compone$i ancho a. ad e. di b.ad f. & di c. a d.perche po$to b. tra a. & e. $i fa l’argo- 60 mento del terzo, perche lo a. all’e. è compo$to dello a.al b. & del b all’e. ma lo a al b. è compo$to dello e all’f. & del c al d. perche co$i s’è pre$uppo$to. Adunque lo a al e, $i compone del b all’c. dell’e all’f. & del c al d. ma il b all’e. & l’e. all’f. compongono il b. all’f. trappo$to l’e tra’l b & lo f. la proportione adunque tra a & e è compo$ta del- le proportioni tra b. & f. é tra c. & d.Il $e$to modo $i caua dal quinto per l’argomento del $econdo trappo$to f. & c.tra b & d. Il $ettimo. egli $i fa $imilmente la proportione del b. al d. delle proportioni dell’a al c. & del f. all’e. perche e$$endo compo$to l’a al b. del c al d. & dell’e al f.ne $e- guirà per la quarta propo$itione, che la proportione tra’l b. & l’a. $erà compo$ta di d & c. & di f & e. po$to adunque a trab & d.la propor- tion, che è tra b & d. $er à fatta di b & a, & di a, & d. Ma b & a. è compo$to di d & c, & di f. & e. Adunque la proportione di b.a.d.$er à compo$tà di tre proportioni, cioé di a.a.d.di d.a.c. & di f. ad e. Ma la a.al.d, & la d al c.compõgono, quella che é tra a & c. trapposto d. tra d. & c. Adunque la proportione di b a d. $er à compo$ta delle proportioni di a.a.c. & di f. ad e. il che era il propo$to. L’ottauo modo. $i come pre$up- po$to il primo $i caua il $econdo modo, co$i per lo i$te$$o argomento $i caua l’ottauo da i $uppo$ti, & prouati ne i prècedenti, trappo$to e. & 70 f. tra a & e. Il nono modo. $imilmente la proportione di b ad f, $er à fatta delle proportioni dell’a all’e. & del d al c. perche b. ad a. è composto del d al c. & del f.all’e trappo$to l’a tra’lb & lo f.$erà la proportion tra’l b et la f.cõpostà della b. all’a. & dell’a al f. & però la b al f.$erà cõpo- $tà dell’a. al f. & del f.al’e, & del d. al c. ma la a. al f & lo f. all’e. cõpongono l’a all’e. A dunque la b al f.è cõpo$ta della a all’e, & della d. al c. Il deci mo con l’argomento del $econdo procede dalle co$e prouate nel precedente, trappo$to e & d.tra a & c. L’undecimo. egli $i cõpone ancho la c, al d. dalla a al b. & dalla f. al c. perche per la terza la a al c. $i compone della b. al d. & della e alla f. egli $i cõponerà la c alla a. dal d. al b. & dal f. alla c. posto adunque a tra c & d. $arà la c. al d. compo$ta dalla a. al d. della d. al b. & dalla f.al c.ma la a al d. & la d. al b.compongono la a al b.

[0068]LIBRO

Adunque la c al d. e composta dalla a al b, & dalla f. alla e. Il duodecimo modo $i caua dall’argomento di $opra trapposto. b. & $. tra la a. & e. Il terzodecimo $imilmente e, che la proportione tra c. & f. $erà compo$ta delle proportioni tra a & b. & tra d. & e. po$to d. & e. trac. & f. $erà compo$ta la c & la f. dalla c al d. della d al e. & della e alla f. ma la c al d, & la e alla f. compongono la a al b. adunque la c al f. e composta della à al b. & della d. alla e. Il quartodecimo $i caua dal precedente, $i come il $econdo dal primo trapposta b. & d, tra la a & la e. Il quintodecimo ė che ancho la d & la e è compo$ta della b. alla a. & della c al f, perche po$to c. & f. tra d & e. la d alla e $erà compo$ta dalla d. al c. dalla c alla f. & dalla f alla e. ma la d. alc. & la f. alla e. compongono la b alla a. perche le conuer$e compongono la a al b. per la $oppo$itione adunque la d alla e. è composta della b. alla a. & dalla c al f. Il decimo$esto modo. con l’argomento del $econdo, c dedutto dal pre cedente trappo$to a & c tra b & $. Il decimo$ettimo modo e che la e. & la f. $i compone della a al b. & dalla d al c. percioche per la conuer$a del quinto modo, la e alla a $i fa della f. al b. & della d al c. il re$to $i ordina, come s’è fatto nella prima deduttione del modo undecimo. Il De- cimo ottauo modo con l’argomento del $eeondo $i caua dal precedente b & d. trappo$titra a. & c. Seguitarebbe che io dimo$tras$i, che i modi 10 utili non $ono compo$ti de glialtri, & che gli inutili non $ono compo$ti. Ma que$to per hora uoglio che $i pre$upponga per non e$$er piu te- dio$o. Ba$timi hauer di$opra dato alquanto di luce alle co$e dette da Alchindo, & qui $otto cauarne una notabile propo$itione, che ne contie- ne dieci$ette bellis$ime, & utilis$ime da e$$er da ogni $orte di per$one $tudio$e e$$ercitate, & $ono que$te, lequali ci $erueno à rittrouare qua- lunque numero di quelli $ei, che ci fo$$e ignoto. Se la proportione che ė tra’l prɩmo & il $econdo è compo$ta delle proportioni che $ono tra il terzo, e’l quarto, & tra il qninto e’l $esto, la i$te$$a $erà compo$ta dalle proportioni, che $ono tra il terzo, e’l $e$to, & tra’l quinto e’l quar to. Ecco ne i numeri un, dua, tre, quattro, $ei noue, _1 2 3 4 6 9._ Dalla $ub$e$quiterza che ė tra tre, e quattro, & dalla $ub$e$qualtera che è tra $ei, & noue, ne na$ce la $otto doppia, che è tra un & due, io dɩco che la i$te$$a $otto doppia na$cer à dalle proportioni, che $ono tra il terzo, & il $esto. cioė tra tre e noue, doue é la proportion $ottotripla, & dalla proportione che é tra’l quinto il quarto, che è $ei & quattro, doue è la proportion $e$qualtera, perche da una $ottotripla, & da una $e$qualtera na$ce una $otto doppia, come è tra uno e dua. Similmen- te, $e la proportione del primo al terzo, $er à compo$ta delle proportioni del $econdo al quarto, & dal quinto al $e$to, come la proportione 20 dell’un al tre, che è $otto tripla, e compo$ta delle proportioni del due al quattro, che è $otto doppia, & del $ei al noue, che é $otto $e$qualter a. La iste$$a ne na$cerà dalle proportioni del $econdo al $e$to, cioe dal due al noue, che è $otto quadrupla $e$qualtera, & dal quinto al quarto, cioé dal $ei al quattro, che è in proportione $e$qualtera, perche da una $otto quadrupla $e$qualtera, e da una $e$qualtera, ne na$ce una $otto tripla, parimente $e la proportione del primo al quinto, cioè del uno al $ei, doue è proportione $otto $e$cupla, $er à fatta delle proportione del $econdo al $esto, che è del due al noue, doue è proportione $otto quadrupla $e$quialtera, & del terzo al quarto, che $on tre e quattro, doue cade pro- portione $ub$e$quiterza, la i$te$$a uenir à, & del $econdo al quarto, che é tra due e quattro, doue cade proportione $otto doppia, & dal terzo al $esto, come da tre à noue, doue cade proportione $ottotripla, perche ne na$cer à una $otto$e$cupla co$i ancho $e la proportione del $econdo al quarto che é proportione $ottodoppia, come da un à quattro, na$cer à dalla proportion del primo al terzo, come è tra uno e tre, doue cade pro- portione $ottotripla, et dalla proportione del $e$to al quinto, come è da noue à $ei, doue cade proportion $e$quialtera, perche da una $ottotripla, et da una $e$quialtera ne na$ce una $ottodoppia, la iste$$a proportione na$cerà dal primo al quinto, che è da un al $ei doue cade proportione $otto 30 $e$cupla, & dal $esto al terzo come da noue à tre, doue cade proportione tripla, perche da una $otto$e$cupla, & da una tripla ne na$ce una $otto- doppia, come ė da due à quattro, co$i ancho, $e la proportione che ha il $ecõdo al $e$to, come é tra due, et noue, doue cade proportion $otto quadru pla $e$quialtera, na$ce dalla proportione del primo al quinto, come da un à $ei, doue é proportione $otto$e$cupla, & da quarto al terzo come da quattro è tre, doue è proportione $e$quiterza. La i$te$$a proportione $otto quadrupla $e$quialtera na$cer à dalla proportione del primo al terzo, cioė del un al tre, doue é proportione $otto tripla, & dal quarto al quinto, come da quattro è $ei, doue è proportion $otto $e$quialte ra, perche da una $otto tripla, & da una $otto$e$quialtera ne na$ce una $otto quadrupla $e$quialtera.

Similmente $e la proportion del terzo al quarto come ė da tre à quattro doue cade proportione $otto $e$quiterza, na$cerà dalla proportione del primo al $econdo, come da uno à due, doue cade proportione $otto doppia & dal terzo al quinto, come da noue à $ei, doue cade proportione $e$quialtera, la iste$$a proportɩone na$cerà dalla proportione, che è tra il primo, & il quinto, che è uno & $ei, doue cade proportione $ot- to$e$cupla, & del $e$to al $econd, o come da noue à due, doue cade proportione quadrupla $e$quialtera, perche da una $otto $e$cupla, & 40 da una quadr upla $e $quialtera ne na$ce una $otto $e$quiterza.

Oltr a di que$to, $e la proportione che ė tra’l terzo e il $e$to, che è $ottotripla come da tre a noue, na$ce dalla proportione nel primo al $econdo come da uno à due, che $ottodoppia, & dal quarto al quinto, che è $otto$e$quialtera come tra quattro c $ei, la i$te$la na$cerà dal pri- mo al quinto, come da un a $ei doue cade la $otto$cupla, & dal quarto al $econdo come da quattro à due, doue cade la $ottodoppia, perche da una $otto doppia, & da una $otto $e$quiterza ne na$ce la $ottotripla. Di nouo $e la proportione del quarto al quinto cioè del quattro e’l $ei doue cade la $otto$e$quialtera, e compo$ta del $econdo al primo cioè dal due, & uno doue cade la doppia, & del terzo al $e$to, come del tre al noue, doue cade la $otto tripla, la iste$$a, $otto $e$quialtera na$cerà dalla proportione del $econdo al $e$to, & del terzo al primo.

Finalmente $e la proportione, che è del quinto al $e$to, come è tra $ei, & noue doue cade la $otto$e$quialtera, na$cerà dalle proportioni del pri- mo al $econdo come da un à due doue cade la $ottodoppia, & dal quarto, al terzo doue cade la $e$quiterza, la i$te$$a na$cerà, da quella, che e dal primo al terzo, che e la $ottotripla, come da un à tre, & da quella, che è dal quarto al $econdo, che ė la doppia, come dal quattro al due, 50 & tanto $ia detto delle proportioni, & delle loro comparatione, & ri$petti, lequal co$e diligentemente e$aminate, e$$ercitate, & manda- te à memoria, & applicate alle $cientie, & alle pratiche faranno parere glihuomini miracolo$i. Ma tempo è che a$coltiamo Vit.

CAP. I. CHE LA RAGIONE DELLE MISVRE E STATA DA GLI ANTICHI PIGLIATA DALLE MISV- RE DEL CORPO HVMANO.

LA Compo$itione de i tempi $i fa di corri$pondenza di mi$ure; la cui ragione e$$er deue con $omma 60 diligenza de gli Architettɩ cono$ciuta.

La $omma di tutto quello, che dice Vit. cerca le fabriche pertinenti alla religione, è che prima $i dimo$tra la neces$ità di cono$cer la $orza delle mi$ure, dapoi $i dichiara donde é stata pre$a la ragɩome delle mi$ure, & perche prima $i co- mincia à trattare della compo$itione de i Tempi con$ecrati alli Dei, & in questo trattamento $i con$idera prima tutto quello, che allo a$petto no$tro da diuer$e figure, & forme di Tempi $i rappre$enta di fuori, & da lontano, & in que$ta parte $i tratta di cinque maniere di Tempɩ con le ragioni di cia$cuna, & $i dichiara il modo di fondare, l’ornamento delle colonne, de gli architraui, de i capitelli, de i coperti, & d’altre co$e pertinenti à quello, che di fuori $i uede, come $ono gradi, poggi, $porti, piede$tal li, ra$tremamenti, gonfiature, aggiunte, $canellature, & $imil co$e $econdo i generi delle fabriche, pa{$s}a poi alle parti di dentro, & di$tin tamente ragiona delle mi$ure, lunghezze, larghezze, & altezze de i Tempi, delle celle, de gli Antitempi, de gli altari, delle porte, & di tutti gli ornamenti, che conuengono alle predette parti, la onde niente ci la$cia al de$iderio nostro, conchiudendo come ho detto, nel ter- 70 zo, & nel quarto lɩbro tutta la materia pre$ente. Dice adunque Vitru. che per edificar i tempi bi$ogna cono$cer la forza delle mi$ure, & que$ta douer e$$er da gli Architetti con $omma diligenza tenuta, & appre$a.

Di que$to la ragione e in pronto, perche $e bene ogni fabrica e$$er deue con ragione compartita, & mi$urata, nientedimeno con$iderando noi quanto la diuinità eccede la humanità, meritamente douemo quanto $i puo di bello, & di raro $empre mai operare per honore, & o$$er- uanza delle diuiue co$e, & perche diuina eo$a e in terra l’humana mente; però quella con ogni $tudio e$$ercitar douemo, accioche honor amo i Dei, che Dei ueramente $ono i ueri amici di Dio.

[0069]TERZO.

O@tima co$aénellαmente dellhucmo la ragione, & que$ta cccellentemente $i dimosεtra nelle proportioni, & però $@Vitr. ha detto che la ragicre della corri$pondenza delle mi$ure con grandis$ima diligenza e$$er deue da gli Architetti appre$a, egli ha detto co$a ragioneuole,hone$ta, & de bita alla diuinità & $e co$a mortale puo à ba$tanza honorare la immortalità, direi anchcra io che le piu pretio$e, & care co$e e$$er douriano $oggetto alle proportionate fabriche de i $acri luoghi, accioche, & con la forma, & con la materia $i honora$se quanto piu $i poteβe ogni co$a del cielo. Nece$$aria è adunque la cognitione della Simmetria, & accioche egli $i $appia doue ella na$ce , in$egnacelo Vitr. dicendo.

Que$ta $i piglia dalla proportione, (& dice,) che co$a è proportione, in quefto modo.

Proportione è conuenienza di moduli, & di mi$ura in ogni opera, $i della rata parte de i membri, come del tutto, dalla- qual procede la ragione delle Simmetrie.

Hauemo noi di $opra diffinita la proportione $econdo la communanza, & uniuer$alità di quel nome, hora Vitr. applica lo i$te$$o uocabulo al- la pratica della Architettura, dicendo, che la Proportione è una con$onanza,e rifpondenza delle mi$ure delle parti tra $e $te$$e, & col tutto 10 in ogni opera che $i $a, & que$ta con$onanza egli chiama commodulatione, percioche modulo è detta quella mi$ura,che $i prcnde da prima con laquale, & le parti, & il tutto $i mi$ura, & però proportione nelle fabriche altro non è che comparatione de moduli, & di mu$ure in quello, in che conuengono, ò le parti in$ieme delle fabriche, ò il tutto unitamente con le parti.

Que$to pen$o io, che di già $ia manife$to, però dice Vitr. $eguendo ci dimo$tra da quale eβempio di natura, e $tata pigliata la ragione delle mi$ure, & dice.

Perche non puo fabrica alcuna $enza mi$ura, & proportione hauer ragione di componimento, $e prima non hauerà ri$petto, & con$ideratione $opra la uera, & certa ragione de i membri dell’huomo ben figurato.

La natura maeεtra ce in$egna, come hauemo à regger$i nelle mi$ure, & nelle proportioni delle fabriche à i Dei con$ecrate, imperoche non da altro ella uuole che impariamo le ragioni delle Simmetrie, che ne i Tempi u$ar douemo, che dal Sacro Tempio fatto ad imagine, & $imiglian za di Dio, che è l’huomo, nella cui compo$itione tutte le altre merauiglie di natura contenute $ono, & però con bello auuedmento tol$ero gli 20 antichi ogni ragione del mi$urare dalle parti del corpo humano, doue con Ragione Vit. ha detto niuna opera poter hauer di compunento ragione, $e prima non hauerà riguardo alla S immetria delle membra humane, & accioche $i cono$ca in che modo $iano εtate pighate le mi$u- re del corpo humano, egli ci dimoεtra partitamente, ogni ragione di eβo & dice.

Perche la natura in tal modo ha compo$to il corpo dell’huomo, che la faccia dal capo dal mento alla $ommità della fronte, & alle ba$$e radici de i capelli fu$$e la decima parte, & tanto ancho fu$$e la palma della mano dalla giuntura del nodo alla cima del dito di mezzo, il capo dal mento alla $ommità della te$ta l’ottaua parte, & tanto ancho dal- le ba$$e ceruici.

Prima, che io e$pona la intentione di Vitr. parmi nece$$ario dicbiarire breuemente alcune co$e pertinenti alla pre$ente con$ideratione. Ditre ma- niere $i dice e{$s}er la mi$ura. Primier amente quando una co$a è piu perfetta che le altre $otto un’iεte$$o genere, quella $i dice mi$ura di perfet- tione, in que$to modo l’huomo fra tutti gli animali e$$endo il piu perfetto $i puo dir, cβer la mi$ura di tutti gli animali. Chiama$i poi mi$ura 30 d’agguaglianza, quando la mi$ura contiene la co$a mi$urata, & niente piu, & niente meno, come un concio di uino, $i chiama mi$ura di uino, in fine mi$ura: quella quantità nominiamo, che pre$a piu fiate mifura il tutto, co$i dicesno la canna mi$urar’ il panno:di que$ta noi par- lamo, queεta è quella, che dalla mi$ura della perfettione, che è l’huomo tra gli animali è $tata pre$a da gli antichi, onde mi$urare altro non è che far manifeεta una quantit à prima non cono$ciuta con una quantità, che è piu certa à noi, & pero con ragione dalle parti dell’huomo εta te $ono pigliate le mi$ure delle co$e, & è ragioneuole, che dalla te$ta $i prenda la mi$ura del tutto, e$$endo in quella poεto il ualore di tutti i $entimenti humani, come co$a piu nobile, e principale, & piu manife$ta. Vitr. uuole che l’huomo $ia di dieci te$te, $e per te$ta egli s’intende dal mento al na$cimento de i capelli, & uuole ancho che $ia di otto te$te, $e per te$ta egli s’intende lo $pacio che è dal mento alla $ommit à del capo. Io efponerò la $ua intentione la$ciando il diffinine le controuer$ie delle mi$ure del corpo humano à Pittori, e Scultori.

Dalla $ommità del petto alle radici de i capilli la $e$ta parte,alla $ommità della te$ta la quarta, dal fine del mento al fine delle narjci e la terza parte dell’altezza di tutta la faccia, & tanto è lungo il na$o tutto in$ino al mezzo del $opra- 40 ciglio, & tanto ancho da quello fino alle radici de i capelli, doue $i fa la fronte, ma il piede e la $e$ta parte dell’altez- za del corpo, il cubito la quarta, il petto ancho la quarta, & in que$to modo ancho gli altri membri hanno le loro conuenienti, & proportionate mi$ure lequali ancho da gli antichi Pittori, & Statuari $ono $tate u$ate, & però gran- de, & infinite lode riportato hanno.

Seguita Vitr. à darci le mi$ure del corpo humano dellequali copio$amente ne ha parlato il buon Alberto Durero nel $uo libro della Simmetria dell’huomo. Gli antichi faceuano i corpigrandi, le te$te alquanto picciole, & la $ueltezza era po$ta nella lunghezza della co$cia, parlo hora de i corpi perfetti, imperoche altra mi$ura conuiene à putti altra à corpi gras$i, altra ad alcuni a$ciutti, $imilmente gli antichi εtando nelle mi$ure conuenienti amauano la lunghezza, & la $ottigliezza d’alcune parti parendo loro di dar non $o che piu di leggiadro all’opere; & pe- rò $e bene dalla ra$$etta, che è la piegatura della mano, in$ino alla $ommità del dito di mezo uoleuano che tanto fu$$e dal mento alla $ommit à del la fronte; niente dimeno per la detta cagione faceuano la mano, & le dita alquanto piu lunghe, il Filandro auuerii$ce, & bene; che non puo 50 $tar quello, che dice Vitr. che il petto $ia la quarta parte, & uuole, che quando Vitr. dice, che’l cubito $ia la quarta parte, egh’intenda non dalla giuntur a del braccio alla ra$$etta, ma dalla giuntura del braccio alla $ommità del dito mezzano.

Vuole Pomponio Gaurico che la giu$ta altezza $ia di noue teεte, altri alquanto piu, ma noi altroue ci ri$$eruamo non e$$endo queεto il propio luo go, non però uolemo re$tar di pouer per $atisfattione d’alcuni, quello, che à queεto propo$ito $i legge nel libro della $ottilità, doue $ono que$te parole.

Queεta è la $orma del corpo humano per$etto. La faccia è la decima di tutta la longhezza del na$cimento de i capelli all e$tremo del pollice del piede. La faccia $i diuide in tre partieguali,l’una $i da dalla radice de i capelli alla $ommità del na$o, l’altra è la lungbezza del na$o, che è la tri ge$ima parte di tutto il corpo. La terza è dal fine del na$o al mento. La lunghezza della bocca è eguale alla lunghezza dell’occhio, & la lun- ghezza dell’occhio, e quanto lo $pacio da un’occhio all’altro, di modo che in tre parti $i diuida lo $pacio, che è da un’angulo dell’occhio allo an gulo dell’altro, cioè due occhi, & lo $pacio che è tra quelli, & tutto que$to, e doppio alla lunghezza del na$o, di maniera che la lunghezza 60 dell’occhio, & l’apritura della bocca $ia doppia alla nona parte della lunghezza della faccia, & per que$to ancho adiuiene, che la lunghezza del na$o $ia $e$quialter a all’apritura della bocca, & alla lunghezza dell’occhio, laqual lunghezza del na$o e$$endo tripla allo $pacio che è dal na$o alla bocca, ne $egue, ehe que$to $pacio $er à la materia dell’apritura della bocca, & della lunghezza dell’occhio, il circuito della bocca e doppio alla lunghezza del na$o e triplo all’apritura, A dunque tutta la lunghezza della faccia, è$e$quialtera al circuito della bocca, & allo $pacio, che è dallo angulo e$teriore d’un occhio all’angulo e$teriore dell’altro, percioche que$to $pacio, ètanto quanto èil circuito della boc- ca, il circuito del na$o da ba$$o è pare alla $ua lunghezza, il circuito dell’orecchia è eguale al circuito della bocca, il foro della narice e la quar ta parte della lunghezza dell’occhio, & in tal gui$a è di$po$ta la mi$ura del corpo humano, come qui $otto $i uede.

La faccia parte dieciotto, tra due anguli eεteriori de gliocchi parti dodici. La lunghezza del na$o parti $ei, il circuito da baβo del na$o parti $ei, la lunghezza dell’orecchia parte $ei, dalle radici de capelli al na$o parte $ei, dal men o al $otto na$o parti $ei, la lunghezza della bocca par ti quattro, la rotondità della bocca parti dodici. Dalla cima della te$ta al fine di dietro parte uenti quattro, dalla $ommit à del petto alle $om- 70 me radici de i capilli partitrenta, dalla forcella $opra il petto alla cima della teεta parti trenta $ei, il circuito dell’orecchia parti dodeci, la lun- ghezza dell’occhio parti quattro, la di$tanza tra un’occhio, & l’altro parti quattro, dal $otto na$o alla bocca parti duo, dalla bocca al men- to parti quattro, il $oro del na$o parte una, l’ambito della $ronte di $opra parti diciotto, dalla giuntuta della mano alla $omnità del dito di mez zo la palma parti diciotto, dal mento alla $ommità della te$ta parti uentiquattro, il piede parti uenti, il cubito parti trenta, il petto parti trenta. Tutto il corpo parti cento e ottanta. Sono ancho i ma$chi delle tempie proportionali alla lunghezza della faccia, & le orecchie al na$o, come o$$eruato hauemo. Similmente dal nodo della mano alla $ommit à del dito mezzano, e la decima di tutto il corpo, dal mento alla [0070]LIBRO $ommità della te$ta,ò dalla $ommità della te$ta al collo è il doppio di quello $patio,che è da un’angulo dell’occhio all’angulo dell’altro, intendo de gli anguli e$teriori. Dalla forcella $uperiore del petto alle radici de i capelli, & al fine della fronte, quanto è il cubito, ouer la largbezza del petto, cioè, la $e$ta parte della lunghezza di tutto il corpo, la lunghezza del piede è la nona parte della i$te$$a lunghezza. Dalla forcella di $opra del petto alla cima della teεta e la quinta parte di tutta la lunghezza, & il doppio della faccia, & co$i appre$$o Vit. non può εtare la ragione, che la differenza della ottaua, & della decima parte aggiunta alla $eεta empia la quarta del tutto. Ma allargate le mani $i rende à punto l’altezza di tutto il corpo, & allargate le mani, & i piedi, il Bilico $i farà nel mezzo, di modo, che dalla prima figura il quadrato dalla $econdo $i farà il circolo,amendue figure nel $uo genere perfettis$ime l’una di dritta,& la linea di torte linee compo$ta, & que$to è quel- lo, che qui $otto dice Vitr.

Simigliantemente le membra de i Sacri Tempi hauer deono in cia$cuna parte alla $omma uniuer$ale di tutta la gran- dezza conuenientis$ime ri$pondenze di mi$ure. Appre$$o di que$to naturalmenteil mezzo centro del corpo eil 10 Bilico, imperoche $e l’huomo $te$o, & $upino allargherà le mani, & i piedi, & una punta della $e$ta $erà po$ta nel Bilico di quello, girando attorno le dita delle mani, & de i piedi $erano dalla linea, che $i gira toccati. Et $i come la ri- tonda figura $i forma nel corpo humano, co$i ancho $i troua la quadrata. Imperoche $e dalle ba$$e piante alla $ommi tà del capo $erâ mi$urato il corpo dell’huomo, & quella mi$ura $erà poi comparata alle mani de$tre, & allargate, tro ueras$i la i$te$$a larghezza, come è l’altezza à gui$a de i piani à $quadra riquadrati.

Non $olamente le mi$ure dell’opere $atte da gli huomini $ono $tate pre$e dalle mi$ure delle opere $atte dalla natura, ma le figure piu perfette an- chora come è la ritonda, & la quadrata giu$ta come apertamente ci dimo$tra Vitr. & le figure fatte da glialtri, hora uuole ancho egli dimo- $trare, che le mi$ure dette hanno tra $e ri$pondenza per uia de numeri, & dice.

Seadunque la natura in que$to modo ha il corpo dell’huomo compo$to, che i membri alla perfetta loro figuratione proportioneuolmente ri$pondino, con ragione pare, che gli antichi habbiano con$tituito, che in tutte le perfet- 20 tioni delle opere ui habbia e$$er diligente mi$ura, & proportione di cia$cun membro à tutta la figura, & però po- nendo quelli in tutte l’opere gli ordini, que$to ne i facri Tempi doue le lodi, & i bɩa$imi delle opere eternamente $tanno, $opra tutte le co$e o$$eruarono.

Fin qui haconchiu$o Vitr. la $ua intentione; hora dimo$tra da che $ono $tate pre$e non le mi$ure, ma le ragioni delle mi$ure, & propone pri- ma, quello che egli prouer a poi.

Similmente gli antichi raccol$ero da i membri del corpo le ragioni delle mi$ure, che in tutte l’opere pareno e$$er nece$- farie come il Dito, il Palmo, il Piede, il Cubito, & quelle di$tribuirono nel numero perfetto, che da i Greci Te- lion è detto.

Co$a perfettaè quella, à cui nulla manca, & niente $e le può aggiugnere, & che di tutte $ue parti è compo$ta, ne altro le $oprauanza, per que- $taragione il mondo è perfetto a$$olutamente; & molte altre co$e nel loro genere. Ma uediamo noi con che ragione $i chiamino i numeri per- 30 fetti, & quali $ieno.

Perfetto numero da gli antichi fu po$to il dieci, imperoche dalle mani $i caua il numero denario delle dita, dalle dita il Palmo, & dal Palmo il piede, & $i come nell’una & nell’altra mano dalle dita naturalmente il dieci è proceduto, co$i piacque à Platone quel numero per que$to e$$er perfetto, perche dalle unità; che Monades grecamente $i chia- mano, è empito il dieci, che è la prima croce, ilqual poi che è fatto un dieci, ouero dodici, non può e$$er perfetto, fin che non uiene all’altro incrocciamento, & la ragione è perche egli $opraauanza, perche l’unità $ono particelle di quel numero.

Detto hauemo di$opra, che parte ueramente è quella, che pre$a quante fiate $i può compone il tutto $enza piu, dal che na$ce la intelligenza di quello che $i dirà. Dico adunque che alcuni numeri ri$petto alle parti loro, dellequali compoεti $ono, $i po$$ono chiamar diminuti, e po- ueri, altri $uperflui, & ricchi, & altri uer amente $officienti, & perfetti.

40

La onde poueri $ono quelli, le parti de quali in$ieme raccolte non aggiugnono alla $omma del tutto. Ecco otto è numero diminuto, perche l’uno, il due, il quattro, che $ono parti di e$$o raccolte in$ieme fan $ette, & non la $omma di otto. Ricchi $ono quelli, le parti de i quali accozzate in$ieme $oprauanzano la $omma del tutto, come dodici, e numero fuperfluo, perche l’uno, il due, il tre, il quattro, & il $ei, che $ono parti di e$$o raccolte in$ieme pa$$ano la $omma del tutto, & $on $edici.

Perfetti $ono que numeri, le parti intiere de i quali con la lor $omma fanno, & rendeno preci$amente il tutto, come $ei, & uentiotto, ecco un, e due, e tre, che $ono parti del $ei raccozzate in$ieme fanno $ei à punto; Puno, dua, quattro, $ette, & quattordici $ono parte del uentiotto, & $ommate in$ieme fanno preci$amente uentiotto.

Ma poi che noi $iamo condotti à ragionar de numeri perfetti diremo la loro generatione, & alcune loro propietà, & per queεto fare propo- neremo alcune diffinitioni. Sono adunque alcuni numeri detti parimente pari, & $ono quelli, che e$$endo pare la $omma loro, $i diuidono $empre $ino alla unità in numero pare, come $arebbe $e$$antaquattro, che e pare, $i parte in trenta due, & que$to in $edici, & $edici in otto, 50 & otto in quattro, & quattro in due, che $ono tutti pari, & due finalmente $i ri$olue nell’unità; $ono anche alcuni numeri, che $i chiamano primi, & incompoεti, i quali $ono quelli, che dalla $ola unità $ono numerati, & non hanno altro numero, che interamente gh parta, come tre, cinque, $ette, undici, & altri $imili. La generatione adunque de i numeri perfetti $i fa ponendo per ordine i parimenti pari, & $ommargli in$ieme, & abbattendo$i in una $omma di numero, che moltiplicata per quello che è ultimo nell’accozzamento, $i fa il numero perfetto, pur che il numero dello accozzamento $ia primo, & incompo$to, altramente non riu$cirebbe il numero perfetto, ecco uno, & due fa tre, ef$endo adunque tre numero primo, & incompoεto, egli $i moltiplica per due, che era l’ultimo nello accozzamento, & due fia tre fan $ei, ecco che $ei nella decina, è numero perfetto. Seguita l’altro in queεto modo uno, & due, fan tre, & quattro fan $ette, $imilmente $ette è numero primo, & incompo$to, que$to $i moltiplica per quattro, che è il numero ultimo nello accozzamento, & fa uentiotto, & que$to è numero perfetto nel cento. Seguita un due, quattro, otto, fan quindeci, ma quindeci non è numero primo, & incompoεto, perche è mi$urato oltra la unità, anche da altri numeri come da tre, & da cinque, però $i pa$$a all’altro parimente pare, che è $edici, que$ti aggiunto al quindeci fa trent’uno, & per 60 che trent’uno è numero primo, & incompo$to pero egli $i moltiplica per $edici, che è Pultimo nello accozzamento, & quello che ne uiene per la moltiplicatione del $edici, & del trent’uno, è numero perfetto nel mille, & è que$to quattrocento, & nouanta$ei, con la i$te$$a ragio- ne nel diecimila è perfetto l’ottomila cento e uenti otto. Rari $ono i perfetti numeri, rare $ono Paltre co$e perfette; & queεta è la generatione de i numeri perfetti, le proprietà loro $ono, che $e il primo termina in $ei, Paltro $eguente termina in otto, & co$i auicenda non hanno altre ter- minationi, che $ei, & otto come $ei, uint’otto, quattrocento nouanta$ei, ottomilacento, & uent’otto, e que$ta regola è certa.

Maperche cagione $ia $tato chiamato il numero ternario, & il denario perfetti dirò, & prima, il tre è εtato detto perfetto, perche abbraccia pri ma il numero par e di$pari, che $ono le due principali differenze de i numeri; il dieci è $tato $timato perfetto, perche fini$ce, e termina come for ma tutti gli altri numeri, & però ha detto Vit. che come $i pa$$a il dieci, bi$ogna da capo tornar dall’unità, & non $i poter uedere la perfettio ne fin all’altro incrocciamento, che egli chiama decu$atione, che $i fa in forma della lettera X. Ma il Senario è uer amente per$etto, per le dette ragioni, gli altri $ono perfetti $econdo alcune compar ationi e ri$petti.

70

Ma i Mathematici di$putando contra la $opradetta oppinione, per que$to di$$ero il $ei e$$er per$etto, percioche per le loro ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero di $ei.

Per le loro ragioni, cioè $econdo le ragioni di es$i Mathematici, che uogliono quel numero e$$er per$etto, ilqual na$ce à punto dalla $omma delle $ue parti, & però dice Vitr. percioche per le lor ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero di $ei, perche raccolte $anno $ei.

Et per que$to chiamarono l’una parte del $ei $e$tante, le due triente, le tre $emi$$e, le quattro Be$$e detto Dimerone, le cinque quintario che Pentamerone $i chiama, & il $ei perfetto.

[0071]TERZO.

Soleuano gli antichi chiamare a$$e ogni co$a intiera (come detto hauemo nel primo Libro)& partire quella nelle $ue parti, & come quelli, che felicemente interpretauano le co$e di Greci molto propiamente ragionauano di quelle. Volleno adunque gli antichi (come la ragione anche ci dimo$tra) che li $ei fuβe numero perfetto, & lo chiamarono a$$e. Queεto hauendo le parti $ue, ci dimo$traua per il nome dɩ e$$e quali $u$$e- ro, & però l’una $i chiamaua $e$tante, perche uno è la $e$ta parte di $ei. Le due triente, per e$$er la terza. Il tre $emi$$e qua$i mezzo A$$e per eβer tre la metà di $ei, il quattro be$$e, perche leua due parti dal tutto, et in Greco Dimerone $i dice, il cinque quintario, che pentameroni $i dice, & noi cinque parti dicemo. Ma poi che $opra il numero per$etto $i pone la unita, gia $i comincia à raddoppiar l’altro A$$e per uenire al dodici, che ancho a$$e doppio $i può dire, & pero in Greco dipla$iona, è, nominato. Lè $ette parti $i chiamanan e$eεton, qua$i $opra aggiunta del $ei, l’otto $i chiaman tertiario, perche oltra $ei aggiugne due, che $ono la terza parte del $ei, & pero in Greco $on dette Epitritos, cioe che $opra aggiugne la terza parte al $ei;noue $on dette numero $e$quialtero, & Hemiolio perche noue contiene $ei una uolta, è mezza. Ma fat- to dieci chiama$i bes alterum cioe Paltro bes, perche il primo (come dicemo)era quattro & chiamaua$i dimerone, qua$i di due parti, & però 10 que$to $i chiama Epidmerone, come egli aggiunga à $ei due parti di e$$o. Similmente Epipentamerone $i chiama l’undeci, che è il $opragiunto quintario, et in que$to modo le parti de i numeri $i chiamano $econdo diuer$i rifpetti, et que$to ha uoluto dir Vitr. doue pare che egli habbia uo luto che $ei $ia numero perfetto, per la i$te$$a ragione, che dieciè perfetto, cioè perche giunti che $iamo à dieci tornamo da capo dall’unit à fin che $i cőpia l’altra decina, che con due croci, è, de$critta, co$i ancho giunti al $ei $econdo, da i Mathematici $i ritorna à gli i$tes$i nomi, fin all’al- tro aβe, che è dodeci, ma io $timo che Vit. habbia accennato ancho la no$tra ragione per laqual detto hauemo il $ei eβer perfetto, quando diβe.

Per le ragioni loro quel numero ha le parti conuenienti al numero di $ei.

Perche po$te in$ieme le parti numer anti, & multiplicanti il $ei lo rendono à punto.

Et quando Vitr. diβe.

Et per que$to chiamarono l’una parte del $ei $e$tante

Non uuole render la ragione perche il $ei $ia perfetto, ma unole dimo$trar che e$$endo perfetto per la ragione antedetta, i Mathematicihãno uolu- 20 to dar nome alle parti del fei, & dimoεtrare, che $ei era un tutto, oltra’l quale $e a$cender bi$ognaua numerando era nece$$ario tornar da ca- po, come nel numero denario. Altrimenti era uana la oppo$itione de i Mathematici contra quelli, che uoleuano il dieci e$$er perfetto, $e i mede$imi Mathematici, haue$$er uoluto il $ei e$$er per$etto per la i$te$$a ragione, che era detto il dieci e$$er perfetto, que$to $timo io $ia de- gno di con$ideratione.

Similmente perche il piede è la $e$ta parte dell’altezza dell’huomo, pero co$i da quel numero de i piedi, dalqual’è mi- $urato, & perfetto il corpo terminandolo in altezza con que$ti $ei perfetto lo fecero.

Fcco adunque che dal numero $enaric è εtata pigliata la ragione della mi$ura del corpo humano inquanto all’altezza $ua.

Et auuertirono il cubito e$$er di $ei palmi, & di uentiquattro dita.

Sicome dalle dita e uenuta la ragioue del numerare co$i ancho e uenuta la ragione del mi$urare, & co$i la ragione del numero $enario entra nelle mi$ure. Et qui parla Vitr. $econdo la oppinione de Greci, che uoleuano $ei e$$er numero perfetto. La onde ancho alle monete trasferirono 30 il detto numero.

Et da quello pare che la Città di Greci habbiano fatto, che $i come il cubito è di palmi $ei, co$i $i u$a$$e lo i$te$$o numero nella dramma.

Voleuano i Greci, che la dramma lero haue$$e $ei oboli, & queεto ri$pondeua al cubito, che contiene palmi $ei. Voleuano che cia$cuno obolo ha- ueβe quattro monete, che es$i chiamauano dichalchi, la onde uentiquattro dichalchi faceuano una dramma come uentiquattro dita fanno un cubito, & pero dice Vitr.

Perche quelle Città fecero, che nella dramma fu$$e la ualuta di $ei ramini $egnati (come as$i)che es$i chiamano oboli, & con$tituirono in uece di dita uentiquatrro nella dramma i quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichalchi, da alcu- ni trichalchi.

Era la dramma pre$$o à Greci, le parti della quale, $i chiamauano oboli, & ualeua una dramma $ei oboli, & obolo era una moneta di rame di poca 40 ualuta, $egnata pero, & coniata, era l’obolo come un tutto che aβe $i chiama, & la quarta parte, che quadrante $i chiama, di e$$o obolo nomi- ua$i dichalco, o uero trichalco $econdo diuer$i ri$petti, come adunque il numero de gli oboli nella drãma ri$pondeua al numero de i palmi, che uanno à far il cubito, che $on $ei, co$i il numero de i dichalchi, ò trichalchi nell’obolo ri$pondeuan al numero delle dita, che er an uentiquattro. La onde appare, che ancho nelle monete, i, Grecihabbiano pigliato la ragione de i numeri, & in que$to ca$o crediamo à Vitr.

Ma i no$tri prima fecero l’antico numero e$$er il diece, & po$ero nel denario dieci a s$i di rame, & pero $in al di d’hoggi la compo$itione della moneta rittiene il nome del denario, & la quarta parte di e$$o, perche ualeua due as$i, & mez- zo, la chiamarono $e$tertio, ma poi hauendo po$to mente, che l’uno, & l’altro numero era perfetto, cioè il $ei, & il dieci, amendue in$ieme raccol$ero, & fecero il fedeci perfetto, & di ciò trouarono il piede autore, perche leuando dal cubito palmi due, re$ta il piede di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, & co$i il piede uiene hauere $e- dici dita, & tanti as$i il denario di rame.

50

I palmi $ono due maggiore, è minore, il minore è di quattro dita, il maggiore di dodici, quello $i chiama pale$te, que$to $pitthame, noi chiamamo $pana allargando il dito gro$$o, & il minore. Dito ò digito e lo $pacio di quattro grani d orzo po$ti in$ieme $econdo la loro larghezza. Dice adũque Vitr. che Romani pigliarono da prima il diece come numero perfetto, & però chiamarono la moneta denario, come fin hora $i u$a, & in quella po$ero dieci as$i di rame, & $e bene dapoi cõgiun$ero il diece, & il $ei, uedendo, che ancho il $ei era perfetto, rittennero pero ancho il nome del denaio mettendo $edici as$i in un denaio, che ri$pondeno à $edeci dita, che uanno nel piede. Stando adunque le predette co$e Vitr conchiude, & dice.

Se adunque è ragioneuole, & conueniente co$a, che il numero dalle dita dell’huomo $ia $tato rittrouato, & che da i membri $eparati $i faccia la corri$pondenza della mi$ura $econdo la rata parte à tutta la forma del corpo, re$ta che noi ammettiamo quegli, iquali ancho fabricando i Tempi de gli Dei immortali co$i ordinarono le par†i delle opere loro, che le di$tributioni, & compartimenti di quelli $eparate, & unite col tutto conuenienti fu$$ero alle propor- 60 tioni, & $immetrie.

Pone in que$to luogo Vitr. la uniuer$ale conchiu$ione di tutto quello, che egli ha detto, però à me pare, che il primo capo di que$to Libro quiui habbia à finire, doue $i conchiude chiaramente, & le mi$ure, & le ragioni di e$$e douer e$$er pigliate dalle mi$ure, & da i numeri, che $i tro- uano nelle parti del corpo humano, uero, & raro e$$empio di tutte le opere di natura d’ogni perfettione. Ma $eguitando noi la gia $atta di- ui$ione de i capi attenderemo alle co$e, dice adunque Vitr.

I princip{ij} de, i, Tempi $ono quelli de iquali è formato lo a$petto delle lor figure.

Con granragione Vitr. uolendoci in$egnare la fabrica de i Tempi comincia da quelle differenze, che prima ci uengono dinanzi à gli occhi, per- che l’ordine della cognitione porta, che cominciamo dalle co$e uniuer$ali, confu$e, & indi$tinte, & poi che $i uegna al particolare, e$plicato, è di$tinto. Oltra che nell’Architettura $i deue auuertire che l’occhio habbia la parte $ua, & con la uarieta de gli a$petti $econdo le figure, & for me diuer$e de i Tempi $i dia diletto, ueneratione, & autorita alle opere, che $i fanno, & $i come la oratione ha forme, & idee diuer$e per $a- 70 tisfar’all’orecchie, co$i habbia l’Architettura gli a$petti, & forme $ue per $atisfar à gli occhi, & $i come quello che è nella mente, & nella uo glia no$tra ripo$to con l’artificio di leuarlo fuori di noi, & portarlo altroue le parole, le figure, la compo$itione delle parole, i numeri, i membri, & le chiu$e fannno le idee, & le forme del dire, co$i le proportioni, le differenze delle figure ne gli a$petti, i numeri, & la collocatio ne delle parti nell’Architettura fanno le idee di e$$a, che $ono qualità delle Fabriche conuenienti à quelle co$e, per le quali $i fanno. altra ra- gione di $entenze, di artific{ij}, di parole, di figure, di parti, di numeri, di compo$itioni, & di termini $i u$a uolendo eβer chiaro, puro, & ele- gante nel dire, altra uolendo eβer grande, uehemente, a$pro, è $euero, & altro ricerca la piaceuolezza, altro la bellezza, & ornamento del [0072]LIBRO parlare. Similmente nelle Idee delle fabriche altre proportioni, altre di$po$itioni, altri ordini ci uuole, quando nella Fabrica $i richiede grandezza, ò ueneratione, che quando $i dimanda bellezza, ò delicatezza, ò $emplicità, ò $chiettezza, che la natura delle co$e, che uanno à formare una Idea dell’Oratione $a, che quelle po$$ono e$$er degnamente in$ieme con quelle, che uanno à formarne un’altra. La onde nella pu- @ità $i può hauer del grande, nella grandezza dell’ornato, nell’ornamento del $emplice, nella $emplicità dello $plendido, anzi queεto è $omma lode dell’Oratore, & $i $a me$colando i numeri d’una forma con le parole, ò figure, ò artefic{ij} d’un’altra, come è manifeεto à i ueri Architetti della Oratione. Però dico io che me$colando ragioneuolmente nelle fabriche le proportioni d’una maniera, & componendole, ò leuandole, ne può ri$oltare una bella $orma di mezzo. Le co$e di prima $ono $emplici, e, $chietti fanno$i poi con diuer$e aggiunte ogni fiata maggiori, & piu ornate, ilche chiaramente $i uede in tutte l’opere, & inuentioni de mortali. Non deue pero il $auio & prudente preporre tutto quel- lo che ci uien fatto, ma $olamente quelle co$e, che cominciano hauer non $o che di occulta uirtù, & che cominciano à $atisfar à $en$i no$tri. Ecco non piglia l’Oratore tutto quello, che il $ciocco uulgo, & la ba$$a plebe apprende, ma quello, che può cader $otto la capacità di chi a$col 10 ta con qualche piu eleuato $entimento, che da $e la plebe non troueria, ma trouato da altri apprende, et $e ne diletta. Co$i Vitruuio non prende tutte quelle forme, & figure di Fabriche, & di Tempi, che fatti $ono, & da que$to, & da quello, che nel fabricare è in luogo di uulgo, & di plebe, perche que$to $arebbe infinito ne $otto artificio $i comprenderebbe, ma ci propone quelle co$e, che $atis$anno à chi non $a piu oltre poi che $on fatte, ma non po$$ono da ognuno e$$er ritrouate. Dice adunque, che i princip{ij}, cioè l’origine della no$tra con$ideratione, è la figura, cioè quello che all’a$pctto no$tro di prima $i rappre$enta que$ta figura: & que$to a$petto, ò è nelle parti dinanzi, ò nelle parti di dietro, ò ne i lati de i Tempi, ò partit amente in piu fabriche, ò in una mede$ima, & però egli ci pone inanzi $ette figure, & a$petti di Tempi, & dice.

Et prima lo a$petto nelle pila$trate $i forma, dapoi $egue quello che dinanzi ha le Colonne detto Pro$tilo.

Le pilaεtrate, che Ante $i chiamano $ono nelle cantonate della facciata, queεte in Greco Para$tade $ono dette. Il primo a$petto adunque è della facciata dinanzi, & della fronte del Tempio, nellaquale $ono ne gli anguli le pilaεtrate, & contraforti quadrati, & nel mezzo le colon- 20 ne che $portano infuori, $opra lequali colonne è il Frontefpicio fatto con quelle ragioni che $i dir a poi. Il primo a$petto adunque della figura e detto per dir à modo no$tro Faccia in pila$tri. Il $econdo è detto faccia in colonne, perche dinanzi i pila$tri, che erano nel primo a$petto $o- pra le cantonate tiene le colonne, che $egueno l’ordine di quelle di mezzo, & nel Fronte$picio é $imile al primo a$petto, & que$to a$petto $e- condo è la prima aggiũta, che $i da al $emplice modo gia detto, & s’intende $olamente nella facciata dinanzi. Il terzo a$petto è detto Amphi pro$tilo, perche aggiugne al proεtilo, che è facciata in colonne, ancho la parte di dietro $imilmente con le colonne, è fronte$pic{ij}, & $i puo dir due te$te, ò amendue fronti in colonne. Stilo in Greco uuol dir colonna, pro, dinanzi, Amphi d’ammendue le fronti. Il quarto è detto Pe ripteros cioè, d’intorno alato, & cinto di colonne, queεti ha di dietro, & dinanzi colonne $ei, ma da i lati undeci, ponendoui quelle, che $ono $opra da le cantonate, & queεti fanno $pacio, & portico. Il quinto ha di piu que$to, che nelle te$te ha otto colonne, & ne, i, lati quindeci computando le angulari. Que$to a$petto $i chiama P$eudodipteros p$eudo uuol dir fal$o, Dipteros, che ha due ale, d’intorno Pteros fignifica ala, & Pteromata dette $ono le mura dall’una, & Paltra parte dell’antitempio detto Pronao, & uolgarmente $i dice un’ala di muro, & ancho 30 $ono detti i colonati d’intorno al Tempio, perche à modo di ala $tanno d’intorno, onde Peripteron, è detto quello a$petto di figura di Tempio, che ha d’intorno la cella, ò naue del Tempio un’ordine $olo di colonne, Dipteros due, P$eudodipteros, quello che ha leuato l’ordine interiore delle colonne à torno, & la$cia piu libero lo $patio da pa$$eggiare d’intorno il corpo del Tempio. Vuole Vitr. che que$to a$petto, che è det to Dipteros, perche ha due ordini di colonne à torno & fa come un portico doppio, habbia di dietro, & dinanzi otto colonne, ma da i lati d’intorno al Tempio tenga due ordini di colonne, & que$to è il $e$to a$petto. Il $ettimo ueramente e detto Hipetros, cioè $otto l’aere, & di$coperto ha dieci colonne per teεta; nel re$to è conforme al Dipteros, eccetto in alcune co$e (come dira Vitruuio).Et in que$to luogo co- me in altri, hauemo da dolerci prima della poca felicità della lingua, che non habbia uocaboli prop{ij}, ò facile la compo$itione di quelli. Dapoi della maluagità de i tempi, che non ci ha la$ciato gli e$$empi delle Fabriche citate da Vitr. ne meno i di$$egnɩ, & le figure dello autore. Ma perche non è lecita formarne de nuoui, perche come, & le uoci, & le co$e ci $ono leuate, ecci tolto la hone$ta licenza di formarne alcuna da noi? bi$ogna, che l’u$o ammoli$ca la durezza delle parole, & che la lingua no$tra corte$e $ia à riceuere i uocaboli fore$tieri, come nelle arti fece la 40 Romana, & lo e$$empio ne, è, poco lontano, imperoche Vitr. i$te$$o u$a i nomi Greci, & quelli con l’u$o rende facili, & piaceuoli, però ancho noi tentiamo di apprender le co$e, & la$ciamo à $cielta di cia$cuno eleggere, ò componere i nomi. Dice adunque Vitr. numer ando prima glɩ a$petti delle figure, che $i fanno in diuer$e compo$itioni di tempi, & poi dichiara come, è, doue erano dicendo.

Et prima lo a$petto della facciata in pila$tri $i forma, dapoi della faccia in colonna, amendue le te$te in colonne, l’ale intorno, il finto a$petto di due ordini, il doppio à lato, & lo $coperto, il Tempio di faccie in pila$tri $i $a quando egli ha nella fronte i pila$tri.

Che $on colonne quadre $u gli anguli de i Pareti.

Che rinchiudono il corpo del Tempio, & tra i pila$tri nel mezzo due colonne, & $opra e$$e il Fronte$picio fatto con quella conuenienza di mi$ure, che $i dirà in que$to Libro. Lo e$$empio di que$to a$petto $i uede alle tre Fortune, è delle tre quello, che è uicino alla porta Collina.

50

Et à no$tri giorni non $i hareliquia di que$to Tempio, pero con le ragioni imparate da Vitr. figurando la pianta, & lo impie, & alcuna uolta il profilo, & i lati la$ciaremo le ombre, è $olamente con linee operando, proponeremo gli e$$empi adornandone qualche parte, con diuer$e ma- niere di tagli, accioche $i $appia qual ornamento à qual membro conuegna, & oltra i corpi intieri delle fabriche po$ti in forma conueniente fa remo da per $e partitamente ogm membro di piu commoda, & maggior mi$ura, di modo che ogni parte $i potr à con la $e$ta mi$urare, & le fi- gure noεtre $er anno come Sacome, che $eruiranno à tutti i fabricatori. La$ciaremo d’empir i figli di figure di co$e minute, & facili, & non affettaremo la quantita, & la $ottilit à delle figure adombrate, & in i$corzo, & in pro$pettìue, perche la noεtra intentione è, dimo$trare le co$e, & non in$egnare à dipignere.

La faccia in colonne detta Pro$tilos, ha tutte le co$e, che tiene la faccia in pila$tri, ma ha due colonne $opra le cantonate dirimpetto à pila$tri, & $opra ha gli architraui come ha la faccia in pila$tri, & dalla de$tra, & dalla fini$tra nel uolhare delle cantonate tiene una colonna per banda. Lo e$$empio è nell’I$ola Tiburtina al T\~epio di Gioue, & di Fauno. Lo 60 a$petto, che ha amendue le te$te in colonne, tiene cio che è nella faccia in colonne, ma di piu $erua lo i$te$$o modo di colonne, & di Fronte$picio nella parte di dietro, & pero è detto Amphipro$tilos.

Vno e$$empio $erue ad amendue le forme $oprapo$te, però ci $eruira una figura $ola, ma bene dalla pianta $i cono$cerà la differenza perche le uando uia, quello che è nella pianta da una delle te$te dell’ amphipro$tilos, reεter à la pianta del pro$tilos, ò uero aggiugnendo al pro$tilos quello che è dall’una delle te$te all’altra, ne uenir à l’Amphipro$tilos. Stimo io che la luce di que$ti tempi uene$$e dalle porte $olamente, percioche io non trouo $atta mentione dɩ fine$tre. L’l$ola Tiburtina fu con$ecrata ad E$culapio $atta prima, à, ca$o, pci da Romani fortificata, & ador nata di molti belli, & grandi edific{ij}. Appre$$o il Tempio di E$culapio hebbe Gioue il $uo edificato da L. Furio Purpurione Con$olo, & de- dicato da C. Seruilio (come dicono alcuni).Et nella punta dell’l$ola hebbe ancho Fauno il $uo Tempio, delqual hoggi appena $i uedeno alquanti ue$tigi, & meno $e ne uedrà per l’auuenire perche il Teuere, per quanto odo, gli ua rodendo intorno, & leuando il terreno. T. Liuio uuole che di alcune condennagioni fu$$e edificato il detto Tempio da Gn. Domitio, & C. Scribonio Edili.

70

L’a$petto che ha le ale à torno detto Peripteros, è quello che tiene d’amendue le fronti $ei colonne, ma ne i lati undici con le angulari, $i che que$te colonne $iano collocate in modo che lo fpacio che è tra colonna, è colonna, $ia d’intor- no da i Pareti, à gli ultimi ordini delle colonne, & fi po$$a pa$$eggiare d’intorno la cella, come è nel portico di Metel- lo. Di Gioue $tatore, & alla Mariana dell’Honore, & della uirtù fatto da Mutio fenza la partedi dietro.

Legge$i che un Tempio dell’Honore era fuori della porta Salaria, perche iui $i trouò pre$$o lo altare una lamma con que$te parole DOMIN AE HONORIS. Marco Marcello dedicòun Tempio all’honore, & alla Virtù, che fu poi da Ve$pa$iano riεtaurato, come nelle medaglie $i trou@ [0073]TERZO. pre$$o la porta Capena, perche fu$$e una monitione à quelli, che u$ciuano alle impre$e, che per la uirtù $i entra all’honore. Mario ancho edi- ficò un Tempio all’honore, & dalla uirtù s’entraua,à, quello dell’honore. Sul Quirinale Gn. Domitio pretore drizzò il T\~epio alla Fortuna primogenia, & iui ancho era un Tempio dell’honore. Fu Edificato delle $poglie Cimbriche, & Teutoniche in quella parte del Monte E$qui- lino, che Merulana in luogo di Mariana è detta. Al fine del circo Mas$imo da Metello Macedonico fu edificato il Tempio di Gioue Statore.

Il finto a$petto di due ordini detto P$eudodipteros co$i $i pone, che nella fronte, & di dietro $iano otto colonne, & ne i lati quindeci con le angulari. Ma $ono i pareti della cella dalle te$te al dirimpetto di quattro colonne, & co$i lo $pa- tio, che $arà da i pareti d’intorno à gli e$tremi ordini delle colõne $erà di due intercolunni, & della gro$$ezza da ba$- fo d’una colonna, l’e$$empio di que$ta forma non è à Roma. Troua$i bene à Magne$ia il Tempio di Diana fatto da Hermogene Alabandeo, & il Tempio d’Apolline fatto da Mne$te.

Le piante, & Pimpie mo$trano bene quanto s’ha ad intendere, io ho uariato l’impie $econdo diuer$i generi, & fatto igradi, come io pen$o, che 10 $tauano. Seguitando adunque dice Vitr.

L’a$petto di due ordini, che Dipteros è nominato, ha dinanzi, & di dietro otto colonne, ma d’intorno la cella ha due ordini di colonne. Come il Tempio Dorico di Quirino, & lo Ionico di Diana Efe$ia fatto da Ete$ifonte.

Del Dipteros, & del P$eudodipteros ne fa mentione Vitr. nel proemio del Settimo. Et ancho ragiona della inuentione di Hermogene nel $eguen te capo, & que$to può ba$tare con la figura.

Il $otto l’aere, & $coperto detto Hipetros è di dieci colonne per te$ta, ma nel re$to è $imile al Dipteros, ma nella parte di dentro tiene doppio ordine di colonne in altezza rimote da i Pareti al circuito, come il portico de chio$tri, che Peri$tili $i chiamano, ma la parte di mezzo è alla $coperta $enza tetto, & dinanzi di dietro ha l’entrate delle porte, l’e$$empio non è in Roma, ma in Athene è di otto colonne nel Tempio di Gioue Olimpio.

Queεto e$$er doueua un bellis$imo, & grandis$imo Tempio, haueua i Portici doppi d’intorno, & di dentro haueua due ordini di colonne un $opra 20 l’altro, que$te eran minori delle di fuori, dalle interiori ueniua il coperto all’eεteriori, che εtaua in piouere, tutto lo $pacio circondato dalle co lonne di dentro, era $coperto, l’altar nel mezzo, per ogni intercolunnio un nichio nel muro con la $ua figura, $i di dentro come di $uori, & $i a$cendeua per gradi.

[0074]LIBRO QVESTA E LA PIANTA DEL TEMPIO DETTO FACCIA IN PILASTRI DETTA IN ANTIS. [0074a] [0074b] [0075] [0075a]TERZO [0076]LIBRO

Que$td Piantd ci $erue al Pro$tilo, & all’ Amphiprostilos a$petto, perche leudndo uia le Colonne da una delle teste, ci dimo$trer à la faccia in Colonne, ma la$ciandole, come $ta qui di $otto, ci dimostrer à l’Ampbipro$tilos, gli Fronti$picij dell’ uno, & dell’ altro a$petto uanno allo i$te$$o modo, $econdo le regole, che $i daran poi da Vitr, qui $otto.

[0076a] [0077] [0077a]TERZO. [0078]LIBRO LA PIANTA DELLO ASPETTO DETTO PERIPTEROS CIOE<_>1 ALATO A´ TORNO. [0079]TERZO. QVESTA E L A META’ DELLA’ PIANTA DELLO ALLATO DOPPIO, DETTO DIPTEROS, LAQVAL E’ NEL PRIMO LIBRO, ET LEV ANDOGLI L’ORDINE DI DENTRO DELLE COLONNE SERVIRA’ IN QVESTO LVOGO PER IL FALSOALLATO DETTO PSEVDODIPTEROS. [0080]LIBRO CAP. II. DI CINQVE SPECIE DI TEMPI.

CINQVE $ono le maniere de i Tempi, dellequali i nomi $ono que$ti, Picno$tilos, cioe di $pe$$e Co- lonne, Si$tilos piu larghe, Dia$tɩlos anchora piu di$tanti. Areo$tilos, oltra di quel, che $i conuie- ne, di$tanti, Eu$tilos che ha conuenienti, e ragioneuoli interualli.

La humana cognitione, $ia di che uirtu dell’ anima eβer $i uoglia, ò, del $en$o, ò dell’intelletto, comincia prima (come detto hauemo) dalle co$e confu$e, & indi$tinte, ma poi appros$imando$i l’oggetto $i fa piu particolare, & piu certa,nc uoglio bora $opra que$to filo$ofare, $olo ne darò un’e$$empio della cognitione de i $en$i. Vedendo noi di lontano alcuna co$a, ci formiamo prima una cognitione confu$a dipoi auuicinando$i quella, uedemo, che col mouimento ella $i porta in alcuna parte, & però dicemo e$$er animale, ma piu oltre paβando cono$cemo e$$er un’huomo, et auicinando$i anchor piu, trouamo e$$er un’ amico, etraffigurandolo piu d’ap- 10 pre$$o ogni parte di lui di$tintamente con$ideramo, & co$i dallo e$$er, che è uniuer$alis$ima co$a, al mouimento uenimo, & dal mouimento ci restrignemo all’animale, & à piu di$tinta cognitione peruenuti cono$cemo pbuomo,ricono$cemo Pamico, di$tingucmo ogni$ua parte. Simil- mente auuienè nella cognitɩone dello intelletto, pero degnamente Vitr. ci ha propo$to una indi$tinta, e confu$a cognitione de i $acri Tempipre$a dalla figura, & dello a$petto loro, perche tra le co$e $en$ibili la figura è oggetto commune. Di$cende poi alla dɩ$tanza delle parti, & uerra poi finalmente alla particolare, & distinta mi$ura d’ogni particella, Sette adunque $ono i regolati a$petti delle figure de i Sacri Tempi, i qualɩ $ono come uniuer$ali principij della cognitione di que$ta materia, & $ono i $opraposti. Appro$imando$i poi all’ edificio uedemo gli $puÿ, che $o- no tra Colonna è Colonna, questi $pac{ij} e$$endo in alcuni Tempi piu ri$tretti, in alcuni piu larghi portano all’ occhio diuer$e apparenze, & fanno diuer$i effetti ò di dolcezza, & bellezza, ò di grandezza, & $euerita, $i come fanno gli $patÿ delle uoci nell’oreccbie, perche quello che è con$onanza all’orecchie, e bellezza à gliocchi, però Viter. di$tingue le $pecie de i Tempi $econdo gli interualli, che $ono tra Colonna é Colon- na, non in quanto al numero, ma in quanto alla quantita loro, & dice che la prima $pecie è detta Picno$tilos cioe di $pe$$e, ò ri$trette Colonne, 20 quando una Colonna, è molto appre$$o Paltra. Lafeconda Si$tilos, quando i uani $ono piu larghi, perche albora le Colonne $ono piu di$tanti. Laterza è detta Dia$tilos, che anchora con piu larghi $pat{ij} $i diβegna. La quarta Areo$tɩlos, che e quando piu di quel che bi$ogna di$tanti $o no gli $pat{ij} delle Colonne. La quinta Eu$tilos, che ragioneualmente comparte i uani. Ma perche anchor a non $i $a quanto e$$er deono que- $ti $pac{ij} grandi pero Vitr. diffini$ce cia$cuna maniera, & dice.

Picno$tilos adunque è quella $pecie nell’intercolunnio dellaquale ui cape la gro$$ezza d’una Colonna, è, mezza, come nel Tempio di Diuo Giulio, & nel Foro di Ce$areil Tempio di Venere, & $e altri Tempi $ono in que$ta maniera compo$ti.

L’e$$empio di que$ta $pecie, e, nella ultima pianta $ottopo$ta del Tempio $coperto doue da una colonna all’ altra, e, lo $patio di una Colonna e mez- za. La gro$$ezza della Colonna s’intende il Diametro della te$ta di e$$a. L’impie di que$to Tempio $i ponera al $uo luogo, in$ieme con, i,leuati de gli altri Tempi. Ma di quelli che Vitr. cita non ne ce restato alcuno. Iuocaboli $eranno quegli i$tes$i nella no$tra lingua.

30 [0081]TERZO. LA META’ DELLA PIANTA DELL’ASPETTO DEL TEMPIO SCOPERTO DETTO HYPETROS. [0082]LIBRO

La maniera detta Si$tilos, è quella nella quale lo intercolumnio è di due gro$$ezze di colonna, & i Zocchi delle $pire à quello $patio $ono tanto grandi quanto $erà tra due zocchi, come è nel tempio della Fortuna eque$tre, al Theatro di pietra, & ne gli altri, che $ono con l’i$te$$e ragioni fabricati.

Il zocco è la parte inferiore della ba$a, detta plinthus, perche è in forma di quadrello. uuole Vitr. che il zocco $ia tanto grande quanto è lo $patio, che è po$to tra due zocchi. intende qui il Filandro, il Tbeatro di Pompeio, i cui ue$tigi $ono nel campo di Fiore, ne ual$e à Pompeio, che egli ogni $tudio ui pone$$e per farlo eterno facendolo di pietra, perche troppo grande è la forza del tempo, & la ingiuria, che egli fa alle co$e. ma quali non gli $on $ottoposte ? il tempo i$te$$o con il tempo $i con$uma, & quello, che col tempo prende uita. col tempo ha fine, perche l’e$- $er del tempo è $empre na$cere, & $empre morire. & mentre $i uiue, altro non $i fa, che riceur Pingiurie del tempo, allequali quanto $i può l’arte cerca di rimediare. ma in fine il tempo auanza l’arte. L’e$$empio della maniera Si$tilos, è nella pianta di$opra Dipteros nominata, à fac- cie 72. & l’Impiè è à faccie. 78.

10

Le due antedette maniere hanno l’u$o loro diffetto$o, perche le Matrone a$cendendo per gradi alle $upplicationi loro non po$$ono andar appari tra gli intercolunni. ma bi$ogna che pas$ino à fila. l’altro diffetto è, che le porte, & gli or- namenti loro per la $trettezza delle colonne non $i ueggono, & finalmente per la $trettezza de gli $pat{ij} è impedi- toil pa$$eggiar d’intorno il Tempio.

Potrebbe$i dire $e l’u$o, l’a$petto, & il caminare è co$i impedito dalle due predette maniere, à che fine Vitr. ce le ha prepo$te ? Dico io che co- me non fi deue la$ciare à dietro alcuna forma del dire per e$$er men bella. percioche é tempo, che la o$curita ci uiene à propo$ito, & la con- fu$ione, che $ono forme oppo$te alla chiarezza, & eleganza del dire. co$i non deue P Architetto la$ciare alcuna forma, che $ia men commoda, & gioconda all’ a$petto, perche hora è che nell’ animo de riguardanti per gli occhi $i ha da porre diletto, & piacere, bora merauiglia, & horrore $econdo il bi$ogno, & ciò non $i può fare da chi non $a l’effetto, che fan diuer$e maniere di fabriche. potrebbe$i ancho dire, che in que$te maniere $i farebbeno le colonne tanto gro$$e, che quando tra colonna e colonna ùanda$$ero due gro$$ezze, ci $arebbe $patio di andar 20 appari, ma io ri$pondo che l’altezza grande pa$$arebbe i termini, & che piu di due Matrone andauano appari, & che i zocchi nella maniera Sistilos occuparɩano lo $pacio tra le colonne, & $ariano d’impedimento al caminare. & $imilmente le porte, che à proportione deono ri$pon dere ne pɩu ne meno $ariano ɩmpedite.

La compo$itione del Dia$tilos, è quando potemo noi traporre nello intercolunnio la gro$$ezza di tre colonue, come nel Tempio d’Apollo, & di Diana. Cote$ta di$po$itione tiene que$ta difficultà, che gli Architrani per la grandezza de gli $pat{ij} $i $pezzano.

O quanto e$$er deue auuertito lo Architteto, non $olamente ri$petto alla $orma, & ragione che nello animo, & nella mente $ua con artificio$i modɩriuolge. ma quanto alla materia, i cui diffetti $ono infinuti, i rimedi pochi, & difficili, & tal fiata niuno, ò di niun ualore. Però è bene che ancho Vitr. ci propona, le diffetto$e mantere, perche pe lo contrario ci potemo guardare da gli errori. La Pianta di que$ta $pecie s’inten- de per le co$e antedette.

30

Leon Batt. nel quinto libro al $ettimo capo a$$ai commodamente ha interpretato, i nomi delle cinque maniere, dicendo con$erta, $ubcon$erta, $ub- di$pan$a, Di$pan$a & elegante.

Nelle maniere Areo$tili non ci è dato l’u$o de gli Architraui di pietra, ne di marmo, ma $opra le colonne porre $i deo- no le traui di legname continue. & le maniere di quei tempi $ono ba$$e, larghe,humili, & ornano i loro Fronti$pici di figure di terra cotta, ò di rame dorate all’ u$anza di To$cana, come $i uede al Circo Mas$imo, il Tempio di Cerere, & di Hercole, & del Pompeiano Campidoglio.

Il pre$ente luogo è alquanto intricato per la diuer$ità della lettione, perche $i legge da molti diuer $amente. benche $i intenda per conietture, & $i habbia il buon $entimento. Le maniere Arcostili u$ano liberi $pat{ij} tra colonna, & colonna. & però Vitr. ha u$ato il numero del piu, & non ha detto la maniera Areo$tilos. ma le maniere, perche e$$endo gli $pat{ij}, & i uani liberi po$$ono e$$er piu, & meno larghi $econdo il uolere di chi fabrica, & non ci è legge, ne regola alcuna. in queste non $i u$an'Architraui di pietra, ò di amrmo, perche $i $pezzerebbero, il qual pericolo 40 $e era nella $pecie Dia$tilos doue il uano era di tre colonne, quanto piu e$$er due, $e $erà maggiore ? la doue per obuiare à que$to diffitto $i fan gli Architraui di legno, & quella maniera e ba$$a, humile, & piu presto ornata di mille uarietà d’ornamenti, che di grandezza d’opere. la onde $i può conietturare, che gli Architraui fu$$ero inue$titi d’Auorio, dicendo Vitr. barricefali, perche barri detti $ono gli Ele$anti, & cefali $ignifica la te$ta. & è ragioneuole, che la trauatura, ch’era di legno, doue$$e e$$er inue$tita, & ornata. La onde nel quarto libro al $ettimo capo Vitr. dice il mede$imo. ma con altre. parole, & iui è la pianta, & l’Impiè di$$egnato di que$ta maniera. L’arte di $ormar di creta le co$e prima uenne in Ethruria, che in altro luogo d’Italia, in que$ta furono eccellentis$imi Dimophilo, & Gorga$o. Et gli i$tes$i erano ancho Pit- tori, & con l’una & l’altra loro arte adornarono il Tempio di Cerere à Roma nel Circo Mas$imo, & con la in$crittione Greca ne uer$i iui po$ti dimo$trarono, che le opere dalla de$tra erano di mano di Dimophilo, & dalla $im$tra, di Gorga$i. Auante di que$to tempio tutte le co$e erano Tho$cane. & i Fr\=oti$pic{ij}, & fastigi erano di que$te opere. Il luogo di Vitruuio, nel quarto, doue egli accenna, quello che dice in que- $to luogo è.

50

Siano le traui inca$trate in modo con chiaui, & rittegni, che la commi$$ura habbia lo $patio largo due dita,imperoche toccando$i le traui, & non riceuendo $piraculto di uento $i ri$caldano in$ieme, & pre$to $i gua$tano, ma $opra le traui, & $opra il pareti $iano le me$ole trappa$$ate per la quarta parte dell'altezza della colonna $portando in fuori, & nel le fronti loro dinanzi fitti $iano gli ornamenti.

Ecco che Vitr. dice ante pagmenta quelli ornamenti, che $ono apposti. & fitti alle trauature per coprirle. & Vitr. ancho dice qui $otto, che quan- to gli fpat{ij} tra le colonne $ono maggiori, tanto piu gro$$e e$$er deono le colonne, & con$eguentemente minori, & piu ba$$e. & però i Tempi Areo$tili $ono humili, depres$i, & bas$i.

Deue$i hora render la ragione della bella, & elegante maniera Eu$tilos nominata. Laquale, & all’u$o, & alla bellezza, & alla fermezza e$pedite tiene le $ue ragioni. percioche gli $pat{ij} tra gli interualli $i deono fare della gro$$ezza di due colonne, & un quarto, & lo intercolunnio di mezzo tanto dinanzi, quanto di dietro $i deue far di tre gro$$ezze, per- 60 che à que$to modo hauera, & lo a$petto della figura leggiadro, & l’u$o della entrata $enza impedimento, & il pa$- feggiar d’intorno la cella grandezza. Et la ragion di ciò co$i, $i e$pedi$$e.

Il ristretto intercolunnio impediua il caminare, Pentrare, & l’a$petto. però le due maniere di prima erano uitio$e. il piu largo, & libero portaua pericolo. A dunque il giu$to, & elegante tra il piu, & il meno, che $ono e$tremi uitio$i, come uirtuo$o nel mezzo $i deue ridurre. Se adunque uno è mezzo, ouer due e poco. & tre e di piu, re$ta che due, & un quarto $ia conueniente. Ma perche non è co$i due, & mezzo, come due, & un quarto ? Ri$pondo, che que$to farà la giu$ta mi$ura del compartimento, quando $i uorrà $ar lo $patio dell’intercolunnio maggiore nel mez- zo, che ne gli e$tremi, oltra che $e noi cauamo da una proportione $otto $esquialtera, una $otto $esquiquinta.ne na$cera una $otto $esquiotta- ua, & non altro. ecco uno e mezzo $ono $ei quarti, due $ono otto quarti, due, & mezzo dieci quarti, tre dodici quarti. Sei ad otto $ono in proportione $otto $esquialtera, dieci à dodici in proportione $otto $esquiquinta. di adunque $ei uia dodici, $ettantadue, otto uia dieci ottanta. tra $ettanta due, & ottanta cade proportione $otto $esquiottaua. il noue adunque è piu proportionato al $ei, & al dodici, che al dieci, noue 70 quarti adunque $eranno i uani della bella maniera. hor uediamone la proua.

Se la facciata doue $i deue fare il Tempio, $era per farlo di quattro colonne, parti$ca$i in parti undici è mezza. la$ciando fuori da i lati i margini, & gli $porti de i ba$amenti. Se di $ei parti$ca$i, in parti diciotto, $e di otto in uentiquattro è mezza. Di que$te parti, $ia il tempio di quattro, di $ei, \=o di otto col\=one in fronte, ne piglierai una. & quella ferà il mo dulo. la gro$$ezza delle colonne $erà d’un modulo. & ogni intercolunnio, eccetto quello di mezzo $ia di due moduli, & d’un quarto, l’intercolunnio di mezzo, $i dināzi, come dietro, $ia di tre moduli. L’altezza delle colonne $ia di otto [0083]TERZO. moduli è mezzo. & à que$to modo per quella diui$ione gli $pat{ij}, che $ono tra le colonne, haueranno la giu$ta ragio- ne. Noi di ciò non hauemo e$$empio in Roma, ma nell´ A $ia in Theo e il Tempio del Padre Bacco d’otto Colonne.

Qui bi$ogna molto bene con$iderrare quello, che ci dimo$tra Vitruuio, perche egli ci rende conto della bella maniera, Eu$tilos nomi- nata, laquale è quando i uani tra le colonne $ono di due te$te & un quarto, & il uano di mezzo è di tre te$te. Con que$ta ra- gione Vitruuio regola, quelle $ei $orme dette di $opra, la$ciando la $ettima, che è la $accia in pila$tri, perche è rinchiu$a, & non ha portico dinanzi. Que$to $i comprende benis$imo dalle parole di Vitr. perche egli dimo$tra cia$cuna di quelle figure dal numero delle colonne. & però in uece di dire Pro$tilos, ò Amphipro$tilos, cio è facciata in colonne, ò ambe le teste in colonne, egli dice Tetra$tilos, cio è quattro co- lonne. in uece di dire peripteros, cio è alato, dice E$astilos, cio è di $ei colonne, in uece di dire P$eudodipteros, ò Dipteros, cio è fal$o doppio, & doppio alato, egli dice ottastilo, cio è di otto colonne. Hauendo adunque dimo$trato in confu$o, le maniere de gli a$petti, hora egli uuole re- golar cia$cuna. Et prima $econdo la bella maniera del giu$to $patio, & poi $econdo le altre, che banno piu $tretti, ò piu liberi interualli. Rego- 10 la adunque il Pro$tilos, & l’Amphiprostilos con una $ola regola, perche l’un& l’altro a$petto è di quattro colonne piglia lo $pacio della fron te del Tempio, & ne fa undici parti e mezza, una dellequali e$$er deue il modulo, cio è quella mi$ura, che è regolatrice di tutte le parti del- Popera, ecco qui l’ordine delqual detto bauemo nel primo libro al terzo capo. D’un modulo adunque $er à la gro$$ezza della colonna, e$$en- do quattro colonne, ue andaranno quattro moduli, la$ciando però gli orli, & gli $porti delle ba$e, che $ono $u le cantonate, che Vitr. dice præter crepidines, & proiecturas, cio è oltra le margini, & gli $porti. & perche i uani $ono un meno delle colonne, ui $eranno tre uani. quel di mezzo hauer à tre moduli, che con i primi quattro delle gro$$ezze delle colonne fan $ette, i due uani haueranno quattro moduli è mezzo dando à cia$cuno due moduli, & un quarto. & co$i $eranregolati i uani della facciata in colonne, & dell’ Amphipro$tilos. Similmente $ire- gola il Peripteros, cio è alato à torno, perche bauendo $ei colonne per te$ta, partirai la facciata in partɩ dieciotto, una dellequali $er à il modu- lo, cinque $eranno i uani, le colonne occuperanno $ei moduli, il uano di mezzo tre, i quattro due per banda noue, à due moduli è un quarto per intercolunnio, che po$ti in$ieme $an dieciotto. Regola$i ancho il finto di due ale detto P$eudodipteros, & quel di doppio ordine Dipteros 20 nominato, perche e$$endo lun & Paltro nelle te$te di otto colonne, egli $i partir à la fronte del luogo in parti uentiquattro è mezza. l’una $e- rà il modulo, otto moduli adunque andranno nelle gro$$ezze delle colonne, tre nel uano di mezzo, che $on undicɩ, & perche re$tan tre ua- ni per banda che $on $ei uani, andandoui due teste, & un quarto per uano, ui andaranno tredici moduli è mezzo, che aggiunti à gli undici fan uentiquattro è mezzo. Et que$to e quello, che Vitr. ce in$egna, & appre$$o ciregola ancho l’altezza delle colonne, & uuole che in ogni ma- niera di a$petto regolata $econdo la bella diui$ione de i uani, Paltezza delle colonne $ia di otto moduli è mezzo. & quiui accenna la maniera 10- nica, dellaqual egli dice ragionar nel pre$ente libro.

Et quelle ri$pondenze di mi$ure ordinò Hermogene, il qual ancho fu il primo nel trouar la ragione del Tempio d’otto colonne, ò finto a$petto doppio di ale, perche dalla $immetria del Dipteros egli leuò gl’interiori ordini di trenta co- lonne, & con quella ragione, & della $pe$a, & della fatica fece guadagno, co$tui nel mezzo d’intorno la cella fece un larghis$imo $pacio da caminare, & niente leuò dello a$petto, ma $enza de$iderio di co$e $uperflue, con$eruò Pauto- 30 rità con le di$tributioni di tutta l’opera. percioche la ragione delle ale, & delle colonne d’intorno al Tempio, è $tata ritrouata a$$ine, che lo a$petto per l’a $prezza de gli intercolunni haue$$e riputatione, & ancho $e per le pioggie la forza dell’acqua occupata, è trachiu$a tene$$e la moltitudine delle genti, pote$$ero hauer nel Tempio, & d’intorno la cella con largo $pacio libera dimora. Et tutto que$to $i troua e$pedito nelle di$po$itioni del finto raddoppiato, pet ilche pare che Hermogene fatto habbia con acuta e gran $olertia gli effetti delle opere, & che habbia la$ciato i fonti donde i po$teri trar pote$$ero, le ragioni delle di$cipline, & gli ammae$tramenti dell’arte.

Leuando$i dal doppio colonnato le colonne di dentro ponendoui quelle delle te$te $i leuano trenta colonne, come per la pianta $i può uedere. Her- mogene per auanzar $pe$a,è $paragnar fatica, leuò l’ordine di dentro, la$ciò i portici piu liberi, & non leuò alcuna co$a dello a$petto, perche nelle fronti restarono otto colonne, & ne fianchi $i uedeuano le quindici. & però a$petto $i chiama fal$o Dipteros, perche fa la mo$tra del Dipteros ma non è. Di qui $e comprende, che Vitr. baregolati gli a$petti $e ben egli non gli ba nominati, perche chɩaramente egli per 40 octa$tilo ha inte$o il Diptero, & il P$eudodiptero. dicendo di Hermogene que$te parole.(Ilquale ancho fu il primo à ritrouar la ra- gione del Tempio dr otto colonne, ouero P$eudodipteros.) Dimo$tra ancho la $ua intentione chiaramente nel proemio del quar to libro, nelqual egli dice, quanto è $tato e$$eguito nel terzo. dicendo, hauer detto delle di$tributioni, che $ono in cia$cuna maniera, cio è ne i princip{ij} de i Tempi quanto à gli a$petti, & nelle cinq; maniere, che trattano de gli $pacü, che $ono tra le colonne. Ma qui potrebbe na$cere un dubbio, come $ia che Vitr. non habbia mentione dello a$petto ritondo, & come egli non habbia regolata la maniera de i Tempi $copertɩ, che hanno dalle te$te dieci colonne. Al primo ɩo dico, che Vitr. ragiona de i Tempi ritondi nel quarto, & for$e gli mette nel numero de gli a$pet ti, che $ono di liberi inter colunni, come ancho i To$cani, & ha la$ciato à quel Pa$$o il trattarne, $eguitando in questo luogo, quelli a$petti, che per aggiunta uanno cre$cendo. Al $econdo $i dice, che è facile dalle co$e dette il regolare ancho il Tempio $coperto Hipetbros detto $econdo la bella maniera. però $e'l Tempio $er à fronte di dieci colonne, egli $i partir à la fronte in parti trentuna, dellequali una $er à il mo- dulo, la gro$$ezza delle colonne $erà d’un modulo. & però à dieci colonne $i daran dieci moduli, à lo $pacio di mezzo tre, che $on tredici, a i ua- 50 ni da i lati che $on quattro per parte, che fan otto, $i daran dɩeciotto, che aggiunti à i primi tredici fan trent´ uno apunto. Le piante di que- sta regolata maniera $ono poste di$opra. & $econdo quella io ne bo regolate alcune e$$endo una i$te$$aragione di tutte, come è il doppio colon- nato. il colonnato à torno, cio è il Dipteros, & il Peripteros. de quali uno è di $ei colonne, l’altro di otto in fronte, ne $i deue guardare che le piante $iano di minor forma, che lo Impiè, percioche io ho fatto per accommodarmi, accioche le co$e maggiori s’intendino meglio. Et $econ- do que$ta bella e regolata maniera, io ho regolato la pianta detto Peripteros, come $iuede, & lo impiè è que- $to che $eguita, ma fatto di manier a compo$ta. $imilmente ho regolato l’a$petto di otto colonne detto Dipteros ò P $eudodipteros, & lo Impié è nel primo libro & co$i la Pianta.

[0084] [0084a]LIBRO [0085]TERZO.

Nella maniera detta Areo$tilos, doue è libero lo $patio de i uani deon$i fare le colonne in que$to modo.

Hauendoci Vitr. regolato gli a$petti con la piu $cielta, et bella maniera, hora egli ce in$egna come $i hanno à regolare, i, mede$imi a$petticon le al- tre maniere, che $ono le altre quattro, la di$trette, la di larghe, la di piu larghe, la di libere distanze di colõone. La sõma della $ua intentione è que sta, che noi douemo cõ$iderare gli fpat{ij}, che $ono tra colonna & colonna in cia$cuna delle dette forme, & doue troueremo tra le Colonne e$$er’ $patio piu grande, douemo proportionatamente accre$cere la gro$$ezza delle colõne, & la ragione è que$ta, perche $e fu$$ero le Colonne $ottili, douc $ono i uani maggiori, molto $i leuerebbe dello a$petto, imperoche Paere, e, quello, che toglie a$$ai della gro$$ezza delle colonne, & fa quel- le piu $ottili parere, come la i$perienza ci dimo$tra. Doue adunque, e, piu di larghezza, & di$tanza iui entra piu lo aere, & $i taglia del ui- uo per lo molto aere, & però con $omma ragione la di$tanza de gli intercolunni regola la gro$$ezza delle colonne, & la gro$$ezza l’altezza. La onde Vitr. uolendoci confermare con altra i$perienza, & ragione ciò, che egli ci ha propo$to, uuole, che le colonne delle cantonate $iano 10 piu groβe dell’altre, che $ono tra quelle, perche d’intorno le angulari maggior quantità d’aere $i rauna, & molto pareno piu $ottili dell’altre, & questa, è, quella dignis$ima parte, che nel Primo Libro al terzo capo Eurithmia è nominata. Detto adun que ha Vitr. del numero delle colonnne ne gli a$petti, detto ha delle di$tanze nelle cinque maniere, $equita di dire delle grandezze, & co$i dell’ uniuer$ale al particolare à po co à poco di$cende, & di$tingue le co$e confu$e $econdo l’ordine della humana cognitione, co$a degna di auuertimento.

Nei Tempi Areo$tili doue $ono liberi $pat{ij} tra le colonne, deon$i fare le colonne in que$to modo, che la gro$$ezza di quelle $ia l’ottaua parte dell’altezza. Oltra di que$to nella forma Dia$tilos, I’altezza deue$i mi$urare in que$to mo- do, che $ia diui$a in parti otto, & mezza, & di una parte $ia fatta la gro$$ezza delle colonne. Nella maniera Si$tilos egli $i ha à diuidere l’altezza in noue parti, & mezza, & di quella darne una alla gro$$ezza. Anche nella forma det- ta Picno$tilos. (Doue _gli intercolunni $ono di un Diametro, e, mezzo_) L’altezza, e in dieci parti diui$a, & d’una parte di- ui$a, & d’una parte $i fa la gro$$ezza della colonna, Nella maniera Eu$tilos nominata $i $erua la ragione della maniera 20 Dia$tilos cioe, che l’altezza $i diuide in otto parti & mezza, & una $i dona alla gro$$ezza della colonna, & in que$to modo $i da per la rata parte la ragione de gli $pat{ij} tra le colõne, perche $i come cre$cono gli $pat{ij} tra le colonne, co$i $i deono con proportioni accre$cere le gro$$ezze de i loro fu$ti, perche $e nella maniera di liberi $pat{ij} la gro$$ez- za della colonna $era la nona, ouero la decima parte dell’altezza, ella ci parerà tenue, & $ottile, perche per la larghez- za de i uani l’aere con$uma, è $minui$ce la gro$$ezza all’a$petto de i tronchi delle colonne, per lo contrario $e doue è lo $patio d’uno diametro, e mezzo, come è nella forma Picno$tilos, la gro$$ezza $era l’ottaua parte dell’altezza, per la $trettezza, & angu$tia de gli $pat{ij}, fara un’a$petto gonfio, & $enza garbo, & però $eguir bi$ogna la conue- nienza delle mi$ure $econdo la maniera dell’opera, & co$i per que$to far $i deono le colonne delle cantonate piu gro$$e una cinquante$ima parte del loro Diametro, perche le coõlne, che $tanno $u gli anguli, $ono dallo aere circon- $tante tagliate, & piu $ottili paiono â riguardanti, & però quello, che inganna la ui$ta, deue con la ragione e$$er e$$eguito.

[0085a] [0086] [0087] [0088]LIBRO

Noi hau\-emo e$po$to a$$ai $ufficientemente la oppinione di Vitr. & pero pa$$ando à quello, che egli dice, io dico che egli anchora uiene à piu par- ticolari, & piu di$tinte ragioni, però tratta delle contrattioni, & rastremamenti, che $i $anno nel $ommo della Colonna e tratta della gonfia- tura che $i fa nel mezzo, & dice.

Le diminutioni, che $i fanno nella parte di $opra delle Colonne, $otto i collarini Hypotrachel{ij} nominati, $i deono fare in que$to modo, che $e la Colonna $erà di quindici piedi almeno diui$a $ia la gro$$ezza del fu$to da ba$$o in $ei par ti, & di quelle parti cinque facciano la gro$$ezza di $opra. Anchora di quella colonna, che $ara da quindici fin pie- di uenti, la pianta $era in $ei parti, è mezza diui$a, & di quelle cinque, & mezza facciano la gro$$ezza di $opra. Si- milmente di quelle, che $aranno da uenti fin trenta piedi, la pianta $i partira in $ette parti, & in $ei di quelle $i fara la diminutione di $opra, ma quella, che $ara d’altezza da trenta fin quaraãta piedi, dal ba$$o hauera $ette, & mezzo, & di $opra $ei, & mezzo la ragione del $uo ra$tremamento. Et co$i quella, che $ara alta da quaranta fin cinquanta pie- 10 di, e$$endo dal ba$$o in otto partita, $ara $ette di $opra nel collarino, & quelle, che $eranno piu alte con la i$te$$a ra- gione per la ratta parte $i diminuiranno. Ma quelle per la di$tanza dell’altezza ingannano l’a$petto, & la ui$ta del- l’occhio, che a$c\~ede, percioche $i aggiugne alle gro$$ezze il temperamento, poi che la ui$ta no$tra $eguita mirabilmen te la gratia, & la bellezza, al piacere dellaquale, $e noi con la proportione, & con la aggiunta delle mi$ure lu$ingan do non con$entimo, accioche di quello, in che ella è ingannata, con la moderanza $ia accre$ciuto, ella rimandera in dietro a i riguardanti $proportinoato, & $enza gratia Pa$petto $uo.

Faceuano gli antichi la $ommita della colonna di $opra piu $ottile, che la parte di $otto, faceuano $imilmente nel mez 1 2 3 4 1 3 2 4 zo una gonfiezza, e tumidezza, che le daua molto del buono. La ragione perche co$i faceuano era, perche le co$e na$centi dalla terra come $ono gli alberi, piu che $i leuano piu s’a$$otigliano, & gli huomnini aggrauati da i pe$i piu s’ingro$$ano nel mezzo, però imitando gli alberi $i ra$tremano le colonne di $opra, & imitando i pe$i $i gonfiano. Vero è che bi$ogna auuertire, che $i come cre$cendo i uani ha uoluto Vitr. che à proportione cre- 20 $chino le gro$$ezze delle colonne, co$i uuole hora per la iste$$a ragione, che quanto in altezza e la colonna mag- giore, tanto meno ra$tremato $ia, et minuita di $opra, & di cɩo ci porge l’e$$empio, la regola & la ragione, & co- mincia da quelle colonne, che $ono alte quindeci piedi, perche di minor quantita $pecialmente ne i Tempi trouar non $i douriano, e$$endo quelle fabriche grandi, & honoreuoli, da quindeci piedi comincia, & ci da le regole fin cinquanta, uuole che le colonne uadino $cemando meno quanto piu inalzano, perche l’altezza da $e fa lo effetto del ra$tremare per la dɩ$tanza, imperoche quanto una co$a è più lontana da gli occhi tanto menore ci appare, perche $i uede $otto angolo minore. Ma come $i faccia que$ta diminutione io dico che il Serlio dice co$i, che il fa- $to o $tipite della colonna $ia partito in parti tre, et la terza parte da ba$$o $ia à per pendicolo, cioè à piombo, & le due terzi re$tanti $ian diui$i ɩn parti equali quanto $i uuole dipoi alla terza parte della colonna menato un mez- 30 Zo circolo, & dalle linee che pendono dalli e$tremi del capitello tirati à dentro l’ottaua parte, che $arà in tutto la quarta parte. Sotto il collarino qui $i mener à due linee à piambo ca$cante $opra il mezzo circolo, & quella parte del circolo che re$ter à da e$$a linea all’estremo lato della colonna $ia diui$a in altre tante parti equali quan- to quelle de i due terzi della colonna, & co$i fatto dalla de$tra, e $inistra bãda $ian tɩrate dalli due lati del mezzo circolo le $ue linee à trauer$o, & ad ogni linea po$toui il $uo numero per ordine uenendo à ba$$o, & co$i alle li- nee, che parteno la colonna po$ti i numericon il mede$imo ordine, certa co$a è che la prima linea del circolo $i accordera con la linea $otto il collarino poɩ $i porter à la linea $econda del circolo $opra la $econda linea della colonna, & poi $ia portata la terza linea del cɩrcolo alla terza linea della colõna, & àipoi la quarta linea del cir- colo $ia portata $opra la quarta linea della colonna, & fatto que$to dalla ba$e del mezzo circolo alla linea quarta $ia menata una linea, et dalla linea quarta alla linea terza menata una linea, & dalla linea terza alla linea $econda 40 menata una linea, & dalla linea $econda alla linea prima $ia menata un’altra linea, & tanto co$i dalli due lati della colonna anchora che le dette linee in $e $iano rette, nondimeno creano una linea curua, nella qual poi il diligente artifice con l’opera di mano uiene à moderar tutti gli anguli,che $ono nel congiugnimento delle linee, & que$ta re gola puo $eruire alla diminutione di tutte le colonne, & meglio rie$ce quando in piu parte è diui$a la colonna, & il $emicircolo, benche à me pare che que$ta uia $ia alquanto lunga.

Ma della aggiunta, che $i fa nel mezzo delle colonne, che Enta$i da Greci, è detta, nel fin del li- bro $era formata la $ua ragione, come dolce, & conueniente $i debbia fare.

Della gonfiatura, che $i fa nel mezzo della colonna, accioche la $ia dolce, & tenera, & che gentilmente $i uolga, noi non hauemo da Vitr. altro, che una prome$$a, & certo io credo, che cio credo, che cio $tia piu presto in di$crettione, & de- strezza, che in arte, ò uero in regola, perche Vitr. ci promette la figura $olamente nel fine del libro. Dico be- 50 ne, che dalla pianta $ino alla $ommita cotesta gonfiezza deue procedere, ma nel mezzo piu dimostrar$i, però con gentilezza, & leggiadria, perche (come ho detto) quella gonfiezza è per dimo$trare alquanto di effetto, che fa il pe$o $opra le colonne, uedenào$i il $imile ne i corpi humani, che portano gran pe$i, & for$e quella gonfiatu- ra è, perche $i faccia piu gentilmente la diminutione della colonna di $opra. Non $i deue adunque alcuno dar me rauiglia, $e mi$urando le antichita di Roma, non rittroua $pe$$o le mi$ure delle colonne à punto, perche $e egli $i pote$$e uedere tutto il corpo, l’huomo non $i merauiglierebbe della grandezza, ò picciolezza de i membri, ma ri- trouando un piede, ò uero un braccio $eparato, non può dire que$to piede, ò que$to braccio, è, grande, ò piccio- lo, $e adunque ciò uale nel corpo humano, perche non deue ualere nel corpo d’una fabrica, ò d’altra co$a artificio $a? perche uolemo far giudicio d’una colonna, non $apendo come era po$ta in opera? che $pacio era tra una co- lonna, & l’altra? in che maniera era collocata? perche accidente era co$i compartita? che effetto in che luogo fa 60 ceua? & altre $imil co$e, che danno che dire à que$ti di$$ègnatorɩ, che tutto di uanno in R oma mi$urando le par ti, & le particelle, $enzariguardo del tutto. Vedi che Vitr. ci leua la $oper$titione, l’obbligo, & la $eruitù $enza ragione, però $ia detto questo in rifpo$ta di molte que$tioni, che $i fanno tutto’l di $opra tai materie, affer- mando molti, che non $i po$$a intender Vitr. da chi non è $tato à Roma, & protestando i mede$imi, che non $i tro ua in Roma co$a fatta con le ragioni, è mi$ure di Vitr. co$e che à modo alcuno non po$$ono $tar in$ieme, $ono bene, i, termini delle co$è $econdo il piu, & il meno, ma tra que termini oue $ia, chi con ragione uoglia procedere, chi è, che ci leui il modo di poter fermar$i piu in un che in al- tro luogo, quando la occa$ione ci da di $arlo? Io ho in odio non meno la $oper$titione, che la here$ia. La gonfiatura della colonna, come à questi tempi ella $i intenda pare che ella $ia nata dalle regole della diminutɩone, ò ra$trematione della colonna posta di $opra.

[0089]TERZO. CAP. III. DEL FONDARE, ET DELLE COLONNE, ET DEL LORO ORNAMENTO, ET DE GLI ARCHITRAVI.

LE fondationi delle opere gia dette di quanto $otterra $i ha da fare, deon$i cauare, $e trouar $i po$$o- no, dal $odo, & poi nel $odo, quanto ci parerà per la grandezza dell’opera con ragione deono e$$er fatte, & quella fabrica per tutto il $uolo, quanto piu $i puo $i faccia $oda, & $opra terra faccian$i i muretti $otto le colonne per la meta piu gros$i di quello, che e$$er deono le colonne, accioche le parti di $otto piu ferme $iano, che le parti di $opra.

10

Et que$ti $i po$$ono chiamare Stercobata, qua$i ferme piante, perche $o$tentano il pe$o di tutto l’Edificio.

Oltra di quelto gn $porti delle $pire, & delle ba$e non deono u$cir del uiuo, & co$i di $opra e$$er deue $eruata la gro$- $ezza del muro, ma gli $pat{ij}, ò uero e$$er deono fatti à uolti, ouero $iano ben ra$$odati, è battuti, accioche $ian ben rattenuti, e collegati.

Hauendo Vitr. trattato di quelle co$e, che da lontano in confu$o, & d’appre$$o piu di$tintamente uedemo, accioche non paia, che le $iano $ola- mente nell’ aere, & che le non habbiano piede, egli uuole trattar delle fondamenta di quelle, & con bell’ordine dal fondamento fin alla cima ci far a na$cer la fabrica. Dimo$traci adunque prɩma quello, che $otto le fabriche deue stare, & uuole, che imitiamo la natura, che ne gli al- beri fa le parti inferiori piu gro$$e, che le $uperiori, percioche meglio $i $ostentano i carichi. il piano adunque doue $i deue fabricare, è ouero duro, è $odo, naturale, & fermo, ouero tenero, molle, ò di terreno gia mo$$o. Diuer$amente fonderai nell’uno, & nell’altro terreno, perche doue trouer ai la terra $oda, cauerai per fondare, & farai la fo$$a tanto larga, quanto portera la ragione dell’ opera, che dei fare, $e il terreno 20 $er à molle, ò $erà tale nella $operficie, ò profondera molto, $e è nella $operficie, caua in$ino, che troui il $odo, $e profonderà, bi$ogna farli la pallificata ben battuta, & ra$$odata. il fondamento è detto $ub$truttione, che altro non è, che la fabrica, che $i $a $otto terra, fin che $i ueda. que$ta e$$er deue di $otto larga, & piu che a$cende, piu $i ri$trigne. il terreno della fo$$a deue e$$er cauato egualmente, & fatto piano, & egua le per tutto. accio il pe$o della fabrica lo calche egualmente, ne i pareti facciano danno. Le larghezze delle fo$$e per le fondamenta dal iudicio dell’ Architetto $econdo le gro$$ezze delle mura, le grandezze delle fabriche, & le qualità de terreni far $i deono, perche può accadere ò nel far un gran pallazzo, ò un tempio, ò un ponte, che le fondamenta e$$er deono continuate per tutto il pɩano di $otto con perpetua muratura, come poi appari del piano hauerai leuato la $otto muratura è fondamento. All’hora tu dei fare alcuni muretti, che stercobatɩ $i chiamano, & altroue $tilobati, qua$i piede$talli, ò piedi delle colonne, benche altroue stercobata uoglia dire il ba$amento di tutta la fabrica, che in alcuni edi- fici è $atta à $carpa. ma che quiui intenda il piede$tallo $i uede per quelle parole.

Et $opra terra faccian$i i muri $otto le colonne.

30

Cio è quando la fabrica comincia à $coprir$i, & ueder$i, i muretti $otto le colonne altro non $ono, che i piedi$talli, que$ti e$$er deono piu gro$- $i per la meta del fu$to delle colonne da ba$$o. Ecco la ragione. la $pira, & ba$a della colonna non $porta piu in fuori per lo piu, che la meta del- la colonna per gro$$ezza, cio è per un quarto da un lato, & per un quarto dall’altro, & que$to nella Dorica, perche lo $porto della ba$a 10 nica $i fa d’una quarta, & ottaua della gro$$ezza della colonna, come ancho della Corinthia. Vuole adunque Vitr. che il piede$tɩlo, che è $otto la colonna $ia per la metà piu gro$$o della colonna, che $i deue por di $opra. & dipiu uuole, che gli $porti delle ba$e che $ono tanto, quanto e la larghezza del zocco, non e$chino del uiuo, cio è del quadrato del piede$tallo & deue$i ancho auuertire, che per questo nome Stilobata, $e be- ne s’intende quello che è $otto le colonne, come piede ò po$amento. per ò ancho $ono i Stilobati congiunti uno con l’altro mediante quella ag- giunta, dellaquale parla Vitr. qui $otto. & però tutto quel legamento, è detto ancho Stereobata $econdo la e$po$itione del nome, che detto ha- uemo, & tutta que$ta fabrica è immediate $opra terra. & $i può ancho Poggio nominare. ma del Poggio ne diro qui $otto. deue$i auuertire, che i buoni antichi $e ben faceuano il ba$amento piu largo della fabrica di $opra. non però lo faceuano à $carpa in modo, che di$cendes$i con 40 una linea non à piombo. ma in modo di gradetti, come dimo$tra que$ta figura qui $otto.

Etancho di$opra la gro$$ezza del parete $i dene $eruare.

Cio è che la parte inferiore $ia di quella di$opra piu gro$$a, ma gli $pat{ij}, che $ono tra un piede$tallo & l’altro, cio è nelle $ondamenta deon$i legare in qùesto modo, che ouero $i facciano in uolti, co- me è lo Impiè d’ un Tempio ritondo nel quarto. & ancho nella facciata d’untempɩo di otto colon- ne di$opra, ouero $iano ra$$odatɩ con pali, & ben battuti, & fermati, & à questo modo i lega- menti della fabrica $eranno fermis$imi. questi uolti $ono stati ritrouati per $cemar la $pe$a, & $o- no uolti riuer$i. ma che impedi$$e che non $iano ancho uolti dritti, come $ono ne gli e$$empi detti hora. ma come $i ra$$odi, & battino le palleficate con le fi$tuche, che noi becchi chiamamo, non è alcuno, che nol $appia, & que$to è la regola di $ondare ne i luoghi che hanno buon, & $odo terre- 50 no, come $ono quelli di Candia tenacis$imi, & ferms$imi, ne i quali è gran fatica il cauare. Ma $e i luoghi $erãno di mo$$o terreno, ouero paludo$o ò tenero, come à Venetia ce in$egna Vitr. dic\~edo.

Ma s’egli non $i troua il $odo, & che il $uolo $ia mo$$o, ouero palu$tre, al’hora quel- luogo $i deue cauare, & uotare, & con pali d’Alno, ò di Oliuo, ò di Rouere ar- $icciati conficcare, & con i becchi, & altri $trumenti $iano fatte, & battute le pallificate $pes$is$ime, & gli $pat{ij}, che $ono tra pali, $iano empiti di carboni, & di $odis$ime murature $iano le fondamenta riempite, ma poi, che $erà battu- ta la fondamenta, deon$i à liuello porre i piede$talli, $opra de i quali di$ponerai le colonne (come di$opra $i è detto) ouero nella maniera di $pe$$e colonne come ella ricerca, ouero altre (come cia$cuna richiede, $iano di piu larghi $pat{ij}, ò piu liberi, ò ragioneuoli) come di$opra 60 $ono $tate de$critte, & ordinate. perche nelle Areo$tili è grande liberta di fare gli $pat{ij} (come piace à cia$cuno) bene $i deue pormente (che ne gli alati à torno, detti peripteri, collocate $ieno le colonne in modo che quanti uani $eranno nella fronte tanti due fiate $iano ne i lati.

Vitr. di$$e nel capo antecedente, che lo alato à torno, detto Peripteros, haueua $ei colonne in fronte, adunque haueue haueua cinque uani. & da i lati ha- ueua undeci colonne computando le angulari, adunque hauera dieci uani, & però dice.

Perche co$i $erà doppia la lunghezza dell’opera alla larghezza, peroche quelli, che hanno uoluto raddoppiar le colon- ne ne i lati, pare, che habbiano errato, percioche pare un uano di piu $i $tenda per la lunghezza.

Et que$to auuɩene perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati quelle, che stanno $opra gli anguli, & cantonate, che $erueno alla fronte, & a i lati, $i che bi$ogna raddoppiare i uani, & non le colonne, & questa regola è nelle altre maniere, che hanno colonne à tor- no, che for$e $otto que$to nome di Periptere $ono $tate tutte compre$e, perche tutte hanno porticɩ à torno. Fin qui adunque hauemo le fonda- 70 menta, hauemo i Piedestalli, la Fabrica s’incomincia à leuar da terra, & noi ragionaremo de ɩ Piede$talli qui $otto, hora $i parla de i gradɩ, per liquali $i a$cendeua al Tempio: que$ti erano nelle fronti, come in molte piante di$opra $i uede, erano ancho d’intorno, come nella pianta del Peripteros, di $ei colonne è po$to. con una iste$$ a ragione $i regola il numero, l’altezza, & la larghezza de i gradi, & però dice Vitr.

I gradi nella fronte in que$to modo $i deono formare, che $empre $iano di$pari, perche $alendo$i al primo grado col pie de$tro, lo i$te$$o piede entrando$i di$opra nel Tempio $erà po$to. Ma le gro$$ezze di que gradi co$i deono e$$er termi nate, che non $iano piu gro$$e di dieci dita, ne piu $ottili di noue, i re$tringimenti de i gradi non meno $iano d’un pie- [0090]LIBRO de è mezzo, ne piu di due, & co$i $e d’intorno il Tempio far $i deono i gradi, all’i$te$$o modo $i faranno.

Il piede a$cendendo prɩma s’alza, poi s’allarga, quella mi$ura, che $i fa alzando è detta gro$$ezza del grado, quella, che il piede calca, & s’allar- ga per $cender all’altro grado, e detta da Vitr. Rittrattione, io larghezza nominareɩ. Qui Vitr. non dice, che i gradi e$$er debbiano piu tre, che cinque, ne piu cinque, che $ette, uero è che egli è $tato auuertito, che nelle antiche fabriche non s’è pa$$ato il numero di noue, & $e pure pa$$aua, $i faceua un pɩano, & una rittrattione larga, che noi requie chiamiamo, $opra laquale fermando$i gli huomini $i ripo$ano dopo la fa- tica del $alɩre. I Gradi alti ouer gros$i deono e$$er non piu di dieci parti d’un piede, ne meno di noue, ma $e fu$$ero noue, ò meno di dɩeci, cer- tamente $arian piu commodi, pone adunque Vitr. i, termini del piu & del meno, ma à di no$tri $i fanno minori; il piede è partito in dodici on- cɩe, de$tante $ono dieci, dodrante noue dita gro$$e, cioe oncie, & que$ta, è, la regola de i gradi.

Ma s’egli $i uorrà fare da tre lati il poggio d’intorno, bi$ognerà guardare, che i Quadretti, le Ba$e, Tronchi, le Cornici, & le Gole conuenghino col Piede$tilo, che è $otto le $pire delle Colonne.

10

Cioè $e il Piede$tale hauer à Quadretti, Li$telli, Tronchi, Gole, Cornici, Ba$e, ò altri membrelli, i mede$imi $iano ancho nel poggio, come dimo$tra il lato eleuato del Tempio dɩ $ei Colonne Peripteros nominato, po$to qui $otto, ma perche il Piede$tale $opra ilquale, era la Colonna u$ciua del dritto del poggio, et $i ritiraua in entro, & tra piedestale e piedestale faceua una concauita, che Vitr. chiama alueolato, pero era nece$$ario, che Vitr. ci de$$e la regola di agguagliar, & pareggiar que$ti piedestali, accioche $i $ape$$e, quanto haueuano ad u$cir del dritto del poggio. Et però dice.

Ein que$to modo bi$ogna che il Piede$tilo $ia agguagliato, & pareggiato al poggio, che egli habbia nel mezzo, l’ag- giunta per gli $camilli impari, e di$eguali, perche s’egli fu$$e drizzato à linea, egli $i uedrebbe con l’occhio il letto, è, ca uo, ma come à far que$to $i facciano gli $camilli conuenienti, come di molte co$e la forma, & la dimo$tratione $era nel fine del Libro de$critta.

Deono i Piede$tɩli u$cir del dritto del poggio, & que$ta ri$alita Vitr. chiama aggiunta, & la parte, che ua di dentro, che è quella del poggio, è 20 detta alueloato, il nome di $camilli in uero non $i troua, che io $appia, ne Greco, ne Latino, & $e bene uole$$e dir Camillo, quando $i dice$$e Ca millus nel genere del ma$chio, io direi, che la intentione di Vitr. $arebbe chiara al modo, ch’io ho detto, perehe Camɩllus nel Quarto Lɩbro è una ca$$a, ò $orma che egli ancho chiama loculamento, le ca$$elle, ò celle delle A pi $i chiamano Camilli, & tutto quello, che $epara una co$a dal- l’altra, come in ca$$a e con questo uocabulo nominato, $eparando adunque ɩ Piede$tili uno $pacio dall’altro del poggio, perche non $i po$$ono dire Camilli cia$cuno de que $pac{ij} rinchiu$o da, i, Piedestili? ma con licenza $i po$$a u$are que$to nome nel genere del ma$chio, che è neutro, io non lo $aprei dire. Il $en$o pero è come ho detto, ilche prouero ancho poco di $otto. Ma quello, che Vitr. for$e $correttamente dice S camillo, direbbe meglio Scapillo, perche Scapilium, che in Greco è detto, Noton, gli antichi pigliauano, & per le $palle, & inter$capillium, dice$i quel cauo, che come una ualletta è trappo$to tra le $palle, ma $ia quello $i uoglia, qui $otto uederemo, che Vitr. ha inte$o, quello che noi intendemo, & $e Scamillus uiene da Scamnũ per diminutione, & che $i traduca $cabellɩ, perche i Piedestili $ono come $cabelli, non s’impedi- rebbe il no$tro $entimento. Ma tempo è che $econdo qnello, che $i ha o$$eruato nell’ antico $i dia la regola de i Piede$tili, & de i loro $porti, 30 & dele mi$ure, è membrelli con che $i adornano, & nostra intentione è $eguitando l’ordine del Filandro porre inanzi $econdo cia$cuna ma- niera la di$$egnatione di tutta la incollonatura dal Piede$tillo fino alla Cornice, & dalla Cornice fin’alla $ommita del Fronti$picio, accioche leg gendo$i Vitr. s’intenda, & la origine de i uocabolɩ, & delle co$e, & la ragione di tutte le parti. Senza che $i affaticamo nel te$to, & que$ta parte tutta è dell’ ornamento, pero è degna di con$ideratione, & d’auuertenza, perche io ho ueduto molti eccellenti di$cor$i de ualent’huomi- ni $opra le co$e dell’ Archɩtettura, et che hãno bene e$plicate le ragioni delle maniere di e$$a, ma quando $ono uenuti alle particelle, et membrel- li, non s’hanno $aputo $brigare, han fatto le co$e $garbate, le parti pouere, gli $porti $cemi, & altre co$e, che hanno leuato la gratia alle $aco- me loro, dellequali gli artefici piglɩando le forme delle opere, hanno mancato dalla bellezza, & dal garbo, che deono hauer le co$e. Deon$i, la doue $i fa il poggio, fare i Piede$tɩli continuati dalle parti, ma lo $patio che è tra un Piede$tilo, & l’altro detto alueolato, ò continuato che $ia, ò con colonnelle fatte a Balaustri, deue retirar$i in entro, come dimostra la Figura qui $otto. Benche ella e$$er debbia nella fronte di otto co- lonne, che per inaduertenza e $tata $atta di dieci, e gli $pat{ij} $ono giu$ti, $econdo la bella maniera, & ui, è l’impie, & il fianco di e$$a. 40

[0091]TERZO. [0092]LIBRO [0093]TERZO [0094]LIBRO

Conuengono tutte le Fabriche nelle $ondamentd, delle quali s’è detto à ba$tanza nel $econdo libro. Sopra le $ondam\~eta, ògradi, ò poggi, che ui $iano $imilmente $e ne è data la regola poco di $opra. De i prede$talli hora parleremo, $ono di due mcdi i piede$talli, prima tutto il ba$amento d’una fabrica $i può dire pɩede$talle, in Greco $tereobata qua$i $ode piante $on dette, perche con perpetua $odezza legano la fabrica d’intorno. L’e$$em pio è nelle piante d’ alcuni Tempi $oprapo$ti, come del Dipteros, & dell’h Ipethros. & nel primo Tempio ritondo nel quarto, doue $iuede che corre quel legamento intorno, $opra ilquale $i po$ano le colonne, & nella parte dinanzi $ono i gradi $errati tra quel legamento. L’effetto di que$to ba$amento è per leuar la fabrica daterra, & darle $odezza, è mae$tà, & per ornamento. $pe$$o gli antichi ui poneuano delle $tatue nelle fronti, la doue da una parte, & l’altra erano dal ba$amento, che u$ciua dell’ordine delle colonne dinanzi, per legar i gradi, & questo poteua e$$er alto per la quarta parte della colonna, I piede$tili (che co$i correttamente $i deono chiamare) benche $ia nome composto del Lati- no, & del Greco, $ono come piedi delle colonne, non $i danno, per quanto $i legge in Vitr. ò $i uede nell’ antico, ne alle opere Doriche, ne alle To$cane, però quelli de Moderni, che danno mi$ure de piede$tilɩ., pare che s’habbino di lor capo $ormati in que generi i piede$tɩli. Ma 10 nel Ionico, Corinthio, & compo$to $e ne trouano, come nel pre$ente libro, & nel quinto doue $i parla del Poggɩo della Scena in Vitr. $i ue- de, & molti e$$empi ne $ono in Roma ne gli archi, Tempi, Theatri, & Amphitheatrɩ. Questi hanno diuer$e mi$ure, & tutte però $i cauano dall’ altezza della colonna con la Ba$a, & Capitello. perche altrɩ $ono la terza parte, come quelli dell’ arco fatto al Castel uecchio di Verona d’opera Corɩnthia, & $ommamentle lodata. altri $ono per la quarta parte, come $ono in Roma quelli dell’ Amphitheatro detto Coli$eo. altri $ono d’una quarta è mezza, come nell’arco $atto da Traiano in memoria della uittoria di Dacia $ul porto d’Ancona, & è opera Corintbɩa bella è $chietta. Altri della quinta come alcune $i è o$$eruato. Siche non ci è determinata regola quanto Chèl Ionico, il Corinthio, ouero il compo$to babbia piu que$ia mi$ura, che quell’altra, benche Vitr. nel quinto ragionando del Poggio delle colonne della Scena, lo $accia d’un terzo proportionando, & il Poggio, & le colonne al Diametro dell’orche$tra, & è bellis$ima $orma, il tutto è po$to in darligratia, è nel compartimento di $uoi membri. I piede$tili adunque per le $atte o$seruationi $i partiranno in otto parti della loro altezza, di que$te una ua per gli ornamenti ò memberelli di$opra, che $ono come capitello del piede$tallo, due $i danno alla Ba$a, il re$to al dado, ò tronco dɩ mezzo. La 20 ba$a $i parte in tre parti, due $i danno al zocco, l’altra alle altre parti, in alcuni $i uede la Ba$a partita in due parti, una dellequali $i da al zocco, l’altro alle altre parti. Si che gli ornamenti di $otto, ò membrelli che $iano, $ono doppi in altezza à gli ornamenti ò membrelli di$opra. Soleuano gli antichi $otto il zocco del pied$tilo porne un, ò due altri, non meno alti di tutta la Ba$a del piede$tallo, & questo per dar gran- dezza, & $ermezza alle opere, & questi zocchi $i po$$ono chiamare Stereobata, & nelle belle opere $ono di marmi, ò di pietre uiue, noine hauemo po$to diuer$e forme $econdo le mi$ure è proportioni trouate nell’ Antico nei dis$$egni de i Tempi di$opra. Soleuano $imilmente $otto l’orlo della Ba$a della colonna bene $pe$$o porre un’altro zocco, come $i uede in molti Archi, & tutta la ba$a col detto zocco, era d’un pez- zo, perche $o$$e piu atta à $o$tener i pe$i, come $i uede nell’ Arco d’Ancona. ne gli Archi di Septimio, di Tito, e di Con$tantino in Roma, & in altri luoghi d’Italia. Ma prima che io de$criua co$a alcuna, mi pare conueniente e$ponere l’origine, & la ragione de i uocabuli, & no- mi posti alle parti è membri delle Fabriche, accioche $empre non $i ritorne da capo. Qui ci $aranno i nomi Greci, è Latɩni, & uolgari u$i- tati in Italia, & le $igure partitamenbe. Fula colonn come s’è detto, ritrouata per $o$tenere i pe$i, & prima era di legno, & ritonda. 30 Crebbe poi il de$iderio della grandezza, & della perpetuità con la concorrenza. però $u la terra $ollecitata, & i marmi dalle ui$cere di quel la cauati, la onde le colonne di marmo bebbero luogo, ma in modo che tene$$ero qualche $imiglianza con le colonne fatte di legno. Que$te haueuano dalle teste, accioche per lo pe$o non $i $ende$$ero, alcuni cerchi di ferro, & alcune anella, che re$trigneuano i capi loro, doue gli Architetti ad imitationo di quelle indu$$cro le fa$oie di$opra, & di $otto i fu$ti delle colonne, & à poco à poco accrebbero quelle parti di mo- do, che di$opra le colonne chiamarono quella pa te Capitello, & di $otto Ba$a. nella Ba$a o$$eruarono, che la larghezza $ua fu$$e maggiore dell’altezza, dapoi che $porta$$e alq@anto piu @el fu$to della colonna, ad imitatione del piede humano, & co$i ancho l’mfima parte della Ba$a fu$$e alquanto piu larga di quella di$opra. Si come era il piedestlio piu largo della Ba$a, & il, fondamento piu largo del piedestilo. Ba$a è nome Greco chiama$i $pira il Latino, pere $pira $ignifica giro, & le ba$e uanno à torno come anella, di doue banno pre$o l’origine le par ti $ue. Trouan$i que$ie parti, membrelli, & adornamenti nelle Ba$e, Plinthus, Torus, Scocia, Trochilus, quadra, Supercilium, A$tra- galus. le $igni$icationi de i quali nomi $eramo ordinatamente qui po$te. Plinthus è nome Greco $ignifica mattone, Laterculus ò lata$trum 40 è detto in Latɩno da alcuni, ma Vitr. u$a nome Greco fatto Latino. que$to ueramente $i chiama orlo da Moderni periti, perche zocco è quello che è $otto la ba$a, che $otto Ba$ nominarei. L’orlo adunque è di figura quadra, & ancho di figura ritonda, come nelle Ba$e To$cas ne $i uede, & e la parte in$eriore da Ba$a. Torus è un membrello ritondo, che ua $opra l’orlo, è Stiuas in Greco detto, & $i chiama Torus, perche è come una gra$$ezza ò gon$iezza du@ e carno$a, ouero come un piumazzetto. noi perche è ritondo lo chiamamo Ba$tone, & per- che tondeggia come una fune, che è detta @udente in L atino, France$i lo chiamano rond, bench $eruano ancho il nome di Bozel, che $igni- fica lo i$te$$o, che Torus, Scocia, è Greco $igni$ica o$curo, perche è un membro cauo che fa ombra. Moderni lo chiamano cauetto, altri $corza, perche e come la $corza de mzzo ba$tone, France$i contrabozel, Latini orbiculo tolto dal Greco Trochilus, perche as$imiglia ad unarotella, che $ul taglio habbia un canale come hanno iraggi delle tagli è Quadra è li$tello, & filette in France$i che è la gro$$ezza di alcu- ni membretti, & eun pianuzzo, ò regola quadra di$oprail cauetto, $i come è il $upercilio $opra gli Astragali. A$tragalus e co$i detto dalla forma di quell’o{$s}o, che e nella giuntura del collo del piede. Latinamente è detto Talus, che uolgarmente $i chiama tallone, ma gli Architetti 50 pur dalla forma tondino il dicono. i di$$egni di questi membrelli partitamente $eranno ne i memberi con le lor lettere dimo$trati qui $otto.

_A. Plinthus, Laterculus, uel Latastrum. Orlo._ _B. Thorus, Stiuas, Rond. Bozel. Ba$tone._ _C. Scocia, Cauetto, Scorza, Contrabozel, Orbiculus. Trochilus._ _D. A$tragalus, 7 alus. Tondo._ _E. qnadra, Li$tello, Filette._ _F. è quella parte doue termina il fu$to della Colonna, detta Cim-_ _bia, ò uero anuelo o li$tello dell’ Apophige._ B E D A C F [0095]TERZO.

La Ba$a To$cana ha di que$te parti l’orlo, & il bastone, la mi$ura di que$ta ba$a è que$ta. Sia alta quanto è la meta del Diametro della colon na, que$ta, altezza $i duade in due parti, l’una $i da all’orlo, ilqual in que$ta ba$a e $atto à $e$ta, l’altra $i da al ba$tone con quella parte, che apo phige $i chiama. & apothe$i, che $ono certe piegature dalle te$te delle colõne, che danno gratia mirabɩle quando $ono ben fatte, & pare che fug gino, & $iano ritratte, & però hanno in Greco queste nominanze apothe$i, & apophige, & quella di$opra è detta collarino, quella di$ot- to e detta cimbia, & $ono in modo, che $e amendue fu$$ero congiunte farebbeno la $orma del cauetto, perche l’una e come unameta, & l’al- tra, l’altra meta del cauetto. Lo $porto dell’orlo e per la terza parte dell’altezza della ba$a, il ba$tone ha tanto di $porto quanto l’orlo, & $i fa con la $e$ta, $i come ancho l’orlo, benche qui pare quadro. però dal $uo fondamento $i cono$ce. il Semidiametro, dalqual $i caua il ba$tone è termine della cimbia ò apophige. laqual cimbia e per la quarta parte dell’auanzo oltra l’orlo, cio è la ottaua di tutta l’altezza della Ba$a. alcu- ni chiamano la cimbia anulo, ò li$tello, ò lembo dell’ apophige, que$te parti ne gli altri generi $ono parte della colonna, ma nel To$cano $ono par tidella ba$a, egli $i parte in tre parti lo $pacio, che e del dritto della colonna allo $porto della cimbia, & $e ne riporta una infuori dal punto o, & la doue termina $i fa un punto, come qui $egnato a, & iui ponendo la $esta $i $a la decu$$atione di$opra al punto b. & quella i$te$$a lar- 10 ghezza $e riporta $opra il $u$to della colonna al punto c. dal punto g. che e il dritto della colonna, & iui fermata la $esta, $i $ini$ce la decu$$atio- ne nel punto b ilqual punto e il centro di far la bella uolta dell’apophige. & que$ta regola $i $erua di$opra, & di$otto nelle colonne, come $i ueder à nella de$crittione delle altre. Le colonne $iano alte $ette te$te con la Ba$a, & il Capitello. ma rastremate la quarta parte della lor gro$$ez za da piedi, cio è un’ottauo per parte.

20 30 40 50 60

Nel Capitello Tho$cano ci $ono que$te parti. Abacus Echinus, Hypotrachelium cum A phigi, nel Capitello Dorico ci$ono questi Cimacium, Plinthus, Echinus, pars quæ Hypotrachelio contrahitur columnæ, nel Corinthio ci $ono que$te, Abacus, Voluta, Flos, Cauliculi, Folia. nela- l’Ionico, Cimatiũ, Abacus, Voluta, Oculus, Canalis. Balthei Puluinorum, Axes Volutarum. Tutti i Capitelli adunque conuengon nell’ Abaco, & in que$to, che tutti $i po$ano, & s’incontrano con le linee cia$cuno della colonna $ua, perche adunque tutti conuengono nell’ Abaco, però hanno le parti di $opra quadrangolari. Abaco è tauola quadra, operculum detta da Leone. Dado da no$tri, perche è di $orma quadrangula- re, questa nel T ho$cano $i può chiamarezocco, è Plynthus, le mi$ure del Capitello Tho$cano $ono que$te, prima egli è alto quanto la ba$a, 70 cioe per la meta della gro$$ezza della Colonna da piedi, que$ta altezza $i diuide in tre parti, l’una $i da al zocco di $opra, quella di mezzo al- l’Echino, la terza all’Hipotrachelio con l’A pophige, Echɩno $ignifica il riccio di ca$tagna, il riccio animale d’acqua, & di terra, chiama$i que- $ta parte Echino, perche in e$$a $i $colpiuano iricci dica$tagna, douemo imaginar$i moltiricci uno appre$$o l’altro aperti, & che mostrino le ca$tagne, come quando $ono maturi, que$ti$anno un bel uedere, & adornano questa parte mirabilmente. Vitr. chiama encarpi parlando del Capitello Ionico, i moderni chiamano que$ta parte uuouolo, non $apendo l’origine, è parendo loro, che $iano auuoua $colpite in quella parte, ma non è da contender $opra le parole, pure che $i $appia il $atto.

[0096]LIBRO

Macome $i facciano, & quanti uoglino e$$er, & come $i comparti$chino, io diro qui $otto ragionando del Capitello Ionico, Hypotrachelio è $ot- to gola alla $imiglianza co$i detto, come il piu de nomi delle parti $ono $tati pre$i dalla $imiglianza delle parti del corpo humano, faccia$i adun- que il dado ò Plintho per un $e$to della gro$$ezza della colõa, che uien ad e$$er un terzo della meta del Diametro. Il uuouolo occupa la parte di mezzo, que$ti accioche bene, & à $e$ta $ia tirato bi$ogna tirar$i in entro dal dritto della’colonna una parte delle due, che è dal detto dritto allo $porto del dado, & iui poner l’un piede della $e$ta come nel punto i, & allargando alla estremita di quel li$tello, che ua $otto il uuouolo il- qual listello, è alto la $e$ta parte di quell’ultimo terzo, che $i da alla $ottogola è $porto, tanto quanto egli è alto, $i tira la parte del giro del uuo- uolo all’abaco la$ciandoui per garbo alquanto di prominenza, fornito’luuouolo, et il listello, $i $erra di $otto l’altro terzo contratto all’Hypo- trachelio, con la $ua bella piegatura fatta con la $opradettaragione, che $i fa $otto al piede della colonna l’Hipotrachelio garbato $i fa in quel modo che $i fa l’A pophige.

10 _Abaco_ _Vuouolo_ _Li$tello ò gra_ 20 _detto_ _Collarino_ _Astragalo_ _Apophigi,_ _ouer Cimbɩa_ 30

Ealto il doppio del li$tello $otto l’uuouolo, la $ua cimbia è alta la meta, cioe tanto quanto è il li$tello, il $uo tondo $porta oltra lo $porto del li$tello detto, perche la$ciando cadere una linea à piombo dall’ e$tremita del listello, $opra quella $era il centro difar ilgiro, è tondo predetto, et $opra la i$te$$a cade lo $porto della cimbia. Ma la piegatura $otto la cimbia $i fa al modo $opradetto, facendo il centro (come $i è detto). Et co$i è fornito il Capitello Tho$cano, $opra ilquale $i pone l’architraue, con quelle ragioni, che porta la ragione dell’opera, ma, è, di legno, perche, per la distanza delle colonne, che $i $a à uoglia di chi fabrica, non $i puo fare di pietra $enza certo pericolo, come s’è detto di $opra, questi traui uanno à pari l’una dell’altra, ma collegate con alcuni incastri fatti à coda di Rondine, chiman$i compactiles da Vit. & quell’inca$tri $ub- $cudes, & $ecuricle, & $ono come dimostra la $igura qui $otto. pero le traui $ono appari, malarghi due dita una dall’altra, accioche non $i putreface$$ero, quando $i toccas$ino, & che l’aere non pote$$e pa$$are & qui $otto $ono le forme di diuer$e ligature di trauɩ, & incastrature di 40 legnami, accioche $tiano ben chiauate, & legate in$ieme, Ma la trauatura Tho$cana è nel Quarto Libro la doue $i parla delle opere Tho$cane.

[0097]TERZO.

Dorico non ba Ba$a propia, ma $e le da alcuna fiata la Ba$a attica, laquale $i forma di que$te parti, Plinthus, Torus Inferior, Quadræ, Scotia’ torus $uperior, que$te di gia $ono dichiarite, che co$a $ono, ha dunque l’orlo, due ba$toni, un cauetto tra quelli, con i, $uoi quadretti, ò grade<_>t ti, l’uno di $opra. l’altro di $otto, la mɩ$ura è que$ta, l’altezza è per la meta della gro$$ezza della colõna, la longhezza è per una gro$$ezza, è’ mezza, parti$ca$i poi la gro$$ezza della colonna in tre parti una $i dia all’altezza dell’orlo, ɩl resto, cioe le due $i parti$cano in quattro parti, al bastone di $opra $e ne dia una, le altre tre $i parti$cano in due parti eguali, l’una $i dara al ba$tone di $otto, l’altra al cauetto con i $uoi gra- detti partendola in $ei parti, una dellequali $i da al gradetto di $opra, l’altra al gradetto di $otto, le quattro al cauetto, lo $porto del bastone di$otto ua à pari dell’orlo, $i $a à $e$ta come è $opradetto, lo $porto del gradetto di $otto ua per dritto del Semidiametro, del ba$tone di $opra il cauetto à dritto della cimbia, lo $porto del ba$tone dɩ $opra oltra del gradetto di $opra tirato à $e$ta, la cimbia à pari del Semidiametro del ba- $tone di $opra, ilquale Semidiametro è un terzo dello $porto dell’orlo oltra la gro$$ezza della colonnalo $mu$o, ò giro dell’A pophige ua à que- $to modo, che $i rippona inanzi una delle due parti dello $porto della cimbia dal dritto della colonna come da b a c & dall’r all’s. & po$to il pie- 10 de nel. c.o. nell’s $i allarga la $e$ta all’a ò uero all’o, & quella dɩ$tanza $i ripporta dallo a al d, ò uero dall’o al q. $ul dritto della colonna, & facen- do$i centro nel d, o nel. q. $i fa una parte di giro nella parte e$teriore, & co$i po$to il piede nel punto. b. ò uer.r. $i taglia quello giro di prima con uno incrocciamento, ne i puntie & h. & iui è il centro da tirar l’A pophige, mail cauetto $i tira ad occhio, & con garbo.

b s r q o d a b e c [0098]LIBRO

La colonna è alta $ette te$te, & $i ra$trema $econdo la ragione dell’altezza $ua, come $i dira poi. Mail capitello ha que$te parti Cimatium, Plin- thus, Echinus cõ annulis, pars, quæ Hɩpotrachelio cõtrahitur columnæ, cioe cima$a, zocco, ò dado, uuouolo, annella, collarino, dellequali s’è det to donde derriuino, & che $ignificatione habbiano, hora $i dir à delle mi$ure, la gro$$ezza del Capitello, è per la meta della gro$$ezza della co lonna, la larghezza, è per tutta la gro$$ezza della colonna, & di piu un $esto $econdo Vitruuio, ma nell’antico $i troua, & rie$ce meglio un quinto per parte, partirai la gro$$ezza del capitello in tre parti, una dellequali $i da al zocco con la $ua cima$a, l’altra al uuouolo cõ i $uoi anel li. la terza $i contragge all’Hipotrachelio, ò collarino della colonna, di modo che la larghezza del Capitello è due quinti piu della gro$$ez- za della colonna, l’altezza del Plintho con la cima$a, che è la terza parte dell’ altezza del capitello, $i parte in cinque parti, tre dellequali $i dan no al zocco, due alla cima$a, & quelle due $i parti$cono in cinque, tre $i danno alla cima$a, due al quadretto di $opra, $inito il zocco, & la ci- ma$a $eguita il uuouolo, & gli anelli, questo occupa l’una delle tre parti dell’altezza del capitello, questa $i diuide in tre parti due $i danno al uuouolo, una à gli anelli, che $on tre, alti tanto, uno quanto l’altro, $portano la meta della loro altezza. piglia$i poi l’altezza del uuouolo $o- 10 lo con la $esta, & $i pone il piede $u la e$tremita dell’anello, ò grieto di $opra, & nella parte di dentro $i tir a un poco di circon$erenza, & po $to poi un piede della $e$ta $otto il Plintho, ò zocco, l’altro $i riporta à quella circon$erenza fatta prima, & doue s’incrocciano iui è il centro da tirar il uuouolo, ilqual $ornito con i $uoi grietti, $eguita la parte, che $i contragge al collarino, detta $ottogola, & da alcuni fregio; laqual con la $ua piega gentile peruiene $in alla cimbia, & a$tragalo, o tondino, & s’ incontra à piombo della ra$trematione de $opra della colonna, & il tondino, è alto quanto $ono tutte ne gli anelli, & la meta di uno, porge in $uori quanto il uuouolo. La cimbia, è alta per la meta del tondino, porge à piombo del $emidiametro della uolta del tondino, ɩl resto $i fa al $opradetto modo. Sopra il Capitello gli antichi $oleuano porre una aggiunta non molto alta, che po$aua $ul zocco, à dritto del uiuo della colonna di $opra, & que$to faceuano, perche l’archɩtr aue $i po$$a$$e $ul uiuo del Capitello, & della colonna, & non rompe$$e gli $porti, la figura è questa.

L’architraue detto trabs, con le parti di quello che gli sta $opra ha que$ti uocabuli Epi$tilium, Tenia, guttæ, Trigliphi, Methopæ, regula, Capitula, Canales, Femora, Cimatium, Corona, Timpanum, Acroteria, Sima. Le $ignificationi dellequal co$e $ono que$te. Epi$tilium, è tutto quello che ua $opra le Colonne, è Capitelli per nome generale, ma propiamente è la Traue mae$tra, che Architraue $i chiama uolgarmente. la $orza del nome Greco come imposta ò $opra colonna, que$tinel genere Dorico hauna fa$cia ò benda, che Tenia $i chiama, $otto laquale con una regoletta $ono intagliate le goccie, che fanno l’effetto delle goccie dell’acqua, & $ono $ei di numero per ogni te$ta di traue, che Triglipho $i chiama, & laragio ne di que$ti Trigliphie è que$ta. Soleuano nella Fabrica di legname nelle fronti $portare le te$te de traui, lequali Ope $i chiamauano, et lo $pacio [0099]TERZO. [0100]LIBRO che era tra una te$ta, & l’ altra Metopa $i diceua. hor perche quelle te$te de Traui non haueuano del buono, co$i nude, è $coperte. però gli Anti- chi imponeuano alcune tauolette, & quelle con diuer$i colori di cera copriuano, la doue quelli, che non di legno ma di pietra magnificamen- te lauorarono, ad imitatione di quelle teste $ecero que$ti membri, che Trigliphi chiamano, qua$i Tri$olci, perche $ono tagliati in tre Canali da i quali pare, che le goccie di$cendino, quelli $pac{ij} che $ono trai Canali $emora $ono detti, noi li potres$imo piani nominare. i Triglɩphihan no i lor Capitelli, $opra quali è la Cornice, che corona $i chiama, perche cigne L’ edificio come Corona, Moderni la chiamano gocciolatoio, perche da quella cadono le goccie dell’acque cele$ti, & $ono gettate lontane dallo Edificio. questa Cornice ha due Cima$e, ò Gole, una di $otto, l’altra di $opra, & $ono adornamenti $uoi: Sopra la Cornice è il Fronte$picio, ò Fastigio, che ba i membri della Cornice, & un piano che $i chiama Timpano, da i lati, & nel mezzo $ono alcuni Pil$trelli detti Acroteria, qua$i $ommita, è fa$tig{ij}, $opra i quali s’imponeuano alcune figure, quelli da i lati ueniuano à morir nel tetto da una parte, quel di mezzo era libero d’ogni banda. Sima è una gola $chiacciata, però è co$i detta, à $imiglianza del na$o delle Capre. Hora uenimo alle mi$ure, l’altezza dello Architraue con la banda, & le goccie $ue, per la 10 metà della gro$$ezza della Colonna. questa metà hora la chiamamo modulo, la Benda Tenia detta, è per la $ettima parte del modulo, le goccie per la $e$ta parte ponendoui la regoletta, che ui ua $opra, laqual occupa una parte di quella $e$ta parte, & le altre due $i danno alle goccie, la larghezza dell’ Architraue, cio è il piano di $otto, che $i po$a $opra il Capitello, e$$er deue tanto quanto è il Collarino dellà Colonna di$opra, perche co$i uenir à à po$ar$i $ul uiuo, l’altezza de i Trigliphi, è per un modulo è mezzo, larghi nella fronte un modulo. que$ta fronte per lon- go ha due Canali intieri, & due mezzi dalle parte, & $ono tagliati in modo, che l’angulo della $quadra u’entri nel mezzo, & le braccia fac ciano le $ponde: & accioche $iano giu$ti, $i parte la larghezza del Triglipho in $ei parte, & $e ne la$cia mezza parte per banda per li mez zi Canali, doppo i quali $e ne la$cia una per banda per il piano che Vitr. chiama femur. doppo il piano i Canalɩ, ne hanno una per uno, & tr a i Canali u’è il piano d’una parte i Trigliphi s’imponeno dritto i quadri delle Colonne, di modo che il mezzo del Triglipho $ia $opra il mez zo del quadro della colonna: le metope $ono tanto larghe quanto alte, cio è quadre, ma quelle che $ono $opra gli anguli $ono mezze non apun to ma meno della metà, perche co$i rei$ce il compartimento, come $i ueder à nel quarto libro. $opra i Trigliphi $ono i Capitelli loro, alti la 20 $esta parte d’un modulo, & $opra i Capitelli la Cornice alta ò gro$$a con i $uoi cima$i, mezzo modulo, di cui la quarta parte del mezzo mo- dulo ua alla cima$a di$opra, l’altra quarta alla cima$a di $otto: & l’altre due quarte allo $pacio tra una cima$a, & l’altra. la cima$a ha il $uo li$tello alto un terzo, & gli altri due terzi $i dann’alresto della $ua piega. Sporta la Cornice, per la meta, & un $e$to d’un modulo, ha i $uoi tagli di $otto, accioche le goccie cadendo non pos$ino uenir longo il muro ò le colonne, & gua$tarle: & per que$ta parte for $e è detta goccio- latoio, quella parte da Vitr. è detta il mento della corona, & quel taglio Scotia, cio è cauetto. Hora $i dir à d’alcuni tagli, & ornamenti, & prima delle Metope, nellequali gli Antichi $colpiuano le te$te di bue bendate, le patine da $acrific{ij}, & altre co$e, doue io laudo la inuentione del San$euino, che iui ha collocato l’in$egna della Republica nostra, col farui il mezzo Leone alato. Simɩlmente $otto il piano della Cornice alla parte, che guarda in giu, è che $porta in fuori $i $colpiuano alcune goccie $opra i Trigliphi, & alcune ro$e $opra le meto- pe, le goccie ri$pondeuano alle goccie $otto i Trigliphi, quelle erano ritonde, que$te in forma di campana, à $imiglianza del uero, erano $ei per longo, & dieciotto per largo, & la$igura lo dimo$tra. Del Fronte$picio diremo nel genere lonico, per e$$er una i$te$$a regola di tutti, Hora 30 $i dir à della Ba$a lonica.

b s r q o a d b e c

La Ba$a Ionica $i forma à que$to modo, che la larghezza $ua per ogni uer$o e per un Diametro della colonna, aggiuntoui un quarto, & un’otta- uo, l’altezza, è per la metà del Diametro, l’orlo è la terza parte dell’ altezza il re$tante $i parte in $ette, tre dellequali $i danno al ba$tone di $opra le altre quattro $i diuidono in due parti eguali, & d’una di e$$e $i fa il cauetto di $opra con i $uoi tondini, & col $opraciglio l’altra par- te $i da al cauetto di $otto, i tondini $i fanno per la ottaua parte del cauetto, ma ben parera, che il cauetto di $otto $ia maggiore, percioche egli $portera fin’all’e$tremo dell’orlo. In $omma lo $porto di $opra $i fa à questo modo, $i piglia la gro$$ezza della colonna, & di quella $i piglia la ottaua, & la $e$tadecima parte, & unite in$ieme la ottaua & $e$tadecima parte, $i diuide in due parti eguali, una $i ripporta da un capo, & l’altra dall’altro dal piedi della colonna, & tanto è lo $porto della $pira, come $i uede dal punto a al punto b. & dal punto o al punto r $i rippor ta poiuna parte delle due que$to $porto in fuori come dal punto b. al punto c. & dal punto r. al punto f. & allargata la $e$ta dal punto a, al pun- to c. ò uero dal o. all’s. $i ripporta quella lunghezza $opra il dritto della colonna, al punto. d. & q. & fatto l’incrocciamento dal punto b & dal d. da una parte $i $a centro nel punto. e. il quale $a la b lla uolta della cimbia al pie della colonna, il $imile $i fa dall’altra parte, & i centri $ono $egnati. h. l’altezza della Cimbia, è per un terzo dell’altezza del ba$tone, il centro del quale è $opra la linea, che di$cende dallo $porto della Cimbia, & co$i è fornita la Ba$a Ionica.

[0101]TERZO.

Il Capitello Ionico $i forma à que$to modo. egli $i piglia la gro$$ezza della Colonna da piedi, & $e le da la dieciottaua parte, cio è $i diuide la gro$- $ezza della Colonna in parti dieciotto, & $i fa di tutta la gro$$ezza, & di una di quelle parti la longhezza, è larghezza dell’abaco, di modo che al Diametro della Colonna la lunghezza dell’ahaco, & larghezza $erà in proportione $e$quidecima ottaua. questa longhezza $i diuide in due parti eguali, & d’una di e$$e $i fa l’altezza del Capitello con le $ue uolute, che $ono certe inuogli fatti ad imitatione de cincinni delle don- ne. Tiramo adunque una linea della detta longhezza, et la$ciamo da i capi cadere à piombo una linea per capo dellaqual ci $eruiremo poɩ. Par- tiremo la linea della longhezza in uenti parte, & ne piglieremo due & mezza, & quelle due & mezza partiremo per meta, che $erà una & un quarto, & l’una metà riporteremo ad una te$ta della linea della longhezza, & nella parte di dentro $egneremo doue termɩna quella. 50 Il $imile faremo dall’altra testa ripportando l’altra metà, nella parte di dentro, & iui $egnaremo un punto: da questi punti la$ciaremo cade- re à piombo due linee che Vitr. chiama catheti, que$te $imilmente $eranno tanto longe, quanto le prime, che cadeuano dalle teste, in e$$e $i han da formare le fronti delle uolute, in e$$e ha da e$$er il centro dell’occhio, che Leone chiama Ciclus. Seranno adunque longhe parti noue è mez za, dellequali una è mezza $i dar à alla gro$$ezza del Dado, le altre otto alle uolutte: il dado ha il $uo orlo, & la $ua gola. l’orlo è un listello dalla parte di$opra alto un terzo, cio è mezza parte di quelle una è mezza, che $i danno all’abaco, & la gola è il re$tante, que$ta gola è fat ta in $orma della lettera. s. è bi$ogna tirarla garbatamente. La$ciando un puoco di $pacio $otto l’orlo come $porto, & iui cominciar à tirar la prima parte della gola, che è come la lettera. c. & l’altra metà, che è al contrario deue terminare di$opra $ul primo giro della uoluta poco ɩnanzi la linea detta Catheto. fornito l’Abaco, $i faran le uolute $opra i catheti à questo modo. e$$endo otto parti di $otto l’Abaco restrette la doue terminan le quattro e mezza uenendo al ba$$o $i $a un punto, & po$to per centro $i allarga la $e$ta tanto che $i forme un circolo che per Diametro occupe una di quelle parti. que$to circolo $i chiama l’occhio della uoluta, nel quale hanno da $tare i centri della uoluta, che 60 $on dodici, que$ti centri $i trouano in que$to modo, & qui bo caro, che $i ueda, che quanti hanno $critto $opra que$ta uoluta, & quanti s’hanno attibuito la inuentione di e$$a, non hanno con$iderato bene quello, che ba detto Vitr. ne gli effetti di quelle linee, che egli manda à ba$$o, ma hauendo$i u$urpato alquanto del cono$cɩmento d’altri, & delle fatiche, hanno creduto $aper il tutto: & è merauɩglia grande, che uogliono hauer$i portato co$i bene nel far della uoluta, dellaqual però non ne rendeno ragione, che è co$a difficillima, & poi non hanno inte- $o le co$e facili di Vitr. & uogliono, che Vitr. habbia fatto un libro, che non $i troue, oltra i dieci, che egli confe$$a d’hauer fatto, & non piu. perche dice Vitr. hauer po$to la uoluta, & la $ua ragione nell’e$tremo libro, & non uedeno, che Vitr. intende in fine del libro pre$ente: perche u$aua egli in fine di cia$cun libro porre i di$$egni delle co$e $ue. ma la$ciamo que$to alla inaduertenza loro. Della uoluta ueramente io ne ho trouato dieci inuentori per loro $agramento, & molti che non $anno altro di Vitr. che la uoluta, $e pur la $anno bene. che però non ren- deno conto de gli effetti di tante linee che Vitr. dice douer e$$er mandate à ba$$o. io ragionandone piu uolte con Me$$er Andrea Palladio Archi- tetto Vicentino, & mo$tratoli alcuni modi di tirar la uoluta à $e$ta molto differenti da quelli di Alberto, Philandro, & del Serlio, benche 70 pareua che io m’incontras$i con le parole di Vitr. nientedimeno la uoluta non era garbata, doue non $atisfacendo io ancho à me $te$$o egli, che è molto pratico di $abricare, & intendente $e alcun’altro $i troua, mie$po$e la $ua inuentione, nata dal mi$urare con diligenza ogni Capitello antico, & ueramente è quella, & merauigliandomi io che Vitr. non haue$$e accennato in qualche modo, come $i face$$e que$ta uo- luta. Egli mi di$$e, che Vitr. i$te$$o dice diuolerlo fare in fine del libro. Io mi doleua, che molte belle co$e ci manca$$ero con que$te prome$- $e di Vitr. però andaua pur di$correndo, & uolendo, che Vitr. ci haue$$e dato qualche lume, & hauendo pur auuertito, che Vitr. nel de$cri- uere le belle co$e era breue, non la$ciaua co$a nece$$aria, non diceua co$a $uperflua, come nel de$criuer la machina Hidraulica, le taglie, i ua$i [0102]LIBRO ri$onanti de Teatri, i Teatrimede$imi, & altre co$e, mi ri$ol$i di non uoler ingannar me $te$$o, ma di uoler hauer l’occhio alle mani, come $i dice, à Vitr. & ueder s’egli haue$$e detto qualche parola al propo$ito, & in $omma ritrouas$imo, che una linea, che ci $a tirar Vitr. era quella, che accennaua i termini d’un quadrato, che ua nell’occhio della Voluta, nelquale $i $egnano que centri che il Palladio haueua ritroua- to, & contenti di que$ta, con felice cor$o $i peruenne alla $ottilis$ima de$crittione ditutto il Capitello Ionico. Dico adunque che mandate giu quelle lɩnee che catheti $i chiamano, & quelle che dalle te$te di$cendeno, l’o$$icio delle quali detto hauemo, & formato l’occhio, $i deono mandare ancho alcune altre linee à piombo in que$to modo, prendi$i una parte è mezza delle u\~eti, nellequali era diui$a la larghezza dell’ Aba co, & allargata la $esta $i pona un piede nell’ estremɩt à dell’ Abaco, & l’altro alla parte di dentro cioe uer$o l’altra testa, & da quel punto $i mandi in giu una linea, que$talinea cader à $oprail Diametro dell’occhio, & lo taglier à in un punto; que$ta linea adunque, & que$to taglio è il lume, che ci da Vitr. della Voluta, & niuno, che io $appia, ha dichiarito l’e$$etto di que$ta linea, & à che $ine Vitr. ce l’habbia $atta $are. & io dico, che dal centro dell’occhio à quel taglio, & da quel taglio alla circon ferenza dell’ occhio $ono eguali $pac{ij}, perche la linea, $opra 10 laquale e il centro dell’occhio, er a ritirata una parte, & un quarto dentro dalla te$ta dell’ abaco. que$t’altra linea pur dallamede$ima te$ta eraritirata una parte è mezza. però ueniua ad auanzare la prima linea piu in entro d’un quarto. cad\~edo adunque $opra il Diametro dell’occhio, lo taglia in un punto, che era un quarto piu in d\~etro del centro dell’ occhio, & partiua in due parti eguali il Semidiametro dell’occhio, perche l’oc chio era una parte per diametro, la cui meta era mezza di quelle parti, & il punto, che taglia quella mezza, che era il Semidiametro, lo partiua giu$tamente in due parti, la doue un quarto del Diametro era da quel taglio al centro, & da quel taglio alla circon$erenza. Io dico dunque che chi ponerà il piede della $e$ta $ul centro dell’ occhio, & lo allarghera à queltaglio, eriportera quella distanza $tando $erma la $e$tanel c\~etro, del l’altra parte del Semidiametro, & di $opra, et di$otto del Catheto, $egnera quattro punti in croce, iquali $eran termɩni d’un quadrato per$etto, nelquale hanno ad e$$er i dodici centri da tirar la Voluta, $ormato adunque il detto quadrato, è tirate le linee Diagonali, cia$cuna d’e$$e $i diui- de in $ei parti eguali, & i punti di quelle diui$ioni $ono i centri della uoluta. gli anguli del quadrato $on i primi centri del primo giro della uo- luta. e$$endo adunque quattro anguli quattro centri $i danno per il primo giro, deue$i adunque porre la $e$ta $opra l’angulo de$tro di $opra 20 del quadrato, & allargarla $in, che tocchi il punto $otto l’abaco doue comincia il catheto, & girarla nella parte e$teriore $in che latocchi il Diametro dell’occhio, & co$i uenir à à $cemare la metà del Diametro dell’occhio. dipoi $i riporta l’un p ede della $e$ta al $ini$tro angulo di$opra del quadrato, & $i ristrigne al punto toccato dal primo giro, & fermata $opra il detto angulo $i uolge $in al catheto dalla parte in$eriore, et que $ti giri Vitr. chiama tetranti, perche uanno di quarto in quarto dell’occhio. que$to $econdo tetrante $cema ancho egli la meta dell’occhio. di modo, che in que$ti due tetranti il giro ha $cemato la grandezza d’un occhio. Si di$cende poɩ all’angulo di $otto del quadrato, ilqual è il $ini- stro, & iui fatto il centro, $i ri$trigne la $esta al termine gia fatto nel catheto, & d’indi $i uolge $in al terzo tetrante che termmanel Dia- metro alla parte de$tra, & co$i ancho $i $cema la metà del Diametro dell’occhio. di modo che fin hora con tre giri $i ha $cemato un Diametro è mezzo dell’occhio. Finalmente $i fa centro nel quarto angulo del quadrato che è il destro di $otto, & ri$tretta la $e$ta al punto la$ciato nel Diametro, la $i uolge al punto di$opra nel catheto, & $cem a tutta uia la metà dell’ occhio, & co$i la uoluta ha il primo $uo giro in quat- tro tetranti, & ha $cemato lo $pacio di due Diametri dell’occhio. Horaper fare il $econdo giro della Voluta $i $a centro nel primo punto 30 della Diagonale che è de$tro, & di$opra, & $i ripiglia $ul catheto il punto la$ciato dall’ultimo tetrante, & $i uolge uer$o la $ini$tra di $uori fin al Diametro. & questo giro $cema un terzo dell’occhio. poi $i fa centro $opra il primo punto dell’ altra Diagonale $otto l’angulo $inistro che è di$opra, & $i gira al catheto di $otto l’occhio, & co$i $cema un’altro terzo del Diametro poi $i $a centro nel primo punto $opra l’an- gulo $ini$tro di $otto nella Diagonale, & $i ripiglia il punto la$ciato, & $i fa l’altro tetrante, che pur $cema un terzo, $opra il Diametro. & finalmente $i fa centro $opra il primo punto dopo l’angulo de$tro di $otto nella Diagonale, & $i gira al catheto di$opra $otto l’abaco, & $ce- ma tutta uia un terzo. & co$i la Voluta ha fatto due giri fɩmti, & $cemato tre Diametri, & un terzo. L’ultimo giro della Voluia $cema un $e$to per ogni tetrante, & $i fa ne gli ultimi punti $egnati nelle Diagonali cominciando della de$tra $otto l’abaco, nella parte di$opra, & terminando nella de$tra $otto l’abaco nella parte di$opra dell’occhio, & co$i quattro $e$ti $cemando, $an due terzi, iquali aggiunti al terzo, che auanzaua, $anno un’intiero, che gionto alli tre ɩntieri, fan quattro, & co$i in tre giri la Voluta ha $cemato quattro Diametri dell’occhio, & di neces$ita termina $otto l’abaco nella circon$erenza dell’occhio di$opra, & con la iste$$a ragione $i $a la larghezza di quella Voluta $tri- 40 gnendo la $e$ta la metà dell’occhio dal primo giro, & facendo gli i$tes$i centri con lo i$te$$o ordine. finito l’Abaco, & la Voluta bi$ogna far’il Canale, & la Cima$a, & l’A$tragalo, cio è il tondino della Colonna, & l’Apophige della Colonna, Sotto l’occhio adunque deue terminare l’A$tragalo ò tondino, adunque tre parti del catheto resteran di$otto il tondino, & $ei & mezzo di$opra, perche il catheto era partito in noue parti è mezza, occupandone l’Abaco una è mezza, & re$tando tre di $otto iltõdino, che $on quattro è mezza re$ta che cinque $iano $ot to l’Abaco, trail termine dello A$tragalo, & il termine dell’ Abaco, dique$te cinque il Canale ne occupa una & mezza, la Cima$a due & un quarto, il Tondino tre quarti, & la larghezza della Voluta mezza, che posti in$ieme fanno cinque intieri, il Canale è di$opra la Cima$a, & $i chiama Canale, perche è incauato, & il $uo cauo è tanto pro$ondo quanto è la duodecima partedell’ altezza della Voluta, cioè una duodeci- ma parte delle otto, che restauano $otto l’Abaco. Tagliato adunque il Canale resta la Cima$a, que$ta i Moderni chiaman Vuouolo, perche è $colpita d’alcune co$e che as$imigliano all’uuoua, ma è come un onda picciola, però i Greci la chiamano Cimatium, i Latini Echinus, perche è come ho detto intagliato il Riccio di Ca$tagna aperto, lo $porto di que$ta Cima$a è per la grandezza dell’ occhio fuori dello $porto dell’ Abaco. 50 & però Vitr. $ece tirare dalle te$te dell’ abaco quelle linee che io ho detto. perche $i uede$$e lo $porto della Cima$a. la uolta della quale $i $a tutta uia à $esta. & in que$to modo, tirato lo $porto di e$$a $otto il Canale quanto è il Diametro dell’ occhio $uori dello $porto dell’ Abaco. $i pi glia con la $e$ta, la $ua altezza, laquale, come ho detto, è due parti, & un quarto delle otto del catheto $otto l’ Abaco, & la $ua linea di $otto termina nel catheto doue comincia l’A$tragalo, ò tondino, & po$to un piede nella detta catheto, $i tira una parte di circon$erenza. poi $i $er- ma la $e$ta nella linea di$opra doue $porta la Cima$a, & $i tira una parte di circon$erenza, & la doue $ono que$te due circon$erenze in$ieme tagliate, iui è il centro da tirare il giro della Cima$a, $opra laquale s’inuolge la Voluta, però ella $porta in $uori, come una co$a tenera $opra una dura. S’intaglia la Cima$a con quelli Vuouoli, ò Ricci à que$to modo, che tra una uoluta, & l’altra ne $ian tre intieri, de quali uno $ia nel mezzo, gli altri due dalle parti de$tra, & $ini$tra, & e$chino dalle Volute di$opra alcune $oglie alla parte di dentro, che gli abbracciano. Sia poi lauorato, & intagliato l’A$tragalo, ò tondino con $u$aioli, ò con qualche altra $orte ditaglio. ma di que$te co$e l’Antico ce ne può dar molti e$$empi, & molte regole $econdo la o$$eruatione de boni di$$egnatori. Sotto la Cima$a, è lo A$tragalo ò tondino alto tre quarti d’un del- 60 le otto parti, nellequali era diui$a la catheto $otto l’Abaco, il centro di e$$o è nel catheto, & $otto quello, è il Li$tello dell’ Apophige, ò Colla- rino, che $idica, ilquale non $porta oltra il catheto, è alto per la metà dell’ altezza del Tondino, & $i riduce con la $ua piega, alra$tremamen to della Colonna di$opra, colmodo $opradetto. & perche imaginamo, che la Voluta $ia come un piumazzo riuolto $opra un ba$tone, & le- gato nel mezzo. però Vitr. ci da la gro$$ezza di quel bastone, che egli chiama a$$e, & uuole, che egli non $ia piu gro$$o del Diametro del- l’occhio, & che le cinte, eglichiama balthei, che $ono dai lati, non $portino piu della Cima$a, dimodo, che po$to il piede della $e$ta, nel mez zo del quadro del Capitello, & allargatala allo $porto della Cima$a, raggirando$i tocchi l’estremità delle cinte, come $i uede nella Pianta del Capitello al punto a che è il centro del tetrante il punto b, è lo $porto della Cima$a, ilqual girando tocca i balthei, & le cinte della uoluta, co- me $i uede al punto c, il re$to della Pianta dimo$tra le altre parti, come il d e, l’ abaco, la $.g, l’inuoglio della Voluta, & co$i il re$to. La $orma granda di que$ta Voluta $arà nel $in del Libro, $egnata delle $opra nominate lettere.

[0103]TERZO.

Gli Architraui Ionici $i $anno $econdo la grandezza, ò altezza delle colonne, accioche aggiugnendo$i à quelli tanto, quanto l’altezza puo leuare, all’ occhio piu certa ne $egua la $ua mi$ura. Quanto adunque debbiano cre$cere Vitr. ce in$egna qui $otto, io ponero che la colonna $ia alta quindeci piedi. Dico adunque $e la colonna $era alta quindici piedi, l’Architraue $era alto per la metà del Diametro della colonna da piedi, la larghezza di$otto, quella, che $i po$a $opra il capitello, $era tanto quanto è la gro$$ezza della colonna di $opra, accioche $i po$a $ul uiuo, la $ommita tanto, quanto la gro$$ezza di$otto, la Cima$a dell’ Architraue $i $a per la $ettima dell’ altezza dell’ Architraue, & $portar deue tan- to, quanto e alta, & lo $porto $i mi$ura da quella linea, che cade erincontra nel rastremamento della colonna, il re$to oltra la Cima$a $i diui- de in parti dodici, tre dellequali $i danno alla $a$cia di $otto, quattro à quella di mezzo, & cinque à quella di $opra. Oltra l’Architraue ua il Zophoro, che noi chiamamo $regio. Greci co$i lo chiamano, perche era di $igurine tagliato, & portaua molte imagini, noi $reggio lo chia- mamo, $imilm\~ete è come fregio, que$ti è un quarto meno alto dell’ Architraue mi$urando l’altezza dell’ Architraue con la $ua Cɩma$a, & que- $ta altezza del $reggio $i $erua quando in e$$o non $i fanno tagli, perche intagliando$i, egli $i $a un quarto piu, accioche e$$endo maggiore, le $i- 10 gurine, che in quello $ono, et i tagli $iano maggiori, & $i godino piu. Partir aɩ l’altezza del $reggio ɩn $ette parti, et d’una dɩ e$$a $arai la Cima$a, che ui ua $opra $econdo, che $i uede nella $igura, et di$$egno. Ma $opra la Cima$a uɩ ua il Dentello, detto latinam\~ete denticulus dalla $imiglianza $ua. L’origine del D\~etello, è pre$a dalle opere di legno, $i come il triglɩ$o nell’ ordine Dorico era pre$o dalle te$te delle traui, che $portauano nella $ronte, co$i il Dentello è pre$o da gli a$$eri, come diremo nel Quarto Libro, il Dentello adunque è alto tanto, quanlo la $a$cia dimezzo dell’ Ar- chitraue, lo $porto del D\~etello è tanto quanto la $ua altezza, la larghezza del Dentello detta in Greco Metochi, & in Latino inter$ectione è per la meta dell’a tezza d@l Dentello, il cauo cioe lo $patio da un Dentello all’altro, che ancho Metopa $i chiama, & cauo colombario (come dice Vit. nel quarto) e per due terzi della larghezza del Dentello, la Cima$a del Dentello è alta una $e$ta parte dell’ altezza del Dentello, la Cor nice cõ la Cima$a, è alta quanto la $a$cia di mezzo lo $porto della Cornice col D\~etello e$$er deue tanto quãto è alto lo $patio dal $reggio alla $om mita della gola, ò Cima$a della Cornice, è que$to $porto $i piglia al drittto della linea, che cade dalla e$tremita della Cɩma$a del $regio, e que$ta Cornice hauer deue il $uo Dentello dal mento, come la dorica, accioche l’ acqua non goccie giu per le $abriche, in$ino à qui la $abrica ua di$te$a 20 equidistante al piano, hora $i $a il Fronti$picio ò $astigio, ilquale ha le $ue cornici ri$pondenti alle cornici da ba$$o, & di piu ha le $ue Sime dette da Greci Epitichidi, I atini dalla $imigliãza Sima chɩamano, Greci dalla aggiũta impo$ta, que$te $ono piu alte un’ottaua parte dell’altezza delle cornici, $otto di e$$e $ono le cornici del Fronti$picio (come ho detto) ri$pondenti alle cornici da ba$$o, et $i tirano al mezzo dall’ e$tremita di quel le. Sotto le cormci è il Timpano alto la nona parte della longhezza della cornice, mi$urando dalla e$tremita delle gole, co$i uuole Vit. ma la co$a par troppo ba$$a, però alcuni l’hanno piu alzata, come $i uede nelle $abrichè antiche, il pianto di que$to Timpano deue ripo$are $ul uiuo, cioè chi la$cia$$e andar giu il piombo egli batterebbe prima $u l’Architraue, poɩ $u i collarino delle colonne, & $ul uiuo, ilche $i deue auuertire in Vit. ipilla$trelli detti Acroteri, che $ono tre, deono e$$er alti dico de i due $opra gli angoli tanto quanto è alto il Timpano nel mezzo, et deono morir nel tetto, come $i uede nell’ antico, & sta bene, & quel dɩ mezzo e$$er deue piu alto l’ottaua parte.

Sopragli Acroteri ui uanno $igure, & gli Acroter{ij} angulari deono cominciare al dritto delle colonne, ma entrar tanto in entro quanto porta laragione della ueduta, perche in alcune $abriche uanno piu, perche $ono ba$$e, in altre meno, perche $ono alte. L’e$$empio ène ilati d’un 30 Tempio $atto di $opra.

[0104]LIBRO [0105]TERZO.

Il Capitelio Corinthio $u pre$o da uno Architetto, (come dice Vitr. nel quarto) ilquale pa$$ando per uia in Corintho uide dal capo d’un monimento uno ce$to con una tegola $opra, & il ce$to e$$er abbracciato dalle $oglie dell’ Achanto, cioè dɩ branca ur$ina, che gli era nata $otto, que$to era un cesto pieno di alcune co$e dellequali $i dilettaua una uergine iui $epolta, & le $u po$to da una $ua nutrice, & coperto con una tegola ac- cioche non $i gua$ta$$e dall’ acque, parue allo Architetto gratio$a $orma, uedendo, & le $oglie, & iritorti, & il $iore di quell’ herba hauer adornato quel ce$to, però tras$eri quella $ormá nel capitello Corinthio, ino$tri chiamano campana quella parte, che è $otto le $oglie, che rappre$enta il ce$to nndo, hora $i dir à delle $ue mi$ure. E il Capitello Corinthio alto quanto il Diametro della Colonna, & $econdo Vitru. s’include l’abaco in que$ta altezza, ma in molte opere antiche l’abaco è di più, & in uero ha piu del $uelto.

La larghezza dell’ abaco, cioè il quadro e$$er deue tanto, che le linee, che pa$$ano dall’ un’ an- a b c d gulo all’altro dette diagonali $iano doppie all’ altezza del Capitello, le fronti nel mezzo e$$er deono piegate in dentro dalle fronti per la nona parte della larghezza della $ua fron- 10 te, il ba$$o del Capitello deue ri$ponder al uiuo della colonna di $opra, la gro$$ezza dell’aba co $i $a della $ettima parte dell’ altezza del capitello, il re$to $i partɩrà ɩn tre parti, una dellequali $i da alla $oglia da ba$$o, l’altra alla $oglia di mezzo, la terza à i cauliculi ò $u$ti che mandano $uori le $oglie, che riceueno l’abaco, & quelle uolute, che na$cono da le $oglie de i cauliculi uenghino a gli e$tremi anguli dell’ abaco, ma le minor uolute pieghino in en- tro, & $iano $ottoposte à i fiori, che $ono nel mezzo dell’abaco da tutte quattro le parti, iquali fiori $iano alti quanto è gro$$o l’abaco, ma lunghi come $i o$$erua nell’ antico al- quanto più. Bi$ogna adunque $ormar bene la campana, & ue$tirla di$oglie, & $ar u$ci re dalle $oglie quelli caulɩculi, ò fu$ti, da i quali e$cono le $oglie minori, & dalle $oglie mi- nori le uolute maggiori, & le minori, le maggiori a$cendeno à gli angoli, & iui s’inuol- 20 geno in $e $te$$e, le minori a$cendono al mezzo dell’abaco $otto il $iore, & co$i la $orma è garbatis$ima. Ci$ono altre $oglie che di Achanto, & altri tagli ne i Capitelli, come $i uede nell’ antico, ma la$ciamo questo à gli o$$eruatori, & qui $otto $i poner à la pianta, & il detto Capitello, ma il modo di piegar le fronti la nona parte della lunghezza è que$ta, che tirata la linea d@lla $ronte, a. b. & partitala iu noue parti, $e neriporta una nel mezzo dal c. al d. & per uia de i tre punti $i troua il centro, perche la doue s’incrocciano le linee $atte dall’incrocciamenti dello a. col c. & del b. col d. iui è il centro, come $i uedr à nella $igura qui appre$$o.

[0106]LIBRO

Fatte, e compite que$te co$e $i poneranno le Ba$e ne iluoghi $uoi, & quelle à conueniente mi$ura in que$to modo $i fa ranno, cioè che la gro$$ezza del Orlo $ia per la metà della gro$$ezza della colonna, lo $porto dai Greci Ecphora no- minato la quarta parte, & co$i larga, & lunga $erà per una gro$$ezza, è mezza della colonna.

Vit. ce in$egna a porre le ba$e delle colonne, & uuole, che la Ba$a alta $ia, ò gro$$a come egli dice per la metà del Diametro della colonna, alcu- ni uogliono, che $ian colonne quadre dette Attiche da gli inuentori, l’altezza dellequali non è determinata, come $ono nel Amphitheatro di Ti- to, & Vit. dimo$tra euidentemente l’attica e$$er di$$erente dalla Dorica, dicendo nel quarto libro, che la porta Atticaua come la Dorica, & però altro è l’Attico, altro è il Dorico, $ia adunque la gro$$ezza, & altezza della Ba$a, la metà del diametro della Colonna, il quadro, & larghezza $ua $porti in $uori della gro$$ezza della Colonna un quarto per ogni uer$o, $iche $erà larga un Diametroe mezzo.

L’altezza della Ba$a s’ella $erà fatta al modo Attico $i partirà in que$to modo, che la parte di $opra $ia per un terzo della gro$lezza della Colonna, il re$to $ia dell’orlo. Leuato uia l’orlo, il re$tante $ia diui$o in quattro parti, il ba$tone di$opra 50 ne habbia una, le tre re$tanti $ian diui$e in due parti eguali, una $i dia al ba$tone di $otto, l’altra con i $uoi quadretti al cauetto, che Trochilo è detto da Greci. _Que$te co$e $ono $tate dichiarite di$opra, & con le loro figure dimo$trate._

Ma s’egli $i deue fare le Ba$e Ioniche la conuenienza delle mi$ure è que$ta, che la larghezza della Ba$a $ia per ogni uer $o tanto quanto è gro$$a la Colonna aggionta la quarta, & ottaua parte di detta gro$$ezza, ma l’altezza è come nel- le $oprapo$te fatte al modo Attico, co$i l’Orlo di e$$a. Ma il re$tante oltra l’Orlo, che $erà la terza parte della gro$$ez- za della colonna, diui$o $ia in parti $ette, & di tre di e$$e $ia il Ba$tone di $opra le altre quattro parti $iano egualmente diui$e, & d’una $i faccia il cauetto di $opra coni $uoi tondini, & con il $uo pianuzzo, detto $opraciglio. L’altra par- te per lo cauetto di $otto $ia la$ciata. Ma que$to cauetto di $otto ci parerà piu grande, perche gli e$tremi $uoi, ue- niranno $ino à gli e$tremi dell’orlo. I tondini $i deono fare, perla ottaua parte del cauetto, lo $porto della Ba$a per la ot taua, & $e$tadecima parte della gro$$ezza della colonna.

60

Le Ba$e Ioniche $ono alte, come le Attɩche: mail compartimento è diuer$o, perche hanno due cauetti, ò canaletti, & tra quelli due anelli, ò li$tel- li, Deue$i leggere nel Latino, ita & eius Plinthus, & qui $ermar$i, & s’ intende che l’altezza della Ba$a Ionica, è come l’Attica, cioè per la metà del Diametro della Colonna, & co$i l’Orlo, cioè l’Orlo della Ionica, $ia come l’Orlo dell’ Attica per la terza parte della gro$$ezza della colonna, dapoi quello che re$ta oltra l’Orlo $ia in $ette parti diui$o. Et quello che dice Vitr. che lo $porto della Ba$a $i deue $are per la Otta- ua, & $e$tadecima parte della gro$$ezza della colonna, $e intende à questo modo, che partita l’ altezza del cauetto in otto parti l’una $i da all’altezza d’un tondino, oltra di que$to la parte, che $porta in $uori della Ba$a $i $a à questo modo, che prima $i mi$ura la Ottaua parte del Diametro della Colonna, dapoi la $estadecima $imilmente di tutto il Diametro, & $i pone in$ieme l’ottaua, & la $e$tadecima, $i allunga da amendue le parti la linea dell’Orlo tanto quanto à quella mi$ura composta della ottaua, & $e$tadecima parte, che tanto $arebbe à dire parti il Diametro in parti $edici, cauane prima due, che $on l’ Ottaua parte, & poi una, che è la $e$tadecima, & raccogli in$ieme due, & un $anno tre, ditre adunque delle $edici parti del Diametro $i $a lo $porto della Ba$a, & questo è il uero $entimento di Vitr.

70

Fatte compitamente, & collocate le ba$e, egli $i deue porre à piombo le colonne di mezzo, che $ono nel Pronao cioè Antitempio, & quelle di dietro $imilmente à perpendicolo del mezzo centro. Ma le angulari, & quelle, che alle an gulari dirimpetto nelli lati del Tempio dalla de$tra, & dalla $ini$tra deono e$$er po$te, $i $ermeranno in modo, che le loro, parti che guardano al di dentro uer$o i pareti della cella, $iano dritee à piombo, ma le e$teriori $tiano (come s’è detto) della loro contrattura, perche à que$to modo le $igure della compo$itione del Tempio $eranno giu$tamente, & con ragione della contrattura fornite.

[0107]TERZO.

Quello che dice Vitr. è, che po$te le ba$e, $opra di e$$e $i deono porre le colonne, ma con di$$egno, & leggiadria. Delle colonne altre $ono nelle cantonate, altre $onotra quelle: Queste mediane $i ch@amano da Vit. quelle angulari, uuole Vitr. che le mezane $iano dritte à piombo nel lo- ro mezzo collocate, ma quelle de gli anguli $iano nella parte di dentro piane, & $enza ra$tremamento, & que$to for$e è $atto, perche $contri- no con gli anguli del parete della cella, & dicono que$ti o$$eruatori, che rie$cono bene alla ui$ta. Similmente ra$tremate non $ono quelle, che $ono appoggiate al parete dirimpeto alle angulari dico da i lati del parete, perche tanto que$te quanto quelle di dentro uia non hanno con- trattione, ma il loro lato interiore ua dritto à piombo, benche pare che Vit. per quelle che uanno dalla de$tra, & dalla $ini$tra nelli lati del tempio, intenda, che $i debbia porre $opra le cantonate due colonne una che $erua alla $ronte, l’ altra al lato del Tempio, ma que$to non $timo io che $ia, perche le mi$ure de i uani non ci $eruerebbono togliendo lo $patio di due colonne ad un lato del Tempio.

Po$ti i fu$ti delle colonne $eguita la ragione de i capitelli. Que$ti $e $eranno piumazzati, $ideono $ormar con que$te Simmetrie, che quanto $erâ gro$$a la colonna da piedi aggiuntaui una dieciottaua parte del fu$to da ba$$o, tanto $ia 10 longo, & largo l’Abaco, ò Dado che $i dica, ma la gro$$ezza di quelli cõ la Voluta $ia per la metà, douemo poi retirar$i dall’ e$tremità del Dado nella parte di dentro per far le fronti delle Volute due, & mezza di quelle parti, & lõgo il da- do da tutte quattro le parti delle Volute appre$$o la quadra dell’e$tremità del dado mandar in giu le linee, che Catheti dette $ono, & quella gro$$ezza del Capitello gia pre$a diuidere in noue parti e mezza, una parte e mezza $ia data alla gro$$ezza del dado, & dell’ altre otto faccian$i le Volute. Dapoi dalla linea, che longo l’ e$tremità dell’ A baco, o Da- do, all’ingiù $erà mandata, egli $i deue ritirare, per una parte e mezza in dentro, & mandarne giu un’ altra, indi partite $iano que$te linee in modo, che quattro parti e mezza la$ciate $iano $otto il Dado, alhora in quel luogo, che diuide quattro e mezza, & tre e mezza, $egnato $ia il centro dell’occhio, & $u quel centro in giro tirata $ia una cir- conferenza tanto grande in Diametro, quanto è una delle otto parti, quella $erà per la grandezza dell’ occhio. & in quella $ia tirato un Diametro, che ri$ponda al Catheto, poi dal di $opra $otto il dado minuito $ia mezzo $pacio del- 20 l’occhio cominciato in cia$cuno giro delle quarte, $in che $i peruenga $otto l’i$te$$a quarta, che è $otto’l Dado, la gro$$ezza del Capitello co$i far$i deue, che di noue parti è mezza tre parti inanzi pendino $otto il Tondino della $ommità della colonna, & aggiontoui alla gola il re$tante $i dia al Dado, & al Canale, lo $porto della gola $ia oltra la quarta del Dado per la grandezza dell’occhio.

Sotto il tondino, ouero A$tragalo, che $i dica tre parti delle noue e mezza $i diano, il re$tante delle noue è mezza che $ono $ei, & mezza $i da al Dado al Canale, & alla Gola, ò Cima$a, ma dell’ Abaco $e ne è detto però dice Vit. adempto Abaco, cioè leuatone l’Abaco, del qual hauemo detto, che $e gli da una parte e mezza, il re$to $i da al Canale, & alla Cima$a del Dado, e ponendoui il Dado in quel conto, $tanno bene, & non $i deono mutare, come uogliono alcuni dicendo, adempto Abaco, ma addito Abaco, $ei parti & mezza adunque $i comparteno al Dado, al Canale, & alla Cima$a, una & mezza $e ne da al Dado, una allo A$tragalo, e Tondino, che tanto quanto la grandezza dell’ occhio, le al- tre quattro$i danno alla Cima$a, & al Canale, itermini del Canale $ono dimo$trati dal primo giro della Voluta, lo $porto della Cima$a ò Go- 30 la è oltra il quadro del dado per la grandezza dell’ occhio.

Le Cinte de i piumazzi habbiano del Dado que$to $porto, che po$to un piede della $e$tanel tetrante del Capitello, & allargato l’altro alla e$tremità della Cima$a raggirando$i tocchi l’e$treme parti delle cinte.

Que$ta è la terza conditione, che proua, che noi hauemo $atto bene il Capitello, & di $opra noi l’ hauemo ben dimo$trata, & que$to è un de bei pas$i di Vitr. ɩlqual non ci la$$a de$iderio d’ alcuna co$a, & però $eguitando dice.

Glias$i delle Volute e$$er non deono piu gros$i della grandezza dell’ occhio, & le Volute $iano tagliate in modo, che le altezze habbiano la duodecima parte della loro larghezza. Que$te $eranno le Simmetrie de i capitelli di quelle Co- lonne, che per la meno $eranno di piedi quindeci, & quelle altre, che $eranno di piu teneranno allo i$te$$o modo la conuenienza delle lor mi$ure: Il Dado $era lungo, & largo quanto è gro$$a la colonna da ba$$o, aggiuntoui la nona parte, accioche quanto meno la Colonna piu alta hauerà di ra$tremamento non meno di quelle il Capitello habbia 40 lo $porto della $ua Simmetria, & nell’altezza l’ aggiunta della rata parte. Ma delle de$crittioni delle Volute come drittamente à $e$ta $i uoltino, come s’habbiano à di$$egnare, nel fine del libro la forma, & la ragione ci $arà dipinta e dimo$ttata.

A$$e chiama egli quella parte, che è dalla gro$$ezza dell’ occhio occupata, come $e egli fu$$e un bastone, che pa$$a$$e per lo mezzo del piumazzo, et $opra e$$o $i rauolge, $i come a$$e è quella linea, che da polo à polo trappa$$ando per lo cètro $i stende. Que$te $ono le mi$ure di que capitelli, che uanno $opra colonne alte quindeci piedi. Ma $e $u$$ero piu alte $eranno alli capitelli loro date le iste$$e mi$ure, ueròè, che il Dado $era largo, & longo di piu della gro$$ezza della colonna per la nona parte, perche e$$endo la colonna maggiore, meno $irastrema di $opra, perche lo ae- re per la lontananza fa lo effetto.

Forniti i capitelli, & poi po$ti ne i $ommi fu$ti delle colonne non à dritto liuello, ma $egondo egual modulo, accioche quella aggiunta che ne i piede$talli $erà $tata $atta ri$ponda ne i membri di $opra con la ragioneuole mi$ura de gli ar 50 chitraui.

_Voleua (come hauemo ueduto di $opra) Vit. che i Piede$talli u$ci$$ero oltra il Poggio, ma però che di tutti i membrelli del Piede$tallo ri$ponde$-_ _$ero i membrelli del poggio che piu adentro $i ritiraua, ilche con$iderando egli auuertiti cirende, che poniamo i capitelli di modo, che ri$pondi_ _no cõ le ri$alite loro à quelle giunte da ba$$o, accioche nell’architraue corri$pondino i membri con la loro ragioneuole mi$ura alle parti di$otto_ _come per la $igura dello impiè del Tempio P$eudodipteros $i dimo$tra._ Egli $i deue in que$to modo pigliar la ragione de gli archi- traui che $e le colõone $erãno almeno da dodici $in quindici piedi l’altezza dello Architraue $ia per la metà della gro$- $ezzadella colõna da piede. Se pa$$erà da quindici à uenti partita l’ altezza della colõna in parti tredici per una di e$$e $erà l’altezza dello Architraue. Se piu oltre da uenti à uenticinque u$cirà la colonna, diuida$i l’altezza $ua in parti do dici, e mezza, & diuna parte di quelle $ia $atto l’Architraue nell’altezza $ua. Se $erà da uenticinque à trenta di dodici parti della colõna una $ia per l’altezza dello Architraue, & oltra di que$to $ecõdo la rata parte allo i$te$$o modo dalla 60 altezza delle colonne deono e$$er $pedite le altezze de gli Architraui, perche quanto piu a$cende l’acutezza della ui $ta non facilmente taglia, & rompe la den$ità dello aere, & però debilitata, & con$umata per lo $patio dell’altezza, riporta à no$tri $en$i dubio$amente la grandezza delle mi$ure, per il che $empre ne i membri delle Simmetrie aggin- gner $i deue il $upplemento della ragione, accioche quando l’opre $eranno in luoghi alti, ouero haueranno i membri grandi, & alti, tutte l’altre parti habbiano la ragione delle grandezze. La larghezza dello Architraue dal ba$$o in quella parte, che egli $i po$a $opra il capitello $erà tanto quanto la gro$$ezza di $opra della colonna, che $otto giace al capitello, ma la parte di $opra dello Architraue $ia quanto $erà la gro$$ezza del piede della colonna, la gola detta Cima$a dello Architraue $ia per la $ettima parte della $ua altezza, & tanto habbia di $porto, l’ altra parte oltra la det ta Cima$a diuider $i deue in parti dodici, & di tre di e$$e faccia$i la prima fa$cia, la $econda di quattro, & la terza di$o pra di cinque, il $regio $opra l’ Architraue la quarta parte meno dello Architraue. Ma $e hauerai à $colpirgli $igurette 70 e $egni, alhora farai il fregio $ia per la quarta parte piu alto dell’Architraue, accioche le $colture habbiano del grande. La gola ò Cima$a del $regio $ia per la $ettima della altezza di e$$o, lo $porto quanto è la $ua gro$$ezza. Sopra il $regio dene$i $are il Dentello tanto alto, quanto è la $a$cia di mezzo dello Architraue, lo $porto quanto l’altezza, lo $pacio, che è tra Dentello, & Dentello detto Metochi da Greci, in que$to modo $i deue diuidere, che il Dentello habbia nella $ronte mezza parte dell’ altezza $ua, il cauo della inter$ecatione di quella $ronte di tre, due parti habbia della larghezza, la gola di que$to habbia la $e$ta parte dell’ altezza di quello, il gocciolatoio detto Corona [0108]LIBRO con la $ua gola, ò Cima$a, oltra la gola dritta quanto è la fa$cia di mezzo dello Archltraue, lo $porto del gocciolatoio con il Dentello far $i deue quanto è l’altezza del freggio alla gola di $opra del gocciolatoio, & in $omma tutti gli $porti hanno piu del leggiadro, & del bello, che quanto i membri hanno di altezza tanto habbiano di $potto. II Tim pano, che è nel fa$tigio, ò Fronte$picio deue e$$er alto in modo, che mi$urata $ia tutta la fronte del gocciolatoio dalla e$tremita della Cima$a, & diui$a quella longhezza in partinoue, & di quelle una nel mezzo nella $ommità del Tim pano $ia po$ta, pur che contra gli Architraui, & i li$telli delle Colonne ri$ponda à perpendicolo. Le corone che uan- no $opra il Timpano, egualmente à quelle da ba$$o oltra le Sime ò gole dritte collocar $i deono, di $opra le corone ò gocciolatoi uanno le Sime ò gole dritte Epitithide nominate, piu alte l’ottaua pate dell’altezza dei gocciolatoi. Le $ommita Acroterie dette, quelle che $opra gli anguli uanno deono e$$er tanto alte, quanto il Timpano nel mezzo, ma la $ommita di mezzo piu alte l’ottaua parte delle Angulari.

10

Hauendo io dichiarito di $opra tutto il pre$ente ordine, & la$ciando$i Vitr. molto bene intendere nel pre$ente luogo, io non pen$o, che bi$ogno, $ia dimorarui piu $opra, però $eguitando $i danno alcuni auuertimenti, & regole della Eurɩthmia.

Tutti i membri che andar deono $opra i capitelli delle Colonne, cioè Architraui, Freggi, Gocciolatoi, Timpani, Fa$ti- gi, Pila$trelli, tutti dico deono piegare in fuori per la duodecima parte cia$cuno della $ua fronte, accioche $tandò noi, à, dirimpetto alle fronti $e due linee all’occhio $i $tenderanno, & una tocchera la parte di $otto, & l’altra la parte di $opra d’alcuno di que membri, quella che tocchera la parte $uperiore $era piu longa, & co$i quanto piu longo il ue- dere della linea procede, nella parte di $opra, fara lo a$petto pɩu lontano, & che pieghi in dentro uer$o il muro, ma $e piegheranno come è $critto di $opra, all’hora ci pareranno alla ui$ta dritte à Perpendicolo.

Bella ragione di pro$pettiua è questa che Vitr. adduce nel pre$ente luogo, alla cui intelligenza bi$ogna prima porre la $ua intentione, come una conclu$ione, dapoi prouarla, con la ragione della Pro$pettiua. Dice adunque, che ogni membro, che $opra i capitelli $i pone deue nella $ua 20 fronte e$$er partito in dodici parti, et cia$cuno piegar uer $o la fronte $ua una parte delle dodici, et la ragione è fondata nella Profpettiua, que$ta uuole, che i raggi del uedere e$chino da gli occhi per dritta linea, et che tra quelli ci $ia una certa distanza, & che la figura $otto quelli $ia un conio, la cuɩ punta $ia nell’occhio, & la Ba$a con tegna i contorni, ò uero i termini della co$a ueduta. Hora $tando questo ne $egue, che gli anguli hora $eranno minori, hora maggiori, pero una iste$$a co$a auuicinando$i all’occhio fara lo angulo maggiore, & allontanando$i lo fara minore, il $imil $egue dell’altezza de gli anguli, del $ito de$tro, & $ini$tro, & dell’egualita, la doue quelle co$e, che $otto anguli maggiori $i uedeno pareranno maggiori, & minori quelle, che $otto minori $i uederanno, & $otto gli alti, alte, $otto bas$i ba$$e, $otto de$tri de$tre, $otto $inistri $ini$tre, $otto eguali, eguale, & $otto piu anguli $i uedeno meglio, & piu $pecialmente, però Vitr. con$iderando, che $e i membri fu$$e- ro, à, piombo dritti la parte di $opra $arebbe piu lontana dalla ui$ta, che la di $otto, ilche $i uede tirando dall’occhio due linee à quelle parti, perche la linea che ua alla parte di $opra di quella, che ua alla parte di $otto, è piu longa, & però l’opera ci parerebbe piu $te$a, & riuolta al di $opra per ueder$i $otto raggio piu lontano, però uuole egli, che piegamo in fuori la parte di $opra, per la duodecima parte della $ua $ronte, 30 perche la linea del uedere faras$i piu uicina. L’angulo maggiore, & l’opera piu dritta ci parera, ilche $i uede per la $igura qui $otto, doue l’occhio e.a la linea che ua alla parte di $opra a b. $tando la parte dritta, la linea che ua alla parte di $otto a c. la linea, che ua alla parte di $opra piegata in $uori per la duodecima parte dell’altezza della $ronte d’un Architraue e d. l’Architraue e f. ecco che è maggiore $patio da a à b. che da a à d. & pero bi$ogna che l’Architraue e $non uegni dritto come b c. ma pieghi in frronte come d c. per la duodecima parte della $ua $ron- te, che è d b h è. d. b. perche d. c. parera dritto come parera b c. piegato in dentro, & di$te$o, pero è nece$$ario auuertire à questo, e $pecialmente doue $ono le fabriche alte, è i membri grandi leuando, ò, togliendo $econdo chericerca il $ito, la distanza, & l’occhio, $eguita la ragione della $cannellatura delle Colonnè.

e f b c d a

Le $canellature delle colonne e$$er deono uentiquattro, caua$e in que$to modo, che po$ta la $quadra nel cauo della $cãnellatura, & raggirata tocche in modo, con le $ue braccia dalla de$tra, & dalla $ini$tra gli anguli delle $trie, che la pun- 40 ta ò angulo della $quadra $i moua facilmente $enza impedimento toccando con la $ua girata. le gro$$ezze delle $trie, ò pianuzzi deon$i fare quanto $i tro- uerà l’aggiunta nel mezzo della colonna. Nelle gole dritte ò Sime, che $opra i gocciolatoi $ono ne i lati dei Tempi deon$i $colpire le te$te de Leoni co$i po$te, che contra cia$cuna colonna quelle primamente $iano di$$egnate, ma le altre con egual modo di$po$te, $i che cia$cuna $otto cia$cuna tegola po$ta $ia con ri$pondenza, & mi$ura, ma quelle te$te, che $eranno contra le colon- ne, forate $iano al canale, che dalle tegole riceue l’acqua piouana, ma le te- $te di mezzo $iano $ode, & piene, accioche la forza dell’acqua, che per le tego gole nel canale di$cende, non uegna tra gli intercolunni, & non bagni le per- 50 $one, che pa$$ano di $otto, ma quelle, che $ono $opra le colonne paiano, che uouitando mandino fuori gli e$iti dell’acque.

La $cannellatura della colonna è fatta ad imitatione delle falde delle uesti $e- minili, in questa $i deono intendere alcuni uocaboli, & poi il modo di formare le dette parti. Il primo uocabulo è quello, che Vit. chiama Strix. $econdo quello che è detto, Stria, il terzo, Ancones. E adunque Strix il cauo, & il canale i$te$$o, ma Stria è lo $patio che è tra un cauo, & l’altro detto pianuzzo. Ancones $ono le braccia della $quadra, laquale é fat- ta di due righe, che da Vitr. Ancones dette $ono. Siano icanali uenti- quattro, cauati in $emicircolo, prouati con l’angulo della quadra, che toc 60 che il $ondo del cauo, & con le braccia, che tocchino glɩ anguli de i pia- nuzzi, la gro$$ezza de quali $i $arebbe à punto quando noi $apes$imo bene come ua la gon$iatura della colonna $econdo l’opɩnione di Vɩt. Noi qui ponemo la Figura.

Io ho de$critto, quanto io ho potuto diligentemente in que- $to Libro le di$po$itioni dei Tempi Ionici, nel $eguente io e$ponero, quali $iano le proportioni de i Tempi Dorici, & Corinth{ij}.

Conclude Vitr. & dice quanto ba trattato $in bora, & dice bauer detto con diligenza le ragioni de i Tempi lonici, & promette diuoler tratta- 70 re nel $eguente Libro delle mi$ure de i Tempi Dorici, e Corɩnt{ij}, pero douemo auuertire alle co$e dette, come à co$e pertinenti alla ragɩo- ne lonica.

IL FINE DEL TERZO LIBRO. [0109] LIBRO QVARTO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. PROEMIO.

HAVENDO io ò Imperatore auuertito, che molti la$ciato hanno precetti, & uolumi di Commentari non ordinati, ma cominciati come particelle $membrate, degna, & uti lis$ima co$a ho pen$ato prima il ridurre tutto il corpo di que$ta di$ciplina à perfetto ordine, & poie$plicare in cia$cuno uolume le pre$critte, ecerte qualità delle maniere partitamente. Nel primo uolume adunque ò Ce$are io ti ho dichiarito l’ufficio dello Ar chitetto, & dimo$trato di che arti bi$ogna, che egliperito $ia. Nel $econdo io ho di$pu- tato della copia della materia, che $i adopera nelle fabriche. Nel terzo delle di$po$itioni de i $acri Tempi, & della uarietà delle loro maniere, quali, & quante forme s’habbia- no, & delle di$tributioni, che $ono in cia$cuna maniera, & de i tre generi, che erano di $ottilis$ime conditioni per le proportioni delle loro mi$ure, ho dimo$trato l’u$anze Io- 10 niche. Hora in que$to uolume io tratterò de gli In$tituti Dorici, & Corinth{ij}, & di tutti, & le differenze, & le propietà farò manife$te.

_PERCHE_ Vitr. non $accia nel Proemio del quarto, come nei Proemi de gli altri libri, di$correndo $opra alcuna bella co$a, laragione (come io $timo) puo e$$er questa. La materia di que$to libro è continuata con la materia del pre- cedente, però non bi$ognaua far altro Proemio, con digres$ione, & hi$toria come ha $atto ne gli altri; ma per che ha $atto que$to poco? Prima per di$tinguer un libro dall’altro, dapoi per continuar la materɩa dimo$trando quello, che $in hora egli ci ha in$egnato, & quello, che eglɩ ciè per in$egnare, & $e alcuno dice$$e non doueua egli $otto un libro com- prender tutta la materia delle $abriche dedɩcate alla religione? io direɩ che per $uggir il tedio, che ci arreca la lunghez- za delle co$e, egli ha uoluto dar modo al terzo libro, & ri$eruar$i nel quarto à dichiararci il restante, & per quella breuità, che egli 20 lauda nel Proemɩo del $eguente libro, che ci $a piu pronti alle co$e, che pre$to $i $ini$cono, ben dico io, che in ogni Proemio ci è che auuer- tire, & in que$to $pecialmente la doue egli dice.

Nel terzo delle di$po$itioni de i Sacri tempi. _Quanto à gli a$petti delle $ronti, & de i lati al primo capo._

Et della uarietà delle loro maniere. _Quanto allo $patio delle colonne, del che ne $ono cinque $pecɩe, come $i uede al $econdo capo, nel_ _qual è compre$o ancho quello che qui dice Vitr._ Quali, & quante forme s’habbiano, & delle di$tributioni, che $ono in cia- $cuna maniera. _Quanto alla applicatione delle cinque $pecie, alle figure de gli a$petti, & ancho doue egli dice._

Et dei tre generi, che erano di $ottilis$ime qualità per le proportɩoni dei moduli, cioè Dorico, Ionico, & Corinthio.

Et in uero co$i ritrouo, & è nece$$ario riuolgere nella mente le co$e dette $opra le proportioni, & i componimenti di quelle, nel terzo libro, & e$$ercitar$i nel ragionare $opra di e$$e, ricordando$i oltra di que$to della Eurithmia, che è il temperamento delle proportioni applicate al- la materia, come la equità alle co$e di giustitia. Tratta adunque in que$to libro della Origine, & inuentione delle colonne, de i loro ornamen 30 ti della ragion Dorica, e Corinthia, del compartimento, & di$tributione del di dentro, & del di $uori, de i tempi, & ci da alcuni precetti di porre i tempi $econdo le regioni, e parti del Cielo: parla delle porte, del $abricar antico di Tho$cana, & delle $orme ritonde de i Tempi, & de gli Altari, & con que$to termina la ragion della $abrica alla religione con$ecrata.

CAP. I. DI TRE MANIERE DI COLONNE, ET DELLE ORIGINI ET INVENTION LORO.

LE colonne Corinthie hanno tutte le mi$ure come le Ioniche, eccetto i capitelli, ma le altezze dei ca pitelli fanno quelle per la rata parte piu alte, & $ottili, perche l’altezza del Capitello Ionico e la terza parte della gro$$ezza della colonna, ma del Corinthio è tutta la gro$$ezza. Adunque perche 40 due parti della gro$$ezza della colonna $ono aggiunte à i capitelli Corinthij, però fanno l’altezza di quelle con la forma piu $ottile, tutti gli altri membri, che $opra le colonne $i po$ano, ò dalle mi- $ure Doriche, ò dalle u$anze Ioniche $ono trasferite nelle colonne dei Corinth{ij}, perche la manie- ra Corɩnthia non ha propia in$titutione de gocciolatoi, & di altri ornamenti, ma ouero dalle ragioni de Triglifi ne igocciolatoi i mutoli, & ne gli epi$tili le goccie all’u$anza Dorica di$po$te $ono, ò uero $econdo le leggi Ionichei fre gi ornati di $colture coni dentelli, & con le corone $i comparti$cono, & co$i di due maniere trappo$toui il capitel- lo è $tata nelle opere la terza maniera prodotta, perche le nominanze de i tre generi, cioè Dorica, Ionica, & Co- rinthia fatte $ono dalle formationi delle colonne, dellequali la prima, & antica nata è la Dorica.

Nel pre$ente capo tratta Vɩtr. delle origini, & inuentioni delle maniere delle colonne, della colonna Corinthia, & del capitello. Le regole delle Corinthie $ono breuemente raccolte, la prima è che le colonne Corinthie no $ono dalle Ioniche di$$erenti di mi$ure, $aluo che nel capitello, im- 50 peroche (come ueduto hauemo nel precedente libro,) il capitello Ionico è alto per un terzo della gro$$ezza della colonna, & (come qui dicè Vitr. il capitello Corinthio è alto tanto, quanto tutta la gro$$ezza della colonna, dalche na$ce, che la colonna Corinthia per l’aggiunta di due parti è piu $uelta, & pare piu $ottile, la $econda è che gli altri membri, che uanno $opra le colonne, ò $i pigliano dalle Simmetrie Doriche, ò dal le u$anze Ioniche perche il genere Corinthio non ha que membri propr{ij}, & $eparati) come ha cia$cuno de gli altri generi, ma $i piglia da i Triglifi, cioè dalla ragion Dorica, non che $iano Triglifi nel Corinthio, perche questo nõ è $tato mai ueduto nell’ antico, ma perche il compar timento Dorico, eregolato $econdo i Trigli$i. Similmente per goccie intende non quelle, che $ono $otto i Trigli$i, ma quelle che $otto la cor- nice à gui$a di goccie $i metteno, che moderni $u$aiuoli, ò pater nostri chiamano non $apendo l’Origine di quelli adornamenti. Nella maniera Corinthia adunque l’Architraue, il $regio, la Cornice $i può pigliare dalla mi$ura, e compartimento Dorico. Egli $i può anche dallè u$anze loniche prender tutto quello, che $i mette $oprai capitelli delle colonne, et in questo ca$o non ci è differenza tra’l Ionico, & il Corinthio, & $i puo dire, che il genere Corinthio non habbia altro del $uo, che’l Capitello, & que$to $i deue auuertire, & noi di$opra ne hauemo $atto, e di- 60 $egnato la $igura.

Perche in tutta l’Achaica, & il Pelopone$$o Doro $igliuolo di Helleno, & della Ninfa Optice hebbeil principato, & [0110]LIBRO que$ti in Argo antica città $eceà ca$o di quella maniera il Tempio di Giunone. Dapoi delle $te$$e maniere non e$- $endo anchor nata la ragione delle Simmetrie, fece i tempi nelle altre Citta della Achaia. Ma poigli Athenie$i per le ri$po$te del Delfico Apollo di uniuer$al con$iglio di tutta la Grecia condu$$ero tredici colonie in uno i$te$$o tempo in A$ia, & crearono i capi, e condottieri in cia$cuna colonia, & diedero la $omma dello Imperio, & gouerno ad lone figliuolo di Xuto, & dɩ Creu$a, ilquale per le ri$po$te Apollo in Delfo $uo figliuolo uolle chiamare, & co$tui condu$- $e in A$ia quelle colonic & iui $abricò grandis$ime Citta. Ephe$a, Mileto, Mionta, che gia fu dalle acque $orbita, i $acri$ic{ij}, & $u$$ragio dellaquale gli Ion{ij} attribuirono à Mile$ij, & Priene, Samo, Teo, Colofona, Chɩo, Erithra, Phocea, Clazomene, Lebede, & Melite. A que$ta Melite per l’arroganza de cittadini $u dalle gia dette Città per commune deliberatione mo$$a la guerra, & ne fu ancho roinata, in luogo dellaquale per bene$icio del Re Attalo da- poi, & de Ar$inoe la Città de Smirnei tra quelle della Ionia è $tata riceuuta. Que$te Città hauendo $cacciati i Cari, & i Lelegi nominarono Ionia quella regione di terra dalloro capo Ione, & iui ponendo i Tempi de gli Dei immor- 10 tali, cominciarono à fabricare alcuni T\~epietti, & prima come uidero in Achaia $ecero il Tempio di Apollo detto Pan nionio, & quello Dorico nominarono, perche da prima lo uidero fatto nella Città di Dorie$i. Ma uolendo porre ɩn quel Tempio le colonne, non hauendo le Simmetrie di quelle, & cercando con che ragioni far le pote$$ero, accio- che, & à $o$tentar il pe$o Idonee fu$$ero, & approuata bellezza tene$$ero nello a$petto, mi$urarono la pianta del pie- de uirile, & di quella gro$$ezza, di che fecero la Ba$a del fu$to inferiore $ei fiate tanto leuarono in altezza quella da terra col capitello. Et co$i la colonna Dorica cominciò dare ne gli Edi$ic{ij} proportione, & $ermezza, & bellezza del corpo humano. Appre$$o dapoi cercando di $abricar un Tempio à Dɩana, da gli i$tes$i ue$tɩgi trasferirono no- ua $orma di maniera alla $ueltezza muliebre, & prima $ecero la gro$$ezza della colonna per la ottaua parte dell’altez za, & accioche tene$$ero l’a$petto piu alto alla Ba$a $ottopo$ero la $pira in luogho del calceo, & al capɩtello impo$ero le uolute pendenti dalla de$tra, & dalla $ini$tra, come cre$pi cincinni della chioma, & ornarono le $ronti con ondule, 20 che gole rɩuer$cie, & cõ fe$toni che encarpi $i dicono, cioe $rutti raccolti in$ieme, & foglie collegate, in uece dɩ capel- li di$po$ti, & per tutto lo tronco della colonna al ba$$o la$ciarono andare le $cannellature come $alde delle ue$timen ta all’u$anza delle matrone, & co$i con due differenze imitarono la inuentione delle colonne, una $chɩetta, & nuda $enza ornamento, che era di $pecie uirile, l’altra di muliebre $ottigliezza, & ornamento, & mi$ura. Ma quelli, che uennero dapoi con eleganza, & $ottigliezza di giudicio andarono piu inanzi, & dilettando$i di moduli piu $ottili, fecero l’altezza della colonna Dorica, di $ette diametri della gro$$ezza, & la Ionica diotto, è mezzo. Et quello, che gli Ioni da prima fecero Ionico è $tato nominato. Ma il terzo, che Corinthio $i chiama, è pre$o dalla imitatione del- la gentilezza uirginale, imperoche le Vergini per la tenerezza dell’età e$$endo di piu $uelte membra formate riceue- no piu leggiadri, & gratio$i effetti. Ma del capitello Corinthio in que$to modo $i narra e$$er $tata fatta la inuentio- 30 ne. Vna Vergine cittadina di Corintho gia da marito e$$endo inferma uenne à morte, la notrice di quella hauendo raccolto in$ieme que ua$i, de iquali la Vergine uiuendo $i dilettaua, & po$toli in un ce$to, dapoi che $u $epelita, quelli al monumento fece portare, & porli da capo, & accioche piu longamente re$ta$$ero u’impo$e una tegola, il ce$to per $orte $u po$to $opra una radice d’Acanthò (cioe branca Vr$ina) in quel mezzo la radice dal pe$o oppre$$a mandò fuori da primauera i rittorti cauli, que$ti cre$cendo longo i lati del ce$to, & da gli anguli della tegola, per la nece$- $ità del pe$o $pinti in fuori con$trettɩ furono nelle ultime parti delle uolute piegar$i. Allhora Calimacho, ilquale per la eleganza, & $ottigliezza dell’arte, fu da gli Athenie$i Cachizotecnos chiamato.

Perche $empre $prezzaua quello, che egli$atto haueua, ne mai $i contentaua, & $empre poliua.

Pa$$ando appre$$o à quel monumento, auuertendo uide quel ce$to, & d’intorno la tenerezza na$cente delle $oglie, & dilettato$i della maniera, & della nouità della forma fece à quella $imiglianza appre$$o i Corinth{ij} le colonne, & po- 40 $e le conuenienti mi$ure di quelle, & dapoi nelle pefettioni dlle opere $ece la di$tributione della maniera Corinthia.

Ricercherebbe un curio$o, che io citas$i in questo luogo l’auttorità di Plɩnio, di Pau$ania, & di Strabone, & d’altri authori, per e$ponere le hi- storie, & le di$crittioni de i luoghi posti da Vitr. ma io credo à Vitr. per hora, & maggior negotio mi strigne, & dɩ maggɩore importan- za, che narrare l’Historie, di$criuer i luoghi, & dipigner l’herbe. Grande occa$ione, & bella ci ha dato la natura, per $are che l’arte per- $etta $u$$e, quando ella ci propo$e la forma del corpo humano, percioche con il numero, coni termini, & contorni, con il $ito, & collocatio- ne delle parti in un $oggetto nobɩlis$imo ci diede e$$empio merauɩglio$o di $ingular bellezza, $ece chei corpi quantunque dis$imiglianti $u$$e- ro, nientedimeno bellɩ, & ben $ormati, & uaghi cɩ pare$$ero, la onde molte bellezze nate $ono, percioche con il certo, & determinato nume- ro delle parti, la natura congiun$e la corri$pondente grandezza con i termɩni $uoi, & niente la$ciò, che in luogo propio, & accommodato non $u$$e perche $i trouano de i corpigentili è $uelti, che ci porgono diletto, trouan$i de gli altri, che $ono piu $odi, & maggiori, & però non ci dɩ$piaceno, & $inalmente tra questi, & quelli molti altri belli $ono, & gratio$i, come che in ogni co$a $i trouail grande, ɩl picciolo, il medio- 50 cre, cia$cuno con le $ue ragioni. Ilche con$iderando l’huomo, & leggendo nel libro della natura per imitarla nelle $ue compo$itioni, uolle che tre maniere principali $u$$ero del $abricare, con$iderando molto bene l’o$$icio, & il $ine di cia$cuna $abrica, & però quella, che alla $atica piu po- te$$e durare, & piu $ermezza, & piu di $odo haue$$e, Dorica uolle chiamare, perche prima $u dai Dori di questo modo pigliata, ma quel- la, che piu leggiadra, $uelta, & $ottile $u$$e, Corinthia. La mezzana qua$i tra ambe po$ta, Ionica: da Ione, come dice Vitr. ma perche cia- $cuna haue$$e d’onde parer diletteuole è bella, cominciò con gran diligenza à con$iderare, che numero, che termini, & come $i haue$$ero le parti à di$porre. Vedendo$i adunque come ben di$corrè Leone, che il Diametro del corpo humano, da l’un’ all’ altro lato, è, per la $esta parte, & dal Bɩlico alle Reni perla decima della lunghezza, $u da cio pre$a la occa$ione delle mi$ure, perche rittrouando, che $e delle colonne altre $u$$ero piu alte la $esta parte, altre la decima del pɩede loro, per lo innato, entimento, col quale potemo giudicare, che tanta gro$$ezza, ò ue- ro tanta $ottigliezza non ha del buono, cominciò à $are l’u$$icio $uo, & di$correre, che co$a $u$$e di mezzo tra questi ecces$i, the pote$$e pia- cere, & di $ubito $i diede alla inuentione delle proportionɩ, & co$i po$ti in$ieme, & accozzati quegli ecces$i, cioe $ei, & dieci in due parti la 60 $omma diuɩ$ero, dalche trouarono che’l numero di otto era quello, che dal $ei, & dal dieci con egualɩ $pac{ij} s’allõtanaua, piacque la inuentio- ne, & ne riu$ci la proua, & pero alla longhezza della colonna diedero otto Diametri del piede, & quella (come ho detto) da gli autori Ioni- ca nominarono. Dapoi giugnendo il minor termine, che era$ei, con que$to otto rittrouato nouamente, $ecero una $omma di quattordici, che partita egualmente rendeua $ette, $econdo ilqual numero da Dori $u $atta la colonna Dorica di $ette te$te, ma aggiugnendo il termine maggio re, che era dieci, con quel di mezzo, che era otto, raccol$ero diciotto, che partito in due $aceua noue, perilche alla $orma pɩu $uelta, & piu $ottile dɩedero noue Diametri, & Corinthia la chiamarono, perche da Corintho (che Caranto hora $i chiama) uenne la inuentione per auuer- timento di Callimaco Architetto. Dal numero adunque cominciarono à dar la bellezza, poɩ uennero al contorno $acendo le dimɩnutioni, le gon$iezza, ò uentri, gli adornamenti come $i conueniua, di$ponendo le partɩ di cia$cuna al luogo $uo, ben è uero, che il $ito, & la di$po$itione delle partɩ pɩu pre$to $i la $cia cono$cere, è, $entire, quando sta male, che s’intenda come $ar $i deggia, percioche quella è grande parte del giudicio dell’huomo in$ito da natura, bene è uero, che ci $ono alcune auuertenze, come è $are che le co$e uadino, à piombo, che ɩ membriri- 70 po$ino $ul uiuo, il tutto na$ca da terra, pari$ieno le colonne ad imitatione dei piedi de gli animali, che $empre $on pari, di$pari l’apriture, piu gro$$e le parti da ba$$o, non troppo lauorate le Doriche, ornate le loniche, ornatis$ime le Corinthie, perilche non $i può $e non bɩa$imare, chi neile opere Doriche ha posto tanta Sottilita, & uarieta di lauori, che piu non potrebbe hauer $atto nelle Corinthie, grande $pe$a, inutile, non goduta, & $enza Decoro $u $atta, $e bene alcun dice$$e e$$er opera compo$ta. A me la ragione da ardire & la ɩ$perienza, & cognitione di alcune co$e de gli antichi, lequali quando erano poste lontane dall’occhio erano $olamente $gro$$ate, & piu che s’ auuicinauano piu eran $inite, a@zɩ$i legge, che per lo pericolo, che eranel drizzar le colonne, $i $oleua prima drizzarle, et poilauorarle, accioche lauorate, $e@per ca$o nel [0111]QVARTO drizzarle $i $pezza$$ero non $u$$e, & la $pe$a, & la $atica gettata. In $omma ri$pondino (come ho detto altre uolte) le co$e de$tre alle $inistre, le dinanz@, alle di dietro, l’alte alle ba$$e, le eguali all’ineguali, in modo, che ogni co$a po$ta $ia al luogo $uo. Io ho detto con che ragione è $tata ritrouata la mi$ura delle colonne. Voglio hora $are auuertiti alcuni, iquali $i merauigliano, che Vit. ste$$o, non pur altri, che hanno $abrica to tra gli antichi Architetti, s’habbia alcuna uolta $co$tato dalle dette mi$ure. Detto ho di $opra con l’autorità di Vit. che largione delle co$e, e in $e uera, & durabile, onde con la proportione $e ne uiue, e sta $enza oppo$itione, ma non $empre dɩletta quel $entim\~eto dell’animo no$tro, ilquale $or$e piu adentro per a$co$a $orza di natura penetrando non con$ente, à gliocchi, che la pura, e $emplice proportione alcuna $iata dɩletti, ma dalla materia delle co$e, dalla grandezza, dalla di$tanza (come ho detto) richiede alcuna maniera, & $orma, che acconci quello gra- tio$amente, che troppo $emplicemente ci porge la mi$ura, & proportione, come nelle statue antiche $i uede altre di noue, altre di dieci, altre tra noue, & dieci te$te $ormate, & nella Mu$ica ci $ono $imilmente alcuni $uoni, che dolcemente uengono alle orecchie, che però non $i chiama no con$onanze, però dico che ogn’uno ce$$ar deue di merauigliar$i, quando ritroua ɩn molte opere la mi$ura alquanto uarɩata, et diuer$a. E a$ 10 $ai trailmaggiore, & minore ecce$$o contener$i uariando imezzi con giudicio, & $ottigliezza d’auuertimento, & però da gli $pat{ij}, & ua ni, Vit. ha regolato nel terzo lɩbro l’altezza delle colonne, ne mai è u$cito de i termini. Plinio nel trente$imo $e$to libro al trente$imo terzo capo parla delle colonne, & delle mi$ure loro, & del Tempio di Diana E$e$ia, & delle $ue proportioni. Oltra le tre predette maniere di colon ne ci $ono le Attiche quadrangulari, & di pari $pacio de lati. Quello che dice Vitr. di Callimacho Architetto, che per la eleganza dell’arte era detto Cachizotecnos, altri leggono Tixitecnon, perche $ottilmente poliua l’arte $ua, & $or$e quadra meglio à Vit. _La Sɩmmetria,_ _ouero compartimento di quel Capitello, in que$to modo far $i deue, che quãto $erà la gro$$ezza della colonna da pɩe_ _di tanto $ia l’altezza del capitello con il dado. Ma la larghezza del dado co$i habbia la ragion $ua, che quan to $erà l’al_ _tezza, due tanti $ia la diagonale, percioche gli $pat{ij} haueranno per ogni uer$o le $rõti giu$te. Le frontɩ della larghez_ _za $iano in dentro piegate da gli e$tremi anguli del dado per la nona parte della larghezza della fronte $ua. Habbia al_ _ba$$o del Capitello tãta gro$$ezza, quanto è la colõna di $opra, oltra l’Apothe$i, & lo A$tragalo,_ Che dalla $orma da moder 20 ni come lor parte tõdino, è collarino uien detto. _La gro$$ezza del dado per la $ettima dell’altezza del capitello. Toltane la gro$-_ _$ezza del dado diuida$i il re$to in tre parti, dellequali una $i dia al $oglio da ba$$o, il $ecõdo $oglio habbia l’altezza di_ _mezzo, i cauletti la i$te$$a altezza t\~eghino, dai quali na$cono fuori le foglie, che riceueno il dado. Dalle foglie de i cau_ _letti nate e$chino $in $u gli e$tremi anguli. Le uolute, ma le rittorte minori, che Helices dette $ono, & che $ottopo$te_ _$ono à i $iori po$ti nel mezzo del dado nelle fronti $iano $colpite, & intagliate, i $iori da quattro parti $ormati $iano_ _tanto grandi quãto è la gro$$ezza del dado, co$i in que$te ri$põdenze di mi$ure $ormati $eranno i capitelli corinth{ij}._

Io ho e$po$to di $opra que$ta compo$itione a$$ai chiaramente, & dɩmo$tratela ɩn dɩ$$egno, uero è che $i ha auuertito appre$$o gli antichi che $itro ua il dado e$$er oltra la te$ta del capitello, ilche $or$e gli daua maggior $ueltezza.

Sono ancho le manieɩe de i capitelli, che alle mede$ime colonne s’impongono con diuer$i uocaboli nominate, dei qua li ne le propieta delle mi$ure, ne la maniera delle colonne potemo nominare, ma cono$cemo, cheiuocaboli di 30 quelli $tati $ono trasferiti, & mutati da i capitelli Corinth{ij}, ò Puluinati, & Dorici, le Simmetrie de i quali $tate $o- no in $ottigliezza di noue $culture trapportate.

La maggior parte de i belli edi$ici antichi $ono di maniera compo$ta, & que$ta maniera è uaria, $econdo la diuer$ità delle proportioni, che $i com pongono in$ieme, però non ha nome propio, benche à di nostri $e le dia il nome d’ltaliana. Veggon$i tanti capitelli, con tanta dɩuer$ità di lauori, che non ci è numero, altri con $oglie d’Oliua, & $ono bellis$imi, altri hanno legature d’ammalɩ, altre di altre co$e $econdo la $anta$ia de cõpo$itori, che però deono e$$er garbati, & e$$ere ad imitation di qualche opera dinatura. Et di questa maniera $i dirà nel $ine del lɩbro.

CAP. II. DE GLIORNAMENTI. DELLE COLONNE. 40

PERCHE di $opra le Origini, & le inuentioni delle colonne $econdo le maniere loro $ono de$crit- te, egli non mi par lontano dal propo$ito no$tro con lei$te$$e ragioni trattare de gli ornamenti di quelle, come $ono nati, & con quai princip{ij}, & da che origini ritrouati. In tutti gli edi$ic{ij} $i po- ne di $opra la trauatura, & l’opera di legname con diuer$i uocaboli nominata, & $i come nelle no- minanze, co$i nell’ effetto ritoene diuer$e, & uarie utilità, imperoche $opra le colonne pila$tri, & ante $i pongono le traui, ne i ta$$elli e trauature i picciolɩ traui, e gli as$i, & $otto à i tetti $e gli $pa- t{ij} maggiorɩ iono ui ua il colmello nel $ommo del colmo, onde poi dette $ono le colonne, & ancho $i pongono i tra- uicelli attrauer$ati, & le chiaui, ma $e gli $pac{ij} non $eranno tanto grandi, ma commodi il colmello, & i Cantieri uen ghino in fuori $in’all’ e$tremo del grondale, & $oprai Cantieri $tiano i Tempiali, ò Pianelle, dapoi di $opra $otto le tegole gli A$$eri, che $portino in modo, che da gli $porti loro coperti $iano i pareti.

50

Mirabile dottrina, & pratica di Archɩtettura ci in$egna Vɩt. nel pre$ente capo, percioche eglici rende conto di tutti gli adornamenti, & mem- bri, che $opra le colonne $i mettono, dimo$trandoci chiar amente l’orɩgine, & la inuentione di quelli, dalche laragione di molti uocaboli nel pre $ente luogo ci appare. Certo è (come $pe$$o ho detto) che dalla neces$ità alla magni$icenza del $abricare $ono glɩ arte$ici peruenuti. Lanatura c’impo$e laneces$ità, ma l’animo grande acce$o dalla concorrenza cercò di auanzar $e $te$$o, $iche i primɩ $abricarono, come lor $atto ueniua, & quanto il bi$ogno richiedeua, $ucce$$ero le conte$e d’auanzar$i l’un l’altro, ma però $i $ondauano le inuentioni, & gli accre$cɩmenti $opra la imitatione di quelle co$e, che per loro natura doueuano e$$er tali però niuna co$a $ecero ne gli adornam\~eti, di che non ne pote$$ero pienamen te rendere laragione dalla imitatione delle co$e $atte per neces$ità, ɩlche perche non $ia accaduto Vit. ce lo dimo$tra in que$to modo. Eleuato lo edɩ$icio nella già dimo$trata $orma, dal $ondamento $in alla cɩma de i Pareti, colonne, e muri, bi$ognaua coprirlo, accicche per$ettamente $i ue de$$e il $ine dell’opera, nel coperto era nece$$ario prouedere, che i paretɩ uniti$te$$ero, & legati in$ieme. & il coperto acconciamente $i ripo $a$$e. La onde per hauer quanto s’è detto, e da $apere, che bi$ogna $ar tutto que$to lauoro di legname, che materiatio è detto da Vit. & cono$ce 60 re di$tintamente inomi, gli e$$etti, & ɩl $ito di tutte le parti, $aperemo adunque come alcuna uolta gli $pat{ij} da coprire $ono grandi, alcuna uol ta minori, $econdo la grandezza de gli edi$ici, e dɩ$tanza de i pareti. Però nelle legature de i tetti ui ua piu, & meno arti$icio, $econdo il bi$ogno, $opra le colonne, $oprai pila$tri, & $opra le ante ui uanno gli Architraui come s’è detto, cioè le traui mae$tre. Ma nell’opera di le- gname che Vitr. chiama contignatɩone, ui uanno alcuni trauicelli, che Vit. chiama tɩgna, & le a$$e, che $ono tauole $eccate, & in que$to conuen gono tutte le opere di legname. Ma $e’l tetto $i $panderà molto, & $erà troppo largo nella $ommità del colmo ui ua per longo uno traue mae$tro, che $i chiama in Latino Columen, colmello noi dicemo, dalquale na$cono come $igliuoli tutti i legamenti del tetto, $i come del- la $pina maestra nel pe$ce na$cono tutte le altre. Et $or $e di qua è u$urpato quello, che $i $uol dire il tale e dital columello, ci $on’ i trauer$i ci $ono ancho le chiaui dette capreoli dalla $imiglianza de pampini che legano la uite, perche co$i quelli abbracciano i Cantieri, ma i trauicelli at trauer$ati $i dicono latinamente transtra, & uolgarmente Cadena, & $ono quelli $opra i quali $i ripo$$ano le chiaui. Ma $e il tetto $erà commo do, & non porter à pericolo di slegar$i ouero $chiauar$i, $i potrà bastare il colmello $olamente con i canteri $uoi, che $ono alcuni legni lun- 70 ghi del tetto iquali uengono dal colmo, & di$cendeno dai lati in$ino $otto le grõdi, $opra que$ti canteri, iquali $anno parere iltetto come una galea riuer$cia, & u$a$i tra noi di dɩre la galea e$$er in cantiero, quando è $atto il $uo corbame, ui uannoi Tempiali, che $ono trauetti, iqua liuanno à trauer$o i cantieri incontra le $ronti del tetto. Soprai tempiali, ui uanno gli A$$eri, che $ono legni larghi quattro once, che uanno $opra i tempiali, come i Cantieri di $otto, $opra que$ti a$$eri ui $i pongono le tegole, i capɩ dellequali $i $contrano ripo$ando $opra il mezzo de gli A$$eri, & que$to è quanto la neces$ità ci ha dimo$trato, $i perche il tetto ste$$e in piouere, accioche s’egli $u$$e piano, non pote$$e $opportar le neui, & gli altri impeti delle tempe$te, $i perche $caccia$$e de i pareti le acque, & $u$$e benɩs$imo legato, & que$to è quanto Vit. ha detto fin hora, ilquale hauendo di$po$to, & la trauatura, & il tetto $econdo il bi$ogno dice.

Et co$i ogni co$a $i uedrà con$eruare, & il luogo, & la maniera, & la maniera, & l’ordine propio.

Hora tenendo$i à mente gli e$$etti di cia$cuna delle $opradette co$e potremo benis$imo $apere la origine de gli ornamenti, che nelle opere di pie- tra $ono $tati introdutti da i grandi Architetti, & con che ragione s’habbiano à fare, & per piu $acile facile intelligenzale figure $on queste.

[0112]LIBRO A. Canteri. B. Columen, & questaè la de$crittione, che ba gli$pacÿ commodi, che $i contenta $olamente del Colmo, & de i Canter{ij}. Questa de$crittione è quando gli $pac{ij} $ono ampli C $ono i Capreoli. 1. gli A$$eri òiTempiali, & tutta questa legatura $i chiama testum. Latraue $oprale colonne, qui $i uedono le teste delle traui $opral’ frchitraue, & $opra questa parte ua la contignatione, ò tauolato. [0113]QVARTO

Dalle dette co$e, & dall’opera di legname gli artifici, con le loro $culture, & nelle opre di pietra, & di Marmo de i $acri Tempi, imitato hanno le di$po$itionni, & hanno giudicato, ch’egli $ia da $eguitare quella loro inuentione, percioche gliantichi $abbri edificando in un certo luogo, hauendo co$i po$te le traui dalle parti di dentro de i pareti all’e$tre- me, che u$ciuano, & $portauano in fuori dal parete, compo$ero ancho quello, che fra traue è traue poner $i doueua, & ornarono con opre di legname gratio$amente quello, che $opra le cornici, & le $ommità $i poneua, & poi taglia- rono à piombo drittamente gli $porti de i trauicelli per quanto u$ciuano in fuori, ilche parendogli fenza garbo fi$$e ro $opra le te$te tagliate de i trauicelli nella fronte alcune tauolette formate nel modo, che hora $ono i Triglifi, & quelle dipin$ero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offende$$ero la ui$ta, & co$i nelle opere Do- richele diui$ioni de i trauicelli, coperti con la di$po$itione dei Trigli$i cominciarono hauer lo $patio po$to tra i tra- uicelli, & illetto delle trauature.

Hadetto Vitr. che $opra le colonne, & i pila$tri ua la trauatura, & $opra la trauatura il tetto, ò colmo, ba e$posto le parti, & le ragioni del 10 colmo, hora cie$pone come da quelle parti, & dalle opere di legno $tati $ono trasferiti gli ornamenti nelle opere di pietra, & ci di\’mostra come nelle opere Doriche i Triglifi, & i Modiom $iano $tatipre$i, & nelle lonichei Dentelli, & dice che i Trigh$i, che $ono membrelli Scan nellati $opra l’ Architraue nelle opere Doriche $ono fatti ad imitatione delle te$te delle traui, imperoche gli antichi Fabri edificando ti- rauano le traui da un muro all’altro, & ui la$ciauano alquanto di $patio tra quelli, & faceuano $portar le te$te delle traui $uori del muro, & $opra quelli ornauano le Cornici, & i Fronti$pic{ij}, ma poi tagliauauo quelle teste à pari del parete, ilche offendeua l’occhio, pero affig- geuano à quelle te$te alcune tauolette, & le dipigneuano, & incerauano al modo, che hoggi $ono i Triglifi con quelli canali, che pareno e$$er fatti per riceuere le goccie dalla cornice, da que$to gli Architettinelle opere di Pietra hanno fatto i Trigli$i, & le Metope cioc glt $pac{ij}tra uno Triglɩ$o, & l’altro, che rappre$entano le dɩui$ioni diun Triglɩ$o dall’altro, come d’un traue dall’altro. Sɩmilmente i Mutɩlɩ, o Modio- ni $ono $tati pre$i nelle opere Doriche di pietra dalle opere dalle legname que$ti rappre$entano gli $porti de i canticri $otto le cornici, come i Tri- 20 glifirappre$entano gli $porti delle traui $opra l’Architraue, que$ti Modioni $ono piegati, accioche aiutino à cader l’acque. Sono piu larght, & di men gro$$ezza dei Trigli$i, il luogo loro è $otto le Cornici, & la figura qui $otto lo dimo$tra, & Vitr. lo dice à que$to modo.

Dapoi altri $ono $tati, che in altre opere à piombo dritto dei triglifi faceuano $portarin fuori i cantieri, è piegare i loro $porti, & allhora come dalla di$po$itione delle traui uennero i triglifi, co$i da gli $porti de i cantieri $otto i goc- ciolatoi è $tata la ragione de i Mutuli ritrouata. Et co$i nelle opere di pietra, & di marmo $i formano $colpiti i mo- dioni inchinati, ilche non è altro, che la imitatione de i cantieri, percioche di nece$$ita per lo cadimento dell’acque $i fanno piegarin fuori, & però la ragione $i de i trigli$i, come de i modioni nelle opere doriche è $tata da quella imita- tione ritrouata percioche non come alcuni errãdo hanno detto che i Triglifi $ono le imagini delle fine$tre, co$i puo e$$er, percioche i Triglifi $i põgono ne glianguli, & contra i quadri delle colonne, ne i quai luoghi niuna ragion uuo le, che $i facciano le fine$tre, percioche le giunture delle cantonate fi slegano ne gli edificn, $e in quelle $i lalcieranno 30 i lumi delle fine$tre.

Le cantonate de gli Edɩfic{ij} deono e$$er fortis$ime, perche $ono come l’o$$a delle fabriche, la doue non poco errore e di colui, & non piccioldanno dell’edi$icio, $e il cantone $i apre con qualchc $oro, non è adunque buona l’opinione dɩ quelli, che uogliono i Triglɩfi, & le Metope rappre$en- tare le Finestre, perche oltra che laragione non con$ente, $eguiterebbe, che nelle opere Ioniche i Dentelli pote$$ero $imilmente rappre$en- tare i fori delle Fine$tre, ilche non puo e$$er come dice Vitruuio. & ce in$egna ad un tratto l’origine de i Dentelli nelle opere Ionɩche & dice.

Et di piu ancho $e doue hora $i fanno i Triglifi, iui $erà giudicato che $iano $tati gli $pac{ij} de i lumi, per la i$te$$a ragio- ne ci può parere, che nelle opere Ioniche i Dentelli habbiano occupato il luogo dellc Fine$tre, percioche amendue gli $pat{ij}, che $ono, & tra i Dentelli, & tra i Trigli$i, Metope detti $ono, perchei Greci chiamano Ope i letti delle traui, & de gli A$$eri, come i no$tri i chiamano caui Colombari, & co$i lo $patio delle traui po$to tra due Ope, ap- pre$$o i Greci Metopa è nominato, in modo, che $i come per auanti nelle opere Doriche è $tata rittrouata la ragio- 40 ne de i Triglifi, & de i Modioni, co$i nelle Ioniche la ordɩnatione de i Dentelli nelle opere tiene la forza $ua. Et $i come i Modioni rappre$entano la imagine de gli $porti de i cantieri, co$i nelle Ionichei Dentelli da gli $porti de gli A$$eri hanno pre$a la imitatione, & però nelle opere de Greci non è chi $otto il Modione metta i Dentelli, perche non po$$ono $tare gli A$leri $otto i cantieri. Quello adunque, che $opra i cantieri, & i tempiali ueramente deue e$$er po$to, $e nella rappre$entatione $erà po$to di $otto ci dara forme, & ragione dell’opera piena di menda.

Adunque nelle opere Ioniche i Dentelli rendono la $imiglianza de gli $porti de gli A$$eri, & perche gli A$$eri $ono $opra i Cantieri, pero i Den- telli $ono $oprai Modioni, que$to è $tato o$$eruato da i Greci. Similmente egli è un’altro auuertimento $ondato $opra laregola, che dalle ue- re u$anze di natura $i deono prender gli adornamenti dell’arte, e questo auuertimento è po$to da Vitr. qui $otto.

Etancho gli antichi non laudarono mai, ne commendarono, che ne gli Fronti$pici $i haue$$e à fare i Modioni, ò uero i dentelli, ma $olamente le corone $chiette, perche ne i cantieri, ne gli A$$eri uanno contra le fronti de i Fa$tigi, ne 50 po$$ono $portare, ma piegano uer$o i grondali, & però quello, chein uerità non $i può fare, giudicarono gliantichi non poter hauere determinata ragione, $e egli fu$$e nelle imagini rappre$entato, percioche nelle perfettioni delle opere trapportarono ogni co$a con certa propietà, dalle uere u$anze di natura, & niente approuarono, che la e$pli catione del $atto nelle di$putationi non pote$$e hauere la $ua ragione tolta dal uero, & però da quelle origini ci la- $ciarono ordinate le conuenienze delle mi$ure, & le proportioni di tutte le maniere, i principii dellequali hauendo $egnitato di $opra ho detto de i precetti delle opere Ioniche, & Corinthie. Hora e$ponero la ragione Dorica, & tutta la forma $ua.

Ogni co$a di $opra detta à me facile, & i$pedita $i mo$tra, ma poco da molti Architetti $i è con$iderato quello, che Vitr. dice, cioe che noi non do- uemo far co$a, che non habbia del ueri$imile, ne rappre$entare imagine alcuna che dal uero non habbia principio, & che cadendo in di$putatio- ne nõ $i habbia donde ricorrere, per $o$tentarla. Vitr. adunque bia$imaper opinione de gli antichi i dentelli, ò modioni $atti ne glɩ fronte$picÿ, 60 perche rappre$entando quelli i cantieri, ò gli a$$eri, & non uenendo i cantieri, ò gli a$$eri uer$o le fronti,non è po{$s}ɩbile con ragione $ar iui i den telli, ò i modioni, doue à niuna co$a $i ri$pcnde. Ma l’u$anza ha uinto la ragione, perche $enza riguardo nelle opcre antiche tutto di $i uedeno è dentelli, & modioni nelle te$te de fronte$pic{ij}, & pare che tale ornamento $tia bene, tutto che non ci $ia ragione: la forma de i dentelli Vit. ce la in$egnata di $opra, & noi con le figure l’hauemo dimoζtrato, mala forma delle opere Doriche doue oltra i triglifi ui uanno di $opra i mo- dioni è qui $otto di$$egnata.

[0114]LIBRO

che di $opra $i ba fatto mentione di tetti, pareti, è$ine$tre, io dirò alcune co$e pertinenti à que$ta materia, $e ben altroue po$$a e$$er il luogo $uo. Cerca il parete ci $ono alcune regole, & prima egli $i deue auuertɩre, che $opra longo, & continuato ordine di apriture $enza contrafor- te non è $icuro porre longo, & continuato parete. Dapoi e$$er deue il muro tant’alto, quanto l’altezza delle colonne col capitello, è tanto gro$- $o, quanto la colonna da ba$$o, è $pecialmente doue $ono i pɩla$tri, peroche que$ti $enza dubio e$$er deono della gro$$ezza delle colonne. Il muro della città è lodato di pietra quadrata, et grande, ouero di pɩetra grande, & incerta, & posta in modo, che dia à chi la mira un certo horrore, è $pauento, aggiugnendoui(come s’é detto nel pruno libro)un’alta fo$$a, et larga, l’ornamento del muro $ia il cordone prominente, & la $ua cro$ta di pietra a$pra, & $euera, che ru$tica direi, comme$$a in modo, che non mo$tri grande apriture, u$auano gli antichɩ una regola di piombo, che $i piegaua, & torceua per tentare ɩl letto, doue $i haueuano à porre i $a{$s}igrandi non lauorati, accioche meglio $i accommoda$$ero, & i muratori 60 non haue$$ero tanta fatica in prouar ogni $a$$o. Il muro, et parete $i puo uariamente adornare, perche i rari doni dɩ natura, la peritia dell’ar- te, la diligenza dello artifice può far co$e merauiglio$e, la onde la rarità della pietra, & la bellezza, & la bella intonicatura, la giu$tez- za, & egualità, la corri$pondenza, & mi$ura, porgono que$ta uarietà , d’onde ne na$ce quella bellezza , che diletta. Eglɩ $i uede $pe$$o, che uile materia artificio$amente po$ta, piu di gratɩa tiene , che la nobɩle con$u$amente congiunta. Ci da merauiglia ɩl modo dɩ leuar grandi{$s}ime pietre $opraalte mura , i coperti d’un pezzo, gli edi$ici cauati d’una rocca di pietra , come $ono in molti antichi tempi, & amphitheatricome à R auenna, in Cɩpro , & anche nelle partɩ rittrouate del mondo. Hanno i muri le loro intonicature, come $i dirà al $uo luogo, & le coperte loro delle quali altre $ono aggiunte , altre congiunte, le aggiunte $i fanno dɩ marmo , le congiunte dɩ Ge$$o , il marmo è ouero intagliato, ouero li$cio, & lu$tro , lo intagliato ouero è di mezzo rɩlicuo, ò di tutto $picato, il lɩ$cio, & lustro, è oue- ro quadrato , ò ritondo , $e è quadrato ouero è grande , cioè in tauole, ouero è picciolo, & co$i il picciolo posto in opera è detto Mo- $aico. Ma di que$te co$e diremo nel $ettimo lɩbro. Cerca i tetti io dico, che ɩl tetto è che ɩl tetto è quello, à cui $i riferɩ$ce il fine di tutta l’opera,et tutto quello 70 che ci $oprast i al capo. De ɩ tetti altri $ono allo $coperto, & que$ti $i fanno pendenti, & deono $eguitar le linee de gli edific{ij}. Altri nõ $ono al- lo $coperto, & que$ti $ono di $operficie di fuori piani, ma dɩ $otto $attià uolti, archi, ò crocciere, di que$ti $i dirà nel $ettɩmo. Deono itet- tɩ di$endere il muro dalle acque, però $tiano in piouere, & molto piu pendenti, doue uengono grandineue, come $iuede nella Francia,& nella Germania, & ne i pae$i de monti. Siano continuati abbracciando tutto l’edificio & $e piu $ono , uno non deue piouere nell’,altro, ne $iano $conci nella $uperficɩe , ne raccoglino l’acque in larghi canali. Ne i coperti s’ha ueduto grande ornamento ne gliantichi, do- ue non pɩu la magnɩficenza della $pe$a, che l’ongegno dello Architetto cagione ba dato di merauiglia, percioche banno u$ato traui d’ogni [0115]QVARTO. metallo, ètauole bianchis$ime, piombi, inuetriature di tegole, & altre co$e $imili. Vedon$i i coperti dila Magna, & di Francia,che $ono pie tre nere, tagliate in la$tre con$icate con chiodi di legno, & fanno bello effetto quanto alla ui$ta, perche $ono con bellis$imo ordine collocate, c $tando i tetti in pendente, I’acqua, che uiene dal Cielo dandogli $opra non fa $trepito alcuno. Deue$i prouedere, che le la$tre di piombo ferma- mente congiunte $iano, accioche il uento non le porti, & po$te in modo, che gli uccelli non $i fermino $opra. Et $otto il piombo $ia l’opera co perta leggiermente dicenere di $elce me$colata con loto di bianca creta. I chiodi di ferro non $ono à propo$ito, perche $i $caldano piu che le pietre, & con la loro ruggine uanno da torno rodendo, pero $i fanno le mor$e, & i chiodi di piombo, accioche con quelli $i fermino le lame del le tegole con ardente ferro. Ne gliornamenti de i tetti, le cime, le labra delle gronde, le cantonate delle fabriche $ono da e$$er con$iderate, la doue di $opra ui uanno palle, fiori, $tatue, carri, & co$e $imili in modo però, che ogni co$a $ia po$ta con gratia, decoro, & con ragione. Io la- $cio al $uo luogo di dire molte altre co$e pertinenti alla compo$itione, & natura de i tetti. Vegno alle apriture , che $ono tutte le entrate & u$cite, che $ono in qualunque parte dello edi$icio. Di que$te altre $ono per li lumi, & per lo aere, & uenti come $ono le $inestre, altre $ono per 10 gli buomɩni, & per le co$e come porte, $cale, chiauiche, pozzi, fumi, camini, colonnati, è, nicchi, & altre co$e $imiglianti. Alle fine$treil numbero, il $ito, la Figura, & le regole $i danno, imperoche $e nel mezzo $ono e$$er deono di$pari, ilche nelle $abriche di Vinetia per lo piu non $i uede, co$a di grande impedimento, & $enza gratia. Non $i deono $ar $inestre $enza bi$ogno, ne porle $acendo$i $opra le cantonate. Pare, che gli antichi ò dalle porte, ò dal di$opra de$$ero luce à Tempi. Delle porte $i dira nel pre$ente Libro, & delle altre apriture, ne gli al- tri uolumi. Ben ricordo, che il $ito delle fine$tre e$$er deue leuato dal $uolo, perche con gli occhi, & non con i piedi $i riceue il lume, & meglio $i $chiua il uento, quando $on alte. Regola e$pedita è, che il lume $i prende dal di$opra, d’onde egli uiene. Vede$i que$to in Roma in molte chie- $e. Vtile è la fine$tra per rinouare l’aere rinchiu$o, che come l’acqua $tando que$ta $i corrompe. Guardi$i, che il lume non $ia impedito da qnal che maggior edificio. La figura quadra da gli antichi nelle finestre è $tata approuata, & la grandezza è $tata $econdo il bi$ogno de i uenti, de i lumi, & del Sole, & ancho $econdo la grandezza dell’opera. Molte difficultà, & grandi $ono ne gli adornamenti delle apriture, mperoche, & di bella, rara, & uni$orme, & grande materia e$$er deono, & non co$i ageuolmente s’acconciano, & $i mettono in lauoro. Auuenga che 20 Papritura da $e $ia peruia, & pa$$e da una parte all’altra, ci $ono niente di meno alcune apriture $enza u$cita, que$te prima da maestri di le- gname per $ortezza dell’opera, & $paragno della $pe$a $ono state rittrouate, poi da i Marmorari per ornamento u$urpate. Bella co$a è che l’o$$a, & $o$tenimento $iano d’una pietra intiera, & poi che habbiano le parti co$i congiunte, che non $i uedino le commi$$ure. Gli antichi (come ho detto altre fiate) drizzauano prima le colonne, & nelle Ba$e loro le poneuano, & poi drizzauano il muro, perche meglio $i ado- perauano le machine, & piu à piombo $i accommodauano le colonne, ilche era difficile (come dice Tullio) appre$$o gli Architetti. A piombo $i pone la colonna trouando il centro della Ba$a, & dall’una testa della colonna, & poi impiombando un $erro dritto, nel centro della Ba$a, il quale poi deue entrare nel bucco $atto nella colonna, & noi altroue l’hauemo detto. Due $ono le maniere de gli adornamenti delle apriture, perche alcuni $i $co$tano dal parete, & $ono di tutto rilieuo, i$pediti, & liberi, altri s’accostano, & $ono alquanto prominenti, & questi al- cuna fiata rappre$entano colonne ritonde, alcuna uolta quadrate, in tutte le predette maniere egli $i deue o$leruare lo $porto ragioneuole, & che’l tutto $opra’l uiuo $ia po$to. Con$iderando appre$$o, che ad altro tempo $i fabrica, ad altro $i ueste, & ad altro $i adorna, pero non deue 30 e$$er (chi fabrica) impatiente, ma a$pettar, che la $abrica $ia po$ta in e$$er, & coperta, & poi adornata, altrimenti bene $pe$$o $i getta uia la $pe$a de gli adornamenti. Et tanto detto $ia in uniuer$ale de itetti, apriture, & pareti, il re$to $i ri$erba à dire nelle opere de priuati, & $or $e sroppo hauemo uagato.

CAP. III. DELLA RAGIONE DORICA.

ALCVNI de gli antichi Architetti negato hanno e$$er commoda co$a fabricare i Tempialla Do- rica, adducendo che le Simmetrie fu$$ero in quella di$conueneuoli, & mendo$e, & pero Tharthe- $io. Pitheo, & Hermogene $imilmente lo negarono. Perche Hermogene hauendo apparecchiata la materia per far l’opera di maniera Dorica, cangio quella, & della $te$$a fece un Tempio alla Io- 40 nica al padre Bacco, & que$to fece non perche la forma Dorica fu$$e $enza gratia, ne perche la ma- niera, ò la dignitâ della forma non ci fu$$e, ma percheil compartimento, è, impedito, in commo- do nell’opra de i Triglifi, & nelle di$tributioni delle trauature, percioche egli è nece$$ario porre i Triglifi contra i retranti delle colonne, & che le Metope tra i Triglifi $iano tanto lunge quanto alte, ma per lo contrario i Triglifi $i mettono nelle e$treme parti nelle colonne angulari, & non contra’l mezzo de, i, tetranti delle colonne, co$i la Me- tope, che $ono appre$$o i Triglifi de glianguli, non riu$ci$cono quadrate, ma alquanto piu longe de i Triglifi per la meta della larghezza, ma quelli che uogliono fare Metope giu$te quadre, ri$tringono gli intercolumni e$tremi per la meta dell’altezza del Trigli$o, ma facendo$i que$to ò nelle longhezze delle Metope, ò ne gli re$trignimenti de gli intercolumni, è diffetto$o, & non i$ta bene, perilche pare, che gli antichi habbiano uoluto $chiuare nel fabricari Tempi la ragione della Dorica Simmetria.

50

Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico, egli ci propone una difficulta de gli antichi Architetti, accioche noi stiamo piu auuertiti. Bia$imauano alcuni la mi$ura, è compartimento Dorico nel fabricar de i Tempi, non perche la forma non baue$$e del grande, ò che l’opera di- $piace$$e, ma perche nontornaua bene il compartimento de i Triglifi, & delle Metope. Noi bauemo ueduto di $opra, che i Triglifi ri$pondo- no allc te$te delle traui, & che le Metope ri$pondono à gli $patÿ, che $ono da una traue all’altra detti intertignia nella parte di fuori, ma nella parte di dentro, & le traui, è gli $patÿ $i chiamano lacunaria. Se adunque ɩ Triglifi rappre$entano le teste delle traui, & le Metope gli $pa- t{ij}, ne $egue che e$$endo impedito il partimento de i Triglifi, & delle Metope impedita $ia ancho laragione delle trauamenta, & del loro orna mento di dentro. Ma come $ia impedita la di$tributione de i Triglifi egli $i uede, perche è nece$$ario che lo Trigli$o $ia giu$to per mezzo la quadra della colonna, & la Me opa $ia tanto alta quanto longa, ma gli antichi non auuertendo à quello, che era per gli Trigli$i, & per le Me toper rappre$entato, poneuano $opra le e$treme parti delle colonne angulari, & non $ul uiuo i Triglifi, dalche ne na$ceua che le Metope ap- pre$$o que Triglifi, non ueniuano quadre giu$te, ma alquanto piu longe de i Triglifi, cioe per la meta della loro larghezza, & questo auueni- 60 ua uolendo quelli $eruar la di$tanza dell’inter columnio, ma quelli, che di cio non curauano, & uoleuano pur, che le Metope fu$$ero giu$te è quadre, non riccorreuano à porre i Triglifi $ul uiuo, ma restrigneuano gli $pat{ij} de gli intercolumni, & obbligauano quegli $pat{ij} di modo, che non poteuano cadere $otto quelle ragioni de gli intercolumni, che detto hauemo nel Terzo Libro, ri$trigneuano adunque gli e$tremi interco- lumni per la meta dell’altezza del Trigli$o, per aggiu$tar la Metopa, & que$to era diffetto$o, però fuggiuano il lauoro Dorico, non bia$iman do l’a$petto ne la maniera, ma il compartimento, & la Simmetria come fece Tarte$io, Pitheo, & Hermogene. A que$to di$ordine prouede Vitr gentilɩmente dimo$trandoci le ragioni, & le proportioni di questi compartimenti, & pero dice.

Ma noi come richiede l’ordine e$ponemo in quel modo, che da i no$tri precettori hauemo, accioche $e alcuno ponen- do mente, à que$te ragioni uorrà in que$to modo cominciare, egli habbia le proportioni e$pedite, & manife$te, con lequali egli po$$a bene, & $enza diffetto alla Dorica fabricare e finire i Tempi de gli Dei.

Vitr. ci promette di douer dare il modo, & le mi$ure dɩ fabricare alla Dorica $enza difetto. Et $i come nella maniera Ionica egli ci ba dati i precetti 70 $econdo le forme de i Tempi, & regolati quelli $econdo gli $pat{ij} de gli inter colũni, co$i nella Dorica egli regola $econdo le i$te$$e forme gli $pa- t{ij} tra le colonne, uero è, che la ragione di que$ti $pat{ij}, è di que$ta maniera tutta dipende dal compartimento de i Triglifi. Et pero nel di $opra & in altri luogbi, quando Vitr. ha detto la ragione de i Trigli$i, eglɩ ba inte$o la maniera Dorica. Comincia adunque à Regolare la maniera Dia$tilos, che ha di tre colonne il $uo uano, $econdo la $orma di facciata in colonne detta Pro$tilos, & $econdo ambe le te$te in colonne detta Amphiprostilos, & $otto un nome $olo intende que$te due forme, chiamandole Tetra$tilos, cioe di quattro colonne, regola ancho la alata à tor no detta Peripteros chiamando Exa$tɩlos, cioe dɩ $eicolonne, & ci la$cia à noi regolare le altre maniere, dice adunque.

[0116]LIBRO

La fronte del Tempio Dorico nel luogo doue s’hanno à porre le colonne douendo e$$er di quattro colonne diui$a $ia in parti uenti$ette, ma $e di $ei in parti 42.

Di que$te parti una $erà il modulo, che Grecamente Embatis è detto, & quello , perla cui con$titutione di$correndo, e ragionando $i fanno i compartimenti d’ogni opera, la gro$$ezza delle colonne $erà di due moduli, l’altezza del ca pitello di quattordici.

In que$to luogo $i deue por mente, che $e bene Vitr. ha detto che la maniera Dia$tilos ha i uani di tre gro$$ezze di colonne , non però nella distri butione pre$ente cadono tre gro$$ezze di Colonne, madue, & tre quarti, però auuertir douemo, che quando Vitr. nel terzo libro parla di que$tɩ uani tra colonna è colonna, in tutte le forme ò di $pe$$e, ò di larghe, ò di piu libere distanze egli u$a que$ti termini.

Puo e$$er, $i puo porre, potemo trammettere.

Et non dice $i deue porre, douemo trammettere. ò deue e$$er lo $patio di tante gro$$ezze, perche non ci commanda, perche non da termine cer- 10 to, come egli fa nella bella, & elegante maniera detta Eu$tilos , doue egli ci commanda, & dice.

Perche fare li deono gli $pat{ij} de gl’intercolunni di due colonne, & un quarto.

Et però non è nece$$ario, che apunto uengbino tre Diametri tra colonna è colonna in que$ta forma Dia$tilos , come apertamente $i uede in que- $ta di$tributione de i Triglifi. Dapoi è da auuertire, che $u gli anguli uengono mezze Metope, ma non di fatto mezze, perche Vitr. dice Se mumetopia e$$er di mezzo Modulo in larghezza; & mezzo Modulo, e un terzo di Metopa , & però $i dice mezza Metopa al modo che $i dice Semituono, ò Semiuocale, non che $ia mezzo tuono à punto, ò mezza Vocale, ma perche è una co$a tra gli e$tremi.

Da questa intelligenza ne na$ce, che la fronte di quattro colonne ba da e$$er dɩui$a in uenti $ette parti, & non in uenti $ette, e mezza, & co$i la fronte di $ei colonne e$$er deue diui$a in parti quaranta due , come à chi ben con$idera è manifesto, con la i$te$$a ragione $i potrebbe rego- lare la $accɩata di otto, & di dieci colonne, & qui $otto noi poneremo que$ta diui$ione con i nudi Triglifi, & gli $pat{ij} delle colonne, mache Vɩtru. intenda mezze Metope non à punto mezze, ma meno $i puo prouare , perche di $otto egli u$a Semitriglifo , dicendo che $opra gli 20 anguli uanno mezzi Triglifi, & $ono mezzi à punto.

A l’opera Diastilos di quattro Colonne. B l’opera Dia$tilos di $ei Colonne. 30 a b 40

La gro$$ezza del Capitello d’un modulo, la larghezza di due, & della $e$ta parte.

Rie$ce meglio della quinta parte (come bo detto) il resto è facile per la dichiaratione fatta di$opra nel terzo libro.

Diuida$i la gro$$ezza del Capitello in tre partɩ d’una dellequali $i faccia l’Abaco con la Cima$a, ò Gola, dell’altra il uuouolo con gli anelli, della terza il fregio, fin al Collarino. Sia poi contratta, & ra$tremata la colonna , $i come nel terzo libro è $tato nelle Ioniche dimo$trato . L’altezza dello Architraue $ia d’un modulo con la li$ta , & con le goccie. La li$ta $ia per la $ettima parte del modulo. La longhezza delle goccie $otto la li$ta per mezzo i Triglifi alta con la regola $ia innanzi pendente, per la $e$ta parte d’un modulo, & co$i la larghezza dello Architraue dal ba$$o ri- $ponda al fregio della colonna di $opra.

Cioè il piano dello Architraue, che guarda al ba$$o non $ia piu largo di quella, che è quella parte che $i contragge al Collarino della Colonna, che tanto è quanto la colonna di $opra rastremata .

50

Ma $opra l’Architraue deon$i porrei Triglifi con le $ue Metope alti un modulo & mezzo, larghi nella fronte un mo- dulo, co$i diui$i, che nelle colonne angulari, & nelle di mezzo po$ti $iano contra il mezzo de i Tetranti, & tra gli altri intercolunni due, ma in quelli di mezzo dinanzi, & di dietro il Tempio tre, & à que$to modo $enza impedi- mento allargati gli $pat{ij} di mezzo $erà commoda l’entrata à i $imulacri de i Dei. Parti$ca$i poi la larghezza de i Tri- glifi in parti $ei, dellequali cinque nel mezzo $iano, ma due mezze dalla de$tra, & dalla $ine$tra $iano di$segnate, & con una regula nel mezzo $ia formato il piano, che femur latinamente, & Miros da Greci è detto, longo quel la regola con la punta della $quadra $ian trauolti i mezzi canaletti. Po$ti in que$to modo i Triglifi, $iano le Metope che uanno tra i Triglifi tanto alte, quanto longhe, & appre$$o di $opra le cantonate $iano le mezze Metope impre$$e per la metà d’un Modulo, perche co$i facendo$i auuerrà, che tutti i diffetti, & errori $i delle Metope, come de gli In- tercolunni, & delle trauature, e$$endo$i fatti i compartimenti giu$ti $eranno emendati. I Capitelli de i Triglifi $i han 60 no à fare per la $e$ta parte d’un Modulo. Sopra i Capitelli de i Triglifi $i ponerà la corona ò gocciolatoio; che $por- ti in fuori per la metà, & un $e$to d’un Modulo , hauendo di $otto una Cima$a, ò Gola Dorica, & un’altra di $opra, & $erà il gocciolaotio con le Gole gro$$e per la metà d’un modulo. Deon$i $otto il gocciolatoio diuidere le dritture delle uie, & i compartimenti delle goccie in modo , che le dritture fiano à piombo de i Triglifi , & per mezzo le Metope, & i compartimenti delle goccie in maniera, che $ei goccie in longhezza, & tre in larghezza $iano manife- $te, ma gli altri $pat{ij}, imperoche le Metope $ono piu larghe, chei Triglifi la$ciati $iano $chietti, ouero ci $iano $colpiti i fulmini, & al mento del gocciolatoio tagliata $ia una linea, che $i chiama Scotia, cioè Cauetto.

Tutto il re$tante delle parti come $ono i Timpani , le Gole dette Sime, i gocciolatoi $i faranno, come nel Ionico $crit- to hauemo. Et que$ta ragione $i troua nelle opere Dia$tile nominate.

Nel terzo libro io ho formato tutto l’ordine Dorico $econdo le regole di Vitr. ne altro è da dirui $opra per hora.

70

Ma $e l’opera $arà da far di $pe$$e colonne; & che habbia un Triglifo $olo tra lo $pacio di e$$e partiras$i la fronte douen- do e$ler di quattro colonne in parti diecinoue, & mezza, dellequali una $i piglia per modulo, alla cui mi$ura (co- me s’è $critto di$opra) $on tutte l’opre compartite: co$i $opra in cia$cuna parte dello Architraue poner $i deue due Metope, & un Triglifo, ma nelle cantonate non piu di mezzo Triglifo. Appre$$o le dette co$e s’aggiugne que$ta, che lo $pacio di mezzo $otto il Fronti$picio $arà da e$$er formato con due Triglɩfi, & tre Metope, accioche lo in- tercolunnɩo piu ampio $ia, & piu $pacio$o, & commodo à quelli che uorranno entrar nel Tempio, & lo a$petto [0117]QVARTO uer$o l’imagine de gli Dei rittegna piu dignità, & grandezza. Sopra i capitelli de i Triglifi $i ha da ponere il goc- ciolatoio, che habbia (come s’è detto di $opra) due gole alla Dorica una di $opra l’altra di $otto, & co$i ancho il goc- ciolatoio con la gola, $ia per la metà d’un Modulo, & $i come s’è detto nelle opere Dia$tili $i diuideranno le drittu- re delle uie, & i partimenti delle goccie, & l’altre co$e dritto à piombo de gli Triglifi, & per mezzo le Metope nel- la parte inferiore del gocciolatoio.

La facciata di $pe$$e Colonne di quattro c , e di $ei d. c d 10 20

Bi$ogna $cannellare le Colonne con uenti $cannellature, quelle $e piane $eranno hauer deono uenti anguli, ma $e $a- ranno cauate, $i farannoin que$to modo, che quanto $erà lo $patio d’una $cannellatura $i habbia à formare un quadrato di lati, eguali, & quello $patio $ia uno de ilati, nel mezzo poi del quadrato $i ha da porre il piede della $e- $ta, & raggirare intorno la circonfereza, che tocche glian- guli della cauatura, & quanto di cauo $erà tra la circonfe- renza, & la de$crittion quadra, tanto $ia cauato à quella for- ma. Et à que$to modo la Colonna Dorica hauerà la per- fettione della $cannellatura conueniente alla maniera $ua. 30 Ma della aggiunta, che $i fa nel mezzo della colonna co$i in que$te trasferite $ia, come nel terzo libro nelle Ioniche è $tato di$egnato.

La figura delle $cannellature delle Colonne Doriche è qui po$ta, ne hora ci re- $ta altro, che hauendo Vitr. fin qui in$egnatoci con ogni diligenza le mifu- re, et proportioni di tutte le parti esteriori de i Tempi, cominciando dal pie de fin alla cima, & hauendo il tutto mi$urato $econdo le tre maniere del fa bricare, $enza la$ciar parte, ne membro, ne ornamento, che $i conuegna, non ui re$ta altro dico, che entrar in chie$a, & ricono$cere i comparti- menti di dentro, fermando$i al quanto nella entrata detta pronao, cioè An- 40 titempio, & di dentro poi entrando $icuramente nel Tempio, & questo ci promette Vitr. dicendo.

Ma poi che la forma e$teriore de i compartimenti & Corinth{ij}, & Dorici, & Ionici è $tata de$critta, egli è nece$$ario che di- chiariamo la di$tributione delle parti interiori delle celle, & di quelle, che $ono inanzi à i tempi.

E dopo que$ta prome$$a egli la e$equi$$e nel $eguente capo dicendo.

CAP. IIII. DELLA DISTRIBVTIONE DI DENTRO DELLE CELLE 50 ET DELL’ANTITEMPIO.

LA longhezza del Tempio $i comparte in modo, che la larghezza $ia la metà della longhezza, ma la cella $ia la quarta parte piu longa di quello, che è la larghezza con quel parete , nel qual $eranno po$te le porte, le altre tre parti del pronao, ò Antitempio corrino uer$o le ante de i pareti; lequal ante deono e$$er della gro$$ezza delle colonne. Ma $e il Tempio $erà di larghezza maggiore di uen ti piedi porre $i deono due colonne tra due ante, l’officio dellequali è $eparare lo $pacio delle ale & del pronao.

Io $timo che’l pre$ente luogo $ia difficile, & $e non ci $u$$e qualche o$$eruatione de gli antichi tempi for$e bi$ognerebbe indouinare, però hauendo 60 io o$$eruate alcune co$e, che uengono da buoni di$$egnatori, io uegno in opinione di interpretare à que$to modo infra$critto il pre$ente luogo, ripportandomi però à miglior inuentione. E$$endo adunque la proportione moltiplice maggiore delle altre $ortɩ di proportione ($i come nel terzo libro è $tato dichiarito) co$a conueniente $i giudica u$are nella proportione de i tempi , la $pecie delle moltiplici imperoche i tempi $ono per lo culto diuino, alquale ogni grandezza, & magnificenza $i richiede. Siche Vitr. uolendoci trattare delle parti interiori de i tempi comincia à proportionare le lunghezze, & le larghezzeloro, nel che è ripo$ta quella gratio$a maniera, che nel primo libro è $tata nominata Eurithmia. Dall’altezza non è nece$$ario parlare na$cendo ella dalle mi$ure $ue, imperoche gli Architraui, le Cornici, i Fronti$pi- c{ij} ci $ono manife$ti per le co$e antedette. Vuole adunque Vitr. che la lunghezza del Tempio $ia doppia alla larghezza, & parla qui de i Tempi Ionici, Dorici, & Corinth{ij}, benche pare , che nelle piante po$te nelterza libro le longhezza $iano meno del doppio alle larghez- ze, & in fatto e co$i, perche l’intercolunnio di mezzo nelle fronti è piu largo, ma ci è poca differenza della doppia proportione. Ho- ra quello, che importa è che la cella di quel Tempio $opra di$$egnato nel primo libro pare troppo longha, & for$e la intentione di Vitr. $i manife$ta in que$to luogo, però io uorrei che qui con$iderato fu$$e $e la co$a può $tare, come io dimo$trerò, & $e Vitr. ce lo accenna, & 70 $e ancho nello antico egli $i uede. Soleuano gli antichi di$tinguere l’Antitempio detto pronao con alcune ale di muro, che $econdo Stra- bone Pteromata $i chiamano. Que$te ale ueniuano uer$o le $ronti da una parte, & l’altra della cella, ma non perueniuano alla fronte com- pitamente in alcuni tempi, ma terminauano in alcuni pilastri, ò ante, che $i dica gro$$e quanto le colonne, & $e tra un’ala di muro & l’al- tra era grande $patio $i poneuano à quel filo de i Pila$tri, le colonne per fermezza, & co$i era $eparato il pronao dal portico, co$i $i tro- uan le piante de i tre Tempi appre$$o il Theatro di Marcello, co$i accenna Vitr. nel pre$ente-luogo, & co$ipare che la ragione ce lo [0118]LIBRO dimo$tre. Pigliamo adunque la fronte del Tempio in quattro parti, otto ne daremo alla lunghezza, accio che $ia in proportione doppia di queste otto, cinque $i danno alla lunghezza della cella , includendo la gro$$ezza del parete doue $ono le porte, tre uenghino dall’Antitempio, ò corrino alle ante de i pareti, lequal ante e{$s}er deono della gro$$ezza delle colonne. Que$te ante $ono i termini delle ale del muro, che uen- gono inanzi dall’una parte , & dall’altra, & perche puo e$$er che ui $ia tra quelle ale poco $pacio, & ancho molto $econdo le maniere de i tempi di $pe$$e, ò di larghe colonne, però $econdo il bi$ogno è nece$$ario trapporui, ò non ui trapporre le colonne. 10 dico in $omma, che la maniera Pro$tilos , & l’Amphiprostilos , la Peripteros, la P$eudodipteros, la Dipteros, & la Hypetros, tanto Dorica, quanto lonica, e Corintbia, $iano tutti ò di $trette, ò di larghe, ò di piu larghe, ò acconcie di$tanze d’intercolunn{ij} tutte $i regolano dal pre$ente luogo nel compartimento delle celle, & $i come tutto il Tempio non uiene apunto doppio in lunghezza, perche la neces$ità delle colonne, & de gli $pac{ij} non ce lo lä$cia uenire co$i ancho la cella, $i bene nella facciata in colonne, detta Pro$tɩlos, & ambe le teste in colonne detta Amphi- pro$tɩlos in ogni genere, e maniera puo uenire la lunghezza del Tempio doppia, & la cella $econdo le mi$ure apunto dateci da Vit. non però 10 à punto uiene la proportione predetta, ne gli altri a$petti, e maniere, imperoche bi$ogna, che i pareti delle fronti della cella $contrino con le colonne del portico, & $iano ad una i$te$$a fila , però $erà alquanto maggiore le celle di que tempi di quello, che dice Vitr. Pero $econdo che io $timo, in questo luogo Vitr. ci comparte le celle, che $ono parte de i Tempi, & ci comparte il pronao cioè l’Antitempio, & il po$tico, che è il Po$tempio, in ogni Genere, & non $olo nel Dorico, ma nel Ionico, & Corinthio, & io ho prouato que$to compartimento in tutti gli a$petti $econdo tutti i Generi, per tutte le $pecie de gli intercolunni, & rie$ce bene , & $econdo que$ta intentione , io bo regolate le celi de i Tempi nel terzo libro, & qui è la pianta di quattro colonne $econdo quello dice Vitr.

[0119]QVARTO [0120]LIBRO [0121]QVARTO

E$$aminamo le parole di Vitr. il titolo del capo è que$to.

Della di$tributione interiore de le Celle, & del Pronao.

Adunque Vitr. ci mostra come $i habbia à compartir la Cella, & ancho quella parte, che ui ua dinanzi, adunque altro è Tempio, altro Cella, al- tro Portico, altro Pronao. Il Tempio è il tutto, la Cella è la parte rinchiu$a, e cɩnta de Parete, il Portico è il Colonnato, che ua d’intorno, Pronao è quella parte che è dinanzi la Cella, che da i lati ha due ale di parete continuati alli Pareti da ɩ lati della Cella, nel fine delle quali $o- no le ante, dice adunque Vitr.

La longhezza del Tempio $i comparte in modo, che la larghezza $ia la metà della longhezza.

Cioe tutto il Tempio con la Cella, & Colonnato ò Portico, ha in proportione doppia la longhezza, alla larghezza, & que$to è uero nelle fronti di quattro Colonne, ma doue ui ua Portico non ri$ponde à punto, percioche glɩ intercolunni di mezzo nelle fronti $ono maggiori che gli altri, & gli $pat{ij} $ono regolati, ma ci manca poco.

10

La Cella $ia per la quarta parte piu longa di quello che è la larghezza.

Cioe parti la larghezza del Tempio in quattro parti, & fa la longhezza della Cella d’una parte piu che $eran cinque, qui ciauanzano tre par- ti, liquali ne i Tetra$tili d’ogni a$petto in ogni genere, & in ogni $pecie $i danno al Pronao $olo quando non uie Postico, ouero $i danno al Pro- nao, & al Po$tico quando ci $ono. Que$to compartimento rie$ce ne i Tetrastili à punto, ma non co$i nelle altre $pecɩe, dice adunque.

La Cella $ia per la quarta parte piu lunga di quello che è la larghezza.

Et comprende nella longhezza della Cella, ancho la gro$$ezza de muri , dicendo.

Con quel Parete , nel qual $tate $eranno collocate le porte.

Cioe ɩl Parete neila $ronte della Cella, perche in quello $ono le aprɩture delle porte.

Le altre tre parti della entrata dinanzi detta Pronao, ò Antitempio $i deono e$tendere inanzi fin à i pila$tri de Pareti, iquali pila$tri hauer deono la gro$$ezza delle Colonne.

20

Ecco, che egli fa le Ale dette Pteromata, lequali fanno il Pronao, $e cinque parti uanno nella longhezza della Cella, & $e il Tempio è longo il doppio della larghezza $ua, & $e una dɩ quelle cinque e un quarto della larghezza del Tempio. Seguita, che la longhezza $ia di otto par- ti, dellequali trattone cinque per la longhezza della Cella, ne re$tan tre per l’Antitempio, ma le ale di e$$o meglio è che ne habbian due la$cian do la fronte in colonne, terminano quelle ale in pila$tri, i quali come ho detto e$$er deono della gro$$ezza delle colonne, & perche queste ale po$$ono e$$er molto di$tanti, pero dice Vitr.

Et $e il Tempio $erà di larghezza piu di piedi uenti trapponga$i tra i due pila$tri due colonne, che parti$chino lo $pa- cio dell’ala, & dello Antitempio.

Ecco quella parola (Ala) che in Greco è detta Pteroma $igni$ica quel muro, che da i lati abbraccia l’Antitempio, & lo diuide è $epara & in que$ta $ignificatione. Nel X V I I. Libro della Co$mographia Stradbone piglia quella parola Pteron.

Etancho i tre intercolumni, che $eranno tra i pila$tri, & le colonne $iano, interchiu$i con pozzi di Marmo, ò uero di 30 opera di legname in modo però, che habbiano i Fori, per liquali entrar $i po$$a nello Antitempio.

Non $olamente po$$ono e$$er tre iutercolumni tra que pila$tri, ma ancho cinque, come ne gli a$petti di dieci colonne, que$ti intercolumni in tutti glɩaltri a$petti $ono tre, percioche non $i mette à conto il Portico $emplice, ò doppio che $ia. Tra questi adunqne $i poneuano alcuni $eragli ò di Marmo, ò di legno non piu alti di quello, che $arebbe il poggio s’egli ui anda$$e, la cella haueua le $ue porte ordinarɩe, & il $uo parete alto, che la chiudeua, ma l’Antitempio haueua le $ue entrate per glɩ intercolumni tra i pila$tri delle ale.

Ma $e la larghezza della Fronte $era maggiore di piedi quaranta, egli $i deue porre altre colonne dalla parte di dentro all incontro di quelle, che trappo$te $eranno tra i pila$tri, & $iano di quella altezza, che $ono le e$teriori nella fronte.

Puo auuenire che lo Antitempio $ia molto largo in fronte, & che ancho occupa grande $patio, come nelle opere di dieci colonne, & ancho in quel le di otto, & di $ei, pero nello $patio di dentro dello Antitempio $i puo & deue porre delle colonne per $o$tenimento, lequali ri$pondino alle colonne della fronte, & $iano di quella i$te$$a altezza, che stia bene, ma quando lo $patio non $u$$e molto grãde par molto buono la$ciare 40 lo Antitempio libero $enza colonne. Tralo Antitempio, Per quanto $i uede $eparato dal portico , cioe egli $i poteua andare à torno il Tempio per $otto il portico, $enza entrare nello Antitempio ɩlquale haueua i $uoi Plutei cioe Parapetti di Marmo ò di legno , come dice Vitr. & chia- ma opera inte$tina quella di legno, erano ancho di pietra cotta i Parapetti.

Grande autorità porgeua l’Antitempio, percioche con piu uenerationi s’entraua nel Tempio entrando prima in uno andito, & non uenendo co$i pre$to al luogo della adoratione.

Ma le gro$$ezze di quelle $iano a$$ottigliate con que$te ragioni, che $e quelle fronti $eranno per otto parti, que$te $ia- no di noue, ma $e quelle di noue ò di dieci que$te $iano per la rata parte.

Vuole Vitr. che le colonne poste $otto ò dentro dello Antitempio $iano alte tanto, quanto $ono quelle delle fronti, ma non uuole, che $iano co$i gro$- Te, laragione è dallo i$te$$o dimo$trata.

Perche $e nello aere rinchiu$o alcune $eranno a$$ottigliate non $i potranno di$cernere, ma $e pareranno piu $ottili. Bifo 50 gna che $e le colonne di fuori haueranno uentiquattro $cannellature le di dentro ne habbiano uentiotto, ò uero trentadue, co$i quello, che $i leua dal corpo del fu$to con l’aggiunta del numero delle $cannellature, $i accre$ceɩa con ragione, accioche meno $i ueda; & co$i con ragione di$parɩ agguagliata $erà la gro$$ezza delle colonne. Et que$to auuiene, perche l’occhio toccādo piu punti, & piu $pes$i uiene à uagare con maggior circoito della ui$ta; perche $e $e ranno due colonne di gro$$ezza eguale con una linea d’intorno mi$urate, & di quelle una non $ia $cannellata, & l’al- tra $i; & quella linea tocche i corpi d’intorno i caui delle $cannellature, & gli anguli de i piani, benche le colonne $o no egualmente gro$$e; non $eranno però le circondate linee eguali, percioche il circuito de i piani, & de i caui fara maggior lunghezza di quella linea. La doue $e que$to parera (come detto hauemo) non $era fuor di propo$ito fa- re ne i luoghi angu$ti, è in rinchiu$o $patio, i compartimenti delle colonne nell’opera piu $ottile hauendo noi l’aiu- to della temperatura delle $cannellature.

60

Hauendo Vitr. dɩchiarito quanto alte e$$er deono le colonne interiori dell’Antitempio, egli ci mo$tra le ragioni delle loro gro$$ezze, & uuole, che quelle $iano piu $ottɩli, che le e$teriori. Laragione è in pronto, perche ($i come di $opra nel Terzo Libro) egli uuole, che le colonne an- gulari $iano piu gro$$e, che quelle di mezzo, perche l’aere leua della uista di quelle co$i commenda ɩn que$to luogo, che le colonne interiori $ia- no piu $ottɩli delle e$teriori, percioche con ragione $i pareggier anno que$te à quelle leuando l’aere dalle e$teriori, quello che la ragione toglie dalle interiori, ne $olamente l’a$$ottigliar le colonne di dentro un ottauo, ò uer un nono $econdo la rata parte fa que$lo e$$etto di pareggiarle, ò farle parer pari alle colonne di fuori, ma ancho il numero delle $cannellature fa parer pari una co$a piu $ottile ad una piu gro$$a : percioche quanto piu $cannellature $ono, tanto la colonna pare piu gro$$a, perche l’occhio no$tro ha piu da $patiare allbora, quando $ono piu termini, & maggiori nella co$a ueduta, che quando ne $ono meno, & minori, & hauendo piu da $patiare la co$a piu grande $i dimostra , pcrò quella colonna, che hauera piu $cannellature ci parer à maggiore, che quella che ne hauerà meno, hauendo la colonna, che tiene piu $cannellature, piu termini, che quella, che ne ha meno, come $i uede rauolgendo un filo d’intorno l’una, & l’altra, perche piu filo $i con$umer à nella piu $can- 70 nellata, che ne la meno, $acendo però, che il filo tocchi, & i piani, & i caui di tutto il corpo della colonna : come la e$perienza ci dimo$tra. Et co$i col numero delle $cannellature $i porge rimedio alla di$$aguaglianza delle colonne, hora andiamo alla gro$$ezza de imuri.

Fare bi$ogna la gro$$ezza de i muri della cella per la rata parte della grandezza, pure che i pila$tri di quelli eguali $iano alle gro$lezze delle colonne, Et $e i mnri $eranno ordinatamente fatti $iano murati con minutis$imi cementi. Ma di Quadrato $a$$o , ò uero di Marmo s’hanno à fare, faccian$i con puri, & molto piccioli quadretti, percioche le pietre di mezzo, che contengono i cor$i, & rincalzi di mezzo hanno piu ferma la perfettione dell’opera, & co$i [0122]LIBRO d'intorno i cor$i, & i letti rilieui daranno maggior dilettatione.

I pila$tri, ò, ante $empre $eranno delle gro$$ezze delle colonne, ma i pareti al quanto minori, & $econdo, che porta la ragion delPopera, & il rifpetto del carico. It muro puo e$$er di minutis$imi cementi, & ancho di $a$$o quadrato grande, è picciolo, rozzo è polito, ma $iloda per la dɩlettatione, che i quadrɩ $iano piccɩoli, perche la moltitudine delle bugne, & delle prominenze è rilieui, come $i uede nelle opere ru$tiche, da gran dilettatione.

CAP. V. DI FAR I TEMPI SECONDO LE REGIONI.

TEMPI dei Dei immortali fabricar $i deono in modo, che guardino uer$o quelle parti del Cie- lo, che $ɩ cõuiene, che $e ragione alcunna nõ impedira, & libero $erà il potere, la $tatua, che $erà po$ta 10 nella parte di dentro, guardi uer$o la $era, accioche quelli, che entraranno allo altare per $acrificare, & con$acrar le uittime $i uolgano uer$o l'Oriente, & uer$o il Simulachro nel Tempio collocato, & co$i uotando$i riguardino il Tempio, & l'Oriente, & i Simulachri come na$centi parino riguar- darei $upplicanti, & $acrificanti: percioche pare, che egli $ia nece$$ario, che tutti gli altari de i Dei uolti $iano incontra al mattino, ma $e la natura del luogo ci $erà d’impedimento, allhora uoltar $i deono le fabriche de i Tempi in modo, che la maggior parte della Città $i po$$a da i Tempi de i Dei Vedere. Etancho $i longo i $iumi $i faranno i Tempi come nello Egitto d’intorno il Nilo, pare che le fabrɩche debbiano uoltare uer$o le riue de i $iumi. Simigliantemente $e longo le uie publiche $i faranno deon$i edificare in modo, che i pa$$aggieri pos$ino riguarda- re, è $alutare dinanzi la fabrica.

Tratta del Decoro, che per stanza $i o{$s}erua, dilche $e n’è detto nel Primo Libro. Guardino adunque le fronti de i Tempi uer$o Ponentė, di qui 20 na$cerà, che gli altari, & gli idoli come na$centɩ soli pareranno illuminare le menti de, i, $upplicanti. Hora $e quelli, che ador auano glɩ idoli erano tanto rɩ$petto$i nelle lor cerimonie, & diuoti ne i Tempi, che douemo $ar noi, che adoramo Iddio uero, & bonoramo i $anti $uoi, non doucmo noi $are ognɩ dimo stratione, accioche $iamo incitati al uero, & mental culto Diuino<005>

CAP. VI. DELLE RAGIONI DELLE PORTE, ET DE GLI ORNAMENTI DELLE ERTE, O PILASTRATE CHE SI FANNODINANZI A TEMPI.

VESTE $ono le ragioni delle porte, & delle loro erte, ò pila$tri, che dinanzi à quelle $i $anno. 30 Prima è nece$$ario $apere di che maniera $i hanno à fare. Le maniere di es$i $ono la Dorica. La Io- nica, & l’Attica. I compartimenti di que$te nella maniera Dorica $i trouano con que$te ragioni, che la Cornice, che è $opra l’impo$ta $uperiore $ia ad egual liuello con i Capitelli delle colonne, che $ono nel Pronao, ò Antitempio. Il lume del portale e$$er deue in modo, che diui$a l’altezza del Tem pio, che è tra’l pauimento e i lacunari in tre parti, & mezza due di quelle $i diano all’altezza del lu- me delle porte. Que$ta altezza partita $ia in parti dodici, & di quelle $e ne diano cinque e mezza per la larghezza del lume da ba$$o: ma di $opra $ia ri$tretto in modo, che $e il lume da ba$$o e di piedi $edici, $ia ri$tretto unterzo del- I’impo$ta, ò erta che $i dica. Se di $edici à 25. $ia la parte del lume di $opra ri$tretta per un quarto della detta impo- $ta. Se da uenticinque, à trenta per la ottaua parte. Ma nel re$to quanto è l’altezza maggiore tanto piu dritto, & à piombo $i deue lauorare. Ma le erte $i $aranno gro$$e nella fronte per la duodecima parte del lume, & ra$tremate $ia 40 no di $opra la quartadecima parte della loro gro$$ezza del $opraciglio, $ia quanto la gro$$ezza di $opra delle erte. La Cima$a, ò Gola $ia per la $e$ta parte dell’erta. Lo $porto quanto e la gro$$ezza, deue$i $colpire, la Cima$a Lesbia con il tondino. Ma $opra la Cima$a che è po$ta $opra il $opraciglio, porre $i deue il $oprafrontale della gro$$ezza del $o- praciglio, & in quello $colpirui la Cima$a Dorica, & il tondino Lesbio di $coltura di ba$$o rilieuo; & dipoi $i faccia la Cornice piana con, la $ua Cima$a, & lo $porto $era quanto è l’altezza del $opraciglio, che $opra l’erte s’impone. Ma dalla de$tra, & dalla $ini$tra gli $porti $i deono fare in que$to modo, che le marginɩ uenghino in fuori, & nella cima le gole, & cima$e $i cõgiunghino in$ieme.

Prima, che ad altro $i uegni, parmi nece$$ario dichiarire alcuni uocaboli o$curi, che $ono posti da Vitr. & $ono questi. Antepagmentum, Thyro- mata, Atticurgis, Hypothiron, Lacunare, Supercilium, Cimatium Le$bium, & Doricum. A $tragalus Le$bius, Sima Scalptura, Crepidines. A dunque A ntepagmentum da noi è detta l’ Erta delle porte, cioe quelle pietre che stanno dritte da una banda, & dall’altra delle porte, ma io 50 non dubito che ancho non $i dica Antepagmentum quello, che $ta attrauer$o, perche Vitr. dice che la cornice, che sta $opra l’ Antepagmento di $opra, io ho interpretato la impo$ta di $opra. Thyromata $igni$ica le porte. A tticurges è parola u$ata da Vitr. altroue, e pare che Vitr. intenda il Corinthio, per quello, che $i uede nel $ine del pre$ente capo, e $a di$$erenza tra l’ Attico, & il Dorico, perche dice che $ono le por- te di tre maniere, la Dorica, la Ionica, & l’ Attica. Et di $opra ancho nel Terzo Libro ha $atto mentione della Ba$a $atta alla Attica, laquale dapoi Vitr. e $tata pre$a per la Ba$a Dorica: con che ragione io no! sò. Ben dice Plin. e$$er quattro maniere di colonne, & ui numera l’ Attica, che è quadrangulare, & ha quattro lati eguali, di modo, che que$ta maniera pare $eparata dalle altre. Ma può e$$er, che la Corinthia, che non ha niente di propio $e non il Capitello $i $erua di questa maniera, $i come della Dorica, & della Ionica. Lacunar quello, che $ia io l’hò e$po$to di $opra. Lacus è lo $patio tra un traue, & l’altro, & Lacunare, e la trauatura, cioè il traue, & lo $patio. Supercilium, Dante dice $opra- limitar dell’ alta porta, & quella pietra, che è $opra le erte della porta. Cimatium. Io ho detto nel Terzo, che Cimatium e nome Greco, & uuol dir onda picciola, hoggi $i chiama Cima$a, altri la dicono Gola, & quella che è Dorica, e chiara nelle opere Doriche. Ma quello, che $ia 60 la Cima$a Le$bia, pare che $ia una Gola lauorata, $i come dɩce il Filandro, ma io anchora non $on ri$oluto bene, $e la co$a e co$i, perche non il lauoro, ma la $orma, e quella, che deue $ar di$$erente la Gola, ò Cima$a Le$bia dalla Dorica, & $or$e e quella dɩ$$erenza, che è tra la Gola dritta, & la riuer$cia come è da un ל dɩ$te$o ad un S riuer$o. A$tragalus Le$bius, e come un mezzo tondino, e uuouoletto, $i come pone Fi- landro lauorato di ba$$o rilieuo, che Vitr. dɩce $ima $calptura, che uolgarmente Semo $i dice il na$o, delle Capre. Crepidines $ono le margini, & gli adornamenti, che uanno à torno le porte, cioe i membrelli, che attrauer$o, & per dritto corrono d’intorno la erte. Hypothyron e lo $pa tio, & il uano della porta chiamato Lumen da Vit. Horae$ponero il te$to. Dice Vit. che prima bi$ogna $apere di che maniere e$$er deue la por ta, & dice, che tre $ono le manierc delle porte. La Dorica, la Ionica, & l’Attica. Troua poi le mi$ure della porta Dorica, & dice che la cor- nice, che ua dɩ $opra le impo$te, & A ntepagmenti di $opra deue andare à liuello con i capitelli delle colõne dello Antitempio, ce in$egna poi à cõpartire tutto lo $pacio, che è dalla $ommita della detta cornice in$ino in terra, et una parte da al lume, l’altra al re$to de gli adornamenti. Vuo- le che $i deue partɩre l’altezza del Tempio dal pauimento alla trauatura, che à $opra l’Architraue in tre partie mezza, & da due quella al- 70 l’altezza del lume, e parte que$ta altezza in dodici parti, et ne da di quelle cinque e mezza alla l’arghezza del lume da Ba$$o, & uuole, che $ia ra$tremato ɩl lume di $opra con que$ta ragione, che $e il lume da Ba$$o $era da $edeci fin uenticique piedi, $i ra$tremi la parte di $opra, per un quarto della groβezza dell’erta, $e da 25. à 30. per la ottaua, & qui $i deue con$iderare à che $ine que$to lume $ia ra$tremato, perche que$ta regola non e per lo pɩu o$eruata ne gli edi$ici antichi, anzi nel Tempio di Tioli $olamente $e ne troua l’e$$empio, $or$e e per maggior $ortez- za, for$e perche $i uede tra le colonne meglio la porta da lontano. Simɩlmente egli $a le erte gro$$e per la duodecima parte del lume, & ra$tre- ma ancho quelle di $opra la quartadecima parte della loro gro$$ezza, & co$i $in qui hauemo il lume, i $uoi termim, & l’ultimo $patɩo della cor [0123]QVARTO. nice di$oprd, poi $i comparte lo $pacio, che è $opra il lume, in que$to modo, prima il $opraciglio ò $opralimitare è della gro$$ezza delle crte di $opra, et $i piglia poi la $e$ta parte della gro$$ezza dell’erta ò del $opraciglio, $i $a una cima$a, il cui $porto è tanto quanto la $ua gro$$ezza, & $i deue $colpire la cima$a lesbia col $uo tondino, ò a$tragalo, che $i dica, & qui auuertir douemo che questa cima$a uà à torno le erte, perche della cima$a del $opraciglio Vitr. ne parla $ubito, & dicen do, che $opra quella cima$a, che è nel $opraciglio ua lbyperthiro, egli dimo$tra che, qui intende d’un’ altra cima$a, $imilmente dicendo, che $opra quella cima$a, che è nel $opraciglio, egli dimostra, che nella gro$$ezza, ò altezza del $opraciglio, egli s’include la cima$a, & nõ è posta $opra il $opraciglio, $imilmente $opra la cima$a, che è nel $opraciglio ua lhyperthiro, ò $opraporta, ò $reggio, che $i dichi, & que$to è della gro$$ezza del $opraciglɩo, & s’include ancho e$$o in la cima$a Dorica, & il tondino ò a$tragalo lesbio di ba$$o rilieuo. perche que$ti membri non deono hauer molto $porto: $opra il freggio ò $opraporta ua la corona piana con la $ua gola come dimo$tra la $igura. Ma quello che dice Vitr. _Ma dalla de$tra, & dalla$ini$tra gli $porti $i deono $are in que$to modo, che le margini uen_ _ghi in fuori, & nella cima le gole è cima$e $i congiugnino in$ieme._ Egli $i deue intender, che le cima$e, che $ono nello hyperthiro ò $reggio, $porti- no in $uori, & $ul taglio die$$e, che Vitr. dice in ungue $i congiugnino le cima$e, che uoltano non à torno, come dice il Filandro, ma dalla de$tra & dalla $inistra 10 uer$o il parete da ilati, accioche quella parte di $porto del $opra$rontale ò hyperthiro non re$ti dalle bande $enza ornamento: La corona benche $ia alta, è pe- rò $econdo che dice Vitr. $e ne troua e$$empio; nel testo e mal $critto la doue dice del $opraciglio $ia que$to la gro$$ezza, bi$ogna leggere. Il $opraciglio $ia quan- to la gro$sezza.

Ma $e lc porte alla Ionica $i $aranno, $ia il lume alto come nella maniera Dorica. la larghezza non co$i, ma diui$a l’altezza in parti due, e mezza, di quelle una $i darà al lume da ba$$o, la larghezza della contrattura come nelle Doriche, la gro$$ezza delle erte per l’al- tezza del lume ne la $ronte la quartadecima parte: la cima$a dique$ta per la $e$ta parte della gro$lezza, il re$to oltra la cima$a $ia diui- $o in dodici parti, di tre dellequali $i $a la prima corfa con il $uo $u$aiuolo, ò a$tragalo, la $econda di quattro, la terza di cinque. & que- $te cor$e con i loro a$tragali uadino intorno intorno, Il $opralimitare ò frontale, e$$er deue compo$to al modo, che è compo$to il $o- pralimitar Dorico. Le men$ole ò cartelle dette Prothirides, $colpite dalla de$tra, & dalla $ini$tra pendino lontane alliuello del da ba$$o del $opraciglio oltra la $oglia. Que$ti habbiano nella $ronte una delle tre parti delle erte, & $ino dal ba$$o la quarta parte piu $otti 20 le che di $opra.

Vitr. ragiona in questo luogo del componimento della porta Ionica, & $i la$cia intendere. Cor$a è la $a$cia delle impo$te ò antepagmenti, la prima cor$a è la piu uicina al lume. Ancones $ono certe me$ole dalle bande delle porte à $imiglianza della lettera S. che con i loro capi ne i rittorti delle uolute $e intricano, & $ono dette Prothirides in Greco, qua$i antiportali, pendono dal di$$otto della cornice longo le erte à piombo dal ba$$o del $opraciglio, oltra la $oglia, come $i uede nella $igura, ne qui ancho $i deue credere, che la porta lonica habbia la cornice, come la Dorica à liuello de i capitelli, perche Vɩtr. non lo dice, & co$i l’oppo$itione del Fɩlandro ua giu.

Le porte à que$to modo $ono da e$$er po$te in$ieme, che i $u$ti de i cardini $iano longhi la duodecima parte dell’altezza del lume, i tim- pani, ò quadri delle porte, che $ono tra i fu$ti delle dodici parti ne ritt\~egono tre, le de$tributioni de gli orli, che impagine $i chiamano co$i $i faranno, che partite l’altezze in cinque parti, due $i diano à quegli di $opra, & tre à quelli di $otto, Sopra il mezzo mezzi orli po$ti $iano, & de gli altri alcuni riguardino ɩl di $opra, altri il di $otto, la larghezza dell’orlo $ia per la terza parte del quadro, la golet- 30 ta per la $e$ta parte dell’orlo, le larghezze de i fu$ti per metà de gli orli, & co$i la cornice, che ripiglia l’orlo detta replum, $arà per le $ei parti, & mezza di e$$o orlo. I fu$ti che $ono dinanzi la $econda impo$ta $iano per la metà dell’orlo.

Detto ha Vitr. delle porte inquanto à quello, che $i $a di $opra, di $otto, & dalle bande di marmi, ò di pietre, hora tratta dell’opera, che ua di legname, o ue- rò di metallo, che ancho di metallo ne $aceuan gli antichi. Noi dɩchiariremo alcuni uocaboli per $are la intellgenza di Vitr. piu e$pedita. Ianua non è altro, che il primo adito, & la prima entrata del tempio detta da Iano, à cui con$ecrato era ogni cominciamento, il resto communemente $i chiamaua ho$tia, cioe porte, prendo$i come $i uoglia, ò uer$o la parte interiore, ò uer$o la e$teriore, ò rauolgendo$i, comes’ u$a, i Greci le chiamarono Thyras, la onde il uono $i chiama hypothy ron, i lati delle porte $i dicono Ante, ò Para$tade, et dalle Ante gli adornam\~eti $on dettɩ Antepagmenta: Fanno differenza i latini tra que$ti nomi Ianua è porta, per che uogliono, che porta $ia propiamente quella della città & delle $ortezze, ma Ianua d’altri edi$ic{ij}. Con$ondono i nomi poi, & hanno per lo i$te$$o Ianua, & O- $tium. Po$ticum è la porta di dietro detta da Greci P$eudothyron, qua$i $al$a porta. Antɩcum è la porta dinanzi. Le porte di legno, & gli adornamenti $uoi co$i $i $anno, i $u$ti che entrano ne i cancani nominati da Vitr. $capi cardinales, $i deono $are in que$to modo, che prima $appiamo l’altezza del uano, ò lume della por- 40 ta, & que$ta diuidiamo in dodici parti, poi $acciamo detti $u$ti longhi per la duodecima parte come $e il lume $u$$e di 12. piedi $i darebbe un piede alli $usti, cioè mez- zo piede à quello di $opra, & mezzo à quello di $otto. que$ti $usti con i capi ò teste loro entrano come ma$coli nelle $emine, è cardini loro, cioè Cancani, uno de qua li è nel limitar di $opra, l’altro nel limitar di $otto. la doue $ono le lettere q r. V $auan$i anticamente questi modi per tenere le porte $o$pe$e, accioche in quelli Can cani $i riuolge$$ero i $u$ti, che $o$teneuano le porte. Grande $acilità al chiudere, et aprire, poco carico à gli edi$ic{ij}, & piu sbrigata maniera era l’antica di quella, che hoggi di u$amo. Tutto il legno piano della porta che era tra i $u$ti $i diuideua in quadri, che Timpani latinamente detti $ono: que$ti quadri erano circondati da certe liste, ò regole come cornici è gole. però Vitr. ci da la ragione di e{$s}i dicendo, che i quadri hauer deono tre parti di dodici dell’ altezza del uano, come é il qua- dro S & le regole, deono e$$er compartite in que$to modo, che diui$e le altezze del lume in parti cmque due $e ne diano à gliorli & impagini di $opra come è da t, ad, u, tre alle impagini di $otto, come è da, t, ad x, ma $opra il mezzo, cioè tra i quadri ò timpani nella diui$ione d’un quadro, & l’altro $iano poste mezze regole, & delle altre parti $iano con$iccate alcune regole, ò liste di $opra, alcune di $otto, la larghezza delle impagina $ia per la terza parte del quadro, come è da y, z, la gola per la $e$ta parte della impagine, le lunghezze de i $u$ti per la metà della impagine; & la cornice ouero l’ornamento della lista $ia di $ei parti è mezza di e$$a lɩ$ta. 50 Qui è molto da con$iderare quello, che dice Vitr. perche molti s’hanno a$$aticato, & poi hanno detto a modo loro Io non a$$ermo d’hauer trouata la uerità, ne pe- rò niego d’e$$er lontano dalla ragione, però dico, che chi uuole $ormare una portta al modo dɩ Vitr. (per quāto io stimo) bi$ogna con$iderare, che alcune porte $ono piu adorne, altre meno, però le meno adorne alla Dorica, le piu adorne all’ altre maniere $i $aranno, per gli adornamenti a’elle porte $ono la$ciati alcuni $pat{ij} piani, & quelli circondati d’alcuni rilieui attaccati, ò con$icati à detti piani, & intagliati di gole, & di li$telli, è cornicetti, & altri adornamenti oltra dɩ que$to i compar- timeti uar{ij} di detti piani, & di dette liste, & il $ar le porte intiere, ò di piu pezzi arreca minor ò maggior grandezza, & ornamento, però con$ider ando quan- to $i conuiene alla maniera Dorica, Io direi, che la prima compo$itione delle porte posta da Vit. conuiene alla maniera Dorica, et le altre compo$itionɩ alle altre ma- niere, ilche con ragione potemo giudicare, perche la prima compo$itione è piu $oda, l’altre $ono piu ornate: Dapoi perche $i uede mirabɩlmente conuenire il pri- mo compartimento alla Dorica, & glialtri, alle altre maniere. Ecco detto ha Vitr. di $opra. che la porta Dorica è larga al ba$$o per cinque p@rti é mezza del- le dodici de ll’ altezza del lume, tutto questo uano nel chiudere la porta e$$er deue occupato dal legno ò dal metallo d’un pezzo $olo, perche la larghezza della porta lo $o$tenta. Questo legno che empie il uano è adornato $emplicemente, ha due piani uno di $opra l’altro di $otto, detti tmpani circondati da lɩste regole, & or- 60 li, & nella di$tributione de gli orli, che impagini egli chiama, egli u$a il compartimento $opra detto & posto nella $igura della porta dorica. Ma la doue egli dice. _I fu$ti che $ono dianzi alla $econda impo$ta_ Egli $i deue intendere a questo modo, che il $econdo pagmento, ò impo$ta $ia un telaro dalla parte di den- tro della porta, che uadi à torno à torno, è $contri con gli $pac{ij}, che $ono tra i timpani, replum è come un $reggio, ò piano tra un cima$o & l’altro come dimo$tra la $igura.

_Ma $e le porte $eranno in $e ripiegate, & ualuatc (come dicono) le loro altezze $eranno come le $opradcette. Cioè come le Doriche Ma nella_ _larghezza $i aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza della porta, ma $e ella $erà di quattro fori $i aggiugnerà ancho l’al-_ _tezza._ Que$te $ono le porte Ioniche, cioè quelle porte, che $i aprono, & $ono di piu pezzi, & $i aprono pur in entro, & perche la porta Ionica e piu largha che la Dorica, però dice Vitr. Ma nella larghezza $i aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza della porta. & perche le porte Attiche erano, ancho piu larghe, come quelle, che $i ripiegauano in piu $usti, però à que$te ancho $e le da maggior altezza, & però Vitr. dice, Ma $e elle $eran di quattro $ori egli $i aggiugner à ancho l’ altezza.

70

Le porte fatte al modo Attico $i faranno con quelle ragioni, che $i fanno le Doriche, Oltra di ciò le cor$e, ò fa$cie $otto le golette uan- no à torno l’erte, lequali $i hanno à compartire in que$to modo, che nelle erte, oltra la gola di $ette parti nehabbian due.

Ecco qui la mi$ura delle porte, cioe di quel che sta $ermo, $eguitan gli ornamenti ò porte che $i mouono.

Et gli ornamenti di e$$e porte non $i fanno à gelo$ie, ma di due fori, ma ualuate, & hanno le apriture nelle parti e$teriori.

Io ho l’ autorit à d’alcuni antichi te$ti, che dice non cero$trota, ma clatrata. clatra è il lauoro $atto à gelo$ia, $i trouano porte $atte à que$to modo, che $i puo per e$$e uedere nella parte interiore, $ono come $errate, pare, che parli de lle corinthie, le chiu$e dellequali nõ $i $anno à gelo$ie, ne di due $usti ò pezzi, ma per la loro lar- ghezza $i $anno ualuate cioè di piu $ori e che $i riuolgono in $e, & s’aprono nella parte e$teriore. & co$i conclude. _Io ho e$po$to quanto ho potuto co_ _me, & con quai ragioni $i hanno à fare i tempi nelle maniere Doriche, Ioniche, & Corinthie. Come de legitime u$anze tratte $ono._ _Hora dirò delle di$po$itioni Tho$cane, come $i habbiano ad ordinare._ Qui $eguitano le $igure delle porte & prima della Dorica con la $ua Sa- coma, & ornamenti poi della Ionica $imilmente, & in $ine dell’ Attica, & tutte hanno & gli adornam\~eti et le $acome, & le lettere che dimo$trano le lor parti, mi- nutamente, & que$to è $atto con diligenza, perche la pre$ente materia è di$$icile.

[0124]LIBRO _A B_ l’altezza del Pauimento à i Lacunari. _C D_ l’altezza del Lume. _C E_ la larghezza di $otto del Lume. _D F_ la larghezza del Lume di $opra. _C G_ la gro$$ezza dell’erta da ba$$o. _D H_ la gro$$ezza dell’erta di $opra. _I @_ il Sopraciglio. _K @_ la Cima$a e Tondino che ua à torno le Erte. _N_ lo Hyperthiro e Freggio. _O_ la Cima$a e Tondino dello Hyperthi@@. _P_ la Cornice piana con la $ua gola. _P_ Corona, ò Gocciolatoio. _O_ A$tragalo Lesbio, ouero Vuouolo. _C_ Cimatio Dorico, altramente Cauetto. _N_ Hyperthiro, hoggi di Freg- gio detto. _K_ Cimatio ouero Vuouolo. _F_ Astragalo hora Fu$aiuolo. A P O C N K F F E P O N I V S T X B Z Y Q R D M C K H G [0125]QVARTO. _B_ Ancones. _C_ Hyperthiro. _D_ Corona. _E@_ Scapo. _F_ Cimacium. _G_ Replum. _D_ Corona. _C_ Hyperthiro. _H_ Cimatium. _I_ Prima Cor$a. _K_ Seconda Cor$a. _L_ Tertia Cor$a. _M_ Timpana. _N_ Impages. _O_ Scapi. D C H L K I O O N M N M N C N M N M N O O D C B E E F F [0126]LIBRO _O_ Cimacio Lesbio ò Vuouolo _P_ Cimacio Dorico ouero Cauetto. _Q_ Hyperthiro ouer Freggio. _K_ C@n@c o delle Pila$trate ò Ante ouero Intauolato. _S_ A$tragali ò Fu$aiuoli. _T_ Prima Fa$cia. _V_ Seconda Fa$cia. Mezze colonne quadre drieto lequali ua at acata la porta. _X X_ Scapo. _Y_ Cimacio _Z_ Replum ò Freggio tra i due Ci- mac{ij}. _I_ Timpano. _K K_ Impages. A O <373> Q R S V S T O <373> R S S Q I I I Z I I I T V X X Y K K I [0127]QVARTO. CAP. VII. DELLE RAGION THOSCANE DE SACRI TEMPI.

L luogo nelquale $i deue $abricare il tempio quando hauerà $ei parti di longhegza leuandone una, $i dia il re$tante alla larghezza. Ma la lunghezza in due parti $i diuida, & quella parte, che $erà di dentro $ia di$$egnata per gli $pacij delle celle, ma la uicina alla fronte $ia lafciata per porui ordinata mente le colonne, $imilmente diuiderai la larghezza in parti dieci, di que$te tre ne darai allo $pacio delle celle minori, che $ono dalla de$tra, & dalla $ini$tra, ouero le la$cierai doue e$$er deono le ali, ma le altre quattro $i diano al mezzo del tempio. Lo $pacio dinanzi le celle nello antitempio co$i di$le- gnato $ia per le colonne, che quelle de gli anguli $iano dirimpetto à ɩ pila$tri nelle ultime parti de i pareti, ma le due di mezzo, che $ono dirimpetto à i pareti, che $ono tra i pila$tri, & il mezzo del tempio $iano co$i di$tribuite, che tra i 10 pila$tri, & le prime colonne per mezzo all’i$te$$a fila ne $ian di$po$te delle altre, & $iano dal ba$$o per la $ettima par te della lor altezza, ma l’altezza per la terza parte della larghezza del tempio, & la colonna $ia dal di$opra ra$trema- ta per un quarto della gro$$ezza da ba$$o; le $pire $iano alte per la meta della gro$$ezza, & habbian l’orlo $atto à $e$ta alto per la metà della $ua gro$ezza, il ba$tone con l’apophige gro$$o quanto è l’orlo. L’altezza del capitello per la meta della gro$$ezza, la larghezza dello Abaco quanto è la gro$$ezza dal ba$$o della colonna, parti$ca$i poi la gro$$ez za del capɩtello in tre parti una $i da all’orlo, che è in luogo dell’ A baco, l’altra all’ Echino ò Vuouolo che $i dica, l’altra all’ Hipotrachelio ò collarino con il tondino, & l’apophige. Sopra le colonne imponer $i deono le traui congiunte, & concatenate al pari, che ri$$eruiuo que modu li nelle altezze loro, che $erà richie$to dalla grandezza dell’ opera. Et que$te traui, che $i hanno à legar in $ieme, $ian di tanta gro$$ezza, quanto è l’hipotrachelio della colonna di $opra, & $iano collegate in modo con chiaui, & trauer$i inca$trati, che quella inca$tratura tegni di $pacio di due dita larga le 20 traui, imperoche toccando$i, & non riceuendo $piraculo dɩ uento, $i ri$caldano in$ieme, & pre$to $i gua$tano Ma $o- pra le traui, & i pareti $ia il trappa$$o de i mutuli $porti in $uori per un quarto della gro$$ezza della colonna, & nelle frõti loro dinãzi $iano a$$itti gli ornam\~eti, che antepagm\~eti $i dicono, et $opra quelli il timpano, che habia i $uoi $a$ti gi di muro, ò di legno, ma $opra quel $a$tigio, ò cima $i ha à porre il colmello, i canthieri, ò co$tali, & i tempiali in mo do che’l grondale nel $uo $ine alla tcrzera ri$ponda.

Qui Vitr. tratta delle ragioni delle opere Tho$cane, hauendo$i $pedito delle opere de Greci, prima, che io e$pona quanto apartiene alla intelligen- za del pre$ente luogo, dɩrò alcune co$e conuenienti à tutte le ragɩoni deli’opere $opradette, benche altr oue ne habbiamo detto. Prima io dico che l’opera Dorica, è piu atta à $o$tentar i pe$i, appre$$o è la T bo$cana, $opra la Dorica nel jecondo ordɩne $ta la Ionica, & nel terzo la Co- rinthia come piu ornata, & dilicata ad imitatɩone de gli alberi $atti dalla natura nel piede rozzi, n@ll’a$cend@r piu $ottilɩ, nella $ommɩt à piu adorni; però $i uede in molti edɩ$ic{ij} l’ordine ba$$o e$$er il Dorico, ɩl di mezzo lonico, & il di $opra Corntbɩo. Oltra di que $to non $i douemo 03 merauigliare $e Vitr. trattando dɩ tutte le ragioni delle maniere del $abricare, ba trattato delle Tho$cane, percioche l’ Architettura come ho- $pitc hebbe per li $uoi primi alberghi l’Etruria, cioè la T o$cana, come ancho $i legge de gli antichi R e di quella e$$ere $tati molti monumenti, & molte $abriche genero$e. Hora Vitr. dice che la lunghezza del tempio e$$er deue in $ei parti diuɩ$a, & cɩnque di e$$e $i deono dare alla larghez- za, in modo, che la detta proportione della larghezza alla lunghezza del tempio $erà $e$quiquinta. Oltra di que$to uuole, che tutta la lunghez- za $ia partita per metà, & una $i debbia dare per rinchiudere le celle, & l’altra la$ciar al portico, ouer antitempio. Fatto que$to uuole, che $i parti$ca la larghezza del tempio in dieci partɩ, dellequali ne la$cia tre dalla de$tra, & tre dalla $inistra, per compartimento delle picciole celle, lequali ò $i $aranno nella te$ta, ò da i lati, come accenna Vitr. quando dɩce.

Ouero le la$cierai doue deono e$ler le ale.

Hauendo poi co$i partito ne $egue, che le altre parti, che $ono quattro, resteranno al mezzo del tempio la onde tale proportione dal mezzo à cia$cuna delle bande $er à proportione $e$quiterza, et in que$to modo $i ha la dɩ$tributione della parte di dentro. Hora quanto apartiene al colõ 40 nato dinanzi, $aperai che per mezzo gli anguli de i pareti del tempio, $opra iquali anguli stanno le ante, ò pila$tri, à dirimpetto $i deono por- re le colonne, lequali $ono termini della lunghezza del tempio, & perche da uno angulo all’ altro è molta dɩ$tanza, per e$$er l’a$petto are$tilo cioè de liberi intercolumi, però uuole Vitr. che tra le colonne angulari, ne $iano altre due in modo, che la $ronte $erà di quattro colonne, & di tre $pat{ij}, & perche tra il pila$tro & la colonna angulare ui è molto $patio, & co$i tra il parete, & le colonne di mezzo, però uuole Vitr. che $acciamo un’altro ordine di colonne, nel mezzo, & quelle di$po$te $iano all’ incontro delle prime $otto il portico dell’ antitempio, la lunghez za di que$te colonne interiori $erà maggiore della lunghezza dɩ quelle della $ronte, quanto può ricercar l’ altezza dello Architraue dauanti, & pare, che per questo Vit. uoglia, che que$te colonne $iano alte la $ettima parte dellà loro gro$$ezza, & l’altezza $i prender à prima dalla lar- ghezza del tempio, però $i diuider à la larghezza del tempio in tre parti, l’una delle quali $erà l’altezza delle colonne, et que$ta altezza par tita in $ette parti, ne darà una alla gro$$ezza dal piede della colonna, & questa gro$$ezza poi diuɩ$a in quattro parti dimo$trer à quanto e$$er debbia ra$tremata la colonna. A me pare che manchi alcuna co$a nel testo di Vitr. anzi io direi, che non $i de$idera piu, ch’una lettera, in mo- 50 do che la, doue dice _qui inter antas, & mediam ædem fuerint_ dice$$e _quae inter antas_ & co$i $i appunterebbe la lettione _$pa_ _tium, quod erit ante cellas in pronao, ita columnis de$ignetur, ut angulares contra antas parietum extremorun è_ _regione collocentur._ & qui un punto, & poi legga$i. _Quae inter antas, & mediam aedem fuerint, ita di$ttibuantur._ Vitr. dimostra come $i hanno à dɩ$ponere le colonne angulari, & le di mezzo nella $ronte, & le di dentro del pronao, ilche stando co$i, ci lie ua il dubbio del Serlio, & del Filandro cerca l’altezza delle colonne, $imile intendimento, ancho di $opra s’è ueduto, Ma le mi$ure delle $pire, & de i capitelli, & del re$to $ono $tate dichiarɩte di $opra nel terzo libro. Re$taci à dichiarire quello, che uuol dire Vitr. quando egli dice.

Ma $opra le traui, & $opra i pareti $ia il trappa$$o de i mutuli $porto in $uori per la quarta parte dell’altezza della co- lonna.

Cioe bi$ogna che le te$te delle traui trappa{$s}ino oltra il parete per un quarto dell’ altezza delle colonne, come dimo$tra la $igura, ilche $a un largo piouere, le te$te di que$ti trauicelli deono e$$er coperte, con i $uoi adornamenti a$$itti, che Vitr. chiama antepagmenti, ò pure egli intende gli 60 adornamentɩ de i $ronte$pic{ij} de i tempi, & questo è migliore intendimento, & però dice.

2

Et nelle fronti di que tempi dinanzi $iano $itti gli antepagm\~eti, & $opra quelli il timpano, che habbia i $uoi $a$tigi di muro, ò di legno, & $opra quel fa$tigio il colmo, ò colmello, & i can- thieri, & i tempiali in modo chel grondale ri$ponda alla ter- zera del coperto compito.

Per terzera, che tertiarium è detta intende Vitr. tutta qualla legatura che dal colmo partendo$i $i allargha in $orma triangolare, & è dalle chiaui è trauer $i contenuta, & rende la $orma compita del tetto, come appare per la $igu- ra.a. & qui è la pianta della maniera Tho$cana, il cui alzato, è à faccie 128 $egnate di numero imperiale.

[0128]LIBRO

Le maniere Tho$cane doueuano hauere ancho altri compartimenti, & dare ancho occa$ione a gli Architetti di prendere da quelle alcune mi$ure, & me$colarle con gli altri generi, come qui $otto dirà Vitr. & allargher à la mano à quelli $uper$titio$i, che non uogliono preterire alcuni precetti dell’ Architettura temendo, che ella $ia tanto pouera, che $empre $ormi le co$e ad uno i$te$$o modo, ne $anno, che la ragione, è uniuer$a le, ma l’ applicarla è co$a d’ingenio$o, è ri$uegliato Architetto, & che la bella me$colanza diletta, & le co$e, che $ono tutte ad un modo uengo- no in fastidio, però dirà Vitr. dapoi, che hauerà parlato delle forme $emplici, ancho delle composte, & tra i tempi $emplici numera anche i ritondi, de iquali non ha parlato nel terzo libro, quando egli diuideua i tempi $econdo gli a$petti, per le ragioni allegate in quel luogo. Et que $te maniere egli con$e$$a hauerle imparate, & hauute da i $uoi precettori, & $atto $ine alle co$e pertinenti alle proportionɩ delle $abrɩche per tinente alla religione, uenir à alle commode, & opportune all’u$o commune della città Io ardi$co di affirmare, che la $cielta delle co$e $atta da Vitr. $ia stata fatta con $ommo giudicio, & che $i bene non pare co$i al primo a$petto nientedimeno, à chi legge, e rilegge, e con$idera tutte le parti, che in que$ta $ua artificio$a $abrica $i trouano, uederà che egli non n’hauer à la$ciata alcuna delle belle, e nece$$arie, & $e alcuno d@$idera le co$e piu minute, non $a quello, che $ia $criuere un’arte con dignità ne quello, che $ia di$$erente la inuentione dalla elettione.

70

Il componimento delle ricette ricerca ogni minuta de$crittione di tutte le co$e come ricerca de$crittione di un luogo particolare, mail componi mento d’un’arte richiede una $cielta delle principali e nece$$arie, come la de$crittione del mondo detta Co$mogra$ia prende $olamente le parti uniuer$ali $econdo il ri$petto che hanno al cielo, però imparamo porger le co$e $econdo, che $ono con decoro, e grandezza dichi $criue.

[0129]QVARTO

Fanno$i ancho de i Tempi ritondi, de quali altri $ono d’un’ala $ola $enza cella colonnati, altri $ono cinti d’intorno, Quelli che fatti $ono $enza cella hanno il tribunale. & l’a$ce$a per la terza parte del $uo diametro, Dapoi $opra i pie deltili po$ti $iano le colonne tanto alte, quanto è il diametro da gli e$tremi pareti de i piede$tili, ma $iano gro$$e con i loro capitelli, è $pire per la decima parte della loro altezza. Lo Architraue alto per la metà della gro$$ezza della colonna: ll Zo$oro, ò $regio, & le altre parti, che uɩ uanno $opra $iano come nel Terzo Libro delle mi$ure $critto hauemo.

Tratta$i nel pre$ente luogo de i Tempi ritondi, & di alcune maniere di Tempi composte. E co$a degna di auuertimento la dimo$tratione delle co$e dette da Vitr. A Ve$ta $i $aceuano i Tempi ritondi, & molti riuer$i di Medaglie ci lo dɩmostrano. I Thracɩ $abricauano al Sole i Tem pi di que$ta $orma. Erano nel mezzo del tetto $coperti, la $orma ritonda dimo$traua la $igura del Sole. La $ommità $coperta ci daua ad intendere, che la luce del Sole illuminaua di $opra tutte le co$e, & il tutto per quello ueniua in luce, & $i mani$e$taua. Trouan$i de i Tempi 10 grandi$simi di $orma ritonda, come quello che à tutti i De i da M. Agrippa $u con$ecrato, & il tempio di Bacco, & alcuni altri, ma per lo piu i Tempi ritondi non erano molto grandi, ma $i poteuano chiamere Sacelli, ò Capelle. Que$ti $ono di due maniere, perche ouero hanno le ale da una parte $ola, & $ono dette Monoptere, ouero intorno, & $ono dette Periptere. Il trɩbunale e quella altezza eleuata, allaquale per gradi $i a$cende, & Vitr. ci da la ragione della $alita, & la $igura della pianta lo dimo$tra ancho a$$ai acconciamente, haueuano le colonne $otto i $uoi Picde$tili, & nel mezzo era l’ Altare, & io credo, che questa $orte di Tempi non era troppo grande. Vede$i nell’ antico alcun Tempio ritondo, come quello da Tiuoli, dalquale uiene un portico quadrato in $uori, che ha il $uo Fronti$picio, a$cendeua$i per gradɩ dɩnan- Zi dalla parte del portico, & le colonne erano $opra uno eleuato muro, che ancho $i può chiamar Tribunale, e Stereobata, e Stɩiobata, & $iamo $tati in opinione, che quella parola Monopteros $e debbia intendere al modo dɩ quel Tempio di Tiuoli, perche pure, che $ia dɩ@$erenza tra Peripteros, e Monopteros, perche Peripteros (come hauemo detto piu uolte) $ignɩ$ica alato à torno, & Monop@eros di una ala $ola, & che per quella ala $ia $igni$icato quell’ Antitempio, che in $orma quadra e$ce dalla rɩtondità del Tempio, come è l’entrata della Ritonda, & 20 in que$ta opinione ci ha me$$o il non hauer ueduto di$$egno di Tempio $atto al modo, che dice Vitrnuio, & tutte le piante de$critte e$$er $atte al modo del Tempio di Tiuoli, $imiglianti parendoci ancho, che quella $alita di tanti gradi haue$$e troppo del gon$io, ma non dɩcendo Vitr. al- tra co$a piu chiara, hauemo $atto la pianta, come $i uede, non negando pero che non $ia bellis$ima maniera ancho quella del Tempio dɩ Tiuo- li, & di altri $atti à quel modo, & con quelle proportioni, ma di questo la$ciamo libero il giudicio, à chi uuole. Pigliando adunque, la ter- za parte del diametro del Tempio di quella $aremo la $alita, & l’altezza del Tribunale, o Piedi$tilo, che $i dica, & di $opra uɩ poneremo le colonne di maniera Corinthia, imperoche $ono alte quanto e il diametro rinchiu$o tra glɩ e$tr cmɩ pareti del Piede$tilo, cioè quanto è ɩl dɩa- metro dell’ opera, & $ono le colonne gro$$e la decima parte della loro altezza computando ɩl capitello, & le $pire. l’ Architraue e alto per la metà della gro$$ezza della colonna. Il resto $egue le ragɩoni, & proportioni po$te di $opra nel Terzo Libro. Da que$to compartimento $i comprende che l’opera era di maniera Corinthia. Ma qui potrebbe alcuno de$ider are di $apere. $e oltra le $orme ritonde $i pos$ino $are an- cho i Tempi di $orme moltangulari come di otto $acie, di dieci, & d’altre $orme, io rɩ$pondo, che que$to $i potria $are, come $i uede, che al- 30 cuni de moderni hanno di$$egnato, & che la ragione ci può $eruire in ogni $orma, quando la $abrica è accommodata all’u$o, ma io non $o che ci $ia $tato Tempio antico di molti anguli, pure quando $i uole$$e $are, bi$ognerebbe hauer quella ragione di $are le piante dɩ molti anguli, & di rinchiudere in un circulo ogni $orte di $igura, ilche da Euclide con duno$tratione, & da molti de moderni con pratica ci e $tato chiaramen- te dimostrato, e $pecialmente da Alberto Durero nel $uo libro della Geometria, ilquale tiene pratiche molto utile, e belle, & io per non e$$er tedio$o le la$cio ad altro tempo. Main que$te $orme di molti anguli io crederei che $i heue$$e à perder molto terreno, & che $i hauerebbe delle di$$icultà ri$petto al compartimento di dentro, & che per $ar parere la co $a bella di dentro uia ci bi$ognerebbe gran numero di colonne, & $are molte celle, & molti ornamenti.

[0130]LIBRO [0131]QVARTO.

Fanno$i ancho i Tempi d’altre maniere ordinate dalle i$te$$e Simmetrie, ma in altro modo di$po$te. Come è il Tempio di Ca$tore nel Circo Flamminio, & tra due bo$chi $acri il Tempio del gran Gioue, & piu argutamente nel bo$cho di Diana aggiuntoui dalla de$tra, & dalla $ini$tra alle $palle dello Antitempio le colonne. In que$ta maniera prima $u $atto il Tempio, come è quello di Ca$tore nel Circo: Di Minerua in Athene nella Rocca, Et di Pallade à Sunnio Attica. Di quelle non ci $ono altre proportioni ma le i$te$$e. Le longhezze della Cella $ono doppie alle larghezze, & come l’altre parti eguali, che $ogliono e$$er nelle fronti $ono à i lati trapportate. Sono alcuni, che togliendo le di- $po$itioni delle colonne dalle maniere Tho$cane trasferi$cono quelle ne gli ordini delle opere Corinthie, & loniche, perche doue le ante del Pronao u\~egono in fuori, iui all’incontro della Cella de i Pareti ponendoui due colonne com- muni $anno le ragioni delle opere Tho$cane, & delle Greche. Altri ancho rimouendo i pareti del Tempio, & appli- cando à gli intercolunni nello $pacio dell’ala del leuato parete ampia fanno la larghezza della Cella, & con$eruando 10 le altre co$e con le i$te$$e mi$ure, & proportioni, pare che habbiano creato un’altra maniera di $igura, & di nome, d’un P$eudoperiptero. Ma quelle maniere $econdo l’u$o de i $acri$ici $i uanno mutando, perche non à tntti i dei con le i$te$$e ragioni $i edi$icano i Tempi.

E$pedite le $orme de i Tempi ritondi accioche niente ci restɩ Vitr. ci propone ancho altre maniere di Tempi cõpo$te, & me$colate delle maniere Greche, & Tho$cane, & per maniere Greche egli intende tanto le Corinthie, quanto le loniche. Aɩtri aggiugneuano alle $palle dello Antitem pio tre colonne per parte. Altri ancho nei latɩ del Tempio $eguiuano con lo i$te$$o ordine di colonne. Altri apriuano la Cella, & la riduceuano à maggior larghezza $acendo i pareti la doue erano le colonne, & $econdo il propo$ito, et la cõmodità de i $acri$ic{ij}, che (come ho detto erano diuer$i) accõmodauano le di$po$itioni de i Tempi, ilche da ad intendere ancho à noi che all’ u$o de no$tri $acri$ic{ij}, accõmodiamo le di$po$itɩoni delle chie$e doue, & $i $acri$ica il uero $acri$icio, & $i predica, & $i celebran i $acri o$$ic{ij}, & $i $erbano le Sante $eliquie, & ui uanno, è stan- no buomini, è donne. Hora è $ornito l’altra parte della $abrica, che era quella, che apparteneua alla R eligione. Et però conclude Vitr. & dɩce.

20

Io ho e$po$to tutte le ragioni delle $acre ca$e de i Dei, come mi $on $tate la$ciate, ho di$tinto con i $uoi compartimenti gli ordini, & le mi$ure, & mi $on forzato di de$criuere quanto ho potuto, quelli che $ono de $igure dis$imiglianti, & con che di$$erenze tra $e $ono $eparate. Hora io diro de gli altari de i Dei immortali, accioche attamente $iano ordi- nati alla di$po$itione de i $acri$ici.

Et co$i @agiona delle mi$ure de gli Altari dicendo.

CAP. VIII. DELL’ORDINARE GLI ALTARI DE I DEI.

GLI Altari riguardino all’Oriente, & $iano $empre po$ti piu bas$i de i $imulachri, che $aranno nel Tempio, accioche i $upplicanti, & $acerdoti guardando in $u ammirando$i della diuinità con di- 30 $eguali altezze al decoro di cia$cuno de i $uoi Dei compo$ti $iano. Le altezze de gli Altari co$i deono e$$er e$plicate, che à Gioue, & à tuttii Dei cele$ti altis$imi $iano fabricati. Alla Dea Ve$ta, al Mare, & alla Terra $i facciano bas$i, & co$i le forme de gli Altari nel mezzo de i tempi conuenienti $i di- $porranno poi che in que$to Libro trattato hauemo delle fabriche de i Sacri luoghi, ne i $eguenti $i dira de i compartimenti delle opere communi.

La $omma di questo ultimo capo è come s’habbiano à drizzare gli altari per $eruare il Decoro conueniente alla $orza, & al potere di cia$cuna Deità. Conuengono tutti in que$to, che deono riguardar l’Oriente (come di $opra s’è detto). Vuole Alberto, che gli antichi $ace$$ero l’ Altare alto $ei piedi, largo dodici, $opra’lquale po$to ui $u$$e il Simulachro, Vitr. non ci pre$criue altezza, perche altri Dei altezze richiedono, & $opra gli Altari $i $acri$icaua. I Decreti de i nostri Ponte$ici non uogliono che gli Altrari $i $acciano d’altro che di marmo, & $opra quelli ui uogliono una pietra con$ecrata. Ma $e stiano meglio, piu altari, ò d’un $olo lo la$cio decidere ad altri. Noi $opra gli Altari $tendemo bellis$i 40 me touaglie, & dinanzi ornatis$imi panni. Non ci mancano i candellieri, & le lampade ace$e di e notte dinanzi ɩl Sacratis$imo corpo di no$tro Signore à cui per ogni Chie$a e$$er deue con$ecrato un’ Altare. V$amo ancho $opra gli Altari di porre le reliquie di Santi, pero bi$ogna loro prouedere di ornati, & b\~e compartiti depo$iti. Oltra di que$to $ogliono i no$tri hauere un luogo $eparato doue $eruano le uestɩ Sacerdotali, i Libri, & l’altre co$e nece$$arie à i Sacrɩ$ic{ij}, & doue $i apparano i $acerdoti, questi luoghi io gli $arei in quelle parti doue anticamente ne i Tempi era il postico. hanno il Choro doue stanno à celebrare gli o$$ic{ij}, Sacri, hanno la torre alta nella cui $ommità $tanno $o$pe$i queglli $tru menti di Bronzo, che noi Campane chiamamo, non u$ati da altri, che da Christiani, & $ono per conuocar col $uono loro le genti alla Chie$a nel le debite hore. Que$te torri e$$er deono alte, pir amidali, e proportionate con l’altezza del T\~epio, & $i adornano, ò con oro, ò con belle intonica ture di pietre uanno eguali quadre $in al luogo, doue s’ appicano le Campane, iui $i $anno d’intorno i cornicioni, & s’aprono con colonnati ac- cio che’l $uono $i oda, à quelli $i $ale diuer$amente altri con lumache, altri con gradi, altri con piu commode $alite, & qui appare l’ingegno, & la $ottilità dell’ Architetto, & ancho la grandezza dell’ opera, quando $ono alte, & che $opra quelle alzati $ono grandis$imi pe$i di marmi. So- 50 pra i cornicioni, & l’apriture ui ua la Piramide di proportione $e$quialtera alla $ua ba$a, ò uero equialtera, altri ancho $anno le puppole in luogo di Pir amide, & le $ue lanterne, in que$te torri ancho $i $anno gli horologi da contrape$i, co$a non cono$ciuta da gli antichi, questi horo- logi dimo$trano di $uori con un raggio l’hore naturali, i $egni, i gradi del Sole, i giorni della Luna, la quantità del di, & della notte, & po$$ono $ar altre dimostrationi, e mouimenti di $igure, come $i uede in molti luoghi. Hanno dietro la Chie$a il Cimitero, doue $i $epeli$cono i corpi, luo- go Sacro, imperoche la bene ordinata no$tra Religione ha uoluto hauer cura del $epelire i corpi, e$$endo i corpi humani $tati ua$i dello $pirito Santo, & douendo quelli di nuouo ri$u$citare, doue & naturale, & ordinata pietà $i dimo$tra nel $epelire i morti. Ma Dio uoglia, che à no- $tri Tempi non $i $acciano $imili u$$ic{ij} piu pre$to à pompa de uiui, che à pietà, e con$olatione de i morti, Non é lodeuole, che i monumenti, ò $e- pulture $iano nelle Chie$e, pure egli $i u$a à grandezza nelle capelle à que$to con pregio appropiate, & in luoghi emine@ti $i pongono piu alte de i Sacri Altari, & s’appongono le memorie, i titoli gli Epigrammi, i Tro$ei, e le in$egne de gli antipa$$ati, doue le uere e$$igie di bellis$ime, & $inis$ime pietre $i uedono, & i glorio$i ge$ti in lettere d’oro intagliati $i leggonono co$e da e$$er poste piu pre$to nel Foro, & nella piazza, 60 che nella Chie$a, & $olamente de gli huomini illu$tri, & di quelli le opere uirtuo$e de i quali, e$$er po$$ono di mcmorabile, & imitabɩle e$$em- pio à i Cittadini. Ma la$ciamo que$ta digres$ione, è $tando con Vitr. ricordiamoci di $eruar il Decoro in ogni co$a, e $pecialmente nell honore di Dio, & de i Santi amici $uoi, & de i Serui $acro$anti de$tinatial culto di quelli e rinchiu$i ne i monasteri, à iquali è conueniente, che $i pro- ueda di grandi, & commodi habitationi, di $patio$i chio$tri, & di bei giardini, & d’altre co$e nece$$arie alla uita hone$ta è commune, & qui $ia $ine del Quarto Libro, & di $otto $ono due piante di que Tempi compo$ti de i quali ha parlato Vitr. nel $ettimo Cap.

IL FINE DEL QVARTO LIBRO. [0132]LIBRO PIANTA DI VN TEMPIO COMPOSITO THOSCANO. [0133]LIBRO QVINTO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO.
PROEMIO.

_LEPARTI_ dell’ Architettura (come nel Primo al terzo cap. ci ha dimostrato Vitr. & noi ancho ha uemo replicato nel Proemio del terzo) $ono tre: la Edɩficatione, la Gnomonica, & l’arte delle ma- chine, Veduto hauemo nel mede$imo luogo, che in due partiera la Edificatiane dɩuɩ$a, Puna dellequa- li apparteneua alle co$e publiche, & communi. L’altra alla ragione delle opere partɩcolari. Parti- ta fu la ragione delle fabriche unɩuer $ali, & communi in modo, che unariguardaua la dife$a; dellaquale 20 nel Primo Libro s’è detto. L’altra eratutta alla Religione dedicata, gia e$pedita nel Terzo, & nel Quarto Libro: perchè nel $econdo ha trattato della materia uniuer$ale, conɩe di co$a che pre$tamenɩe $i doueua e$pedire; L’ultima alla opportunità, & alcommodo $i concedeua. Di questa nel pre$ente lɩbro $i tratta, nelquale $i uede la Dɩ$po$itione del, Foro delle Ba$iliche, dello Erario, della Curia, del- la Prigione, del Theatro, & delle co$e pertinenti al Theatro, come $ono le Scene, i Portici, la Graduatione, de i Bagni, delle Pale$tre, & luoghi da e$$ercitar$i, & finalmente de i Porti. Lequal tutte co$e appartengono all’u$o della piu parte, ne $i po$$ono ueramente chɩmar priuate, ne ancho publiche, ma communi, perche le publi- che io intenderei e$$er le mura, & le dɩfe$e, che egualmente à tutti $i riferɩ$cono, le commum quelle, che all’u$o, & piacer di molti$i de$$e- 30 ro, & le priuate quelle, che ad una $orte $ola diper$one $i fabrica$$ero. Prepone à questo trattamento un Proemɩo degno da e$$er con$ide- rato, percioche per e$$o $i ri$ponde à molte dimande, che $i $oghono fare da molti, che ognɩ giorno uanno di Vitr. ragionando per u$ar una parolamode$tà, & non dɩr cɩcalando, ne hanno letto, ne con$iderato bene quello, che in que$to authore $itroua. Noi uedemo chia- ramcnte, che Vitr. non $olamente ha con$iderato, & e$$aminato bene le co$e, dellequali egli doueua dare molti ammae$tramenti, ma an- chora $i ha propo$to nell’ animo di e$plicare il tutto con bella, & artificio$a maniera, & con modo al trattamento d’un’arte conueneuole, chinon ha ueduto, è uede Pordine merauig lio$o de i$uoi precetti? chi non ammira la $celta delle belle co$e? quale dɩui$ione, ò parte ci man- ca, che al $uo luogo non $ia coliocata? chi leuera, ò aggiugnera, che bene $tɩa alcun $uo documento? Et $e egli non ha parlato come Ari- $tarcho, Democrito, Ari$toxeno, Hippocrate, ò come altro perfetto nella $ua profes$ione, eglɩ certamentè ha u$ato quelle uoci, che era- no amme$$e à i tempi $uoi, & quella forma di dire, che $irichiede da chi uuole ɩn$egnare. Et perche que$ta non è mia ɩmagìnatione, ho ca- ro che $i legga il Proemio del pre$ente libro, di che ne feci auuertito nel mio Primo ragionamento il lettore. la doue leggendo noi Vitr. in 40 que$ta parte, trouaremo quanto ho detto e$$er ueramente fatto da Vitr. con deliberato, & ragioneuol con$iglio, il qual dɩmostra quanto differente $ia lo $criuere le Historie, ò uero i Poemi, dal trattamento d’un’arte, & proua la difficultà dello in$egnare, & non cɩla$cia ancho de$iderare il modo di $criuere i precetti dell’arte, & però dice.

PROEMIO.

QVELLI, che con grandi uolumi e$po$to hanno i pen$ieri del loro ingegno, & precetti delle co$e, certamente hanno dato grandis$ima riputatione à i loro $critti, ilche uole$$e Dio, ò Imperatore che ancho nei no$tri $tud{ij} $i comporta$$e, accioche con tal ampiezza di dire etiamdio ne i no$tri precetti l’authorità prende$$e augumento, ma que$to non e, come altri crede e$pedito.

50

ɩl $en$o di que$te parole è, che il potere à $uo aggio $criuer quello, che nell’ anɩmo $i uolge, $enzae$$er obbligato à bre uita di dire, $uol dar credito, & riputatione à gli $crittori, percɩoche à grado $uo cia$cuno ampiamente $criuendo, può amplɩare, adornare, & acconciare i $uoi $critti in modo, che po$$ono piacere, & dilettare, e, $pecialmente quando le co$e $on tali, che tengono i lettori de$idero$i di $aper pɩu oltre, ma $imile ampiezza non e co$i facile in ogni trattamento, perche $e co$i fu$$e, io non dubita- rei, che non potes$i a i miei $critti dare authorità & riputatione, pero non potendo far que$to, io re$to con gran de$iderɩo farlo; ma di- rebbe alcuno perche non lo puoi fare? Vitr. ri$ponde.

Percioche egli non $i $criue dell’ Architettura, come $i $criuono le Hi$torie, ò uero i Poemi.

_I_ Poemi $ono pen$amenti del no$tro mgegno, & le Hɩ$iorie e$$empi delle attioni, pero rifponde à quello, che egli ha detto poco di $opra dicendo.

Pen$ieri del loro ingegno, & precetti.

Dapoi $eguitando dimostra la differenza che, ė, tra lo $criuer PHi$torie, & i Poemi, & trattar dell’ Architettura, dicendo.

60

Le Hi$torie, da $e tengono i lettori, perche hanno uarie e$pettationi di co$e noue, & le mi$ure de i uer$i de i Poemi, & i piedi, & la $cielta di$po$itione delle parole, & delle $entenze tra le per$one, & la di$tinta pronuntiatione dei uer$i con lu$inghe conduce i $entimenti di chi legge $enza offe$a in$ino all’ultimo de glɩ $critti, ma que$to non $i puo fare nello $criuere dell’ Architettura.

La Hi$toria diletta, perche apporta $empre co$e noue, dellequali ne è l’animo nostro $ommamente de$idero$o; dilettando la uarietà, è nece$$ario, che il lettore $i $tia $empre bramo$o, però per $atisfare al $uo de$iderio legge continuamente, & con dɩfpiacere $i ferma. Et molto piu dilettano i Poemi, $i perche hanno la nouità delle co$e, $i perche allettano. l’orecchie con la $oauità de i numeri, & delle parole, doue l’huo- mo tratto da doppɩa dolcezza, $i la$cia condurre in$ino all’ultimo de gli $critti. Ma nel trattamento d’un’ arte, perche le parole na$cono da neces$ità, & le co$e $ono o$cure, non $i puo ade$care l’anɩmo dɩ chi legge e$$endo dalla $tranezza delle parole, & dalla dɩfficultà delle co$e confu$o: ilche maggiormente nella Archɩtettura $i cono$ce, il cui trattamento è per $ua natura molto piu difficile de gli altri, & pero ben 70 dice Vitr.

Ma que$to non $i puo fare nello $criuere dell’ Architettura.

Cioe con uarie e$pettationi dɩ co$e noue, & con doleezza di parole tirare glianimi $ino al fine, & ne rende la cau$a dicendo.

Perche i uocaboli natɩ dalla propia neces$ità dell’arte, con inu$itato parlar’ o$curano la intelligenza.

Ogni arte u$a i propi uocaboli, i qualina$cono dalla neces$ità delle co$e, pero bi$ogna prima partitamente $apere come $i chiama, & come dico- no i Fɩlo$ofi, il quid nominis, de gli in$trumenti dell’ arte. Questa propietà di trouare, ò di e$porre i uocaboli, rende o$curo il $entimento [0134]LIBRO di chilegge; ne questa difficultà posta $olamente ne i nomi, ma anchora nelle forme di parlare, & ne i modi del dire, ne è lecito nello in- $egnare d’ un’ arte, ampliar$i, & u$ar giramenti di parlare, perche non $i finirebbe mai, e tirando$i la co$a in lungo non $i $eruirebbe alla me moria, allaquale $i conuiene con la breuità, & con l’ordine dar aiuto, & però dice Vitr.

Non e$$endo adunque da $e manif$e$te quelle co$e, che nelle arti $ono, & non e$$endo ancho i nomi di quelle e$po$ti, & chiari nella pratica, & nella u$anza, & uagando molto ancho le $critture de i precetti, $e non $i re$tringono, & cõ po che, & aperte $entenze non $i dichiarino ponendoui impedimento la frequenza, & la moltitudine del parlare, ren- dono dubbio$e le menti de i lettori.

Ecco Vitr. dicendo la frequenza, & la moltitudine del parlare dichiara quello nel principio di$$e.

Quelli che con grandi uolumi e$po$to hanno.

Byogna adunque in$egnando e$$er breue, perche la breuita $occorre alla memoria, ma è nece$$ario ancho prouedere, che la breuita non $ia o$cu- 10 ra, perche $i offenderebbe la intelligenza, & pero per contentar la memoria, e lo intelletto, in$egnando fa bɩ$ogno di breuita, & di chiarez- za, la doue ottimamente Vitr. dice in questo luogo, che le $critture de i precetti, cioe il dar precetti, & ammae$tramenti $crɩuendo, $e non $i ri$tringono, cioe $e non $i danno con breuita, & con poche, & aperte $entenze non $i dichiarino (ecco la chiarezza) ponendouiɩmpedimen to la $requenza, cioe la inculcatione, doue s’o$cura lo intelletto, & la moltitudine, cioe la longhezza, doue $i offende la memoria, rendono dub- bio$e le cogitationi di chi legge, & per cogitatione pare, che Vitr. intenda le uirtù piu interiori dell’ anima, che $ono la memoria, & lo in- telletto: e$$endo adunque tai co$e ueris$ime, conclude dicendo.

Et pero pronunciando io gli occulti nomi, & le occulte mi$ure delle membra dell’opere, breuemente mi e$pedirò, accio che $iano mandati à memoria: perche co$i piu ageuolmente le menti le potranno ricenere.

A mio giudicio douea dire Vitr.

Breuemente, & con chiarezza mi e$pedɩrò.

20

Volendo con la parola breuemente ri$pondere à quello. che ha detto.

Accioche $iano mandate à memoria.

Et con la parola chiarezza Satisfar à quello, che ha detto.

Percioche co$i piu ageuolmente le menti le potranno riceuere

Cioe intendere, & capire: imperoche il no$tro intender non e altro, che un certo riceuimennto: per le dette ragioni adunque Vitr. uuol e$$er bre ue; quanto però può portare il trattamento di co$a difficile: oltra, che n adduce un’altra, ragione dicendo.

Similmente hauendo io auuertito la Città e$$er occupata, in publiche, & priuate facende, ho giudicato douer e$$er bre ue ne gli $critti miei, accioche nella $trettezza dell’ocio, quelli, che leggeranno breuemente pos$ino capire.

Vuol dɩr Vitr. quello che non puo fare ne i miei $critti il numero, & la bellezza de i uer$i, la commodità di allargar$i, & la nouità de i ueri $uc- ces$i. farà la breuita, & la chiarezza dello in $egnare, che ancho inuita à leggere gli occupati, & trauaglɩatiɩn diuer$e facende. Hora che 30 utilɩtà porti la breuità nello in$egnare, $i dimo$tra da una con$uetudine di Pithagora Filo $ofo eccellentis$imo, ilquale de$idero$o, che i precetti $uoi re$ta$$ero nelle menti di chi gli a$colta$$e, non $olamente era breue in dar un precetto, ma anchora tutta la $omma de ɩ $uoɩ precetti rinchiu deua in certo, & determinato numero, ilquale mi$terio$amente (diceua egli) à co$a stabile, & immobile as$imigliando$i poteua nella mente con $omma stabilɩtà, & fermezza ripo$ar$i, & pero dice Vitr.

Co$i ancho piacque à Pithagora, & à i fuoi $eguaci ne i loro uolumi $criuere i loro precetti con ragioni cubiche, & fece ro il cubo di dugento è $edeci uer$i, & quelli giudicarono non douer e$$er piu di tre in un trattamento. Il cubo è cor po di $ei lati, quadrato di eguallarghezza di piano. Que$ti poi che è tratto in quella parte, che $i po$a, $e non è toc co, tiene una immobɩle $tabilità, à gui$a de i dadi, che $i tirano $opra i tauolieri.

_I_ precetti de i Pitagorici er ano breui, & raccolti in uer$etti come que$ti. Non percuoter il fuoco col coltello. Senza mangiarla, trappianta la Malua. Nella tua ca$a non la$ciar le Rondini; Laua il pie manco prima, & calza il de$tro. Ne core ne ceruello mangierai. Non orɩnar, ne 40 parlar contra il Sole. Non guarderai alla lucerna il $pecchio. Fuggi la uia regal, $egui il $entiero. Sputa nell’unghie tue, ne tuoi capelli. Et $imilmente formauano molti altri precetti detti con $omma breuità, à qualɩ dauano altro intendimento di quello, che $onauano le parole, & uo lendo trattar d’ una co$a $ola $tando $ermi in una materia, raccoglieuano quei uer$etti in una certa, & determinata $omma pre$a dal numero cu bo. Sicome cubo $i chiama quel corpo, che è di $ei lati, & di $ei quadrati, & eguali faccie come un dado, co$icubo $i chiama quel numero, che di $ei numeri piani contento per ogni uer$o tiene eguali dimen$ioni. Na$cono i cubi dopo la unità di$ponendo i numeri di$pari, che naturalmen- te di$po$ti $ono ponendo prima i due primi di$pari, dapoi i tre $eguenti, dapoi i quattro, che uengono, e co$i di mano in mano. Ecco lo e$$em- pio, la$cia l’, e piglia i due di$pari primi, che $ono 3. & 5 raccoglieli, fann’otto, che e il primo cubo. Piglia i tre $eguenti di$pari 7. 9. 11. & $ommagli fan 27. che e il $econdo cubo, & co$i ua $eguitando ne i quattro $eguenti dipa$pari 13. 15. 17. 19. che po$tɩ in$ieme fanno il terzo cubo, che, e, 64. Quando adunque $ia, che mo$$o il punto $i generi la linea, & mo$$a la linea $i generi la $operficie, & mo$$a la $oper$icie $i faccia il corpo, non è lontano dalla $imiglianza, $e pigliando la unità, & continuandola produremo un numero lineare, ilqual numero per lo 50 $uo uer$o continuato faccia il numero $operficiale, ilquale mo$$o ancho eglifaccia il $odo. Come $e alcuno $i aggiugne$$e la unità, il nume- ro nato, che è due dimo$tra per una certa $imiglianza la lunghezza, che è propia della linea, & mo$$o il due come linea $i aggiugne alla lun- ghezza, ancho la larghezza, & $i fa quattro numero $operficiale, che ri$ponde al quadrato, que$timoltiplicato per due, che e uno de $uoi lati, come s’ egli $i moue$$e, ne genera il $odo per $imiglianza delle figure cubo nominato, & però non uale à dire $e $ono $ei faccie, bi$ogna, che ci $ieno $ei unità. Dice Vitr. che i Pithagorici con ragioni cubiche de i uer$i dauano i precetti loro, & che poneuano non piu di tre cubɩ in un trattamento, pero formauano un cubo grande di 216 uer$i in que$to modo, moltiplicauano il tre in $e, & faceuano il $uo quadrato noue, que- sto noue moltiplicato per tre, che è lato del quadrato fara uenti$ette, che è il $odo e cubo di quel quadrato. Similmente l’altro cubo $i fa da un numero lineare di quattro unità continuate, le quali moltiplicate in$ieme, come s’egli $i moue$$e la linea, farà una $operficie quadrata dɩ $edici, et moltiplicata quelia $operficie per lo lato $uo, che era quattro, ne fara la $omma di 64. ri$pondente ad un $odo cubico, che giunto al primo cubo, che era uenti$ette fara la $omma di 91. co$i ilterzo cubo nato dal numero lineare di cinque unita, & $operficiali di 25, e 125. che aggiun 60 to al 91. rende la $omma di 216. A que$to numero adunque aggiugneua la $omma de i precetti Pithagorici, iquali hauendo $imili quantɩtà di uer$i, cioe e{$S}endo con la ragione del cubo raccolti pen$auano, che doue$$ero hauer quella fermezza nelle menti, che $uole hauer il dado quãdo ègettato $opra il tauolieri. Ma e merauiglia, perche cau$ai Pithagorici non pɩglia$$ero il primo cubo, che è otto, & poiɩl $econdo, che è 27. & poi il terzo che è 64. & non raccoglie$$ero que$ti tre cubi nella $omma di 99. piu pre$to, che cominciar dal noue. Ma for$e diuideuano i trat- tamenti loro in cubi, & $e’l $entimento de i lor precetti non era compre$o nel primo cuho aggiugneuano il $econdo, & $e que$to non ba$taua aggiugneuano il terzo, ilquale era capace d’ogni $omma, & perche il primo cubo, che è otto, è poco per comprendere un propo$ito, pero $tɩmo io, che andauano al $econdo cubo, che è uenti$ette cau$ato dal tre, numero priuilegiato da Pitahgorici, & co$i partitamente aggiugne- uano i cubi $e’l bi$ogno lo richiedeua, & non $i metteuano in neces$ità di $errare tutti i loro trattamenti in 216 uer$i, ma alcuni erano com- pre$i nel 27. altrɩ nel 64. & altri, nel 216. ne uoleuano pa$$ar piu oltre, $timando, che troppo lungo $ariastato un trattamento di 432. uer$i, che $ono del cubo nato dal $ei, & aggiunto alla $omma predetta. A que$to modo io e$ponerei la mente di Pithagora. Prende poi Vitr. un’al- 70 tro e$$empio dai poeti Greci, & dice.

Eti Greci compo$itori di comedie interponendo dal choro le Canzoni, diui$ero lo $patio delle fauole in modo, che fa- cendo le parti con ragioni cubice, con gli intermed{ij} alleggeriuano la fatica del recitar’ de gliauttori.

Io non ho trouato anchora, come i Greci face$$ero le parti, che io Atti chiamerei, con ragioni cubice, non trouando$i for$e, quelle fauole à quel modo compartite, che $i trouauano al tempo di Vitr. Mae bi$ognaua ò che gli atti fu$$ero otto, ò uero otto $cene, per atto, ò uero il nu- mero de uer$i d’una $cena, ò d’un atto fo$$e Cubico, ma pare che Vitr. accenni gli intermedij delle fauole fatte di numero cubo, [0135]QVINTO. perche gli attori, e recitanti $i ripo$a$$ero Mami riporto à migliore giudicio. Seguita adunque Vitr. & dice.

E$lendo adunque tai co$e con natural mi$ura da i no$tri maggiori o$$eruate, & uedendo io, di douer $criuere co$e inu$i- tate, & o$cure à molti, io ho giudicato con breui uolumi e$pedirmi, accioche piu facilmente peruenghino à i $en$i dei lettori, perche co$i s’intenderanno ageuolmente, & io le ho ordinate in modo, che le non $aranno da e$$er $epa ratamente raccolte da chi le cercheranno, ma $eranno tutto un corpo, & in cia$cun uolume con i propi generi $e ranno e$plicate.

Cioè in dieci lɩbriɩo ho raccolto tutto il corpo della Architettura, e breuemente, come egli dice nel fine del Decimo, & in cia$cun lɩbro partita mente ha po$to i generi, & le partidi e$$a à gui$a di membra in modo, che quel luogo dichiara molto bene il pre$ente, & dimo$tra vitr. non hauer $critto à ca$o, & $enza ordine, come uogliono alcuni.

Done ò Ce$are nel terzo, & nel quarto io ho e$po$to le ragioni de i Tempi. in que$to io e$pedirò le di$po$itioni de i luoghi publici, & prima io dirò, come s’habbia à porre il Foro, perche in e$$o da i magi$trati $i gouerna quanto al pu 10 blico, & al priuato ragioneuolmente appartiene.

Siche per quelle parole $opradette $i uede la continuatione del pre$ente libro con gli altri. Comincia adunque à trattar del Foro, & delle $ue ragioni, & qua$i diffini$ce il foro, dicendo.

Perche in e$$o da i magi$trati $i gouerna quanto al publico, & al priuato ragioneuolmente ap partiene.

Perche iui èɩl Senato, la Curia, i Tribunali de i giudici, & i magistrati, che gouernano, & per que$to ancho $i dimostra che conragione $i tr at ta prima del Foro, che dell’altre parti publiche, come di co$a, che appartiene all’uniuer$al gouerno.

CAP. PRIMO DEL FORO. 20

IGRECI fanno il Foro quadro con ampis$imi, & doppi porticali, & con $pe$$e colonne, & con Architraui di pietra, ò di marmo gli adornano, & di $opra ne i palchi, ò ta$$elli fanno i luoghi da pa$$eggiare.

E nece$$ario, bello, & commodo nella città, che oltra le strade, & le uie ci $iano delle piazze, & de i campi (come $i di ce à Vinetia,) percioche oltra l’ornamento, che $i uede ritrouando$i à capo una $trada un luogo bello, & ampio dalqua- le $i ueda tutta la forma d’un Tempio, egli $i ha questo commodo, che iui $i raunano le genti à pa$$eggiare, $i uendono le co$e nece$$arie utili à bi$ogni della plebe, & $i da luogo à molti $pettacoli, & $i come torna bene, che ci $iano molte piazze $par$e per la Cit ta, co$i molto piu ha del grande, & del honoreuole, che ce ne $ia una principalis$ima, & che ueramente $i po$$a publica nominare, & doue ancho $iano i luoghi doue $i trattano le cau$e, & i giudic{ij}, & le trattationi di stato, oltra gli $pettacoli, che $i fanno, della cui commodità, & di$po$itione hora ne tratta Vitr.

30

Ma per i$pedirmi di quelle piazze, che $ono per la Città $parte, dico che gli antichi le chiamaron Triu{ij}, & benche Triuio, & Quadriuio $iano luoghi, doue tre ò quattro uie fan capo, non dimeno ancho di$$ero Triu{ij} à que luoghi aperti, e fpatio$i, doue $i raunauano molte per$one, do- ue $i puo dire che Triuio $ia una picciola piazza, & $e ornar $i uole$$e que$te picciole piazze prendendo la forma dalle grandi, noi fares$i- mo due co$e, prima i portichi d’intorno dupplicati, dapoi s’entrerebbe in quelle per archi po$ti à capo le uie, perche il portico di $ua natura ha delgr ande, & ueder poi in te$ta d’una bella $trada, un’arco Trionfale $arebbe co$a, & diletteuole, & honoreuole, come per uiuo e$- $empio, ci poteua dimo$trare la Città di Roma, perche la fronte d’un’arco à capo una $trada fa parer quella piu bella; & per l’arco l’e ntrata fa parer la piazza maggiore.

Tre uolte fanno un´arco per l’ordinario, & per quello di mezzo pa$$aua il Trionfante, & il soldato, per gli altri pa$$ano quelli, che incon- trano, o accompagnano con allegrezza il Trionfo. L’arco ha piu del grande, quando è po$to à capo la strada maestra, & principale, che conduce alla publica piazza, perche è di maggior $pettacolo, & piu degnamente i titoli, e le $tatue $i pongono, doue meglio $i po$$ono uedere.

40

Lemi$ure de gli archi non hauemo, perche inanzi a lui non $i u$auano gli archi, iquali al Tempo di Tito $i cominciarono, (s’io non m’in- gan no) ne piu antichi $e ne uede di quelli di Tito.

V$auan$i prima i Trofei, & le $tatue Trionfali, le mi$ure adunque $i traranno da gli archi fatti, & dall’ ottauo libro nel $e$to cap. dell’ Alber to, & molti e$$empi $i po$$ono hauere da gli archi, che $ono in Roma dɩrimpetto alla chie$a di santa Maria alle radici del Campidoglio.

Et l’Arco ai Settimio Seuero de belli, che $iano stati fatti; doue $colpite $ono le Vittorie alate con i Trofei, & i $imulachri delle battaglie ter- re$tri, & delle pugne nauali, con i glorio$i titoli delle impre$e. Et $e bene pare, che prima ci fu$$ero de gli archi, come $i uede fra la uia la- ta, & la Minerua un’arco $chietto detto Camillo; per il che $i coniettura da alcuni, che à Camillo fu$$e drizzato, non dimeno quello, & altri Archi prima fatti erano uolti, doue $i poteua ponere qualche $tatua, ma non erano archi per Trionfanti.

Dianzi à que$to arco fu una colonna dellaquale come da capo cominciano tutte le $trade d’ɩtalia, chiamaua$i l’ Aureo miliario.

Eu ui un’ altro Arco di Con$tantino con i $uoi ornamenti men gua$ti, & è nellapunta del Palatino che riguard il Colɩ$eo, & dinanzi à que$to 50 $i uede una antica metà di Mattoni, chiamata da gli antichi metà $udante, perche mandaua $uori abondante copia d’acqua per e$tinguer la $ete di quelli, che entrauano nello Amphitheatro, uicino di Tito. L’Arco di Domitiano è $u la $trada Flamminia nel capo della valle Martia uer$o il Campidoglio, questo arco hoggiè detto di Tripoli.

Fu drizzato à Domitiano, & iui è la $ua natural e$$igie conforme à quella, cheelle medaglie $i uede.

Ma quell’ Arco, che hoggi $i chɩama l’Arco di S. Vito, che è ritornando $u la uia Tiburtina, dice$i, che fu l’arco di Galieno Imperatore, il- quale $i pen$a, che gli fu$$e drizzato per qualche bene$icio illu$tre, & non per Trionfo.

Ma di tuttɩ gli archi per eterna memoria della uendetta, che $ece Iddio per mezzo di Tito contra gli Hebrei fu fatto prima $u la uia $acra $ino ad hoggi $i uede l’Arco di Tito, nel cui Fronti$picio $i legge.SENATVS POPVLVSQVB ROMANVS DIVO TITO, DIVI VESPASIANI. F. VESPASIANO AVGVSTO. Dall’una parte $colpito è il Carro del Trion- fatore, ouero l’Arca del patto con le dodici fa$ci con$ulari auanti. Dall’altra faccia $i $corge con le fpoglie la pompa del Trionfo.

60

Euui il Candelabro con $ette rami. Eranui le due Tauole di marmo doue era $critta la legge di Mo$e.

Eranui i ua$i del Tempio, la men$a d’oro, & altre $poglie. Ma hora io la$cierò que$ta digres$ione de gli Archi, che non è $tata fuori di propo$ito, perche da que$ta narratione $i da lume à quelli, che uole$$ero à di no$tri drizzare gli Archi, à i Principi Re, & Imperatori, & benche io non habbia posta mi$ura d’alcun’arco, pure $i troua, chi ha pigliato que$ta fatica.

Il Serlio de$criue l’Arco di Settimio, & quell’ Arco, che è à beneuento, & l’Arco di Tra$i già à Con$tantino dedicato, & altri archi, pe- rò la$cio à $tudio$i, que$to pen$iero di leggere, & inue$tigar le co$e antiche.

Hora ritornando al Foro io dico, che il Foro principale $econdo Vit. era fatto da Greci di forma quadrata. D’intorno eranui i porticali am- plis$imi è doppi, le Colonne $pe$$e, & gli Architr aui di pietre, ò di marmi, & $opra i colonnati faceuano luoghi da pa$$eggiare.

Mai Romani, & gli Italiani, perche, ne i Foriloro $i dauano i doni à gladiatori non riquadrauano i Fori, ma i faceuano bislonghi, in modo, che partita la lunghezza loro in tre parti due di e$$e dauano alla larghezza.

70

Erano gli $pat{ij} trale Colonne piu larghi, & d’ intorno ɩ portici di$po$ti erano i luoghi de Banchieri, & di quelli, che cambiauano l’argento, & di $opra porgeuano i poggiuoli, accioche da quelli commodamente $i pote$$ero uedere gli $pettacoli, & co$i riguardando alla quan- tità del popolo faceuano le piazze grandi, e capaci, accioche $e le genti fu$$ero molte, la piazza non fu$$e $tretta, $e poche, non pa- re$$e uota. Dice adunque Vit.

I Greci fanno il Foro Quadrato con amplis$imi, & doppi Portici.

Doppi cioè di dentro, e di fuori, ouero doppi di dentro $olamente, & è meglio, perche Vitr. u$a ancho nel terzo que$ta parola (Dupli- [0136]LIBRO ces,) in que$ta $ignificatione.

Et di $pe$$e colonne, 10 $timo che qui Vitr. intenda Picno$tilo, come ne i Tempi $acri intendeua lo $pacio $tretto da una colonna, & l’al- tra d’un Diametro è mezzo, & che questa $ia la uera intelligentia lo dimo$trano le parole di $otto, quando dice, che nelle Città d’italia non $i deono al modo Greco fabricare le piazze, perche altro u$o era quello d’italia, che quello de Greci, però, dando$i in italia i doni à gladia- torinel Foro, eranece$$ario d’intorno à gli $pettacoli dare grandi $pat{ij} tra le colonne.

Ecco che egli oppone que$te parole, à quelle, che di $opra ha detto, Con $pe$$e colonne.

Dice ancho Meniana, che noi e$ponemo. Poggiuoli.

Silegge che Menio uendè à Catone la ca$a $ua, che era $opra la piazza, & $i ri$eruò una $ola Colonna, $opra laquale uifece un Tauolato, ò Solaro, per poter $tarui $opra à ueder le fe$te, & ancho uolle, che i po$terigoder pote$$ero questo priuilegio, & di qui è nato, che i pog- giuoli, ò pergolate coperte, che $portano in fuori, $i chiamauano Meniana, da quella Colonna di Menio.

10

Que$te Meniane adunque erano all’u$o commode, perche iui $i $taua à uedcr i giuochi, erano utili, perche iui $i $eruauano le co$e, che $i uende- uano, è comprauano, come $ono i Panti in Anuer$a, ri$petto à i Falchi ò Solari.

Legrandezze delle piazze far $i deono $econdo la moltitudine de gli huomini, accioche al commodo, & u$o non $ia $pacio picciolo, & ri$tretto ouero per lo poco numero delle per$one il foro non paia dishabitato. La larghezza di e$$o $ia determinata in modo, che diui$a la lunghezza in tre parti due di quelle $e le diano, & co$i la $ua forma $erà bislonga.

Piace à Leon Battista, che la lunghezza $ia di due quadri, & ui aggiugne ancho una bella con$ider atione, che è que$ta, cioè che gliedific{ij} che $eranno à torno la piazza $iano in modo proportionati, che non facciano parere la piazza $tretta e$$endo molto alti, ò non la facciano parer troppo ampia e$$endo molto bas$i, è depres$i, però egli uuole che gli edifici $iano alti per la terza parte della larghezza del Foro.

Et la Di$po$itione utile à gli $pettacoli.

20

Qui $i deue con$iderare, perche cagione la forma bislonga $ia piu commoda, che la quadrata perfetta, certoe, che la figura ritonda è piu capa ce d’ogn’altra $igura, poila quadrata perfetta, però douemo con$iderare perche la bislonga $ia piu commoda alla ragione de gli $pettacoli, perche $e guardano alla capacità, e piu capace la quadra, $e al commodo de i gladiatori certo hanno maggior $patio nella bislonga, come, che nelle gio$tre è piu commoda la lunghezza per lo cor$o de i caualli, $e con$ideramo la ragione della pro$pettiua, e piu al propo$ito la quadra- ta, perche tutte le parti d’intorno hanno piu uicinanza al centro, però la$cio que$ta con$ideratione à chi legge.

E adunque nece$$ario fare il foro $econdo la moltitudine, accio non $i conuenga far quello, che $ece Augu$to, ilqual fece fare un Foro, benche picciolo appre$$o due, che ui erano per la moltitudine de gli huomini, & delle liti, $ecelo picciolo per non dar noia a i patroni delle uicine ca$e.

Que$to Foro era la doue $ono hora gli horti dietro à Morforio, & alla Chie$a di Santa Martina, & fu fatto con molta fretta, $i ordinò, che quiui $i tratta$$ero igiudi{ij} publici, $i a$$ortl$$ero i giudici, & il Senato ancho $i rauna$$e per con$ultar delle guerre, & de i Trionfi, & che qui poi i uincitori Capitani pone$$ero le $poglie de i loro Trion$i, hebbe que$to due bellis$imi portichi, & fu adornato di co$e rari, $ime. 30 Ma che non ruina il tempo, che non di$trugge la guerra, che non muta la gente?

Que$to, & altri Fori, come che molti $iano stati bellis$imi con tuttɩ i loro ornamenti, ò caduti da $e, ò gettati à terra, ò tramutati in altre Fa- briche $ono $tati. Faceuan$i i portichi molto ricchi, & grandi, & con piu ordini di colonne, pu$o de i quali era fuggire le pioggie, per star- ui all’ombra, & pa$$eggiare, & per fuggir ogni noia della grauezza dello aere, chiamauan$i dalla lor grandezza miliar{ij}, ò $tadiar{ij}, & dalla lor maniera Dorici, Corinthi, Ionici, Tho$cani, ò $otterranei, altri erano con$ecrati ài Dei. Erano in $omma adornamenti delle piazze merauiglio$i.

Le colonne di $opra $iano per la quarta parte manco delle Colonne di $otto, perche le co$e inferiori ri$petto al pe$o, che portano, deono e$$er piu ferme, che le di $opra ne manco perche egli bi$ogna imitar la natura delle na$centi co- $e, come ne gli alberi ritondi come è l’Abete, il Cipre$$o, il Pino, de iquali non è alcuno, che piu gro$$o non $ia dalle radici, ma poi cre$cendo con naturale re$trignimento di $opra à poco à poco peruiene alla Sommità. Se adunque la 40 natura delle co$e, che na$cono co$i richiede drittamente $i ordìna, che delle co$e inferiori le $operiori $iano in lar- ghezza, & gro$$ezza piu ri$trette.

Bello auuertimento è que$to di Vitr. nel pre$ente luogo. Vuole egli, che $e uorremo $opra le colonne del portico porre altre colonne, & leuar la fabrica con piu ordini di Ta$$elli, ò Solari, bi$ogna auuertine di far le colonne di $opra piu $ottili la quarta parte delle colonne di $otto; ma la ragione delle colonne inferiori uuole l’Alberto che $ia pre$a dalle colonne della Ba$ilica, dellaquale $i dirà poi piu abba$$o, da queste la ragione delle colonne di $opra $erà regolata, però uolendo Vit. che re$trignendo la gro$$ezza delle Colonne di $opra per un quarto, $iano ancho nell’altezza con debita proportione $cemate ad imitatione delle co$e, che na$cono, c cre$cono, come $ono gli alberi, che piu gros$i $o- no dal piede, che nella cima. Il $imile $i puo dire de i monti, & d’altre co$e, che hanno pe$o, & $ermezza, ben douemo auuertire che’l primo ordine di colonne era Dorico, il $econdo Ionico, il terzo Corinthio; & che non $eguita, che $e lė colonne di $otto $ono la quarta parte in gro$$ezza maggiori, che le colonne di $opra, che ancho $iano in altezza maggiori, la quarta parte, perche $e la colonna Dorica po$ta di $ot 50 to è di piedi quattro per Diametro, & $erà alta piedi uentiotto, la di$opra che $er à Ionica $e ben $er à di piedi tre per Diametro, che è un quarto men gro$$a della colonna di $otto, non $erà però un quarto menore di altezza della colonna di $otto, perche $erà di otto te$te è mezza, che $ono piedi 24. è mezzo.

Le Ba$iliche $iano congiunte al Foro nelle parti piu calde che $ia pos$ibile accioche i negotiatori il uerno $enza mole- $tia de i cattiui Tempi à quelle $i po$$ano trasferire.

Auuertir douemo che Vit. col Foro abbreccia le Ba$iliche, l’Erario, il Carcere è la Curia, & però mi pare che in una pianta $ola $i doureb- be rappre$entar il Foro la Ba$ilica l’Erario, & la Curia, accioche quelle, co$e, co$e che fannoɩl Foro $iano di$po$te à i luoghi $uoi. Dice Vitr nel terzo capo di que$to lìbro.

Quando $erà fornito il Foro bi$ogna eleggere il luogo molto $ano, per gli Spettacoli.

Ecco che il Foro abbracciaua la Curia, le Ba$ilɩche, l’Erario, le Carceri: & $i legge la Ba$ilica bellɩs$ima, & merauiglio$is$ima di Paulo Emi- 60 lio e$$er $tata nel mezzo del Foro. Scriue Plutar. che Paulo Emilio $pe$e 900. milia Scudi in far quella Ba$ilica. Crede$i che $ia tra la chie- $a, che è hora di Santo Adriano, & il bel Tempio di Fau$tina, Ba$ilica ($e uolemo interpretare il nome $uona Ca$a Regale,) & in e$$a $i $o- leua tener Corte, & render ragione à coperto, & trattar$i ancho di grandi, & importanti negot{ij}. Vuole adunque Vitr. che in luoghi piu caldi, che $i puo, $ian po$te le Ba$iliche, & ne rende laragione, che è la commodità de negotiatori, & intendi luoghi caldi quelli, che $ono ri- uolti dal Settentrione, & dall’A quilone, come egli e$pone nel decimo dopo del pre$ente libro. Dapoi ci da le mɩ$ure, dicendo.

Et le larghezze di quelle non minori, che per la terza parte, ne maggiori che per la metà della lunghezza $i facciano, $e la natura del luogo non impedirà, ouero sforzerà à mutar mi$ura.

Vuole che la Ba$ilica habbia non $o che da far col Tempio ma non però in modo, che eguale grandezza $e la dia, perche molto piu degna co$a è il Tempio che la Ba$ilica. In quanto adunque la Ba$ilica tiene una certa conuenientia col Tempio ella $i u$urpa molte ragioni del Tempio.

Et però poco àapoi dirà Vitr. che le ragioni de gli Architraui, freggi, & goccɩolatoi $i piglieranno dalla Simmetria delle Colonne, $i come nel 70 terzo libro ha dichiarito. La Ba$ilica adunque imit a piu pre$to, che pareggi il Tempio. Vuole adunque l’Alberto, che per la moltitudine de i litiganti, per li notai, e $crittori $ia la Ba$ilica molto piu libera, molto piu aperta, e lumino$a, accioche i difen$ori, & i clienti cercando $i l’un l’altro $i pos$ino in un giro d’occhio uedere. Gliantichi aggiun$ero alla Ba$ilica uno, & due tribunali: uno, & due portichi.

Ma $e’l luogo $erà ln lunghezza piu ampia po$te $iano neglie$tremile Chalcidiche come nclla Giulia Aquiliana.

L’Alberto legge Cau$idica, non Chalcidɩca, & uuole che Cau$idɩca $ia una aggiuuta alla lunghezza della Ba$ilica per trauer$o nella te$ta, & che faccia la forma d’un T. doue $tauano gli auuocati, & cau$idɩcɩ à dɩ$putar le cau$e.

Troua$i che Chalcidɩcum è una $orte di edɩficio detto dalla Cɩttà Chalcɩdia, & che era un’edificio grãde e $patio$o, & $or$e questo uuole vit. che $i [0137]QVINTO. aggiunga alla Ba$ilica, quando la grandezza del luogo ce lo comporti. Altri uogliono che $i lega Chalcidica, per la Zecca, doue $i batte la mo neta. Altri leggono Chalcieca, ma non dicono perche ragione, $e non che non fanno di$$erenzatra Chalcidica, & Chalcieca, quanto all’edi$i- cio, pure appre$$o Thucidide nel primo $i leggon que$te parole. Chiedeuano ancho gli Athenie$i a Lacedemon{ij}, che doue$$ero purgare un’ altra offe$a fatta al Tempio di Minerua Chalcieca, cioè del Tempio detto di Brondo, ò perche i Chalcide$i le fecero quel Tempio. Ma chi direbbe, che i Tempi $u$$ero fatti di Brondo? Dico che era in Roma un luogo, nelqual $i daua albergo à gli amba$ciatori di tutte le nationi, che $i chiamaua Greco$ta$i, cioè Statione de Greci, & fu denominato da i Greci, come da natione piu degna, in que$to luogo $criue Plinio che Fluuio uotas$i un tempietto di brondo alla Concordia, $e gli poteua rappacificare in$ieme il populo rom. ma poi non potendo rittrar dinari dal populo per la fabrica del Tempio fece delle condennagioni d’ alcuni u$urari il detto Tempietto di brondo alla Concordia. Hora non ha dub- bio, che non ci $ia que$to nome Chalcieca. Ma che bi$ogna per dare aggiunta alla Ba$ilica farle da capo una ca$a, òun Tempio di brondo? Io non dico, che qui $ia nece$$ario far Tempio, ma ben dico d’hauer letto, che nelle ultime parti delle E$quilie, che uanno à terminar con la 10 muraglia della città fra la porta maggiore, & quella di San Lorenzo, Edificò Augu$to una bellis$ima Ba$ilica, con un $olenne portico $otto il nome di Caio, & di Lucio $uoi Nipoti, onde questo luogo $i chiama à no$tri di con nome corrotto da Caio, & di Lucio, le Therme di Ga- lutio, ò perche ogni grande edificioɩl uulgo $uol Therme nominare, ò perche, $econdo l’opinione d’alcuni,ɩui erano due picciole Therme. Hoggi di ui è una uolta qua$i intiera, & dopo il Pantheon, for$e non è maggior co$a in Roma. Dico adunque, che non è fuori di propo$ito, che à capo di le Ba$iliche, e$$endoci luogo ci fu$$ero le Therme, perche Vitr. ha detto poco di $opra, che le Ba$iliche $i deono $are in luoghi caldis $imi, & pero hauendo noi luogo d’ auantaggio, per piu commodità, & per l’u$anza che era di lauar$i $pe$$o, che ci uieta, che non $i faccian le Therme delle teste delle Ba$ilɩche? & $e alcuno dirà, che le Therme non banno da fare con i Tempi, o ca$e di Rame, ò di Brondo, io dico che Vitr. parlando de i bagni dice, che egli $i deue eleggere un luogo caldis$imo, & dichiara quale egli $ia, cioe riuolto dal Settentrione, & nel $ine del capo dice, che il Laconico, & i Sudatoi deono e$$er congiunti al tepidario, & questi quanto $eranno larghi tanta altezza deono hauer fino alla curuatura da ba$$o dello Hemi$phero, & da quello però penda $o$pe$o con cathena uno $cudo di rame, ilquale alza- 20 to, & abba$$ato temprar po$$a il $udare, & $ia egli fatto à $esta, accioche egualmente dal mezzo la forza della fiamma, & del uapore uagar po$$a $enza impedimento per la ritondità del uolto. Que$to dice Vit. di $otto nel pre$ente libro, & chi $a $e egli per la ragione di quello $cu- do di ramė, che era grandis$imo, e copriua come un uolto non intenda le Therme, & che pona qui la parte per il tutto, come egli pone nel terzo Puluinato per la ragione Ionica, & l’opera del Triglifi per la ragion Dorica? 10 stimo ancho, che Vit. parla$$e d’una Ba$ilica fatta nel Friuli e$$endo $tato iui Giulio Cæ$. doue ci $ono ancho i uestig{ij} delle Therme. & una certa memorɩa dɩ Aquilio, che noi hauemo ueduta, & perȯ alcuni te$ti hanno in Villa, & non in Giulia Aquiliana. Que$to potemo coniettur are, ma hauendo$i authorità, che Chalcidica era no Edɩfici grandi, potemo ancho credere, che $tia bene Chalcidica, & che quelli luoghi dati per aggiunta alle ba$iliche fu$$ero alcune $ale gran de, doue $i riduceuano i magistrati, ma $eguitamo le mɩ$ure.

Le colonne della Ba$ilica $iano tanto alte, quanto $ono larghi i portichi, ma il portico per un terzo terminato $ia di quello, che e$$er deue lo $patio di mezzo.

30

Se la larghezza del portico $erà dieci piedi $iano le colonne dieci piedi, & per la larghezza del portico $e intende lo $pacio, che è dalle colonne al parete, & poi uuole, che il portico $ia tanto longo, che egli $ia d’un terzo della larghezza di mezzo, cioe quanto $er à il corpo della Ba$i- lica ri$tretto da i pareti prenda$i un terzo, & di quello $i faccia la larghezza del portico.

Le colonne di $opra $iano minori di quelle di $otto, $econdo che detto hauemo di $opra. _Cioè per la quarta parte._

Il Parapetto (che puteum $i dice) che è tra le colonne in$eriori, & le $uperiori $imilmente pare, che $ia di douer e$$er per la quarta parte meno delle colonne di $opra, accioche quelli, che caminano $opra il palco della Ba$ilica non $ia- no da i negociatori ueduti. Le colonne, i fregi, i gocciolatoi $iano pre$i dalla Simmetria delle colonne, come nel terzo libro, hauemo detto.

Quanto dice Vitr. qui $opra dalle parole $ue è manife$to. Leone Alberto al luogo $opracitato pone le mi$ure, & il compartimento della reale à modo $uo.

40

Ma qui $otto $er à la pianta della Ba$ilica detta di $opra, & lo impie.

[0138]LIBRO. [0139]QVINTO

Questa figura rappre $enta una parte di uro de i fianchi collonati della Ba$ilica $eguente; e uà congiunta la lettera A con la lettera B po$ta a uno de i lati del Tribunale; e dalla $ua Pianta po$ta all’ incontro, & dalla $eguente figura, $i può comprendere tutte le parti di dentro di questo bellis $imo Edificio.

A [0140]LIBRO [0141]QVINTO [0142]LIBRO

Ne meno di dignità, & di bellezza hauer po$$ono i compartimenti delle Ba$iliche di quella maniera, che io le ho po- $te nella Colonia Giulia di Fano, & come io ho hauuto cura che la $i faccia, le proportioni è mi$ure dellaquale $o- no in que$to modo. La Te$tuggine di mezzo tra le colonne è lunga piedi C X X. larga L X. il portico d’intoruo la Teltuggine tra i pareti, & le colonne è largo piedi uenti.

Lecolonne erano dalla parte di dentro, e $o$teneuano la Te$tuggine, & il Colmo, ma il portico era di fuori à torno, ilquale era$errato dimu- ro, e parete.

Le Colonne di altezza continuate con i capitelli piedi cinquanta, gro$$e cinque. Et però e$$er deono Corinthie.

Hauendo drieto le pila$trate alte piedi uenti, larghe due e mezzo, gro$$e uno e mezzo, lequali $o$tentano la traui, nellequali s’impone la trauatura de i portichi, & $opra quelle $ono altre pila$trate di piedi diciotto, larghe due grof- $e uno, che riceueno le traui $imilmente, quelle dico, che $o$tentano il cantieri, & i coperti de i portichi, i quali $o- 10 no po$ti $otto la te$tugine.

Auuertir $i deue, che il coperto del $econdo portico, era piu ba$$o della Te$tuggine.

Gli altri traui, che $ono tra gli $patἣ delle Pila$trate, & delle Colonne.

Cioè tra il coperto del Portico, & il coperto della Testuggine.

Per gli interualli delle Colonne $ono la$ciati à i lumi, quattro Colonne $ono nella larghezza della Te$tuggine, pur con le angulari dalla de$tra, & dalla $ini$tra. Ma nella lunghezza pros$ima al Foro pur con le $te$$e angulari ne $ono otto dall’altra parte con le angulari $ei, perche le due di mezzo in quella parte non $ono po$te accioche impedi to non $ia l’a$petto della facciata del Tempio di Augu$to, ilqual’ è po$to in mezzo del parete della Ba$ilica, & guar- da per mezzo il Foro, & il Tempio di Gioue.

Euui ancho il Tribunale in quel Tempio, meno di figura Semicircolare, & lo $pacio di quello nella fronte, è di pie- 20 di quaranta$ei, & la curuatura di dentro di piedi quindici, accioche quelli, che $te$$ero auanti i magi$trati non impe di$$ero i negocianti nella Ba$ilica, $opra le colonne $ono le traui po$te d’intorno fatte di tre pezzi, di due piedi I’uno.

Que$ti i$cu$auano per Architraue.

Et quelli delle terze Colonne.

Cioè quelle tra lequali ci $ono leuate le due di mezzo, nel mezzo del parete della Ba$ilica, perche $ono al numero di tre contando dalle angulari.

Che $ono nella parte di dentro alle pila$trate, ò ante, che $i $tendono dall’ Antitempio, & toccano dalla de$tra, & da la $ini$tra il Semicircolo. Sopra le traui dirimpetto de i capitelli, $ono alcuni pila$trelli, come piedi$tili di$po$ti.

Questi$ono in luogo di Fregio.

Di$po$ti à $o$tenere alti piedi tre, & larghi quattro per ogni uer$o. Sopra quelli ui $ono le traui ben compo$te inchia- 30 uate di due pezzi di due piedi l’uno, & po$te intorno.

Le traui euerganee, cioè ben lauorate è compo$te erano in luogo di Cornici.

Sopra iquali ui $tanno i trauer$i con le chiaui, che contra i Fregi, & le ante, & i pareti dello antitempio $o$tentano un continuato colmo della ba$ilica, & un altro dal mezzo $opra l’Antitempio, & co$i la doppia di$po$itione delle uolte, & de i colmi, l’una di fuori del tetto, & l’altra della Te$tuggine porge una ueduta, che ha del buono, & $imil mente i leuati ornamenti de gli Architraui, & la di$tributione de i Parapetti, & delle colonne di $opra ci toglie la mole$tia, & $cema per una gran parte la $omma della $pe$a. Ma le colonne co$i alte fin $otto la trauatura della te$tug gine; pare, che accre$chino, & la magnificenza della $pe$a, & la dignità dell’opera.

Erano leuate quelle parti, cioè Architraui, Fregi, Cornici, & gli adornamenti, & in loro luogo, erano le co$e predette, le traui euerganee, i pila$trelli, & le traui di legno perche co$i era nece$$ario e$$endo molto $pacio tra colonna è colonna, & gli Architraui di pietra non hauerian 40 potuto reggere. Et quello che ha detto Vitr. fin qui con la figura partitamente $i far à chiaro.

Et à mio giudicio era una bella Ba$ilica quella $ua della quale hora non ci $ono ue$tigi apparenti.

Vedeua$i allhora una giudicio$a compo$itione, $i perche haueua del grande, $i perche $cemaua la $pe$a, & $atisfaceua al bi$ogno.

Di que$ta prima fatto hauemo la pianta $egnata a, & la pianta del Tempio di Augu$to $egnata. b. lo Antitempio, ò pronao $egnato c. il Tri- bunale. d. Il parete della Ba$ilica, che rinchiudeua i portichi e f g h. il parete del Tempio i K l m. i pila$tri drieto le Colonne $egnati n. lo In pie della Ba$ilica, & del Tempio dimo$tra poi partitamente il tutto le colonne 1. i pila$tri di 20. piedi 2. la prima trauatura del portico 3. i $econdi pila$tri di 18. piedi 4. le traui, che $ostentano i canteri del coperto del portico, che è inferiore al coperto della Ba$ilica 5. le colonne eran Corinthie, le traui di tre morelli di due piedi l’uno che $eruiuano per Architraue 6. i pilastrelli di tre piedi, che $eruiuano per Fregio 7. gli altri traui posti in$ieme, che legauano la fabrica à torno, & $eruiuano per cornici compo$te di morelli di due piedi puno 8. il tet to $i uede con il $uo legamento $opra il pronao del Tempio, il paretè del portico à torno la Ba$ilica $egnato 9. era ancho alla prima traua- 50 tura del portico il $uo parapetto detta pluteum. Segnato 10. & i lumi $egnati o. & co$i era fornita la fabrica d’una bella Ba$ilica.

[0143]QVINTO I K D B L M C E H n n n A F G [0144]LIBRO 8 7 6 1 O 1 O 1 5 4 10 3 9 2 CAP. IL. DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET DELLA CVRIA COME SI DEONO ORDINARE.

L’ERARIO, il Carcere, & la Curia deono e$$er al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran- dezza della Simmetria ri$ponda quella, che è pros$ima al Foro, & $pecialmente la curia $i deue fare $econdo la dignità delluogo, & della città.

Erario è luogo doue $i ripone il The$oro, & il dinaro publico. I Romani nello Erario con$eruauano tutti gli atti pu- blici, i decreti del Senato. I libri Elefantini, ne quali eran de$critte le trentacinque tribu di Iuda.

Dice Suetonio, che Ce$. abbrucciò tutti i libri delle obbliganze, che egliritrouò nello Erario, per togliere ogni occa- 10 $ione di odio.

Era lo Erario nel Foro Rom. nel Tempio di Saturno, perche Saturno (come $i dice) fu il primo, che dimostro il modo di batter le monete.

Come e$$er debbia l’Erario, & il carcere non dice qui Vitr. perche $ono parti del Foro, & al giudicio de gli Architetti rimette quelle fabri- che, che na$cono da una certa neces$ità, come $ono il Granaio publico, l’Erario, l’Armerie, l’Arzanà, il Fondaco, percioche que$te fa- briche $eco portano di e$$er po$te in luoghi $icuris$imi, & prontis$imi, cir condate d’alte mura, & guardate dalle $orze, & dall’in$idie de i $editio$i Cittadini.

Hauemo nella Città no$tra i Granari, & la Zecca congiunti alla piazza.

Le Armerie nel palazzo i$te$$o, l’Arzana $icura è fornita $i altra ue n’è, ò $ia $tata al mondo, la Zecca è opera del San$ouino, iui $i batte è cimenta l’oro, e l’argento, & $i con$eruano le monete, & $iriducono alcuni magi$trati alla Zecca deputati, $i per la cura di e$$a, come per li depo$iti, che a$cendono ad una merauiglio$a $omma di $cudi.

20 [0145]QVINTO.

Le prig ioni $imilmente $ono $otto il Palazzo, alquale è congiunta la piu ricca, che ben inte$a chie$a nella te$ta della $patio$a piazza.

Antic amente erano tre $orti di prigio ni. L’una di quelli, che erano $uiati, & immode$ti, che iui $i teneuano accio che fu$$ero ammae$trati, hora que$ta $i da à pazzi.

L’altra era di debitori, & que$ta ancho s’u$a $ra noi, & ne è in Realto, & in altri luoghi della terra.

La terza è doue stanno i rei, & perfidi huomini, ò già condennati, ò che deono e$$er condennati.

Que$te maniere $ono $ufficienti, perche i $alli de gli huomini nati $ono ò da immode$tia, ò da contumacia, ò da peruer$ità.

Alla immode$tia $i da la prima. Alla contumacia la $econda. Alla peruer$ità la terza.

Non uoglio qui addurre le prigioni doue eran po$ti i martiri, ò quelle, che i crudelis$@mi Tiranni ordinarono come Ezzelino da Romano, & altri, che tormentar uoleuano i mi$eri Cittadini, ma $olo dirò, che le altezze, le gro$$ezze de i muri, le fortezze, & ba$$ezze delle porte $i richiedono alle prigioni, accioche per niuna uia $i po$$a fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, le uolte altis$ime, le 10 mura di dure, e gro$$e pietre, & quello, che piu importale danno uigilantis$imi guardiani, oltra che pongono le prigioni (dirò co$i) nel cor della Città.

V uole l’Alberto che li prigioni prime $iano piu $patio$e, le $econde piu ri$trette, & le ultime de malfattori ri$trettis$ime $econdo i gradi de i delitti.

Hauemo nella città nostra in molti luoghi le prigioni, che $i chiamano Caβoni, doue $i porgono quelli, she $on pre$i la notte, òperarmi, ò per qualche occa$ione meno hone$ta, diuer$i offic{ij} hanno anche le prigioni propie $econdo le occa$ioni, Anco Martio edificò nel mezzo del Foro il Carcere, al quale Tullio aggiun$e una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le I atomie di Siracu$a, & $i $cendeua da mano manca per lo fpatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d’altis$ime, & fortimura, o$cura, horribile, e puzzolente.

Era ancho in Roma doue è il Theatro di Marcello, il carcere della Plebe fatto da App. Claud. x. Vir. nel quale stando egli per la uita ucci$e $e $te$$o, $ono i ue$tigi di que$to carcere appre$$o la Chie$a di S. Nicolo in carcere. Seguita, che $i dica della Curia.

20 [0146]LIBRO

E $pecialmente la curia $i deue fare $econdo che ricerca la dignità de gli habitanti, & della Città, & $e ella $erà quadra- ta, quanto hauerà di larghezza aggiugnendoui la metà $i farà l’altezza, ma $e la forma $erà piu lunga, che larga porras$i in$ieme la lunghezza, & la larghezza, & di tutta la $omma $i piglierà la metà, & $i darà all’altezza $otto la trauatura.

Il Foro è de litiganti, la Curia de i Senatori, il Comitio doue $i creauano i magi$trati, onde i giorni à que$to deputati $i chiamauano i giorni Comitiali. Era prima $coperto il Comitio, fu poi coperto l’Anno che Annibale paβò in Italia, & poi da Cai. Ce$. rifatto, era iui il fico rumi nale appre$$o le radici del Palatino, & il Comitio era una gran parte del Foro.

Noi nella Citta no$tra chiamamo il gran con$iglio quel luogo, doue la numero$a nobiltà $i rauna per creare i Magistrati.

Ma uegnamo alla Curia, che noi chiamamo il Pregadi, perche anticamente $i mandauano à pregare à ca$a i nobili, che ueni$$ero à con$ul- tar nelle co$e di Stato.

10

Soleuano gli antichi raunar$i per deliberare ne i Tempi; Et però il Tempio di Giunone Moneta, & Senatulo, & Curia fu detto.

Chiamaua$i ancho Curia doue i $acerdoti trattauano, & procurauano le co$e pertinenti alla religione, come fu la Curia uecchia: ma altro cra la Curia doue il Senato $i raundua, come era la Ho$tilia edificata da Tullo Ho$tilio $opra la Curia uecchia fatta da Romulo.

Et la curia di Pompeio fu dinanzi al $uo Theatro, doue (come dice Suet.) fu Cai. Ce$are morto da i congiurati.

Ma uegnamo à Vitr. ilquale ha piu à cuore la Simmetria della Curia, che del resto. Vuole adunque, che $e la Curia $er à riquadrata, che l’altez- za$ia una uolta è mezza alla larghezza, que$ta proportione Se$quialtera è molto da Vit. commendata, ma piu comparando la larghezza alla lunghezza, che comparando la altezza alla lunghezza.

A me pare che que$ta Simmetria della Curia habbia del pozzo, & molto piu hauerebbe $e $u$$e maggior altezza, però $eguitando la forma bislonga uuole Vitr. che raccogliamo la $omma della larghezza in$ieme, & della lunghezza, & quella per metà partendo facciamo l’altezza di quella metà, ma quanto e$$er debbia la lunghezza, & la larghezza non dice, perche ha detto di $opra, che s’habbia riguardo alla dignità 20 della Città, & de gli habitanti, che per hora co$i interpreto quella parola (Municipɩ) della qual parola io ho parlato nel primo libro à ba- $tanza però $e molti haueranno ad entrar nella Curia per e$$er la Città grande, & populo$a $i farà la curia grande, & perche nel con$ultar na$cono delle controuer$ie, & è nece$$ario che gli huomini $i leuino à dire le loro oppinioni, pero Vit. ci da un bello auuertimento, accio che la uoce de i di$putanti $ia udita, & dice.

Oltra di que$to $i deono circondare intorno i pareti al mezzo di Cornicioni con opra fatta di pietra cotta pe$ta, ò di $tucco, ò bianchimento alla metà dell’altezza, ilche quando fatto non fu$$e, ne $eguirebbe, che la uoce de i di$pu- tanti inalzata molto non $arebbe udita da gli a$coltanti; ma quando d’intorno i pareti ci $eranno i Corniccioni, la uoce da quelli ritardata prima, che in aere $ia dis$ipata, peruenirà all’orecchie de gli auditori.

I Corniccioni u$cendo con gli $porti fuori del muro impediranno, che la uoce non $i perda nell’altezza delle Curie, anziripercotendo il $uono lo $ara abba$$o ritornare, & meglio udire. Ecco che le Curie erano molto alte, però Vit. troua modo, che la uoce $ia udita. Ma quello, che $ia 30 opera inte$tina, ò albaria detto hauemo di $opra, & anche piu copio $amente ne parleremo nel $ettimo, & qui $ia fine del Foro, con tutti que’ corpi de $abriche, che gli $ono pros$imi, e congiunti. La$ciando il re$tante allo Alberto, ilquale nell’ ottauo al non o cap. ragiona a$$ai commo damente della Curia $acerdotale, e Senatoria, & uuole che la prima $ia in te$tuggine, & la Senatoria di trauatura, & che la Sacerdotale habbia il parete alto un $ettimo meno della larghezza delia fronte dell’opera, & dirimpetto alla porta ci $ia il Tribunale, la cui $aetta $ia per un terzo della corda, il uano della porta un $ettimo del parete, & à mezzo del parete le Cornici, & aggiuntaui ancho l’ottaua parte della metà e$chino le Cornici con la fa$cia, & co$i ua $eguitando.

CAP. III. DEL THEATRO.

FORNITO il Foro elegger bi$ogna il luogo molto $ano per lo Theatro.

40

Sicome il Trattamento del Foro abbracciaua la Ba$ilica l’Erario, il Carcere, & la Curia, co$i il trattamento del Thea tro abbraccia molte co$e, dellequali Vit. ne tratta in que$to, e in altri capi: & è co$a degna di auuertimento, perche ci $o no molte belle, & difficil pratiche, & con$iderationi, come di$tintamente $i uedrà al luogo $uo. Seguitando adunque le $olite diui$ioni diremo, che de gli $pettacoli alcuni $ono per diletto della pace, & dell’ocio, altri$ono drizzati allo $tu- dio della guerra, & del negocio, & $i come ne i primi $i ri$ueglɩa il uigore dello ingegno, & della mente, co$i ne i $e- condi $i eccita la gagliardezza delle forze, & dello animo, ma l’amendue una e$$er deue la intentione, cioè, indrizzare il tutto all’ornamen- to, & alla $alute della patria, però $ommamente $i deue auuertire, che ne i giuochi, & ne gli $pettacoli non $iano introdutte co$e dishone$te, & la$ciue. Hora dircmo dell’una, & dell’altra maniera de $pettacoli.

Nella prima adunque doue è il diletto della pace, ɩntrodutti $ono i poeti, i Mu$ici, gli l$trioni, nella $econda, che riguarda a gli $tud{ij} della guer- ra, $i fanno diuer$i certami, & contentioni $pettanti alla $orza, & destrezza de i corpi. A i primi $i da il Theatro, che altro non uuol di 50 re, che luoghi da guardare: à i $econdi, $e $ono $pettacoli di agilità, e de$trezza, come correre, e $altare, $i da il Circo, $e $ono $pettacoli di forze, come di a$$altare, e combatter con le fiere $i da l’Amphitheatro. Conuengono tutti gli $pettacolɩ in queste co$e, prima che $ono cor- nuti, e curui, dapoi hanno lo $patio di mezzo, & finalmente d’intorno tengono i gradi, doue $tanno le per$one à $edere; $ono differenti nel di$$egno, percioche il Theatro è come una luna, ch’inuecchia. Il Circo è piegato con le corna in longo, & $i $tende molto, perche $ia commo do alle carette, & caualli che corrono. Soleua$i ancho metterui l’acqua, & farui dentro le pugne nauali. L’Amfitheatro cra di due Theatri congiunti in$ieme con le fronti loro, & que$te forme di $pettacoli eran tolte dall’u$o delle co$e, che $i faceuano. Per trattare adunque del Theatro partitamente è chiar amente io dirò, che dal fine $i potrà ogni $ua di$tributione con$iderare. Et però la$ciando da parte le co$e com- mum ad ogni $abrica, che è il luogo $ano, il fondamento, la piazza, & altre co$e in che conuengono tutti gli cdific{ij} fatti per guardare.

Douemo con$iderare le per$one, che ui uanno, i giuochi, che $i fanno. Riguardando adunque alle per$one trouamo prima una gran moltitudine de nobili, & di plebei, che ad un tempo ui uanno, in$ieme stanno, & for$e ad un tempo $i partono, però molte entrate $i ricercano, molte $a- 60 lite, & molte u$cite: oltra di que$to, perche il tempo, che $i sta à uedere è lungo, nece$$ario è, che ci $ia la commodità del $edere, & che in un luogo $eggano i nobili, in altro i plebei, i nobili hauer anno i loro $eggi da ba$$o, accɩoche il $etore, che con l’aere $ale dalla moltitudine cau$ato non gli offenda, la plebe $ederà in alto, & tutti $eranno in modo collocati, che potranno uedere, & udire commodamente.

Le per$one, che recitano hauer deono i luoghi loro doue $i ue$tino, et s’apparecchino per recitare, & i luoghi doue u$citi fuori hanno à recitare, però ne i Theatri $er à nece$$ario fabricare $imili partimenti. Riguardando poi à giuochi uenimo in con$ideratɩone di tutta la $orma, im- peroche ne i Theatri $i recitano Poemi, & $i fanno Mu$iche, però è nece$$ario dare tal forma al Theatro, che ogn’uno po$$a udire chiar amen tei$uoni, & le fauole, alche $are è nece$$ario $apere il mouimento della uoce, la qualit à del luogo, & la ragione di dar la $alita alla uoce, & farla unit amente per tutto $entire, & di qui è nata la con$ideratione della Armonia, dellaquale $i dirà al $uo luogo.

Da questa con$ideratione condutto Vit. con $omma diligenza ha e$$equito la distributione del Theatro cominciando dalle fondamenta in$ino alla cima, pero acco$tando$i allui diremo.

70

Fornito il Foro elegger bi$ogna il luogo molto $ano per lo Theatro, doue ne i dì $olenni à i Dei $i facciano i giochi. La ragione de i luoghi $ani s’è dimo$trata nel primo libro, quando parlamo da far le mura d’intorno la Città, percioche quelli che perli giochi con le moglie, & figliuoli con diletto $i tengono, $tando i corpi per lo piacere $enza mouer$i hanno le uene aperte, nelle quali entrano i uenti, che uenendo da luoghi palu$tri, ò d’ altre parti corrotte nuocono con i loro $piriti grandemente, ‖ & però $e con diligenza $i trouerà luogo al Theatro, ageuolmente $i $chiferà ogni diffetto. Bi$ogna oltra di que$to proucdere, che egli non habbia lo impeto del meriggie, percioche em- [0147]QVINTO. piendo il Sole la ritondezza del theatro l’aere nella curuatura rinchiu$o non potendo u$cire, raggirando $i $cal- da, & affocato cuoce, e $cema l’humore de i corpi, & pero grandemente $i deono fuggire le parti nociue, & eleg- ger le $ane, è, buone.

Que$to è facile, ne ha bi$ogno di e$po$itione: elegga$i adunque il luogo $ano, & faccia$i il Theatro nella Città, come di fuori il Circo, horaue- gnamo alle $ondamenta.

Piu ageuole $era fondare ne i monti, ma $e in piano, ò in luogo palu$tre per neces$ità $i faranno le fondamenta, bi$o- gnera, che quello $i fa $otterra, & i ra$$odamenti, $i facciano in que$to modo, che di $opra nel Terzo Libro s’è detto delle fondationi de i Tempi.

Ben ha detto in luogo palustre per neces$ità, perche non ci ha con$eglɩati di $opra, che in luoghi mal $ani $acciamo i Theatri: ma la neces$ità non ha legge, & perche non può e$$er un luogo palu$tre è $ano? di quella $orte, che egli ha detto e$$er $ane le paludi d’Altɩno, d’Aquɩleg- 10 gia, & come $ono hoggi quelle di Vinetia, doue $i fonda con mir abil arte $opra le paludi ogni grand’edi$icio? Fornite le fondamenta di- ce Vitr.

Sopra le $ondamenta i gradi da terra far $i deono, di pietre ò di Marmi.

_Da terra_ (cioe $ubito $opra le $ondamenta) _I Gradi_ (Ecco che la prima con$ideratione dopo la $anità del luogo, è di accommodar le per$one. Far $i deono adunque le gradationi $ubito $opra terra, di pietre, ò di Marmi, & questa pompa di fabricare era molto lontana dalla rozza antichità, come dice Ouidio.

Tu prima i giuochi ò ROMOLO $acesti Quando per aiutar i tuoi Dongielli De i Sabini le Vergine prende$ti. Allhor non eran drizzati i penelli Per $o$tener le uele, ne toglie$ti Per far Theatro da questi, & da quelli Monti li Marmi, ne fu$ti $i uano, Che dipigni$ti i pulpiti col grano.

Sedean $opra i Ce$pugli le brigate, Semplicemente era la Scena ordita Ne i $olti bo$chi con le $rondi ornate 20 L’hir$ute chiome della gente unita Dall’ardore del Sol’eran guardate.

Soleuano ne i di $olenni raunar$i i contadini in$ieme per le uille, & $ar$i diuer$i facri$ic{ij}, & giochi ru$ticali, & que$ta u$anza piacque tanto à gli Athenie$i, che $urono i primi, che la introduce$$ero nella Città, & il luogo, nelquale $i faceuano quei giochi nominarono Theatro. I Ro- mani dapoi dilettando$i di $imili costumi uolleno ancho es$i i Theatri nella Città, ma non gli fecero da prima $operbi, & alti, & di pietre, 30 ma di legno, & con qualche occa$ione, $pe$ero poi molto, & tutt a uia facendogli di legno, & à tempo, come $i legge del Theatro di M. Scau- ro edile fatto per un $olo me$e di legno capace di ottantamɩla per$one, che haueua una $cena di tre ordini, con trecento $e$$anta colonne dɩ Mar mo, doue quelle del prɩmo ordine eran di trent’otto pɩedi. La parte in$eriore della $cena era di Marmo, la di mezzo di Vetro, la di $opra tutta dorata, & tra le colonne ui eran per adornamento da tre mila figure di metallo. Que$to Theatro $u il pɩu grande, che gia mai $ia sta- to edificato; perilche non potendo Curione, che per l’e$$e quie del padre ne uolle far uno, aggiugnere à quella grandezza, riccor$e per aiuto alla indu$tria, perilche $ece due Theatri amendue $opra perm in modo bilicati, e $o$pe$i, che $i poteuano facilmente gɩrare. Sotto quelli era- no le ca$e, & i coperti, doue stauano quelli, che con Argane, e ruote uolgeuano le gran machine di quelli. Fu co$a merauiglio$a (come dice Plinio) & quel popolo, che era uincitor del mondo, applaudeua in un $uo tanto pericolo, perche una traue di quella machina, che $i $u$$e rot- ta tutta la $abrica poteua roinare. Que$ti Theatri uoltauano la lor curuatur a una incontra l’altra, perche le uoci de i recitanti non $i con- fonde$$ero in$ieme. Si congiugneuano poi con le corna, & faceuano uno Amfitheatro dapoi il mezzo di per li giuochi de i gladiatori, e tut- 40 tauia e$$endoui $opra il popolo $i riuolgeua. Venne poi uoglia, à, Gn. Pompeio di farne uno, che doue$$e lungamente durare, & pe- rò lo fece di pietra, & ornollo magni$icamente, & $u molto celebre, oltra il quale ne fu un i Leone di Marcello figliuolo di Ottauia $orella di Augu$to capace di ottantamila per$one, & un’altro che Cornelio Balbo fece à richie$ta, è per$ua$ione pure di Augu$to, che era de$idero- $o di ueder la Città molto adorna di fabriche, & edific{ij} di Roma (come dice Vitr.) nella Epi$tola. Ma tornamo à Vitr.

Sopra le fondamenta dalla $u$truttione $i deono far i gradi di pietra, ò di Marmi, le cinte $econdo l’altezza di Theatri per la rata parte, ne piu alte di quello, che $erà la larghezza della cinta per doue $i ua à torno.

Que$to luogo ha bi$ogno di buon intendimento, però douemo auuertire che $e bene io ho detto gradi, intendo però quello, che uuole, & intende Vitr. per quel nome, che egli dice Gradationi, cioe tutta l’opera, & fabrica della $alita, & dico, che le precintioni, che ic ho detto cinte, al- tro non $ono, che diui$ioni d’intorno i gradi per lo piano dellequali, $i caminaua à torno, & uuole Vitr. che $iano tanto alte, quanto è la lar- ghezza del piano per doue $i camina, che Vitr. chiama itiner a que$ti piani, & rende la ragione perche queste precintioni deono e$$er co$i al- te, come i loro piani, e dice.

50

Perche $e piu alte $eranno $caccierauno le uoce alla parte di $opra, ne la$cieranno che udite $ieno le parole intiere, e ter- minate con quello, che $igni$icano da quelli, che $ederanno ne i $eggi, che $ono $opra le cinte.

Se la cinta $era piu alta, che il $uo piano largo, certo è, che la uoce percuotera in quella, perche non potra terminare per dritta linea alla parte di $opra, e$$endo ribattuta, e rotta dall’altezza della cinta, & però per rimediare à que$to di$ordine dice.

Et in $omma co$i è nece$$ario che $i gouernamo, che $i gouernamo, che tirando una linea dal piu ba$$o al piu alto grado, tutte le e$tremita de i gradi, & tutti gli anguli $ian toccati da quella, & co$i la uoce non $era impedita.

Dice linea, cioe, ò corda, ò $acoma, ò filo di $erro, & que$to modo è ragioneuole, per che co$i dritta andera la uoce, come il $ilo, & la corda, & $e la corda non è impedita, non $era ancho impedita la uoce. Ma Vitr. non ci da regola qui dell’altezza de i Theatri $econdo la rata parte, pero douemo auuertire, che i Theatri $ono stati fatti da alcuni tanto alti quanto era la piazza di mezzo, perche uidero, che la uoce $i perde- ua ne i Theatri piu bas$i, & piu duramente s’udiua ne i piu alti, ma que$to $i potra e$pedire dal luogo, & dal di$$egno, & dalle regole, che $i 60 daranno. Ecci un’altra regola che riguarda alle per$one, che ui uanno, & è quella, che Vit. pone qui $otto dicendo.

Bi$ogna di$porre molti, è $patio$i aditi, & $argli in modo, che quelli di $opra non s’incontrino con quelli di $otto, ma da ogni parte drizzati, & continui $enza pieghe, ò uoltamenti, accioche licentiate le per$one da gli $pettacoli, non $iano calcate, & oppre$$e, ma pos$ino da ogni parte u$cire $enza impedimento.

Quella ragione, che è dell’u$cire, è ancho dell’intrare, a$cendeua il popolo per gradi coperti, & riu$ciua $opra i piani delle cinte gia dette. Era- no di qua, & di la le $cale altre commode, & aperte, altre piu dritte è coperte; per quelli a$cendeuano i piu ripo$ati, e maturi, per que$te i piu curio$i, è pre$ti, in modo, che era prouisto all’età, & allo appetito d’ogn’uno. Seguitan l’altre rogole.

Deue$i ancho grandemente auuertire che il luogo non $ia $ordo, ma in e$$o liberamente chiara, & i$pedita la uoce po$$a uagare, & que$to $i potra fare $e egli $i eleggera luogo, doue la ri$$onanza impedita non $ia.

Vitr. uuole render la ragione della forma del Theatro, & prende argomento dal moto della uoce, & però dice.

70

La uoce è $pirito, che $corre, & perco$$a dello aere, che peruiene al $en$o dell’udito: Que$ta $i moue con infiniti rag- giramenti, non altramente, che $e nell’acqua ripo$ata gettando$i una pietra, na$ce$$ero innumerabili cerchi dell’on- da, cre$cendo à poco à poco dal centro, & allargando$i quanto piu pote$$ero, $e non fu$$ero interrotti dalla $trettez- za del luogo, ò da qualche offe$a, che non permette$$e que giri dell’onde terminare fin doue $i $tende$$ero, con la i$te$$a ragione, & giramento $i moue la uoce.

[0148]LIBRO

La uoce è $uono cau$ato dalla perco$$a dello aere $econdo, che diuer$amente da naturali str;rumenti dell’huomo è lo $pirito fuori mandato. Il mo- uimento dello aere perco$$o dallo $pirito è circolare; come quello dell’acqua doue $ia gettata una pɩetra: ma $i troua differente in que$to, che i giri dell’acqua po$$ono piu presto e$$er nominati circoli fatti nel piano dell’acqua, & quelli dello aere, perche per ogni uer$o $i girano po$$ono e$$er chiamati S$ere, conuengono però con quelli dell’acqua, perche $e que$ti, & quelli non $ono impediti, ɩl $econdo na$ce dal pri- mo, il terzo dal $econdo, il quarto dal terzo, fin che tanto $i allargano, & a$$ottigliano, che peruengono al fine, & co$i uanno dal pri- mo all’ultimo $empre cre$cendo, perche la parte perco$$a moue la pros$ima, & s’allarga, & questo intende Vitruuio quando dice.

Adunque quando $ono rattenute d’alcuno o$taculo le prime $turbano le $eguenti; con la i$te$$a ragione la uoce in gi- ro, & come à $e$ta $uol fare il $uo mouimento, ma nell’acqua i circoli $i mouono in larghezza nel piano eguale, & 10 nello aere la uoce, & per larghezza, & per alto $i $pende, & a$cende à poco, à poco.

Da questo conclude Vitr. la ri$onanza de i luoght, è, dice.

Come adunque nell’acqua nelle di$$egnationi dell’onde, co$i nella uoce quando non ui è o$tacolo nella prima non di- $turba la $econda, ne le $eguenti, ma tutte con la loro ri$uonanza peruengono alle orecchie, $i di quelli, che $o- no abba$$o, come di quelli, che $ono ad alto, però gli antichi Architetti $eguitando i ue$tigi della natura, nel cercare la ragione della uoce, fecero i gradi de i Theatri in modo, che ordinatamente a$cende$$ero, & cercarono per la regulare Mathematica, & Mu$ica ragione, che ogni uoce, che dalla $cena u$ci$$e, chiara, & $oaue all’orecchie de gli $pettatori perueni$$e.

Se adunque la uoce per lo aere in giro $i moue, chi dubita, che la $orma ritonda, è circolare non $i conuegna al Theatro? perche quando il Theatro $u$$e di $orme angulari, non egualmente la uoce terminarebbe, percɩoche alcuni udirebbeno bene, come piu uicini, alcuni male, 20 come piu lontani. Ecco adunque come l’Architetto e$$er deue, & Mu$ico, & naturale, ma molto piu per quello, che $egue, come $i ue- dra qui $otto.

Diceadunque Vitr. gli antichi Architetti hauer u$ato la regolata ragione de Mathematici, intendendo per canonica, è regolata la ragione de numeri, dellaquale i Mu$ici e$perti $i $ogliono $eruire, & comprende la $peculatione, & la pratica dicendo.

La ragione de Mathematici, & la Mu$ica.

Et perche il luogo $ia piu ri$uonante oltra la circolar figura de i Theatri, oltra il giu$to $alimento de i gradi toccati tutte da una $te$$a linea, ne i loro anguli, $ecero $opra gli ultimi, & $upremi gradi un portico à torno il Theatro di $opra con ampie aperture dauanti, ma chiu$o da dietro, accioche la uoce $ottentrando in quelle ampiezze ri$$uona$$e $otto que uolti, come ri$$uona nelle cauerne, & ne gli in$trumenti, che hanno gran corpo. Di que$ti portichi ne dir a Vitr. al $uo luogo, fin tanto auuertiremo à quello, che egli dice.

Perche $i come gli organi nelle lame d’ottone, ò di corno $i $anno per la die$i perfetta alla chiarezza de i $uoni delle 30 corde, co$i da gli antichi le ragioni de i Theatri con ragione Harmonica allo accre$cimento della uoce $ono $tate ordinate.

Cioe $i come alla ragion delle corde, & del loro $uono, s’accordano gli in$trumenti da canne, & gli organi, co$i con Armonica ragione al- lo accre$cimento della uoce $ono state ordinate le ragioni de i Theatri da gli antichi, come, che egli uoglia dire, che la die$i, che è la mini- ma uoce, & principio d’accordar gli strumenti, habbia dato la regola à gli organi, di e$$er accordati. Entra adunque Vitr. con questo pro- po$ito à ragionare dell’Armonia, & dice, che co$a ella $ia, & ne fa le figure, & de$crittioni interpretando la mente di Ari$texeno, del- quale pero non douemo noitroppo as$icurar$i, imperoche egli attribuiua il tutto all’orecchie, niente daua alla ragione, diuideua il tuono in due parte eguali, co$a non approuata da i buoni Armonici, & $inalmeute, è licentio$o, & dubbio$o authore. Noi e$poneremo Vitr. & à i luoghi $uoi diremo la nostra opinione, & leggerei qui il titolo del $eguente capo dell’Armonica, intendendo $cienza, piu presto, che dell’Armonia; $e for$e Vitr. non allude à i ua$i Echei, de i quali ne dir a poi.

40 CAP. IIII. DELL’ARMONIA.

L’ARMONIA è Mu$ica litteratura na$co$a, & difficile, è $pecialmente à quelli, che non han- no lettere Greche, perche alcuna co$a di quelle non ha i nomi Latini, & pero quanto mi $era con- ce$$o, piu breue da gli $critti di Ari$toxeno, quelle mi $orzero d’interpretare, & di de$criuere la $ua figura, di$$egnando ancho le terminationi de i $uoni, accioche chi con diligenza attendera, po$$a ageuolmente capirle.

A lla Mu$ica appertiene, & con$iderare, & operare d’intorno, à que numeri, che ad altri $i ri$eri$eono, aggiuntoui 50 il $uono, perilche diuideremo la Mu$ica principalmente in due parti, dellequali una $era tutta po$ta nel giudicio della ragione, & di quella poco ne parla Aristoxeno, come di quella, che con$idera la natura, la differenza, & la propieta d’ogni proportione, & d’ogni con$onan- za, & pone di$tintione tra quelle co$e, le quali per la loro $ottigliezza non po$$ono e$$er dal $en$o giudicate. L’altra nelle operationi con- $umando$i, & praticando in diuer$e maniere, $i con la uoce, come con gli strumenti, & componimenti dilettera il $en$o de mortali affati- cato, & porgera gentile ammae$tramento della uita (come nella Poe$ia $i uede) laquale è una delle parti di que$ta Mu$ica principale. Mu- $ica adunque è ragione, & e$$ercitio della natura Armonica. Natura Armonica è quella, che $i puo adattar in$ieme. Laragione non ope- ra cioe non di$corre $enza l’occa$ione del $en$o, perche non $a giudicio di co$e, che prima non $iano cono$ciute. E adunque nece$$ario con- giugnere una parte, & l’altra in modo, che il $en$o prima s’ adoperi, dapoi $egua la ragione. Onde ben dice Boetio, che bella co$a è co- no$cere con modo, & uia, che co$a e, & cio, che apporta quello, che è commune à tutti i uiuenti. Di que$te co$e il uulgo non ha dubita- tione, i dotti $i torcono, i cono$centi $i dilettano. Et però la Mu$ica, che diletta la mente, & l’orecchie, è congiunta con la moralità, & 60 con la $peculatione. Accioche adunque il $uono accompagnato dolcemente peruenga alle orecchie, & che quei giri, che $a la uoce nello ae- re non $iano impediti l’uno dall’altro, ma $oauemente s’accompagnino, & s’aiutino in$ieme, & accioche, la mente $i riuolga à con$idera- re la cagione della dolcezza, della $oauità dè $uoni, bi$ogna prima con$iderar il principio, da cui la uoce prende l’attitudine, di poter e$$er regolata, & di cadere $otto l’Armonia, & con quale mouimento, ella $i moua, & come peruenga alla per$etta compo$itione al- che fare, era nece$$ario prima dire, che co$a fu$$e uoce, & come nello aere $i moueua, pero Vitr. ce lo ha dimostrato di $opra, & il re$tante è qui $otto.

La uoce, quando con mutationi $i piega, alcuna uolta $i fa graue, alcuna uolta $i fa acuta, & à due modi $i moue, de i quali uno ha gli effetti $uoi continuati, l’altro di$tanti. La uoce continua non con$i$te ne i termini, ne in alcun luogo, ma $uol fare le $ue terminationi non apparenti, & gli interualli $uoi di mezzo manife$ti, come quando nel parlare dicemo. Sol, Fior, Mar, Ben, perche à que$to ne doue comincia, ne doue termina $i co- 70 no$ce, ma ancho ne di acuta graue, ne di graue acuta e$$er fatta dalle orecchie $i $ente: Per lo contrario au- uiene, quando la uoce $i moue con di$tanza, perche, quando la uoce mutando $i piega, uiene à determinar$i nel fine d’alcun tuono, dapoi in un’altro $i muta, & ciò $pe$$o facendo di qua, & di là pare incon$tante à i $en$i, come auuiene nelle canzoni, nellequali piegando noi la uoce facemo uariare il canto, & però quando la uoce con interualli, è $pat{ij} di$tanti $i muta, con manife$ti finimenti di tuoni appare d’onde cominciò, & d’onde hebbe fine, ma i mezzi, che $ono tra gli interualli, $i o$curano.

[0149]QVINTO.

Questa diui$ione (come dice Aristoxeno) è fatta per $eparar la uoce, che è atta ad entrar in Armonia da quella, che non è atta. La uoce adunque in due modi $i muoue, prima in modo, che pare all’orecchia, come è, continuata, ne che mai $i fermi in alcun modo di terminatione, que$ta dal- lo effetto $uo $i chiama continua: ma dall’u$o $i chiama ragioneuole, perche con quel mouimento di uoce $olemo parlare, è ragionare, non alte- rando la uoce. Moue$i dapoi la uoce in modo, che pare di$tinta, & che $i parta da un luogo d’altezza, all’altro, & che mute diuer$e termina- tioni de $uoni, & co$i $i chiama dallo effetto, distinta: ma dall’u$o melodica, cioe u$ata da chi canta, ò recita uer$i: perche, quando noi canta- mo, ò recitamo uer$i, alzamo, & abba$$amo distintamente la uoce $ermandola, & ripigliandola $i, che il $en$o la di$tingue. Benche Boetio uo- glia, che nel recitar de uer$i u$ano una uoce mezzana, e mista, tra la continua, & la di$tinta. La uoce continua, & d’uno ɩ$te$$o tenore non e al- la con$ideratione della Mu$ica $ottopo$ta, perche doue non è graue, & acuto, non è con$onanza. Ma $i bene la di$tinta, ne que$ta anchora $e- ra atta alle con$onanze prima, che ad un certo luogo peruenga, $i come aduiene à molti corpi, i quali non $ono atti à cadere $otto la ragione del pe$o $e non hanno una certa quantità, e grandezza, ne po$$ono uenir $otto la pro$pettiua, $e non hanno quel tanto, che fine del non poter 10 e$$er ueduti, & principio dell’e$$er ueduti, perche la natura non comporta, che le minime differenze $iano à i $en$i de gli huomini $ottoposte. A dunque il $uono distinto, & ridotto ad una certa, & $en$ibile quantita è principio della Armonia, come la unita è principio del numero, il punto della linea, lo in$tante del tempo. La natura ha circon$critto la uoce di cia$cuno in modo, che’l primo luogo d’e$$a è ɩl piu graue, & il piu ba$$o, che e$$er po$$a in cia$cuno, ma perche facendo $empre un $uono, & in quello fermando$i la uoce non riu$cirebbe alcuna Armonia, pe ro deono le uoci, & i $uoni mutar$i, & $alire, accioche la piu ba$$a, con la piu alta proportioneuolmente ri$ponda, la uia adunque della $alita, anzi pur la $alità $i chiama $patio, di$tintione, & interuallo: ma la comparatione ri$petto i termini è diuer$a, però $tando lo $patio, quando la uoce dal ba$$o a$cende all’alto, dicenio, che la $i fa piu intenta, piu acuta, ò piu alta: ma quando dall’alto $iparte, et uiene al ba$$o dicemo, che la rimette, & abba$$a, & che diuenta graue, & $i come la natura, ha dato il principio della uoca alla parte piu ba$$a, di cui la Mu$ica $ene $erue, co$i $alendo qua$i per gradi, è nece$$ario trouare il maggior termine, alquale po$$a la uoce naturalmente peruenire, non in modo, che quello, che la natura ha dato, per piu alto $i prenda dall’arte, ma in modo, che $otto quello $i troui quel $uono della uoce, che $ia il piu alto, & ri$pon- 20 der po$$a al prɩmo in per$ettis$ima con$onanza di maniera, che $e oltre $i pa$$a$$e con la uoce $alendo altr a con$onanza non $i troua$$e, che le contenute nella piu per$etta, cioe in quella, che abbraccia tutte le altre, come peruenendo al dieci, $e piu oltra pa$$ar uolemo rittornamo alla uni tà. Ma perche non $i peruiene dal primo all’ultimo, cioè dal piu ba$$o al piu alto $uono $enza mezzi, pero $al\~edo la uoce dal primo, & piu ba$$o luogo al $ommo, & piu alto, che regolar $i po$$a, è nece$$ario, che ella tocche diuer$i gradi, & quelli $iano con giusti $pat{ij} di$tinti, & propor- tionati. L’ordinanza adunque della $alita delle uoci da Greci è detta Sɩ$tema, & da no$tri Scala, & perche ancho la riducono in$egnandocela $u la mano, però la chiamano ancho la Mano, ò perche ella $i deue hauer à mano come un Enchiridio. I Greci uogliono dir ordinata compo$i- tione, i no$tri conmodo, & ben compo$to $alimento, ò $cala, & quel $alimento $i da ad intendere con riga, è $patio. La $cala adunque è una con$titutione di righe, è $pat{ij} dritti, & egualmente prodotti, nellaquale $critte $i uedono le note d’ogni canto. L’u$o delle righe, & de gli $pa- t{ij} è accioche $i cono$ca di$tintamente la distanza della $alita, & della di$ce$a delle note, lequali altro non $ono, che $egni di mandar fuori la uo ce, hauemo adunque fin hora come e$$er deue quella uoce, che è atta alla melodia. Et Vitr. la$ciando molte co$e, che dice Aristoxeno fra mez 30 zo, uiene alla diuɩ$ione delle Melodie, & dice.

Le maniere de i canti $ono tre l’una è detta da Greci Armonia, l’altra Chroma, la terza Diatonon. Il canto Armonico, è dall’arte partorito, & per cio le canzoni rittengono grauità, & authorità non poca. Ma il Chromatico ornato di $ottile $olertia, è $pe$$ezza di moduli porge piu $uaue diletto; Il Diatonico per e$$er naturale, è piu facile per la di- $tanza de gli interualli.

Se io haues$i à trattar della Mu$ica io la ordinarei altrim\-eti, ma hora io int\-edo di $eguitar il modo proposto da Vit. Maniera, ò Genere, è un certo cõpartimento de gli $ptt{ij} nelle $cale, & nelle ordinanze, che rappre$enta diuer$e idee d’ Armonia, & di que$ti diremo partitam\-ete qui $otto, $a cendo chiaro, quello che pare à molti difficile, & o$curo. Tre adunque $ono i generi della Melodia. Chromatico, Diatonico, Armonico. Que$ti prendono i nomi loro dalla uicinanza, ò lontananza de gli $pat{ij} nelle $cale, & or dinanze. Armonico è quello, che nella $ua ordinanza abon- da di pros$imi, e picciolis$imi $pat{ij}, è breuis$ime $alite della uoce, & è co$i chiamato qua$i adattato, e con$ertato, Diatonico è co$i detto per- 40 che abonda di $pat{ij} distanti per tuoni, qua$i andante per tuoni, & in quello la uoce molto $i $tende. Chromatico è quello, che piu abonda nel $uo compartimento di Semituoni. Chroma $ignifica colore, & perche à gui$a di colore, questo genere $i muta dalla prima intentione, pero è co$i nominato. di questi tre generi piu uicino alla natura è il Diatonico, perche egli $ucciede qua$i da $e ad ognuno, che canta $enza ammae- $tramento. Piu artificio$o è il Chromatico, come quello, che da gli ammaestrati $olamente $i e$$ercita, & però la maggior parte s’affaticaua in questo genere, perche $empre uoleuano raddolcire, & ammollire gli animi. Lo Armonico è piu efficace, & è $olo de gli eccellenti nella Mu$i- ca, & è pre$tantis$imo tra ogni componimento, & molti per la debolezza loro non lo ammetteno, perche non $i può co$i facilmente metter in ogni u$o. Seuero, fermo, & constante è il Diatonico, & dimo$tra co$tumi, & habiti uirili. Molle, & lamenteuole è il Chromatico. Quando adunque $ia, che noi uogliamo fare un’ordinanza ò una $cala, che tanto è, quanto accordare uno strumento, nece$$ario è, che di $ubito $appia- mo $econdo quale de i tre generi la uogliamo compartire, perche à materie dolci, & lachrimeuoli ci uuole il Chromatico, & ad altre grandi, heroiche il Di@tonico, come altre ad altri generi, ò me$colanze di quelli, perche ogni genere à piu modi $peciali $i puo partire, & quelli partico 50 lari cõpartimenti di cia$cun genere gli danno un certo a$petto, & forma diuer$a, qua$i à gui$a di Pittori colorandogli, accioche $i $acciano udi re $econdo le idee, che $i uuole, & non $i faccia à ca$o la imitatione delle co$e, che $ono grandi, con$tanti, molli, mutabili, temperate, ò, mez- zane, come porta la lor natura, nel che con$iste ogni bello effetto dell’Armonia, però $i come è co$a degna di con$ideratione, co$i à di nostri è poco con$iderata, & molti pen$ano col genere Diatonico $atisfare ad ogni qualit à di co$e, è stanno ostnati ne uogliono udire alcuna ragione, ò perche par loro douer perdere quanto hanno imparato, ò che impos$ibil $ia o$$eruar queste regole, ò perche uer amente $ono ignoranti, è $prezzatori di quello, che non $anno. Io uorrei che qui fus$i luogo di e$ponere le idee, & i colori conuenienti ad ogni qualita di co$e $econdo i loro generi, perche con uiua e$perienza delle orecchie, confer- mata da inuincibili ragioni gli farei con$e$$ar l’error loro, ma HARMONICO diesi diesi ditono CHROMATICO $emitno{ij}o $eimtuono friemituono DIATONICO $emituono tuono tuono troppo tempo, & maggior occa$ione $i richiede, ben conclu- do che molto in uano s’affaticano, $e pen$ano col genere Diato- 60 nico $olo rappre$entare gli affetti humani, perche come dice Vitruuio.

In que$te tre maniere dis$imiglianti $ono le di$po$itio- ni de i Tetracordi, perche i Tetracordi, che appar- tengono al genere Armonico han due Tuoni, & due Die$i; La Die$i è la quarta parte del Tuono, & co$i in un Semituono $ono due Die$i. Nel Chromatico $ono po$ti in ordine duemezzi Tuoni, ma il terzo $patio, è, di tre Semituoni. Il Diatonico ua per due continuati Tuoni, & con lo terzo $patio d’un Semi- 70 tuono, compie la grandezza del $uo Tetracordo, & co$i i Tetracordi ne i tre generi agguagliati $ono, & pareggiati di due Tuoni, & d’un Semituono.

[0150]LIBRO

In ogni Tetracordo d’ogni genere $ono quattro termini, ò $uoni, ò gradi, che uogliamo dire, tutti $altano ad una $omma in tre $alti, ma diuer$a- mente, percioche il genere Armonico $ale da la meta d’un Semituono, che die$i $i chiama, ad un’altra meta d’un Semituono, & d’indi allo $pacio di un ditono, il chromaticho ha lo primo $patio d’un Semituono, & $imilmente il $econdo, ma $ale poi ad un Trihemituono. Finalmente il Diatonico, ha lo primo $patio d’un tuono, ɩl $econdo d’un tuono, il terzo di mezzo tuono. Siche in ogni genere il tetracordo è composto di due tuoni & mezzo, & que$to è quello, che dice Vitr. che i tetracordi $ono ne i tre generi agguagliati, & pareggiati di due tuoni, & d’un Se mituono. Et perche s’intenda meglio quello, che dice Vitr. dɩro che co$a, è, tetracordo, che co$a è $patio, & interuallo, & dichiarito gli al- tri term{ij}ni po$ti dallui, quanto al pre$ente bi$ogno io pen$ero, che $ia per $atis$are, con quella breuità, & chiarezza, che $i puo in $imile ma teria difficile, a$co$a, & alla lingua nostra $traniera.

Delle $cale, & or dinanze per$etta, è, quella, che tra i gradi della piu ba$$a, & della piu alta uoce contiene quella con$onanza, che le abbraccia tut te, & questo non $i può fare $e la ordinanza della $cala non tiene quindeci gradi di uoce, & quattordici $pat{ij}. Grado io intendo il luogo della 10 uoce, ò, alto, ò, ba$$o, che $ia, ma perche da prima nel mondo l’huomo non ha fatto le co$e dell’arti per$ette, ma le $cienze, & le dottrine à po co à poco con l’aggiunta de i $ucce$$ori cre$ciute $ono, però non fu ritrouato da principio tutta la $cala, & ordinanza delle uoci, ma ben dapoi $i $ono formati tutti i gradi, la onde nel formare gli instrumenti mu$icali $i u$auano le corde, & i nerui, i quali rendeuano i $uoni proportionati, & ancho $i e$$ercitaua $enza alcuna Mu$ica la ragione $opra una $ola corda, partendola numero $amente in modo, che toccando quella uota, & poi $opra uno $patio determinato, rendeua quella con$onanza, che $i cercaua. Chiamaua$i que$ta forma Monocordo, di modo, che egli $i faceua d’una corda $ola. Ma gli antichi uolendo e$$ercitare la Mu$ica faceuano gli $trumenti di piu corde, dal numero dellequali dauano i no- mi à gli $trumenti, et pero chiamauano Tetracordo lo strumento di quattro corde, pentacordo quello di cinque, & co$i nel re$to fino allo $tru mento Pentecacordo, cioe di quindici corde corri$pondenti à quɩndeci gradi, è $alite della uoce, che $pat{ij}, & interualli $i chiamano (come ho detto) perche altro non è $pacio, che quantita della uoce tra due $uoni, & qui è ripre$o Ari$toxeno, che pone la grauita, & l’acutezza della uoce, in qualita, & non in quantita. Da que$to $i ha, che alcune or dinanze $eranno maggiori, alcune minori, maggiori $on quelle, che han- 20 no piu gradi, & minori, quelle, che ne hanno meno. La onde gr andis$ima $era quella appre$$o gli antichi, che hauera quindici gradi. Dico $econdo gli antichi, perche, i, moderni, ne hanno aggiunti de gli altri alle loro $cale, perche niente ci uieta, che con ragione non andiamo piu oltre, e $pecialmente nel fare gli $trumenti Mu$icali, che po$$ono $alire piu alto, che la uoce humana, laquale temperatamente tra quei quindici $i contiene, $e piu oltra pa$$a$$e, potrebbe e$$er $trepito $a, & metta alla ordinanza, ilche non aduiene in molti $trumenti. Dɩchiarito hauemo che co$a è $patio, & che co$a è Tetracordo, re$tano alcuni altri nomi per fare la intelligenza di Vitr. manifesta, & $ono que$ti. Die$i, Tuo- no, Semituono, Trihemituono, Ditono, che $ono i nomi de gli interualli, il Tuono adunque, è il principio della con$onanza, cioe il primo ter- mine, & fondamento della con$onanza, nato da proportione $e$quiottaua. Con$onanza è uno me$colamento de $uoni graui & acuti, che con diletto all’orecchie peruiene. Il ho detto, che co$a è proportione $e$quiottaua, cioe quando il più contiene il meno una fiata, et l’ottaua parte del tutto, come noue contiene otto, chiuuole adunque proportionare i $uoni, è nece$$ario proportionare gli $pat{ij}, & chi uuole proportionare gli $pat{ij}, bi$ogna u$are i numeri, & le loro ragioni, & quella proportione, che è tra $patio è $patio, $era ancho da $uono à $uono, pero doue 30 lo $pacio $era con $e$quiottaua, ò uero altra proportione de numeri compartito, ancho il $uono hauera la i$te$$a comparatione. Volendo adun- que porre un tuono $opra una corda, bi$ogna partire la corda in noue parti, & ponere lo $cagno $opra le otto, perche $uonando la corda uota, & poi $opra lo $cagnello, ella rendera un tuono. Sia la corda a.b. diui$a in partinoue, dico, che la parte.c.b. $uonera un tuono, con tutta la cor da, ma è prima l’uni$$ono, che è uno iste$$o, & perpetuo tenor della uoce $enza a$ce$a, ò di$ce$a, come hanno tutte le note, che $ono $opra l@ i$te$$ariga, ò tra lo ɩ$te$$o $patio. La doue l’uni$$ono non e $pacio, ma fondamento de gli $pat{ij}, come ut, ut, re, re, $opra un’i$te$$a riga, ò in uno iste$$o $pacio. Mail tuono, è, di$tanza di uoce da una riga al $eguente $pacio, ò per lo contrario, come dal ut alre, ò uero dal re al ut. Et qui an cho è ripre$o Ari$toxeno, che non u$a numerinel notare le uoci per racorre le uoci per racorre le proportioni, ma piglia la loro differ\~eza nel mezzo, di modo, che egli pone la $peculatione nelle uoci, ma in quello, che elle $ono differenti, co$a non ben con$iderata credendo $aper la differenza di quelle uoci dellequali egli ne grandezza, ne mi$ura ritroua, dando il tutto al giudicio delle orecchie. Diuide egli il Tuono in due parti eguali, & queste chiama Semituoni, & non $a che niuna proportione

    $oprapartiente,
come, quella in che con$iste il Tuono, $i puo in due parti eguali diuide- 40 re. Ma $eguitamo noi quello che per uero i dotti hanno approuatc. Poi che adunque il tuono non $i può partire in due parti eguali, perche con$i$te in proportione $oprapartiente, $i partire in due parti di$eguali, una di e$$e $i chiama Semituono minore, & Die$i. L’altra Semi- tuono maggiore, & Apotome. Il Semituono minore, è quella parte del tuono per laquale la proportione $e$quiterza è maggiore di due tuoni, cioe di due $e$quiottaue, ecco l’e$$empio: parti la corda in quattro parti, e $otto la prima poni lo $cagnello, quella i$te$$a uota $uonera una $e$quiterza con la piena, perche co$i e lo $pacio diui$o. Se adunque ponerai $opra la detta corda due continuati tuoni partendola, come ho detto di $opra, dico che lo $pacio che $era dal $econdo $cagnello doue è $egnato il $econdo tuono, al terzo, ti $uonera il Semituono $patio da mi à fa, & co$i hauerai quattro termini ut. re. mi. fa. è tre $pac{ij}, l’uno da ut à re, che è un tuono, l’altro da re à mi, che è il $econdo tuono, l’altro da mi à fa, che è un Semituono minore, ò Die$i, che $i chiami, & qui hai il tetracordo del genere Diatonico, che $erra la con$onanza, nata da proportione $e$quiterza, che è le quarta, che $ale da ut à fa, per due tuoni, è un Semituon minore. Il Semituon maggiore è il restan- te del tuono, cioè quello, che è di piu della $e$quiterza al terzo tuono, pero poni tre continuati tuoni, & la $e$quiterza come di $opra, & ha- 50 uerai dalla $e$quiterza al re$to del tuono il Semituon maggiore. Que$to nome adunque di Semituono non importa mezzo tuono à punto, $i co me à dire $emiuocale, non $i piglia per la meta della uocale à punto, ma perche è meno, & non aggiugne all’e$$er uocale, & à far uoce da $e, pero $i dice Semiuocale, come hauemo detto nel Quarto parlando di Semimetope, & Semitriglifi. Dico poi che il tuono, & Semituono, ben- che non fanno Armonia è con$onanza, nientedimeno egli $i deue hauere con$ideratione dell’uno, & dell’altro, $i perche distinguono gli $pa- t{ij} delle con$onanze, & mi$urano i mezzi mu$icali, $i perche le $ode con$onanze, per l’un, & l’altro $i legano in$ieme, & finalmente all’uno, & all’altro s’attribui$ce la forza di commouer gli affetti, i numeri d’un tuono $ono 8.e 9. di due 81. 72. 64. & $i fanno moltiplicando 8 in $e, 9 iu $e, & 8 in 9. i numeri di tre tuoni $ono 729. 648. 576. 512. moltiplicando 81. 72. 64 per noue, & 64. per otto, & co$i $i uanno i tuo- ni con numeri continuando, ne iquali la proportione del maggiore al minore è $empre $e$quiottaua. Tuono adunque è come ut, are. dariga à $patio. Ditono come da ut, à mi, a$cendendo & da mi, a ut, di$cendendo. da riga al $econdo $patio, pur che non u: $ia Semituono di mezzo: diletta, ma non è con$onanza, & $i chiama terza maggiore. Trihemitonio come da re, a fa a$cendendo, & chiama$i ancho $e$quitono, & è 60 $patio, che abbraccia un tuono, & un Semituon minore, & $e bene uien all’orecchie $oauemente non è però con$onanza, perche le con$onan- ze non $ono in proportione $oprapartiente, & il $e$quitono è in tale proportione, (come $i dira poi) chiama$i da i moderni terza minore, & è lo $patio da una riga all’altra, pur che tra mezzo ui $ia un Semituono. Il Semituon maggiore (come ho detto) è lo auanzo di tre $e$quiottaue leuatane la $e$quiterza, & percio è detta A potome da Greci, & aliena dal genere Diatonico, perche non $i admette nel componere, non ha- uendo luogo tra le corde, perche à niuna corda puo ri$pondere per far con quella alcuna con$onanza. Conuengono tutti que$ti $pat{ij} in questo, perche tutti $eruano alla mu$ica, il tuono. & il Semituono $eruono per fondamenti alle legature de i tetracordi, il Trihemitonio & il Ditono, perche dilettano, & pcrche uanno ne i compartimenti de i generi. Dilettano molti $uoni, che però non $ono con$onanze, come è la terza mag giore, & la minore, & la $e$ta minore fatta dal Semituono, con la diapente, cioe con l’aggiunta d’un Semituono ad una $e$quialtera, e $i fa quando $i pa$$a da cia$cuna linea allo terzo $pacio, che contiene due $emituoni minori, e tre tuoni, come è da mi à fa cantati per la $esta. Euui ancho il tuono col Diapente, che pa$$a da cia$cuna linea al terzo $pacio, ma ui è $olo un Semituono, è quattro tuoni, come da ut à la cantati 70 per la $e$ta, & chiama$i $e$ta maggiore.

Euui ancho la $ettima minore, che abbraccia due Semituoni minori, è quattro tuoni, come da ut à mi da uno $patio al quarto $pacio, ò da una li- nea alla quarta linea, ci $ono ancho molti altri $pat{ij} piu presto nello e$$ercitio, che nelle regole collocati, come è la nona, la decima, la undeci- ma, & la duodecima, ma di que$ti altri ne han parlato. Delle con$onanze diremo poi.

[0151]QVINTO. Diate$$aron. Quarta. Se$quiterza. Diapente. Quinta Se$quialtera. Semituono con Diapente. Tuono con Diapente. Semiditono con Diapente. Diapa$on. Doppia. Ottaua. Diatessaron. Diapason con Diapente Diapason. Diapente. Diatessaron. 24 18 16 12 8 6

Hora hauendo gettato noi i buoni fondamenti, e$poneremo Vitr. Dice egli, che diuer$e $ono le di$po$itione, & i compartimenti de i Tetracor- di, ne i tre predetti generi, & la ragion è questa; perche $ono applicati à diuer$e intentioni, & idee di co$e ba$$e, ò grandi, ò di mezzo. Dichiara poi la di$po$itione di cia$cuno, & dice, che la di$po$itione del Tetracordo, nel Genere Armonico, che egli Armonia dimanda con- tiene due Die$i, & due Tuoni, & s’intende à questo modo, che la $alita dalla parte graue, & ba$$a, all’acuta, & alta $i fa $alendo dalla metà d’un Semituono, che $a lo primo $pacio, all’altra metà, che $a lo $econdo, & da que$to $i $ale allo $pacio d’un Dituono, intendeua Ari- 40 $toxeno la metà à punto, ma non è co$i (come ho detto) $erra adunque que$to Tetracordo la quarta, che Diatte$$aron $i chiama. La ordi- nanza adunque del Tetracordo Armonico fondata la prima uoce dalla parte graue uà dalla proportione $e$quiquadrage$ima quinta, alla $e$- quiuige$ima terza, & indi alla $e$quiquarta, & ritorna per gli i$tes$i gradi abbracciando il primo Tetracordo, & que$to procedere $a- lendo è dalla die$i alla die$i al Dituono ne gli $pac{ij} $uoi, & qui die$i è la met à del Semituono minore, che prouiene dal partir la differenza de gli e$tremi della $ua habitudine in modo, che la maggior $ia alla parte piu alta, & la minor alla piu graue. La Die$i in Greco è ancho Te- tartemoria detta, & però Vitr. dice che la Die$i, è la quarta parte del tuono, & che nel Semituono $ono due Die$i. Ecco l’habitudine de {256 243}13 differenza 262 270 gli estremi del Semituon minore è 13. perche il Semituon minore con$i$te in questi numeri 256, & 243. 13. adunque è la differenza, que$ta $i parte in due parti una maggiore, che è di $ette, l’altra minore, che è, di $ei, la maggiore $i pone alla parte piu acuta, la minore alla piu graue. Vedi adunque quanto breui $ono gli $pat{ij} dell’Armonica melodia, che à pena po$$ono regolar$i dalla ragione, non che e$$er compre$i dal $en- $o, e però altro colore, e compartimento di questo genere non $i troua, per le $opradette ragioni de i minimi interualli, ma perche Die$i 50 s’intende la met à del Semituon mincre, & non la metà del maggiore? perche la con$onanza, che rende il Tetracordo e la Diate$$aron cioè la quarta, che $i compone di due Tuoni, & un Semituon minore. Il Tetracordo Chromatico è compo$to di$pat{ij}, che contengono ɩl Semituono minore, il maggiore, & un $e$quituono, ò Trihemituono, que$to perche ha gli $pat{ij} alquanto piu larghi, & accommoda- ti, riceue diuer$i colori, & però ne ha due. Nel primo, che $i da al Chromatico piu molle s’a$cende dalla $e$quiuige$ima$ettima per la $a$quiquartadecima alla $e$quiquinta, & $i di$cende al contrario, & tutta uia rendono gli e$tremi del Tetracordo la quarta, ne può rendere altra con$onanza, pa$$ando per que$ti interualli, chiama$i mobile, imperoche è mutabile, lamenteuole, & affettuo$o. Nel $e- condo colore del detto genere il partimento piu acuto è quello, che dalla $e$quiuinte$ima una pa$$a per la $e$quiundecima alla $e$qui$e$ta, & qui con il $econdo colore, che $i chiama Sintono $i rinchiude la diate$$aron nel Chromatico Tetracordo. Chiama$i questo colore Sintono, ri$petto al molle, percioche è meno mutabile del molle, & meno lamenteuole, & affetuo$o: & qui $i può con$iderare come è nece$$ario $e- condo le intentioni con$ertare le ordinanze, & le $cale. Accioche $e riporte quel uanto della Mu$ica, che diede tanto nome à gli antichi. 60 Seguita il Tetracordo del genere Diatonico, que$to perche ba gli $pat{ij} maggɩori, $i può in piu modi colorare, cinque adunque $ono i $uoi co lori, il molle, il piu tirato, l’eguale, il Sintono, il Diatono. Nel primo, che è piu molle, & rime{$s}o dalla parte piu ba$$a da una $e$qui$et- tima per una $e$quinona a$cende ad una $e$quiuinte$ima, chima$i molle, è rime$$o perche tra i colori di que$to genere rende un’habito piu tem perato de gli altri. Nel $econdo colore del detto genere, quello, che è piu tirato, ma non però anchora ben gagliardo comincia dalla $e$qui- uige$ima $ettima, pa$$a per la $e$qui$ettima ne puo far altro, che $ia con$onante, che una $e$quiottaua, chiama$i molle intento, percioche egli @iene una uia di mezzo tra il precedente molle, & il $eguente di cui diremo hora. Il terzo colore, è quando la uoce hauendo gia il $uo primo luogo col piu ba$$o $uono determinato $ale al $econdo con proportione $e$quiundecima, & partendo s’inalza una $e$quidecima, & $erma il $uo no nel terzo luogo con una $e$quinona, che altro non può$are, $e uuole con melodia e$$er udito. Et chi non uede quanto regolato, $ia il pa$$o, & la $alita di que$ta $igura $alendo per tre continuate proportioni, però regolato, ò uero per dir meglio eguale Diatonico $i chiama. Il quarto colore di$$egna, & colori$ce que$to genere da una $e$quidecimaquinta cominciando, & nel pa$$o di mezzo forma una $e$quiottaua, 70 terminando in una $e$quinona. Questi è $ecuro, & forte & dinota habito ma$chio, & è molto inten$o, e però $i chiama Sintonon. Il quin- to $inalmente, perche abonda di tuoni, $i chiama Diatono, & è di due tuoni cioe di due $e$quiottaue, & d’una die$i, & que$to ancho, è piu robu$to, e gagliardo di tutti gli altri. Et qui $i rinchiude il colore d’ogni genere uariato $econdo la intentione de Compo$itori, alche con gran de attentione bi$ogna auuertine, & in ogni colore la $orma del Tètracordo rinchiude la Diate$$aron, cioe la quarta con due tuoni, & una Die$i & que$to è quello che dice Vitr. Et in tutti i tre generi i Tetracordi $ono pareggiati di due tuoni, & un Semituono, & le $igure di quan- to s’è detto con i loro numeri $ono qui $otto notate.

[0152]LIBRO Armonico Chromatico molle Chromatico non languid@ Diatonico molle. Molle intento Eguale Sintono Diatonico. 92 216 1{1/4} 69 345 1{1/23} 15 360 1{1/45} 8 368 70 210 1{1/15} 42 252 1{1/14} 18 270 1{1/27} 10 280 22 66 1{1/6} 11 77 1{1/11} 7 84 1{1/21} 4 88 21 63 1{1/7} 9 72 1{1/9} 8 80 1{1/20} 4 84 56 168 1{1/8} 21 189 1{1/7} 27 216 1{1/27} 8 224 3 9 1{1/9} 1 10 1{1/10} 1 11 1{1/11} 5 12 24 72 1{1/9} 8 80 1{1/8} 10 90 1{1/15} 6 96 64 192 1{1/8} 24 216 1{1/8} 27 243 hem 13 2@6

Ma quando es$i Tetracordi $ono $eparatamente con i termini di cia$cun genere con$iderati hanno dis$imile di$$egna- tione delle di$tanze.

50

Cioe la $omma de i Tetracordiè pareggiata, perche in ogni genere è abbracciata la Diate$$aron di due tuoni, & un Semituono, ma partitamen- te è di$$erentemente $i $ale alla Diate$$aron in cia$cun genere, comes’e detto di $opra, conclude adunque dicendo.

La Natura adunque ha diui$o nella uoce le di$tanze de i tuoni, & dei Semituoni, & dei Tetracordi, & ha finito le ter minationi di quelli con mi$ure con la quantita de gli $pacij, & con certi modi di$tantilha ordinato lequalità, lequali u$ando ancho gliartefici de gli $trumenti $econdo le co$e con$tituite dalla natura apparecchiano le loro perfettio- ni à conuenienti concenti.

L’arte o$$eruando la natura ha ritrouato le con$onanze, è gliartefici $econdo quelle fanno i loro $trumenti, la natura ha dato il potere di far un tuono, & un Semituono, ma Parte baritrouato in che proportione $ia l’uno e l’altro. La natura $econdo gli affetti fpontanamente moue gli buomini, & le uoci, ma l’arte ba compre$o con uie ragioneuoli, & le quantita, & le qualità de i $uoni, & ha me$colato i generi, ritro- 60 uate Pidee, applɩcate le forme, bora Vitr. ci e$pone i $uoni, i loro uocaboli, & altre co$e pertinenti al propo$ito no$tro.

I $uoni, che da Greci Phtongi $i chiamano, $ono 18.de i quali otto continuamente $tanno in tutte tre le maniere, ma gli altri dieci quando communemente $i cantano $ono in$tabili, & uaganti.

A me pare che Vitr. poteua meglio ordinare, que$to $uo di$cor$o, perche adduce molte co$e prima, che hanno bi$ogno dello intendimento di al- tro, che egli pone dapoi, però noi ordinatamente $econdo il douere procieder intendemo. Certo è che ogni ordinanza di Mu$ica, e compo- $tade $uoni. Suono e cadimento, ò qualità indiui$ibile della uoce, la cui quantita ò grandeζζaè certa, è determinata, e principio della me- lodɩa, & in quello come nel propio elemento ogni concento $iri$olue. Dei$uoni altri $ono estremi, altri di mezzo nelle ordinanze. De glɩ estremi altri $ono grauis$imi, $otto i quali piu ba$$o non $i uà, altri acutis$imi, $opra i quali piu alto non $i ua nelle perfette ordinanze. Di quelli di mezzo altri $ono graui, & acuti rifpetto a gli altri, graui $e riguardano à i piu alti, acuti $e riguardano ai piu bas$i, chiaman$i adun que alti, & bas$i per comparatione, come tra gli elementi l’acqua ri$petto alla terra è lieue, ri$petto al fuoco è graue, & co$i l’aere compa- rato all acqua è leggieri, al fuoco é graue, ma la terra è grauis$ima, il fuoco leggieris$imo, perche $otto quella niuna co$a $ogggiace, $opra 70 que$to niente $opra $tà, & for$e da que$ta $imiglianζa $ono $tate ritrouate le prime quattro uoci, ò $uoni, che fanno un Tetracordo. I $uo- ni acuti na$cono da ueloci, e $pes$i, igraui da tardi, è rari mouimenti, come $i proua efperimentando, che una corda piu tirata è piu ueloce, & una piu rime$$a, è piu tarda. Similmente una corda tirata con piu $pes$i mouimenti $i moue, che una rila$ciata. Et $e bene il m - uimento pare un $olo, non è però da credere, che egli $iauno, ma più, che pareno un $olo per la gran celerità del mouimento, come che una continua ritondita dɩ fuoco cɩ appare, quando con grande celerita, $i gira una uerga ace$a da uno de i $uoi capi. Hora dico che i $uoni [0153]QVINTO $ono 25. noi chiamamo i $uoni uoci, come ė quãdo dicemo quattro uoci piu in $u, $ei uoci piu in giu, prender la uoce, intonar la uoce, dar la uo- ce, dico, che $ono 15. nella perfetta or dinanza, benche piu ne $iano, come $i uede nella mano, che pa$$a le uenti uoci. Et ancho Vitr. ne pone 18. ma in che gui$a, to dirò poi. Cominciarono gli antichi (come ho detto) con minor numero di uoci, ò $uoni, à fare gli $trum\~eti loro, poi aggiugnen do, e accre$cendo peruenero alla $omma di 15. Cominciarono (dirò co$i) à quattro uoci, ò $uoni, & fecero un Tetracordo. La prima uoce, che è la piu ba$$a nel Tetracordo chiamauano, $econdo che portaua la natura della co$a. Hypate cioe prima, et la $econda Parhypate, cioe uicina al- la prima, la terza Paranete, cioe penultima, & la quarta nete, cioe ultima. Ecco con quanta facilità $enza u$ar i nomid delle lingue $trane, la ra- gione, anzi la natura ce in$egna à trouar i uocaboli delle co$e, ma perche pur obbligati $iamo à gli antichi per la fatica, che fatto hãno per noi, nelle $cienζe, però dichiarando gli o$curi loro uocaboli, potremo uedere le inuention loro, quella de i $ucce$$ori fin’al tempo nostro. Le quattro uoci adunque del Tetracordo $eranno uolgarm\~ete chiamate in que$to modo. Prima: Pre$$oprima, Penultima, & Vltima, ma perche poiglian- tichi non $i $ono fermati in un Tetracordo, ma hanno aggiunto piu $uoni, però per la diuer$a cõparatione di quelli hanno formati diuer$i nomi 10 de $uoni fin che dapoi Phaucy trouato, è po$to ɩn$ieme due, tre, e quattro Tetracordi, hãno fatto una $cala, et un’ordinãza perfetta, chiamarono adũque il primo $uono piuba$$o, et piu profondo Proslamuanomenos, che $ignifica accettato, ò uer aggiũto appre$$o à gli altri, perche nõ harac cõmunãζa con alcuno de i Tetracordi, ma è di fuori accettato, accioche egli corri$põda cõ la mezzana que$ta uoce è po$ta da ino$tri la doue è a re, ma hau\~edone ancho es$i aggiunto un’altra dalla parte piu ba$$a, l’hãmd ut $ignificandola cõ una lettera Greca, accioche $i di- notas$i, che ancho quclla uoce fu$$e dalloro $tata aggiunta alla mano, non u$ando quella lettera in altre uoci. Et $i potrebbe chiamare Epipro$- lamuanomenos, ò uero Hypoproslamuanomenos, qua$i $otto l’aggiunta, il $econdo $uono è detto Hypaton: Pero douemo $apere, che $e noi con$i deramo, et ordinamo i Tetracordi $eparatam\~ete cia$cuno per $e, & nõ nella perfetta ordinãζa, & cõpita $cala, $empre la lor prima corda, & piu graue, e chiamata Hypate (come ho detto) cioe principale, ò prima, ma come $i metteno piu Tetracordi in$ieme la prima corda rittiene il nome di Hypate, ma $e le aggiugne Hypatõ à differenza delle prime de i $eguenti Tetracordi, chiama$i adunque prima delle prime, che tanto uuol dire Hypate Hypaton, & co$i la $econda $i chiama parhypate Hypaton, cioe pre$$oprima delle prime, à differenza delle $econde de gli al 20 tri Tetracordi. La terza corda è detta Hyperparhypate cioe $opra la uicina allhypate, percioche questa è piu alta della parhypate, chiama$i ancho Lycanos, cioe indice, perche $i come il diton indice ha di$tanza maggiore dal dito gro$$o, et alcuna fiata minore, che da gli altri, per que$ta $imiglianza la quarta corda, che è la terza de i Tetracordi, ponendo la Proslamuanomenos per prima, hauendo hora maggiore $patio, hora mi nore, $ecõdo la diuer$ità delle harmonie, come $i uedra, $i chiama Lycanos, que$ta ne i Tetracordi $eparati $i chiamerebbe penultima, ma in que $ta ordinanζa, è co$i chiamata dal luogo, che ella tiene. La quinta $i chiama Hypate Me$on, cioe prima delle mezzane, chiama$i prima, perche è la prima del $ecõdo Tetracordo, chiama$i delle mezzane, pche il $ecõdo Tetracordo $i chiama meζζano, pche è tra due tetracordi Puno è detto delle principali, delle prime, ilquale sta alla parte piu ba$$a, et è quello, alquale fin hora hauemo po$te le corde. L’altro è delle cõgiunte (come dire mo) sta alla parte piu alta. Ma perche nõ $i chiama que$ta Nete, cioe ultima, per e$$er l’ultima del primo Tetracordo? et Hypate, cioè prima, per e$$er prima del $econdo Tetracordo? dico, che $e questo Tetracordo $i cõ$idera$$e da $e, & nõ nella perfetta ordinãζa co$i bi$ognerebbe chia marla cioe ultima, ma cõ$iderãdo$i in$ieme cõ gli altri, la nõ uiene ad e$$er ultima, anzi la prima, ri$petto al tetracordo di mezzo, che $egue; Era 30 adunque nece$$arioper la aggiũta di altre corde, mutãdo $i nouo rifpetto, et noua cõ$ideratione, mutar ancho il nome alle prime, che inuero pare, che la natura habbia que$ti nomi formati, ne altri nomi $i darebbeno alle dette corde dai piu inefperti della Mu$ica, che dal $ito loro, et dall’or- dine, che hãno, et questo dico, perche altri non $i cõmouino, pche par’ alloro la impo$itione de i nomi antichi difficile, pche $on nati dalla neces$ità dell’arte, $i che nõ $i marauiglino, $e con ragione $e ne formano de noui, ma non $i deue $tare $ulle parole, quãdo $ia, che delle co$e $i prenda buon partito, Perche adunque $ono uniti in una ordinanζa i detti Tetracordi, & le cõparationi de i $uoni, & delle corde $ono diuer$e, però $i danno (come ho detto) altri nomi à quelli Tetracordi uniti, che $i darebbeno, $e fu$$ero po$ti da $e $tes$i partitamente. E$$endo adunque due otto cor- di, nella perfetta ordinanζa l’uno alla parte piu ba$$a, l’altro alla parte piu alta, & e$$endo l’uno et l’altro di due Tetracordi compo$to, poi, che’l nome Hypate e di$tribuito à i cadimenti piu bas$i, $i come il nome di Nete, e dato à i termini piu alti, però ad amendue i primi Tetracordi dal la parte piu ba$$a $i dãno i nomi pre$i dall’ Hypate, doue il primo tetracordo piu graue è detto il tetracordo delle Hypate, cɩoè delle principali, & il $ecõdo, é chiamato il Tetracordo delle mezzane, et la $ua prima corda c detta Hypate Me$on, cioe prima delle mezzane, & con que$ti au 40 uertimenti il re$to $i rende facile, però la $e$ta corda e detta Parhypateme$on, cioe uicina alla prima delle mezzane, che è la $econda del $econ do Tetracordo, la $ettima é detta Hiperparhipate, qua$i $opra alla pros$ima alle prime, la ottaua è detta Me$on, cioe mezzana, perche uera- m\~ete e nel mezzo de i Tetracordi. Ma $e egli non $i anda$$e piu oltre, & che $i rinchiude$$e le uoci in uno Ottocordo ella $i chiamarebbe Nete, cioe ultima, ma perche è fine del pa$$ato ottocordo piu ba$$o, & è principio di quello, che è alla parte piu acuta, & è la piu ba$$a di quello legan do l’uno, & l’altro in$ieme, però è detta mezzana come termine commune à due ottocordi, & come legamento, & come quella, che tiene egua le proportione con gli e$tremi. La nona è detta Parame$on dal $ito $uo perche, è, uicina alla Mezzana, che è la $econda del terzo Tetracordo la decima è detta trite Diezeugemenon cioè terza delle di$giunte, perche nello $trumento antico di $ette corde ella era la terza in ordine all’ulti- ma, & era chiamata Parame$e, cioe uicina alla mezzana nel terzo Tetracordo, ò nel $ecõdo ottocordo. Ma perche questa corda rifpetto all’ot- tocordo della parte acuta è cõgiunta, è ri$petto all’ottocordo della piu graue, è di$giunta, cioè ha colligatione con quello, & non cõ qua$to, però $i chiama Diezeugmenon, cioè delle di$giunte, è, $eparate, come $i dira poi. L’undecima è, detta Paranete Diezeugmenon, cioè uicina all’ultima 50 delle di$giunte, & è Pultima del terzo Tetracordo detto delle di$giunte, & prima del quarto Tetracordo detto delle altis$ime, et eccellenti, per che apartiene al $oprano, la duodecima, è detta Nete Dieζeugmenon, cioè ultima delle di$giunte, perche è la quarta, & ultima del terzo Tetracordo. La terζadecima e detta Trite Hiperboleon, cioe terζa delle eccellenti, perche è la tcrza in ordine dall’ultima po$ta nella Par- te piu acuta, & è detta terζa per lo $ito delle eccellenti, perche è del quarto Tetracordo, che $i chiama delle eccellenti, & altis$ime uoci, che è l’ultimo nella perfetta ordinanza, la quartadecima è detta Paranete Hyperboleon, cioe penultima delle eccellenti, perche iui è colloca- ta. La quintadecima è detta Nete Hiperboleon cioe ultima delle eccellenti, oltra laquale non $i a$cende nella $alita delle uoci nella per$et- ta ordinanza. Ma i moderni, chiamano que$ta ordinanza (come ho detto) la $cala, & uanno ordinando le uoci per gradi, con alcune $illabe, & con alcune lettere, & dicono Gammaut, are. b mi, & co$i uan $eguitando, diuidono in quattro parti la loro $cala, dando la prima al Ba$$o, la $econda al Tenore, la terza all’A lto, la quarta al Soprano, et co$i non pareno differenti da gli antichi, come $i chiama$$ero ɩl ba$- 60 $o Tetracordo delle prime, il tenore Tetracordo delle mezzane, l’alto Tetracordo delle di$giunte, il $oprano delle eccellenti, ben è uero, che co$i chiaramente non e$primeno que$ta intentione, perche diuidono la $cala in tre ordinanζ, & gli danno piu gradi, & chɩamano chiaui i princip{ij} di quelle, à $imiglianza delle chiaui materiali, come quelle, che aprono certe, & terminate melodie, & co$i manife$tano tutta l’ordinanza della $cala, come le chiaui nelle tope riuoltate apr\~edo gli $crigni fanno cio, che era dentro na$co$o manifesto, la onde ancho le Note nominarono chia ui. Segnano le chiaui con que$te lettere a b c d e f g. dicono che delle chiaui altre $ono graui, altre meζζane, altre, le graui $on quelle, che $i cãtano cõ uoce graue, et rime$$a, et chiamã$i le chiaui del ba$$o; et il canto per quelle cãtato $i cbiama il Ba$$o, $ono otto, & $i $egnano con lette re maggior. A. B. C. D. E. F. G. Le mezzane co$i dette $ono, perche richiedono una uoce di mezzo tra la rime $$a, & l’acuta, queste $olemo udire nel tenore, et nell’alto, & $ono $ette notate con lettere minori a. b. c. d. e. f. g. le acute $on quelle per lequali $i canta con acuta, et alta uoce, & $ono cinque de$critte con littere minori ma doppie. aa. bb. cc. dd. ee. & que$to $ia detto affine, che $eeondo diuer$a intentione $i uanno i no- mi formando, & le ordinanze, però gli antichi andarono fin’ 15, perche quindici à punto chiedono la con$onanza detta Diapa$on. I moderm $ono andati a 22, ri$petto à quelli $trumenti, che uanno piu alto Vitr. ne pone 18. ri$petto alla compo$itione de i Tetracordi, de iquali dira da- 70 poi, dice adunque.

I fuoni detti da Greci Phtongi $ono 18. de iquali 8. $tanno $empre in tutti tre i generi fermi, & immobili, ma glialtri 10. quando cõmunem\~ete $i cantano $ono in$tabili, è uaganti. Stãti $ono quelli, che po$ti, tra quelli che $ono mobili, con- tengono la congiuntione del Tetracordo, & per le differenze de i generi $tanno ne i loro termini permanenti, & $i chiamano in que$to modo. Aggiunto, primo de i primi, primo deimezzi. Mezzano. Vltimo de i congiunti pre$$o al mezzano. Vltimo de i di$giũti. Vltimo de gli eccll\~eti. Mobili $on quelli, che nel Tetracordo tra gli $tabili ne [0154]LIBRO igeneri di$po$ti, & nei luoghi fanno mutatione, & $i chiamano à que$to modo. Vicino al primo dei primi, indice de i primi, uicino al primo de i mezzi. Indice dei mezzi. Terzo de i congiunti, pre$$o all’ultimo de i congiunti. Terzo de i di$giunti. Pre$$o all’ultimo de i di$giunti. Terzo delle eccellenti. Pre$$o all’ultimo delle eccellenti.

## Armonico. # Chromatico. # Diatonico. Stabile # Tuono # Tuono # Tuono # Proslamuanomenos # a.re. Stabile # Die$i # Semitono # Semit. # Hypate Hypaton # b.mi. Mobile # Die$i # Semitono # Tuono # Parhypate hypaton # c. fa. ut. Mobile # Ditono # Trihemit. # Tuono # (Lychanos, uel ditonos \\ (Hypaton # d.sol.re. Stabile # Die$i # Semitono # Semit. # Hypate me$on # e. la. mi. Mobile # Die$i # Semiton. # Tuono. # Parhypate me$on # f. fa. ut. Mobile # Ditono # Tribemiton # Tuono # Lychanos, uel diatonos me$on # g. sol. re. ut. Stabile # Die$i # Semito. # Semit. # Me$e A. la. mi. re. Mobile # Die$i # Semiton. # Tuono # Trite $inemmenon # B. fa. b. mi. Mobile # Ditono # Trihem. # Tuono # Paranete $inemmenon # C. $ol. fa Stabile # Tuono # Tuono # Tuono # Nete $inemmenon. # D. la. $ol. Stabile # Die$i # Semitono # Semit. # Parame$e # B. fa. b. mi. Mobile # Die$i # Semitono # Tuono # Trite dieζeugmenon # C. $ol. fa. ut. Mobile # Ditono # Trihem. # Tuono # Paranete dieζeugmenon # D. la. $ol. re. Stabile # Die$i # Semitono # Semit. # Nete dieζeugmenon # E. la. mi. Mobile # Die$i # Semitono # Tuono # Trite hyperboleon # F. fa. ut. Mobile # Ditono # Trihemitono # Tuono. # Paranete hyperboleon # G. $ol. re. ut. Stabile ### Nete hyperboleon # A la. mi. re.

_In ogni genere $i può far l’ordinanza di questi $uoni, & di questi altri $ono $tabili, altri mobili, & uaganti. Stabili $ono quelli, che trai quindici in_ _ogni ordinanza di Mu$ica $ia di qualunque genere, ò colore $i uoglia fermi $tanno nel grado loro, come termini delle con$onanze, perche le con-_ _$onanze $ono le i$te$$e in ogni genere, però doueua Vitr. trattar prima de i $uoni, de gli $pat{ij}, de i generi, delle con$onanze, che con$onder que-_ _$te co$e. Mutabili $ono quelli, che $econdo diuer $i generi, & diuer$i colori $i mutano ne gli $pat{ij} loro, facendoli maggiori, ò minori $econdo-_ _il genere, ò il colore. Ecco tanto nel Tetracordo del genere Chromatico, quanto de gli altri gli estremi $ono $tabili, perche $i ri$pondeno in_ _con$onanza, ma le uoci, & i $uoni di mezzo $i mutano $econdo i generi, perche l’Armonia ua da Die$i à Die$i. Il Colore ò Chromatico da_ _Semituono à Semituono. Il Diatono, ua da Tuono à Tuono, & però dice Vitr_. Ma i $uoni mobili riceuer $ogliono altre uirtù, perche hanno gli $pat{ij}, & le di$tanze cre$centi. _Et dichiara come cre$cono, & dice dandoci gli e$$empi_.

40

La pros$ima alla prima adunque, che nell’ Armonico e di$tante dalla prima una Die$i, nel Chromatico e di$tante per un Semituono, & nel Diatonico un Tuono. Et quella, che$i chiama indice nell’ Armonia, e di$tante dalla prima un Se- mituono, ma trapportata nel Chromatico pa$$a à due Semituoni, & nel Diatonico è di$tante dalla prima per tre Se- mituoni, & co$i le dieci uoci per gli trapportamenti loro nei generi. fanno una uarieta di canto di tre $orti.

L’e$$empio è chiaro, & la figura di$opra fa piu chiaro. Seguita adunque Vitr.

Cinque $ono i Tetracordi, il primo grauis$imo detto, Hipatõ da Greci, il $ecõdo mezzano detto Me$on, il terzo cõgiun to detto Sin\~emenõ, il quarto di$giũ to detto, Diezeugmenõ, il quinto, che è acutis$imo, e detto in Greco Hiperboleõ.

Il Tetracordo delle prime dette Hipaton che è alla parte piu graue, è que$to.

Hypate Hypaton. \\ Parhypate Hypaton. \\ Licanos Hypaton. \\ Hypate Me$on.}

Il Tetracor do delle Mezzane detto Me$on è que$to

Hypate Me$on. \\ Parhypate Me$on. \\ Lycanos Me$on. \\ Me$e.}

Il Tetracordo delle congiunte detto Sinemmenon è que$to.

Trite Sinezeugmenõ \\ Paranete Sinezeugm. \\ Nete Sinezeugmenon}

Il Tetracordo delle di$giunte detto Dieζeugmenon è que$to.

Parame$e Trite dieζeumenon. 50 Paranete Diezeugmenon. Nete Diezeugmenon.

Il Tetracordo delle eccellenti, e $opra acute detto Hiperbolcon, è que$to.

Nete Diezeugmenon. \\ Trite Hyperboleon. \\ Paranete Hiperboleon \\ Nete Hyperboleon.}

60

Congiuntione è quando $i troua un $uono cõmune à due Tetracordi contiuuati è $imili $econdo la figura. Di$giuntione è quando tra due continua- ti Tetracordi è $imili in figura, e trappo$to un tuono, non niego però, che egli non $i po$$a trouar alcune ordinanze communi, che alcund $iata $econdo la Di$giuntione, & alcuna uolta $econdo la congiuntione, non $i facciano. Tutte le congiuntioni nella immutabile ordinanza $ono due. La graue, & l’acuta. La graue è del Tetracordo delle prime, & delle mezzane. L’acuta è del Tetracordo delle di$giunte, & delle eccellenti. Nella graue l’Hypate ò prima delle mezzane è il tenore ò $uono commune della congiuntione come qui.

Hypate Hypaton. \\ Parhypate Hypaton. \\ Lycanos Hypaton.} Tetracordo.

Hypate Me$on. \\ Parhypate Me$on. \\ Lycanos Me$on. \\ Me$e.} Congiuntione Tetracordo.

Ma la Di$giuntione è una, laqual è fatta da un Tuono compre$o dalla mezzana, & dalla uicina alla mezzana come qui.

Hypate Me$on. \\ Parhypate Me$on. \\ Lycanos Me$on.}

70

Me$e. \\ Parame$e} Di$giuntione.

Trite Diezeugmnon. \\ Paranete Diez. \\ Nete Diezeugmenon.}

[0155]QVINTO.

Ma nell’ acuta è la Nete delle di$giunte, laqual in quel ca$o muta il nome. Et per questo $ono oltrai quindici queitre $uoni, che fanno 18. che $o- no Trite, Paranete, & Nete Sinezeugmenon.

Le con$onanze, che l’huomo può naturalmente cantare, & chein Greco $i chiamano Sinfonie, $ono $ei, Diate$$aron, Diapente, Diapa$on, Diapa$on con Diate$$aron, Diapa$on con Diapente. Di$diapa$on.

Con$onanza è temperato me$colamento de $uoni acuti, è graui (come ho detto) che dolcemente uiene alle orecchie nata da proportione, ò moltipli- ce ò $opra particolare. La con$onanza à due modi s’intende, ò uero in ri$petto di que $uoni, che dilettano $olamente, & non peruengono alla perfettione delle con$onanze, come i gia detti, che $i chiamano Emmeli in Greco, cioe attialla melodia, ouer melodici. I contrari de i qua li $ono detti Ecmeli, cioe fuori di melodia: ne $i portano dolcemente alle orecchie, ò uero ri$petto alla con$onanza maggiore, che contiene tut te le altre. Le con$onanze uere, ò $ono $emplici, ò compo$te, le $emplici $ono tre, la Diate$$aron posta in proportione $e$quiterza, la Dia- pente po$ta in proportione $e$quialtera, la Diapa$on po$ta in proportion doppia. Non è pero nece$$ario, che da tutte le $emplici proportio- 10 ni uenghino le $emplici con$onanze, imperoche dalle $oprapartiente non na$cono le con$onanze. Le compo$te $ono Diapa$on Diapente; Diapa$on Diate$$aron: Di$diapa$on. Hora $i e$ponera cia$cuna. La con$onanza Diate$$aron $i chiama la quarta da noi, abbraccia due Tuo- ni, & un Semituon minore, & è in proportione $e$quiterza. La Diapente è detta quinta, perche $i come la quarta $alta da qual rega $i uuole al $econdo $pacio, ouero da qualunque $pacio alla $econda rega abbracciando quattro gradi della uoce, co$i que$ta $ale da cia$cuna rega alla terza, & da cia$cuno fpacio al terzo per cinque gradi di uoce, & è po$ta in proportione $e$quialtera, però $i come la quarta $i pone $o- pra la corda partendo la corda in quattro parti, è la$ciandone una fuori, co$i la quinta $i pone partendo la corda in tre parti, & la$ciadone una fuori, & finalmente ogni co$a, che può far $uono, neruo, ò canna, ò $ia qual $i uoglia materia, quando $ia, che uogliamo farla rendere qual- che con$onanza, bi$ogna proportionar la grandezza, ò gli $pac{ij}$uoi, con quella ri$pondenza, che ricerca quella con$onanza. Et con quelle regole gli artefici de gli organi reggendo$i, non andarebbeno à ca$o, come uanno, nel fare iloro strumenti, ma $apendo trouare le linee pro- portionali, ritrouarebbeno al primo tratto le grandezze delle loro canne, & non andarebbeno à orecchie, come uanno, ò con le mi$ure fatte 20 da altri. Hor al propo$ito, $i come la quarta non arriua à tre tuoni, & è piu d’un Ditono d’un Semituono minore, & piu d’un $e$quituono, d’un Tuono intiero, & occupa $ei Die$i & due Comme, co$i la quinta, è di tre Tuoni, & d’un Semituon minore, & $e egli $e le leua un Tuo no re$ta la quarta, & leuatole la quarta, restaun Tuono, & $tando que$te co$e $i può di$correre, & trouare, che la Diapente, ò Quinta, e meno diotto Semituoni minori, & che $i fa d’un Dituono, & d’un Se$quituono, & che la differenza, che è tra la Diapente, & la Diate$$a- ron, non altro, che un Tuono, la onde aggiunto un Tuono alla Diate$$aron ne ri$ulta la Diapente. Le predette due con$onanze po$te $ono nelle maggiori $opraparticolari che $iano, perche niuna proportione $opraparticolare $i troua maggiore della $e$quialtera, ò, della $e$quiter- za, ilche $i puo uedere da i loro denominatori, come ho detto nel terzo. Oltra di que$to ne due con$onanze Diate$$aron, ne due Diapente po$$o no far con$onanza, perche non $ono in proportione moltiplice, ò $opraparticolare, nellequali detto hauemo e$$er po$te le con$onanze, ma $ono in proportione $oprapartiente, dallaquale non puo uenir alcuna con$onanza, & laragione è que$ta. Le con$onanze $i trouano in quelle comparationi della altezza, ò della ba$$ezza delle uoci, che hanno manifesta la loro commune mi$ura, come nelle moltiplici la Doppia, quella 30 parte è mi$ura, che tra due termini è posta per differenze, $i come tra due, & quattro, il due mi$ura l’uno, & l’altro, tra’l noue & l’otto, l’unità è mi$ura, come nelle $opraparticolari $i troua, nella $e$quialtera come tra 4. e 6. il due è commune, e nota mi$ura dell’uno, & dell’al- tro, come del 6. & dell’8. che $ono in proportione $e$quiterza, & que$to non aduiene nelle $oprapartienti, come tratre, & cinque, il due, che è la loro diffcrenza non mi$ura ne l’uno, ne l’altro, perche s’egli $i piglia una $iata due, non $atre, $e due, non fa cinque, $e tre pa$$a cinque, il $imigliante $i uede nel re$tante delle $oprapartienti. La Diapa$on, è detta da moderni Ottaua, $ta in proportione Doppia, $i che tutta la corda alla meta $uona l’ottaua, $alta da una rega al quarto $pacio, ò da uno $pacio, alla quarta rega. E detta Diapa$on cioe per tutte, impero- che ella abbraccia tutti i $oprapo$ti fpac{ij} delle con$onanze, & è termine delle $emplici. Se noi continuaremo cinque tuoni $oprala corda, non aggiugneranno alla metà, $e ne porremo $ei, pa$$aremo la metà, però la Diapa$on, è piu di cinque, et meno di $ei tuoni, na$ce dalla $e$quialtera, & dalla $e$quiterza, come nel terzo, è stato manifestato. E adunque la ottaua di cinque tuoni, & due $emituoni minori, cade da $ei tuoni per un Comma, che è quel di piu che il Semituon maggiore eccede il minore, & leuando dalla detta la Diate$$aron re$ta la Diapente, come leuan- 40 done la Diapente, ne re$ta la Diate$$aron, & leuandone un tuono, & la Diapente ne re$ta un $e$quituono. Douemo $apere, che niuna $empli- ce con$onanza, $i puo in due parti eguali partire, con certo, & determinato numero, ilche è chiaro nella Diapente, & nella Diate$$aron per- che $ono in proportione $opraparticolare, la quale non $i puo egualmente partire. Della Diapa$on $imile giuditio $i farà, perche e$$en- do i due minimi numeri di quella con$onanza 1 & 2. & non e$$endo il 2 numero quadrato, $eguita che la Diapa$on, che con$i$te nella propor- tione di due ad uno, non $i po$$a diuidere egualmente, ne in piu ancho di due, perche egll è stato prouato nell’ Arithmetica, che tra due quadra- tinumeri proportionalmente ui cade un mezzo, et altroue è $tato detto, che ignote, et irrationali $ono quelle ragioni, che non po$$ono e$$er con certo, è determinato numero di$$egnate, quando adunque noto $ia nella Arithmetica, che dal moltiplicare d’un numero nõ quadrato, in un che è quadrato il prodotto non $ia quadrato, & doue que$to non è, non $i po$$a rittrouar’un mezzo proportionato tra que due numeri: Seguita che niuna proportione $i troue di mezzo tra le moltiplici, hau\~edo chiaro nell’ Arithmetiea, che la medieta, non è altro, che un legam\~eto de gli estre- mi, per la comparatione, che ha l’uno, & l’altro al mezzo. La Diate$$aron Diapente è con$onanza compo$ta, & è non due con$onanze, 50 chiama$i Vndecima. Altriuogliono, che non $ia con$onanza, pure uiene $oauis$imamente all’ orecchie, e $tando in que$to, che ogni con$onanza $ia in proportione moltiplice, ò $opraparticolare, & non trouando$i que$ta in alcuna fpecie di quelle, ellanon $ara co$onanza. Ecco $ia a per. 1. b per 2. minimi numeri della Diapa$on, $ia c per 4. d. per 3. minimi numeri della Diate$$aron, moltiplico c in a. cioe 4 in 2. ne uien’otto, & $ia questie. moltiplico b in d. cio 3 in 1. il prodotto è 3. $ia que$tif. certo è che e ad f. contiene una doppia, & una $e$quiterza, perche $e una proportioue aggiugnera $opra un’altra tanto, quanto la terza $opra la quarta, ne na$cera, che la compo$ta della prima, & della quarta $era eguale alle compo$te delle altre. Sia adunque che quanto la proportione, tra 1 & 2 aggiugne $opra la proportione tra. 3 e 4. tanto aggiunga la proportione, che è tra 2 è 4 alla proportione, che è tra 8 e 6. dico, che la proportione cõpo$ta delle proportioni di 1. a. 2. & di 6. ad 8. $e- ra eguale alla proportione dell’ altre compo$ta cioe dal 3 e 4 & dal 2 e 4. come $i proua nell’ Arithmetica, hora dico per que$to che lo e, che è 8. non e maltiplice allo f. che è 3. ne $opra particolare, come $i uede, non è adunque il Diapa$on Diate$$aron con$onanza. La con$unanza Dia- pa$on Diapente, è detta duodecima, & è unacon$onanza $ola, po$ta in proportione tripla, perche na$ce da una doppia, & da una $e$quialte- 60 ra $opra la predetta con$onanza, e la Diapa$on Diapente con un tuono, che per non e$$er tra quelle proportioni, che fanno le con$onanze, non $i puo chiamare con$onanza, ma però il $en$o $ene diletta, perche peruiene all’orcchie con $oauità. Finalmente la Di$diapa$on è la quintade- cima posta in proportione quadrupla, fatta di due doppie, nellaquale da gli antichi è po$to il termine della perfetta ordinanza, & l’ultimo gra do della uoce, & poi che trouato hauemo tutte le con$onanze, uediamo come $i po$$ono ordinatamente pore $opra la data corda. Parti la cor- da a b in quattro parti eguali $egna la quarta. c. dalc ti partirai uer$o il b. tanto che trouila terza parte della corda, & $ia iui d. d’indi parten doti, pur uer$o il b. troua la meta della corda, & $egna e. d’indi alle due terzi$egnaf. & in $omma alli tre quarti $egna. g. dico, che hauerai partita la corda $econdo le dette con$onanze perche a b. & c b $uonera la Diate$$aron. a. b. & d. b. la Diapente. a b. & e b. la Diapa$on. a b. & f. b. la Diapa$on Diapente. & a b & g b. la Di$diapa$on, & $e uuoi con numeri dimostrare que$to partimento, parti la corda in 24. parti, & nota questi numeri 6. 8. 12. 16. & 18. e trouerai que$te con$onanze, come la figura dimo$tra. La$ciando le lettere, in luogo delle quali, $ono i numeri, 6. in luogo di c. 8. in luogo deld. 12 in luogo dell’e. 16. in luogo dell’f 18. in luogo del g. e gli eftremi in luogo di a & dib.

70 [0156]LIBRO Vni$$ono Tuono. Semituono. Ditono. Semiditono. A C B

Et però dal numero hanno pre$o i nomi di quelle, percioche quando la uoce $i forma in una terminatione de & $uoni, piegando$i da quella $i muta, & peruiene alla quarta $ua terminatione, la con$onanza è detta Diate$$aron, & termi- nando nella quinta Diapente, nella ottaua, Diapa$on, nelle otto & mezza Diapa$on, & Diate$$aron, nelle noue, & mezza Diapa$on, & Diapente, nella quintadecima Disdiapa$on: Perche egli non $i puo fare le con$onanze, quando tra due $pat{ij}, ò nella terza, ò nella $e$ta, ò nella $ettima il $uon delle corde, ò il canto della uoce $erà formato. Ma (co- me di $opra $critto hauemo) la Diate$$aron, & la Diapente hanno i loro termini conuenienti dalla natura della uoce conforme nell’ordine alla Disdiapa$on; & i concenti na$cono dalla congiuntione de i $uoni da’ Greci Pthongi no- minati.

L’ordine della Di$diapa$on, che è la X V. & è la perfetta con$onanza, come quella, che abbraccia ne i $uoi $pac{ij}, & contiene $otto di $e tutte le 30 altre, fu, che i termmi della Diate$$aron, & della Diapente $iano po$tila doue $ono, & finalmente tutti i gradi $i riferi$cono à quella intentio- ne di peruenire alla X V. Et qui $ia fine del trattamento Mu$icale, quanto può ba$tare all’ efpo$itione dɩ Vitr. ne in altro uolemo riprendere Aristoxeno, che for$e ha hauuto altre intentioni, che non $ono co$i compre$e, però, ad alcuno le co$e $ue pareno imperfette.

CAP. V. DE I VASI DEL THEATRO.

ETCOSI da fimiglianti inue$tigationi con Mathematici di$cor$i $i fanno i Va$i di Rame $econdo la grandezza del Theatro. Et quelli $i fanno in modo, che quando $on tocchi po$$ono fra $e ren- dere la Diate$$arron, & la Diapente in ordine alla Di$diapa$on.

Pot che $apemo in che proportione con$i$te cia$cuna con$onãza. Volendo noi preparare que ua$i di Rame, che u$auano gli 40 antichi di$porre ne i Theatri, accioche la uoce de recitanti piu chiaramente, & con dolcezza s’udi$ce. Vitr. ci la$cia in- tendere prima come $i hanno ad accordare, poi come $i banno à porre, & che e$$etto facciano. Quanto adunque all’ac- cordargli. Vitr. dice, che bi$ogna fargli in modo, che quando $ono tocchi, ò dalla uoce, ò da alcuna co$a, rendino fra $e le con$onanze dette Diate$$aron, & Diapente. con que$to però, che l’una & l’altra $iano ordinate alla Di$diapa$on, ma egli non dice, il modo di proportionare que’ua$i, $i che rendino queste con$onanze, però bi$ogna qui porui del buono, & $apere le proportioni de i corpɩ, cioè come un corpo $ia ri$petto un’ alcro, ò doppio, ò $e$quialtero, ò $e$quiterzo, perche quella proportione, che è tra $patio, e fpatio, tra corpo, e corpo, e ancho tra $uono, e $uono, quando quegli $pat{ij}, ò que corpi po$$ono render $uono. Que$ta pratica dipende dal $apere trouare tra due date linee, due altre di mezzo proportionali, ilche come $i faccia, nel nono libro diffu$amente $i dimostra. Se adunque, hanno da ri$pondere in co$o- nanza bi$ogna, che le grandezze, e gli $pat{ij} loxo, & i uani $iano in quelle proportioni, che $ono le con$onanze, che render uogliono, Pro- portionati adunque, bi$ogna preparare il luogo, doue hanno a $tare pero dice Vitr.

50

Dapoi tra i $eggi del Theatro con ragione di Mu$ica $i deono collocare nelle celle à que$to fine apparecchiate, ma di modo, che non tocchino alcun parete, & habbiano d’intorno il luogo uoto.

_Deon$i fare i luoghi doue hanno à $tare i ua$i detti, que$ti luoghi $ono da Vitr. nominati Celle, non deono toccare da alcuna banda muro, ò altro,_ _perche non ri$uonerebbeno_. Et habbiano d’intorno il luogo uacuo. _Perche ri$uonino meglio_.

Et dalla $ommita del capo loro habbiano $pacio.

Perche meglio u’entri la uoce

Et $iano riuolti in giu.

Perche la uoce $ott’entri.

Et habbiano da quella parte, che riguarda i Theatri i Cunei $ottopo$ti. _Perche quei ua$i deono e$$er $ostentati in qualche modo_, _non potendo $tare in dere come l’arca di Mahomet. non erano però $o$pe$i come le campane, ma erano $opra alcuni Cunei, che gli teneuano $ol_ 60 _leuati, & toccauano poca parte di quelli, accio non fu$$e impedito il $uono, altri uogliono che $te$$ero riuolti con la bocca in giu, & per la boc-_ _ca u’entra$$ero i Cunei, altri che ste$$ero riuolti con la bocca uer$o la $cena, & che nel mezzo fu$$ero da i Cunei $ottopo$ti $ostentati._

Siano di ferro que Cunei, non meno alti di mezzo piede.

Per dare $patio $otto i ua$i, accioche non tocchino d’alcuna parte.

Et all’incontro di quelle Celle.

Dentro le quali deono stare i ua$i

La$ciate fiano le apriture a i letti de i gradi inferiori longe due piedi, alte mezzo.

Fin qui Vitr. ha preparato il luogo, doue $i hanno à porre que ua$i, & ci ha dimostrato il modo di a$$ettargli. Seguita egli $econdo la pro- portione, che conuiene alla Mu$ica, gli di$ponga. Ma prima parla del modo, & del luogo da por le Celle, importando molto il porle piu in un luogo, che in un’altro.

70

Ma in che luogo egli $i habbia à di$$egnar le celle, co$i è nece$$ario dichiarire. Se il Theatro nõ $era molto ampio, & gran de l’altezza di mezzo per trauer$o $ia di$$egnata, & in quella $iano à uolti fatte 13. Celle di$tãti per i dodici $pat{ij} egua li, in modo, che que’ ua$i ri$$uonanti, che $ono $tati $critti di $opra, $uonando all’ultima delle eccellenti detta Nete Hiperboleon $ian po$ti prima nelle Celle, che $ono nelle e$treme corna dall’un’, & l’altra parte.

Cioè parti$ca$i à torno à torno il Theatro la parte di mezzo dell’altezza, et quella $ia diui$a in dodici $pat{ij} eguali con tredici Celle, certo è, che ne $aranno due $u gli estremi corni, una nel mezzo, cinque da una parte tra l’un’ estrema e la di mezzo, & cinque dall’ altra tra l’altra e$trema, [0157]QVINTO. & quella di mezzo, $u gli e$tremi di qua, & di la che Vitr. chiama prime, $ian i ua$i, che $uonino la piu acuta & alta uoce che $ia, detta Nete Hiperbolem, cioe $iano que$ti ua$i proportionati in grandezza che $uonando con gli altri $iano i $oprani, que$ti posti $ull’ e$tremità $erãno Vni$ $om & pero d’una i$te$$a grandezza, & minori di tutti.

Diat. Diat. Diate$. Diapen. Diate$. Diapa$on. Proslamuano- menos. Lycanos Hypa ton. Lycanos Me- $on. Paranete $inne menon. Paranete Die- Zeugmenon. Paranete Hy- perboleon. Me$e. Terza Regione data al Diatonico. Diat. Diat. Diate$. Diapen. Diate$. Diapa$on. Proslamuano- menos. Lycanos Hypa ton. Lycanos me- $on. Paranete Sin- nemenon. Paranete Die- Zeugmenon. Paranete Hy- perboleon. Diate$. Diapente. Diat. Diat. Diat. Diapente. Diate$. Parame$e. Parhypate hypaton. Parhypate Me$on. Trite Sinne menon. trite Dieze ugmenon. Trite Hyper boleon. Seconda Regione Data al Chroma. Hypate Hypaton. Diate$. Diapente. Parame$e. Parhypate Hypaton. Parhypate Me$on. Trite Sinne- menon. Trite Dieze- ugmenon. Trite Hyper boboleon. Diate$. Diate$. Tonus. Diat. Diate$. Diate$$aron. Hypate me$on Me$e. Nete Synne- menon Parame$e. Nete Diezeug menon. Nete Hyper- boleon. Prima Regione data all’Harmonia. Diate$ Diat. Tonus. Diate$. Diate$. Hypate me$on. Me$e. Nete Sinneme- non. Parame$e. Nete Diazeug menon. Nete Hyperbo leon.

I $econdi da gli e$tremi $uonino la Diate$$aron all’ultima delle di$giunte.

Ecco à gli e$tremi ua$i di qua, & di la $ono due altri ua$i uicini, que$ti due ancho traloro $eranno Vni$$oni, & d’una i$te$$a grandezza, ma maggiori de i primi un terzo, perche hanno da fare il $uono che fa l’ultima delle di$gionte con l’ultima delle eccellenti, cioe la Diate$$aron, ò la quarte, & que$te $ono gli estremi termini dell’ultimo tetracordo.

[0158]LIBRO

I terzi ua$i di qua, & di la $uonino la Diate$$aron alla uicina alla mezzana.

Ecco che Vitr. ua di Tetracordo in Tetracordo pigliãdo $olamente gli e$tremi termini, cioe quelli, che fanno la con$onanza, et la$ciando i $uoni di mezzo, $uonano all’ultima delle congiunte, questa è per un Tuono distante alla di $opra, detta Parame$e ò uicina alla mezzana per rinchiu- dere l’Octocordo con l’ultima delle eccellenti.

I quinti $uonano la Diate$$aron alla mezzana.

Sono proportionatamente maggiori i ua$i del quinto ordine, perche $uonano alla parte piu ba$$a, & rinchiudono il terzo Tetracordo.

I $e$ti $uonano la quarta alla prima delle mezzane, & nel mezzo è uno ua$o $olo, che $uona la Diate$$aron alla pri- ma delle prime.

Et co$i è rinchiu$o il quarto Tetracordo, ne i $uoi termini, & di$po$ti $ono i ua$i al $uo luogo con quell’ ordine, che $i ricerca, dal che na$ce quel- lo che dice Vitr.

10

Et co$i con que$to di$cor$o partendo$i la uoce dalla Scena come da un centro raggirando$i à torno, & toccando le concauità di cia$cuno di que ua$i, ri$ueglierà una chiarezza di $uono accre$ciuto, & fara ri$$uonare una conuenien te con$onanza.

Que ua$i adunque non $olamente faceuano la uoee piu chiara, ma rendeuano ancho con$onãza, è melodia. Ne i Theatri piccioli poneua$i un’ordine de ua$i nel mezzo dell’ altezza del Theatro, & que ua$i $i poteuano accordare in che genere gli pareua, ma erano $econdo il genere Armonico.

Ma $e la grandezza del Theatro $erà piu ampia, all’hora $i partira l’altezza in quattro parti, perche $i facciano tre $pa- t{ij} trauer$i per tre ordini di celle, dellequali uno $i darà al genere Armonico, l’altro al Chromatico, il terzo al Diatoni co, & dal Ba$$o la prima regione $i darà all’ Ordinanza dell’ Armonia, $i come hauemo detto di $opra nel Theatro mi- nore. Ma nella prima parte dell’ordine di mezzo $i hanno à porre ne le e$treme corna que ua$i, che ri$pondino all’ec cellenti del genere Chromatico, ne i $econdi da que$ti la Diate$$aron alla Chromatica di$giunta, ne i terzi la Diapen- 20 te alla Chromatica congiunta, ne i quarti la Diate$$aron alla Chromatica mezzana, ne i quinti la quarta alla Chro- matica prima, ne i Se$ti alla uicina alla mezzana, perche que$ti $uoni hanno corri$pondenza di con$onanza, & del- la Diapente con la Chromatica eccellente, e della Diate$$aron con la Chromatica congiunta. Ma nel mezzo non $i deue porre alcun ua$o, perchenel genere Chromatico, niun’altra qualità de $uoni puo hauer con$onanza di Sim- phonia.

_Egli $i deue auuertire, che quando Vitr. dice_. Ma nella prima parte dell’ordine di mezzo $i hanno à porre nelle e$treme corna que ua$i, che ri$pondino alle eccellenti del Genere Chromatico. _Non piglia la Nete Hyperboleon, ma una di quelle Hiperbolee_, _cioe la Trite Hiperboleon, & co$i di $otto nel Genere Diatonico egli piglia la Paranete Hiperboleon per prima $u l’e$treme corna, altrimen-_ _ti $e egli piglia$$e in tutte tre i Generi la Nete Hyperbolem non ci $arebbe differenza tra un Genere all’altro, perche tutti i termini de i Tetra_ _cordi $arebbon gli isteβi, perche quei $uoni $ono $tabili come termini delle con$onanze, da questi princip{ij} $i hanno gli altri $uoni come dimo-_ 30 _$tra la figura. hora $i uiene al terzo ordine._

Ma nella diui$ione di $opra, & nell’e $trema regione delle celle pongan$i i ua$i nelle prime corna $uonanti alla Diatoni- ca eccellente, ne i $econdi la Diate$$aron alla Diatonica di$giunta, ne i terzi la Diapente alla Diatonica congiunta ne i quarti la Diate$laron alla Diatonica mezzana, nei quinti la Diate$$aron alla Diatonica prima, ne i $e$ti la Dia- te$$aron all’aggiunta, nel mezzo alla mezzana, perche la mezzana ri$ponde la Diapa$on alla aggiunta & la Diapen te alla prima Diatonica.

Quello che Vitr. ha detto fin qui ci $erà manife$tato per la figura $otto $critta.

Ma chi uorrà à perfettione ridurre facilmente que$te di$$egnationi, auuerti$ca alla figura nel fin del libro di$$egnata cõ ragione di Mu$ica, la quale Ari$toxeno con gran uigore, & indu$tria partendo i canti per generi la$cio formata, & da quella di$$egnatione ($e alcuno ui porra mente) potra ordinare, e ridurre à compimento i Theatri, & alla natura 40 delle uoci, & al diletto de gli a$coltanti. Potrebbe for$e dire alcuno, che per molti anni $tati $ono molti Theatri à Ro- ma, ne però in alcuno di quelli hauer$i hauuto alcuna con$ideratione di que$te co$e, ma in que$to chi dubita? erra: im peroche tutti i publici Theatri, che $on fatti di legno hãno molti tauolati, iquali nece$$ario è, che rendino $uono, & que$to $i può auuertire da Citharedi, iquali quando uogliono cantare il Tuono $operiore, $i riuoltano alle porte del la Scena, & co$i dall’aiuto di quelle riceuono la con$onanza della uoce. _Ilche non farebbeno, $e la uoce in que tauolati non do-_ _ue$$e ri$uonare_. Ma quando di $oda materia cioe di pietra, muratura, ò di marmo $i fanno, che $on co$e, che non po$ $ono ri$uonare, allhora con que$ta ragione da quello, che detto hauemo, $i deono e$plicare. Ma $e egli $i cerca$$e in che Theatro à Roma, que ua$i $i trouino, certamente nõ lo potemo dimo$trare, ma $i bene nelle parti d’Italia, & in molte città de Greci, oltra che hauemo per capo L.Mummio, ilquale rouinato il Theatro di Corinthi, portò i ua$i di rame di quello à Roma, & delle $poglie dedicoglii al tempio della Concordia: Et moltiancho $uegliati Architetti, 50 che in terre picciole hanno fatto fare i Theatri per la care$tia con ua$i di terra cotta, ri$onante, nel modo, che detto ha uemo, & con que$te ragioni compo$ti ad utilis$imi effetti gli hanno condotti.

Perche noi non hauemo ne e$$empio, ne altra memoria altroue, è nece$$ario che crediamo à Vitr. però di que$to non ne diremo altro, perche (come dice Leon. Bat que$ta co$a è facile da dire, ma quanto facilmente ella $i po$$a e$$equire con l’opra, $apianlo gli e$perti.

CAP. VI. DELLA CONFORMATIONE DEL THEATRO.

MA La conformatione del Theatro $i deue fare in que$to modo: che prima $i ueda quanto grande e$- fer deue la circonferenza della pianta, è po$to nel mezzo il centro $i tira un circolo, nelquale $i fan- no quattro Triangoli eguali & di $pac{ij}, & di lati, che tocchino la circonferenza, & que$ti triango- 60 li $ono à $imiglianza di quelli, che gli A$trologi nella de$crittione de i dodici $egni cele$ti da una con uenienza mu$icale, che hanno le $telle tra $e, $ogliono di$correndo cauare. Di que$ti triangoli quel- lo il cui lato $erà pros$imo alla Scena, da quella parte, che egli taglia la curuatura del cerchio, iui $ia fatta la fronte della Scena, & da quel luogo per lo centro $ia tirata una linea egualmente di$tante, laqual $epari il Pul pito del Pro$cenio, & lo $pacio dell’Orche$tra, & con que$ta ragione il Pulpito $era piu largo, che quello de Greci, perche tutti gli artifici pre$tano l’opera loro nella Scena; ma nell’ Orche$tra $ono ilugohi di$$egnati à i $eggi de i Se- natori.

La Scena è la fronte del Theatro equidi$tante à quella fronte $ia tirata una linea, che paβi per lo centro, la qual $epari il Pulpito, (cioe il luogo piu alto, che é auanti la Scena, $opra laquale $i recitauanole Comedie) dalla parte dell’ Orchestra. Orche$tra era luogo nel mezzo del Thea- tro al piano doue $tauano i $eggi per li Senatori appre$$o Rom. altramente la Orchestra era del Choro, & de $onatori, la Scena de gli Attori, 70 e recitanti. Quando adunque in un circolo harai formati quattro trianguli equilateri, che tocchino con gli anguli loro la circonferenza, tu prenderai uno di que lati, per la fronte della Scena, & pot à quello egualmente distante tirerai una linea, che pa$$e per lo centro, & $i può di- re tira un diametro equdistante alla fronte della Scena, che, $epari il Pulpito del Pro$cenio dall’ Ochre$ta. I Theatri de Greci $ono differen- ti da i Theatri d’i Latini: perche i Greci nel mezzo del piano induceuano i $altatori, & i chori, & haueuano minor Pulpito, & quel piano dalle $altationi $i chiamaua Orche$tra. Ma Romani perche nel Pulpito faceuano ogni co$a, però era nece$$ario loro piu largo $pacio per lo Pulpito, & con e$$o ueniuano piu auanti.

[0159]QVINTO.

L’altezza del Pulpito non $ia piu di cinque piedi, accioche quelli, che $ederanno nell’ Orche$tra pos$ino ueder i ge$ti di tutti i recitanti.

Hauemo adunque chel piano del Pulpito deue uenir $ino alcentro del Semicircolo, & che l’altezza di quello non era piu di piedi cinque, accio- che i Senatori dal piano, doue erano à $edere, uede$$ero commodamente il tutto.

Siano partitii Cunei de gli $pettacoli nel Theatro in modo, che gli anguli de i Triangoli, cheuanno à torno la circonfe- renza del cerchio de$critto drizzino le a$ce$e, & le $cale tra i Cunei fino alla prima cinta.

Vitr. data Paltezza del Pulpito ce in$egna doue, & in che modo hauèmo à drizzar le $chle, & le a$ce$e. Haueuano i Theatrii gradi à torno, & ogni tanti gradi ci erauna cinta, cioe un piano $opralquale $i caminaua. Tre erano que$te cinte dette da Vitr. precinctioni la prima alla parte piu ba$$a, la $econda nel mezzo, & l’altra di $opra, ma quella $cala, che ci conduceua alla prima cinta, non $eguitaua fino alla $econda, ma nel mezzo della $econda cinta era un’altra $cala, che ci conduceua alla terza, & co$i le $cale non erano dritte, & d’una $alita. Imagina- 10 moci adunque che à gli anguli di que dodicitriangoli, che fermati hauemo, indrizzino le apriture delle $cale, che formano qua$i un cuneo, per- che due linee, che $i partono dalla circonferenza unite, & uanno alla parte oppo$ta rappre$entano un cuneo, cioe uno angulo ilqual è partito da una linea, che uiene dalla punta, che è alla circonferenza al centro, & ci mo$tra la uia di andar, e $alire alle cinte. Voglio adunque, che que cunei, che ci conducono alla prima cinta iui $iano terminati, & quelli, che uanno dalla prima alla $econda cinta, rincontrino con gli anguli tra- mezzati, & co$i quelli, che uanno alla terza cinta non ri$pondmo à quelli, che cihanno condotti alla $econda, ma à gli altri di mezzo alteran- do i tagli, & le apriture, Siano $ette le apriture, & al centro drizzate egualmente di$tanti l’una dall’ altra, und delle quali nel mezzo del Semi circolo piu ampia $ia, & piu aperta, due ne $ian und dalla destra, l’altra dalla $ini$tra del diametro, & due per parte tra quella di mezzo, & que$te e$treme all’incontro una dell’altra & co$i giu$tamente $eranno que$te a$ce$e compartite, non però io negerò, che altre entrate, & u$cite non $i po{$s}ino fare $econdo la capacità del Theatro, ilche $i rimette alla nece{$s}ità del luogo, ma nelle predette $cale mae$tre, faceuano capo al- tre $alite coperte (come ho detto di$opra) per la commodità delle per$one, questi cunei adunque erano co$i compartiti, & andauano alle prime 20 cinte drizzati per le $alite, poi dice Vitr.

Ma di $opra con alternati $entieri $iano drizzati i cunei di mezzo. Quelli cunei ueramente, che $ono dal ba$$o, & driz zano le $alite feranno $ette.

Come ho detto, & ri$ponderanno à $ette anguli de i detti trianguli: poi $i compartono gli altri cinque (come dice Vitr.) à que$to modo.

Ma gli altri cinque di$$egneranno la compo$itione della Scena, tra quali quello, che $erà nel mezzo à dirimpeto di $e ha uer deue le porte mae$tre. I due, che $eranno alla de$tra, & alla $ini$tra, di$$egneranno le compo$itioni delle fore$te- rie, che ho$pitali chiamano, gli ultimi due riguarderanno le uie doue $i uolta.

Le porte regie nel mezzo della Scena, gli ho$pitali dalla banda, & doue $i uoltaua per u$cir fuori, ri$pondeuano al restante di dodici cunei, cioe à icinque. Dalla Scena alle corna del Theatro erano portichi non continui in modo, che tocca$$ero le corna, benche in alcune piante que$to $i com pr\~eda, ma erano que$ti portichi come ale della Scena, ma che importa $e Vitr. intende$$e per quel nome di Ver$ura, quello che ueram\~ete $i deue 30 intendere, quando finito un lato $i uolta all’ altro $u la cantonata, come ancho nel terzo libro $i uede, che egli ha u$ato questo nome in que$ta $ignificatione? & ancho nel fine-del $eguente capo piu chiaramente lo dimo$tra. Dice poi Vitr. accioche niente $i de$ideri.

I gradi de gli $pettacoli, doue hanno à porfi i $eggi, non $iano meno alti d’uu palmo, & d’un piede, ne piu d’un piede e $ei dita, le larghezze di quelli non piu di due-piedi è mezzo, ne men di due.

I gradi de gli $pettaculi, cioe l’opera dipietra doue $i $taua à uedere à torno il Theatro non $ian meno alti di cinque palmi, ò uinti dita, ne piu d’un piede e $ei dita. Erano ancho nell’ Orche$tra preparati i luoghi da $edere, per li grand’ huomini, & Senatori compo$ti in luoghi piu alti, iui $i portauano i $eggi honorati à tempo, & però $i legge, che per le parole di Na{$s}ica mo$$a la prudenza de Senatori uietò, che i $ub$elli, che nel Theatro $i portauano à tempo, & s’erano ancho cominciati dalla città à poner in u$o, portati fu$$ero e posti ne i luoghi loro. Ecco che pare che i $ub$elli ò $eggi oue stauano i nobili erano portati, & po$ti, & $i leuauano, & il luogo loro era $opra alcuni gradi eleuati dal piano dell’ Or che$tra, per 558. anni il Senato me$colato col popolo era pre$ente à gli $pettacoli. Ma questa u$anza Attilio Serãno, et Lucio Scribonio Edili 40 $eguitando la $entenza del Maggior Affricano leuarono $eparando i luoghi del Senato, da i luoghi del populo, per ilche l’animo del uulgo $i ri uol$e da Scipione, & il $uo fauore fu grandementè conqua$$ato. Ma nella $eguente carta è il profilo del Theatro. Et dipoi il profilo $eguita la $ua pianta, l’uno & l’altra fatti con quella diligenza, che $i ba potuto maggiore.

[0160]LIBRO [0161]QVINTO [0162]LIBRO CAP. VII. DEL COPERTO DEL PORTICO DEL THEATRO.

L Coperto di quel portico del Theatro che$ta fopra l’ultimo ordine de i gradi $uperiori, $i fa ad egual liuello dell’altezza della Scena; & la ragione è que$ta, perche la uoce cre$cendo egualmente peruenirà, & al$ommo ordine de i gradi, & al tetto, perche $e’l portico non $erà eguale all’altezza della Scena, quanto men egli $erà alto la uoce $erà portata inanzi fin la doue ella prima peruenirà.

Io ho detto, che que$to portico era $opraigradi, & come un corridore aperto uer$ola piazza del Theatro, ma $errato di dietro faceua ri$uonar la uoce mirabilmente. Leon Batti$ta lo chiama circonuallatione, & dice, che per re$trignere, & unir la uoce era fatto, & che $opra come per Cielo del Theatro, & per lauoce, & per Pombra $i tiraua una uela ornata di Stelle. Que$ta portico era fatto molto mae$treuolmente, perche haueua $otto di $e altri colonnati, & altri portichi per $o$tenimento di quelli di $opra, maas- pertinella parte esteriore, & ne i grand {$s}imi Theatri. Questi portichi $i faceuano doppi, perche meglio al tempo delle pioggile genti $i pos- te$$ero riparare. I colonnati di que$tiera di opra$oda, & ferma tratti i lineamenti da gli archi come dice Leone, che copio$amente di questi ne parla.

[0163]QVINTO.

L’Orche$tra tra i gradi inferiori quanto grande haueràil $uo Diametro, prenda$i la $e$ta parte di quello, & nelle cor- na, & d’intorno à gliaditi a piombo di quelle $iano tagliati i $eggi inferiori, & la doue $eràfatto il taglio iui $iano po- $ti i $opracigli delle uie, perche in que$to modo le loro conformationi haueranno ba$teuole altezza.

Il primo ordine de gradi non era $ubito alzato daterra, percioche $arebbe $tato troppoba$$o, e$$endo i gradi alti due picdi è mezzo, & e$$endo i Sedili nell’ Orche$tra piu alti, però uuole Vitr. che $i piglie la $e$ta parte del Diametro dell’Orche$tra, & quella $ia l’altezza di quel muret to, che circonda l’Orche$tra, & $econdo quell’ altezza dinanzi $i deono tagliare i primi gradi da ba$$o nelle corna, et d’intorno gli aditi, et doue $eranno que tagli posti $ianoi $opraciglɩ delle uɩe, & per $opracigli intende $opralimitari, & erano alcune aprɩture, che andauano alle $alite, e $cale drizzate $econdo i cunei, che pone Vitr di $opra. & que$to nome di $opraciglio Vitr. l’ha u$ato ancho nel quarto parlando delle porte.

La lunghezza della Scena fia doppia al Diametro dell’Orche$tra, l’altezza del Poggio dal liuello del Pulpito con la $ua cornice, è gola pre$a $ia per la duodecima del Diametro dell’Orche$tra. Sopra il Poggio $iano le colonne, con i capi- 10 telli, & ba$amenti alti per la quarta parte del detto Diametro, gli Architraui, & ornamenti per la quinta parte. Il pa rapetto di $opra con la onda, & con la cornice $ia per la metà del Parapetto, ò Poggio di $otto, & $opra quel Para- petto $ian le colonne alte per un quarto meno, che le colonne di $otto, Ma gli architraui, & ornamenti di quelle colonne, per la quinta. Ma s’egli ferà il terzo componimento $opra la Scena, $ia il Parapetto di $opra per la metà del Parapetto di mezzo, & le colonne, che ui $eranno di $opra $iano un quarto meno alte delle colonne di mezzo. Gli Architraui con le cornici di quelle colonne $imilmente un quinto dell’altezza.

Dice Leon Batti$ta, che le foudamenta di que pareti, che a$cendono à gliultimi gradi, & piu lontani dal centro, cioe dell’ultimaè piu larga cinta, $i deono gittare tanto lontani dal centro, quàto è il Semidiametro del piano di mezzo, con un terzo di piu, ma i primi gradi, cioe quelli, che $ono di dentro, & piu ba{$s}i, cioé doue $i comincia la gradatione, non deono cominciar $ubito dal piano: ma dal piano ne i grandi Tbeatri egli $i deue leuar un muro ò parete alto per la nona parte del Semidiametro del piano di mezzo, ma ne i Theatri minori non $i leuerà quel 20 parete piu di $ette piedi, $opra quellɩ pareti deono cominciare i gradi di quella mi$ura, che Vitr. ci ha dimo$trato. Que$ta intentione pare, che accenni Vitr. di$opra nel terzo capo, & qui ancho dicendo di quel taglio, che $i fa per la circon$erenza di dentro per li $eggi, & $opracigli delle uie, & per $eggi egli intende i primi gradi. Parla poi della lunghezza della Scena, che e$$er deue doppia al Diametro dell’Orchestra;per ilche $e il Diametro $er à di piedi 60. la longhezza della Scena $erà di piedi ɩ20. perche piedi 60. anderanno per mezzo il Diametro, etren ta per parte per mezzo le corna del Theatro, egli ci da poi l’altezza del poggio. Poggio è come un Parapetto nella fronta della Scena, la cui parte di $otto, che uiene uer$o l’Orche$tra, èil Pulpito. Sopra il Pulpito adunque, & dal liuello di quello à faccia de gli $pettatori alzar $i de- ue il primo Parapetto, per la duodecima parte dell’Orchestra, cinque piedi è alto il Pulpito, cinquc il parapetto, & qui è da con$iderare, che il Diametro dell’Orchestra ci da la mi$ura & fondamento del tutto, per la duodecima parte adunque del Diametro dell’Orchestra è alto il Poggio abbracciando la Cornice, & la Li$i che Onda Cima$a, ò Gola $i puo chiamare, ma doue $ia tratto questo uocabolo di Li$i, io non ho trouaro fin hora. Io $o bene che Lix in Greco è una pietra larga, e obliqua, & $e Vitr. dce$$e Liixis potrebbe intendere quella pietra del pog 30 gio piana $opra laquale l’huomo s’appoggia. Le colonne con i capitelli, e ba$e $ian alte per la quarta parte dcl Diametro dell’Orche$tra, & co$i $arebbeno di quindeci piedi e$$endo il Diametro dell’Orchestra 60. $opra que$te colonne ui andaua il $econdo ordine, & quella parte era detta Epi$cenos, qua$i $opra Scena, & ne i gran Theatri $i andaua ancho al terzo ordine, & tanto a$cende, che agguagliano il tetto del portico di $opra, anziegli $i continua ā torno con quelle i$te$$e mi$ure, & però Vitr. non parla di quelle mi$ure, perche $ono le i$te$$e della ter za Epi$cenos, dal profilo del Theatro po$to inanzI à faccie 153. $i comprenderanno molte co$e, che hauemo di$opra dichiarite $econdo la in- tentione di Vitr. benche nelle altezze delle colonne, hanemo alquanto uariato, per la ragion che dice qui di$otto.

Ne in ogni Theatro à tuttele ragioni & effetti corrifponder po$$ono le mi$ure, e i compartimenti.

Perche erano alcuni Theatri grandi, alcuni minori, & in diuer$i luoghi, è $iti, ma è nece$$ario, che lo Architetto con$ideri, & auerti$ca con che proportioni $ia nece$$ario $eguire i compartimenti, & con che ragione egli debbia alla natura, ò alla grandezza del luogo $eruire.

Imperoche ci $ono delle co$e, che tanto nel grande, quanto nel minor Theatro di necesfità deono tenere la i$te$$a gran 40 dezza, perche co$i ricerca l’u$o, come $ono i gradi, le cinte, i Parapetti, le Vie le Afce$e, i Pulpiti, & i Tribunali, & fe altre co$etra mezzo ui nanno, dellequali la neces$ità ci sforza partir$i dalla Simmetria, accɩoche l’u$o non $ia impe dito. Similmente $e egli ci mancherà la copia, come del marmo, del legname, & delle altre co$e, che $i apparecchia- no per la fabrica, non $erà fuor di propofito leuare, ò aggiugnere alquanto purche que$to troppo $cioccamente non $i faccia, ma con giudicio, & $entimento, & que$to auuerrà $e lo Architetto $erà pratico, & oltra di que$to $e egli nó $erà $enza pre$tezza, & $olertia d’ingegno.

Et però chi uede le membra delle opere antiche, & troua co$a, che paia fuori de gli ammae$tramenti di Vitr. ( come s’è detto altroue) non deue dɩ primo tratto bia$imare ò Vitr. ò l’Popere, perche non può $apere quello portaua la nece{$s}ità & quanto in tutto il corpo quel membro tene ua la $uaragione. Vit. $e ne auuide di que$ta $orte d’huomini, & in ogni luogo dapoi, che egli ci ha dato le Simmetrie, & proportioni delle co $e, ci fa auuertiti, come u$ar douemo quella moderatione, che richiede il pre$ente bi$ogno. Noi hauemo interpretato cinte, quella parola, 50 che egli dici Dɩazomata, & altroue ha detto Precinctiones, & co$i bi$ogna auuertire, che bene $pe$$o Vitr. u$a piu uocaboli d’una i$te$$a co$a Tribunali egli chiama tutte quelle parti, allequali s’a$cende per gradi, & di cio, nel quarto libro ragionato ne hauemo.

Ma le Scene habbiano le loro ragioni e$plicate in modo, che le porte di mezzo habbiano gli ornamenti d’una ca$a rega le, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra $iano gli ho$pitali, ma longo quellifpac{ij}, che per gli ornamenti fi danno, iquali da i Greci Periachi detti fono, perche in que luoghi $i girauano le machine; che hanno i triangoli, che fi uolgono, in ognu no di quelli tre fono gli adornamenti, iquali, ò quando fi deono mutar le fauole, ò quando nengono i dei con fubiti Tuonɩ $iano riuoltati, & mutino nelle fronti loro le $orti de gli adornamenti. Longo que luoghi $ono le cantonate e uolte che $i $tendono auanti, lequali fanno l’entrare della Scena, l’una dal foro, l’altra da qualche altra parte d’on- de $i uegna.

La porta di mezzo, che ri$ponde al cuneo di mezzo de i cinque, che $i dáno alla Scena, era detta regale da gli ornamenti $uoi. Eranui altre porte 60 una dalla de$tra, & Paltra dalla $ini$tra di modo, che la fronte della Scena haueua tre gran Nichi, come $i uede nella pianta, in quelli erano driz zate tre machine triangolari, che $i uoltauano $opra Perni, come dimo$tra la pianta, & in cia$cuna $acciata era dipinto $econdo la fauola che $i uoleua rappre$entare, perche in una facciata era la pro$pettiua d’una Scena Comica; nell’altra la Tragica, nell’ altra la Satirica, & $econ- do la occa$ione uoltauano quelle faccie. Da que$te machine parlauano i Dei dal dɩ$opra, s’udiuano i Tuoni nella lor uenuta, fatti con utri di corami gonfi, ò di pelli tirate come ne i Tamburri, che u$amo, & con alcuni $a{$s}i dentro, che faceuano un ribombo grande, & co$i $eruauano il decoro, non la$ciando, che i Dei $i uede$$ero in Scena. Co$i appre$$o Sophocle nello Aiace Flagelli$ero Pallade parlacon Vli$$e, & non $i uede, & egli dice, che la uoce di quella Dea a{$s}imiglia al $uon d’una tromba da guerra, che commoue tutto l’huomo, quando ella $i $ente $uonare. Que$te machine adunque $i riuolgeuano $econdo il bi$ogno, & dauano luogo all’entrate rappre$entando le uie l’una, che ueni$$e dalla piaz- za, l’altra d’altronde, & qui $otto è la facciata della Scena di dentro.

[0164]LIBRO [0165]QVINTO [0166]LIBRO CAP. VIII. DI TRE SORTF DI SCENE.

T R E $ono le maniere delle Scene. Quelli, che interpretano quella parola, che è posta nel primo Libro detta Sciographia, & che intendono in quel luog{223}o, doue $i tratta delle $pecie della Di$po$itione, la Pro$pettiua, con$erma- no la loro opinione con que$ta parte dell’ottauo Capitolo del pre$ente Libro. Doue da Vitruuio po$te $ono tre manie- re di Scene, ò tre $ortɩ di apparati, & d’ apparenze dipinte, $econdo, che tre $ono le materie, & i $oggetti delle $a- uole, che $i hanno a recitare, imperoche e$$endo le co$e, ò ba$$e, ò mediocri, uogliono, che alle attioni d’ɩmpor- tanza doue intrauengono per$one grandi, & d’alto $tato, $i faccia un’apparato di fabriche $ontuo$e, & una Pro$petti- ua Magnɩfica, e Reale, & in$ieme con Vitr. danno que$ta apparenza alle Tragedie, & qne$to apparecchio chiamano Scena Tragica. Similmente doue $ono i maneggi dome$tici, fatti tra per$one medɩocri, & di ordinaria conditione, fanno un’altra $orte di Scena, che Comica, $i chiama, perche iui $i rappre$entauano le Comedie, cɩoè le attioni di priuate per$one. Et in fine alle infime, rozze, e $emplici 10 per$one, come $ono gli habitatori delle uɩlle, per quello, che accade tra loro, $i da una mo$tra di pae$i, d’alberi, d’acque, di ca$e rusticali, & quella mo$tra, che in pittura tale $i rappre$enta, Scena Satirica nominarono. Et co$i in tre $orti hauendo tutto l’apparato della fauola diui- $o, uidero che la Pro$pettiua era molto nece$$aria allo Architetto, et co$i interpretato hanno, quella parola Sciographia, per la Pro$pettiua. Molti ancho letto hanno Scenographia, & hanno inte$o lo i$te$$o, cioè l’arte di far le Scene; laqual arte ricerca mirabilmente l’u$o della Pro- $pettiua, imperoche gli alti Palaggi, le belle Loggie, i magnifichi Edifici, gli Archi $ontuo$i , le $trade militari, che nelle Tragedie, $i dipin gono, & le priuate habitationi, le strade, gli angiporti, che alle Comedie $i danno, & ilontani de i pae$i, il fuggir dell’acque, i Tuguri pa$to rali, che $ono propi delle Satire, & de i giochi rusticali, tutte ricercano il punto della ui$ta nostra regolatore di quanto $i uede in quelle fac- ciate, dalche ne na$cono gli $porti, i rastremamenti, i battimenti de i lumi, & delle ombre, l’entrare, l’u$cire delle parti, de i membri, il uicino, & il lontano, & l’incrocciamento de i raggi, & laragione de gli angoli, $otto li quali $i uede ciò, che $i uede, $econdo la conueneuole uarieta de gli a$petti. Et co$i con$iderando que$ta parte hanno uoluto, che iui $i int\~eda la Pro$pettiua e$$er una $pecie della Dɩ$po$itione, ilquale 20 intendimento a me non compie di $atɩsfare, imperoche e nece$$ario, che le $pecie della Di$po$itione, po$te $otto il $uo genere, habbiano tra $e una certa $imiglianza, nellaquale come $pecie cõuenghino $otto il loro genere, et $e la pianta detta Icnographia, & lo inpie detto ortographia conuengono nella ordináza della Di$po$itione, di modo, che quello, che na$ce, et quello che cre$ce, e un’i$te$$a co$a, perche uorremo noi adurre la Pro$pettiua, che in que$to genere, nõ ha da far nulla cõ le altre $pecie, et maniere della Di$po$itione? Ma $ia quello $i uoglia, uero è che Vit. in questa parte pone le tre maniere di Scene predette, cioè Tragiche, Comiche, & Satiriche, & è uero ancho $eparatamente, che per di- pignere queste Scene, & per fare che facciano i loro effetti, è nece$$ario, che $i $appia la Pro$pettiua. Nellaquale è opera di bel giudicio $aper ponere il punto co$i accommodatamente, che tutto quello, che $i uede dipinto, rappre$enti un $ito, & un’e$$er naturale delle co$e, & niente $ia di forzato, di precipito$o, di difforme, di $garbato, come $i uede nelle Scene di molti, le co$e oltra modo picciole, gli Edificij, che traboccano, i fuggimenti tanto al ba$$o púto $cnza dolcezza tirati, che ne d’appre$$o, ne da lontano po$$ono e$$er con diletto ueduti. Et perche questa parte della pratica a me pare non meno diletteuole, che nece$$aria, mi è uenuto in animo di uolere ancho in que$ta parte giouare, quan- 30 to le mie forze $i potranno e$tendere, & pero con diligenza ho cercato, chi in que$ta co$a mi pote$$e dar lume, finalmente ho ritrouato un buon precettore, il nome del quale honoreuolmente $er à da me po$to, nel trattato della Pro$pettiua, che io intendo di dar in luce, & perche appre$$o le co$e imparate da lui, mi $on forzato con i$tudio, e fatica di ordinare, & di aggiugnere delle co$e al propo$ito, però io ho partito quell’ opera in cinque uolumi. Nel primo de i quali io ho gettati i fondamenti della Pro$pettiua, & dato le regole generali della pratica di e$$a, con diffinire, diuidere, e dimo$tr are quanto alla dettaragione è nece$$ario, accioche $enza dubitatione l’huomo po$$a porre la ueduta in propio, & accommodato luogo, accioche non uenghino di quelli errori, che di $opra ho detto. Et co$i nella prima parte i precetti, la ui$ta, & i quadrati $i pongono. Nel $econdo $e in$egna la Di$po$itione de i piani regolari, & irregolari, in $quadra, & fuor di $quadra, & i per- fetti di qualunque corpo $i $ia. Nel terzo $ono le mi$ure de i corpi, accioche uolendo noi da i piani per$etti trare i piani di Pro$pettiua, & da que$ti leuar i detti corpi, $appiamo le mi$ure loro. Nel quarto $i dimo$tra il modo di leuar i corpi $econdo le altezze loro, & qui $i tratte- ra delle tre $orti delle Scene predette, come $i hanno a leuare, & de i corpi mathematici, de i loro tagli, rilieui, e piegature, dalche ne na$ce- 40 ra una pratica merauiglio$a, & una grande utilità per molte co$e, che & per adornamento, & per commodo ci uengono tutto di per le ma ni, Nella quinta & ultima parte $i tratta dell’ ombreggiare, de i lumi, d’alcuni $trumenti della Pro$pettiua, & d’alcune altre maniere di que$ta pratica, come molte co$e $i dipingono, che non $i po$$ono uedere, $e non in un certo, & determinato punto, ò con i$pecchi, ò con traguardi, ò con altre $orti di uedere. Questa è la fatica mia circa la Pro$pettiua pratica, dellaquale , fin hora che io $appia niuno ha trattato, e dato in luce alcuna co$a, benche nelle pitture de gli antipa$$ati molte $e ne uedino fatte con mirabile arteficio, doue non $ol i pae$i, & le fabriche $ono $tate po$te con ragione di Pro$pettiua, ma con $omma diligenza le figure de glihuomini, & de i brutti $ono $tate tirate al punto, doue con am- miratione de i riguardanti, & giudicio$i ingegni $ono state $ommamente lodate, talche potemo ragioneuolmente bia$mare la età no$tra, che habbia produtto eccellenti pittori, ma pochi Pro$pettiui. Vedo e$$er $prezzatala fatica, ma lodata l’opera della Pro$pettiua, ammirano il ben fatto, fuggono lo $tudio di $are, Vogliono hauer le co$e belle, d’altri, ma non $i curano di $aper $arle da loro. Ma per e$$ortare chiunque dalla fatica $bigottito non ardi$ce por$i alla impre$a di imparare que$ta $i bella arte. Io uoglio a{$s}icurare cia$uno, che tra tutte l’arti, che per 50 pratica, eragione s’ɩmparano, nó ha alcuna che $ia piu terminata della Pro$peuttiua, di modo, che l’huomo puo $perare di uederne la fine in po co tempo, per ilche io $timo, che questa $ola prome$$a può appre$$o un bello $pirito hauer tanta $orza, che non eccitato, ma infiammato egli habbia a re$tare in dar principɩo ad apprender la’Pro$pettiua, & quello, che io con una uniuer$al propo$itione hora dico, $pero nel trattamen to mio della Pro$pettiua, & con ragione, & con i$perienza dimo$trare $i fattamente, che non ce ne re$terà dubbio alcuno nella mente di chi uorra con$iderare il fatto. Dalla figura pa$$ata della Scena $i potra con$iderare lo inpie, di tutta la facciata di e$$a Scena, perche e$$endoui po$ta la porta Regia, che è nel mezzo, & l’altra porta dall’uno de i lati, egli $i può con$iderare l’altra parte douer’ e$$er $imilmente dipinta, c di$$egnata. Dipinta dico quanto alla Pro$pettiua, che dentro le porti $i uede. Di$$egnata quanto al $odo, et alle fabriche, che $empre re$tauano, ne per alcun tempo $i mutauano, per e$$er di pietre fondate, & de colonnati stabili, è fermi, che erano parte della fabrica del Theatro, come la gradatione, i portichi, & altre parti. Ma troppo lunga co$a $arebbe $tata a uoler di$$egnare tutte le parti, & gli a$petti, che $a il Thea- 60 tro, però hauemo la$ciato que$ta fatica a piu diligenti di noi, non però, che quello, che nece$$ariamente hauemo giudicato e$$er bello da in- tendere, habbiamo la$ciato. Volemo bene, che s’auuerti$ca, come dalla fabrica de ɩ Theatri $i potr à imparare molte regole dell’ Architettu- ra, delle quali ci potremo $eruire in altre $orti di fabriche, & con quelle adornarle mirabilmente, & prender animo, & ardire di far da noi qualche co$a degna di commendatione. Ma tempo è che tornamo al propo$ito.

[0167]QVINTO. CAP. VIII. DI TRE SORTI DI SCENE.

T R E fono le maniere delle Scene. Vna è detta Scena Tragica, l’altra Comica, la Terza Satirica. Gli or namenti di que$te $ono diucr$i tra $e, & con di$eguale compartimento $i fanno; imperoche le Scene Tragiche $i formano con colonne Fronti$pic{ij}, figure, & altri ornamenti regali. Le Comiche han- no forma di priuati edific{ij}. di pergolati, ò Corridori, è pro$pettiue di fine$tre di$po$te ad imitatio- ne di communi edific{ij}. Ma le Scene Satiriche $ono ornate di alberi, & di $pilonche, & di monti, & d’altre co$e ru$ticali, e $ilue$tri in forma di giardini.

I Tragɩcɩ recɩtaùano ɩ ca$i de i Tiranni, & de i Re à que$ti conneniuano Palaggi, Loggie, Colonnati: però la $acciata del Triangolo, che era per la Tragedia haueua tali edi$icij dipinti. I Comici rappre$entauano le co$e quotidɩane, & le cure famigliari di ba$$a gente, però la Scena loro 10 dunostraua communi edific{ij}. I Satirici portauano co$e $ilue$tri, e bo$careccie à modi pa$torali conuenienti, però la loro Scena era di uerdure, d’acque, di lontani colorita, & in uero $u mirabile inuentione quella delle machine triangolari uer$atili, perche drieto una Fauo- la Tragica, era pronto l’ apparato per una Comedia, & drieto la Comedia $i poteua, $enza porui tempo di mezzo $ar la rappre$entatione di alcuna co$a pa$torale, $olamente col dare una uolta à quella machina triangulare. E$pedita la ragione de i Theatri $econdo Romani. Vit. uiene alla dɩ$$egnatione de i Theatri Greci, & dice.

Nei Theatri dei Greci non $i deono fare tutte le co$e con le i$te$$e ragioni, perche nella circonferenza di $otto, $i come nel Latino gli anguli di quattro triangoli toccauano il giro d’intorno, co$i nel Greco gli anguli di tre quadrati deo- no toccare la detta circonferenza, & illato di quel quadrato, che è pros$imo alla $cena, & che taglia la curuatura della circonferenza, in quella parte di$$egna il termine del Pro$cenio, & d’indi all’e$tremo giro della curuatura $e le fa una linea equidi$tante, nellaquale $i di$$egna la fronte della Scena. Et per lo centro dell’Orche$tra à canto al 20 Pro$cenio $i de$criue una linea equidi$tante, & da quella parte doue ella taglia le linee della circóferenza dalla de$tra, & dalla $ini$tra ne i corni del Semicircolo $i hanno à porre i centri, & po$to la $e$ta nella de$tra dallo $pacio $ini$tro $i tira un giro alla de$tra parte del Pro$cenio, & co$i po$to il centro nel $ini$tro corno dallo $pacio de$tro $i gira alla $i ni$tra parte del Pro$cenio, & co$i per tre centri con que$ta de$crittione i Greci hanno l’Orche$tra maggiore, & la Scena piu à dentro, & il Pulpito che Logion chiamano, men largo, perche appre$$o Greci la Scena era data à recita tori di Tragedie, & di Comedie, ma gli altri artifici faceuano i lor offic{ij}per l’Orche$tra, & di qua na$ce che $eparata mente da Greci nominati $ono i Scenici, & i Thymelici.

Doueua appre$$o Greci e$$er l’Orche$tra maggiore però nella di$$egnatione de lor Theatri $aceuano tre quadr ati in un circolo, $i come i latini faceuano quattro Triangoli, & tutto che tanto gli Anguli de i Triangoli, quanto gli Angoli de i quadrati parti$$ero in dodici parti eguali la circonferenza: Era però maggior $pacio nel mezzo la àdoue erano tre Quadrati, che la doue eran quattro Triangoli, perche i lati de i 30 Quadrati $ono piu uicini alla cɩrcon$erenza: Sɩcome nel Theatro de Latini un lato d’un Triangolo faceua la fronte della Scena, co$i nel Thea tro di Greci un lato d’un Quadrato faceua, e terminaua il Pro$cenio, ma la fronte della Scena era $opra una linea tirata fuori della circon- ferenza del Circolo, che toccaua pur la circonferenza, & era egualmente distante à qual lato del quadrato, che terminaua il Pro$cenio, di modo, che la $cena de Greci era piu rimota, che la $cena de Latini.

Oltra di que$to $i tiraua ancho una linea, che pa$$aua per lo centro, & era come Diametro equidistante, è parallela al lato detto, & alla fronte della Scena: $opra gli e$tremi di que$ta linea, la doue tocca la circonferenza, $i faceua il centro, & prima po$to l’un piede della $e$ta in uno, l’altro $i allargaua al centro, & uolgendo$i à torno ci daua i termini della circonferenze maggɩore, perche la doue toccaua la linea del Pro- $cenio, ɩui era il termine della circonferenza, è precintione ultɩma del Theatro, come e nel punto b & c. nella linea c. b. & i centri $ono d. c. la machina uer$atile triangulare alla letterao. doue è ancho la porta Regia, la fronte della Scena f. g. l’Orche$tra p. il re$tante è facile. & gli ho$pitali, & altre $tanze come nel Theatro de Latini. Vero è che nella pianta del Latino, nella Scena hauemo fatto tre porte, & in cia 40 $cuna un Triangolo uer$atile, perche $i accompagna$$e di pro$pettiua la facciata di mezzo, & ancho à diuer$o modo hauemo congiunto la Scena col Theatro, come $i uede dalla pianta, non niego però, che ancho ad altro modo non $i po$$a congiugnere, & ancho di$$egnare la Scena;ma con grande pen$amento con$ultando que$ta co$a dellaquale nŏ ne hauemo e$$empio antico, in$ieme col no$tro Palladio $i ha giudicato que$ta e$$er conuenientis$ima forma: & di piu $iamo $tati aiutati dalle ruine d’un Theatro antico, che $i troua in Vɩcenza tra gli horti, & le ca$e d’alcuni Cittadini, doue $i $corgono tre Nichi della Scena, la doue noi hauemo posto le tre porte, & il Nichio di mezzo è bello, e gran de, & ci ha dato alquanto di lume. Specialmente al buon gɩuditio, & e$perienza, che ha il detto Palladio, in ogni bella maniera di fabrica, & il gu$to delle co$e antɩche, & $e altro ci manca, lo la$ciamo al giudicio, & alla inuentione de gh altri, che potranno for$e aggiugnere alle co$e nostre amoreuolmente qualche o$$eruatione, & qui è la pianta del Theatro de Greci, doue ci mancano quelle ombre, che poste $ono nel Theatro de Latini la$ciate per la negligenza del tagliatore.

[0168]LIBRO C G D P O E B F

L’altezza di quel luogo non deue e$$er meno di dieci, & piu di 12. piedi: I gradi delle $cale tra i cunei e le $edi all’incontro de gli anguli de i quadrati $iano drizzati alla prinia cinta, & da quella cinta tra mezzo di quelli $iano drizzate an- cho le altre gradationi, & alla $omma quante $eranno altre tanto $empre $iano ampliate.

L’altezza dɩ quel luogo, cioè del Logeo, e pulpito, non deue e$$er meno de dɩeci piedi, ne piu di Dodici. Vit. alza il pulpito de Greci $ette piedi pɩu del pulpɩto de Latini, perche e$$endo il pulpito de Latini piu uicino non doueua hauer piu altezza, accɩoche quelli, che $tauano nel- 70 l’Orche$tra po e$$er uedere i ge$ti de i recitanti, ma i Greci che haueuano la lor $cena piu rimota, poteuano alzar pɩu il pulpito loro, perche la dɩstanza fa parer ba$$e le co$e alte, perche $e uno ua appre$$o una ca$a, non uede ɩl colmo, ma piu, che eglɩ s’allontana, piu la dɩ$copre, co- me la ragɩone della pro$pettiua ci dimo$tra.

Alzato adunque ɩl pu pɩto, Vitr. drɩzzale $cale uer$o i cunei, come ha fatto nel Theatro de Latini, & uuole il mede$imo, cioè che le $cale, che uanno alla prima cɩnta non i$contrino con quelle, che uanno alla $econda, & co$i quelle, che uanno alla terza non ɩ$contrɩno con le $econde.

[0169]QVINTO.

Poiche que$te co$e con $omma cura, e $olertia e$plɩcate $eranno, bi$ogna allhora piu diligentemente auuertire, che egli $i elega un luogo, doue la uoce dolcemente applicata $ia, & che $cacciata ritornando à dietro non riporti all’o- recchie una incerta $ignificatione delle parole.

A Vitr. molto preme l’accommodar il luogo alla uoce, però oltra le co$e gia dette egli tutta uia di ciò ci da precetti, & ammaestramenti bellis$i- mi, & certo non $enza ragione, perche tutto il fine di que$ta materia, e che $i ueda, & che $i oda commodamente. Dɩstɩngue adunque i luoghi quanto alla natura del $uono, & dice.

Sono alcuni luoghi, che naturalmente impedi$cono il mouimento della uoce come $ono i di$$onanti, i circon$onanti, i ri$onanti, i con$onanti: detti da Greci Cathicontes, Per{ij}contes, Ant{ij}contes, Sinicontes. Dɩ$$onanti $on quelli ne i quali poi, che la prima uoce s’inalza offe$a da i corpi $odi di $opra è $cacciata ritorna à ba$$o & opprime l’inal- zamento della $econda uoce.

10

Come s’egli dice$$e: che il primo giro della uoce intoppando$i in co$a $oda $u$$e in giu rincalzato & rompe$$e il $econdo, doue ne na$ce$$e la dɩ$$onan za, che per uirtu della parola Greca $ignifica $uono al ba$$o cacciato, rotto, e franto, perche Cathicontes è qua$i deor$um $onum mitentes, & io ho interpretato di$$onanti, à quel modo, che nel Latino $i dice de$picere qua$i deor$um a$picere.

Circon$onanti luoghi $on quelli, ne i quali la uoce ri$tretta girando intorno ri$oluendo$i nel mezzo, e $nonando $en- za i $uoi e$tremi cadimenti $i e$tingue la $ciando incerta la $ignificatione delle parole.

Questi luoghi fanno ribombo, perche in es$i ritorna lo i$te$$o bombo, ò $uono, come dentro le campane $i perde il $uono, poi che re$ta la perco$$a.

Rif$uonanti $ono que luoghi donue la uoce perco$$a ritornando à dietro le imagɩni di e$$a e$pre$$e, & fanno, che doppi $i odano gli ultimi cadimenti.

Ri$$uona la uoce percuotendo, & ritornando à dietro qua$i de rinuerbero, & come i raggi del Sole rɩfles$i, perche $on doppi hanno pɩu for- 20 za, co$i la uoce riperco$$a, ri$$uona cɩoé dinuouo $uona, & raddoppia la $ua $imɩglianza come fa l’Echo. La cui e$pres$ione noɩ per dɩletto n due $tanze $atte hauemo.

Ecco figlia de i bo$chi, & delle ualli Ignudo $pirto, e uoce errante, e $ciolta

Eterno e$$empio d’amoro$i falli Che tanto altrui ridice quanto a$colta,

S’amor ti torne ne $uoi allegri balli, E che ti renda la tua $orma tolta

Fuor d’e$te ualli abbandonate e $ole Sciogli i miei dubbi in $empɩci parole.

Ecco, che co$a e’l fin d’amore? amore. Chi fa $ua strada men $icura? cura

Viu’ella $empre, o pur $en more? more Debbo $uggir la $orte dura? dura.

Chi dara fin’ al gran dolore? l’hore. Come ho da uincer chi è $pergiura? giura.

Dunque l’inganno ad amor piace? piace. 30 Che fin è d’e$$o guerra ò pace? pace.

Con$onanti $ono que luoghi, nei quali da ba$$o la uoce aiutata con augumento cre$cendo entra nelle orecchie con chɩara terminatione delle parole.

I luoghi con$onanti $ono affatto contrari à i di$$onanti, perche in quelli la uoce uiene dal centro alla circon$erenza aiutata, & unita, & cre$ce egualmente, in questi la uoce dalla circon$erenza al centro e ribattuta, & rotta. Questa dɩ$$erenza di luoghi è molto bella, & ben dichia- rita da Vitr. & degna di $omma con$ideratɩone, & però dice.

Et co$i $e nella elettione de i luoghi $i auuertirà con diligenza, $enza dubbio lo effetto della uoce ne i Theatri $erà con prudenza all’utilità moderata, & emendata: Ma le de$crittioni, & i di$$egni tra $e con que$te differenze $eranno notati, che quelli di$$egni, che de i quadrati $i fanno, $iano de Greci, & quelli de Trianguli equilateri habbiano l’u 40 $o de Latini. Et co$i chi uorrà u$are que$te pre$crittioni, condurà benis$imo i Theatri.

Fin qui Vitr. à di$$egnato il Theatro, & dimo$trato $econdo l’u$o di Greci, e de Latini, che diffcrenza $ia nelle lor o dc$crittioni. Hora uuole parlare di que portichi, che erano dietro la Scena, & de i luoghi da pa$$eggiare, perche co$i era ordinato da i buoni Architetti, che à i Tem- pi, alle ca$e di grandi, & alle fabriche publiche $i de$$ero i portichi, & que$to come dice Vit. & per neces$ità, & diletto, & per orna mento $i $aceua. Dice adunque.

Deon$i fare i portichi drieto la Scena à que$to fine, che quando le repentien pioggie $turberanno i Giuochi, il popu- lo habbia doue egli $i ricoueri dal Theatro, & accioche que luoghi, ne i quali $i danno gli $trumenti per lo choro, & l’apparato del choro habbiano $patio$o campo. Come $ono i portichi Pompeiani, & in Athene i Portichi Eume nici, & il Tempio del padre Bacco, & l’Odeo à quelli, che e$cono della parte $ini$tra del Theatro, ilquale Pericle in Athene di$po$e con Colonne di pietra, & con gli alberi, & con le antenne delle naui delle $poglie de Per$iani rico- 50 per$e, & lo i$te$$o alla guerra Mithridatica il Re Ariobarzane bru$ciato rifece.

Choragia $ignifica e quelli che danno l’in$trumento, & Papparato per li giuochi, & il luogo, di doue $i caua lo $trumento. Odeum, era qua$i un picciolo Theatro, doue $i guar dauano i certami & le proue di Mu$ici, io $timo, che iui $i a$$etta$$ero i Mu$ici, come nel Choragio $i a$$etta- uano gli histrioni, che d’ɩndi poi entrauano in Scena.

Et come è à Smirna lo Stratageo. _Cioè l’armamento_.

Età Tralli il portico dall’una, & l’altra parte come le Scene $opra lo $tadio, _che è luoco, oue $i corre_, & come le altre cit- tà, che hanno hauuto gli Architetti piu diligenti. D’intorno à Theatri $ono gli $pac{ij} da pa$$eggiare, & i portichi, che in que$to modo par, che $i debbiamo collocare, prima che $iano doppi,

Cioè non in altezza, ò di due ordini di colonne, ma doppi dɩ $otto come, portichi de i Tempi, & lo dimo$tran le $eguenti parole.

Et habbiano le colonne e$teriori Doriche, & gli Architraui con gli ornamenti $econdo la ragione della mi$ura Dorica 60 fabricati. Dapoi che le larghezze loro $iano in modo, che quanto alte $eranno le colonne di fuori, tanto $iano gli $pa t{ij} da pa$$eggiare dalla parte di dentro tra le ultime colonne, & le mezzane, & tra le mezzane à i pareti, che rinchiu dono il portico d’intorno. Ma le colonne di mezzo $iano per la quinta parte piu alte delle e$teriori.

La ragione è perche deono occupar quello $patio, che occupa l’ Architraue $opra le colonne e$teriori, & perche $opra quelle di mezzo non $i po- ne Architraue, però e$$er deono piu alte.

Et fatte $iano alla Ionica, ouero alla Corinthia. Le mi$ure delle colonne, & le proportioni non $eranno tali, quali ho detto douer e$ler quelle de i $acri tempi, perche altra grauità conuengono hauer ne i tempi de i dei, & altra $ottilità ne i portichi, ouero nelle altre opere, & però $e le colonne feranno di maniera Dorica, fiano partite le loro altezze con i capitelli in parti quindici, & di quelle una $ia il modulo, alla cui ragione $i e$pedirà tutta l’opera, & nel ba$$o della colonna la gro$$ezza $i faccia di due moduli, lo $patio tra le colonne di cinque è mezzo, l’altezza delle colonne 70 eccetto il Capitello di 14. moduli, l’altezza del capitello d’un modulo, la larghezza di due, & un $e$to, le altre mi- $ure del re$tante dell’opera $i faranno, come s’è detto nel quarto libro de i tempi. Ma s’egli $i farà le colonne Ioni- che, il Fu$to della colonna oltra la ba$a, & il capitello $ia diui$o in otto parti, & mezza, & di que$te una $ia data al la gro$$ezza della Colonna. La ba$a con l’Orlo per la metà della gro$$ezza. Il Capitello $i farà con la ragione detta nel terzo libro. Se la colonna $erà di maniera Corinthia, il Fu$to, & la ba$a $ia come la Ionica, ma il capitello $econ do, che è $critto nel quarto libro.

[0170]LIBRO

La aggiunta del Pɩede$tilo, che $i fa per gli $cabelli impari $ia tolta dal di$$egno $opra$critto nel terzo libro. Gli Ar- chitraui, i goccɩolatoi, & tutto il re$to de membri $econdo la ragione delle colonne da gli $critti de i uolumi di $o- pra $i piglieranno, ma gli $pat{ij} di mezzo, che $eranno alla $coperta tra i portichi, ornare $i deono di uerdure, perche il pa$$eggiare alla $coperta rittiene gran Salubrità, & prima da gli occhi, perche lo aere dalle uerdure a$$ottigliato per lo mouimento del corpo entrando a$$ottiglia la $pecie ui$iua, & co$i leuando da gli occhi il gro$$o humore la$cia la ui$ta $ottile, & la $pecie acuta. Oltra di que$to $caldando$i il corpo nel caminare per lo mouimento, che egli fa a$ciugando lo aere gli humori da i membri $cema la loro pienezza, & dis$ipando gli e$tenua, perche molto piu ne $ono di quello, che il corpo puo $o$tenere. Et che que$to $ia co$i, $i puo auuertire, che e$$endo le fonti dell’acqueal co- perto, ouero $otterra $ia la copia palu$tre dell’humore da quelli non $i lieua alcuno humore nebulo$o, ma $i benenei luoghi aperti, & liberi, quando il Sole na$cente col $uo caldo uapore il mondo ri$calda, eccita da i luoghi humidi, & 10 abondanti d’acqua gli humori, & quelli in$ieme raunati $ollieua. Se adunque co$i pare, che nei luoghi aperti i piu mole$ti humori $iano da i corpi per lo aere $ucchiati, come della terra $i uedono per le nebbie, io non pen$o, che dub bio $ia, che non $i debbia porre nelle città gli $pat{ij} da caminare $coperti $otto il puro Cielo. Ma perche que$te uie non $iano fango$e, ma $empre a$ciutte, in que$to modo $i deue fare. Siano cauate, & uotate profondis$imamente, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra $i facciano le chiauiche murate, & ne i pareti di quelle, che riguardano al luogo, do- ue $i pa$$eggia $ian fatte le canne inchinate nelle chiauichie con la loro cima, & dapoi che que$te co$e fatte $aranno compiutamente, bi$ogna empire que luoghi di carboni, & le uie di $opra coperte $iano di $abbia e $pianate, co$i per la naturale rarità de ɩ carboni, & per le canne ri$pondenti alle chiauichie $i riceuerà l’acqua, doue $enza humore, & a$ciutte $eranno le uie da pa$$eggiare. Appre$$o in que$te opere $ono i The$orɩ, e depo$iti nelle città po$ti da i mag- giori, tra le co$e nece$$arie, perche doue $i $ta a$$cdiato ogni co$a $i puo hauere piu ageuolmente, che le legna, perche 20 il $ale prima piu facɩlmente $i puo portare:i formenti nel publico, & nel priuato piu e$peditamente $i a$$unano, & $e per $orte uengono al manco l’herbe, la carne, & i legnanɩi po$$ono al bi$ogno $upplire. Leacque col cauare de i pozzi, & con le grandi pioggie da le tegole $i raccoglieno; ma l’apparato delle legna co$i nece$$ario al cuocer il cibo, e dif$icile, & noio$o, perche tardo $i conduce, & piu $i con$uma. In tali tempi del bi$ogno delle legna s’aprono que $ti cortili, ò $pat{ij} $coperti, & $i diuidono le mɩ$ure partitamente à cia$cuna te$ta, & co$i due belle co$e è buone ci danno que$ti luoghi $coperti una nella pace, che è la $anità l’altra nella guerra che è la $alute, per que$te ragioni adunque gli $pat{ij} da pa$$eggiare non $olo dopo la Scena del Theatro, ma ancho fatte appre$$o à i tempi di tutti i dei portano alle città grandis$imi commodi. Et perche a$$ai chiaramente mi pare haucr detto di tali co$e, hora pa$$erò à dimo$trare la ragione de i bagni.

Io non $aprei, che aggiugnere à Vitr. $e non à pompa, però $eguitando porremo il testo, doue egli parla della Di$po$itione de i bagni.

30 CAP. X. DELLA DISPOSITIONE ET DELLE PARTI DE I BAGNI.

PRIMAMENTE egli $i deue eleggere un luogo, che $ia caldis$imo, cioè riuolto dal Settentrio- ne, & dallo Aquilone, & i luoghi da ri$caldare, ouero intepidire habbiano i lumi da quella parte doue il Sole tramonta la inuernata. Ma $e la natura del luogo ci $arà d´impedimento, egli $i piglierà il lume del meriggie, perche il tempo del lauar$i dal meriggie al ue$pro è ottimo.

Vitr. ci accommoda ne i bagni gentilmente, & dice quello che è nece$$ario, & e$pedɩente all’u$o $olamente, hauendo ri- $petto al bi$ogno, imperoche da prima le Therme non erano in quel pregio, che furono poɩ, anzi eraui $olamente il bagno 40 alla $anità del corpo de$tinato, indi poi cre$cendo la lu$$uria con le ricchezze $otto il nome di Therme edificauano co$e magnifiche, & grandi con portichi, bo$chetti, notatoi, pi$cine & altre co$e $econdo le uoglie, & appetiti de gli imperatori, & de i gran per$onaggi. Io e$ponerò prima quello, che dice Vitr. poi ui di$correrò $opra $econdo il bi$ogno. Vuole adunque che i bagni $ieno in luoghi caldis$imi, & dichiara qua li $ieno què luoghi, & dice e$$er quelli, che non riguardano alla Tramontana, & perche erano luoghi ne i bagni doue prima s’intepidiuano i corpi, & luoghi, doue poi $i ri$caldauano per non entrare dal $reddo al $ubito caldo, però uuole che $i prenda il lume per que$ti luoghi per la doue il Sole trammonta l’inuernata, che è à Garbino, ouero dal mariggie, daci poi un’altro auuertimento dicendo.

Anchora è da auuertire che i luoghi doue $i hanno à ri$caldare gli huomini, & le donne $iano congiunti, & po$ti dɩ quelle i$te$$e parti. _E ne rende la ragione_.

Perche co$i auuenirà, che ad amendue que luoghi del forno ne i ua$i $eruirà l’u$o commune.

Cioè un mede$imo $orno ri$calderà amendue gli $caldatoi, & ancho gli intepidatoi.

50

Sopra il fornello douemo porre tre ua$i di rame, uno che $i chiama il caldaio, l’altro tepidario, il terzo rinfre$catoio, & $i deono por dentro con que$to ordine, che quanta acqua u$cirà del caldaio, tanta dal tepidario in e$$a ui uegna, & co$i all’i$te$$o modo dal rinfre$catoio nel tepidario di$cenda, & dal uapore della fornace commune à tutti $iano $caldati, i uolti de i letti $opra iquali $ono quei ua$i.

Il rin$re$catoio cioè il ua$o dell’ acqua fredda, $erà di $opra. que$ti in$onder à l’acqua nel ua$o tepido, & que$ti nel ua$o caldo, & il caldo uapo- re della $ornace darà $otto al $ondo de que ua$i, ma al ua$o dell’acqua calda ne dar à poi, à qudllo di mezzo meno, à quel di $opra niente, & ce in$egna il modo di $o$pender que ua$i, dicendo.

Il $o$pender de i caldatoi $i fa prima in modo, che il $uolo $ia $alicato di tegole d’un piede, e mezzo, ma $ia quel $elica- to pendente uer$o la bocca della fornace, accioche quando in quella ui fus$i gettata una palla, ella non po$$a $tarui dentro, & fermar$i, ma di nouo ritorni alla bocca della fornace, perche co$i la fiamma da $e piu facilmente andrà 60 uagando $otto la $o$pen$ione. _Cioè $otto il luogo doue $tieno $o$pe$i quei ua$i_.

Ma di $opra con quadrelli di otto once far $i deono i pila$trelli, co$i di$po$ti, che $opra quelli $i po$$ano fermar le tego le di due piedi, ma i pila$trelli $iano alti due piedi, & fatti $iano con argilla ò creta, e capelli ben battuta, & à quelli $i $oprapongan tegole di due piedi, che $o$tentino il pauimento. Le concamerationi, ò uolti $eranno piu utɩli fe $i fa- ranno di muratura. Ma $e $i $aranno ta$$elli, e di legname bi$ogna porui $otto l’opera di terra cotta, & farla à que $to modo. Faccian$i le regole, ò lame, ò gli archi di $erro, & que$ti coni$pes$is$lmi oncini di ferro $iano $o$pe$i al ta$ $ello, & quelle regole, ò archi $ieno di$po$ti in tal modo, che $i pos$ino $opra due di quelli ponere le tegole, $enza i loro margini, & iui collocarle, & co$i tutte le uolte po$ando$i, e fermando$i $opra ferro $ian condotte, è perfette, & i con$tregnimenti, & legamenti di quelle uolte dalla parte di $opra $iano coperti leggiermente con argilla battuta in $ieme con pelli, ma la parte di $otto, che rɩguarda al pauimento prima $ia con te$tole rotte, & calce rimboccata, e 70 sgro$$ata, dapoi con belle coperte polita, intonicata, e biancheggiata, & que$te uolte $e doppie $eranno ne i luoghi, ò celle detti $caldatoi, $eranno piu u$euoli, percioche l’humore non potrà far danno al palco, ò ta$$ello, ma fra due uolte potrà uagare.

Vitr. ce in$egna come douemo $are i uolti, & il Cielo de i bagni, & quanto alla materia, & quanto alle parti, ma prima egli ci dimostra come bi$ogna $are il pauimento del bagno per alzarlo da terra, & dall’humore, dicendo, che la$tricar bi$ogna con tegole d’un piede, e mezzo ɩl piano, ilquale penda uer$o la bocca del fornello. Sopra il lastricato uuole, che $i drizzino alcuni pilastrelli alti due piedi $atti di quadrelli [0171]QVINTO. di due terzi di piede, e $maltati con Creta, e cimatura, ben è $padazzata, è battuta, ilche $i fa, perche stia $alda al fuoco, $opra i pila$trel- li egli s’impone le tegole didue piedi, que$te tegole $o$tentano il pauimento, $otto ilquale $i poneua il $uoco, che per certe trombe, ò canali nelle gro$$ezze de i pareti uaporaua in $u, come ancho s’è auuertito in alcuni luoghi ritrouati nouamente, doue $i $tima, che gli antichi face$ $er calde le loro $tanze à que$to modo, ɩlche perche è co$a degna di $apere, con le figure l’ho dimo$trato nel $eguente libro, al Decimo cap. Quanto a$petta alle concamerationi, ò cielo de i bagni ( come ho detto) Vit. ci da le regole, & dice, che in due modɩ $i po$$ono fare, l’uno, è di muratura, l’altro diopera di legname, bi$ogna con$iderar le parti di $otto di mezzo, & di $opra, & il modo di farle. Le parti dette $ono tut to un corpo, ilquale ha bi$ogno d’e$$er $o$tentato, perche $enza legamento ruuinerebbe. Et però il legamento $i far à in que$to modo. Faranno$i le uolte, & gli archi di ferro, con li$te è lame di ferro attrauer$ati, & incrocciati, & que$ti archi, ò liste $iano con $pes$i uncini à gui$a di Ancore attaccati al tauolato, ma tanto larghe una dall’altra che $opra due di e$$e fermar $i po$$ano le teg$te di due tegole, et que$ta $er à la par te di mezzo, ma di$opra egli $i far à come un terrazzo di creta con peli impa$tata, & ben battuta, & il cielo di $otto, che $opra $ta al paui- 10 mento $erà $maltato, erimboccato con te$tole peste, & calce, dapoi intonicato, e biancheggiato gentilmente, & $e queste uolte $eranno doppie daranno maggiore utilità. Hor hauendoci trattato del piano, & del uolto de i bagni, & quello che iui bi$ogna, che $ia, & come & di che ma- teria $i ha à fare l’uno, e l’altro, $eguita, & ci da le miure, dicendo.

Le grandezze de i bagni $i hanno à fare $econdo la moltitudine de gli huomini. ma $iano però in que$to modo compar tite, che quanto ha da ef$er la lunghezza leuandone un terzo fatta $ia la larghezza oltra il luogo doue $i $ta ad a$pet tare d’intorno allabro, e la fo$$a, bi$ogna fare il labro $otto il lume, accioche quelli, che $tanno d’intorno non toglie no il lume con l’ombre loro. Gli $pat{ij} de i labri, detti $cole, co$i $pacio$i deueno e$$er, che quando i primi haueranno occupati i luoghi, gli altri guardanti à torno pos$ino $tare dritti in piedi. La larghezza dell’alueo trail parete, & ɩl Parapetto non $ia meno di $ei piedi, accioche il grado inferiore, & il puluino da quella larghezza ne caue due piedi, il Laconico, & le altre parti per li $udatoi congiunte $iano al tepidario, & quanto $eranno larghi tanto $iano alti al 20 la curuatura inferiore dello hemi$pero, & $ia la$ciato, il lume di mezzo nello hemi$pero, & da quello penda il coper chio di rame con catene attacc attaccato, ilquale alzando$i, & abba$$ando$i dia la tempra del $udore, & però pare, che egli $i debbia fare à $e$ta, accioche la forza del uapore, & della fiamma per le uolte della curuatura egualmente dal mez- zo partendo$i, po$$a uagare.

La dechiar atione d’alcuni uocaboli ci darà ad intender quanto dice Vitr. deon$if ar i bagni grandi $ccondo la moltitudinc delle per$one. Legge$i che Agrippa ne fece cento e $ettanta à beneficio del popolo, crebbero poi in infinito, & col numero $atisfaceuano a quello, che la grandez- za non poteua. La mi$ura loro era, che la lunghezza fu$$e tre parti, & la larghezza due, ecco la proportione $e$quialtera, ma in que$ta larghezza non $i comprendeua il labro, & il luogo doue a$pettauano quelli, che uoleuano lauar$i. I abro era una fo$$a, ò ua$o capacis$i- mo di pietra, ò di marmo, dentro ilquale era l’acqua da lauare, d’intorno dà quello erano alcuni Parapetti doue s’appoggiauano le per$one a$pet tando, che i primi u$ci$$ero del lubro, que$ti $ono detti $cole, ouero, ilche mi piace piu, erano alcune banche d’intorno i labri, doue $i a$petta- 30 ua, & la larghezza del labro, che egli chiama ancho alueo tra il parete, & il Parapetto, $ia di piede $ei, due de i quali $eranno occupati dal grado inferiore, & dal puluɩno, ilquale $tinio che $u$$e una parte doue $i appoggiauano $tando nel bagno. il labro era $otto il lume. ɩl Laconi co era quello, che ancho Sudatoio $i chiama, detto co$i da Lacedemoni, perche in luoghi $imili $i $oleuano e$$ercitare, & la figura è nel $eguen te lɩbro, doue $i parla de i camini. Clipeo io ho interpretato coperchio, & è co$i dctto dalla $orma d’un $cudo, che era rotonda.

CAP. XI. DELLA EDIFICATIONE DELLE PALESTRE, ET DE I XISTI. 40

HORA à me pare ( tutto che que$to non s’u$i nell’Italia) di dichiarire il modo di far le pale$tre, & di- mo$trare come da i Greci $ono fabricate. Fanno$i adunque in tre portichi le exedre $pacio$e, che hanno ɩ luoghi da $edere, & uedere, nellequali i Filo$ofi, gli Oratori, & gli altri, che $i dilettano de gli $tud{ij} po$$ono $edendo di$putare.

Nelle pale$tre i Colonnati, e porticali d’intorno $i hanno à fare quadrati, ouero alquanto lunghi in modo, che habbiano gli $pat{ij} da caminare intorno di due $tadi, de iquali di$po$ti $iano tre por- ticali $emplici, ma il quarto porticale, che $erà uer$o il meriggie bi$ogna, che $ia doppio, accioche e$$endo i cat- tiui tempi neuo$i, non po$$a l’acqua uenire piu adentro.

Ma nel portico, che $erà doppio $iano po$te que$te membra, il luogo da ammae$trare i Garzoni detto Ephebeo fia nel mezzo. (Et que$to e una exedra amplis$ima con le $ue $edie longa un terzo piu, che larga) $otto il de$tro è il luogo 50 da ammae$trar le Garzone, & appre$$o è il luogo doue s’impoluerauano gli Athleti detto Coni$terio, dalqual luo go nel uoltare del portico, $ta il bagno freddo detto Lutra, ma dalla $ini$tra del luogo de i Garzoni, e il luo- go da ugner$i, detto Eleothe$io, appre$lo ilquale è il luogo da rinfre$car$i, dalquale $i ua al luogo della fornace detto Propigneo nel uoltar del portico, ma appre$$o poi nella parte di dentro dirimpetto al frɩgidario $ono i $udatoi di lunghezza il doppio alla larghezza, che nel uoltare habbia da una parte il Laconico compo$to (come è $opra$critto) & à dirimpetto del Laconico il bagno caldo.

Nella Pale$tra $ieno i Peri$tili, come s’è detto di $opra, co$i deono e$$er perfettamente compartiti. Ma dalla parte di fuori deono e$$er di$po$ti tre portichi, uno la doue $i e$ce del Peri$tilio, due dalla de$tra, & dalla $ine$tra detti Sta- diati. Dique$ti portichi quello, che riguarda al Settentrione $i fa doppio, & di amplis$ima larghezza, l’altro è $emplice, & fatto in modo, che nelle parti, che fono d’intorno i pareti, & in quelle, che $ono uer$o le Colon- 60 ne habbia i margini come $entieri non meno di dieci piedi, & il mezzo cauato di modo, che due gradi $iano nel- la di$ce$a d’un piede e mezzo da i margini al piano, ilqual piano non $ia men largo di piedi dodici, e co$i quelli che ue$titi camineranno d’intorno ne i margini non $eranno impediti da quelli, che unti $i exerciteranno.

Que$to portico, e nominato Xi$to da Greci, perche gli Athleti al tempo del uerno $otto i coperti ne gli Stad{ij} $i exercitauano.

I Xi$ti $i deono fare $i che tra due portichi ui $iano $elue, & le piantationi, & in que$ti $i facciano tra gli alberi le $trade, & iui di A$treco $iano collocate le $tanze.

Appre$$o il Xi$to, & il doppio Portico, $i di$$egnino i luoghi $coperti da caminare detti Peridromide da Greci, nei quali il uerno, quando l’aere è $ereno u$cendo gli Athleti $i pos$ino e$$ercitare.

Dapoi il Xi$to $erà figurato lo Stadio, cioè il luogo da e$$ercitar$i in modo, che la moltitudine delle genti po$$a larga- 70 mente guardare gli Athleti, che combattono.

Io ho de$critto diligentemente quelle co$e, che erano nece$$arie dentro le mura, ad e$$er acconciamente di$po$te.

Quanto dice Vitr, è chiaro a$$ai con la interpretation nostra, & dalle parole $ue, la doue $i deue auuertire quanto $tudio pone$$ero gli antichi nel lo e$$ercitio, & come acconciamente prouede$$ero à i bi$ogni, & à i piaceri de gli huomini. Ma noi diremo qualche co$a del Circo, & del- lo Amphitheatro, & prima dello Amphitheatro, ilquale non era altro che due Theatri in$ieme con le corna congiunti, & continua- ti leuate uia le $cene, & i pulpiti, & la$ciato il luogo piano, e $pacio$o coperto di Arena, doue contra le ferocis$ime be$tie $oleuano [0172]LIBRO gli huomini, con destrezza, & ammdestramento mirabili oppor$i, & far le caccie:nel re$tante gli A mphitheatri, & quanto all u$cite, & quanto all’entrate, & alle $alite con i Theatri conuengono. Qui i gladiatori haueuano luogo, qui s’induceua ancho l’acqua, per glie$$ercu{ij} nauali, ne fu mai il maggiore di quello, che hoggi$i chiama il Coli$eo. Solam\-ete (come ho detto)$e gli leuano i cinque cunei che $i dauano alla $cena, & $i commettono in$ieme i $ette del Theatro,per ilche ne na$ce la forma ouale, & però Curione ne i $uoi Theatri di legno leuaua le $cene, & riuoltauagli con le corna loro, & gli uniua à forza di Machine, ilche come $i poteua fare dimo$tra il Gardano in nel libro delle E B C D F A $ottilità, & difficilmente per uia di archi, & corde, & la figura $ua è qui al lato.

Io con$iderando, che Plinio uuole, che cia$cuno $i moue$$e $opra un Perno, & che di due Theatri $i fa- ce$$e uno A mphitheatro, & uedendo non meno audacia, che ingegno in tanta opera con$iderai molte co$e, & trouando difficultà grande $econdo il mio par ere, mentre io $taua in que$ta con$ideratione mi $oprauenne l’ingenio$o Me$$er France$co Marcolini, colquale communicando il mio pen$iero egli 10 con la prontezza con laquale troua i modi di $ciogliere ogni que$ito, facilmente mo$trò, che facendo i centri doue andauano i Perm ne l’un capo del Diametro della Orchestra, i Theatri $i $arebbon ucl- tati, & riuoltati, & congiunti in$ieme, & fattone la proua con le piante de i Theatri quiui de- $critti riu$cì mirabilmente, aggiugnendo che in piu luoghi $i doueuano porre de i ruotoli di Bron- zo gros$i, accioche i Theatri fu$$ero da quelli $o$tentati, & portati, & con facilità riuoltali.

Bi$ogna adunque porre i Perni in dritta linea in cia$cun Theatro giustamente $opra l’un capo del Diametro della Orche$tra; & $ar girare con in$trumenti $ufficienti $opra i ditti ruotoli quei gran pe$i, & riu$cirà.

Il Circo, e come un Theatro, ma con le corna slongate, & egualmente distanti l’una dall’altra. Et di $ua natura non ha portichi, & dicono che il Circo fu fatto ad imitatione delle co$e cele$ti, pero haueua do- 20 dici entrate per li dodici $egni, $egni, $ette me@e termini da i $ette pianeti, da Leuante a Ponente per mezzo à longo del piano molto di$tanti l’una dall’altra, doue le carrette da due, & da quattro ruoti correndo, andauano per mezzo gli $pac{ij} del Circo, come di$corre il Sole, & la Lu- na $otto il Zodiaco, & non piu di uentiquattro dardi u$auano per le uentiquattro hore, che è unariuolutione del Cielo. Erano diui$i quel- le, che correuano in quatiro liuree con colori di$tintirappre$entando col uerde la primauera, colro$ato la $late, colbianco l’Autunno, col fo$co il uerno.

Tre erano le mete principali, piu honorata quella di mezzo, le e$treme erano Colos$i, le trammezzate colonne, òmetà minori, la parte doue $i cominciaua il cor$o era detta carcere, noi chiamamo le mo$$e.

Il maggiore, che $ia $tato fatto è quello, che fin hora $i chiama il circo Mas$imo, che già $i stendeua appre$$o quattrocento e cinquanta pas$i, & s’allargaua 1 2 5. & ui poteuano $tare aggiatamente 26000. per$one, & à poco crebbe in adornamento, & grandezza, che era co$a mirabile, come Liuio, Suetonio, Tacito, & gli altri $criuono, & di que$te antichit à il diligentis$imo me$$er Pirro Ligori, ne è tanto it$trut 30 to, quanto altro, che $itroui, al quale $i deono infinite gratie, & immortali per lo $tudio che cgli ha $atto, e fa $cpra le co$e antiche à bene- ficio del mondo.

CAP. XII. DE I PORTI, ET DE GLI EDIFICI CHE NELL’ACQVA SI DEONO FARE.

EGLI non $i deue la$ciar di dire delle commodità de i porti, ma bi$ogna dichiarire, con che ragione 40 $iano le naui in quelli dalle fortune ficure. Quefti adunque $e fono naturalmente po$ti, & che habbiano Promontori, ò capifopra l’acqua, $i che per la natura del luogo s’ingolfino, hanno gran dis$ime utilità, perche d’intorno s’hanno à fare i portichi, & i nauali, ouero da i portichi l’entra- ta à i fondachi, ò dogane, & dell’una, & l’altra parte $i deono fare le torri, dallequali $i pos$ino ti rare le catene con gli $trumenti dell’una all’altra.

Ma s’egli non $i hauerà luogo per natura idoneo da as$icurar le naui dalle fortune, in que$to modo $i deue fare: che $e egli non ci $arà fiume, che impedi$ca, ma da una parte $arà la $tatione, cioè il luogo doue $icuramente $tanno le na ui, che noi dicemo buon $orgitore, allhora dall’altra con gli argini, & con le fabriche $i uenirà in fuori, & $i farà pro gre$$o, & co$i $i rinchiuderanno i porti.

Il fine del Porto è $icurar le naui da i uenti, & dalle fortune, il porto e$$er deue $icuro, e capace. Que$ta $icurtà ouero è naturale, ouero aiu- 50 tata dall’ arte. La natur ale dipende dal $ito del luogo, quando il luogo è ingolfato, & in arcato, & fa le corna come la Luna, & i capi alti uen gono in fuori, & i lati difendono il golfo da i uenti, ne $i puo dire quanto gioua un $ito tale, perche prima è $icuro, dapoi è commodo, per- che nella curuatura $i fanno i luoghi da $aluare le mercantie, ci $ono i $ondachi, le Dogane, i Bazzarri, & altri luoghi opportuni.

E un $ito naturale, & commodo nella Scotia doue è üno Porto, ò Golfo, che $i chiama Sicher$and, cioè Arena di $alute, & porto tranquillo.

Que$to non ha Venetia, ma la poca $icurtà del porto, e la molta $icurtà della Terra, uengono però le naui nella Laguna, & iui $i $aluano.

Quando adunque $i hauer à da natura il $ito poca fatica ci uole, il porto è $icuro per la bocca, & per le rocche, e per li fianchi, ma quando que- $to non $i po$$a hauere, bi$ogna ricorrere all’arte, & però Vitr. ce lo in$egna, dicendo.

Ma quelle fabriche, che $i hanno à fare nell’acqua co$i pare che $i habbiano à reggere. Bi$ogna prima portare la polue da quelle parti, che $ono dalle Cume $in al Promontoro di Minerua, & me$colarla nel mortaio, in modo, che due ad una ri$pondino. Poi la doue $i hauerà deliberato di fabricare, poner bi$ogna nell’acqua le ca$$e di rouere, & con ca- 60 tene rin chiu$e mandarle in giu, & tenerle à fondo. Dapoi quella parte, che ferà tra le ca$$e al ba$lo, $ott’acqua, $i deo- no pianare, è purgare, & iui gettarui di quella materia me$colata nel mortaio con la mi$ura data di $opra, & con cementi fino, che $i empia lo $pacio, che $i deue murare, quello dico, che è tra le ca$$e, & que$to dono di natura hanno que luoghi, che hauemo detto di $opra.

Qui Pu$o della Pozzolana è mirabile come Vitr. ci ha detto nel $econdo libro al $e$to capo. Doue adunque $ià, che pos$iamo hauer copia di Pozzolana, poneremo due parti di quella, & una di calce, & faremo nella fo$$a, che Vitr. chiama mortario una buona pa$ta, e ben uol- tata, e battuta, poi faremo delle cataratte è ca$$e di legname dette arche da Vitr. et que$te $eranno di buon rouere, & $i fanno in que$to modo.

Prendi delle traui ben i$pianate, & per la loro longhezza da una te$ta all’altra farai di $olchi, ò canaletti larghi, $econdo la larghezza del ta- glio delle tauole, che dentro ui metterai, que$te tauole e$$er deono di eguale grandezza, egro$$ezza, & con le te$te loro ne i canali gia fat- t unca$trate, & in que$to modo stando le traui dritte, & con giu$ti $pac{ij} lontane una dall’altra, perche piu di due traui per lato $i drizza- 70 no, & incatenate le tauole fermamente, & otturate le commi$$ure $i manderanno giu con pe$i à forza nel fondo, & $i teniranno ferme, & immobili, oltra di questo lo $pacio rinchiu$o tra le cataratte $i uoter à conruote, & altre machine da leuare l’acque, dellequali Vit. ne parla nel decimo, & il luogo $i far à piano egualmente, e netto, $opra trauicelli, ò Zatte, ò Pali commodamente, ordinate que$te co$e me- $colate nella fo$$a doue hauerai preparata la $opra detta materia de i Cementi, & delle Pietre, & di tutto quel corpo cauato della fo$$a em- pirai lo $patio purgato tra le Cataratte, & in que$to modo far à pre$a mirabile, & riu$cir à l’opera fatta nell’acqua, & ciò $ia, qnando ca$o niu no di acqua t’impedi$ca; ma quando l’impeto del mare ti $turba$$e, odi Vitr. che dice.

[0173]QVINTO.

Ma $e per lo cor$o, ò per la forza dello aperto mare, non $i potrà rattenere le ca$$e giu mandate, allhora $ubito $opra l’orlo, e gingiua del mare, doue termina il terreno, $i deue fare un letto fermis$imo, ilquale $ia piano men della metà; ma il re$tante, che è pros$imo al lito $ia pendente, e inchinato, dapoi uer$o l’acqua, & da i lati intorno al detto letto $i facciano i margini, & le $ponde à liuello di quel piano, & quel pendente la$ciato oltra la metà $ia empito di arena tanto, che egli $ia pare al margine, & al piano del letto, & $opra quel piano $i fabricha un pila$tro grande, & fatto che egli $ia, accioche $i po$$a feccare, & far prefa bi$ogna la$ciarlo per due me$i, dapoi tagli$i di $otto quel margi- ne, che $o$tenta l’arena, & co$i la terra $ommer$a dall’acqua farà cadere nel mare quel pila$tro, & con que$ta ragio- ne richiedendo il bi$ogno, $i potrà nell’acque fabricando andar inanzi.

Per far un braccio $u’l mare à poco à poco comincier ai da terra, & farai uno $cagno parte piano, & parte, chc $tia in cadere. La parte penden te $ia uer$o il lito, allo $cagno farai i $uoi margini nella te$ta uer$o il mare, & da i lati à liuello di quello, & la parte che pende empirai d’a- 10 rena pareggiando la parte piana. Sopra lo $cagno faraiun gro$$o pila$tro della materia detta, & lo la$cier ai far pre$a per due me$i, taglierai poi il margine di $otto, e $ubito uederai l’arena u$cire per la rottura, et mancar di $otto al pila$tro, ilquale non potendo regger$i di neces$ità ca derà nel mare, & empir à la prima parte pros$ima al lito, & co$i uolendo far progre$$o, anderai di mano in mano, & que$to $i far à non man cando la Pozzolana, ò $imil co$a, che faccia pre$a nel mare. Ma quando ti manca$$e que$ta materia dice Vitr.

Ma in quei luoghi, doue non na$ce la polue, con que$ta ragione dei fabricare. La doue hai deliberato di fondare, poner $i deono le ca$$e doppie intauolate, & cõcatenate, & tra l’una & l’altra $ia calcata la creta in$icme con i $acconi fatti d’ Alica palu$tre, & poi che co$i $erà molto bene calcato, & $odis$imamente ripieno quel luogo di mezzo tra il dop- pio tauolato, alhora il luogo di mezzo della ca$$a, che è circondato da doppie cataratte, deue e$$er uotato con ruote e con timpani, & altri $trumenti da cauar acqua, & iui poi cauate $iano le fondamenta. Lequali $e $eranno in terre no buono, $iano cauate piu gro$$e del muro, che ui anderà $opra fino al uiuo, & empite di Cementi Calce & Arena.

20

Ma $e il luogo farà molle, $ia conficato di pali d’ Alno, di Oliuo $ilue$tre, ò di Rouere bru$tolati, & empito de carbo- ni, $i come $critto hauemo nel fondar de i Theatri, & delmuro.

Indi poi $ia tirata la cortina del muro di $a$$o quadrato con longhis$ima legatura, accioche $pecialmente le pietre di mezzo $iano benis$imo contenute, & allhora quel luogo, che $erà tra il muro riempito $ia di rouinazzo, ouero di muratura. perche à que$to modo egli $tarà $i, che $opra $i potrà fabricarui una torre.

A me pare, che Vitr. $i la$cia intendere, & Leone nel decimo diffu$amente del modo di fare le cataratte, gli argini, le pallificate, i $ostegni, le ro$te, le botte, per tenere, chiudere, condurre, e di$tornar le acque, accioche $i po$$a fabricare, ò $i rimedi al danno, ò $i prouede al commo- do, & noi ne parlaremo al $uo luogo nell’ottauo libro.

Fornite que$te co$e i nauali. _Cioè i luoghi doue hanno da $tar le Naui._ Deono riguardar al Settentrione, perche il merig- gie per lo caldo genera uermi, bi$cie, & altri animali, che fan danno, & notrendoli i con$erua, & quelli edifici (che 30 noi chiamamo tezze)non deono e$$er fatti di legname ri$petto de i fuochi. Ma della grandezza de i nauali niuna ter sninatione e$$er deue, ma fatti $iano alla mifura, & capacità delle naui, accioche $e naui maggiori $eranno in terra tirate habbiano con $pacio commodo il luogo loro. Io ho $critto in que$to uolume quelle co$e, che mi $on potute uenir à mente, che nelle città all’u$o de i publici luoghi far $i po$$ono, come deono $tare, & come $i deono condur re à perfettione. Ma le utilità de i priuati edific{ij}, & i loro compartimenti nel $eguente di$correndo e$poneremo.

Poi che à no$tri giorni co$a perfetta non hauemo àell’ Antiche, ne alcuno studia con noui edifici imitar quelle fabriche merauiglio$e, & che pochi $ono tali che per arte, & per pratica pos$ino animo$amente, & con giudicio abbracciare $i alte impre$e, che facciano ò Theatri, ò Amphi- theatri, Circi, Bagni, Ba$tliche, ò Tempi degni della grandezza dello imperio, non $o io che mi dire, $e non uoltarmi à quelle fabriche, che $econdo la qualità di tempi no$tri $ono riputate maggiori, & la prima grandezza, che mi $i para dinanzi, e la fortezza della città, che con gros$i, & alti muri $opra larghis$imi, e profondis$imi fondamenti $ono, ci rappre$enta una Idea Magnifica, & eccellente delle fabriche mo 40 derne, quiui oltra la $uperba muraglia ottimamente fiancheggiata, oltra i Baloardi, Piattiforme, Terrapieni, Sarracine$che, à me pare che li grandezza delle porte tenga honorato luogo, & perche di que$te co$e $e ne è detto nel primo libro à ba$tanza, però non ne dirò altro al pre $ente; ma ricercando l’altre co$e grandi mi $i faincontro il Nauale di Vinetiani, & la fabrica delle galere, & naui, che hoggidi $i u$ano, ne di rò del detto luogo, che egli habbia grandezza per la copia dè i marmi, & per la magnificenza, & $uperbia della materia, che u$auano gli an tichi ne gli edifici loro, ma ben dirò, che tutto quello che apartiene all’ u$o di tutte le co$e, & alla copia di quello, che bi$ogna al fatto delle ma rinerezze, egli auanza di gran lunga tutto quelio, che à no$tri di altroue $i puo uedere. 1 legni ueramente, et le galere, & le naui, ridotte $ono à quella perfettione, che $i puo di$iderare per l’u$o, & facilità grande, che in e$$e $i troua; ne uoglio, che prendiamo merauiglia della gran- dezza del detto luogo, come di co$a, che $atisfaccia ad ognihuomo di giuditio, perche que$to na$ce da un’ altra co$a piu ammiranda, & degna da e$$er de$ider ata non hauendo$i, & di grande $tudio, accio $ia con$eruata hauendo$i. La lunga, & inuiolata libertà di quella citt i ha partori- to que$ta grandezza, l’u$o delle co$e maritime, le occa$ioni belle, e molte $ono $tate tali, che non è potenza $i grande, che in poco tempo far 50 po$$a quello, che hanno fatto i V enetiani, e cre$ciuta à poco à poco naturalmente (dirò co$i)que$ta copia, ne $i puo con uiolenza generare tal co$a, nellaquale il tempo, & la lunghezza de gli anni n’hanno una grande giuridittione. Però non temo io, che $i farebbe pregiudicio al- la mia patria, narrandola, perche chiunque uorr à drittamente giudicare, trouerà, che piu pre$to io metterei in di$peratione ogni altro domi nio, che uole$$e imitare que$to $i grande apparato, che dargli animo di cominciare.

Io conciedo le ampie $elue i dinari, l’Imperio, & la uoglia grande con molte altre commodità à gli altriprincipi, ma come potrò dar loro un lun go $tudio, un’e$$ercitio continuato, una proui$ione nata dalla prerogatiua del tempo, come hanno questi Signori? Certo non è opera tanto di grandi Imper{ij}, quanto di continuati, e liberi reggimenti lo artificio inuiato, & ordinato, & $e bene non s’introduce nelle Arene i Gladiatori, nelle S cene gli Hi$trioni, nc i Circi i Cor$i, & le contentioni de caualieri, s’introduce pure nell’ Ar$enale di Vinetiani un’apparato d’ acqui$tar i Regni, & le Prouincie, & di leuar ancho le uoglie à chi uole$$e in alcun modo turbare la libertà di quello $tato, & $i come la fortezza della città ha hauuto per Architetto la prouidenza diuina, & il beneficio della natura, doue ne Muraglie, ne Fo$$e, ne Fianchi, ui hanno luogo, 60 co$i quello, che hanno fatto gli huomini, e nato dallo ste$$o prouedimento diuino, & dal grande amore, che hanno hauuto, & hanno i Cittadi- ni uer$o la patria, che per ornarla & ampliarla non hanno $paragnato ad alcuna fatica, per ilche $i uede l’ordine merauiglio$o delle co$e, che ad un mouer d’occhio tutti gli armeggi d’una galera, tutti gli in$trumenti, tutto l’apparato non $olamente $i uede al luogo $uo, con ordine mera uiglio$o, ma $i puo pre$tis$imamente por in opera, & oltra l’ordinario, che per cu$todia del mare e $empre fuori, l’apparecchio di cento, e piu galere con tanta facilità $i moue dal $uo luogo, che non $i puo credere, le Taglie, gli Argani, le Ruote, i Na$pi $ono co$i ben collocati e or diti, che con grande facilità leuano ognigran pe$o. Hebbe gia l’Ar$enale molto di que$te co$e, ma hora dal Giudicio del Magnifico Me$$er Nicolo Zeno e $tato in tanto ordine ridotto, che non meno ci da da mar auigliare il numero, & la grandezza delle co$e, che l’ordine antedetto, co$a nata da un amoreuole $tudio, & indu$trio$o giudicio di quel gentil’huomo.

IL FINE DEL QVINTO LIBRO. [0174] LIBROSESTO DELLA ARCHITETTVRA DIM. VITRVVIO. PROEMIO.

ARISTIPPO Filofofo Socratico gettato dal naufragio allito de Rhodiani, hauendo auuertito nell’ Arena alcune figure di Geometria in que$to modo $i dice hauer e$clama- to. Speriamo beneò compagni poi, che qui ueggio l’orme de gli huomini. Detto que$to incontanente s’auuiò alla terra di Rhodi, & dritto nel Gimna$io $i condu$$e, doue di$pu tando della Filo$ofia fu largamente donato, che nő $olo ornò $e $te$$o, ma ancho à quel li, che con e$$o lui erano $tati, donò ampiamente il ne$tire, & le altre co$e al uiuere ne- ce$$arie, ma uolendo i $uoi compagni ritornar nella patria, & addimandandogli, che co 10 fa egli uole$$e, che in nome $uo dice$$ero à ca$a. Egli co$i commandò allhora, che di- ce$$ero: e$$er bi$ogno à i figliuoli apparecchiare po$$es$ioni, & uiatichi di tal $orte, che pote$$ero in$ieme con loro nuotando u$cire del naufragio : perche quelli $ono i ueri pre fid{ij} della uita, à i quali ne la iniqua forza della fortuna, ne la mutatione dello $tato, ne la ruina della guerra puote alcun danno reccare. Ne meno Theophra$to accrebbe la predetta $entenza, ilquale e$$or tando gli huomini piu pre$to ad e$$er uirtuo$i, che fidar$i nelle rɩcchezze, co$i dice, $olo il uirtuo$o e$$er quello, tra tutti gli huomini, ilquale ne fore$tieri ne i luoghi altrui, ne pouero d’amici, quando perde i familiari, ouero i pro- pinqui, $i può chiamare: ma in ogni città è cittadino, & folo piu $enza timore $prezzare gli $trani auuenimenti della fortuna: ma chi pen$a e$$er munito non da gli aiuti della dottrina, ma della buona $orte andando per uie $druc ciolo$e pericola in uita non $tabile ma inferma. Lo Epicuro $imigliantemenre afferma la fortuna dar poche co$e à i 20 $aui huomini, ma quelle, che $ono grandis$ime, & necef$arie con i pen$ieri dell’animo, & della mente e$$er gouerna te. Que$te co$e co$i e$$ere molti Filo$ofi hanno detto, & ancho i poeti, iquali hanno $critto le antiche Comedie pro nunciarono le mede$ime $entenze nella Scena, come Eucrate, Chionide, Ari$tofane, & con que$te $pecialmente Alexi: ilquale dice per ciò deuer$i laudare gli Athenie$i: perche le leggi di tuttii Greci sforzano, che i padri $ieno da i figliuoli $o$tentati, ma quelle de gli Athenie$i non tutti, ma quelli, che haue$$ero nelle arti i loro figliuoli ammae$trati. Percioche tutti i doni della fortuna quando $i danno da quella facilmente $i toglieno: ma le di$cipline congiunte con gli animi no$tri non mancano per alcun tempo ma durano $tabilmente con noi $ino all’ultimo del- la uita. Et però io grandis$ime gratie rendo à mei progenitori, i quali approuando la legge de gli Athenie$i, mi han no ammae$trato nelle arti, & in quella $pecialmente, che $enza lettere, & fenza quella raccomunanza di tutte le dottrine, che in giro $i uolge, non puo per alcun modo e$$er commendata. Hauendo adunque, & per la cura de i 30 miei progenitori, & per la dottrina de i mei preccttori accre$ciute in me quelle copie di di$cipline, & dilettando- mi di cofe pertinenti alla uarietà delle cognitioni, & artific{ij}, & delle $critture de commentari: io ho acqui$tato con l’animo quelle po$$es$ioni, dellequali ne uiene que$ta $omma di tutti i frutti, che io non ho piu neces$ità alcuna, & che io $timo quella e$$er la propietà delle ricchezze di de$iderare niente piu. Ma for$e alcuni pen$ando que$te co$e e$$er leggieri, & di poco momento, hanno $olamente quelli per $aui, iquali abondano di ricchezze; & però molti at- tendendo à que$to aggiunta l’audacia con le ricchezze ancho hanno con$eguito d’$$er cono$ciuti. Io ueramente ò Ce$are non per dinari con deliberato con$iglio ho $tudiato, ma piu pre$to ho lodato la pouertà col buon nome, che la copia con la mala fama : & però egli $i ha poca notitia del fatto mio: ma pur pen$o, che mandando in luce que$ti uolumi io farò ancho à i po$teri cono$ciuto, ne $i deue alcuno merauigliare, perche io $ia ignoto à molti; perche gli Architetti pregano, & ambi$cono per hauer à far molte opere: ma à me da i miei precettoti è $tato in$egnato, che 40 l’huomo pregato non pregante deue pigliare i carichi: perche lo ingenuo colore $i moue dalla uergogna addiman- dando una co$a $o$petto$a, perche $ono ricercati non quei, che riceuono, ma quei che danno il beneficio percioche qual co$a pen$aremo, che pen$i ò $o$petti colui, che $ia richie$to di commettere alla gratia di colui, che dimanda il douer fare le $pe$e del patrimonio, $e non che egli giudica deuer$i ciò fare per cagione della preda, & del guadagno, & però i maggiori primamente dauano le opere à coloro, che erano di bon fangu e. Dapoi cercauano $e erano hone $tamente alleuati, $timando di douer commetterle allo ingenuo pudore, non all’audacia della proteruità, & es$i ar tefici, non ammae$trauano, fe non i $uoi figliuoli, & i parenti, & gli faceuano huomini da bene alla fede de i quali in $i gran co$a $enza dubbio $i commette$$ero i dinari: Ma quando io uedo gli indotti, & imperiti, che della grandez za di $i fatta di$ciplina $i uanno auantando, & quelli, che non $olo di Architettura, ma in tutto di fabrica alcuna non hanno cognitione, non po$$ono $enon lodare que padri di famiglia che confirmati con la fiducia delle lettere, che 50 hanno da $e fabricando co$i $timano, che $e egli $i deue commettere à gli imperiti, $e piu pre$to e$$er piu degni à fare la loro uolontà, che à quella d’altri cõ$umare il dinaro, & però niuno $i forza far alcuna altra arte in cafa, come l’arte del calzolaio, ò del $arto, ouero alcuna dell’altre, che $ono piu facili, $enon l’Architettura, perche quei, che ne fanno profes$ione, non perche habbiano l’arte uera, ma fal$amente $ou detti Architetti. Per lequal co$e io ho pen$ato, che $ia da $criuere tutto il corpo dell’Architettura, & le $ue ragioni diligentis$imamente, pen$ando che que$to dono non ferà ingrato à tutte le genti, & però perche nel Quinto io ho $critto affine della utilità delle opere communi in que$to e$p@cherò le ragioni, & le mi$ure proportionate di particolari edifici.

TRATTA Vit. nel $e$to libro de gli edificij priuati, poi che ha fornito quella parte, che apparteneua alle opere publi- che, & communi. Propone al pre$ente libro un bellis$imo proemio, ilquale tanto piacque à Galeno, che una gran parte 60 ne pre$e in quel libro doue egli e$$orta i giouani alle littere. Fornito il Proemio ci da alcuni precetti generali di auucrti- menti, & con$iderationi parlando nel primo capitolo di diuer$e qualità de pae$i, & uarij a$petti del cielo, $econdo iqua li $i deono di$porre gli edificij. Et nel $econdo facendo auuertito l’Architetto, & ricordandoli dell’officio $uo tratta nel restante del libro de gli edificij priuati, cominciando da quelle parti delle ca$e, che prima ci uengono m contra e penetran do poi à poco à poco nelle piu rimote, è $ecrete, qua$i ci mena per mano, & ci conduce à ueder di luogo in luogo le Stanze cittadine$che, non la$ciando parte, che alla utilità, al commodo, & alla bellezza conuegna, ne $i cõtenta di que$to, che gentilmente ci conduce à piacere in uilla, [0175]SESTO. & ci fabrica bellis$imi alloggiamenti con un riguardo mir abile al Decoro, & all’u$o, & alla neces$ità de gli huomini concludendo in alcune regole di fondare gli Edifici, degne da e$$er con$iderate. Il Proemio è facile, & contiene una e{$s}ortatione alla uirtù mirabile con e$$empi effi- caci, & authorità, & compar ationi diuine delle uirtù alla fortuna, delle dote dell’animo à i beni e$teriori; infine ammae$tra lo Architetta, & lo fa auuertito di quelle co$e, che al pre$ente libro $ono conuenienti.

Io uedo i ue$tigi de gli huomini.

Non intendeua Ari$tippo l’orme del corpo humano, ma i uestigi della mente, perche le Mathematiche figure erano $tate prima nella mente di que ualent’huomini con ragioni uere con$iderate, & poi po$te in opera, & di$$egnate nell’arena, & $i come la $crittura è $egno del parlare, & il parlare della mente, co$i le di$$egnationi Mathematiche, & le figure Geometriche erano come $egni d’i concetti di coloro. Di$$e adunque Ari- stippo io uedo i uestigi de gli huomini, cioè non d’animali brutti, perche non hanno di$cor$o, ne delle parti del corpo humano, ma della mente, per laquale, & dalla quale l’huomo é huomo. posto lo e$$empio di Ari$tippo approua la intentione con te$timoni, & authorità di Filo$ofi, & 10 di Poeti, adducendo una legge de gli Athenie$i, $econdo laquale egli di $e, & di i $uoi genitori mode$tamente parlando dimo$tra quanta cura ha- uer deono i padri, accioche i loro figliuoli $iano piu presto buoni, che ricchi, uirtuo$i, che famo$i, degni, che $timati.

Concio$ia co$a adunque che io $i per la cura de i genitori $i per le dottrine de i mei precettori habbia accumulato gran copia di di$cipline con le co$e pertinenti allo $tudio delle lettere, & al de$iderio dell’arti.

Io ho interpretato qui piu al propo$ito, che di $opra que$te parole, ma il $en$o e lo i$te$$o à chi ben con$idera. Non $olo adunque deue lo Archi- tetto dar$i con ardente de$iderio alla cognitione delle lettere, ma diilettar$i di $epere come uanno le co$e artificio$e, inue$tigarle, & farle affuie, che la $ua cognitione non re$ti morta, & inutile: & bene egli $i ricorda di quello, che egli ha detto nel Primo Libro della Fabrica, & del di- $cor$o, & delle conditioni dello Architetto, però à me pare di auuertire, che Vitr. douendo parlare delle fabriche de i priuati, qua$i che egli di nouo comincia$$e, ha uoluto ridurci à memoria le co$e dette nel Primo Libro, & però tocca nel Proemio del pre$ente Libro parte dì quelle co$e che ha toccate nel primo cap. Et nel primo, $econdo, & ultimo capo di que$to accenna à quello, che egli ha detto nel $econdo, nel quarto, 20 & nel quinto di $opra, & questo egli ha fatto, acciò non ci pare$$e, che alle priuate ragioni delle fabriche, non ste$$e bene porre quella cura, & hauere quegli auuertimenti, & quella cognitione, che $i deue hauere alle fabriche communi: però io prego ogniuno, che non creda co$i facil- mente à molti, che $i fanno Architetti, che non $anno leggere, ne di$$egnare, i quali non $olamente non hanno cognitione dell Architettura, ma ancho $ono ine$perti della $abrica (come dice Vitr.)Ma la di$gratia uuole che gli imperiti per la loro audacia $iano piu cono$ciuti, che quelli che for$e riu$cirebbeno piu nelle opere, che nelle parole, e pur bi$ognarebbe che fu$$e al contrario. Euui aggiunta un’ altra difficultà, che cia- $cuno altro artefice può à $ua uoglia dimostrar l’arte $ua, ma lo Architetto non può da $e co$a alcuna: percioche bi$ogna, che egli troui per- $one, che uoglino $pendere, & far opere, doue ci uanno molti denari. Ma tornamo à Vitr. & uediamo un $uo longo, & bello di$cor$o $o- pra diuer$e qualità de pae$i.

CAP. I. DI DIVERSE QVALITA’ DE PAESI ET VARII ASPETTI 30 DEL CIELO; SECONDO I QVALI SI DEONO DISPORRE GLI EDIFICII.

QVESTE co$e co$i drittamente di$po$te $eranno, $e prima egli $i auuertirà da che parte, ò da che inclinatione del Cielo $ieno ordinate, perche altramente in Egitto, altramente nella Spagna, non co$i nel Ponto, ò à Roma, & co$i in altre propietà de pae$i par che $i debbiano con$tituire le manie- re de gli Edific{ij}; perche da una parte la terra è oppre$$a dal cor$o del Sole, & da altra è lontanis$i- ma da quello, ma poi ci $ono di quelle parti, che nel mezzo $ono temperate. Et però come la con- $titutione del Mondo allo $pacio della terra per la inclinatione del Zodiaco, & per lo cor$o del So- 40 le è naturalmente con qualità di$eguali collocata, co$i pare, che $econdo le ragioni de i pae$i, & le uarietà del Cielo e$$er debbiano gli Edific{ij} reddrizzati. Sotto il Settentrione $i faranno le fabriche à uolte, rinchiufe, non aperte, ma riuolte alle parti calide. Ma $otto il grande impeto del Sole alle parti del Meriggie (perche quelle parti $ono dal ca- lore oppre$$e)pare, che $i debbia collocare le fabriche aperte, & riuolte al Settentrione, & Aquilone. Co$i quello che da $e per natura offende con l’arte $i deue emendare, & co$i nelle altre regioni allo i$te$$o modo, $econdo chel’ Cie lo alla inclinatione del Mondo e collocato, $i deono temperare. Et que$te co$e $ono da e$$er auuertite e con$iderate per quello, che fa la natura, e $pecialmente dalle membra, & da i corpi delle genti, perche in que luoghi, che’l Sole moderatamente ri$calda, egli con$erua i corpi temperati, ma quelli, che per la uicinanza correndo abbruccia, $uc- ciandoli leua loro la tempra dell’humore. Per lo contrario nelle parti fredde, perche $ono molto dal Meriggie lonta- ne non $i caua l’humore dal caldo, ma $pargendo il ruggiado $o aere dal Cielo nei corpi l’humore, fa quelli piu gran- 50 di, & i $uoni della uoce piu graui. Et per quello $otto il Setten trione $i nutri$cono genti di grande $tatura di bianco colore, di dritta, e ro$$a capillatura, d’occhi ce$ij, di molto $angue, perche dalla pienezza dell’humore, & refriger{ij} del Cielo $ono in$ieme formati. Ma quei, che uicini $tanno all’ A$$e del Meriggie $ottopo$ti al cor$o del Sole, $ono pic- cioli di $tatura, di color fo$co, di capello cre$po, d’occhi neri, di debil gamba, di poco $angue per la gran forza del So le, & ancho per lo poco $angue $ono piu timidi à re$i$ter all’armi, ma $opportano gli ardori delle febri $enza timore, perche i loro membri $ono con il feruore nodriti; & però i corpi, che na$cono $otto il Settentrione piu pauro$i, & deboli fono per le febri, ma per l’abbondanza del $angue re$i$tono al ferro $enza paura. Similmente i $uoni della uo- ce $ono di$eguali, & di uarie qualità nella diuer$ità delle genti, perche il termine dell’Oriente, & dell’Occidente in- torno al liuello della terra, la doue $i diuide la parte di $opra della parte di fotto del Mondo pare, che habbia il $uo gi ro per modo naturale librato, & ponderato, il qual termine ancho da i Mathematici è chiamato Orizonte, cioè ter- 60 minatore. Et però, perche que$to habbiamo, tenendo nella mente no$tra il centro tiramo una linea dallabro, che è nella parte Settentrionale, à quello, che è $opra l’A$$e Meridiano, & da quello ancho tirandone un’altra obliqua in- $ino alla $ommità, che è dopo le Stelle Settentrionali auuertiremo da quello, che nel Mondo ferà una figura triango lare, come quegli Organi, che da Greci nominati $ono Sambuche. Et però lo $pacio, che è uicino al Polo inferiore dalla linea dello A$$e ne i termini Meridiani, quelle nationi che $ono $otto quel luoco, per la poca eleuatione de i Po li fanno il $uono della uoce $ottile, & accutis$imo, come fa nell’Organo quella corda, che è uicina allo angulo. Da- poi quella le altre à mezzo la Grecia, nelle nationi fanno le a$ce$e de i $uoni piu rime$$e, & ancho dal mezzo in ordi- ne cre$cendo in$ino à gli ultimi Settentrioni $otto l’altezza del Cielo gli $piriti delle nationi con piu graui $uoni dal- la natura delle co$e e$pres$i $ono. Co$i pare, che tutta la concettione del Mondo per la inclinatione ri$petto alla tem peratura del Sole con grandis$ima con$onanza fatta $ia. Et però le nationi che $ono tra il Cardine dello A$$e Meri- 70 diano, & nel mezzo del Scttentrione, come è de$critto nella Mufica hanno nel parlare il $uono della uoce del- la mezzana. Et quelle genti, che uanno uer$o il Settentrione, perche hanno piu alte di$tanze ri$petto al Mondo ha uendo gli $piriti della uoce ripieni d’humore, sforzati $ono dalla natura delle co$e con piu graue $uono alla prima, & all’aggiunta uoce, detta Hypate, & Pro$lamuanomenos, come per la i$te$la ragione nel mezzo (cadendo le genti uer $o il Meriggie)fanno l’accutis$ima $ottigliezza del $uono della uoce à quelle, che $on pre$$o l’ultime corde, che Pa- ranete $i chiamano. Ma che uero $ia, che per gli humidi luoghi di natura le co$e piu graui, & per gli caldi piu acute [0176]LIBRO diuentino, in que$to modo e$perim\~etando $i può auuertire. Siano due calici in una fornace egualmente cotti, & di egual pe$o, & ad un $uono quando $on tocchi $iano pre$i, & uno di que$ti $ia po$to nell’acqua, & poi tratto fuori, $ia tocco l’uno è l’altro, quando que$to ferà fatto, egli $i trouerà gran differ\~cza tra que $uoni, & non potranno e$$er di pe$o eguale, co$i auuiene à i corpi de gli huomini, i quali concetti d’una maniera di figuratione, & in una cõgiun- tione del mondo altri per lo ardore del pae$e col toccamento dell’aere, mandano fuori lo $pirito acuto, altri per l’ab- bondanza dell’humore $pargono grauis$ime qualità di $uoni, & co$i per la $ottigliezza dello aere le nationi meridia ne per lo acuto feruore $i mouono piu pre$to, & piu e$peditamente con l’animo à prender con$iglio. Ma le genti Settentrionali infu$e della gro$$ezza dello aere, perche lo aere le o$ta, raffreddate dall’humore hanno le menti $tupi- de. Et che que$to co$i $ia, da i Serpenti $i comprende, i quali per lo caldo hauendo a$ciugato il refrigerio dell’humo- re con gran uehemenza $i mouono, ma nel tempo de i ghiacci il uerno raffredati per la mutatione del Cielo per 10 lo $tupore $i fanno immobili. Co$i non è merauiglia $e il caldo aere fa le menti de gli huomini piu acute, & il freddo per lo contrario piu tarde. E$$endo adunque le nationi $otto il meriggie d’animo acutis$imo, & d’infinita prontezza à prendere partito $ubito, ch’entrano ne i fatti d’arme iui mancano, perche hanno $ucchiate le forze de gli animi dal Sole: ma quelli, che na$cono in parti fredde, $ono piu pronti alle armi, & con grande impeto $enza timore entrano nelle battaglie, ma con tardezza d’animo, & $enza con$ideratione facendo impeto $enza $olertia con i loro con$igli $i rompono. E$$endo adunque tal co$e dalla natura nel mondo co$i $tatuite, che tutte le nationi con immoderate me $colanze fu$$ero di$tinte, piacque alla natura, che tra gli $pat{ij} di tutto il mondo, & nel mezzo dell’uniuer$o il po- pulo Romano fu$$e po$$editore di tutti i termini, perche nella Italia $ono le genti temperatis$ime ad amendue le par ti, & con i membri del corpo, & col ualore dell’animo alla fortezza di$po$te. Perche ccme la Stella di Gioue di mez zo tra la feruentis $ima di Marte, & la freddis$ima di Saturno correndo è temperata, co$i per la i$te$$a ragione la Ita- 20 lia po$ta tra la parte Settentrionale, & del Mezzodi dall’una, & l’altra parte temperata riporta inuitte lodi, & però con i con$igli rompe le forze de Barbari, & con la forte mano i pen$ieri de i Meridiani. Et co$i la prouidentia Diui- na ha po$to la Città del populo Romano in ottima è temperata Regione, accioche ella fu$$e patrona del Mondo. Se adunque co$i $i uede, che per le inclinationi del Cielo le dis$imili Regioni con uarie maniere $iano cõparate, & che la natura delle genti con animi di$pari, & con figure de i corpi, & con qualità differenti na$ce$$ero: non dubitiamo ancho non douer$i di$tribuirele ragioni del fabricare $econdo le propietà delle genti, & delle nationi. Hauendo di ciò pronta, & chiara dimo$tratione dalla natura. Io ho e$po$to (come io ho potuto con gran ragione auuertire)le pro- pietà de i luoghi dalla natura di$po$ti, & in che modo bi$ogna al cor$o del Sole, & alle inclinationi del Cielo con- $tituire le qualità de gli Edific{ij} alle figure delle genti. Et però ade$$o breuemente dichiarirò in uniuer$ale, & in particolare le proportioni, & mi$ure delle maniere di cia$cuno Edificio.

30

Le qualità de i pae$i deono e$$er con$ider ate da chi fabrica, imperoche in un luogo $i fabrica ad un modo, in altro ad altro modo, ri$petto à gli ar- denti Soli, à i freddi uenti, alle neuo$e $tagioni, & all’inondationi del mare, ò d’i fiumi, la doue altri nelle cauerne della terra, altri $opra i mon ti, altrine i bo$chi, altri àncho $opra gli altis$imi alberi hanno fatto le loro habitationi, però Vitr. ha riguardo in generale à quello, che in ogni luogo deue con$ider are l’ Architetto, & proua la $ua intentione à molti modi, & con belli e$$empi, cioè, che le qualità del Cielo, & gli a$petti in diuer$e Regioni fanno diuer$i effctti, & che à quelli $i deue por mente accioche $i po$$a goder le $tanze, & le habitationi $enza dif- fetto. Prende argomento dalla statura, & da i membri dell’huomo, & dalla di$po$itione de gli animi, che $eguitano la temperatura del corpo. Il tutto è facile, $olamente quella parte ha bi$ogno di e$po$itione, che appartiene alla differenza delle uoci, quando dice, che il $uono della uo- ce tra le genti del mondo ha diuer$a qualità, & dalla uarietà de i clima uariar$i la uoce de gli huomini, dice adunque in $omma, che quelli à i quali $i leua meno il Polo $opra l’Orizonte, hanno la uoce piu $ottile, & piu acuta, & quanto piu uno na$ce in pae$e uicino al Polo, cioè che’l ponto che gli $opra$tà nel Cielo, è uicino al Polo, tanto ha uoce piu ba$$a, que$ta intentione é pre$a da una $imiglianza di quello instrumento, 40 che $i chiama Sambuca, noi for$e Arpa nominiamo, che è $trumento mu$icale in forma di triangolo, come ancho quello che di canne formato $i uede in mano di Pane Dio de Pa$tori, ma l’ Arpa è di corde, imaginamo$i per lo circolo Meridiano A B C D il centro del Mondo, E, l’Ori- zonte, che è quel circolo, che diuide gli hemi$peri cioè quello, che $i uede, da quello che non $i uede A E C imaginamo il Polo nel punto @ dalquale cada una linea nell’Orizonte à p ombc nel punto. H & $imilmente un’altra B G F A H I M M E M C che peruenga al centro, E, non è dubbio che qui non $i ueda rappre$entato un triangolo F H E, imaginamo ancho il Polo eleuato $opra il piano nel punto, G, & facciamo cade- re dal detto punto una linea $opra l’Orizonte nel punto, I, & un’altra dal detto punto G, al centro, E, & qui haueremo un’ltro triangolo G C I, dico, che quelli, à i quali $i le- ua il Polo nel punto, F, hanno uoce piu $ottile, che quelli, à i quali $i leua il Polo nel pun to, G, rapportamo adunque la linea, F H, dentro al triangolo maggiore, & iui $ia chia- 50 mata M N, certo è che la linea G I, $erà maggiore di quella, & $e ella fu$$e una corda di strumento $onarebbe piu ba$$o, & piu graue, che la corda M N, come quella, che è piu uicina all’angulo, & piu picciola, & fa $uono piu acuto, e$$endo di piu ueloce moui- mento, & piu tirata, $imilmente dice Vitr.

Adunque quello $patio, che è pros$imo al Cardine inferiore nelle parti Me ridiane, quellle nationi, che $ono $otto quel clima per la breuità dell’al- l’altezza al mondo fanno un $uono di uoce acutis$imo, & $ottilis$imo, $i come fa nello $trumento la corda, che è uicina all’angulo.

Et co$i ua $eguitando, & la no$tra figura dimo$tra chiaramente la $ua intentione, & quella linea obliqua, che egli dice, che $i debbia tirare, ben- che pare, che egli la tire dall’e$tremo Orizonte, come dal punto C che egli chiama labro, pure deue e$$er tirata dal centro, parte di que$to 60 di$cor$o $i legge in Ptolomeo nel $econdo della $ua compo$itione.

CAP. II. DELLE MISVRE, ET PROPORTIONI DE I PRIVATI EDIFICII.

NIVNA cura magggiore hauer deue lo Architetto, che fare, che gli Edific{ij} habbiano per la pro- portione della rata parte, i compartimenti delle loro ragioni. Quando ferà e$pedita la ragione del- le Simmetrie, & cõ di$cor$o e$plicate le proportioni, allhora ancho è propio di acuto animo proue- dere alla natura del luogo, all’u$o, alla bellezza, & aggiugnendo, ò $cemando fare conueneuoli tem peramenti, acciò quando $erà tolto, ò uero accre$ciuto alla mi$ura, que$to paia e$$er drittamente 70 formato in modo, che niente piu ci $i de$ideri per lo a$petto, perche altra forma pare, che $ia d’ap- pre$$o, & al ba$$o, altra da lontano, & in alto, ne quella $te$$a pare in luogo rinchiu$o, che pare in luogo aperto, nellequal co$e è opera di gran giudɩcio $apere prender partito, perche non pare, che il uedere habbia i ueri effetti ma bene $pe$$o la mente dal $uo giudicio èingannata. Come ancho appare nelle Scene dipinte gli $porti delle colon ne, & de i mutuli, & le figure de i $egni, che uengono in fuori di rileuo, e$$endo $enza dubbio la tauola piana, & eguale. Similmente i remi delle naui e$$endo $ott’acqua dritti pareno à gli occhi rotti, e $pezzati, & fin che le parti [0177]SESTO. Z Y Q Q O Q Q T [0178]LIERO. [0179]SESTO. [0180]LIERO. QVESTA E VNA PARTE DELLA FACCIATA DELLA CASA PRIVATA. [0181]SESTO. loro toccano il piano dell’acqua, appareno dritti come $ono. Quando poi $ott’acqua mandati $ono per la rarità trapparente della natura rimandano le imagini fuori dell’acqua alla $uper$icie, & iui quelle imagini agitate e com- mo$$e pareno fare à gli occhi lo a$petto dei remi $pezzato, & que$to ò perche quei $imulachri $ono $pinti, ò perche da gli occhi uengono i raggi del uedere (come piace à Phy$ici)ò per l’una, & per l’altra ragione qual $i uoglia, co$i pare, che lo a$petto habbia fallace il giudicio de gli occhi. E$$endo adunque che le co$e uere pareno fal$e, e prouando$i da gli occhi, alcune co$e altramente di quello, che $ono, io non pen$o, che bi$ogni dubitare, che alle nature, ò nece$- $ità de i luoghi, non $i debbia fare gli accre$cimenti, ouero le diminutioni, ma in modo, che in $imil opere niente $i de$ideri. Et que$to non $olo per dottrina, ma per acutezza d’ingegno $i puo fare, & però prima $i deue ordinare la ragione delle mi$ure, dallaquale $i po$$a $enza dubitatione pigliare il mutamento delle co$e. Dapoi $ia e$plicato lo $pacio da ba$$o dell’opra, che $i deue fare per larghezza, & per longhezza, dellaqual opera quando una fiata $erà la 10 grandezza con$tituita lo apparato della proportione alla bellezza ne $egua, accioche dubbio non $ia l’a$petto della Eurithmia, à chi uorrà $opra con$iderare, della quale con che ragioni $i faccia ne dirò; ma prima ragionerò come $i debbiano fare i Cortili $coperti, delle ca$e, Caued{ij} nominati.

Io ho detto che molto ragioneuolmente Vitr. ha uoluto replicare nel $e$to libro quelle co$e che nel primo ha uoluto per introduttione dell’Ar- chitettura proporre, perche l’ Architetto hauer deue le i$te$$e idee, nell’ ordinare gli edifici priuati, che egli ha nelle co$e publiche, & molto bene auuertire alla Difpo$itione, al Decoro, alla Bellezza, alla Di$tributione, al Compartimento, & altre co$e toccate nel primo libro $e- condo che nel detto luogo molto bene hauemo e$po$to, & di piu ancho $i deprime l’arroganza di molti, che mi$urano molte membra, & mol te parti, nelle ruine di Roma, & non trouando quelle ri$pondere alle mi$ure di Vitr. $ubito le bia$imano dicendo, che Vitr. non la intende- ua, la doue imitando nelle fabriche le co$e, che hanno mi$urato fuori de i luoghi loro, come ferma regola $empre allo i$te$$o modo $i gouerna- no, & non hanno con$ideratione à quello, che Vitr. ha detto di $opra, & molto piu chiar amente dice nel pre$ente luogo, cioè che non $em- 20 pre $i deue $eruare le i$te$$e regole, e Simmetrie, perche la natura del luogo richiede $pe$$o altra ragione di mi$ure, & la neces$ità ci astrigne à dare, ò leuare di quelle, che propo$te haueuamo. Però in quel ca$o dice Vitr. che $i uede molto la $ottigliezza, & giudicio dello Architet- to, ilquale togliendo, ò dando di piu alle mi$ure, lo fa in modo, che l’occhio ha la parte $ua, & regge la neces$ità con bella e $ottile Ragione. Et $e noitrouamo la Cornice del Theatro di Marcello alquãto diuer$a dalle regole di Vit. & il re$tante e$$er benis$imo inte$o, non douemo bia $mare quel grande Architetto, che fece il detto Theatro. Imperoche chi haue$$e ueduto tutta l’opera in$ieme for$e hauerebbe $atto miglior giudicio, & però ben dice Vit. che $e bene la maggior cura, che ha l’ Architetto, $ia d’intorno le mi$ure, & proportioni, però grande acqui $to $a di ualore, quando egli è forzato partir$i dalle propo$te Simmetrie, & niente lieua alla bellezza dello a$petto, ne puo e$$ere incolpato perche con ragione habbia medicato il male della neces$ità. Et qui $i uede quanto $ia nece$$aria la pro$pettiua allo Architetto, e dimo$tra la forza $ua, quando $ia, che la ui$ta no$tra merauiglio$amente ingannata $ia dalle pitture fatte ne i piani, che per ragione di pro$pettiua rego- lata da un $ol punto fa parere le co$e di rilieuo, & non $i puo certificar$i, che non $iano di rilieuo $e l’huomo non le tocca, o non $e le auuicina. 30 E gli inganni della ui$ta $ono, ò per la diuer$ità de i mezzi, per liquali $i uedono le co$e che e$$endo intiere paiono $pezzate, e$$endo picciole paiono grande, e$$endo lontane paiono uicme. La troppa luce impedi$ce, la poca non è ba$teuole alle co$e minute. Le di$tanze mutano le figure, però le co$e quadrate da lontano pareno tonde, & Vit. di tal co$a in niolti lucghi, ci ha fatti auuertiti. Gli $corzi de i corpi non la- $ciano uedere tutte le parti loro, il ueloce mouimento fa parere una fiamma contim a, quando uelocemente $i moue una uerga affocata. La infermit à dell’occhio partori$ce ancho diuer$i errori; però à molte co$e delle $opra dette il ualente Architetto puo rimediare. Dapoi che adun que l’ Architetto hauera molto ben cen$iderato la ragion delle mi$ure, & à quel tutto, che fa la co$a bella $ia di che genere e$$er $i uo- glia, ò $odo per $o$tener i pe$i, ò $uelto per dilettare, come il Corinthio, ò trammezzo per l’uno, e l’altro come il Ionico, & egli hauer à au- uertito al numero, delquale la natura $i compiace nelle colonne, & nelle apriture, & che le co$e alte na$cono dalle ba$$e, & che quelle propor- tioni, che danno diletto alle orecchie nelle uoci, le iste$$e applicate à i corpi dilettano à gli occhi, dapoi dico, che tutte que$te co$e $er anno pre- ui$te, bi$ognerà, che egli $ottilis$imamente proueda, à quello, che $erà nece$$ario à quclla parte, che Eurithmia è chiamata nel primo libro.

40 CAP. III. DE I CAVEDI DELLE CASE.

ICAVEDI, di$tinti $ono in cinque maniere, le figure, de i quali co$i $ono nominate. To$cana, Co rinthia, Tetra$tila, Di$plu uiata, Te$tugginata I Tho$cani $on quelli, nei quali le traui, che pa$$a- no per la larghezza dell’ Atrio hanno alcuni trauicelli pendenti, & i canali, ò collature dell’acque, che corrono di mezzo da gli anguli de i pareti, à gli anguli delle traui, & ancho da gli a$$eri nel mez zo del Cauedio detto compluuio $ono i cadimenti dell’acque. Ne i Corinth{ij} con le i$te$$e ragioni $i pongono le traui, & i compluu{ij}, ma ci è que$to di piu, che le traui $i partono da i pareti, & $i $oprapongono alle colonne d’intorno. I Tetra$tili $on quelli, che hauendo $otto le traui le colonne angulari le pre- 50 $tano utilità & fermezza, perche ne e$$e $ono con$trette hauer gran pe$o, ne $ono caricate dalle traui trapen- denti. I Di$pluuiati $on quelli, nei quali li pendenti traui che $o$tengono l’arca $cacciano l’acque cadenti. Que$ti $ono di grandis$ima utilità alle $tanze del uerno, perche i loro compluuή dritti, non togliono il lume à i T riclini. Ma hanno que$to incommodo ne gli acconciamenti, che d’intorno i pareti le canne contengono i cadimenti dell’acque, lequal canne non co$i pre$to riceuono l’acque cadenti ne i canali, & co$i redondanti re$tagnano, & s’ingorgano, & gua$tano in quelle maniere di fabriche le fine$tre. Ma i Te$tugginati $i fanno la doue non $ono gran forze, & di $o- pra nei palchi $i fanno $paciofi perle habitationi.

Hauendoci Vitr. e$posto quello, che @ouemo con$iderare prima, che mettiamo le mani à fabricare le ca$e priuate, $i per ri$petto delle porti del Cielo, & gli afpetti del mondo $econdo i quali douemo di$ponere gli Edifici{ij}, $i per ri$petto alle mi$ure, & proportioni, allequali douemo au- uertire tanto nella hbera, quanto nella neces$itata di$po$itione de gli Edific{ij}. Comincia à darci i precetti, & i compartimenti delle ca$e pri- 60 uate, hauendo con$ideratione delle piu belle parti di e$$e, accomodandole alle qualità delle per$one, con$iderando le parti communi, & le pro- pie, & non la$ciando co$a che degna $ia del $uo auuertimento. Cominciando adunque à trattar delle ca$e egli principia da quelle parti, che prima uengono all’a$petto no$tro, come ha fatto nel trattamento de i T\~epi nel Terzo Lib. Quello adunque, che prima ne uiene allo a$pet@o è il piouere de i colmi, ò tetti, cioe quella parte di doue pioue, & quella doue pioue Impluuio, & compluuio nommata, & è ragioneuole dichiari- re que$ta forma, $i perche ella è la prima che ci uiene inanzi, $i perche hauendoci Vitr. dato i precetti della contignatione, & del legamen- to del tetto di dentro, & di $otto (come s’ha ueduto nel Quarto Libro).Egli ci uuole mo$trare di quanti a$petti $iano, $econdo diuer$e manie- re i pioueri, & i colmi di fuori, & di $opra. Cauædia chiama egli que$ti luoghi, perche ueramente $ono come caui delle ca$e. A ulas i Greci $o- gliono nominare questi luoghi circondati da muri è $coperti nel mezzo, noi Cortili, ò Corti chiamamo, entrate et cortili quelli, che $ono $coper ti, entrate quelli, che $ono coperti. Il cortile adunque è una parte delle principali, nellaquale (come dice l’ Alberto)come in un Foro commu ne concorrono tutti gli altri membri minori, & come nella Città il Foro, & le parti congiunte al Foro, $ono quelle, che prima $i riguardano, 70 co$i nella ca$a, che è come una picciola Città, $i da prima d’occhio al Cortile, al quale $i da luogo ampio, & aperto, & pronto ad ogni co$a. I nomi de i Cauedi $i pigliano, ò dall’u$anza di diuer$e Città, ò dalla forma loro, $ono detti ancho Atria, ma per un’ altro ri$petto, perche Ca- uedium è detto ri$petto à quella parte che è $coperta, & che pioue nel mezzo, Atrium ri$petto à quella parte che è coperta. Cinque $ono le maniere de i Cauedi altre $i pigliano dalla forma, altre dall’ u$anze d’alcune Città Prima è la To$cana, che è la piu $emplice delle altre dalla- quale for$e $ono gli Atr{ij} nominati, perche erano in To$cana i popoli Atrien$i, per ilche non piace, che Atrium $ia detto dal color A tro, che prociede dal fumo, come che in quelli $i face$$e la cucina. I Cauedi To$cani erano quelli, ne i quali le traui, che pa$$ano per la larghezza dell@ [0182]LIBRO Atrio baueuano altri trauicelli pendenti tra quelli, & però Interpen$iua $i chiamano, & il loro pendere era un piouere, & baueuano i cana- li, che Colliquie detti $ono, i quali traccorreuano, & erano trappo$ti in modo di piouere, & ueniuano da gli anguli de i pareti à glianguli delle traui. Erano quattro traui principali $opra quali $i po$auano alcuni altri trauicelli, che $tauano in piouere detti da Vitr. Interpen$iui, perche trapendono, que$ti ueniuano da gli angoli de i pareti à gli angoli delle traui minori. Erano con una delle loro te$te fermate $opra que trauicelli, & conl’altra come appoggiate ne gli angoli de i pareti, eranui poi i lor morelli detti A$$eri (de quali hauemòdetto nel Quarto Li- bro) $opra es$i erano gl’lmbrici, & le Tauelle; & mandauano giu l’acqua allargo nel Cortile. Ma che Vitr. intenda per que$to nome de In- terpen$iui, i trauicelli appoggiati di $opra, & non po$ti di $otto per $o$tenimento delle traui, che trappa$$ano per la largbezza dello Atrio (come uogliono alcuni) Egli $i uede per le parole, che egli dice di $otto parlando de i Cauedi Tetra$tili: dicendo, che le traui non $ono cari- cate da gl’ Interpen$iui. Segno adunque è che gl’ Interpen$iui caricano, & $tanno di $opra: & $e $ostene$$ero, non $i chiamerebbeno Inter- pen$iui. Questi Cauedi non haueuano portico à torno, & il loro piouere era $emplicis$imo, & ueniua molto inanzi gettando l’acque molto 10 lontane da i pareti. La $econda maniera è detta Corintbia, & non è differente quãto al uenir in $uori delle traui, & del piouere dalla To$cana. Ma è ben differente, perche le traui, che uengono da i pareti dalla larghezza dell’ A trio $ono $opra colonne, che uanno d’intorno al Cauedio.

Come dimo$tra la pianta, & la figura, O, laqual ancho ci $erue al primo Cauedio, per la $imiglianza che ha il Cauedio Corinthio con lo To$ca- no, intendendo però che nello To$cano non ci$iano colonne. La terza maniera è detta Tetra$tilos, cioè di quattro colonne, & è molto $orte ne ha molto carico, perche non ci $ono gl’ Interpen$iui, Que$to Cortile non doueua e$$er molto grande imperoche hauendo $olo quattro colon ne, & quelle $opra le cantonate, $e $u$$e $tato molto longo, òlargo, gli $pac{ij} tra le colonne $arebbeno $tati $uori di modo, & la opera non $a- rebbe $tata $erma (come dice Vitr.) La quarta maniera, è, detta Di$pluuiata, cioè quella che sta in due pioueri fatta di Traui posti come una Se$ta aperta in piedi, che Deliquiæ $i chiamano. Que$ti han due cadimenti dell’ acque, però che una parte pioue uer$o i cortili, l’altra dall’altra parte di $uori, & qui ci na$ce un di$$ctto, perche l’acqua, che cade per li canali, non può co$i pre$to entrare nelle canne, che Fi$tule $i chiamano & $u le bocche s’ingorgano, & $oprabõdando $i $parge, & uien giu per li pareti, & col tempo gua$ta i $ottogrondali, & le fine$tre, & ile- 20 gnami, che poi di$$icilmente s’acconciano, hanno però que$to commodo, che non impedi$cono i lumi alle $tanze doue $i mangia, & laragio- ne è perche il loro tetto non uiene troppo in fuori col piouere, ma pende dolcemente, & il lume non è impedito, però ancho $e io uole$$e dire che gli A tri fu$$ero detti dal color Atro, io direi, che il piouere, che $porta molto in fuori, fa quegli ombro$i, & o$curi, ma for$e A trium può uenir dal Greco, & $ignificare un luogo, che non ba uia che uolga. La quinta maniera $i chiama Te$tudinata fatta in quattro pioueri, pen$o io, che que$ti fu$$ero coperti, & che di $opra baue$$ero le $ale è le stanze $pacio$e, & i palchi $o$tentati da bellis$imi colonnati, che dinanzi alle porte face$$ero mostra di belle loggie, che per uestibuli $erui$$ero, ò che nell’entrate baue$$ero colonne compartite à modo, che de$$ero gran- dezza è bellezza, può ancho e$$er, che que$ti cauedi fu$$ero di ca$e ordinarie, & di per$one di mediocre conditione, nellequali non erano Atri ne colonnati, $e for$e non uogliamo dire, che Atri$i chiama$$ero quelle entrate, ilche niuno uieta, che co$i egli non s’intenda.

CAP. IIII. DE GLI ATRII, ALE, TABLINI.

LE LONGHEZZE ueramente, & le larghezze de gli Atr{ij}, à tre modi $i formano, Prima par- tendo la longhezza loro in cinque parti, & dandone tre alla larghezza. Poi partendo in tre, e dan- done due, finalmente ponendo la larghezza in un quadro perfetto, e tirando la Diagonale,la lon- ghezzza della quale dara la longhezza dello Atrio.

Io non diuiderei con nouo capo que$ta parte de gli Atr{ij} dal capitolo precedente perche l’Atrio ua col Cauedio, & ancho il modo del parlare, che u$a Vitr. lo dimostra dicendo Atriorum uero longitudines. L’Atrio è quella parte prima à chi entra dentro in ca$a, & è luogo coperto, ha la porta principale nel mezzo à dirimpetto dellaquale in fronte $ono le porte, che uanno ne i Pe- ristili pa$$ando prima per alcuni altri luoghi, che Tablini $i chiamano, ba dalla de$tra, & dalla $ini$tra le ale, che Pteromata in Greco $i chia- mano, che lo Atrio $ia la prima parte lo dimo$tra Vir. nel $ettimo capo del pre$ente Libro dicendo, che nella Città gli Atr{ij} e$$er deono ap- pre$$o la porta, che lo Atrio $u$$e coperto Vitr. $imilmente l’ba dimostrato di $opra parlando del Cauedio, doue dice le traui, che $ono nella lar 40 ghezza dello Atrio, & il resto. Le mi$ure, è $immetria de gli Atr{ij} $i $annno in tre modi, cioè gli Atr{ij} $ono in tre proportioni, il primo ė quan do la longhezza dello A trio è partita in cinque parti, & tre $e ne danno alla larghezza. Il $econdo è quando la longbezza è diui$a in tre par- ti, & due $i danno alla larghezza. La terza e quando $i da alla longhezza la Diagonale del quadrato della larghezza. La prima è in propor- tione $oprabipartiente le terze, cioè d’un quadro e due terzi. La $econda e in proportione $e$quialtera, cioè d’un quadro e mezzo. La terzaè Diagonale. Prima che io uegna alla dichiaratione, e al compartimento di que$te parti uoglio porre il $econdo capo del Trente$imoquinto Li- bro di Plinio, perche à me pare, che egli faccia al propo$ito $i per l’u$o de gli Atri, & de i Tablini $i per l’antichità memorabile, che in e$$o argutamente $i racconta.

Per la Pittura delle imagini molto grandemente $imiglianti di tempo in tempo $i con$eruauano le figure, ilche del tutto è mancato. Hora $i pongo- no gli $cudi di Rame coperti d’Argento, & con non inte$a di$$erenza delle figure, $i cambiano le te$te delle Statue, diuulgati ancho i moti de i uer$i co$i piu presto uogliono, che la materia $ia riguardata, che es$i e$$er cono$ciuti, & tra que$te co$e con le ueccbie tauole acconciano gli ar 50 mari doue $aluano le tauole, detti Pinacothece, et fanno bonore alla effigie altrui non i$timando l’honore $e non nel precio, che lo herede le rom pino, & il laccio del ladro le leuino, & co$i non uiuendo l’effigie d’alcuno la$ciano nõ le loro imagini, ma quelle della pecunia. Gli i$tes$i adorna no le pale$tre de gli Athleti con imagini, & i luoghi loro doue $i hanno ad ugnere, & per li cubiculi portano le $accie dello Epicuro, & li por tano $eco à torno. Nel loro Natale $an $acrificio al uige$imo della Luna, & $eruano le $e$te ogni me$e, che lcade $ono dette. E$pecialmente quelli, che ancho in uita non uogliono e$$er cono$ciuti. Et co$i e ueram\~ete, che la pigritia ha rouinato l’arti. Et perche non ci $ono le imagini de gli animi, ancho quelle de i corpi$ono $prezzate. Altramente appre$$o i maggiort erano quelle ne gli Atr{ij}, perche guardati fu$$ero non i $egni de gli Artefici $ore$tieri, non i Metalli, non i Marmi, ma i uolti e$pres$i nella cera per cia$cun armario erã di$po$ti, accioche iui $u$$ero le ima- gine, che nelle e$$equie accompagna$$ero i Funerali delle ca$ate, & $empre che uno era morto, $i trouaua pre$ente per ordine tutta la moltitu- dine, che era $tata di quella famiglia, & gli ordini, & gradi cõli$te di Rame erano trapposte alle imagini dipinte. Erano ancho tra le porte, & $ogli delle porte le imagine de i grandis$imi animi, & attaccate le $poglie de i nemici, lequalt ne da chi compraua la ca$a era lecito, che rotte 60 fu$$ero, & mutati i patroni re$tauano gl’ornamenci delle ca$e, & que$to era un grande $timolo, che le ca$e, & i tetti ogni giorno rin$acciaua- no, che un dapoco patrone entra$$e nel trion$o d’altri.

Ecco che da questo luogo $i può hauer il $entimento di Vitr. & come nello Atrio era il Tablino, le imagini, & le $tatue. Similmente Ouidio nella ottaua Elegia del primo de gli Amori dice. Nec te dicipiant ueteris quinque Atria ceræ, uolendo dimostrare una grande, & antica nobiltà à cui non basta$$ero cinque Atr{ij} per porre le imagini di cera de i maggiori. L’u$o adunque di que$ti Atri, et delle parti loro come Ale è Tablini è di già mani$e$to per le parole di questi buoni autori. Per procedere adunque ordinatamente nel di$$egno de gli Atr{ij}, & nel compartimen- to delle ca$e, accioche egli s’intenda questa materia riputata (come inuero è) da tutti di$$icilima. Io dico, che bi$ogna prima uenire alla pianta, & con linee di$$egnare l’Atrio in longbezza, et larghezza $econdo una di quelle proportioni, che ha po$to Vit. ò di un quadro è mezzo, ò Dia- gonale, ò d’un quadro e due terzi, & qui noi l’hauemo fatto d’un quadro è mezzo inclu$o nelle lettere A B C D. Venimo poi al di$$egno delle A le, che $ono dalla de$tra, et dalla $ini$tra $olamente, & $ono portichi, e colonnati, et perche dipendono dalla proportione della longhezza del- 70 l’Atrio, accioche cõ e$$o $iano proportionate, è nece$$ario $apere di quanti piedi $ia la longhezza dello A trio. Qui adunque fatto hauemo l’A- trio longo 80 piedi, la doue cader à $otto laregola, che dice Vitr. che $e lo Atrio $erà longo da 80 in 100 piedi, tutta la $ua longhezza $i par- tira in s parti, & una di e$$e $i dara alle Ale à que$to modo, che la 5 parte di 80 $i diuide in due parti eguali, & una$i da alla destra Ala l’altra alla $ini$tra, non ponendo però à questo conto la gro$$ezza delle colonne percioche le Ale uenirebbero molto $trette. La larghezza adunque delle Ale $era 8 piedi, perche 16 e un quinto di 80. Que$to Atrio adũque $erà 80 piedi lõgo e. 53 onz. 16 largo, et hauerà l’ Ale di 8 piedi $enza la gro$$ezza delle colonne. L’altezza ueramente de gli Atri è la i$te$$a in tutti, cioè $i $a ad uno iste$$o modo, che leuando un quarto della lun- [0183]SESTO ghezza il re$to $i da all’altezza, cioè dal piano alla trdue, che è la catena del tetto, che $ostenta l’arca, ò la ca$$a di tutto il colmo, leuando adun que 20 di 80 daremo 60 piedi all’altezza, di que$ti 60 piedifaremo l’altezza delle colonne gli Architraui, Freggie Cornici. 53 piedi & oncie 16 $eranno alte le Colonne con le Ba$e, & Capitelli loro, ilresto $i dara alli membri di $opra, ne ci douemo merauigliare $e le colonne uengo- no co$i alte, percioche la magnificenza di quelle ca$e co$i ricercaua, & è propio loro l’altezza, & longhezza, perche & Vitr. dice di $otto alta Atria, & Virg. dice longa Atria, ne uoglio ricapitulare quello, che dice Plin. della grandezza anzi lu$$uria delle ca$e de Romani nel trente$imo$e$to, & nel decimo$ettimo, & molto copio$amente ne parlail Budeo nel terzo, e quarto de A$$e, ben dirò per far $ede di quello, che io ho detto dell’altezza delle colonne, cioè che le ueniuano à pigliar $u le cornici all’altezza del tetto, che Plin. dice. Verum esto indul$erint pu blicis uoluptatibus, etiã ne tacuerunt maximas earum, atq; adeo duo de quadragenûm pedum lucullei marmoris in Atrio Scauri collocari, nec clam ih’ud, occulte\’q $actum e$t, $ati$dari$ibi damni in$ecti egit redemptor cloacarum, cũ in palatium extraherentur. Da que$te parole dice il Budeo potemo intendere, che dis$atto il Theatro, che per un me$e $olo era stato $abricato, $o$$ero $tate trapportate le colõne grandis$ime nel- 10 l’Atrio della ca$a di Scauro, laqual’era nel palazzo, le altezze delle colonne adunque erano grandi, & però dice Vitr. che le traui liminari di quelle Ale $ono alte di modo, che le altezze $ieno eguali alle larghezze, cioè alle larghezze de gli A tri, & però e$$endo largo l’Atrio piedi 53 & onci 16. Similmente dall’ Architraue in terra $eranno piedi 53 & onci 16. Vitr. chiama que$te traui Liminari prima per dimostrare, che non erano uolti $opra quelle colonne dell’A trio, dapoi perche hanno certa $imiglianza con i Liminari, di$$egnato l’Atrio in altezza, longhez- za, & larghezza con la proportione delle Ali egli uiene al Tablino. Ma prima io ponero il te$to di quanto, fin hora s’e detto, la$ciando il com partimento dell’ Architraue, Freggio, e Cornice, alle regole po$te nel Terzo Libro.

L’altezza de gli Atr{ij} $i deue alzare $otto le traui tanto quanto tiene la longhezza leuandone uia la quarta parte. Del re$tãte $i deue hauer ri$petto à i Lacunari, & all’ Arca, che è $opra le traui. Alle Ale che $ono dalla de$tra, & dalla $ini $tra la larghezza $i dia in que$to modo, che $e la longhezza dell’Atrio $erà da 30 à 40 piedi, ella $ia della terza parte, $e da 40 à 50 partita $ia in tre parte e mezza, dellequali una $i dia alle Ale, $e da 50 à 60 la quarta parte della lõghezza $i 20 concieda alle Ale. da piedi 60 ad 80 parti$ca$i la longhezza in quattro parti e mezza, & di que$te una parte $ia la lar- ghezza delle Ale. Da 80 fin 100 piedi partita la longhezza in cinque parti dara la iu$ta larghezza delle Ale. Le traui Liminari di quelle tanto altamente porre $i deono, che le altezze $iano equali alle larghezze.

Qui$i uede un cre$cere, & un $cemare di proportioni, mirabile, & chi uorra bene con$ider are $econdo le regole date da noi nel Terzo Libro, po tra cono$cere il mirabile artificio di que$te proportioni, et l’effetto diletteuole, che fanno, quãto meno $on longbi gli atri tanto maggior propor tione è della larghezza dell’Ale, perche $e le proportioni delle ale de gli atriminori fu$$ero minori molto $trette $arebbono Pale, et nõ bauriano del buono. 16 Pho riuoltata in. tutti i modi, ne mi pare di masticare il pane ad altri, et quee$to per dar cagione, che $i fermino meglio i dentirom pendo ancho es$i le croste. Veramente con buona intentione l’bo $atto,perche $e l’buomo da $e non ua di$correndo,& riuolgendo le co$e belie non fa frutto alcuno. Hora uegniamo al Tablino la cui mi$ura dipende dalla larghezza dello Atrio, $i come la mi$ura delle ale dipende dalla longbezza,& que$to meritamente, & conragione perche $i come le ale uanno per la longhezza dell’Atrio,co$i il Tablino ua per la larghez 30 za, & è in fronte dirimpetto alla porta. Dice adunque Vitr.

Il Tablino $e la larghezza dello Atrio $erà di piedi 20 leuãdone la terza parte allo $patio $uo $i dia il re$tante, $i da 30 à 40 $i dia la metà della larghezza dello Atrio al Tablino. Ma quando da 40 à 60 parti$ca$i la larghezza dello Atrio in 5 parti,& di que$te $e ne diano due al Tablino. percioche gli Atri minori nõ po$$ono hauere le i$te$$e ragioni di Simme trie cõ i maggiori, percioche $e u$atemo le Simmetrie de i maggiori Atr{ij} ne i minori, ne i Tablini nelle ale potranno hauer utile alcuno. # _Perche $eranno troppo strette, & non $eruiranno al bi$ogno._

Et $e an co pr\~ederemo le proportiõi de i minori, ne i maggiori quelli m\~ebri $erãno in que$te fabriche gua$ti, e $mi$urati.

L’e$$empio e que$to. Se la proportione delle ale de gli Atr{ij} longhi 80 piedi, che è un quinto della longhezza, $er à pigliata nel mi$urar le ale de gli Atri di 30 piedi,le ale $erãno troppo $trette,perche un quinto di 30 è $ei piedi, i quali partiti in due parti,$arãno la lerghezza delle ale di 3 pie di. Similm\~ete $e la proportione delle ale de gli Atri di 30 piedi $erà pre$a per formar le ale de gli Atri di 80 piedi, che è un terzo della lõghez- 40 za, le ale uenirãno larghis$ime, e $proportionate. Similm\~ete ne i Tablini $i deue $eruare la proportione cõueniente alla larghezza de gli A tr{ij}. Vero è che $i come nell’ atrio pin lõgo $i pigiiaua minore proportione <002> formar le ale,co$i nell’ atrio piu largo $i piglia minor proportione per formar il Tablino $uo. Ecco nell’ atrio largo 20 piedi $i piagliano due terci per la larghrzza del Tablino, nell’atrio largo da 30 fin 40 $i piglia la metà, nell’ atrio largo da 40 fin 60 $i piglia due quinti, & chi nõ uede che $ono piu due terci, che lo metà,et piu la metà, che due quinti?

Et però io ho pen$ato di douer $criuere partitamente le ragioni e$qui$ite delle grandezze per $eruire all’utilità, & all’A$petto.

All’utilità ci $erue le ale larghe,perche quando fu$$ero $trette nõ $i potrebbe pa$$eggiare. Similm\~ete il Tablino doue $i põgono le $tatue, & gli ar- mari e$$endo troppo stretto non baurebbe u$o alcuno. All’ A$potto $imilmente perche una co$a gua$ta, et $mi$urata fa perdere la uista, et unari- $tretta troppo l’occupa, eri$trigne. Se il Tablino pre$o dall’atrio largo 20 piedi hauera la proportione dell’atrio di $e$$anta niuno u$o bauera il Tablino perche $erà, largo due quinti cioe 8 piedi, & $e il Tablino pre$o dall’atrio di 60 piedi largo hauera la proportione dell’atrio di 20 50 piedi,che $on un terzo egli $er à troppo largo perche $erà di 40 piedi, & co$i ancho $i offendera P A$petto tornando d’un’atrio in un Tablino poco minore dello Atrio. Vitr. non ci da lunghezza del Tablino, perche io pen$o,che quella $i deue fare, ò $econdo la quantità delle $tatue, ò $econdo la quahtà delle per$one, ò pure come ricera la proportione de gli Atr{ij}.

L’altezzza del Tablino alla traue e$$er deue con l’aggiunta dell’ottaua parte della larghezza. I Lacunari $iano inal- zati con l’aggiunta della terza parte della larghezza all’altezza.

Il Tablino adũque della nostra piãta $er à largo due quinti della larghezza dello atrio, che $ono piedi 22 poco piu, perche l’atrio e largo piedi 53 et onci 16 $er à alto oltra, i, 22 piedi ancho un’ottauo di 22 fin all’Architraue, allaqual altezza $i dara ancho un terzo della larghezza del Tabli- no $in à i Lacunari, & co$i $er à e$pedito Patrio l’ale, et il Tablino quanto alle proportioni, & cõmen$uration loro;et perche gli antichi haue- uano piu Atri, Cauedi, Peristili, Loggie, et altre $imigliãti m\~ebri, però ui erano le boccbe, et gli anditi d’andar d’uno nell’altro, et però dice Vit.

Le bocche à gli Atr{ij} minori $ono per la larghezza del Tablino leuandone un terzo, ma à i maggiori per la metà.

60

Que$te bocche, che Vit. Fauce dimanda erano anditi, & luoghi da pa$$are da un luogo all’altro, ne (come $timo) mãcaua loro i prop{ij} adornam\~eti, & perche nei Tablini $i poneuano le statue però Vitr. ordina quanto alte $i deono collocare con i loro ornamenti, e dice.

Le imagini $imilmente e$$er deono po$te in quella altezza, che $erà la larghezza delle Ale.

Et qui nel no$tro impiede del Tablino le $tatue $ono alte piedi otto, perche tanto è la larghezza delle ale. Il re$to è facile in Vitr. & compre$o $otto le regole date nel Terzo, & nel Quarto Libro.

Le larghezze delle porte deono e$$er proportionate all’altezza $ecõdo che ricerca le maniere loro. Le Doriche,come le Doriche, le Ioniche, come le Ioniche, $ian fatte, come nel Quarto Libro parlãdo delle porte e$po$te $ono le ragioni del le Simmetrie. Il lume dllo impluuio largo per la larghezza dallo Atrio non meno d’un quarto, ne piu d’un terzo $ia la$ciato. Ma la longhezza come dell’Atrio $ia fatta per la rata parte. I Peri$tili per trauer$o la terza parte piu longhi che di d\~e tro, le colõne tãto alte, quãto $erãno larghi i portichi. Gli intercolunni e $pat{ij} tra le colonne non $iano di- 07 $tati meno di tre, ò piu di quattro gro$$ezze di colonne. Ma $e nel Peri$tilio all’u$anza Dorica $i faranno le colon- ne, co$i $i hanno à fare i moduli, come nel Quarto Libro io ho $critto dell’ordine Dorico,accioche à que moduli, & alle ragioni de i Triglifi $iano di$po$ti. _Que$ti compartimenti,Moduli,e Simmetrie di traui,di porte,di colonne, & di maniere $ono_ $tati nel Terzo, et nel Quarto Libro a$$ai chiaramente dimo$trati, et con parole, et con di$$egni, però $i la$cia la longhezza del dire, per fuggir _il tedio, et per dare, che di$correre à gli $tudio$i. 10 ho po$to la Pianta, & lo Impie della ca$a priuata. & $e cono$cerà dal incontro_ _deiie lettere._

[0184]LIBRO CAP. V. DE I TRICLINI, STANZE, ESSEDRE, ET DELLE LIBRERIE ET DELLE LORO MISVRE.

QVANTO farà la larghezza de i Triclini due uolte tanto e$$er deue la lunghezza. Le altezze di tutti i conclaui, che $eranno piu longhi, che larghi, deono e$$er compartite in que$to modo, che po$ta in$ieme la longhezza, & la larghezza, $i piglie di quella $omma la metà, & tanto $i dia per l’altezza; ma $e le $tanze, & le E$$edre $eranno quadrate aggiunta la metà alla larghezza, $i farà l’altezza. Le $tanze dette Pinacotheche, deono e$$er fatte come le E$$edre con ampie grandezze. Le $tanze Corinthie, & di quattro colonne, & quelle che Egittie $ono chiamate habbiano la ragione delle mi$ure loro al $opradetto modo de i Triclini. Ma $iano per la interpo$itione delle colonne piu $pa- 10 cio$e.

Hauendo trattato Vitr. fin qui delle parti communi de gli edi$ici, tratta hora delle propie, come $ono i cenaculi, le camere, i camerini,le Sale,& le stanze appartate. Queste hanno diuer$i nomi pre$i $econdo la$igni$icatione de i nomi Greci, & prima è il nome del Triclinio, che era luogo doue $i cenaua, detto da tre letti, $opra i quali $te$i col comito ripo$ando$i mangiauano, non pero ui dormiuano, & for$e eran $imili à Mastabe Turche$chi, da questi letti le $tanze erano chiamate Triclini, che in una stanza per l’ordinario erano apparecchiati, & $i puo formare Diclinio. Tetraclinio,e Decaclinio, doue $ono due, quattro, e dieci letti, & piu, ò meno $econdo la di$po$itione di quelli. Il Filan dro parla molto bene diffu$amente $opra que$to luogo. Stauano da un lato $olo della men$a, che era appre$$o il letto $opra tre piedi, & an- cho $opra uno, & mutauano la tauola mutando l’imbandigioni, di modo, che leuata la prima uiuanda, era portata di pe$o, la $econda $opra un’altra men$a. Le donne per antico in$tituto $edeuauo à tauola,gli huomini, come ho detto, stauano $te$i appoggiati $ul comito. Quando uo- leuano mangiare i $erui correuano, & gli leuauano le $carpe. Per l’ordinario non piu di due stauano $opra un letto, ma $econdo il numero 20 de conuiuanti erano i letti. La forma de quali pre$a dallo antico e po$ta dal Filandro, & ne $ono le carte $tampate. Conclaue $i chiama ogni $tanza $errata $otto una chiaue, come $ono le camere, i Triclini, & ogni babitatione. Oeci $ono le $tanze, doue $i faceuano i conuiti, & le $e$te, & doue le donne lauorauano, & noi le potemo nominare Sale, ò Salotti. E$$edra io chiamerei la Sala, ò il luogo della audienza, & doue $u’l mezzo giorno $i dormiua la $tate, & era luogo $opra i giardini grande, e $patio$o detto co$i dalle $edi, che iui erano. Pinaco- theca era luogo doue eran le tauole dipinte, ò uero le $critture, & que$ti luoghi cioe le E$$edre, le Pinacotheche, & i Triclini erano $atti ma- gnificamente, ornati di pitture, di colonne, di$tucchi, & d’altre magnificenze. Hora Vitr. ci da la mi$ura, & la Di$po$itione di tutte, parti con regole generali, parti con regole particolari, & prima dice de i Triclini, iquali dice douer e$$er di due quadri, cioe la lunghezza, il doppio della larghezza, & in generale dice, che ogni conclaue deue e$$er alto la met à di quel tutto, che fa la longhezza, & la larghezza po $ta in$ieme, di modo che, $e la larghezza $erà di $ei, la longhezza di 12. posti in$ieme. 6. & 12. faran 18. la cui metà è 9. l’altezza adun- que $er à di noue, ma $i le E$$edre, ò Sale $eranno diforma quadrata, le altezze $i deono fare d’un quadro, e mezzo. Le Pinacotheche, $i 30 deono fare di amplis$ime proportioni come di doppie, & di triple. Le Sale al modo Corinthio nominate Tetrastile, & ancho quelle, che $o- no fatte al modo d’Egitlo $eruano, le proportioni de i Triclini, ma perche in e$$e ui $on trappo$ti delle colonne, pero hanno $pac{ij} maggiori. Ma che differenza $ia tra le Corinthie, & le Egittie Vitr. lo dichiara molto bene, & dice.

Trale Corinthie, & le Egittie $i troua que$ta differenza, le Corinthie hanno le colonne $emplici, ò uero po$te $opra il poggio, ò uero à ba$lo, & hanno gli Architraui, e le corone di $tucco, ò d’opera di legno, & ancho $opra le colonne il cielo, ò uolta è curuo, à $e$ta $chiacciato; Ma nelle Egittie $ono gli Architraui po$ti $opra le colonne, & da gli Architraui à i pareti, che uanno à torno e po$to il palco, e $opra e$$o il tauolato, e pauimento allo $coperto, $i che $i uada à torno; dapoi $opra l’Architraue à piombo delle colonne di $otto $i pongono le colonne minori per la quarta parte, $opra gli Architraui, & ornamenti dellequali uanno i $offittati adorni, & tra le colonne di $opra $i pongono le fine$tre, & co$i pare quella $imiglianza delle Ba$iliche, & non de i Triclini Corinth{ij}.

40

Le Sale Corinthie baueuano le colonne appre$$o il parete, e muro, & erano le colonne $emplici, cioè d’un ordine, & $opra e$$e non u’erano altre colonne, ma gli Architraui, e Cornici, come nella Curia di $tucchi, & d’o pere di biancheggiamento, ò uero di legno. Ma le Sale Egittie ha- ueuano il parete à torno, et le colõne di dentro uia lõtane dal muro, come le Ba$iliche, & $opra le colõne, erã gli Architraui, et Corone, & gli $pat{ij} tra le colõne, et il parete era coperto di pauim\~eto, ilqual pauim\~eto era $coperto di modo, che $i poteua andare intorno la Sala allo $copto, & $opra l’Architraue, erano delle altre colõne per un quarto minore di quelle di $otto, et tra queste erano le finestre, che dauano lume alla par te di d\~etro, laquale parte baueua il $offitto alto, perche era $opra gli Architraui, & le cornici delle $ecõde colonne, & in uero doueua e$$er co$a grãdis$ima, e degna da uedere, & poteua $eruire mirabilm\~ete alla ui$ta delle feste, & de i conuiti, che $i faceuano in quelle Sale. Somigliauano que$te Sali Egittie alle Ba$iliche piu pre$to, che à i Triclin{ij}, da queste poi s’entraua in altre Sale, & in altre $tanze, ò fu$$ero Triclini, è con- claui, ò altro, che fu$$e nece$$ario alla commodità della ca$a. Vitr. $eguita à darci altre maniere distanze, & di alloggiamenti fatti alla Gre- ca, che ancho quelli doueuano hauer del grande, & il prudente Architetto potrà pigliare quanto gli parerà $econdo l’u$o de no$tri tempi.

50 CAP. VI. DELLE SALE AL MODO DE GRECI.

FANNOSI ancho le Sale non al modo d’Italia dette Cizicene da Greci. Que$te guardano uer$o Trammontana e $pecialm\~ete à i prati, è uerdure, & hanno le porte nel mezzo, & $ono co$i longhe, & larghe, che due Triclini con quello, che ui ua d’intorno, riguardando$i all’incontro, ui po$$ono ca- pire, & hanno dalla de$tra, & dalla $ini$tra i lumi delle fine$tre, che $i aprono, e $errano, accioche egli $i po$$a per gli $pat{ij} delle fine$tre dal tetto uedere i prati da lungi. Le loro altezze $iano aggiun- taui la metà della larghezza. In que$te maniere di edifici $i deono fare tutte le ragioni delle mi$ure, 60 che $enza impedimento del luogo $i potranno, & i lumi $e non $eranno o$curati dalle altezze de i pareti facilmente $eranno e$plicati, e sbrigati. Ma $e dalla $trettezza, ò uero da altra neces$ità impediti $eranno, Allhora bi$ognerà con ingegno, e prontezza torre, ò aggiugnere delle mi$ure in modo, che le bellezze dell’opra dalle uere mi$ure non fieno dis$imiglianti.

Eque$ta differenza tra le Sale Corinthie, & Egittie, che le Corinthie haueuano le colonne $emplici, cioè d’un’ordine po$te, ò uero $oprail poggio a modo, d’alcuni tempi, $econdo che egli ha detto nel terzo, ò uero $enza il poggio erano da terra leuate, & $i ripo$auano in terra, & $opra le colonne gli Architraui, & le cornici, ò di legno, ò $tucco al modo, che egli ha detto al $econdo capo del Quinto parlando della Curia, $opra u’erano i $offittati non di tutto tondo, ma $chiacciati, erano pero fatti à $esta, & que uolti erano portioni de circoli, noi chiamaremo rimenati. Ma gli Egitt{ij} u$auã ancho es$i $opra le colõne gli Architraui, ma $opra quelle, che erano di$co$te dal parete uer$o la parte di dentro poneuano la trauatura, che da gli Architraui à i muri d’intorno pa$$aua: $opra la trauatura il ta$$ello piano e tauellato col pauim\~eto $coperto, ilqual paui 70 mento era dallo $patio delle colõne al muro d’intorno intorno, & $i poteua caminarui $opra allo $coperto. Ma $opra l’Architraue a piõbo delle colonne di $otto, $i poneua un’altro ordine di colõne $econdo la regola detta piu uolte, cioè che le colonne di$opra eran la quarta parte delle co lonne di $otto minori, & que$te colonne haueuano ancho e$$e i loro Architraui, Cornici, e i Lacunari $econdo i Corinth{ij}, & tra le colonne di $opra erano le finestre di modo, che una Sala Egittia haueua piu pre$to della Ba$ilica, che del Triclinio, et qui due co$e douemo auuertire l’una come erano le Ba$iliche, & come haueuano le fine$tre. L’altra che que$to nome di Triclinio è u$ato da Vitr. parlando delle Sale, & non fa differenza tra quelle $tanze, che egli chiama Oeci, & quelle che $ono Triclini nominate, pero io direi, che Oeci $ono Triclini grandi, [0185]SESTO & Triclini oeci piccioli. quelli à publichi, que$ti à priuati edi$ici, & ordinar{ij} dedicati. Hauendoci adunque Vitr. e$plicato que$ta differenza, egli pone una u$anza di que$te $ale fatte alla Greca, & benche pare, che le Corinthie $iano Greche, & che le Egittie ancho $iano $tate u$ate da Greci, & l’una, & l’altra maniera $ia stata pre$a da Italiani, nientedimeno io stimo, che queste $ale, che egli nel pre$ente capo dice e$$er al- la Greca, non fu$$ero state pre$e da Italiani, ma che $olo in Grecia s’u$a$$ero. Que$te dice egli, che $i chiamauano Cizicene, co$i dette da una ter ra di Mile$ii nalla Propontide. Erano po$te al Sett\~etrione, riguardauano i campi, et le uerdure, baueuano le porte nel mezzo, capiuano due Tri clin{ij} con quello, che egli sta intorno oppo$ti l’uno all’altro, da i letti de i quali $i poteuano uedere le uerdure per le fine$tre. Le mi$ure di queste $ale $ono bene da Vitr. dichiarite, ne ci accade figura, perche dalle figure $opraposte, & dalle regole tante fiate dichiarite uno $tu- dio$o, e diligente ne può cauare la forma.

CAP. VII. A CHE PARTE DEL CIELO OGNI MANIERA 10 DI EDIFICIO DEVE GVARDARE ACCIO SIA VTILE, E SANA.

HOR noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all’u$o, & alle parti del cielo com- modamente pos$ino riguardare. I Triclini del uerno, & iluoghi de i bagni riguardino quella par- te, doue il Sole trammonta il uerno, perche bi$ogna u$are il lume della $era, & ancho per que$to, per che il Sole cadendo ha lo $plendore oppo$to, & rimettendo il calore nel tempo ue$pertino intepe di$ce piu la ragione d’intorno. I Cubiculi, & le Librerie deono e$$er po$te all’Oriente, perche l’u$o uuole il lume mattutino, & ancho i libri non $i gua$tano nelle librerie, perche in quelle, che $ono 20 uer$o il Meriggie, ò uero à Ponente le carte $ono gua$te da i Tarli, & dall’humore, perche i uenti humidi $opraue- gnenti li fanno generare, & gli notri$cono; e $pargendo gli $piriti humidi per la muffa corrompeno i uolumi. I Tri- clin{ij} di Primauera, & d’Autunno $i drizzano all’Oriente, perche l’impeto del Sole oppo$to andando di longo uer$o l’Occidente fa quelle $tanze di lumi circondate piu temperate in quel tempo, che $i $ogliono adoperare. Ma quelli della $tate deono riguardare al Settentrione, perche quella parte, non come le altre, che nello $o$titio $i fanno per lo calore ardenti, per e$$er riuolta dal cor$o del Sole, $empre, è, fre$ca, & nell’u$o porge $anità, e piacere. Et co$i que luoghi, doue $i hanno à $aluare $critture, e tauole ò pitture detti Pinacothechi, oue $i fanno le coltre, ò piumac- ci cucciti con diuer$i colori, & imbottiti, ò doue $i dipigne, bi$ogna che riguardino al Settentrione, accioche i, colo- ri di quelli per la fermezza, & egualità de lumi $iano nelle opere impermutabili.

Haueuano gli antichi molta auuertenza al Decoro, del quale parlato hauemo nel Primo Libro. Similmente alla Di$tributione, che $erue all’u$o, 30 perche Vitr. parla in questo luogo di quello, che ci accommoda, & parlera di quello che $ta bene, & che conuiene à diuer$i gradi di per$o- ne; Et inuero, come io ho detto nel principio di que$to Libro Vitr. ha uoluto, che noi con$ideriamo egualmente le co$e dette nel primo nelle opere publiche, & nelle priuate: perche quelle erano indifferenti, communi, & applicabili come i numeri, & le figure à diuer$e materie. Quanto adunque apartiene alla Di$tributione, $i uede nel pre$ente capo, che egli tratta à che parti del cielo, quali $tanze douemo fabricare. Si perche ne habbiamo commodo, & utilità, $i perche $iano $ane. Gli antichi mangiauano $econdo le $tagioni in diuer$e $tanze, nella $tate in luoghi uolti al Settentrione, & che haueuano acque, & uerdure, il uerno haueuano il $uoco, la facciata piu calda, imparando da gli uccelli, che $econdo le $tagiani uanno mutando il luogo, & perche non $olamente douemo houer cura della commodita delle per$one, ma ancho della con $eruatione delle robbe, però molto bene douemo con$iderare di $ar le $tanze per $aluar le robbe, ilche in que$to capo da Vitr. è molto iene con- $iderato, & ci la$cia da pen$are piu oltra $econdo l’occa$ione, imperoche egli non abbraccia ogni co$a, ma ci da tanto lume, che ci ba$ta, oltra che ne dira ancho dapoi, ci $ono ancho le ca$e de gli artifici, & de mercanti che uendono co$e, che hanno bi$ogno d’e$$er con$eruati in propi 40 luoghi, $econdo le qualità delle merci, Similmente le munitioni, i uiueri, le armi, & luoghi dall’oglio, dalle Lane, delle Specierie, & de i Frut- ti hanno le loro propietà da e$$er con$iderate, perche poi niente $ia, che gua$ti le robbe, ma que$te co$e non cadono in con$ideratione nelle co$e de i grandi. Seguita ancho un’altra di$tributione, che participa del Decoro, & dice.

CAP. VIII. DE I PROPI LVOGHI DE GLI EDIFICI, E PRI- V’ATI, E COMMVNI, ET DELLE MANIERE CONVE- NIENTI AD OGNI QVALITA DI PERSONE.

ESSENDO le $tanze alle parti del Cielo à que$to modo di$po$te, allhora bi$ogna auuertire, con che 50 ragione à i padri di famiglia i prop{ij} luoghi, & i communi con gli $trani in che modo $i deono fabrica re, perche in que$ti, che propi $ono, non è lecito, ne puo ognuno in es$i entrare $e non einuitato, co me $ono i Cubiculi, i Triclini, i Bagni, & le altre $tanze, che hanno l’i$te$$e ragioni dell’u$o loro. Com muni $ono quelli, ne i quali ancho chi non, è, chiamato del popolo ui puo entrare. Que$ti $ono l’en- trate, i Cortili, i Peri$tili, & quelle parti, che po$$ono hauere l’u$o i$te$$o. A quelli adunque, i quali iono di $orte commune, non $ono nece$$arie l’entrate magnifiche, ne i Tablini, ne gli Atri, perche que$ti pre$tano à gli altri quegli offic{ij} cercando, che da gli altri $ono cercati. Ma quelli, che $eruono alla utilità, e frutti della uilla, nel- le entrate delle loro ca$e deono hauere gli $tabuli, & le tauerne, & nelle ca$e l’arche, e i granai, le $aluarobbe, & le di- $pen$e, che po$$ono piu pre$to e$$er per $eruare i frutti, che à bellezza, & ornamento. Co$i à publicani, à banchie- ri, ò uero u$urari, $i fanno le ca$e piu commode, è piu belle, & piu $icure delle in$idie. A gli huomini di palazzo, 60 & à gli auuocati piu eleganti, & piu $patio$e, per poter riceuere, & admettere la maltitudine delle genti. A nobili, che ne i magi$trati, & ne gli honori deono à cittadini non mancare d’officio, $i deue fare le entrate regali, e gli Atri al- ti, & i portichi, ò loggie amplis$ime, & gli $pat{ij} da caminare piu larghi perfetti all’ornanmento, e Decoro. Oltra di cio le Librerie, le Cancellarie, le Ba$iliche non dis$imiglianti da quello, che ricerca la magnificenza delle opere pu bliche, perche nelle lor ca$e $pe$$o $i fanno & i con$igli publici e priuati, & gli arbitrari giudici, e compromes$i. Se adunque con que$te ragioni ad ogni $orte di per$one co$i $eranno gli edific{ij} di$po$ti, come del Decoro e $tato $crit- to nel primo uolume, non $era co$a degna di ripren$ione, perche haueranno ad ogni co$a commode, & $enza menda le loro e$plicationi. Et di quelle co$e non $olo ci $eranno, nella Città le ragioni, ma ancho nella uilla. Eccetto, che nella Città gli Atr{ij} $ono uicini alle porte, ma nella uilla, che qua$i imitano le cittadine$che $ubito appre$$o le porte $ono i Peri$tili, dapoi gli Atr{ij} che hanno i portichi d’intorno con pauimenti, che riguardano uer$o le pale$tri, & i 70 luoghi da pa$$eggiare. Io ho de$critto diligentemente come ho propo$to, in $omma le ragioni di fare le fabriche cit- tadine$che nella Città.

E$pedita la parte, che apparteneua alla Distributione. Vitr. nel pre$ente capo ci dimo$tra quanto conuiene al Decoro, che altro non e, che un ri$petto alla dignità, & allo stato delle per$one. Fatta adunque la di$tintione delle per$one bi$ogna à cia$una $econdo il grado $uo $abrica- re, & pero altro compartimento hauerà la ca$a d’un Signore, altro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle ca$e $imilmente $iano, ò communi, ò propie deono riguardare alla qualità delle per$one. V$auano anticamente quelli, che con maggiore $plendidezza uoleuano [0186]LIBRO fabricare la$ciar dinanzi alle porte un luogo uacuo, che non era parte della ca$a, ma bene conduceua alla ca$a, doue $tauano i Clienti, & quel li, che ueniuano per $alutar i grãdi, fin che erano admes$i, & $i poteua dire, che ne erano in ca$a, ne $uori di ca$a. Que$to luogo era detto Ve$tibulo, & era di gran dignità, & adornato di loggie, & di $pat{ij}. La $ua bone$tà era la uia, l’u$o, il poter commodamente a$pettare, il pia cere, perche iui i giouani a$pettando i principali s’e$$ercitauano alla palla, alle lotti, à $altare, & in altri e$$ercit{ij} giouanili. Eranui le por- te, prima le communi, & que$ta di ragione era una $ola $plendida, è ricca, & adorna mirabilmente, & poi altre particolari, come quella, che $eruiua al condurre le robbe in ca$a, & quella del patrone $ecreta, per la quale egli $enza e$$er ueduto poteua u$cire. Et però dice Horatio. Atria $eruant\~e po$tico falle clientem, eraui l’entrata, l’Atrio, il Tablino, il peristilio per ordine. Le $cale $econdo la dignità e $orma loro bel lis$ime, commodis$ime, e lucide, metteuano capo in ampie, & $patio$e $ale, che $copriuano il mare, i giardini, & le uerdure, & $otto e$$e à pie piano erano molte loggie, è luoghi da audienze di modo, che niente $i poteua de$iderare. La$cio $tare la magnific\~eza, che u$auano in ogni altra $tanza, ne i dormitori, ne i cenacoli $econdo le $tagioni, nelle camere, ne i bagni, che $arebbe co$a lunga à narrare. Haueuano riguardo ad accom 10 modar i $ore$tieri. I grandi adunque haueuano $econdo le lor qualità gli edific{ij}, i mediocri, i mercanti, gli arte$ici erano accommodati. Le botteghe e$$er doueuano $opra $trade correnti in belle ui$te, le merci in mo$tra, & inuitauano gli huominɩ à comprare. Ecco adunque, quan- to chɩar amente Vitr. $i la$cia intendere per quello, che egli ba detto nel Primo Libro al $econdo capo, quando egli dice, parlando del Decoro, beatis, & delɩcatis. qui dice foren$ibus autem, & di$ertis, & la doue egli dice potentes, qui dice nobɩlibus, qui honores, magi$tratusque geren do. & c. Gli A tr{ij} in Vɩlla non erano alla prima entrata, ma dopo i perɩ$tili, & haueuano i portichi d’ɩnitorno con bei pauɩmenti, & co$i $i uede, che ancho d’intorno gli Atri{ij} erano i portichi. Et qui $ia fine delle ca$e priuate fatte nella Cɩtta.

CAP. IX. DELLE RAGIONI DE I RVSTICALI EDIFICI, ET DESTINTIONI DI MOLTE PARTI DI QVELLE. 20

HORA dirò de ru$ticali edi$ici come po$$ono e$$er commodi all’u$o, & con che ragioni $i deono fa- re, prima li deue guardare alla $alubrita dello aere, come s’è detto nel Primo Libro di porre le Città. Le grandezze loro $econdo la mi$ura delle po$$es$ioni, & le copie de i frutti $ieno comperate; I cor tili, & le grandezze loro al numero delle pecore, & co$i quanti parà de buoi $erà nece$$ario, cheul $tiano bi$ognera determinare. Nel cortile la cucina in luogo caldis $imo $ia po$ta, & habbia con- giunte le $talle de i buoi, le pre$epi de i quali riguardino uer$o il fuoco, & l’Oriente, perche i buoi guardando il fuoco, & il lume non $i fanno ombro$i, & timidi, & co$i gli agricoltori periti delle regioni, non pen- $ano che bi$ogna, che i buoi riguardino altra parte del Cielo, $e non il na$cimento del Sole. Le larghezze de i boui- 30 li non deono e$$er meno di piedi dieci, ne piu di quindici, La longhezza in modo, che cia$cuno par di buoi non oc- cupe piu di $ette piedi. I Lauatoi $iano congiunti alla cuccina, perche à que$to modo non $arà lontana la ammini- $tratione della ru$tica lauatione. Il Torchio dell’oglio $ia pros$imo alla cuccina, perche co$i à frutti oleari $erà com modo. Et habbia congiunta la cantina, i lumi dellaquale $i torranno dal Settentrione, percioche hauendogli da al- tra parte, doue il Sole po$$a $caldare, il uino, che ui $erà dentro con$u$o, & me$colato dal calore $i farà debile, & men gagliardo. I luoghi dall’oglio $i deono porre in modo, che habbiano il lume dal mezzodi, & dalle parti calde, percio che l’oglio nõ $i deue aggiacciare, ma per la tepedità del calore a$$ottiglias$i. Le grandezze di que luoghi deono e$$er fatte $econdo la ragione de i frutti, & il numero de i ua$i, i quali e$$endo di mi$ura di uenti anfore, deono per mezzo occupare quattro piedi, Ma il torchio $e non è $tretto con le uiti, ma con le $tanghe, & col prelo e le traue che pre- meno, nõ $ia men longo di quaranta piedi, & co$i $ara à quelli, che lo uoltano lo $patio e$pedito, la larghezza $ua non 40 $ia meno di piedi $edici, perche co$i compiutamente $i potrà da quelli, che fanno l’oglio uoltare. Ma $e egli $era luo go per due preli, ò calcatoi $i diano uintiquattro piedi per la lunghezza. Gli ouili, & le $talle per le capre $i deono fare co$i grandi, che cia$cuna pecora nõ meno di quattro piedi e mezzo, non piu di $ei po$$a occupare dilonghezza. I Granai alzati al Settentrione, & all’ Aquilone, perche à que$to modo i grani non potranno co$i pre$to ri$caldar$i, ma dal uento ra$$reddati longam\~ete $i con$eruerãno, perche l’altre parti generano le pauigliole, & altre be$tiuolette, che $ono di nocumento à i grani. Le $talle de caualli $i porranno in luoghi caldis$imi, pur che non guardino al foco, perche quando i giumenti $ono appre$$o al foco, $i fanno horridi. Et ancho non $ono inutili le tezze di buoi, ò pre- $epi, che $i dichino, che $i mettono oltra la cucina alla $coperta uer$o Leuante, perche quando la inuernata al Cielo $ereno $ono in quelle condotti, la mattina i buoi pa$cendo$i diuentano piu gras$i. I Granari, i Fenili, i luoghi da riporre i farri, i pi$trini, $i deono fare oltra la ca$a di uilla, accioche le ca$e $iano piu $icure dal foco. Ma $e nelle fabri- 50 che di uilla $i uorrà fare alcuna co$a piu delicata, dalle mi$ure delle Città $opra$critte $i fabricherà in modo, che $enza impedimento della utilità ru$ticale $ia edificata. Bi$ogna hauer cura, che tutti gli edifici $iano lumino$i. A quelli di Villa, perche non hanno pareti de i uicini, che gli impedi$ca facilmente $i prouede. Ma nelle Città, ò le altezze de i pareti publichi, ò le $trettezze delluogo cõ i loro impedimenti fanno le $tanze o$cure. Et pero di que- $to co$i $i deue far e$perienza. Da quella parte, che $i prende il lume, $ia tirata una linea ò filo dall’altezza del pare- te, che par’o$tare à quelluogo, dentro ilquale bi$ogna poner il lume, & $e da e$$a linea, quando $i guardera in alto $i potra uedere lo ampio $patio del puro cielo, in quelluogo $era il lume $enza impedimento, ma $e egli impediran- no, ò traui, ò $ogliari, ò palchi apri$i dalla parte di $opra, & co$i ui $i metta il lume. Etin $omma noi douemo go- uernar$i in que$to modo, che da qualunque parte $i puo uedere il lume del cielo, per quelle $i deono la$ciare i luoghi alle fine$tre. Et co$i gli edifici $eranno lucidi. Ma l’u$o de i lumi grandis$imo ne i Triclimi, & ne gli altri conclaui, 60 come ne gli anditi, nelle di$ce$e, nelle $cale, perche in que$ti luoghi $pe$$o s’incontrano le per$one, che portano pe$i addo$$o. Io ho e$plicato quanto ho potuto le di$tributioni delle opere fatte al no$tro modo, accioche o$cure non $iano à chi fabrica.

Non ha uoluto Vitr. la$ciar à dietro la con$ideratione della uilla, & delle $abriche fatte $uori della Città, imperoche non meno era nece$$ario que$to trattamento, che quello delle altra $abriche. Da Columella, Varrone, Catone, e Palladio $i può trarre copio$amente, quello, che apartiene alla uilla, & perche quelli autori a$$ai di$tinti, è copio$i$ono, io non uoglio à pompa citare i luoghi loro: a$$ai mi $er à dimo$trare in Vitr. i precetti del quale $ono $tati da alcuni di quelli benis$imo o$$eruati. Le $abriche di Villa e$$er deono in luoghi $ani, $ono piu libere, che quelle della Città, & molte commodità $i deue hauere in quelle, & molte dalla natura cercarne. Hanno piu, & meno stanze, $econdo il gra- do de gli buomini tanto per gli $amiliari, quanto per li $ore$tieri. Il mediocre, & ba$$o $i deue s$orzare d’hauer in uilla buona stanza, accio la moglie $tia piu uolentieri à gouernar le robbe, & attenda piu all’utile, che al piacere. Al contrario i ricchi, è grandi buomini habbiano di- 70 nanzɩ le $tanze loro gli $pat{ij} da correre, & torneare, le belle uerdure, $iano di$e$e da uapori, da uenti, da molti, che impedi$cono, non hab- hian le $talle, ne i letami uicini, & $ia il tutto $abricato con dignità. Le $tanze del lauoratore, ò del Ga$taldo $iano partite per le co$e, per gli huomini, per gli animali, per gli $trumenti. L’Ara $ia al Sole, aperta, larga, battuta alquanto colma nel mezzo, & uicina al coperto. il Ga$taldo dorma appre$$o la porta mae$tra, i lauoratori ne i luoghi, che $iano pronti à gli u$$ic{ij} loro. La cuccina $ia ampia, chiara, $icu- ra dal $uoco. Le $aluarobbe commode, gli animali da lauoro come $ono buoi, & caualli $iano in luoghi accomodati con le ragioni, che dice Vilr. Similmente gli animali, che $ruttano come $ono armenti di Porci, Pecore, Pollami, Vccelli, Pe$ci, Colombi, Lepri, & altri $imɩli [0187]SESTO. animali, tutti deono $econa’o le qualità, e nature loro e$$er accommodati, & l’o$$eruanze di que$te co$e molto bene $i fanno auuertendo à quello, che $i fa in diuer$i pae$i; & ponendoui cura, & industria.

Il grano, & ogni $eme marci$$e per l’humido, impallidi$ce per lo caldo, amma$$ato $i ri$trigne, e $obboglie, & per toccar la calce $i guasta, & pero $ia $opra tauolato, ò in caua $opra la nuda terra, uer$o Borea, e Tramontana.

Le poma $i con$eruano in luogo $reddo, in ca$$e di legno rinchiu$e.

La Cantina $otterrra, rinchiu$a, lontana dal mezzo di, & da i uenti Meridionali, & dallo strepito, habbia il lume da Leuaute, ouero da Borea, ogni humore, uapore, & fetore e$$er le deue lontano, $ia pendente, & la$tricata in modo, che $el uino $i $pande, po$$a e$$er raccolto. I ua$i del Vino $iano capacis$imi, e fermi.

Gliin$trumenti, che bi$ognano à gli Agricoltori $iano in luoghi accommodati: il carro, i gioghi, l’Aratro, le corbe dal fieno $iano $otto il co- perto al mezzo di uer$o la cuccina.

10

Al Torchio dia$i $tanza capace, & conueniente, oue $i ripongono i ua$i, le Funi, i Ce$ti. Sopra le Traui del coperto $i pongono i Crattici, le Pertiche, lo Strame, il Canapo.

I Buoi mangino al ba$$o, a Caualli penda lo $trame di $opra, perche alzando la testa l’a$ciugano, perche hanno la te$ta humida, però dinanzi la mangiatora non $ia il Parete humido. La Luna gli gua$ta gli occhi.

La Mula impazza in luogo caldo, ba$$o, & o$curo. Le Mi$ure delle $talle da buoi, & da pecore $ono po$te da Vitr.

Il Torchio antico for$e haueua altra maniera di quello, che u$amo noi à que$ti tempi.

Po$ti i precetti di tutte quelle co$e, che alla uilla $ono piu nece$$arie parla Vit. de i lumi, & delle finestre. Lequali in uilla $ono men impedite, ma nella Citt à po$$ono hauere molti contrari, à i quali $i troua rimedio ogni uolta, che $i con$idera l’e$$etto del lume, & il cadimento, & doue uegna, perche è chiaro, che doue non puo cadere il lume, egli non $i puo hauere. Le gro$$ezze de i pareti $pe$$o l’impedi$cono, però alcuni banno tagliato il muro doue hanno à $tare le $inestre, cominciando dalla $uperficie di $uori, & uenendo per la gro$$ezza del muro alla $uper$i 20 cie di dentro con un taglio pendente, & for$e Vit. non è lontano da questa opinione. La doue adunque per dritta linea $i puo tirare un $ilo allo $coperto, $enza dubbio $i puo hauere il lume, & quando que$to da i lati de i Pareti non $i po$$a fare, bi$ogna aprir di $opra.

Auuertiamo adunque in que$ta materia à i precetti di Vitru. eleggendo prima il luogo $ano, perche la doue $i uuol far conto con l’in$crno, non $olamente l’entrata, ma la uita è dubbio$a, anzi la morte è piu certa, che’l guadagno: dapoi con buon con$iglio douemo far le fabriche tanto grandi, quanto ricerca la po$$es$ione, l’entrata, & la copia de i $rutti. Quanto alla po$$es$ione e$$er deue il modo, & la mi$ura, che è ot- tima in tutte le co$e, & $i deue $eruar quel precetto che dice, il campo douer e$$er piu debile, che l’A gricoltore: perche $e bi$ogna $o$tener- lo, & curarlo, quando l’ Agricoltore non puo tanto, è nece$$ario, che’l campo pati$ca, & però men rende $pe$$o una gran po$$es$ione poco, che una picciola molto coltiuata. Siche douemo tanto tenere, quanto potemo mantenere, accioche compramo i campiper goderli noi, & non per torgli ad altri, ò per aggrauarci troppo, perche niente gioua il uoler po$$edere, & non poter lauorare. Quanto alle fabriche $imil- mente douemo $chiuare di non incorrere nel uitio di Lucullo, & di Sceuola, de quali uno edi$ico in uilla molto piu riccamente di quello, che 30 richiedeuano le po$$es$ioni. L’altro mancò de gran longa. All’uno di troppo $pe$a, all’altro di non poco danno $u cagione.

Que$to errore comincia à moltiplicare à di nostri per la $uperbia de gli buomini. Le fabriche che non $ono ba$tanti, fanno, che i frutti $i gua- $tino per la $trettezza del luogo. Deue$i adunque fabricare in modo, che ne la fabrica de$ideri il $ondo, ne il $ondo ricerchi fabrica.

Il $esto capo di Columella, e al propo$ito di questo capo, il Torchio, l’ara ce in$egna Catone, e Palladio.

CAP. X. DELLE DISPOSITIONI DE GLI EDIFICII, ET DELLE PARTI LORO SECONDO I GRECI, ET DE I NOMI DIFFERENTI ET MOLTO DA I COSTVMI D’ITALIA LONTANI. 40

PERCHE i Greci non u$ano gli atr{ij} nelle entrate, però à no$tro modo non $on $oliti di fabricare, ma entrando dalla porta $anno gli anditi non molto larghi, & dall’una parte le $talle de i caualli, & dall’altra le $tanze de i portonari, & $ubito $on finite l’entrate interiori, & que$to luogo tra due porte e detto, Thirorio, cioè Portorio, ò Portale; dapoi è lo ingre$$o nel Peri$tilio, ilquale ha il portico da tre parti, & in quella parte, che riguarda al Meriggie, hanno due pila $trate, ò ante tra $e per molto $pacio di$co$te, $opra lequali s’impongono le traui, & quanta di$tanze è tra le dette ante, tanto di quella toltane uia la terza parte $i da allo $pacio interiore.

Que$to luogo da alcuni pro$tàs, da altri para$tas è nominato. In que luoghi di dentro $i fanno le $tanze grandi, nelle- 50 quali le madri di famiglia con i lani$ici $iedono. In quelli anditi dalla de$tra, & dalla $ini$tra ui $ono i cubiculi, de- quali uno è detto Thalamo, l’altro Antithalamo, ma d’intorno à i portichi $ono i Tridini ordinari, & i cubiculi an- chora, & le $tanze per la famiglia, & que$ta parte è detta Gineconiti, cioè Stanza delle donne.

Aque$te $i congiugnono le ca$e piu ampie, che hanno i Peri$tili, ò colonnati piu ampi, ne i quali $on quattro porti- chi di pari altezza, oucro quello, che riguarda al meriggie, è fatto di piu alte colonne, & quel Colonnato d’intor- no, che ha le Colonne, & il portico piu alto fi chiama Rhodiaco. Quelle ca$e hanno i ue$tibuli magni$ichi, & le porte propie con grandezza, & i portichi de i Peri$tili ornatis$imamente $offittati, intonicati, & lauorati di Stuc chi, & ne i portichi, che riguardano al Settentrione hanno i Triclini, i Ciziceni, le cancellarie, ma uer$o il Leuante hanno le Librerie, uer$o Ponente le E$$edre, & uer$o il mezzo di le Sale co$i grandi, che facilmente po$ti in quelli, & acconci, quattro Triclini, il luogo è $pacio$o ancho per uedere far le fe$te, & per lo $eruitio, & ammini$tratione. 60 In que$te Sale $i fanno i conuiti de gli huomini. Perche $econdo i co$tumi di Greci le matrone nõ $edeuano a men- $a. Que$ti Peri$tili, ò Colonnati $i chiamauano Andronitide. Perche in quelli $tauano gli huomini $enza e$$er di- $turbati dalle donne. Oltra di que$to dalla de$tra, & dalla $ini$tra erano alcune ca$ette, che hauenano porte propie, Triclini, & cubiculi commodi, accioche i fore$tieri non nei Peri$tili, ma in quelle fore$terie alloggia$$ero. Perche e$$endo $tati i Greci piu dilicati, & dei beni di Fortuna piu accommodati, à $ore$tieri, che ueniuano apparecchia- uano, i Triclini, i Cubiculi, & le $aluarobbe è di$pen$e, & il primo giorno gli inuitauano à cena. Il $econdo gli mandauano Pollame, Vuoua, herbe, Poma, & altre co$e diuilla, & però i Pittori imitando con le Pitture le co$e mandate à gli ho$piti chiamauano quelle Xenia.

Co$i non pareua che i padri di famiglia nell’albergo e$$er fore$tieri hauendo in tali alloggiamenti una libertà $ecreta. Tra que$ti Peri$tili, & alberghi erano gli anditi detti me$aule, perche erano di mezzo tra due aule, ma i no$tri chia 70 mano quelle Androne. Ma que$to è mirabile, perche que$to ne à Greci, ne à no$tri puo conuenire: perche i Greci chiamano Androne le $tanze doue mangiano gli huomini, percheiui nõ $tanno le dõne. Et co$i anchora $ono altre co$e $imiglianti, come il Xi$to, il Prothiro, i Telamoni, & altre parti di que$ta maniera. Il Xi$to $econdo Greci, è un portico di ampia larghezza, doue il uerno s’e$$ercitauano gli Athleti. Ma i no$tri chiamamo Xi$ti i luoghi $co- perti da caminare, cho i Greci chiamano Peridromide. Appre$$o Greci Prothiri $ono i ue$tibuli inanzi le porte, ma noi chiamamo Prothiri quelli, che i Greci chiamano Diathiri.

[0188]LIBRO

Anchora $e alcune figure uirili $o$tentano i mutuli, ò le corone, i no$tri chiamano Telamoni, ma p erche co$i le chia- mino, egli non $i troua $critto nelle hi$torie, i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hi$toria Atlante è $ormato à $o$tenere il mondo perche co$tui primo fu, che con prontezza d’animo hebbe cura di la$ciare à gli huomini il cor $o del Sole, & della luna, i na$cimenti; & gli occa$i di tutte le $telle, & le ragioni del girar del mondo, & per que$to da Pittori, & $tatuari è formato per quello bene$icio $o$tenere il mondo, & le $ue figliuole Atlantide, che noi chia miamo Virgilie, & i Greci Pleiade con le $telle nel Cielo $ono con$ecrate. Ne io ho propo$te tal co$e, perche $i mu- te la u$anza de i uocaboli, & del parlare; ma perche non $iano a$co$e, à chi ne uuole $aper la ragione. lo ho e$po$to con che ragione $i fanno le fabriche d’Italia, & di Grecia; & ho $crittodelle mi$ure, & delle proportioni di cia$cuna maniera. Adunque perche della Bellezza, & Decoro, e$tato $critto di $opra, hora $i dirà della fermezza, in che mo 10 do po$$a durare $enza diffetto alla uecchiaia.

Pareua à Vitr. che l’huomo facilmente $i pote$$e ingannare leggendo, ò udendo i nomi Greci, & i nomi Latini delle parti delle $abriche, perche tra quelli ui è non poca differenza, però per rimediare à que$to di$ordine, egli ba uoluto in que$to luogo ragionare delle parti de gli edi$ici de i Greci, & e$ponere iloro uocaboli molto di$$erenti dalle u$anze italiane. Et pero dice, che i Greci non u$auano gli atr{ij}. Credo io perche non haueuano quella occa$ione, che haueuano Romani della grandezza. Benche ancho quellinon erano $enza, perche $aceuano le $tanze delle donne belle, & $eparate da quelle de gli buomini, non u$ando adunque gli atr{ij}, che appre$$o Rom. erano appre$$o le porte. Subito che egli s’entraua in ca$a era una entrata coperta non molto larga, che da una parte haueua i luoghi de i caualli, & dall’ altra le stanze de portinari, & in fronte u’era un’altra porta, & quel luogo che era tra una porta, & Paltra $i chiamaua Thirorio co$i detto qua$i $pacio tra le porte, & que$to era in luogo di atrio, ò di ue$tibulo, per la porta di dentro entrauano in un bel Peri$tilio, ò colonnato, ilquale haueua le colonne da tre lati, cioè dal lato della porta, & dalla destra, & dalla $ini$tra, ma nella $ronte à dirimpetto della porta, che guardaua al meriggie era 20 una apritura amplis$ima, $opra gli anguli della quale erano drizzate due gran pila$trate, che $ostentauano un traue maestro, $otto questa apritura, era uno $pacio coperto longo un terzo meno dell’apritura, ma nel parete opposto, & da i lati erano le porte delle $ale grande, doue $tauano le matrone à lauorare, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra di que$te apriture eran po$ti i cubiculi, cioè camere, & anticamere, ò camini, che $i chiamino al modo no$tro, ma d’intorno i portichi era quello, che dice Vit. chiar amente, i cubiculi, i tinelli, le stanze de $amigliari.

Et que$ta parte è quella che appartiene alle donne, il resto è de i compartimenti delle stanze de gli buomini, ilche è ancho mani$e$to in Vit. Segui ta poi, à dichiarire le di$$crenze d’alcuni uocaboli u$ati da Greci, & pre$i in altra $igni$icatione da Latini, & dona la $ua parte all’u$o, ap- pre$$o ilqual è la forza, & la norma del parlare, ne conuiene ad huomo $aldo contender de nomi là, doue s’intende la co$a, noi ne no$tri com- mentari Latini piu ampiamente ragionamo di que$ti nomi, conuenienti à Latini, perche bora ci può ba$tare hauerli nel traccor$o della interpre tatione accennati. Re$ta qui, che io dica alcuna co$a del modo, che u$auano gli antichi per $caldar$i. Io ho hauuto in que$ta materia due co- $e prima l’Architetto, che fece il Palazzo d’Vrbino la$cia $critto, che la ragione, perche non hauemo gli e$$empi de i camin de gli antichi, e per 30 che i camini $tauano nella $uprema parte della ca$a, laqual’ era la prima à rouinare, però non $i ha ue$tigio de camini, $e non in pochi luoghi à pena cono$ciuti, poi, ne dalla forma doue $i trouano. Ne è uno appre$$o Peruggia $opra il pianello in uno antico edi$icio, che haueua certi mezzi circoli$opra iquali $i $edeua, & nel mezzo una bocca tonda d’onde u$ciua il $umo, era in uolto circondato da muri, largo $ei piedi, longo otto come la figura, a. l’ultimo e a Baie appre$$o la Pi$cina di Nerone, che era in quadro di larghezza di piedi 19. per ogni $accia, nel cui mezzo erano quattro colonne con lo Architraue, $opra ilquale erano le uolte d’altezza di piedi 10. ornate di belle figure di stucco, nel mezzo era come una cuppoletta Piramidale con un bucco in cima, di doue u$ciua il $umo. Similmente non molto lontano da Ciuità ueccbia ne è uno qua$i della i$te$$a grandezza, che da gli anguli u$ciuano quattro modioni, $opra iquali $i po$auano quattro Architraui, $opra iquali era la Piramide del camino, d’onde u$ciua il $umo, & nel parete per ogni $accia eran due picciole $ine$tre, con un hemiciclo in mezzo doue poteua $tare qualche $igura, erano quegli hemicicli alti dal pauimento piedi quattro.

40 A [0189]SESTO

L’altra co$a è, che mi pare ancho, che $ia $tato ritrouato un’altro modo, con il quale gli antichi ri$caldauano le loro stanze, & ė que$to. Fa- ceuano nella gro$$ezza del muro alcune canne, ò trombe, per le quali il calore del $oco, che era $otto quelle $tanze $aliua, & u$ciua $uori per certi $piragli, ò bocche fatte nelle $ommita di quelle canne, & quelle bocche $i poteuano otturare, acciocche $i pote$$e piu, & meno $cal- dare le $tanze, & darle piu, & meno del uapore; con que$ta ragione uogliono alcuni, che $i po$$a dalle parti in$eriori delle ca$e raccoglie- re il uento, & farlo $alire da luoghi $otterra per le canne alle habitationi della $tate, & nelle no$tre parti $i trouano alcune $abriche appre$- $o monti, da i quali per luoghi rinchiu$i uenendo gli $piriti de i uenti, & apprendo $i piu, & meno alcune portelle, egli $i fa le $tanze $re- $che di modo, che la $tate ci $i fa un $re$co mirabile. Ma io non con$iglierei un mio amico, che e$$endo caldo egli entra$$e in luoghi $imili. Mi pare hauer letto, che gli antichi $pende$$ero a$$ai in certe conche di metallo, lauorate, nelle quali $i faceuano portare il $oco uolendo$i $caldare, & io non dubito, che non ui accende$$ero delle co$e odorate, & che non u$a$$ero de carboni, che non nuoce$$ero. A no$trigior- ni è manife$to quello $i u$a, & come nella gro$$ezza de i muri $i fanno i camim, i quali u$cendo con le lor canne fuori del tetto portano il fu- 10 mo nello $patio dall’aere, doue egli $i deue auuertire, che’l fumo po$$a $enza impedimento de i contrari uenti u$cir fuori liberam\~ete, et non tor nare a dietro all’ingiu, perche le $tanze $i empirebbeno di fumo, delche niuna co$a ė piu nociua a gli occhi, doue è andato in prouerbio. Il fumo, & la mala donna caccia l’huomo di ca$a. 10 mi e$tenderei in di$criuere particolarmente molte co$e, le mi$ure, & i modi de le qua- li non $ono po$ti da Vitr. ma $apendo che pre$to uenir à in luce un libro delle ca$e priuate, compo$to, & di$$egnato dal Palladio, & hauen- do ueduto, che in quello non $i puo de$iderare alcuna co$a, non ho uoluto pigliare la $atica d’altri per mia, Vero, è che stampato il $uo Li- bro, & douendo io ristampare da nouo il Vitruuio, mi s$orzero raccogliere breuemente i precetti di quello, accioche piu utilmente posti nel mio Libro, l’huomo non habbia $atica di cercarli altroue, & $appia da cui io gli hauero pigliate. Iui $i ueder à una pratica mirabile del fabricare, gli $paragni, & gli auantaggi, & $i comincierà dal principio dei $ondamenti in$ino al tetto, quanti, & quali deono e$$ere i pezzi delle pietre, che uanno in opera, $i nelle Ba$e come ne i Capitelli & altri membri, che ui uanno $opra, ci $eranno le mi$ure delle fene$tre, i di$$egni de i camini, i modi di adornar le co$e di dentro, i legamenti de i legnami, i compartimenti delle $cale d’ogni maniera, il cauamento 20 de i pozzi, & delle chiauiche, & d’altri luoghi per le immonditie, le commodità che uogliono hauer le ca$e, le qualità ditutte le parti, co- me $ono Cantine, Magazzini, Di$pen$e, Cuccine, & finalmente tutto quello, che alla $abrica de priuati Edi$ici può appartenere, conle piante, gli inpie, profili di tutte le ca$e, & pallazzi, che egli ba ordinati a diuer$i nobili, con l’aggiunta di alcuni belli Edi$ici antichi ottima- mente di$$egnati. Per ilche io stimo, che a poco a poco l’Architettura grandita, & abbellita $i la$ciera uedere nell’antica $orma, e bellezza $ua, doue inamorati gli huomini della uenu$tà $ua, pen$eranno molto bene prima, che comincino a fabricare, & quello, che par loro bello, non cono$cendo piu oltre, col tempo gli uenira in odio, & cono$cendo gli errori pa$$ati, bia$imeranno il non uoler bauer creduto a chi gli diceua il uero. Et $e io po$$o pregare, prego e riprego $pecialmente quelli della pratria mia, che $i ricordino, che non mancando loro le ric- chezze, & il poter fare co$e honorate, uoglino ancho prouedere, che non $i de$ideri in es$i l’ingegno, & il $apere, ilche faranno, quando $i per$uaderanno di non $apere quello, che ueramente non $anno, ne po$$ono $apere $enza pratica, e fatica, e $cienza. Et $e gli pare che l’u$anza delle loro fabriche gli debbia e$$er mae$tra, s’ingannano grandemente, perche in fatti, è troppo uitio$a, & mala u$anza, 30 & $i pure uogliono concieder all’u$o alcuna co$a, ilche anch’io conciedo, digratia $iano contenti di la$ciar moderare quell’u$o da chi $i ne in- tende, perche molto bene con pratica, & ragione $i può acconciare una co$a, e temperarla in modo, che leuatole il male, ella $iriduea ad una $orma ragioneuole, e tolerabile, con auantaggio dell’u$o, della commodità, & della bellezza, et $e una co$a bislonga e capace di dugen to per$one $garbatamente, uoglino la$ciar, che $otto miglior figura, $i faccia lo i$te$$o e$$etto, & $e uogliono un determinato numero di fi- ne$tre in una $tanza, $iano contenti di la$ciarle porre al $uo luogo, con gli ordini dell’arte, perche importa molto alla bellezza, & non uie ne impedito l’u$o di quelle. Et $e io potro porle lontane da gli angoli, non $er à egli meglio, che porle $opragli angoli, & indebollire la ca- $a? Deue il padre di famiglia, cono$cendo quello gli $a bi$ogno, dire io uoglio tante $tanze, e tante habitationi, que$te per me, et per la mo- glie, quelle per li figliuoli, que$t’altre per li $erui, quell’altre per la commodità. Et poi la$ciar allo Architetto, che egli le comparti$ca, e pona al luogo $uo, $econdo l’ordine, di$po$itione, e mi$ura, che $i conuiene. $eranno le i$te$$e, $econdo il uoler del padrone, ma di$po$te ordinatamente $econdo i precetti dell’arte, & quando egli $i uedera, che riu$ci$chino, uenira una certa concorrenza trà gli huomini di 40 far bene, conbia$mo delle loro male, & inuecchiate u$anze, & cono$ceranno, che non $i na$ce Architetto, ma, che bi$ogna imparare, & cono$cere, & regger$i con ragione, dallaquale chiunque fidando$i dello ingegno $uo, $i parte, non cono$ce mai il bello delle co$e, anzi$tima il brutto bello, il cattiuo buono, & il mal fatto ordinato, eregolato. Voglio ancho e$ortare gli Architetti, e Proti, che non ucgliono ap- plaudere, & a$$entire a padroni. Anzi, che gli dichino il uero, & gli con$iglino bene, & amoreuolmente, & che pen$ino bene prima, che gli faceiano $pendere i dinari, come altroue s’e detto, perche co$i $acendo, ueramente meritaranno laude, & nome conueniente alla lo- ro pro$es$ione.

[0190]LIBRO CAP. XI. DELLA FERMEZZA ET DE LE FONDA MENTA DELLE FABRICHE.

LE $abriche, che $ono à pie piano, $e $eranno fatte al modo e$po$to da noi ne gli antedetti libri quan- do ragionato hauemo delle mura dellacittà, & del Theatro, $enza dubbio dureranno eternamen te, ma $e uorremo $otterra, & in uolti $abricare douemo fare le fondamenta de quelle $abriche piu gro$$e di quello, che è $opraterra, e i pareti di quelli edific{ij}, che ui $tan $opra, i Pila$tri, & le Colon ne $iano collocate al mezzo à piombo di quelle di $otto, perche ripo$ino $ul uiuo, e ri$pondino al $odo, perche $e i carichi de i pareti, & delle colonne $eranno po$ti in pendente, non potranno hauer continua fermezza.

10

Egli $i troua tra le ruine de gli antichi edi$ic{ij} molti luoghi $otterranei fatti à uolti con marauig lio $o lauoro, & di inestimabile grandezza, pe rò $i può de$iderare di $apere il modo di $ondare que luogbi, & di uoltarli, & di farli in modo, che $o$tentino i carichi grandi delle $abriche grandi, che gli $tanno $opra. Però Vitr. accioche ancho in que$ta parte noi non de$ideriamo alcuna co$a, tratta delle $ondationi delle $abri che. & perche ba trattato nel primo, & nel terzo, & nel quinto libro del $ondare in que luoghi, doue le $abriche uanno a pie piano, egli $i pa$- $a leggiermente in que$to luogo la ragione di que $ondamenti, riportãdo$i a gli allegati luoghi. Hora piu copio$amente egli ce in$egna il modo di $ondare per le $abriche $otterra, & ci da molti precetti, l’uno è che le $ondamenta di questi edi$ici e$$er deono pɩù gro$$e di quel che $ono le fabriche di $opr: La’altro che non douemo $opraporre ne pila$tro, ne parete, ne colonna, che non cada a picmbo $opra muri, pila$tri, ò colonne di $otto, $i perche egli è errore à nõ fare, che le eo$e di $opra na$chino dal di$otto, $i perche porta pericolo di presta ruina, quando un muro di $opra attrauer$a una $tanza, & non habbia il piede di $otto, che na$ca dal piano. Di que$ti errori è danni molti ne $ono nella citta nostra, nella- quale a me pare che gli buomini per hora deono piu pre$to e$$er auuertiti, che non incorrino ne gli errori, che ammae$trati, che facciano belli, 20 & ragioneuoli edi$ici. benche e$$er non può, che non fabrichino $enza errore, quando non fabricheranno cõ ragione, ma $eguitiamo gli altri precetti di Vitr. ilqual dice, che $e uorremo a{$s}icurar$i la doue $ono $ogli, limitati, & che da i lati habbiano erte, pila$tri, & $imil co$e, bi$ogne rà che ui $ottomettiamo alcuni rila$ci $opra iquali da i capi $i po$ano i limitari, & lo $pacio di $otto i limitari é uoto et non tocca da alcuna par te, cioe il limitare non po$a $opra alcuna co$a, perche $i $pezzerebbe, & percio dice che abbracciano tutto lo $pacio.

Oltra di que$to $e tra i $ogliari longo i pila $tri, e le ante $eranno $ottopo$te i rilafci, che po$tes detti $ono, non haueran- no di$etto, perche i limitari, & le traui e$$endo dalle fabriche caricate nel mezzo $paccate rompono $otto le piane le $trutture, ò congiunture. Ma quando ci $eranno $ottopo$ti, & come cunei $oggetti i rila$ci, non la$cieranno le traui $opra$edendo à quelli, offenderla. Deue$i ancho procurare, che gli archi leuino i pe$i con le diui$ione de i cunei, è i legamenti che ri$pondino al centro, perche quãdo gli archi $eranno $errati da i cunei oltra le traui, & i capi de i $opralimitari, prima la materia $olleuata dal carico non $i aprirà. Dapoi $e per la uecchiezza $aranno alcun danno $a 30 cilmente $enza pontelli $i potra mutare. _Que$to $i uede in alcuni edi$ici in Roma, che ne i pareti $ono gli archi cõ i cunei ri$pondenti_ _al centro, & $opra i limitari delle porte, & $opra i $ogli delle fine$tre, iquali alleggeri$cono il pe$o grandemente de i pareti, quando $ono ben_ _fatti, & danno commodita di acconciare, & rimediare a i danni $enza apuntellare, & $enza $are armature._ Similmente quelli edi$ici, che $i fanno à pila$trate, & con le diui$ioni de i cunei ri$pondendo le congiunture al centro, $i rinchiudo in arco.

Qui pare che Vitr. tocchi l’opera ru$tica doue $opra le porte i cunei di gro$$e pietre in arco $i $errano, & le bugne, che co$i chiamo le diui$ioni de i cunei, ri$pondeno al centro, & accenna, che que$ti lauori $i fanno à pila$trate, cioe a colonne quadre, & hanno di$opra gli archi, & le $or- nici, & non gli architraui, & ci da un precetto degno da e$$er o$$eruato, imperoche dice, che le ultime pila$trate $i dcono fare di $pacio piu lar- ghe, che le mezzane, & ne rende la ragione. Dice adunque.

In que$te fabriche fatte à pila$tri, le ultime pila$trate $i deono fare di $pacio piu largo, accioche habbian $orza di re$i- $tere quando i pareti oppres$i da i carichi per le congiunture, che $i $tringono al centro $i allargheranno le impo$te, ò 40 quelle pietre, che $tanno di $opra oltra il cuneo di mezzo. Et però $e pila$trate angulari $eranno di grandezza mag- giore contenendo i cunei faranno l’opere piu ferme. Dapoi che in tal co$e $i hauerà auuertito di porui diligenza al- lhora niente dimeno $i deue o$$eruare, che tutto il re$to della muratura ri$ponda à piombo, ne pieghiin alcuna par- te. Ma grandis$ima deue e$$er la cura delle fabriche, che $i fanno al ba$$o, & nelle fondamenta, percioche in quelle l’a$$unanza della terra $uol partorire infiniti difetti, perche la terra non puo e$$er $empre dello i$te$$o pe$o, che $uol e$$er nella $tate, ma nel uerno riceuendo dalle pioggie la copia dell’acqua, cre$ce, & col pe$o, & con la grandezza di $rompe, e $caccia $pe$$o le $epi della muratura, però accioche $i dia rimedio â que$to mancamento, egli $i ha da fare in que$to modo, che prima per la grandezza dell’a$$unanza della terra $i faccia la gro$$ezze della muratura, dapoi nelle fronti $iano po$ti i contra$orti o $peroni, tanto di$tanti uno dell’altro, quanto e$$er deue l’altezza del fonda- mento, ma $ian della i$te$$a gro$$ezza del fondamento, ma dal ba$$o tanto habbiano di piede, quanto e$$er deue 50 gro$$o il fondamento, ma poi à poco à poco inalzando$i $i ra$tremino tanto, che di $opra $iano co$i gro$$e, quanto è gro$$o il muro dell’opera che $i fa. Oltra di que$to dalla parte di dentro uer$o il terreno come denti congiunti al muro à gui$a di $ega $ian fatti, di modo, che ogni dente tanto $ia di$tante dal muro, quanto e$$er deue l’altezza del fondamento, & le muratura di que$ti denti $iano della gro$$ezza del muro. Similmente $u le cantonate, quando $i haueremo tirato dallo angulo di dentro quanto occupa lo $pacio dell’altezza del fondamento, $ia $egnato da una parte, & l’altra, & da que$ti $egni $ia fatta una muratura Diagonale, & del mezzo di quella un’altra $ia congiunta con l’angulo del muro, co$i i denti, & le murature Diagonale, che non la$cieranno che il muro calche di tutta for- za, ma partiranno rittenendo l’impeto dell’a$$unanza del terreno. _Il pre$ente luogo dichiara, quello che nel primo libro s’è_ _detto al quinto capo, & è facilmente e$pre$$o da Vitr. pur non ci accade altra figura. Seguita Vitr. dicendo._

In che maniera le opere deono e$$er fatte $enza di$$etto, & come deono e$$er auuertiti quelli, che cominciano, io ho e$- 60 po$to. Ma del modo di mutare le Tegole, gli A$$eri, i Tigni, non $i deue hauer quel pen$iero, che $i ha delle $opra- dette co$e; perche ageuolmente $i mutano, & però ne ancho $ono $timate co$e $ode. Io ho e$po$to con che ragioni, & in che modo que$te co$e potranno e$$er ferme, & ordinate. Ma non è in potere dello Architetto di u$are, che ma- teria li piace perche non na$ce in tutti i luoghi la copia d’ogni materia (come e$po$to hauemo nel pros$imo libro.

Oltra che egli è in potere del patrone di edificare, ò di quadrelli, ò di cementi, ò di quadrato $a$$o. L’approuare adun que di tutte le opere, e in tre parti con$iderato, imperoche egli $i proua un’opera, òper la $ottigliezza dello arte- fice, ò per la Magnificenza, ò per la Di$po$itione. Quando $i uedrà l’opera per$etta magni$icamente con ogni pote re, egli $i lauderà la $pe$a. Ma quando $i uederà fatta $ottilmente $i trouerà la manifattura del fabro, ma quando $erà bella, & hauerà autorità per le proportioni, e Simmetrie, il tutto tornerà à gloria dello Architetto, & que$te co$e tor neran bene quando l’Architetto & da gli arti$ici, & da gli I dioti $opporterà e$$er con$igliato. Percioche tutti gli 70 huomini non $olo gli Architetti po$$ono prouare quel, che è buono, ma ci è que$ta differenza tra gli Idioti, & gli Architetti, che lo Idiota, $e egli non uede la co$a fatta, non puo $apere quello, che deue riu$cire, ma lo Architetto poi che in$ieme hauerà nell’animo ordinato prima, che egli dia principio, ha per certo quello, che e$$er deue, & di bellez za, & di u$o, & di Decoro. Io ho $critto diligentemente quanto ho potuto chiaris$imamente quelle co$e che io ho pen$ato e$$er utili à gli edi$ic{ij}, & come $i deono fare. Ma nel $eguente uolume io e$ponerò delle politure di quelli accio che $iano eleganti, & $enza uitio durino longamente.

Qui altro non dico, $e non. che con diligente cura $i pen$i à quello, che Vitr. ha detto in $ine del pre$ente libro.

IL FINE DEL SESTO LIBRO. [0191]LIBRO SETTIMO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. PROEMIO.

ET PRVDENTEMENTE, & utilmente deliberarono i no$tri maggiori di la- $ciar à po$teri per relatione de Commentari i pen$ieri de gli animi loro, accioche non peri$$ero, ma in ogni età cre$cendo, & in luce mandati con i uolumi à poco à poco con la uecchiezza perueni$$ero alla $omma $ottigliezza delle dottrine. Et però nõ di poche, ma d’infinite gratie à quelli tenuti $iamo, che non hanno con inuidia uoluto tacere, ma hanno procurato con $critti mandar à memoria ogni maniera di $entimento, perche $e co$i fatto non haue$$ero; noi non haueres$imo potuto $apere, che co$e $tate fu$$ero fatte nella città di Troia; ne quale opinione Thalete, Democrito, Anaxagora, Xeno- fonte & gli altri Filo$ofi naturali haue$$ero hauuto della natura delle co$e, & qual deliberatione della uita haue$$ero à gli huomini la$ciato; Socrate, Platone, Ari$totile, 10 Zenone, Epicuro, & gli altri Filo$ofanti. Ouero qual co$a, & con che ragione Cre- $o Ale$$andro, Dario, & gli altri Re fatte haue$$ero, $e i maggiori no$tri, con gli ammae$tramenti alla memoria di tutti, per la po$terità non l’haue$$ero $criuendo inalzate. Et però $i come à que$ti $i deue hauer gratie, co$i per lo contrario deono e$$er bia$imati, coloro, iquali furando gli altrui $critti per $uoi gli uanno publicando, & non $i sforzano con i propi loro pen$amenti di $criuere, ma con inuidio$i co$tumi l’altrui opere uiolando s’auantano, & però non $olamente $ono degni di ripren$ione, ma, perche hanno menato la lor uita con empi co$tumi e$$er, deono ca$tigati. Etperò que$te co$e e$$er $tate uendicate curio$amente da gli antichi $i dice: gli e$iti de i quali ne i giudi- c{ij} come fu$$ero, non pen$o che $ia fuori di propo$ito e$plicare, come à noi $ono $tati la$ciati.

I Re Attalici indotti dalla dolcezza di $apere le ragioni delle co$e hauendo à commun diletto fatto una bella, & egre- gia libraria nella Città di Pergamo. Ptolemeo d’ardente zelo di de$iderio incitato à quel tempo con non minore in 20 du$tria $i forzò di farne una in Ale$$andria mede$imamente, & hauendo ciò fatto con $omma diligenza, non pen$o, che que$to fu$$e a$$ai, $e egli non haue$$e cercato diaccre$cerla con noue $emenze, & però con$acrò i giuochi alle Mu$e, & ad Apollo, & come de gli Athleti, co$i à i uincitori de i communi $crittori ordinò premi, & ampi modi di e$$er honorati, poi che que$te co$e furono ordinate, & e$$endo il tempo da fare i giuochi, $i doueua eleggere i giu- dici litterati, che quelli doue$$ero approuare.

Il Re hauendone gia fatto, & eletto $ei, & non potendo co$i pre$to rittrouare il $ettimo, $i con$igliò con quelli, che era no $opra$tanti alla libraria, & dimandò loro $e haue$$ero cono$ciuto alcuno, che fu$$e atto à que$to giudicio.

Ri$po$ero, che era un certo detto Ari$tofane, ilquale con grande $tudio, & con $omma diligenza ogni giorno per ordi ne compiutamente turti que libri leggeua. E$$endo adunque nel ridotto de i giuochi partite le $edi $ecretamente di coloro, che haueuano à giudicare, chiamato Ari$tofane con gli altri, in quel luogo, che gli fu con$egnato $i po$e.

30

Introdutto fu prima l’ordine de poeti al contra$to, e recitando$i gli $critti loro tutto il populo con cenni addimanda- ua quello, che que giudici approua$$ero, e$$endo adunque dimandate da ogn’uno le oppinioni, $ei concor$ero in una $entenza i$te$$a, & quello, che haueuano auuertito e$$er $ommamente alla moltitudine piaciuto, à quello dauano il primo premio, & à quello, che era dapoi, il $econdo.

Ari$tofane e$lendogli richie$to il $uo parere, uolle, che prima fu$$e prononciato quello, che men diletto haue$$e detto al popolo. Ma sdegnando$i il Re, in$ieme con glialtri, egli $i leuo in piedi, e pregando impetrò, che gli fu$$e la$cia- to dire. Et co$i fatto $ilentio dimo$trò quel $olo tra quelli e$$er poeta, & gli altri recitare le co$e aliene, & che bi$ogna ua, che i giudici approua$$ero gli $critti, & non i $urti.

Merauigliando$i il populo, & dubitando il Re egli confidato$i nella memoria tra$$e di certi armari in$initi uolumi, e comparandogli con leco$e recitate, isforzò quelli à con$e$$are d’hauerle rubbate, & pero il Re uolle, che contra 40 que$ti $i procede$$e come di ladronezzo, & condannati con uergogna gli diede licenza, & adornò con grandis$i- midoni Ari$tofane dandogli il carico $opra la $ua libreria.

Ne gli anni $eguenti Zoilo uenne di Macedonia in Ale$$andria, dico quello, che hebbe il cognome di Flagellatore di Homero, e recitò i $uoi uolumi al Re fatti contra la Iliade, & l’Odi$$ea. Perche uedendo Ptolemeo il padre dei Poe- ti, & la guida della dolcezza del dire e$$er in a$$enza accu$ato, & e$$er da colui uituperato quello, che da tutte le genti era pregiato, sdegnato$i non gli diede alcuna ri$po$ta. Zoilo poi dimorando longamente nel regno oppre$$o dal bi$ogno mandò $ottomano dimandando al Re, che gli fu$$e dato qualche co$a.

Diceli che il Re ri$po$e. Homero ilquale e mancato mille anni auanti pa$cere molti migliaia di per$one, & però e$- $er conueniente, che colui, che faceua profes$ione d’e$$er di miglior ingegno pote$$e non $olamente $e $te$$o, ma anchora piu gente notrire, & in $omma $i narra la morte di Zoilo, come di Parricidio condennato.

50

Altri dicono quello da Philadel$o e$$er $tato in croce conficcato, altri lapidato, altri à Smirna uiuo po$to in una pira: Dellequai co$e qualunque auuenuta gli $ia degna certamente à i meriti $uoi è $tata la pena, perche altro non me- rita colui, che in giudicio chiama quelli, de quali la ri$po$ta non $i puo nella lor pre$enza dimo$trare, che oppinio- ne habbiano hauuto $criuendo.

Ma io ò Ce$are, ne mutati gli altrui indici trappo$to il nome mio ti mo$tro que$to corpo, ne bia$imando gli altrui pen$ieri, per quello uoglio approuare, & lodare me $te$lo, ne de$idero, che $imile opinione $ia hauuta di me, per- che niuna co$a ho detto, che da altri io non habbia cercato, & inte$o, & $e co$a, è che dir $i po$$a e$$er mia, la fatica, & lo $tudio certamente $i puo dire.

[0192]LIBRO

Maio rendo infinite gratie à tutti gli $crittori, che con l’acutezze de gli ingegni loro con l’età conferite hanno in di- uer$e maniere abondantis$ima copia di co$e preparato, dallequali, come da fonti; cauando noi l’acqua, e traducen- dola al propo$ito no$tro, piu feco nde, & piu $pedite forze hauendo nello $criuere, & in tali authori confidati$i, prendemo ardimento di far co$e noue.

Et però hauendo io da loro tal principio pigliando quelle ragioni, che io ho ueduto e$$er al ca$o mio apparecchiate, ho cominciato andar inante, perche prima Agatharco, mentre E$chilo in Athene in$egnaua la Tragedia, fece la Scena dipinta, & di quella ne la$ciò il Commentario.

Da que$to ammonito Democrito, & Anaxagora $cri$$ero della i$te$$a ca$a, in che maniera bi$ogna con ragione natu- rale dal centro po$to in luogo certo corri$ponder all’occhio, & alla drittura de i raggi con le linee, accioche d’una co$a incerta le certe imagini delle fabriche nelle pitture delle Scene rende$$ero Pa$petto loro, & quelle che nelle 10 fronti dritte, & nei piani fu$$ero figurate, $corza$$ero fuggendo, e pare$$ero hauer rilieuo.

Dapoi Sileno fece un uolume delle mi$ure Doriche. Del Tempio Dorico di Giunone che è in Samo $cri$$e Theodoro.

Dello Ionico à Diana con$ecrato in Efe$o Cte$ifonte, & Metagene.

Di quello di Minerua in Priene, che è di lauor Ionico, ne parlo Phileo.

Di quello, che è Dorico in Athene pur di Minerua nella Rocca. Ictimo, & Carpione, Theodoro Phoce$e della Cuba, che è in Del$o. Phileno delle mi$ure de i Sacri Tempi, & dello Armamento, che era al porto Pireo.

Hermogene del Tempio Ionico dɩ Diana, che è in Magne$ia P$eudodipteros, & di quello, che è à Teo di Bacco Mono- pteros.

Argelio delle mi$ure Corinthie, & delle Ioniche ad E$culapio in Tralli, ilquale $i dice e$$er di $ua mano.

Del Mau$o leo Satiro, e Pitheo, à i quali ueramente la felicità fece un grandis$imo dono, perche le arti loro $timate $o 20 no hauer $empre grandis$ime lodi, & fiorite continuamente, & hanno anchora dato mirabil opere $econdo le co$e pen$ate da loro, perche in cia$cuno lato del Mau$oleo à concorrenza cia$cuno artefice, $i tol$e di ornare, & prouare la parte $ua, Leochare, Bria$$e, Scopa, e Praxitele, & altri ui mettono Timotheo, la eccellenza grande dell’arte de i quali con$trin$e il nome di quella opera peruenire alla $ama de i $ette miracoli del mondo.

Molti ancho men nominati hanno $critto le regole delle proportionate mi$ure come Nexare, Theocide, Demofilo, Pollis, Leonida, Silanio, Melampo, Sarnaco, Eufranore. Similmente delle Machine, come Cliade, Archità, Archimede, Cte$ibio, Nimfodoro, Philo Bizantino, Diphilo, Charida, Pol{ij}do, Phitone, Age$i$trato.

Deicommentari dei quali quello, cheio ho auuertito e$$er utile à que$te co$e raccolte ho ridutto in un corpo, e que $to $pecialmente, percheio houeduto molti uolumi $opra que$ta co$a da Greci, & pochi da no$tri e$$er dati in lu ce, perche Fus$itio primo di tal co$e deliberò di dar in luce un mirabile uolume.

30

Et appre$$o Terentio Varrone $cri$$e delle noue di$cipline, & un libro di Architettura.

Publio Settimio ne fece due. Et piu non è $tato chi habbia dato opera à $imile maniera di $critture, e$$endo $tati i cit- tadini grandi Architetti, iquali hanno potuto $criuere non meno elegantemente de i $opradetti, perche in Athe- ne Anti$thene, e Calle$cheo, & Antimachide, & Dorino Architetti po$ero le $ondamenta del Tempio, che faceua far Pi$i$trato di Gioue Olimpio, ma dapoi la morte di quello per lo impedimento delle co$e publiche lo la$ciarono imperfetto, & però da dugento anni dapoi Antiocho Re hauendo prome$$o la $pe$a per quell’opera Co$$utio Cit- tadin Romano con gran prontezza, & $omma cognitione nobilmente fcce la Cella, & la collocatione delle colon- neintorno il Dipteros, & la di$tributione de gli Architraui, & de gli altri ornamenti con proportionata mi$ura.

Que$ta opera non $olamente tra le uulgari, ma tra le poche e dalla magnificenza nominata, perche in quattro parti $ono le di$po$itioni de i luoghi facri di marmo ornate, dellequali que$te con chiaris $ima fama nominate $o 40 no; le eccellenze dellequali, & i prudenti apparati de i loro pen$ieri hanno nei $eggi de i Dei gran merauiglia, & $i fanno guardare prima il Tempio di Diana in Efe$o alla Ionica fu fatto da Cte$ifonte Gno$io, & da Meta- gene $uo figliuolo, & poi Demetrio $eruo di Diana, & Dafni Milefio à Mileto fecero il Tempio d’Apollo con le mi$ure Ioniche, Ictimo alla Dorica à Cerere Eleu$ina, & à Pro$erpina fabricarono una cella di $mi$urata grandezza, $enza le colonne di fuori allo $pacio dell’u$o dei $acrɩfic{ij}, & quella dominando in Athene De- metrio Falereo, dapoi fu facta da Philone d’a$petto Pro$tilos, & co$i accre$ciuto il ue$tibulo la$ciò lo $pacio à quelli, che con$acrauano, & diede grande autorità all’opera.

In A$ti $i dice ancho, che Co$$utio $i pigliò la impre$a di far Gioue Olimpio loro amplis$imi moduli, & di mi$ure, e proportioni Corinthie, come s’è detto di $opra, delqual niuno Commentario è $tato ritrouato.

Ne$olamente da Co$$utio tal $orte de $critti $ono da de$iderare, ma ancho da Caio Mutio, ilquale confidato$i nella 50 fua grande $cienza, con legittime ordinationi dell’arte condu$$e à fine il Tempio dell’honore, & della uirtu della cella Mariana, & le proportioni delle mi$ure, & de gli Architraui.

Quel Tempio $e egli fu$$e $tato fatto di marmo, accioche egli haue$$e hauuto come dall’arte la $ottigliezza, co$i dal- la magnificenza, & dalle $pe$e l’autorità certamente tra le prime, e grand’opere $arebbe nominato.

Ritrouando$i adunque, & de gli antichi no$tri non meno de i Greci e$$ere $tati grandi Architetti, & molti an- cho di no$tra memoria, & non hauendo quelli $e non poco $critto de i precetti dell’ Archi tettura.

Io non ho pen$ato di uoler con $ilentio pa$$armi, ma per ordine in cia$cun libro trattar di cia$cuna co$a, & però hauendo io nel $e$to con diligenza $critto le ragioni de i priuati edific{ij}.

In que$to, che è $ettimo in ordine uoglio trattar de gli ornamenti, & e$primere con che raggione habbiano, & bellezza è $tabilità.

60

_NEL_ $ettimo Vitr. ci dai precetti delle politure, & de gli adornamenti delle fabriche, & non $enzaragione ha po$to in que$to luogo la detta materia $eguitando egli l’ordine di natura, che prima pone le co$e in e$$er, & poile adorna.

Hanno adunque le parte de glɩedi$ici i loro adornamenti, & prima i piani, dapoi i pareti, & finalmente i tetti. A i piani è nece$$arɩo il pauimento, & $uolo, à i murɩ l’intonicature, & i bianchimenti, & le pitture, à i tetti & $olari i $offitati, & ancho le pitture. & perche le co$e e$$er deono non men belle, che durabili, però Vit. abbraccia in que$to libro, & la fermezza, & lo adornamento, & adorna ancho il pre$ente libro d’un belli{$s}ɩmo proemio, ilqual commenda la uirtu de pa$$ati, accu$a l’arroganza de gli imperiti, è rende gratitudine à i precettori. ɩl proemio è $acɩle, & pieno d’hi$torie, è narrationi, & e$$empi, iquali io non uoglio confirmare con altri detti, che con quelli di Vit. il re$to ancho del libro è facile per la maggior parte, però ci leuer à la fa- tica di lunga commentatione.

70

Tratta ne i primi quattro capi de gli adornamenti de i pauimenti, & dal quinto fin al $ettimo parla della ragione del dipignere, & del incro- stare de marmi, dal $ettimo fin al fine del libro parla de i colori naturali, & artificiali, noi ci fermaremo doue $ara bi$ogno.

[0193]SETTIMO. CAP. I. DE I TERRAZZI.

ET prima comincierò à dire de i $gro$$amenti dei Terrazzi, che $ono i princip{ij} delle politure, & de gli ornamenti delle fabriche, accioche con maggior cura è prouedimento $i gnardi alla fermez za. Se adunque egli $i deue sgro$$are, e terrazare à pie piano cerchi$i il $uolo $e gli è tutto $odo, & poi $ia i$pianato bene, e pareggiato, & $e gli dia il terrazzo con la prima cro$ta. Ma $e tutto il luogo, ò parte $era di terreno commo$$o, egli bi$ogna con gran cura, e diligenza ra$$odarlo, $i che $ia ben battuto, & pallificato. Ma s’egli $i uuole terrazzare $opra i Palchi, ò Solari, bi$ogna bene auuertire $e ci è qualche parete, che non uenghi in $u, che $ia fatto $otto il pauimento, ma piu pre$to rila$ciato hab bia $opra $e il tauolato pendente, perche u$cendo il parete $odo, $eccando$i la trauature, ouer dando in $e per lo tor 10 cer$i, che fanno, $tando per $odezza della fabrica, fa di neces$ità dalla de$tra, & dalla $ini$tra longo di $e le fi$$ure ne i pauimenti.

Ancho bi$ogna dar opera, che non $iano me$colate le tauole di E$culo con quelle di Quercia, perche quelle di Quer- cia $ubito, che hanno riceuuto l’humore torcendo $i fanno le fi$$ure ne i pauimenti.

Ma s’egli non $i potrà hauere de gli E$culi, & la neces$ità per bi$ogno ci co$trignerà u$are la Quercia, co$i pare, che bi$ogni operare, che quanto $i puo $i $eghino $ottili; $ottili; perche quanto meno haueranno di forza tan to piu facilmen- te conficcate con chiodi $i teneranno in$ieme? Dapoi per cia$cun traue nelle e$treme parti dell’a$$e $iano confitti due chiodi, accioche torcendo$i dall’una parte non pos$ino glianguli $olleuare. Perche del Cerro del Faggio, & del Farno niuno puo alla uecchiezza durare. Fatti i tauolati $e egli ci $ara del Felice, $e non della paglia $ia $otto di$te$a, accioche il legname $ia dife$o da i danni della calce, allhora poi ui $ia me$$o il $a$$o pe$to non minore di quello, che 20 puo empir la mano, & indottoui quello $ia sgro$$ato, & impo$toui il terrazzo, ilquale $e $erà fatto di nouo in tre parti di e$$o ne $ia una di calce, ma $e di uecchio $erà riffatto ri$ponda la me$colanza di cinque à due, dapoi $ia dato il terrazzo, & pe$tato con i ba$toni di legno da molti huomini, e benis$imo ra$$odato, & tutta que$ta pa$ta non $ia men alta e gro$$a di onze noue, ma poi di $op ra ui $i metta l’anima di te$tole, cioè la cro$ta, ò coperta piu re$i$tente detta Nucleus, hauendo la me$colanza à tre parti di quella d’una di calce, $i che il pauimento non $ia di minor gro$$ez za di $ei dita. Sopra que$t’anɩma à squadra, & à liuello $ia $te$o il pauimento ò di taglietti di petruccie, ò di quadri grandi.

Quando quelli $eranno po$ti in$ieme, & la $oper$icie, eminente u$cirà fuori, bi$ogna fricarli in modo, che e$$endo il pauimento di petruccie non ci $iano alcuni rilieui, ò gradi $econdo quelle forme, che haueranno i pezzi, ò tonde come $cudi, ò triangolari, ò quadrate, ò di $ei anguli, come i faui delle api, ma $ian po$ti in$ieme drittamente, & il tutto $ia piano, & agguagliato.

30

Ma $e’l pauimento $erà di quadri grandi bi$ogna, che habbian gli anguli eguali, & che niente e$ca fuori della i$piana- tura, perche quando gli anguli non $eranno tutti egualmente piani, quella frecatura non $era compitamente per- fetta. Et co$i $e’l pauimento $era fatto à $piche di Te$tole, ò di Teuertino deue$i fare con diligenza, $i che non hab- bia canali, ò rilieui ma $ian di$te$i, & à regola i$pianati. Ma poi $opra la fregatura quando $eranno fatte li$cie, ò po- lite, ui $ia criuellato il marmo, & di $opra ui $ian indotte le cinte di Calce, & di Arena.

Ma ne i pauimenti fatti alla $coperta bi$ogna u$ar diligenza, che $iano utili è buoni, perche le trauature per l’humore cre$cendo, ouero per lo $ecco $cemando, ò u$cendo di luogo, col far panza mouendo $i fanno i terrazzi difetto$i.

Oltra di que$to i freddi, i giacci, & l’acque non gli la$ciano $tar intieri, & però $e la neces$ita uorrà, che $i facciano, ac- cio non $iano difetto$i bi$ogna operare in que$to modo.

40

Quando egli $erà fatto il tauolato, bi$ogna $opra farne un’altro attrauer$o, ilquale con chiodi conficcato faccia una armatura doppia alla trauamenta, dapoi $ia data la terza parte di te$tole pi$te al terrazzo nouo, & due parti di Cal- ce à cinque di e$$o ri$pondino nel mortaio.

Fatto il riempimento po$to ui $ia il terrazzo, & quello ben pi$to non $ia men gro $$o d’un piede, ma poi indottaui l’a- nima, come s’è detto di $opra $ia fatto il Suolo, ò Pauimento di quadro grande, hauendo in dieci piedi due dita di colmo, que$to pauimento $e $era ben impa$tato, & i$pianato, $era da tutti i diffetti $icuro, ma perche tra le com- mi$$ure la materia non pati$ca da i ghiacci, bi$ogna ogni anno anantiil Verno $atiarlo di fece d’oglio, perche a que- $to modo non la$ciera riceuere la brina del gelo, che cade.

Qui Vit. Parla delli Terrazzi che $i fanno al $coperto $opra le ca$e.

Ma $e egli ci parerà di uoler far que$to con piu diligenza, $iano po$te le tegole di due piedi tra $e comme$$e, $opra 50 il terrazzo $ottopo$toui la materia, hauendo in ognilato delle loro Commi$$ure i Canaletti larghɩ un dito, lequali poi che $eranno congiunte, $iano empite di calce, con oglio battuta, & $iano fregate in$ieme le congiunture, e ben comme$$e, co$i la calce, che $i attachera ne i canali, indurando$i non la$ciera, ne acqua, ne altro trappa$$are tra quelle commi$$ure, dapoi che co$i $era gettato que$to terrazzo, egli iui $i deue $opra indure l’anima, & con ba$to ni rammazzarla bene: ma di $opra $i deue pauimentare ò di quadri, ò a $piche di Te$tole $econdo che è $opra$crit- to dandoli il colmo.

Que$te co$e quando $aranno fatte in que$to modo, non $i gua$teranno.

Il primo luogo trale politure tengono i sgro$$amenti, ò Terrazzi, che $i chiamino. Que$te $ono ò à pie piano, ò in $olaro, & que$te, ò co- perte, ò $coperte, $i $ono à pie piano, ouero il terreno è mo$$o, ouero è $odo.

Ditutte que$te maniere Vitru. cida i precetti. Il terren $odo deue e$$er i$pianato, e liuellato, & poi indurui $opra il terrazzo con la prima co- 60 perta, & qui douemo $apere che gli antichi u$auano molta diligenza nel fare i pauimenti, perche poneuano molte mani di co$e per fare il $uolo, cioè molte coperte una $opra l’altra, cominciando dalla piu ba$$a cro$ta con materia piu gro$$a, & uenendo alla $uperficie di $opra $empre con materia piu minuta, auuertendo ancho molto bene al tempo di fare i pauimenti, come io dirò dapoi.

Per fondamento adunque porre $i deue (come dice Vitru.) di $otto il $a$$o non piu grande del pugno, ouero il Quadrello, & que$to fon- damento Vitru. chiama Statumen, & questo ɩn$ieme con la materia piu gro$$a.

Ma $e il terreno $er à commo$$o, è nece$$ario batterlo, & ra$$odarlo molto bene, & con pali unirlo, accioche non s’allarghi, & faccia rom- pere, e crepare il pauimento, nel che bi$ogna u$are grandis$ima diligenza, indi poi $pianarlo, & far come di $opra inducendoui il pri- mo $gro$$amento.

Ma $e ne i palchi $opra le trauature uorremo gettare i pauimenti, bi$ogna $opra le traui porre un’ordine di tauole attrauer$ate, & auuertire che la trauatura, & il parete, che $o$tenta quel tauolato, $ia d’una $ote di legname, ò di pietra egualmente gagliarda, e forte, accioche 70 una parte $o$tenendo il pe$o, & l’altra cedendo non faccia di$egualità dalche, ne na$ca, che’l pauimento crepi, come $i uede $pe$$o, che da i capi delle trauature uicine al parete, perche in que luoghi il capo del traue è forte per e$$er uicino al centro doue egli s’appoggia, & nel mezzo è debɩle, per il che la materia del mezzo dando luogo $i rila$cia da i capi, & fa le crepature ne i pauimenti.

Nelle trauature, & tauolati bi$ogna auuertire di non me$colare legname di piu $orte, perche in diuer$i legni, e dɩuer$a natura, ne uno e co$i $aldo, come l’altro, dalche ne na$cono i diffetti de i Pauimenti.

Per la i$te$$a ragione $opra la trauatura, ò tauo lato bi$ogna porui della paglia, ò del Felice, perche la calce, che entra nel terrazzo non gua- [0194]LIBRO $ti il legname, & co$i gettar bi$ogna il primo fondamento di pietra non meno di quanto cape la mano, e sgro$$are col Terrazzo.

V$auano due $orti di Terrazzo, il nouo, che $i $a di pietra allbora pe$ta, ò di te$tole aggiugnendoui una parte di Calcina, à due di quelle, il uecchio rinouato fatto di pauimenti gia ruinati, nella cui me$colanza ui ua à cinque di terazzo due di calcina.

Gettato il terrazzo, e nece$$ario batterlo bene, però à que$to officio gli antichi eleggeuano un numero di buomini fin à dieci, perche $i poteua- no accommodare in una stanza, che uno non impediua l’altro, & $i faceuano tante decurie, cioè tanti dieci buomini, quanti era nece$$a- rio, di modo, che uno commandaua, & $opra$taua à dieci.

Questo modo dɩ battere, ra$$odare, e $pianare il terrazzo noi chiamamo Or$are. L’altezza, ò gro$$ez za di quella materia co$i pe$ta, e bat- tuta e$$er deue non meno di once noue, che Vitr. dice Dodrante, & que$to è il primo $gro$$amento, & la prima crosta, ò letto del pauimen- to. Sopra ilquale di piu $ottile, & minuta materia $i deue indurre un’altra mano, che come anima, & $odezza e$$er s’intende, & è di te$tola ben pistata, che di due parti, ne habbia una di calce. Sopra que$ta crosta s’induce il pauimento, ò di pietra cotta, ò d’altra pietra, & que- 10 $ta, ò $erà minuta come mu$aico, ò di quadri grandi, $econdo la grandezza, ò bellezza, che $i de$idera, ben $i de$idera opera, che le pietre di che forma $iano, ò quadretti, òritondi come $cudi, che Vitr. dice Scutulis, ò Triangulari, ò di $ei anguli, che Vitr. chiama faui, perchei faui, & le ca$elle delle api 4ono in $ei anguli, ò di che $i $ieno, $ian tutte eguali in un piano uni- L’Antico. Filandro. te, & $i $contrino à punto, che una non $ia piu alta deli’altra, che i lati, & gli anguli $ieno uni ti, ɩlche $i fa con il fregarli molto bene, & li$ciarli con diligenza. V$auano gli antichi alcune cro$te fatte di Arena, & di calce, & minute te$tole, nellequali ui andaua la quarta parte di Te uertino pesto, u$auano ancho alcuni quadrelli gros$i un dito larghi due, lunghi altrettanto, che $tauano in taglio, as$iimigliando le $piche, que$te polite figure, & lu$tre erano $i, che nõ $i uede- uano le comm$$ure, ne una minima pietra, che ucci$e de ɩ termini, però erano mirabilmente piane, & di$te$e, & $pecialmente uaghe, co$i e$pongono glialtri, ma io dico che uanno altra- 20 mente queste erano nel pauimento poste, accioche l’acqua, & l’humidità non pa$$a$$e alla tra- uatura, erano piane, & $opra que$te era una mirabil cro$ta di marmo pe$to d’Arena, & di cal ce, che Vitr. chiama Lorica a$$ai ben gro$$a, laquale copriua quel lauoro fatto à $piche, co- me $i uede nelle ruine antiche, e quel lauoro à $piche non è come pone il Filandro, ma come è per la pros$ima figura dimostrato, $econdo l’e$$empio tolto dallo antico, & erano della gran- dezza di que$to quadro che contiene la figura, e gro$$e un’oncia, & que$te co$e $i u$auano al coperto.

Ma$otto Paere ui bi$ognaua altra manifattura, e$$endoui maggior pericolo <002> li ghiacci, per la humi dit\.a, & per l’ardore, però bi$ogna fare due mani dɩ tauolati uno attrauer$o de l’altro, che $ia no b\~e chiodati in$ieme, dipoi col terrazzo nouo bi$ogna me$colar due parti di testa pe$ta, et due 30 parti di calce à cinque ri$pondino nella me$colanza che $i fa col detto terrazzo, fatto il letto di $otto indur ui bi$ogna la $econda cro$ta alta un piede, $opra laquale ui ua l’anima, $opra l’anima il pauɩmento come è $tato detto, che nel mezzo $ia gonfio, e colmo $i, che in dɩeci piedi habbia due dita di colmo, ilqual pauimento $ia fatto, de quadri gros$i due dita, con que $ta manifattura noipotemo as$icurar$i dal danno delle pioggie, & de i ghiacci.

Ma per le politure, e $pianamenti egli $i piglia un pezzo di piombo, ò di $elice, di molto pe$o $pia nato, & quello con funi tirato $u, & gɩu, di qua, & di la $opra il pauimento $pargendoui $em pre della Arena a$pera, & dell’acqua i$pianail tutto, & $e gli anguli, & le linee del $elica- to non $ono con$ormi, que$to non $i puo far commodamente, & $e’l pauimento, e con oglio di lino fregato rende un lu$tro, come $e $u$$e di Vetro.

40

Similmente $er à buono $pargerui della Amurca, ò gettarui piu uolte $opra dell’acqua, nellaqua- le $ia $tata e$tinta la calce, & $e uuoi acconciare un terrazzo rotto prendi una parte di tego- le pe$te, & due di bolo armeno, & incorpora con ra$a pre$$o al fuoco, & $caldato, che ha- rai il terrazzo, gettaui $opra questa materia, & poicon un ferro caldo $tendila gentil- mente.

Et co$ifarai ancho $e col marmo polucrizato me$colerai Calcina bianca cruda in acqua boglien- te, & la$ciate $eccare fatto que$to tre, ò quattro fiate impa$terai con latte, & con quel colore, che ti piacerà di dare, & $e uole$ti far parere l’opera di mu$aico, poni la detta ma- teria nelle forme, dandoli quel color che ti piace, ma poi dalli l’oglio caldo, ouero impa$ta con colla di cacio il marmo tamiggiato, pur che la colla $ia stemperata con chiara d’uuoua ben bat- 50 tuta, poi ui metti la calce, & impa$ta.

CAP. II. DI MACERAR LA CALCE PER BIANCHEGGIARE ET COPRIRE I PARETI.

QVANDO dal pen$iero di far ipauimenti ci $aremo partiti, allhora bi$ogna dichiarire il modo di biancheggiare, & polire le opere, & que$to è per $ucceder bene, quando molto tempo inanzi il 60 bi$ogno i pezzi di buonis$ima calce, & le $cheggie $eranno nell’acqua molli$icate, e macerate, accio- che $e alcuna $cheggia $erà poco cotta nella $ornace per la longa maceratione co$tretta dal liquore à sboglire, $ia con una egualità dige$ta. Perche quando $i piglia la calce non macerata, ma noua, & fre $ca, dapoi che è data à i pareti hauendo Ciotole, ò Calculi, crudi a $co$i manda fuori alcune pu$tule, & que$te Ciotole quando nell’opera poi $ono rotte egualmente, e macerate di$cioglieno, & disfanno le politezze delle coperte.

Ma poì che $i hauerà ben proui$to alla maceratione della calce, & ciò con diligenza $erà nell’opera preparato, piglie$i una A$cia, che noi cazzuola, altri zapetta chiamano, & $i come $i $piana, e poli$ce il legname, con la $piana, co$i la calce macerata nella $o$$a $ia a$ciuta, & riuoltata con la cazuola, $e i calcoli $i $entiranno dare in quello $trumento, $egno $era che la calce non è ben temperata, ma quando il $erro $i trarra $uori $ecco, e netto, $i mo$trera quella uani da, & $itibonda, ma quando $era gra$$a, & ben macerata attaccata come colla à quel ferro, dara ottimo inditio di 70 e$$ere ottimamente temperata.

Fatte, e preparate que$te co$e trouati gli $trumenti, & l’armatura $iano e$pedite le di$po$itioni de i uolti nelle $tanze, quando $ia, che non uogliamo fare i $offitti.

Nel $econdo capo Vitr. ce in$egna à preparare la calce accioche, commodamente la potiamo u$are alle coperte, & biancheggɩamenti de i pareti, & co$i e$pediti i pauimenti, & loro bellezze uiene ad ornar i muri, io nel $econdo libro ho detto a ba$tanza della calce, & quello, che iui s’e detɩo, rende piu facile il pre$ente luogo, che da $e ancho è piano, però e$poneremo il $eguente, che adorna i uolti, & i pareti.

[0195]SETTIMO. CAP. III. DELLA DISPOSITIONE DE I VOLTI DEL MODO DI COPRIRE, ET D’INCRO- STAR I MVRI.

QANDO adunque $era bi$ogno fabricar’ à uolti, co$i fare $i deue. Siano di$po$ti gli A$$eri, ò tra uicelli dritti di$tanti piu di due piedi l’uno dall’altro, & que$ti $iano di Cipre$$o, perche quelli di Abete pre$to $ono da i tarli, & dalla uecchiezza con$umati, quelli A$$eri quando $eranno à torno di$po$ti in forma ritonda $iano congiunti alle traui, ò coperti, & conficcati con chiodi di ferro di- 10 $po$te per ordine le catene, lequali $iano fatte di quella materia, allaquale ne tarli, ne uecchiezza, ne humore po$$a far danno, come il Bo$$o, il Ginepro, l’Oliuo, il Rouere, il Cipre$$o, & altri $imi- glianti, eccetto che di Quercia. Perche la Quercia torcendo$i nelle opere doue è po$ta, $i fende. Di$po$ti che $eran- no ordinatamente quei trauicelli, à quelli $i deue legare le canne Greche pe$te, come richiede la forma del uolto, con alcuni re$te fatte di Sparto Hi$panico. Similmente $opra la curuatura ui $ia indotta la materia di calce, & d’a- rena me$colata, accioche $e qualche gocciola cadera dal tauolato, ò da i tetti, facilmente $i po$$a $o$tenere. Ma $e non ui $erà copia di canne Greche, bi$ognera pigliare delle $ottil cannuccie de paludi, & legarle in$ieme, & di quel- le far le mata$$e, & le re$ti quanto longhe $i conuiene, ma di continuata gro$$ezza, pure che tra due nodi non $ia di- $tanza de i legamenti piu di due piedi, & que$te mata$$e (come s’è $critto di $opra) $iano à gli A$$eri, e trauicelli le- gate, & in e$$e conficcate $iano le Spatelle di legno; & l’altre co$e tutte $iano e$pedite (come s’è detto di $opra.) Di- 20 po$te poi le curuature, e conte$te, $ia il loro cielo $maltato e coperto politamente, & con l’arena $gro$$ato, dapoi con creta, ò Marmo polito, poi che i uolti politi $eranno porre $i deono le cornici, lequali $i deono fare quanto piu $i puo $ottili, e leggieri, perche e$$endo grandi per lo pe$o $i $taccano, ne $i po$$ono $o$tenere. In que$te per modo al- cuno non $i deue me$colare il Ge$$o, ma con criuellato marmo deono e$$er ad un modo egualmente tirate, accioche facendo pre$a la$ciano l’opera ad un tempo $eccar$i. Egli $i deue ancho nel far i uolti $chiuare la di$po$itione de gli antichi, perche i piani delle loro cornici per lo gran pe$o minacciando erano pericolo$i. Delle cornici altre $ono $chiette, altre ornate.

Nei Conclaui doue $ono a$$ai lucerne; ò uero il fuoco $tanno meglio le $chiette, accioche piu facilmente $i pos$ino net- tare, ma ne i luoghi della $tate, & nella E$$edre, doue non è fumo, ne caligine puo far danno, $tan bene le orna- te, perche $empre le co$e bianche, per la $operbɩa e grandezza del candore, non $olamente da i propi luoghi 30 doue $ono, ma da gli altri edifici uicini pigliano il fumo. Fatte, & e$pedite le cornici bi$ogna imboccare mol- to bene i pareti, & $gro$$arli, & $eccando$i quella $gro$$atura $ian indotte le dritture dello arenato, di modo, che le longhezze $iano à linea, le altezze à piombo, gli anguli à $quadra, perche la maniera delle coperte à que$to modo $era preparata per le pitture. Cominciando$i à $eccare la data cro$ta di nouo $e le dia un’altra di $opra, e co$i quanto piu fondata $era la dritrura dello arenato, tanto piu ferma $erà la $odezza della intonnicatura. Quando poi il parete doppo la prima $gro$$atura con tre cro$te almeno di arena $erà $ormato, allhora $i faranno le $pianature con grano di marmo, pur che la materia $ia temperata in modo, che quando $erà impa$tata non $i attacche al badile, ma il ferro netto dal mortaio tratto ne $ia. Indottoui il grano, & $eccando$i $ia data un’altra intonnicatura leggiermen te, laquale ben battuta e fregata $ottilmente $i dia. Quando adunque i pareti con tre coperte diarena, & di mar- mo a$$odati $eranno, ne fi$$ure, ne altro difetto potranno riceuere. Ma le $odezze fondate, & fermate con le batti- 40 ture di ba$toni, & con la ferma bianchezza del marmo li$ciate, po$toui $opra i colori con le politure, manderanno fuori eccellenti bellezze. Quando i colori con diligenza $ono indotti $opra le coperte non bene a$ciutte, per que- $to non $putano, ma $tanno, fermi, perche la calce nelle fornaci a$ciugato l’humore, & per le $ue rarita diuenuta uo ta a$tretta dalla $iccita tira l’humore à $e delle co$e, che per $orte la toccano, & in$ieme a$$odando$i per le me$colan- ze fatte di co$e d’altra uirtu, concorrendoui i $emi, & i princip{ij} in cia$cuno membro, che ella $ia formata $ec- cando$i tale diuiene, che pare che habbia le propie qualita della $ua maniera, & pero le coperte, che $on ben fat- te, ne per la uecchiezza diuentano a$pre ne leuate rila$ciano i colori, $e for$e non $eranno con diligenza date nel $ecco.

Quando adunque in que$to modo, come è $opradetto, i pareti $eranno coperti potranno hauere, e fermezza, e $plendore, & forza di durare eternamente; ma quando $era data una coperta di arena, & una di minuto marmo 50 $olamente, potendo poco quella $ottigliezza $i rompe, ne può per la debolezza della gro$$ezza $ua con$eruare nel- le’politure il propio $plendore: Perche come lo $pecchio d’argento tirato di $ottil lametta rittiene incerta, & debil lu$trezza, & quello che, è, di piu $oda temperatura formato riceuendo in $e con fermo potere la politezza, rende lu- $tre nello a$petto, & certe le imagini à riguardanti: co$i le coperte fatte di materia $ottile, non $olamente fanno le fi$$ure, ma $i gua$tano pre$tamente, ma quelle, che $on fondate con piu cro$te di arena, & con $odezza di marmo, fatte piu $ode, & con frequente politezze battute, & li$ciate, non $olamente lu$tre $i fanno, ma anchora riman- dano fuori le imagine à riguardanti, I copritori de i Greci u$ando que$te ragioni non tanto fanno le loro opere ferme, ma ancho nel mortaio con calce, & arena me$colata con molti huomini pe$tano la materia con pezzi di legno, & co$i ben battuta à concorrenza mettteno in opera.

Dalche è nato, che molti u$ano in luogo di tauole da dipignere quelle cro$te, che $i leuano da i pareti, & quelli coper- 60 ti con le diui$ioni delle tauole, & de gli $pecchi hanno d’intorno à $e gli $porti e$pres$i dalle co$e. Ma $e ne i gratic- ci $i haueranuo à fare le coperte, nellequali è nece$$ario, che $i facciano le fi$$ure, ne i dritti, & trauer$i trauicelli, (perche quando s’impa$tano di lote riceuonon l’humore, & quando $i $eccano a$$ottigliati fanno le fi$$ure nelle cro- $te) accioche que$to difetto non auuegna, co$i ragioneuolmente $i deue prouedere.

Quando tutto il parete $era impa$tato di loto, allhora in quell’opera $iano le canne continue con chiodi mu$car{ij} con- fitte, dapo di nouo indottoui il loto $e le prime canne $eranno fitte per trauer$o, le $econde $iano fitte per dritto, & co$i come (s’è di $opra determinato) data ui $ia la cro$ta di arena, & di marmo, & d’ogni maniera di coperta, & co$i doppiamente e$$endo fitta la continuità delle canne ne i pareti con ordini trauer$i, ne peli, ne fi$$ure è per fa- re in modo alcuno.

Tratta della Di$po$itione de i uolti, & que$to è nece$$ario, imperoche male $i potranno coprire, & intonnicare i uolti, $e non $eranno fer- 70 mi, e ben fatti; & atti a riceuere gli abbellimenti, & le intonnicature, & pero prima egli ce in$egna, come douemo far i uolti, perche $o$tentino gli ornamenti, come douemo, & di $opra, & di $otto di quelli $m altarli, & darli di bianco, & come $otto quelli $i hanno à fare le Cornici, & $otto le Cornici come $i banno ad intonicare, & biancheggiare i pareti, & finalmente ci mostra come $i babbiano à fare, & à coprire ɩ pareti di Cratic{ij}.

Noi in uniuer$ale parleremo de i uolti, accioche tutta la pre$ente materia ci $ia dinanzi à gliocchi, & udurremo parte di quello, che dice l’Alberto nel Terzo al 14 Cap.

[0196]LIBRO

Varie $ono le maniere de i uolti, e camere, noidouemo cercare, che differenza $iatra quelle, & quali $iano le linee de i contorni loro, le $orti loro $ono la fornice, la camera, l’hemi$pero, & quelle uolte, che $ono parti di que$te. L’hemi$pero, ò mezza palla non uiene per $ua natura $e non dalle piante circolari. La camera $i deue alle piante quadrate, le fornici conuengono a quegli edifici, che $on quadrangolari, ma quel uolto, che è fatto à $imiglianza d’un monte cauato, è detto fornice, che è un uolto longo, & piegato in arco. Imaginamoci un parete lar- ghis$imo, che dalla cima $i uolti, & $i pieghi attrauer$o d’un portico. Camera è come un’arco, che da Mezzodi à Trammontana $i pieghi, & che ne habbia $imilmente attrauer$ato un’altro da Leuante à Ponente, & e à $imiglianza delle corna piegate. Hemi$pero e il concor$o di molti archi eguali in un centro del colmo di mezzo. Ci$ono ancho molte altre maniere di uolti, & di archi, che fanno mostra di figure di molti anguli, dellequali è una i$te$$a ragione deluoltarli, & tutte le predette maniere $i fanno con laragione, che $i fa il parete, imperoche i $o$tegni, & l’o$$a, che uengono $ino alla $ommita deono leuar$i dall’o$$a del parete, ma $econdo il modo loro deono nel parete e$$er’impo$ti, cioe in quella forma, che uolemo dar al uolto, & queste o$$a deono e$$er drizzate di$tanti una dall’altra, per un certo $patio. Vitr. dice A$$eri 10 drizzati non lontani uno dall’altro piu di due piedi, & $ono trauicelli alti, & stretti, & dice que$ti A$$eri quando $eranno di$tribuiti $econ- do la forma del giro cioe $econdo quella maniera di uolto, che uolemo fare, deono con catene e$$er legati, queste catene $ono legature di legni poste nelle $ommita di detti trauɩcelli, accioche $i tenghino in$ieme. Siano que$ti chiodati al tetto, & tauolato di $opra. Et que $pat{ij} tra l’o$$a uuole l’Alberto, che $iano riempɩti, ma ui é differenza tra gli empiementi, che $i fanno ne i pareti, ò muri, da quelli, che $i fanno tra que $te o$$a, imperoche nel muro uanno dritti à piombo, qui piegati, e torti, $econdo la forma de i uolti, uole ancho che l’o$$a $ian di pietra cotta di due piedi, & iriempimenti di leggieris$ima pietra, per non caricare il muro. Dice poi, che per fare gli archi, & i uolti, è nece$$ario l’ar- matura, che è fatta di legname $econdo la forma, che $i uuole, $opra que$ta $i pongono le Craticole di canne, per $ostenere quella materia di che $i fa il uolto, fin che s’induri$ca, uuole che la mezza palla non habbia bi$ogno d’armatura, ne quelle forme, che uanno imitando quel che $on di molti anguli, ma bene $a bi$ogno d’una legatura, ò tes$itura, che legbi $trettɩs$imamente le partɩ debili, con le ferme, & ga- gliarde, & iui cõmenda la forma dell’Hemi$pero, dice poi, che la te$tugine, la camera, la fornice hanno bi$ogno d’armature, riccommandando i 20 primi ordini, & i capi de gli archi à fermis$ime imposte, & da alcuni precetti d’intorno a que$ta materia, & di leuar l’armature, & di riem pir i uani, & di fortificar gli archi, i quali precetti $ono chiari à praticanti, noi u$amo gli archi, & i uolti, le crocciere, le cube, i rimenati, le uolte à lunette $econdo le nature de gli edifici, come è noto. Formata la camera, cioe quella curuatura di uolto, come ci piace, $i copre il cielo di $otto, & $i da di $opra quello, che dice Vitr. dapoi $i $anno le cornici à torno di $tucco, & non ui entra ge$$o di $orte alcuna, $otto le cornici, lequali deono e$$er leggieri, & di $ottil materia, & non hauer molto $porto, perche non $i rompino caricate dal pe$o. Si deue hauer cura de intonicar i pareti, & in que$ta parte è molto diffu$o il detto Alberto. Manoi $taremo con Vitr. & diremo la $ua intentione da capo, laqual è di apparecchiare i uolti, & le camere, & dice, che egli $i deue drizzare alcuni trauicelli di$tanti due piedi uno dall’altro, & $ia no di Cipre$$o per e$$er legno, che non $i tarla, ne $i gua$ta, que$ti trauicelli deono e{$s}er cõpartiti à torno la stanza con catene di legno fin al ta uolato, ò tetto con $pes$i chiodi di ferro confitti, uuole che que$te catene $ieno, ò di Bo$$o, ò di Oliua, ò di Cipre$$o, ò di Rouere, ma non di Quercia, perche $i fende, ne d’altro legname, che pati$ca. Fornite le legature, è dɩ$po$ti i trauicelli, & confitti fin $otto il tauolato, bi$ogna 30 con $tore di $parto Hi$pano, che è una $orte di giunco, ò con cãne Greche, pistate, et $ono (pen$o io) di quelle, che noi chiamamo canne uere, $i adoperano $imile uolti in romagna da loro quella forma, che $i uuole, perche que$ta è materia, che $i piega, & che $i maneggia come $i uuole, & co$i formato il cielo, $i bãno due $uperficie una di $opra cõue$$a, che guarda al tetto, l’altra di $otto concaua, che guarda il pauim\~eto, quella di $o pra è coperta con calce, & arena, & $maltata, accioche di$endad lɩparte di $opra dalle g@ccia, che @ade$$ero dal colmo ò dalle trauature Etc@$i, $era e$pedita la parte di $opra; & quando non ci fus$ino canne Greche, u$eremo le cannuccie delle paludi, delle quali $i faranno come craticule in$ieme legate, & annodate cõ cordicelle, ò giunchi ritorti, purche i nodi non $ieno distaãti l’uno dall’altro piu di due piedi, que$te mata$$e, ò crati cule $iano fitte à gli A$$eri, con pironi di legno, che Spathelle, ò Cortelli $i chiamano. Quanto ueramente alla parte di $otto $i richiede, cioè $otto il cielo, è darui la $maltatura di calce, & d’arena, & co$i di mano in mano coprire, & d’arena, & di marmo pi$to. Finalmente polito, e biancheggiato il uolto, $i deono far le cornici d’intorno $ottilis$ime, & quanto $i puo leggieri, & picciole, imperoche, $e fu$$ero grandi por terebbe pericolo, che per lo pe$o non $i $tacca$$ero, & pero bi$ogna auuertire di non farle dige$$o, ma di marmo criuellato, & dato egual- 40 mente di un tenore, & d’una gro$$ezza, & accioche ancho egualmente $i $ecchi, perche quando una parte preueni$$e l’altra, non egualmente $i $eccherebbeno. La leggierezza loro difende ancho gli habitanti dal pericolo, perche le coruici grandi, & larghe $i po$$o- no per qualche accidente $taccare, & cader ado$$o, à chi $ta nelle camere. Delle Cornici altre $i faceuano $chiette, altre lauorate, le $chiette $tan bene in luoghi doue è fumo, lumi, & polue, accioche meglio $i pos$ino far nette. Le lauorate à fogliami, ò à figure $tan bene nelle $tan- ze della state, perche iui non ui è fumo, ne lume, & è co$a incredibile quanto il fumo delle alte stanze nuoca, benche lontane, tanta è la $operbia della bianchezza. Fatte le Cornici, e adornato il cielo, e nece$$ario ancho adornare, & biancheggiar il muro della stanza, & apparecchiar- lo alle pitture, però al parete $i dara prima una gro$$a $maltatura, $opra laquale poi, che cominciera à $eccare, bi$ogna darle una $maltatura di calce, & di arena fatta $econdo quel compartimento, che $i uorra per dipignere, & $ian l’altezze del parete à piombo, le longhezze à linea, gli anguli à $quadra, come ueramente $i troua i muri de mill’anni, e piu fatti tanto eguali, che una riga tocca per tutto, tanto $odi, che per tauo le $i po$$ono u$are quelle intonicature e $corze, tanto fini, che polite con un panno ri$plendono come $pecchi, & que$to na$ceua perche dauano 50 piu cro$te à i pareti, & u$auano infinita diligenza, dando la $eguente $corza prima, che la precedente fu$$e à fatto $ecca, era la materia ben macerata, & preparata molto tempo prima, che $i mette$$e in opera, di qui na$ceua, che i colori delle pitture non $olo ri$plendeuano, & era- no uaghi, ma ancho durauano eternamente, & s’incorporauano con quella intonicatura, ilche non auuenirebbe quando $i de$$e una $ola mano di arenato, et una digranito. Ma perche $pe$$o, ò per neces$ita, ò per non caricare tanto le fabriche, $i $ogliono fare i pareti di Craticci, iquali per molti ri$petti po$$ono e$$er diffetto$i, pero Vitr. ci da iprecetti ancho di farli meglio, che $i puo, accioche durino, & non facciano fi$$u- re. Il tutto è facile, pero pa$$aremo ad altro.

CAP. IIII. DELLE POLITVRE, NE I LVOGHI HVMIDI. 60

IO HO detto con che ragioni $i fanno le coperte ne i luoghi a$ciutti, hora io e$ponero in che mo- do, accioche durino far $i conuegna le politezze, ne i luoghi humidi, & prima ne i Conclaui, che $e ranno à pe piano cerca tre piedi alto dal pauimento in luogo di arenato $i dia la te$tola, & $gro$$ato accioche le parti di quelle coperte non $ian gua$te dall’humore. Ma $e egli $i trouerà alcuno pare- te, che per tutto $ia offe$o dall’humore, bi$ogna allontanar$i alquanto da quello, & farne un’altro tanto di$tante, quanto parera conuenire alla co$a, & tra due pareti $ia tirato un canale piu ba$$o del piano del Conclaue, & que$to canale sbocche in qualche luogo, & poi che egli $era fatto alquanto alto la$ciati ui $iano gli $piracoli, perche $e l’humore non u$cira per la bocca, ma u$cira, ò di $otto, ò di $opra, $i $pargera nella mu- ratura noua. Fatte que$te co$e $i dia lo primo $gro$$amento al parete di te$tola, & poi drizzato, e $pianato, & poli- to $ia. Ma $e’l luogo non patira, che $i faccia l’altra muratura, facian$i pure i canali, & le bocche loro e$chino in loco 70 aperto, dapoi da una parte $opra il margine del canale ɩmpongan$i tegole di due piedi, & dall’altra $i drizzino i pila- $trelli di quadrelletti di ott’oncie, ne iquali po$$an $edere gli anguli di due tegole, & co$i quelli pila$tri $iano tanto di$tanti dal parete, che non pas$ino un palmo, dapoi dal ba$$o del parete in $ino alla cima $ian fitte dritte le tegole oncinate, alle parti di dentro dellequali con diligenza $ia data la pece, accioche $ca cciano da $e il liquore, & co$i di $otto, & $opra il uolto habbiano i loro $piracoli. Allhora poi $ian biancheggiate con calce liquida in acqua, accio non rifiuteno la $maltatura, e cro$ta de te$tola, perche per l’aridita pre$a nelle fornaci, non po$$ono riceuere la $mal- [0197]SETTIMO. tatura, ne mantenerla, $e la calce $otto po$ta, non incolle, & non attacche l’una, & l’altra co$a. Indottoui quel primo $gro$$amento, $e le dia in luogo d’arenato la te$tola, & tutte le altre co$e, come s’è $critto di $opra nelle ragioni delle intonicature, ma gli ornamenti della politura deono hauere propie, e particolari ragioni del Decoro, accioche hab- biano dignità conuenienti $i $econdo la natura de i luoghi, come per le differenze delle maniere. Nelle $tanze del uerno non è utile que$ta compo$itione, ne la pittura di grande $pe$a, ne il $ottile ornamento de i uolti, di Cornici, perche quelle co$e è dal fumo, & dalla fuligine di molti lumi $i gua$tano, ma in que$ti $opra i poggi deono le tauole con inchio$tro e$$er impennate, & politi trappo$toui i Cunei di $ilice, ò di terra ro$$a. Quando $eranno e$plicate le camere pure, e polite ancho non $erà di$piaceuole l’u$o delle $tanze del uerno de i Greci $e alcuno ui uorrà por men- te; & que$to u$o non è $ontuo$o, ma utile, perche egli $i caua tra’l piano liuello del Triclinio qua$i due piedi, & bat- tuto bene il $uolo, $i ui da, ò’l terazzo, ò il pauimento di te$tole co$i colmato, che habbia le bocche nel canale. Da- 10 poi po$toui $opra i carboni, & calcati $odamente, ui $i da una materia me$colata di $abbione, di calce, & di fauilla gro$$a mezzo piede po$ta à regola, & à liuello, & polito il piano con la cote, $i fa la forma del pauɩmento nero, & co$i ne i conuiui loro, quello, che da i ua$i. & da gli $puti loro $i manda à terra, $ubito caduto $i $ecca, & i $erui, che gli mini$trano $i bene $eranno $calzi, non piglieranno freddo da tai pauimenti.

Qui $i uede la mirabile industria, che u$auano gli antichi, accioche le loro fabriche dura$$ero, & $i mantene$$ero belle, & ornate, imperoche an- cho la doue la natura del luogo poteua impedire, ò non patiua gli abbellimenti, con arte $i sforzauano di remediare, & perche non é co$a niu- na, che guasti piu gliedifici, & le politure, che la humidità, non ha dubbio, che quando à quella $er à ingenio$amente proui$to, che la bellezza non con$egua l’effetto $uo, pero hauendo Vitr. fornito di darci i precetti di abbellire, & biancheggiare le opere fatte ɩn luoghi a$ciutti, nel pre$ente capo ce in$egna à rimediare à i diffetti de i luoghi bumidi, il difetto dell’humido uiene, ò dal ba{$s}o per lo terreno, ò dall’alto per li mu- ri, che $iano appoggiati à monti, ò à terreni piu alti. Se uiene dal ba$$o, bi$ogner à per le $tanze à pe piano dal luogo, doue uorremo fare il pa- 20 uimento cauar $otto tre piedi, & riempire tutto il cauo di te$tole, & poi $pɩanarlo bene, questa materia tenerà il luogo $empre a$ciutto. Ma $e per $orte alcun muro $erà continuamente tocco dall’humore, allhora faremo un’altro muro $ottile di$co$to da quello quanto ci parera con- ueniente, & tra que muri $i far à un canale piu ba$$o alquanto del piano dalla $tanza, ilquale $boccherà in luogo aperto, la$ciandoui i $uoi $pi- ragli di $opra, perche quando il canale fu$$e molto alto, & che non $e gli face$$e que$to rimedio, non ha dubbio, che’l tutto ammarcirebbe, & $i di$cioglierebbe, bɩ$ogna adnnque dargli le $ue bocche di $otto, & i $uoɩ $piragli di $opra. Drizzato adunque il muro al predetto modo, allhora potremo $maltarlo, intonicarlo, & polirlo. Il mede$imo rimedio ce in$egna Plinio, & Palladio. Ma $e per $orte il luogo non puo patire, che $i faccia il muretto, ci ba$tera farui i canali, che $bocchino in luogo aperto, & nelle margim di que canali da una parte $opraporui tegole alte due piedɩ, dall’altra farui alcunɩ muretti, ò pilastrellɩ di mattoni di due terzi di piede, $opra iquali $i po$$an $opraporre gli anguli di due tegole, & que$te tegole non $ian distanti dal parete principale piu d’un palmo, & co$i $erà fornita la fabrica del canale, & la $ua copri- tura, & perche la humidità del muro principale po$$a entrare nel detto canale, bi$ogna longo il muro dal piede alla $ommità conficcare delle 30 tegole oncinate di modo, che come hamo una entri nell’altra, & $iano que$te di dentrouia con $omma diligenza impegolate, perche non riceui- no l’humidità, & co$i queste tegole $oppliranno al mancamento del muretto, & faranno lo i$te$$o effetto, perche tra quelle, & il muro prin- cipale ci è fpatio conueniente, & la humidità del muro ua tra quelle tegole, & il muro, pure che di $otto $ian le $boccature, & di $opra gli $piragli. Fornita que$ta intauelatura (dirò co$i) accioche riceua le imprɩmiture di te$tole bi$ogna $maltarla di calce liquida, imperoche quel- la calce rimedia alla $iccità delle tegole, lequali non riceuerebbeno le intonnicature, $enza quella prima $maltatura. Quello poi, che $i debbia dɩpignere in $imili, & altriluoghi Vitr. con gran facilità, & con belli auuertimenti ci dimo$tra, però miriporto alla interpretatione, nel che $i con$idera quello, che appartiene al Decoro, parla poi di una u$anza Greca di fare i pauimenti co$a bella, utile, & di poca $pe$a, & nel testo è manifesta.

CAP. V. DELLA RAGIONE DEL DIPIGNERE 40 NE GLI EDIFICII.

AGLI altri Conclaui cioè di Primauera, d’Autunno, dell’A$tate, & gli Atr{ij}, & Peri$tili da gli an- tichi $tate $ono determinate alcune maniere di pitture per certi ri$petti, perche la pittura $i fa im- magine di quello, che è, & può e$$er, come dell’huomo, dello edificio, della naue, & delle altre co$e, dalle forme dellequali, & da i contorni de i corpi configurata $imiglianza $i pigliano gli e$$empi. Da que$to gli antichi, che ordinarono i principi delle politezze prima imitarono la diuer$ità delle cro$tc di marmo, & le loro collocationi, & dipoi delle Cornici, & dei uar{ij} compartimenti di colo- re Ceruleo, & di minio. Dapoi intrarono à fare le figure de gli edific{ij}, e delle colonne, & imitare gli $porti, & i ri- lieui, de i Fronti$pici, & ne i luoghi aperti, come nelle E$$edre per l’ampiezza de i pareti di$$egnarono le fronti delle 50 Scene all’u$anza Tragica, ò uero Comica, ò uero Satirica, ma ne i luoghi da pa$$eggiare per e$$ere gli $pac{ij} longhi $i diedero ad ornarli di uarietà di giardini e$primendo le imagini di certe propietà di pae$i, perche dipingono i Porti, le Promontore, i Liti, i Fiumi, le Fonti, gli Tratti delle Acque, i Tempi, i Bo$chi Sacri, i Monti, le Pecore, i Pa$tori, & in alcuni luoghi ancho $i fanno pitture piu degne, & che hanno piu fattura, che dimo$trano ancho co$e maggio- ri, come $ono i Simulacrɩ de i Dei, le ordinate dichiarationi delle Fauole, le guerre Troiane, gli errori d'Vli$$e per li luoghi & altre co$e, che $ono con $imigliante ragioni à quelli fatte dalla natura. Ma quegli e$$empi, che erano tol- ti da gli antichi da co$e uere, hora $ono con maluaggie u$anze corrotti, e gua$ti. Perche nelle coperte de i muri $i di- pingono piu per$to i mo$tri, che le certe imagini per$e da determinate co$e. Perche in uece di colonne ui $i pongo- no canne, & in luogo de Fa$tigi fanno gli Arpagineti canellati con le foglie cre$pe: Similmentei candellieri de i Tem pietti, che $on$tengono le Figure, & $opra le cime di quelli fan na$cere dalle radici i ritorti teneri con le uolute, che 60 hanno $enza ragioni le Figurine, che $opra ui $iedono. Similmente i fioretti da i loro $teli, che hanno mezze figure, che e$cono da quelli altre $imiglianti, à, i capi humani, altre à i capi delle be$tie. Ma tal co$e, ne $ono, ne po$$on e$$er, ne $arãno giamai. Co$i adunque i cattiui co$tumi hanno con$tretto, che per inertia ɩ mali giudici chiudino gli occhi alle uirtu dell’arti, perche come puo e$$er che una cãna $o$tenti un coperto, ò uero un candellieri, un T\~epietto, & gli ornamenti d’un Fronti$picio, ò uero un fa$cetto di herba co$i $ottile, & molle $o$tegna una figuretta, che ui $tia $o- pra $edendo? ò uero che dalle radicɩ, e fu$ti piccioli, da una parte $iano generati i fiori, & mezze figure? Ma b\~eche gli huomini uedino tai co$e e$$er fal$e pure $i dilettano, ne fanno cõto $e elle po$$ono e$$er, ò nõ: ma le m\~eti offu$cate da i giudici in fermi non po$$ono approuare, quello, che è con dignità, & con riputatione del Decoro puo e$$er proua- to, perche quelle pitture non deono e$$er approuate, che non $eranno $imili alla uerità ne ancho $e bene $eranno fatte belle dall’arte, pero $i deue far buon giudicio co$i pre$to di quelle, $e non haueranno certe ragioni di argomento 70 $enza offe$a dichiarite. Perche ancho à Tralli hauendo Apaturio Alabandeo con $cielta, e, buona mano finto una $ce tra in un picciolo Theatro, che appre$$o quelli, $i chiama Eccle$ia$tirio, & hauendo in quella fatto in luogo di colon ne le Figure, & i Centauri, che $o$tentauano gli Architraui, & i rotondi coperti, & il uoltare prominenti de i Fron- ti$pici, & le Cornici ornate con capi Leonini, lequai co$e tutte hanno la ragione de, i, Stillicidi, che uengono da i co perti. Oltra di que$to $opra quella Scena era l’Epi$cenio, nelquale era l’ornato uario di tutto il tetto, i Tholi, i Pro- nai, è i mezzi Fronti$pici. Quando adunque l’a$petto di quella Scena compiaceua al uedere di tutti per l’a$prezza, [0198]LIBRO & che di già erano apparecchiati per approuar quell’opera. All’hora $alto $uori Licinio Matematico, & di$$e gli Alabandei e$$ere a$$ai $uegliati in tutte le co$e ciuili, ma per non molto gran peccato di $eruar il Decoro e$$er giudi- cati poco $aui, perche tutte le Statue, che $ono nel lor Gitana$io, po$te pareno trattar le cau$e, e quelle, che $ono nel foro tener i de$chi, ò correre, ò giocar alla palla. Et co$i lo $tato delle figure $enza Decoro tra le propieta de i luoghi hauerli accre$ciuto difetto della riputatione della città.

Ma uediamo ancho che à no$tri tempi la Scena di Apaturio non ci faccia Alabandei, ouero Abderiti: perche chi di uoi puo hauere le tegole de i tetti le Ca$e? ò le Colonne? ò i Fronti$pici, perche que$te co$e $i poneuano $opra i ta$$elli, ma non $opra le Tegole da i tetti. Se adunque le co$e, che non po$$ono hauere la uerità del fatto, $eranno da noi ap- prouate nelle pitture, uerremo anchora noi à con$entire, à quelle città, che per tali diffetti $ono $tate giudicate di poco $apere. Adunque Apaturio non hebbe ardimen to di ri$pondere alcuna co$a contra, ma leuò la Scena, & muta 10 tala alla ragione del uero, poi che fu acconcia, l’approuò. O haue$$ero uoluto i dei immortali, che Licinio fu$$e torna to uiuo, & corregge$e que$ta pazzia, & gli erranti ordini di que$te coperte. Ma egli non $erà fuor di propo$ito e$pli care, perche la ragion fal$a uinca la uerità, perche quello, che affaticando$i gli antichi, e ponendoui in du$tria tenta- uano di approuare con le arti, à no$tri giorni $i con$egue con i colori, & con la uaghezza loro, & quella authorità, che la $ottilità dello artifice daua alle opere, hora la $pe$a del patrone fa, che non $ia de$iderata, perche chi è colui de gli antichi, che non habbia u$ato parcamente come una medicina il Minio? Ma à di no$tri per tutto il piu del- le uolte $ono di Minio tutti i pareti coperti, & $e gli aggiugne ancho, e $e gli da di Borace, d’O$tro, d’Armenio, & que$te co$e quando $i danno à i pareti, $e ben non $eranno po$te artificio$ament, enientedimeno danno à gli occhi non $o che di $plendore, & perche $ono precio$e co$e, & uagliono a$lai, però $ono eccettuate dalle leggi, che dal pa trone, & non da colui che piglia l’opere $ono rappre$entate. Io ho e$po$to a$$ai quelle co$e, nellequali ho potuto far 20 auuertito chi copre i pareti, accioche non cada in errore. Hora dirò, come preparare $i deono, come mi potrà uenir in mente, & perche da prima s’è detto della calce, hora ci re$ta à parlare del marmo.

Quello, che bi$ogni dipigner in diuer$e $tanze, accioche $ia $eruato il Decoro, Vitr, ce lo ha dimostrato in parte nel precedente cap. & in par te hora ce lo in$egna. Et dalla di$$initione della pittura ua argomentando quello, che $ta bene, & poiriprende liberamente le u$anze de i pit- tori de i tempi $uoi, come che habbiano deuiato molto dalla certa, & giusta ragione de gli antichi. Doue grandemente s’oppone à quella ma mera di pitture, che noi chiamamo Grotte$che, come co$a che non po$$a stare in modo alcuno, perche $e la pittura e una imitatione delle co$e, che $ono, ò che po$$ono e$$ere come potremo dire, che $tia bene quello, che nelle Grotte$che $i uede? come $ono animali, che portano Tempi, colonne di cannuccie, artigli di mo$tri, difformita di nature, mi$ti di ucrie $pecie: Certo $i come la Fanta$ia nel $ogno ci rappre$enta con$u- $amente le imagini delle eo$e, e $pe$$o pone in$ieme nature diuer$e, co$i potemo dɩre, che facciano le Grotte$che, lequali $enza dubbio potemo nominare $ogni della pittura. Simil co$a uedemo noi nelp arti del parlare, imperoche il Dialetico $i forza di $atisfare alla ragione, l’Orato- 30 re al $en$o, & alla ragione, il Poeta alquanto piu al $en$o, & al diletto, che alla ragione, il Sofi$ta fa co$e mo$truo$e, e tali, quali cirappre$en ta la fanta$ia, quando i no$tri $entimenti $ono chiu$i dal $onno. Quanto mo che $ia da lodare un $ofi$ta, io lo la$cio giudicare, à chi $a fare differenze tra il fal$o, e’l uero, trailuero, e’lueroɩ$imile. Et perche Vitr. e $acile, & Plinio nel lib. X X X V. ci da molto lume in que$ta ma teria, io non faro altro à pompa, ma per quanto io dalle co$e uedute, & lette po$$o comprendere trouo, che la pittura $i come ogn’altra co$a, che $i fa da glɩ huomini, prima deue hauere intentioni, & rappre$entar qualche effetto, alquale effetto $ia indrizzata tutta la compo$itione, & $i come le $auole denno e$$ere utili alla uita de gli huomini, & la Mu$ica hauer deue la $ua intentione, co$i ancbo la pittura. Dapoi $i uuol ben $apere contornar le co$e, & hauere le Simmetrie di tutte le parti, & la ri$pondenze dɩ quelle tra $e. Et con il tutto indile mouenze, e gii atti tah, che parino dɩ co$e uiue, & non dipinte, & dimo$trino gli affetti, e, i, costumi, ilche e di pochi, in $omma poi (che e co$a di pochis$imɩ) & à no$tri di non e à pena con$iderata, & è la perfettione áll’ arte, fare i contorni di modo dolci, & sfumati, che ancho s’intenda, quel che non $i uede, anzi che l’occhio pen$i di uedere, quello ch’egli uede, che è un fuggir dolcis$imo una tenerezza nell’ orizonte della uɩ$ta no$tra, 40 che e, & non e, & che $olo $i fa con infinita pratica, & che diletta à chi non $a piu oltra, & fa $tupire, chi bene la intende. La$cio $tare i colori conuenienti la me$colanza di quellɩ, & la uaghezza, la morbidezza delle carni nelle imagini muliebri, che $cuoprono i mu$culi, ma in modo, che $i intendino i panni, che fanno fede del nudo, le pieghe dolci, la $ueltezza, i lontani, gli $corzi, l’altezza della ui$ta, & altre co$e, che $ono nel dipignere $ommamente commodate, & uago $aria, & fuori dell’ instituto nostro à uoler parlare piu diffu$amente, & chi ha con- $iderato molte pitture di diuer$i ualenti buomini, & che ha $entito ragionare, & con diletto, & attentioue ha a$coltato gli altri, puo molto ben $apere di quanta importanza $ia, & quãto abbraccia quello, che io ho accennato; il re$to di Vitr. è mani$e$to $ino alla fine del libro, che io non ho uoluto aggiugnerui altro, parendomi, che Vitr. habbi a$$ai chiaramente parlato, ci re$ta hora à dire di molti ornamenti, che $i fan- no nella Città come Piramidi, Obeli$ci, Sepulchri, Titoli, Colonne, & altre co$e $imili, ma hoggimai le co$e antiche di Roma $ono $tate mi- $urate piu uolte, & poste in luce da molti ualenti buomini, di modo che $arà di minor fatica ueder à un tratto le pitture, & mi$urarle, che leggere molte carte, che io potes$i fare; E$orto bene ogn’uno, che $ia studɩo$o dell’antichità, & imitator de buom, & che $i forzi render ra- 50 gione di quello, che egli fa, e$ercitando$i nelle arti liberali & $pecialmente nelle. I I I I. di$cipline, che $ono quattro porte principali di tutti gli edifici, $trumenti, inuentioni, che $ono $tati, $ono, & che $aranno, & chi ancho uuole hauere qualche ammaestramento delle $opradette co$e, legga nel nono libro di Leonbati$ta, & o$$erui i precetti $uoɩ

CAP. VI. IN CHE MODO S’APPARECCHI IL MARMO PER GLI 60 COPRIMENTI.

NON di una $te$$a maniera in ogni pae$e $i genera il Marmo, ma in alcuni luoghi na$cono le Glebe come di $ale, che hanno le miche lucide, & ri$plend\~eti, le quali pe$te, & ammollite danno grande uti lità nelle coperte, & nelle cornici, ma in quei luoghi ne i quai non $i trouano tai co$e. Pe$tan$i con i pi$telli di ferro, & $i criuellano i cementi di Marmo, ò uero le $caglie, che cadono dalle pietre ta- gliate da i marmorari, & que$te cernite $i parteno in tre maniere, & quella parte, che $arà piu gran de, (come $i è detto di $opra) con la calce $i dɩa con l’arenato, dapoi la $eguente, & la terza, che $arà 70 piu $ottile, date que$te co$e, & con diligenza pareggiate, & li$ciate, habbia$i ragione à dare i colori in gui$a, che man dino fuori lucenti raggi, & $plendori, de i quali que$ta $arà la prima differenza, & apparato.

[0199]SETTIMO. CAP. VII. DE I COLORI, ET PRIMA DELL’OCHREA.

DEI colorialcuni $ono, che da lor $tes$i na$cono in certi luoghi, & indi $i cauano, altri da altre co$e in$ieme po$te, è me$colate, ò temperate $i compongono, accioche dieno nelle opere utilità allo i$te$- $o modo. Ma e$poneremo quelli, che da $e na$centi $i cauano, come è l’Ochrea; Que$ta in molti luo ghi come ancho in Italia $i troua. Ma l’Attica e ottima, & que$ta non $i ha al tempo no$tro, perche in Athene le mineri, doue $i caua l’argento, quando haueuano le famiglie, allhora $i cauaua $otterra per trouare lo argento: quando iui $i trouaua la uena la uena la $eguitauano come fu$$e $tata d’Argento. Et però gli antichi alle politezze dell’opere u$arono una gran copia di Sile, & ancho in molti luoghi $i caua copio- $amente la terra ro$$a, ma perfettamente in pochi, come nel ponto la Sinope, & in Egitto, & nell’i$ole Baleari in Hi- 10 $pagna, ne meno in Lemno, l’entrate dellaqual i$ola il Senato, e popolo Romano conce$$e à gli Athenie$i da e$$er go dute. Il Paretonio prende il nome da quei luoghi, doue egli $i caua, & con la i$te$$a ragione il Melino, perche la for za di quel metallo, $i dice e$$er in Melo l’I$ola Ciclada. La terra uerde na$ce in molti luoghi, ma la per$etta nell’I$o- la di Smirna. Que$ta i Greci Theodotia $ogliono chiamare, perche Theodoto $i chiamaua colui, nel fondo del quale prima fu ritrouata quella $orte di creta. L’oropigm\~eto da Greci Ar$enico nominato, $i caua nel Põto, & co$i in piu luoghi la Sandaraca, ma l’ottima in Ponto appre$$o il fiume Hipani, tiene del metallo in altre parti, come, tra i confi ni di Magne$ia, & di Efe$o $ono luoghi, d’onde ella $i caua apparecchiata, $i che non e bi$ogno macinarla, ma e co$i $ottile, come fu$$e con la mano trita, e criuellata.

L’Ochrea $i chiama terra gialla, & ancho Ochrea uolgarmente, questa $i abbru$cia perche faccia il fondo all’Ochrea non abbru$ciata, pero che $i fa piu $cura, & ruggia, ne uiene dalle partɩ di Leuante, & io ne ho trouato ancho nelle mie po$$es$ioni nei monti di Triuiggiana buonis$i- 20 ma, & in gran copia. Sil attico, era un minerale di colore come alcuni uogliono dell’Ochrea, & non fanno ancho differenza tra Ochrea e Sile, ma io $timo, che Ochrea $ia nome generale, & Sile $peciale, però puo e$$er, che’l Sile fu$$e di una $pecie di Ochrea; ma di colore alquan to diuer$o, ò che pende$$e all’azurro, ò al purpureo, & uiolɩno. Rubrica, & Sinope $ono terre ro$$e, noi chiamamo la rubrica ɩmbuoro, & in al tri luoghi Buoro, & que$te terre ro$$e erano in que luoghi doue dice Vitr. buone, e perfette. Il Paretonio, e Melino eran colori, quello bian- co, e questo giallo, la cagione perche co$i $ono chiamati e po$te da Vit. @a creta Verde, noi chiamamo terra Verde. La Sandaraca è di colore di Naranzo, noi chiamamo Minio fatto de Biacca abbru$ciata, ma la@ Sandaraca era na$cente, & ancho $atta ad arte come dira Vitr. qui $otto.

CAP. VIII. DELLE RAGIONI DEL MINIO.

HORA io entrerò ad e$plicare le ragioni del Minio. Que$to prima $i dice e$$er $tato ritrouato ne i cãpi Cilbiani de gli Efe$ij, il cui effetto, & la cui ragione ne da cau$a di gran merauiglia. Caua$i una 30 Zoppa, detta Antrax, prima che per lo maneggiarla diu\~eti Minio, la uena e di colore come ferro al- quãto piu ro$$o, hau\~edo intorno à $e una poluere ro$$a. Quãdo $i caua, per le perco$$e de i ferri man da fuori le lagrime d’arg\~eto uiuo, lequali $ubito da i cauãti $ono raccolte. Que$te zoppe a$$unate per la pienezza dell’humore, che hãno d\~etro, $i pongono nelle $ornaci delle officine, accioche $i $ecchi- no, & quel tumo, che dal uapore del fuoco $i leua da quelle zoppe. quãdo ricade nel $uolo del forno, è trouato e$$er ar gento uiuo. Leuate uia le zoppe, quelle gociole, che re$tano per la picciolezza loro non $i po$$ono raccorre, ma in un ua$o di acqua $i fan correre, & iui $i raunano, & $i con$ondono in$ieme; & que$te e$$endo di mi$ura di quattro $e$tari, quando $i pe$ano, $i trouano e$$er cento di pe$o, ma quando e in$ieme tutto quello argento in un ua$o, $e $o- pra ui $i ponera un pe$o di cento, egli $tara di $opra, ne potra col $uo pe$o premere quel liquore, ne $cacciarlo, ne di$- $iparlo, leuato il centenaio, $e iui $i ponera uno $crupulo d’oro, non $opranuotera, ma $e ne andera al fondo da $e 40 $te$$o. co$i non per la grandezza del pe$o, ma per la qualita $ua cia$cuna co$a e$$er co$i graue non $i deue negare. Et que$to e utile à molte co$e, perche ne lo argento, ne il rame $enza quello $i puo dorare, che bene $tɩa, & quando l’o- ro e conte$to in qualche ue$ta, che con$umata per la uecchiezza, non $i po$$a piu portare con hone$tà, ponga$i quel panno d’oro in ua$i di terra, & $ia nel foco abbru$ciato. La cenere $i getta, nell’acqua allaquale $i aggiugne l’argen- to uiuo, ilquale à $e tira tutte le miche dell’oro, & le forza ad unir$i $eco, uotata poi l’acqua, & que$to s’infonde, & riuer$cia in un panno, & in quello e con le mani $truccato, l’argento e$ce per le rarita del panno con il liquore, & l’o- ro per la $trettezza, e compres$ione raunato di dentro puro $i ritroua.

CAP. IX. DELLA TEMPERATVRA DEL MINIO.

IO ritornero hora alla temperarura del Minio, perche quelle zoppe e$$endo aride $i pe$tano con pi- 50 $telli di ferro, & $i macinano, & con $pe$$e lauature, & cotture $i le fanno uenir i colori. Quan- do adunque $eranno mandate fuori le goccie dello argento uiuo, alhora $i fa il Minio di natura tene- ra, & di forza debile, e per hauer la$ciato l’argento uiuo la$cia ancho le uirtu naturali, che egli in $e teneua. Et pero quando e dato nelle politure de i Conclaui re$ta nel $uo colore $enza diffetti, ma in luoghi aperti come in Peri$tili, & E$$edre, & in altri $imiglianti luoghi doue il Sole, & la Luna po$$ono mandare i raggi, & lumi loro, quando da que$ti il luogo e toccato, $i gua$ta, & perduta la uirtu del colore $i denigra. Et pero e molti altri, & Faberio $cirba hauendo uoluto hauere nel monte Auentino una bella, & orna- ta ca$a, ne i Peri$tili fece à tutti pareti dar di Minio, iquali dopo trenta giorni diuentorno di brutto, & diuer$o co- lore, & pero di $ubito condu$$e chi gli de$$e di altri colori. Ma $e alcuno $era piu $ottile, & uorra, che la politezza del Minio rittegna il $uo colore, quando il parete $era polito, & $ecco, allhora dia col penello di cera punica liquefat- 60 ta al fuoco temperata, con alquanto oglio, dapoi po$ti i carboni in un ua$e di ferro farà $udare quella cera $caldando- la col parete, & fara $i, che la $i $tenda egualmente, dapoi con una candella, & con un lenzuolo netto la freghi, al mo do che $i nettano le nude Statue di marmo, & que$ta operatione Grecamente $i chiama Cau$is, co$i la coperta della cera punica non permette, che lo $plendore della Luna, ne i raggi del Sole toccando leuino uia il colore da quelle po- liture. Da quelle officine, che $on alle caue de i metalli de gli Efe$ij, per que$ta cagione $ono $tate trapportate à Ro ma, perche que$ta $orte di uena e $tata dapoi ritrouata, ne i pae$i di Spagna, da i metalli dellequali $i portano le zop pe che per li Daciari à Roma $i curano. Et que$ti officine $ono tra il Tempio di Flora, & di Quirino. Vitia$i il Mi- nio me$colandoui la calce, & $e alcuno uorra fare e$perienza, $e egli $era uitiato, co$i bi$ogna prouare: Piglie$i una lama di Ferro, ò paletta che $i dichi, $opra e$$a $i pona il Minio, & po$ta al foco, fin che la lama $ia affocata, quando di Bianco $i muta in nero, leui$i la lama dal fuoco, & $e raffredato ɩl Minio, ritornera nel $uo primo colore, $enza 70 dubbio $i prouera e$$er $enza difetto, ma $e egli re$tera nero dimo$trera e$$re uitiato. Io ho detto quelle co$e che mi $ono uenute in mente del Minio. La chri$ocolla $i porta da Macedonia, & $i caua da que luoghi, che $ono pros$i- mi à i metalli di Rame. Il Minio, & l’Endico, con e$$e i uocaboli $i dimo$tra in che luoghi $i generino.

Il Minio come dice Plin. e una $orte di arena di colore del Zafferano la cera Punica dicono e$$er cerabianca, il modo di farla bianca e in pli. al 21. Libro, nel cap. 14. Chri$ocolla e colla da oro, la dicono Bora$o. Il Minio e detto da un Fiume della Spagna co$i nominato. Indicum da noi e detto Endego, e di color Biauo $curo, $i tingono i pannicon quello, & $i u$a ancho nelle pitture.

[0200]LIBRO CAP. X. DE I COLORI ARTIFICIOSI.

HORA io entrero à quelle co$e, che mutate con le tempre delle me$colanze d’altre maniere, riceuo- no le propieta de i colori. Et prima io diro dello inchio$tro, l’u$o del quale nelle opere ha grande neces$ita, accio manife$te $iano le t\~epre, in che modo con certe ragioni di artefici $iano preparate. Il luogo edificato come il Laconɩco, & di marmo $i poli$ce, & $i li$cia $ottilmente, dinanzi à que$to $i fa una picciola fornace, che ha le apriture di dentro uer$o il Laconico, & la bocca $ua di fuori $i chiude, & abba$$a con gran diligenza, accioche la fiamma dis$ipata non $ia di fuori, nella fornace $i pone della relina, ò ra$a, & que$ta bru$andola la forza del fuoco con$trigne mandar fuori per le apriture tra il Laco- nico il fumo, ilquale d’intorno i pareti, & la curuatura della camera $i attacca, dapoi raccolto parte $i cõpone battu- 10 to co la gomma ad u$o dello inchio$tro librario, parte i copritori me$colandoui della colla u$ano ne i pareti. Ma $e non $eranno que$te copie apparecchiate, co$i alla neces$ita $i deue prouedere, accioche per lo a $pettare, & induggia- re l’opera non $ia trattenuta. Sian abbru$ciate le taglie, ò $cheggie dell’arbore Teda, & fatti di es$i i carboni $iano e$tinti, & poi nel mortaio con la colla pi$tati, & co$i $i fara una tinta per coprire, che hauera del buono. Sɩmilmen- te auuerra $e la fece del uiuo $eccata, & cotta $era nella fornace, & poi pe$tata con la colla fara a$$ai grato il colore del l’inchio$tro, & quanto piu $i fara di miglior uino nõ $olo fara imitare il colore de inchio$tro, ma ancho dello Endego.

CAP. XI. DELLE TEMPRE DEL COLOR CERVLEO.

LE tempre dello Azurro prima $ono $tate ritrouate in Ale$$andria. Dapoi Ve$torio à pozzuolo or 20 dino che $i face$$e. La ragione di quel colore, di che co$a $ia $tata ritrouata, dà da merauigliare a$$ai perche egli $i pe$ta l’arena col fiore del Nitro, co$i $ottilmente, che diuenta come farina, & me$co- lata col rame di Cipro limato $i bagna, accio che $i tenga in$ieme, dapoi riuoltandola con le mani $i fanno palle, & $i mettono in$ieme di modo, che $i $ecchino. Que$te $ecche $i compongono in un ua$o di terra, che poi $i mette in fornace, co$i il rame, & quell’arena quando dalla forza del fuoco bogliendo mneme, $i haueranno $eccato dando auicenda, & riceuendo i $udori, dalle loro propieta $i partono, & compo$ti delle loro co$e per la gran forza del calore diuentano di color azurro. Ma l’arena abbru$ciata, che nel co- prire i pareti, ha non poca utilita, $i tempra in que$to modo. Cuoce$i una zoppa di pietra azurra buona $i, che $ia dal fuoco come il ferro affocata, quella con aceto $i e$tingue, & diuenta di color purpureo.

30 CAP. XII. COME SI FACCIA LA CERVSA, IL VERDERAME, ET LA SANDARACA.

DELLA Cerufa, & del Verderame, & che da no$tri Eruca $i chiama, non è fuori di propo$ito à dire in che modo $i faccia. I Rhodiotti mettendo ne i dogli le limature di piombo, $pargono quelle di aceto, & $opra quelle limature ui mettono le ma$$e di piombo, & otturano con i coperchi $i fatta- mente que dogli, che non po$$ono re$pirare, dopo un certo tempo aprendogli ritrouano la Ce ru$a, ò Biacca, che $i dichi dalle ma$$e di piombo. Et con la i$te$$a ragione ponendoui le lamelle di ra me, fanno il Verderame nominato Eruca. Ma la Ceru$a cuocendo$i nella fornace, cangiato il $uo colore allo incendio del fuoco diuenta Sandaraca. _(Che noi Minio chiamiamo.)_ Et gli huomini hanno imparato que$to 40 dallo incendio fatto à ca$o, & quella e di minor utilita, che quella, che nata da metalli $i caua.

CAP. XIII. IN CHE MODO SI FACCIA L’OSTRO ECCELLEN- TISSIMO DI TVTTI I COLORI ARTIFICIALI.

IO incominciero hor’à dire dell’O$tro, ilquale rittiene, & caris$ima, & eccellentis$ima $uauita del- l’a$petto oltra i predetti colori. Que$to $i coglie dalle marine cocchiglie, delquale $i tigne la purpu- ra, & di quello non $on minori le merauiglie à chi con$idera, che delle altre nature delle co$e. Percio che non ha il colore d’una maniera in tutti que luoghi, che na$ce, ma dal cor$o del Sole naturalmen te $i tempra; Et pero quello, che $i raccoglie nel Ponto, & nella Gallia, perche quelle parti $ono uici 50 nɩ al Settentrione, e nero. A chi ua inanzi $otto al Settentrione e liuido, quello, che $i ha dall’Orien te, & occid\~ete equinottiale e di colore uiolino, quello, che $i caua nelle parti di mezzodi è ro$$o, & pero que$to ro$$o, ancho $i genera nell’i$ola di $hodi, & in altre parti, che $ono uicine al cor$o del Sole. Quelle conchiglie quando $ono raccolte, con ferri $i fendono d’intorno, dallequal perco$$e ne uiene la Sanie purpurea come una lagrima, che goccia. Cauata ne i mortai pi$tando$i $i apparecchia, & quello, che dalle te$te marine $i caua per que$to e $tato O$tro nomi- nato, & que$to per la $al$ugine pre$to $i fa Sitibondo, $e egli d’intorno non ha il mele $par$o.

CAP. XIIII. DE I COLORI PVRPVREI.

FANNOSI ancho i colori purpurei tinta la creta con la radice de Rubbia, & Hi$gino. Ft $imilm\~ete 60 da i fiori $i fanno altri colori, & pero quando i tintori uogliono imitare il Sil Attico, gettando la uiola $ecca in un ua$o la fanno bollire con l’acqua, dapoi quando e t\~eperata la gettano in una pezza, & con le mani $truccandola riceueno l’acqua di uiole colorita in un mortaio, & di quella infondendoli la cre ta ro$$a, & pi$tandola fanno il colore del Sile Attico, con quella i$te$$a ragione temprando il uacinio, & con quella me$colando fanno la purpura bella. Et ancho chi non puo per la care$tia u$are la chri$o colia tingono l’herba, che $i chiama Luteo di azurro, & u$ano un colore uerdis$imo, et que$ta $i chiama infectiua, cioe tintura, Appre$$o per la inopia del Endego tign\~edo la creta Selinu$ia, ouer l’annularia, & il uetro detto Hɩalo imitan do uanno il colore dell’Endego. Io ho $critto in que$to libro quanto mi è potuto uenir in mente con qual co$e, & con che ragione alla di$po$itione della fermezza, & bellezza bi$ogna farle pitture, & che forze habbɩano in $e tutti i co- lori. In $ette uolumi adũque, terminate $ono tutte le perfettioni delle fabriche, e dimo$trato, che opportunita, è com- 70 modo hauer debbiano. Nel $eguente io trattero dell’acqua, in che modo $i troue, doue non è, & con che ragione $i con- duca, & con che co$e $i prouera $e ella e $ana, & idonea all’u$o.

La Rubbia, e detta Ruggia, et $i u$a uolgarmente da tintori de panni Hi$gino, e Vacinio, e Hiacintho, e una i$te$$a co$a, la creta Selinu$ia di color di latte, & l’annularia e bianca, nel resto io non ho prouato queste co$e, ne uoglio empɩr ɩl lɩbro di ricette.

IL FINE DEL SETTIMO LIBRO. [0201]LIBRO OTTAVO DELLA ARCHITETTVRA DIM. VITRVVIO. PROEMIO.

THALETE Mile$io, uno di $ette Sapienti di$$e, l’acqua e$$er principio di tutte le co$e. Heraclito il fuoco; i Sacerdoti de i Magi l’acqua, & il fuoco. Euripide auditore di Ana xagora, ilquale Filo$o$o gli Athenie$i Scenico nominarono, lo aere, & la terra, & quel la dalle pioggie cele$ti, ingrauidata, hauere generato nel mondo i parti delle gen- ti, & di tutti gli animali, & quelle co$e, che da quella $o$$ero prodotte, quando co$tret- te dalla $orza del Tempo $i di$cioglie$$ero, in quella di nuouo ritornare, & quelle, che di aere na$ce$$ero, ancho nelle parti del cielo cangiar$i nel riceuere alcuno diffetto, ma mutata la loro di$$olutione ricadere nella i$te$$a propietà, nellaquale erano per in- nanzi; Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Fi$ici, & Filo$ofi que$ti e$$er quattro principi ci propo$ero, aere, fuoco, acqua, & terra, & le qualità di que$ti tra 10 $e con naturale forma congiunte per le differenze delle co$e operare, & noi auuertimo non $olamente le co$e, che na$cono da que$ti principi, hauere il na$cimento loro, ma tutte le co$e non notrir$i, ne cre$cere, ne con$eruar$i $enza la forza loro, percio, che i corpi $enza $pirito ridondanti non po$$ono hauere la uita, $e lo aere, che ui entra non hauerà $atto del continuo cre$cendo gli accre$cimenti, & le diminutioni.

Cioè il re$pirare, che $i fa col tirare il fiato à $e, & mandarlo fuori.

Ma $e egli non $erà nel corpo ancora una giu$ta mi$ura di calorenon ui $erà lo $pirito uitale, ne il poter$i fermamente drizzare in piedi, & le forze del cibo non potranno hauere la tempra della Dige$tione, & però non notricando$i i corpi di terre$tre cibo, mancherebbeno, & co$i dalla me$colanza del principio terreno $eranno abbandonati: & gli animali $e $eranno $enza la pote$tà dell’humore exhaul\‘ti, & a$ciutti dal liquore de i $uoi principi $i $eccheranno.

Dice Ari$totile, che noi ci notrimo di quelle co$e, delle quali $iamo compo$ti, & però i quattro elementi, $ono nece$$ari alla uita dell’huomo, per 20 che di es$i ɩl corpo è composto.

Et però la diuina Prouidenza non $ece difficili, & care quelle co$e, che propiamente erano nece$$arie alle genti come $ono le pretio$e pietre, l’oro, & l’argento, & le altre co$e, le quali ne il corpo, ne la natura de$idera, ma quelle co$e, $enza le quali la uita de i mortali non puo e$$er $ecura largamente alle mani pronte cidiede in ogni parte del mondo; & però di que$ti principi $e per ca$o alcuna co$a ui manca di $pirito lo aere as$ignato per re$tituirlo ciò pre$ta copio $amente. Ma lo impeto del Sole apparecchiato, ad aiutarci col calore, & il fuoco ritrouato la uita piu $icura ci ren- de, & co$i il frutto della terra pre$tando$i la copia del uiuere per gli $oprabondanti de$ideri alleua, & nutri$ce gli ani mali pa$cendoli continuam\~ete, & l’acqua non $olam\~ete per lo beuere, ma per l’u$o dandoci infinite neces$ità per e$- $erci data per grande utilità ci r\~ede, & da cio quelli, che all’u$anza de gli Egitt{ij} trattano le co$e $acre dimo$trano tut te le co$e con$i$tere dalla forza del liquore, & pero quando ricoprono i ua$i dell’acqua, i quali al Sacro Tempio cõ ca 30 $ta religoine $i portano, allhora inginocchiati con le mani al cielo ringratiano per tali ritrouamenti la bontà diuina.

REPLICA Vitr. le co$e dette nel $econdo libro, al primo cap. circai principi materiali delle co$e, ma con diuer$a intentio ne, perche nel $econdo egli hauea animo di dimostrare gli effetti, che uengono dalla me$colanza de i principi nelle co$e, co- me nella calce, ne i mattoni, nell’Arena, nelle pietre, & ne gli Alberi, qui ha intentione trattare della natura, & dell’u$o dell’acque, & in uero ha ben ragione di adornare que$ta $ua fatica con il trattamento dell’acque, perche $i come l’oro, & le gemme, & pietre $ono pretio$e per la rarità loro, tutto che la natura humana habbia poco bɩ$ogno di quelle, co$i l’acqua è precio$a per la neces$ità, & per l’u$o della uita, doue non immeritamente, & i $aui, & i poeti, & i Sacerdori hanno ce lebrato l’u$o dell’acqua, & perche la Città di Roma ha di gran lunga $uperato con l’opere, & con le condotte dell’acque tutto quello, che è stato altroue, però Vitru oltra l’u$o uniuer$ale dell’acque per $atisfare ancho in que$ta parte à i Romani ha particolarmente un libro à que- 40 $ta materia con$ecrato, doue parla, & della natura dell’acqua, & dell’u$o.

Della natura ne parla, nel Secondo, Terzo, & Quarto cap. dell’u$o, nel primo, & ne gli altri, quanto alla natura ci narra le propietà dell’ac que, le forze, & qualità $eguendo una diletteuole hi$toria naturale. Quanto all’u$o, egli ci tratta della inuentione dell’acque, della elettione, del condurle, & del con$eruarle. Alla inuentione dona il primo capo. Alla elettione il quinto, perche non e a$$ai trouare le acque, ma è nece$- $ario lo eleggere le buone, & $alutifere; al condurle, & con$eruarle da il sesto, & il $ettimo capo, in$egnandoci à liuellarle, & d@mo$trando- ci gli $trumenti, atti, & i modi di condurle, & co$i con grande utilità da perfettione al Ottauo lib. ilquale io e$porrò ne i luoghi la$ciando le digres$ioni, & la pompa ad altro tempo.

CAP. PRIMO DELLA INVEN- TIONE DELL’ACQVA. 50

ESSENDO adunque, & da i Fi$ici, & da i Filo$ofi, & da i Sacerdoti giudicato, tuttele co$e $tare in$ieme per la forza dell’acqua, io ho pen$ato poi, che ne i primi $ette uolumi e$po$te $ono le ragio ni de gli edifici, in que$to douer$i delle in uentioni dell’acque trattare, & che forze egli habbino nelle propietà de luoghi, & con che ragioni $i conduchino, & come ancora quella $i proui.

Conclude per dimostrare la $ua intentione, in tre parole abbraccia un bel di$cor$o $opra l’acque dicendo.

Perciò che ella è molto nece$$aria, & alla uita, & à i piaceri, & all’u$o quotidiano.

Alla uita egli l’ha dimo$trato di$opra, perche $enza l’humore è impos$ibile mantener$i in uita; al piacere; qui la$cio di$correre à chi ha ueduto bellis$imi $iti, acque, ru$celli, & fonti, di quanto contento, & diletto $ia la ui$ta di quelli, all’u$o, gli e$$erciti, gli a$$ediati, gli artefici, le campagne, il mare, & la terra finalmente dimostra l’u$o dell’acque, però uerremo all’u$o $eguitando la intentione, & l’ordine di Vit.

[0202]LIBRO

Ma quella $erà piu $ocile $e le $onti aperte, & correnti $eranno.

Tratta della inuehtione dell’ucque, & rinchiude il $uo di$cor$o in que$ta $omma, che l’acque, buero $i trouano aperte, & dallanatura dimo$ira- te, come $ono i Fonti, i Fiumi, & altreuene aperte, & manifeste, & pero dice Vitr. Ma quella, & c. òuero $i trouano a$co$e, & $otterra, & que$te, ò dalla forma, & faccia delluogo $i trouano, & gl’indit{ij} $ono prima efpo$ti da Vitr. dicendo.

Ma $e non correranno deue$i $otterra cercarei capɩ, & raccoglierla, le quai co$e in que$to modo dcono e$$ere e$peri- mentate, che $te$o in terra alcuno con i denti appoggiati prima, che il Sol na$ca doue l’acqua $i deuetrouare, & po$to in terra il mento, & fermato $opra un Zocco piccolo $i riguardi il pac$e d’intorno, perche in que$to modo fermato il mento la ui$ta non anderà pìu alto eleuata del bi$ogno, ma con certo fine i pae$i à liuellata altezza equale all’ori- zonte di$egnerà. Allhora doue $i $corgeranno gli humori in $pes$ir$i, & in cre$par$i in$icme, & in acre $olleuar$i iui bi$ogna cauare, perche que$to $egno non $i può fate in luogo $ecco.

10

Et pone il modo dicendo, che $e alcuno la mattina à buona bora $i $tender à in terra, & guarder à per lo piano dell’ orizonte, & uedr à alcuni $u- mi leuar$i dal terreno, & incre$par$i come fa il fumo, che e$ce dalle legna uerdi, quando hanno il fuoco di $otto, prender à mditio di acque, per- che doue e$alano que$ti uapori e $egno, che abbonda l’humore ilquale e tirato dal Sole, & que$to inditio prendono ancho quelii, che cauano le minere, perciò che, & dalla quantit à del uapore, & dal colore prendono, argomento della quahtà della minera, & uuole Palladio, che que $ta proua $i faccia nel me$e d’ Ago$to, leggi tutta que$ta materia al $ettimo, & ottauo capo della $ua agricol@ura, posto questo natur ale mdi- tio uiene Vitr. ad e$ponere quelli argomenti, che $i cauano dalla quaht à dellaterra, & dice.

Ancho anuertir deue chɩ cerca l’acque, di che natura $ia il luogo.

Et ne rende la ragione dicendo.

Perche certi, & determinati $ono i luoghi doue na$cono l’acque.

Et ci e$pone la natura de i luoghi, il che è facile nell’autore, & non ha bi$ogno di no$tra dichiaratione.

20

Nella creta e $ottile, & poca, & non copia, & quella non di ottimo $apore, & co$i e $ottile nel $abbione di$ciolto, ma $e ella $i trouerà in luoghi piu bas$i $erà fango$a, & in$uaue. Nella terra negra $i trouano $udori, & $tille non gro$$e, le quali raccolte per le pioggie del uerno ne i $pes $i, & $odi luoghi danno giu. Que$ti $ono di ottimo $apore. Dalla ghiara ueramente mediocri, & non certeuene $i trouano, & que$te $ono di mirabil $oauità, & co$i ancora dal $abbione ma$chio, dall’arena, & dal carbõchio piu certe, & piu $tabili $ono le copie dell’acque, & que$te $ono di buon $apore. Dal $a$$o ro$$o, & abbondanti, & buone uengono, $e tra le uene non $correranno, & non $coleranno, ma $ot- to le radici de i monti, & ne i $elici piu copio$i, & piu abbondanti, & que$te piu fredde, & piu $ane, ma ne i fonti campe$tri $al$e $ono, graui, tepide, & in$oaui, $e non romperanno uenendo da i monti $otterra nel mezzo de i cam- pi, & quelle hanno la $oauità dell’acque montane, che $ono coperte d’intorno da gli alberi. Ma i $egni à che maniere di terre $otto $tanno le acque oltra i $opra$critti, que$ti $eranno, $e egli $i trouerà che ci na$ca il $ottil Giunco, la Salice 30 erratica, l’Alno, il Vitice, l’Arundine, l’Hedere, & altre co$e $imiglianti, che non po$$ono uenire in luce ne nutrir$i da $e $enza l’humore. Sogliono le $te$$e co$e e$$er nate nelle Lacuni, le quali $tando ancho oltra il re$to del campo riceuono l’acque delle pioggie, & per lo uerno ne i campi, & longamente per la capacità con$eruano l’humore, alle quai co$e non $i deue dare fede, ma in quei pae$i, & in quelle terre doue non $ono lagune, & che na$cono per natu- ra, & non per $emente, iui $i deue l’acqua cercare.

Ma quello, che appartiene alla industria dell’huomo per trouar l’acque è toccato da Vitr. dicendo.

Ma in quei luoghi, nei quali $imili inuentioni non $eranno $ignificate, in que$to modo $i deono e$perimentare. Caui$i per ogni uer$o il luogo alto piedi tre, largo nõ meno di piedi cinque, & in e$$o po$to $ia uer$o il trammontar del Sole uno bacile di Ramo, ò di Piombo, ò uero una conca, di que$ti quello, che $erà pronto uoglio, che $i unga dentro di oglio, & riuer$o $i metta, & la bocca della caua $ia di canne, ò di frondi coperta, & di $opra ui $i metta della terra, di- 40 poi il giorno $eguente $ia $coperta, & $e nel ua$o $eranno goccie, & $udori que$to luogo hauerà dell’acqua. Ap- pre$$o $e uno ua$o fatto di Creta non cotta in quella caua con quella ragione $erà coperto, & quel luogo hauerâ del- l’acqua e$$endo poi $coperto il ua$o $era humido, & ancho $i di$cioglierà dall’humore, & $e in quella caua $i mette- ra una ciocca di lana, & nel di $eguente $arà $truccata l’acqua di quella, dimo$trerà quel luogo hauer copia di acqua. Ne meno auuerrà $e ui $erà acconcia una lucerna, & piena d’oglio, & acce$a, & in quel luogo coperta, & nel di $e- guente non $ara a$ciugata, ma hauerà li auanzi dell’oglio, & del papero, & e$$a $i trouerà humida, dara $egno d’ab- bondanza d’acqua, perche ogni tepore à $e tira gli humori: Ancho, $e in quel luogo $erà fatto fuoco, & molto ri$cal- data la terra, & adu$ta, & da $e $u$citerà un uapore nebulo$o, que$to luogo hauerà dell’acqua. Poi che tai co$e in que$to modo tentate $eranno, & ritrouati i $egni $opra$critti, all’hora in quel luogo $i deue cauare il pozzo, & $e egli $i trouerà il capo dell’acqua, ancho piu pozzi d’intorno $i deono cauare, & tutti per una caua in un luogo $te$$o 50 $i deono condurre.

Argomenti del $ito, & forma del luogo.

Et que$te co$e ne i monti, nelle regioni Settentrionali $pecialmente $i deono cercare, perciò che in quelli, & piu dolci, & piu $ane, & piu copio$e $ono le acque, imperoche $ono riuolte dal cor$o del Sole, & però in tai luoghi gli albe- ri $ono $pes$i, & le $elue, & i monti hanno l’ombre loro o$tanti, che i raggi del Sole à terra dritti, non uenghino, ne pos$ino a$ciugare gli humori. Gli $pat{ij} ancho de i monti riceuono le pioggie, & per la $pe$lezza delle $elue iui le neue da l’ombre de gli alberi, & de i monti lungamente $i con$eruano, dapoi liquefatte colano per le uene della terra, & co$i peruengono alle intime radici de i monti da gli quali erompeno gli $correnti cor$i de i fonti. Al con- trario ne i luoghi campe$tri, & piani hauer non $i po$$ono le copie dell’acque, & $e pure $ono, al meno mal $ane $i trouano, perche il uehemente impeto del Sole, perche niuna ombra gli o$ta: bogliendo a$ciuga l’humore de i cam- 60 pi, & $e iui $ono acque appar\~eti di quelle la $ottilis$ima parte dalla $ottile $alubrità l’aere rimouendo, & leuando por ta nello impeto del cielo, & quelle, che dure $ono, & grauis$ime, & in $uaui, quelle (dico) la$ciate $ono ne i $onti campe$tri.

Non $empre la natura con larghi fiumi, con $pe$$e fonti, ò con aperti indit{ij} ci dimo$tra l’abbondanza dell’acque, ma $pe$$o tra le ui$cere della terra come $angue nelle uene raccoglie l’acque, & per luoghi a$co$i, le conduce; però uolendo noi con industria ritrouare quello, che la na- tura ci tiene a$co$o, à quello prouede Vitr. nel pre$ente luogo, & ci in$egna à ritrouare gli indit{ij}, quando la natura non ce li mo$tra$$e, & à cauare i pozzi, ne i quali è d’auuertire, che non $i troua l’acqua, $e prima non $i ua tanto $otto, che cɩ $tia il letto del fiume $opra, & ol- tra di que$to ci uuole indu$tria per fuggir il pericolo, che il terreno non cada, ò che la e$$alatione non ci offenda, perche bene $pe$$o dal ter- reno cauato e$cono alcuni ueneno$i, & pe$tiferi uapori, come ben $anno quelli, che cauano le minere, à i quali in que$to ca$o $i deue di- mandar con$iglio, & Vitr. con que$to ci conchiude il trattamento dell’inuentione dell’acque, & Plinio, & Palladio, & molti altri $e ne 70 banno $eruɩto à punto di questo libro.

[0203]OTTAVO. _CAP. II. DELL’ACQVE DELLE PIOGGIE._ Qui tratta della natura dell’acque, & prima delle piouane, & poi dell’altre.

ADVNQVE l’acqua dalle pioggie raccolta è migliore, & piu $ana, imperoche prima da uapori piu $ottili, & leggieri da tutte le fonti $i $ceglie, dapoi per la cõmotione dello aere colando$i, & disfacen do$i perle tempe$tati uer$o la terra di$cende. Oltra che nõ co$i $pe$$o ne i piani pioue, come ne i mõ ti, & alle $ommità, perche gli humori la mattina dal na $cimento del Sole cõmos$i, u$citi dalla terra, in qualunque parte del cielo, che piegano $o$pingono lo aere, dapoi quando agitati $ono, accio che non $i dia luogo, che uoto $ia, tirano dopo $e l’onde dello aere, lequali con pre$tezza, & $orza gli uã no dietro. in quel mezzo lo aere precipito$o $cacciando l’humore, che gli $ta dinanzi in ogni luogo, fa che i $offi, gli 10 impeti, & l’onde ancho de i uenti cre$chino grandemente, per ilche poi gli humori da i u\~eti $o$pinti, & in$ieme ri$tret ti per tutto portati $ono, & dalle fonti de i fiumi, dalle paludi, & dal mare, quando $ono dal caldo del $ole toccati $i ca uano, & à que$to modo le nubi da terra $i leuano, que$te rinforzate con lo aere, che $i muoue, & ondeggia, quando peruengono a i luoghi alti, & rileuati, come $ono i monti, perciò che in quelli impedimentɩ fieramente s’in- contrano, per e$$ere dalle procelle cacciati liquefacendo$i $i dileguano, come graui, & pieni, che $ono, & à que$to modo $opra la terra $i diffondeno. Ma che i uapori, le nebbie, & gl’humori e$cano. dalla terra; que$ta ragione ci appare, perche la terra dentro di $e raccoglie, & calori feruenti, & $pirɩti uehementi, & ancho freddi, & gran- de moltitudine di acque: dapoi quando per la notte $i raffredda per le notturne tenebre na$cono i fiati de i uen ti, & da i luoghi humidi na$cono le nebbie, & $i leuano in alto, onde poi na$cendo il $ole col $uo calore tocca la ter- ra, indi lo aere fortemente dal Sole ri$caldato con l’acque a$$ottigliate leua gli humori dalla terra. Appre$$o la ragio 20 ne ancho pr\~ederemo l’e$$empio, da i bagni perciò che niuna uolta, oue $ono i caldai puo hauere i $onti di $opra, ma il cielo, che è iui fabricato, per la bocca dal uapore del fuoco ri$caldato leua l’acque da i pauimenti, & quella $eco por ta nelle curuature delle uolte, & iui $o$pe$a, & in pendente la tiene, perche il caldo uapora di $ua natura $empre in al to $i caccia; & da prima perche è $ottile, & lieue no $i rila$cia, ma poɩ, che piu d’humore $e li aggiũge, & piu den$o di- uiene, come da maggior pe$o grauato nõ $i puo piu $o$tenere, ma gocciola $opra le te$te di chɩ $i laua; co$i dalla $te$$a cagione l’aere del cielo dal Sole ri$caldato, da tutti iluoghi à $e tira gl’humori, & quelli alle nubi raccoglie. Imperòche co$i la terra toccata dal feruore mãda fuori i uapori, come il corpo humano per lo caldo rila $cia il $udore, & di ciò $ede ci fanno i uenti, de i quali quelli, che $ono da freddis $ime parti generati, come è Borea, & Tramontana $pɩrano nello aere $piriti attenuati per lo $ecco: ma l’O$tro, et gl’altri, che dal cor$o del Sole prendono le forze loro humidis$imi $ono, & $empre $eco portano le pioue, perche ri$caldati $i partono da regioni feruenti, & per tutto qua$i leuando fu- 30 rano gli humorɩ, & co$i poɩ li di$pergono alle parti $ettentrionali. Ma che le predette co$e à tal modo $i facciano, pren de$i argomento, & $ede da i capi de fiumi, iquali nelle particolari delcrittioni de i luoghi depinti, & da molti $critti nel gɩro della terra la piu parte, & i piu grandi $i trouano u$cire dalle parti del $ettenttione. Prima nella India, il Gan ge, & lo Indo na$cono dal mõte Cauca$o, nella Siria il Tigre, & lo Eufrate, nell’A$ia, & nel Põto, il Bori$tene, l’Hy$pa- ni, la Tana, il Colchi, & il Pha$i, Nella Gallia il Rodano, nella Borgogna il Reno; di qua dall’Alpi il Timauo, il Pò. nella Italia il Teuere, nella Maura$ia, che da i no$tri è Mauritania nominata, dal monte A tlante il fiume Dyri, ɩlqua- le nato dalla parte $ettentrionale $corre dɩ lungo per l’occidente al lago eptabolo, & mutando il nome Nigir $i dimã- da, dipoi dal lago eptabolo $otto di$erti monti pa$$ando peri luoghi meridionali $orge, & entra nella palude Coloe, laquale circonda Meroe d’intorno, che è il regno degli Ethiopi meridiani; & da quelle paludi raggirando$i per li fiu- mi A $ta$oba, & A$tabora, & molti altri per li monti peruiene alla cattaratta, & da quella precipitando$i giugne tra 40 la Elephantida, & Siene, & in Egitto tra i campi di Thebe, & iui Nilo $i chiama. Ma che dalla Mauritania u\~ega il capo del Nilo da quello $ommamente $i cono$ce, che dall’altra parte del monte Atlante ci $ono altɩ i capi, che $imigliante- m\~ete $correndo uãno all’Oceano occidentale, et iui na$cono gl’lchneumoni, & i Cocourilli, & altre $imili nature di be$tie, & di pe$ci oltra gli Hipopotami. Quãdo adunque $ia, che tutti i grandis $imi fiumi nelle de$crittioni del mon- do ci pareno hauere origine dalle parti $ettentrionali, & i campi Africani, iquali dalle parti meridiane $ottopo$ti $o- no al cor$o del Sole habbino in fatto na$co$i gli humori rari fiumi, & non molte onti, re$ta, che molto mɩgliori $i tro uino i capi delle fonti, che alla T ramontana, & à Borea riguardano; $e però in luogo pɩeno di $olfo non $i abbattono, & che ci $ia dell’allume, ò del bitume, imperoche $i mutano all’hora, & fuori mandano ò acque calde, ò fredde di catti uo odore, & di tri$to $apore, per che dell’acqua calda non è alcuna proprietà, ma quãdo la fredda incorre in luogo ar dente, bolle, & ri$caldata molto fuori per le uene e$ce $opra la terra, & però lungamente $tar non puo, ma in poco t\~e 50 po diu\~eta fredda, imperoche $e di natura $ua calda fu$$e, il $uo calore non $i raffredderebbe; ma con tutto nõ $e li ren de però, ne il colore, ne ɩl $apore, ne l’odore di prima, perche egli è gia per la $ua rarità intento, & me$colato.

Vitr. in que$to luogo è chiaro, & dɩce molte belle co$e, et $pecialm\~ete parlando del fiume detto Nigir, che hoggi $i chiama il fiume di Senega, che per Africa ua uer$o ponente nell’Occeano, ilquale $a gli $te{$s}i effetti, che fa il Nilo, cre$ce, et produce gl’animali, che $opra il Nilo $i uedono. Narrala generatione delle pioggie, & con e$$empi lo dimo$tra, et parla, della generatione delle fonti, & de i fiumi noi per diletto porremo qui $otto i uer$i tratti delle no$tre meteore.

Chiunque niega che’l ualor cele$te Formar non po$$a la mondana cera. Certo $ua ment’e d’ignoranza ue$te.

Et $el mio dir $alda ragion’ auera Spero mo$trar, ch’il lume, & l’influenza, El mouimento han qui lor $orza uera.

Quando ch’ɩl Sol da noi $a $ua partenza, Ouer ritorna ad albergar col $egno, In cui comincia à mo$trar $ua potenza

Chi non cono$ce al uariar del $egno Delle co$e uolubili, & non uede Come faccia il terren’ hor uoto, hor pregno?

Quand’ à mostar $ua bella faccia rɩede Non è $i ar$iccio, & arido ce$puglio Che non rinuerdi, & non ne faccia $ede.

Ma quando poi piu bolle ɩl caldo Giuglio. Ogni $ement’ al maturar s’appre$ta Per far maggior ogni no$tro pecuglio.

D’mdi trahendo la dorata cre$ta, La$ciand’ i no$tri per contrari alberghi, Gia la morte dell’anno è manɩfe$ta.

Ne $ol par, ch’alla uita in alto s’erghi O per morir $i pieghi ogni germoglio S’auuien che’l Sol’ ò quiui, ò altrou’ alberghi;

Ma quand’ ancor $opr’ ɩl cete$te $oglio Alcun pianeta i dritti raggi uibra, 60 Ch’habbia uirtu contraria al freddo $coglio.

Non equalmente i primi corpi libra Ma i due piu lieui raddoppiando moue Con di$eguale, & $temperata libra.

Ma Saturn’, & Mercurio fan lor proue Contrarie à quelle, & $tando $opra noi Fan che la terra, & lacqua $i rinoue.

Perche fredd’ è lor forza, & $redde poi Sono le qualitati mde cadute Per gl’humid’, & gelati mflu{$s}i $uoi.

70

Non che nel ciel, ch’è padre di $alute Ardor’, ò gelo $ia, come qui ba$$o, Ma perche tal è $ua forza, & uɩrtute.

Ne dietro però deɩ uolger’ ɩl pa$$o, Se dico glɩ elementi e$$er maggiori, Perche nè in questo uerità trapa$$o.

Che $e del fuoco accre$cano gl’ardori In una parte, poi nell’altra @ono [0204]LIBRO Proportionatament’ ancho minori,

Et que$t’ è di natura un largo dono, Che quant’ iui ripiglia, qui ripone E in ciò concorda quell’eterno $uono.

Ma noi $eguend’ɩl uer della ragione Gia cominciata, altronde pigheremo Da far piu forte no$tra oppenione.

Vede$i adunque dal ualor $upremo Del Ciel tirar$i in giro il fuoco, & l’onda El corpo, ch’è tra que$to, & quell’, e$tremo

Il calor grand’ all’hor molto piu abbonda, Quando la Luna nella part’ oppo$ta Al Sol dimostra la $ua $accia tonda,

L’antichɩ{$s}imo $pirto, che s’acco$ta Alla ruota maggior ferma la terra, Che non riuolge ne lato, ne costa,

Et quel pianeta, ch’è $opra la guerra, Odi cagion di nuoua marauiglia, Tra i primi corpi l’agguaglianza $erra.

Appre$$o ancor la nobile famiglia, I metalli, le pietre, & l’altre co$e Come propie richezze in guardia piglia.

Ne $i puon dire le uirtuti a$co$e Ne gli animai, nell’ acque, & nelle piante, Ch’à marauiglia $on marauiglio$e,

La$ciamo dunque à dietro il mondo errante, Et $eguitiam’ à dir’ cioche da humore Si fa qua giu con apparenze tante.

Surge da terra l’humido uapore Tratto dal Sol’ alla men calda stanza E apoco apoco prende piu uigore.

B in questo $patio fa gran raunanza Tanto, che $i conden$a, & $i ri$trigne In folta nebbia, & di nera $embianza,

Il freddo e la cagion, che la costrigne Come $ponga, che d’acqua piena $ia Spreme l’humor, che la terra dipigne,

Tal’ hor minute $on le goccie in uia Tal’ hor piu gro$$e, come che’l $uggetto Piu copio$o, ò meno $i di$uia,

Et $pe$$o l’aer puro in $e ri$tretto Da potenza $upern’ in pioggia uolto Acqua giu manda piena di diletto.

Que$to nel grembo della terr’ accolto Pregna la rende ond’ella poi s’in$iora, E in uerdeggiante gonna ha il $en’ in uolto

Po$cia Vertunno, con Pomona, & Flora El Padre Bacco, & mill’ ancichi numi, Lodan’ il Sol, che $i bell’ anno honora

Ma quando l’aer riuers’ i $uoi fiumi, Come da i monti delle nubi aperte Con $pauento$i, e horribili co$tumi.

Et $on le uoci $trepito$e in$erte Del mormorar’, e in ogni parte rugge Con fiamme $par$e, mobili, & incerte:

Ciò na$ce dal $offiar, ch’intorno mugge Et con gran forza indura il fo$co nembo. Ch’impatiente del legame fugge.

Pero $i uede hor angulo$o, bor gembo L’a$petto della nube intorno cinta Da $i feroc’, e impetuo$o lembo,

Ma perche $ia la mia ragion distinta, Dirò de $egni della pioggia, & quali Et quanti $on con mae$treuol tinta

Chi ued’ il fumo con $ue turbid’ ali Salir’ al Cielo, & apparir in forma Di nebbia, ò dɩ uapori ò fumi tali,

Può gɩudicar $enz’hauer altra norma Che l’aer pregno à piouer s’apparecchi, Che raro ɩn altra co$a $i trasforma.

Quand’ ancho dietro à gl’humidi, e rubecchi Vapor’ il Sol ro$$eggia in oriente, Segn è di pioggia, & di $uoi molli $pecchi.

Il gracidar della fango$a gente Et dalcun’ uccelletti ɩl canto mo$tra La piu gro$$a ruggiada e$$er pre$ente.

L’auida pecorell’ ancho ɩl dimo$tra Col $uo mor$o bramo$o, & l’arrogante Mo$ca, che $empre uuol uincer la giojira.

Lo $entillar delle lucerne innante Inditio d’acqua copio$a porge, Et l’humido del muro cɩrco$tante.

Quando con men liquor’, il fonte $orge, Et con cor$o men fort’ɩl fium’è mo$$o, Vn buon giuditio del piouer s’accorge.

Mill’altri $egni $on, che dir non po$$o, In breue $patio, & da quei $aui inte$i, 10 Ch’affatican del mar l’humido do$$o.

Molti ne $on d’agricoltoti appre$i, Et molti ancor dalle genti, che $anno L’u$anza, & i costumi de pae$i.

Ch’è inanzi il ca$o il $ucce$$o diranno.

CAPITOLO.

L’anima $emplicetta, che di$cende Dalla cele$t’ terrena $tanza, A$$ai meno, che prim’il uero apprende,

20

Perche distolta dalla prim’ u$anza, Rinchiu$a come Danae n@l fondo Viue della mi$errima ignoranza.

Il benigno $uo padre, che nel mondo Volle mandarla del $uo amore acce$o Si cangia in Oro lucid’, & fecondo.

L’oro e’l $aper’, & il bel uero inte$o Che dà benigno influ$$o nella mente Fa ricco l’huomo $oura Mida, ò Cre$o. os’il perduto bene tra la gente 30 Del $ecolo $i trou’, & $i racquista, Ma non $enza fatica, ò $tudio ardente.

Ben’è la cono$cenza alquanto mi$ta Da fanta$ime, & forme, che @dal $en$@ Na$cono in noi dall’udit’, & la uista

Trouas’infine dallo $tudi’ immen$o Co$i pur’, & purgato l’intelletto Che rend’ à Gioue l’honora o cen$o

Questo $i uede chiar da quel, chi ho detto Ch’oltr’ il bel uer delle notitie prime 40 Da gl’accidenti na$ce il uer concet@o.

Que$ti n’han fatto con $cienze opime Tornar delle materie nelle quali La forza del calor uero s’imprime

I lampi, le Comette, i fuochi tali Per le co$e ui$ibɩli $on fatti A’ gl’mtelletti de gl’huomini eguali

Et gl’humidi uapor’ ancho $on tratti Per l’accident’alla notitia no$tra, Come $i fanno, & come $on dis$atti.

50

Hor $egue quello, che mia mu$a mostra Della rugiada dir’, & della brina Et del re$to conform’ à $imil mo$tra

Dolce calor dalla luce diuina Dolcemente un uapor lieua dal piane Nella parte dell’aer piu uicina

La notte col $uo freddo uelo, e piano Restringue quel uapor’, & quell’inuoglie In gocciole conuer$o à man’ à mano

Que$t’all herbette, à i fior’, & alle foglie 60 Tremolando s’accosta, & nel mattino, I bei raggi del Sol, quel $pecchio accoglie

Simil uapor’ fa il gelo mattutino Ma perch’il gelo, è piu potente, & forte Però $i strigne e diuenta piu fino.

Spe$$o $i $ono le per$on’accorte Ch’al ba$$o la rugiada $i conden$a Per non e$$er calor ch’alto la pote.

Perche $edend’ à diletteuol men$a Ne bei prati la $era hanno $entite 70 Che tal uapor di $otto $i di$pen$a.

Il luogo, & la $tagion $anno l’inuito A queli’unpre{$s}ion, che $pe$s’ amarò Et $pe{$s}’ ha dolc’ ɩl gu$to, & $aporit@.

S’hebbe gia un cibo precios’, & caro Simil’alla rugiada, & per far fede Quanto puo il cielo con inditio chiaro.

[0205]OTTAVO.

Nella di$erta piaggia oue non uede Na$cer herbette ɩl Sol’, ò $orger fonte, Fu fatt’un popol d’ogni cibo herede.

Col gu$to lor’, & con le uoglie pronte Vn’e$ca $ol’haueua ogni $apore, Odi cos’incredibili, ma conte

Er’un pae$e ou’il diuin fauore Conduczua la gent’à Dio diletta, Sott’il ue{$s}illo d’un gran conduttore

In quell’in uece d’acqua pur’, & netta Candido latte, & dolce mel correa Ogni co$a in $uo grado era perfetta

Ma giugner prima ou’andar $i douea Senza fatica, & camin a$pro, & pieno D’ogni di$agio, & mal non $i potea.

Il popol $i $entiua uenir meno Et della uit’, & delle $ue $peranze, Et àl mal dire non haueua freno

Il capitano alle cele$te $tanze Gl’occhi, & le palme humilmente uolgendo Pregò $econdo le $ue antiche u$anze

Padre (dicea) del cel $e ben comprendo Hauer condotta la tua gente in loco, Oue la morte $enza te n’attendo

Tu, che parti$ti gl’elementi, e al foco Seggio $ublime, & piu capace de$ti El troppo al mezzo reduce$ti, el poco

Pur’io confido ne i mei uoti hone$ti Che $on fondati nelle tue prome$$e Che grat’ il nostro male non haure$ti

Meco $on que$te genti, & io con e$$e E$$e alla mia, & io $to alla tua uoce, Voce, che $ta nelle tue uoglie ste$$e

Ecco l’a$pro $entier quanto li noce, Quant’ è l’error fallace delle strade, Quant’è la fame indomita, & atroce

Tu $ei la uia<_>2, tu $ei la ueritade Tu $ei la uita, però dolce padre Mo$traci il uer camino per pietade

Porg’il cibo bramato alle tue $quadre, Et fa, che $i comprenda, che ne $ei Pre$ente con quest’opere leggiadre.

Vdi la uoce il padre de gli Dei Del capitan fedele, & $uo gran duolo, Mostrò quant’ ama i buon’, & odia i rei

Però chiamand’ɩl $uo beato stuolo Quello, ch’il $uo uoler’ in terra $piega, E innant’ogn’hor li $ta con dolce uolo.

Di$$eli poi ch’al giu$to non $i niega Giu$ta dimanda, hor git’oue $i $erua L’ambro$ia no$tra, el nettare $i lega

Nei uas’eterni, in eterna con$erua, Di questa $opra la di$erta piaggia Ou’ɩl popolo mio la fame $nerua,

Tanta dal Cel per ogni uer$o caggia, Ch’ogn’un’il $eno $i riempi, & goda Ne ui $ia tribu, ch’in copia non haggia,

Ecc’una $chiera di quei $pirti $noda Le cele$ti uiuande giu dal cielo, Piouen quell’e$ca, per ch’ognun la roda.

L’afflitta turba, che dal chiaro uelo Del bel $eren’ intorno, uede & mira Scender’ il dolc’, & trapparente gelo

De$io$a la coglie, & pon giu l’ira, Che la fame notri$ce, & $ene $atia Con marauiglia, & quanto puo re$pira.

L’alto stupor di co$i rara gratia Conduc’ à dir’ ogn’un, che cos’è questa? 10 Qual bocca non fia stanca pria, che $atia?

La uoglia ogni $apor’ in quella de$ta Però $ene content’ogni palato, Ogni gu$to s’acquet’, & $ene resta

Benedetto $ial Ciel, che ciò n’ha dato, Et $e ben quella uolta fu corte$e, Qualche parte però n’anchor la$ciato.

Ma ben benign’è l’aria in quel pae$e, Che ciò ne manda per $anar gl’mfermi Di uari mali lor’, & uarie offe$e

20

Ma qui conuien co’l mio cantar $i fcrmi.

Com’ɩl calor delle $operne $pere Leu’ɩl uapor dalla terrena $corza, Detto s’è prima con $entenze uere

La bianca neue il uerno s’in$orza, Come $uol far la $tate la tempe$ta, In cui uirtu maggior $i mo$tra, & forza

Humid’, & caldo fumo al Ciel $i de$ta Et nella mezza region s’innalza 30 Ristrett’in nube chiar’; & mani$e$ta

Quell’ il uapor debilement’inalza, Che per e$$er $ottil’, è gia di$per$o Come candida lana $i di$calza.

Onde s’imbianca tutto l’unɩuer$o, L’aere pregno d’ogni intorno fiocca Le bianche falde dell’humor con$per$o

Ma con piu furia, & piu durezza tocca Lagrandine gelat’i tetti, & i colmi, Et con horror, & $trepito trabocca

40

Onde $i $pezzan con le uiti gli olmi Le biad’ à terra uanno con durezza, Del gelido cri$tal ch’à dirlo duolmi

Muor’ogni piant’ alla temperie auuezza, El contadin di $ue $peranze cade, Ne piu $e $te$s’, ò $ua $amiglia apprezza;

Que$to $iran’accidente alhor accade, Quand’ha piu forz’il Sol, però ch’ei lieua L’humor in altre piu fredde contrade.

Che non $on quell’, oue $i fa la neua, 50 La brin’, & la rugiada forza piglia Per que$to, & quel contrario, che l’aggreua

Ne di ciò prender dei piu marauiglia, Perche l’e$tate, piu che’l uerno gela, La region’ ou’il uapor s’appiglia

Ardon gl’e$trem’, el mezo $i congela, Ne potendo fuggir’ i $uoi nemici Ri$trett’in $e mede$imo $i cela.

CAP. III. DELL’ACQVE CALDE, ET CHE FORZE HANNO DA DIVERSI ME- 60 TALLI D’ONDE ESCONO, ET DELLA NATVRA DI VARII FONTI, LAGHI, ET FIVMARE.

SONO alcune fonti ancora calde, dalle quali n’e$ce acqua di ottimo $apore, laquale nel bere è co$i $oaue, che non $i di$idera quella delle fonti Camene, nè la $urgente Martia. Ma que$te da e$$a natu ra à que$ta gui$a $i fanno. Quando di entro la terra per lo allume, ò per lo bitume, ò $olfo $i accende il fuoco mediante l’ardore, la terra, che è d’intorno à quello bianca, & rouente diuiene, ma $opra di $e alla $uperficie della terra manda fuori il feruido uapore, & co$i $e alcune fonti in quei luoghi, che $ono di $opra, na$cono di acque dolci offe$e, & rincontrate da quel uapore bogliono trale uene, & in que$to modo e$cono fuori, $enza che il loro uapore $i gua$ti.

Sono ancho di non buono $apore, & odore alcune fonti fredde, lequali da luoghi inferiori drento la terra na$cen- 70 do pa$$ano per luoghi ardenti, & da que$ti partendo$i, & tracorrendo per lungo $patio della terra raffreddati uengo- no di $opra con l’odore, $apore, & colore gua$to, & corrotto come $i uede nella uia Tiburtina il fiume Albula, & nel piano Ardeatino le fonti fredde, che $olforate $i chiamano dello $te$$o odore, & co$i $i uede in altri luoghi $imiglian- ti, ma que$te tutto, che fredde $iano pareno però bollire, percioche auuiene, che incontrando$i di $otto profondam\~e tein luoghi alti offe$i dall’humore, & dal fuoco, che tra $e conuengono, con grande, & uehemente $trepito in $e forti, & gagliardi $piriti uanno riceuendo, & co$i gonfi per la forza del uento, & sforzati bogli\~edo $pe$$o fuori e$ceno del [0206]LIBRO le fonti loro; ma di quelle fonti, che aperte non $ono; ma ouero da $a$si, ouero da qualchealtra uiolenza ritenuti $ono à i grandi, & rileuati grumidi terra, & però grandemente $i inganna, chiunque pen$a di hauere i capi delle fon- ti, quando aprono loro le grandi fo$$e in quella altezza, che $ono i grumi, impero $i come un ua$o di rame non ripie- no $ino all’orlo $uo, ma che habbia la mi$ura dell’acqua $econdo la $ua capacità, di due delle tre parti quando il $uo co perchio dal gran feruore del fuoco toccato uiene forza l’acqua à ri$caldar$i bene, & quella per la $ua naturale rarità riceuendo in $e la gagliarda enfiagione del caldo, non $olo riempie il ua$o, ma cõ gli $piriti $uoi alzãdo il coperchio, & u $cendo trabocca, ma leuato il coperchio, & e$$alati i $uoi boglim\~eti nello aperto aere torna di nuouo al luogo $uo, al $imigliante modo quei capi delle fonti, quando $ono per le $trettezze compres$i, & ri$tretti, con grande impeto uengono di $opra gli $piriti dell’acqua, ma tanto$to, che riaperti, & rillargati $ono uotati per la rarità, che nel liquore preuale ri$eggono, & tornano nella proprietà del $uo giu$to pe$o. Ma ogni acqua calda per que$to è atta alle medici 10 ne, perciò che ricotta nelle co$e precedente riceue altra uirtute all’u$o humano; perciò che le fonti $ulfuree riltora- no le fatiche de nerui, ri$caldando, & $ucchiando con il loro calore i tri$ti humori da i corpɩ. Ma le fonti, che hanno dell’allume, quando riceueno alcuni corpi dalla paraly$i di$ciolti, ouero da qualche sforzeuole infermità mantenen- do il refrigerio per le aperte uene ri$torano con forza cõtraria del caldo, & co$i continuando per que$to i corpi $ono remes$i nell’antica cura delle loro membra: Finalmente oue $ono le acque, che tengono del bitume gli huomini po$ $ono purgare i difetti, che hanno dentro i corpi loro beuendone, & à que$to modo medicar$i. Euui ancho una $orte di acqua fredda nitro$a come à Penna, à Ve$tina, à Cotilio, & in altri luoghi $imili, che beuendone alcuno $i purga, et per lo uentre pa$$ando minui$ce, & $cema la gõfiezza delle $trume. Ma doue $i caua l’oro, & l’arg\~eto, ɩl ferro, il rame, il piõbo, & altre $imiglianti co$e alle dette iui, $i trouano molte $onti ma, $ono $ommamente difetto$e, perciò che hã no i uit{ij} contrari à quell’acque calde, che uengono dal $olfo, dallo allume, ò dal bitume, & fanno que$to, che beuute 20 quando entrano nel corpo, & uãno per le uene toccano i nerui, et le giũture, & quelli infiãdo gl’indurano i nerui. A- dunque per la enfiagione gonfiati per longo $i ritirano, & co$i fanno glɩ huomini doglio$i ò per male di nerui, ò per le podagre, perche hãno le $ottigliezze de le uene loro me$colate di co$e duris$ime, $pe$$e, & freddis$ime, Vnaltra $or te di ac\~q $i troua, laquale @ õ hau\~edo à ba$tãza le $ue uene chiare cõ la $puma $ua nuota come fiore nella $ommità $imi le al colore d’un uetro purpureo. Que$te co$e mirabilm\~ete auuertite $ono, & cõ$iderate in Athene, perche iui da $imi li luoghi, & fonti, & in A$ti, & al porto Pireo $ono cõdotte le $urg\~eti canne, et di quelle niuno ne beue per quella cau $a, ma bene $e ne $erueno per lauare, et per altre bi$ogna, et beueno de i pozzi, et co$i $chiuano i diffetti di quelle fõti.

Hermolao nelle ca$tigationi di Pli. al. 2. del. 32. legge non, & in A$ti, ad portũ Pireæũ, ma Ma$ti u$que ad portũ Pireæũ, et dice, che Masti $ono det te altram\~ete, mãmæ, et papillæ, et ubera, qua$i mãmelle <002> lequali u\~egano l’acque, b\~eche ancho $alua la prima lettione, et <002> A$ti int\~ede Athene.

Ma à Troezzeno ciò non $i può fuggire perche iui altra $orte di acque nõ $i troua, $e non quella, che hanno i Cibdeli, & 30 però in quella città ò tutti, ò la maggior parte $ono ne i piedi cagioneuoli. Ma in Tar$o città di Cilicia troua$i un fiu- me nominato Cydnos, nelquale i podagro$i ten\~edo le gãbe à molle $ono $olleuati dal dolore. Oltra le dette co$e mol- te altre generationi di acque $i trouano, che hãno le $ue, <030>prietà, come in Sicilia il fiume Hymera, il\~qle u$cito dalla fõ te in due rami $i parte, & quel ramo, che $i $t\~ede corr\~edo uer$o il mõte Ethna, perciò ch’egli pa$$a per terreno di $ucco dolce, eglɩ è di grãdis$ima dolceza, l’altro ramo, che corre per quel piano doue $i caua il $ale, è di $apor $al$o. Similm\~ete à Paretonio, & la doue è il uiaggio ad Hamone, & al Ca$sɩo all’Egitto $ono laghi palu$tri di maniera $al$i, che dɩ $opra hãno il $ale cõgelato. Sono appre$lo in molti altri luoghi, & fonti, & fiumi, & laghi, iquali pa$$ando oltra le cauc del $ale nece$$ariamente diuentano $alati, altri penetrãdo per le uene gra$$e della terra come unti d’oglio e$cono fnori co me è à Soli ca$tello della Cilicia il fiume Lipari nominato, nelquale chiunque $i laua, ò nuota $i ungne dall’acqua, & co$i nella Ethiopia $i troua un lago, che ugne gli huomini, che in e$$o nuotano; & in India ce n’è uno, che quãdo il cie 40 lo è $ereno mãda una gran \~qntità di oglio. Ancora à Cartagine è una fonte $opra la quale nuota l’oglio di odore come una $corza di cedro, del qual’oglio è u$anza di ugnere le pecore: al Zãte, et intorno à Durazzo, & Apollonia $ono fon ti, che in$ieme con l’acqua uomitano grã moltitudine di pece; à Babilonia è un grandis$imo lago, che $i chiama la pa- lude A$phaltite, ha di $opra il liquido bitume, che nuota, delqual bitume, & di pietra cotta fabricatone il muro Semi miramis cin$e la gran Babilonia, co$i in Ioppe nella Svria, & nell’ Arabia de Numidi $i trouano laghi di $mi$urata grã dezza, iquali mandano fuori gran ma$$e di bitume, che $ono poi tolte dalli habitatori di quei luoghi. Ma ciò nõ è ma rauiglio$o, perciò che in quei $ono molte pettraie di duro bitume. Quando adunque l’acqua rompe fuori per la terra bitumino$a $eco ne porta, & quãdo che ella è u$cita fuori della terra $i $ceglie, & co$i da $e $caccia il bitume, & co$i an cho nella Cappadocia nella uia, che è tra Mazzaca, & Tuana, $i troua un grã lago, nelquale $e una parte di cãne, ò d’al tra co$a è po$ta d\~etro, & il $egu\~ete giorno cauata quella parte, che $erà $tata cauata $i trouerà di pietra, re$tãdo l’altra 50 parte, che nõ hauerà toccato l’acqua nella $ua <030>pria natura. Allo $te$$o modo à Hieropoli della Frigia bolle una mol titudine d’acqua calda, dellaquale $e ne manda per le fo$$e d’intorno agli horti, & alle uigne. Que$ta à capo d’ãno diu\~e ta una cro$ta di pietra, & co$i ogni tãti anni gli habitatori di quei pae$i facendo i margini di terra dalla de$tra, & dal- la $ini$tra, ui la$ciano andare quelle acque, & con quelle cro$te fanno le $iepi de i campi loro; & que$to pare, che natu- ralmente fatto $ia, percio che in quei lu oghi, & in quella terra, doue na$ce quel $ucco ci $ta, $otto una qualità $imile al la natura del coagolo. Dipoi quando la forza me$colata e$ce di $opra per le fonti $ue, è sforzata ri$trign er$i, & appi- gliar$i dal $ole, & dalla calidità dell’aere, come $i uede ne i piani delle $aline. Sono appre$$o fonti molto amari na$centi da amaro $ucco della terra, come nel Ponto è il fiume Hypanis, ilquale dal $uo capo per quaranta miglia $corre cõ ac qua di dolcis$imo $apore, dipoi quando giugne al luogo, che dalla foce $ua è lontano c\~eto, & $e$$anta miglia, cõ quel lo $i me$cola un fonticello b\~e piccolo: Que$to fonticello, quando entra nel detto fiume, all’hora fa, che tanta quan ti- 60 ta di acque diuenta amara, percioche per quella $orte di terra, & per quelle uene, dallequali $i caua la Sandaraca u$ c\~e do quell’acqua amara diuiene, & tutte que$te co$e da di$simigliãti $apori pre$i dalla proprietà del terreno per doue pa$$ano, chiaram\~ete $i fano, come appare ne i frutti, imperoche $e le radici de gli alberi, ò delle uiti, ò dell’altre $em\~eze mãda$$ero i frutti pr\~ed\~edo il $ucco nõ dalle proprieta del terreno, $enza dubbio il $apor di tutti in ogni luogo, & in o- gni parte $arebbe d’una i$te$$a natura, ma uedemo pure, che l’I$ola di Lesbo fa il uino protropo, Meonia il uino det to Catacecaumenite, & Lidia il Melito, & Sicilia il Mamertino, Campagna il Falerno, Terracɩna, & Fondi i Ce- cubi, & in molti altri luoghi di innumerabil moltitudine, & uarietà generar$i le $orte, & le forze de i uini, lequali non altram\~eti po$$ano e$$er prodotte, $e non quando l’humore terreno con le $ue proprietà de i $apori infu$o nelle ra dici, nutre, & pa$ce la materia, per laquale u$cendo alla cima diffõde il $apore del frutto propio del luogo, & della for te $ua; che $e la terra nõ fu$$e dis$imile, & di$tinta di uarieta d’humori, non $arebbeno in Siria, & in Arabia nelle cãne, 70 & ne i giũchi, & nelle herbe gli odori $olam\~ete, ne ancho gli alberi, che ci dãno l’inc\~e$o, ne quelle terre ci dariano i gra ni del pepe, nè le glebe della mirra, nè à Cirene nelle bacchette na$cerebbe il la$$ere, ma in tutte le regioni della terra, et in tutti i luoghi tutte le co$e d’una $te$$a natura $i <030>durrebbeno, ma $ecõdo que$te diuer$ità in uar{ij} luoghi, et pae$i la inclinatione del mõdo, & lo impeto del Sole ò piu pre$$o ò piu lõtano fac\~edo il cor$o $uo genera tali humori di que $ta natura, & quelle qualità nõ $olam\~ete in quelle co$e $i uedeno, ma nelle pecore, & negli armenti, & tai co$e non $i farebbeno dislimiglianza $e le propietà di cia$cun terrenno in pae$i diuer$i alla uirtu del Sole nõ fu$$ero temperate.

[0207]OTTAVO.

Perche nella Beotia e il fiume Cephi$o, & il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Crate, à Troia il Xanto, & ne i cam pi de i Clazomeni, & di Erithrei, & di Laodice$i $ono fonti, & fiumi, alliquali quãdo le pecore à $uoi tempi dell’anno s’apparecchiano à concepere il parto, ogni giorno à bere à quei luoghi $on cacciate, & da quello è, che auegna, che $ie no bianche, ni\~etedimeno parturi$cono in alcuni luoghi gli animali grɩgi, in alcuni neri, in alcuni del colore del coruo & co$i quando la propietà del liquore entra nel corpo dentro ui $emina la qualità me$colata $econdo la natura $ua, perche adonque ne i campi Troiani na$cono pre$$o al fiume gli armenti ruffi, & le pecore grigie, però $i dice che li Ilie$i hanno chiamato quel fiume Xanto. Trouã$i ancho alcune acque mortifere, lequali pa$$ando per un $uc- co malefico della terra, riceuono in $e la forz a del ueleno, $i come $i dice d’una fonte di Terracina, laquale Nettuno $i nominaua, dellaquale chiunque per in auertenza ne beueua, era della uita priuato, per laqual co$a dice$i, che gli antichi la otturorno, & appre$$o de i Greci in Thracia è un lago, che non $olamente fa morire chi di quello ne beue, 10 ma anche cia$cuno, che iui $i bagna. Similm\~ete in T e$$alia è una fonte, che $corre, della quale nõ ne gu$ta alcuno ani male, ne altra $orte di be$tia $i le auicina, appre$$o quella fonte è un’arbore di color purpureo; & co$i nella Macedonia la doue è $epulto Euripide dalla de$tra, & dalla $ini$tra del monum\~eto due riui cõcorreno in uno, iui dall’una parte $e dendo i pa$$aggieri per la bõta dell’acque $ogliono mangiare; ma al riuo, che è dall’altra parte del monum\~eto niuno s’appros$ima, perche egli $i dice, ch’egli ha l’acqua $ua mortifera, & pe$til\~ete. Appre$$o $i troua ancho in Arcadia No nacri nominato pae$e, che ne i mõti ha freddis$ime acque da i $as$i $tillanti, & quell’acqua co$i fredda è detta Stygos, & que$ta ne in arg\~eto, ne in rame, ne in ferro puo e$$er tenuta perche in ogni ua$o di tal materɩe cõpo$to per quell’ac- qua $i dis$ipa, & di$cioglie; ma per cõ$eruare, & tenere quell’acqua non è co$a, che $ia buona $e non un’ugna di mulo; que$t’acqua $i dice e$$ere $tata mandata da Antipatro nella prouincia, doue Ale$$andro $i trouaua per Iolla $uo figluo lo, & da lui con quell’acque $i $criue e$$er $tato ammazzato il Re. A que$to modo nelle Alpi, doue è il regno di Cotto, 20 è un’acqua, che chi la gu$ta di fatto cade. Ma nel cãpo Fali$co alla uia Campana nel piano di Corneto è un bo$co, nel quale na$ce una fõte, doue appareno gli os$i di bi$cie, & di lacerte, & di altri $erp\~eti giacere. Ancora $ono alcune uene acide di fonti, come à Lynce$te, & Italia à Virena, in Campagna a Thiano, & in molti altri luoghi, che hãno tal uirtù che beuute rompeno le pietre nelle ui$ciche, che na$cono ne i Corpi humani, & ciò far$i naturalm\~ete appare per que- $ta cau$a, che il $ucco acre, & acido $ta $otto que$ta terra, per la quale u$cendo le uene s’intingono di quella acrezza, & co$i quando $ono entrate nel corpo dis$ipano quelle co$e, che trouano e$$er $tate generate, & accre$ciute dalla $u$- $id\~etia dell’acqua. Ma perche cau$a dalle co$e acide di$ciolte, & partite $ieno tal pietre, noi potemo auuertir da que$to che $e alcuno porrà un’ouo nel’aceto, & lo la$cera lõgamente, la $corza $ua diu\~etera molle, & $i di$ciogliera. Similm\~e- te $e il piombo, che è lentis$imo, & di grã pe$o $erà po$to $opra un ua$o, che dentro habbia dello aceto, & che il ua$o $ia ben coporto, & otturato, ò illotato auuerra, che il piombo $i disfara, & $i $ara la biacca. Con le $tes$i ragioni $e del 30 rame, che pure è di piu $oda natura, che il piombo, $i fara la mede$ima proua, egli certam\~ete $i disfara, & il uerde rame, ò la $ua ruggine ne caueremo. Co$i la Perla, & il Silice, che per ferro, ò per fuoco $olo non $i puo disfare, quando dal fuoco $arà ri$caldata, & $par$oui $opra dell’aceto, $i di$cioglierà, & rompera pre$tam\~ete. Quando adunque uediamo tai co$e e$$er fatte dinanzi a gli occhi no$tri, potemo di$correre, per la fortezza del $ucco con le co$e acide poter$i cu- rare quelli, che $entono del mal di pietra. Sonoui oltra di que$to ancho delle fonti me$colate come col uino, $i come n’è una nella Paphlagonia, della quale chiunque ne beue, ebro $enza uino diuenta. Ma appre$$o gli Equicoli in Italia & nelle Alpi, nella natɩone de Medulli $i troua una $orte di acqua, di cui, chi ne beue diuiene gozzuto, & in Arcadia è una citta non ignobile di Clitoro, ne cui campi è una Spilonca, dallaquale e$ce un’acqua, che rende i beuitori ab$te- m{ij}, à quella fonte à uno Epigramma $colpito in pietra di que$to $entimento in uer$i greci, che quell’acqua nõ è buo na per lauar$i dentro, & è ancho nemica alle uite, concio $ia, che appre$$o quella fonte Melampo con $acrifici purga 40 to haue$$e la rabbia delle $iglie di Proteo, & ritornato haue$$e le menti di quelle Vergini nella pri$tina $anita, lo Epigramma è qui $otto $critto.

Se te Pa$tor’al fonte di Clitoro Et la tua greggia ardente $ete $prona

Su’l mezzo giorno porgine ri$toro Col ber’a quella, & alla tua per$ona

Anco la ferm’al diletteuol Choro Delle Naiade, è a quella piacer dona

Ma per lauarti non entrar nell’acque S’il ber del uino giamai non ti $piacque.

Fuggi la fonte mia ch’odia la uite Per cio ch’in quell’ogni bruttezza $ciol$e

Melampo delle figlie inacerbite Di Preto quando d’Argo $i riuol$e

Ver$o D’Arcadia le dure $alite Ogni $ordida co$a qui rauol$e

Et l’attuffò con l’altre cos’immonde Nel mezo delle mie gia limpid’onde.

50

Troua$i nell’I$ola Chios fonte di natura, che fa pazzi, chi ne beue per inauuertenza, & iui è $colpito un’epigramma di que$to tenore, che l’acqua di quella fonte è dolce, ma chi ne beuera è per hauere i $entimenti di pietra, & i uer$i $ou que$ti.

Fre$che $on le mi’acque, & dolci a bere Ma poi che n’hauerai tu qui beuto Di pietra ti conuien la mente hauere

A Su$e, nel qual pae$e è ilregno de i Per$i, troua$i uno $onticello di cui, chi ne bee perde i denti, & in quello è $critto uno Epigramma, che $ignifica que$ta $entenza buona e$$er l’acqua per bagnar$i, ma $e alcuno di e$$a ne beuera caderangli li denti delle radici, di que$to Epigramma i uer$i $on greci.

60

O pa$$eggier uedi que$t’acque horrende Licito è hauerne $olo per lauarti.

Ma s’il freddo liquor nel uentre $cende Se ben le $omme labra uoi toccarti

Pre$to uedrai re$tar orfane, & priue Di denti, che n’andran le tue gingiue.

CAP. IIII. DELLA PROPIETA D’ALCVNI LVOGHI ET FONTI.

SONO ancho in alcuni luoghi propieta di fonti, che fanno, che chi na$ce in que luoghi $iano di uo ce mirabili a cantare, come in Thar$o, & a Magne$ia, & in altre $imili regioni, & è ancho Zama citta 70 di Affrica, il cui circuito il Re Iuba cin$e di doppio muro, & iui $i fabricò la ca$a regale, da quella mi- glia uenti e il ca$tello I$mue, di cui le parti del territorio $ono chiu$e da incredibili propieta di natu ra, peroche e$$endo l’Affrica madre, & nutrice di fiere be$tic, & $pecialm\~ete di $erpenti, ne i campi di quel ca$tello niuna ne na$ce, & $e alcuna uolta per ca$o iui è portata, di $ubito $e ne muore, ne $olam\~e te que$to iui $i uede, ma ancho $e da quei luoghi, altroue la terra fara portata, fara il $imile. Que$ta $orte di terreno di- ce$i e$$ere alle I$ole Baleari, ma quella terra ha un’altra uirtu piu marauiglio$a, la quale co$i e$$ere ho inte$o. C. Giulio [0208]LIBRO figliuolo di Mas$ini$$a militò col padre Ce$. que$ti meco alloggio, per ilche mi era nece$$ario nello $tare, & uiuere in- $ieme ragionar’ alcuna co$a, in que$to mezzo e$$endo tra noi caduto ragionamento della forza dell’acqua, & delle $ue nirtuti, egli mi di$$e e$$er in quella terra fonti di natura tale, che quelli, che iui na$ceuano, uoci ottime per cantare ha ueuano, & per que$ta ragione $empre mai cõprauanoi $erui oltramarini belli, & le garzone da marito, & quelle in$ie- me poneuano, accioche quelli, che da loro na$ce$$ero nõ $olo haue$$ero bona uoce, ma fu$$er di belleza nõ inuenu$ta. Quando adunque per natura tanta uarietà à diuer$i luoghi di$tribuita $ia, che il corpo humano è in qualche parte terreno, & in e$$o molte $orti d’humore $i trouino, come del $angue del latte, del $udore, dell’orina, delle lagrime $e in $i poca particella di terreno, $i troua tante diuer$ità di $apori, non è da marauigliarci $e in tanta grandezza di ter- ra $i trouano innumerabili uarietà di $ughi, per le uene delle quali la forza dell’acqua penetrando me$colata uegna al l’u$cire delle fonti, & co$i da quello $i faccia diuer$i, & di$eguali fonti nelle propie $orti per la differenza de i luoghi, 10 & per la di$aguaglianza de i pae$i, & per le di$$imiglianti propietà di terreni. Delle co$e $opradette $ono alcune, che io da me ho uedute, & con$iderate, ma le altre ne i libri greci ho ritrouate $critte, de i quai $critti glɩ authori $ono Theophra$to, Timeo, Pos$idonio, Hege$ia, Herodoto, Ari$tide, Methodoro, iquali con grande nigilanza, & infinito $tudio dichiarato hanno le propietà de i luoghi, le uirtù dell’acque, le qualità de i pae$i e$$er à que$to modo partite dalla inclinatione del cielo. Di que$ti authori $eguendo io i cominciamenti, ò trattam\~eti, ho $critto in que$to libro, quello, che ho pen$ato e$$ere à $ufficienza con la propietà dell’acque, accioche piu facilmente da tai pre$critti gli huo mini eleggino le fonti, con le quali pos$ino all’u$o humano condurre le $urgenti acque alle città, & alli tenitori. Per- che tra tutte le co$e pare, che niuna habbia tante neces$itati all’u$o, quanto ha l’acqua, imperoche $e la natura di tutti gli animali $arà priuata del grano, delle piante della carne, della pe$caggɩone, ouero u$ando cia$cuna dell’altre co$e, per e$$a potrà difendere la uita $ua, ma $enza l’acque, ne il corpo de gli animali, ne alcuna uirtù di cibo puo na$cere, ne $o 20 $tentar$i, ne e$$ere apparecchiata, per ɩlche egli $i deue con gran diligenza, & indu$tria cercare, & eleggere le fonti al la $alubrità dell’humana uita.

Dapoi, che $i $ono l’acque ritrouate, era necc$$ario prouarle, & eleggerle, ma per che la elettione pre$uppone piu co$e proposte, acciò che di tutte la meglio $i caui, però Vitr. doppo la inuentione cɩ ba propo$to mnanzɩ diuer$e qualità, & nature di acque, accic@be poi di quelle $i elegga il meglio, la onde hora uiene alle e$perienze, & proue dell’acque.

CAP. V. DE GLI ESPERIMENTI DELL’ACQVA.

LE e$perienze, & proue delle fonti in que$to modo $i procacciano. Se $eranno correnti, & aperto, pri ma, che $i dia principio à condurle deono e$$er guardati, & molto bene con$iderati, i circon$tanti à 30 quelle fonti di che corporatura $ieno, & $e eglino $i trouerãno e$$er gagliardi di corpo, & chiari di co lore, ne hauerãno le gambe cagioneuoli, ne gli occhi lippi, certamente le fonti $aranno approuate molto. Similmente $e di nuouo $arà una fonte cauata, & po$to dell’acqua $ua in un ua$o di rame co rinthio, ò d’altra $orte, che $ia di buon rame, & quell’acqua $par$a non macchierà, $enza dubbio ella $arà ottima, & co$i $e in un bronzino $arà po$ta à bollire, & poi la$ciata ripo$are, & dar giu, & nel fondo non la$ce rà l’arena, ò fondacchio certamente quell’acqua $arà prouata. Allo i$te$$o modo $e i legumi in un ua$o con quell’ac- qua $i porranno al $uoco, & pre$to $i cuocerãno, $i prenderà argomento, che quell’acqua $arà buona, & $ana, & co$i niente manco di argomento $i prenderà, $e l’acqua della fonte $arà limpida, & molto lucida, & $e douunque ella an- dra, nò $i uedrà il mu$co, ne ui na$cerà il giunco, ne ad alcuno modo è luogo $ara macchiato, ò $porcato, ma $i $erà chiaro, puro, & bello, alla ui$ta dimo$trerà con que$ti $egni, che l’acqua $arà $ottile, & di $omma bontà.

40

Ritrouata, & cletta l’acqua è nece$$ario condurla, ma perche nel condurla, è nece$$ario, che l’acqua di$cenda, & uenga$econdo il $uo cor$o na turale al determinato luogo, però che que$to $i e$pedi$ca bene Vitr. ci da la forma di molti $trumenti da liuellare le acque, & fra mol- ti ne elegge uno, come piu $icuro, & di que$t o la forma mtera, $i uedra chiara nella figura; Liuellare, adunque altro non e, che prendete l’al- tezza del luogo, doue l’acqua $i troua, & compararla con l’altezza del luogo, doue ella $i ba da condurre.

CAP. VI. DEL CONDVRRE, ET LIVELLARE L’ACQVE ET DE GLI STRVMENTI BVONI A TALI EFFETTI.

HORA delcondurre le acque alle habitationi, & alla città, come fare acconciamente $i deono, dimo $trerò chìaramente. Di que$to la prima ragione e il liuello. Que$ti $i $uol $are cõ tali $trumenti, con 50 lo traguardo, con i liuelli da acqua, & con quello $trumento, che $i chiama Cherobate, & con que- $to piu diligentemente, & $ecuramente $i liuella, perche il traguardo, & il liuello acquario falla. Il Chorobate è una riga lunga piedi. X X. La quale ha le braccia piegate da i capi egualmente fatte, & appo$te alle te$te della riga à $quadra, & tra la regola, & le dette braccia da i Cardini attaccati $ono alcuni trauerh, che hãno li fili dritti à piõbo, & da cia$cuna parte i piombi p\~edenti dalla riga, iquali quando la riga $a rà fitta, & drizzata, & con quella toccheranno egualmente le linee della de$crittione, dimo$treranno e$$ere po$te giu$tamente â liuello. Ma $e il uento l’impedirà, & per lo mouimento non potranno e$$e linee dimo$trare il uero, al- lhora $arà bi$ogno, che habbino di $opra un canale longo piedi cinque, largo uno dito, alto un dito, & mezzo, & in e$$o $ia l’acqua infu$a, & $e l’acqua del canale egulamente toccherà di $opra la libra, all’hora $aprai e$$ere bene liuella ta; & co$i quando con quello Chorobate $arà liuellato, $i $aprà quanto hauerà di altezza. Ma chi leggerà i libri di 60 Archimede for$e dirà, che non $i puo drittamente liuellare l’acque, percio che à lui piace, che l’acqua nõ $ia piana, ma di figura Sferica, & iui hauere il centro $uo, doue il mondo ha il $uo, ma que$to è uero $ia l’acqua piana, ò $pheria, ne ce$$ariamente i capi del canale della riga egualmente $o$terranno l’acqua, che $e’l canale $arà piegato in una parte, nõ ha dubio, che la parte piu alta non $ia, per hauer l’acqua della riga del canale alla bocca. Perciò che egliè nece$$ario, che doue l’acqua $ia infu$a, habbia nel mezzo la gonfiezza, & la curuatura, ma i capi dalla de$tra, & dalla $ini$tra $a ranno egualmente librati. La figura del Chorobate $arà de$critta nel fine del libro, & $e eglɩ $ara la cima, ò l’altezza grande piu facile $ara il decor$o dell’acqua, ma $e gli $pat{ij} $aranno lacuno$i, bi$ogna prouederli co i muretti di$otto.

Se uoi condur l’acqua auuertirai, che il luogo. alquale tu le uuoi condurre, $ia $empre piu ba$$o, che il luogo dal quale tu le conduci.

Puonti adunque à pie del fonte, & guarda per li traguardi del tuo qnadrante al luogo de$tinato, in modo però, che il piombo cada giu dritto allà lmea dell’ Orizonte, $e la ui$ta ti condurr à $opra il luogo destinato $appi, che l’acqua $i potr à condurre, altrimenti non $i puo, ma $e da rupi, ò 70 monti fu$$e impedita la tua ui$ta farai molti $egni, & dall’uno all’altro mir ando $empre al $opra detto modo, tanto anderai inanzi, che da uno de i detti luoghi potrai ucdere il luogo, delquale prima nõhaueui ueduta, come la pre$ente figur a qui dimo$tra, nel re$to il liuellare dell’acque e a no$tri Tempi ben cono$ciuto, & lo e$$empio del Chorobate è qui dipinto, & in $omma oltra il capo, & l’origine $ua tu non puoi s$orzare le acque, cioè da $e non anderanno mai $opra la fonte loro, & quando nuoi condurle per canali auertirai di fare i canali proportionatamente profondi, perche l’acqua non $i inalzerà ne per la poca, ne per la molta profondit à, la figur a è qui $otto, & de glɩ strumenti, & di quello mo- do di liuellar l’acqua.

[0209]OTTAVO. _B il Capo della Fonte._ _B c la prɩma Mira_ _C d la $econda mira drieto al_ _monte_ _D e la terza doue non $i può con_ _durre_ _D f. la quarta doue $i può con-_ _durre_ _H g f. la condutta dell’acqua._ _e d f c g b H_ COROBATE DA LIVELLAR LE ACQVE E I PIANI. _1 Regola di piedi 20._ _2 gli Anconi ò Braccia._ _3 Trauer$ar{ij}._ 2 1 3 2 CAP. VII. A QVANTI MODI SI CON- DVCHINO LE ACQVE.

ATRE modi $i conduce l’acqua, prima con riui per canali fatti, dipoicon trombe di piombo, ouero con canne di terra, ò creta. Se noi u$eremo i canali, nece$$ario è fare la muratura $odis$ima, & il let to del riuo habbia il $uo liuello alto niente manco di mezzo piede in cento, & que$te murature $ia- 40 no fatte à uolte, accioche il Sole non tocchi l’acqua, laquale poi che $arà condotta alla città, faccia$i un ca$tello, ò con$erua dell’acque, alquale congiunte $iano per trarne l’acque tre bocche, & nel ca- $tello $iano tre canne equalm\~ete partite congiunte à quelle pile, ò gorne, accioche quando l’acque traboccherãno da gli e$tremi ricettaculi ridõdino in quello di mezzo, & co$i nel mezzo $i ponerãno le canne in tut- te le pile con le loro bocche, dall’altra $i manderanno alli bagni, accioche diano la entrata $ua al popolo ogni tanti an ni, & finalmente dalla terra nelle ca$e de priuati co$i, che non manchi nel publico, percioche non potranno riuoltar- le altroue, quando da i loro capi haueranno i prop{ij} condutti, & que$te $on le cau$e, per lequali io ho fatto que$ta di- ui$ione, cioè perche quelli, che priuatamente tireranno leacque nelle $ue ca$e diffendano i condotti dell’acque per mezzo de i publicani col pagarli le rendite. Ma $e tra la città, & il capo della fonte $aranno di mezzo le montagne à que$to modo $i deue liuellare: Cauin$i $otto terra i luoghi doue hanno à pa$$are le acque, & $iano liuellate alla cima, 50 $econdo che di$opra s’è $critto, & $e iui $arà topho, ò $a$$o tagli$i nel $uo propio canale, ma $e il $uolo $arà di terra, ò ue ro areno$o, faccian$i le bande con i $uoi uolti ne i luoghi cauati. & co$i $ia l’acqua condotta, & i pozzi $iano talmen- te fatti, che $tiano tra due Atti. Ma $e cõ le canne di piombo l’acqua $arà cõdotta, prima farai al capo di e$$a un ca$tel- lo, ò con$erua d’acqua, dapoi $econdo la quantità dell’acqua farai le lame delle canne, & que$te $iano po$te dal pri- mo ca$tello à quello’, che è pre$$o la città, ne $iano le canne fu$e piu lunghe di. x. piedi, que$te lamette $e $aranno di cento dita per larghezza prima, che $iano ritondate $ia cia$cuna di pe$o di libre mille dugento: & $e $aran- no di ottanta dita di noue cento $e$$anta: $e di cinquanta, $iano di $eicento libre; $e di quaranta, $iano di quat- trocento ottanta; $e di trenta, $iano di trecento $e$$anta: $e di uenti, $iano di dugento quaranta; $e di quinde- deci, $iano di cento $e$$anta; $e dɩ dieci, $iano di cento uenti: $e di otto, $iano di nouanta$ei; $e di cinque $iano di $e$ $anta, perche dal numero delle dita, che uanno nella larghezza delle pia$tre, prima, che $iano piegate in tondo le can 60 ne prendono il nome delle loro grandezze, imperò che quella pia$tre, che $arà dɩ cin quanta dita, quando $i farà la can na di e$$a, chiameras$i quinquagenaria, & allo $te$$o modo le altre. Et quella condotta di acque, che e$$er deue per canne di piombo ha que$ta commodità, che $e il capo $arà liuellato al piano della città, & che i monti di mezzo nõ $aranno piu alti, che pos$ino impedire il cor$o, co$i $arà nece$lario apparecchiare di $otto quelli $pat{ij} altre liuellatio ni, $i come è $tato dimo$trato di $opra ne i riui, & ne i canali; ma $e non $arà longo il circuito, u$eremo le uolte, & cir condottioni, & $e le ualli $aranno continuate deue$i drizzare i cor$i in luogo chino, & quando l’acqua $arà giunta al ba$$o non $e le apparecchia di $otto luogo troppo profondo. accioche il liuello quanto $i puo uadi di lungo, & que- $to è il uentre, che i Greci chiamano chilia; ma quando uenirà alla contraria $ce$a per lo $patio longo del uentre dol- cemente $i rileua, all’hora $ia cacciata all’altezza della $ce$a, ma $e nelle ualli non $arà fatto il u\~etre nello apparecchio di $otto $arà à liuello, ma $e $arà torto, & piegato u$cirà fuori con impeto, & di$ciorrà le commi$$ure delle canne, deõ$i 70 $ar’ ancho nel uentre $piramenti, per liquali la forza dello $pirito $ia rila$ciata. Quelli adunque, iquali conduranno le acque per le canne di piombo al detto modo con tai ragɩoni gentilis$imamente potranno dare le $cadute alle acque, & farle uoltare doue uorranno, & $imilmente farne le con$erue, & cacciarle in alto quanto uorranno, & co$i con la $te$$a uia quando dal capo delle fonti alle $te$$e mura della città haueranno ben tolto il liuello dell’altezza tra dugen to atti non $arà inutile farui un’altra mano di ca$tella, accioche $e in qualche luogo le canue face$$ero danno non $i habbia à rompere ò maccare tutta l’opera, & piu facilmente $i cono$ca doue è fatto il danno.

[0210]LIBRO

Deue$i però au uertire, che quelle ca$tella non $i faccino ne nelle cadute, ne ancho nel piano del uentre, nè la doue $i hã- no à cacciare le acque in $u, ne in tutto nelle ualli, ma in una continuata aguaglianza. Ma $e con $pe$a minore uorre- mo condurre l’acque à que$to modo faremo. Faccian $i le trombe di te$tole niente meno gro$$e di due dita, ma in mo- do, che du una parte $ieno $mu$$ate, accioche una a$$aggiatamente entri nell’altra. Dapoi la doue $ono le commi$$u- re, & imboccature di quelle trombe deue$i otturare con calce uiua battuta con l’oglio, & nel piegare del liuello del uentre nel nodo $i deue porre una pietra di $a$$o ro$$o, & que$ta forata, accioche l’ultima tromba, oue cade l’acqua $ia attaccata con quella pietra, il $imile $i farà alla prima tromba uicina al liuellato uentre, & nello $te$$o modo nell’op- po$ta a$ce$a l’ultima tromba del giu$tato uentre $ia $maltata nel concauo del $a$$o ro$$o, & la prima per doue $i deue cacciare l’acqua, con $imile ragione $ia appigliata, & co$i il liuellato piano delle trombe, & della caduta, & del $alimen 10 to non $arà inalzato, percioche $uole alcuna fiata nella condotta dell’acque na$cere un gagliardo $pirito, & tale, che ancho rompa i $as$i, $e da capo prima dolcemente, & con mi$ura non ui $i darà l’acqua, & ne i nodi, & nelle pieghe nõ $arâ contenuta con buone legature, & con pe$i, & $aorne; il re$to poi $i deue fare come detto hauemo delle cãne di piõ bo; Ancora quando da prima l’acqua $i dà, dal capo deue$i in quelle trombe porre della cenere, accioche le commi$$u re $e alcune $ono male $tuccate, $iano con quella cenere otturate, & in boccate. Hanno le condotte dell’acqua, che cõ trombe $i fanno que$to cõmodo, prima nell’opera $e ci $arà alcuno danno, cia$cuno lo puo rifare, & l’acqua è molto piu $ana, che pa$$a per le canne di terra, che per le canne di piombo, perche dal piombo, come da quello da cui na$ce la biacca pare, che prenda diffetto, & $i dice, che la biacca è nociua à i corpi humani, et co$i $e dal piombo na$ce alcuna co $a danno$a, non è dubbio, che ancho egli non $ara $ano. Lo e$$empio prender potemo da i ma$tri del piombo, che $em- pre $ono pallidi di colore, percioche quando nel fondere $i fa il piombo, il uapore, che è in quello, entrando nelle m\~e- bra, & ogni giorno abrugiando $uccia dalle membra loro la uirtu del $angue; però non pare, che douemo cõdurre l’ac 20 qua con canne di piombo, $e noi la uogliamo $ana, & buona: Vede$i ancho per lo u$o quotɩdɩano, che l’acqua condot ta per trombe è di piu dolce $apore, percioche auuegna, che $i habbia un grande apparecchio di ua$i d’argento nien- te di meno ogn’uno u$a ua$i di terra cotta per porui l’acqua per la bontà del $apore. Ma $e i fonti non $ono, da iquali $i po$$a condurre l’acqua, nece$$ario è cauare i pozzi, & nel cauarli non $i debbe $prezzare la ragione, ma molto bene cõ acutezza, & $olertia d’ingegno deon$i con$iderare le ragioni naturali delle co$e, imperoche la terra contiene in $e mol te, & diuer$e qualità, percioche ella è come tutte altre co$e di quattro principii compo$ta, & prima è terrena, dapoi ha le fonti dell’ humore dell’acqua, nè è $enza calore, d’õde il $olfo, il bitume, & allume na$ce, & in fine ha gli $piriti grã dis$imi dello aere, iquali uenendo pe$anti per le uene della cauerno$a terra al cauamento de i pozzi, iui trouano gli huomini, che cauano con naturale uapore nelle narici loro otturano gli $piriti animali, & co$i chi pre$tam\~ete da quei luoghi nõ $i toglie, iui muore. Ma cõ che ragione $i po$$a que$to danno fuggire, co$i $i dee fare. Mãdi$i allo ingiu una 30 lucerna acce$a, quella $e $tarà acce$a $enza pericolo $i puo andare al ba$$o; ma $e per la $orza del uapore ella $arà e$tin- ta, all’hora lungo il pozzo dalla de$tra, & dalla $ini$tra caueranno$i gli $piraculi, da i quali come dalle narici gli $piri- ti u$cendo $i dilegueranno, & quando in que$to modo haueremo operato, & $aremo peruenuti all’acqua, all’hora con la muratura deue e$$ere il pozzo in tal modo circondato, che le uene non re$tino otturate. Ma $e i luoghi $aranno du ri, ò che nel fondo di fatto non $aranno le uene, all’hora da i tetti, o da i luoghi di $opra douemo raccogliere l’acqua copio$amente nelle opere di te$tole; & per fare que$te te$tole douemo prouedere prima di arena puri$$ima, & a$pri$ $ima, il cemento $ia netto di $elice non piu graue d’una libra, & $ia nel mortaio la calce fortis$ima me$colata in mo- do, che à cinque parti d’arrena due di calce ri$pondino; al mortaio $ia aggiunto poi il cemen to di quello nella $o$$a à liuello dell’altezza, che $i uuole hauere con mazze di legno ferrate $iano i pareti calcati, & battuti i pareti, il terre- no di mezzo $ia uotato al ba$$o liuello de i pareti, & pareggiato il $uolo dallo $te$$o mortaio $ia battuto, & calcato il 40 pauim\~eto alla gro$$ezza, che $i uuole, & quei luoghi $e $aranno doppi, ò tripli, accioche colando l’acque $i pos$ino mutare, molto piu $ano ci $arà l’u$o di e$$e, percɩoche il fango quando ha doue dar giu l’acqua $i fa piu chiara, & $en za cattiui odori con$eruarà il $apore, & $e cio non fia deue$i aggiugnere il $ale, & a$$ottigliar$i; Io ho po$to in que$to libro quanto ho potuto raccorre delle uirtu, & uarietà dell’acqua dimo $trando le $ue utilità, & con che ragione la $i po$$a condurre, & prouare. Nel $eguente io $criuerò de i regolatɩ $tili da ombre, & delle ragioni degli horologi.

Il Fɩlandro in questo libro dichiara molte belle co$e degne da e$$er lette per la dottrina, & cognitione che ɩn e$$e $i troua, però e$orto gli $tudio$i à uederle, & a leuarmi la fatica di $eruirmi delle co$e d’altri. Ben dirò calcune co$e per dichɩaratione dell’ultimo capo la cui $omma è que$ta. Tratta ɩn e$$o Vitr. dɩ condur l’acque. & dice e$$er tre modi di condurle, per riui, ò canali aperti, per cãne di piombo, & per trombe di terra cotta. & dichiara come $i habbia à fare in cia$cun modo, & prima de i canali, & ce in$egna a dare la $eaduta de l’acqua, & $arh le $ue con$erue, & dɩ$tribuirle all’u$o della città, & come $i deono leuare gli impedimenti de i monti, cauar le $pɩlonche i toffi, i $a{$s}i, & far icanali. 50 Nel condur l’acque per le canne di piombo, egli ce in$egna far le ba$che, ò ca$telli, che egli dica. ci da la mi$ura dellc canne, & quanto alla lun ghezza, & quanto alla gro$$ezza. & ci mo$tra come $i habbia a condur l’acqua per monti, per ualli, & per pɩanure, & come $i habbia à pro uedere, che facilmente $i acconcie, doue le canne faran danno. Di$corre poi come, $i habbia à reggere nel condur l’acque per trombe di te$tole, & dimo$tra come quelle $i hanno à porre e $tagnar in$ieme, & compara que$to modo di condur l’acqua al modo delle canne di piombo, dimo- $trando ch’è megliore & piu $ano, & di manco $pe$a. Egli poi ce in$egna à cauare i pozzi, à tentar i uapori cattiui, che e$alano, à proueder, chel terreno non ci ca$che ado$$o, à raccorre l’acqua dɩ$per$a, à non la$ciar perdere la raccolta, à fortificare i latɩ del pozzo, à far le banche, e à proueder, che l’acqua $ia buona. & questa è la $omma della intentionene di Vitr. & la interpretatione è chiara: & Palladio, & Plinio piglia- no tutte queste co$e da Vitr. A ctus chiama Vitr. lo $pacio di cento e uenti piedi. que$to raddoppiato per longo faceua un iugero. Saburra è da noi detta la Saorna, che $i da alle naue. Fauilla è la reliquia de gli e$tinti carbonɩ. E$tuaria $ignifica gli $pir aglɩ il nome delle lame, e pre$o dal numero delle dita, perche $e prima, che $i pieghino o tondo $ono larghe cento dita $i chiamano centenarie. $e cinquanta quinquagenarie, & co$i 60 nel re$to. Ma de glɩ acquedutti copio$amente ne parla Frontino, Et da i libri di Herone $i può cauare molti bellɩ modɩ e dɩletteuoli di $eruir$i delle acque: ilqual libro for$e un giorno u$cir à emendato, è figurato come $i deue.

IL FINE DELL’OTTAVO LIBRO. [0211]LIBRO NONO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. 10 PROEMIO.

IMAGGIORI de, i, Greci con$tituirono co$i grandi honori à que nobili Athleti, che uinto haue$$ero i giuochi Olimp{ij}, Pith{ij}, I$tmici, e Nemei, che non $olamente $tando quelli tra la moltitudine de gli huomini con la palma, & con la corona rippor tano lode; ma ancho nelle loro patrie ritornati con uittoria trionfando nelle carette 20 $ono dentro delle mura, & delle loro terre portati, & in uita loro per publica delibera- tione uiueno d’entrata. Que$to adunque auuertendo io, prendo meraniglia, perche cagione non $ono attribuiti gli i$tes$i, & ancho piu grandi honori, à gli $crittori, che continuam\~ete danno ad ognuno infinita utilità, Imperoche piu degna co$a, & piu ra gionenole era, che que$to fu$$e ordinato, perche gli Athleti con l’e$$er citio fanno i cor pi loro piu robu$ti, ma gli $crittori non $olamente fanno perfetti i lor propi $entimen ti, ma anchora di tutti gli altri apparecchiandoli ne i libri i precetti d’onde habbiano ad ɩmparare, & facciano i loro animi acuti, e ri$uegliati. Perche di gratia di che giouamento e $tato à gli huomini Milone Crotoniate, perche egli $ia $tato in$uperabile? & gli altri ancho, che in quella maniera $ono $tati uincitori? $e non che quelli mentre ui$$ero tra i $uoi cittadini hanno hauuto di nobiltà. Ma i precettɩ di Pithagora di Democri- 30 to, di Platone, & di Ari$totile, & di tutti gli altri Saui tutto il giorno di continua iudu$tria ornati, non $olo à i loro Cittadini, ma à tutte le genti fre$chi, e fioriti frutti mandano in luce, de i quali coloro, che da i teneri anni con ab- bondanza di dottrine $atiati $i $ono, hanno ottimi $entimenti della $apienza, & danno alle Città co$tumi della huma nità, ragioni eguali, e leggi, lequai co$e quando $ono lontane, niuna Città puo $tar bene. E$$endo adunque dalla prudenza de $crittori co$i gran doni in priuato, & in publɩco à gli huomini apparecchiati, io pen$o che non $olamen te dare $i debbiano à quelli corone, & palme. ma ancho per decreto deliberare di dargli i trionfi, & tra le $edi de gli Dei con$ecrargli. Io narrero di molti loro pen$amenti alcuni e$$empi, che $tati $ono utili à gli huomini, per pa$$are la lo ro uita commodamente, i quali chiunque uorrà ricono$cere, conuerrà con$e$$are que$ti e$$er degni di grande ho- nore. Et prima io ponero una ragione di Platone tra molti utilis$imi di$cor$i, in che maniera $ia $tata da lui e$plicata.

40

ISPEDITE le ragioni, che appartengono alle fabriche, $i publiche come priuate. Hora $i uiene alla $econda parte principale dell’ Archɩtettura detta Gnomonica, & $i uede gli effetti, che fanno i lucenti corpi del Cielo con i raggi loro nel mondo, & perche la pre$ente parte ci leua da terra mentre contempla la diuinità del Cielo con la grandezza $ua, & col $uo uelocis$imo mouimento, però Vitr. pone un Proemio à $imile trattamento conuenientis$imo, parendogli, che quegli huomini, che ritrouato hanno le $ottilis$ime ragioni delle alte co$e, degni $iano de gli honori Cele$ti, perche non tanto al- l’utilità loro quanto al beneficio commune hanno riguardato, & non in un tempo, in una età, in un $ecolo $olo, ma del contmuo $ono, & $eranno $empre di perpetuo giouamento, & quanto e piu nobile, & piu pre$tante l’animo del corpo, tanto e piu degna la uirtù d’ ogn’ altro bene. Felici adunque chiamar $i po$$ono quegli $aui, che con belle, & utili inuentioni s’hanno procacciato quella lode, & quella gloria, il frutto dellaquale è pa$$ato in $empiterno bene$icio del mondo, e tanto piu quanto ci hanno mostrato le co$e nobili, e precio$e, 50 che $i come è piu giocõdo, & piu grato all’huomo uedere una minima parte delle loro amate co$e, che trattare le membra di tutti gli altri cor- pi, co$i è piu degno $apere una minuma ragione delle alte, erunote co$e, che entrare nella cognitione di molte, che ci $ono famiglɩari, & pero ben dice un Poeta.

Veramente felici, è fortunate, Furon quell’alme, à quaɩ prima fu dato, Cono$cer co$e $i belle, e pregiate.

Ben lor $ucce$$e quel pen$ier beato, Che fu da $cender, à $tellatì chiostri, Et pareggiar con la Virtute ɩl Fato.

Quest’è credibil, che gli horribil mo$tri, Vince$$er de gli errori, & ch’ogni gioco La$cia$$er, ch’ammoli$ce i petti no$tri.

Non $caldò i petti lor Pardente fuoco. Di Venere crudel, ne uino, ò co$a, Ch’impedi$$e lor cor$o molto, ò poco.

Non la turba del Foro litigio$a, Non la dura Militia, non la uana, Ambitione, ò la gloria pompo$a.

60

L’ingordiggia dell’or empia, inhumana, Non piegò punto gli animi di quelli, Ch’eran riuolti alla parte $oprana.

Chi uorrà adunque comparare à $imil huomini gli Athleti? chi i Gladiatori? ò altri, che per uittorie, ò, benefic{ij} pre$enti s’hanno obbligate le gen ti? meritamente adunque douemo in$ieme con Vitr. giudicare, che gli inuentori delle utili, è belle co$e meritino piu presto gli honori celesti, che quelli, che à tempo de Greei fiorirono dɩ gloria per le forze del corpo dimo$trate in quei giuochi, che ad honore di diuer$i Dei, & heroi, co$i ponpo$amente, & con tanto concor$o di popoli $i celebrauano. Come erano i Giuochi Olymp{ij} in honore di Gioue, i Pith{ij} in honor d’ Appolline, i Nemei in honore di Archimoro, gli I$thmici in honore di Palemone. Ma noi la$ciamo quello, che in Vitr. è da $e manife$to, e uegniamo ad alcune belle inuentioni, che egli pone di alcuni antichi $aui, & prima di Platone nel Primo, poi di Pythagora nel $econdo, & in 70 fine di Archimede, di Erato$thene, & di Archita nel Terzo.

[0212]LIBRO CAP L IL MODO RITTROVATO DA PLA TONE PER MISVRARE VN CAMPO.

SE IL luogo, òueroil campo di lati eguali $erà quadrato, & bi$ogno $ia di nouo con lati eguali rad doppiarlo, perche que$to per numeri, ò per moltiplicatione non $i ritroua, pero $i puo fare con 10 emendate de$crittioni di linee, & que$to $i dimo$tra co$i. Certo è che un quadro di dieci piedi per ogni lato, e piedi cento per quadro, $e adunque e bi$ogno di raddoppiarlo, & far un $patio di du- cento piedi, & che $ia di lati eguali, egli $i deue cercare quanto grande $i deue fare un lato di quello quadrato, accioche da quello dncento piedi ri$pondino à gli raddoppiamenti dello $pacio. Que- $to per uɩa di numeri niuno puo ritrouare, perche $e egli $i fa un lato di quattordici piedi moltiplicandolo uerrà alla $omma di piedi 196 $e di 15 fara 225, & però perche que$to per nnmeri non $i fa chiaro, Egli $i deue nel quadro, che è dieci piedi per ogni lato tirare una linea da uno angulo all’altro in modo, che il quadrato $ia partito in due tri- angoli eguali, e cia$cuno de i detti triangoli $ia di piedi 50 di piano. Adunque $econdo la lunghezza della de$critta linea faccia$i un piano quadrato di lati egaali, & co$i quanto grandi $eranno i due triangoli nel quadrato minore di 50 piedi con la linea diagonale di$$egnati, tanto con quello i$te$$o numero di piedi nel quadro maggiore $eranno de- 20 $critti quattro triangoli, con que$ta ragione come appare per la $ottopo$ta figura per uia di linee $u da Platone fat- to il raddoppiamento del campo quadro.

Qui non ci è altro che dichiarire par hora, e$$endo Vitr. da $e mani$esto, imperoche il quadro $i rad- a c 10 50 d 50 50 50 10 50 d b doppia tirando la diagonale, che co$i è detta quella linea, che da angulo ad angulo tirata in due par- tɩ eguali il quadrato diuide, & facendo di quella un lato del quadrato deue e$$er doppio al primo. Ecco il quadrato a b c d. da e$$er raddoppiato, e di dieci piedi per lato. La $ua diagonale e, a b, che lo parte in due triangolɩ a d b. & a c b. di 50 piedi di piano, que$ta diagonale $i fa un lato del quadrato a b d e, che è doppio al quadrato a b c d. puo ben è$$er che la diagonale $i troue per uɩa di numeri, ma ci potranno e$$er ancho de i rotti, ilche non e al propo$ito nostro.

Troua$i la diagonale à que$to modo. Moltiphca due lati del quadrato in $e cɩa$cuno $eparata- 30 mente, e raccoglie in$ieme la $omma di quella moltiplicatione. & di quella cauane la radice quadrata tanto $er à la diagonale. Ecco $ia il quadrato a b c d di pie di cinque per lato: molti- plica a b in $e cioe cinque uia cinque fa 25. & co$i farai del lato b c fara $ara $imɩlmente 25, che po- $te in$ieme col primo 25 produce 50. la cui radice quadrate è 7 {1/4}, & di tanti piedi $era la diagonale. Similmente nelle altre figure quadre. & di anguli dritti $i proua, come nella figu- ra. e$gh.

a 5 d b c 5 7{1/14} 25 CAP II. DELLA SQVADRA IN- VENTIONE DI PITHAGO 40 RA PER FORMAR L’ANGV- LO GIVSTO. e 6 f 8 10 84 g h

PITHAGORA $imilmente dimo$trò la $quadra trouata $en- za opera di artefice alcuno, & fece chiaro con quanta gran fati- ca i fabri facendola à pena ridur la po$$ono al giu$to. Que- $ta co$a con ragioni, & uie emendata da $uoi precetti $i dichia- 50 ra. Perche $e egli $i prendera tre regole, dellequali una $ia piedi tre, l’altra quattro, la terza cinque, & que$te regole tra $e com po$te $iano, che con i capi $i tocchino in$ieme facendo una figura triangolare condurranno la $quadra giu$ta; & $e $erano le longhezze di cia$cuna regola di pari lati $i fara un quadrato, dico, che dellato ditre piedi, $i fara un qua drato di noue piedi quadri, del lato di quattro piedi $i fara un quadrato di $edici piedi quadri, & del lato di cinque pie di $i fara un quadrato di uinticinque piedi quadri, & co$i quanto di $pacio $erà occupato da due quadri l’uno di tre l’altro di quattro piedi per lato, tanto numero di piedi quadri uenira dal quadro tirato $econdo il lato di cinque pie di. Hauendo que$to Pithagora rɩtrouato, non dubitando di non e$$er $tato in quella inuentione dalle Mu$e am- monito riferendole grandis$ime gratie $i dice, che le $acrifica$$e le uittime, & quella ragione come in molte co$e, & in molte mi$ure è utile, co$i ne gli edificij per fare le $cale, accioche $iano i gradi di proportionata mi$ura, e molto 60 $pedita, perche $e l’altezza del Palcho da i capi della trauatura al liuello, & piano da ba$$o $erà in tre parti diuɩ$a, la $ce$a delle $cale $erà cinque parti di quelle con giu$ta larghezza de i fu$ti, e, tronchi; perche quanto grandi $e- ranno le tre parti dalla $omma trauatura al liuello di $otto, quattro di quelle $i hanno à tirare in fuori, &$co$tar- $i dal dritto, perche co$i moderate $eranno le impo$te de, i, gradi, & delle $cale, & ancho di tal co$a la forma $erà di$$egnata.

Pone Vitr. la inuentione della $quadra, & putilɩtà, che $i ha da quella. la inuentione fu di Pithagora, ilquale ueramente fu Diuino in mol- te co$e, ma in que$ta inuentione trappa{$s}ò digran lunga molti degnɩ artifɩci, & però merita grandis$ima commendatione. La $quadra $i fa di tre righe po$te in triangolo, che una $ia tre, Paltra quattro, laterza cinque parti; Da que$ta inuentione $i comprende, che facen- do$i tre quadri perfetti $econdo la longhezza di cia$cuna righa. Il quadro fatto dalla righa di cinque parti, $erà tanto grande, & capɩra tanto, quanto i due quadri fatti dalle due altre righe, come per la figura $i uede. L’u$o della $quadra in tutte le $orti di fabriche, & di edi- 70 fic{ij}, è molto utile, & nece$$ario, & troppo $arebbe co$a lunga il uolerne ragionare partitamente: ma in $omma, questo è, che lo angulo giu sto e mi$ura di tutte le co$e, la doue i Quadranti, i Raggi, i Triangoli, & ogni altro $trumento col quale $i mi$ura l’altezza, la larghezza, & la pro$ondità, tutti hanno la uirtù loro nello angulo giu$to, che alla $quadra, che Norma $i chiama, e po$to, però Vitruuio fuggendo la [0213]NONO. noia ci porta $olamente un mirabile u$o di quella, & que$to è à fare le $cale proportionate dellequale non hauendo noiragionato prima, ne ragioneremo al pre$ente. Il por le $cale ricerca giuditio, & ɩ$perienza piu che mediocre, perche e molto difficile à trouarle luogo, che non im- pedi$chino il compartimento delle stanze, però chi non uuole dalle $cale e$$er impedito non impedi$ca le $cale, & proueda di darle un certo, e determinato $patio, accioche $iano libere, et di$$obligate, perche a$$ai $eranno cõmode, la doue daranno mãco incõmodo, qui $i ragiona delle $cale de gli edi$ici, et non di quelle, che $eruono all’u$o della guerra. Delle $cale adunque $i con$idera, le maniere, il luogo, le apriture, la figura, il nume ro de i gradi, le requie. Egli $i a$cende al di$opra, ò per gradi, ò per montate, che $tanno in pendente. Le montate $ono piu commode, perche lá $alita $i fa à poco à poco $enza grãde mouimento, $pecɩalmente quando $i ha que$ta uia di $arle piu piane, che $i può, & à que$to modo $i fan- no le $alite de i monti, per opera de gli huomini, ma quelle $cale, che hanno i gradi deono e$$er $imilmente commode, & lumino$e, $eranno com mode (come ho detto di $opra) $e daranno meno incommodo, & cio quanto all’edificio potendo$i dal luogo, che $era $otto le $cale prendere 10 qualche utilità, ma quanto à chi $cende, è $ale, $eranno commode e$$endo proportionate, & quanto à tutta la $cala, & quanto a i gradi, al- che fare ci giouerà la figura di V itr. il numero de i gradi, & de i ripo$i (perche egli $i deue auuertire di non far molti gradi $enza unarequie di mezzo) però non u$auano gli antichi di fare piu di $ette, ò noue gradi $enza un piano, $i per dar ripo$o à chi $alendo $i stanoaua, $i per- che cadendo alcuno non cade$$e da luogo molto alto, ma haue$$e doue fermar$i, ma l’altezza de i gradi, & i piani $i deono $are in modo, che quanto meno $i puo il piede s’ affatiche alzando$i, non bi$ogna pa$$are le mi$ure di Vitr. date nel Terzo Libro, cioe farli maggiori, ma bene ci tornera à propo$ito ne i priuati edi$ic{ij} accommodarli piu, che $i puo. Le $cale à lumaca occupan meno, ma $ono piu dɩ$$icili, $e $i fanno per neces$ità. Nell’ Alemagna per l’ordinario $ono ne gli anguli delle ca$e, ilche è difetto$o, perche ne finestra, ne nicchio, ne $cala ne apritura alcuna deue e$$er po$ta ne gli anguli de gli edifici, iquali douendo e$$er $odis$imi, quando $ono aperti s’indeboli$cono. In $omma il numero del- le $cale non e lodato, perche è di molto impedimento à tutta la fabrica, ela moltutudine dè ɩ gradi agraua lo edificio. Hanno le $cale tre apri ture una all’entrata da piedi, l’altra doue $ono i lumi, la terza e la riu$cita di $opra. Tutte deono e$$er ampie, & magnifiche, & qua$i deo- no inuitare le genti alla $alita. La prima entrata, & la bocca della $cala deue e$$er in luogo, che $ubito $i ueda dentro della entrata, il lumo 20 deue e$$er alto, perche dia lume egualm\~ete à tutti i gradi, qui la ragione dell’ombra ci $erue, & $i troua, che per quella, che quella propor- tione, che hauerà l’ombra con tutta l’altezza della $cala, la mede$ima hauer à l’altezza d’un grado, col piano d’un’ altro: la riu$cita deue ripor- ci in luogo, che tutta la $tanza $ia uedùta egualm\~ete, & i lumi delle fine$tre ci uengbino nel mezzo, & di numero di$pari. Hora quanto apar- tiene à Vitr. dico che egli uuole, che dalla $quadra $i prenda la mi$ura delle $cale, imperoche dal Solaro al piano per linea perpendicolare uuo- le egli, che lo $patio $ia in tre parti diui$o, & di doue cade il piombo $i tire una linea, che $ia diui$a in quattro parti eguali cia$cuna à cia$cuna delle tre, $e adunque dall’ altro capo del piano $er à tirata una linea alla $ommità perpendicolare, che $ia di cinque parti, allbora $opra quella compartendo $i i gradi la $cala $arà commoda, & proportionata come ci dimostra la figura. Delle $cale à uuouolo doueria $imilmente Vitr. hauerne ragionato $e qui $tato fu$$e il luogo $uo, ma quello, che egli ha detto delle $cale, e $tato per occa$ione, & per dimostrare l’u$o del la $quadra, & $e bene altroue non ne ba detto, non pero ci ha la$ciato $enza occa$ione di poter da noi trouar il modo di farle. Conuengono le $cale dritte con le torte, con la mi$ura, & proportione de i gradi conuengono nelle apriture, conuengono in altre co$e, ma que$ta e la di$$e- 30 renza, che il fu$to delle $cale dritte, che Vitr. chiama $capo, e una linea dritta, che dal $olaro al piano per trauer$o, come diagonale $i $tende, ma il $u$to delle $cale à lumaca e dritto à piombo, & d’mtorno à quello come ad un perno $ono i gradi, que$te $cale erano $atte da gli antichi per $alire à luoghi altis$imi, come $ono colonne, piramidi, & altri grandis$imi edɩ$ici. La pianta di e$$e e come una uoluta, la eleuatione $i fa da certi punti della uoluta, pero Alberto Durero ce la in$egna nel Primo Libro della $ua Geometria, che noi ponemo $clamente la figurd, in que$to luoco, dalla cui pianta nelle $ue parti di$tinta $i puo con$iderare tutta la chiocciola. Il $imile auuerrebbe $e la pianta fu$$e come una uo luta, ilchechiar amente nel detto Alberto $i uede, ilquale con mir abile industria, $i ha $eruito delle co$e di Archimede, & di altri dotti antichi rɩducendo il tutto ad una pratica merauiglio$a, à chi ben la intende.

CAP. III. COME SI POSSA CONOSCER VNA PORTIONE D’ARGENTO MESCOLATA CON L’ORO FINITA L’OPERA. 40

ESSENDO $tate molte, & merauiglio $e inuentioni quelle di Ar- chimede, di tutte con infinita $olertia quella, che io e$ponero pa- re, che troppo $ia $tata e$pre$$a, imperoche Ierone nobilitato della regia pote$tà nella Città di Siracu$a, e$$endogli pro$peramente $uc ce$$e le co$e, & hauendo deliberato di porre al Tempio una corona d’oro uotiua, & con$ecrarla à i Dei immortali con grandis$imo precio la diede à fare, dando à pe$o l’oro, à, colui, che $i pre$e il pre$e il carɩco. Que$ti al tem- po debito approuò al Re l’opera $ottilmente fatta con le mani, & parue, che al giu$to 50 il pe$o della corona re$titui$ce, ma poi che fu per inditio dimo $trato, che leuato l’oro altretanto d’argento in quella $i era me$colato, $degnato$i Ierone di e$$er $tato sbeffa to, ne potendo hauer la ragione, con che egli $coprir$e il furto, pregò Archimede, che $i prende$$e 4 4 4 4 3 3 3 3 5 5 5 5 3 4 5 3 4 5 l’a$$onto di ricono$cere tal co$a pen sãdoui mol to ben $o- pra. Allho 60 ra hauendo Archimede la cura di que$to en- trò per ca- $o in un ba gno, & iui nel $oglio di$ce$o au- uertito gli 70 uenne, che quanto del corpo $uo ci entraua d\~etro, tãto d’acqua fuo [0214]LIBRO ri del $oglio ne u$ciua, perilche hauendo trouato la ragione di poter dimo $trare la co$a propo$ta non dimorò punto ma u$cito con grande allegrezza del $oglio, & andando ignudo uer$o ca$a dimo $traua ad alta uoce d’hauer trouato quello, che egli cercaua, perche correndo tuttauia gridaua in Greco Eurica, Eurica, cioe io l’ho trouato, io l’ho tro- uato. Dapoi che egli entrò in quella inuentione, & hebbe (diro co$i) il capo del $ilo della ragione, fece due ma$le di pe$o eguale cia$cuna alla corona, dellequali una era d’oro, l’altra d’argento, & hauendo ciò fatto, empì d’acqua un’ ampio ua$o fin’all’orlo, & prima ui po$e dentro la ma$$a dello argento, dellaquale quanto n’entrò di grandezza, tan to n’u$ci d’humore, co$i trattone la ma$$a, rifu$e altroue quell’acqua, che era rima$ta, hauendola mi$urata col $e$ta- rio, accioche all’i$te$$o modo di prima con l’orlo pareggiato fu$$e, & iui trouò quãta ad un determinato pe$o d’argen to, certa e determinate mi$ura d’acqua ri$ponde$$e, & hauendo cio prouato $ubito nel detto ua$o u’impo$e la ma$$a dell’oro, & quella tratta fuori con la i$te$$a ragione aggiugnendoui la mi$ura trouò, che non u’era u$cito tant’acqua, 10 ma tanto meno, quanto in grandezza del corpo con lo i$te$$o pe$o, era la ma$$a d’oro minore della ma$$a d’argeuto, infine riempito il ua$e, & po$ta nella i$te$$a acqua la corona trouò, che piu di acqua era per la corona, che per la ma$- $a dell’oro dello $te$$o pe$o u$cita fuori, & co$i perche piu di acqua per la corona, che per la ma$$a era u$cito facendo- ne la ragione trouò, che iui era l’argento con l’oro me$colato, & feceil furto manife$to di colui, che haueua hauuto à far la corona.

Il fuoco fra tutti gli elementì è leggieris$imo, perche à tutti $opra$tà, come detto ho nel Secondo Libro, la terra e grauis$ima perche à tutti $otto- giace, l’aere, & l’acqua nõ $ono a$$olutam\~ete graui, ne leggieri, ma in ri$petto, perche Paere à l’acqua $opraa$cende, al $uoco di$c\~ede, l’acqua $a- le $opra la terra, e cala nello aere, $imilmente le co$e compo$te de gli elementi hanno quel moto, che lor da quello elemento, che preuale nella compo$itione, la doue le co$e, che hanno piu dello aere, ò del fuoco nella loro mistura a$cendono, come $ono i fumi, le $entille, il fuoco mate- riale quagiu, & altri uapori, male co$e, che hanno in $e piu di acqua, ò diterra, $i mouono à quella parte doue la terra, ò l’acqua l’inclina. 20 Oltra a di questo ogni elemento nel $uo luogo ripo$a, come l’acqua nell’acqua, l’aere nello aere, questa comparatione non riguarda alla quan- tità, del pe$o, ma alle $pecie della grauità, perche altro è à dire, che una traue grande pe$a piu, che una lametta di piom- bo $ia piu graue dellegno, perche $e bene la traue e maggiore in quantita di pe$o, e però inquanto alla $pecie di grauit à piu leggieri, perciò- che uedemo il piombo nell’acqua di$cendere, & il legno $opranotare. Accio che adunque egli $i po$$a $apere le $pecie della grauità, e nece$$a- rio, pigliar grandezze eguali di corpi perfetti, & $e $i troueranno quelle di pe$o eguale, egli $i potra dire, che $iano in $pecie egualmente graui, ma $e una qual $i uoglia di quelle eguali grandezze $era di pe$o maggiore, $enza dubbio egli $i potra affermare, che Il corpo di e$$a $e- rà di $pecie piu graue. Ecco l’e$$empio prendi tanto di marmo quanto di legno, ò di acqua, io dico, che quanto alla grandezza, certo uedrai il marmo pe$ar piu che l’acqua o il legno, & il legno leggieris$imo perche $ta $opra l’acqua, il marmo grauis$imo, perche di$cende nell’acqua, però $i puo concludere che l’acqua $ia piu lieue del marmo, ma del legno in $pecie piu graue, la onde di due corpi diuer$i, & d’uno i$te$$o pe$o quello $er a maggiore in grandezza, che di $pecie $erà piu lieue di pe$o, & però di due ma$$e, una d’oro, l’altra d’argento, che $iano di pe$o 30 eguale la ma$$a d’argento $era di maggior grandezza. Da que$ta ragione aiutato Archimede $copri il furto dell’orefice, percioche po$e cia- $cuna ma$$a $eparatamente in un ua$o pieno d’acqua, & mi$urò quanto d’acqua era u$cito del ua$o per l’una, & l’altra ma$$a, & uedendo, che per la ma$$a d’argento, era ufcito piu d’acqua, unperoche era di grandezza maggiore, pre$e poi la corona lauorata, dellaquale egli à ri- chie$ta de Ierone faceua la proua, laquale era pari di pe$o à cia$cuna delle due ma$$e, & la po$e nel ua$o, delquale per la corona u$ci piu acqua, che per la ma$$a dell’oro, & meno che per la ma$$a dello argento, & regolato per la regola delle proportionali, cognobbe non $olamente la co- rona e$$er $tata fal$ificata, ma ancho di quanto era ingannato Ierone. La occa$ione, che egli hebbe de $i bella inuentione fu l’acqua, che u$ci del ua$o, che Vitr. chiama Solium, quando egli per lauar$i entrò nel bagno, & pero mo$$o da quella allegrezza, che $uol partorire la muen tione come dice Vitr. nel Primo Libro al terzo cap. nudo correndo gridaua io l’ho trouato, io l’ho trouato, dicendolo in Greco Eurica Eurica.

Hora trasferiamo la mente à i pen$ieri d’Archita Tarentino, & di Erato$thene Cireneo, perche que$t’huomini hanno 40 trouato molte co$e, & grate à gli huomini, & benche piaciuto habbiano nelle alrre co$e trouate dalloro, niente di- meno nel contendere di una $ono $tati $o$petti, percioche cia$cuno con diuer$a ragione $i ha forzato di e$plicare quel lo, che nelle rifpo$te à Delo Apollo commandato haueua, cioe che raddoppiato fu$$e il numero de piedi per quadro, che era nel $uo altare, & co$i ne auuenirebbe, che chiunque era in quella l$ola fu$$e allhora dalla religioue liberato, & però Archita conle de$crittioni di Semicilindri. Erato$thene con la ragione del Me$olabio dichiarirono la i$te$- $a co$a.

Dice Vitr. che le iuuentioni de Archita, & di Erato$thene $ono $tate gioconde, & grate a gli huomini, ma trattando ammendue una que$tione, & forzãdo$i cia$cuno per diuer $e uie ri$oluerla, dato hanno $o$petto, non perche la co$a non $i po$$a diuer $amente trouare, ma perehe le gen ti, che non $anno uedendo, che Archita u$aua una uia, & Eratosthene un’altra $o$pettauauno per la loro concorrenza, pen$ando che gareg- gia$$ero à proua. Come $e uno piglia$$e l’altezza d’una torre col quadrante, l’altro con uno $pecchio, il terzo con due dardi, & un’altro in 50 $omɩna con l’a$trolabio, ò con un raggio Mathematico, non $apendo il uulgo e$$er una i$te$$a ragione di tutti que$ti strumenti, pre$a dalla na- tura de g li anguli, $o$picherebbe, che la concorrenza di quei mi$uratori non intrica$$e il uero con la diuer$ita de gli strumenti. Il mede $imo auuenne dalla concorrenza di Archita, & di Eratosthene. La propo$ta era come $i pote$$e raddoppiare un cubo. Cubo è corpo (come io ho detto nel proemio del Quinto Libro) di $ei faccie, & di $ei lati eguali come un dado. Et $i mi$ura in que$to modo, moltiplicando uno di $uoi lati in $e $te$$o, & il prodotto di nuouo moltiplicato per lo iste$$o lato, come per e$$empio $i uede, dato ci $ia il cubo di cui cia$cuno de i lati $ia 8. moltiplɩca 8 in $e $a 64. moltiplica poi 64 per otto, fa 512, e tanti piedi $eranno in tutto il cubo, con la i$te$$a ragione $i mi$ura il corpo qua- dro bislongo, Hau\~edo$i adunque formato il cubo di 512 pɩedibi$ogna $econdo la proposta dimanda raddoppiarlo. Alche fare commodamente ci 8 8 8 8 64 8 8 8 $erue il $apere come tra due linee dritte, e di $eguali, che ci $eranno propo$te, ne po{$s}iamo trouare due altre di mezzo, che habbiano continuata proportione tra $e, & con le prime, per uoler aduque tro- uare queste linee proportionate undici modi ci $ono $tati da gliantichi proposti. Altri hanno u$ato le 60 dimo$trationi Mathematiche, altri ancho oltra le dimostrationi hanno fatto gli strumenti $econdo quel- le dimo$trationi, Archimede usò uno strumento, che $i chiama Me$olabio cioe $trumento di pigliar il mezzo, imperoche con quello $trumento $i trouano le linee proportionate di mczzo tra le prune pro- po$te. V$o ancho Platone un’altro $trumento, che $imilmente $i puo chiamare Me$olabio perche fa $i- $imile effetto. Archita fece alcune dimo$trationi, per uia di certe linee, che non $i puote mai porle, in opera pre$e dalla metà d’un cilindro, che è corpo à modo di colonna. 10 e$ponerò, & le dimo$trationi, e gli strumenti, e mo$trerò come nel raddoppiamento del cubo ci $erue la inuentione delle due propor- tionali, proponendo prima la occa$ione de $i bella dimanda. nellaquale $i comprendera l’utile grande, che $ono per prendere gli Architetti dalla inuentione de $i belli $trumenti. Egli $i legge una epɩstola di Erato$thene al Re Ptolomeo $critta in que$to modo.

70 AL RE PTOLOMEO ERATOSTHENE SALVTE.

Dice$i che uno de gli antichi Compo$itori di Tragedie introduce Minos fabricare il $epulchro, à, Glauco, & hauendo detto, che quello era per ogni lato di piedi cento, di$$e. Que$ta e una picciol arca per un $epolchro regale, $ia dunque doppio, & non $i mute il cubo, certamente chi uorr à doppiar ogni lato in larghezza del $epolchro non parer à e$$er fuori d’error, perche $e i lati $eranno doppiati il piano riu$cir à quattro [0215]NONO. piu, & il $odo otto piu. Fu adunque dimandato da Geometri, in che modo $tãdo quel $odo nella i$te$$a figura $i pote$$e raddoppiarlo, & questa di manda fu detta il raddoppiamento del cubo, imperoche propo$toli un cubo cercauano in che modo pote$$ero $arne un doppio à quello. Affaticã- do adũque molti per molto tempo primo fu Hipocrate, che pensò, che $e egli $i trouaua come propo$teci due linee dritte, delle quali la mag- giore $u$$e doppia alla minore, $i piglia$$ero due altre di mezzo proportionate in contɩnua proportione, che il cubo ageuolmente $i raddoppia- rebbe, per ilche la $ua dubitatione $i riuol$e in una maggiore. Non molto dapoi egli $i dice, che e{$s}endo à gli habitatori di Delo, che era- no appe$tati, dall’oraculo impo$to, che raddoppia$$ero un certo altare, $i uenne nella iste$$a dubitatione, & e$$endo richie $ti qua$i con ripren- $ione quei Geometri, che erano nella Academia appre$$o Platone. Fu dɩmandato loro, che troua$$ero quello, che $i andaua cercando. Quelli hau\~edo$i dato alla fatica, e cercando di trouare due linee di mezzo à due propo$te, dicono, che Archita Tarentino le trouò per uia de i Semici- lindri, Eudoxo per uia di linee oblique, Auuenne, che cia$cuno trouò bene la dimostratione approuata di tai co$e, ma niuno puote accommodar le all’u$o, & e$$ercitarle con le manɩ. Eccetto Menechmo, ɩlquale però $ece poco, & con gran dɩfficultà. Ma noi imaginato hauemo una faci- 10 le inuentione per uia di $trumenti, con la quale non $olamente $i potranno trouare due linee di mezzo à due proposte, ma quante cì $era impo- $to, che noi trouamo, & con quello ritrouamento potremo in $omma ridurre al cubo il propo$to $odo contenuto da linee egualmente di$tanti, ò uero u$cir d’una figura, & $ormarne un’altra, & renderla pare, ò maggiore, $eruando la $imiglianza, perche non ha dubbio, che non $i po$$a con tale $trumanto raddoppiare gli altari, i Tempi, & ridurre al cubo le mi$ure delle co$e lɩquide, & $ecche, come $ono i Moggi, & i Miri, per dir’ à modo nostro, con i latɩ delle qual mi$ure la capacità de, i ua$i, è, cono$ciuta, & in $omma la cognitione di quest a dimanda, e utɩle, & commoda à quelli, che uogliono radoppiare, ò far maggiori tutti quelli $trumenti, che $ono per trar dardi, pɩetre, ò palle di $erro, percioche, è, nece$$ario, che ogni co$a cre$ca in larghezza, & grandezza con proportione, ò $ian fori, ò nerui, che u’entrano, ò quello, che occorre $e pur uolemo, che il tutto cre$ca con proportione, ilche non $i puo $are $enza la inuentione del mezzo. La dimo$tratione adunque, & l’appa- rato del $opradetto $trumento ti ho qui $otto de$critto, & prɩma la dimo$trationc.

Proposte $iano due linee dritte, è di$$eguali, l’una $ia a b. l’altra c. d. cerchiamo tra que$te hauerne due di mezzo, che $iano in continua proportio- 20 ne, cioe, che $i come $i ha la prima alla $econda, co$i $i habbia la $econda alla terza, & la terza alla quarta, concedici, che l’una, & l’al tra delle propo$te linee a b. & c d. cadino à piombo $opra una dritta linea, & quella $ia b. d. & delle due proposte $ia la maggiore a b. & le mi nore c. d. & dall’a. al c. uenga una linea, che tirata piu oltre cada $opra la linea b. d. nel punto e. Vegni ancho dal punto a $opra la linea b. d. una linea, & $ia quella a. f. & dal punto f. $ia tirata una linea paralella alla linea a. b. & $ia quella f. g. che tagli la linea a. c. nel punto. g. per $i- mile conce$ione dal punto. g. $ia tir ata una linea egualmente di$tante alla linea a. f. & $ia quella g. h. che taglie la linea b d. nel punto h. $opra ilqual punto $i drizza una linea egualmente dɩ$tante, ò paralella alla linea a. b. & $ia quella h. i. che tagli la linea a. c. nel punto i. dalqual pun- to di$cenda una linea egualmente di$tante alla linea a. $. & termini nel punto d. fatto que$to, per maggior dichiar atione chiamaremo la linea a b. la f. g. la h. i. & la c. d. le priune paralelle, & la a f. la g. h. la d. i. le $econde paralelle. Simɩlmente ci$ono due gran triangoli l’uno é, lo a b. e. che ha lo angulo, b. giu$to, l’altro e lo a. $. e. quello chiameremo primo triangolo, que$to $econdo triangolo, nel primo triangolo ci $ono quelli triangoli fatti dalle prime paralelle, & $ono g $e, ihe. cde. que$ti perche $ono di anguli eguali, come $i ha per la 29. del primo di 30 Euclide hanno i lati proportionali, come $i conclude per la quarta del $e$to; Similmente perche i $econdi triangoli $atti dalle $econde para- lelle $ono di lati egualɩ, $enza dubbio haueranno i loro lati proportionati. A dunque $i come nelle prime paralelle hanno proportione tra $e, a e. ad e. g. co$i banno b e. ad e. $ & $i come a e. ad e. g. nelle $econde paralelle $i hanno, co$i f. e. ad e. h. & di nouo come nelle prime f. e. ad e. h. co$i g. e. ad e. i. ma nelle $econdo egualmente di$tanti, come g. e. ad e. i. co4i h. e. ad e. d. Sono adũnque continue proportionali a b. f g. h i. c d. perche $i come $i ha b. e ad e. $ co$i $i ha a. b. ad $. g. & come f. e. ad e. h co$i f. g. ad h. i. & come h. e. ad e. d. co$i h. i. a. c. d. propo$te adunque due drite lɩnee a. b. c. d. trouate hauemo due di mezzo, che $ono $. g. & h i. iche far doueuamo. Questa è l’opinione di Erato$thene circa la dimo $tratione, & $e ben egli uuole, che la linea a b. & la c d $iano dritte $opra la linea b d. non è pero, che non $egua la ste$$a conclu$ione in qualun- que modo l’ una, & l’altra linea cada $opra la linea b d. pur che amendue facciano anguli $imiglɩanti. & $iano per $imili congiugnimenti egual- mente di$tanti, perche tutto è $ondato $opra que$ta ragione, che di que trianguli, che hanno gli anguli eguali, $ono i lati proportionali. In $om ma $e noi uorremo trouare piu di due linee proportionali tra le lince a. b. & c. d. bi$ognerd $econdo il $opradetto modo formare piu linee para 40 lelle, $i delle prime, come delle $econde.

Lo $trumento colquale $i po$$a fare, & porre in oper a co$i bella inuentione $econdo Era to$thene e que$to. Piglia una piana di legno, ò di rame piu lunga, che larga, di figu- a g i c b f h d e ra quadrangulare, che habbia tutti gli anguli giu$ti, & $ia per e$$empio la tauola ab d c $e noi uorremo cõ e$$a tirare due linee di mezzo proportionate ? bi$ognara accõ ciare tre lamette $opra e$$a in questo modo, piglia tre lamette $ottilis$ime di qualche $oda materia quadrangulari, & di giu$ti anguli, & una di que$te ferma nel mezzo della piana, $i che non $i po$$a mouere, & $ia questa e f g h. & ne i puntɩ e & $. hab bia fitte due regole con i $uoi pironi in modo, che cia$cuna $i po$$a in ogni parte rɩuol- gere $ia una regola e m. l’altra f n. ma l’altra lametta $ia K d c che $ia po$ta in tal mo 50 do nella piana, che $i po$$a mouere uer$o la lametta $ermata e. f. g. h. & ancho rimouer da quella hauendo $empre i lati $uoi paralle lli al lato $. h. tenendo ancho $ul punto K. una regola, che $i po$$a uolgere, & $ia questa regola K. o. laquale in$ieme con le due altre c. m. & f. n. $ia acconcia in modo, che tutte $iano tra loro paralelle, & i loro communi tagli, che fanno con la a g. $ h. & l. $iano nella ɩ$te$$a dritta linea m n l o. Sɩmil mente la a. m. $ia eguale alla d K perche la a.m. in$en$ibile\~ete auanza la d K. E$$endo queste co$i ordinate tra due linee dritte a b, & c d. $i dan no due dimezzo in continu a proportione, che $ono e n. & f o. per le $opradette ragioni. Ma $e per ca$o le due linee propo$te come $arebbe la. s. & la. t. allequali bi$ogno $iaritrouarne due di mezzo in cõtinua proportione, non $er anno eguali à quelle linee, che $on nello $trumento a b. & r d. faccia$i col mouere $econdo il bi$ogno la lametta K. d. c. tirandola uer$o la lametta ferma, ò allargandola, & facendola $empre egual mente di$tante, faccia$i dico, che $i come $i ha la s. alla t. co$i $i habbia la a b. all’r d. perche alla a b. & r d. che $ono nello $trumento ritrouate $i $ono due di mezzo proportionate. Seguita che alla s. & alla t. propo$te trouate $eranno due di mezzo in continua proportione.

60 m p a b x n g e u i h o f l k c r d q s t

Quanto piu adunque artɩficɩo$o $era lo in$trumento, & ben $atto, tan to piu facilmente $i trouer anno le due proportionali, pero le te$te delle lamette, che $i moueno entrer anno ne i lor canali a$$ettate, & $i moueranno dolcemente, & $e alcuno uorra trouare piu di due li- nee proportlonali, egli potra con l’aggiunta di piu regole, e lamette commodamente farlo, & que$ta è $tata la inuentione di Erato$the- ne, bi$ogna però auuertire che le regole $iano longe, perche quan- do bi$ogna allargare le lamette, pos$ino aggiugnere à i tagli delle linee, che $i uorranno, è tocchino il lato $uperiore dello $trumento come e m. f x. K u. anzi per dir meglio $iano tanto grandi quanto $arebbe la diagonale della lametta ferma e. f. g. h. ò uer poco piu. Re$ta di dire con piu chiarezza e $acilita co$i debbia u$are questo $trumento, cioe co- 70 me con e{$s}o $i po$$an trouare tra due linee altre due, ò piu proportionate $econdo la mente di Eratosthene, & prima tra due due, & poi tra due piu propotionali.

Sian due linee dritte a b. c d. caggiano amendue $opra una linea dritta in modo, che $iano egualmente di$tanti, e tanto $i aggiugna alla linea. c d. che ella $ia pari alla linea a b. il cui capo $ia, e, & dallo a. $ia tirata una linea $in’all’e. $iche $i faccia una $operficie quadrangulare a b c e. par- ti$ca$i poï la lined b c. in tre parti, una dellequali $ia la doue è la f. & alquanto piu inanzi dal punto f. $ia $egnato il punto g. di modo, che dal b. al g. $ia alqnanto piu d’un terzo della linea b c. $imilmente nella linea a. $ia $egnato un punto tanto di$tante dallo a. quanto e il g. dal b. & $ia quello h. & $i leghi poi il g. con la a, & con la h. & lo a con il d, & la g h. taglie la a d. nel punto, i, $imilmente $i tagli tanto della linea a b. [0216]LIBRO quanto e dal g. all’i, & $ia quello $pacio b. K. & dallo i. al K. $i tire una linea $in al toccamento della linea g d. & $ia iui $egnato l. & perche per la 33. del primo di Euclide la lɩnea a b, e paralella alla linea g i b, & per lo pre$uppo$to no$tro le linee g i, & b K. $ono eguali, ne $egue an- cho, che la linea b g. $ia paralella alla linea i l. Oltra di que$to delle linee g c, & h e. $i leuino due parti eguali alla parte i l. & $iano qutlle g m. & h n. & $iano congɩunte in$ieme i m. & m n. per la allegata propo$itione paralelle $eranno g l, & m i, & $imilmente g h, & m n. Taglɩ an- cho la linea m n. la a d nel punto o, & della linea b K. $ia pre $o tanto quanto è la m @. & $ia quella parte b p, & dal punto o uer $o il punto p. $ia tirata una linea, fin che ella tocchi la linea i m. nel punto q. $e adunque la linea m $era eguale alla o q. egli $tara bene. Ma $e la m c. $er a minore ne $egue che la b g, $era $tata pr e$a, maggiore di quello, che bi$ognaua, e pero da capo $i deue tornare, e tanto e$perimentare, che la parte o q, $ia eguale alla m c. Sia adunque m c eguale alla o q. ne $eguɩr à per la allegata propo$itione 23. del primo, & per lo pre$uppo$to no$tro che la c o, & la m q. $iano paralelle, & $inalmente (come detto hauemo) nella prima dimo$tratione a b. g i. m o d c. $i chiameràno le pri me paralelle, & a g. m i. c o. le $econde. Dico adunque che, g i, & m o, $ono le due di mezzo proportionali, tra la a b, & c d. Fac cia$i adun 10 que. che la a d. & la a b. concorrino nel puntor. ne $eguira quello, che ancho di $opra detto hauemo per la $imiglianza de i triangoli $econdo la preallegata propo$itɩone di Euclide, che nelle prɩme par alelle, che $i come è proportionata la a r alla r i. co$i $era la b r alla r g. & nelle $e- conde paralelle quello ri$petto di comparatione che hauera la ar alla r i co$i $ara la g r. all’a r m. & $eguitando ancho $i come nelle prune $i hauera la g r. alla r m. co$i la i r alla r o, & nelle $econde $i come $i hauera la i r alla r o. co$i la m r. alla r c. Ne $egue adunque, che la b r. r g. m r. m c. $iano in continua proportione, & $otto la iste$$a ragione per la quarta del $e$to $eranno come la a b, alla g i. la g i. alla m o, et la m o. alla c d. propo$te adunque due linee dritte a b, & c d. tra quelle trouato ne hauemo due continue proportionali, che $ono $tate la g i, & la m o. ilche fare uoleuamo. Et con $imili ragioni potremo ritrouarne quante ci $era in piacere. Et pero per trouarne due di mczzo pro- portionali la b f. $er a un terzo della b o. parche la b g. è alquanto piu del terzo della b c. & non mai mɩnore, ne eguale alla b f. & per tɩ ouar ne tre di mezzo proportionali la b f. $era un quarto della b c. et la b g. alquãto maggiore della b f. & per trouarne quattro la b f. $era un qu n to della b c. & la b g. $era alquanto maggiore della b f. cioe un qumɩo di e$$a b c. & co$i $empre la b c. $era partita in una parte di piu di quel, 20 che $ono le linee mezzane proportionali, che trouar uorremo, & $empre lab f. $er a una di quelle parti, & la b g. alquanto magg ore $i pren dera che la b f. et però la parte b f. $i piglia, che tante $iate à punto $ia della b c. accioche la grandezza della b f. $i po$$a coniettur are piu pre$to.

a b n e k p b l i q o d f g w c r

Quanto appartiene ad Archita dico la inuentione e$$er difficile, & la dimo$tra tione molto $ottile in modo, che à porla in opera, non $i troua instrumen- to alcuno $atto $econdo quella dimostratione. Noi con quella facilità, che $i può dimo$treremo tal co$a, i $ond onenti dellaquale $ono di$per$i in molte propo$itioni di Euclide, lequali é nece$$ario hauerle per certe perche trop po $arebbe il $cioglier ogni anello de $i gran catena. Date ci $ian due linee a d. maggiore, l’altra $ia c. Tra queste bi$ogna trouarne due di mezzo 30 proportionali. Prendiamo adunque la maggiore a d. d’intorno laquale $i faccia un circolo di modo, che la ne diuenti il diametro di e$$a, & $ia il det- to circolo a b d f. nel qual circolo per la prima delterzo di Euclide $i fara una linea eguale alla linea c. & $i quella a b. laquale tanto $i stenda oltra il circolo, che tocchi il punto p. ilquale $ia lo e$tremo d’una linea, & tocchi il circolo nel punto d. & $cende fin al punto o, & $ia tutta p d o, & à que sta ne $ia tratta una egualmente di$tante, che tagli la linea a d. nel punto e. intendi$i poi una metà di colonna ritonda, che $emicɩlɩndro $i chia- ma, dritto $opra il $emicircolo a b d. & oltra di que$to imaguiamoci nel taglio equidistante, che paralellogrammo è, detto del $emcilindro $o- pra a d. di$$egnato un $emicircolo ilquale è come un par alellogrammo del $emicilindro ad anguli giu$ti nel piano del circolo A b d f. Que$to $e micircolo girato dal punto d nel punto b, stando fermo il punto a, che è termine del Diametro a d. nel $uo girare tagliera quella $operficie co- 40 lonnare, ò cilindrica, & de$criuera in e$$a una certa linea, dapoi $e $tando $erma la a d. il triangolo a p d gir ando $i fara un mouimento contra rio al $emicircolo $enza dubbio eg’i de$criuera una $operficie conica della linea dritta a p. laquale nel girar$i $i congiugne in qualche punto di quella linea, che poco auanti $u de$critta mediante il mouimento del $emicircolo nella $operficie del cilindro. Similmente ancho il b. circon$cri- uera un $emicircolo nella $operficie del cono. Et finalmenie il $emicircolo a d e. habbia il $uo $ito dapoi che $era mo$$o la doue le linee caden- do concorrono, & il triangolo che al contrario $i moua, habbia que$to $ito d l a. & il punto doue concadono $ia K. $ia ancho per b. de$crɩtto un $emicircolo b m f. & la doue $i taglia col circolo b d f a. $ia b f. indi da punto K. à quel piano, che è del $emicircolo b d a. cada una perpen- dicolare, certo è che cadera nella cir conferenza del circolo, perche nel piano dello i$te{$s}o circolo fu drizzato il cilindro. Cada adnnque, & $ia K i & quella linea, che uiene dallo i. nello a congiunta $ia con b f. nel punto h. Ma perche luno, & l’altro $imicircolo cioe il d a, & il b m f. è drizzato $opra il $ottopo$to piano del circolo a b d f. & pero il lor taglio commune m h. sta con anguli giu$ti $opra il piano del circo lo a b d f. perilche ancho $opra e$$a b f. è drizzata la m h. A dunque cio che è contenuto $otto la b h f. & lo h f. & $otto lo h a, & lo h i $i tro- 50 ua eguale à quello che è $otto la h m. Adunque lo angulo a m i, è giu$to, per la conuer$ione del corolario della ottaua del $esto. & il triangolo a m i, $i troua $imile all’uno, & all’altro de i due trianguli m a h. & a K d. & perche lo angulo d K a. è giusto per la trente$ima del trente$imo. c p l k b m i o b a e d f o A dunque per la uinte$imanona del primo d K m, $ono egualmente distanti, impe- roche per le co$e dimo$trate h i m h. $ono perpendicolari al piano del circolo a b d f. A dunque egli è proportionale, che come $i ha d a. ad a K co$i $i habbia K a. ad a i. & i a ad a m. percioche i triangoli d a K. K a i. i m a. $ono $imili per la quarta del $e$to, & co$i $eguita che quattro dritte linee d a. a K. a i. a m $iano continue propor tionali, ma la a m. $i troua eguale alla c, & per la commune $ententia, quelle co$e che $ono eguale ad una, $ono tra $e eguali, perche la a m $i troua eguale alla a b. A dunque proposte due linee ad. c. ne hauemo trouate due di mezzo proportiona- 60 li, che $ono a K. a i. come doueuamo fare. Platone $imilmente ne fece, & la dimo $tratione, & lo in$lrumento, come qui $otto poneremo. Lega le due dritte lɩnee, tra lequali uuoi trouarne due proportionali, legale dico in un angulo dritto nel purt to b. & $ia la maggiore b g. & la minore e b. allonga poi l’una, & l’altra fuori del l’angulo b. la maggiore uer$o il d. & la minore uer$o il c, & fa due anguli dritti trouando il punto c, & il punto d. nelle loro linee conueniente, & $ia l’uno angulo g c d. & l’altro c d e. $i dico, che tra le due linee dritte e b. & b g. proportionato ha uerai due altre linee, che $ono b d. & b c. perche pre$uppo$to hauemo lo angulo e d c.e$$er dritto, & la e d. e$$er par alella alla c g. pero ne $egue per la 29 del primo, che lo angulo g c d. $ia giu$to, & eguale allo angulo c d e. ɩlquale $imilmente e$$er 70 giu$to pre$upponemo, ma la d b per lo nostro componimento cade porpendicolare $opra la g b d. adunqae per lo corolario della ottaua del $esto la b d. è quella lɩnea proportionata, che cade tra la e b, & la b c. & $unilmente la linea b c, è la mezza na proportionale tra la b d. & la b g. po$ta adunque la ragione, & la proportɩone commune della linea b d alla linea b c. ne $eguita che la e b h ɩuera quello r $pet o di comparatione alla linea b d. che hauer a la c b. alla linea b c. percioche l’una, et l’altra [0217]NONO. ragione, come é $tato manife$to e come la b d alla b c. per la undeci- d c b e g l n o k m ma del quinto. A dunque tra le due dritte propo$te, che erano e b, & b g. trouate ne hauemo due $otto la i$te$$a ragione cõtinuam\~ete pro- portionali, che $ono b d, et b c. Et questa è la ragione di Platone. Lo in$trum\~eto ueram\~ete é $acile, imperoche egli $i fa d’una $quadra & d’una rega in que $to modo. Sia una $quadra K m l, et in un braccio di e$$a accõmodata $ia una rega, che $ia n o. et che faccia con detto brac cio gli anguli giu$ti, e mouer $i po$$a hora uer $o il punto m. hora uer $o il punto l. fatto que$to è uolendo trouare due linee tra mezzo in continua proportione à due propo$te, farai che le due date, $iano per 10 e$$empio la e b, & la b g. (come di $opra hauemo detto) congiunte nel punto b. in un’angulo giu$to, & $iano prolongate come di $opra. Allhora $i piglia lo ɩn$trumento, & co$i egli s’ accommoda alle linee dritte c b, & b g. che il lato K m. della $quadra cada $opra il g. & lo angulo m. $i uni$ca alla linea b c. lo angulo o $ia $opra la linea b d. & la regola mobile uegna per lo punto, e, di modo che il punto m $ia $oprapo$to al punto c. & il $egno e. cada $opra d. & co$i ordinato, che hauerai, & acconcio lo $trumento trouato hauerai tra le linee e b, & b g. due proportionate linee di mezzo cioe la b d. & la b c. del che la dimostratione è la i$te$$a con quella di $opra.

Nicomede u$aua un’altra dimo$tratione, & $ormaua un’ altro $trumento $econdo quella dimo$tratione, molto arti$icio $amente, & con gran $ottili 20 tà de inuentione $uperando Eratosthene é $tato di gran giouamento à gli $tudio$i della Geometria. Per $are lo strumento è nece$$ario pianar due righe, & porle una $opr a l’altra con anguli giu$ti di modo, che d’amendue $ia uno iste$$o piano, ne una $ia piu alta dell’altra, $ia una d’e$$e a b. l’altra c d. faccia$i nell’a b. un canale, che u’entri à coda di Rondine, è $otto $quadra un legno, che andar po$$a in $u, & in giu per quel ca- nale $enza u$cir fuori: $ia nel mezzo della riga c d. per longo di e$$a una linea, & nella testa di e$$a, doue è la d $ia posto un pirone, & $ia quello g h, ilquale e$ca alquanto fuori del piano della riga c d. & in quella uolger $i po$$a, & $ia pertuggiata, & u’entri un pironcino, che la formi $o- pra la coda di Rondine, che dicemo andar in $u, & in giu per lo canale della riga a b. & nel pirone g h. $ia un foro, nelqual entri la regoletta, e f. Se adũque piglier ai l’e$tremo capo K della regoletta e f. & mouer ai quella o uer$o le parti dello a. ò uero uer$o le parti del b. $empre il pun to e $i mouera per la dritta linea a b. & la regoletta e $ penetrando per lo foro del pirone g h. entrera, & u$cira, & la dritta linea di mezzo della regoletta e f $i mouera col $uo predetto mouimcto per lo perno del $uo pirone, o$$erua$i $inalm\~ete, che lo ecce$$o e K della regoletta $ia e f. $empre lo i$te$$o, et della i$te$$a lun 30 ghezza. per ilche $e noi ponere- mo nel punto K una punta di for- ro, che tocchi un piano egli $i for c b g b d n m l k e a mera una lɩnea piegata come la l m n. laquale Nicome de chiama pri ma Concoide, & lo $pacɩo, che è tra e, & K. egli chiama la grãdez za della regoletta, & il punto d il Polo. In que$ta linea piegata Ni- comede ne troua tre principali 40 propietà; L’una è che quanto piu s’allarga la linea torta l m n. tanto meno è lontana dalla dritta a b. co me $i uede, che il punto c, è piu lontano dalla linea a b. che il pun- to. n. & il punto n, piu lontano che il punto m. & il punto m. piu lontano che il punto l. ilche $i ue- de chiaramente facendo da i detti punti c n m l cadere le perpendico 50 lari $opra la linea a b. La $econda propietà è questa, che $e tra la re gola a b. & la linea piegata $i ti- rera una linea quella $inalmente taglier à la piegata, come $i uede tirando la linea p. q. la terza pro- pietà, é che la dritta a b. & la pie- gata primamente de$critta mai nõ concorreranno in uno, $e ben fu$$e 60 ro tirate in infinito. Et que$to $i uede euidentemente $e alcuno con- $idera bene guardando la forma dello $trumento predetto, perche d f g a e b l c 70 [0218]LIBRO nella $orma i$te$$a la linea di mezzo della regola e f. nel de$criuere la linea piegata $empre taglia la linea a b. nel punto e. perilche il punto K, non puoi mai peruenire alla linea a b. benche $empre egli s’auuicine $econdo la prima propieta della linea piegata. Dalle co$e delte ci na- $ce bella occa$ione di $apere, che data una linea, che da un capo habbia principio, & dall’ altro uada in infinito, & che fuori di e$$a $ia dato un’an gulo egli $i puo tirare una linea dritta, laqual taglie due dritte linee circa lo i$te$$o angulo, & una parte di quella linea dritta compre$a dalle due che contengono l’angulo $ia eguali ad una linea prima proposta, Ilche in que $to modo $i dimo$tra. Sia una linea dritta a b che dalla parte del b $iaɩnfinita, & $opra e$$a formato $ia un’angulo proposto, che $ia b a g. & il punto dato oltra la a b. $ia c. & la dritta linea data $ia d. & dal punto c. alla linea a b. $ia tirata una perpendicolare c e. à cui per dritto $i eggiugna la e f. eguale alla d. & con lo $trumento $opradetto dal Polo c. & interuallo e f. alla regola a b. $ia dc$critto la prima linea piegata fg. adunque per la $econda propieta la linea a g allongata concorre- ra nella linea piegata f g. cadera adunque in g. & la c g. tirata in longo tagliera la a b nel punto h. dico che la g h. $era eguale alla d. gia propo- $ta linea. ilche ci $ara manife$to, percioche per la di$$initione della prima piegata linea la g h. $i troua eguale alla e f. & noi pre$uppo$to haue- 10 mo la e f. e$$er eguale alla d. Adunque per lo commune cõcetto la linea g h. $er à eguale alla propo$ta linea d.

Trouiamo adunque $econdo que$ta intentione di Nicomede à due propo$te due di mezzo pro- l h c e k a f g i b portionali. Siano le propo$te linee a b. b. c. con angulo dritto legate no$tra intentione è tro uarne due di mezzo proportionali di continua proportione. Fɩm$ca$i adunque la figura quadrangulare a b c d. & $ia partita la c d. in e. & la d a. in $. & la linea, cha lega la b e, $ia prolongata, & concorra con la linea a d. prolongata fin al g. & $ia à gu$ti anguli la linea $h $opra la ad, et $anto $i allonghi la linea a h che la $ia eguale alla linea e c. & congɩunti $ia no i punti g h. con una linea, allaquale paralella $ia la linea a i. di modo, che lo angulo K ai $ia eguale allo angulo f g h. finalmente per lo precedente problema, $ia tirata una linea, che tagli la a i, nel punto i, & la d a nella parte a. prodotta $opra K. di modo, che la i K. eguale 20 $ia alla a b, & la coliegata K b. $ia prolõgata, è cada nella d c, prolongata al punto l. Io dico che egli adiuiene, che $i come $i ha la a b alla a K, co$i la a K. alla d l, & la l c, alla c b. percio che la linea a d in due parti è partita nel punto e, & à questa $i aggiugne la parte K a. Adun que per la $e$ta del uige$imo quello che è $otto d K a. con quello, che uiene dalla a f, $i troua eguale, à quello, che $i fa dalla f. K. Apponga$i commune quello, che $i fa della f h. A dunque cioche è $otto la d K a, con quelle figure quadrangulari che $i fanno delle a f, f h, cioe con quello, che $i fa della a g, $i troua eguale à quelle, che $i fanno della K f, & f h, cioe à quello, che $i fa della K h. Et perche come $i ha la l c, alla c. d. & co$i la a l b, alla b K, ma come $i ha la l b, alla b K co$i $i ha la d’a, allo a K ma la c e $i truoua e$$er la metà della c d, & la a g doppia alla d a, imperoche per la quarta del $e$to $i come $i ha la a b, alla d e, co$i $i ha la g a, 30 alla a d, & $econdo il pre$upposto no$tro la b a, era doppia della d e. Adunque la g a. $er à doppia alla a d. Ne $eguita adunque che quella proportione, che hauer a la l c, con la c e, hauera ancho la g a, alla a K. $econdo la eguale è muta ta proportione per la uige$imaterza del quinto. Ma $i come la g a alla a K, co$i a h ɩ alla i K, per la $econda del $e$to percioche $econdo il pre$upposto no$tro la g h, & la a i $ono paralelle. Et componendo que$te proportione per la decɩmaottaua del quinto, A dunque $i come la l c, alla c e, co$i $i ha la h K alla K i, ma noi posto hauemo la i K, eguale alla c e, perche la i K è eguale alla a h. ancho La a h. é eguale alla c e, Ad n que la e l, è eguale alla b K. Adunque, & quello, che $i fa di l e, è eguale à quello, che $i fa di h K, & quello, che $i fa di l e, è eguale à quello, che $i fa $otto d l c, con quello, che $i fa di c e. per la $e$ta del $econdo. Et à quello, che $i fa $otto di h K, $i ha dimo$trato e$$er eguale quello, che $i fa $otto a K a, con quello, che $i $a di a h. de i quali quello, che $i fa di c e. è eguale à quello, che $i fa di a h. imperoche la a h, è stata po$ta eguale alla c e. Ma per la commune $ententia, $e dalle co$e eguali $i leueranno le co$e eguali, quelle che re$tano, $ono eguali. A dunque quel- lo, che $i fa $otto d l c, è eguale à quello, che, $i fa $otto d K. a. Ma per la decimaquarta del $e$to i lati di paralello grammi eguali, & equian- 40 guli $i hanno à uicenda in proportione uno con l’altro. A dunque come $i ha la l d. alla d K, co$i ancho la K a, alla c l. ma come è la d l. alla d, K & a b alla a K, & la l c. alla c b. Et adunque $i come la a b. alla a K, & la a K alla c l, & la l c, alla c b. A dunque date due linee dritte a b, & b c, $i $ono trouate due di mezzo in continua proportione a K, & l c. Altri modi ci $ono de gli antichi di trouare le due proportionali. di Philopone, di Dione Bizantio di Diode, Di Pappo nelle Mecaniche, Di Poro, di Menecbmo, i quali modi ne i Commentari di Archimede $i trouano, & il Vernero dottamente gli e$pone. Ma noi ueniremo al modo di raddoppiare, & di moltiplicare i corpi accioche l’u$o di co$i belle dimo$trationi, & di tanti $trumenti cɩ $ia manife$to.

Io uoglɩo adunque ad un proposto $odo $otto una data proportione farne un’altro. Sia adunque il $odo pro- a e b c d f g b a c e d b c d e f g h po$to a. Io uoglio farne uno, che habbia quella proportione con e$$o che ha la linea b. alla linea c, prenda$i una linea eguale, ad uno de i lati del propo$to $odo, & $ia quella d, & come $i ha b alla c, con la i$te$$a ragio ne $i riferi$ca la d alla e, $ia doppɩa tripla, ò come $i uoglia. Et $econdo alcuna delle precedenti dimo$tratio 50 ni tra la d, & la e, dritte trouɩn$i due di mezzo in continua proportione, & $ian quelle f g, di modo, che d f. & g e, $iano in continua proportione dapoi da alcuna dritta linea eguale alla $per la uige$ima $ettima del- l’undecimo $i faccia un $odo, & quello $ia h. $imile, & $imilmente po$to, al propo$to $odo a, & perche per la trente$imaterza dello iste$$o libro, ò per lo corolario della i$te$$a, $e $eranno quattro linee proportionali, $i come la prima alla quarta co$i quel $odo, che $i fa della prima à quello che $i fa della $econda $imile, & $imil- 60 70 milmente de$critto’, ne riu$cir a il $odo. La ragione adunque del $odo a al $uo $imigliante $odo h, $i troua in quello ri$petto di comparatione, cha $i troua d. all’e, & $econdo il pre$uppo$to la d, all’e, ha quel ri$petto, che da b al c. A dunque al dato $odo, $otto la data ragione, che ha b al c, [0219]NONO. egli è $tato fatto un $imigliante $odo h $econdo l’intento no$tro, & qui hauemo l’u$o de gli $trumenti, & delle dimo$trationi $oprapo$te. Di piu ancho $e egli $i haue$$e à far un cubo eguale ad un $odo quadrangulare, bi$ognerehbe far à que$to modo, $ia il proposto $odo quadran- gulare a b c d, la cui larghezza $ia a b, l’altezza b c, la lungbezza c d. bi$ogna formar un cubo eguale ä quello. Troui$i per l’ultima del $econ do il lato quadrato del piano a b c, cioe una linea dritta il cui quadrato eguale $ia al piano a b c, laqual dritta linea $iae, & $econdo alcuno de i $opradetti modi trouin$i due linee proportionali tra la, e, & la c d, & $ian quelle f g, dico che’l cubo fatto della linea $, $er à eguale al detto $odo a b c d. imperoche per la $omma della uige$imanona del $e$to il quadrato del f, al quadrato dell’e, $i ha come c d, ad f, & perche per la tr\~e te$ima quarta dell’undecimo i $odi di linee paralelle, de i quali le ba$e alle altezze uicendeuolmente ri$pondono, $ono eguali però ne $egue, che il cubo fatto della f, $ia eguali al $odo quadrangulare detto paralellogrammo a b c d, & co$i hauemo la nostra intentione d’hauer trouato ad un quadrangulare di linee paralelle un $odo eguale.

Et di qua $i raccoglie, che $enza difficulta $i riduce ad un cubo una colonna laterale, dellaquale gli oppo$ti piani $ono paralelli, & co$i tutti gli al- 10 tri paralellogrammi, perche un paralellipedo, che ha per ba$a un quadrato eguale alla ba$a d’una colonna laterata, & egual altezza alla iste$$a colõna è eguale ad e$$a colõna, Qui bi$ognerebbe anchora uagare, et dimostrare come diuer$e figure $i mutano in altre figure, come $i rad doppiano, & ancho $i triplicano, e quadruplicano, ma troppo longo $arebbe, & tedio$o, oltre che i princip{ij} dati di $opra ci po$$ono $erui re a$$ai, però torneremo à Vitr ilqual dice.

Concio$ia adunque, che con $i grandi piaceri delle dottrine tai co$e $iano $tate auuertite, & naturalmente forzati $iamo mouer$i per le inuentioni di cia$cuna co$a con$iderandone gli effetti, mentre che io con attentione riguardo à mol- te co$e, io pr\~edo nõ poca ammiratione de i uolumi cõpo$ti da Democrito d’intorno alla natura delle co$e, & di quel $uo commentario intitolato Chirotonito, nelquale ancho egli u$aua lo anello $igillando cõ cera fatta di Minio quel- le co$e, che egli haueua $perimentato.

Qui leggierei cirocinnauos perche ciros $igni$ica la cera, & cinnauos le’ imagini, che tengono gli $tatuari dinanzi a gli occhi, co$i Democrito nella<_>2 20 cera imprimendo le $ue e$perienze per ricordar$ele $e le teneua dinanzi à gli occhi, & quelle note erano come cõmentari, perche cõmetteuano alla mente le e$perienze. Plinio legge cirocineta, Filandro interpreta commentario di co$e $cielte, à me pare miglior lettione quella, che io dico, perche Vitr. mede$imo qua$i lo dichiara dicendo.

Nelqual egli u$aua lo anello $igillando con cera tinta di Minio quelle co$e, lequali egli haueua $perimentate. _Certo é, che Democrito $egnaua in cera ro$$a quelle co$e, che egli uoleua ricordar$i._

Le inuentioni adunque di quegli huomini non $olamente $ono $tate apparecchiate à correggere i co$tumi, ma ancho ra alla perpetua utilitâ di cia$cuno. Ma il grido, & la grandezza de gli Athleti in breue tempo con i corpi loro inuec- chia, in modo, che ne quando grandemente fiori$cono, ne dapoi, ne per ammae$tramenti que$ti po$$ono giouare al- la uita humana come fanno i belli pen$amenti, & le rare inuentioni de gli huomini $aui. Ma non $i danno hoggi i debiti honori ne à co$tumi, ne à precetti de gli ualenti $crittori, & guardando le m\~eti piu alto, che l’aere con i gradi 30 delle memorie al Cielo $olleuate, eternamente fanno, che non $olo le $entenze, ma le figure loro $iano da ɩ po$teri co no$ciute, è però chiunque ha la mente adorna del diletto delle lettere non puo non hauere nel petto $uo con$ecrato il $imulachro di Ennio Poeta come di un Dio. Ma quelli, che as $iduamente prendono piacere de i uer$i di Accio, nõ tanto le uirtu delle parole, ma le figure $ue pare, che $eco habbiano pre$enti: & co$i molti, che dopo la no$tra me- moria na$ceranno pareranno di$putare con Lucretio della natura delle co$e, come $e egli fu$$e pre$ente, & co$i del- l’arte del dire con Cicerone, & molti de i po$teri ragioneranno con M. Varrone della lingua latina, $imilmente molti $tudio $i della cognitione deliberando di molte co$e, che i $aui di Grecia appareranno e$$er con quelli à $tretto con$i- glio, & in $omma le $entenze de buonì $crittori e$$endo in $iore, è $tando i corpi lontani, quando $ono ne i con$igli, et nelle di$putationi addotte, hãno maggior authorità, che quelle de i pre$enti, perilche io ò Ce$are cõfidatomi in que $ti authori è pre$i i loro $entimenti, è con$igli ho $critto que$ti uolumi, & ne i primi $ette ho trattato de gli edific{ij}, 40 nell’ottauo dell’acque, & in que$to delle ragioni de i Gnomoni, come $tati $ono da i raggi del Sole nel mondo per le ombre de Gnomoni trouate, & cõ che ragioni $i allongano, & $i $cortano, dirò chiaramente.

Conclude Vitr. la $ua long a digre{$s}ione, & pare, che fin qui $ia stato il proemio del pre$ente libro, ilquale per la diuer$ità delle co$e for $e è $tato in tante parti diui$o. il tutto è non meno facile, che degno da e$$er con$iderato piu uolte.

CAP. IIII. DELL A RAGIONE DE I GNOMONI RITROVATI DA I RAGGI DEL SOLE, ET DEL MONDO, ET DE I PIANETI.

QVELLE co$e adunque con diuina mente $ono $tate acqui$tate, & $eco’hanno grande ammiratio- ne, quando egli $i con$idera, che l’ombra equinottiale dello $tile, è di altra grandezza in Athene 50 di altra in Ale$$andria, di altra in Roma, ne quella $te$$a è à Piacenza, che è in altri luoghi della ter- ra. Molto adunque $ono differenti le de$crittioni de gli horologi per la mutatione de i luoghi, per- cioche dalle grandezze dell’ombre equinottiali di$$egnate $ono le forme de gli Analemmi, de iqua li $i fanno le de$crittioni delle hore, $ecõdo la ragione de i luoghi, & dell’ombra de gli Gnomoni.

Mirabil dottrina è quella, che ci da Vitr. nel pre$ente libro delle co$e dell’ A$tronomia, & piu mir abile é la breuit à $ua, però egli $i deue con dilig\~e za, è pen$amento non mediocre pa$$are tutto que$to trattamento, nel quale $i tocca breui{$s}imamente quello, che in molti uolumi da molti è $tato trattato, & perche noi non habbiamo à con$onder$i, dire mo ordinatamente ogni co$a, ponendo le parole di Vitr. lequali non parole ma $ent\~e ze, & conclu$ioni $i po$$ono nominare. Tratta adunque nel pre$ente libro della ragione de gli horologi da Sole, & delle ombre, & perche om bra non è $e non doue è il corpo lumino$o i cui raggi $ono impediti dal corpo opaco, però tratta de i corpi cele$ti, che fanno lume, & $econdo que$ta occa$ione abbraccia il mouimento del Cielo, la figura, et la mi$ura del tutto. Introduce il $uo trattamento à que$to modo, che uedendo noi 60 quando il giorno è pare alla notte, ilqual tempo $i chiama equinottio, che uiene due fiate all’anno una di Marzo, & l’altra di Settembre, non in tendendo di quelli, che $tanno $otto l’Equinottiale, perche lhanno $empre, ne di quei che $tanno $otto il Polo, perche non lhanno mai, Vedendo dico, che à quel tèpo dello equinottio $ul mezzo di in diuer$i luoghi. l’ombra è diuer$amente proportionata, à gli edifici, alberi, & à tulte le co$e leuate da terra, e dritte imperoche in alcuni luoghi l’ombra è pare alle co$e, che la fanno, in altri è maggiore, in altri è minore, grande occa$ione hauemo da mar auigliar$i, & però per naturale instinto ci diamo à cercar d’onde uegna la diuer$ità delle ombre, & ued\~edo, che que$ta mutatio ne, non può uenire $e non dalla altezza del Sole, che à quelli tempi ad alcuni è piu alto, ad alcuni piu ba$$o, cominciamo ad inuestigar il cor$o del Sole, & co$i quello, che non potemo fare nel Cielo, de$criuemo in terra con linee, & con figure $eruando intiera la ragione del tutto, et chi è tanto $ottile, & ingenio$o, che $appia trouare $imili de$crittioni, $i può ueramente dire, che egli $ia d’intelletto diuino, & che le $ue inuentio- ni $iano piu pre$to diuine, che humane, et questo fin qui ha detto Vitr. Dichiara poi come $i chiama quella de$crittione di lɩnee, che $i fanno per dimo$trare il cor$o del Sole, & dice, che $i chiama Analemma, & diffini$ce che co$a è Analemma dicendo.

70

Analemma è $ottil ragione trouata dal cor$o del Sole, & dell’ombra cre$c\~ete $econdo, che $i o$$erua dal Sol$titio del uer no detto Bruma da gli antichi, dallaquale per ragione d’Architettura, & per u$o di adoperar la $e$ta è $tato nel mon do ritrouato l’effetto.

Cominciauano gli antichi l’anno dal Solestitio del Verno, che uiene di Decembre, questo chiamauano Bruma. auuertirono, che $ul mezzo dì l’ombr a dello stile al tempo della bruma era piu longa, che ne gli altritempi al mezzo dì, però concludeuano che à quel tempo il Sole fu$$e piu ba$$o: De$criuendo adunque nel piano de i circoli, e drizzando i Gnomoni, cioè gli $tili da ombre $opra il piano tirauano linee da i de$critti cir [0220]LIBRO coli alla punta del $tile, & continuando quelle linee rappre$entauano l’ombre $in $ul piano proportionando l’ombre con lo $tile, et co$i di gior no in giorno $ul mezzo di prendeuano l’altezza del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della $tate ogni giorno piu $i in’alzaua, & co$i concludendo l’altezza del Sole meridiana, ne faceuano nel piano la de$crittione, & il di$egno mo$trando gli e$$etti del Cielo nella terra, que$ta di$segnatione era detta Analemma, che è come un ripigliamento del cor$o del Sole per $ormarne gli horologi, $econdo la diuer$ità de i pae$i, & perche nella di$$initione della A nalemma Vitr. ha detto.

E $tato nel mondo ritrouato l’e$$etto. #_Però per que$ta occa$ione egli dichiara, che co$a è mondo, & dicè._

Mondo è un grandis$imo concetto della natura di tutte le co$e, & il Cielo di Stelle figurato.

Due co$e abbraccia il mondo, la prima è il cielo, la $econda è tutto quello, che dal Cielo è compre$o, la doue i moderni nella diui$ione della S$era hanno detto la regione elementare, & la cele$te. Era nece$$ario porui il Cielo, perche in e$$o po$ti $ono i corpi lumino$i, i raggi de iquali fan- no gli e$$etti nel mondo, il mondo adunque è un grandi{$s}imo, & $ommo concetto di tutte le co$e, perche è corpo per$etto, & quella co$a è per$et 10 ta, à cui niente manca, & niente $e le puo aggiugnere. Al mondo adunque perche è fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni co$a, perche ha principio mezzo, è fine, perche contiene, & non è contenuto, $i conuiene il nome di per$etto. ilche Vitr. gli attribui$ce dicendo con ceptio $umma, perche $e è $omma oltra di e$$o non $i troua co$a, in e$$o il tutto $i cõprende. E adunque il mondo un grandi{$s}imo abbracciamen to di tutte le nature, $i di quelle, che $ono atti à riceuere, et patire qualche impre{$s}ione come $ono gli elementi, & i mi$ti perfetti, et imper$etti $i di quelle, che hanno uirtu di operare, & di influire, come $ono i corpi cele$ti, & que$te nature $ono una dentro l’altra, accioche que$ta cera mondana po$$a meglio e$$er formata dalle forme celesti, che Vitr. dice Cielo di $telle figurato, delquale egli ragionando dice.

Que$to Cielo cõtinuam\~ete $i uolge d’intorno la terra, e il mare per gli ultimi cardini del $uo perno, che a$$e è nominato.

La$cia Vitr. la prima parte della diffinitione, perche non fa al $uo propo$ito, è tratta della $econda, che è Cielo, dice adunque in poche parole mol te co$e, che $i dichiareranno à poco à poco. Che il Cielo $i moua egli è al $en$o mani$i $to per la mutatione del luogo, che fanno i corpi cele$ti, che mai non $i ferma, ilche è ancho noti{$s}imo, che’l mouimento $uo è circolare, d’intorno il mare, & la terra, & che $i uolge $opra un perno 20 ne i $uoi cardini, et que$te due co$e $i $an note <002> molte et euidenti ragioni, perche $e il Cɩelo abbr accia ogni co$a, ogni luogo, ogni $pacio, $e altri m\~eti $i moue$$e, che in giro ò nõ fu$$e circolare, certo la$cierebbe fuori di $e, ò $pacio, ò uoto, ilche non è ragioneuole, oltra di que$to molti altri $o no gli accidenti, per liquali noi uenimo in cognitione, che il Cielo $i giri à tondo, & che $ia di figura al $uo mouimento, de iquali ne $ono pieni i uolumi, & $e ne $anno e$perienze con gli strumenti, & perche noi uedemo un continuo mouimento per un uer$o, però $e imaginamo due $tabili{$s}imi punti uno all’oppo$to dell’altro per diametro, da iquali imaginamo, che pa{$s}i per lo centro del mondo una linea, & quelli punti car- dini $ono detti, perche qua$i come $opra i $uoi cardini il Cielo in quelli $i uolge, & quella linea chiamano a$$e ò perno, i cui estremi $ono i cardi ni, ò poli del mondo, Ma cioche di punti, di linee, & di circoli nel Cɩelo $i dice, tutto é detto per maggior dichiaratione, et nõ che uer amente nel Cielo $i trouino tai co$e, come uogliono alcuni, che ne i Poli $ia la uirtu di mouere, ilche ri$iuta Arist. nel lib. del mouimento de gli animali, ar- gomentando, che que$to non puo e$$er e$$endo i Poli $enza grandezza alcuna, anzi punti indiuɩ$ibili, & for$e da quello potemo correggere quello, che diche Vitr. ilquale però come Architetto $i dice $cu$are.

30

Perche in tali luoghi la uirtu della natura co$i ha, come Architetto $abricato & ha $itto i cardini come c\~etri uno in que- $to mondo di $opra del mare & della terra, l’altro di la al cõtrario $otterra nelle parti meridiane, & iui d’intorno à que cardini, come d’intorno à centri, ha fatto le rotelle come à torno, lequali $ono Poli da i Greci nominati, per lequali eternamente con uelocis$imo cor$o il Cielo $i gira, & co$i la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è $tata natu ralmente collocata.

Due $ono i Poli, è Cardini, iquali diametralmente nel mondo oppo$ti $ono, ma che uno $ia di $opra, l’altro di $otto non ê, $e non per ri$petto à gli habitanti della terra, però bi$ogna intendere che Vitr. doueua dire à que$to modo, & ca$o, che egli non lo dica, come $i può uedere dicendo e- gli, che la natura co$i gli ha po$ti, che uno $ia $opra, l’altro di $otto, è nece$$ario, che noi intendiamo drittamente, perche quelli, che $tanno nel mezzo del mondo egualmente di$tanti da un Polo all’altro, non ne hanno un piu eleuato dell’altro. Similmente quelli, che $tanno di la dal mez- zo hanno il loro Polo eleuato, che à noi habit anti di qua dal mezzo è depre$$o, & il no$tro à loro è meridiano $i come il loro à noi, però que- 40 $to $ito $i deue intendere in ri$petto, & non a$$olutamente, perche $i come dice Vitr. la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è $tata na turalmente collocata. Certo è che in alcune parti un Polo $er à eleuato, in altro $er à depre$$o, & in alcuni l’uno, & l’altro $erà egualmente nel piano dell’Orizonte, la doue e$$endo conclu$o da tutti gli A$tronomi, che $tando l’buomo in qual $i uoglia $ito $opra la terra, $empre il $uo Orizonte diuide il Cielo in due parti eguali, è tutti gli strumenti in $omma, che $i u$ano, u$an$i in modo, come $e l’huomo fu$$e nel centro del la terra, è nece$$ario à concludere, & che la terra $ia à gui$a di centro nel mezzo del mondo, & che egualmente $ia partito quello, che $i ue- de, da quello, che non $i uede con la $operficie dell’Orizonte. Hauendo noi adunque due punti come termini fi{$s}ɩ, $opra iqualɩ il mondo $i gira, $eguita Vitr. à de$criuere il Cielo con altri $egni.

E$$endo que$te co$e dalla natura di$po$te in modo, che dalla parte Settentrionale il Cielo habbia il centro piu eleuato da terra con l’altezza $ua, & nella parte del mezzo di $ottopo$to a i luoghi inferiori $ia dalla terra o$curato, indi attrauer $o per mezzo il mondo euui formata una Zona à gui$a di circolo, è cinta con dodici $egni piegata alla parte del merig 50 gie, laqual forma di $egni, con certa di$po$itione di $telle agguagliandone dodici parti ci da e$pre$$a la figuratione, che iui la natura depin$e.

Volendo Vitr. con breuità e$primere molte co$e diuenta alquanto o$curo per la durezza del dire. Vedendo noi il certo è continuo uolgimento del Cielo da Leuante à Ponente, trouato hauemo, i due Poli & il Perno in certi, & determinati luoghi. Cõ$iderando poi il mouim\~eto, che fa il Sole in un’anno, et à che hora na$ce in una parte dell’Orizonte, et da un u\~eto, hora da un’altra, et che hora $ulmezzo di s’auicina piu al punto che ci $opra$tà, hora è piu ba$$o, & che uaria i giorni, & le notti egualmente, $apemo che per que$te co$e gli antichi hãno trouato la uia del Sole, per laquale andando egli di giorno in giorno $aceua tutta quella $en$ibile mutatione. Similmente auuertendo il cor$o de gli altri pianeti $eguitare la uia del Sole, ma non co$i egualmente stargli appre$$o, diedero nome a quella uia, per laquale il Sole, & gli altri pianeti pa$$auano, & la chiamo rono cinta ò zona, perche $i come una cinta cignendo non $olo s’aggira con una $emplice linea, ma tiene larghezza, co$i la uia de pianeti è sta- ta imaginata larga, & circolare, & è $tata cono$ciuta piegare da una parte ad un Polo, & dall’altra, et abbracciare tutto il Cielo, cioè 60 e$$er uno de i circoli maggiori, in quella ancho $ono $tate cono$ciute alcune cõpagnie di $telle, allequali è $tato impo$to il nome di $egni, et perche $ono dodici, però dodici $egni, che Vitr. chiama dodici parti pareggiate, perche $ono di trenta gradi cia$cuna, la uia de i pianeti, è $tata chiamata Zodiaco da i $egni che in e$$a $ono. La uia del Sole, è $tata detta ecclittica, perche $opra e$$a stando il Sole, et la Luna in certe di$tãze $i fanno gli eclip$i, è mãcam\~eti loro, Ha larghezza il Zodiaco, perche il cor$o di pianeti la richiede, et $i come ogni circolo celeste è imaginato e$$er diui$o in 360 parte, che gradi $i chiamano, co$i ancho il Zodiaco nella $ua circon$erenza è diui$o in 360 parti, la uia del Sole detta eclittiea, è nel mezzo, ma le linee che $ono gli e$tremi della larghezza del Zodiaco $ono di$tanti dalla eclittica, che sta nel mezzo gradi $ei in modo, che $ei gradi di qua & $ei di là dalla eclittica fanno dodici gradi di larghezza, oltra que$ta larghezza non caminano i pianeti, benche Venere, & Marte, per la grãdezza de ɩ loro Epicicli, come dicono ɩ cont\~eplatiui, poi e$chino $uori, ma questo però di raro auuiene, ilche $or$e ha dato luogo alla fauola di Venere, & di Marte. Chiama$i ii Zodiaco circolo obliquo, perche non a$cende, ede$cende regolarmente $econdo le $ue parti, & perche con tutte le parti $ue non è da i Poli del mondo egualm\~ete distãte, oltra che non taglia con dritti, è giusti anguli gli altri cerchi cele$ti, ma quello 70 che dice Vitr. _E$$endo que$te co$e co$i dalla natura di$po$te._ Questo non è per natura, ma per ri$petto de gli Orizonte, che $i muta no $ecõdo i $iti, benche per natura $ia il Cielo in que due pũti, che Vitr. chiama centri, fermato. _Euui una Zona._ Le cui conditioni $ono pri ma che è larga, dapoi attr auer$ata, & inclinata. Di dodici $egni $ormata, benche la natura habbia fatto quelle $telle, però gli o$$eruatori le han no co$i compartite, ma altre cau$e hanno que $egni come dicono gli A stronomi. Dodici $ono i $egni attribuiti à cia$cuno de i me$i, però dodici $ono i me$i, tengono trenta gradi per uno, però l’anno è denominato da 360 giorni, & di quel piu, che il Sole auanza col $uo mouimento con- trario al mouimento del primo Cielo.

[0221]NONO.

Etperò quei $egni lucenti col mondo, & con il re$tante ornamento delle Stelle d’intorno la terra, & il mare girando$i fanno il cor$o loro $econdo la ritondezza del Cielo. Ma tutte le co$e, che $i uedono, & che non $i uedono con la ne- ces$ità de i tempi, & delle $tagioni formate $ono, dellequali $ei $egni $opra la terra col Cielo uanno uagando gli altri $otto la terra dall’ombra di quella $ono o$curati, & $ei di questi $empre $i rinforzano $opra la terra, perche quanto una parte dell’ultimo $egno forzata dalla depres$ione col $uo girare andando $otto $i occulta, tanto dalla contraria parte dalla neces$ità del girar$i $opra leuata col mouimento circolare u$cendo da luoghi non manife$ti, & o$curi $e ne uiene in luce.

Perche una forza, & una nece{$s}ità mede$ima $a, che l’una a$cenda, & che l’altra di$cenda. I mouimenti de i cieli $on due per moltì accidenti cono- $ciuti, l’uno é da Leuante à Ponente, come $i uede ogni giorno leuare, & trãmontar il Sole, & l’altre Stelle, que$to mouimento è detto primo, & diurno, $opra d’e$$o non è co$a $en$ibile, & in termine di hore uentɩquatro gira l’uniuer$o, fac\~edo lo $pacio d’un giorno naturale, il Sole fa 10 l’anno, la Luna i me$i, il primo mouunento i giorni. Di questo primo mouimento delquale niuna co$a è piu ueloce Vitr. ha parlato fin qui, & ha detto, che per quel mouimento $ei $egni $empre stanno $opra la terra, $ei $empre di $otto, que$to è uero, perche in ogni Orizonte tanto di giorno, quanto di notte na$ce un $emicircolo del Zodiaco, nelquale $ono $ei $egni, & ne muore, ò cade un’altro, nelquale $ono glɩ altri $ei $egni, & e$$endo ancho il Zodiaco uno de i circoli maggiori della sfera, $empre una metà é $opra, & l’altra $otto in ognɩ orizonte, & quanto cade di una, tanto $i leua de l’altra, ilche $i uede con la sfera materiale apertamente.

Ma quei $egni e$$endo in numero dodici, & ten endo del mondo cia$cuno la duodecima parte, & andando egli continua mente da Leuante à Ponente allhora per quei $egni con mouimento contrario la Luna, la $tella di Mercurio, & di Venere, il Sole, & co$i la la Stella di Marte, di Gioue, & di Saturno come per $alita de gradi montando cia$cuno con differente grandezza di circoito ua dall’Occidente al’Oriente.

Ecco come è pieno, & come in poche parole Vitr. ci da molte conclu$ioni. Vna è che dodiei $ono i $egni, l’altra, che ogni $egno occupa la duodeci- 20 ma parte del Cielo, la terza, che tutti $i mouono continuamente da Leuante à Ponente, la quarta, che i pianeti uanno per contrario cor$o en- trando in que $egni da Ponente à Leuante, & l’ultima, che uanno con differente grandezza de giri. Noi e$poneremo cia$cuna di que$te conclu- $ioni partitam\~ete. Et prima dodici $ono i $egni, ì nomi de iquali $ono questi. Il Montone, il Toro, i Gemelli, il Granchio, il Leone, la Vergine, la Bilancia, lo Scorpione, il Sagittario, il Capricorno, l’Acquario, i Pe$ci. Cominciã$i à numer ar i $egni dal taglio, che fa l’eclittica con l’equinot tiale, perche non hauendo il circolo ne principio ne fine per natura $ua, è ragioneuole, che quella parte per prɩncipio $ia pre$a, che è commu- ne al na$cimento, è cadimento di tutti ì luoghi, & nellaquale stando il Sole, l’arco del dì, comincia à far$i maggiore dell’arco delle notte. I nomi ueramente de i $egni pre$i $ono da qualche animale, ò da qualche altra co$a, $econdo che il Sole $ott’ ɩntrando à quelle Stelle produce quaggiù co$e conformi alle nature di quelli animali, ò di quelle co$e, che $i dice e$$er iui collocate, Il Montone $i $egna con due corna à que$to modo <042>. il Toro qua$i $imile, <045> i Gemelli per due tratti congiunti <054> che $ignificano castore e Polluce. il Granchio per gli occhi oppo$ti, che pare che gli habbia dauanti, & da dietro <041> il Leone per La coda $ua è manife$to <047> la Vergine per la fimbria della $ua gonna <049> la Bilancia per 30 la figura del $uo $imigliante strumento ♎ lo Scorpione per la punta dopo due tratti <201> il Sagittario per la $aetta <083> il Capro per la forma del Ginocchio legato con una fune <043> l’Acquario, per l’acqua, che $corre <050> i Pe$ci per una figura di due pe$ci, che col dor$o loro $ono in$ie- me cõgiunti <039>. Gia e$pediti $iamo dalla prima cõclu$ione. Ma che ogni $egno occupe la duodecima parte del Zodiaco è manife$to, imperoche ue demo, che per 30 giorni il Sole tiene un $egno, qua$i, che in tr\~eta parti eguali $ia un $egno diui$o, que$ti parti $i chiamano gradi, come che per e$ $e a$cenda, ò di$cenda il Sole & gli altri pianeti continuamente, però Vitr. ha detto.

Come per $alimento di gradi correndo.

Adunque il Zodiaco è di parti 360 peroche 12 fia 30 fa 360. Que$to numero di parti è $tato $timato il piu cõmodo, come quello che $olamente per cinque manca da tutta la $omma di tutti i giorni dell’anno. Et perche il Sole per la obliquit à del Zodiaco non egualm\~ete a$cende, però $i uede alcuna fiata piu ueloce, alcuna piu tardo, la onde auuiene, che per la proportionata di$tributione de i predetti cinque giorni $egua il numero di 365, & non $o che di piu ri$pondenti alli 360 gradi. Oltra che per la commodità del numero di 60 ognì circolo grande, ò picciolo che 40 egli $ia, é diui$o in paree 360, perche il numero di $e$$anta ha {1/2} {1/3} {1/4} {1/5} {1/6}. oltra che la piu e$pedita diui$ione del circolo è in $ei parti, per cioche ella $i fa $enza mouer la $esta dopo fatto il circolo, & per que$ta ragione è Sesta nominata. La terza, & la quarta conclu$ione era, che tutti i pianeti per quei $egni uagando $i mouono da Ponente à Leuante, & che entr ano in quei per contrario cor$o. Que$to per longa e$perien Za, & o$$eruatione, é stato cõpre$o, imperoche co$i come hauemo per i$perienza un mouimento circolare continuato da Leuante à Ponente, commune à tutte le sfere celesti, $econdo il cui regolato giro non $olo tutte le cele$ti ruote, ma ancho tutti i piu rari elementi $ono tirati, co$i ancho è $tato cono$ciuto il $econdo mouimento, mentre che gli inqui$itori delle diuine co$e hãno o$$eruato i na$cimenti, & i cadimenti delle Stel le, & del Sole. Perche hãno ueduto il Sole, et l’altre Stelle andar$i mutando, & trouar$i in diuer$e parti, & al meriggie, & alla mezza notte hora piu alti, hora piu be{$s}i à gli habitatori d’uno i$te$$o luogo, la doue $i hanno imaginato altri perni, altri cardini, & altri mouimenti. Veden do ancho le Stelle fi$$e $empre tra $e e$$er in eguale di$tanza, ne o$$eruarono qualch’una delle piu notabili, & lucenti, et da quelle compre$ero, che le $ette erranti $ucce{$s}iuamente andauano uer$o il Leuante, & che col tempo dalla i$te$$a Stella $i allontanauano, & di nouo dopo qualche tempo alla $te$$a tornauano, ilche dalla Luna, come da quella, il cui cor$o è piu ueloce egli $i puo piu pre$to cono$cere, o$$eruando la congiuntio 50 ne, ò lo $pacio, che e$$a à qualche Stella cono$ciuta ritorna, e$$aminando, tante fiate quante uer$o Leuante $i allontana, fin che $i ueda ritornata di propio mouimento alla Stella i$te$$a. In que$ta maniera adunque è $tato il $econdo mouimento contrario al primo cono$cɩuto. La quinta conclu$ione era, che con diuer $a grandezza de i circoiti, cia$cuno de i pianeti faceua il corpo $uo. Hauendo numerato di $opra i pianeti Satur- no, Gioue, Marte, il Sole, Venere, Mercurio, & la Luna, i caratteri de i quali $ono que$ti per ordine <078>. <079>. <080>. <091>. <081>. <082>. <100>. la deta con clu$ione $i dichiara con la long a indottione, da Vitr. in questo modo.

La Luna in giorni uentiotto, & qua$i un’hora girando$i à torno il Cielo, è ritornando à quel $egno, d’one de prima s’era mo$$a, compie il me$e lunare. Ma il Sole pa$$a per lo $pacio d’un $egno, che è la duodecima parte del Cielo, in un me $e, la doue in dodici me$i andando per lo $pacio di dodici $egni, quando ritorna al $egno di donde prima $i mo$$e, compie lo $pacio d’un’anno, & quel giro, che fa la Luna tredici fiate in do dici me$i, il Sole mi$ura ne ɩ mede$imi $e- gni una fiata.

60

Ma la Stella di Mercurio, & la Stella di Venere girando $i d’intorno à i raggi del Sole, & coronando con i uiaggi loro il $ole à gui$a di centro fanno i ritorni, & le dimore, & ancho per loro girare fermando$i fanno dimora ne gli $pac{ij} de i $egni.

Poi che Vitr. ci ha dimo$trato, che $i troua diuer$ità, ne i mouimenti cele$ti quanto a i termini di e$$o, hora egli ci dimo$tra e$$er diuer$ità, nel- la tardezza, & pre$tezza, & determina gli $pac{ij} del tempo, ne iquali cia$cuno fa il $uo mouimento, & noi per piu chiara intelligenza proponeremo alcune co$e breuemente, dell’ordine, del numero, della po$itione del $ito, & del mouimento delle sfere cele$ti. Otto $ono i Cieli, & le Sfere materiali, ò per dir meglio tutta la machina cele$te contiene otto giri $eparati contigui, è concentrici al mondo, che Cieli $i chiamano, oltra iquali non è mouimento alcuno $c non imaginato per $aluar le apparenze. Sette Cieli $i danno d i $ette pianeti gia nume- rati, il piu pro{$s}imo alla terra e la Luna, il piu lontano è Saturno. L’ottauo Cielo è delle stelle fi$$e detto fi$mamento ilquale è grandi{$s}i- mo, & capace di tutti i predetti Cieli, questo numero è $tato cono$ciuto dalla uelocità delle Stelle inferiori, & dalla tardezza delle $uperio- 70 ri, perche le Stelle de i Cieli di $opra uanno piu tarde, che quelle di $otto, dico, che uogliono piu tempo à raggirar$i, perche fanno mag- gior uiaggio, conformando$i al primo mouimento.

Euui un’altro argomento, che $i piglia dalla occultatione de i corpi piu alti, percioche e$$endo noi nel piu ba$$o luogo non é dubbio che quel- lo che ci é piu uicino à glɩ occhi, non cuopra, ò non occulti quello, che stà di $opra trapponendo$i tra il nostro uedere, & il corpo $u- periore.

[0222]LIBRO

Aggiugnendoui quella differenza, che è tra il luogo, à cui peruiene la ui$ta no$tra, da quel luogo, doue è ueram\~ete la Stella, ò il pianeta, laqual diffe renza $i $uol chiamare diuer$ità dello a$petto, laqual nõ è altro, che un’ arco d’un circolo grande, che ci pa$$a $opra la te$ta cõpre$o da due linee, dellequali una imaginamo, che $i parta dalcentro del mõdo, l’altra dali’occhio nostro, che è nella $operficie della terra, et pa{$s}iper lo c\~etro della ueluta $tella, et termine nello arco predetto. Quella linea, che $i parte dal centro della terra, et pa$$ando per lo centro della Stella, termina nello arco imaginato del Zodiaco, è detta linea del uero luogo, pche è dimo$tratice, et indice del uero luogo, ma quella linea, che ua dall’occhio plo c\~e tro della $tella, al Zodiaco, e detta linea dell’ apparenza, come quella, che dimo$tra il luogo apparente, perilche lo angulo compre$o $otto quelle dritte linee, $erà la quantità della diuer$ità, laqualè tãto maggiore, quanto la $tellaé piu ba$$a, et piu uicina all’orizonte, imperoche $tãdoci la stella $opra il capo, non $i uede alcuna diuer$ità, perche amèdue le lɩnee diuentano una $ola, però $imil diuer$ità nella Luna è grandi{$s}ima; pic ciola nel Sole, in Marte apena $i uede, & ne i pianeti di $opra non $i cöprende, perche $ono lõtanɩ{$s}imi, et la figura delle dette co$e è qui $otto.

La Luna adunque, perche è ueloci{$s}ima tra tutte le erranti, & perche ha _a l’occhio nella $operficie della terra._ _b. ɩl Centro della terra._ _a c la linea del luogo apparente._ _b c. la linea del uero luogo._ _a b c. lo angulo della diuer$ità._ _c a b_ 10 piu diuer$ità d’a$petti, & perche eclip$a il Sole, è piu ba$$a ditutti, & perche $i cõclude, per alcuna delle dette ragioni, che Marte, Gioue, et Saturno $ono $opra il Sole, però Mercurio, et Venere $erãno di$otto, oltra, che egli $i $erua la proportione del diametro $olare, cioè la di$tã Za dal Sole al centro della terra, perche $arebbe troppo gran distan za tral Sole, & la Luna, & $pacio uoto, & que$te proportioni de i diametri $ono nelle tauole compre$e. E’ ancho ragioneuole, che il Sole $ia nel mezzo, & che parti$ca i pianeti di $opra da quelli di $otto, perche gli inferiori ne i loro mouimenti hanno molta conformità tra $e, come ancho la loro i $uperiori, quegli ne gli epicicli, questɩ ne i defer\~e ti. il Sole adunque è l’occhio, ò il core del mondo, come Re & Signore meritamente nel mezzo. Difficile è à giudicare qual $ia di $opraò Venere, ò Mercurio, percioche $on qua$i di pari mouimento, poca è la mutatione, & la diuer$ità dello a$petto, ne $i comprende qual $ia quel 20 lo, che occupe, ò ricuopra l’altro. Quelli che hanno penetrato piu ad\~etro diui$ando $opra la intentione della natura, di$$ero, che la natura ha fat to le sfere de i pianeti, che declinano dalla Eclittica, perche nelle congiuntioni, & oppo$itioni po$$ano $chiuar quel punto del Sole, che $ta loro per diametro oppo$to, perche la uicinanza del Sole gli $arebbe danno$a, come quella, che partori$ca un $cemamento di $plendore, che combu$tio ne $idice, & quelli, che per diametro $ono oppo$ti, per la interpo$itione della terra s’eclip$ano, come auuenirebbe alla Luna ogni me$e, $e non piega$$e dalla Eclittica, per que$to la natura ha procurato di fuggir que$to danno molto piu cerca i pianeti, che $ono d’intorno al Sole. però $i hanno ɩmaginato gli Epicicli di Venere, & di Marte grandi{$s}imi, & gli fanno u$cire, & dal cor$o del Sole, & ancho $uori della larghezza del Zodiaco, & per que$to alcuni hanno allargato il Zodiaco due gradi per parte. Douemo adunque credere, che quelli pianeti $iano al Sole uicini $imi, che hanno gli Epicicli loro maggiori, & però Venere & Marte $eranno da ilati del Sole, $i perche Venere ha luogo piu degno hauendo il centro del $uo Epiciclo $empre $ettentrionale, che è parte destra all’oriente Sole, & con$eguentemente piu nobile, & Mercurio $empre Meri dionale, $i perche Mercurio quantc al numero de $uoi cerchi, & alla uarietà de $uoi cerchi, & alla uarietè piu $imigliante. Sopra il Sole è Mar 30 tè, $opra Marte è Gioue, perche lo Epiciclo di Gioue tiene piu $imiglianza con quello di Mercurio, et quello di Saturno con quello della Luna, onde e$$endo lo Epiciclo di Saturno minore, che lo Epiciclo di Gioue, per le dette ragioni Saturno è lontani{$s}imo dal Sole, & con$eguentemen te $opra di Gioue, & que$to è Pordine de i cieli, il $ito, è numero. Quanto al mouimento de i pianeti dice Vitr. che la Luna in giorni 28et qua$i un’hora ritorna al $egno di donde $i parti, & fa il me$e Lunare.

Vnagran parte delle nationi del mondo fa il me$e, & lo chiama dal nome della Luna, & dicono due Lune, tre Lune, quattro Lune, intendendo due, tre, & quattro me$i. Chiamas$i me$e in quattro modi, è prima il me$e commune, & $econdo questa nominatione dodici $ono i me$i, & comin- ciando da Genaro il primo, il terzo, il quinto, il $ettimo, l’ottauo, e’ldecimo hanno giorni 32. il re$tante un meno, eccetto Febraro, che ne ha 28 per l’ordinario, & 29 l’anno del bi$e$to, & quel Mille$imo è del bi$e$to, che partendo$i per due cia$cuna parte è di numero pare, l’aggiunta di quel giorno $i da per quello $pacio di piu di 365 giorni, che s’auanza ogni anno per lo mouimento del Sole, che è un quarto di giorno, che in quattro anni fa un giorno intero, il qual$i da à Febraro, & $i chiama bi$e$to, perche egli $i numera due fiate il $esto delle cal\~ede di Marzo, che 40 è il 24 di Febraro. Chiama$i me$e ancho quello $pacio di tempo, che il Sole dimora $otto uno de i dodicɩ $egni, co$i uno me$e $arà la duodecima parte dell’anno. Chiama$i me$e lo $pacio, che è da una cõgiuntione all’altra, che è di giorni 29{1/2} e poco piu. Finalmente me$e $i chiama quel tempo, che la Luna pone in girar tutto il Zodiaco andando di $egno in $egno, ilche dice Vitr. che $i fa in giorni 28 & qua$i un’hora, & que- $to $i può chiamare anno Lunare, benche Vitr. dica me$e Lunare. Io ponerò qui $otto una tauola distinta di tuttii mouimenti de i Cieli $econ- do, che i moderni hanno o$$eruato, & trattato, iquali all’ottauo cielo ne hanno aggiunti de gli altri. & però fanno in questo modo.

TAVOLA DEL MOVIMENTO DEI CIELI. # S # G # M # Seconde # Tertie # Quarte # Quinte # Se$te # Settime Il Decimo fa in un’hora. ## 15 # In un giorno. # 12 Il nono fa in un’bora. ##### 4 # 20 # 41 # 17 # 12 In Un’anno. #### 26 # 25 # 51 # 9 # 38 # 19 In 49000 anni. ##### 4 # 56 # 34 Il firmamento in un dì. ###### 30 # 24 # 49 In un'anno. ## 3 # 5 ### 58 # 5 In 7000 anni. # 12 ##### 12 # 30 Saturno in un di. ###### 35 # 17 # 40 # 21 In un’anno. ## 12 # 13 # 34 # 42 # 30 # 27 # 45 In 30 anni. # 12 # 7 # 1 # 25 # 27 # 17 # 34 # 57 In giorni 29, & 363 di. # 12 # ## 1 # 22 # 25 # 44 # 1 # 48 Gioue in un di. ### 4 # 59 # 15 # 27 # 7 # 23 # 50 In un’anno. # 1 ## 20 # 28 # 59 # 59 # 59 # 59 # 10 In anni 12. # 12 # 4 # 20 # 45 # 46 # 21 # 22 # 1 # 30 In anni 11 & 314 di. # 12 # 1 # 24 # 22 # 50 # 57 # 22 # 10 Marte in un di. ### 31 # 26 # 38 # 40 # 5 In due anni. # 12 # 22 # 34 # 10 # 22 # 40 # 50 In un’anno, & 322 di. # 12 # 2 # 40 # 44 # 57 # 15 ### Sole, Venere, Mercurio, in un’hora. ### 2 # 27 # 50 # 49 # 3 # 18 # 4 In un di. ### 59 # 8 # 19 # 37 # 19 # 13 # 56 In un’anno. # 11 # 29 # 43 # 39 # 22 # 1 # 59 # 45 # 40 In un’anno hore $ei. ##### 26 # 26 # 56 # 19 # 34 # 4 In Luna in un’hora. ### 32 # 56 # 27 # 37 # 7 # 57 # 41 In un di. ## 13 # 10 # 35 # 1 # 13 # 11 # 4 # 35 In giorni 27 hore 8. # 12 ## 9 # 17 # 14 # 15 # 2 # 45 # 13 [0223]NONO.

Ma la Stella di Venere, & di Mercurio girando$i intorno i raggi del Sole, & cignendo à torno con i loro uiaggi il Sole come Centro fanno i ritorni loro; & ancho fermando$i fanno dimora ne gli $pac{ij} de i $egni. Et che ciò $ia ueramente $i fa chiaro dalla Stella di Venere, percioche $eguitando ella il Sole, & apparendoci doppò il tramontar di quello, & lucendo chiaris$imamente, $i chiama per que$to Ve$perugine, & quando in altri tempi che gli ua inanzi, & $i lieua in anzi il giorno, $i chiama Lucifer. & per quello alcune fiate piu giorni in un $egno dimorano, alcune fiate piu pre- $to entrano in un’altro, & però non egualmente compieno il numero de i giorni in cia$cuno de i $egni, quanto hanno prima rittardato, tanto con piu ueloce cor$o pa$$ando agguagliano il camino, & lo pareggiano perfettamente, & co- $i na$ce, che auegna, che dimorino in alcuni $egni, niente di meno poi, che $i tolgono dalla neces$ita della tardanza pre$tamente con$egui$cono il giu$to circoito. Ma la Stella di Mercurio co$i pa$$a il $uo cor$o nel cielo, che correndo per gli $pac{ij} de i $egni in giorni 360 ritorna à quel $egno, di dõde ella $i parti prima, & il $uo uiaggio co$i s’agguaglia 10 che da 30 giorni in ogni $egno habbia la ragione del $uo numero. Ma Venere quando è libera dall’impedimento de i raggi del Sole in 30 giorni trappa$$a lo $pacio d’un $egno, quanto meno in giorni 40 in cia$cun $egno pati$ce, quan do ella hauerà finito la $ua dimora re$titui$ce quella $omma di mumero dimorãdo in un $egno: Et però hau\~edo Vene- re mi$urato lo intiero circuito del cielo in 485 giorni, torna di nuouo al $egno i$te$$o di doue cominciò il $uo uiaggio.

In que$ta parte Vitr. è difficile non concorda con gli altri, & for $e è $corretto: Plinio, che $uole pigliar le facciate intiere da Vitr. in questa parte è tutto diuer$o Vitr. pone i pianeti nece{$s}itati tardare, gli $cioglie dalla nece{$s}ità, & qua$i slegandoli uuole, che pareggino-con la uelocità d@i cor$o, quel uiaggio, che haueriano fatto $e $empre fu$$e $tato loro conce$$a la libertà di caminare, ne cidichi. ra come $i cõuiene con approuate dimostrationi doue na$ca que$ta nece{$s}ità, & donde uegna la loro libertà, però nece$$irio ci pare darne un poco di lume con quelle co$e, che da poi Vitr.con belli fondam\~eti $ono $tate ritrouate da gli $tudio$i, et però la nece{$s}ità ci conduce à far quello, che noiuoleuamo $uggare, però dicha riremo alcuni termini, che $ono al propo$ito nostro. & $ono que$ti. Epiciclo, Defcrente, Eccentrico, Concentrico, Giogo, opposto al giogo, 20 longhezza media dello Eccentrico, longhezza media dello Epiciclo. Stato, Ritorno, Progre$$o, Argomento, Agguaghamento. E adunque Epiciclo, quello, che circolo della diuer$ità $i chiama da Ptolomeo, un picciol cɩrcolo imaginato come aggiunta del circolo grande, che co$i $igni fica la parola Greca d’intorno la cui circonferenza uogliono gli Astronomi, che $i uolga il corpo del pianeta, il cui centro è nella circonfiren- za di quel circolo, che porta il pianeta, ouero l’Epiciclo uer$o l’Oriente, detto Df@rente, il cui Centro non è lo i$te$$o con il Centro del Mondo però egli $i chiama Eccentrico, cioèfuori del C\~etro, $i come $i chiama Concentrico quel circolo, che ha lo $te$$o centro con quello del mondo, pe rò uolendo noi nel piano $ormare lo Epiciclo, & il Deferente, maginamo il centro c. dalquale e$ce una linea l’altro capo dellaquale $ia a. ct que $to $ia il centro dello Epiciclo: Faccia questo capo a un giro per$etto $tando $ermo l’altro nel punto c. dico, che nel piano former à una $uper$i- cie, & questa $er à la circonferenza del deferente, co$i formail Sole l’Eclittica, che è come deferente del Sole, dallaquale ɩ deferenti de gli altri pianeti $ono di$tanti, & piegano dailati, & prolongata la i$te$$a linea fin alla concaua $operficie del primo ci@lo di$$egna in e$$a una circõferenza dello i$te$$o _a b il Deferente._ _c il $uo Centro._ _d e l’Epiciclo._ _a il $uo Centro._ _f. il centro del Mondo._ _a il Giogo del Deferen_ _te._ _b l’oppo$to._ _d il Giogo dell Epici_ _clo._ _e l’oppo$to._ d a e c f b nome: il c\~etro dell’ Epiciclo è $empre nella circonferenza del Defer\~ete po$to a- dunque un piede della $e$ta nel punto. a. & allargato l’altre fin che tocchi il centro del pianeta d. girando$i à torno $i far à l’Epiciclo, $tando adunque le gia dette co$e, non è niuno, che nõ ueda la circonfer\~eza del Deferente, & la circonfe renza dello Epiciclo e$$er di$egualmente di$tanti dal centro del mondo f. Dapoi gli Astronomihãno trouato diuer$i uocaboli alle parti dello Epiciclo $ecõdo le di$tanze loro dal Centro uniuer$ale uolendo con quelle dimostrarci come $i $al ua la diuer$ità delle apparenze, la doue quel punto, che è nella cir conferenza del deferente, ò dello Epiciclo piu rimoto dal centro del mondo chiamano giogo qua$i $ommita, che iugum è da Cicerone chiamato quello, che auge barbaramen te $i dice, & quel punto, che per diametro s’oppone al giogo, nominarono l’op- po$to algiogo. Et perche al Sole non danno Epiciclo, ma deferente, però quel punto, che nel deferente $arà oppo$to alla $ommità, $imilmente $i chiamer à oppo$to al giogo. Giogo, cima, auges, ab$ides, $ono parole di una $te$$a co$a. Lõghezza media dello Ecc\~etrico è la meta del Diametro. lunghezza media dello Epiciclo é lo $pacio, ch’è da un centro all’ altro, chiaman$i longhezze medie ri$petto che quel punto, che è rimoti{$s}uno dal centro del mondo, che $i chiama giogo, è detto ancho longhezza piu lõtana, & quello, che è uicini{$s}imo al detto centro, che chiamano opposto al giogo, è detto ancho longhezza piu uicina dello Eccentrico, ouero dello Epiciclo. Que$ti due punti, $ono termini di una linea dritta, che pa$$a per am\~edua i centri, laquale $i chiama linea del giogo, percioche è dimo$tratrice del giogo. La onde $i come nello Ecc\~etrico la maggior lontanan Za, è tanto piu del $emidiam@tro dello Eccentrico, quanto è lo $patio, ch’ è tra uno centro, & l’altro, co$i la minore, è tanto meno del $emidiame- tro quanto quella è di piu, & e$$o $emidiametro è la lòghezza media. Similm\~ete, nello Epiciclo la lunghezza maggiore, $era tãto di piu di uno $pacɩo, che è tra uno centro, & l’altro, quanto è il Semidiametro dello Epiciclo, et tãto dallo ste$$o $pacio $er à $uperata la minore, la onde lo $pa 50 cio, che è tra uno centro & l’altro, $erà la di$tanza di mezzo, che media longhezza $i chiama, percioche è molto ragioneuole, che la lõghezza media $ia tanto meno della maggiore, quanto e$$a è di piu della minore. Da quello, che detto hauemo chi l’hauer à ben con$iderato, comprenderà, che tanto nello Eccentrico, quanto nello Epiciclo qualunque punto quãto $i ritrouer à nella circõ$erenza piu rimoto, è dɩ$costo dalla lõghezza maggiore tanto $erà piu uicino al centro della terra, & quelli punti, che $eranno egualmente di$tanti dal punto del giogo, $eranno anche egual mente di$tanti dal centro della terra. Di qui $ia ha tutta la diuer$ità del mouimento, che ci appare, anzi con que$te de$crittioni $i $alua la diuer$i tà, delle apparenze, & però molto cautamente $i deono intendere questi uocaboli, iquali $ono $tati ritrouati per dare ad intendere le co$e del cie lo à quel modo, che $i può, perche non $i troua, ne Epiciclo ne giogo, ne de$erente, ne altra co$a $imigliante nel mondo. Vediamo adunque come $i troua la diuer$ità de i mouimenti, poniamo ca$o, che’l pianeta $i moua portato $enza mezzo dal $uo Eccentrico, benche egli $i moua egualmen te $opra il $uo propio centro, non dimeno pare, che egli mutail $uo tenore $opra qualunque altro, punto, che $ia nel cerchio, et $imɩlm\~ete $opra ɩl centro del mondo, que$ta mutatione $i $alua per ragione di pro$pettiua, ɩmperoche po$to, che molte co$e cõ egual uelocità $i mouino, pur quel- 60 le, che $ono da noi piu lontane, pareno men ueloci; & però hauendo gli A$tronomi compre$o, che il Sole in diuer$i luoghi del Zodiaco diuer$am\~e te $i moueua, & uolendo $aluare tanta diuer$ità, & non uolendo dare ad un corpo $i nobile tanta di$aguaglianza, $i hanno imaginato diuer$e s$ere, ò cerchi, i centri de iqualinon fu$$ero i mede$imi colcentro del mondo. Egli adunque adiuiene, che piu lenta ci appare una $tella e$$endo nel giogo, che lontana dal giogo, perche nel giogo è piu rimota. Ecci un’altro modo di diuer$ità nel mouimento, perche $e il pianeta dallo Epiciclo, & l’Epiciclo dal Cõcentrico portato fu$$e, nõ ce$$arebbe la diuer$ità, imperoche il pianeta portato dall’uno, et l’altro uer$o Leuãte $enza dubbio andrebbe piu ueloce, che $e portato fu$$e dal cõcentrɩco $olo, et per lo Epiciclo $e ne torna$$e à dietro, percioche nel tocca- mento di quelle linee, che $i partono dal centro, & uanno all’Epiciclo, pare che la $tella quãto al mouimento dello Epiciclo, $i stia:ma in una me- tà della circõferenza pare, ehe uada inãzi, et nell’altra pare, cher ritorni. Ecco lo e$$empio. imaginiamo che uno cauallo corra intorno un cerchio grãdi{$s}imo, et un’huomo fuori del cerchio lõtano $tia fermo à guardare, certo è che quel cauallo gli parera, hora tardo, hora ueloce, hora fermo hora andar inanzi, hora tornar à drieto benche egualmente $i moua, et questo adiuiene per la natura del circolo, fatto di contrari come dice A- 70 rist. nelle Mechan. Co$i il pianeta nell’ arco di $opra, nel toccamento di que$te linee parerà fermo à noi, che $tiamo al ba$$o, ma nel luogo oppo- $to alla cima ci parer à uelocɩ{$s}imo, & $imilmente nella cima alcuna uolta piu lento, ma nello arco di $opra dello Epiciclo dapoi il toccamento delle linee, il Sole, $e egli haue$$e Epiciclo, et la Luna $arian portati da Leuãte à Ponente, ma nello arco inferiore $arino portate dal deferente. Ma gli altri pianeti hanno contrario mouimento, dalche auuiene, che il mouimento del pianeta, è di due mouimenti compo$to, l’uno è dello Epi- ciclo, l’altro del Deferente, come $e uno fu$$e da una Galera portato inanzi, & egli in quel mezzo anda$$e à torno i fori, la doue $e l’uno, & l’al tro mouim\~eto $erà uer$o Leuante, allhora e$$endo il pianeta da due mouimenti portato, piu uelocemente $i mouerà, come $e uno da una Galera portato inanzi, egli $imilmente anda$$e da poppa à proua.

[0224]LIBRO

Ma $el pianeta ander à di contrari mouim\-eti, $e quelli $eranno equali, cioè, che tanto per uno anda$$e inanzi, quanto per l’altro anda$$e indietro, parerà, che egli $tia, come $e uno tanto uer$o la poppa camina$$e, quanto dalla galera fu$$e inanzi portato, ma $e $eranno di$eguali, uincer à il piu ueloce, però $el mouimento del deferente $er à piu gagliardo che il mouimento dello Epiciclo, il pianeta ander à uer $o Leuante, ma $e $er à il contrario, il pianeta ander à uer$o Ponente, et $er à in que$to modo retrogrado, come $e uno torna$$e indietro meno di quello, che è portato in- nanzi dalla Galera, parer à pure che egli uada inanzi, ma $e piu $i contrapone parerà che ritorni, & però lo stare, & il regre$$o auuiene alli cinque pianeti nell’arco inferiore dello Epiciclo, percioche ɩn quel luogo $ono dall’Epiciclo portati contra il mouimento del deferente, & auuie ne, che in alcuni luoghi il mouimento dello Epiciclo $ia pari, & in alcuni piu ueloce, che’l mouimento del deferente. Maal Sole, & alla Luna lo $tato, & il ritorno auuenirebbe nello arco di $opra dello Epiciclo, perche iui lo Epiciclo ua contra il deferente, ma perche non lo uince, ne gli è pare, però al Sole, & alla Luna non $i da stato, ne regre$$o, come accenna Vitr. Al Sole adunque daremo ouero il deferente Eccentrico $olam\~e te, ouero lo Epiciclo con il Concentrico, imperoche, $e’l So 10 le nella circonferenza di $opra dello Epiciclo, è da Leuante a Ponente portato, & che il mouimento dello Epiciclo $ia tanto $imile al mo uimento dello Eccentrico quanto del _a b g. il Concentrico._ _d il $uo Centro._ _e z b lo Eccentrico._ _t il $uo Centro._ _K z lo Epiciclo._ _b. il $uo Centro._ _d t. b z. Eguali_ _t z. d b. Eguali._ _d. z paralellogrammo._ _il moui \\ mento { del Cõcentrico b d a \\ dell’Epiciclo K b z \\ dello Ecc\~etrico z te } anguli \\ eguali \\ il Sole $i uede all’uno, & all’ al-_ _tro modo nel punto z. per la li-_ _nea d. z._ _E A T D H G Z K B_ Concentrico, & che oltra di que$ta $ia la iste$a proportio- ne del diametro dello Ecc\~etrico al diametro del Conc\~etrico, come è dello $pacio dei Ct\~etri al $emidiametro dello Epiciclo, in qualunque modo di due ne ha da $eguire la i$te$$a appar\~e za del mouimento. Ma perche il modo dello Eccentrico $i contenta d’un $olo mouimento, però è $tato pre$erito, & elet to piu presto, che il modo dello Epiciclo. Ma come $ia stata cono$ciuta la di$tanza de i Centri, & il luogo del giogo dirò 20 breuemente. Quattro punti principali $ono con$iderati nel Zodiaco, due $ono $tati attribuiti à gli Equinott{ij}, due a i Solstit{ij}, che $ono di mezzo tra gli Equinot {ij} : dalla con$ide ratione de gli $pac{ij}, & de i mouimenti come de i tempi, è $ta ta cono$ciuta la di$tanza de i Centri, & il luogo delgiogo. Ecco imaginamoci due linee una, che $i parta dal centro del de$erente del Sole, che peruenga al Centro del Sole, l’altra egualmente di$tante dal Centro del mondo fino al Zodiaco che è la linea del mezzano mouimento. Certo è, che que$te linee $eruer anno un’i$te$$o tenore mentre $eran no intorno girate, pche la linea del uero mouim\~eto e quella, che dal centro del mondo, per lo Centro del Sole trappa$$a $in’al Zodiaco, & quel- l’arco che è tra la linea del uero, & tra la liea del mezzano mouimento, è detto agguaglianza del Sole, ilquale, & nel giogo, & nell’oppo$to al 30 giogo, è nullo, perche le due linee concorrono in una: ma nelle lunghehezze mezzane proportionalmente, è grandi{$s}imo, & ne i punti dal gio go egualmente di$tanti $ono gli agguagliamenti eguali, & tanto magggiori, quanto $ono piu uicini alla lunghezza piu longa. Il mezzano moui mento adunque dal principio del Montone, $econdo l’ordine de i $egni $e ne uà fin’ alla linea del mezzano mouimento, $i come è il uero mouim\-e to fin’alla linea del uero mouimento, d’indi cominciando $i conduce, la onde l’argomento del Sole è quell’arco del Zodiaco, che è intercetto dalla linea del giogo dello Eccentrico $econdo l’ordine de i $egni, & la linea del mezzano mouimento, & è co$i chiamato, perche da quello $i argo- menta lo angulo dello agguagliamento, ilche quando è nel $emicirculo inferiore la linea del mezzano mouimento uà inanzi alla linea del uero, ma quando pa$$a il $emicircolo, allbora la line a del uero mouim\-eto precede la linea del mezzano, & però di $opra $i $ottragge, qui $i aggiugne al mezzano mouimento, accioche $i po$$a cauare il uero mouimento, ma non uoglio hora entrare in piu profonda $peculatione, & qua$i mi duo- le e$$er tanto inanzi: bi$ogna bene auuertire di porre in qualche principio la radice del mezzano mouimento, $opra laquale numerar $i po$$a nello instante, che uolemo il mezzano mouimento del Sole: da que$ta radice $i uà o$$eruando il uero mouimento $econdo la $cienza de i triango li piani, imperoche da tre linee, che legano tre centri, cioè quello del mondo, quello del deferente, & quello del Sole, tre anguli $i uedoro, nel 40 triangolo da e$$e formato, l’uno è l’angulo dello agguagliamento, gli altri due $ono quelli, che formano le due linee l’una del uero, l’altra del mez- zano mouimento con la linea del giogo, & e$$endoci di due lati di questo triangulo l’uno de quali è il $emidiametro dello Eccentrico, & l’altro quello $pacio, che e$ce dal Centro, e$$endoci dico manifesta quella proportione,che hanno tra $e, egli auuiene che propo$toci uno qual $i uoglia de i tre anguli, ci $eranno ancho mani$e$ti gli altri, perilche concludemo, che ò datoci il mezzano mouimento, ò il uero, ò l’agguagliamento cia$- cuno da $e, quanto prima uno ci $er à manife$to, egli $i potra cono$cere ancho i due. Tutte que$te co$e $ono per $aluar l’apparenze, la irregolă za del mouimento del Sole d’intorno al Centro del mondo, & per $tabilire un certo, & determinato conto dello $te$$o mouimento, & tutto per la $otto$critta figura $i dimostra.

Poi che hauemo detto del Sole. Seguita che con$ideriamo il moui- mento della Luna, & $ua diuer$ità, & uero luogo. Dico adùque 50 il uero luogo della Luna fa{$s}i a noi manife$to per lo Eclip$e di e$ _a b g. lo Eccentico._ _a il $uo Centro_ _e il Centro del Mondo_ _a d g. la linea del Giogo._ _b il Centro del Sole_ _e z la linea del mezzano mouimento_ _paralella alla b d._ _e b la linea del uero mouimento._ _b e z l’angulo dello agguagliamento._ _A b g. il Concentrico_ _a b h d f 2 3 @_ $a, imperoche chi bene auuerti$ce al prɩncipio, & al fine dell o Eclip$e, egli $i ha lo in$tāte del mezzo, nelquale la Luna giu$to p diametro è oppo$ta al Sole, la doue e$$endoci not il luogo del Sole per le co$e dette non ha dubbio, che non $iamo per $apere il uero luogo della Luna, & que$ta è la piu $icura uia, che $ia, ma la diuer$ità del $uo mouimento, che è $tata o$$eruata ueden- do$i, che nello $te$$o luogo del Zodiaco la Luna non era $empre ad un modo ueloce, et che i diuer$i modiera al Sole riferita, pe- rò diedero la prima diuer$ita allo Epiciclo, l’altra allo Eccentri co. Quattro punti $ono nello Epiciclo, in uno la Luna è ueloci$ 60 $ima, percioche il deferen e cŏcorre con lo Epiciclo ad una i$te$ $a parte, ma nello oppo$to è tardi{$s}ima, percioche lo Epiciclo molto repugna al deferente, ma ne i due punti di mezzo la Lu _d il $uo Centro_ _t f lo Eccentrico_ _h il $uo Centro_ _e z lo Epiciclo._ _g il $uo Centro._ _d h. g z. eguali._ _d z il paralellogrammo._ _il moui \\ mento{del Cõcètrico a d g. \\ dello Epiciclo e g.z. \\ dell’ Eccétrico fh z. (del giogo e dell’ Eccètrico a d f_ _Gil ang uli f h z. e g z. eguali_ _Lo Angulo a d g. eguali à gli angoli_ _a d $. $ d g._ _a b d e g 2_ na $i moue temperatamente. Questɩ quattro punti co$i parti$- con l’Epiciclo, che nella prima parte il mouimento è ueloci{$s}i- mo, nell’altra mediocremente $i rallenta, nella terza è tardi{$s}i- mo, nella quarta mediocremente $i appre$ta, per questa diuer- $ità $i ha compre$o per quali parti dello Epiciclo la Luna $i mo ua, & in quanto $pacio di tempo d’intorno l’Epiciclo $i raggi- ra & per hauere piu preci$amente que$to tempo gli $pecula- 70 tori ele$$ero due Eclip$i della Luna, ne iquali $imilmente la Lu- na, & con Egualità $i moue$$e, $eruando nell’uno, & nell’saltro Eclip$e la mede$ima diuer$ita nel mouimento, di modo che certi fo$$ero la Luna e$$er nello i$te$$o luogo dello Epiciclo.

Da que$ta o$$eruanza $ono stati certificati, che nello $patio di due Eclip$i la Luna haueua fornito il numero delle $ue intiere riuolutioni, percioche era ritornata à quello ɩste$$o luogo dello Epiciclo, et $imilm\-ete haueua finito il perfetto numero de i me$i Lunari e$$endo tornata al luogo oppo- [0225]NONO. sto del Sole. Allhora adunque haueremo cono$ciuto il numero delle riuolutioni dello Epiciclo, quando cí $ara mani$e$to lo $pacio d’una rìuolutio ne, auuegna che non co$i $ottilmente, ne per que$to ancho ci puo $tar a$co$o il numero de i me$i Lunari, ogni fiata, che hauer potremo il numero della uolta, & della piena della Luna, & per lo $pacio del tempo tra una Eclip$e & l’altra partito nel numero de i me$i Lunari, ci dar à la quă tità di e$$o me$e Lunare. & perche nel detto me$e la Luna compie una riuolutione della longhezza, et ui aggiugne tanto di $pacio quan- to in quello $te$$o me$e il Sole $i moue, però tutto quel circolo intiero con il detto mouimento del Sole partito nel numero de i giorni del me$e Lunare con i $uoirotti ci darà ad intendere, quanto $ia il mouimento diurno della Luna. Oueramente per $aper lo iste$$o mouimento diurno della Luna $i puo al numero delle riuolutioni fatte dalla Luna nel detto $patio di due Eclip$i aggiugnere il mouimento del Sole fatto nel detto $pacio, et raccogliere tutto il mouimento della Luna fatto in quello $pacio, & partirlo nel numero de i giorni di quello $pacio, & di piu lo intie- ro circolo partito nel numero de igiorni Lunari, et de i rotti, et $imilm\-ete il numero de i gradi delle riuolutioni del predetto $pacio, partito nel numero de i giorni dello i$te$$o $pacio ci fa manife$to quanto per ogni giorno la Luna $i diparta dal Sole, che tanto uuol dire, quanto il mouim\-e 10 to d’un giorno della Luna, & di piu del mouimento del Sole. Non altrimenti il numero delle riuolutioni della Luna nello Epiciclo conuertito in gradi, & partito nel numero de i gradi dello interuallo ci farà cono$ccer quanto $i moue la Luna ogni di nello Epiciclo. In que$to modo $i com prende il mouimento della lŏghezza ogni dì e$$er digradi 13 minuti 10. $econde 35. Et il mouimento dello Epiciclo e$$er gradi 13 minuti 3. $ecŏ de 54. Longo $arebbe à capitulare tutto quello, che nella $peculatione della Luna $i può dire, peròriportando$i à gli $crittori, che di que$to co- pɩo$amente, & bene hanno $critto, pa$$eremo à gli altri pianeti à i due $ottopo$ti al Sole, cioè à Mercurio, & à Venere. Dico, che gli A$trono mi hanno auuertito que$ti due pianeti partir$i dal Sole, & allontanar$i fino à certi termini dall’una parte, & dall’altra, & nel mezzo del loro andare uer$o il Sole, & del loro ritorno congiugner$i con il Sole, ma quando erano dalle bande del Sole nelle loro $tationi trouar$i di$costi{$s}i- mi dal Sole, & però conchiu$ero, che $imil progre$$o, et regre$$o, $i doueua $aluare con l’Epiciclo, di modo, che lo c\-etro dello Epicɩclo col Sole à torno $i moue$$e, & che l’uno, & l’altro pianeta tanto dal Sole s’allontana$$e, quanto daua loro la longhezza dello Epiciclo, ma perche racco- gliendo in$ieme due contrarie, et grandi{$s}ime distanze de i detti pianeti dal Sole, trouarono come nŏ in ogni luogo $i $eruaua la i$te$$a quantita, 20 & che quella $omma non poteua cre$cere, $e non per lo acco$tamento dello Epiciclo, ne $cemare $e non per lo apartamento di e$$o Epiciclo, per loquale lo Epiciclo hora $i acco$ta$$e hora $i allontana$$e dal centro del mondo, però à i due pianeti inferiori, & lo Eccentrico, & lo Epiciclo $ono $tati conce{$s}i, con que$ta conditione, che lo Eccentrico $empre porta$$e à torno lo Epiciclo col Sole, & quello i$te$$o fu$$e mezzano mouimento del Sole & del pianeta, & lo Epiciclo porta$$e il pianeta di quà, & di làrimouendo dal Sole, & molto bene quadra$- fe, per $aluare i regre{$s}i, & i mouimenti delle larghezze. Hora per $apere in che modo $i habbia la quantita del mouimento. Io dico che o$$eruar bi$ogna il luogo del pianeta in nel punto del Zodiaco, & a$pettar tanto, che di nouo il pianeta ritorni allo $te$$o luogo, con questa conditione, che egli $ia in egual di$tanza dal luogo di mezzo del Sole nell’uno, & l’altro luogo, percioche allhora il piane- ta hauerà fornito le intiere riuolutioni dell’uno, & l’altro mouimento prima nello Eccentrico, perche il punto dello Epiciclo, $erà ri- tornato allo $te$$o punto, poi nello Epiciclo, perche il pianeta alla di$tanza i$te$$a del Sole tornato, hauerà ancho ritrouato lo i$te$$o pun- to dell’Epiciclo. Per que$te o$$eruationi $i hauer à il tempo tra$cor$o, et il numero delle riuolutioni, imperoche ne i tre pianeti di $opra quan- 30 te $aranno $tate le riuolutioni dello Epiciclo, & le riuolutioni dello Eccentrico, ponendo in$ieme il numero di que$te, et di quelle, tanto nello $te$ $o $eranno $tate le riuolutioni del Sole, ma ne i due inferiori il numerro delle riuolutioni dello Eccentrico, è lo ste$$o col numero delle riuolutio ni dello Epiciclo cono$ciuto che $arà da noi appre$$o al uero il tempo d’una riuolutione. La onde il numero delle riuolutioni moltiplicato per 360 produr à gradi, & il numero de i gradi partito per lo numero de i giorni dello $pacio delle o$$eruationi fatte ci darà la quantità del moui- mento diurno. Ma che ordine ne i progre{$s}i, & ne i ritorni & quale nece{$s}ità loro $ia, dirò breuemente prima auuertendo, che la diuer$ità ò contrarietà di questa apparenza conuno di due modi $i può $aluare, ò che di dia al pianeta $olo il deferente Ecc\-etrico, ouero lo Epiciclo col de- ferente Concentrico, cioè à quello modo, che in cia$cuno de i tre pianeti di $opra raccolti in$ieme i mouimenti dello Epiciclo nel Concentrico, et del pianeta nello Epiciclo $ieno eguali al mezzano mouimento del Sole, ma il centro dello Ecc\-etrico $econdo l’ordine de i $egni $i moua in$ieme col Sole, & il pianeta con quella uelocita $i moua con laquale $i moue l’Epiciclo nel Concentrico in modo, che quella linea, che uiene dal Centro ch’è paralella alla linea, che dal Centro dello Eccentrico, al Centro del pianeta è tirata, termini il mezzano mouimento del pianeta, & questo 40 ne i tre $operiori $i o$$erua, ma ne i due inferiori ponga$i il mouimento dello Epiciclo nel Concentrico, eguale al mezzano mouimento del Sole, ma il mouimento del pianeta nello Epiciclo, & il mouimento del Centtro dello Eccentrico $ia eguale alla $omma raccolta dal mezzano mouim\-e to del Sole, & da quel mouimento, che fa il pianeta nello Epiciclo, & il pianeta $imilmente con la iste$$a uelocità $i moua, con laquale $i moue lo Epiciclo nel Concentrico, con la i$te$$a conditione detta di $opra, cioè in modo che quella linea, che uiene dal C\-etro, che è paralella alla linea, che dal Centro dello Eccentrico al centro del pianeta, è tirata, termini il mezzano mouimento del pianeta, & ancho aggiuntaui que$ta conditione in quanto à tutti, che i diametri dello Eccentrico, & del Concentrico $iano proportionati al Semidiametro dello Epiciclo, & all’u$cita del Cen tro, & co$i all’uno, & all’altro modo nelle Stelle erranti $i potria difendere la ragione del progre$$o, & del regre$$o quanto alla diuer$ità, & uarietà come per longa e$perienza compre$o hanno gli o$$eruatori delle Stelle, però $u nece$$ario dare la prima diuer$ità allo Epiciclo, & di- fendere la $econda col deferente, ma quella $ola co$a era a$$ai basteuole à far, che i deferenti di tutti i pianeti non face$$ero uno iste$$o Centro, cioè la $ingularità del mouimento, cioè la $uperiore, alla inferiore, & perche questa communicatione non è stata auuertita ne i propi mouincn 50 ti de i pianeti, però non ci fu ordine di dar loro i Concentrici, ma accioche egli $e intenda bene à quale de i pianeti $i dia il progre$$o, & il regre$$o; dirò, che imaginare douemo due dritte linee, dal Centro tirate l’una che termine nelle parti Orientali dello Epiciclo, l’altra nella parte Occidentale, à que$to modo quanto al mouimento del pianeta nello Epi _h. k. l’Epiciclo’._ _b. il $uo Centro._ _h.il $uo giogo._ _n. l’@ ppo$to al giogo._ _c il Centro del Mondo._ _K. il punto della prima_ _dimora._ _@ il punto della $econ-_ _da._ _h K o l’arco della $e-_ _conda._ _K. n. o l’arco del Re-_ _gre$$o_ _h K l’arco della Di@_ _rettione._ _H L A B K N O C_ ciclo, la Stella, che ander à per l’arco di $opra nello Epiciclo, dico di $opra alle due punti del toccamento delle dette linee, $i dirà andar inanzi, et far progre$$o, perche ella uà uer $o l’Oriente, ma nello arco inferiore $i dirà retrograda, perche ritornerà mouendo$i à- la contraria parte, ma $tando ne i punti predetti, $i dirà, che ella dimor, ò stia, perche nel punto Orientale $i farà rettrograda di dritta, & nel punto Occidentale $i farà drit- ta di retrograda, benche nel Sole, & nella Luna que$te co$e per lo contrario con$iderate 60 $ono, laqual ragione d’intorno al progre$$o, & al regre$$o $aria à ba$tanza, $e egli auue ni$$e, che il pianeta non $i troua$$e con altro mouimento, che col mouimento dello Epici- clo, ma perche mentre il pianeta nello Epiciclo $i riuolge lo Epiciclo ancho dello Ecc\-etri co è portato, però che appre$$o i punti detti del toccamento il pianeta benche quanto al riuolgimento dello Epiciclo $ia in dimora, niente di meno dallo Eccentrico è portato uer- $o l’Oriente, & co$i anchora è diretto, & però è nece$$ario, che i punti delle dimore $ia- no alquanto inferiori à quelli punti, che nel toccamento fanno le predette linee; che dal Centro hauemo detto partir$i, & co$i quelle linee non toccando, ma tagliando, & parten do lo Epiciclo, fanno ne i tagli i punti della dimora, & peròè nece$$ario, che quei punti $iano in quella parte della circŏferenza dello Epiciclo, doue il mouimento retrogrado del pianeta dello Epiciclo co$i contra$ta col mouim\-eto del defer\-ete, che quãto il pianeta, è por 70 tato all’occa$o dallo Epiciclo tanto l’ Epiciclo $ia rɩtornato dal deferente uer$o Leuante, & à questo modo ɩl pianeta dieguali ma contrari mo uɩmenti portato pare, che egli dimori, & $i $tia. Et però il pianeta nel punto dello $tato Orientale, che è detto prima dimora comincia à ritornare: imperoche iui il mouimento del pianeta nello Epiciclo comincia à $uperare il mouimento dello Epiciclo nel deferente, ma nel pun- to della dimora Occidentale, che $i chiama $econda $tatione il pianeta ritorna allo andar auanti, & al progre$$o, percioche $i rallenta nello Epi ciclo il mouimento del pianeta, & queste co$e da gli e$$empi $oprapo$ti ci $ono manifeste.

[0226]LIBRO

Ma la $tella di Marte da 683 giorni uagando per gli $pati{ij} de i Segni peruiene la doue cominciando da prima fatto haue- ua il $uo cor$o, & in quei $egni, che piu uelocemente traccorre, poi, che hauerà fatto la dimora $na, riempie la ragione del numero de i giorni, Ma la Stella di Gioue, con piu moderati gradi a$cendendo contra il cor$o del mondo mi$ura ogni $egno qua $i in 365 giorni, e $ta per anni 11 & giorni 363, & ritorna in quel $egno, nelquale dodici anni prima $i trouaua. Saturno ueramente per me$i uentinoue, & alquanti giorni di piu pa$$ando per un $egno. in uentinouean- ni, & qua$i 160 giorni uien re$tituito in quel $egno di doue 30 anni prima $i mo$$e, & d’indi na$ce, che quanto egli è men lontano dall’ultimo cielo, tanto piu $pacio di circuito facendo appare de gli altri piu tardo.

Quanto dice Vitr. dalle parole $ue $i fa manife$to. ma come noi intendiamo quello, che egli ha detto, per le $opraposte $peculationi $i uede.

Ma quei pianeti, che $opra il camin del Sole, fanno i loro giri, $pecialmente quando $eranno in quel triangulo nelquale $era il Sole alhora non uanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tanto, che il Sole partendo da quel train- 10 gulo pa$$erà in altro $egno.

Pare che Vitr. tratti in que$to luogo de gli a$petti, & delle occultationi delle $telle ragionando de i progre{$s}i, & delle dimore, & ne r\-ede egli la cau $a à modo $uo, & ri$iuta la oppenion d’altri, Noi $imilmente ragionaremo $econdo la da noɩ propo$ta intentione delle apparenze, et de glia$pet ti quello, che hanno $timato i periti astronomi, et poi ueniremo à Vitr. Con$ider amo adunque il Sole in quattro luoghi principali terminati dal- Porizonte & dal meridiano, che $ono in oriente, nel mezzo del Cielo di $opra, nell'occidente, & nel mezzo del cielo $otterra, $tando adunque il Sole in uno di que$ti quattro luoghi puo star prima in oriente, & $e $tando il Sole in oriente la $tella, ò il pianeta $ar a in oriente, chiamaremo quello stato mattutino, $e al mezzo dì, meridiano, $e all’occidente ue$pertino, $e alla mezza notte, intempesto, per u$are il nome de latini; à que$to modo cia$cun $ito de i quattro della $tella à quattro modi $i ri$erirà al Sole, la doue $edici $eranno li habitudini delle $telle al Sole. Di quel le habitudini la meridiana è, ma non $i uede imperoche la pre$entia del Sole debilita lo a$petto, & però uera non apparente $i chiama, ma il ri- $petto della mezza notte è, & $i uede $empre, eccetto quando $otterra la stella è nel mezzo del cielo è, & $i uede: perche di notte ogni $tella $i 20 uede nell’orizonte, ouero $opra la terra. & però uera & apparente la chiamaremo. finalmente lhabitudine mattutina, & ue$pertina della stella $opra la terra ò nell’orizonte è, ma non $i uede, percioche il raggio del Sole, che $ta nell’orizonte ce la toglie, puo ben e$$er, che la $i ueda, $el Sole $erà tăto $otto Porizŏte, che la $ua luce indebollita, ò nõ tanto gagliarda cieda, ouero allhora comincia, ò ce{$s}i di ciedere alraggio delle $telle. In quel ca$o lhabitudine delle stelle è chiamata apparente, ò prima, ò poi il na$cim\~eto mattutino. A dú que della $tella, che prima ci appare, e detto appar\~eza, ò prima ui$ta, et quello dapoi, è detto appar\~eza, ò ui$ta ultima. Similm\-ete diremo appar\-eza, ò ui$ta prima ue$pertina et appar\-e za, ò ui$ta ultima ue$pertina, et alcuni chiamano l’apparèza mattutina, orto ò na$cim\~eto matutino, et la ue$pertina orto ò na$cim\~eto ue$pertino, nõ per quella ragione, che la stella na$ca, et uegna $opra l’orizõte, imperoche l’appar\~eza uer$pertina $i uede nell’orizõte occid\~etale, ma per que $to perche la na$ce, et e$ce $uori, da iraggi del Sole, $imilm\~ete l’appar\~eza ultima ò mattutina, ò ue$pertina, e detta occa$o mattutino, ò ue$pertino, pche entrando ne i raggi del Sole s’a$conde nella $ua luce. Hora io dirò à quali $telle auuenghino $imili effetti di appar\~eze, $econdo che io ho im parato da buoni autori, imperoche altrimenti auuengono à quelle, che $ono piu tarde del Sole, altrimenti a quelle, che $ono piu ueloci. le $telle 30 fi$$e adunque, & i tre $uperiori percioche $ono $opra il Sole poco prima dell’occa$o uero ue$pertino mancano dopo il Sole, et $i po$$ono uedere, ma dapoi auicinando$i à quelli il $ole uer$o l’oriente, perche egli è piu ueloce fanno nell’orizonte occidentale l’ultɩma apparenza ue$pertina, ò $i a$condono fino che dopo l’orto uero mattutino partendo$i il Sole uer $o l’oriente facciano nell’orizonte à leuante la prima apparenza mattuti na. Ma la luna per qualche $pacio auanti il na$cimento mattutino $i può ueder prima, che leui il Sole, mà auicinando$i al Sole uer$o Leuante e$$endo ella piu ueloce fa l’ultima apparenza mattutina à Leuante, & $i leua dallo a$petto no$tro, $in che dopo il uero occa$o ue$pertino la- $ciando il Sole faccia à Ponente la prima apparenza ue$pertina. Ma Venere, & Mercurio, che $ono hora piu tardi, hora piu ueloci del Sole, fanno il mede$imo, che $anno i tre di $opra, & ancho quello, che fa la Luna. Imperoche fanno, & la prima, & l’ultima apparenza tanto ue$per tina, quanto mattutina. Maitre $uperiori $anno l’ultima apparenza ue$pertina, & poi $ubito la prima mattutina uer$o la $ommita dello Epi ciclo. Ma Venere, & Mercurio fanno le i$te$$e e$$endo rettrogradi, et nella parte oppo$ta al giogo, perche questi due fanno Pultima apparenza mattutina, & poco dapoi la prima ue$pertina appre$$o il giogo dello Epiciclo, ilche fa ancho la Luna, ma nel giogo del $uo deferente.

40

Et que$to piace ad alcuni, che co$i $ia.

Cioè i progre{$s}i, & le dimore, le apparenze, & le occultationi hanno que$ta cagione $econdo alcuni.

Perche dicono, che il Sole quando è, per una certa di$tanza piu lontano, fa, che con non chiari $entieri errando le $telle con o$cure dimore $iano impedite.

Voglion, che la lontanauza del Sole impedi$ca, & rittegna le $telle, et auicinando$i ɩl Sole $iano liberate, & $ciolte, que$ta ragione da $e ua giù, & Vitr. la impugna dicendo.

Ma à noi non pare, che co$i $ia, perche lo $plendore del Sole $i la$cia molto ben uedere, & è manife$to $enza alcuna o$cu ratione per tutto il mondo. in modo, che egli ci appare ancho quãdo quelle $telle fanno i ritorni & le dimore loro, $e adunque per tanti $pac{ij} la no$tra ui$ta puo que$to auuertire, perche cagione giudichiamo noi, che à quelli diuini 50 $plendori delle Stelle opponer $i po$$a alcuna o$curità?

Que$ta è buona ragione di Vitr. cerca l’apparenze delle $telle, ma non $atisfa alle dimore, & ritorni delle stelle, $i come hauemo detto di $opra.

Anzi piu pre$to quella ragione à noi ci farà manife$to, che $i come il feruore à $e tira tutte le co$e, come uedemo i frutti perlo calore leuar$i in alto da terra, & cre$cere, & i uapori dell’acque delle fontialle nubi per lo arco cele$te e$$er at- tratti, co$i per la i$te$$a ragione lo impeto, & la forza del Sole mandando fuori i raggi è $tendendoli in forma triango lare, à $e tira le $telle, che gli uanno drieto, & qua$i raffrenando quelle, che gli corrono auanti, & ritten\~edole non le la $cia pa$$are piu oltra, ma le forza ritornare à $e, & fermar$i nel $egno d’un’altro triangulo.

Que$ta ragione di Vitr. è piu presto d’Architetto, che di Filo$o$o. imperoche chi diria, chel Sole raffrena$$e, ò rila$cia$$e i mouimenti del ciclo co i raggi $uoi come un freno ? che nece{$s}ità $cioglier à i pianeti da quella forza ? perche $e que$to fu$$e, non potre{$s}imo noi uedere tutti i pianeti, & tutte le $telle raccolte in una ma$$a ? non è ragioneuole, che i cele$ti corpi $ieno $ottopo$ti à que$te pa{$s}ioni, anzi è men conueniente, che que- $to auuegna, che la predetta ragione di quelli, che danno alcuni $ecreti $entieri, & o$curi alle $telle, Ma la$ciamo andare tal co$e, è ritornamo à 60 Vitr. ilquale dalla ri$po$ta, & $olutione della dimanda di $opra toglie occa$ione di leuare una dubitatione, laquale egli ste$$o pone, et è questa.

For$e alcuno può de$iderare di $apere, perche cagione il Sole dal quinto $egno lontano da $e piu pre$to, che dal $econdo ouero dal terzo, che gli $ono piu uicini rittegna in que$ti feruori i pianeti. Io come ciò pare, che auuegna e$ponerò. I raggi del Sole $i $tendono con lineam\~eti come è la forma d’un triangulo, che habbia i lati eguali, & ciò non è piu ne meno, che al quinto $egno da $e lontano, $e adunque $par$i in giro anda$$ero uagando per tutto il mondo, ne $i $ten- de$$ero dritti à gui$a di Triangoli le co$e, che piu uicine gli fu$$ero abbruccierebbero, & que$to pare, che Euripide Poeta Greco habbia molto bene con$iderato dicendo, che quelle co$e, che pin dal Sole rimote $ono, ardono molto piu gagliardamente, & però $criue nella fauola intitolata Phetonte in que$to modo. Arde le co$e, che gli $on piu ri- mote, Etle uicine piu temprate la$cia. Se adunque, & lo effetto, & la ragione, & la te$timoniãza dell’antico poeta di mo$tra que$to e$$er uero, io nõ pen$o bi$ogni fare altro giudicio di quello, che di $opra detto hauemo di que$ta co$a.

70

Se il Sole ritiene piu feruore quando manda i raggi triangolarmente, ragione è dice Vitr. che à $e tiri piu gagliardamente le $telle, & quelle ra$ freni dal cor$o loro, ma perche ragione que$to auuegna cioè che piu pre$to il Sole faccia que$to effetto nello $pacio del quinto $egno, che è lo $pacio d’uno lato del triangulo e$cludendo però il quinto $egno, che dal $econdo, ouero dal terzo $egno, che $ono piu uicini, egli dimanda hora, & ri$ponde à $e $te$$o, & la proua è pre $a dallo effetto i$te$$o dalla ragione, & dal te$timonio di Euripide antico poeta. Ma perche tutta que$ta materia compre$a dalla ragione di Vitr. ci pare che bi$ogno habbia di maggior chiarezza, però diremo quanto $i ha da Plinio nel $econdo li- bro, doue egli parla di que$ta mutatione dellaquale Vitr. in questo luogo ne cerca la ragione. Et dice in questo modo.

[0227]NONO.

Delche $eparatamente $i deue renderne conto. Le stelle perco$$e nella parte che detto hauemo, & dal raggio del Sole triangolare $ono rattenu- te, che non po$$ono tener dritto il cor$o loro, & dalla forza del calore $ono in alto leuate, ma que$to non co$i presto $i può comprendere dalla ui$ta nostra, & pero pare che $tiano, di doue è pre$o il nome di Statione. Dapoi la forza dello i$te$$o raggio ua inanzi, & il uapore le $erza tornar à dietro, come da quello riperco$$e.

E$pone questo luogo il Zigliero, & dice. Dichiamo auanti, che altro $i dica la intentione di Plinio in $omma pigliando lo e$$empio dal monte Etna. iui $i pone il uapore del fuoco concetto nel fondo della terra manda fuori le pɩetre affocate, co$i il Sole $caccia le $telle, che $e gli troua- no appre$$o i luoghiba{$s}i, & uicini alla terra, ma in questa parte, questo manca allo e$$empio predetto, percioche alle pietre non $oprauɩene da luogo alto altro uapore, che le faccia ritornar nel fondo, perche di natura loro di$cendono, ma il Sole di nouo $oprauiene col $uo uapore, & rincalza le $telle uer$o la terra.

Que$ta ragione dice Plinio e$$er $ua priuata, & non di altri, $econdo, che e$pone il Zigliero. Ma poi pare che egli $i merauiglie di Plinio, perche 10 la predetta oppinione molto prima da Vitr. nel pre$ente luogo è $tata dichiarita. Tanta diuer$ita uiene alle stelle, percioche iraggi del Sole in altro tempo $ott entrano, & quelli $caccia in alto, & in altro tempo $ormontano, & quelli deprimeno à terra. Que$ta oppinione (dice il predetto) $i può con molte, & euidente co$e rifiutare. Tra lequali questa ne e una, in che modo può $tare, che il Sole, che è piu ba$$o alle s$ere delle Stelle $oprauegna alle $telle, & le $cacci, & le sforzi à tornare, che $e fo$$ero tutte le $telle in una $operficie d’una sfera, il Sole pero $tando pre$$o terra, nel na$cere, ò nel cadere potrebbe tirar la stella, che fu$$e in alto, & nella $ua $tatione. Oltra di que$to come $i puo ima- ginare, che i corpi celesti, che per natura hanno i loro mouimenti, $iano all’imperio $ole $cacciati, & quello imperio non $ia modera- to, ma uiolento ? co$a, che eternamente non potrebbe durare. Aggiugne$i, che non $i conuiene trasferire à $cacciamenti fortuiti quelle co$e, che indubitatamente riferite $ono à ritondi giri come à $e$ta ordinati, & pero molto bene $i conuiene, & Plinio, & Vitr. in que$to pa$$o, & ua giu ancho la dubitatione, & la $olutione di Vitr. $econdo i modi, che noi di $opra e$posti hauemo in $aluare la diuer$ità de i mouimenti.

Ma la Stella di Gioue correndo tra la Stella di Saturno, & di Marte fa maggior uiaggio, che Marte, & minor, che Satur 20 no. Et $imilmente le altre $telle quanto piu lontane $ono dall’ultimo Cielo, & piu uicine à terra $i uolgono, tanto piu pre$to pare, che fini$chino i cor$i loro, perche cia$cuna di quelle facendo minor giro piu $pe$$o $ott’entrando pa$$a quella, che è di $opra à $imiglianza di quello, che auuenirebbe, $e in una ruota di Boccalaio po$te fu$$ero $ette formi- che, & tanti canali fatti fu$$ero, nel piano della ruota prima d’intorno al centro, dapoi à poco à poco cre$ce$$ero, & maggiori fu$$ero appre$$o l’e$tremità, & che ne i detti canali con$trette fu$$ero, le formiche à raggirar$i caminando tuttauia la ruota nella parte contraria, egli è nece$$ario, che quelle formiche per tanto di meno uadino contra la uol- ta della ruota, & quella, che $arà piu uicina al centro nel $uo canale, $erâ piu pre$ta à dar la uolta $ua, & quella, che fa ra l’ultima, & maggiore circonferenza della ruota, benche $ia egualmente ueloce nientedimeno per la grandezza del giro, che ella ha à fare, molto piu tempo ponera in fornire il cor$o $uo. Simigliantemente le $telle, che uanno con- tra il cor$o del mondo di loro propio mouimento fanno i prop{ij} giri, ma uolgendo$i ogni giorno il Cielo $i uanno $o- 30 pra auanzando.

Quello che dice Vitruuio in que$to luogo è facile, & bello, & è $tato da po$teriori u$urpato per dare ad intendere il contrario mouimento delle s$ere de i pianeti.

Ma che altre $telle $iano temperate, altre calde, altre fredde, que$ta pare che $ia la ragione. Ogni fuoco ha la fiamma $ua, che a$cende, il Sole adunque abbrucciando con i raggi $uoi fa la parte Etherea, che è di $opra, rouente.

Cioe come $erro, che bogliente, e tratto dal $noco.

In quei luoghi doue la Stella di Marte traccore, & però quella Stella $i fa feruente dal cor$o del Sole. Ma la Stella di Sa- turno, perche è pros$ima alla e$tremità del mondo, & tocca le congelate parti del Cielo, è grandemente fredda, & da que$to prociede, che hauendo Gioue ad andare di mezzo tra que$ta è quellla, dal freddo, & dal caldo di quelli, come nel mezzo, tiene effetti conuenienti, & $ommamente temperati.

40

Tuttauia Vitr. ua ragionando da Architetto, però non è che $i affattichiamo in contradirgli, hauendo per certo, che ne freddo, ne caldo, ne qua- lità, ne pas$ione $ia la $u, doue $ono quei Cele$ti, e lumino$i corpi, i quali $ono $timati di $uoco, perche rilucono, ma inuero $ono inalterabili, & impatibili, ne perche ri$plendono, $i deue $timare, che $iano di $uoco : imperoche molti animali, & molte $corze d’alberi, & molte $quame di pe$ci rilucono à mer auiglia, ne però hanno in loro fuoco alcuno, & $e quella Stella è detta calda, & que$t’altra $redda, non e $enon perche hanno tal uirtù di produrre qua giu $imili effetti, la doue lo influ$$o altro non e, che occulta qualità de i corpi Cele$ti, che non puo e$$er impe- dita da alcuno corpo trappo$to. Ma torniamo à Vitr.

Io ho e$po$to come ho da miei precettori hauuto della Zona ornata de i dodici $egni, & delle $ette Stelle, & della loro contraria fatica, con che ragione, & con che numeri pa$iano di $egno in $egno, & fini$cono il cor$o loro. Hora io di- rò, come cre$ca e $cemi la Luna, in quel modo, che da maggiori ci è $tato la$ciato. BEro$o, che dalla Città, ò uero dalla natione de i Caldei, uenne in A$ia, & fece chiara la di$ciplina de Caldei, co$i ha confermato, che la Luna è da una 50 metà come una palla lucente, & acce$a, & dall’altra è di colore Cele$te, & quando ella facendo il $uo giro $ott’entra al cerchio del Sole, allhora è da i raggi, & dal impeto del calore attratta, & fatta rouente, perche il $uo lume, ha pro- pietà col lume del Sole, & come richiamata, & riuolta guarda le parti di $opra, allhora la parte inferiore della Luna ci appare o$cuta, imperoche per la $imiglianza dello aere non è rouente, & quando $ta à piõbo de i raggi del Sole, dicea Bero$o, che tutta la parte lumino$a era rittenuta uer$o la parte di $opra, & allhora chiamar$i prima Luna. Ma poi che pa $$ando piu oltre ella ua alle parte Orientali del Cielo, abbandonata dalla forza del Sole, la e$trema parte della $ua chiarezza con molto $ottil $ilo manda à terra il $uo $plendore, & co$i per quella cagione è detta $econda Luna, & con tinuando ogni giorno à rimettere, & rila$ciare il $uo giramento, e detta terza, & quarta Luna. Ma nel $ettimo giorno $tando il Sole à Leuante, & la Luna tenendo le parti di mezzo tra Leuante, e Ponente, perche con la metà per lo $pa cio del Cielo è di$tante dal Sole, $imilmente hauerà la metà della $ua chiarezza, riuolta alla terra. Ma quando tra il 60 Sole, & la Luna $erà la di$tanza di tutto lo $patio del Cielo, & che il Sole trammontando riguardera à dietro il cer- chio della na$cente Luna; perche $ara di$tante molto da i raggi del Sole rila$ciata nel quartodecimo giorno mande- ra lo $uo $plendore da tutta la ruota della faccia $ua: & ne gli altri giorni quottidianamente $cemando alla perfettio- ne, e compimento del me$e lunare con i $uoi giri, & con e$$er riuocata dal Sole $ott’entrera col cor$o $uo la ruota, & i raggi $uoi faranno le ragio ni de i giorni di me$e in me$e. Ma io e$ponero in che modo Ari$tarcho Samio Mathema- co ci ha la$ciato gli ammae$tramenti della uarieta della i$te$$a Luna con gran prontezza d’ingegno. Non ci è a$co$o la luna non hauer da $e lume alcuno, ma e$$er come uno $pecchio, & riceuere il $uo $plendore dallo impeto del So- le. Imperoche tra le $ette $telle la Luna fa il cor$o $uo breuis$imo piu uicino alla terra, adunque ogni me$e ella $i o$cura $otto la ruota, & i raggi del Sole il primo giorno prima, che ella gli pa$$a, & quando è col Sole, $i chiama no- ua Luna. Ma il di $eguente dalquale e$$a e $econda nominata; trappa$lando il Sole da una $ottile apparenza della 70 $ua rotondita, quando poi per tre giorni s’allontanara dal Sole, cre$ce, & piu illumina. Ma ogni giorno partendo$i, giunnta al $ettimo di e$$endo lontana dal Sole, che trammonta d’intorno al mezzo Cielo luce per la metà, & quella parte, che riguarda al Sole quella è illuminata, ma nel decimoquarto giorno e$$endo per diametro nello $pacio del mondo dal Sole di$co$ta, $i fa piena, & na$ce quando il Sole trammonta, imperoche di$tante per tutto lo $pacio del mondo è cõtrapo$ta, & dallo impeto del Sole riceue il lume di tutto il $uo cerchio, ma na$cendo il Sole alli 17 giorni la Luna è all’Occidente abba$$ata, & nel 21 quando è leuato il Sole la Luna qua$i tiene le parti di mezzo il Cielo, & [0228]LIBRO ha lucida quella parte, che riguarda al $ole, nelle altre e o$cura, & co$i caminando ogni giorno qua$i alli 28 $ott en- tra i raggi del $ole, & compie le ragioni de i me$i. Hora io diro come in cia$cun me$e il $ole entrando nei $egni fa cre $cere, & $cemare gli $pac{ij} de i giorni, & delle hore.

A me pare, che l’oppinione di Bero$o, & la oppinione di Ari$tarcho qua$i concorrino in una, ben è uero che Bero$o uuole, che la metà della Lu- na $ia lucida, quella $empre $i riuolga al Sole, & que$to puo $tare, $e egli intende, che la metà $ia lucida, ò uedendola, ò non uedendola noi, & Ari$tarcho uuole, che tutto il lume, che ha la Luna uegni dal Sole, laqual oppinione è migliore, & è stata accettata. Dico adunque in $om ma, che la Luna congiunta col Sole non $i uede, perche ha la $accia illuminata riuolta al Sole, & la o$cura à noi, ma $co$tando$i ogni giorno dal Sole, il Sole percuote una parte della Luna coni raggi $uoi, & perche noi $iamo di mezzo cominciamo à uedere la parte illu$trata, & ne i primi di poco ne uedemo. però quello a$petto $i chiama Lunato, & in Greco Monoidis, ma nel $ettimo quando ella è per una quarta del Cie- 10 lo lõtana, quella faccia $i uede mezza, & pero in Greco $i chiama Dicotomos, cioe diui$a in due: allontanando$i poi, & riuoltando à noi piu del- la metà della faccia illuminata è detta A mphicirtos, cioe curua d’amendue le parti, finalmente nella oppo$itione dimo$trando tutta intiera la $ua ruondezza illuminata, è detta Pan$elinos, cioe tutta Luna, ò piena Luna; et noi dicemo la Luna ha fatto il tondo, ritornando finalmente al Sole di giorno in giorno $i ua na$condendo, fino che di nouo la $ia al Sole $ottopo$ta, & questo è a$$a per lo intendumento della pre$ente materia. La quale fornita Vitr. ci propone di dire come i giorni s’accortano, & s’allongano, & le hore mentre ɩl Sole ua di $egno in $egno, & dicendo che gli $pat{ij} delle hore $i fanno maggiori, & minori, ci dinota, che gli antichi partiuano i giorni in dodici parti eguali, però ne $eguitaua, che l’hore della $tate diurne erano maggiori, che l’hore del uerno, & quella proportione, che $eruauano i giorni la i$te$$a haueuano le notti, & quelle hore conueniuano con le hore ordinarie, che u$amo noi $olamente al tempo de gli Equinot{ij}, $cemauano le hore dal tempo, che il Sole entraua in Cancro, fino al Capricorno, cre$ceuano dal Capricorno al Cancro, questo auuertimento ci fara intendere, le $eguenti co$e det- te da Vitr.

20 CAP. V. DEL CORSO DEL SOLE PER LI DODICI SEGNI.

IL SOLE adũque quãdo entra nel $egno del Montone, & traccorre la ottaua parte di quello com pie l’equinottio di Prɩmauera; ma andando pɩu oltra alla coda del Toro, & alle $telle Vergilie dalle quali balza la prima metà del Toro corre in maggiore, & pin ampio $pacio del Cielo della metà uer$o la parte Settentrionale. Partendo$i poi dal Toro quando entra nei Gemelli na$cendo le Ver gilie cre$ce $opraterra, & fa maggiori gli $pat{ij} de i giorni. Indi da i Gemelli quando entra al Can- cro, ilquale occupa longhis$imo $patio del Cielo, giunto alla ottaua parte fa il tempo del Sol$titio, 30 & caminando peruiene al capo, & al petto del Leone: imperoche quelle parti $ono al Cancro attribuite. Ma dal pet to del Leone, & da i termini del Cancro l’u$cita del Sole correndo alle altre parti del Leone, $cema la grandezza dei giorni, & de i giri, & ritorna in cor$o eguale à quello, che egli faceua, quando era ne i Gemelli. Indi poi dal Leone pa$$ando alla Vergine, & andãdo piu oltra al $eno della Ve$ta, in quello re$trigne i giri $uoi, & gli agguaglia à quelli, che egli faceua e$$endo nel Toro. V$cito di Vergine per lo $eno della Ve$ta di quella, che occupa le prime parti del- la Bilancia, nella ottaua parte della bilancia fa lo equinottio dell’Autunno; & quel cor$o è pari. à quello, che fu fat- to nel $egno del Montone, entrando poi conlo Scorpione cadendo le Vergilie, andando piu inanzi alle parti me- ridiane $cema la longhezza de i giorni. Dallo Scorpione al Sagittario uenendo, quando egli entra nelle parti ante- riori di quello, pa$$a piu $tretto cor$o del giorno. Ma cominciando dalle Anche del Sagitario, lequal parti $ono at- tribuite al Capricorno giunto all’ottaua parte fa un breuis $imo $pacio del Cielo, & d’indi dalla breuità de i giorni 40 quel tempo è detto Bruma, & i giorni Brumali. Ma dal Capricorno pa$$ando allo Acquario, cre$ce, & agguaglia con la longhezza del di lo $pacio del Sagittario. Dallo acquario, quando è entrato nei pe$ci, $pirando il uento Fa- uonio acqui$ta cor$o eguale allo Scorpione, & co$i il Sole andando per quei $egni à certi, & determinati tempi, fa cre $cere, & $cemare gli $pat{ij} de i Giorni, & delle Hore. Ma io diro delle altre con$tellationi, che $ono di Stelle ornate dalla $ini$tra, & dalla de$tra della Zona de i $egni della parte meridiana, e Settentrionale del Mondo.

Qui ci rende la ragione del cre$cere, & del calare de i giorni, ma breuemente, & piu pre$to ci e$pone lo effetto, che $a ɩl Sole nel mondo entran do di $egno in $egno cerca la quantita de i giorni, benche la ragione $ia questa, che il Sole $opra terra di $egno in $egno faccɩa maggiori, ò minori archi del Cielo. Però noi $aldaremo ancho que$ta partita, dicendone la cagione uniuer$ale, percioche quando à noi cre$cono ɩ giorni ad altri uan $cemando, pero douemo abbracciare tutta la cau$a di tal’effetto, & non quella, che à noi habitanti di qua dallo Equinottiale $er- ue $olamente.

50

Il giorno adunque in due modi s’intende, prima lo $patio, che fail Sole col Mondo girando una fiata $ola nel termine di hore 24 & questa è l’ordi- naria $ignɩficatione di que$to nome pre$o uulgarmente, ɩmperoche gli e$perti a$tronomi, al giro di hore 24 danno quel di piu, che il Sole nel- lo $pacio di hore 24 ha fatto col $uo mouimento contrario à quello del Mondo, & questa è una $ignificatione di questo nome Giorno, ne è me- rauiglia $e in que$to $patio, e compre$o ancho la notte, perche ri$petto à tutto il mondo $empre luce il Sole, & fa giorno in qualche luogo. L’altra è che per giorno s’intende quello $patio, che il Sole in qualche luogo sta $opra l’Orizonte. Nel primo modo ɩl giorno $i comincia dal mezzodi, & dura fin all’altro mezzodi, percioche à qualunque habitante della terra $tando fermo nel luogo, doue egli è, ogni giorno dell’an- no il Sole peruiene al mezzodi $opra uno i$te$$o circolo tratto da un polo all’altro, & che pa$$a $opra il punto, che gli sta $opra, ilqual punto è detto Zenith, & il circolo è chiamato. Meridiano. Imperoche, quando il Sole $i troua in alcun punto di quello, quando è $opraterra $em- pre è mezzodi, & benche diuer$i habbiano diuer$i Meridiani, à cia$cuno pero il $uo è uniforme. Mai punti del leuare, & del trãmontar del Sole, $i uanno $empre uariando, perche $i uede il Sole hora na$cere al uero Leuante, hora di quà, hora di là, & co$i trammontare: Per $a- 60 pere adunque la cagione della diuer$ità de i giorni, deue$i auertire che’l Sole non $ale ogni giorno egualmente $opraterra, dalche auuiene, che un giorno non è eguale all’altro, ben è uero, che ne gli i$tes$i gradi di appartamento dallo equinottiale, ne i qualɩ il Sole ognɩ di a$cende, in quel li $i pone all’oppo$ta parte, & per breue, ò longo, che $ia il giorno $tando l’huomo in un luogo il Sole gli uiene ogni di (come ho detto) ad uno i$te$$o meridiano, $enza che egli pieghi mai in parte alcuna, ne per que$to affermo, che ad uno ɩste$$o tempo $ia il mezzodi à tutti gli habitato- ri della terra, ma dico bene, che quanto uno è piu leuantino, tanto piu pre$to gli na$ce il Sole, & tanto piu pre$to gli uiene al $uo meridiano. La onde $i puo hauere per que$ta ragione, che quando ad alcuni è mezzodi, ad altri è il principio, ad altri il fine, ad altri la notte, & e$$endo la terra come alcuni uogliono di leghe $eimila di circuito, il corpo del Sole per ogni hora del di naturale fa per la ritondezza dell'acqua, & della terra leghe 252. La doue per que$to conto guardando noi, che hora è di giorno in un pae$e, $aperemo che hora $ia in ogni altra parte, $a- pendo la di$tanza, che è delle leghe da un luogo all’altro da Leuante à Ponente. Hora poniamo il Sole nel principio del Montone, che è pun- to Equinottiale, (benche Vitr. lo pone nella ottaua parte) ilche (come s’intenda) diro poi & che comincie à montare, et ɩmaginamo, che il prin 70 cipio, & il fine del giorno $ia quando $ul labro, ò $ul’orlo dell’Orizonte da Leuante, & da Ponente $i troua il centro del corpo $olare, quɩ dico il giorno e$$er pari alla notte, perche il Sole di$$egna una metà del $uo giro $opra l’Orizonte, & l’altra meta di $otto, & dimora tanto di $o- pra quanto di $otto. Facciamo poi, che il Sole $i moua di $uo mouimento uer$o i $egni, che $ono di qua dalla linea equinottiale ri$petto à noi, che $ono il Toro, i Gemelli, il Cancro, il Leone, & la Vergine, detti da Vit. Settentrionali, io dico che i giorni $i faranno maggiori à poco à poco, $in che il Sole peruenga al $egno del Cancro, di doue egli comincia ad abba$$ar$i, et ritorna in dietro, pero è detto Tropico cioe circolo del ritorno, che e quello, che noi imaginamo, che farebbe il Sole, $e eglɩ quando ui entra gir ando per un giorno intiero, la$cia$$e un $egno ma- [0229]NONO. nife$to nel Cielo, $i come chiamamo Equinottiale quel circolo, che $egnandolo il Sole in un di entrando nel Montone, ò nella Bilancia, ci di- mo$tra$$e i $uoi uestiggi. Dal cerchio adunque del Tropico il Sole comincia à di$cendere, & non fare l’arco Diurno co$i grande, & p@rche pare, che à quel tempo il Sole faccia poco mouimento, ilche ci appare per la poca mutatione delle ombre, però è detto quel tempo Sole$titio, come, che in quello appare, che il Sole stia, qui adunque il giorno e longhis$imo à quelli, che $tanno di qua dallo Equinottiale, & la notte è breuis$ima, & tanto è piu longo il di, & piu breue la notte, quanto e piu torto, & obliquo l’Orizonte, perche il Sole à quelli, che hanno l’O- rizonte piu obliquo fa maggior $alita, & dimora piu $opra la terra, & però lo $pacio della luce e maggiore, la onde $i corregge facilmente il te$to di Vitr. la doue egli dice, ad cancrum, qui breuɩs$imum tenet celi $pacium, percioche uuol dire longis$imum. ri$petto al Sole, che nel prin cipio del Cancro fa maggior uiaggio $opra l’Orizonte, ri$petto à noi, & l’arco diurno è il piu grande che $ia in tutto l’anno, Dal Sole$titio poi di$cendendo ne i $eguenti $egni i giorni $i uanno $cemando, perche gli archi diurni $ono piu bas$i, & minori fin, che egli peruiene alla Bi- lancia, nel cui principio dinouo il Sole $i fa eguale alla notte, & $i fa il $econdo Equinottio detto lo Equinottio dello autunno, $i come ɩl primo 10 era l’Equinottio della Primauera. Et di$cendendo tutta uia il Sole ne i $eguenti $egni, i giorni $i $cortano per le $opradette cagioni, fin che entri nel Capricorno, doue $i $a l’altro Sole$titio, che da i boni antichi è detto Bruma dalla breuità de i giorni. Iui adunque stãdo ɩl Sole le notti $ono piu longhe che $iano in tutto l’anno à quelli, che $tanno di qua dallo Equinottiale, & i giorni con$eguentemente $ono piu breui, ma à quel li, che $ono di la dallo Equinottiale auuiene al contrario, percioche gli ar chi diurni $i fanno maggiori, & il Sole girando per quellɩ $ta piu $o- pra il loro Orizonte, & i notturni $i fanno minori. Dal Capricorno poi tornando (perche ancho iui è l’altro circolo del ritorno) perche ɩl Sole comincia à prender maggior $alita i giorni $i fanno maggiori fino, che un’ altra fiata $i par eggino con la notte rientr ando nel Montone, & questo è quanto ha uoluto dir Vitr. accennando nel traccor$o $uo molte belle co$e. Tra lequali una è l’ordine de i $egni, & il modo delle figure loro, & que$to dico, accioche gli artefici, che funno le sfere imparino à por bene i $egni cele$t, perche il Sole entra nel Montone per la testa $ua, dietro il Montone e la coda del Toro, & co$i ua $eguitando come dice Vitr. l’altra co$ae, che dal Montone per ordine fino alla Bi- lanciai $egni, che $ono, $i chiamano Settentrionali, & quelli che $ono dalla Bilancia al Montone, $i chiamano Meridionali, perche quelli $ono 20 dɩ qua dallo Equinottiale uer$o il Settentrione, quelli dɩ la uer$o le parti Merɩdiane, dico ri$petto à noi, imperoche i $egni, che $ono Meridia ni à noi, che $tiamo di qua dalla linea, $ono $egni del Polo di là, & i $egni, che à noi $ono Settentrionali, à quelli $ono Meridiani. Dice ancho di piu, che l’uno et l’altro Equinottio, et l’uno, et l’altro Sole$titio $i fanno nelle parti ottaue de i loro $egni, ilche come $i int\~eda e$pon\~edo Plinio il Zigliero dice. Gli antichi per cono$cere il circolo obliquo rɩguardarono quãdo in due t\~epi diuer$i i giorni fu$$er eguali alla notte, et cõ$ider aron ancho due grãdis$ime di$$aguagliãze de i giorni, l’una nel uerno, l’altra nella $ta@e, quãdo il Sole $i trouaua ne i pũri del rɩtorno, & cio fecero cõ giudicio e bene p\~e$ando, che tra que$ti termini il Sole anda$$e $eruãdo uno i$te$$o tenore di uaggio nõ interrõpendolo piu in uno luogo, che in un' altro, & co$i parue loro b\~e fatto, che quelli $pac{ij} $u$$er cõgiunti $otto la circon$er\~eza d’un cerchio cõtinua@o, & co$i haueuano quattro princi p{ij} di quattro quarte del circolo obliquo, che in que$to modo $u prɩma chiamato, da que$to pr\~ed\~edo altri argom\~eti partirono quel cerchɩo in do dici parti equali immutabili in ogni $ecolo, ma poi per fare la loro inuentione memor abile à $e $tes$i, et à i po$teri dɩ$$egnarono quel circolo con alcune Stelle, che iui e$$er compre$ero, non in modo, che ogni imagine occupa$$e à punto la duodecima parte, ma in quanto fu$$ero uicine al det 30 to cerchio, & co$i di$$ero Montone, Toro, & gli altri $egni, di qui l’oblɩquo cerchio ha pre$o il nome dɩ Zodiaco, & di $igni$cro. Et che le imagini non occupa$$ero la duodecima parte del Zodiaco à punto, ce lo da ad intendere ancho Vitr. dicendo, che il capo, & il petto di Leo- ne, e attribuito al Cancro, & che il $eno della Ve$ta della Vergine ha le prime parti della Bilanza, & altre $inili co$e. Hora e$ponendo Vit. dicemo, che le prime parti del Montone, che $ino alle corna ha gradi $ei, & min. 30. cioe $ei parti è mezza delle dodici, nelle quali e partito egualmente il Zodiaco, & le ultime fin alla coda die$$o Montone hanno gradi 27 ci $ono 20 {1/2} che tanto $i e$tende questa imagine per longo. Di que$to numero la ottaua parte è 2 {1/2} con le quali il Montone auanza l’egualità de igiorm. Il $imile s’intende de gli altri $egni, & ben- che que$to non $iaco$i à punto nienteduneno ci puo bastare la uicinanza, che puo $atisfare alla o$$eruanza de i uolgari. Columella nel nono benche approui la oppinione di Hipparcho dicendo gli Equinott{ij}, & gli So$tit{ij} far$i nelle prime parti de i $egni, pero egli $egue Eudoxo, & Mirone antichi astronomi, che diceuano gli Equinott{ij}, & Sole$tit{ij} $ar$i nelle ottaue parti de i $egni, come dice Vitr. po$ero que$to quegli antichi $eguitãdo la con$uetudine, imperoche quei giorni erano dedicati à certi $acri$ici, & nominati per $acre cerimonie, & quella oppinione 40 era $tata accetta da gli huomini uolgari, pero for$e e troppo $ottile la e$po$itione del Zigliero. E ancho da o$$eruare in Vitr. la re$pondenza de i giorni, quando il Sole, e in un $egno, con quelli, quando egli e in un’altro, & pero dice che il Leone ri$ponde à i Gemelli, la Vergine al To- ro, la Bilancia al Montone, & co$i gli altri, perche e una i$te$$a ragione dello andare, & del tornare, & conclude, che co$i come i giorni uan no cre$c\~edo, e $cemando, co$i cre$cono, & $cemano gli $pat{ij} delle hore e$$endo quella proportione della parte alla parte, che e del tutto al tutto. Ma perche chiara, & uniuer$ale dimo$tratione $i dia diremo, che in ogni Orizonte, tanto di giorno, quanto di notte $ia que$to, e quella longo, ò breue quanto $i uoglia, la metà del Zodiaco $ale $opra, & l’altra $cende (come detto hauemo) di giorno monta quella, che cominciando dal luogo oue $i troua il Sole $econdo l’ordine de i $egni $i fa inanzi, & l’altra trammonta, cioe quella, che principia dal luogo oppo$to al luogo oue $i troua il Sole, & per lo contrario di notte quella a$cende, & que$ta di$cende, & que$to eragioneuole, perche e{$s}endo (come detto hauemo) l’Orizonte, & il Zodiaco due cerchi de i maggiori, nece$$ario è che ɩn due parti eguali l’uno, & l’altro $i parti$chino. Adunque tanto di gɩor no, quanto di notte $ei $egni na$cono, & $ei cadono: però nell’obliquuo Orizonte à quell@, che $ono di qua dalla linea nel giorno dello Equi- 50 nottio di Primauera monta la metà del Zodiaco, che declina uer$o il Polo manife$to, che contiene i $egni dal Montone alla Bilancia, & per lo contrario, nel di dello Equinottio dell’autunno mõtando l’altra metà quella di$cende. Ma quella metà del Zodiaco, che comincia col punto del So lestitio della $tate in grandis$imo $pacɩo monta, & in breuis$imo di$cende, & nel punto della Bruma, quella metà, che in breuis$imo $patio a$cen de, in longhis$imo di$cende, perche na$ce tanto nella notte d’E$tate, quanto nel di del Verno breuis$imo, et di$cende tanto nel di d’E$tate, quãto nella notte del Verno lõghis$ima, la onde gli habitanti $otto, i, circoli polari la metà del Zodiaco, che comincia col punto del Sol$titio co$i, come nello $patio di hore 24 $i leua co$i in uno instante $i pone, & pero lo contrario l’altra come in un’instante $i leua, co$i in hore 24 $i pone, la doue quanto una metà del zodiaco prende il principio $uo piu uicino al piu alto Sol$titio tanto in maggiore $pacio di tempo $ale, & ɩn minor $i pone, & co$i due metà, che cominciano con un punto da un Solstitio egualmente rimote con eguali $pat{ij} di tempo $algono, & $i corcano, per che na$cono, & cadono con notti, & giorni eguali, & $e due metà del zodiaco cominciano da due punti oppo$ti, in quel tempo, che una $ale, l’altra $i pone, perche lo iste$$o di, che una leua, l’altra cade, & nella ist$$a notte, che una monta, l’altra trammonta; perilche quelle metà, che 60 na$cono con punti da uno Equinottio egualmente di$tanti, in quanto tempo che una $i leua, l’altra cade, & que$to è quello, che dice Vitr. à i giorni de ɩ Gemlli e$$er pari i giorni del Leone. Prende$i ancho la quantità de i giorni da gli archi diurni, iquali $i fanno maggiori, e mino- ri $econdo, che il Sole e piu uicino, ò piu lontano da gli equinot{ij}, ilche è gia manife$to. Et quici $arà una tauola, che ci dɩmo$tra digrado iu grado la longhezza de i giorni, cominciando $otto l’Equinotiale fin $otto il Polo.

[0230]LIBRO L’altezza del\\Polo. # Hore # Minuti # Seconde 1 # 12 # 3 # 28 2 # 12 # 6 # 56 3 # 12 # 10 # 24 4 # 12 # 14 # 0 5 # 12 # 17 # 28 6 # 12 # 20 # 56 7 # 12 # 24 # 48 8 # 12 # 28 # 0 9 # 12 # 31 # 36 10 # 12 # 35 # 12 11 # 12 # 38 # 48 12 # 12 # 42 # 24 13 # 12 # 46 # 8 14 # 12 # 49 # 44 15 # 12 # 53 # 28 16 # 12 # 57 # 20 17 # 13 # 1 # 4 18 # 13 # 4 # 36 19 # 13 # 8 # 56 20 # 13 # 12 # 48 21 # 13 # 16 # 48 22 # 13 # 21 # 4 23 # 13 # 25 # 4 24 # 13 # 29 # 20 25 # 13 # 33 # 35 26 # 13 # 38 # 0 27 # 13 # 42 # 24 28 # 13 # 46 # 16 29 # 13 # 51 # 36 30 # 13 # 56 # 16 31 # 14 # 1 # 12 32 # 14 # 6 # 8 33 # 14 # 11 # 12 34 # 14 # 16 # 24 35 # 14 # 21 # 52 36 # 14 # 27 # 20 37 # 14 # 33 # 4 38 # 14 # 37 # 36 39 # 14 # 44 # 56 40 # 14 # 51 # 12 41 # 14 # 57 # 44 42 # 15 # 4 # 24 43 # 15 # 11 # 20 44 # 15 # 18 # 40 45 # 15 # 26 # 8 46 # 15 # 34 # 8 47 # 15 # 42 # 24 L’altezza del\\Polo. # Hore # Minuti # Seconde. 48 # 15 # 51 # 4 49 # 16 # 0 # 8 50 # 16 # 9 # 44 51 # 16 # 19 # 52 52 # 16 # 30 # 32 53 # 16 # 41 # 52 54 # 16 # 54 # 8 55 # 17 # 7 # 4 56 # 17 # 21 # 4 57 # 17 # 36 # 16 58 # 17 # 52 # 48 59 # 18 # 10 # 48 60 # 18 # 30 # 56 61 # 18 # 53 # 20 62 # 19 # 18 # 24 63 # 19 # 48 # 40 64 # 20 # 24 # 24 65 # 21 # 10 # 32 66 # 21 # 20 # 40 ### Continuatione dei Giorni, ò della Luce. # Hore # Minuti # Seconde 67 # 24 # 1 # 40 68 # 42 # 1 # 16 69 # 54 # 16 # 25 70 # 64 # 13 # 46 71 # 74 # 0 # 0 72 # 82 # 6 # 39 73 # 89 # 4 # 58 74 # 96 # 17 # 0 75 # 104 # 1 # 4 76 # 110 # 7 # 27 77 # 116 # 14 # 22 78 # 122 # 17 # 6 79 # 127 # 9 # 55 80 # 134 # 4 # 58 81 # 139 # 31 # 36 82 # 145 # 6 # 43 83 # 151 # 2 # 6 84 # 156 # 3 # 3 85 # 161 # 5 # 23 86 # 116 # 11 # 23 87 # 171 # 21 # 47 88 # 176 # 5 # 29 89 # 181 # 21 # 58 90 # 187 # 6 # 39

Et co$i quanto $ono i gironi longhi al tempo del Solstitio, tanto $ono le notti al tempo della Bruma di modo, che in tutto l’anno tanto è lo $patio de i giorni, quanto è lo $patio delle notti. Volendo adunque noi $apere quanto è il di maggiore in cia$cun pae$e, $i rɩccorrera alla predetta tauo- la, doue prima $i trouera l’altezza del Polo, e d’incontro e la grandezza del giorno $econdo l’hore, e minuti, e $econde. Ma che il mondo $ia habitato $in la doue $ono me$i $ei di notte, et $ei di giorno, questo è gia manife$to per la pratica de gli huomini, & per gli $critti dɩ molti. La natura à quelli ha proui$to. La Luna con lo $uo $plendore $pe$$o gli ui$ità. I Crepu$culi gli $ono longhi tanto la $era, quanto la mattina. Il Sole gli la$cia $ua ɩmpres$ione dimorandoglɩ tanto $opra la terra, il pae$e con i monti è coperto da i uenti, il $ito è incuruato, che riceue meglio il calore. lui le finis$ime pelli $i trouano, & il mare, che pur per la $al$deine da indɩtio di qualche adu$tione, benche geli, è pero copio- $i{$s}imo di pe$ci. Gli huomini $ono gagliardi, erobu$ti, & la terra non $i $degna dɩ produrre herbe, & metalli in gran quantità di modo, che gli antichi, ɩ quali non haueuan ueduto piu inanzi $ono $tati dapoi $enza lor frutto dalla e$perienza conuinti. Ma tornamo al propo$ito, & dichiamo breuemente quello, che è stato o$$eruato delmouimento del Sole, nelle quarte del Zodiaco. Io dico che il Sole ua per la pr@ma quar- ta del zodiaco in giorni 94 hore 12, & del $uo eccentrico gradi 93 minuti 9. Va per la $econda, che è la quarta e$tiua, in giorni 92 hore 12. & del $uo eccentrico gradi 91 minuti 11 Va per la terza in giorni 88 hore 3. & del $uo eccentrico gradi 86 minuti 41. Va per la quarta del Ver no in giorni 90 hore 2. minuti 55 $econde 2. & del $uo eccentrico gradi 88 minuti 99. Fala metà Settentrionale del Zodiaco in giorni 18@. l’al tra meta in giorni 178 hore 55 minuti 55. $econde 12 la doue andando per la metà Settentrionale pone giorni 8 hore 18 minuti 4. $econde 48 di piu che andando per la metà Meridiana.

Hora io diro delle altre con$tellationi, che $ono dalla de$tra, & dalla $ini$tra della Zona de i $egni di$po$te, & figurate di Stelle dal Settentrione, & dal Meriggie.

Propone Vit. quello, che egli far intende, dapoi che ci ha e$plicato il cor$o del Sole il cre$cere, & $cemare de gli $pat{ij} diurni, & delle hore, Et dice uolerci proporre il $ito delle $telle po$te di qua, & dɩ la dal Zodɩaco, percɩoche e$$endo alcune imagini nella larghezza del zodiaco, & alcu ne fuori, & hauendo detto di quelle, che $ono dodici, & quali, & come $tiano, uuole egli trattare di quelle, che $ono fuoridella larghezza, & però tratta di quelle, che $ono dalla parte Settentrionale, & dɩ quelle, che $ono alla parte di mezzodi, chiamando Sydera le con$tellatɩoni, cɩoè le ɩmagmi intɩere compo$te di pɩu Stelle, & Stella una $ola Stella.

[0231]NONO. CAP. VI. DELLE CONSTELLATIONI CHE SONO DALLA PARTE SETTENTRIONALE.

IL Settentrione, ilqualei Greci Arston, ò Helice chiamano, ha dietro à $e po$to il Guardiano, da quello non molto lontana e la Vergine, $opra il cui humero de$tro è una lucidis$ima Stella, laqua- le i Latini chiamano Prouindemia, & i Greci antichi Protrigeton, & la $ua apparenza è piu pre$to $plendida, che colorata. Euui ancho un’altra Stella à dirimpetto tra le ginocchia del Guardiano del 10 l’Or$a, che è detta Arsturo, & iui è dedicato all’incontro del capo del Settentrione attrauer$ato al- li piedi de i Gemelli il Carrettieri, & $ta $opra la $ommita del corno del Toro. Similmente nella $ommita del corno $ini$tro del Toro alli piedi del Carettieri tiene una Stella da una parte, che $i chiama la Mano del Carrettieri, doue $ono i Capretti, & la Capra.

Vitr. non $olo pone le imagini Cele$ti, che $ono raunanze di una moltitudine di Stelle, ma ancho qualche Stella $egnalata da $e, ne meno le pone tutte, ma $olamente quelle, che per gli na$cimenti, e cadɩmenti loro $i cono$cono. Pero $i uede, che Vitr. ha hauuto intentione di e$poner quel lo, che, appare $opra il nostro hemi$pero, & però ha ragionato prima de i Poli in quel modo, come per legge perpetua il Settentrɩonale $te$$e di $opra, & l’altro di $otto, ma peggio è che il testo è piu $corretto in que$to luogo, che altroue, & $e la dɩlɩgenza di molti ualenti huomɩni non ci haue$$e aiutato, poco $apres$imo, che dire. Va à torno una carta di Gioanni Stabio, d’Alberto Durero, & del Volpaia Firenti- no fatta da tutti tre in$ieme, nella quale $ono le imagini Cele$ti molto ben po$te, iui e di$tinto ɩl zodiaco in $egni, & gradi, & po$te $ono le ima- gini $econdo il $ito loro distanti dal zodiaco, in$ieme col numero delle Stelle, che le adornano, & la quantita è grandezza loro, & ancho ci 20 $ono alcune $telle po$te da $e, che non entrano in fare alcuna imagine, & molte ci $ono aggiunte per la relatione de nauiganti, che appartengo- no all’ altro Polo. Et noi qui $otto poneremo la tauola di e$$e dimo$trando per e$$a quali $iano Settentrionali, & quali Meridiane, & che la- titudine s’habbiano, cioe quanto $iano dal zodiaco uer$o i Poli di$co$te, & che longitudine, cioe quanto $iano dal principio del Montone per la longhezza del zodiaco lontane, dimo$treras$i ancho la lor quantita, perche altre $ono piu lucenti, e maggiori, altre minori, & di manco lu me, altre uanno nelmezzo del Cielo conun $egno. altre con un’altro, & tutte que$te co$e $ono state molto bene calculate dal mio precettore Me$$er Federico Delfino del 1520 ilquale con $omma diligenza ha $atto la $ottoposta tauola, che da me per la riuerenza, che gli ho portato, & per la ragione efficace, & per l’auttorità $ua, e $tata stɩmata giu$tis$ima e ben fatta, & pero io ho uoluto ri$erirmi alla calculatione di quel Mille$imo, & la$ciar il dɩ$$egno gia $atto da tanti ualenti huomini, prendendo grande merauiglia, che i Grecɩ habbiano hauuto tanta authori- tà che con tanto con$en$o di ognuno habbiano empito il Cielo delle lor fauole, che con$irmate dapoi, per niun modo $ono $tate immutate, $e for $e à maggior antichità non $i hanno à riferire. Ma $eguitiamo il propo$ito no$tro, & uediamo la Tauola.

30 TAVOLA DELLE LONGHEZZE, LARGHEZZE PARTI, ET GRANDEZZE DELLE STELLE. Vr$œ Minoris. 7 ### Magnitudo Longitudo. Pars. ## Latitudo. # " S # G # M # Lati. # S # G # M # " <054> # 20 # 0 # 7l’ # 66 # 0 # 3 <054> # 22 # 20 ## 70 # 0 # 4 <041> # 5 # 50 ## 74 # 20 # 4 <041> # 19 # 30 ## 75 # 40 # 4 <041> ## 23 # 30 ## 77 # 40 # 4 <047> # 7 # 0 ### 72 # 50 # 2 <047> # 16 # 0 # 7’ # 74 # 50 # 2 ######## Quæ e$t extra formam. <047> # 2 # 50 # 7’ # 71 # 10 # 4 Vr$æ Maioris 27. <041> # 15 # 10 # 7’ # 39 # 50 # 4 <041> # 15 # 40 ## # 43 # 0 # 5 <041>16 # 10 # ## 43 # 0 # 5 <041> # 16 # 0 ## 47 # 10 # 5 <041> # 16 # 30 ## 47 # 0 # 5 <041> # 18 # 0 ## 50 # 30 # 5 <041> # 20 # 20 ## 43 # 50 # 4 <041> # 22 # 20 ## 44 # 20 # 4 <041> # 28 # 50 ## 42 # 0 # 4 <047> # 0 # 50 ## 40 # 15 # 4 <047> # 0 # 30 ## 35 # 0 # 3 <041> # 25 # 20 ## 29 # 20 # 3 <041> # 26 # 10 # ’ # 28 # 20 # 3 <041> # 25 # 30 ## 36 # 0 # 4 <041> # 25 # 40 ## 33 # 0 # 4 <047> # 7 # 30 # 49 # 0 # 2 <047> # 12 # 0 ## 44 # 30 # 2 <047> # 23 # 0 ## 51 # 0 # 3 Longitudo. Pars. # Latitudo. # # Lati. # Magnitudo S # G # M ## S # G # M # " <047># 22# 50 # # 46 # 30 # 2 <047> # 12 # 30 ## 29 # 20 # 3 <047> # 14 # 0 ## 28 # 15 # 3 <047> # 21 # 30 ## 35 # 15 # 4 <047> # 29 # 40 ## 25 # 50 # 3 <049> # 2 # 40 ## 25 # 50 # 3 <049> # 2 # 0 ## 53 # 30 # 2 <049> # 7 # 50 ## 55 # 40 # 2 <049>19 # 40 # 7’ # 54 # 0 # 2 ## Extra formam. <049> # 17 # 4 ## 39 # 45 # 3 <049> # 10 # 0 ## 41 # 20 # 5 <047> # 4 # 50 ## 17 # 15 # 4 <047> # 3 # 10 ## 19 # 10 # 4 <047> # 6 # 0 ## 20# 0 # ob <047> # 2 # 0 ## 22# 30 # ob <047> # 1 # 0 ## 23 # 0 # ob <047> # 19# 50 ## 22 # 15 # ob ## Draconis 31. <049> # 16 # 30 ## 76 # 30 # 4 <083> # 1 # 40 ## 78 # 30 # 4 <083> # 3 # 0 ## 75 # 40 # 3 <083> # 17# 10 ## 80 # 20 # 4 <083> # 19 # 30 ## 75 # 30 # 3 <043> # 14 # 30 ## 82 # 20 # 4 <043> # 22 # 10 ## 78 # 15 # 4 <043> # 18 # 40 ## 80 # 20 # 4 <050> # 9 # 20 ## 81 # 20 # 4 Longitudo. Pars. ## Lati. # Latitudo # Magni tudo S # G # M ## S # G # M <039> # 27 # 50 ## 81 # 40 # 4 <042> # 10 # 20 ## 83 # 0 # 4 <042> # 27 # 30 ## 78 # 50 # 4 <042> # 12 # 40 ## 77 # 50 # 4 <045> # 0 # 30 # 7’ # 80 # 30 # 5 <045> # 11 # 30 ## 81 # 20 # 5 <045> # 16 # 0 ## 80 # 15 # 5 <041> # 3 # 10 ## 84 # 30 # 4 <054> # 10 # 10 ## 83 # 30 # 4 <054> # 1 # 40 ## 84 # 50 # 4 <047> # 18 # 30 ## 87 # 30 # 6 <047> # 11 # 30 ## 86 # 50 # 6 <049> # 28 # 50 ## 81 # 15 # 5 <049> # 29 # 10 ## 83 # 0 # 5 <049> # 28 # 10 ## 84 # 50 # 30 <049> # 29 # 50 ## 78 # 0 # 3 ♎ # 2 # 50 ## 74 # 40 # 4 ♎ # 2 # 30 ## 70 # 0 # 3 <047> # 27# 10 ## 64# 40# 4 <049> # 1 # 0 ## 65# 30# 3 <047> # 9 # 0 ## 61# 15 # 3 <047> # 3 # 0 # # 56 # 15 # 3 # Cephei 11. <045> # 28 # 50 # 7l’ # 75 # 40 # 4 <045> # 22 # 50 ## 64 # 15 # 4 <042> # 27 # 10 ## 71 # 10 # 4 <042> # 6 # 10 ## 69 # 0 # 3 <039> # 29 # 10 ## 72 # 0 # 40 [0232]LIBRO ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <039> # 29 # 50 # tl’ # 74 # 0 # 4 <042> # 18 # 20 ### 65 # 30 # 5 <042> # 27 # 20 ### 62 # 30 # 4 <042> # 6 # 10 ### 60 # 15 # 5 <042> # 7 # 10 ### 61 # 15 # 4 <042> # 8 # 50 ### tl’ # 61 # 20 # 5 # ### Extra formam 2. <042> # 3 # 30 ### 64 # 0 # 5 <042> # 11 # 10 ### 59 # 30 # 4 # ### Bootis 22. <049> # 22 # 10 # tl’ ## 58 # 40 # 5 <049> # 24 # 0 ### 58 # 20 # 5 <049> # 25 # 10 ### 60 # 10 # 5 <049> # 29 # 30 ### 54 # 40 # 5 ♎ # 9 # 30 ### 49 # 0 # 3 ♎ # 16 # 30 ### 53 # 50 # 4 ♎ # 25 # 30 ### 48 # 40 # 4 ♎ # 25 # 30 ### 53 # 15 # 4 ♎ # 24 # 50 ### 57 # 30 # 4 ♎ # 27 # 30 ### 46 # 30 ## 4 ♎ # 28 # 20 ### 45 # 30 # 5 ♎ # 28 # 0 ### 41 40 # 5 ♎ # 26 # 30 ### 41 # 40 # 5 ♎ # 26 # 50 ### 4 # 2 # 30 # 5 ♎ # 27 # 30 ### 43 # 0 # 5 ♎ # 19 # 50 ### 40 # 15 # 3 ♎ # 15 # 30 ### 41 # 40 # 4 ♎ # 14 # 50 ### 4 # 2 # 10 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " ♎ # 25 # 10 # tl’ ## 20 # 0 # 3 ♎ # 11 # 10 ### 25 # 0 # 3 ♎ # 10 # 20 ### 26 # 30 # 4 ♎ # 11 # 10 ### 25 # 0 # 4 # ### Extra formam 8. ♎ # 16 # 50 ### 31 # 30 # 1 <201> # 4 # 30 # tl’ ## 44 # 30 # 2 <201> # 1 # 30 ### 46 # 30 # 4 <201> # 1 # 40 ### 48 # 0 # 5 <201> # 3 # 30 ### 50 # 30 # 6 <201> # 7 # 0 ### 44 # 45 # 4 <201> # 9 # 0 ### 44 # 50 # 4 <201> # 11 # 10 ### 46 # 10 # 4 <201> # 11 # 30 # tl’ ## 40 # 20 # 4 # ### Herculis # 29. <083> # 7 # 30 # tl’ ## 37 # 30 # 3 <201> # 23 # 30 ### 43 # 0 # 3 <201> # 21 # 30 ### 40 # 10 # 3 <201> # 17 # 50 ### 37 # 10 # 4 <083> # 6 # 30 ### 48 # 0 # 3 <083> # 11 # 50 ### 49 # 30 # 4 <083> # 17 # 30 ### 52 # 0 # 4 <083> # 25 # 20 ### 52 # 50 # 4 <083> # 21 # 30 ### 54 # 0 # 4 <201> # 21 # 20 ### 53 # 0 # 4 <083> # 26 # 30 ### 50 # 40 # 3 <083> # 5 # 50 ### 53 # 30 # 4 <201> # 29 # 50 ### 56 # 30 # 5 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <083> # 1 # 0 # tl’ ## 58 # 30 # 5 <083> # 3 # 50 ### 59 # 50 # 3 <083> # 5 # 10 ### 63 # 0 # 4 <083> # 6 # 10 ### 64 # 0 # 4 <083> # 20 # 40 ### 61 # 0 # 4 <083> # 12 # 0 ### 69 # 20 # 4 <083> # 5 # 10 ### 70 # 15 # 6 <083> # 6 # 40 ### 71 # 15 # 6 <083> # 9 # 30 ### 72 # 15 # 6 <201> # 20 # 30 ### 60 # 15 # 4 <201> # 15 # 10 ### 63 # 0 # 4 <201> # 5 # 30 ### 65 # 30 # 4 <201> # 3 # 30 ### 63 # 40 # 4 <201> # 0 # 0 ### 64 # 15 # 4 <201> # 1 # 0 ### 60 # 0 # 4 ♎ # 24 # 50 ### 57 # 30 # 4 <201> # 22 # 30 # tl’ ## 38 # 20 # 5 # ###### Liræ $eu uulteris cadentis # 10. <043> # 7 # 10 # tl’ ## 62 # 0 # 1 <043> # 10 # 10 ### 62 # 40 # 4 <043> # 10 # 10 ### 61 # 0 # 4 <043> # 13 # 30 ### 60 # 0 # 4 <043> # 21 # 50 ### 61 # 20 # 4 <043> # 21 # 30 ### 60 # 20 # 4 <043> # 10 # 50 ### 56 # 10 # 3 <043> # 10 # 40 ### 55 # 9 # 4 <043> # 63 # 0 ### 55 # 20 # 3 <043> # 23 # 50 # tl’ ## 54 # 45 # 5 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <043> # 24 # 20 # Gali. ## 17. # 49 # 20 # 3 <043> # 28 # 50 ### 50 # 30 # 5 <050> # 6 # 10 ### 54 # 30 # 4 <050> # 18 # 20 ### 57 # 20 # 3 <050> # 29 # 0 ### 60 # 0 # 2 <050> # 9 # 30 ### 64 # 40 # 3 <050> # 12 # 20 ### 69 # 40 # 4 <050> # 11 # 0 ### 71 # 30 # 4 <050> # 6 # 30 ### 74 # 0 # 4 <050> # 20 # 40 ### 49 # 30 # 3 <050> # 23 # 40 ### 52 # 10 # 4 <050> # 26 # 30 ### 44 # 0 # 3 <050> # 26 # 50 ### 55 # 10 # 4 <039> # 4 # 20 ### 57 # 0 # 4 <050> # 21 # 0 ### 64 # 0 # 4 <050> # 22 # 30 ### 64 # 30 # 4 <039> # 2 # 0 # tl’ ## 63 # 45 # 5 # ### Extra formam 2. <039> # 0 # 30 # tl’ ## 49 # 40 # 4 <039> # 3 # 40 ### 51 # 40 # 4 # ### Cas$iopeæ # 23. <042> # 27 # 30 # tl’ ## 45 # 20 # 4 <042> # 0 # 40 ### 46 # 45 # 3 <042> # 2 # 50 ### 47 # 50 # 4 <042> # 6 # 30 ### 40 # 0 # 3 <042> # 10 # 30 ### 45 # 30 # 3 <042> # 16 # 50 ### 47 # 45 # 4 <042> # 21 # 30 ### 47 # 20 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <045> # 4 # 30 # tl’ ## 44 # 20 # 4 <045> # 7 # 30 ### 45 # 0 # 5 <042> # 22 # 10 ### 50 # 0 # ob <045> # 4 # 50 ### 52 # 44 # 4 <042> # 27 # 40 ### 51 # 40 # 3 <042> # 23 # 30 # tl’ ## 51 # 40 # 6 # Per$ei 26. <045> # 16 # 30 ### 40 # 30 # Neb. <045> # 21 # 0 ### 37 # 30 # 4 <045> # 22 # 30 ### 34 # 30 # 3 <045> # 17 # 20 ### 32 # 20 # 4 <045> # 20 # 30 ### 34 # 30 # 4 <045> # 21 # 20 ### 31 # 10 # 4 <045> # 24 # 40 ### 30 # 0 # 2 <045> # 25 # 10 ### 27 # 50 # 4 <045> # 27 # 30 ### 27 # 40 # 4 <045> # 27 # 30 ### 27 # 20 # 3 <045> # 20 # 20 ### 27 # 0 # 4 <045> # 19 # 30 ### 23 # 0 # 2 <045> # 19 # 0 ### 21 # 0 # 4 <045> # 17 # 30 ### 21 # 0 # 4 <045> # 16 # 49 ### 22 # 15 # 4 <054> # 4 # 40 ### 28 # 0 # 4 <054> # 2 # 50 ### 28 # 10 # 4 <054> # 2 # 10 ### 25 # 0 # 4 <054> # 3 # 50 ### 26 # 15 # 4 <054> # 4 # 0 ### 24 # 30 # 5 <054> # 6 # 10 ### 18 # 45 # 5 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <045> # 26 # 40 # tl’ ## 21 # 50 # 4 <045> # 28 # 30 ### 19 # 15 # 3 <045> # 28 # 10 ### 14 # 45 # 4 <045> # 24 # 0 ### 12 # 0 # 3 <045> # 26 # 10 # tl’ ## 11 # 0 # 3 # ### Extra formanm. # 3. <054> # 1 # 40 ### 18 # 0 # 5 <054> # 5 # 5 ### 31 # 0 # 5 <045> # 14 # 30 # tl’ ## 20 # 40 # ob # ## Aurige # 14. <054> # 22 # 20 ### 30 # 50 # 4 <054> # 22 # 10 ### 31 # 50 # 4 <054> # 14 # 50 ### 22 # 30 # 1 <054> # 22 # 40 ### 20 # 0 # 2 <054> # 21 # 0 ### 15 # 15 # 4 <054> # 21 # 40 ### 13 # 20 # 4 <054> # 11 # 50 ### 20 # 40 # 4 <054> # 12 # 0 ### 10 # 0 # 4 <054> # 11 # 50 ### 18 # 0 # 4 <054> # 9 # 40 ### 10 # 10 # 3 <054> # 15 # 30 ### 5 # 0 # 3 <054> # 15 # 50 ### 5 # 30 # 5 <054> # 16 # 10 ### 12 # 10 # 5 <054> # 10 # 30 # tl’ ## 10 # 20 # ob # ### Anguitenentis # 24. <083> # 14 # 40 # tl’ ## 36 # 0 # 3 <083> # 17 # 50 ### 27 # 15 # 4 <083> # 18 # 50 ### 26 # 30 # 4 [0233]NONO. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <083> # 3 # 10 # tl’ ## 33 # 0 # 4 <083> # 4 # 30 ### 31 # 50 # 4 <201> # 28 # 10 ### 23 # 50 # 4 <201> # 24 # 50 ### 17 # 0 # 4 <201> # 25 # 50 ### 16 # 30 # 3 <083> # 16 # 30 ### 15 # 0 # 4 <083> # 22 # 10 ### 13 # 40 # 4 <083> # 23 # 10 ### 14 # 20 # 4 <083> # 11 # 0 ### 7 # 30 # 3 <083> # 13 # 30 ### 2 # 15 # 3 <083> # 12 # 50 # Merid. ## 2 # 15 # 4 <083> # 14 # 10 ### 1 # 30 # 4 <083> # 14 # 50 ### 0 # 15 # 5 <083> # 15 # 40 ### 0 # 15 # 5 <083> # 17 # 0 ### 1 # 0 # 5 <083> # 2 # 0 # tl’ ## 11 # 50 # 3 <083> # 1 # 3 ### 5 # 20 # 5 <083> # 0 # 30 ### 3 # 10 # 5 <201> # 29 # 40 ### 1 # 20 # 5 <083> # 2 # 30 ### 0 # 40 # 5 <083> # 0 # 30 # Merid. ## 0 # 45 # 4 # #### Extra formam # 5. <083> # 21 # 50 # tl’ ## 28 # 10 # 4 <083> # 22 # 30 ### 26 # 20 # 4 <083> # 22 # 50 ### 25 # 0 # 4 <083> # 23 # 30 ### 27 # 0 # 4 <083> # 24 # 30 ### 33 # 0 # 4 # ## Serpentis # 28. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <201> # 8 # 40 # tl’ ## 38 # 0 # 4 <201> # 11 # 30 ### 40 # 0 # 4 <201> # 11 # 10 ### 36 # 0 # 3 <201> # 11 # 50 ### 31 # 15 # 3 <201> # 11 # 10 ### 37 # 15 # 4 <201> # 13 # 0 ### 42 # # 30 # 4 <201> # 11 # 30 ### 29 # 15 # 3 <201> # 14 # 40 # tl’ ## 26 # 30 # 4 <201> # 14 # 10 ### 25 # 20 # 3 <201> # 16 # 10 ### 24 # 0 # 3 <201> # 18 # 40 ### 16 # 30 # 4 <201> # 28 # 0 ### 16 # 15 # # 5 <083> # 13 # 30 ### 10 # 30 # 4 <083> # 16 # 50 ### 8 # 30 # 4 <083> # 17 # 40 ### 10 # 50 # 4 <083> # 23 # 30 ### 20 # 0 # 4 <083> # 28 # 30 ### 21 # # 10 # 4 <043> # 8 # 10 # tl’ ## 27 # 0 # 4 # ## Sagittæ. # 5. <050> # 5 # 50 # tl’ ## 39 # 20 # 4 <043> # 16 # 30 ### 39 # 10 # 6 <043> # 25 # 40 ### 39 # 50 # 5 <043> # 24 # 30 ### 39 # 0 # 5 <043> # 23 # 10 # tl’ ## 38 # 45 # 5 # #### Vulcuris uolantis. # 9. <043> # 27 # 0 ### 26 # 50 # 4 <043> # 24 # 40 ### 27 # 10 # 3 <043> # 23 # 40 ### 29 # 10 # 2 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <043> # 24 # 30 ### 30 # 0 # 3 <043> # 23 # 0 ### 31 # 30 # 3 <043> # 25 # 50 ### 31 # 30 # 3 <043> # 19 # 30 ### 28 # 40 # 5 <043> # 21 # 0 ### 26 # 40 # 5 <043> # 12 # 0 # tl’ ## 36 # 20 # 3 # #### Extra # #formam # 6. <043> # 23 # 30 # tl’ ## 21 # 40 # 3 <043> # 28 # 40 ### 19 # 10 # 3 <043> # 15 # 50 ### 25 # 0 # 4 <043> # 18 # 0 ### 20 # 0 # 3 <043> # 19 # 30 ### 15 # 30 # 5 <043> # 11 # 0 ### 18 # 10 # 3 # ## Del$ini # 10. <050> # 7 # 30 # tl’ ## 29 # 10 # 3 <050> # 8 # 30 ### 29 # 0 # 4 <050> # 8 # 30 ### 27 # 49 # 4 <050> # 8 # 20 ### 32 # 0 # 3 <050> # 10 # 0 ### 33 # 50 # 3 <050> # 11 # 10 ### 32 # 0 # 3 <050> # 13 # 0 ### 33 # 10 # 3 <050> # 7 # 20 ### 30 # 15 # 6 <050> # 7 # 10 ### 31 # 50 # 6 <050> # 8 # 50 # tl’ ## 30 # 30 # 6 # #### Equi primi # 4. <050> # 16 # 10 # tl’ ## 20 # 30 # ob <050> # 17 # 50 ### 20 # 40 # ob <050> # 16 # 10 ### 25 # 30 # ob ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <050> # 17 # 30 # tl’ ## 25 # 0 # ob # #### Equi $ecundi # 20. <042> # 7 # 40 ### 26 # 0 # 2 <042> # 2 # 0 ### 12 # 30 # 2 <042> # 22 # 0 ### 31 # 0 # 2 <042> # 16 # 30 ### 19 # 40 # 2 <042> # 24 # 20 ### 25 # 30 # 4 <042> # 24 # 50 ### 25 # 0 # 4 <042> # 18 # 50 ### 25 # 0 # 4 <042> # 18 # 20 ### 34 # 30 # 5 <042> # 16 # 0 ### 29 # 0 # 4 <042> # 16 # 50 # tl’ ## 29 # 30 # 4 <042> # 8 # 40 ### 18 # 0 # 3 <042> # 10 # 20 ### 19 # 0 # 4 <042> # 11 # 10 ### 15 # 0 # 5 <042> # 10 # 20 ### 16 # 0 # 5 <050> # 29 # 0 ### 16 # 50 # 3 <050> # 27 # 50 ### 16 # 0 # 4 <050> # 25 # 10 ### 21 # 30 # 3 <042> # 3 # 30 ### 41 # 10 # 4 <042> # 7 # 30 ### 34 # 15 # 4 <039> # 7 # 10 # tl’ ## 36 # 50 # 4 # ### Andromedæ # 23. <039> # 15 # 10 # tl’ ## 24 # 30 # 3 <039> # 16 # 10 ### 27 # 0 # 4 <039> # 14 # 10 ### 23 # 0 # 4 <039> # 13 # 30 ### 32 # 0 # 4 <039> # 14 # 30 ### 33 # 30 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <039> # 14 # 50 # tl’ ## 32 # 20 # 5 <039> # 9 # 30 ### 41 # 0 # 4 <039> # 10 # 30 ### 42 # 0 # 4 <039> # 12 # 0 ### 44 # 0 # 4 <039> # 14 # 0 ### 17 # 30 # 4 <039> # 15 # 30 ### 15 # 50 # 3 <039> # 21 # 40 ### 30 # 0 # 3 <039> # 23 # 40 ### 26 # 20 # 3 <045> # 21 # 50 ### 32 # 30 # 3 <045> # 6 # 40 ### 28 # 0 # 3 <045> # 7 # 0 ### 37 # 20 # 4 <045> # 5 # 0 ### 35 # 40 # 4 <045> # 2 # 10 ### 29 # 0 # 4 <045> # 2 # 50 ### 28 # 0 # 4 <045> # 0 # 0 ### 35 # 30 # 5 <045> # 2 # 30 ### 34 # 30 # 5 <045> # 4 # 0 ### 32 # 30 # 5 <042> # 1 # 30 ### 41 # 0 # 3 # ## Trianguli # 4. <045> # 0 # 50 ### 16 # 30 # 3 <045> # 5 # 50 ### 20 # 40 # 3 <045> # 6 # 10 ### 19 # 40 # 4 <045> # 6 # 40 ### 19 # 0 # 3 # ## Arietis # 13. <042> # 26 # 30 # tl’ ## 7 # 20 # 3 <042> # 27 # 30 ### 8 # 20 # 3 <045> # 0 # 50 ### 7 # 40 # 5 <045> # 1 # 20 ### 6 # 0 # 5 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <042> # 26 # 20 ### 5 # 30 # 5 <045> # 7 # 30 ### 6 # 0 # 6 <045> # 11 # 10 ### 4 # 50 # 5 <045> # 13 # 40 ### 1 # 40 # 4 <045> # 15 # 10 ### 2 # 30 # 4 <045> # 16 # 50 ### 1 # 50 # 4 <045> # 9 # 30 # Merid. ## 1 # 30 # 5 <045> # 7 # 50 # Merid. ## 1 # 30 # 5 <045> # 4 # 50 ### 5 # 15 # 4 # ### Extra formadm # 5. <045> # 0 # 30 # tl’ ## 10 # 30 # 3 <045> # 11 # 30 ### 10 # 0 # 4 <045> # 11 # 10 ### 12 # 40 # 5 <045> # 9 # 30 ### 11 # 10 # 5 <045> # 0 # 0 # tl’ ## 10 # 40 # 5 # ## Tauri # 25. <045> # 19 # 10 # Merid. ## 6 # 0 # 4 <045> # 15 # 50 ### 7 # 15 # 4 <045> # 14 # 30 ### 8 # 30 # 4 <045> # 14 # 10 ### 9 # 15 # 4 <045> # 19 # 30 ### 9 # 30 # 5 <045> # 23 # 30 ### 8 # 0 # 3 <045> # 26 # 30 ### 12 # 40 # 4 <045> # 22 # 50 ### 14 # 50 # 4 <054> # 2 # 0 ### 10 # 0 # 4 <054> # 2 # 50 ### 13 # 0 # 4 <045> # 28 # 50 # Merid. ## 5 # 45 # 3 <054> # 0 # 10 ### 4 # 15 # 3 [0234]LIBRO ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <054> # 0 # 40 # Meris. ## 5 # 50 # 3 <054> # 2 # 30 ### 5 # 10 # 1 <054> # 1 # 40 ### 3 # 0 # 3 <054> # 7 # 20 ### 4 # 0 # 4 <054> # 10 # 10 ### 5 # 0 # 4 <054> # 9 # 50 ### 3 # 30 # 5 <054> # 17 # 30 ### 2 # 30 # 3 <054> # 5 # 30 # tl’ ## 4 # 0 # 4 <054> # 15 # 30 ### 5 # 0 # 3 <054> # 1 # 50 ### 0 # 30 # 5 <054> # 1 # 30 ### 4 # 0 # 5 <045> # 26 # 50 ### 0 # 40 # 5 <045> # 28 # 50 # \~ml’ ## 1 # 0 # 6 <045> # 77 # 50 # tl’ ## 5 # 0 # 5 <045> # 28 # 20 ### 7 # 20 # 5 <054> # 1 # 50 ### 3 # 0 # 5 <054> # 1 # 30 ### 5 # 0 # 5 <045> # 22 # 0 ### 4 # 30 # 5 <045> # 22 # 10 ### 3 # 40 # 5 <045> # 23 # 30 ### 3 # 20 # 5 <045> # 23 # 30 # tl’ ## 5 # 0 # 5 # ### Extra formam # 11. <045> # 14 # 50 # \~m’ ## 17 # 30 # 4 <054> # 9 # 50 ### 2 # 0 # 5 <054> # 10 # 50 ### 1 # 45 # 5 <054> # 15 # 50 ### 2 # 0 # 5 <054> # 18 # 50 ### 6 # 20 # 5 <054> # 18 # 50 ### 7 # 40 # 5 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <054> # 16 # 50 # tl’ ## 0 # 40 # 5 <054> # 18 # 50 ### 1 # 0 # 5 <054> # 20 # 50 ### 1 # 20 # 5 <054> # 22 # 10 ### 3 # 20 # 3 <054> # 23 # 10 ### 1 # 15 # 5 # ### Geminorum # 18. <041> # 13 # 10 # tl’ ## 9 # 30 # 2 <041> # 16 # 30 ### 6 # 15 # 2 <041> # 6 # 30 ### 10 # 0 # 4 <041> # 8 # 30 ### 7 # 20 # 4 <041> # 11 # 50 ### 5 # 30 # 4 <041> # 13 # 50 ### 4 # 50 # 4 <041> # 16 # 30 ### 2 # 40 # 4 <041> # 11 # 30 ### 2 # 40 # 4 <041> # 16 # 0 ### 3 # 0 # 5 <041> # 2 # 50 ### 1 # 30 # 3 <041> # 8 # 5 # \~ml’ # 2 # 30 # 3 <041> # 11 # 30 ### 0 # 30 # 3 <054> # 11 # 30 ### 6 # 0 # 3 <054> # 26 # 20 ### 1 # 30 # 4 <041> # 28 # 20 ### 1 # 15 # 4 <041> # 0 # 50 ### 3 # 30 # 4 <041> # 1 # 50 ### 7 # 30 # 3 <041> # 4 # 30 # \~ml’ ## 10 # 30 # 4 # ### Extra formam. # 7. <054> # 24 # 0 # \~ml’ ## 0 # 40 # 4 <054> # 26 # 20 # tl’ ## 1 # 50 # 4 #5 # 0 # \~ml’ ## 2 # 50 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " ♎ # 18 # 10 # \~ml’ ## 1 # 20 # 5 <041> # 16 # 10 ### 3 # 20 # 5 <041> # 15 # 50 ### 4 # 30 # 5 <041> # 20 # 30 # \~ml’ ## 2 # 40 # 4 # ## Cancri # 9. <047> # 0 # 10 # tl’ ## 0 # 20 # Neb <041> # 27 # 30 ### 1 # 15 # 4 <041> # 27 # 50 # \~ml’ ## 1 # 10 # 4 <047> # 0 # 10 # tl’ ## 2 # 40 # 4 <047> # 1 # 10 # \~ml’ ## 0 # 10 # 4 <047> # 6 # 20 # \~ml’ ## 5 # 30 # 4 <047> # 28 # 10 # tl’ ## 11 # 50 # 4 <041> # 22 # 30 ### 1 # 0 # 5 <041> # 29 # 30 # \~ml’ ## 7 # 30 # 4 # ### Extra formam # 4. <047> # 9 # 0 # \~ml’ ## 2 # 20 # 4 <047> # 11 # 0 ### 5 # 40 # 4 <047> # 3 # 50 # tl’ ## 4 # 50 # 5 <047> # 6 # 50 # tl’ ## 7 # 15 # 5 # ## Leonis. <047> # 8 # 10 # tl’ ## 10 # 0 # 4 <047> # 11 # 0 ### 7 # 30 # 4 <047> # 14 # 0 ### 12 # 0 # 3 <047> # 14 # 0 ### 9 # 30 # 3 <047> # 20 # 0 ### 11 # 0 # 3 <047> # 22 # 0 ### 8 # 30 # 2 <047> # 20 # 30 ### 4 # 30 # 3 <047> # 22 # 20 ### 0 # 10 # 1 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <047> # 23 # 20 # \~ml’ ## 1 # 50 # 4 <047> # 19 # 50 ### 4 # 0 # 5 <047> # 17 # 10 ### 0 # 0 # 0 # 5 <047> # 14 # 0 # \~ml’ ## 3 # 40 # 6 <047> # 17 # 10 ### 4 # 10 # 4 <047> # # 22 # 20 ### 4 # 15 # 4 <047> # 29 # 0 ### 0 # 10 # 4 <047> # 26 # 50 # tl’ ## 4 # 0 # 6 <049> # 0 # 10 ### 5 # 20 # 6 <049> # 2 # 0 ### 2 # 20 # 6 <049> # 1 # 10 ### 22 # 15 # 5 <049> # 4 # 0 ### 13 # 40 # 2 <049> # 4 # 10 ### 11 # 10 # 5 <049> # 6 # 10 ### 9 # 40 # 3 <049> # 10 # 10 ### 5 # 50 # 3 <049> # 11 # 30 ### 1 # 15 # 4 <049> # 11 # 30 # \~ml’ ## 0 # 50 # 4 <049> # 17 # 20 ### 3 # 12 # 5 <049> # 14 # 20 ### 11 # 50 # 1 # ### Extra formam. <047> # 25 # 50 # tl’ ## 13 # 20 # 5 <047> # 28 # 0 ### 15 # 30 # 5 <049> # 7 # 20 ### 1 # 10 # 4 <049> # 7 # 0 # \~ml’ ### 0 # 30 # 5 <049> # 7 # 50 ### 2 # 40 # 5 <049> # 14 # 40 # tl’ ## 30 # 0 # ob <049> # 14 # 10 ### 25 # 0 # ob ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <049> # 18 # 20 # tl’ ## 25 # 30 # ob # ## Virginis. # 26 <049> # 15 # 10 # tl’ ## 4 # 15 # 5 <049> # 16 # 50 ### 5 # 40 # 5 <049> # 20 # 30 ### 8 # 0 # 5 <049> # 20 # 0 ### 5 # 30 # 5 <049> # 18 # 50 ### 0 # 10 # 3 <049> # 28 # 5 ### 1 # 10 # 3 ♎ # 3 # 0 ### 2 # 50 # 3 ♎ # 7 # 0 ### 2 # 50 # 5 ♎ # 10 # 50 ### 2 # 40 # 4 ♎ # 4 # 10 ### 8 # 30 # 3 <049> # 28 # 0 # tl’ ## 13 # 50 # 5 ♎ # 0 # 0 ### 11 # 40 # 6 ♎ # 2 # 0 ### 15 # 20 # 5 ♎ # 16 # 30 # Merid. ## 2 # 0 # 1 ♎ # 14 # 40 # tl’ ## 8 # 40 # 3 ♎ # 16 # 10 ### 3 # 20 # 5 ♎ # 17 # 5 ### 0 # 10 # 5 ♎ # 19 # 50 ### 1 # 30 # 4 ♎ # 17 # 50 # Merid. ## 0 # 20 # 5 ♎ # 26 # 10 ### 7 # 30 # 4 ♎ # 27 # 10 ### 2 # 40 # 4 ♎ # 28 # 10 ### 11 # 40 # 4 ♎ # 29 # 50 ### 0 # 30 # 4 <201> # 2 # 30 # tl’ # 9 # 50 # 3 # ### Extra formam. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " ♎ # 4 # 30 # Merid. ## 3 # 30 # 5 ♎ # 8 # 50 ### 3 # 20 # 5 ♎ # 12 # 5 ### 3 # 20 # 5 ♎ # 17 # 0 ### 7 # 10 # 6 ♎ # 18 # 0 ### 8 # 20 # 5 ♎ # 20 # 2 # tl’ ## 7 # 50 # 6 # ## Chelarum. <201> # 7 # 50 # tl’ ## 0 # 40 # 2 <201> # 6 # 50 ### 2 # 30 # 5 <201> # 12 # 0 ### 8 # 50 # 2 <201> # 7 # 30 ### 8 # 30 # 5 <201> # 14 # 5 # Merid. ## 1 # 40 # 4 <201> # 11 # 10 # tl’ ## 10 # 25 # 4 <201> # 17 # 40 ### 40 # 45 # 4 <201> # 22 # 50 # tl’ ## 3 # 30 # 4 # #### Extra formam. <201> # 16 # 0 # tl’ ## 9 # 0 # 5 <201> # 23 # 30 ### 6 # 40 # 4 <201> # 24 # 10 ### 9 # 35 # 4 <201> # 23 # 20 ### 0 # 30 # 6 <201> # 20 # 10 # Merid. ## 0 # 20 # 5 <201> # 22 # 0 # Merid. ## 7 # 30 # 4 <201> # 12 # 50 ### 7 # 30 # 3 <201> # 21 # 0 ### 8 # 30 # 4 <201> # 21 # 50 # Merid. ## 9 # 40 # 4 # ### Scorpionis. <201> # 26 # 10 # tl’ ## 1 # 20 # 3 <201> # 25 # 30 # Merid. ## 1 # 40 # 3 [0235]NONO. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <201> # 25 # 30 ### 5 # 0 # 3 <201> # 25 # 50 ### 7 # 50 # 3 <201> # 26 # 50 # tl’ ## 1 # 40 # 4 <201> # 26 # 10 ### 0 # 30 # 4 <083> # 0 # 30 # Merid. ## 3 # 50 # 3 <083> # 2 # 30 ### 4 # 0 # 2 <083> # 4 # 20 ### 5 # 30 # 3 <201> # 29 # 10 ### 6 # 30 # 5 <083> # 0 # 30 ### 6 # 40 # 5 <083> # 8 # 20 ### 11 # 0 # 3 <083> # 8 # 40 ### 15 # 0 # 3 <083> # 9 # 50 # Merid. ## 18 # 40 # 4 <083> # 10 # 0 ### 18 # 0 # 4 <083> # 13 # 0 ### 19 # 30 # 3 <083> # 18 # 9 ### 18 # 50 # 3 <083> # 20 # 20 ### 16 # 40 # 3 <083> # 18 # 50 ### 15 # 10 # 3 <083> # 17 # 20 ### 13 # 20 # 3 <083> # 16 # 50 # Merid. ## 13 # 50 # 4 # #### Extra formam. <083> # 21 # 0 # Merid. ## 23 # 20 # Neb. <083> # 15 # 20 ### 6 # 10 # 5 <083> # 17 # 20 ### 1 # 10 # 5 # ## Sagittarij. <083> # 25 # 20 # Merid. ## 6 # 20 # 3 <083> # 27 # 30 ### 6 # 30 # 3 <083> # 27 # 50 ### 10 # 50 # 3 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <083> # 28 # 50 # Merid. ## 1 # 30 # 3 <083> # 26 # 30 # tl’ ## 2 # 50 # 4 <043> # 5 # 10 # Merid. ## 3 # 10 # 3 <043> # 2 # 50 ### 3 # 30 # 4 <043> # 5 # 0 # tl’ ## 0 # 45 # Neb. <043> # 5 # 30 ### 2 # 10 # 4 <043> # 7 # 30 ### 2 # 30 # 4 <043> # 9 # 0 ### 2 # 0 # 4 <043> # 11 # 10 ### 2 # 50 # 5 <043> # 12 # 10 ### 4 # 30 # 4 <043> # 12 # 40 ### 6 # 30 # 4 <043> # 15 # 10 ### 5 # 30 # 6 <043> # 19 # 20 ### 5 # 50 # 5 <043> # 17 # 30 ### 2 # 0 # 6 <043> # 12 # 30 # Merid. ## 4 # 50 # 5 <043> # 14 # 40 ### 2 # 50 # 4 <043> # 9 # 50 ### 2 # 30 # 5 <043> # 7 # 30 ### 4 # 30 # 4 <043> # 6 # 10 ### 6 # 45 # 3 <043> # 7 # 30 ### 23 # 0 # 2 <043> # 6 # 50 ### 18 # 0 # 2 <083> # 6 # 50 ### 28 # 0 # 2 <083> # 26 # 30 ### 13 # 0 # 3 <043> # 17 # 10 ### 13 # 30 # 3 <043> # 13 # 40 ### 20 # 10 # 3 <043> # 17 # 10 ### 4 # 50 # 5 <043> # 18 # 40 ### 4 # 50 # 5 <043> # 18 # 40 ### 5 # 50 # 5 <043> # 19 # 30 # Merid. ## 6 # 30 # 5 # ### Capricorni. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <043> # 27 # 10 # tl’ ## 7 # 20 # 3 <043> # 27 # 30 ### 6 # 40 # 6 <043> # 27 # 10 ### 5 # 0 # 3 <043> # 28 # 50 ### 8 # 0 # 6 <043> # 28 # 50 ### 0 # 45 # 6 <043> # 28 # 30 ### 1 # 45 # 6 <043> # 28 # 40 ### 1 # 30 # 6 <043> # 26 # 0 ### 0 # 40 # 5 <050> # 1 # 30 ### 3 # 50 # 6 <050> # 2 # 4 ### 0 # 40 # 5 <050> # 0 # 40 # Merid. ### 6 # 30 # 4 <050> # 1 # 30 ### 8 # 40 # 4 <050> # 6 # 30 ### 7 # 40 # 4 <050> # 10 # 0 ### 6 # 50 # 4 <050> # 10 # 10 ### 6 # 0 # 5 <050> # 18 # 30 ### 4 # 15 # 5 <050> # 6 # 30 ### 4 # 0 # 5 <050> # 6 # 30 ### 2 # 50 # 5 <050> # 6 # 30 ### 0 # 0 # 4 <050> # 10 # 50 # Merid. ## 0 # 50 # 4 <050> # 13 # 40 ### 4 # 43 # 4 <050> # 14 # 50 ### 4 # 30 # 4 <050> # 14 # 40 ### 4 # 30 # 4 <050> # 16 # 10 ### 2 # 10 # 3 <050> # 16 # 40 # tl’ ## 3 # 0 # 4 <050> # 18 # 30 ### 9 # 0 # 5 <050> # 17 # 10 # tl’ ## 2 # 50 # 5 <050> # 18 # 30 # tl’ ## 4 # 20 # ## # ## Aquarij. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <050> # 20 # 10 # tl’ ## 15 # 45 # 5 <050> # 26 # 10 ### 11 # 0 # 3 <050> # 25 # 0 ### 9 # 40 # 5 <050> # 16 # 20 ### 8 # 50 # 3 <050> # 17 # 10 ### 6 # 15 # 5 <050> # 7 # 30 ### 5 # 30 # 3 <050> # 6 # 0 ### 8 # 0 # 4 <050> # 4 # 30 ### 8 # 40 # 3 <050> # 29 # 20 ### 8 # 45 # 3 <039> # 1 # 10 ### 10 # 45 # 3 <039> # 1 # 50 ### 9 # 0 # 3 <039> # 3 # 10 ### 8 # 30 # 3 <050> # 26 # 0 ### 3 # 0 # 4 <050> # 26 # 50 ### 3 # 10 # 5 <050> # 28 # 30 # Merid. ## 0 # 50 # 4 <050> # 21 # 30 ### 1 # 40 # 4 <050> # 23 # 0 # tl’ ## 0 # 15 # 6 <039> # 1 # 30 # Merid. ## 7 # 30 # 3 <039> # 1 # 10 ### 5 # 0 # 4 <050> # 24 # 30 ### 5 # 40 # 5 <050> # 28 # 10 ### 10 # 0 # 5 <050> # 27 # 40 ### 9 # 0 # 5 <039> # 4 # 50 # tl’is ## 2 # 0 # 4 <039> # 4 # 40 ### 0 # 10 # 4 <039> # 7 # 30 # Merid. ## 1 # 10 # 4 <039> # 9 # 50 ### 0 # 30 # 4 <039> # 10 # 20 ### 1 # 40 # 4 <039> # 8 # 50 ### 3 # 30 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <039> # 9 # 40 ### 4 # 10 # 4 <039> # 10 # 40 ### 8 # 15 # 5 <039> # 12 # 10 ### 11 # 0 # 5 <039> # 13 # 0 # Merid. ## 10 # 50 # 5 <039> # 11 # 30 ### 14 # 0 # 5 <039> # 12 # 0 ### 14 # 45 # 5 <039> # 13 # 0 ### 15 # 20 # 5 <039> # 6 # 50 ### 14 # 10 # 4 <039> # 7 # 20 ### 15 # 0 # 4 <039> # 8 # 10 ### 15 # 45 # 4 <039> # 1 # 40 ### 14 # 45 # 4 <039> # 2 # 10 ### 15 # 20 # 4 <039> # 3 # 0 ### 14 # 0 # 4 <050> # 26 # 50 # Merid. ## 23 # 0 # 1 # ### Extra formam. <039> # 16 # 30 # Merid. ## 15 # 30 # 4 <039> # 19 # 30 ### 14 # 40 # 4 <039> # 18 # 50 ### 18 # 15 # 4 # ## Pi$cium. <039> # 11 # 30 # tl’ ## 9 # 15 # 4 <039> # 14 # 0 ### 7 # 30 # 4 <039> # 15 # 50 ### 9 # 20 # 4 <039> # 18 # 0 ### 9 # 30 # 4 <039> # 20 # 30 ### 7 # 30 # 4 <039> # 15 # 50 ### 4 # 30 # 4 <039> # 18 # 30 ### 3 # 30 # 4 <039> # 25 # 50 ### 6 # 20 # 4 <042> # 0 # 50 ### 5 # 45 # 6 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <042> # 2 # 50 # tl’ ## 3 # 45 # 6 <042> # 7 # 0 ### 2 # 15 # 4 <042> # 10 # 0 ### 1 # 10 # 4 <042> # 12 # 50 # Merid. ## 1 # 20 # 4 <042> # 12 # 20 ### 2 # 0 # 6 <042> # 13 # 10 ### 5 # 0 # 6 <042> # 16 # 20 ### 2 # 20 # 4 <042> # 18 # 10 ### 4 # 40 # 4 <042> # 26 # 30 # tl’ ## 7 # 45 # 4 <042> # 22 # 20 ### 8 # 30 # 3 <042> # 20 # 20 ### 1 # 40 # 4 <042> # 20 # 0 ### 1 # 50 # 5 <042> # 20 # 30 ### 5 # 20 # 3 <042> # 20 # 20 ### 9 # 0 # 4 <042> # 21 # 50 ### 21 # 45 # 5 <042> # 21 # 30 ### 21 # 40 # 5 <042> # 18 # 30 ### 20 # 0 # 6 <042> # 17 # 30 ### 19 # 50 # 6 <042> # 16 # 50 ### 23 # 0 # 6 <042> # 15 # 30 ### 14 # 20 # 4 <042> # 16 # 30 ### 13 # 0 # 4 <042> # 17 # 30 ### 12 # 0 # 4 <042> # 22 # 30 ### 27 # 0 # 4 <042> # 19 # 40 ### 15 # 20 # 4 <042> # 19 # 50 ### 11 # 45 # 4 # ### Extra $ormam. <039> # 21 # 0 # Merid. ## 2 # 40 # 4 <039> # 22 # 5 ### 2 # 30 # 4 [0236]LIBRO ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <039> # 20 # 30 # Merid. ## 5 # 30 # 4 <039> # 22 # 10 ### 5 # 30 # 4 ## Ceti. <045> # 7 # 30 # Merid. ## 7 # 45 # 4 <045> # 7 # 30 ### 12 # 20 # 3 <045> # 2 # 30 ### 14 # 30 # 3 <045> # 0 # 20 ### 14 # 0 # 3 <045> # 0 # 30 ### 8 # 10 # 4 <045> # 2 # 30 ### 6 # 20 # 4 <042> # 27 # 10 ### 4 # 10 # 4 <042> # 23 # 10 ### 24 # 30 # 4 <042> # 23 # 10 ### 28 # 0 # 4 <042> # 26 # 30 # Merid. ## 25 # 10 # 4 <042> # 26 # 50 ### 27 # 30 # 3 <042> # 11 # 50 ### 25 # 20 # 3 <042> # 12 # 50 ### 30 # 50 # 4 <042> # 14 # 50 ### 20 # 0 # 3 <042> # 9 # 30 ### 15 # 40 # 3 <042> # 4 # 50 ### 15 # 40 # 3 <042> # 0 # 50 ### 13 # 40 # 5 <042> # 0 # 30 ### 14 # 40 # 5 <039> # 29 # 10 ### 13 # 0 # 5 <039> # 28 # 50 ### 14 # 0 # 5 <039> # 24 # 30 ### 9 # 40 # 3 <039> # 24 # 50 # Merid. ## 20 # 20 # 3 # ## Orionis. <054> # 16 # 56 ### 13 # 30 # Neb. <054> # 24 # 50 ### 17 # 0 # 1 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <054> # 13 # 50 # Merid. ## 17 # 30 # 2 <054> # 14 # 50 ### 18 # 0 # 4 <054> # 24 # 10 ### 14 # 30 # 4 <054> # 26 # 10 ### 14 # 50 # 6 <054> # 26 # 20 ### 10 # 0 # 6 <054> # 25 # 50 ### 9 # 45 # 4 <054> # 27 # 10 ### 8 # 15 # 6 <054> # 26 # 30 ### 8 # 15 # 6 <054> # 21 # 30 ### 3 # 45 # 5 <054> # 24 # 30 ### 4 # 15 # 5 <054> # 17 # 40 ### 19 # 40 # 4 <054> # 16 # 10 # Merid. ## 20 # 0 # 6 <054> # 15 # 10 ### 20 # 20 # 6 <054> # 14 # 0 ### 20 # 40 # 5 <054> # 10 # 20 ### 8 # 0 # 4 <054> # 9 # 10 ### 8 # 10 # 4 <054> # 7 # 50 ### 10 # 15 # 4 <054> # 6 # 10 ### 12 # 50 # 4 <054> # 5 # 0 ### 14 # 15 # 4 <054> # 4 # 40 ### 15 # 50 # 3 <054> # 4 # 40 ### 17 # 10 # 3 <054> # 5 # 10 ### 20 # 20 # 3 <054> # 6 # 10 ### 21 # 30 # 3 <054> # 15 # 10 ### 24 # 10 # 2 <054> # 17 # 0 ### 24 # 50 # 2 <054> # 18 # 0 ### 25 # 40 # 2 <054> # 13 # 40 # Merid. ## 25 # 50 # 3 <054> # 26 # 20 ### 28 # 20 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <054> # 16 # 30 # Merid. ## 29 # 10 # 3 <054> # 17 # 30 ### 29 # 50 # 3 <054> # 17 # 30 ### 30 # 40 # 4 <054> # 16 # 20 ### 30 # 50 # 4 <054> # 9 # 40 ### 31 # 30 # 1 <054> # 10 # 50 ### 30 # 15 # 4 <054> # 12 # 10 ### 31 # 10 # 4 <054> # 20 # 0 # Merid. ## 33 # 30 # 3 # ## Fluuij. <054> # 8 # 10 ### 31 # 50 # 4 <054> # 8 # 40 ### 28 # 15 # 4 <054> # 7 # 50 ### 29 # 50 # 4 <054> # 4 # 30 ### 28 # 15 # 4 <054> # 3 # 0 ### 25 # 50 # 4 <054> # 0 # 0 ### 25 # 20 # 4 <045> # 26 # 10 ### 26 # 0 # 5 <045> # 25 # 20 ### 27 # 0 # 4 <045> # 22 # 40 ### 27 # 50 # 4 <045> # 16 # 50 ### 32 # 50 # 3 <045> # 14 # 10 ### 31 # 0 # 4 <045> # 14 # 0 ### 28 # 50 # 3 <045> # 11 # 50 ### 28 # 0 # 3 <045> # 7 # 0 ### 25 # 30 # 3 <045> # 4 # 40 ### 23 # 50 # 4 <045> # 2 # 0 ### 23 # 30 # 3 <045> # 0 # 20 ### 23 # 25 # 4 <042> # 25 # 0 ### 32 # 10 # 4 <042> # 25 # 40 # Merid. ## 34 # 50 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <042> # 28 # 40 # Merid. ## 38 # 30 # 4 <045> # 3 # 40 ### 38 # 10 # 4 <045> # 7 # 20 ### 39 # 0 # 4 <045> # 11 # 10 ### 41 # 20 # 4 <045> # 11 # 20 ### 42 # 30 # 5 <045> # 12 # 0 ### 43 # 15 # 4 <045> # 14 # 30 ### 43 # 20 # 4 <045> # 24 # 0 ### 53 # 20 # 4 <045> # 24 # 50 ### 51 # 45 # 4 <045> # 18 # 0 ### 53 # 50 # 4 <045> # 15 # 40 ### 53 # 10 # 4 <045> # 7 # 40 ### 53 # 0 # 4 <045> # 4 # 40 ### 53 # 30 # 4 <045> # 1 # 40 ### 52 # 0 # 4 <045> # 1 # 40 ### 52 # 0 # 4 <042> # 20 # 0 # Merid. ## 53 # 30 # 1 # ## Leporis. <054> # 9 # 30 # Merid. ## 35 # 0 # 5 <054> # 9 # 40 ### 36 # 30 # 5 <054> # 11 # 10 ### 35 # 40 # 5 <054> # 11 # 10 ### 36 # 40 # 5 <054> # 9 # 0 ### 39 # 15 # 4 <054> # 6 # 0 ### 45 # 15 # 4 <054> # 15 # 10 ### 41 # 30 # 3 <054> # 14 # 40 ### 44 # 20 # 3 <054> # 20 # 50 ### 44 # 20 # 4 <054> # 18 # 50 ### 45 # 50 # 4 <054> # 19 # 50 ### 38 # 20 # 4 <054> # 22 # 30 # Merid. ## 38 # 10 # 4 # ## Canis. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <041> # 7 # 30 # Merid ## 39 # 10 # 1 <041> # 9 # 30 ### 35 # 0 # 4 <041> # 11 # 10 ### 36 # 30 # 5 <041> # 13 # 10 ### 37 # 45 # 4 <041> # 15 # 10 ### 40 # 0 # 4 <041> # 10 # 20 ### 42 # 40 # 5 <041> # 6 # 0 ### 41 # 15 # 6 <041> # 5 # 50 ### 42 # 30 # 5 <041> # 0 # 50 ### 41 # 20 # 3 <041> # 4 # 30 ### 46 # 30 # 5 <041> # 6 # 0 ### 45 # 50 # 5 <041> # 14 # 30 ### 46 # 10 # 4 <041> # 11 # 30 ### 47 # 0 # 5 <041> # 16 # 30 ### 48 # 45 # 3 <041> # 13 # 30 ### 51 # 30 # 3 <041> # 12 # 50 ### 55 # 10 # 4 <054> # 29 # 30 ### 53 # 45 # 3 <041> # 22 # 0 # Merid. ## 50 # 40 # 3 # #### Extra $ormam. <041> # 9 # 20 # Merid. ## 25 # 15 # 4 <054> # 29 # 50 ### 61 # 30 # 4 <041> # 1 # 10 ### 58 # 45 # 4 <041> # 2 # 50 ### 57 # 0 # 4 <041> # 4 # 0 ### 56 # 0 # 4 <054> # 17 # 50 ### 55 # 30 # 4 <054> # 20 # 10 ### 57 # 40 # 4 <054> # 22 # 10 ### 59 # 50 # 4 <054> # 18 # 50 ### 59 # 40 # 2 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <054> # 15 # 50 # Merid. ## 57 # 40 # 2 <054> # 12 # 0 ### 59 # 30 # 4 # ### Canis minoris. <041> # 14 # 50 ### 14 # 0 # 4 <041> # 19 # 20 ### 16 # 9 # 1 ## Nauis <047> # 0 # 10 # Merid. ## 42 # 30 # 5 <047> # 4 # 10 ### 43 # 20 # 3 <041> # 28 # 40 ### 44 # 0 # 4 <041> # 28 # 30 ### 46 # 0 # 4 <041> # 25 # 10 ### 45 # 30 # 4 <041> # 26 # 10 ### 47 # 15 # 4 <041> # 25 # 10 ### 49 # 15 # 4 <041> # 29 # 10 ### 49 # 50 # 4 <041> # 28 # 20 ### 49 # 15 # 4 <047> # 3 # 50 ### 49 # 50 # 4 <041> # 23 # 50 ### 53 # 0 # 4 <041> # 23 # 50 ### 58 # 40 # 3 <047> # 0 # 0 ### 55 # 30 # 5 <047> # 2 # 0 ### 58 # 40 # 5 <047> # 3 # 30 ### 57 # 45 # 4 <047> # 6 # 20 ### 57 # 45 # 4 <047> # 11 # 0 ### 58 # 40 # 2 <047> # 8 # 0 ### 60 # 0 # 5 <047> # 10 # 50 ### 59 # 20 # 5 <047> # 12 # 50 ### 56 # 20 # 5 <047> # 14 # 0 ### 57 # 40 # 5 <047> # 25 # 30 ### 51 # 30 # 4 [0237]NONO. ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <047> # 26 # 0 # Merid. ## 55 # 40 # 4 <047> # 23 # 50 ### 57 # 30 # 4 <047> # 29 # 0 ### 60 # 0 # 4 <047> # 28 # 50 ### 61 # 25 # 4 <047> # 20 # 0 ### 51 # 45 # 4 <047> # 19 # 10 ### 49 # 0 # 4 <047> # 17 # 50 ### 43 # 20 # 4 <047> # 18 # 50 ### 43 # 30 # 4 <049> # 4 # 0 ### 51 # 30 # 2 <049> # 7 # 20 ### 51 # 25 # 2 <047> # 1 # 0 ### 63 # 0 # 4 <047> # 8 # 50 ### 64 # 30 # 6 <047> # 19 # 50 ### 63 # 50 # 2 <047> # 28 # 20 ### 69 # 4 # 2 <049> # 5 # 0 ### 65 # 40 # 3 <049> # 11 # 10 # Merid. ## 65 # 50 # 3 <049> # 15 # 50 ### 67 # 20 # 2 <049> # 20 # 50 ### 62 # 50 # 3 <049> # 27 # 50 ### 62 # 15 # 3 <054> # 23 # 50 ### 65 # 50 # 4 <041> # 16 # 0 ### 65 # 40 # 3 <041> # 7 # 0 ### 75 # 0 # 1 <041> # 18 # 50 # Merid. ## 71 # 45 # 3 ## ### Hydræ. <047> # 3 # 50 # Merid. ## 15 # 0 # 4 <047> # 3 # 10 ### 13 # 10 # 4 <047> # 5 # 10 ### 11 # 30 # 4 <047> # 5 # 20 ### 14 # 15 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <047> # 7 # 20 # Merid ## 12 # 15 # 4 <047> # 10 # 10 ### 11 # 50 # 5 <047> # 13 # 10 ### 13 # 40 # 4 <047> # 18 # 40 ### 15 # 20 # 4 <047> # 20 # 30 ### 14 # 50 # 4 <047> # 18 # 20 ### 17 # 10 # 4 <047> # 19 # 0 ### 19 # 45 # 6 <047> # 19 # 50 ### 20 # 30 # 2 <047> # 20 # 0 ### 26 # 30 # 4 <047> # 28 # 30 ### 26 # 0 # 4 <049> # 1 # 0 ### 26 # 15 # 4 <049> # 7 # 50 ### 24 # 40 # 3 <049> # 9 # 50 # Merid. ## 23 # 0 # 4 <049> # 12 # 50 ### 22 # 10 # 3 <049> # 21 # 20 ### 25 # 45 # 4 <049> # 24 # 10 ### 30 # 10 # 4 ♎ # 2 # 0 ### 31 # 20 # 4 ♎ # 4 # 20 ### 33 # 10 # 4 ♎ # 6 # 0 ### 31 # 20 # 3 ♎ # 19 # 50 ### 13 # 40 # 4 ♎ # 23 # 20 # Merid. ## 17 # 40 # 4 # ### Extra formam. <047> # 2 # 20 # Merid. ## 23 # 15 # 3 <049> # 0 # 50 # 1 ### 16 # 0 # 3 # ### Crateris. <049> # 16 # 10 # Merid. ## 23 # 0 # 4 <049> # 22 # 20 ### 19 # 30 # 4 <049> # 19 # 50 ### 18 # 0 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <049> # 26 # 50 # Merid. ## 18 # 30 # 4 <049> # 19 # 10 ### 13 # 40 # 4 <049> # 29 # 0 ### 16 # 10 # 4 <049> # 21 # 30 # Merid. ## 11 # 50 # 4 # ## Corui. ♎ # 5 # 10 # Merid. ## 21 # 40 # 3 ♎ # 4 # 10 ### 19 # 40 # 3 ♎ # 6 # 30 ### 18 # 10 # 5 ♎ # 3 # 20 ### 14 # 50 # 3 ♎ # 6 # 30 ### 12 # 30 # 3 ♎ # 6 # 50 ### 11 # 45 # 4 ♎ # 10 # 20 # Merid. ## 18 # 10 # 3 # ## Centauri. <201> # 0 # 20 # Merid. ## 21 # 40 # 5 ♎ # 29 # 50 ### 18 # 50 # 5 ♎ # 29 # 0 ### 20 # 30 # 4 ♎ # 29 # 50 ### 20 # 0 # 5 ♎ # 26 # 0 ### 25 # 40 # 3 <201> # 5 # 30 ### 22 # 30 # 3 ♎ # 29 # 0 ### 27 # 30 # 4 <201> # 8 # 0 ### 22 # 20 # 4 <201> # 9 # 10 ### 23 # 45 # 4 <201> # 11 # 50 ### 18 # 15 # 4 <201> # 12 # 20 ### 20 # 50 # 4 <201> # 3 # 10 ### 28 # 20 # 4 <201> # 3 # 50 ### 29 # 20 # 4 <201> # 5 # 0 ### 28 # 0 # 4 <201> # 6 # 20 ### 26 # 30 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <201> # 12 # 4 # Merid. # 25 # 15 # 3 <201> # 17 # 20 ### 24 # 0 # 4 <201> # 7 # 50 ### 33 # 30 # 3 <201> # 7 # 30 ### 31 # 0 # 5 <201> # 6 # 40 ### 33 # 0 # 5 <201> # 2 # 0 ### 34 # 50 # 5 ♎ # 28 # 50 ### 37 # 40 # 5 ♎ # 25 # 40 ### 40 # 0 # 3 ♎ # 24 # 50 ### 40 # 20 # 4 ♎ # 22 # 30 ### 41 # 0 # 5 ♎ # 22 # 30 ### 46 # 10 # 3 ♎ # 23 # 20 ### 46 # 45 # 4 <201> # 8 # 10 ### 40 # 45 # 4 <201> # 6 # 10 ### 43 # 0 # 2 <201> # 7 # 30 ### 43 # 45 # 3 ♎ # 29 # 50 ### 51 # 10 # 2 <201> # 5 # 10 ### 51 # 40 # 2 ♎ # 26 # 10 ### 55 # 10 # 4 <201> # 1 # 0 # 55 ### 20 # 2 <201> # 28 # 10 ### 44 # 10 # 1 <201> # 14 # 0 ### 45 # 20 # 2 <201> # 4 # 30 # Merid. ## 49 # 10 # 4 # ### Bestiols. <201> # 17 # 50 ### 24 # 50 # 3 <201> # 15 # 40 ### 29 # 10 # 3 <201> # 20 # 5 ### 21 # 25 # 4 <201> # 24 # 0 ### 21 # 0 # 4 <201> # 22 # 30 ### 25 # 10 # 4 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <201> # 20 # 0 # Merid. ## 27 # 0 # 5 <201> # 20 # 30 ### 29 # 0 # 5 <201> # 24 # 30 ### 28 # 30 # 5 <201> # 23 # 30 ### 30 # 10 # 5 <201> # 25 # 30 ### 33 # 10 # 5 <201> # 11 # 50 ### 31 # 20 # 5 <201> # 11 # 40 ### 30 # 30 # 4 <201> # 12 # 50 ### 29 # 20 # 4 <201> # 28 # 40 ### 17 # 0 # 4 <201> # 29 # 10 ### 15 # 20 # 4 <201> # 25 # 30 ### 13 # 20 # 4 <201> # 26 # 30 ### 11 # 50 # 4 <201> # 17 # 0 ### 11 # 50 # 4 <201> # 16 # 20 # Merid. ## 10 # 0 # 4 #Aræ. # ## <083> # 17 # 30 # Merid. ## 22 # 40 # 5 <083> # 23 # 0 ### 25 # 45 # 4 <083> # 16 # 10 ### 26 # 30 # 4 <083> # 10 # 30 ### 31 # 20 # 5 <083> # 15 # 0 ### 34 # 10 # 4 <083> # 14 # 50 ### 33 # 20 # 4 <083> # 10 # 4 # Merid.## 34 # 15 # 4 # #### Coroæ au$tralis. <083> # 29 # 0 # Merid. ## 24 # 45 # 4 <043> # 1 # 30 ### 21 # 0 # 5 <043> # 3 # 0 ### 23 # 0 # 5 <043> # 4 # 40 ### 20 # 0 # 1 <043> # 6 # 0 ### 18 # 30 # 5 ## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo #### ## Lati. #### " S # G # M ### S # G # M # " <043> # 6 # 50 # Merid. ## 17 # 10 # 4 <043> # 6 # 4 ### 11 # 0 # 4 <043> # 6 # 20 ### 15 # 10 # 4 <043> # 3 # 0 ### 15 # 20 # 6 <043> # 4 # 30 ### 14 # 50 # 6 <043> # 2 # 40 ### 14 # 40 # 5 <083> # 29 # 10 ##3 25 # 50 # 5 <083> # 29 # 0 ### 18 # 30 # 5 # ### <039> # 15. # Merid. <050> # 26 # 50 # Merid. ## 23 # 0 # 1 <050> # 20 # 30 ### 23 # 0 # 4 <050> # 24 # 0 ### 22 # 15 # 4 <050> # 25 # 10 ### 22 # 30 # 4 <050> # 24 # 10 ### 16 # 15 # 4 <050> # 15 # 0 ### 19 # 30 # 5 <050> # 21 # 0 ### 15 # 10 # 5 <050> # 18 # 40 ### 14 # 40 # 4 <050> # 15 # 0 ### 15 # 0 # 4 <050> # 10 # 40 ### 26 # 30 # 4 <050> # 10 # 50 ### 18 # 10 # 4 <050> # 10 # 0 # Merid. ## 22 # 15 # 4 # ### Extra # formam. <043> # 27 # 50 # Merid. ## 22 # 20 # 3 <050> # 1 # 0 ### 22 # 10 # 3 <050> # 3 # 50 ### 21 # 10 # 3 <050> # 1 # 50 ### 20 # 50 # 5 <050> # 3 # 40 ### 17 # 0 # 4 <050> # 2 # 40 # Merid. ## 14 # 50 # 4 [0238]LIBRO

Quattro Stelle po$te in croce $egni $ono dell’altro polo. Queste po$te nõ $ono nelle’imagini’predette, ne meno nel Zodiaco; i nauiganti le chiamano crociere & quella del piede è dell’altre maggiore, per e$$a $i cono$ce quale è la te$ta di e$$e, & quai $ono le braccia, & quando il piede è $u l’ ori zonte, & che il capo è dritto, il piede $ta apartado dal polo gradi 30. da que$ta $i prende l’altezza del polo, & prende$i in modo, che $e l’altez za che di e$$a $i piglia $er à di quelle 30 colui, che la piglia $er à nell’ equinotiale, $e piu di 30, quel di piu sta apartado dalla equinottiale alla par- te di ostro, $e meno, quel tãto $ta apartado dalla linea alla parte di tr ammontana. Dalla declinatiane adunque di detta Stella dal polo $i cono$ce l’altezza, perche quanto piu uno dell’ oquinottiale s’allontana tanto piu $e gli leua il polo $opra l’orizonte $uo, come dimo$tra la figura & in tanto pɩu gradi piglia l’altezza della detta Stella, et per 30 gradi che la detta $tella $ta $opra il polo, quelli che $aranno di piu tanto $i $ta apar tado, dalla i$te$$a linea fino l’iste$$o polo, & tanto $ta il mede$imo polo leuato $opra l’ orizonte, & $i pig li l’ altezza in 20 $tai aparta- do dalla linea in 10 à trammontana $e 10 20. $e s. 25 $e nell’ orizonte 30. $onui ancho dell’ altre Stelle leggi nel libro de i uiaggi.

Sono adunque in $omma quaranta otto imagini, benche altri n’hanno fatto piu altri meno, ma que$to è 10 $tato perche alcuni hanno partito una imagine in piu parti, altri le hanno racolte. Ptolomeo ne pone 48. le apparenti imagini $ono nominate ò dalle co$e che hanno anima, ò dalle co$e inanimate, $e dalle animate, oureo pr\~edono il nome da aĩali $enza ragione, ouero da animali rationali, come $ono i Gemel li, la Vergine, l’ Acquario, et altri, de gli irrationali altri $ono fieri altri dome$tici, et tutti ò di mare, ò di terra. Come Mõtone, Leone, Or$o, Lupo, Delfino, Balena, ma $e le imagini pigliano il uocabolo da co$e, che $ono $enze aĩa, oureo lo pigliano dalla figura loro, come la $aetta, il traiãgolo, la corona, ouer da qualche effetto che fanno nel mondo, come $i dice, chi na$ce $otto la imagine dello altare $er à $acer dote. chi $otto la naue d’Argo, nocchiero, & chi $otto il Delfino natatore. Ma in fine l’A dulatione de Cortegiani, & la uoglia de primi ordinatori, come Poeti, & A$tronomi, per far eterna memoria d’alcuni fatti notabili, ò per adulare à i loro $ignori trouato hanno luoghi nel Cielo da collocare le co 20 $e amate da quelli, la doue nõ poteuano eglino $alire. Come Virgilio po$e tra gli artigli dello Scorpio ne la Stella di Ce$are, ma è co$a mirabile, come io ho detto poco auanti, che i Greci habbiano hauuto tãto priuilegio di empire il Cielo de i nomi de i loro flagitij, et che le fauole loro $iano $tate accettare nei Canoni, auuegna, che molto prima le Stelle $iano $tate cono$ciute, et nomate, ma inuero la leggie rezza delle loro ribalderie, $arebbe dileguate $e nõ Phaue$$ero chiodate in Cielo. però cãtano alcuni.

orizonte eqwnot il poolo

Gioue, che $pe$$o d’amoro$o ardore Delle $iglie de gli huomini s’ acce$e. Hauendo à noia l’immortal conte$e Dell’orgogli$a moglie, & $uo furore

Vide Cali$to, ch’era $u’l fiore Di $ua bellezza, e per lei in terra $ce$e. Et dopo i dolci ba$ci, & le dite$e Grate di lei ne restò uincitore.

Giunon gelo$a piena di di$degno Prende la bella giouane, è $tracciata Che Phebbe, in Or$a horribil la conuer$e

L’in$elice ne diè colruggir $egno, Per le $elue d’Arcadia, ma leuata 30 Per la pietà di Gioue al Cielo s’er$e.

Ma tornamo noi al propo$ito. Vitr. parlando delle imagini, che $ono uer$o il Settentrione, dice che quel Settentrione, che da Greci è detto Arctos ouero Helice, che altro non è, che l’Or$a maggiore, che altri chiamano il carro dalla figura, ha dietro di $e il cu$tode, ò guardiano, ò Bootes che $e gli dica, $otto ilquale non molto lontano ò il $egno della Vergine che per A $trea, ò per la giustitia, è po$ta $opra la cui de$tra $palla $i uede una lucidiβima Stella, che $i chiama anteuindemia, perche quando na$ce promette la maturità della uindemia, della cui maturità $egni ma nife$ti $ono gli acini mutati di colore, que$ta Stella è $imile al $erro affocato però Vitr. dice, che è piu presto candens, che colorata, pche gli $crit tori le danno un mirabile $plendore. Oltra di que$to tra le ginocchia del guardiano, è la Setlla nominata Arcturo, dallaquale alcuni chiamato hã no Arcturo tutta la imagine del guardiano. Ecco che Vitr. non $olam\~ete tocca le imagini, con$teltioni, asteri$mi, $egni, e figure, che tutto e uno, ma ancho le Stelle particolari, come detto hauemo, dalche na$ce la differenza de gli $crittori nel numero. $eguita poi l’ Auriga, carrattie- 40 ri, Ericthonio, Or$ilocho detto, il $ito delquale è dinanzi al capo dell’Or$a maggiore, & le $ta attrauer $o in modo, che $e l’Or$a corre$$e, gli ur- terebbe nel capo, sta egli $ul de$tro corno del Toro per mezzo i piedi de i Gemelli, $opra la cui $palla $ini$tra è una Stella, che $i chiama la Ca pra, que$ta pare, che riguarde due picciole Stelle, che $ono nella $ini$tra del carrettieri, & $i chiamano i capretti. però io leggerei Vitr. in que $to modo. _Item que in fummo cornu læ uo ad Aurige pedes una tenet parte $tellã, quae appellature Aurigae manus, in_ _qua hædi:Capra uero, leuo humero, & poi comincia Tauri quidem, & Arietis in $uper._ Adunque $opra la cima del $inistro corno del Toro l’Auriga $tende una mano, nellaquale $ono due Stelle, nominate i Capretti, & tien $opra il $ini$tro numero una Stella detta la Capra, & poi $eguita. _Sopra le parti del Toro, & del Montone con le $ue de$tre parti $i troua Per$eo, $ott’ entrando_ _al pa$$o delle Stelle Vergilie nominate, & con le piu $ini$tre il capo del Montone appoggiando la de$tra mano al $i-_ _mulachro di Cas$iopea, & tiene $opra l’auriga per la cima il capo Gorgoneo ponendolo $otto i piedi di Androme-_ _da, & $opra Andromeda, & $opra il $uo uentre $ono i pe$ci, & i caualli._

50

Et quiè il te$to $corretto, perche le parole di Vitr. non hanno rilatione, ò con$truttione, & la uerita è che $opa Andromeda ci $ono due caualli, uno alato, che per lo Pega$eo $i pone, l’altro è la parte dinanzi d’un cauallo, cioè il capo, e il petto, il uentre dello alato, & $opra il capo d’ An- dromeda, il detto cauallo ha ancho una Stella $opra la $pina a$$ai notabile; & però potria dir Vitr.

Ci $ono ancho i pe$ci $opra Andromeda, & il uentre di quel cauallo, che è $opra la $pina, dell’altro cauallo, ma nel uen- tre del primo è una lucidis $ima Stella, chetermina il detto uentre, & la te$ta di Andromeda, Ma la mano d e$tra di Andromeda è po$ta $opra il $imulachro di Cas$iopea, & la $ini$tra $opra il pe$ce Aquilonare: Similm\~ete l’Acqua rio $opra il capo del cauallo, & le unghie del Cauallo toccano le ginocchia d’A cquario.

Però nella figuratione di que ualent’ huomini il cauallo alato deue hauere i piedi riuolti all’altra parte.

Sopra Ca$$iopa per mezzo il Capricorno in alto è po$ta l’Aquila, & il Delfino, dopo iquali è la Saetta, &alquãto die tro alla Saetta è l’Vccello, la cui de$tra penna tocca la mano di Cefeo, & il Scettro, ma la $ini$tra di Ce$eo $ta fopra la 60 imagine di Cas$iopea fermata, $otto la coda dell’Vccello $ono coperti i piedi del Cauallo.

_Qui s’ intende del mezzo Cauallo_. D’indi $ono le imagini del $agittario, dello Scorpione, &della Bilancia.

Se Vitr. haue$$e con $eparati nomi $ignificato amendue i cauulli, chiamando l’uno Equus, l’altro Equiculus, ouero protome hippus come dicono i Greci, non ci harebbe la$ciato tante di$$icultà, oltra, che dicendo di $opra, che l’Aquila, è molto lontana dal Simulachro di Cas$iopea, & che le unghie del Cauallo toccano le Ginocchia dello Acquario, è poi dicendo, che $otto la coda dell’uccello $ono coperti i piedi del cauallo, egli ci da ad intender, che non $i ragiona d’un $olo cauallo, ma il tutto s’ acconcia per la lettione, & de$crittione de i buoni autori.

Di$opra poi il Serpente tocca con la cima del ro$tro la corona, nel mezzo delquale è lo Ophiuco, ò ferpentario, che tie- ne il $erpente in mano calcando col pie $ini$tro la $ronte dello Scorpione. Ma alla metà del capo dell’Ophinco non molto lontano è il capo dello ingenocchiato.

Che Hercole, The$eo, Tamiri, Orpheo, Prometheo, Ixione, Cetheo, Lycata alcuna fiata è detto.

70

Ma le cime delle loro te$te $ono piu facili ad e$$er cono$ciute, imperoche $ono $ormate di Stelle a$$ai lucenti. Ma il piede dello ingenocchiato à quella t\~epia $i ferma del capo di quel $erp\~ete, che è po$to tra le Or$a che $ett\~etrioni $i chiamão.

_Ma quello, che dice Vitr. parue per eos flectitur Del$inus, non accorda col detto de gli altri, perche il Del$ino è lontano dallo ingenocchiato, $e_ _for$e non $i legge._ Vbi parue per os qui flectitur Delfinus cõtra uolucris ro$trũ e$t propo$ita lyra. Ma doue d’intorno alla bocca del cauallo picciolo $i piega breuem\~ete il Delfino, cõtra il ro$tro dell’uccello, è propo$ta la lyra. Tra gli ho meri dello ingenocchiato, & del cu$tode, è la corona ornata. Ma nel cerchio fettentrionale po$te $ono le due Or$e.

Dapoi, che Vitr. ci ha ragionato di quelle stelle, & di quelle imagini, che $ono tra il tropico, & il circolo $ettentrionale, egli entra a quelle, che [0239]NONO. $ono dentro del detto circolo $ettentrionale, & questo $a, perche quelle parti $ono piu nece$$arie da e$$er cono$ciute, come che à commodo no- stro piu opportune $i ueggino. De$criue adunque particolarmente il $ito $ettentrionale, la figura, & la collocatione dell’Or$a, & del Draco ne che la cigne, e dice.

Nel circolo $ettentrionale po$te $ono le due Or$e, che uoltano le $palle l’una all’altra, & hãno i petti in altra parte riuol ti, la minore Cyno$ura, & la maggiore Helice è detta da Greci; guardano am\~edue all’ingiù, & la coda dell’una è uol ta uer$o il capo dell’altra, percioche i capi dell’una, & dell’al tra dalla cima loro u$cendo per le code $oprauanzando$i tra quelle, è $te$o il $erpente, ò Dracone, che $i dichi, dal fine delquale è la $tella lumino$a, quella, che $i chiama il Polo, che è d’intorno al capo dell’Or$a maggiore, perche quella, che è uicina al Dracone, $i uolge d’intorno al $uo capo.

Qui $i uede l’errore di molti, che hanno dipinto POr$a maggiore, & la minore, & il Dracone, percioche la figura del Dracone non è di quella maniera contorta, come $i dipigne, et quelli, che l’hanno con diligenza o$$eruata, non hanno trouato che le $telle apparino in Cielo nel modo, che 10 dipinte $ono, ne l’Or$a maggiore appre$$o la testa del Dracone, ne la minore appre$$o la coda, ma per lo contrario la maggiore è appre$$o la coda, & la minore è appre$$o le $pire, & le piege come Arato ci dimo$tra dicendo.

Qui $an di Gioue le notrici chiaro Helice, è Cyno$ura, quella Greci Guida per l’alto mar, que$ta Fenici Helice, è tutta chiara, & ha $ue $telle Dimaggior lume, & di grandezza adorne. Et quando il Sol nell’Ocean s’a$conde, Quella di $ette fiamme adorlla $plende. Ma à marinari, è piu fedel quel’altra. Percioche tutta in breue giro acco’ta Al fido Polo $i riuolge e mai, (Pur che ueduta $ia) non $iritroua Alle naui di Sidone fallace.

Tra que$ti à gui$a di $pezzato lume Il fiero Drago $i trammette, e uolge, Et quinci, & quindi Pun è paltra auanza. Helici con la coda, & poi torcendo A Cyno$ura piega, & doue punta Con la $ua coda, iui la te$ta pone Helice, & oltra Cyno$ura stende Le $ue rittorte pieghe, e alzato adrieto 20 Guarda l’Or$a maggior col capo drdito, Ardono gli occhi, & l’affocate tempie Di fiamme acce$e $ono, e’l mento $olo Arde d’un fiero lume.

La trammõtana dellaquale $i $eruono i no$tri marinari, è quella Stella, che è l’ultima nella coda dell’Or $a minore, imaginamo una linea dritta dalle ultime due Stelle dell’Or $a maggiore, cioè delle ruote di dietro del carro, che uadi fin’alla proβima Stella, che $e le fa incontra, iui è la $tella uicina al Polo del mondo, che $i chiama stella delmare, la trammontana adunque è la prima delle $ette Stelle, che fanno l’Or$a minore, que$te $ono $ette Stelle a$$ai chiare, tre di e$$e $anno un corno, che per lo te- 30 mone del carro $i piglia, quattro poi fanno un quadrato, $econdo il $ito di quattro ruote, $i mouo- no d’intorno al Polo con egual di$tanza in hore 24 da Leuante à Ponente, & la trammontana, per e$$er piu uicina al Polo $a minor giro, & per e$$a e$$endo il Polo inui$ibile, $i cono$ce l’ altezza del Polo $opra Porizöte, et il luogo del polo $i cono$ce per un’altra Stella delle $ette, che è la piu lucète delle due guardie nominate, che $tanno nella bocca della Bozzina, & quella Stella,è detta horolo- giale,perche gira come ruota di horologio, dando à cono$cer in ogni tempo dell’anno, che hora è del la notte, $econdo quel conto, che dice mezzo A pril, mezza notte te$ta, et $empre tra le guar die, e la trammontana $ta il Polo, in modo che quando le guardie $tan di $opra il Polo la trammonta na $ta di $otto. Dapoi $apendo$i doue $tanno le guardie, $i $a in che parte del Polo, & in che distã za di e$$o $ia la trammontana, & que$te $ono pratiche di marinari. Ma tornamo à Vitr.

Et il $erp\~ete d’intorno la te$ta della Cyno$ura di$te$o è po$to, & ua di lógo per drit 40 to fin’ à i $uoi piedi, & quiui intorto, & ripiegato alzando$i $i riuolta dal capo dell’O$a minore alla maggiore contra il ro$tro di quella, et la t\~epia della $ua te$ta.

Cioè il Serpente $i stende d’intorno alla te$ta dell’Or$a minore, & iui alquanto $i piega, dapoi $i rad- drizza fin’à i piedi dell’Or$a predetta, & iui di nouo $i rittorce, & riuolge il capo uer$o la te$ta dell’Or$a minore, $i come dalla bocca de i fiumi alle fontiloro Ptolomeo ce in$egna le uolte, et i cor$i diste$i de i fiumi, co$i Vitr. ci de$criue quelle parti del Dracone, che $ono dritte, & quelle, che dan no uolta però io leggerei Vitr. à questo modo.

Vnà uero(cioè in$ieme) circum cyno$ure æ caput iniecta e$t flexu, (uidelicet $erpens flexa) porrecta\’q proxime eius pedes (eius $cilicet ur$æ minoris) hic autem (ide$t ad ur$æ minoris pedes) intorta, re- plicata\‘q (ide$t $erpens) $e attollens reftctitur, & reliqua.

50

Ancho $opra la coda dell’Or$a minore $ono i piedi di Cepheo, & iui alla $ommità del Montone, $ono le $telle, che fan- no il triangulo de lati eguali $opra il $egno del Montone.

(Co$i io intendo) Ibique ad $ummum cacumen in $uper Arietis $ignum.

Sunt Stellae quæ faciunt triangulum paribus lateribns.

Lequal parole $ono poste da Vitr. molto intricatamente, & $econdo i $uoi modi di parlare, Il triangolo e ancho per la $imiglianza $ua detto delta dalla $imiglianza della lettera greca, delta nominata.

Ma molte $ono le $telle con$u$e del $ettentrione minore, & del $imulachro di Cas$iopea.

Confu$e egli intende, che non fanno alcuna figuatione, come d’intono al Montone cinque, d’intorno al Toro undici, d’intorno à i Gemelli $ette, ouero con$u$e, non co$i lucenti, ò dell’ ultima grandezza. Conclude poi Vitr. quello. che ha detto, & propone quello, che deue dire.

60

Io ho e$po$to fin qui quelle Stelle, che $ono nel Cielo di$po$te alla de$tra dell’oriente tra la Zona de i $egni, & dei Sett\~e trioni, hora io e$plicherò quelle, che $ono alla $ini$tra nelle parti dell’orizõte, & del mezzo di dalla natura di$tribuite.

CAP. VII. DELLE STELLE, CHE SONO DAL ZODIACO AL MEZZO DI.

PRIMIER AMENTE $otto il Capricorno è il pe$ce Au$trale, che da lungi riguarda Cepheo, & da quello al $agittario il luogo uoto. Il Torribolo è $otto lo artiglio dello Scorpione; Ma le prime parti del C\~etauro $ono uicine alla Bilancia, & Allo Scorpione, tengono in mano quel $imulachro, chei periti chiamano la be$tia delle $telle. Longo la uergine, il Leone, & il Cancro e il Serpente, il- quale porgendo una $chiera di Stelle intorto $otto cigne lo $pacio del Cancro alzando il ro$tro uer $o il Leone, & col mezzo del corpo $o$tiene la Tazza, $ottponendo ancho la coda alla mano del- 70 la Vergine in quella parte doue $ta il Coruo, ma quelle Stelle, che $ono $opra le $palle equalmente rilucono uer$o la parte di dentro. ( cioe uer$o il polo au$trale) Sotto la coda del Serpente, è $ottopo$to il Centauro.

Appre$$o la Tazza, & il Leone e la naue d’Argo, la cui prora è o$curata, ma lo albero, & quelle parti, che $ono à torno il temone appaiono eminenti, & e$$a nauicella, & la poppà è congiunta per la $ommitâ della coda del cane.

Et qui s’intende del cane maggiore.

Ma il caneminore $eguita i Gemelli inconta al capo della $erpe, & il maggiore $imilmente $eguita il minore.

[0240]LIBRO

Auuertir douemo che quando Vitr. dice, che il minor Cane $eguita i Gemelli, intende che il minor Cane è à dirimpetto $opra i Gemelli, perche l’ordine di Vitr. è di porre le imagini di quà, & di là dal Zodiaco accompagnandole con i $egni del Zodiaco, accioche egli $i $appia il loro $iro nel cielo, & però douemo auuertire à que$to in tutto il trattamento di $opra, & di $otto, ilche bene con$iderato ci leuer à la difficultà d’intendere molte co$e.

Ma Orione è a ttrauer$ato, $ottopo$to, & fiaccato $otto l’ongia del Toro, & tiene con la $ini$tra la claua, alzando l’ltra mano fopra i Gemelli, & $uo pa$$o poco di$tante al cane, che per$eguita il Lepore. Ma al Montone, & à i Pesci, è $ottopo$ta la Balena, dalla cui cre$ta ordinatamente all’uno, & all’altro Pe$ce, è di$po$to un $ottile $pargimento di Stelle, che in Greco è detto Hermidone.

Plinio chiama commi$$ura de i pe$ci quella, che Greci chiamano Hermidone, altri la nominano cinta ò legame, altri lino, ò filo, percioche pare, che annodi la parte $ettentrionale con la meridiana. Hermidone uuol dire piacere, ò diletto di Mercurio, ma con difficultà tragge dal commento 10 di Arato il $en$o di questa co$a.

Et di dentro per grande $pacio oppre$$o il nodo à gui$a di $erpenti tocca la $ommità della cre$ta della Balena.

Cioé detto nodo entra molto dentro nella parte Au$trale, & come i giri di $erpenti ruttorto peruiene $in’alla $ommità della cresta della Balena, puo anche stare, che la parola, che è nel latino $erpentium, non ci uoglia e$$ere.

Ma il fiume Eridano $correndo per una apparenza di $telle prende il capo della $ua $onte dal $ini$tro piede di Orione; ma quell’acqua, che $i dice e$$er $parta dallo Acquario $corre tra la te$ta del pe$ce Au$trale & la coda della Balena.

Io ancho interpreterei à que$to modo, per la imagine di Eridano $corre un fiume di $telle prendendo il capo della $ua $onte dal $in$tro piede d’Orione.

Io ho e$po$to quei $imulachri di $telle, che dalla natura, & dalla mente diuina di$$egnate, come piacque à Democrito $i lo$ofo naturale $ono $tate figurate, & formate nel mondo. Ma nõ tutte però da me $ono $tati po$ti, ma $olam\~ete quel 20 li, de quali potemo auuertire gli orti, & gli occa$i, & quegli con gli occhi uedere, imperoche $i come i $ettentrioni gi- rando$i d’intorno al cardine dello a$$e non trãmontano, ne uanno $otto l’orizonte, co$i d’intorno al cardine meridia- no, che per la inclinatione del mondo è $otto la terra, girando$i, & na$condendendo$i le $telle non hanno le $alite $o- pra terra, & però le loro figurationi pe lo impedimento della terta non ci $ono mani$elte. Di que$ta co$a ci da indi- tio la $tella di canopo, che à que$te parti non è cono$ciuta, come $i ha per relatione dei mercanti, che all’e$treme parti dello Egitto, & à quelle, che $ono uicine, à gli ultimi termini della terra $tati $ono.

Sie$cu$a Vitr. perche non ha po$to tutte le con$tellationi, & figure dou\~edo come Astronomo parlar di e$$e, & non hauer ri$etto al $uo orizõte, ma in generale. Canopo è una $tella po$ta nel $eguente remo della naue co$i nominata dall’I$ola Canopo, doue prima fu cono$ciuta:Quelli, che $i partono dalla Arabia petrea uer$o l’Azania per dritto nauigando al meriggie uan contra la $tella Canopo, che in que luoghi è nommata caual- lo, chiama$i iui $ubel, cioè incendio, & que$to per la moltitudine, è grandezza de i raggi, Questa ri$plende(come dice Plinio)all’I$ola Taproba 30 na, era que$ta $tella al tempo di Ptolomeo in gradi 17 minuti ɩdi Gemini, ha di latitudine meridiana gradi 75. & la declinatione gradi 52 mi- nuti 10. ma à no$tri di è nel $ettimo grado di Cancro con latitudine meridiana di graddi 75, & di declinatione gradi 51. minuti 34. Questa $tella non è ueduta in Italia, à Rhodi è uiciniβima all’Orizonte: un quarto di $egno pare alzata in Ale$$andria, et co$i piu s’inalza à gli habitan ti uer$o le parti meridiane.

Del giramento del mondo d’intorno la terra, & della di$po$itione, de i dodici $egni, & della parte $ettentrionale, & meri diana delle Stelle, come $ia lo a$petto, ne ho dato ammae$tramento, Imperoche dal girar del mondo, & dal contrario mouimento del Sole, ne i $egni, & dalle ombre fatte da gli $tili, e gnomoni al tempo de gli equinottij, $i trouano le ragioni de gli analem mi. Ma le altre co$e, cioè che effetti habbiano i dodici $egni, le cinque Stelle, il Sole, & la Luna quanto appartiene alla ragione della A$trologia, $i deono conciedere à i ragionamenti de i Caldei, imperoche è loro propio il di$cor$o delle natiuità, perche pos$ino & le pa$$ate, & le future co$e dalle ragioni delle $telle far manife$te: 40 & le loro inuentioni, che in $critto hanno la$ciato, dimo$trano con che $olertia, & con che acutezza d’ingegno hab- biano ragionato, & quanto grande $iano $tati quelli, che uenuti $ono dalla natione de Caldei. Il primo fu Bero$o, che nell’I$ola, & nella città di Coo $ede$$e, & apri$$e iui le $cole in$egnando la di$ciplina loro. Dapoi fu lo $tudente An tipatro, & Archinapolo, ilquale non dal punto del na$cimento, ma dalla concettione la$cio manife$to le ragioni delle natiuità. Ma delle co$e naturali Thalete Mile$io, Anaxagora Clazomenio, Pithagora Samio, Xeno$ane Colofonio, Democrito Abderita, con che ragioni la natura $i reggeua, & in che modo, & quali effetti habbiano la$ciarono ben p\~e $ato. Le inuentioni de iquali hauendo $eguitato Eudoxo. Eudemo, Cali$to, Melo, Philippo, Hipparcho, Arato, & gli altri trouaron per A$trologia gli orti delle $telle, & gli occa$i, & le $ignificationi delle t\~epe$ta, con le di$cipline à que- $to formati, che parapegmata $i chiamano, & à po$teri le la$ciarono, le $cienze de iquali deono e$$er amme$le da gli huomini, perche di tanta cura, & diligenza $tati $ono, che pareno molto prima con diuina mente annũciare le $igni 50 ficationi de i tempi, che hanno à uenire, per lequal co$e à i pen$ieri, è $tudi di quelle, tali inu\~etioni $i deono cõcedere.

CAP. VIII. DELLE RAGIONI DE GLI HOROLOGI, ET DELL’OMBRE DE I GNOMONI AL TEMPO DELLO EQVINOTTIO A RO- MA, ET IN ALCVNI ALTRI LVOGHI.

MA noi da quelli, co$i douemo $eparare la ragione de gli horologi, & e$plicare le breuità de i giorni, & le longhezze di me$e in me$e, imperoche il Sole al tempo dello equinottio raggirando$i nel Mõ- tone, & nella Bilancia di noue parti del Gnomone, otto ne fa di ombra in quella inclinatione, che è à Roma, & in Athene tre parti $ono dell’õbra, di quattro del Gnomone, ma à Rhodi à $ette cinque 60 ri$pondono, à Taranto noue ad undeci, in Ale$$andria tre à cinque: & co$i in tutti gli altri luoghi, altre ombre equinottiali ad altro modo per natura $i trouano $eparate.

Volendo Vitr.darci il modo, colquale poβiamo fare gli horologi da Sole. uuole, che noi auuertiamo l’ombre, che $anno le cofe dritte $opra l’orizõ te, quando è il mezzo di al tempo dello equinottio, percioche ued\~eedo noi la proportione dell’ ombra alla co$a, che fa Põbra potemo trarne lo ana lemma, ilche è come modulo de gli horologi. Imperoche Vitr. non ce in$egna qui à fare alcuno horologio, ma bene ci apre la uia, come i potiamo fare, Et per dichiar atione di que$ta materia ognuno $i deue imaginare, che quando il Sole è nel principio del Montone, ò della Bilàcia, egli $i he ua al uero punto di Leuãte, & $i corca al uero punto di Ponente; & in quel mezzo, ch’egli ua da L euãté à Pon ente, egli s’innalza apoco apo- co fino al mezzo dì, et dal mazzo dì uer$o Ponente $i abba$$a, & $e egli la$cia$$e in quel dì nel Cielo un’ orma ui$ibile di tuto il cor$o $uo, egli $i uederebbe un mezzo cerchio, ilquale not imaginamo, et chiamamo Equinottiale, que$to mezzo cerchio è di $opra l’rizonte, & l’altra metà dì $otto, et $ecõdo diuer $i orizonti nel punto del mezzo dì ad altri è piu ba$$o, ad altri è piu alto il Sole: imperoche à quelli, de iquali il punto, che 70 gli $opra$tà detto Zenith è piu uicino all’equinottiale, $e gli inalza piu il Sole $ul mezzo dì, che à iqualli il punto, che gli $opra a sta è piu uicino à i poli, Stãdo adunque il Sole nel mezzo dì al tempo de gli equinottij, ad altri è piu alto, ad altrt è piu ba$$o, et quanto è piu alto l’om- bra delle co$e eleuate $opra la terra $i fa minore, & quanto è piu ba$$o, $i $a maggiore, ma quando è giu$to è nel mezzo tra l’orizonte, & il pun to, che ci $ta $opra la testa, le ombre $ono pari alle co$e:Egli adunque è nece$$ario, che l’ombre meridiane nel t\~epo dello equmottio in diuer $i luo ghi habbiano diuer $a proportione con i corpi, che le fanno, & per intelligenze di questo $i douemo ricordare queilo, che per la pa$$ata figura s’è dimostrato, che quanto piu uno $i parte dalla linea equinottiale, tanto piu $egli leua il polo, è tanto piu $e gli abba$$a la luiea.

[0241]NONO.

Ma la proportione dell’ombràal Gnomone ò $tile $i cono$ce dalla $otto$critta tauola, per la cui intelligenza è da notare, che $ono due $orti di ons bre, una $i chiama ombra drittta, & è quella, che fa una co$a drizzata in piedi $opra il piano, come $ono le torri, gli alberi, gli huom ni, & tutto quello, che $i forma dritto $opra l’orizonte, l’altra $i chiama ombra uoltata, & è quella, che fanno le co$e, che $portano in fuori dalle torri, & dalle ca$e paradlelle al piano, come $e uno porge$$e fuori uno bastone d’una fine$tra. Que$te ombre conuengono in certa proportione, con le co$e, che le fanno, & tra $e hanno differenza, & ancho in alcuni termini $ono conuenienti. Quando na$ce il Sole le ombre delle co$e dritte $ono infinite, le uoltate nulle, intendo quando la punta dello $tile e riuolta $empre al Sole. Alzando$i il Sole le ombre dritte uen- gono minori, le uoltate maggiori, $ul mezzo di breuiβime $ono le dritte, longhiβime le riuolte, conuengono però, che quando il Sole è in gradi 45 d’altezza $opra l’orizonte, Pombra dritta, & la uoltata $ono pari alle co$e, però chi uole$$e mi$urare, qualche altezza ò di torre, ò d’altro, che $ia dritta $opra il piano, a$petti che’l Sole $ia à 45 gradi alzato, ilche nelle no$tre parti adiuiene ogni giorno due fiate da mez zo Marzo, fin’à Settembre, & mi$ure l’ombra, perche tanto $aranno alte le co$e, che la fanno quanto longa $erà l’ombra loro. Ma quando 10 il Sole $erà piu alto di gradi 45 alhora l’mobra dritta $er a minore, & la riuolta maggiore, & $e’l $ole perueni$$e allaltezza di gradi 90 la om bra dritta $arebbe nulla, & la riuolta infinita. Qucsti auuertimenti danno ad intendere molte co$e belle, & $ecrete, perche i culindri, i piani, & i drizzati horologi $i po$$ono fare $enza tauole dataci la lunghezà dello stile, è $apendo la $alita del Sole d’hora in hora, come $i uederà nello Analemma de$critto da Vitr. La tauola ueramente pre$uppone, che ognico$a, che faccia ombra $ia partita in dodici parti eguali alle- quali è l’ombra proportionata, però ella $ta nel $otto$critto modo.

TAVOLA DELLA PROPORTIONE DELLE OMBRE AL GNOMONE. ## Altezza del Sole # G # G # 0 # 90 # 1 # 89 # 2 # 88 # 3 # 87 # 4 # 86 # 5 # 85 # 6 # 84 # 7 # 83 # 8 # 82 # 9 # 81 # 10 # 80 # 11 # 79 # 12 # 78 # 13 # 77 # 14 # 76 # 15 # 75 # 16 # 74 # 17 # 73 # 18 # 72 # 19 # 71 # 20 # 70 # 21 # 69 # 22 # 68 # 23 # 67 # 24 # 66 # 25 # 65 # 26 # 64 # 27 # 63 # 28 # 62 # 29 # 61 # 30 # 60 ## Altezza del Sole ## Ombra dritta \\ Parte Minuti \\ Vmbra infinita. # 695 # 44 # 343 # 39 # 228 # 57 # 171 # 37 # 137 # 9 # 114 # 10 # 97 # 44 # 85 # 28 # 75 # 46 # 68 # 3 # 61 # 44 # 56 # 27 # 51 # 59 # 48 # 8 # 44 # 49 # 41 # 51 # 39 # 15 # 36 # 54 # 34 # 51 # 32 # 58 # 31 # 16 # 29 # 42 # 28 # 16 # 26 # 57 # 25 # 44 # 24 # 37 # 23 # 35 # 22 # 34 # 21 # 40 # 20 # 47 ## Ombra uolta ## Altezza del Sole # G # G # 30 # 60 # 31 # 59 # 32 # 58 # 33 # 57 # 34 # 56 # 35 # 55 # 36 # 54 # 37 # 53 # 38 # 52 # 39 # 51 # 40 # 50 # 41 # 49 # 42 # 48 # 43 # 47 # 44 # 46 # 45 # 45 # 46 # 44 # 47 # 43 # 48 # 42 # 49 # 41 # 50 # 40 # 51 # 39 # 52 # 38 # 53 # 37 # 54 # 36 # 55 # 35 # 56 # 34 # 57 # 33 # 58 # 32 # 59 # 31 #### Altezza del Sole #### Ombra dritta \\ Parte Minuti # 20 # 47 # 19 # 58 # 19 # 12 # 18 # 29 # 17 # 47 # 17 # 8 # 16 # 30 # 15 # 52 # 15 # 21 # 14 # 49 # 14 # 18 # 13 # 48 # 13 # 20 # 12 # 52 # 12 # 26 # 12 # 0 # 11 # 35 # 11 # 11 # 10 # 48 # 10 # 26 # 10 # 4 # 9 # 43 # 9 # 22 # 9 # 3 # 8 # 43 # 8 # 24 # 8 # 6 # 7 # 48 # 7 # 30 # 7 # 12 # 6 # 56 ## Ombra uolta ## Altezza del Sole ## G # G ## # 60 # 30 # 61 # 29 # 62 # 28 # 63 # 27 # 64 # 26 # 65 # 25 # 66 # 24 # 67 # 23 # 68 # 22 # 69 # 21 # 70 # 20 # 71 # 19 # 72 # 18 # 73 # 17 # 74 # 16 # 75 # 15 # 76 # 14 # 77 # 13 # 78 # 12 # 79 # 11 # 80 # 10 # 81 # 9 # 82 # 8 # 83 # 7 # 84 # 6 # 85 # 5 # 86 # 4 # 87 # 3 # 88 # 2 # 89 # 1 # 90 # 0 ## Altezza del Sole ## Ombra dritta \\ Parte Minuti 20 # 6 # 56 # 6 # 39 # 6 # 23 # 6 # 7 # 5 # 51 # 5 # 36 # 5 # 21 # 5 # 6 # 4 # 51 # 4 # 36 30 # 4 # 22 # 4 # 8 # 3 # 54 # 3 # 40 # 3 # 26 # 3 # 13 # 3 # 0 # 2 # 46 # 2 # 32 # 2 # 20 40 # 2 # 7 # 1 # 54 # 1 # 41 # 1 # 28 # 1 # 16 # 1 # 3 # 0 # 50 # 0 # 38 # 0 # 25 # 0 # 12 50 # 0 # 0 ## Ombra ulota

Et però ogni lnogo, che noi uoremo fare gli horologi douemo pigliar l’ombra equinottiale.

60

Comincia Vitr. ad in$egnarci come $i habbia à fare lo analemma, & perche un $olo analemma non ci può $eruire per tutto, perche differenti $ono le ombre meridiane equinottiali, però ne piglia uno, che ci in$egna a $are quello che $erue à Roma. dando prima una regola generale, che in qualunque luogo douemo $ar horologi, bi$ogna auuertire all’ombra equinottiale, & intëde quello ombra, che $i $a $ul mezzo dì dalle co$e le- uate $opr a il piano, & la ragione è in punto, perche dall’ ombra equinottiale $i piglia ancho l’ombra dell’uno, & l’altro tropico, & de i $egni di mezzo, dalla declinatione del Sole dallo equinottiale.

Et $e feranno come à Roma noue le parti del Gnomone, & otto le parti dell’ombra; faccia$i una linea nel piano $opra la quale dritta à piombo è à $quadra ne cada un’altra, che $i chiama il Gnomone, & dalla linea del piano fin nel fine del Gnomone, $i mi$urano noue $pat{ij}, & doue termina la nona parte in $u quel punto facia$i il centro, $egnato con la lettera a. & aperta la $e$ta da quel c\~etro alla linea del piano doue $era la lettera b.faccia$i un circolo,che $i chiama il meridiano, dapoi delle noue parti, che $ono dal piano al centro del Gnomone $e ne piglie otto, & $iano $egnate nel 70 piano doue è la c. Que$to termine $erà dell’ombra meridiana equinottiale del Gnomone, & dal $egno e, per lo cen tro a, $ia tirata una linea doue $erà il raggio del $ole equinottiale.

Lo Analemma per Roma $i $a in que$to modo, egli $i tira una linea in un piano, que$ta linea non è orizonte, ma è quel piano $opra’l qual è driz zato lo $tile, perche la punta dello $tile $e imagina e$$er nel centro del mondo, & la longhezza dello $tile, che egli chiama Gnomone, perche è posto come $quadra, e norma $opra un piano; termina $opra quel piano, alquale l’orizonte è paralello, drizzato adunque $opra la linea del piano à perpendicolo il Gnomone, egli $i $a centro la punta del Gnomone, & $i allarga la $e$ta tanto, quanto è longo il Gnomone, & $i fa [0242]LIBRO un circolo, che rappre$enta il meridiano, $opra ilquale $e imagina che $ia il Sole nel mezzo dì al tempo de gli equinott{ij}, hauemo adunque fin qui il pìano doue batte l’ombra, lo $tilo, che fa l’ombra, & il meridiano, hora $i piglia la longhezza dell’ ombra in que$to modo, $apende$ì, che di noue parti, nellequali è diui$o il gnomone, otto $i danno all’ ombra, però $i partir à il Gnomone in noue parti, & dal $uo piede longo la linea del piano $e ne poneranno otto, & tanto $er à la longhezza dell’ombra meridiana equinottiale, & à quel termine $i $egnerà, c. & dalc, per lo centro a, che la punta dello $tile, $i tireràuna linea fin al meridiano, & la doue termina quella linea, $e imaginamo, che $ia il Sole $ul mezzo dì altempo dello equìnottio, & quella linea rappre$enta il raggio equinottiale meridiano, è termina la longhezza dell’ombra.

Allhora dal centro allargando la $e$ta fin’alla linea del piano, $ia $eguato con egual di$tanza dalla $ini$tra doue è la lette ra e & dalla de$tra doue è la lettera i. nell’ultimo giro del cerchio, & per lo centro tirata $ia una linea in modo che $i facciano due eguali $emicircoli; que$ta linea da i Mathematici è detta orizonte.

Poteua dire in due parcle Vitr. quello, che ha detto in molte cioè uolendo formare l’orizonte tir a il diametro del meridiano che $ia egualmente di 10 $tante alla linea della planitie, que$to diametro rappre$enta l’orizonte, ė parte in due parti eguali il meridiano, dellequali una è la parte di $o- pra terra, l’altra di $otto; gli e$tremi dell’orizonte $ono $egnati e dalla $ini$tra, & i dalla de$tra, & co$i hauemo, po$to nell’ analemma il pia- no, l’ombra, il raggio equinottiale, il Gnomone, & l’orizonte.

Dapoi $i deue pigliare la quintadecima parte dɩ tutto il giro, & poner il piede della $e$ta, la doue il raggio equinottiale taglia quella linea iui $erà la lettera f. & $egnare dalla de$tra, & dalla $ini$tra, doue $on le lettereg. & h. & da quci punti, & per lo centro $i deono tirare le linee fin’alla linea del piano doue $eranno le lettere t. & r. & co$i $eran po$ti i raggi del Sole uno della State, & l’altro del Verno.

Vitr. uuole porre nel $uo analemma il raggio del $ole$tɩtio, & della bruma, che $ono gli estremi del cor$o del Sole, & troua questi per la maggior dectinatione del Sole, laquale egli $a di parti 24, ch’è la quintadecima dɩ tutto il meridiano, ma i posteriori hanno trouato il maggior apparta mento del Sole e$$er di gradi 23 {1/2} posto adunque il piede della $e$ta nell’estremo del raggio equinottiale $opra il meridiano, & $egnando di quà, 20 & di là tanto di$co$to quanto $ono gradi 24 di tutto il meridiano, $i fanno i punti tropici h g. da i quali tirando per lo centro le linee fin’al piano $ifanno i raggiuno de i quali dimo$tra quanto $i $tende l’ombra meridìana delle $tate quando il Sole entra nel Cancro, & l’altro dinota, quanto $i $tende l’ombra meridiana del Verno, quando il Sole entra in Capricorno, & co$i h@uemo i raggi di quattro $egni due de i tropici, & due de gli equinott{ij} compre$i dal Cancro, dal Capricorno, dal Montone, & dalla Bilancia, hora uenɩremo à trouare i raggi fatti dal Sole, $ul mezzo dì quando egli $arà ne gli aitri $egnì, accioche $i forni$ca tutto lo analemma, di me$e in me$e, però dice dichiar ando prima meglɩo le parti propo$te.

Incontra la lettera e $erà la lettera i doue la linea, che pa$$a attrauer$o il centro tocca la circonfernza, & contra la g, & h. $eranno le lettere K. & I. & contra c.& f.& a.$erà la lettera.n.allhora poi $i deono tirare i diametri da g. ad l. & da h a K, & quel diametro che $erà di $otto $erà della parte e$tiua, & quello, che $erà di $opra $erà della parte del uerno.

I termini dell’ orizonte $ono e & i. i termini de i tropicig. & h. che deono e$$er congiunti con linee alla parte oppo$ta ne i punti K. & l. & quelle 30 linee Vitr. chiama diametri, perche hanno ad e$$er diametri di alcuni circoli, perche dice $eguitando.

Que$ti diametri $i deono nel mezzo egualmente partire doue $eranno le lettere m. & o. & iui notar $i deono i centri, & per qnelli, et per lo c\~etro $i deue tirare una linea alla e$trema circõferenza doue $erãno le lettere p. & q. que$ta linea caderà dritta $opra il raggio equinottiale, & per ragioni mathematiche, que$ta linea $erà nominata l’A$$e, ò il Per- no, & da gli $tes $ii punti aperta la $e$ta fino alla e$tremitta de i diametri $ieno fatti due $emicirculi, de i quali l’uno $erà quello della $tate, l’altro quello del uerno.

Ecco che à poco à poco Vitr. ci rappre$enta la sfera con tutti i $uoi circoli, l’a$$e e.q a o m p. il tropico del Cancro $opra il diametro r o K. il tropi co del capricorno $opra il diametr o g m l. lo equinottiale c. f. @ n. l’orzonte e a i. il meridiano $ q n p.

Dapoi in que punti che le linee egualmente di$tanti tagliano quella linea, che è chiamata l’orizonte nella piu de$tra parte $erà la lettera i. & nella piu $ini$tra la lettera u.

40

Cioe doue i diametri de i tropici tagliano l’orizonte, & qui auuertiamo che quel taglɩo dimo$tra quanto dell’un tropitco $ta $otto l’orizonte, & quanto ne $ta $otto dalche $i comprende la lunghezza del maggior dì, & del minore, & co$i delle notti, & è pa$$o degno di con$ideratione, co- me $i uede nell’u$o del Planisferio del Roias. & dell’horologio po$to nel piano circolare po$to da Pietro Appiano, & dall’Orontio, & molto prima da gli antichi, anzi è lo i$te$$o Analemma, che pone Vitr.

Et dalla de$tra parte di uno $emicircolo doue è la lettera g. tirar bi$ogna una linea equalmente di$tante allo a$$e fino al $ini$tro $emicircolo doue è la lettera h. & que$ta linea egualmente di$tante $i chiama Lacotomus.

Cioè linea, che parti$$e, & diuide la larghezza, imperoche ella ua da un tropico all’altro, & abbraccia tutto lo $pacio nelquale hanno à $tare i $egni del Zodiaco: Come che $i dice$$e linea, che parte la larghezza, imperoche ella abbraccia tanto di qua, quanto di la dello equinottiale che contiene la eclittica, nellaquale $ono i $egni de$critt.

Et allhora il c\~etro della $e$ta $i deue porre iui, doue quella linea paralella è tagliata dal raggio equinottiale, doue è la let 50 tera x. & allargar $i deue fin doue il raggio e$tiuo, taglia la circonferenza doue è la lettera h. & dal centro equinot- tiale allo $pacio e$tiuo faccia$i una circonferenza del circolo men$ale, ilquale è detto monachus, & co$i $erà forma to lo Analemma.

La linea della larghezza detta Lacotomus e diametro di quel circolo, che ci da, i termini de i me$i, & dei $egni imperoche posto il piede in quel punto, che ella taglia lo equinottiale, & allargato fin all’una & all’ altra di$tanza de i punti, $i $a un cerchio picciolo, ilqual diui$o in dodici parti ci rappre$enta i termini di 12 $egni, & $e egli $i uole$$e hauere tutte le parti de i $egni bi$ognerebbe partire il detto cerchio in 360 parti, ma per piu e$pediente egli $i parte ò di cinque in cinque, ò di dieci in dieci & tirando da i punti di $opra à i punti di $otto le linee egual- m\~ete di$tanti all’equinottiale, doue quelle tagliano la linea della larghezza iui $i fanno i puntɩ, da i quali tirando al centro di $opra, & alla li- nea del piano di $otto le linee $i formano i raggi meridiani, che fa il Sole di $egno in $egno, & co$i é formato lo analemma, cioè la ragione del cor$o del Sole $econdo la proportione dello stile, & dell’ ombra, da cui ogni maniera di Horologio $i può formare, & mi merauiglio a$$ai, che 60 i moderni, non habbiano ueduto il mirabile, & uniuer$al u$o di que$to Analemma, che $erue à tutte le $orte de horologi, come dimo$trerà dapoi fin tanto qui $otto e la tauola della declinatione del Sole, per laquale $i potrà di grado in grado $apere quãto declina il Sole dallo equinottiale andando per li $egni, accioche $apendo$i quanto è alto il Sole nell’ equinottio $u’l mezzo di, egli $i $appia $egnare $u’l meridiano i punti egual mente di$tanti da i raggi meridiani, quando il Sole è ne gli altri $egni, & que$to $pacio de picciolo cerchio, è detto monachus da i me$i, che egli di$$egna.

[0243]NONO. TAVOLA DELLA DECLINATIONE DEL SOLE. ## ### Montone. # ### Toro. # ### Gemelli. ## ### Bilancia. # ### Scorpione. # ### Sagittario. Gradi. # Gradi. Min. Sec. # Gradi. Min. Sec. # Gradi. Min. Sec. 0 # 0 # 0 # 0 # 11 # 30 # 1 # 20 # 12 # 1 1 # 0 # 23 # 22 # 11 # 51 # 3 # 20 # 42 # 16 2 # 0 # 47 # 41 # 12 # 11 # 10 # 20 # 36 # 30 3 # 1 # 11 # 8 # 12 # 32 # 19 # 20 # 48 # 30 4 # 1 # 35 # 24 # 12 # 53 # 19 # 21 # 0 # 0 5 # 1 # 55 # 31 # 13 # 1 # 1 # 21 # 11 # 1 6 # 2 # 24 # 7 # 13 # 33 # 10 # 21 # 21 # 16 7 # 2 # 47 # 7 # 13 # 53 # 5 # 21 # 32 # 1 8 # 3 # 10 # 9 # 14 # 12 # 8 # 21 # 41 # 32 9 # 3 # 34 # 21 # 14 # 32 # 0 # 21 # 51 # 16 10 # 3 # 58 # 13 # 14 # 51 # 4 # 22 # 0 # 0 11 # 4 # 21 # 18 # 15 # 9 # 8 # 22 # 8 # 7 12 # 4 # 45 # 15 # 15 # 28 # 14 # 22 # 13 # 3 13 # 5 # 8 # 6 # 15 # 46 # 37 # 22 # 24 # 22 14 # 5 # 32 # 6 # 16 # 5 # 1 # 22 # 32 # 9 15 # 5 # 55 # 24 # 16 # 22 # 14 # 22 # 39 # 9 16 # 6 # 18 # 14 # 16 # 40 # 5 # 22 # 45 # 31 17 # 6 # 41 # 29 # 16 # 57 # 27 # 22 # 51 # 38 18 # 7 # 4 # 3 # 17 # 14 # 3 # 22 # 57 # 29 19 # 7 # 27 # 15 # 17 # 30 # 24 # 22 # 2 # 1 20 # 7 # 50 # 16 # 17 # 47 # 7 # 23 # 7 # 2 21 # 8 # 12 # 11 # 18 # 3 # 0 # 23 # 11 # 6 22 # 8 # 35 # 16 # 18 # 18 # 13 # 23 # 15 # 7 23 # 8 # 57 # 46 # 18 # 34 # 6 # 23 # 18 # 15 24 # 9 # 20 # 1 # 18 # 49 # 9 # 23 # 21 # 16 25 # 9 # 4 # 0 # 19 # 18 # 2 # 23 # 24 # 7 26 # 10 # 42 # 4 # 19 # 3 # 4 # 23 # 26 # 9 27 # 10 # 25 # 20 # 19 # 32 # 7 # 23 # 27 # 25 28 # 10 # 47 # 17 # 19 # 45 # 39 # 23 # 39 # 2 29 # 11 # 8 # 5 # 10 # 59 # 10 # 23 # 29 # 20 30 # 11 # 30 # 1 # 20 # 12 # 1 # 23 # 30 # 0 ## ### Vergine. # ### Leone. # ### Cancro. ## ### Capricorno. # ### Acquario. # ### Pe$ce. A B Il Gnomone diui$o in noue parti. B T La Linea del piano. E A I L’Orizonte. Q P L’A$$e del Mondo. B N P Il Meridiano. H G Lacotomus. R C G Monacus, cioè il cerchio de i me$i. N A X F C. Il Raggio Equinottiale. K A T Il Raggio della Bruma. L A R Il Raggio del Solstitio. K O R Il Semidiametro del Sol$titio. L M G Il Semidiametro della Bruma. B T L’ombra Meridiana della Bruma. B C L’ombra Meridiana de l’ Equinottio. B R L’ombra Meridiana del Sol$titio. K e q F u parte della Itate acse o a 9 8 7 6 5 4 3 2 1 b h r mcridi p parte del verno m s lacoto x f g imonaco c linea del. piano t [0244]LIBRO

Egli $i legge, appre$$o Plinio, che Augusto all’ Obeli$co di campo Martio aggiun$e un’u$o mer auiglɩo$o, per pigliar l’ombre del Sole, & cono$cer le grandezze de i giorni, & delle notti, imperoche egli ui $te$e da piedi uno lastricato di pietra longo alla ragione de l’Obeli$co, con$ider ando quanto poteua e$$er longa la ombra Meridiana nel uerno, & $opra il la$iricato a trauer- $o, egli fece $tendere alcune linee di metallo, lequali mostrauano ogni dì la longhezza del giorno, & quanto calaua, perche quanto l’cmbra maridiana era minore dell’Obeli$co tanto piu il Sole $i alzaua, & con$eguentemente cre$ceuano i giorm, & quanto era maggiore Pombra meridiana, tanto minor’era il giorno, pero egli $egnaua appre$$o quelle lame di metallo i m me- ri del cre$cere, & del calare de i giorni, ne era questo per Horologio, percioche $e eglɩ haue$$e uoluto $egnar l’hore, $arebbe $tato nece$$ario la$tricare per molto $pacio d’intorno, e $tender$i ancho piu a$$aɩ, ri$petto alle longhezze delle ombre auanti, & dopo il mezzodì. Dice$i che Manlio aggiun$e alla $ommità dell’Obeli$co una palla d’oro dalla cui cima l’ombra in $e $te$$a $iraecoglie$$e, che diuer$i accre$cimenti mandaua dalla $ua estremità. Dice ancho Plinio, che gia trent anni dal $uo tempo la 10 ragione dell’ ombre non conueniua, delche egli ne ua inue$tigando la ragione, & qui ci $ono due co$e degne di auuertimento. Prima come fu$$e la palla di Mãlio aggiunta, & che effetto face$$e, dapoi perche cagione l’ombra non ri$ponde$$e.

obelisco gio@ no notte 11 8 <054> <041> 14 9 <045> <047> 13 10 <095> <049> <039> ♎ <050> <201> <377> <376> 8 15 20

Era l’Obeli$co di 116 piedi, & $e la palla era piu alta della Cima dell’Obeli$co non poteua restare la ragione dell’ ombra. Se in$erta nell’ Obeli$co di modo, che ella non auanza$$e l’Obeli$co, $e egli haueua for $e tanto leuato dell’ Obeli$co, quanto poteua e$$er la grandezza della palla egli poteua hauer gua$to l’Obeli$co, & faceua contra la religione, perche gli Obeli$chi erano $acri, & inuiolabili, ma $e Manlio hebbe tanta liber tà, certo egli gua$to l’Obeli$co à modo $uo, per ɩlche l’ombra poteua uariare. Ma che merauiglia $arebbe stata poi quella, degna di cognitio- ne, & d’un bel ingegno (come dice Plinio) certamente douemo con$iderare, & penetrare piu à dentro. Poniamo che Manlio habbia po$to la palla $opra l’Obeli$co, & che in tanta grandezza le gentinon s’habbiano accorto della uarietà dell’ombra per poca co$a in uero può e$$er che per li terremoti, et per le inõdationi quella gran mole dell’ Obeli$co $ia calata, tutto, che egli $i dica, che ella haue$$e tanto di fondamento $otto 30 terra, quanto era alzata di $opra, & per lo calare le genti s’habbiano accorto dell’ errore fatto prima, $timo che uera non $ia quella ragione, che dice il cor$o del Sole e$$er mutato, ò che la terra $ia mo$$a dal $uo centro, in qualche modo, perche per $imil cagione $aria mutata la ragione di tutti gli Horologi, che dalle ombre $i pigliano. Ma come quella palla raccoglie$$e l’ombre in $e ste$$a, et che dalla c@ma trahe$$e altri, & altri accre$cimenti, puo e$$er che Manilio po$taui la palla haue$$e $egnato ancho nel la$tricato altri accre$cimenti de igiorm, oltra quelli, che $i fanno di me$e in me$e, & fu$$e uenuto di dieci in dieci, ò di cinque in cinque giorni, ò per minore $pacio aggiugnendo à i $egni d’ Augu$to. ma chi e$ponera quello che dice Plinio, che egli haueua inte$o laragione dal capo humano? & che la palla raccoglɩeua l’ombra in $e $te$$a?

Dapoi, che co$i haueremo de$eritto, & dichiarito lo Analemma, ò per le linee del Verno, ò per le linee della State, ò per l’Equinottioli, ò per quelle, che uanno di me$e in me$e. Allhora le ragione delle hore $i deono di$$egnare da gli Analemmi, & in quel ca$o ci faranno $otto po$te molte uarietà, & maniere d’Horologi, & con tali arti$icio$e ragio- ni $eranno de$critte.

40

Non $olamente da i raggi Equinottiali $i puo cominciare à fare gli Analemmi, ma da qualunque altro raggio di cia$cun $egno; percioche, $e egli $i piglia il raggio e$tiuo, $i $a che’lraggɩo equinottiale, è lõtano da quello gradi 23{2/1}, et dallo Equinottiale il raggio del Verno é $imilm\~ete lonta no gradi 23 {2/1} pero $apendo la declinatione di ogni $egno, & d’ogni parte di $egno come dalla $oprapo$ta tauola $i comprende, $i può comin- ciare doue $i uuole, perche un raggio, che é cono$ciuto nel Meridiano, ci da ad intendere ogni altro raggio, & que$to è quello, che ha detto Vitr fin hora.

Ma di tutte le figure, & de$crittioni di tutte quelle uarietà, e un $olo effetto, cioe che il giorno Equinottiale, il Bruma le, & il Sole$titio $ia in dodoci parti eguali diui$o.

Se ɩl mezzo, che è l’Equinottiale, & gli e$trimi $eranno in dodɩci parti diui$i, & da uno e$tremo all’altro, cioe da un tropico all’ altro $eranno ti- rate le linee, che pas$ino per lo mezzo, cioe per lo Equinottiale tuttɩ i giorni dell’anno $eranno partiti in dodici hore, ò grandi, ò piccioli, che $iano, & que$to effetto $er à commune à tutte le $orti de Horologi, & qui $i uede, che gli antichi non u$auano altra $orte di hore, che le ine- 50 guali, ma noi $iamo per dimo$trare come que$to s’ɩntenda.

Lequal co$e non impaurito dalla pigritia ho preterme$$o, ma perche $criuendo molte co$e, io non offende$$e. Ma $olo da chi molte $orti dɩ Horologi, & molte de$crittioni $ono $tate ritrouate e$ponero, ne hora io po$$o ritrouare altre maniere da me, ne mi par, che io debbia u$urpare quelle de gli altri, & attribuirlemi Et pero io diro que$te co$e, che ci $ono $tate date, & da chi $iano $tate rittrouate.

Ecco la mode$tia grande di Vitr. ilquale, non come $i u$a à i dì no$tri, $i ue$te come Coruo delle piume de gli altri uccelli, ma mode$tamente rende gratie, & lode à gli inuentori delle co$e. Potemo uedere à di no$tri tanti Quadranti, tanti Bacculɩ, tante Anella, tanti Horologi, tanti Rag- gi, è tanti Strumentì, che gia le centenaia d’anni $ono $tati ritrouati, & pure ci $ono di quelli, che con argomenti, in $crɩttiom, & titoli, s’attri- bui$cono le inuentioni dì quelli, ò pare loro gran co$a hauergli lauorati all’ordɩnation d’altri, ò hauergli aggiunto qualche minuta co$a, ò per- che $tiano meglio appe$i, ò piu dritti ne i Perni, ò piu egualɩ, che $ono tutte co$e dɩ manouali, & non di Architetti. Hora ancho io e$ponero, 60 quello che da gli altriho imparato.

Tutti gli Horologi da Sole, che $i fanno deon$i pigliare da i loro Analemmi, cioe non prima $i $a un’Horologio, pur che non copia uno dall’ altro, che nõ $i con$ideri la ragione del cor$o del Sole, in tutto l’anno, & la proportione de i Gnomoni, & delle ombre, che fa il Sole in quella regio- ne, doue $i ha fare l’Horologio. De gli Horologi altri $ono fermi, ò $i fermano quando $i uogliono adoperare, e $tanno $empre in un $ito, altri $i mouono $econdo il cor$o del Sole, gli Anelli, i Quadranti, i Cilindri, le ritonde $operficie, & quello che con la ï$te$$a ragione ė fatto, $i mo uono. Mai Caui, i Conues$i, i Dritti, i Piani, i Torqueti, i Tronchi diuer$i, nece$$arɩo è che $tiano in un certo, & determinato $ito, altri driz zatɩ al mezzo dì, altri ad altre parti. Tutti quelli, che $i girano $i fanno con una $ola ragione pre$a dall’ altezza del Sole quottidiana d’hora in hora $econdo le eleuationi del Polo, perche (come ho detto) il Sole $i leua piu, e meno in una i$te$$a hora in diuer$i pae$i, doue $ono Ori- zonti diuer$i. Tutti gli Horologi, che stanno, $i fanno con due ragioni l’una è pre$a dall’ altezza del Sole d’hora in hora, come gli altri, l’al- tra dal giro, & da quegli archi, che fa il Sole d’hora in hora, imperoche non $olo il Sole s’alza $opra P Orizonte, ma alzando$i $i raggira, dal- 70 lo alzar $i uengono le longhezze delle ombre, & dal girar$i uegono gli $pat{ij}, che $ono da un’hora all’ altra, di que$tɩ giri ne i primi Horologi, cioe ne i mobili non è nece$$ario $aper la ragione, percioche quelli $trumenti $i girano col taglio loro, ò con lo $tile, ò con le mire uer$o il Sole: ma ne i $ermɩ bi$ogna auuertir à que$to grandemente. Tutti gli Horologi anchora conuengono in questo, che come ho detto le punte de gl@ stɩli s imaginano, che $iano nel centro della terra, & che gli $tili $iano drizzati $opra un piano che non è P Orizonte. Conuengono ancho per che tutti $i tranno da i cerchi della Sphera, cioe dallo Equinottiale, da ì tropici, dal Meridiano, dall’ Orizonte, dal Zodiaco. Quando adun- que ɩl Sole da nel centro, che è la punta dello stile, ò uer Gnomone manda i raggi $uoi nella $operficie oppo$ta della terra, $e quella $o- [0245]NONO. perficie ė piana fa uno effetto, $e caua un’ altro, $e curua un’ altra, $e dritta un’ altro, & co$i in qualunque $operficie, che cade il raggio $olare $i uede mirbile mutatione di effetti, iquali per ragione di pro$pettiua $i po$$ono diuinamente cono$cere, & dɩ$$egnare, & con alcum $trumenti fatti à que$to effetto chiar amente porre dɩnanzi à gli occhi. Conuengono ancho tutti gli Horologi, che tutte le linee delle hore $iano quali $i uoglia, ò dal Meriggie, ò dall’Occa$o, ò dall’Orto pigliate, tutte dico concorrono con i termini delle hore $ignate $u l’Equinottiale, & ogni Horologio ci mo$tra la quantita del giorno, il uero Meriggie con certi, & determinati termini, & $e $ono con il loro Analemmi de$critti, ci mo$trano ancho in che grado, & in che $egno $i troua il Sole. Ma hora uegnamo à Vitr.

CAP. IX. DELLA RAGIONE, ET VSO DE GLI HOROLOGI, ET DELLA LORO INVENTIONE, ET DE GLI INVENTORI. 10

EGLI $i dice, che Bero$o Caldeo ritrouò l’Horologio, che $i caua da un quadrato d’un Semicircolo, che $i $eruiua ad un clima $olo.

Que$to Horologio $i fa in que$to modo. Piglia$i dallo Analemma la linea Equinottiale, & $ia a c laqual $ia tagliata nel mezzo ad anguli gɩu$ti nel punto b. dalla linea detta Lacotomus quɩ $ia d.e, aquale con gli e$tremi $uoɩ dɩmo$tr a ɩ termɩ- nɩ de ɩ Tropichi. Siano ancho tirate due linee per gli e$tremi della linea Lacotomus, cɩoe ɩ Diametri de, i, Tropicɩ dello Analemma, f g. & h i. è tanto la Equinottiole, quanto i detti Diametri $ian tirate ɩn luogo. Oltra di que$to $ian tirate le altre lɩnee, che $ono i Semidiametri de gli altri $egni, cauate dal circolo detto Monachus, & co$i fin qui haueremo $ette linee paralelle, una dell’ Equinottiale nel mezzo, due de i Tropici $u glɩ e$tremi, & due per una parte, tra l’Equinottiale, & i Tropici, una del Toro, l’altra de i Gemelli, da una parte, & l’una dello Scorpione, & l’altra del Sagittario dall’altra, & la Equinottɩale $eruira al Montone, & alla Bɩlancia, quella del Toro alla Vergine, quella de’ Gemelli al Leone, quella dello Scorpione à Pe$ci, quella del Sagɩttario allo Acquario, ma cõ ordine con 20 trario, hauute que$te linee tratte dal circolo de i me$i, & hauuta la Meridiana tratta dalla lɩnea Lacotomus. Sapemo, che dalla Equinottiale al Tropico ci $ono 23 gradi è mezzo, di que$ti ne piglieremo nouanta, & ɩ riporteremo $opra lo Equinottiale, cɩoe 90 da una parte, & 90 dall’ altra della linea Meridiana, & que$te 90 parti da una banda diuideremo in $ei parti, cɩoe ogni 15 gradi faremo un $egno. & co$i dall’al- tra di modo, che l’Equinottiale $er à diuɩ$o in 12 parti eguali, che rappre$entano dodɩci hore. Similm\~ete diuideremo i Diametri de i Tropɩcɩ, ma in modo, che l’arco del Sole$titio $ia maggiore, & l’arco della Bruma minore, cioè quello, che auãza dell’arco dello Solstɩtio $opra l’Orɩzonte, $ia diuɩ$o in 12 parti eguali, & co$i quello, che auãza dell’ arco della Bruma $opra l’Orizonte $ia diui$o in 12 parti eguali, certo è che, le parti dell’ arco del Sol$titio auãzerãno le parti dell’ arco della Bruma, perche quello è maggior arco $opra l’Orizõte, che que$to, diuideremo adũque quest’ archi, ò gli Semidiametri in 12 parti proportionate, & $ei $erãno di quà, $eɩ dɩ là dalla linea Lacotomus, et quelle parti, che auanzerãno, de i Tropici, & dello Equinottiale oltra le dodici, $erãno taglɩate uia, & i punti delle diui$ioni in que$te tre linee paralelle, cioè dello Equinott a le, et de i Tropici $eranno congiunti con linee ordɩnatamente, di modo che’l primo punto dopo la Meridiana del Tropico del Solstɩtio $er à con 30 il primo $opra l’Equinottiale, & col primo $opra l’altro Tropico con una linea congiunti, & tutti i $econdi punti, & i terzi, & i quarti, & gli altri per ordɩne $eranno ɩn una i$te$$a linea, & co$i $eranno $egnate le hore dɩ$$egualɩ, fatto questo, eglɩ $i uolgera quella lametta, doue $e- ran di$$egnate que$te co$e, d’intorno ad una forma di colonna di modo, che lo Equɩnottɩale faccia un Semicircolo giu$to, certo è, che la linea del Sol$titɩo pa$$er à il Semicircolo, & la linea della Bruma $er à minore del Semicircolo: Piegata adunque è riuolta que$ta lametta, $i fara un qua- dretto per fetto di qualche materia atta à que$to, & in uno angulo de glɩ inferiori $i ponera il piede della $e$ta, & $i fara una quarta di circolo $opra un lato di e$$o quadrato, & dal piano doue ella comincia, $i cominciera à diuidere in parti 90, & la doue $er à l’altezza del Sole Meri- diana Equinottiale di quel clima, per lo quale è fatto l’Horologio $i fara un $egno, & à quello dal centro $i tirera una linea, & longo quella li- nea $i fara un taglio nel detto quadrato, che leuera di e$$o da una parte, & l’altra tanto quanto mo$trera quella linea, & co$i taglɩato quel quadrato, $e ui ponera $opra la lametta piegata e ritorta, appoggiata à quella $operficie, che rester a del taglio, & nel mezzo $i ponera lo $ti- le ad anguli dritti tanto longo, quanto è ɩl Semidiametro dello Equinottiale, & fornito l’Horologio uolendclo u$are, egli $i ponera uolto al Me 40 riggie con la linea Meridiana, & la punta dello $tile dimo$trera al Sole le hore, che dalla de$tra $opra uno e$tremo $i comincieranno à $egna- re da una fin à 12. & la $esta hora $era $u la Meridiana, & la Figura è la $ottopo$ta, con un’altra Figura, che per ornamento, e, bellezza ha- uemo fatto, dimo$trando come egli $i po$$a uariare, $eruando la regola, & la forma de gli Horologi. hauemo ancho $egnato le hore, che comin- ciano dal mezzodì, & di$tinte con i numeri, perche i numeri grandi dimo$trano le hore di$$eguali, i piccioli dimo$tr ano le hore Eguali.

b <041> <047> <049> 5 ♎ XI <201> 6 a <376> 7 X f 8 IX 9 VIII 10 11 VII d 12 b VI e 1 V 2 IIII 3 III 4 II g <377> <041> <050> 5 <039> 6 C I <042> <045> <054> l ♋ [0246]LIBRO

La Scapha, ò uero l’Hemi$pero trouò Ari$tarcho Samio.

Que$to Horologio $i fa ancho piu $acilmente. egli $i caua con gran diligenza una mezza palla giu$ta, nellaquale egli $i ha à di$$egnar l’Horo- logio, & l’orlo di e$$a $i diuide in 4 parti, & una di quelle in 90, prima in tre, poi cia$cuna in tre, & cia$cuna delle tre in due, & cia$cuna del le due in cinque, egli poi $i allarga la $e$ta una di quelle quarte, & $i pone il piedi della $e$ta in una, & $i fa nella concauita uno mezzo cir- colo, che comincia dal punto della uicina quarta alla destra, pa$$a per lo centro nel fondo, & peruiene alla $inistra $ull’orlo alla parte opposta, questa circonferenza rappre$enta la linea Meridiana. Stando poi la $e$ta co$i allargata, $i pone un piede d’e$$a $u l’orlo al punto della quar- ta uɩcina, & $i tira per la cõcauita all’altra parte oppo$ta un’altro Semicircolo, di modo che egli $i incroccia col primo nel $ondo, & questi duo archi parti$cono l’Hemi$pero in quattro parti eguali, & $i come il primo giro rappre$$entaua il Meridiano, co$i que$to rappre$enta dal Leuante al Ponente un Semicircolo uerticale, egli dapoi $i numera $opra l’orlo la eleuatione del Polo di Roma facendo l’Horologio per Roma, & dal principio della quarta $ull’orlo partita con un’altra $e$ta $i piglia dal punto di quella Eleuatione lo $pacio, che auanza $in al compimento 10 della quarta, dall’orlo per la concauità $i ripporta $ul meridiano, & iui fatto il centro, $i piglia la $esta prima co$i larga come era, & forma- to l’un piede $opra il detto punto $i fa un Semicircolo, ilquale rappre$enta la metà dell’Equinottiale, que$ti deue toccare à punto i punti del Leuante, & del Ponente, cioe le e$tremità del Semicircolo uerticale $u l’orlo, & pa$$ar per lo Meridiano, po$ta giu la $e$ta co$i allargata, $i piglier anno 23 gradi è mezzo $opra la quarta gia diui$a, e quello $pacio $i ripportera di $otto e di $opra di quel punto, doue l’Equinottiale ta- glia ɩl Meridiano, che tanto è la declinatione del Sole, & posto l’un piede nel centro dell’ Equinottiale, egli $i allarga $in all’uno de i punti $egna tɩ alla parte oppo$ta, & $i $a un’arco che dall’orlo della mezza palla, per lo Meridiano pa$$a nella concauita all’ altr a parte, & il $imile $i fa con l’altro punto, & quello arco che è di $otto dal punto Equinottiale, è l’arco del Sole$tɩtio, & quello che è di $opra è lo arco della Bruma, & co$i hauemo tre archi due e$tremi, & uno di mezzo, & nella concauità lo Analemma uiene da $e, perche la forma rappre$enta il giu$to. Similmente $i faranno gli altri archi pigliando la declinatione del Sole di cia$cun $egno, quella del Toro di gradi 11, è mezzo, quella de Ge- melli di gradi 20 minuti 12. & co$i il fine del Toro nel ritorno è il principio di Leone, & il principio del Toro è il fine di Leone, è il prɩnci- 20 pio di Vergine, il fine di Vergine, è il principio della Bilancia, il fine della Bilancia, è il principio dello Scorpione, il fine dello Scorpione, è il principio del Sagittario, ilqual termina nell’arco della Bruma, doue comincia il Capricorno, il cui termine è principio dello A cquario, & il fine di Acquario, è principio de Pe$ci, i quali terminano nella linea dello Equinottiale. Di$$egnate que$ti Paralelli di $egni da uno i$te$$o cen tro, $i parte l’arco Equinottiale in dodici parti equale, & co$i l’arco e$tiuo, & l’arco Brumale, & con la $e$ta allargata $i congiugnono i pun ti e$tremi con archi tɩrati, che pa$$ano per li punti Equinottiali, & co$i è di$$egnato l’Hemi$pero, ilquale $i deue collocare all’ u$o con la $ua li- nea Meridiana al Meriggie, & la parte $egnata e$$er deue oppo$ta al Sole, & nel Polo oppo$ito $opra il Meridiano deue e$$er lo stile longo co me è la metà del Diametro d’uno di que cɩrcoli maggiori, & la $ua punta deue e$$er di mezzo tra i punti del Leuante, & del Ponente à liuel- lo dell’Orizonte, cioè la doue chi tira$$e da i quattro princip{ij} delle quarte i fili s’incrocciarebbero nel mezzo $opra il tondo del Va$o, con la i$te$$a apritura della $e$ta allargata $i $egnano le altre hore, prima le 12 diui$ioni $opra l’Equinottiale $tãno $empre $erme, in ogni $orte di ho- re ma gli archi Tropici $i parti$cono in tante parti, quante $ono le hore de i loro giorni, à Roma il maggior di ė 15 hore, l’arco della $tate $i 30 partira in 15 parti, il minor dî e di hore noue, l’arco del Verno $i partira in noue parti, & co$i con gli archi delle hore $i legheranno 9 pun- ti, & $i $egneranno le hore, & lo i$te$$o modo $i far @ nella curua $operficie d’una palla, benche in que$to ca$o, io ui ueda una difficultà di por- re lo stile, perche per la ritondezza, non puo lo $tɩle gettar l’ombre per tutto $ia quanto grande $i uoglia, pero l’u$o di que$ti Horologi è de- bɩle, & fatto per istima, & non per dimo$tratione, que$to rappre$enta la circon$erenza conue$$a dello Hemi$pero, & queste co$e $on note à chi intende bene la sfera, & fu ritrouato dal mede$imo Ari$tarco Samio come dice Vitr. dicendo.

Il mede $imo ritrouò il Di$co nel piano.

Per fare commodamente que$ti Horologi bi$ogna hauere una $esta con i piedi incuruati in entro, percioche meglio abbraccia la ritondezza.

L’Aragna trouò Eudoxo Aftronomo, alcuni dicono Apollonio.

Gli Horologi, che $i ch@amano con que$ti nomi, che rappre$entano alcune co$e ò naturali, ò arteficiali come ė l’Aragna, il zocco, la naue, la foglia, i Torqueti, & molte altre maniere $econdo lequali noi hauemo fatto diuer$i Horologi in forma di uccelli, & d’altri animali, $i fanno 40 con le ragioni dell’ Eleuatione del Sole, della proportione dell’ombre, & de gli archi Orizontali, di que$ti Horologi gli Analemmi $ono al uol- go na$co$i, $i come $ono a$co$e le ruote, & ɩ contrape$i de gli $trumenti, ma $olo $iuede lo effetto di fuora merauɩglio$o. Però l’Aragna po- teua e$$er uno Horologio, che haue$$e le linee dell’hore attrauer$ate dai circoli, che dimostra$$ero l’altezze del Sole, $econdo la longhezza del- l’ombra ò l’altezza del Gnomone, la cui forma e po$ta nell’ Hemi$pero del Roias.

Il Plintho, ò uero il Lacunare, che è ancho nel circo Flamminio Scopa Siracu$ano.

Il Plintho era un zocco, ò tronco, nelqual $i poteua in diuer$e faccie fare diuer$i Horologi, de i qualɩ ne daremo i precetti poi.

Parmenione fece gli Horologi $econdo le relationi delle hi$torie.

Credo ɩo, che Parmenione $econdo le eleuationi del Polo in diuer$i pae$i hauute per relatione de $crittori accommoda$$e gli Horologi, la do- ue ancho.

Ad ogni clima Theodo$io, & Andrea fecero gli Horologi.

50

Quellɩ che erano fermi $i faceuano $econdo la eleuatione dello Equinottiale, percioche ogni Horologio fatto nella $operficie Equinottiale e parti- to in 24 parti eguali, & $i u$a alzando quella $operficìe $econdo, che $i leua lo Equinottiale $opra l’Orizonte nel pae$e, doue egli $i uole u$are, uoltandolo al mezzodi. Fanno$i ancho Horologi per ogni clima, che $i uoltano $ecodo il cor$o del Sole, come è quello di Gioanni Stabio, & quello dɩ Pietro Appiano, lo Analemma di quelli e lo i$te$$o di Vitr. con alcune aggiunte fatte dal Mustero, da Orontio, & da altri, ma ė co$a antica.

Patrocle trouò il Pelecino, Dioni$oporo il Cono, Apollonio la Faretra, & altre $orti trouarono, gli $opra$critti, & altri, come è il Gonarche, l’Engonato, & lo Antiboreo.

Pelecino è detto dalla forma di Secure, che io crederei, che fu$$er o gli horologi, che hanno $egnati i paralelli de i $egni, come $i uedra poi. il Cono è formato da una regola, che $i parte dal centro, & $i $tende nello Hemi$phero di $otto fino alle estreme declinationi de i Tropici, & le e$tremi tà di e$$o non terminano in alcuna oppo$ta $uperficie, può ancho e$$er il Trigono zodiaco de$critto dal Mun$tero. Ma quello, che dice Vitr. 60 Gonarche, Engonaton, & Antiboreo, pen$o io, che fu$$ero horologi, che haueuano ri$petto à qualche $egno cele$te, ò uero alle parti del Cie- lo, ò uero alla notte, che tutti pero $i pigliauano da i loro Analemmi.

Et co$i dalle maniere predette molti la$ciarono $critto, come $i haue$$ero à formare gli Hrologi da uiaggio, & che $tan- no appe$i, da i libri de i quali s’alcuno uorrà, purche egli $i $appia la de$crittione de gli Analemmi potra ritrouar- ne i di$$egni.

L’Horologio, che Compa$$o $i chiama, e di quelli che portan $eco i uiandanti, Gli Anelli, Cilindri, i quadranti, i circoli piani $ono di quelli, che $tanno appe$i, de iquali ne $ono pieni i libri de gli Horologigraphi. Et co$i fa fine Vitr. alla materia de gli Horologi da Sole, & e$pone gli inuentori, & le forme de glɩ horologi d’altra maniera. Noi di piu hauemo gli horologi da ruote, ò pennole, & quelli d’Arena, che $ono mir abi li quelli per lo ingegno dello Arti$icio, que$ti per la commodità, & facilità, ci $ono ancho horologi da fuoco, fatti con fuochi, che con$umano ogni hora tanto di stoppino, ci $ono ancho da acqua, de i quali parla Vitr. qui $otto. Ma noi da capo, $econdo che imparato hauemo, ripi- 70 gliando tutta la materia de gli horologi, e$poneremo i fondamenti di quelli, & gli Analemmi.

Imaginamo che la linea e i dello Analemmma $ia una $operficie piana $imilmente la linea a n, un’altra $operficie, & la linea dello $tile continuan- do dal centro a alla circonferenza del Meridiano $ia un’altra $uper$icie certo è che haueremo tre $operficie, una ci $erue per l’Orizonte, che è la e i. l’altra per la $oper$icie Equinottiale che è la a n. La terza per la $operficie uerticale, cioe per un muro dritto $opra l’Orizonte, ecco che que$te tre $operficie concorrono nel punto a. ilquale $e imaginamo che $ia una linea toccata da tutte tre quelle $operficie, imaginamo poi, che dodicɩ lɩnee circolari concorrendo tutto in due punti come Poli parti$chino tutte que$te circon$erenze in 24 parti, io dico, che que$ta [0247]NONO. imaginatione e il fondam\~eto di tutti gli horologi, & cirappre$enta il Cielo la terra, & tutte le diui$ioni, $ecõdo che il Sole d’hora in hora com parte gli $pat{ij} delle predette $operficie, e piani, ne i quali $i po$$ono formare tutti gli horologi, perche l’Orizonte ci da la $operficie piana, la dritta, ci da la $operficie delle torri, & de muri, doue $i fanno gli horologi, l’Equinottiale ci da una $operficie attrauer$ata, & leuata $econdo l’altezza dello Equinottiale, & i dodici circoli $ono per li partimenti delle 24 hore del giorno in cia$cuna $operficie, doue auuertir $i deue, che $e la $operficie Equinottiale e fatta mobile di modo, che la $i po$$a alzare, & abba$$are, $econdo diuer$e eleuationi, $opra e$$a $i fa l’horologio uniuer$ale, alza$i $opra una quarta di circolo diui$a in parti 90. & fermata in una di quelle parti, allaquale $i alza $econdo la eleuatione Me- ridiana del Sole Equinottiale, auuertendo quanto ella $i leua nel pae$e doue uolemo adoperar l’horologio. Que$ta $operficie (come ho detto) e $empre partita in 24 parti eguali di modo, che quanto al compartimento ella non $i muta mai, & ė la regola delle altre $operficie, lequali $o- no nella s$era dritta, da i predetti 12 circoli horar{ij} egualmente in partɩ 24 diui$i, ma $e gli Orizonti $ono obliqui tanto piu $ono quegli $pa- c{ij} di$$eguali, quanto piu le regioni s’allontanano dallo Equinottiale, & quella linea doue concorrono tutte le predette $operficie, e detta linea 10 della contingentia, ò linea del toccamento, ma che la $operficie Equinottiale $ia regola di tutte le diui$ioni dell’ altre $i uede in que$to modo. Faccia$i la quarta parte di un circolo, & $ia quella a b c. la linea a b. rappre$enta lo Orizonte, la linea a c. ɩl dritto a d. lo Equinottiale eleua to à 45 gradi $econdo la eleuatione di Venetia. K o f. lo a$$e del mondo che ad anguli dritti taglia lo Equinottiale. Que$to quadrante ci $er- uera à quel fondamento de gli horologi, che uolemo fare, in que$to modo, come dice il Munstero. Fa un cɩrcolo non molto grande, & con due dɩametri lo partir ai in quattro parti equali, $ia b t. ɩl diametro perpendiculare, & a q. il Diametro trauer$o, che taglia ad anguli giu$ti la li- nea b.t. partiraɩ la quarta q t. in $ei in $ei parti eguali con occulti punti, & pigliato lo $patio d’una parte con la $e$ta ripportela di quà, & di là dal punto t. benche io piglierei la di$tanza dal quadrato, quella che è dal centro a al punto o. & $ia $egnato, m dalla $inistra, & l. dalla de$tra, ɩl mede$imo $i fara di quà, & di là dal punto o. $egnando con le lettere k.n. è tɩrando dal l. al K. & dal m. all’n. due linee manife$te, paralelle al Diametro b t. Oltra di que$to partirai la quarta a t. in 90 parti, & numera la eleuatione dello Equinottiale dal punto a uer$o’lt. e tira una linea dritta dal centro c al $uo termine, & doue quella linea taglia la linea l K. ui imponerai la letterad. Simɩlmente numera dall’a uer- 20 $o il b. la eleuatione del Polo, & doue la linea tirata dal centro c, al termine della eleuatione del Polo taglia la linea l K. $egna e. Dapoi $opra il centro c fa un circolo, & lo partir ai in 24 parti eguali, & tira dal centro linee, che poi le pos$i leuare per quelle parti di quà, & di là alle linee m n. l K. e da cia$cun punto della linea m n. tira le linee delle hore ri$pondenti à i punti nella linea l K. Oltra di que$to doue il Diametro a q. taglia la linea l K. fa il punto f. doue taglia la linea m n. fa il punto h. quellɩ punti $ono delle dodici hore.

Et fatto que$to piglia lo $pacio c d, & posto il piede della $esta nel punto f. e$te$o c k a 90 80 o 70 f 60 50 d 45 40 30 20 b 10 9 5 4 c 8 7 6 t 90 80 70 60 l 7 m e 50 l’eguɩn. 45 40 30 8 7 6 20 4 5 6 7 8 d 9 8 10 9 10 10 9 10 11 11 11 a g f c 12 h 12 i q 1 1 1 2 2 2 3 3 4 e 3 4 5 5 8 7 6 6 4 45 ilpolo k 5 6 n l’altro uer$o l’a. far ai la nota g. benche quella di$tanza io la piglierei dal quadrãte dal centro a. al punto f. con $imile ragione trapporta lo $pacio c. e dallo huer$o’l q. & nell’ e$tremo fa il punto.i. et ancho que$to $pacio io lo piglierei dal quadrante dal c\~etro a al punto K. benche nella eleuatɩone di gradi 45 lo $pacio a K. $ia equa- le allo $pacio a f. perche i Diametri di due $uperficie, cioè della Orizõtale, & della 30 Verticale, $ono egualɩ, ilche non aduiene in minore, ò in maggiore eleuatione, Ti- ra poi una linea dritta per lo punto g. par alella alla linea l K. & co$i per lo punto i, tirerai un’altra lɩnea paralella alla m n. & fatto questo fa un circolo $opra il cen tro i, & un’altro $opra il centro g. di quella di$tanza, che è dallo i all’h. & dal g. all’f. & da gli $tes$i centri tira le linee à i pũti $egnati nelle linee K l. & m n. & nota i numeri delle hore come uedi nella figura dɩ$$egnata, & co$i hauerai due horologi, uno orizõtale, che é quel lo, che ha il centro g. & l’altro dal mu 40 ro, che è quello, che ha il centro i. & quello dal muro, nõ può hauer piu che dodici hore, perche il muro taglia il ue ro Leuante, & il uero Ponente, quan- do egli ė uolto al mezzodì, et il Sole la $tate na$ce nella quarta tra Leuãte, e Trãmontana, & $i corca nella quarta tra Ponente è trãmontana, & pero il re$tante dello horologio $i $egna nel- la facciata uolta alla Trammontana 50 che $ono alcune hore la mattina auan ti le $ei, & alcune la $era dopo le $ei, come dimo$tra la figura c. Ma quan- to hauemo detto delle tre $operficie, & de i circoli delle hore, & delle li- nee del toccamento che $ono K l. & m n. $i uede con i$perienza, quando $i mette al Sole drizzato al mezzo di un’horologio fatto con tutte tre le dette $operficie, imperoche l’ombra 60 d’un filo, che pas$i per tutti que cen- tri dimo$tra nella linea, doue quelle $o perficie concorrono i circolɩ horari, & que$to auuertim\~eto ce in$egna piu che le parole.

[0248]LIBRO

Maper de$criuere ì $egni del Zodiaco in que$ti horologi, bi$ogna formare uno Zodiaco Triangolare, che chi bene con$idera ė parte dello Ana- lemma di Vitr. imperoche egli $i fa un Semicircolo del Meridiano che ė a b c. diui$o in due parti eguali da una linea, che rappre$enta il rag- gio Equinottiale e b, & doue ella tocca la circonferenza dal punto b. $i piglia dalla de$tra, & dalla $ini$tra la maggior declinatione del Sole come dal b al g. & dal b all’f. & que$ti punti g. & f. $ono congiunti con una linea dritta, laquale è la linea detta Lacotomus, & doue quella taglia il raggio Equino@tiale nel punto h. $i fa centro, & allargata la $e$ta à i punti g. & f. $i fa il circolo detto Monachus. ilquale $i parte in dodici parti $econdo, che s’è detto di $opra, que$te parti di qu\.a, & dɩ là dal raggio Equinottiale $i legano con lɩnee occulte paralelle al det- to raggio, & la doue toccano la linea f. g. $i fanno i punti, da i quali poi al centro e. $i tirano le linee manifeste, che rappre$entano i rag- gi del Sole come nello Analemma. Il centro e rappre$enta il centro della terra, & il Diametro rappre$enta l’Orizonte, le linee tirate al centro, la doue $i allargano, $i ritirano alquanto piu in fuori del Semicircolo, per accommodarui i $egni, come $i uede nella figura.

10 Hore 8. Min. 34. Hore 12. Hore. 15 Min. 26. l a <377> ♐ ♒ <378> g <039> ♎ h c b <095> <049> <045> <047> f 60 <054> <041> 50 40 30 20 10 k o

Segnato il Zodiaco con i $uoi $egni, egli $i puo nel mede$imo Triangolo $egnare le longhezze de i giorni, & delle notti, ilche $i $a in que$to modo. Il raggio della State dimo$tra ɩl maggior di, pero in fine dɩ quello $egneremo in fine della linea del Cancro con numeri il maggior dì del no$tro pae$e, & alla eleuatione di quar antacinque gradi, e di hore quindici e minuti uinti$eɩ, & appre$$o il raggio della Bruma, nel fine la doue e $egnato il Capricorno $egneremo il minor dì, che è di hore otto minuti trentaquattro $u’lraggio Equɩnottiale $egneremo dodici, & 60 $opra glɩ altrɩ ragginel fine $egneremo le longhezze de gli altri giorni, uedendo per le tauole quanto $ono longhi, quando il Sole e in quelli $egni. Formato il detto Zodiaco $opra un piano dɩ metallo, ò di buon legno, $i riquadra quel piano come $i uede a c i K. ò uero egli $i ca- ua il triangolo $olo, & $i u$a in que$to modo. Dapoi formato, & di$$egnato l’Horologio $opra il muro. Acconcia que$to triangolo allo $tilo in modo, che’l Diametro a e c $ia col taglio longo lo stile, et col centro e $opra la punta, et la parte de i $egni $ia uolta al muro doue, e $egna to l’Horologio, poni poi un filo al centro e. & stendi quello $opra le linee di cia$cun $egno drittamente fino, che uenghi al muro, e co mincia $ulla Meridiana all’horologio à $egnare la doue ti conduce il filo in questo modo poni il filo $opra il raggio della State, $egna $o- pra l’hora $e$ta un punto, poi ua uolgendo il triangolo $tando il filo fermo $opra il detto raggio, & $egna $opra l’hora quinta un’altro punto, & uolgi il triangolo co$i col filo immobile, e $egna $opra l hora quarta un punto, & co$i ua di mano in mano $opra le linee delle ho- re facendo i punti uoltando il triangolo, & tenendo il filo dritto $opra il raggio E$tiuo, fornito di $egnare i punti $opra le dette linee delle hore, lega tutti quelli punti in una linea, & co$i hauerai $egnato il circolo E$tiuo $opra il muro, ilquale fara una linea piegata. Si- 70 milmente pom il filo $opra’l raggio Equinottɩale, & conducilo d’hora in hora al muro uolgendo il triangolo $econdo il bi$ogno, & fa i pun- ti come prɩma, & legali poi in$ieme, & co$i hauerai $egnato $ul muro l’Equinottiale, ilquale $empre fa una linea dritta, il $imɩle farai del raggio della Bruma, & de gli altri $egni, come prouando ti uerra fatto, auuertendo $empre, che il raggio Equinottiale del triango- lo $ia ad anguli giusti col Gnomone, perche il Gnomone rappre$enta l’A$$e del Mondo. Et co$i $i po$$ono $egnare, le longhezze de i giorni tirando da cia$cun raggio le linee dimo$tr atrɩci di quelle longhezze come prima, & quella for$e è la forma detta Pelecino troua- ta da Patrocle.

[0249]NONO. <041> <047> <049> ♎ <378> <376> 8 7 6 5 4 3 2 1 a e 12 a 11 10 9 8 7 6 5 4 <054> <045> <095> <039> <050> <377>

Da queste di$$egnationi $i po$$ono trarre molti Analemmi, & molte de$crittioni di Horologi. Fatto il Zodiaco triangolare al modo $oprapo$to ueniremo à i Zodiachɩ particolari, per fare gli horalogi Orizontali, & Verticali. Sia adunque il Zodiaco $opra il centro a la cui lɩnea di mezzo, che è lo raggio Equinottɩale, & $erue al Montone, & alla Bɩlancia $ia a g. dapoi taglierai la linea a g nel punto a con una dritta li- nea a h. dapoi piglia dal fondamento $opraposto lo $pacio d f. è po$to l’un piede della $e$ta nel punto a. & l’altr o uer$o lo h. farai il punto b. Si- milm\~ete piglia dal fondam\~eto lo $pacio c f. & posto un piede della $e$ta nel punto a. l’altro st\~eder ai uer$o il punto g. & $a nota c. di nouo poni un piede della $e$ta nel fondam\~eto nel punto c. e$t\~edi l’altro doue la linea della prima hora tocca la linea K l. & quello $pacio ripporta dallo a uer$o il g. facendo un punto $u la linea a g. di nouo piglia dal fondam\~eto lo $pacio dal c. al tagliam\~eto della linea K l. dell’hora $econda, & ripportelo 40 dallo a. uer$o il g. è $a un punto come prima, & co$i ripporter ai dal fondam\~eto tutti gli $pat{ij} delle altre hore, nella linea a g. finalmente po$ta la regola da una parte $opra il punto b. del tuo Zodiaco, & dall’ altra $opra il punto c. e tirata una linea al raggio Brumale del tuo Zodiaco, $criui 12. dapoi con la i$te$$a legge po$ta la regola $opra b. & $opra il punto, che $eguita il punto c. nella linea a g. tira una linea per l’ho- ra undecima, & il $imile farai con le linee delle altre hore, ma la linea dell’hora $e$ta è paralella alla linea a g. ma per l’hora quinta, e $e$ta piglia la di$tanza dell’hora $ettima, et otta- ua, & la longhezza dello $tilo e la linea e a. ti- b b a e e d c 12 11 10 4 5 6 7 8 9 <054> <095> <045> <039> <050> <077> <041> <047> <049> ♎ <044> <376> rata ad anguli dritti $opra la b c. & questo Zo- diaco ci $erue per l’horologio Orizontale, ma per l’horologio del muro farai un’altro Zodia- co pigliando dal fondamento la di$tanza e f. & 50 ponendola dallo a uer$o lo h. nel punto b. dapoi piglia la di$tanza h c e ponla dallo a uer$o g. & oue termina pom c. dapoi $tendi la $e$ta dal pun to c al punto dell’hora prima nel fondamento nel la linea m n. & trapporta quella di$tanza nella linea a g. $imɩlmente farai con le di$tanze delle altre hore come di $opra s’è detto, ma c’è questa distanza nel Zodiaco per lo muro, che non $i pa$$a l’hora $e$ta nel muro per la ragion ante- detta, & ancho ɩ $egni del Zodiaco murale uan- 60 no al contrario de i $egni del Zodiaco Orizon- tale, perche@doue è qui il Cancro, iui ė il Capri- corno, & co$i ua per ordine. Hor per $egnare l’horologio Orizontale con i dodici $egni, tira le linee delle hore (come ho detto di $opra) & doue la linea dell’hora duodecima, & la linea dell’hora $e$ta $i tagliano fa punto a. dapoi trapporta dal Zodiaco Orizontale le distanze de i parelelli de i $egni à questo modo piglia con la $e$ta la di$tan z a b d. & trapportela dal pnnto a nella linea 70 dell hora duodecima, & iui fa il punto. dapoi trapporta la distanza b. & della la linea della undecima hora $opra la linea del Cancro del Zo diaco trapportela dico alla linea dell’hora pri- ma, & undecima del tuo horologio, & co$i [0250]LIBRO trapporta tutte le di$tanze dalb. del Zodiaco alla linea del Cancro per ordine nelle linee delle hore del horologio. di$$egnato il Cancro di{$s}- gnerai con la i$te$$a ragione tutte le altre linee ripportando alle linee delle hore dell’horologio le di$tanze del punto b. & de i punti delle hore $opra gli altri $egni come hai fatto del Cancro, & co$i hauerai formato i paralelli de i $egni con mirabile giu$tezza. Ma la lmea Equinottɩa- le $i forma in que$to modo, piglia dal Zodiaco la distanz a b c. & portala dal punto à dello horologio $opra la linea delle 12. & fa un punto nal quale taglier ai ad anguli giu$ti la linea della 12 hora con una linea, laquale ti rappre$entera la linea Equinottiale. Il luogo del Gnomone $i tro ua à que$to modo, piglia dal zodiaco Orizontale lo $pacio dal b al c. & poni un piede al punto à dell’horologio, & l’altro nella linea dell hora 12. & ti mo$trera doue hai à poner il Gnomone, & quello, che detto hauemo dell’horologio Orizontale, $e intende ancho dell’horologio del mu- ro, ma bi$ogna trarre cɩa$cuno dal $uo propio zodiaco, & noi di $opra n’hauemo un’e$$empio. Ma per de$criuere un’horologɩo che <041> <047> 7 8 9 10 11 12 <049> a c ♎ b <044> <376> <197> guardag iusto à Leuante, & un’altro, che riguardi à Ponente, con ɩ $egni, bi$ogna apparecchiarli un zodiaco particolare, & $i fa à que$to modo. Fa 10 uno zodiaco (come s’è detto) di $opra, & la linea, che ri$ponde alla Equinottia le $ia a b. & l’a $ia come centro doue concorrino tutte le linee, & dal fonda- mento trapporta lo $pacio c f. nel zodiaco dallo a uer$o b. & $egna iu! ɩl pun- to c. trapporta ancho lo $pacio che è nel fondamento dal punto c. al punto del- l’hora undecima nella linea K l. al zodiaco dal punto a $opra la linea a b. & ɩl $imile farai di tutte l’altre hore del fondamento trapportandole $opra la linea a b. & facendo i punti $econdo quelle distanze,. Sopra i quali punti pa$$ar deono le linee ad anguli giu$ti con la linea a b. & tra $e paralelle, che pas$ino dalla linea del Cancro, alla linea del Capricorno, & co$i hauerai $ormato l’Analemma, ò zodiaco per gli horologi da Leuante, & da Ponente, & la fi- gura di que$to zodiaco e la pre$ente per fare adunque i predetti horologi. 20 Tira una linea longa attrauer$ata, & $opra quella ne cada una ad anguli gɩu- $ti da una parte appre$$o un capo, & un’altra $imilmente cada dall’aliro ca- po, dapoi piglia dal fondamento $oprapo$to la dɩ$tanza da f. uer$o l. al punto dell’hora uendecima, & trapportela di $opra, & di $otto da i punti doue le lɩ- nee $i tagliano nell’horologio, che dei fare. Similmente dal fondamento rip- porta la di$tanza dal f al punto della hora decima $opra la linea K l. al tuo ho- rologio dal detto punto del taglio di quà e di là $opra la linea perp\~ed colare, il $imile farai trapportando dal fondamento tutte le di$tanze dal punto f a i pun- ti delle hore $opra la linea K l. alla linea perpendicolare del tuo horologɩo, & 03 $egnati que punti, per es$i ad anguli dritti tirerai le linee paralelle alla linea attrauer$ata, & la linea, che prima attrauer$ata è la linea, che $erue all’hora $e$ta, & nell’horologio da Leuante le pros$ime linee $erueno all’hora qumta, & $ettima quella di $opra alla quinta, quella di $otto alla $ettima, ma nell’ho- rologio da Ponente quella di $opra $erue alla $ettima quella di $otto alla quinta, & co$i uanno $eguitando, lo $tile $i pone ad anguli giusti $u’l toccamento dell’hora $e$ta, & dell’Equinottiale, che $ono le due prime linee la attrauer $ata, & la perpendicolare, formato l’horologio pone- rai il zodiaco à que$to modo, piglia la di$tanza dal punto c. alla linea del Cancro nel zodiaco, & ripportela alla linea dell’hora $e$ta poncndo il piede nel toccamento della linea dell’hora $esta, & dell’Equinottiale, & l’altro nella destra $opra la detta linea nell’horologio da Leuante, & nella $ini$tra nel horologio da Ponente. Dipoi piglia la di$tanza nel zodiaco dell’hora undecima della linea dell’Equinottiale alla linea del Can cro, & riponela dal taglio dell’hora $ettima con l’Equinottiale, dalla destra, dell’horologio da Leuante, & dalla $ini$tra del horologio da Ponen 40 te, & co$i trapporterai dal zodiaco tutte le di$tanze delle hore, ne gli horologi, & finita la linea del Cancro, ripponerai la linea del Leone e della Vergine, & de gli altri $egni allo i$te$$o modo, & quello, che hauerai fatto de i $egni da una parte, lo faraidall’ altra uer$o il Capricorno. Continuando per longo con le lor linee i punti impres$i, e tratti dal zodiaco, la longhezza dello $tile $i piglia nel zodiaco triangolare dallo $pa cio, che è dallo a. al c. Et quì appre$$o $ono le figure. Posto hauemo gli horologi nel piano, nel muro, & nella $operficie Equinot- tiale, ci re$tano tre co$e da fare, Puna è la de$crittione de gli horologi, che $ono 11 <054> <041> <047> <095> orientale ♎ <039> <044> <050> <377> <376> $tilo <377> <376> <201> $tilo ♎ <039> occidentale <049> <045> <047> <045> <041> <054> 8 7 6 5 4 3 2 1 nel muro in altre facciate, che nel mezzo di, nel Leuante, & nel Ponente uero. L’altra la de$crittione de gli horologi, che hanno le hore, che cominciano dal tram- 50 mottar del Sole, & uanno per hore 24. fin all’ altro trammontar del Sole. La ter- za, la de$crittione di alcunihorologi, che $i mouono. Quanto al de$criuere gli ho rologi, che $ono in facciate, che declinano dal mezzo io dico, che la uia commoda, é quella de gli $trumenti, e $pecialm\~ete u$an do la mezza $phera, laquale noi hauemo de$critta di $opra. Que$ta $i fora ne i termini delle hore, & nelle inter$ecatio- 60 ni de i circoli delle hore, con i paralelli de i $egni, & per la punta del Gnomone, & per quelli fori $i guarda, ò $ul piano Ori- zontale, ò $ul piano Verticale, ò in qua- lonche altra $oper$icie, dapoi, che $i ha- uera giu$tata la mezza sfera al mezzodi con la $ua linea Meridiana, & che non pieghi piu in una parte, che in un’altra, & la doue $opra le oppo$te $operficie ri$pondera la uista, che pa$$a per lo centro, & per li $ori predetti $i faranno i $egni, ò punti, che termineranno le hore, ecco $e uuoi $opra un muro fare un’horologio, $ia in che facciata e$$er $i uoglia il muro, poni la mezza palla dal muro tanto di$co$ta, quanto uuoi longo lo $tile, & fa che la line a Meridiana della mezza palla $ia uolta al mezzodi, 70 & che la non pieghi à niuna parte, poi mira dal c\~etro, ò dalla punta dello $tile per lo foro fatto nel tropico del Cãcro $ul mezzodi, & la doue ti porta la ui$ta $ul muro fa un punto. & non uariando il $ito della mezza palla riguarda tuttauia per la punta dello $tile, & per lo foro fatto nel tropico del Capricorno $ul mezzodi, et la doue ti porta la ui$ta $ul muro fa un punto, & co$i hauerai due pũtimeridɩanɩ, l’uno $ul tropi- co del Cancro, l’altro $ul tropico del Capricorno, & que$ti congiugnerai con una linea, questa linea ti rappre$enta la linea Meridiana, per tutto l’anno quando $eràmezzodì, l’ombra della punta dello stile ti cadera $u quella lɩnea, quando poi uorraɩ $egnar l’hora prima dopo mezzodi $tando tuttauia fermo lo $trumento mira a per la punta dello $tile, & per lo foro fatto nel tropico del Cancro $ull’hora prima, & doue [0251]NONO. ti porta la uista $ul muro fa punto. & ua poi al $oro della hora prima $opra l’altro tropico, & guarda dou@ @@ ui$ta ti porta, come di $opra, & fa nota $ul muro, & lega quelli due punti con una linea, & co$i hauer ai lhora prima dopo mezzo dì per tutto l’anno. il $imile $arai di tut- te l’altre hore, & de i parallelli de i $egni, & quelli fori, che non rɩ$ponderanno al muro ti daranno ad intender, che quelle hore, che $ono $opra que fori, non $i po$$ono $egnare, & che nel Sole, ne l’ombra gli puo peruenire, & co$i hauerai $ormato, et di$$egnato l’horologio $opra il muro, & il $imile puoi fare $opra qualunque piano, & di tutte le $orti di hore, che $eranno $egnate $opra la mezza palla. Ma lo stile deue e$$er tanto grande, quanto è la distanza dal muro alla punta dello $tile, che è nella mezza palla. A que$ti $trumenti $i da una $ola eleuatione di po lo, & $ono fatti à po$ta per un pae$e. Ma noi ne hauemo fatto uno uniuer$ale, che $eruirebbe per far horologi fin $otto il polo, & l’u$o di e$$o è mirabile, & dimostra tutti gli effetti dell’ombre, & de i circoli horari, $erue per ogni orizonte, dimostra tutte le $orti delle hore, eguali, inegua li, dal mezzo dì, dalla mezza notte, dalla $era, dalla mattina, & da qualunque termine, che $i uole$$e cominciar à numerar le hore, perche ha i tropici mobili forati, & te$$uti di lɩuno con l’altro, che distinguono tutte le $orti delle hore, & $i moue ad ogni eleuatɩone dimo$trando 10 il cre$cere, & calar de igiorni, & ha de i circoli della Sphera, l’horizonte, il meridiano, i paralelli, & parte de gli horar{ij}. Ma noi de$cri- ueremo glɩ horologgi, che dimo$trano le hore dall’occa$o del Sole che è il modo Italiano. Alche fare è da auuertire à quello, che hauemo detto di $opra, che nõ $olanente il Sole $i alza à poco à fin’al mezzo dì, et uaria la longhezza delle ombre dɩ punto in pũto, et dopo ɩl mezzo dì s’abba$$a fin al trammontare con la iste$$a uarietà, ma anchora egli $i gɩra à torno, e getta l’ombre hora in un luogo, hora in un’altro: però per formare que$ti horologi è nece$$ario, che $i $appia quanto il Sole s’innalza d’hora in hora $opra il tuo orizonte. & di que$to $i fanno le tauole con le calculationi, ò con lo Astrolabio. dalla eleuatione del Sole $i $a la proportione dell’ ombra con il Gnomone, & à que$to ci $erue la tauola $otto posta. Enece$$ario ancho $apere quanto giro faccia il Sole d’hora in hora, & questi giri $i chiamano archi orɩzontali, che $o- no archi de circoli maggiori, che noi imaginamo pa$$ar $opra il punto del no$tro capo, per lo centro del Sole fin all’orizonte. Ecco l’e$$empio il Sole poniam ca$o $i leua giu$to à Leuante, alza$i un’hora, & in quell’hora camina uer$o il mezzo dì, imaginamo nel cielo un punto, che ci stia $opra la te$ta dalquale $ia tirata una linea circolare al Sole, che di gɩa un’hora ha girato, & quella linea cada $opra l’orizonte, certo è 20 che il punto doue quella lɩnea tocca l’orizonte, è lontano dal punto doue nacque il Sole per tanto $pacio, quello $pacio adunque, che è da un pun to all’ altro $i chiama arco orizontale. Camina $imilmente alzando$i il Sole un’ altra hora, $imilmente imaginamo, che dal punto, che ci$ta $o- pra $i parta una linea circolare, che pa{$s}iper lo centro del Sole, & cada $u l’orlo, ò labro dell’orizonte, quel punto è dɩ$tante dal punto del uero Leuante piu, che il punto della prima hora. quello $pacio adunque $i chiama arco orizontale, il $imile $i fa, & s’intende dɩ tutte le hore. Altri pigliano que$ti archi dal meridiano, ma è tutto uno. Que$to $i puo dare ad intendere à marinari per li uenti, Ecco à mezzo Marzo il Sole $i leua à Leuante, alle 12. hore, camina un’hora, & $i troua alle 13. uer$o Siroccho, tra Siroccho è Leuante, alle 14. $itroua poniam ca$o à Siroccho, & co$i di mano in mano, quegli $pac{ij} adunque, che $ono tra Leuante, & i uenti ò mezzanine, ò quarte che $iano, $i chiama- no archi orizontali iquali $i cominciano à numer are da Leuante à mezzo di, & da Ponente à mezzo di, & da Leuante à Trammontana, & da Ponente à trammontana partendo ogni quarta in 90. parti, Egli $i può fare ancho le tauole dellà latitudine, pigliando quelle di$tan- ze orizontali dal mezzo dì, & uedendo quanto cia$cuno di quellɩ circoli d’hora in hora é di$tante dal meridiano, & fa lo i$te$$o effetto, che 30 la tauola de gli archi orizontali pre$i dal punto del uero Leuante. Et niuna $orte di horologi è doue bi$ogni u$ar pɩu diligenza & ti- rar piu gɩu$te le linee, ma non $olo $i $e- TAVOLA DELLA ELEVATIONE DEI SO- LE ET DELLA LATITVDINE PER GRADI XLV. Altezza del Sole # in Cancro. ### ## Latitudine. # Hore. # Gradi. # Minuti. # Gradi. # Minuti. # Seconde. 9 # 3 # 55 # 119 # 47 # 8 10 # 13 # 40 # 109 # 47 # 34 11 # 23 # 50 # 100 # 7 # 13 12 # 34 # 30 # 90 # 0 # 0 13 # 45 # 0 # 78 # 26 # 10 14 # 55 # 0 # 63 # 35 # 0 15 # 63 # 15 # 42 # 27 # 5 16 # 67 # 55 # 10 # 30 # 31 ### Il mezzo dì Hore 16 Minuti 17 il Sole ### è alto Gradi 68 Minuti 30. 17 # 66 # 50 # 25 # 45 # 25 18 # 60 # 5 # 52 # 50 # 0 19 # 50 # 45 # 69 # 34 # 21 20 # 40 # 25 # 83 # 50 # 10 21 # 29 # 45 # 94 # 30 # 0 22 # 19 # 25 # 104 # 23 # 0 23 # 9 # 20 # 114 # 6 # 20 ### L’altezza del Sole ɩn Leone. Hore. # Gradi. # Minuti. 10 # 8 # 25 # 110 # 9 # 42 11 # 18 # 35 # 100 # 12 # 48 12 # 29 # 10 # 90 # 0 # 0 ### Il mezzo di Hore 16 Minuti 34 il Sole è alto Gradi 65 Minuti 12. ### L’altezza del Sole nel Montone. # ### L’altezza del Sole in Capricorno. Hore. # Gradi. # Minuti. # Hore. # Gradi. # Minuti. 13 23 # 10 # 30 # 16 # 4 # 45 14 22 # 20 # 40 # 17 # 12 # 5 15 21 # 30 # 0 # 18 # 17 # 30 16 20 # 37 # 45 # 19 # 20 # 35 17 19 # 43 # 5 # 20 # 21 # 5 18 45 # mezzo dì. # 21 # 19 # 10 ### Il mezzo dɩ in Capricorno Hore 19 Minuti # 22 # 14 # 35 ### 4’ alto Gradi 21 Minuti 30. # 23 # 8 gnano le hore dall’ occa$o alla Italiana, ma ancho le hore dal na$cimento alla Poema, & le hore ineguali all’ antica con le i$te$$e ragioni dell’ altezza del Sole, con la lon- ghezza dell’ ombre, & con la latitudine, ò con gli archi Orizontali, Ma oltra la ta- uola, io darò un modo e$pedito di trouar la lunghezza delle ombre $enza molta fa- 40 tica, doue $i uederà ancho la gran uirtu dello analemma po$to da Vitruuio, dal- quale io non $aprei dire qual maniera di horologio fu$$e, che non $i pote$$e cauare, però è da e$$er $empre con$ide- rato. per far adunque gli horologi, bi$o- gna hauere le predette con$iderationi, & $i fanno in que$to modo. Poniamo ca$o adunque che tu uogli $apere quanto $ia l’ombra, quando il Sole è leuato $opra l’o- 50 rizonte gradi 40. uedi nello analemma de- $critto di $opra di porre il punto della ele- uatione del Sole, come facesti perritroua reiraggi de i paralelli de i $egni, ma bi$o- gna drizzare il Gnomone $opra la linea del piano di quella grandezza, che uuoi. & tirare il $uo orizonte paralello alla li- nea del piano, & far quell’orizonte dia- metro de un $emicircolo, come $i fa nello analemma, & trouar nella quarta l’altez 60 za de gradi 40. & da quelli per la punta del Gnomone, che é il centro tirar alla li- nea del piano il raggio è pigliar la dɩ$tan- za dal piede del Gnomone fin al punto, doue il raggio tocca la linea del piano, è tanto $era l’ombra cau$ata dallo $tile, ma la tauola della eleuatione del Sole nelle hore è que$ta po$ta in$ieme, con la lati- tudine, & che $erue à gradi 45.

Fornita la tauola che fa al bɩ$ogno no$tro, fa 70 un circolo, & $ia quello a b c d. di con- ueniente grandezza. que$to partirai in quattro parti eguali con due diametri nu- mera dal punto b di qua & di la fin’a 120 gradi, ne i quali $ia diui$o una parte del $emicircolo b c d. & il $emicircolo b a d. [0252]LIBRO. $imilmente in 120 gradi non dico tutti i $emicircoli, ma ogni quarta $ia partita in 90 gradi come $i fa di questi diametri b d rappre$en- ta la linea meridiana, & a c. la linea dal uero Leuante al uero Ponente, & lo e $er à il centro, & ɩl luogo doue $i pone lo $tile, ò Gnomone, pi glia poi la grandezza dello $tile e ripportela dal centro e $u la meridiana al punto f. & per lo punto f. pa{$s}ɩ una linea paralella al dɩametro c a. que$ta uoglio, che rappre$enti la linea del piano, entra poi alla tauola $opraposta, & uedi quanta latitudine ha lbor a nona che è la pri- ma del giorno, quando il Sole è in Cancro, & trouer ai gradi 119. minuti 47. $econde 8. numer a que$ti dal punto b. uer$o il punto c. & doue terminano $a punto, poi numera la latitudine dellhora decima trouata nella tauola di gradi 109 mɩnuti 47 $econde 34. & da quel punto tira una linea occulta al centro e poi uedi nella tauola, che altezza ha il Sole nell’ hora decima, & trouerai gradi 13 minuti 40. piglier ai l’ombra à que$to modo, numer a nella quarta b c cominciando dal punto c. gradi 13. & minuti 40. & poni la regola $opra i detti gradi, & $opra il cen tro e. & guarda doue termina quella linea, $opra la linea del piano g fh. & dal punto di quel termine al punto f. prenderai la dɩ$tanza, che tanto $er à l’ombra, & quella dɩ$tanza ripporterai dal centro e $opra la linea occulta deli’ hora 10. & co$i hauer ai due punti uno nella circon 10 ferenza à gradi 119. minuti 47. $econde 8. & l’altro $u la linea dell’hora 10. uedi poi la latitudine dell’hora 11. & la trouerai nella tauola e$$er gradi 100 minuti 7. $econde 13 lontana dal meridiano. però numera dal punto b la detta di$tanza $opra la circonferenza, & di doue ter mina tira una linea occulta al punto e. piglia poi la longhezza dell’ ombra dalla tauola che è di gradi 23 minuti 50. & quella ripporta $opra la linea del piano, come hai fatto dell’hora decima, & prendi la distanza dal punto doue la termina al punto f. & quella ripporta dal centro e, $opra la linea occulta dell’hora undecima, & fa punto. & co$i farai di tutte l’hore del Cancro, doue ti uenɩr à un’ordɩne di punti, che continua ti in una linea rappre$enteranno il tropico del Cancro. & i princip{ij} delle hore del Cancro. tir a poi una linea par alella al diametro c a. tanto di$tante da quello, quanto è la longhezza e f. dello stile. & quella lɩnea ti rappre$enta l’equinottiale nella eleuatione di 45. gradi, & $ia quella t K doue $ul mezzo di tanto l’ombra dritta, quando la riuolta è pari al Gnomone, però in altre eleuationi bɩ$ogna pigliare la longhezza della ombra meridiana $econdo la $ua proportione. Tirata adunque la linea equinottiale guarda $opra la tauola quanto alto è il Sole la prima hora del dì de gli equinott{ij}, & trouerai le 13 il Sole e$$er alto gradi 10 minuti 30 piglia la longhezza dell’ ombra al $opradetto modo, & ripporti- 20 la dal centro e $opra la linea equinottiale, & fa punto, & dal punto delle 13 $opra il Cancro, al punto delle 13 $opra l’equinottiale tira una linea, laquale ancho allongherai piu oltra. Et que$ta $ar à la linea delle hore tredici piglia poi l’ altezza del Sole delle 14. & trouerai il Sole e$$er alto $u le 14. hore gradi 20 minuti 40, piglia la longhezza dell’ombra $opra la linea del piano (come s’ è detto) ripportela dal centro all’equinottiale, & $egna, & dal punto delle 14 del tropico del Cancro, al punto delle 14. dello equinottiale tir a una linea, & quella ancho allongherai piu oltre, & $ara la linea delle 14. ɩl $imile farai fɩn alle 18 la linea dellequali deue pa$$are $opra il taglio, che fa l’e quinottiale col me ridiano, perche al tempo de gli equinottÿ il mezzo di è à hore 18. ripporta poi gli iste{$s}i punti $egnatɩ $u l’equinottiale dapoi le hore 18 dall’ al tra parte con quella i$te$$a distanza, cioe quella di$tanza che è da le 17 alle 18. $ia dalle 18 alle 19. & quella, che dalle 16 alle 17 $ia dalle 19 alle 20. & co$i nel re$to, & tutti que$ti punti legher ai con i punti delle hore $egnate nel Cancro. il $imile far ai uolendo $egnare il tropico del capri corno, pigliando l’altezze del $ole d’hora in hora, & le longhezze delle ombre, & riportandole dal centro $opra cia$cuna linea corri$ponden te. & la ragione i$te$$a è de gli altri paralelli de i $egni, la cuɩ ragione, à quello che ti può ba$tare, $i piglier à dalla $opr apo$ta tauola, & co- $i $i fornir à l’horologio orizontale con le hore dall’ occa$o, & con le altezze del Sole, longhezze dell’ombre, & latitudine delle hore $i faran- 30 no gli altri horologi con le altre $orti delle hore. & la figur a di quanto detto hauemo, e qui $otto.

120 110 110 H A R 80 70 60 50 40 30 20 10 B 10 20 30 40 50 60 70 80 I G H 100 110 120 6 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 E F D [0253]DECIMO.

Io uoglio far auuertiti quelli, à iquali pareranno queste co$e difficɩli, che $e pen$eranno intender le bene, $enza farne la proua, $i potranno facil- m\~ete ingannare, ne bi$ogna dire, che $iano $critte difficilmente, perche in ogni e$perienza e dɩfficulta, doue non e $tato e$$ercitio, & uer amente io po$$o affermare d’hauerne inte$o, e questo molto piu facendo, & ɩ$perimentando, che leggendo, pure i principÿ $ono di grande un por- tanza. Ciresta à dimo$trare una $orte di horologio fatto in un piano circolare, & di quella $orte, che Vitr. chɩama Viatorɩ penfili, il- quale ci puo rappre$entare l’Aragna. Fa un circolo, ilqual partirai in quattro quadranti con due diametri, dentro del quale ne farai u’ al- tro tanto di$tante, che $i po$$an $egnar le hore. parti poi la metà d’un Semɩdiametro ɩn $ei parti eguali cominciando $otto la circon$@renza del circolo minore, & po$to il pɩede nel centro tirerai $econdo i punti di quelle diui$ioni tantɩ $emicircoli uno dentro l’altro, ma da una parte d’un Semicircolo ne farai cinque, dall’altra $ette, doue $ono i cinque ti hauer ai à $eruire per Ottobre, Nouembre, Decembre, & doue $o- no i $ette ti $eruɩrai per Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, perche cia$cun Semicɩrcolo ti $erue alli me$i, & alle metà de i me$i per ueder le hore, tira poi di quà, & di là dal diametro compartito una linea per parte paralella à quel dɩametro, accio- 10 che tra queste linee $i po$$ano notare, ò i me$i, ò i $egni celesti, partirai poi cia$cuna quarta in parti 90 cominciando da i capi dell’ altro diame- tro, che qui trauer $o nominamo, per $egnar adunque le hore piglia la tauola delle altezze del Sole, perche que$ta $ola $erue à glɩ horolo- gi mobili (come ho detto) & comincia dalle hore del Cancro, & uedi alle noue hore quanto e alto ɩl Sole, trouerai e$$er alto gradi quattro, poni adunque la regola nel centro, & nel grado quarto $egnato dalla $ini$tra $otto il diametro trauer$o, & fa punto in quel circolo, poi uedi $e le noue hore $i trouano in altro grado di Cancro, & trouerai che ancho alli 15. di Cancro $i po$$ono uedere le noue, pero guarda nel- la tauola quanto e alto il Sole alle noue hore quando ɩl Sole e in quindici di Cancro, & po$ta la regola $opra ɩl centro, & $opra ɩl grado nel- la eleuatione guarda doue ella taglia il terzo cerchio, & fa punto & uederai che il Sole è alto alle noue hore, quando e in quindici di Cancro, due gradi & 30 minuti, poi uederai dalla tauola, che quando e in uinticɩnque gradi di Cancro alle noue hore egli è alto 20. minuti $olamente, pero imagina che dal terzo cerchio al quario, che è ɩl principio del Leone $iano tanti cerchi, quanti gradɩ $ono da quindeci fin’ à trenta, & la doue ti pare, che $iano i uinticinque gradi di Cancro fa un punto pre$o $econdo l’altezza di uinti minuti, ponendo la regola come dɩ $opra 20 $ul centro, & $ul punto della eleuatione, & legherai tutti quelli punti fatti $opra que$ti circoli con una linea, que$ta cɩ $eruɩra alle nouc hore. uien poi alle dieci, & farai il $imile, & co$i alle 11 12 13. & al resto fin al mezzo di dalla quarta de$tra $otto ɩl diametro trauer$o per li me$i, ò $egni $egnati al $uo luogo, co$i $arai nella quarta $in: $tra $otto ɩl trauer$o per le hore dopo’l mezzo di per lo tempo, che’l Sole sta in que $egni. poi ti uolta à gli altri $emicir coli di $opra ɩl diametro trauer$o, & da una quarta $egner ai le hore auanti mezzo dɩ, & dal- l’altra le hore dopo mezzo di con la i$te{$s}a regola, & co$i nel centro dell’ Horologio ui ponerai un pironcino di mediocre grandezza ad an- guli dritti, ilquale con la cima $ua uoltando l’Horologio col taglio uer$o ɩl Sole tɩ mo$trera le hore cia$cune ne i $uoi circoli, auuertendo che $i fanno due fori uno per capo del diametro perpendicolare, per liquali $i tiene con un filo $o$pe$o l’Horologio, & quando uoi u$arlo bi$o- gna che la parte di quei $emircoli, che $eruono à i $egni ne iquali e ɩl Sole in quel tempo, che u$i l’ Horologio, $ia al dɩ $otto. Ma noi ne ha- uemo di$$egnato uno come dimo$tra la $ottopo$ta figura ɩn due $emicircoli di$tinti, iqualɩ rappre$entano due faccie, ò due $uperficie una da dritto, & l’altra dal riuer$cio, per piu commodità, & gli hauemo fatti egualɩ con $eɩ $egnɩ per parte, pure con la i$te$$a regola, & gli ha- 30 uemo aggiunto alcuni $emicircoli doue $ono i $egni, & ɩ gradi loro, con i me$i è gɩorni loro, accioche di giorno in gɩorno $i cono$ca in che grado, & in che $egno $ia il sole, & tanto $ia detto nella materia de gli Horologi, de iqualɩ hoggidi ne $ono pieni tutti i libri, ma que$ta ulti- ma $orte di Horologɩ, e co$a gro$$a, non dipende da analemma alcuno, & è fatta da huomini, che hanno hauuto piu pre$to buon di$cor$o, che $cienza, $erue pero al bi$ogno, & io ueduto, che n’hebbi uno molto antico $enza molto pen$arm $opra, trouai la $ua ragione, benche altri per lo guadagno tenghino in riputatione queste baglie, & $i uad. no auantando d’hauerli rittrouati. Hora è tempo che $i ruorne à Vitr.

auɩ\’m biems 27 22 21 20 @@ 16 17 16 15 14 13 15 3 0 15 3 1 15 3 0 15 3 1 15 3 1 15 2 8 10 20 3 0 10 203 0 10 20 3 0 10 20 3 0 10 20 3 0 10 20 30 uer æ$tas 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 15 3 1 15 3 0 15 3 1 15 3 0 15 3 1 15 3 1 10 20 3 0 10 20 3 11 20 20 3 0 10 20 3 0 10 20 3 0 10 20

Oltra di que$to da gli $tes$i $crittori $i $ono cercate le ragioni de gli Horologi d’acqua, & primamente da Cte$ibio Alef- 60 $andrino, ilquale trouò gli $piriti naturali, & le co$e da uento. Ma è co$a degna, che gli $tudio$i cono$chino come que$te co$e $iano $tate inue$tigate, & cercate. Cte$ibio nacque in A le$landria, & fu figlinolo d’un Barbieri, e$$en- do que$to eccellente oltra gli altri d’indu$tria, &d’ingegno, dice$i che $i dilettaua grandemente di co$e artificio$e. Imperoche uolendo, che nella bottega di $uo padre, uno $pecchio pende$$e in modo, che quando egli fu$le trat- to fuori, & ritorna$$e in$u fu$$e una cordicella $ottɩle a$co$a, che tira$$e il pe$o aba$$o, co$i fece l’ordegno. Egli con- fɩcco $otto un traue un canale di legno, & in quel luogo ui po$e le taglie. ò girelle, che $i dichiuo, & per lo canale condu$$e la cordicella picciola in un’angulo, iui fece le canne per lequali dalla cordicella mãdò giu una palla di piom bo, dalche nacque, che il pe$o andando all’ingiu per le $trettezze delle canne premeua con la uelocita del calare la den $ita dello aere, e $cacciando per la bocca delle canne la frequentia dello aere ra$$odata per quella compres$ione, nello aperto aere, & col toccamento, ò perco$$a e$primena chiaramente il $uono.

Era uno ruotolo nelquale erano inuolte due cordicelle per un uer$o, ɩ capi delle quali pendeuano da una parte, & all’uno de capi era appe$o lo 70 $pecchɩo, all’ altro non era a@tacato altro, ma egli $i la$ciaua per tirare e uoltare il ruotolo, tɩrando adunque è $uolgendo$i ɩl ruotolo, ancho lo $pecchɩo pe$ando tiraua, e $uolgeua l’altro capo co$i ueniua giu, ma la$ciando il capo il ruotolo $i ruolgeua, & inuoltaua le cordicelle, e co$i [0254]LIBRO il pe$o andaua allo in$u, ma come que$to $i pote$$e fare, io dico che nel mezzo del ruotolo era un’altra cordicella auuolta al contrario delle due, allaquale era attaccato un pe$o, ilquale pe$ando piu dello $pecchio quando $i rila$ciaua il capo della cordicella, il pe$o che era prɩma $alito ca- laua à ba$$o, perche la $ua cordicella $i $uolgeua, & lo $pecchio $alɩua, perche la $ua cordicella s’inuolgeua. La cordicella adunque del che te- neua il pe$o, era condotta na$co$amente per un canale di legno ad un’angulo della bottega, & il pe$o era in una tromba a$$aggiato di modo che calando giu premeua lo aere nella tromba, & l’aere oppre$$o u$ciua con impeto, & faceua $onare la tromba.

Hauendo adunque Cte$ibio auuertito, che dal tirare, & dallo $cacciare dello aere na$ceuano gli $piriti, & le uoci, u$ando que$ti auuertimenti come princip{ij} fu il primo, che ordina$$e le machine Hidrauliche, & le e$pres$ioni delle acque da $e mouenti$i, & le machine tratte dalla ragione del dritto, & del circolar mouimento, & molte altre $orte di gen- tilezze, tra lequali egli e$plicò gli apparecchi de gli horologi d’acqua.

Faceua Cte$ibio molte belle co$e mo$$o da que principÿ, che glɩ mo$trò for $e il ca$o, perche uedendo, che lo aere $cacciato, & depre$$o con $uono, & 10 rumore u$ciua dalle trombe in luogo aperto, egli con l’acque rinchiu$e, & che non poteuano re$pirare, faceua le machɩne, et le co$e, che da $e $i moueuano che automata $i chiamano, & glɩ horologi d’acqua, & rappre$entaua le uoci de gli uccelli, inalzaua l’acque, $primeua diuer$i liquo- ri da una bocca $ola di ua$o, & in proportione mandaua fuorii liquori, & faceua ancho de glɩ Organi.

Primieramente Cte$ibio fece uno cauo d’oro, ò d’una gemma forata, perche quelle co$e ne $i con$umano per la perco$ $a dell’acqua, ne riceuono bruttezze, che le otturino. Et per quel cauo influendo l’acqua egualmente $ollieua un $ec chiello riuer$cio. Phello, ò Timpano nominato, nelqual è po$ta una regola, & un Timpano, che $i uolta cõ d\~eti egua li, que$ti dentelli $pignendo l’uno l’altro fanno fare certi piccioli mouimenti, & riuolgimenti, $imilmente ci $ono ancho altre regole, & altri Timpani dentati allo i$te$$o modo, che da un mouim\~eto forzati uoltando$i fanno effetti, & diuer$ità di mouimenti, ne i quali $i mouono le figurine, $i uoltano le mete, $i tirano pietruccie, ouero oua. $uona- no le trombe, & $i fanno altre co$e per bellezza oltra il propo$ito. In que$te machine ancho ouero in una colonna, 20 ouero in un pila$tro $i de$criuono le hore, lequali una figurina u$cendo dal ba$$o de una uerga dimo$tra per tutto il giorno, & l’aggiunta, ò la leuata de i cunei ogni di, & ogni me$e forza à far le breuità, e longhezze delle hore, Ma il rin chiuder dell’acque, accioche $i t\~eprino que$ti $trumenti $i fa in que$to modo. Si fanno due mete una $oda, & una có- caua fatte al torno di modo, che una po$$a entrar nell’altra, & con la i$te$$a regola lo allargar$i, & lo $trigner$i di quel le mete faccia il cor$o dell’acqua, che uiene in que ua$i ò gagliardo, ò debile. Co$i con que$te ragioni, & machinatio. ni $i compongono gli horologi all’u$o del uerno. Ma $e per l’aggiunta, per lo leuare de i cunei, non $aranno approua te le breuità, ò gli accre$cimentr de i giorni, perche $pe$$o i cunei $ono diffetto$i, egli bi$ognerà sbrigar$i in que$to mo do. Egli $i de$criuerà attrauer$o d’una colonnella le hore pre$e dallo analemma, è fondamento loro, & $i conficche- ranno nella colonella le linee de i me$i, facendo$i quella colonnella in modo, che ella $i po$$a girare, acccioche uol- gendo$i la colonna continuamente alla figurina & alla nerga, dellaqual uerga la figurina u$cendo dimo$tra l’hore, 30 faccia le breuità, & gli accre$cimenti dellhore $econdo cia$cun me$e. Fanno$i ancho gli horologi del uerno, che det- ti $ono Anaporici, d’un’altra $orte. Et $i fanno con que$te ragioni. Si di$pongono le hore di uerge di rame dal cen- tro nella fronte di$po$te dalla de$crittione della analemma, in quella de$crittione $ono circondati i circoli, che termi- nano gli $pac{ij} de i me$i. Drieto que$te uirgule, $ia po$to un Timpano, nelquale $ia de$critto, & dipinto il cielo, et il circolo de i $egni, & la de$crittione di quel circolo $ia figurata da i dodici $egni cele$ti, dal cui centro è formato lo $pa- tio di cia$cun $egno, uno maggiore, l’altro minore, Ma dalla parte di dietro à mezzo il Timpano è inclu$o e $errato un perno, che $i gira, & in quell’a$$e è una catena molle di rame in uolta, dallaqual pende da una parte un $ecchiel- lo, Phellos, ò Timpano, che $i dica, ilquale è alzato dall’acqua, dall’altra di egual pe$o del $ecchiello e una $accoma di $aorna. Co$i quanto il $ecchiello $erà $olleuato dall’acqua, tanto abba$lando$i il contrape$o uolgerà il perno, & il perno uolterà il Timpano, il cui giro fa alcuna uolta, che maggior parte del circolo de i $egni, alcuna uolta mi 40 nor nelle riuolutioni $ue $ian à $uoi tempi di$$egnate le propietà delle hore, perche in ogni $egno $ono i caui per- fetti del numero de i giorni di cia$cun me$e, la cui bolla, che ne gli horologi pare che tenga la imagine del Sole, di- mo$tra gli $pac{ij} delle hore, quella bolla trapportata di foro in foro fa il cor$o $uo del me$e compiuto. Adunque $i come il Sole andando per lo $pacio de i $egni allarga & ri$trigne i giorni, & l’hore. co$i la bolla ne gli horologi per li punti contra il giro del centro del Timpano ogni giorno quando è trapportata in alcuni tempi in piu larghi in al- cuni in piu $tretti $pac{ij} con i termini de i me$i fa le imagini delle hore, & de i giorni. Ma per la admini$tratione del l’acqua, in che modo ella $i tempri alla ragione, co$i bi$ogna fare. Drieto alla fronte dell’horologio $ia po$to di den- tro un ca$tello, ò con$erua d’acqua, nelquale per una canna uadi l’acqua, que$ti nel fondo habbia un cauo, & à quello $ia affitto un Timpano di rame, che habbia un foro, per lo quale uentri l’acqua, che uiene dal ca$tello, & in quello $ia un timpano minore fatto con i cardini al torno con ma$chio, è femina tra $e con$tretti di modo, che il timpano mino 50 re come un manico girando$i nel maggiore uada a$$ettato, & dolcemente. Ma il labro del Timpano maggiore $ia $e- gnato con 365 punti egualment te di$tanti uno dall’altro, ma il minor cerchiello nell’ultima $ua circonferenza habbia fitto una lenguella, la cui cima $i drizzi uer$o la parte de i punti, & in quel cerchiello $ia temprato un $oro da quel- la parte doue l’acqua in flui$ce nel Timpano, & con$erua l’admini$tratione. quando adunque nel labro del Timpa- no maggiore $eran le forme de i $egni cele$ti, $ia quello immobile, & nella $ommità habbia formato il $egno del Can cro. al perp\~edicolo delquale, da ba$$o $ia il Capricorno, dalla de$tra di chi guarda la Bilãcia, dalla $ini$tra il $egno del Montone, & co$i gli altri $egni tra gli $pac{ij} loro $iano di$$egnati al modo, che $i uedono in cielo: Adunque quando il Sole ferà nel cerchiello del Capricorno, la lenguella nella parte del maggior Timpano toccando ogni di cia$cuno punto del Capricorno hauendo il gran pe$o dell’acqua corrente à piombo uelocemente per lo foro del cerchiello lo $caccierà al ua$o, allhora quello riceuendo quell’acqua (perche pre$to $i empie) abbreuia, & contragge gli $pat{ij} mi- 60 nori de i giorni & delle hore. Ma quando col quottidiano girare la lenguella nel Timpano maggiore entra nello Ac quario il foro uiene à perpendicolo, & per lo cor$o gagliardo dell’acqua è forzata piu tardamente mandarla fuori, co $i con quanto men ueloce cor$o il ua$o riceue l’acqua egli dilata gli $pac{ij} delle hore. ma $alendo per li punti d’Ac- quario, & di Pe$ci come per gradi il foro del cerchiello toccando l’ottaua parte del Montone pre$ta l’hore equinot- tiali all’acqua temprata, che $ale. Ma dal Montone per gli $pac{ij} del Toro, & de Gemellɩ $alendo à gli altri punti dcl Cancro andando per lo foro ò Timpano della ottaua parte, & da quello tornando in altezza, $i debilita di forze & co $i piu tardamente u$cendo l’acqua allonga gli $pac{ij} con la dimora, Et fa le hore $ol$titiali nel $egno del Cancro.

Vuole Vitr. che gli Equinottÿ, & i Sol$titÿ, $i facciano in otto gradi de i lor $egni, & comincia l’anno quando il Sol entra in Capricorno.

Ma quando egli inclina dal Cancro, & ua per Leone, & Vergine, ritornando à i punti della ottaua parte della Bilancia, & di grado in grado abbreuiando gli $pac{ij}, egli acorza le hore, & co$i peruen endo à i punti della Bilancia, di no- 70 uo rende l’hore equinottiali. Ma per gli $pac{ij} dello Scorpione, & del Sagittario piu procliuamente deprimendo $i il foro ritornando col girar$i alla ottaua parte del Capricorno con la celerità dell’acqua, che $ale e re$tituito alle breuità delle hore brumali. Quanto piu commodamente ho potuto, io ho con diligenza $critto, che ragioni $iano nelle de$crittioni de gli horologi, & de gli apparati loro, accioche ageuolmente $i pos$ino u$are. Re$ta che 10 di$corra $opra le machine, e princip{ij} loro, & però io cominciero à $criuere di que$te co$e nel $eguente uolume, accioche $ia perfetto, & finito il corpo emendato dell’ Architettura.

[0255]NONO.

Molte belle inuentioni $ono $tate quelle di Cte$ibio, & uole$$e Iddio, che il tempo non ce le haue$$e rubbate. Noi e$poneremo la mente di Vitr. con quella facilità, è breuità, che $i puo in co$e tanto difficili. Lo analemma de$critto di $opra $er à il modulo del no$tro horologio. piglia adun que la line a lacotomus bg. & quella $ia il dɩametro d’una colonella fatta giustamente al torno, il circolo de i me$i r.c.g. $er à la circonferen- za della colonella. que$to diuider ai in 22 parti eguali nell’ ultima $ua cɩrconferenza $opra la te$ta della colonella. & da cia$cun punto della di uɩ$ione la$cier ai cader à piombo longo la colonnella le linee fin’all’ altra te$ta, queste diuiderano lo $tipite della colonella in dodici parti eguali deputate à gli $pac{ij} de i dodici $egni. una di quelle linee, che cader à dalla te$ta della linea lacotomus $eruir à al principio del Cancro, l’altra, che cader à dall’ altra parte $eruɩr à al principio del Capricorno. tir ata poi una linea $opra la te$ta della colonnella in croce alla linea lacoto- mus una di quella linea, che cader à dall’ una delle te$te ci $eruir à al principio del Montone, l’altra al principio della Bilanza. ma le altre linee, che caderanno da gli altri punti ci $eruiranno à i principÿ de gli altri me$i, come fanno le linee tirate ne i Cilindri. Di$$egnerai anco uolendo di grado in grado le lɩnee per ogni $egno al modo $opra po$to, piglia poi dallo anal\~ema lo $pacio che è dallo a al n. $opra l’equinottiale & quello 10 dɩuider ai in dodici parti eguali, ɩl $imile farai dello $pacio dallo a al x. & quelle parti $iano trapportate nella colonnella $opra le linee del Mon tone, & della Bilancia. $imilmente piglia dallo analemma lo $pacio che é da y al K. & dallo $ al g. che è quello iste$$o e partirailo in 12 parti eguali, & quelle trapporterai dallo analemma alle linee del Cancro, & del Capricorno nella colonnella, ma quelle del Cancro comincierai à $egnar dal ba$$o, & anderai all’in$u. & quelle del Capricorno $egnerai al contrario dal di$opra al ba$$o. il $imile farai tirando nello analem- mairaggi de glɩ altri $egni, & quella parte de i diametri, che $er à $opra l’orizonte e a i. partirai in dodici parti, & quelle trapportera@ nelia colonnella alle $ue propɩe linee. $imɩlmente il re$tante de i dɩametri $otto l’orizonte partir ai in dodici parti, & quelli trapporter ai, come le al- tre nella colonnella, & tutti quellɩ punti delle diui$ioni fatte legherai con lɩnee, que$te linee $eranno le linee delle hore cre$centi per ordine, & $cemanti $econdo ɩl cor$o del Sole. però le aggiugnerai i loro numeri di $otto. & i caratteri, ò le figure de i $egni cele$ti, al $uo luogo, come $i fa ne i Cilindri. Drizzerai que$ta colonnella $opra un piano, & con un perno nel mezzo centro dal ba$$o la poner ai in un, foro di modo, che la $i po$$a girare, ma prima circonder ai il piede della colonna con un cerchiello dentato à torno di 360 denti accioche $tando la colonna dritta 20 una ruota posta in piano dentata $imilmente ogni giorno faccia, che la colonnella $i moua un grado, ma la ruota piana $era mo$$a da un’altra ruota pur ɩn pɩano da un dentello, che ne l’uno de capi del $uo perno $i pone, & que$ta ruota è gir ata da un’altra con pari denti, ma po- $ta in coltello & è dentata in fronte, tal che ognuna di loro girerà una uolta il giorno, $econdo che $i mouerà il $uo perno, ilqual perno hauen- do inuolta una fune dall’uno de i $uoɩ capi hauera un $ecchiello riuer$cio, & dall’altra un contrape$o di pe$o eguale. Ma ɩl $ecchiello $er à in un ua$o, nelquale u’entrerà l’acqua, che cader à giu da un’altro ua$o, & co$i montando l’acqua, $i $olleuer à il $ecchiello, & il contrape$o far à girar il perno, il perno girerà ɩl Timpano ò la ruot@ in coltello, & quella in coltello mouerà la ruota posta in piano, laquale con lo dentel- lo, che hauer à in capo del $uo perno, dar à il mouimento à quella, che ogni gɩorno mouer à la colonnella un grado, & co$i in capo l’anno la colon nella hauer à fatto un giro. Ma per duno$trar le hore, egli bɩ$ogna temperar l’acqua in que$to modo.

Fa tornire due Mete ò coni di rame con diligenza, una dellequalɩ $i far à uota, & $er à come femina, laquale nella $ua punta hauer à un foro $ottile fatto in un cauetto d’oro, ò d’una Gemma, l’altra Meta $er à $oda, & come ma$chio entrera nella femina, & hauer à attacca a una regola 30 dritta nel mezzo dalla parte piu gro$$a, laquale bauerà nel mezzo per longo una apritura, nella qual apritura, hanno ad entr ar alcuni cu nei maggiori, ò minori $econdo ɩl bi$ogno della car catura, ò tempra dell’ acqua. Et la femina $ia accommodata in un ordimento, ò telaro di le- gname, come nella $igura $i uede; & la regola, ò manico del ma$colo $ia retto, & gouernato da due registri, et cunei come il dɩ$$egno d@nostra. Siano po$te que$te Mete in modo, che dal di $opra da un ua$o, che Vɩtr. chiama ca$tello, ui cada l’acqua dentro, io dico, che $el ma$chio col poner ui de i cunei $era alzato $uori della femina, quanto piu d’acqua entrer à nella $emina, entrando l’acqua con maggior impeto, tanto piu ne u$ci- rà dɩ $otto dal Cauetto in un ua$o per que$to apparecchiato. Siche uolendo noɩ, che e$ca piu acqua bi$ogner à $egnar il cuneo, ò porui uno mag giore, ò aggiugnerui de gli altri di modo, che la iste$$a regola attaccata al ma$chio lo leui piu, ò meno $econdo il bɩ$ogno, l’acqua adunque di$cen dendo in un ua$o alzer à uno $ecchiello riuer$o, $u ilquale po$er à una regola ò uerga mobɩle, dallaquale u$cir à una figurina, che uoltata uer$o le hore di$$egnate nella colonnella alzando$i, & abba$$ando$i $econdo la tempra dell’acqua, dimo$trer à ogni giorno le hore, mentre la colon- nella dar à uolta un grado ogni di. Et quando i giorni comincier anno à declinare, non $i piglier a piu l’acqua dal castello, ma $i apriranno le 40 Mete che $aranno ɩn $ondo del ua$o per lequale con i loro cunei accommodati al di$cre$cere de i giorni u$cir à l’acqua del ua$o, & attaccan- do il $icchielio al capo del contrape$o, & il contrape$o à quello, che era attaccato il $ecchiello per lo calar dell’acqua nel ua$o il $ecchiello $i abba$$er à & la figurina ancor lei $e uenir à abba$$ando & mo$trer à l’hore, & i gradi de i $egni di giorno, in giorno, come e detto di $opra. Et inuero è bella inuentione, cono$ciuta dal Marcolino, & ci dimostra molte belle co$e, come parer à àchi ne far à la proud.

L’altra forma di horologio è belli{$s}ɩma, & molto artificio$a, & utile alla dimo$tratione delle co$e cele$ti, & $i fa in que$to modo, & é diui$o que$to trattamento da Vitr. in due parti, l’una è la compo$itione dello horologio, l’altra è la tempra dell’acqua, $imilmente la compo$itione dello horologio è diui$a in due parti, Puna è la de$cruttione delle hore, l’altra è la de$crittione del Cielo, & Zodiaco, la de$crittione delle hore è pre$a dallo analemma, ma Vitr. non in$egna à che modo, $imilmente ancho egli non ce in$egna il modo di de$criuere il cɩelo, & il Zodia co, però partitamente to e$ponerò $econdo, che io la intendo. Lo analemma adunque $i piglia dalla sfera po$ta in piano con ragione di pro$pet tiua, $econdo, che $i de$criue una tauola dello A $trolabio. Il modo é que$to. Sia fatto un circolo a b c d. in quattro parti da due diametri diui- 50 $o, Que$to circolo rappre$enta il tropico del Capricorno, dentro delquale $i ba à formare, & lo equinottiale, & il tropico del Cancro, iquali circoli $ono minori per ragione di pro$pettiua, perche noi $e imaginamo di tener l’occhio no$tro nel polo oppo$to al no$tro, & guardar uer$o il no$tro polo: certo è che il circolo del Capricorno ci uerr à prima incontro, dapoiuerr à l’equinottiale, & in fin il tropico del Cancro, & an cho il tropico del Capricorno ci parer à maggiore, perche $i ueder à $otto maggior angulo, & per e$$er piu uicino all’occhio, & il tropico del Cancro ci parer à minore, & per e$$er piu lontano $i ueder à $otto angulo piu stretto, & co$i l’equinottiale $er à maggiore del tropico del Can- cro, & minore del tropico del Caprɩcorno per le i$te$$e ragioni, & que$to $i deue auuertire, perche è co$a bella, & $ecreta, per formare adu- que l’equinottiale, egli $i piglia la declination del Sole dal punto b uer$o la a. & $i $egna al $uo termine il punto f. dalquale $i tirano due linee l’u na al centro e. l’altra al punto c. & doue la linea f c. taglia la linea b d. che in que$to ca$o è la linea meridiana, $i fa punto b. & allargata la $e- $ta dal centro e, al punto b. $i fa un circolo, $h K z. ilquale ci $erue per lo equinottiole, & la doue la lɩnea f c. taglia l’equinottiale, $i fa ɩl pun- to i, & dal punto i al punto K $i tira una linea, la doue ella taglia la linea b d. $i fa il punto l, & allargata la $esta dal centro e al punto l. $i fa 60 un circolo, che ci $erue per lo tropico del Cancro, & co$i hauemo tre circoli due tropici, & uno equinottiale. bi$ogna poi $egnari l’orizonte à que$to modo, piglia la eleuatione del polo, che qui $er à 45 gradi nella quarta K b. dello equinottiale cominciando à numerare dal punto K. et dal punto della eleuatione, che $er à m. per lo centro $i tiri una linea alla parte oppo$ta nell’equinottiale, & doue ella termina $ia $egnato n. da poi dal punto K al punto n $ia tir ata una linea, & doue quella taglia la linea b d. $ia $egnato ò $imilmente dal punto K $ia tirata un’altra linea per lo punto m, che pa{$s}i fɩn alla linea b d. prolongata, & la doue ella tocca la linea b d $i $egna p. & tra lo p & lo o $i troua il mezzo $opra la linea p b d & iui $i $egna q. & allargata la $e$ta dal q allo o, $i fa dentro del circolo del Tropico del Capricorno una parte di circolo r o t. que$to è l’orizonte obliquo. Dapoi per $egnar le hore $i partono tutti gli archi de i circoli fatti di $opra l’orizonte cia$cuno in dodici parti eguali, & co$i gli archi di $otto in dodici parti, & per la regola di trouar il centro de i tre punti $i legano in$ieme i punti de i tropici, con i punti equinottialɩ, i primi con i primi, i $econdi con i $econdi, & co$i per ordine. & à que$to modo $eranno $egnate le hore, lequali Vitr. uuole che $iano fatte di uerge di rame, perche $otto di e$$e ui ha da andare un Timpano, che ba il Zodiaco, & il Cielo di$$egnato, però accioche $i ue 70 da di $otto, è nece$$ario far que$te uirgule, i cui quadretti io ho adombrati, perche s’intenda, che $ono tagliati, e forati. Dapoi que$to egli $i fa un Timpano, & $e gli dɩpigne $opra le Stelle & ɩl Zodiaco, que$ti $imilmente è pre$o dalla rete dello A$trolabio, & $i fa in que@to modo for ma$i un’ altro piano con i tre cerchi fatti di quella grandezza, & con quella ragione di prima poi egli $i piglia lo $pacio di mezzo tr a il pun- to b. & il punto x. $opra la linea b c d. & iui po$ta la $e$ta, & allargatta fin al punto x. $i fa un circolo, questi ci rappre$enta la uia del Sole. Eccliptica nomɩnata, $opra laquale s’hanno à porre i gradɩ de i $egni, ilche $i fa in que$to modo, partirai lo equinottiale in parti 360 comincian [0256]LIBRO do dal punto $. & pa$$ando per lo punto o K h. fin che $i torni al punto $, dapoi $i numer a dal punto $, uer$o il punto o l’a$cendimento dritto di ogni $egno, ilche $i fa à questo modo. Entra nella tauola $ottopo$ta con l’intiero $egno del Montone, cioè con trenta gradi di e$$o, & troucrai all’incontro gradi 27 minuti 54, que$ti numererai nello equinottiale dal punto $ uer $o il punto o. & la doue termineranno fa un punto, & da quel punto al centro tira una linea occulta, & la doue ella taglia la Eccliptica fa un punto iui $erà il termine del Montone, co$i trouerai nella tauola 37 gradi, & minuti 48 per lo dritto a$cendimento di tutto il Toro, & iripporterai allo i$te$$o modo dal centro $opra la Eccliptica, & iui $er à il fine del Toro, & co$i di mano in mano compartirai con l’aiuto della tauola tutta la Eccliptica, non $olamente $egnandoui ɩ principi de i Segni, ma ancho i gradi, & in ogni grado farai un foro nella circoferenza della Eccliptica, nel qual foro di giorno in giorno trapporterai la bolla, che Vitr. intende per lo Sole, che mo$tra le hore ne gli horologi, il Timpano co$i di$$egnato $er à po$to drieto le linee delle hore, & o- gni di $i uolta compiut amente una uolta, ma la bolla stando ferma per un di nel grado, & nel foro di quel Segno doue $i troua il Sole mo$trerà l’arco diurno, & le hore, $econdo il cre$cere, & il calar de i gɩorni, & delle hore, il Timpano $i uolge come s’ è detto di $opra hauendo nel mez zo fitto un fu$o, d’intorno ilquale è una catena molle come dice Vitr. cioè di anelli ritorti e corti come la lettera S. di modo, che la $i uolga fa cilmente, & da uno capo ha uno $ecchiello, & dall’altro un contrape$o di pe$o di pe$o eguale al $ecchiello, ilqual $ecchiello e$$endo dall’acqua $olleuato fa che la catena $i $uolge, & il fu$o $i moue, & il fu$o mo$$o uolta ɩl Timpano. Ma come eg li $i habbia à temprar l’acqua, accioche ogni gior- no $i ueda que$ta differenza delle hore Vitr. ce lo in$egna. Ma prima che io lo e$pona ponerò la tauola de i dritti a$cendimenti de i $egni, fa- cendo auuertito chi legge, che $opra que$to Timpano egli $i puo porre le $telle come $tanno nel cielo, & uedere i loro na$cɩmenti, le altezze, i cadimenti, le latitudini, & tutte quelle co$e, che nello A$trolabio $i uedono, ilche porta diletto & utile, à chi l’intende.

TAVOLA DE I DRITTI ASCENDIMENTI. # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # 5 # 4 # 35 # # # 5 # 32 # 42 # # # 5 # 63 # 3 # # # 5 # 95 # 27 # # # 5 # 127 # 22 # # # 5 # 156 # 51 # # 10 # 9 # 11 # # # 10 # 37 # 35 # # # 10 # 68 # 21 # # # 10 # 100 # 53 # # # 10 # 132 # 27 ♈ # 15 # 13 # 48 # ♉ # 15 # 42 # 35 # ♊ # 15 # 73 # 43 # ♋ # 15 # 106 # 17 # ♌ # 15 # 137 # 29 # ♍ # 15 # 166 # 12 # # 20 # 18 # 27 # # # 20 # 47 # 33 # # # 20 # 79 # 7 # # # 20 # 111 # 39 # 20 # 142 # 25 # # # 20 # 170 # 49 # # 25 # 23 # 9 # # # 25 # 52 # 38 # # # 25 # 84 # 33 # # # 25 # 116 # 57 # # # 25 # 147 # 17 # # # 25 # 175 # 25 # # 30 # 27 # 54 # # # 30 # # 57 # 48 # # # 30 # 90 # 0 # # # 30 # 122 # 12 # # # 30 # 152 # 6 # # # 30 # 180 # 0 # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # 5 # 184 # 35 # # # 5 # 212 # 42 # # # 5 # 243 # 3 # # # 5 # 275 # 27 # # # 5 # 307 # 22 # # # 5 # 336 # 52 # # 10 # 189 # 11 # # # 10 # 217 # 35 # # # 10 # 248 # 21 # # # 10 # 280 # 53 # # # 10 # 312 # 27 # # # 10 # 341 # 33 ♎ # 15 # 193 # 48 # ♊ # 15 # 222 # 31 # ♊ # 15 # 253 # 43 # ♋ # 15 # 286 # 17 # ♒ # 15 # 317 # 29 # ♓ # 15 # 346 12 # # 20 # 198 # 27 # # # 20 # 227 # 33 # # # 20 # 259 # 7 # # # 20 # 291 # 39 # # # 20 # # 332 # 25 # # # 20 # 350 # 49 # # 30 # 207 # 55 # # # 30 # 237 # 48 # # 3 30 # 270 # 0 # # # 30 # 302 # 12 # # # 30 # 332 # 6 # # # 30 # 360 # 7 [0257]NONO.

La tempra dell’acqua $i fa in que$to modo, egli $i fa drieto la fronte dell’horologio una con$erua dell’acqua, laquale Vitr. qui & altroue chiama ca$tellum, à questo ca$tello $i fa un foro di $otto, accio l’acqua po$$a u$cire, à quel foro è congiunto un Timpano, & ancho egl@ ha un foro per lo quale entra l’acqua in e$$o dal ca$tello, que$ti $erà dɩ quella grandezza $econdo, che ricerca la grandezza dello horolo- gio, la materia delquale è di rame ri$petto all’acqua, che eglɩ tiene del continuo. que$ti è immobile, & ha $egnato nella $ua circonfe- renza di tauti punti quanto $ono giorni all’anno, & ancho egli $i può fare un zodiaco i gradi de i $egni delquale ri$pondino à i gior- nɩ de i me$i, $econdo che egli $i puo trarre dalla tauola $otto posta. di$$egnato $ia nella $ommità il Cancro, dalla de$tra di colui, che guar- da la Libra, dalla $inɩ$tra il Montone, di $otto il Capricorno, & tra questi $iano al luogo $uo de$critti gli altri $egni, & igradi loro a iquali di $otto $iano i giorni, i numeri, & i me$i ri$pondenti à i loro propi $egni. Tira poi una linea à perpendicolo dal Cancro al Capricorno, laquale è come diametro del Timpano, partirai poi la circonferenza del detto Timpano in parti noue eguali, & $econdo la larghezza di una $i fa il $emidiametro d’un’altro Timpano picciolo, della circonferenza delquale $i fanno otto parti, & $econdo la dɩ$tanza d’una di quelle $i al 10 larga la $e$ta, & $i pone un piede di e$$a nel mezzo del Timpano grande, & $i fa un circolo di quella grandezza, & il Simile $i fa nel Timpa- no picciolo. que$to circolo $i parte in parti $ette eguali, una dellequali $i parte in quattordici, una dellequali $i riporta dal centro del Timpa- no picciolo $opra il diametro, & iui $i fa punto uer$o la parte inferiore, & $i tira da quel centro una circonferenza tanto quanto è una delle $ette parti, & questo $i fa ancho nel Timpano grande, & è que$to circolo come uno eccentrico, & tra questo circolo eccentrico e l’altro con- centrico dalla parte di $opra $i fa un foro nel Timpano grande ritondo, dalquale e$ce l’acqua, che ua poɩ nel Timpano picciolo, nelquale Tim pano picciolo $ono di$$egnati i mede$imi circoli cioe lo Eccentrico, & Concentrico, & quelli partiti con certe linee, accioche per quelle pa{$s}i l’acqua dal Timpano maggiore piu e meno $econdo il bi$ogno, le altezze ò uacui de i Timpani $i faranno $econdo la capacit à dell’ acqua, che ri- chiede l’horologio, nel coltello, et taglio, ò fr\=ote, che $i dica, del Timpano minore $i fa un foro, che Vitr. chiama Orbiculo, alquale è attaccata una lenguella, da questo foro e$ce l’acqua in un ua$o $ottopo$to. Que$ti Timpani $ono po$ti in$ieme con i Cardini loro fatti à torno di modo, che uno entri nell’ altro come ma$chio & femina, & il Timpano picciolo $ia col piano $uo for ato co$i congiunto, & a$$ettato col piano del Timpa- 20 no maggiore, che niuna co$a di mezzo ui po$$a entr are, & à que$ta $imiglianza Vitr. dice che $ono i Galletti, ò i bocchini a$$aggiati alle co$e, egli accader à adunque, che uolendo noi temprar Pacqua la lenguella che è congiunta al foro del Timpano minore, drizzata da $e con l’artifi- cio dell’acqua di giorno in giorno al $egno, & al giorno corrente de$critto nel Timpano maggiore hauendo in quella parte il foro del Timpa- no minore hora dritto hora piegato, hora à perpendicolo, $econdo, che ricercherà il $ito di quel giorno mander à fuori piu, & meno ac- qua in un ua$o di $otto, nelquale $er à il $ecchiello attaccato alla catena, come di $opra s’ è detto, & riuolger à ogni giorno il perno, & il perno il Timpano dello horologio, & quello $econdo il bi$ogno, & benche pare che Vitr. uoglia, che la bolla, che tiene la imagine del Sole, $ia à mano trapportata di foro in foro contra il giro del Timpano, niente dimeno l’ingenio$o M. France$co Marcolino ha trouato il modo di fare, che la len guella, che nella parte dinanzi dimo$tra l’hore (che noi chiamiamo raggio) ritorni à drieto ogni di un grado; & perche Vitr. uuole, che nel Timpano, che dimo$tra l’a$cendere, & di$cendere de i $egni $opra la terra, $iano $egnati i giorni de i me$i, liquali per e$$ere 365. ha fatto nella circonferenza del detto Timpano ò Ruota che chiamiamo noi 365 denti partiti egualmente come dice Vitr. & come uuole e$$o Autore, gli ha 30 po$to nel mezzo il $uo Cardine, che $erue <003> ma$chio, et femina;et di poi ha formato un’altro Timpano ò pur Ruota (come dicemo noi) della grã dezza della $opradetta, & nel coltello ò circonferenza $ua che uolemo dire, ha fatto denti 366. de$tinti di egual portione & questa Ruota ha anchor lei il $uo Cardine ma$chio & femina ilquale non è co$i detto da Vitr. $enza gran con$ideratione & nel foro di que$to Perno, entra il Perno principale confitto, & $tretto di modo che girando ditto Perno per uirtu della tempra de l’acqua $i giri questa Ruota con e$$olui come $e fu$$ero una co$a mede$ima; et dipoi nel Perno di questa Ruota, $i pone la Ruota nella qual $on $egnati i giorni di cia$cun me$e & i Segni Ce le$ti; lequali Ruote, girando il Perno, girano in$ieme in un Rocchello mo$$o da dette Ruote, & girando c\=otinuamēte di c\=opagnia, quella che ha un dente di piu resta ogni di un grado in drieto, il Perno dellaquale uuole auanzare fuori della fazza dello Horologio e$$endo grāde per ɩl man co mezzo piede, & nella $ua $ommit à fia accommodata la lenguella della longhezza quanto far à dɩbi$ogno, nellaquaι$eranno $egnati i gradi de i $egni da un tropico all’altro, laquale $eruir à à mo$trare l’hore, & il Cor$o de i Segnɩ & i gradi il Verno, come dice Vitr. Et mettendo$i la lenguella al Perno dell’altra Ruota ilquale $arà piu corto quattro dita mo$trer à il Cre$cere de i giorni & i Cor$i de i Segni et i gradi, & 40 l’hore di tutta la State, perche $i come l’altra Ruota per lo dente di piu, mo$tra il calar de i giorni que$ta per lo dente de manco con la lenguel- la mo$trerà il cre$cere de i giorni, & il calar delle notti. Auertendo che nella lenguella uà accommodato un Sole, ò bolla come dice Vitr. mo- bil e da poter $i trapportare ogni giorno in detta lenguella nel grado del Segno del giorno corrente, come fa la lenguella della tempra de l’ac- qua da $è. Io uedo quanta difficultà $i troua in uoler de$criuere queste co$e, ma poi che con$idero, come quando la co$a $erà inte$a, $i prender à gu$to mirabile, uoglio creder, che ogni fatica ci parer à dolce, e $oaue.

[0258]LIBRO TAVOLA DEL MOVIMENTO DEL SOLE PER L’ANNO M D LVI. ### Genaro. ### Febraro. ### Marzo. ### Aprile. ### Maggio. ### Giugno. ### ♑ ### ♒ ### ♓ ### ♈ ### ♉ ### ♊ ## Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. ## Gr. ## Mi. # Gi. ## Mi. # Gr. ## Mi. 1 # 20 ## 40 # 22 ## 11 # 21 ## 14 # 21 ## 41 # 20 ## 38 # 20 ## 12 2 # 21 ## 41 # 23 ## 12 # 22 ## 13 # 22 ## 39 # 21 ## 36 # 21 ## 9 3 # 22 ## 42 # 24 ## 12 # 23 ## 13 # 23 ## 38 # 22 ## 33 # 22 ## 6 4 # 23 ## 43 # 25 ## 13 # 24 ## 12 # 24 ## 36 # 23 ## 31 # 23 ## 3 5 # 24 ## 45 # 26 ## 13 # 25 ## 12 # 25 ## 34 # 24 ## 28 # 24 ## 0 6 # 25 ## 46 # 27 ## 14 # 26 ## 11 # 26 ## 33 # 25 ## 25 # 24 ## 57 7 # 26 ## 47 # 28 ## 14 # 27 ## 10 # 27 ## 31 # 26 ## 23 # 25 ## 54 8 # 27 ## 48 # 29 ## 15 # 28 ## 10 # 28 ## 29 # 27 ## 20 # 26 ## 51 9 # 28 ## 49 ## ♓ ## 29 ## 9 # 20 ## 27 # 28 ## 18 # 27 ## 48 10 # 29 ## 51 # 0 ## 15 ## ♈ ### ♉ ### 29 ## 15 # 28 ## 45 ## ♒ ## 1 ## 15 # 0 ## 25 ## ♊ ## 29 ## 42 11 # 0 ## 52 # 2 ## 15 # 1 ## 7 # 1 ## 24 # 0 ## 12 ## ♋ # 12 # 1 ## 53 # 3 ## 16 # 2 ## 6 # 2 ## 22 # 1 ## 10 ## 0 ## 39 13 # 2 ## 54 # 4 ## 16 # 3 ## 5 # 3 ## 20 # 2 ## 7 ## 1 ## 36 14 # 3 ## 56 # 5 ## 16 # 4 ## 4 # 4 ## 18 # 3 ## 4 ## 2 ## 33 15 # 4 ## 57 # 6 ## 16 # 5 ## 3 # 5 ## 16 # 4 ## 1 ## 3 ## 30 16 # 5 ## 58 # 7 ## 16 # 6 ## 2 # 6 ## 13 # 4 ## 59 # 4 ## 27 17 # 6 ## 59 # 8 ## 16 # 7 ## 1 # 7 ## 11 # 5 ## 56 # 5 ## 24 18 # 8 ## 0 # 9 ## 16 # 8 ## 0 # 8 ## 9 # 6 ## 53 # 6 ## 21 19 # 9 ## 1 # 10 ## 17 # 8 ## 59 # 9 ## 7 # 7 ## 50 # 7 ## 18 20 # 10 ## 2 # 11 ## 17 # 9 ## 58 # 10 ## 5 # 8 ## 47 # 8 ## 15 21 # 11 ## 3 # 12 ## 16 # 10 ## 56 # 11 ## 2 # 9 ## 44 # 9 ## 12 22 # 12 ## 3 # 13 ## 16 # 11 ## 55 # 12 ## 0 # 10 ## 42 # 10 ## 10 23 # 13 ## 4 # 14 ## 16 # 12 ## 54 # 12 ## 58 # 11 ## 39 # 11 ## 7 24 # 14 ## 5 # 15 ## 16 # 13 ## 53 # 13 ## 55 # 12 ## 36 # 12 ## 4 25 # 15 ## 6 # 16 ## 16 # 14 ## 51 # 14 ## 53 # 13 ## 33 # 13 ## 1 26 # 16 ## 7 # 17 ## 15 # 15 ## 50 # 15 ## 50 # 14 ## 30 # 13 ## 58 27 # 17 ## 8 # 18 ## 15 # 16 ## 49 # 16 ## 48 # 15 ## 27 # 14 ## 55 28 # 18 ## 8 # 19 ## 14 # 17 ## 47 # 17 ## 46 # 16 ## 24 # 15 ## 52 29 # 19 ## 9 # 20 ## 14 # 18 ## 46 # 18 ## 43 # 17 ## 21 # 16 ## 49 30 # 20 ## 10 #### 19 ## 44 # 19 ## 41 # 18 ## 18 # 17 ## 49 31 # 21 ## 10 #### 20 ## 43 #### 19 ## 15 ### ### Luglio. ### Ago$to. ### Settembre. ### Ottobre. ### Nouembre. ### Decembre. # ### ♋ ### ♌ ### ♍ ### ♎ ### <201> ### <083> # # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gi. ## Mi. # Gr. ## Mi. 1 # 18 ## 43 # 18 ## 20 # 18 ## 21 # 17 ## 56 # 19 ## 7 # 19 ## 42 2 # 19 ## 40 # 19 ## 17 # 19 ## 20 # 18 ## 56 # 20 ## 8 # 20 ## 43 3 # 20 ## 37 # 20 ## 15 # 20 ## 18 # 19 ## 56 # 21 ## 9 # 21 ## 44 4 # 21 ## 34 # 21 ## 13 # 21 ## 17 # 20 ## 56 # 22 ## 9 # 22 ## 6 5 # 22 ## 31 # 22 ## 10 # 22 ## 16 # 21 ## 56 # 23 ## 10 # 23 ## 47 6 # 23 ## 28 # 23 ## 8 # 23 ## 15 # 22 ## 59 # 24 ## 11 # 24 ## 49 7 # 24 ## 25 # 24 ## 6 # 24 ## 13 # 23 ## 56 # 25 ## 12 # 25 ## 50 8 # 25 ## 22 # 25 ## 3 # 25 ## 12 # 24 ## 56 # 26 ## 13 # 26 ## 52 9 # 26 ## 20 # 26 ## 1 # 26 ## 11 # 25 ## 56 # 27 ## 14 # 27 ## 53 10 # 27 ## 17 # 26 ## 59 # 27 ## 10 # 26 ## 56 # 28 ## 15 # 28 ## 55 11 # 38 ## 14 # 27 ## 57 # 28 ## 9 # 27 ## 56 # 29 ## 16 # 29 ## 56 12 # 29 ## 11 # 28 ## 55 # 29 ## 8 # 28 ## 56 ## <083> ### ♑ # ## <047> ## 29 ## 53 ## ♎ ## 29 ## 56 # o ## 18 # o ## 58 13 # o ## 8 # # ♍ ### # # o ### 7 ### <201> ### # # 1 ### 19 ### 1 ### 59 14 # 1 ## 6 # 0 ## 51 # 1 ## 6 # 0 ## 57 # 2 ## 20 # 3 ## 1 15 # 2 ## 3 # 1 ## 49 # 2 ## 5 # 1 ## 57 # 3 ## 21 # 4 ## 2 11 # 3 ## 0 # 2 ## 47 # 3 ## 4 # 2 ## 57 # 4 ## 22 # 5 ## 4 17 # 4 ## 58 # 3 ## 45 # 4 ## 3 # 3 ## 58 # 5 ## 24 # 6 ## 5 18 # 4 ## 55 # 4 ## 43 # 5 ## 3 # 4 ## 58 # 6 ## 25 # 7 ## 7 19 # 5 ## 52 # 5 ## 4 # 6 ## 2 # 5 ## 58 # 7 ## 26 # 8 ## 8 20 # 6 ## 50 # 6 ## 39 # 7 ## 1 # 6 ## 59 # 8 ## 27 # 9 ## 10 21 # 7 ## 47 # 7 ## 38 # 8 ## 1 # 7 ## 59 # 9 ## 29 # 10 ## 11 22 # 8 ## 45 # 8 ## 36 # 9 ## 0 # 9 ## 0 # 10 ## 30 # 11 ## 13 23 # 9 ## 42 # 9 ## 34 # 10 ## 0 # 10 ## 0 # 11 ## 31 # 12 ## 14 24 # 10 ## 39 # 10 ## 33 # 10 ## 59 # 11 ## 1 # 12 ## 32 # 13 ## 15 25 # 11 ## 37 # 11 ## 31 # 11 ## 59 # 12 ## 2 # 13 ## 34 # 14 ## 17 26 # 12 ## 34 # 12 ## 30 # 12 ## 58 # 13 ## 3 # 14 ## 35 # 15 ## 18 27 # 13 ## 32 # 13 ## 28 # 13 ## 58 # 14 ## 3 # 15 ## 36 # 16 ## 20 28 # 14 ## 29 # 14 ## 27 # 14 ## 57 # 15 ## 4 # 16 ## 37 # 17 ## 21 29 # 15 ## 27 # 15 ## 25 # 15 ## 57 # 16 ## 5 # 17 ## 39 # 18 ## 22 30 # 16 ## 25 # 16 ## 24 # 16 ## 57 # 17 ## 5 # 18 ## 40 # 19 ## 24 31 # 17 ## 22 # 17 ## 22 #### 18 ## 6 #### 20 ## 25 [0259]DECIMO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 E A F D B A B Vn’ Animal, che portogli un’ Va$o beue con $trepito. F Vna canna torta che uota un’ ua$o. D Vn’ Animal che beue da una conca riuer$cia. B Vn’ Satiri$co, che tiene un’ vdro gonfio. [0260]LIBRO 1 @ 2 3 4 5 6 7 8 9 10 A 11 R 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 T 12 I H M L F C A D C 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 [0261]LIBRO TAVRO GEMINI GANCER LEO VIRGO LIBRA SCORP SAGIT CAPRKOR @@VAR PIS ARIE TE APRILE MAZO ZAGNI IVGLIO AGOSI SET OTT NOVE DEC@B GEN @ERRA MZO I II III IIII V VI VIL VIII VIIII X XI XII I II III IIII V VI VII VIII VIIII X XI XII

I Timpani po$ti all’incontro $eruono alla Faccia di que$to Oreloggio; Quello di $opra è immobile e l’altro gira mo{$s}o da l’artificio de l’acqua.

[0262] GIVGNO 30 LVGLTO 31 AGOSTO 31 SETTENIPR 30 OTTOBRE 31 NOVEMBRE 31 DECEMBRE 31 GENARO 31 FEBRARO 28 MARZO 31 APRIZE 30 MAGGIO 31 10 20 30 10 20 30 10 02 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30

Quste due Figure $ono po$te per mo$trare le Parti occulte de i Timpani, che $eruöno per la tempera de L’acqua; & uanno congiunti in$ieme come nella pa{$s}ata figura $i uede.

[0263]LIBRO DECIMO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. PROEMIO.

DICESI che in Efe$o nobile, & ampia città di Greci è $tata da i loro maggiori con du- ra conditione, ma con ragione non iniqua un’antica legge ordinata: percioche l’ Ar- chitetto quando piglia à fare un’opera publica, promette prima quanta $pe$a ui ha d’ãdare, fatta la $tima al magi$trato $i obbligano i $uoi beni, fin che l’opera $ia $inita, la- quale fornita, quando la $pe$a ri$ponde a punto à quanto s’è detto, con decreti, & ho- nori l’ Architetto uiene ornato; & $imilmente $e non piu del quarto $i $pende, quello aggiugner $i deue alla $tima, & $i ri$tora del publico, & egli à niuna pena, ètenuto, ma 20 quando piu della quarta parte $i $pende, egli $i piglia il dinaro de i $uoi beni al forni- mento dell’opera. Dio uole$le, che i dei immortali fatto haue$$ero, che non $olamente alle publiche, ma alle priuate fabriche quella legge fu$$e $tata al popolo Romano ordi- nata, perche non $enza ca$tigo gli ignoranti ci a$$as$inerebbeno, ma $olamente quegli, che con $ottigliezza delle dottrine prudenti $ono, $enza dubbio farebbono profes$ione d’Architettura, ne i padri di famiglia indotti $arebbono à gettar infinite $pe$e, perche poi da i loro beni $cacciati fo$$ero, & gli Architetti cõ$tret ti dal timor della pena piu diligentemente il conto della $pe$a face$$ero, accioche i padri di famiglia, à quello, che pro- ui$to haue$$ero, ò poco piu aggiugnendo drizza$$ero la forma delle fabriche loro: percioche colui che può prouedere di quattrocento, $e accre$cierà cento piu, hauendo $peranza di condur l’opera, à compimento, con diletto, è piacere è trattenuto: ma chi aggrauato dalla metà della $pe$a ò di piu, perduta la $peranza, & gettata la $peranza, & gettata la $pe$a rotto il tutto cõ 30 animo di$perato, è con$tretto à la$ciar ogni co$a. Ne pur que$to difetto è ne gli edifici, ma ancho ne i doni, che dal ma gi$trato $i danno al foro de i gladiatori, & alle $cene de giuochi, à iquali ne dimora, ne induggio $i cõciede, ma la nece$- $ità con prefi$$o tempo di fornirgli con$trigne, come $ono le $ede de gli $pettacoli, & il porui delle t\~ede, & tutte quel- le co$e, che all’u$anze della $cena, al ueder del popolo con fattura, & apparato $i fanno. In que$te co$e ueramente bɩ- $ogna hauer del buono, è pen$arui ben $opra, perche niuna di que$te co$e $i può fare $enza indu$tria, & manifattura, & $enza uaria, & ri$uegliata uiuacità de $tudi: perche adunque tai co$e ordinate $ono à que$to modo non pare, che $ia fuori di propo$ito, prɩma che $i dia principio alle opere, che cautamente, & con dilig\~eza $i e$pedi$chino le ragion loro. Quando adunque ne la legge, ne la con$uetudine ci può forzare à que$to, & ogni Anno i Pretori è gli Edili per li giuochi apparecchiar deono le machine, ho giudicato non alieno, poi che nei libri pa$$ati s’è detto de gli edifi ci, in que$to, che ha la $omma terminatione del corpo dell’Architettura, e$poner con precetti, quali $iano i principi 40 ordinati delle machine à que$to conuenienti.

HOra condotti $iamo all’ultimo lauoro, come dice Dante, & cire$ta la terza parte principale dell’ Architettura po$ta nella cognitione, & nella di$po$itione delle machine, & de glɩ strumenti, bella utile, & merauiglio$a pratica, imperoche chi é quello, che non guardi con $tupore un huomo $opra le forze $ue aiutato da un picciolo $trumento leuare con grandi{$s}ɩma ageuolezza un pe$o $mi$urato? con debil fune artifɩcio$amente riuolta $olleuare un $a$$o appari d’un monte pondero$o? chi non legge con merauiglia le co$e fatte da Archimede? chi non pauenta all’horrɩbɩle inuentione dell’ Artiglierie, lequa- li & col $uono, & con l’empito, & con gli effetti imitando i tuoni, i baleni, & i fulmiini, con infrernal tormento $ono la $trage del genere humano? ma la$ciamo i terrori da parte, quanta utilità di gratia, quanto piacere ci presta la inuentione delle ruote, il modo di alzar l’acque, gli $trumenti da fɩato, le co$e che da $e $i mouono? et quello che fa la natura, perche niente $ia di uoto? Non è dunque che 50 noi merauɩglia prendiamo, $e questa è una parte delle principali dell’ Architettura. Di que$ta adunque tratta Vitr. nel decimo, & ultɩmo li- bro $econdo la prome$$a fattaci per inanzi. Di questa ancho ne ragioneremo noi quanto al pre$ente negotio $timeremo bi$ognare: Auuertendo prima ($econdo che ne gli altri libri fatto hauemo) à gliutili precetti dati da Vitr. nel proemio di questo libro, nel quale, dio uole$$e, che $i come $i troua un mirabile prouedimento, co$i egli fo$$e o$$eruato $empre, & $i o$$erua$$e tuttauia, perche e$$endo stata una legge in Efe$o, che gli Ar- chitetti laude, & honore merita$$ero, quando la $pe$a delle fabriche non fu$$e maggiore, di quello, che predetto haue$$ero, & di danno, è bia$imo fu$$ero debitori, quando oltra la quarta parte eccede$$e il primo computo, $apendo gli huomini, che fabricar uole$$ero di che morte haue$$ero à morire, ò non $i la$ciarebbero imbarcare, e$$endo la $pe$a maggiore delle forze loro, ò à t\~epo prouederebbono al bi$ogno, & non $i farebbe quel- lo, che à dinostri molti fanno, che per una certa uanità (credo io) con priuate forze cominciano ca$e regali, & $e ne re$tano $ul bello, hauendo però fornito, & adornato con quella $pe$a che $i puo maggiore le parti fatte con i$tucchi, oro, pitture, é guarnimenti tali, che $e il tutto à que principi ri$ponde$$e, non basterebbe un regno à dargli compimento di modo, che quello, che è fatto, $i getta, & quello, che $i deue fare, s’aban 60 dona. Ma la$ciamo quelli parere, ò e$$er quello, che parer, ò e$$er uogliono, confidando$i noi ne i precetti, & ne i pareri de i buoni crediamo (co- me altre fiate s’è detto) che ɩ meglio $pe$i danari $ono que primi, che $i danno à un buon’ Architetto, perche da quella prima $pe$a ogni co$a prende un buono inuiamento, & douendo$i $pendere de molte migliaia di $cudi, e$$er non $i deue parco, a chi ben con$iglia, per a{$s}ɩcurar$i quan to piu $i può, per l’utile, & per l’honore. Quella legge adunque, che dice Vitr. e$$er $tata in E$e$o con dura conditione, ma con giu$ta ragione ordinata, staria bene à no$tri giorni, & in quelle co$e ancho, doue è piu $ubitaocca$ione di $pendere, piu pericolo di deliberare, & men commo- dità di uederne il conto, come è ne gli apparati delle feste, & de i giuochi publici, nelle $cene, & ne i concieri, che $i fanno à tempo, ne i quali Ro mani del publico $pendeuano gran quantità didinarɩ, doue è nece$$ario hauere fedeli, et ingenio$i ministri, $uegliati inucentori, & e$$ercitati Ar chitetti delle co$e, che trouino la facilità, & non uadino per la lunga. Hora per fuggire que$ta ignoranzà, ò uanità, è nece$$ario $apere come ua tutta la materia pre$ente, doue dopo il proemio $i ragiona delle machine, et de gli in$trumenti, $i di quellɩ, che hanno riguardo à gli $tudi della pa ce, de iquali alcuni $ono per cõmodo, alcuni per diletto, come di quelli, che hãno ri$petto alle co$e della guerra, la doue nel prɩmo capo Vitr. diffɩ- 70 nɩ$ce che co$a è machina, quale differenza è tra machina, & in$trumento, di$tingue le $orti delle machɩue, e tratta dell’origine di quelle, et dal $e- condo fɩn al nono parla delle machɩne da leuar, e tirar i pe$i, et ci e$plica la ragione de diuer$i modi apartenenti à pe$i dal nono $in al terzodeci- mo ci da gli ammae$tramenti di far molte ruote, et artifɩci di alzar, e uotar l’acque, di macinare, et di far’altre $imiglianti co$e utili, dallequali partendo$i dal terzodecimo fɩn al quintodecimo ci dimo$tra la ragione di far le machine hidraulice, che $ono organi con ragione mu$icali com- po$ti, che piaceuolmente per uia d’acqua, et di$pirito mandano fuori dolci concenti, et ci dichiara poi il modo di mi$urare il uiaggio fatto ò in caretta, ò in naue, et po$to fɩne à que$ti ragionamenti pa$$a à quelle machine, che ci $eruono à bi$ogni della guerra, et à i $oprastanti pericoli, [0264]LIBRO trattando dal quintodecimo fin all’ultimo di quelle machine, che tirano $aette, dardi, e pietre, et di quelle, che $cuotono, e rompono le muraglie $econdo l’u$anza de $uoɩ tempɩ, & co$i conchiude, e da fine all’opera hauendo pienamente atte$o à quello, che eglɩ cɩ ha prome$$o, di modo che non $arebbe condennato dalla legge nelle $pe$e, anzi lodato, & honorato ne re$terebbe. Noi $econdo l’u$anza nostra ridurremo tutta la pre$en- te materia $otto un’a$petto, e di$tɩnguendo partitamente il tutto aiutaremo con l’ordine la intelligenza, & la memoria di chi legge.

Facendo adunque la natura alcune co$e contra l’utilità de gli huomini, & operando $empre ad uno i$te$$o modo, e nece$$ario che à questa contra- rietà $i troui un modo, che pieghi la natura al bi$ogno, & all’u$o humano, Que$to modo è riposto nell’aiuto dell’ Arte, con laquale $i uince la na- tura in quel@e co$e, nellequalɩ e$$a natura uince noɩ, Ecco quanto cɩ contra$ta la natura ne i pe$i, et nelle grandezze delle co$e, & $e nõ fu$$e l’in gegno dall’arte guidato, chɩ potrebbe alzare, tirare, & condure le moli grandi{$s}ime de $mi$urati marmi? drizzar le colonne? le mete, e glɩ obe li$ci? chɩ uarar le naui, chi tirarle in terra? chi pa$$ar le portate di gro$$e barche con i tragetti? certamente non ba$terebbeno le foze humane, pcrò bello é ɩl $apere la cagione, da che operar $i pa$$a, e fabricare tanta uarietà di machine, & de $trumenti, Que$ta con$ideratione è po$ta & 10 alternata $otto due $cienze, percioche tiene rɩpetto con la $cienza naturale riceuendo da quella il $uo $oggetto, perche l’arte non opera $e non in qua’che co$a materiale, come è ɩl legno, il ferro, la pietra, & altre co$e: & è po$ta $otto la mathematica, <002>che le belle, e $ottili r agɩoni, et dimo $trationi da quella riceue, & $i come ɩl $oggetto è mutabile, et uariabile, come co$a di natura, co$i la ragione è ferma, et immutabile come co$a d’in telletto, ne $i cangia al uariar della materɩa, imperoche la ragione del circolo(come altroue s’è detto) è quella ɩste$$a in qualunque materia ella $i troue. il diffetto uiene dal $oggetto, come dalla forma il perfetto. però con$iderar douemo con gran dɩligenza donde uegna il mancamento, è la perfettione, lequalità della materia $ono diuer$e, nate dalla me$colanza de i principi, perche da quellɩ uiene ɩl raro, il den$o, il graue, il lieue, il gro$$o, il $ottɩle, l’a$pro, il molle, il liquido, il duro, il tenace, & altre qualɩtà princɩpali, é meno principali, che aiutano, ò impedi$cano la materɩa à rɩceuere la ɩntentione dell’arte, come per euidente proua tutto di $i cono$ce, & $i uede ancho una $igura e$$er piu atta al mouimento, che l’al- tra, la grandezza ancho et il pe$o portano $eco molti cõmodi, & incommodi, perche tutte le co$e $ono ne i propi termini rinchiu$e, & da e$$a natura con eterna legge co$irette. Dalla $cienza naturale adunque $i hauer à ɩl $oggetto, & le qualɩtà $ue. Maragionando della forma io dico, 20 che i merauiglio$i effetti uengono da merauiglɩ$e cagioni, non è eglɩ mɩrabile leuare un grandɩ{$s}imo pe$o con aggiugnerli ancho altro pe$o? che una ruota per mezzo d’un’altra, che al contrario di quella $i moue, dia il $uo mouɩmento ad una terza ruota? che in certe di$tanze, e gran dezze una co$a rie$ca, che oltra que termini non puo rɩu$cire? $ono in uero tai co$e merauiglio$e, però non é $uori di ragione, $e egli $i troua qualche propictà di natura mirabile, che di cio $ia cagione, però $aper potremo, che tutto na$ce dalla leua, & la leua dalla stadera & la stade- ra dalla bɩlancia, & la bilancia fɩnalmente dalla propɩetà del cɩrcolo, ɩmperoche il circolo ha in $e co$e, che la natura altroue non $uole porre in$ieme, & que$te $ono molte contrarietà dallequali uengono que grandi effetti, che $i uedono. Ecco $e il circolo $i moue, non i$ta $er- mo il centro? mobile et fermo non $ono contrari? della ɩ$te$$a circonferenza non a$cende egli una parte, et l’altra di$cende? $u & giu non $ono contrari? la linea circolare, non è ella & curua è conue$sa? $enza latitudine? que$ti non $ono contrari? e$$endo tra quelli il dritto di mezzo? & le parti di quella linea, che uien dal centro non $ono in una iste$$a lɩnea et ueloci, e tarde? quãto $ono, ò uicine, ò lõtane dal centro ò dall’immobile c\~etro? hora ueloce et tardo non $ono contrari? $i ueram\~ete, Quando adunque $ia, che il cɩrcolo habbia in $e tante contrarietà, et tali, quali la na 30 tura delleco$e altroue non pati$ce, non è eglɩ mirabɩl que$to? ma que$to non è dal uulgo cono$ciuto, pero molto piu egli $tupi$ce uedendo alcuni effetti, & non $apendo da che proedino, e$$endo que mouimenti artificio $amente na$co$i. Ma perche noi non andiamo col uulgo, intender doue- mo che tutti que$tɩ effetti finalmente $i riducono alla ragione del circolo. Abbracciando adunque noi il diletteuole, & il merauiglio$o, che uiene dalla natura, & dall’arte, dicemo che $opra tutte le machine ò strumenti hauemo à con$iderare la origine, la diui$inoe, le regole. L’ori- gine è dalla nece{$s}ɩtà che moue gli huomini per accommodar$i à lor bɩ$ogni, la natura gli in$egna ò proponendogli glì e$$empi de gli animalɩ da i qualɩ pare, che molti artificɩ po$$ono hauer principio, ò la contɩnua gɩratione del mondo, che Vitr. dice e$$er come una machinatione, & però an cho $i chiama la machina del mondo, ɩl ca$o ancho ne apporta, & l’ɩngegno dell’huomo, che dal co$o prende argomento, come $i puo di$correre, e questo cɩ può ba$tare all’origine. Ma quanto alla diuɩ$ione dɩco, che delle machine altre da $e $i mouono, queste automata da Greci dette $ono, altre da $e non $i mouono, di quelle altre dette $ono $tatà da Greci, cioè ferme, altre hypagonta, cioè $otto condotte, perche hanno $otto di $e al cune co$e, che le danno il mouimento. Dell’una, & dell’ altra maniera ne tratta Herone, & ce in$egna prima à fare un tempio ritondo, nelquale 40 $ia un Bacco, che con una mano tenga una tazza, & con l’altra il Tir$o, appre$$o ui $ia una Panthera, & un’altare, et d’intorno le Bacche con Timpani, & con Cembali, & $opra la te$tudine del tempio una uittoria alata, è coronata, doue ad un tempo $i accenda il $uoco $opra l’altare, Bacco uer$i dalla tazza il latte, dal Tir$o il uino $opra la Panthera, le Bacche d’ɩntorno danzando facciano rumori con que Cembali, & la Vɩttoria $uoni una tromba, e $i gire battendo l’ali. In un’altra di$po$itione in$egna à far caminar le figurine, e andar, è tornare, è girar$i, & fer mar$i $econdo il bi$ogno. Ma di quelle machine che da $e non $i mouono, cioè che non hanono dentro di $e il principio del loro mouimeuto, altre $i mouono da co$e inanimate, altre da co$e animate, le prime dal uento, ò dall’acqua mo$$e $ono, come battiferri, $ege, mollini, mãtici, et altri edɩfi ci, che dell’acqua $i $eruono, le $econde dallo aere hanno il principio loro, que$t’aere, ò è rinchiu$o, ò libero, $e rinchiu$o dìmo$tra molti mirabi li effetti ne i ua$i fpɩrabili, de iquali ne tratta il mede$imo Herone, $e l’aere, è lɩbero i mollinɩ da uento, alcune machɩne hɩdraulice, gli $piedi, & altre co$e di piacer $i fanno con l’aiuto di quello, Ma $e le machine $ono mo$$e da animali, questi $ono ò $enza ragione come buoi, caualli, che ti- rano carri, uolgono ruote, ò $ono conragɩone come gli huomini, iquali mouono molte machine, & molti $tromentɩ, $i per le occorrenze della 50 pace, come per li bi$ogni della guerra, come ne tratta Vitr. & altroue quelli, che $critto hanno dell’arte mɩlitare, la onde per tɩrare, condure, & alzare i pe$i, le taglie, le manouelle, le $tadere, le bilancie, ler ruote, glɩ argani, et per a$cendere in luoghi alti $ono le $cale di molte manɩere ar- mate, & di$armate, & per battere, roinare, à tirar da lunge erano anticamente le bale$tre maggiori, è minori, gli arieti, le te$tuggini, le torri che $opra ruote andauano, & à no$tri tempi le artiglierie, & in $omma mol@e altre machine trouate $i $ono, molte andate in di$u$o, & molte $i troueranno per l’auuenire, le ragioni delle quali compre$e $eranno $otto le regole, & o$$eruationi, che qui $otto $i poneranno. Et que$ta è l’uni- uer$ale diuɩ$ione delle machine benche Vɩtr. habbia hauuto riguardo alle piu ɩmportanti, come nel $eguente primo capo uederemo.

CAP. I. CHE COSA E MACHINA, IN CHE E DIFFERENTE DALL’ISTRVMEN- TO, ET DELLA ORIGINE ET NECESSITA DI QVELLA. 60

LA machina è una perpetua e continuata congiuntione di materia, che ha grandis$ima forza, à i mo- uimenti de i pe$i.

Diffini$ce in que$to capo. Vitr. et dichiara che co$a è machina, come ella $i moue, quãte et quali maniere di machine $i troua- no, che dɩ$$erenza è tra machina, e i$trumēto, che origɩne, & donde gli huomini hàno tolto le machine, è gli $trumèti. Quan to adunque apartiene alla diffinitione egli dice, che, Machina è una continente, ò continuata congiuntione di materia, cɩoè di legno, che ha grandi{$s}ɩme forze i i mouɩmenti de i pe$i. Et la ragione dɩmo$tratrice del modo di fare le machine, è detta $cɩenza, o arte mecanica, nõ però è $otto quello intendɩm\~eto, che’l uulgo abbraccia chiamando mecanica ogni arte uɩle, che $ia, <002>che questa è det ta dalla machinatione, & di$cor$o che $i fa prima nella mente, & che poi regola le opere artɩ$icio$e per leuar i pe$i, $alir à luoghi alti, $cuoter le mura, & far quelle co$e all’humana commodità, che la natura operando ad uno i$te$$o modo, come fa, non ci può pre$tare. Que$ta cognitio- 70 ne adunque ci da la regola di legare in$ieme, ò congiugnere molti legni per leuare ɩ grandɩ{$s}ɩmi pe$i, & $i bene in que$te machine ui ua del fer- ro, non e però po$to come principal materia delle machine. Bɩ$ogna adunque, che la machɩna $ia di legno, ò di qualche materɩa, che $i tegna in- $ieme in qualche modo, altrimente non $i $arebbe effetto, perche le co$e $eparate non po$$ono tender ad alcun fine unitamente. La $ollecitudine adunque, & ɩl pen$iero, che $i ha di piegar la natura à no$tra utilɩtà ci fa machɩnare, però uolendo noi tirar le pɩetre $ulle $abrɩche, è alzar l’acque, che tutte $ono co$e, che di natura loro re$istono all’u$o no$tro, è $orza, che con la $anta$ia, che è princɩpɩo delle arti dal fine inue$ti- gamo la compo$itɩone dello in$trumento, la doue la $anta$ia prendendo alcun lume dallo intelletto habituato nelle mathematice, ua ritrouando [0265]DECIMO. una co$a dopo l’altra, & legando in$ieme per communicar i mouimenti, fa quello, che pare ammirabile al uulgo, & però dice Vitr. dopo la diffɩnitione materiale della machina. _Quella $i moue per arte con molti circuiti de giri_. Cioe la forma, & il principio delle machi ne è il moto circolare. Io ci uedo in que$to luogo da dire, come in tutte le machine ci $ia il moto circolare, perche Vitr dice qui $otto, che la ma chma da $alir in alto nõ di arte, ma di ardimento $i gloria, & $imilm\~ete $i uede in quella $orte di machine, che egli chiama $piritali, che nõ ci $ono giri, ne mouimenti circolari $e non in alcune $pecie, come $i uede in Herone, oltra che la diffinitione. della machina non par conucnire à tutte que$te $pecie, imperoche non pare, che ogni machina $ia per mouer i pe$i, ne meno $i faccia di legno, come appare nella diui$ione delle machine po$ta di $opra, & $e uolemo dire, che Vitr. ha diffɩnito quelle machine, lequali $ono de mouimenti circolari compo$te, come uorremo noi inten- der, che egli habbia, diui$o le machine, e fattoci tre maniere, una trattoria, come egli chɩama, una $pirabile, una da $alɩre, Io uorrei pure $aluar que$to modo. Però $e noi intendemo che la machina è una continuata congiuntione di materia, et per materia non $olo s’intende legno, ma qua- lunque altra co$a, di che $i $a la machina, que$to potrà $or$e pa$$are, ma come può conuenire, che tutte le machine habbiano grandi{$s}ime $orze à 10 i mouimenti de i pe$i, $e machine ancho chiamati $ono que ua$i $pirabili? che pe$o è i quelle? che mouimento? Io dico che per pe$o non $olo s’ɩn tende quella grauità, che hanno le co$e pondero$e, è grandi, ma ancho quel mom\~eto, & quella inclianatione naturale di andar cia$cuna al $uo proprio luogo, & quando artifɩcio$amente $i con$trigne una co$a graue à $alire, & che la natura piu pre$to, che dar il uacuo con$ente, che gli clementi oltra la loro inclinatione, ò a$cendino, ò di$cendino, certamente que$ta, è una gran uirtu, è $orza, & questo con$trignere glɩ elementi e con $omma $olertia dall’arte stato ritrouato: la doue ancho nelle machine $pɩrabili $i uede que$to, & $imɩlmente nelle machɩne fatte per a$cen dere, imperoche egli è contra la inclinatione naturale, che un corpo terre$tre, ò di acqua $alga in alto, & che uno con $uni, e ruote $i leui alle ci me de gli alti{$s}imi palazzi, & $e bene que$to artɩ$icio $i può gloriare pɩu di ardire, che di arte, non è eglɩ però un mirabɩle artɩfɩcio? poi che $i uede la diuer$ità delle $cale da montar $opra le muraglie con tanti artɩfɩci fabricate, che & difendono i $alitori, & offendono chi contra$ta, & portano incredibɩli pe$i, mouendo$i con ruote, & hauendo quello, che dice Vitr. Alle artigliarie $imilmente conuiene la diffɩnɩtɩone della machi- na, come chiaramente $i uede, $i perche è una congiuntione di materia, $i perche ne i pe$i fa effctti $tupendi $econdo l’ordine dell’uniuer$o, & 20 in $omma non è $trumento, ne machina, che in qualche modo non partecipi de i mouimenti dritti, ò circolari, ilche ancho qui $otto $erà da Vitr. con bella indottione cofɩrmato, però con diligenza auuertir douemo alle co$e dette da Vitr. & non $i $marrire al primo tratto, $e egli non $i fa incontra ogni co$a. Diuidon$i $econdo Vitr. le machine à que$to modo.

Vna $orte di machine è per a$cendere, que$ta è detta in Greco acrouaticon, qua$i andamento all’in$u, l’altra $piritale, che da i mede$imi, è detta pneumaticon, la terza è da tirare detta uanau$on.

A que$ti tre membri $i riducono tutte le altre machɩne, e tutti gli altri $trumenti, uediamo noɩ che co$a, è cia$cuna di queste $econdo Vitr.

Quella $orte, che è per a$cendere, è quando le machine $eranno po$te in modo, che drizzati in piede ɩ trauicelli, & in$ie- me ordinatamente colligati i trauer$i, $i a$cenda $enza pericolo à guardare l’apparato.

Anzi io ui porrei quelle $cale, che s’appoggiano alle muraglie, dellequalɩ ne i libri della militia $i tratta, e tutto il di da gli ingenio$i $oldati $i troua- no à uarɩ modi fabricate, perche ancho in queste non è meno l’audacia che l’arte, & di e$$e ne tratta V alturio.

30

_Ma la maniera $piritale è quando lo $pirito $cacciato con l’e$pres$ioni, & le perco$$e, & le uoci $ono, con i$trumenti_ _epre$$e_. # Molto piu abbraccia que$t’arte, che le machine hidraulice, come $i uede in Herone, doue oltra glɩ organi, oltra le uocɩ, & i cantɩ de gli uccelletti, oltra i fɩ$chi de i $erpenti, & i $uoni delle trombe, che egli à fare con in$trumenti ci dimo$tra, ci $ono ancho altri artifɩc{ij}, doue ne uoce, ne $uono $i $ente, come è ɩl uotar diuer$i liquori per una i$te$sa canna, & quellɩ hora in una proportɩone hora ɩn un’altra. ɩl far $alir l’acqua, lo $pruzzare di odoriferi liquori le genti, & altre co$e, che $enza $uono $i fanno, che però tutte conuengono in que$to, che in e$$e è lo $pɩrito, cɩoè l’aere $cacciato con l’e$pre{$s}ioni. # _Finalmente la maniera da tirare, è quella, quando con le machine $i tirano i_ _pe$i, ouero alzati $i ripongono_. Et que$to è facile, dapoi Vɩtr. compara in$ieme que$te machine e dice.

La ragione di a$cendere $i gloria non di arte, ma di audacia, & quella con catene trauer$i, & legature annodate, & con appoggi è contenuta, ma quella che entra con la pote$tà dello $pirito con le $ottilità dell’arte con$egue belli, è $cielti effetti; Ma quella, che al tirar de i pe$i ci $erue, ha in $e commodi maggiori, & occa$ioni piene di magnifɩcenza all’ u- 40 $o de gli huomini, & nell’operare con prudenza rittiene grandis$ime uirtu.

Adunque di queste tre maniere una $i uanta di audacia, l’altra di $ottigliezza, la terza di utilità. Della prima nõ ne parla Vitr. la$ciandola (co- me egli dice nel fɩne di questo libro) à $oldati e$perti, che fanno le $cale $econdo il bi$ogno. Di quella di mezzo ne parla, è ne parla, quando ce in $egna la machina di Cte$ibio, & la machina hydraulica. & della terza ne parla nel re$to. Que$ta terza adunque che trattoria è da Vitr. no minata, nell’operare può hauer bi$ogno di molto apparecchio, & per cio fa effetti maggɩori, & per questo dice, che $i dimanda machina, può ancho e$$er che $i contente d’un’opera $ola, è bi$ogno non habbia di tanta fatura, ne faccia $i grandi effctti, & que$ta dice Vitr. che opera con in$trumenti, però ci fa differenza dicendo.

Di que$te trattorie altre $i mouono con machine, altre con i$trumenti, & pare, che tra machina e $trumento ci $ia que- $ta differenza, che bi$ogna che le machine con piu opere, ouero con forza maggiore con$eguano gli effetti loro, come le bali$te, & i preli de i torcolari, Ma gli $trumenti col prudente toccamento d’un’opera fanno quello, che s’hanno 50 propo$to di fare come $ono gli inuolgimenti de gli $corpioni, & de gli circoli di$eguali.

Tutta la machina $i chiama balɩ$ta, ò torculare, all’una & all’ altra è nece$sario, che ci $ia altra fattura, come al torchio è quella traue, che preme l’uua detta prelo, & Vitr. ci ha in$egnato di fare il torculare nel $esto libro al non capo, $imigliante co$a e$$er douea nello $caricare della bali- $ta, come $ono le $tanghe, e i mollinellɩ, però queste $ono dette machine, perche hanno bɩ$ogno di piu opere, come $trumenti $i chiamano gli $cor pioni, e catapulte, che con un’opera fanno gli effetti loro. Ani$ocicli $ono circoli della uida, ò coclea che $i dica. et perche ne glɩ $corpioni era- no alcuni $ili ritorti, prima raccolti & poi rila$ciati che $pigneuano le $aette, quando $i $caricauano, però Vitr. dice Ani$ocicli, i capellɩ delle donne $o$pe$i fanno certe anella, che $i po$$ono chiamare Ani$ocicli.

Adunque è gli $trumenti, & la ragione delle machine $ono nece$$ari all’u$o, $enza iquali niuna co$a puo e$$er e$pedita.

Dell’u$o delle machine, & de gli $trumenti è co$a manifesta però ueniremo all’origine, dice adunque Vitr.

Ogni machinatione è prima nata dalla natura delle co$e, & ordinata dalla mae$tra uer$atione del mondo. Con$ideria- 60 mo prima la continuata natura del Sole, della Luna, & delle altre cinque $telle, lequalɩ $e $enza machinatione $i gira$- $ero, noi non haueres$imo hauuto in terra la luce, ne la maturita de i frutti, & però hauendo i maggiori no$tri bene po$to mente à que$to, dalla natura delle co$e pre$o hanno gli e$$empi, & quelli imitando indotti dalle diuine co$e han no perfettamente e$plicato molti commodi alla uita. Et però accioche fu$$ero piu $pediti, altre co$e con machine, & co i loro uolgimenti, altre con i$trumenti $i apparecchiarono. Et co$i quelle co$e, che $i auuertirono e$$er utili all’u$o de mortali, con i$tudi, arti, & in$tituti à poco à poco cercarono per uɩa di dottrine aumentare, Attendiamo di gratia alla prima inuentione di neces$ità, che è il ue$tire, cõ l’ammini$tratione de uari $trumenti i congiugnimenti delle te- le con la trama, & l’ordimento non $olamente coprendo i corpi no$tri ci difendono, ma ancho ci accre$cono lhone$tà dell’ornamento. Copia del cibo non haueres$imo hauuta, $e $tati ritrouati non fu$$ero i gioghi, è gli aratri per li buoi, & per tutti i giumenti, ne la netezza de l’oglio, nel frutto delle uiti al piacer no$tro haueres$imo potuto hauere, $e nõ fu$$e $tato l’apparecchio de imollinelli, de i preli, & delle $tanghe del torchio. Etle condotte di quelle nõ $ariano, $e nõ 70 fu$$ero $tate ritrouate le machinationi de i carri, & delle carette per terra, & delle naui per acqua. Similm\~ete l’e$$ame delle $tadere, è bilancie con i pe$i ritrouato caua la uita cõ giu$ti co$tumi dalla iniquità de gli huomini. Et co$i $ono inumerabile t\~epre di machine, dellequali nõ ci pare nece$$ario il di$putare, perche ci uãno ogni di per le mani, come $ono le ruote, i mãtici de fabri, le carette, i cocchi, ɩ torni, è tutte l’altre co$e, che per u$anza hanno all’utilità cõmuni occa$ioni, però cominciaremo ad e$plicar quelle co$e, che di raro ci uengono per le mani, accioche $iano manife$te.

A me pare, che chiaramente interpretato io habbia, ciò che da Vitr. è $tato detto d’intorno all’origine, & u$o delle machine, però $i uenirà alla e$po$itione del $econdo cap.

[0266]LIBRO CAP. II. DELLE MACHINATIONI TRATTORIE DE I SACRI TEMPI, ET DELLE OPERE PVBLICHE.

PRIMAMENTE ordineremo quelle co$e, che ne i $acri tempi, & alla per$ettione delle opere pu- bliche $i apparecchiano, lequali à que$to modo $i fanno. Drizzan$i tre trauicellɩ $econdo la grãdez za de i pe$i, que$ti dalle te$te di $opra congiunti da un pirone, & da ba$$o allargati $i drizzano po- $te le funi dalle te$te, & con quelle atorno di$po$te $i tengono drittɩ, lega$i nella $ommità una taglia detta da alcuni recamo. nella taglia $ono due rotelle, che ne i loro pernuzzi $i uolgono, per la rotel la di $opra $i fa pa$$ar il menale, que$ta fune dapoi $i manda à ba$$o, & $i fa andar à torno la rotella della taglia inferiore, & $i ripporta alla rotella di $otto della taglia $uperiore, & co$i di$cende alla inferiore, & nel $uo 10 bucco $i lega il capo della fune, l’altro capo dellaquale e ripportato tra i picdi della machina, et ne i pianuzzi quadra- ti delle traui di dietro, la doue $on allargati, $i fɩccano l’orecchie, ò manichi detti chelonia, ne iqualɩ $i mettono i capi de i molinelli, accioche con facilità que perni $i uoltino. Ma que mollinelli hanno pre$$o i capi loro i bucchi tempra ti in modo, che in es$i po$$ono accommodar$i le $tanghe, ma alla taglia di $otto $i legano gli uncini di $erro, i denti de iquali s’accommodano ne i $as$i forati, quando adunque la fune ha il capo legato al mollinello, & che le $tanghe me- nando quello lo uoltano, que$to effetto ne na$ce, che la fune uolgendo$i à torno il mollinello $i $tende, & co$i inalza i pe$i all’altezza, che $i uuole, & à que luoghi, doue $i hanno à collocare.

Qui Vitr. ci dimo$tra come $i fanno gli $trumenti da leuar i pe$i, e porlɩ doue fa bi$ogno nelle fabriche de i tempi, & delle opere publiche. & prima ci parla della taglia, che egli troclea, ò ricamo dimanda: il piu $emplice modo è drizzare una caualletta, ò gauerna che $i dica, ditra- ui, ò antenelle, per u$are i nomi del no$tro Ar$enale, accio meglio $i piglie la pratica ditaɩ co$e. Que$ta gauerna $i fa pigliando$i tre traui 20 della gro$$ezza che puo ba$tare à $o$tener i pe$i, que$ti $i drizzano, & di $opra $i legano in$ieme con pironi, che fɩbule da Vitr. detti $ono, et i piedi di $otto s’allargano, piglian$i poi due taglie, che cu$elle altroue $i chiamano, la forma dellaquali per la figura $i manife$ta, che $ono alcune girelle, che orbiculi da Vitr. raggi da noi dette $ono, che nel taglɩo drɩtto la loro circonferenza hãno un canale, nelquale s’mueste il menale, da Vitr. ductario fune chiamato, le girelle, ò raggi hanno nel mezzo un bucco, doue ui entra un pernuzzo, che a{$s}iculo da Vɩtr. mar$ione $i chia- ma da noi, questi trappa$$a per lo raggio, che è po$to fra un legno tagliato & cauato, & $opra quello $i uolge. Attacca$i adunque una taglia alla parte di $opra, & l’altra $i $erua per porla di $otto, & l’ordimento è tale, piglia$i la fune, & un capo dɩ e$$a $i trammette nel canale del raggio di $opra, dapoi $i cala al piu ba$$o raggio della taglia di $otto et trappa$$ato <002> lo $uo canale, $i ripporta al raggio di $otto della taglɩa $ope riore, & fattolo pa$$are, $i cala nel raggio di $opra della taglia inferiore, & ɩui $i lega, l’altro capo della fune, che in abandono $i la$cɩa, o perche con le mani à forza tirato $ia, ò $i raccommanda ad un mollinello, ilquale tra i pɩedɩ della gauerna, nelle orecchie, che Vitr. Chelonia, noɩ castɩ- gnole, ò gattelli chiamamo, $i uolge, con alcune $tanghe, ò manouelle, o pironɩ, che $i dichino, che uectes da Vitr. dette $ono, che entrano nelle te 30 $te del molinello, i pe$i $i attaccano ad alcuni uncɩni, che noi ganzi chɩamamo, & Vitr. $orcɩpɩ li dimanda, que$tɩ $ono alla taglia di $otto atto attacca ti, congiunti, come dimo$tra la fɩgura a, & il re$to è chiaro per la fɩgura b. doue è la taglɩa di $opra, & per la fɩgura.c doue è la caualetta, che ancho ponte da alcuni è detta, & alla fɩgura. d. doue è ɩl molinello, & le $orti de molinellɩ, arganɩ, ò na$pi, che $uccule, & ergata da latɩnɩ, ò gre- ci $i chɩamano, $ono alle $igure e.$. $i come le $orti de i ganzi, uncinɩ ò forcipi $ono alle fɩgure. ɩ K l. posto adunque la pratica delle taglɩe ueni- rò alla ragɩone di e$$e, accɩoche ci $ia noto la co$a $ignifɩcata, è quella che $ignɩ$ica, la fabrica, e ɩl di$cor$o, l’effetto, et la cagione delle co$e. Non è dubbio che $e ad una $emplice fune $i attacca un pe$o, poniam ca$o di mɩlle lɩbre, che tutta la fatica & forza non $ia unitamente da quella fune $ostenuta, che poɩ $e la detta fune $er à raddoppiata, & à quella una taglia d’un raggɩo apposta doue penda quel pe$o, che la fune non $ia per ha uer il doppio meno dɩ fatica, et il doppio meno di forza non ba$ti ad alzar quel pe$o, hor che $era poi, $e ci $eranno due taglɩe, ò piu? ò $e $i mol tiplicheranno i raggî? non $i partir à quel pe$o ɩn piu partɩ? non $i maneggɩarà piu ageuolmente, non cɩ uorrà molto menor forze à tirarlo? cer to $i, & dɩ modo, che $el primo raddoppiamento leua la metà del pe$o, il $econdo alquale re$ta una metà leuerà uɩa la metà di quella metà che $erà la quarta parte di tutto’l pe$o, et dalla quarta parte della forza di prima $era ɩl detto pe$o leuato, la doue $e non fu$$e la grauità delle funi, 40 l’a$prezza de ɩ raggi, et la tardezza del moto per li molti rauolgimenti della fune, che $ono ɩ diffetti nõ della forma, ma della materia, un fanciul lo pre$tamente alzarebbe un $mɩ$urato pe$o, ma dar ɩl $apone alle funɩ, l’ugnere i raggi, il far bene le taglie con ɩ raggi drɩcti, l’accõciar i menali, che non s’intrichino, ò rodino ɩn$ieme, e$$endo i pernuzzi à mi$ura, et proportionatɩ, fanno ageuoli que$te fatiche, è tãto pɩu $e gli aggiugnemo i molɩnelli, che leuano la lor parte del pe$o, & della fatica, come ɩl moltɩplɩcar delle taglɩe, et de ɩ raggɩ, et questɩ ancho pɩu ageuolmente $i mouo no, quanto le loro stanghe $ono maggiori, <002>che la lunghezza $i allontana dal centro, che è immobɩle, è tanto detto $ia della ragion@ delle taglie.

S S I I D B A E G F L I K [0267]DECIMO. CAP. III. DE DIVERSI VOCABOLI DELLE MA- CHINE, E COME SI DRIZZANO.

QVESTA ragione di machinatione, che $i riuolge con tre raggi, $i chiama tri$pa$tos, ma quando nella taglia di $otto due raggi, & nella di$opra tre $i ruotano penta$pa$ton, Ma $e per pe$i maggiori $i apperecchieranno le machɩne, allhora $erà nece$$ario u$are le traui, & piu lunghe, & piu gro$$e, & con la mede$ma antedetta ragione da i capi di $opra legarle, & congiungerle con le loro fɩbbie, e pironi, & di $otto con molinelli accommodarle.

Perche (come ho detto) la moltitutdine delle taglɩe, & de i raggi in piu parte diuide il pe$o, però la doue $i ha à leuar pe$o 10 maggɩore, è ne ce$$ar io l’opera di pɩu taglɩe, & de piu raggi, & dal numero de ì raggi $eranno le machine nominate, però$e per tre raggi $erà orditala fune, quella machina $er à detta tri$pa$ton, qua$i da tre raggɩ tirato, $e la taglia dɩ $otto hauer à due raggi, & la di$opra tre, da i cɩn- que raggɩ penta$paston $erà detta, ne latinɩ, ne uolgarɩ hanno la felɩcɩtà de Greci nel compor que$tɩ nomi. Fanno$i le taglɩe con piu raggi, altre ne hanno un ordine altre due, & altre piu, come $i uede nelle fɩgure. Ma bella co$a è l’ordimento delle funɩ, come bene è da praticantɩ cono- $ciuto, & le fɩgure lo dimo$trano. Hora uediamo come $i drɩazzano in piiedi que$te gauerne ò ponti, ò cauallette, che $i dichɩno.

E$plicate le predette co$e $iano dinanzi alle machine ammolate quelle $uni, che an tarie dette $ono, è $opra le $palle della machina di$po$ti $iano per lungo i rittegni, & $e non $erà doue ligarli, & riccommandarli, $iano confɩccati i pali drit ti, & $ermati col batterli bene à torno, & iui $iano le $uni legate. Dapoi $ia una taglia al capo di $opra della machina cõ una corda legata, & da quello $iã ripportate le corde al palo, & d’intorno è quella taglia, che è al palo alligata $i me ni la $une cerca il $uo raggio, & poi ripportata $ia alla taglɩa, che al capo della machina, & d’intorno il raggio dalla 20 $ommità trappa$$ata la fune di$cenda è ritorni al molinello, che è nella machina da ba$$o, & ini $ia legato, co$i forza- to il molinello dalle $tange $i uolgerà, & da $e $enza pericolo drizzerà la machina, co$i di$po$te le funi d’intorno, & i rittegni attaccati a i pali con piu ampio modo $erà la machɩna collocata, ma le taglie, & i menali al $opradetto modo $eranno ordite.

Vitr. ce in$egna à drizzar le machine, & chi ha ueduto come $e inalbora le naui, può intender quello, che egli dice. io e$ponerò la mente $ua piu fa cilmente, che $i può, per drizzare adunque la machina $i ferma ɩl pɩede dɩ e$$a ad un palo, ouero ad altra co$a $tabɩle, accɩoche la machɩna ui punti dentro. Alla te$ta $i legan non meno di due funɩ, accioche una uada dalla destra, l’altra dalla $inistra, & que$te credo io che da Vitr. antarie, & da Greciproton@, & da marɩnarɩ $artie dette $ono, $tende$i poɩ per la lunghezza della machina un’altra fune, laquale s’inue$te in una taglɩa di $opra, & in un’altra dɩ $o@tto, dapoi questo è alquanto d{ij}costo l’argana, ò ɩl molɩnello, alquale $i rɩpporta la $une predetta, che da noi codetta $i chiama, $i come la taglia da pɩedi, è nomina@a pa$tecca, rando$i adunque $opra il molɩnello, et uolgendo$i quella $une, 30 $i drizzer. ì la machina apuntando$i al palo, & drizzata, che $erà $i reggera poɩ al pɩacer no$tro con le $uni, che $eranno dalla destra, & dal la $inistra, perche amollando l’una, è tirando l’altra, $i piegher à doue $era @i$ogno. Ma perche le dette funi bi$ogno hanno di e$$ere raccom- mandate ad alcuna co$a, però douemo cauare una fo$$a quadrata molto à fondo, i $i $tende uno traue, alquale $i annoda la $une, che e$ce dal $uolo, $opra que$to tronco attrauer$atɩ $ono de glɩ altrɩ pezzɩ, $opra ɩqualɩ $i calca la terra, & co$i teniranno bene, uero è che pare, che Vitr. uoglia, che à que pali, che e$cono della terra, $i attacche una taglɩa credo que$to per ammollare piu commodamente le funi. Ma l’ordi- mento de i menali, & delle taglɩe $i farà al modo $opra detto.

CAP. IIII. DI VNA MACHINA SIMIIE ALLA SOPRAPOSTA A CVI SI COMM’ETTONO COSE MAGGIORI MVTATO SOLO IL MOLINELLO IN VN TIMPANO. 40

MA $e porrein opera uorremo co$e di maggior pe$o, e grandezza, non douemo fɩdar$i de molinelli, ma $i come il molinello nelle orecchie è contenuto, co$i in que$to ca$o bi$ogna, che nelle orecchie u’entri un perno, nel mezzo delquale cɩ $ia un timpano, che alcuni ruota, i Greci Ampheure$in, al- tri Peritrochio detto hanno, & in que$te machine le raglie uanno ad un’altro modo, perche & di $ot to, & di $opra hanno due ordini de raggi, & in tal modo il menale $i fa trappa$$are nel foro della ta- glia di $otto, che i due capi $ieno eguali quando la fune $erà $te$a, & ini lungo la taglia inf\~eriore at- torchiata una cor dicella, è legate amendue le parti della fune $ieno contenute in modo, che non pos$ino u$cire ne dalla de$tra, ne dalla $ini$tra: fatto que$to i capi della fune $i ripportano alla taglia di $opra nella parte e$teriore, & $o- 50 no mandati giu dal d’intorno di raggi inferiori di quella & ritornano di nouo a ba$$o, & s’inue$tono nella taglia di $otto à raggi dalla parte interɩore, & $i riportano dalla de$tra, & dalla $ini$tra al timpano che è nel perno, & iui $i annodano, dipoi d’intorno al timpano un’altra $une $i ripporta all’argana, que$ta uoltata à torno riuolgendo il tim- pano, & il perno, fa che le funi legate al perno $i $tendino parimente, & co$i dolcemente $enza pericolo leuano i pe$i. Ma $e la machina hauerà un timpano maggiore, ò nel mezzo, ò in una e$tremità calcandoui in e$$o gli huomini, $en za la manifattura dell’argana potrà hauer effetti piu $pediti.

Tutta la diffɩcultà d’intender bene l’artificio della $opra$critta machina, è po$ta nell’ordimento delle funi. Vitr. dice prima l’effetto $uo, che è di le uar pe$i di maggior importanza, che la machina po$ta al $econdo cap. poɩ dimostra ɩl modo dɩ fabrɩcarla, chiama egli collos$icotera quelle co$e, che & di pe$o, & di grandezza eccedono l’ordinario, $e come colos$i dette $ono le grandi{$s}ɩme $tatue, & che $ono dɩ molto maggɩor mi$ura della con$ueta. Drizza$i la caualletta di gro{$s}i, & altɩ traui al modo $opradetto, poi $i fanno due taglie di quattro raggɩ per una, due di $otto 60 & due di $opra al pari, una di quelle, allaqual $i attacca l’uncino hauer deue un buco da ba$$o, che pa$$e al contrario de i pernuzzi de ɩ $uoi rag gi l’altra legar $i deue al capo di $opra della machina. L’ordimento è que$to, $i fa pa$$are ɩl menale per lo foro della taglɩa di $otto, di modo che i capɩ di e$$o $iano eguali da una parte, & dall’ altra, que$ti e$$er deono ripportatɩ alla taglia di $opra, & inue$titi dalla parte di fuori, ne i raggi dɩ $otto, ma perche stian fermi, & t\~eghɩno dritte le taglie, prima che s’inue$tɩno, è nece$$ario legarli con una cordicella attorchiata, & annoda- ta, che gli tenga dritti longo la taglia. Pa$$ati adunque i due capi per lɩ raggi di $otto della taglia $operiore dal di $uori, $i mandano à ba$$o, & $i fan pa$$are dalla parte di dentro della taglia per lɩ raggi di $otto, & di nouo $i ripportano alla taglia di $opra, & $i fan pa$$are dal dɩ fuori per li raggi di $opra, & mandatɩ giu $i fan pa$$are dal dɩ dentro per lɩ raggi di $opra della taglia inferiore, dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & d’indi al perno del timpano $trettamente $i legano, perche e$$endo à torno del timpano inuolta un’altra fune, è ripportata all’argana, ne $egue, che riuolta à torno riuolgendo$i ɩl timpano, & ɩl perno, le funi legate à torno ɩl perno parimente $i stendino, & co$i dolcemcn te leuano i grã di{$s}imi pe$i. Et $e il timpano fu$$e maggɩore, $i potrebbe leuar la manɩfattura dell’argana, perche gli huomini col calcarui dentro lo farebbe- 70 no girare ageuolmente, perche nelle grandi{$s}ɩ ruote calcando gli huomini $i mouono grandi{$s}imi pe$i con una fune riuolta, perche è quella proportione del diametro della ruota al diametro del perno, che è del pe$o alzato, al pe$o, & alla forza de gli huomini, che $ono dentro la ruo ta, & però le stange dell’argane e$$er deono longhe, accioche $econdo la proportɩone della lunghezza cia$cuno de ɩ capɩ loro $cemi ɩl pe$o, la do ue $e raddoppiate $eranno, rɩdurano ɩl pe$o alla metà, et quattro alla quarta parte di modo, che $e con una $tanga d un braccɩo quattr’huomini mouerano cento lɩbre dɩ pe$o, egli auerrà, che con quattro $tanghe dɩ $ei braccia, i mede$mi ne leueranno due mɩla e quattrocento, $ottratta però la giunta del pe$o delle stanghe, ilche importa poco. La figura della machina, è al $uo luogo.

[0268]LIBRO CAP. V. D’VN’ALTRA SORTE DI MACHINA DA TIRARE.

EVVI un’altra $orte di machina a$$ai ariti$icio$a, & accommodata, alla pre$tezza, ma il por$i à farla, è opera di periti; imperoche egli è un traue, che $i drizza in piedi, & da quattro parti con rittegni tenuto, $otto i rittegni $i confɩccano due manichi, à iquali con funi $i lega una taglia, $otto la quale è po$to un regolo due piedi longo, largo $ei dita, gro$$o quattro, le taglɩe hanno per larghezza tre ordini di raggi, & co$i tre menali nella $ommità della machina $i legano, & dipoi $e ripportano alla taglia da ba$lo, & $i fan pa$$are dalla parte di d\~etro per li $uoi raggi di $opra, d’indi $i ripportano al- la taglia di$opra, & s’inue$tono per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di $otto, quando $eranno per la parte di dentro $ce$i, & per li $econdi raggi $i trapportano nella parte di $uori, & $i ripportano dɩ $opra à i $econdi raggi trap 10 pa$$ati tornano al ba$$o, & dal ba$$o $e rɩpportano al capo, & inue$titi ne i primi raggi di $opra ritornano à i piedi della machina. Ma nella radice di quella $i pone la terza taglia da Greci Epagon, da no$tri Artemon nominata, lega- $i que$ta alla radice della machina, & ha tre raggi, per li quali trappo$te le funi $i danno à gli huomini, che le tirino, & co$i tirandole tre ordini d’huomini $enz’ Argana pre$tamente alzano il pe$o. Que$ta $orte di machina $i chiama poli$pa$ton, imperoche per molti circuiti de raggi ci da e pre$tezza, & facilita grande, & il drizzare d’un traue folo, porta $eco que$ta utilità, che prima quanto $i uuole & inche parte $i uuole, & dalla de$tra, & dalla $ini$tra puo depo nere il pe$o. Le ragioni delle $opra$critte machine non $olo alle dette co$e, ma à caricare, e $caricar le naui $ono appa- recchiate; $tando altre di quelle dritte, altre piane po$te ne Parettoli che $i uoltano, & ancho $enza drizzar le traui nel piano con la la i$te$$a ragione temprate le funi, & le taglie $i tirano le naui in terra.

Bella, & $ottile ragione & inuentione di Machina ci propone Vitr. & ce in$egna il modo di farla, l’ordimento delle funi, l’accommodarla per ti 20 rar i pe$i, il uocabolo, & l’u$o d’e$$a. # Dapoi ci fa auuertiti, come à moltɩ modi, & per molti effetti ci potemo $eruire delle ragioni delle machine $opradette. Pre$uppone egli che drizzamo la machina, come s’è detto, & dice, che l’u$o è per far presto, & che è artifɩcio$a, & opera di per$one pratiche. Drizza$i un traue da capo del quale $i legano quattro $uni, che egli chiama retinacoli, noi $artie, queste $i la$ciano andar in terra, & $i riccommandano à pali, come di $opra, l’uffɩcio di queste funie tenir dritta la machina, che non pieghi piu in una parte, che in un’ altra, $otto que$te $uni ò $artie, ò rittegni, che $ieno la doue di $opra legate $ono $i confɩccano ne li lati del traue due manichi, tra quali è po$ta una taglia, et à quelli ben legata, ma $otto la taglia, come per letto, è una piana di longhezza di due piedi, larga $eɩ dita gro$$a quattro, l’effetto di que$ta, è tenir dritta la taglia, & lontana dal traue, acciocche $i po$$a far commodamente l’ordimento delle funi. Tre taglie ui uan- no, due dellequali hanno nella larghezza loro tre ordini de raggi, come ti mostra la fɩgura. l’ordimento delle funi è que$to, piglian$i tre mena- li, & $i legano btne alla $ommità della machina al traue, i capi di quelli $i la$ciano andar giu, & per la parte di dentro della taglia di $otto $i fanno pa$$are tutti tre ordinatamente ne i raggi di $opra, cioè del primo ordine, pa$$ati che $ono tutti tre $e ripportano alla taglia di $opra, & 30 $i fan pa$$are dalla parte dɩ fuori nella parte di dentro per li raggi dɩ $otto, & co$i di$cendono per la parte dɩ dentro, & s’inue$tono nel $e- condo ordine de i raggi, & pa$$ano alla parte di fuori questi di nouo $e ripportano alla taglia di $opra al $econdo ordine de iraggi & trappa$$atɩ che $ono calano giu, & dal terzo ordine de raggi, $i ripportano al capo della machina, & inue$tɩti, che $ono nell’ordine de i raggi di $opra tutti tre i detti menali, calano al pie della machina, doue è legata la terza taglia, che da Greci è detta Epagon dala tini Artemon, da noi Pastecca, questa ha tre $oli raggi al pari, ne iquali uanno i tre menali, ò codette, che $i dicano, questi $i danno à per$one, che i tirano à tre per capo, doue con $acilità $i leuano i pe$i, et la fɩgura lo dimo$tra in una mano de raggi nudi <002>che meglio $e intèda et da prati cãti $erà bene inte$a. E que$ta $orte di machina dalla moltitudine de i raggɩ è detta poli$pa$ton, l’effetto è tale, che ammollando destram\~ete quelli rittegni, ė $artie, $i puo far piegare in che parte $i uuole, et deporre i pe$i doue torna bene. Ma l’u$o di tutte le predette machine, quãdo <002> lɩ loro uer$i accommodate $eranno, $i e$tende in piu fattioni, imperoche et per caricare, & per $caricare le naui $on buone, l’arbore della naue ci $erue & le funi $ue, & quando il pe$o è alzato appari della co$ta del nauilio, $i fa andar il nauilio alla parte, & in banda, & co$i il pe$o $i $carica, ò 40 in terra, ò in altro nauilio minore, le mede$ime machine ste$e in terra, & ordinate uarano le naui, & le tirano in acqua, il tutto è posto ɩn bene accommodarle, & a{$s}icurarle ne i manichi, & in quelli $trumenti che Vitr. chiama Carche$i, che $ono, per quanto $timo io, certi $trumenti, do ue entrano le stange, che uoltano i perni delle ruote, ò de i timpani ò de nafpi, altri dicono, che hanno la fɩgura della lettera Δ, ma for$e $ono $imili à quelli, che noi chiamamo Parettoli $opra iquali $i uolta una bocca di $uoco per tirar in ogniuer$o, come $i uede nelle naui, & nelle gale- re, & nella fɩgura.

CAP. VI. D’VNA INGENIOSA RAGIONE DI CTESI- FONTE, PER CONDVRE I PESI.

NON è alieno dall’in$tituto no$tro e$ponere una ingenio$a inuentione’ di Cte$ifonte, percioche uol\~e do co$tui condure dalle boteghe di tagliapietra in Efe$o al tempio di Diana i fu$ti delle colonne, nõ fɩdando $i ne i carri per la grandezza de i pe$i, & per le uie de i campi molli temendo, che le ruote 50 non fonda$$ero troppo, in que$to modo tentò di fare. Egli po$e in$ieme quattro pezzi di legno mol to bene commes$i gros$i quattro dita, due trauer$i trappo$ti tra due lunghi quãto erano i fu$ti del- le colonne, & nelle te$te de i fu$ti impiombò molto bene i pironi di ferro, che Cnodaces detti $onoà gui$a di pernuzzi, & in que legni po$e gli annelli, ne i quali haueffero ad entrari detti pironi, & con ba$toni di elce le gò le te$te, i pironi adunque rinchiu$i ne i cerchielli liberamente $i poteano tanto riuoltare, che mentre i buoi $otto- po$ti tirauano i fu$ti delle colonne uolgendo$i ne i pironi, & ne i cerchielli $enza fine $i girauano. Hauendo poi à que $to modo condotto tutti i fu$ti, & effendo nece$$ario tirar ancho gli architraui, il figlɩuolo di Cte$i$onte Metagene nominato trapportò quella ragione della condotta de i fu$ti alla condotta de gli architraui: imperoche egli fece ruo te grandi da dodici piedi, & con la i$te$$a ragione con pironi è cerchielli $errò nel mezzo di quelle ruote i capi de gli architraui, & co$i e$$endo tirati que legni da buoi rɩnchiu$i ne i cerchielli, i pironi uolgeuano le ruote, & gli architra- 60 ui $errati come perni nelle ruote con la i$te$$a ragione, che condotti $urono i fu$ti delle colonne, peruennero al luogo doue $i fabricaua. l’e$$empio di tal co$a, è come quando nelle pale$tre $i $pianano con i cilindri i luoghi doue $i cami- na, ne però que$to haurebbe potuto $are $e il luogo non fu$$e $tato uicino, perche da i tagliapietra al tempio non ui ha piu d’otto miglia ne ui è alcuna di$ce$a, ma il tutto è piano campe$tre.

La interpretatione, & la pratica $a mani$e$to quello che dice Vitr. et cilindro era una pietra di forma di colõna per i$pianare, et or$are, come dice- mo noi i terrazzi, ma quanto bɩ$ogni prɩma pen$arci $opra, auanti che $i dia principio à tali ɩmpre$e di condure le co$e grandi. Vitr. ci di- mo$tra in un bello e$$empio dicendo.

Ma à no$tri giorni e$$endo nel t\~epio doue era il colo$$o d’ Apollo per’ uecchiezza rotta la ba$a, è tem\~edo$i che la $tatua non ruina$$e, & $i rompe$$e, cõdu$$ero chi dalle i$te$$e petraie taglia $$ero la ba$a. Paconio $i pre$e il carico. Era que$ta ba$a lunga dodici piedi, larga otto, alta $ei, que$ta Paconio gon$io di uanagloria nõ come Metagene tentò di cõdure, 70 ma con la i$te$$a ragione ad un’altro modo ordinò di $are una machina: imperoche egli fece le ruote alte 15 piedi, nel- lequali rinchiu$e i capi della pietra, dapoi à torno la pietra da ruota à ruota ui acconciò fu$i gros$i due dita in modo. che tra fu$o è fu$o non era la di$tanza d’un piede, oltra di que$to d’intorno, à i fu$i circondò una fune, & po$toui $ot- to i buoi tiraua la fune, & co$i $ciolgendo$i la $une uoltaua le ruote; ma non poteua per dritto tirarle, ma la machina u$ciua hora in una parte, hora in un’altra, dalche egli era $orzato di nuouo tɩrarla indietro, & co$i Paconio tirando, è ritirando con$umò il dinaio, $i che egli non hebbe poi da pagare.

[0269]DECIMO.

Et questo luogo è ancho facile, perche Paconio fece un rochello, come dicemo noi, nelquale $errò la pietra, & la corda, che era d’intorno al detto rocchello $i uolgeua hora in un luogo hora in un’altro, & però non poteua tɩrar dritto, ma quanto tiraua inanzi, tanto la machɩna $i torceua, & per drizzarla, tanto era nece$$ario tirarla in dietro, & co$i la $atica era uana, come quella di si$ifo, per la colpa della uanità $ua, leggi Leone al $e$to del $e$to.

CAP. VII. COME TROVATO S’HABBIA LA PETRAIA, DELLA QVALE FV FATTO IL TEMPIO DI DIANA EFESIA.

IO u$cirò alquanto di propo$ito, è dirò come trouate furono que$te petraie, Pi$$odoro $u pa$tore, è praticaua in que$ti luoghi. Pen$ando gli Efe$i di $ar un tempio à Diana, & deliberando dɩ $eruir$i del marmo di Paro, Precone$$o, Heraclea, e di Tha$o anuenne, che in quel tempo Pi$$odoro caccia- 10 te à pa$coli le pecore in que luoghi, & iui cõcorrendo due montoni per urtar$i l’un l’altro $enza in- cõtro $i trappa$$orono, & cõ empito l’uno perco$$e il $a$$o cõ le corna, dalquale $cagliò una pietra di bianchis$imo colore, Dalche $i dice, che Pi$$odoro la$cia$$e le pecore ne i monti, & porta$$e quella cro$ta in E$e$o allhora quando di cio con$ultauano, co$i deliberaron di honorarlo grandemente, & gli mutarono il nome, che in uece di Pi$$odoro fu$$e euangelo (cioè buon nuncio) nominato, & fɩn’al di d’hoggi ogni tanti me$i il ma- gi$trato di Efe$o $i conduce in quel luogo, & gli fa $acri$icio, & ca$o che cio fu$$e da quello preterme$$o, è tenuto al- la pena.

La uanagloria ingannò Paconìo, l’arte aiutò Cte$i$onte, è Metagene, il ca$o fece fauore à Pi$$odoro. Et Vitr. ci harecreati con questa digre{$s}ione uedendoci hauere $tanca, & intricata la $anta $ia con ruote, corde, timpani, arganɩ, è girelle. Hora egli pa$$a dopo la fabrica al di$cor$o, & $a $opra le detteco $e una belli{$s}imama con$ideratione dicendo.

20 CAP. VIII. DEL MOVIMENTO DRITTO, E CIRCOLARE CHE SI RICHIEDE A LEV AR I PESI.

DELLE ragioni, con lequali $i tirano i pe$i breuemente io ho e$po$to quelle co$e, che io ho giudica- te nece$$arie.

Vitr. nel primo cap. di que$to lɩbro ha detto, che machina era una continua colligatione di legname, che hauea uirtu grande à mouere i pe$i. # Que$to fɩn hora egli ci ha dimostrato. Ha detto ancho, che la machina $i moue con arti$icio di molti giri, questa parte hora egli ci e$pone, alche douemo por mente, per e$$er ɩl $ondamento di tutti gli artifɩc{ij}, oltra che cɩ$a- rà intender molte belle co$e delle Mecaniche di Arɩ$totile. Dice adunque.

Delle ragioni da tirar i pe$i, quelle co$e io ho breuemente e$po$to, che io ho giudicate nece$$arie, i mouinenti, & le uir- 30 tu dellequali due co$e diuer$e, è tra $e disfimili come conuengono, co$i $ono princip{ij} à due operationi, uno di que princip{ij}, è il mouimento dritto, Euthia da Greci nominato, l’altro è il mouimento circolare chiamato Cyclotis, ma inuero ne il dritto $enza il circolare, ne il circolare $enza il dritto puo $are che i pe$i $i leúino.

La propo$itione dɩ Vitr. è que$ta, che il mouimento drɩtto, & il circolare, benche $iano due co$e diuer$e, & che $imiglianza tra $e non habbiano pure concorreno à $are ɩ merauiglio$i effetti, che tutto dì uedemo nell’alzar i pe$i, ne uno può $tar $enza l’altro, ma come cio adiuegna Vitr. da $e $te$$o l’e$pone dicendo.

Ma come quello, che io ho detto, s’intenda, e$ponerò. Entrano i pernuzzi ne i raggi come centri, & nelle taglie $i pon gono, per que$ti raggi la fune $i uolge con dritti tiri, & po$ta nel molinello per lo riuolgimento delle $taughe $a, che i pe$i $i leuino in alto, & i cardini del molinello come centri del dritto ne i gatelli collocati, & ne i $uoi bucchi po$te le $tanghe uoltando$i in giro le te$te à ragione di torno alzano i pe$i.

40

Per indottione proua Vitr. che ɩl dritto, & il circolare entrano à i mouimenti delle co$e, & prima ne gli $trumenti delle taglie, $tanghe, è molinel li, perche i giri, i raggɩ gli auolgimenti ri$pondono al circolare, le $uni, le $tanghe i perni $i$pondono al dritto nelle $oprapo$te machine, dapoɩ ne gli altri strumenti, come qui $otto dimostra dicendo.

Similmente come la $tanga, ò leua di ferro quando è appo$ta al pe$o, quello, che non puo da molte mani e$$er leuato, $ot topo$to à gui$a di centro per dritto, quello $opra, che $i $erma la manouella, che hypomochlion da Greci è detta, qua- $i $otto$tanga, & po$ta $otto il pe$o la manouella, ò lenguella della, $tanga, & calcato il capo di quella dalle forze d’un huomo $olo, quel pe$o $i leua.

Molte que$tioni pertinenti alle Mecaniche di Arist. in poche parole poste, & ri$$olte $ono da Vitr. in que$to luogo. Però con$iderar bi$ogna le re gole generali, & i princip{ij} di tutte. In ogni artifɩcio$o mouimento $ono quattro co$e ɩl pe$o, la forza, che lo moue, lo $trumento, con che $i moue, detto Vectis Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare, & quello $opra che $i ferma la Leua Hypomochlion in Greco, Pres$io 50 in Latino, e Sottoleua direi ɩn Volgare, tutte queste co$e dalla $tadera alla bilancia, & dalla bɩlancɩa alla ragione del circolo $i uanno riducen- do, o$$erua$i adunque, che le parti piu lontane dal centro $anno maggiore, piu pre$to, & pɩu euidente e$$etto, che le uicine, perche $ono piu lontane dallo immobile, & meno partecipano della natura del centro, & pero in ogni $trumento con$iderar $i deue, ò il centro, ò quello, che co me centro $i piglia. Nella bilancia adunque, & nella stadera il centro, è, quel punto del pirone, che trappa$$a l’orecchia, che an$a, & la len- guella, che E$$ame è nominata. Questo luogo del centro, e come la $ottoleua, perche $opra quello $i $erma la leua, & nella bdancɩa le brac- cia, ò raggi, che Scapi da Latini $i dicono, rappre$entano la leua, che $ono come linee, che $i partono dal centro. Quando adunque que- $ti raggi $ono eguali di grandezza, & dɩ pe$o le te$te loro e$$endo la bilancia $o$pe$a non piegano una piu dell’altra, ma $ono egualmente di$tan ti dal piano, ma quando $e le da pe$o da uno de capi, $orza e, che trabocche la bilancia, & piu pre$to trabocchera, & con minor pe$o quan- do il raggio $erà maggiore, & il pe$o piu lontano dal centro per la $opradetta ragione, però dice$i nelle Mecaniche, che le bɩlancie, che hanno, i, fusti maggiori $ono piu certe, cioe piu presto, & con minor pe$o bilanciano, & piu certo dimo$trano il pe$o, percioche per ognɩ lieue ag- 60 giunta $i mouono, & in egual, ò, minore $patio di tempo, $anno maggiore $pacio di luogo. Ma bi$ogna intendere, che tutte le co$e $ian pari, & che la materia $ia uniforme, & eguale per tutto di pe$o, & di lunghezza. Prende$i la lunghezza de i raggi dal punto di mezzo, che per cen- tro, ò $ottoleua $i pone, $tenderai due raggieguali mouendo$i i capi di quelli uno all’ingiu, & l’altro all’in$u comincieranno à di$$egnare un cir colo ad uno i$te$$o tempo, & cia$cuno parimente fɩnirala $ua metà del circolo quando $eranno peruenuti l’uno al luogo dell’altro, ma $eirag gidella bilancia non $eranno di pari longhezza mouendo$i al $opradetto modo $egneranno circoli di$eguali, $iche il raggio maggɩore farebbe circonferenza maggiore, quando gli la$cia$$e un $egno, & pero mouendo$i l’uno, & l’altro capo ad un i$te{$s}o tempo piu ueloce mouimento fa- rebbe il capo maggiore. Que$to s’intende della bilancia, ò $ia ella $o$pe$a dal di$opra, come $i u$a per la piu parte, ò fɩa $o$tento con un pie di $otto come la fɩgura lo dimo$tra. Euui un’ altra maniera di bilãcia, che piu presto mezza bilãcia $i può chiamare, & è detta $tadera, Que$ta ha iraggi $uoi di$eguali, et doue è il minore iui $i attacano, i pe$i, in que$ta, è il c\~etro ò la $ottoleua, come nella bilãcia, doue è la lenguella. l’altro rag gio e maggiore, & $i $egna cõ diuer$i punti, $opra iquali ua giocãdo un pe$o mobile detto il marco, ma da latini equipõdio, et da Grecɩ sferoma 70 affɩne, che hora piu uicino, hora piu lontano al punto di mezzo, leui i maggiori, & i minor pe$i, que$ti ri$ponde alla forza, che moue, che co- me forte mano calca il raggio maggiore nella $tadera, il $imile fa il $econdo pe$o dal braccio minore, & $e egli $i muta$$e l’orecchie & la len- guella alla stadera, $i puo dire, che ella fu$$e piu bilancie, & per molte bilancie $i puo u$are uarɩando$i i luoghɩ delle orecchɩe, & delle len- guelle per lo leuare de diuer$i pe$i. Quanto adunque è piu uicina la orecchia, & la lenguella alla lance, che e quella catena, doue $i attacca ɩl pe $o, tanto piu $i leua il pe$o, che è in e$$a lance, percioche la linea, che è dall’orecchia al marco è maggiore. Ecco adunque come la $tadera, & la bɩlancia $i riducono alla ragione àel circolo. $imilmente la leua $i riduce alla i$te$$a ragɩone, perche la leua è come ɩl raggio della bɩlancɩa la $ot- [0270]LIBRO toleua come il centro, il pe$o ri$ponde alla co$a mo$$a, & la mano di chi calca, à colui, che moue, è quanto è maggiore la $tanga dal pun’o oue ella $i $erma tanto piu facilmente $i moue ɩl pe$o per le dette ragioni, di qui na$ce, che apuntando un legno à mezzo nelle gɩnocchɩa, è tenendo$i i capi di quello con le mam, quanto piu lontane $i teniranno le mani dal ginocchio, che è come centro tanto piu facilmente $i rompera ɩl legno. $i- mɩl effetto ne na$cerebbe, $e eglɩ $i calca$$e un capo del legno col piede, è di$tante da quello $i tene$$ero le mani. # Et ancho entrando un poco di cugno in un gro$$o, & duro zocco, è percotendo$i con un maglio quel cugno, facilmente $i $pezza ɩl legno, perche ɩl cugno è come la leua, anzi come due, una di $otto l’altra dɩ $opra, & quelle parti del zocco, che $ono tocche da quelle $ono come centri, è $ottoleue, è la forza di chi percote è ɩl mouente, & quella parte del legno, che tocca dalla punta del cugno ri$ponde al pe$o da e$$er leuato. Sɩmɩlm\~ete quelle $orbici, che hanno i mani chi maggiori tagliano, o rompono piu pre$to le co$e dure, che le mɩnorɩ, & $inalmente tutte le questɩoni mecaniche d’mtorno à pe$i $i rɩducono à que$te ragioni, come a chi con$idera puo e$$er manife$to: però hauendo noi à baftanza di$cor$o $opra il pre$ente capo, $eguiteremo Vitru- uio, ɩl quale hauendo prouato nella leua il mouimento drɩtto, & l’effɩtto di e$$a, $eguita à dirne la ragione.

10

Et que$to na$ce perche la parte dinanzi piu corta della leua entra $otto il pe$o da quella parte della $ottoleua, che è co- me centro, & il capo della leua, che è piu lontano dal centro mentre, ch’è calcato $acendo il mouimento circolare co- $trigne col calcare con poca forza porre in bilico un grandis$imo pe$o.

Il mouimento drɩtto prouato dɩ $opra ha bɩ$ogno del mouimento circolare, questo proua Vitr. nella leua, ilche $i uede chiaro, percioche tanto il capo del raggɩo minore, quanto del maggiore di$$egna ɩ circoli, come nella bɩlancia s’è dimostrato.

Simigliantemente $e la lenguella della leua di ferɩo $erà po$ta $otto il pe$o, & che il capo col calcare non à ba$$o ma per lo contrario in alto $erà leuato la lenguella apuntando$i nel piano della terra hauerà quello in luogo di pe$o, & l’an- gulo del pe$o in luogo di $otto leua, & co$i non tanto $acilmente, quanto per la $ottoleua alzerà, ni\~etedimeno all’op po$to del pe$o nel carico $erà commo$$o.

Quello, che dice Vitr. benche con modo diffɩcile detto $ia, però $i puo intendere à que$to modo, che non $olamente la leua $i adopera calcando uno 20 de capi $tandoui $otto e$$a leua, & alzando il pe$o, come egli ha detto di $opra, ma alcuna $iata per $pigner un pe$o, $i punta la lenguella della leua $otto e$$o nella terra, laqual lenguella è $errata, & propɩamente è la leua della $tanga, & l’altro capo $i alzɩ con le mani, dimodo che quel punto del peròpe$o, che ha da e$$er $pɩnto, è come centro, è $ottoleua, & la terra è come il pe$o, & $i bene à que$to modo $i $pɩgne un pe$o, non però co$i facɩlmente, é mo$$o, come quando l’uno de capɩ s’malza, & la $igura di quanto s’\~e detto è al $uo luogo. Dalle $opradette co$e Vitr. conclude.

Adunque $e la lenguella della leua è po$ta $opra la $ottoleua, sott’entrerà al pe$o con la parte maggiore della $tanga, & il capo di quella $erà calcato piu uicino al centro nõ potra alzar’il pe$o, $e non ($i come è $tato $opra$critto) il bilico, & l’e$$ame della leua $erà piu longo dalla parte della te$ta, et non $erà $atto appre$$o il pe$o.

30

Nella leua, come ho detto è il capo, & è quella parte che $i calca cõle mani, è la lenguella, che è quella parte, che $ott’entra al pe$o $orrata da capo, tutta la leua è ɩn due raggi partita, da quel punto, che tocca la $ottoleua, $e adunque da quel punto alla lenguella $er à il raggio piu lungo, che dallo i$te$$o punto al capo, non $i potr à leuar ɩl pe$o, & la ragione, è in pronto, perche ɩl raggio maggiore rappre$enta la lɩnea maggiore, che $i parte dal centro, & però $a piu mouimento, & que$to $i proua da Vitr. in que$to modo, quando egli dice.

Et que$to $i puo con$iderare dalle $tadere, perche quando la orechia è uicina al capo, doue pende la lance, nelqual luo go ella è come centro, & che il marco, o romano detto equipondio, nell’altra Parte del $u$to uagando per lɩ $egni, quã to è piu lontano condotto, $e ben $u$$e pre$$o all’e$tremo del fu$to, ancho con men pari pe$o agguaglia il pe$o, che è dall’altra parte, $e bene è grandis$imo, & que$to adiuiene per lo bilanciar del $u$to, & perche la leua è lontana dal cen tro. Et con la piccolezza del marco piu debile leuando in un momento maggior forza di pe$o $enza uehem\~enza dol cemente con$trigne dal ba$$o al di$opra lenar$i.

40

Que$to ancho s’ɩntende, per le co$e dette di$opra da noi, quãdo dimostrato hauemo, che co$alè $tadera, che parti habbia, & che effetti faccia. Arɩ$t. nella uige$ima quinta que$tione, dimanda perche cagione la stadera cõ un picciol marco pe$a grandi{$s}ɩmɩ, pe$i, concio$ia che tutta la $tadera al- tro non $ia, che mezza bilancia, perche da una parte $ola pende la lance, allaquale $i appende ɩl pe$o, dall’ altra $enza lãce, e la $tadera: $cɩoglie$i la dimanda, che la stadera cirappre$enta, & la bilancia, & la leua, ìmperoche é $imile alla bilancia quando cɩa$cuna orecchia, & lenguella può mutar luogo $econdo la quantita de i pe$i, che uolemo leuare, & mutando il luogo, et $ac\~edo diuer$i centri, da una parte è la làce, ouer uncino do ue s’ appende il pe$o, dall’altra è il marco, in luogo dell’altra lance, ilquale tira il pe$o, che è nella lance, & à que$to modo la $tadera, è come la bi- lancia, & però $a gli èffetti i$te{$s}ɩ per le ɩ$te$$e ragioni, & accioche una $tadera e$$er po$$a diuer$e bilancie, $e le pone diuer$e orecchie, & len- guelle, cɩoè $i mutano ɩ centri, doue la $i tiene, uero è che quando pe$amo una co$a, ella è come una $ola bɩlancia, perche ha un centro $olo, & due raggi, ma noɩ mutando ɩl pe$o mutamo il centro, perche ɩl marco non calca egualmente e$$endo pɩu uicino, ò piu lõtano al c\~etro, imperoche quan do pe$amo alcuna co$a, quanto pɩu il centro, doue è l’orecchɩa, è uɩcino al pe$o, tanto piu $i leua, perche la linea, cɩoè $u$to, che è dal centro al marco $i $a maggɩore. Ecco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nella $tadera, che da Ari$t. e Phalange nomɩnata, s’a{$s}ɩmiglia anche alla leua, & è come una leua riuer$cia, perche ha dal di $opra la $ottoleua, ò pre{$s}ione che $i dica, che è ɩl centro, ha la $orza, che moue, che 50 è ɩl marco, che calca ɩl $u$to, & calcando è nece$$arɩo, che il pe$o, che è dall’altra parte $accia mutatione, & può e$$er, che mutando$i i centri $i facciano piu leue, come $i faceuano piu bɩlancie. Vero e che per l’ordmario alle $tadere non $i $anno pɩu, che due trutine, cɩoè non $i muta il cen tro $e non in due luoghi, et quando $i u$a quella trutina, ò quelle orechie, che $ono uicine alla lance dicemo pe$ar alla gro$$a, perche i $egni, & le croci nel fu$to $egnati $ono piu larghi, ma quando u$amo il centro pɩu rɩmoto dicemo pe$are alla $ottɩle, & i $egni $ono piu uicini, chiama$i a- dera, perche in luogo dell’altra lance $ta il marco. E tanto detto $ia della stadera.

Ancho $i come il nocchiero d’una gran naue da carico tenendo l’an$a del temone, oiax detta da greci, in un mom\~eto con una mano per la ragione del centro calcando arti$icio$amente uolge la naue carica di pe$i grandis$imi, de merci, & d’altre co$e nece$$arie.

Ari$totele nella quinta que$tione dimanda, perche cagione e$$endo il gouerno picciolo & po$to nella e$tremità della naue, ha però tanta $orza, chete nendo un’huomo l’an$a di quello nelle mani, e uogliendola de$tram\~ete, $accia tanto moumento nelle naui di grandi{$s}imo carico, ri$ponde dic\~edo, 60 che cɩo adiuiene, perche ɩl tɩmone, & gouerno è come la leua, il mare come il pe$o, il Nocchiero come la $orza mou\~ete la $ottoleua $ono que car dini ne iquali è po$to il temone & ɩl cardine, è come centro di quelgiro, che dall’estremità del temone dall’una & l’altra parte è di$$egnato, ɩl te mone adunque taglia ɩl mare per drittto è $cacciandolo da un lato moue la naue per torto, & per que$to e$$endo l’acqua come il pe$o, ɩl temone che per lo contrarɩo $i punta piega la naue, perche ɩl centro, & l’appoggio era riuolto al contrario, alquale e$$endo la naue congɩunta, di nece$ $ità la naue lo$eguita, di modo che $e’l mare è $cacciato dalla de$tra, ɩl cardine ua alla $inɩ$tra, & la naue $eguita il cardine, @ Ma ɩl temone $i pone da puppanella e$tremità della naue, & nõ altroue, percɩoche ogni piccɩolo mouim\~eto, che $i $a da da un’e$tremo quanto maggior e lo $pacio all’ al- tro estremo, $a tanto maggior mouɩmento in quello, percɩoche le ba$e, che rinchiudono quelle linee, che da uno angulo uengono, quanto piu lun ghe $ono le lɩnee tanto $ono maggiori, $ia lo angulo a. le lɩnee, che uengono da quell’angulo $iano a c & a d. la ba$a. c d non ha dubbɩo, che $e le li nee $eranno lungate come dallo a all’f. & dallo a all’. h. la ba$a f. h. non habbia ad e$$er maggiore, che la ba$a. c d. quando adunque $i far à un bre ue mouimento dalla puppa, per la lunghezza della naue da puppa à proua, la estrenutà della proua hauerà $egnato gran di cɩrcon$er\~eza 70 & maggiore dɩ quella, che haurebbe $egnato la lunghezza della puppa all’albero, & però $ta bene, che il temone, che è prɩncɩpɩo del mouɩmen- to, è come angulo $ia $u l’e$tremo.

Et ancho le uele alzate à mezzo l’albero non danno tanta celerità alla naue, quanto $e $ono alzate le antenne alla $om- mità, & la ragione è que$ta, perche $tando nella $ommità non $ono uicine al piede dell’albero, che in quel luogo è in uece di centro, ma nella $ommità piu lontane, & da quello piu rimote pigliano le uele il uento, Adunque $i come la leua $ottopo$ta al pe$o, $e per la metà è calcata è piu dura ne opera, ma quando il $uo capo e$tremo è calcato, è mena- [0271]DECIMO. to alza facilmente il pe$o, co$i e$$endo le uele a mezzo albero hanno minor uirtù, ma quelle, che alla cima po$te $ono Allontanando$i dal centro, benche il uento non $ia piu gagliardo, ma lo i$te$$o calcando, ò $pignendo la cima isforza la naue andar piu innanzi.

Con lo iste$$o uento, & con la mede$ima uela ander à la naue piu forte e$$endo ghindata l’ant\~ena alla $ommità dell’ albero, che al mezzo, la ragione è come nella $e$ta questione $i uede, perche l’ albero è come la leua, il pɩede la doue $i ferma, è come il pe$o è la naue, il mouè te e il uento, $e adunque il mouente calca, ò $pigne le parti lontane dal centro piu facilmente moue, che uicino al centro.

Ancho i remi con le $trope legati alli $chermi $pinti, & retirati con le mani, allontanando$i dal centro le pale di es$i nel, l’onde del mare con grande forza $pingono la naue innanzi, che è di$opra mentre che la prora taglia la rarita del liquore.

Il remo è come leua, lo $chermo come $ottoleua, il mare come pe$o, $econdo che $i uede nella quarta dimanda, le braccia della leua $ono l’uno dallo 10 $chermo all’ acqua, l’altro dallo $chcrmo alle mani del galeotto, l’effetto è lo i$te$$o della leua, & della bɩlancia, cerca le braecia maggiori, et mi- nori, come è gia mani$c$to.

I grandi pe$i parimente quando portati $ono da quattro ò fei, che portano le lettiche, $ono po$ti in bilico, per li centri dɩ mezzo delle $tanghe, accioche con una certa proportione partito il carico cia$cuno de i ba$taggi porti col collo egual parte del pe$o indiui$o, perche le parti di mezzo delle $tanghe, nellequali s’inue$tono le cigne, e collari de por- tatori $ono fitte, & terminate con chiodi, accioche non $corrino di quà: perche quando oltra i confini del centro $i mouono premono il collo di colui, che gli è piu uicino, $i come nella $tadera il marco quando con l’e$$ame ha i termini del pe$are.

Dimanda Ari$t. nella uige$imanona que$tione, donde na$ce, che $e due portano uno iste$$o carico $opra una stanga, non egualmente $ono oppres$i, $e il pe$o non è nel mezzo, ma piu s’affatica colui, che è piu uicino al pe$o? ri$ponde che la stanga e inuece di due leue, la cui $ottoleua riuer- 20 $cia è il pe$o, l’estremità della leua $ono le parti della $tanga, che $i uoltano uer$o i portatori, de i quali uno è in luogo del pe$o, che nella leua $i deue mouere, & l’altro è in ucce della $orza, che moue, & pero il braccio piu lungo della leua, e quello che è calcato, & l’altro è come quello, che è $otto il pe$o, & $e bene l’uno, & l’altro è oppre$$o, mentedimeno è piu oppre$$o quello, che è piu uicino al pe$o, perche quello, che, è piu lontano alza piu la parte $ua, come che gli $ia pɩu facɩle, l’alzarla e$$endo pɩu lunga, & dal centro piu rimota, ma $e il pe$o $te$$e nel mez- zo, la fatica con egual portione diui$a $arebbe, & tanto leuarebbe l’uno, quanto l’altro e$$endo egualmente dal centro lontani.

Per la i$te$$a ragione i giumenti, che $ono fotto il giogo con egual fatica tirano i pe$i, quando legati $ono in modo, che i loro colli $iano egualmente di$tanti dal mezzo la doue $i lega il giogo, ma quando di quelli $ono le forze di$eguali, & uno e$$endo piu gagliardo preme l’altro, alhora facendo$i trappa$$are la corregia, $i fa una parte del giogo piu lun- ga, laquale aiuta il giumento piu debile, co$i nelle $tanghe, come ne i gioghi, quando le cigne non $ono nel mezzo, ma fanno quella parte, dallaquale paffa la cingia piu corta, & l’altra piu lunga con la i$te$$a ragione $e per quel centro 30 doue è la cɩgna trappa$$ata, l’uno & l’altro capo del giogo $era uoltato à torno la parte piu lunga fara maggiore, & la piu corta minore il $uo giro.

Que$to, è, facile per le co$e dette di $opra però uolendo Vitr. dare una uniuer$ale conclu$ione prouata da i primi principij, dice $eguitando la $ua indottione.

Et $i come le ruote minori hanno i mouimenti loro piu duri, & piu difficili, co$i le $tanghe, & i gioghi in quelle parti doue hanno minor di$tanza dal centro alle te$te loro premono con difficultà i colli, & quelle, che hanno dallo i$te$$o centro $pat{ij} piu lontani allegieri$cono di pe$o i portatori, & in $omma $e que$te co$e gia dette al predetto modo ri- ceuono i loro mouimenti col dritto, & col circolare $i ancho i carri, le carette, i Timpani, le ruote, le uide, gli $corpio- ni, le bali$te, i calcatoi de i torchi & le altre machine con le i$te$$e ragioni per lo dritto centro, & perlo circolare ri- uoltate fanno gli effetti $econdo la no$tra intentione.

40

A me pare che Vitr. in uirtù de i princip{ij} posti da lui egli habbia propo$to la ragione ditutte le machine trouate, & che $i po$$ono trouare cer- ca l’alzare, il tirare, & lo $pignere de ɩ pe$i, che $otto un’i$te$$o nome di machina trattoria è contenuto, la$cia que$ta bella con$ideratione à gli ingenio$i, che il drɩtto, & ɩl circolare mouɩmento, è principio di tutte le co$e dette, & che chɩ $apera in e$$e cono$cere ɩl pe$o, la leua, la $ottoleua, & la uirtù mouente comparando qneste co$e in$ieme potra render conto, & $atisfare à tutte le dimande fatte nella pre$ente mate- ria, à noi re$ta dire alcuna co$a d’intorno le ruote de carri, & cerca le uide, che hanno grandis$ime forze, & qua$i incredibɩli, & diro quello che dice il Cardano nel libro decimo $ettimo della $ottilità delle co$e. Dice eglɩ adunque con $imigliantɩragione $i fanno le uide. Sia la uɩda a.b. cioè quella che eglɩ Coclea dimanda, & il ma$chio cioe la uida c d, laquale $i gira à torno come $i $uole, $ia ɩl manico giunto al ma$chio e f. il- qual $i uolge col perno g. h. facilmente per la detta ragione delle $tanghe, giunte $ia dal ba$$o del ma$chɩo à piombo un pe$o di cento lɩbre, & $ia m. uoltando$i adunque il perno g h. egli $i tirera K l in $u, & il pe$o m. andera all’ɩn$u, & per lo contrario uoltato ɩl perno. g.h. & con la ragione i$te$$a $i $pignera K l. & pieghera il ferro oppo$to di una gro$$ezza incredibɩle, ci re$ta à dimo$trare, che il pe$o. m. $i po$$a moue- 50 re, & con che ragione, perche e{$s}endo centomila libre di pe$o, & $ostenendo cia$cuna $pira, ò anello della uida il $uo pe$o, $e $aranno dieci uolte, ò $pire ɩn cɩa$cuna $eranno diecimila l@bre tanto rittengono di pe$o in cia$cuna $pira, quanta è la proportione della ritondita alla $une, à, cui è $o$pe$o m. quanto adunque piu $pire $eranno, & piu $trette, & maggiori tanto piu lieue $i fara il pe$o m. & il mouimcnto piu facile, benche piu tardo. # Adunque nello $pacio di due braccia $i puo fare una uida, con le fpire tanto larghe, & co$i ba$$e, che il pe$o. m. può da un putto di dieci anni e$$er alzato, ma come ho detto, quanto pɩu facilmente tanto piu lentamente $i mouera. # Quando adunque $erà tɩrato ap- pre$$o la lunghezza l. K. bi$ogner à $o$pender il pe$o à quelle co$e, che $o$tentano la machina à i punti. n. &. o. & co$i cauata con ɩl contrario mouimento. K. l. le appendemo il pe$o, & dinouo tireremo, & l’alzaremo tanto quanto è lo fpacio K.l. finche $pe$$o legando il pe$o, ò $ia naue la traremo del mare, ò del fiume, & $imɩle, ò tale pan$ar douemo, che fu$$e lo strumento, con che Archimede tirò in merauiglia dɩ $e la leggie rezza de Greci, perche à que$to modo un fancɩullo potra tirare una naue carica, che uintɩ gioghi dɩ buoi non la potrian mouere, ella è dɩ ac- ciaio duris$imo, perche non $i torca, leggieris$imo accio non $ia impedita, $oda, & unta di oglio. perche l’oglio fa $correre, & non la$cia 60 irruginire, & quanto lo strumento è minore, tanto piu ci da, da merauigliare. # Ma pas$iamo à i carri. quelli, che hanno ruote maggiori in terra molle con facilità, e pre$to $i mouono, perche il fango, che s’accosta, tocca minima parte dlle ruote, & meno impedifce, & $empre la ruota maggiore fa piu $pacio la doue ella $ia $offici\~ete al pe$o, & quanto le ruote $erãno di numero minore, il uiaggio $i fa piu pre$to. perche le molte $e $ono picciole, con minor circuito fanno minor $pacɩo. Se grandi alla forza aggiugnono ancho il pe$o, ne pero abbracciano pɩu $pacio, et percɩo $ono piu tarde al mouimento, pero gl’Imperatori Romani $i faceuano portare ne i carri di due ruote, perche la doue ɩl pe$o non è molto graue, ò cõ piu caualli $i tira, ò ɩl uiaggio $i fa piu presto, et per questo le artiglierie $i tirano $opra due ruote. Dinouo la ragione della facilita à que$to è del tutto cõtraria, perche nel $odo piu ruote, & picciole fanno alla facilità, perche il pe$o $i cõparte per le ruote, dalche $i fa l’aggiun ta, & non la moltiplicatione di quelle proportioni, Ecco l’e{$s}empio moltiplicate tra $e $ei doppie rendono la ragione di $e$$antaquattro ad uno, ma le i$te$$e giunte in$ieme fanno la duodecupla, perche è gran differenza tra il moltiplicar, & ɩl $ommare delle proportioni, $e una ruota adun que porta il pe$o di $e$$antaquattro libre, tanto uale in $eiruote dodici, $imɩlmente non $olo dal numero, ma ancho dalla picciolezza $i prende 70 aiuto, perche quanto pɩu tarde, tanto piu facɩlmente $i mouono. Si da ancho la terza ragione della facilità, quando il perno non, è, tanto op- pre$$o, piu facilmente e$$endo lɩbero $i riuolge, & co$i ua $eguitando, ma noi poneremo qui $otto la figura dɩ tutte le $oprapo$te co$e.

[0272]LIBRO F la Taglia di $opra, & il luogo doue ella $i lega. L la Taglia di $otto detta Artemone, e Pa$tecca, et in Greco Epagon. <014> il Pe$o. A la Leua, che s’appunta in terra, e Lenguella è detto il $uo capo. 3 il Pe$o. 1 la $otto Leua detta Hypomochlium, & Pre{$s}io in latino. 2 la Leua ò Manouella detta Vectis in latino, Mochlion in Greco. V il Marco, in latino detto Equipondium, in Greco Sferoma. Q S Lances. X Lances. R An$a Examen Lenguella. 8 Cuneus Cugno. 7 9 Stanga. # 10 Pe$o. H G Manico ò Stanga. M Pe$o. O N Coclea la Vida. D i Pali. L doue $i attacca la Pastecca detta Artemo. C Chelonia le orecchie. F la Regola. B Antarij funes le Sartie. E il luogo de i Menali. E F L F L B E C F D D L D D R X X 3 A I 9 7 10 F H C D A 8 H G O N K L M [0273]DECIMO CAP. IX. DELLE SORTI DE GLI STRVMENTI DA CAVAR L'ACQVE E PRIMA DEL TIMPANO.

HORA degli $trumenti dirò, iquali $tati $ono ritrouati per cauar l’acqua, e$ponendo la uarietà loro, & prima io ragionerò del Timpano. Que$ti non molto alto l’acqua, ma molto e$peditamen- te ne caua una gran quantità, egli $i fa un perno à torno, ò, à $e$ta, con le te$te ferrate, que$ti nel mezzo ha un Timpano di tauole fermate è po$te in$ieme, & $i pone $opra alcuni legni dritti, che dalle te$te hanno certi cerchielli di lame di $erro doue $i po$a il perno, ma nel cauo di quel Timpa- 10 no po$te $ono dentro per trauer$o otto tauole, che con uno de capiloro toccano il perno, & con l’altro l’eltrema circonferenza del Timpano, que$te tauole comparteno la parte di dentro del Timpano con $paci eguali. D’intorno alla fronte, cioè per taglio, o cortello del Timpano, $i conficcano certe tauole la$ciandoui l’aper- ture di mezzo piede, accioche l’acqua pos$i entrar nel Timpano $imilmente longo il perno $i la$ciano i bucchi, che colombari detti $ono, cauati come canali nello $pacio di cia$cuno di que compartimenti, et que$to Timpano quan- do, è, bene impegolato, è, $toppato come $i fan le naui, è uoltato da gli huomini, che lo calcano, & riceuendo l'acqua per le apriture, che $ono nella fronte del Timpano manda quella per li bucchi, o colombari del perno, & co$i $otto- po$toui un labro dalqual e$ce un canale, ò gorna che dir uogliamo, $i da una gran copia d’acqua & $i $ummini$tra, & per adacquar gli horti, & per le $aline. Ma quando $era bi$ogno alzar l'acqua piu alto, la i$te$$a ragione $i permutera in que$to modo. Faremo una ruota d’intorno al perno della grãdezza, che all’altezza, doue fara bi$ogno po$$a con- 20 uenire. D’intorno all'e$tremo lato della ruota $i conficcherãno i $ecchielli, modioli nominati, que$ti e$$er deono qua- drati, & con cera, & pece ra$$odati & cofi uoltãdo$i la ruota da quelli, che la calcheranno, i $ecchielli, che $eranno pie- ni portati alla $ommita di nouo ritornando à ba$$o uoteranno da $e nella con$erua per que$to apparecchiata, che ca- $tello $i chiama, uoteranno dico quell’acqua, che haueranno $eco in alto portata. Ma $e a piu alti luoghi $i douera dar l’acqua, nel perno della $te$$a ruota $i porra una catena di ferro raddoppiata, & riuolta, & $i calera al ba$$o liuello del- l’acqua a que$ta catena $erãno appo$ti i $ecchielli peadenti di rame di tenuta d’un concio, & co$i il uoltar della ruota inuolgendo la catena nel perno alzera alla $ommita que’ $ecchielli, iquali alzati $opra il perno $eranno con$tretti à riuer$ciarli, & uotare nella con$erua, quell’acqua che haueranno portata.

Et la interpretatione, & le figure, & l’hauer inte$o le co$e piu difficili, & il uederne ordinariamente gli e$$empi, mi leuan la fatica di commentare questo, & altri capi di Vitr. ben diro che in que$ta ultima ruota la catena cõ i $ecchielli puo e$$er po$ta $ul taglio della ruota, perche ancho piu 30 alto leuera l’acqua, come io ho ueduto à Bruggie terra della Fiandra, ma quella è uoltata da un cauallo, con altre ruote.

CAP. X. DELLE RVOTE E TIMPANI PER MACINAR LA FARINA.

FANNOSI ancho nei fiumi le ruote cõ le i$te$$e ragioni, che di $opra $critto hauemo. D’intorno al- le fronti loro s’affigeno le pinne, lequali quando tocche $ono dall’impeto dell’acqua fanno à forza andando inã zi, che la ruota $i uolga, & co$i con i $ecchielli riceuendo l'acqua, & riportandola di $opra $enza opera di huomini, che la calchino dallo $pigner del fiume danno quello, che è nece$$ario all’u$o. Con la i$te$$a ragione ancho le machine dette Hidraule $i uolgono, nellequali $ono tutte quelle co$e, 40 che nell’altre machine $i trouano, eccetto che dall’una delle te$te del perno hanno un Timpano den- tato, & rinchiu$o, che à piombo è drizzato in cortello con la ruota parimente $i uolge, longo quel Timpano ce n’è un’altro maggiore, anch’egli dentato, & po$to in piano, dalquale è contenuto il perno, che da capo ha il ferro, che contiene la mola detto $ub$cude, & co$i i denti di quel Timpano, che è rinchiu$o nel perno $pignendo, i, denti del Timpano, che è po$to in piano fanno andar à torno la mola, nellaqual machina $tando appe$o il trammoggio, che infundibulo, e detto, $umini$tra il formento alle mole, & con Pi$te$$a giratione frange il grano, & $i fà la farina.

L’u$o $imilmeute, & la figura, con la chiarezza della interpretatione ci dimostra quanto è $opradetto, hora ueniremo, à, piu ingenio$e inu\~etioni.

CAP. XI. DELLA VIDA, CHE ALZA GRAN COPIA D’ACQVA, MA NON SI ALTO. 50

EVVI ancho la ragione della Vida, che caua molt’acqua, ma non l’alza tanto quanto la ruota, & la forma di quella in que$to modo $i ordina, Piglia$i un traue che $ia tante dita gro$$o, quanti piedi ha da e$$er lungo, & $i fa tondo à $e$ta, i $uoi capi per lo circuito loro $i partono in quarti, ò uero in ottaui, $e $i uuole, tirando le linee da un capo all’altro, & que$te linee co$i po$te $ono, che drizza- to il traue in piedi à piombo ri$pondino le linee de i capi drittamente Puna con l’altra, & dapoi da que$te che fatte $ono $u le te$te, da una te$ta all’altra per la lunghezza del traue $iano tirate le linee conuenienti in modo, che quanto grande $erà l’ottaua parte nel circuito delle te$te del traue, tanto $iano di$tanti le linee tirate per la lunghezza, del traue, & co$i, & nella circonferenza delle te$te, & nella lunghezza $eranno gli $pa ci eguali, dapoi nelle linee de$critte per longo $egnar $i deono quegli $paci, è terminarli con incrocciamenti è $egni 60 mani$e$ti. Fatto que$to con diligenza, $i piglia una piana di $elice, ò di uitice (_che Agnocasto è detto_) que$ta piana, è, come una $corza fles$ibile, unta poi di liquida pece $i con$icca nel primo punto d’una di quelle linee tirate per lon go, dapoi $i riporta al $econdo punto della $egu\~ete linea, & co$i di mano in mano $i ua riuolgendo per ordine toccan- do tutti i punti, & finalmente partendofi dal primo punto, & uenendo, all’ottauo di quella linea, nellaquale la $ua prima parte era conficcata, peruiene à quel modo quanto obliquamente ella prociede per lo $pacio, & per gli otto punti tanto nella lunghezza uiene uer$o l’ottauo punto, & con quella i$te$$a ragione per ogni $pacio della lunghez- za, & per cia$cun $egno della ritõdità per torto conficcate le regole per le otto diui$ioni fatte nella gro$$ezza del tra ue fanno i canali obliqui, & una giu$ta, e naturale imitatione della uida, dapoi per lo i$te$$o ue$tigio altre piane $i conficcano una $opra l’altra onte di liquida pece, & $e inalzano fin’à tanto, che la gro$$ezza di quel colmo $ia per l’ot taua parte della lunghezza, $opra quelle d’intorno $i conficcano alcune tauole, che coprono quello inuoglio, & $e le 70 da la pece copio$amente, & con cerchi di ferro $i legano, accioche per la forza dell’acqua non $i $ciolgano, mai capi del traue circondati $ono, e contenuti da lame, e chiodi di ferro, & in quelli $ono ficcati i pironi, ò gli $tili di ferro, & dalla de$tra, & della $ini$tra della uida $ono drizzati i pali, che da i capi dall’una, & l’altra parte hanno fitti i lo- ro trauer$i, neiquali $ono i bucchi circondati, & inue$titi di ferro, nei quali entrano gli $tili, & co$i la uida calcan- do gli huomini $i uolge. Ma il drizzarla, & il farla piegare quanto $i deue, $i fa nel modo, che $ta il triãgolo Pitagorico che ha lo angulo dritto, cioe $econdo la ragione della $quadra ella ri$ponda in modo, che la lunghezza della uida $ia [0274]LIBRO partita in cinque parti, & per tre di quelle s’inalze il capo della uida, & co$i ne $eguira, che dal pũto à piombo di quel capo alle nari da ba$$o della uida lo $pacio $erà di quattro parti. Ma con che ragione cio e$$er fatto bi$ogne nel fine del libro ci $erà con la $ua figura dimo$trato.

Io ho ueduto que$to $trumento fare una mirabili$sima proua nelle no$tre paludi per $eccar l’acque, che in e$$e colano, & di piu io ho ueduto, che e$$endo le paludi pre$$o il fiume di Br\~eta la ruota, che uolgeua la uida era po$ta $opra il fiume di modo, che l’acqua uolg\~edo la ruota, faceua, che altre ruote è rochelli, che dal perno di quella alquanto di$co$ti erano, $i moue$$ero, & de$$ero uolta alla uida, che dalla palude cauando l’acqua la faceua cader in un ua$o $ottoposto da cui n’u$ciua un canale di legno, per loquale l’acqua cauata, $e ne andaua nel fiume, altri uogliono, che $i po$$a con la iste{$s}a acqua dar mouimento ad una ruota, che uolga la uida continuamente dopo il primo mouimento, co$i $arebbe un moto qua$i pcrpetuo. La fabrica di que$ta machina po$ta da Vitr. è non men bella, che $acile, non men facile, che utile, & s’intende per la no$tra inter- pretatione, & per la figura di$critta da noi, conclude adunque Vitr.

10

Io ho $critto quanto piu chiaramente ho potuto, accioche tai co$e manife$te $iano di che materia $i facciano gli $trumen ti da cauar l’acqua, & con che ragioni $i facciano, & con quai co$e riceuendo il mouimento con i lor giri pre$tino in- finiti commodi.

CAP. XII. DELLA MACHINA FATTA DA CTESIBIO, CHE ALZA L’ACQVA MOLTO IN ALTO.

SEGVITA, che $accia la dimo$tratione della machina di Cte$ibio laquale alza molto l’acqua. Quella $i fa di rame, à pie dellaquale $ono due moggietti alquanto di$tanti, liquali hanno le lor can ne, ò trombe (è $ono in modo di $orchelle) ad uno ilte$$o modo attaccate, & concorrenti amendue 20 in un catino tra quelle po$to nel mezzo, in que$to catino por $i deono le anemelle di legno, ò dicoio po$te alle bocche di $opra delle cãne $ottilm\~ete congiunte, accioche turãdo i fori delle dette bocche, non la$ciano u$cire quello, che con il $offiare $erà nel catino mandato, $opra’l catino c’è una penola come un trãmoggio riuerfo, che con una fibbia col catino trappa$latoui un cugno, e $aldata, accioche la forza del gon fiamento dell’acqua, non la con$tringa alzar$i, di $opra c’è una $i$tola che tromba $i chiama $aldata è dritta, i mog- gietti ueramente da ba$$o tra le narici trappo$ti hanno i perni, ò, anemelle $opra i bucchi di quelle, che $ono ne i fon di loro, & co$i dal di$opra ne i moggetti entrando i ma$chi fatti al torno, & unti d’oglio, rinchiu$i & bene a$$aggiati con $tanghe $i uolgeno, que$ti di quà, & di là con frequenti mouimenti premendo, mentre che i perni otturano l’aere, & l’acqua, che iui $i troua fanno forza à i bucchi, & $cacciano l’acqua per le narici delle nel catino $offiando per le pres$ioni, che $i fanno, dal catino la penola riceuendo l’acqua, lo $pirito, manda fuori per la tromba 30 $operiore l’acqua, & co$i da ba$$o po$ta la con$erua, & il luogo capace per riceuer l’acqua, ella $i $ummini$tra alle $a- line. Ne que$ta $ola ragione di Cte$ibio $i dice e$$er $tata prõtamente ritrouata, è fabricata, ma ancho di piu, & al- tre di uarie waniere, che $i mo$trano $orzate dall’humore con le pres$ioni dallo $pirito mandar in luce gli e$$etti pre- $tati dalla natura, come $ono delle merle, che col mouimento mandano fuori i $uoni, & le co$e che $i auicinano che fi- nalmen@e moueno le figurine che beueno, & altre co$e, che con diletto lu$ingano gli occhi, & le orecchie, dellequali io ho $cielto quelle, che io ho giudicato grandemente utili, è nece$$arie, & quelle, che non $ono utili, & commode al bi$ogno della uita, ma al piacere delle delicie, $i potranno trouare da quelli, che di e$$e de$idero$i $eranno, da, i, com mentari di Cte$ibio.

Cte$ibio molto commendato in diuer$i luoghi trouò una machina mirabile da alzar l’acqua, & questa è tra le machine $piritali collocata. Vitruuio prima ne $a la dimo$tratione della pratica, dipoi commenda Cte$ibio di diuer$e inuention. Quanto adunque a$petta alla fabrica, io dico, che $i apparecchia un catino, ò uero una conca di rame, ilquale ha un coperchio di rame detto Penula da Vitr. che è come un tramoggio riuer$o, 40 dalla cui $ommit à e$ce una tromba, & il tutto è bene $tagnato, & $aldato in$ieme, accioche la uiolenza dell’ acqua non l’apra, ò rompa, nel $on do del catino $ono due bocche da Vitr. Narici nominati coperte di coio, ò di legno in mode, che quel coio, ò legno $i puo alzare, & abba$$are, $i come $i uede ne i folli, ò mantici, que$ti legni Vitr. as$i, noi anemelle chiamamo, & $i leuano uer$o il coperchio, ma quando $ono calcati dal l’acque, che è dentro il catino otturano le bocche, allequali $ono $aldate due canne dette da Vitr. fistule, che partitamente stendendo$i una dal- la de$tra, l’altra dalla $ini$tra, $ono in$erte, e $tagnate pre$$o i $ondi d’alcuni $ecchi, che Vitr. Modioli $uol nominare, ne i fondi de i quali $ono le anemelle come nel catino. Entrano poi dal di$opra de i detti $ecchielli un ma$colo per cia$cuno tormto, & unto bene, & a$$aggiato à pun to, come $i uede nel gonfietto della palla da u\~eto, que$ti ma$coli da i manichi loro di $opra hanno, ò stanghe, ò leue, ò altra co$a che gli alzano, & abba$$ano come dimo$tra la figura, & Vitr. lo la$cia alla uoglia di chi $a que$ta machina, quando adunque $i leua un ma$colo $tando l’altro 50 à ba$$o, l’acqua per una bocca del $ecchio la doue è l’anemella nel fondo $ott’entra $eguitando l’aere accio non $i dia uoto, & qua$i a$$orbita em pie il $ecchiello mentre l’aere e$ce per la canna, quando poi $i abba$$a il detto ma$colo, egli calca l’acqua, & quella non potendo u$cire per la bocca di $otto e$$endo quella dall’ anemella otturata, quanto piu $i calca, tanto a$cende per la canna, & entra nel catino, in que$to mezzo dal- l’altro $ecchiello alzando$i il ma$colo l’acqua entra per la $ua bocca, è lo riempie, & di nouo abba$$ando$i calca l’acqua, & la $a $alire per la $ua canna nel catino, & iui trouando l’altr’acqua, & non potendo quella tornar à ba$$o, e$$endo le bocche dal coto otturate, $ale, e boglie mira- bilmente, & e$ce per la tromba di $opra, & $i fa andare doue, l’huom uuole, & que$ta è la fabrica della machina ritrouata da Cte$ibio, alla cui $imiglianza $atte $ono le trombe, che $eccano, & uotano le naui, quando fann’ acqua: bella, & utile muentione, $i come diletteuoli $on quelle, che dice Vit. e$$er state per diletto da Cte$ibio ritrouate, doue $i fanno $altare, e cantar gli uccelletti, & col appros$imar$i d’alcune co$e $i fan- no, che gli animali beuino, & le figure $i mouino come ne dimo$tra Herone.

[0275] [0276]LIBRO CAP. XIII. DELLE MACHINE HIDRAVLICE CON LEQVALI SI FANNO GLI ORGANI.

IO NON la$ciero à dietro di toccare quanto piu breuemente potrò, & con $crittura con$eguire à punto, cio che a$petta alla ragione delle machine Hidraulice. Egli $i fa una ba$a di legno ben col- legata, & congiunta in$ieme, in quella $i pone un’arca di rame, $opra la Ba$a dalla de$tra, & dal- 10 la $ini$tra $i drizzano alcune regole po$te in$ieme à modo di $cala, in que$te $i includono alcuni moggetti di rame con i loro cerchielli mobili fatti $ottilmente al torno, que$ti nel mezzo hanno le lor braccia di ferro conficcate, & lor fu$aioli con i manichi, congiunte è riuolte in pelli di lana.

Dipoi nel piano di $opra ci $ono i fori circa tre dita grandi uicino à quali, ne i lor fu$aioli po$ti $ono i Delfini di ra- me, che dalla bocca loro pendenti hanno dalle catene i cembali, che calano di $otto i Fori de i moggietti nell’arca do- ue è ripo$ta l’acqua, iui è come un trammoggio riuer$o $otto il quale $ono certi ta$$elli alti cerca tre dita, iquali liuel- lano lo $pacio da ba$$o po$to tra i labri inferiori del forno, & il fondo dell’arca.

Que$ta $abrica di machina è difficile, & o$cura, ilche Vitr. afferma nel fine del pre$ente capo, benche egli dica hauerla chiar amente e$po$ta, & nel principio del mede$imo capo ci prometta di uoler ciò fare, & toccar la co$a, quanto piu uicino $i può, ma con $omma breuita, & io $timo che egli ciò fatto habbia, & e$$eguito, auenga che altri dica, che que$ta norma di Vitr. $ia piu presto per un modello, che per una e$qui$ita di- 20 mostratione, affermando che Nerone tãto $i dilettaua di queste machine Hidraulice, che conteneuano l’acqua, & per piu canne mandando fuori l’aere con l’acqua in$ieme $aceuano un tremante $uono, che tra i pericoli della uita, & dello imperio, tra gli abbuttinamenti de i $oldati, & de i capitani, nel $opra$tante e mani$e$to pericolo non la$ciaua il pen$iero, & la cura di quelle, & che poi e$$endo diuulgati i libri di Vi- truuio, Nerone non l’haue$$e co$i care, poi che con uulgata ragione $u$$ero $abricate. Et à me pare, che $e bene minutamente Vitr. non ci e$pona tutte le co$e, che entrano nella detta machina, come egli ancho, non ha $atto nelle altre pre$upponendole a$$ai manife$te, pure ci dia tan to lume, che con la indu$tria, & con la diligenza $i può fare quello, che egli ce in$egna, perche ancho $e uogliamo de$criuere la fattura de gli Organi no$tri che u$amo, cono$ceremo chiaramente, che non potremo co$i minutamente dimo$trare l’arti$icio loro, che non ci re$ti difficulta appre$$o quelli, che di questi $imili $trumenti non fanno profes$ione, & non ne hanno pratica, tanto piu ci deue parere strano l’antichità $i per la propieta de uocaboli, $i per la nouita delle co$e, che $ono di$u$ate, benche l’organo di Vitr. conuegna in molte co$e, con l’organo, che u$amo, perche nell’uno, & nell’altro, e una i$te$$a intentione di $onare mediante l’aere, di dar le uie allo $pirito per certi canali, che entri nelle canne, 30 che quelle $e otturino, & aprino al piacer no$tro, che s’accordino in proportione di mu$ica, che $iano diuer$e, & facciano diuer$i $uoni, & $imil co$e, che di neces$ità $ono in questi organi, e in quelli, benche altrimenti $i $acciano, percioche io non trouo, che gli antichi u$a$$ero i man tici, benche $i $erui$$ero di co$e, che faceuano lo i$te$$o effetto riceuendo l’aere, & lo $pirito, è $cacciandolo $econdo il bi$ogno, come nella ma- china di Cte$ibio dimo$trato hauemo. Herone $imilmente de$criue una machina Hidraulica, laquale in$ieme cõ altre co$e, è qua$i in mano d’ogni $tudio$o, & noi per diletto po$to hauemo nella lingua no$tra i libri di quello autore. Per e$ponere adunque quanto s’intende dalle parole di Vit. & quello, che con la industria, & lume dello ingenio$o Marcolino hauemo. lo dico, che per fare la machina Hidraulica bi$ogna prima fare un ba$amento di legname, affine che $opra e{$s}o tutto l’apparecchio dell’Organo $i fermi, e $pecialmente un’arca, ò ua$o di rame, nelquale $i ha da por l’acqua dapoi $opra la ba$a dalla de$tra, & dalla $ini$tra dalle te$te $i drizzano alcune regole contenute in$ieme da altre attrauer$ate à mo do di $cala, & $ono come un telaro della machina, in queste regole $i $errano alcuni moggetti di Rame, come quelli della machina Cte$ibica $o- prapo$ta, que$ti hanno i lor fondelli, ò cerchielli mobili fatti à torno con diligenza, & $ono come ma$coli, che entrano ne i moggetti, anzi come 40 que legni, che entrano ne i gonfietti da le palle da u\~eto, & $ono inue$titɩ di lana, ò di feltre, & di pezze come i gonfietti, que$ti moggietti $on dritti, & uengono à riferire nell’arca di rame, hanno di $opra i manichi, & le catene, che calano in es$i à modo delle trombe di naue, que$te ca tene e$cono dalla bocca di alcuni Delfini co$i formati per adornamento, & $ono co$i chiamati (come dice il Marcolino) dal mouimento loro, che $i ra$$omiglia allo effetto, che $anno i Delfini nel $uo apparire fuori & rittuffar$i nell’acqua; & è uero, et co$i come noi chiamamo gallo quello $trumento, che apre che $i uolge in una canna, et apre lauia all’acqua, che e$ce di qualche ua$o, co$i quel delfino era uno $trumento, dalla bocca delquale pendeuano le catene, lequal catene erano attaccate ad una per capo, laqual stanga era bilicata, & staua in uccello, come dicemo noi, nel mezzo, $opra una regola dritta. Nell’arca di rame era come un trammoggio riuer$o, alzato dal $ondo dell’arca tre dita con certi ta$- $elli, & que$to $i $aceua per tenir il trammoggio alzato dal $ondo dell’arca, accioche l’acqua ui pote$$e entrare di $otto uia que$to trammoggio non haueua fondo, & l’acqua, che era nell’arca, era po$ta per premer l’aere, che entraua per alcune canne nel trammoggio, $i come nelle piue pa$torali $i preme il cuoio, che rittiene il fiato, e co$i que$t’acqua oppre$$a dallo aere lo $cacciaua conforza all’in $u per una tromba, che era 50 in capo del trammoggio laqual tromba, portaua lo fiato, & lo $pirito in una ca$$etta della quale Vitr. parla in que$to modo.

Sopra la te$ta gli è una ca$$etta ben $errata, e congiunta che $o$tenta il capo della machina detta il Canone mu$icale, nella cui longhezza $i fanno quattro canali $e lo $ttumento e$$er deue di quattro corde, $ei $e di $ei, otto $e di otto, & in cia$cun canale po$ti $ono i $uoi bocchini rinchiu$i con manichi di ferro que$ti manichi quando $i torcono, ò dan uolta, aprono le nari dall’arca ne i canali, & da i canali il canone per trauer$o ha di$po$ti i $uoi fori, ò buc- chi, che ri$pondono, & s’incontrano nelle nari, che $ono nella tauola di $opra, laqual tauola in Greco Pinax da noi $ommiero è detta. Tra la tauola, & il regi$tro trappo$te $ono alcune regole, forate allo i$te$$o modo, & unte di oglio, accioche facilmente $i $pignino, & di nuouo $iano tirate dentro, l’effetto di que$ti è otturare i buc- chi, & perche $ono da i lati, però da Greci pleuritide fono detti, di que$te lo andar, & il ritorno ottura altri de que fori, & altri apre. Similmente que$te regole hanno attaccati, è fitti i loro cerchielli di $erro congiunti con le pin- 60 ne che ta$ti chiamamo, lequali quando toccati $ono mouono le regole. Sopra la tauola contenuti $ono i bucchi per lequali da i canali e$ce il fiato, & lo $pirito. Alle regole incollati $ono gli anelli, ne i quali rinchiu$e $ono le lenguelle di tutti gli Organi.

Bello Artificio è que$to, & degno di con$ideratione, $opra la canna del trammoggio nella te$ta è congiunta una ca$$etta di legno, que$ta rice- ue il fiato che uiene dalla tromba, ò canna del trammoggio, & lo ri$erua per mandarlo in alcuni canali fatti $opra una regola larga al nu- mero de i registri, que$ti canali, che $ono per la longhezza del canone, hanno per trauer$o alcuni $ori, & $opra il compommento di que- $taregola con i canali e fori $uoi, ui è una tauola, che copre ogni co$a & $erra(diro co$i)per tutto, e copre il canone; questa è detta il $om- miero, & ha tanti fori nella $operficie $ua di $opra, quanti $ono i fori $atti ne i canali, & $i $contrano benis$imo; que$ti fori $ono fat- ti $econdo il numero delle canne, che $uonano, lequal canne $tanno dritte ne i bucchi del $ommiero; hauendo noi adunque i canali forati, & la tauola forata con ri$pondenti fori. Interponemo alcune regole tra la tauola, & i canali, lequali pa$$ano da un lato all’altro, & $ono $i- 70 milmente forate con fori ri$pondenti alli fori del canale, & del $ommiero; ma $ono fatte in modo, che calcando i loro manichi, che uenghi- no in fuori $i pos$ino riuolgere, et col $uo uolgimento facciano rincõtrare i loro bucchi con i bucchi de i canali, et del $ommiero, accioche il fia- to po$$a u$cir alle canne dell’organo, i manichi uer amente $ono come cadenazzi in forma di tre membri, hanno que$ti manichi attaccati al- cune anella, nelle quali $i $errano le lenguelle di tutti i detti $trumenti, cioe di tutti i ta$ti; que$te lenguelle erano come pendole, ò di duro corno [0277]DECIMO. ò di lamette. & erano per ordine longo lo $trumento di$poste, & collocate obliquamente, fatte in forma di foglia di poro, i Greci le chia- mano Spatelle Vitr. dalla forma loro le chiama lenguelle, à i capi loro erano attaccate alcune funi picciole, ò Catenelle, lequali $i legaua- no a i manichi delle regole, lequali e$$endo toccate è depres$i tirauano per le funi i capi delle lenguelle, & contra la piega loro le uolgeuano, che poi la$ciati i manichi ritornauano al $uo luogo, & uolgendo le regole faceuano, che i loro bucchi non faceuano $i $contrauano piu con i bucchi del canale, & del $ommiero. Sicome toccando$i, que manichi le regole $i uolgeuano, & ripportauano i bucchi all’incontro uno dell’altro, & quelle regole al modo, che $i u$a $i chiamano te$ti.

Ma à i moggietti $ono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono alle nari, che $on nella ca$$etta, nellequali $ono le anemelle tornite, & iui po$te affine, che riceuendo la ca$$etta il fiato, otturando i fori non lo la$cino piu tornare, co$i quando $i alzano le $tanghe, manichi tirano à ba$$o i $ondi de i moggietti, & i Del- finì, che $ono ne i fu$aioli calando nella bocca i cembali riempieno gli $paci de i moggietti, & i manichi alzando i 10 fondi dentro i moggietti per la gran forza, & per lo $pe$lo battere, otturando i $ori, che $ono $opra i cembali, fan- no andar per forza lo aere, che iui è per lo calcare co$tretto, nelle canne, per lequali egli ua ne i capi di legno, & per le $ue ceruici nell’arca, ma per lo forte mouimento delle $tanghe il fiato $pe$$o compre$$o entra per le apertu- re de i bocchini, & empie i canali di uento, di qui na$ce, che quando i ta$ti toccati con le mani $cacciano, & ritira- no continuamente le regole otturando ì fori di una, & aprendo à uicenda i fori dell’altra fanno u$cire i $uoni $econ- do le regole mu$icali con molte uarieta di moduli, & d’harmonie. Io mi ho forzato quanto ho potuto, che una co$a o$cura chiaramente $ia $critta. Ma que$ta non e ragion facile, ne e$pedita ad e$$er capita $e non da quelli, che in ta- li co$e $ono e$$ercitati. Ma $e alcuno per gli $critti hauera poco inte$o, quando cono$ceranno la co$a come ella $tà ueramente ritroueranno il tutto e$$er $tato $ottilmente, & curio$amente ordinato.

Imoggietti hanno le lor canne congiunte dalle bande, lequal canne $i riferi$cono nel trammoggio, perche in e$$o portano il fiato, hanno que$ti 20 moggietti le lor anemelle prima nel fondo po$te di dentro uia, per lequali $i tira lo aere come per bucchi de i mantici, dapoi dal piede doue $ono attaccate le canne nella bocca loro hanno ancho le altre anemelle, che s’aprono, accioche quando l’aere e tirato ne imoggietti, e poi cal- cato, con i $ondelli le anemelle del fondo $i chiudino, & quelle delle canne $i aprino, & lo aere entri nelle fi$tule, & uanno al trammog- gio, lequali deono e$$er con i capi loro $tagnate nel trammoggio, come $i è detto della machina di Cte$ibio. Alzando adunque le $tanghe che hanno le catene, che $o$tentano i cimbali entrantine i moggietti, $i a$$orbe l’aere per le anemelle di $otto, & calcando poi l’aere e $pinto per le canne nel trammoggio, & a$cende per la canna del trammoggio alla ca$$etta, & ui entra dentro. apron$i i bocchini che Epistomi $o- no detti da Vitr. dalla ca$$etta à i canali, ne iquali entra lo aere, ma non prima egli ua à far $uonare le canne, che non $i tocchi con le dita i ta- sti, cioe manichi delle regole, perche bi$ogna col toccar di que manichi uolger le regole, che entrano tra il canone, e il $ommiero, accioche tutti i bucchi $i $contrino, & $ia libera pa$$ata dello aere alle canne. 10 diro che Vitr. non ha la$ciato co$a pertinente à que$ta de$crittio- ne $aluo che la de$crittione delle lenguelle, ma era co$a nota come erano, & come $i faceuano, però egli la pre$uppone, & dicendo lenguella 30 parla di una co$a allhora cono$ciuta, l’acqua $caccia lo aere, & $a quello effetto, che fa il piombo $opra i mantici de gli organi nostri.

CAP. XIIII. CON CHE RAGIONE SI MISVRA IL VIAGGIO FATTO, O IN CA- RETTA, O IN NAVE.

TRAPPORTIAMO hora il pen$ier no$tro di $criuere ad una non inutile ragione ma con gran de prontezza dataci da no$tri maggiori con che uia quelli, che $iedono in carretta, ò nauigando $a- 40 per pos$ino quanti miglia di camino habbiano fatto. Et que$to $i $a co$i. Sieno le ruote della car retta larghe longo il diametro quattro piedi, & due dita. Et que$to $i $a accioche hauendo la ruo ta in $e un certo, & determinato luogo, & da quello comincie andando inanzi girar$i, & perue- nendo à quel $egno certo, è determinato, doue ella cominciò girar$i habbia finito ancho un certo e determinato $pacio di piedi dodici, è, mezzo. Poi che que$te co$e co$i apparecchiate $eranno allhora nel mog- getto della ruota alla parte di dentro $ia fermamente rinchiu$o un Timpano, ilquale fuori della fronte della $ua ri- tondezza porgi un eminente dentello. Dapoi dal di$opra del ca$$ero della caretta con$itta $ia una ca$$a, che habbia un timpano che $i moua po$to in coltello, & $ia nel $uo pernuzzo rinchiu$o. Nella fronte del detto timpano $ia- no i denti egualmente compartiti di numero di quattrocento, & conuenghino que$ti incontrando$i nel dentello del timpano inferiore. Dapoi al timpano di $opra da un lato confitto $ia un’altro dentello, che uenghi fuori oltra gli 50 altri denti. Egli $i fa ancho il terzo timpano dentato con la i$te$la ragione, & è po$to piano in un’altra ca$$a, che habbia i denti che ri$pondino, à quel dentello, il quale è confitto nellato del $econdo timpano, dapoi nel timpa- no, che è po$to in piano faccian$i bucchi per poco pm, o poco meno delle miglia di quello, che per lo uiaggio d’un giorno $i puo pa$$are, perche non ci dara impedimento, in cia$cuno di que$ti bucchi po$ti $iano alcuni $a$$olini ri- tondi, & nella ca$$a di quel timpano faccia$i un foro, che habbia un canale, per lo quale que $a$$olini cader pos$i- no nel ca$$ero della caretta, que $a$$olini dico che $eranno po$ti in quel timpano, quando uenuti $eranno dritto $o- pra quel luogo, & cadera cia$cuno in un ua$e di rame, $ottopo$to, & co$i, quando $ia che la ruota andando inanzi moua in$ieme il timpano di $otto, & il $uo dentello in ogni giro con$tringa pa$$are i dentelli del timpano di $opra, ella, fara, che e$$endo uoltato il timpano di $otto quattrocento fiate, quel di $opra uoltato una $ola; & il dentel- lo, che gli è dal lato confitto, fara andare inanzi un dentello del timpano, che $tà nel piano. Quando adunque per 60 quattrocento giri del timpano inferiori, $i uoltera una fiata quel di $opra lo andar inanzi $erà di cinquemila piedi, & di mille pas$i, & da quello quante palle cadute $eranno $onando tanti miglia ci daranno ad intendere, che ha- ueremo fatti. Ma il numero dellê palle dal ba$lo raccolto ci dimo$trera la $omma de i miglia fatti dal uiaggio d’un giorno.

A$$ai facile è la $opra$critta dimo$tratione, pure che con ragione Aritbmetica inte$a $ia, però per maggiore dichiaratione $i dirà, che que- $to artificio di mi$urare il uiaggio andando in carretta con$iste nella grandezza delle ruote, laqual grandezza e$$er deue certa, & di mi$ura cono$ciuta, quando adunque $ia, che dal diametro $i cono$ca la circonferenza del circolo, egli è nece$$ario far le ruote d’un diametro cer- to, & mi$urato, però Vitr. fa i diametri delle ruote di quattro piedi, & due dita, di dodeci che uanno à far un piede, pero $ono la $esta d’un piede, accioche la circon$erenza dellaruota $ia manifesta, & intende per questo, che la circonferenza uolga dodici piedi, è, mezzo, entrando il diametro tre fiate nella circonferenza del circolo, e$$endo adunque la ruota di dodici piedi è mezzo di circonferanza, & po$to 70 un $egno in e{$s}a doue ella tocca la terra, & facendola girare $opra la terra, finche il mede$imo $egno ritorne al luogo di prima, hauera $cor$o lo $pacio di dodici piedi è mezzo. Se adunque ogni compito giro di ruota, mi da dodici piedi, & mezzo di terreno uolgendo$i la ruota quattrocento fiate, mi dar à cinque mila piedi, & $e uanno uinticinque piedi per pa$$o, mi dar à mille pas$i, & mille pas$i mi danno un miglio, ma accioche $i cono$ca quante fiate la ruota $i uolga, non $olamente con gli occhi, ma con l’orecchie, Vitr. ce lo in$egna $acil- mente come $i uede nel te$to, & la figura piu chiaramente lo dimo$tra.

[0278]LIBRO

Similmente nel nauigare mutando alcune co$e $i fanno que$ti artific{ij}, perche $i fa pa$$are per li lati delle bande della naue un perno, ilqual con le $ue te$te e$ce per le parti e$teriori della naue, nellequali s’impongono le ruote di quat- tro piedi, & un $e$to di diametro, que$te ruote nelle fronti loro hanno le lor pinne, che toccano l’acqua, nella me- tà del perno dentro della naueal mezzo c’è un timpano, con un dentello, che e$ce dalla $ua circonferenza, iui ap- pre$$o euui una ca$$a col $uo timpano dentato di quattrocento dentelli egualmente di$tanti, & conuenmenti al den- tello di quel timpano, che è po$to nel perno, ha di piu un dentello nel $uo lato, che $porta in fuori oltra la ritondi- ta $ua, & c’è un’altro timpano piano, confitto in un’altra ca$$a dentato allo i$te$$o modo, co$i il dentello confitto al lato di quel Timpano, che $ta in coltello urtando in que dentelli di quel timpano, che $ta in piano, per ogni uol- ta che egli da à torno, facendo andar uno di que dentelli uolge il timpano, che è po$to in piano, nelquale $ono i fo- ri, doue $i ripongono i $a$$olini ritondi, & nella ca$$a del detto timpano $i caua un foro, che ha un canale, per loqua- 10 le il $a$$olino liberato dall’o$taculo, cadendo in un ua$o di rame, ne fara $egno col $uono, & co$i la naue $pinta, ò da remi, ò da uento toccando le pinne delle ruote l’acqua contraria forzate da grande $pinte à drieto uolteranno le ruote, lequali uolgendo$i danno di uolta al perno, il perno uolgera il timpano, delquale e$$endo il dentollo ragi- rato, per ogni giro, che egli dia à torno urtando in un dentello del timpano $econdo lo fara fare moderati giri, & co$i poi che le ruote uoltate $eranno dalle pinne quattrocento fiate, faranno dar’una uolta $ola al timpano po$to in piano per lo incontro del dentello po$to nel lato, di quel timpano, che è in cortello. Il giro adunque del timpano piano quante fiate uenira per mezzo il foro mandera fuori i $a$$olini per lo canale, & co$i & col $uono, & col nu- mero dimo$trera gli $pat{ij} delle miglia della nauigatione.

Que$to artificio è $imile à quello della carretta, ma io uedo, che puo e$$er impedito il girar delle ruote, ò per l’acqua, ò per altri acciden- ti, però io la$cio che la pruoua $ia quella, che lo confermi. La figura ci dimostrera quanto è $critto, & dell’Organo, & della mi$u- 20 ra del Viaggio, perche que$te $ono co$e, che la $crittura non puo à pieno dimo$trarle, pero bi$ogna che la pittura le ponga dinanzi à gli occhi, & molto piu può un buon ingegno capire di quello, che dimo$tra la pittura, & $e al buon ingegno $u$$e aggiunta la pratica di fare altre $imili, machinationi non ha dubbio, che la $crittura $ola gli basterebbe, ma inuero bi$ogna na$cerci, & hauere inclinatione naturale, & diletto di operare. Et qui $a fine Vitr. di trattare di quelle co$e, che appartengono all’utile, & al diletto de gli huomini al tempo che $ono $enza $o$petto, & in pace, allequal co$e io potrei, à pompa molte co$e aggiognere di quelle, che mette Herone, ma egli mi pare, che $imili artifici deono e$$er tenuti in riputatione, perche da molti, che non intendono $ono tenuti uili, e hauuto in poco preggio. Ma non $anuo di quanto gran de utilità puo e$$er il $aperne render conto, & quante co$e, che non $ono poste da gli authori, $i po$$ono rittrouare a beneficio del mondo per gli $critti di quelli, e$$endo (come io ho detto nel Primo Libro) gran uirtù, & gran forza po$ta ne i principij, come ancho chiaramente $i ha potuto comprendere dal di$cor$o fatto di $opra nel pre$ente Libro circa le machine, come in tutte e la ragione del mouimento dritto e circolare, & come la merauiglio$a natura del circolo $eruando in $e molte contrarietà, ci da cau$a di fare quelle marauiglio$e opere, che 30 fanno con$entire la natura repugnante delle co$e alle uoglie de gli huomini, per ilche io non potrei à bastanza fare auuertiti gli Architetti, & quelli, che uogliono fare molte belle, & utili machinationi à commodo delle genti, che debbiano continuamente pen$are, & ripen$are e ma- chinare (diro co$i) $opra i principij po$ti da Vitr. & da noi, & molto pruna da Aristotile nelle $ue mecaniche, lequali pare che $iano $tate leuate di pe$o, & trapportate da Vitr. in un $olo capitolo, benche con $omma breuita, $econdo il co$tume di que$to authore, come ancho s’è ueduto nel Nono Libro, nel di$cor$o de i mouimenti d e i Cieli, & nel trattamento de gli horologi, & poco di $opra nella de$crittione della machina Hydraulica, nel che $i uede il $uo mirabile giudicio (come io ho detto piu uolte) nella $cielta delle co$e, perche le minute, le ordinarie, le u$itate e facili $ono $tate la$ciate, le belle, le importanti, le difficili, & le $cielte $ono state elette, & propo$te, & e$po$te alla intelligenza delle genti. Ma tempo e che $eguitamo l’instituto no$tro, & e$$equiamo l’ultima parte, che cire$ta, à fornire tutto il corpo della Architettura, che e quella parte, delle machine, checi $erue all’u$o della guerra.

[0279]DECIMO. A. Acqua in arca æared depre$$a. B. Delfini ærei. C. Modioli ærei. i Moggetti di Rame. D. Le Regole in forma di $cala. E. Taxilli, ta$$elli di tre dita alti. F. Cathene Cymbala tenentes. G. Infundibulum Inuer$um. Tramoggio detto Phigeus. H. Fi$tulæ le Canne per le quali, lo aere dalli Moggetti entra nel Tramoggio. I. Vestes, Stanghe. K. Manubria, Manichi, che ogni uolta che $i preme li Ta$ti $i uoltano, & apreno le Nari, che mandano il uento alle canne de l’Organo, che $uonano. L. Pinne $ub quibus $ub lingulæ omnium organorum.i.i ta$ti e lenguelle. O. Le Regole tra’l Sommiero detto Pinax, & i regi$tri. P. Pinna depre$$a, un tasto calcato. Q. Tabula, il Sommiero. R. La Figura de i ta$ti$eparata perche meglio s’intenda. S. Lingulæ, lenguelle. T. Ceruicu’a, il collo, o la canna. V. L’acqua cacciata in $u tra. Parca e il Tramoggio dal uento delli Moggetti. X. Pars arcæ, parti dell’ arca. Quell punti nella forma de i Tasti $eparata $ono, fori del Sommier, che danno il uento alle canne. L P K R E V A T Q X E A V E X H F O B D D C H [0280]LIBRO CAP. XV. DELLE RAGIONI DELLE CATAPVLTE, ET DE GLI SCORPIONI.

HORA io e$ponero con che mi$ure apparecchiar $i pos$ino quelle co$e, che $tate $ono ritrouate à i pre$idi della guerra, & alla neces$ità della con$eruatione, & $alute de mortali, che $ono le ragioni de gli Scorpioni, Catapulte, & Bali$te, & prima dirò delle Catapulte, & de gli Scorpioni. Dalla propo$ta lunghezza della $aetta, che in que$ti $trumenti $i tira, tutta la loro proportione $i ragio- na, & prima la grandezza de i Fori, che $ono ne i loro capitelli, è per la nona parte di e$$a, & que$ti fori $ono quelli, per li quali $i $tendono i nerui torti, i quali deono legare le braccia delle Catapulte. Ma i capitelli di que fori e$$er deono della $otto$critta altezza, & larghezza, le tauole che $ono di $opra, & di $otto dal 10 capitello, che Paralelle dette $ono, tãto $ono gro$$e, quanto è uno di que $ori, larghe per uno & noue parti, ma ne gli e$tremi per un foro e mezzo. Ma le erte dalla de$tra, & dalla $ini$tra, quelle, che Para$tate $i chiamano, oltra i cardini alte $ono quattro fori, gro$$e, 5, i cardini per mezzo foro, & un quarto, dal foro all’erta di mezzo $imilm\~ete $ia lo $pa- cio di mezzo $oro, & un quarto, la larghezza dell’erta di mezzo per un foro e — la gro$$ezza d’un foro, & lo $pacio doue $i pone la $aetta nel mezzo dell’erta per la quarta parte d’un foro. Ma le cantonate, che $ono à torno de i lati, & nelle fronti, conficcate e$$er deono con lame di ferro, ò pironi di rame, ò chiodi, la lunghezza del canale, che in Greco è detta Strix, e$$er deue di fori diecinoue, la longhezza de i regoli, che alcuni Buccule appellano, che $i confic- cano dalla de$tra, & dalla $ini$tra del canale e$$er deue di fori dieciotto, & l’altezza d’un foro, & co$i la gro$$ezza, & $i affiggeno due regole, nellequali entra un molinello, ilquale è longo tre fori, largo mezzo, & la gro$$ezza del- la bocchetta, che $i affigge, $i chiama Camillú, ò $econdo alcuni Locullamento con i cardini $otto$quadra, e d’un 20 foro, l’altezza $ua di mezzo foro, la longhezza del molinello e di noue fori, la gro$$ezza della Scutula di noue fori. Et la longhezza di quella parte che è detta, Epitoxis, e di mezzo foro & d’un ottauo della metà, la gro$$ezza d’un’ ottauo. Similmente l’orecchia, ò il manochio, è longo tre fori, largo & gro$$o mezzo foro, & un quarto, la lõghezza del fondo del canale è di $edici fori la gro$$ezza di noue parti, & la larghezza della metà, & d’un quarto, la colonella, & la Ba$a nel piano di otto fori, la larghezza del zocco doue $i pone la colonella, è di mezzo foro, & d’un’ottauo del- la metà, la gro$$ezza è della duodecima, & della ottaua parte d’un foro, la longhezza della colonella al cardine è di do- dici fori, & noue: parti, la larghezza di mezzo foro, & d’un quarto della metà, la gro$$ezza è d’un terzo, & d’un quar to d’un foro. Di quella $ono tre capreoli, ò chiauette, la longhezza de quali è per noue fori, la larghezza per mezzo, & noue parti, la gro$$ezza per un’ottauo, la longhezza del cardine di noue parti d’un foro, la longhezza del capo della colonna d’un foro e mezzo &. — — — — — — — — — — — — — — — — — la gro$$ezza d’un foro, la 30 colonna minore di dietro, che da Greci è detta Antiba$i è di fori otto, la larghezza di. — — la gro$$ezza di. — la $ottopo$ta de fori dodici, & $ia della i$te$$a gro$$ezza, & larghezza, $opra la minor colonna c’è una orecchia, o let- to che $i dica, ò $cagnello, di fori — — l’altezza di fori — — la larghezza di fori, i — — de i na$pi $ono di fori, la gro$$ezza d’un foro. — — la larghezza di — — & la gro$$ezza di — — ma alli trauer$i con i cardini $i da la lon- ghezza di fori dieci, la larghezza di quindeci <210> <202> & la gro$$ezza di dieci — la longhezza del braccio di fori — — la gro$$ezza delle radice — — — — — — — — — — — — — — — — Que$te co$e con tale proportioni, ò aggiugnendo, ò $cemando $i fanno, perche $e i capitelli, che Anatoni $i dicono, $eranno piu alti della larghezza, al- lhora $i deue leuare delle braccia, accioche quanto piu rime$$o $erà il tuono per l’altezza del capitello, la cortezza del bracio faccia il colpo maggiore, $el capitello $erà m\~e alto, che Catatono $i dice, perche è piu forte deono le braccia e$$er piu longhe, accioche piu facilmente $i regano, imperoche $i come la leua, quando è longa quattro piedi, 40 quello che $i alza da cinque huomini, fatta poi di otto piedi, da due $olamente $i leua, co$i le braccia quanto piu lon ghe $ono tanto piu molli, & quanto piu corte, tanto piu duramente $i maneggiano.

Qui bi$ogno è bene che Iddio ci aiuti, percioche ne la $crittura di Vitr. ne di$$egno d’alcuno, ne forma antica $i troua di que$te machine, io dico al modo da Vitr. de$critto, & lo ingegnar$i e pericolo$o, imperoche molto bene di$correndo $i potrebbe fare alcuno di quelli strumenti, per tirar $as$i, ò $aette, ma che fu$$ero à punto come Vit. ci de$criue, $arebbe co$a grande, oltra, che le ragioni de i mede$imi $trumenti col tem po dopo Vitr. $i $ono mutati, perche la proua, & l’u$o nelle co$e della guerra, come in molte altre $a mutar le forme de gli $trumenti, & à no$tri giorni quelle machine $ono del tutto po$te in di$u$o, però io credo che io $arò degno di e$cu$atione, $e io non entrerò in fanta$ia di e$po- ner quelle co$e, che per la difficulta loro, anzi per la impos$ibilità $ono tali, che hanno fatto leuare da que$ta impre$a huomini di piu alto ingegno, & di maggiore e$perienza che non ho io. Dirò bene che dal fine cioè dallo effetto, che $i uuol fare, $i puo trouare ogni $trumen- to, come nella pre$ente occa$ione. Bali$ta, Catapulte, e Scorpione $ono $trumenti da tirar pietre grandi, e $aette, certo è che dalla in- 50 tentione, & dal fine potemo preparare $imili $trumenti, con$iderando, che per far colpo gagliardo e lontano, & per tirar gran pe$o, ci bi$ogna grande forze, & tale forze, che $ian dall’arte ordinate, percioche nel mouere i gran pe$i la natura è contraria à gli huomini, come detto hauemo, all’arte dunque appartiene ordinare tali $trumenti, che tirati à forza, & rila$ciati con uiolenza mandino i pe$i lontani, & ciò non $i può fare $enza chiaui, carcature, ò leue, lequali habbiano doue appuntar$i, & fatte $ieno con proportione ri$pondente al pe- $o, che $i deue trare, & però dalla natura del pe$o $i da la proportione della grandezza à tutte le parti dello instrumento, adunque il modulo, che nelle fabriche $i piglia $er à con$iderato ancho nella parte della machine, & però la Simmetria, & l’ordine $i richiede an- cho in questa parte, & $imilmente la Di$po$itione il Decoro, & la Bellezza dello a$petto, & l’altre co$e po$te da Vitr. nel Primo Libro. Dalla longhezza adunque della $aettà, ò dal pe$o della pietra con ragione $i deue pigliar la mi$ura di queste machine, come ancho dal pe$o della palla $i forma il pezzo, $i da la carcatura, & $i tempra l’artigliaria de no$tri tempi, perehe e nece$$ario, che ci $ia proportione tra quello, che moue, & la co$a, che ė mo$$a, la doue chiaramente $i proua, che ne una pagliuzza, ne uno $mi$urato pe$o puo e$$er da 60 un’huomo $enz’altro in$trum\~eto tirato, perche in quello ce il meno, in questo il piu $enza proportione tra il mouente, & la co$a, che e mo$$a, & perche la $aetta, & la pietra deue e$$er accommodata ad alcuna parte, però $e gli fa il $uo letto, & il $uo canale, & il $uo canale, & perche la fune, il neruo, ò altro, che $pigne la $aetta deue e$$er con ragione $te$o e tirato, & annodato à qualche co$a, & quella $imilmente ad altre parte, che la con$tringa, & quella ferma e$$er deue, & unita con altre parti ad un’effetto, acciò $e le conuegna la diffinitione della machina, però ci na$ce la neces$it à di tutte le parti de tali $trumeti come $ono i Trauer$i, le Erte, le Chiauette, le Tauole, i Perni, i Cardini, i Canali, i Rego- li, i Na$pi, le Leue, le Orecchie, le Braccie, i Capitelli, le Colonelle, i Fori, le Bocchette, & altre co$e che Vitr. dice, le Mi$ure dellequa- li in e$$o per il tempo, & per la negligentia d molti $ono andate, benche la ragione, & il per che di e$$e ci re$ti pigliando$i il tutto dalla ra- gione della Leua, & della Bilancia. I nomi ueramente, & i uocaboli di questi $trumenti, ò machine $ono tolte da qualche $imiglianza delle co$e, ò da qualche effetto, ò uero fanta$ia come appre$$o di noi Schioppo, e Bombarda, dal $uono, Arcobu$o dalla forma, Pa$$auolante, Ba- $ili$co, e Falconetto da gli effetti, co$i Bali$ta dal tirare, Scorpione, perche con $ottil punta di $aetta daua la morte, & for$e quella era 70 auelenata, & Catapulta $imilmente dalla celerità del colpo, & Arcubali$ta, & altre co$e $imili, & dalla forma, & da gli effetti erano no- minate, & a immitatione di uno di tali $trumenti già molti anni ne fu formato uno tutto di ferro (in picciola forma con le corde di neruo) che in molte parte $i conforma con la naratione di Vitr. il quale è in una delle Sale dello Armamento dello Eccellenti{$s}imo Con$iglio dɩ X. La$cierò adunque che il tempo ci porti qualche lume, perche ancho da gli Authori Greci non $i può cauare co$a, che buona $ia $e bene $ono gli istes$i che cita Vitr.

[0281]DECIMO. CAP. XVI. DELLE RAGIONI DELLE BALISTE.

IO HO DETTO delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni $i fac ciano. Ma la ragione delle Bali$te $ono uarie, & differenti, però tutte $ono ad uno effetto drizzate, perche altre con Stanghe, altre con Molinelli, alcune con molte Taglie, e con molti raggi, alcune con Argane, & altre con Ruote e Timpani $ono tirate. Ma con tutto que$to niuna Bali$ta $i fa $e non $econdo la propo$ta grandezza del $a$$o, che da tale $trumento $i manda, però della ragione di quelle non è ageuole à tutti. & e$pedita co$a trattarne, $e non à quelli, che hanno l’arte di numera- re, & di moltiplicare, perche $i fanno ne i capi alcuni Fori per gli $pac{ij} de i quali tirate $ono & caricate, con capello di Donna $pecialmente, ò con neruo le Funi, lequali $i pigliano dalla proportione della grandezza del pe$o, di quel 10 fa$$o, che ha da e$$er tirato dalla Bali$ta. Si come dalla lunghezza della $aetta detto hauemo pigliara $$i la mi$ura delle Catapulte. Ma accioche ancho quelli, che non hanno le ragioni della Geometria, & della Arithmetica pos$ino e$pe- ditamente operare, perche nel pericolo della guerra non $iano occupati nel pen$arui $opra, io faro manife$to ridu- cendo la co$a alla ragione de i no$tri pe$i quelle co$e, che io ho hauute per certe, & quelle che in parte io ho appre$e da mei Precettori, & con quali co$e i pe$i de i Greci habbian ri$petto à, i moduli $ommariam\~ete io $on per e$ponere.

Si può creder molto à Vitr. in questa materia percioche egli era prepo$to all’artegliarie, & all’apparato delle Bali$te, Scorpioni, & delle Ca- tapulte, $econdo che egli afferma nella dedicatione del Libro. Potemo ancho uedere quanto nece$$ario $ia ali’ Architetto la cognitione del- l’ Arithmetica, et della Geometria, come egli ha detto nel Primo Libro, perche le proportioni de numeri, & le $olutioni delle co$e, che cõ nume ri non $i po$$ono fare, ma $i bene per uia di linee, come prouato hauemo nel Nono Libro, u\~egono da l’arte del numerare, & da l’arte del mi$u- rare, et qui ci $erue quella dimãda di trouare le linee di mezzo proportionali à dua date, $ecõdo che dice Archimede, et Vit. delle ragion loro.

20 CAP. XVII. DELLA PROPORTIONE DELLE PIETRE, CHE SI DEONO TRARRE AL FORO DELLA BALISTA.

QVELLA Bali$ta, che deue mandar fuori una pietra di due libre hauerà il foro del $uo capitello di cinque dita, $e di quattro libre, dita $ei, $e di otto dita $ette, & noue parti, $e di dieci, dita otto, & no- ue parti, $e di uinti dita dieci, & noue parti, $e di quaranta, dita dodici e mezzo & K. $e di $e$$anta dita tredeci, & l’ottaua parte d’un dito, $e di ottanta dita quindeci, & noue parti d’un dito. Se di cen to e uinti, piedi uno e mezzo, e d’un dito e mezzo <210> <202> $e di cento e ottanta, piedi due & dita cin- 30 que, $e di ducento libre piedi due, & di dita $ei, $e di ducento e dieci, piedi due, & dita $ette <210> <202> $e di ducento e cinquanta, piedi due dita undeci e mezzo. Determinata la grandezza del foro faccia$i una Scutula detta da Greci Peritritos, che per lunghezza $ia due $ori, & della duodecima, & ottaua parte d’un foro, la larghezza due fo ri, & della $e$ta parte d’un foro. Parti$ca$i la metà della di$$egnata linea, & poi che $erà partito $iano ritirate e ra$tre- mate le ultime parti di quella forma di modo, che quella linea habbia la $ua torta di$$egnatione per la $e$ta parte del- la lunghezza, ma di larghezza la doue è la $ua piega habbia la quarta parte. Ma la doue è la curuatura, la doue gli an guli cõ i capi loro $portano in fuori, & i fori $i deono uoltare, & il ra$tremam\~eto deue tornar in dietro per la $e$ta par te della larghezza. Il foro $i fa di forma alquãto lõghetta tanto, quãto è gro$$o l’Epizige, poi che co$i $erà formato par ti$ca$i à torno di modo, che ell’habbia la e$trema curuatura dolcemente uoltata <210> <202> la gro$$ezza $ia d’un foro. Fa- cianli i moggetti di fori 11 e mezzo la larghezza 159 <210> <202> la gro$$ezza oltra quello, che entra nel foro $ia di fori 51, al- 40 l’ultimo de la larghezza $ia di foro 15. la longhezza delle erte $ia di fori V S 5. la curuatura per la metà d’un foro la gro$$ezza. u. d’un foro & LX. parte egli $i da di piu alla larghezza quanto s’è fatto appre$$o il foro nella de$crittione in larghezza, & gro$$ezza la. V. parte di un foro. L’altezza la quarta parte, la longhezza della regola che è nella m\~e$a è di fori otto, la larghezza, & la gro$lezza, per la metà del foro, la gro$$ezza del Cardine 112 <210> <202>. gro$$ezza del foro 299 <210> <202> la curuatura della regola 15 K la larghezza, & gro$$ezza della regola e$teriore tanto, la lunghezza, che ci da- ra la uer$ura della formatione, & la larghezza dell’erta, & la $ua curuatura K. Ma le regole di $opra $erãno eguali alle regole di $otto. K. le men$e del trauer$o di fori unK la lunghezza del Fu$to del Climacyclo. di fori tredici <210> <202> la gro$- $ezza di tre K lo $pacio di mezzo largo una quarta d’un foro. <210> la gro$$ezza un’ottaua <210> <202> K. la parte di $opra del Climaciclo che è uicina congiunta alla men$a per tutta la $ua lunghezza $i parte in cinque parti, dellequali due $i dã no à quel membro, che Greci chiamano Chilon <210> <202> la larghezza 5. la gro$$ezza 9 <210> la lunghezza di tre fori e mez- 50 zoK. le parti prominenti del chilo di mezzo foro, quella del Plenthigomato di 3. d’ un foro, & d’un Sicilico. Et quel- lo, che è à i Perni, che $i chiama la Fronte trauer$a è di tre fori, la larghezza delle regole di dentro 5. d’un foro, la gro$- $ezza 3 K. il riempimento dell’orecchia che è per coprire la Securina s’intende K. la larghezza, del fu$to del Climaci- do 25. la gro$$ezza di fori dodici K. la gro$$ezza del quadrato, che è pre$lo al Climaciclo F S d’un foro, ne gli e$tremi K. ma il Diametro dell’ A$$e ritondo $erà eguale al chilo, alle chiauette. 5. manco una $e$tadecima K. la longhezza dell’an teridio di fori F 111 9, la larghezza da ba$$o 5 <210>: d’un foro la gro$$ezza di $opra 2 K. la Ba$a, che $i chiama E$cara per longhezza è di fori <210> la contra ba$a di fori quattro <210> <202> la larghezza, & gro$$ezza dell’una, & dell’altra <210> <202> d’un foro, $i caccia à mezzo una Colõna di altezza K. la cui larghezza, e gro$$ezza e d’un foro, & mezzo, ma l’altezza non ha proportione di foro, ma $erà ba$tante, quello che $erà nece$$ario all’u$o <210> <202> d’un braccio la lunghezza di fori VI <210> <202> la gro$$ezza nella radice ne gli e$tremi F. Io ho e$po$to quelle Simmetrie trattando delle Bali$te, & delle Ca- 60 tapulte, che io ho giudicato $ommamente e$pedite, ma come $i carchino, & tirino con funi torte di neruo, è di ca- pelli, quanto potrò con i $critti abbracciare non la$cierò.

Et qui che potemo noi dire in tanta $correttione di te$to? in tanta con$u$ione di mi$ure, e in tanta o$curità di uocaboli? Mirabile era certo questa machina tirãdo fin ducento è cinquanta libre di pe$o, & ci uoleua una grandis$ima manifattura, di parti e membri di e$$a.

CAP. XVIII. DELLE TEMPRE, E CARCATVRE DELLE BALISTE, ET DELLE CATAPVLTE.

PIGLIANSI traui lunghis$imi $opra i quali $i cõficcano i gattelli, dentro de quali uãno i na$pi, ma per mezzo gli $pac{ij} di quelle traui $i tagliano dentro le forme, nellequali s’inue$tono i capitel- 70 li delle Catapulte, & con cugni $ono fermati, e tenuti accioche nel caricarle, & tirarle non $i moui- no. Piglian$i poi i moggetti di Rame, & quelli $i mettono dentro ne i capitelli, dentro i quali uan no i cugnetti di ferro detti da Greci Epi$chidi, oltra di que$to ui $i pongono le an$e delle corde, & $i fanno pa$$are dall’altra parte, & d’indi $e riportano ài Na$pi, inuolg\~edo$i nelle $tãghe, accioche per quelle $te$e, e tirate le corde quãdo con le mani $eranno tocche, habbian eguale ri$põdenza di $uono nell’una, & l’al- tra parte, & quãdo que$to haueremo fatto que$to allhora con cugni à i Fori, $i $errano di modo, che non po$$ono piu [0282]LIBRO ammollar$i, & co$i fatti pa$$are nall’altra parte cõ la i$te$$a ragione cõ le $tãghe $i $t\~edono per li Na$pi, fin che $uoni- no egualmente, & co$i cõ i $erramenti de i cugni $i t\~eprano le Catapulte al $uono con udito, & orecchia Mn$icale.

Que$to accennò Vitr. nel Primo Libro uolendo, che lo Architetto haue$$e qualche ragione di Mu$ica, perche $e è quella proportione da $uono, à $uono, che è da $patio à $patio, non prima $errar $i deono i Fori posti ne i capi, per liqualɩ $i tirano le funi torte, che rendino $uoni eguall, & allhora renderanno $uoni eguali, che ci $era parit\.a de $patij, & eguale tiramento dalla de$tra, & dalla $ini$tra delle funi, & quando que$to dal- l’orecchia $er à udito, alhora $er à molto bene temperata la carcatura, & il colpo $er à dritto e giu$to, come la ragione ci dɩmo$tra.

CAP. XIX. DELLE COSE DA OPPVGNARE, E DA DIFFENDERE, ET PRIMA DELLA INVENTIONE DELLO ARIETE ET DELLA SVA MACHINA. 10

IO HO detto quello, che io ho potuto di que$te co$e. Re$tami dire delle Machine da battere, & da oppugnare in che modo cõ machinationie uittorio$i Capitani, & le Città e$ler pos$ino diffe$e. Pri ma quanto appartiene alla oppugnatione, co$i $i dice e$$er’$tato ritrouato l’Ariete. I Carthagine$i per oppugnar Gade s’accãparono, & hauendo prima pre$o il Ca$tello $i sforzarono di gettarlo à ter ra, ma poi che non haueuano ferramenti per roinarlo pre$ero una traue, & que$ta cõ le mani $o$te- nendo, & urtãdo con uno de capi continuam\~ete andauano $calcinãdo la $ommità del muro, è $man tellando i primi cor$i delle pietre à poco à poco leuarono tutta la diffe$a. Dapoiaccade, che un certo Fabro di Tiria detto Pefa$meno indutto da que$ta ragione, & inuentione, drizzata un’antenna da quella ne $o$pe$e un’altra per tra 20 uer$o in bilancia, & co$i tirãdo indietro, e $pignendo inanzi con gran colpi roinò il muro di Gaditani.Ma Cetra Cal cedonio fece prima un Ba$amento di legno po$to $opra ruote, & poi $opra ui fabricò con traui dritti, & con chiaui, e trauer$i uno $teccato, & in que$ti $o$pe$e, & appicco l’Ariete, & di Corami de buoi fece la coperta, accɩoche piu $icu- ri fo$$ero quelli, che nella machina po$ti fu$$ero, à batter la muraglia, & que$ta $orte di machina per e$$er alquanto tarda ne i forzi $uoi, fu dal detto Te$tudine Arietaria nominata. Po$ti adunque da prima que$ti gradi, à tal $orte di machina, auenne dapoi che quãdo Philippo figliuolo d’Aminta $i po$e all’a$$edio, & à batter Bizantio, che Polindo The$alo ui aggiun$e molte $orti, & molte facilità, dalqual poiimpararono Diade, & Cherea, che andarono al $oldo cõ Ale$$andro. Perche Diade nei, $uoi $critti dimo$tra hauer trouato, le Torri, che andauano, lequali ancho disfatte $o lea portar nello e$$ercito. Oltra di que$to egli trouò la Triuella, la machina a$cēdente, per laquale à pie piano $i pote ua pa$$are alla muraglia. Et ancho trouò il Coruo, che roinaua le mura, detto Grue da alcuni. Similmente u$aua lo 30 Ariete con le ruote di $otto, le ragioni delquale egli ci la$ciò $critte, & dice, che la piu picciola Torre non deue e$$er m\~e alta di cubiti 60. larga 17, ra$tremata di $opra la quinta parte del $uo di$otto, & che le erte da ba$$o di 10 parti d’un piede, & di $opra di mezzo piede $i douean fare, & che bi$ogna fare quella Torre di 10 tauolati, & che per ogni lato hauer deue le $ue fine$tre. Ma la Torre piu grãde doueua e$$er alta 120 cubiti, larga 22 e mezzo <210> <375> & ra$tremata di $opra $imilmente la quinta parte <210>: i $uoi dritti ò erte dal $ondo d’un piede, dal di $opra di mezzo piede, & que$ta altezza egli faceua di 20 tauolati, & cia$cuno tauolato haueua il circuito di tre cubiti, & la copriua di corami crudi, accioche fu$$ero da ogni colpo $icure. L’apparecchio della Γ e$tuggine Arietaria $i faceua con la i$te$$a ragione. Per- che haueua lo $pacio di 30 cubiti, l’altezza oltra la $ommità di 16. ma l’altezza della $ommità del $uo piano di 7 cubiti. V$ciua in alto, & $opra il mezzo fa$tigio del tetto una Torricella nõ meno larga di 12 cubiti, & di $opra s’alzaua in altezza di 4 tauolati, nellaquale dal tauolato di $opra $i poneuano gli Scorpioni, & le Catapulte, & dalla parte di $ot- 40 to $i raccoglieua una grande quātità diacqua per e$tinguer il fuoco, ca$o che egli ui fu$$e gettato. Poneua$i ancho in e$$a la machina Arietaria, detta da Greci Chriodochi, nella quale $i poneua un ba$tone, ò morello fatto al torno $o- pra ilquale era po$to l’Ariete, che à forza di funi tirato inanzi, & indietro faceua co$e merauiglio$e, & que$to ancho come la Torre era di corami crudi coperto. Quãto alla Triuella egli ci la$ciò $critto que$te ragioni. Egli faceua quella machina, come una te$tuggine, che nel mezzo nelle $ue erte haueua un canale, come $i $uol far nelle Bali$te, & nelle Catapulte. Que$to canale era longo 50 cubiti, alto uno, & in e$$o $i poneua per trauer$o un Na$po, & dal capo dalla de$tra, & dalla $ini$tra due taglie, per lequali $i moueua quel traue col capo ferrato, che ui era d\~etro, $otto lo i$te$$o ca nale quelli, che erano rinchiu$i $icuri, faceuano piu pre$ti, & piu gagliardi i mouimenti di quella. Sopra quel traue, che iui era $i gettauano gl’archi, & i uolti per coprire il canale, accioche $o$tene$$ero il corame crudo, colquale era quella machina in uolta. Del Coruo egli non pensò che fu$$e da $criuere alcuna co$a, hauendo auuertito, che quella 50 machina non era di alcun ualore. Ma della machina che s’acco$taua Grecamente Epiuatra nominata, & delle machi- natione da mare, che po$$ono entrar nelle Naui, egli $olamente ha prome$$o di $crɩuere, io ho bene auuertito, che egli non ci ha le $ue ragioni e$plicate. Io ho $critto quelle co$e, che appartengono allo apparecchio delle machine $critte da Diade. Hora io dirò quelle co$e, che io ho hauuto da miei precettori, & che à me pareno di utilità.

Le co$e tratate nel pre$ente cap. della inu\~etione dello Ariete, & della Fabrica $ua, & delle Torriè Testuggini, & della Triuella, et delle altre ma chine $ono a$$ai bene inte$e, però non mi par’ che $ianece$$ario tentar dɩ e$plicarle meglio, & di que$te $e ne fa mentione appre$$o gli Hi$torici, & de gli effetti loro $e ne parla copio$amente, & inomi di queste machɩne, come gli altri $ono pre$i dalle $orme, & da gli effetti loro, come facilmente $i può intender, $enza no$tra fatica.

CAP. XX. DELL’ APPARECCHIO DELLA 60 TESTVGGINE PER LE FOSSE.

LA TESTVGGINE, che $i apparecchia alla conge$tione delle Fo$$e, & che ancho $i puo acco- $tare alle mura in que$to modo $i deue fare. Faccia$i una Ba$a detta E$chara da Greci, & $ia que$ta quadrata per ogni lato piedi uinticinque, i $uoi trauer$i quattro, & que$ti contenuti $iano da altri due trauer$i gros$i f. 5. larghi. 5. & $ian que$ti trauer$i di$tanti tra $e da un piede e mezzo, & per ogni $pacio di quelli $iano $ottopo$ti alcuni arbor$celli Amaxopodes detti da Grecɩ, nei quali $i uoltano i Perni delle ruote cerchiati di lame di ferro, & quegli arbor$celli $iano co$i temperati, che habbian ɩ Cardini, & i Fori loro per doue le $tanghe pa$$ando po$$ano quelli à torno uoltare, accioche inanzi, & in- dietro dalla de$tra, & dalla $ini$tra, & per torto in angulo, doue ricercherà il bi$ogno per gli arbor$celli inanzi mo- 70 uer $i pos$ino, $opra la ba$a po$ti $iano due trauicelli, che $portino in una, & nell’altra parte $ei piedi, d’intorno à que gli $porti conficcati ne $ian due altri che $portino inanzi le $ronti piedi $ette gros$i, & larghi come $ono quelli, che nella Ba$a de$critti $ono, $opra que$ta collegatura drizzar $i deono le portelle congiunte, oltra i Cardini di piedi no- ue, gro$$e per ogni uer$o un piede, è un palmo, lontane una dall’altra un piede e mezzo. Siano que$te dal di$opra rin chiu$e tra le traui cardinate, $opra le traui po$ti $iano i capreoli, ò chiaui, che co i cardini l’uno entri dentro l’altro & $iano leuati piedi noue, $opra i capreoli $i pone un traue quadrato, che lega, & congiugne i traui, & que$ti da i lo- [0283]DECIMO. ro laterali d’ìntorno conficcati $ian contenuti, & coperti bene con tauole $pecialmente di palme, ilche $e non $i può piglie$i altra $orte di legno, oltra il Pino, & l’Alno, che po$$a e$$er buono per que$to effetto percioche il Pino, & l’Al- no $ono fragili & $acilmente riceueno il foco. D’intorno i tauolati po$ti $iano i cratici di $ottilis$ime uerghe molto den$amente conte$te, e $pecɩalmente uerdi, e fre$che, cuccitoui i crudi corami doppi, & riempiti di alica, ò di paglie in aceto macerate $ia d’intorno tutta la machina inue$tita, & co$i da que$te co$e $eranno ribattuti i colpi delle Bali- $te, è $cacciati gl’impeti de gli incend{ij}.

CAP. XXI. DELLE ALTRE TESTVGGINI.

EVVI un’altra $orte di Te$tuggine, che ha tutte le altre co$e al modo, che hanno le te$tuggini $opra $critte, eccetto che i capreoli, ɩna hanno d’intorno il parapetto, ei merli fatti di tauole, & dal di$o- 10 pra, i $ottogrondali che $tãno in piouere, che $i contengono $opra le tauole, & i corami fermamen- te conficcati, & di $opra ci è po$ta dell’ Argilla con capello battuta tanto gro$$a, che il fuoco per mo do alcuno non po$$a $ar danno alla detta machina. Egli $i può ancho, quando bi$ogno $ia, far que- $te machiue di otto ruote comportando co$i la natura del luogo. Ma quelle te$tuggini, che $i fanno per cauar $otto che da Greci $ono Origes nominate hãno tutte le altre co$e (come è $opra$critto) & le fronti di quel le $i $anno come gli angoli de i triangoli, accioche quando il $aettume dalle mura mandato in quelle percuoterà, non riceuino i colpi con le fronti piane, ma $correndo da i lati $enza pericolo, quelli che dentro $ono, & che canano $iano di$$e$i. Non mi par alieno dal propo$ito no$tro e$poner, le ragioni di quella Te$tuggine, che fece Agetore Bizantino. Era la Ba$a piedi 60 per longhezza, 28 per larghezza, drizzate erano 4 erte $opra la $ua colligatione di due traui com po$te, cia$cuna d’altezza di piedi 36, gro$$e un piede, & un palmo, larghe un piede, è mezzo. Haueua la Ba$a otto ruo 20 te, & con quelle era cõdotta l’altezza delle ruote era di piedi u 15 <374> la gro$$ezza di piedi tre, & co$i fatte di tre dop- pie di materia#& $otto $quadra alternamente po$te in$ieme, & c\=o lame di ferro#legati. Que$te ne gli arbor$cel li, ò Amaxotopodes che $i dichino, $i uolgeno, & poi $opra il piano dei tran$tri che erano $opra la Ba$a erano drizza- tele porte di piedi 28 <374> di larghezza 5 <374> & digro$$ezza p.2. di$tãti tra $e 15 <374> $opra quelle i traui $errate à torno conteneuano tutta quella legatura, e cõpactione <372> <210> larghe piedi 1 <374> gro$$e 5 <374> $opra quella erano alzatii ca- preoli piedi 12, $opra i capreoli era un traue po$to, che cõgiugneua gl’inca$tri de le chiaui. Et di piu haueua di $opra i laterali fitti per trauer$o, $opra iquali era il tauolato à torno, che copriua le co$e di $otto, & nel mezzo del tauolato erano alcuni trauicelli doue eran po$ti gli Scorpioni, & le Catapulte. Drizzauan$i ancho due erte po$te in$ieme, & di $opra inca$trate di piedi 36: <202>: gro$$e un piede e mezzo <210> <202> larghe due congiunte con i capi ad un traue tra- uer$o con i cardini, ò inca $tri, che $idicha, & un’altro trauer$o tuttauia tra due fu$ti anch’egli con $uoi inca$tri, & le 30 gato conlame di ferro. $opra il quale alternamente era po$to il legname tra i fu$ti, & il trauer$o rinchiu$o tra le orec- chie, & i manichi fermamente, in quella materia erano due pernuzzi fatti al torno, à iquali e$$endo le funi legate $o$teneuano l’Ariete, & $opra il capo di quelli, che conteneuano l’Ariete era un parapetto ornato à $imiglianza d’u- na Torricella di modo, che $tando due Soldati $enza pericolo pote$$ero riguardar da lunge, & riportar, quello che tenta$$ero i nemici l’Ariete di quello haueua di lunghezza piedi ciy <202> <210> di larghezza al ba$$o un piede, & un palmo <202> <210> di gro$$ezza un piede <202> <210> ra$tremato dal capo in larghezza 1 <202> <210> in gro$$ezza 5 <374> Que$to Ariete haueua il ro$tro, & la punta di duro ferro, al modo, che $ogliono hauere le naui longhe, & dal ro$tro quattro lame di ferro cerca 15 piedi erano fitte longo il legno. Et dal capo al piede del traue eran tirate quattro fune gro$$e otto dita, al modo che l’albero della naue da poppe à proua è rittenuto, & à quel traue erano con trauer$i attorchiate le funi raccomandate che tra $e erano di$tanti un piede, & un palmo; & di $opra tutto l’Ariete era coperto di corami cru 40 di, & da quelle funi, dellequali pendeuano i loro capi eran fatte quattro catene di ferro inuolte ancho e$$e in cora- mi crudi. Similmente il $uo $porto haueua un’arca fatta di tauole, & confitta con gro$$e corde $tirate per l’a$prez za dellequali non $correndo i piedi facilmente $i perueniua all’altezza della muraglia, & quella machina nello an- dar à $ei modi $i moueua, inanzi, per lato dalla de$tra, & dalla $ini$tra, s’alzaua, & s’abba$$aua. Drizzaua$i in al- tezza per roinare il muro da cento piedi, & per lato dalla de$tra, & dalla $ini$tra correndo abbracciaua non meno di cento piedi, & c\~eto huomini la gouernaua, è pe$aua quattro mila talenri, cioe libre quattrocento è ottanta mila.

CAP. XXII. LA PERORATIONE DI TVTTA L’OPERA.

IO HO e$plicato quanto mi pareua conueniente de gli Scorpioni, & delle Catapulte, & delle Pa- li$te, & parimente delle Te$tuggini, & delle Torri, & da chi $ono $tate ritrouate, & in che modo far- 50 $i doue$$ero. Ma niuna neces$ità mi ha con$tretto à $criuere delle Scale, & dei Carche$i, & di quelle co$e le ragion dellequali debili $ono, & di poca fattura: perche i Soldati $anno da $e que$te co$e: ne le i$te$$e in ogni luogo ne con le mede$ime ragioni ci $eruono, perche è differente una diffe$a dal- l’altra, & ancho la gagliardezza delle nationi: perche con altra ragione $i deono apparecchiare le machinationɩ contra gli audaci, etemerari con altra contrai diligenti, $pauentati, però $e alcuno uorrà attendere alle pre$critte co$e, $ciegliendo dalla uarie tà di quelle, & riducendole in una preparatione conferendole in$ieme, non ha uera bi$ogno d’aiuti, ma potrà sbrigar$i in ogni occorenza con quelle ragioni, & in que luoghi, che $erà buono $enza hauerne dnbitatione alcuna. Ma delle machine da diffe$a non $e ne deue parlare, perche i nemici non apparecchia- no l’offe$e $econdo i no$tri $critti, ma $pe$$o le loro machinationi alla $proui$ta $enza machina con pre$ti con$i- gli $ono $otto$opra gettati. ilche e$$er auuenuto à Rhodiani $i dice. Diogeneto fu Architetto Rhodiano al- 60 quale ogni anno del publico $i daua una certa proui$ione per l’arte $ua, al co$tui tempo e$$endo de Arado uenuto à Rhodi un certo Architetto detto Callia, fece un’alta Torre, & ci dette una mo$tra di muraglia, & $opra quella fece una machina in un Carche$io, che $i uolgeua, con laquale egli pre$e una machina detta Helepoli dal prender delle Città, che $i auuicinaua alla muraglia, & la trapportò dentro le mura. Mos$i i Rhodiani da tale e$$empio meraui- glios$i leuarono la proui$ione annale à Diogeneto, & la diedero à Callia fra que$to mezzo Demetrio Rè, che per la o$tinatione dell’animo era detto de$truttore delle Città, apparecchiando la guerra cõtra Rhodi menò $eco Epimacho Athenie$e nobile Architetto, co$tui fece fare una Torre di grãdis$ima $pe$a con indu$tria & fatica alta piedi cento e uinticinque, larga $e$$anta & poi quella confermò con Silic{ij}, & Corami crndi di modo, che reggeua ad un colpo di pietra di trecento e $e$$anta libre tratta da una Bali$ta, & quella machina era di pe$o, di libre trecento e $e$- $anta mila. Ma e$$endo pregato Callia da Rhodiani, che egli contra quella Torre apparecchia$$e una machina, & 70 quella tira$$e dentro le mura, come prome$$o haueua, egli negò di poter ciò fare, perche nõ $i può fare ogni co$a con l’i$te$$e ragioni. percioche $ono alcune co$e che rie$cono tanto in modelli piccioli, quanto in forme grandi, altre non po$$ono hauer modelli, ma da $e $i fanno, altre ancho à modelli s’as$imigliano, ma quando $i fanno maggiori non ri- c$cono, come da quello, che io dirò, $i può bene auuertire. Egli $i fora con una triuella, & $i fa un foro di mezzo ditȯ, d’un dito, & d’un dito e, mezzo, ilche $e con la i$te$$a ragione far uorremo d’un palmo, non $i può, ma di mezzo pie de del tutto non $i deue pen$are, co$i à que$ta $imiglianza $i può far alcuna co$a in una forma nõ molto grande, pre$a da un picciolo modello, ilche all’i$te$$o modo in molto maggior grandezza non $i può con$eguire. Que$te co$e e$$en- [0284]LIBRO do $tate auuertite da Rhodiani, quelli che cõ la ingiuria bauean ancho fatto oltraggio à Diogeneto, poi che uidero il nemico $degnato & o$tinato, & che la machina era per e$pugnar la Città temendo il pericolo della $eruitù, & ueden do, che non $i atteudeua altro $e non che la Città fu$$e roìnata, $i humigliarono pregando Diogeneto che in quel ca- $o aiuta$$e la Patria. Co$tui da prim@ negò di uolerlo fare, ma poi che le Vergini ingenue, & nobili, & i giouanetti con i Sacerdoti uennero à prega@e alhora egli promi$e con que$te conditioni, che $e egli prende$$e quella machina, fu$$e $ua. Concertate que$te co$e egli fece rompere il muro da qnella parte doue la machina doueua auuicinar$i, & commandò in publico & in priuato, che quanto cia$cuno haue$$e di acqua, di $terco, & di fango, per quella apertura fu$$e per li canali mandata dinanzi il muro, poi che adunque per lo $pacio d’una notte gran copia d’acqua, di luto, & di $terco fu in quel luogo largamente inuiata, il giorno $eguente acco$tando$i la Torre, prima che al muro auuicina$- $e nel humida, & fango$a uoragine di fermar$i fu con$tretta, doue che ne andar inanzi, ne tornarà dietro pm puote 10 giamai. Perche uedendo Demetrio e$$er $tato dalla Sapienza di Diogeneto ingannato, $e ne tornò à dietro con l’ar- mata $ua. Allhora i Rhodiani liberati dalla guerra per la $olertia di Diogeneto publicameote lo ringratiarono, & l’ho norarono di tutti gli honori, & ornamenti. Diogeneto poi condu$$e quella machina dentro la terra, & la po$e in pu- blico con tale in$crittione. DIOGENETO DELLE SPOGLIE AL POPVLO HA FATTO QVESTO DONO. Etco$i nelle diffe$e non tanto le machine, ma $pecialmente i con$igli preparar $i deono. Co$i à chio hauendo i nemici $opra le naue po$te le machine delle San- buche di notte tempo quei da chio gettarono nel mare dinanzi la muraglia terra, arena e pietre, e uolendo il dì $e- guente i nemici acco$tar$i con l’armata diedero nelli $cagni, ch’eran $ott’acqua, ne puotero auuicinar$i al muro, ne tornar in dietro, ma iui con martelletti forate le naui furono abbruggiate. Co$i Appolonia e$$endo a$$ediata, e pen$ando i nemici d’entrar per le caue nella terra $enza $o$petto, e$lendo que$to $tato auuertito dalle $pie, & fatto- 20 ne auuertiti gli Appolinati, turbati dalla tri$ta nouella per la paura hauendo bi$ogno di con$iglio non poteuano $a- per del certo da che parte i nemici haue$$ero à sboccare: alhora Trifone Ale$$andrino, che iui era Architetto fece fa- re dentro le mura molte caue, & cauando la terra u$ciua fuori della muraglia meno d’un tiro d’arco, & in tutti que uacui attaccaua $o$pe$i molti ua$i di rame, di que$ti in una di quelle fo$$e, che era dirimpetto alla caua fatta da nemi- ci per le perco$$e de ferram\~eti i ua$i appiccati cominciarono à $onare, dalche fu poi cõpre$o, che da quella parte i ne- mici cauãdo penetrar uoleuano d\~etro le mura, co$i cono$ciuti i termini fece apparecchiar uafi d’acqua bogliente, & di pece $opra’l capo de nemici, & di $terco humano, & di arena cotta rouente, & la notte poi fece dal di$opra molti fo ri, & da quelli di $ubito mandando in giu ammazzò tutti i nemici, che erano in quella caua. Simile auuertimento fu quando $i combatteua Mar$iglia; & piu di trenta caue $i faceuano, dilche $o$pettando quei di Mar$iglia tutta la fo$$a ch’era inanzi la muraglia cauarono con piu alta cauatione di modo, che tutte le caue de nemici sboccarono nella det 30 ta fo$$a, ma la doue non $i poteua far la fo$$a, dentro le mura fecero un baratro profondis$imo, & fecero come una pi$cina d’incontra à quella parte, doue $i faceuano’le caue, & quella di acque de pozzi, & del porto empirono, & co$i sboccãdo la caua di $ubito aperte le Nari una grã forza d’acqua mãdata, leuò di $otto i $o$tegni, e ripari, perilche tutti quelli, che ui erano d\~etro, & dalla ruina della caua furono oppres$i, Similm\~ete quando cõtra gli i$tes$i $i faceua un’ar gine dirimpetto al muro, & di alberi tagliati iui po$ti s’inalzaua l’opera da gua$tatori, mandando dalle Bali$te $tãghe di ferro infnocate fecero abbru$are tutta la munitione, & quando la te$tuggine Arietaria s’acco$tò alla muraglia per batterla calarono un laccio, colquale $trignendo l’Ariete, & uoltando un’Argana col Timpano $o$pe$o tenendo il capo di quello non la$ciarono che l’Ariete tocca$$e il muro; & finalmente con martelli boglienti à colpi di Bali$ta tutta quella machina ruinarono. Et co$i que$te Città con la uittoria, nõ con machine, ma contra la ragione delle ma- chine per $olertia de gli Architetti furono liberate. Io ho ridotto à fine in que$to uolume quelle ragioni, che io ho 40 potuto e$pedire delle machine $i al tempo di guerra, come al tempo di pace, & che io ho $timato e$$er’utilis$ime. Ma ne i primi noue io ho preparato quanto apparteneua à cia$cuna maniera, & ad ogni parte, accioche tutto il corpo ha ue$$e e$plicati tutti i membri dell’ Architettura, & dichiariti nel numero di Dieci Volumi.

Le co$e dette in que$t’ ultimo cap. del Decimo, & ultimo Libro dell’ Architettura di Vitr. benche $ieno $acili, deono pero e$$er diligentemente con- $iderate da cɩa$cuno ingegniero, perche $i uede $pe$$o e$$er uero quel prouerbìo, che dice, che l’ingegno $upera le $orze, come quel uillano c\=o$i- gliò, che $opra il Põte di Verona fo$$ero portati molti carri di terreno, accioche calcãdo col pe$o l’acqua del Ladice, che mir abilm\~ete cre$ceua, nol porta$$e uia, hau\~edo$i prima cõ$ultato la co$a cõ molti ingegnieri, che cõ la loro arte nõ $apeuano prouederle, & co$i $ia fine à laude di Dio della fatica no$tra, la qual uol\~etieri ho impiegata per bene$icio di molti dãdo occa$ione ad altri di far meglio, cõ l’opera miadi noue anni apũto.

IL FINE. DEVS ADIVVAT VOLENTES [0285] TAVOLA DI QVELLO SI CONTIENE IN TVTTA L’OPERA PER I CAPI. Che co$a $i contiene nel Primo Libro di Vitruuio. LA Dedicatione dell’opera Che co$a è Architettura, & quale e$$er deue l’Ar # chitetto In che con$iste l’Architettura Quante e quali $iano le parti dell’ Architettura, Di elegger i luoghi $ani per $abricar le Città. Del $ondar le mura, & le Torri Del compartimento dentro della Città, per $chifare i uenti nociui, Della elettione de i luoghi all’u$o commune della Città. # I capi del Secondo Libro. Il Proemio Della uita de gli antichi huomini, & de i princip{ij} del fabricare De i principij naturali De i mattoni, Dell’ Arena, Della Calce, Della Pozzolana, Delle Petraie, Delle maniere, luoghi, e modo del murare, De i legnami Dell’abete di qua, & di là dallo Apennino. # I capi del Terzo Libro. Il Proemio Della compo$itione de i Tempi, delle Simmetrie, & della mi$ura del # corpo humano Di cinque $orti, & maniere di Tempi Delle fondationi, & delle colonne, & de gli ornamenti, & Ar- # chitraui. # I capi del Quarto Libro. Il Proemio Le origini, & inuentioni di tre maniere di Colonne De gli ornamenti delle Colonne Della ragion Dorica, Della di$po$itione di dentro, & dell’ Antitempio#∴ Di $ar i Tempi $econdo le parti del ciclo Delle porte, & ragioni loro, De i Tempi To$cani De gli Altari. # I capi del Quinto Libro. Il Proemio Del Foro, della Ba$ilica, Di ordinar l’Erario, la Pregione, & la Curia Del Theatro, Dell’Harmonia#∴ De i ua$i del Theatro, Della conformatione del Theatro Del tetto del portico del Theatro Di tre maniere di Scene De i portici, & delle ambulationi dietro la Scena Delle di$po$itioni, e parti de i bagni Delle Palestre, & de i Xi$ti De i Porti, & delle fabriche nell’acqua. # I capi del Sesto Libro. Il Proemio De diuer$i qualità de pae$i, & come $econdo quelli $i deue $abricare Delle proportioni, & mi$ure de gli edifici de priuati De i cortili De gli Atri, & de Tablini De i Triclini, Stanze, Exedre, e Pinacothee Delle $tanze all’u$anza Greca A che parte e$$er deue riuolta ogni $tanza, accioche $ia $ana, e # buona De i propi luoghi de gli Edifici priuati, e communi $econdo la qualità # delle per$one De gli edi$ici ru$ticali, & delle partiloro De gli Edifici de’Greci delle di$po$itioni delle parti, & differenze, de # nomi di quelle Della fermezza, & de fondamenti de gli Edifici. # I capi del Settimo Libro. Il Proemio Del terrazzare Della maceratione della Calce per biancheggiare, èt intonicare i mur De i uolti dell’or$are, & delle intonnicature De i polimenti ne i luoghi humidi Della ragione del dipignere ne gli edific{ij} Della preparatione del marmo per l’incro$tature De i colori, & prima de l’Ocrea Delle ragioni del Minio Del temprar il Minio De i colori artificio$i Del temprar l’azurro Come $i faccia la Biacca, il Verderamé, & il Minio Sandaraca detto Come $i faccia l’O$tro de tutti i colori fattici pre$tantis’$imo De i colori Purpurei. # I capi dell’Ottauo Libro. Il Proemio Dell’inuentione dell’acque Dell’acque calde, & della natura di diuer$i Fonti, Fiumi, e Laghi. Della propietà d’alcuni luoghie $onti Delle i$perienze dell’acque Del condure, & liuellare l’acque, & de gli instrumenti per far que$to A quantimodi $i conducono l’acque. # I capi del Nono Libro. Il Proemio Inuentione di Platone da mi$urar icampi Della Squadra, & $orma $ua, inuentione di Pythagora Come $i cono$ca la portione d’argento me$colato con l’oro Delle ragioni de i Gnomoni. Del Mondo, & de i Pianeti Del cor$o del Sole per li dodeci Segni Delle con$tellationi dal Zodiaco al Settentrione Delle con$tellationi dal Zodiaco al Meriggie Delle ragioni de gli Horologi, & delle ombre Equinottiali in diuer$i # luoghi Della ragione, u$o, inu\~etione, et $orti de gli Horologi, et de gl’inu\~etori # I capi del Decimo Libro. Il Proemio Diffinitione della Machina, origine, & neces$ità, & come e differente # dallo In$trumento Delle machine trattorie delle opere Sacre, e publiche De diuer$i uocaboli di machine, & come $i drizzano Vna machina da leuar grandis$imi pe$i Vn’altra $orte di machina trattoria Inuentione di Cte$ifonte per condurre gran pe$i Il trouar della Petraia, con che s’è fatto il Tempio di Diana E$e$ia Del dritto, e circolar mouimento per leuar i pe$i De gli $trumenti da cauar l’acqua, & prima del Timpano Delle ruote, e timpanɩ, per macinare Di una uida che alza molta copia d’acqua, ma non co$i alto Della machina di Cte$ibio, che alza molto l’acqua Delle machine Hidraulice, con che $i fanno gli Organi Come $i mi$ura il camino fatto in Carretta, ò per naue Delle ragioni delle Catapulte, & de gli Scorpioni Delle ragioni delle Bali$te Delle proportioni che hanno le pietre al foro delle Bali$te Come $i temprano, e carcano le Bali$te, & le catapulte Delle offe$e & dɩfe$e, & prima della inuentione dell’Ariete, & di # $ua machina Dell’apparecchio della Te$tuggine alla conge$tione delle $o$$e De altre te$tuggini. La Peroratione di tutta l’Opera. A DIO HONOR E GLORIA. [0286] TAVOLA PER DICHIARATIONE DE TVTTE LE COSE NOTABILE DE L’OPERA. # Ab. ABACVS# carte # _89_# righe # _69_ Abete è $ua natura, et $ue parti et u$o # _53_ # _54_ # _55_ Abete infernate, & $upernate # _55 # 55_ Abete, & luogo di Plinio, & di # Theofra$to # _55 # 45_ Abu$o, che co$a è. # _8 # 62_ # Ac. Acanto, cioe Branca Vr$ina # _104 # 33_ Aceto, & $uoi effetti, & acro $apore # _197 # 27_ Acqua e $ua qualità # _45 # 12_ Acqua piouana, & $ua natura # _193 # 1_ Acqua calda Medicinale # _196 # 10_ Acque $ulfuree, & lor’effctti # _196 # 11_ Acque d’allume, & lor e$$etti # _196 # 12_ Acque di Bitume # _196 # 13_ Acque nitro$e # _196 # 14_ Acque de metalli, & loro effetti # _196 # 18_ Acque di Athene # _196 # 27_ Acque di cibdele # _196 # 30_ Acque di Tar$o citta di Cilicia # _196 # 31_ Acqua calda in Hieropolie $ua natura # _196 # 51_ Acque amare # _196 # 57_ Acque mortifere # _197 # 7_ Acqua d’Arcadia detta Stigos, & $ua mirabile propieta # _197 # 16_ Acque, che rompono le pietre nella ues$ica # _197 # 35_ Acque, che fan glɩ huomini ebbri_# 197 # 35_ Acque che fan gli huomini gozzuti_# 197 # 38_ Acque, che fan gli huomini abstemij # _197_ Acqua, che fa impazzire, & $uo epigramma # _197_ Acqua che fa cader i d\~eti a Su$e in Per$ia, et $uo epigrãma # _197_ Acque che fan buona uoce # _197 # 70_ Acqua, & $ua neces$ità & u$o # _198 # 18_ Acque, & lor e$perienze e proue # _198 # 30_ Acqua condotta per testole, è miglior, che per piombo # _200 # 30_ Acroteri. # _97 # 28_ # Ae. Aere, & $ua qualità # _45 # 11_ Aeolopile palle da uento, elor ragione. # _33 # 45_. & 34.6. # Af. Affrica madre e nutrice di fiere be$tie, e $pecialmente di # Serpenti, haluoghi doue non po$$ono $tare i Serpenti. # _197 # 72_ # Ag. Agentie gradi loro # _9 # 75_ Agenti diuer$i, e lor conditioni. # _26 # 52_ # Al. Alabandico $a$$o # _49 # 53_ Alberi, & lor nature, & u$o # _53 # 70_ Alberto Durero # _63 # 45_ Albula fiume # _195 # 72_ Ale. Pteromata # _111 # 71_ Ale$$andria & $ua edificatione, e $ito # _41 # 28_ Alno, & u$o $uo # _54 # 17_ Altari. # _125 # 30_ # Am. Amocri$o # _49 # 53_ Amphɩpro$tilos # _66 # 26_ Amphitheatro. # _161 # 75_ # An. Analemma che co$a è # _209 # 71_. & # _210. 4._ Analemma & modo di farlo # _232 # 60_ Analemma de$critto # _233_ Ancones # _117 # 22_ Andronico Cireste & $ua Torre # _55 # 67_ Anguli, & lor proportioni # _17 # 1_ Anguli, & lor diui$ione # _29 # 76_. &# 30.1. Angulo giu$to, & $ua forza # _202 # 70_ Animali fanno per in$tinto, e non per arte # _9.# 1_ & _2._ Anno, & $uo principio $econdo gli antichi # _20@# 22_ Antœ, & ɩn Antis # _66 # 19_ Antepagmentum, Erta # _116 # 50_ Antar{ij} funes Protoni da Greci, Sartie da no$tri # _257 # 28_ Ani$ocidi. # _255 # 55_ # Ap. Apaturio Alabandeo, & $uo errore nel dipigner@ # _187 # 71_ Appenino, & $ua de$crittione # _55 # 55_ Apriture # _49 # 39_ Approuare. # _8 # 14_ # Ar. Architettura, & $ue lodi # _15 # 42_ Arco & $ua diui$ione # _30 # 5_ Arco Trionfale, & di$cor$o $opragli Archi # _129 # 38_ Architetto pa$$a i $uo termini, e$$endo eccellente in altre # $cienze # _17 # 35_ Architettura, & $ue età # _42 # 46_ Architraue Dorico & $ua figura # _93_ Architraue Ionico # _97 # 1_ Architraue lonico in figura # _98_ Architettura, che co$a $igni$ica # _7 # 59_ Architetto # _7 # 61_ Architettura come uirtù Heroica delle arti # _7 # 64_ Architetto # _8 # 6_ Architetto deue hauer $cienza e pratica # _9 # 30_ Architettura, & $ue parti, e di$cor$o $opra # _29 # 17_ Architetti antichi, che hãno $crɩtto d’Architettura # _181_ da. _5._ fin. _54._ Archimede & $ua inuentione # _204_ Archita & $ua inuentione # _204_ Archi Orizontali # _141 # 17_ Arena e $orti $ue # _46 # 67_ Areo$tile maniere # _66 # 33_ Areo$tilos regolato # _79 # 1_ Argomento della $anità de i luoghi, & e$$empio # _29 # 34_ Argomento del Sole # _214 # 34_ Ari$toxeno ripre$o nella Mu$ica # _143 # 40_ Arithmetica # _10 # 55_ Arpe$i, e chiodi d’Ottone, di Ferro, e di Legno # _51 # 5_ Arte ha la $ua adole$centia fior, & maturità # _42 # 46_ Artemi$ia moglie di Mau$olo e $uo fatto # _52 # 3_ Arte, e $ua eccellenza # _57 # 5_ Arte di formar di Creta # _76 # 46_ Arte in due modi con$iderata # _7 # 11_ Arte rimedia à quello, che fa natura contra l’utilit à # _254 # 5_ Armonico # _141 # 40_ Armonia, & di$cor$o $opra # _140 # 44_ Arte, Arti liberali, Arte d’intorno il parlare Arti d’intorno la quantità, Arti in$pirate Arti utili alla uita# 7#da un fin # _10_ Arte degna come $i cono$ca # _7 # 12_ Arte uɩle # _7 # 15_ Arte # _6 # 36._# e _38_ Arte e $uoi principij, et differenze tra l’Artifice, e lo e$perto # _6 # 60_ Arte perche imita la natura # _26 # 30_ Arte, e trattamento $uo, e differenza dallo $criuer i Poemi, # & le Hi$torie, & la cagion di quello # _127 # 67_ Artetici dolori, & morbus articularis # _34 # 30_ Arteglierie # _253 # 47_ Ari$toxeno ripre$o nella Mu$ica. # _140 # 37_ # As. A$petti celesti, & come l’A$trologia ha communanza con la # Mu$ica, & con la pro$pettiua # _17 # 17_ A$petti de i tempi, & lor differenze # _65 # 70_ A$plenon herba # _29 # 37_ A$$e & $ue parti # _65 # 1_ A$$eres # _105 # 73_ A$$e, ò perno del mondo # _210 # 28_ [0287]TAVOLA A$$es anemelle # _264 # 42_ Astragalus, talus, tondino # _105 # 20._ & _88 # 49_ A$trologia # _10 # 54_ A$ta$oba, & A$tabota fiumi # _193 # 41_ A$tragalus Le$bius # _116 # 63_ As$iculus Mar$ione. # _256 # 23_ # At. Athlantemonte # _193 # 35_ Athleti, & honori loro, & compar atione con gli $crittori # _201 # 16_ Atho monte tra la Macedonia, & la Thracia # _41 # 65_ Atomi, che co$a $ono, & come s’intendino # _44 # 40_ Attione # _8 # 17_ Atticurges. # _116 # 52_ # Au. Auge iugum, giogo, ab$ides # _213 # 40_ Augu$to, chi fu$$e, & à che tempo # _7 # 46_ Automata # _244 # 12_ Auuertimento # _23 # 30_ Auuertɩmento doue $i deue fabricar le Città # _41 # 20_ Auuertimento del Proemio # _41 # 55_. & _56 # 3_ Auuertimenti de i membri de gli Edificij # _46 # 33_ Auuertɩmento di natura # _48 # 25_ Auuertimenti nel por le pietre in opera # _49 # 60_ Auuertimento & regola nel murare # _50 # 41_ Auuertimenti nel murare # _51 # 10_ Auuertimento nel propor le co$e # _66 # 8_ Auuertimento # _76 # 15_ Auuertimento delle gro$$ezze, & altezze delle colonne # _79 # 5_ Auuertimento bello per la ueduta # _82 # 12_ Auuertimento # _11 # 53_ Auuertimento cerca i termini delle $cienze # _17 # 30_ Auuertunenti cerca il fondare # _30 # 57_ Auuertimento $opra il Proemio del Quarto Libro # _103 # 23_ Auuertimento $opra le fabriche # _104 # 70_ Auuertimento cerca le mi$ure delle colonne # _104 # 5_ Auuertimento, & precetto di nõ far $enza imitar il uero # _107 # 60_ Auuertimento bello ne gli intercolunni # _110 # 6_ Auuertimento bello nelle porte del Tempio # _115 # 3_ Aureo mɩliarɩo # _129 # 49_ Auuertimenti delle parti delle $abriche di $opra # _130 # 42_ Auuertimenti cerca il trouar delle acque # _196 # 8_ Auuertimento cerca le porte della Città # _31 # 8_ Auuertimento cerca la licenza della inuentione # _122 # 60_ Auuertimenti cerca la $pe$a, in diuer$i luoghi. # _253_ # Ba. Bagni, & lor uolti, e piano # _161_# fin à mezzo. Bagni fatti da Agrippa 170 à beneficio del popolo # _161 # 25_ Baleari I$ole, & propieta dellor terreno # _197 # 76_ Baloardɩ, & lor effetto, # _31 # 5_ Ba$amento della fabrica è $ua figura # _83 # 40_ Ba$a Tho$cana, & $uo fondamento in figura # _89_ Ba$a Attica, & $ua figura # _91 # 1_ Ba$a lonica # _94 # 65_ Ba$iliche, e de$crittion loro, e di$cor$o $opra # _130._ & _131_ Ba$ilɩca di Paulo Emilio # _130 # 60_ Ba$tioni, & lor forme # _31 # 11_ Ba$iliche pianta in pie in di$$egno # _132. 133. 135.# 136.# 137._ Ba$ilica fatta da Vitr. à Fano de$critta. # _134_ # Be. Bellezza, & adornamento $ono differenti # _28 # 15_ Bero$o Caldeo. # _230 # 42_ # Bi. Bia$imo delle Grotte$che # _187 # 56_ Bia$imo delle pitture, oue $ono i colori precio$i $olo in copia # _188 # 18_ Bilancia, & $ua ragione # _259 # 55_ Bɩ$e$to, & perche è co$i chiamato. # _212 # 40_ # Br. Branca Vr$ina, Acanto # _104 # 33_ Breuità, e chiarezza nello in$egnare # _128 # 11_ Bruma. # _209 # 73_ # _219 # 11_ # Ca. Canonica ragione, & mathematica # _14_ Cauedi ò Cortili, & lor maniere # _167 # 50_ Cauedio ò Cortile che co$a è # _167 # 74_ Cagione perche le Città $ono frequentate, & e$$empio # _41 # 49_ Calce, & modo di farla # _47 # 3_ Calamita # _49 # 51_ Calamocho # _49 # 52_ Callimacho Architetto # _104 # 38_ Caldei # _220 # 41_ Calcidia, & chalcieca # _130 # 70. 131._ Campana del capitello Corinthio # _96 # 5_ Canopo # _230 # 27_ Canon Mu$icos regi$tro # _266 # 52_ Cantherij, cantieri # _105 # 7_ Capitello Tho$cano, & $ua de$crittione # _89,_ & _90_ Capitello Dorico, & $ua figura # _92_ Capitello Ionico, & $ua figura # _95_ Capitello Corinthio, & $ua origine # _99# .1.# 105 # 18_ Capreoli # _105 # 68_ Carcho$i Paretoli # _258 # 41_ Carbunculus # _48 # 40 # 2# 47 # 18_ Cariatide# 11 # _45_ Cardini, ò Poli # _210 # 35_ Ca$a di Romulo in Campidoglio al tempo di Vit. # _43 # 10_ Ca$e di Roma, & legge de i pareti # _52 # 25_ Caui colombari# 99 5. & # _107 # 39_ Cau$e # _26 # 21_ Carcere. # _137 # 1_ # Ce. Cedro, & u$o $uo & oglio Cedrino # _54 # 35_ Cefi$o fiume di Boetia # _197 # 1_ Celle, & lor di$tributione # _111 # 50_ Cemento. # _50 # 20_ # Ch. Chromatico Tetracordo, & $uoi colori # _143 # 52_ Chorobate, & $ua fabrica, è figura # _198 # 199_ Chiodi, & Arpe$i d’Ottone # _51 # 5_ Chelonia Ca$tignole, & Orecchie # _256 # 28_ Chalcieca Minerua # _231 # 4_ Chromatico. # _141 # 41_ # Ci. Cielo, & concluo$ioni $opra’l Cielo, & $uo mouimento # _210 # 18_ Ciuil ragione nece$$aria à l’Architetto # _15 # 3_ Cipre$$o & u$o $uo # _54 # 35_ Cilindro # _258 # 65_ Cirocinnauos # _209 # 20_ Cino$ura # _229 # 12_ Cidnos fiume in Tar$o # _196 # 32_ Cittadini Rom. grandi Architetti # _182 # 33_ Cizicene # _175 # 4_ Circonduttione mirabile di Vitr. # _17 # 50_ Circolo, che co$a ė # _30 # 4_ Città & $uo giro, & fortezza, & regole di farla # _30 # 60_ Cimatium # _116 # 59_ Circo # _162 # 19_ Circo Mas$imo # _162 # 27_ Circolo e $ua natura, & mirabili propietà. # _254 # 30_ # Cl. Clatra # _117 # 74_ Climata # _14 # 74_ Clipeus, coperchio # _161 # 34_ Clitoro, & $ua fonte, & Epigramma. # _197_ # Co. Cognitione humana # _74 # 4_ Cognitione de i principij materiali quanto importa # _43 # 75_ Colmello donde e detto # _105 # 66_ Colonne, & loro origini, & inuentione # _103 # 38_ Coli$eo Amphitheatro grandis$imo # _162 # 3_ [0288]TAVOLA Colos$icocera, e colos$i # _257 # 58_ Columen # _105 # 64_ Colonne, & loro ornamenti # _105 # 40_ Colonne, & lor getto # _51 # 9_ Colonna & $uainuentione # _87 # 30_ Colonne angulari come $i pongono # _100 # 70_ Comici # _167 # 9_ Compartimento che co$a é # _39 # 8_ Commodulatione, e modulo # _63 # 1_ Comparatione delle idee del parlare, & dell’Architettura # _65 # 72_ Combu$tione # _212 # 23_ Compartimenti delle parti del Theatro # _150 # 13_ Compactiles # _90 # 34_ Commentario, che co$a è, & doue è detto # _10 # 46_ Concentrico # _213 # 27_ Constellatɩoni Settentrionali # _221_ per tutto Con$tellationi Meridionali # _229 # 62_ Condotta d’acqua à quanti modi_# 199_ Coni$terio # _161_ Contignatio # _105 # 64_ Conditioni dello intelletto humano e diuino # _26 # 45_ Conformità del principio, e precetto dell’arte # _8 # 31_ Condɩtione de i precetti dell’arte # _8 # 25_ Concordanze tra i principij # _8 # 57_ Conditioni dello Architetto & perche, & quante, & come # _10_ per # tutto Con$onanze, & $ue $pecie # _17 # 8_ Con$onanza, che co$a è, & di$cor$o $opra le con$onanze # _147_ per # tutto # _142 # 27_ Coperti di pietra di Francia, & di Alemagna # _109 # 1_ Coperti diuer$i # _109_ Corpi humani, & lor proportione # _104 # 45_ Corinthia Colonna, Capitello, & ordine # _103 # 8_ Corpi diui$ibili ɩn in$inito come s’intenda # _44 # 39_ Corpi naturali indiui$ibɩli # _44 # 40_ Corintho già, hora Caranto # _104 # 65_ Cortine delle mura, & lor regole # _31 # 4_ Cote è differente da i marmi, $elici, $as$i, e Gemme # _49 # 6_ Cote. # _49 # 50_ # Cr. Cratticci, e diffetti loro e modo di $arli # _52 # 38_ Crepidines margini. # _116 # 64_ # Ct. Cte$ibio Ale$$andrino, & $ue inuentioni # _243 # 60_ Cte$i$onte, & $ua inuentione per tirar pe$i # _258_ Cte$ibica machina. # _264_ # Cu. Cunei nel Theatro # _151 # 11_ Cuneus, cugno, $uo effetto e ragione # _260 # 4_ Cubito # _65 # 28_ Cubo, & $ua diffinitione, na$cimento # _224 # 52_# & # _28_# da # _40_ # fin 60 & raddoppiamento. Curia. # _138 # 1_ # De. Decoro, & $ua diui$ione # _25 # 18_ Dedicatione di Vitruuio # _7 # 21_ Deferente # _213 # 24_ Democrito, & $ua opinione dichiarita # _44 # 35_ Democrito, & $uo commentario # _209 # 17_ Denario # _65 # 45_ Dentello # _97 # 12_ Dentelli, & Modioni non eran ne i Fronti$pici antichi # _107 # 49_ Dentelli, & loro origine. # _107 # 35_ # Di. Di$cor$o $opra la raccõmunanza delle Scienze # _16 # 33_ Diatonico # _141 # 41_ Di$cor$o $opra le qualità de pae$i $ecõdo le inclinationi del # Cielo per accõmodar le maniere de gli Edifici # _165 # 30_ Di$cor$o $opra la Mu$ica, & harmonia # _140.141.142._ Di$cor$o $opra i pe$i, & le Mecaniche d’Ari$totile # _259_ fin # _261_ Diui$ione dell’opere dentro la Città # _33_ per tutto Di$cor$o $opra i uenti # _33 # 52_ Di$cor$o $oprail mouimento dritto, e cir colare # _259_ Di$cor$o $opra gli Horologi # _230 # 63_ Diuer$ità dello a$petto che co$a è # _212 # 2_ Di$cor$o $opra i Corpi, è moti Cele$ti # _211 # 68_ & _212_# per tutto. Di$cor$o $opra le parti dell’ Architettura # _26 # 18_ Di$cor$o $opra le qualità delle per$one # _27 # 15_ Di$cor$o $opra la elettione de i luoghi $ani # _28 # 23_ & _40_ Di$cor$o di Vit. $opra le qualità de i corpi per le mi$ture, # che $ono in loro de gli Elementi # _29 # 3_ Diametro # _30 # 8_ Dɩ$cor$o $opra il fondare # _30 # 48_ Di$cor$o $opra le qualit à de i terreni # _30 # 55_ Di$cor$o di V it. $opraitre generi, origine, & inuentione # delle Colonne # _103 # 61_ Di$cor$o $opra l’origine delle $orti delle fabriche # _104 # 42_ Di$$egni de i coperti # _106_ Di$$egno dell’opera Dorica con i modioni # _108_ Di$cor$o $opra i tetti, pareti, à fine$tre # _108_ Di$cor$o $opra il Proemio del Quinto Libro # _127_ Difficultà di $criuer un’arte # _128 # 1_ Dɩ$cor$o $opra il numero Cubo # _128_ da _40_ fin _70._ Diffetto & perfetto d’onde uiene # _234 # 15_ Di$cor$o $opra il Theatro, e $pettacoli # _138 # 40_ Di$pluuiata # _168 # 139_ Di$cor$o $oprai Tetracordi, & ordinanze # _142_ per tutto Di$cor$o $opra la uoce # _139 # 71_ Diffetti che uengono dalla materia # _254 # 12_ Di$cor$o $opra il Foro, & le Piazze # _129_ Di$cor$o $opra le Ba$iliche # _130 # 131_ Die$i tetartemorion, meta del Semituon minore # _143 # 45_ Diatonico Tetracordo e $uoi colori # _143 # 60._ Di$cor$o $opra i $uoni, & le ordinanze mu$icali # _144 # 64_ Di$cor$o $opra le con$onanze # _147_ Di$po$itione de Va$i nel Theatro grande # _150 # 15_ Di$cor$o $oprai porti # _162_ Di$cor$o $opra le fabriche di Villa # _176 # 63_ Di$cor$o di Vitr. $opra la pittura # _187 # 40_ Di$cor$o breue, ma bello, & importante $opra la pittura # _188 # 33_ Di$cor$o $opra l’acque piouane # _193_ Di$cor$o $opra l’acque calde, & altre acque # _195_ fin _197_ Diri fiume # _193 # 35_ Di$cor$o di Vit. $opra gli acquedutti # _199_ Diffe$a della Città in che con$iste # _31 # 12_ Di$cor$o $opra il fortificare # _31_ Di$cor$o $opra le $cale # _223_ Diagonale # _222 # 22_ Di$cor$o $opra i Gnomoni e Stili da ombre # _209 # 50_ Di$cor$o $opra i moti, figure, e linee del Cielo # _210 # 20_ Di$tributione & $ue parti # _25 # 64_ Dijax. dipichi # _25 # 15_ Dimanda, che co$a è # _24 # 24_ Diletto del $en$o, & della mente # _24 # 10_ Di$po$itione, & $ue Idee & contrarij # _19_ & _20_ Di$cor$o $opra l’ordine # _18 # 60_ Di$cor$o $opra le co$e delle quale è copo$ta l’Architettura # _18_# per # tutto Diui$ione delle co$e # _18 # 11_ Di$$egno, Graphidis peritia # _10 # 58_ Difficultà d’intender Vitr. # _10 # 50_ Di$tintione, & trattamento de gli habiti # _6_ per tutto Di$cor$o richiede $olertia # _9 # 6_ Di$cor$o di che Vɩrtu $ia propio # _8 # 73 # 74_ Di$iderio, e di$preggio del $apere # _8 # 43 # 46_ Di$cor$o, & di$correre # _8 # 40_ Di$$initione del $ogetto e principio, & quanto importa # _8._ da # _20_ fin _23._ Diffinitione della machina dichiarita# 2_64 # 63_ Di$cor$o $opra le Ca$e de priuati & delle lor parti # _172_ & _173_ # per tutto. Ditono terza maggiore # _142 # 39_ Die$i # _141 # 60_ Diui$ione delle machine # _255.24_ & _254 # 38_ Di$cor$o $opra le machine, & lor modi, # _254_ Di$ciplina # _8 # 10 # 11_ Diffinitione dell’ Architettura # _7._ _1.8. 76_ [0289]TAVOLA Dia$tilos # _76 # 24_ Dinocrate Architetto $tatura, & inuention $ua # _41 # 1# 10._ Diuer$i modi di fabricar delle genti Barbare # _43 # 1_ Di$cor$o della uita, & del fabricar de gli huomini antichi # _42 # 11_ Di$cor$o $opra le prime qualità # _44_ Di$cor$o $opra la materia delle fabriche # _45_ Didoron # _46 # 16_ Di$cor$o $opra l’Arena # _46 # 67_ # _47_ Di$cor$o $opra la Calce, & modo d’impa$tarla # _47 # 30_ # _48 # 50_ Di$cor$o $oprala Pozzolana # _48_ Di$cor$o $opra le Pietre # _48._ & _49_ Di$cor$o delle parti della fabrica $opra il $ondamento offi- # cio, & effetti di quelle # _49 # 50_ Diatoni Matoni # _51 # 37_ Di$cor$o $opra i legnami, & alberi # _54._ & _55_ $in _61_ Dipteros. # _66 # 29_ # Do. Dottrina # _8 # 10_ Doron # _46 # 22_ Dorico non ha Ba$a # _91 # 4_ Dorico Capitello# ∴ # _92_ Dorico Architraue # _92_ Dorica Ragione. # _209 # 34_ # Dr. Dramma. # _65 # 33_ # Du. Due con$iderationi, & due affetti de gl’Artefici # _9.# 17 # 18_ Due co$e $ono in ogni opera # _9 # 60_ Dubitatione cerca la diffinitione della Machina # _255_ # Ec. Eccentrico, & Concentrico # _213 # 26_ Ecclitica # _210 # 63_ Echino, e Vuouolo. # _89 # 72_ # Ed. Edificatione, & $ue parti # _27 # 70_ Edi$ici, & loro parti come deono e$$er $itu ate # _175 # 12_ Edificatione $econdo il Decoro # _175 # 50_ Edificij di Villa, parti, modo, e di$po$itione. # _176 # 20_ # Ef. Effetto niuno ė prima della $ua cau$a ∴ # _43 # 55_ Effetti delle quattro prime qualità # _45 # 18_ Effetti da quante cau$e uengono. # _26 # 21_ # El. Elementi, & loro facile trammutatione # _45 # 9_ Elettione de luoghi $ani per fabricare # _28 # 23_ Elettione de i luoghi all’ u$o commune della Città. # _39 # 3_ # Ep. Epagon. Artemon Pa$tecca # _258 # 12_ Epiciclo # _213 # 22_ Epi$tilio # _92 # 70_ Epistomi. # _267 # 26_ # Eq. Equinottiale # _219 # 1_ Equinottij e Sol$titij nelle ottaue parti de i lor $egni # _219 # 23_ Equipondio, Marco, Sferoma, Romano. # _260 # 35_ # Er. Erato$thene, & $ua inuentione # _204 # 40_ Eruditione # _8 # 23_ Erario. # _136 # 6_ # E$. E$colo # _54 # 10_ E$$ortatione à gli Studio$i di Vitr. # _5 # 48_ E$perimento dell’Ouo po$to in aceto forte # _197 # 27_ E$perienze, e proue dell’acque. # _198 # 30_ # Eu. Euerganee traui # _134 # 32_ Eu$tilo, & $uo compartimento # _76 # 58_ Eurithmia, che co$a é, & perche co$i è detta # _24 # 32_ Euro donde è detto. # _37 # 12_ # Ex. Examen, An$a, Lenguella. # _259 # 55_ # Fa. Fabro che $ignifica Fecton in Greco # _43 # 18_ Fabriche Greche, & lor maniere # _51 # 25_ Fabrica Emplecto dettta, a Ca$$a # _51 # 30_ Fabrica, che co$a è, & in gener ale, & in particolare # _27 # 60_ Fabro # _27 # 60_ Fabriche in acqua come $i fanno # _162 # 58_ Fa$tigio, e Fronti$picio # _94 # 6_ Fanta$ia ė principio delle Arti. # _254 # 75_ # Fe. Femora # _94 # 4_ Femur miros. # _110 # 55_ # Fi. Fiume Cefe$o e Melos di Boetia, Creta de Lucani Xanto # di Ttroia. # _107 # 1_ Fine, & $ua congiuntione ne preciede # _43 # 56_ Fine, che co$aé, & come è primo # _8 # 52_ Fini di due maniere # _18 # 28_ Fine dello Architetto # _27 # 13_ Fi$tuca che $ignifica # _30 # 55_ Fine$tre e Fori non stan bene $opra gli angoli # _107 # 30_ Fine$tre di Vinegia, e diffetti loro # _109 # 11_ Fɩne$tre, & di$cor$o $opra e$$e # _109 # 10_ Figura delle con$onanze # _143_ Figure de i colori ne i Tetracordi di tre generi # _144_ Figura delle di$tanze Mu$icali # _148_ Fibula, Pironi. # _256 # 20_ # Fo. Fonti amari # _196 # 57_ Fonti e Fiumi di diuer$e nature # _196_ Fonte Salmacide, & $ua natura # _51 # 63_ Fondamenti e di$cor$o $opra # _83 # 1_ Forma # _26 # 39_ Fondamento delle Città # _29 # 65_ Fondamento, & parte delle Fabriche # _30 # 29_ Fo$$a della Città, & $ue conditioni # _30 # 75_ Foro, & il $uo luogo # _30 # 20_ Foro, che co$a è, & trattamento del Foro # _129 # 14_ Foro d’Augu$to # _130 # 25_ Fo$$a della Città # _31 # 14_ Forma è co$a per$etta # _254 # 10_ Forcipes, Ganzi, Vncini. # _256 # 30_ # Fu. Fuoco, & $ua utilità, & inuentione # _42 # 20_ Fuoco Elementare, & $ua qualità # _45 11.# 54_ e _6_ Fu$tcrna. # _30 # 71_ # Ge. Gemme come $i cono$chino da Marmi, Selici, Coti, # _49 # 6_ Geometria # _10 # 76.11.1_ fin _10_ Genere de i Canti, & delle Melodie. # _141 # 32_ & _36_ # Gi. Giudicare ė co$a eccellente, & il giudicio $i $a $opra le co$e # cono$ciute # _8 # 13_ & _14_ Giudicare che co$a è # _8 # 47_ Giudi care ė co$a di prudente # _10 # 42_ Giochi antichi di Greci # _201 # 64_ Gioue, & $uo luogo ne i Cieli # _212 # 31_ Giogo Giugum, Auges, Ab$ides # _213 # 40_ # Go. Gocciolatoio detto Corona, et $ue parti nel Genere Dorico # _94 # 20_ Goccie. # _94_ # Gn. Gnomone # _232 # 73_ # Gr. Gradi mi$ura, & $orma loro # _83 # 73_ # _84 # 2_ Gratitudine, & giudicio nel donare # _7 # 4_ @ Grandezza del dire nella circondottione # _27 # 53_ [0290]TAVOLA Grauità, & leggerezza in che con$iste, & à quanti modi # s’intende # _204 # 23_ Grauezza # _33 # 30_ Gradɩ de gli $pettacoli, & lor mi$ure # _151 # 32_ Grecɩ, & lor auttorità in dar nome alle Stelle # _228 # 18_ & _20_ Grotte$che è bia$imo loro # _187 # 56_ Grotte$che $on $ogni della Pittura, & alcune belle $imilitu- # dini in materia delle grotte$che # _188 # 30_ Grado di uoce che co$a è. # _142 # 10_ # Ha. Habito che co$a è # _6 # 3_ Habito quanto importa # _6 # 4_ Habiti come $i diuidono # _6 # 9_ Habiti e di$cor$o $opra quelli. # _6_ # He. Heraclito detto Scotinos per la o$curità del dire # _44 # 8_ Hermogene # _77 # 27_ Helice # _229 # 12_ Hermidone. # _230 # 8_ # Hi. Hi$torie, & Poemi, & effetti loro # _127 # 59_ fin _70_ Hi$toria, & $ua cognitione # _11 # 43_ Hɩ$toria di Salapia, & di M. Ho$tilio # _29 # 47_ Hɩ$toria dell’origine del Dorico, Ionico, & Corinthio # _103 # 61_ Hi$toria del Capitello Corinthio # _104 # 30_ Hɩ$torie diuer$e # _181_ & _182_ Hɩmera $iume in Sicilia, & $ua natura # _196 # 33_ Hipanis fiume. # _196 # 58_ # Ho. Horologi, & lor differenze per le ombre Equinottiali # _209 # 53_ Horologi, & di$cor$o $opra, & doue $i cauano, & lor ma- # niere, forme, & Analemmi # _230_ fin in fine Horologi, & lor uniuer $ale conuenienza # _234 # 62_ Horologio di Bero$o ad un Clima cauato da un quadrato et # $ua $igura # _235_ Horologio di Ari$tarcho Samio detto Hemi$pero # _236_ Horologio di Eudoxo detto Aragna # _236_ Horologio ad ogni Clima # _236_ Horologio Pen$ile uiatorio # _243_ Horologi dell’Occa$o # _241.11. 242_ Horologio, & in$trumento uniuer$ale da farli # _241 # 7_ Horologi, & lor fondamento # _237_ Horologio con i Paralelli de i $egni # _239_ Horologio Orientale, & Occidentale, & lor Zodiaco # _240_ Horologio in diuer$e faccie, & lor in$trumento. # _240_ # Hu. Huomo, & natura $ua # _42 # 22_ Huomo raro e$$empio di natura alle co$e artificio$e # _26 # 72_ Humidità & danno, & rimedio ne gli Edificij. # _187 # 17_ # Hy. Hyperbole leggi Hiperbolon # _150 # 29_ Hypothiron # _116 # 65_ Hypomochlion Sottole@a # _259 # 50_ Hypethros # _66 # 35_ Hydrauliche Machine # _253 # 74_ Hidraulica Machina. # _266_ per tutto. # Ia. Ianua. # _117 # 33_ # Ic. Icnographia pianta, & $ua diffinitione. # _19 # 64_ # Id. Idee della Di$po$itione doue na$cono. # _24 # 1_ # Im. Imitatione fatta dalla arte delle co$e di Natura, & perche # _26 # 50_ Imagini Cele$ti & lor numero, & nominationi. # _228 # 10_ # In, Infinito non cade $otto Intendimento # _40 # 37_ Indu$tria, che co$a è # _43 # 27_ Incerto murare, & $igura $ua # _49 # 28_ Ingegno # _10 # 9_ Infermɩtà d’onde na$ce # _34 # 26_ Infermita che na$cono dai Venti # _34 # 20_ Infundɩbulum Trammoggio # _263 # 46_ Intertignia_# 109 # 53_ Inpie, & alzato Ortographia, & lo e$$empio # _23_ Inuentione, che co$a e # _24 # 2_ Inuentori delle co$e # _6 # 7_ Intelletto, & habiti $uoi, e di$cor$o $opra # _6 # 21_ Intelletto, & $ue co$e pareno ombre al uulgo # _9 # 42_ Instinto naturale, è mae$tro della natural proportione # _24 # 56_ Intelletto humano e Diuino # _26 # 45_ In$trumentɩ, & lor forze # _27 # 50_ Inpie d’un Tempio Dorico di quattro Colonne # _113_ Intendere e in modo diriceuere # _128 # 26_ Inuentione delle pietre del Tempio di Diana Efe$ia # _259_ Inganni della ui$ta # _167 # 36_ In$trumenti, & u$o da far gli Horologi # _240_ In$trumenti da cauar acque # _263_ Interpen$iui. # _168 # 4_ # Io. Iofigliuo# lo di Xutho, & di Creu$a Ionico. leggicapitello Ionico. # Is. I$olanoua trouata da Cartagine$i # _41 # 53_ I$ole ca$e de priuati # _54 # 63_ I$ola Tiburtina_# 66 # 66_ I$perienza, che co$a ė, doue na$ce, & di$cor$o $opra # _6._ da _42_ fin _70_ # La. Labro # _161 # 28_ Lacunare # _116 # 57_ Laconico # _161 # 33_ Lacotomus # _232 # 46_ Laghi $al$i, & doue $ono # _196 # 35_ Laghi Ontuo$i # _196 # 38_ Lago che petrifica le co$e # _196 # 50_ Lanterna Tholus _CXXVI# 3_ Laude dello $criuer di Vitr. # _127 # 33_ Laude di quelli, ch’hanno la$ciato $critti. # _181 # 1_ # Le. Legge in Efe$o de gli Architetti # _253 # 14_ Lenguelle, Spathelle # _267 # 2_ Le$bo I$ola e Meteline. # _33 # 24_ # Li. Linee, & lor $pecie # _32 # 2_ Libreria de i Re Attalici # _181 # 19_ Libreria di Ptolomeo # _181 # 20_ Licinio Mathematico # _188 # 1_ Lipari fiume, & $ua natura # _199 # 40_ Liuellar che co$a è, & liuelli, e $trumenti # _198 # 43_ e _50_ Linea del uero luogo # _212 # 5_ Linea Meridiana, & $ua inuentione e Figura # _37_ Linee proportionali, & loro inuentioni # _204_ fin _208_ Linea dell’ Apparenza # _212 # 6_ Linea del Giogo # _213 # 46_ Linea della Contingentia. # _237 # 10_ # Lo. Lode del Sito de italia, & delle qualità del popolo Ro- # mano # _166 # 15_ Lode de gli Scrittori e meriti loro # _201 # 30_ Longhezza Media dello Eccentrico, & dello Epiciclo # _213 # 41_ Lode di Architettura. Leggi Architettura, & $ue lodi. # _15 # 42_ # Lu. Luoghi, & lor uirtù e qualità # _28 # 32_ Luogo principio della generatione come Padre # _28 # 33_ Lume d’onde $i piglia# 176 # _55_. & _109 # 16_ Luna, & $uo ordine tra i Pianeti # _212 # 10_ Lucifer. # _213 # 5_ # Ma. Machine è nomi loro # _257_ Machina da leuar gran pe$i # _257 # 258_ Machine da cauar acqua # _263 # 264_ Machinatione bella utile, e merauiglio$a # _253_ Machina del Mondo # _254 # 17_ Machina che co$aė, & differ\~eza da in$trum\~eti, et origine # _254_ [0291]TAVOLA Machine da leuar pe$i, & lor di$$egni # _256_ Magne$ia # _49 # 58_ Mannubie # _12 # 4_ Maniera compo$ta# 105 # _29_ Marmo, & differenza da $a$$o, Selice, Gemma, è Cote. # _49 # 46_ Marmi in honor pros$imi alle Gemme # _49 # 46_ Marmo, & $uo apparecchio ne gli Edifici # _188 # 64_ Marte, & $uo luogo nel Cielo # _212 # 30_ Materia, & $ua cõ$ideratione pertin\~ete allo Architetto # _45 # 3_ Mattoni, e quadrelli, e trattamento di quelli # _45_ & _46_ Materia, & di$cor$o dɩ quella, che u$a lo Architetto # _45 # 31_ Mattoni, che $opranuotano, e doue, & la ragione # _46 # 41_ Mattoni detti Diatoni, ò Frontati # _51 # 38_ Materia, & $uoi diffetti # _254 # 13_ Materia # _26 # 34_ Materia di due $orti # _26 # 62_ Materiatio, che co$a è # _105 # 60_ Matematiche & $ue pratiche # _10 # 55_ Mau$oleo, & $ua de$crittione # _51 # 50._ & # _182 # 20_ # Me. Metrica # _14 # 43_ Medicina utile à l’Architetto # _14 # 73_ Mecanica parte principal dell’ Architettura # _253 # 50_ Mecanica alternata à due Scienze # _254 # 10_ Medico # _8 # 2_ Memoria nece$$aria al giudicare # _10 # 43_ Meniana, e Menio # _130 # 10_ Mercurio, & $uo luogo nel Cielo # _212 # 20_ Me$olabio # _204 # 62_ Me$olabio stromento # _205_ fin _207_ Me$e s’intende in piu modi # _212_ Metopa # _94 # 1_ Meta Sudante # _129 # 51_ Metelino, e Le$bo # _33 # 25_ Mezzo. # _8 # 55_ # Mi. Miliario Aureo # _129 # 49_ Minio anticamente u$ato parcamente # _188 # 18_ Minerua Chalcieca # _131 # 4_ Miracoli del mondo # _182 # 25_ Mi$ure delle Fabriche pigliate dal corpo humano # _63 # 56_ e _60_ Mi$ure del corpo humano # _63 # 24_ Mi$ura che co$a è, & le $orte de mi$ure, & mi$urare. # _63 # 27_ # Mo. Modo di $apere à l’Architetto in tutte le Scienze # _65 # 55_ Mochlion, Vectis Manouella e Stanga # _259 # 50_ Modulo, & commodulatione # _63 # 11_ Modo d’inue$tigar la $anità del pae$e # _29 # 26_ Modulo é detto in Greco Embatis # _110 # 3_ Modestia di Vitr. # _181 # 55_ Modo di tirare in$u, e calar uno $pecchio # _243_ Modo de drizzar le Machine # _257_ Mollini, Ruote, e Timpani da macinare # _263_ Mondo che co$a è # _210 # 8_ Mondo è per$etto, & perche # _210 # 22_ Mondo habitato per tutto # _220 # 53_ Monachus # _232 # 51_ Mortarium fo$$a # _162 # 66_ Mouimento del Cielo di due maniere # _211 # 48_ Mouimento $econdo come ė $tato cono$ciuto # _211 # 44_ Mouimento dritto, et circolare nece$$ario à tutte le co$e # _259_ # Mu. Murare modo, maniere è di$cor$o # _49 # 28_ Muro, ò Parete ė differente dal fondamento # _49 # 32_ Murare, & maniere $ue # _49._ e _50 44_ Muratura de Mattoni e $ua bontà # _51 # 44_ Mura delle Città, & lor parti # _30 # 68_ Mutuli, & loro origine # _107 # 23_ Muro della Città, & $ua gro$$ezza # _37 # 1_ Mu$ica, & di$cor$o $opra# 140. # _49_ & per tutto Mu$ica nece$$aria all’ Architetto # _14 # 35_ # Na. Natura fa $pe$$o contra l’utilità de gli huomini, & ri- # medi dell’ Arte # _254 # 5_ Natura dell’Huomo # _43 # 5_ Nature di diuer$i # _10 # 3_ Natura, & Arte nella Mu$ica. # _144 # 58_ # Ne. Nerone $i dilettaua dalle Machine Hydrauliche # _266 # 20_ # Ni. Nilo, & $uo capo # _193 # 40_ Nigir fiume. # _193 # 37_ # No. Noce # _55 # 25_ Norma. # _222 # 70_ # Nu. Numero Ternario, & Denario perche per$ctti $ono # _64 # 65_ Numeri, & Mi$ure, & conuenienze loro # _64 # 30_ Numero, & di$cor$o $opra i numeri # _64 # 33_ Numero Denario $i caua dalle dita # _64 # 32_ Numeri per$etti, Poueri, e Ricchi quali $ono # _64 # 39_ Numeri parimenti pari # _64 # 49_ Numeri primi, & incompo$ti # _64 # 39_ Numero Senario perche è per$etto. # _64 # 73_ # Ob. Obeli$co di Campo Martio come Gnomone # _234_ Obolo_# 65 # 40_ Occhio della Voluta. # _95 # 60_ # Of. Offe$e, & diffe$e della Città. # _30 # 62_ # Og. Ogni co$a corporea è compo$ta di Elementi. # _43 # 73_ # Ol. Olmo. # _55 # 11_ # Om. Ombre Equinottiali, & $ue diuer$ità # _209 # 53_ Ombra che co$a ė # _205 # 58_ Ombre, & Tauola della proportione loro à lo Stile. # _231_ # On. Onda che co$a ċ. # _33 # 37_ # Op. Ope # _107 # 38_ Opere publiche, priuate, e communi # _127 # 30_ Opera, & operatione # _8 # 16_ Opinioni de gli antichi Filo$ofi de i principij # _44 # 8_ Oppidum doue è detto. # _39 # 23_ # Or. Ornamenti, & origini delle Colonne # _105 # 40_ Origine, & inuentione della Colonna # _103 # 71_ Origine del fabricare # _42 # 11_ Ordine di Vitr, in narrar l’origine delle Fabriche # _42 # 34_ e _40_ Ordine del Secondo Libro, & $ua ragione # _43 # 47_ Ordinarie murature # _50 # 34_ Ordine della cognitione Humana # _65 # 67_ Oratore # _8 # 2_ Ordine delle cau$e # _8 # 5_ Ordine nell’ Architettura, & la diffinitione dell’ordine in # generale, & in particolare # _18 # 60_ Ortographia l’Impiė, & alzato # _19 # 65_ Ornamento, & bellezza $ono differenti # _28 # 15_ Orzi Noui, Fortezza di Venetiani # _33 # 32_ Orbiculi Raggi, ò Girelle # _256 # 22_ Ordinanze Mu$icali, & di$cor$o $opra # _142 # 1_ Orche$ta # _250 # 69_ # O$. O$$a e $o$tegni del muro # _49 # 38_ # Ou. Oue uiene quel che piace nelle opere. # _28 # 6_ # Pa. Pandette # _14 # 22_ Pale$tre e Xi$ti, & lor edificatione, & lor nomi # _161 # 40_ Palificata come $i faccia # _30 # 55_ Paludi Galliche d’intorno Altino, Rauenna, & Acquileg- # gia perche erano $ane # _29 # 44_ Paludi come $ian $ane # _29 # 38_ Palmo maggiore, & minore# 46. 29. & # _65 # 51_ Parlare, & $ua origine # _42 # 20_ [0292]TAVOLA Parte come s’intenda # _58 # 23_ Para$tade # _66 # 19_ Parlare, & udire $ono $trumenti del $apere # _8 # 11_ Parti dell’ Architettura, & di$cor$o $opra # _26 # 18_ Parti Simiglianti, & dis$inuglianti # _26 # 75_ Pau$ania, & $uoi fatti. # _11 # 70_ # Pe. Pecore bigie, ò nere per ber alcune acque # _197 # 3_ Pentadoron # _46 # 30_ Per$etto numero, & $ue propietà # _64 # 25. & 45_ Peripteros # _66 # 27_ Peri$tili # _161 # 58_ Peridromide # _161 # 68_ Penta$pa$tos # _257 # 4_ Pe$o come s’intende. # _255 # 11_ # Ph. Phalange # _260 # 49_ Philo$ofia nece$$aria all’Architetto & che co$aé, & di- # $cor$o $opra # _14_ # Pi. Pietre & $ua diui$ione # _45 # 33_ Pietre naturali, & di$cor$o $opra # _48 & 49_ Pietre e $orme loro & qualità # _49 # 42_ Pittori # _56 # 22_ Piede # _65 # 25_ Pianta dell’a$petto in Antis, & il $uo alzato # _68 & 69_ Pianta del Pro$tilos, & amphipro$tilos, e lor in pié # _70 & 71_ Pianta, & inpiè del peripteros # _72 & 78_ Pianta, & inpiè del Dipteros, & del p$eudodipteros # _73 e 75_ Pianta, & inpiè dello Hypethros # _88_ Pieno$tilos # _74 # 25_ Picdestilo, & $ua aggiunta # _84 & # 83 # 18_ Pianta del Dipteros, ò p$eudodipteros regolato-$econdo. # la bella maniera, col poggio, inpiè, & alato # _85 $ɩn 87_ Piede$tili, & lor regole # _88_ Pianta del Capitello Corinthio # _99_ Pittura # _9 # 45_ Piacere che co$a è # _24 # 10_ Pianta delle Fabriche e $uoi termini # _29 # 76_ Pianta d’un Tetra$tilo Dorico, & lo inpiè # _112 & 113_ Pianta d’un E$a$tilo Dorico # _114_ Pianta d’un Peripteros ritondo # _CXXVI_ Pithagora, & $uo modo di $criuere # _128 # 39_ Piazze Greche, et Latɩe, et di$cor$o $opra # _129 & 130_ Pianta del Theatro Latino # _154_ Pianta del Theatro Greco # _168_ Pittura, & $ua ragione # _187. # 40 fɩn 70_ Pittura, & di$cor$o $opra # _188 # 33_ Pioggià, & $ua natura # _193 # 4_ Piombo, & $ui diffctti nell acque # _200 # 27_ Pianta della Città $econdo i uenti # _38_ Pianta d'un Tempio Tho$cano # _102_ Pianta della Ba$ilica, & inpiè # _132 # 133 # 134_ Pianeti, & lor nomi, numero, & carrteri, e motti, # _211 # 54_ Pinax S ommiero. # _266 # 55_ # Py. Pythio Architetto, & $ua opinione rifiutata da Vitr. # _16 # 10_ # Pl. Platone, & $ua inuentione di mi$urar un campo # _202 # 1_ Pleuritide # _266 # 59_ Plinthus orlo. # _88 # 39_ # Po. Porte della Scena # _151 # 26_ Poemi, & hi$torie # _127 # 59_ Poggiuoli, o pergolati meniand # _130 # 10_ Poggio # _49 # 34 & # 84 # 9_ Politura, & $uo decoro # _187 # 4_ Poli detti Cardini # _210 # 35_ Poli$pa$ton # _258 # 15_ Pomice, & pompeiana, & doue na$ca # _48 # 25_ Pomponio Gaurico # _63 # 53_ Portico di per$iani prigioni, & di$$egno # _11 # 62&12_ Porte & ragion loro, maniere e di$$egni # _116 117 118 119 120_ Porte della Città, & lor conditioni # _31 # 6_ Portichi, & $ini loro, e uocaboli # _130 # 31_ Porti, e $abrɩche loro, e di$cor$o $opra # _162 # 40_ Porto, ò gol$o Sicher$and in Scotia $icuris$imo # _162 # 54_ Porto di Venetia poco $icuro, $icura la Città # _162 # 55_ Porto, & $ua $icurta # _162 # 57_ Pozzolana, & $ua natura # _48 # 1_ Pozzi, & modo di cauarli. # _200 # 30_ # Pr. Pratiche delle Mathematiche, & quello che ne $tima il # uulgo # _11 # 28_ Pratica del numerare in che con$i$te # _11 # 35_ Prelo # _255 # 53_ Precetto dell’arte, & $ua conditione # _8 # 25_ Precetti di Pythagora # _128 # 40_ Princip{ij} materiali quali, e quanti $ieno, & lor qua- # lità # _44 # 20 & 40_ Princip{ij} delle Scienze, & lor conditioni # _17 # 40_ Procinto delmuro # _49 # 34_ Proemi, & la cagione, che Vitr. gli ba posti # _56 # 65_ Proemi del Quinto Lɩbro & di$cor$o $opra # _127_ Proemio uniuer$ale à tutta l’opera # _6 # 1_ Proemio del Settimo Libro da e$$er con$iderato # _181. # 182_ Profilo d’un Tempio per e$$empio # _22_ Pronao Antitempio, & $ua di$trɩbutione # _111 # 50_ Propietà della Calce # _47 # 37_ Precinctioni # _151 # 8_ Pro$ile del Theatro Latino # _153_ Proportione, & proportionalità, & di$cor$o $opra # da _57 fin 62_ Proportione in uniuer$ale, & in particolare, & e$$empio # _19 # 4_ Proportione non $empre dɩletta # _105 # 5_ Proportione $opra partiète non fa con$onanza, e perche # _147 # 28_ Propietà d alcuni luoghi e $onti # _197 # 70_ Pro$pettiua # _115 # 50_ Prostilos # _66 # 28_ Prothyrides # _117 # 20_ Prudenza # _6 # 35 # & # 10 # 42_ # P$. P$eudodipteros. # _66 # 32_ # Pt. Pteros # _66 # 29_ Pteromata ale # _111 # 71_ # Pu. Pulpito. # _150 # 68_ # Qu. Quadra # _87 # 48_ Qualità prime, numero, & effetti # _45 # 1_ Qualità $econde # _45 # 2_ Qualità prime, che po$$ono $tar in$ieme # _45 # 6_ Qualità, & effetti del caldo, $reddo, humido, e $ecco # _45 # 18_ Quantità. # _19 # 27_ # Ra. Ragione, & doue principalmeute $i dimostra # _63 # 1_ Ragione, e quella iste$$a $empre # _105 # 5_ Raggio # _30 # 7_ Raggio orbiculo # _256 # 22_ Raro è, che uno troue, & dia il per$etto ad un’arte # _10 # 11_ Ra$tremamento delle Colonne regola, & $igura # _82_ # Re. Regole delle altezze, & gro$$ezze delle Colonne # _79 # 15_ Regione, & $ue qualità # _28 # 37_ Regolatione del Genere Dorico # _110 per tutto_ Re Attalici, & lor Librerie e fatti # _181 # 20_ Replum # _117 # 63_ Re$ina # _54 # 35_ Riticulato murare e $igure # _50 # 22_ Regi$tro canon. # _266 # 52_ # Ri. Rithinus & Moles # _14 # 42_ Ridottione di diuer$i corpi ad una mi$ura # _29_ Ripren$ione di chi comɩncia $abriche $opra le $ue $orze. # _253 # 60_ [0293]TAVOLA # Ru. Ruote, & carri, & lor e$$etti. # _261 # 60_ # Sa. Sabbione ma$chio # _45 # 36_ Saetta # _30 # 6_ Salmacide $onte & $ua natura # _54 # 8_ Sapere che co$a è # _26 # 21_ Sapine # _76 # 1_ Sapienza # _6 # 28_ Sa$$o differente dal Marmo, Selice, Cote, e Gemma # _49 # 52_ Sas$i, & diuer$ità loro # _51 # 60_ Salite ne i Theatri, & lor compartimenti # _171 # 12_ Sambuca in$trumento da $uonare # _166 # 42_ Satirici # _207 # 7_ Saturno, & $uo laogo nel Cielo. # _212 # 31_ # Sc. Scienze, & lor raccommunanza # _15. # 60_ Scalptura $ima # _116 # 63_ Scannellature, & lor effetti # _115 # 62_ Scena, e $ua compo$ɩtione # _151 # 25_ Scannellatura della Colonna Dorica, & $uo di$$egno # _110_ Scannellature donde $on uenute # _104 # 27_ Scamillus # _84 # 28_ Scale # _222 # 60_ Scala Sy$tema, ordinanza, Mano # _141 # 26_ Scena de i Theatri Greci # _167_ Scene di tre $orti Comiche, Tragiche, Satiriche # _167 # 8_ Sciographia, Pro$ɩlo, & $ua inuentione # _19 # 70_ Scienza # _7 # 67_ Scienza # _6 # 20_ Scienze prime quali $iano # _10 # 11_ Scole # _161 # 30_ Scriuere di Pythagora breue, & con ragion cubiche # _128 # 39_ Scotia & cauetto # _88 # 45_ Scultura e pittura # _9 # 45_ # Se. Sen$o & inganno $uo, & auùertimento $opra ciò # _167 # 1_ Segno # _9 # 61 e 164_ Segni Cele$ti come s’intende che $ian calidi, ò $rigidi # _45 # 13_ Segni Cele$ti e lor effetti # _45 # 12_ Segni Cele$ti lor Numero, Moto, Vocaboli, e Carat- # teri # _210 72 & 211 21_ Segni Cele$ti, che $tan $empre $opra l’Orizonte # _211 # 3_ Selice differente dal Marmo, sa$$o, Cote, Gemme # _49 # 7_ Semimetopa, semituono, semiuocale come s’intende # _110 # 16_ Semituon minore, & habitudine de $uoi e$tremi # _249 # 47_ Semituon minore, Die$i, # _142 # 43_ Semituon maggiore, Apotome # _142 # 49_ Semituono non uuol dir mezzo tuono à punto # _142 # 51_ Senario numero leggi numero Senario Senega, & $uo fɩume detto Nigir # _193 # 53_ Se$$anta é numero commodis$imo, & perche # _211 # 39_ Se$ta perche é co$ɩ detta # _211 # 41_ Se$ta minore # _142 # 68_ Se$ta maggɩore # _142 # 71_ Settima minore. # _142 # 72_ # Si. Signi$icare & $egnarė # _9 # 6_ Simmetria doue na$ce # _63 # 6_ Sime # _97 # 21_ Simmetria che co$a è # _24 # 50_ Simiglianza nell’operare doue na$ce # _26 # 35_ Si$tilos # _76 # 1_ Si$tema, Scala, Ordinanza, e Mano # _141 # 25_ # So. Socrate Sapientis$imo giudicato dall’Oracolo, & perche # _56 # 1_ Soffɩcienza delle $ei co$e nellequali con$ɩ$te P Architettura # _18 # 42_ Solertia # _9 # 6_ Sole, & $uo luogo tra i pianeti # _212 # 18_ Solstitio # _219 # 3_ Somimero Pinax. # _266 # 67_ # Sp. Spacio, & interuallo che co$a ė # _142 # 19_ Spalti # _30 # 70_ Spira # _204 # 19_ Spoglie, e preda Mannubie # _12 # 4_ Sprone della muraglia. # _10 # 77_ # Sq. Squadra inuentione di Pythagora, norma # _222 # 40_ # St. Stanze del Verno Greche, & lor pauimenti # _187 # 8_ Stadera, Trutina # 261 # 55 # & # _259 # 68_ Stadio # _161 # 70_ Stadio, & $ua mi$ura d’onde nacque # _24 # 64_ Stereobata, e Stylobata # _30 # 32_ Stelle dell’altro Polo # _222_ Stilos # _66 # 27_ Strade alle porte della Città com’e$$er deono # _31 # 62_ Structura. # _30 # 31_ # Su. Suh$truttione # _23 # 22_ Sub$ellia Sub$cudes, & Socuricle # _90 # 37_ Sueltezza in che con$i$te # _63 # 45_ Suoni Phtongi, & quanti $ono # _144 # 62_ Suono che co$a è, & di$cor$o $opra # _144 # 63_ Supercilium. # _116 # 58_ # Ta. Ta$conium # _47 # 11_ Tauola de i Capitoli del $orti$ɩcare tratta dal Libro del Si- # gnor Gian lacobo de Leonardi # _39 # 40_ Tauola de i Mouimenti de i Cieli # _212_ Tauola de i giorni in ogni grado di Latitudine # _120_ Tauola per porre le Stelle # _da # 221 # $in # 227_ Tauola delle proportioni dell’Ombre con i Gnomoni # _231_ Tauola della eleuation del Sole per 45 gradi nelle bore, # & della Latitudine # _241_ Tauola de i dritti a$cendimenti # _246_ Tauola del mouimento del Sole. # _248_ # Te. Tempiritondi lor mi$ure, e di$$egni da _CXXV $in CXXVII_ Tempio To$cano alzato Tempi da e$$er $atti $econdo le ragioni, e parti del Cielo # _115 # 6_ Templa, Tempiali # _205 # 72_ Tempio di Rame # _131 # 7_ Tempi, & lor luoghi # _39 # 25_ Tempi, & lor decoro # _62 # 73_ Tempi dell’Honore, & della Virtù # _66 # 75 # 67 # 1_ Tempi a$petti, & maniere loro # _74 # 10 & 76 # 8_ Tempo, & $ue $orze # _92 # 73_ Tempio ritondo Monopteros in di$$egno # _CXXV_ Tempra d'acqua per Horologi # _246 per tutto_ Tenia # _92 # 75_ Tetracordi & lor di$po$itioni # _143 per tutto_ Terrapieno # _30 # 71_ Tetradoron # _46 # 77_ Terra, & $ua qualità # _45 # 12_ Testa dell’huomo # _63 # 36_ Tertiarium terzera e fɩgura $ua # _121 # 73_ Tetracordi de i tre Generi # _141 # 60_ [0294]TAVOLA Terra, & $ua mi$ura $econdo Erato$thene # _36_ Terreno buono da $ondar@ # _30 # 45_ Tetartemorion Die$ɩ # _143 # 45_ # Th. Theatro, & $ua con$ormatione # _150 # 58_ Theatri de Greci & de Latini differenti # _150 # 73_ Theatro e di$cor$o $opra # _138 # 40 # 239 per tutto_ Theatro de Greci differ\~ete da quello de Latini e di$$egno # _167 & 168_ Theorica della Luna # _214 # 50_ Theatro di M. Scauro # _139 # 30_ Theatro, & origine e nome # _139 # 28_ Theatri di Curione mirabili # _139 # 33_ Theatro di Marcello in Leone # _139 # 40_ Theatro di Pompeio # _139 # 40_ Theatro di Cornelio Balbo # _139 # 42_ Thyromata # _116 # 50_ Thyras # _117 # 36_ Theatro di Pompeio # _76 # 6_ Tholo, Lanterna # _CXXVI_ Theorica $opra il moto de i Pianeti # _213_ Theatri di Curione & come $ɩ girauano, po$to nel $ɩn del Libro. # Ti. Tigna # _105 # 4_ Timpana. Quadri # _117 # 45_ Timpano # _94 # 8_ Timpano da cauar acque. # _263_ # To. Thorus detto Stiuas in Greco # _88 # 43_ Torri, & lor ragioni # _37_ Torcolare, Torchio, & $ua $abrica. # _176 # 39_ # Tr. Transtra, Cadene # _105 # 9_ Tragici # _167 # 6_ Trammontana, & $uo $it@ # _229_ Traue # _49 # 39_ Trigli$o # _24 75. # & # 107 # 9_ Triu{ij} # _229 # 30_ Tri$pa$tos # _257 # 4_ Tribemitono, Se$quitono, terzaminore # _147 # 60_ Trochlea, recamus, taglia # _256 # 28_ Trochite # _49 # 53_ Trochilus # _88 # 77_ Tro$eo # _12 # 2_ # Tu. Tuono non $i parte in due parti eguali # _143 # 40_ Tuono che co$a è # _142 # 26_ # Va. Varietà partori$ce diletto, & con$ormità fa$tidio # _46 # 34_ Va$i de i Theatri, & lor collocatione # _148 # 40_ Va$ɩ del Theatro non $olo faceuano la uoce chiara, ma ren- # deuano con$onanza. # _150 # 13_ # Vd. Vdire, & parlare strumenti del $apere. # _8 # 11_ # Ve. Vectes, Pironi, ò Stanghe, Mochlion # _256 # 30_ Venetia, & $ɩto $uo # _42 # 3_ Ver$i delle Meteore # _44 # 55_ Vero in piu modi è nelle co$e # _6 # 17_ Ve$tibulo, & $uo ornamento # _176 # 3_ Ver$ɩ delle Meteore # _191 # fin # 195_ Venti, & lor nomi e $igure # _37_ Venere, & $uo luogo tra i pianeti # _212 # 20_ Ve$perago # _213 # 4_ Vento, che co$a è, & di$cor$o $opra i uenti # _33_ Venti, che $anno in$ermità # _34 # 19_ Venti, & lor numero e $ɩgure. # _34 e 35_ Ver$ura. # _151 # 30_ # Vi. Vitr Statura e Studi $uoi 41 29. A che tempo $u, c@- # me $u nodrito 5 25 Che offcio hebbe, che genito- # ri 5 23 # Che Precettori, che natura, che opere $ɩce # come $cri$$e, à chi dedico l’Opera, à chi $u grato 5. Vida & $ua forza. Cochlea detta # _261 # 42_ Vita de gl i buomini antichi # _42 # 11_ Virtù de i princip{ij} # _8 # 29_ Virtualmente contenire che co$a è # _8 # 21_ Vini diuer$ɩ. # _196 # 67_ # Vn. Vni$$ono che co$a è # _142 # 38_ # Vo. Voce, & $ua distintione, e moto # _140 # 67 # 72 # 141_ Voce che co$a è, & di$cor $o $opra # _139 # 71 & 140_ Volute & lor $ɩgnifɩcato nelle Colonne # _104 # 20_ Voluta # _95 # 47_ Vocaboli delle arti nati da neces$ità # _227 # 75_ Voluta del Capitel Ionico, po$to in$in del Libro. # V$. V$anza nel $abricar # _39 # 17_ V$o # _8 # 61_ V$o cioè a$$ueffattione # _8 # 63_ V$o delle parti # _27 # 2_ V$cire il $angue. # _49 # 38_ # Vt. Vtilità & Verità del precetto dell’arte # _8 # 26. e 27_ Vtilità che co$a è # _8 # 28_ # Xa. Xanto $ɩume perche è co$ɩ detto # _197 # 5_ # Xi. Xi$ti, e Palestre e lor edi$ɩcatione. # _162 # 40_ # Zi. Ziga, e Zigia. # _54 # 20_ # Zo. Zodiaco per gli Horologi # _239 e 240_ Zona de i $egni detta Zodiaco # _210 # 50_ Zodiaco, & $ua inuentione # _210 # 60_ Zo$oro # _97 # 8_ Zoilo, & $ua pena # _181 # 43_ Zodiaco & $ua inuentione e $egni # _219 # 30_ Zodiaco triangolare per porre i $egni. # _278_ [0295]ERRORI PIV IMPORTANTI Pianto leggi piano # _7 # 64_ Reccate leggirecate # _18 # 76_ Ragionar leggiragione # _25 # 50_ Alla leggi della # _27 # 28_ Scannellete leggi Scannellati ∴ # _25 # 56_ Alla leggi della # _26 # 60_ Seruici leggi $eruirci # _27 # 10_ Le calce leggi la calce ∴ # _28 # 42_ Loggi leggiloggie # _28 # 25_ Heuer leggihauer # _28 # 29_ Et non ci uuole ∴ # _28 # 55_ Area leggi aere # _29 # 5_ Cado leggi caldo # _29 # 10_ Di$taranno leggi dis$aranno # _29 # 32_ Da leggi deue # _13 # 23_ Accompauano leggi accampauano # _39 # 33_ Di fron non ci uuole ∴ # _42 # 30_ Pre$to leggi pre$o # _48 # 11_ Belle leggi bolle # _48 # 61_ Trochiere leggi Trochite # _49 # 56_ Cimenti leggi cementi ∴ # _50 # 1_ Parta leggi parte # _51 # 22_ Spar$o leggi$pe$$o # _55 # 24_ Harice leggi Larice # _55 # 28_ Clor leggi color # _55 # 40_ Chia re leggi chiare # _56 # 27_ Que$ti leggi que$te # _57 # 68_ Re$ta. Dapoi, leggiresta dapoi ∴ # _59 # 70_ L’of. leggi lo $ # _60 # 47_ Matcria leggi mi$ura # _63 # 63_ De$tre leggi di$te$e, ò allargate # _64 # 14_ Vn diece leggi undici # _64 # 35_ Li $ei leggi il $ei # _65 # 3_ Quanto $era leggi quanto $er à lo $pacio # _@ # @_ Con$ɩderrare leggi con$ɩderare # _77 # 3_ Pianbo leggi piombo # _82 # 30_ Il latino leggi in Latino # _88 # 37_ Aphigi leggi A pophigi # _89 # 65_ Lettere citate nella Ba$a Tho$cana non $ono $tate po$te ma # la ragɩon $ɩ piglia dalla Ba$a Attica # _91 # 25_ Parte leggipare # _105 # 21_ Foglio leggi $oglia # _105 # 22_ Anguli. Le uolute, leggi anguli le uolute # _205 # 23_ Non non ci uuole # _205 # 57_ Che leggi perche # _208 # 53_ Non intende per tetra$tilos, ne pro$tilos, ne amphipro$ti- # los, almeno almodo che egli ha detto nel Terzo Libro, # lo i$te$$o dico à car. # _112 # 209 in $ine_ Le celi leggi le celle # _112 # 15_ Traleggiera # _115 # 41_ Quelle fronti leggi quelle delle fronti # _115 # 46_ Ma di quadr. leggi Ma $e di # _115 # 75_ Da due quella, leggi dà due di quelle all’alt. # _116 # 70_ Vono leggiuano # _11@ # 36_ Ma. leggi ne di due $ori # _117 # 73_ Autori leggi attori # _128 # 73_ Puteum leggi pluteum # _131 # 35_ Mobile leggi molle # _141 # 56_ Nelle uoci leggi non nelle uoci # _142 # 38_ Nella $ɩgura del Diatonico eguale la douc è 5. poni 1. # _147_ Quella parte leggi quelle parti # _162 # 62_ Le $ɩgure nel quinto delle con$onanza, & delle di$tanze # mu$ɩcali $ono trappo$te, una occupa il luogo dell’altra. Molti leggi monti # _176 # 71_ Detto leggi dato # _181 # 35_ Ca$a leggico$a # _182 # 8_ Calle$cheo leggi Calle$chro # _182 # 34_ Gitana$ɩo leggi gimna$ɩo # _188 # 3_ De$chi leggi di$chi # _188 # 4_ Hau@re le tegole leggi baucre $opr@ # _188 # 7_ Egliuede leggi non uede # _188 # 39_ Vago leggilungo # _188 # 43_ Maura$ia leggi Mauru$ia # _193 # 36_ S’in$orza leggi $erin$orza # _195 # 27_ Sono leggi $ono per le $trette uene dalla $orza dello $pirito # $cacciate $uori # _196 # 2_ Preteo leggi Preto # _198 # 41_ Dinobilita leggi la # _202 # 29_ Da $cender leggi d’a$cender # _202 # 56_ 7 {1/4} leggi 7 {1/14} # _202 # 34_ Ctenri leggi centri # _214 # 26_ Ad una per capo; leggi una per capo ad una $tanga # _214 # 49_ Eccentico leggi Eccentrico # _266 # 46_ Et iui le lettere della $ɩgura di $@pra uanno alla $ɩgura di # $otto, e quelle della di $otto alla di$opra, & iui c 2 10 # Epiciclo leggi 1. 2. # _62_ Luogo leggi lungo. # _235 # 26_ [0296]

IL Capitello Ionico, del quale à carte 94, nel Terzo Libro baucmo $atto mentione. Denominato $u da gli Ioni, che prima lo $ecero con la manier a $uelta delle colonne di otto testc è mezza. Questo no@ minarono Puluinato pcr la ragione, che s’è detta altroue, imperoche tutta quella maniera rappre@ $enta alcune gon$iezze à gui$a di puluini, ò piumazzi. Le parti, ct i uocaboli del detto Capitello, da e$$er dɩchiariti $ono que$ti: Abaco, Volute, Cima$e, Quadre, Tetranti, Catheti, l’Occhio, & $uo centro, i Canalɩ, i Balthei de i puluini, gli A &{$s}i delle uolute. Nel pre$ente luogo noi dichiareremo que$ti termini, accioche bauendo po$to nel pre$ente $oglio la uoluta, e il Capitello in $orma piu gran- de, egli cɩ $ia mani$esto in una $acciata tutta la pre$ente materia in $crittura, & in di$egno. Abac@ adunque $i come e$po$to hauemo à carte 89, è quella parte di $opra del Capitello, nella quale conuen- gono tutti i Capitelli di tutti i generi, & è come una tauola quadra, che in uece di coperchio di $opr@ $i poneua alle colonne, ò stipiti di legno. Et però Leone chiama operculo quella parte. Volgarment@ $i chiama Dado, benche inpropiamente, imperoche $i bene è quadrata come un dado, per la $ua origine è tratta altroue. Voluta è quello inuoglio, che uolgarmente $cartoccio $i chiama, & ancho questo è lontano dalla propɩet à dell’origine, imperoche coine dice Vitr. nel pri@ mo cap. del quarto Libro, gli Ioni po$ero le uolute come capillatura ornate, e cre$pe, & innanellate, & ornarono di cima$i, & $rutti le $ronti di e$$e in uece di capelli, & però $i uede quanto impropiamente per non intender l’origine delle co$e, & per regger$i $econdo alcune apparenze $i ua mutando il uero $entimento de i uocaboli delle co$e. Cima$a che in Greco cimatio è detta, è ritonda, e gonfia à $imiglianza dell’onda, & però è detta undula da L Alberto, come picciola onda, que$ta as$imigliaua ancho ad un piumazzetto, che Puluino $i chiama, & per diuer$i ri$petti ott\~ene diuer$i nomi. Nel Capitello Dorico è detta Echinus, perche era $colpita di ricci di Ca$tagna, come bo detto, che Echini propiamente $i chiamano. Et però nel Quarto Libro al preallegatoluogo Vitr. dice, & Encarpis pro crinibus di$po$itis $rontes ornauerunt. Nel Capitello Ionico $i ciama Cimatium, per la detta ragione, & però gon$iata come ornamento della $ronte deue hauer a torno la uoluta dolcemente inuolta, che pari ciedere alla durezza della Cima$a, come $i uede nel di$$egno $otto la Voluta e$$er i termini della detta Cima$a, & quello è ancho uno de i belli auuertimenti, che $iano nel $are la Voluta. Quadre $i chiamano le quarte parti di tutte le co$e. Et ancho tetranti è il quadro i$te$$o. Catheti $imɩlmente $ono le linee, che uengono a piombo a ba$$o, & non $enza ragione Vitr. $a di$cendere tanti Catheti dɩllo A baco, perche (come io bo detto nel Terzo Libro) $ono po$ti con di$$egno, come termini de gli oc- chi, & de i centri delle uolute, & fanno effetti merauiglɩo$i, & non $tati auuertiti da quelli, che $anno pro$es$ione di e$$er $tati inuentor@ delle uolute, de i quali io non uoglio e$$er giudice, hauendo ancho M. ɩ$eppo Saluiati Nobile pittore data in luce, & dedicatamɩ la detta Voluta, & $crittone di e$$a a$$ai copio$amente, dal quale io $o, che uno mɩo amico di $ua con$es$ione ne ba tolto copia già molto tempo, & halla la$ciata in mano di molti che $i fanno inuentori ai e$$a. Quello ueramente, che $ia l’occhio della uoluta, & il $uo centro, non credo hormai che $ia dubbio, & e co$i nominato dalla $imiglianza, $i come ancho ɩl Canale è dettoperche $imiglia ad un Canale, & è alla lettera. G. doue egli bɩ$ogna auuertire, che quella parte doue è la lettera. F. che è la doppiezzadella Voluta, nell’antico ua paralella, & di pari $empre con la Voluta, ne $i restrigne $e non nell’ultimo $uo giro appre$$o l’occhio, ɩlche ancho è degno d’auuertimento. Sopra la Ci ma$a (come ho detto) crano $colpiti i ricci di Ca$tagne aperti, & dimo$tr auano le Castagne, ilche $aceua un bel uedere, & però ancho $e ingannano nel porre i nomi, quelli, che chiamano lo Echino Vuouolo, pare $or$e loro, che quelli fu$$ero oua. Na$ce fuorɩ dalla uoluta la foglia laquale a mio giudicio, cra $oglia di Castagna. Balthei $ono le cinte de i puluini, perche è ragioneuole, che legato fu$$e quello inuoglio, che $acaua le uolute, & che era come ornamento della $ronte, & quello inuoglio pareua fatto a torno d’un ha$tone il cui capo rappre$entaua la forma dell’occhio, & il detto ha$tone $i chiama a$$e della uoluta, & que$ta è la dechiaratione de i uocaboli, de membri del Capitello i richiami de i quali $ono posti al $uo luogo, & la $imɩglianza delle lettere nel Capitello, & nella pianta dimo$tra, che le i$te$$e parti, che $ono nel Capitello, $ono ancho nella pianta. I centri della uoluta $ono con $uoi numeri $egnati, le $telle dinotano le partidel theto, & le parti, che s’cntra dentro per trouar i termini de i catheti, & del Capɩtello el quale è $olamente di$$egnato la met@.

[0297] O Cim@$ium. P Af@@agele. 2 Apophige. T Catheti. V {ij} O P Q D F G O P Q A D F C D B C T 1 2 3 4 1 1 2 2 3 3 4 4 [0298] C G O P E B F [0298a] C G D O P E B F [0298b] D P O E [0299] REGOLA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE.

NOI NON bauemo voluto mancare di dar maggior chiarezza alle co$e dette da noi; riputando, che chi a$col- ta ò chi legge, non puo hauere altro frutto dell'udita, o della lettura, che lo intendimento. Però $empre, che ci è venuta qualche bella occa$ione di di$correre, non ci $iamo $tancati per far, chele co$e fu$$ero dette piu chia- ramente, che $i puo. Volendo adunque, che $i veda e$peditamente lo effetto del i Theatri di Curione ($econdo che a carte detto hauemo) ponendo la openione di Me$$er France $co Marcolino, come da lui me- de$mo ci fu e$posta. Dico che egli $i partirà il Semidiametro del Theatro in parti dieciotto eguali, & $i comin- cierà a numerare dalla circonferenza, & doue termina la $ettima $opra il detto Semidiametro, iui $i $arà il Centro, doue $i ba da coliocare il Perno $opra il quale i Theatri $i deono voltare con lo aiuto però de i Ruotoli di Bronzo (come $i e detto nel pre- allegato luogo)e gli Aβi de'detti Ruotoli vogliono ri$pondere al Centro, Cioè al Perno; & mācando$i di que$t'ordine, pare che impo{$s}ibil $ia, con quanta forza vi $i può mettere, che i Theatri $i voltino; Auuertendo, che i Cardini, o Perni $iano posti l'un all'incontro dell'altro a linea dritta (come qui $otto $i vede) la di$tanza de i detti Perni $erà di due Semidiametri, & vna deci- ma ottaua parte del Semidiametro diui$o, & uogliono e$$er voltati come dice Plinio a uicenda, cioè l'uno prima, & l'altro da- poi, & lo i$te$$o $i puo fare del Theatro Latino, con il Theatro Greco, e di due Greci, come de i due Latini. In que$to luogo have- mo dato un poco piu di $pacio (di quello che hauemo detto di $opra)tra l'uno Perno, & l’altro; per ri$petto del piano, che è di$$e- guale per la piega, che fa la carta nella legatura del Libro.

[0299a] REGOIA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE.

NOINONbauemo voluto mancare di dar maggior chiarezza alle co$e dette da noi; riputando, che chi a$col- ta ò chilegge, non puo bauere altro frutto dell’udita, o della lettura, che lo intendimento. Però $empre, che ci è venuta qualche bellaocca$ione di di$correre, non ci $iamo $tancati per far, chele co$e fu$$ero dette piu chia- ramente, che $i può. Volendo adunque, che $i veda e$peditamente lo effetto del girare de i Theatri di Curione ($econdo che a carte 162 detto bauemo) ponendo la openione di Me$$er France$co Marcolino, come da lui me- de$mo ci fu e$posta. Dico che egli $i partirà il Semidiametro del Theatro in parti dieciotto eguali, & $i comin- cierà a numerare dalla circon$erenza, & doue termina la $ettima $opra il detto Semidiametro, iui $i $arà il Centro, doue $i ha da collocare il Perno $opra il quale i Theatri $i deono voltare con lo aiuto però de i Ruotoli di Bronzo(come $i e detto nel pre- allegato luogo) e gli Aβi de’detti Ruotoli vogliono ri$pondere al Centro, cioò al Perno; & mãcando$i di queft’ordine, pare che impoβibil $ia, con quanta forza vi $i può mettere, che i Tbeatri $i voltino; Auuertendo, che i Cardini, o Perni $iano posti l’un all’incontro dell’altro a linea dritta(come qui $otto $i vede) la di$tanza de i detti Perni $erà di due Semidiametri, & vna deci- ma ottaua parte del Semidiametro diui$o, & uogliono e$$er voltati come dice Plinio a uicenda, cioè l’uno prima, & l’altro da- poi, & lo i$te$$o $i puo fare del Tbeatro Latino, con il Tbeatro Greco, e di due Greci, come de i due Latini. In que$to luogo baue- mo dato un poco piu di $pacio (di quello che hauemo detto di $opra) tra l’uno Perno, & l’altro; per ri$petto del piano, che è di$$e- guale per la piega, che fa la carta nella legatura del Libro.

[0299b] [0300] ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE. POSTA A CAKTE CCXXI. Nella $etonda colona all@ guartalinea leggi # _25 10_ # 78 28 0 3 à _carte_ # 222 Et nella i$te$la à ltrtee # _17_ leogi # _11 30 449 20 4_ Et nella terza col. à linee # _22_ # 22 _30 78 38 10 5_ Et allc # _29_ linee # _10 40 55 0 4_ Et alle # _30_ # _14 0 55 20 3_ Et nella prima col. della lecondor pcxte à linee _5_ # _20 50 78_ Et alle _25_ linee della i$ie$la col. # _27 40 71 45 20 4_ Et à linee _28_ della i$te$$a # _6 30 49 0 3_ Et nella $econda col à linee # _25_ # _16 40 22 15 4_ Et nella iste$$a a linee # _6_ # _22 10 50 0 6_ Et nella terza à linee # _14_ # _22 20 30 0 4_ Et à linee # _19_ # _22 40 13 20 4_ Et à linee _27_ # _10 30 71 10 20 6_ Nella prima colonna lonee # _20_ # _1. 30 5. 20. 5_ # _223_ Nella terza col. linee # _27_ # _8 50 71 31 30 6_ A lince # _29_ # _16 10 71 2 30 ob_. Nella prima col.della $ecõda pte lin. # _25_ # _210 7<_>3 3<_>6 50 4_ Alla terza col. linee # _18_ # _9. 0. 71 10 40 5_ A linee # _20_ # _16 10_ Merid. _604_. Nella prima col. lin. # _16_ # _27 50 71 5_ # _0.5_. # _224_ Col. $econda linee # _7_. # _22 10 3 2 0 5_. Linea vltima # _50_ \~mt # _2 15. 5_. Col. terza linee # _17 69 27_ o \~ml _7 30 4_ Liner # _26 14 0 12 0. 3_ Nell p@rce alla $econda col. lin. # _25_ # _17 5 0 106_ Nella rerza col.à linee # _23_ # _24 10 9 1 5 4_. A linee # _26_ # _210_ Verid. _1 30 4_ A linee # _17_ @0 # # _10 7<_>1 I 5 4_. Colon. prima linee. # _18_ # _18_ o. _18 50_ # _3_ à carie # _223_ Nella prima colnnna linee # _17_. # _28 20 69 40 2_. # _227_ Nella prinia colon. della $econda parte linee # _4_ # _12.40_ # Merid. # _25 15 30_ Alla $econda col. lin. # _25_. # _10 40_ Merid. # _34 15 4_ Alla prima colonna linee # _29_ # _20 50 21 15 4_ Alla terza col. lɩee # _5_ # _6 4. 16 0 4_ A linee # _9_. # _1 40 14 40 5_ A linee # _12_ # Meridionalis, à linee # _22 # 10 40_ # _16 30 4_ Lin. # _26_ # _15 20 1 10 5_ Col. # _3_. lin. _22_. # _6 30 0 004_ Lin. # _29_ # _18 30_ # _0_ # _905_ Col. # _3_. della $econda parte lin. _12_. # _20 30 7@ 7 45 4_ Col. prima lin. # _30_ # _16 50 13 30_ Neb. à car. # _226_ Linee # _31_. # _21 50 17 0 @_ Di$tanza leggi differenza # _239_ # _58_ Faceuano leggi non $uonauano ne $i # _267_ # _4_ Le canne leggi alle canne. # _267_ # _7_ [0301] REGISTRO DEOLL’PERA. ABCDEFGHIKLMNOPQRSTV.

Tutti $ono Quaderni ordinar{iy}. cccetto. C. che è alterato. B. H. R. $ono terni ordenar{ij}. V. alterato E. F. I. K. M. $ono quinterni alterati.

[0302] SOLI DEO ONOR IN VIA PER FRANCESCO MARCOLINI CON PRIVILEGI MD LVI. [0304] [0305] [0305a] [0306] [0307] [0308] [0309] [0310] [0310a]